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RISPOSTE AL QUESTIONARIO DEL PARLAMENTO EUROPEO
PER IL COMMISSARIO DESIGNATO
Frans TIMMERMANS
Qualità della legislazione, relazioni interistituzionali, Stato di diritto e
Carta dei diritti fondamentali
Primo Vicepresidente della Commissione
1. Competenze generali, impegno europeo e indipendenza personale
Quali aspetti delle Sue qualifiche e della Sua esperienza personale hanno particolare
rilevanza ai fini della nomina a Commissario e della promozione dell'interesse generale
europeo, in particolare nel settore di cui sarebbe responsabile? Da quali motivazioni è
mosso? In che modo intende contribuire all'elaborazione del programma strategico della
Commissione?
Quali garanzie di indipendenza può fornire al Parlamento europeo e in che modo
assicurerebbe che nessuna Sua eventuale attività passata, presente o futura possa gettare
ombre sull'adempimento dei Suoi doveri in seno alla Commissione?
Sono europeo per nascita e per convinzione personale. Il fatto di nascere a Maastricht e di
crescere tra Parigi, Bruxelles, Roma e la mia città, Heerlen, durante la guerra fredda, mi ha
permesso di vivere molte diverse esperienze durante l'infanzia, che hanno temprato il mio
carattere, formato la mia visione del mondo e influenzato le mie scelte successive. La mia
giovinezza si è nutrita di storie di persone ordinarie - i miei antenati - che hanno lavorato
instancabilmente per andare avanti: minatori, agricoltori, lavandaie. Si è nutrita anche di buie storie
della seconda guerra mondiale e dell'occupazione tedesca dei Paesi Bassi, ma ancor più di storie
di speranza, all'epoca in cui la parte occidentale dell'Europa è stata liberata. La generazione dei
miei genitori e la mia hanno avuto opportunità fino ad allora impensabili per persone della nostra
condizione: opportunità basate su una libertà che ha continuato a essere negata per decenni alle
persone che vivevano sul lato sbagliato della linea di divisione dell'Europa.
I miei studi si sono concentrati sulla letteratura francese e sull'integrazione europea. Ho servito
nell'esercito olandese per quasi due anni e dopo aver superato, nel 1987, l'esame per l'ammissione
alla carriera diplomatica, sono entrato nel servizio diplomatico dei Paesi Bassi proprio all'alba di un
cambiamento storico in Europa, uno dei grandi punti di svolta che nessuno avrebbe potuto
prevedere e l'evento politico più determinante della mia generazione: la riunificazione del nostro
continente, un autentico trionfo sull'oppressione e sull'arretratezza e il principale successo ottenuto
grazie al grande sogno europeo.
Sono stato segretario personale e consigliere di Max van der Stoel, già Ministro degli Affari esteri
dei Paesi Bassi e in seguito, alla metà degli anni '90, Alto commissario per le minoranze nazionali
dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE); questi è divenuto il mio
padre politico e resterà sempre per me un modello e una fonte di ispirazione per il suo impegno
instancabile a favore della democrazia, dei diritti umani e dello Stato di diritto in Europa. Intendo
lavorare nello stesso spirito in difesa di questi valori europei che sono stati, sono e rimarranno le
vere e proprie fondamenta dell'Unione europea.
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Nel 1998 sono stato eletto parlamentare nelle fila del partito laburista dei Paesi Bassi. Negli anni
successivi ho partecipato alla Convenzione europea per conto della Camera dei rappresentanti. La
Convenzione ha mostrato come i membri del Parlamento europeo, dei parlamenti nazionali e dei
governi degli Stati membri possano collaborare in maniera produttiva. Ha inoltre messo in evidenza
la condizione ultima che i politici dell'Unione europea dovrebbero sempre rispettare: cercare
l'appoggio dei loro cittadini al momento in cui vengono prese decisioni nell'Unione. Il sonoro "no"
del referendum olandese ha provocato un enorme shock e, per me, una delusione personale. Ho
allora raggiunto il punto più basso della mia vita politica, imparando però una lezione
fondamentale: per quanto siano buone le nostre intenzioni, senza il sostegno degli elettori la nostra
Unione è privata dell'appoggio della popolazione, che costituisce, insieme agli Stati membri, la sua
doppia sovranità.
Se sarò confermato alla carica di Commissario, desidero rafforzare l'Unione migliorandone la
legittimità democratica, svolgendo con il Parlamento europeo discussioni politiche piuttosto che
tecniche, collaborando in modo stretto e costruttivo sia con il Consiglio che con i parlamenti
nazionali. È però mia intenzione anche comunicare direttamente con le vere parti interessate, i
cittadini d'Europa. Tutti noi abbiamo la responsabilità di migliorare la legittimità democratica, non
solo perché è utile, ma perché è giusto.
In qualità di parlamentare, Ministro degli Affari europei dal 2007 al 2010 e Ministro degli Affari
esteri a partire dal 2012, ho avuto lo straordinario privilegio di scambiare opinioni sull'Unione
europea con altri politici, studenti, giornalisti ed elettori, diversi tra loro per ambiente di provenienza
e per convinzioni. Credo nei valori dell'integrazione europea e sono persuaso della necessità di
un'Europa forte nel 21° secolo, ma in occasione di questi incontri personali ho raccolto dalla gente
molti dubbi e paure sul modo in cui l'Europa funziona. Non possiamo ignorare le critiche espresse
dalla popolazione e limitarci a pubblicare un maggior numero di opuscoli, o moltiplicare i siti
informativi: dobbiamo parlare con le persone e ascoltarne le autentiche preoccupazioni, se davvero
nutriamo la speranza che le persone a loro volta ci ascoltino. Se rimaniamo arenati in un dibattito in
cui l'unica domanda è "siete favorevoli o contrari all'Europa?", perderemo tutti quanti.
Nei Paesi Bassi ho avviato un dibattito su ciò che dovrebbe fare l'Unione europea: un dibattito su
come stabilire le priorità e gli obiettivi, come integrare meglio i principi di sussidiarietà e
proporzionalità nel DNA del processo decisionale europeo e come migliorare l'interazione con i
parlamenti nazionali. Considererei un privilegio il poter guidare e orientare ulteriormente questo
dibattito in quanto Primo Vicepresidente della Commissione, in stretta collaborazione con il
Parlamento europeo e il Consiglio. Non si tratta semplicemente di un lavoro o di un portafoglio: si
tratta di un servizio pubblico, il cui ultimo scopo è contribuire al grande obiettivo di un'Europa unita
e libera, in cui ogni cittadino possa cercare un futuro migliore, ottenendo una casa, un'istruzione,
un lavoro e delle opportunità. È questo che rende l'Europa unica: abbiamo il dovere, di fronte ai
nostri figli, di combattere per questo scopo e per questa Europa ogni giorno, insieme.
Mi dedicherò con forza ed entusiasmo all'attuazione degli orientamenti politici stabiliti da JeanClaude Juncker e farò tutto il possibile per mantenere l'attività della Commissione sulla buona
strada, affinché il suo personale possa dedicare tutta la sua energia ed esperienza agli obiettivi che
più contano, senza restare impantanato in questioni di minore importanza che è meglio affidare ad
altri. Collaborerò strettamente con tutti i Commissari su un piede di parità, all'interno di un autentico
Collegio e di squadre efficaci, per garantire che la legislazione europea rispetti i migliori standard di
qualità – con lo scopo di produrre non semplicemente un minor numero di norme, ma soprattutto
norme migliori e più legittime. Per me, si tratta di offrire agli europei la libertà di utilizzare i doni più
preziosi che hanno: le loro aspirazioni e il loro duro lavoro. Si tratta di libertà: libertà d'impresa,
libertà di commercio, libertà di rischiare, di fallire e riprovare, libertà per le piccole imprese di non
essere trattate ingiustamente dalle grandi società, libertà di viaggiare e imparare, libertà di ricevere
e trasmettere idee, libertà di esprimersi liberamente in una società democratica, libertà dalla
discriminazione, libertà di vivere la propria vita privata e familiare in dignità e sicurezza. Non conta
tanto il numero di norme che stabiliamo o sopprimiamo, ma l'autentico significato del nostro lavoro,
le conseguenze del nostro intervento o del nostro mancato intervento per le donne e gli uomini del
nostro continente: il nostro impatto in Europa. Ciò che conta non è il volume della nostra
produzione legislativa, ma il suo risultato pratico nella realtà.
Quando ero Ministro, la mia organizzazione personale e la mia situazione finanziaria sono state
accuratamente esaminate, e ho messo ora a disposizione del Parlamento europeo la mia
dichiarazione di interessi. Se sarò confermato nel ruolo di Commissario, rispetterò pienamente la
lettera e lo spirito del trattato, in particolare l'obbligo di agire nell'interesse europeo senza ricevere
istruzioni da nessuno. Rispetterò e onorerò il testo e lo spirito del codice di condotta dei membri
della Commissione europea e svolgerò con la massima trasparenza le mie funzioni di Primo
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Vicepresidente.
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2. Gestione del portafoglio e cooperazione con il Parlamento europeo
Come considera il Suo ruolo di membro del Collegio dei Commissari? In che senso si ritiene
responsabile e tenuto a rendere conto al Parlamento dei Suoi atti e di quelli dei Suoi servizi?
Quali impegni specifici è pronto ad assumere che vadano nel senso di una maggiore
trasparenza, di un'accresciuta cooperazione e di un seguito effettivo alle posizioni del
Parlamento e alle sue richieste di iniziative legislative? In relazione alle iniziative in
programma o alle procedure in corso, è disposto a fornire al Parlamento informazioni e
documenti su un piano di parità con il Consiglio?
Se sarò confermato alla carica di Commissario, il mio ruolo in qualità di Primo Vicepresidente e
Commissario competente per la Qualità della legislazione, le Relazioni interistituzionali, lo Stato di
diritto e la Carta dei diritti fondamentali sarà guidare e coordinare il lavoro della Commissione in tali
settori. Assisterò Jean-Claude Juncker e collaborerò strettamente con tutti gli altri colleghi in seno
alla Commissione, in particolare con Vĕra Jourová, Commissaria responsabile del portafoglio
Giustizia, consumatori e parità di genere, e con Dimitris Avramopoulos, Commissario per la
Migrazione e gli Affari interni. Attribuisco grande importanza alla collegialità all'interno della
Commissione, così come all'obiettività e all'imparzialità nei confronti di tutte le parti interessate
all'esterno. Insieme ci adopereremo per garantire che ogni proposta della Commissione rispetti i
principi di sussidiarietà e proporzionalità, in stretta cooperazione con le altre istituzioni europee e i
parlamenti nazionali. Mi riterrò responsabile e renderò conto delle mie azioni e di quelle dei miei
servizi, in particolare del servizio di audit interno della Commissione, nei confronti del Parlamento.
Per la nuova Commissione, la trasparenza è una priorità. Mi impegno a divulgare pubblicamente
sulle pertinenti pagine web tutti i contatti e gli incontri che avrò con le organizzazioni professionali e
i lavoratori autonomi su qualsiasi questione connessa al processo decisionale e all'attuazione delle
politiche dell'Unione. Redigerò una proposta di accordo interistituzionale per creare un registro
obbligatorio dei gruppi d'interesse che riguardi la Commissione, il Parlamento europeo e il
Consiglio. Desidero collaborare con il Parlamento per imprimere nuovo vigore al nostro speciale
partenariato, creato dall'accordo quadro del 2010. Lavorerò con il Parlamento in modo trasparente,
in uno spirito di lealtà, fiducia reciproca e cooperazione, trattando su un piede di parità i
colegislatori in seno all'Unione europea.
Gli orientamenti politici stabiliti dal Presidente eletto Jean-Claude Juncker serviranno da
fondamento per la programmazione annuale e pluriennale dell'Unione, che contribuirò a
coordinare. Per quanto concerne il seguito dato alle posizioni e alle richieste del Parlamento,
applicherò le disposizioni dell'accordo quadro e, nell'ambito delle mie competenze, provvederò
affinché la Commissione risponda alle risoluzioni e alle richieste del Parlamento formulate a norma
dell'articolo 225 del TFUE entro tre mesi dalla loro adozione. In tale contesto, approvo e sostengo
pienamente l'impegno assunto dal Presidente eletto Juncker affinché la futura Commissione sia
particolarmente attenta alle relazioni di iniziativa legislativa.
Oltre a rispettare i principi di sussidiarietà e proporzionalità, sarò lieto di collaborare con il
Parlamento e con il Consiglio per migliorare la qualità della legislazione ed eliminare gli oneri
burocratici superflui a livello sia europeo che nazionale, guidando tra l'altro l'attività della
Commissione relativa al "Programma di controllo dell'adeguatezza e dell'efficacia della
regolamentazione" (REFIT) e garantendo che tutte le nostre iniziative siano basate su accurate
valutazioni d'impatto. Farò inoltre in modo che le proposte e le iniziative della Commissione siano
conformi alla Carta dei diritti fondamentali.
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Domande della commissione giuridica
3. Valutazione d'impatto, diritto in materia di procedimenti amministrativi e sussidiarietà
Durante la scorsa legislatura il Parlamento ha incentrato buona parte del suo lavoro sul
miglioramento della legiferazione nel contesto dell'attuazione del trattato di Lisbona, dando
vita in tal modo a un nuovo ambiente legislativo. Il passaggio a una regolamentazione
intelligente e all'adeguatezza della regolamentazione è inteso a spianare la strada a un ciclo
di politiche basato 1) su più ampie consultazioni, tra cui valutazioni d'impatto
multidisciplinari a diversi livelli e controllo della sussidiarietà da parte dei parlamenti
nazionali, 2) sulla stesura e attuazione della legislazione con possibilità di delega di poteri
legislativi o conferimento di poteri di esecuzione alla Commissione e 3) su controlli ex post
dei risultati, da reimmettere successivamente in nuovi cicli di politiche sotto forma di nuove
iniziative, tra cui la riduzione degli oneri burocratici.
Nel corso degli ultimi anni il Parlamento ha creato servizi interni addetti allo svolgimento di
valutazioni d'impatto ex ante ed ex post delle proposte legislative e delle relative modifiche
e di studiare il valore aggiunto europeo e i costi della non Europa. Le valutazioni d'impatto
della Commissione sono effettuate prima che il Collegio dei Commissari deliberi in merito a
una determinata proposta e non tengono conto di eventuali revisioni della proposta
definitiva. Inoltre, il Consiglio non è in grado di svolgere valutazioni d'impatto dei propri
emendamenti e posizioni in merito alle proposte legislative.
Nella sua risoluzione del 15 gennaio 2013 il Parlamento ha invitato la Commissione a
presentare, sulla base dell'articolo 298 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
una proposta di regolamento su un diritto dell'Unione europea in materia di procedimenti
amministrativi, seguendo le raccomandazioni particolareggiate figuranti nella risoluzione,
anche per quanto riguarda i principi generali che devono disciplinare l'amministrazione e le
norme a disciplina delle decisioni amministrative. La Commissione ha risposto affermando
che si tratta di una questione molto importante e si è impegnata a esaminarla attentamente
prima di adottare ulteriori provvedimenti.
Con il trattato di Lisbona si è cercato non solo di conferire maggiori poteri legislativi al
Parlamento ma anche di agevolare l'attuazione, l'applicazione e l'esecuzione del diritto
dell'Unione. In diverse risoluzioni il Parlamento ha invitato la Commissione, richiamandosi
al ruolo fondamentale di quest'ultima in quanto "custode dei trattati", ad avvalersi con
maggior risolutezza della propria facoltà e del proprio dovere di controllare l'applicazione
del diritto dell'UE, dal momento che si tratta di uno dei capisaldi dell'ordinamento giuridico
dell'Unione, che deve basarsi sullo stato di diritto. Qual è la sua posizione in merito a
questo aspetto fondamentale?
A norma dell'articolo 5 del trattato sull'Unione europea, i parlamenti nazionali "vigilano sul
rispetto del principio di sussidiarietà" secondo la procedura prevista nel protocollo 2 del
trattato di Lisbona, che introduce un meccanismo di controllo sulla sussidiarietà, da parte di
parlamenti nazionali, in merito alle proposte legislative dell'UE mediante la formulazione di
pareri motivati.
Conformemente all'articolo 7 del protocollo 2, l'estensore di una proposta legislativa tiene
"conto dei pareri motivati trasmessi dai parlamenti nazionali o da ciascuna camera di uno di
tali parlamenti". La cosiddetta procedura del "cartellino giallo" e del "cartellino rosso"
obbliga la Commissione a riesaminare un progetto di proposta e a decidere se mantenerlo,
modificarlo o ritirarlo qualora il numero di pareri motivati emessi entro il termine previsto
raggiunga una determinata soglia. Ad oggi la soglia per il "cartellino giallo" da parte dei
parlamenti nazionali è stata raggiunta in due occasioni. La prima volta è stato nel maggio
2012 riguardo alla proposta legislativa della Commissione sul diritto di sciopero (Monti II).
La Commissione ha ritirato la proposta qualche mese più tardi. Nel novembre 2013 la soglia
per il "cartellino giallo" è stata raggiunta nel caso della proposta di istituzione di una
Procura europea. Tuttavia, in tale occasione la Commissione ha deciso di lasciare immutata
la sua proposta.
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Quali misure concrete intende adottare il Vicepresidente designato per aggiornare e
rivedere l'accordo interistituzionale "Legiferare meglio" del 2003 – come chiesto a più
riprese dal Parlamento – e per elaborare una normativa dell'Unione in materia di
procedimenti amministrativi, onde tener conto di tale evoluzione e garantire ai cittadini
trasparenza e certezza del diritto? Più in particolare, come intende agire per garantire che le
valutazioni d'impatto della Commissione siano svolte nella massima indipendenza e che le
procedure legislative siano basate su elementi concreti in tutte le fasi? Come reagirebbe il
Commissario designato se una proposta della Commissione fosse oggetto di diversi pareri
motivati e quali misure adotterebbe? In caso di raggiungimento della soglia per un cartellino
giallo o rosso da parte dei parlamenti nazionali in relazione a una determinata proposta
della Commissione, si riterrebbe in dovere di ritirare o riesaminare la proposta in
questione? Il Commissario designato prenderebbe in considerazione la possibilità di
invitare il Parlamento europeo e la sua commissione competente a valutare, insieme alla
Commissione, quale sarebbe la risposta adeguata a un cartellino giallo o rosso?
L'UE è un'unione di valori, ma anche un'unione giuridica. Tramite i vari trattati che si sono
succeduti, i paesi europei hanno attribuito all'UE le competenze per agire nei settori in cui esiste un
valore aggiunto europeo, in quanto un intervento a livello puramente nazionale non può produrre
un risultato efficace.
Il diritto dell'Unione è essenziale per il nostro mercato interno, poiché istituisce una serie di norme
comuni che permettono alle imprese di operare all'interno del più grande spazio economico
comune del mondo; dà un significato alle libertà care ai cittadini europei, come il diritto di libera
circolazione, garantendone al contempo la sicurezza e il diritto alla giustizia; costituisce la nostra
risposta comune a sfide che dobbiamo affrontare insieme come l'energia, l'ambiente e i
cambiamenti climatici, e forma la base del modello sociale europeo. Il corpus del diritto europeo
non solo è necessario, ma rende l'UE qualitativamente diversa da ogni altro modello di governance
collettiva al mondo.
È per questo che, se sarò confermato nel ruolo di Commissario, mi adopererò con passione
affinché ognuna delle misure che costituiscono il corpus legislativo dell'UE sia della massima
qualità: il più possibile adeguata, operativa, aggiornata e semplice.
I vantaggi del diritto dell'Unione per i cittadini, le imprese e la società in generale non si
concretizzeranno se la normativa non sarà formulata bene e applicata efficacemente. Dobbiamo
collaborare affinché questo accada.
Tutte le istituzioni dell'Unione devono assumersi la responsabilità di adottare validi principi di
regolamentazione e di applicarli nella pratica. Il nostro attuale accordo interistituzionale "Legiferare
meglio" non permette di conseguire questo obiettivo. Intendo quindi proporre al Collegio di
presentare nel corso della primavera prossima una proposta destinata ad aggiornare l'accordo per
adeguare i nostri metodi di lavoro alla realtà odierna. Spero che mediante un dialogo costruttivo
possiamo concordare un nuovo accordo interistituzionale entro la fine del 2015.
Ma prima dell'importante domanda su "come" regolamentare, la prima domanda che dobbiamo
porci è "perché": quali sono i nostri obiettivi? Quali sono i problemi che, secondo i cittadini dell'UE,
richiedono soluzioni comuni? È fondamentale che le istituzioni condividano la titolarità delle priorità.
Il dialogo strutturato con il Parlamento europeo, previsto dall'accordo quadro, è saldamente
incastonato nel processo del programma di lavoro della Commissione. Mi impegno a vagliare
nuove idee per potenziare la programmazione interistituzionale, in conformità dell'articolo 17 del
TUE, affinché Parlamento, Consiglio e Commissione possano svolgere i loro rispettivi ruoli specifici
secondo un metodo più sistematico e condiviso di determinazione delle priorità. Il programma
strategico previsto dal Consiglio europeo di giugno costituisce un buon punto di partenza, ma
dobbiamo tradurlo in termini operativi: si potrebbe tener conto di questa esigenza nel rinnovato
accordo interistituzionale "Legiferare meglio". Per me sarà prioritario, nell'immediato, svolgere una
discussione con il Parlamento europeo e il Consiglio sull'elenco di proposte legislative pendenti, in
modo che la Commissione possa decidere se portarle avanti o meno.
Sono convinto che la Commissione, il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali condividano lo
stesso interesse: offrire ai cittadini europei soluzioni europee ai problemi che non possono essere
affrontati separatamente dai singoli Stati membri. I parlamenti nazionali meritano una particolare
attenzione. Il dialogo politico in corso dev'essere approfondito e considererò mia personale
responsabilità, in accordo con il Presidente eletto Juncker, incoraggiare tutti i miei colleghi della
Commissione ad accogliere gli inviti a presentarsi di fronte ai parlamenti nazionali.
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La sussidiarietà dev'essere al cuore del processo democratico europeo: è un elemento essenziale
per conseguire il nostro obiettivo di essere "grandi per le grandi cose e piccoli per le piccole cose".
Ma occorre adoperarci di più per trovare terreni comuni d'intesa su come procedere sul percorso
della sussidiarietà.
La sussidiarietà è un principio giuridico, ma anche un concetto politico. Per le proposte legislative a
livello europeo, la questione non è se la misura proposta sia vantaggiosa o semplicemente
"buona", ma se sia necessaria per conseguire un obiettivo che non può essere ottenuto mediante
un intervento nazionale, regionale o locale. Spetta in primo luogo alla Commissione l'onere di
esaminare e spiegare in termini comprensibili il motivo esatto per cui le sue proposte sono
necessarie e il modo in cui esse rispettano il principio di sussidiarietà. Dedicherò a questo compito
un'attenzione particolare e chiederò ai miei colleghi Commissari che per tutte le proposte sia svolta
una valutazione della sussidiarietà di tipo politico, e non solo giuridico e tecnico.
L'UE ha introdotto il meccanismo del cartellino giallo e arancione riconoscendo che questo è un
fattore determinante nella discussione politica su una proposta: la sussidiarietà dev'essere al
centro del consenso democratico europeo. Pertanto, il processo in cui i parlamenti nazionali
formulano pareri motivati non va visto come sanzionatorio, ma come un invito a impegnarsi in un
dialogo sulla necessità e sulla pertinenza delle proposte.
Se la Commissione riceve una serie di pareri motivati, senza tuttavia che si raggiunga il limite per
la procedura del cartellino giallo, i trattati non la obbligano a rivedere la proposta e il processo
legislativo continua abitualmente a seguire il suo corso. Vorrei comunque fare in modo che tutti i
parlamenti interessati ricevano risposte individuali ai rispettivi pareri motivati e incoraggerò un
intenso dialogo su questi casi con i parlamenti nazionali. Ovviamente, questi pareri devono anche
essere presi in considerazione da tutte le istituzioni nel corso del processo legislativo.
Se si raggiunge la soglia per la procedura del cartellino giallo o del cartellino arancione, la
Commissione è tenuta a rivedere la sua proposta e deve scegliere se mantenerla, modificarla o
ritirarla. La scelta dev'essere fatta caso per caso, dopo un attento esame degli argomenti avanzati
e delle opinioni espresse.
Apprezzerei molto che il Parlamento europeo e le sue commissioni partecipassero a questi dibattiti:
questo aiuterebbe sicuramente a raggiungere un consenso sulla questione della sussidiarietà.
Sono pienamente favorevole a che i membri della Commissione, se invitati, si presentino di fronte
al Parlamento europeo o alle sue commissioni per discutere le conclusioni della Commissione:
questa prassi contribuirebbe ad approfondire la nostra visione comune della sussidiarietà, tramite
l'esame di un caso specifico. Potrebbe aiutare, ad esempio, a distinguere tra sussidiarietà e
proporzionalità, e offrirebbe l'opportunità di esaminare il modo in cui tali questioni sono state
analizzate nella valutazione d'impatto e le spiegazioni e giustificazioni fornite dalla Commissione
nella sua proposta.
Una volta raggiunta una visione comune delle priorità – "che cosa" deve fare l'Europa – la
domanda da porsi è "come" debba farlo. Il mio obiettivo è che la Commissione abbia la migliore
prassi di regolamentazione. Ciò significa che dobbiamo attribuire la massima priorità al
rafforzamento e al perfezionamento dei nostri migliori strumenti di regolamentazione – valutazione
d'impatto, consultazione delle parti interessate e valutazione. Dobbiamo continuare a migliorare il
sistema di valutazione d'impatto della Commissione. Per quanto l'attuale sistema sia giudicato di
alto livello da organismi indipendenti esterni, intendo elevare ulteriormente questo livello. Soltanto
valutazioni d'impatto della migliore qualità, basate su dati fattuali, possono conseguire i risultati che
tanto desideriamo. Utilizzerò la revisione in corso degli orientamenti sulla cui base sono redatte le
valutazioni d'impatto per migliorare ulteriormente la qualità. Procederò nello stesso modo per la
politica di consultazione delle parti interessate, al fine di migliorare la qualità delle consultazioni e
ottenere così un processo decisionale più trasparente e informato.
Le valutazioni d'impatto devono essere svolte in modo professionale e imparziale. Il comitato della
Commissione per la valutazione d'impatto analizza attentamente tutte le valutazioni d'impatto e, da
quando è stato creato, ha chiesto che fossero ripresentati più del 40% dei progetti di valutazioni
d'impatto in quanto il lavoro iniziale non era conforme agli standard qualitativi. Ciò dimostra con
quale serietà sia esercitato il controllo della qualità.
Una questione a cui dedicherò particolare attenzione è l'esaustività delle valutazioni d'impatto. La
Commissione è sempre libera di prendere una decisione diversa dall'opzione preferita che emerge
dalla valutazione d'impatto, ma non dovrebbe mai prendere una decisione la cui sostanza non sia
compresa né vagliata nella valutazione d'impatto: in casi simili, non dovrebbe adottare la sua
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proposta prima che sia ultimata la valutazione d'impatto. L'introduzione di squadre di Commissari
con ruoli di Vicepresidenti, incaricati di coordinare e garantire la coerenza tra diverse politiche, sarà
utile in quanto permetterà una discussione politica più approfondita – con l'eventuale
individuazione di possibili alternative – in una fase precoce del processo.
Considero con grande favore un potenziamento delle capacità di revisione delle valutazioni
d'impatto del Parlamento europeo, in quanto contribuirebbe in modo determinante al riesame
interistituzionale della qualità. Le istituzioni devono adoperarsi di più per valutare in modo più
sistematico le conseguenze delle modifiche legislative di grande rilievo. Il Parlamento sta
investendo molto a favore di questo obiettivo, ma il Consiglio non è arrivato allo stesso livello. Se
sarò confermato alla carica di Commissario, intendo presentare la questione al Consiglio "Affari
generali".
La garanzia della qualità è altrettanto importante per quanto riguarda il corpus legislativo dell'UE.
Non solo dobbiamo formulare bene le nostre proposte, ma dobbiamo gestire attivamente l'acquis in
modo che rimanga aggiornato e adatto allo scopo. È questo il fine del Programma di controllo
dell'adeguatezza e dell'efficacia della regolamentazione (REFIT) – una valutazione sistematica
della normativa vigente. Seguirò attentamente i progressi compiuti dalle azioni REFIT in corso e
individuerò le priorità per il futuro. Il mio obiettivo è eliminare gli oneri superflui e ridurre i costi per
semplificare l'attuazione, in modo che i vantaggi della normativa dell'UE possano essere conseguiti
con maggiore efficacia. Grazie a una sistematica valutazione della legislazione in vigore, svolta in
consultazione con le imprese e la società civile, la nuova generazione di atti legislativi terrà conto
delle lezioni apprese e dei problemi incontrati a livello di attuazione – compresi quelli che
emergono dalle denunce e dalle petizioni dei cittadini rivolte al Parlamento europeo – e produrrà
risultati a favore delle imprese e dei cittadini nel modo meno oneroso possibile.
Per quanto riguarda l'esecuzione del diritto dell'Unione, in primo luogo la Commissione deve
formulare le sue proposte in modo tale da tenere pienamente conto delle difficoltà di attuazione:
deve quindi impegnarsi in una fase molto più precoce con gli Stati membri, ai quali spetterà
l'attuazione delle norme, così come con le imprese e la società civile in generale, nel processo di
consultazione e valutazione d'impatto. Vorrei che la Commissione collaborasse intensamente con
gli Stati membri per elaborare piani di attuazione se necessario.
In secondo luogo, gli Stati membri devono prendere sul serio la loro responsabilità di recepire e
attuare il diritto dell'Unione. La Commissione può aiutarli, spiegando le norme e prevedendo i
problemi: gli Stati membri dovrebbero considerarla, in questa fase, uno strumento di soluzione dei
problemi. È questo lo scopo del meccanismo EU Pilot, mediante il quale la Commissione e gli Stati
membri collaborano per affrontare i problemi e trovare soluzioni rapide: è così che si risolve
attualmente il 70% dei potenziali problemi giuridici. Vorrei però essere chiaro su questo punto: da
ultimo, la Commissione dev'essere pronta ad avviare procedure di infrazione e adire più
velocemente la Corte se uno Stato membro continua a non conformarsi al diritto dell'Unione. Un
settore su cui mi concentrerò particolarmente, in stretta collaborazione con la Commissaria per la
Giustizia, i Consumatori e la Parità di genere e con il Commissario per la Migrazione e gli Affari
sociali, è la cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale, che a partire da dicembre
prossimo rientrerà nelle normali procedure di infrazione e sarà sottoposta al controllo della Corte.
Terrò regolarmente informati il Parlamento e le altre istituzioni sulla politica della Commissione e
accoglierò con favore discussioni più approfondite sull'attuazione del diritto dell'Unione. Insisto
inoltre che le difficoltà incontrate nell'applicazione delle norme dell'UE devono essere
sistematicamente analizzate e prese in considerazione nella valutazione e nella revisione della
legislazione vigente.
Intendo vagliare l'opzione di un diritto dell'Unione europea in materia di procedimenti
amministrativi. L'articolo 298 del TFUE specifica la necessità di "un'amministrazione europea
aperta, efficace e indipendente", principio su cui si basa l'attività di tutte le istituzioni, gli organi e gli
organismi dell'Unione. Oggi l'amministrazione è regolata da un ampio quadro di norme, principi e
pratiche, molti dei quali echeggiano principi generali seguiti da varie amministrazioni degli Stati
membri. Rendere queste regole più visibili sarebbe già utile.
Ma dobbiamo riconoscere che continuano a emergere perplessità riguardo alle modalità di
funzionamento dell'amministrazione europea. È sicuramente possibile migliorare e perfezionare le
norme amministrative. I nuovi atti legislativi basati sull'articolo 298 del TFUE potrebbero costituire
un modo per esprimere il nostro impegno a raggiungere i massimi livelli di qualità nel servizio
pubblico. Un quadro globale che stabilisca principi generali per tutto il servizio pubblico dell'UE
potrebbe contribuire a mostrare ai cittadini e alle imprese che l'amministrazione non è un fine in sé
stessa, ma è in funzione dell'interesse europeo.
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La buona amministrazione a livello nazionale è altrettanto importante per la riuscita delle politiche
dell'UE. L'ammodernamento della pubblica amministrazione è stato identificato come una delle
cinque priorità del semestre europeo di quest'anno. Farò in modo che la questione continui a
essere seguita con attenzione, anche nelle future raccomandazioni specifiche per paese. Sfide
come le ristrettezze di bilancio e l'esigenza di adeguare la fornitura di servizi alla realtà digitale
sono comuni a più Stati membri: l'UE può svolgere un ruolo importante nel sostenere gli Stati in
questo impegno, conformemente all'articolo 197 del TFUE.
4. Atti delegati e atti di esecuzione
Gli articoli 290 e 291 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) hanno
introdotto la possibilità di delegare poteri legislativi o conferire poteri di esecuzione alla
Commissione. Il Consiglio si è dimostrato reticente a delegare poteri legislativi nella
stragrande maggioranza dei casi in cui sono soddisfatte le condizioni previste all'articolo
290 del TFUE e sembra preferire il conferimento di poteri di esecuzione, probabilmente per
garantire l'influenza degli esperti degli Stati membri. La Corte di giustizia ha recentemente
stabilito, nella sentenza riguardo alla causa C-472/12, che il legislatore dell'Unione gode di
una certa discrezionalità nel decidere tra i due articoli e che il ricorso giurisdizionale è
circoscritto a manifesti errori di valutazione nel determinare se il legislatore dell'Unione
avrebbe potuto ragionevolmente ritenere, in primo luogo, che per essere attuato, il quadro
giuridico che ha stabilito nell'atto di base necessita soltanto dell'aggiunta di ulteriori
dettagli, senza bisogno di modificare o integrare gli elementi non essenziali e, in secondo
luogo, che le disposizioni dell'atto di base presuppongono condizioni uniformi di
esecuzione.
Conformemente al punto 15 dell'accordo quadro sulle relazioni tra il Parlamento europeo e
la Commissione, quest'ultima è tenuta a fornire informazioni e documentazione complete
sulle sue riunioni con gli esperti nazionali nel quadro del suo lavoro sulla preparazione e
l'attuazione della normativa dell'Unione, ivi compresi norme non vincolanti e atti delegati.
Su richiesta dal Parlamento, la Commissione può altresì invitare gli esperti del Parlamento a
partecipare a tali riunioni.
Quali misure prevede di adottare il Commissario designato per garantire che l'articolo 290
del TFUE non sia vanificato dalla reticenza del Consiglio di delegare poteri legislativi alla
Commissione? In che modo il Commissario designato intende migliorare le modalità di
cooperazione con il Parlamento europeo in materia di atti delegati e atti di esecuzione? In
che modo il Commissario designato intende far avanzare il cosiddetto "pacchetto Omnibus"
(adeguamento) attualmente bloccato al Consiglio, benché il Parlamento abbia adottato la
sua posizione in prima lettura già nel febbraio 2014? Il Commissario designato intende
impegnarsi a istituire un registro degli atti delegati, a cui al Parlamento sarebbe garantito
accesso incondizionato in tutte le fasi della procedura e a migliorare la trasmissione al
Parlamento di tutti i documenti inerenti agli atti di esecuzione? Conviene sul fatto che un
buon livello di cooperazione in questo settore presuppone altresì il pieno accesso degli
esperti del Parlamento ai gruppi di esperti della Commissione addetti alla preparazione degli
atti delegati e alle informazioni di cui essi dispongono?
Parto dal presupposto che la normativa frutto della codecisione è la più legittima sul piano
democratico. Assumerò una posizione netta quanto a ciò che non è affatto essenziale, a ciò che è
invece indispensabile per assicurare un'applicazione uniforme e a ciò che è squisitamente tecnico.
Ogni qualvolta la Commissione chiederà poteri delegati o poteri d'esecuzione, esigerò una chiara
giustificazione del perché abbia optato per queste soluzioni e del perché non si possa, oppure
risulti meno efficiente o efficace, integrare gli elementi in questione direttamente nell'atto di base.
È indubbio che sia spesso problematico distinguere tra atti delegati e atti d'esecuzione ma è
nell'interesse di tutti trovare soluzioni condivise e rispettose dei trattati. Il che significa riunirsi
ancora tra Parlamento, Consiglio e Commissione - e la relazione d'iniziativa del Parlamento del
febbraio 2014 si presta egregiamente come base per una discussione che mi preme iniziare sia
con voi che con la sessione Affari generali del Consiglio.
Il ruolo della Commissione è scegliere quale delle due procedure ritiene più giusta per una data
proposta. Conscio dell'esigenza di legiferare meglio e dell'importanza del controllo democratico,
sarà mia cura garantire che tale scelta sia operata secondo criteri obiettivi e nel pieno rispetto dei
trattati. In fin dei conti però, spetta al Parlamento e al Consiglio decidere se conferire alla
-9-
Commissione poteri di esecuzione o poteri delegati.
Per venire all'adeguamento, non è ammissibile che si faccia ancora un uso così diffuso della
"procedura di regolamentazione con controllo", ormai obsoleta. È mia intenzione contribuire con
nuova energia al raggiungimento di un accordo, e intendo proporre alla Presidenza di sollevare il
punto in sede di Consiglio Affari generali. La Commissione dovrà rimanere aperta a eventuali
giustificati emendamenti, ma la scelta di conferire poteri dovrà continuare a basarsi su criteri
obiettivi. Sarà poi più facile raggiungere un consenso se faremo progressi sul fronte della
demarcazione e della consultazione.
Quanto agli atti delegati, non ho difficoltà a riconoscere questa esigenza di maggiore consultazione
e maggiore trasparenza. Nella fase preparatoria incoraggerò i miei colleghi Commissari a avviare
consultazioni pubbliche ogni qualvolta ciò si presti a raccogliere il contributo della totalità dei
soggetti interessati. Valuterò anche la possibilità che la Commissione pubblichi sistematicamente i
progetti di misure in concomitanza con l'avvio delle consultazioni con i gruppi di esperti. In questo
modo il Parlamento europeo e il Consiglio, non meno delle altre parti interessate, potranno
esprimersi prima dell'adozione formale. Le tre istituzioni potranno discutere se effettivamente la
soluzione sia un registro dedicato e a seconda delle conclusioni sarò pronto a esaminarne la
fattibilità e a includere tale opzione in un nuovo e più moderno accordo interistituzionale "Legiferare
meglio". Quanto agli atti d'esecuzione, il regolamento (UE) n. 182/2011 ne costituisce il quadro
giuridico chiaro e globale, e la trasparenza è garantita dal registro dei comitati. L'insieme sembra
funzionare, resto comunque aperto a eventuali suggerimenti per il miglioramento dell'attuale
quadro giuridico.
La risposta risiede in parte anche nella maggiore titolarità politica dei Commissari e in una migliore
programmazione del flusso di atti delegati e d'esecuzione, che ci permetterà di agire in anticipo là
dove è probabile che si pongano problemi politici reali, e anche di identificare meglio le situazioni in
cui è necessaria una valutazione d'impatto. Non è certo il caso del grosso degli atti squisitamente
tecnici, sarà invece particolarmente necessario ogni qualvolta siano contemplate modifiche che
avranno un impatto reale su una vasta compagine di soggetti interessati e che rivestono pertanto
un interesse politico legittimo.
So che diversi membri del Parlamento europeo hanno sollevato eccezioni rispetto all'attuazione
dell'accordo quadro sulla partecipazione di esperti del Parlamento alle riunioni dei gruppi di esperti.
La cooperazione su questo punto è cruciale e l'accordo quadro deve essere la nostra guida. Mi
rendo conto che a volte i problemi tendono a porsi soprattutto in relazione agli aspetti pratici. La
situazione dovrebbe migliorare a mano a mano che la prassi si consolida; resta tuttavia importante
che il coinvolgimento del Parlamento sia un esplicito atto politico dell'istituzione, assunto nella
fattispecie da un funzionario competente, come il presidente della commissione parlamentare
interessata. Ci sono una serie di provvedimenti che ritengo si possano disporre rapidamente per
migliorare la situazione, penso in particolare a un miglior sistema di "allerta" all'approssimarsi di
una riunione di esperti. Se sarò confermato Commissario sarà mia cura esaminare ogni singolo
suggerimento che possa migliorare l'informazione e la trasparenza in questo campo, a beneficio
del Parlamento europeo.
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Domande della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni
5. Domanda
Quali saranno le Sue due priorità in materia di Stato di diritto e diritti fondamentali? Quale
metodo specifico intende applicare per assicurarsi che vengano realizzate?
È disposto a partecipare, su richiesta, a un tempo delle interrogazioni con la commissione
LIBE, al fine di prendere in rassegna tali priorità e discutere di pertinenti questioni di
attualità?
Tra le funzioni che dovrò assumere in qualità di Vicepresidente attribuisco grande importanza alle
mie future responsabilità in ordine ai diritti fondamentali consacrati dalla Carta e allo Stato di diritto.
Il rispetto dello Stato di diritto è la conditio sine qua non per la tutela di tutti i valori fondamentali
che ci accomunano. È il presupposto indispensabile per la difesa di tutti i diritti e i doveri che
discendono dai trattati e dal diritto internazionale, in primis dalla Convenzione europea dei diritti
dell'uomo. È il fattore essenziale su cui si fonda la fiducia reciproca tra gli Stati membri e i rispettivi
sistemi giuridici. Ed è importante perché vogliamo che i nostri cittadini, tutti senza esclusione,
vivano in una società giusta ed equa, che ne difenda i diritti tanto quanto ne asserisce i doveri. Ma
è anche la condizione indispensabile della crescita, per creare un ambiente in cui le imprese
nutrano fiducia e siano disposte a investire. Il tutto, beninteso, è connesso anche al ruolo di
custode dei trattati proprio della Commissione: solo un'applicazione energica del diritto dell'Unione
garantirà ai cittadini europei la possibilità effettiva di godere dei loro diritti nella pratica.
La mia prima priorità sarà cercare di prevenire la minaccia sistemica allo Stato del diritto
annientandola sin dal nascere. Sono intimamente convinto che prevenire sia meglio che curare.
Avviare immediatamente il dialogo può contribuire a disinnescare situazioni esplosive. La
comunicazione della Commissione sullo Stato di diritto del 2014 ha delineato il quadro nel cui
ambito avviare per l'appunto questo dialogo. Sono stato fra i primi a proporre l'idea nel 2013
perché penso che vi sia un vuoto da colmare, che ciò vada a integrare gli sforzi di altre istituzioni
dell'UE e del Consiglio d'Europa. Mi diffonderò successivamente su questa priorità nella risposta
alla sesta domanda.
Nel settore dei diritti fondamentali sarà mia priorità completare l'adesione dell'Unione europea alla
Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU). È questa una grossa parte del lavoro che ci
compete se vogliamo garantire il rispetto della persona nell'UE. I negoziati sul progetto di accordo
di adesione si sono conclusi nell'aprile 2013. Se la Corte, con il suo parere sulla compatibilità del
progetto di accordo di adesione con i trattati, aprirà la strada alla conclusione dell'accordo così
come negoziato, ritengo ottimisticamente che riusciremo a completare il processo di adesione ben
presto, e per questo conto sul sostegno indefettibile del Parlamento europeo.
Profondo, franco e squisitamente politico: così deve essere ai miei occhi il dialogo con il
Parlamento europeo. Non riesco a immaginare di poter assolvere la mia funzione di Commissario
senza mantenere uno scambio costante con il Parlamento e le sue commissioni. Sarò grato
dell'opportunità di instaurare un dibattito regolare con la commissione per le libertà civili, la giustizia
e gli affari interni, e sarà mia cura garantire, nell'ambito delle mie mansioni di coordinamento della
mia squadra, che i colleghi Dimitris Avramopoulos e Vĕra Jourová assicurino la loro piena
disponibilità al Parlamento. Farò poi attenzione, sia a titolo personale che nell'ambito della mia
squadra, che nei triloghi sia attribuita la giusta importanza alla rappresentanza politica.
6. Domanda
In quanto primo Commissario esplicitamente competente per lo Stato di diritto, quale
strategia intende perseguire per garantirne il rispetto effettivo e uniforme nell'intera Unione
europea? In che modo intende avvalersi del meccanismo proposto dal Suo predecessore
per dare seguito alla posizione espressa dal Parlamento nelle sue risoluzioni in materia?
Qual è la Sua posizione riguardo a una strategia interna dell'Unione europea in materia di
diritti fondamentali, come richiesto dal Parlamento, al fine di garantire l'effettiva
applicazione della Carta in tutto il suo territorio?
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L'esperienza recente insegna che le minacce mosse contro lo Stato di diritto in un determinato
Stato membro possono essere fonte di grave preoccupazione per l'Unione intera. Sono fra coloro
che per primi hanno perorato a favore di un approccio più sistematico in queste circostanze e
plaudito al quadro sullo Stato di diritto messo a punto dalla Commissione agli inizi di quest'anno,
che rispetta pienamente le competenze dell'Unione e le prerogative del Parlamento e del Consiglio
ai sensi dell'articolo 7 del TUE.
La Commissione ha un particolare ruolo da svolgere su questo fronte, è un arbitro imparziale,
obiettivo e indipendente. Ha esperienza nello stabilire con calma e in piena autonomia i fatti
oggettivi - anche in ambiti sensibili, lo ha dimostrato con i meccanismi di cooperazione e verifica.
Obiettività ed equità sono le chiavi della credibilità in questi processi, e a volte è più facile che uno
Stato membro accetti verità scomode dalla bocca della Commissione piuttosto che dai propri pari.
Sarò molto attento alla parità di trattamento fra gli Stati membri. Ho un approccio neutrale nei loro
confronti e con il sostegno della mia collega Vĕra Jourová intendo farmi un mio proprio giudizio
basandomi sui fatti e tenendo debito conto della diversità delle tradizioni costituzionali e culturali
dei 28 Stati membri.
Sono contento che il Parlamento si sia già espresso a favore del quadro. Quanto più sarà radicato
nel consenso, tanto più sarà efficace. In verità vorrei costruire un consenso comune, giungere
all'accordo che la difesa dello Stato di diritto è responsabilità di tutti. E vorrei che anche questo
rientrasse nel mio dialogo con voi. Ciascuna istituzione può svolgere un ruolo complementare alle
altre, sempre nell'ambito dell'Unione. Per questo solleciterò anche il Consiglio Affari generali ad
avviare un dialogo regolare sullo sviluppo dello Stato di diritto negli Stati membri.
So per certo che è nostro interesse lavorare insieme con le altre istituzioni che vantano esperienza
e credibilità in questo settore, penso al Consiglio d'Europa e alla sua commissione di Venezia.
Intendo per l'appunto collaborare strettamente con il Segretario generale Jagland. Dovremo poi
evitare di duplicare gli sforzi e se esiste un organo che ha più probabilità di altri di risolvere una
determinata questione, allora occorrerà sostenerne l'operato e integrarlo, anche ad esempio
avviando procedimenti di infrazione nel caso di violazione del diritto dell'Unione.
Ma se a identificare un problema potenziale che nessun altro mezzo od organo sta affrontando è la
Commissione, non esiterò un istante a avvalermi del quadro sullo Stato di diritto o ad aprire un
procedimento di infrazione a seconda dei casi. Certo, l'articolo 7 deve rimanere l'extrema ratio.
Voglio sperare che non si presenti mai nessuna situazione in cui sia necessario ricorrere a questo
articolo, ma se così fosse sarò pronto a presentare le proposte del caso.
La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea rispecchia i valori comuni e le tradizioni
costituzionali dei nostri Stati membri. Le istituzioni dell'Unione devono rispettare e promuovere la
Carta in tutte le loro azioni, non meno degli Stati membri, ogni qualvolta attuano il diritto
dell'Unione. Più di ogni altra cosa, la Carta è stato il passo da gigante che ha mosso l'Unione verso
la realizzazione di uno spazio di valori comuni.
Dobbiamo fare in modo che tutte le nostre azioni siano conformi alla Carta. E questo sia che
agiamo nel contesto della legislazione sia che operiamo altrimenti. Devono esserci controlli
sistematici dei diritti fondamentali a tutti gli stadi del processo legislativo. Sarà mia cura esaminare
secondo quali modalità, rispetto alle proposte o altre iniziative della Commissione.
Ci sono settori strategici che richiedono particolare attenzione sul fronte dei diritti fondamentali. Tra
queste aree di intervento figurano senza meno la giustizia e gli affari interni. Il lavoro di squadra
che coordinerò con Dimitris Avramopoulos e Vĕra Jourová ci permetterà di fare un vero salto
qualitativo integrando il rispetto dei diritti fondamentali direttamente nell'attuazione degli
orientamenti strategici definiti dal Consiglio europeo di giugno. Sarà tanto più importante in quanto
riusciremo in questo modo a trovare il giusto equilibrio tra diritti fondamentali, da un lato, ed
esigenza di garantire agli europei una vita pacifica e sicura, dall'altro.
I cittadini manifestano sempre maggiore preoccupazione per quelli che considerano gli effetti
collaterali di una delle massime libertà fondamentali dell'Unione europea: il diritto dei cittadini UE di
circolare e soggiornare liberamente e di lavorare in un altro Stato membro. La nostra risposta non
può essere limitare questa libertà. Abbiamo anzi il preciso dovere di mantenerne la credibilità e
l'accettazione generale, per questo dobbiamo continuare ad aiutare gli Stati membri a fare un uso
migliore degli strumenti di cui dispongono per contrastare eventuali abusi o domande fraudolente.
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E poiché il rispetto dei diritti fondamentali non deve fermarsi alle frontiere è altrettanto cruciale
esigerne il pieno rispetto, e questo vale anche per la protezione dei dati personali, nelle relazioni
con i paesi terzi.
Penso anche che sia necessario stimolare il dibattito politico e dell'opinione pubblica affinché la
Carta diventi una realtà; vedrò con l'Agenzia dei diritti fondamentali in quale modo possa svolgere
al meglio il suo ruolo in questo senso.
La Carta si applica agli Stati membri esclusivamente nell'attuazione del diritto dell'Unione. Se sarò
confermato alla carica di Commissario farò rispettare questo obbligo con determinazione, anche
con i procedimenti di infrazione se necessario. Per il resto, è competenza degli Stati membri
garantire il rispetto dei diritti fondamentali in conformità con le costituzioni nazionali e gli obblighi
internazionali in materia, prima fra tutti la Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Sussidiarietà
significa anche rispetto per la diversità delle culture, delle religioni, delle identità nazionali e delle
tradizioni dei popoli europei.
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Domande della commissione per gli affari costituzionali
7. Sfide istituzionali: in che modo avvicinare l'UE ai cittadini?
Al fine di contrastare il crescente euroscetticismo in numerosi Stati membri, può chiarire gli
elementi che appaiono indispensabili (migliore funzionamento dell'Iniziativa dei cittadini,
misure finalizzate a una maggiore trasparenza del processo decisionale dell'UE e delle
attività dei gruppi di interesse, ecc.) per ripristinare la fiducia dei cittadini nel progetto
europeo e quali impegni è disposto ad assumersi in tali ambiti? Nella stessa ottica, in che
modo ritiene debba evolvere l'architettura istituzionale dell'Unione europea per rafforzare la
democrazia, con particolare riferimento alle misure che intende promuovere per evitare che
il metodo intergovernativo prevalga sul metodo comunitario, tenendo anche conto dei timori
espressi da alcuni Stati membri circa il funzionamento e la maggiore integrazione dell'UE e
di fronte al programma annunciato dal Presidente eletto per conseguire un "accordo equo
per il Regno Unito" e per altri Stati membri? Ritiene che l'esperienza dei cosiddetti
"candidati capolista" durante la campagna per le elezioni europee del 2014 costituisca un
elemento in grado di ripristinare la fiducia e quali misure sarebbe disposto ad appoggiare
per migliorare ulteriormente il sistema elettorale europeo e permettere ai partiti politici
europei di assolvere meglio ai compiti che sono chiamati a svolgere?
In che modo intende, da un lato, affrontare le questioni sollevate dalle conseguenze
dell'eventuale indipendenza di determinate regioni di alcuni Stati membri (informazioni ai
cittadini, definizione di precise procedure per l'adesione all'UE di questi nuovi Stati
potenziali, ecc.) e, dall'altro, chiarire le implicazioni di un'eventuale uscita di taluni Stati
membri dall'Unione, nonché della possibilità di un ritiro parziale o definitivo di Stati
associati come la Svizzera? Quali misure prevede per promuovere la cooperazione con i
parlamenti nazionali, rafforzare l'efficacia del funzionamento del Servizio europeo per
l'azione esterna nel quadro istituzionale generale, conferendo nel contempo maggiore
efficacia nella pratica agli articoli del trattato che disciplinano la violazione dei diritti
fondamentali negli Stati membri e accelerano l'adesione dell'UE alla CEDU?
Sono convinto che la Commissione abbia la responsabilità di agire nell'interesse dei cittadini
dell'UE ma che debba anche rendere quotidianamente visibile questo suo agire. Il nostro ruolo è
avvicinare l'Europa ai cittadini, per questo dobbiamo ascoltarne le idee, sentirne le speranze e le
paure per cercare di aiutarli a trovare risposte comuni a problemi comuni. Non dobbiamo dare
l'immagine di una Commissione incastonata nella "bolla di Bruxelles". Dobbiamo dimostrare che le
priorità dei cittadini sono anche le priorità della Commissione. Dedicherò tempo ed energie a
creare la fiducia - in fondo è il nostro compito.
Come farà la Commissione a realizzare tutto questo? Non sono sicuro che cambiare l'architettura
istituzionale sia la soluzione per rafforzare la democrazia europea. Temo invece che lunghi dibattiti
sull'eventuale modifica del trattato abbiano il solo effetto di distrarci e creare tensioni inutili tra le
istituzioni che devono lavorare gomito a gomito per la costruzione europea. Ridistribuire i poteri tra
le istituzioni è di lungi meno importante che cercare di dare il meglio della nostra cultura e di noi
stessi. I trattati in vigore sono per l'appunto il quadro che permette di cambiare priorità, che
risponde alla necessità di spingersi oltre in determinati ambiti dell'integrazione, come l'inevitabile
ulteriore sviluppo di un'unione economica e monetaria in grado di rispecchiare la realtà della nostra
moneta unica.
Il metodo comunitario è intrinsecamente adattivo, è nostro dovere cercare di applicarlo in modo da
sintonizzarlo sulla realtà moderna. È democratico e trasparente, assicura l'equa rappresentanza di
tutti gli Stati membri e produce risultati che rispecchiano autenticamente il nostro comune
interesse. Il trattato di Lisbona incorpora questo approccio e noi dobbiamo garantirne il
funzionamento pratico. A eccezione della PESC, non dobbiamo permettere altro intergovernalismo
nei settori di competenza dell'UE - la giustizia e gli affari interni, ad esempio, sono ormai
fondamentalmente settori politici "normali", al pari di tutti gli altri. Se necessario mi schiererò a
favore di una Commissione che difende tale posizione con i mezzi giuridici che si impongono.
Dobbiamo poi restare aperti alle altre opzioni previste dal trattato di Lisbona. Non dobbiamo
precluderci la possibilità di sostenere il ricorso alle cosiddette "clausole passerella" che permettono
di passare al voto a maggioranza qualificata, ovvero alla procedura legislativa ordinaria. E sebbene
si tratti pur sempre di un male minore, esistono circostanze in cui la cooperazione rafforzata può
andare nel senso dell'interesse comune europeo, come è accaduto per le norme sul
riconoscimento transfrontaliero del divorzio.
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La vera sfida, a mio parere, sta piuttosto nel modificare quel che facciamo, stabilendo le giuste
priorità e mirando ai grandi obiettivi, e nel modo in cui agiamo. Il successo è possibile soltanto se le
forze democratiche e le istituzioni competenti nazionali ed europee sintonizzano messaggi e
obiettivi. È esattamente così che sono andate le cose con le elezioni europee: recenti sondaggi
dimostrano che quasi 6 europei su 10 pensano che votare alle europee sia il modo migliore per
farsi sentire dai responsabili delle decisioni politiche. L'approccio "Spitzenkandidaten" ha creato
una nuova e gradita dinamica. Anche l'alternanza tra politici nazionali e politici europei è vitale: è
incoraggiante vedere con quanta facilità sempre più politici passano dalla politica nazionale al
Parlamento europeo e viceversa. Il ruolo dei partiti europei è cruciale in quanto avvicina tra loro la
politica nazionale e quella europea e scongiura il rischio di scollamento tra le posizioni assunte dai
politici sulla scena nazionale e quelle che poi assumono nei negoziati a Bruxelles.
Come Commissione è nostro dovere portare a compimento la logica di questo approccio.
Personalmente intendo diffondere i nostri argomenti - e incoraggerò in questo anche i miei colleghi
- più direttamente fra i cittadini, sia nei parlamenti nazionali che fra la gente comune. Dobbiamo
inviare un messaggio chiaro: più lavoro, più sicurezza, più crescita economica. I cittadini dell'UE si
sentiranno più vicini all'UE se ne faranno avanzare il progetto, se vedranno vantaggi concreti per
sé e le loro famiglie, se si identificheranno con i suoi obiettivi e la sua visione e se ne saranno
coinvolti. La cittadinanza europea può svolgere un ruolo capitale al riguardo, visto che conferisce a
tutti i cittadini i diritti e le opportunità che alimentano un sentimento di autentica identità europea.
Il nuovo approccio a squadre che vuole introdurre Jean-Claude Juncker darà alla Commissione un
messaggio più chiaro, una direzione, un modo diverso e migliore di lavorare insieme. Questo
discorso vale anche per le relazioni esterne cui faceva riferimento la domanda: mi sembra questo
l'esempio eloquente di un settore in cui possiamo individuare e raggiungere obiettivi comuni tramite
un coordinamento effettivo e serrato tra il SEAE e la Commissione. Sarò lieto di fare il mio
possibile per sostenere la mia futura collega Federica Mogherini nel suo ruolo di Vicepresidente
della Commissione incaricata dal Presidente eletto di assicurare un'azione esterna dell'Unione più
effettiva.
Come dice chiaramente la domanda, la Commissione dispone di numerosi strumenti con cui
aiutarsi per ripristinare la fiducia dei cittadini. È giunto il momento di spingersi oltre e far funzionare
finalmente questi strumenti a pieno regime. Con tutti i miei colleghi mi impegno al massimo dei miei
standard professionali e etici. La Commissione deve mantenere un dialogo con il mondo esterno e nello stesso modo in cui le risposte alle consultazioni sono pubbliche, così devono essere i nostri
incontri di persona: trasparenti. La Commissione e il Parlamento hanno istituito il registro per la
trasparenza che ricomprende attualmente circa l'80% di tutte le attività di lobbying intese a
influenzare, direttamente o indirettamente, il processo decisionale dell'UE. Il prossimo passo sarà
rendere obbligatorio il registro per tutte le istituzioni: non dobbiamo accettare che possano non
figurarvi i grandi studi legali che svolgono attività di lobbying o altri attori chiave. Farò quanto in mio
potere per convincere il Consiglio a partecipare su un piano di parità. Aderisco pienamente al
nostro nuovo impegno di trasparenza sancito negli orientamenti politici del Presidente eletto e mi
impegno a rendere pubblici tutti i miei contatti e incontri con organizzazioni professionali o
lavoratori autonomi su qualsiasi questione attinente alla definizione e all'attuazione delle politiche
dell'UE.
Molti altri strumenti - penso all'Iniziativa dei cittadini, alle consultazioni pubbliche, alle valutazioni
d'impatto, alle valutazioni tout court, al meccanismo di sussidiarietà - sono altrettante opportunità
per promuovere il dialogo. La Commissione deve dimostrarsi sinceramente aperta. Se deciderà di
mantenere una data posizione, dovrà essere convincente.
Preferirei evitare eccessive speculazioni sulle implicazioni di scenari quali l'indipendenza di certe
regioni o l'uscita di Stati membri. Ad oggi nessuno Stato membro ha chiesto di ritirarsi e nessuna
regione ha votato con referendum costituzionale l'indipendenza da uno Stato membro. Sono
intimamente convinto che la Commissione debba rispettare senza eccezioni il processo
costituzionale e democratico di qualunque Stato membro, proprio come merita assoluto rispetto il
diritto di uno Stato membro di determinare la propria organizzazione interna. Certo, alcune scelte
potrebbero avere implicazioni sul piano del diritto dell'Unione, ma non sono cose che si possano
esaminare astrattamente - ogni caso sarebbe a sé stante, a seconda delle scelte fatte a livello
nazionale.
Qualunque Stato europeo può chiedere di aderire all'Unione. Alcuni nostri vicini del SEE e la
Svizzera hanno optato per una forma diversa di cooperazione con noi, accettando molti degli
obblighi imposti dal diritto dell'Unione, come la libera circolazione delle persone, e traendo debito
beneficio da un accesso preferenziale al mercato unico. Troveremo sempre il modo di adattarci a
- 15 -
una richiesta ragionevole. Quel che l'UE non farà mai è ricevere ordini; non accetteremo mai che
siano messi in discussione i fondamentali dell'Unione. E comunque vadano le cose, la
Commissione sarà sempre scrupolosamente equa con tutte le parti.
Anziché fare ipotesi sul futuro, preferisco mettere in luce la realtà. La realtà è che l'Unione ha
vissuto un allargamento spettacolare che ha dimostrato come un'Unione più forte e più grande sia
per gli europei baluardo e trampolino di lancio in questi tempi di globalizzazione. Abbiamo un
substrato di valori e un sistema che hanno retto saldamente in tempi difficili. E una volta di più
constatiamo il potere d'attrazione dell'Europa: in Ucraina, ad esempio, sosteniamo il popolo ucraino
perché ne sia rispettata la volontà di stabilire un'associazione più stretta con l'Unione.
Il Regno Unito - insieme allo Stato membro che conosco meglio - è fra i più accesi sostenitori in
Europa della necessità di una risposta europea unita in Ucraina. In questi come in una serie di altri
frangenti, si pensi al cambiamento climatico, allo sviluppo, all'economia, al mercato interno, è
chiaro il perché dell'interesse del Regno Unito a rimanere nell'Unione e a forgiarne il destino. Così
come sono fermamente convinto che sia nell'interesse dell'Unione che il Regno Unito sia tra i suoi
membri. Ovviamente spetta al popolo britannico valutare i pro e i contro e decidere. Ciò non toglie
che farò tutto quanto è in mio potere affinché il Regno Unito resti, alle condizioni che saranno
ritenute eque sia per il popolo britannico che per il resto dell'Unione. Mi sembra che ci siano gli
estremi per trovare una soluzione pragmatica ad alcune delle questioni poste.
8. Conseguenze istituzionali della crisi dell'euro
Nel corso degli ultimi anni l'euro ha attraversato una grave crisi e, grazie a misure di
emergenza, accordi segreti e ingenti sforzi dei cittadini europei, la moneta comune è
sopravvissuta anche se si sono prodotti danni (sotto il profilo socioeconomico e in termini
di fiducia). Durante tale periodo sono emerse diverse questioni, le più rilevanti delle quali
riguardano la rendicontabilità dell'area dell'euro, l'integrazione del trattato sulla stabilità, sul
coordinamento e sulla governance nel quadro giuridico dell'UE entro il prossimo
quinquennio, le incidenze istituzionali di un'ulteriore integrazione delle politiche
economiche degli Stati membri dell'area dell'euro, la possibilità che un Commissario
presieda le riunioni dell'Eurogruppo e infine, ma non per importanza, la rappresentanza
esterna dell'area dell'euro. Tenendo conto dei punti suesposti, che cosa pensa della futura
evoluzione istituzionale dell'area dell'euro?
La crisi ha acuito la consapevolezza della nostra straordinaria interdipendenza, specie tra gli Stati
membri che condividono la stessa moneta. Ciò rappresenta un'immensa opportunità ma anche
un'enorme responsabilità. L'UE, e l'area dell'euro in particolare, deve reagire con maggiore
coordinamento, più convergenza, più dialogo sociale e una migliore rappresentanza esterna. Sarà
priorità della Commissione approfondire la riforma dell'unione economica e monetaria affinché
preservi la stabilità della nostra moneta unica e funga da vero e proprio trampolino di rilancio della
crescita; gli attuali trattati e una versione svecchiata del metodo comunitario costituiranno a loro
volta gli strumenti necessari per realizzare tale priorità.
L'euro è la moneta comune della nostra Unione; è la regola generale non l'eccezione, sebbene gli
Stati membri non procedano tutti necessariamente alla stessa velocità, e i trattati rispettano la
specificità di chi ha deciso di non adottare la moneta unica. Indipendentemente dalla situazione di
ciascuno, gli Stati membri restano tutti uguali.
Approfondire l'area dell'euro ha senso solo se nel contempo vengono tutelati i diritti di tutti e
l'integrità del mercato unico. Sono convinto che sia possibile. L'UE, ad esempio, ha elaborato un
corpus unico di norme per il settore finanziario che ha posto sotto il controllo delle autorità europee
di vigilanza. Nel contempo ha introdotto un meccanismo di vigilanza unico che attribuisce alla BCE
il ruolo di autorità di vigilanza unica per le banche dell'area dell'euro e per gli Stati membri che
vogliono aderire al meccanismo. Ciò ha comportato adattamenti per la governance dell'ABE, intesi
a tutelare gli interessi degli Stati membri che non fanno parte dell'area dell'euro, e una solida
struttura per la BCE che garantisca tra l'altro i poteri di controllo del Parlamento europeo.
L'ulteriore approfondimento dell'unione economica e monetaria dovrebbe poggiare saldamente sul
quadro costituito dalle istituzioni dell'UE e dal trattato che insieme garantiscono l'efficienza, l'equità
e la legittimità del processo, ma anche la sua capacità evolutiva. Senza contare che sono un
antidoto alla frammentazione.
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Rientra in questo processo l'integrazione degli strumenti intergovernativi creati durante la crisi nel
quadro del trattato UE. Con la normativa "two-pack" sono stati mossi i primi passi, ma la piena
integrazione nel quadro giuridico dell'UE del trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla
governance è un progetto che intendo portare avanti con gli Stati membri.
Vorrei poi sottolineare che l'indipendenza della BCE merita un rispetto assoluto. È un principio
essenziale dei trattati e un fattore cruciale della stabilità finanziaria dell'area dell'euro.
Da ultimo, sarebbe bene evitare la proliferazione di nuove istituzioni e altri attori. L'area dell'euro
non ha bisogno di istituzioni parallele e separate. La nomina di Donald Tusk a Presidente del
Vertice euro è cosa di cui mi rallegro intimamente. Il metodo comunitario deve rimanere il nostro
principio guida tanto della governance economica quanto del resto dell'Unione. Garantisce
chiarezza ed equità e costituisce un fondamento democratico poiché implica il pieno
coinvolgimento del Parlamento europeo.
La rappresentanza esterna dell'euro è un aspetto che merita una trattazione molto attenta. A
questo servono l'articolo 17 del TUE e l'articolo 138 del TFUE. L'area dell'euro deve essere
rappresentata in un modo che ne rispecchi il peso economico, soprattutto in contesti come l'FMI.
Se sarò confermato Commissario seguirò con impazienza il dibattito su come raggiungere questo
obiettivo che la Commissione vorrà avviare con gli Stati membri, molti dei quali sono per altro
tradizionalmente riluttanti.
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