COMUNICATO STAMPA
Più occupazione e competitività con il libretto formativo
E’ il risultato di una ricerca condotta da Formamec, Ial e Riconversider, per proporre un modello di
certificazione delle competenze e favorire la formazione continua anche nelle piccole imprese
Milano, 15 maggio 2013 – «Se c’è un luogo, oggi, in cui è difficile far crescere le competenze del capitale umano
e la competitività aziendale, questo è la piccola impresa, perché le leggi e le politiche di sviluppo sono talmente
aggrovigliate e differenziate tra un regione e l’altra da rendere quasi impossibile dare ai lavoratori e agli
imprenditori delle pmi le stesse opportunità di accrescimento culturale, organizzativo e tecnico di cui godono
le grandi aziende. Il libretto formativo può essere la risposta a questa anomalia del sistema italiano, a patto che
sia una strada condivisa da tutte le parti sociali e che si faccia in fretta, perché siamo alla fine della corsa: nel 2012
hanno chiuso 41 imprese manifatturiere al giorno»: così Barbara Pigoli, direttore di FormaMec (l’ente di
formazione della Federazione Anima di Confindustria, che associa un migliaio di aziende italiane della
meccanica), ha aperto i lavori della tavola rotonda promossa da FormaMec sul tema “Competenze in azienda,
valore per il mercato”, alla quale hanno partecipato Andrea Orlando, direttore generale di Anima, Matteo
Berlanda, amministratore delegato di Ial Lombardia, l’imprenditore Vincenzo Massimo Vitale, titolare della
Isovit di Milano, Daniela Di Grado, responsabile certificazione competenze di Riconversider, e tutti i
rappresentanti dei sindacati confederali territoriali e di categoria. Durante l’incontro è stato presentato il rapporto
di ricerca “Il libretto formativo e la certificazione delle competenze: il ruolo delle imprese”, condotto dalla
stessa Pigoli insieme a Elena Righetti dell’Istituto italiano di valutazione, con i contributi di Ial, Riconversider
e Fondimpresa.
Tornato in auge con il decreto legislativo 13/2013 in attuazione della Legge Fornero, il libretto formativo è
oggetto di un dibattito serrato, proprio rispetto alle questioni cruciali dell’individuazione dei profili
professionali e della validazione e certificazione delle competenze. Il libretto formativo rappresenta, per il
lavoratore, uno strumento di comunicazione sul proprio curriculum di apprendimento e di competenze acquisite,
per la ricerca di un lavoro, per la mobilità professionale e per il passaggio da un sistema formativo all'altro. Per il
mercato del lavoro e per il sistema delle imprese, costituisce uno strumento di informazione finalizzato a
evidenziare in modo omogeneo e attendibile il percorso formativo della persona, facilitando la riconoscibilità di
professionalità e competenze individuali all'interno di un percorso di inserimento e mobilità lavorativa.
«La Federazione Anima – ha aggiunto la Pigoli - intende offrire il proprio contributo attivo, anche in termini
sperimentali, per indicare e definire quali sono le competenze richieste dalle imprese che fanno parte del
comparto meccanico. L’incontro di oggi è il punto di partenza, cui abbiamo appositamente chiamato a
partecipare le parti sociali, perché il lavoro deve partire da coloro che sono deputati ad articolare gli interessi e i
bisogni di aziende e lavoratori. Il nostro ente di formazione FormaMec da anni si occupa di articolare i
fabbisogni delle imprese meccaniche, e di individuare i margini di crescita e sviluppo per chi lavora nel comparto.
Solo partendo da questa base, il libretto formativo avrà un senso e non diventerà l’ennesimo strumento di
discriminazione sociale ed economica tra chi ha cultura e mezzi e chi non li ha».
Intanto il modello di certificazione delle competenze proposto da Pigoli e Righetti è stato oggetto di alcune
sperimentazioni, tra cui il progetto “Ceeis”, condotto in Veneto da Riconversider, ente di formazione di
Federacciai, che ha coinvolto nove aziende di piccole, medie e grandi dimensioni della filiera metallurgica.
«L’obiettivo di questo sforzo condiviso da tutte le parti sociali – ha concluso Pigoli – è di introdurre un criterio
standardizzato di impostazione e utilizzo del libretto formativo che porti benefici sia al lavoratore,
incrementandone l’occupabilità, sia alle imprese, favorendo una miglior definizione e spendibilità del patrimonio
di competenze accumulato dal proprio capitale umano». In una parola, competitività e sviluppo per il nostro
sistema produttivo: il padre di tutti gli obiettivi di politica economica.
Daniele Garavaglia – tel. 3923694041 - tel. 02465715406
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