Archivio Storico
NEWSLETTER N. 11
NOVEMBRE 2011
news
In primo piano / Studi e Ricerche / Pubblicazioni / Incontri
ed Eventi / Biblioteca Storica / Fonti Iconografiche e
Audiovisive / Archivi del Gruppo / Acquisizioni / Curiosità
IN QUESTO NUMERO
EDITORIALE
L’Archivio storico fra anniversari e proiezione verso il futuro
IN PRIMO PIANO
L’Archivio storico IMI
Il 23 novembre riapre alla consultazione
il patrimonio archivistico
p. 1
IN PRIMO PIANO
Il Palazzo di Piazza della
Scala compie cento anni
I disegni e le fotografie svelano
la storia della costruzione
p. 2
Francesca Pino
Questo numero è dedicato ad alcuni anniversari
importanti: l’ottantesimo dalla fondazione dell’IMI
(13 novembre 2011), che verrà ricordato mediante una visita guidata alla sede del patrimonio archivistico dell’Istituto in Roma-Acilia, ora riaperta ufficialmente alla consultazione, grazie all’impegno
del nostro team archivistico e agli investimenti
compiuti dal polo immobiliare Lazio.
Due ricorrenze centenarie sono da segnalare:
l’inaugurazione del palazzo della Banca Commerciale Italiana di Piazza della Scala (20 novembre
2011) e l’apertura della filiale di Londra da parte
della stessa Comit (11 dicembre 2011). Le ricordiamo con alcuni approfondimenti tratti dalle fonti
conservate.
Eretto da Luca Beltrami, il palazzo di Piazza della
Scala 6 sarà adibito il prossimo anno come sede
della parte novecentesca delle Gallerie d’Italia, il
polo museale di Intesa Sanpaolo che permette la
pubblica fruizione delle opere pervenute in eredità
dalle preesistenti banche. La stampa ha dato
ampio risalto all’inaugurazione della prima, ampia
parte delle Gallerie, che include il Palazzo Anguissola (con ingresso da via Manzoni 10) ed è avvenuta il 3 novembre 2011.
La filiale di Londra era destinata a divenire il perno
della vasta rete multinazionale della Banca Commerciale Italiana. Dall’analisi di questa vicenda può
nascere lo stimolo per approfondire il tema degli
orizzonti internazionali delle banche confluite nel
nostro Gruppo: sostegno agli investimenti delle
nostre imprese nel mondo e attrazione di capitali
esteri in Italia, ma anche impegnata partecipazione nei consessi finanziari internazionali.
STUDI E RICERCHE
11 dicembre 1911:
lo sbarco a Londra
Un diario manoscritto racconta
l’approdo della Comit nella maggiore
piazza finanziaria dell’epoca
p. 3
IN PRIMO PIANO
La riapertura dell’Archivio storico IMI: un traguardo raggiunto
Il 23 novembre riapre alla consultazione il patrimonio archivistico IMI
Matilde Capasso
IN REDAZIONE
Direzione
Francesca Pino
Coordinamento
Barbara Costa
Realizzazione editoriale
Nexo, Milano
Hanno collaborato
a questo numero
Giuseppe Berta
Federica Brambilla
Matilde Capasso
Giovanni Cecini
Fabio Confalonieri
Guido Montanari
Silvia Rimoldi
Newsletter a cura di
Archivio Storico Intesa Sanpaolo
Via Morone 3 - 20121 Milano
L’Istituto Mobiliare Italiano, ente
di diritto pubblico costituito il 13
novembre 1931, ebbe un ruolo
rilevante nell’evoluzione dell’industria italiana per l’attività di
sostegno, assistenza e per i
finanziamenti all’industria che
fu chiamato a offrire, nell’arco di
oltre sessant’anni di storia, dal
1931 al 1998.
Il suo patrimonio documentario, riconosciuto di notevole
interesse storico nel 1995 dalla
Soprintendenza Archivistica
per il Lazio, può essere considerato unico nel suo genere,
per l’enorme ricchezza delle
Acilia, Roma
23 novembre 2011 Ore 16.30-19.00
Via Orazio Amato, 78
“La riapertura dell’Archivio Storico IMI: un traguardo raggiunto”
Visita a porte aperte della sede dell’Archivio Storico dell’Istituto Mobiliare Italiano e apertura ufficiale al pubblico.
Per ricordare l’ottantesimo anniversario
della fondazione dell’IMI, l’Archivio storico ha realizzato una brochure illustrata
nella quale si ripercorrono il profilo storico dell’Istituto e le tradizioni archivistiche; completano la pubblicazione una
bibliografia essenziale e l’elenco dei fondi a disposizione per la consultazione.
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informazioni di dettaglio sulla
storia dell’industria e della
politica economica italiana.
L’archivio permette non solo di
ricostruire la storia dell’Istituto
e le vicende di moltissime
aziende piccole, medie e grandi di cui IMI ha seguito lo sviluppo nel corso degli anni, ma
rende possibile l’esplorazione
della valenza internazionale
dell’Istituto attraverso l’approfondimento degli accordi e dei
2
rapporti di collaborazione con
i vari organismi europei e
internazionali.
Dal 2009 è entrato a far parte
dell’Archivio Storico Intesa
Sanpaolo, aggiungendosi ai
tre patrimoni documentari
(Cariplo, Banco Ambrosiano
Veneto, Comit) già custoditi
nella sede di Milano.
Dopo anni di chiusura si è
pervenuti al ripristino dell’agibilità della sede, a una rico-
gnizione generale della documentazione e al completamento degli inventari relativi
al periodo 1931-1946.
Torna quindi a disposizione
dei ricercatori un patrimonio
archivistico unico nel suo
genere, per l’ampio sguardo
d’insieme e per l’enorme ricchezza delle informazioni di
dettaglio sulla storia dell’industria e della politica economica italiana.
IN PRIMO PIANO
Il Palazzo della Comit in Piazza della Scala compie cento anni
I disegni e le fotografie dell’Archivio storico svelano la storia della costruzione del palazzo
Guido Montanari
Il palazzo di Piazza della Scala 6,
fatto costruire dalla Banca Commerciale Italiana come nuova
sede della propria Direzione
Centrale, ha compiuto cent’anni
il 20 novembre 2011.
In precedenza, fin dalla sua fondazione avvenuta il 10 ottobre
1894, la sede della Banca era
situata in Piazza della Scala 3, nel
palazzo Brambilla detto “Palazzo rosso” perché costruito in
cotto e ubicato nell’area occupata attualmente dalla Ragioneria
municipale (contiguo alla Galleria Vittorio Emanuele II). Nel
corso degli anni questo edificio si
era rivelato insufficiente alle crescenti esigenze operative della
Comit. Convinta dell’opportunità di non abbandonare Piazza
della Scala, la Banca Commerciale si assicurò gradualmente la
proprietà dei terreni e fabbricati
posti sul lato meridionale della
piazza e nelle attigue via Manzoni e via Case Rotte, dove erano
situati la chiesa di San Giovanni
Decollato e alcuni edifici di
modesta qualità.
I lavori furono affidati nel 1906
a Luca Beltrami, il famoso
architetto che in precedenza
aveva, tra l’altro, progettato il
completamento di Palazzo
Marino e il restauro del Castello Sforzesco, e all’ingegnere
Giovanni Battista Casati, tecnico di fiducia della Banca Commerciale. Gli stabili preesistenti
Lavori di demolizione per il palazzo
di Piazza della Scala 6, 1908,
fotografo Achille Ferrario
furono demoliti, compresa,
non senza polemiche, la chiesa. Secondo l’idea di Beltrami,
l’impostazione del nuovo edificio si doveva collegare con gli
altri palazzi dell’area: infatti, la
scansione verticale della facciata riprende la tripartizione di
quella di Palazzo Marino, mentre l’alto basamento di bugnato in granito lucido richiama il
Teatro alla Scala.
Il riordino e la schedatura delle
fotografie di questo palazzo,
grazie anche alla donazione
degli eredi di Giovanni Battista
Casati (si veda a questo proposito l’articolo pubblicato nel n.
4, dicembre 2009, della Newsletter) ci ha permesso di identificare e valorizzare numerose
immagini di grande impatto e
valore storico, scattate da
importanti fotografi quali Luca
Comerio, Gigi Bassani e Achille Ferrario. Queste fotografie,
insieme al gran numero di
disegni, sono a disposizione
per la consultazione; essi
descrivono con grande efficacia la demolizione dell’area, la
costruzione del palazzo e la
forma definitiva della facciata,
dei saloni interni e dei locali
tecnici, nonché i raffinati particolari decorativi.
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STUDI E RICERCHE
11 dicembre 1911
L’apertura della prima filiale estera della Comit a Londra
Federica Brambilla
Era il 30 marzo 1911 quando
l’amministratore
delegato
della Banca Commerciale Italiana, Otto Joel, sottopose al
Consiglio di Amministrazione
la necessità di istituire la
prima filiale estera della
banca nella città di Londra,
adducendo come obiettivo
principale la volontà di “prestare un più efficace appoggio agli importatori nazionali
di materie prime, le cui operazioni fanno sempre capo al
maggior centro bancario
mondiale”.
L’inaugurazione della sede
venne fissata per l’11 dicembre 1911, data significativa
nei piani di espansione della
Comit all’estero. Il Credito
Italiano batté sul tempo la
Comit, aprendo la propria
“branch” londinese pochi
mesi prima, ma la riuscita del
progetto di espansione nel
mercato internazionale fu
comunque subito rafforzata
dalla scelta della filiale Comit
come corrispondente da
parte del Tesoro italiano.
Ricchissime e travagliate
appaiono le vicende che
accompagnarono i primi passi
della filiale sulla piazza londinese, sita dapprima in Old
Broad Street e dal 1921 in
Threadneedle Street. Dalle
parole del diario manoscritto
di Carlo Lovioz, direttore della
filiale dal 1934 al 1940, conservato nell’Archivio storico,
emergono tutte le difficoltà
che una banca italiana doveva affrontare per affermarsi
nella più grande piazza economica dell’epoca e le dinamiche del gruppo multinazionale dei collaboratori: inglesi,
tedeschi, italiani, ma anche
svizzeri ed austriaci.
Il diario mostra inoltre i comportamenti di direttori e funzionari che operarono presso
la sede, tra cui Siegfried Bieber,
Maurice Veit, Leo Goldschmied, Enrico Consolo e lo
stesso Lovioz.
La ricca documentazione
sulla sede di Londra conservata nell’Archivio storico
mette in luce anche i
momenti di crisi che la filiale
visse, tra cui il crollo della
sterlina nel 1931, il problema
dei cambi e il periodo delle
sanzioni per la guerra d’Etiopia, ma soprattutto le travagliate vicende che portarono
alla sua chiusura nel 1940 a
seguito dell’entrata dell’Italia
nel secondo conflitto mondiale: lettere, appunti e relazioni inviate alla Direzione
Centrale ricreano il clima del
momento e mostrano il trattamento riservato agli Italiani
in “terra nemica”.
Rimasta solo come sede di
rappresentanza e riaperta nel
1971, la filiale di Londra può
dunque pienamente essere
considerata uno dei pilastri
della rete estera della Comit,
la più sviluppata e prestigiosa
nel panorama delle banche
italiane nel Novecento.
Per ricordare l’importante anniversario dell’apertura di questa filiale, è in
fase di realizzazione una brochure
che ricostruisce i momenti più significativi della vita della sede londinese ai suoi esordi attingendo al diario
di Carlo Lovioz, testimonianza unica
e preziosa, di cui riportiamo un
breve estratto:
“Aprimmo il 15 [ma 11] dicembre
1911. Quella è la data d’inaugurazione ufficiale, quel che oggi in Convenzione bancaria e valutaria si chiama il giorno criterio, adattazione
dell’espressione francese: ‘la data
critère’, inventata da un banchiere
zurighese che ne è fiero e spera
prima di morire di vederla adottata
dal Larousse.
Si trafficava da parecchio, tanta era
la fretta di farsi belli colla Centrale a
Milano. Sotto quell’ardore, vi era la
speranza di incassare la gratifica
natalizia che non venne.
L’ubicazione era ottima, a due passi
dalla Bank, su un angolo di grosso
traffico. Il nome subito s’impose
all’attenzione di centinaia di
miglia[ia] di Citymen, stupiti dalla
invadenza di questa Italian Bank in
un momento in cui l’Italia era impacciata a Tripoli in una guerra che sembrava non dovesse mai finire.
All’interno, la sistemazione era
quanto mai disgraziata. Gli uffici
erano dispersi su 4 piani, in mezzo a
quelli di due Compagnie d’assicurazione, l’una proprietaria dello stabile, con personale inglese tutt’altro
che accogliente. Si divideva col
medesimo l’uso dei ‘lavabos’. Sembra cosa da poco. Invece, era questione importante. Si soleva allora
lavarsi faccia e mani ogni due ore.
Per le scale c’era un continuo andarivieni di gente che si portava sotto il
braccio, avvolti in tovaglia sapone,
spazzola pei capelli e pettine.”
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STUDI E RICERCHE
PUBBLICAZIONI
La Banca Commerciale Italiana in Anatolia nel primo
dopoguerra
Mattioli e Cuccia.
Due banchieri del
Novecento
Intersezioni con una ricerca di storia militare
Giovanni Cecini
Giuseppe Berta
Ferrovia per Baghdad
Una volta raggiunta l’Unità nazionale, furono molte le iniziative pubbliche e private per
un’espansione degli scambi e degli affari italiani nelle variegate realtà coloniali. In questo
senso, a partire dal primo decennio del
Novecento, la politica economica ed industriale italiana nell’Europa balcanica e nel
Mediterraneo orientale si andò via via consolidando in parallelo allo sfaldamento della
dominazione ottomana.
Dopo il successo del conflitto in Libia con
l’occupazione del Dodecaneso, la diplomazia
italiana offrì al termine della Grande Guerra
profittevoli novità per tutti gli operatori economici e finanziari. In relazione alle aspirazioni coloniali e imprenditoriali, la delegazione italiana al tavolo della pace a Parigi nel
1919 risultò molto sensibile alle pressioni
esercitate dai principali esponenti del ceto
industriale e bancario del Paese, che auspicavano in questo modo di reperire nuove
risorse, materie prime e aprire interessanti
mercati ai propri prodotti finiti.
In questo mosaico di progetti e bilanci la
Banca Commerciale fu in prima linea, sia per
allargare in modo capillare la propria rete a
Costantinopoli e in tutto il Vicino Oriente, sia
per sviluppare il proprio bacino di partecipazioni nei comparti più disparati dell’economia internazionale. Questo programma del
resto era in linea con l’impostazione “mista
alla tedesca” dell’istituto milanese, sempre
interessato a coniugare l’attività di deposito
e di credito a breve termine con quello industriale a lungo termine.
La Comit aveva del resto già notevoli inte-
ressi in Asia Minore grazie alla collaborazione dell’imprenditore Giuseppe Volpi di Misurata e delle filiazioni Società Commerciale
d’Oriente e Società Commerciale Industriale
e Finanziaria, amministrate da Bernardino
Nogara, che riuscì a ottenere le opzioni per
lo sfruttamento delle miniere di CouroudjaChile e di Sal Déré nel bacino di Eraclea sul
Mar Nero, ricche di ottimo carbone, succedaneo del caro coke importato dal mercato
britannico.
Se molti passi erano stati intrapresi su questa
strada, questo scenario trovò un grosso slancio a seguito dell’impegno militare delle
Regie Forze Armate, voluto dal Governo di
Roma a partire dalla primavera del 1919 nel
timore della concorrenza straniera in quella
regione così importante sul lato economico e
strategico.
Cogliendo quindi questo momento propizio,
Nogara ottenne il via libera alla concessione
e all’avvio degli studi per la realizzazione
della costruzione ferroviaria tra Adalia e Burdur, che, nel tentativo di dare una diretta valvola di sfogo all’entroterra centromeridionale dell’Anatolia, si voleva porre in netta concorrenza con il già consolidato troncone britannico Smirne-Aidin.
Le prospettive strategiche erano molto interessanti, anche perché un tale piano avrebbe
creato la rottura di quel duopolio franco-britannico che soffocava la concorrenza dell’intera linea della ferrovia per Baghdad, fiore
all’occhiello dell’espansionismo imperiale
europeo nel Vicino Oriente.
Se le premesse iniziali erano dalla parte di
Non si può fare la storia dell’economia italiana del Novecento senza soffermarsi sulle figure di Raffaele Mattioli e di Enrico Cuccia e delle loro
creature, la Banca Commerciale Italiana (recuperata a nuova vita da
Mattioli dopo la Grande Crisi degli
anni Trenta) e Mediobanca, punto di
snodo e camera di compensazione
degli equilibri del capitalismo italiano. Mattioli e Cuccia, pur non appartenendo alla stessa generazione,
ebbero in comune un milieu non soltanto bancario, ma culturale e politico, che Sandro Gerbi esplora da
molti anni con grande cura e competenza. Nel suo ultimo saggio (Mattioli e Cuccia. Due banchieri del Novecento, Torino, Einaudi, 2001, pp.
213) convergono capitoli di approfondimento biografico che fanno
apparire come il rigore analitico nelle
questioni economiche fosse sostanziato di ottima cultura.
Pur coltivando relazioni affini, Mattioli e Cuccia erano personalità diversissime fra di loro, che non la pensavano al medesimo modo, a cominciare dal fatto che, pur essendo classificati tutt’e due nell’area laica, il
primo si dichiarava miscredente,
mentre il secondo era un cattolico
osservante. Aperto e solare Mattioli,
incline a una riservatezza assoluta
che sfiorava il culto della segretezza
Cuccia, essi finirono per esprimere
due visioni distinte delle funzioni
bancarie che probabilmente rimandavano a una differente concezione
del capitalismo. Così, in fondo, Mattioli mantenne un atteggiamento di
relativa distanza dal ceto imprenditoriale italiano, con più di un dubbio
sulle sue qualità effettive, laddove
Cuccia operò per rinsaldare la nervatura privata del sistema economico,
nella convinzione che occorresse
contenere l’espansione della mano
pubblica. Entrambi, tuttavia, non
separarono mai la comprensione dei
processi dell’economia dalla percezione più amplia e complessa di una
vita civile i cui sintomi di impoverimento dovettero constatare.
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Tragitto della ferrovia per Baghdad
PUBBLICAZIONI
Nogara e della Comit, tuttavia la situazione
apparve mutevole e soggetta a forze centrifughe impreviste. La rapida ascesa del movimento ribelle capeggiato da Mustafa Kemal
interruppe quel lento e promettente lavoro
di relazioni industriali e programmi finanziari. Il consorzio italo-anglo-francese, a cui il
nostro Paese partecipava attraverso la stessa
Banca Commerciale, il Banco di Roma, il Credito italiano e la Banca Italiana di Sconto,
vide un rapido declino quando il nuovo
Governo di Angora nel 1922 nazionalizzò
tutte le ferrovie turche, precludendo ogni
possibile ulteriore iniziativa in proprio. Del
resto anche l’attività estrattiva ad Eraclea
ebbe un drastico mutamento, comportando
per l’istituto milanese un ponderato riflusso
di capitali.
L’atto unilaterale politico ed economico del
futuro Atatürk andò quindi a investire tutti i
progetti finanziari ed industriali della Comit,
sin allora ben pianificati, comportando un
ampio e più equo riesame degli accordi e
delle iniziative, che solo nella seconda metà
degli anni Venti poterono in parte rivedere la
luce in Turchia.
L’Ospedale italiano a Londra
Il sussidio della Cariplo al nosocomio fondato nel 1884
Qualche anno prima dello sbarco finanziario
della Comit sulla piazza londinese ci fu un
approdo, per così dire, di carattere sociale
che risale ai primissimi anni del Novecento.
Infatti l’attività dell’Ospedale italiano a Londra, sito in Queen Square nel Bloomsbury, fu
sussidiato anche da alcune banche milanesi.
La fondazione del nosocomio – come dimostra una targa presente ancora oggi sul
palazzo – risale al 1884 quando un italiano
residente a Londra, Gian Battista Ortelli,
donò il terreno e due case che furono poi
demolite per costruire, a sue spese, il nuovo
edificio all’angolo di Devonshire Street che
doveva soccorrere principalmente i malati
italiani ma anche, a nome degli italiani, tutte
le persone bisognose. Si trattava di un nosocomio di carattere privato, mantenuto con le
sole oblazioni volontarie che si ricevevano
annualmente dagli italiani “benestanti” residenti in Inghilterra e degli inglesi amanti dell’Italia. Prestava assistenza gratuita ai malati
italiani o parlanti l’italiano, ma anche agli
ammalati di qualsiasi altra nazionalità, e forniva consulenze mediche a chiunque, con la
preferenza per gli italiani.
L’ospedale fu premiato con Diploma d’onore
alla Esposizione Internazionale di Milano del
1906 e nel 1910 Guglielmo Marconi fu eletto
a far parte del suo Consiglio direttivo; durante
Fabio Confalonieri
Giovanni Cecini è autore del volume Il Corpo
di Spedizione Italiano in Anatolia (19191922), Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore
dell’Esercito, 2010.
STUDI E RICERCHE
Silvia Rimoldi
Le collezioni d’arte
di Intesa Sanpaolo
attraverso le
pubblicazioni
La biblioteca dell’Archivio storico
di Intesa Sanpaolo si è ulteriormente arricchita di alcuni volumi
dedicati alle collezioni d’arte di
Intesa Sanpaolo, che sono stati
schedati e messi a disposizione
nella sala di studio dell’Archivio.
È stato a tal fine acquistato il
volume del 1998 Luci e Colori del
Vero. Genti e paesi nella pittura
Veneta e Lombarda, ultimo di
una serie che tratta specificatamente delle collezioni artistiche
possedute dalle
banche del
Gruppo: nello specifico quelle di
Ambroveneto-Banca Intesa e
Fondazione Cariplo.
Il volume appena ricordato rappresenta peraltro un significativo
documento sulla delicatezza dei
processi di integrazione svoltisi a
suo tempo tra le nostre banche
storiche.
Nel 1998, infatti, le collezioni artistiche BAV e Cariplo dialogano al fine
di realizzare una mostra sotto la
regia dell’indimenticabile Fatima
Terzo e di Maria G. Curletti. Questa
esposizione si concretizza al Serrone
della Villa Reale di Monza (dal 20
novembre 1998 sino al 24 gennaio
1999) ed il relativo catalogo, riccamente illustrato, curato da Carlo
Pirovano e pubblicato da Electa,
riporta appunto le opere di grande
valore artistico, pittorico e scultoreo, frutto di acquisizioni e donazioni di cui il nostro Istituto ha potuto
arricchirsi nel tempo, grazie alle differenti realtà che lo compongono
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la prima guerra mondiale, ebbe un ruolo centrale nella capitale inglese perché mise a disposizione i suoi posti letto per i combattenti.
Nomi illustri figurano tra i sottoscrittori di
oblazioni all’ospedale, tra cui privati benemeriti, rinomati banchieri (come gli Hambro) e
numerosissime banche estere ed italiane, tra
le quali la Banca Commerciale Italiana, donatrice dal 1911 di 150 sterline annue, e la
Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde.
A quest’ultima l’Ospedale chiese un sussidio
fin dal 1903, a fronte del fatto che le spese
di mantenimento erano aumentate e si era
alzato il numero degli ammalati italiani,
soprattutto degli operai della provincia di
Milano e della Lombardia. La Cassa inizialmente rifiutò il sussidio, in quanto si trattava
di un ospedale estero, ma nel 1904 concesse, in via straordinaria, un aiuto “di incoraggiamento” pari a 500 lire che poi, anno
dopo anno, fu confermato arrivando, nel
1914, alla somma di 1500 lire.
I finanziamenti si interruppero nel 1939, con
l’erogazione di un contributo straordinario di
ben 20.000 lire “a concorso nelle spese per
lavori di restauro dell’edificio di sede e di
sistemazione dei servizi clinici” (delibera
della Commissione Centrale di Beneficenza
dell’11 luglio 1939).
Nella serie “Sussidi” del Fondo storico Cariplo è presente un fascicolo sull’Ospedale
sussidiato. I documenti in esso contenuti,
ordinati e inventariati, sono oggi consultabili presso l’Archivio storico di Intesa Sanpao-
6
lo. Raccolgono le corrispondenze tra la
banca milanese e la direzione dell’Ospedale
e contengono rari opuscoli a stampa, le
“Relazioni annuali del Consiglio direttivo”,
che offrono notizie sull’attività dell’Ospedale (apertura dei reparti, numero degli
ammalati, resoconti di gestione, nomi dei
membri del Consiglio direttivo, contributi e
sottoscrizioni, legati, doni in natura, nomi
dei benefattori defunti) e alcune riproduzioni fotografiche dell’edificio, sia della facciata esterna che dei locali interni.
L’Ospedale, che aveva 53 posti letto, fu
costretto a chiudere nel 1941, come conseguenza dell’entrata in guerra dell’Italia; riaprì
al termine del conflitto, riprese la sua attività
e venne definitivamente chiuso nel 1990.
L’Ospedale italiano giocò un ruolo importante all’interno della comunità italiana a Londra. Lo dimostra anche il fatto che oggi è
rimasta traccia di quella presenza: l’edificio
di Queen Square nel Bloomsbury c’è ancora
ed è ora stato inglobato nel Great Ormond
Street Hospital, un grande ospedale londinese per bambini, e viene utilizzato come sede
per uffici e per offrire sistemazioni ai parenti
dei bambini ricoverati nell’ospedale; l’eredità
dell’Ospedale italiano è stata invece raccolta
dalla Italian Hospital Fund, che ha sede a
Londra al n. 54 di Wilton Road e si occupa
ad oggi di assistere finanziariamente quelle
persone di nazionalità o discendenza italiana
che abbiano bisogno di cure mediche di
qualsiasi specie.
(basti citare l’acquisizione dei gessi
di Canova da parte della Cariplo,
della collezione Longhi da parte
della Banca Cattolica del Veneto e
della ricchissima raccolta di icone
storiche da parte di Ambroveneto
che hanno consentito di realizzare
un vero e proprio passaggio nelle
attività culturali svolte dalla banca
da un semplice collezionismo d’occasione ad una vera e propria pinacoteca-museo). Le pagine conclusive del volume sono particolarmente significative in quanto riportano
dettagliate schede biografiche
degli artisti autori delle opere.
Fra i titoli più rappresentativi:
Tesori d’Arte delle banche lombarde (ed. ABI, Roma,1995);
Tesori d’arte in Lombardia nelle
collezioni della Cariplo (ed. Cariplo Servizio Studi, Milano, 1986);
Per una storia del collezionismo.
Raccolte d’arte delle banche
lombarde (Electa, Milano, 1996);
Poesia della realtà. I dipinti dei
maestri veneti del XVIII secolo
nella collezione di Banca Intesa
(IntesaBci – Mondadori Electa,
Milano, 2002); La collezione
d’Arte del Sanpaolo (Silvana Editoriale – Gruppo Sanpaolo, Cinisello Balsamo-Torino, 2003); La
collezione d’Arte del Sanpaolo
Banco di Napoli (Silvana Editoriale – Gruppo Sanpaolo, Cinisello
Balsamo-Torino 2004).
Il processo di integrazione tra le
raccolte artistiche possedute dalle
nostre banche ha permesso al
nostro istituto di divenire un punto
di riferimento essenziale nello sviluppo di iniziative (mostre, conferenze ecc.) volte alla salvaguardia
ed alla valorizzazione del patrimonio artistico nazionale, fino alla
recentissima realizzazione delle
“Gallerie d’Italia” a Milano, in
piazza della Scala e via Manzoni.
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