L’IIS “Vaccarini” in rete con l’ITIS”Cannizzaro” realizza il progetto “Identità di genere e pari opportunità nell’apprendimento tecnologicoscientifico” Il territorio etneo: territorio, miti, storia. Il contributo delle donne alla ricerca geologica nel territorio etneo. LE DONNE E LA SCIENZA NELL’ANTICHITA’ • Fin dai tempi più antichi la storia delle donne nei vari campi della conoscenza è stata caratterizzata da un’ esclusione sociale molto rigida, che ha causato una marcata differenza di genere a favore di quello maschile, che dura tutt’oggi. EN HEDU’ANNA Il caso di En Hedu’Anna, la figlia di Sargon I (il Grande Re di Akkad: 2335-2279 a.C.), è un fatto isolato e, comunque, spiegabile con l’appartenenza della scienziata alla famiglia reale. Nella storia dell’umanità essa è la prima donna che si sia occupata di scienza e di cui ci sia testimonianza. Sappiamo che alla corte del padre studiava i movimenti della Luna e delle stelle, ma nulla di più. AGLAONIKE Un altro caso è quello di Aglaonike,astronoma della Tessaglia del II sec. A. C. IPAZIA Emblema dell’esclusione delle donne dal sapere scientifico è la figura di Ipazia d’Alessandria (IVV sec. d.C.), figlia del matematico Teone, grande matematica anche lei e astronoma, uccisa barbaramente da un gruppo di fanatici nel 415 per ordine di Cirillo, vescovo di Alessandria d’Egitto. LE DIFFICOLTA’ • Le scienziate che sono riuscite ad affermarsi nel corso dei secoli sono quelle che hanno prodigato un impegno maggiore a quello dei colleghi maschi e che hanno dovuto affrontare numerosi ostacoli o hanno potuto contare su un maggiore sostegno familiare o su uno status economico agiato. XIX SECOLO • Sul piano internazionale nel 1800 alcune donne riuscirono a frequentare le facoltà scientifiche inserendosi quindi nella comunità scientifica. ALCUNI ESEMPI DI INTELLETTUALI DONNE • Ricordiamo in ambito matematico Marie Sophie Germain (1776-1831), nel campo della psicoanalisi Anna Freud (189519829), nel settore medico pedagogico la figura di Maria Montessori (1870-1952), la prima donna dell’Italia unita a laurearsi in medicina a Roma (1896) e ad esercitare la professione di medico. IN ITALIA • Per quanto riguarda l’Italia, solo nel 1874 venne permesso l’accesso alle donne nei licei e nelle università, ma ci vollero molti anni prima che il fenomeno ottenesse una certa rilevanza. L’ITALIA NEL ‘9OO • Nell’anno 1900 si registrarono 250 iscritte alle università italiane, più di mille ai ginnasi e 10 000 alle scuole professionali e commerciali. • Nel 1945 il voto alle donne fu un altro passo in avanti. La legge 66 del 1963 garantì alla donna di accedere a tutte le professioni e agli impieghi pubblici senza limitazione di carriera. I PREMI NOBEL • Dal 1901, anno dell’istituzione del premio Nobel ad oggi, su 500 premi assegnati nel corso del XX secolo solo 12 sono stati attribuiti alla scienza femminile. Per esempio si pensi a Marie Sklodowska Curie (1867-!934), polacca, nobel per la Fisica e la Chimica o a Rita Levi Montalcini (nata nel 1909), nobel per la Medicina (1986). ALL’OMBRA DEGLI UOMINI • D’altra parte le donne, anche quando non sono state escluse dagli studi, spesso hanno lavorato all’ombra di grandi uomini e in privato, lasciando comparire in pubblico solo la presenza maschile. Di solito le donne non emergono, specialmente quando si tratta di ricevere il riconoscimento dei loro studi. Così è accaduto, per fare un esempio, a Milena Maric (1875-19489), prima moglie di Albert Einstein, che aiutò il marito nei suoi studi d Fisica, ma che si rifiutò di citare il proprio nome nelle pubblicazioni dello scienziato, dicendo di ritenersi un tutt’uno con il marito. I RICONOSCIMENTI “RUBATI” Altre donne, invece, sono state deliberatamente defraudate dei loro meriti. Basti citare la biologa Rosalind Franklin (1920-1958), che diede un contributo rilevante alla scoperta della struttura “a doppia elica” del DNA: in questo caso il premio Nobel fu assegnato ai suoi colleghi Francis Crick e James Watson, appropriatisi dei risultati delle sue ricerche. OGGI IN ITALIA • Oggi la situazione è migliorata. Nel nostro Stato, secondo un’ inchiesta, curata da Rossella Palomba (ricercatrice del CRN), tra il 1995 e il 1998, le studentesse italiane hanno ottenuto il 52% delle lauree in discipline scientifiche, superando i ragazzi anche per la qualità, perché hanno ottenuto i voti migliori. Gli enti statali hanno assunto però il 63% di uomini. Dal 1999 le ricercatrici sono diventate il 60,4% , ma sono rimaste ferme ai gradini più bassi. Infine solo il 6,8% di donne fa carriera. A CATANIA • Laura Branciforte ricostruisce l’andamento di tale presenza. Ella segnala un’intensificazione, in sintonia con i dati nazionali, di presenze femminili a partire dal 1919-20 in tutti i corsi di laurea, tranne in Giurisprudenza, facoltà rigidamente maschile. Negli anni Trenta il numero di donne iscritte all’Ateneo catanese diminuisce. Nel periodo bellico e postbellico (fino al 1955) le donne iscritte a Catania aumentano, conformemente alla forte concentrazione avvenuta sul piano nazionale. E’ interessante notare l’orientamento delle donne verso le Lettere, la Matematica, la Farmacia e, persino, verso le facoltà tradizionalmente maschili (Giurisprudenza, Medicina, Economia), un fenomeno che diventerà più rilevante negli anni Settanta. LE PRIME LAUREATE CATANESI • La prima donna laureata catanese spetta alla facoltà di Giurisprudenza, Maria Caterina Bruno (18931894); la prima docente dell’Ateneo fu Grazia Caldarera Moscatello, da ricordarsi anche come la prima laureata in Scienze matematiche, fisiche e naturali, attiva dal 1917 presso l’istituto di Botanica. Si ricordi anche Pia Nalli, incaricata di calcolo superiore, dal 1921 al 1927 titolare della cattedra di Analisi algebrica. Ciononostante nella facoltà di Scienze le donne appaiono per lo più nel ruolo di aiuti, assistenti, volontarie. LAUREATE IN LETTERE A CATANIA • . A Lettere le donne docenti sono, all’inizio, in numero minore rispetto alla facoltà di Scienze. Fino al 1950 possiamo ricordare solo due nomi illustri: Carmelina Naselli (titolare della cattedra di Storia delle tradizioni popolari dal 1949) e Gina Fasoli (titolare della cattedra di Storia medievale dal 1950). Solo dal 1968-69 le cose cambiarono, anche se le donne docenti (70) rivestivano per lo più ancora il ruolo di assistenti. A CATANIA OGGI In conclusione a Catania si riscontra oggi un numero di donne nelle Università sempre in incremento e paritario rispetto a quello maschile, ma ancora debolmente presente nei vertici delle carriere. Questo accomuna la nostra città alla maggioranza delle situazioni accademiche italiane.. GEOLOGIA • Nel settore della Geologia c’è ancora molta strada da fare. Accanto a illustri nomi maschili, come quello di C. Gemmellaro e di G. Recupero, mancano nomi di scienziate donne. Unica eccezione è Doroty Hill (1907/1997), geologa e paleontologa australiana, docente dell’università di Queesland dal 1952 al 1972. Comunque bisogna giungere ai giorni nostri per riscontrare un numero cospicuo di iscritte in Geologia nelle nostre università ALCUNE BIOGRAFIE ILLUSTRI La “Compiuta Donzella” (XIII sec.) Vissuta a Firenze, è l’autrice di tre sonetti, ma è soprattutto l’unico nome femminile nella letteratura delle origini. In una sua poesia, “A la stagion che ‘l mondo foglia e fiora”, lamenta come per lei l’arrivo della primavera non porti amore e allegria, come per tutti i “fin’amanti”, ma tristezza e dolore perché il padre l’ha promessa in sposa contro il suo volere a un uomo che lei non ama. . In un altro sonetto, “Una voce di donna”, la poetessa esprime la sua tristezza per la perdita di “gentilezza” e “cortesia” nella società contemporanea. Ella vorrebbe ritirarsi dal mondo e votarsi a Dio pur di sottrarsi al matrimonio con uno sconosciuto, cui l’ha destinata il padre. E’ significativo come nella poesia lirica dei primi secoli (almeno fino al XVI) le donne, che sono le protagoniste indiscusse, le ispiratrici e le destinatarie, siano lontane dal campo della produzione poetica. . C’è dunque una profonda contraddizione tra il ruolo determinante esercitato dalla donna nell’immaginario maschile e una sua profonda difficoltà a diventare in prima persona soggetto di produzione poetica. Questa contraddizione attraversa tutta la nostra tradizione letteraria e arriva fin quasi ai nostri giorni, salvo alcune rilevanti eccezioni. Tale situazione è dovuta in larga parte alle condizioni sociali e antropologiche della donna: scarsa alfabetizzazione e reclusione nel ristretto ambito familiare. Sullo stato di deprivazione socioculturale delle donne nel periodo delle origini della nostra letteratura è interessante l’osservazione di Dante nel capitolo XXV della “Vita nova” . In essa si afferma che da circa centocinquant’anni i poeti avevano cominciato ad usare la lingua parlata, il “volgare”, allo scopo di “far intendere le loro parole a donna”, cioè all’amata o all’amante, partendo dal presupposto che le donne erano in grandissima maggioranza ignoranti della lingua latina, privilegio dei dotti e degli uomini di cultura. Sonia Calvari Sonia Calvari è responsabile dell’Unità funzionale di Vulcanologia e Geochimica dell’INGV di Catania, un istituto che svolge attività di monitoraggio nell’ambito della sismologia e della vulcanologia nel territorio etneo. Ha conseguito la laurea in Geologia all’Università degli Studi della Calabria a Cosenza. Ha poi effettuato il dottorato di ricerca in Inghilterra all’Università di Lancaster, quando già lavorava come ricercatrice. In una intervista (rilasciata il 14-102008) ha affermato che non esistono lavori femminili e lavori maschili. Ciò che la interessa nel suo lavoro è la sfida di affrontare situazioni nuove e di rendersi utile alla terra che la ospita, cioè la Sicilia. L’attività più interessante che ha svolto è stata l’osservazione della colata lavica del 1991-93, effetto di un’eruzione pericolosa che ha minacciato Zafferana Etnea. Il frutto di quella esperienza è stato una migliore comprensione della formazione dei tunnel lavici, le cui grotte in tanti visitano sull’Etna. Giusy Pedalino • E’ una donna interessante per la sua biografia, ricca di molteplici risvolti. • Iscrittasi in Ingegneria elettronica al Politecnico di Torino, piena di nostalgia per la sua terra, è tornata a Catania dove si è iscritta in Geologia. Contemporaneamente si iscrive al WWF, per partecipare alla lotta per la difesa dell’ambiente. • Per mantenersi agli studi fa l’insegnante di baseball ai bambini e diventa prima Allenatore, poi Educatore sportivo. Laureatasi in Geologia, continua a lottare per l’ambiente e crea con altre due amiche l’Associazione Orione. Organizza il primo Campo Avventura per bambini esistente in Sicilia e, oltre a seguire gli studi di Geologia, svolge l’attività di guida del WWF. Il suo motto è “Non fermarsi mai e rinnovarsi sempre”: Il suo desiderio. “Far sentire a tutti il respiro dell’Etna”. EMANUELA GUIDOBONI E CECILIA CIUCCARELLI Il contributo di due RICERCATRICI allo studio delle eruzioni etnee. Dell’eruzione del 1669 E. Guidoboni (studiosa della SGA di Bologna) dà una descrizione dettagliata e fornisce una descrizione dei danni subiti dalla struttura urbanistica della città di Catania C. Ciuccarelli,a sua volta, esegue uno studio sul terremoto del 1693 e dei conseguenti danni subiti dai monumenti catanesi, primo fra tutti la cattedrale di Sant’Agata. LE DONNE NEI MITI ETNEI AETNA Nell’immaginario antico l’Etna, l’enorme e spaventoso vulcano, che terrorizzava con le sue eruzioni e i suoi boati, si popolò subito di personaggi mitologici: Tifone, i Ciclopi, Aci, e lo stesso dio del fuoco Efesto (o Vulcano). Sul monte era venerato persino Giove con l’attributo di “Etneo”, in onore del quale venivano celebrate le feste “Etnee”. C’era anche una ninfa, “Aetna”, figlia di Urano e di Gea, i progenitori del mondo secondo i Greci, che avrebbe dato il nome al monte La presenza femminile è notevole nei miti etnei sia nell’onomastica del monte, sia come forza progenitrice (Gea, madre di Etna), sia come motore di molti eventi eruttivi, che vedremo in seguito. ACI E GALATEA • Narra Ovidio che Polifemo era innamorato della ninfa Galatea. Invano egli la supplicava e implorava. Galatea non rispondeva alle sue proposte amorose sia perché il Ciclope era brutto, sia perché la ninfa era innamorata di Aci, un pastorello, figlio di Fauno, che pascolava il suo gregge presso il mare. . Quando il Ciclope sorprese i due amanti che si baciavano, per la rabbia prese un grosso masso di lava e lo scagliò con immensa forza sul giovane amante, schiacciandolo. Galatea pianse tutte le sue lacrime sul corpo del pastorello. Gli dei ebbero pietà di Aci e Galatea e trasformarono Aci in un fiume, che, sfociando nel mare, potè ricongiungersi eternamente con la sua ninfa. ROSEMARINE E IL PASTORELLO MASCALI • Sulle pendici orientali dell’Etna, in una vallata ricchissima di palme e irrigata da fresche acque, viveva una ninfa leggiadra di nome Rosemarine. Di lei era innamorato il pastorello Mascali e la fanciulla lo ricambiava di cuore, disprezzando le offerte amorose dello zoppo Vulcano, il dio del fuoco che aveva la sua risonante officina dentro le viscere dell’Etna. Vulcano, ingelositosi, scagliò un ruscello incandescente di lava sul giovinetto e lo incenerì; ma, per non farsi vedere troppo crudele, ne risparmiò la casa nella vallata ricca di palme e di acque. Rosamarine disperata si lanciò in mezzo alle lave incandescenti, scomparendo così per sempre in essa. In ricordo di questo amore,fu dato il nome di Mascali al piccolo centro urbano che sorse in quei luoghi. In ricordo di questo amore,fu dato il nome di Mascali al piccolo centro urbano che sorse in quei luoghi. Quando il borgo di Mascali nel 1928 fu distrutto dalla lava scaturita dai crateri Montarsi, una palma rimase intatta, sebbene completamente circondata di lava. E’ stato forse dalla visione delle palme isolate in mezzo alla lava dell’Etna che avuto origine la leggenda di Rosemarine, che i vecchi Mascalesi hanno tramandato oralmente interpretando questo fatto come un omaggio del dio Vulcano alla bella e infelice Rosemarine.