Parte prima
Competitività e sviluppo delle imprese
agroalimentari nelle economie globali
Le dinamiche delle imprese della
filiera agroalimentare
TIPOLOGIE
imprese
agricole
imprese di
trasformazione
imprese di
distribuzione
Le IMPRESE AGRICOLE
Le aziende agricole italiane oggi
Persistenza di numerose micro-aziende e
riduzione di quelle di grandi dimensioni
Aziende di piccole
dimensioni (<1 ha)
= Persistenza
Aziende di
medie dimensioni
Aziende di grandi
dimensioni (oltre 100ha)
Aumento (1 - 20 ha)
Forte aumento (30 - 100
Drastica
riduzione
ha)
Netta differenziazione tra il ruolo produttivo
e quello sociale dell’agricoltura
Distribuzione delle diverse tipologie di aziende
agricole sul territorio
Regioni nord-occidentali e nord-orientali
Maggiore concentrazione di aziende di dimensione
medio-grande, mono-attive o pluri-attive, a carattere
individuale o societario e con un elevato grado di
meccanizzazione
Regioni centro-meridionali
Maggiore concentrazione di piccole e medie aziende
con lavoratori prevalentemente familiari o occupati a
tempo determinato, scarso livello di meccanizzazione,
il tutto legato ad una eccessiva parcellizzazione delle
superfici agricole e a produzioni a bassa redditività
Forte squilibrio tra nord e sud
Dalla conduzione alle moderne
forme di imprenditoria agricola
Generale prevalenza di conduttori di sesso maschile
Prevalenza di conduttori con età superiore ai 65 anni in
aziende di piccole dimensioni con bassa densità colturale
per lo scarso ricambio generazionale
Aumento, negli ultimi anni, di giovani agricoltori (età
inferiore ai 35 anni) grazie a forme di incentivazione
dell’imprenditoria giovanile (es. misura 4.15 POR 2000-2006)
Presenza di imprenditoria femminile soprattutto nel
Mezzogiorno
Diffusa presenza di aziende a carattere familiare ed
affermazione delle cosiddette aziende part-time
IL SISTEMA AGROINDUSTRIALE
L’agroindustria
•
Il sistema agroindustriale costituisce un complesso di attività in cui
l’agricoltura interagisce con tutti i settori ad essa collegati: produzione
di mezzi tecnici (fertilizzanti, antiparassitari, mangimi, energia, ecc),
industria alimentare, distribuzione al consumo e ristorazione collettiva
•
Per l’anno 2005 la dimensione economica del complesso agroindustriale
viene stimata, ai prezzi base, pari a circa 221 mld di euro, (15,6% del
Pil).
Le principali componenti sono rappresentate da:
◊ 28,8 mld di VA agricolo
◊ 19,3 mld di consumi intermedi agricoli
◊ 17,5 mld di investimenti agroindustriali
◊ 23,3 mld circa di VA dell’industria alimentare
◊ 33,2 mld di VA dei Servizi di ristorazione
◊ 85,2 mld di valore della Commercializzazione e distribuzione
Gli sviluppi dell’Industria di trasformazione
agro-alimentare dagli anni ‘90 ad oggi
Dimensioni maggiori in ottica di economie di scala, per poter
raggiungere quote di mercato significative e per affrontare i
processi di integrazione europea e i nuovi scenari di
competitività delle economie globali
L’industria alimentare tende a crescere per
assorbimento soprattutto delle imprese a controllo
familiare
L’aumento dimensionale fa sì che le imprese conseguano
posizioni di oligopolio sul mercato interno
Riorganizzazione dell’intero comparto a seguito
della privatizzazione della IRI-SME
L’industria di trasformazione agro-alimentare
oggi
E’ possibile classificarla in relazione ad
almeno due aspetti
processo produttivo
Aziende con
bio–industrializzazione
e
Aziende artigianali
dimensione aziendale
Grande Industria
e
Piccole e medie imprese
Industria alimentare: i principali
aggregati macroeconomici al 2006
Il settore dell’industria alimentare e bevande, in base a
dati ISTAT e Federalimentare, annovera, al 2006, circa
78.000 imprese, di cui solo il 3,7% con almeno 20 addetti
Produzione del settore: + 0,6% (molto al di sotto della media
dell’intero comparto industriale, pari a circa il +2,7%).
Il Valore Aggiunto dell’industria alimentare ha evidenziato, un
aumento, in valore, del 3,4% rispetto al 2005
Anno 2006
Occupati totali
476,1 (UL000)
Di cui dipendenti
349,0 (UL000)
Permangono forti squilibri di diffusione territoriale: nel CentroNord si concentrano rispettivamente il 70% degli occupati e il 78%
del valore aggiunto ai prezzi base dell’industria alimentare italiana.
Fatturato dell’industria alimentare italiana per settori, 2006 (Mil €)
Tipologia di prodotti
Fonte: Federalimentare, 2006
2006
%
Lattiero-caseario
14.200
12.9
Dolciario
10.146
9.2
Vino
10.700
9.7
Carni bovine
5.800
5.3
Mangimistico
4.950
4.5
Avicolo
3.900
3.5
Pasta
3.519
3.2
Conserve vegetali
3.220
2.9
Olio d’oliva e di semi
4.200
3.8
Molitorio
2.407
2.2
Surgelati
2.100
1.9
Birra
2.450
2.2
Zucchero
1.100
1.0
Succhi di frutta
1.060
1.0
Riso
870
0.8
Ittici
900
0.8
31.108
28.4
Altri comparti
Totale
110.000
Variazione della produzione, in quantità, dell’industria
alimentare italiana per comparti
Tipologia di prodotti
Lavorazione granaglie
-2,2
Pasta
-0,5
Riso lavorato
-8,8
Biscotti e panificazione
2,7
Lavorazione ortofrutticoli
3,0
Oli e grassi vegetali e animali
-8,9
Macellazione e lavorazione carni
0,7
Lattiero-caseario
3,2
Produzione zucchero
Dolciario
Condimenti e spezie
Fonte: Inea,
Variazione % 2006/2005
-60,1
2,3
-3,8
Vino
3,4
Birra
0,8
Acque minerali e bibite analcoliche
1,8
Mangimi
-1,7
Totale
0,6
Annuario agricoltura italiana, 2006
Industria alimentare nell’UE (Mil €)
Nel 2002, la produzione dell’industria alimentare nella UE è rimasta
mediamente stabile, mentre l’occupazione ha registrato un leggero
arretramento
Produzione
Industrie
di cui:
carne
lattiero-caseari
ortofrutta
pane e pasta
Prodotti ittici
bevande
Totale UE 25
Bulgaria
Romania
Fonte: Eurostat, 2005
Valore aggiunto% Occupati .000 VA/occupato
unità
.000 €
29.534
17.505
28.771
65.332
3.225
33.411
177.778
1,7
1.0
1.6
3.7
0.2
1.9
10,1
973
396
574
1.908
124
447
4.422
30.4
44.2
50.1
34.2
26.0
74.7
40.2
266
919
-
95
202
2.8
4.5
LE IMPRESE DI DISTRIBUZIONE
Le recenti tendenze della distribuzione
• La rete commerciale al dettaglio fisso, a fine 2006, ha fatto
registrare una consistenza di 194.205 esercizi, con un
incremento di 2.089 unità (+1,1%) rispetto al 2005.
• Ciò a causa di un diverso andamento degli esercizi non
specializzati, che registrano un aumento di 3.585 unità (+4,1%) e
degli specializzati che, viceversa, diminuiscono per le carni di
442 unità (-1,2%), l’ortofrutta di 640 unità (-2,9%) e gli altri
specializzati di 658 unità (-3,3%).
Fenomeno quest’ultimo imputabile anche alla tendenza,
ormai diffusa, alla registrazione delle nuove aperture come
categorie genericamente alimentari, dopo il venir meno delle
tabelle merceologiche.
Esercizi commerciali alimentari, 2006
•
A livello territoriale, la
consistenza della rete
alimentare presenta tendenze
diversificate con un aumento più
accentuato nel Centro (+3,4%)
Nord Centro
n. %
n. %
Sud Italia
n. % n. %
ortofrutta
carni
8042
10815 15,8 5972
17,9 19911 21,8 36698 18,9
Prodotti
ittici
Panepasticceria
Vini, oli
bevande
Altri alim
special
Altri alim
non special
Totale
1556
4,2
5377
5,9 8363
4,3
6,1
4747
5,2 12820
6,6
11,8
4382
2,3 1430
2064
13,4
9336 10,2 21760 11,2
6009
8,8
2231
3,3 1139
3,1 1775
6696
9,8
8,5 9706 10,7 19149 9,9
2747
1,9 5145
2,6
32863 48,2 17124
4 6,8 40283 44,2 90270 46,5
68212 100,0 34858
100,0 91135
100,0 194205 100,0
Fonte: Osservatorio Nazionale del Commercio, Ministero delle Attività
Produttive
Il dettaglio tradizionale
Le vendite
• Nel 2005 il valore delle vendite alimentari del commercio fisso al
dettaglio è aumentato dello 0,9%, con un incremento nella GD
(1,2%) ed una diminuzione delle imprese operanti su piccole
superfici (-0,7%)
• Per ripartizione territoriale, le vendite sono aumentate nel
Nord-Ovest (1,4%) e diminuite nel Mezzogiorno (-0,9%)
La Grande Distribuzione
Al 1°gennaio 2006 sono stati censiti 8181 supermercati (+ 4,6% rispetto al 2005)
•
•
•
Le unità di vendita presentano una crescita di maggiore intensità nel Mezzogiorno
(+7,7%).
Aumenta la superficie complessiva di vendita (+5,5%)
Aumenta l’occupazione con un totale di circa 150.000 addetti (+4,8%).
Gli ipermercati sono in aumento, raggiungendo 459 unità (+10,1%), con una superficie
•
complessiva di vendita di oltre 2,7 mln di mq (+11,6%) e circa 76000 addetti (+5,3%)
Nel Mezzogiorno si è registrata la crescita più elevata della loro consistenza
(+28,3%), superficie (+30,7%) ed addetti (+12,6%).
Nel 2006 le vendite dei supermercati sono aumentate, in valore, dell’1,4% mentre
quelle degli ipermercati sono cresciute del 2,5% e quelle degli hard discount del 3,7%.
Grande distribuzione alimentare per
ripartizione territoriale, 2005
U.O.
numero
Addetti
Nord
4694
Var %
2006/2005
3,6
numero
Var %
2006/2005
138.585
3,9
Centro
1660
4,0
46.182
3,6
Sud e isole
2286
8,3
41.164
10,5
Totale
8640
4,9
225.931
5,0
Fonte: Osservatorio Nazionale del Commercio, Ministero delle Attività
Produttive
Le imprese e i prodotti a marchio di
origine
La Commissione Europea ha varato la riforma del regolamento 2081/92 che
istituiva un sistema di protezione delle denominazioni geografiche alimentari.
Il nuovo regolamento 510/2006 si conforma alle regole della WTO (dopo i
contenziosi sollevati da alcuni Paesi terzi che lamentavano una
discriminazione di trattamento dei propri produttori rispetto a quelli
dell’Unione riguardo alla registrazione delle domande, all’equivalenza e al
controllo).
La struttura del reg. è pressochè inalterata, ci sono modifiche solo a livello
procedurale: l’innovazione riguarda l’abrogazione del “principio di reciprocità”
ovvero il paese interessato alla registrazione di una produzione non deve più
disporre di un sistema equivalente (all’Unione) di protezione geografica
L’Italia, continua a detenere il primato UE dei riconoscimenti DOP/IGP:
159 i prodotti registrati, che rappresentano il 21% dell’intero paniere
comunitario
La maggior parte riguarda:
Ortofrutticoli (30,8%) – Oli extra vergine (24%) – Formaggi (20%)
I valori Dop e Igp
Il valore della produzione delle Dop e Igp si aggira sui 4,6 mld di
euro: formaggi e salumi totalizzano nel complesso il 95%,
l’ortofrutta all’incirca il 3%, l’olio di oliva appena l’1%.
Più del 60% del valore della produzione è attribuibile a soli 4
prodotti: Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Prosciutto di Parma
e San Daniele.
Nel Nord si registra il maggior numero di denominazioni
riconosciute, il livello più alto di produzione certificata e il valore
più elevato del fatturato
Il Sud, ad eccezione della Campania, continua a non sfruttare le
proprie potenzialità, nonostante l’idonea collocazione geografica
e la gamma dei prodotti registrati.
Vini DOCG, DOC e IGT per regione
A giugno 2007
Fonte: Inea, Annuario agricoltura italiana, 2007
DOCG
DOC
IGT
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
9
3
3
45
1
15
8
25
14
4
10
Friuli-Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
2
1
7
2
2
1
-
9
8
20
36
11
14
26
3
3
3
3
10
6
6
1
4
9
2
Campania
3
17
8
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
-
25
3
12
6
2
13
1
22
6
1
35
19
315
15
118
Italia
Il commercio estero
•
•
Nel 2006 le esportazioni agroindustriali crescono (6,2%), anche se a ritmi meno accentuati,
superando di un punto percentuale le importazioni (5,2%)
Positivo l’effetto sul saldo della bilancia con un miglioramento del 13,3% del valore rispetto al
2005
I differenti ritmi di crescita dei flussi in entrata e in uscita determinano un miglioramento
degli indici che rivelano l’apertura commerciale dell’Italia, come la propensione ad esportare
e il grado di copertura commerciale
Rispetto agli scambi totali dell’Italia verso il mondo, il peso della componente agroalimentare
è pari all’8,8% per le importazioni e al 6,9% per le esportazioni, entrambi in leggera
diminuzione rispetto al 2005.
L’UE si conferma il nostro partner commerciale più importante : la quota di scambi dell’Italia
con i 25 Paesi dell’Unione per le esportazioni ammonta al 68,3%, in leggera diminuzione
rispetto al 2005;
- per le importazioni si attesta al 70,1%, praticamente invariata rispetto all’anno
precedente
•
•
A livello nazionale sono Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Puglia, Sicilia e Toscana
le regioni che maggiormente esportano prodotti agricoli
I primi 5 prodotti agroalimentari esportati dall’Italia sono rappresentativi della tradizione
produttiva del made in Italy (vini VQPRD, paste, conserve di pomodoro,olio di oliva e
pasticceria),
Mentre i primi 5 prodotti importati si concentrano su comparti strutturalmente più deboli
in Italia come zootecnia e prodotti ittici (carni suine e bovine, olio di oliva, crostacei,
molluschi congelati e bovini da allevamento)
Bilancia agroindustriale e
sistema agroindustriale
Aggregati
macroeconomici*
Tot produzione
agroindustriale*
Importazioni
Esportazioni
Saldo
Volume di
commercio*
Consumo apparente*
2000
2005
2006
67.899
71.422
72.349
25.134
16.778
-8.356
41.912
29.139
21.120
-9.500
50.259
30.660
22.419
-8.241
53.079
76.255
79.441
80.590
Fonte: Inea, Annuario agricoltura italiana, 2006
* Valori in Milioni di euro
*1 Produzione agricoltura, silvicoltura e pesca e valore aggiunto dell’industria
alimentare a prezzi base
*2 Somma delle esportazioni e delle importazioni
*3 Produzione agroindustriale più le importazioni e meno le esportazioni
Scenari e sfide per la competitività
dell’agroalimentare italiano
L’industria alimentare in Italia
pilastro dell’economia nazionale
• Seconda industria manifatturiera
• Prima filiera economica (insieme ad agricoltura,
indotto e distribuzione)
• Acquista e trasforma circa il 70% del prodotto
agricolo nazionale
• Ambasciatrice del made in Italy nel mondo:oltre il
76% dell’export alimentare italiano è rappresentato
da prodotti industriali di marca
Industria alimentare italiana
fatturato per tipologia di prodotto
(stime Federalimentare, 2006)
•
•
•
•
•
Tradizionale classico
Tradizionale evoluto
Denominazioni protette
Nuovi prodotti
Biologico
71 mld di euro
19 mld di euro
9,5 mld di euro
9,5 mld di euro
1 mld di euro
64%
17%
9%
9%
1%
Industria alimentare italiana
Composizione dell’occupazione diretta
Stime Federalimentare, 2006
Specializzazioni
• Controllo e gestione qualità e sicurezza
• Logistica e magazzino
• Commerciale
• Amministrazione e finanza
• Produzione
Totale
Unità
85.800
35.100
74.100
27.300
167.700
390.000
I fattori critici emergenti
1. Competitività
2. Made in Italy
3. Sicurezza alimentare
I fattori critici emergenti
La Competitività
• Settore polverizzato
• Insufficiente innovazione (specie tra le PMI)
• Effetti negativi degli alti costi sulla logistica
(servizi, energia, rete infrastrutturale)
Contrazione della redditività aziendale
Perdita di competitività sui mercati
nazionali ed esteri
• L’Italia è scesa dall’8°al 7° posto come paese
esportatore di prodotti agroalimentari
• Il valore unitario dell’export alimentare è
diminuito, nel 2005, dello 0,9%
• Euro forte
• Competitors aggressivi
I fattori critici emergenti
Il Made in Italy
• Crescita lenta dell’export vs i Paesi
concorrenti
• Effetto contraffazione, Italian sounding
PRIORITA’ STRATEGICA
Tutela dei MARCHI
Difesa, promozione e valorizzazione del
MADE IN ITALY
I fattori critici emergenti
La Sicurezza alimentare
La popolazione italiana tra i 30 e i 60 anni ha
fiducia:
• 80% degli alimenti prodotti in Italia
• 74% nella sicurezza del cibo che porta in tavola
• 64% dei sistemi di autocontrollo privati e dei
controlli pubblici
• Solo il 4% degli italiani ha cambiato radicalmente i
propri comportamenti alimentari in seguito a
recenti avvenimenti
Sondaggio Federalimentare, 2006
Cinque priorità per diventare
competitivi
1.
2.
3.
4.
5.
Rilancio della filiera
Politica industriale
Dimensione d’impresa
Promozione del Made in Italy
Innovazione e sviluppo
Cinque priorità per diventare competitivi
Rilancio della Filiera
Recuperare una logica di sistema all’interno della filiera
e ridurne i costi esterni
Sviluppare i rapporti di filiera
I tre segmenti della filiera devono ricercare:
Concrete iniziative comuni
Concertate e integrate
da accordi quadro con la componente agricola e
progetti condivisi con la distribuzione
Cinque priorità per diventare competitivi
Politica industriale
Differenziare le politiche industriali
in relazione alla dimensione d’impresa
e alla localizzazione territoriale
Cinque priorità per diventare competitivi
Dimensione d’impresa
• Incrementare la dimensione d’impresa,
soprattutto nel Meridione
Politica di incentivi adeguata, con reali impatti
sulla crescita dimensionale delle aziende e
sulla capacità imprenditoriale
Cinque priorità per diventare competitivi
Promozione del Made in Italy
•
Elaborare nuove strategie di promozione dei prodotti italiani:
il Made in Italy non basta più….
….Rilanciare la competitività
Obiettivi:
•
•
Modernizzazione del Paese
Miglioramento della competitività del Sistema Italia
Come:
•
•
•
•
Riduzione del carico fiscale
Liberalizzazione
Riduzione del costo dell’energia
Ricerca e innovazione: PIATTAFIORMA TECNOLOGICA EUROPEA
Cinque priorità per diventare competitivi
Innovazione e sviluppo
Formazione del capitale umano
Investimenti in progetti di ricerca
Trasferimento tecnologico
Innovazione di prodotto e di servizio per offrire al
consumatore:
Vasta gamma di prodotti/praticità d’uso
Adeguate esigenze nutrizionali
Convenienza rapporto qualità/prezzo
L’industria alimentare italiana e la sfida
della ricerca
2.700 milioni di euro
- 2,6% del fatturato annuo destinati alla ricerca applicata
Il Made in Italy di domani….
deve necessariamente passare attraverso:
1. SPECIALIZZAZIONE
2. RICERCA
3. INNOVAZIONE TECNOLOGICA
Per competere sui mercati globali
FARE SISTEMA
• Promozione del Sistema Italia e
valorizzazione dell’italian style
• Promozione integrata:
food – turismo – cultura
• Promozione, valorizzazione e
“commercializzazione” dello “stile di vita”
italiano ai nuovi 500 milioni di consumatori
del mercato globale
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Slide n° 2 - Facoltà di Scienze Economiche ed Aziendali