31 Studi e ricerche Studi e ricerche Temi&Strumenti L’ IL RUOLO DELLE CITTÀ NELLA GOVERNANCE MULTILIVELLO DELLE POLITICHE OCCUPAZIONALI I SFOL, conformemente a quanto previsto dall’Art. 2 comma 3 del proprio Statuto, ha attivato una sede decentrata in Benevento al fine di fornire supporto alle Regioni ed agli Enti locali, nelle aree del Mezzogiorno (ex Obiettivo 1 programmazione fondi strutturali 2000-2006). Si tratta di una scelta funzionale-organizzativa volta a seguire i territori, tramite una prossimità anche fisica, nelle loro evoluzioni e quindi a calibrare le attività tipiche dell’ISFOL, in modo dinamico e contestualizzato, sui temi del capitale umano e dello sviluppo locale. La mission, i compiti e le funzioni dell’Istituto assumono nella sede di Benevento una connotazione puntuale e sistemica sulle problematiche e sulle prospettive del Sud. La sede opera anche quale sensore sui territori e tra le attività finanziate con D. Dir. N. 285 Bis/I/04 della DGPOF del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, rientra la presente ricerca sul ruolo delle Città nella governance multilivello delle politiche occupazionali, con approfondimenti nei contesti meridionali. La Città, infatti, non è più solo un polo geografico di attrazione nel quale si stabilisce gran parte della popolazione, ma rappresenta anche uno dei livelli istituzionali più adatti a predisporre soluzioni e misure di livello locale volte a favorire lo sviluppo economico e il miglioramento della qualità della vita dei cittadini. L’interesse per questi temi nasce dall’importanza assunta dalla dimensione urbana nella geometria istituzionale nazionale, che nell’ottica federalista stabilisce sinergie e processi di collaborazione tra i diversi livelli istituzionali, e, in più, nel rapporto con le autorità europee, instaura un dialogo sempre più profondo, alla luce dei nuovi assetti di governance. Si va delineando, dunque, una struttura modulare integrata tra istituzioni e poteri che operano in sinergia funzionale e coordinata per realizzare crescita economica e rilancio del capitale umano e sociale. Gli stessi regolamenti dei fondi strutturali per il periodo di programmazione 2007 - 2013 individuano nelle Città un perno del complessivo sviluppo regionale. Inoltre, diversi studi, documenti e atti, elaborati più o meno di recente dalle autorità comunitarie evidenziano il ruolo promotore e trasversale delle Città nei processi di crescita e di sviluppo, ed in particolare, nelle strategie per l’occupazione. Lo sviluppo delle politiche occupazionali a livello urbano, il ruolo centrale della Città nella promozione dello sviluppo locale, la costituzione di asset reticolari tra Città, quali modelli virtuosi di scambio delle migliori esperienze per la soluzione a problemi comuni nazionali e transnazionali, costituiscono gli elementi chiave intorno ai quali ruota l’intera ricerca che ha sviluppato un focus su alcune esperienze, in particolare quelle dell’importante rete europea del progetto URBACT – Regenerando. Temi&Strumenti E DELLA Unione europea Fondo sociale europeo 31 PREVIDENZA SO C I A L E Direzione Generale per le Politiche per l’Orientamento e la Formazione IL RUOLO DELLE CITTÀ NELLA GOVERNANCE MULTILIVELLO DELLE POLITICHE OCCUPAZIONALI Una ricognizione su alcune Città del Mezzogiorno ISBN 978-88-543-0032-3 9 788854 300323 Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori Temi&Strumenti Studi e ricerche 31 ISBN 978-88-543-0032-3 L’Isfol, Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, è stato istituito con D.P.R. n. 478 del 30 giugno 1973, e riconosciuto Ente di ricerca con Decreto legislativo n. 419 del 29 ottobre 1999; ha sede in Roma ed è sottoposto alla vigilanza del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale. L’Istituto opera in base al nuovo Statuto approvato con D.P.C.M. del 19 marzo 2003 ed al nuovo assetto organizzativo approvato con delibera del Consiglio di Amministrazione n. 12 del 6.10.2004. Svolge attività di studio, ricerca, sperimentazione, documentazione, informazione e valutazione nel campo della formazione, delle politiche sociali e del lavoro, al fine di contribuire alla crescita dell’occupazione, al miglioramento delle risorse umane, all’inclusione sociale ed allo sviluppo locale. Fornisce consulenza tecnico-scientifica al Ministero del Lavoro e delle Previdenza Sociale e ad altri Ministeri, alle Regioni, Province autonome e agli Enti locali, alle Istituzioni nazionali pubbliche e private. Svolge incarichi che gli vengono attribuiti dal Parlamento e fa parte del Sistema statistico nazionale. Svolge anche il ruolo di struttura di assistenza tecnica per le azioni di sistema del Fondo sociale europeo, è Agenzia Nazionale LLP–Programma settoriale Leonardo da Vinci, Centro Nazionale Europass, Struttura nazionale di supporto all’iniziativa comunitaria Equal. Presidente Sergio Trevisanato Direttore Generale Antonio Capone La collana “Temi&Strumenti” – articolata in Studi e Ricerche, Percorsi, Politiche comunitarie – presenta i risultati delle attività di ricerca dell’Isfol sui temi di competenza istituzionale, al fine di diffondere le conoscenze, sviluppare il dibattito, contribuire all’innovazione e alla qualificazione dei sistemi di riferimento. La collana “Temi&Strumenti” è curata da Isabella Pitoni, responsabile Ufficio Comunicazione Istituzionale Isfol. 2006 – ISFOL Via G. B. Morgagni, 33 00161 Roma Tel. 06445901 http://www.isfol.it Unione europea Fondo sociale europeo ISFOL IL RUOLO DELLE CITTÀ NELLA GOVERNANCE MULTILIVELLO DELLE POLITICHE OCCUPAZIONALI Una ricognizione su alcune Città del Mezzogiorno ISFOL EDITORE Il volume raccoglie i risultati di uno studio sul ruolo delle Città nella definizione ed attuazione delle politiche del lavoro, sviluppato nell’ambito delle attività finanziate con D. Dir. N. 285 Bis/I/04 della DGPOF del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. La ricerca è nata dall’approfondimento sul ruolo delle Città, quali attrattori e promotori di iniziative per l’occupazione e per l’occupabilità nello scenario comunitario e nazionale. Un approfondimento è stato dedicato all’attività svolta dalla rete tematica Regenerando, appartenente al network per lo scambio di esperienze, Urbact, e nata nell’ambito del programma comunitario Urban. La ricerca è a cura del “Centro per lo Sviluppo Locale” per le aree del Mezzogiorno che opera presso la sede decentrata dell’ISFOL, in Benevento. Responsabile sede Antonio Capone Gruppo di Lavoro Massimo Resce – progetto di ricerca, progetto di pubblicazione, supervisione e integrazioni Giovanna Rossi – ricognizione ed analisi normativa Annamaria D’Alessio – ricognizione delle iniziative progettuali realizzate in un campione di Città delle aree Obiettivo 1 Indagine sulla Rete Regenerando L’indagine è stata impostata con la cooperazione ed il supporto di Serena Angioli, Dirigente Lavoro Sviluppo e Risorse UE, Comune di Reggio Calabria e dello staff del progetto Regenerando. Si ringraziano per la collaborazione le Amministrazioni tutte, ed in particolare gli Assessorati Comunali che hanno contribuito con le proprie informazioni a costruire la base conoscitiva sulle singole iniziative implementate dalle Città. La pubblicazione è aggiornata al 31 dicembre 2006. Coordinamento editoriale della collana “Temi & Strumenti”: Piero Buccione e Aurelia Tirelli. Con la collaborazione di Paola Piras. INDICE INDICE INTRODUZIONE pag. 11 Cap. 1 LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO: DALLA STRATEGIA DI LISBONA AGLI OBIETTIVI DELLA NUOVA POLITICA DI COESIONE 15 1.1 Dalla “Strategia di Lisbona” agli “Orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione” 16 1.1.1 Raccomandazioni della Commissione europea relative agli Orientamenti generali di politica economica 20 1.1.2 Linee guida per le politiche occupazionali degli Stati membri 23 1.2 La nuova politica di coesione: l’importanza delle comunità locali 24 1.3 Le autorità territoriali in Europa: le municipalità motori di crescita e trait d’union tra cittadini e sistema comunitario 33 Cap. 2 2.1 2.2 2.3 2.4 Cap. 3 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 LE AUTORITA’ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE: IL RUOLO DELLE CITTA’ La dimensione locale delle politiche occupazionali in Italia Dal “sistema a tre punte” al ruolo crescente di nuovi soggetti nella gestione del mercato del lavoro Le Città e le esperienze di politiche occupazionali locali Un’indagine empirica sulle esperienze locali di politiche occupazionali 2.4.1 Iniziative poste in essere dalle Città 2.4.2 Prospettive future 2.4.3 Come si coordina la Città con l’attività della Regione e della Provincia 2.4.4 Osservatori locali per l’occupazione e reti tematiche tra Città POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ DEL NETWORK REGENERANDO I programmi comunitari sviluppati nelle Città: da URBAN a URBACT Il progetto Regenerando: protagonisti, ruoli e caratteristiche Indagine sulle Città della Rete Le Città e le politiche attive per l’occupazione, il mercato del lavoro regolare, la coesione sociale L’indagine approfondita su sei Città della rete Regenerando 37 39 40 51 54 55 60 62 63 67 68 71 75 78 82 5 INDICE 3.5.1 Reggio Calabria 3.5.2 Palermo 3.5.3 Napoli 3.5.4 Roma 3.5.5 Catania 3.5.6 Salerno 3.6 Contributo delle Città per l’attuazione degli orientamenti comunitari 3.7 Punti di forza delle azioni intraprese dalle Città per promuovere l’occupazione GLI STRUMENTI PER LE POLITICHE DELL’IMPIEGO NELLE MUNICIPALITÀ 4.1 La “Carta delle Città europee per l’Occupazione” 4.2 Il network degli Osservatori Urbani per l’Occupazione 4.3 La Città al centro: globalizzazione e g-localizzazione due diversi paradigmi per coniugare il tema dello sviluppo e dell’occupazione pag. 85 88 89 92 96 97 99 101 Cap. 4 105 105 107 109 CONCLUSIONI 113 ATTI, NORMATIVA E DOCUMENTI 117 BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA 121 ALLEGATI 127 6 INDICE DELLE FIGURE E TABELLE Fig. 1 - Schema sinottico sulle fonti del diritto comunitario Fig. 2 - Regioni eleggibili programmazione 2000 -2006 vs 2007-2013 Fig. 3 - Strumenti finanziari comunitari per promuovere l’occupazione, la crescita e la coesione nelle Regioni dell’Unione Europea Tab. 1 - Schema sinottico sugli “orientamenti integrati” per la crescita e l’impiego 2005 -2008 Tab. 2 - Programmazione fondi strutturali 2000 – 2006 vs 2007 – 2013 pag. 17 28 32 21 27 7 ABBREVIAZIONI cd: d.lgs.: Giur: l.: l.cost.: l.r.: Reg.: riv: si v.: vs: 8 Cosiddetto Decreto Legislativo Giuridica/o Legge Legge Costituzionale Legge Regionale Regolamento Rivista Si veda Verso GLOSSARIO BEI: CE: CEE: COM (def): COM: EGLEI: ELISE: EQUAL: FEAOG: FEI: FESR: FSE: GECT: GOPE: GUCE: ICT: ILO: INTERREG: JASPERS: JEREMIE: JESSICA: LEADER: LEDA: NAP: OCSE: PICO: PMI: QCS: QSN: RAP: SFOP: TIC: UE: URBACT: URBAN: Banca europea investimenti Comunità Europea Comunità Economica Europea Comunicazione (definitiva) Comunicazione Rete Europea di Agenzia e Agenti di Sviluppo Locali Rete Europea per lo Scambio di Informazioni sullo Sviluppo e sulle Migrazioni Locali Iniziativa Comunitaria nata per promuovere nuove strategie di lotta contro ogni forma di discriminazione e ineguaglianza nell’accesso al mercato del lavoro Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e di Garanzia Fondo Europeo Investimenti Fondo Europeo di Sviluppo Regionale Fondo Sociale Europeo Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale Grandi Orientamenti per le Politiche Economiche Gazzetta Ufficiale Comunità Europea Information & Communication Technology Iniziative Locali per l’Occupazione Iniziativa Comunitaria per promuovere la cooperazione interregionale, transnazionale e transfrontaliera Joint Assistance in Supporting Projects in European Regions Risorse Europee Congiunte per le micro, le piccole e le medie imprese Joint European Support for Sustainable Investiment in City Areas Iniziativa Comunitaria finalizzata a realizzare progetti pilota di sviluppo sostenibile nelle zone rurali Local Employment Development Action Piano di Azione Nazionale Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico Piano per l’innovazione, la crescita e l’occupazione Piccole e Medie Imprese Quadro Strategico Comunitario Quadro Strategico Nazionale Piani Regionali di Azione Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione Unione Europea Rete Europea per lo Scambio di Esperienze Integrated Urban Development Transnational Exchange 9 INTRODUZIONE La Città non è più solo un polo geografico di attrazione nel quale si stabilisce gran parte della popolazione, ma rappresenta anche uno dei livelli istituzionali più adatti, soprattutto in virtù della prossimità fisica, a predisporre soluzioni e misure di livello locale volte a favorire lo sviluppo economico e il miglioramento della qualità della vita dei cittadini. La finalità del presente studio è quella di indagare su come le Città si proiettano nella governance multilivello delle politiche occupazionali1. In particolare sono state prese in considerazione sia aree metropolitane che Città capoluogo di provincia di piccole – medie dimensioni. L’interesse per questi temi nasce dall’importanza crescente assunta dalla realtà urbana nella geometria istituzionale nazionale, la quale, in attuazione del principio di sussidiarietà, nell’ottica federalista stabilisce sinergie e processi di collaborazione tra i diversi livelli istituzionali e, in più, instaura un dialogo sempre più profondo nel rapporto con le autorità europee alla luce dei nuovi assetti di governance2. 1 L’espressione “multilevel governance” descrive la divisione dei poteri istituzionali su più livelli del territorio, ovvero indica un modello di regolazione articolato attraverso una pluralità di soggetti. Nello scenario europeo il concetto di governance a più livelli riassume un modello di relazione fra il livello subnazionale di governo degli Stati membri e le istituzioni europee. Nel contesto italiano il livello subnazionale di governo è costituito non solo dal livello delle Regioni, ma anche da quello delle autonomie locali, Province e Comuni. Va segnalato, inoltre, che nel nuovo assetto costituzionale, così come riformato dalla l. cost. 18 ottobre 2001, n. 3, vi è stato un ampliamento di compiti e funzioni attribuiti a Regioni ed enti locali (Province e Comuni), nel rispetto del principio di sussidiarietà, in base al quale le decisioni devono essere adottate il più vicino possibile ai cittadini. 2 L’etimologia del termine può offrire un significativo spunto per comprendere le attuali accezioni di governance: la radice più antica della parola è di origine greca (kubernân) e indica l’atto di condurre (una nave oppure un carro, etc.); nella cultura filosofica classica il termine fa riferimento al il governo degli uomini e questa accezione verrà conservata anche dal vocabolo latino gubernare. In seguito, nel XIII secolo, in Francia il termine si riferisce alle modalità di governo nella sfera domestica e nell’ambito politico amministrativo, mentre in Inghilterra governance significa atto di governare, con riferimento al comando del principe, ma anche all’insieme di diritti e dei poteri sui quali si basava l’organizzazione civile e politica inglese. Quest’ultima accezione, intesa come modalità di esercizio del governo, è quella diffusa anche nella seconda metà del XX secolo, quando al termine governance viene contrapposto quello di government, considerato come l’istituzione che esercita il governo [Cfr. Bobbio L., I governi locali nelle democrazie contemporanee, Laterza, Roma-Bari, 2002]. Attualmente molteplici sono le discipline in cui si utilizza il termine di governance: per citarne alcuni, si parla di corporate governance in ambito economico aziendale con riferimento a regole e strutture organizzative di soggetti economici; la public governance riguarda invece le amministrazioni pubbliche, mentre la global governance concerne lo studio delle relazioni internazionali. 11 INTRODUZIONE Senza addentrarsi nello studio definitorio sul termine governance, da considerarsi vocabolo dalle molteplici accezioni, a seconda dell’ambito di riferimento e dei campi di osservazione, va chiarito che l’aspetto semantico richiamato è quello accettato anche in molti studi che riguardano i sistemi di gestione delle amministrazioni locali e che mettono in evidenza l’utilità di un sistema urbano di tipo policentrico3. Chiarito che “governance” contempla una pluralità di significati, non ci si può sottrarre, tuttavia, alla sua analisi nello scenario comunitario e in quello nazionale per poi comprendere il ruolo delle Città nella geometria multilivello delle politiche occupazionali, secondo tematiche che ruotano tutte intorno ai principi della sussidiarietà, proporzionalità/adeguatezza4. La governance europea si riferisce alle norme, ai processi ed ai comportamenti che incidono sulle modalità in cui vengono esercitate le competenze e i poteri istituzionali, con la garanzia di una maggiore apertura ai cittadini e alla consultazione delle parti sociali, nell’ottica di promuovere e valorizzare la partecipazione dal basso nella realizzazione, ma anche nella formulazione delle policies. Nello scenario europeo si assiste ad una tendenza dicotomica: da una parte, il rafforzamento dell’Unione Europea come istituzione, come mercato, che tende ad ampliare gli spazi e ad annettere territori; dall’altro, si è testimoni del consolidamento di un apparato organizzativo, rispettoso delle diverse identità, basato sul ruolo dei singoli Stati nazionali, dei governi regionali e di quelli locali, ma anche di quei soggetti associativi che raggruppano istituzioni locali e regionali di diversi paesi5. L’incrocio di questi processi ha dato luogo a profonde trasformazioni che hanno evidenziato il ruolo sempre crescente delle Città in Europa, quale livello istituzionale comune a tutti gli Stati membri, utile per promuovere politiche basate sul dialogo transnazionale6. In tal senso la sfera di azione dei governi locali si è ampliata, arricchendo di un’ulteriore accezione il termine governance e ispirando l’analisi della new me3 Cfr. Ostrom V. - Tiebout C., The organization of government in metropolitan areas: a theoretical inquiry, in American Political Science Review, 1961, n. 55, pag. 831-42. Il sistema descritto da questi studiosi si basa sulla presenza di una molteplicità di attori diversi, rappresentati da pubblici poteri, ma anche dal terzo settore. 4 Cfr. La Governance europea. Un libro bianco, Bruxelles, 25 luglio 2001, COM (2001) 428. 5 Si ricordino tra queste entità associative: l’Assemblea delle Regioni (AER); Eurocities, di cui fanno parte le maggiori città europee; Euroregio, che riguarda forme di cooperazione transfrontaliera. 6 Il tema del dialogo finalizzato a promuovere una maggiore partecipazione dei cittadini è centrale nella politica comunitaria. Si ricordi che la Commissione europea nell’ottobre 2005 ha varato il Piano D per la democrazia, il dialogo e il dibattito, volto ad avvicinare governi nazionali e a rendere consapevoli i cittadini europei delle scelte politiche dell’Unione Europea. In linea con questa iniziativa è la decisione n. 1904/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2006 che istituisce, per il periodo 2007-2013, il programma «Europa per i cittadini», mirante a promuovere la cittadinanza europea attiva, finalizzato, tra l’altro, a dare ai cittadini la possibilità di interagire e partecipare alla costruzione di un’Europa sempre più vicina e democratica. In questo documento si ricorda (considerando n. 9) che il Consiglio europeo già in altre occasioni ha sottolineato la necessità di avvicinare l’Unione Europea e le sue istituzioni ai cittadini degli Stati membri, esortando le istituzioni a instaurare e promuovere un dialogo aperto e costante con le organizzazioni della società civile e con le municipalità (si v., pure, la decisione 2004/100/CE del 26 gennaio 2004 in G.U. L del 4.2.2004), anche attraverso gemellaggi tra città. 12 INTRODUZIONE tropolitan governance7, considerata come policy making che coinvolge più attori, di diversi livelli, non gerarchicamente ordinati, ma operanti secondo la logica del policy network approach8, che implica forme di cooperazione e non di competizione istituzionale, in grado di determinare sensibili mutamenti nell’architettura della pubblica amministrazione. Questo è il senso attribuito alla parola governance nel presente studio, in cui si fa riferimento alla funzione svolta dalle Città/Comuni nel sistema articolato di regole, procedure, attori e prassi che, in modo talvolta sincronico e talvolta diacronico, contribuiscono alla definizione ed alla realizzazione di scelte di intervento nelle politiche occupazionali. Le Città sono parte attiva di questo processo decisionale a più voci, a carattere multidimensionale, declinato a vari livelli, incardinato sulla necessità di creare un impianto forte di fronte alle sfide poste dalla globalizzazione, fenomeno che ha contribuito a migliorare la qualità della vita, ma che ha creato anche notevoli rischi di disparità tra e all’interno degli Stati. Si va delineando, dunque, una struttura modulare integrata tra istituzioni e poteri che operano in sinergia funzionale e coordinata per realizzare crescita economica e rilancio del capitale umano e sociale. In un sistema di questo tipo non si può che condividere quanto espresso dall’economista Amartya Sen il quale auspica la realizzazione di logiche di supporto e di cooperazione tra le molte istituzioni della nostra realtà politica: “viviamo in un mondo di molte istituzioni … e dobbiamo fare in modo che si possano supportare e rafforzare tra loro, anziché ostacolarsi a vicenda”9. L’assenza di modelli di coordinamento e di metodi dialogici tra i vari soggetti istituzionali non può che far emergere quei rischi di sovrapposizione che possono portare ad un conflitto interistituzionale. Diversi studi, documenti e atti, elaborati più o meno di recente dalle autorità comunitarie, evidenziano il ruolo promotore e trasversale delle Città nei processi di crescita e di sviluppo, ed in particolare, nelle strategie per l’occupazione. Lo sviluppo delle politiche occupazionali a livello urbano, il ruolo della Città nella promozione dello sviluppo locale, delle politiche occupazionali e dell’inclusione sociale, la costituzione di asset reticolari tra Città, quali modelli virtuosi di scambio delle migliori esperienze per la soluzione a problemi comuni nazionali e transnazionali, costituiscono gli elementi chiave intorno ai quali ruota l’intera ricerca. 7 Cfr. Kübler D. - Hubert H., An analytical framework for democratic metropolitan governance, EPRC Joint Session of Workshop, Torino, 2002; Dente B., Metropolitan Governance Reconsidered, or How to avoid errors of the Third Type, “Governance”, vol.3, n. 1, pagg. 55-74. 8 Questa logica rappresenta il tema dominante di molti progetti internazionali di governance urbana, implementati nel corso di questi ultimi dieci anni. Si ricordino, ad esempio, il progetto Urban Development Cooperation delle Nazioni Unite; Urban Management Programme, promosso da UNDP/UNCHS e dalla banca Mondiale; LIFE (Local Initiative Facility to the Urban Environment), volto a promuovere la cooperazione tra le municipalità, organizzazioni non governative; il PPPUE (Public –Private Partnerships Programme for the Urban Environment) a sostegno di joint ventures operanti su tematiche ambientali; lo Urban Governance Initiative (TUGI). 9 Cfr. Sen A., Globalizzazione e libertà, Mondadori, Milano, 2002, pag. 18. 13 INTRODUZIONE Nello specifico si seguono due direttrici: da un lato, è stata svolta una ricognizione sulle normative europee e nazionali per definire la geometria multilivello delle politiche occupazionali e il ruolo che in essa occupa la Città, dall’altro, l’attenzione è stata focalizzata sulle iniziative che di fatto le Città europee implementano per incrementare l’occupazione locale, con un approfondimento nei contesti italiani delle aree Obiettivo 110. L’analisi sulle azioni poste in essere dalle municipalità coinvolte nell’indagine è incentrata, in particolare, sull’esperienza di Regenerando, rete tematica di Città europee, accomunate dalla volontà di individuare e scambiare best practices, sperimentate nelle diverse realtà urbane, che hanno avuto un impatto significativo sui livelli occupazionali. 10 14 Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Molise (phasing out). CAPITOLO 1 LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO: DALLA STRATEGIA DI LISBONA AGLI OBIETTIVI DELLA NUOVA POLITICA DI COESIONE Negli ultimi anni il ruolo della Città negli assetti istituzionali comunitari si è rafforzato e ha assunto dimensioni sempre più significative, grazie all’acquisita e diffusa consapevolezza che esse rappresentano il luogo di integrazione sociale e culturale per eccellenza, la fonte principale della prosperità economica e dello sviluppo sostenibile per i cittadini. In ambito europeo nella realizzazione delle politiche occupazionali e di coesione le Città sembrano rivendicare una crescente centralità, come appare anche dalla Dichiarazione di Londra, sottoscritta nel luglio 2002 da circa 250 sindaci di altrettante Città europee e finalizzata a promuovere un maggiore spazio e una maggiore importanza delle Città nelle politiche comunitarie di sviluppo. Nell’ambito di queste politiche il successo dei singoli Stati è visto come un prodotto del processo di crescita legato anche al ruolo politico, economico e sociale della Città. Le Città, tra l’altro, possono considerarsi tra i destinatari degli orientamenti fissati a Lisbona perché rappresentano il livello di policy making più vicino ai cittadini. Esse, infatti, sono in grado di percepire in maniera più diretta le criticità e le esigenze del mercato del lavoro a livello locale e quindi possono essere lo strumento più efficace per centrare l’obiettivo della piena occupazione. La rigenerazione del tessuto cittadino non può essere più percepita esclusivamente come un mero problema urbanistico o architettonico, ma va analizzata nel quadro dei rapporti e delle dinamiche sociali, che presuppongono strategie di politiche integrate e partecipazione attiva dei cittadini alle scelte relative alle trasformazioni del territorio. 15 CAPITOLO 1 L’idea che il livello di governo cittadino possa costituire uno dei piani sui quali fondare il complesso edificio della strategia occupazionale e dello sviluppo sostenibile rappresenta l’orientamento che ha ispirato questa disamina su atti, studi e programmi comunitari. Prima di mettere a fuoco i contenuti della documentazione comunitaria attraverso la lente dello sviluppo urbano appare utile comprendere la reale portata ed efficacia degli atti presi in esame, considerato che molti dei documenti che trattano la dimensione urbana dello sviluppo e della crescita occupazionale sono giuridicamente atti atipici11, comunque non vincolanti e pertanto si identificano come meri orientamenti della politica comunitaria (si veda la Figura 1). Lo schema sinottico distingue tra diritto primario e diritto derivato, tenendo presente che attualmente l’art. 249 del Trattato CE elenca cinque atti di base in vigore (direttiva, regolamento, decisione, raccomandazione e parere) ai quali la prassi ha aggiunto altri atti che si possono considerare atipici. La Costituzione Europea12, ad oggi non ancora ratificata, prevede una semplificazione degli atti comunitari. Al diritto primario e derivato va aggiunto il diritto secondario che si sostanzia negli Accordi Internazionali e che regola i rapporti degli stati dell’Unione Europea con gli altri paesi. 1.1 Dalla “Strategia di Lisbona” agli “Orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione” La Strategia di Lisbona, definita nel marzo del 2000 dai Capi di Stato e di governo, nasce dall’intento degli Stati di imprimere nuovo slancio alle politiche comunitarie. Attraverso un percorso di riforme strutturali nel campo delle politiche economiche, essa si propone di consolidare il mercato interno, incrementare la ricerca, l’innovazione e l’educazione e far sì che nell’Unione Europea del 2010 si realizzi «l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinami- 11 Risoluzioni e conclusioni del Consiglio europeo, linee direttrici del Consiglio, orientamenti strategici del Consiglio, comunicazioni della Commissione, codici di condotta, libri bianchi e libri verdi, etc. 12 Il Trattato che istituisce la Costituzione Europea è stato adottato all’unanimità (25 Stati membri e tre paesi candidati – Turchia, Romania e Bulgaria -) il 29 ottobre 2004 a Roma, ma non è ancora entrato in vigore, non essendo stato ratificato da ciascuno Stato membro secondo la propria procedura costituzionale (parlamentare o referendaria). Va ricordato che nei referendum svoltisi in Francia e nei Paesi Bassi, nella primavera 2005, la maggioranza degli elettori ha votato contro il testo della Costituzione europea, mentre in Italia il testo è stato approvato definitivamente dall’assemblea dei senatori il 6 aprile 2005 e sulla G.U. n. 92 del 21 aprile 2005 – Suppl. Ord. n. 70 è stata pubblicata la L. 7 aprile 2005, n. 57 “Ratifica ed esecuzione del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa e alcuni atti connessi, con atto finale, protocolli e dichiarazioni, fatto a Roma il 29 settembre 2004”. La Costituzione per l’Europa è stata ratificata da 15 Stati membri: Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Germania, Grecia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Slovenia e Spagna. In altri Paesi (Danimarca, Polonia, Svezia, Irlanda, Portogallo, Repubblica Ceca, Regno Unito), invece, il processo di ratifica è stato avviato, ma non risulta ancora concluso. 16 LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO Figura 1 - Schema sinottico sulle fonti del diritto comunitario LIVELLI Dalla “Strategia di Lisbona” agli “Orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione” FONTI GIURIDICHE DI DIRITTO COMUNITARIO 1) TRATTATO ISTITUTIVO COMUNITA’ ECONOMICA Trattati EUROPEA (1957) - Diritto Primario modificato dall’Atto Unico Europeo (1987) modificato dal Trattato di Maastricht dell’UE (1992) modificato dal Trattato di Amsterdam UE (1999) modificato dal Trattato di Nizza UE (2003) 2) TRATTATO COSTITUZIONALE (2004) istituisce una Costituzione Europea [non ancora ratificata] 4) Altri TRATTATI e PROTOCOLLI COGENZA DECRESCENTE Regolamenti Atti di portata generale obbligatori in tutti gli elementi e direttamente applicabili in ciascuno Stato membro. Acquistano efficacia senza atto di ricezione o adattamento da parte dei singoli ordinamenti statali. Direttive Non di portata generale, obbligatorie per il solo Stato membro in tutti i loro elementi, pur riconoscendo margini di manovra alle autorità nazionali per il raggiungimento del risultato. Hanno efficacia “mediata”, cioè creano diritti e obblighi dopo l’adozione. Diritto Derivato Decisioni VINCOLANTE 3) TRATTATI di ADESIONE Provvedimenti di portata individuale, obbligatori in tutti i loro elementi e vincolanti per tutti i destinatari (anche singolo Stato membro) in esse espressamente designati sono vincolanti e sollecitano il destinatario Raccomandazioni Non a tenere comportamenti più rispondenti agli interessi comuni Determina la posizione della istituzione che lo emana su una specifica questione. Atti atipici 1) 2) REGOLAMENTI INTERNI DECISIONI DEL CONSIGLIO – ACCORDI COMMERCIALI PAESI TERZI 3) ACCORDI INTERISTITUZIONLI 4) DICHIARAZIONI COMUNI 5) RISOLUZIONI E CONCLUSIONI DEL CONSIGLIO 6) POSIZIONI COMUNI DEL CONSIGLIO 7) COMUNICAZIONI DELLA COMMISSIONE a. Possono essere decisorie, interpretative e informative; b. nella maggiorparte dei casi i “Documenti COM” sono proposte legislative; 8) LIBRI VERDI, LIBRI BIANCHI e CODICI di CONDOTTA 9) PROGRAMMI DI AZIONE 10) PROGRAMMI QUADRO NON VINCOLANTE Pareri 17 CAPITOLO 1 Dalla “Strategia di Lisbona” agli “Orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione” ca del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale»13. Per la prima volta nella storia dell’evoluzione delle politiche dell’Unione Europea, la Strategia di Lisbona, mirando alla piena occupazione, definisce degli obiettivi occupazionali quantificati che i singoli Stati si impegnano a conseguire entro il 2010. Si intende raggiungere in Europa un tasso di occupazione globale del 70% della popolazione attiva, un tasso di occupazione femminile non inferiore al 60% e un tasso di occupazione dei lavoratori anziani (di età compresa tra i 55 e i 64 anni) del 50%. A tal fine le istituzioni comunitarie sottolineano la necessità di superare le debolezze strutturali del mercato del lavoro comunitario anche attraverso l’utilizzo diffuso delle reti telematiche, delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), lo sviluppo della ricerca scientifica, il rilancio della produttività e il dinamismo delle PMI, il miglioramento delle politiche sociali14. Si trattava di obiettivi ambiziosi, per il raggiungimento dei quali doveva impegnarsi il singolo Stato, stabilendo traguardi intermedi (nel 2005 e poi nel 2008), per contribuire, per la propria parte, al risultato finale del 2010. Per arrivare alla meta si rendeva necessario il rafforzamento di processi di coordinamento e convergenza tra le politiche nazionali, da realizzare attraverso il metodo di coordinamento aperto, definito a livello comunitario per conseguire una maggiore convergenza verso le finalità principali dell’Unione nell’ambito delle politiche occupazionali, ma anche nelle politiche formative e di inclusione sociale15. Il progressivo approfondimento delle tematiche occupazionali e sociali aveva determinato la consapevolezza che molti problemi di questi settori erano comuni ai Paesi dell’Unione e che, pertanto, anche le soluzioni da adottare potevano essere comuni. Tuttavia, la messa a punto di questo processo decisionale condiviso, fondato sulla partecipazione di più livelli istituzionali (comunitario e nazionale), pur 13 Tre sono, infatti, i pilastri fondamentali sui quali poggia la strategia: 1) il primo, di natura economica, è volto a preparare la transizione verso un’economia competitiva, fondata sulla conoscenza, e a migliorare le politiche in materia di società dell’informazione e di Ricerca e Sviluppo; 2) il secondo pilastro prevede la modernizzazione e il miglioramento del modello sociale europeo per realizzare lo sviluppo di una politica sociale e raggiungere obiettivi di inclusione sociale; 3) infine, il terzo pilastro, aggiunto in occasione del Consiglio europeo di Göterborg nel giugno 2001, indica che i processi di crescita economica debbano dispiegarsi nel rispetto della sostenibilità ambientale. 14 Il 22 novembre 2006 la Commissione Europea ha presentato il Libro Verde “Modernizzare il diritto del lavoro per rispondere alle sfide del XXI secolo” [COM (2006) 708 def.] per rilanciare gli obiettivi previsti dalla Strategia di Lisbona attraverso una modernizzazione del diritto del lavoro che possa contribuire a coniugare flessibilità e sicurezza dell’occupazione, la cd. flessicurezza. 15 Il metodo di coordinamento aperto, concepito per assistere gli Stati nell’elaborazione delle loro politiche, prevede misure di tipo soft, più o meno vincolanti per gli Stati membri (mai direttive, decisioni e regolamenti). Esso implica la definizione di orientamenti comunitari (linee guida periodicamente revisionate) per il conseguimento di obiettivi concreti, senza rischi di erosione della sovranità e della responsabilità nazionali; la trasposizione di questi orientamenti nelle politiche nazionali e regionali (mediante piani di azione nazionali); la definizione di parametri ed indicatori per confrontare i risultati raggiunti; periodiche attività di monitoraggio e verifica attraverso processi di apprendimento reciproco e uso delle buone prassi. 18 LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO avendo avuto il merito di innescare processi di reciproco apprendimento tra gli Stati, facilitando gli scambi ed evitando rischi di social dumping16, non ha prodotto risultati concreti. Inadeguato si è rivelato il coinvolgimento della società civile e degli attori locali, ma soprattutto frammentario e poco incisivo il sistema di concertazione intergovernativo predisposto a livello comunitario per realizzare le finalità fissate a Lisbona. Accanto a questi fattori di natura endogena, tra le cause del fallimento della strategia del 2000 vanno annoverati gli ostacoli esogeni, in larga parte dovuti al rallentamento dell’economia. La flessione del commercio mondiale, le incertezze politiche, il periodo di bassa crescita che ha interessato l’economia europea in questi ultimi anni, la debolezza della domanda interna, il rallentamento demografico, il ristagno della crescita che, nel periodo 2001-2003, si è attestata ad un livello medio dell’1% circa, sono le cause principali del mancato raggiungimento degli obiettivi enunciati a Lisbona, sin dall’inizio rivelatisi numerosi, molto ambiziosi e difficili da perseguire. Come si evince dal rapporto presentato alla Commissione europea nel novembre 2004, con il quale si è analizzato lo stato di avanzamento della Strategia17, gli scarsi progressi nell’attuazione degli obiettivi fissati a Lisbona sono stati imputati ad una mancata specificità dell’azione politica, dovuta ad una non chiara ripartizione delle responsabilità tra Unione Europea e Stati membri, ovvero alla farraginosità della governance, all’insufficiente attuazione di politiche scarsamente selezionate in base all’importanza, ma anche ad un generale clima di incertezza internazionale, causato dalla globale congiuntura economica18. A tal proposito si è reso necessario attivare non solo una mirata strategia di comunicazione sull’Agenda di Lisbona, capace di coinvolgere anche i cittadini, ma è parso fondamentale intraprendere un processo di riforme per aumentare il potenziale di crescita dell’UE e predisporre delle politiche macroeconomiche solide tanto da garantire le trasformazioni necessarie per raggiungere il più vasto obiettivo dello sviluppo sostenibile, da perseguire attraverso una maggiore dinamicità demografica e un miglior sfruttamento del capitale umano rappresentato dai giovani19. 16 Per dumping in senso stretto si intende esportazione sottocosto; il dumping sociale rappresenta il mancato rispetto delle leggi e dei contratti di lavoro, ma è anche una forma di concorrenza sleale tra i Paesi. 17 Si tratta del rapporto, intitolato “Affrontare la sfida”, presentato da Wim Kok, presidente del Gruppo di Alto Livello incaricato dalla Commissione di esaminare gli effetti della Strategia di Lisbona, per individuare e proporre metodi utili a recuperare lo slancio iniziale della stessa. 18 Va chiarito che i risultati della Strategia di Lisbona risultano nel complesso deludenti, fatta eccezione per alcuni settori in cui sono stati compiuti dei progressi. Infatti, il tasso di occupazione dell’Unione è aumentato del 2%, attestandosi al 64,3% (nel quadriennio 1999-2003), inoltre i dati sulla diffusione delle ICT e sull’utilizzo di internet si sono rivelati incoraggianti per molti degli Stati impegnati nel conseguimento degli obiettivi fissati a Lisbona. 19 Cfr. Il “Patto europeo per la gioventù”, adottato dal Consiglio europeo nel marzo 2005 per migliorare l’istruzione, l’inserimento professionale e sociale dei giovani europei, facilitando la conciliazione tra vita familiare e sociale. 19 Dalla “Strategia di Lisbona” agli “Orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione” CAPITOLO 1 Dalla “Strategia di Lisbona” agli “Orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione” Seguendo gli orientamenti tracciati nel rapporto Kok20, l’attenzione viene puntata su due parole chiave “growth and jobs”, di natura squisitamente economica, determinando inizialmente una degradazione dell’obiettivo della coesione sociale e delle politiche di protezione sociale con l’intento finale di aumentare l’efficacia della strategia complessiva. Pertanto, nel marzo 2005 il Consiglio europeo ha individuato gli assi sui quali basare il rilancio della Strategia di Lisbona, calibrando l’attenzione su due aspetti significativi: assicurare una crescita più stabile e duratura e creare nuova e migliore occupazione, non senza cercare di recuperare quella dimensione sociale e quei processi di inclusione sociale, in passato marginalmente trattati nella politica comunitaria21. Nell’estate 2005 vengono fissati gli “orientamenti integrati” per la crescita e l’occupazione per il periodo 2005-2008, aventi ad oggetto indirizzi di politica economica, macro e micro, e di politica occupazionale, di durata triennale per garantirne la stabilità necessaria alla loro realizzazione22. Per la prima volta, i GOPE (Grandi Orientamenti per le Politiche Economiche) si ritrovano in un documento insieme alle Linee di Orientamento per le politiche occupazionali 2005-2008 (si veda Tabella 1). Gli “orientamenti” vengono esplicitati in due documenti23: 1. il primo è una Raccomandazione della Commissione sugli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri e della Comunità (ai sensi dell’art. 99 del Trattato CE), è dedicata al rilancio della Strategia di Lisbona e si concentra sul contributo che le politiche economiche possono apportare al potenziamento della crescita e alla creazione di nuova occupazione; 2. il secondo documento, costituito da una Proposta di decisione del Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione (ai sensi dell’art. 128 del Trattato CE), contiene linee guida per il lavoro e riflette i tre obiettivi generali della Strategia di Lisbona (piena occupazione, migliorare la qualità e la produttività sul posto di lavoro, rafforzare la coesione e l’integrazione sociale). 1.1.1 Raccomandazioni della Commissione europea relative agli Orientamenti generali di politica economica In particolare, la Raccomandazione della Commissione racchiude, da un lato, le politiche macroeconomiche indicate dall’Unione Monetaria e dal Patto di 20 Nel Rapporto Kok vengono previste cinque azioni per raggiungere gli obiettivi di Lisbona: 1) puntare sulla ricerca; 2) ampliare il mercato dei servizi; 3) agevolare l’imprenditorialità; 4) dare nuova linfa al mercato del lavoro promuovendo il Lifelong Learnig; 5) garantire la sostenibilità ambientale. 21 Cfr. “Lavorare insieme per la crescita e l’occupazione. Il rilancio della Strategia di Lisbona, COM (2005) 24, del 2.2.2005; Conclusioni del Consiglio europeo di marzo 2005. 22 Poi confermati dal Consiglio Europeo di Primavera del 23-24 marzo 2006, durante il quale sono stati indicati gli obiettivi prioritari da perseguire: investire in conoscenza e innovazione; accrescere il potenziale delle imprese; aumentare le opportunità occupazionali per le categorie svantaggiate. 23 Cfr. “Orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione (2005-2008)”, Bruxelles 12.4.2005, COM (2005) 141 def. 20 Evoluzione salari favorevole alla stabilità ed alla crescita economica Stabilità e sostenibilità economica Allocazione efficiente delle risorse Coerenza tra politiche macroeconomi che e strutturali Infrastrutture e progetti trasfrontalieri Incoraggiare spirito di impresa e PMI Normativa per ambiente imprese più attraente Sviluppare e potenziare il mercato interno Apertura e competitività dei mercati Creazione base industriale solida a livello europeo Utilizzo sostenibile delle risorse Facilitare l’innovazione e l’adozione di ICT Accrescere e migliorare investimenti in R&D Conoscenza e innovazione al servizio della crescita Europa polo di attrazione investitori e lavoratori Rilanciare crescita ed occupazione Dinamicità e corretto funzionamento zona euro Riforme microeconomiche volte ad aumentare il potenziale di crescita dell’Europa Politiche macroeconomiche per lo sviluppo e l’impiego Raccomandazioni della Commissione europea relative agli Orientamenti generali di politica economica Mismatch domanda e offerta di lavoro Coesione sociale e territoriale Approccio al lavoro basato sul ciclo di vita Qualità e produttività del lavoro Pieno Impiego Attirare e mantenere il maggior numero di persone nel mercato del lavoro, modernizzare il sistema di protezione Garantire un andamento del costo del lavoro favorevole all’occupazione Riduzione della segmentazione del ML Flessibilità e sicurezza del mercato del lavoro Migliorare l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese ed accrescere la flessibilità del mercato del lavoro Sistema istruzione – formazione più adatto alle competenze Accrescere e migliorare gli investimenti in capitale umano Investire in capitale umano migliorando formazione e competenze Linee guida per le politiche occupazionali degli Stati membri Linee direttrici integrate per la crescita e l’impiego 2005-2008 Tabella 1 - Schema sinottico sugli “orientamenti integrati” per la crescita e l’impiego 2005 -2008 LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO Raccomandazioni dellaCommissione europea relative agli Orientamenti generali di politica economica 21 CAPITOLO 1 Raccomandazioni della Commissione europea relative agli Orientamenti generali di politica economica Stabilità per sostenere lo sviluppo e l’occupazione, dall’altro le riforme strutturali necessarie per promuovere la competitività, l’innovazione e l’uso sostenibile delle risorse. Per dare maggiore impulso alla crescita ed alla creazione di sbocchi occupazionali, i Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea ritengono che sia essenziale salvaguardare la stabilità e la sostenibilità economica, anche sostenendo l’evoluzione salariale e promuovendo un’efficiente allocazione delle risorse. La stabilità economica è un elemento fondamentale per sfruttare a pieno il potenziale di crescita di un Paese ed affinché essa sia garantita è necessario che gli Stati perseguano gli obiettivi di bilancio a medio termine per l’intero ciclo economico. Nello specifico, la stabilità dei prezzi, dei tassi di cambio (ove presenti) e di quelli d’interesse a lungo termine rappresenta un ottimo incentivo per le imprese disposte ad investire. Altrettanto importante è la salvaguardia della stabilità dell’economia europea, che sarà presto messa a dura prova dall’invecchiamento della popolazione dell’Unione. Si prevede, infatti, per il 2050 una riduzione pari al 18% rispetto al 2000 della popolazione attiva ed un contemporaneo innalzamento del 60% dei cittadini in uscita dal mercato del lavoro. Per non farsi trovare impreparato, ciascuno Stato dovrà impegnarsi proficuamente per ridurre il debito ed approvare provvedimenti finalizzati ad elevare i livelli occupazionali, oltre che adeguare i sistemi previdenziali all’aumento dei costi conseguente all’invecchiamento demografico. Assicurata la stabilità, insieme alla sostenibilità economica, è indispensabile, inoltre, che i Paesi ridistribuiscano la spesa pubblica tra le voci di spesa che sono maggiormente in grado di favorire la crescita (R&S, capitale umano, conoscenze), in perfetta sintonia, come anticipato precedentemente, con le riforme strutturali poste in essere. Un altro elemento chiave per incentivare lo sviluppo e l’occupazione è rappresentato dalla dinamicità e dal buon funzionamento della zona euro. Perché l’Unione economica e monetaria sia dinamica e funzionante, è conveniente prima di tutto che ogni Stato presti un’attenzione particolare al rigore fiscale, scongiurando in questo modo il rischio di ricorrere a provvedimenti una tantum per risanare il disavanzo pubblico. Per quanto riguarda le riforme microeconomiche, il Consiglio europeo si propone da un lato di fare dell’Europa un polo di attrazione per investitori e lavoratori, dall’altro di mettere la conoscenza e l’innovazione al servizio della crescita. Per il soddisfacimento del primo presupposto, è necessario incoraggiare l’imprenditorialità, generare un ambiente favorevole allo sviluppo delle PMI (accesso ai finanziamenti, sostegno per l’avviamento e/o lo sviluppo delle imprese), anche migliorando la normativa in proposito, perfezionare le infrastrutture europee ed abbattere ogni tipo di ostacolo alle attività trasfrontaliere. Il tutto deve avvenire mediante il potenziamento del mercato del lavoro interno e l’accrescimento della sua competitività in una prospettiva di apertura internazionale. La capacità dell’Unione di attrarre investimenti è connessa, infatti, al grado di apertura dei mercati, oltre che alle normative che la regolano ed alla 22 LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO qualità/modernità delle strutture che la contraddistinguono. Per mettere la conoscenza e l’innovazione al servizio della crescita, invece, diventa prioritario rafforzare e perfezionare gli investimenti in R&S, favorire l’innovazione e l’adozione delle ICT e dar vita, a livello comunitario, ad un tessuto industriale solido. Investendo nei settori delle conoscenze e dell’innovazione, sarà possibile migliorare sia il livello occupazionale che quello produttivo, soddisfacendo a pieno i presupposti necessari per incrementare il potenziale di crescita dell’Europa. 1.1.2 Linee guida per le politiche occupazionali degli Stati membri Sull’altro versante, quello delle linee guida per le politiche occupazionali degli Stati membri, come già anticipato, gli obiettivi prioritari riguardano l’ingresso e la permanenza di un numero sempre maggiore di persone nel mercato del lavoro, la loro adattabilità e quella delle imprese, la flessibilità lavorativa ed il perfezionamento del capitale umano. Per il perseguimento del primo obiettivo è fondamentale implementare politiche finalizzate al raggiungimento della piena occupazione ed al miglioramento della qualità e della produttività del lavoro, che tengano conto del ciclo di vita dei lavoratori e dell’opportunità di creare posti di lavoro anche per le persone svantaggiate. Nello specifico, è opportuno che gli Stati si impegnino attivamente per incrementare le infrastrutture del mercato del lavoro per consolidare il rapporto tra domanda e offerta di impiego, rinnovando le istituzioni preposte, garantendo maggiore visibilità alle opportunità di lavoro e/o di formazione, agevolando la mobilità lavorativa e geografica dei cittadini ed anticipando le esigenze del mercato dell’occupazione. Sono proprio queste ultime, insieme ai cambiamenti nella domanda di beni e servizi ed all’impellenza di adattarsi alle tecnologie ed alle innovazioni, che rendono indispensabile una forte capacità di adattamento sia da parte dei lavoratori, sia da parte delle imprese. Per favorire la flessibilità lavorativa è necessario garantire ai lavoratori la sicurezza occupazionale, ridurre la frammentazione che caratterizza il mercato del lavoro ed assicurare un andamento dei salari che rispecchi le differenze in termini di produttività e settore di occupazione. È importante, inoltre, monitorare i costi del lavoro ed accertarne l’impatto sull’occupazione. Ultima, ma non meno importante, l’esigenza di investire nella formazione e nel perfezionamento delle competenze del capitale umano. In un mercato del lavoro che richiede maggiori competenze e che si presenta sempre più soggetto a repentini cambiamenti non si può prescindere dalla formazione continua del capitale umano. Per questo gli Stati non possono esimersi dallo sforzo di potenziare e migliorare gli investimenti a favore del capitale umano, come l’applicazione di strategie di apprendimento costante ed un facile accesso ai corsi professionali, coerenti con le reali esigenze del mercato, prima e durante il percorso lavorativo. 23 Raccomandazioni della Commissione europea relative agli Orientamenti generali di politica economica CAPITOLO 1 Linee guida per le politiche occupazionali degli Stati membri L’intento di questa strategia integrata è: a) correggere gli effetti di quelle criticità planetarie dovute alle deludenti performances economiche; b) avviare la ripresa economica a livello globale, contribuendo ad una crescita quali-quantitativa dei tassi occupazionali, attraverso il potenziamento degli investimenti in formazione ed in apprendimento continuo, l’attuazione delle riforme dei sistemi di protezione sociale e la lotta al lavoro irregolare. Ma accanto a questi obiettivi, ormai tradizionali nell’agenda del legislatore comunitario, l’attenzione si appunta anche sulle modalità necessarie per attuare le priorità appena indicate: viene previsto un nuovo ciclo di governance a livello europeo e nazionale, attraverso un nuovo approccio basato su un più stretto coinvolgimento degli Stati membri e una maggiore sinergia con gli enti regionali e locali24. La rinnovata Agenda di Lisbona, infatti, è incentrata su un ampio coinvolgimento di tutte le forze politiche e sociali, dai governi nazionali alle istituzioni locali, dai cittadini alle parti sociali, non senza dimenticare che sono necessarie condizioni macroeconomiche stabili e certe. Il coinvolgimento e l’adesione delle autorità regionali e locali sono ritenute essenziali per la realizzazione della Strategia: essa deve trarre vantaggio dal dinamismo regionale e deve utilizzare l’esperienza della politica di coesione in materia di governance25. Nella Relazione annuale sullo stato di avanzamento della Strategia di Lisbona per il 2006 si ribadisce, infatti, la necessità che “parlamenti, autorità locali, parti sociali e società civile continuino a collaborare” per la realizzazione della strategia, la quale richiede “un’attuazione sul terreno” attraverso una programmazione della politica di coesione, fondata sulla collaborazione interistituzionale, sulla partecipazione degli enti locali e regionali nella definizione e nell’attuazione dei programmi operativi. Dunque la sua attuazione passa per una piena integrazione tra politiche comunitarie, nazionali, regionali e locali. 1.2 La nuova politica di coesione: l’importanza delle comunità locali Le linee guida e i recenti orientamenti strategici adottati dalle istituzioni europee in materia di programmazione dei Fondi Strutturali 2007-2013 affermano che le risorse finanziarie, pur rimanendo prioritariamente destinate alla riduzione delle disparità regionali e locali, nel rispetto della politica di coesione, contribuiscono al conseguimento di quanto stabilito nella rinnovata Agenda di Lisbona e coniugano in modo ancor più esplicito rispetto al passato obiettivi occupazionali e coesione economica e sociale. 24 25 Cfr. Libro Bianco sulla governance. Cfr. Dichiarazione adottata dalle commissioni ECOS e COTER del Comitato delle Regioni, Preparare il Consiglio europeo di primavera: un partenariato autentico con gli enti locali e regionali per l’occupazione e la crescita, 2006. 24 LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO Viene attribuita nuova e rafforzata importanza alle comunità locali e viene affermata la dimensione urbana della coesione: le Città sono chiamate a prestare il loro contributo di progresso e vitalità alla politica di coesione, assumendo il ruolo di motori dell’economia locale, dell’innovazione, quali luoghi di concentrazione delle opportunità, dei bisogni e delle possibilità di sviluppo. L’importanza della dimensione locale nell’ambito della politica di coesione era stata già messa in luce negli articoli 3 e 158 del Trattato istitutivo della Comunità europea, ma anche nel testo della Costituzione Europea che, se pure non a regime, ha previsto un chiaro riferimento alla dimensione territoriale della coesione economica. Lo sviluppo del territorio dei Paesi membri, in passato, era stato oggetto di alcuni indirizzi diffusi attraverso il “Quadro d’azione per uno sviluppo urbano sostenibile nell’Unione Europea” (1998)26, nel quale si considerava il ruolo fondamentale delle Città nello sviluppo regionale e le disparità esistenti tra le regioni dell’UE e si sottolineava che per garantire un’efficace politica regionale fosse necessario collegare più esplicitamente le risorse finanziarie alle esigenze e alle potenzialità urbane nelle diverse regioni. L’intento era quello di incrementare la prosperità economica e l’occupazione nella Città, rafforzando la legittimità e la responsabilità degli attori locali. Altro passaggio fondamentale è rappresentato dallo “Schema di sviluppo dello Spazio Europeo” (SSSE), un documento non impositivo redatto dagli Stati membri in collaborazione con la Commissione europea, approvato a Postdam nel maggio 1999, contenente gli orientamenti sulla coesione economica e sociale, sullo sviluppo sostenibile, e sullo sviluppo territoriale e nel quale viene dedicata maggiore attenzione allo sviluppo territoriale incardinato sulle potenzialità delle Città. Ma l’attenzione per i temi della crescita, dell’occupazione e della coesione sociale era già dominante nella Comunicazione della Commissione presentata nel 1997, “Agenda 2000: per un’Unione più forte e più ampia”27, nella quale si rappresentava la necessità di realizzare un’ancor più efficace politica di coesione economica nella prospettiva dell’adesione di nuovi paesi, caratterizzati da un grado di sviluppo tanto differente rispetto a quello dei Paesi membri. In questo documento sulla dotazione finanziaria e sul programma di intervento delle politiche comunitarie per il periodo 2000-2006, si richiama la funzione dei Fondi Strutturali28, diretti a promuovere in tutta l’Unione un’azione di sviluppo competitivo e di crescita sostenibile, capace di produrre occupazione. Tra le caratteristiche più significative particolare rilevanza assume il potenziamento del principio di sussidiarietà e di decentramento delle politiche comunitarie ed un’attenzione specifica viene riservata alla dimensione urbana del26 Quadro d’azione per uno sviluppo urbano sostenibile nell’Unione Europea COM 1998 605 finale del 1998. 27 Cfr. COM(97) 2000def. Vol. I, Bruxelles, 15.07.1996. 28 Cfr. Regolamento n. 1260/1999 del Consiglio del 21 giugno 1999, recante disposizioni generali sui Fondi Strutturali. 25 La nuova politica di coesione: l’importanza delle comunità locali CAPITOLO 1 La nuova politica di coesione: l’importanza delle comunità locali la qualità della vita, che rappresenta uno specifico asse di intervento del quadro comunitario di sostegno 2000-200629. L’importanza delle Città nell’ambito delle politiche di coesione era stata già messa in luce in occasione dei Consigli informali di Rotterdam del novembre 2004 e di Bristol del dicembre 2005, nonché attraverso importanti studi condotti a livello comunitario (Audit urbano, Espon, Orate), nei quali ancora una volta emergeva il ruolo di primissimo piano ricoperto dalle Città, motori di crescita e sviluppo, in grado di creare coesione sociale in tutta Europa. La crescita, lo sviluppo, l’aumento dell’occupazione da un lato e la coesione dall’altro sono elementi speculari di uno stesso processo che coinvolge tutti i livelli istituzionali, e dunque, anche le Città. In questa ottica vanno lette le parole di Michel Barnier, Commissario europeo, responsabile della politica regionale e della riforma delle istituzioni, secondo il quale “la politica di coesione deve incorporare gli obiettivi di Lisbona e Göteborg e diventare un veicolo chiave della loro realizzazione attraverso i programmi di sviluppo nazionali e regionali”30, principio che trova eco nel regolamento n. 1083/2006, nel quale si afferma, tra l’altro, che “la politica di coesione dovrebbe contribuire a potenziare la crescita, la competitività, l’occupazione, facendo proprie le priorità comunitarie per uno sviluppo sostenibile definite nel Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000 e del Consiglio europeo di Göteborg del 15 e 16 giugno 2001”31. Nella dimensione locale e territoriale della coesione si apre, dunque, la strada all’approfondimento del ruolo che le Città possono svolgere, come si ribadisce anche nel parere del Comitato delle regioni del 26 aprile 2006 sul tema “La politica di coesione e le Città: il contributo delle Città e degli agglomerati 29 Appare utile chiarire che gli Stati membri dovevano produrre documenti di programmazione operativa, secondo un preciso iter. Gli Stati membri presentavano il Piano di sviluppo o di riconversione che rappresentava un’analisi delle situazione della Regione considerata. Sulla base di questo piano, la Commissione europea, in collaborazione con lo Stato membro approvava i programmi, secondo l’obiettivo prioritario di riferimento. Per l’obiettivo 1 i documenti di programmazione erano costituiti dal Quadro comunitario di sostegno (QCS) 2000-2006, che fissava, tra l’altro, gli assi prioritari, o priorità strategiche. Sei erano gli assi di intervento: il primo sulla valorizzazione delle risorse naturali e ambientali (risorse naturali); il secondo asse sulla valorizzazione delle risorse culturali e storiche (risorse culturali); il terzo sulla valorizzazione delle risorse umane (risorse umane); il quarto dedicato al potenziamento ed alla valorizzazione dei sistemi locali di sviluppo (sistemi locali di sviluppo); l’asse quinto sul miglioramento della qualità della Città, delle istituzioni locali e della vita associata (Città); il sesto asse sul rafforzamento delle reti e nodi di servizio (reti e nodi di servizio). 30 Cfr. il testo “Conclusioni: una proposta per la riforma della politica di coesione”, Terza relazione sulla coesione economica e sociale, 2004; cfr. il regolamento CE 1083/2006 recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, in particolare cfr., tra gli altri, il considerando n. 2. 31 Cfr. il testo del Regolamento CE n. 1083/2006 del Consiglio dell’11 luglio 2006, recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1260/1999. In particolare cfr. il secondo considerando «La politica di coesione dovrebbe contribuire a potenziare la crescita, la competitività e l’occupazione facendo proprie le priorità comunitarie per uno sviluppo sostenibile definite nel Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000 e del Consiglio europeo di Göteborg del 15 e 16 giugno 2001». 26 LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO urbani alla crescita e all’occupazione nelle regioni (2006/C 206/04)32. In questo documento si richiama l’attenzione sulle grandi potenzialità dei Centri urbani e viene segnalata la necessità di rafforzare la dimensione urbana di tutte le politiche comunitarie e degli Stati membri. Si sottolinea espressamente che il contributo delle Città nell’attuazione della Strategia di Lisbona quale riformulata nel 2005 risulta decisivo, precisando che le Città rappresentano il laboratorio adatto ad ogni tipo di evoluzione, essendo esse teatro della maggior parte dei progressi sociali e tecnologici. Da ultimo, nella stessa direzione si pone la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo del 13 luglio 2006, antecedente alla pubblicazione dei regolamenti comunitari, dal titolo “La politica di coesione e le Città: il contributo delle Città e degli agglomerati urbani alla crescita e all’occupazione all’interno delle regioni”33, in cui si fa espresso riferimento ad alcuni aspetti della dimensione urbana, determinanti nella realizzazione della coesione sociale. Nel luglio 2006 il Parlamento europeo, nell’ambito della nuova politica di coesione, ha definitivamente approvato i regolamenti per il funzionamento dei fondi strutturali FESR, FSE e Fondo di Coesione (quest’ultimo non si applica in Tabella 2 - Programmazione fondi strutturali 2000 – 2006 vs 2007 – 2013 Strumenti e obiettivi politica di coesione 2000-2006 Strumenti di finanziamento Fondo di coesione Fondo di coesione Obiettivo 1 FESR FSE FEAOG orientamento SFOP Obiettivo 2 FESR FSE Obiettivo 3 FSE Iniziative Strumenti di Comunitarie finanziamento INTERREG FESR URBAN FESR EQUAL FSE LEADER + FEAOG – orientamento Obiettivi 2007-2013 Strumenti di finanziamento Convergenza Fondo di coesione FESR FSE Obiettivi Competitività regionale e occupazione Cooperazione territoriale europea FESR FSE FESR Fonte: Commissione Europea, Terza relazione sulla coesione economica e sociale, febbraio 2004. 32 33 Cfr. GU n. C206 del 29/08/2006 pag. 17 – 22. Cfr. il Testo della Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo del 13 luglio 2006 “La politica di coesione e le Città:il contributo delle Città e degli agglomerati urbani alla crescita e all’occupazione all’interno delle regioni”, Bruxelles, 13.7.2006, COM (2006) 385 definitivo, SEC (2006) 928. 27 La nuova politica di coesione: l’importanza delle comunità locali CAPITOLO 1 La nuova politica di coesione: l’importanza delle comunità locali Italia) per il periodo di programmazione 2007-2013, supporto legale per il raggiungimento di obiettivi quali la crescita e lo sviluppo occupazionale di tutte le Regioni e le Città dell’Unione Europea34. Figura 2 - Regioni eleggibili programmazione 2000 -2006 vs 2007-2013 Fonte: Inforegio - factsheet october 2006 I Fondi strutturali, in parte riformati attraverso un approccio programmatico più strategico e un raccordo più organico tra le politiche comunitarie e gli indirizzi dei singoli Stati membri35, costituiscono gli strumenti finanziari per il raggiungimento degli obiettivi citati e sono in diretto collegamento con la politi34 Il 27 dicembre 2006 è stato pubblicato sulla G.U.C.E. il Regolamento (CE) n. 1828/2006 della Commissione, dell’8 dicembre 2006, che stabilisce modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 1083/2006. Questo nuovo regolamento ha previsto, tra l’altro, disposizioni supplementari applicabili ai fondi per lo sviluppo urbano, ad esso ha, poi, fatto seguito il Regolamento (CE) n. 1989/2006 del Consiglio del 21 dicembre 2006 che modifica l’allegato III del regolamento (CE) n. 1083/2006 recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1260/1999. 35 E’ stato previsto il distacco dai Fondi strutturali dei fondi per lo Sviluppo Rurale, distinguendo definitivamente la Politica di Coesione Comunitaria dalla Politica Agricola Comunitaria (PAC), nell’ambito della quale si attuano le politiche di sviluppo rurale. 28 LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO ca di sviluppo locale36. Essi intervengono nell’ambito della politica di coesione in modo integrato rispetto ai finanziamenti nazionali o privati per attuare programmi di azioni nazionali, regionali o locali, al fine di rispondere alle sfide connesse alle disparità economiche, sociali e territoriali, all’accelerazione delle ristrutturazioni economiche e all’invecchiamento della popolazione.37 Altra novità nei regolamenti previsti nella programmazione 2007-2013 riguarda gli obiettivi, o priorità, che rimangono tre ma diventano: «Convergenza», «Competitività regionale e Occupazione» e «Cooperazione territoriale europea»38. In particolare, l’obiettivo «Convergenza» mira «ad accelerare la convergenza degli Stati membri e regioni in ritardo di sviluppo, migliorando le condizioni per la crescita e l’occupazione tramite l’aumento e il miglioramento della qualità degli investimenti in capitale fisico e umano, lo sviluppo dell’innovazione e della società della conoscenza, dell’adattabilità ai cambiamenti economici e sociali e la tutela e il miglioramento della qualità dell’ambiente e l’efficienza amministrativa». Rientrano in questo obiettivo gli Stati membri e le regioni in ritardo di sviluppo, in cui il PIL pro capite, misurato in parità di potere di acquisto è inferiore al 75% della media comunitaria. Al fine di completare il processo di convergenza, hanno diritto, inoltre, ad un aiuto transitorio, che avrà termine nel 2013, quelle regioni che risentono dell’effetto statistico legato alla riduzione della media comunitaria a seguito dell’allargamento dell’Unione. L’obiettivo «Competitività regionale e occupazione» riguarda il territorio della Comunità non rientrante nell’obiettivo «Convergenza» e punta «a rafforzare la competitività e le attrattive delle regioni e l’occupazione, anticipando i cambiamenti economici e sociali, inclusi quelli connessi all’apertura degli scambi, mediante l’incremento e il miglioramento della qualità degli investimen36 Prima dei recenti regolamenti pubblicati a luglio 2006 i Fondi strutturali erano quattro: FESR, Fondo europeo di sviluppo regionale, per il finanziamento delle infrastrutture, degli investimenti produttivi e i progetti di sviluppo locale nelle regioni svantaggiate; FSE (Fondo Sociale Europeo), per il sostegno di azioni formative e per favorire l’inserimento professionale e sociale dei disoccupati e dei soggetti svantaggiati; FEAOG (Fondo Europeo Agricolo di orientamento e di garanzia); lo strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP), il quale finanzia l’adeguamento e l’ammodernamento degli impianti nel settore ittico. Gli ultimi due fondi sono stati stralciati dalla politica di coesione poiché rientranti nella politica agricola comunitaria. 37 Il regolamento del FESR definisce il campo di applicazione e di intervento nella promozione di programmi pubblici e privati volti a ridurre le disparità regionali nell’Unione, attraverso il sostegno della competitività e la cooperazione territoriale su tutto il territorio europeo. Il FSE interviene, in linea con la Strategia Europea per l’Occupazione, su alcuni aspetti peculiari: accrescere l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese, migliorare l’accesso e la partecipazione al mercato del lavoro, combattere l’esclusione sociale attraverso la lotta a tutte le forme di discriminazione, potenziare la creazione di partenariati per individuare strategie comuni per l’occupazione. Il Fondo di Coesione contribuisce a realizzare interventi nei settori dell’ambiente e delle reti di trasporti transeuropee: esso opera per quegli Stati membri che hanno un reddito nazionale lordo (RNL) inferiore al 90% della media comunitaria, a beneficio, quindi, dei nuovi Stati membri, ma anche della Grecia, del Portogallo e transitoriamente della Spagna. 38 In Italia, nell’obiettivo «Convergenza» rientrano Calabria, Campania, Puglia e Sicilia e la Basilicata, beneficiaria di un sostegno transitorio. All’obiettivo «Competitività regionale e occupazione» accedono le altre regioni (Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Province autonome di Trento e Bolzano, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto) e la Regione Sardegna in virtù di un sostegno transitorio. 29 La nuova politica di coesione: l’importanza delle comunità locali CAPITOLO 1 La nuova politica di coesione: l’importanza delle comunità locali ti nel capitale umano, l’innovazione e la promozione della società della conoscenza, l’imprenditorialità, la tutela e il miglioramento dell’ambiente e il miglioramento dell’accessibilità, dell’adattabilità dei lavoratori e delle imprese e lo sviluppo dei mercati del lavoro inclusivi». Per potenziare la cooperazione territoriale, intesa «a rafforzare la cooperazione transfrontaliera mediante iniziative congiunte locali e regionali, a rafforzare la cooperazione transnazionale mediante azioni volte allo sviluppo territoriale integrato connesse alle priorità comunitarie e a rafforzare la cooperazione interregionale e lo scambio di esperienze a livello territoriale adeguato», è prevista la possibilità di istituire, su iniziativa dei membri potenziali, tra i quali vi sono anche le autorità locali, in coerenza con la dimensione locale della politica di coesione, uno strumento di cooperazione che consenta di creare in ambito comunitario gruppi cooperativi dotati di personalità giuridica, denominati gruppi europei di cooperazione territoriale (GECT)39. Questi organismi possono essere composti da Stati membri, autorità regionali, autorità locali, organismi di diritto pubblico, situati nel territorio di almeno due Stati membri: la loro funzione è quella di attuare programmi o progetti di cooperazione territoriale cofinanziati dalla Comunità, a valere su FESR, su FSE o sul Fondo di coesione. Nel regolamento generale trovano spazio principi e regole comuni per il funzionamento del FSE, del FESR, del Fondo di coesione e vengono introdotti istituti giuridici innovativi, nel rispetto dei più recenti orientamenti della politica di coesione e soprattutto in coerenza con l’importanza riconosciuta alla dimensione urbana per il conseguimento di obiettivi di crescita e occupazione. In questa ottica è stata disposta la possibilità di far ricorso alla subdelega che gli Stati membri, le regioni e le autorità di gestione possono attivare in favore delle autorità cittadine, nel rispetto delle priorità relative alla rivitalizzazione urbana, nell’ambito dei programmi operativi cofinanziati dal FESR per gli obiettivi «Convergenza» e «Competitività regionale e occupazione». Per le Città motori di crescita si apre ancora un’ulteriore possibilità di azione in ambito comunitario grazie alla previsione dello strumento della sovvenzione globale, in virtù del quale le Città possono essere destinatarie di funzioni di attuazione di una parte del programma operativo. Più precisamente, l’autorità di gestione del programma operativo può delegare la gestione e l’attuazione di una parte dello stesso a uno o più organismi intermedi da essa designati, compresi gli enti locali, gli organismi di sviluppo regionale o le organizzazioni non governative, che garantiscano la realizzazione di una o più operazioni secondo le modalità di un accordo concluso tra l’autorità di gestione e tale organismo. In tal caso l’organismo intermedio incaricato dovrà offrire garanzie di solvibilità e competenza in materia di gestione amministrativa e finanziaria40. 39 Sul gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) si cfr. il Regolamento (CE) n. 1082/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 luglio 2006. 40 L’organismo intermedio è tenuto a presentare un programma corredato da una scheda finanziaria conforme alle finalità del programma operativo affinché sia stipulato l’accordo in base al quale è prevista l’assegnazione dello stanziamento per la realizzazione del programma operativo stesso. 30 LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO L’introduzione di queste previsioni nella politica di coesione mira a rafforzare la logica del partenariato ed appare in linea di continuità con il modello ordinamentale italiano. Si tratta di un’occasione importante per le autonomie locali nazionali, le quali, in virtù della subdelega e della sovvenzione globale, sono in grado di poter sfruttare in modo ancora più efficiente la delega di funzioni amministrative e gestionali nei processi di programmazione, nel rispetto del principio di leale collaborazione fra le amministrazioni pubbliche. Anche dal punto di vista finanziario la politica ha previsto all’interno della nuova programmazione nuovi strumenti flessibili, che si fondano su una combinazione di finanziamenti pubblici e privati. Infatti, per risolvere il problema della carenza di capitali e della mancanza di garanzie bancarie, ma anche per agevolare l’utilizzo dei fondi strutturali europei, spesso poco o male sfruttati, la Commissione europea e la Banca europea per gli investimenti (BEI) hanno messo a punto tre iniziative comunitarie Jessica, Jeremie41, Jaspers42. Tra queste l’iniziativa Jessica (Fondi comuni europei per l’investimento sostenibile nelle aree urbane) per sostenere la crescita urbana offre alle autorità di gestione dei fondi un servizio completo di assistenza, attraverso un supporto tecnico simile ad un prestito assistito, un vero e proprio “sistema chiavi in mano”. Si tratta di un’iniziativa della Commissione europea svolta in cooperazione con la BEI e con la Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa, finalizzata a mettere insieme le sovvenzioni destinate ai programmi di riqualificazione e sviluppo urbano con i prestiti e le capacità delle banche, le quali, attraverso una razionalizzazione delle procedure per l’accesso ai prestiti per lo sviluppo urbano si impegnano a rendere più facilmente fruibili i finanziamenti. Le parti coinvolte, esperte nel campo di prestiti per lo sviluppo e riqualificazione urbana, hanno sottoscritto un memorandum Urban/Jessica, con il quale si impegnano a collaborare strettamente con la Commissione europea nell’ambito dei nuovi programmi FESR per lo sviluppo urbano. Grazie a questo innovativo strumento finanziario e all’intervento congiunto della BEI, istituzione senza scopo di lucro che tra l’altro sostiene gli interven41 L’iniziativa congiunta della Commissione, della BEI e del FEI denominata “Jeremie” (acronimo per indicare nella versione italiana “Risorse Europee Congiunte per le micro, le piccole e le medie imprese) intende migliorare la possibilità di accesso delle PMI al finanziamento, sviluppare il microcredito e le altre forme innovative di finanziamento. Grazie ad essa il FEI consentirà agli Stati membri ed alle Regioni di usare parte del proprio budget FESR dedicato all’accesso delle PMI per ottenere una serie di prodotti finanziari specificamente progettati per le micro, piccole e medie imprese. Possono accedere a Jeremie le autorità di gestione dei programmi operativi per usufruire dell’accreditamento di intermediari finanziari con esperienza nello sviluppo di imprese e microcredito. Gli intermediari accreditati orientano il capitale verso le imprese e altri beneficiari finali. In tal modo si contribuisce al consolidamento della crescita, dell’occupazione e dell’inclusione sociale nelle Città, determinando un effetto moltiplicatore e promuovendo ulteriori prestiti da parte di altre istituzioni finanziarie. 42 Jaspers, Assistenza congiunta ai progetti nelle regioni europee, è uno strumento principalmente destinato ai nuovi Stati membri, per sviluppare la cooperazione tra la Commissione europea, la BEI e la “Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo” al fine di mettere in comune l’esperienza maturata e di assistere gli Stati membri e le regioni nella redazione di importanti progetti infrastrutturali. Lo scopo è quello di facilitare l’elaborazione e quindi la realizzazione di progetti di alta qualità in tutti gli Stati membri, mediante il finanziamento congiunto del Fondo di coesione e del FESR, al fine di ridurre il divario regionale europeo. 31 La nuova politica di coesione: l’importanza delle comunità locali CAPITOLO 1 La nuova politica di coesione: l’importanza delle comunità locali ti di rinnovo urbano, possono essere conseguiti vantaggi importanti per facilitare le politiche di sviluppo urbano: la riduzione dell’onere amministrativo per le autorità di gestione, una veloce consegna dei fondi, il coinvolgimento di esperti del settore finanziario. Sono previsti, inoltre, minori vincoli burocratici e regole di ammissibilità nazionali, invece che regole comunitarie, così da rendere gli Stati membri e le regioni direttamente responsabili nella gestione, più decentrata, dei fondi. Per completare le previsioni della politica di coesione sono stati definiti di recente gli orientamenti strategici43 che di fatto costituiscono la base per elaborare i Quadri strategici di riferimento nazionali e per la predisposizione dei programmi operativi. Tre sono le priorità che gli Stati membri devono considerare: rendere le regioni e le Città un polo di attrazione per gli investimenti, promuovere l’innovazione regionale e la crescita dell’economia della conoscenza, creare numerosi posti di lavoro qualitativamente migliori. Gli orientamenti strategici illustrano e specificano gli obiettivi della politica di coesione e forniscono un’ulteriore mappa per guidare il modus operandi delle istituzioni nazionali e regionali nell’ottica dello sviluppo sostenibile dei centri urbani. Figura 3 - Strumenti finanziari comunitari per promuovere l’occupazione, la crescita e la coesione nelle Regioni dell’Unione Europea INIZIATIVE COMUNITARIE PER MIGLIORARE LA COLLABORAZIONE TRA ENTI LOCALI E ISTITUZIONI FINANZIARIE INTERNAZIONALI ED EUROPEE JASPERS (Joint Assisatnce in supporting Projects in European Regions) Assistenza congiunta a sostegno dei progetti nelle regioni europee prevede una partnership tra CE – BEI – BERS. Obiettivo: facilitare l’elaborazione di grandi progetti co-finanziati dal Fondo di Coesione e dal FESR, in particolare nei nuovi Stati Membri, nel periodo 2007-13. JEREMIE (Joint European Resources for Micro to Medium Enterprises) Risorse europee congiunte per le micro e medie imprese. Operano congiuntamente CE, BEI e FEI Obiettivi: a) facilitare e migliorare l’accesso delle PMI ai finanziamenti. b) assicurare migliori finanziamenti per le nuove attività imprenditoriali. JESSICA (Joint European Support for Sustainable Investment in City Areas – Sostegno europeo congiunto per investimenti sostenibili in aree urbane) Iniziativa congiunta della BEI e della Banca di Sviluppo del Consigliod’Europa Obiettivo: far convergere le sovvenzioni destinate ai programmi di riqualificazione dello sviluppo urbano con i prestiti e le capacità delle banche. 43 Decisione del Consiglio del 6 ottobre 2006 sugli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione (2006/702/CE) 32 LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO Lo schema è stato tracciato in base a quanto previsto dai nuovi Regolamenti sui fondi strutturali. 1.3 Le autorità territoriali in Europa: le municipalità motori di crescita e trait d’union tra cittadini e sistema comunitario Già nel 1985 gli Stati membri del Consiglio d’Europa44 avevano sottoscritto la Carta delle Autonomie Locali, nel cui Preambolo era riconosciuta l’importanza delle collettività locali, segmenti del potere in grado di realizzare un’amministrazione più efficiente e più vicina al cittadino45. Allora come oggi la costruzione del processo di integrazione europea si fondava sull’impegno degli Stati ad assegnare agli attori locali competenze e ruoli significativi nella costruzione della polity46 comunitaria attraverso il coinvolgimento nelle fasi di programmazione e decisione che direttamente o indirettamente ricadono nella sfera di competenza. A partire dagli anni ’80, a livello internazionale ed europeo, si è tentato di sviluppare un processo che consentisse lo sviluppo delle iniziative locali per promuovere la crescita occupazionale attraverso analisi e consultazioni che hanno poi trovato una prima conclusione nella risoluzione della Commissione delle Comunità Europee adottata nel 1984 per sostenere le iniziative locali per l’occupazione (ILO)47. Queste iniziative per l’occupazione sono attività nate dal coinvolgimento degli attori locali in processi complessi, fondati sulla sinergia di risorse interne volte ad implementare azioni generatrici di occupazione attraverso la diffusione di cultura imprenditoriale. Esse sono costituite da un complesso di azioni «prese a livello locale - che prevedono spesso cooperazione tra singoli individui, gruppi di azione, parti sociali e autorità locali e regionali - con l’obiettivo specifico di fornire possibilità supplementari di lavoro permanente attraverso la creazione di nuove, piccole imprese»48 44 Si ricorda che il Consiglio d’Europa è un’organizzazione politica nata nel 1949, della quale fanno parte 46 paesi (tra cui 21 Stati dell’Europa centrale e orientale), distinta dall’Unione europea dei “25”. Tuttavia, nessun Paese ha mai aderito all’Unione senza prima essere membro del Consiglio d’Europa che ha la propria sede a Strasburgo (Francia). 45 La Carta delle Autonomie è stata firmata a Strasburgo il 15 ottobre 1985, è stata ratificata e resa esecutiva dall’Italia con la legge 30 dicembre 1989, n. 439 ed è entrata in vigore il 1° settembre 1990. 46 Con il termine «polity» si intende “la dimensione della costruzione dello spazio pubblico europeo dal punto di vista della comunità politica organizzata”, cfr. Messina P., Sistemi locali e spazio europeo, Carocci editore, 2003, pag. 32. 47 Cfr. “Il contributo delle iniziative locali per l’occupazione”, COM (83) 662 def. 17 gennaio 1984; “Contributo alla lotta contro la disoccupazione delle iniziative locali relative alla creazione di posti di lavoro, 7 giugno 1984, GUCE n. C 161/1, 21 giugno 1984. In seguito per promuovere le ILO sono state create delle reti di monitoraggio e azione per trasferire le diverse pratiche prodotte. Nel 1985 per lo scambio di informazioni sullo sviluppo e sulle iniziative locali per l’occupazione è nata la rete europea ELISE, il cui patrimonio e le cui esperienze sono utilizzate per l’analisi, il monitoraggio e la promozione delle iniziative locali di sviluppo rurale (LEADER); nel 1983 è stata creata EGLEI, rete di agenzie ed agenti di sviluppo locale, capace di coinvolgere più di 120 strutture in 19 paesi aderenti e non aderenti all’Unione europea. 48 Cfr. COM(83) 662 def. 17 gennaio 1984 e GUCE n. C 161/1, 21 giugno 1984, prima citati. 33 La nuova politica di coesione: l’importanza delle comunità locali CAPITOLO 1 Le autorità territoriali in Europa: le municipalità motori di crescita e trait d’union tra cittadini e sistema comunitario Tra i programmi comunitari finalizzati alla creazione dell’occupazione a livello locale significativo è certamente il Programma dell’Unione europea denominato LEDA (Local Employment Development Action), iniziato nel 1986 per individuare metodologie ed approcci innovativi mirati alla creazione di posti di lavoro a livello locale49. Nel 2000 viene pubblicata la Comunicazione della Commissione dell’Unione Europea “Agire a livello locale in materia di occupazione. Dare una dimensione locale alla strategia europea per l’occupazione”, nella quale si sottolinea che “la Strategia per l’Occupazione deve tener conto pienamente di ciascun protagonista, ciascun livello istituzionale e ciascun settore potenziale suscettibile di influenzare le cifre in materia occupazionale. (…) Il documento intende suscitare una discussione tra i vari protagonisti a livello locale, nazionale ed europeo…”50. Si sottolinea la necessità di sostenere lo sviluppo di partenariati locali, grazie ai quali promuovere politiche integrate di occupazione locale, dove il livello territoriale non è limitato ai confini amministrativi, ma è più spesso definito dalle affinità culturali. Per realizzare questa strategia di azione locale si rende necessario un approccio proveniente dal basso, fondamentale per trovare soluzioni partecipate adeguate ai singoli contesti, ma anche un sistema di sostegno, fondato sull’esistenza di quadri legislativi nazionali o regionali che favoriscono le iniziative locali. Nel Libro Bianco sulla Governance del 2001 è stato messo in luce che la consapevole partecipazione dei cittadini all’Unione deve avvenire attraverso l’attenuazione della costruzione verticistica delle relazioni in seno all’UE e che per questo si rende necessaria l’interazione tra i diversi livelli di governo (globale, europeo, nazionale, regionale e locale). La riduzione dei vincoli verticistici rientra nella finalità di dare spazio a relazioni modulari e trasversali per costruire uno spazio comune europeo: alla luce di ciò la stessa Commissione nell’elaborare le sue proposte si impegna a tener conto delle realtà regionali e locali, dando vita ad un dialogo con le associazioni europee e nazionali delle amministrazioni territoriali, nel rispetto delle disposizioni costituzionali e amministrative di ciascuno Stato. Si predilige la logica in base alla quale la costruzione dello spazio unificato europeo deve seguire le strategie di bottom up, per cui il processo di europeizzazione deve partire ‘dal basso’, tributando maggior attenzione alle dinamiche locali. L’esigenza di seguire la logica dal basso verso l’alto, in grado di coinvolgere le conoscenze e l’impegno locali, richiama l’importanza del processo circolare previsto dal Libro Bianco sulla Governance europea e sottolinea la necessità di collegare in modo organico i piani di azione nazionali e i piani di azione locale per l’occupazione, attraverso un rapporto sinergico tra i vari attori politici. Questi gli aspetti chiave richiamati dalla Comunicazione trasmessa dalla Commissione al 49 La promozione dello “sviluppo endogeno” rientra naturalmente anche negli obiettivi del Fondo Regionale Europeo, così come citato esplicitamente nel Reg. 1787 del 1984 e nei Programmi Integrati Mediterranei, che interessano molte regioni italiane. Sul punto cfr. Garonna P., Dai progetti ai soggetti: le nuove tendenze di job creation, in Battisti M. (a cura di), Job creation. Trasformazioni e sviluppo del mercato del lavoro in Provincia di Frosinone, Franco Angeli, Milano, 1999. 50 COM (2000) 196 del 7 aprile 2000, in particolare pag. 4. 34 LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO Parlamento “Rafforzare la dimensione locale della strategia europea per l’occupazione”51, cui fa seguito una proposta di risoluzione del Parlamento Europeo, nella quale, tra l’altro, viene sottolineato il ruolo e l’importanza degli spesso trascurati mercati locali del lavoro52, considerati quanto mai importanti sia per la strategia europea per l’occupazione sia per la coesione sociale in generale. Sul piano della diretta partecipazione delle autonomie locali al processo di programmazione e di attuazione degli orientamenti integrati della Strategia di Lisbona, va segnalata l’iniziativa del Comitato delle Regioni53 che propone la formalizzazione di un «“Dialogo territoriale”, sotto forma di conferenza annuale, intesa come un periodo di riflessione e discussione sulla dimensione locale e regionale della strategia di Lisbona …54». Nello stesso documento si sottolinea il ruolo di spicco della dimensione urbana nella politica comunitaria di coesione socioeconomica e l’importanza del partenariato tra diverse realtà territoriali, anche sovranazionali, per sviluppare e “consolidare la dimensione locale e regionale della Strategia di Lisbona e fornire un contributo strategico al nuovo ciclo di governance”55. Anche la Costituzione Ue, firmata a Roma il 29 ottobre 2004 dai Capi di Stato dei 25 Paesi membri, attribuisce una significativa importanza al ruolo dell’autonomia locale (e regionale), specificando all’art. I-5 che “l’Unione rispetta l’uguaglianza degli Stati membri davanti alla Costituzione e la loro identità nazionale insita nella loro struttura fondamentale, politica e costituzionale, compreso il sistema delle autonomie locali e regionali”. La promozione della costituzione di networks tra Città appartenenti allo spazio comunitario rappresenta un segnale forte di fronte alla mancanza di un filo diretto tra enti locali e Unione europea56. 51 COM (2001) 629 – C5-0076/2002- 2002/2034 (COS). 52 Nella Relazione sulla Comunicazione della Commissione “Rafforzare la dimensione locale del- la strategia europea per l’occupazione” (pag. 13) del 31 maggio 2002 COM (2001) 629 – C50076/2002/2034 (COS), si elabora una definizione precisa di mercato del lavoro locale, secondo la quale “il mercato del lavoro ha un struttura verticale, in cui si possono distinguere i livelli locale, regionale e nazionale. Un mercato del lavoro locale consiste in apporti lavorativi locali fruiti a livelli locale e comprende tutti coloro i quali lavorano quotidianamente nel settore dei servizi, vale a dire assistenza sanitaria e sociale, trasporto pubblico, servizi amministrativi e tecnici, istruzione e cultura, artigianato, commercio di prodotti di uso quotidiano, alcune attività produttive e così via”. 53 Si ricorda che il Comitato delle Regioni, istituito con il Trattato di Maastricht, opera in sinergia con la Commissione europea, il Parlamento europeo ed il Consiglio dell’Unione, con il compito di rendere partecipi gli enti locali e regionali al processo decisionale comunitario. Questo organo, istituito allo scopo di rafforzare la legittimità democratica dell’Unione attraverso la partecipazione degli enti locali ai processi decisionali, è un organo consultivo, composto da rappresentanti delle collettività regionali e locali, nominati su proposta dei rispettivi Stati membri per la durata di quattro anni. 54 Cfr. La Dichiarazione adottata dalle commissioni ECOS e COTER del Comitato delle Regioni “Preparare il Consiglio europeo di primavera: un partenariato autentico con gli enti locali e regionali per l’occupazione e la crescita”. 55 Il riferimento è alla Dichiarazione adottata dalle commissioni ECOS e COTER del Comitato delle Regioni, op.cit. 56 Le reti tra città costituiscono una modalità di aggregazione e di unificazione proveniente dal basso, sede di incontro e di interazione, ma anche di progettazione congiunta, capace di favorire la costituzione di un’Europa delle città, chiamate ad assumere nella stagione della programmazione 2007-2013 il ruolo di motore dello sviluppo nel contesto nazionale ed europeo. 35 Le autorità territoriali in Europa: le municipalità motori di crescita e trait d’union tra cittadini e sistema comunitario CAPITOLO 1 Le autorità territoriali in Europa: le municipalità motori di crescita e trait d’union tra cittadini e sistema comunitario E’ necessario creare le basi perché gli enti locali, ed in particolare i Comuni, abbiano un riconoscimento ancora più ampio all’interno dell’Unione europea, non solo come semplici attori di processi di consultazione e di comunicazione o come destinatari di forme di finanziamento cui accedono, tra l’altro, attraverso l’intervento degli organi regionali, ma come veri e propri soggetti istituzionali in grado di esercitare funzioni decisionali e di interagire direttamente con gli organismi comunitari57. 57 Cfr. la l. 4 febbraio 2005, n. 11 “Norme generali sulla partecipazione dell’Italia al processo normativo dell’Unione Europea e sulle procedure di esecuzione degli obblighi comunitari” che disciplina il processo di formazione della posizione italiana nella fase di predisposizione degli atti comunitari sulla base dei principi di proporzionalità, di efficienza, di trasparenza e di partecipazione democratica. L’art. 6 della legge citata disciplina, in particolare, la partecipazione degli enti locali alle decisioni relative alla formazione degli atti normativi comunitari. E’ previsto che i progetti e gli atti su questioni di particolare rilevanza negli ambiti di competenza degli enti locali vengano trasmessi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri- Dipartimento per le politiche comunitarie alla Conferenza Stato – Città ed autonomie locali, la quale a sua volta li trasmette alle associazioni rappresentative degli enti locali al fine di presentare delle “osservazioni”. 36 CAPITOLO 2 LE AUTORITA’ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE: IL RUOLO DELLE CITTA’ Dallo scenario comunitario descritto nelle pagine precedenti è emersa l’importanza della politica locale urbana e la ormai acquisita consapevolezza che le Città sono in grado di offrire un contribuito proattivo alla crescita e allo sviluppo occupazionale, secondo le logiche della nuova governance multilivello. Si punta, in generale, ad un coinvolgimento sempre più ampio dei diversi attori istituzionali, che inevitabilmente segna il venir meno di un modello di organizzazione del potere di tipo top down e avvia un processo di redistribuzione del potere decisionale, il cui risultato più immediato è la trasformazione/superamento dello Stato-nazione, ritenuto troppo distante dai cittadini, non capace di percepire le loro esigenze. Attraverso la sostituzione del modello di imposizione dall’alto delle politiche con un modello “partecipato”, ossia attraverso “un circolo virtuoso basato sul feedback, sulle reti e su una partecipazione a tutti i livelli (dalla definizione delle politiche alla loro applicazione)”58, il segmento istituzionale rappresentato dalle Città/Comuni costituisce l’unica àncora di salvezza rispetto ai possibili errori dell’eurocrazia, agli scenari della globalizzazione ed alle crisi che storicamente gli Stati vivono59. In questa ottica, si assiste ad una radicale e progressiva trasformazione del ruolo dello Stato, all’«alleggerimento dello Stato», il quale più che sparire dalla scena, attraverso la delega di poteri e funzioni, prevede nuovi modelli di regolazione dei processi di sviluppo che assumono una dimensione anche locale, o meglio g-locale60. Al fenomeno della globalizzazione dei mercati corrisponde la ne58 Cfr. Le dimensioni regionale e locale nella creazione di nuove forme di governance in Europa, CdR E7/2002, pag. 47. 59 Cfr. Bezzi D., Regioni e sistemi locali di diritto comunitario, pag. 54. 60 La globalizzazione si può considerare come un fenomeno effetto delle spinte modernizzatrici e sul quale esiste una copiosa letteratura di natura economica, ideologica e sociale. Cfr. Giddens A., The Consequences of Modernity, Polity Press, Cambridge, 1990; Id., Modernity and selfIdentity, Stanford University Press, Stanford, 1991. Il termine g-localizzazione è ormai diffuso ed indica l’interdipendenza tra la dimensione globale e locale di un fenomeno; cfr. Beck U., Che cos’è la globalizzazione: rischi e prospettive della società planetaria, Carocci, Roma, 1999.Cfr. Messina P. (a cura di), Sistemi locali e spazio europeo, Carocci Editore, Roma, 2003, pag. 21. 37 CAPITOLO 2 cessità di correlare la dimensione locale, che privilegia logiche e modelli di sviluppo riconducibili al livello territoriale. Si tratta di due aspetti apparentemente in contrasto, che si integrano in modo complementare in uno stesso processo. Questo modello funzionale della macchina statale, implementato in Italia negli ultimi anni dopo le modifiche normative dell’impianto ordinamentale (si v. la legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 che ha riformato il Capo V, parte II della Costituzione italiana, recante norme sulle Regioni, le Province e i Comuni61) e che va verso un federalismo non solo di tipo amministrativo, punta l’attenzione sull’importanza sempre crescente delle collettività regionali e locali, nell’ottica europea di rendere le istituzioni sempre più vicine ai cittadini. A questa logica risponde, in particolare, l’art. 3, co. 5 del Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti Locali del 200062, in base al quale, secondo il principio di sussidiarietà, i comuni (e le province) sono titolari di funzioni proprie e di quelle conferite loro con legge dello Stato e della Regione. Di recente, inoltre, la normativa relativa agli enti locali, avente ad oggetto, in particolare, il riordino delle disposizioni relative ai Comuni, Province e Città metropolitane è stata oggetto di diversi progetti di revisione63. Il Comune è l’ente più vicino al cittadino, portatore degli interessi generali della collettività che rappresenta, centro propulsore delle politiche provenienti ‘dal basso’ e che si realizzano attraverso pratiche negoziali e/o di contrattazione da integrare con le politiche top down, ritenute da alcuni come scarsamente partecipative, fortemente dirigiste e centraliste. Nella nuova geometria degli assetti istituzionali, insieme ad una pluralità di altri soggetti (enti bilaterali, agenzie per il lavoro, parti sociali), i Comuni sono coinvolti nell’attuazione di scelte e strategie politiche promosse a livello regionale e provinciale, per contribuire in modo autonomo, ma non isolato, a realizzare una più efficiente gestione del mercato del lavoro. 61 Il testo prevede un diverso riparto delle competenze normative tra Stato, Regioni ed Enti locali, nel rispetto dei principi di sussidiarietà, federalismo e partenariato fissati nel Libro Bianco sulla Governance. Nei rapporti internazionali e con l’Unione Europea, alle Regioni viene riconosciuta la potestà legislativa concorrente con quella dello Stato, mentre rimane allo Stato la competenza esclusiva per la determinazione degli indirizzi programmatici e legislativi nazionali, in virtù del canone di unicità della politica estera italiana. Le Regioni possono concludere, tuttavia, nelle materie di loro competenza, accordi ed intese con Stati ed enti territoriali di altri Stati. In materia di lavoro si v. infra. 62 Cfr. d.lgs. 8 agosto 2000, n. 267, Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti Locali, pubblicato in G.U. n. 227 del 28 febbraio 2000, in particolare, la parte I, titolo II, capo I è dedicato al “comune” e succ. mod. ed int.. 63 Si fa riferimento al progetto di riforma che prevede una “Carta” o “Codice delle Autonomie”, la quale dovrebbe sostituire il Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, attualmente il principale riferimento in materia di autonomie locali. L’adozione di una Carta delle Autonomie locali è contenuta in uno schema di disegno di legge all’attenzione dell’attuale Governo Prodi “delega al Governo per l’attuazione dell’art.117, secondo comma, lett. P) della Costituzione, per l’istituzione delle Città metropolitane e per l’ordinamento di Roma Capitale della Repubblica. Disposizioni per l’attuazione dell’art. 118, commi primo e secondo della Costituzione e delega al Governo per l’adeguamento delle disposizioni in materia di enti locali alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3”. Questo disegno di legge è riconducibile all’attuazione del Titolo V della Costituzione e all’adeguamento della legislazione statale e regionale vigente al quadro costituzionale riformato: inoltre, in materia di individuazione ed allocazione delle funzioni fondamentali proprie degli enti locali è previsto che esse possano essere svolte anche in forma associata, in applicazione dei principi generali quali la sussidiarietà, adeguatezza, semplificazione, concentrazione. 38 LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE I Comuni, infatti, pur in mancanza di un significativo riconoscimento in materia di politiche del lavoro, di fatto, in virtù del loro rapporto di prossimità con i cittadini, sono spinti ad intervenire nell’organizzazione e nella gestione del mercato del lavoro per agevolare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e per attivare percorsi educativo-formativi64. 2.1 La dimensione locale delle politiche occupazionali in Italia L’analisi del ruolo delle Città nelle politiche occupazionali offre l’occasione per un focus sulle dinamiche del mercato del lavoro e sulle regole che lo presiedono. Negli ultimi anni, soprattutto a far data dalla nascita della Strategia Europea per l’Occupazione (SEO), le politiche per l’occupazione sono ormai divenute “una questione di interesse comune”, capace di catalizzare l’attenzione della società italiana e del nostro sistema socio-politico a tutti i livelli. Sin dal 1997, nell’ottica di una nuova impostazione nella lotta alla disoccupazione a livello europeo e al fine di realizzare l’ambizioso tentativo di modernizzare il mercato del lavoro65, sono stati fissati cicli di programmazione e controllo delle politiche occupazionali operanti a livello locale (il così detto Processo di Lussemburgo). La necessità di declinare a livello locale le azioni per accrescere l’occupazione e lo sviluppo economico si rinviene nel Quadro Strategico Nazionale (QSN) per la politica regionale di sviluppo 2007-2013, strutturato nel rispetto delle linee guida fissate dalla nuova politica di coesione europea. In questo documento si sottolineano il basso tasso di partecipazione al mercato del lavoro, ma anche gli insoddisfacenti tassi di occupazione e disoccupazione rispetto alla media europea. Si tratta di aspetti che costituiscono certamente un freno alla competitività del sistema Italia, ma che al tempo stesso debbono sollecitare le politiche locali a predisporre interventi e misure in grado di coniugare flessibilità del mercato del lavoro con le garanzie di sostegno per i lavoratori che fuoriescono dai meccanismi produttivi. A livello locale le politiche per il lavoro si propongono di affrontare, attraverso modelli di approccio integrato, le problematiche connesse a specifici target di lavoratori (giovani, donne, svantaggiati, immigrati) residenti nel territorio. Sul punto è parso utile raccogliere una serie di contributi forniti da alcuni amministratori locali di Città italiane, appartenenti alle Regioni del nostro Mezzogiorno, intervistati sulle iniziative in tema di politiche del lavoro promosse a livello urbano e grazie ai quali è stato possibile costruire un mosaico del64 Come si vedrà i Comuni, singoli o associati nelle forme di unioni di Comuni, ai sensi dell’art. 6, co. 2, d.lgs 276/03 sono autorizzati a svolgere funzioni di intermediazione. 65 Appare utile riportare l’autorevole definizione di “mercato del lavoro” elaborata da Ghera E., Lavoro (collocamento), in Dig. Disc. Priv. – Sez. comm., Utet, Torino, 1993, vol. VIII, pag. 103, il quale intende “l’insieme dei movimenti e, a monte, dei fattori economici e demografici che determinano l’incontro e quindi lo scambio tra domanda e offerta di lavoro”. 39 CAPITOLO 2 La dimensione locale delle politiche occupazionali in Italia le esperienze prodotte nel nostro territorio e comprendere la reale ricaduta occupazionale delle politiche virtuose realizzate. Il successo delle iniziative realizzate a livello urbano va commisurato all’efficienza delle strategie di sviluppo locale, alla qualità del sistema di istruzione - formazione e di orientamento al lavoro, all’efficacia delle politiche sociali, alla reale capacità delle istituzioni di fornire risposte ai problemi dei cittadini. La comune pianificazione dei servizi e la partecipata codificazione dei bisogni ad opera delle istituzioni pubbliche locali e dei soggetti privati costituiscono gli elementi per realizzare uno sviluppo armonico del territorio, nel rispetto del principio di sussidiarietà orizzontale. Si insiste su “un esercizio di programmazione strategica a più livelli”, fondato sulle linee guida annuali e sui Piani Nazionali per l’Occupazione66, i quali costituiscono una prova concreta del tentativo di coinvolgere in un processo organico di governance, finalizzato al conseguimento di obiettivi definiti anche in termini quantitativi, le istituzioni di governo e le parti sociali, a livello sia comunitario che nazionale, ma anche locale67. 2.2 Dal “sistema a tre punte” al ruolo crescente di nuovi soggetti nella gestione del mercato del lavoro Le linee guida della Strategia Europea costituiscono i criteri ispiratori del Libro Bianco sul mercato del lavoro in Italia68 e successivamente della legge delega n. 30 del 14 febbraio 2003 (la così detta “Riforma Biagi”69), attuata con il rela66 Nell’ambito dei piani nazionali per l’occupazione si segnala il PICO “Piano per l’innovazione, la crescita e l’occupazione”, documento con il quale l’Italia si è impegnata a stanziare, per il triennio 2005-2008, circa 46 miliardi di euro per il rilancio della Strategia di Lisbona, nel rispetto degli accordi conclusi a livello europeo. 67 Cfr. Tiraboschi M., Le funzioni del benchmarking nelle politiche attive del lavoro in Europa, in Collana ADAPT, 2004, n. 10, pag. 11 e sul punto Tronti L., Il benchmarking dei mercati del lavoro. Una sfida per le regioni italiane?, (dattiloscritto), 2000, in Antonelli G. - Novelli M.(a cura di), Monitoraggio e valutazione delle politiche del lavoro per una «nuova economia», il Mulino, Bologna, 2002, pag. 72. 68 Il Libro Bianco è il documento programmatico del Governo redatto nell’ottobre 2001, che già nel sottotitolo dichiara i propri contenuti, proposte per una società attiva e per un lavoro di qualità. Si tratta di un testo in cui vengono definite le regole che presiedono il funzionamento del mercato del lavoro, inteso come luogo di incontro tra domanda e offerta di lavoro e rappresenta il nucleo centrale della riforma del mercato del lavoro dell’ultimo lustro. 69 Per approfondimenti si cfr., tra gli altri, Favalli G. – Stanchi A., La Riforma Biagi. Commento al Decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, La Tribuna, Piacenza 2003; Isfol, Il Punto su…la riforma Biagi: i Servizi e i Centri per l’impiego, agosto 2004; Carinci F., Commentario al d.lgs 10/09/2003 attuativo della legge Biagi, Maggioli, 2003. Carinci M.T, La legge delega 30/03 e il sistema delle fonti, in Miscione - Ricci (a cura di), Commentario al d.lgs. 10 settembre 2003 n. 276, Ipsoa, 2004; Tiraboschi M. (a cura di), La riforma Biagi del mercato del lavoro, 2004, Giuffrè, Milano; Rusciano M. – Zoppoli L. - De Luca Tamajo R. (a cura), Mercato del lavoro e vincoli di sistema, Editoriale Scientifica, 2004; Galantino L., La riforma del mercato del lavoro, Giappichelli, 2004; AA.VV., La Legge.Biagi, anatomia di una riforma, Editori Riuniti, 2006; CNEL, Rapporto sul mercato del lavoro 2005, luglio 2006; Rusciano M. – Zoli C. – Zoppoli L., (a cura di), Istituzioni e regole del lavoro flessibile, Editoriale Scientifica, 2006; Rapporto Isfol 2006, Giunti Editore, novembre 2006. 40 LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE tivo decreto (d.lgs. n. 276/03), non senza suscitare critiche, dubbi e questioni di legittimità costituzionale70. Il primo obiettivo resta l’efficienza del mercato del lavoro, dove sia possibile un migliore inserimento professionale dei disoccupati, degli inoccupati e in particolare delle donne e dei giovani, ma anche degli anziani. L’attuazione di queste linee programmatiche si fonda sull’utilizzo del metodo di coordinamento che implica l’intervento del governo centrale e delle autonomie locali, tramite la predisposizione di Piani Regionali di Azione (RAP) conformi al più generale NAP (Piano di Azione Nazionale), nel rispetto del principio di sussidiarietà, in una logica che valorizzi il dialogo tra concorrenza e complementarietà. Di grande complessità è il raccordo tra legislazione nazionale e regionale sulla disciplina del mercato del lavoro, tema non nuovo ma che avrebbe meritato maggiore attenzione alla luce della l. cost. 18 ottobre 2001, n. 3, la quale non solo ha rimodulato il rapporto tra Stato e Regioni, modificando l’art. 117 Cost., ma ha anche previsto pari dignità istituzionale per Regioni ed enti locali (art. 114 Cost.) e l’ampliamento delle funzioni amministrative e delle potestà regolamentari spettanti alle istituzioni locali (artt. 117, co. 6, e 118 Cost.). In virtù di questa riforma, tra l’altro, alle Regioni e agli Enti locali è riconosciuto un maggiore spazio regolativo in materia di lavoro, formazione professionale e istruzione. In particolare, alle Regioni è assegnata una potestà legislativa concorrente in tema di tutela e sicurezza del lavoro e una potestà esclusiva nel campo dell’istruzione e della formazione professionale. L’attuale disciplina è figlia delle due deleghe approvate nel 1997 e nel 1999 (l. n. 59 del 1997 e la l. n. 144 del 1999)71. Il d.lgs. 23 dicembre 1997 n. 469 (così detto Decreto Montecchi) “Conferimento alle Regioni e agli enti locali di funzioni e compiti in materia del mercato del lavoro, a norma dell’art. 1 della l. 15 marzo 1997, n. 59”, che ha attuato il federalismo amministrativo, rappresenta il primo passo della riforma del collocamento verso una maggiore liberalizzazione della funzione degli enti locali, assegnando alle Regioni la gestione delle politiche attive per il lavoro e alle Province l’amministrazione del collocamento. 70 Sulle questioni di legittimità costituzionale sollevate su alcune norme, vanno segnalati, a titolo meramente esemplificativo, i seguenti casi: a) la presunta illegittimità dell’art. 5 della legge delega per violazione dell’art. 24 Cost.; b) il mancato rispetto dell’art. 76 Cost. circa la sufficiente determinazione dei principi e dei criteri direttivi; c) la legittimità della previsione della fissazione dei principi fondamentali in una materia di potestà concorrente in un decreto legislativo; d) il rispetto della legge delega da parte del decreto legislativo; e) possibile contrasto tra la normativa introdotta con la riforma e le competenze in materia di diritto del lavoro fissate dal Titolo V della Costituzione. Utile su questa intricata questione il contributo di Scagliarini S., Riforma Biagi e delegazione legislativa: considerazioni di ordine costituzionale, in Tiraboschi (a cura di) La riforma Biagi del mercato del lavoro, Giuffrè, Milano, 2004, pag. 81 e ss. 71 Cfr. De Angelis N., Il ruolo degli enti locali e delle parti sociali nella recente legislazione regionale in materia di occupazione, in Rusciano M.. - Zoppoli L. – Zoli C. (a cura di), Istituzioni e regole del lavoro flessibile, Editoriale Scientifica, 2006, pag 175 e ss. 41 Dal “sistema a tre punte” al ruolo crescente di nuovi soggetti nella gestione del mercato del lavoro CAPITOLO 2 Dal “sistema a tre punte” al ruolo crescente di nuovi soggetti nella gestione del mercato del lavoro E’ venuto meno il carattere squisitamente nazionale dell’organizzazione del mercato del lavoro, la cui fisionomia dipende dalle singole leggi regionali, alle quali l’art. 4 del d.lgs. 469/97 ha attribuito il compito di individuare l’architettura dell’organizzazione amministrativa72. Anche i privati fanno ingresso nel mercato del lavoro, infatti, ad essi viene attribuita l’attività di intermediazione di manodopera, prima demandata esclusivamente ai soggetti pubblici. In questo modo il sistema pubblico di collocamento subisce una radicale ristrutturazione che va in una duplice direzione: da una parte, scompare il potere centrale di allocare le risorse e si affidano ruoli pregnanti ai servizi per l’impiego, enti di promanazione regionale con radicamenti territoriali nelle Province (centri per l’impiego73), dall’altro si instaura un doppio binario nel sistema di gestione della domanda e dell’offerta di lavoro, permettendo l’ingresso di altri soggetti nel sistema di collocamento. La disciplina decentrata del collocamento, in cui il ruolo preminente è assegnato a Regioni e Province, nel quadro di poteri di coordinamento e di indirizzo propri dello Stato, integra il modello di federalismo delineato nel nuovo Titolo V della Costituzione74. Nel nuovo quadro costituzionale non mancano difficoltà nell’identificazione degli ambiti di competenza, vista la labile linea di demarcazione tra le varie materie: sulla regolamentazione del mercato del lavoro, ruoli e funzioni dei diversi attori risultano ispirati al principio di sussidiarietà e sono definiti nel rispetto delle competenze affidate alle regioni in materia di “tutela e sicurezza del lavoro”. Circoscrivere il senso della locuzione “tutela e sicurezza del lavoro”, oggetto di legislazione concorrente statale e regionale, non appare semplice e sul punto non sono mancate pronunce della Corte Costituzionale75, nelle quali questa espressione è stata intesa non tanto come materia, ma come valore costituzionalmente protetto: “valore che nell’ambito della disciplina dei servizi per l’impiego, può tradursi in un sistema integrato, funzionale al perseguimento del diritto costituzionale all’accesso al lavoro”76. In questa opera di ingegneria legislativa lo Stato, in via esclusiva, ha il compito di intervenire nella regolazione del mercato del lavoro per fissare i livelli 72 La Corte Costituzionale nella sentenza n. 74 del 2001 ha ritenuto l’art. 4 d. lgs. 469/97 in parte costituzionalmente illegittimo poiché alcuni dei criteri direttivi in esso previsti creavano un vulnus nell’”autonomia organizzativa delle Regioni oltre il limite costituzionalmente consentito”, in Diritto del Mercato del Lavoro, 2001, pag. 667 e ss. 73 I Centri per l’impiego, istituiti per un’utenza non inferiore ai 100.000 abitanti, hanno sostituito gli uffici di collocamento e costituiscono i segmenti operativi dell’intervento pubblico e il collegamento tra imprese e lavoratori. 74 In particolare, cfr. artt. 117 e 118 Cost., riformati con l. n. 3/2001, attuata con l. n. 131 del 2003, la così detta legge La Loggia. Si rinvia per approfondimenti sulle recenti previsioni in materia di enti locali alla nota n. 63 75 Corte Costituzionale, 26 luglio 2002 n. 407, sulla quale si v. Trojsi A., Prime indicazioni su «tutela e sicurezza del lavoro», nella recente giurisprudenza costituzionale, in Il Diritto del Mercato del Lavoro, 2003, 1, pag. 199-205. 76 Cfr. Tiraboschi M., Regolazione del mercato del lavoro e modello organizzativo, in Tiraboschi (a cura di), La riforma Biagi del mercato del lavoro, Giuffrè Editore, Milano, 2004, 2, pag. 479. 42 LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE essenziali e imprescindibili delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale77. Aspetto questo sottolineato e rafforzato anche dall’art. 120 Cost., co. 3, in forza del quale il Governo ha il potere di sostituirsi alle Regioni quando lo richieda la tutela dei predetti livelli essenziali. Si “persegue l’obiettivo della tutela dell’interesse collettivo (…) dei lavoratori al sostegno e alla promozione dell’occupazione. Questo interesse collettivo è (…) costituzionalmente protetto attraverso il riconoscimento del diritto al lavoro (…) alla cui tutela è finalizzato l’intervento attuativo del legislatore”78. Lo Stato deve impegnarsi per la creazione di condizioni idonee al raggiungimento della massima occupazione, garantendo l’effettiva attuazione del diritto al lavoro di cui all’art. 4 Cost. In particolare, allo Stato spettano, oltre la fissazione dei livelli essenziali delle prestazioni inerenti il diritto al lavoro, la regolamentazione di alcuni profili legati a particolari tipologie contrattuali (art. 117 Cost., co. 2, lett. l), la determinazione di taluni aspetti dei contratti a contenuto formativo, nel rispetto della competenza concorrente delle regioni, l’eventuale intervento su ambiti legati alla disciplina del mercato del lavoro. Nella materia del mercato del lavoro lo Stato ha il compito di provvedere allo snellimento e alla semplificazione delle procedure di incontro tra domanda e offerta di lavoro, al fine di migliorare gli standard delle prestazioni offerte dai servizi per l’impiego. E’ evidente che quanto si è detto non annulla le competenze delle Regioni nella regolamentazione del mercato del lavoro, anzi, è demandato proprio ad esse il compito di fornire nuova linfa regolativa ai mercati del lavoro locali, nell’ambito dei principi generali fissati dallo Stato79. Alle Regioni, inoltre, alla luce del d.lgs. 276/03, è affidato il controllo sull’idoneità reale dei soggetti che operano sul territorio, con funzioni inerenti ai servizi all’impiego. Le Regioni, nell’ambito del sistema di accreditamento hanno il compito, di natura propriamente organizzativa, di verificare che i soggetti privati, operanti nel mercato del lavoro come intermediari, rispettino gli standard e i principi stabiliti a livello nazionale, per assicurare efficienza ed efficacia del mercato del lavoro sul territorio. In generale, gli operatori privati, insieme a quelli pubblici, denominati Agenzie per il lavoro, possono essere autorizzati a svolgere attività di somministrazione di lavoro, di intermediazione di selezione e ricerca del personale o di supporto alla ricollocazione professionale80. 77 Ai sensi dell’art. 117 cost., co. 2, lett. m) è stabilita una competenza esclusiva dello Stato “nella determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. Sul punto cfr. Ales E., Diritto all’accesso al lavoro e servizi per l’impiego nel nuovo quadro costituzionale: la rilevanza del livello essenziale di prestazione, in Il Diritto del Mercato del Lavoro, 2003, 1, pag. 9 e ss.. 78 Si v. Ghera, op. cit., pag. 103. 79 Cfr. Carabelli U., ‘Federalismo e diritto del lavoro’: brevi riflessioni a margine di un seminario. 80 Attività già esplicitamente previste dall’art. 10 del d. lgs. 469/97. 43 Dal “sistema a tre punte” al ruolo crescente di nuovi soggetti nella gestione del mercato del lavoro CAPITOLO 2 Dal “sistema a tre punte” al ruolo crescente di nuovi soggetti nella gestione del mercato del lavoro Le Province, invece, mantengono ruoli operativi e gestori in materia di collocamento e provvedono all’erogazione dei relativi servizi attraverso i centri per l’impiego81. Il sistema non si basa su una ripartizione formalistica delle competenze, ma si sostanzia attraverso una sinergia funzionale tra potere statale, regionale, locale piuttosto che attraverso logiche di concorrenza ordinamentali. Appare chiaro che il Titolo II del d.lgs. 276/03, dedicato all’organizzazione e alla disciplina del mercato del lavoro, scalfisce la supremazia dell’asse Regioni – Province nella gestione del mercato del lavoro, dal momento che prevede un ampio ventaglio di soggetti abilitati ad operare. Infatti, sono altresì autorizzati82 allo svolgimento dell’attività di intermediazione i Comuni singoli o associati nelle forme delle unioni di Comuni e delle comunità montane, le camere di commercio e gli istituti di scuola secondaria di secondo grado, statali e paritari, a condizione che svolgano la predetta attività senza finalità di lucro e che siano rispettati alcuni requisiti83, nonché l’invio di ogni informazione relativa al funzionamento del mercato del lavoro84. Il ruolo ricoperto dalle parti sociali e dagli enti locali emerge ancor più chiaramente dalle leggi regionali sul mercato del lavoro, seppure poche, emanate dopo l’entrata in vigore del d.lgs. 276/03. In particolare, nella l. r. Marche del 25 gennaio 2005, n. 2. modificata dalla l.r. 10 febbraio 2006, n. 4, sono mantenute per le Province le funzioni previste dal d.lgs.469/97, mentre un ruolo marginale è riservato ai Comuni; nella l.r. Toscana n. 20 del 1° febbraio 2005 le Province conservano compiti fondamentali in tema di politiche del lavoro e di collocamento, ma uno spazio è concesso anche ai Comuni, ai quali sono delegate funzioni amministrative in materia di servizi ed interventi educativi. I Comuni possono, inoltre, per l’esercizio di queste funzioni, stipulare anche convenzioni con soggetti pubblici e privati. Nella l.r. Emilia Romagna del 1° agosto 2005, n. 17, ai Comuni spettano compiti di informazione ed orientamento, previa intesa con le Province, per consentire l’accesso ai servizi informativi sulle opportunità di lavoro. Il “sistema a tre punte”, in base al quale lo Stato fissa gli indirizzi generali di politica del lavoro, le Regioni e le Province operano sul piano della gestione del81 La Corte Costituzionale con sentenza n. 50 del 13 gennaio 2005, in Argomenti di Diritto del Lavoro, 2005, pag. 403 ha precisato che “le funzioni amministrative sono mantenute in capo alle province senza precludere la possibilità di diverse discipline da parte delle regioni”. 82 Ai sensi del comma 2 dell’art. 6 del d.lgs. 276/03. 83 I requisiti richiesti, ai sensi dell’art. 5, co. 1del d.lgs. 276/03 sono «c) la disponibilità di uffici in locali idonei allo specifico uso e di adeguate competenze professionali, dimostrabili per titoli o per specifiche esperienze nel settore delle risorse umane o nelle relazioni industriali, secondo quanto precisato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali con decreto da adottarsi, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e sentite le associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo; (…) f) l’interconnessione con la borsa continua nazionale del lavoro di cui al successivo articolo 15, attraverso il raccordo con uno o più nodi regionali, nonché l’invio alla autorità concedente di ogni informazione strategica per un efficace funzionamento del mercato del lavoro; g) il rispetto delle disposizioni di cui all’articolo 8 a tutela del diritto del lavoratore alla diffusione dei propri dati nell’ambito da essi stessi indicato». 84 Ai sensi di quanto disposto dall’articolo 17 del citato decreto. 44 LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE la domanda/offerta di lavoro prevede altri protagonisti, in grado di affiancarsi ed interagire con gli altri attori pubblici nel sistema delle politiche occupazionali di tipo allocativo85. «In questo processo gli enti locali diventano i protagonisti della promozione e della valorizzazione delle proprie comunità influenzando l’efficacia delle politiche attive del mercato del lavoro in vari modi: coordinando le politiche del mercato del lavoro con le misure dello sviluppo economico e sociale; adattando le politiche alle condizioni locali dei gruppi target; coinvolgendo la società civile e il settore privato nelle capacità decisionali86». Le Città possono, in virtù di questo riaffermato policentrismo, seppure dai confini ancora incerti, qualificarsi come attori principali di un processo di crescita locale, in sinergia con i protagonisti degli altri livelli istituzionali, capaci di concorrere, attraverso il dialogo interistituzionale, in modo integrato alle strategie di sviluppo e progresso e affrontare i problemi di dimensione locale e sovralocale. Per evitare spiacevoli differenziazioni territoriali, le Città debbono attivare una mobilitazione intermunicipale, capace di individuare degli standard conformi di operatività negli ambiti di materie, lasciati alla loro competenza, anche per non sovrapporsi agli altri livelli di governo e per creare esperienze condivise di compartecipazione. 85 Si ricordi, inoltre, che le Regioni hanno il compito di redigere un Piano regionale per le politiche del lavoro, che costituisce l’atto di programmazione, indirizzo e pianificazione generale della Regione. A livello provinciale, le Province, nell’ambito della programmazione regionale, adottano Piani annuali o triennali per le politiche territoriali del lavoro. 86 Cfr. Servizi per l’impiego e welfare locale. Indagine comparata sulle forme di cooperazione fra Spi e comuni in Italia e in Europa, Monografie sul mercato del lavoro e le politiche per l’impiego, Roma, gennaio 2005. 45 Dal “sistema a tre punte” al ruolo crescente di nuovi soggetti nella gestione del mercato del lavoro 46 Stato La l. n.264/1949 (legge Fanfani) prevedeva: -il monopolio statale nella gestione del collocamento, attraverso Uffici periferici del Ministero del Lavoro; -nessun coinvolgimento degli enti locale; -divieto di mediazione privata; -obbligo di assumere solo i lavoratori iscritti nelle liste di collocamento Anni 70. Statuto dei lavoratori (artt. 33-34) prevedeva l’istituzione obbligatoria di commissioni locali a partecipazione obbligatoria, con il compito di compilare le graduatorie e concedere i nulla-osta per assunzioni nominative dei lavoratori. Dalla l. n. 264/1949 agli anni ‘80-‘90 l. n. 196/1997 (Pacchetto Treu) Art. 1. E’conferito un ruolo generale di indirizzo ; - vigilanza sui flussi di entrata dei lavoratori extracomunitari; - conciliazione e risoluzione delle controversie di lavoro di rilevanza pluriregionale; - conduzione del SIL; - raccordo con gli organismi internazionali e con UE d.lgs. n. 469/97 d.lgs. n. 181/2000 d.lgs. n. 276/03 segue Dal “sistema a tre punte” al ruolo crescente di nuovi soggetti nella gestione del mercato del lavoro Soggetto Tabella n. 3 - La tassonomia delle competenze in materia di mercato del lavoro. CAPITOLO 2 Regioni Soggetto L.n.56/1987:-sottolineava l’integrazione Stato Regioni; -riorganizzava la Commissione Regionale Trip.; Dalla l. n. 264/1949 agli anni ‘80-‘90 Art. 17. Svolgono attività di formazione professionale anche in convenzione con istituti di istruzione superiore e con altri enti accreditati Art. 22 le Regioni vengono sentite e partecipano insieme al Governo alla revisione della disciplina sui LSU l. n. 196/1997 (Pacchetto Treu) Art. 2. Sono conferiti funzioni e compiti -in materia di collocamento; -in materia di politiche attive del lavoro; -programmano e coordinano l’orientamento e la formazione; Art. 4 -provvedono ad istituire una Commissione reg.le Tripartita, con il compito di progettare proposte, valutare le politiche attive del lavoro; - istituita la Commissione Regionale Tripartita d.lgs. n. 469/97 d.lgs. n. 181/2000 Art. 2 Le Regioni definiscono gli indirizzi operativi per l’accertamento e la verifica dello stato di disoccupazione da parte dei servizi competenti; Art. 3 Le Regioni definiscono gli obiettivi e gli indirizzi operativi delle azioni che i servizi competenti effettuano per favorire l’incontro tra domanda e offerta segue: Tabella n. 3 - La tassonomia delle competenze in materia di mercato del lavoro. segue Art. 3. Restano ferme le competenze previste dal d.lgs. 469/97, anche con riferimento alle disposizioni previste dal Titolo V, parte II Art. 6, co. 6. Le Regioni autorizzano i soggetti che esercitano nel territorio reg.le attività di intermediazione, ricerca e selezione del personale, supporto alla ricollocazione prof.le Art. 7. Le Regioni provvedono all’accreditamento dei soggetti che erogano servizi al lavoro nel territorio reg.le Art. 13, co..8. Le Regioni possono concorrere finanziariamente alla costituzione delle agenzie per la somministrazione di lavoro d.lgs. n. 276/03 LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE 47 Dal “sistema a tre punte” al ruolo crescente di nuovi soggetti nella gestione del mercato del lavoro 48 Comuni Province Dalla l. n. 264/1949 agli anni ‘80-‘90 Art. 17.Svolgono attività di formazione professionale anche in convenzione con istituti di istruzione superiore e con altri enti accreditati l. n. 196/1997 (Pacchetto Treu) Art. 4 Operano in raccordo con gli altri enti locali; -organizzano le funzioni collocamento, gestendo i Centri per l’Impiego, e le politiche attive del lavoro Art. 6 Istituiscono Commissioni Provinciali Tripartite d.lgs. n. 469/97 Le Province pongono al centro del sistema la persona priva di occupazione; semplificano e razionalizzano le procedure in capo alle imprese; promuovono attività di informazione, orientamento e consulenza alla formazione e lavoro d.lgs. n. 181/2000 segue Art. 6, co. 2. I Comuni singoli e associati nelle forme di unioni di Comuni sono autorizzati a svolgere attività di intermediazione. Art. 13, co 6 abrogato Art. 13, co. 8 Gli enti locali possono concorrere finanziariamente alla costituzione delle agenzie per la somministrazione di lavoro Art. 3. Restano ferme le funzioni amministrative previste dal d.lgs. 469/97 d.lgs. n. 276/03 Dal “sistema a tre punte” al ruolo crescente di nuovi soggetti nella gestione del mercato del lavoro Soggetto segue: Tabella n. 3 - La tassonomia delle competenze in materia di mercato del lavoro. CAPITOLO 2 Altre istituzioni Agenzie per il lavoro Soggetto Art. 24 istituisce l’Agenzia Regionale per l’impiego Dalla l. n. 264/1949 agli anni ‘80-‘90 Art. 8 Le Agenzie Reg. per il Lavoro possono stipulare convenzioni per lo svolgimento di attività di reinserimento a favore di lavoratori in mobilità. l. n. 196/1997 (Pacchetto Treu) Art. 4 Viene istituita una Commissione reg.le Tripartita, con il compito di progettare proposte, valutare le politiche attive del lavoro; Art. 6 Viene istituita una Commissione Provinciale Tripartita per la concertazione e la consultazione delle parti sociali Art. 11 Viene istituito il SIL, con funzioni di indirizzo politico –amm.vo d.lgs. n. 469/97 segue: Tabella n. 3 - La tassonomia delle competenze in materia di mercato del lavoro. d.lgs. n. 181/2000 segue Art. 3 Viene istituita La Borsa continua del lavoro per l’incontro domanda offerta lavoro. Ar t. 6. Le unioni delle Comunità montane, le Camere di Commercio, gli istituti scolastici superiori pubblici e privati, le Università, le Associazioni dei datori e dei lavoratori comparativamente più rappresentative firmatarie di CCNL, l’ordine nazionale dei consulenti sono autorizzati a svolgere attività di intermediazione Art. 4 Agenzie per il lavoro svolgono compiti: -di somministrazione; - di intermediazione; - di ricerca e selezione del personale; - di supporto alla ricollocazione del personale d.lgs. n. 276/03 LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE 49 Dal “sistema a tre punte” al ruolo crescente di nuovi soggetti nella gestione del mercato del lavoro 50 Altri soggetti Dalla l. n. 264/1949 agli anni ‘80-‘90 Sono istituite le Agenzie private di lavoro temporaneo, previa autorizzazione ministeriale l. n. 196/1997 (Pacchetto Treu) Art. 10 Le imprese private o gruppi di imprese possono svolgere attività di mediazione, previa autorizzazione ministeriale d.lgs. n. 469/97 d.lgs. n. 181/2000 Art. 6, co.3. Gli Enti bilaterali sono organismi costituiti in base all’iniziativa di una o più associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative. Hanno il compito di promuovere un’occupazione regolare e di qualità; di favorire l’intermediazione nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro; di promuovere attività formative e la determinazione di modalità di dare attuazione alla formazione professionale in azienda; di promuovere buone pratiche contro la discriminazione e per la inclusione dei soggetti più svantaggiati; di curare la gestione mutualistica di fondi per la formazione e l’integrazione del reddito; di provvedere alla certificazione dei contratti di lavoro e di regolarità o congruità contributiva; di sviluppare azioni inerenti la salute e la sicurezza sul lavoro. Altre attività o funzioni sono assegnate loro dalla legge o dai contratti collettivi di riferimento. d.lgs. n. 276/03 Dal “sistema a tre punte” al ruolo crescente di nuovi soggetti nella gestione del mercato del lavoro Soggetto segue: Tabella n. 3 - La tassonomia delle competenze in materia di mercato del lavoro. CAPITOLO 2 LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE 2.3 Le Città e le esperienze di politiche occupazionali locali L’excursus giuridico sul ruolo degli attori istituzionali nello scacchiere delle politiche occupazionali non evidenzia un ruolo di primo piano per le Città/Comuni/municipalità nell’organizzazione del mercato del lavoro, pur essendo ad essi riconosciuti alcuni compiti nella gestione del mismatch tra domanda/offerta di lavoro. Sta di fatto che le Città sono sempre più pressate dalla cittadinanza a trovare soluzioni in tema di occupazione, per cui si è ritenuto utile, mediante una ricognizione empirica, capire quali e quante iniziative sono state implementate dalle stesse per risolvere tali problemi. Il tema è svolto partendo dai recenti dati normativi sulla riforma del mercato del lavoro e si sviluppa tenendo conto che il ruolo della Città nelle politiche di sviluppo socioeconomico deve essere analizzato in un contesto che prescinde dalla dimensione territoriale locale e che si esplicita in un ambito reticolare. Le Città, luogo per eccellenza della modernità, centri di elaborazione e di irradiamento di forme e stili di vita, di innovazione economica, sociale, culturale, nodi trainanti di innovazione della riproduzione sociale, hanno l’occasione di ricoprire ufficialmente un ruolo che non hanno mai smesso di svolgere, nonostante oggi si possa ritenere necessario per lo sviluppo futuro un «salto di sistema» che comporti «più Città e meno superficie»”87. Il d.lgs. 276/03 rappresenta un ulteriore step di un lungo iter legislativo, le cui tappe sono rappresentate dal d.lgs. 21 aprile 2000, n. 181, dalla l. cost. n. 3 del 18 ottobre 2001, dal d.lgs. 19 dicembre 2002, n. 297 e che, tra l’altro, ha posto l’accento su un processo integrato di gestione del mercato del lavoro, in cui operano Stato, Regioni, Autonomie locali e soggetti privati, esempio di un complesso modello di governance, basato sui principi di sussidiarietà e di complementarietà istituzionale. L’art. 6, comma 2, del d.lgs. 276/03 ufficializza il ruolo dei Comuni singoli o associati in unioni di Comuni quali promotori di attività di intermediazione tra domanda ed offerta di lavoro. Per lo svolgimento di queste funzioni è previsto un particolare regime di autorizzazione, in base al quale l’autorizzazione allo svolgimento può essere concessa dalle Regioni e dalle Province autonome con esclusivo riferimento al proprio territorio, nel rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni e dei principi fondamentali desumibili dal decreto88. L’abrogato comma 6 dell’art. 13 (misure di incentivazione del raccordo pubblico e privato)89, inoltre, prevedeva che «fino alla data di entrata in vigore di nor87 Cfr. Zimmermann C., L’era delle metropoli, Bologna, Il Mulino, 2004; Id., op. cit., pag. 211, il quale rinvia a Hoffmann-Axthelm, Die dritte Stadt. Bausteine eines neuen Gründungsvertrages, Frankfurt a.M., 1993, pag. 11. 88 La Regione rilascia entro sessanta giorni dalla richiesta l’autorizzazione provvisoria all’esercizio delle attività provvedendo contestualmente alla comunicazione al Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’iscrizione delle agenzie in una apposita Sezione regionale nell’albo di cui all’articolo 4, comma 1. 89Il comma 6 dell’art. 13 del d.lgs. 276/03 è stato abrogato dall’art. 1 bis del D.L. 14 marzo 2005, n. 35, convertito nella L. 14 maggio 2005, n. 80. 51 CAPITOLO 2 Le Città e le esperienze di politiche occupazionali locali me regionali che disciplinino la materia, le disposizioni di cui al comma 1 si applicano solo in presenza di una convenzione tra una o più agenzie autorizzate alla somministrazione di lavoro, anche attraverso le associazioni di rappresentanza e con l’ausilio delle agenzie tecniche strumentali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, e i Comuni, le Province o le Regioni stesse». Dalla lettera della norma emergerebbe la tendenza del legislatore del 2003 a riconoscere un ruolo ufficiale ai Comuni, in grado di promuovere attività di intermediazione, orientamento e formazione, capaci di incentivare direttamente il matching tra domanda e offerta di lavoro, attraverso la selezione di curriculum e la preselezione di lavoratori da inserire in una banca dati. Si tratta di un’impostazione certamente coerente con il ruolo che di fatto i Comuni svolgono nella realtà dei mercati del lavoro locali, come si vedrà dai risultati dell’indagine sulle iniziative realizzate nelle Città prese a campione, ma che merita un più adeguato approfondimento normativo e una definizione precisa dei compiti, degli ambiti e degli organici destinanti a svolgere questa funzione. L’esperienza del Comune di Milano che, a seguito di un’intesa con il Ministero del Lavoro e Italia Lavoro, ha istituito gli Sportelli “Marco Biagi” costituisce un antecedente temporale delle potenzialità che gli Enti locali possono esprimere nel mercato del lavoro90. Nati dal raccordo tra operatori pubblici e privati del mercato del lavoro, gli Sportelli sono il risultato di un’attività di concertazione tra Comune e organizzazioni sindacali e imprenditoriali (il Patto “Milano Lavoro”, firmato nel febbraio 200091). La finalità è stata quella di fornire attività di supporto esclusivamente ai lavoratori svantaggiati attraverso azioni integrate per aumentare l’occupabilità di coloro che hanno difficoltà ad entrare, senza assistenza, nel mercato del lavoro. Utenti privilegiati sono in particolare giovani, extracomunitari, lavoratori senza titolo di studio o con più di 50 anni, donne e disoccupati di lunga durata, invalidi92. Si punta all’integrazione tra politiche sociali, del lavoro e della formazione nella piena attuazione del principio di sussidiarietà, nel pieno rispetto dei principi cui è ispirato il Patto sociale per lo sviluppo e l’occupazione, sottoscritto nel dicembre 1998 tra Governo e Presidente della Conferenza delle Regioni, il quale assegnava un ruolo estremamente significativo alla concertazione e alla pro- 90 Cfr. Magri C., Salvoni A., Spinelli P., Servizi per l’impiego e ruolo degli enti locali: il caso dello sportello “Milano Lavoro”, 2006. 91 Il Patto di Milano è stato stipulato il 2 febbraio 2000 tra tutte le parti sociali ad eccezione della CGIL, la quale ha rilevato criticità e profili di illegittimità nei contenuti dell’intesa. Per il futuro si segnala un’altra importante iniziativa che nei prossimi mesi dovrebbe essere messa in atto nel territorio milanese: si tratta di un nuovo patto per Milano che coinvolgerebbe le parti sociali e le istituzioni locali (Comune), ispirato ad un’analoga esperienza realizzata anni fa, in linea con la Strategia di Lisbona e finalizzata ad istituire un osservatorio sul mercato del lavoro, con il supporto di un comitato scientifico, per individuare le migliori politiche per creare occupazione e sviluppo. 92 Sul punto cfr. il Regolamento (CE) n. 2204/2002 della Commissione del 12 dicembre 2002 relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti di Stato a favore dell’occupazione e la Legge 8 novembre 1991, n. 381 Disciplina delle cooperative sociali (Pubblicata nella Gazz. Uff. 3 dicembre 1991, n. 283). 52 LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE grammazione negoziata anche a livello locale93 e che nel protocollo sulla partecipazione delle Regioni, delle Province e dei Comuni all’attuazione del Patto sociale faceva espresso riferimento all’applicazione del principio di sussidiarietà e al metodo della concertazione, in linea con i compiti e le competenze previste dal decentramento amministrativo94. Basandosi sul circuito virtuoso pubblico-privato nella gestione dei servizi per l’impiego, si realizza in pieno il rispetto della sussidiarietà, in base al quale è previsto l’intervento degli enti locali più vicini al cittadino. Trova applicazione anche il principio della sussidiarietà orizzontale, attraverso il coinvolgimento dei soggetti privati in grado di realizzare servizi che il pubblico non riesce ad offrire. L’esperienza milanese è ispirata alla logica attiva del welfare to work95 all’interno di una rete di servizi integrati, come un’azione coordinata che contempla il coinvolgimento, oltre che dei privati, anche degli altri attori istituzionali96. Si tratta di un modello di concertazione che valorizza il ruolo dell’istituzione lo93 Si ricordi che con riferimento alla “programmazione negoziata”, avviata con la l. 64/1986 che prevedeva l’accordo di programma per l’attuazione degli interventi straordinari per il Mezzogiorno e razionalizzata organicamente con la l. 662/1996, sono stati previsti i seguenti strumenti: 1) l’Intesa Istituzionale di Programma, accordo tra Governo centrale e Giunta regionale per realizzare un programma pluriennale di interventi di interesse comune; 2) l’Accordo di Programma Quadro, che individua attività, interventi, soggetti responsabili, procedure necessarie per l’attuazione dell’accordo; 3) il Patto Territoriale, accordo promosso dagli enti locali, parti sociali o altri soggetti pubblici e privati per attuare interventi di promozione dello sviluppo locale; 4) il contratto di programma, stretto tra amministrazione competente e soggetti imprenditoriali, rappresentanze di distretti industriali volti alla realizzazione di significativi investimenti; 5) il contratto d’area, sottoscritto tra amministrazioni, anche locali, rappresentanze sindacali e datoriali, finalizzato a promuovere azioni di sviluppo e nuove opportunità di lavoro in zone di crisi. Da ultimo è stato previsto, con il d. lgs. 34/2004, il contratto di localizzazione: si tratta di un contratto di diritto privato, utilizzato soprattutto nel Mezzogiorno, stipulato da Sviluppo Italia, Pubblica Amministrazione, Enti locali e mondo imprenditoriale, che si configura come accordo di programma quadro volto al finanziamento e alla promozione di R&S, formazione e opere infrastrutturali, e come contratto di programma, finalizzato a gestire i finanziamenti. 94Cfr. Treu T., Il patto sul lavoro di Milano: un modello di concertazione in stile europeo; Biagi M., Il Patto Milano Lavoro: un’intesa pilota; Scarpelli F., Il Patto Milano Lavoro: le ragioni del dissenso, tutti in Diritto delle relazioni industriali, n. 2/2000, in Diritto delle relazioni industriali, n. 2, 2000. 95 Le politiche di welfare to work o workfare mirano a modificare le caratteristiche soggettive e il sistema di convenienze economiche di alcuni segmenti delle forze lavoro – disoccupati di lunga durata e inattivi – per accrescere l’adattabilità al mercato del lavoro e spingerli dall’assistenza all’occupazione. Si interviene su fattori di esclusione mediante investimenti in capitale umano, interventi per l’orientamento, maggiore pubblicizzazione delle opportunità di lavoro. Cfr. Di Domenico G, Le politiche di workfare in Europa. Esperienze di interazione tra Servizi al lavoro e Sistemi di Welfare, Isfol, Monografie sul Mercato del Lavoro e le Politiche per l’impiego, n. 15/2005. 96 A questa esperienza concertativa sulle tematiche del lavoro del 2000 ne è seguita un’altra datata 2 maggio 2002 quando è stato sottoscritto un “nuovo patto sul lavoro” tra Comune di Milano, Camera di Commercio, associazioni imprenditoriali e organizzazioni sindacali, volto a realizzare politiche di promozione economica e di sviluppo locale, ma anche politiche di welfare e politiche urbane e territoriali. L’obiettivo era quello di sviluppare politiche attive a sostegno delle fasce deboli e fissare delle strategie per contrastare il lavoro sommerso: si puntava, in particolare, sull’asse formazione (professionale/continua) e lavoro. In quegli stessi giorni (il 3 maggio 2002), a Roma, veniva firmato un protocollo d’intesa tra associazioni datoriali e sindacali della regione Lazio volto al rilancio di una fase concertativa sulla questione dell’occupazione a livello locale; in particolare, si sottolineava la necessità della stabilizzazione e dell’incremento occupazionale attraverso interventi che promuovessero la formazione e l’investimento in ricerca e sviluppo. 53 Le Città e le esperienze di politiche occupazionali locali CAPITOLO 2 Le Città e le esperienze di politiche occupazionali locali cale, non in qualità di semplice soggetto partecipante, ma come attore nella definizione di strategie di sviluppo occupazionale97. Sottolineare l’importanza della Città/Comune, non solo in veste di soggetto partenariale di strumenti di concertazione locale, ma anche come potenziale promotore di politiche attive per il lavoro significa mettere in chiara luce il suo ruolo istituzionale nella promozione di modelli produttivi di sviluppo locale. 2.4 Un’indagine empirica sulle esperienze locali di politiche occupazionali Per la ricognizione delle esperienze poste in essere dalle Città con l’intento di migliorare ed incentivare il mercato del lavoro locale si è deciso di somministrare un’intervista in profondità (allegato 1) a testimoni privilegiati, rappresentanti che hanno fornito la loro testimonianza in relazione all’impegno profuso ed alle prospettive delle municipalità in relazione alle politiche attive del lavoro. In particolare sono stati contattati gli assessori comunali con delega al lavoro, e laddove non era prevista una delega specifica in tema di politiche attive del lavoro, i sindaci di un campione di Città appartenenti alle Regioni meridionali98. Grazie alle risposte fornite da coloro i quali si sono resi disponibili è stato possibile ricostruire un quadro generale dell’operato dei Governi locali in tema di politiche attive del lavoro, nonché delle difficoltà in cui essi spesso si imbattono. Difficoltà che quasi sempre sono da attribuire alla mancanza di concertazione e di comunione di intenti tra le istituzioni locali. L’indagine rivela che le Città presentano un certo dinamismo e si impegnano ognuna a seconda delle proprie esigenze e delle proprie disponibilità, ed alla pari delle altre istituzioni, per cercare di contrastare il dilagare della disoccupazione e per favorire lo sviluppo economico e sociale dei loro territori. I risultati vengono raggruppati di seguito per temi: • Iniziative poste in essere dalle Città; • Prospettive future; • Modalità di coordinamento della Città con l’attività della Regione e della Provincia; • osservatori locali per l’occupazione e reti tematiche tra Città. 97 Nell’ambito della pianificazione urbana e della programmazione economica le città possono disporre di un altro strumento volto a costruire un disegno politico di sviluppo della città e dell’area vasta di riferimento, il Piano strategico, che, secondo una logica di sistema, individua e promuove le strategie di sviluppo locale, nel rispetto delle politiche infrastrutturali nazionali ed europee. Il piano strategico è un atto volontario, grazie al quale le Città possono realizzare strategie di sviluppo di lungo- medio periodo, avviando processi di scambio e attivando sistemi reticolari di alleanze con le altre Città. Esso viene promosso dall’Amministrazione del Comune leader ed articolato grazie al coinvolgimento (attraverso partenariati) di altri attori privati e pubblici: vengono individuate le linee strategiche per il rafforzamento della Città e dell’area vasta, gli elementi strutturali e gli interventi da realizzare. Le politiche da realizzare riguardano, in particolare, il miglioramento della qualità della vita, le politiche urbane, le condizioni di sicurezza sociale, le politiche del welfare urbano. Si evidenzia che in questo caso le politiche occupazionali non rappresentano un asse specifico di intervento, ma costituiscono un effetto indotto delle misure adottate nell’ambito delle politiche di sviluppo. 98 In alcuni casi hanno collaborato anche i direttori generali del Comune. 54 LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE Successivamente, nel capitolo dedicato alla Rete Regenerando, verranno invece approfonditi i temi per Città. 2.4.1 Iniziative poste in essere dalle Città Il primo segnale lampante dell’impegno attivo delle Città a favore dell’occupazione è rappresentato dall’istituzione di apposite strutture e dalla designazione di personale addetto a tutto quanto concerne le problematiche occupazionali. Nonostante la legislazione sul lavoro non preveda per loro competenze significative99, dall’indagine è emerso, infatti, che in alcune Città esiste comunque una struttura amministrativa che si occupa di politiche attive del lavoro. È questo il caso, per esempio, di Reggio Calabria, di Roma, di Catania e di Bari. In particolare presso il Comune della capitale, oltre ad una serie di appositi sportelli, è stato istituito un intero dipartimento, il XIV, che si interessa di sviluppo locale, formazione professionale e lavoro, al cui interno vengono gestite e coordinate tutte le iniziative promosse in tema di politiche occupazionali e di orientamento al lavoro. A Reggio Calabria l’amministrazione comunale ha istituito, all’interno del Settore Lavoro-Sviluppo e Risorse dell’Unione Europea, un’unità di II livello che dispone delle risorse che vengono assegnate annualmente attraverso il bilancio comunale e che, sebbene molto ridotte, sono cresciute nell’arco del triennio 2003-2006. La suddetta unità può contare, inoltre, sugli aiuti economici ad essa destinati anche dal Programma di Sviluppo Urbano (PSU 2000-2006) e da altre fonti di finanziamento, come ad esempio il Fondo per l’Occupazione. Il sindaco catanese Umberto Scapagnini, invece, ha parlato di una Task force lavoro creata appositamente per fra fronte alle emergenze in materia di politiche del lavoro, affiancata dall’attività della XVI Direzione “Politiche Comunitarie” che, «in qualità di struttura dedita all’acquisizione di finanziamenti europei, nazionali e regionali, assume un ruolo importante all’interno dell’amministrazione comunale di Catania in materia di mercato del lavoro, redigendo e/o gestendo progetti e programmi complessi che hanno come obiettivo principale la riduzione della disoccupazione ed il miglioramento delle condizioni lavorative della popolazione locale». A Messina, per sopperire alla mancanza di una struttura specifica, l’assessore preposto ha chiesto di inserire un servizio “politiche del lavoro” all’interno degli uffici dell’area sviluppo economico, mentre a Benevento l’amministrazione comunale sta lavorando per la costituzione di una struttura amministrativa e di un osservatorio che già all’inizio del 2007 si occuperanno esclusivamente di politiche occupazionali e di formazione. 99 A questo proposito l’assessore alle politiche del lavoro di Messina, Alfredo Crupi, nel corso della sua intervista ha sottolineato che il Comune pur non avendo competenze specifiche in materia di politiche attive per il lavoro, ha il potere di promuovere e/o di partecipare a progetti finalizzati all’incremento dell’occupazione, di sottoscrivere convenzioni in merito con gli altri enti e/o con le imprese e di promuovere iniziative che abbiano ricadute positive sul territorio sia in termini di finanziamento alle imprese che di incrocio tra domanda e offerta. 55 Un’indagine empirica sulle esperienze locali di politiche occupazionali CAPITOLO 2 Iniziative poste in essere dalle Città In tutti gli altri casi considerati è prevista solo una delega che generalmente rimane al Sindaco o viene destinata all’assessore che si occupa di politiche sociali. Indipendentemente dalla presenza di un’apposita struttura, tutte le Città contattate hanno dimostrato di non rimanere indifferenti alle problematiche occupazionali, in particolare alla disoccupazione. Per quanto riguarda la Città di Reggio Calabria, secondo quanto dichiarato dalla Dirigente dott.ssa Serena Angioli, la Città ha profuso negli ultimi quattro anni un impegno rilevante nell’ambito delle politiche attive per il lavoro. Di fatto ci si è mossi in una duplice direzione: da un lato sono stati promossi interventi pilota finalizzati a creare le migliori condizioni per facilitare l’ingresso delle persone nel mercato del lavoro. In questa prospettiva sono state incoraggiate molto le work-experiences efficaci e accompagnate da un assetto organizzativo e gestionale innovativo che ha dato maggiori certezze di risultato: un monitoraggio puntuale, una gestione flessibile e fermezza su talune situazioni da affrontare hanno condotto ad importanti risultati che hanno superato le più rosee prospettive iniziali. Congiuntamente alle work-experiences, delle quali il progetto pilota WorkMedRC è stato capofila e modello da imitare, ed al quale altre iniziative quali ApprendiStart si sono successivamente ispirate, sono stati avviati anche dei corsi di formazione nel campo dell’auto-imprenditorialità. Parallelamente alla formazione e alle opportunità create per favorire l’ingresso nel mercato del lavoro, incoraggiando soprattutto forme di lavoro dipendente, sono stati attivati dei progetti molto innovativi quale il CARPE DIEM, con il quale il Comune ha erogato un contributo a fondo perduto, nel rispetto della regola del de minimis, per favorire la creazione di imprese giovanili offrendo una opportunità di auto impiego a molti disoccupati. Tale ipotesi si prospetta come un’alternativa al lavoro dipendente scaturito dall’esito di esperienze positive maturate tramite le work-experiences. Anche il progetto Carpe Diem ha dato risultati importanti: nell’arco di un anno sono state create circa 70 imprese, con circa 150 occupati in termini di “occupazione diretta” ed altre imprese si stanno costituendo. A sostegno di questa nuova classe di imprenditori e dell’imprenditorialità reggina in generale, è stato avviato un’azione denominata “cantiere impresa” che eroga servizi reali alle imprese, formazione e informazione su tematiche che afferiscono alla imprenditorialità. Tale iniziativa mira a strutturare la cultura imprenditoriale, a rafforzare il tessuto produttivo locale e a ridurre la mortalità delle imprese. Le iniziative sopra indicate mirano a realizzare le migliori condizioni affinché si crei occupazione ed è per questa ragione, che l’Amministrazione ha investito anche nel campo della imprenditorialità e della auto-imprenditorialità nella consapevolezza che dove c’è impresa c’è occupazione e che, non c’è occupazione senza impresa. In questa cornice di opportunità si è inserita l’autorità locale che ha sperimentato un ruolo di sollecitatore, di facilitatore dell’inserimento lavorativo nel56 LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE la forma del lavoro dipendente e nella forma del lavoro indipendente. A conclusione di queste esperienze pilota, innovative per il territorio ed al tempo stesso per gli aspetti gestionali, si pone in prospettiva, la questione di analizzarne e stabilizzarne i risultati. In effetti, volendo riflettere sulle prospettive future, certamente sarebbe interessante poter sviluppare un bilancio scientifico che possa consentire di riproporre in modo strutturato le azioni già attivate, teorizzando anche i suggerimenti che sono emersi dall’esperienza empirica, valorizzando maggiormente il contributo che si è potuto apportare all’emersione dal lavoro irregolare, continuando a monitorare l’impatto occupazionale negli anni e rendendo sempre più mirati gli interventi proprio in quei comparti lavorativi in cui le giovani generazioni possono avere maggiori opportunità occupazionali anche in futuro. Importante, inoltre, è considerare l’esperienza che l’equipe ha maturato ed il modo di teorizzarla all’interno dell’amministrazione. Come troppo spesso accade, infatti, a proposito delle iniziative pilota, oltre ad una durata relativamente breve dell’esperienza in sé, la prospettiva di implementazione dei risultati ottenuti costituisce un punto debole in quanto non sempre ci sono le condizioni per consolidare i risultati ottenuti ed il know how gestionale all’interno delle amministrazioni. L’attenzione politica sulle iniziative pilota, difatti, decresce allorché il finanziamento ricevuto finisce e non è raro che proprio il campo delle iniziative occupazionali, ambito in cui le Città non dispongono di finanziamenti costanti, risente di questo “rischio della continuità”. Questo aspetto, secondo la dott.ssa Angioli, costituisce uno dei fattori sul quale bisogna riflettere fin dalle fasi iniziali della promozione delle azioni pilota per non disperdere i successi registrati e per definire con maggiore efficacia il ruolo e le possibilità di azione che i diversi attori del territorio possono svolgere in favore delle politiche occupazionali. Il Comune di Bari, dopo aver stipulato un accordo con il mondo delle imprese, con gli ordini professionali, con le organizzazioni sindacali ha introdotto il salario d’inserimento. L’azione promossa dall’amministrazione comunale, pur non riuscendo a soddisfare le esigenze degli oltre 40 mila disoccupati presenti sul territorio barese, consente a molti di loro di svolgere un tirocinio formativo presso le aziende locali che si mostrano disponibili ad accogliere giovani, di età compresa tra i 18 ed i 32 anni, in cerca di prima occupazione. Lo scorso anno hanno aderito a questa iniziativa 170 imprese, hanno presentato domanda 4.000 disoccupati e sono stati realizzati 280 stage, che hanno garantito ad altrettanti tirocinanti, oltre alla prospettiva di essere assunti, la possibilità di testare le proprie capacità e al tempo stesso di percepire per 6 mesi (periodo fissato per la durata dello stage) una retribuzione mensile pari a 750 euro. Il compenso non viene erogato dalle imprese, che si fanno carico esclusivamente degli oneri previdenziali, ma direttamente dall’amministrazione comunale che all’uopo ha deciso di stanziare 1.500.000 euro all’anno. Secondo quanto dichiarato dal prof. Francesco Boccia, uno dei promotori, le risorse necessarie per finanziare l’iniziativa vengono attinte dal risparmio sul debito oneroso pregresso e dalla fiscalità, in particolare da ICI e TARSU. Questo meccanismo non com57 Iniziative poste in essere dalle Città CAPITOLO 2 Iniziative poste in essere dalle Città porta, come si potrebbe pensare, un rincaro considerevole delle imposte, visto che il Comune si è limitato a ritoccarle in maniera quasi impercettibile. A Salerno «Il Comune lavora sotto più profili per promuovere opportunità di lavoro: attrazione territoriale per investitori pubblici e privati; ricerca di fondi e finanziamenti nazionali e comunitari per il sostegno alle imprese; organizzazione di stage per favorire l’inserimento professionale dei giovani laureati; un ampio programma di opere e lavori pubblici che negli ultimi tre lustri hanno dato ampio respiro all’economia cittadina e provinciale». L’amministrazione comunale di Catania, invece, per contrastare il dilagare di fenomeni di disoccupazione ha intrapreso azioni preventive a favore degli inoccupati, azioni di stabilizzazione per i precari ed i lavoratori in mobilità ed ha promosso iniziative in grado di incentivare la creazione di nuove imprese. Il Comune ha, inoltre, incoraggiato i servizi di orientamento, inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro attraverso gli sportelli multifunzionali, l’Informagiovani e l’ufficio Eurodesk. «(…)Il ruolo svolto è stato ora di attore principale con la formulazione del Patto per il Lavoro, ora di mediatore nella ricomposizione delle vertenze sindacali che procurano sul mercato del lavoro nuovi disoccupati, ora di promotore dello sviluppo agendo sulla creazione di nuova imprenditorialità». Grazie ad alcuni degli interventi realizzati, 200 lavoratori ausiliari sono stati impiegati proprio dal Comune, 350 di quelli in mobilità sono stati ricollocati nell’azienda che li aveva mandati a casa, 165 sono stati assorbiti dalle aziende municipalizzate e molti lavoratori socialmente utili (LSU) sono stati inseriti in un progetto basato sul risparmio energetico. Anche l’amministrazione comunale di Potenza e quella di Messina si sono adoperate per garantire maggiore stabilità agli LSU. Il Comune di Potenza ha assicurato a molti di loro la continuazione del rapporto di lavoro per altri 5 anni e la piena disponibilità, in base a quelli che sono i suoi poteri in merito, ad ingegnarsi per rendere definitiva la loro condizione lavorativa. Inoltre, «il Comune ha stipulato una convenzione con i consorzi Fidi100 per l’abbattimento di 2 punti percentuali dei tassi sui finanziamenti alle imprese. Attualmente stiamo interloquendo con la Regione per un Fondo di garanzia che permetta alle imprese artigiane di poter usufruire di prestiti. È stato introdotto il reddito di cittadinanza solidale per la concessione di sussidi per la nascita di imprese e per il consolidamento di quelle già esistenti. Abbiamo aderito al progetto “Dentro l’impresa” finanziato per il 50% dalla Regione nel quale il Comune ha avuto una parte attiva per impostare meglio i fondi, per dirottare le imprese e favorire l’occupazione. (…) Abbiamo, inoltre, istituito uno sportello New Economy, un centro sulla New Economy nato per sostenere iniziative di partenariato tecnologiche finalizzate al mondo del lavoro». Sempre con l’intento di incrementare, ma anche di migliorare, l’occupazione, nell’ultimo piano urbani100 “Convenzione per la concessione di contributi per l’abbattimento del costo del denaro finalizzati all’acquisizione di beni e servizi strumentali e servizi innovativi” (delibera di giunta n.72 del 24 giugno 2003) a favore delle imprese associate ai consorzi Fidi convenzionati con la Camera di Commercio di Potenza. Facilitando l’accesso al credito e la riduzione del costo dei finanziamenti volti alla realizzazione degli investimenti, si vuole promuovere lo sviluppo delle imprese locali. 58 LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE stico l’amministrazione comunale ha destinato un’area della Città alle imprese artigianali costrette, altrimenti, a lavorare in locali angusti che, oltre a rendere poco agevoli le condizioni di lavoro, in molti casi sono diventati la causa dell’impossibilità di usufruire di agevolazioni finanziarie. Secondo quanto dichiarato dall’assessore al lavoro Filippo Gesualdi, molte imprese potentine non hanno ottenuto i fondi, come quelli concessi ad esempio dalla legge 488, a causa delle condizioni strutturali in cui svolgevano la loro attività. Nel caso di Messina, il governo cittadino, oltre a preoccuparsi di rendere stabile il lavoro degli LSU, «ha assunto un ruolo di mediazione in diverse vertenze territoriali scongiurando diversi licenziamenti e ottenendo, con un accordo presso il Ministero del Lavoro, la cassa integrazione in deroga ad un’azienda di un settore in crisi. Ha attivato uno sportello Informalavoro e Informaimprese per favorire l’individuazione dei settori d’intervento e l’incrocio domanda e offerta di lavoro. Ha avviato un rapporto di collaborazione con Italia Lavoro in base al quale è stato inserito nel gruppo di gestione del progetto PARI volto al reinserimento di lavoratori in cassa integrazione. Ha attivato uno sportello con Sviluppo Italia Sicilia finalizzato alla promozione delle piccole e medie imprese erogando finanziamenti fino a 125.000 euro. Ha promosso l’incontro tra armatori, sindacati e istituzioni che operano nel settore navigazione dello stretto di Messina per promuovere un accordo d’area che tuteli lavoro, sicurezza ed efficienza del servizio. Ha partecipato a tavoli istituzionali e con le forze sociali per le azioni di contrasto al lavoro nero. Ha avviato un’azione di sensibilizzazione e raccordo tra istituzioni e associazioni per sviluppare un’azione di sensibilizzazione, monitoraggio, contrasto e recupero rispetto al tema del lavoro minorile». In questo modo sono stati assunti a tempo pieno e con contratto a tempo indeterminato 82 LSU, è stata scongiurata una crisi che avrebbe messo a repentaglio quasi 100 posti di lavoro, sono stati reinseriti circa 80 lavoratori e sono stati finanziati 6 progetti di Sviluppo Italia. Non appena sarà raggiunto l’accordo tra gli armatori, i sindacati e le istituzioni che operano sullo stretto, inoltre, sarà definitivamente sconfitta la precarietà lavorativa di circa 40 operatori della navigazione. Di altra natura il modo di procedere del Comune di Campobasso, che ha scelto di puntare sull’esternalizzazione101 di alcuni servizi e sul sostegno alla creazione ed alla cooperazione delle imprese sociali. Oltre al progetto di creare un Incubatore dell’economia sociale e solidale, l’assessore alle politiche sociali e del lavoro, Michele De Santis, nel corso dell’intervista ha sottolineato più volte l’intenzione dell’amministrazione del capoluogo molisano di coinvolgere le cooperative delle imprese sociali nella gestione dei servizi comunali (manutenzione del verde, segnaletica stradale, rifacimento del manto stradale, interventi di pubblica utilità). In questo modo non sarà necessario cercare risorse finanziare aggiuntive in quanto i costi per l’esternalizzazione coincidono con quanto attualmente è previsto alla voce “servizi” del bilancio comunale. 101 In passato anche il Comune di Messina ha esternalizzato alcuni servizi per stabilizzare gli LSU. 59 Iniziative poste in essere dalle Città CAPITOLO 2 Iniziative poste in essere dalle Città Per quanto riguarda l’aspetto finanziario, ad eccezione dell’assessore di Reggio Calabria102, Candeloro Imbalzano, che dichiara che il Comune reggino investe in politiche attive per l’occupazione circa il 5% del bilancio comunale, gli intervistati concordano sulla difficoltà di quantificare in termini percentuali la quota stanziata per queste politiche dalle rispettive amministrazioni. Di sicuro la quota non è la stessa per tutti i Comuni, essendo correlata al tipo di intervento posto in essere da ciascuno di essi103. 2.4.2 Prospettive future In base a quanto riferito nel paragrafo precedente è certo che le Città, pur non avendo una delineata e chiara legittimazione, si muovono per favorire l’occupazione all’interno dei loro territori, ma se molto è stato fatto, molto ancora resta da fare. A questo proposito nelle interviste è stato chiesto cosa, secondo gli amministratori locali, è necessario che le Città facciano per incrementare l’occupazione locale. Per l’assessore di Potenza, ad esempio, «Sarebbe necessario favorire la sinergia tra tutte le Istituzioni allargata alle Associazioni degli industriali, degli artigiani per realizzare insieme le strategie più adatte per promuovere l’occupazione. Non meno importante è la creazione di progettualità finalizzate a mettere i giovani nelle condizioni di maturare esperienze professionali». È convinto della necessità di incoraggiare partenariati istituzionali anche l’assessore di Reggio Calabria per il quale sarebbe conveniente «reperire consistenti risorse per proseguire lungo il cammino tracciato e un maggiore raccordo con la Provincia e la Regione». Per quello di Bari «Si potrebbe utilizzare il FSE per fare formazione a chi ne ha realmente bisogno e non ai formatori che alla fine sono gli unici che traggono benefici dalla realizzazione dei corsi di formazione», così come per l’assessore di Benevento sarebbe utile investire prima di tutto nella formazione e, in termini di supporto, in osservatori. Secondo il parere dell’assessore del Comune di Messina è necessario «in primo luogo costruire la struttura amministrativa in cui impegnare personale e risorse adeguate anche attivando processi formativi. Collegare in maniera strutturata l’azione di questo assessorato104 con le altre attività amministrative che hanno ricadute occupazionali o attinenti al 102 In particolare secondo la dott.ssa Serena Angioli, dirigente del Settore Lavoro Sviluppo e Risorse dell’Unione Europea, a Reggio Calabria, tra il 2004 ed il 2006, per il finanziamento di interventi in tema di politiche occupazionali, sono stati stanziati circa 10 milioni di euro, la maggior parte dei quali provenienti da fonti nazionali ed europee. 103 Per fare qualche esempio, l’amministrazione di Bari ha investito 1.500.000 euro per finanziare i salari d’inserimento, quella di Salerno 400 milioni di euro per realizzare opere e lavori pubblici, quella di Catania 4 milioni di euro per rendere operativo il Patto per il Lavoro, quello di Campobasso circa 500 mila euro per portare a termine il processo di esternalizzazione ed infine il Comune di Potenza, lo scorso anno, ha messo a disposizione degli imprenditori in difficoltà 50 mila euro. Indipendentemente dall’ammontare e dalla destinazione, le risorse di cui sopra vengono attinte in prevalenza dai fondi comunitari, nazionali e regionali o, come ha dichiarato l’assessore di Potenza, anche attraverso gare pubbliche. 104 Il riferimento è all’assessorato alle politiche del lavoro. 60 LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE tema (risanamento urbano, servizi sociali, politiche culturali e giovanili, ecc.). Mettere a sistema i dipartimenti e gli assessorati impegnati nei processi decisionali strategici complessivi (conferenza economica cittadina, piano strategico, forum civico, ecc.); attivare da subito maggiori sinergie con Università, imprenditoria, terzo settore (coi Sindacati il rapporto è già molto proficuo); ottenere più rilevanti competenze e risorse da Unione Europea, Stato, Regione». Per il sindaco di Salerno «è necessario migliorare ancora di più l’attrazione del territorio superando definitivamente il problema dei rifiuti, garantendo sicurezza ai cittadini ed alle imprese, immaginando strumenti di incentivazione come il risparmio sulla bolletta energetica o la fiscalità di vantaggio», mentre il primo cittadino di Catania si auspica «Maggiore sinergia, e per la Regione Sicilia la legge di riforma del collocamento, il definitivo trasferimento di competenze agli enti locali sia come risorse finanziarie che come risorse umane». A Roma, invece, si avverte la necessità di acquisire competenze più coerenti con il ruolo della Città metropolitana. Il dott. Bardanzellu (direttore del XIV dipartimento del Comune di Roma), infatti, ha più volte sottolineato nel corso della sua intervista che non si può paragonare quello di Roma con gli altri Comuni italiani. A questo proposito, egli ha ricordato la legge Bersani n. 266/97105 che ha affidato alle principali Città del Paese, il compito di operare nel campo della formazione, dell’auto-imprenditorialità, del tutoraggio nelle aree di degrado, riconoscendo a queste ultime il diritto di occuparsi in prima persona di politiche occupazionali. «( …) Io ritengo che se le Città hanno una dimensione tale da poter esercitare compiti di politiche attive del lavoro ben fanno e sono ampiamente autorizzate ad esercitarle. Questo è il caso della Città di Roma. È un paradosso, infatti, che un Comune come quello di Roma che amministra i 2/3 degli abitanti della sua Provincia, che occupa il 50% del territorio provinciale debba essere considerato alla pari degli altri Comuni della Provincia». La volontà da parte delle Città di continuare ad impegnarsi per incrementare e per migliorare l’occupazione locale è confermata dall’importanza attribuita alle politiche occupazionali nei rispettivi Piani Strategici. Ad eccezione di Potenza, tutte le municipalità contattate stanno elaborando un Piano strategico ed in tutti i casi, infatti, l’occupazione rappresenta uno dei punti cardine. A questo proposito l’on. Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, ha dichiarato che «(…)La creazione di opportunità occupazionali è considerata una delle priorità strategiche per il futuro della Città di Salerno. La qualità e l’efficacia di interventi e progetti viene sempre valutata in termini di sostenibilità ambientale e territoriale e di ricaduta occupazionale», l’assessore messinese ha ribadito, invece, la necessità di far partire la riflessione «(…) dalle vocazioni del territorio e collegare tali vocazioni alla progettualità presente ed alle strategie di sviluppo in itinere. Sarà compito di questo ambito di policy riflettere sul potenziamento di strutture di servizio alle imprese (servizi reali, marketing, commer105 L’art.14 della legge 266/97 prevede da parte del Ministero dell’Industria il finanziamento degli interventi predisposti da alcuni Comuni capoluogo (Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli) al fine di promuovere nei lori territori iniziative economiche ed imprenditoriali. 61 Prospettive future CAPITOLO 2 Prospettive future cializzazione e internazionalizzazione). Il ruolo, particolarmente rilevante sul territorio, degli istituti di Ricerca è una delle opportunità ai fini dello sviluppo poiché una “maggiore integrazione tra i vari centri di ricerca e tra questi e il territorio” favorirebbe l’incontro tra sapere tecnico – scientifico ed economie locali specializzate. L’attenzione al ruolo del governo del mercato del lavoro e della costruzione (difficile, ma importante) di tutele e di strumenti di protezione degli attori deboli del mercato del lavoro è da tenere presente e da tematizzare». Pensa finanche alla qualità del lavoro il Piano strategico del Comune di Roma, il cui obiettivo è quello di perfezionare le funzioni che l’ente di fatto già svolge (orientamento, formazione, osservatorio) sforzandosi allo stesso tempo di incrementare l’occupazione e di renderla migliore. Il direttore del XIV dipartimento ha, infatti, dichiarato che «(…) il nostro intento è operare non tanto per lo sviluppo, ma prevalentemente per la qualità del lavoro in una cornice di legalità. Lavorare non è solo impiegare il tempo in un’attività ed avere in cambio uno stipendio, lavorare è la realizzazione stessa dell’individuo. È per questo che a noi non basta incrementare l’occupazione, noi miriamo ad una buona occupazione e per ottenerla stiamo cercando, nel nostro piccolo, di integrare tutte le funzioni che già gestiamo, oltre ad acquisirne sempre di più». A fronte della presenza diffusa del Piano strategico, non è stata riscontrata presso le amministrazioni contattate la presenza di un piano di azione locale per l’occupazione. È Catania l’unica Città ad averne elaborato uno, si tratta del Patto per il Lavoro con il quale sono state istituite le strutture amministrative preposte alla politica occupazionale di cui si è parlato in precedenza. 2.4.3 Come si coordina la Città con l’attività della Regione e della Provincia Quando si parla di politiche attive per l’occupazione nella dimensione urbana non si può omettere che, probabilmente a causa della mancanza di un ruolo ben definito in tal senso, l’impegno delle amministrazioni comunali non sempre trova la giusta collocazione rispetto a quello delle altre istituzioni, in particolare con la Regione e la Provincia. Anche se non è facile coordinare l’attività dei diversi organismi istituzionali, dalle interviste è emerso che in molti casi le amministrazioni riescono a superare le difficoltà ed a lavorare insieme per il buon esito delle iniziative implementate. In merito al rapporto con le altre istituzioni, il sindaco di Salerno, ha lamentato un’eccessiva frammentazione delle competenze e delle voci di spesa, sottolineando la necessità di ridurre al minimo i livelli decisionali ed i tempi di risposta. A supporto della sua argomentazione, egli ha ricordato l’esperienza dello Sportello Unico per le Attività Produttive che ha fatto registrare ottimi risultati velocizzando le pratiche di apertura o ampliamento delle attività aziendali. Il problema delle competenze è stato messo in evidenza anche dal dott. Federico Bardanzellu il quale, pur riconoscendo un rapporto di collaborazione tra l’amministrazione comunale e le altre istituzioni locali, ha sottolineato che 62 LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE le uniche criticità in cui il Comune si imbatte quando si occupa di politiche per il lavoro riguardano l’inadeguatezza delle normative, ancora poco chiare in tema di attribuzione di competenze in materia di occupazione. Per quanto concerne il Comune di Reggio Calabria, ad eccezione di qualche collaborazione in merito all’implementazione di iniziative progettuali di minore importanza, le occasioni per cooperare con la Provincia e/o con la Regione sono molte limitate e riguardano principalmente la stabilizzazione dei lavoratori precari. Di conseguenza l’amministrazione reggina, ogni qualvolta si presenta l’opportunità, prende parte ai progetti promossi con bandi di gara e finalizzati a promuovere l’occupazione. Nonostante ciò alcune città dimostrano di poter cooperare. In particolare, il Comune di Campobasso sta collaborando con la Provincia per l’attivazione dei servizi per l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate. «(…) La Provincia ci aiuterà nell’accompagnamento, orientamento, formazione dei soggetti che saranno impegnati in queste attività e metterà a disposizione i finanziamenti e i propri strumenti operativi (CPI)». La stessa cosa accade a Bari dove il Comune e la Provincia collaborano ed investono entrambe per favorire l’occupazione. Nonostante ciò il prof. Boccia, è convinto però che la liberalizzazione delle competenze si sia concretizzata solo in parte. Nel corso della sua intervista ha, infatti, dichiarato che «Il Comune ha maggiore sensibilità e maggiori informazioni per fare monitoraggio, la Provincia è deputata a programmare e a gestire gli strumenti d’incrocio tra la domanda e l’offerta di lavoro, la Regione dovrebbe legiferare. In concreto non c’è collaborazione, ogni istituzione si muove per conto suo». Secondo quanto dichiarato dall’assessore al lavoro, Antonio Medici, l’amministrazione comunale di Benevento conduce la politica attiva per l’occupazione interagendo sia con la Regione che con la Provincia attraverso lo scambio di informazioni utili e prossimamente anche per mezzo di un tavolo di programmazione politica, all’uopo attivato. Il Comune di Benevento, inoltre, auspica il coinvolgimento di tutti gli enti preposti alle politiche occupazionali per la realizzazione di programmi condivisi. Alla luce di quanto appena riportato, appare evidente che un efficace rapporto di collaborazione, basato prima di tutto su una strategia di multilevel communication, tra gli enti che si occupano di occupazione è uno degli elementi necessari per sconfiggerne le criticità e per migliorare il mercato del lavoro locale. 2.4.4 Osservatori locali per l’occupazione e reti tematiche tra Città In merito alla possibilità di usufruire, come strumento di supporto per realizzare un‘efficiente ed efficace politica occupazionale, di un Osservatorio comunale per l’occupazione, la risposta è stata unanime, tutti sono d’accordo a condizione però che tale strumento serva a monitorare il quadro occupazionale locale. Riprendendo quanto detto dall’assessore De Santis, non serve promuovere politiche occupazionali per nulla rispondenti alle reali esigenze di lavoro. Se, ad esempio, un’amministrazione attiva corsi di formazione professionale di ta63 Come si coordina la Città con l’attività della Regione e della Provincia CAPITOLO 2 Osservatori locali per l’occupazione e reti tematiche tra Città glio e cucito in un mercato del lavoro che necessita, invece, di operai specializzati tale politica non sarà utile in alcun modo. Di qui la forte necessità di osservatori locali dai quali attingere le informazioni necessarie per sostenere la politica per l’occupazione più rispondente alle necessità del mercato del lavoro. «Dobbiamo sapere che tipo di professionalità servono e indirizzarci su quelle», ha sottolineato l’assessore Gesualdi, che per concretizzare questa esigenza ha stipulato un accordo con la locale Università per la realizzazione di corsi post lauream in grado di fornire una formazione tarata sulle esigenze del territorio. Rimarcando anch’egli l’importanza di un Osservatorio locale per l’occupazione, l’assessore del Comune di Campobasso ha sottolineato che «Uno dei problemi degli amministratori locali, infatti, è la scarsa conoscenza dei settori in cui poter investire e l’osservatorio, fotografando adeguatamente la realtà, potrebbe essere in questo senso un valido aiuto soprattutto se si basa sulla collaborazione di tutte le parti economiche presenti sul territorio». La pensa allo stesso modo anche l’assessore di Messina, il quale ha dichiarato che «la conoscenza del mercato del lavoro è fondamentale per orientare le scelte delle imprese e soprattutto dei giovani sin dalla fase della formazione scolastica». È questo il motivo principale per il quale, insieme alla sua amministrazione, egli sta lavorando per potenziare l’osservatorio economico già operativo, seppure in maniera discontinua, per trasformarlo in un Osservatorio sull’economia ed il lavoro. L’assessore al lavoro del Comune di Benevento, oltre a riconoscere l’importanza e la necessità di un Osservatorio locale per l’occupazione, propone la contemporanea istituzione di un Laboratorio all’interno del quale «attivare le idee da porre in essere attivamente sul territorio per la crescita occupazionale». Anche il Comune di Reggio Calabria condivide l’importanza di istituire un Osservatorio locale per l’occupazione. A questo proposito la dott.ssa Serena Angioli ha dichiarato che l’amministrazione reggina, grazie al confronto proficuo sviluppato nell’ambito del progetto Regenerando, ha già programmato la realizzazione di un Osservatorio per l’Occupazione, che sarà frutto di un partenariato con l’Unione degli Assessorati alle politiche socio sanitarie e del lavoro. Il suddetto Osservatorio, prendendo spunto dalle esperienze già realizzate, ad esempio, dal Comune di Roma, si propone di apportare un valido contributo al problema della disoccupazione ed al mercato del lavoro in genere. Esso si auspica, inoltre, di diventare anche uno strumento di condivisione dei dati e delle informazioni con gli altri Enti ed organismi, sia pubblici che privati, impegnati nell’ambito delle politiche occupazionali. Si distingue dalle altre amministrazioni contattate la Città di Roma che già da tempo ha attivato un osservatorio comunale sull’occupazione e le condizioni del lavoro, del quale si dà conto in maniera più minuziosa nel capitolo successivo. Pur riconoscendo a pieno il supporto che tali osservatori potrebbero apportare, non va sottovalutato il contributo ancora più efficace che potrebbe arriva106 Per un’analisi più dettagliata sull’importanza degli osservatori e della loro messa in rete si rimanda al capitolo 4. 64 LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE re alle amministrazioni in seguito all’istituzione di una rete di osservatori106, iniziativa prevista nelle conclusioni del network Regenerando e inserita nella Carta delle Città europee per l’Occupazione. L’intervista in profondità agli esponenti delle amministrazioni locali contattate si conclude con interrogativi relativi alla partecipazione di queste ultime ad iniziative e, nello specifico, a reti tematiche europee ed al loro giudizio in merito a progetti di questo tipo. La partecipazione è giudicata positivamente da tutti gli interpellati, convinti che il partenariato con altre Città, non solo italiane, crei confronto ed allo stesso tempo sinergie utili per implementare i processi di sviluppo nelle diverse realtà locali, potenziando le capacità di ciascuna di acquisire conoscenze e finanziamenti. A conferma di quanto appena riportato, dalle risposte fornite emerge che tutte le Città hanno condiviso esperienze comunitarie, ma solo quelle aderenti a Regenerando, network descritto dettagliatamente nel capitolo successivo, hanno messo in rete politiche urbane di natura occupazionale. 65 Osservatori locali per l’occupazione e reti tematiche tra Città CAPITOLO 3 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ DEL NETWORK REGENERANDO Il presente capitolo è stato predisposto in collaborazione con il Comune di Reggio Calabria, lead partner della rete Regenerando. In particolare, si ringraziano il Sindaco del Comune di Reggio Calabria, dottor Giuseppe Scopelliti, e il gruppo di lavoro del Comune di Reggio Calabria coordinato dalla Dirigente alle politiche del lavoro, dottoressa Serena Angioli, al quale hanno contribuito in modo determinante la responsabile dell’Ufficio Cooperazione, la dottoressa Grazia Giannaccari, il Dottor Tommaso Cotronei dell’Ufficio Statistico del Comune e i consulenti del Comune, Dottor Leandro Savio e dottoressa Amelia Feminò. La expertise esterna al progetto è stata assicurata dagli esperti europei Birgit Daiber e Patrik Fourguette. La descrizione delle esperienze realizzate nelle Città italiane è il segno di un municipalismo attivo che riesce ad innescare condizioni di crescita e di sviluppo locale, pur in mancanza di una vera e propria legittimazione. La raccolta e l’analisi dei contributi forniti dagli amministratori hanno consentito di comprendere, tra l’altro, l’importanza che le sperimentazioni avviate nei diversi contesti cittadini assumono se collocate in un asset reticolare, capace di far emergere in una prospettiva di scambio e di confronto punti di forza e criticità delle esperienze realizzate. Questo è il significativo risultato al quale si è pervenuti anche e soprattutto dopo aver seguito le iniziative svolte dalla rete di Regenerando, istituita tra alcune Città europee che sulla base di comuni linee programmatiche, fissate a livello europeo, si sono impegnate a condividere e trasferire le esperienze di successo realizzate nei processi di promozione sviluppo locale ed occupazionale. L’iniziativa Regenerando, nata nell’alveo dei programmi comunitari Urban, ha contribuito a dare rilievo alla questione occupazionale in ambito urbano e ha avuto il merito di svelare ciò che le Città sono capaci di realizzare per favorire la rigenerazione urbana, la crescita sociale ed occupazionale. Se in Italia il ruolo delle Città nel creare occupazione è quello che emerge de facto, mancando una normativa che definisca in modo preciso e istituzionalizzi questa funzione dei Comuni, nello scenario comunitario la questione ur67 CAPITOLO 3 bana ha assunto una dimensione sempre crescente, nella convinzione che le Città sono un elemento cardine delle politiche di sviluppo. 3.1 I programmi comunitari sviluppati nelle Città: da URBAN a URBACT Alla fine degli anni ’80 la Commissione Europea ha avviato la sperimentazione di un approccio integrato per affrontare le problematiche relative alla riqualificazione urbana. Negli ultimi anni sono state previste misure volte a potenziare le politiche di sviluppo urbano nell’ambito di programmi comunitari, finalizzati al riequilibrio regionale attraverso la realizzazione di effetti durevoli sulle strutture socioeconomiche dei vari Stati membri. Nello scenario comunitario la questione urbana è una priorità politica di crescente rilevanza. Da un lato, ci sono le sfide tradizionali che le Città europee devono affrontare, spesso caratterizzate da uno sviluppo a più velocità all’interno della stessa Città e sempre orientate all’implementazione di modelli economici urbani sostenibili. Dall’altro lato, le Città svolgono un ruolo decisivo per la crescita economica, l’occupazione e la competitività. Per aiutare le Città europee a misurarsi con le sfide cui devono far fronte, sul finire degli anni ‘80 la Commissione ha promosso varie azioni di riqualificazione urbana. L’attuazione del programma URBAN, che si caratterizza per la scelta di intervenire, attraverso la modalità dell’approccio integrato, su aree particolarmente disagiate, si inserisce in un sistema di nuove sperimentazioni, avviate sui territori nazionali sin dai primi anni ’90. Si tratta di interventi che hanno come obiettivo la riqualificazione del tessuto urbanistico, edilizio ed ambientale e che rientrano comunemente nel novero dei programmi complessi quali i Programmi Integrati di Intervento, i Programmi di Riqualificazione Urbana e i Piani di Recupero Urbano. Tra il 1989 e il 1999 la Commissione ha erogato aiuti a favore di 59 progetti pilota urbani107 e di 118 programmi nel quadro di URBAN I, prima iniziativa di successo, messa a regime per il periodo 1994-2000 e riproposta negli anni 2000-2006 (URABN II), sperimentata nell’ottica di una precisa metodologia di programmazione ed utilizzazione dei fondi strutturali nel quadro delle politiche di sviluppo urbano integrato. URBAN è uno strumento rientrante nella programmazione 2000-2006 tra le quattro iniziative comunitarie finanziate dai Fondi strutturali108 e destinato a promuovere e sviluppare lo spirito imprenditoriale, l’occupazione, l’inclusione sociale e la qualità dell’ambiente fisico e naturale nelle zone urbane in difficoltà. 107 (1990-1993 e 1997-1999). 108Le altre tre sono: Interreg (il cui obiettivo è promuovere la cooperazione interregionale, tran- snazionale e transfrontaliera), Leader+ (finalizzato a realizzare progetti pilota di sviluppo sostenibile nelle zone rurali) e Equal (programma che prevede nuove strategie di lotta contro ogni forma di discriminazione e ineguaglianza nell’accesso al mercato del lavoro). 68 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ Nel 2000 la Commissione, tenendo conto dei progressi realizzati e grazie ad un energico intervento del Parlamento europeo, ha deciso di presentare agli Stati membri una nuova iniziativa comunitaria, intitolata URBAN II109, concernente la rivitalizzazione economica e sociale delle Città e delle zone adiacenti in crisi, per promuovere uno sviluppo urbano sostenibile. Nella comunicazione si fa esplicito riferimento ai principi che debbono essere rispettati per realizzare l’iniziativa: si punta l’attenzione sulla necessità di adottare un’impostazione integrata che promuova pari condizioni di accesso al lavoro e alla formazione, pari opportunità per uomini e donne, rispetto delle norme sulla sostenibilità dell’ambiente a livello urbano, piena complementarità dell’iniziativa con quelle comunitarie già implementate a livello locale, massima diffusione dei progetti realizzati nelle zone prescelte a livello territoriale. L’articolo 15 della comunicazione fissa gli orientamenti di URBAN II, sottolineando la necessità di facilitare l’individuazione e il riconoscimento delle innovazioni e delle buone pratiche per strutturare gli scambi di esperienze110. URBAN II (2001-2006) si fonda sul successo della prima iniziativa, ma apporta una serie di miglioramenti alla struttura programmatica e gestionale (gestione snellita, inclusione nel programma delle Città di piccole e medie dimensioni, criteri più trasparenti per la selezione dei siti, programma di rete per lo scambio di esperienze)111. I programmi, che affrontano una serie di gravi problematiche di ordine socioeconomico, con particolare attenzione alle iniziative locali per l’occupazione e lo sviluppo, prevedono un’elevata concentrazione in termini finanziari (contributo pro capite) e territoriali (contributo per chilometro quadrato)112. I programmi danno assoluta precedenza alla riqualificazione ambientale e materiale, cui è destinato il 40% della spesa prevista. Alle altre due direttrici - l’integrazione sociale e l’imprenditorialità/occupazione – è destinato complessivamente un altro 42%. Altre priorità, segnatamente i trasporti e la società dell’informazione, si dividono la quota rimanente, benché in taluni casi sia loro destinata un ammontare di spesa più elevato. Dei 70 programmi, 31 riguardano quartieri del centro, 27 zone periferiche, 4 zone miste e 8 intere Città. Non si riscontrano nessi diretti tra la tipologia e la priorità attribuita alle varie categorie di misure. Per il monitoraggio e la valutazione dei programmi, vengono adottati una serie limitata di indicatori comuni ispirati all’Audit urbano. L’impatto positivo del programma URBAN viene riconosciuto, per tabulas, in un documento del 2002 dal titolo “La programmazione dei Fondi Strutturali 2000-2006: prima valutazione dell’iniziativa URBAN”113. In questo documento 109 Comunicazione della Commissione del 28 aprile 2000. 110 A tal fine sono stati stanziati 15,9 milioni di euro. 111 I 70 programmi URBAN II interessano una popolazione di circa 2,2 milioni di abitanti, con un contributo a valere sul FESR di 730 milioni di euro e per un investimento totale di 1600 milioni di euro. 112 Il contributo pro capite annuale è superiore di circa il 30% a quello nell’ambito dell’obiettivo 2. 113 “La programmazione dei Fondi Strutturali 2000-2006: prima valutazione dell’iniziativa URBAN”. 69 I programmi comunitari sviluppati nelle Città: da URBAN a URBACT CAPITOLO 3 I programmi comunitari sviluppati nelle Città: da URBAN a URBACT si sottolinea il contributo che l’iniziativa può offrire allo sviluppo della politica di coesione, all’impostazione integrata e partenariale, ritenuta necessaria alla elaborazione della politica di coesione da strutturare secondo quel modello di governance che avvicina i cittadini alle istituzioni europee. La Commissione e gli Stati membri si sono accordati sull’approvazione di un programma unico, URBACT, che riguarda oltre 210 Città che beneficiano o hanno beneficiato dei programmi URBAN I e II e dei progetti pilota urbani. La grande novità di URBAN II è proprio la possibilità di scambiare esperienze di successo e buone pratiche in tutta Europa grazie al programma specifico denominato Rete Europea per lo Scambio di Esperienze o URBACT. Quest’ultimo è stato avviato agli inizi del 2003 e dal maggio del 2004 è stata prevista la possibilità di accesso al programma anche per le Città dei dieci nuovi Stati membri, le quali rappresentano oggi un terzo dei partecipanti al programma, al quale aderiscono anche autorità regionali, università e Stati membri. URBACT, formidabile strumento di apprendimento reciproco, è riuscito a coinvolgere molte Città e vanta circa 375 partner riuniti in 20 reti, tra le quali Regenerando, e 6 gruppi di lavoro tematici; esso è diventato un utile punto di riferimento per gli scambi e le riflessioni sulle problematiche di sviluppo urbano, sulle esperienze realizzate e sulla definizione delle soluzioni da condividere e da adottare. In URBACT sono confluiti tutti quegli insegnamenti prodotti dalle esperienze di URBAN I e URBAN II che ormai costituiscono quello che viene definito “URBAN ACQUIS”, la cui validità ed utilità viene riconosciuta anche nei recenti regolamenti, sui quali si fonda la nuova politica di coesione. Si punta l’attenzione su quelle strategie e su quegli strumenti che rappresentano l’impostazione fondamentale di URBAN, tra cui: l’approccio integrato, ossia la combinazione in una zona circoscritta di misure sociali, ambientali ed economiche volta a dare una risposta coerente ai multiformi problemi della zona e in base al quale è previsto lo sviluppo di un progetto unico in grado di interessare settori diversi dell’amministrazione e capace di coinvolgere soggetti pubblici e privati, associazioni, cittadini e tutti gli attori sociali presenti sul territorio. Si riconosce, inoltre, l’importanza di focalizzare l’attenzione su aree relativamente ridotte, in modo da massimizzare l’impatto e il rendimento dell’intervento. Appare utile, tra l’altro, utilizzare schemi progettuali flessibili, in grado di individuare le zone di intervento in base alle esigenze e alle priorità nazionali, garantendo al contempo la conformità ai criteri comunitari e la selezione secondo procedure trasparenti. Il metodo URBAN promuove la semplificazione amministrativa e la flessibilità, in particolare la razionalizzazione del contributo comunitario, il quale deve essere erogato da un solo Fondo con un’unica serie di procedure, pur riguardando una vasta gamma di misure; infine, viene attribuito forte rilievo al partenariato locale, comprese le associazioni locali, con conseguente formazione di capacità locale e quindi programmi più efficaci. 70 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ 3.2 Il progetto Regenerando: protagonisti, ruoli e caratteristiche Il progetto Regenerando rappresenta un esempio concreto di alleanze strategiche tra Città per l’attuazione di politiche occupazionali. Come anticipato all’inizio di questo capitolo, si tratta di un network tematico composto da 11 Città europee (Reggio Calabria, lead partner, Roma, Napoli, Salerno, Palermo, Siracusa, Palermo, Catania, Oradea114, Evosmos115, Leicester116 e Chalon sur Saone117) che, sulla base di comuni linee programmatiche, si sono impegnate a condividere e trasferire le esperienze di successo realizzate nei processi di promozione e crescita occupazionale e sociale. Finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma URBACT, il progetto è partito nel giugno del 2004 per protrarsi fino al dicembre del 2006. Nata con l’intento di costituire un network finalizzato allo scambio delle esperienze tra le città al fine di diffondere le conoscenze delle migliori tecniche e delle migliori soluzioni per creare nuove opportunità di lavoro e con quello di promuovere il capitale umano e la prosperità economica, l’esperienza di Regenerando ha permesso alle Città di dimostrare la loro capacità di sostenere processi occupazionali e di crescita dell’economica locale. Dall’analisi della matrice (allegato 2) elaborata nell’ambito dei lavori della rete di Regenerando e dalla lettura delle considerazioni conclusive emerse dal progetto (a tal proposito si ringrazia il Comune di Reggio Calabria per aver consentito in questa pubblicazione di riprendere le principali conclusioni del rapporto che è in corso di pubblicazione ed al quale si rimanda per tutti gli approfondimenti), risulta che tutte le iniziative intraprese all’interno del network, pur nelle loro specificità, condividono infatti l’obiettivo di migliorare e quello di dimostrare la capacità delle Città di incrementare lo sviluppo economico e sociale delle aree interessate. In alcune di esse si interviene in maniera diretta, promuovendo la regolarità delle attività economiche locali, in altre indirettamente, innescando meccanismi in grado di promuovere la crescita locale. L’incremento dell’occupazione attraverso la creazione di opportunità lavorative per le donne, i tossicodipendenti e gli ex detenuti, insieme all’attivazione di tirocini formativi e di orientamento e delle borse lavoro rappresenta uno dei temi centrali delle azioni implementate dalle Città partner. Oltre al carattere diretto o indiretto delle azioni finalizzate all’incremento dell’occupazione, i progetti si distinguono in base alle questioni affrontate: le politiche attive per il lavoro, l’economia sommersa, il lavoro irregolare, i servizi alla persona, le attività culturali, la formazione, l’introduzione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), il sostegno alle piccole e medie imprese (PMI). Alcuni di loro, pur partendo dall’obiettivo di produrre benefici in un settore specifico, finiscono con avere un impatto positivo anche in altri contesti, mettendo in pratica quel metodo che viene definito approccio integrato118. 114 115 116 117 Città della Romania. Città della Grecia. Città del Regno Unito. Città della Francia. 118 Un esempio significativo di approccio integrato è rappresentato dal progetto Al-Bab, realizzato nella Città di Palermo. 71 CAPITOLO 3 Il progetto Regenerando: protagonisti, ruoli e caratteristiche Diversi sono anche i destinatari finali ed il tipo di finanziamento previsto per la loro realizzazione. Sebbene vi siano casi in cui non si faccia esplicito riferimento ad una categoria specifica, i beneficiari delle azioni sono quasi sempre i disoccupati, le donne, le minoranze etniche, i giovani di età inferiore ai 21 anni, i disabili, gli ex detenuti, gli ex tossicodipendenti e gli anziani; si tratta, in sintesi, prevalentemente di categorie svantaggiate. I finanziamenti possono essere erogati dal Comune, dalla Regione, dallo Stato e dall’Unione europea, sia in maniera esclusiva da parte di un singolo ente, sia sotto forma di cofinanziamento. Con l’intento di materializzare un proficuo scambio di esperienze, nell’ambito di Regenerando, sono stati messi in rete complessivamente 56 progetti, di cui 22 finanziati esclusivamente con risorse locali119. Al di là delle differenze descritte, tutte le iniziative progettuali hanno il merito di aver posto in essere strategie capaci di favorire lo sviluppo economico, l’occupazione e l’integrazione sociale nelle municipalità interessate. La disseminazione delle suddette strategie tra le Città partner, elemento centrale del network di Regenerando, ha generato un meccanismo di interscambio e di crescita all’interno della rete capace di sensibilizzare e coinvolgere più Città. Lo scambio di esperienze comporta un duplice vantaggio: da un lato, la possibilità di imparare dalle best practices realizzate altrove e, dall’altro, quella di evitare di commettere gli stessi errori. Questo aspetto è considerato da quasi tutte le Città partner il valore aggiunto di Regenerando, un’occasione che ha permesso in tutti i casi di arricchire il bagaglio di conoscenze riguardanti il mondo del lavoro posseduto dagli attori coinvolti. La descrizione delle esperienze realizzate nelle diverse realtà urbane, è avvenuta sia nel corso degli incontri organizzati periodicamente in tutte le Città, sia attraverso la distribuzione di template contenenti informazioni relative alle seguenti aree tematiche: Politiche del Lavoro e di integrazione sociale, Creazione di nuove attività economiche per l’occupazione, Comunicazione. I risultati sono stati sintetizzati in chiave sinottica nell’ambito di una matrice informativa e descritti in modo più ampio all’interno del rapporto finale progetto. La prima area di interevento, Politiche del Lavoro e di integrazione sociale, comprende le informazioni di contesto relative alla Città (la composizione della popolazione rispetto alle fasce d’età, al sesso ed alle categorie svantaggiate), la programmazione e l’attuazione delle politiche attive del lavoro a livello locale e la descrizione degli interventi realizzati. Sul fronte della creazione di nuove attività produttive si pone in evidenza il ruolo del Comune nell’ambito delle politiche a sostegno delle imprese. In questa macroarea sono descritti in maniera dettagliata i progetti realizzati tra il 2000 ed il 2004 e quelli previsti per il periodo 2005-2006. Infine, la comunicazione fornisce informazioni relative al sistema di divulgazione 119 Oltre a quelli auto-finanziati dalle Città, 4 progetti hanno beneficiato esclusivamente di fondi statali, 7 di risorse comunitarie, mentre tutti gli altri sono stati cofinanziati. 72 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ istituzionale messo in atto dall’ente locale ed ai mezzi di informazione utilizzati in relazione agli interventi realizzati o previsti nell’ambito delle altre aree tematiche. Le iniziative poste in essere per agevolare la comunicazione consistono nella creazione di due siti web gestiti dal Comune di Reggio Calabria, di cui uno in collaborazione con il Segretariato URBACT 120 (www.regenerando-rc.it), un Rapporto finale, in corso di pubblicazione, per la divulgazione, anche all’esterno del network, dei risultati delle azioni realizzate, la diffusione di Report informativi, di materiale audiovisivo e di opuscoli tradotti nelle lingue dei Paesi a cui appartengono le Città partner, due conferenze internazionali, di cui la conclusiva si è svolta a Reggio Calabria il 25 novembre 2006, e diversi incontri tematici tra i partner, oltre a numerosi incontri seminariali coadiuvati dagli esperti della rete. Il network è stato coordinato dalla Città di Reggio Calabria che, quale Comune capofila, ha avuto il compito di monitorare e di implementare il piano d’azione adottato. Alla lead-city è spettato, inoltre, il ruolo di mediatore tra le Città partner ed il Segretariato URBACT, la stesura di tutta la documentazione necessaria, la gestione del sito web appena citato, oltre che l’organizzazione di forum di scambio, videoconferenze ecc. Nell’espletamento di queste funzioni, lo staff ha potuto contare sulla collaborazione di 2 esperti europei in materia di politiche di sviluppo locale, Birgit Daiber e Patrick Fourguette. In particolare con Birgit Daiber, dopo una scrupolosa analisi delle iniziative implementate, è stata costruita una matrice (allegato 2) che riassume il quadro complessivo delle azioni messe in atto da ogni municipalità, suddivise in base al livello di attuazione, alla fonte dei finanziamenti, ai destinatari finali ed al settore di intervento (azioni tese ad incrementare l’occupazione, a contrastare il mercato irregolare, ad incoraggiare lo sviluppo economico o l’inclusione sociale). Con Patrick Fourguette, invece, si è verificata l’attinenza delle iniziative poste in essere dalle Città con le linee guida fissate dalla Comunità Europea in materia di occupazione. Entrambi gli esperti hanno preso parte a tutti i lavori della rete, che sono stati seguiti, oltre che dai partner di Regenerando, anche dall’ISFOL. Grazie alla possibilità di partecipare agli incontri tematici, offerta dal Comune di Reggio Calabria, il nostro Istituto ha potuto, inoltre, approfondire le dinamiche secondo le quali le Città concretizzano le strategie occupazionali. L’impegno dei Comuni della rete non si è limitato all’ideazione ed all’implementazione di azioni finalizzate ad incrementare l’occupazione e/o a contrastare i fenomeni di esclusione sociale. Le Città si sono anche impegnate nel tentativo di sottolineare, ed al tempo stesso di vedere legittimata la loro capacità di intervenire direttamente nelle questioni riguardanti l’occupazione. Essendo l’istituzione più vicina ai cittadini, esse ne conoscono meglio di qualunque altro livello istituzionale le esigenze e per questo sono in grado progettare e realizzare azioni più rispondenti ai bisogni delle singole realtà locali. 120 Al sito, oltre agli esperti tecnici ed ai politici impegnati nel progetto, possono accedere anche i cittadini, i quali sono liberi di fornire contributi attraverso forum e dibattiti tematici. 73 Il progetto Regenerando: protagonisti, ruoli e caratteristiche CAPITOLO 3 Il progetto Regenerando: protagonisti, ruoli e caratteristiche È proprio dalla necessità di rivendicare il ruolo delle Città rispetto alla politica per l’occupazione che è nata l’idea di redigere la “Carta delle Città Europee per l’occupazione”, (allegato 6) un documento programmatico, indirizzato alle Istituzioni Europee, ai governi nazionali ed alle Regioni, con il quale le municipalità vogliono garantirsi la possibilità di partecipare e di condividere le decisioni assunte dai principali attori per l’occupazione, a tutti i livelli di governo121. Questa esigenza ha origine dal mancato coinvolgimento attivo delle Città nella programmazione dei fondi strutturali 2000-2006, che non guarda al di là dell’autorità regionale. Accettandone il contenuto, tutte le Città firmatarie hanno assunto l’impegno di sostenere il metodo dell’approccio integrato e della cooperazione nelle politiche per l’occupazione e per lo sviluppo economico, di arricchire il proprio bagaglio di conoscenze relativo alle politiche occupazionali, di valorizzare il capitale umano, di assicurare politiche di pari opportunità e di inclusione lavorativa, e quello di promuovere il lavoro dignitoso insieme alla legalità nei rapporti di lavoro. La scelta degli impegni da assumere non è stata casuale, ma guidata da regole ben precise. Forti delle capacità dimostrate grazie all’esperienza di URBAN, primo esempio del metodo di approccio integrato applicato per affrontare la questione dell’occupazione locale, le Città sono pienamente consapevoli, infatti, della necessità di incoraggiare partenariati tra i diversi attori europei, nazionali e locali ed al tempo stesso di valorizzare le risorse locali al fine di promuovere azioni efficaci per la crescita occupazionale e per lo sviluppo locale. Allo stesso modo esse sono consce dell’importanza della conoscenza e dell’innovazione e quindi dell’esigenza di raccogliere e divulgare dati ed informazioni concernenti le politiche, le problematiche e le azioni implementate per favorire l’occupabilità. Di qui la volontà dei governi locali di creare e di mettere in rete Osservatori comunali per l’Occupazione in grado di supportare la determinazione di strategie e strumenti d’intervento utili per incrementare l’occupazione locale. Per i promotori della Carta è di fondamentale importanza sostenere la formazione del capitale umano presente sul territorio e l’attuazione del principio delle pari opportunità, insieme alle iniziative volte a contrastare il mercato del lavoro irregolare e a tutelare i diritti dei lavoratori, soprattutto in un momento come quello che stiamo vivendo in cui molto spesso questi diritti vengono ‘arginati’ con il pretesto della flessibilità lavorativa. Interrogate sul valore aggiunto della Carta, le Città hanno riconosciuto ad essa il merito di garantire alle realtà che l’hanno sottoscritta «la visibilità e la capacità di creare rete per un migliore governo locale» (Palermo), «la possibilità di inserirsi nel dialogo sui fondi strutturali per le politiche attive per il lavoro» (Catania), «il riconoscimento di un ruolo che esse non hanno ancora piena coscienza di poter e saper gestire, oltre ad una maggiore consapevolezza sia all’esterno che all’interno dei territori comunali» (Siracusa), «il riconoscimento di 121 La Conferenza conclusiva di Reggio Calabria è stata scelta come cornice ideale per la sottoscrizione della Carta da parte dei Sindaci delle Città partner e di tutti quelli disposti a sostenerla. 74 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ un ruolo nelle politiche attive del lavoro, sia con l’attribuzione di risorse finanziarie, che con il coinvolgimento nel processo decisionale» (Salerno), «la presa di responsabilità da parte della classe politica» (Napoli) e un «ruolo significativo delle Città, soprattutto su alcuni aspetti delle politiche attive del lavoro, che ad oggi non è adeguatamente valorizzato dalla filiera istituzionale» (Reggio Calabria). 3.3 Indagine sulle Città della Rete Per comprendere in maniera più approfondita i motivi che hanno spinto le Città ad entrare nella rete di Regenerando, il loro modus operandi, le azioni poste in essere, si è deciso di somministrare un questionario (allegato 3) ai responsabili dei Comuni che hanno seguito da vicino l’iniziativa. Il questionario è articolato in più aree tematiche che si riferiscono rispettivamente alla partecipazione al network, alla politica attiva per l’occupazione ed all’impegno profuso dalle diverse municipalità per contrastare il lavoro irregolare ed i fenomeni di esclusione sociale. In primis si è voluto approfondire l’importanza attribuita alla possibilità di incrementare l’occupazione locale, di confrontarsi con altre realtà urbane e di contrastare il mercato del lavoro irregolare ed i fenomeni di esclusione sociale nella scelta di partecipare all’iniziativa. Già a partire da questa fase iniziale sono emerse alcune differenze, in particolare tra i partner italiani, da un lato, e quelli europei dall’altro. Quasi tutte le Città italiane, infatti, sono state invogliate principalmente dalla possibilità di confrontarsi con altre realtà urbane, mentre per quelle straniere tale alternativa ha influito solo in parte sulla scelta di entrare nella rete. Tra i Comuni italiani fa eccezione Siracusa, che attribuisce maggiore importanza alla possibilità di incrementare l’occupazione locale e tra quelli stranieri Oradea il cui obiettivo principale è quello di contrastare i fenomeni locali di esclusione sociale. La fuoriuscita dal precariato e la creazione di società cooperative rappresentano il cuore delle politiche attive del lavoro perseguite dal Comune di Siracusa che, per contrastare il lavoro precario, insieme alla Regione, ha erogato finanziamenti a favore di tutte le imprese disposte a garantire la stabilità del posto del lavoro ai propri dipendenti. Un’altra peculiarità di Siracusa è la realizzazione di due progetti, rivolti alla cura degli animali e all’accoglienza e al sostegno dei disabili, tra gli interventi finalizzati ad incrementare l’occupazione. Il primo si è concretizzato nella creazione di un rifugio sanitario per cani e gatti randagi122, gestito da una cooperativa di disoccupati adeguatamente formati per il compito che sono chiamati a svolgere all’interno della struttura. Prima di assegnare la gestione del rifugio, in122 In base all’art. 11 comma 1 della legge regionale n. 15 del 2000, per rifugio sanitario pubblico si intende un luogo atto al ricovero dei cani e dei gatti che sia attrezzato con sala operatoria, ambulatorio e locali di degenza per il controllo dei cani e dei gatti catturati, la loro eventuale sterilizzazione nonché la cura di animali ammalati. 75 Il progetto Regenerando: protagonisti, ruoli e caratteristiche CAPITOLO 3 Indagine sulle Città della Rete fatti, è stato previsto un percorso formativo indirizzato ai lavoratori coinvolti in progetti di lavori socialmente utili (LSU), di pubblica utilità (LPU), o in qualsiasi altra condizione di precariato lavorativo. Solo 8 dei 28 partecipanti lavorano in maniera stabile presso il rifugio sanitario, tutti gli altri costituiscono un gruppo di personale competente che fa da supporto esterno alla struttura (cattura animali, orientamento all’adozione, rieducazione, consulenza ai proprietari per una corretta gestione del proprio animale, ecc). Questo progetto ha un triplice merito: portare fuori dalla condizione di precariato una parte, seppur limitata, di lavoratori, ridurre il numero di animali randagi vaganti sul territorio comunale ed incentivare pratiche di adozione responsabile da parte di chi decide di prendere con sé un gatto o un cane. Il secondo progetto ipotizza il coinvolgimento degli animali come terapia per gli ex disabili psichici, mettendo in pratica quella che è da tutti conosciuta come Pet Therapy. Questo tipo di iniziativa nasce sotto ottimi auspici, visto che è accertato ormai che la presenza di un animale è in grado di migliorare, sul piano psicologico, la vita delle persone. Essa coinvolgerà all’incirca 15 disabili, i quali saranno distribuiti in varie attività, come la somministrazione del cibo agli animali presenti nel rifugio, l’accompagnamento dei cani durante le attività di formazione al corretto rapporto uomo-animale-ambiente realizzate nelle scuole o la realizzazione della Pet Therapy all’interno degli ospedali, delle case di riposo, delle strutture carcerarie o dei centri per disagiati mentali. Grazie a queste due iniziative, gli animali randagi non saranno più esclusivamente un problema per la comunità, ma si trasformeranno in una risorsa per le persone che vivono una condizione di svantaggio sociale. Anche Oradea ha dato vita ad iniziative perfettamente in linea con quello che ha dichiarato essere il motivo principale della sua partecipazione a Regenerando. Non è un caso, infatti, che i progetti illustrati agli altri partner si rivolgono prevalentemente ai bambini ed alle persone anziane. A favore di questi ultimi ad Oradea sono stati creati Centri sociali multifunzionali che offrono una gamma di servizi sociali diversificati e che sono dislocati in 5 distinti quartieri123 della Città. Queste strutture si adoperano per assicurare agli anziani protezione sociale, occasioni di socializzazione, attività domestiche ed educative, informazioni su argomenti nei confronti dei quali essi nutrono interesse, oltre che attività di counselling. Il tutto nel pieno rispetto dei principi dell’uguaglianza sociale, della dignità e dell’autostima degli anziani. Il successo di questa iniziativa è testimoniato dall’aumento del numero di persone che si sono rivolte al Centro e dalla conseguente diminuzione in Città del tasso di esclusione sociale. Azioni simili a quella appena descritta sono state intraprese anche a favore dei minori per i quali sono stati istituiti il Centro “Cuore” e quello “Ingrijire de Zi”. Il primo offre assistenza sociale, servizi educativi, terapia occupazionale e counseling psicologico diretti esclusivamente ai bambini appartenenti alle famiglie meno agiate, il secondo garantisce uno spazio finanche ai genitori. 123 76 I Centri sono ubicati a Nufarul, Rogerius, Iosia, P-ta Unirii, Centru. POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ Il centro Cuore apre le porte ai bambini ai quali non può essere garantito uno stile di vita dignitoso o che rischiano l’affidamento, e prevede per loro anche trattamenti personalizzati a seconda dell’età e delle esigenze di ciascuno. Al suo interno i piccoli godono di un’atmosfera serena fatta di svago, passeggiate, picnic, teatro, cinema, gite, feste di compleanno. Cose semplici che fanno parte della quotidianità, ma di cui i bambini coinvolti in questo progetto non potrebbero godere restando a casa. Il centro Ingrijire de Zi coinvolge 40 bambini provenienti da famiglie socialmente svantaggiate o con reddito basso o nullo e si propone di prevenire l’abbandono scolastico e familiare, di migliorare il rendimento ed il comportamento a scuola, oltre che il clima familiare dei suoi piccoli ospiti. Anche in questo caso i programmi di intervento sono personalizzati e quindi, nel perseguimento dell’obiettivo finale che consiste nella reintegrazione sociale e professionale dei giovani dopo la scuola dell’obbligo, tengono conto dell’età, delle esigenze, delle capacità e degli interessi di ogni bambino. Oradea si distingue dagli altri partner stranieri anche per il diverso grado d’importanza riservato alla possibilità di confrontarsi con altre realtà urbane e di incrementare l’occupazione locale. Per la cittadina rumena, infatti, la possibilità di confrontarsi con altre realtà urbane ha inciso sulla scelta di entrare a far parte della rete in misura maggiore rispetto a quella di incrementare l’occupazione. A seguire sono state formulate domande relative alla fase ideativa (planning) ed a quella elaborativa (programming) delle iniziative progettuali, in riferimento alle quali ci si è interrogati sulla eventuale presenza delle parti sociali. Ad eccezione delle municipalità di Napoli124 e di Evosmos125, in tutti i casi l’ufficio preposto all’ideazione dei progetti coincide con quello che si occupa della loro elaborazione. Per quanto attiene, invece, all’eventuale coinvolgimento delle parti sociali alle due fasi suddette, tutte le Città, tranne quella di Evosmos, si sono dimostrate propense alla concertazione ed il modo più frequente per attuarla consiste nel prendere in considerazione le idee, le osservazioni e i loro suggerimenti in merito alle problematiche in oggetto. Superata la parte che riguarda le fasi preparatorie, ci si è soffermati sulle modalità di trasmissione agli eventuali destinatari delle informazioni relative ai progetti presentati dalle diverse amministrazioni comunali. In tutti i casi, escluso ancora una volta Evosmos, le informazioni vengono veicolate attraverso il sito internet del Comune. Molto frequente è anche il ricorso agli annunci sui giornali locali e al materiale promozionale, mentre Napoli si distingue dalle altre Città perché ricorre soprattutto all’animazione territoriale. Si riferisce ai beneficiari anche la domanda successiva, grazie alla quale è emerso che ad usufruire delle iniziative sono quasi sempre i cittadini residenti all’interno del territorio comunale, è quella di Oradea l’unica municipalità che 124 Presso il Comune di Napoli le iniziative sono ideate dalle direzioni centrali dei settori Infrastrutture, Politiche sociali, Sviluppo artigianale, commerciale, turistico ed elaborate dall’unità del progetto Programma URBACT e dall’assessorato all’Urbanistica. 125 Ad Evosmos l’ideazione spetta al Dipartimento Sociale e all’Ufficio per il Lavoro locale, la programmazione all’Impresa comunale. 77 Indagine sulle Città della Rete CAPITOLO 3 Indagine sulle Città della Rete garantisce il diritto di prendervi parte a chiunque voglia beneficiarne, indipendentemente dal luogo di residenza. La parte del questionario relativa alla partecipazione a Regenerando si conclude con interrogativi relativi al valore aggiunto dell’iniziativa ed ai suggerimenti per migliorarla, oltre che al settore che da essa ha tratto maggiori benefici ed alla disponibilità, da parte di ogni Città, ad intraprenderne una simile alla fine dei lavori. Come già anticipato in precedenza il valore aggiunto della rete tematica Regenerando è senza ombra di dubbio lo scambio di esperienze, anche se per alcuni non è meno importante la possibilità di «rafforzare la visione del ruolo di primo piano giocato dalle Città nella gestione delle tematiche occupazionali e dello sviluppo locale ad esse connesso» (Siracusa), «l’opportunità di diffondere una cultura del valore lavoro» (Catania) e «la visibilità a livello europeo del network» (Leicester). Indipendentemente da quello che viene considerato il valore aggiunto del progetto, quasi tutte le Città si sono dimostrate disponibili a ripetere l’iniziativa, magari introducendo dei cambiamenti in grado di migliorarla. In questo senso Oradea chiede «maggiore visibilità», Palermo «l’inserimento di altri Comuni», Catania «un forum sulle prassi adottate dai Paesi europei che duri oltre la chiusura del progetto e l’istituzione di un osservatorio sul mercato del lavoro con la finalità di monitorare costantemente le figure professionali richieste da un mercato del lavoro mutevole», mentre Evosmos ritiene che siano necessari «maggiore diversità tra i partner, target più specifici e maggiore chiarezza nelle metodologie». Leicester, invece, auspica «una più folta rappresentanza di Città europee e dei rispettivi delegati, la necessità di essere maggiormente partecipativi nei processi decisionali, un maggior coinvolgimento dei Project Managers, una più vasta varietà delle attività, più ispezioni sui progetti, ed una migliore strutturazione dei Workshop». Infine, i Comuni di Siracusa, Salerno e Napoli condividono l’idea di realizzare, come risultanza del confronto delle migliori pratiche messe in atto da tutti i partner, progetti pilota comuni, finalizzati a garantire maggiore visibilità ai lavori della rete. Il giudizio di sintesi sul progetto si conclude mostrando che i settori dell’occupazione, dello sviluppo locale e dell’inclusione sociale sono quelli che hanno tratto rispettivamente maggiori benefici dalle azioni attuate dalle municipalità presenti nel network. 3.4 Le Città e le politiche attive per l’occupazione, il mercato del lavoro regolare, la coesione sociale In una seconda parte dell’indagine sono state approfondite le iniziative implementate dalle Città con l’intento di promuovere l’occupazione ed è stata valutata l’importanza attribuita ai diversi tipi di interventi finalizzati a contrastare la disoccupazione (favorire l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro, il lavoro femminile, l’inserimento lavorativo dei disabili, la formazione o l’orientamen78 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ to professionale, introdurre forme di lavoro flessibile, incentivare l’imprenditorialità, offrire incentivi alle imprese). Tutte le Città attribuiscono molta o abbastanza importanza ad ognuno di questi item, unica eccezione è Napoli che ritiene la promozione dell’inserimento lavorativo dei disabili ininfluente nell’azione di contrasto alla disoccupazione. Quasi tutte, inoltre, differenziano i propri interventi a seconda dell’età dei beneficiari126, anche se i destinatari finali delle iniziative sono prevalentemente i giovani in cerca di prima occupazione ed i disoccupati di lunga durata. La terza sezione del questionario è incentrata sulle tematiche connesse al mercato del lavoro irregolare. Mentre i Comuni di Salerno, Siracusa, Oradea ed Evosmos non sono affatto impegnati attivamente in azioni tese a contrastare le attività irregolari, le altre municipalità, ad eccezione di Napoli e Leicester attive da oltre un quinquennio, si muovono in questa direzione da circa 3 anni. Nello specifico non si riscontrano particolari differenze tra le Città italiane, caratterizzate da una maggiore presenza di attività irregolari in settori come l’edilizia, il commercio, i servizi alla persona, l’agricoltura, la collaborazione domestica e la ristorazione. Si distingue, invece, Leicester, Città in cui il lavoro irregolare interessa esclusivamente il settore manifatturiero. Tutte le amministrazioni comunali agiscono analizzando le caratteristiche del mercato del lavoro locale, però, mentre Palermo e Catania conducono anche attività di vigilanza nei cantieri e nelle aziende, Napoli e Leicester preferiscono promuovere campagne per l’emersione dell’economia sommersa e per la conoscenza dei diritti dei lavoratori. Indipendentemente dalle azioni intraprese, a Napoli ed a Palermo le attività irregolari sono diminuite, mentre le altre Città non sono state in grado di fornire una risposta in merito. Restando in tema di contrasto al lavoro irregolare, la Città di Reggio Calabria ha rilevato che il progetto WorkMedRC, pur non essendo stato promosso con questo esplicito intento, ha di fatto fornito importanti risultati anche in questo ambito di intervento. È possibile, infatti, constatare che alcune azioni implementate hanno favorito in maniera indiretta l’emersione dal lavoro irregolare, spingendo l’amministrazione a valutare anche l’ipotesi di strutturare nuove iniziative in questo campo. Il questionario si chiude approfondendo l’impegno profuso dalle municipalità per contrastare i fenomeni di esclusione sociale. Ad eccezione di Catania, tutte le Città sono impegnate in attività di questo tipo da oltre 5 anni e le categorie maggiormente esposte al rischio di marginalità sociale sono quasi sempre gli ex detenuti, gli ex tossicodipendenti e le donne, seguiti rispettivamente dai disabili, dagli anziani e dalle minoranze etniche. Secondo quanto dichiarato dal rappresentante del Comune di Salerno per contrastare i fenomeni di esclusione sociale, assumono un ruolo determinante «gli interventi, che attraverso forme di incentivazione, tendono a valorizza126 Si distinguono dal resto della popolazione oggetto di indagine le Città di Salerno, Oradea ed Evosmos. 79 Le Città e le politiche attive per l’occupazione, il mercato del lavoro regolare, la coesione sociale CAPITOLO 3 Le Città e le politiche attive per l’occupazione, il mercato del lavoro regolare, la coesione sociale re le risorse femminili, a favorire i processi di recupero della fiducia e del benessere sociale ed a ridurre la marginalità sociale. La riduzione delle disparità tra donne e uomini, obiettivo trasversale del programma dell’Amministrazione comunale, viene perseguita attraverso percorsi di qualificazione, e riqualificazione professionale, con l’apertura dei Centri per l’Occupabilità Femminile (COF), e la promozione di misure di “accompagnamento” che consentano di conciliare la vita professionale con quella familiare: le aree prioritarie di intervento riguardano le responsabilità familiari, i diritti dei minori, i servizi agli anziani, ai disabili e agli immigrati. Per Statuto il Comune di Salerno “riconosce la centralità del problema lavoro e dell’occupazione e favorisce e coordina la cooperarazione con altri Comuni ed enti, al fine di assicurare un armonico sviluppo socio-economico, compatibile con l’ambiente e la piena occupazione”. In tale ottica il Piano di Zona Sociale, elaborato dal Settore Servizi Sociali, prevede interventi finalizzati all’inserimento lavorativo delle fasce deboli della popolazione come strumento di lotta all’esclusione sociale e alla marginalità, strutturando nel contempo un’articolata offerta di servizi per coloro che vivono il disagio per difficoltà di inserimento, mancanza di opportunità e di integrazione, rischio di esclusione ed emarginazione sociale». Il Comune di Reggio Calabria, prescindendo dalle tradizionali forme di sussidi alle persone che sono a rischio di esclusione lavorativa e sociale, ha iniziato ad intraprendere qualche azione su target specifici. Tra queste si distingue il progetto “Serra Nazareno” che ha promosso l’inserimento lavorativo ed iniziative di contrasto all’esclusione sociale in favore di ex detenuti che vengono accolti nell’ambito di un’attività imprenditoriale svolta da una cooperativa che produce fragole. La Città di Leicester per contrastare i fenomeni di esclusione combatte la povertà, misurata in tutte le aree della Città «attraverso la mappatura delle informazioni statistiche», utilizzando i fondi del governo centrale. Un esempio concreto è lo stanziamento di 50 milioni di sterline investiti per favorire la ripresa economica e sociale del contesto cittadino. Tra gli interventi realizzati dalla Città di Evosmos, si distingue la creazione di una nuova struttura sociale, che si propone di aiutare le persone anziane o sole, quelle bisognose di assistenza domiciliare e non ultimo di creare nuove opportunità lavorative. La maggior parte dei servizi previsti al suo interno è indirizzata all’universo femminile, che sia in Grecia che in Europa, si contraddistingue per il più alto tasso di disoccupazione. L’attenzione alle donne è da attribuire, prima di tutto alla loro difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro a causa dell’impegno di cura da esse profuso tra le mura domestiche. Tra gli obiettivi del progetto, infatti, anche la creazione di possibilità di lavoro rivolte in special modo alle donne ed il supporto all’occupazione femminile. In questo modo sono state create tante nuove figure professionali ed è stato possibile dare lavoro ad 85 donne. Contemporaneamente la struttura ha fornito assistenza a 108 persone con bisogni speciali, a 218 anziani che vivevano da soli, a 280 poveri e a 216 soggetti non autosufficienti. 80 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ Altre importanti occasioni per le donne sono arrivate nella cittadina greca in seguito all’apertura di 4 centri per bambini. La possibilità di affidare i propri figli a centri specializzati riduce, infatti, gli impegni domestici e, di conseguenza, permette alle donne di entrare con minori difficoltà nel mercato del lavoro. L’impegno di Siracusa contro i fenomeni di esclusione sociale, invece, si è concretizzato nella concessione di borse lavoro per ex tossicodipendenti, nell’istituzione dell’assegno per servizio civico che offre percorsi occupazionali al posto di quelli assistenziali e nella realizzazione di progetti per l’inserimento occupazionale dei diversamente abili. Con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle persone meno fortunate, il Comune di Siracusa sta realizzando per loro un’Agenzia di inclusione sociale. Si tratta di una struttura all’interno della quale gli immigrati, così come tutti coloro che vivono in condizione di svantaggio sociale, potranno acquisire le risorse ed i mezzi necessari per esercitare i propri diritti e doveri ed affrontare attivamente e responsabilmente il mercato del lavoro svolgendo percorsi di inclusione sociale. Oltre a quella nel capoluogo, sono state dislocate altre dieci sedi presso altrettanti Comuni della Provincia, tutte impegnate in attività di informazione, formazione, accompagnamento e supporto per l’inserimento lavorativo. Nello specifico, l’Agenzia programma percorsi socio-riabilitativi per le persone a rischio di emarginazione, promuovendo la qualificazione professionale e lo sviluppo dell’occupazione e conduce azioni capaci di supportare il reinserimento, sia nel contesto familiare che in quello sociale, dei detenuti prossimi alla scarcerazione. Tale Agenzia, inoltre, mette a disposizione degli immigrati e di altri enti pubblici e privati un servizio di mediazione culturale ed offre il proprio supporto in situazioni ad alta criticità quali l’emergenza alloggio. Il Comune ha provveduto anche alla creazione di una casa di accoglienza per disabili, nata nel 1999 e gestita da una cooperativa con la quale è stata stipulata un’apposita convenzione. All’interno di questa struttura i disabili hanno la possibilità di soddisfare i propri bisogni primari e di lavorare per imparare ad essere autonomi. Contemporaneamente, diverse figure professionali hanno potuto trovare o mantenere un’occupazione adeguata alle proprie competenze. Il merito di questo progetto consiste nell’aver messo a disposizione una nuova casa famiglia per i disabili rimasti senza un posto in cui vivere dopo la chiusura dell’unica struttura di assistenza presente sul territorio e nell’aver interagito con il contesto sociale circostante in modo da permettere di superare i pregiudizi verso la diversità. L’impegno dell’amministrazione siracusana teso a contrastare i fenomeni di marginalità sociale ha riguardato anche i minori. In questo senso si è cercato di scongiurare, attraverso un’attività di prevenzione, casi di dispersione scolastica riguardanti gli studenti della scuola dell’obbligo. È stato introdotto un supporto educativo domiciliare e territoriale per i minori e le loro famiglie, che si pone i seguenti obiettivi: • instaurare un clima socio-educativo positivo; • responsabilizzare e sostenere i genitori rafforzandone il ruolo educativo dell’intero nucleo familiare; 81 Le Città e le politiche attive per l’occupazione, il mercato del lavoro regolare, la coesione sociale CAPITOLO 3 • migliorare il rendimento scolastico; • stimolare nei minori l’interesse per il sapere e la cultura; • promuovere il rispetto per le regole, la legalità e le istituzioni; • favorire nei soggetti l’espressione verbale dei propri bisogni e rafforzarne la fiducia in se stessi e l’autostima per un migliore inserimento sociale. Le Città e le politiche attive per l’occupazione, il mercato del lavoro regolare, la coesione sociale Quelli appena riportati sono solo alcuni degli interventi promossi dalle Città della rete di Regenerando con l’intento di creare occupazione e di migliorare la qualità della vita dei cittadini delle diverse realtà locali in ogni aspetto della loro quotidianità. Un contributo, quello delle Città, che potrebbe diventare ancora più efficace qualora fossero rimossi i limiti che non consentono alle municipalità di avere un ruolo attivo nelle politiche occupazionali, in primis l’impossibilità di partecipare e di condividere le decisioni assunte dagli altri livelli di governo per promuovere l’occupazione. 3.5 L’indagine approfondita su sei Città della rete Regenerando Pur riconoscendo l’impegno profuso da tutte le Città della rete di Regenerando, per le finalità della presente ricerca si è deciso di selezionarne 6, in merito alle quali è stata effettuata una lettura integrata di tutte le iniziative implementate. Dopo un’analisi dei template si è cercato di codificare una metodologia di lettura univoca che, partendo da un modello di classificazione, definisse una gerarchia delle Città. Il modello di lettura consiste in una funzione di selezione dei casi (allegato 4) che riporta sulle righe 8 indicatori (impatto occupazionale, utilizzo ICT, destinatari progetti, grado di ingegneria finanziaria pubblica, reti e partenariati, azioni dirette ed indirette rispetto all’obiettivo occupazione, livello di formazione e approccio progettuale), articolati a loro volta in sottoindicatori, e sulle colonne 6 tipologie di intervento (creazione occupazione, ICT, inclusione sociale, orientamento formazione, incubatore impresa e alta formazione). L’indicatore “Impatto occupazionale” rappresenta il criterio più significativo ed è distinto a sua volta in due sottoindicatori. Il primo di questi si riferisce all’incidenza dell’intervento sul tasso di disoccupazione ed è stato utilizzato per valutare se esso in termini generali abbia prodotto, nel tempo, un incremento tangibile del tasso occupazionale. L’altro sottoindicatore riguarda l’impatto del progetto in termini di occupazione ed è stato utile per quantificare il successo occupazionale verificatosi direttamente nella realtà locale nel breve termine. Il criterio discretivo relativo all’”utilizzo delle ICT” è servito per individuare i campi applicativi di queste ultime nello schema progettuale. Da una parte, le ICT sono intese come strumento necessitato per la formazione, alla luce degli orientamenti europei che promuovono una società basata sulla conoscenza e 82 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ sul miglioramento delle politiche in materia di società dell’informazione e di R&S. D’altra parte, l’utilizzo delle nuove tecnologie è stato tarato come canale di conoscenza/comunicazione per diffondere le informazioni e le notizie sulle attività e sulle iniziative realizzate a livello locale. Infine, è stata considerata l’applicazione delle ICT durante la fase attuativa del progetto. Il terzo indicatore assume come discriminante i “destinatari delle iniziative”. In questo caso si è scelto di dare un maggior punteggio ai progetti rivolti principalmente ai disoccupati, seguiti in termini di votazione attribuita rispettivamente da quelli destinati agli under 21, alle donne, alle minoranze etniche, agli ex detenuti, agli ex tossicodipendenti ed infine agli anziani. A questi ultimi progetti si è dato un punteggio più basso in quanto riguardanti esclusivamente interventi di cura ed assistenza, aspetti comunque importanti, ma non prioritari in un contesto che ha fatto dell’incremento occupazionale l’obiettivo centrale degli interventi realizzati. Un ulteriore indicatore è rappresentato dal grado di “ingegneria finanziaria” pubblica e si riferisce alla natura dei finanziamenti stanziati per la realizzazione delle azioni. Essendo diverse le Istituzioni finanziatrici (comunitarie, nazionali, regionali, locali) si è ritenuto opportuno attribuire un punteggio maggiore al sottoindicatore relativo ai progetti finanziati con risorse locali, secondo una logica premiale che riconosce, in primis, la propensione locale ad investire in progettualità. L’indicatore “reti e partenariati” è declinato in due sottoindicatori: coinvolgimento di Città esterne alla rete e presenza di partners. Il primo ha funzionato come cartina di tornasole per verificare l’esistenza di una rete nella rete, ovvero un sistema modulare che coinvolgesse non solo le Città di Regenerando, ma un più ampio numero di realtà locali, accomunate dall’intento di collaborare alla realizzazione del progetto, di scambiare le best practices e le esperienze di crescita e di sviluppo. Il secondo sottoindicatore ha messo in luce la varietà tipologica dei soggetti coinvolti nelle fasi di programmazione e realizzazione del progetto, i quali in tal modo hanno dato vita ad un circuito virtuoso di collaborazione proficua per lo sviluppo della realtà locale. Nella realizzazione della funzione di gerarchizzazione si è ritenuto opportuno valutare anche il carattere “diretto o indiretto degli interventi tesi ad incrementare l’occupazione”. Seguendo questo criterio discretivo i progetti sono stati distinti in base all’impatto diretto per l’occupazione, per lo sviluppo, per il mercato irregolare, per il sociale e per l’ambiente. Il settimo indicatore considerato riguarda il “grado di formazione”, il quale è stato distinto a seconda che il progetto dispensasse una formazione altamente qualificata o di medio/basso profilo. Tra i due sottoindicatori è stato privilegiato, in termini di punteggio, quello relativo alla formazione altamente quali83 L’indagine approfondita su sei Città della rete Regenerando CAPITOLO 3 L’indagine approfondita su sei Città della rete Regenerando ficata, in quanto in linea con uno degli obiettivi della Strategia di Lisbona. La serie degli indicatori si conclude con l’approccio progettuale. Questo indicatore è articolato in cinque sottoindicatori: approccio incrementale, trasferibilità dei progetti, approccio integrato, sostenibilità, qualità. Con il sottoindicatore approccio incrementale si è valutato in termini positivi la creazione di iniziative nate nell’ambito di programmazioni territoriali già strutturate, mentre con quello relativo alla trasferibilità del progetto si è presa in considerazione la possibilità di realizzare la stessa azione in un contesto territoriale oppure in un settore diverso da quello nel quale è stata implementata inizialmente. Il criterio previsto dal sottoindicatore approccio integrato verifica la capacità del progetto di coinvolgere contesti e situazioni diverse, invece, la sostenibilità ha verificato l’adeguamento dell’intervento al contesto territoriale. L’ultimo sottoindicatore contempla un giudizio di valore basato sugli elementi dell’innovatività e/od originalità127 presenti nell’iniziativa svolta. Come già anticipato, le colonne della matrice rappresentano le aree tematiche, individuate in base agli obiettivi della Strategia di Lisbona, nelle quali sono stati raccolti i progetti, accomunati per caratteristiche e per contenuti simili. Le varietà tipologiche in base alle quali questi ultimi sono stati raggruppati partono dalla creazione dell’occupazione. Questo gruppo comprende i progetti che hanno come obiettivo principale l’aumento dell’occupazione, in termini di creazione di nuovi posti di lavoro, attraverso misure proattive implementate dai governi locali. Segue il raggruppamento relativo alle ICT nel quale rientrano le iniziative mirate allo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione destinate ai cittadini e alle singole realtà locali. La terza categoria tipologica considerata si riferisce al fenomeno dell’inclusione sociale. Di essa fanno parte quelle attività progettuali poste in essere per contrastare l’esclusione sociale e per favorire l’integrazione dei soggetti emarginati dal mercato del lavoro e, in generale, dallo sviluppo socioeconomico. L’area successiva è quella che si riferisce all’orientamento ed alla formazione. In questa area tipologica hanno trovato posto i progetti che avevano lo scopo di predisporre gli strumenti utili per l’inserimento lavorativo di quei soggetti esclusi dal mercato del lavoro. In generale, in essa sono rientrate tutte quelle iniziative promosse dalle amministrazioni locali per facilitare il mismatch tra domanda ed offerta di lavoro, oltre agli sportelli lavoro istituiti in alcune Città della rete. Il quinto gruppo considerato prende in considerazione l’esistenza dell’incubatore di impresa. Sono stati inseriti in questa colonna quei project works che miravano a fornire un sostanziale supporto alle iniziative di crescita e/o di sviluppo delle realtà imprenditoriali (medio- piccole) esistenti nel contesto territoriale di appartenenza. 127 Il quid novi è rappresentato dal fatto che il progetto è frutto della sperimentazione di nuove idee e tecniche progettuali. 84 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ La prima riga della matrice si conclude con la voce alta formazione, nella quale rientrano tutti i progetti finalizzati a creare ed ampliare le conoscenze e le capabilities di alto profilo. La matrice è stata completata con una struttura di ponderazione consistente nell’attribuzione ad ogni indicatore di un peso e ad ogni sottoindicatore di un punteggio, con un sistema classificatorio che dà la priorità alle ricadute occupazionali degli interventi realizzati. La somma dei pesi è stata posta uguale a 100 e gli indicatori sono stati parametrizzati in base all’importanza attribuita ad ognuno di essi. Si è proceduto a moltiplicare il peso per il punteggio, precedentemente stabilito con l’intento di premiare quei sottoindicatori più rispondenti agli obiettivi fissati nella Strategia di Lisbona. Nelle celle della matrice (incrocio tra riga = indicatore/sottoindicatore e colonna = tipologia di intervento) con un sistema binario (1;0) è stata segnalata per ogni Città la presenza o meno di quella determinata caratteristica e sommando i punteggi ottenuti è stato possibile determinare per ognuna di esse una misurazione complessiva. Il risultato di questa operazione è stata una matrice che ha attribuito ad ogni municipalità un rank finale in base al quale sono state individuate le 6 da sottoporre ad approfondimento, che sono Reggio Calabria, Palermo, Napoli, Roma, Catania, Salerno. 3.5.1 Reggio Calabria Gli impegni assunti in qualità di lead city non hanno impedito al Comune di Reggio Calabria di attivarsi proficuamente nel tentativo di incrementare l’occupazione, lo sviluppo locale e la coesione sociale all’interno dei suoi confini, diventando un valido esempio per le altre Città partner e non solo. Tentativi che hanno sicuramente prodotto risultati positivi visto che il tasso di disoccupazione, nel 2005, si è attestato al 16,2% facendo registrare un decremento di 10 punti percentuali rispetto ai dati del censimento del 2001 (26,2%)128. Tra le tante iniziative finalizzate ad incrementare l’occupazione locale, l’amministrazione comunale ha istituito lo Sportello Unico e Incubatore Digital Economy che offre validi servizi per la creazione di nuove imprese. Nello specifico, questa struttura garantisce stabilmente assistenza ed orientamento all’imprese, oltre che informazioni circa le opportunità e le potenzialità esistenti per lo sviluppo economico del territorio. Grazie a questo innovativo strumento, l’ente assicura all’intero territorio cittadino e ad altri 16 Comuni la semplificazione e l’unificazione di singoli procedimenti in materia di impianti produttivi di beni e servizi ed il rilascio dell’Autorizzazione Unica. Quest’ultima si traduce in un servizio che mette a disposizione delle PMI pagine web aziendali, consulenza per la compilazione del Business Plan e dei certificati di garanzia, per l’ideazione delle strategie di marketing e per l’utilizzo delle agevolazioni offerte dalle isti128 Dati Istat, 2005. 85 L’indagine approfondita su sei Città della rete Regenerando CAPITOLO 3 Reggio Calabria tuzioni comunitarie, nazionali e locali. L’efficacia di questo servizio è confermata dal notevole incremento di pratiche ricevute ed evase che si è verificato a partire dal 2001. Per rilanciare l’occupazione, di concerto con esperti del settore, operatori economici e della formazione ed altri soggetti interessati, il Comune definisce la strategia adeguata alle specificità locali, ma allo stesso tempo rispondente, sia alle indicazioni comunitarie, sia a quelle nazionali. Il Comune di Reggio Calabria, in un’ottica di convergenza programmatica fra politica locale, nazionale e comunitaria, ha cominciato a tracciare un piano dell’occupazione capace di concorrere in maniera efficace agli obiettivi fissati dal Consiglio di Lisbona. Interventi sulle politiche attive del lavoro sono previsti già nel Piano di Sviluppo Urbano (PSU), nel Piano Integrato Territoriale (PIT), nel Piano Integrato Aree Rurali (PIAR), finanziati dall’Unione europea e nell’ambito di interventi ad hoc sovvenzionati dal bilancio comunale, nonché attraverso l’intervento del Decreto Reggio, finanziato con risorse nazionali. All’interno della municipalità, la struttura preposta alle politiche attive per il lavoro è l’unità organizzativa di I livello ”Lavoro, Sviluppo e Risorse dell’Unione Europea”, mentre quella relativa alle Politiche Sociali ha l’esclusiva competenza sulle questioni relative all’inclusione sociale. Pur trattandosi di due strutture a se stanti, per alcuni interventi vige tra loro un rapporto di collaborazione. Tra le iniziative realizzate con l’obiettivo di incrementare l’occupazione, il progetto “Workmed”, è senza dubbio degno di nota, in quanto rappresenta una best practice italiana riconosciuta sia dal Ministero del Lavoro, sia da Italia Lavoro. Esso è articolato in 2 aree d’intervento. La prima ha coinvolto 650 cittadini privi di occupazione per i quali sono state promosse azioni diverse in base alle caratteristiche di ciascuno. Nello specifico, per far fronte alle esigenze di 500 disoccupati di età compresa tra i 18 e di 35 anni, sono stati promossi numerosi tirocini formativi presso le imprese locali, che operano in svariati settori (agenzie di assicurazione, studi legali, cooperative agricole, bar, ecc.) e che preventivamente hanno sottoscritto in proposito un accordo con l’ente. In questo modo i giovani coinvolti hanno avuto l’opportunità di formarsi e molti di loro anche quella di essere assunti dall’azienda presso la quale hanno svolto lo stage. A favore dei giovani con spiccate capacità imprenditoriali, invece, sono state incentivate iniziative di lavoro autonomo, mentre per i lavoratori con limitate competenze l’amministrazione si è ingegnata per individuare percorsi di socializzazione al lavoro e di sbocco occupazionale. La seconda area d’intervento si è rivolta a 150 disoccupati, ai quali è stato somministrato un corso di sensibilizzazione e informazione sulla creazione di impresa. Ha valenza formativa anche il progetto “Borsa Lavoro”, che offre ai giovani laureati in cerca di occupazione la possibilità di lavorare a tempo determinato presso alcuni uffici comunali. L’impegno del Comune a favore dei giovani reggini ha inizio ancora prima del momento in cui essi si proiettano nel mercato del lavoro. L’ente, infatti, ha dimostrato di preoccuparsi del loro futuro finanche in occasione della scelta della scuola superiore e della facoltà universitaria partecipando, in qualità di 86 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ partner istituzionale, ai progetti “Salone dell’orientamento” e “Uniorienta”, che sono incentrati sui seguenti obiettivi: • fornire informazioni per orientare i giovani nella scelta della facoltà universitaria; • accrescere in loro la conoscenza delle migliori opportunità di studio e di lavoro, ai fini di una scelta responsabile ed oculata; • valorizzare le abilità e le competenze degli studenti rispetto alle problematiche del lavoro; • rendere possibile l’incontro con il mondo dell’impresa; • diffondere la cultura d’Impresa favorendo l’imprenditorialità di origine accademica. Per realizzare questo progetto sono stati istituiti uno Sportello Informativo e di Orientamento, un Internet Point, un Incubatore di Impresa e Laboratori di orientamento. Sono state programmate, inoltre, delle forme di consulenze orientative con lo scopo di sviluppare un sistema di orientamento in grado di attivare uno stretto collegamento tra la scuola, il mondo del lavoro, le Università, gli Enti Locali e le associazioni presenti sul territorio. Non meno importante è il progetto “Europe Direct”: un punto informativo europeo che si propone di diffondere la conoscenza dei programmi comunitari e delle politiche dell’Unione europea presso le amministrazioni dei piccoli Comuni. L’iniziativa permette ai cittadini di sfruttare le opportunità messe a disposizione dalla comunità europea, acquisendo la consapevolezza, oltre che una maggiore coscienza, del concetto di “cittadinanza europea” attiva e solidale. Punta sull’attaccamento dei giovani reggini alla propria terra e, quindi, sul loro desiderio di rimanere in loco il progetto “Carpe Diem”, grazie al quale il Comune, fornendo consulenza ed aiuti finanziari, ha sostenuto la creazione di imprese prevalentemente nel settore del turismo. Nello specifico, l’amministrazione ha messo a disposizione dei giovani con idee progettuali da implementare un Cantiere impresa all’interno del quale viene garantita l’assistenza tecnica necessaria per sviluppare i progetti e una sovvenzione a fondo perduto nell’ambito del regime de minimis che ha assorbito circa 6 milioni di euro. La Città capofila, infine, ha espresso particolare sensibilità anche verso le problematiche dei cittadini svantaggiati, realizzando numerose iniziative a favore degli ex tossicodipendenti, degli anziani, dei disabili, delle donne, dei minori e delle minoranze etniche. Tra queste i progetti “Cooperativa Nazareno” e “Telesoccorso”. Per l’attuazione della prima iniziativa il Comune ha concesso in comodato d’uso un terreno ad una cooperativa agricola che in cambio ha assunto l’impegno di dare lavoro ai giovani provenienti da Comunità di recupero. In questo modo è stato possibile favorire il reinserimento lavorativo di molti ex tossicodipendenti, che altrimenti avrebbero trovato non poche difficoltà nella ricerca di lavoro e che probabilmente, a causa di queste, avrebbero corso il serio rischio di ricadere nel tunnel della droga. Il secondo intervento ha coinvolto, invece, gli anziani soli, con handicap o affetti da gravi malattie ai quali è stata garantita attività di assistenza. Il succes87 Reggio Calabria CAPITOLO 3 Reggio Calabria so di questo tipo di intervento consiste non solo nell’aiuto fornito alle persone con un alto grado di dipendenza, ma anche nella semplicità dell’impianto e nella facilità di raggiungere buoni risultati. Quanto appena riportato fa auspicare il ripetersi dell’iniziativa. 3.5.2 Palermo Il Comune di Palermo si distingue all’interno della rete per aver centrato pienamente, con il progetto Al-Bab, il concetto di approccio integrato. In presenza di un elevato tasso di attività irregolari (il 28% della popolazione attiva), il suddetto progetto è nato con gli intenti di ridurre il lavoro irregolare nel centro storico della Città (l’iniziativa ha permesso la creazione di nuovi posti di lavoro regolari), di innescare investimenti economici nei settori strategici e di mostrare il carattere vincente della combinazione impegno sociale da un lato, e cultura d’impresa dall’altro. Si tratta di un’iniziativa multifunzionale che prevede al tempo stesso la riqualificazione di un quartiere cittadino, lo sviluppo di nuove attività economiche legate al turismo, la legalizzazione del lavoro irregolare, oltre che il miglioramento della qualità della vita degli abitanti del Centro Storico. Si parte dal recupero di aree degradate per arrivare alla costruzione di percorsi finalizzati alla tutela ed alla promozione del patrimonio culturale, capaci di dare il giusto input allo sviluppo economico. Le zone interessate sono state arricchite con opere di arredo urbano, verde pubblico, spazi destinati alla sosta dei pulman turistici o all’aggregazione sociale ed infine con l’inserimento di nuove attività produttive. Il Comune in questo modo si è dimostrato capace di offrire una serie di servizi rispondenti alle esigenze dei residenti e nello stesso tempo a quelle dei turisti in visita nel Centro Storico. Per quanto riguarda l’impegno dell’istituzione comunale palermitana a favore dell’inclusione sociale dei soggetti svantaggiati, sono state programmate azioni mirate a garantire l’assistenza domiciliare agli anziani, il trasporto per i ragazzi disabili e la tutela dei minori. La prima iniziativa prevede l’assistenza domiciliare, da parte di operatori specializzati, per 500 anziani che in questo modo scongiurano il rischio di entrare in una casa di riposo. Consistente è anche il numero di disabili che usufruiscono di un apposito servizio di trasporto, capace di sopperire a tutte le difficoltà di spostamento e di accompagnamento in cui essi si imbattono quotidianamente. Essendo ragazzi in età scolare, i beneficiari di questa azione hanno la possibilità di andare a scuola e di avere, seppur con dei limiti, una vita simile a quella dei coetanei più fortunati. Si rivolge ai minori anche il terzo dei progetti menzionati in precedenza. In questo caso il Comune, utilizzando i fondi nazionali stanziati con la legge 285/97, ha finanziato servizi per il sostegno dei minori, come il “Centro Ludico Ricreativo Laboratorio di cultura per l’infanzia” (noto anche come Città dei Ragazzi), una struttura all’interno della quale vengono programmate diverse at88 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ tività ludico-educative volte a valorizzare le capacità e le attitudini manuali, interpretative e creative dei bambini. Oltre ad assicurare momenti di svago, la Città dei ragazzi si propone di sensibilizzare, con il gioco, i più piccoli nei confronti dell’ambiente. La realizzazione di tutte queste iniziative ha permesso la stipula di un alto numero (1.000) di contratti di lavoro a favore di svariate figure professionali (psicologi, assistenti sociali, educatori, animatori). Restando in tema di inclusione sociale e di politica dell’occupazione, non si può non sottolineare l’impegno profuso dal Comune nel tentativo di superare i sentimenti ostili ed emarginanti diffusi tra la collettività e di migliorare la sensibilità degli enti, sia pubblici che privati, nei confronti delle azioni indirizzate all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate. Anche a Palermo gli interventi di inclusione sociale sono direttamente connessi alla politica attiva per il lavoro, per entrambi esiste un piano di programmazione locale elaborato dall’Ufficio delle Società Miste, in sinergia con Italia Lavoro, con l’obiettivo di dare stabilità al precariato diffuso all’interno dell’amministrazione comunale. In questo senso il Comune è intervenuto organizzando attività formative mirate a creare figure professionali adeguatamente preparate per svolgere funzioni specifiche all’interno dell’ente. Nel capoluogo siciliano la formazione è tanto importante da portare alla definizione di una “Carta di Qualità” dell’offerta formativa. La municipalità si è impegnata, inoltre, sul versante delle PMI realizzando, tra il 2000 ed il 2004, una serie di interventi per la creazione di nuove imprese e per il consolidamento di quelle già esistenti, come lo Sportello Unico Imprese, finanziato con fondi comunitari e locali, e diretto a creare ed a mantenere l’occupazione. 3.5.3 Napoli Anche l’attività del Comune di Napoli nell’ambito del progetto Regenerando si presenta alquanto copiosa. L’ente comunale partenopeo si è imposto di incrementare l’occupazione offrendo benefici alle imprese e garantendo ai lavoratori la possibilità di accrescere e migliorare le proprie competenze. A favore di questi ultimi sono previsti anche aiuti di tipo economico erogati sotto forma di sussidi e assegni di disoccupazione. L’amministrazione comunale attua le politiche attive per l’occupazione da 10 anni per mezzo del Dipartimento Lavoro e Impresa, per quanto riguarda le imprese e la formazione, e del Servizio Sviluppo Organizzativo e Relazioni sindacali, per quanto attiene le borse di studio ed i tirocini formativi. Tali strutture operano autonomamente e possono contare sull’impegno di 33 dipendenti. Il Comune di Napoli conduce le politiche attive per il lavoro in collaborazione con le parti sociali attraverso uno strumento chiamato “Patto per Napoli”. Nell’ottica della concertazione, il 2 luglio del 2003, è stato sottoscritto un protocollo d’intesa con la Provincia di Napoli in base al quale i due Enti si sono impegnati a ricercare, progettare ed attuare interventi congiunti tesi a sviluppare 89 Palermo CAPITOLO 3 Napoli ed a realizzare efficienti azioni finalizzate a produrre occupazione e ad attivare servizi per l’impiego. Le politiche attive poste in essere in questi anni nel capoluogo partenopeo hanno riguardato in modo particolare l’occupazione nel settore dei servizi, in linea con quanto previsto da uno degli obiettivi del Consiglio Europeo di Lisbona. Il forte impegno verso questo settore, però non ha impedito la promozione di azioni volte a garantire l’integrazione sociale dei disabili, degli immigrati extracomunitari, oltre che le pari opportunità tra uomini e donne. Il Comune si è impegnato anche ad assicurare un’offerta formativa che sia perfettamente in linea con le esigenze del mercato del lavoro. È stato attivato, infatti, in collaborazione con l’Università “Federico II”, un numero consistente di master tesi a creare figure professionali esperte nei settori della comunicazione, dei Beni Culturali e dei trasporti129. Essendo l’hinterland napoletano caratterizzato dalla presenza di diverse realtà disagiate, dal dilagare di fenomeni di criminalità e da un alto tasso di disoccupazione, la maggior parte dei progetti è stata incentrata, però, sulle tematiche connesse a questi aspetti. Per cercare di contrastare la disoccupazione, l’amministrazione ha introdotto attività capaci di assorbire immediatamente una parte dei senza lavoro, attivando corsi di formazione ed una serie di sportelli di consulenza e di orientamento. Il Centro per l’Orientamento e la Promozione dell’Inserimento (COPIL) ha individuato migliaia di destinatari, ha realizzato altrettanti percorsi di orientamento e bilanci di competenze ed ha esaminato centinaia di idee imprenditoriali. Pur non essendo possibile quantificare con esattezza l’incidenza del progetto in termini occupazionali, si può confermare un riscontro senza dubbio positivo, dato che tale iniziativa si è trasformata in un input capace di stimolare gli altri enti territoriali a ricercare ed a sperimentare nuovi servizi ed azioni utili ad incrementare l’occupazione. Sulla stessa scia si colloca il Centro per l’Occupabilità Femminile (COF) grazie al quale è stato possibile accrescere l’occupazione femminile e contrastare le situazioni di irregolarità lavorativa insieme alle difficoltà dell’auto-impiego. Il COF è riuscito, inoltre, a fronteggiare la mancanza di strutture sociali in grado di conciliare la vita lavorativa e professionale delle donne e quella dei servizi di orientamento, formazione e informazione. Anche in questo caso non è possibile quantificare l’impatto sull’occupazione130, ma l’iniziativa è comunque degna di nota per i risultati raggiunti e per la quantità di donne coinvolte. L’attività di consulenza è stata realizzata dal Comune di Napoli attraverso i Centri Urbani Operativi per la Riqualificazione Economica (CUORE) dislocati nei quartieri cittadini (Barra-S.Giovanni a Teduccio, Secondigliano- S.Pietro a Patierno, Soccavo-Bagnoli, e Napoli Centro) caratterizzati dalla debolezza delle attività produttive, da alti tassi di disoccupazione, da fenomeni di criminalità 129 I master attivati sono: Comunicazione e Beni Culturali, Multimedialità e Beni culturali, Teseo, Arianna, Hermes, Ghigne. 130 Il progetto si propone di mettere le donne coinvolte nella condizione di cercare lavoro e non di offrirgliene uno. 90 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ diffusa e da una burocrazia poco attenta e lontana dai bisogni dei cittadini. L’idea dei CUORE è nata dalla volontà di creare le condizioni favorevoli alla regolarizzazione ed allo sviluppo delle piccole aziende irregolari, al fine di incoraggiare l’occupazione e l’auto-impiego. Con questa iniziativa è stato possibile offrire agli imprenditori, o aspiranti tali, la consulenza sui finanziamenti pubblici e sulle agevolazioni per la creazione e lo sviluppo delle imprese, oltre che un’azione di orientamento in materia fiscale e previdenziale. Si è cercato, inoltre, di migliorarne le performance e gli atteggiamenti di tipo cooperativo. Nel corso dei sette anni di attività, i centri si sono imbattuti in un’ampia varietà di problematiche connesse alle attività imprenditoriali, tanto che in alcuni casi si è reso necessario modificare certuni aspetti del progetto al fine di renderlo sempre più rispondente alle esigente del momento. I centri sono diventati anche occasione di stage per i giovani interessati ad accrescere le proprie competenze in materia di promozione dello sviluppo locale e grazie ad essi è stato possibile divulgare una metodologia di lavoro basata sulla conoscenza del territorio e sulla messa in opera di risposte adeguate alle problematiche emerse dal contatto diretto con le singole realtà imprenditoriali131. La prossimità ai cittadini, ma soprattutto l’interazione con altri enti presenti sul territorio, ha il merito di costruire in maniera sinergica progetti finalizzati a promuovere lo sviluppo del territorio. Il successo di questa iniziativa è testimoniato non solo dal fatto che altri interventi in materia di sviluppo locale si sono ispirati ad essa, ma anche dai numerosi riconoscimenti internazionali che è riuscita a conquistare132. Con l’intento di garantire attività di orientamento, sono stati istituiti anche gli Sportelli Lavoro che si rivolgono agli aspiranti lavoratori autonomi o agli aspiranti imprenditori bisognosi di verificare l’idea imprenditoriale da portare avanti. Il personale addetto ha il compito di informare sulle opportunità, sui corsi di orientamento professionale, sulle attività di pre-formazione, di pre-selezione dei curriculum per le aziende e di tirocinio formativo. Gli Sportelli Lavoro coinvolgono anche i minori con problemi penali e quelli stranieri, e per questo, possono essere inclusi pure tra le azioni volte a contrastare l’esclusione sociale. A tal proposito numerosi sono i progetti che il Comune di Napoli ha attivato per favorire i fenomeni di inclusione sociale133, in particolare nei quartieri più a rischio. Tra questi si riporta l’iniziativa “Nisida Futuro Ragazzi” realizzata sull’isola di Nisida per aiutare i giovani di età compresa tra i 15 ed i 20 anni ad acquisire competenze utili per trovare lavoro, scongiurando al tempo stesso il rischio che essi si imbattano in attività illecite. Questo progetto, che si ripete annualmente ormai da 12 anni, prevede un periodo di formazione in aula della durata di 400 ore ed uno di 200 ore di tirocinio in bottega, alla fine dei quali i 131 132 Gli operatori dei centri si recano personalmente presso le aziende. Il progetto Cuore è stato menzionato come buona prassi sia dalla Commissione Europea, sia in occasione del Premio Dubai, un riconoscimento a favore delle migliori esperienze di sviluppo sostenibile realizzate in tutto il mondo. 133 I progetti volti a contrastare l’esclusione sociale sono: Ragazzi ancora 1991, Napoli Futuro Ragazzi del 1996, del 1997, del 1998, Rock Impresa, Nisida Futuro Ragazzi. 91 Napoli CAPITOLO 3 Napoli ragazzi conseguono un attestato di qualifica regionale spendibile successivamente sul mercato del lavoro. Si tratta di un’iniziativa senza precedenti che si contraddistingue per il suo impegno a favore di giovani che necessitano di ricostruire la propria adolescenza distrutta in molti casi dall’esperienza carceraria e che ha permesso al 60% dei ragazzi coinvolti di trovare lavoro. 3.5.4 Roma Il Comune di Roma, come risulta dai template compilati dai rappresentanti dell’Amministrazione comunale, persegue attivamente gli obiettivi di Lisbona implementando iniziative volte a migliorare l’occupabilità, a privilegiare la formazione ed a promuovere l’inclusione sociale e lo spirito imprenditoriale. La politica attiva a favore dell’occupazione è di competenza dell’Assessorato alle politiche per il lavoro e del già citato Dipartimento XIV- Politiche per lo Sviluppo Locale, Formazione e Lavoro. Di essa si occupano 60 dipendenti fissi più il personale impiegato a tempo determinato presso gli sportelli dei Centri per l’Orientamento Lavoro134 (COL). Questi ultimi forniscono gratuitamente informazioni ed orientamento in relazione a tutto quanto concerne il mondo del lavoro (offerte di lavoro, concorsi pubblici, corsi di formazione e/o di specializzazione, stage, compilazione curriculum, simulazione colloqui di lavoro, normative in vigore). L’attività di orientamento parte prendendo in considerazione i bisogni degli utenti e poi, dopo un’accurata analisi delle loro competenze, stabilisce un percorso specifico per ognuno di loro. Quello all’interno dei COL è un lavoro di equipe che coinvolge diverse figure professionali ad alta specializzazione (1 documentarista-operatore dell’accoglienza, 1 orientatore, 2 animatori territoriali esperti rispettivamente in politiche del lavoro e in tutto quanto concerne il mondo delle imprese). Il cosiddetto operatore dell’accoglienza si preoccupa di comprendere le esigenze ed i bisogni dell’utente ed eroga informazioni sul mondo del lavoro in genere e sulle opportunità messe a disposizione dalla struttura. È l’orientatore che fornisce le indicazioni relative alle offerte lavorative coerenti con ciò di cui l’utente ha bisogno e con ciò che egli sa fare, mentre gli animatori approfondiscono con lui l’andamento del mercato del lavoro. In particolare l’animatore competente in politiche del lavoro lo sostiene nel tentativo di porre in essere progettualità nell’ambito delle politiche di sviluppo locale sulla formazione e sul lavoro. L’animatore preparato sulle imprese, invece, crea i collegamenti con queste ed aiuta coloro i quali decidono di intraprendere un’attività imprenditoriale o di lavoro autonomo fornendo tutti i suggerimenti necessari per realizzare il progetto auspicato. I COL fanno registrare di anno in anno una richiesta sempre maggiore di formazione, tirocini ed opportunità di lavoro all’estero da parte di coloro i quali so134 I Centri per l’Orientamento al Lavoro dislocati sul territorio comunale sono 23. Ad essi si aggiungono lo Sportello Nomadi, lo Sportello Tirocini e lo Sportello “La Bussola” presente nella struttura penitenziaria minorile di Casal di Marmo. 92 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ no alla ricerca della prima occupazione, di un nuovo impiego e/o di alta formazione professionale. Il tutto in perfetta coerenza con quanto incentivato e programmato dalla Comunità Europea, con le crescenti opportunità formative e professionali presenti all’estero, in particolare nei Paesi Membri, e con il ricorso sempre più incessante alla formazione altamente qualificata. La crescente richiesta di mobilità verso l’estero, ha portato il Comune di Roma alla sperimentazione, nel 2004, di un COL Europa, specializzato dal punto di vista della struttura, degli strumenti e delle strategie per aiutare i giovani disposti a concretizzare la volontà d’inserimento lavorativo e/o formativo in un Paese straniero. Il progetto pilota, operativo presso il XII Municipio, si è concentrato principalmente sugli spostamenti verso la Spagna ed ha visto l’introduzione della figura del Coach esperto del Paese di destinazione e quindi in grado di fornire all’utente notizie dettagliate sulla lingua, la cultura, le strutture e le norme sul lavoro vigenti nella Nazione oggetto del suo interesse. Egli, inoltre, gestisce i contatti con le strutture estere, rendendo più agevole la comunicazione tra queste ultime e l’utente. Per chi decide, invece, di rimanere a Roma, il Comune progetta, organizza e gestisce, in collaborazione con la Regione Lazio, 10 Corsi di Formazione Professionale (CFP) e stipula apposite convenzioni con aziende locali per offrire agli aspiranti lavoratori la possibilità di imparare sul campo. Con l’intento, inoltre, di aggiornare continuamente coloro i quali sono alla ricerca di un impiego ha istituito un portale ed un giornale telematico che danno conto entrambi di tutte le opportunità lavorative presenti sul territorio. Nonostante la valenza di tutti i COL operanti nella capitale, negli ultimi mesi si è distinto per il suo impegno il Centro per l’orientamento al Lavoro Carceri che, in seguito all’approvazione della legge sull’indulto, ha fornito il suo sostegno a molti dei detenuti che a Roma hanno beneficiato dello sconto di pena. Il Centro ha fatto da mediatore tra questi ultimi ed i probabili datori di lavoro, ha aiutato gli ex detenuti nella compilazione delle pratiche necessarie per ottenere l’indennità di disoccupazione ed in alcuni casi li ha indirizzati presso strutture e servizi meglio rispondenti alle loro esigenze. Molto utili si sono dimostrate anche le Borse Lavoro che il XIV dipartimento concede ai detenuti, agli ex detenuti ed agli indultati135. L’impegno a favore delle categorie svantaggiate vede da 3 anni l’amministrazione comunale romana impegnata anche in azioni di reinserimento lavorativo indirizzate agli ex tossicodipendenti. A questo proposito il XIV dipartimento ha stipulato un protocollo d’intesa con l’Agenzia per la tossicodipendenza, in seguito al quale i COL si sono assunti il compito di affiancare i tossicodipendenti durante tutto il percorso di riabilitazione per poi guidarli nella ricerca di un impiego136. I settori in cui più spesso questi ultimi riescono a trovare occupazione sono quelli del decoro urbano, della manutenzione stradale, del verde, dell’edilizia e quello delle pulizie. 135 Presso il Comune di Roma esiste un apposito ufficio per la tutela dei detenuti: l’Ufficio di supporto al Garante dei Diritti e delle Opportunità delle Persone Private della Libertà Personale. 136 Dopo aver redatto un bilancio delle competenze, i COL suggeriscono ai tossicodipendenti i percorsi formativi a loro più idonei. 93 Roma CAPITOLO 3 Roma Il Comune di Roma, inoltre, con l’intento di perfezionare il servizio offerto ai cittadini in cerca di lavoro, ha sottoscritto un Protocollo d’Intesa finanche con la Provincia in base al quale i due enti gestiscono in maniera univoca tutte le attività connesse all’incontro tra domanda e offerta di lavoro nel settore pubblico. Il suo impegno in tema di politica attiva per l’occupazione si esplica, in sintesi, nel contrasto al lavoro nero o precario, nella verifica del rispetto delle regole per la sicurezza sul lavoro, in attività di orientamento e formazione e nell’impegno teso a favorire l’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati. Pur riconoscendo l’importanza di quanto riportato sopra, Roma si distingue dalle altre soprattutto per essere stata la prima Città ad aver già attivato un “Osservatorio comunale sull’occupazione e le condizioni del lavoro”, impegnato nel tentativo di rafforzare il controllo capillare sui luoghi di lavoro ed allo stesso tempo in quello di approfondire la conoscenza dei rapporti lavorativi. È solo comprendendo fino in fondo le dinamiche connesse al mondo del lavoro che si possono predisporre strategie efficaci di politica attiva per l’occupazione. Per questa ragione l’Osservatorio comunale è occupato nel monitoraggio delle condizioni di lavoro, con una particolare attenzione al rispetto delle normative in materia di lavoro e alle disposizioni espresse dall’amministrazione comunale per quanto concerne gli appalti, la ricerca e lo studio dei dati raccolti con l’intento di tutelare i livelli occupazionali, la qualità del lavoro e quella dei servizi. L’attività di perlustrazione, indirizzata sia su cantieri edili pubblici che presso le ditte private, è accompagnata da campagne informative sulla prevenzione tese a scongiurare episodi di prestazioni di lavoro non garantite o svolte in assenza delle condizioni necessarie per cautelare la sicurezza dei lavoratori. Nello specifico l’attività dell’Osservatorio si esplica attraverso: • le ispezioni, realizzate in collaborazione con la Polizia Municipale, nei cantieri dirette ad accertare e ad incentivare il rispetto delle norme in materia di lavoro; • l’istituzione di Osservatori Territoriali del Lavoro preposti a fornire informazioni e consulenza giuridica sui temi del lavoro e dei diritti fondamentali; • confronto con le Parti Sociali finalizzato al raggiungimento di accordi utili per contrastare la precarietà dei rapporti di lavoro137; • analisi e ricerche sul mercato del lavoro a Roma; • costituzione di un database relativo al mercato del lavoro a Roma. L’attività svolta dall’Osservatorio a partire dal 2002, anno in cui l’amministrazione comunale capitolina lo ha istituito formalmente, ha evidenziato una consistente presenza di lavoratori irregolari, molti dei quali sono stati successivamente regolarizzati, proprio grazie all’intervento di questo strumento di supporto, nei cantieri edili appaltati dalla Pubblica Amministrazione. I controlli, però, non sono finalizzati esclusivamente a garantire il rispetto delle norme contrat137 Questa azione è molto importante in quanto facendo da intermediario, l’Osservatorio si è dimostrato in grado di risolvere vertenze che in caso contrario avrebbero comportato la perdita del lavoro da parte dei dipendenti di aziende in crisi o in fase di ristrutturazione. 94 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ tuali, ma avanzano anche la pretesa di contrastare l’evasione degli obblighi contributivi e previdenziali oltre che, come già riportato in precedenza, il rispetto delle norme per la sicurezza sui luoghi di lavoro da parte delle aziende. Il fine ultimo dell’Osservatorio comunale sul Lavoro è la promozione della cultura dei diritti in una fase caratterizzata dal precariato diffuso e dal lavoro atipico. Un obiettivo che viene perseguito grazie all’impegno degli sportelli informativi ed all’attività di ricerca svolta sul territorio, attraverso seminari e campagne informative concernenti il mercato del lavoro, i diritti dei lavoratori ed il rispetto della legalità sul lavoro e per il buon lavoro. Il tutto in completa sinergia con ognuna delle realtà che sul territorio cittadino ha attinenza con il mondo del lavoro (istituzioni, associazioni di categoria). Contribuiscono in pieno al raggiungimento del suddetto obiettivo anche gli Osservatori Territoriali disseminati sul territorio comunale, ma parte integrante dell’Osservatorio comunale sull’occupazione e le condizioni del lavoro, all’interno dei quali i cittadini romani hanno la possibilità di essere ascoltati, informati e supportati. Gli Osservatori Territoriali prevedono, infatti, un servizio gratuito di sportello che promuove e tutela i diritti dei lavoratori attraverso la distribuzione di opuscoli informativi contenenti indicazioni indirizzate ai lavoratori ed ai datori di lavoro (in questo caso le informazioni dispensate riguardano prevalentemente gli incentivi a favore di nuove assunzioni o investimenti), seminari informativi e/o proiezioni e dibattiti. Sempre nel pieno rispetto dei diritti dei lavoratori, a Roma è stato approvato un documento che vuole limitare il ricorso a forme di lavoro precario, oltre ad una delibera che riconosce una serie di garanzie per coloro i quali svolgono prestazioni lavorative presso la Pubblica Amministrazione, indipendentemente dal tipo di inquadramento contrattuale. I progetti presentati dal Comune di Roma non sono privi di proposte indirizzate alla creazione di nuove imprese. Con questa finalità il Fondo di Rotazione è servito per elargire finanziamenti a tassi agevolati per la creazione di 43 nuove realtà imprenditoriali138. L’impegno a favore di nuove attività, non ha impedito all’amministrazione di preoccuparsi anche di quelle già esistenti. Con il Fondo di Garanzia, infatti, sono state sovvenzionate circa 120 imprese nate da non più di 36 mesi o con prevalente presenza di forza lavoro femminile ed è stata incrementata l’occupazione di circa 200 unità. Altri contribuiti sono stati concessi alle imprese costituenda o già esistenti in occasione del Giubileo del 2000 (progetto Giubileo). In generale il framework occupazionale della capitale evidenzia segnali positivi. Tra il 1995 ed il 2003, infatti, l’occupazione è cresciuta in misura superiore rispetto alla media nazionale e l’aumento maggiore riguarda la forza lavoro femminile. 138 Il finanziamento, che non va mai oltre il 70% dell’investimento complessivo, non può superare i 50.000,00 euro e deve essere restituito entro 5 anni dalla concessione. 95 Roma CAPITOLO 3 3.5.5 Catania Catania è tra le Città della rete di Regenerando che si sono mostrate particolarmente sensibili all’utilizzo delle ICT. Negli ultimi anni, infatti, si è distinta per le numerose iniziative hi-tech poste in essere e per la presenza degli stabilimenti di compagnie multinazionali come quelle di St-Microelectronics e della Nokia. Tale aspetto assegna alla Città un ruolo nuovo nello scenario economico del Sud Italia, in virtù del quale ad essa sono stati attribuiti gli appellativi di “Etna Valley” e “Sicililycon Valley”. Il Comune di Catania ha promosso diversi progetti legati all’utilizzo delle nuove tecnologie e tra questi l’iniziativa volta a favorire lo sviluppo delle imprese hi-tech e bio-tech, articolata in tre differenti sub-progetti. Il primo di questi è diretto dalla Provincia di Catania e punta a trovare il supporto finanziario per le imprese hi-tech e bio-tech. Il secondo è coordinato dall’Università di Catania ed è orientato, invece, alla valorizzazione delle risorse umane, ad azioni di e-learning, alla comunicazione ed al marketing territoriale. Infine il terzo sub-progetto è diretto dal Comune di Catania e comprende a sua volta tre ulteriori azioni che riguardano: • la creazione di nuove imprese nei settori delle ICT e delle bio-tech; • la realizzazione di progetti di cooperazione per il trasferimento di biotecnologie nel settore bio-tech; • l’istituzione di servizi per il governo e lo sviluppo di processi di innovazione tecnologica. Le iniziative connesse alle nuove tecnologie rientrano nel Patto per il Lavoro stipulato tra le parti sociali e le istituzioni catanesi con l’obiettivo di creare nuove imprese, favorire l’occupazione delle fasce sociali più deboli e dare maggior stabilità alle occupazioni precarie. L’impegno del Comune non è circoscritto, però, al settore delle nuove tecnologie, in quanto, l’amministrazione ha lavorato anche per la pianificazione e la realizzazione di interventi a sostegno delle attività produttive e del terzo settore in genere e per la diffusione delle conoscenze relative alle opportunità messe a disposizione dall’Unione europea. Tra il 2000 ed il 2004, sono state finanziate 110 attività produttive nei settori della cooperazione e del microcredito e quelle per la riqualificazione dell’area costiera. È stato stipulato, inoltre, un Protocollo d’intesa con la Camera di Commercio e l’ASL per semplificare alcune procedure burocratiche, sono state sostenute l’auto-imprenditorialità ed una serie di iniziative formative e di accompagnamento al lavoro. Tra le proposte più interessanti, è sicuramente degno di nota il PIT 35 Catania -Città Metropolitana139, un portfolio di azioni integrate programmate in base alle principali esigenze dello sviluppo urbano (interventi infrastrutturali, corsi di forma139 Al PIT 35 aderiscono, oltre a Catania, altri 8 Comuni: Aci Bonaccorsi, Gravina, Mascalucia, Misterbianco, Sant’Agata Li Battiati, San Pietro Clarenza, San Giovanni La Punta, Tremestieri Etneo. 96 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ zione, aiuti alle imprese). Con un contributo pari a 91.185.808,13 euro, quello di Catania è il PIT per il quale in Sicilia è stato concesso il finanziamento più alto. L’elemento fondante di questo progetto è l’intento di rendere Catania una Città metropolitana140 accogliente per chiunque, non solo per i suoi cittadini, oltre che luogo di comunicazione e di scambio. Nello specifico il PIT 35 si propone di riqualificare e modernizzare tutto il tessuto urbano, dai servizi alla persona alle strutture turistiche, coinvolgendo i cittadini, i fruitori esterni, le istituzioni pubbliche locali e le imprese. 3.5.6 Salerno Quella di Napoli non è l’unica Città campana entrata nella rete di Regenerando. Tra i Comuni partner, infatti, si annovera anche quello di Salerno che, in sintonia con uno degli obiettivi della Strategia di Lisbona141, ha realizzato diversi progetti incentrati sull’introduzione e l’utilizzo delle nuove tecnologie dell’informazione. Tra questi i progetti “Biblionet” e “Salernonet”. Il primo si propone di mobilitare le risorse documentarie della Città e di renderle disponibili grazie alla creazione di un catalogo virtuale delle biblioteche pubbliche. L’obiettivo è quello di sviluppare una rete relativa al settore editoriale che coinvolga le biblioteche, gli editori ed i redattori in un processo integrato capace di generare un’identità locale più forte ed un ambiente vantaggioso per le nuove imprese. Il secondo progetto è nato dall’intento di creare un portale internet attraverso il quale mettere in relazione tutte le piccole e medie imprese salernitane. Si tratta di una sorta di mercato virtuale, un e-commerce, nel quale acquirenti e fornitori si incontrano per portare avanti ogni genere di trattativa commerciale, proponendo i prodotti locali attraverso uno strumento innovativo. È improntato all’utilizzo delle nuove tecnologie anche il progetto “Leonardo Da Vinci”, che si rivolge al mondo dell’istruzione e della formazione proponendo ai responsabili del settore l’adeguamento alle trasformazioni successive all’introduzione delle nuove forme di apprendimento e d’insegnamento. In particolare nell’ambito del suddetto programma l’amministrazione comunale ha promosso il progetto “An Integrated System for education, training and Learning Service” (ISLES), il quale si propone di realizzare un sistema integrato per la diffusione di servizi e di formazione continua al personale impegnato nei settori dell’istruzione e della formazione professionale. Collaborano per la riuscita di questa iniziativa l’Istituto Universitario “Suor Orsola Benincasa”, la “Leeds Metropolitan University”, l’As.For.In (ente di formazione accreditato dalla Regione Campania), l’IES “Porta de Agua” (scuola superiore spagnola), la Serin s.r.l., la SILabo s.r.l. e la ATC ROM (impresa romena) ed il Mitsingas Research and Training Istitute (centro di ricerca e formazione di Cipro). 140 La definizione di Città metropolitana nasce dalla consapevolezza che Catania rappresenta un polo di attrazione per le comunità vicine. 141 Nonostante ciò il Comune di Salerno non persegue esplicitamente gli obiettivi di Lisbona. 97 Catania CAPITOLO 3 Salerno La grande attenzione prestata alle nuove tecnologie non ha impedito al Comune di Salerno di promuovere validi progetti tesi a contrastare i fenomeni di marginalità sociale, ad incentivare la sviluppo del centro storico cittadino e ad incrementare le occasioni di lavoro per i disoccupati in genere e per le donne in particolare142. Grazie al progetto “Riurbanizzare” 70 attività cittadine (imprese artigiane, ristoranti, attività commerciali) che rischiavano di scomparire hanno trovato la linfa vitale per andare avanti. Il Comune ha concesso, infatti, finanziamenti a fondo perduto, in alcuni casi per risollevare le sorti di attività tradizionali in difficoltà, in altri per garantire la loro presenza in quartieri che ne erano privi. Nello specifico gli incentivi consistono in stanziamenti per l’assunzione di apprendisti, per le ristrutturazioni o per l’acquisto di nuove attrezzature. Questa iniziativa ha ottenuto importanti apprezzamenti da parte dei destinatari finali che in un questionario somministrato successivamente per valutare il loro livello di soddisfazione hanno fornito giudizi molto positivi. Al di là dell’apprezzamento espresso dai beneficiari, il valore aggiunto di questa iniziativa consiste anche nell’aver permesso di regolarizzare diverse forme di commercio informale ed nell’aver introdotto un marchio per il controllo di qualità. Significativa è anche l’attività promossa a Salerno dal Centro per l’Occupabilità Femminile (COF), istituito all’interno del centro sociale di Pastena143, il quale è entrato in contatto con migliaia di donne. Come gli altri Comuni della rete, anche la Città di Salerno si è attivata per contrastare i fenomeni di esclusione sociale. Per evitare il rischio di marginalità sociale, è stato approvato il già citato “Piano Sociale di Zona”, una sorta di piano regolatore dei servizi alla persona che integra e fa interagire tutte le risorse presenti sul territorio. Per una maggiore efficacia dell’iniziativa, la programmazione del Piano è stata completata solo dopo aver individuato con esattezza i bisogni e le esigenze dei cittadini. La ricognizione di questi ultimi è avvenuta attraverso un’accurata attività di ricerca, che ha coinvolto gli attori del territorio (volontari, cooperative) ed i destinatari finali degli interventi (famiglie, anziani, poveri, diversamente abili e soggetti affetti da dipendenze). Le iniziative promosse per favorire l’inclusione sociale sono direttamente connesse con le politiche per il lavoro sia attive che passive. In particolare, al suo interno il “Servizio Risorse Comunitarie” si occupa di politiche attive del lavoro, mentre il settore ”Politiche Sociali” si occupa delle problematiche connesse al fenomeno dell’inclusione sociale. Consapevole della centralità del problema lavoro e occupazione il Comune sostiene e coordina la cooperazione con altri enti per assicurare un armonico sviluppo socio-economico compatibile con l’ambiente e l’obiettivo della piena occupazione. Presso gli uffici comunali esiste, inoltre, un servizio di orientamento al mercato del lavoro pronto a soddisfare tutte le richieste inerenti la ricerca di lavoro, la formazione professionale e le specializzazioni post lauream. Il 142 I progetti presentati in questa direzione sono: COF, Cantieri visivi, Vetrina del Fare, Gastronomia di qualità, Artigianato di qualità, Incentivi per attività artigianali, commerciali e della ristorazione nel centro storico. 143 Pastena è un quartiere di Salerno. 98 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ Centro di Orientamento al Lavoro svolge principalmente le seguenti attività: • guida alla compilazione del curriculum vitae e alla ricerca di offerte di lavoro; • invio, tramite internet, del curriculum vitae presso banche dati di domanda e offerta di lavoro via Internet; • redazione di un bilancio di competenze; • assistenza all’auto-imprenditorialità; • assistenza alla redazione del business plan; • percorso di orientamento alla costituzione di un’impresa sociale; • alfabetizzazione informatica per l’accesso al lavoro; • interventi di primo orientamento e di definizione del profilo professionale; • interventi di assistenza nella ricerca di bandi di concorso e borse di studio; • interventi di assistenza alle aziende per la ricerca di personale qualificato. 3.6 Contributo delle Città per l’attuazione degli orientamenti comunitari In questo paragrafo sono riportate tutte le conclusioni del rapporto finale del network Regenerando, dal quale emerge che le Città, alla pari delle altre Istituzioni, sono perfettamente in grado di promuovere iniziative capaci di incidere positivamente sull’occupazione locale, anche in assenza di un ruolo ben definito tra i principali decisori delle politiche occupazionali. Interessante, inoltre, è il collegamento che il Rapporto ha sviluppato con le linee strategiche dell’Unione europea, dal quale si evince che le Città, sono in grado di contribuire positivamente all’attuazione delle direttive adottate dal Consiglio europeo il 12 luglio 2005 (vedi tabella 1) con l’intento di indirizzare le politiche occupazionali poste in essere dagli Stati Membri. Implementando le iniziative descritte in queste pagine, esse sono riuscite, infatti, a: • promuovere politiche occupazionali finalizzate al raggiungimento della piena occupazione ed al miglioramento della qualità e della produttività del lavoro (linea direttrice n.16: “Attuare strategie di piena occupazione, migliorare la qualità e la produttività del lavoro e potenziare la coesione sociale e territoriale”); • perfezionare l’impegno per incrementare l’occupazione giovanile e quella femminile, per facilitare la conciliazione tra vita lavorativa e vita privata, per sostenere l’invecchiamento attivo e per modernizzare i sistemi di protezione sociale (linea direttrice n.17: “Promuovere un approccio al lavoro basato sul ciclo di vita”); • aiutare i disoccupati nella ricerca di un lavoro, promuovendo azioni di orientamento e di formazione, mettendo a disposizione servizi e strutture necessarie per favorire l’inserimento lavorativo, garantendo livelli di protezione sociale adeguati e accrescendo i posti di lavoro nel settore dei servizi alle persone ed alle imprese (linea direttrice n.18: “Garantire sbocchi occupazionali per quanti sono alla ricerca di impiego e per le persone meno favorite”); • consolidare e garantire l’attrattività e la qualità dell’educazione e della for99 Salerno CAPITOLO 3 Contributo delle Città per l’attuazione degli orientamenti comunitari mazione, agevolare e differenziare l’accesso all’educazione ed alla formazione e far fronte ai nuovi bisogni professionali insieme a quelli relativi alle competenze, potenziando la definizione e la trasparenza delle qualifiche (linea direttrice n.23: “Adattare i sistemi di istruzione e formazione ai nuovi requisiti in termini di competenze”); • migliorare l’accesso ai finanziamenti, aumentare il potenziale di innovazione delle PMI, proporre a queste ultime servizi di informazione e di supporto adeguati, incentivare la formazione e lo spirito imprenditoriale (linea direttrice n.10: “Promuovere la cultura imprenditoriale e creare un contesto propizio alle PMI”). Laddove le linee guida richiamano orientamenti che sono di esclusiva competenza dei governi nazionali o regionali, le Città oggetto dello studio promosso dala rete di Regenerando, e che trova ulteriore conferma nello studio sviluppato dall’ISFOL, hanno comunque dato prova di essere in grado di apportare validi contributi per il perseguimento degli obiettivi fissati. In diversi casi, infatti, esse hanno implementato iniziative che hanno contribuito a rendere più agevole l’applicazione delle misure generali decise dagli altri livelli di governo (nazionale e regionale). Solo per fare qualche esempio, rappresentano un valido supporto per il miglioramento dell’incontro tra domanda ed offerta di lavoro (linea direttrice n.19: “Migliorare l’incontro domanda-offerta nel mercato del lavoro”) i COF istituiti a Napoli e a Salerno che, guidando le donne nel loro ingresso nel mercato del lavoro, favoriscono l’occupazione femminile; il progetto Workmed di Reggio Calabria che, mettendo a disposizione delle imprese personale adeguatamente formato, ne favorisce lo sviluppo; il piano ICT, promosso a Catania, che ha creato un terreno fertile per l’evoluzione del tessuto industriale, costituito soprattutto dalle nuove tecnologie; il progetto Al-Bab di Palermo che ha previsto nuove opportunità occupazionali per i giovani in cerca di lavoro. Le Città hanno offerto il loro apporto anche per il perseguimento degli obiettivi previsti dalla direttiva che si propone di favorire la flessibilità lavorativa, assicurando la sicurezza del lavoro e riducendo la frammentazione che caratterizza il mercato del lavoro (linea direttrice n.20: “Favorire al tempo stesso flessibilità e sicurezza occupazionale e ridurre la segmentazione del mercato del lavoro”). In questo caso il contributo maggiore apportato dalle municipalità riguarda principalmente il contrasto al mercato irregolare e l’esempio più lampante dell’ottimo lavoro condotto da un’istituzione che non ha una precisa legittimazione in proposito è l’Osservatorio del Lavoro e dell’Occupazione istituito dal Comune di Roma. Quest’ultimo, attraverso il controllo delle condizioni del lavoro locale e le campagne d’informazione, rappresenta un supporto importante anche per la piena applicazione dell’orientamento posto a tutela degli andamenti salariali e di tutti i costi legati al mercato del lavoro (linea direttrice n.21: “Garantire andamenti salariali e altri costi del lavoro favorevoli all’occupazione”). 100 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ 3.7 Punti di forza delle azioni intraprese dalle Città per promuovere l’occupazione Prima di concludere l’excursus sulle iniziative implementate dalle Città per promuovere l’occupazione locale è importante sottolineare quali sono gli elementi chiave sui quali esse fanno leva per garantire l’efficacia delle proprie azioni. Su tali aspetti, è stata intervistata la dott.ssa Serena Angioli con la quale abbiamo approfondito e condiviso le conclusioni del lavoro svolto nell’ambito della conduzione della rete Regenerando. In effetti, sostiene la dott.ssa Angioli, «è importante constatare che vi sono almeno quattro elementi che possono essere considerati dei punti di forza su cui far leva e che, indipendentemente dalle specificità delle singole realtà urbane, trasversalmente si ritrovano e accomunano l’operato delle Città impegnate sulle tematiche occupazionali. In particolare si tratta del “vantaggio di prossimità”, della “posizione pubblica”, della “flessibilità” e dell’”approccio integrato”». Dall’analisi dei casi studio del progetto Regenerando, si è giunti a condividere l’importanza e il valore aggiunto, troppo spesso non adeguatamente considerato, derivante dal concetto di prossimità. Con tale espressione, in questo contesto si intende il rapporto diretto che unisce la Città ai cittadini, e che si affievolisce progressivamente in relazione ai diversi livelli di governo. La prossimità fisica, applicata al contesto in esame, implica che la Città conosca da vicino le esigenze del territorio, ma soprattutto i bisogni dei cittadini, sia che si tratti di lavoratori, sia che si tratti di datori di lavoro. La chiave di volta di questo concetto risiede nella conseguente capacità del Comune di rispondere in maniera adeguata alle esigenze ed ai bisogni di cui ha conoscenza. Dall’analisi delle iniziative attivate dalle municipalità emerge, infatti, una forte propensione ad intervenire in maniera coerente con le reali esigenze del territorio. Reggio Calabria, ad esempio, essendo una delle Città italiane con il più alto tasso di disoccupazione, ha incentrato le proprie azioni sulla formazione professionale degli attori in cerca di occupazione e più specificatamente sul miglioramento delle competenze spendibili sul mercato del lavoro che caratterizza il territorio urbano. Si può così identificare la capacità di azione della Città di Reggio Calabria nel campo della politica dell’”occupabilità” delle persone, una delle linee di interesse indicata anche dalla Commissione Europea. La Città di Napoli, invece, essendo caratterizzata da una forte incidenza di fenomeni di criminalità giovanile, ha puntato molto, oltre che sulla formazione in genere, sull’acquisizione da parte dei giovani ex detenuti o a rischio emarginazione delle competenze necessarie per entrare nel mercato del lavoro. Offrendo ai ragazzi le abilità necessarie per svolgere un lavoro in molti casi si è riusciti ad impedire che essi mettessero la loro intelligenza al servizio della criminalità. Su di un altro versante Palermo ha investito nel recupero del centro storico sfruttando a pieno le ricchezze del territorio per incrementare l’occupazione ed al tempo stesso per migliorare la vita dei cittadini e dei turisti giunti sul posto per ammirare le bellezze artistiche del capoluogo siciliano. 101 CAPITOLO 3 Punti di forza delle azioni intraprese dalle Città per promuovere l’occupazione Questi pochi esempi possono dimostrare che la conoscenza diretta del territorio e della popolazione condiziona le strategie poste in essere dalle municipalità e che l’azione a livello locale ha maggiori chances di rispondere al target di riferimento. È da questa constatazione, dalla valorizzazione del concetto di prossimità, che consente a seconda dei casi di fornire risposte adeguate soprattutto allorché le scelte di intervento sono mirate e non generiche- che emerge la richiesta, da parte delle autorità cittadine di entrare a pieno titolo nella concertazione istituzionale in materia di politiche occupazionali. Il secondo elemento che determina il successo delle azioni realizzate dalle Città, concerne la posizione istituzionale. Con questa espressione si intende enfatizzare la relazione di fiducia che si sviluppa, o che si può migliorare, nel rapporto tra cittadini e Comune, ciò accade proprio grazie alle azioni poste in essere dal Comune stesso. Spesso il fatto che un’azione sia promossa dall’amministratore comunale attribuisce ad essa un senso di certezza e di stabilità che riflette le caratteristiche dell’Ente locale, anche se invece non sempre l’azione in sé è di tipo strutturale, permanente infatti, molti interventi promossi dalle Città, sono resi possibili grazie alle disponibilità di finanziamenti concessi dagli organismi finanziatori di cui non vi è certezza nel tempo non trattandosi di azioni “obbligatorie”, bensì volontaristiche da parte dell’Ente. I cittadini ripongono nel Comune, in quanto istituzione pubblica, un’aspettativa di stabilità che aiuta a ridurre le distanze tra autorità pubblica restituendo fiducia nelle istituzioni anche se, soprattutto in territori disagiati con alto tasso di disoccupazione, non è sufficiente a dare tutte le risposte necessarie. Queste caratteristiche: prossimità e posizione pubblica, potrebbero costituire due elementi importanti e rafforzativi delle caratteristiche dell’azione delle Città, e che potrebbero essere valorizzati nell’ambito della definizione delle condizioni di successo dell’attuazione degli interventi che, eventualmente, sono oggetto di programmazione da parte di enti sovraordinati. Anche in questa prospettiva si può constatare che il coinvolgimento delle Città non è ancora adeguatamente sollecitato. Il concetto di flessibilità si riferisce all’adattabilità delle strutture amministrative cittadine ed alla capacità delle Città di implementare iniziative diverse a seconda delle realtà che le caratterizzano. Si tratta di un elemento importante soprattutto se si pensa alle caratteristiche dell’approccio integrato, al rispetto delle tempistiche a cui sovente i progetti finanziati da risorse comunitarie sono assoggettati. La capacità di azione, e di dare risposte concrete, su un territorio limitato e in diversi campi, unita alla conoscenza del territorio e della popolazione (prossimità), favoriscono un modo di agire di tipo “imprenditoriale” e fattivo, nel senso che l’azione spesso si sviluppa là dove c’è la domanda, e ciò è anche possibile grazie alle caratteristiche naturali dell’autorità locale, che è vocata a rispondere al bisogno del cittadino, che spesso esprime fabbisogni diversificati e complessi. L’approccio integrato, infine, fa riferimento alla concentrazione di diverse fun102 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ zioni all’interno delle amministrazioni comunali ed al vantaggio che tale raggruppamento comporta per la programmazione e per l’attuazione delle iniziative. Dall’analisi degli interventi delle Città è emersa la consapevolezza del valore aggiunto dell’azione integrata, e ciò malgrado il fatto che la maggior parte delle Città stesse convengano sulla constatazione che è ancora dominante, all’interno del sistema della municipalità, l’articolazione delle attività secondo una logica che risponde alla “competenza” e che non sempre è funzionale al conseguimento degli obiettivi, soprattutto se si tratta di rispondere ad un obiettivo occupazionale che, essendo un fenomeno complesso, come noto, richiede interventi e azioni multifunzionali, interventi integrati e globali sulla popolazione e anche sul sistema delle imprese. La concezione, la programmazione, l’attuazione e dunque la messa a disposizione di strumenti di progettazione e programmazione integrata non sempre è già una realtà nelle Città. Tuttavia, il network Regenerando essendo una filiazione di URBAN I e URBAN II e di altre iniziative che hanno posto al centro il concetto di “approccio integrato” allo sviluppo, ha evidenziato l’esistenza di una classe operativa, dirigenziale, di quadri e di esperti delle Città che hanno maturato la propria esperienza lavorativa sperimentando e affrontando le implicazioni dell’applicazione dell’approccio integrato. Tale patrimonio conoscitivo non dovrebbe essere disperso e sarebbe opportuno che sia valorizzato e consolidato nei diversi cicli di programmazione delle politiche di medio–lungo periodo di sviluppo urbano, indipendentemente dalla provenienza delle risorse finanziarie. Oltre ai quattro fattori, evocati dalla dott.ssa Angioli che distinguono l’operato delle Città, il network Regenerando ha identificato altri due risultati importanti che, da un lato, sono sintetizzati nelle linee politiche di medio periodo enunciate nell’ambito della “Carta delle Città europee per l’Occupazione” e, dall’altro, in una proposta operativa che prevede l’avvio della progettazione e la costituzione della rete degli Osservatori Urbani per l’Occupazione. I quattro fattori sopra citati, insieme alle due proposte di valenza sia politica che tecnica, (la Carta e la rete degli Osservatori) costituiscono, secondo la dott.ssa Angioli, una sorta di razionalizzazione delle principali conclusioni a cui è pervenuto il network Regenerando, che ha il merito di aver fornito un’analisi, vista dal di dentro, delle potenzialità delle Città e di aver costituito così un patrimonio da cui è possibile partire per guardare al futuro e per migliorare le condizioni di successo dell’operato delle Città stesse, soprattutto nel campo delle politiche occupazionali. È sul proprio bakgraound e su quanto sopra esposto che le Città partner potranno continuare l’esperienza della collaborazione che hanno sviluppato nel triennio 2004-2006, magari estendendola anche ad altre municipalità. «È doveroso chiedersi e impegnarsi, conclude la dott.ssa Angioli, affinché si possa riflettere sul ruolo più adeguato delle istituzioni, a tutti i livelli di governo, per affrontare questi aspetti in un mondo competitivo, in un mercato del lavoro che spesso è ingiusto e inefficiente e che deve far fronte, alla contrazio103 Punti di forza delle azioni intraprese dalle Città per promuovere l’occupazione CAPITOLO 3 Punti di forza delle azioni intraprese dalle Città per promuovere l’occupazione ne delle risorse pubbliche nazionali e comunitarie. La dimensione del problema e le sue caratteristiche obbligano all’ampliamento dell’area dei soggetti impegnati istituzionalmente su questa problematica, senza trascurare che il ruolo delle istituzioni locali è fondamentale per assicurare la connessione tra gli interventi relativi al lavoro quali attinenti lo sviluppo locale. Resta infatti ancora molto debole nel sistema normativo e istituzionale del nostro Paese la funzionalità del legame, pur necessario e inscindibile, tra sviluppo locale e occupazione, e tale debolezza si riflette anche nella conseguente incoerenza nel riconoscimento dei ruoli e nella attribuzione delle risorse». 104 CAPITOLO 4 GLI STRUMENTI PER LE POLITICHE DELL’IMPIEGO NELLE MUNICIPALITÀ 4.1 La “Carta delle Città europee per l’Occupazione” Nelle pagine precedenti è stata compiuta una disamina sulle azioni intraprese dalle Città per promuovere la crescita e lo sviluppo occupazionale nei contesti locali. Nel panorama delle iniziative implementate dalle autorità locali l’idea di redigere la “Carta delle Città europee per l’Occupazione” (allegato 6) rappresenta il risultato di un processo di maturazione, condiviso tra alcune amministrazioni europee, partecipanti al network Regenerando, sul ruolo delle autorià locali nello scenario globale. Come anticipato nel capitolo precedente, la Carta è un manifesto di intenti, aperto alla sottoscrizione da parte di tutte quelle comunità locali che condividono gli impegni e le azioni che le Città intendono promuovere per rafforzare e consolidare le loro capacità strategiche per produrre occupazione durevole e di qualità. Essa è incardinata su alcuni principi chiave che sono alla base della nuova ingegneria politica diffusasi a livello comunitario e che sono rappresentati da: approccio integrato, cooperazione e partnership, sviluppo endogeno, inclusione sociale, lavoro dignitoso. Fondamentale risulta il rapporto virtuoso tra aumento dell’occupazione e iniziative intraprese dalle Città, attori di un sistema capace di generare occupazione e fondato sul cd. sviluppo endogeno, in linea con quanto previsto dalla Strategia di Lisbona144. La Carta potrebbe qualificarsi come lo strumento dei Comuni per rivendicare un ruolo attivo nelle politiche per l’impiego, per formalizzare quello spazio operativo che di fatto esse occupano come soggetti propulsori di sviluppo locale. Essa potrebbe rappresentare l’inizio della costituzionalizzazione del meccanismo di governance, in cui l’intervento delle Città viene strutturato e procedimentalizzato attraverso target e principi specifici, capaci di innescare pro144 Il tema dell’occupazione è oggetto di innumerevoli documenti ufficiali emanati dalle istituzioni europee, si pensi, ad esempio al titolo dedicato all’occupazione del Trattato istitutivo della Comunità europea (artt. 125-130), che costituisce una parte significativa del diritto sociale comunitario. 105 CAPITOLO 4 La “Carta delle Città europee per l’Occupazione” cessi di partenariato e cooperazione, utili anche per consentire alle Città di essere attori della programmazione comunitaria 2007-2013. Negli ultimi anni, infatti, è sempre più diffusa la tendenza ad un maggiore e profondo coinvolgimento delle autorità locali nell’implementazione delle linee guida fissate a Lisbona, nel tentativo di attuare quella mobilitazione istituzionale che parte dal basso per realizzare la strategia europea per l’occupazione. Nello scenario attuale esistono dichiarazioni che fanno riferimento al ruolo delle Città, quali modelli di sviluppo sostenibile145, o quale luogo privilegiato del riconoscimento e dell’applicazione dei diritti umani146, o quale specchio delle diversità culturali delle società locali147. Più recente è il documento sottoscritto dai sindaci euromediterranei148 che promuove la stabilità e lo sviluppo nel Mediterraneo e individua le priorità per l’integrazione tra i diversi Stati149. Nel documento “Qualificare e estendere gli interventi di politiche urbane”, elaborato nel maggio 2004 dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), si sostiene l’importanza di coinvolgere il contesto urbano, ma anche quello territoriale circostante, per attuare la nuova programmazione 2007-2013. Con il Documento delle Città italiane150, i Comuni sottolineano “il loro ruolo per la realizzazione degli obiettivi di sviluppo e di competitività del sistema europeo, sostenendo il coinvolgimento delle autorità locali in tutte le fasi della programmazione e dell’attuazione. La loro partecipazione è, infatti, necessaria affinché le strategie di sviluppo che saranno adottate e successivamente attuate, poggino su scelte condivise, sull’esperienza maturata nell’attuazione dei programmi URBAN e aumentino il grado di responsabilità di tutte le istituzioni territoriali”. Un vero e proprio antecedente della Carta delle Città europee per l’occupazione è rappresentato dal Patto per le Città (gennaio 2005) con il quale gli Eurodeputati e i Sindaci invitano le istituzioni comunitarie (Consiglio e Commissione) ad attribuire maggiore importanza alla politica urbana per il raggiungimento degli obiettivi europei. Nel documento si punta in particolare sulla cooperazione tra le Città e sull’istituzione di reti tematiche tra le Città, anche se non è prevista un’attenzione adeguata per le politiche occupazionali. 145 Cfr. la Carta di Aalborg del 1994. 146 Cfr. la Carta europea dei Diritti umani nelle Città, 1998. 147 Cfr. Carta urbana europea del 1992. 148 Cfr. Dichiarazione dei Sindaci Euromediterranei del 2003. 149 La Carta dei diritti fondamentali dell’UE (Carta di Nizza, 2000) riveste, invece, un ruolo significativo perché contiene principi cardine per il diritto del lavoro e per la tutela dei lavoratori, indipendentemente dalla loro nazionalità. La Carta UE comprende, inoltre, disposizioni che hanno rilevanza fondamentale anche per le relazioni industriali in Europa: libertà di associazione, diritto di negoziazione e di azioni collettive, diritto dei lavoratori all’informazione e alla consultazione nell’ambito dell’impresa, libertà professionale e diritto di lavorare, divieto del lavoro minorile e protezione dei giovani sul luogo di lavoro, condizioni di lavoro giuste ed eque, protezione dei dati di carattere personale, non discriminazione, parità tra uomini e donne, tutela in caso di licenziamento ingiustificato. 150 Prodotto al summit ANCI-IDEALI dell’ottobre 2004. 106 GLI STRUMENTI PER LE POLITICHE DELL’IMPIEGO NELLE MUNICIPALITÀ 4.2 Il network degli Osservatori Urbani per l’Occupazione La sottoscrizione della Carta delle Città europee per l’occupazione, la costituzione delle reti tematiche tra le municipalità e la diffusione di osservatori locali sull’occupazione rappresentano gli elementi fondanti della politica urbana per l’occupazione. Attraverso questi strumenti le Città possono non solo intervenire nel mercato del lavoro per generare occupazione, ma potrebbero vedere riconosciuto il loro ruolo di attori istituzionali, accanto e in sinergia, e non in sostituzione o in antitesi, con gli altri livelli di governo competenti. L’idea di creare un Osservatorio sull’occupazione non è nuova nello scenario comunitario, essendo stata già implementata a livello europeo nel 1982, quando, in collaborazione con le amministrazioni nazionali, la Direzione generale “Occupazione, Affari sociali e Pari opportunità” della Commissione europea ha realizzato un sistema d’informazione sulle politiche dell’occupazione: l’Osservatorio Europeo dell’Occupazione (OEO). Obiettivo principale dell’Osservatorio appena citato è quello di promuovere la realizzazione di una rete fra gli Stati membri e la Commissione per realizzare lo scambio di informazioni e per fornire dati ed analisi comparative sulle politiche dell’occupazione e sulle tendenze del mercato del lavoro. Ne fanno parte i rappresentanti dei 25 Stati membri, dei Paesi candidati ad entrare nell’Unione europea e dei Paesi membri dello Spazio economico europeo (SEE). La sua attività viene garantita grazie all’ausilio di due reti: la MISEP (Mutual Information System on Employment Policies) e la SYSDEM (Système communautaire de documentation sur l’emploi). La prima è una rete alla quale partecipano i rappresentanti delle amministrazioni nazionali responsabili dell’occupazione negli Stati membri, mentre le organizzazioni internazionali (il Segretariato dell’Associazione europea di libero scambio - EFTA, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - OCSE, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro - OIL) partecipano come osservatori. La mission è quella di fornire le informazioni disponibili nel settore delle politiche dell’occupazione negli Stati membri. Due riunioni all’anno sono organizzate con i membri di MISEP per discutere le politiche relative all’occupazione. La SYSDEM è una rete costituita da esperti indipendenti del mercato del lavoro (uno per Stato membro) che assistono i servizi della Commissione. Tra gli obiettivi da essa perseguiti vi è quello di raccogliere e redigere relazioni sulle valutazioni e le ricerche realizzate riguardo all’impatto della politica del mercato del lavoro e degli sviluppi dei mercati a livello nazionale, quello di affrontare aspetti specifici delle politiche legate alle priorità della strategia europea per l’occupazione (SEO) e consigliare la Commissione europea. Inoltre, gli esperti del network si preoccupano di fornire consigli e realizzare analisi dei piani d’azione nazionali per l’occupazione ed altri aspetti specifici della politica. Il ruolo dell’Osservatorio Europeo diviene momento fondamentale nell’attività di monitoraggio delle politiche occupazionali realizzate nei vari Stati membri, poiché risulta in grado di orientare le politiche del lavoro e di individuare le criticità e i punti di forza delle strategie occupazionali adottate dagli Stati membri. 107 CAPITOLO 4 Il network degli Osservatori Urbani per l’Occupazione Ma la previsione di Osservatori per l’occupazione ha anche una diffusione nazionale, in particolare regionale: infatti, in alcune Regioni italiane sono stati istituiti, in virtù di leggi regionali, osservatori od agenzie regionali con il compito di monitorare, programmare e valutare le politiche in materia di occupazione, formazione e istruzione. Si tratta di veri e propri strumenti di valutazione sistematica dei dati relativi alla struttura ed all’andamento del mercato del lavoro, utili ai fini della programmazione. Queste strutture forniscono un supporto informativo per la stesura dei piani predisposti dalle singole aree di programmazione e costituiscono un luogo di integrazione dei singoli piani, al fine di sottoporre agli organismi di concertazione istituzionale un documento di piano unico, che sviluppi le interrelazioni tra tematiche diverse. A livello comunale, invece, l’istituzione di un osservatorio comunale per l’occupazione, descritto in maniera dettagliata nel capitolo precedente, è stata prevista e realizzata presso il XIV dipartimento del Comune di Roma. Nella stessa direzione si sta muovendo il Comune di Reggio Calabria, il quale sta lavorando, in collaborazione con l’Unione degli Assessorati alle politiche socio-sanitarie e del lavoro, per la realizzazione di un Osservatorio locale sull’occupazione. In realtà la suddetta associazione ha già istituito una rete di osservatori che fanno da supporto alle azioni degli amministratori locali indirizzandole alle reali esigenze dei cittadini in tema di politiche sociali e di lavoro e le cui attività si coordinano «mediante la diffusione di un aggiornamento periodico e di uno scambio di informazione tra gli enti». Al momento i suddetti osservatori sono operativi prevalentemente nel settore sociale, ma come anticipato, il Comune di Reggio Calabria sta lavorando per la loro piena attivazione e per la loro conseguente messa in rete. L’Unione degli Assessorati alle politiche socio-sanitarie e del lavoro è un’associazione costituita dagli assessorati con delega alle politiche sociali e del lavoro, nata per volere degli assessori dei Comuni di Reggio Calabria e di Palermo con l’obiettivo di «contribuire a migliorare l’efficacia della spesa pubblica, soprattutto nel campo del sistema di welfare allargato, la qualità dei servizi all’utenza, per ridurre le diseconomie di sistema riconducibili all’insufficiente coordinamento tra le politiche di welfare e quelle occupazionali e per migliorare la qualità della vita dei cittadini». Anche se esiste da meno di un anno, l’Associazione vanta già una serie di importanti iniziative che, oltre a mettere in rete gli enti aderenti ed a diffondere le migliori pratiche politico-amministrative da essi realizzate, hanno permesso a tanti giovani di svolgere tirocini e stage in linea con i rispettivi percorsi formativi. Nelle politiche occupazionali, in base a quanto dichiarato, nel corso dell’intervista (allegato 5), dal dott. Giacomo Mulè (presidente dell’Associazione degli Assessorati alle politiche socio-sanitarie e del lavoro) «L’Associazione tende a realizzare proposte legate all’attivazione di percorsi di immissione lavorativa privilegiando le peculiarità locali di ogni territorio a partire dalla presenza di determinate risorse umane e di capitale sociale». 108 GLI STRUMENTI PER LE POLITICHE DELL’IMPIEGO NELLE MUNICIPALITÀ 4.3 La Città al centro: globalizzazione e g-localizzazione due diversi paradigmi per coniugare il tema dello sviluppo e dell’occupazione La Città, da quanto emerso dalle diverse analisi, rappresenta il luogo in cui si realizza il connubio tra processi di globalizzazione e dinamiche culturali, sociali e politiche locali: si assiste ad una riscoperta del ruolo allargato della Città151 che, grazie al rafforzamento della logica policentrica, diviene città di città. I processi di interscambio fra dimensione locale e globale rappresentano la chiave di lettura per comprendere l’importanza della Città moderna, la quale costituisce il laboratorio in cui sperimentare il futuro, terreno in cui si scontrano e ricompongono valori confliggenti, in cui si coniugano identità e differenze di culture e provenienze152. Si tende ad adottare nuove forme di politica urbana, dove le decisioni di rilevanza pubblica vengono prese con il contributo di diversi attori (istituzioni, associazioni, imprese, università), secondo una logica di governance locale, in base alla quale si punta su soluzioni di ampio consenso e che richiedono azioni coordinate nel tempo. In questa prospettiva i Centri urbani hanno le potenzialità per qualificarsi come il «nuovo imprenditore», pur non disponendo dei poteri e dei mezzi propri dei governi nazionali. Essi possono sopravvivere ed adattarsi ai continui mutamenti dei mercati, della tecnologia, della cultura153. Le Città possono rappresentare un’importante chiave di volta per i sistemi nazionali in difficoltà, i quali non possono che trarre benefici economici da efficienti ed efficaci politiche per lo sviluppo locale154. Una buona nazione si fonda su un buon livello di governo regionale e locale: la Città rappresenta la prima cellula di una struttura generale di governo che si deve connotare per la vicinanza fisica (o prossimità) del cittadino alle istituzioni. In questi termini si era espresso già Carlo Cattaneo nel suo celebre saggio del 1858 “La Città considerata come principio ideale delle storie italiane”, il quale, partendo dall’analisi della polis greca155, identifica la società giusta con la Città, nucleo originario ed elemento fondante dello Stato democratico. La Città non è emanazione dello Stato, ma è lo Stato che promana dalla Città, luogo decisivo dell’organizzazione so151 A tal proposito appare utile fare riferimento al termine glocale, utilizzato da Beck U., Che cos’è la globalizzazione: rischi e prospettive della società planetaria, Carocci, Roma, 1999, per definire l’interdipendenza tra globale e locale. 152 Bauman Z., Metropoli. Futuro sotto assedio, in La Stampa del 26.03.2004. Si tratta di un’intervista rilasciata dal sociologo di origine polacca al quotidiano torinese in occasione di un convegno dedicato al tema «La fiducia e la paura nella Città». 153 Zich R., E’ la Città a fare l’Europa, in La Stampa del 12.03.2004, il quale riprende le parole di Goodman R., in The Last Entrepreneurs: America’s Regional Wars for Jobs and Dollars, Simon and Schuster, 1979. 154 Bagnasco A., La fortuna dell’Europa sono le Città, in La Stampa del 15.10.2004. 155 Cfr. Cattaneo C., La Città considerata come principio ideale delle storie italiane, in E. Sestan (a cura di) Opere di Giandomenico Romagnosi, Carlo Cattaneo, Giuseppe Ferrari, Napoli 1957, (il noto saggio di Cattaneo è del 1858), il quale sostiene che la Città greca, modello di gestione diretta dello Stato, in cui si realizza l’autonomia legislativa e il dinamismo produttivo e mercantile, rappresenta il punto più alto di autogoverno e di autodeterminazione politica. 109 CAPITOLO 4 La Città al centro: globalizzazione e g-localizzazione due diversi paradigmi per coniugare il tema dello sviluppo e dell’occupazione ciale, in cui si attivano processi apparentemente antitetici (differenziazione sociale e individualizzazione156). La Città rappresenta l’unità sociale significativa, composta da sottosistemi - cultura, economia, politica - con caratteri relativamente congruenti e compatibili tra loro. Gli assetti economici sono quelli che condizionano e permeano gli ambiti istituzionali e come la globalizzazione dei mercati porta ad un profondo mutamento delle economie nazionali, così è chiara la sua incidenza sugli ordinamenti giuridici che soffrono per questo di crisi di identità spaziale, nell’attesa di essere innovati e adeguati alle istanze di crescita e di sviluppo g-locale. Se da una parte esiste un mercato globale, dove non c’è luogo e non c’è spazio definito, dall’altra vi è l’esigenza di valorizzare le realtà territoriali in una dimensione che supera i confini specifici e che favorisce il riconoscimento di aggregazioni intermedie significative. Si traccia in tal senso una nuova geografia dello sviluppo che ridefinisce i paradigmi in uso e li coniuga su piani diversi. Infatti, mentre si indeboliscono le relazioni di vicinato si sviluppano le reti associative, basate su interessi comuni e in grado di mantenere popolazioni ormai disperse nell’universo urbano. Nella dimensione globalizzata si enfatizza l’importanza delle reti fra Città anche medio piccole, che mirano a capitalizzare le esperienze realizzate in ciascun contesto territoriale per creare valore aggiunto nella riqualificazione dei modelli di sviluppo economico locale. “La globalizzazione, nel momento in cui indebolisce i confini fino ad annullarli, ristruttura il mondo attraverso le reti, che sono vettori delle informazioni; ciò consente la delocalizzazione delle funzioni di ricerca, produzione e distribuzione. Ma al tempo stesso le reti presuppongono i nodi, ed è in certi nodi che si concentrano i servizi specializzati per la gestione e il controllo delle unità operative ad esse collegate. Non tutti i nodi sono eguali, quelli che ospitano i processi direttivi contano di più”157. In questo scenario alcune Città ricoprono un ruolo strategico di fondamentale importanza e determinano la costituzione di un sistema trasversale ai rapporti tra gli Stati. Si afferma una nuova tendenza: alla crescita e alla diffusione di mercati globali fa eco la formazione di nuove alleanze strategiche tra Città, che interagiscono attraverso i loro mercati finanziari. Il rafforzamento dei network tra i Comuni richiama la così detta lega tra le Cittàstato dell’antica tradizione greca, in un sistema in cui la Città globale è in funzione dei network. Nel sistema urbano transnazionale non si può prescindere da pratiche di convivenze e collaborazione, fondate su processi di tipo negoziale, in grado di assicurare il diritto a mantenere e sviluppare le proprie identità. 156 Sul punto cfr. Bagnasco A., Distretti e Città in società fuori squadra, in particolare pag. 1213, secondo il quale nella Città si realizzano due processi: a) differenziazione sociale, processo macro che “riguarda la divisione del lavoro, ma anche il moltiplicarsi e specializzarsi dei significati prodotti e scambiati nell’interazione culturale, così come la separazione istituzionale e organizzativa delle funzioni economiche, politiche culturali; b) individualizzazione, processo micro che riguarda gli individui e i processi di interazione”. 157 Cfr. Unnia M., Federalismo polis-centrico e Città–stato, in Impresa e Stato, 1997,39 110 GLI STRUMENTI PER LE POLITICHE DELL’IMPIEGO NELLE MUNICIPALITÀ Per una Città singola è impossibile raggiungere quella massa critica, che permette di essere visibili nel contesto di una competizione crescente a scala globale e che richiede che ciascun area sviluppi azioni sinergiche e cooperative con le Città più o meno vicine. La maggiore integrazione su scala europea è certamente un fattore da leggere in chiave positiva, visto che ha prodotto un più rapido sviluppo anche delle zone più arretrate. Si concorda con chi sostiene che “l’evidenza empirica contraddice un paradigma tradizionale, secondo il quale una maggiore integrazione economica delle Regioni arretrate con quelle più sviluppate determinerebbe meccanismi di crescita cumulativa delle disparità interregionali. In particolare, la stessa aspirazione di nuovi Paesi nell’Europa Centrale ed Orientale ad entrare nell’Unione europea risulterebbe difficilmente comprensibile, se meccanismi cumulativi di disparità esistessero davvero”158. Con la costituzione di forme reticolari di partenariato trans-cittadino (e transnazionale) si tende a valorizzare gli elementi di competitività fra i diversi sistemi locali e a non sottovalutare le diversità, inquadrate come veri motori delle reti in un processo di integrazione europea che non ha ad oggetto solo i mercati, ma che riguarda la società, in un’Europa cosmopolita che si confronta con le sfide della globalizzazione159. 158 Cfr. Cappellin R., Il ruolo del territorio nella politica regionale europea: dal riequilibrio delle disparità regionali all’integrazione del territorio europeo, in Europa e Mezzogiorno, Rivista Formez, n. 40, 2000, pag. 15-34. 159 Cfr. Zich R., Europa continente di Città e di reti, 2004/1 111 La Città al centro: globalizzazione e g-localizzazione due diversi paradigmi per coniugare il tema dello sviluppo e dell’occupazione CONCLUSIONI La Strategia di Lisbona, nata dall’intento degli Stati membri dell’UE di imprimere un nuovo slancio alle politiche comunitarie, ha conosciuto un fallimento, dovuto sicuramente ad elementi congiunturali ma anche al carattere farraginoso della governance (rapporto Kok). L’inefficienza del sistema di governo nel quale vengono calate le politiche di intervento può determinare il fallimento delle stesse, si tratta di un aspetto delicato da affrontare soprattutto alla luce del prossimo periodo di programmazione della spesa dei fondi strutturali 2007 – 2013. Ma l’Europa oltre ad indicare una forte criticità ha fatto anche delle scelte precise, in particolare nei nuovi regolamenti comunitari dei fondi strutturali riconosce un ruolo centrale alle Città. Il Regolamento (CE) N. 1083/2006 del Consiglio dell’11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione sottolinea “l’importanza dello sviluppo urbano sostenibile e il contributo delle città, soprattutto di quelle di medie dimensioni, allo sviluppo regionale” e che quindi “occorre dare loro un maggiore rilievo valorizzandone il ruolo nell’ambito della programmazione al fine di promuovere la rivitalizzazione urbana”. Operativamente, le autorità cittadine possono ricevere subdeleghe (da Stati membri, regioni e autorità di gestione) nell’ambito dei programmi operativi cofinanziati dai fondi strutturali, il che vorrebbe dire affidare alle Città un ruolo di gestione molto più marcato rispetto alla precedente programmazione. Ma l’efficienza e l’efficacia di tali scelte dipende necessariamente dall’impalcatura di una buona governance e dalla realizzazione di un partenariato, verticale ed orizzontale, forte tra tutti gli operatori territoriali e socioeconomici interessati, gli enti regionali e locali, nonché tra tutti gli altri organismi coinvolti nelle varie fasi di attuazione dei programmi operativi. Si tratta di sostenere lo sviluppo di strategie partecipative, integrate e sostenibili mediante attività quali: il rafforzamento della crescita economica, il recupero dell’ambiente fisico, la riconversione dei siti industriali in abbandono, la 113 CONCLUSIONI tutela e la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale, la promozione dell’imprenditorialità, l’occupazione e lo sviluppo delle comunità locali, nonché la prestazione di servizi alla popolazione, tenendo conto dei cambiamenti nelle strutture demografiche160. Le indicazioni comunitarie hanno riaperto la questione sulla valenza delle Città quali perni di sviluppo regionale alla luce di due elementi: le Città a livello europeo rappresentano un elemento comune di governance, tra l’altro il più prossimo al cittadino; inoltre, esse sono dotate di una loro flessibilità e capacità di realizzazione. Per quanto concerne il primo elemento, a livello europeo la Città è un attore della governance comune tra tutti gli Stati membri per cui è più facile anche instaurare un dialogo tra Città all’interno di reti trasnazionali; cosa più difficile sarebbe far comunicare livelli sovracomunali differenti tra i singoli stati e che spesso operano per finalità diverse [es. (Regioni e Provincie italiane), (Länder, Distretti governativi e Distretti rurali tedeschi) (Regioni, Dipartimenti, Arrondissement, Cantoni francesi), etc.]. Per quanto riguarda il secondo elemento “la capacità di realizzazione propria delle Città”, occorre partire da alcune considerazioni sulla spesa dei fondi strutturali nelle Regioni dell’Ob 1 (Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia, Sardegna e Molise phasing – out) nel periodo 2000-2006. Le performance dei singoli Programmi Operativi Regionali in termini quantitativi di spesa sono state migliori delle precedenti programmazioni161, anche se dal punto di vista qualitativo gli obiettivi raggiunti non giustificano gli sforzi finanziari profusi. I diversi rapporti di valutazione intermedia sull’andamento dei fondi strutturali non hanno sottolineato una buona riuscita dei PIT162: le uniche performance “relativamente” positive si sono registrate nei PIT destinati alle Città capoluogo (meglio noto come Asse V del QCS), per il resto le Città hanno avuto un ruolo subalterno nella contrattazione regionale, non potendo esprimere appieno il proprio potenziale nella programmazione, progettazione ed esecuzione degli interventi. Accanto alle dinamiche dei POR le Città si sono dimostrate attive e capaci anche su altre forme di intervento. Il proliferare di iniziative comunitarie (URBAN, URBACT, etc.) e di programmi urbani di derivazione nazionale (PRU, PRUSST, STU, Contratti di Quartiere, etc.) ne è un indicatore. Tutti questi interventi conservano, però, una connotazione a carattere straordinario ed episodico, è ciò rende necessario oggi passare dalla fase sperimentale ad un’attività maggiormente stabilizzata. In realtà, l’attuale impalcatura istituzionale nella quale le Città operano per le politiche endogene di sviluppo presenta aree di sovrapposizione e, molto spesso, si registrano, per un’assenza di chiarezza sulle interrelazioni tra i livelli, momenti che vengono considerati, dai soggetti che operano sullo stesso ambito territoriale e tematico, di invasione di competenze. 160 Articolo 37, paragrafo 4, lettera a), del regolamento (CE) n. 1083/2006. delle risorse ha raggiunto il suo scopo. 161 La norma sul disimpegno automatico 162 Progetti Integrati Territoriali. 114 CONCLUSIONI Infatti, la stessa attività istituzionale dei Comuni spesso entra in contrasto con quella di altri enti, pertanto si vedono vanificati gli sforzi operativi in un contesto in cui tutto è partecipato per essere arricchito da un auspicato dialogo tra istituzioni che di fatto non sempre si registra. Un esempio di quello che potrebbe essere definito un “corto circuito” istituzionale è rappresentato dalla governance delle politiche occupazionali. Alcune esperienze europee, come quella della Rete URBACT – Regenerando, mettono in evidenza come le Città, e soprattutto quelle del Sud163, sono molto dinamiche nell’attuare iniziative a favore dell’occupazione. Tuttavia, anche se di fatto si registra questo stato delle cose, la normativa italiana prevede un sistema in cui le competenze in materia di politiche occupazionali sono sostanzialmente incardinate su Stato, Regioni, Province, secondo un assetto legislativo nel quale le Città non trovano una sensibile legittimazione, nonostante siano proprio esse ad essere sempre più chiamate a ricercare soluzioni e dare risposte alle esigenze dei cittadini, poiché rappresentano l’istituzione pubblica più prossima alla cittadinanza, quella nella quale trova piena esplicazione il principio di sussidiarietà. A seguito dei diversi dispositivi normativi adottati è venuto meno il carattere squisitamente nazionale dell’organizzazione del mercato del lavoro, la cui fisionomia dipende dalle singole leggi regionali, alle quali l’art. 4 del d.lgs. 469/97 ha attribuito il compito di individuare l’architettura dell’organizzazione amministrativa164. Altri soggetti istituzionali, così come i privati, fanno ingresso nel mercato del lavoro, svolgendo la funzione di intermediazione della manodopera che prima era demandata esclusivamente ai soggetti pubblici. In questo modo il sistema pubblico di collocamento subisce una radicale ristrutturazione che va in una duplice direzione: da una parte, scompare il potere centrale di allocare le risorse e si affidano ruoli pregnanti ai servizi per l’impiego, enti di promanazione regionale con radicamenti territoriali nelle province (centri per l’impiego), dall’altro si instaura un doppio binario nel sistema di gestione della domanda e dell’offerta di lavoro, permettendo l’ingresso di altri soggetti nel sistema di collocamento. L’aumento della chiarezza sulle interrelazioni di sistema ed il dialogo ed il raccordo tra i diversi soggetti oggi deputati all’attuazione delle politiche occupazionali al fine di evitare sovrapposizioni di interventi è un paradigma indispensabile se si vogliono minimizzare i costi ed ottimizzare i risultati. Il livello locale, ed in particolare quello urbano, diventa la dimensione territoriale maggiormente nevralgica per la realizzazione di diverse politiche, soprattutto di quelle rivolte al miglioramento dell’occupabilità e, più in generale, allo sviluppo locale: è in questo ambito che si può misurare più facilmente il successo di una politica soprattutto di quella occupazionale. In paticolare Reggio Calabria (capofila), Catania, Palermo, Napoli e Salerno. La Corte Costituzionale nella sentenza n. 74 del 2001 ha ritenuto l’art. 4 d. lgs. 469/97 in parte costituzionalmente illegittimo poiché alcuni dei criteri direttivi in esso previsti creavano un vulnus nell’”autonomia organizzativa delle Regioni oltre il limite costituzionalmente consentito”, in Diritto del Mercato del Lavoro, 2001, pag. 667 e ss. . 163 164 115 CONCLUSIONI La Città non è solo un polo geografico di attrazione nel quale si stabilisce gran parte della popolazione, ma rappresenta un luogo di incontro di gemmazione delle idee, è una porta dell’economia dalla quale si parte e dove si arriva, è il punto di radicamento economico-culturale - sociale di un territorio. Essa, inoltre, si qualifica come uno dei livelli istituzionali più adatti a predisporre soluzioni e misure a dimensione locale, prima di tutte quelle rivolte alla promozione del capitale umano e dell’occupabilità, volte a favorire lo sviluppo economico e il miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Tutto ciò è necessario se si vuole che le Città siano più Città e non più superficie. In definitiva, la Città, in tutto il contesto Europeo, rimane l’elemento pubblico di maggiore prossimità al cittadino, avendo dimostrato nei diversi programmi comunitari la maggiore dinamicità e flessibilità di intervento. L’economia di un Paese oggi è strettamente legata alle performance delle Città, per cui nel prossimo periodo di programmazione di cruciale importanza saranno le politiche volte ad accompagnare e sostenere i contesti urbani nel continuo processo di risposta alle esigenze dei cittadini. Una particolare attenzione va posta sugli assetti di governance: occorrerà uno sforzo per eliminare quelle sovrapposizioni di intervento ed agevolare le saldature tra le diverse misure di livello locale in un’ottica integrata. 116 ATTI, NORMATIVA E DOCUMENTI ATTI COMUNITARI - Trattato che istituisce la Comunità europea - CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA, Conclusioni del Consiglio del marzo 2005 concernente il miglioramento dell’istruzione, dell’inserimento professionale e sociale dei giovani europei. - CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA, Regolamento n. 1260 del Consiglio del 21 giugno 1999, recante disposizioni generali sui Fondi Strutturali. - COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE, Quadro comunitario di sostegno 2000-2006. - CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA, Regolamento n. 1787 del 1984 concernente “Il contributo delle iniziative locali per l’occupazione”, COM (83) 662 def. 17 gennaio 1984; “Contributo alla lotta contro la disoccupazione delle iniziative locali relative alla creazione di posti di lavoro, 7 giugno 1984, G.U.C.E., C 161/1, del 21 giugno 1984. - Le dimensioni regionale e locale nella creazione di nuove forme di governance in Europa, CdR E7/2002, pag. 47. - COM(1998) 605 finale del 28.10.1998 Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle Regioni “Quadro d’azione per uno sviluppo urbano sostenibile nell’Unione Europea”. - COM (2000) 196 del 7.04.2000, in particolare pag. 4. - COM (2001) 629 def del 6.11.2001 Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato Economico e Sociale e al Comitato delle Regioni “Rafforzare la dimensione locale della strategia europea per l’occupazione”. - COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE, Regolamento n. 2204 del 12.12.2002 relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti di Stato a favore dell’occupazione e la Legge 8 novembre 1991, n. 381. - CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA del 26.01.2004, Decisione n. 2004/100/CE 117 ATTI, NORMATIVA E DOCUMENTI ATTI COMUNITARI che istituisce un programma d’azione comunitaria per la promozione della cittadinanza europea attiva (partecipazione civica). - COM (2005) 24 def. del 2.2.2005, Comunicazione al Consiglio europeo di primavera, “Lavorare insieme per la crescita e l’occupazione. Il rilancio della Strategia di Lisbona”. - COM (2005) 141 def. del 12.4.2005 “Orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione (2005-2008)” comprendenti una Raccomandazione della Commissione sugli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri e della Comunità (ai sensi dell’articolo 99 del trattato CE) e una proposta di decisione del Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione (ai sensi dell’articolo 128 del trattato CE). - PARLAMENTO EUROPEO E CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA del 5.07.2006, Regolamento CE/1082/2006 recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione. - CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA dell’11.07.2006, Regolamento CE/1083/2006, recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1260/1999. - COM(2006) 385 def., SEC (2006) 928, del 13.07.2006, Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo “La politica di coesione e le Città: il contributo delle Città e degli agglomerati urbani alla crescita e all’occupazione all’interno delle Regioni”. - CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA del 6.10.2006, Decisione sugli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione (2006/702/CE). - COM (2006) 708 def. del 22.11.2006, COMMISSIONE EUROPEA, Libro Verde “Modernizzare il diritto del lavoro per rispondere alle sfide del XXI secolo”. - COMMISSIONE EUROPEA dell’8.12.2006, Regolamento (CE) n. 1828/2006, che stabilisce modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione e del regolamento (CE) n. 1080/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale. - PARLAMENTO EUROPEO E CONSIGLIO del 12.12.2006, Decisione n. 1904/2006/CE che istituisce, per il periodo 2007-2013, il programma «Europa per i cittadini». - CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA del 21.12.2006, Regolamento (CE) n. 1989/2006 che modifica l’allegato III del regolamento (CE) n. 1083/2006 recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1260/1999. NORMATIVA NAZIONALE - Costituzione italiana, artt. 4, 24, 76, 117, 118, 120. 118 ATTI, NORMATIVA E DOCUMENTI - Legge 1° marzo 1986, n. 64 la “Disciplina organica dell’intervento straordinario nel Mezzogiorno”. - Legge 29 aprile 1949, n. 264 “Provvedimenti in materia di avviamento al lavoro e di assistenza dei lavoratori involontariamente disoccupati”. - Legge 8 giugno 1990, n. 142 “Ordinamento delle Autonomie locali”. - Legge 8 novembre 1991, n. 381 “Disciplina delle cooperative sociali”. - Legge 23 dicembre 1996, n. 662 “Misure di razionalizzazione della finanza pubblica”. - Legge 24 giugno 1997, n. 196 “Norme in materia di promozione dell’occupazione”. - Legge 7 agosto 1997, n. 266 “Interventi urgenti per l’economia”. - Decreto Legislativo 23 dicembre 1997, n. 469 “Conferimento alle regioni e agli enti locali di funzioni e compiti in materia di mercato del lavoro, a norma dell’articolo 1 della legge 15 marzo 1997, n. 59”. - Decreto Legislativo 21 aprile 2000, n. 181 “Disposizioni per agevolare l’incontro fra domanda ed offerta di lavoro, in attuazione dell’articolo 45, comma 1, lettera a), della L. 17 maggio 1999, n. 144”. - Decreto Legislativo dell’8 agosto 2000, n. 267 “Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti Locali”. - Legge Regionale Sicilia, n. 15 del 2000. - Legge cost. 18 ottobre 2001, n. 3 “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione”. - Decreto legislativo 19 dicembre 2002, n. 297 “Disposizioni modificative e correttive del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, recante norme per agevolare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, in attuazione dell’articolo 45, comma 1, lettera a) della legge 17 maggio 1999, n. 144.(G.U. 15/01/2003 n. 11)”. - Legge 5 giugno 2003, n. 131 “Disposizioni per l’adeguamento dell’ordinamento della Repubblica alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3”. - Delibera Giunta Comune Potenza del 24 giugno 2003, n. 72. - Legge Delega 14 febbraio 2003, n. 30 “Delega al Governo per la revisione della disciplina dei servizi pubblici e privati per l’impiego, nonché in materia di intermediazione e interposizione privata nella somministrazione di lavoro” - Decreto Legislativo 10 settembre 2003, n. 276 “Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30”. - Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 34 “Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, concernenti le funzioni e la struttura organizzativa del Ministero delle attività produttive, a norma dell’articolo 1 della legge 6 luglio 2002, n. 137”. - Legge del 4 febbraio 2005, n. 11 “Norme generali sulla partecipazione dell’Italia al processo normativo dell’Unione Europea e sulle procedure di esecuzione degli obblighi comunitari”. - Legge Regionale Marche 25 gennaio 2005, n. 2. modificata dalla l.r. 10 febbraio 2006, n. 4. 119 NORMATIVA NAZIONALE ATTI, NORMATIVA E DOCUMENTI NORMATIVA NAZIONALE - Legge Regionale Toscana 1° febbraio 2005, n. 20. - Legge 7 aprile 2005, n. 57, “Ratifica ed esecuzione del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa e alcuni atti connessi, con atto finale, protocolli e dichiarazioni, fatto a Roma il 29 settembre 2004, G.U. n. 92 del 21 aprile 2005”. - Legge Regionale Emilia Romagna 1° agosto 2005, n. 17. DOCUMENTI - Carta delle Autonomie, firmata a Strasburgo il 15 ottobre 1985 e ratificata e resa esecutiva dall’Italia con la legge 30 dicembre 1989, n. 439 ed entrata in vigore il 1° settembre 1990. - “Nouvelle strategie pour une cohésion économique et sociale aprés 1991. 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All’interno del Comune esiste una struttura amministrativa che si occupa di politiche attive del lavoro? 2. Rispetto alle politiche attive del lavoro quale è il ruolo e quali sono le competenze del Comune? 3. Che tipo di politiche del lavoro vengono perseguite dal Comune? 4. In termini percentuali, quale quota del bilancio comunale è riservata agli interventi di politica attiva del lavoro? 5. A quali risorse il Comune attinge per la realizzazione di interventi a favore dell’occupazione (comunitarie, nazionali, regionali)? 6. Nel caso in cui non esiste, in un eventuale Piano Strategico viene analizzata la componente occupazione? 7. Esiste un piano d’azione locale per l’occupazione o un analogo strumento di programmazione locale? Se sì, chi lo elabora e quale ruolo svolge il Comune? 8. Come si coordina il Comune con l’attività della Regione e della Provincia in tema di politiche attive del lavoro? 9. Che tipo di rapporti intercorrono tra il Comune e gli altri Enti che si occupano di questioni connesse al mercato del lavoro (Regione, Provincia, Centri per l’impiego)? 10. Cosa è stato fatto per incrementare l’occupazione? Quali risultati sono stati raggiunti? 11. Che cosa è ancora necessario? 12. Il Comune ha mai incontrato elementi di criticità nel corso del suo impegno a favore dell’occupazione? Se sì, quali? 13. Come giudica la possibilità di usufruire di strumenti di supporto, in primis di un Osservatorio locale sul mercato del lavoro? 14. Il Comune partecipa o ha mai partecipato ad iniziative/progetti europei? 15. Il Comune ha mai fatto parte di una delle reti tematiche previste da iniziative comunitarie? 16. Come giudica l’ipotesi di entrare in una o più reti tematiche? 131 ALLEGATI ALLEGATO 2 MATRICE RETE URBACT - REGENERANDO 132 ALLEGATI 133 ALLEGATI ALLEGATO 3 QUESTIONARIO RAPPRESENTANTI DELLE CITTA’ ADERENTI ALLA RETE URBACT - REGENERANDO QUESTIONARIO RAPPRESENTANTI DELLE CITTÀ 1. Quanto ha spinto il Comune ad entrare a far parte della Rete di Regenerando… Per nulla Poco Abbastanza Molto ❏ ❏ ❏ ❏ • la possibilità di contrastare fenomeni locali di esclusione sociale ❏ ❏ ❏ ❏ • la possibilità di contrastare il mercato del lavoro irregolare ❏ ❏ ❏ ❏ • la possibilità di confrontarsi con altre realtà urbane in genere ❏ ❏ ❏ ❏ • la possibilità di confrontarsi con altre realtà urbane su problematiche specifiche ❏ ❏ ❏ ❏ • la possibilità di incrementare l’occupazione locale 135 ALLEGATI 2. All’interno del Comune, quale è l’ufficio preposto all’ideazione delle iniziative progettuali (planning) presentate nell’ambito del progetto Regenerando? (in caso di concertazione è possibile fornire più risposte) ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ L’ufficio politiche attive per il lavoro L’ufficio per le Risorse Comunitarie L’ufficio del Sindaco Un’agenzia pubblica integrata Un consulente esterno Una struttura esterna Altro (specificare)_____________________ 3. La fase di planning prevede il coinvolgimento delle parti sociali? ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ Sì Sì, ma solo in parte No Non sa Non risponde 4. In che modo le parti sociali partecipano alla fase di planning? (solo per chi ha risposto in maniera affermativa alla domanda precedente) 5. All’interno del Comune, quale è l’ufficio preposto alla programmazione delle iniziative promosse nell’ambito del progetto Regenerando (in caso di concertazione è possibile fornire più risposte) ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ 136 L’ufficio politiche attive per il lavoro L’ufficio per le Risorse Comunitarie Un’agenzia pubblica integrata L’ufficio del Sindaco Un consulente esterno Una struttura esterna Altro (specificare)_____________________ ALLEGATI 6. La fase di programmazione progettuale prevede il coinvolgimento delle parti sociali? ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ Sì Sì, ma solo in parte No Non sa Non risponde 7. In che modo le parti sociali partecipano alla programmazione dei progetti? (solo per chi ha risposto in maniera affermativa alla domanda precedente) 8. In che modo i probabili destinatari finali dei progetti vengono informati sui progetti? (è possibile fornire anche più risposte) ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ Attraverso gli annunci pubblicati sui giornali locali Attraverso i telegiornali locali Attraverso gli annunci pubblicati sul sito internet del Comune Attraverso materiale promozionale Attraverso il passaparola Vengono contattati direttamente dal Comune Altro (specificare) ____________________ 9. I destinatari finali delle iniziative progettuali devono essere necessariamente residenti nel territorio del… ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ Comune Provincia Regione Possono beneficiarne tutti, indipendentemente dal luogo di residenza Altro (specificare) ____________________________ 10. Durante la fase di attuazione delle iniziative il Comune continua ad essere presente? ❏ Sì ❏ No 137 ALLEGATI 10. In che modo il Comune è presente durante la fase di attuazione delle iniziative? (Solo per chi ha risposto sì alla domanda precedente) 10. In Città quale area oggetto di interesse ha tratto maggiori benefici dall’applicazione delle iniziative promosse nell’ambito di Regenerando? ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ Nessuna in particolare Occupazione Sviluppo economico Inclusione sociale Mercato del lavoro regolare Tutte indistintamente 11. Secondo Lei, quale è il valore aggiunto del progetto Regenerando? 12. A pochi mesi dalla fine del progetto Regenerando, il Comune sarebbe disposto ad intraprendere un’iniziativa simile? ❏ ❏ ❏ ❏ Sì No Non sa Non risponde 13. Secondo Lei, in che modo si potrebbe migliorare un’iniziativa come quella di Regenerando? 138 ALLEGATI POLITICA ATTIVA PER L’OCCUPAZIONE 14 Secondo Lei, per contrastare la disoccupazione quanto è importante che il Comune promuova… Per nulla Poco Abbastanza Molto • l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro ❏ ❏ ❏ ❏ • il lavoro femminile ❏ ❏ ❏ ❏ • il lavoro giovanile ❏ ❏ ❏ ❏ • l’inserimento lavorativo dei soggetti a rischio di esclusione sociale ❏ ❏ ❏ ❏ • l’inserimento lavorativo dei disabili ❏ ❏ ❏ ❏ • la formazione professionale ❏ ❏ ❏ ❏ • l’orientamento professionale ❏ ❏ ❏ ❏ • l’introduzione di forme di lavoro flessibile ❏ ❏ ❏ ❏ • gli incentivi alla nuova imprenditorialità ❏ ❏ ❏ ❏ • gli incentivi alle imprese ❏ ❏ ❏ ❏ 17 Gli interventi di politica attiva per l’occupazione realizzati dal Comune si differenziano in base all’età dei beneficiari? ❏ Sì ❏ No 139 ALLEGATI 18 A chi sono indirizzate, nella maggior parte dei casi, le iniziative avanzate per promuovere l’occupazione? (Solo per chi ha risposto sì alla domanda precedente) ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ Giovani in cerca di prima occupazione Disoccupati di breve durata Disoccupati di lunga durata Lavoratori socialmente utili Lavoratori pubblica utilità Altro (specificare) ______________________ 19 Dopo aver conosciuto le iniziative tese ad incrementare l’occupazione poste in essere, nei rispettivi territori, dagli altri Comuni della Rete, ritiene opportuno promuoverne qualcuna nella sua Città? ❏ Sì ❏ No 20 Quali azioni realizzate altrove intende promuovere nella Sua Città per incrementare l’occupazione? (Solo per chi ha risposto sì alla domanda precedente) 21 Grazie alla partecipazione a Regenerando, ritiene di aver acquisito informazioni aggiuntive rispetto a quelle che erano in Suo possesso prima di entrare nelle Rete? ❏ ❏ ❏ ❏ Sì No Non sa Non risponde 22 Quali informazioni ha acquisito grazie all’esperienza di Regenerando? (Solo per chi ha risposto sì alla domanda precedente) 140 ALLEGATI 23 Utilizzando un valore da 1 a 10 (dove 1 esprime il valore minimo e 10 il valore massimo), quanto il Comune è capace di occuparsi di politica attiva per l’occupazione. Per nulla capace ⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦ Completamente capace 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 24 Utilizzando un valore da 1 a 10 (dove 1 esprime il valore minimo e 10 il valore massimo), quanto è importante la sottoscrizione della “Carta delle Città europee per l’occupazione” per affermare la capacità delle Città di esercitare la politica attiva per l’occupazione? Per nulla capace ⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦ Completamente capace 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 25 Secondo Lei, quale è per la Città il valore aggiunto derivante dalla firma della “Carta delle Città europee per l’occupazione”? IL MERCATO DEL LAVORO REGOLARE 26 Il Comune è impegnato attivamente in azioni tese a contrastare il lavoro irregolare? ❏ Sì ❏ No 27 Da quanti anni il Comune si occupa di progettazione legata al tema del mercato del lavoro irregolare? (Solo per chi ha risposto sì alla domanda 26) ❏ ❏ ❏ ❏ Meno di 1 anno Da 1 a 3 anni Da 3 a 5 anni Da oltre 5 anni 141 ALLEGATI 28 Quali sono i settori maggiormente interessati da attività irregolari? (Solo per chi ha risposto sì alla domanda 26) (max. 2 risposte) ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ Agricoltura Edilizia Commercio Servizi alla persona Collaborazione domestica Ristorazione Altro (specificare) ________________________ 29 In che modo il Comune opera per contrastare il lavoro irregolare? (Solo per chi ha risposto sì alla domanda 26) (è possibile fornire anche più risposte) ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ Analizzando le caratteristiche del mercato del lavoro locale Conducendo attività di vigilanza nei cantieri e nelle aziende Offrendo incentivi per la regolarizzazione delle attività Promuovendo campagne per l’emersione dell’economia sommersa Promuovendo la conoscenza dei diritti dei lavoratori Accogliendo le denunce dei lavoratori irregolari Altro (specificare) ____________________ 30 In presenza dell’intervento di contrasto da parte del Comune, le attività lavorative irregolari … (Solo per chi ha risposto sì alla domanda 26) ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ Sono diminuite Sono rimaste invariate Sono aumentate Non sa Non risponde Utilizzando un valore da 1 a 10 (dove 1 esprime il valore minimo e 10 il valore massimo), quanto il Comune è capace di contrastare il mercato del lavoro irregolare. Per nulla capace ⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦⎣_⎦ Completamente capace 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 142 ALLEGATI COESIONE SOCIALE 32 Il Comune è impegnato attivamente in attività tese a contrastare i fenomeni di esclusione sociale? ❏ Sì ❏ No 33 Da quanti anni il Comune si occupa di progettazione legata al tema dell’esclusione sociale? (Solo per chi ha risposto sì alla domanda 32) ❏ ❏ ❏ ❏ Meno di 1 anno Da 1 a 3 anni Da 3 a 5 anni Da oltre 5 anni 34 Quali sono in Città le categorie maggiormente esposte al rischio di marginalità sociale? (Solo per chi ha risposto sì alla domanda 32) (max 2 risposte) ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ Donne Minori Anziani Diversamente abili Minoranze etniche Ex-detenuti Ex-tossicodipendenti Altro (specificare) ______________________ 35 Indicare i maggiori interventi realizzati dal Comune per contrastare i fenomeni di esclusione sociale (Solo per chi ha risposto sì alla domanda 32) 143 ALLEGATI ALLEGATO 4 FUNZIONE DI SELEZIONE PER APPROFONDIMENTO DEI CASI STRUTTURA PUNTEGGIO 145 146 12 11 10 10 8 Azioni dirette ed indirette rispetto all'obiettivo occupazione Destinatari progetto Rete e partenariati Livello di formazione Grado di ingegneria finanziaria pubblica 100 14 Approccio progettuale TOTALI 15 Utilizzo ICT A 20 Impatto occupazionale Indicatore Peso 5 5 5 4 Sostenibilità Qualità 0 0 0 0 0 0 3 2 1 2 5 4 Disabili Donne, minoranza etniche, ex detenuti, ex tossicodipendenti Anziani Altro Presenza di partners 0 0 1 1 Nazionali Comunitari Misti 0 0 1 1 Regionali 0 0 3 3 Formazione media/bassa Locali 0 0 4 Under 21 4 0 Coinvolgimento di città esterne alla rete Formazione altamente qualificata 0 5 Dirette per l'ambiente 3 0 3 Disoccupati 0 0 5 5 0 5 0 0 Dirette per il mercato irregolare Dirette per il sociale Dirette per l'occupazione Dirette per lo sviluppo 0 0 0 2 0 0 0 4 0 0 3 3 5 D1=AxBxC1 Attuazione progettuale Approccio incrementale Trasferibilità progetti Approccio integrato C1 CREAZIONE OCCUPAZIONE Punteggio Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] Informazione 5 B Punteggio Incidenza sul tasso di disoccupazione Successo in termini di occupazione Formazione Sottoindicatori STRUTTURA PUNTEGGIO C2 Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] ICT D2=AxBxC2 Punteggio 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 C3 D3=AxBxC3 INCLUSIONE SOCIALE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 C4 D4=AxBxC4 ORIENTAMENTO/FORMAZIONE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 C5 D5=AxBxC5 INCUBATORE DI IMPRESA Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 C6 D6=AxBxC6 ALTA FORMAZIONE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 (D1+D2+…+D6) TOTALE S 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 ALLEGATI 12 11 10 10 8 Azioni dirette ed indirette rispetto all'obiettivo occupazione Destinatari progetto Rete e partenariato Livello di formazione Grado di ingegneria finanziaria pubblica 100 14 Approccio incrementale TOTALI 15 Utilizzo ICT 1 0 0 0 1 1 1 1 Regionali Nazionali Comunitari Misti 0 1 0 0 3 3 Formazione media/bassa 0 1 0 Locali 4 Formazione altamente qualificata 4 Altro 5 1 2 Anziani Coinvolgimento di città esterne alla rete 0 2 Donne, minoranza etniche, ex detenuti, ex tossicodipendenti Presenza di partners 1 3 Disabili 0 0 1 0 1 3 Dirette per l'ambiente 4 3 Dirette per il sociale 5 5 Dirette per il mercato irregolare 0 Under 21 5 Dirette per lo sviluppo 0 0 Disoccupati 5 4 Qualità Dirette per l'occupazione 5 Sostenibilità 1 1 5 Approccio integrato 1 0 5 1 2 4 Attuazione progettuale 0 Approccio incrementale 3 Informazione 0 Trasferibilità progetti 5 1 3 Formazione 1 5 Successo in termini di occupazione C1 635 0 0 0 0 24 0 0 0 50 0 0 22 0 0 55 36 0 60 0 0 0 70 70 0 28 60 0 0 60 100 D1=AxBxC1 CREAZIONE OCCUPAZIONE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] Incidenza sul tasso di disoccupazione B 20 Impatto occupazionale A Sottoindicatori Peso Indicatore Punteggio CATANIA C2 1 0 0 0 0 0 1 1 5 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 0 1 1 1 1 1 1 924 8 0 0 0 0 0 40 40 250 22 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 56 70 70 0 28 60 45 75 60 100 D2=AxBxC2 ICT Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] C3 0 1 1 0 1 1 0 0 0 0 0 1 0 1 0 0 0 1 0 0 0 0 1 0 1 0 0 0 0 0 284 0 8 8 0 24 30 0 0 0 0 0 22 0 44 0 0 0 50 0 0 0 0 70 0 28 0 0 0 0 0 D3=AxBxC3 INCLUSIONE SOCIALE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] C4 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 1 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 1 1 420 0 0 0 0 24 30 0 0 0 0 0 22 0 44 0 0 0 0 0 0 0 70 70 0 0 0 0 0 60 100 D4=AxBxC4 ORIENTAMENTO/FORMAZIONE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] C5 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D5=AxBxC5 INCUBATORE DI IMPRESA Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] C6 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D6=AxBxC6 ALTA FORMAZIONE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] 2263 8 8 8 0 72 60 40 40 300 22 0 66 0 88 55 36 0 110 0 0 56 210 280 0 84 120 45 75 180 300 (D1+D2+…+D6) TOTALE S ALLEGATI 147 148 EVOSMOS TOTALI Grado di ingegneria finanziaria pubblica Livello di formazione Rete e partenariati Destinatari progetto Azioni dirette ed indirette rispetto all'obiettivo occupazione Approccio progettuale Utilizzo ICT Impatto occupazionale Indicatore 100 Regionali Nazionali Comunitari Misti A 20 Incidenza sul tasso di disoccupazione Successo in termini di occupazione 15 Formazione Informazione Attuazione progettuale 14 Approccio incrementale Trasferibilità progetti Approccio integrato Sostenibilità Qualità 12 Dirette per l'occupazione Dirette per lo sviluppo Dirette per il mercato irregolare Dirette per il sociale Dirette per l'ambiente 11 Disoccupati Under 21 Disabili Donne, minoranza etniche, ex detenuti, ex tossicodipendenti Anziani Altro 10 Presenza di partners Coinvolgimento di città esterne alla rete 10 Formazione altamente qualificata Formazione media/bassa 8 Locali Peso Sottoindicatori B 1 1 1 1 1 2 5 4 4 3 3 5 3 5 3 4 2 3 3 5 4 4 5 5 3 3 5 4 3 2 0 0 0 1 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 8 412 0 0 50 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 ICT Attribuzione Punteggio Attribuzione Punteggio [presenza=1/ [presenza=1/ assenza=0] assenza=0] D2=AxBxC2 C1 D1=AxBxC1 C2 1 100 0 0 1 60 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 48 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 36 0 0 0 0 0 0 1 55 0 0 0 0 0 0 1 33 0 0 1 22 0 0 Punteggio CREAZIONE OCCUPAZIONE 0 1 0 0 1 0 1 0 0 0 0 0 8 0 0 381 11 0 50 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 1 0 0 1 0 0 8 0 0 225 0 0 50 0 0 30 0 INCLUSIONE SOCIALE ORIENTAMENTO/FORMAZIONE Attribuzione Attribuzione Punteggio Punteggio [presenza=1/ [presenza=1/ assenza=0] assenza=0] C3 D3=AxBxC3 C4 D4=AxBxC4 1 100 0 0 1 60 1 60 0 0 0 0 0 0 0 0 1 60 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 40 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 30 0 0 0 0 0 0 0 0 1 55 0 0 0 0 0 0 0 0 1 22 1 22 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 16 0 8 952 11 0 150 0 0 30 0 INCUBATORE DI IMPRESA ALTA FORMAZIONE TOTALE Attribuzione Punteggio Attribuzione Punteggio S [presenza=1/ [presenza=1/ assenza=0] assenza=0] C5 D5=AxBxC5 C6 D6=AxBxC6 (D1+D2+…+D6) 0 0 0 200 0 0 0 0 0 180 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 60 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 88 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 110 0 0 0 0 0 0 0 0 0 33 0 0 0 0 66 ALLEGATI 14 12 11 10 10 8 Approccio progettuale Azioni dirette ed indirette rispetto all'obiettivo occupazione Destinatari progetto Rete e partenariati Livello di formazione Grado di ingegneria finanziaria pubblica 100 15 Utilizzo ICT TOTALI 20 A Peso Impatto occupazionale Indicatore GRAND SUR SAONE 2 Altro 3 1 1 1 1 Nazionali Comunitari Misti 3 Formazione media/bassa Locali Regionali 4 Formazione altamente qualificata 4 1 Anziani Coinvolgimento di città esterne alla rete 2 Donne, minoranza etniche, ex detenuti, ex tossicodipendenti 5 3 Disabili Presenza di partners 4 Dirette per l'ambiente 5 3 Dirette per il sociale Disoccupati 3 Dirette per il mercato irregolare Under 21 5 5 Dirette per lo sviluppo 5 4 Dirette per l'occupazione 5 5 5 Trasferibilità progetti Sostenibilità 2 Approccio incrementale Qualità 4 Attuazione progettuale Approccio integrale 3 Informazione 3 5 Successo in termini di occupazione Formazione 5 B Punteggio Incidenza sul tasso di disoccupazione Sottoindicatori C1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 1 0 1 1 0 0 0 0 0 1 1 423 8 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 55 0 0 0 0 60 0 70 70 0 0 0 0 0 60 100 D1=AxBxC1 CREAZIONE OCCUPAZIONE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] C2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D2=AxBxC2 ICT Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] C3 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 1 1 304 8 0 0 0 0 0 0 0 0 0 11 22 33 0 0 0 0 0 0 0 0 70 0 0 0 0 0 0 60 100 D3=AxBxC3 INCLUSIONE SOCIALE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] C4 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D4=AxBxC4 ORIENTAMENTO/FORMAZIONE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 C5 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D5=AxBxC5 INCUBATORE DI IMPRESA Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 C6 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D6=AxBxC6 ALTA FORMAZIONE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] 727 16 0 0 0 0 0 0 0 0 0 11 22 33 0 55 0 0 0 60 0 140 70 0 0 0 0 0 120 200 (D1+D2+…+D6) TOTALE S ALLEGATI 149 150 14 12 11 10 10 8 Approccio progettuale Azioni dirette ed indirette rispetto all'obiettivo occupazione Destinatari progetto Rete e partenariati Livello di formazione Grado di ingegneria finanziaria pubblica 100 15 Utilizzo ICT TOTALI 20 A Peso Impatto occupazionale Indicatore LEICESTER 0 Attuazione progettuale 5 5 5 4 Approccio integrato Sostenibilità Qualità 3 1 0 2 1 2 Donne, minoranza etniche, ex detenuti, ex tossicodipendenti Anziani Altro 0 0 1 1 1 1 Regionali Nazionali Comunitari Misti 1 0 0 0 3 3 0 0 4 4 0 5 Presenza di partners Coinvolgimento di città esterne alla rete Formazione altamente qualificata Formazione media/bassa Locali 0 0 Disabili 0 4 3 Under 21 1 1 0 3 5 Dirette per l'ambiente Disoccupati 0 0 5 5 1 5 0 1 Dirette per il mercato irregolare Dirette per il sociale Dirette per l'occupazione Dirette per lo sviluppo 0 2 Trasferibilità progetti 1 1 0 4 Approccio incrementale 0 3 1 3 Informazione 1 5 C1 541 8 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 22 0 0 55 0 36 0 0 60 0 70 70 0 0 60 0 0 60 100 D1=AxBxC1 CREAZIONE OCCUPAZIONE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] 5 B Punteggio Incidenza sul tasso di disoccupazione Successo in termini di occupazione Formazione Sottoindicatori C2 ICT 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 1 1 0 1 1 Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] 365 8 0 0 0 0 0 0 0 0 22 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 70 0 0 60 45 0 60 100 D2=AxBxC2 Punteggio 1 0 0 0 1 0 0 0 0 1 0 1 0 0 0 0 1 0 0 1 0 1 1 0 0 0 0 0 1 456 8 0 0 0 24 0 0 0 0 22 0 22 0 0 0 0 30 0 0 50 0 70 70 0 0 0 0 0 60 100 C4 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D4=AxBxC4 1 D3=AxBxC3 C3 ORIENTAMENTO/FORMAZIONE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] INCLUSIONE SOCIALE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 C5 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D5=AxBxC5 INCUBATORE DI IMPRESA Punteggio Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 C6 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D6=AxBxC6 ALTA FORMAZIONE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1362 24 0 0 0 24 0 0 0 0 44 0 44 0 0 55 0 66 0 0 110 0 140 210 0 0 120 45 0 180 300 (D1+D2+…+D6) TOTALE S ALLEGATI 14 12 11 10 10 8 Approccio progettuale Azioni dirette ed indirette rispetto all'obiettivo occupazione Destinatari progetto Rete e partenariati Livello di formazione Grado di ingegneria finanziaria pubblica 100 15 Utilizzo ICT TOTALI 20 A Peso Impatto occupazionale Indicatore 1 1 1 1 Nazionali Comunitari Misti 3 3 Regionali Formazione media/bassa Locali 4 4 Coinvolgimento di città esterne alla rete Formazione altamente qualificata 5 2 Presenza di partners 1 Altro 3 Dirette per l'ambiente Anziani 3 Dirette per il sociale 2 5 Dirette per lo sviluppo Dirette per il mercato irregolare Donne, minoranza etniche, ex detenuti, ex tossicodipendenti 5 Dirette per l'occupazione 3 4 Qualità 4 5 5 Sostenibilità Disabili 5 Approccio integrato Under 21 5 Trasferibilità progetti 5 0 2 Approccio incrementale Disoccupati 1 4 0 3 14 0 1 1 0 0 1 0 0 1 0 0 0 0 0 1 1 1 1 0 1 1 0 0 0 1 5 Formazione Attuazione progettuale 1 Informazione 3 Successo in termini di occupazione 1 C1 5 B 688 0 8 8 0 0 30 0 0 50 0 0 0 0 0 55 36 36 60 0 60 0 70 70 0 0 0 45 0 60 100 D1=AxBxC1 Punteggio CREAZIONE OCCUPAZIONE Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] Incidenza sul tasso di disoccupazione Sottoindicatori Punteggio NAPOLI ICT C2 6 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 0 Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] 308 0 0 8 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 55 0 0 0 0 0 0 70 70 0 0 60 45 0 0 0 D2=AxBxC2 Punteggio C3 12 0 0 1 0 0 1 0 0 1 0 0 1 0 1 1 1 1 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 1 1 551 0 0 8 0 0 0 0 0 50 0 0 22 0 44 55 36 36 0 0 0 0 70 70 0 0 0 0 0 60 100 D3=AxBxC3 Punteggio INCLUSIONE SOCIALE Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] C4 0 0 0 1 1 1 0 0 1 0 0 1 0 1 1 0 0 0 0 0 1 1 1 0 0 1 0 0 1 1 13 Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] 649 0 0 0 8 24 30 0 0 50 0 0 22 0 44 55 0 0 0 0 0 56 70 70 0 0 60 0 0 60 100 D4=AxBxC4 Punteggio ORIENTAMENTO/FORMAZIONE C5 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D5=AxBxC5 Punteggio INCUBATORE DI IMPRESA Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] C6 1 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 1 0 0 0 0 233 8 0 0 0 0 0 40 0 0 0 0 0 0 0 55 0 0 0 0 0 0 70 0 0 0 60 0 0 0 0 D6=AxBxC6 Punteggio ALTA FORMAZIONE Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] 2429 8 8 24 8 24 60 40 0 150 0 0 44 0 88 275 72 72 60 0 60 56 350 280 0 0 180 90 0 180 300 (D1+D2+…+D6) S TOTALE ALLEGATI 151 152 ORADEA 14 12 11 10 10 8 Approccio progettuale Azioni dirette ed indirette rispetto all'obiettivo occupazione Destinatari progetto Rete e partenariati Livello di formazione Grado di ingegneria finanziaria pubblica 100 15 Utilizzo ICT TOTALI 20 A Peso Impatto occupazionale Indicatore 5 4 Sostenibilità Qualità 2 Altro 3 1 1 1 1 Regionali Nazionali Comunitari Misti 3 Formazione media/bassa Locali 4 Formazione altamente qualificata 4 1 Anziani 5 2 Donne, minoranza etniche, ex detenuti, ex tossicodipendenti Presenza di partners 3 Disabili Coinvolgimento di città esterne alla rete 4 Under 21 3 Dirette per l'ambiente 5 3 Dirette per il sociale Disoccupati 5 5 Dirette per lo sviluppo Dirette per il mercato irregolare 5 5 Approccio integrato Dirette per l'occupazione 5 Trasferibilità progetti 4 Attuazione progettuale 2 3 Informazione Approccio incrementale 5 Formazione 5 3 Successo in termini di occupazione B Punteggio Incidenza sul tasso di disoccupazione Sottoindicatori C1 0 0 1 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 1 0 0 1 1 0 1 1 1 0 0 1 1 0 0 0 0 516 0 0 8 0 0 0 0 0 0 22 0 0 0 0 0 0 36 0 60 60 0 70 70 70 0 0 45 75 D1=AxBxC1 CREAZIONE OCCUPAZIONE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] C2 ICT 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 ICT 13 0 0 1 0 0 0 0 0 1 1 1 0 0 1 1 0 1 0 1 0 0 1 1 0 0 0 0 0 1 1 1 C3 578 8 0 8 0 0 0 0 0 50 22 11 0 0 44 55 0 30 0 50 0 0 70 70 0 0 0 0 0 60 100 D3=AxBxC3 INCLUSIONE SOCIALE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D2=AxBxC2 Punteggio C4 0 0 1 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 1 1 0 1 0 1 1 0 1 1 0 0 0 0 0 1 1 0 609 0 8 0 0 0 0 0 50 22 0 0 0 44 55 0 30 0 50 50 0 70 70 0 0 0 0 0 60 100 D4=AxBxC4 ORIENTAMENTO/FORMAZIONE Punteggio Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] C5 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D5=AxBxC5 INCUBATORE DI IMPRESA Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] C6 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D6=AxBxC6 ALTA FORMAZIONE Punteggio Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] 1703 8 0 24 0 0 0 0 0 100 66 11 0 0 88 110 0 96 0 160 110 0 210 210 70 0 0 45 75 120 200 (D1+D2+…+D6) TOTALE S ALLEGATI 12 11 10 10 8 Azioni dirette ed indirette rispetto all'obiettivo occupazione Destinatari progetto Rete e partenariati Livello di formazione Grado di ingegneria finanziaria pubblica 100 14 Approccio progettuale TOTALI 15 Utilizzo ICT 5 4 Presenza di partners Coinvolgimento di città esterne alla rete 3 1 1 1 1 Locali Regionali Nazionali Comunitari Misti 3 2 Altro Formazione media/bassa 1 Anziani 4 2 Donne, minoranza etniche, ex detenuti, ex tossicodipendenti Formazione altamente qualificata 3 Dirette per l'ambiente 4 3 Dirette per il sociale Disabili 3 Dirette per il mercato irregolare Under 21 5 Dirette per lo sviluppo 5 5 Dirette per l'occupazione Disoccupati 4 5 Qualità 5 2 Approccio incrementale Sostenibilità 4 Attuazione progettuale 5 3 Informazione 5 5 Formazione Approccio integrato 3 Successo in termini di occupazione Trasferibilità progetti 5 Incidenza sul tasso di disoccupazione B 20 Impatto occupazionale A Sottoindicatori Peso Indicatore Punteggio PALERMO 0 0 1 0 1 1 0 0 1 1 1 0 1 1 1 1 1 1 1 1 0 1 1 1 0 0 0 0 1 D1=AxBxC1 C1 899 0 0 8 0 24 30 0 0 50 22 11 0 33 44 55 36 36 60 60 60 0 70 70 70 0 0 0 0 60 100 Punteggio Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] 1 CREAZIONE OCCUPAZIONE ICT C2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D2=AxBxC2 Punteggio C3 1 0 0 0 1 1 0 0 1 1 1 1 1 0 0 1 1 0 1 0 0 1 1 1 0 0 0 0 1 1 680 8 0 0 0 24 30 0 0 50 22 11 22 33 0 0 30 30 0 50 0 0 70 70 70 0 0 0 0 60 100 D3=AxBxC3 Punteggio INCLUSIONE SOCIALE Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] C4 Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] 1 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 1 0 1 0 0 1 1 0 0 0 0 0 1 1 497 8 0 0 0 24 30 0 0 0 0 0 0 0 0 55 0 30 0 50 0 0 70 70 0 0 0 0 0 60 100 D4=AxBxC4 Punteggio ORIENTAMENTO/FORMAZIONE C5 0 0 0 0 1 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 0 1 0 1 1 491 0 0 0 0 24 0 0 0 0 22 0 0 0 0 0 0 0 50 50 0 0 70 70 0 0 0 45 0 60 100 D5=AxBxC5 Punteggio INCUBATORE DI IMPRESA Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] C6 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D6=AxBxC6 Punteggio ALTA FORMAZIONE Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] 2567 16 0 8 0 96 90 0 0 100 66 22 22 66 44 110 66 96 110 210 60 0 280 280 140 0 0 45 0 240 400 (D1+D2+…+D6) S TOTALE ALLEGATI 153 154 3 Dirette per l'ambiente 1 1 1 Nazionali Comunitari Misti 100 1 Regionali TOTALI 3 0 1 0 0 1 0 Locali 0 3 0 0 0 0 4 8 2 Altro Grado di ingegneria finanziaria pubblica 0 1 Donne, minoranza etniche, ex detenuti, ex tossicodipendenti Anziani 10 1 3 2 Disabili 0 4 Under 21 1 0 5 Disoccupati Livello di formazione 10 Rete e partenariato 0 3 4 11 Destinatari progetto 1 5 0 1 0 1 Dirette per il mercato irregolare Dirette per il sociale Qualità 5 4 Sostenibilità 1 Dirette per lo sviluppo 5 Approccio integrato 1 0 5 5 Trasferibilità progetti 1 1 Dirette per l'occupazione 2 5 Approccio incrementale Coinvolgimento di città esterne alla rete Formazione altamente qualificata Formazione media/bassa 12 Azioni dirette ed indirette rispetto all'obiettivo occupazione 4 Attuazione progettuale 5 14 Approccio progettuale 3 Informazione 1 3 1 1 C1 737 0 8 0 0 24 0 0 0 0 0 0 22 0 0 55 0 0 60 0 60 0 70 70 0 28 60 45 75 60 100 D1=AxBxC1 CREAZIONE OCCUPAZIONE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] 5 5 B Incidenza sul tasso di disoccupazione Successo in termini di occupazione Formazione Sottoindicatori Punteggio Presenza di partners 15 Utilizzo ICT A 20 Impatto occupazionale Indicatore Peso REGGIO CALABRIA C2 ICT 1 0 0 0 0 0 0 1 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 1 1 0 0 1 1 0 1 1 Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] 575 8 0 0 0 0 0 0 40 50 22 0 0 0 0 0 0 0 0 50 0 0 70 70 0 0 60 45 0 60 100 D2=AxBxC2 Punteggio C3 1 1 0 1 1 0 0 0 0 0 1 1 1 1 0 0 1 1 0 0 0 1 1 0 0 1 0 0 1 1 598 8 8 0 8 24 0 0 0 0 0 11 22 33 44 0 0 30 50 0 0 0 70 70 0 0 60 0 0 60 100 D3=AxBxC3 INCLUSIONE SOCIALE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] C4 1 0 1 0 1 0 1 1 1 0 0 0 0 1 1 0 1 0 0 0 0 1 1 0 0 1 1 1 1 1 779 8 0 8 0 24 0 40 40 50 0 0 0 0 44 55 0 30 0 0 0 0 70 70 0 0 60 45 75 60 100 D4=AxBxC4 ORIENTAMENTO/FORMAZIONE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] C5 0 0 0 0 1 0 0 1 1 1 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 1 1 1 0 0 1 1 0 1 1 697 0 0 0 0 24 0 0 40 50 22 0 0 0 0 0 0 0 50 50 0 56 70 70 0 0 60 45 0 60 100 D5=AxBxC5 INCUBATORE DI IMPRESA Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] C6 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D6=AxBxC6 ALTA FORMAZIONE Punteggio Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 3386 24 16 8 8 96 0 40 120 150 44 11 44 33 88 110 0 60 160 100 60 56 350 350 0 28 300 180 150 300 500 (D1+D2+…+D6) TOTALE S ALLEGATI 14 12 11 10 10 8 Approccio progettuale Azioni dirette ed indirette rispetto all'obiettivo occupazione Destinatari progetto Rete e partenariati Livello di formazione Grado di ingegneria finanziaria pubblica 100 15 Utilizzo ICT TOTALI 20 A Peso Impatto occupazionale Indicatore ROMA 4 Processi progettuali 0 3 Dirette per l'ambiente 1 1 1 1 Regionali Nazionali Comunitari Misti 0 0 1 0 1 0 3 3 0 0 0 4 1 0 4 5 Altro Coinvolgimento di città esterne alla rete Formazione altamente qualificata Formazione media/bassa Locali 0 1 2 Donne, minoranza etniche, ex detenuti, ex tossicodipendenti Anziani Presenza di partners 0 3 Disabili 0 4 2 Under 21 0 5 Disoccupati 0 1 5 3 0 0 4 5 1 5 1 1 5 Approccio integrato Adeguamento al contesto di sviluppo locale Qualità 5 0 5 Dirette per l'occupazione Dirette per lo sviluppo Dirette per il mercato irregolare Dirette per il sociale 0 1 1 2 Approccio incrementale Trasferibilità progetti 3 Informazione 1 3 0 1 C1 579 0 0 8 0 24 0 0 0 0 22 0 0 0 0 0 0 0 60 0 60 0 70 70 0 0 60 45 0 60 100 D1=AxBxC1 CREAZIONE OCCUPAZIONE Punteggio Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] 5 5 B Punteggio Incidenza sul tasso di disoccupazione Successo in termini di occupazione Formazione Sottoindicatori C2 ICT 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 0 1 1 1 0 1 1 1 1 0 1 1 0 0 0 Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] 0 0 0 679 0 0 0 0 24 0 0 0 0 0 0 22 33 44 55 0 30 50 50 0 56 70 70 70 0 60 45 D2=AxBxC2 Punteggio C3 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 0 1 1 1 0 1 1 1 1 0 1 1 0 1 1 839 0 0 0 0 24 0 0 0 0 0 0 22 33 44 55 0 30 50 50 0 56 70 70 70 0 60 45 0 60 100 D3=AxBxC3 INCLUSIONE SOCIALE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] C4 0 0 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 24 30 0 0 50 22 0 0 33 44 0 0 0 0 0 0 0 70 70 0 0 0 0 0 0 0 343 D5=AxBxC5 ORIENTAMENTO/FORMAZIONE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] C5 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D5=AxBxC5 INCUBATORE DI IMPRESA Punteggio Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 C6 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D6=AxBxC6 ALTA FORMAZIONE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 2440 0 0 8 0 96 30 0 0 50 44 0 44 99 132 110 0 60 160 100 60 112 280 280 140 0 180 135 0 120 200 (D1+D2+…+D6) TOTALE S ALLEGATI 155 156 TOTALI Grado di ingegneria finanziaria pubblica Livello di formazione Rete e partenariati Destinatari progetto Azioni dirette ed indirette rispetto all'obiettivo occupazione Approccio progettuale Utilizzo ICT Impatto occupazionale Indicatore SALERNO 100 R egiona li N a z iona li Comunita ri Mis ti Dirette per lo sviluppo Dirette per il mercato irregolare Dirette per il sociale Dirette per l'ambiente 11 Dis occupa ti Under 21 Dis a bili Donne, minoranza etniche, ex detenuti, ex tossicodipendenti A nz ia ni A ltro 10 Presenza di partners Coinvolgimento di città esterne alla rete 10 Formazione altamente qualificata Formazione media/bassa 8 Loca li A 20 Incidenza sul tasso di disoccupazione Successo in termini di occupazione 15 Forma z ione Informa z ione Attuazione progettuale 14 Approccio incrementale Trasferibilità progetti Approccio integrato Sos tenibilità Q ua lità 12 Dirette per l'occupazione Peso Sottoindicatori 0 0 0 4 3 3 1 0 0 0 0 1 1 0 1 2 5 4 1 1 1 1 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 1 1 0 0 5 3 4 2 5 5 5 4 5 5 5 3 3 5 4 3 2 1 3 8 0 0 0 504 0 0 0 0 22 50 0 0 0 36 0 0 0 0 0 0 0 60 28 0 70 70 0 0 60 Punteggio CREAZIONE OCCUPAZIONE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] B C1 D1=AxBxC1 100 1 5 ICT Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] C2 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 1 0 1 1 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 0 8 479 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 44 0 22 0 45 60 0 0 70 70 0 0 60 D2=AxBxC2 100 Punteggio 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 1 0 1 0 0 0 0 0 1 0 0 1 1 0 0 0 8 384 0 0 0 0 0 0 0 0 0 30 0 0 44 0 22 0 0 0 0 0 70 0 0 50 60 0 0 1 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 2 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 0 0 8 0 382 30 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 44 0 0 0 0 0 70 70 0 0 60 INCLUSIONE SOCIALE ORIENTAMENTO/FORMAZIONE Punteggio Attribuzione Punteggio Attribuzione [presenza=1/ [presenza=1/ assenza=0] assenza=0] C3 D3=AxBxC3 C4 D4=AxBxC4 1 100 1 100 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 INCUBATORE DI IMPRESA Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] C5 D5=AxBxC5 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 8 0 8 16 1749 30 0 0 0 22 50 0 0 0 66 0 0 88 0 88 0 45 120 28 0 280 210 0 50 240 ALTA FORMAZIONE TOTALE Attribuzione Punteggio S [presenza=1/ assenza=0] C6 D6=AxBxC6 (D1+D2+…+D6) 0 400 0 ALLEGATI 12 11 10 10 8 Azioni dirette ed indirette rispetto all'obiettivo occupazione Destinatari progetto Rete e partenariati Livello di formazione Grado di ingegneria finanziaria pubblica 100 14 Approccio progettuale TOTALI 15 Utilizzo ICT 4 Attuazione progettuale 2 Altro 1 1 1 1 Regionali Nazionali Comunitari Misti 3 3 4 Formazione altamente qualificata Locali Formazione media/bassa 5 1 Anziani 4 2 Coinvolgimento di città esterne alla rete 3 Donne, minoranza etniche, ex detenuti, ex tossicodipendenti Presenza di partners 4 Disabili 3 Dirette per l'ambiente Under 21 3 Dirette per il sociale 5 5 Dirette per il mercato irregolare Disoccupati 5 Dirette per lo sviluppo 4 Sostenibilità Qualità 5 5 Approccio integrato Dirette per l'occupazione 5 5 Trasferibilità progetti 2 3 Approccio incrementale 5 Formazione 3 Successo in termini di occupazione Informazione 5 Incidenza sul tasso di disoccupazione B 20 Impatto occupazionale A Sottoindicatori Peso Indicatore Punteggio SIRACUSA C1 1 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 1 0 0 1 0 1 1 0 0 0 0 0 1 1 483 8 0 0 0 24 0 0 0 0 0 0 0 0 0 55 0 36 0 0 60 0 70 70 0 0 0 0 0 60 100 D1=AxBxC1 CREAZIONE OCCUPAZIONE Punteggio Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] C2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D2=AxBxC2 ICT Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] C3 1 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 0 1 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 1 1 502 8 0 0 8 24 0 0 0 0 0 0 0 33 44 55 0 30 0 0 0 0 70 70 0 0 0 0 0 60 100 D3=AxBxC3 INCLUSIONE SOCIALE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] C4 1 0 0 1 0 1 0 0 1 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 291 8 0 0 8 0 30 0 0 50 0 0 0 0 0 55 0 0 0 0 0 0 70 70 D4=AxBxC4 ORIENTAMENTO/FORMAZIONE Punteggio Attribuzione [presenza=1/ assenza=0] C5 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D5=AxBxC5 INCUBATORE DI IMPRESA Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] C6 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 D6=AxBxC6 ALTA FORMAZIONE Attribuzione Punteggio [presenza=1/ assenza=0] 1276 24 0 0 16 48 30 0 0 50 0 0 0 33 44 165 0 66 0 0 60 0 210 210 0 0 0 0 0 120 200 (D1+D2+…+D6) TOTALE S ALLEGATI 157 ALLEGATI ALLEGATO 5 INTERVISTA AL PRESIDENTE DELL’UNIONE DEGLI ASSESSORATI INTERVISTA prof. GIACOMO MULÈ PRESIDENTE UNIONE DEGLI ASSESSORATI ALLE POLITICHE SOCIO-SANITARIE E DEL LAVORO 1. Perché è nata l’Unione degli Assessorati alle politiche socio-sanitarie e del lavoro e quale è il suo valore aggiunto? 2. Che tipo di iniziative sono state realizzate dall’Unione degli Assessorati alle politiche socio-sanitarie e del lavoro? 3. Quali ricadute occupazionali hanno avuto le iniziative realizzate? 4. Come opera attualmente l’Unione degli Assessorati in tema di politiche occupazionali e con quali strumenti? 5. Quali sono le proposte che l’Associazione si propone di realizzare in tema di politiche del lavoro? 6. Come è articolata l’attività degli osservatori locali in tema di politiche del lavoro? 7. Come si coordina l’attività degli osservatori locali? 8. Esprima le Sue considerazioni sull’attività dell’Unione degli Assessorati? 159 ALLEGATI ALLEGATO 6 CARTA DELLE CITTÀ EUROPEE PER L’OCCUPAZIONE Il contributo delle Città alla crescita dell’occupazione nei contesti locali Dichiarazione delle Città del Network Urbact Regenerando alle Istituzioni Europee, Nazionali e Regionali 161 ALLEGATI LA CARTA DELLE CITTÀ EUROPEE PER L’OCCUPAZIONE Il contributo delle Città alla crescita dell’occupazione nei contesti locali Premessa Sulla base delle iniziative realizzate dalle Città appartenenti al network Regenerando, guidato da Reggio Calabria e costituito da Roma, Leicester, Napoli, Chalon sur Soan, Palermo, Evosmos, Catania, Oradea, Siracusa e Salerno, l’operato delle Città europee è stato analizzato nei diversi contesti nazionali e regionali, rispetto alla problematica della lotta alla disoccupazione. Tale attività, i cui risultati sono leggibili anche attraverso una specifica matrice e una pubblicazione dal titolo “Il contributo delle Città all’occupazione”, è stata finanziata nell’ambito del progetto Regenerando dalla Commissione europea tramite il programma Urbact e consente di dimostrare e confermare che le Città, contribuiscono in modo efficace alla crescita dell’occupazione e allo sviluppo economico e sociale, e sono il fulcro di modelli di governance locale. Da quanto analizzato, inoltre, emerge che qualora fossero rimossi taluni condizionamenti che limitano l’operato delle Città in questo ambito, il loro contributo alle politiche occupazionali sarebbe ancora più significativo. Anche se le loro capacità di azione sono attualmente sottovalutate, esse sono tra i principali motori dello sviluppo economico, dell’innovazione produttiva, sociale e culturale e il loro ruolo contribuisce al successo delle strategie per lo sviluppo occupazionale, locale nonché regionale, indipendentemente dalle diversità che le caratterizzano. Le Città, grazie alla realizzazione di opere pubbliche e agli appalti di lavori, di forniture e di servizi, all’esercizio delle loro competenze in tema di programmazione e pianificazione territoriale, alla promozione dei servizi alla persona e alla società, contribuiscono in modo diretto ed indiretto alla crescita dell’occupazione, e spesso nei territori delle municipalità di medie dimensioni rappresentano i principali datori di lavoro. 162 ALLEGATI Le Città, dunque, emergono quali attori importanti in grado di contribuire ad assicurare la dimensione territoriale della coesione economica e sociale europea. I partners del network Regenerando ritengono che queste riflessioni abbiano una rilevanza suscettibile di essere ampiamente condivisa e tale da far convergere gli interessi e le posizioni delle Città in Europa e delle altre Istituzioni impegnate nella lotta contro la disoccupazione e, in questa prospettiva, invitano tutte le altre Città a sottoscrivere la presente Carta. Avendo le Città dimostrato di poter contribuire con successo al raggiungimento degli obiettivi fissati dalla Strategia di Lisbona appare inevitabile la loro partecipazione all’attuazione di tale Strategia, il cui successo dipende anche dal coinvolgimento attivo di tutti gli attori a livello europeo, nazionale, regionale e locale, nel rispetto delle pari opportunità di accesso al mercato del lavoro e assicurando una adeguata compatibilità tra flessibilità, sicurezza e qualità della vita e del lavoro. Ciò implica che le iniziative occupazionali attuino complete politiche di inclusione, tenendo anche conto dei cittadini più svantaggiati. Le Città hanno una propria capacità di risposta, più immediata rispetto a quella di altre autorità a diversi livelli di governo, data la stretta vicinanza ed una conoscenza più completa e specifica dei bisogni dei cittadini. Tutte le decisioni adottate in favore dell’occupazione, così come l’evoluzione del sistema economico, hanno un impatto occupazionale diretto proprio sui territori delle Città. Pertanto, in virtù dell’applicazione del principio di sussidiarietà verticale e del rapporto di prossimità con i cittadini, il coinvolgimento e la partecipazione delle Città alle decisioni assunte da altri livelli di governo ne renderebbe più efficace l’impatto occupazionale. Abbattendo gli ostacoli che ne limitano l’operato e consolidando quelle condizioni necessarie affinché riescano ad esplicare pienamente le proprie potenzialità di attori dello sviluppo economico, le Città sono in grado di contribuire a ridurre il gap di coesione economica e sociale, ancora alto in Europa. Tale finalità con il riconoscimento del ruolo svolto dalle Città per promuovere la crescita occupazionale è ciò che si propone la Carta, il cui contenuto vuole anche essere un contributo ai tavoli istituzionali per la predisposizione dei Programmi Operativi relativi agli obiettivi «Convergenza» e «Competitività regionale e occupazione», con specifico riferimento alla programmazione dei Fondi Strutturali Europei 2007-2013. Le Città, alla luce di quanto sopra e al fine di favorire la crescita occupazionale a livello urbano, consapevoli della necessità di un’azione concertata per combattere la disoccupazione e della connessione importante tra sviluppo economico locale e crescita occupazionale, si impegnano a: • Sostenere l’approccio integrato e la cooperazione nelle politiche per l’occupazione e per lo sviluppo economico Le Città dopo aver dimostrato attraverso l’esperienza Urban, primo esempio di approccio integrato sull’occupazione locale, di esserne capaci di promuovere azioni per la crescita occupazionale e per lo sviluppo locale si impe163 ALLEGATI gnano a continuare in questa direzione secondo un approccio integrato, che dia maggiore importanza al lavoro e che, in coerenza con la strategia europea dell’occupazione e con le linee guida della Programmazione 2007 – 2013, definisca più precise responsabilità politiche e tecniche in favore delle iniziative occupazionali. Le Città hanno necessità di utilizzare alleanze strategiche che siano proiettate verso l’evoluzione del contesto europeo ed internazionale, valorizzando al contempo le risorse locali al fine di innescare solide condizioni di crescita e di sviluppo locale e orientando le politiche e le azioni dell’innovazione e della competitività alla coesione economica, sociale e territoriale. Le Città sono consapevoli dell’importanza della cooperazione che, nella sua dimensione esterna, tramite i partenariati urbani e le reti tra Città, costituisce un volano per l’occupazione anche al livello locale e produce valore aggiunto alla conduzione delle politiche urbane. La cooperazione risulta importante anche nella sua dimensione interna, la quale consente la promozione di azioni concertative tra i diversi soggetti presenti sul territorio e ne facilita la convergenza in favore degli obiettivi di sviluppo quali-quantitativo dell’occupazione, come ha insegnato l’esperienza innovativa europea dei patti per l’occupazione. Pertanto, le Città, si impegnano a incoraggiare iniziative partenariali, di networking tra i diversi attori nazionali, europei e locali e la nascita di sportelli/organismi tecnici multifunzionali, quali ad esempio i one-stop shops. • Migliorare la propria conoscenza ed informazione sulle politiche occupazionali Consapevoli dell’importanza della conoscenza e dell’innovazione nell’elaborazione di più efficaci strategie urbane per l’occupazione, le Città si impegnano a migliorare la raccolta, la disponibilità, la fruibilità di dati, delle informazioni e degli strumenti di conoscenza sulle materie concernenti le politiche, le problematiche e le azioni occupazionali, ivi comprese le esperienze realizzate nelle altre Città europee. A tal fine le Città collaboreranno alla creazione di un portale innovativo di servizi telematici avanzati, tali da costituire uno sportello europeo virtuale, interattivo sulla tematica dell’occupazione, accessibile attraverso la rete Internet e supportato dalla realizzazione di una infrastruttura informatica e telematica. E’ possibile prospettare la realizzazione di un DATACENTER, utile alla predisposizione di Osservatori urbani per l’Occupazione che saranno a loro volta funzionali alla elaborazione di una Strategia Europea per l’Occupazione Locale, supportata dalla maggiore conoscenza dei contesti territoriali. • Valorizzare le Risorse Umane Essendo la crescita culturale e motivazionale delle Risorse Umane un fattore importante per incrementare il benessere e l’occupazione e per migliorare la qualità del lavoro, le Città si impegnano a promuovere la formazione e l’informazione continua del personale interno e/o esterno che opera nell’ambito delle politiche locali del lavoro e a sostenere una risposta pubblica par164 ALLEGATI tecipata sempre più efficace e mirata ai diversi aspetti connessi al problema “occupazione”. Le Città intendono favorire un più efficace collegamento tra la formazione professionale e il mondo delle imprese, puntando sulla valorizzazione delle Risorse Umane presenti sui territori, dei quali costituiscono uno dei principali fattori di sviluppo economico e occupazionale. In particolare le città si impegnano a promuovere e sostenere la formazione continua attraverso l’acquisizione di qualifiche professionali richieste dal Mercato del Lavoro, dallo sviluppo locale, dalle vocazioni territoriali e dal trasferimento tecnologico della ricerca scientifica. Al riguardo le esperienze attuate dalle Città nell’ambito delle politiche attive del lavoro, ad esempio tramite le diverse opzioni di training on the job, hanno consentito di apportare un contributo significativo e specifico all’ingresso e alla permanenza nel mondo del lavoro, migliorando la qualificazione professionale. Il coinvolgimento delle Città, soprattutto nelle politiche attive del lavoro, assicura un impatto migliore rispetto alle stesse iniziative condotte da altri livelli di autorità. • Assicurare politiche positive di Pari Opportunità ed inclusione lavorativa Attuare il principio di pari opportunità per tutti nel mondo del lavoro facendo leva sul rapporto di prossimità con i cittadini e promuovendo l’occupabilità e l’occupazione anche di gruppi svantaggiati di popolazione, spesso esclusi dal mercato del lavoro, per ridurre disuguaglianze ed ampliare la base produttiva locale, riducendo così anche i costi sociali. Le Città si impegnano ad attivare tavoli di confronto paritetico tra le varie istituzioni competenti,un dialogo interistituzionale basato sul principio della leale collaborazione ed ogni altro strumento partecipativo utile come per esempio quello dei Forum Locali permanenti, al fine di programmare e attuare interventi di natura culturale, informativa, formativa, sociale,ecc per facilitare l’ingresso e la permanenza nel mondo del lavoro di tutti i cittadini. Infatti, è dimostrato che l’inserimento occupazionale richiede azioni complesse, attive sulle persone e sull’ambiente di vita e che tale approccio indirettamente favorisce la coesione sociale e l’inclusione in particolare dei gruppi svantaggiati di cittadini nei cui riguardi sono indispensabili interventi diversificati e integrati. • Affermare la dignità del lavoro e politiche coerenti con la flexicurity Affermare la dignità del lavoro e la legalità nei rapporti di lavoro contrastando, anche attraverso misure di workfare, il mercato irregolare del lavoro che compromette una crescita sana e limita lo sviluppo di partenariati virtuosi per l’occupazione locale. Il contrasto al lavoro irregolare consente di ridurre l’insicurezza nei quartieri e di rendere più attraenti ed economicamente più vantaggiosi i territori delle città e anche di accrescere il volume delle risorse pubbliche che possono essere destinate ad azioni di pubblica utilità. Promuovere il “lavoro dignitoso”, in cui i diritti dei lavoratori siano protetti dalla legge, che generi una equa retribuzione e una adeguata protezione sociale. Ciò vuol dire che il “lavoro dignitoso” deve permettere al lavoratore il pie165 ALLEGATI no accesso alle opportunità di ricavo e guadagno. Queste semplici definizioni stabiliscono i criteri per un reale sviluppo socioeconomico, in un ambito in cui occupazione, retribuzione e protezione sociale possono convivere senza compromettere la sicurezza sociale e i diritti dei lavoratori. Promuovere la possibilità di essere flessibili senza dover subire la precarietà tramite la garanzia di reddito continuativo (reddito diretto), l’accesso ai servizi primari ed alla socialità (reddito indiretto) e il salario minimo orario. Affinché le Città, attrici dello sviluppo economico, possano pienamente contribuire alla crescita dell’occupazione e alla coesione sociale ed economica in Europa è necessario che siano rimossi gli ostacoli alla capacità di governance locale. • Verificando che la dimensione locale e urbana delle politiche europee e nazionali di coesione economica e sociale venga adeguatamente valorizzata e qualificata, attraverso il pieno coinvolgimento delle Città a tutti i livelli, con specifico riferimento alla programmazione dei Fondi Strutturali Europei 2007-2013, della strategia di Lisbona,delle politiche di Ricerca e Sviluppo Tecnologico e dell’Ambiente. • Accrescendo lo stanziamento di risorse finanziarie per la lotta contro la disoccupazione. A tal fine è necessario che sia data piena applicazione al principio di sussidiarietà verticale nelle decisioni da assumere, nelle strategie da definire riguardanti l’occupazione nonché nelle azioni da attuare ai diversi livelli istituzionali. • Chiedendo alle Autorità nazionali ed alle Regioni, come previsto dalle disposizioni comunitarie relative agli obiettivi ”Convergenza” e ”Competitività regionale e occupazione” e nel rispetto del principio di sussidiarietà, di esercitare il ricorso alla subdelega in favore delle autorità cittadine nell’attuazione dei programmi di rivitalizzazione urbana, ed incoraggiando la definizione dei Piani d’Azione Locale per l’occupazione e per la valorizzazione del capitale umano quale fattore fondamentale dello sviluppo. • Assicurando da parte delle Istituzioni Europee, in particolare della Commissione Europea, un’azione di vigilanza sugli Stati Membri e sui governi regionali in modo che l’istituto della subdelega sia attivata tempestivamente e in modo diffuso. • Sollecitando, nella definizione ed attuazione dei programmi operativi 2007/2013, una riserva di risorse finanziarie, da destinare allo sviluppo urbano e alla cooperazione europea urbana europea da attuare nell’ambito dei programmi operativi previsti nel periodo di programmazione 2007/2013. • Assicurando il sostegno tecnico e finanziario delle Istituzioni nazionali ed europee al fine di consolidare i risultati dell’esperienza URBACT-Regenerando tramite la elaborazione, nell’ambito di URBACT II, di una proposta finalizzata a costituire e strutturare la “ Rete Europea delle città per l’occupazione che, tenendo conto del dispositivo della “ Carta” diventi un punto di ri166 ALLEGATI ferimento stabile per lo sviluppo dell’occupazione locale. Ogni Città aderente alla rete dovrà dotarsi di un “Osservatorio per l’occupazione, a valenza socio-economica”. Il ruolo degli Osservatori è di supportare la definizione di nuove strategie locali di occupazione, e di nuovi strumenti di intervento, di rilevazione dei dati e di razionalizzazione delle informazioni. La stabilizzazione e l’evoluzione dei risultati acquisiti nell’ambito degli scambi di know how realizzati con il progetto Regenerando, consentono di creare un nucleo ristretto di Città europee di dimensioni piccole, medie e grandi alle quali affidare il compito di studiare alcune scelte strategiche orientate alla promozione, al controllo e alla attualizzazione delle strategie di piani locali d’azione e progetti tematici aventi come obiettivo la creazione di nuovi posti di lavoro dignitoso. Un comitato propulsore assicurerà che i risultati e le informazioni siano diffuse adeguatamente attraverso website, bollettini ed eventi specifici. • Assicurando che la Rete europea delle Città sia coinvolta nella definizione delle politiche europee per la coesione sociale ed economica con l’obiettivo principale di proporre progettualità, metodi e strumenti di azione innovativi per l’occupazione, da sottoporre anche alle istituzioni europee, nazionali e regionali. • Assicurando che tutte le istituzioni, nelle diverse competenze, riconoscano le Città quali attori delle politiche di coesione nel conseguimento degli obiettivi occupazionali e di sviluppo a livello locale e quali interlocutori privilegiati: – nell’affermazione del lavoro regolare, in quanto esse dispongono di un proprio know how: – sul controllo degli appalti (edilizia, lavori pubblici, servizi, ecc…); – sulle piccole e medie imprese presenti a livello urbano; – sulla creazione e sulla emersione di lavoro regolare; – nel dialogo con l’imprenditorialità; – nell’inserimento nel mercato del lavoro, soprattutto delle fasce deboli di cittadini. Chiedendo all’Unione Europea, agli Stati membri e alle autorità regionali di rafforzare i legami funzionali per la definizione delle strategie internazionali in favore dell’occupazione condotte, in particolare dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro, dall’Unione Europea e dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Reggio Calabria, 24 novembre 2006. Città firmatarie ALIA (PA) BAGHERIA (PA) BENEVENTO BOVA MARINA (RC) 167 ALLEGATI BRINDISI CAMPO CALABRO (RC) CARINI (PA) CATANIA LONGOBARDI (CS) MASCALUCIA (CT) MESSINA ORADEA (ROMANIA) PALERMO POLIZZI GENEROSA (PA) POTENZA REGGIO CALABRIA ROMA SALERNO SANTA MARIA DEL CEDRO (CS) TAORMINA (ME) VERONA VILLALBA (CALTANISSETTA) Altre città non rappresentate alla Conferenza da membri eletti che però hanno espresso ufficialmente la volontà a firmare la Carta NAPOLI AYUNTAMIENTO DE GIJÓN (SPAGNA) EVOSMOS (GRECIA) 168 Temi & Strumenti - Studi e ricerche Isfol, Sviluppo locale. Prima analisi e compendium dei programmi nelle regioni dell’obiettivo 1, Roma, Isfol, 2004 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche;1) Isfol, Mobilità e trasparenza delle competenze acquisite: l’esperienza Europass Formazione in Italia, Roma, Isfol, 2005 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 2) Isfol, Il Fondo Sociale Europeo 2000-2006. Quadro Comunitario di sostegno Ob. 3. Valutazione intermedia. 1° e 2° Parte, Roma, Isfol, 2005 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 3) Isfol, Percorsi di orientamento. Indagine nazionale sulle buone pratiche, Roma, Isfol, 2005 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 4) Isfol, Tra orientamento e auto-orientamento, tra formazione e auto-formazione, Roma, Isfol, 2005 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 5) Isfol, La qualità del lavoro, Roma, Isfol, 2005 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 6) Isfol, Passo alla Pratica. Una pratica Isfol di consulenza orientativa, Roma, Isfol, 2005 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 7) Isfol, Investire nella progettualità delle associazioni di promozione sociale. Compendium progetti Legge 383/2000 triennio 2002-2004, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 8) Isfol, Pensare al futuro. Una pratica di orientamento in gruppo, Roma, Isfol, 2005 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 9) Isfol, Accogliere e integrare. Esperienze Equal in tema di immigrazione, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 10) Isfol, Consulenza alla persona e counseling: ambiti di intervento, approcci, ruolo e competenze del counselor, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 11) Isfol, Istruzione e formazione professionale: verso la costruzione di nuovi scenari e nuove competenze per gli operatori del sistema, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 12) Isfol, L’accompagnamento al successo formativo. Strategie e modelli operativi dei centri per l’impiego, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 13) Isfol, Bilanci pubblici ed equità di genere, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 14) Isfol, Atlante comparato sui Servizi per l’impiego nell’Unione europea ampliata, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 15) Isfol, Bi.dicomp. Un percorso ISFOL di Bilancio di Competenze, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 16) Isfol, Le dimensioni del coping e dell’attribuzione causale nell’orientamento: due strumenti ISFOL, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 17) Isfol, Verso il lavoro. Organizzazione e funzionamento dei servizi pubblici per i cittadini e le imprese nel mercato del lavoro. Monitoraggio 2004, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 18) Isfol, Standard delle competenze nell’Istruzione e Formazione Tecnica Superiore. Percorsi metodologici e di sperimentazione, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 19) Isfol, Esperienze di validazione dell’apprendimento non formale e informale in Italia e in Europa, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 20) Isfol, Ricostruire e valorizzare l’esperienza. Approcci e contesti d’intervento, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 21) Isfol, Valutare gli interventi per l’occupabilità: le misure di inserimento al lavoro, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 22) Isfol, Orientare l’Orientamento, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 23) Isfol, Dall’analisi della domanda alla valutazione della consulenza di orientamento: Val.ori, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 24) Isfol, Dialoghi sull’orientamento. Dalle esperienze ai modelli, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 25) Isfol, Fondo nazionale per il diritto al lavoro dei disabili. Monitoraggio 2004, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 26) Isfol, Formazione, istruzione e lavoro. Valutazione delle politiche sostenute dal Fondo sociale europeo 2000-2006 nell’Italia del Centro-Nord, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 27) Isfol, Conciliazione vita/lavoro: un traguardo possibile. L’esperienza di Equal, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 28) Isfol, Volontariato e pianificazione sociale di zona: la partecipazione. Indagine pilota sul volontariato, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 29) Isfol, La mobilità costretta, la mobilità geografica dei giovani italiani: caratteristiche e prospettive delle Regioni del Mezzogiorno (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 30) Isfol, Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali. Una ricognizione su alcune Città del Mezzogiorno (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 31) I.G.E.R. srl viale C.T. Odescalchi, 67/A 00147 Roma Finito di stampare dicembre 2006