SEZIONE PASTORALE CAP. 8 – ALCUNE PREMESSE SULL’EVANGELIZZAZIONE SCHEMA DEL CAPITOLO Introduzione 1.La Pastorale della Salute negli ultimi decenni 2.Percorsi di evangelizzazione 2.1.Conoscere 2.1.1.L’aspetto antropologico 2.1.2.L’aspetto economico 2.2.La pastorale 2.3.Dalla riflessione all’evangelizzazione 2.3.1.Sensibilizzazione 2.3.2.Coordinamento 2.3.3.Formazione Introduzione “Evangelizzare” è un dovere prioritario per il battezzato e la ragione d’essere della Chiesa. E’ questo un impegno che si offuscò in alcuni periodi della storia della Chiesa ma con il Concilio Vaticano II, anche a seguito delle vistose trasformazioni in atto, riprese vigore con un crescendo negli ultimi decenni, forse più a livello di documenti che di pratica. Si pensi, ad esempio, all’enciclica “Evangeli nuntiandi” del beato papa Paolo VI e ai chiari input degli ultimi papi fino a Benedetto XVI che istituì “Il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione” (21 settembre 2010) e convocò un Sinodo dei Vescovi sul tema: "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana" (728 ottobre 2012). Papa Francesco, nella prima omelia da pontefice chiarì che evangelizzare significa “Confessare Gesù Cristo”; se la Chiesa rinuncia a questo si trasforma in una “ONG assistenziale”; anzi peggio: “Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio”1. Papa Bergoglio inseguito riprese più volte questo tema concretizzandolo organicamente nell’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” (2003) che nelle frasi iniziali evidenzia i benefici dell’evangelizzazione: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. In questa Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni”2. 1 2 PAPA FRANCESCO, Omelia 14 marzo 2013. PAPA FRANCESCO, Evangelii gaudium, n. 1. 113 Anche noi, come introduzione a questa sezione del Manuale denominata “Pastorale”, vogliamo riflettere sull’ “evangelizzazione in sanità” per fornire delle “linee guida”, declinandole nei prossimi capitoli guardando al DOVE, a CHI e al COME. -Dove: in ospedale e sul territorio. -Chi: le persone che evangelizzano e chi è destinatario dell’evangelizzazione (malati, famigliari, operatori sanitari). -Come: utilizzando al meglio gli strumenti di comunione e corresponsabilità e valorizzando momenti spirituali e rituali (sacramenti) ma anche percorsi fondati sull’incontro con la persona (relazione d’aiuto) o metodologie che rendono più umani gli ambienti di cura (umanizzazione). Due suggerimenti da non scordare. Il primo è di papa Benedetto XVI: “Il mondo di oggi ha bisogno di persone che annuncino e testimonino che è Cristo ad insegnarci l’arte di vivere, la strada della vera felicità, perché è Lui stesso la strada della vita; persone che tengano prima di tutto esse stesse lo sguardo fisso su Gesù il Figlio di Dio: la parola dell’annuncio deve essere sempre immersa in un rapporto intenso con Lui, in un’intensa vita di preghiera. Il mondo di oggi ha bisogno di persone che parlino a Dio, per poter parlare di Dio. E dobbiamo anche ricordare sempre che Gesù non ha redento il mondo con belle parole o mezzi vistosi, ma con la sua sofferenza e la sua morte”3. Il secondo è di papa Francesco: “è necessario recuperare la propria identità senza avere complessi di inferiorità che portano poi ad “occultare la propria identità e le convinzioni… che finiscono per soffocare la gioia della missione in una specie di ossessione per essere come tutti gli altri e per avere quello che gli altri possiedono”4. Ciò fa cadere i cristiani in un “relativismo ancora più pericoloso di quello dottrinale”5 . 1.La Pastorale della Salute negli ultimi decenni “Si può capire l’attenzione della pastorale per ambienti particolari: gli operai, gli intellettuali, i giovani, il turismo e l’emigrazione, la famiglia e gli ecologisti: ma non dimentichiamo che al popolo dei malati e dei morenti apparterremo un giorno tutti quanti, anche noi: sarà il modo inevitabile di incontrare il Cristo che ci riconcilia e ci invita alla Sua Pasqua”6. Così si esprimeva Fra Pierluigi Marchesi, superiore generale dell’Ordine Ospedaliero di san Giovanni di Dio, il 15 ottobre 1983 al VI Sinodo dei Vescovi che ha trattato: “La riconciliazione e la penitenza nella missione della Chiesa”. Eravamo in un’epoca in cui la pastorale della salute era percepita come la “cenerentola” delle pastorali e si limitava, come abbiamo potuto notare in precedenza, prevalentemente a un’ azione sacramentale. Da quel lontano 1983 si è elaborata una visione più profonda e meglio articolata della missione della Chiesa nel mondo della salute e si è percorso proficuo cammino sia a livello di Chiesa Universale con l’Istituzione della “Pontificia Commissione per la Pastorale degli Operatori Sanitari”7 (1985) e della “Giornata Mondiale 3 BENEDETTO XVI, Discorso al Convegno sulla nuova evangelizzazione, 16 ottobre 2011. Evangelii gaudium, op. cit., n. 79. 5 Evangelii gaudium, op. cit. n. 80. 6 G. CERVELLERA – G.M. COMOLLI, Ospitare l’uomo. La vita di fra Pierluigi Marchesi, Ancora, Milano 2012, pg. 89. 7 Divenuta con la riforma della Curia Romana attuata dalla Costituzione apostolica “Pastor bonus” del 28 giugno 1988, “Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari”. 4 114 del Malato” (1993) sia a livello di Chiesa Italiana che nella sessione autunnale del Consiglio Permanente della CEI nel settembre 1996 istituì “l’Ufficio Nazionale per la pastorale della sanità”. Di notevole importanza furono le Note: “La pastorale della salute nella Chiesa Italiana. Linee di Pastorale Sanitaria” (1989) e “Predicate il Vangelo e curate i malati. La comunità cristiana e la pastorale della salute” (2006) che fornirono le fondamenta per la realizzazione di questa pastorale riassunte nell’opuscolo predisposto dall’ “Ufficio Nazionale per la pastorale della salute”: “Dal testo al contesto, dal documento al comportamento. Linee guida per l’approfondimento della Nota”(Predicate il Vangelo e curate i malati”) (2014). Anche la maggior parte delle diocesi italiane istituì Uffici e Consulte di Pastorale della Salute oltre che intraprendere progetti in vari settori. Ogni anno, milioni di persone, transitano attraverso le centinaia di ospedali sparsi in tutta Italia e altre migliaia di malati sono presenti sul territorio, cioè nelle comunità parrocchiali. Troviamo, inoltre, una moltitudine di individui che operano nelle strutture assistenziali e socio-assistenziali come medici, ricercatori, infermieri, amministrativi, tecnici e volontari… La pastorale della salute si occupa di loro, abbracciando un target vasto e variegato e molteplici settori riguardanti la salute e la malattia, l’ospedale e il territorio, la cura e l’assistenza, la ricerca e la sperimentazione, le politiche sanitarie e l’equa allocazione delle risorse, l’educazione alla salute e la prevenzione. Possiamo quindi definire “il mondo della salute” “i luoghi più emblematici” di ciò che è umano e il crocevia delle grandi speranze e delle profonde delusioni della persona. “E’ a questo mondo della sanità, caratterizzato da luci ed ombre, che la Chiesa, in forza della sua missione, è chiamata ad aprirsi, animata da speranza, da spirito di collaborazione e dalla volontà di rendere un contributo essenziale alla salvezza dell’uomo”8. La pastorale della salute, intesa come “la presenza e l’azione della Chiesa per recare la luce e la grazia del Signore a coloro che soffrono e a quanti ne prendono cura”9, mostra alcuni percorsi affinché la Chiesa continui l’azione guaritrice di Cristo nella sanità attuale, a servizio della vita, ponendosi a fianco della medicina e dell’assistenza e fornendo risposte ai quesiti esistenziali sulla sofferenza, sul dolore e sulla morte. Nel numero 21 della Nota: “La pastorale della salute nella Chiesa Italiana. Linee di Pastorale Sanitaria” si rilevano alcuni aspetti che meritano particolare attenzione: priorità dell’evangelizzazione e della catechesi; la celebrazione dei sacramenti 10; l’umanizzazione della medicina e dell’assistenza ai malati11; la rilevanza dei problemi etici-morali12. 2.Percorsi di evangelizzazione 2.1.CONOSCERE Il punto di partenza per progettare un adeguato percorso di evangelizzazione è il conoscere la realtà dove questo sarà attualizzato, cioè il mondo della salute che “è uno 8 CONSULTA NAZIONALE CEI PER LA PASTORALE DELLA SANITÀ, La pastorale della salute nella Chiesa italiana. Linee di pastorale sanitaria, Roma 1989, n. 12. 9 La pastorale della salute nella Chiesa italiana. Linee di pastorale sanitaria, op. cit., n. 19. 10 Cfr. capitolo 14 di questo Manuale. 11 Cfr. capitolo 16 di questo Manuale. 12 Cfr. Corso di Bioetica Online presente in questo sito. 115 specchio significativo della società attuale, di cui costituisce uno dei più importanti crocevia”13. Un’interessante descrizione è presente nella prima parte della Nota “Predicate il vangelo e curate i malati. La comunità cristiana e la pastorale della salute” a cui rimandiamo il lettore14. “L’assetto attuale del mondo della salute va compreso anche alla luce di alcune tendenze della cultura contemporanea e del progresso scientifico e tecnico che hanno inciso sul modo di concepire la salute e la malattia, la vita e la morte”15. Di conseguenza, per comprendere la tipologia di pastorale da realizzare “è opportuno evidenziare l’attuale modello di società, rimarcando che per situarsi in termini esatti di fronte al mondo della salute occorre assumere un atteggiamento che porti a considerarlo nel più ampio contesto della società e della cultura in essa dominante, e a ritenerlo uno dei luoghi più significativi dove cogliere la trama culturale del nostro tempo. Infatti, come suggeriva Albert Camus, non sono i medici ma è la società a essere giudicata dal modo in cui in essa si soffre e si muore. Con queste parole, lo scrittore francese intendeva dire che il comportamento degli operatori sanitari nell’assistenza, prima che in ognuna delle persone trova le sue radici nella cultura e nella politica della società in cui essi lavorano”16. Dalla società, trasferendoci alla sanità, costatiamo che il progresso scientifico e tecnologico degli ultimi decenni ha allontanato la cura e, di conseguenza gli operatori sanitari, dalle esigenze del malato, svuotando le professioni sanitarie degli ideali filantropici, vanto della medicina ippocratica. Inoltre, nelle normative che governano la sanità, è evidente l’ottica aziendalista con una progressiva riduzione dei servizi. Anche il concetto di salute ha assunto una rilevanza straordinaria a livello culturale acquisendo, come precedentemente affermato, nuove connotazioni abbracciando le molteplici dimensioni dell’uomo, superando la sfera strettamente organica per abbracciare quella psico-somatica e ampliandosi al sociale. Nella continuazione della nostra analisi fermeremo l’attenzione unicamente su due aspetti che condizionano la sanità e perciò meritano una particolare attenzione anche a livello di evangelizzazione: l’aspetto antropologico e l’aspetto economico. 2.1.1.L’ASPETTO ANTROPOLOGICO L’aspetto antropologico predominante nella società attuale ricca di ambiguità e di contraddizioni, dove si sono compiuti significativi progressi per difendere i diritti dei più fragili ma si è costruito un ambiguo concetto di “qualità della vita” notevolmente divergente dalla nozione cristiana di “dignità e sacralità della vita”, esalta l’esistenza osservandola dal punto di vista dell’eterna giovinezza, dell’efficienza e del piacere, svalutando il limite e la fragilità che sono costitutivi del DNA di ogni uomo. Di conseguenza, chi non raggiunge un livello minimale di qualità o affronta situazioni di completa compromissione, senza possibilità di recupero, secondo la cultura attuale, smarrirebbe il significato dell’esistenza. Ma decantare questa prospettiva equivale a valorizzare unicamente la porzione di persona 13 A. BRUSCO – S. PINTOR, Sulle orme di Cristo medico. Manuale di teologia pastorale sanitaria, EDB, Bologna 1999,, pg. 60. 14 Cfr.: Predicate il vangelo e curate i malati. La comunità cristiana e la pastorale della salute, op. cit., nn. 5-18 15 COMMISSIONE EPISCOPALE PER IL SERVIZIO DELLA CARITÀ E DELLA SALUTE, Predicate il vangelo e curate i malati. La comunità cristiana e la pastorale della salute, 2006, n. 8. 16 Sulle orme di Cristo medico. Manuale di teologia pastorale sanitaria, op. cit., pp. 59-60. 116 riferibile alla materialità, tralasciando le dimensioni percepibili dai sensi (relazioni affettive, amore, amicizia, mutualità e solidarietà…) e l’aspetto spirituale. Non possiamo inoltre scordare il divario crescente tra l’avanzamento delle conoscenze tecnico-scientifiche e lo smarrimento dei fondamenti epistemologici e antropologici cui la medicina dovrebbe riferirsi, schiavi di un approccio neo-positivista che ha disgiunto la patologia che affligge l’uomo dalla persona malata. Dunque la sfida è “di armonizzare le due grandi logiche che troppo spesso si contrastano la supremazia nell’ambito di tutti i settori del vivere: la logica tecnica e la logica etica. La prima si lascia guidare dal principio della possibilità, l’altra dai valori” 17. Per questo possiamo affermare che la questione più drammatica della sanità odierna è la separazione della scienza dalla cultura etica-umanistica. 2.1.2.L’ASPETTO ECONOMICO Un altro importante problema che la sanità deve affrontare, e che in futuro condizionerà sempre di più la cura e l’assistenza, è quello economico passando da un’assistenza sanitaria che si faceva carico della salute del cittadino dalla “culla alla tomba” e giungendo, nel corso degli anni, a rendere sempre più evidente la logica delle tre “T”: tagli, ticket e tetti di spesa. Tutto ciò ha trasformato il malato da paziente in utente; gli strumenti di cura in materiale di consumo; gli operatori sanitari in burocrati spesso demotivati; i medici in amministratori condizionati dalla struttura, con il costante dilemma di dover scegliere tra i costi e la cura migliore, faticando a prescrivere al paziente quanto scienza e coscienza suggeriscono. Osservava D. Pellegrino: "La battaglia più dura che molti medici oggi si trovano a combattere (...) si risolve, principalmente, nel tentativo di riduzione dei costi della sanità”18. Per ragioni di obiettività, non possiamo tacere, che anche l’introduzione a carico del cittadino di gravosi ticket non solo non risolveranno il problema economico ma questi provvedimenti restituiranno in negativo “cattivi frutti”, con un aumento in futuro dei costi sanitari dovuti al peggioramento globale della salute. Già oggi, molti malati cronici, ha diradato gli accertamenti e in alcuni casi anche le terapie essenziali e gli “apparenti sani” faticano a seguire una debita prevenzione. 2.2.LA PASTORALE La Chiesa deve incarnarsi nella società senza identificarsi con essa, ma rimanerne l’anima. Però, una semplice conoscenza di una realtà, non è sufficiente per evangelizzare; è fondamentale ragionare sui meccanismi e sulle dinamiche che stanno alla base dei comportamenti di un popolo, cioè sui valori o disvalori; solo così è possibile influire sui problemi andando alle radici ed essere propositivi. “La pastorale sanitaria deve essere una pastorale che propone, che provoca e anche che contesta, violentemente se necessario, perché il vangelo è violenza (“Non sono venuto a portare la pace, sono venuto a portare il fuoco…”19. Per questo, l’arcivescovo Gaetano Bonicelli, in una Lettera pastorale alla sua diocesi (Siena) ammoniva: “Non dobbiamo dimenticare che la realtà complessa non 17 A. BRUSCO, La pastorale sanitaria nell’attuale contesto sociale, in AA. VV, Progettualità ecclesiale nel mondo della salute, Salcom, Bedero di Bresso (Va) 1995, pg. 35. 18 D. PELLEGRINO – A. TOMASMA, Medicina per vocazione, EDB, Roma 1992, pg. 32. 19 A PLOTTI, La comunità cristiana nel mondo della salute fra unità e molteplicità di azioni e di soggetti, in Notiziario dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Sanità, n. 1, novembre 2001, pg. 83. 117 richiede più attività, ma più pensiero, più contemplazione, più discernimento”20. Inoltre, la nostra, è una riflessione pastorale che richiede, come ricordava H. Nowem, “Una contemplazione attenta e critica della condizione umana. Attraverso la contemplazione il pastore d’anime strappa il velo e mostra a se stesso e agli altri il fatto che il bene e il male non sono semplici parole, ma bensì realtà visibili della vita di ogni uomo”21. Ricollegandoci alla scissione tra cultura scientifica ed etica-umanistica, e di conseguenza alla visione della “qualità della vita” accennata nel paragrafo precedente, un aspetto dell’evangelizzazione dovrà riguardare il recupero della “centralità della persona”, perché oggi l’uomo come evidenziato da B. Mondin “non è più persona per diritto di natura, ma per beneplacito della stessa società”22 e N. Abbagnano aggiunge: “Si parla tanto di ‘morte di Dio’, ma chi è stato veramente ucciso dal pensiero moderno è l’uomo” 23. Come pure vanno identificati parametri per dimostrare che ogni vita, anche se carica di sofferenza, può ottenere una rilevante ed accettabile qualità. Questa coincide con l’adattamento alle limitazioni esistenziali, con l’accoglienza positiva delle trasformazioni che una patologia comporta, con il significato attribuito a quel periodo dell’esistenza. L’errore odierno consiste nel coniugare i parametri di qualità con il concetto di salute, dimenticando che la malattia, la disabilità e le difficoltà sono parti costitutive di ogni persona. E nonostante gli sforzi della scienza, sarà irrealizzabile debellare totalmente la fragilità e sconfiggere la morte. E’ opportuno, quindi, riappropriarsi della cultura della malattia per procurare significato al soffrire e valore di esperienza pienamente umana al morire. L’esasperazione del concetto di salute sta diffondendo, subdolamente, un clima culturale di morte, oltre un messaggio ambiguo: le condizioni di terminalità o di fragilità grave ed invalidante non sono conciliabili con un’esistenza degna di essere vissuta. Questa visione è inaccettabile dalla concezione cristiana per la quale ogni uomo è una persona, detentrice di dignità e di diritti, di conseguenza, sempre meritevole di rispetto dal concepimento alla morte naturale, indipendentemente dall’età, dalla condizione sociale, dalla razza e dalla religione. Per quanto riguarda l’aspetto economico, per colmare il divario esistente tra spesa sanitaria e le entrate, è insufficiente praticare unicamente tecniche gestionali elevandole a panacee in grado di risolvere tutti i problemi, poiché unicamente le valenze etiche dell’equità, dell’uguaglianza, della giustizia e della responsabilità, potranno essere il traitd’union tra salute ed economia, suggerendo le modalità per intersecare le politiche economiche ai bisogni di salute. Rammentava il cardinale D. Tettamanzi: "L'economia non è fine a se stessa e non ha in se stessa i criteri fondamentali e decisivi del suo realizzarsi umano: essa è imparentata con un legame indissolubile con I'uomo, con la dignità personale dell'uomo. Come deriva dall'uomo, così è ordinata all'uomo. In questo senso le cosiddette questioni economiche non sono soltanto sic et simpliciter economiche; ma sono sempre anche questioni antropologiche ed etiche. Dove la dimensione etica, non è più semplicemente sovrapposta né indebitamente imposta dalI'esterno all'economia, ma è intrinseca a un'economia che voglia essere umana ed umanizzante"24. Perciò è urgente educare tutti al “bene comune”, cioè "all'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alla collettività sia ai singoli membri di 20 R. DONADONI- M. MONARI (a cura di), Omnibus omnia factus. Discorsi e scritti, Cantagalli, Siena 2000, pg. 57. H. NOWEN, Ministero creativo, Queriniana, Brescia 1982, pg. 73. 22 D. MONDIN, Il Valore-Uomo, Dino, Roma 1983, pg. 15. 23 N. ABBAGNANO, L’uomo progetto 2000, Dino, Roma 1980, pg. 39. 24 D. TETTAMANZI, Nuova bioetica cristiana, Piemme, Casale Monferrato (Al) 2001, pg. 462. 21 118 raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente"25. Ma il “bene comune” è “un bene arduo da raggiungere, perché richiede la capacità e la ricerca costante del bene altrui come se fosse il proprio”26. La responsabilità nei riguardi del “bene comune” non prescinde dalla ricerca del proprio benessere; postula contemporaneamente l’esigenza di valutare l’altrui interesse alla pari del proprio. L'operare per il bene comune si esprime nel riconoscere, nel rispettare e nel rendere concreto i diritti di tutti i membri della società. Il “bene comune” non è utopia o un’idea astratta; sono comportamenti da ricostruire, oltrepassando la nostrana abitudine che individua, sempre e comunque altrove, le responsabilità di ciò che avviene. E per quanto riguarda il settore della salute, bene comune significa educare il cittadino a trasformarsi da consumatore passivo dei servizi sanitari e dei farmaci ad attore della sua salute, rammentando che più cure non equivalgono sempre a maggiori benefici. 2.3.DALLA RIFLESSIONE ALL’EVANGELIZZAZIONE E’ da decenni, come affermato, che la Chiesa insiste sul primato dell’evangelizzazione. Questo dimostra la difficoltà del compito, e spesso, allora, ci si ferma a una pastorale di conservazione, di mantenimento di posizioni, di ripetitività prevalentemente legata alla sacramentalizzazione, mentre la comunità cristiana dovrebbe essere il luogo e lo strumento insostituibile per sensibilizzare ed educare al rispetto della vita e alla crescita del bene comune, aspetti primari da evangelizzare affinché a cascata siano influenzate le persone e gli ambienti. E’ questa la grande sfida da lanciare al complesso ambito sanitario. Accanto alla sensibilizzazione riteniamo basilari anche il coordinamento e la formazione. 2.3.1.SENSIBILIZZAZIONE La prima sensibilizzazione riguarda gli operatori sanitari sulla “particolarità” di questa professione, sulla sua religiosità, sul profondo rispetto della natura e della concezione unitaria e integrale dell'essere umano, sullo stretto rapporto da stabilirsi con l’etica. In altre parole, dobbiamo evidenziare che il vocabolo “professione in sanità”, più che in altri settori dell'agire umano, necessita continuamente di un’integrazione tra la componente tecnico scientifica e etico religiosa, avendo come soggetto l'uomo e, come conseguenza, il servizio alla persona. In quest’ottica la professione sanitaria può assumere anche i connotati della vocazione ricordando che "certe attività sono imprese morali che richiedono un servizio altruistico e un certo annullamento dell'interesse personale; se queste aspirazioni morali sono sviluppate, la professione diventa vocazione, diversamente diventa carriera"27, non scordando che il clima dell’ ospedale è costruito, giorno dopo giorno, dagli operatori. Anche i cristiani vanno sensibilizzati a vivere con lucida e cristiana consapevolezza la salute e la malattia, la vita e la morte e a ritenere importante anche la pastorale della salute come segno di credibilità della propria fede. E ciò avviene facendosi prossimo dell’uomo ferito e abbandonato sulla strada offrendo indicazioni esemplari con il proprio comportamento. 25 CONCILIO VATICANO II,, Gaudium et spes. n. 26. COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA, n. 167. 27 E. PELLEGRINO – D. THOMASMA, Medicina per vocazione. L’impegno religioso in medicina, EDB, Bologna 1990, pg. 108. 26 119 2.3.2.COORDINAMENTO Il tempo del “fai da te” è terminato; per questo è richiesto ai diversi ministeri e carismi di educarsi a collaborare insieme per servire meglio il mondo della salute pur conoscendo la fatica richiesta per creare uno spirito di appartenenza che evidenzi l’unità d’intenti non confondendo però l’unità con l’uniformità o l’omologazione. E’ questo un chiaro invito che dal Concilio Vaticano II ha attraversato numerosi documenti che mostrano la Chiesa una comunità strutturata organicamente. Il lavoro di coordinamento e di animazione secondo le due Note riguardanti la sanità dev’essere compiuto a diversi livelli e da differenti organismi. Non sono esclusi da questo impegno le associazioni professionali cattoliche, i gruppi di volontariato, le strutture sanitarie cattoliche e le associazioni di malati. “Nella misura in cui queste diverse forze sono amalgamate creativamente, la testimonianza della Chiesa guadagna spessore e diventa profezia all’interno del mondo della salute”28. 2.3.3.FORMAZIONE E’ la carta vincente in ogni campo, anche in quello pastorale. Una particolare attenzione merita un settore a volte trascurato: la formazione degli operatori sanitari anche se non è campo primario di formazione della Chiesa, però un’indicazione possiamo fornirla. A nostro parere, come ricordato nella “Carta degli Operatori Sanitari”, si dovrebbero intersecare due tipologie di formazione: - “tecnico-scientifico” per apprendere e mantenere la dovuta competenza e il debito prestigio professionale, - ed “etico-religioso” per creare una cultura sanitaria ispirata ad autentici valori umani e cristiani. Per quanto riguarda la formazione valoriale, un importante contributo è fornito dall'antropologia, dalla bioetica, dall’etica, dalla psicologia e dalla sociologia; più in generale dalle cosiddette “scienze umane”. 28 A PANGRAZZI, Orientamenti e prospettive per la pastorale della sanità nel contesto attuale, in Quaderni della Segreteria Generale CEI, Ufficio Pastorale Sanitaria, n. 12, 1998, pg. 27. 120