MARIA È QUI. PRESENTE NELLA NOSTRA VITA Per un’autentica filialità mariana Carlo Mafera Proprietà letteraria riservata © 2010 Screenpress Edizioni - Trapani In copertina: Riproduzione su tavola di icona russa rappresentante la Madre di Dio di Vladìmir eseguita da Veronica Cavallo ISBN 978-88-96571-16-3 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata compresa la fotocopia, anche a uso interno o didattico, non autorizzata. Per conoscere il mondo SCREENPRESS EDIZIONI visita il sito www.screenpress.it A mio padre Antonino, morto l’8 dicembre 2001, giorno dedicato all’Immacolata Concezione. Carlo PRESENTAZIONE Ecco, dunque, un prezioso libretto del valido Carlo Mafera, giornalista cattolico, da me ripetutamente sollecitato a raccogliere, in sintesi, alcune conferenze sulla Madonna tenute con felice iniziativa nella chiesa di via Lata in Roma. Lo so, quando si parla della Madonna, non se ne parla mai abbastanza. Recentemente sono usciti anche un altro ottimo libretto del famoso Vescovo di Molfetta, don Tonino Bello (1935-1993), sullo stesso argomento, e così pure sul Cardinale John Henry Newman (1801-1890). Definizioni, anche lì, e preghiere perché pregare è ciò che conta di più. Domenico Rainesi PREFAZIONE Soltanto poche righe per introdurre il lettore a comprendere l’itinerario spirituale di questo libro e le ragioni che mi hanno spinto a scrivere questa serie di articoli e a raccoglierli in una pubblicazione. Ho cercato semplicemente di sostenere la tesi contenuta nel titolo del libro e cioè la presenza costante di Maria nella nostra vita quotidiana. Ho estrapolato più volte alcuni brani del libro di Tonino Bello “Maria, donna dei nostri giorni” perché desideravo mettere in evidenza il modo con cui la Madonna viveva quella dimensione trattata nel singolo articolo. La soluzione mariana da imitare a fronte della dimensione umana mal realizzata dalle persone comuni. In tal modo ho cercato di mettere in confronto le ombre della nostra vita, illuminate discretamente dalla presenza feriale di Maria, così come ipotizzata dal Vescovo di Molfetta di cui è in corso la causa di beatificazione. Sembrerebbe, a prima vista, un tema scontato e acquisito nella coscienza collettiva ma non è così. Purtroppo le cose più evidenti sono spesso nascoste allo sguardo più superficiale tanto che il grande Antoine de Saint-Exupery diceva nel suo celebre libro “Il piccolo principe”: l’essenziale è invisibile agli occhi. Anche in questo caso è vero: la maggior parte di noi, nel percorrere il fascino dell’altrove preferisce rincorrere il divino nei luoghi santi tralasciando il luogo privilegiato dove Egli si manifesta e cioè il vissuto quotidiano. Premetto che non ho nulla contro i luoghi santi o quelli dove sono avvenute le apparizioni. Io stesso sono stato per quindici giorni consecutivi nella Santa Casa di Loreto. Ritengo che siano un canale di evangelizzazione importantissimo e servono a migliorare la nostra fede. Spesso però quest’ultima si ferma ad una devozione superficiale dove prevale il contatto più con il luogo santo che con il divino vero e proprio che è poi in noi stessi. Se pensiamo a cosa rispose Gesù alla samaritana che gli chiedeva 8 dove bisognava adorare Dio e cioè alla Sua affermazione “Non è più tempo di adorare Dio su quel monte o su quell’altro ma in spirito e verità”, si arriva alla conclusione che i veri adoratori cercano di scoprire Dio non in un luogo ma in se stessi: nel loro cuore cambiandolo, convertendolo, disponendolo semplicemente all’ascolto della Parola. In particolare, nella frase pronunciata da Gesù Cristo in croce: “Ecco tua madre, ecco tuo figlio”, Egli ci lascia una sorta di testamento. Nella sua lapidarietà ed essenzialità questa frase contiene delle verità che hanno un valore incommensurabile dal punto di vista spirituale. Ecco è un avverbio di tempo che ha una valenza storica straordinaria e c’è insito il concetto del hic et nunc, del qui e ora. Ma un qui e ora che ha delle implicazioni che si estendono all’eternità. Il rapporto di Maria con noi diventa così eterno. La sua maternità sarà per sempre. Maria diventa madre di tutti: dei sacerdoti, dei laici e anche dei non cristiani. D’altra parte nell’Ave Maria recitiamo “Adesso e nell’ora della nostra morte”. Forse dovremmo recitarla con più attenzione soffermandoci alle singole parole. A questo punto ho cercato, come uno studente che deve compilare la sua tesi di laurea, di sostenerla con argomentazioni valide ed ho trovato nella vita di tanti sacerdoti, di tanti santi o futuri santi, laici e non, come Maria abbia fatto sentire la Sua presenza viva e vitale. Mi è venuto in aiuto proprio quest’anno dedicato al sacerdozio, anno nel quale si sono tenuti i Sabati Mariani nella basilica di Santa Maria in via Lata a Roma. In tale sede si sono svolte le conferenze dei più grandi mariologi italiani che hanno approfondito il tema della relazione di Maria con i sacerdoti e raccogliendole mi è sembrato di scrivere un mini trattato di mariologia, utile e pratico sia per i religiosi che per i laici. A queste conferenze ho aggiunto altri articoli, scritti precedentemente, che trattavano lo stesso argomento. Tutti sono stati pubblicati sul giornale cattolico on-line “Laperfettaletizia” e mi è parso significativo condividere, con i lettori di questo libro, l’itinerario spirituale percorso dal sottoscritto e cioè quello di spostare l’attenzione del fedele sulla “Presenza feriale” di Maria senza metterla in competizione con l’altrettanto importante “Presenza” svolta attraverso le apparizioni. Un’ultima curiosità per il lettore. Stilando la prefazione scritta di getto in riva al Tevere, dopo aver pedalato lungo la pista ciclabile che gli corre parallela, ho aperto un libro 9 regalatomi da mia sorella: “Un volo di farfalla” di Rita Coruzzi. Ho continuato a leggere dal punto in cui ero arrivato e ho letto “... Da questo mio continuo bisogno di creare un contatto con Lei (Maria) forse nasceva proprio il desiderio di essere chiamata da Lei, guidata, accompagnata, in quello che avrei dovuto affrontare nella mia vita. Ho voluto spiegare del mio rapporto con Maria perché mi rendo conto che da lì è nato tutto, ed è stato grazie a Lei che io ho maturato la mia scelta. Maria è sempre stata una presenza costante nella mia vita. Così come Gesù...“ Mi è sembrato un legame trasversale, quello di cui parla Jung. In parole semplici il classico “lupus in fabula”. Stai parlando o scrivendo di una persona e quella appare. Io scrivevo del concetto della presenza di Maria in mezzo a noi e Lei mi dà un segno facendomi aprire un libro proprio alla pagina in cui una persona disabile racconta della stessa cosa di cui stai scrivendo!!! Infine a proposito dell’Ave Maria, nella sua parte finale: “adesso e nell’ora della nostra morte”, desidero ricordare il grande San Giovanni Bosco di cui sono stato allievo alle scuole elementari a Messina negli anni sessanta. Ho tralasciato il “Sabato Mariano” dedicato a lui, dove sono state sottolineate le innumerevoli volte in cui Maria Ausiliatrice si è fatta presente nella vita del santo per soccorrerlo nella realizzazione della sua attività salesiana a favore dei ragazzi. Una presenza concreta, efficace e risolutiva dei numerosi problemi a cui don Bosco andava incontro. Ma soprattutto mi preme ricordare al lettore di questo libro quel “nell’ora della nostra morte”. Infatti nella biografia del santo, curata anche televisivamente qualche anno fa, si può constatare come, nel momento del trapasso, Maria fosse presente, accanto al letto del santo. Egli, con un filo di voce, diceva a don Rua, suo successore, che Maria era lì in mezzo a loro. Ma don Rua non comprendeva e diceva agli astanti “Maria ci proteggerà e veglierà dal cielo su di noi”. E don Bosco di rimando, sempre con un fil di voce, ripeteva “No, no Maria è proprio qui” e così per due o tre volte. Alla fine morì con il desiderio frustrato dal fraintendimento di comunicare la sua gioia, quella della presenza di Maria accanto a lui, nell’ora della sua morte. Forse, uno dei motivi per cui ho scritto questo libro è anche dovuto all’ultima sofferenza di don Bosco: quella del fraintendimento. Desidero concludere questa prefazione citando il trentatreesimo canto del Paradiso di Dante... 10 «Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio, tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì, che ‘l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l’amore, per lo cui caldo ne l’etterna pace così è germinato questo fiore. Qui se’ a noi meridiana face di caritate, e giuso, intra’ mortali, se’ di speranza fontana vivace. Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre sua disianza vuol volar sanz’ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s’aduna quantunque in creatura è di bontate». Con tanta devozione alla Madonna. Carlo Mafera 1 GIORGIO LA PIRA E IL MESSAGGIO DI FATIMA Ecco Maria presente nella vita di Giorgio La Pira “O Madre nostra, quando vogliamo contemplare la bellezza di Dio, ci soffermiamo a mirare con diletto la tua bellezza che dall’eterna luce è riverbero infinito” così inizia una preghiera composta da Giorgio La Pira (1904-1977) durante il periodo dell’oppressione totalitaria. Ciò a dimostrare la fervente devozione alla Madonna del sindaco santo di Firenze e una predilezione filiale espressa in accenti mistici e poetici. Per comprendere meglio il rapporto tra Giorgio La Pira e il messaggio di Fatima bisogna conoscere la centralità del culto mariano nella sua vita interiore e in quella pubblica. Il cristianesimo mariale è stato il fondamento della sua azione politica ritenendo essenziale il ruolo della Madonna, Madre di Dio, nell’opera salvifica di Gesù nei confronti dell’umanità. In particolare l’apparizione di Fatima ha una valenza storico-sociale di importanza fondamentale. La realtà storica e cosmica non può più liberarsi da questo avvenimento che gli è divenuto essenziale. La terra ha fiorito Maria e in questa epoca questa fioritura si è manifestata soprattutto attraverso l’apparizione di Fatima che non potrà essere mai più spenta, cancellata o dimenticata per le sue profonde implicazioni salvifiche. Nell’apparizione di Fatima la Madonna rivela tutta la Sua bellezza e nel cielo dell’umanità si stende questo arcobaleno di intatta purezza che irradia gli splendori della perfezione di Dio proprio attraverso di Lei. Albeggia finalmente nella storia dell’uomo una luce immacolata, una luce senza tanti colori perché inesprimibilmente pura. La visione della Madonna e in particolare di quella di Fatima, narrata da Giorgio La Pira era questa. Da tali premesse si comprende come fosse iscritto profondamente nel suo cuore lo slancio di apostolato mariano che esercitò con grande determinazione. Egli prese, per così dire, il testimone da don Luigi Moresco, il quale nel 1942 era stato a Fatima ed aveva scritto un libro sulle rivelazioni. Nell’ambito di queste rivelazioni c’era 12 il desiderio della Vergine della consacrazione, da parte del Sommo Pontefice, del genere umano in generale e della Russia in particolare, al Cuore Immacolato di Maria. Come tutti sanno, il messaggio terminava con un’affermazione piena di speranza “finalmente il mio Cuore Immacolato trionferà; la Russia si convertirà e vi sarà pace nel mondo”. Don Moresco andò dal Santo Padre dicendogli che la Madonna desiderava che Lui proclamasse la consacrazione del genere umano e della Russia al Suo cuore immacolato. E difatti, esaminando il racconto fatto da Giorgio La Pira, il 31 ottobre 1942 Pio XII faceva questa proclamazione proprio nel momento più tragico della seconda guerra mondiale. Dieci anni dopo, nel 1952, Pio XII rinnovava nella festa (7 luglio) dei Santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dell’Est europeo, la consacrazione della Russia. La Pira, raccogliendo l’eredità di don Moresco, sul messaggio di Fatima, desiderava essere ora lui il propulsore del messaggio proprio in un’epoca malata di catastrofismo e riconosceva negli inviti reiterati dei Russi, che volevano ricambiare la sua accoglienza fatta in precedenza a Firenze, come dei segni importanti e significativi. La Pira considerava il ripetersi delle apparizioni mariane, non come favole raccontate da bambini, come qualcuno voleva far credere ma invece come segni forti dell’intervento di Dio nella storia umana realizzato tramite Maria. Infatti, egli diceva che “Maria è partecipe della regalità di Cristo, è la regina delle nazioni e della pace” ed era certo che ci dovesse essere un rapporto stretto fra i misteriosi colloqui della Madonna, la conversione delle nazioni a Cristo e la pace nella delicatissima epoca nucleare. Con tale consapevolezza, cominciava a fare dei pellegrinaggi mariani partendo però prima per la Francia (Lourdes, Reims, Chartres Saint-Denis, Notre Dame) e poi il 13 luglio 1959 a Fatima, anniversario della terza apparizione, dopo aver incontrato l’allora Cardinal Montini a cui aveva confidato la sua intenzione di voler fare tale pellegrinaggio, ma la decisione di andare a Mosca, La Pira la prese dopo che, sia Montini che Giovanni XXIII avevano ricordato l’uno nell’incontro personale e l’altro in pubblica udienza, le figure dei Santi Cirillo e Metodio che secondo il Pontefice “dischiudono dinnanzi ai nostri occhi orizzonti che di fatto non sappiamo ancora ben contemplare, perché la ‘ferrea cortina’ li copre”, continuava, così Giovanni XXIII “Amiamo pensare che mercé le nostre preghiere e i 13 nostri sacrifici, la Provvidenza divina stia elaborando uno dei più grandi misteri della storia, che sarà il mistero della misericordia del Signore per tutti i popoli”. Per La Pira, le parole di Giovanni XXIII diventeranno delle pietre miliari da percorrere ed il 13 luglio si recò a Fatima per comporre il primo pilone del ponte mariano che si doveva concludere a Mosca. Incontrò il vescovo di Leiria, le monache del convento dove viveva e pregava Lucia l’unica sopravvissuta dei tre pastorelli dell’apparizione, e infine il vescovo di Lisbona a cui chiese la benedizione e il permesso di portare il messaggio della Madonna, in Russia. E così La Pira prese contatto con Bogolomov l’ambasciatore russo a Roma, e il 22 luglio gli telefonò per accettare l’invito che gli era stato fatto più volte. L’ambasciatore era persona di fiducia di Krusciov e Gromiko ed era una vecchia conoscenza di La Pira, perché nel 1956 era andato a Firenze, sembra a consegnare al sindaco “Santo” una copia riservata del rapporto di Nikita Krusciov al XX Congresso del PCUS dove il capo del Soviet Supremo aveva denunciato i crimini staliniani e quindi potrebbe essere verosimile che La Pira fu il primo occidentale a conoscere tale orrenda realtà. Il viaggio fu preparato velocemente e La Pira, dopo aver pregato in varie chiese fiorentine e romane (in particolare in quella di S. Clemente dove sono ricordati i Santi Cirillo e Metodio) partì per Mosca dove arrivò venerdì 14 agosto 1959. Naturalmente anche lì fece i suoi pellegrinaggi presso i luoghi sacri di Mosca, considerato poi che il 15 agosto era la festa dell’assunzione di Maria, evento altamente simbolico per il nostro sindaco santo di Firenze che scelse per l’appunto quella data per creare quel ponte Fatima-Mosca di cui si parlava. La Pira stava realizzando e verificando con quel viaggio, le ipotesi teologiche di lavoro. Era in qualche modo il “facchino” di Dio e qualcuno doveva pur incaricarsi di portare avanti il messaggio di Fatima in quegli anni 50-60, anni delicatissimi di guerra fredda. Nella sue lettere alle claustrali egli definisce le tappe della storia facendo teologia e teleologia della storia. Ecco le direzioni: 1) Verso l’unità della Chiesa (e l’indizione del Concilio ecumenico ne è la prova); 2) Verso la resurrezione delle nazioni cristiane, Russia compresa (la Russia si convertirà); 14 3) Verso l’attrazione misteriosa ma effettiva a Cristo attraverso Maria, di tutto lo spazio delle nazioni di Abramo, lo spazio di Israele ed Ismaele (perché l’apparizione di Maria proprio a Fatima, nome della figlia prediletta di Maometto?); 4) Verso l’attrazione misteriosa ma effettiva (malgrado tutto) di tutte le nazioni di Asia ed Africa a Cristo; 5) Verso un’epoca nuova (planetaria) nella quale si edifica faticosamente ma irresistibilmente la pace di tutti i popoli della terra (... finalmente il mio Cuore immacolato trionferà la Russia si convertirà e vi sarà pace nel mondo). La Pira sposa fedelmente il messaggio di Fatima, quando poi indica gli strumenti per realizzare queste ipotesi di lavoro e cioè l’orazione e la penitenza: i due strumenti soprannaturali indicati dalla Madonna ai pastorelli. “Strumenti di azione storica: vere forze nucleari inserite da Dio nel sistema della forze storiche delle nazioni. E così La Pira si chiede cosa dovesse fare praticamente: 1) “ricorrere alle misteriose ed invincibili forze oranti e penitenti dei nostri tremila monasteri di clausura del mondo”; 2) “portare” queste forze oranti e penitenti nel cuore stesso cristiano delle nazioni, Russia compresa, Islam compreso”. In buona sostanza affermava La Pira nella lettera alle claustrali (la numero 28) bisognava “assediare Gerico, la città “dalle mura munite e chiuse”, circuirla di notte e di giorno con l’orazione, e ciò fino a quando le mura munite e chiuse fossero pacificamente cadute”. Abbiamo prima ricordato i gesti mariani di Pio XII cioè la consacrazione della Russia nel 1942 e poi nel 1952 ma ancor più importante l’enciclica AD COELI REGINAM dove viene messa in evidenza la regalità di Maria sui popoli e sulle nazioni e quindi sull’intera storia del mondo istituendo la festa di Maria Regina il giorno 31 maggio. Sono tutte tappe mariane del pontificato di Pio XII collegate al fondamentale assunto teologico del dogma dell’Assunzione che si radica nel messaggio di Fatima e che ha come obiettivo principale l’enorme dramma della storia della Russia contemporanea e il suo ritorno alla casa paterna. Era il pensiero centrale del Vicario di Cristo che non si staccò mai da quel nodo drammatico della storia del mondo. 15 Ma purtroppo Pio XII come Mosé non poté vedere la terra promessa e passò il testimone a Giovanni XXIII che ebbe la grande intuizione teologica che non ci sarebbe stata unità e pace tra le nazioni se non ci fosse stata unità e pace nella Chiesa e convocò il concilio ecumenico. La Pira comprese sempre di più che il nodo storico era sempre la Russia con tutti i suoi errori ed orrori storici ma comprese pure l’alto valore profetico del messaggio di Fatima e gli sembrava infatti sentire i profeti stessi... “Israele tornerà al Signore; Gerusalemme tornerà al suo Dio e le sue mura, il suo tempio, le sue case, i suoi palazzi saranno ricostruiti”. Infatti dal 1953 in poi successero molti avvenimenti che sembravano preludere a guerre e distruzioni e invece grazie al messaggio di Fatima sono state quasi “costrette” ad avviarsi verso la pace e la distensione verso l’amore e la speranza. La storia della Chiesa e delle nazioni andava profondamente mutando: una gestazione di pace e di speranza veniva creandosi. L’alba del 1959 fa spuntare come arcobaleno, sull’orizzonte della Chiesa e delle Nazioni, il concilio ecumenico. E La Pira sente che il Signore si serve di lui per portare avanti il messaggio di Fatima; sente che andare a Cava da Iria per prendere fisicamente la profezia della Madonna, proprio là dove era stata rivelata per recarle di persona ai suoi più diretti destinatari: il popolo russo, la Chiesa russa e lo Stato russo. Era suo compito come una semplice “facchino” di Dio. Era lui la persona più indicata in quanto lui era sindaco di Firenze la città che 520 anni prima (nel 1439) aveva ospitato il concilio ecumenico dove c’era stato un “Atto di Pace”, tra la Chiesa d’occidente e la Chiesa d’oriente. Lui era la persona più indicata perché dal 1951 al 1954 aveva organizzato a Firenze i convegni internazionali per la pace la civiltà cristiana e nel 1955 (4 ottobre) aveva invitato tutti i sindaci di tutte le città capitali del mondo, compreso quello di Mosca, per rivendicare il diritto alla vita della città schiacciate dalle politiche nazionali. “Ebbene” afferma La Pira nelle lettere alle claustrali “... tutta la nostra azione a Firenze ha avuto sempre questa fondamentale direzione: ha mirato sempre alla Russia Cristiana. Il “problema” importato a Firenze (nei convegni della pace insieme con quelli dei sindaci e con altre iniziative) è stato unicamente (in certo senso) quello russo”. 16 Quindi continua La Pira “Ecco Madre Reverenda il significato e la finalità del mio viaggio: fare il ponte mariano di speranza di preghiera e di pace fra Fatima e Mosca”. È chiaro che ci fu la preparazione di chi andava in una città santa, e La Pira moltiplicò la sua orazione andando a pregare per esempio a La Verna, a S. Maria Novella, presso la tomba del metropolita di Kiev morto lì nel 1439 durante il citato concilio ecumenico e soprattutto sulla tomba dei SS. Cirillo e Metodio nella chiesa di S. Clemente a Roma (evangelizzatori dei popoli slavi). E così all’arrivo a Mosca il 14 agosto 1959, prima di incontrare il Soviet Supremo, continuò la sua orazione il giorno 15, giorno dell’Assunzione scelto appositamente, presso la chiesa di S. Luigi dei Francesi e presso il monastero di Zagorsk davanti alla tomba di S. Sergio. Cosa sorprendente per La Pira: la Chiesa di S. Luigi era gremita di fedeli e la loro orazione era fervida. Egli rimase commosso e stupefatto per questa visione di fede e di preghiera proprio nella capitale dell’ateismo. Poi il sindaco di Firenze andò a Zagorsk a circa 40 km da Mosca e lì si presentò uno spettacolo di incomparabile bellezza: un monastero grande quasi come una città e lì venne accolto festosamente dal Rettore dell’Accademia Teologica che gli disse “il popolo russo ha cambiato l’economia, ha cambiato politica ma non ha cambiato fede”. La Pira gli ricordò di non essere solo ma in compagnia di centinaia di monasteri femminili di clausura del mondo, e alla meraviglia dell’interlocutore, gli spiegò la logica di queste missioni invisibili per le quali egli mandava delle circolari a tutti i monasteri di clausura perché questi garantissero preghiere per le sue iniziative politico-religiose. Il Rettore gli chiese di mandare anche a loro queste circolari e La Pira promise di farlo. Ed ecco finalmente l’incontro con il Soviet Supremo. La Pira esordì dicendo “Signori io sono un credente cristiano e dunque parto da un’ipotesi di lavoro che, per me, non è soltanto di fede religiosa ma razionalmente scientifica. Credo nella presenza di Dio nella storia e dunque nell’incarnazione e nella resurrezione di Cristo dopo la morte in Croce; credo che la resurrezione di Cristo è un evento di salvezza che attrae a sé i secoli e le nazioni. Credo dunque nella forza storica della preghiera. Quindi secondo questa logica ho deciso di dare un contributo alla coesistenza pacifica est-ovest come 17 dice il Sig. Krusciov, facendo un ponte di preghiera fra occidente e oriente per sostenere come posso, la grande edificazione di pace nella quale tutti siamo impegnati. C’è chi ha le bombe atomiche, io ho soltanto le bombe della preghiera, e siccome ogni ponte ha due piloni, sono andato prima nel santuario occidentale di Fatima, dove la Madonna ha promesso la pace collegandola alla tradizione cristiana della Russia e poi mi sono recato, l’altro ieri, giorno dell’Assunta nel vostro tradizionale santuario della Santissima Trinità a Zagorsk a pregare sulla tomba di S. Sergio e sotto le icone del vostro più grande agiografo Andrey Rubliov parente spirituale del Beato Angelico della mia Firenze. Dunque, Signori del Soviet Supremo, il nostro disegno architettonico, deve essere questo: dare ai popoli la pace, costruire case, fecondare i campi, aprire officine, scuole e ospedali, far fiorire le arti e giardini, ricostruire ovunque le chiese e le cattedrali. Perché la pace deve essere costruita a più piani, a ogni livello della realtà umana economico sociale, politico, culturale, religioso. Soltanto così il nostro ponte di pace tra oriente e occidente diventerà incrollabile. E così lavoreremo per il più grande ideale storico della nostra epopea un pacifico tempo di avvento umano e cristiano”. Ricorda Giorgio La Pira in una delle sue lettere alle claustrali che i suoi interlocutori lo guardavano esterrefatti. Eppure non si poteva non dire che il suo ragionamento fosse di una logicità stringente. La Pira continua nella sua lettera alla reverenda madre di aver detto al Soviet: “Ricordatevi. I popoli battezzati sono come gli uccelli e come i pesci che tornano sempre, anche da molto lontano, ai loro nidi. Tornano alla casa paterna dove sono nati e dalla quale sono partiti; si ricordano e tornano (come dice la parabola e come dice un celebre salmo, il salmo 21). Così i vostri popoli si ricorderanno (anzi sono già in via di ricordarsi) delle bellezze della pace, della gioia della casa natale e torneranno ad essa! E daranno gioia al Padre celeste: dalle rive dolorose dei fiumi di Babilonia (Sal. 136) si ricorderanno di Gerusalemme lontana e distrutta e piangeranno e prenderanno la strada del ritorno! Ecco il messaggio di Fatima: finalmente il mio cuore Immacolato trionferà, la Russia si convertirà e vi sarà pace nel mondo. Ecco Madre Reverenda la sostanza dei miei colloqui”. Questo raccontò La Pira alla sua interlocutrice dimostrando di essere stato un interprete fedele del messaggio di Fatima, di averlo in- 18 carnato e di averlo portato avanti con passione e con fede. E quando dice più avanti “I risultati? Madre Reverenda, Dio solo li conosce: non c’è che ripetere la frase di S. Paolo: Ego plantavi, Apollo rigavit, Deus autem incrementum dedit”. Bene, noi possiamo affermare uomini del 2007 che non dovette passare molto tempo perché dal 1959 al 1989, anno della caduta del comunismo e del Muro di Berlino, ci furono soltanto 40 anni di distanza. Ora nelle terre dell’est le cose sono profondamente cambiate e personalmente sono rimasto commosso dai racconti che ho potuto ascoltare il 17 novembre 2007 all’auditorium Augustinianum, fatti dall’Arcivescovo di Minsk mons. Tadeusz Kondruziewicz. Egli ha potuto affermare con soddisfazione, che dopo tanti anni di persecuzioni, finalmente l’attività religiosa in Bielorussia e in Ucraina è molto intensa con continue nascite di vocazioni, di seminari e di tante realtà cattoliche. Così anche la relazione di padre Paulo Vyschkovksy è stata toccante e commovente per la crudezza dei racconti di martirio in terra ucraina di cui lui non è stato solo testimone oculare ma anche e purtroppo un testimone che ha subito sulla sua pelle, la sofferenza inflittagli dagli aguzzini. Fortunatamente la situazione è ora cambiata e la libertà religiosa è ormai una realtà consolidata. Ma, ricollegandomi a Giorgio La Pira e alla sua fede incrollabile nell’intervento di Dio nella Storia (in questo caso particolare attraverso la Madonna), mi ha particolarmente colpito l’intervento di padre Alessandro Apollonio. Egli affermava tra le altre cose in quella bellissima serata del 17 novembre che non esiste una storia profana e una storia sacra ma in definitiva esiste solo una storia sacra perché ogni avvenimento anche il più banale può ricollegarsi al sacro perché utilizzato da Dio in tal senso. Allora mi domando, rispondendomi quindi affermativamente, se tutte le cose fatte e dette da Giorgio La Pira nel luglio e nell’agosto del 1959 non abbiano contribuito a portare i frutti che vediamo oggi e che la Madonna si sia servita anche di lui per affermare più presto e meglio la sua profezia. 2 SABATI MARIANI: AL VIA A ROMA IL CICLO DI INCONTRI SULLE FIGURE SACERDOTALI MARIANE Ecco Maria presente nella vita di S. Tommaso “Figure sacerdotali mariane, ieri e oggi”, è il tema che accompagnerà la 32.ma edizione dei Sabati Mariani, che si è aperta il 28 novembre a Roma, nella Basilica di Santa Maria in via Lata, in via del Corso. La serie di Sabati Mariani si prolungherà fino al 29 maggio 2010, in concomitanza con l’anno dedicato da Benedetto XVI al sacerdozio. Per questo motivo i promotori del Centro di cultura Mariana hanno deciso di mettere al centro di questa edizione i grandi sacerdoti della storia che tanto hanno amato la Vergine Maria, di Lei hanno scritto e a Lei hanno consacrato intere famiglie religiose. L’obiettivo dell’iniziativa resta comunque l’approfondimento, dall’Avvento alla Pentecoste, della figura di Maria e del posto che la Vergine ha nel mistero di Cristo e della Chiesa. Perché il sabato - si legge nella nota degli organizzatori - “per antica tradizione è stato consacrato dalla Chiesa a Maria ed è chiamato Santa Maria in sabato, memoria viva di quel Sabato Santo nel quale solo la Madre mantenne indubitata la fede e salda la sua speranza nella trepida attesa della Resurrezione del Signore”. Sabato 12 dicembre mons. Cristoforo Charamsa, Officiale della Congregazione per la dottrina della fede, ha tenuto una lectio magistralis sul tema “La Vergine Maria in San Tommaso d’Aquino (1225-1274)“. Ad un primo sguardo sembrerebbe che il santo aquinate non abbia approfondito più di tanto sulla Madre di Dio. Infatti le pagine che egli ha dedicato a Maria sono relativamente poche rispetto alla grande mole della sua opera teologica ma non è la quantità che conta ma sempre la qualità. Egli infatti, con l’articolazione geniale delle varie componenti, i suoi metodi di ricerca e l’impostazione stessa che egli ha dato alla dottrina mariana, ha fatto in modo che i suoi successori avessero degli spunti di riflessione e degli orientamenti fondamentali per gli sviluppi della mariologia e per la sua strutturazione scientifica. La dottrina di Tommaso sulla Madre di Dio è profondamente inserita nella sua cristologia e si sviluppa su basi teologiche rigorose. Egli considera 20 l’insieme del piano di Dio, che prevede, dopo l’allontanamento provocato dal peccato, il nostro ritorno a lui mediante l’incarnazione del Figlio suo. In questo mistero di salvezza Maria svolge un ruolo essenziale. Tommaso attinge questa visione soteriologica dalla Scrittura e conforta le sue tesi con l’autorità dei concili e dei Padri della Chiesa sia latina che orientale. Ricorre specialmente ad Ambrogio, Girolamo, Agostino, Leone Magno, Anselmo, Bernardo, Ugo di San Vittore, Giovanni Crisostomo, Cirillo di Alessandria, Giovanni Damasceno. Ricorda molto la dottrina mariana di S. Tommaso un passaggio dell’inno Akathistos dove si mette in evidenza l’importanza, nella stanza 13, della cooperazione di Maria all’opera di salvezza di tutti noi... Nell’evento di salvezza Maria è la trama su cui si snoda proprio la storia salvifica e ne è attivamente partecipe; non è semplicemente uno strumento che per fede ed ubbidienza, con il suo fiat, permette a Cristo di entrare nella Storia, ma vi partecipa con il suo essere Thethokos (Madre di Dio), con la sua Persona e con il suo essere “Sposa” del Verbo di Dio e davanti al quale ha perorato la causa dell’umanità... mons. Cristoforo Charamsa, nella sua prolusione ha sottolineato che la Vergine “lo aveva nominato suo dottore e che lui segnava le pagine che scriveva affidandole a Maria”. “Fra Reginaldo, il biografo di S. Tommaso - ha detto mons. Charamsa - scriveva che la Vergine apparse a S. Tommaso prima di morire assicurandogli il successo della sua opera”. I biografi successivi hanno sottolineato la singolare devozione mariana che egli incominciò a nutrire fin da quando era ancora bambino. Entrato nell’ordine dei frati predicatori, vi respirò quell’atmosfera di pietà mariana che caratterizzò l’ordine fin dai suoi inizi; né può essere sottovalutato l’influsso personale del suo grande maestro Alberto Magno. C’era in Tommaso una finissima devozione verso La Vergine tanto che la chiamava dolcemente “Madre di Dio e Madre Nostra”. “Maria - ha detto Charamsa - è presente nell’opuscolo “Sul saluto dell’angelo” dove Tommaso diventa un architetto del mistero di Dio inserendo mirabilmente Maria in questa cattedrale teologica”. “Ma la cosa importante - ha proseguito mons. Charamsa - è che Maria è stata sempre inscindibilmente legata al mistero dell’incarnazione del Figlio”. “E così S. Tommaso - approfondendo un altro tema - nel “Saluto dell’angelo” sottolinea come Eva nel cercare il frutto non trovò ciò che desiderava ma trovò il piacere mentre Maria trovò l’unione con Dio”. “Maria - ha concluso mons. INDICE Presentazione Prefazione pag. 5 7 1 Giorgio La Pira e il messaggio di Fatima 11 2 Sabati Mariani: al via a Roma il ciclo di incontri sulle figure sacerdotali mariane 19 3 La sollecitudine mariana del vescovo Tonino Bello 22 4 La Beata Suor Marie-Alphonsine Danil Ghattas ai Sabati Mariani presentata da S.E. Angelo Amato 25 5 Il Santo Rosario e i pontefici 30 6 S. Massimiliano Maria Kolbe al settimo incontro dei sabati mariani nella chiesa di S. Maria in via Lata a Roma 38 Ai Sabati Mariani la figura del venerabile Jean Jacques Olier, sacerdote mariano del XVII secolo, presentata da padre Sergio Gaspari 42 Il sacerdozio e Maria in San Giovanni d’Avila ai sabati mariani nella basilica di S. Maria in via Lata 45 9 “Hans Urs Von Balthasar e Maria, icona della chiesa” 51 10 San Gabriele dell’Addolorata con San Luigi de Montfort ai Sabati Mariani 58 Padre Stefano De Fiores all’XI Sabato Mariano con “Maria nella vita presbiterale del beato Antonio Rosmini” 64 Il magnificat di Origene al XII incontro dei Sabati Mariani presentato dal predicatore della casa pontificia, don Enrico dal Covolo 69 Padre Sabatino Majorano presenta Sant’Alfonso Maria de Liguori 72 7 8 11 12 13 192 14 15 L’insegnamento sacerdotale mariano di San Luigi Maria di Monfort pag. 75 Padre Salvatore Perrella ha presentato «Giovanni Paolo II, “doctor marianus” del nostro tempo» nel XV Sabato Mariano 79 «San Giovanni della Croce e la Vergine Maria», tema del XVI Sabato Mariano nella chiesa di S. Maria in via Lata a Roma 85 «Gabriele M. Roschini e Ignacio M. Calabuig: due Servi di Maria, che hanno segnato il tempo pre e post-conciliare» ai Sabati Mariani 87 18 San Bernardo, cantore di Maria ai Sabati Mariani 89 19 Maria nell’esperienza del Card. John Henry Newman 93 20 La spiritualità mariana del beato Ferdinando M. Baccilieri, fondatore delle Serve di Maria di Galeazza 99 16 17 21 I Sabati Mariani verso la loro conclusione: «Maria, la Madre del Salvatore: il contributo mariano di Karl Rahner» 105 «Il russo padre Sergio Nicola Bulgakov: Maria, la portatrice dello Spirito (pneumatofora)» all’ultimo Sabato Mariano 109 Altri articoli mariani e non 115 23 L’akathistos 117 24 Alla ricerca del volto 123 25 Beato Angelico, l’alba del Rinascimento la mostra al Palazzo dei Caffarelli a Roma 126 “Carlo Carretto. l’impegno, il silenzio, la speranza” di Alberto Chiara 128 27 I mille titoli di Maria 132 28 “Il mistero di Maria” di Luce Irigaray 135 29 Il voltarsi indietro della moglie di Lot e invece il cammino in avanti di Maria 137 22 26 193 30 La Trinità del Rublev: i suoi significati teologici e il tema dell’accoglienza in Maria pag. 141 31 Maria e la liturgia 149 32 Il pellegrinaggio al Santuario della SS. Trinità a Vallepietra 153 33 Il tempo libero è un tempo sacro santo come il tempo dedicato al lavoro 159 Padre Marcello della Vergine del Carmelo e la presenza di Maria nella sua vita 166 Sine dominico non possumus il terzo Comandamento: ricordati di santificare le feste 172 36 Un approccio diverso alla santità 176 37 “Lourdes - I miei giorni con Maria” di Alessandra Borghese 179 38 “Un volo di farfalla” di Rita Coruzzi 181 39 Papa Pacelli e gli Ebrei 184 34 35 Finito di stampare il 16 luglio 2010 presso Screenpress Edizioni - Via Monte S. Giuliano, 44 - 91100 Trapani Printed in Italy