MARIA È QUI.
PRESENTE NELLA
NOSTRA VITA
Per un’autentica filialità mariana
Carlo Mafera
Proprietà letteraria riservata
© 2010 Screenpress Edizioni - Trapani
In copertina: Riproduzione su tavola di icona russa rappresentante la Madre di Dio di Vladìmir
eseguita da Veronica Cavallo
ISBN 978-88-96571-16-3
È vietata la riproduzione, anche parziale,
con qualsiasi mezzo effettuata compresa la fotocopia,
anche a uso interno o didattico, non autorizzata.
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A mio padre Antonino, morto l’8 dicembre 2001,
giorno dedicato all’Immacolata Concezione.
Carlo
PRESENTAZIONE
Ecco, dunque, un prezioso libretto del valido Carlo Mafera, giornalista cattolico, da me ripetutamente sollecitato a raccogliere, in sintesi, alcune conferenze sulla Madonna tenute con felice iniziativa
nella chiesa di via Lata in Roma.
Lo so, quando si parla della Madonna, non se ne parla mai abbastanza. Recentemente sono usciti anche un altro ottimo libretto
del famoso Vescovo di Molfetta, don Tonino Bello (1935-1993), sullo
stesso argomento, e così pure sul Cardinale John Henry Newman
(1801-1890). Definizioni, anche lì, e preghiere perché pregare è ciò
che conta di più.
Domenico Rainesi
PREFAZIONE
Soltanto poche righe per introdurre il lettore a comprendere l’itinerario spirituale di questo libro e le ragioni che mi hanno spinto a
scrivere questa serie di articoli e a raccoglierli in una pubblicazione.
Ho cercato semplicemente di sostenere la tesi contenuta nel titolo del libro e cioè la presenza costante di Maria nella nostra vita
quotidiana.
Ho estrapolato più volte alcuni brani del libro di Tonino Bello
“Maria, donna dei nostri giorni” perché desideravo mettere in evidenza il modo con cui la Madonna viveva quella dimensione trattata nel singolo articolo. La soluzione mariana da imitare a fronte
della dimensione umana mal realizzata dalle persone comuni. In tal
modo ho cercato di mettere in confronto le ombre della nostra
vita, illuminate discretamente dalla presenza feriale di Maria, così
come ipotizzata dal Vescovo di Molfetta di cui è in corso la causa
di beatificazione.
Sembrerebbe, a prima vista, un tema scontato e acquisito nella
coscienza collettiva ma non è così. Purtroppo le cose più evidenti
sono spesso nascoste allo sguardo più superficiale tanto che il
grande Antoine de Saint-Exupery diceva nel suo celebre libro “Il
piccolo principe”: l’essenziale è invisibile agli occhi. Anche in questo caso è vero: la maggior parte di noi, nel percorrere il fascino
dell’altrove preferisce rincorrere il divino nei luoghi santi tralasciando il luogo privilegiato dove Egli si manifesta e cioè il vissuto
quotidiano. Premetto che non ho nulla contro i luoghi santi o quelli
dove sono avvenute le apparizioni. Io stesso sono stato per quindici giorni consecutivi nella Santa Casa di Loreto. Ritengo che
siano un canale di evangelizzazione importantissimo e servono a
migliorare la nostra fede. Spesso però quest’ultima si ferma ad
una devozione superficiale dove prevale il contatto più con il luogo
santo che con il divino vero e proprio che è poi in noi stessi. Se
pensiamo a cosa rispose Gesù alla samaritana che gli chiedeva
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dove bisognava adorare Dio e cioè alla Sua affermazione “Non è
più tempo di adorare Dio su quel monte o su quell’altro ma in spirito e verità”, si arriva alla conclusione che i veri adoratori cercano
di scoprire Dio non in un luogo ma in se stessi: nel loro cuore cambiandolo, convertendolo, disponendolo semplicemente all’ascolto
della Parola. In particolare, nella frase pronunciata da Gesù Cristo
in croce: “Ecco tua madre, ecco tuo figlio”, Egli ci lascia una sorta
di testamento. Nella sua lapidarietà ed essenzialità questa frase
contiene delle verità che hanno un valore incommensurabile dal
punto di vista spirituale. Ecco è un avverbio di tempo che ha una
valenza storica straordinaria e c’è insito il concetto del hic et nunc,
del qui e ora. Ma un qui e ora che ha delle implicazioni che si
estendono all’eternità. Il rapporto di Maria con noi diventa così
eterno. La sua maternità sarà per sempre. Maria diventa madre
di tutti: dei sacerdoti, dei laici e anche dei non cristiani. D’altra
parte nell’Ave Maria recitiamo “Adesso e nell’ora della nostra
morte”. Forse dovremmo recitarla con più attenzione soffermandoci alle singole parole. A questo punto ho cercato, come uno
studente che deve compilare la sua tesi di laurea, di sostenerla
con argomentazioni valide ed ho trovato nella vita di tanti sacerdoti, di tanti santi o futuri santi, laici e non, come Maria abbia fatto
sentire la Sua presenza viva e vitale. Mi è venuto in aiuto proprio
quest’anno dedicato al sacerdozio, anno nel quale si sono tenuti
i Sabati Mariani nella basilica di Santa Maria in via Lata a Roma.
In tale sede si sono svolte le conferenze dei più grandi mariologi
italiani che hanno approfondito il tema della relazione di Maria con
i sacerdoti e raccogliendole mi è sembrato di scrivere un mini trattato di mariologia, utile e pratico sia per i religiosi che per i laici. A
queste conferenze ho aggiunto altri articoli, scritti precedentemente, che trattavano lo stesso argomento. Tutti sono stati pubblicati sul giornale cattolico on-line “Laperfettaletizia” e mi è parso
significativo condividere, con i lettori di questo libro, l’itinerario spirituale percorso dal sottoscritto e cioè quello di spostare l’attenzione del fedele sulla “Presenza feriale” di Maria senza metterla in
competizione con l’altrettanto importante “Presenza” svolta attraverso le apparizioni. Un’ultima curiosità per il lettore. Stilando la
prefazione scritta di getto in riva al Tevere, dopo aver pedalato
lungo la pista ciclabile che gli corre parallela, ho aperto un libro
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regalatomi da mia sorella: “Un volo di farfalla” di Rita Coruzzi. Ho
continuato a leggere dal punto in cui ero arrivato e ho letto “... Da
questo mio continuo bisogno di creare un contatto con Lei (Maria)
forse nasceva proprio il desiderio di essere chiamata da Lei, guidata, accompagnata, in quello che avrei dovuto affrontare nella
mia vita. Ho voluto spiegare del mio rapporto con Maria perché mi
rendo conto che da lì è nato tutto, ed è stato grazie a Lei che io
ho maturato la mia scelta. Maria è sempre stata una presenza costante nella mia vita. Così come Gesù...“ Mi è sembrato un legame
trasversale, quello di cui parla Jung. In parole semplici il classico
“lupus in fabula”. Stai parlando o scrivendo di una persona e
quella appare. Io scrivevo del concetto della presenza di Maria in
mezzo a noi e Lei mi dà un segno facendomi aprire un libro proprio
alla pagina in cui una persona disabile racconta della stessa cosa
di cui stai scrivendo!!! Infine a proposito dell’Ave Maria, nella sua
parte finale: “adesso e nell’ora della nostra morte”, desidero ricordare il grande San Giovanni Bosco di cui sono stato allievo alle
scuole elementari a Messina negli anni sessanta. Ho tralasciato il
“Sabato Mariano” dedicato a lui, dove sono state sottolineate le innumerevoli volte in cui Maria Ausiliatrice si è fatta presente nella
vita del santo per soccorrerlo nella realizzazione della sua attività
salesiana a favore dei ragazzi. Una presenza concreta, efficace e
risolutiva dei numerosi problemi a cui don Bosco andava incontro.
Ma soprattutto mi preme ricordare al lettore di questo libro quel
“nell’ora della nostra morte”. Infatti nella biografia del santo, curata
anche televisivamente qualche anno fa, si può constatare come,
nel momento del trapasso, Maria fosse presente, accanto al letto
del santo. Egli, con un filo di voce, diceva a don Rua, suo successore, che Maria era lì in mezzo a loro. Ma don Rua non comprendeva e diceva agli astanti “Maria ci proteggerà e veglierà dal cielo
su di noi”. E don Bosco di rimando, sempre con un fil di voce, ripeteva “No, no Maria è proprio qui” e così per due o tre volte. Alla
fine morì con il desiderio frustrato dal fraintendimento di comunicare la sua gioia, quella della presenza di Maria accanto a lui, nell’ora della sua morte. Forse, uno dei motivi per cui ho scritto
questo libro è anche dovuto all’ultima sofferenza di don Bosco:
quella del fraintendimento. Desidero concludere questa prefazione
citando il trentatreesimo canto del Paradiso di Dante...
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«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridiana face
di caritate, e giuso, intra’ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre
sua disianza vuol volar sanz’ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate».
Con tanta devozione alla Madonna.
Carlo Mafera
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GIORGIO LA PIRA E IL MESSAGGIO DI FATIMA
Ecco Maria presente nella vita di Giorgio La Pira
“O Madre nostra, quando vogliamo contemplare la bellezza di Dio,
ci soffermiamo a mirare con diletto la tua bellezza che dall’eterna
luce è riverbero infinito” così inizia una preghiera composta da Giorgio La Pira (1904-1977) durante il periodo dell’oppressione totalitaria.
Ciò a dimostrare la fervente devozione alla Madonna del sindaco
santo di Firenze e una predilezione filiale espressa in accenti mistici
e poetici. Per comprendere meglio il rapporto tra Giorgio La Pira e il
messaggio di Fatima bisogna conoscere la centralità del culto mariano nella sua vita interiore e in quella pubblica. Il cristianesimo mariale è stato il fondamento della sua azione politica ritenendo
essenziale il ruolo della Madonna, Madre di Dio, nell’opera salvifica
di Gesù nei confronti dell’umanità.
In particolare l’apparizione di Fatima ha una valenza storico-sociale di importanza fondamentale. La realtà storica e cosmica non
può più liberarsi da questo avvenimento che gli è divenuto essenziale. La terra ha fiorito Maria e in questa epoca questa fioritura si è
manifestata soprattutto attraverso l’apparizione di Fatima che non
potrà essere mai più spenta, cancellata o dimenticata per le sue
profonde implicazioni salvifiche.
Nell’apparizione di Fatima la Madonna rivela tutta la Sua bellezza
e nel cielo dell’umanità si stende questo arcobaleno di intatta purezza che irradia gli splendori della perfezione di Dio proprio attraverso di Lei. Albeggia finalmente nella storia dell’uomo una luce
immacolata, una luce senza tanti colori perché inesprimibilmente
pura. La visione della Madonna e in particolare di quella di Fatima,
narrata da Giorgio La Pira era questa.
Da tali premesse si comprende come fosse iscritto profondamente nel suo cuore lo slancio di apostolato mariano che esercitò
con grande determinazione. Egli prese, per così dire, il testimone da
don Luigi Moresco, il quale nel 1942 era stato a Fatima ed aveva
scritto un libro sulle rivelazioni. Nell’ambito di queste rivelazioni c’era
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il desiderio della Vergine della consacrazione, da parte del Sommo
Pontefice, del genere umano in generale e della Russia in particolare, al Cuore Immacolato di Maria. Come tutti sanno, il messaggio
terminava con un’affermazione piena di speranza “finalmente il mio
Cuore Immacolato trionferà; la Russia si convertirà e vi sarà pace nel
mondo”.
Don Moresco andò dal Santo Padre dicendogli che la Madonna
desiderava che Lui proclamasse la consacrazione del genere umano
e della Russia al Suo cuore immacolato. E difatti, esaminando il racconto fatto da Giorgio La Pira, il 31 ottobre 1942 Pio XII faceva questa proclamazione proprio nel momento più tragico della seconda
guerra mondiale. Dieci anni dopo, nel 1952, Pio XII rinnovava nella
festa (7 luglio) dei Santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dell’Est europeo, la consacrazione della Russia. La Pira, raccogliendo l’eredità
di don Moresco, sul messaggio di Fatima, desiderava essere ora lui
il propulsore del messaggio proprio in un’epoca malata di catastrofismo e riconosceva negli inviti reiterati dei Russi, che volevano ricambiare la sua accoglienza fatta in precedenza a Firenze, come dei
segni importanti e significativi. La Pira considerava il ripetersi delle
apparizioni mariane, non come favole raccontate da bambini, come
qualcuno voleva far credere ma invece come segni forti dell’intervento di Dio nella storia umana realizzato tramite Maria. Infatti, egli diceva che “Maria è partecipe della regalità di Cristo, è la regina delle
nazioni e della pace” ed era certo che ci dovesse essere un rapporto
stretto fra i misteriosi colloqui della Madonna, la conversione delle
nazioni a Cristo e la pace nella delicatissima epoca nucleare.
Con tale consapevolezza, cominciava a fare dei pellegrinaggi mariani partendo però prima per la Francia (Lourdes, Reims, Chartres
Saint-Denis, Notre Dame) e poi il 13 luglio 1959 a Fatima, anniversario della terza apparizione, dopo aver incontrato l’allora Cardinal
Montini a cui aveva confidato la sua intenzione di voler fare tale pellegrinaggio, ma la decisione di andare a Mosca, La Pira la prese
dopo che, sia Montini che Giovanni XXIII avevano ricordato l’uno
nell’incontro personale e l’altro in pubblica udienza, le figure dei
Santi Cirillo e Metodio che secondo il Pontefice “dischiudono dinnanzi ai nostri occhi orizzonti che di fatto non sappiamo ancora ben
contemplare, perché la ‘ferrea cortina’ li copre”, continuava, così
Giovanni XXIII “Amiamo pensare che mercé le nostre preghiere e i
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nostri sacrifici, la Provvidenza divina stia elaborando uno dei più
grandi misteri della storia, che sarà il mistero della misericordia del
Signore per tutti i popoli”.
Per La Pira, le parole di Giovanni XXIII diventeranno delle pietre
miliari da percorrere ed il 13 luglio si recò a Fatima per comporre il
primo pilone del ponte mariano che si doveva concludere a Mosca.
Incontrò il vescovo di Leiria, le monache del convento dove viveva
e pregava Lucia l’unica sopravvissuta dei tre pastorelli dell’apparizione, e infine il vescovo di Lisbona a cui chiese la benedizione e il
permesso di portare il messaggio della Madonna, in Russia.
E così La Pira prese contatto con Bogolomov l’ambasciatore
russo a Roma, e il 22 luglio gli telefonò per accettare l’invito che gli
era stato fatto più volte. L’ambasciatore era persona di fiducia di Krusciov e Gromiko ed era una vecchia conoscenza di La Pira, perché
nel 1956 era andato a Firenze, sembra a consegnare al sindaco
“Santo” una copia riservata del rapporto di Nikita Krusciov al XX
Congresso del PCUS dove il capo del Soviet Supremo aveva denunciato i crimini staliniani e quindi potrebbe essere verosimile che
La Pira fu il primo occidentale a conoscere tale orrenda realtà.
Il viaggio fu preparato velocemente e La Pira, dopo aver pregato
in varie chiese fiorentine e romane (in particolare in quella di S. Clemente dove sono ricordati i Santi Cirillo e Metodio) partì per Mosca
dove arrivò venerdì 14 agosto 1959.
Naturalmente anche lì fece i suoi pellegrinaggi presso i luoghi
sacri di Mosca, considerato poi che il 15 agosto era la festa dell’assunzione di Maria, evento altamente simbolico per il nostro sindaco santo di Firenze che scelse per l’appunto quella data per
creare quel ponte Fatima-Mosca di cui si parlava.
La Pira stava realizzando e verificando con quel viaggio, le ipotesi
teologiche di lavoro. Era in qualche modo il “facchino” di Dio e qualcuno doveva pur incaricarsi di portare avanti il messaggio di Fatima
in quegli anni 50-60, anni delicatissimi di guerra fredda.
Nella sue lettere alle claustrali egli definisce le tappe della storia
facendo teologia e teleologia della storia. Ecco le direzioni:
1) Verso l’unità della Chiesa (e l’indizione del Concilio ecumenico
ne è la prova);
2) Verso la resurrezione delle nazioni cristiane, Russia compresa
(la Russia si convertirà);
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3) Verso l’attrazione misteriosa ma effettiva a Cristo attraverso
Maria, di tutto lo spazio delle nazioni di Abramo, lo spazio di
Israele ed Ismaele (perché l’apparizione di Maria proprio a Fatima,
nome della figlia prediletta di Maometto?);
4) Verso l’attrazione misteriosa ma effettiva (malgrado tutto) di
tutte le nazioni di Asia ed Africa a Cristo;
5) Verso un’epoca nuova (planetaria) nella quale si edifica faticosamente ma irresistibilmente la pace di tutti i popoli della terra (... finalmente il mio Cuore immacolato trionferà la Russia si convertirà
e vi sarà pace nel mondo).
La Pira sposa fedelmente il messaggio di Fatima, quando poi indica
gli strumenti per realizzare queste ipotesi di lavoro e cioè l’orazione
e la penitenza: i due strumenti soprannaturali indicati dalla Madonna
ai pastorelli. “Strumenti di azione storica: vere forze nucleari inserite
da Dio nel sistema della forze storiche delle nazioni. E così La Pira
si chiede cosa dovesse fare praticamente:
1) “ricorrere alle misteriose ed invincibili forze oranti e penitenti
dei nostri tremila monasteri di clausura del mondo”;
2) “portare” queste forze oranti e penitenti nel cuore stesso cristiano delle nazioni, Russia compresa, Islam compreso”.
In buona sostanza affermava La Pira nella lettera alle claustrali (la
numero 28) bisognava “assediare Gerico, la città “dalle mura munite
e chiuse”, circuirla di notte e di giorno con l’orazione, e ciò fino a
quando le mura munite e chiuse fossero pacificamente cadute”.
Abbiamo prima ricordato i gesti mariani di Pio XII cioè la consacrazione della Russia nel 1942 e poi nel 1952 ma ancor più importante l’enciclica AD COELI REGINAM dove viene messa in evidenza
la regalità di Maria sui popoli e sulle nazioni e quindi sull’intera storia
del mondo istituendo la festa di Maria Regina il giorno 31 maggio.
Sono tutte tappe mariane del pontificato di Pio XII collegate al
fondamentale assunto teologico del dogma dell’Assunzione che si
radica nel messaggio di Fatima e che ha come obiettivo principale
l’enorme dramma della storia della Russia contemporanea e il suo
ritorno alla casa paterna.
Era il pensiero centrale del Vicario di Cristo che non si staccò mai
da quel nodo drammatico della storia del mondo.
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Ma purtroppo Pio XII come Mosé non poté vedere la terra promessa e passò il testimone a Giovanni XXIII che ebbe la grande intuizione teologica che non ci sarebbe stata unità e pace tra le
nazioni se non ci fosse stata unità e pace nella Chiesa e convocò il
concilio ecumenico.
La Pira comprese sempre di più che il nodo storico era sempre
la Russia con tutti i suoi errori ed orrori storici ma comprese pure
l’alto valore profetico del messaggio di Fatima e gli sembrava infatti
sentire i profeti stessi... “Israele tornerà al Signore; Gerusalemme
tornerà al suo Dio e le sue mura, il suo tempio, le sue case, i suoi
palazzi saranno ricostruiti”.
Infatti dal 1953 in poi successero molti avvenimenti che sembravano preludere a guerre e distruzioni e invece grazie al messaggio
di Fatima sono state quasi “costrette” ad avviarsi verso la pace e la
distensione verso l’amore e la speranza.
La storia della Chiesa e delle nazioni andava profondamente mutando: una gestazione di pace e di speranza veniva creandosi. L’alba
del 1959 fa spuntare come arcobaleno, sull’orizzonte della Chiesa e
delle Nazioni, il concilio ecumenico. E La Pira sente che il Signore si
serve di lui per portare avanti il messaggio di Fatima; sente che andare a Cava da Iria per prendere fisicamente la profezia della Madonna, proprio là dove era stata rivelata per recarle di persona ai
suoi più diretti destinatari: il popolo russo, la Chiesa russa e lo Stato
russo. Era suo compito come una semplice “facchino” di Dio. Era lui
la persona più indicata in quanto lui era sindaco di Firenze la città che
520 anni prima (nel 1439) aveva ospitato il concilio ecumenico dove
c’era stato un “Atto di Pace”, tra la Chiesa d’occidente e la Chiesa
d’oriente.
Lui era la persona più indicata perché dal 1951 al 1954 aveva
organizzato a Firenze i convegni internazionali per la pace la civiltà
cristiana e nel 1955 (4 ottobre) aveva invitato tutti i sindaci di tutte
le città capitali del mondo, compreso quello di Mosca, per rivendicare il diritto alla vita della città schiacciate dalle politiche nazionali.
“Ebbene” afferma La Pira nelle lettere alle claustrali “... tutta la nostra azione a Firenze ha avuto sempre questa fondamentale direzione: ha mirato sempre alla Russia Cristiana. Il “problema” importato
a Firenze (nei convegni della pace insieme con quelli dei sindaci e
con altre iniziative) è stato unicamente (in certo senso) quello russo”.
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Quindi continua La Pira “Ecco Madre Reverenda il significato e la
finalità del mio viaggio: fare il ponte mariano di speranza di preghiera
e di pace fra Fatima e Mosca”.
È chiaro che ci fu la preparazione di chi andava in una città santa,
e La Pira moltiplicò la sua orazione andando a pregare per esempio
a La Verna, a S. Maria Novella, presso la tomba del metropolita di
Kiev morto lì nel 1439 durante il citato concilio ecumenico e soprattutto sulla tomba dei SS. Cirillo e Metodio nella chiesa di S. Clemente
a Roma (evangelizzatori dei popoli slavi).
E così all’arrivo a Mosca il 14 agosto 1959, prima di incontrare il
Soviet Supremo, continuò la sua orazione il giorno 15, giorno dell’Assunzione scelto appositamente, presso la chiesa di S. Luigi dei
Francesi e presso il monastero di Zagorsk davanti alla tomba di S.
Sergio. Cosa sorprendente per La Pira: la Chiesa di S. Luigi era gremita di fedeli e la loro orazione era fervida. Egli rimase commosso
e stupefatto per questa visione di fede e di preghiera proprio nella
capitale dell’ateismo.
Poi il sindaco di Firenze andò a Zagorsk a circa 40 km da Mosca
e lì si presentò uno spettacolo di incomparabile bellezza: un monastero grande quasi come una città e lì venne accolto festosamente
dal Rettore dell’Accademia Teologica che gli disse “il popolo russo
ha cambiato l’economia, ha cambiato politica ma non ha cambiato
fede”.
La Pira gli ricordò di non essere solo ma in compagnia di centinaia
di monasteri femminili di clausura del mondo, e alla meraviglia dell’interlocutore, gli spiegò la logica di queste missioni invisibili per le quali
egli mandava delle circolari a tutti i monasteri di clausura perché questi garantissero preghiere per le sue iniziative politico-religiose. Il Rettore gli chiese di mandare anche a loro queste circolari e La Pira
promise di farlo. Ed ecco finalmente l’incontro con il Soviet Supremo.
La Pira esordì dicendo “Signori io sono un credente cristiano e dunque parto da un’ipotesi di lavoro che, per me, non è soltanto di fede
religiosa ma razionalmente scientifica. Credo nella presenza di Dio
nella storia e dunque nell’incarnazione e nella resurrezione di Cristo
dopo la morte in Croce; credo che la resurrezione di Cristo è un
evento di salvezza che attrae a sé i secoli e le nazioni. Credo dunque
nella forza storica della preghiera. Quindi secondo questa logica ho
deciso di dare un contributo alla coesistenza pacifica est-ovest come
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dice il Sig. Krusciov, facendo un ponte di preghiera fra occidente e
oriente per sostenere come posso, la grande edificazione di pace
nella quale tutti siamo impegnati. C’è chi ha le bombe atomiche, io ho
soltanto le bombe della preghiera, e siccome ogni ponte ha due piloni, sono andato prima nel santuario occidentale di Fatima, dove la
Madonna ha promesso la pace collegandola alla tradizione cristiana
della Russia e poi mi sono recato, l’altro ieri, giorno dell’Assunta nel
vostro tradizionale santuario della Santissima Trinità a Zagorsk a pregare sulla tomba di S. Sergio e sotto le icone del vostro più grande
agiografo Andrey Rubliov parente spirituale del Beato Angelico della
mia Firenze. Dunque, Signori del Soviet Supremo, il nostro disegno
architettonico, deve essere questo: dare ai popoli la pace, costruire
case, fecondare i campi, aprire officine, scuole e ospedali, far fiorire
le arti e giardini, ricostruire ovunque le chiese e le cattedrali. Perché
la pace deve essere costruita a più piani, a ogni livello della realtà
umana economico sociale, politico, culturale, religioso. Soltanto così
il nostro ponte di pace tra oriente e occidente diventerà incrollabile.
E così lavoreremo per il più grande ideale storico della nostra epopea
un pacifico tempo di avvento umano e cristiano”.
Ricorda Giorgio La Pira in una delle sue lettere alle claustrali che
i suoi interlocutori lo guardavano esterrefatti. Eppure non si poteva
non dire che il suo ragionamento fosse di una logicità stringente.
La Pira continua nella sua lettera alla reverenda madre di aver detto
al Soviet: “Ricordatevi. I popoli battezzati sono come gli uccelli e
come i pesci che tornano sempre, anche da molto lontano, ai loro
nidi. Tornano alla casa paterna dove sono nati e dalla quale sono
partiti; si ricordano e tornano (come dice la parabola e come dice
un celebre salmo, il salmo 21). Così i vostri popoli si ricorderanno
(anzi sono già in via di ricordarsi) delle bellezze della pace, della gioia
della casa natale e torneranno ad essa! E daranno gioia al Padre celeste: dalle rive dolorose dei fiumi di Babilonia (Sal. 136) si ricorderanno di Gerusalemme lontana e distrutta e piangeranno e
prenderanno la strada del ritorno! Ecco il messaggio di Fatima: finalmente il mio cuore Immacolato trionferà, la Russia si convertirà
e vi sarà pace nel mondo. Ecco Madre Reverenda la sostanza dei
miei colloqui”.
Questo raccontò La Pira alla sua interlocutrice dimostrando di essere stato un interprete fedele del messaggio di Fatima, di averlo in-
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carnato e di averlo portato avanti con passione e con fede. E quando
dice più avanti “I risultati? Madre Reverenda, Dio solo li conosce:
non c’è che ripetere la frase di S. Paolo: Ego plantavi, Apollo rigavit,
Deus autem incrementum dedit”.
Bene, noi possiamo affermare uomini del 2007 che non dovette
passare molto tempo perché dal 1959 al 1989, anno della caduta
del comunismo e del Muro di Berlino, ci furono soltanto 40 anni di
distanza. Ora nelle terre dell’est le cose sono profondamente cambiate e personalmente sono rimasto commosso dai racconti che ho
potuto ascoltare il 17 novembre 2007 all’auditorium Augustinianum,
fatti dall’Arcivescovo di Minsk mons. Tadeusz Kondruziewicz. Egli
ha potuto affermare con soddisfazione, che dopo tanti anni di persecuzioni, finalmente l’attività religiosa in Bielorussia e in Ucraina è
molto intensa con continue nascite di vocazioni, di seminari e di tante
realtà cattoliche. Così anche la relazione di padre Paulo Vyschkovksy
è stata toccante e commovente per la crudezza dei racconti di martirio in terra ucraina di cui lui non è stato solo testimone oculare ma
anche e purtroppo un testimone che ha subito sulla sua pelle, la sofferenza inflittagli dagli aguzzini. Fortunatamente la situazione è ora
cambiata e la libertà religiosa è ormai una realtà consolidata. Ma, ricollegandomi a Giorgio La Pira e alla sua fede incrollabile nell’intervento di Dio nella Storia (in questo caso particolare attraverso la
Madonna), mi ha particolarmente colpito l’intervento di padre Alessandro Apollonio. Egli affermava tra le altre cose in quella bellissima
serata del 17 novembre che non esiste una storia profana e una storia sacra ma in definitiva esiste solo una storia sacra perché ogni avvenimento anche il più banale può ricollegarsi al sacro perché
utilizzato da Dio in tal senso.
Allora mi domando, rispondendomi quindi affermativamente, se
tutte le cose fatte e dette da Giorgio La Pira nel luglio e nell’agosto
del 1959 non abbiano contribuito a portare i frutti che vediamo oggi
e che la Madonna si sia servita anche di lui per affermare più presto
e meglio la sua profezia.
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SABATI MARIANI: AL VIA A ROMA
IL CICLO DI INCONTRI SULLE FIGURE
SACERDOTALI MARIANE
Ecco Maria presente nella vita di S. Tommaso
“Figure sacerdotali mariane, ieri e oggi”, è il tema che accompagnerà la 32.ma edizione dei Sabati Mariani, che si è aperta il 28 novembre a Roma, nella Basilica di Santa Maria in via Lata, in via del
Corso. La serie di Sabati Mariani si prolungherà fino al 29 maggio
2010, in concomitanza con l’anno dedicato da Benedetto XVI al sacerdozio. Per questo motivo i promotori del Centro di cultura Mariana hanno deciso di mettere al centro di questa edizione i grandi
sacerdoti della storia che tanto hanno amato la Vergine Maria, di
Lei hanno scritto e a Lei hanno consacrato intere famiglie religiose.
L’obiettivo dell’iniziativa resta comunque l’approfondimento, dall’Avvento alla Pentecoste, della figura di Maria e del posto che la Vergine ha nel mistero di Cristo e della Chiesa. Perché il sabato - si
legge nella nota degli organizzatori - “per antica tradizione è stato
consacrato dalla Chiesa a Maria ed è chiamato Santa Maria in sabato, memoria viva di quel Sabato Santo nel quale solo la Madre
mantenne indubitata la fede e salda la sua speranza nella trepida attesa della Resurrezione del Signore”. Sabato 12 dicembre mons.
Cristoforo Charamsa, Officiale della Congregazione per la dottrina
della fede, ha tenuto una lectio magistralis sul tema “La Vergine Maria
in San Tommaso d’Aquino (1225-1274)“. Ad un primo sguardo sembrerebbe che il santo aquinate non abbia approfondito più di tanto
sulla Madre di Dio. Infatti le pagine che egli ha dedicato a Maria sono
relativamente poche rispetto alla grande mole della sua opera teologica ma non è la quantità che conta ma sempre la qualità. Egli infatti, con l’articolazione geniale delle varie componenti, i suoi metodi
di ricerca e l’impostazione stessa che egli ha dato alla dottrina mariana, ha fatto in modo che i suoi successori avessero degli spunti
di riflessione e degli orientamenti fondamentali per gli sviluppi della
mariologia e per la sua strutturazione scientifica. La dottrina di Tommaso sulla Madre di Dio è profondamente inserita nella sua cristologia e si sviluppa su basi teologiche rigorose. Egli considera
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l’insieme del piano di Dio, che prevede, dopo l’allontanamento provocato dal peccato, il nostro ritorno a lui mediante l’incarnazione del
Figlio suo. In questo mistero di salvezza Maria svolge un ruolo essenziale. Tommaso attinge questa visione soteriologica dalla Scrittura e
conforta le sue tesi con l’autorità dei concili e dei Padri della Chiesa
sia latina che orientale. Ricorre specialmente ad Ambrogio, Girolamo,
Agostino, Leone Magno, Anselmo, Bernardo, Ugo di San Vittore,
Giovanni Crisostomo, Cirillo di Alessandria, Giovanni Damasceno.
Ricorda molto la dottrina mariana di S. Tommaso un passaggio dell’inno Akathistos dove si mette in evidenza l’importanza, nella stanza
13, della cooperazione di Maria all’opera di salvezza di tutti noi...
Nell’evento di salvezza Maria è la trama su cui si snoda proprio la
storia salvifica e ne è attivamente partecipe; non è semplicemente
uno strumento che per fede ed ubbidienza, con il suo fiat, permette
a Cristo di entrare nella Storia, ma vi partecipa con il suo essere
Thethokos (Madre di Dio), con la sua Persona e con il suo essere
“Sposa” del Verbo di Dio e davanti al quale ha perorato la causa
dell’umanità... mons. Cristoforo Charamsa, nella sua prolusione ha
sottolineato che la Vergine “lo aveva nominato suo dottore e che lui
segnava le pagine che scriveva affidandole a Maria”. “Fra Reginaldo,
il biografo di S. Tommaso - ha detto mons. Charamsa - scriveva che
la Vergine apparse a S. Tommaso prima di morire assicurandogli il
successo della sua opera”. I biografi successivi hanno sottolineato
la singolare devozione mariana che egli incominciò a nutrire fin da
quando era ancora bambino. Entrato nell’ordine dei frati predicatori,
vi respirò quell’atmosfera di pietà mariana che caratterizzò l’ordine fin
dai suoi inizi; né può essere sottovalutato l’influsso personale del suo
grande maestro Alberto Magno. C’era in Tommaso una finissima devozione verso La Vergine tanto che la chiamava dolcemente “Madre
di Dio e Madre Nostra”. “Maria - ha detto Charamsa - è presente
nell’opuscolo “Sul saluto dell’angelo” dove Tommaso diventa un architetto del mistero di Dio inserendo mirabilmente Maria in questa
cattedrale teologica”. “Ma la cosa importante - ha proseguito mons.
Charamsa - è che Maria è stata sempre inscindibilmente legata al
mistero dell’incarnazione del Figlio”. “E così S. Tommaso - approfondendo un altro tema - nel “Saluto dell’angelo” sottolinea come Eva
nel cercare il frutto non trovò ciò che desiderava ma trovò il piacere
mentre Maria trovò l’unione con Dio”. “Maria - ha concluso mons.
INDICE
Presentazione
Prefazione
pag.
5
7
1
Giorgio La Pira e il messaggio di Fatima
11
2
Sabati Mariani: al via a Roma il ciclo di incontri
sulle figure sacerdotali mariane
19
3
La sollecitudine mariana del vescovo Tonino Bello
22
4
La Beata Suor Marie-Alphonsine Danil Ghattas
ai Sabati Mariani presentata da S.E. Angelo Amato
25
5
Il Santo Rosario e i pontefici
30
6
S. Massimiliano Maria Kolbe al settimo incontro dei sabati
mariani nella chiesa di S. Maria in via Lata a Roma
38
Ai Sabati Mariani la figura del venerabile Jean Jacques
Olier, sacerdote mariano del XVII secolo, presentata
da padre Sergio Gaspari
42
Il sacerdozio e Maria in San Giovanni d’Avila ai sabati
mariani nella basilica di S. Maria in via Lata
45
9
“Hans Urs Von Balthasar e Maria, icona della chiesa”
51
10
San Gabriele dell’Addolorata con San Luigi de Montfort
ai Sabati Mariani
58
Padre Stefano De Fiores all’XI Sabato Mariano con “Maria
nella vita presbiterale del beato Antonio Rosmini”
64
Il magnificat di Origene al XII incontro dei Sabati Mariani
presentato dal predicatore della casa pontificia,
don Enrico dal Covolo
69
Padre Sabatino Majorano presenta Sant’Alfonso
Maria de Liguori
72
7
8
11
12
13
192
14
15
L’insegnamento sacerdotale mariano di San Luigi
Maria di Monfort
pag.
75
Padre Salvatore Perrella ha presentato «Giovanni
Paolo II, “doctor marianus” del nostro tempo» nel XV
Sabato Mariano
79
«San Giovanni della Croce e la Vergine Maria», tema
del XVI Sabato Mariano nella chiesa di S. Maria
in via Lata a Roma
85
«Gabriele M. Roschini e Ignacio M. Calabuig: due Servi
di Maria, che hanno segnato il tempo pre e
post-conciliare» ai Sabati Mariani
87
18
San Bernardo, cantore di Maria ai Sabati Mariani
89
19
Maria nell’esperienza del Card. John Henry Newman
93
20
La spiritualità mariana del beato Ferdinando M. Baccilieri,
fondatore delle Serve di Maria di Galeazza
99
16
17
21
I Sabati Mariani verso la loro conclusione: «Maria, la Madre
del Salvatore: il contributo mariano di Karl Rahner»
105
«Il russo padre Sergio Nicola Bulgakov: Maria, la portatrice
dello Spirito (pneumatofora)» all’ultimo Sabato Mariano
109
Altri articoli mariani e non
115
23
L’akathistos
117
24
Alla ricerca del volto
123
25
Beato Angelico, l’alba del Rinascimento la mostra
al Palazzo dei Caffarelli a Roma
126
“Carlo Carretto. l’impegno, il silenzio, la speranza”
di Alberto Chiara
128
27
I mille titoli di Maria
132
28
“Il mistero di Maria” di Luce Irigaray
135
29
Il voltarsi indietro della moglie di Lot e invece il cammino
in avanti di Maria
137
22
26
193
30
La Trinità del Rublev: i suoi significati teologici e il tema
dell’accoglienza in Maria
pag. 141
31
Maria e la liturgia
149
32
Il pellegrinaggio al Santuario della SS. Trinità a Vallepietra
153
33
Il tempo libero è un tempo sacro santo come il tempo
dedicato al lavoro
159
Padre Marcello della Vergine del Carmelo e la presenza
di Maria nella sua vita
166
Sine dominico non possumus il terzo Comandamento:
ricordati di santificare le feste
172
36
Un approccio diverso alla santità
176
37
“Lourdes - I miei giorni con Maria” di Alessandra Borghese
179
38
“Un volo di farfalla” di Rita Coruzzi
181
39
Papa Pacelli e gli Ebrei
184
34
35
Finito di stampare il 16 luglio 2010 presso
Screenpress Edizioni - Via Monte S. Giuliano, 44 - 91100 Trapani
Printed in Italy
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