Diocesi di Caserta
Forania
Forania Caserta nord-est
La domenica
Pasqua della settimana
CASERTA 2015
Diocesi di Caserta
“Senza domenica non possiamo vivere”
Carissimi fedeli,
in un giorno imprecisato dell’anno 304, mentre infuria la persecuzione
scatenata dall’imperatore Diocleziano, nella cittadina nordafricana di Abitene,
49 cristiani sono sorpresi ed arrestati mentre partecipano ad una assemblea
domenicale. Al proconsole che chiede perché abbia accolto nella sua casa i
cristiani contravvenendo alle disposizioni imperiali, Emerito risponde: «Senza
domenica non possiamo vivere». Quei cristiani accettarono il martirio pur di
non venir meno alla riunione eucaristica domenicale, convinti che era in gioco
la loro stessa identità di discepoli del Signore.
Alle nostre famiglie e comunità, al loro coraggio e alla loro fantasia creatrice,
è affidato oggi il compito urgente di restituire al giorno del Signore tutta la sua
pienezza di cristiana umanità, il suo volto gioioso di festa e il suo carattere
eucaristico che apre ai bisogni del mondo ed alla missione.
È il giorno del riposo
«Dio… cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo
giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli
creando aveva fatto» (Genesi 2, 2-3).
È vero: l’interruzione del ritmo opprimente delle occupazioni quotidiane
è un bisogno e per questo ci fermiamo a riposare. Proprio come fece Dio che,
secondo il racconto poetico della prima pagina della Bibbia, dopo aver creato
il cielo e la terra, nel settimo giorno si riposò da ogni suo lavoro …A partire
da lì il settimo giorno è diventato giorno di riposo per l’uomo creato ad immagine
e somiglianza di Dio, il giorno della novità, del distacco, in cui intuiamo, anche
se confusamente, che la nostra vita non può essere fatta solo per il lavoro…
Abbiamo bisogno di dare un senso alla fatica, e il riposo domenicale non solo
ci fa ritrovare le forze ma ci fa rialzare la testa come uomini e donne liberi.
Un giorno che ci è dato per ricordare le azioni meravigliose che Dio ha
compiuto e il suo sogno di una storia di pace e di concordia, senza oppressi ed
oppressori, schiavi e padroni.
La domenica viene a comunicarci questo sogno ed a sottrarci dalla servitù
delle cose e degli idoli muti che incatenano la nostra vita, a ricordarci che Dio
guida la nostra storia con la sua mano potente e ci ama gratuitamente e per sempre.
Il riposo dal lavoro identifica immediatamente il carattere festivo della
domenica. Non un riposo «vuoto» o la pura e semplice evasione (week-end,
In copertina: Particolare pala d'altare, Madonna del Rosario, sec XVII
Chiesa di San Rufo V.M., Piedimonte di Casolla (CE) - foto: Francesco Maria Gabriele Vozza
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sport, discoteca, sagra…) perché il settimo giorno «Dio si riposò» non per
sostare inattivo né per oziare davanti alla TV, ma per godere la bellezza di tutto
ciò che le sue mani e la sua parola avevano creato.
Come potremo affermare il primato dell’uomo sulle cose senza il momento della
festa? Come evitare che la produzione diventi il fine di ogni opera umana senza
ricordare che l’uomo è stato posto da Dio nel giardino del mondo perché lo «custodisse
e lo coltivasse» e la realtà creata potesse diventare la fonte della sua gioia?
Il riposo domenicale esprime, dunque, libertà e deve essere vissuto nella
gratitudine e nella gioia. Esso salvaguarda il valore e la dignità di ciascuno e
colloca nella giusta dimensione anche le cure quotidiane, permettendoci di
ritrovare il vero volto di chi ci sta accanto, volto di fratello e di sorella.
Torniamo allora a far festa, restituendo alla domenica tutto il suo significato
di cristiana umanità, accogliendola come luogo di manifestazione delle grandi
opere che Dio ha compiuto per regalare ai suoi figli un cosmo straordinario ed
un mondo di fratelli.
E impariamo a riposare «nel Signore», riportando a lui tutta la creazione
nella lode, nel rendimento di grazie, nell’intimità filiale e nell’amicizia.
Il giorno di Cristo Risorto
«Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, le donne si recarono alla
tomba… Ed ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. Essi
dissero loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è
risuscitato”» (Luca 24, 1-6).
Per un’antica testimonianza evangelica la risurrezione di Gesù Cristo dai
morti avvenne nel «primo giorno dopo il sabato». In quel giorno, il Risorto si
manifestò alla Maddalena, ai due discepoli di Emmaus nelle vesti di un viandante,
agli undici apostoli riuniti insieme. E poi, otto giorni dopo - come ricorda
l’apostolo Giovanni - apparve nuovamente ai discepoli riuniti e si fece riconoscere
dall’incredulo Tommaso.
Anche oggi, in questa Pasqua settimanale, il Risorto continua a soffiare il
suo Spirito come in una nuova creazione perché ogni uomo ritorni a vivere
pienamente, ricordi la salvezza che gli è stata offerta, sperimenti la gioia della
riconciliazione, costruisca comunità con tutti coloro che Dio accoglie come
figli e riunisce nonostante le molte diversità.
Di domenica in domenica, ogni sette giorni, ricordiamo così che c’è ancora
spazio per la speranza e la novità perché il sepolcro di Cristo è vuoto ed egli
diffonde a piene mani il dono della vita sui sentieri dell’umanità.
La nostra realtà feriale è carica di lavoro, sudore, fretta, stress ed è segnata
da gioie e da momenti difficili, sofferenze, sconfitte, croci… Perché questo è
il travaglio dell’uomo sulla terra. Ma nel settimo giorno, quando si fa memoria
della liberazione definitiva compiuta nel mattino di Pasqua, tutto ciò che
abbiamo vissuto in settimana non è più un peso insopportabile.
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Ora fatica e lavoro, sudore e lacrime, appaiono come i fili della storia di
salvezza che Dio sta costruendo insieme con noi, materia prima per la crescita
del mondo nuovo.
Sotto i nostri occhi il Regno di Dio sta lievitando e non possiamo sottrarci
alla speranza. Così, nel ricordo della sua risurrezione, il Signore ci chiama, di
settimana in settimana, a costruire la pienezza della vita e della storia.
Il dono, lo spazio di gratuità, la forza potente di vita e di cambiamento, la
buona notizia della domenica si realizzano in modo pieno e luminoso nella
celebrazione dell’Eucaristia, nella Messa. Proprio quella Messa domenicale
che per molti credenti è diventata un fastidioso e meccanico ripetersi di parole
e gesti privi ormai di ogni significato, o una perdita di tempo, da sopportare
pazientemente…
Fin dall’inizio, la Chiesa ha solennizzato il giorno del Signore ripetendo il
gesto della “frazione del pane” che Cristo ha compiuto con i suoi amici nel
Cenacolo annunciando la sua passione e morte imminente.
Domenica dopo domenica, ci raduniamo là dove c’è una chiesa parrocchiale
o una comunità di credenti ed insieme, giovani e anziani, buoni e meno buoni,
santi e peccatori facciamo memoria di Gesù, il Vivente, che nell’avvenimento
della sua Pasqua ha donato la sua intera esistenza per i fratelli ed è passato da
questo mondo al Padre attraverso la via della Croce, della vita donata, del seme
caduto in terra per portare molto frutto nel mattino della risurrezione.
Riuniti in assemblea, ci nutriamo alla mensa della Parola accogliendo le
storie dell’Antico e del Nuovo Testamento, la buona notizia dell’Evangelo e gli
ammonimenti degli apostoli, come un annuncio del Regno che viene. Annuncio
che si compie per noi “oggi”, perché oggi ci aiuta ad interpretare la vita alla
luce del progetto di Dio, perché oggi la Parola proclamata dà un senso alla storia
magnifica e tragica che passa attraverso la libertà degli uomini e dei popoli.
Dopo che i brani della Scrittura sono stati proclamati, accolti, spezzati per
tutti e trasformati in preghiera, vengono portati all’altare il pane e il vino. Gli
elementi così semplici del pane e del vino offerti a Dio ci ricordano le realtà
piccole ed umili della vita di ogni giorno e simboleggiano con immediatezza
il frutto della terra e del lavoro dell’uomo.
Nel pane e nel vino c’è il nostro lavoro quotidiano, la fatica di educarci
vicendevolmente alla vita, i gesti di servizio di ogni uomo e di ogni donna,
l’impegno dei ragazzi e delle ragazze che sognano un futuro migliore, lo sforzo
dell’esistere e, insieme, le gioie troppo brevi che attraversano i nostri giorni.
Ogni cosa acquista un senso divino.
Dopo aver reso grazie, il sacerdote che presiede l’assemblea racconta ciò
che accadde in quell’ultima cena che Gesù consumò con i suoi amici, prima
di essere ucciso.
La grande invocazione allo Spirito trasforma il pane e il vino nella presenza
personale di Gesù, il Risorto, che attraverso il suo sacrificio ha raggiunto la
vita per sempre.
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«Questo è il mio corpo dato per voi… Questo è il calice del mio sangue
sparso per voi…»: a noi che nel volto delle persone e nelle pieghe della storia
e dell’umanità in cui siamo immersi ricerchiamo Colui che ci ha amati, viene
donata la gioia di riconoscerlo. Si aprono i nostri occhi e scopriamo che ogni
volta che si serve e si dona, si celebra la Pasqua di Cristo, e c’è vita, novità e
risurrezione per me e per il mio mondo.
Mangiando e bevendo alla mensa eucaristica del pane e del vino, diventati
presenza personale di Gesù, noi siamo trasformati nel corpo visibile del Signore.
Il giorno della carità
«Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni
cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte
a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano
il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità
di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo» (Atti 2, 44-47).
La domenica è il giorno dell’Eucaristia non solo perché è il giorno in cui
si partecipa alla Messa, si celebra un rito, ma anche perché in quel giorno più
che in qualunque altro, il cristiano cerca di orientare la sua vita secondo il
progetto di Dio, proprio come Gesù che ha fatto di tutta la sua esistenza terrena
un dono al Padre e ai fratelli.
Perciò la celebrazione eucaristica sta al centro del giorno del Signore ma
non lo esaurisce. Accanto al culto e alla preghiera va posta la carità, segno vero
ed efficace della presenza di Cristo risorto tra i suoi.
Per questo, il segno della presenza amorosa di Dio nel mondo sarà la vita dei
cristiani che comunicano alla cena del Signore.
Dalla celebrazione domenicale nasce così l’attenzione ai poveri, ai malati,
a chi è solo. A volte è proprio attraverso un piccolo gesto, un po’ di tempo
dedicato agli amici, ai lontani, a chi soffre, che tanta gente si accorge che è
domenica anche per loro. Se abbiamo mangiato di Cristo, siamo diventati con
Lui un corpo solo. Viviamo allora come Lui e come Lui doniamoci!
È chiaro che la forza del servizio che nasce dall’Eucaristia domenicale non
può accontentarsi di interventi occasionali, ma deve diventare l’atteggiamento
permanente di ogni cristiano. Abbiamo mangiato e bevuto con il Risorto, abbiamo
interpretato la nostra vita come storia di salvezza, luogo di accoglienza e al
perdono. Ora, sospinti dallo Spirito del Risorto, nonostante la nostra debolezza,
siamo pronti a mettere gesti di novità nella comunità umana in cui siamo inseriti.
Gesti di accoglienza e di solidarietà perché il mondo che ci aspetta è
l’abitazione comune di razze e popoli che solo insieme possono rifare l’arco
della pace che il Creatore gettò sopra le nubi. La solidarietà evangelica si
impasta con il mondo attraverso gli interventi del volontariato, dell’apertura,
della partecipazione politica e sociale che trasforma il mondo in casa comune
e permette di salvaguardare e condividere i valori umani fondamentali.
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Gesti che fanno del nostro lavoro un contributo per il bene comune, per
costruire una società strutturata intorno alle esigenze delle persone. Ciascuno
si deve impegnare a fare del proprio mestiere un servizio di carità assumendo
le responsabilità che la vita professionale, sociale e politica gli offre.
È impegno di carità anche la sfida di una fede che cerca di dare senso ad
ogni cosa, nel dialogo sincero con le tante sapienze degli altri, credenti o non
credenti, perché in ogni uomo e in ogni donna, quali che siano le loro convinzioni,
c’è riflesso della gloria di Dio.
È carità anche il gesto del “rendere grazie” perché in un ambiente preoccupato
solo dei bisogni e delle cose materiali si possa riscoprire che tutto è dono e che
l’orizzonte più vero del nostro cammino non si ferma là dove giunge il nostro
sguardo ma si apre sulla comune vocazione a costruire la grande famiglia dei
figli di Dio.
In questo modo la domenica diventa una scuola permanente di vita e la sua
celebrazione supera le mura delle nostre belle chiese per diventare impegno
di testimonianza e servizio di carità. I discepoli di Cristo che nella Messa
domenicale ricevono il Pane di vita, sono rimandati alla vita ordinaria e feriale
in cui tutto deve diventare dono di sé. Dopo avere vissuto e confessato la
presenza del Risorto, siamo chiamati a farci evangelizzatori e testimoni nella
nostra vita d’ogni giorno.
Caserta, 14 febbraio 2015
Solennità dei Santi Cirillo e Metodio
Patroni d’Europa
I Presbiteri della Forania
Sergio Adimari, Andrea Campanile, Gennaro D’Antò,
Giorgio Ghezzi, Franco Greco, Fernando Latino,
Nicola Lombardi, Pierangelo Marchi, Primo Poggi,
Elio Rossi, Biagio Saiano, Massimo Sgritto,
Mario Vecchiato, Marco Zuppardi
«C’è chi dice: “ma io non vado a messa perché sono stanco”. Io dico: “sei uno
scemo! Perché sei tu che perdi, perché se vai a messa ricevi Gesù e sei più
forte per lottare nella vita”».
(Papa Francesco agli Scout durante la visita nella parrocchia di S. Michele Arc.
Pietralata - Roma, 8 febbraio 2015)
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Benedizione della Famiglia
Quando la famiglia è riunita, il sacerdote saluta i presenti dicendo:
Pace a questa casa e ai suoi abitanti.
Tutti: Ora e sempre. Amen.
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (3, 20)
«Dice il Signore: Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno
ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui,
cenerò con lui ed egli con me».
Preghiamo insieme Dio nostro Padre, perché ci riempia del suo amore e doni
a questa famiglia il segno della sua presenza.
Tutti: Resta con noi, Signore.
- Visita questa casa. R.
- Raccogli la nostra famiglia nel vincolo del tuo amore. R.
- Donaci fame e sete della tua parola. R.
- Custodisci il dono della fede nei ragazzi e nei giovani. R.
- Sostieni con la tua grazia i piccoli, gli anziani, i malati. R.
- Aiutaci nel lavoro perché non ci manchi serenità e gioia. R.
- Concedi a tutti pazienza, serenità e salute. R.
- Accogli nella gioia del paradiso i nostri cari defunti. R.
Ora preghiamo come il Signore Gesù ci ha insegnato:
Tutti: Padre nostro che sei nei cieli…
Signore Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, manda dal cielo
il tuo angelo che visiti, conforti, illumini e protegga questa famiglia;
da’ salute, pace, prosperità e custodisci tutti nel tuo amore.
Per Cristo nostro Signore.
Tutti: Amen.
Si asperge la famiglia con l’acqua benedetta, dicendo:
Ravviva in noi, Signore, nel segno di quest’acqua benedetta,
il ricordo del Battesimo e la nostra adesione a Cristo Signore
crocifisso e risorto per la nostra salvezza.
Tutti: Amen.
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Diocesi di Caserta
Forania di Caserta Nord-Est
“Ricordati di
santificare le feste”.
(Es 20,11)
Festivo
ORARI SS. MESSE
2015
“Senza la domenica
non possiamo vivere”.
(Martiri di Abitene)
Variazioni
PARROCCHIA
Tranne le domeniche 23 e 30 Agosto
“S. Clemente P.” - c/o Chiesa “S. Maria di Macerata” - ultima domenica da settembre a giugno
‘Prefestivo’ PARROCCHIA
e Feriale*
Contatti
16.30
17.00
17.00
(legale ore 19.00)
0823 386234 / 3490769915
* Durente i giorni feriali, le festività patronali e le solennità gli orari sono suscettibili di variazioni. Si consiglia di telefonare in parrocchia.
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