TORNATA DEL 26 MAGGIO 1870 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE AVVOCATO GIUSEPPE BIANCHE-RI SOMMARIO. Atti diversi. = Seguito della discussione dello schema di legge per provvedimenti finanziari concernenti Vesercito — Lettura di un voto motivato del deputato Botta — Discorso del deputato Rattazzi contro il progetto — Risposte del ministro per la guerra ai vari opponenti — Repliche personali dei deputati Corte e Botta — Discorso del deputato Fambri, e sua proposta per la presentazione di un progetto per il riordinamento dell'esercito. La seduta è aperta al tocco. CUCCHI, segretario, dà lettura del processò verbale della tornata antecedente, il quale è approvato. MACCHI, segretario, espone il sunto delle seguenti petizioni : 13.069. Il Consiglio comunale di Sternatia, in provincia di Terra d'Otranto, presenta alcune considerazioni contro i progetti presentati dal ministro delle finanze per raggiungere il pareggio del bilancio, ed invita la Camera a negare la sua sanzione ai medesimi. 13.070. Le Camere di commercio ed arti di Bergamo, Livorno, Brescia, Vicenza e Chiavenna rassegnano i loro voti contro l'adozione di qualsiasi progetto che tenda a sostituire il corso forzoso dei biglietti governativi a quello dei biglietti di banca. 13.071. Mironga Giovanni, di Napoli, da 60 anni addetto nella qualità di lavorante presso quella fabbrica di tabacchi, rivolgesi alla Camera per ottenere il suo ritiro coll'intero soldo. 13.072. Le Giunte municipali di Turrivalignani, Torre vecchia, Cupello, Guardiagrele, Pianella, Museilaro, Schiavi d'Abruzzo, Fallascoso, Torricelia, Villamagna, Nocciano e Taranta Abruzzo, unitamente a 410 cittadini appartenenti ai predetti comuni, ricorrono, con petizioni identiche a quella segnata col n° 13,006, per la sollecita attuazione della ferrovia Pescara-Popoli per Ceprano. ATTI DIVERSI MEZZANOTTE. Pregherei che fossero inviate alla Giunta, che è incaricata di riferire sulla legge delle ferrovie, le petizioni segnate tutte col n° 13,072. Esse domandano l'esecuzione della legga che sancisce la convenzione per le ferrovie meridionali. PRESIDENTE. Saranno trasmesse a quella Commissione. MORELLI GIOVANNI. Prego la Camera di voler dichia- rare l'urgenza della petizione n° 13,070 della Camera di commercio di Bergamo, diretta a codesta onorevole Presidenza. Siccome questa petizione si riferisce al progetto di legge dell'onorevole Servadio, così pregherei la Camera a volerla inviare alla Commissione dei Quattordici, chiamata a riferire "alia Camera su quello schema di legge. (La Camera acconsente.) PRESIDENTE. Il deputato Giacomo Collotta, per urgenti affari domestici, chiede un congedo di giorni dieci. Il deputato Molinari domanda un congedo di una settimana. Il deputato Tofano, per motivi di salute, chiede un altro congedo di un mese. (Codesti congedi sono accordati.) SEGUITO DELLA DISCUSSIONE DELLO SCHEMA Dì LEGGE PER PROVVEDIMENTI FINANZIARI RELATIVI ALL'ESERCITO. PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione generale del progetto di legge per provvedimenti finanziari relativi all'esercito, L'onorevole Botta, come corollario del discorso che ha pronunciato nella seduta di ieri, ha presentato la seguente proposta: « La Camera invita il ministro ad introdurre nell'amministrazione dell'esercito per decreti regi le seguenti riforme : « 1° Riduzione di otto reggimenti di fanteria ; « 2° Attribuzione della proprietà di vestiario e di calzatura nei reggimenti, ai quali sarà fattola assegna di vestiario ed un altro assegno pel mantenimoatQ) j « 3° Soppressione dei comandi militari di provincia. » Trasmetto questa p r o p r i a aironoiey' ] ( j j o 0 u n t a a c > — 1860 — CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1869 ciocché a tempo opportuno si compiaccia di dar il suo avviso sulla medesima. Il deputato Rattazzi ha facoltà di parlare. RATTIZZI. Io non intendo (e in questa parte non mi associo all'onorevole Corte), io non intendo di muovere censura al Ministero per aver abbandonato il disegno di legge da lui presentato, dopo lunghi e maturi studi, intorno ai provvedimenti per l'esercito ; non gliene fo rimprovero, perchè, a mio avviso, quel progetto non era nè conveniente nè opportuno. Diffatti, in tal guisa si sarebbe introdotto un precedente che io credo poco conforme alle regole parlamentari, le quali non comportano che, trattandosi di por mano all'ordinamento organico di una delle più importanti instituzioni dello Stato, si possa partire da sole considerazioni finanziarie, e si abbia a ritenere una, riforma di questa natura come un ripiego di cassa. Inoltre quello schema di legge probabilmente ci avrebbe condotti a mettere in forse la solidità del nostro esercito, a dargli un carattere di provvisorietà senza nulla edificare di sodo e di duraturo. E ciò è così vero, signori, che lo stesso onorevole Corte, sebbene si accostasse in massima alle idee che informano il progetto ministeriale, tuttavia egli non consentiva che si sanzionassero come semplicemente provvisori quei temperamenti che il Ministero proponeva, ma voleva che ad essi si classe un carattere stabile e definitivo. Ed inoltre egli non si limitava a quelle sole proposte, ma voleva che fossero estese, e ricevessero la più larga e profonda applicazione. Quindi io, ben lungi dal dolermi che quel progetto si sia lasciato da banda, mi dichiaro sommamente grato all'onorevole ministro per tal divisamento, perchè ha, se non altro, risparmiato a me la fatica di combatterlo, ed alla Camera, la noia di ascoltarmi. Vero è tuttavia che forse sarebbe stato assai più conveniente, nell'interesse stesso dei principii di cui si mostrava così convinto l'onorevole ministro, e forse anche più consono al decoro ed alla dignità del Governo, che quel progetto, o non si fosse presentato, oppure non si fosse così facilmente abbandonato all'aprirsi della discussione. Nelle lotte si può vincere, o rimanere sconfitti ; ma dopo la lotta, e in conseguenza di essa, una idea sebbene non esca vittoriosa può acquistare maggiore forza, e risorgere in un avvenire più o meno vicino. Per lo contrario quando si cede il campo senza combattimento e senza discussione, è difficile che i principii propugnati da chi lo abbandona tornino un giorno a trionfare. Del resto, rispetto al decoro ed alla dignità del Governo, io non ne sono il giudice, e lascio che il ministro provvegga a modo suo. Accetto dal canto mio il buono quando viene, giunga più presto, giunga più tardi. Non ini rimane pertanto che iscrivere nel progetto del Ministero : Farce seguito. Ma se non debbo muover censura al Ministero di avere sacrificato il suo disegno di legge, non posso essere del pari indulgente, quando vedo che gli onorevoli ministri spingono più oltre questa loro abnegazione, e la spingono al punto di accettare il progetto della Commissione : quel progetto che è fondato su basi direttamente contrarie alla forinola ministeriale ; quei progetto che, a mio avviso, racchiude, se non tutti, molti di quei difotti che rendevano inaccettabile la proposta dei Ministero ; quel progetto che, mentre ha l'apparenza di arrecare un' economia sul bilancio della guerra di 15 milioni, non produce in effetto un risparmio anche della più tenue importanza; quel progetto infine che, quando sia attentamente esaminato (mi si perdoni la frase forse non molto italiana, e non troppo parlamentare, ma che esprime francamente il mio pensiero), quel progetto si riduce acl una mera mistificazione. (.Movimenti al banco delia Commissione) 10 apprezzo troppo gli illustri generali di cui è composta la Commissione; conosco la lealtà del loro carattere e la loro franchezza cavalleresca, e quindi non può nemmeno per un istante passarmi per la mente che volessero indurre in errore, e molto meno in inganno la Camera ed il paese ; ma, od io ho smarrito il senso del vero, od è forza il confessare che la Giunta, presa alle strette tra la necessità di cedere dinanzi alla pressione di operare alcune economie che diminuissero il bilancio, e tra l'impossibilità dall'altro di fare, secondo le sue convinzioni, vere e radicali riforme, si trovò costretta di formolare proposte che, sotto l'apparenza d'economie, si riducono a nude illusioni. Mi permetta la Camera che io mi faccia ad esaminarle p artatamente, perchè così si potrà meglio conoscerne il valore ed apprezzarne le conseguenze. 11 disegno di legge che la Commissione ci presenta, si restringe in quattro articoli. Io metterò in disparte l'articolo 2, quello cioè che si riferisce alla surrogazione militare, o, dirò meglio, al riassoldamento pei sott'uffìciali dell'arma dei carabinieri. In verità, se dovessi esprimere la mia opinione intorno a questo argomento, non esiterei a dichiarare che mi sento disposto ad accettare in tal parte la proposta della Commissione, ed anzi accetterei ancora più facilmente quella assai più larga e più efficace del Ministero, poiché a me sembra che la medesima possa grandemente giovare a dare una maggior estensione ed una forza più grande all'arma dei carabinieri, la quale ha reso dei grandi servizi e dovrebbe essere chiamata a renderne dei più grandi al paese. Ma a me non pare che una simile riforma, la quale non è ispirata dal pensiero di ridurre le spese, e che d'altronde nulla può avere di comune coll'ordinamento delle finanze, e col pareggio dei bilanci, possa avere in questo dibattimento la vera e naturale sua — 1861 EBBBWire!gga!BSaB3gàaSgB«aB^ — IIM^WiBtlJJimjBgUJMKJ TORNATA DEL 2 6 MAGGIO 1 8 7 0 sede. Io credo che codesta questione debba formare oggetto di esame o quando avrà luogo la discussione del progetto della leva, o di quello per gli ordinamenti dell'arma dei carabinieri. Ad ogni modo per ora lascio in disparte questo articolo. Quanto agli altri tre non toccherò nemmeno ciò che concerne il quarto, perchè questo non è che una maggiore spiegazione o, dirò meglio, una modificazione dell'articolo terzo. Quindi mi limiterò all'articolo 1 ed all'articolo 2 notando di passaggio che propriamente l'articolo 2 non è nemmeno ispirato dall'idea di introdurre economie, ma soltanto dal pensiero di portare temporariamente una modificazione alla legge attuale sullo stato degli ufficiali, senza che da questa, secondo io penso, possa veramente derivare alla finanza un risparmio qualsiasi. Ad ogni modo, prima di chiudere il mio discorso, sottoporrò alla Camera, anche su questo punto, alcune mie osservazioni. La sostanza della proposta della Commissione, a mio avviso, per quanto debba èssere specialmente discussa come provvedimento finanziario, tutta ed esclusivamente si concentra nell'articolo primo, il quale è molto laconico, e comprende due parti. Nella prima la Commissione propone che, non mutati gli esistenti quadri organici, finché non sia sancito per legge un nuovo ordinamento dell'esercito (noti bene la Camera questa frase), il hilando delle spese del Ministero della guerra e fissato in 130 milioni ; nell'altra parte propone il numero della bassa forza. Ora, esaminando la prima parte, tosto mi si affaccia al pensiero questa considerazione : quando siasi votato questo articolo e la legge abbia la sua definitiva sanzione, il Parlamento avrà ancora egli il diritto di esaminare, discutere e votare il bilancio della guerra ? L'avrà non solo nel 1871, ma anche per molti anni successivi ? Infatti, come ho accennato, la proposta stabilisce in modo assoluto e definitivo 130 milioni, e non solo pel 1871, ma fimo a che il progetto di un organamento definitivo abbia il carattere di legge. Evidentemente, a mio avviso, signori, egli non potrebbe più averlo, o, per dir meglio, si troverebbe nella impossibilità di esercitarlo. E come invero potrebbe affermarsi altrimenti, quando la discussione ed approvazione di un bilancio non può avere, e non ha altro scopo tranne quello di riconoscere quale somma si debba in ogni anno stanziare in quel determinato bilancio, e questa somma già si troverebbe definitivamente fissata da una legge preesistente, che dovrebbe pur essere dalla Camera rispettata ? A qua! pro d'altronde un esame ed una votazione dei singoli capitoli del bilancio da cui deve sorgere la cifra complessiva, se questa deve in ogni modo rimanere invariabile ? Così essendo, signori, egli è, a mio giudizio, palese che il disegno della Commissione in questo primo ar- ticolo incontra direttamente un ostacolo nella lettera e nello spirito dello Statuto per due considerazioni. In primo luogo, perchè con esso il Parlamento verrebbe spogliato dell'esercizio di una delle più preziose ed importanti prerogative, quale si è quella di votare ogni anno i bilanci ; prerogativa che è la più grande garanzia dei contribuenti, onde non siano soverchiamente aggravati senza il loro consenso ; prerogativa perciò cui il Parlamento stesso non potrebbe rinunciare esautorando se stesso, e vincolandone più o meno lungamente l'esercizio. In secondo luogo, perchè rimarrebbe tolta la possibilità di discutere e votare i singoli capitoli, quando una simile votazione è pur anco letteramente prescritta dalla nostra legge fondamentale. Il bilancio votato in una sola cifra complessiva, senza designazione dei singoli articoli, e votato in questo modo per un tempo e un numero d'anni indeterminato, sapete, o signori, a che si ridurrebbe ? Si ridurrebbe ad un bianco segno che il Parlamento darebbe al potere esecutivo, d'impiegare per più anni la somma fissata per una data amministrazione in quel modo che maggiormente gli paresse opportuno ; non potrebbe nemmeno sorgere il bisogno di ordinare uno stralcio ed uno storno da questo capitolo, e di ottenerne quindi l'approvazione, come la legge di contabilità espressamente statuisce ; tutto sarebbe lasciato intieramente libero nelle mani del Governo ; il controllo e sindacato del Parlamento scomparirebbe del tutto. Ora, se questo si possa ammettere in un regime parlamentare, se non sia invece un sovvertirne le basi le più importanti, è facile il giudicarlo. Ma vi ha di più, o signori, ed è che siffatto divisamente, che ci si presenta collo scopo di fare economie, lungi di raggiungere questo intento, non può a meno di frapporre bene spesso un insuperabile ostacolo a che queste economie possano operarsi. E per vero, dovendosi ogni anno presuntivamente stanziare una somma pei bisogni e pel servizio dell'amministrazione, ognuno comprende che di necessità in ciascun anno la cifra occorrente per queste spese deve più o meno variare, perchè variano, a seconda dei casi, certi servizi e variano soprattutto i prezzi che si debbono corrispondere. C'osi, per cagione d'esempio, i viveri, i cavalli, il vestiario e mille altre cose che devono essere comprate e pagate pel servizio dell'amministrazione delia guerra, mutano facilmente, e mutano talvolta in una notevole proporzione, dall'uno all'altro anno, di prezzo. Votandosi ogni anno il bilancio si può senza grande difficoltà tener conto di questa variazione, e quando i prezzi sono inferiori, siccome è sufficiente una somma comparativamente inferiore, cosi potrà stanziarsi una somma minore ed ottenere un'economia relativamente a quegli anni, nei quali i prezzi erano più elevati. Ma come conseguire questo facile risparmio, se il bilancio è stabilito per più anni, e per un tempo indefinito CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 9 in una cifra la quale debba continuamente rimanere invariabile ? Evidentemente entrando in questo sistema, se pur non vuoisi che il Governo per ì' incarimento dei prezzi possa trovarsi mancante dei fondi elle gli occorrono per il regolare andamento del servizio, converrà fissare una cifra e metterla a di lui disposizione in quella proporzione che si richiede perchè la medesima possa bastare per qualunque eventualità, e per quanto rilevante possa essere l'aumento dei prezzi od in questo od in quell'anno. E così per quegli anni, nei quali i prezzi saranno inferiori alla somma che si è calcolata per determinare la cifra, in quegli anni, voglio dire, in cui, votandosi annualmente il bilancio, si sarebbe potuto senza inconveniente, e con profitto delle finanze, stanziare una cifra complessiva meno rilevante, dovrà tuttavia mantenersi ferma la cifra più elevata, che già erasi precedentemente fissata. Ed in simil guisa, approvando il disegno della Commissione, voi togliete, non solo al potere legislativo, ma altresì all'esecutivo, quel diritto, ed anzi quel dovere che all'uno ed all'altro incombe di operare, e proporre risparmi quando siano possibili, e possano conciliarsi colle necessità, ed esigenze del servizio. Singolare metodo di promuovere le economie, e di fare ogni sforzo per pareggiare i bilanci! Ma ciò non basta. Lo stanziamento di 130 milioni, che in quell'articolo la Commissione propone doversi fissare per un periodo di anni indeterminato, non è uno stanziamento che corrisponda al vero, e, se la proposta si approvasse, si cadrebbe in un equivoco ed in una contraddizione. Ciò risulta manifestamente dal tenore delle cose esposte dalla Commissione stessa nel suo allegato. E valga il vero. Tra i modi coi quali essa dichiara doversi conseguire, secondo il suo pensiero, un risparmio di 15 milioni, vi ha quello di valersi degli oggetti che attualmente sono già a disposizione del ministro della guerra, e che si trovano depositati nei magazzini militari, come, per cagion d'esempio, tutti gli effetti di corredo e vestiario pei soldati, pei quali oggetti devesi spendere annualmente una somma all'incirca di 5 o 6 milioni. Ora, nei 130 milioni non sono compresi questi oggetti di vestiario ; converrebbe quindi necessariamente aggiungerveli, per determinare la vera cifra complessiva che si stanzia pel bilancio e scemare d'altrettanto i pretesi 15 milioni di risparmio. La cosa non può essere di maggiore evidenza. Chi infatti non comprende che, se in quest'anno noi ci serviamo dei vestiario dei soldati che già abbiamo comprato negli anni precedenti, noi ci troveremo privati di una merce che facilmente potremmo vendere ritirandone il prezzo, e che d'altronde dovremo pur sempre, in ogni caso, rimpiazzare per gli anni successivi pagandone il valore ? Se dunque la cifra di 130 milioni potrà essere sufficiente per il primo anno, come potrà affermare la Commissione che questa medesima potrebbe bastare per gli anni seguenti ? Come potrà essa farci credere seriamente che col suo sistema si possa raggiungere l'annua economia di 15 milioni ? Evidentemente, se si concede al Ministero della guerra la facoltà di servirsi di quegli oggetti di vestiario, in allora o vuoisi che veramente si effettui un risparmio di 15 milioni, ed in tal caso la cifra da stanziarsi dovrebbe inscriversi nell'articolo 1, non di 130, ma di soli 125 milioni ; o si crede indispensabile la somma dei ] 30 milioni, oltre il valore di quegli oggetti, ed in tal caso si abbia il coraggio di dirlo francamente ; non si prometta un'economia che non può verificarsi, e si proponga lo stanziamento di 135 milioni. Procedendosi altrimenti, si mette il Parlamento nella necessità di stabilire una somma, la quale può essere sufficiente per uno o due anni, e sinché si troveranno nei magazzini gli effetti di cui si può avere bisogno, ma che potrebbe essere, e che anzi dovrebbe necessariamente in appresso riconoscersi non corrispondente ai bisogni del servizio. D'altra parte s'induee il paese in errore, poiché gli si lascia supporre che si faccia un risparmio, il quale non viene realmente operato. Del resto, o signori, se vogliamo meglio esaminare in qual modo la Commissione intenda di procedere alle economie che essa ci promette, e quale ne sia la natura, è necessario di gettare uno sguardo sopra quel quadro o prospetto che essa stessa ci ha presentato come un allegato alla sua proposta di legge. In verità è opportuno premettere, che non si tratta qui di un allegato che formi parte integrante della legge, e che il Parlamento sia chiamato a sanzionare col suo voto; esso non è che una semplice dimostrazione dei mezzi con cui la Commissione si è prefissa di poter raggiungere il risparmio dei 15 milioni, e così di poter ridurre il bilancio ai 130 milioni. Dal che sorge inevitabile la conseguenza, che le dichiarazioni tutte, che si contengono in quell'allegato, e nei vari artìcoli che lo compongono, non possono in guisa alcuna vincolare il potere esecutivo dinanzi al Parlamento ed alla nazione. Così essendo, è d'uopo ritenere che, se per avventura dal canto nostro si facesse assegnamento, che approvando l'articolo 1 della proposta, noi recheremo al paese un beneficio di 15 milioni, ed avremo altresì assicurate quelle economie e riforme che si leggono accennate in quell'allegato, potremo facilmente trovarci esposti ad una grande illusione, senza che d'altronde ci sia dato neanco il diritto di muoverne censura al Ministero. Vedremo molto probabilmente che i 130 milioni si sono realmente spesi, ma che le riforme non si sono eseguite, e che in luogo — 1863 — TORNATA DEL 2 6 MAGGIO delle economie promesse, se ne fecero altre, cui verosimilmente il Parlamento non avrebbe consentito ; e non può essere altrimenti, quando, il potere legislativo si limita a fissare una cifra complessiva per tutte le spese, non sanziona colla sua autorità più questa, che quella riforma, e queste riforme sono soltanto dimostrativamente designate dalla Commissione come mezzi coi quali, secondo il suo concetto, quella economia si potrebbe raggiungere, e la cifra complessivamente proposta pel bilancio della guerra potrebbe essere sufficiente. Esaminiamo ad ogni modo queste riforme; esse si possono richiamare a 4 classi : la prima è di quelle che già si sono fatte, oppure che si credono fattibili. (Interruzioni) PRESIDENTE. Non interrompano. Prego l'oratore di continuare. MJTMlì. Si legga il numero 1 dell'allegato. Esso si riferisce ali 'Animiti istraz ione centrale (Personale) ; l'economia proposta è di 41,500 lire. In qual modo si dovrà, secondo la Commissione, operare questa economia? Essa vi risponde dichiarando che « risulterà dalla soppressione poc'anzi fatta di due divisioni e dal lasciare le vacanze d'applicati di quarta classe che ora esistono. » Si proceda all'esame del 2° numero, il quale concerne il Materiale della stessa amministrazione ; ivi si propone un risparmio di 25,000. E come si conseguirà simile risparmio? « Si crede fattibile sulle spese di cancelleria e di stampa. » Si passi al numero 3, riflettente gli stati maggiori, nel quale numero si accenna ad un'economia di lire 400 mila, e si vedrà che simile risparmio deve risultare nella massima parte da riforme già stabilite, come quella che concerne la Casa militare di S. M., ordinata con un decreto dell'11 aprile 1869, un riordinamento già eseguito sul personale della giustizia militare, e così di seguito ; altre economie già stabilite ei veggono pure comprese in altri successivi numeri. Ora, domando io, a qual prò comprendere simili riforme in questa discussione ? Si tratta forse di vedere le economie già fatte o quelle che debbano e possano ancora farsi ? Lo sappiamo bene che economie già si fecero sul bilancio della guerra, e che queste superano d'assai la somma di 15 milioni. Per esse non occorre che la Camera se ne dia ora pensiero, e le si proponga una legge che le sanzioni ; occorre solo che il Ministero le eseguisca. Le riforme e le economie di cui dobbiamo occuparci sono quelle che non vennero per anco ordinate ; e non si debbono confondere le une e le altre, se non si vuole che la verità rimanga fuorviata e si creino illusioni, cui dovrebbe poscia succedere un amaro disinganno. Alla seconda classe delle economie designate nell'allegato si possono riferire quelle che consisterebbero in un apprezzamento più esatto delle cifre che si debbono inscrivere nel bilancio preventivo di ciascun anno ; delle economie di tal natura il numero è molto 1870 importante e la somma loro assorbe una buona parta la cifra dei 15 milioni. Ne additerò qualcuna: per esempio si accenna nel numero 4 alle somme portate in bilancio a calcolo per soprasoldo ai decorati della medaglia d'oro e d'argento ; e si nota che la cifra bilanciata pel 1870 è molto al di sopra del bisogno ; si menziona nel numero 6 e 37 relativo agli invalidi e veterani ad un risparmio di 550,000 lire, avvertendo che questo risparmio si potrà conseguire, perchè n 4 1871 la bassa forza da bilanciarsi tra i due capitoli non supererà i 1890 uomini, e perchè è possibile la deduzione del 10 per cento sulle competenze; altri di questi risparmi si notano in altri numeri. Ora domando j o : sono queste vere economie? In verità non so come si possa esitare a rispondere negativamente. Sono economie simili a quella che propose opportunamente l'onorevole Gabelli allorché, or sono pochi giorni, si discuteva il bilancio dei lavori pubblici. Vi rammenterete, signori, che in questa circostanza, e mentre si trattava di votare il capitolo relativo alla garanzia dello Stato per le ferrovie, sul quale capitolo si era dal Ministero proposta la somma di circa 62 milioni, vi rammenterete, dico, che egli fece notare come questa garanzia pel 1870 non potesse richiedere la somma maggiore di circa 50 milioni, e propose quindi che si togliessero dal bilancio 4 milioni poco più poco meno. Rilevò in altri termini uno sbaglio materiale (Interrazioni) che si era commesso. Vedo che si fanno segni negativi sul banco dei ministri, quasiché lo sbaglio non esistesse... sia pure ciò. Non importa, perchè il ministro pure l'ha riconosciuto, ed io ho diritto di dire che l'errore esisteva... PRESIDENTE. Li prego di non interrompere. Continui pure l'oratore. RATTIZZI. Or bene, che cosa rispose in quella circostanza il ministro? Egli confessò l'errore dei 4 milioni: ma soggiunse tosto, e soggiunse a ragione: non crediate già che sia questa una economia, non è che un apprezzamento più esatto della somma che occorre, perchè in qualunque evento questi quattro milioni non si sarebbero spesi ; invece di essere una economia nel conto preventivo, formeranno una economia nel conto con» sunti vo. Così si deve pure rispondere relativamente ai risparmi che oggi la Commissione ci propone, perchè hanno precisamente lo stesso carattere. Non contesto che il metodo indicato dalla Commissione in questa parte per lo stanziamento delle somme nei bilanci è assai più regolare; e non dubito che, quand® verrà la discussione sul bilancio della guerra pel 1871, si terrà conto di queste avvertenze, e di queste più esatte apprezzazioni. Ma, ora non si tratta di vedere qual sistema si debba seguire nel proporre e nel votare i bilanci : si tratta di fare eco- — 1864 — CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1869 nomie, le quali diminuiscano realmente la spesa; e tali non sono certamente quelle di cui in ora io parlo, poiché, se per errore può avvenire che si porti una spesa maggiore per un dato servizio nel bilancio preventivo, questo errore senza danno dell'erario si troverà sempre compensato con una corrispondente economia nel bilancio consuntivo ; e, dico di più, se quando si tratta di somme molto rilevanti, è opportuno che realmente si vada con un certo riguardo, come sarebbe stato appunto per le garanzie delle ferrovie, la cosa non presenta, anche dal lato della regolarità dei bilanci, una grandissima importanza allorché non si tratta che di poco significanti divari, come sarebbe appunto rispetto a quelle spese, di cui la Commissione ha fatto un cenno speciale. Vengo ad una terza specie di risparmi proposti, di cui ho già fatto menzione più innanzi, e che per la cifra sarebbe il più rilevante, voglio dire di quello che consiste nel servirsi degli oggetti che attualmente esistono per poter far fronte alle spese del 1871 e degli anni successivi. Francamente può questo riguardo considerarsi oome un risparmio ? Sarebbe assurdo l'affermarlo ; si stanzi una somma pel vestiario, o si diano gli effetti che lo costituiscono in natura, la spesa è sempre la stessa e si fa ugualmente colle sostanze dello Stato, ed a carico dei contribuenti, e non v'ha differenza alcuna, sia che si consumi il danaro per acquistare il vestiario, sia che il vestiario con cui si potrebbe avere del danaro venga materialmente consegnato, e senza verun corrispettivo, per lo stesso servizio. Io riconosco che sarà un ottimo provvedimento quello che il ministro si valga degli oggetti di vestiario che ora esistono in magazzino, anche perchè questi oggetti deperiscono ; e sarà questo, credo, anche un provvedimento che potrà tornare molto opportuno quando si verrà a meglio ordinare l'amministrazione della guerra . Ma a parte questo vantaggio, egli è certo che intanto la spesa non viene diminuita. Mi resterebbe ora ad aggiungere poche parole rispetto alla quarta ed ultima specie di economie indicate dalla Commissione, e queste si riferiscono alla designata soppressione di alcuni uffici, come sarebbe quella di Comitati di fanteria, di cavalleria ed in parte di quello d'artiglieria. Ma a qual prò dovrò io trattenermi intorno a queste proposte economie? La Commissione nel suo allegato ci accenna che si potranno ottenere, sopprimendo quegli uffici. Ma il Parlamento deve egli occuparsi di ciò che si potrà fare in appresso, o si sarà per ordinare dal potere esecutivo, quando gli si darà ampia facoltà di spendere 130 milioni pel Ministero della guerra? Evidentemente egli deve esclusivamente darsi pensiero di quelle proposte che gli sono presentate affinchè deliberi intorno ad esse, e le sanzioni, o le respinga col suo voto. Ora, o signori, ho già avvertito che, votandosi il disegno di legge formolato dalla Commissione, non si raggiunge nè punto, nè poco un simile risultato ; e chi pensasse che, approvandosi quel disegno, sarebbero distrutti quei Comitati e gli altri uffici, s'ingannerebbe a gran partito, perchè dipenderà sempre dal pieno ed assoluto arbitrio del Ministero il procedere o no a questa soppreSsione; ed il Parlamento non avrebbe più alcun mezzo per imporgliela, nemmeno nella discussione del bilancio ; dal moménto che resterebbe la cifra di questo irrevocabilmente stabilita in 130 milioni, senza veruna speciale applicazione più a questo che a quel servizio. Sarà dunque per ottenere un simile risultato, che noi ci disporremo ad approvare la proposta della Commissione, ad approvarla sanzionando una legge che ci priva di una delle nostre prerogative costituzionali, e che sovverte le norme più fondamentali del nostro diritto parlamentare? No, signori, non può essere che ciò si conceda; non può essere tanto più perchè, se noi crederemo che si debbano sopprimere quei servizi, e con questa soppressione conseguire qualche risparmio, potremo farlo, e farlo efficacemente e senza pericolo di rimanere delusi, o quando verremo alla discussione del bilancio della guerra per il 1871, oppure presentando, od invitando il Governo a presentare un analogo progetto che così realmente provveda. La prima parte adunque dell'articolo 1 non si può a patto alcuno accettare. Lo stesso, a mio giudizio, deve dirsi eziandio della seconda parte, la quale mira a fissare in modo irrevocabile il numero della bassa forza, distribuendola in modo che 146,000 uomini siano destinati per le armi di fanteria, bersaglieri, cavalleria, zappatori del genio, ecc., 18,000 pei carabinieri, ecc. Anche codesta seconda parte deve essere respinta, sì perchè si collega dirett amente colla prima, e tolta questa non ha più ragione di esistere, sì perchè mirerebbe a conferire al Governo una facoltà che non gli si può, senza pericolo, attribuire. Invero, con simile disposizione si lascierebbe in piena di lui balìa di ordinare come meglio crede la distribuzione di tutte queste forze, senza che sia legislativamente stabilito quali debbano essere le proporzioni delle varie armi, quale il numero degli uomini da cui dovrà essere formata la cavalleria, quale quello della fanteria, artiglieria, ecc. Non si può infine la seconda parte accettare, perchè con essa si vorrebbe limitare a soli 18,000 uomini la forza dell'arma dei carabinieri, la quale, secondo il suo ordinamento organico, dovrebbe essere, se non erro, di 22,000. Come! Ad ogni istante sorgono, non solo nel Parlamento, ma eziandio nel paese voci che accennano alla necessità di accrescere quest'arma , dandole mag| giore forza, maggiore solidità ed estensione ; ho più [ volte uditi i ministri della guerra a rispondere che — 1865 — T O R N A T A D E L 2 6 MAGGIO eglino di buon grado avrebbero acconsentito a secondare un voto così legittimo e ragionevole, perchè ne sentivano il bisogno, a fronte anche della spesa maggiore che si potesse richiedere ; li ho uditi a giustificarsi pei rimprovero che loro si rivolgeva, perchè si indugiava a farlo, coll'addurre per ragione l'impossibilità in cui si trovavano di attuare quell'aumento, ritenuta la difficoltà di avere gli uomini adatti a quel servizio, e ritenuti gli ostacoli che s'incontravano per i il riassoldamento. E dopo tutti questi richiami, dopo tutte queste dichiarazioni, che costantemente si fecero dai ministri in occasione del!a votazione dei bilanci dal 1866 in poi; dopo tutto questo, dico, noi oggidì potremmo accettare una proposta, la quale non solo non tende a portare quell'aumento, ma è diretta a rendere per l'avvenire quest'aumento assolutamente impossibile ? In verità io non saprei spiegare una simile risoluzione; e si noti la contraddizione in cui cade in tal parte la Commissione, rispetto a ciò che propone nell'articolo 2. Infatti con questo articolo si vorrebbero agevolare all'arma dei carabinieri i mezzi del riassoldamento, e rimuovere così l'ostacolo che si è sinora lamentato per l'ingrandimento dell'arma medesima. Ora a qual prò questa facilitazione, se il numero dei carabinieri deve essere in quel modo limitato ? A che serve l'articolo 2 colla limitazione voluta nell'articolo precedente ? Quali sono i criteri da cui fu guidata la Commissione nell'ordinare le sue proposte? In verità è assai difficile lo spiegarlo. Si voleva evidentemente stabilire quella riduzione a 18,000 uomini nel solo scopo di potere indicare, come s'indicò nell'allegato, un risparmio di un milione e mezzo anche su questo servizio. Non intendendo del resto dilungarmi di troppo in quest'analisi, vengo ad una difficoltà che non dubito mi sarà fatta, e che più volte ingiustamente venne opposta a coloro che seggono da questo lato della Camera. Più volte noi fummo appuntati, e lo saremo probabilmente anche in oggi ; fummo, dico, appuntati di muovere ognora aiti e continui lamenti, perchè non si procede a riforme, e non si fanno economie, e poi si aggiunge che, sempre quando il Ministero si dispone a presentare queste riforme e queste economie, noi le respingiamo. La risposta, per quanto si riferisce al disegno della Commissione, intorno al quale attualmente discutiamo, mi riesce certamente assai facile. (Udite!) E per vero, se ho dimostrato, e panni d'averlo fatto vittoriosamente, che le economie non si fanno con questo progetto, che nulla si sancisce con esso, fuorché un illimitato arbitrio a prò del Governo, senza ordinare alcuna riforma, io non saprei come anche, senza aggiungere altre osservazioni, quell'accusa possa essere conico di noi diretta, se respingiamo lo stesso progetto. Sessione 1869 — CL^SBA pei deputati — Discussioni. 234 1870 Quando si chiedono economie e riforme, si chiedono quelle serie, vere, profondamente studiate e messe io correlazione coi bisogni e coi sentimenti del paese : non proposte, colle quali sotto la fallace apparenza di operare un qualche risparmio, altro non si cerchi che di rendere più diffìcili le economie, e si faccia passare il paese da illusione in illusione, senza punto scemare gli aggravi che lo colpiscono, e forse recando agli aggravi stessi un maggiore aumento. Ma non voglio limitarmi a questa risposta, perchè è bene che su questo argomento, che è assai più generale di quanto pu® essere quello che si contiene nella proposta della Commissione, è bene, dico, che si parli francamente, onde ciascuno possa intendere. A mio avviso, due sono i sistemi l'uno dall'altro distinti, che si presentano per ordinare le occorrenti riforme ed economie nelle varie amministrazioni dello Stato. Vi ha il sistema di coloro i quali pensano che le spese necessarie per queste amministrazioni, ed i relativi loro ordinamenti, debbano essere posti principalmente in relazione coi bisogni più o meno grandi delie finanze, in guisa che si debba spendere unicamente quella somma che il ministro delle finanze consenta assegaare; e che perciò, quando pure si considerasse necessario eccedere questa somma per l'andamento del servizio, ciò non si debba permettere, se egli non crede di potervi aderire. Questo è fatalmente il sistema, in cui mi pare essere entrato il Ministero. Egli lo ha dimostrato in modo evidente col suo progetto, poiché, col solo scopo di ottenere il pareggio dei bilanci, egli non solo ci propone riforme sull'ordinamento dell'esercito, ma in un con esse mette insieme, quasi in un sol fascio, come se fossero altrettanti capitoli di un bilancio, tutti i mutamenti organici, che si vorrebbero recare ad altre non meno grandi istituzioni del paese, come sono quelle dell'istruzione secondaria, dell'ordinamento della magistratura, e, ciò che è più grave ancora, vi aggiunge nella stessa forma parecchie disposizioni dirette .a modificare i nostri Codici di procedura civile e penale e del commercio. Ora, signori, lo diciamo apertamente, per quanto crediamo urgenti ed indispensabili le riforme e le economie, noi non possiamo seguirlo in questa via, la quale, lungi di farci raggiungere il nostro intento e soddisfare i voti del paese, ce ne allontanerebbe. Non lo possiamo, primieramente perchè le riforme debbono produrre i frutti che se ne attendono ; debbono essere esaminate per se stesse in relazione alla scopo; cui mirano le amministrazioni e non esclusivamente e principalmente dal lato delle condizioni delle finanze ; in secondo luogo, perchè, procedendosi in quel modo, mentre le economie vere nón si raggiungono, si corre pericolo di grandemente compromettere la solidità di quelle stessa istituzioni che si vogliono rifor- — 1865 CAMERA DEI DEPUTATI — mare. D'altra parie sorge poi anche il pericolo che, se per effetto delle riforme m tal guisa sancite si può per alcuni anni ottenere qualche risparmio, non si debbano negli anni successivi sacrificare somme assai più vistose per riparare i danni che le riforme inopportunamente votate possono avere cagionati. Invece c'è un altro sistema nell'operare le riforme delle amministrazioni, ed è quello di tener conto bensì della condizione delle finanze, poiché certo niuno più di quanto lo siano i rappreselitanti della nazione, deve essere sollecito di gelosamente custodire i diritti dei contribuenti, ina tenendo conto di queste condizioni, si abbia prima di tutto e principalmente ad esaminare intrinsecamente lo scopo, a cui quelle amministrazioni debbono mirare e metterle in armonia coi bisogni amministrativi del paese e colle necessità del servizio; e quindi, laddove si giudichi che questi bisogni e queste necessità richiedano un mutamento in questo od in quel senso, allora questo mutamento si sanzioni. E se per procedere ad una riforma possono presentarsi più mezzi, di cui l'uno sia meno e l'altro maggiormente dispendioso, si debba scegliere quello che rechi minore aggravio al Tesoro, senza che però la considerazione finanziaria possa giammai avere tanta influenza da impedire che l'attuazione di una riforma porti seco le condizioni che ho poc'anzi accennate, vale a dire soddisfi alle esigenza del servizio, appaghi il voto generale del paese e corrisponda ai bisogni cui le amministrazioni debbono provvedere. SESSIONE DEL 1869 effetto di questa fusione e del rivolgimento che l'aveva resa necessaria, quell'esercito che ne sorgeva, non poteva essere ordinato più con l'una che col Pai tra di quelle leggi, le quali regolavano separatamente gli eserciti preesistenti ; ma si doveva invece ordinare con un nuovo concetto sintetico, che temesse conto del grande avvenimento che si era compiuto, e che mettesse in armonia le leggi regolatrici dell'esercito italiano colle nuove condizioni del paese, tenendo conto delle regole e delle tradizioni tutte degli antichi eserciti, in quanto potevano conciliarsi colia nuova situazione politica d'Italia. Invece, mano mano che si fecero le annessioni, tenendosi sempre p?r base l'ordinamento antico dell'esercito subalpino, si fecero tratto tratto rappezzature a quell'ordinamento con decreti parziali, e quando si vedeva qualche inconveniente, o per soverchia spesa o per altre ragioni, si facevano tosto nuovi cambiamenti. Ma un vero concetto che presiedesse alla formazione dell'ordinamento dell'esercito italiano, signori, non ha potuto giammai fornirsi. Vi ha dunque necessità, necessità strettamente urgente. di ordinare un piano definitivo, stabile e parmanente, sia per meglio regolare le condizioni dell'esercito, sia per cementarne la disciplina, la quale non può a meno di rimanere scossa dalla minaccia di continue e frequenti mutazioni. Questa necessità, signori, si fece'- sentire tostocìiè quegli eserciti furono tutti fusi in uno, e fu sventura che molto prima non si deliberasse di porre mano a siffatto ordinamento ; poiché, senza riandare le cause di quei disastri che ci hanno poscia dolorosamente rattristati, non essendo mia intenzione nè di sollevare polemiche irritanti ed inopportune, molto meno di fare recriminazioni, io sono pro fondamenta convinto che una delle cause, e forse la più grave di questi disastri, fu quella che, nel momento della guerra dol 1866, l'esercito non aveva un organamento solido e corrispondente alla sua missione, e che per conseguenza una gran parte di quelle sventure si sarebbe risparmiata all'Italia se a quel tempo si fosse posto mano a tale organamento. Questa, signori, è la via che noi intendiamo di battere- e teniamo per fermo che sia questa principalmente quella che si deve tenere nella quistione riguardante l'esercito. È incontestabile la necessità che non si indugi più oltre ad ordinare sopra basi più solide e più conformi alle condizioni presenti codesta instituzione destinata a difendere i più vitali interessi della nazione, la sua sicurezza e la sua indipendenza. Non dimentichiamo, signori, che attualmente l'esercito manca di uno stabile e vero ordinamento orgaaieo. Basta ricordare le origini di questo ordinamento, i l modo col quale si è sancito, le fasi cui andò soggetto, per persuaderci che, tal quale esiste attualmente, non può oltre più lungamente procedere senza Ed è appunto per questo, o signori, che nel 1866, che ci esponiamo a gravi e seri pericoli che potrebbero - dopoché l'esperienza ci aveva ammaestrati, ossia dopo metterne a repentaglio la sua saldezza. Questo ordigli avvenimenti della campagna militare di quell'anno, namento non parte da unico concetto generale e coml'onorevole Ricasoli ed il generale Gugia, che in allora plessivo, a cui siano coordinate tutte le parti che lo presiedeva l'amministrazione della guerra (ed io rendo costituiscono. loro la dovuta giustizia, quantunque non divida con essi tutte le convinzioni politiche), è per questo, dico, Le fortunose vicende del nostro risorgimento fecero che dessi tosto deliberarono di nominare una Comsì che ii nostro esercito, il quale oggidì ha la ventura missione composta di generali e di uomini periti nella di essere esercito italiano, si debba trovare composto scienza delle armi, affinchè proponesse in un meditato di vari elementi che per l'addietro formavano eserciti disegno di legge le basi sopra cui dovesse ordinarsi separati e distinti, non ordinati nello stesso modo e definitivamente l'esercito. colle stesse leggi, anzi con leggi e modi diversi. Tutti questi elementi, è vero, si fusero insieme, ma si fusero Per questo stesso pensiero, appena sorse l'amminidisgiuntamente e senza che si avvertisse che, per strazione del marzo 1867, questa, tenendo conto degli — 1867 — TORNATA DEL 2 6 MAGGIO 1 8 7 0 studi preparati da quella del barone Ricasoli, si diede la più grande sollecitudine per presentare, e tosto presentò al Parlamento un progetto dove veniva quell'ordinamento delineato, progetto il quale fu seriamente approfondito e studiato da una Commissione eletta dal Parlamento, e composta da ben quattordici deputati, e che fa solo per la sopraggi anta mutazione dei Ministero, se non ha potuto nè portarsi alia pubblica discussione, nè approvarsi. Io non entrerò ad esaminare il merito di quel disegno, e molto meno esaminerò quello che dall'amministrazione dell'ottobre 1867 fu quindi presentato in sostituzione di quello che ho testé accennato; dico solo, e ripeto, che tutti questi fatti evidentemente dimostrano come la necessità di un nuovo e sollecito ordinamento fu da ogni parte riconosciuta, e non può mettersi seriamente in dubbio. È lungi da me il pensiero di fare il menomo cenno rispetto a codesto argomento, del modo con cui dovrà, dai lato tattico specialmente, il nuovo esercito venire ordinato; non pronunzerò neanco una parola sulla questione che venne in quest'Aula, ed in questa medesima discussione sollevata, se, cioè, trattandosi di stabilire la durata del servizio, questa debba essere piuttosto di tre o di quattro anni. Non toccherò infine in guisa alcuna le questioni tutte che si riferiscono esclusivamente alla tattica. Tutte cotesto questioni troveranno la loro sede opportuna quando verrà in discussione il disegno d'ordinamento. Ma ciò che m'importa di affermare si è, che deve ormai rompersi ogni indugio a questo riguardo, e che è tempo ormai di provvedere senza incertezze ed esitazioni, per mettere termine una volta a queste discussioni che risorgono ogni giorno e che non possono a meno di rendere acerbi gli animi da tutte le parti del Parlamento e del paese. Ed è tanto più, a mio avviso, urgente che cosi si provveda, in quanto che la questione non è soltanto dal lato tattico, ma è questione pur anche amministrativa. Non possiamo invero dissimularci che da qualche tempo è sorta, sotto il nome di uno fra i nostri illustri generali, il quale ha impiegata gran parte della sua vita militare nell'amministrazione dell'esercito, è sorta, dico, una gravissima questione sul modo col quale si trova regolata la nostra amministrazione militare. È nota questa questione ed essa preoccupa grandemente il paese; poiché se fosse vero, come si pretende, che si possano colle semplici modificazioni all'ordinamento amministrativo introdurre per 30 milioni di • economie, io non vedo come noi dovremmo lasciare che questa somma si spenda e che si cerchi piuttosto di fare economie a scapito della forza viva, dell'esercito. L'onorevole ministro della guerra ha cercato nei suoi discorsi, in parecchie occasioni, di dimostrare la impossibilità che si possa raggiungere un ri parano, non dirò di 30 milioni, ma anche di molto minore importanza, con questo genere di riforme. Ma, o signori, questo non basta; io credo che la discussione si debba affrontare in modo più aperto, più diretto e più reciso ; poiché, quando si afferma che realmente un'economia di questa natura può essere attuata, se non si tiànno dimostrazioni evidenti ed inconcusse, che i calcoli formati per questo sono appoggiati ad un errore in cui incorse chi li propone, la preoccupazione del paese non potrà mai essere sedata ; ed anzi si andrà ancora accrescendo il sospetto che veramente le economie siano possibili ed agevoli, e chp, appunto perchè così si crede, vogliasi impedire od allontanare il giorno di una solenne discussione. Egli è dunque indispensabile che francamente si discuta su questo oggetto, e si discuta in modo solenne e largo sì dall'una come dall'altra parte. Aggiungo che, a mio giudizio, e senza entrare nei particolari di quella discussione, ci si affacciano alcune idee le quali certamente molti di noi, se non tutti, ammettiamo, e parlo di noi senza distinzione di partiti ; per cagion di esempio la riforma sulla giustizia militare, quella sul corpo sanitario, l'altra che concerne i viveri ed il vestiario che si tengono depositati nei magazzini ; a me pare, e così pur sembra a parecchi altri, che importanti riforme si possano ottenere, quando vi si voglia seriamente por mano. La giustizia militare costa per io meno due milioni e mezzo o tre milioni, malgrado il risparmio che fece il ministro della guerra recentemente. Ora, quando vedo che in tutti gli altri eserciti la giustizia militare non costa nemmeno un centesimo, io non so rendermi ragione del perchè noi dovremo soggiacere ad un aggravio di questa natura. Egualmente rispetto al servizio sanitario molti sono gli eserciti, anche delle più guerriere nazioni, dove questo servizio in tempo di pace è ridotto alle minime proporzioni. Perchè noi non vorremo seguire in questa parte quegli esempi e seguiremo a battere una via che invece ci cagiona la spesa di una somma così importante V Perchè vorremo tenere nei nostri magazzini capitali inoperosi, non solo, ma soggetti a continuo ed inevitabile deperimento ia ogni giorno, quando d'altronde i medesimi non servono in tempo di pace, e per lo contrario presentan-. do sene il bisogno in tempo di guerra, vi si potrebbe facilmente provvedere senzachè sia d'uopo ricorrere a questo rovinoso sistema? Ripeto pertanto essere questa una questione sommamente grave, e doversi alla fin fine una volta prendere direttamente di fronte nel Parlamento, risolvere o nell'uno o nell'altro senso. E d'uopo dunque affrettare il più che si possa la legge dell'ordinamento organico dell'esercito, perchè così si - 1868 CAMERA DEI DEPUTATI — potranno ad un tempo definire quelle che ho poc'anzi accennate, e che toccano pure 1' ordinamento medesimo. Queste sono, o signori, le considerazioni ciie io sottopongo alla Camera per ciò che riflette l'articolo 1. Riassumendomi, dico che io respingo quest' articolo 1 perchè, mentre porta una violazione allo Statuto, mentre offende i diritti e del potere legislativo, e dei potere esecutivo, non produce nessuna economia; sotto la menzognera apparenza di riforma nulla muta, nulla risparmia, e può solo giovare ad indurre in errore il paese, tacendogli credere che vengano diminuite le spese, mentre in fatto si lasciano tali e quali attualmente sussistono; e d'altra parte, se vi è economia che realmente si possa conseguire, la vera sede di mandarla ad effetto, e di darle la legale sanzione, sarà nell'occasione in cui si discuterà il bilancio del 1871, poiché anche oggidì, quando venisse approvata la proposta della Commissione, tuttavia pel 1870 la economia non potrebbe applicarsi, essendo già votato il bilancio. Vengo ora all'altro articolo, ossia all'articolo B del progetto. Alcune voci. Si riposi. PRESIDENTE. Vuol riposare? U m i l i . No, no. Per conoscere la portata di questo articolo 3, col quale si connette il successivo articolo 4, è necessario premettere quale sia la condizione, o, dirò meglio, lo stato degli ufficiali a tenore della legge del 1852 che regola questa materia. Giusta la disposizione contenuta nell'articolo 25 di questa legge, l'ufficiale che ha ottenuto il suo decreto di nomina non può essere messo dallo stato di attività a quello di riforma, se non viene colpito da difetti fisici incurabili. E la ragione che ha dettata questa disposizione è evidente. Quando un ufficiale ha dato prova della sua capacità di prestare servizio, se non sopraggiunge una causa la quale lo renda inabile, esso deve essere considerato capace. Così è richiesto dall'interesse e dal decoro del Governo, onde non si possa mettere in dubbio che egli ha nominato un ufficiale inetto al momento stesso della nomina; è richiesto soprattutto dall'interesse deìl'ufSziale e della esattezza del servi-, zio militare, poiché, quale sarebbe la sicurezza dell'uffiziale, se egli dovesse ogni istante temere che possa venire messa in dubbio la sua capacità? Capisso sino ad un certo segno che si possa lasciare nell'incertezza la conservazione del suo grado ; ma lasciare continuamente in sospeso l'attitudine e la capacità al servigio, quando questa capacità fu già riconosciuta col decreto di nomina, signori, è cosa che offende vivamente il sentimento d'onore del soldato, sentimento che dobbiamo gelosamente conservare e far sì che in esso non venga mai menò. — _ SESSIONE DEL _ _ 1869 Or bene, questa incertezza si volle appunto togliere colla legge del 1852, restringendo il caso di riforma al caso d'inettitudine per difetti incurabili. È vero che Governo e Commissione non parevano del tutto convinti della vera interpretazione di questa legge in tale senso ; almeno le frasi che si contengono nella relazione paiono affermare che si dovesse grandemente dubitare se la stessa non ammettesse il collocamento dell'ufficiale allo stato di riforma anche per altre cause, oltre i difetti fisici ed incurabili. E questo dubbio sembrò sì grave, che fu consultato il Consiglio di Stato, e fu solo dopo che questo autorevole Consesso lo respinse con solide ed innegabili considerazioni, che il Governo e la Commissione si rassegnarono a ritenere quella legge come contraria a qualsiasi collocamento in riforma, che non fosse motivato dal fatto di difetti incurabili. Del resto, che la Commissione ed il Governo abbiano in ora la ferma convinzione che tale e non altra sia la vera interpretazione di essa legge, lo prova il modo stesso con cui venne formulato l'articolo 3 della proposta di cui ora ragiono, articolo diretto a recare una modificazione intorno a quella disposizione. Infatti non usò la Commissione una formola spiegativa od interpretativa, ma una formola puramente eccezionale e transitoria, il che dimostra come da essa si riconosca che la legge attuale del 1852 provvederebbe altrimenti. Ho premesse queste osservazioni per accertare quale sia il vero aspetto della quistione, quale sia la disposizione che si vorrebbe in ora transitoriamente modificare. Ora qual è la modificazione proposta dalla Commissione e dal Ministero coll'articolo 3 del suo disegno ? Si vorrebbe che rimanesse ferma la legge, noti bene la Camera, ma che per un anno, a partire dalia pubWiùazione della stessa legge, sia data facoltà al Governo di riesaminare tutti gli ufficiali, i quali sono non solo attualmente in aspettativa, ma che possano essere anche in servizio, di sottoporli, dico, a nuovo esame per riconoscere se essi siano o no capaci, non solo per difetti fisici incurabili o per età, ma anche per attitudine ed idoneità ; in guisa che solo trascorso l'anno, la condizione degli ufficiali sarà di nuovo posta in sicuro sotto la difesa della legge del 1852. Ora la prima questione che fo, e che sottopongo alla Commissione ed alla Camera è questa : quando si tratta di sanzionare una legge, possiamo noi approvarla in modo che essa non abbia un carattere generale? Possiamo noi approvarla, se la medesima assume unicamente un carattere direttamente personale, ossia è solo rivolta contro alcuni individui appartenenti ad una data gerarchia ? Questa, o signo ri? è la prima questione che vi presenio; pe/'occhèj se voi credeste che questa disposizione debba realmente accettarsi, nell'interesse gena- 1869 — TOBNATA DEL 2 6 rale degli uffiziali tutti e dell'esercito, era evidente che la medesima non doveva limitarsi ad introdurre una eccezione per un anno soltanto ; ma conveniva invece con mano franca e risoluta estenderla per tutta la durata di essa legge ; il che vai quanto dire modificarla senza limitazione di tempo. Voi, signori, riconoscendo che ia legge del 1852 è fondata sopra un principio incontestabile, non la volete modificare; anzi la riconfermate limitando ad un anno la proposta deroga ; ma nel momento stesso che voi date forza a questa legge, dicendo che non la si può toccare in modo definitivo, ne sospendete gli effetti per il termine d'un anno, il che vuol dire che voi intendete modificarla soltanto relativamente a quegli uffiziali che nel corso di questo anno fanno parte dell'esercito. Ora domando, o signori, se, legislativamente parlando, si possa ordinare una legge in questo modo. (Bene! Benissimo! a sinistra) Ho parlato sinora dell'aspetto della questione nel senso legislativo ; ma questa vuol essere anche esaminata sotto altri aspetti: vuol essere esaminata dal lato della solidità e della disciplina dell'esercito, dal lato finanziario, e, mi si permetta il dirlo, anche dal lato morale e politico. Dal lato della solidità dell'esercito. Domando al Ministero ed alla Commissione quale sarà l'effetto che produrrà questa legge sull'animo degli uffiziali del nostro esercito ? Non ve ne sarà più uno sicuro della sorte sua, perchè tutti indistintamente potranno essere sottoposti ad un nuovo giudizio per essere riconosciuti idonei al servizio. Mi si dice che questo non si farà. Credo bene che non si darebbe in qualunque evento una 'grandissima estensione a tale legge, e che il più gran numero degli ufficiali non avrà a soffrirne alcuna conseguenza, ma dacché si lascia aperta questa porta , ognuno può temere per sè, e se non per se stesso per l'amico; perchè, signori, nell'esercito v'è una solidarietà tra ufficiale ed ufficiale {Benissimo.'), e talvolta uno s'affanna più in considerazione delle disgrazie che paventa per gli altri, che non per quelle che paventa per se stesso. Voi gettate questo spavento nelle file dell'esercito e lo gettate in un momento che non so se sia grandemente opportuno. (Benissimo ! a sinistra) Ma di più ho detto anche dal lato finanziario. Avete preveduto, o signori, quali sieno le conseguenze di questo provvedimento ? Credete voi che le finanze potranno averne giovamento? Io sono persuaso che, invece di sentirne un vantaggio, non fosse altro che per i primi anni, esse ne risentiranno un pregiudizio. Io non ho abbastanza dati statistici per sottoporre considerazioni precise al Parlamento sotto questo aspetto ; ma persone, che meglio di me conoscono le conseguenze che finanziariamente possono sorgere da un provvedimento di questa satura, mi assicurarono che, quando si procedesse sopra larga scala alle riforme, effetto di questa facoltà che il Governo eccezionalmente domanda, certo le con- MAGGIO 1870 seguenze finanziarie sarebbero molto gravi, almeno per il corso dei primi anni, ossia di quegli anni nei quali le condizioni delle finanze sono più difficili. In fine, o signori, dal lato politico, io non credo che questa facoltà, che si domanda, possa considerarsi diretta piuttosto ad una che ad altra parte dell'esercito, perchè l'esercito non è che uno solo ; ma io temo pur troppo, ve lo dico francamente, e debbo dirlo, essendo assai meglio che, se si presentano pericoli, si possano affrontare e non si lascino nascosti ed inavvertiti, temo pur troppo, ripeto, che contro il vostro pensiero possa sorgere il dubbio che si miri a far pesare le conseguenze di questo provvedimento più sopra gli uni che sopra gli altri, e specialmente che si vogliano colpire piuttosto quegli ufficiali che appartenevano ad un esercito, anziché all'altro. Così, o signori, voi verrete a compromettere quel vantaggio che ritengo essersi ottenuto dalla fusione di tutto l'esercito italiano, dalla fusione dell'esercito dell'Italia superiore, dell'esercito meridionale (Bene ! a sinistra) ; voi verrete probabilmente a creare di nuovo un dualismo tra gli uni e gli altri, e, dico il vero, mi duole di vedere che l'onorevole Sella, il quale (ama rendergli questa testimonianza) nel 1862, quando era ministro di finanza, malgrado che anche allora le finanze fossero in grandissime strettezze, malgrado che egli fin d'allora dichiarasse essere suprema necessità di venire all'equilibrio dei bilanci, malgrado tutto questo, cooperava efficacemente a che si facesse la fusione dell'esercito dell'Italia superiore con l'esercito meridionale, ed approvò grandemente un provvedimento che, non solo era di suprema giustizia, ma che era un atto anche sommamente politico e prudente. Ora mi duole che egli stesso oggidì, dopo avere cooperato a quest'atto, venga a dare la sua approvazione ad un provvedimento che, mentre non rende più facili le condizioni della finanza, certo può molto compromettere quei vantaggi e quei risultati tanto favorevoli che da quella fusione si erano ottenuti. Nè solo si vorrebbe provvedere in questo modo eccezionale e transitorio per gli ufficiali che si dichiarassero inetti al servizio, ma con un decreto reale, di cui non sono stabilite ne le basi nè le condizioni. Traducete in altri termini questo, e vedrete che è lasciato il tutto all'arbitrio del Governo, perchè egli può stabilire quelle basi e quelle condizioni che meglio gli piacciono per conoscere se gli ufficiali sieno o no inetti ed incapaci al servizio. Non dubito che il ministro della guerra userà tutte quelle cautele che potranno essere opportune, ma essa non sono mai sufficienti in un argomento così grave, in un argomento che tocca un diritto già. acquisita dall'ufficiale, poiché è un vero diritto che egli ha dal momento che fu accettato come ufficialo, ed allorché nell'atto della sua accettazione gli fu detto : voi non potrete essere rimosso, salvo che per effetto di difetti — 1870 CAMERA DEI DEPUTATI — fisici incurabili. Riconosco chela legge può sopprimere l'ufficio, ed in tal caso dimettere l'ufficiale ; ma, non soppresso l'officio, deve lasciare all'ufficiale il grado clie' ha. Or bene voi volete toglierlo ; toglietelo, ma almeno che il Parlamento sappia quali sono le condizioni, quale deve essere il modo e quali le cautele con cui questo potere debba essere esercitato. Non mi so persuadere che debba rimanere in balìa del Governo lo stabilire egli stesso arbitrariamente le condizioni sotto le quali questo giudizio dovrà dar^i. Egli è evidente che, se voi approvate questo progetto, voi lasciate interamente la sorte degli ufficiali durante un anno in balìa del potere esecutivo. Ora, se sia conveniente dare questa facoltà, se sia conveniente, non dirò nell'interesse dell'esercito, ma nell'interesse stesso del Governo, quando vi sono dei pericoli che possono da un giorno all'altro manifestarsi, quando per effetto di qualche avvenimento questi pericoli potrebbero farsi più gravi, lascio a voi il giudicarlo. Quindi io mi rivolgo al Governo, a cui deve stare a cuore maggiormente la tutela dell'ordine e delle nostre istituzioni, e lo prego di seriamente riflettere alle conseguenze che ne potrebbero derivare : per parte mia respingo l'articolo proposto. (Vivi segni di approvaziane a sinistra) (,Succedono cinque minuti di riposo.) PRESIDENTE. Prego gli onorevoli deputati di far silenzio, perchè si possa riprendere la seduta. 60V0M, ministro per la guerra. Signori, sulla questione la quale si dibatte da alcuni giorni in questa Camera, se, di fronte all'opinione del Governo ed all'opinione della Commissione, le quali si concordarono intorno ai principi! di un progetto di legge, si fosse schierata una opinione contraria, la quale avesse forma, la quale non fosse come un fuoco fatuo che fugge quando ci si corre dietro, certamente sarebbe possibile con una profonda discussione divenire a riconoscere se la verità, se l'utile del paese siano nelle proposte del Governo e della Commissione, ovvero siano nelle proposte dell'opposizione... {Mormorio a sinistra) SALARI S. Il Governo ha abbandonate le sue proposte... PRESIDENTE. Non interrompano, altrimenti non è possibile che si vada avanti nella discussione. MINISTRO PER LA GUERRA. Certamente in questo caso io mi sarei affrettato di rinnegare le mie medesime proposte per l'utile del paese, nel medesimo modo con cui feci sacrificio di qualche parte eli esse, ne feci olocausto allo spirito di concordia fra i partiti i più affini, concordia la quale è indispensabile per la riuscita di ogni cosa umana, che non dipenda da una sola volontà, ma dipenda dall'opera di molti. (Bravo ! Benissimo ! a destra) Fvoe bene l'onorevole Battezzi nel non biasimare — SESSIONE DEL 1869 questa mia condotta ; male sarebbero riuscite parole di biasimo nella bocca di lui, che nel 1867, quando fu presentato il progetto di legge sull'asse ecclesiastico, si esprimeva in questo modo : « Era parso al Ministero che si dovessero senz'altro tener ferme le basi sopra cui si fondava la legge 7 luglio 1866 relativamente allo disposizioni concernenti l'asse ecclesiastico. Partendo da quest'idea, il ministro delie finanze, che era l'onorevole Ferrara, venne proponendovi le disposizioni che si contengono nel suo progetto. Sventuratamente questo progetto il quale era ed è, lo ripeto, conforme alia legge 7 luglio 1866, fu malamente interpretato. Alcune frasi hanno fatto credere che il Ministero intendesse di abbandonare quelle disposizioni che erano sancite da quella legge. Di più la Commissione, esaminando questo progetto, giudicò che non bastasse arrestarsi alla legge del 1866, ma che si potesse fare un passo più innanzi. Dopo questo avviso della Commissione, come poteva ancora il Ministero tener fermo nei suo primo progetto ? » Quale fosse la differenza fra i due progetti ve lo dice il relatore della Commissione, che fu allora l'onorevole Ferraris. Egli si esprime così : « La Commissione vi ha presentato il suo lavoro il quale non potendo trovar riscontro in quello che era stato presentato dal Ministero, riuscì intieramente opera sua. » RATTIZZI. Chiedo di parlare. MINISTRO PER LA GUERRA. Ora, signori, dall'onorevole Corte, il quale vagheggia per l'Italia un esercito foggiato all'americana... CORTE. Chiedo di parlare per un fatto personale. MINISTRO PER LA GUERRA.. all'onorevole Toscane!!!, il quale vorrebbe un esercito tanto potente da risolvere le più ardue questioni di Europa (Ilarità) ; dall'onorevole Botta, il quale vorrebbe ridotto l'organico, e crede forse troppo alle economie ipotetiche di opuscoli di occasione, all'onorevole Corrado, il quale non vuole esercito permanente, e vi supplisce col decentramento (Ilarità): veramente, signori, io trovo sì vasto campo di opinioni disformi, che non mi riesce afferrare un'idea abbastanza completa per attaccarla di fronte e combatterla. (Bravo! a destra) L ' o n o r e v o l e Corte, il quale visse lungamente fra le truppa più salde d'Europa, ha, per uno strano contrasto, preso amore per le truppe le meno solide. Egli vagheggia per l'Italia un esercito foggiato all'americana. Ma di qual esercito vuole egli parlare? Dell'esercito stanziale che, quantunque piccolo di numero, è però solido quanto altri mai ? No, certo ; imperocché questo esercito è foggiato alla guisa degli eserciti europei. Egli vuole parlare di quell'esercito americano, il quale non esiste in pace, e fu creato per la guerra. Ma, o signori, che cosa è questo popolo americano? Che cosa fu quest'esercito del Nord? — 1871 — TORNATA DEL 2 6 MAGGIO 1 8 7 0 Un popolo il quale si reclutò nella razza anglo-sassone, la più energica razza d'Eurox>a; un popolo il quale si reclutò di emigrati, che sono la parte più energica della propria razza, mal si potrebbe paragonare alla nostra razza europea, mal si potrebbe paragonare alla razza italiana, la quale, agricola e sedentaria, se ebbe una storia gloriosa nei tempi antichi per opera appunto di quelle legioni romane, le quali furono truppe stanziali quanto altre mai, perì poi per vizi propri. (Bisbiglio a sinistra) Non riandiamo la storia d'Italia che viene di poi, imperocché per molti secoli noi troveremmo questo popolo italiano, anche nell'epoca della sua maggiore potenza commerciale, in balìa di avventurieri di oltr'Alpe; troveremmo questo paese percorso e calpestato da eserciti stranieri. L'Italia sarà un gran popolo, e lo diventerà presto, mercè Dio (Ilarità a sinistra); ma non aduliamolo oggi dicendo che esso è un gran popolo. (Bene ! a destra) Oggi esso è ancora nell'infanzia. Che cosa fu, o signori, quell'esercito del Nord, a cui accennava l'onorevole Corte? IJn grande paese, ricco di capitali, ricco di grandi industrie, potè, durante la sua guerra di secessione, crear meraviglie in navigli, in armi portatili, in cannoni, in ogni genere di attrezzi da guerra ; ma il soldato, signori? Io ho letto molti rapporti ufficiali, molte lettere private di testimoni oculari. Le centinaia di migliaia di uomini erano più nelle epopee che non sui campi di battaglia. I reggimenti, composti di mille uomini partivano con 150 soldati ; e questa era la regola e non l'eccezione. L'onorevole Corte ricorda senza dubbio come gli Stati del sud, pei solo fatto di aver per sè il piccolo esercito stanziale americano poco mancò troncassero la guerra alla prima battaglia. Finalmente, con isforzi eroici, il Nord trionfò. Ma esso aveva speso 14 miliardi ; tanto quanto può occorrere per mantenere un forte esercito stanziale per secoli. E se oggi l'America del nord non mantiene un forte esercito stanziale non è per dispregio degli eserciti stanziali, ma sibbene per gelosia della propria libertà. (Interruzioni a sinistra) L'onorevole Corte, tuttoché trovi che non ve ne sia parola nel progetto di legge, mi loda tuttavia di ciò che gli sia sembrato d'i travedere una tendenza a modificazioni radicali nel nostro sistema di reclutamento, la tendenza cioè a diminuire la ferma del soldato sotto le armi. Signori, questa è la sola lo de che io non posso accogliere con gratitudine dall'onorevole Corte! Io sono in questa.materia affatto ortodòsso; nè l'esempio dell'esercito prussiano, che l'onorevole Corte citava, mi potrebbe far vacillare nelle mie convinzioni. Certo l'esercito prussiano è fra i primari eserciti di Europa per numero e per valore intrinseco. Ma, signori, il valore intrinseco di un esercito si compone di parecchi coefficienti, dei quali, quand'anche uno sia scarso, l'altro può compensare. Il valore di un esercito si compone del vigore della razza, delle tradizioni militari del popolo, dell'amor patrio, delle buone istituzioni militari e dell'eccellenza degli ufficiali. Ora, signori, il popolo prussiano è vigoroso, è saldo quant'aìtri mai. Le tradizioni del grande Federico fanno battere il cuore ad ogni prussiano. La parola Germania scuote le fibre in tutte quelle popolazioni fino all'infimo casolare. Le istituzioni militari sono profondamente studiate, e l'eccellenza degli uffiziali è nota a tutta l'Europa. Quando doveva scoppiare la guerra del 1866, io ricordo bene come a Berlino mi si dicesse: noi abbiamo, è vero, un soldato a breve servizio, ma gli Austriaci d'oggidì hanno soldati di 13 o 14 mesi di servizio medio. Ecco la verità vera. L'eccellenza dell'uffiziàle prussiano e nota. L'uffiziale prussiano ad una perfetta coltura, come ha ì'uffiziale inglese, congiunge un'educazione tecnica che è forse prima di tutti gli eserciti europei. Si comprende dunque come codesta eccellenza degli uffiziali possa compensare ciò che vi sia di difettoso nella brevità della ferma del soldato sotto le armi. Ed io ricordo, o signori, come dopo Ja battaglia di Salowa, essendo io al quartiere generale di Nicholsbourg, l'illustre generale Moltke disse con infinita modestia, che la campagna di Boemia non era stata vinta dalla sua propria strategia, ma f ra stata vinta dal luogotenente prussiano. (Movimenti) Il ridurre la ferma io lo crederei un grande regresso. Io non so che cosa serbi in seno l'avvenire, forse anche gli eserciti alla foggia vagheggiata dall'onorevole Corte. Ed io fin d'oggi sottoscriverei a quella forma di eserciti, quando prevalessero in tutta l'Europa. Ma, signori, quando i nostri vicini hanno di quegli eserciti solidi, ì quali sono capaci di lasciare sul campo di battaglia la metà della forza di un battaglione, od almeno un terzo tra morti e feriti senza scomporsi, gli eserciti dell'avvenire i quali appena potessero lasciare un ventesimo od un decimo fra morti e feriti sul campo, dopo cui non potessero più tenere, questi eserciti, o signori, non valgono. (Rumori a sinistra) Nè vale oggi la sentenza del generale Foix, citata dall'onorevole Corte, imperocché l'esempio medesimo di Sadowa c'insegna come oggidì, mentre si possono colle ferrovie concentrare e mantenere in un breve spazio grandi masse di truppe, ogni campagna durerà poche settimane, ed ogni vittoria ed ogni sconfitta sarà una vittoria od una sconfitta di Sadowa. L'onorevole Toscanelli vuole un esercito numeroso onde il Governo non sia impotente. Certamente se l'Italia dovesse rimanere molti anni nella situazione an- wimniiWVttiiima — 1872 - ina I MIIIII II M I • • a m i n•••ii •••munii i iiiiininaa CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1869 gosciosa di finanza in cui oggi si trova, se si dovessero ancora per molti anni sentire minacciati i più legittimi interessi dei cittadini, certamente verrebbe giorno in cui e l'esercito attuale ed un esercito più forte sarebbero scarsi all'opera ingrata di contenere un malcontento legittimo. Ma quando oggi si vede l'inanità degli sforzi di pochi perturbatori riprovati dalla nazione (Movimenti a sinistra) ; quando si vede che ad un maggior vigore di repressione non mancò che un maggior vigore di resistenza, che io del resto mi rallegro che manchi (Bene ! Bravo! a destra), non è oggi il giorno in cui si possa dire il Governo impotente. Tra le opinioni disformi che si manifestarono nell'opposizione c'è quella dell'onorevole deputato Carini, il quale vorrebbe sospendere ogni cosa, non vorrebbe risolvere nulla. Sotto una forma speciosa questa proposta è la più perniciosa; questa proposta è la più dannosa all'esercito. È la più dannosa perche lascierebbe sospesa sull'esercito quell'incertezza che fu da tutta la Camera riconosciuta per sommamente nociva. L'onorevole Carini dice: presentate un organico! Ma, o signori, veramente io non so comprendere questa domanda: non lo abhiam forse un organico? Una voce a sinistra. Quale? CARINI. Domando la parola. MINISTRO PER LA GUERRA. Noi l'abbiamo, e l'abbiamo tanto, che quest'organico è oggi tenuto inviolabile, ed io medesimo ho consentito a rinunziare a quelle mutazioni che erano contenute nella mia prima proposta. Che cosa vuole l'onorevole Carini ? Vuole egli un organico eguale a quello che oggi abbiamo ? Allora la sua proposta è inutile. Vuole egli un organico più ampio dell'attuale ? E allora egli urta contro alla impossibilità delle finanze. Vuole egli un organico minore ? Ma allora non vedo che cosa ci guadagnerà l'esercito. Del resto, o signori, le file dei battaglioni e delle compagnie oggi sono dissanguate : sono dissanguate per le circostanze eccezionali della finanza. Ma, quando sarà superata la crisi, si rinsangueranno... CRISPI. Allora verrà la guerra. MINISTRO PER LA GUERRA. Forse la logica suggerisce all'onorevole Carini che, essendo deboli i battaglioni e le compagnie, convenga ridurre il numero dei reggimenti. Ma, signori, quest'organico che oggi pare esuberante, quando giunga la guerra è insufficiente. Ha farge l'onorevole Carini dimenticato la storia del 1866? L'onorevole Carini domanda un organico : ma non abbiam forse un organico, un organico che credo ottimo ? 1 Ed a questo riguardo io vorrei trarre d'inganno l'onorevole Rattazzi il quale crede che l'esercito, come oggi è costituito, sia stato una specie di transazione tra i vari sistemi che vigevano in Italia. Ma, signori, questo non è: l'esercito attuale fu calcato sopra l'esercito subalpino e sulle medesime leggi ' che vigevano per l'esercito subalpino. E poiché ho cominciato a rispondere all'onorevole Rattazzi, mi consenta ancora che gli dica che egli si inganna quando dubita che i 15 milioni di economie che furono concordati tra Commissione e Ministero, sieno vane illusioni. Essi sono reali e positivi, e per convincerne la Camera e l'onorevole Rattazzi, domani farò distribuire alla Camera le spese consuntive per i primi tre mesi del 1870, da cui si vedrà come oggi la forza, la quale sarà non molto lontana da quella dell'anno venturo, abbia dato precisamente l'economia calcolata in bilancio. E perchè l'opinione pubblica non sia traviata, dichiarerò ancora una volta come fra coteste economie di 15 milioni, 5 riguardano i vari servizi di amministrazione, un milione riguarda l'arma dei carabinieri, 9 milioni riguardano riduzioni di forza, di quadri, di personale amministrativo, secondo i voti dell'onorevole Botta. L'onorevole Rattazzi parlò di 4,000,000 di vestiario in modo che mi fa dubitare che egli non abbia per avventura potuto studiare a fondo la questione. Questi 4,000,000, o signori, erano già diffalcati dal bilancio del 1870, come sono stati diffalcati dal bilancio del 1871 ; l'economia dei 15,000,000 non riguarda questi 4,000,000 che sono in fuori, e risultano dal paragone tra il primo progetto di bilancio del 1870 e quello che si avrà nel 1871. RATTAZZI. Sta nel sunto della Commissione. PRESIDENTE. Ella rettificherà dopo, onorevole Rattazzi. RATTAZZI. Ho esaminato il sunto. Domando la parola. PRESIDENTE. Ella è inscritto. MINISTRO PER LA GUERRA. Egli ha posto ascolto alle economie di celebri opuscoli d'occasione. Non credo sia il caso di discuterle per ora, non essendo un fatto parlamentare... BOTTA. Chiedo di parlare per un fatto personale. MINISTRO PER LA GUERRA.. ma poiché, signori, parmi abbiano traviato molte opinioni, farò rispondere con altri calcoli più esatti. Non mi dilungherò maggiormente a rispondere all'onorevole Rattazzi. Spero che qualche autorevole membro della Camera lo farà meglio di me. Solo debbo protestare riguardo alla riforma degli ufficiali. Signori, se qualcuno potesse sospettare che in questa materia vi potesse essere spirito di parzialità, oltraggierebbe il Governo, oltraggierebbe la Commissione;- oltraggerebbe l'esercito. {Movimenti a sinistra) — 1873 — ***** fin mini un TORNATA in«'i..r • DEL 26 La proposta di legge che riguarda questa materia fu resa necessaria non perchè il Governo non avesse facoltà di togliere dall'esercito ufficiali inetti, imperocché la legge dà al Governo questo diritto ; ma fu resa necessaria per dare al Governo la facoltà di migliorare la posizione degli ufficiali soggetti alle disposizioni della legge stessa. Ora il decreto accennato nel disegno di legge della Commissione è anche richiesto dalla legge suTìo stato degli ufficiali, e non fu ancora emanato. Certo, signori, il ministro della guerra non assumerebbe la responsabilità di fare egli stesso questo decreto ; ma lo farebbe redigere da una Commissione composta delle più alte autorità dell'esercito, onde il decreto medesimo abbia quell'imponenza che per l'esercito è necessaria. Lasciando questa digressione, conchiuderò dicendo che la proposta dell'onorevole Carini è la più nociva che si possa fare per l'esercito. Se vi ha partito nocivo all'esercito, o signori, certo è quelìo di lasciare ancora sospesa sopra di lui questa minaccia di rimescolamento e di riduzione. Appunto a far sparire questa minaccia, era destinato il progetto di legge del Ministero, ed a ciò mira il progetto di legge della Commissione. Se vi hanno parole che non trovino eco nell'esercito sono quelle senza dubbio che l'onorevole Carini ha pronunziate quando si lagnò delle condizioni miserrime degli ufficiali. CARINI. Questo non l'ho detto. PRESIDENTE. Parlerà dopo, onorevole Carini. Ella è iscritto. MINISTRO PER LA GUERRA. A me duole di non avere udito il discorso dell'onorevole Carini, come mi duole di non avere udite le ultime parole dell'onorevole deputato Massari G., le quali furono troppo lusinghiere per me, per quell'antica amicizia che mi dedicò fino dalla mia prima giovinezza. Mi duole di non avere udite le parole dell'onorevole Carini ; ad ogni modo io rispondo a quanto intesi altre volte in questa Camera da lui. L'esercito conosce troppo lo stato delle finanze d'Italia per chiedere sussidi in questi ^giorni alla madre Msognosa. L'esercito, o signori, ha un solo desiderio, ed è •quello che le sue istituzioni vengano ancora perfezionate ; ha il desiderio che ciò che nella fretta del contrarre può essere riuscito imperfetto sia migliorato. Ognuno nell'esercito ha l'ambizione che si dica in Europa di lui : ecco un bravo soldato dell'esercito italiano ; che si dica in Italia : ecco un esercito, su cui la nazione può fare pieno assegnamento, di cui la nazione può esaere certa che sopra tutti i campi di battaglia, in ogni circostanza, porterà alta la bandiera del regno italiano. (Benissimo ! a destra) PRESIDENTE. Onorevole Rattizzi, ella ha chiesto la parola per un fatto personale. SESSIONE 1869 — CAMEBA PEI DEPUTATI — Discussioni. 235 MAGGIO 1870 RATTIZZI. La cedo all'onorevole Corte, riservandomi però di parlare dopo. PRESIDENTE. Onorevole Corte, ella ha facoltà di parlare per un fatto personale ; la prego di accennarlo. CORTE. Sto nel fatto perdonale ; conosco il regolamento e so che cosa è il fatto personale. Mi rincresce che l'onorevole ministro della guerra, il quale ha mostrato tanta abilità e tanta elasticità nel far concordare il progetto della Commissione col progetto suo, abbia avuto bisogno, per combattere i miei argomenti, di farmi dire quello che non ho detto. Io non ho mai parlato dell'esercito americano. Io aveva domandata la riduzione della ferma a 3 anni ; ora la ferma di 3 anni non è quella dell'esercito americano, ma dell'esercito austriaco e dell'esercito prussiano. Io aveva domandata la restrizione della surrogazione, e non sono andato nemmeno tanto in là da domandarne l'abolizione ; ora l'abolizione della surrogazione esiste in Prussia dopo la pace di Tilsitt ; e nell'esercito austriaco la surrogazione fu abolita dopo la disfatta di Sadowa. Quando si tratta di opinioni, ognuno esprime la sua; ma quando entriamo nel terreno dei fatti, e dei fatti storici, io non sono uso ad alterare. Debbo aggiungere un'altra cosa, la quale mi ha profondamente afflitto ; ed è che il generale Govone abbia trattato in modo così ingiusto l'esercito americano. Quando noi sapremo lasciare, come lasciarono gli Americani alla battaglia di Gettysburg, 25,000 uomini sul campo di battaglia tra morti e feriti, avremo diritto di parlare; ora tacciamo, è prudenza, è convenienza. (Benissimo ! a sinistra) Quando il generale Govone mi viene a dire che con dei soldati nuovi, non si lascia neanche un decimo sul campo, io gli dirò che alla giornata di Milazzo (e me ne appello al generale Medici che era mio cQmandante) io ho lasciato, del battaglione da me comandato, il 60 per cento tra morti e feriti, dell'effettivo. Il generale Govone ha voluto oppormi l'autorità del general Moltke, ma l'autorità del generale Moltke sta con me. Egli ha detto che erano i luogotenenti che avevano vinta la battaglia di Sadowa. E che domando io? Ufficiali istruiti e soldati giovani. Ecco quel che fu la forza dell'esercito prussiano. (Bravo ! a sinistra) Come ho già detto, io non sono uso nè a cambiare né ad alterare i fatti, i fatti stanno scritti nella storia ; e non è con argomenti di tal natura che si può distruggere la verità dei fatti da me addotti l'altro giorno. Quando si vuol rispondermi, io prego che almeno non si travisino le cose. Quando non mi si farà dire americano, mentre ho detto prussiano ; quando non mi si farà dire che voglio dei volontari di un giorno, mentre io vi parlo di soldati di tre anni e vi domando di far passare gli uomini di seconda categoria alla prima per avere soldati che sieno stati durante un tempo assai lungo sotto le armi, allora non si potrà certo affermare che io vo= glio creare eserciti all'uso americano! CAMERA DEI DEPUTATI L'onorevole generale Govone mi permetta che io gli dica che non era necessario che egli mi venisse ad insegnare quale era la formazione dell'esercito regolare americano (Bravo ! a sinistro,), perchè io lo conosceva per gli stessi argomenti dell'onorevole generale Govone, il quale, quando accusava gli Austrìaci di avere perduto la campagna del 1886 perchè avevano soldati troppo giovani, dimenticava che a tutti era lecito ciò dire meno che a noi. (Benissimo ! a sinistra) PRESIDENTE L a parola spetta al deputato Carini. Si limiti al fatto personale. CARINI. Io non dirò che una sola parola all'onorevole ministro della guerra, e comincierò dal ringraziarlo anzitutto della molta attenzione fatta al mio povero discorso di ieri, mentre io invece mi rammaricava di non avere avuto l'onore di vederlo al suo posto. L'onorevole ministro della guerra mi attribuiva poc'anzi una opinione nella quale egli non converrebbe meco; e mi faceva poscia un appunto, a cui mi basta rispondere col rilevare un sol fatto. L a opinione erronea sarebbe di ritenere che non vi fosse un organico, e perciò di avere a torio sollecitata la Camera perchè un progetto di legge per l'ordinamento definitivo dell'esercito venga dal Governo presentato e dal Parlamento discusso e approvato. L a critica poi che mi faceva, e non è poco amara, è di far opera, domandando un organico, la più nociva che si potesse verso l'esercito. Ora, io debbo rispondere all'onorevole ministro della guerra che, tanto nell'opinione attribuitami, quanto nello appunto fattomi, egli per lo meno trova meco d'accordo tutti gli onorevoli membri che siedono attualmente sui banchi della Commissione, e per di più tutti gli onorevoli di lui predecessoti nel Ministero della guerra. Quanto alla Commissione, essa ha assai chiaramente espresso nella sua relazione il voto, or da me sostenuto, che un progetto di ordinamento dell'esercito venga presentato e discusso, con questa sola differenza che uno dei suoi membri credeva necessario che ciò si facesse immediatamente, mentre gli altri opinavano che, trattandosi ora di una questione esclusivamente finanziaria, fosse più conveniente riservarlo a tempo più opportuno. Dunque l'opinione che un novello e definitivo ordinamento dell'esercito sia necessario in Italia, non è opinione di cui io abbia ne il monopolio, nè il merito, ma è opinione espressa e sostenuta da tutti gli onorevoli membri della Commissione nella relazione distribuita alla Camera, come è anche opinione dimostrata dai fatti di tutti gli onorevoli predecessori dell'attuale ministro della guerra ; imperocché, o signori, non avete che a cercare nei vostri cassettini per trovare un primo progetto di legge per l'ordinamento dell'esercito presentato dal generale Cugia, un secondo presentato dal generale Di Revel, un terzo presentato dal generale Bertolè-Viale nell'ultima Sessione. SESSIONE DEL 1869 PRESIDENTE. Onorevole Carini, stia nel fatto personale. {Mormorio a sinistra) CARINI. Io credo dunque, o signori, che basti l'avere accennato questo fatto per provare che diffatti una legge di ordinamento non vi era, come non vi è tuttora, giacche si riconosceva, e si riconosce anche oggi, il bisogno di farla, e perchè almeno l'onorevole ministro voglia concedermi che ho buoni ed autorevolissimi compagni nella opinione che egli qualificava nociva all'esercito. (Bravo ! a sinistra e al centro) PRESIDENTE II ministro della guerra ha facoltà di parlare. MINISTRO PER LA GUERRA. Io dico che oggi noi abbiamo un organico il quale fu giudicato sempre favorevolmente. Alcune questioni, o signori, esistono per le quali sarebbe utile di provvedere, ed è la questione delle riserve di cui ho parlato un'altra volta alla Camera. I progetti di ordinamento presentati dagli onorevoli miei predecessori avevano soprattutto questo di differente dall'organico esistente, inquantochè preparavano appunto coteste riserve. Oggi, o signori, lo stato delie finanze difficilmente permetterebbe di provvedere alle riserve al di là dei quadri attuali dell'esercito. Ma quando la Camera chiedeva un progetto di ordinamento, intendeva dare stabilità agli ordini militari 0 togliere all'arbitrio ministeriale la possibilità delle frequenti mutazioni. Ora, 0 signori, col progetto di legge della Commissione si provvede appunto a cotesta stabilità per legge. Il Governo però, ed io per mia parte ne prendo impegno, non ha e non può avere difficoltà a presentare un progetto d'ordinamento alla Camera perchè sia discusso ampiamente. Questo impegno io prendo ; ma oggi col progetto di legge si provvede ampiamente a ciò che possono richiedere le esigenze dell'esercito ed anche ai desid e r i che può avere fin d'ora la Camera. PRESIDENTE. L a parola spetta all'onorevole Fambri. BOTTA. Ho domandata la parola per un fatto personale. PRESIDENTE. L'onorevole Botta ha ragione ; ma mi permetta, non mi pareva che ci fosse questione personale, perchè il fatto a cui ha accennato il ministro della guerra si riferisce ad un'altra persona. Tuttavia accenni il fatto personale. BOTTA. Ricorderò all'onorevole presidente ed alla Camera che il signor ministro per la guerra, oggi, subito dopo che ci ha voluto spiegare la coalizione del Ministero colla Commissione, e con un lato della Camera, nel farmi l'onore di ricordare il mio nome, lo ha unito ad una recente pubblicazione, che egli ha chiamata d'occasione. Mi pare perciò, signor presidente, che io ho diritto alla parola per un fatto personale. PRESIDENTE. Mi permetta onorevole Botta : il signor ministro ha accennato alle cose dette da lei, ed al suo — 1875 — TORNATA DEL 2 6 MAGGIO 1 8 7 0 ordine del giorno ; ma quanto ha poi accennato relativamente ad uno scritto, non si riferisce a lei. Tuttavia accenni il fatto personale. BOTTA. Non voglio contraddirlo, signor presidente ; invece farò alla mia Tolta risultare che l'onorevole ministro della guerra ricordò Vojpuscolo d'occasione, ed ed unendovi il mio nome, ve lo unì in tal modo, che sembrommi, nel pronunziarlo, si fosse atteggiato a disprezzo... PRESIDENTE. Onorevole Botta, non vi può essere dubbio che l'onorevole ministro non ha mai usata alcuna parola di disprezzo, nè per lei, nè per altri. BOTTA. Domando perdono. Io non la raccoglierei ; dirò soltanto che quando io ieri ebbi l'onore di sviluppare poche idee dinanzi alla Camera, nel ricordare 1 ''opuscolo d'occasione, vale a dire la pubblicazione dello scritto del duca di Mignano, la ricordai soltanto in quella parte che riguarda l'abbigliamento e la calzatura del soldato, parte stata accettata dall'onorevole ministro Govone, e credo anche posteriormente aìla pubblicazione del dùca di Mignano stesso. Egli, il ministro per la guerra, nella seduta del 24, quando è venuto a fare l'atto d'abbandono delle sue proposte, disse queste parole: « Una questione, che il ministro della guerra ha pure diligentemente studiata in questi tempi, fu quella della vestizione del soldato. Gli studi durano da parecchi mesi, ma oggi abbiamo accertata la opportunità di abbassare le tariffe della roba e del vestiario del soldato, le quali erano tenute alquanto al disopra del vero costo della materia. » Ora vede la Camera che, quando io invocai l'autorità della recente pubblicazione del duca di Mignano, la invocai dopo aver visto il ministro della guerra adottare una parte delle idee suggerite in quell'opuscolo. Debbo poi ringraziare il signor ministro per la guerra per avere egli accettato in parte i miei voti riflettenti le economie ; e tanto più lo devo, in quanto che, quando noi poveri uomini di razza debole abbiamo l'onore di veder accettata qualcuna delle nostre proposte dal signor ministro della guerra, tanto distinto nel fare la comparazione fra le razze deboli e le forti, dobbiamo stimarci fortunati. (Risa ironiche a sinistra) FÌMBÌU. L'onorevole ministro della guerra molto opportunamente, dacché diseutevasi di una legge intorno all'esercito ma a proposito di una questione di finanza, narrò come l'esercito americano, nella guerra di secessione, costasse da 14 miliardi allo Stato. Egli poteva anche aggiungere un confronto per fate comprendere e valutare di più l'enormità di questa cifra. Ed è, che tutte le guerre della repubblica e del primo impero francese, sommate insieme, non.hanno raggiunti i 21 miliardi, il che vuol dire che l'America, in quel periodo relativamente brevissimo di tempo, ha speso oltre i due terzi di quello che la Francia fra tutte le guerre della repubblica e dell'impero. È già un fatto, parmi, significativo e importante. Intorno poi alla questione di razze deboli e forti, io mi unirei alla vivace protesta del deputato Botta ; tanto più che mi riviene alla memoria un fatto, ed è che alla battaglia di Bull's Run, quella che decideva per appunto della sorte della capitale degli Stati Uniti, tra morti e feriti, d'entrambe le parti, ne rimasero sul terreno forse un due per cento. Cotesto, l'onorevole generale Corte lo saprà a mente senza dubbio, egli che ha così bene presenti tutti i documenti di quella guerra, principiando dalie corrispondenze del generale Mac-Clellan. Quanto al 25 per 100 di morti e feriti di quell'altra famosa battaglia di Gettysburg che egli ha citata, noli ignorerà come una tale cifra sia infinitamente contestata, e non solo dai Sudisti. Il fatto della proporzione che cito io è ben altrimenti sicuro. I morti restano sul terreno e si contano, ina i vivi possono benissimo ecclissarsi e si ecclissano sovente dove non c'è ordine, e persino dove c'è, e ne fanno sbagliaré di molti e di belli dei computi. Tornando alla battaglia di Bull's Run, si può dire che proprio la forte razza anglosassone in quella circostanza differì di poco dai due campioni di un duellò assai buffo di cinque o sei anni fa. Uno dei due competitori scappò dal terreno, ed io che li conoscevo tutti e due quei bravi, sclamai, parlando del fuggito : Oh l'imbecille! Se aspettava cinque minuti scappava quell'altro. (Si ride) Qui invece non hanno avuto pazienza nè questi nè quelli, sono scappati in direzioni differenti, e la capitale, nel primo periodo della guerra, fu un caso se non cascò nelle mani degl'insorti. E intorno a ciò non ispendo altre parole ; non sono giudizi questi, ma fatti. Io ho ascoltato, con quell'attenzione che ben meritava l'importanza dell'oratore, il discorso dell'onorevole Ratiazzi. Moltissime delle sue considerazioni si erano di già affacciate alla mente mia leggendo il progetto del Ministero ed il controprogetto della Commissione. Ad alcune sono passato sopra, non trovandole punto del peso che egli ha loro dato ; ad alcune altre accordai anch'io la maggiore importanza. In primo luogo, io non ho veduto quella vera, quella diametrale opposizione che a lui parve, tra le basi della proposta ministeriale, e quelle della controproposta della Commissione. Meno ancora ho trovato che l'una o l'altra si opponessero per nulla allo spirito, uà tampoco alla lettera dello Statuto. E che? Da quando in qua, e in forza di che principio o di che pratica di diritto costituzionale non si potrà più votare una legge la quale per tre anni venga a regolare comunque (salvo ben inteso la deroga, poiché il potere legislativo è sempre padrone di fare e disfare) la spesa di un triennio ? In che modo ciò dispen- - 1876 —• CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 9 serebbe il Ministero dalla presentazione del bilancio che ci fosse in tutto o in parte compreso? Di grazia, quando noi votiamo una data somma da spendersi in tre o più successivi esercizi, forsechè la somma è ormai fuori di discussione e piglia posto fra le somme intangibili ? Non c'è nulla d'intangibile da quello in fuori che tocca alla fede pubblica la quale in ciò non ha che vedere. Io non credo pertanto che, votando il progetto in questione, la Camera venga per nulla ad abdicare al suo potere legislativo il quale è davvero intangibile e inalienabile. Viceversa mi si è affacciata in sulle prime come molto giusta l'altra osservazione dell'onorevole Rattazzi a proposito dei cinque milioni di oggetti prelevati dal magazzino merci, i quali andrebbero, secondo lui, e anzi andranno certamente ad aumentare la cifra passiva dei 130 milioni. Egli dice: o sono 130 o 135. Nel primo caso pigliatevene solo 125; completerete i 130 cogli oggetti del magazzino merci; nel secondo, buttatela fuori, dite che ci sono cinque milioni di meno di risparmio e che nel secondo e nel terzo dei tre anni, non avendo più quel deposito di oggetti da utilizzare, dovrete comprare ciò che quest'anno avrete trovato. È proprio così che s'intavola il quesito ? E, se invece quella somma eccedente di cinque milioni fosse scompartita precisamente fra tutti i tre anni, e così ammontassero a soli 132 milioni a un dipresso le passività? Ciò posto (io non lo affermerò ma è cosa possibile) quei cinque milioni prelevati in natura non terrebbero per nulla alla giustezza delle previsioni, perchè vorrebbe dire che nel primo anno si sarebbero bensì prelevati 135 milioni, dei quali 130 in denaro e cinque o cinque e mezzo in natura, ma cotesto non farebbe che negli anni successivi la cifra dovesse venire alterata. Dico che ci potrebbe anch'essere questo compenso ; ma, ripeto, non affermo che ci sia, come l'onorevole Rattazzi non ha provato che non ci sia. Io per contrario ho trovato verissimo che l'articolo 3 del progetto ministeriale e 4 della Commissione tocca alla sostanza, per lo meno politica, della legge sullo stato degli ufficiali. Ho del pari trovata assai giusta la distinzione dei due modi assai diversi di far economie. Ha detto che il Ministero, in luogo di dare il debito peso alla natura ed all'obbiettivo dell'istituzione, si è anzitutto occupato della finanza ed ha subito una fatale pressione, reputandola una fatale necessità. Invero ogni cosa si è fatto realmente per l'iniziativa e volontà del ministro delle finanze, il quale, eia quel bravo e fiero matematico che è, ha detto ai suoi colleghi : ebbene vogliamo noi fare un'equazione? Vada per l'equazione, risposero. È presto detto. L'equazione però fra entrate ed uscite non si fa che con uno di questi due modi o con tutti due insieme, dell'aumentare cioè le entrate e collo scemare le uscite. Le prime lì per lì si sono aumentate, ma voglia il cielo che aumentate non siano come farebbe l'entrata in tanto prezzo di legna di quell'agricoltore che, nel primo anno in cui mettesse le mani sopra di un fondo, tagliasse le viti e gli alberi per portare al mercato delle grandi cataste. Voglia il cielo, dico, che cotesto aumento non riesca poi a scapito delle entrate avvenire. Ma di ciò saremo chiamati ad occuparci nella settimana ventura; per ora è questione d'altro, cioè del diminuire le spese. Le spese s'hanno esse a diminuire a ogni costo? Per esempio, in Italia vi è in media un dato numero di cause da giudicare tutti gli anni, le quali domandano un dato numero di giudici^ un dato nnmero di indennità e viaggi di testimoni, e via dicendo. Si può egli dire: si diminuiscano le spese e diamo al paese mezza giustizia , ovvero due terzi di giustizia, e lasciamo andare il resto? Non mi pare, e non parrà, credo, a nessuno. Ora, io credo che non si possa per la stessa ragione dire : diamo metà o due terzi di sicurezza al paese, più di quello che : diamogli metà o due terzi di giustizia. Ciò per la ragione e per l'equità. C'è poi la questione di opportunità. Un mio amico ragionando di questa legge, o allegato, o capitolo di legge che sìa, dicevami : 10 certo in cattive condizioni non sono ; ma, se fossi anco all'estremo, dacché mi sto sulla breccia, eia mia dignità mi comanda di restare nella vita militante, venderei, vedi, prima la casa mia, poi il mobilio, poi il guardaroba, fino al penultimo paio di calzoni, innanzi di privarmi del mio revolver. Secondo me nell'anno di grazia 1870 l'amministrazione italiana non può davvero ragionare diversamente. Or fanno tre anni, da uno dei banchi di questa medesima parte io ho dette delle dure verità, ho lanciate delle tristi previsioni, che poi si sono pur troppo avverate, e si vanno avverando anche ogni giorno più. Io ho detto che la camicia rossa del volontario bisognava mandarla al museo del Bargello, e ora non. c'è cristi, siamo a' ferri corti e addirittura al punto che il Governo deve mandarla bensì al Bargello, ma non al Bargello museo. Mi ero apposto ? E non è ancora nulla a quel che sarà ; lo dicono apertamente che tutto ciò non è nulla. Non dubitate che verrà dell'altro. Un oratore dell'altra parte ha detto che bisogna governare bene, che i popoli non si ribellano che ai Governi i quali si ribellano a loro. Lo ha detto, lo ha ripetuto, e io non ho sentito che neanche in questa occasione, a proposito dell'esercito e della sua necessità, si abbia avuto come occorreva 11 coraggio di dire la verità vera sul perchè prema di conservare l'esercito. Sarà vero che si guardi alla Francia, all'Alemagna, all'Oriente, tutto quel che volete; ma c'è dell'altro e si ha da avere la faccia di dirlo. TORNATA DEL 26 MAGGIO 1 8 7 0 L'antica favola narra che il lupo ha detto alla pecora : mandali un po' via quei mostri di quei cani che sono una vera provocazione, un vero insulto per noi. Ora, il signor lupo fa lo stessissimo discorso, e la pecora, proprio da pecora, gli risponde : non li tengo mica per te, lupino mio bello (Si ride), di te mi fido, figurati ! Gli è perchè da fuori possono venire delle bestiaccie, e io mi perito, vedi, a rimanermi senza di loro. Così rispondono soavemente coloro che sostengono la necessità dell'esercito: essi parlano dei pericoli esterni,delle bestie di fuori; di quelle di dentro, tolga il cielo ! E invece la questione è proprio di loro, di loro, di loro ! (Movimento) Quanto poi al dire che chi governa bene non ha da dubitare di nulla e che i popoli non si ribellano se non a coloro che si ribellano a loro, bisognerebbe un po' sapere in che ciò consista e quale sia quella tale ribellione del Governo, che essi intendono di punire ribellandosi. Spieghiamoci chiaro. Cotesti fieri signori hanno essi un obbiettivo interno od esterno ? Coll'obbiettivo esterno anche i ciechi vedono che non si soddisfarebbero per niente. È una storia che non finirebbe più. Supponete, in buon'ora, di darcela Roma un bel giorno. E che cosa è Roma ? Forse si ferma lì la lingua, l'etnografia, la storia d'Italia? Dopo Roma ci sarebbe il Tirolo italiano. Venga il Tirolo, c'è la Dalmazia. Dopo la Dalmazia? C'è, chi non lo sa ? La Corsica. Dopo la Corsica? S'intende, c'è Malta. E dopo Malta ci sarebbe, perchè no? Il grillo della ricostruzione dell'impero romano. Le non sono evidentemente che leve per muovere. Ogni ricerca dell'impossibile ha il suo secondo fine, e oramai tutti capiscono che non è punto esterno l'obbiettivo di costoro. Dunque interno. Cerchiamo un po' ? Vogliono il pareggio ? In Francia c'è, e s'agitano a Parigi e a Marsiglia ; in Inghilterra c'è di meglio, il civanzo, e cospirano a Londra, a Manchester, a Sheffield. Vogliono la libertà? Sicuro ! Ma quale? ÀI tempo della dittatura del generale Garibaldi in Sicilia un accoltellatore era stato arrestato ; egli camminava fra le guardie irritatissimo ; egli non si sapeva dar pace, e andava sciamando : ma che canzonatura di libertà è ella questa, nella quale non si può accoltellare un nemico ? (Si ride) Io non so se sia la libertà di quell'accoltellatore che vogliono ; pare invero piuttosto sì che no. Ma qaesti sono mezzi, non fini. Pei fini c'è dell'altro. Dell'altro ? Forse la gloria militare ? C'è qualcheduno che lo creda qui ? Noi abbiamo oramai delle notizie precise della fine dei fatti di Filadelfia, noi ne abbiamo anche di più precise del Maremmano. Gli erano 41, bravissimi, se vogliamo ; ma i nostri carabinieri li hanno sopraffatti col numero. Erano otto! Ora supponiamo che questi quarantun signori avessero traversato liberamente, impunemente lo Stato,' e che, passata la frontiera, avessero trovato otto carabinieri o zuavi del papa. Oh la bella pagina militare che ci serbavano ! (Si ride) Ora non c'è nulla nella stampa, o nelle parole degli uomini del partito che ci faccia comprendere che essi faoessero o che facciano una differenza tra i carabinieri e gli zuavi del papa e le forze italiane, proprio nulla. È forza conchiudere che quella stessa resistenza che hanno presentato al capitano Salva gnoli l'avrebbero fatta a- questi altri. In verità noi saremmo stati proprio conciati per le feste in fatto di gloria militare per opera di questi signori. Non è dunque neanco ciò, a parer mio, quello a cui aspirano. Vogliono un nuovo diritto, un nuovo ordine di cose politico e sociale. C'è una quantità di spostati, l'ho detto tre anni fa; le guerre passate si sono lasciate dietro di lunghi strascichi di Dandini camerieri, di finti principi che, stati capitani, maggiori, colonnelli, non vogliono tornare al loro mestiere. Ora questi signori debbono per amore o per forza agitarsi e cercar per campare un nuovo ordine di cose o, per dir meglio, il nessun ordine, la provvisorietà in permanenza. Uniti a loro stanno gli arrabbiati, stanno gl'illusi, stanno pure quelli che realmente sono stati bistrattati ed hanno subito dei torti. Certo il Governo italiano ne ha fatti, e non pochi e non lievi ; saranno stati in parte nella necessità delle cose, ma fatto sta che ne ha commessi. A questi torbidi elementi si aggiungono gli idealisti, i pregiudicati, e sono auspici dappertutto le vecchie Sibille italiane, e più ancora straniere, le quali, donne generose invero, stanno per l'agitazione ad ogni costo e dovunque. Siamo battuti in un luogo ? Non fa nulla si rispondono ; proveremo in un altro. Reprimeranno? Meglio! Incendieranno? Meglio! Uccideranno? Meglio ancora! Se la piglieranno perfino con noi? Ci mancheranno di rispetto ? Che fa ? Que je rirons ! Si je serons violées ! ! (Ilarità) cantavano le antiparlamentari demoiselìes di Béranger. Quanto al Governo, o signori, egli si è messo in una difficile posizione. TuttiJ paurosi sono contro di lui. È anche naturale. Prendete un uomo ordinario, qual è il suo interesse? Se egli non voglia far l'eroe, ma semplicemente vivere in pace, ne ha da dir corna. Se egli avesse il ticchio di pigliarsela un po' calda per le idee d'ordine, di difendere il concetto o l'andamenti attuale, egli ha da lottare contro altrettante difficoltà quante erano quelle contro le quali lottava sotto il despotismo per combattere il Governo ; anzi peggio. Allora tutto era in pericolo, fuorché l'onore ; ora l'onore per appunto gli è primo quello ohe paga le spese» — 1878 CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1869 Dato questo stato * di cose, è positivo che tutti coloro, i quali non hanno una fibra davvero fortissima, e che amano il quieto vivere, e ne hanno bisogno, giuoeano al giuoco dell'irreconciliabilità dove non s'arrischia nulla nulla. Essi fanno anzi tanto più facilmente adesione agli estremi, quanto è maggiore la violenza loro e quindi il pericolo proprio nello averli contro. Vi pare poco per un Governo avere contro tutta la gente che ha paura? Vi pare poco avere inaugurato e stabilito bene uno stato di cose di questa natura, che mette a prò dei nemici dell'ordine tutte le garanzie ordinarie dell'ordine, e che fa che quella che ai tempi del barbiere di Siviglia si chiamava la forza sia invece la debolezza ? Se Beaumarchais vivesse, oggi don Basilio avrebbe il berretto frigio ; e se Giusti ci fosse ancora metterebbe in versi chi sa che discorsi irreconciliabili a don Girella. In presenza di tutto ciò, chi non lo comprende? Chi non lo vede ? Bisogna pur trovarsi in grado di frenare o deviare la frana che può da un xjunto all'altro staccarsi, dacché tutte le ordinarie cause di equilibrio o di coesione o non esistono o non funzionano. Il Governo che non può, nè sa, nè osa, nè deve forse prevenire (è un po' anche la natura delle abitudini, se non veramente delle istituzioni, che lo condanna a ciò), il Governo, dico, e il paese hanno bisogno di avere un esercito, senza di che un bel giorno tutto potrebbe essere in questione dal plebiscito alla libertà, dalla libertà alla proprietà, all'esistenza. Se l'esercito ci ha bene ad essere, gli ha da essere buono militarmente e politicamente. Dicendo buono militarmente, affermo un'idea positiva, voglio dire che gli ha da essere istrutto e disciplinato ; dicendo buono politicamente, ne metto innanzi una negativa, voglio dire che gli ha da essere non partigiano. Ora, ne solido nè disciplinato può essere senza stabilità. Chi è incerto del domani, quand'anche l'oggi non sia addirittura infido, certamente è preoccupato e svogliato. La Commissione, ben l'ho compreso, ha detto di non volere che l'esercito sia una incognita, una variabile, la quale dipenda, in tutto o quasi, dai dati del problema finanziario. L'onorevole Corte ha citato una sentenza dei generale Foy, nella quale l'illustre soldato avrebbe detto in Parlamento francese che la forza di un esercito sul piede di guerra si computa sulla carta del teatro delia guerra e sulla statistica dell'esercito nemico, mentre quella del piede di pace si computerebbe invece sul bilancio dell'entrata. Senza rilevare l'errore militare che vi è in ciò (la capacità ed elasticità dei quadri ha dei limiti massimi, dai quali dipende il limite minimo delia forza del tempo di pace così per la quantità, come per la qualità), io affermerei che se ci deve essere un vero e proprio rapporto tra la forza del piede di pace ed il bilancio dell'entrata., questo rapporto sia anzi inverso che diretto. Che se, cioè, le entrate pubbliche sono scarse ( locchè in un paese bene ordinato, in un paese che paga, rappresenterebbe l'angustia delle entrate private, la mancanza di prodotti, di lavori e di scambi, cioè difficoltà e miseria) la cifra delle forze militari del piede di pace debba anzi accrescere che scemare. Che logica pratica sarebbe infatti essa quella del dire : quanto più grandi sono i pericoli interni, tanto minori hanno ad essere le forze di cui debbe poter disporre chi è chiamato per avventura a difendersene ? La Camera ha lette le ragioni per cui, quantunque riconoscesse l'opportunità di rimuovere Ogni provvisorietà nelle condizioni dell'esercito, la Commissione poi non si sia seriamente occupata della questione del suo ordinamento ed assetto. Queste ragioni non bastano, a senso mio. La maggioranza della Commissione ha detto che: « non poteva disconoscere come il progetto ministeriale, anche soltanto per il suo carattere di provvisorietà, avrebbe potuto produrre una certa quale scossa morale all'esercito, ponendo e lasciando sull'incerto il suo ordinamento, che da sette anni invano esso attende di vedere o rifatto o consolidato. « Esaminando la cosa dal lato finanziario, la maggioranza della Commissione ha creduto che l'esercito non si possa considerare come un termine variabile di bilancio, cioè di spesa o di risparmio, acconcio ad accrescersi o diminuirsi arbitrariamente; ed invero lo ammettere ciò equivarrebbe a negare la necessità dell'esercito, e questa negata, l'esèrcito non avrebbe più ragione di esistere. Adottato il progetto ministeriale sarebbe totalmente pregiudicata la questione dell'ordinamento definitivo ; ed in questo solo può decidersi la forza e il bilancio normale per l'esercito, commisurandolo all'importanza assoluta di questo. « La Commissione ha dovuto poi anche avvertire chè, ammesso il progetto ministeriale ad aver forza per un triennio, non solo sarebbesi lesa la vigente legge sul reclutamento, ma forse anche la prerogativa parlamentare di votare ogni anno il contingente di leva ed il bilancio. « Epperò, per tutte le ragioni che vi abbiamo accennate, la vostra Commissione deliberò, alla quasi unanimità, non potersi ammettere il progetto ministeriale nel carattere di provvisorietà ad esso attribuito per gli anni 1871-1872-1873. « Risolta la prima questione, eliminato, cioè, il carattere della provvisorietà nel progetto di legge, laCommissione fa naturalmente tratta a decidere se dovesse formulare e presentare alle discussioni della Camera un progetto di riorganamento generale dell'esercito, oppure limitarsi ad esaminare dal solo lato economico lo schema di legge affidato al suo studio. « Uno fra i membri della Commissione opinava insistentemente doversi ritenere necessità suprema l'asso- — 1S79 — TORNATA DEL 2 6 dare senza ulteriore indugio su basi stabili un'istituzione, la di cui esistenza quasi ogni anno per ragioni economiche viene posta in dubbio ed in forse: essere questa la peggiore delle condizioni per il morale dell'esercito; e soggiungeva come egli ritenesse che, prendendo a base di studi e di deliberazioni uno fra i due progetti di legge stati presentati alla Camera da due diversi ministri della guerra, non dovesse essere difficile il venire a capo di risolvere il duplice problema, di dare maggiore stabilità ai nostri ordinamenti militari, e di fissare un bilancio normale che fosse il più economico possibile. Ma la maggioranza della Commissione, considerando che la elaborazione di un progetto di ordinamento avrebbe richiesto un tempo assai maggiore di quello prefisso ai suoi lavori, e che per altra parte essa avrebbe oltrepassato il suo mandato, dacché il progetto di legge del Ministero non può essere valutato che pura questione di finanza, e n'è prova l'essere il medesimo un semplice allegato a proposti provvedimenti per il pareggio del bilancio, deliberava lasciare assolutamente intatta la questione di organamento, e doversi limitare alia pura quistione finanziaria. » Ebbene, la Commissione fa un appunto al Ministero, di avere messa una legge di guerra come semplice allegato ad una legge di finanza. Lasciando intatta la questione organica, non cade essa nel medesimo errore ? Che cosa ha fatto di diverso da esso, se non limitarsi, modesto congresso di topi, a rodere i margini del bilancio ? La Commissione temeva di passare il programma. Troppi scrupoli. Ciò che ogni singolo deputato può fare, cioè deporre sul banco della Presidenza un proge tto di ordinamento, a più forte ragione doveva aver coscienza di potere un corpo speciale di deputati, forte del sentimento della propria competenza e dell'autorità di un'elezione così compatta della Camera. Ad ogni modo, anche senza discutere ora di quello che non si è fatto pur dovendo e potendo, io dico che, sia che si tratti di ordinare, come di ridurre, di rodere anzi, ei bisogna farsi il quesito che l'onorevole Rattazzi ha cominciato dal chiaramente determinare sui diversi criteri e metodi da seguirsi accingendosi all'opera del fare i risparmi, per quanto ci si voglia astenere dal farli stabili e radicali. La natura dei criteri e dei metodi dipende da quella della risposta la quale ciascheduno si fa quando, innanzi di accingersi di proposito all'opera, rivolge a se medesimo le due seguenti domande: « Ho io da dire: non ho che tanto danaro, non posso spendere più che tanto? Oppure : io ho bisogno di tale o tale altro servizio, e non c'è no, bisogna trovare gli uomini e le somme necessarie, per farlo ? » Io credo che, in tutti i casi, chi si occupa dell'amministrazione della guerra, deve partire da questa seconda base vale a dire dalla cifra di cui ha indeclinabile e MAGGIO 1870 indilazionabile bisogno. Proprio non c'è no; bisogna analizzare i bisogni del servizio, quelli dell'istruzione e dell'educazione, e poi dire : qui ci vuol tanto, e tanto s'ha da trovare. Era poi il caso di dire : i miei uomini li voglio in tante classi e me li terrò per tanto tempo sotto le armi. Seguitando quest'ordine, la Commissione non avrebbe saltato di pie pari la questione prima e dominante, la chi ave vera e propria della situazione per chi deve occuparsi elei particolari tecnici ed economici di un organamento militare e di un bilancio militare, vale a dire la questione del servizio di piazza e di sicurezza. La Commissione non è scesa su questo terreno pratico, essa si è occupata assai più di questioni di principio. Ha ripudiato l'idea di ridurre la ferma a tre anni e tre mesi, così opportunamente messa innanzi dal generale Covone. Si disse: non sono bastanti. E perchè? Lo so anch'io che, dato l'attuale servizio di piazza e di sicurezza, non bastano, ma il primo, che assorbe i tre quarti del tempo del soldato, è forse irreducibile? Se tale fosse, sarebbero insufficienti, non solo i tre anni del Ministero, ma anche i quattro della Commissione e persino i cinque della legge. Ma datemi le cifre, datemi il quadro preciso, fate una volta la critica di cotesto schiacciante servizio. Se invece la questione che fate è dell'istruzione, per la fanteria, io affermo che il tempo proposto dal ministro, assiomaticamente basta. Per la cavalleria il generale Trochu, non solò, ma parecchi generali di cavalleria in ciò più autorevoli di lui, per la specialità del loro servizio, credono che, se l'arma è ben reclutata proprio in paesi di produttori e coltivatori equini, il soldato in un anno è di già perfettamente a cavallo, e in capo a due vi dà perfettamente, come meglio desiderate, un colpo di lancia o di sciabola. Veggo dei segni esplicitamente adesivi per parte dell'uomo forse meglio centaurizzato che contenga questa Camera, cioè del generale Grifoni, Par la cavalleria è dunque detto. Quanto all'artiglieria, ci sono da fare delle distinzioni. Essa ha effettivamente due rami distinti, il tattico e il poliorcetico. L'artiglieria di campagna è proprio un'arma tattica, è la fucileria di gran calibro, ed io crederei, e molti ormai credono con me, che essa possa essere ordinata e trattata come tale. Quanto all'artiglieria di posizione, quando essa è perfettamente reclutata fra gli uomini delle professioni affini, non c'è dubbio cha in tre anni e tre mesi può perfettamente bastare al suo compito. Lo stesso dirò per i zappatori del Genio. L'onorevole Corte ha detto ieri che l'artiglieria ha già assorbito una gran parte, la massima parte dell'importanza del Genio militare. Il mio cuore ha schizzato fiamme come la granata del mio antico berretto. Ciò — 1880 — CAMERA DEI DEPUTATI — non è esatto per nulla, ma è notabile assai perchè gli è precisamente questo concetto della preponderanza dell'artiglieria, come arma poliorcetica e della sua egemonia, che ha mantenuto per lo passato, mantiene per il presente, e renderà gigante per l'avvenire un vero e proprio antagonismo fra essa ed il corpo del Genio militare. Io credo opportuno, io credo nell'indole di quest'arma, che l'artiglieria di posizione ed il Genio debbano fondersi ; che quella imponga in sua buon'ora il proprio uniforme al Genio, o che avvenga l'opposto, è cosa insignificante ; ma non è insignificante davvero questo antagonismo ; al quale non pochi attribuiscono il primo insuccesso dello affrettato attacco di Borgoforte. L'artiglieria aveva per vero una gran fretta di espugnare quella testa di ponte prima che arrivasse il Genio a dividerne gli allori. L'insuccesso ha costato di molto danaro, e per poco non ha compromesso addirittura il parco ; è un fatto che potrebbe rinnovarsi, se questo antagonismo continuasse. Ci si pensi e di molto. Del resto anche per il Genio militare la ferma di tre anni e tre mesi può bastare. Quando voi reclutate dei falegnami, dei muratori, dei terrazzieri, è positivo che voi avete da insegnar loro, per farne dei perfetti zappatori, molto meno di quello che ad un soldato di fanteria per farne un buon fuciliere. Ritenendoli molto a lungo sotto le armi, voi non farete che loro disimparare una parte della professione, perchè un zappatore del Genio, se muratore, in tre anni e mezzo di servizio, non murerà la decima parte, e se terrazziere, non muoverà la centesima di metri cubi di quel che farebbe da muratore o da terrazziere, se dovesse guadagnarsi il pane col suo lavoro. Egli scapita anziché guadagnare colla ferma lunga. Se poi si fa questione di educazione morale, io dico che tre anni e tre mesi sono di già un conveniente lasso di tempo ; e che del resto la è questione della stoffa la quale non si tesse mica sul telaio del Ministero della guerra, ma su quelli dell'istruzione pubblica e dell'interno. Il ministro della guerra non è che il sarto che la taglia più o meno bene. Del resto più lunga è la ferma, meno sono i soldati che passano al servizio militare, e minore è la militarizzazione del paese. L'onorevole Farini nella sua relazione ed in un suo discorso a proposito dell'ultimo bilancio, ha detto cose molto giuste e notabili a questo riguardo ; le quali io non starò oggi a ripetere. Il fatto è che la ferma troppo lunga fa male da due parti. C'è il danno di colui che resta troppo lungamente sotto le armi, e disimpara, o per lo meno perde l'abitudine del proprio mestiero, e c'è il danno di quell'altro che non viene punto sotto le armi, e non viene per nulla militarizzato. Ora io non pretendo la nazione militare, ma però marziale la voglio. Rinunziò per un gran pezzo alla nazione armata, ma yoglio la nazione armabile. Ora la nazione armabile SESSIONE DEL 1869 non si fa mica strillando al teatro diurno, ma passando attraverso l'esercito. Anche la santa carabina del Garibaldi vuole il suo tempio e il suo culto sul serio. Che la ferma lunga sia contraria alla militarizzazione del paese, è cosa ovvia e tutta aritmetica. Vediamolo con un piccolo computo. Supponiamo di volere sotto le armi la modesta cifra di 120,000 uomini. Si possono avere in tre modi senza violare l'attuale legge di reclutamento. Si possono prendere tre classi di 40,000 uomini, ed anche quattro di 30,000, o invece cinque di 24,000. Nel primo caso, quello della leva annua di 40,000 uomini trattenuti soltanto tre anni, dopo dieci anni di rotazione voi avrete militarizzati 100,000 uomini più che nel secondo, e 180,000 più che nel terzo caso. Ora facciamo un altro computo, quello del servizio e del tempo che rimane per l'educazione e l'istruzione del soldato. Pigliamo il primo dato ed il più importante che io prendo da un accuratissimo lavoro statistico del cavaliere Fontana. Nel 1869, tra fanteria, bersaglieri e cavalleria si fecero per motivi di sicurezza pubblica 4,379,682 giornate di servizio; dividete ciò fra 100,000 uomini solamente, e troverete che un soldato ha fatto poco meno di 44 giornate. Prendetene atto. Ora date al servizio di piazza l'enorme cifra di 60 giorni all'anno; e dico enorme quando del servizio di sicurezza se ne fa computo a parte. Dategli poi a codesto soldato un mese di licenza, gli è un bel largheggiare di già, poi alla cifra dei giorni tolti all'istruzione aggiungetene ancora 15, in media, tra malattie e riposi, poi altri 30 d'assenze per feste o motivi impreveduti. Voi avrete il vostro soldato occupato per soli 179 giorni dell'anno; gliene resta ancora libero più che metà ; della quale prendete sei ore al giorno, e dedicatene due al maneggio dell'arma ed al tiro, una alla ginnastica, una alla piccola tattica e poi due altre alla istruzione, lettura, scrittura ed educazione morale. In verità che sei ore non sono opprimenti. Il vostro soldato, impiegando bene tutto questo tempo, in sei mesi è esuberantemente in grado di servire; in un anno è soldato perfetto. Non è un'asserzione gratuita, o signori ; io pongo proprio i dati più larghi, anzi esagerati in prò di chi voglia sostenere la tesi opposta. Io vi osservo che il regolamento francese permetta di promuovere un soldato a caporale dopo soli sei mesi di servizio. Oggi, coll'attuale servizio e sistema, i soldati in media vanno in piazza d'armi ottanta volte l'anno, lo che in quattro anni dà 320 volte. Con quello che v'ho non esposto ma accennato, ci andrebbero in tre anni 548 volte, e questo numero di lezioni quasi doppio sarebbe doppiamente compatto, e quindi il progresso aumentato in ragione geometrica anziché aritmetica. Il profitto sta — 1881 — T O R N A T A D E L 2 6 MAGGIO in ragione del mimerò delle lezioni, non già degli intervalli che le dividono. Quanto ai sott'ufficiali, dopo due anni potrete promuoverli, ma non lo dovrete, se non si obbligano a restare, non già tutta la ferma di ordinanza di otto anni, Il che sarebbe esorbitante, ma tutta la ferma provinciale attualmente stabilita dalla legge, cioè cinque anni. La questione, ripeto, è di utilizzare il tempo, è di riformare l'istruzione e l'educazione del soldato in modo che questo tempo possa essere utilizzato tutto. Ora, signori, la tattica ha subite delle modificazioni profonde. Durante le giornate di Trattenau e di Koenigsgraetz ci sono stati dei capitani, dei luogotenenti i quali si sono trovati a comandare da 60 a 70 soldati, nessuno dei quali era della propria compagnia nè reggimento. Si è veduto e notato costantemente che non c'è più verso di mantenere i sostegni dietro alle catene e le riserve dietro i sostegni ; si è trovato che dopo un brevissimo tempo, la linea di battaglia si estende di un terzo, di una metà, e che tutti si fanno posto ed entraQO in prima linea. Ne viene che, dopo un serra serra, dopo uno sbaraglio qualunque o per sfondare o per spuntare, addio ordini e simmetrie ! Succede tale un tramestio che i soldati appartengono agli ufficiali che li trovano, li fermano e li ordinano alla meglio senza conoscerli, senza esserne conosciuti, con una sola ragione, quella del grado, e un solo legame, quello del dovere. Altro che abitudini e conoscenze scambievoli, altro che guide eserrafile ! Oggi il campo di battaglia rompe, rimescola e ricostituisce. Ben altrimenti sveglio e maschio si domanda il soldato. Ognuno vede quanto un simile stato di cose aumenti straordinariamente l'importanza dell'educazione individuale, e quanto sia diminuita, e, quasi direi, tolta, quando non sia presa che come educazione preparatoria, come castello per la costruzione in corso, e nulla più, tutta la parte geometrica della manovra. E questo è vero e proprio progresso, per quanto faccia drizzare i capelli ai ben cravattati ed impettiti uomini del passato. Meno di geometria c'è nei piedi, più di logica però ci dev'essere in testa. Le più piccole cariche dell'esercito possono e debbono avere la capacità di mia specie di autonomia. Nè ciò si è disconosciuto per vero. Per lo passato, fino a cinque o sei anni fa. un generale moltissime volte, non tutte s'intende, ma pur troppo moltissime, un generale, dico, non era che il caporale di 8000 uomini, adesso invece un caporale deve essere un poco il generale dei suoi otto uomini; avere un concetto del terreno, e dei movimenti in esso possibili nei vari casi ; deve, in certo modo, e nelle sue modeste proporzioni, conoscere le piccole operazioni di guerra. Ripeto, che ciò non fu disconosciuto, e che i nostri ministri di guerra e generali di divisione se ne sono seriamente preoccupati. SESSIONE 1869 — CAMERA DEI DEPUTATI — Discussioni. 236 1870 Adesso le ispezioni non si fanno davvero più come una volta. Capitava un generale sul posto, faceva schierare la guardia, toglieva di mano il fucile al soldato, lo riguardava, lo montava, lo scattava e lo rendeva, e fin qui andava bene; ma poi tutt'al più domandava i tempi del presentat-arm, quelli della carica, si assicurava dell'isocronismo del pied-arm, e saliva al primo piano asciugandosi i sudori della fronte, e deplorando che all'altezza della carica rispondesse così grave e ardua la gravità dei doveri. Al primo piano gettava uno sguardo su qualche libretto di massa e sul registro delle punizioni. Ecco cos'era l'ispezione di un generale cinque o sei anni fa. Adesso è un'altra cosa, bisogna convenirne ; arriva su qualche posto distaccato, abborda il caporale e gli chiede : dove siete qui? Qual è la vostra posizione rispettivamente alla città? Da che parte e' è abitato? Dov'è il fiume? Dove la collina ? Quale strada prendereste se foste attaccato dalla tal parte? Dovevi ritrarreste per difendervi? Come vi difendereste ? Come vi ritirereste, se vi foste obbligato? ecc. ecc. Questo immenso cambiamento è avvenuto, ed avvenuto in gran parte per merito dell'amministrazione della guerra, la quale non ha disconosciuto questo nuovo stato di cose ; è debito di lealtà lo ammetterlo ampiamente. Si è in questo senso che io ho gittata lì una volta un'asserzione, la quale ha avuto per molti la forma di un tremendo paradosso. Guai a noi, io dissi, se si vinceva a Custoza ! Guai a noi se il prode comandante della prima divisione del primo corpo avesse fatta franca ed impune la sua marcia. L'orrore delle carte e dei libri, il disprezzo delle teorie e dei così detti maestri di scuola, sarebbero arrivati all'ultimo grado. Io sostenni e sostengo che il male ci ha fatto bene. Io me li ricordo, non tutti, ma molti de' miei superiori di dieci anni fa. Se il nostro padre Adamo avesse avuto l'orrore che essi avevano per il frutto dell'albero della scienza, noi saremmo ancora nel paradiso terrestre. (Ilarità) Adesso invece si è convinti del contrario. Si dirà una cosa, si dirà che nel 1866 non vi erano sott'ufficiali settari, Anche questo è gratuito. Si potrebbe anche dire che, ora fanno quattro anni, le sette non avevano fondi da pagarli a 2 o B lire al giorno. (Segni di assenso a destra) Del resto, bisogna non aver letta la storia per isgomentarsene gran che. Leggete un poco, o signori, quella del regno di Guglielmo I, studiate un poco le proporzioni della cospirazione giacobita nel seno dell'esercito inglese. Ebbene tutto ciò è riuscito a quello che tutti sanno: Giacomo I è morto svergognato e in esilio. Chi di noi lombardo-veneti, chi non ricorda nel 1848 i reggimenti che alla vigilia della guerra traversavano la città, gridando Viva VItalia, Morte all'Austria 9 Domandatene un po'alla città-di Brescia che ne sa — 1882 — CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1869 qualche cosa di quei reggimenti medesimi, quando le hanno dato l'assalto ed il sacco. (Segni di assenso) Signori, non dobbiamo dare alle cose maggiore importanza di quella che non abbiano. Importa assai che le idee siano chiare, che le esperienze siano valutate, e che nè gli uni si affidino di essere molto più forti, nè gli altri troppo più deboli e scompaginati che non sieno. la questi ultimi giorni, dinanzi alla caserma PrinceEugène, se non erro, un cospiratore, un costruttore di barricate era stato passato fuor fuori mentre alzava la sua bandiera ; ebbene, chi mi assicura che quella baionetta che l'ha conciato a quel modo non fosse di uno dei 46,000 no dell'esercito, e dei 1500 circa di quella caserma lì? È forse impossibile il caso di dire no colla penna e sì col ferro ? È forse una contraddizióne irreperibile della natura umana un sì in natura e un no in carta ? Che gli impresari di barricate si guardino dal crederlo troppo facilmente. Il deputato Corte, nel suo discorso che conteneva certamente di molte notabili osservazioni, se l'è presa molto coi veterani, coi riassoldati dai baffi grigi ; egli è nemico del riassoldamento ; e io non sono molto lontano dalle sue idee ; soltanto trovo strana e infondata la soverchia antipatia, specialmente per parte di chi ha studiata così addentro la costituzione dell'esercito inglese. Ciò che io non ho potuto mandar giù, sia delle parole dell'onorevole Corte, che di quelle dell'onorevole Gavone, si è quel loro dire : « Signori, l'esercito non fa questioni d'interesse ! » Come sarebbe a dire? Masi, signori, che ne fa! L'uomo non vive di solo pane, ma egli vive principalmente di pane. Si è parlato contro dei mercenari dall'onorevole Corte, ma di volo ; ma invece molto a lungo e clamorosamente dall'onorevole deputato Corrado. Ma lo sa egli, l'onorevole Corrado, quali sono i mercenari véramente, incredibilmente riprovevoli? Sono proprio i suoi volontari americani. Io gli racconterò una storia che egli certamente non sapeva, perchè, se l'avesse saputa, si sarebbe astenuto ieri da quella sfegatata apologia. La mattina della battaglia di Bull's Run, la quale io ho citata momenti fa, battaglia la quale decideva forse della sorte degli Stati Uniti, perchè quella parte diforze federali copriva in quel giorno la capitale, scadeva precisamente la ferma di un reggimento di Pensilvani, me ne ricordo anche il numero, il IV, e di un reggimento di volontari che non saprei citare così a memoria. Ebbene chi lo crederebbe ? lì cannone tuonava, e quei due reggimenti non ne hanno voluto sapere di battersi. Hanno detto : la nostra ferma è scaduta, tanti saluti a casa, noi ce ne andiamo ! E non è mica esempio nuovo. Per appunto in America troveranno il fatto già accaduto nella guerra del secolo scorso. Washington si è già trovato più volte agli estremi, precisamente per tiri di questa fatta. A Middlebrook e a Valley-Forge il povero uomo stava colle mani nei capelli ; dopo Bradwine, quando lo abbandonarono davanti a Filadelfia che cadde in mano degli Inglesi, egli fu sul punto di uccidersi. A questo fatto, del IV di Pensilvania che abbandona il campo di battaglia la mattina del combattimento perchè la sua ferma è scaduta a mezzanotte del giorno innanzi, io ne contrappongo un altro. Un secolo e mezzo fa, alla vigilia della battaglia di Tournay, la truppa riposava. Ad un tratto si sente un interminabile scalpiccio di cavalli. Naturalmente alla vigilia d'una battaglia si è curiosi fino all'ansietà. Si credette che fosse un via vai di corrieri che portassero notizie ed ordini. Che è? che non è? Erano granatieri di Normandia che tornavano dal congedo, e che volendo proprio essere al loro posto, quantunque non ne avessero il dovere, avevano trovato dappertutto cavalli e fin preso la posta per giungere al campo ed essere della partita. Ora io domando all'onorevole Corrado, se, schietto e aperto uomo com'è, egli non si trova costretto di esclamare con me : quanto sono volontari questi mercenari di Tournay, e invece quanto mercenari quei volontari diBull's Run! (Bene ! Bravo!) Del resto, signori, tutto ciò rimane ancora nel campo morale, e si modifica da un giorno all'altro. I conti vanno sempre fatti colla meccanica delle forze fisiche e delle morali alla mano. Anche le forze morali hanno la loro statica e la loro dinamica. Quantunque i regolari del continente sieno infinitamente meno mercenari dei volontari americani, pure lo sono anch'essi. Non parlo più dei volontari dell'onorevole Corrado, semplicemente lo mando su in biblioteca a prendere quella che gli pare delieparecchie storie dell'ultima guerra degli Stati Uniti d'America, che io ho fatto acquistare, oppure a prendere tutte le corrispondenze del Times, e a sapermi poi dire che ne pensi del modo in cui si formavano quei reggimenti. Aggiungasi che gli erano Americani perchè pagati dall'America più che per altro, dacché entravano per quattro quinti gli stranieri. Ora io dico che, quantunque infinitamente meno mercenari di quei soldati volontari, i soldati regolari pensano all'interesse come tutti gli uomini al mondo ci pensano, perchè tutti sono mercenari più o meno sotto il sole, perchè tutti bene o male hanno a campare. Il repubblicano è pagato come il monarchico, ed il socialista come il repubblicano. Sfido io ! La fede non cessa di essere fede perchè serve retribuita. Dunque non è punto a dirsi con l'onorevole ministro che l'esercito non faccia una meschina questione d'interesse. Meschina no, ma d'interesse sì. Bisogna pagare l'ufficiale, bisogna trattarlo bene, bisogna assicurare il suo avvenire. Lo stato attuale dell'esercito, o signori, è tale che se voi lo lasciate due anni ancora — 1883 — TORNATA DEL 2 6 MAGGIO 1 8 7 0 nelle condizioni attuali, voi avrete degli uomini vestiti Questo è il provvedimento sovrano, e questo non mi rida soldati ma in verità non dei soldati, e l'esercito sulta che sia stato studiato abbastanza. 11 secondo è quello di riformare l'istruzione, la ginnon esisterà più. nastica e la teoria. Mi ricordo che un giorno un geneCARINI. Bravo! Bene 1 FAMBRI. Ci sono dei rimedi a ciò, dei rimedi i quali rale che era ed è mio avversario politico ha detta una giustissima cosa : mettete 50 uomini fra le parallele, non sono certamente destinati a rovinare l'erario. Mi si dirà che restano i volontari. Tutti sanno che fateli sollevare, abbassare e rivoltare per mezz'ora inio non sono il loro più grande ammiratore, nondi- torno all'asse orizzontale ed al verticale del proprio meno credo di avere dimostrato una cosa, e invito chi corpo indi se sono validi, fateli scendere ; mettete due sa e può a confutarla; questa cosa si è che i volontari trombe od un tamburo in avanti, avvertiteli solo di uitaliani sono stati e sono anche oggi i migliori volon- scire tutti col piede sinistro e vi fanno una magnifica marcia in battaglia. Questo io credo vero, esattamente tari di tutti i tempi e di tutti i paesi. Ora mi si permetta un punto interrogativo, che poi vero. Quando l'uomo è forte e vispo non ci vuole spiegherò, intorno alla consuetudine che c'è per parte nulla a metterlo al corrente di tutto quel che si fa in dei radicali di citare sempre le geste dei volontari piazza d'armi, specialmente quando le guide e le seresotici, per esempio, degli Americani, che sono quelle rafile sono innanzi coll'istruzione e l'autorità. In terzo luogo è del pari essenziale, secondo me, di cui v'ho dato un saggio, degli Spagnuoli delle di cui geste potrei trattenervi fino a stasera, fino a do- sebbene in diametrale opposizione coll'idea di alcuni mani per dirvi che cosa erano, e di quelli di tutti gli riformatori che io oppugno e coi quali per altri rispetti altri paesi. Ma citino i nostri che sono i migliori, sono perfettamente d'accordo, è del pari essenziale, come io sono pronto a dimostrare ; e perchè non lo dico, l'auto-controllo dei corpi, il controllo per mezzo fanno ? Perchè la verità da trarne in prò, per quanto dei Consigli di amministrazione, senza nessun concorso bella, non basta alla loro tesi, ed esagerarla possono dell'autorità territoriale, meno la militare del generale fino ad un certo punto, perchè la gente ha veduto. di divisione. All'amore della tesi pospongono quello del luogo... In quarto luogo è indispensabile, indilazionabile la riforma del servizio merci, e credo che se ne ritrarL'interpretazione più benevola è questa. CORRADO. Domando la parola per un fatto personale. ranno delle economie molto importanti, perchè effetFAMBRI. Ma l'interpretazione benevola è buona pei tivamente il soldato non è nè ben vestito nè a buon meno ; pei più vale quest' altra : essi sanno come mercato. Io mi ricordo che otto anni fa, al campo di abbia beau mentir qui vient de loin, segnatamente in San Maurizio, o per dir più preciso, al poligono di un paese come l'Italia, dove si sa poco e dove si cerca Lombardore, per l'estinzione di un certo incendio, due e s'impara meno. È facilissimo a raccontare dei miracoli soldati si sono bruciati il cappotto. Non ci fu verso di alla gente a proposito di ciò che non ha nè letto, nè averne uno dal magazzino del corpo, non essendo sembrato abbastanza giustificato l'accidente. Noi, ufficiali, veduto, non così di ciò che vide a lume di naso. Io ripeto la mia tesi, che i volontari italiani sono stati per farla finita, si decise di pagare noi a quei due poi migliori di tutti i tempi e di tutti paesi ; adesso gli veri diavoli due cappotti nuovi. Andati a Torino, li aboppositori, se basta loro l'animo, provino la prevalenza biamo fatti fare di stoffa eccellente e molto più belli e dei volontari soprai regolari con esempi del posto dove ben lavorati. Ebbene, noi li abbiamo pagati da 10 a sono i migliori. Non è logico ciò ? Se citando vanno 12 lire meno della tariffa del magazzino. Ora, come va ciò? Gli è proprio contro tutte le leggi ordinarie del fuori d'Italia, gli è per venderci gatta in sacco. commercio e dell'uso, contro ciò che si vede tutti i Fatta questa breve digressione, verrò a dire che, per giorni cogli occhi propri. Se io, per esempio, vado dal ovviare allo stato attuale dell'esercitò, bisogna provsarto e commetto un soprabito, spendo cento lire ; ma vedere tecnicamente, amministrativamente e moralse andiamo in dieci a commetterlo, senza dubbio ci fa mente. un abbuono, se glielo vogliamo chiedere, e non gli par Fra i rimedi tecnico amministrativi, primo e capivero di servirci per 95 ed anche per 90. tale gli è quello della riduzione del servizio ordinario. Ora, il Governo che ne fa fare 400,000 dei cappotti, Se voi darete sempre al soldato due notti di servizio ed appena una di caserma, voi lo avrete ignorante e li ha da pagare più cari di quello che i privati ne malato. Bisogna vedere qual è il servizio indispensa- paghino due ? (È vero ! — Si ride) Bisogna in quinto luogo pensare ai sott'ufficiali. È bile, e se esso risultasse così grande da rendere necessaria, non solo questa assurda proporzione, ma an- un' idea erronea che s'ha da noi del sott'ufficiale ; una che un'altra molto più mite, bisogna provvedere affin- idea la quale lo rende molto facilmente brontolone e chè questo servizio si faccia in altro modo, da altre scontento. parti, ma che il soldato non abbia tutto al più che una Gli si è dato a credere che la sua anzianità è un guardia ed un servizio di sicurezza per settimana, al- gran fatto, e che ha proprio il diritto a diventare trimenti non avremo da farci sopra il minimo conto. ufficiale. Prima di tutto bisognerebbe che dei sott'uf- CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 9 fìciali soltanto un piccolissimo numero potesse aspirare alle spalline. A proposito dell'Inghilterra PEsquiros dice che colà il brevetto di ufficiale dato ad un sott'ufficiale è considerato un dono rovinoso, come gli antichi direbbero di quel cinto di Aiace, o come nell'India inglese si direbbe dell'elefante bianco. Quando un Baia voleva rovinare uno de' suoi grandi, gli regalava un elefante bianco, il mantenimento del quale era talmente costoso che quel bell'animale, a forza di mangiare lui, finiva per far morire di fame il fatalmente favorito padrone. Lo stesso è spessissimo del brevetto di ufficiale a chi provenga dalla bassa forza. Il sott'ufficiale si trova, quando è promosso, in una società che non è la sua, di fronte ad esigenze, alle quali non sa far fronte nè materialmente, nè moralmente; egli si perde quando non abbia quella forza incrollabile di carattere che avevano i sott'ufficiali dell'antico esercito piemontese, uomini ài altra tradizione e di altro stampo. Oggigiorno i bisogni, le idee, le abitudini sono mutate ; le conversazioni, le letture hanno aiutata questa trasformazione, la quale ha il suo bene, ma non è tutto bene. Ma un sott'ufficiale dice: sono dieci, dodici anni che porto i galloni d'argento. Ma da quando in qua il bidello dell'Università dirà : sono venti anni che io faccio il bidello, promuovetemi a professore. (Mormorio) Da quando in qua il muratore perchè è da venti anni el i e mura avrà diritto al diploma di ingegnere ? Bisogna che si persuadano di questo, che quando non si ha il grado necessario di istruzione, conviene, anche per proprio interesse, limitare le proprie aspirazioni. Qui, credo, io sono nelle idee dell'onorevole Corte, il quale sa molto bene che cosa si fa nell'esercito inglese e nell'americano a proposito dei sott'ufficiali. I sott'ufficiali bisogna farli star bene, promuoverli anche, quando abbiano i titoli d'istruzione, di autorità e, passatemi la parola, di gentilomismo necessari ; se no, no. Le stesse cose vanno dette in parte agli ufficiali, molti dei quali parlano con calore o con desolazione soverchia della loro condizione. Credano che le carriere civili non sono più brillanti della loro, e che anche nel commercio e nella Banca, se « Messenia piange Sparta non ride. » Provino a cercare impieghi fuori, anche con un certo grado di capacità, e mi sapranno poi dire. Bisogna che si diano pace se le promozioni non piovono ; bisogna che vadano su alle biblioteche militari divisionali, dove ci vanno ancora pochino; bisogna che prendano in mano l'Annuario degli altri eserciti e vedano quale anche altrove è il tempo di permanenza di un ufficiale in un grado medesimo, meno i casi eccezionali delia scelta. Fra i provvedimenti morali principalissimi sarebbero: in primo luogo la soppressione dell'incertezza mediante un ordinamento, il quale affermi dei diritti e guarentisca da tutte quelle eventualità le quali non provengono da dubbia fonte; in secondo luogo l'appura mento dei quadri. Su questo punto l'onorevole Rattazzi ha fatto delle osservazioni d'ordine legale, le quali hanno certamente una grande importanza; ma trattandosi di un esercito, le necessità del servizio ne hanno una anche maggiore. Io mi ricordo che in seno delia Sotto-Commissione del bilancio della guerra quasi tutti i militari più provetti erano dell'avviso che bisognava ridurre il numero dei reggimenti, e ciò per poter scegliere fra gli ufficiali. Se non gli si è fatta la proposta formale, gli è perchè stava sul banco della Presidenza di già un nuovo disegno organico che fu poi sostituito da un altro, e da ultimo ritirato. È una necessità ineluttabile quella di mandarli a casa ; magari con tutta la paga, questa sarà una questione economica; magari con tutti gli onori e titoli, ma a casa. In terzo luogo bisogna pensare al ristauro della disciplina. Io non mi fermerò su questo terreno che scotta, ma tutti sanno, tutti comprendono che la disciplina del nostro esercito lascia oggi per quella bonarietà; che non è che il nome parlamentare della mancanza di forza e di coraggio, molto a desiderare. Quanto all'esercito, esso non avrebbe ragione, se giudicasse le presenti discussioni e votazioni nel senso in cui le prese or fa qualche anno un prode e dotto generale, di cui un oratore lesse ieri con voce commossa una lettera invero commovente di addio agli ufficiali del soppresso dipartimento. Io credo che quell'illustre soldato e cittadino se avesse conosciuto appieno i particolari della discussione della Camera, e più ancora i particolari che avevano preceduto quella discussione, non avrebbe punto scritta quella lettera, nè affermata l'amarezza dell'animo suo. Basterebbero le parole colle quali l'onorevole Corte esordiva appunto nel suo discorso per la soppressione dei dipartimenti. Egli disse : « Prima di entrare appunto nella discussione della soppressione dei grandi comandi, io comincio a congratularmi coll'Italia, che abbia alla testa dei suo esercito generali di tanto patriottismo e di un liberalismo così distinto, che si possa senza alcun pericolo discutere questa questione gelosissima dei grandi comandi. » E via di questo turno, sempre rendendo omaggio alle persone dei capi dell'esercito. Egli avrà più tardi veduto (ma la lettera era già scritta) altre parole, le quali fanno pienamente la luce sulle intenzioni unicamente tecniche, con cui alcuni deputati, antichi militari, hanno promossa quella determinazione. Ecco le parole colle quali io, membro della Sotto-Coinmissione dei bilancio militare, ho propugnato la istituzione dei grandi comandi delle truppe mobili: « La Camera ha votato qualche mese fa la soppressione dei TORNATA DEL 26 MAGGIO 1 8 7 0 comandi generali di territorio. Chiarite a dovere le cose (chi era stato il promotore di quella determinazione nel seno della Commissione del bilancio ero proprio io) stimo che la Camera possa e debba oggi ammettere i grandi comandi generali di truppa. « Le cose già furono a dovere chiarite e dall'onorevole generale Bixio e dal ministro delia guerra. Io non ho voluto se non assodare, col mio ordine del giorno, che la Camera prendeva atto delle dichiarazioni del ministro della guerra, e così finiva una volta l'equivoco. « La soppressione dei comandi di dipartimenti fu, io ripeto a chi non lo avesse inteso, nel seno dell'antica Sotto-Commissione del bilancio della guerra proposta e sostenuta ad oltranza da me. Io mi ricordo che ci siamo trovati allora nel più vivo disparere coll'onorevole Bixio ; e che la questione, prima che alla Camera, venne portata alla Commissione generale del bilancio, dove la cosa venne fra gli onorevoli generali Brignone, Bixio e il deputato Farmi da una parte, e me dall'altra, assai lungamente dibattuta. Anzi mi ricordo come il Bixio, propugnando la causa dei comandi di dipartimento, assegnasse loro parecchie delle attribuzioni che veramente appartengono invece, di natura loro, ai comandi generali, quali per appunto si pensa di stabilirli oggi. Allora io lo interruppi dicendo: ma voi propugnate i comandi di dipartimento con gli argomenti, coi quali si propugnano i comandi generali. « Sappiate che i comandi generali io gli ho nell'opposto concetto che quelli di dipartimento. Datemi le divisioni attive, ed io sono d'amore e d'accordo con voi e vi do i comandi generali. » Tutto ciò basta a chiarire le intenzioni della Camera e del proponente in quella circostanza. Ad ogni modo, anche nell'equivoco che produsse quella lettera, l'Italia ha di che rallegrarsi; è un documento che le fa onore, e che prova come i generali italiani non sappiano spagnoleggiare neanche se educati e copertisi di gloria in Ispagna. Però, o signori, se non è prudente tentare Dio, come dice il Vangelo, lo è ancor meno tentare gli uomini ; bisogna sopprimere nell'esercito l'incertezza. Si dice da ultimo, come argomento contro questa necessità, che proporre l'organico così subito, sarebbe un doverlo commisurare alle presenti strettezze delle finanze, e forse un rinunziare ad averlo in seguito anche in migliori condizioni e proporzionato all'importanza politica dello Stato. Ma ora, domando io, che cosa dite voi all'esercito ? Gli presentate questa legge, e gii dite : per tre anni le cose stanno così ; dopo questi tre anni c'è l'ignoto. Io invece, dicendo : presentate un organico, vi dico : studiatelo quale deve essere, proporzionato cioè benissimo all'importanza politica e militare dell'Italia. Di questo organico una parte di quadri e forza attuate immediatamente, l'altra vi riservate di attuare in capo ai tre anni in discorso, nello stesso modo che voi potete fare un progetto di uno stabilimento qualunque, e dire: questa parte la costruisco quest'anno, quest'altro anno costruirò quest'altra parte, e via di seguito. Anche Palazzo Vecchio, in cui discutiamo, fu proprio fatto così, e non è meno un capo d'opera. Quando farete questo, voi, invece di presentarvi all'esercito e dirgli : per tre anni è così e dopo questi tre anni c'è l'ignoto, potrete dirgli: per tre anni è così; fra tre anni ci sarà di meglio. È in seguito a queste ragioni che io ho l'onore di depositare sul banco della Presidenza un ordine del giorno in questi termini : « La Camera, invitando il Ministero a presentare entro il corrente anno un progetto di legge per l'ordinamento definitivo dell'esercito, passa alla discussione degli articoli. » PRESIDENTE. La parola spetta all'onorevole Conti. CORilI. A domani! (Rumori prolungati in vario senso) PRESIDENTE. Sono appena le cinque ; se si troncano così alle 5 le sedute, nemmeno domani potrà chiudersi la discussione generale. CONTI. Anche ieri sera erano le cinque, e fu chiusa ìa seduta. Voci. No ! no ! Parli! parli ! PRESIDENTE. Domando mille scuse, erano quasi le 5 e 1\2. Ella vede che la Camera desidera ascoltarla fin d'oggi. (Rumori) CONTI. La medesima indulgenza che si è usata per l'onorevole Corrado, e per l'onorevole Rattazzi la chiedo per me. PRESIDENTE. Mi permetta, onorevole Conti, se si termina così presto, non si verrà mai alla fine di nessuna discussione. La prego d'incominciare il suo discorso. CONTI. Ma io credo... (Rumori) PRESIDENTE. Interrogherò la Camera. CONTI. Domando alla Camera questa indulgenza. PRESIDENTE. Desidera anch'olla che interroghi la Camera? CONTI. Sì, signore. PRESIDENTE. È appunto quello che sto per fare. Coloro che sono d'avviso che l'onorevole Confi debba parlare sin d'oggi, sono pregati d'alzarsi. (Fatta prova e controprova, il seguito della discussione è rinviato a domani.) Domani seduta al tocco preciso. La seduta è levata alle ore 5. Ordine del giorno per la tornata di domani: 1° Discussione del progetto di legge per l'approvazione del bilancio della spesa pel 1870 ; 2° Seguito della discussione del progetto di legge per provvedimenti relativi all'esercito ; 3° Discussione delle modificazioni proposte ad alcune parti del regolamento.