il PK 39,20x50 QUINDICINALE D’INFORMAZIONE LOCALE de I PATERNESI PK 39,20x50 10 MAGGIO 2007 I Paternesi speciale di Free Press allegato de “La Sicilia” all’edizione di Catania del 10 maggio 2007 - e-mail: [email protected] - Spedizione A.P. comma 20b - Art. 2 legge 662/96 Pubblicità Publikompass Catania tel. 095 7306311 - Progetto grafico Studio Di Marco Realizzazione Melamedia s.a.s. - Tipografia e stampa E.TI.S. 2000 S.p.A. Storia, miti e leggende della fonte Maimonide QUELLA LUNGA STRADA VERSO L’ I N T E G R A Z I O N E Scout: impegnarsi a fondo per costruire un mondo migliore Fidapa: il lato femminile del volontariato made in Paternò Calcio, Giuseppe Fallea: l’anno prossimo sarà tutta un’altra storia PK/ 212 mm x 45,5 mm colore 2 I PATERNESI GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 EDITORIALE S Nella foto: una casa di campagna paternese. Questi edifici vengono spesso usati come rifugio dagli stranieri senza una casa e dovessimo ricercare un elemento comune alla storia della città e della cittadinanza paternese, potremmo affermare che Paternò, da sempre, è crocevia di popoli, terra d’emigrazione e d’immigrazione, in cui culture diverse, e a volte avverse, si sono incontrate, scontrate e dunque fuse contribuendo a formare quella che definiremmo l’identità siciliana. Della koinè culturale, del crogiuolo etnico che ha caratterizzato la nostra storia, Paternò ne è fulgido esempio con le sue testimonianze storicoartistiche. Tornando a tempi più recenti, non c’è paternese che non possa citare in famiglia o fra le amicizie una storia d’emigrazione. Stati Uniti, Australia, Germania, Francia e Belgio da decenni ospitano intere generazioni di nostri concittadini alla ricerca di lavoro e di una nuova vita. Ma la storia degli uomini è pag. 3-4-5-6 una ruota che gira, così, da culla di civiltà e terra di emigrati, Paternò, oggi, affronta un nuovo capoverso del suo divenire sociale: l’immigrazione. Proprio su questo delicato argomento, con un articolo di Salvo Spampinato, vogliamo puntare l’attenzione in questo primo numero di maggio de I Paternesi. Del lungo cammino verso una perfetta integrazione ci interessa parlare sopratutto del rapporto che gli stranieri paternesi sono riusciti a stringere con la nostra comunità. Una relazione difficile, sopratutto nei primi tempi, ma che anche grazie all’ aiuto delle associazioni di volontariato locali ha trovato un equilibrio tutto sommato stabile. Eppure, come si evince dal servizio, c’è ancora molto da fare. Con Francesco Giordano ci occupiamo invece di storia, miti e leggende legati a un importantissimo luogo della nostra città che, dopo vent’anni, ha finalmente riaperto i battenti: la Fonte Maimonide. L’Acqua grassa è tornata a sgorgare e per celebrare l’evento, vogliamo raccontare tutti i fatti più curiosi che ruotano intorno a essa: fra trattati scientifici sulla composizione del liquido, soldati saraceni privi di scrupoli e terribili mostri che, secondo la tradizione popolare, infestavano la zona. Ecco poi Tutti giovani marmotte, lo spazio dedicato ai movimenti scoutistici della città. In questo numero, Giorgio Cicciarella si occupa dell’Agesci Paternò quinto, il gruppo più giovane del territorio che opera in pieno centro storico. In Club e associazioni, Mary Sottile delinea un quadro dettagliato delle attività dalla Fidapa, sodalizio tutto al femminile che dal 1983 a oggi ha promosso numerosi progetti, iniziative e programmi in campo sociale, nel settore economico, culturale e sanitario. Infine lo sport, con Antonino Sambataro che traccia un ritratto del difensore del Paternò Calcio Giuseppe Fallea. In casa rossazzurra, dopo la sofferta conquista della salvezza matematica, c’è finalmente un clima rilassato e la dirigenza, l’allenatore e i giocatori pensano già alla prossima stagione quando, a detta di tutti, si assisterà a un torneo del tutto diverso. All’interno del giornale, anche le rubriche fotografiche curate in collaborazione con Orazio Oliveri. Auguriamo a tutti una buona lettura, ricordandovi che il prossimo numero del nostro periodico sarà in edicola, sempre con La Sicilia, il 24 maggio. I Paternesi PK piedino interno mm 212 x mm 143,5 B/N 3 I PATERNESI GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 QUELLA LUNGA STRADA V E R S O L’ I N T E G R A Z I O N E di Salvo Spampinato Ci occupiamo di immigrazione e del rapporto che gli stranieri paternesi sono riusciti a stringere con la nostra comunità Una relazione difficile, sopratutto nei primi tempi, ma che anche grazie all’aiuto delle associazioni di volontariato locali ha trovato un equilibrio tutto sommato stabile Eppure, c’è ancora molto da fare Nella foto: da sinistra Ismael, Salaar, Mosa, Adam e Omar. Rifugiati politici provenienti dal Darfur S e dovessimo ricercare un elemento comune alla storia della città e della cittadinanza paternese, potremmo affermare che Paternò, da sempre, è crocevia di popoli, terra d’emigra- zione e d’immigrazione, in cui culture diverse, e a volte avverse, si sono incontrate, scontrate e dunque fuse contribuendo a formare quella che definiremmo l’ identità siciliana. Della koinè culturale, del crogiuolo etnico che ha caratterizzato la nostra storia, Paternò ne è fulgido esempio con le sue testimonianze storico-artistiche. Tornando a tempi più recenti, non c’è paternese che non possa citare in famiglia o fra le amicizie una storia d’emigrazione. Stati Uniti, Australia, Germania, Francia e Belgio da decenni ospitano intere generazioni di nostri concittadini alla ricerca di lavoro e di una nuova vita. Ma la storia degli uomini è una ruota che gira, così, PK piedino interno mm 212 x mm 70 COLORE 4 I PATERNESI da culla di civiltà e terra di emigrati, Paternò, oggi, affronta un nuovo capoverso del suo divenire sociale: l’immigrazione. Se fino a qualche anno fa, infatti, fosse stato chiesto a un paternese di indicare qualcuno col termine “straniero” i più avrebbero indicato gli zingari della comunità Rom, che per venti anni hanno occupato il territorio delle Salinelle. Non deve dunque stupire più di tanto se fino a dieci anni fa a Paternò “straniero” era sinonimo di zingaro, termine assunto poi nel linguaggio corrente per apostrofare in modo fortemente dispregiativo una determinata persona. Dieci anni fa, per la maggior parte dei paternesi, il rapporto con gli immigrati si limitava, dunque, a un distaccato, quasi ostile, rapporto con la comunità rom o con i primi nordafricani sbarcati in Sicilia. Ma il tempo dei vu cumprà è finito da un pezzo, e oggi l’allargamento dell’Unione Europea, le mutate esigenze del mercato del lavoro, i nuovi flussi di immigrazione hanno inciso e trasformato il rapporto fra Paternò e i suoi immigrati. Contrariamente a quanto si possa pensare, si scopre, per esempio, che esiste una Paternò nella Paternò, una realtà vissuta da alcuni nostri concittadini che aiutano e conoscono quotidianamente gli immigrati presenti sul territorio. “Circa 15 anni fa - spiega Salvatore Mazzamuto, diacono e membro dell’associazione Famiglie di Terra Santa - già alcuni paternesi mossi dalla carità (tra cui il mai dimenticato signor Peppino Iuculano) solevano aiutare questi ragazzi che giungevano per lo più dal nord Africa alla ricerca di lavoro”. Mazzamuto, alla luce della sua esperienza, spiega che a Paternò - come in tulla la Sicilia, d’altrode il flusso migratorio che riguarda i nordafricani non è costante tutto l’anno, ma è legato alla stagionalità del lavoro nelle campagne. “Sono in prevalenza tunisini - afferma -, marocchini ed egiziani. Hanno un’età compresa fra i 18 e i 35 anni e molti di loro hanno un diploma e alcuni addirittura la laurea. Arrivano a Paternò a dicembre quando comincia la raccolta delle arance per poi trasferirsi a marzo in altri paesi per iniziare la raccolta di altra frutta o verdura”. Il telefono cellulare per molti di loro è l’unico mezzo con cui poter contattare le famiglie o per comunicarsi nuove opportunità di lavoro. “Quest’anno - spiega Mazzamuto - il dato più positivo della nostra attività di volontariato è stata la risposta dei giovani paternesi. In tanti si sono presentati presso la nostra sede in via Vittorio Emanuele 357 per aiutarci nel distribuire la cena o nel portare abiti, scarpe e coperte”. “Si potrebbe pensare - aggiunge che, a causa della loro povertà, gli immigrati che ospitiamo la sera per la cena possano compiere chissà cosa e invece la stragrande maggioranza di essi, pur essendo a digiuno dal giorno prima perché senza lavoro, aspetta in silenzio e con grande educazione il proprio turno ringraziandoci mille volte per il servizio svolto”. “Spesso - incalza - i ragazzi immigrati ci raccontano che alcuni datori di lavoro hanno l’abitudine di promettere la paga e a fine giornata di non dare nulla”. Il quadro sull’immigrazione a GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 PK quarto di pagina mm 104 x mm 119 Sopra: Giuseppe Patané Paternò ci è ulteriormente chiarito da Giuseppe Patanè, diacono e membro dell’associazione Famiglie di terra santa. “L’inverno appena trascorso - dice - è stato particolarmente duro per gli immigrati paternesi a causa della mancanza di lavoro. Alcuni di loro ci hanno confidato di non aver mai lavorato in tre mesi e che senza la nostra mensa sarebbero rimasti senza speranze”. PK piedino interno mm 212 x mm 70 B/N 5 I PATERNESI GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 La mensa di cui si parla viene organizzata dall’associazione Famiglie di Terra santa da dicembre a metà marzo e rimane aperta tutti i giorni. “Quest’anno - riprende - in media abbiamo dato da mangiare a più di 60 persone al giorno, il che vuol dire che per tre mesi abbiamo preparato più di cinquemila risposta dei paternesi il prossimo anno sia ancora maggiore”. Altro valido aiuto all’opera è prestata dai volontari della Caritas, che nei pomeriggi di lunedì e giovedì in via Sacramento 1 organizzano il servizio docce e lavanderia per gli immigrati. “Nel nostro centro - raccontano Angela Ardizzone e Marco Arcidia- pasti senza il minimo aiuto dall’ esterno”. La chiusura della mensa non è avvenuta per scelta dei volontari quanto perché non c’era più nulla da cucinare. “Per tanti concittadini - conclude Patanè - il nostro servizio è un fastidio. Per fortuna tanti altri ci sostengono in questo difficile compito di carità sperando che la cono - diamo la possibilità agli immigrati di potersi lavare e pulire i vestiti”. Anche Angela e Marco raccontano la loro esperienza. “In tre anni - dicono - qui non è successo mai nulla di spiacevole. Ormai il nostro non è più un servizio, ma un momento per conversare un po’ con questi ragazzi. Sono dei gran lavoratori Sopra: l’entrata dei locali in cui si svolge il servizio docce A destra: Angela Ardizzone e Marco Arcidiacono - Sotto: la sala della mensa PK piedone interno mm 212 x mm 143,5 COLORE 6 I PATERNESI GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 Sotto: una casa abbandonata di periferia, spesso rifugio per extracomunitari PK quarto di pagina mm 104 x mm 119 e dispiace pensare che molti di loro siano costretti a dormire fuori perché nessuno gli affitta una casa”. Adam, Ismael, Mosa, Salaar e Omar sono cinque sudanesi di età fra i venti e i quarant’anni, provenienti dalla regione del Darfur in cui dal 2003 si combatte una terribile guerra civile fra tribù che ha già causato oltre 400.000 morti. I cinque sudanesi, sbarcati due anni fa sulle coste ragusane, da tre mesi vivono e lavorano a Paternò con lo status di rifugiati politici che l’Italia ha concesso loro a causa della guerra. “Sono partito dalla Libia due anni fa - spiega Adam - con un’imbarcazione pagando 1.500 dollari. Poi mi hanno condotto nei centri di permanenza temporanea dove sono stato tre mesi e in ultimo mi hanno concesso l’asilo politico a causa della guerra”. La storia di Adam e un po’ la storia di tutti e cinque. Adam, nel suo paese, lavorava come ragioniere e ha dovuto lasciare la moglie e cinque figli di cui due all’Università. Ismael era pasticcere, Mosa era sarto, Salaar era commerciante e il più giovane Omar cameriere. “I primi tempi a Paternò - spiega Ismael - sono stati durissimi perché non avevamo niente e per due settimane abbiamo dormito sotto gli alberi vicino allo stadio”. Poi, grazie all’aiuto di alcuni volontari i cinque sono stati assunti come operai e oggi vivono e lavorano in una decorosa casa in campagna. “Paternò è una città molto bella - dicono - e dobbiamo dire grazie ai paternesi che ci hanno accolto e dato un lavoro onesto per vivere”. Altra diffusa rappresentanza di immigrati è quella proveniente dall’Europa dell’est. Dalla Romania, Bulgaria e Polonia giungono in maggior parte donne grazie a un passaparola lungo migliaia di chilometri. Contrariamente agli immigrati africani, tra gli europei dell’est le donne sono per lo più impegnate in casa come assistenti per gli anziani o per la pulizia degli appartamenti, mentre gli uomini spesso vengono ingaggiati come muratori e per manovalanza generica. Elena è una rumena 53 enne di Piatraneamz, una località a nord della Romania, che ha trovato occupazione come badante in una famiglia paternese. “In Romania - racconta Elena ero telefonista per la Telecom rumena. Poi, a causa di una crisi della società ho perso il posto di lavoro e grazie a un’amica sono partita per Paternò, dove lavoro come assistente per anziani da un anno e mezzo”. Elena è giunta a Paternò grazie ad un’agenzia rumena che orga- nizza i viaggi in pullman al prezzo di 250 euro sola andata. “In Romania - dice - c’è poco lavoro, e i pochi impieghi disponibili sono pagati una miseria”. Un’altra storia, sempre dall’Est, è quella di Giovanni e Micaela, una giovane coppia di trentenni provenienti da Iasi, città rumena quasi al confine con la Moldavia. “Sono partito - racconta Giovanni - circa due anni fa con il pullman. Ho cercato lavoro in giro per la Sicilia e ho avuto anche brutte esperienze con gente che non mi pagava. Poi mi sono stabilito a Paternò, dove seppur con difficoltà ho trovato un posto come muratore”. La moglie lo ha raggiunto un anno dopo e adesso è assunta come assistente per anziani. Fra i maggiori gruppi di immigrazione presenti a Paternò non abbiamo dimenticato i cinesi, il cui numero è aumentato, sopratutto negli ultimi anni, in manie- Elena ra considerevole. Abbiamo tentato di interpellare anche loro sul rapporto stretto con la città e con i paternesi, ma hanno preferito non rilasciare dichiarazioni. Segno che ancora, per una totale integrazione, c’è ancora molta strada da fare. PK piedino interno mm 212 x mm 70 B/N 7 I PATERNESI PK mm 212 x mm 301 B/N GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 8 I PATERNESI GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 STORIA, MITI E LEGGENDE DELLA FONTE MAIMONIDE di Francesco Giordano Dopo oltre vent’anni dalla sua chiusura, l’Acqua grassa è tornata finalmente a sgorgare Per celebrare l’evento, puntiamo i riflettori su tutto ciò che ruota attorno a questo importantissimo luogo delle nostra città: fra trattati scientifici sulla composizione del liquido, soldati saraceni privi di scrupoli e terribili mostri P La Fonte agli inizi del Novecento er secoli fu considerata la Fonte della salute e ora, dopo oltre vent’ anni dalla sua chiusura, l’antica Fonte Maimonide, detta popolarmente dell’ Acqua grassa, è ritornata a sgorgare presso l’omonima contrada, situata nella periferia nord-ovest di Paternò. Il tutto grazie a un intervento di recupero e riqualificazione dell’area in cui essa si trova. Già antichi documenti - ricordiamo PK piedino interno mm 212 x mm 143,5 COLORE 9 I PATERNESI GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 Sotto: riproduzione su pietra lavica ceramizzata di una veduta del Settecento dell'antica Fonte PK quarto di pagina mm 104 x mm 119 B/N tra i primi storici Arezio e Fazello -, parlarono di questo luogo da cui scaturisce una fresca e deliziosa acqua dal gusto acidulo-frizzantino e magnesiaco-ferruginoso, insieme ad altre acque presenti nelle campagne paternesi. Addirittura, se ne contavano 1.000, certamente una cifra gonfiata per evidenziare la ricchezza di acqua in queste contrade. Non soltanto l’Acqua grassa, quindi, ma anche altre sorgenti godevano presso gli antichi di ottima reputazione. Per esempio, si fa spesso menzione dell’Acqua rossa - oggi commercializzata o della sorgente Monafria. Quest’ ultima, in passato, era utilizzata per azionare le pesanti ruote dei mulini, mentre oggi, la si sfrutta per l’irrigazione degli agrumeti, nonché nelle luppinàre - cioè le grandi vasche dove si effettua la lavorazione dei lupini. Qui i semi, messi in ceste cilindriche, vengono sottoposti all’azione dell’acqua corrente per alcuni giorni, per privarli del gusto amaro e successivamente vengono cotti in caldaie e salati, pronti per la vendita. Ritornando alla Fonte Maimonide o dell’Acqua grassa, essa si trova nelle vicinanze delle famose Salinelle, e tra Otto e Novecento visse i suoi “momenti di gloria”. Difatti, quest’acqua ferruginosa e ricca di anidride carbonica, che tinge di rosso le pietre su cui scorre, veniva addirittura esportata in tutta la provincia di Catania e oltre, poiché ritenuta di grande utilità per le sue spiccate qualità medicinali. Un piccolo stabilimento che sorgeva vicino alla fonte, estraeva anche dall’acqua l’anidride carbonica. continua a pagina 11 Sopra: il nuovo ingresso PK piedino interno mm 212 x mm 70 B/N 10 I PATERNESI PK mm 212 x mm 301 Colore GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 11 I PATERNESI GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 segue da pagina 9 Nel Settecento, Vincenzo Chisari, importante medico paternese che fece sull’acqua delle accurate analisi - per cui fu ricordato dallo storico catanese Scinà -, ne comprese l’importanza per l’uso di bagni a scopo terapeutico. Si realizzò dunque un bagno pubblico nei pressi della Fonte, ma esso venne distrutto alla fine dell’ Ottocento. Numerosi uomini di scienza e di storia si occuparono del liquido della fonte Maimonide: Deodat Dolomieue, nei suoi studi sui prodotti dell’Etna, ne parlò con molto interesse come acqua acidula perché ricca di acido carbonico - addirittura, era ritenuta simile, se non superiore, alla consimile acqua di Vichy -; nel 1853, invece, Agostino Giuffrida, docente all’Università di Catania, ne parlò nel suo Quaesita medica, mentre ancora prima, nel Settecento, a parlarne fu anche lo storico Vito Amico nel suo Lessico topografico; nell’Ottocento a decantarne caratteristiche e pregi fu poi il Ferrara, celebre storico catanese. Ma, il primo a occuparsi in maniera più accurata dell’Acqua grassa fu il medico e fisico palermitano Giuseppe De Gregorio il quale, nel 1760, ne fece un’accurata analisi, i cui risultati furono pubblicati in un opuscolo intitolato Delle acque acidule della Sotto: Interno della Fonte Maimonide città di Paternò. Vi si scrisse che l’Acqua grassa aveva proprietà diuretiche e purgative, ed era anche adatta per combattere diverse malattie, quali piaghe e affezioni della pelle. Tanti altri, specialmente nell’ Ottocento, furono gli scienziati attratti da questa “acqua miracolosa” - come recitava uno slogan lanciato per la commercializzazione del prezioso liquido -, gareggian- do nell’analizzarla e nel descriverne pregi e virtù: Alfio Ferrara, Carmelo Maravigna, Giuseppe Costanzo e Orazio Silvestri sono i nomi che vanno aggiunti agli altri citati. Il Silvestri, nel 1882, ne pubblico un’attenta analisi chimica correlata da molteplici e importanti notizie e osservazioni. Ma, alla Fonte Maimonide sono legate anche una serie di suggestive leggende, che ne fanno un luo- go ancor più interessante. Queste sono strettamente connesse al nome della stessa, le cui origini sono tutt’altro che chiare. Difatti, nel corso dei secoli, diversi studiosi si sono avvicendati nell’individuarne la giusta etimologia. A riguardo, la tesi più plausibile sembrerebbe quella che ne attribuisce il significato a due parole PK piedino interno mm 212 x mm 143,5 B/N continua a pagina 13 12 I PATERNESI PK mm 212 x mm 301 Colore GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 13 I PATERNESI GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 segue da pagina 11 ebraiche, majim, acqua, e monah, distribuire, quindi: fonte distributrice d’acqua. Per altri, il nome Maimonide deriverebbe dalla leggenda del Gatto Maimonide, figura fantastica e orribile che appariva nei pressi della sorgente per spaventare coloro che intendevano sfruttare i benefici dell’acqua a scopo di lucro. La fantasia popolare identificò poi Maimonide con un indefinito e crudele invasore saraceno. Un certo Goito Maimone, proveniente dalla Spagna nell’XI secolo, prima dell’arrivo dei Normanni; quindi uno spauracchio dei cristiani. Questo il racconto riportato da fonti arabe: Giafar II, emiro della Sicilia, voleva riscuotere con la forza dei dazi eccessivi, ma Jusaph, suo padre, lo richiamò in Africa e vi sostituì il secondogenito Alì. Questi governò con tanta bontà, tanto da permettere ai cristiani di esprimere liberamente il loro culto. Ciò irritò il crudele generale Goito Maimone il quale venne in Sicilia per umiliare e opprimere Alì e i cristiani. Giungendo da Patti sembra sia passato da Paternò (allora Batarnù) per giungere a Siracusa, lasciando nei luoghi che attraversava i segni della sua crudeltà. Secondo questa leggenda, quindi, la denominazione deriverebbe da questo soldato saraceno, il quale si poneva in agguato nei dintorni della sorgente, e da qui usciva improvvisamente per scagliarsi contro chiunque e per devastare le campagne. Successivamente, dal nome Goito nacque la già citata leggenda, del Gatto mammone, un gatto (per altri una scimmia) che aveva il suo covo nel luogo in cui sorge la Fonte. Addirittura, i più superstiziosi tra il popolo, crearono una invocazione scaramantica contro questo spauracchio, affinché si allontanasse nel momento in cui ci si doveva accostare alla sorgente o per bere o per tingere i panni grazie a una preventiva preparazione e all’immersione degli stessi nell’acqua. Gattu Mammuni, ti dugnu lu cudduruni, si mi tingi lu miu rubbittuni e cioè: Gatto mammone ti do la mia focaccia se mi aiuti a tingere i miei panni, ripetevano quindi continuamente le donne che si avvicinavano al luogo nei momenti di maggiore solitudine. Ma, pensare che queste superstizioni siano frutto solo dei secoli passati è un errore. Difatti, come alcuni ancora ricordano, in tempi a noi recenti si è gridato ancora al mostro. Era l’anno 1981, quando, stando ai racconti di alcuni testimoni oculari, proprio nei dintorni agresti della fonte Maimonide, venne avvistato più volte uno strano animale. Sotto: la Fontanella con la celebre Acqua grassa che sgorga da un rubinetto di ottone Addirittura, un uomo raccontò di aver visto un grosso rettile divorare un cane. Subito nacque la leggenda - oggi la chiameremmo metropolitana - d’o mostru ‘i l’ Acqua rassa: il mostro dell’acqua grassa. Ritornando brevemente all’ etimologia del termine Maimonide, è però d’obbligo citare l’ultima tesi, pronunciata nel 2006 dal professor Angelino Cunsolo. Secondo Cunsolo, il termine deriverebbe palesemente, e semplicemente, dal nome del celebre medico e filosofo ebreo Mosè Maimonide, vissuto in Spagna tra il XI e il XIII secolo. Una tesi che si aggiunge alle altre. Intanto, tra leggende e trattatelli sulle sue virtù, la Fonte Maimonide è stata riaperta, e l’acqua grassa è ritornata a scorrere per deliziare, come da tradizione plurisecolare, il palato dei paternesi. Questo luogo, più volte edificato e tante volte distrutto e abbandonato, è finalmente risorto, con tutto il suo carico di storia e leggende. PK piedino interno mm 212 x mm 143,5 COLORE 14 I PATERNESI GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 Tutti giovani marmotte IMPEGNARSI A FONDO PER COSTRUIRE UN MONDO MIGLIORE Proseguiamo il nostro viaggio fra i movimenti scout cittadini parlando dell’Agesci Paternò quinto, il gruppo più giovane del territorio che opera in pieno centro storico U na tradizione che affonda le proprie radici nell’immediato dopoguerra e che ai giorni nostri permette all’Associazione guide e scout cattolici d’Italia di annoverare, a Paternò, ben cinque gruppi: di fatto uno ogni diecimila abitanti. Una media invidiabile se si considera la variegata realtà dell’associazionismo cittadino, una scelta di vita che va al di là delle mode del momento, delle tante distrazioni della società contemporanea. Decine e decine i giovani ancor oggi affascinati dal metodo educativo di lord Robert Baden Powell, il padre nobile dello scoutismo mondiale. “Cinque gruppi, cinque dita della stessa mano”. Un’immagine di comunità allargata che ben si coniuga con il più autentico spirito scout. A esprimere il concetto Turi Mazzamuto, uno dei capi storici dello scoutismo cittadino, oggi impegnato nel Paternò qunito. Nato una decina di anni fa, è il più giovane de cinque gruppi e opera in pieno centro storico, avendo la parrocchia di San Michele Arcangelo - retta da Padre Alessandro Ronsisvalle - come riferimento. “Il fenomeno scoutistico a Paternò - afferma - è molto, e ha una base storica che merita di essere ricordata ai più giovani, partendo dalla figura di padre Enrico Berger (un domenicano francese, rettore del Santuario Maria Santissima della Consolazione) che dal 1954 in poi avviò tanti ragazzi all’esperienza scout”. Padre Berger, religioso giunto a Paternò un po’ per caso, un po’ - a quanto risulta - per punizione, amò moltissimo la nostra città, tanto da arrivare a dire: Io non vorrei mai abbandonare Paternò, Sopra: Padre Berger e una delle prima squadriglie di scout paternesi PK piedino interno mm 212 x mm 143,5 B/N continua a pagina 16 15 I PATERNESI GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 Le vostre istantanee I nonni Pina e Pippo Furnari e Maria Lo Bello sono orgogliosi di annunciare la nascita della loro bellissima nipotina Mara. Colgono l’occasione per augurare ai genitori Massimo e Antonella tanta felicità, e noi della redazione de I Paternesi, non possiamo far altro che unirci a loro Le immagini da pubblicare vanno fatte pervenire al nostro fotografo: Foto flash di Orazio Oliveri, via Vittorio Emanuele 324 Paternò Tel.095/841087 -. 347/1742823 o inviate agli indirizzi e-mail: [email protected] o [email protected] PK piedino interno mm 212 x mm 143,5 COLORE 16 I PATERNESI GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 Tutti giovani marmotte segue da pagina 14 che è una grande promessa per l’avvenire. Venne accontentato e finì con il concludere qui la sua esperienza terrena. Da allora riposa nel cimitero monumentale, sulla Collina. “Quello di padre Enrico - continua il nostro interlocutore - è un testamento spirituale per tutti gli scout: mai abbandonare la speranza che educando le giovani generazioni ci sia un miglioramento della nostra città, dell’intera società. Educazione ai sani principi, ai valori dell’accoglienza, della solidarietà, della famiglia, dell’onestà, sono questi i concetti centrali, e attuali anche ai giorni nostri. Da grande uomo di cultura qual era il domenicano francese capì le enormi potenzialità del metodo scout. Ma se nel dopo- Sopra: la chiesa di San Michele Arcangelo guerra quest’opera poteva essere in qualche modo marginale, perché si rivolgeva a piccole nicchie e perché le agenzie educative (scuola e famiglia in primo luogo) funzionavano meglio di oggi, ai giorni nostri la situazione si è capovolta. Il nostro intervento è sempre più determinante”. Da qui la necessità di modificare l’immagine stereotipata degli scout intesi come i bontemponi che vanno a giocare nei boschi con l’ aria scanzonata. Chi, nel ruolo di capo, si cimenta nello scoutismo sa di essere chiamato a svolgere una missione: educare i giovani di oggi a diventare gli adulti di domani. “Il lato scoraggiante di questo nobile servizio - afferma Mazzamuto - sta nel fatto che le trasforma- PK quarto di pagina mm 104 x mm 119 B/N zioni avvengono in lunghi periodi e non sempre chi si spende per questa causa vede i frutti del proprio lavoro ripagati. Il nostro compito è però quello di lasciare il mondo un po’ migliore di come l’ abbiamo trovato e per questo dobbiamo continuare a impegnarci”. “Oggi a Paternò - prosegue operano cinque gruppi e al di là dell’aspetto strettamente numerico voglio sottolineare, anche a nome di tanti altri capi, che la speranza è quella di vedere gli scout operare fuori dalle loro sedi per intervenire nell’ambito sociale, per interagire con il territorio. Questa è la nuova frontiera dello scoutismo e serve maggiore sensibilità di fronte ai segni della storia. Bisogna fare qualcosa per prevenire l’abbandono scolastico, il bullismo, la micro-criminalità. Non mancano di certo gli ambiti di intervento. È necessario che gli adulti-educatori si raccordino di più tra loro per affrontare queste tematiche, per estenderle ai ragazzi. Lo dico perché a mio parere i nostri giovani, grazie ai mezzi di comunicazione, sanno spesso quello che accade a migliaia di chilometri di distanza, ignorando però la realtà che li circonda”. Nel concludere il proprio intervento Mazzamuto lancia un’interessante proposta alla prossima Amministrazione comunale: intitolare - in occasione del centenario dalla fondazione dello scoutismo, che ricorre proprio quest’ anno - due strade di Paternò a lord Baden Powell e padre Berger, fulgidi esempi di impegno sociale e attenzione per il prossimo. Un modo, semplice ed efficace, per rendere onore a due benefattori, saldando ancor più il già stretto legame che intercorre tra la comunità locale e il movimento scoutistico. PK piedino interno mm 212 x mm 70 B/N GIORGIO CICCIARELLA 17 I PATERNESI PK mm 212 x mm 301 Colore GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 18 I PATERNESI GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 Club e associazioni IL LATO FEMMINILE DEL VOLONTARIATO MADE IN PATERNÒ La sezione cittadina della Fidapa nacque nel 1983 e da allora sono stati tanti i progetti, le iniziative e i programmi promossi in numerosi settori del sociale Sopra: alcune socie del gruppo con la Pannitteri (terza da destra) D onne impegnate a 360 gradi nei settori portanti della società civile. Donne che si spendono, volontariamente, progettando e realizzando iniziative, divenute, spesso, determinanti per offrire un sostegno concreto alle istituzioni pubbliche. Stiamo parlando dell’associazione femminile Fidapa, sigla racchiudente la forza e la concretezza di un’associazione che da ventiquattro anni opera sul territorio paternese. La Federazione italiana donne arti professione affari nacque, come sezione, a Paternò nel 1983 e da allora sono stati tanti i progetti, le iniziative e i programmi promossi in campo sociale, nel settore economico, culturale e sanitario. Oggi l’associazione può contare sulla forza di quarantaquattro donne, guidate dall’attuale presidente, Salvina Sambataro. Una gestione, la sua, giunta quasi alla PK quarto di pagina mm 104 x mm 119 scadenza - la Fidapa rinnova le cariche del direttivo ogni due anni cosicché l’incontro si presenta come un’occasione per conoscere il gruppo e fare un bilancio degli ultimi due anni trascorsi. “Per me - evidenzia la presidente Salvina Sambataro - è stata un’esperienza positiva ed entusiasmante. Abbiamo portato a termine numerose attività, tante importanti. Questa è la dimostrazione che la ricchezza degli uomini, sono gli uomini stessi. Abbiamo dimostrato che con impegno e costanza si riescono a fare grandi cose e voglio sottolineare come quanto ottenuto sia il risultato non di una singola persona ma del gruppo. In questo biennio di presidenza, sono stata circondata da donne che con passione e determinazione, superando tutti gli ostacoli incontrati, hanno affrontato insieme a me questo impervio tratto di strada”. Nel biennio della presidenza Sotto: la presidente Salvina Sambataro Sambataro, come già accennato, sono state tante le iniziative portate a termine. Su tutte possiamo citare i tre progetti più importanti, tutti ancora in itinere: Scalinata settecentesca itinerario d’arte, Il colore della salute rossoarancio - Management del rilancio economico, e infine il progetto Prevenzione Hpv: nuovi orizzonti per la salute - per la prevenzione del PK piedino interno mm 212 x mm 70 B/N 19 I PATERNESI Club e associazioni tumore al collo dell’utero, lanciato nelle scuole paternesi con una campagna informativa e realizzato in collaborazione con l’Ausl 3 e il consultorio familiare. Il primo progetto, è stato presentato lo scorso anno all’Amministrazione comunale - al momento si attendono i finanziamenti - e ha lo scopo di rivalutare la scalinata settecentesca. Un progetto culturale importante che alla luce degli interventi di recupero del bene storico-architettonico, partiti in queste settimane, riveste una notevole importanza. Da realizzare in collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di Catania, il programma d’intervento della Fidapa GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 Sotto: la Fidapa a Milano prevede la partecipazione di giovani pittori per dipingere le nicchie della scalinata. “Un’idea che ha una finalità triplice - spiega la Sambataro - riconsegnare il giusto valore, storico, architettonico e culturale alla scalinata, scoprire nuovi talenti pittorici che si contenderanno, con un concorso, il dipinto più bello, e trasformare questo bene culturale da statico in animato”. Il secondo progetto, in campo economico, ha puntato a rivalutare la principale fonte di ricchezza per la città di Paternò: l’arancia. Con un lavoro di due mesi, le socie della Fidapa sono riuscite a mettere insieme dieci commercianti e portarli a Milano, per partecipare a un road show di due giorni. Un’ occasione per far gustare il prodotto tipico paternese e far conoscere, attraverso un dvd, la città di Paternò e i suoi beni. Nella due giorni sono stati oltre ventimila i visitatori dello spazio Fidapa, che ha anche distribuito circa 12000 retine di arance, e 15000 spremute. Contattati, inoltre, i direttori dei grossi centri di distribuzione per una capillare diffusione del prodotto paternese. Il progetto si è concluso nei giorni scorsi, con un convegno dove sono stati chiesti l’apertura di uno sportello per l’agricoltura, l’organizzazione di corsi di formazione sull’arancia e la costituzione di un marchio di qualità. Terza e ultima iniziativa - ma non per ordine d’importanza - è il progetto Hpv. E nessuno meglio della presidente Sambataro, biologa del servizio di Laboratorio d’analisi, dell’ospedale Santissimo Salvatore di Paternò, può capire l’importanza della prevenzione. Alla luce della scoperta del vaccino contro l’Hpv, già disponibile in Italia, il progetto della Fidapa, e quindi la campagna informativa alle adolescenti, diventa fondamentale. Per capire l’importanza di quest’ ultimo progetto, basta analizzare un dato: ogni anno in Sicilia vengono diagnosticati da 500 a 700 nuovi casi di Hpv, causa del cancro del collo dell’utero e seconda causa di morte per patologie oncologiche nelle giovani donne. Nella nostra Isola, quasi la metà dei nuovi casi diagnosticati ogni anno è mortale. Per contrastare la diffusione del virus importante è anche una corretta vita sessuale, ed è per questo che il principale argomento degli incontri svolti nelle scuole è stata proprio l’educazione sessuale. Un progetto pilota, questo della Fidapa, che potrebbe estendersi agli altri Comuni della provincia. Un cenno, infine, per il talk show, organizzato nei mesi scorsi su Donne Sicilia impresa condotto dalla giornalista Rai Adriana Pannitteri. Nel corso dell’appuntamento, sono state premiate l’ imprenditrice Ada Distefano, Amministratore unico della Advanced technology solutions e la responsabile comunicazione e marketing Vini Planeta, Francesca Planeta. “Mi auguro - conclude la presidente Sambataro - che il nuovo direttivo continui con lo stesso entusiasmo. Sono convinta, come abbiamo dimostrato, che la Fidapa per crescere debba esternalizzare le proprie risorse. Se si rimane nel chiuso dell’associazione non si riescono a ottenere gli stessi risultati”. PK piedone interno mm 212 x mm 143,5 B/N MARY SOTTILE 20 I PATERNESI GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 Ballare con I Paternesi LASCIARSI TRASCINARE D A L L A PA S S I O N E D E L TA N G O A R G E N T I N O Un nuovo spazio tutto dedicato alla danza, in cui Antonino Fallica ci spiega storia e passi fondamentali dei balli più famosi e richiesti N egli ultimi anni, sopratutto grazie a film e programmi televisivi di grande successo che ne hanno fatto riscoprire la bellezza, è tornata prepotente, negli italiani, la passione per la danza. Per questo motivo, abbiamo deciso di dar vita a un nuovo spazio in cui forniremo alcuni cenni storici sui balli di coppia più famosi e ne spiegheremo i passi base grazie al contributo del maestro di danza sportiva Antonino Fallica che oggi, in questo nostro primo appuntamento, ci parla di tango. Argentino, naturalmente. “Ieri si ballava la disco dance - esordisce il maestro -, poi è arrivato il turno del caraibico. Oggi, si balla sempre di più la milonga, il vero fenomeno del momento, che sta affermandosi sempre più anche nella nostra provincia e tra i nostri concittadini”. A Paternò, infatti, l’amore per questo ballo sembra affondar radici nei ricordi dei nostri nonni che, tra una danza e l’altra, riuscivano a socializzare e divertirsi in occasioni come il Carnevale o le feste in casa approntate al momento. Eppure, ci fu un periodo in cui il tango fu bandito come ballo scabroso. Dovette addirittura intervenire il Papa per tranquillizzare gli animi dei perbenisti e decidere le sorti di uno stile che, nato come fenomeno di costume alla fine dell’Ottocento in Sud America, ebbe la sua patria proprio a Buenos Aires, capitale argentina. A tal proposito il presidente dell’Escuela de baile Non solo danza afferma come “da due anni a questa parte, molti bambini studiano il tango sia per gareggiare che per provare nuove emozioni. I risultati sono ottimi, visto che tra i nostri competitori abbiamo dei campioni d’Italia. La nostra maestra Graziella Pulvirenti, anch’essa campionessa di tango argentino, sta facendo un lavoro attento tra i nostri allievi, spiegando quelli che sono i principi fondamentali, la cultura e le origini del tango”. Occorre inoltre sottolineare come Non solo danza organizzi periodicamente degli stage, ultimo dei quali quello con i due famosi maestri Argentini Vicky & Leo - ballerini e coreografi dell’ Ufficio culturale dell’ambasciata della Repubblica Argentina in Italia - nonché allenamenti serali domenicali che si effettuano nella sede dell’ associazione (Via Bellia 356, Paternò). “Il tango argentino - riprende Fallica - è il ballo più sensuale e avvolgente che conosca e non sarebbe tale se non avesse l’abbraccio. Questa danza racconta l’incontro di due persone che stringendosi l’un l’altro provano delle emozioni sempre nuove e ogni volta più intense. Non a caso, un famoso detto riferito al tango recita: uno più uno uguale a uno. La coppia è quindi intesa come un’unica entità”. Inserito tra le tre discipline delle danze argentine, i passi base del tango possono essere semplici nel contesto, ma difficili nell’esecuzione perché è di vitale importanza l’equilibrio all’interno della coppia. I comandi sono a carico dell’uomo, che improvvisa e interpreta il tutto in base alle sensazioni che il brano gli suggerisce. La donna, invece, esegue i passi con sensualità e movenze che avvolgono anche il compagno. Adorni, ganchos, lapis e barridas trasferiscono allo spettatore una sensualità unica. I passi base, sia per l’uomo che per la donna, sono otto. L’uomo inizia col piede destro indietro, seguito dalla donna col sinistro avanti. Lui continua con la gamba sinistra a lato, destra a lato per la donna. Il passo tre per l’uomo è un’uscita in esterno con la gamba destra fuori delle gambe di lei, sinistro indietro per la donna. Nel passo quattro l’uomo porta la gamba sinistra in avanti, mentre la donna porta la gamba destra indietro. Nel passo cinque lui, con un piccolo comando, permette alla donna di eseguire un passo incrociato con la gamba sinistra sulla destra, chiudendo con la gamba destra. Eccoci così al passo sei, dove l’uomo ruota il busto di un quarto e, contemporaneamente, porta la gamba sinistra in avanti. La donna va indietro con la gamba destra seguendo la direzione indicata dall’uomo. Il passo sette vede poi l’uomo portare la gamba destra a lato, sinistra a lato per la donna. Infine, nel passo otto, l’uomo chiude con la gamba sinistra seguito dalla destra della donna. “Certamente - conclude Fallica - coloro che saranno catturati da quest’entusiasmante ballo non si accontenteranno soltanto di questi semplici passi base. Il tango argentino è uno strumento che aiuta a sentire il proprio corpo, recuperare le emozioni perdute e, con loro, una vitalità ed energia forse accantonate in un angolo nascosto del nostro cuore. Occorrono tre componenti: tecnica, cervello e, soprattutto, partecipazione emotiva. Accostatevi a questa disciplina. Sarà un’emozione unica”. GENNARO CORONE 21 I PATERNESI GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 Fede rossazzurra L’ANNO PROSSIMO SARÀ TUTTA UN’ALTRA STORIA Dopo la conquista della salvezza matematica, il difensore Giuseppe Fallea analizza la stagione del Paternò Calcio, pensando al suo futuro e a quello del gruppo PK quarto di pagina mm 104 x mm 119 P artita tra mille difficoltà, la stagione del Paternò Calcio si è chiusa con un bilancio positivo. Seppur con qualche affanno, infatti, è stata centrata la salvezza - quella che fin dall’estate è sempre stato considerato il primo obiettivo stagionale - ed è quindi lecita la soddisfazione espressa dalla società rossazzurra. Uno dei punti fermi del campionato appena concluso è stato senza dubbio Giuseppe Fallea, giovane difensore agrigentino (classe 1988) arrivato a stagione in corso e alla sua prima esperienza in un campionato duro e impegnativo come la serie D. “Posso ritenermi soddisfatto - dice Fallea - sopratutto perché sono stato costretto ad adattarmi a un ruolo un po’ diverso dal mio, dato che da centrale di difesa il mister continua a pagina 23 PK piedino interno mm 212 x mm 70 B/N 22 I PATERNESI GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 Cartoline da Paternò Ogni città, si sa, di notte assume un fascino tutto particolare. Non è sempre facile, però, riuscire a catturare la loro bellezza in una singola immagine. Per questo motivo, il nostro Orazio Oliveri, nello scatto che vi proponiamo ci dimostra tutta la sua bravura e ci fa innamorare ancora un po’ di più della nostra magnifica Paternò Le immagini da pubblicare vanno fatte pervenire al nostro fotografo: Foto flash di Orazio Oliveri, via Vittorio Emanuele 324 Paternò Tel.095/841087 -. 347/1742823 o inviate agli indirizzi e-mail: [email protected] o [email protected] PK piedino interno mm 212 x mm 143,5 COLORE 23 I PATERNESI GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007 Fede rossazzurra segue da pagina 21 mi ha spostato sulla fascia destra. L’importante però è giocare e poter dare il proprio contributo alla causa”. La stagione del Paternò Calcio ha subito una svolta decisiva con il cambio di allenatore, quando Angelo Busetta è tornato a sedere sulla panchina rossazzurra. Ed è proprio al tenace tecnico che Fallea desidera dedicare la conquista della salvezza. “Devo ringraziarlo tantissimo - conferma - perché, fin dal primo giorno, ha rasserenato l’ambiente con la sua esperienza e la sua competenza. Personalmente ho una grande stima di Busetta, perché cerca quotidianamente di farmi crescere sotto tutti i punti di vista, donandomi consigli preziosi. Il più importante è senza dubbio quello di non cambiare mentalità, di restare sempre umile”. Passando alla stagione di tutto il gruppo paternese, è inevitabile il rammarico per un obiettivo, quello dei play-off, che a un certo punto della stagione sembrava davvero a portata di mano. “Il raggiungimento degli spareggi promozione - riprende il dfensore - sarebbe stato un grande premio alla nostra stagione. Purtroppo siamo un po’ mancati nel derby contro l’Adrano, che poteva rappresentare una svolta. Venivamo da una grande prestazione in casa della Sangiuseppese (promossa in serie C2) e forse abbiamo accusato un po’ di tensione. Non siamo stati abbastanza freddi e poi, senza nulla togliere a Varrica, mancava il nostro bomber Lo Coco che quest’anno, con i suoi gol, ci ha dato una grossa mano. Comunque l’importante era salvarci e ci siamo riusciti. L’ anno prossimo sono convinto che sarà tutta un’altra storia”. E proprio in ottica futura che la società sta cominciando a lavorare PK quarto di pagina mm 104 x mm 119 B/N per costruire, per la stagione 2007/ 2008, un Paternò forte e competitivo. Fallea dovrebbe continuare a far parte del progetto, anche se non è ancora stato messo nero su bianco. “Ho già avuto qualche contatto con la società - spiega - ma non è stata presa una decisione definitiva. C’è ancora tempo per discuterne. Personalmente spero di continuare quest’avventura anche nella prossima stagione e di ritrovare molti dei miei compagni. Mi sono integrato bene all’interno del gruppo soprattutto con Lo Coco, Cicutti e con i compagni di stanza Candido e Lunetto”. Tra pochi giorni mister Busetta ordinerà ai suoi ragazzi il rompete le righe. Per quest’anno va bene cosi, l’ anno prossimo - lo dice Fallea e ci crede tutto l’ambiente - sarà tutta un’altra storia. ANTONINO SAMBATARO PK piedino interno mm 212 x mm 70 B/N 24 I PATERNESI PK mm 212 x mm 301 Colore GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2007