Archivio Storico NEWSLETTER N. 11 NOVEMBRE 2011 news In primo piano / Studi e Ricerche / Pubblicazioni / Incontri ed Eventi / Biblioteca Storica / Fonti Iconografiche e Audiovisive / Archivi del Gruppo / Acquisizioni / Curiosità IN QUESTO NUMERO EDITORIALE L’Archivio storico fra anniversari e proiezione verso il futuro IN PRIMO PIANO L’Archivio storico IMI Il 23 novembre riapre alla consultazione il patrimonio archivistico p. 1 IN PRIMO PIANO Il Palazzo di Piazza della Scala compie cento anni I disegni e le fotografie svelano la storia della costruzione p. 2 Francesca Pino Questo numero è dedicato ad alcuni anniversari importanti: l’ottantesimo dalla fondazione dell’IMI (13 novembre 2011), che verrà ricordato mediante una visita guidata alla sede del patrimonio archivistico dell’Istituto in Roma-Acilia, ora riaperta ufficialmente alla consultazione, grazie all’impegno del nostro team archivistico e agli investimenti compiuti dal polo immobiliare Lazio. Due ricorrenze centenarie sono da segnalare: l’inaugurazione del palazzo della Banca Commerciale Italiana di Piazza della Scala (20 novembre 2011) e l’apertura della filiale di Londra da parte della stessa Comit (11 dicembre 2011). Le ricordiamo con alcuni approfondimenti tratti dalle fonti conservate. Eretto da Luca Beltrami, il palazzo di Piazza della Scala 6 sarà adibito il prossimo anno come sede della parte novecentesca delle Gallerie d’Italia, il polo museale di Intesa Sanpaolo che permette la pubblica fruizione delle opere pervenute in eredità dalle preesistenti banche. La stampa ha dato ampio risalto all’inaugurazione della prima, ampia parte delle Gallerie, che include il Palazzo Anguissola (con ingresso da via Manzoni 10) ed è avvenuta il 3 novembre 2011. La filiale di Londra era destinata a divenire il perno della vasta rete multinazionale della Banca Commerciale Italiana. Dall’analisi di questa vicenda può nascere lo stimolo per approfondire il tema degli orizzonti internazionali delle banche confluite nel nostro Gruppo: sostegno agli investimenti delle nostre imprese nel mondo e attrazione di capitali esteri in Italia, ma anche impegnata partecipazione nei consessi finanziari internazionali. STUDI E RICERCHE 11 dicembre 1911: lo sbarco a Londra Un diario manoscritto racconta l’approdo della Comit nella maggiore piazza finanziaria dell’epoca p. 3 IN PRIMO PIANO La riapertura dell’Archivio storico IMI: un traguardo raggiunto Il 23 novembre riapre alla consultazione il patrimonio archivistico IMI Matilde Capasso IN REDAZIONE Direzione Francesca Pino Coordinamento Barbara Costa Realizzazione editoriale Nexo, Milano Hanno collaborato a questo numero Giuseppe Berta Federica Brambilla Matilde Capasso Giovanni Cecini Fabio Confalonieri Guido Montanari Silvia Rimoldi Newsletter a cura di Archivio Storico Intesa Sanpaolo Via Morone 3 - 20121 Milano L’Istituto Mobiliare Italiano, ente di diritto pubblico costituito il 13 novembre 1931, ebbe un ruolo rilevante nell’evoluzione dell’industria italiana per l’attività di sostegno, assistenza e per i finanziamenti all’industria che fu chiamato a offrire, nell’arco di oltre sessant’anni di storia, dal 1931 al 1998. Il suo patrimonio documentario, riconosciuto di notevole interesse storico nel 1995 dalla Soprintendenza Archivistica per il Lazio, può essere considerato unico nel suo genere, per l’enorme ricchezza delle Acilia, Roma 23 novembre 2011 Ore 16.30-19.00 Via Orazio Amato, 78 “La riapertura dell’Archivio Storico IMI: un traguardo raggiunto” Visita a porte aperte della sede dell’Archivio Storico dell’Istituto Mobiliare Italiano e apertura ufficiale al pubblico. Per ricordare l’ottantesimo anniversario della fondazione dell’IMI, l’Archivio storico ha realizzato una brochure illustrata nella quale si ripercorrono il profilo storico dell’Istituto e le tradizioni archivistiche; completano la pubblicazione una bibliografia essenziale e l’elenco dei fondi a disposizione per la consultazione. Archivio Storico News N. 11 NOVEMBRE 2011 informazioni di dettaglio sulla storia dell’industria e della politica economica italiana. L’archivio permette non solo di ricostruire la storia dell’Istituto e le vicende di moltissime aziende piccole, medie e grandi di cui IMI ha seguito lo sviluppo nel corso degli anni, ma rende possibile l’esplorazione della valenza internazionale dell’Istituto attraverso l’approfondimento degli accordi e dei 2 rapporti di collaborazione con i vari organismi europei e internazionali. Dal 2009 è entrato a far parte dell’Archivio Storico Intesa Sanpaolo, aggiungendosi ai tre patrimoni documentari (Cariplo, Banco Ambrosiano Veneto, Comit) già custoditi nella sede di Milano. Dopo anni di chiusura si è pervenuti al ripristino dell’agibilità della sede, a una rico- gnizione generale della documentazione e al completamento degli inventari relativi al periodo 1931-1946. Torna quindi a disposizione dei ricercatori un patrimonio archivistico unico nel suo genere, per l’ampio sguardo d’insieme e per l’enorme ricchezza delle informazioni di dettaglio sulla storia dell’industria e della politica economica italiana. IN PRIMO PIANO Il Palazzo della Comit in Piazza della Scala compie cento anni I disegni e le fotografie dell’Archivio storico svelano la storia della costruzione del palazzo Guido Montanari Il palazzo di Piazza della Scala 6, fatto costruire dalla Banca Commerciale Italiana come nuova sede della propria Direzione Centrale, ha compiuto cent’anni il 20 novembre 2011. In precedenza, fin dalla sua fondazione avvenuta il 10 ottobre 1894, la sede della Banca era situata in Piazza della Scala 3, nel palazzo Brambilla detto “Palazzo rosso” perché costruito in cotto e ubicato nell’area occupata attualmente dalla Ragioneria municipale (contiguo alla Galleria Vittorio Emanuele II). Nel corso degli anni questo edificio si era rivelato insufficiente alle crescenti esigenze operative della Comit. Convinta dell’opportunità di non abbandonare Piazza della Scala, la Banca Commerciale si assicurò gradualmente la proprietà dei terreni e fabbricati posti sul lato meridionale della piazza e nelle attigue via Manzoni e via Case Rotte, dove erano situati la chiesa di San Giovanni Decollato e alcuni edifici di modesta qualità. I lavori furono affidati nel 1906 a Luca Beltrami, il famoso architetto che in precedenza aveva, tra l’altro, progettato il completamento di Palazzo Marino e il restauro del Castello Sforzesco, e all’ingegnere Giovanni Battista Casati, tecnico di fiducia della Banca Commerciale. Gli stabili preesistenti Lavori di demolizione per il palazzo di Piazza della Scala 6, 1908, fotografo Achille Ferrario furono demoliti, compresa, non senza polemiche, la chiesa. Secondo l’idea di Beltrami, l’impostazione del nuovo edificio si doveva collegare con gli altri palazzi dell’area: infatti, la scansione verticale della facciata riprende la tripartizione di quella di Palazzo Marino, mentre l’alto basamento di bugnato in granito lucido richiama il Teatro alla Scala. Il riordino e la schedatura delle fotografie di questo palazzo, grazie anche alla donazione degli eredi di Giovanni Battista Casati (si veda a questo proposito l’articolo pubblicato nel n. 4, dicembre 2009, della Newsletter) ci ha permesso di identificare e valorizzare numerose immagini di grande impatto e valore storico, scattate da importanti fotografi quali Luca Comerio, Gigi Bassani e Achille Ferrario. Queste fotografie, insieme al gran numero di disegni, sono a disposizione per la consultazione; essi descrivono con grande efficacia la demolizione dell’area, la costruzione del palazzo e la forma definitiva della facciata, dei saloni interni e dei locali tecnici, nonché i raffinati particolari decorativi. Archivio Storico News N. 11 NOVEMBRE 2011 3 STUDI E RICERCHE 11 dicembre 1911 L’apertura della prima filiale estera della Comit a Londra Federica Brambilla Era il 30 marzo 1911 quando l’amministratore delegato della Banca Commerciale Italiana, Otto Joel, sottopose al Consiglio di Amministrazione la necessità di istituire la prima filiale estera della banca nella città di Londra, adducendo come obiettivo principale la volontà di “prestare un più efficace appoggio agli importatori nazionali di materie prime, le cui operazioni fanno sempre capo al maggior centro bancario mondiale”. L’inaugurazione della sede venne fissata per l’11 dicembre 1911, data significativa nei piani di espansione della Comit all’estero. Il Credito Italiano batté sul tempo la Comit, aprendo la propria “branch” londinese pochi mesi prima, ma la riuscita del progetto di espansione nel mercato internazionale fu comunque subito rafforzata dalla scelta della filiale Comit come corrispondente da parte del Tesoro italiano. Ricchissime e travagliate appaiono le vicende che accompagnarono i primi passi della filiale sulla piazza londinese, sita dapprima in Old Broad Street e dal 1921 in Threadneedle Street. Dalle parole del diario manoscritto di Carlo Lovioz, direttore della filiale dal 1934 al 1940, conservato nell’Archivio storico, emergono tutte le difficoltà che una banca italiana doveva affrontare per affermarsi nella più grande piazza economica dell’epoca e le dinamiche del gruppo multinazionale dei collaboratori: inglesi, tedeschi, italiani, ma anche svizzeri ed austriaci. Il diario mostra inoltre i comportamenti di direttori e funzionari che operarono presso la sede, tra cui Siegfried Bieber, Maurice Veit, Leo Goldschmied, Enrico Consolo e lo stesso Lovioz. La ricca documentazione sulla sede di Londra conservata nell’Archivio storico mette in luce anche i momenti di crisi che la filiale visse, tra cui il crollo della sterlina nel 1931, il problema dei cambi e il periodo delle sanzioni per la guerra d’Etiopia, ma soprattutto le travagliate vicende che portarono alla sua chiusura nel 1940 a seguito dell’entrata dell’Italia nel secondo conflitto mondiale: lettere, appunti e relazioni inviate alla Direzione Centrale ricreano il clima del momento e mostrano il trattamento riservato agli Italiani in “terra nemica”. Rimasta solo come sede di rappresentanza e riaperta nel 1971, la filiale di Londra può dunque pienamente essere considerata uno dei pilastri della rete estera della Comit, la più sviluppata e prestigiosa nel panorama delle banche italiane nel Novecento. Per ricordare l’importante anniversario dell’apertura di questa filiale, è in fase di realizzazione una brochure che ricostruisce i momenti più significativi della vita della sede londinese ai suoi esordi attingendo al diario di Carlo Lovioz, testimonianza unica e preziosa, di cui riportiamo un breve estratto: “Aprimmo il 15 [ma 11] dicembre 1911. Quella è la data d’inaugurazione ufficiale, quel che oggi in Convenzione bancaria e valutaria si chiama il giorno criterio, adattazione dell’espressione francese: ‘la data critère’, inventata da un banchiere zurighese che ne è fiero e spera prima di morire di vederla adottata dal Larousse. Si trafficava da parecchio, tanta era la fretta di farsi belli colla Centrale a Milano. Sotto quell’ardore, vi era la speranza di incassare la gratifica natalizia che non venne. L’ubicazione era ottima, a due passi dalla Bank, su un angolo di grosso traffico. Il nome subito s’impose all’attenzione di centinaia di miglia[ia] di Citymen, stupiti dalla invadenza di questa Italian Bank in un momento in cui l’Italia era impacciata a Tripoli in una guerra che sembrava non dovesse mai finire. All’interno, la sistemazione era quanto mai disgraziata. Gli uffici erano dispersi su 4 piani, in mezzo a quelli di due Compagnie d’assicurazione, l’una proprietaria dello stabile, con personale inglese tutt’altro che accogliente. Si divideva col medesimo l’uso dei ‘lavabos’. Sembra cosa da poco. Invece, era questione importante. Si soleva allora lavarsi faccia e mani ogni due ore. Per le scale c’era un continuo andarivieni di gente che si portava sotto il braccio, avvolti in tovaglia sapone, spazzola pei capelli e pettine.” Archivio Storico News N. 11 NOVEMBRE 2011 4 STUDI E RICERCHE PUBBLICAZIONI La Banca Commerciale Italiana in Anatolia nel primo dopoguerra Mattioli e Cuccia. Due banchieri del Novecento Intersezioni con una ricerca di storia militare Giovanni Cecini Giuseppe Berta Ferrovia per Baghdad Una volta raggiunta l’Unità nazionale, furono molte le iniziative pubbliche e private per un’espansione degli scambi e degli affari italiani nelle variegate realtà coloniali. In questo senso, a partire dal primo decennio del Novecento, la politica economica ed industriale italiana nell’Europa balcanica e nel Mediterraneo orientale si andò via via consolidando in parallelo allo sfaldamento della dominazione ottomana. Dopo il successo del conflitto in Libia con l’occupazione del Dodecaneso, la diplomazia italiana offrì al termine della Grande Guerra profittevoli novità per tutti gli operatori economici e finanziari. In relazione alle aspirazioni coloniali e imprenditoriali, la delegazione italiana al tavolo della pace a Parigi nel 1919 risultò molto sensibile alle pressioni esercitate dai principali esponenti del ceto industriale e bancario del Paese, che auspicavano in questo modo di reperire nuove risorse, materie prime e aprire interessanti mercati ai propri prodotti finiti. In questo mosaico di progetti e bilanci la Banca Commerciale fu in prima linea, sia per allargare in modo capillare la propria rete a Costantinopoli e in tutto il Vicino Oriente, sia per sviluppare il proprio bacino di partecipazioni nei comparti più disparati dell’economia internazionale. Questo programma del resto era in linea con l’impostazione “mista alla tedesca” dell’istituto milanese, sempre interessato a coniugare l’attività di deposito e di credito a breve termine con quello industriale a lungo termine. La Comit aveva del resto già notevoli inte- ressi in Asia Minore grazie alla collaborazione dell’imprenditore Giuseppe Volpi di Misurata e delle filiazioni Società Commerciale d’Oriente e Società Commerciale Industriale e Finanziaria, amministrate da Bernardino Nogara, che riuscì a ottenere le opzioni per lo sfruttamento delle miniere di CouroudjaChile e di Sal Déré nel bacino di Eraclea sul Mar Nero, ricche di ottimo carbone, succedaneo del caro coke importato dal mercato britannico. Se molti passi erano stati intrapresi su questa strada, questo scenario trovò un grosso slancio a seguito dell’impegno militare delle Regie Forze Armate, voluto dal Governo di Roma a partire dalla primavera del 1919 nel timore della concorrenza straniera in quella regione così importante sul lato economico e strategico. Cogliendo quindi questo momento propizio, Nogara ottenne il via libera alla concessione e all’avvio degli studi per la realizzazione della costruzione ferroviaria tra Adalia e Burdur, che, nel tentativo di dare una diretta valvola di sfogo all’entroterra centromeridionale dell’Anatolia, si voleva porre in netta concorrenza con il già consolidato troncone britannico Smirne-Aidin. Le prospettive strategiche erano molto interessanti, anche perché un tale piano avrebbe creato la rottura di quel duopolio franco-britannico che soffocava la concorrenza dell’intera linea della ferrovia per Baghdad, fiore all’occhiello dell’espansionismo imperiale europeo nel Vicino Oriente. Se le premesse iniziali erano dalla parte di Non si può fare la storia dell’economia italiana del Novecento senza soffermarsi sulle figure di Raffaele Mattioli e di Enrico Cuccia e delle loro creature, la Banca Commerciale Italiana (recuperata a nuova vita da Mattioli dopo la Grande Crisi degli anni Trenta) e Mediobanca, punto di snodo e camera di compensazione degli equilibri del capitalismo italiano. Mattioli e Cuccia, pur non appartenendo alla stessa generazione, ebbero in comune un milieu non soltanto bancario, ma culturale e politico, che Sandro Gerbi esplora da molti anni con grande cura e competenza. Nel suo ultimo saggio (Mattioli e Cuccia. Due banchieri del Novecento, Torino, Einaudi, 2001, pp. 213) convergono capitoli di approfondimento biografico che fanno apparire come il rigore analitico nelle questioni economiche fosse sostanziato di ottima cultura. Pur coltivando relazioni affini, Mattioli e Cuccia erano personalità diversissime fra di loro, che non la pensavano al medesimo modo, a cominciare dal fatto che, pur essendo classificati tutt’e due nell’area laica, il primo si dichiarava miscredente, mentre il secondo era un cattolico osservante. Aperto e solare Mattioli, incline a una riservatezza assoluta che sfiorava il culto della segretezza Cuccia, essi finirono per esprimere due visioni distinte delle funzioni bancarie che probabilmente rimandavano a una differente concezione del capitalismo. Così, in fondo, Mattioli mantenne un atteggiamento di relativa distanza dal ceto imprenditoriale italiano, con più di un dubbio sulle sue qualità effettive, laddove Cuccia operò per rinsaldare la nervatura privata del sistema economico, nella convinzione che occorresse contenere l’espansione della mano pubblica. Entrambi, tuttavia, non separarono mai la comprensione dei processi dell’economia dalla percezione più amplia e complessa di una vita civile i cui sintomi di impoverimento dovettero constatare. Archivio Storico News N. 11 NOVEMBRE 2011 5 Tragitto della ferrovia per Baghdad PUBBLICAZIONI Nogara e della Comit, tuttavia la situazione apparve mutevole e soggetta a forze centrifughe impreviste. La rapida ascesa del movimento ribelle capeggiato da Mustafa Kemal interruppe quel lento e promettente lavoro di relazioni industriali e programmi finanziari. Il consorzio italo-anglo-francese, a cui il nostro Paese partecipava attraverso la stessa Banca Commerciale, il Banco di Roma, il Credito italiano e la Banca Italiana di Sconto, vide un rapido declino quando il nuovo Governo di Angora nel 1922 nazionalizzò tutte le ferrovie turche, precludendo ogni possibile ulteriore iniziativa in proprio. Del resto anche l’attività estrattiva ad Eraclea ebbe un drastico mutamento, comportando per l’istituto milanese un ponderato riflusso di capitali. L’atto unilaterale politico ed economico del futuro Atatürk andò quindi a investire tutti i progetti finanziari ed industriali della Comit, sin allora ben pianificati, comportando un ampio e più equo riesame degli accordi e delle iniziative, che solo nella seconda metà degli anni Venti poterono in parte rivedere la luce in Turchia. L’Ospedale italiano a Londra Il sussidio della Cariplo al nosocomio fondato nel 1884 Qualche anno prima dello sbarco finanziario della Comit sulla piazza londinese ci fu un approdo, per così dire, di carattere sociale che risale ai primissimi anni del Novecento. Infatti l’attività dell’Ospedale italiano a Londra, sito in Queen Square nel Bloomsbury, fu sussidiato anche da alcune banche milanesi. La fondazione del nosocomio – come dimostra una targa presente ancora oggi sul palazzo – risale al 1884 quando un italiano residente a Londra, Gian Battista Ortelli, donò il terreno e due case che furono poi demolite per costruire, a sue spese, il nuovo edificio all’angolo di Devonshire Street che doveva soccorrere principalmente i malati italiani ma anche, a nome degli italiani, tutte le persone bisognose. Si trattava di un nosocomio di carattere privato, mantenuto con le sole oblazioni volontarie che si ricevevano annualmente dagli italiani “benestanti” residenti in Inghilterra e degli inglesi amanti dell’Italia. Prestava assistenza gratuita ai malati italiani o parlanti l’italiano, ma anche agli ammalati di qualsiasi altra nazionalità, e forniva consulenze mediche a chiunque, con la preferenza per gli italiani. L’ospedale fu premiato con Diploma d’onore alla Esposizione Internazionale di Milano del 1906 e nel 1910 Guglielmo Marconi fu eletto a far parte del suo Consiglio direttivo; durante Fabio Confalonieri Giovanni Cecini è autore del volume Il Corpo di Spedizione Italiano in Anatolia (19191922), Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore dell’Esercito, 2010. STUDI E RICERCHE Silvia Rimoldi Le collezioni d’arte di Intesa Sanpaolo attraverso le pubblicazioni La biblioteca dell’Archivio storico di Intesa Sanpaolo si è ulteriormente arricchita di alcuni volumi dedicati alle collezioni d’arte di Intesa Sanpaolo, che sono stati schedati e messi a disposizione nella sala di studio dell’Archivio. È stato a tal fine acquistato il volume del 1998 Luci e Colori del Vero. Genti e paesi nella pittura Veneta e Lombarda, ultimo di una serie che tratta specificatamente delle collezioni artistiche possedute dalle banche del Gruppo: nello specifico quelle di Ambroveneto-Banca Intesa e Fondazione Cariplo. Il volume appena ricordato rappresenta peraltro un significativo documento sulla delicatezza dei processi di integrazione svoltisi a suo tempo tra le nostre banche storiche. Nel 1998, infatti, le collezioni artistiche BAV e Cariplo dialogano al fine di realizzare una mostra sotto la regia dell’indimenticabile Fatima Terzo e di Maria G. Curletti. Questa esposizione si concretizza al Serrone della Villa Reale di Monza (dal 20 novembre 1998 sino al 24 gennaio 1999) ed il relativo catalogo, riccamente illustrato, curato da Carlo Pirovano e pubblicato da Electa, riporta appunto le opere di grande valore artistico, pittorico e scultoreo, frutto di acquisizioni e donazioni di cui il nostro Istituto ha potuto arricchirsi nel tempo, grazie alle differenti realtà che lo compongono Archivio Storico News N. 11 NOVEMBRE 2011 la prima guerra mondiale, ebbe un ruolo centrale nella capitale inglese perché mise a disposizione i suoi posti letto per i combattenti. Nomi illustri figurano tra i sottoscrittori di oblazioni all’ospedale, tra cui privati benemeriti, rinomati banchieri (come gli Hambro) e numerosissime banche estere ed italiane, tra le quali la Banca Commerciale Italiana, donatrice dal 1911 di 150 sterline annue, e la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde. A quest’ultima l’Ospedale chiese un sussidio fin dal 1903, a fronte del fatto che le spese di mantenimento erano aumentate e si era alzato il numero degli ammalati italiani, soprattutto degli operai della provincia di Milano e della Lombardia. La Cassa inizialmente rifiutò il sussidio, in quanto si trattava di un ospedale estero, ma nel 1904 concesse, in via straordinaria, un aiuto “di incoraggiamento” pari a 500 lire che poi, anno dopo anno, fu confermato arrivando, nel 1914, alla somma di 1500 lire. I finanziamenti si interruppero nel 1939, con l’erogazione di un contributo straordinario di ben 20.000 lire “a concorso nelle spese per lavori di restauro dell’edificio di sede e di sistemazione dei servizi clinici” (delibera della Commissione Centrale di Beneficenza dell’11 luglio 1939). Nella serie “Sussidi” del Fondo storico Cariplo è presente un fascicolo sull’Ospedale sussidiato. I documenti in esso contenuti, ordinati e inventariati, sono oggi consultabili presso l’Archivio storico di Intesa Sanpao- 6 lo. Raccolgono le corrispondenze tra la banca milanese e la direzione dell’Ospedale e contengono rari opuscoli a stampa, le “Relazioni annuali del Consiglio direttivo”, che offrono notizie sull’attività dell’Ospedale (apertura dei reparti, numero degli ammalati, resoconti di gestione, nomi dei membri del Consiglio direttivo, contributi e sottoscrizioni, legati, doni in natura, nomi dei benefattori defunti) e alcune riproduzioni fotografiche dell’edificio, sia della facciata esterna che dei locali interni. L’Ospedale, che aveva 53 posti letto, fu costretto a chiudere nel 1941, come conseguenza dell’entrata in guerra dell’Italia; riaprì al termine del conflitto, riprese la sua attività e venne definitivamente chiuso nel 1990. L’Ospedale italiano giocò un ruolo importante all’interno della comunità italiana a Londra. Lo dimostra anche il fatto che oggi è rimasta traccia di quella presenza: l’edificio di Queen Square nel Bloomsbury c’è ancora ed è ora stato inglobato nel Great Ormond Street Hospital, un grande ospedale londinese per bambini, e viene utilizzato come sede per uffici e per offrire sistemazioni ai parenti dei bambini ricoverati nell’ospedale; l’eredità dell’Ospedale italiano è stata invece raccolta dalla Italian Hospital Fund, che ha sede a Londra al n. 54 di Wilton Road e si occupa ad oggi di assistere finanziariamente quelle persone di nazionalità o discendenza italiana che abbiano bisogno di cure mediche di qualsiasi specie. (basti citare l’acquisizione dei gessi di Canova da parte della Cariplo, della collezione Longhi da parte della Banca Cattolica del Veneto e della ricchissima raccolta di icone storiche da parte di Ambroveneto che hanno consentito di realizzare un vero e proprio passaggio nelle attività culturali svolte dalla banca da un semplice collezionismo d’occasione ad una vera e propria pinacoteca-museo). Le pagine conclusive del volume sono particolarmente significative in quanto riportano dettagliate schede biografiche degli artisti autori delle opere. Fra i titoli più rappresentativi: Tesori d’Arte delle banche lombarde (ed. ABI, Roma,1995); Tesori d’arte in Lombardia nelle collezioni della Cariplo (ed. Cariplo Servizio Studi, Milano, 1986); Per una storia del collezionismo. Raccolte d’arte delle banche lombarde (Electa, Milano, 1996); Poesia della realtà. I dipinti dei maestri veneti del XVIII secolo nella collezione di Banca Intesa (IntesaBci – Mondadori Electa, Milano, 2002); La collezione d’Arte del Sanpaolo (Silvana Editoriale – Gruppo Sanpaolo, Cinisello Balsamo-Torino, 2003); La collezione d’Arte del Sanpaolo Banco di Napoli (Silvana Editoriale – Gruppo Sanpaolo, Cinisello Balsamo-Torino 2004). Il processo di integrazione tra le raccolte artistiche possedute dalle nostre banche ha permesso al nostro istituto di divenire un punto di riferimento essenziale nello sviluppo di iniziative (mostre, conferenze ecc.) volte alla salvaguardia ed alla valorizzazione del patrimonio artistico nazionale, fino alla recentissima realizzazione delle “Gallerie d’Italia” a Milano, in piazza della Scala e via Manzoni.