TORNATA DEL 26 MAGGIO 1870
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE AVVOCATO GIUSEPPE BIANCHE-RI
SOMMARIO. Atti diversi. = Seguito della discussione dello schema di legge per provvedimenti finanziari concernenti Vesercito — Lettura di un voto motivato del deputato Botta — Discorso del deputato Rattazzi contro
il progetto — Risposte del ministro per la guerra ai vari opponenti — Repliche personali dei deputati Corte
e Botta — Discorso del deputato Fambri, e sua proposta per la presentazione di un progetto per il riordinamento dell'esercito.
La seduta è aperta al tocco.
CUCCHI, segretario, dà lettura del processò verbale
della tornata antecedente, il quale è approvato.
MACCHI, segretario, espone il sunto delle seguenti
petizioni :
13.069. Il Consiglio comunale di Sternatia, in provincia di Terra d'Otranto, presenta alcune considerazioni contro i progetti presentati dal ministro delle
finanze per raggiungere il pareggio del bilancio, ed
invita la Camera a negare la sua sanzione ai medesimi.
13.070. Le Camere di commercio ed arti di Bergamo, Livorno, Brescia, Vicenza e Chiavenna rassegnano i loro voti contro l'adozione di qualsiasi progetto che tenda a sostituire il corso forzoso dei biglietti
governativi a quello dei biglietti di banca.
13.071. Mironga Giovanni, di Napoli, da 60 anni
addetto nella qualità di lavorante presso quella fabbrica di tabacchi, rivolgesi alla Camera per ottenere il
suo ritiro coll'intero soldo.
13.072. Le Giunte municipali di Turrivalignani,
Torre vecchia, Cupello, Guardiagrele, Pianella, Museilaro, Schiavi d'Abruzzo, Fallascoso, Torricelia, Villamagna, Nocciano e Taranta Abruzzo, unitamente a
410 cittadini appartenenti ai predetti comuni, ricorrono, con petizioni identiche a quella segnata col
n° 13,006, per la sollecita attuazione della ferrovia
Pescara-Popoli per Ceprano.
ATTI DIVERSI
MEZZANOTTE. Pregherei che fossero inviate alla Giunta,
che è incaricata di riferire sulla legge delle ferrovie,
le petizioni segnate tutte col n° 13,072. Esse domandano l'esecuzione della legga che sancisce la convenzione per le ferrovie meridionali.
PRESIDENTE. Saranno trasmesse a quella Commissione.
MORELLI GIOVANNI. Prego la Camera di voler dichia-
rare l'urgenza della petizione n° 13,070 della Camera
di commercio di Bergamo, diretta a codesta onorevole
Presidenza.
Siccome questa petizione si riferisce al progetto di
legge dell'onorevole Servadio, così pregherei la Camera
a volerla inviare alla Commissione dei Quattordici,
chiamata a riferire "alia Camera su quello schema di
legge.
(La Camera acconsente.)
PRESIDENTE. Il deputato Giacomo Collotta, per urgenti affari domestici, chiede un congedo di giorni
dieci.
Il deputato Molinari domanda un congedo di una
settimana.
Il deputato Tofano, per motivi di salute, chiede un
altro congedo di un mese.
(Codesti congedi sono accordati.)
SEGUITO DELLA DISCUSSIONE DELLO SCHEMA Dì LEGGE
PER PROVVEDIMENTI FINANZIARI RELATIVI ALL'ESERCITO.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della
discussione generale del progetto di legge per provvedimenti finanziari relativi all'esercito,
L'onorevole Botta, come corollario del discorso che
ha pronunciato nella seduta di ieri, ha presentato la
seguente proposta:
« La Camera invita il ministro ad introdurre nell'amministrazione dell'esercito per decreti regi le seguenti riforme :
« 1° Riduzione di otto reggimenti di fanteria ;
« 2° Attribuzione della proprietà di vestiario e di
calzatura nei reggimenti, ai quali sarà fattola assegna
di vestiario ed un altro assegno pel mantenimoatQ) j
« 3° Soppressione dei comandi militari di provincia. »
Trasmetto questa p r o p r i a aironoiey' ] ( j j
o
0
u n t a
a c >
— 1860 —
CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1869
ciocché a tempo opportuno si compiaccia di dar il suo
avviso sulla medesima.
Il deputato Rattazzi ha facoltà di parlare.
RATTIZZI. Io non intendo (e in questa parte non mi
associo all'onorevole Corte), io non intendo di muovere censura al Ministero per aver abbandonato il disegno di legge da lui presentato, dopo lunghi e maturi
studi, intorno ai provvedimenti per l'esercito ; non
gliene fo rimprovero, perchè, a mio avviso, quel progetto non era nè conveniente nè opportuno.
Diffatti, in tal guisa si sarebbe introdotto un precedente che io credo poco conforme alle regole parlamentari, le quali non comportano che, trattandosi di
por mano all'ordinamento organico di una delle più
importanti instituzioni dello Stato, si possa partire da
sole considerazioni finanziarie, e si abbia a ritenere
una, riforma di questa natura come un ripiego di
cassa.
Inoltre quello schema di legge probabilmente ci
avrebbe condotti a mettere in forse la solidità del
nostro esercito, a dargli un carattere di provvisorietà
senza nulla edificare di sodo e di duraturo. E ciò è
così vero, signori, che lo stesso onorevole Corte, sebbene si accostasse in massima alle idee che informano
il progetto ministeriale, tuttavia egli non consentiva
che si sanzionassero come semplicemente provvisori
quei temperamenti che il Ministero proponeva, ma
voleva che ad essi si classe un carattere stabile e definitivo. Ed inoltre egli non si limitava a quelle sole
proposte, ma voleva che fossero estese, e ricevessero
la più larga e profonda applicazione.
Quindi io, ben lungi dal dolermi che quel progetto
si sia lasciato da banda, mi dichiaro sommamente
grato all'onorevole ministro per tal divisamento, perchè ha, se non altro, risparmiato a me la fatica di
combatterlo, ed alla Camera, la noia di ascoltarmi.
Vero è tuttavia che forse sarebbe stato assai più
conveniente, nell'interesse stesso dei principii di cui si
mostrava così convinto l'onorevole ministro, e forse
anche più consono al decoro ed alla dignità del Governo, che quel progetto, o non si fosse presentato,
oppure non si fosse così facilmente abbandonato all'aprirsi della discussione. Nelle lotte si può vincere, o
rimanere sconfitti ; ma dopo la lotta, e in conseguenza
di essa, una idea sebbene non esca vittoriosa può
acquistare maggiore forza, e risorgere in un avvenire
più o meno vicino. Per lo contrario quando si cede il
campo senza combattimento e senza discussione, è
difficile che i principii propugnati da chi lo abbandona
tornino un giorno a trionfare.
Del resto, rispetto al decoro ed alla dignità del Governo, io non ne sono il giudice, e lascio che il ministro
provvegga a modo suo. Accetto dal canto mio il buono
quando viene, giunga più presto, giunga più tardi. Non
ini rimane pertanto che iscrivere nel progetto del Ministero : Farce seguito.
Ma se non debbo muover censura al Ministero di
avere sacrificato il suo disegno di legge, non posso essere del pari indulgente, quando vedo che gli onorevoli ministri spingono più oltre questa loro abnegazione, e la spingono al punto di accettare il progetto
della Commissione : quel progetto che è fondato su
basi direttamente contrarie alla forinola ministeriale ;
quei progetto che, a mio avviso, racchiude, se non
tutti, molti di quei difotti che rendevano inaccettabile
la proposta dei Ministero ; quel progetto che, mentre
ha l'apparenza di arrecare un' economia sul bilancio
della guerra di 15 milioni, non produce in effetto un
risparmio anche della più tenue importanza; quel progetto infine che, quando sia attentamente esaminato
(mi si perdoni la frase forse non molto italiana, e non
troppo parlamentare, ma che esprime francamente
il mio pensiero), quel progetto si riduce acl una mera
mistificazione. (.Movimenti al banco delia Commissione)
10 apprezzo troppo gli illustri generali di cui è composta la Commissione; conosco la lealtà del loro carattere e la loro franchezza cavalleresca, e quindi non
può nemmeno per un istante passarmi per la mente
che volessero indurre in errore, e molto meno in inganno la Camera ed il paese ; ma, od io ho smarrito
il senso del vero, od è forza il confessare che la Giunta,
presa alle strette tra la necessità di cedere dinanzi
alla pressione di operare alcune economie che diminuissero il bilancio, e tra l'impossibilità dall'altro di
fare, secondo le sue convinzioni, vere e radicali riforme, si trovò costretta di formolare proposte che,
sotto l'apparenza d'economie, si riducono a nude illusioni.
Mi permetta la Camera che io mi faccia ad esaminarle p artatamente, perchè così si potrà meglio conoscerne il valore ed apprezzarne le conseguenze.
11 disegno di legge che la Commissione ci presenta,
si restringe in quattro articoli.
Io metterò in disparte l'articolo 2, quello cioè che
si riferisce alla surrogazione militare, o, dirò meglio,
al riassoldamento pei sott'uffìciali dell'arma dei carabinieri.
In verità, se dovessi esprimere la mia opinione intorno a questo argomento, non esiterei a dichiarare
che mi sento disposto ad accettare in tal parte la proposta della Commissione, ed anzi accetterei ancora
più facilmente quella assai più larga e più efficace del
Ministero, poiché a me sembra che la medesima
possa grandemente giovare a dare una maggior
estensione ed una forza più grande all'arma dei
carabinieri, la quale ha reso dei grandi servizi e dovrebbe essere chiamata a renderne dei più grandi al
paese. Ma a me non pare che una simile riforma, la
quale non è ispirata dal pensiero di ridurre le spese,
e che d'altronde nulla può avere di comune coll'ordinamento delle finanze, e col pareggio dei bilanci, possa
avere in questo dibattimento la vera e naturale sua
—
1861
EBBBWire!gga!BSaB3gàaSgB«aB^
—
IIM^WiBtlJJimjBgUJMKJ
TORNATA DEL 2 6 MAGGIO 1 8 7 0
sede. Io credo che codesta questione debba formare
oggetto di esame o quando avrà luogo la discussione
del progetto della leva, o di quello per gli ordinamenti
dell'arma dei carabinieri. Ad ogni modo per ora lascio
in disparte questo articolo. Quanto agli altri tre non
toccherò nemmeno ciò che concerne il quarto, perchè
questo non è che una maggiore spiegazione o, dirò meglio, una modificazione dell'articolo terzo.
Quindi mi limiterò all'articolo 1 ed all'articolo 2
notando di passaggio che propriamente l'articolo 2
non è nemmeno ispirato dall'idea di introdurre economie, ma soltanto dal pensiero di portare temporariamente una modificazione alla legge attuale sullo stato
degli ufficiali, senza che da questa, secondo io penso,
possa veramente derivare alla finanza un risparmio
qualsiasi. Ad ogni modo, prima di chiudere il mio discorso, sottoporrò alla Camera, anche su questo punto,
alcune mie osservazioni.
La sostanza della proposta della Commissione, a
mio avviso, per quanto debba èssere specialmente discussa come provvedimento finanziario, tutta ed esclusivamente si concentra nell'articolo primo, il quale è
molto laconico, e comprende due parti.
Nella prima la Commissione propone che, non mutati gli esistenti quadri organici, finché non sia sancito per legge un nuovo ordinamento dell'esercito (noti
bene la Camera questa frase), il hilando delle spese
del Ministero della guerra e fissato in 130 milioni ;
nell'altra parte propone il numero della bassa forza.
Ora, esaminando la prima parte, tosto mi si affaccia al pensiero questa considerazione : quando siasi
votato questo articolo e la legge abbia la sua definitiva sanzione, il Parlamento avrà ancora egli il diritto
di esaminare, discutere e votare il bilancio della
guerra ?
L'avrà non solo nel 1871, ma anche per molti anni
successivi ? Infatti, come ho accennato, la proposta
stabilisce in modo assoluto e definitivo 130 milioni, e
non solo pel 1871, ma fimo a che il progetto di un organamento definitivo abbia il carattere di legge. Evidentemente, a mio avviso, signori, egli non potrebbe
più averlo, o, per dir meglio, si troverebbe nella impossibilità di esercitarlo. E come invero potrebbe affermarsi altrimenti, quando la discussione ed approvazione di un bilancio non può avere, e non ha altro
scopo tranne quello di riconoscere quale somma si
debba in ogni anno stanziare in quel determinato bilancio, e questa somma già si troverebbe definitivamente fissata da una legge preesistente, che dovrebbe
pur essere dalla Camera rispettata ?
A qua! pro d'altronde un esame ed una votazione
dei singoli capitoli del bilancio da cui deve sorgere la
cifra complessiva, se questa deve in ogni modo rimanere invariabile ?
Così essendo, signori, egli è, a mio giudizio, palese
che il disegno della Commissione in questo primo ar-
ticolo incontra direttamente un ostacolo nella lettera
e nello spirito dello Statuto per due considerazioni.
In primo luogo, perchè con esso il Parlamento verrebbe spogliato dell'esercizio di una delle più preziose
ed importanti prerogative, quale si è quella di votare
ogni anno i bilanci ; prerogativa che è la più grande
garanzia dei contribuenti, onde non siano soverchiamente aggravati senza il loro consenso ; prerogativa
perciò cui il Parlamento stesso non potrebbe rinunciare esautorando se stesso, e vincolandone più o meno
lungamente l'esercizio. In secondo luogo, perchè rimarrebbe tolta la possibilità di discutere e votare i
singoli capitoli, quando una simile votazione è pur
anco letteramente prescritta dalla nostra legge fondamentale.
Il bilancio votato in una sola cifra complessiva, senza
designazione dei singoli articoli, e votato in questo
modo per un tempo e un numero d'anni indeterminato,
sapete, o signori, a che si ridurrebbe ? Si ridurrebbe
ad un bianco segno che il Parlamento darebbe al potere esecutivo, d'impiegare per più anni la somma fissata per una data amministrazione in quel modo che
maggiormente gli paresse opportuno ; non potrebbe
nemmeno sorgere il bisogno di ordinare uno stralcio
ed uno storno da questo capitolo, e di ottenerne quindi
l'approvazione, come la legge di contabilità espressamente statuisce ; tutto sarebbe lasciato intieramente
libero nelle mani del Governo ; il controllo e sindacato
del Parlamento scomparirebbe del tutto. Ora, se questo
si possa ammettere in un regime parlamentare, se non
sia invece un sovvertirne le basi le più importanti, è
facile il giudicarlo.
Ma vi ha di più, o signori, ed è che siffatto divisamente, che ci si presenta collo scopo di fare economie,
lungi di raggiungere questo intento, non può a meno
di frapporre bene spesso un insuperabile ostacolo a
che queste economie possano operarsi. E per vero, dovendosi ogni anno presuntivamente stanziare una
somma pei bisogni e pel servizio dell'amministrazione,
ognuno comprende che di necessità in ciascun anno la
cifra occorrente per queste spese deve più o meno variare, perchè variano, a seconda dei casi, certi servizi e
variano soprattutto i prezzi che si debbono corrispondere. C'osi, per cagione d'esempio, i viveri, i cavalli, il
vestiario e mille altre cose che devono essere comprate e pagate pel servizio dell'amministrazione delia
guerra, mutano facilmente, e mutano talvolta in una
notevole proporzione, dall'uno all'altro anno, di prezzo.
Votandosi ogni anno il bilancio si può senza grande
difficoltà tener conto di questa variazione, e quando i
prezzi sono inferiori, siccome è sufficiente una somma
comparativamente inferiore, cosi potrà stanziarsi una
somma minore ed ottenere un'economia relativamente
a quegli anni, nei quali i prezzi erano più elevati.
Ma come conseguire questo facile risparmio, se il bilancio è stabilito per più anni, e per un tempo indefinito
CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 9
in una cifra la quale debba continuamente rimanere
invariabile ?
Evidentemente entrando in questo sistema, se pur
non vuoisi che il Governo per ì' incarimento dei
prezzi possa trovarsi mancante dei fondi elle gli occorrono per il regolare andamento del servizio, converrà fissare una cifra e metterla a di lui disposizione
in quella proporzione che si richiede perchè la medesima possa bastare per qualunque eventualità, e per
quanto rilevante possa essere l'aumento dei prezzi od
in questo od in quell'anno.
E così per quegli anni, nei quali i prezzi saranno inferiori alla somma che si è calcolata per determinare
la cifra, in quegli anni, voglio dire, in cui, votandosi
annualmente il bilancio, si sarebbe potuto senza inconveniente, e con profitto delle finanze, stanziare una cifra complessiva meno rilevante, dovrà tuttavia mantenersi ferma la cifra più elevata, che già erasi precedentemente fissata. Ed in simil guisa, approvando
il disegno della Commissione, voi togliete, non solo al
potere legislativo, ma altresì all'esecutivo, quel diritto,
ed anzi quel dovere che all'uno ed all'altro incombe di
operare, e proporre risparmi quando siano possibili, e
possano conciliarsi colle necessità, ed esigenze del servizio.
Singolare metodo di promuovere le economie, e di
fare ogni sforzo per pareggiare i bilanci!
Ma ciò non basta. Lo stanziamento di 130 milioni,
che in quell'articolo la Commissione propone doversi
fissare per un periodo di anni indeterminato, non è
uno stanziamento che corrisponda al vero, e, se la
proposta si approvasse, si cadrebbe in un equivoco ed
in una contraddizione. Ciò risulta manifestamente dal
tenore delle cose esposte dalla Commissione stessa nel
suo allegato.
E valga il vero.
Tra i modi coi quali essa dichiara doversi conseguire, secondo il suo pensiero, un risparmio di 15 milioni, vi ha quello di valersi degli oggetti che attualmente sono già a disposizione del ministro della
guerra, e che si trovano depositati nei magazzini militari, come, per cagion d'esempio, tutti gli effetti di
corredo e vestiario pei soldati, pei quali oggetti devesi spendere annualmente una somma all'incirca di
5 o 6 milioni.
Ora, nei 130 milioni non sono compresi questi oggetti di vestiario ; converrebbe quindi necessariamente
aggiungerveli, per determinare la vera cifra complessiva che si stanzia pel bilancio e scemare d'altrettanto
i pretesi 15 milioni di risparmio.
La cosa non può essere di maggiore evidenza. Chi
infatti non comprende che, se in quest'anno noi ci
serviamo dei vestiario dei soldati che già abbiamo
comprato negli anni precedenti, noi ci troveremo privati di una merce che facilmente potremmo vendere
ritirandone il prezzo, e che d'altronde dovremo pur
sempre, in ogni caso, rimpiazzare per gli anni successivi pagandone il valore ?
Se dunque la cifra di 130 milioni potrà essere sufficiente per il primo anno, come potrà affermare la
Commissione che questa medesima potrebbe bastare
per gli anni seguenti ? Come potrà essa farci credere
seriamente che col suo sistema si possa raggiungere
l'annua economia di 15 milioni ?
Evidentemente, se si concede al Ministero della
guerra la facoltà di servirsi di quegli oggetti di vestiario, in allora o vuoisi che veramente si effettui un
risparmio di 15 milioni, ed in tal caso la cifra da stanziarsi dovrebbe inscriversi nell'articolo 1, non di 130,
ma di soli 125 milioni ; o si crede indispensabile la
somma dei ] 30 milioni, oltre il valore di quegli oggetti, ed in tal caso si abbia il coraggio di dirlo francamente ; non si prometta un'economia che non può
verificarsi, e si proponga lo stanziamento di 135 milioni. Procedendosi altrimenti, si mette il Parlamento
nella necessità di stabilire una somma, la quale può
essere sufficiente per uno o due anni, e sinché si
troveranno nei magazzini gli effetti di cui si può avere
bisogno, ma che potrebbe essere, e che anzi dovrebbe
necessariamente in appresso riconoscersi non corrispondente ai bisogni del servizio. D'altra parte s'induee il paese in errore, poiché gli si lascia supporre
che si faccia un risparmio, il quale non viene realmente operato.
Del resto, o signori, se vogliamo meglio esaminare
in qual modo la Commissione intenda di procedere alle
economie che essa ci promette, e quale ne sia la natura,
è necessario di gettare uno sguardo sopra quel quadro o prospetto che essa stessa ci ha presentato come
un allegato alla sua proposta di legge.
In verità è opportuno premettere, che non si tratta
qui di un allegato che formi parte integrante della
legge, e che il Parlamento sia chiamato a sanzionare
col suo voto; esso non è che una semplice dimostrazione dei mezzi con cui la Commissione si è prefissa di
poter raggiungere il risparmio dei 15 milioni, e così
di poter ridurre il bilancio ai 130 milioni. Dal che
sorge inevitabile la conseguenza, che le dichiarazioni
tutte, che si contengono in quell'allegato, e nei vari
artìcoli che lo compongono, non possono in guisa alcuna vincolare il potere esecutivo dinanzi al Parlamento ed alla nazione. Così essendo, è d'uopo ritenere
che, se per avventura dal canto nostro si facesse assegnamento, che approvando l'articolo 1 della proposta,
noi recheremo al paese un beneficio di 15 milioni, ed
avremo altresì assicurate quelle economie e riforme
che si leggono accennate in quell'allegato, potremo facilmente trovarci esposti ad una grande illusione, senza
che d'altronde ci sia dato neanco il diritto di muoverne censura al Ministero. Vedremo molto probabilmente che i 130 milioni si sono realmente spesi, ma
che le riforme non si sono eseguite, e che in luogo
—
1863
—
TORNATA DEL 2 6 MAGGIO
delle economie promesse, se ne fecero altre, cui verosimilmente il Parlamento non avrebbe consentito ; e
non può essere altrimenti, quando, il potere legislativo
si limita a fissare una cifra complessiva per tutte le
spese, non sanziona colla sua autorità più questa, che
quella riforma, e queste riforme sono soltanto dimostrativamente designate dalla Commissione come mezzi
coi quali, secondo il suo concetto, quella economia si
potrebbe raggiungere, e la cifra complessivamente proposta pel bilancio della guerra potrebbe essere sufficiente.
Esaminiamo ad ogni modo queste riforme; esse si
possono richiamare a 4 classi : la prima è di quelle
che già si sono fatte, oppure che si credono fattibili.
(Interruzioni)
PRESIDENTE. Non interrompano. Prego l'oratore di
continuare.
MJTMlì. Si legga il numero 1 dell'allegato. Esso si
riferisce ali 'Animiti istraz ione centrale (Personale) ; l'economia proposta è di 41,500 lire. In qual modo si
dovrà, secondo la Commissione, operare questa economia? Essa vi risponde dichiarando che « risulterà
dalla soppressione poc'anzi fatta di due divisioni e dal
lasciare le vacanze d'applicati di quarta classe che ora
esistono. » Si proceda all'esame del 2° numero, il
quale concerne il Materiale della stessa amministrazione ; ivi si propone un risparmio di 25,000. E come
si conseguirà simile risparmio? « Si crede fattibile sulle
spese di cancelleria e di stampa. » Si passi al numero 3, riflettente gli stati maggiori, nel quale numero
si accenna ad un'economia di lire 400 mila, e si vedrà
che simile risparmio deve risultare nella massima
parte da riforme già stabilite, come quella che concerne la Casa militare di S. M., ordinata con un decreto dell'11 aprile 1869, un riordinamento già eseguito sul personale della giustizia militare, e così di
seguito ; altre economie già stabilite ei veggono pure
comprese in altri successivi numeri. Ora, domando io,
a qual prò comprendere simili riforme in questa discussione ? Si tratta forse di vedere le economie già
fatte o quelle che debbano e possano ancora farsi ? Lo
sappiamo bene che economie già si fecero sul bilancio
della guerra, e che queste superano d'assai la somma
di 15 milioni. Per esse non occorre che la Camera se
ne dia ora pensiero, e le si proponga una legge che le
sanzioni ; occorre solo che il Ministero le eseguisca.
Le riforme e le economie di cui dobbiamo occuparci
sono quelle che non vennero per anco ordinate ; e non
si debbono confondere le une e le altre, se non si vuole
che la verità rimanga fuorviata e si creino illusioni,
cui dovrebbe poscia succedere un amaro disinganno.
Alla seconda classe delle economie designate nell'allegato si possono riferire quelle che consisterebbero in un apprezzamento più esatto delle cifre che si
debbono inscrivere nel bilancio preventivo di ciascun
anno ; delle economie di tal natura il numero è molto
1870
importante e la somma loro assorbe una buona parta
la cifra dei 15 milioni. Ne additerò qualcuna: per
esempio si accenna nel numero 4 alle somme portate
in bilancio a calcolo per soprasoldo ai decorati della
medaglia d'oro e d'argento ; e si nota che la cifra bilanciata pel 1870 è molto al di sopra del bisogno ; si
menziona nel numero 6 e 37 relativo agli invalidi e
veterani ad un risparmio di 550,000 lire, avvertendo
che questo risparmio si potrà conseguire, perchè n 4
1871 la bassa forza da bilanciarsi tra i due capitoli
non supererà i 1890 uomini, e perchè è possibile la
deduzione del 10 per cento sulle competenze; altri di
questi risparmi si notano in altri numeri.
Ora domando j o : sono queste vere economie? In
verità non so come si possa esitare a rispondere negativamente. Sono economie simili a quella che propose opportunamente l'onorevole Gabelli allorché, or
sono pochi giorni, si discuteva il bilancio dei lavori
pubblici.
Vi rammenterete, signori, che in questa circostanza,
e mentre si trattava di votare il capitolo relativo alla
garanzia dello Stato per le ferrovie, sul quale capitolo
si era dal Ministero proposta la somma di circa 62
milioni, vi rammenterete, dico, che egli fece notare
come questa garanzia pel 1870 non potesse richiedere
la somma maggiore di circa 50 milioni, e propose
quindi che si togliessero dal bilancio 4 milioni poco
più poco meno.
Rilevò in altri termini uno sbaglio materiale (Interrazioni) che si era commesso. Vedo che si fanno segni
negativi sul banco dei ministri, quasiché lo sbaglio non
esistesse... sia pure ciò. Non importa, perchè il ministro pure l'ha riconosciuto, ed io ho diritto di dire che
l'errore esisteva...
PRESIDENTE. Li prego di non interrompere. Continui
pure l'oratore.
RATTIZZI. Or bene, che cosa rispose in quella circostanza il ministro? Egli confessò l'errore dei 4 milioni:
ma soggiunse tosto, e soggiunse a ragione: non crediate
già che sia questa una economia, non è che un apprezzamento più esatto della somma che occorre, perchè in
qualunque evento questi quattro milioni non si sarebbero spesi ; invece di essere una economia nel conto
preventivo, formeranno una economia nel conto con»
sunti vo.
Così si deve pure rispondere relativamente ai risparmi che oggi la Commissione ci propone, perchè
hanno precisamente lo stesso carattere. Non contesto che il metodo indicato dalla Commissione in
questa parte per lo stanziamento delle somme nei
bilanci è assai più regolare; e non dubito che, quand®
verrà la discussione sul bilancio della guerra pel
1871, si terrà conto di queste avvertenze, e di queste più esatte apprezzazioni. Ma, ora non si tratta
di vedere qual sistema si debba seguire nel proporre e nel votare i bilanci : si tratta di fare eco-
— 1864 —
CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1869
nomie, le quali diminuiscano realmente la spesa; e
tali non sono certamente quelle di cui in ora io parlo,
poiché, se per errore può avvenire che si porti una
spesa maggiore per un dato servizio nel bilancio preventivo, questo errore senza danno dell'erario si troverà sempre compensato con una corrispondente economia nel bilancio consuntivo ; e, dico di più, se quando
si tratta di somme molto rilevanti, è opportuno che
realmente si vada con un certo riguardo, come sarebbe
stato appunto per le garanzie delle ferrovie, la cosa
non presenta, anche dal lato della regolarità dei bilanci, una grandissima importanza allorché non si
tratta che di poco significanti divari, come sarebbe
appunto rispetto a quelle spese, di cui la Commissione
ha fatto un cenno speciale.
Vengo ad una terza specie di risparmi proposti, di
cui ho già fatto menzione più innanzi, e che per la cifra sarebbe il più rilevante, voglio dire di quello che
consiste nel servirsi degli oggetti che attualmente esistono per poter far fronte alle spese del 1871 e degli
anni successivi. Francamente può questo riguardo considerarsi oome un risparmio ? Sarebbe assurdo l'affermarlo ; si stanzi una somma pel vestiario, o si diano
gli effetti che lo costituiscono in natura, la spesa è
sempre la stessa e si fa ugualmente colle sostanze dello
Stato, ed a carico dei contribuenti, e non v'ha differenza alcuna, sia che si consumi il danaro per acquistare il vestiario, sia che il vestiario con cui si potrebbe avere del danaro venga materialmente consegnato, e senza verun corrispettivo, per lo stesso servizio.
Io riconosco che sarà un ottimo provvedimento quello
che il ministro si valga degli oggetti di vestiario che ora
esistono in magazzino, anche perchè questi oggetti deperiscono ; e sarà questo, credo, anche un provvedimento che potrà tornare molto opportuno quando si
verrà a meglio ordinare l'amministrazione della guerra .
Ma a parte questo vantaggio, egli è certo che intanto
la spesa non viene diminuita.
Mi resterebbe ora ad aggiungere poche parole rispetto alla quarta ed ultima specie di economie indicate dalla Commissione, e queste si riferiscono alla designata soppressione di alcuni uffici, come sarebbe
quella di Comitati di fanteria, di cavalleria ed in parte
di quello d'artiglieria.
Ma a qual prò dovrò io trattenermi intorno a queste
proposte economie? La Commissione nel suo allegato
ci accenna che si potranno ottenere, sopprimendo
quegli uffici. Ma il Parlamento deve egli occuparsi di
ciò che si potrà fare in appresso, o si sarà per ordinare dal potere esecutivo, quando gli si darà ampia
facoltà di spendere 130 milioni pel Ministero della
guerra? Evidentemente egli deve esclusivamente darsi
pensiero di quelle proposte che gli sono presentate
affinchè deliberi intorno ad esse, e le sanzioni, o le respinga col suo voto.
Ora, o signori, ho già avvertito che, votandosi il
disegno di legge formolato dalla Commissione, non si
raggiunge nè punto, nè poco un simile risultato ; e chi
pensasse che, approvandosi quel disegno, sarebbero
distrutti quei Comitati e gli altri uffici, s'ingannerebbe
a gran partito, perchè dipenderà sempre dal pieno ed
assoluto arbitrio del Ministero il procedere o no a
questa soppreSsione; ed il Parlamento non avrebbe
più alcun mezzo per imporgliela, nemmeno nella discussione del bilancio ; dal moménto che resterebbe la
cifra di questo irrevocabilmente stabilita in 130 milioni, senza veruna speciale applicazione più a questo
che a quel servizio. Sarà dunque per ottenere un simile risultato, che noi ci disporremo ad approvare la
proposta della Commissione, ad approvarla sanzionando una legge che ci priva di una delle nostre prerogative costituzionali, e che sovverte le norme più
fondamentali del nostro diritto parlamentare? No, signori, non può essere che ciò si conceda; non può essere tanto più perchè, se noi crederemo che si debbano sopprimere quei servizi, e con questa soppressione
conseguire qualche risparmio, potremo farlo, e farlo
efficacemente e senza pericolo di rimanere delusi, o
quando verremo alla discussione del bilancio della
guerra per il 1871, oppure presentando, od invitando
il Governo a presentare un analogo progetto che così
realmente provveda.
La prima parte adunque dell'articolo 1 non si può
a patto alcuno accettare.
Lo stesso, a mio giudizio, deve dirsi eziandio della
seconda parte, la quale mira a fissare in modo irrevocabile il numero della bassa forza, distribuendola in
modo che 146,000 uomini siano destinati per le armi
di fanteria, bersaglieri, cavalleria, zappatori del genio,
ecc., 18,000 pei carabinieri, ecc. Anche codesta seconda
parte deve essere respinta, sì perchè si collega dirett amente colla prima, e tolta questa non ha più ragione
di esistere, sì perchè mirerebbe a conferire al Governo una facoltà che non gli si può, senza pericolo,
attribuire.
Invero, con simile disposizione si lascierebbe in
piena di lui balìa di ordinare come meglio crede la
distribuzione di tutte queste forze, senza che sia legislativamente stabilito quali debbano essere le proporzioni delle varie armi, quale il numero degli uomini
da cui dovrà essere formata la cavalleria, quale quello
della fanteria, artiglieria, ecc.
Non si può infine la seconda parte accettare, perchè con essa si vorrebbe limitare a soli 18,000 uomini
la forza dell'arma dei carabinieri, la quale, secondo il
suo ordinamento organico, dovrebbe essere, se non
erro, di 22,000.
Come! Ad ogni istante sorgono, non solo nel Parlamento, ma eziandio nel paese voci che accennano alla
necessità di accrescere quest'arma , dandole mag| giore forza, maggiore solidità ed estensione ; ho più
[ volte uditi i ministri della guerra a rispondere che
— 1865 —
T O R N A T A D E L 2 6 MAGGIO
eglino di buon grado avrebbero acconsentito a secondare un voto così legittimo e ragionevole, perchè ne
sentivano il bisogno, a fronte anche della spesa maggiore che si potesse richiedere ; li ho uditi a giustificarsi pei rimprovero che loro si rivolgeva, perchè si
indugiava a farlo, coll'addurre per ragione l'impossibilità in cui si trovavano di attuare quell'aumento, ritenuta la difficoltà di avere gli uomini adatti a quel
servizio, e ritenuti gli ostacoli che s'incontravano per
i il riassoldamento.
E dopo tutti questi richiami, dopo tutte queste dichiarazioni, che costantemente si fecero dai ministri
in occasione del!a votazione dei bilanci dal 1866 in
poi; dopo tutto questo, dico, noi oggidì potremmo
accettare una proposta, la quale non solo non tende
a portare quell'aumento, ma è diretta a rendere per
l'avvenire quest'aumento assolutamente impossibile ?
In verità io non saprei spiegare una simile risoluzione; e si noti la contraddizione in cui cade in tal
parte la Commissione, rispetto a ciò che propone nell'articolo 2. Infatti con questo articolo si vorrebbero
agevolare all'arma dei carabinieri i mezzi del riassoldamento, e rimuovere così l'ostacolo che si è sinora
lamentato per l'ingrandimento dell'arma medesima.
Ora a qual prò questa facilitazione, se il numero dei
carabinieri deve essere in quel modo limitato ? A che
serve l'articolo 2 colla limitazione voluta nell'articolo
precedente ? Quali sono i criteri da cui fu guidata la
Commissione nell'ordinare le sue proposte? In verità
è assai difficile lo spiegarlo. Si voleva evidentemente
stabilire quella riduzione a 18,000 uomini nel solo
scopo di potere indicare, come s'indicò nell'allegato,
un risparmio di un milione e mezzo anche su questo
servizio.
Non intendendo del resto dilungarmi di troppo in
quest'analisi, vengo ad una difficoltà che non dubito mi
sarà fatta, e che più volte ingiustamente venne opposta a coloro che seggono da questo lato della Camera.
Più volte noi fummo appuntati, e lo saremo probabilmente anche in oggi ; fummo, dico, appuntati di muovere ognora aiti e continui lamenti, perchè non si
procede a riforme, e non si fanno economie, e poi si
aggiunge che, sempre quando il Ministero si dispone a
presentare queste riforme e queste economie, noi le
respingiamo.
La risposta, per quanto si riferisce al disegno della
Commissione, intorno al quale attualmente discutiamo, mi riesce certamente assai facile. (Udite!)
E per vero, se ho dimostrato, e panni d'averlo fatto
vittoriosamente, che le economie non si fanno con
questo progetto, che nulla si sancisce con esso, fuorché
un illimitato arbitrio a prò del Governo, senza ordinare
alcuna riforma, io non saprei come anche, senza aggiungere altre osservazioni, quell'accusa possa essere
conico di noi diretta, se respingiamo lo stesso progetto.
Sessione 1869 — CL^SBA pei deputati — Discussioni.
234
1870
Quando si chiedono economie e riforme, si chiedono
quelle serie, vere, profondamente studiate e messe io
correlazione coi bisogni e coi sentimenti del paese : non
proposte, colle quali sotto la fallace apparenza di operare un qualche risparmio, altro non si cerchi che di
rendere più diffìcili le economie, e si faccia passare il
paese da illusione in illusione, senza punto scemare gli
aggravi che lo colpiscono, e forse recando agli aggravi
stessi un maggiore aumento.
Ma non voglio limitarmi a questa risposta, perchè
è bene che su questo argomento, che è assai più generale di quanto pu® essere quello che si contiene nella
proposta della Commissione, è bene, dico, che si parli
francamente, onde ciascuno possa intendere.
A mio avviso, due sono i sistemi l'uno dall'altro distinti, che si presentano per ordinare le occorrenti riforme ed economie nelle varie amministrazioni dello
Stato.
Vi ha il sistema di coloro i quali pensano che le
spese necessarie per queste amministrazioni, ed i relativi loro ordinamenti, debbano essere posti principalmente in relazione coi bisogni più o meno grandi
delie finanze, in guisa che si debba spendere unicamente quella somma che il ministro delle finanze consenta assegaare; e che perciò, quando pure si considerasse necessario eccedere questa somma per l'andamento del servizio, ciò non si debba permettere, se egli
non crede di potervi aderire.
Questo è fatalmente il sistema, in cui mi pare essere
entrato il Ministero. Egli lo ha dimostrato in modo
evidente col suo progetto, poiché, col solo scopo di ottenere il pareggio dei bilanci, egli non solo ci propone
riforme sull'ordinamento dell'esercito, ma in un con
esse mette insieme, quasi in un sol fascio, come se fossero altrettanti capitoli di un bilancio, tutti i mutamenti organici, che si vorrebbero recare ad altre non
meno grandi istituzioni del paese, come sono quelle
dell'istruzione secondaria, dell'ordinamento della magistratura, e, ciò che è più grave ancora, vi aggiunge
nella stessa forma parecchie disposizioni dirette .a modificare i nostri Codici di procedura civile e penale e
del commercio.
Ora, signori, lo diciamo apertamente, per quanto crediamo urgenti ed indispensabili le riforme e le economie, noi non possiamo seguirlo in questa via, la quale,
lungi di farci raggiungere il nostro intento e soddisfare i voti del paese, ce ne allontanerebbe.
Non lo possiamo, primieramente perchè le riforme
debbono produrre i frutti che se ne attendono ; debbono essere esaminate per se stesse in relazione alla
scopo; cui mirano le amministrazioni e non esclusivamente e principalmente dal lato delle condizioni delle
finanze ; in secondo luogo, perchè, procedendosi in quel
modo, mentre le economie vere nón si raggiungono, si
corre pericolo di grandemente compromettere la solidità di quelle stessa istituzioni che si vogliono rifor-
—
1865
CAMERA DEI DEPUTATI —
mare. D'altra parie sorge poi anche il pericolo che, se
per effetto delle riforme m tal guisa sancite si può per
alcuni anni ottenere qualche risparmio, non si debbano negli anni successivi sacrificare somme assai più
vistose per riparare i danni che le riforme inopportunamente votate possono avere cagionati.
Invece c'è un altro sistema nell'operare le riforme
delle amministrazioni, ed è quello di tener conto bensì
della condizione delle finanze, poiché certo niuno più
di quanto lo siano i rappreselitanti della nazione, deve
essere sollecito di gelosamente custodire i diritti dei
contribuenti, ina tenendo conto di queste condizioni,
si abbia prima di tutto e principalmente ad esaminare
intrinsecamente lo scopo, a cui quelle amministrazioni
debbono mirare e metterle in armonia coi bisogni amministrativi del paese e colle necessità del servizio; e quindi,
laddove si giudichi che questi bisogni e queste necessità richiedano un mutamento in questo od in quel senso,
allora questo mutamento si sanzioni. E se per procedere ad una riforma possono presentarsi più mezzi, di
cui l'uno sia meno e l'altro maggiormente dispendioso,
si debba scegliere quello che rechi minore aggravio al
Tesoro, senza che però la considerazione finanziaria
possa giammai avere tanta influenza da impedire che
l'attuazione di una riforma porti seco le condizioni che
ho poc'anzi accennate, vale a dire soddisfi alle esigenza del servizio, appaghi il voto generale del paese
e corrisponda ai bisogni cui le amministrazioni debbono provvedere.
SESSIONE DEL
1869
effetto di questa fusione e del rivolgimento che l'aveva
resa necessaria, quell'esercito che ne sorgeva, non poteva essere ordinato più con l'una che col Pai tra di
quelle leggi, le quali regolavano separatamente gli
eserciti preesistenti ; ma si doveva invece ordinare
con un nuovo concetto sintetico, che temesse conto
del grande avvenimento che si era compiuto, e che
mettesse in armonia le leggi regolatrici dell'esercito italiano colle nuove condizioni del paese, tenendo
conto delle regole e delle tradizioni tutte degli antichi
eserciti, in quanto potevano conciliarsi colia nuova
situazione politica d'Italia. Invece, mano mano che
si fecero le annessioni, tenendosi sempre p?r base
l'ordinamento antico dell'esercito subalpino, si fecero
tratto tratto rappezzature a quell'ordinamento con
decreti parziali, e quando si vedeva qualche inconveniente, o per soverchia spesa o per altre ragioni, si
facevano tosto nuovi cambiamenti.
Ma un vero concetto che presiedesse alla formazione dell'ordinamento dell'esercito italiano, signori,
non ha potuto giammai fornirsi.
Vi ha dunque necessità, necessità strettamente urgente. di ordinare un piano definitivo, stabile e parmanente, sia per meglio regolare le condizioni dell'esercito, sia per cementarne la disciplina, la quale non
può a meno di rimanere scossa dalla minaccia di continue e frequenti mutazioni.
Questa necessità, signori, si fece'- sentire tostocìiè
quegli eserciti furono tutti fusi in uno, e fu sventura
che molto prima non si deliberasse di porre mano a
siffatto ordinamento ; poiché, senza riandare le cause
di quei disastri che ci hanno poscia dolorosamente
rattristati, non essendo mia intenzione nè di sollevare
polemiche irritanti ed inopportune, molto meno di
fare recriminazioni, io sono pro fondamenta convinto
che una delle cause, e forse la più grave di questi disastri, fu quella che, nel momento della guerra dol
1866, l'esercito non aveva un organamento solido e
corrispondente alla sua missione, e che per conseguenza una gran parte di quelle sventure si sarebbe
risparmiata all'Italia se a quel tempo si fosse posto
mano a tale organamento.
Questa, signori, è la via che noi intendiamo di battere- e teniamo per fermo che sia questa principalmente quella che si deve tenere nella quistione riguardante l'esercito. È incontestabile la necessità che non
si indugi più oltre ad ordinare sopra basi più solide
e più conformi alle condizioni presenti codesta instituzione destinata a difendere i più vitali interessi
della nazione, la sua sicurezza e la sua indipendenza.
Non dimentichiamo, signori, che attualmente l'esercito manca di uno stabile e vero ordinamento orgaaieo. Basta ricordare le origini di questo ordinamento,
i l modo col quale si è sancito, le fasi cui andò soggetto, per persuaderci che, tal quale esiste attualmente, non può oltre più lungamente procedere senza
Ed è appunto per questo, o signori, che nel 1866,
che ci esponiamo a gravi e seri pericoli che potrebbero - dopoché l'esperienza ci aveva ammaestrati, ossia dopo
metterne a repentaglio la sua saldezza. Questo ordigli avvenimenti della campagna militare di quell'anno,
namento non parte da unico concetto generale e coml'onorevole Ricasoli ed il generale Gugia, che in allora
plessivo, a cui siano coordinate tutte le parti che lo
presiedeva l'amministrazione della guerra (ed io rendo
costituiscono.
loro la dovuta giustizia, quantunque non divida con
essi tutte le convinzioni politiche), è per questo, dico,
Le fortunose vicende del nostro risorgimento fecero
che dessi tosto deliberarono di nominare una Comsì che ii nostro esercito, il quale oggidì ha la ventura
missione composta di generali e di uomini periti nella
di essere esercito italiano, si debba trovare composto
scienza delle armi, affinchè proponesse in un meditato
di vari elementi che per l'addietro formavano eserciti
disegno di legge le basi sopra cui dovesse ordinarsi
separati e distinti, non ordinati nello stesso modo e
definitivamente l'esercito.
colle stesse leggi, anzi con leggi e modi diversi. Tutti
questi elementi, è vero, si fusero insieme, ma si fusero
Per questo stesso pensiero, appena sorse l'amminidisgiuntamente e senza che si avvertisse che, per
strazione del marzo 1867, questa, tenendo conto degli
— 1867 —
TORNATA DEL 2 6 MAGGIO 1 8 7 0
studi preparati da quella del barone Ricasoli, si diede
la più grande sollecitudine per presentare, e tosto
presentò al Parlamento un progetto dove veniva quell'ordinamento delineato, progetto il quale fu seriamente approfondito e studiato da una Commissione
eletta dal Parlamento, e composta da ben quattordici
deputati, e che fa solo per la sopraggi anta mutazione
dei Ministero, se non ha potuto nè portarsi alia pubblica discussione, nè approvarsi.
Io non entrerò ad esaminare il merito di quel disegno, e molto meno esaminerò quello che dall'amministrazione dell'ottobre 1867 fu quindi presentato in
sostituzione di quello che ho testé accennato; dico
solo, e ripeto, che tutti questi fatti evidentemente dimostrano come la necessità di un nuovo e sollecito
ordinamento fu da ogni parte riconosciuta, e non può
mettersi seriamente in dubbio.
È lungi da me il pensiero di fare il menomo cenno
rispetto a codesto argomento, del modo con cui dovrà,
dai lato tattico specialmente, il nuovo esercito venire
ordinato; non pronunzerò neanco una parola sulla
questione che venne in quest'Aula, ed in questa medesima discussione sollevata, se, cioè, trattandosi di stabilire la durata del servizio, questa debba essere piuttosto di tre o di quattro anni.
Non toccherò infine in guisa alcuna le questioni
tutte che si riferiscono esclusivamente alla tattica.
Tutte cotesto questioni troveranno la loro sede opportuna quando verrà in discussione il disegno d'ordinamento.
Ma ciò che m'importa di affermare si è, che deve
ormai rompersi ogni indugio a questo riguardo, e che
è tempo ormai di provvedere senza incertezze ed esitazioni, per mettere termine una volta a queste discussioni che risorgono ogni giorno e che non possono a
meno di rendere acerbi gli animi da tutte le parti del
Parlamento e del paese. Ed è tanto più, a mio avviso,
urgente che cosi si provveda, in quanto che la questione non è soltanto dal lato tattico, ma è questione
pur anche amministrativa.
Non possiamo invero dissimularci che da qualche
tempo è sorta, sotto il nome di uno fra i nostri illustri generali, il quale ha impiegata gran parte della
sua vita militare nell'amministrazione dell'esercito, è
sorta, dico, una gravissima questione sul modo col
quale si trova regolata la nostra amministrazione militare.
È nota questa questione ed essa preoccupa grandemente il paese; poiché se fosse vero, come si pretende,
che si possano colle semplici modificazioni all'ordinamento amministrativo introdurre per 30 milioni di
• economie, io non vedo come noi dovremmo lasciare
che questa somma si spenda e che si cerchi piuttosto
di fare economie a scapito della forza viva, dell'esercito.
L'onorevole ministro della guerra ha cercato nei
suoi discorsi, in parecchie occasioni, di dimostrare la
impossibilità che si possa raggiungere un ri parano,
non dirò di 30 milioni, ma anche di molto minore importanza, con questo genere di riforme.
Ma, o signori, questo non basta; io credo che la discussione si debba affrontare in modo più aperto, più
diretto e più reciso ; poiché, quando si afferma che realmente un'economia di questa natura può essere attuata, se non si tiànno dimostrazioni evidenti ed inconcusse, che i calcoli formati per questo sono appoggiati ad un errore in cui incorse chi li propone, la
preoccupazione del paese non potrà mai essere sedata ;
ed anzi si andrà ancora accrescendo il sospetto che
veramente le economie siano possibili ed agevoli, e
chp, appunto perchè così si crede, vogliasi impedire od
allontanare il giorno di una solenne discussione.
Egli è dunque indispensabile che francamente si discuta su questo oggetto, e si discuta in modo solenne
e largo sì dall'una come dall'altra parte. Aggiungo
che, a mio giudizio, e senza entrare nei particolari di
quella discussione, ci si affacciano alcune idee le quali
certamente molti di noi, se non tutti, ammettiamo, e
parlo di noi senza distinzione di partiti ; per cagion di
esempio la riforma sulla giustizia militare, quella sul
corpo sanitario, l'altra che concerne i viveri ed il vestiario che si tengono depositati nei magazzini ; a me
pare, e così pur sembra a parecchi altri, che importanti riforme si possano ottenere, quando vi si voglia
seriamente por mano.
La giustizia militare costa per io meno due milioni
e mezzo o tre milioni, malgrado il risparmio che fece
il ministro della guerra recentemente. Ora, quando
vedo che in tutti gli altri eserciti la giustizia militare
non costa nemmeno un centesimo, io non so rendermi
ragione del perchè noi dovremo soggiacere ad un aggravio di questa natura. Egualmente rispetto al servizio sanitario molti sono gli eserciti, anche delle più
guerriere nazioni, dove questo servizio in tempo di
pace è ridotto alle minime proporzioni. Perchè noi non
vorremo seguire in questa parte quegli esempi e seguiremo a battere una via che invece ci cagiona la spesa
di una somma così importante V Perchè vorremo tenere
nei nostri magazzini capitali inoperosi, non solo, ma
soggetti a continuo ed inevitabile deperimento ia
ogni giorno, quando d'altronde i medesimi non servono in tempo di pace, e per lo contrario presentan-.
do sene il bisogno in tempo di guerra, vi si potrebbe
facilmente provvedere senzachè sia d'uopo ricorrere a
questo rovinoso sistema? Ripeto pertanto essere questa
una questione sommamente grave, e doversi alla fin
fine una volta prendere direttamente di fronte nel Parlamento, risolvere o nell'uno o nell'altro senso. E
d'uopo dunque affrettare il più che si possa la legge
dell'ordinamento organico dell'esercito, perchè così si
-
1868
CAMERA DEI DEPUTATI —
potranno ad un tempo definire quelle che ho poc'anzi
accennate, e che toccano pure 1' ordinamento medesimo.
Queste sono, o signori, le considerazioni ciie io sottopongo alla Camera per ciò che riflette l'articolo 1.
Riassumendomi, dico che io respingo quest' articolo 1 perchè, mentre porta una violazione allo Statuto, mentre offende i diritti e del potere legislativo,
e dei potere esecutivo, non produce nessuna economia;
sotto la menzognera apparenza di riforma nulla muta,
nulla risparmia, e può solo giovare ad indurre in errore il paese, tacendogli credere che vengano diminuite le spese, mentre in fatto si lasciano tali e quali
attualmente sussistono; e d'altra parte, se vi è economia che realmente si possa conseguire, la vera sede di
mandarla ad effetto, e di darle la legale sanzione, sarà
nell'occasione in cui si discuterà il bilancio del 1871,
poiché anche oggidì, quando venisse approvata la proposta della Commissione, tuttavia pel 1870 la economia non potrebbe applicarsi, essendo già votato il
bilancio.
Vengo ora all'altro articolo, ossia all'articolo B del
progetto.
Alcune voci. Si riposi.
PRESIDENTE. Vuol riposare?
U m i l i . No, no.
Per conoscere la portata di questo articolo 3, col
quale si connette il successivo articolo 4, è necessario
premettere quale sia la condizione, o, dirò meglio, lo
stato degli ufficiali a tenore della legge del 1852 che
regola questa materia.
Giusta la disposizione contenuta nell'articolo 25 di
questa legge, l'ufficiale che ha ottenuto il suo decreto
di nomina non può essere messo dallo stato di attività
a quello di riforma, se non viene colpito da difetti
fisici incurabili. E la ragione che ha dettata questa
disposizione è evidente.
Quando un ufficiale ha dato prova della sua capacità di prestare servizio, se non sopraggiunge una
causa la quale lo renda inabile, esso deve essere considerato capace. Così è richiesto dall'interesse e dal
decoro del Governo, onde non si possa mettere in
dubbio che egli ha nominato un ufficiale inetto al momento stesso della nomina; è richiesto soprattutto
dall'interesse deìl'ufSziale e della esattezza del servi-,
zio militare, poiché, quale sarebbe la sicurezza dell'uffiziale, se egli dovesse ogni istante temere che
possa venire messa in dubbio la sua capacità?
Capisso sino ad un certo segno che si possa lasciare
nell'incertezza la conservazione del suo grado ; ma lasciare continuamente in sospeso l'attitudine e la capacità al servigio, quando questa capacità fu già riconosciuta col decreto di nomina, signori, è cosa che offende vivamente il sentimento d'onore del soldato, sentimento che dobbiamo gelosamente conservare e far sì
che in esso non venga mai menò.
—
_
SESSIONE DEL
_
_
1869
Or bene, questa incertezza si volle appunto togliere
colla legge del 1852, restringendo il caso di riforma
al caso d'inettitudine per difetti incurabili.
È vero che Governo e Commissione non parevano
del tutto convinti della vera interpretazione di questa
legge in tale senso ; almeno le frasi che si contengono
nella relazione paiono affermare che si dovesse grandemente dubitare se la stessa non ammettesse il collocamento dell'ufficiale allo stato di riforma anche
per altre cause, oltre i difetti fisici ed incurabili.
E questo dubbio sembrò sì grave, che fu consultato
il Consiglio di Stato, e fu solo dopo che questo autorevole Consesso lo respinse con solide ed innegabili
considerazioni, che il Governo e la Commissione si
rassegnarono a ritenere quella legge come contraria a
qualsiasi collocamento in riforma, che non fosse motivato dal fatto di difetti incurabili.
Del resto, che la Commissione ed il Governo abbiano in ora la ferma convinzione che tale e non altra
sia la vera interpretazione di essa legge, lo prova il
modo stesso con cui venne formulato l'articolo 3 della
proposta di cui ora ragiono, articolo diretto a recare
una modificazione intorno a quella disposizione.
Infatti non usò la Commissione una formola spiegativa od interpretativa, ma una formola puramente
eccezionale e transitoria, il che dimostra come da essa
si riconosca che la legge attuale del 1852 provvederebbe altrimenti.
Ho premesse queste osservazioni per accertare
quale sia il vero aspetto della quistione, quale sia la
disposizione che si vorrebbe in ora transitoriamente
modificare.
Ora qual è la modificazione proposta dalla Commissione e dal Ministero coll'articolo 3 del suo disegno ? Si vorrebbe che rimanesse ferma la legge, noti
bene la Camera, ma che per un anno, a partire
dalia
pubWiùazione della stessa legge, sia data facoltà al
Governo di riesaminare tutti gli ufficiali, i quali sono
non solo attualmente in aspettativa, ma che possano
essere anche in servizio, di sottoporli, dico, a nuovo
esame per riconoscere se essi siano o no capaci, non
solo per difetti fisici incurabili o per età, ma anche per
attitudine ed idoneità ; in guisa che solo trascorso
l'anno, la condizione degli ufficiali sarà di nuovo posta in sicuro sotto la difesa della legge del 1852.
Ora la prima questione che fo, e che sottopongo
alla Commissione ed alla Camera è questa : quando
si tratta di sanzionare una legge, possiamo noi approvarla in modo che essa non abbia un carattere generale? Possiamo noi approvarla, se la medesima assume unicamente un carattere direttamente personale,
ossia è solo rivolta contro alcuni individui appartenenti ad una data gerarchia ?
Questa, o signo ri? è la prima questione che vi presenio; pe/'occhèj se voi credeste che questa disposizione debba realmente accettarsi, nell'interesse gena-
1869 —
TOBNATA DEL 2 6
rale degli uffiziali tutti e dell'esercito, era evidente che
la medesima non doveva limitarsi ad introdurre una
eccezione per un anno soltanto ; ma conveniva invece
con mano franca e risoluta estenderla per tutta la durata di essa legge ; il che vai quanto dire modificarla
senza limitazione di tempo. Voi, signori, riconoscendo
che ia legge del 1852 è fondata sopra un principio incontestabile, non la volete modificare; anzi la riconfermate limitando ad un anno la proposta deroga ; ma
nel momento stesso che voi date forza a questa legge,
dicendo che non la si può toccare in modo definitivo,
ne sospendete gli effetti per il termine d'un anno, il
che vuol dire che voi intendete modificarla soltanto
relativamente a quegli uffiziali che nel corso di questo
anno fanno parte dell'esercito. Ora domando, o signori,
se, legislativamente parlando, si possa ordinare una
legge in questo modo. (Bene! Benissimo! a sinistra)
Ho parlato sinora dell'aspetto della questione nel
senso legislativo ; ma questa vuol essere anche esaminata sotto altri aspetti: vuol essere esaminata dal
lato della solidità e della disciplina dell'esercito, dal
lato finanziario, e, mi si permetta il dirlo, anche dal
lato morale e politico.
Dal lato della solidità dell'esercito.
Domando al Ministero ed alla Commissione quale
sarà l'effetto che produrrà questa legge sull'animo degli uffiziali del nostro esercito ? Non ve ne sarà più
uno sicuro della sorte sua, perchè tutti indistintamente
potranno essere sottoposti ad un nuovo giudizio per
essere riconosciuti idonei al servizio.
Mi si dice che questo non si farà. Credo bene che
non si darebbe in qualunque evento una 'grandissima
estensione a tale legge, e che il più gran numero degli
ufficiali non avrà a soffrirne alcuna conseguenza, ma
dacché si lascia aperta questa porta , ognuno può temere per sè, e se non per se stesso per l'amico; perchè, signori, nell'esercito v'è una solidarietà tra ufficiale ed ufficiale {Benissimo.'), e talvolta uno s'affanna
più in considerazione delle disgrazie che paventa per
gli altri, che non per quelle che paventa per se stesso.
Voi gettate questo spavento nelle file dell'esercito e lo
gettate in un momento che non so se sia grandemente
opportuno. (Benissimo ! a sinistra) Ma di più ho detto
anche dal lato finanziario. Avete preveduto, o signori,
quali sieno le conseguenze di questo provvedimento ?
Credete voi che le finanze potranno averne giovamento? Io sono persuaso che, invece di sentirne un
vantaggio, non fosse altro che per i primi anni, esse
ne risentiranno un pregiudizio. Io non ho abbastanza
dati statistici per sottoporre considerazioni precise al
Parlamento sotto questo aspetto ; ma persone, che meglio di me conoscono le conseguenze che finanziariamente possono sorgere da un provvedimento di questa satura, mi assicurarono che, quando si procedesse
sopra larga scala alle riforme, effetto di questa facoltà
che il Governo eccezionalmente domanda, certo le con-
MAGGIO
1870
seguenze finanziarie sarebbero molto gravi, almeno
per il corso dei primi anni, ossia di quegli anni nei
quali le condizioni delle finanze sono più difficili.
In fine, o signori, dal lato politico, io non credo che
questa facoltà, che si domanda, possa considerarsi diretta piuttosto ad una che ad altra parte dell'esercito,
perchè l'esercito non è che uno solo ; ma io temo pur
troppo, ve lo dico francamente, e debbo dirlo, essendo
assai meglio che, se si presentano pericoli, si possano
affrontare e non si lascino nascosti ed inavvertiti, temo
pur troppo, ripeto, che contro il vostro pensiero possa
sorgere il dubbio che si miri a far pesare le conseguenze di questo provvedimento più sopra gli uni che
sopra gli altri, e specialmente che si vogliano colpire
piuttosto quegli ufficiali che appartenevano ad un esercito, anziché all'altro.
Così, o signori, voi verrete a compromettere quel
vantaggio che ritengo essersi ottenuto dalla fusione
di tutto l'esercito italiano, dalla fusione dell'esercito
dell'Italia superiore, dell'esercito meridionale (Bene !
a sinistra) ; voi verrete probabilmente a creare di
nuovo un dualismo tra gli uni e gli altri, e, dico il vero,
mi duole di vedere che l'onorevole Sella, il quale (ama
rendergli questa testimonianza) nel 1862, quando era
ministro di finanza, malgrado che anche allora le finanze fossero in grandissime strettezze, malgrado che
egli fin d'allora dichiarasse essere suprema necessità
di venire all'equilibrio dei bilanci, malgrado tutto
questo, cooperava efficacemente a che si facesse la fusione dell'esercito dell'Italia superiore con l'esercito
meridionale, ed approvò grandemente un provvedimento che, non solo era di suprema giustizia, ma che
era un atto anche sommamente politico e prudente.
Ora mi duole che egli stesso oggidì, dopo avere cooperato a quest'atto, venga a dare la sua approvazione
ad un provvedimento che, mentre non rende più facili
le condizioni della finanza, certo può molto compromettere quei vantaggi e quei risultati tanto favorevoli
che da quella fusione si erano ottenuti.
Nè solo si vorrebbe provvedere in questo modo eccezionale e transitorio per gli ufficiali che si dichiarassero inetti al servizio, ma con un decreto reale, di
cui non sono stabilite ne le basi nè le condizioni. Traducete in altri termini questo, e vedrete che è lasciato
il tutto all'arbitrio del Governo, perchè egli può stabilire quelle basi e quelle condizioni che meglio gli
piacciono per conoscere se gli ufficiali sieno o no
inetti ed incapaci al servizio.
Non dubito che il ministro della guerra userà tutte
quelle cautele che potranno essere opportune, ma essa
non sono mai sufficienti in un argomento così grave,
in un argomento che tocca un diritto già. acquisita
dall'ufficiale, poiché è un vero diritto che egli ha dal
momento che fu accettato come ufficialo, ed allorché
nell'atto della sua accettazione gli fu detto : voi non
potrete essere rimosso, salvo che per effetto di difetti
—
1870
CAMERA DEI DEPUTATI —
fisici incurabili. Riconosco chela legge può sopprimere
l'ufficio, ed in tal caso dimettere l'ufficiale ; ma, non
soppresso l'officio, deve lasciare all'ufficiale il grado
clie' ha.
Or bene voi volete toglierlo ; toglietelo, ma almeno
che il Parlamento sappia quali sono le condizioni,
quale deve essere il modo e quali le cautele con cui
questo potere debba essere esercitato. Non mi so persuadere che debba rimanere in balìa del Governo lo
stabilire egli stesso arbitrariamente le condizioni sotto
le quali questo giudizio dovrà dar^i.
Egli è evidente che, se voi approvate questo progetto, voi lasciate interamente la sorte degli ufficiali
durante un anno in balìa del potere esecutivo.
Ora, se sia conveniente dare questa facoltà, se sia
conveniente, non dirò nell'interesse dell'esercito, ma
nell'interesse stesso del Governo, quando vi sono dei
pericoli che possono da un giorno all'altro manifestarsi, quando per effetto di qualche avvenimento questi pericoli potrebbero farsi più gravi, lascio a voi il
giudicarlo.
Quindi io mi rivolgo al Governo, a cui deve stare a
cuore maggiormente la tutela dell'ordine e delle nostre istituzioni, e lo prego di seriamente riflettere alle
conseguenze che ne potrebbero derivare : per parte
mia respingo l'articolo proposto. (Vivi segni di approvaziane a sinistra)
(,Succedono cinque minuti di riposo.)
PRESIDENTE. Prego gli onorevoli deputati di far silenzio, perchè si possa riprendere la seduta.
60V0M, ministro per la guerra. Signori, sulla questione la quale si dibatte da alcuni giorni in questa
Camera, se, di fronte all'opinione del Governo ed all'opinione della Commissione, le quali si concordarono
intorno ai principi! di un progetto di legge, si fosse
schierata una opinione contraria, la quale avesse
forma, la quale non fosse come un fuoco fatuo che
fugge quando ci si corre dietro, certamente sarebbe
possibile con una profonda discussione divenire a riconoscere se la verità, se l'utile del paese siano nelle
proposte del Governo e della Commissione, ovvero
siano nelle proposte dell'opposizione... {Mormorio a
sinistra)
SALARI S. Il Governo ha abbandonate le sue proposte...
PRESIDENTE. Non interrompano, altrimenti non è
possibile che si vada avanti nella discussione.
MINISTRO PER LA GUERRA. Certamente in questo caso
io mi sarei affrettato di rinnegare le mie medesime
proposte per l'utile del paese, nel medesimo modo con
cui feci sacrificio di qualche parte eli esse, ne feci olocausto allo spirito di concordia fra i partiti i più affini, concordia la quale è indispensabile per la riuscita
di ogni cosa umana, che non dipenda da una sola volontà, ma dipenda dall'opera di molti. (Bravo ! Benissimo ! a destra)
Fvoe bene l'onorevole Battezzi nel non biasimare
—
SESSIONE DEL
1869
questa mia condotta ; male sarebbero riuscite parole
di biasimo nella bocca di lui, che nel 1867, quando fu
presentato il progetto di legge sull'asse ecclesiastico,
si esprimeva in questo modo :
« Era parso al Ministero che si dovessero senz'altro
tener ferme le basi sopra cui si fondava la legge 7 luglio 1866 relativamente allo disposizioni concernenti
l'asse ecclesiastico. Partendo da quest'idea, il ministro
delie finanze, che era l'onorevole Ferrara, venne proponendovi le disposizioni che si contengono nel suo
progetto. Sventuratamente questo progetto il quale
era ed è, lo ripeto, conforme alia legge 7 luglio 1866,
fu malamente interpretato. Alcune frasi hanno fatto
credere che il Ministero intendesse di abbandonare
quelle disposizioni che erano sancite da quella legge.
Di più la Commissione, esaminando questo progetto,
giudicò che non bastasse arrestarsi alla legge del 1866,
ma che si potesse fare un passo più innanzi. Dopo
questo avviso della Commissione, come poteva ancora
il Ministero tener fermo nei suo primo progetto ? »
Quale fosse la differenza fra i due progetti ve lo
dice il relatore della Commissione, che fu allora l'onorevole Ferraris. Egli si esprime così :
« La Commissione vi ha presentato il suo lavoro il
quale non potendo trovar riscontro in quello che era
stato presentato dal Ministero, riuscì intieramente
opera sua. »
RATTIZZI. Chiedo di parlare.
MINISTRO PER LA GUERRA. Ora, signori, dall'onorevole
Corte, il quale vagheggia per l'Italia un esercito foggiato all'americana...
CORTE. Chiedo di parlare per un fatto personale.
MINISTRO PER LA GUERRA.. all'onorevole Toscane!!!,
il quale vorrebbe un esercito tanto potente da risolvere le più ardue questioni di Europa (Ilarità) ; dall'onorevole Botta, il quale vorrebbe ridotto l'organico,
e crede forse troppo alle economie ipotetiche di opuscoli di occasione, all'onorevole Corrado, il quale non
vuole esercito permanente, e vi supplisce col decentramento (Ilarità): veramente, signori, io trovo sì vasto
campo di opinioni disformi, che non mi riesce afferrare un'idea abbastanza completa per attaccarla di
fronte e combatterla. (Bravo! a destra)
L ' o n o r e v o l e Corte, il quale visse lungamente fra le
truppa più salde d'Europa, ha, per uno strano contrasto, preso amore per le truppe le meno solide.
Egli vagheggia per l'Italia un esercito foggiato all'americana.
Ma di qual esercito vuole egli parlare? Dell'esercito
stanziale che, quantunque piccolo di numero, è però
solido quanto altri mai ? No, certo ; imperocché questo
esercito è foggiato alla guisa degli eserciti europei.
Egli vuole parlare di quell'esercito americano, il
quale non esiste in pace, e fu creato per la guerra. Ma,
o signori, che cosa è questo popolo americano? Che
cosa fu quest'esercito del Nord?
— 1871 —
TORNATA DEL 2 6 MAGGIO 1 8 7 0
Un popolo il quale si reclutò nella razza anglo-sassone, la più energica razza d'Eurox>a; un popolo il
quale si reclutò di emigrati, che sono la parte più
energica della propria razza, mal si potrebbe paragonare alla nostra razza europea, mal si potrebbe paragonare alla razza italiana, la quale, agricola e sedentaria, se ebbe una storia gloriosa nei tempi antichi per
opera appunto di quelle legioni romane, le quali furono truppe stanziali quanto altre mai, perì poi per
vizi propri. (Bisbiglio a sinistra)
Non riandiamo la storia d'Italia che viene di poi,
imperocché per molti secoli noi troveremmo questo
popolo italiano, anche nell'epoca della sua maggiore
potenza commerciale, in balìa di avventurieri di oltr'Alpe; troveremmo questo paese percorso e calpestato da eserciti stranieri. L'Italia sarà un gran popolo, e lo diventerà presto, mercè Dio (Ilarità a sinistra); ma non aduliamolo oggi dicendo che esso è un
gran popolo. (Bene ! a destra) Oggi esso è ancora nell'infanzia.
Che cosa fu, o signori, quell'esercito del Nord, a cui
accennava l'onorevole Corte? IJn grande paese, ricco
di capitali, ricco di grandi industrie, potè, durante la
sua guerra di secessione, crear meraviglie in navigli,
in armi portatili, in cannoni, in ogni genere di attrezzi da guerra ; ma il soldato, signori? Io ho letto
molti rapporti ufficiali, molte lettere private di testimoni oculari. Le centinaia di migliaia di uomini erano
più nelle epopee che non sui campi di battaglia. I
reggimenti, composti di mille uomini partivano con
150 soldati ; e questa era la regola e non l'eccezione.
L'onorevole Corte ricorda senza dubbio come gli
Stati del sud, pei solo fatto di aver per sè il piccolo
esercito stanziale americano poco mancò troncassero
la guerra alla prima battaglia.
Finalmente, con isforzi eroici, il Nord trionfò. Ma
esso aveva speso 14 miliardi ; tanto quanto può occorrere per mantenere un forte esercito stanziale per
secoli.
E se oggi l'America del nord non mantiene un forte
esercito stanziale non è per dispregio degli eserciti
stanziali, ma sibbene per gelosia della propria libertà.
(Interruzioni a sinistra)
L'onorevole Corte, tuttoché trovi che non ve ne sia
parola nel progetto di legge, mi loda tuttavia di ciò
che gli sia sembrato d'i travedere una tendenza a modificazioni radicali nel nostro sistema di reclutamento,
la tendenza cioè a diminuire la ferma del soldato
sotto le armi.
Signori, questa è la sola lo de che io non posso accogliere con gratitudine dall'onorevole Corte!
Io sono in questa.materia affatto ortodòsso; nè l'esempio dell'esercito prussiano, che l'onorevole Corte
citava, mi potrebbe far vacillare nelle mie convinzioni.
Certo l'esercito prussiano è fra i primari eserciti di
Europa per numero e per valore intrinseco.
Ma, signori, il valore intrinseco di un esercito si
compone di parecchi coefficienti, dei quali, quand'anche
uno sia scarso, l'altro può compensare. Il valore di un
esercito si compone del vigore della razza, delle tradizioni militari del popolo, dell'amor patrio, delle buone
istituzioni militari e dell'eccellenza degli ufficiali. Ora,
signori, il popolo prussiano è vigoroso, è saldo quant'aìtri mai. Le tradizioni del grande Federico fanno battere il cuore ad ogni prussiano.
La parola Germania scuote le fibre in tutte quelle
popolazioni fino all'infimo casolare.
Le istituzioni militari sono profondamente studiate,
e l'eccellenza degli uffiziali è nota a tutta l'Europa.
Quando doveva scoppiare la guerra del 1866, io
ricordo bene come a Berlino mi si dicesse: noi abbiamo, è vero, un soldato a breve servizio, ma gli Austriaci d'oggidì hanno soldati di 13 o 14 mesi di servizio medio. Ecco la verità vera.
L'eccellenza dell'uffiziàle prussiano e nota. L'uffiziale prussiano ad una perfetta coltura, come ha ì'uffiziale inglese, congiunge un'educazione tecnica che è
forse prima di tutti gli eserciti europei.
Si comprende dunque come codesta eccellenza degli
uffiziali possa compensare ciò che vi sia di difettoso
nella brevità della ferma del soldato sotto le armi.
Ed io ricordo, o signori, come dopo Ja battaglia di
Salowa, essendo io al quartiere generale di Nicholsbourg, l'illustre generale Moltke disse con infinita
modestia, che la campagna di Boemia non era stata
vinta dalla sua propria strategia, ma f ra stata vinta
dal luogotenente prussiano. (Movimenti)
Il ridurre la ferma io lo crederei un grande regresso.
Io non so che cosa serbi in seno l'avvenire, forse
anche gli eserciti alla foggia vagheggiata dall'onorevole Corte. Ed io fin d'oggi sottoscriverei a quella
forma di eserciti, quando prevalessero in tutta l'Europa.
Ma, signori, quando i nostri vicini hanno di quegli
eserciti solidi, ì quali sono capaci di lasciare sul campo
di battaglia la metà della forza di un battaglione, od
almeno un terzo tra morti e feriti senza scomporsi,
gli eserciti dell'avvenire i quali appena potessero lasciare un ventesimo od un decimo fra morti e feriti
sul campo, dopo cui non potessero più tenere, questi
eserciti, o signori, non valgono. (Rumori a sinistra)
Nè vale oggi la sentenza del generale Foix, citata dall'onorevole Corte, imperocché l'esempio medesimo di
Sadowa c'insegna come oggidì, mentre si possono colle
ferrovie concentrare e mantenere in un breve spazio
grandi masse di truppe, ogni campagna durerà poche
settimane, ed ogni vittoria ed ogni sconfitta sarà una
vittoria od una sconfitta di Sadowa.
L'onorevole Toscanelli vuole un esercito numeroso
onde il Governo non sia impotente. Certamente se l'Italia dovesse rimanere molti anni nella situazione an-
wimniiWVttiiima
— 1872 -
ina I MIIIII II M I • • a m i n•••ii •••munii i iiiiininaa
CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1869
gosciosa di finanza in cui oggi si trova, se si dovessero
ancora per molti anni sentire minacciati i più legittimi
interessi dei cittadini, certamente verrebbe giorno in
cui e l'esercito attuale ed un esercito più forte sarebbero scarsi all'opera ingrata di contenere un malcontento legittimo.
Ma quando oggi si vede l'inanità degli sforzi di pochi perturbatori riprovati dalla nazione (Movimenti a
sinistra) ; quando si vede che ad un maggior vigore di
repressione non mancò che un maggior vigore di resistenza, che io del resto mi rallegro che manchi (Bene !
Bravo! a destra), non è oggi il giorno in cui si possa
dire il Governo impotente.
Tra le opinioni disformi che si manifestarono nell'opposizione c'è quella dell'onorevole deputato Carini, il quale vorrebbe sospendere ogni cosa, non vorrebbe risolvere nulla.
Sotto una forma speciosa questa proposta è la più
perniciosa; questa proposta è la più dannosa all'esercito.
È la più dannosa perche lascierebbe sospesa sull'esercito quell'incertezza che fu da tutta la Camera
riconosciuta per sommamente nociva.
L'onorevole Carini dice: presentate un organico!
Ma, o signori, veramente io non so comprendere questa domanda: non lo abhiam forse un organico?
Una voce a sinistra. Quale?
CARINI. Domando la parola.
MINISTRO PER LA GUERRA. Noi l'abbiamo, e l'abbiamo
tanto, che quest'organico è oggi tenuto inviolabile, ed
io medesimo ho consentito a rinunziare a quelle mutazioni che erano contenute nella mia prima proposta.
Che cosa vuole l'onorevole Carini ? Vuole egli un organico eguale a quello che oggi abbiamo ? Allora la
sua proposta è inutile. Vuole egli un organico più ampio dell'attuale ? E allora egli urta contro alla impossibilità delle finanze.
Vuole egli un organico minore ? Ma allora non vedo
che cosa ci guadagnerà l'esercito.
Del resto, o signori, le file dei battaglioni e delle
compagnie oggi sono dissanguate : sono dissanguate
per le circostanze eccezionali della finanza. Ma, quando
sarà superata la crisi, si rinsangueranno...
CRISPI. Allora verrà la guerra.
MINISTRO PER LA GUERRA. Forse la logica suggerisce
all'onorevole Carini che, essendo deboli i battaglioni e
le compagnie, convenga ridurre il numero dei reggimenti.
Ma, signori, quest'organico che oggi pare esuberante, quando giunga la guerra è insufficiente.
Ha farge l'onorevole Carini dimenticato la storia
del 1866?
L'onorevole Carini domanda un organico : ma non
abbiam forse un organico, un organico che credo ottimo ?
1
Ed a questo riguardo io vorrei trarre d'inganno
l'onorevole Rattazzi il quale crede che l'esercito, come
oggi è costituito, sia stato una specie di transazione
tra i vari sistemi che vigevano in Italia. Ma, signori,
questo non è: l'esercito attuale fu calcato sopra l'esercito subalpino e sulle medesime leggi ' che vigevano
per l'esercito subalpino.
E poiché ho cominciato a rispondere all'onorevole
Rattazzi, mi consenta ancora che gli dica che egli si
inganna quando dubita che i 15 milioni di economie
che furono concordati tra Commissione e Ministero,
sieno vane illusioni. Essi sono reali e positivi, e per
convincerne la Camera e l'onorevole Rattazzi, domani
farò distribuire alla Camera le spese consuntive per i
primi tre mesi del 1870, da cui si vedrà come oggi la
forza, la quale sarà non molto lontana da quella dell'anno venturo, abbia dato precisamente l'economia
calcolata in bilancio. E perchè l'opinione pubblica non
sia traviata, dichiarerò ancora una volta come fra coteste economie di 15 milioni, 5 riguardano i vari servizi
di amministrazione, un milione riguarda l'arma dei carabinieri, 9 milioni riguardano riduzioni di forza, di
quadri, di personale amministrativo, secondo i voti
dell'onorevole Botta.
L'onorevole Rattazzi parlò di 4,000,000 di vestiario
in modo che mi fa dubitare che egli non abbia per avventura potuto studiare a fondo la questione. Questi
4,000,000, o signori, erano già diffalcati dal bilancio
del 1870, come sono stati diffalcati dal bilancio del
1871 ; l'economia dei 15,000,000 non riguarda questi
4,000,000 che sono in fuori, e risultano dal paragone
tra il primo progetto di bilancio del 1870 e quello che
si avrà nel 1871.
RATTAZZI. Sta nel sunto della Commissione.
PRESIDENTE. Ella rettificherà dopo, onorevole Rattazzi.
RATTAZZI. Ho esaminato il sunto.
Domando la parola.
PRESIDENTE. Ella è inscritto.
MINISTRO PER LA GUERRA. Egli ha posto ascolto alle
economie di celebri opuscoli d'occasione. Non credo
sia il caso di discuterle per ora, non essendo un fatto
parlamentare...
BOTTA. Chiedo di parlare per un fatto personale.
MINISTRO PER LA GUERRA.. ma poiché, signori, parmi
abbiano traviato molte opinioni, farò rispondere con
altri calcoli più esatti.
Non mi dilungherò maggiormente a rispondere all'onorevole Rattazzi. Spero che qualche autorevole
membro della Camera lo farà meglio di me. Solo debbo
protestare riguardo alla riforma degli ufficiali.
Signori, se qualcuno potesse sospettare che in questa materia vi potesse essere spirito di parzialità, oltraggierebbe il Governo, oltraggierebbe la Commissione;- oltraggerebbe l'esercito. {Movimenti a sinistra)
— 1873 —
*****
fin
mini un
TORNATA
in«'i..r •
DEL
26
La proposta di legge che riguarda questa materia
fu resa necessaria non perchè il Governo non avesse
facoltà di togliere dall'esercito ufficiali inetti, imperocché la legge dà al Governo questo diritto ; ma fu
resa necessaria per dare al Governo la facoltà di migliorare la posizione degli ufficiali soggetti alle disposizioni della legge stessa. Ora il decreto accennato nel
disegno di legge della Commissione è anche richiesto
dalla legge suTìo stato degli ufficiali, e non fu ancora
emanato.
Certo, signori, il ministro della guerra non assumerebbe la responsabilità di fare egli stesso questo decreto ; ma lo farebbe redigere da una Commissione
composta delle più alte autorità dell'esercito, onde il
decreto medesimo abbia quell'imponenza che per l'esercito è necessaria.
Lasciando questa digressione, conchiuderò dicendo
che la proposta dell'onorevole Carini è la più nociva
che si possa fare per l'esercito.
Se vi ha partito nocivo all'esercito, o signori, certo
è quelìo di lasciare ancora sospesa sopra di lui questa
minaccia di rimescolamento e di riduzione. Appunto
a far sparire questa minaccia, era destinato il progetto di legge del Ministero, ed a ciò mira il progetto
di legge della Commissione.
Se vi hanno parole che non trovino eco nell'esercito
sono quelle senza dubbio che l'onorevole Carini ha
pronunziate quando si lagnò delle condizioni miserrime degli ufficiali.
CARINI. Questo non l'ho detto.
PRESIDENTE. Parlerà dopo, onorevole Carini. Ella è
iscritto.
MINISTRO PER LA GUERRA. A me duole di non avere
udito il discorso dell'onorevole Carini, come mi duole
di non avere udite le ultime parole dell'onorevole deputato Massari G., le quali furono troppo lusinghiere per
me, per quell'antica amicizia che mi dedicò fino dalla
mia prima giovinezza. Mi duole di non avere udite le
parole dell'onorevole Carini ; ad ogni modo io rispondo
a quanto intesi altre volte in questa Camera da lui.
L'esercito conosce troppo lo stato delle finanze d'Italia per chiedere sussidi in questi ^giorni alla madre
Msognosa.
L'esercito, o signori, ha un solo desiderio, ed è
•quello che le sue istituzioni vengano ancora perfezionate ; ha il desiderio che ciò che nella fretta del contrarre può essere riuscito imperfetto sia migliorato.
Ognuno nell'esercito ha l'ambizione che si dica in
Europa di lui : ecco un bravo soldato dell'esercito italiano ; che si dica in Italia : ecco un esercito, su cui la
nazione può fare pieno assegnamento, di cui la nazione può esaere certa che sopra tutti i campi di battaglia, in ogni circostanza, porterà alta la bandiera
del regno italiano. (Benissimo ! a destra)
PRESIDENTE. Onorevole Rattizzi, ella ha chiesto la
parola per un fatto personale.
SESSIONE 1869 — CAMEBA PEI DEPUTATI —
Discussioni.
235
MAGGIO
1870
RATTIZZI. La cedo all'onorevole Corte, riservandomi
però di parlare dopo.
PRESIDENTE. Onorevole Corte, ella ha facoltà di parlare per un fatto personale ; la prego di accennarlo.
CORTE. Sto nel fatto perdonale ; conosco il regolamento e so che cosa è il fatto personale. Mi rincresce
che l'onorevole ministro della guerra, il quale ha mostrato tanta abilità e tanta elasticità nel far concordare il progetto della Commissione col progetto suo,
abbia avuto bisogno, per combattere i miei argomenti,
di farmi dire quello che non ho detto. Io non ho mai
parlato dell'esercito americano. Io aveva domandata
la riduzione della ferma a 3 anni ; ora la ferma di 3
anni non è quella dell'esercito americano, ma dell'esercito austriaco e dell'esercito prussiano. Io aveva
domandata la restrizione della surrogazione, e non
sono andato nemmeno tanto in là da domandarne
l'abolizione ; ora l'abolizione della surrogazione esiste
in Prussia dopo la pace di Tilsitt ; e nell'esercito austriaco la surrogazione fu abolita dopo la disfatta di
Sadowa. Quando si tratta di opinioni, ognuno esprime
la sua; ma quando entriamo nel terreno dei fatti, e
dei fatti storici, io non sono uso ad alterare.
Debbo aggiungere un'altra cosa, la quale mi ha profondamente afflitto ; ed è che il generale Govone abbia
trattato in modo così ingiusto l'esercito americano.
Quando noi sapremo lasciare, come lasciarono gli Americani alla battaglia di Gettysburg, 25,000 uomini sul
campo di battaglia tra morti e feriti, avremo diritto di
parlare; ora tacciamo, è prudenza, è convenienza.
(Benissimo ! a sinistra)
Quando il generale Govone mi viene a dire che con
dei soldati nuovi, non si lascia neanche un decimo sul
campo, io gli dirò che alla giornata di Milazzo (e me ne
appello al generale Medici che era mio cQmandante) io
ho lasciato, del battaglione da me comandato, il 60
per cento tra morti e feriti, dell'effettivo. Il generale
Govone ha voluto oppormi l'autorità del general Moltke, ma l'autorità del generale Moltke sta con me. Egli
ha detto che erano i luogotenenti che avevano vinta
la battaglia di Sadowa. E che domando io? Ufficiali
istruiti e soldati giovani. Ecco quel che fu la forza dell'esercito prussiano. (Bravo ! a sinistra)
Come ho già detto, io non sono uso nè a cambiare né
ad alterare i fatti, i fatti stanno scritti nella storia ;
e non è con argomenti di tal natura che si può distruggere la verità dei fatti da me addotti l'altro giorno.
Quando si vuol rispondermi, io prego che almeno non si
travisino le cose. Quando non mi si farà dire americano,
mentre ho detto prussiano ; quando non mi si farà dire
che voglio dei volontari di un giorno, mentre io vi parlo
di soldati di tre anni e vi domando di far passare gli
uomini di seconda categoria alla prima per avere soldati che sieno stati durante un tempo assai lungo sotto
le armi, allora non si potrà certo affermare che io vo=
glio creare eserciti all'uso americano!
CAMERA DEI DEPUTATI
L'onorevole generale Govone mi permetta che io gli
dica che non era necessario che egli mi venisse ad insegnare quale era la formazione dell'esercito regolare
americano (Bravo ! a sinistro,), perchè io lo conosceva
per gli stessi argomenti dell'onorevole generale Govone, il quale, quando accusava gli Austrìaci di avere
perduto la campagna del 1886 perchè avevano soldati
troppo giovani, dimenticava che a tutti era lecito ciò
dire meno che a noi. (Benissimo ! a sinistra)
PRESIDENTE L a parola spetta al deputato Carini. Si
limiti al fatto personale.
CARINI. Io non dirò che una sola parola all'onorevole
ministro della guerra, e comincierò dal ringraziarlo
anzitutto della molta attenzione fatta al mio povero
discorso di ieri, mentre io invece mi rammaricava di
non avere avuto l'onore di vederlo al suo posto.
L'onorevole ministro della guerra mi attribuiva
poc'anzi una opinione nella quale egli non converrebbe meco; e mi faceva poscia un appunto, a cui mi
basta rispondere col rilevare un sol fatto. L a opinione
erronea sarebbe di ritenere che non vi fosse un organico, e perciò di avere a torio sollecitata la Camera
perchè un progetto di legge per l'ordinamento definitivo dell'esercito venga dal Governo presentato e dal
Parlamento discusso e approvato.
L a critica poi che mi faceva, e non è poco amara, è
di far opera, domandando un organico, la più nociva
che si potesse verso l'esercito.
Ora, io debbo rispondere all'onorevole ministro
della guerra che, tanto nell'opinione attribuitami,
quanto nello appunto fattomi, egli per lo meno trova
meco d'accordo tutti gli onorevoli membri che siedono
attualmente sui banchi della Commissione, e per di
più tutti gli onorevoli di lui predecessoti nel Ministero
della guerra. Quanto alla Commissione, essa ha assai
chiaramente espresso nella sua relazione il voto, or da
me sostenuto, che un progetto di ordinamento dell'esercito venga presentato e discusso, con questa sola
differenza che uno dei suoi membri credeva necessario
che ciò si facesse immediatamente, mentre gli altri
opinavano che, trattandosi ora di una questione esclusivamente finanziaria, fosse più conveniente riservarlo
a tempo più opportuno.
Dunque l'opinione che un novello e definitivo ordinamento dell'esercito sia necessario in Italia, non è
opinione di cui io abbia ne il monopolio, nè il merito,
ma è opinione espressa e sostenuta da tutti gli onorevoli membri della Commissione nella relazione distribuita alla Camera, come è anche opinione dimostrata
dai fatti di tutti gli onorevoli predecessori dell'attuale
ministro della guerra ; imperocché, o signori, non avete
che a cercare nei vostri cassettini per trovare un primo
progetto di legge per l'ordinamento dell'esercito presentato dal generale Cugia, un secondo presentato dal
generale Di Revel, un terzo presentato dal generale
Bertolè-Viale nell'ultima Sessione.
SESSIONE DEL
1869
PRESIDENTE. Onorevole Carini, stia nel fatto personale. {Mormorio a sinistra)
CARINI. Io credo dunque, o signori, che basti l'avere
accennato questo fatto per provare che diffatti una legge
di ordinamento non vi era, come non vi è tuttora, giacche si riconosceva, e si riconosce anche oggi, il bisogno
di farla, e perchè almeno l'onorevole ministro voglia
concedermi che ho buoni ed autorevolissimi compagni
nella opinione che egli qualificava nociva all'esercito.
(Bravo ! a sinistra e al centro)
PRESIDENTE II ministro della guerra ha facoltà di
parlare.
MINISTRO PER LA GUERRA. Io dico che oggi noi abbiamo un organico il quale fu giudicato sempre favorevolmente.
Alcune questioni, o signori, esistono per le quali
sarebbe utile di provvedere, ed è la questione delle
riserve di cui ho parlato un'altra volta alla Camera.
I progetti di ordinamento presentati dagli onorevoli
miei predecessori avevano soprattutto questo di differente dall'organico esistente, inquantochè preparavano
appunto coteste riserve. Oggi, o signori, lo stato delie
finanze difficilmente permetterebbe di provvedere alle
riserve al di là dei quadri attuali dell'esercito. Ma
quando la Camera chiedeva un progetto di ordinamento, intendeva dare stabilità agli ordini militari 0
togliere all'arbitrio ministeriale la possibilità delle
frequenti mutazioni.
Ora, 0 signori, col progetto di legge della Commissione si provvede appunto a cotesta stabilità per
legge. Il Governo però, ed io per mia parte ne prendo
impegno, non ha e non può avere difficoltà a presentare un progetto d'ordinamento alla Camera perchè
sia discusso ampiamente.
Questo impegno io prendo ; ma oggi col progetto
di legge si provvede ampiamente a ciò che possono
richiedere le esigenze dell'esercito ed anche ai desid e r i che può avere fin d'ora la Camera.
PRESIDENTE. L a parola spetta all'onorevole Fambri.
BOTTA. Ho domandata la parola per un fatto personale.
PRESIDENTE. L'onorevole Botta ha ragione ; ma mi
permetta, non mi pareva che ci fosse questione personale, perchè il fatto a cui ha accennato il ministro
della guerra si riferisce ad un'altra persona. Tuttavia
accenni il fatto personale.
BOTTA. Ricorderò all'onorevole presidente ed alla
Camera che il signor ministro per la guerra, oggi, subito dopo che ci ha voluto spiegare la coalizione del
Ministero colla Commissione, e con un lato della Camera, nel farmi l'onore di ricordare il mio nome, lo ha
unito ad una recente pubblicazione, che egli ha chiamata d'occasione. Mi pare perciò, signor presidente,
che io ho diritto alla parola per un fatto personale.
PRESIDENTE. Mi permetta onorevole Botta : il signor
ministro ha accennato alle cose dette da lei, ed al suo
—
1875
—
TORNATA DEL 2 6 MAGGIO 1 8 7 0
ordine del giorno ; ma quanto ha poi accennato relativamente ad uno scritto, non si riferisce a lei. Tuttavia accenni il fatto personale.
BOTTA. Non voglio contraddirlo, signor presidente ;
invece farò alla mia Tolta risultare che l'onorevole ministro della guerra ricordò Vojpuscolo d'occasione, ed
ed unendovi il mio nome, ve lo unì in tal modo, che
sembrommi, nel pronunziarlo, si fosse atteggiato a disprezzo...
PRESIDENTE. Onorevole Botta, non vi può essere dubbio che l'onorevole ministro non ha mai usata alcuna
parola di disprezzo, nè per lei, nè per altri.
BOTTA. Domando perdono. Io non la raccoglierei ;
dirò soltanto che quando io ieri ebbi l'onore di sviluppare poche idee dinanzi alla Camera, nel ricordare
1 ''opuscolo d'occasione, vale a dire la pubblicazione
dello scritto del duca di Mignano, la ricordai soltanto
in quella parte che riguarda l'abbigliamento e la calzatura del soldato, parte stata accettata dall'onorevole
ministro Govone, e credo anche posteriormente aìla
pubblicazione del dùca di Mignano stesso.
Egli, il ministro per la guerra, nella seduta del 24,
quando è venuto a fare l'atto d'abbandono delle sue
proposte, disse queste parole: « Una questione, che il
ministro della guerra ha pure diligentemente studiata
in questi tempi, fu quella della vestizione del soldato.
Gli studi durano da parecchi mesi, ma oggi abbiamo
accertata la opportunità di abbassare le tariffe della
roba e del vestiario del soldato, le quali erano tenute
alquanto al disopra del vero costo della materia. »
Ora vede la Camera che, quando io invocai l'autorità della recente pubblicazione del duca di Mignano,
la invocai dopo aver visto il ministro della guerra adottare una parte delle idee suggerite in quell'opuscolo.
Debbo poi ringraziare il signor ministro per la
guerra per avere egli accettato in parte i miei voti
riflettenti le economie ; e tanto più lo devo, in quanto
che, quando noi poveri uomini di razza debole abbiamo l'onore di veder accettata qualcuna delle nostre proposte dal signor ministro della guerra, tanto
distinto nel fare la comparazione fra le razze deboli e
le forti, dobbiamo stimarci fortunati. (Risa ironiche a
sinistra)
FÌMBÌU. L'onorevole ministro della guerra molto opportunamente, dacché diseutevasi di una legge intorno all'esercito ma a proposito di una questione di
finanza, narrò come l'esercito americano, nella guerra
di secessione, costasse da 14 miliardi allo Stato.
Egli poteva anche aggiungere un confronto per fate
comprendere e valutare di più l'enormità di questa cifra. Ed è, che tutte le guerre della repubblica e del
primo impero francese, sommate insieme, non.hanno
raggiunti i 21 miliardi, il che vuol dire che l'America,
in quel periodo relativamente brevissimo di tempo, ha
speso oltre i due terzi di quello che la Francia fra
tutte le guerre della repubblica e dell'impero. È già un
fatto, parmi, significativo e importante.
Intorno poi alla questione di razze deboli e forti,
io mi unirei alla vivace protesta del deputato Botta ;
tanto più che mi riviene alla memoria un fatto, ed
è che alla battaglia di Bull's Run, quella che decideva per appunto della sorte della capitale degli Stati
Uniti, tra morti e feriti, d'entrambe le parti, ne rimasero sul terreno forse un due per cento. Cotesto, l'onorevole generale Corte lo saprà a mente senza dubbio,
egli che ha così bene presenti tutti i documenti di
quella guerra, principiando dalie corrispondenze del
generale Mac-Clellan.
Quanto al 25 per 100 di morti e feriti di quell'altra
famosa battaglia di Gettysburg che egli ha citata, noli
ignorerà come una tale cifra sia infinitamente contestata, e non solo dai Sudisti.
Il fatto della proporzione che cito io è ben altrimenti sicuro. I morti restano sul terreno e si contano,
ina i vivi possono benissimo ecclissarsi e si ecclissano
sovente dove non c'è ordine, e persino dove c'è, e ne
fanno sbagliaré di molti e di belli dei computi.
Tornando alla battaglia di Bull's Run, si può dire
che proprio la forte razza anglosassone in quella circostanza differì di poco dai due campioni di un duellò
assai buffo di cinque o sei anni fa. Uno dei due competitori scappò dal terreno, ed io che li conoscevo
tutti e due quei bravi, sclamai, parlando del fuggito :
Oh l'imbecille! Se aspettava cinque minuti scappava
quell'altro. (Si ride) Qui invece non hanno avuto pazienza nè questi nè quelli, sono scappati in direzioni differenti, e la capitale, nel primo periodo della
guerra, fu un caso se non cascò nelle mani degl'insorti.
E intorno a ciò non ispendo altre parole ; non sono
giudizi questi, ma fatti.
Io ho ascoltato, con quell'attenzione che ben meritava l'importanza dell'oratore, il discorso dell'onorevole Ratiazzi. Moltissime delle sue considerazioni si
erano di già affacciate alla mente mia leggendo il progetto del Ministero ed il controprogetto della Commissione.
Ad alcune sono passato sopra, non trovandole punto
del peso che egli ha loro dato ; ad alcune altre accordai
anch'io la maggiore importanza.
In primo luogo, io non ho veduto quella vera, quella
diametrale opposizione che a lui parve, tra le basi
della proposta ministeriale, e quelle della controproposta della Commissione. Meno ancora ho trovato che
l'una o l'altra si opponessero per nulla allo spirito, uà
tampoco alla lettera dello Statuto.
E che? Da quando in qua, e in forza di che principio
o di che pratica di diritto costituzionale non si potrà
più votare una legge la quale per tre anni venga a regolare comunque (salvo ben inteso la deroga, poiché il
potere legislativo è sempre padrone di fare e disfare) la spesa di un triennio ? In che modo ciò dispen-
-
1876 —•
CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 9
serebbe il Ministero dalla presentazione del bilancio
che ci fosse in tutto o in parte compreso? Di grazia,
quando noi votiamo una data somma da spendersi in
tre o più successivi esercizi, forsechè la somma è ormai fuori di discussione e piglia posto fra le somme
intangibili ?
Non c'è nulla d'intangibile da quello in fuori che
tocca alla fede pubblica la quale in ciò non ha che
vedere.
Io non credo pertanto che, votando il progetto in
questione, la Camera venga per nulla ad abdicare al
suo potere legislativo il quale è davvero intangibile e
inalienabile. Viceversa mi si è affacciata in sulle prime
come molto giusta l'altra osservazione dell'onorevole
Rattazzi a proposito dei cinque milioni di oggetti prelevati dal magazzino merci, i quali andrebbero, secondo lui, e anzi andranno certamente ad aumentare
la cifra passiva dei 130 milioni.
Egli dice: o sono 130 o 135. Nel primo caso pigliatevene solo 125; completerete i 130 cogli oggetti del
magazzino merci; nel secondo, buttatela fuori, dite che
ci sono cinque milioni di meno di risparmio e che nel
secondo e nel terzo dei tre anni, non avendo più quel
deposito di oggetti da utilizzare, dovrete comprare
ciò che quest'anno avrete trovato. È proprio così che
s'intavola il quesito ? E, se invece quella somma eccedente di cinque milioni fosse scompartita precisamente
fra tutti i tre anni, e così ammontassero a soli 132 milioni a un dipresso le passività? Ciò posto (io non lo
affermerò ma è cosa possibile) quei cinque milioni
prelevati in natura non terrebbero per nulla alla giustezza delle previsioni, perchè vorrebbe dire che nel
primo anno si sarebbero bensì prelevati 135 milioni,
dei quali 130 in denaro e cinque o cinque e mezzo in
natura, ma cotesto non farebbe che negli anni successivi la cifra dovesse venire alterata.
Dico che ci potrebbe anch'essere questo compenso ;
ma, ripeto, non affermo che ci sia, come l'onorevole Rattazzi non ha provato che non ci sia.
Io per contrario ho trovato verissimo che l'articolo 3
del progetto ministeriale e 4 della Commissione tocca
alla sostanza, per lo meno politica, della legge sullo
stato degli ufficiali. Ho del pari trovata assai giusta la
distinzione dei due modi assai diversi di far economie.
Ha detto che il Ministero, in luogo di dare il debito
peso alla natura ed all'obbiettivo dell'istituzione, si è
anzitutto occupato della finanza ed ha subito una
fatale pressione, reputandola una fatale necessità.
Invero ogni cosa si è fatto realmente per l'iniziativa e volontà del ministro delle finanze, il quale, eia
quel bravo e fiero matematico che è, ha detto ai suoi
colleghi : ebbene vogliamo noi fare un'equazione? Vada
per l'equazione, risposero. È presto detto. L'equazione
però fra entrate ed uscite non si fa che con uno di
questi due modi o con tutti due insieme, dell'aumentare cioè le entrate e collo scemare le uscite.
Le prime lì per lì si sono aumentate, ma voglia il
cielo che aumentate non siano come farebbe l'entrata
in tanto prezzo di legna di quell'agricoltore che, nel
primo anno in cui mettesse le mani sopra di un fondo,
tagliasse le viti e gli alberi per portare al mercato delle
grandi cataste.
Voglia il cielo, dico, che cotesto aumento non riesca
poi a scapito delle entrate avvenire. Ma di ciò saremo
chiamati ad occuparci nella settimana ventura; per
ora è questione d'altro, cioè del diminuire le spese.
Le spese s'hanno esse a diminuire a ogni costo?
Per esempio, in Italia vi è in media un dato numero
di cause da giudicare tutti gli anni, le quali domandano un dato numero di giudici^ un dato nnmero di
indennità e viaggi di testimoni, e via dicendo.
Si può egli dire: si diminuiscano le spese e diamo al
paese mezza giustizia , ovvero due terzi di giustizia, e
lasciamo andare il resto? Non mi pare, e non parrà,
credo, a nessuno.
Ora, io credo che non si possa per la stessa ragione
dire : diamo metà o due terzi di sicurezza al paese,
più di quello che : diamogli metà o due terzi di giustizia.
Ciò per la ragione e per l'equità. C'è poi la questione
di opportunità. Un mio amico ragionando di questa
legge, o allegato, o capitolo di legge che sìa, dicevami :
10 certo in cattive condizioni non sono ; ma, se fossi anco
all'estremo, dacché mi sto sulla breccia, eia mia dignità
mi comanda di restare nella vita militante, venderei,
vedi, prima la casa mia, poi il mobilio, poi il guardaroba, fino al penultimo paio di calzoni, innanzi di privarmi del mio revolver.
Secondo me nell'anno di grazia 1870 l'amministrazione italiana non può davvero ragionare diversamente.
Or fanno tre anni, da uno dei banchi di questa medesima parte io ho dette delle dure verità, ho lanciate
delle tristi previsioni, che poi si sono pur troppo avverate, e si vanno avverando anche ogni giorno più.
Io ho detto che la camicia rossa del volontario bisognava mandarla al museo del Bargello, e ora non.
c'è cristi, siamo a' ferri corti e addirittura al punto
che il Governo deve mandarla bensì al Bargello, ma
non al Bargello museo. Mi ero apposto ? E non è ancora nulla a quel che sarà ; lo dicono apertamente che
tutto ciò non è nulla. Non dubitate che verrà dell'altro.
Un oratore dell'altra parte ha detto che bisogna
governare bene, che i popoli non si ribellano che ai Governi i quali si ribellano a loro.
Lo ha detto, lo ha ripetuto, e io non ho sentito che
neanche in questa occasione, a proposito dell'esercito
e della sua necessità, si abbia avuto come occorreva
11 coraggio di dire la verità vera sul perchè prema
di conservare l'esercito. Sarà vero che si guardi alla
Francia, all'Alemagna, all'Oriente, tutto quel che
volete; ma c'è dell'altro e si ha da avere la faccia di
dirlo.
TORNATA DEL 26 MAGGIO 1 8 7 0
L'antica favola narra che il lupo ha detto alla
pecora : mandali un po' via quei mostri di quei cani
che sono una vera provocazione, un vero insulto
per noi.
Ora, il signor lupo fa lo stessissimo discorso, e la
pecora, proprio da pecora, gli risponde : non li tengo
mica per te, lupino mio bello (Si ride), di te mi fido,
figurati ! Gli è perchè da fuori possono venire delle
bestiaccie, e io mi perito, vedi, a rimanermi senza di
loro.
Così rispondono soavemente coloro che sostengono
la necessità dell'esercito: essi parlano dei pericoli
esterni,delle bestie di fuori; di quelle di dentro, tolga
il cielo ! E invece la questione è proprio di loro, di
loro, di loro ! (Movimento)
Quanto poi al dire che chi governa bene non ha da
dubitare di nulla e che i popoli non si ribellano se
non a coloro che si ribellano a loro, bisognerebbe un
po' sapere in che ciò consista e quale sia quella tale
ribellione del Governo, che essi intendono di punire
ribellandosi.
Spieghiamoci chiaro. Cotesti fieri signori hanno essi
un obbiettivo interno od esterno ?
Coll'obbiettivo esterno anche i ciechi vedono che
non si soddisfarebbero per niente. È una storia che
non finirebbe più.
Supponete, in buon'ora, di darcela Roma un bel
giorno. E che cosa è Roma ? Forse si ferma lì la lingua,
l'etnografia, la storia d'Italia? Dopo Roma ci sarebbe
il Tirolo italiano. Venga il Tirolo, c'è la Dalmazia.
Dopo la Dalmazia? C'è, chi non lo sa ? La Corsica.
Dopo la Corsica? S'intende, c'è Malta. E dopo Malta
ci sarebbe, perchè no? Il grillo della ricostruzione dell'impero romano. Le non sono evidentemente che leve
per muovere. Ogni ricerca dell'impossibile ha il suo
secondo fine, e oramai tutti capiscono che non è punto
esterno l'obbiettivo di costoro.
Dunque interno. Cerchiamo un po' ? Vogliono il
pareggio ? In Francia c'è, e s'agitano a Parigi e a Marsiglia ; in Inghilterra c'è di meglio, il civanzo, e cospirano a Londra, a Manchester, a Sheffield. Vogliono
la libertà? Sicuro ! Ma quale?
ÀI tempo della dittatura del generale Garibaldi in
Sicilia un accoltellatore era stato arrestato ; egli camminava fra le guardie irritatissimo ; egli non si sapeva
dar pace, e andava sciamando : ma che canzonatura
di libertà è ella questa, nella quale non si può accoltellare un nemico ? (Si ride)
Io non so se sia la libertà di quell'accoltellatore che
vogliono ; pare invero piuttosto sì che no. Ma qaesti
sono mezzi, non fini. Pei fini c'è dell'altro. Dell'altro ?
Forse la gloria militare ?
C'è qualcheduno che lo creda qui ?
Noi abbiamo oramai delle notizie precise della fine
dei fatti di Filadelfia, noi ne abbiamo anche di più
precise del Maremmano.
Gli erano 41, bravissimi, se vogliamo ; ma i nostri
carabinieri li hanno sopraffatti col numero. Erano otto!
Ora supponiamo che questi quarantun signori avessero traversato liberamente, impunemente lo Stato,'
e che, passata la frontiera, avessero trovato otto carabinieri o zuavi del papa. Oh la bella pagina militare
che ci serbavano ! (Si ride)
Ora non c'è nulla nella stampa, o nelle parole
degli uomini del partito che ci faccia comprendere
che essi faoessero o che facciano una differenza tra i
carabinieri e gli zuavi del papa e le forze italiane, proprio nulla. È forza conchiudere che quella stessa resistenza che hanno presentato al capitano Salva gnoli
l'avrebbero fatta a- questi altri. In verità noi saremmo
stati proprio conciati per le feste in fatto di gloria militare per opera di questi signori. Non è dunque neanco
ciò, a parer mio, quello a cui aspirano.
Vogliono un nuovo diritto, un nuovo ordine di cose
politico e sociale. C'è una quantità di spostati, l'ho
detto tre anni fa; le guerre passate si sono lasciate
dietro di lunghi strascichi di Dandini camerieri, di
finti principi che, stati capitani, maggiori, colonnelli,
non vogliono tornare al loro mestiere.
Ora questi signori debbono per amore o per forza
agitarsi e cercar per campare un nuovo ordine di cose
o, per dir meglio, il nessun ordine, la provvisorietà in
permanenza. Uniti a loro stanno gli arrabbiati, stanno
gl'illusi, stanno pure quelli che realmente sono stati
bistrattati ed hanno subito dei torti. Certo il Governo
italiano ne ha fatti, e non pochi e non lievi ; saranno
stati in parte nella necessità delle cose, ma fatto sta
che ne ha commessi.
A questi torbidi elementi si aggiungono gli idealisti,
i pregiudicati, e sono auspici dappertutto le vecchie
Sibille italiane, e più ancora straniere, le quali, donne
generose invero, stanno per l'agitazione ad ogni costo
e dovunque. Siamo battuti in un luogo ? Non fa nulla
si rispondono ; proveremo in un altro. Reprimeranno?
Meglio! Incendieranno? Meglio! Uccideranno? Meglio
ancora! Se la piglieranno perfino con noi? Ci mancheranno di rispetto ? Che fa ?
Que je rirons !
Si je serons violées ! ! (Ilarità)
cantavano le antiparlamentari demoiselìes di Béranger.
Quanto al Governo, o signori, egli si è messo in
una difficile posizione. TuttiJ paurosi sono contro di
lui. È anche naturale. Prendete un uomo ordinario,
qual è il suo interesse? Se egli non voglia far l'eroe,
ma semplicemente vivere in pace, ne ha da dir corna.
Se egli avesse il ticchio di pigliarsela un po' calda per
le idee d'ordine, di difendere il concetto o l'andamenti
attuale, egli ha da lottare contro altrettante difficoltà
quante erano quelle contro le quali lottava sotto il
despotismo per combattere il Governo ; anzi peggio.
Allora tutto era in pericolo, fuorché l'onore ; ora l'onore
per appunto gli è primo quello ohe paga le spese»
— 1878 CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1869
Dato questo stato * di cose, è positivo che tutti coloro, i quali non hanno una fibra davvero fortissima, e
che amano il quieto vivere, e ne hanno bisogno, giuoeano al giuoco dell'irreconciliabilità dove non s'arrischia nulla nulla. Essi fanno anzi tanto più facilmente
adesione agli estremi, quanto è maggiore la violenza
loro e quindi il pericolo proprio nello averli contro.
Vi pare poco per un Governo avere contro tutta la
gente che ha paura? Vi pare poco avere inaugurato
e stabilito bene uno stato di cose di questa natura,
che mette a prò dei nemici dell'ordine tutte le garanzie ordinarie dell'ordine, e che fa che quella che ai
tempi del barbiere di Siviglia si chiamava la forza sia
invece la debolezza ?
Se Beaumarchais vivesse, oggi don Basilio avrebbe il
berretto frigio ; e se Giusti ci fosse ancora metterebbe
in versi chi sa che discorsi irreconciliabili a don Girella.
In presenza di tutto ciò, chi non lo comprende?
Chi non lo vede ? Bisogna pur trovarsi in grado di frenare o deviare la frana che può da un xjunto all'altro
staccarsi, dacché tutte le ordinarie cause di equilibrio
o di coesione o non esistono o non funzionano. Il Governo che non può, nè sa, nè osa, nè deve forse prevenire (è un po' anche la natura delle abitudini, se
non veramente delle istituzioni, che lo condanna a ciò),
il Governo, dico, e il paese hanno bisogno di avere un
esercito, senza di che un bel giorno tutto potrebbe
essere in questione dal plebiscito alla libertà, dalla libertà alla proprietà, all'esistenza.
Se l'esercito ci ha bene ad essere, gli ha da essere
buono militarmente e politicamente. Dicendo buono
militarmente, affermo un'idea positiva, voglio dire che
gli ha da essere istrutto e disciplinato ; dicendo buono
politicamente, ne metto innanzi una negativa, voglio
dire che gli ha da essere non partigiano. Ora, ne solido
nè disciplinato può essere senza stabilità. Chi è incerto
del domani, quand'anche l'oggi non sia addirittura infido, certamente è preoccupato e svogliato.
La Commissione, ben l'ho compreso, ha detto di
non volere che l'esercito sia una incognita, una variabile, la quale dipenda, in tutto o quasi, dai dati del
problema finanziario.
L'onorevole Corte ha citato una sentenza dei generale Foy, nella quale l'illustre soldato avrebbe detto in
Parlamento francese che la forza di un esercito sul
piede di guerra si computa sulla carta del teatro delia
guerra e sulla statistica dell'esercito nemico, mentre
quella del piede di pace si computerebbe invece sul
bilancio dell'entrata.
Senza rilevare l'errore militare che vi è in ciò (la
capacità ed elasticità dei quadri ha dei limiti massimi, dai quali dipende il limite minimo delia forza
del tempo di pace così per la quantità, come per
la qualità), io affermerei che se ci deve essere un
vero e proprio rapporto tra la forza del piede di
pace ed il bilancio dell'entrata., questo rapporto sia
anzi inverso che diretto. Che se, cioè, le entrate
pubbliche sono scarse ( locchè in un paese bene
ordinato, in un paese che paga, rappresenterebbe
l'angustia delle entrate private, la mancanza di prodotti, di lavori e di scambi, cioè difficoltà e miseria) la
cifra delle forze militari del piede di pace debba anzi
accrescere che scemare.
Che logica pratica sarebbe infatti essa quella del
dire : quanto più grandi sono i pericoli interni, tanto
minori hanno ad essere le forze di cui debbe poter disporre chi è chiamato per avventura a difendersene ?
La Camera ha lette le ragioni per cui, quantunque
riconoscesse l'opportunità di rimuovere Ogni provvisorietà nelle condizioni dell'esercito, la Commissione poi
non si sia seriamente occupata della questione del suo
ordinamento ed assetto. Queste ragioni non bastano,
a senso mio.
La maggioranza della Commissione ha detto che:
« non poteva disconoscere come il progetto ministeriale, anche soltanto per il suo carattere di provvisorietà, avrebbe potuto produrre una certa quale scossa
morale all'esercito, ponendo e lasciando sull'incerto il
suo ordinamento, che da sette anni invano esso attende di vedere o rifatto o consolidato.
« Esaminando la cosa dal lato finanziario, la maggioranza della Commissione ha creduto che l'esercito
non si possa considerare come un termine variabile di
bilancio, cioè di spesa o di risparmio, acconcio ad accrescersi o diminuirsi arbitrariamente; ed invero lo ammettere ciò equivarrebbe a negare la necessità dell'esercito, e questa negata, l'esèrcito non avrebbe più
ragione di esistere. Adottato il progetto ministeriale
sarebbe totalmente pregiudicata la questione dell'ordinamento definitivo ; ed in questo solo può decidersi
la forza e il bilancio normale per l'esercito, commisurandolo all'importanza assoluta di questo.
« La Commissione ha dovuto poi anche avvertire chè,
ammesso il progetto ministeriale ad aver forza per un
triennio, non solo sarebbesi lesa la vigente legge sul
reclutamento, ma forse anche la prerogativa parlamentare di votare ogni anno il contingente di leva ed
il bilancio.
« Epperò, per tutte le ragioni che vi abbiamo accennate, la vostra Commissione deliberò, alla quasi unanimità, non potersi ammettere il progetto ministeriale
nel carattere di provvisorietà ad esso attribuito per
gli anni 1871-1872-1873.
« Risolta la prima questione, eliminato, cioè, il carattere della provvisorietà nel progetto di legge, laCommissione fa naturalmente tratta a decidere se dovesse formulare e presentare alle discussioni della Camera un progetto di riorganamento generale dell'esercito, oppure limitarsi ad esaminare dal solo lato economico lo schema di legge affidato al suo studio.
« Uno fra i membri della Commissione opinava insistentemente doversi ritenere necessità suprema l'asso-
— 1S79 —
TORNATA DEL 2 6
dare senza ulteriore indugio su basi stabili un'istituzione, la di cui esistenza quasi ogni anno per ragioni
economiche viene posta in dubbio ed in forse: essere
questa la peggiore delle condizioni per il morale dell'esercito; e soggiungeva come egli ritenesse che, prendendo a base di studi e di deliberazioni uno fra i due
progetti di legge stati presentati alla Camera da due
diversi ministri della guerra, non dovesse essere difficile il venire a capo di risolvere il duplice problema,
di dare maggiore stabilità ai nostri ordinamenti militari, e di fissare un bilancio normale che fosse il più
economico possibile. Ma la maggioranza della Commissione, considerando che la elaborazione di un progetto di ordinamento avrebbe richiesto un tempo assai
maggiore di quello prefisso ai suoi lavori, e che per
altra parte essa avrebbe oltrepassato il suo mandato,
dacché il progetto di legge del Ministero non può essere valutato che pura questione di finanza, e n'è
prova l'essere il medesimo un semplice allegato a proposti provvedimenti per il pareggio del bilancio, deliberava lasciare assolutamente intatta la questione di
organamento, e doversi limitare alia pura quistione
finanziaria. »
Ebbene, la Commissione fa un appunto al Ministero,
di avere messa una legge di guerra come semplice allegato ad una legge di finanza.
Lasciando intatta la questione organica, non cade
essa nel medesimo errore ? Che cosa ha fatto di diverso da esso, se non limitarsi, modesto congresso
di topi, a rodere i margini del bilancio ?
La Commissione temeva di passare il programma.
Troppi scrupoli. Ciò che ogni singolo deputato può
fare, cioè deporre sul banco della Presidenza un proge tto di ordinamento, a più forte ragione doveva aver
coscienza di potere un corpo speciale di deputati, forte
del sentimento della propria competenza e dell'autorità di un'elezione così compatta della Camera.
Ad ogni modo, anche senza discutere ora di quello
che non si è fatto pur dovendo e potendo, io dico che,
sia che si tratti di ordinare, come di ridurre, di rodere
anzi, ei bisogna farsi il quesito che l'onorevole Rattazzi ha cominciato dal chiaramente determinare sui
diversi criteri e metodi da seguirsi accingendosi all'opera del fare i risparmi, per quanto ci si voglia astenere dal farli stabili e radicali. La natura dei criteri e
dei metodi dipende da quella della risposta la quale
ciascheduno si fa quando, innanzi di accingersi di proposito all'opera, rivolge a se medesimo le due seguenti domande: « Ho io da dire: non ho che tanto
danaro, non posso spendere più che tanto? Oppure :
io ho bisogno di tale o tale altro servizio, e non c'è
no, bisogna trovare gli uomini e le somme necessarie,
per farlo ? »
Io credo che, in tutti i casi, chi si occupa dell'amministrazione della guerra, deve partire da questa seconda
base vale a dire dalla cifra di cui ha indeclinabile e
MAGGIO
1870
indilazionabile bisogno. Proprio non c'è no; bisogna
analizzare i bisogni del servizio, quelli dell'istruzione
e dell'educazione, e poi dire : qui ci vuol tanto, e tanto
s'ha da trovare. Era poi il caso di dire : i miei uomini
li voglio in tante classi e me li terrò per tanto tempo
sotto le armi.
Seguitando quest'ordine, la Commissione non avrebbe
saltato di pie pari la questione prima e dominante, la
chi ave vera e propria della situazione per chi deve
occuparsi elei particolari tecnici ed economici di un
organamento militare e di un bilancio militare, vale a
dire la questione del servizio di piazza e di sicurezza.
La Commissione non è scesa su questo terreno pratico, essa si è occupata assai più di questioni di principio.
Ha ripudiato l'idea di ridurre la ferma a tre anni e
tre mesi, così opportunamente messa innanzi dal generale Covone.
Si disse: non sono bastanti. E perchè? Lo so anch'io
che, dato l'attuale servizio di piazza e di sicurezza, non
bastano, ma il primo, che assorbe i tre quarti del tempo
del soldato, è forse irreducibile? Se tale fosse, sarebbero insufficienti, non solo i tre anni del Ministero,
ma anche i quattro della Commissione e persino i cinque della legge. Ma datemi le cifre, datemi il quadro
preciso, fate una volta la critica di cotesto schiacciante
servizio. Se invece la questione che fate è dell'istruzione, per la fanteria, io affermo che il tempo proposto dal ministro, assiomaticamente basta. Per
la cavalleria il generale Trochu, non solò, ma parecchi generali di cavalleria in ciò più autorevoli di lui,
per la specialità del loro servizio, credono che, se
l'arma è ben reclutata proprio in paesi di produttori
e coltivatori equini, il soldato in un anno è di già
perfettamente a cavallo, e in capo a due vi dà perfettamente, come meglio desiderate, un colpo di lancia o
di sciabola.
Veggo dei segni esplicitamente adesivi per parte
dell'uomo forse meglio centaurizzato che contenga
questa Camera, cioè del generale Grifoni,
Par la cavalleria è dunque detto.
Quanto all'artiglieria, ci sono da fare delle distinzioni. Essa ha effettivamente due rami distinti, il tattico e il poliorcetico.
L'artiglieria di campagna è proprio un'arma tattica,
è la fucileria di gran calibro, ed io crederei, e molti ormai credono con me, che essa possa essere ordinata e
trattata come tale. Quanto all'artiglieria di posizione,
quando essa è perfettamente reclutata fra gli uomini
delle professioni affini, non c'è dubbio cha in tre anni
e tre mesi può perfettamente bastare al suo compito.
Lo stesso dirò per i zappatori del Genio.
L'onorevole Corte ha detto ieri che l'artiglieria ha già
assorbito una gran parte, la massima parte dell'importanza del Genio militare. Il mio cuore ha schizzato
fiamme come la granata del mio antico berretto. Ciò
— 1880 —
CAMERA DEI DEPUTATI —
non è esatto per nulla, ma è notabile assai perchè gli
è precisamente questo concetto della preponderanza
dell'artiglieria, come arma poliorcetica e della sua egemonia, che ha mantenuto per lo passato, mantiene
per il presente, e renderà gigante per l'avvenire un
vero e proprio antagonismo fra essa ed il corpo del
Genio militare. Io credo opportuno, io credo nell'indole di quest'arma, che l'artiglieria di posizione ed il
Genio debbano fondersi ; che quella imponga in sua
buon'ora il proprio uniforme al Genio, o che avvenga
l'opposto, è cosa insignificante ; ma non è insignificante
davvero questo antagonismo ; al quale non pochi attribuiscono il primo insuccesso dello affrettato attacco
di Borgoforte. L'artiglieria aveva per vero una gran
fretta di espugnare quella testa di ponte prima che arrivasse il Genio a dividerne gli allori. L'insuccesso ha
costato di molto danaro, e per poco non ha compromesso addirittura il parco ; è un fatto che potrebbe
rinnovarsi, se questo antagonismo continuasse. Ci si
pensi e di molto.
Del resto anche per il Genio militare la ferma di tre
anni e tre mesi può bastare. Quando voi reclutate
dei falegnami, dei muratori, dei terrazzieri, è positivo
che voi avete da insegnar loro, per farne dei perfetti
zappatori, molto meno di quello che ad un soldato di
fanteria per farne un buon fuciliere. Ritenendoli molto
a lungo sotto le armi, voi non farete che loro disimparare una parte della professione, perchè un zappatore del Genio, se muratore, in tre anni e mezzo di
servizio, non murerà la decima parte, e se terrazziere,
non muoverà la centesima di metri cubi di quel che
farebbe da muratore o da terrazziere, se dovesse guadagnarsi il pane col suo lavoro. Egli scapita anziché
guadagnare colla ferma lunga.
Se poi si fa questione di educazione morale, io dico
che tre anni e tre mesi sono di già un conveniente lasso
di tempo ; e che del resto la è questione della stoffa la
quale non si tesse mica sul telaio del Ministero della
guerra, ma su quelli dell'istruzione pubblica e dell'interno. Il ministro della guerra non è che il sarto che la
taglia più o meno bene.
Del resto più lunga è la ferma, meno sono i soldati
che passano al servizio militare, e minore è la militarizzazione del paese. L'onorevole Farini nella sua
relazione ed in un suo discorso a proposito dell'ultimo bilancio, ha detto cose molto giuste e notabili a
questo riguardo ; le quali io non starò oggi a ripetere. Il fatto è che la ferma troppo lunga fa male da
due parti. C'è il danno di colui che resta troppo lungamente sotto le armi, e disimpara, o per lo meno
perde l'abitudine del proprio mestiero, e c'è il danno
di quell'altro che non viene punto sotto le armi, e
non viene per nulla militarizzato. Ora io non pretendo
la nazione militare, ma però marziale la voglio. Rinunziò per un gran pezzo alla nazione armata, ma
yoglio la nazione armabile. Ora la nazione armabile
SESSIONE DEL 1869
non si fa mica strillando al teatro diurno, ma passando
attraverso l'esercito.
Anche la santa carabina del Garibaldi vuole il suo
tempio e il suo culto sul serio.
Che la ferma lunga sia contraria alla militarizzazione del paese, è cosa ovvia e tutta aritmetica.
Vediamolo con un piccolo computo. Supponiamo di
volere sotto le armi la modesta cifra di 120,000 uomini. Si possono avere in tre modi senza violare l'attuale legge di reclutamento. Si possono prendere tre
classi di 40,000 uomini, ed anche quattro di 30,000, o
invece cinque di 24,000. Nel primo caso, quello della
leva annua di 40,000 uomini trattenuti soltanto tre
anni, dopo dieci anni di rotazione voi avrete militarizzati 100,000 uomini più che nel secondo, e 180,000
più che nel terzo caso.
Ora facciamo un altro computo, quello del servizio
e del tempo che rimane per l'educazione e l'istruzione
del soldato.
Pigliamo il primo dato ed il più importante che io
prendo da un accuratissimo lavoro statistico del cavaliere Fontana.
Nel 1869, tra fanteria, bersaglieri e cavalleria si
fecero per motivi di sicurezza pubblica 4,379,682 giornate di servizio; dividete ciò fra 100,000 uomini solamente, e troverete che un soldato ha fatto poco meno
di 44 giornate. Prendetene atto. Ora date al servizio
di piazza l'enorme cifra di 60 giorni all'anno; e dico
enorme quando del servizio di sicurezza se ne fa
computo a parte. Dategli poi a codesto soldato un
mese di licenza, gli è un bel largheggiare di già, poi
alla cifra dei giorni tolti all'istruzione aggiungetene
ancora 15, in media, tra malattie e riposi, poi altri 30
d'assenze per feste o motivi impreveduti. Voi avrete il
vostro soldato occupato per soli 179 giorni dell'anno;
gliene resta ancora libero più che metà ; della quale
prendete sei ore al giorno, e dedicatene due al maneggio dell'arma ed al tiro, una alla ginnastica, una alla
piccola tattica e poi due altre alla istruzione, lettura,
scrittura ed educazione morale. In verità che sei ore
non sono opprimenti.
Il vostro soldato, impiegando bene tutto questo
tempo, in sei mesi è esuberantemente in grado di
servire; in un anno è soldato perfetto. Non è un'asserzione gratuita, o signori ; io pongo proprio i dati
più larghi, anzi esagerati in prò di chi voglia sostenere la tesi opposta. Io vi osservo che il regolamento francese permetta di promuovere un soldato a
caporale dopo soli sei mesi di servizio. Oggi, coll'attuale servizio e sistema, i soldati in media vanno in
piazza d'armi ottanta volte l'anno, lo che in quattro
anni dà 320 volte. Con quello che v'ho non esposto ma
accennato, ci andrebbero in tre anni 548 volte, e questo numero di lezioni quasi doppio sarebbe doppiamente compatto, e quindi il progresso aumentato in
ragione geometrica anziché aritmetica. Il profitto sta
— 1881 —
T O R N A T A D E L 2 6 MAGGIO
in ragione del mimerò delle lezioni, non già degli intervalli che le dividono.
Quanto ai sott'ufficiali, dopo due anni potrete promuoverli, ma non lo dovrete, se non si obbligano a restare, non già tutta la ferma di ordinanza di otto anni,
Il che sarebbe esorbitante, ma tutta la ferma provinciale
attualmente stabilita dalla legge, cioè cinque anni. La
questione, ripeto, è di utilizzare il tempo, è di riformare l'istruzione e l'educazione del soldato in modo
che questo tempo possa essere utilizzato tutto.
Ora, signori, la tattica ha subite delle modificazioni
profonde. Durante le giornate di Trattenau e di Koenigsgraetz ci sono stati dei capitani, dei luogotenenti i
quali si sono trovati a comandare da 60 a 70 soldati,
nessuno dei quali era della propria compagnia nè reggimento. Si è veduto e notato costantemente che non c'è
più verso di mantenere i sostegni dietro alle catene e le
riserve dietro i sostegni ; si è trovato che dopo un brevissimo tempo, la linea di battaglia si estende di un
terzo, di una metà, e che tutti si fanno posto ed entraQO
in prima linea. Ne viene che, dopo un serra serra, dopo
uno sbaraglio qualunque o per sfondare o per spuntare, addio ordini e simmetrie ! Succede tale un tramestio che i soldati appartengono agli ufficiali che li
trovano, li fermano e li ordinano alla meglio senza
conoscerli, senza esserne conosciuti, con una sola ragione, quella del grado, e un solo legame, quello del
dovere.
Altro che abitudini e conoscenze scambievoli, altro
che guide eserrafile ! Oggi il campo di battaglia rompe,
rimescola e ricostituisce. Ben altrimenti sveglio e maschio si domanda il soldato.
Ognuno vede quanto un simile stato di cose aumenti
straordinariamente l'importanza dell'educazione individuale, e quanto sia diminuita, e, quasi direi, tolta,
quando non sia presa che come educazione preparatoria, come castello per la costruzione in corso, e nulla
più, tutta la parte geometrica della manovra. E questo è vero e proprio progresso, per quanto faccia drizzare i capelli ai ben cravattati ed impettiti uomini
del passato. Meno di geometria c'è nei piedi, più di logica però ci dev'essere in testa. Le più piccole cariche
dell'esercito possono e debbono avere la capacità di
mia specie di autonomia. Nè ciò si è disconosciuto
per vero.
Per lo passato, fino a cinque o sei anni fa. un
generale moltissime volte, non tutte s'intende, ma pur
troppo moltissime, un generale, dico, non era che il
caporale di 8000 uomini, adesso invece un caporale
deve essere un poco il generale dei suoi otto uomini;
avere un concetto del terreno, e dei movimenti in
esso possibili nei vari casi ; deve, in certo modo, e nelle
sue modeste proporzioni, conoscere le piccole operazioni di guerra. Ripeto, che ciò non fu disconosciuto,
e che i nostri ministri di guerra e generali di divisione
se ne sono seriamente preoccupati.
SESSIONE 1869 — CAMERA DEI DEPUTATI —
Discussioni.
236
1870
Adesso le ispezioni non si fanno davvero più come
una volta. Capitava un generale sul posto, faceva schierare la guardia, toglieva di mano il fucile al soldato,
lo riguardava, lo montava, lo scattava e lo rendeva, e
fin qui andava bene; ma poi tutt'al più domandava
i tempi del presentat-arm, quelli della carica, si assicurava dell'isocronismo del pied-arm, e saliva al primo
piano asciugandosi i sudori della fronte, e deplorando che all'altezza della carica rispondesse così
grave e ardua la gravità dei doveri. Al primo piano
gettava uno sguardo su qualche libretto di massa e
sul registro delle punizioni. Ecco cos'era l'ispezione
di un generale cinque o sei anni fa. Adesso è un'altra
cosa, bisogna convenirne ; arriva su qualche posto distaccato, abborda il caporale e gli chiede : dove siete
qui? Qual è la vostra posizione rispettivamente alla
città? Da che parte e' è abitato? Dov'è il fiume? Dove
la collina ? Quale strada prendereste se foste attaccato
dalla tal parte? Dovevi ritrarreste per difendervi?
Come vi difendereste ? Come vi ritirereste, se vi foste
obbligato? ecc. ecc.
Questo immenso cambiamento è avvenuto, ed avvenuto in gran parte per merito dell'amministrazione
della guerra, la quale non ha disconosciuto questo
nuovo stato di cose ; è debito di lealtà lo ammetterlo
ampiamente.
Si è in questo senso che io ho gittata lì una volta
un'asserzione, la quale ha avuto per molti la forma di
un tremendo paradosso. Guai a noi, io dissi, se si vinceva a Custoza ! Guai a noi se il prode comandante
della prima divisione del primo corpo avesse fatta
franca ed impune la sua marcia. L'orrore delle carte
e dei libri, il disprezzo delle teorie e dei così detti maestri di scuola, sarebbero arrivati all'ultimo grado. Io
sostenni e sostengo che il male ci ha fatto bene.
Io me li ricordo, non tutti, ma molti de' miei superiori di dieci anni fa. Se il nostro padre Adamo avesse
avuto l'orrore che essi avevano per il frutto dell'albero
della scienza, noi saremmo ancora nel paradiso terrestre. (Ilarità) Adesso invece si è convinti del contrario.
Si dirà una cosa, si dirà che nel 1866 non vi erano
sott'ufficiali settari, Anche questo è gratuito. Si potrebbe anche dire che, ora fanno quattro anni, le sette
non avevano fondi da pagarli a 2 o B lire al giorno.
(Segni di assenso a destra)
Del resto, bisogna non aver letta la storia per isgomentarsene gran che. Leggete un poco, o signori, quella
del regno di Guglielmo I, studiate un poco le proporzioni della cospirazione giacobita nel seno dell'esercito inglese. Ebbene tutto ciò è riuscito a quello che
tutti sanno: Giacomo I è morto svergognato e in esilio.
Chi di noi lombardo-veneti, chi non ricorda nel 1848
i reggimenti che alla vigilia della guerra traversavano
la città, gridando Viva VItalia, Morte all'Austria 9
Domandatene un po'alla città-di Brescia che ne sa
—
1882
—
CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1869
qualche cosa di quei reggimenti medesimi, quando le
hanno dato l'assalto ed il sacco. (Segni di assenso)
Signori, non dobbiamo dare alle cose maggiore importanza di quella che non abbiano. Importa assai che
le idee siano chiare, che le esperienze siano valutate,
e che nè gli uni si affidino di essere molto più forti,
nè gli altri troppo più deboli e scompaginati che non
sieno.
la questi ultimi giorni, dinanzi alla caserma PrinceEugène, se non erro, un cospiratore, un costruttore di
barricate era stato passato fuor fuori mentre alzava
la sua bandiera ; ebbene, chi mi assicura che quella
baionetta che l'ha conciato a quel modo non fosse di
uno dei 46,000 no dell'esercito, e dei 1500 circa di
quella caserma lì? È forse impossibile il caso di dire
no colla penna e sì col ferro ? È forse una contraddizióne irreperibile della natura umana un sì in natura
e un no in carta ? Che gli impresari di barricate si
guardino dal crederlo troppo facilmente.
Il deputato Corte, nel suo discorso che conteneva
certamente di molte notabili osservazioni, se l'è presa
molto coi veterani, coi riassoldati dai baffi grigi ; egli
è nemico del riassoldamento ; e io non sono molto lontano dalle sue idee ; soltanto trovo strana e infondata
la soverchia antipatia, specialmente per parte di chi
ha studiata così addentro la costituzione dell'esercito
inglese.
Ciò che io non ho potuto mandar giù, sia delle parole dell'onorevole Corte, che di quelle dell'onorevole
Gavone, si è quel loro dire : « Signori, l'esercito non
fa questioni d'interesse ! »
Come sarebbe a dire? Masi, signori, che ne fa!
L'uomo non vive di solo pane, ma egli vive principalmente di pane.
Si è parlato contro dei mercenari dall'onorevole
Corte, ma di volo ; ma invece molto a lungo e clamorosamente dall'onorevole deputato Corrado. Ma lo
sa egli, l'onorevole Corrado, quali sono i mercenari
véramente, incredibilmente riprovevoli? Sono proprio
i suoi volontari americani.
Io gli racconterò una storia che egli certamente non
sapeva, perchè, se l'avesse saputa, si sarebbe astenuto
ieri da quella sfegatata apologia.
La mattina della battaglia di Bull's Run, la quale
io ho citata momenti fa, battaglia la quale decideva
forse della sorte degli Stati Uniti, perchè quella parte
diforze federali copriva in quel giorno la capitale, scadeva precisamente la ferma di un reggimento di Pensilvani, me ne ricordo anche il numero, il IV, e di un
reggimento di volontari che non saprei citare così a
memoria.
Ebbene chi lo crederebbe ? lì cannone tuonava, e
quei due reggimenti non ne hanno voluto sapere di
battersi. Hanno detto : la nostra ferma è scaduta, tanti
saluti a casa, noi ce ne andiamo ! E non è mica esempio nuovo. Per appunto in America troveranno il fatto
già accaduto nella guerra del secolo scorso. Washington si è già trovato più volte agli estremi, precisamente per tiri di questa fatta. A Middlebrook e a
Valley-Forge il povero uomo stava colle mani nei capelli ; dopo Bradwine, quando lo abbandonarono davanti a Filadelfia che cadde in mano degli Inglesi, egli
fu sul punto di uccidersi.
A questo fatto, del IV di Pensilvania che abbandona il campo di battaglia la mattina del combattimento perchè la sua ferma è scaduta a mezzanotte
del giorno innanzi, io ne contrappongo un altro. Un
secolo e mezzo fa, alla vigilia della battaglia di Tournay, la truppa riposava. Ad un tratto si sente un interminabile scalpiccio di cavalli. Naturalmente alla
vigilia d'una battaglia si è curiosi fino all'ansietà. Si
credette che fosse un via vai di corrieri che portassero notizie ed ordini. Che è? che non è? Erano granatieri di Normandia che tornavano dal congedo, e che
volendo proprio essere al loro posto, quantunque non
ne avessero il dovere, avevano trovato dappertutto
cavalli e fin preso la posta per giungere al campo ed
essere della partita. Ora io domando all'onorevole
Corrado, se, schietto e aperto uomo com'è, egli non si
trova costretto di esclamare con me : quanto sono volontari questi mercenari di Tournay, e invece quanto
mercenari quei volontari diBull's Run! (Bene ! Bravo!)
Del resto, signori, tutto ciò rimane ancora nel campo
morale, e si modifica da un giorno all'altro. I conti
vanno sempre fatti colla meccanica delle forze fisiche
e delle morali alla mano. Anche le forze morali hanno
la loro statica e la loro dinamica. Quantunque i regolari del continente sieno infinitamente meno mercenari dei volontari americani, pure lo sono anch'essi.
Non parlo più dei volontari dell'onorevole Corrado, semplicemente lo mando su in biblioteca a prendere quella
che gli pare delieparecchie storie dell'ultima guerra degli
Stati Uniti d'America, che io ho fatto acquistare, oppure a prendere tutte le corrispondenze del Times, e a
sapermi poi dire che ne pensi del modo in cui si formavano quei reggimenti. Aggiungasi che gli erano Americani perchè pagati dall'America più che per altro,
dacché entravano per quattro quinti gli stranieri.
Ora io dico che, quantunque infinitamente meno
mercenari di quei soldati volontari, i soldati regolari
pensano all'interesse come tutti gli uomini al mondo
ci pensano, perchè tutti sono mercenari più o meno
sotto il sole, perchè tutti bene o male hanno a campare. Il repubblicano è pagato come il monarchico, ed
il socialista come il repubblicano. Sfido io ! La fede
non cessa di essere fede perchè serve retribuita. Dunque non è punto a dirsi con l'onorevole ministro che
l'esercito non faccia una meschina questione d'interesse. Meschina no, ma d'interesse sì. Bisogna pagare
l'ufficiale, bisogna trattarlo bene, bisogna assicurare
il suo avvenire. Lo stato attuale dell'esercito, o signori, è tale che se voi lo lasciate due anni ancora
— 1883 —
TORNATA DEL 2 6 MAGGIO 1 8 7 0
nelle condizioni attuali, voi avrete degli uomini vestiti Questo è il provvedimento sovrano, e questo non mi rida soldati ma in verità non dei soldati, e l'esercito sulta che sia stato studiato abbastanza.
11 secondo è quello di riformare l'istruzione, la ginnon esisterà più.
nastica e la teoria. Mi ricordo che un giorno un geneCARINI. Bravo! Bene 1
FAMBRI. Ci sono dei rimedi a ciò, dei rimedi i quali rale che era ed è mio avversario politico ha detta una
giustissima cosa : mettete 50 uomini fra le parallele,
non sono certamente destinati a rovinare l'erario.
Mi si dirà che restano i volontari. Tutti sanno che fateli sollevare, abbassare e rivoltare per mezz'ora inio non sono il loro più grande ammiratore, nondi- torno all'asse orizzontale ed al verticale del proprio
meno credo di avere dimostrato una cosa, e invito chi corpo indi se sono validi, fateli scendere ; mettete due
sa e può a confutarla; questa cosa si è che i volontari trombe od un tamburo in avanti, avvertiteli solo di uitaliani sono stati e sono anche oggi i migliori volon- scire tutti col piede sinistro e vi fanno una magnifica
marcia in battaglia. Questo io credo vero, esattamente
tari di tutti i tempi e di tutti i paesi.
Ora mi si permetta un punto interrogativo, che poi vero. Quando l'uomo è forte e vispo non ci vuole
spiegherò, intorno alla consuetudine che c'è per parte nulla a metterlo al corrente di tutto quel che si fa in
dei radicali di citare sempre le geste dei volontari piazza d'armi, specialmente quando le guide e le seresotici, per esempio, degli Americani, che sono quelle rafile sono innanzi coll'istruzione e l'autorità.
In terzo luogo è del pari essenziale, secondo me,
di cui v'ho dato un saggio, degli Spagnuoli delle di
cui geste potrei trattenervi fino a stasera, fino a do- sebbene in diametrale opposizione coll'idea di alcuni
mani per dirvi che cosa erano, e di quelli di tutti gli riformatori che io oppugno e coi quali per altri rispetti
altri paesi. Ma citino i nostri che sono i migliori, sono perfettamente d'accordo, è del pari essenziale,
come io sono pronto a dimostrare ; e perchè non lo dico, l'auto-controllo dei corpi, il controllo per mezzo
fanno ? Perchè la verità da trarne in prò, per quanto dei Consigli di amministrazione, senza nessun concorso
bella, non basta alla loro tesi, ed esagerarla possono dell'autorità territoriale, meno la militare del generale
fino ad un certo punto, perchè la gente ha veduto. di divisione.
All'amore della tesi pospongono quello del luogo...
In quarto luogo è indispensabile, indilazionabile la
riforma del servizio merci, e credo che se ne ritrarL'interpretazione più benevola è questa.
CORRADO. Domando la parola per un fatto personale. ranno delle economie molto importanti, perchè effetFAMBRI. Ma l'interpretazione benevola è buona pei tivamente il soldato non è nè ben vestito nè a buon
meno ; pei più vale quest' altra : essi sanno come mercato. Io mi ricordo che otto anni fa, al campo di
abbia beau mentir qui vient de loin, segnatamente in San Maurizio, o per dir più preciso, al poligono di
un paese come l'Italia, dove si sa poco e dove si cerca Lombardore, per l'estinzione di un certo incendio, due
e s'impara meno. È facilissimo a raccontare dei miracoli soldati si sono bruciati il cappotto. Non ci fu verso di
alla gente a proposito di ciò che non ha nè letto, nè averne uno dal magazzino del corpo, non essendo sembrato abbastanza giustificato l'accidente. Noi, ufficiali,
veduto, non così di ciò che vide a lume di naso.
Io ripeto la mia tesi, che i volontari italiani sono stati per farla finita, si decise di pagare noi a quei due poi migliori di tutti i tempi e di tutti paesi ; adesso gli veri diavoli due cappotti nuovi. Andati a Torino, li aboppositori, se basta loro l'animo, provino la prevalenza biamo fatti fare di stoffa eccellente e molto più belli e
dei volontari soprai regolari con esempi del posto dove ben lavorati. Ebbene, noi li abbiamo pagati da 10 a
sono i migliori. Non è logico ciò ? Se citando vanno 12 lire meno della tariffa del magazzino. Ora, come va
ciò? Gli è proprio contro tutte le leggi ordinarie del
fuori d'Italia, gli è per venderci gatta in sacco.
commercio
e dell'uso, contro ciò che si vede tutti i
Fatta questa breve digressione, verrò a dire che, per
giorni
cogli
occhi propri. Se io, per esempio, vado dal
ovviare allo stato attuale dell'esercitò, bisogna provsarto
e
commetto
un soprabito, spendo cento lire ; ma
vedere tecnicamente, amministrativamente e moralse
andiamo
in
dieci
a commetterlo, senza dubbio ci fa
mente.
un
abbuono,
se
glielo
vogliamo chiedere, e non gli par
Fra i rimedi tecnico amministrativi, primo e capivero
di
servirci
per
95
ed anche per 90.
tale gli è quello della riduzione del servizio ordinario.
Ora, il Governo che ne fa fare 400,000 dei cappotti,
Se voi darete sempre al soldato due notti di servizio
ed appena una di caserma, voi lo avrete ignorante e li ha da pagare più cari di quello che i privati ne
malato. Bisogna vedere qual è il servizio indispensa- paghino due ? (È vero ! — Si ride)
Bisogna in quinto luogo pensare ai sott'ufficiali. È
bile, e se esso risultasse così grande da rendere necessaria, non solo questa assurda proporzione, ma an- un' idea erronea che s'ha da noi del sott'ufficiale ; una
che un'altra molto più mite, bisogna provvedere affin- idea la quale lo rende molto facilmente brontolone e
chè questo servizio si faccia in altro modo, da altre scontento.
parti, ma che il soldato non abbia tutto al più che una
Gli si è dato a credere che la sua anzianità è un
guardia ed un servizio di sicurezza per settimana, al- gran fatto, e che ha proprio il diritto a diventare
trimenti non avremo da farci sopra il minimo conto. ufficiale. Prima di tutto bisognerebbe che dei sott'uf-
CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 9
fìciali soltanto un piccolissimo numero potesse aspirare alle spalline.
A proposito dell'Inghilterra PEsquiros dice che colà
il brevetto di ufficiale dato ad un sott'ufficiale è considerato un dono rovinoso, come gli antichi direbbero
di quel cinto di Aiace, o come nell'India inglese si direbbe dell'elefante bianco. Quando un Baia voleva rovinare uno de' suoi grandi, gli regalava un elefante
bianco, il mantenimento del quale era talmente costoso
che quel bell'animale, a forza di mangiare lui, finiva
per far morire di fame il fatalmente favorito padrone.
Lo stesso è spessissimo del brevetto di ufficiale a
chi provenga dalla bassa forza. Il sott'ufficiale si trova,
quando è promosso, in una società che non è la sua, di
fronte ad esigenze, alle quali non sa far fronte nè materialmente, nè moralmente; egli si perde quando non
abbia quella forza incrollabile di carattere che avevano i sott'ufficiali dell'antico esercito piemontese, uomini ài altra tradizione e di altro stampo. Oggigiorno
i bisogni, le idee, le abitudini sono mutate ; le conversazioni, le letture hanno aiutata questa trasformazione, la quale ha il suo bene, ma non è tutto bene.
Ma un sott'ufficiale dice: sono dieci, dodici anni che
porto i galloni d'argento. Ma da quando in qua il bidello dell'Università dirà : sono venti anni che io faccio
il bidello, promuovetemi a professore. (Mormorio) Da
quando in qua il muratore perchè è da venti anni el i e
mura avrà diritto al diploma di ingegnere ?
Bisogna che si persuadano di questo, che quando
non si ha il grado necessario di istruzione, conviene,
anche per proprio interesse, limitare le proprie aspirazioni.
Qui, credo, io sono nelle idee dell'onorevole Corte, il
quale sa molto bene che cosa si fa nell'esercito inglese
e nell'americano a proposito dei sott'ufficiali.
I sott'ufficiali bisogna farli star bene, promuoverli
anche, quando abbiano i titoli d'istruzione, di autorità
e, passatemi la parola, di gentilomismo necessari ; se
no, no.
Le stesse cose vanno dette in parte agli ufficiali,
molti dei quali parlano con calore o con desolazione
soverchia della loro condizione. Credano che le carriere
civili non sono più brillanti della loro, e che anche nel
commercio e nella Banca, se « Messenia piange Sparta
non ride. »
Provino a cercare impieghi fuori, anche con un certo
grado di capacità, e mi sapranno poi dire.
Bisogna che si diano pace se le promozioni non piovono ; bisogna che vadano su alle biblioteche militari
divisionali, dove ci vanno ancora pochino; bisogna
che prendano in mano l'Annuario degli altri eserciti e
vedano quale anche altrove è il tempo di permanenza
di un ufficiale in un grado medesimo, meno i casi eccezionali delia scelta.
Fra i provvedimenti morali principalissimi sarebbero: in primo luogo la soppressione dell'incertezza
mediante un ordinamento, il quale affermi dei diritti e
guarentisca da tutte quelle eventualità le quali non
provengono da dubbia fonte; in secondo luogo l'appura mento dei quadri.
Su questo punto l'onorevole Rattazzi ha fatto delle
osservazioni d'ordine legale, le quali hanno certamente una grande importanza; ma trattandosi di un
esercito, le necessità del servizio ne hanno una anche
maggiore.
Io mi ricordo che in seno delia Sotto-Commissione
del bilancio della guerra quasi tutti i militari più provetti erano dell'avviso che bisognava ridurre il numero
dei reggimenti, e ciò per poter scegliere fra gli ufficiali. Se non gli si è fatta la proposta formale, gli è
perchè stava sul banco della Presidenza di già un
nuovo disegno organico che fu poi sostituito da un altro, e da ultimo ritirato. È una necessità ineluttabile
quella di mandarli a casa ; magari con tutta la paga,
questa sarà una questione economica; magari con tutti
gli onori e titoli, ma a casa.
In terzo luogo bisogna pensare al ristauro della disciplina. Io non mi fermerò su questo terreno che
scotta, ma tutti sanno, tutti comprendono che la disciplina del nostro esercito lascia oggi per quella bonarietà; che non è che il nome parlamentare della mancanza di forza e di coraggio, molto a desiderare.
Quanto all'esercito, esso non avrebbe ragione, se giudicasse le presenti discussioni e votazioni nel senso in
cui le prese or fa qualche anno un prode e dotto generale, di cui un oratore lesse ieri con voce commossa
una lettera invero commovente di addio agli ufficiali
del soppresso dipartimento. Io credo che quell'illustre soldato e cittadino se avesse conosciuto appieno i
particolari della discussione della Camera, e più ancora
i particolari che avevano preceduto quella discussione,
non avrebbe punto scritta quella lettera, nè affermata
l'amarezza dell'animo suo.
Basterebbero le parole colle quali l'onorevole Corte
esordiva appunto nel suo discorso per la soppressione
dei dipartimenti.
Egli disse : « Prima di entrare appunto nella discussione della soppressione dei grandi comandi, io comincio a congratularmi coll'Italia, che abbia alla testa
dei suo esercito generali di tanto patriottismo e di un
liberalismo così distinto, che si possa senza alcun pericolo discutere questa questione gelosissima dei grandi
comandi. » E via di questo turno, sempre rendendo
omaggio alle persone dei capi dell'esercito. Egli avrà
più tardi veduto (ma la lettera era già scritta) altre
parole, le quali fanno pienamente la luce sulle intenzioni unicamente tecniche, con cui alcuni deputati, antichi militari, hanno promossa quella determinazione.
Ecco le parole colle quali io, membro della Sotto-Coinmissione dei bilancio militare, ho propugnato la istituzione dei grandi comandi delle truppe mobili: « La Camera ha votato qualche mese fa la soppressione dei
TORNATA DEL 26 MAGGIO 1 8 7 0
comandi generali di territorio. Chiarite a dovere le
cose (chi era stato il promotore di quella determinazione nel seno della Commissione del bilancio ero proprio io) stimo che la Camera possa e debba oggi ammettere i grandi comandi generali di truppa.
« Le cose già furono a dovere chiarite e dall'onorevole generale Bixio e dal ministro delia guerra. Io
non ho voluto se non assodare, col mio ordine del
giorno, che la Camera prendeva atto delle dichiarazioni del ministro della guerra, e così finiva una volta
l'equivoco.
« La soppressione dei comandi di dipartimenti fu,
io ripeto a chi non lo avesse inteso, nel seno dell'antica Sotto-Commissione del bilancio della guerra proposta e sostenuta ad oltranza da me. Io mi ricordo
che ci siamo trovati allora nel più vivo disparere coll'onorevole Bixio ; e che la questione, prima che alla
Camera, venne portata alla Commissione generale del
bilancio, dove la cosa venne fra gli onorevoli generali
Brignone, Bixio e il deputato Farmi da una parte, e
me dall'altra, assai lungamente dibattuta. Anzi mi ricordo come il Bixio, propugnando la causa dei comandi di dipartimento, assegnasse loro parecchie delle
attribuzioni che veramente appartengono invece, di
natura loro, ai comandi generali, quali per appunto si
pensa di stabilirli oggi. Allora io lo interruppi dicendo:
ma voi propugnate i comandi di dipartimento con gli
argomenti, coi quali si propugnano i comandi generali.
« Sappiate che i comandi generali io gli ho nell'opposto concetto che quelli di dipartimento. Datemi le
divisioni attive, ed io sono d'amore e d'accordo con
voi e vi do i comandi generali. »
Tutto ciò basta a chiarire le intenzioni della Camera
e del proponente in quella circostanza. Ad ogni modo,
anche nell'equivoco che produsse quella lettera, l'Italia ha di che rallegrarsi; è un documento che le fa
onore, e che prova come i generali italiani non sappiano spagnoleggiare neanche se educati e copertisi di
gloria in Ispagna.
Però, o signori, se non è prudente tentare Dio,
come dice il Vangelo, lo è ancor meno tentare gli uomini ; bisogna sopprimere nell'esercito l'incertezza.
Si dice da ultimo, come argomento contro questa
necessità, che proporre l'organico così subito, sarebbe
un doverlo commisurare alle presenti strettezze delle
finanze, e forse un rinunziare ad averlo in seguito anche in migliori condizioni e proporzionato all'importanza politica dello Stato.
Ma ora, domando io, che cosa dite voi all'esercito ?
Gli presentate questa legge, e gii dite : per tre anni le
cose stanno così ; dopo questi tre anni c'è l'ignoto.
Io invece, dicendo : presentate un organico, vi dico :
studiatelo quale deve essere, proporzionato cioè benissimo all'importanza politica e militare dell'Italia.
Di questo organico una parte di quadri e forza attuate immediatamente, l'altra vi riservate di attuare
in capo ai tre anni in discorso, nello stesso modo
che voi potete fare un progetto di uno stabilimento
qualunque, e dire: questa parte la costruisco quest'anno, quest'altro anno costruirò quest'altra parte, e
via di seguito. Anche Palazzo Vecchio, in cui discutiamo, fu proprio fatto così, e non è meno un capo
d'opera.
Quando farete questo, voi, invece di presentarvi all'esercito e dirgli : per tre anni è così e dopo questi tre
anni c'è l'ignoto, potrete dirgli: per tre anni è così;
fra tre anni ci sarà di meglio.
È in seguito a queste ragioni che io ho l'onore di
depositare sul banco della Presidenza un ordine del
giorno in questi termini :
« La Camera, invitando il Ministero a presentare
entro il corrente anno un progetto di legge per l'ordinamento definitivo dell'esercito, passa alla discussione
degli articoli. »
PRESIDENTE. La parola spetta all'onorevole Conti.
CORilI. A domani! (Rumori prolungati in vario senso)
PRESIDENTE. Sono appena le cinque ; se si troncano
così alle 5 le sedute, nemmeno domani potrà chiudersi
la discussione generale.
CONTI. Anche ieri sera erano le cinque, e fu chiusa ìa
seduta.
Voci. No ! no ! Parli! parli !
PRESIDENTE. Domando mille scuse, erano quasi le
5 e 1\2. Ella vede che la Camera desidera ascoltarla fin
d'oggi. (Rumori)
CONTI. La medesima indulgenza che si è usata per
l'onorevole Corrado, e per l'onorevole Rattazzi la chiedo
per me.
PRESIDENTE. Mi permetta, onorevole Conti, se si termina così presto, non si verrà mai alla fine di nessuna
discussione.
La prego d'incominciare il suo discorso.
CONTI. Ma io credo... (Rumori)
PRESIDENTE. Interrogherò la Camera.
CONTI. Domando alla Camera questa indulgenza.
PRESIDENTE. Desidera anch'olla che interroghi la Camera?
CONTI. Sì, signore.
PRESIDENTE. È appunto quello che sto per fare.
Coloro che sono d'avviso che l'onorevole Confi
debba parlare sin d'oggi, sono pregati d'alzarsi.
(Fatta prova e controprova, il seguito della discussione è rinviato a domani.)
Domani seduta al tocco preciso.
La seduta è levata alle ore 5.
Ordine del giorno per la tornata di domani:
1° Discussione del progetto di legge per l'approvazione del bilancio della spesa pel 1870 ;
2° Seguito della discussione del progetto di legge
per provvedimenti relativi all'esercito ;
3° Discussione delle modificazioni proposte ad alcune parti del regolamento.
Scarica

resoconto stenografico