RICERCHE
STORICHE
Rivista di storia della Resistenza reggiana
REGGIO EMILIA
Istituto per la Storia della Resistenza e della guerra di Liberazione
1968
RICERCHE
STORICHE
Rivista quadrimestrale
dell'Istituto
per la storia della Resistenza
e del,la guerra di Liberazione
in provincia di Reggio Emilia
ANNO
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SOMMARIO
- N. 5 - LUGLIO 1968
Direttore
Vittorio Pellizzl
Comitato di Direzione
Cesare Campioli, Viterbo Cocconcelll,
Antonio Grandi, Gismondo Veroni.
Condirettore Responsabile
Gino Prandl
Comitato di Redazione
Giannino Degani, Giorgio Cagnolali,
Carlo Galeotti, Umberto Gandini,
D. Prospero Si monelli
IL C.LN. - 4' CONVEGNO:
rproblemi politici ,e iSul,la condotta
della lotta
DIREZIONE, REDAZIONE,
AMMINISTRAZIONE
Piazza S. Giovanni, 4
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Clichés
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Editore proprietario
Istituto per la Storia della Resistenza
e della guerra di Liberazione
in provincia di Reggio Emilia
Registrazione presso il Tribunale di
Reggio E. n. 220 in data 18 marzo 1967
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GUERIRINO FHANZINI:
BibJiografia della Resistenza regg'iana - G'iornali e periodilci dal
1945 al 1955
GIANNINO
Segretario
Guerrino Franzini
Pago
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21
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DEG~NI:
,II movimento operaio e contadino
nella Resistenza - (V)
DOCUMENTI ,E TESTIMONIANZE
il'« Avanti!» clandestino dopo 1'8
seTtem:bre 1943
di Gino Prandi .
Versioni fascista e partigiana sul
disarmo del presi d,io G. N. R di
Carpineti
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RECENSIONI
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ATTI E ATTIVITA' DELL'ISTITUTO.
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La Redazione è spiacente di dover rimandare la pubblicazione
dell'annunciato studio su La Gioventù comunista reggiàna negli anni
venti, non avendo ancora ricevuto il manoscritto dell'Autore.
Con la morte di Arrigo Negri avvenuta il 9 giugno scorso, questa rzvzsta
ha perduto non soltanto un collaboratore che si apprestava a dar vita ad un importante studio sulla stampa clandestina durante la lotta di Liberazione, ma un amico fedele che contribuì tenacemente al sorgere del periodico, un animatore di
i.niziative.
Dentro il suo cuore generoso un posto speciale l'occupava l'amore che
egli aveva per i compagni di lotta partigiana.
Il rifiuto di ogni compromesso lo aveva reso intransigente verso sé stesso innanzi tutto e verso gli altri, ma era un'intransigenza generosa, perchè volta
non solo a riconoscere i meriti altrui, ma ad aiutare chiunque si rivolgesse a lui.
La sua vita fu spesa a dare tutto agli altri senza salvaguardare nulla
per sè, nepp,ure la sua stessa vita.
Fu un uomo giusto e per questo non temette ed affrontò le conseguenze dei suoi giudizi e delle s,ue azioni. Fu leale, ed i suoi avversari politici lo
riconobbero.
Così come fu fedele alle sue idee fino al rischio della vita, lo fu anche
ai suoi sentimenti e l'amore e l'amicizia furono il lievito sempre vivo dei suoi
rapporti con chi gli stava vicino e personalmente lo conobbe.
Visse l'attività politica come un appassionato dovere dell'uomo che
vuole una condizione migliore per i propri simili: perché gli uomini diventino
liberi dalla soggezione economica ed ideologica, per cui l'uomo sia restituito
all' essere umano.
Negli studi predilis'se la storia e l'economia, ma non fu alieno ai problemi dell' arte, della letteratura, del teatro.
Con molti intellettuali fu antifascista non soltanto per una ripulsa alle
aberrazioni del fascismo, ma per una ragione morale.
E come fu tra i resistenti nel periodo della dominazione fascista, così fu
tra i combattenti nel periodo della lotta.
G.D.
ORIGINE, COSTITUZIONE, ATTIVITA' E VICENDE
DEL C.L.N. CLANDESTINO DELLA PROVINCIA DI REGGIO
4° Convegno: Problemi politici e sulla condotta della lotta
Partecipanti:
Cesare Campìoli,
Vittorio Pellizzi,
Gino Prandi,
don Prospero Simonelli.
PRANDI
Mi pare che nei precedenti Gonvegni non !si sia fatto cenno ancora aHa
precisazione di una oircostanza che, Iper quanto intuitiva,è invece opportuno
ricordare - non per noi certamente, che abbiamo ben presenti quelle vicende,
ma per coloro che ad esse non partedparono o che erano ragazzi in quell'epoca
o che addirittura sono nati dopo. Voglio dire c!he, quando si parla di C.L.N. provinciale, di Organo dirigente della Lotta, di Comitato miHtare, di riunioni, di
incontri ecc., bisogna riferirsi a'lle condizioni del 'Periodo in cui ciò avveniva:
cioé al clima in cui si viveva, di persecuzione fascista, di occupaz1one militare
tedesca, di terrore pdliziesco, di sospetti, di clandestinità. Un tale clima imponeva determinati Hmiti e cautele, nonché controlli nei confronti degli altri ed
anche verso noi stessi, su tutta la nostra azione ed anche sUll1a nostra 'vita privata,specia1mente per quelli fra noi. che erano ben conosciuti ;per le loro idee
politiche o che si erano esposti durante le vicende dei 45 giorni.
Non è quindi da supporre, quando si dice «C.L.N. », che questo fosse
un organismo con tanto di sede, di telefono, di segreteria, di corrispondenza,
ecc. e magari con la' targa fuori dana porta; e quando si dice «l1iunioru », che
queste avvenissero attorno ad un tavdlo, con un presidente e con un segretario
ohe redigev·a il verbale, ron ordine del giorno predisposto e con tutto il tempo
a disposizione per trattarne gl.iargomenti.
Erano ,invece incontri rapidi e furtivi - talvolta anche soJo di ammiccamenti - non sempre a quattro, spesso a due o a tre, nei luoghi più disparati
e impensati. Dalla canonica di qualche parroco amico al retrobottega di un
artigiano, dal coretto della chiesetta di San Giovannino alla casa di qualche
contadino fidato, daHo studio professionale di qualche compagno >sicuro alle
ville di campagna di famiglie insos;pettatee fedeli a S. Pellegrino, a S. Bartalomeo, a Montecavolo, a PruianeHo, a Coviolo ecc. Credo anzi che sarebbe iniziativa molto ,interessante ed utile quella di svolgere una ricerca sistematica delle
locallità .e delle case ove il C.L.N. si riunÌ.
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Questa precisazione mi sembra che possa spiegare tante cose 'e soprattutto certe apparenti lentezze o contraddizioni che si sarebbero verificate nelle
decisioni adottate. E così che si debba anche ricordare che coloro che rappresentavano i quattro partiti nel C.L.N. non avevano un mandato in bianco.'
Quando qualcuno di noi doveva espr~mere una opinione su argomenti gravi o impegnativi, dov.eva preventivamente sentire H suo Ipartito o gli elementi più autorevoli della corrente che rappresentava. Ciò implicava una certa perdita di
tempo che si aggiungeva alle discussioni che già occupavano le nostre riunioni.
E' dunque alla luce anche di questa condizione particolare in mi eravamo costretti ad operare {)he vanno storicamente valutate le nostre azioni ·e,
diciamolo pure, le nostre reazioni. Problemi :che oggi sembrano sempHci, allora
erano complicati e di diffidle soluzione. E su ciò incideva notevolmente anche
la mancanza o la difficoltà di rapide comunicazioni (dovendo escludere il telefono e la posta per evidenti motivi), data l'inesistenza di mezzi meccanici a
motore e la conseguente necessità di affidar·e i trasferimenti de11e nostre persone
alla bicicletta o H rcapito di comunicazioni (messaggi, come si diceva) a staffette fidate.
PELLIZZI
Concordo pienamente con le precisazioni fane dall'amico Prandi.
Effett1vamente si è tutti un po' portati ad «interpretare» ;la realtà ponendole
accanto orpellie sovrastrutture che non esistevano quando essa s~esp.resse e
che Ila fanno apparire, oggi, diversa da quella che era. Ciò deve esser tenuto
presente, sia da coloro che questa realtà minimizzano senza tener conto delle
circostanze in cui sisvo1sero i fatti, sia da quelli che invece la «mitizzano»
deformandone la straordinalJia naturalezza con la quale si verificò, a conferma
che coloro che ad essa parteciparono non si rendevano conto di essere protagonisti di eventi che la storia avrebbe collocato nelle sue pagine.
Bisogna quindi ripetere non solo che quegli ,incontri furono pr~vi di utficiallità, ma che es s,i avvenivano in una particolare atmosfera di congiura, in
cui spesso i fatti non erano r1feriti obiettivamente - per scarsa informazione o
per preordinato disegno - e che le idee, i programmi e le decisioni, soltanto
per chi rappresentava una forza organizzata, erano frutto di una scelta in precedenza dibattuta, mentre per chi non aveva aLle spalle se non correnti di
opinione erano frutto di convincimenti personali maturati e ponderati nel travaglio di colloqui, a:vvenuti negli anni della dittatura, più con la propria coscienza che conalùri.
Verso la metà di novembre, cominciarono in seno al CLN le prime discussioni sulla condotta della lotta ed anche sulle prospettive politiche che si
sarebbero presentate alla fine di essa. La presenza attiva fra noi di Reggiani
che, pur non avendo una qualificazione di partito, rappresentava in un modo
per noi inatteso la corrente genericamente cattolica (assumendo anche - ci
sembrava di capire -il ruolo di drscreto portavoce dell'Autorità ecclesiastica),
non impediva, anzi rendeva più facili i nostri discorsi.
E' infatti da precisare che la mancata partecipazione al CLN nella nostra
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provincia (non solo all'inizio, ma fino alla conclusione della lotta) di rappresentanti delle componenti politiche di destra (liberali e democrazia del lavoro)
creava un certo disequilibrio in seno al nostro Organismo, per cui - almeno
inizialmente - la funzione propria della destra veniva attribuita vorrei dire
per ragioni tradizionali e quindi per necessità al rappresentante del movimento
cattoHco, che per di più era un sacerdote. Ma ben presto ci accorgemmo che
Reggiani non aveva nessun freno conservatore, nel senso tradizionale del termine, ed anzi era portato per il proprio carattere e per la propria formazione
intellettuale verso idee moderne e progressiste.
Il tema della libertà politica e della coesistenza con essa della giustizia
sociale era agitato da me che lo ponevo in via pregiudizi aIe ad ogni ahro problema, quale espressione della volontà politica del P. d'A., il cui contenuto
programmatico - affermavo scherzosamente - sembrava fatto su misura per
me. Bianchi, che rappresentava il PSIUP legato dal patto di unità d'azione c01
pcr, non esprimeva idee o programmi che si differenziassero sensi:bilmente da
quelli di Marzi. Questi, per vero, forse in osser·v:anza a direttive che riceveva
dal suo partito ma anche come espressione del suo carattere di uomo dotato
di grande equHibrio uso ad assumere consapevolmente responsaibilità impegnative
per sé e per gli altri, non enunciava programmi estremisti, forse anche con
lo scopo di attenuare nei rappresentanti degli altri partiti la preoccupazione che
il regime che il comunismo avrebbe adottato avrebbe di fatto abolito ogni
li:bertà. Egli si sforzava di convincerci che sarebbe stata adottata quella dhe molto tempo dopo - si chiamò la via italiana al socialismo, cioé che, nella
ristrutturazione della società, non 'si sarebbe potuto prescindere dal tener conto
di quelle che erano state le premesse politiche della vita nazionale prima dell'avvento del fascismo.
L'assenza di una voce di destra, credo, contribuì a determinare una certa
misura nelle nostre discussioni perché mancava, per rendere necessaria l'accentuazione dei temi della sinistra più avanzata, un interlocutore che a questi
contrastasse.
Ma il proiblema più grosso era quello del modo come condurre la lotta.
Questo problema sorse o addirittura scoppiò quando si seppe dell'attentato (fallito) contro il federale Scolari, avvenuto il 13 novembre.
Ciò accadde il 17 novembre 1943 durante una lunga riunione del CLN,
presenti ,Reggiani, Marzi, Bianchi ed io. Ricordo bene la data, perché la riunione
ebbe luogo il giorno in cui vennero annunciati con grandedlievo di stampa i
«punti fondamentali» del nuovo cosiddetto stato popolare, adottati dal congresso di Verona del 14, congresso divenuto tristemente famoso anche perché
da esso si staccò una banda di assassini per oorrere a Ferrara a « vendicare» il
federale repubblichino Ghisellini, giustiziato da quei GAP. E sappiamo quale
vendetta fu.
Appunto in quell'occasione Reggiani prese la parola per sollevare il problema. Penso che egli potrà ricordare in quali termini si espresse.
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Don SIMONELLI
L'attentato contro il commhsario federale del partito fascista, Scolari,
anche se fallito, dproponeva Ja necessità di coordinare la lotta di resistenza e
di fissare norme più precise sui mezzi e i metodi da seguire.
Due, infatti, erano gli obiettivi da 'raggiungere con le azioni di ostilità: e
cioé far capire ai fascisti e tedeschi ,che esisteva una «resistenza» n'0n spO'radica e individua1e, ma or:ganizzata e coraggiosa, ben dispO'sta ad affrontare rischie pericoli; e, in altro piano, influire sulla opinione pubblica, che doveva
essere orientata a simpatia per il movimento dei «ribelli », evitando una fatalistica accettazione della situazione che poteva tradursi in più larga cO'Hab'0razione con l'avversario.
B1sognava quindi evitare quegli atti me, non assumendo un significato
particolare, offrivano occasione a critiche e ,ad accuse di irresponsabilità ver:so
i capi del Movimento, generand'0 poi risentimenti pericolosi in caso di rappresaglia.
Su questa Hnea impostai il mio intervento, aggiungendo che né io né i
cattolici potevamo accettare la tecnica del «colpo di mano» proprio perché vi
si potevano inserire gesti personali e individuali a volte inutili e forse anche
dann'0si per la lotta appena iniziata.
Naturalmente in questa d1scussione 'affiorava il diverso atteggiamento
dei comunisti, (molto fadli e pronti a giustificare ogni gesto rivoluzionario,
e impazienti anche di dare sfogO' a risentimenti covati per lunghi anni) e dei
cattolici (sempre tentati dalI «legittimismo» verso il potere costltUlto, e preoccupati degli aspetti morali di una lotta che presentava indubbi motivi di
incertezza) .
La mia posizione non era facile, ma, d'altra parte, ritenevo che la accentuazione di questi motivi, anziché dividerci, avrebbe favorito ,la redproca fiducia, eliminando riserve o diffidenze ben comprensibili agli inizii,accelerando neno stes'so tempo l'adesione di vasti amlbienti cattolici alla «-liberazione ».
PELLIZZI
Ricordo bene questo intervento di don Simonelli, la cui fermezza era
pari alla preoccupazione che aveva suscitato in lui l'episodio dal quale aveva
tratto spunto. Feci subito presente che il mancato colpo del 13 novembre secondo quanto mi era stato possibile sapere -era stato ideato ed attuato
da elementi che avrebbero dovuto essere controllati dalle persone da noi designate per la costituzione del Comitato militare, il quale avrebbe dovuto avere
la competenza di disporre azioni del genere, osservando le direttive e le cautele a
suo tempo disposte dal CLN. Se, come pareva, quell'attentato era stato compiuto autonomamente, ciò rendeva ancor più valida la necessità che l'organismo
militare assumesse al più pres'to una concreta Istruttura funzionale così da poter
dirigere e controllare anche ogni azione di guerriglia, assieme all'attività primaria di preparazione militare vera e propria. E ciò, oltre che per evitare indiscriminate iniziative, per curare l'organizzazione di queste in modo che esse avessero un limitato margine di probabilità di insuccesso, affinché azioni fallite non
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producessero egualmente rappresaglie che in questo caso sarebbero sta'te controproducenti.
Comunque, poiché Reggiani riproponeva un tema d'ordine generale, ero
d'accordo che su di esso si facesse una discussione di fondo e si decidesse: se durante i mesi invernali, mentre si preparavano i primi nuclei armati che, adeguatamente rafforzati, avrebbero dovuto cominciare la lotta in primavera in concomitanza con la prevedibile ripresa dell'avanzata Alleata dal ,sud - si dovesse
rimanere in una posizione di attesa, ovvero se si dovessero intanto svolgere
azioni di guerriglia affrontandone le inevit::rbili conseguenze. lo mi espressi in
favore di questo secondo modo di caratterizzare la lotta, tanto più che, a
quanto si sapeva, la notizia dei sabotaggi compiuti alle linee telefoniche e S'Oprattutto quella dell'attentato al federale repubblichino avevano destato nella
popolazione e in campo fascista enorme impressione e reazioni naturalmente opposte: di compiacimento, da un lato, e di allarme, da:ll'altro. Si supponeva cioé
che già esistessero grosse formazioni armate e ben organizzate, mentre esse
non erano ohe all'inizio della loro nascita e si può dire ano stato embrionale.
In ogni caso, suggerii l'opportunità di consultare anche i movimenti antifascisti
de:t1e provincie vicine in modo da coordinare la lotta sul piano operativo, quanto
alla tattica da 'seguire ed ai mezzi da usare.
CAMPI OLI
Compreslsubito che l'argomento proposto da Reggiani era molto grave e
delicato. D'alvra parte il fatto che chi l'aveva sollevato era un sacerdote ne gJiustificava pienamente un responsabile riesame. Tanto più che a noi del CLiN
risaliva il graviss1mo onere della responsab~lità de1lacondotta della guerra nella
nostra provincia. Il lato umano senza dubbio esisteva, ma non dovevamo mai
dimenticare che eravamo in guerra e che ciascuno doveva combatterla nella
m1sura delle proprie possibilità e con i mezzi che avevamo a disposizione. Ero
quindi d'accordo con Fossa che, ,in attesa di avere formazioni organizzate ed
armate ·capaci di svoJgere azioni di guerra tradizionali, dovevamo ricorrere alla
guerriglia a base di c01pi di mano. Guai a noi se, aspettando iJ momento di
far entrare in azione le formazioni miHtari di montagna, ci fossimo attardati
su posizioni attesiste, come era accaduto in Francia dove la gente ,si cominciava
ad adatta>re al regime del governo fantoccio di Vichy. Secondo me - e questa
mia opinione si ispirava anche alle istruzioni che aveva pubblicato in quell'epoca il foglio comunista Nostra Lotta con un articolo che si attribuiva a Pietro
Secohia - si doveva quindi agire subito per abbreviare la durata della guerra e
liberare al più presto H popolo daH'oppressione tedesca e fascista e quindi risparmiare vite umane e disnruzioni rovinose; e si doveva altresì agire subito perché nella misura che gli italiani avessero concorso alla ,sconfitta dei naz1fascisti
essi avr~blbero potuto conquistarsi l'ind1pendenza e la libertà. Infine osservai che
l'azione immediata avrebbe anohe probab~lmente impedito o trattenuto i tedeschie i fascisti dall'attuare un regime di terrore commettendo indisturbati ogni
sorta di delitti.
Quanto a11'attentato allo Scolari, io non avevo saputo ancora precise
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natlzle dai mIeI compagni, ma immaginava che l'aziane fasse stata preparata
e diJsposta dal Comitato militare, perché questa era il suo campita. Piuttosto.,
l'esame doveva rivalgersi all'abiettiva dell'attentato, se ciaé es-so rientrasse o
mena fra quelli per i quali il CLN, fin dalla sua riuniane castitutiva, aveva messa dei precisi Hmiti. A me sembrava che, indipendentemente drol1a persana che
non conascevo neppure di vista, il coLpa fosse stata diretta contra la massima
autorità del fascismo. repubblkhino della provincia e che quindi essa rientrasse
pienamente in quel genere di aziani che erano. state da nai in precedenza autorizzate di massima. Ciò non tag1ieva a noi di continuare a svolgere una attiva
sorveglianza perché le nostre direttive fossero asservate; ma bisognava tener
presente che Ja situaziane pateva sempre sfuggire a controlli e che quindi davevamo 'ritenerci 'soddisfatti se le aziani di guerr1glia, sabataggi a attentati che
fossero., non avessero uno sfondo personale o nan fossero. mosse da interes,si pd<vati.
Quanto aHa consultazione can gli ol'garusmi vicini, praposta da Fossa,
non aveva niente da obiettare, sebbene dovessi r.icanoscere che in agni provincia tla situazione poteva essere diversa e quindi la candatta della guerra differente.
Dan SIMONELLI
Le dichiaraziani di Fossa e di Marzi, pur riconoscendo la fondatezza
della mia impastazione, sembravano concedere ancora, almeno. limplicitamente,
una libertà di iniziativa ai gruppi di azione, troppo pericolosa.
Le mativazioni di Marzi erano. indubbiamente vahde, ma la autanamia
dei gruppi di azione avrebbe aperto <la strada a una affermaziane di parte, compromettendo la unitarietà del movimenta, ancora troppo debole per sopportare
urti e dissensi; e poteva anche rendere problematica l'opera di assistenza generosamente praticata dal dero, ma non inquadrata negli o.biettivi del movimento di ResIstenza.
La lunga discussione ebbe come esito la comune decisio.ne di vincalare
il Comitato. militare a non prendere iniziative senza il prevendvo benestare
deil Camitato politica, co.n riserva di intervento qualora ci fo.ssero violaziani
di questi accordi.
A questa punta però nasceva un altro problema, quello del coordinamento can le provincie vicine, prablema posta da Fossa.
Va ricardatoancora una volta che Je ,forze comuniste, da tempo erano
capillarmente organizzate e prante ad agire, mentre le farze di ispirazione cattolica faticavano a passare da una opposiziane «morale» ad una azione che
andasse oltre la assistenza ai perseguitati per motivi politici; il discorso quindi
di un coordinamento. con altre provincie, superfluo per i camunisti, era essenziale per l'ambiente cattolica, e anche per i socialisti, che armai accettavano la
impostazione della lotta anohe armata.
Persanalmente avevo conosciuta nel movimenta laureati alcuni antifascisti ben decisi, come l'avv. Francesco Daveri di Piacènlla e il prot Guido
Stendardo. di Modena.
Incontrai una piena adesiane alla l)rospettiva di allargare la coNaborazione, anche perché in questo mado la «respansabilità» della partecipazione di
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cattolici acquistava maggiore autorevolezza con favorevoli ripercussioni su tutta la base.
Tramite il prof. Stendardo, avvidnai a Modena Ermanno Gorrieri, uno
dei più validi esponenti della Resistenza modenesle.
A Parma conoscevo l'ono Giuseppe Micheli, vecchio amico di mio padre, che già negli anni della permanenza a Roma (1937-39) mi aveva introdotto in una compagni,a di antifascisti; da lui potevo avere orientamenti sicuri; e nello stesso tempo avvicinai il dotto Bocchi; di comune accordo fissammo un inconvro nehla canonica di S. Francesco, cui interv;enne il dotto Piero
Mentasti di MUano, rappresentante il Comitato Alta Italia. Di Reggio erano presenti don CocconceHi e l'ing. Domenico Piani, oltre chi vi parla. La riuni:one durò
molte ore e al termine il piano di coordinamento era abbozzato nelle linee
essenziali. Successivamente incontrerò molte volte il dotto Mentasti a MHano.
PELLIZZI
Il contrasto manifestatosi in quella riunione (che non poteva non risentire delle notizie che cominciavano a giungere sulla spaventosa rappresaglia di
Ferrara, nella quale erano stati massacrati decine di antifascisti) era in realtà
molto più compJesso di quanto non apparisca dalle testimonianze che oggi abbiamo reso sommariamente. Per vero, il problema non era Isoltanto quello di dare
una soluzione alla questione della liceità o meno del terrorismo di guerriglia,
sul che in fondo anche Reggiani finì per essere d'accordo sia pure con le note
riserve e condizioni; quanto quello di stabilire fino a che punto valesse la pena
di provocare lutti e rappresaglie, anche se la responsabilità di ciò ricadesse in
ogni caso sui fascisti, con azioni di solito estranee al carattere della guerra
tradizionale.
Oggi, ormai a tanti anni da quei fatti, io penso che si possa dire che H
dilemma era assai più grave: si doveva cioé aHrontare la lotta nella maniera
più decisa dando ad essa il carattere di violenza che è proprio della guerriglia, o
ci si doveva rassegnare nell'attesa degli Alleati? E mi pare che la scelta da noi
fatta, anche sotto il profilo storico, abbia avuto piena giustificazione e che i fatti
successivi le abbiano dato un sigiUo di validità soprattutto per le conseguenze
politiche che ne derivarono all'atto della Uberazione. Infatti, se oggi esiste
in Italia una Costituzione moderna, ciò si deve a mio avviso soprattutto alla
laJ1ga e attivissima partecipazione del popolo alla lotta; il che ha consentito di
trasferire nella sede opportuna gran parte dei principii democratici ohe furono
le componenti della nostra battaglia.
In relazione poi alle decisioni adottate, di consultare gli organismi della
Resistenza delle vicine provincie, io cercai subito di intensificare i contatti con i
compagni del P. d'A. che avevo già da qualche tempo. A Modena, infatti, avevo
partecipato - solo o con Piero Aguzzi - a riunioni con Giovanni Vandelli, Roberto Salvini ed altri; e a Bologna i nostri contatti erano avvenuti con Mario
Jacchia, con Ettore Trombetti e con Massenzio Masia. A mezzo di costoro potei
avvicinare elementi di altri partiti componenti dei CLN delle due provincie
(quello di Bologna si era costituito ai primi di 'Ottobre e quello di Modena nella
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terza decade di quel mese). E -cosi conferii nella seconda metà di novembre, a
Modena, con Guido Stendardo della DC, con Adelmo Bellelli del PCI e con
BerteHi del PSIUP; nella stessa epoca a Bologna con Gian Guido Borghese del
PSIUP e con Tarozzi (mi pare) del PCL Ma la situazione a Modena ed a
Bologna era differente da quella di Reggio.
A Modena in quei primi mesi dopo 1'8 settembre non si era verificato
nessun attentato alle persone e nessuno sabotaggio agli impianti militari.
Il primo fatto di sangue in provincia di Modena - si noti, non in città
- accadde solo a fine novembre o ai primi di dicembre del 1943 e ne furono
protagonisti sembra due reggiani, che poi avranno una parte importante nelle
formazioni garibaldine della nostra provincia e che si erano rifugiati con altri
in una casupola, presso Zocca, nella montagne prossime al confine con la provincia di Bologna. Quando il segretario di quel fascio repubblichino ebbe sentore della loro presenza, organizzò una spedizione punitiva la quale, invece, ebbe
esito opposto a quello· che si prefiggeva: infatti, la pattuglia fascista fu respinta
a colpi d'arma da fuoco e il segretario del fascio, Minelli, venne catturato e
trascinato con sé dal gruppetto di partigiani che immediatamente si trasferl
altrove. Di ,lui non si ebbero più notizie. La reazione fascista fu molto pesante e
vittima innocente ne fu la famiglia che aveva ospitato i due reggi ani.
La condotta della lotta a Modena era -conforme alle decisioni adottate
da quel CLN in ordine non tanto al contenuto o carattere da imprimere alla
lotta, quanto alla priorità di essa nella città (cioé con imboscate, attentati ecc.)
rispetto a quella sulle montagne (doé con i sistemi della guerra tradizionale).
Dal primo lato - mi si disse - si erano schierati i comunisti e dal secondo
gli azionisti e i democristiani e quindi, almeno per il momento, prevalsero questi
ultimi. E' da considerare al riguardo che la situazone dell'antifascismo nel modenese era ben diversa da quella del reggiano. I comunisti erano bene organizzati (forse quanto e più che nella nostra provincia); ma anche gli azionisti (al
contrario di quanto era fra noi) avevano una valida e valorosa struttura e molti
aderenti risalenti ai nuClei di intellettuali che fin dal 1941 si erano riuniti in
gruppi G.L. intorno a c.L. Ragghianti (Ennio Pacchioni, Giovanni Favilli ed
altri) ,che si trovava a Modena a domicilio coatto; mentre i socialisti per
quanto eredi di una grande tradizione erano, come da noi, organizzativamente
ineHicienti. Quanto alla DC essa non si era ancora costituita e il movimento
cattolico poggiava sulla forza potenziale della parrocchia e dell'azione cattolica.
A Bologna, invece, fin dal 4 novembre vi era stato l'attentato al ristorante Fagiano in cui furono feriti due tedeschi con una bomba e negli stessi
giorni a Molinella erano stati giustiziati il segretario di quel fascio e un sottufficialedella G.N.R. La direttiva del CLN era appunto quella di non dare tregua
al nemico in attesa della formazione delle strutture partigiane della Montagna.
In quel CLN i comunisti avevano molta autorità; tuttavia anche gli azionisti
con Masia e Jacchia (Patrignani stava già occupandosi per organizzare la famosa colonna Bandiera che avrebbe poi agito nella valle del Panaro) e i socialisti con Fabbri, Borghese ed altri facevano sentire il peso della loro volontà
politica. La DC invece non era ancora una forza politicamente organizzata. I
liberali e demolaburisti, come da noi, erano totalmente assenti.
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Posizioni dunque del tutto differenti dalle nostre quelle di Modena e abbastanza simili quelle di Bologna. Tutto ciò riferii alcuni giorni dopo al nostro
CLN. Gli altri membri feoero altrettanto recando le notizie da essi raccolte.
Gosì si ebbe un quadro complessivo che ci consentì di decidere. E la decisione
fu quella di confermare la deliberazione adottata: guerriglia senza quartiere, sia
pure con le cautele opportune e coi limiti più volte ricordati, in attesa dell'intervento delle formazioni partigiane di Montagna per l'azione risolutiva.
CAMPI OLI
Per quanto riguarda i contatti con le province Vlcme, io in quel tempo
non ne avevo preso direttamente. Ma, poiché in quel periodo era segretario della
nostra federazione comunista il compagno Gaetano Chiarini (Scuri), vecchio e
temprato dirigente della lotta clandestina contro il fascismo, Il quale era di Bologna ed aveva quasi quotidiane relazioni con quei dirigenti pO'litici, così era lui
stesso ad info-rmarmi sulla situazione di Bologna e di MO'dena. Questa, in complesso, era presso a poco come ha detto poco fa Fossa: cioé a BO'lognac'era
nella· situazione una certa analogia con quella che si era determinata da noi, sia
per 'la composizione del CLN, sia per l'indirizzo e la <condotta della lO'tta; di
più, questa situazione dalla nostra parte era stata un po' condizionata dalla
situazione che si era creata dall'altra parte, ciO'é nel camp'0 nemico, situazione che somigliava molto a quella che si era andata formando da noi. A Modena, invece, i comunisti nel primo periodo sembravano un po' rsolati, perché tanto gli azionisti che
i rappresentanti deHa corrente cattolica, come i<l Taco1i e l'avv. Coppi, vecchio
militante del partito popolare ed entrambi piuttosto moderati, s,i erano trovati
d'accol'do di non effettuare azioni terroristiche in pianura ma di iniziare subito
la guerriglia in montagna. E questa decisione era 'stata adottata anch'essa in
rapporto alla 's,ituazione generale. Tuttavia questo atteggiamento dei modenesi
non durò a Ilungo: anche essi, sulla spinta di uomini decisi come Corassori ed
altri (fra i quali è da ricordare Davide, il reggiano avv. Osvaldo Poppi che aV'tà
poi una parte importantissima nella guerra partigiana nella zona di Montefiorino),
si adeguarono alle necessità del momento convenendo di dare priorità alla lotta
in città, un po' a somiglianza del modello francese della «Armée des omibres »,
èioé dell'inafferrabile esercito clandestino nascosto. in ogni città, in ogni strada,
in O'gni campagna del paese invaso: una complessa ol'ganizzazione indirizzata più
verso i<l sabòtaggio che verso iI combattimento aperto e di carattere tradizionale.
Così anche noi del C.L.N. reggiano confermammo che - anche per evitare i guai dell'attesismo, pericolosissLmi mme facili determinatori della caduta
del mordente politico, che invece bisognava sempre tener desto e attivo - si
attuassero intanto atti di terrorismo, sO'prattutto sulle cose (interruzione delle
paHficazioni telefoniche e telegrafiche, sabotaggio nelle fabbriche di produzione bellica,' ostacolo al normale funzionamento delle linee automobilistiche, diserzione dei contadini dagli ammassi e dal conferimento di bestiame, ecc.). Solo
se si fossero individuati bene gli obietdvi umani da colpire e con la garanzia
che l'azione non nascondesse atti di vendetta personale in cui non c'entrava per
16
sorgere una disputa. Non a caso io l'avevo proposta, perché 'essa avrebbe consentito di costituire anche dei CLN di Villa (o Frazione), direttamente a contatto con noi, cosa che non si sarebbe potuta realizzare se il CLN di Reggio
fosse stato denominato «comunale », definizione che automaticamente lo avrebbe posto gerarchicamente in posizione intermedia fra l'organismo provinciale e quello delle Frazioni o Ville del Comune.
Fummo tutti d'accordo e decidemmo di iniziare i contatti con le persone che ritenevamo idonee alla costitu7ione dell'organismo cittadino.
Don SIMONELLI
In quel periodo, a cavallo dei mesi di novembre e dicembre, si manifestò in tutta la sua drammaticità il problema cons,eguente alla persecuzione
degli ebrei, già proposto dal fascismo fin da quattro o cinque anni prima; unicamente come atto di basso servilismo verso l'alleato nazista. Fino a poco
tempo prima, infatti, come è noto, moiti ebrei occupavano cariche importantissime nella gerarchia del regime. Con la sostanziale occupazione del territorio
nazionale da parte delle truppe tedesche, la questione venne invece riesumata
non più in termini generici, ma con singolari enunciazioni teoriche razziste e
con durissimi ordini di esecuzione. Basti ricordare che nella cosiddetta Carta
di Verona del 14 novembre era affel!mato che la razza ebraica era straniera al
nostro Paese e che gli ebrei durante la guerra erano da considerarsi appartenentia nazionalità nemica.
Gli ebrei costituivano una minoranza ben caratterizzata; ma la violenza
nei loro riguardi non poteva essere accettata, né sul piano politico né sul piano
morale. Dovevamo quindi prendere posizione in loro favore, impegnandoci a
soccorrerli in ogni evenienza, aiutandoli a sottrarsi agli arresti, favorendone la
fuga e cel!cando luoghi ospitali. Tale azione però non poteva impegnare il C.L.N.
came tale, ma ognuno di noi doveva ritenersi obbligato a fare quanto gli
era possibile.
Questo gesto di umana ,solidarietà avrebbe anche cattivato simpatie al
Movimento di Liberazione, particolarmente dei cattolici, moho sens1bili su
questo punto, anche perché nessuno ignorava la azione della S. Sede a fa'vore
degli ebrei, e il coraggioso esempio di Mons. Cazzani, vescovo di Verona, in
. acoesa polemica con Farinacci, che dalle colonne di «Regime Fascista» minacciava rappresaglie contro chiunque avesse aiutato gli ebrei.
Ancora una volta, motivazioni di carattere politico e di carattere mata'le si incontravano su obiettivi comuni con innegabili vantaggi per il movimento di Liberazione.
CAMPI OLI
La questione ebraica era stata da tempo aperta dal fascismo e, con la
Carta di Verona come ha detto giustamente Reggiani, si era resa di una evidenza
drammatica. Ma il colpo finale venne inferto con l'ordine della R.S.!., mi pare
del 30 novembre 1943, di arrestare immediatamente tutti gli ebrei, anche se
17
discriminati, e di sequestrare tutti i loro beni mobili e immobili. Ritenni quindi
di assocarmi aMa proposta di Reggiani di svolgere un'opera di salvataggio verso
questi per-seguitati assiourando che il mio partito avrebbe messo a disposizione
case di rifugio, staffette e guide per avviarvele, e ospitalità. Ma osservai che
ormai i furbi e gli abbienti avevano tagliato la corda, come suoI dirsi, e che quindi maggiore avrebbe dovuto essere il nostro 1mpegno perché si trattava di
salvare coloro che, per essere privi di mezzi o non potendone disporre, non
avevano potuto prendere la via della fuga.
Sul problema sollevato della necessità di procedere aRa costituzione
del Comitato cittadino mi dichiarai d'accordo, riservandomi di segnalare il
nominativo della persona ohe, per il P.C.I., avrebbe dovuto farne parte. Esso
avrebbe dovuto essere un organismo dipendente al C.L.N. provinciale ed assolvere le funzioni di collegamento locale: un compito delicato e che richiedeva
tatto, riservatezza e conoscenza di situazioni e di persone. Per cui invitai i presenti a voler essere molto cauti nella scelta di quei nostri collaiboratori, i
quali - presto o tardi - avrebbero conosciuto la nostra identità personale,
anche se cercavamo di nasconderci sotto i nomi di battaglia, ed aV'tebbero
quindi costituito un pericolo per la clandestinità della nostra azione.
PELLIZZI
Approvai pienamente, come gli altri, la proposta di Reggiani e interessai
subito Pietro - aderente a1 mio partito e che poi subito dopo la Liber-azione
fu nominato commissario ai Beni ebraici, scelta bene accetta agli interessati alcuni dei quali ricordarono l'azione da lui svolta in loro favore nell'autunno 1943
- perché si occupasse del prdblema. Ricordo, fra gli altri episodi, ch~ per suo
interessamento H col. Vittorino Palazzi Trivelli favorì il rilascio del prof. Bonaventura che era stato arrestato e che poi morì di morte naturale sfuggendo alla
deportazione; e che io stesso potei ottenere da un istituto di credito locale
lo svincolo di un deposito a risparmio di un ebreo, che era stato sequestrato,
cosicché quegli - utilizzando quelle somme - poté trasferirsi a Varese per
poi espatriare. Ma poi, a causa di un incidente banale occorso alla moglie,
che era con lui, fu riconosciuto, arrestato, deportato e finì con la sua compagna
nei forni di Auschwitz.
PRANDI
Ai primi di novembre si intensificarono i contatti, che già avevo avuto
con alCuni componenti del C.L.N. provinciale, in relazione al proposito che si
andav<a affermando della opportunità di costituire al più presto un C.L.N. cittadino che, nell'ambito della direttiva generale del Provinciale, ne articoJasse l'attività po1itica ed organizzativa nel c!llpoluogo.
Quando, d'occordo con Camillo Ferrari, con Lari e con altri comp1agna
18
socialisti, ne parlai speciJficata!lllente con Ca!lllpioli e con Pe1lizzi, trovai subito
la piena approvazione di essi. Anzi quest'ultimo mi rus,se che analogo programma
stav.a maturando anche nella vicirra Modena, dove la composizione politica del C.
L.N. provinciale era identica al1a nostra (quattro partiti: quello d'Azione, il comunista, il socialista e la corrente cattolica) e che quindi sareBbe stato utile fare dei
sondaggi - natur,a1mente molto cauti' - per reperire persone adatte, cioé di
assoluta riservatezza e di 'sicura fede, disposte a rappresenta'!e le quattro correnti politiche presso il Cittadino.
Non fu impresa facile. Verso la fine di !l!Ovembre Fossa mi indicò Q'avv.
Antonio Grandi per il P.d'A., don S,imonelli mi disse che bisognav-a rivolgersi
alla '« centrale» che faceva capo alla parrocchia di S. Pellegrino dove fu poi
reperito il dotto Ettore Barchi, Marzi mi indicò Armando ,AttO'lini per il P.c.
I. e per i sociaHsti i miei compagni designarono me. Un qualche cos-a di organico si poté realizzare dO'po mdlti incontri, cioé verso la metà di dicembre,
dopo che erano stati precisati compiti e funzioni. Questi vennero ,stabiliti, d'accordo col C.L.N. provinciale che era politicamente al disopra di noi e dal quale
avremmo dovuto ricevere istruziO'ni, soprattutto Iper stabilire, coltivare e mantenere contatti con tutte le classi, fina'lità che erano agevO'late dalla composizione sO'ciale del nostro organismo, che risultò formato da un professionista,
un insegnante, un operaio ed un impiegato. Ci scambiammo e comunicammo i
nomi di battaglia: Attolini, Dario; BaJrchi, Pezzi; Grandi, Gabrielli;ed io confermai il nome che già av,evo assunto nei contatti col C.LN. provinciale: Barra.
Uno degli incarichi più importanti affidato al Cittadino fu quello del
reperimento e della raccolta di fondi per finanziare l'atllività antifascista e,
sebbene con le m:flficO'ltà che hl momento presentava, il nostro Javoro fu proficuo
in quanto ci si rivolgeva, almeno in quel primo periodo, a pe'!sone che per i
loro ,sentimenti antifascisti e per i loro rapporti di amicizia personale con noi
non avrdbbero tradito l'organizzaziO'ne. Natura1mente non 'sembra opportuno indicare quali furO'no le fonti alle quali attingemmo, ma 'si può serenamente dire
che raramente le nostre richieste vennero respinte.
PBLLIZZI
Trovo giusto che in quest,a sede non si nommmo le persone o gli Enti
che finanziarono il nostro Movimento, e ciò per due principali ragioni: perché,
almeno per alcuni,faremmo ad essi un cattivo servizio, dato che essi versarono
denaro -a noi e, contemporaneamente, ,ai repu1Jblichini, come abbiamo avuto
ampie prove (per il soHto doppio gioco dei furbastri che trovano purtroppo
piena cittadinanza in ogni tempo e in ogni latitudine nella società umana); e
perché gli Enti che ci sovvennerocO'n delle somme, per quanro mO'deste, 1e
dovettero giustificare ufficiaJlmente nei loro liJbri e nei loro bHanci con .deHe
postaziorri false. il che potrebbe determinare qualche incresciosa vicenda.
Piuttosto sarebbe opportuno ohe chi aveva il maneggio del denaro riferisse come questo veniva conteggiato eda chi veniva materialmente versato.
Quanto all'uso che se ne fece, ,è da dire che -almeno in principio - si trattò
19
di somme estremamente modeste, le quali servirono a sostenere alcuni compagni di lotta privi di mezzi perché datisi aHa macchia ,e quindi 1mpossibilitati a
guadagnare o a ricevere st1pendi o salari, 'Ovvero ad acquistare qualohe ,arma e
un po' di munizioni o a sostenere spese di viaggio o di trasporto dai luoghi
di raccolta a quelli di destinazione.
Siamo così arrivati, nel corso delle nostre rievocazioni, ai primi di dicembre del 1943, cioé ai giorni in cui - con 'l'arresto della famIglia Cervi, avvenuto il 25 novembre, di alcuni ex fascisti considerati «traditori» e di altre
persone sospettate di antifascismo (fra le quali Arrigo Benedetti) - la persecuzione e la repressione da parte di fascisti cominciò a manifestarsi pesantemente
ad opera dell'Ufficio Politico InvestigatI,vo (il famigerato UPI) comandato dal
Pilati, che aveva alle proprie dipendenze un gruppo di fanatici sanguinarii, rimasti 'tristemente f.amosi per i loro delitti.
Questa nuova situazione, come ricorderete, non sfuggì. alla nostra attenzione per tutte 'le implicazioni che essa avrebbe potuto avere nei confronti delle
nostre iniziative ed anche delle persone che facev'ano parte del Mov1mento. Ma
lO credo che su questo argomento sarà opportuno intrattenersi nel ,prossimo
Convegno, che sarà dedicato appunto ad un periodo dens'o di gravi e tragici
eventi, durante il quale peraltro maturò il lavoro organizzativo per la costituzione delle prime formazioni partigiane di Montagna.
BIBLIOGRAFIA DELLA RESISTENZA REGGIANA
Giornali e periodici dal 1945 al 1955
Manca ancora una bibliografia generale e aggiornata
della Resistenza reggiana.
Raccogliere intanto, sistemare e pubblicare i dati
dei molti articoli apparsi su giornali e periodici, significa colmare in parte questo grosso vuoto.
Scopo della presente elencazione è soprattutto quello di facilitare il lavoro di chiunque voglia dedicarsi allo
studio della Resistenza locale.
Sono stati registrati gli articoli che recano almeno
qualche notizia o dato su fatti e aspetti della Resi'stenza,
scartando, naturalmente, quelli di contenuto interamente
celebrativo.
E' parso giusto includere nella rCllccolta anche testimonianze scritte in forma letteraria, quando si è avuta
la certezza che i fatti in esse narrati erano realmente accaduti e che gli scritti stessi costituivano notizia storica
o descrizione attendibile di determinati aspetti deUa Lotta.
I! periodo prescelto per la ricerca bibliografica si
apre con la Liberazione e si conclude con le celebrazioni
del «decennale» della Resistenza, che fu occasione per
feconde rievocazioni e contributi originali. Gli scritti successivi, in genere, nulla aggiungono di inedito. Uno solo
fa eccezione,. '. per questo esso è stato registrato pur essendo uscito nel 1956.
La ricerca ha dato risultati superiori alle previsioni.
Infatti la registrazione di 456 articoli scritti suUa Resistenza di una sola provincia ha rivelato l'esistenza, imospettata, di una fonte ricchissima di notizie.
Non si ha la pretesa di aver esaurito la ricerca. E'
possibile che siano apparsi, particolarmente su giornali e
periodici non reggiani, scritti dei quali non si è avuta
notizia.
All'infuori. forse di qualche raro caso, sembra doversi escludere che si tratti di articoli importanti.
T aie materiale, comunque, potrà essere raccolto in
una appendice alla presente bibliografia.
22
AVVERTENZE
-
La, elencazione è stata fatta secondo il seguente m~todo:
testate di giornali e periodici disposte in ordine alfà:betico;
articoli relativi disposti in ordine cronologico sotto ogni testata.
Le testate sono state divise in due sezioni: una dedicata a giornali e periodici
stampati ,nel Reggiano e l'altra a giornali e periodici non stampati a Reggio. Infine, sotto
re ~oci '« Vari », sono stati sistemati 'gli articoli di giornali tègglani e non reggiani, quando
gli articoli stessi non superano il numero di tre per ogni testata.
Per quanto possibile si è cercato di stabilire la identità di quegli autori che si
sono firmati con pseudonimi o con 1niziali. I nomi autentici così rintracciati, figurano
inclusi tra parentesi quadrè. Anche le firme incomplete vengono integrate tra parentesi quadre.
Gli articoli sono stati numerati in ordine progressivo generale.
Spesso il titolo indica la materia dello scritto. Quando ciò non si verifica, supplisce
qua:lche breve cenno che si è ritenuto opportuno aggiungere 'e che risulta composto in
carattere più piccolo.
Per facilitare il lettore, si è compilato un indice delle materie. In detto indice i
numeri raggruppati sotto determinate voci (fatti d'arme, stampa clandestina ecc.) corrispondono a quelli che contraddistinguono i relativi articoli 'elencati nel corpo della bibliografia.
23
Sezione I
Il Lavoro di Reggio
l
A. S. - La battaglia di Fabbrico, « Il Lavoro di Reggio
2
A. S. - A Cadelbosco la neve era intrisa dal sangue di lO Martiri, « Il Lavoro di Reggio», 3 marzo 1946.
SuHa
3
n~ppresaglia
l),
27 febbraio '46
del 28 febbraio 1945.
Pietro Montasini - « Il Lavoro di Reggio», lO
CAMPIOLI [Cesare]
marzo 1946.
Dirigente del ,Partito rep1l!bblicano, fuorUiscito.
4
LA QUERCIA [Maramotti Rolando] - La battaglia di Cerré So lagno, c( Il
Lavoro di Reggio », 15 marzo 1946.
5
CAMPIOLI [,Cesare] Fortunato Nevicati (Pierre), « n Lavoro di Reggio»;
30 marzO' 1946.
Amministratore, perseguit,ato, caduto
6
~n
Spagna.
25 aprile - Diario di Guerra del gen. Mario Roveda (Stani), « Il Lavoro
di Reggio», 25 aprile 1946.
Varie notizie suU'ultima fase della lot,ta.
La Libertà
7
LINDNER CARLO . Un libro di fazione e un articolo incauto, « La Libertà», 11 gennaio 1954.
Polemica con Roberto Battagl1a, autore di « Storia della Resistenza italiana
sito di Mons. Brettoni.
8
l),
a propo-
Il Clero reggiano e la Resistenza, « La Libertà», 7 febbraio 1954.
Notizie sui s!lcerdoti c!lduti nel corso della guerra di Liberazione.
9
MANTOVI FRANCO . Don Pasquino Borghi, « La Libertà», 14 febbraio '54.
CeIlJIli biografici.
La Penna
lO
M. - Don Pasq uino, « La Penna», 24 agosto 1945.
Testimonianl'la di un partigiano 'ohe fu suo ospite nella canonica di Ta:p!Ìgnola.
11
LE FIAMME VERDI .
24 agosto 1945.
(C
Carlo » il primo delle Fiamme Verdi, « La Penna »,
Notizie sull'aHÌJVità di don Domenico Orlandini.
24
12
Il Comitato Militare e la costituzione delle « Fiamme Verdi», « La Penna», 24 agosto 1945.
Controve<l'sie in seno alle formazioni partigiane.
13
Rastrellamento di gennaio, « La Penna», 24 agosto 1945.
La parte V'rssuta dalle FF. VV. nelle operu20ioni del gennaio 1945.
14
P. Una Pasqua di sangue, « La Nuova Penn«a », 23 settembre 1945.
Sulconmattimento di Ca' Marastoni.
15
BASSI [Bottarelli Gottardo] - La « Pasqua di sangue», « La nuova Penna», 27 marzo 1946.
Sul combattimento di Ca' Marastoni.
16
L'ultimo caduto « Grappino», « La Nuova Penna», 20 aprile 1946.
Su Bruno Bonicelli.
17
LA REDAZIONE - N o'stalgie di Costa bona, « La Penna», 24 agosto 194,6.
Notizie sulla Redazione del periodico in zona partigiana.
N uovo Risorgimento
18
MIANI EMILIO - Precisazioni su certi « segreti della vigilia », « Nuovo
Risorgimento», 13 ottobre 1946.
SU!1l'8 settembre 1943, al 3° Reggimento Artiglieria.
19
FUL - Battaglia alla Sparavalle, « Nuovo Risorgimento», 3 novembre '46.
20
Farsa al 41° Comando Militare Provinciale, « Nuovo Risorgimento», 8
dicembre 1946.
Sull'ambiente l'e'Pubblichino - documento dell'epoca.
21
Documenti fascisti, « Nuovo Risorgimento», 22 dicemhre 1946.
SulJ.'ambiente rerpuhblichino - dimostra21ioni del 13-4-1945.
22
COCCONCELLI DON [Angelo] - Medaglia d'Oro Borghi don Pasquino, « Nuovo Risorgimento », 5 gennaio 1947.
Cenni biografici.
2,3
VIVALDO SALSI - Medaglia d'Oro Lorenzo Gennari, « Nuovo Risorgimento»,5 gennaio 1947.
Cenni biogr.afici.
24
NIZZOLI ARRIGO - Medaglia d'Oro Saltini Vittorio, « Nuovo RisorgimentO», 5 gennaio 1947.
Cenni biografici.
25
Due anni fa sulle nostre montagne, « Nuovo Risorgimento», 5 gennaio '47.
Bollettino deI Comando Unico Zona sul rastrellamento del gennaio 1945.
26
26" Brigata « Enzo Bagnoli» - attività operativa dall'ottobre 1943 al 3
maggio 1945, « Nuovo Risorgimento», 19-26 gennaio, 2-16-,23 febbraio,
9-16-23-30 marzo, 13-20 aprile, 4-11-18-25 maggio, 1-8 giugno, 6-13-20-27
luglio, 3-10-24-31 agosto, 7 settembre 1947.
Dirurio della Br,igata elaborato dall'Ufficio Storico dell'A.N.P.!.
25
27
MAGGI [Bolondi Renato] - La morte di Biavati e di Nelson, « Nuovo Risorgimento», 26 gennaio 1947.
Sullo scontro di Canolo.
28
ENRICO ZAMBONINI, « Nuovo Risorgimento
l),
16 marzo 1947.
Cenni biograf1ci.
29
BONI ENEA - Le requisizioni partigiane, « Nuovo Risorgimento
zo 1947.
30
MARTINI [Oliva Adriano] - Il Comando Regionale Nord-Emilia nella
guerra di Liberazione, « Nuovo Ri'8orgimento l), 25 aprile 1947.
l),
23 mar-
Notizie sulla fase finale.
31
Le guide di Civago, « Nuovo Ri'8orgimento
l),
11 maggio 1947.
Notizie fornite daN'Uf!. Storico dell'A.N ,P.1.
32
Figure di antifascisti reggiani, « Nuovo Risorgimento
33
LUCIANO ALBANESI, « Nuovo Risorgimento
34
37" Brigata C.A.P. « Vittorio Saltini l), « Nuovo Risorgimento l), 14-21-2<8
settembre, 12-26 ottobre, 9-2,3 novembre, 7-13 dicembre 1947.
l),
l),
20 1uglio 1947.
14 settembre 1947.
Diario della Br,1gafa elaborato dai suoi dirigenti.
35
IlIo anniversario dell'eccidio di Logorecchio, « Nuovo Risorgimento
16 novembre 1947.
36
NOTARI ARTURO « Duro»
20 novembre 1944 a Castagneto tragica notte,
« Nuovo Risorgimento l), 4 gennaio 1948.
l),
Fatto d"arme.
37
A Catta di Castelnuovo Monti inaugurato il monumento ai Caduti, « Nuovo Risorgimento l), 18 gennaio 1948.
Notizie sulla rewresaglia ivi pevpetrata.
38
MALAGUTI RECLUS - 3° anniversario dell'eccidio di Bagnolo, « Nuovo Ri.
so,rgimento l), 15 febbraio 1948.
39.
Ricordando il caduto Aronte Catellani, « Nuovo Risorgimento
zo 1948.
40
FRAZZONI ENA [Nicoletta] . Sante Vincenzi martire della Libertà, « Nuo.
vo Risorgimento l), 25 aprile 1948.
41
F.G. [Franzini ,G.uerr~no] . Ricordando Franco Casoli (Mollo), « Nuovo
Risorgimento l), 30 maggio 1948.
42
SPARTACO [Pedroni Arturo] . Come vidi la battaglia di Villa Minozzo,
,« Nuovo Roisorgimento», 30 maggio 1948.
43
In memoria di Enrico Cavicchioni, « Nuovo Risorgimento
gno 1948.
44
PEDRONI ARTURO « Spartaco» • Il rastrellamento del 30.7.'44,« Nuovo
Risorgimento», 18·25 luglio 1948.
l),
l),
7 mar·
27 giu.
26
45
Medaglia d'Oro al V.M. a Sante Vincenzi, « NUDVD RisQrgimentD )), 5
settembre 1948.
46
IL TOPO DELL'ARCHIVIO (pseud.) - Curiosando nell'archivio, « NUQVD RisDrgimentD )), 5 dicembre 1948.
Documenti fasc'sti commentati.
47
PICO [Franzini GuerrinO'] - Sul presidio tedesco di Ciano, « NUQVD RisDrgimentD )), 2 gennaiO' 1949.
48
VITTORIO [Landini LandD] - La beffa invernale, «
tD )), 16 gennaiO' 1949.
Su~
49
NUDVD
RisQrgimen-
rastrehlamento del gennaio 1945.
SPARTACO [PedrDni Artur9] - A Toano appaiono i
« NUDVD RisDrgimentD )), 13 febbraiO' 1949 .
primi « ribelli )),
. Sulle gesta della squadra di Gmo Cervi in montagna.
50
,PEDRONI ARTURO « SpartaCD)) - A Villa Minozzo si nascondeva il tradimento, « NUDVD iRisDrgimentD )), 27 febbraiO' 1949.
-Su don Pasquino Borghi e sulle sue V'icende di patriota.
51
M. T. [Laghi GuidO'] - La battaglia di Fabbrico, «
tQ )), 27 febbraiO' 1949.
NUDVD
RisDrgimen-
52 . TosI· GIACOMO - A Cerré Sologno 5 anm fa, « NUQVD RisQrgimentQ))
13 marzO' 1949 .
. Sill . cornhattimento di Cerré Sologno.
5'3
TOSI GIACOMO - Un atto di giustizia,
(C NUDVD
RisDrgimentD )), lO apri[e
1949.
Sulle 'requisizioni par,tigi&ne.
54
6PARTACO [PedrDni ArturO'] - La seconda battaglia di Cerré Sologno,
NUQVD RisDrgimentD )), 24 aprile 1949.
55
VERONI GISMONDO - Il collegamento, « NUDvo RisDrgimentD )), 28 maggiO' 1949.
Vita partigiana.
5,6
PEDRONI ARTURO cc SpartaCD)) - Missione m Garfagnana, cc NuovO' RisDrgimento)) 19 giugno 1949.
Sui contr&sti politici.
S7
FRANZINI GUERRINO· cc Frigio)) - Parole libere fra uom~m m armi, « Nuovo Risorgimento )), 17 lugliO' 1949.
Sulla stampa partig'ana.
58
SPARTACO ['Pedroni ArturO'] - Ci ammazzeremo come lupi,
« Zago )), « Nuovo RisDrgimento )), 24 lugliO' 1949.
mt disse
Sui contra!lti politici.
59
GIORGIO [BoniniGiottD) - 25 luglio 1943 - La liberazione dei detenuti
- poUtici,« Nuovo RisDrgimento )), 24 luglio 1949.
27
60
VELENO [Vanicelli Alberto.] - Il paiolo impazzito, « NUo.Vo. Riso.rgimento. )), 31 luglio 1949.
Vita partigiana.
61
144" Brigata Garibaldi « A. Gramsci )), « NUo.Vo. Riso.rgimento )), 4-1118-25 luglio., 1-8-28 agosto., 5-19-26 settembre, 17-24-31 o.ttohre, 14-,20-28
novembre, 5-12-19-26 dicembre 1948; 16-23 gennaio, 6 febbraio., 13 marzo, 10-24 aprile, 8 maggio, 26 giugno 1949.
Driario ,della Brigata ela'borato dall'Uf,fieio StOTico dell'A.N,P.I.
. 62
MASSELLI GLADIS - Appuntamento mancato, cc Nuovo Riso.rgimento )),
9 o.ttobre 1949.
Vita pa'rtigiana.
63
TOSI GIACOMO « Matteo.tti)) - Guerriglia sull'Enza, « Nuovo Riso.rgimento. )), 16otto.bre 1949.
Sui combattimenti dell'autunno 1944.
64
TOSI GIACOMO - E' morto « Vittorio)) il carabiniere, « NUo.vo.Risorgimento. )), 6 no.vembre 1949.
Vita' pa,rtigiana.
65
MASSELLI GLADIS - L'ospite nel gabinetto, « NUo.Vo. Riso.rgimento. )), 13
no.vembre 1949.
Vita pa'rtigiana.
66
TOSI GIACOMO - Il massacro del Distaccamento « Cervi )), « NUo.Vo. Riso.rgimento. )), 20 no.vembre 1949.
67
B. D. [Davo.li Bruna] - Nelle mani dei carnefici, « NUo.Vo. Risorgimento )), 27 no.vembre 1949.
SuHe torture.
68
TOSI G. [Giaco.mo.] - La vita per un'arma, « NUo.Vo. Riso.rgimento. )), 4
dicembre 1949.
Sul rastrellamento dell'otobre '44 sull'iEnza.
69
70
PICO [Franzini Guerrino.] - Le rappresaglie di Sesso, « NUo.Vo. Risorgimento. )), 18 dicemlbre 1949.
Fellegara sotto il terrore, « NUo.Vo. Risorgimento. )), l° gennaio. 1950.
Suna l'aprpresaglia ivi perpetrMa nel gennaio 1945.
71
[FRANZINI GUERRINO] - La tragedia dei Cervi, ((. Nuovo. Riso.rgimento. )),
l° gennaio 1950.
72
MONCIGOLI GINA - Il tranello, « NUo.Vo. Riso.rgimento. )), l o gennaio. 1950.
Vita partigiana.
73
P. [Franzini Guerrino.] - Come morirono gli uomini del « Pigoni )),
« NUo.Vo. Riso.rgimento. )), 8 gennaio 1950.
Sull'eccidio di Gatta.
74. TOSI ,GIACOMO - Tra suini e tedeschi, (CNUo.Vo. Risorgimento. )), 29 gennaio. 1950.
Vita partigiana - Intendenza.
28
75
G. L. [Laghi Guido] - La battaglia di Fabbrico, « Nuovo Risorgimento»,
5 marzo 1950.
76
Dalla battaglia di Cerré Solagna alla rappresaglia di Cervarolo, « Nuovo
Risorgimento», 12 marzo 1950.
Elaborazione Ufficio StoriJco A.N ,P.I.
77
In memoria di un eroe - Gaetano Bedeschi, « Nuovo Risorgimento»,
19 marzo 1950.
78
L'ardita azione di Botteghe descritta da un ufficiale inglese, « Nuovo Risorgimento ll, 26 marzo 1950.
Documento.
79
La battaglia di Cà Marastoni, « Nuovo Risorgimento ll, 2 aprHe 1950.
80
SPARTACO [Pedroni Arturo] - Ho conosciuto « Lupo ll, « Nuovo Risorgimento II del 16 aprile 1950.
Su Cavrcchioni Enrilco.
81
F. [Franzini Guerrino] - Preludio alla liberazione, « N uovo RisorgimentOll, 16 aprile 1950.
Sui combattimenti dell'aprme 1945.
82
MASSELLI GLADIS - La difficile lotta delle donne, « Nuovo Risorgimento ll, 25 aprile 1950.
83
LA QUERCIA [Maramotti Rolando] - A Puianello incontrai la liberazione,
« Nuovo Risorgimento ll, 25 aprile 1950.
84
Questo è l'esercito glorioso che ha dato a Reggio la medaglia d'oro
« Nuovo Risorgimento ll, 25 aprile 1950.
Elenco dei caduti e dati vari ffilHa ResÌJStenza reggiana.
85
TISO LORETTA - Vita e morte di « Montagna», « Nuovo Risorgimento»,
4 giugno 1950.
Su Mwio Pasi.
86 . Assedio di Villa Minozzo e rastrellamento m Val d'Asta, « Nuovo Risorgimento ll, 4 giugno 1950.
Elaborazione Ufficio Storico A.N.P.I.
87
La montagna a ferro e a fuoco, « Nuovo Risorgimento ll, 3D luglio 1950.
Sul rastrellamento dell'estate 1944; elaborazione Ulificio Storico A.N.P.I.
88
MASSELLI GLADIS - Una cesta di mele, « :Nuovo Risorgimento ll, lO ottobre 1950.
Attività delle donne.
89
MASSELLI GLADIS - La staffetta ha bussato due volte, « Nuovo Risorgimento ll, 5 novembre 1950.
AHività delle donne.
90
VANICELLI ALBERTO - Il Natale di « Lotar
dicemhre 1950.
Vita partigiana.
II
« Nuovo Risorgimento l), 24
2.9
91
MASSELLI GLADIS - Il « gnocco» della Gigia, « Nuovo Risorgimento »,
7 gennaio 19,51.
Vita partigiana.
92
VANICELLI ALBERTO - (( SOJ1,O Antonio Giglioli, ambulante », « Nuovo' Risorgimento », 21 gennaio 1951.
Vita partigiana.
93
,FRANZINI GUERRINO - Polvere bagnata, cc Nuovo Risorgimento », 25 aprile 1951.
Vita pamgiana.
94
MASSELLI GLADIS - Un guado inglorioso, cc Nuovo Risorgimento », 12
agosto 1951.
Vita ,partigiana.
95
MASSELLI GLADIS - La prima esperienza, cc Nuovo Risorgimento », 20
gennaio 1952.
Vita partigiana.
96
PICO [Franzini Guerrino] - A Cervarolo paese martire la Medaglia d'Argento al V.M., cc Nuovo Risorgimento », 23 marzo 1952.
Motivazione e documento faJScista sulla 'l'appresagHa.
97
MASSELLI GLADIS - La manifestazione, « Nuovo Risorgimento », 4 maggio 1952.
SuNa malllifestazione del 13 aprile '45 a Reggio.
98
La tortura metodica durante gli interrogatori, « Nuovo Risorgimento »,
27 aprile 19,52.
Stralcio di sentenza delJ1a C.A.S. cOntro criminali fascisti.
99
10,0
FRIGIO [Franzini Guerrino] - l partigiani della montagna - occupano la
strada del Cerreto, cc Nuovo Risorgimento », 27 aprile 1952. FRANZINI GUERRINO - Il 25 luglio in
27 luglio 1952.
c~erma,
cc Nuovo Risorgimento »,
Sul 25 luglio 1943.
101' PICO [FranZini Guerrino] - Il grande rastrellamento estivo; vittoria -di
Pirro dei nazifascisti, cc Nuovo Risorgimento », 3 agosto -1952.
10230 agosto 1944: a Saccaggiomo·riva un partigiano; cc Nuovo Risorgimento », 24 agosto 195,2.
Sulla mO'l'te di Pelle'grini Marino.
103
F. G. [Franzini Guerrino] - L'8 sef)tembre 1943 a Reggio Emilia, c( Nuovo
Risorgimento », 7 settembre 1952.
104
ZINI RINO [Franzini Guerrino] - Divagazioni di una reclu~a, « ,Nuovo ID..,
sorgimento », 14 settembre 1952.
Vita pal'tigiana.
105
Settembre 1944 - liberazione mancata, cc Nuovo Risorgimento », 21-10-'52.
30
106
VANICELLI ALBERTO - cc Racconta Simone, racconta ...
gimento», lO febbraio 1953.
l),
cc Nuovo· Risor-
Espatrio clandestino di un perseguitato.
107
I 21 martiri di Cadè, cc Nuovo Risorgimento», 8 febbraio 195,3.
108
BERTINI PIETRO - I predoni del Cusna, cc Nuovo Risorgimento», 15-22
febbraio, 1-8-15 marzo 1953.
Sul rastreUamento de!ll'estalte 1944.
109
VECCHI LUCIANO - Albinea 27 marzo 1945, cc Nuovo Risorgimento», 1219-25 aprile 1953.
Sulil'attacco di Botteghe.
110
111
FARRI GIANNI - La liberazione di Reggio, cc Nuovo Risorgimento», 25
aprile 1953.
FRANZINI GUERRINO
25 aprile 1953.
Da soldato a partigiano, cc Nuovo Risorgimento»,
Nascita delle formazioni.
112
ALTARE COSETTA - Donne dietro le sbarre, cc Nuovo Risorgimento
31 maggio 1953.
l),
24-
Sulle cal'ceri fasmste.
113
STORCHI ROSA - Una partigiana· racconta, cc Nuovo Risorgimento», 7
giugno 1953.
Sulla tami'glia Dodi di Correggio.
114
,DEGANI GIANNINO - Contributi reggiani alla storia dell'antifascismo e
. della latta di liberazione, cc Nuovo Risorgimento», 21-28 giugno, 5-12
[uglio 195'3.
Documenti V'ari commentati.
115
MARMIROLI FRANCO - Il fascismo era vinto, cc Nuovo Risorgimento», 5
luglio 1953.
11>6
BRUNETTI NOEMI - Donne della bassa, c(Nuovo Risorgimento», 191uglio 1953.
117
F.G. [Franzini Guerrino] - Ricordi del 25 luglio 194'3 - Idoli neUa polvere, cc Nuovo Risorgimento», 26 luglio 1953.
118
,RAISE GUIDO - Ricordi di un perseguitato politico, cc Nuovo RisorgimentO», 30 agosto;· 6~13 ..20 settembre 1953.
119
CONFETTI LORIS - Gli scarponi nuovi, cc Nuovo Risorgimento », 22 no\"'embre 1953.
Vita partigiana.
120
FONTANESI MELCHIORRE - Come monrono i Cattabiani, cc Nuovo Risorgimento», 13 dicembre 195,3.
33
154
[FRANZINI GUERRINO] - Tedeschi contro repubblichini, « Nuovo Risorgimento», 21 e 28 novembre 1954.
Documenti commen1ati.
155
MARZI [Campioli Cesare] - Giorni difficili per il C.L.N.P., « Nuovo Risorgimento », 5 dicembre 1954.
Su@li arresti del novembre-dicembre 1944.
156
Le gesta di una squadretta volante, « Nuovo Risorgimento », 5-12 dicembre 1954.
Documento partigiano sulla g-uerriglia nella Bassa.
157
[FRANZINI GUERRINO] - La storia dei Manfredi, « Nuovo Risorgimento »,
19 dic.embre 1954.
158
[BURANI IVANo] - La storia dei Miselli, « Nuovo Risorgimento», 19 di·
cembre 1954.
159
L'attività delle S.A.P., « Nuovo Risorgimento», 26 dicembre 1954, 2-9-16
gennaio 1955.
Bollettini di attività operativa.
160
Quando i D.C. erano per l'unità, « Nuovo Risorgimento », 16 gennaio 1955.
Documento dell'epoca.
161
I. B. [Burani Ivano] - In memoria di Angelo Zanti, « Nuovo Ri«sorgi.
mento », 16 gennaio 1955.
162
CAVANDOLI ROLANDO - Vittorio Saltini, « Nuovo Risorgimento», 23 gen·
naio 1955.
163
L'attività delle S.A.P. nel gennaio 1945, « Nuovo Risorgimento», 23 gen·
naio, 6-13-20 febbraio 1955.
Bollettini attività operativ,a.
164
FANTI LIANO - Paolo Davoli, « Nuovo Risorgimento», 27 febbraio 1955.
165
Due mesi di attività delle S.A.P., « Nuovo Risorgimento», 27 febhraio,
6-13-20-27 marzo, 10-17-25 aprile, l° maggio 1955.
Bollettini attività operativa.
166
[FRANZINI GUERRINO] - L'attacco di Botteghe, « Nuovo Risorgimento », 27
marzo 1955.
167
[FRANZINI GUERRINO] - Il contrattacco di Cà Marastoni, « Nuovo Risorgimento», 3 aprile 1955.
168
ZAMBONINJ SANDRA - Nel mio paesello di montagna, « Nuovo Risorgimen.
tO», 3 aprile 1955.
Sull"attacco di 'Governara svoltosi il 25-5·1944.
169
[FRANZINI GUERRINO]
aprile 1955.
- Pre-insurre.rione, « Nuovo Risorgimento», lO
Sui fa t,ti delJa vigili:a.
170
MAs SELLI GLADIS
le 1955.
Sulla j)uga dei tedes(lhi.
Domani 2,5 aprile, « Nuovo Risorgimento», 25 apri-
34
171
FERRETTI ALDO - Il combattimento di Fosdondo, « Nuovo Risorgimento )),
P maggio 1955.
Reggio Democratica
172
Continuiamo la marcia, « Reggio Democratica )), 25 aprile 1945.
Comunicato del C.L.N. PTOvinteiaile.
173
IL SOLITARIO [Morelli Giorgio] - Il primo annuncio, « Reggio Democratica )) 25 aprile 1945.
SuWentrata in Reg,gio.
174
Il proclama del Comitato di Liberazione, « Reggio Democratica)) del 25
aprile 1945.
175
La travolgente conquista dei patrioti e degli Alleati, « Reggio Democratica )), 25 aprile 1945.
Prime
176
crona~he
delLa Libemzione.
IL SOLITARIO [Morelli Giorgio] - Dal Cusna a Reggio, « Reggio Democratica )), 26 aprile 1945.
Ca:1ata dei partigiani, addio ai montanari.
177
Comunione di combattenti e di popolo, « Reggio Democratica )), 26 aprile '4,5.
178
Prima rassegna ufficiale delle
Democratica )), 27 aprile 1945.
forze democratiche reggiane,
« Reggio
Sulla morte di Paolo Davoli.
179
GIM [Morselli Gianni] - L'addio notturno di un l1wrtire, « Reggio Democratica )), 29 aprile 1945.
Sulla morte di Paolo Davoli.
1,80
GIM [MorseHi Gianni] - Si attendeva che l'uscio SL aprisse per l'om
della libertà o del martirio, « Reggio Democratica )), l° maggio 1945.
SuHe carceri fasciste.
181
Luciano Fornaciari, « Reggio Democratica )), 5 maggio 1945.
182
BOCCOLARI QUINTO - Ovidio Beucci, « Regg,io Democratica )), 21 ago.
sto 1945.
183
Nemo So1!tili fucilato dai tedeschi, «Reggio Democratica )), 23 agosto '45.
184
MICIO [Bedogni Amilcare] - Come fu deciso il massacro dei fratelli!
Cervi, cc Reggio Democratica )), 9 settembre 1945.
185
FERRI CARLO cc HARLOFF)) - Dante Torelli ha conosciuto Caput, cc Reggio Democratica )), Il settembre 194,5.
I « Fagli tricolore
186
l),
l'uccisione
dell'~vv.
Notari, la fuga del federale Ferri.
LAMP [Lamperini] - Il mitra nazista sugli inermi, cc Reggio Democrati.
ca )), 12 settembre 1945.
Sulla raiplpresaglia di Gombio.
35
187
A. C. « FRANCESE» - L'ignorata lotJta del Traghettino, « Reggio Democratica», 16 settembre 1945.
Combattimenti della fase finale.
188
C. A. « FRANCESE» - Il dramma della Rocca di Castelnuovo, « Reggio
Democratica», 18 e 20 settembre 1945.
Fucilazione di 5 partigiani da paTte di tTurppe tedesche in ritirata.
189
Perché fu arrestato Brino Ferretti, « Reggio Democratica», 19 settembre 1945.
Su vari episodi dena Resistenza in montagna.
190LAMP. [Lamperini] - I tedeS'chi mi hanno fucilato, «Reggio Democratica», 21 settembre 1945.
Sulla rappresaglia di CaJerno.
191
ALÌ CARLO - Il sacrificio del 3 0 Artiglieria, « -Reggio Democratica»,
21 settembre 1945.
19,2
TERTULLIANO (pseud.) - Il ballo di donna Laura, « Reggio Democratica», 2,2 settembre 1945.
Costume fascista.
193
G. - Come fu arrestato Armando Wender, « Reggio Democratica», 26
settembre 194,5.
L'ex fedemle repubblichino di RCgTgio nelle mani dei partigiani.
194
MICIO [Bedogni Amilcare] - Come il C.P.L.N. non accetltò la resa di
Reggio, « Reggio Democratica», 2 ottobre 1945.
195
PIRACCINI A. P. - Le allegre serate al « Solco Fascista», « Reggio Democratica», 3 ottobre 1945.
Costume fascista.
196
La verità sull'eccidio di Succiso, « Reggio Democratica», 5 ottohre 1945.
197
URSUS [Bonaccioli Manlio] - Reggio fiaccola di libertà de'mocratica anche in piena dominazione fascista, « Reggio Democratica », 6 ottobre 1945.
AntitfalSclsmo nel « ventenmo
198
)l.
FERRI CARLO « HARLOFF» - Augusto Rossi intervistato da « Harloff»,
« Reggio Democratica», 14 ottobre 1945.
Sui « Fagli tricolore».
199
PIERO - Cannonate inglesi e partigiane su Reggio, « Reggio Democratica», 19 ottobre 1945.
Un'azione di
di\'!tu~bo
del Btg. AlleMo.
200
ALPI ANNIBALE - 8-10 settembre all'Aeroporto di Reggio, « Reggio Democratiea», 21 ottobre 1945.
201
PIERO (pseud.) - La traversata di Reggio in l h e 20 », « Reggio Democratica», 26 ottohre 1945.
VÌlta partigiana.
202
URSUS [Bonaccioli Manlio] - Chi ordinò e chi eseguì l'assassinio di Pic-
cinini, « ReggiO' DemO'cratica )), 28 O'ttO'bre 1935; segue La « Beffa)) del
processo agli assassini di Antonio Piccinini, id. l° nO'vemhre 1945.
203
L'eccidio di Ciano narrato dall'unico testimone, « ReggiO' DemO'cratica )),
17 nO'vembre 1946.
Uc0Ìsionedi 6 pal't1giani il 26 gennaio 1945 - carceri tedesche.
204
A. C. « FRANCESE)) - 22 aprile: l'ultima battaglia, « ReggiO' DemO'cratica )), 2 dicembre 1945.
Coonha!Ìtimenti della Hberazione nella bassa reggiana.
205
MARIANI MANLIO - L'odissea dei reggiani incarcerati ai « Servi)) accusati dell'uccisione del console Fagiani, « ReggiO' DemO'cratica )), 12 dicembre 1945.
Sulle carceri bsciste.
206
URSUS [BO'nacciO'li ManliO'] - 1920: lo squadrismo reggiano, « ReggiO'
DemO'cratica )), 13 dicembre 1945.
207
,lOTTI - Dicembre di sangue a Villa Sesso, « ReggiO' DemO'cratica )), 14
dicembre 1945.
SUille rappresaglie fasciste condotte sui luogo.
208
L'epica difesa della Casella n. 23, « ReggiO' DemO'cratica )), 20dicemhre 1945.
Su Felice Montanari « Nero ".
209
URSUS [BO'nacciO'li ManliO'] - Giornate fasciste del '23, « ReggiO' DemO'cratica )), 21 dicembre 1945.
210
FORNACIARI PIERO - Testimonianze sm « Servi )), « ReggiO' DemO'cratica )),
22 dicembre 1945.
SuUe carceri fasciste.
211
URSUS [BO'nacciO'li ManliO'] - Come fu devastata «La Giustizia)) -L'assalto alla Camera del Lavoro, « ReggiO' DemO'cratica )), 29 dicembre 1945.
212
BARCHI LUIGI - Agostino Zaccarelli prima mttLma reggiana dello squadrismo, « ReggiO' DemO'cratica )), 2 gennaiO' 1946.
213
MINARDI FERNANDO « Bill)) - Ciano d'Enza: « Cimitero dei partigiani )),
« ReggiO' Democratica )), 3 gennaiO' 1946.
Sulle carceri tedesche.
214
MINARDI FERNANDO [Bill] - A Ciano d'Enza
mO'cratica )), 4 gennaiO' 1946 .
SL
moriva, « ReggiO' De-
.sulle 'carceri tedesche.
215
,GOLFIERI M. [MariO'] « OMAR)l PIZZARELLI R. [RenzO'] « GIANNI )),
La passione di Ciano d'Enza, « ReggiO' DemO'cratica )), 6 gennaiO' 1946.
216
MAGNANI A. [AldO'] - Angelo Zanti, « ReggiO' DemO'cratica )), 13 gennaiO' 1946.
37
217
PRANDI GINO - Le parole di Angelo Zanti nel ricordo di un co'mpagno
di prigionia, « Reggio Democratica, 15 gennaio 1946.
218
MINARDI FERNANDO « Bill « -Come lottarono e vinsero i partigiani di
Montecchio, Bibbiano, Barco e S. Polo, « Reggio Democratica», 17 gennaio 1946.
219
MINARDI FERNANDO « Bill» - Montecchio, Bibbiano, Barco, S. Polo negli ultimi giorni di sacrifici e di lotte, « Reggio Democratica», 18 gennaio 1946.
220
URSUS [Bonaccioli Manlio] - Tre anni di violenze fasciste neUa provincia di Reggio Emilia, « Reggio Democratica», 25 gennaio 1946.
221
UASUS [Bonaccioli Manlio] -Un giornale un uomo, « Reggio Democratica», 27 gennaio 1946.
Su'lla stampa socialista nel pl'imo dopoguerra.
222LAMP [Lainperini] - Luce sul martirio di Bagnolo in Piano « Reggio
Democratica», 14-15 febbraio 1946.
223
MICIO [Bedogni Amilcare] - Aristide Carboni, « Reggio Democratica»,
15 febbraio 1946.
224
FERRARI SERGIO - Cronache del 194:3, « Reggio Democratica», 26 febbraio 1946.
sune cameri fasciste.
225
URSUS [Bonaccioli Manlio] - Antonio Piccin-ini, « Reggio Democratica», 28 febbraio 1946.
226
lOTTI F. - Dai « Servi» a « Villa Cucchi», « Reggio Democratica», 6
marzo 1946.
Sulla morte di Athos Piooinini.
227
FIORELLO - Il Colonnello delle « S.S.» Eugen Dollmann, « .Reggio Democratica», 6 marzo 1946.
228
URSUS [Bonaccioli Manlio] - « Elezioni» del tempo fascista, « Reggio
Democratica», 25 marzo 1946.
Molte notizie sulle persecuziO!l1!i durante le campegne elet'torrui.
229
ALPI ANNIBALE « Barbanera» - 27 marzo 1945 - notte di fuocò e di
sangue, « Reggio Democratica», 27 marzo i946.
Su1l.'attacco di Botteghe e sul Battaglione AHeato.
230
I dieci martiri di Bagnolo, « Reggio Democratica», 28 marzo 1946.
Su un eccidio compiUJto dalla Brigata nera.
231
'PINDAR - Sacrificio di un umile - Vittorio BulgareZli, « Reggio Democratica», 13 aprile 1946.
232
FUCILI GIOVANNI « QUARTO» - Russi inglesi e italiani all'assalto ne,Zla
nostra provincia, « Reggio Democratica», 21, aprile' 1946. '
Sul combattimento di Ca' Maramoni.
38
233
FUCILI GIOVANNI ({ QUARTO» - L'o·rribile ({ segreta» di Ciano, ({ Reggio Democratica», 24 aprile 1946.
SuHe carceri tedesche.
234
MICIO [Bedogni Amilcare] - Come nacque, ({ Reggio Democratica», 25
aprile 1946.
Notizie suna preparazione, sin dalla clandestimità, del quotEdiano del CL.N.
235
CAMPARADA V. [Virgilio] - Con le truppe alleate alla liberazione di
Reggio, ({ Reggio Democratica», 27 aprile 1946.
236
FUCILI GIOVANNI ({ QUARTO» - Strane sigle:
({ Reggio Democratica », l° maggio 1946.
({ C.P.P.»
- ({ P.C.U. »,
Sulla Polizia Partigiana.
237
FUCILI GIOVANNI ({ QUARTO» - Come nacquero a Reggio i S. A. P.
({ Reggio Democratica », 7 e 8 maggio 1946.
238
M. M. [Mariani ManHo] - San Tomaso 1943, ({ Reggio Democratic'a »,
30 maggio 194,6, continua {{ 7 gennaio 1944: bombardamento e fuga
id., 31 maggio 1946.
Sulle caroeri f8lSCli!:;te.
239
FUCILI GIOVANNI ({ QUARTO» - Il rapimento del colon. Battaglia comandante del nostro distretto repubblicano, ({ Reggio Democratica», 21
maggio 1946.
240
FUCILI GIOVANNI ({ QUARTO» - ProcesSQ e fucilazione del col. Battaglia,
({ neggio Democratica », 23 maggio 19,46.
241
PRANDI GINO ({ BARRA» - Come le prime quwttro trasmittenti tedesche
presero la via deUa montagna, ({ Reggio Democratica », 25 maggio 1946.
242
MORINI UBALDO ({ CAPUT » - La ({ Rosina» si confida a ({ Caput », ({ Reggio Democratica », 26 maggio 1946.
Una staffetta prigioniera dei fascisti.
24,3
PRANDI GINO - ({ Barra » racconta, ({ Reggio Democratica », l° giugno '46.
Testimonianza di un dirigente sociailista.
244
PRANDIGINO - La condanna a morte, ({ Reggio Democratica », 2 giugno 1946.
Testimonianza di un dirigente socialislta.
24,5
Commovente rievo'cazione dell'eccidio della Bettola, ({ Reggio Democratica », 26 giugno 1946.
24·6
RUSPAGGIARI RENATO - Al 3° Artiglieria: 25 luglio-8 settembre, ({ Reggio Democratica », 8-15 settembre 1946.
247
FUCILI GIOVANNI - Da Talada a Villa Minozzo i tedeschi attrrecano,
({ Reggio Democratica », 17-18 agosto 1946.
Sui combattimenti svoltisi dallO-H aprHe 1945.
39
248
RUSPAGGIARI RENATO - Al 3° Artiglieria: 25 luglio-8 settembre 1943,
« Reggio Democratica», 22 settembre 1946.
249
Il rapporto ufficiale del ten. col. Italo Lupi sulla tragica no'tte dell'8
settembre 1943, « Reggio Democratica», 20 ottobre 1946.
Documento
stil~to
poco dopo 1a cattmra da 'Parte dei tedeschi.
Tempo Nostro
250
'CARAMBA - La morte di Italo, « Tempo Nostro
l),
lO giugno 1945.
Su Aldo DalPAglio.
251
Luciano Albanesi « Tempo Nostro
252
Sei patrioti condannati dal tribunale speciale repubblichino, « Tempo
No.stro l), 13 gennaio 1946.
l),
14 settembre 1945.
Sul processo ad alcuni esponenti del Comando Piazza.
253
254
DON ANGELO [Cocconcelli] - La medaglia d'oro a don Pasquino Borghi,
« Tempo Nostro», 4 gennaio 1947.
Sacrificio di giovani, « Tempo Nostro», 13 aprile 1947.
Sul combattimento di Ca' Mara'stoni.
La Verità
255
Sante Vincenzi (Mario), « La Verità», 31 maggio 1945.
256
LEONARDI L. - Zanti Angelo (Amos), « La Verità
257
La commemorazione della strage della Bettola, « La Verità», l o luglio
1945.
258
MAGNANI ALDO - Saltini Vittorio (Toti), « La Verità», l° luglio. 1945.
259
CASI VANDINO - Sergio Fontanesi (Mauser), « La Verità», 15 luglio. '45.
260
SALSI V. [Vivaldo.] - Renzo Gennari (Fiorello), «La Verità», 22 luglio. 1945.
2,61
Aderito Ferrari, « La Verità», 28 luglio 1945.
262
Renato Formentini, « La Verità», 5 agosto. 194.5.
263
CAMPIOLI C. [Cesare], GANDOLFI E. - Camillo Montanari (Agostino),
« La Verità», 12 agos,to. 1945.
Un esponente giovanile del Bel ucciso in Francia.
264
Arrigo Nizzoli - Cesare Campioli - Attilio Gombia - Aldo Magnani - Scanio Fontanesi, « La Verità», 12 agosto. 1945.
Biografie di dirigenti comunisti e 'Partigiani.
l),
23 giugno 1945.
40
265
Giuseppe Fantini, cc La Verità
266
Gisberto Vecchi (Giuseppe), cc La Verità
267
TOSCANINI [Ferretti Aldo] - Brenno Casini,
bre 1945.
2,68
VAL LINI VELIA - Vandina Saltini, cc La Verità
269
Adolfo Tagliavini (Caruso), cc La Verità
270
MAZZI G. [Giglio] ALÌ - Dante Catellani (Ero-Aldino), cc La Verità
9 settembre 1945.
271
Antenore Manicardi (Gino) - cc La Verità
26 agosto 1945.
l),
l),
2 settembre 1945.
(C
La Verità
l),
l),
16 settem-
23 settembre 1945.
30 settembre 1945.
l),
l),
l),
7 ottohre 1945.
272 . GOMBIA A. [Attilio] - Agostino Zaccarelli, cc La Verità
l),
12 ottobre '45.
273
I sette fratelli Cervi, cc La Verità)).
274
F. - Marco Pinotti (Caruso), cc La Verità
275
Giovanni Piccinini, cc La Verità
276
Ferdinando Ori (Pippo), cc La Verità
l),
277
Giovanni Gallingani, cc La Verità
25 novembre 1945.
278
FRANCHI [Veroni Gismondo] - Vincenzo Terenziani (Luigi), « La Verità l), 2 dicembre 1945.
279
Come è sorta ed ha combattuto la 37" Brigata G.A.P. « V. Saltini
Verità l), 2 dicemhre 1945.
280
Werter Asseverati,
281
Gilberto Carboni,
282
Le vittime deUa ferocia fascista,
C(
C(
La Verità
La Verità
l),
4 novembre 1945.
11 novembre 1945.
l),
l),
18 novembre 1945.
l),
« La
9 dicembre 1945.
l),
9 dicembre 1945.
l),
C(
La Verità
l),
16 dicembre 1945.
Biog<rafie dei Manfredi.
283
CAMPIOLI [Cesare] - Sesso: 20 dicembre '44, cc La Verità
bre 1945.
284
Sovente Sabbadini (Sovente),
285
Bomtto commemora il suo Eroe, « La Verità
La Verità
l),
I nostri martiri,
La Verità
C(
l),
13 gennaio 1946.
27 gennaio 1946.
l),
Su Beretti Sergio, Malaguti Posacchio ed ahri.
287
I nostri martiri,
(C
La Verità
l),
3 febbraio 1946.
Su Degala Umberto e Rosseilli Brenno.
288
I nostri martiri,
C(
La Verità
l),
lO febhraio 1946.
Su Lamh:vwschi lvo e Fornaciruri Faliero.
16 dicem-
31 dicembre 1945. «
Su FeiHce Montanari.
286
l),
41
289
MENOZZI S. cc MILAN)) - I nostri martiri, cc La Verità
l),
17 febbraio '46.
Su Pedrazzoli Fermo e Gambuzzi Arturo.
290
L. Q. [Maramotti Rolando cc LA QUERCIA))] - Lo scontro di Cerré Sologno, cc La Verità l), 17 marw 1946.
291
I nostri martiri, cc La Verità
17 marzo 1946.
l),
Su Becehi Ord'eo e Pmrndi Emore.
292
I nostri martiri, cc La Verità
l),
7 aprile 1946.
Su Ghidoni Rameo ed Arduini Ernesto.
293
La battaglia di Fosdondo, cc La Verità
294
Sante Vincenzi (Mario), cc La Verità
295
Catellani Iames cc Gim
296
15 aprile 1945 battaglia di Fosdondo, ceLa Verità)), 20 aprile 1947.
297
Medaglia d'oro alla memoria del compagno Sante Vincenzi (Mario), cc La
Verità)), 18 maggio 1947.
298
POLETTI L. [Lelio] - 22 novembre 1944, cc La Verità
l),
14 aprile 1946.
l),
l),
cc La Verità
21 aprile 1946.
l),
24 novembre 1946.
l),
20 luglio 1947.
Su un l'astrellamento cOl1Jdotto a S. Hario ·d'Enza.
299
Un valoroso caduto, cc La Verità
Su Lazzaretti Evres « Ottaviano
l),
12 ottobre 1947.
l).
300
L'eroica morte in Spagna del compagno tenente Carboni Gilberto, cc La
Verità l), 8 agosto 1948.
301
Gli eroici garibaldini reggiani caduti nella guerra di Spagna, cc La Verità l), 19 dicem'bre 1948.
Elenco dei caduti.
302
Sono cadute per la libertà e il progresso, cc La Verità
l),
6 marzo 1949.
Sulle donne pa,.tigiane e su Valentina Guidetti.
303
ORANCI LUBRANO - Quattro anni fa sono stato fucilato, cc iLa Verità
27 marzo 1949.
l),
Testimonianza di un sopravvissuto.
304
VERONI GISMONDO cc FRANCHI)) - La marCla gloriosa del popolo reggiano cc La Verità l), 23 aprile 1950.
Sui fatti prmcipali della Resistenza reggiana.
305
4 medaglie d'oro ad eroici figli della nostra terra, cc La Verità
prile 1950.
l),
23 a-
Statistiche.
306
MORINI SERGIO - Basi avanzate dei partigiani le case dei nostri contadini,
cc La Verità l), 23 aprile 1950.
307
CANE PARI AUGUSTO - Nella fabbrica preparavamo le armi, in montagna combattevamo contro i nazifascisti, cc La Verità l), 23 aprile 1950.
42
308
309
310
PATERLINI AVVENIRE - Una meritata lezione alle squadracce fasciste,
« La Verità l), 4 marzo 1951.
MAGNANI ALDO - 30 agosto 1937: cade Aderito Ferrari per la pace e la
libertà d'Italia, « La Verità», 2 settembre 1951.
Rievocato il sacrificio di Zaccarelli e Gasparini, « La Verità», 6 gennaio 1952_
311
Camillo Montanari, « La Verità», 11 agosto 1952_
312
ROSSI ORESTE - Alla parola pace degli operai nspose il fuoco della
traglia, « La Verità», 20 luglio 1952_
313
MAGNANI BIANCA - Il 29 agosto 1923: contro i contadini di Cogruzzo
seLvaggia spedizione punitiva, « La Verità», 20 luglio 1952.
314
ZANETTI SUSANNA - Come i fascisti hanno assassinato mio manto, un
contadino reggiano « La Verità» 27 luglio 1952_
Sul 28 Juglio alle « Reg'giane
l).
Sulla morte di Pietro R0\9si da
315
m~­
P~ato.
MARAMOTTI ANGELO - Come i fascisti assassinarono un operaio reggiano, mio padre, « La Verità», 3 agosto 1952.
Sulla morte di Maramotti Giuseppe.
316
COCCONI ANTONIO - Come i fascisti hanno assassinato mw zio, un p~c­
colo pro'pnetario reggiano, « La Verità», lO agosto 1952.
Sulla morte di Cocconi Aristodemo.
317
A una bimba di tre anm strapparono il vestitino rosso, « La Verità», 15
agosto 1952.
Stralci da « La Giustiz1a
)l.
318
Martirio e Resistenza di Bagnolo in Piano, « La Verità
bre 1952.
319
PAINI EGIDIO - Fortunato Nevicati eroe antifascista, « La Verità
ottohre 1952.
320
SALSI VIVALDO - « A noi -
321
l),
10-19 ottol),
26
disse il console fascista» - « La fame»
- risposero i giovani in coro, « La Verità l), 8 febbraio 1953.
Camillo Montanari eroe della gioventù reggiana, « La Verità
l),
15 feb-
braio 1953.
322
FONTANESI MELCHIORRE - 3,2 aanm fa
Verità l), del 22 marzo 195,3.
fascisti uccidevano Iomo, « La
Sulla morte di Al1duini Al1mando.
323
D'ONOFRIO EDOARDO, POLANO LUIGI, TAROZZI LEONILDO - Ago'stino ZaccareLli e M ano Gasparini eroici martiri della gioventù reggiana, « La
Verità l), lO gennaio 1954.
324
MARZI LUIGI - In una casa di Cavriago
« La Verità l), 7 febbraio 1954.
s~
stampava l'Unità clandestina,
43
325
326
BENNA LEARCO - Fabbrico parUgLa1W rivive l'eroica baUaglia del 27 febbraio 1945, « La Verità», 26 febbraio 1954.
MARZI LUIGI - In un campo presso Sassuolo si celebrò 1'8 marzo del '27,
« La Verità» del 5 marzo 1954.
327
Ci parlano della grande battaglia i garibaldini di Cerré Sologno, « La
Verità», 12 marzo 1954.
3,28
Veniamo da lontano e andiamo lontano, « La Verità», 19 marzo 1954.
Dati e docrumenti sUJl. POI nel « ventennio )l.
329
BORGHESI ALEARDO - Per il decennale della battaglia dello Sparavalle,
« La Verità», Il giugno 1954.
330
FONTANE'SI MELCHIORRE - Visse e morì da eroe il comunista A. Pergetti,
« La Verità», 9 luglio 1954.
331
GUIDOTTI LUCIANO - Sangue alle « Reggiane», « La Verità», 23 luglio 1954.
Sull'eccidio del 2H luglio 1943.
332
VALLINI VELIA, CELSO GIULIANI - Al canto di « bandiera ro,ssa» salutammo la caduta del fascismo», « La Verità», 23 luglio 1954.
Sul 25 luglio 194>3.
Il Volontario della Libertà
333
MAGG. BARBANERA [Alpi Annibale]
della Libertà», 5 maggio 1945.
- Chi osa vince, « Il Volontario
Sul Battaglione Alleato.
334
ROMAGNA [Melandri Giacomo] - L'ultima marcia della Brigata Italo,
« Il Volontario della Libertà», 13 maggio 1945.
SuHa Brigata « Fiamme Verdi)l.
335
NINO [Paterlini Avvenire] - La 145' ha salvato le centrali di Ligonchio,
« Il Volontario della Libertà», 13 maggio 1945.
3\36
MARIUS [Ferrari Mario] - Reparti della 144' all'attacco, «!Il Volontario
della Libertà», 13 maggio 1945.
Gli ultimi combattimenti
da~,la
liberazione di Ciano in poi.
337
TITO [Torlai Remo] - La battaglia della SparavaUe, « Il Volontario
della Libertà», lO giugno 1945.
338
L'EVASO [Fucili Giovanni] - A Ciano: nella cella deUa morte, « Il Volontario della Libertà», 24 giugno 1945.
SuHe carceri tedesche.
339
NESSUNO [Donelli Vivaldo] - La villa del supplizio, «
della Libertà», 24 giugno 1945.
Su Villa Cucchi, 'Sede dell'Ufficio iPoHtico Investigativo della G.N.R.
n
Volontario
44
340
Il caso Ferri, cc Il Volontario della Libertà
l),
l° luglio 1945.
Sull'ambiente repubbli!chino . dacumento fascista.
341
ALDO [Salvarani Osvaldo] . Il mancato scambio dei prigionieri, cc Il
Volontario della Libertà l), 8·15-22 luglio 1945.
342
TITO [Torlai Remo] - Attacchi alla strada Giardini, cc Il Volontario
della Libertà l), 22-29 luglio 1945.
Att~vità
343
operativa del Battaglione Alleato.
GORDON [Monducci Glauco] - Gufi, Btg. Alleato e Garibaldini uniti attaccano e vincono, cc 11 Volontario della Libertà l), 29 luglio 5, 12, 18
agosto 1945.
Sull'attacco al comando tedesco di Botteghe.
344
QUARTO [Fucili Giovanni] - Vita di Distaccamento,
della Libertà l), 5 agosto 1945.
345
UGAR (pseud.) - La battaglia di Ligonchio - La morte di Enzo Bagnoli
(Vampiro), cc Il Volontraio del'la Libertà l), 26 agosto 194,s.
346
EROS [Ferrari Didimo] - Come nacque la canzone cc Brigata Garibaldi))
cc Il Volontario della Libertà l), 2 settembre 1945.
347
BELLIS LUCIANO [Corezzola Eugenio] - I Fogli Tricolore, cc ÌI Volontatario della Libertà l), 2 settembre 1945.
cc Il
Volontario
Sulla stal1lFa claIlldestina.
348
LA QUERCIA [Maramotti Rolando] - Si bagnò il Secchia di sangue tetedesco, cc Il Volontario della Libertà l), 9 settembre 1945.
349
LUCIANO (pseud.) - L'eccidio di Villa Marta, cc
bertà l), 9 settembre 1945.
n
Volontario della Li-
Sul rastrellamento del gCIlJllaio 1945.
350
La lotta contro i ribelli, cc 11 Volontario della Libertà)), 9-17-23 settembre 1945.
Documento
fa~cista.
351
GruSI (pseud.) - Da un lago di sangue un corpo barcollando ... , cc Il Volontario della Libertà l), 30 settembre 1945.
352
FULMINE (pseud.) - Le Centrali di Ligonchio sono salve, cc Il Volontario deUa Li'hertà l), 30 settembre 1945.
353
La lotta contro i ribelli, cc Il Volontario della Libertà
1945.
l),
30 settembre
Documento tascista.
354
Sete di sangue, cc Il Volontario della Lilbertà
l),
7 ottobre 1945.
Sul rastrellamento di Rio Sal]ceto.
355
GUFO (pseud.) " La Sparavalle luogo di battaglie,· cc Il Volontario della
Libertà l), 14 ottobre 1945.
Sugli ultimi combattimenti in montagna.
45
356
VELENO [Vanicelli Alberto] - Perché i tedeschi entrarono in Caste,lnuovo Monti, « Il Volontario della Libertà l), 21 ottobre 1945.
357
KIM (pseud.) - I briganti neri in azione, « Il Volontario della Libertà
4 novembre 1945.
l),
Su un rastrellamento effettuato a Fabbrico il 27-9-1914..
358
ROBERTO [Gabbi Enrico]
L'Intendenza partigiana all'opera, « Il Volontario della Libertà l), 1I-18-25 novembre 1945.
359
Sulla Nazionale 63: Garibaldini « Fuoco
bertà l), Il novembre 1945.
l),
« Il
Vo~lontario
della Li-
Azioni di guerriglia in montagna.
360
SPARTACO [Pedroni Arturo] - Nel gelo della Magolese, « Il Volontario
della Libertà l), 2-9 e 23 dicembre 1945.
Sul rastrellamento invernale.
361
CORVINO (pseud.) - I 21 martiri di Villa Cadé, « Il Volontario della Libertà l), 9 dicembre 1945.
Una rapprlllSaglia tedesca, su'Ha via Emilia.
362
FRIGIO [Franzini Guenino] - Natale a Pradarena, « Il Volontario della
Libertà l), 23 dicembre 1945.
Vita partigiana.
363
BLORD (pséud.) - A Villa Masone - l° gennaio 1945, « Il Volontario
della Libertà l), 6 gennaio 1946.
Su un'azione gappista.
364
,sMITH (pseud.) - Il Distaccamento Orlandini attaccato di sorpresa, « Il
Volontario della Libertà l), 12 gennaio 1946.
365
ALPI A. [Annibale] - Vittime del dovere, « Il Volontario della Libertà
20 gennaio 1946.
Sulla morte di Bondi Domenico « FioralVante
366
l),
l).
D'ARTAGNAN (pseud.) - 30 gennaio a Montecchio, « Il Volontario
Libertà», 20 gennaio 1946.
d~lla
Su un'azione g,ariba1dina in pianura.
367
SIMONELLI DON PROSPERO - In margine al Diario Storico, « Il Volontario della Libertà», 3 marzo 1946.
Sulla costituzione del C.L.N.
368
RIvAsI RENZO - La battaglia di Fabbrico, « Il Volontario della Libertà»,
3 marzo 1946.
Documenti partigiani.
3,69
OMAR (pseud.) - Ponte Albasino: settembre 1944, « Il Volontario della
Libertà», lO marzo 1946.
Su
370
un~azione
partigiana in montagna.
Documenti fascisti, « II Volontario della Libertà», 17 marzo 1946.
Su un rastrellamento nella bassa reggian<Hllodenese.
46
371
MILAN [Pignedoli Franco] - Attacco a Carniana, « Il Volontario della
Libertà», 24 marzo 1946.
Sul rastrellamento invernale.
372
La lotta di Resistenza nella provincia di Reggio Emilia, « Il VolO'ntariO'
della Libertà», 3-10-17-24 febbraiO', 24-131 marzO', 7 aprile 1946.
S1nte<si suHa Resistenza reggiana, elaborata dall'Uflficio Storico dell'A.N.P.!.
37,3
Avevo deciso di impiccarne due per rappresaglia, disse Emilio Carlotta,
« IiL VolontariO' della Lihertà», 7 aprile 1946.
Documenti fascisti e tedeschi sul rastrellamento di Fellegara.
374
A Rio Saliceto il 14 aprile, « Il VolontariO' della Libertà», 14 aprile '46.
Su uno scontro nella bassa reggiana il 14-4..19'45.
375
DIAVOLO [Nicolini Germano] - La battaglia di Fosdondo, «'Il VO'IO'ntariO' della Libertà l), 14 aprile 1946.
376
lori, Cigarini, Ferrari, Calvi, Prandi graziati, fucilazione di Angelo Zanti, « Il VolO'ntariO' d~lla Lihertà l), 14 aprile 1946.
Documenti fascisti sul processo ai
377
~i
del Comando Piazza ed altri.
Vita dura anche per il presidio di Correggio, « Il
bertà l), 21 aprile 1946.
VolO'ntar~O'
deHa Li-
Documenti fascisti.
37,8
L'ultima Pasqua di guerra, « Il VO'lontariO' della Lilie'rtà
l),
21 aprile '4,6.
Volantino dei G.D,D. emanato in occasione della Pasqua 1945.
379
SIMONELLI DON PROSPERO - Seguendo un processo, « Il VO'IO'ntariO' della Libertà l), 25 aprile 194,6.
Sul processo ai membri del Comando Piazza ed altri.
380
BARBANERA [Alpi AnnrbaJle) - Ultimi combattimenti, « Il VolontariO' della Libertà l), 25 aprile 1946.
381
MARTINI [Oliva AdrianO'] - Rossini, « Il VO'IO'ntariO' della Libertà
aprile 1946.
l),
25
Su JlIcchia Mario.
382
Manifesto diffuso dandestinamente in occaswne della chiamata alle armi delle classi 1923, 1924 e 1925, « n VO'IO'ntariO' deliLa Libertà l), 25
aprile 1946.
Testo del manifesto.
3813
L'ordine di operazione, « Il VolontariO' della Libertà
l),
25 aprile 1946.
Documento del Comando Unico Zona di Reggio sull'ultima fase della lotta.
384
L'ora dell'attacco finale è scoccata, « Il VO'IO'ntariO' della Libertà
aprile 1946.
l),
25
Ch'colare del Commissario emanata in vista della Liberazione.
385
,GORINI [EnzO'] - Villa Cuc'chi, « Il Volontario della Libertà
le 1946.
Sune torture nelle ca(l'ceri fascÌlste.
l),
25 apri-
47
386
COCCONCELLI DON [Angelo] - Alba di liberazione, « Il Volontario della Libertà», 25 aprile 1946.
387
PELLEGRINI [Ferrari Luigi] - 23-26 aprile 1945 - da Verona a Reggio,
cc Il Volontario della Libertà», 25 aprile 1946.
Pl'igionieri liberati nelle ultime ore di lotta.
388
G. D. - Arduini Luigi: campione del ferro da stiro, ccII Volontario della
Libertà l), 5 maggio 1946.
Testimonianze di torturati.
389
Legionari, soldati e briganti neri, cc Il Volontario della Libertà
maggio 1946.
l),
12
Documento fascista sul rastrellamento di Villa Sesso.
390
Rastrellamento a Villa Sesso, cc Il Volontario della libertà
1946.
l),
19 maggio
DOIOumento fascista.
391
va
Cronistoria della lotta partrgwna nella
Zona, cc Il Volontario della
Libertà l), 19-26 maggio, 2-9-16-30 giugno 1946.
Su}!a
392
va
Zona S.,A.P. di Scandiano.
NOTARI ARTURO cc DURO)) - A Castagneto la notte del 20 novembre
1944, cc Il Volontario della Libertà l), 26 maggio 1946.
Su u'llia puntata tedesca.
393
VALENTI GIOVANNI [al barbér] - Torturati e torturato·ri, cc Il Volontatario della Libertà l), 2 giugno 1946.
394
G. M. - Ten. Emilio Carlotto,
C(
Il Volontario della Libertà
l),
2 giugno :46.
Crimini fascisti.
395
VENEZIANI BRUNO cc OSCAR)) - Fiji aitante e scanzonato ha donato la vita
per il bene della Patria, cc Il Volontario della Libertà l), 7 iluglio 1946.
Su Neviani Guerrino.
396
Gioacchino Pelliccia, cc Il Volontario della Li-bertà
l),
14 luglio 1946.
Crimini fascisti.
397
GIM [Grossi Domenico] - Qui si parla di Gioachino Pelliccia, cc Il Volontario della Libertà l), 14 luglio 1946.
Su}!a rappresaglia di GomMo.
398
PIEMME (pseud.) - Con la banda Pelliccia, cc Il Volontario dellla libertà
21 luglio 1946.
l),
Testimonianza di un ex agente di P.S. SfUI settembre 1944 a Ciano.
399
PIEMME - Con la banda Pelliccia, cc Il Volontario della Libertà
glio 1946.
Su'llo scambio dei pr.lgion]eri.
l),
21 lu-
48
Vari
400
FORNACIARI GIULIO - Per tre volte m trent'anni sangue sull'aia di Cervarolo, « La Gazzetta di Reggio ll, 19 settembre 1951.
401
PIGNAGNOLI
D. WILSON - Non hanno avuto il coraggio di fucilarlo alla
schiena, « La Gazzetta di Reggio ll, 11 novembre 1951.
Su don Pasquino Borghi.
402
D. P. [Prandi Dino] - Ferocia fascista, « La Giustizia
l),
8 luglio 1945.
Sul prO'CeiSSO Zanti, Prandi, Calvi, Oliva, ed altri.
403
TONDELLI
404
- L'ultimo saluto alla mamma dell'eroe contadino
Il Lavoratore dei Campi», 16 giugno 1954.
GASTONE
[vo Lambruschi,
(C
L. B. [Benna Learco] - Era gente buona e laboriosa - [ nazisti e
sti li trucidarono, cc Il Lavoratore dei 'Campi», 6 aprile 1954.
~
fasci-
Sui Manfredi.
405
l° maggio 1944 ore lO: Sciopero!, cc Il Socialista», 15 maggio 1954.
Sullo sciopero alla « Lombalidi:ni
406
l).
Una battaglia perduta per l'anticomunismo, cc La Verità», 12 ottobre
1956; segue [ più strenui difensori dell'unità della Resistenza, id., 19 O'ttobre 1956; segue Le atrocità dei nazifascisti, id., 26 ottobre 1956.
Sezione II
Avanti!
407
A. L. - Bestiale ferocia fascista verso un eroico prete partigiano,
ti! », 30 gennaio 1954.
(C
Avan-
Su don Pasquino Borghi.
408
Sul vessillo di Fabbrico la Medaglia di Bronzo, cc Avanti!
409
CARLI BALLOLA RENATO -
l),
27 febbr. 1954.
Gli operai di Reggio lo vollero deputato, cc
A-
vanti! », 28 febbraio 1954.
Su Antonio Piccinini.
410
La battaglia di Villa Rossi sarà degnamente ricordata, cc Avanti!», 28
marzO' 1954.
Notizie su Villa Rossi neLl'estate del 1944.
411
Dalla battaglia partigiana di Fabbrico all'eroico sacrificio di Paolo Davoli,
cc Avanti! », 26 febbraio 1955.
L'Avvenire d'Italia
412
Ricordi di vandalismi nazisti, cc L'Avvenire d'Italia», del 4 luglio 1947.
Su una rapipTesaglia tedesca 'a Cortogno.
413
Don Pasquino Borghi martire della libertà, cc L'Avvenire d'Italia
novembre 1951.
)l,
8
49
414
FORNACIARI GIULIO - Sangue sull'aia di Cervarolo, « L'Avvenire d'Italia», 29 luglio 1952.
Sulla rappresaglia ivi effettuata il 20-3-1944.
415
ALBERGHI PIETRO -Don G. Battista Pigozzi fulgido martire della carità,
« L'Avvenire d'Italia », 6 settemhre 1952.
416
W. P. [Pignagnoli Wilson] - I predoni tedeschi a Cervarolo portavano
un teschio all'occhiello, « L'Avvenire d'Italia », 6 settemhre 1952.
Sulla
417
:v~ppresaglia
di Ce:vvarolo.
Clero reggiano martire, « L'Avvenire d'Italia », 23 aprile 1954.
S~ce:vdoti
ucdsi dai pa:vtigiani.
Il Giornale dell' Emilia
418
VASIRI DANO - Diffondete questi fogli, « Il Giornale dell'Emilia », 31
agosto 1945 ;segue I « mattacchioni» a colloquio col Prefetto, id., 6 settembre 1945; segue La Questura fornisce a Wender una copia dei « Fogli Tricolore », id., 13 settemhre 1945.
419
Il settembre 1943 a Reggio, « Il GiornaJedell'Emilia », 9 settembre 1945.
Sui Cervi: da un diJscol'sO di Piero Calamandrei.
420
Ricordi della lotta clandestina, « Il Giornale dell'Emilia », 17 genn. '46.
Ambiente della Questura-informatori del movimento di Libe'l'aziOiIle.
421 _ Ricordi della lotta clandestina, « Il Giornale dell'Emi:lia », 17 gennaio '46.
Sull'ambiente fascrsta.
'
422
La gloriosa azione alle « Botteghe », Il Giornale dell'Emilia », 27 marzo 1946.
423
NEGRI [Vecchia Sergio] - Le ultime ore tedesche nel cuore della nostra
città, « Il Giornale dell'Emilia », 23 aprile 1946; segue Nella città ormai
isolata operano le organizzazioni della Libertà, id., 24 aprile 1946; segue
Mentre i nazifascisti perdevano la calma si sviluppava l'insurrezione popolare, id., 25 aprile 1946; segue Debellate le ultime resistenze la città si
imbandierò a festa, id., 27 aprile 1946.
424
Drammatiche vicende hanno minato le schiere degli ebrei nella nostra
zona « n Giornale dell'Emilia », 22 febhraio 1948.
425
ALBERGHI PIETRO - Cervarolo di Villa Minozzo medaglia d'argento della
Resistenza, « Il Giornale dell'Emilia », 20 marzo 1952.
Patria Indipendente
426
SALVARANI OSVALDO - L'inverno fu la nostra scuola in barba al gen. Alexander, « Patria Indipendente» (Roma), 15 febhraio 1953.
Sul rastrellamento del gennaio 1945.
50
427
BENNA LEARCO - 25 luglio di sangue alle Officine Reggiane, «Patria Indipendente» (RO'ma), 19 lugliO' 1953.
428
DEGANI GIANNINO - Le origini della Resistenza, « Patria ,Indipendente»
(RO'ma), 23 agO'stO' 1953.
429
PELLIZZI VITTORIO - FRANZINI GUERRINQ - L'epopea dei sette fratelli
Cervi diventi patrimonio di ogni italiano, « Patria Indipendente» (RO'ma),
15 novembre 1953.
430
CALVINQ ITALO - Nei sette volti consapevoli la nostra faticosa rinascita,
« Patria Indipendente» (RO'ma), 20 dicembre 1953.
Sui Cervi.
431 . MAMMA LAURA - Una storia bellissima per i bimbi d'Italia, « Patria Indipendente» (RO'ma), 3 gennaiO' 1954.
Sui Cervi.
432
LAGHI GUIDO - Il primo sacerdote-partigiano caduto in nome di Cristo e
della libertà, « Patria Indipendente» (Roma), 17 gennaiO' 1954.
Su don Pasquino BOl1ghi.
433
Il mondo ,si salva con uomini come te, « Patria Indipendente» (Roma),
7 febbraiO' 1954.
Sui Cervi: da un discorso ,di Piero Calamandrm.
434
PERETTI ,GRIVA D. R. - Il racconto di Papà Cervi al Presidente della Repubblica, « Patria Indipendente» (RO'ma), 7 febbraiO' 1954.
435
FRANZINI GUERRINO - Anche il 'prete fu denudato e massacrato con gli altri, « Patria Indipendente» (RO'ma), 21 marzo 1954.
Sulla rappresagHa di Cervarolo.
436
VANICELLI ALBERTO - I garibaldini reggiani e modenesi nella battaglia
di Villa Minozzo, « Patria Indipendente», 23 maggiO' 1954.
Il Progresso d'Italia
437
MONTUORO VINCENZO - Notte di terrore a Ponte Bettola quando vi
batté la ferocia tedesca, « Il PrO'gressO' d'Italia», 11 marzo 1947.
43,8
Nel dicembre del 1922 soppressero un antifascista,
lia», 13 nO'vembre 1947.
«(
SL
ab-
Il PrO'gressO' d'ha-
Sull',uccsione di Arduini Al1IDando.
439
L'efferato eccidio di 19 giovani in una rela~ione del Comandante della
G.N.R., « Il PrO'gressO' d'Italia», 21 dicembre 1947.
Sulle rappresaglie di Sesso.
440
L'Eccidio di Ponte Bettola, « Il ProgressO' d'Italia», 25 giugnO' 1951.
51
L'Unità
441
CALVINO ITALO - I sette fratelli, « l'Unità», 27 dicembre 1953.
Sui CeJ.'vi.
442
FANTI LIANO - Abbiamo parlato con la moglie e con la figlia del compagno « TOTI )), « l'Unità )), 24 gennaiO' 1954.
4·43
L'ottavo martire: Quarto Camurri, « l'Unità )), 29 gennaiO' 1954.
444
FANTI LIANO - Don Albertario cadde fulminato sul patibolo dei fratelli
Cervi, « l'Unità )), 30 gennaiO' 1954.
Su Vittorio Saltini.
Breve
biograd'~a.
Su don Pasquino POl1ghi.
445
446
Come fu sconfitta una brigata nera dall'eroica popolazìone di Fabbrico,
« l'Unità )), 27 febbraiO' 1954.
DEL Bo ANNA - Un cuore più forte delle torture fasciste, « l'Unità )), 18
marzO' 1954.
Su Bruna Davoli . Cal1ceri {·asciste.
447
Partigiani, narrate la vostra storia, « l'Unità )), 25 aprile 1954.
Ritl'atti e brevi nanazioni delle vicende di otto protagonisti.
448
Solennemente celebrati gli scioperi del 1944, « l'Unità )), 8 maggiO' 1954.
Alouni nomi e dati sullo sciopero alla « Lomhardini )).
449
MAGNANI ALDO - Come Pelloux contro la cooperativa « Amore )), Mussolini e Scelba contro la « Casa del Popolo )), « l'Unità )), 6 giugno 1954.
Cenni storici sulla Casa del Popolo di Correggio e sulle violenze fasdste.
450
Feroce rappresaglia lO anni fa a Saccaggio, « l'Unità )), 8 'agostO' 1954.
451
DEL Bo ANNA - Una vo.zontà che i fascisti non riuscirono a piegare,
d'Unità )), 195·4.
452
.FANTI LIANO - I 5 giorni del massacro di Villa Sesso, « l'Unità )), 18 dicembre 1954.
Sulle rappl'esaglie di dicembre a Sesso.
Vari
453
EINAUDI LUIGI - Il vecchio Cervi, « Il Mondo )), 16 marzo 1954.
454
CALAMANDREI PIERO - Sette fratelli e un padre, « Il Ponte )), febbraio '54.
Testo dell'orazione pronuDiciata al Teatro Eliseo di Roma il 17 geImaio 1954.
455
DELLI PONTI SANDRO - Ebbe sette figli trucidati a Reggio Emilia lO anni fa « TI RestO' del Carlino )), 11 gennaiO' 1954.
Sui Cervi.
456
BENEDETTI ARRIGO - Morirono con l'inverno, « La Stampa )), 19 marzo '54>.
Sulla rappresaglia di Cel1varolo.
GUERIHNO F'RlANZINI
52
Indice delle materie
Alleati, 78, 109, 166, 199, 201, 229, 235,
333, 343, 409, 416.
Ambiente e figure del fascismo repubblichino, 20, 21, 46, 153, 340, 394, 396,
397, 398, 399, 415.
Antifascismo nel "ventennio", 197, 212,
221, 261, 308, 309, 323, 326, 328,
fuoruscitismo, 3, 106, 118, 263, 311.
Articoli di carattere generale, 6, 26, 34,
61, 84, 114, 151, 304, 372, 391. .
Contrasti;
in campo antifascista, 56, 58; in campo
nazifascista, 152, 153, 154; tra fascisti
e carabinieri, 148, 149.
Dati e statistiche, 84, 305, 451.
Direzione militare, 12, 30, 383.
Direzione politica, 172, 174, 194, 38,4, 451.
Documenti repubblichini, 350, 353, 370,
. 373, 376, 377, 389, 390.
Attività operativa, 26, 34, 61, 156, 159,
163, 165.
Donne nella Resistenza, 21, 82, 88, 89, 97,
112, 113, 116, 130, 133, 137, 268, 302,
378, 440, 445.
Biografie;
Ebrei, 418.
di Caduti, 5, 9, 16, 22, 23, 24, 28, 33,
39, 40,41, 42, 45, 77, 80, 85,
137, 161, 162, 164, 179,181,
208, 216, 223, 225, 226, 231,
255, 256, 258, 259, 261, 262,
266, 267, 268, 269, 270, 271,
274, 275, 276, 277, 278, 280,
285, 286, 287, 288, 289, 291,
297, 300, 311, 314, 315, 330,
381, 395, 401, 403, 410, 437;
scisti e combattenti, 32, 264.
128,
182,
250,
263,
272,
281,
292,
345,
133,
183,
251,
265,
273,
284,
295,
365,
di antifa-
Bombardamento del gennaio 1944, 238.
Carceri fasciste, 123, 155, 179, 180, 217,
239, 242, 244; maltrattamenti, 205, 210,
224; processi e condanne, 244, 252,
376, 379, 402; torture, 67, 98, 146, 226,
303, 339, 351, 385, 388, 393, 440, 445,
451.
Case di latitanza, 306.
Cervi (fratelli, famiglia, padre), 71, 121,
122, 141, 143, 184, 273, 423, 424, 425,
427, 428, 435, 437, 447, 448, 449.
Clero (sacerdoti ecc.), 7, 8, 9, 10, 22, 50,
124, 253, 401, 406, 413, 414, 416, 426.
C.LN. Provo 155, 172, 174, 194, 234, 367.
Eccidi;
di Bagnolo in Piano, 38, 222, 223, 230;
Cadé, 107, 361; Calerno, 190; Castelnovo di Sotto, 188; Ciano d'Em:a, 203;
Fellegara, 70, 373; Gatta, 37, 73, 126,
349; Legoreccio, 35, 66; Pantano, 147,
Rio Saliceto (Carpi), 354; Sesso, 69,
202, 283; Vari, 451.
Episodi vari, 120, 193, 208, 239, 243, 250,
314, 330, 351, 363, 364, 365, 366, 369,
371, 374, 392, 395.
Fascismo nel «ventennio », 150, 152, 206,
209; costume, 192, 195; delitti, 202,
212, 272, 315, 316, 323, 432; distruzioni, 211; persecuzioni e violenze, 106,
128, 220, 228, 309, 313, 317, 443.
Fase finale, 81, 99, 169, 170, 187, 194,
199, 204, 218, 219, 380.
Fatti d'arme;
Botteghe, 78, 109, 166, 229, 343, 409,
416; Ca' Marastoni, 14, 15, 79, 134,
167, 232, 254; Campegine, 204; Canolo,
27;· Castagneto, 392; Cerré Sologno, 4,
52, 76, 77, 131, 290, 327, 441; Fabbrico, 1, 51, 75, 127, 325, 368, 407, 410,
439; Governara, 168; Legoreccio, 66;
53
Ligonchio, 54, 352; Sparavalle, 19, 329,
337; Villa Minozzo, 42, 86, 136, 430;
Traghettino, 187; Vari, 36, 189.
Figure della Resistenza;
Borghi don Pasquino, 9, 22, 124, 253,
401, 406, 412, 426, 429, 438; Davoli
Paolo, 2, 128, 164, 410; Fornaciari Luciano, 181; Gennari Lorenzo, 260; Manfredi (famiglia), 157, 282, 404; Miselli (famiglia), 158; Piccinini Antonio,
202, 225, 408; Saltini Vittorio, 162, 258,
436; Vincenzi Sante, 40, 45, 255, 294,
297; Zanti Angelo, 161, 216, 217, 256,
402.
Formazioni partigiane;
Battaglione Alleato, 229, 333, 342; Corpo Polizia Partigiana, 236; Brigata Fiamme Verdi, 11, 12, 13, 250, 334; Brigata G.A.P. 37a, 34, 279; Brigata Garibaldi 26", 26; Brigata Gribaldi 144" 61
336; Brigata Garibaldi 145a, 135,' 335:
352; Brigate S.A.P. 159, 163, 165, 237,
391.
Genesi della Resistenza, 422.
Giustizia partigiana, 240, 451.
Guerra di Spagna, 5, 28, 281, 300, 301.
Otto settembre, 18, 103, 191, 200, 246,
248 249, 413.
Politica unitaria, 160, 451.
Rappresaglie;
Bagnolo in Piano, 38, 222, 223, 230;
Bettola, 142, 245, 257, 431, 434; Cadé,
107, 361; Calerno, 190, Cervarolo, 76,
96, 132, 400, 413, 415, 419, 426, 429,
450; Cortogno, 411; Fellegara, 70, 373;
Gambia, 186; Saccaggio, 102, 444; Sesso, 69, 157, 202, 283, 390, 433, 446;
Varie, 2, 125, 451.
Rastrellamenti;
estivo, 44, 87, 101, 108, 345, 348;
invernale, 13, 25, 37, 48, 126, 349, 360,
371, 420; autunnale sull'Enza, 68; in
pianura, 298, 354, 357, 370.
Reggiane Officine ( eccidio del 28 luglio
1943), 312, 331, 421.
Scioperi e agitazioni, 21, 97, 115, 129, 130,
140, 405, 442.
Stampa clandestina, 85, 198, 324, 347, 378,
382, 412.
Stampa partigiana, 17, 57, 234.
Intendenza, 29, 53, 74, 358.
Tedeschi, 56, 58, 153, 154, 227, 440.
Lettere di condannati a morte, 138.
Venticinque luglio 1943, 59, 100, 117, 332.
Offensiva alleata (mancata), 105, 145.
Origini delle formazioni partigiane, 49, 50,
111.
Vita partigiana, 60, 62, 64, 65, 72, 74,
88, 89, 90, 91, 92, 93, 94, 95, 104, 119,
201, 344, 346, 362.
Le premesse storiche della lotta di Liberazione
IL MOVIMENTO OPERAIO E CONTADINO NEL REGGIANO
IV
L'ORGANIZZAZIONE ECONOMICA
DEilJUE MASISE 'OPERAIE E CONTADINE
( Continuazione)
La cooperativa, condotta dittatorialmente dal Vinsani, finì miseramente
l'anno 1887.
E' soltanto con la diffu~ione delle idee socialistiche che nel movimento
cooperativo viene introdotto il concetto che le cooperative di consumo potevano
diventare un appoggio alla lotta del proletariato.
Nei cenni storici pubblicati nel citato opuscolo del 1903, si affermava:
Il movimento delle masse operaie, sul campo della lotta ,economica nella provincia
di Reggio, fu iniziato sotto la forma della Cooperazione di Lavoro.
La prima organizzazione che portasse in sé lo spirito della moderna agitazione fu
la cooperativa fra i muratori e i manovali di Reggio Emilia, costituita nel 1884.
Fino dal suo primo anno di vita essa aveva compreso la necessità di integrare la
sua azione coll'arma della resistenza, così che nel 1885 si ebbe per opera della stessa cooperativa il primo sciopero che va considerato come la prima sintomatica ed importante aff.ermazione del proletariato nel campo della lotta di classe.
Sotto 1'accorta e prudente guida del giovane partito socialista, in quegli anni in
cui Camillo PrampoHni aveva incominciato il suo apostolato, lo sciopero dei muratori si
svolse solenne, ordinato impressionante.
Fu un'improvvisa manifestazione di forze, fino allora sconosciute, fu il primo
serio e civile monito dell'anima proletaria che si svegliava e segnò nei rilevanti miglioramenti ottenuti una clamorosa vittoria per le classi lavoratrici.
Il germe delle future lotte di classe era stato gettato sul terreno fecondo
della resistenza.
Dop'O di avere in un primo tempo osteggiato il movimento cooperativo,
la borghesia vide nella cooperazione un mezzo per evitare le lotte di classe ,e
pertanto ne favorì l'O svi'luppo tanto da legalizzare il movimento con una
legge, quella dell'l1 luglio 1889.
Fu specialmente dopo questa legge che il movimento ,ebbe un rigoglioso
sviluppo.
56
In quèllo stesso anno a Reggio si costituisce la Federazione delle cooperative di lavoro e produzione; sorge la cooperativa di San Maurizio.
Nel 1893 a villa Massem~atico lo statuto della cooperativa ivi fondata
esclude la concessione degli utili del capitale azionario.
Nel 1894 la reazione Crispina raggiunge anche il movimento cooperativo,
ma nel 1896 il movimento è in piena ripresa con 33 cooperative di lavoro.
Con la reazione novantottesca il movimento 'subisce di nuovo una flessione: la cooperativa di Correggio viene sciolta (e sarà ricostituita nel 1901)
pO'i il movimento riprende.
Nel 1901 nel congresso nazionale dei cooperatori tenutosi in Reggio nei
giorni 19, 20, 21, ottobre, Reggio occupava il primo posto con 80 sodalizi, tra
cooperative, Sodetà di Mutuo Soccorso, cioé più di un quarto dei partecipanti.
Nel 1902 le cooperative di lavoro assommavano a 43 nel 1903, a 53.
c) La Cooperazione e lo Stato borghese. - Il «ministerialismo cooperativista ».
Nei paesi ad economia capitalistica il cooperativismo elimina la classe
padronale dell'economia proletaria, ma nello stesso tempo ne rivela anche i limiti confermando con i fatti la giustezza della riserva di Marx che per salvare
le masse lavoratrici, il lavoro cooperativo deve svilupparsi in dimensioni nazionali e pertanto essere alimentato con mezzi della Nazione.
Il concetto cooperativistico non fu rifiutato da ideologi di estrazione
borghese, ma nella misura in cui la cooperazione avesse potuto eliminare la
lotta di classe e gli uomini che si succedettero al Governo della cosa pubblica
favorivano in una certa misura, con una legislazione appropriata l'espandersi
del cooperativismo.
L'espansione massima raggiunta nel Reggiano, rivelò anche i limiti di
questa forma di economia ed i pericoli quando sia inserita in un contesto
economico capitalista, limiti e pericoli che furono denunciati da diverse posizioni politiche nel susseguirsi del tempo.
Gaetano Salvemini in una intervista concessa al Giornal.e d'Italia pubblicata il lO giugno 1910, innanzitutto rilevava il carattere oligarchico della
cooperazione nei confronti di un intero proletariato ed il suo confine ristretto
territorialmente ad un oasi circondata da un'enorme massa proletaria disorganizzata e senza diritti politici.
Riferendosi a taluni gruppi di operai, che nelle regioni più progtedite
hanno dato origine a cooperative di produzione e lavoro, Salvemini ,affermava:
Fino a dieci anni or sono questa avanguardia organizzata difendeva il diritto alla
propria -esistenza contro i partiti reazionari. Ma in seguito, essa - venuta a trovarsi di fronte
al Governo di Giolitti, il quale intui che questa avanguardia poteva essere staccata dal grosso
dell'esercito proletario e a danno di esso con la concessione di qualche privilegio - venne
legandosi agli interessi medesimi di una parte della borghesia. Sono queste oHgarchie operaie, che determinano il ministerialismo socialista, le cui radici vanno cercate quasi tutte
nelle cooperative di lavoro.
Nell'Avanti 24, 28 e lO luglio Salvemini riprendeva e ampliava il suo discorso sulla degenerazione dell'ideale socialistico sceso al compromesso con la
57
borghesia e la forma che aveva assunto da lui definita «ministerialismo cooperativista» per il privilegio che avevano acquistato le organizzazioni cooperative
nel nord tra le quali in ispecial modo quelle della Val Padana nei confronti
dell'intero proletariato operaio e contadino italiano.
All'articolo diviso in tre parti faceva seguito ad 'Ogni parte, una nota
redazionale dell'Avanti (dal Salvemini attribuita a Leonida Bissolati), che contestava che la rappresentanza socialista fosse ispirata dalla preoccupazione di
ottenere privilegi speciali per oligarchie operaie; che i deputati del Nord fossero eletti principalmente in virtù delle organizzazioni cooperative; in fine che
le cooperative siano qualcosa di staccato dal complesso del movimento proletar,io.
Nel 1913 il Consorzio di consumo delle cooperative crollava risuscitando
le polemiche sulle possiobilità di attuare, mediante la cooperazione, ,il socialismo.
Il Prampolini sostenne l'attualità del programma del Consorzio entro i
confini della società capitalistica ed attribuì la causa del crollo all'errore antisocialista ed anti-cooperativista di aver costruito l'edificio partendo dal vertice
« rivoluzionariamente» e non dalla base, evolutivamente.
L'artico[o compars'O da La Giustizia settimanale del 25 maggio 1913, fu
ripubblicato dalla Critica sociale (XXIII, 1913, pago 218) con commento.
Al dissesto del Consorzio fu ovviato con il contributo delle singole
cooperative che lo formavano.
La Lega che aveva raggruppato le cooperative in tre federazioni, consumo,
produzione e lavoro, agricole, essendo di ispirazione socialista mantevaho continuamenteaperto il problema del rapporto Cooperativismo - Partito Socialista che si concretava nei termini autonomia - dipendenza del Partito nei confronti della cooperazione o viceversa.
Così nel periodo successivo alla prima Guerra Mondiale la cooperazione ebbe un grande aiuto dal Partito socialista, mentre negli anni che .seguirono dopo il 1919 fino ·all'aHermarsi del fascismo furono le vittorie del Partito
socialista che aiutarono la cooperazione.
La politica giolittiana aveva agganciato il Partito socialista mediante
concessioni alle cooperative.
Nel 1921 Antonro Vergnanini nel1a sua relazione alla Lega Nazionale delle
cooperativeaHermavache nel 1920 le condizioni dell'organizzazione erano ottime.
Nella produzione e lavoro la Federazione provinciale risultava di gran
lunga 'la maggiore degli organismi cooperativisti di tutta Italia.
Il Governo manteneva un atteggiamento favorevole nei confronti della
cooperazione e Labriola nello stesso anno 1920 aveva predisposto un progetto
favorevole ad una larga concessione di crediti confer'endo, inoltre, certe facoltà
alle commissi'Oni provinciali della cooperazione.
Il favore governatirvo arrivò fino a proporre la soluzione di vertenz~
nel campo industriale mediante la cooperativizzazione degli stabilimenti.
La cooperativizzazione oHrivaalla borghesia la possibilità di svuotare
leagitazi'Oni del loro contenuto rivoluzionario.
Sulla proposta fatta da Agnelli di trasformare la FIAT in una cooperativa,
riferisce Gramsci nell'articolo pubblicato nell'Avanti del l° ottobre 1920 col ti·
to10 La Piat diventerà una cooperativa? e affronta subito il problema fondamentale:
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La trasformazione in una azienda cooperativa della Fiat. Quale valore può avere?
Sarà veramente un'acquisto per gli operai o non potrebbe invece risolversi in una dimi·
nuzione della loro forza politica e quindi in una perdita effettiva.
Successivamente in un articolo pubblicato nell'Avanti il 4 ottobre 1920,
Gramsci scriveva riterendosia Reggio Emilia:
La tattica delle «aristocrazie operaie» non è più efficace; non vale più nulla la
tattica di favorire i cooperatori di Reggio Emilia nello stesso tempo in cui si massacrano
i contadini poveri meridionali; non vale più nulla la tattica di corrompere direttamente
i deputati socialisti settentrionali nello stesso tempo in cui, attraverso razione poliziesca
dei prefetti e l'azione intimidatrice dei mazzieri debellisti, si riempie il parlamento di
una ventraia di ascari meridionali.
d) Gli attacchi degli ideologi borghesi alla cooper~zione socialistica e sua fine
con il fascismo.
Gli attacchi alla .cooperazione in concomitanza con le prime violenze fasciste partono da un liberale nazionalista, Giovanni Preziosi che sul Giornale
d'Italia del 30 ottobre 1921 e success.ivi polemizza con Antonio Vergnanini
accusando la cooperativa di ottenere dallo Stato gratuitamente o sO'tto costo merei, stabilimenti, officine, terreni, navi, denaro, forniture, monopoH di serviZi e
prestazioni; inoltre ai dirigenti delIa cooperazione rivolge l'accusa di arricchimenti illeciti.
Nasceva cosÌ lo slogan: «Cooperativismo rosso piovra dello Stato ».
Contro le accuse del Pr·eziosi insorse la Lega, ma il 'Preziosi r1badì le
accuse ed a lui si associò Maffeo Pantaleoni il quale riferendosi ·alla coO'perazione socialista affermò: «Né questori, né procuratori del re, né prefetti, di
questa delinquenza si incaricano:. è credibile, e direi naturale, che abbondino
ladri e truffatori tra i socia:listi. Il partito è in gran parte compO'sto dalla feccia
della nazione ».
La tesi che 11 Pantaleoni sosteneva è che la cooperazione era una forma
parassitaria in quanto asssitita dal credito pubblico.
lnutHmente Arturo Labriola affermava che le cooperative non godevano
di nessun privilegio in quanto lo Stato 'assiste col credito ogni e qualunque forma di attività economica.
Lo slogan «Cooperazione rossa piovra dello Stato» ,era creato e la campagna di stampa mirava ·a colpire, in prevalenza, la cooperazione di produzione e
di lavoro per toglierle i crediti ed impedirle di partecipare alle aste ed agli appalti.
Se questi attacchi ·alle attività concorrenziali e calmierattici delle cooperative provenivano dagli industriali e dagli appaltatori, nell'Emilia furono gli
agrari che vollevo interdire ai cooperatori le affittanze, cacoiandO'li dalle terre
che coltivavano.
Mario Missiroli sul Resto del Carlino accusò le cooperative agricole di
dare 1'« assalto ai beni dei poveri ».
Al primo slogan si aggiungeva ra:ltro: « Dilapidazione dei beni dei poveri ».
Il Corriere della sera mandò un inviato speciale sull'·asserito scandalo,e
l',inviato «servì» gli agrari come essi volevano.
Gli agrariemihani volevano i terreni delle Opere Pie - i beni dei pO'veri
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- legittimamente preSI m affitto negli ,anni 1918-19 quando le colt:ivazioni del
riso abbandonate da quegli stessi agrari erano state portate ad un alto grado
di produzione dalle cooperative agricole cvn inauditi sacrWci.
Nel febbraio del 19'11 viene fatta la proposta di trasformare Je O.M.I.
« Reggiane» in azienda cooperativa.
La proposta sostenuta dai socialisti riformisti viene respinta dai metallurgici.
La cooperazione n'On alimentata da mezzi nazionali, ristretta al territorio
emiliano, crollò sotto i colpi del fascismo, appena lo Stato divenne faschta ed i
mezzi economici della nazione furono controllati dai fascisti.
Ciò che Marx aveva presagito sull'impossibilità di vita delle cvoperative
condizionate nei mezzi economici ,e nel territorio, si avverava.
Con decreto del Prefetto di Milano nel dicembre del 19'15 la «Lega naz10nale delle cooperative» è soiolta ed i beni delle cooperative venduti ad accaparratori, privati.
e) Giudizio sulla cooperazione.
Il giudizio sul valore politico della cooperazione,. come SI e visto, era
già stato espresso dai maestri del marxismo i quali negarono la poss1bilità di
una trasformazione pacifica della società mediante la semplice organizzazione
cooperativa.
Pubblicando il suo 'saggio sulla storia del movimento operaio nella provincia di Reggio, il più vicino collaboratore di Camillo Prampolini, Giovanni
Zibordi nel 1921 ammetteva che la cooperazione non <è che «uno (la sottolineatura è nostra) dei mezzi di trasformazione.
La cooperazione, nel Reggiano, incoraggiò l'illusione ruormistica della
trasformazione graduale in senso socialistico della società capitalistica -e pertanto contribui ad assopire lo spirito di lotta di dlasse nel Partito socialista;
suo aspetto politico positivo fu che la cooperazione costituì una scuola per i
lavoratori wl govemo deLla pubblica economia mediante la direzione di una azienda senza padrone.
Ma, nel Reggiano, l'aspetto saliente fu che la moperazione legò il ceto
medio contadino al bracciante -agricvlo e fu questo legame che determinò la
frattura fra il ceto medio agricoIo e la classe padronale -che per tal modo perdeva il suo naturale alleato.
La cooperazione di consumo sorse quasi contemporaneamente a quella
di lavol'o.
Dopo l'esperimento Vinsani la prima cooperativa di consumo sorge ·a
Fa:bbrico nel 1886.
Disci'Olta Jn quel paese dalla Pubblica Sicurezza un'as'sociazione di resistenzaedarrestati e processati i promotori, la discioltaassodazionesi trasforma in cooperativa di consumo e nel 1887 apre uno spaccio pubblico.
Esisteva, per la verità una cooperazione di consumo s'Orta 'attorno al
1885, ma il primitivo programma di queste cooperative era 'semplicemente commerciale e di utile per gliaziomstl che raggiungeva anche il 30-35%. Operavano
isolatamente amministrate da soci onorari finché finirono, non vivificate dallo
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spirito della nuava canceziane caoperativistica. Casì fu per quelle di Fabbrica
e di Rivalta.
E' dal 1893, in accasiane del secanda Cangresso nazianale sacialista,
che can la fandaziane della caoperativa di Mancasale la caoperaziane risponde
maggiarmente ai bis 'Ogni del mavimento proletaria.
La statuta di questa caaperativa prevedeva un fanda collettivo destinato
al riscatta del capitale azionaria, disponeva per il mutua saccarso e non concedeva utili sul capitale versata.
Ma nei cenni citati sulla Camera del Lavara a pago 18 è detta:
In generale però la cooperazione pel consumo presentava tutti i difetti delle Associazioni economiche che respingono il concetto della lotta di classe.
Solo can l'estendersi e l'intensificarsi della prapaganda sacia1istica nel
Reggiana l'idea della passibilità per una caoperativa di cansuma di diventare un
aiuta del praletariato, si cansoIidò.
Dapa il congresso 'Operaio del maggia del 1901 in cui si discusse, senza
deliberarla, la proposta di una Federaziane delle caaperative di consuma, soltanta nel cangressa del 2.3 maggio 1902 si approvò il pragetta di una Federaziane delle cooperative.
A quell'epaca il numera delle sacietàoooperative non superava il numero di 30, quelle aderenti alla Federaziane il numero di 15.
Ma ormai la vecchia farma chiusa della caaperativa era superata 'e si
maltiplicavano quelle animate dal nuavaspirita socialistica per cui nel 1903 le
caoperativeerano 52.
Una storia in questo senso esemplare, è quella della coaperativa di
Fabbrico.
Nata nel 1885 nella farma di una di quelle sacietà che il Sirtori aveva
fandato nel mantavana, oscillava fra la cooperaziane e la resistenza.
L'Autarità vide in essa un'arma palitica e fece 'arrestare i promatari
che pai vennera assalti e la società divenne coaperativa di consumo. Dopo varie
peripezie la società riuscì ·a cansolidarsi, nel 1887 apriva il suo esercizio e nel
1903 per capitale e mavimenti di affari era la più forte della pravincia.
I caselli sociali, per quanto nan aderenti alla Camera del Lavoro, sono
nati nel perioda della diffuskJUe del socialisma e s'Otto forma ,di coaperative
per la lavoraziane del latte sona farmati, nella grande maggioranza, da 'soci
agricaltari: affittuari, mezzadri, piccoli proprietari, coltivatori diretti.
L'affittanza collettiva. Le terre sono prese in affitta da un'associazione
di cantadini a vengono distnibuite fra tutti i membri i quali sfruttana in proprio
làsingala patte assegnata nella conduzione divisa, 'Oppure partecipana allo sfruttamento callettivo della terra ,affittata nella conduzione unita.
In quest'ultimo casa se il numero dei membri è praporzionale all'estensione ed ai bisogni di manodapera della terra Iacata, :l'affittanza è detta chiusa,
al contraria, aperta.
Se il numero dei membri è senza limite i lavori vengano eseguiti per turni.
Il Lémonon, riferendasi agli anni campresi fra il 1886 'e il 1907, scriveva:
61
Le ·aflittanze a direzione unica esistevano soprattutto in Emilia e Romagna spe.
cialmente nella provincia di Reggio Emilia. Nel 1906 le 8 affittanze della provincia di
Reggio Emilia contavano 1518 membri e coltivavano 709 ettari di terreno. Nel 1907 contavano 1616 membri e coltivavano 913 ettari; il valore del bestiame, degli strumenti agri·
coli ecc. era passato da 126.641 lire a L. 261.262. Dopo il 1907 le affittanze della provincia di Reggio Emilia hanno continuato a segnare una progressione costante.
Il prima tentativa di affittanza callettiva nel Reggiana si ebbe nel 1880
mediante la cessiane da parte del munidpria di un padere ad una sacietà di cantadini. Il tentativa fallì per la mancata autorizzaziane dell'aul!Orità tutaria e
perché cadde la richiesta di aiuta rivalta agli amiai della caaperaziane.
La prima effettiva affittanza collettiva nacque c'Ome «società chiusa»
tra un gruppo di 30 giarnalieri che presera in affitta a Fabbrico un fando di
circa 25 ettari.
La farma di società chiusa era cantraria agli interessi della lega dei lavaratari della terra e giavava ai prapnietari terrieri che favarirona la cancessione in affitto di fandi a gruppi isalati di giarnalieri.
La Società dei 30 giarnaliem cedette l'affittanza alla lega che raggruppava quasi un migliaia di soci tra uaminie donne. Furano aggiunti altri 30 'ettari
di terra, presi in affitto dal comune di Fabbrico. Le giornate ;lavorative passarano da 700-800 all'anna alle 3.000-4.000. A questa fatta grandemente rpositivo
dell'aumenta delle giornate di lavara si aggiunse quello ecanamica.
Nella stesso periada a Santa Vittaria s'iniziava l'esperimento della colanla agricola: i fondi rustici miglioravano sensibilmente. Nel 1911 la caoperativa agricala di Santa Vittaria acquistò 345.96 ettari di terrena della tenuta
dei conti Greppi per L. 774.422.77. Questa di terra di proprietà nabiliare diveniva, pertanta, proprietà di una collettività di lavaratori.
Cooperativa di mezzadri, affittuari e piccoli proprietari Una coaperativa di questo carattere si costitul il 20 aprile 1902.
La caaperativa dei cantadini, dapo essersi limitata unicamente alla vendita di solfato e zolfa, suocessivamente pravvide a f'0rnireai saci tuUe le materie fondamentalmente necessarieall'agricaltura. Successivamente si ingrandl 'e
si sviluppò.
Alla Federazione delle Leghe fu invece affidata il campita di migliarare
le candiziani dei mezzadri, affittuari e piccoli proprietari, mediante conferenze,
inchieste, assemblee ed agitaziani. La Federaziane funzbna a fianca della coaperativa ma nan è legata a questa se nan da un vincala m'Orale e dal fatta
che i saci sona generalmente soci dell'uno e dell'altra.
L'Associazione dei coloni. I mezzadri, gli affittuari, i piccali proprietari
caltivatori diretti furona gli iniziatari del movimenta pel miglioramenta dei patti
calanici, riuniti nell' Assacazione dei calani.
La costituziane delle leghe avvenne soprattutta ove !più era diffusa la
propaganda socialista: Massenzatica, Sessa, Pieve Modolena, San Bartolomeo
ed altri.
L'Associaziane divisa in seziani si sviluppò rprogressivamente cosi come
appare dal praspetta:
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Comunicazione della destituzione di Napoleone Bonaparte
53
1899
1900
1901
1902
SEZIONI
N.
»
»
»
»
»
»
14
27
.34
50
Queste sezioni esistevano soprattutto nel comune di Reggio e nella plaga
che si estende daMe colline al Po.
L'8 maggio 1902 si costituÌ la Fed.erazione delle leghe dei coloni. Le sezioni aderenti erano 52 oon 795 famig1ie.
L'Associazione dei coloni, nei pochi anni della sua vita 'aveva però fatto
prevalere l'utile commerciale immediato (acquisto collettivo eLi concimi, zolfo,
solfato) sullo scopo originale che era il miglioramento dei patti colonici.
Davanti all'irrompere dello sviluppo delle leghe dei braccianti che chiedevano 'aumenti di tariffe e miglioramenti delle condizioni di lavoro, l'AHociazione dei coloni si sentì minacciata e manifestò degli atteggiamenti di perplessità,
tanto più che i coloni non avevano ottenuto alcun migHoramento dei contratti
di affitto e di mezzadria.
Per non mettere in pericolo l'atti\nità commerciale, ma nello stesso tempo dare un impulso più audace a11'a:oione di resistenza, l'associazione fu divisa
in due hranche: ramo resistenza che divenne Federazione di leghe e ramo commercio che prese la forma di cooperativa per azioni.
Il credito cooperativo
I vasti interessi economici che impegnavano l'economia reggiana mediante la cooperazione, determinarono la necessità della fondazione di una
banca delle cooperative.
Fu nell'agosto del 1903 che la Camera del lavoro convocò le associazioni
che a lei aderivano per fondare la banca Banca istituto di credito per le cooperative.
Le società concorsero alla costituzione per complessive 317 azioni sottoscrivendo un capitale eLi L. 18.654; alla fine del dicembre 1904 il capitale versato saliva a .30.000 lire e nel 1907 si aggirava ,sulle 60.000 lire.
Lo sconto iniziale di 200.000 lire di effetti cambiari nel 1907 l'aggiunse
quasi 2 milioni.
Il movimento generale di circa 2 milioni nel 1904 raggiunse alla fine
del 1907 i 18 milioni.
Nel 1910 fu fondata la succursale di Reggio dell'Istituto di Credito delle
cooperative di Milano. In essa si trasformava la Banca reggiana delle cooperative.
Nel 1919 il movimento generale delle operazioni compiute dell'istituto
ammontava a lire 190 milioni, le operazioni di scontq L. 2.912..367,02.
Nel 1921 l'importo delle operazioni è di L. 10.3.584.129,36, ti depositi
fiduciari al.31 dicembre 1921 nella sola s'ede di Reggio raggiunsero L. 2.194.056,12.
Cooperative borghesi.
Accanto alle cooperative di ispirazionesooialista, neesoistevano altre con
fini puramente commerciali e che dividevano utili abbastanza ragguardevoJi ai soci.
Amministrate da elementi della borghesia vivevano isolate Hnché si
sciolsero per ,esaurimento o trasformarono i loro statuti.
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Appello di Giovanni Grilenzoni alla Società operaia di Reggio
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4. - Proletariato agricolo e ceto medio contadino.
La «campagna» nella Provincia di Reggio è costituita per la maggior
parte di affittuari, mezzadri, piccoli proprietari di braccianti.
Appartengono i Iprimi al ,ceto medio contadino, i 'secondi alla classe proletaria (proletariato agricolo).
I contadini oscillano tra Ja classe padronale e quella proletat'lia, «per
salvare dalla rovina {'esistenza loro di ceto medio ».
I braccianti seguono sempre e coerentemente il moto della classe proletaria e conducono una lotta conseguentemente rivoluzionaria.
n problema del rapporto, fra ceto medio contadino e proletariato agricolo si pose subito al congresso costituente della Federazione Nazionale fra i
lavoratori della terra tenutasi in Bologna nel 1901. Al congresso si erano presentate leghe indifferenziate di piccoli fittavoli, mezzadri, piccoli proprietari
e salariati.
L'avv. Sichel, deputato di Guastalla, così interveniva:
Noi 15 giorni fa a Guastalla abbiamo tenuto un congressino in anticipazione di questo. C'era presente anche iI nostro compagno Prampolini; c'erano 26 leghe, abbiamo discusso
questo tema. Ebbene, noi abbiamo votato unanimi un ordine del giorno per cui si proponeva
che avessero dovuto far parte della Federazione nazionale dei contadini anche queste categorie diverse di lavoratori di campagna: piccoli proprietari, affittuari e mezzadri; specialmente queste ultime due.
lo credo che la divergenza in questo congresso non sia sostanziale, poiché il Ferri
ha detto benissimo: Non facciamo confusioni; e noi nell'ordine del giorno di Guastalla
distinguemmo facendo speciale sezione, perché dobbiamo aver presente che qui non facciamo
una lega, ma una Federazione. E che le nostre leghe siano ispirate alla distinzione, basta
ricordare che 8 giorni fa la lega di Fabbrico cancellava 30 soci perché in comunione avevano
preso in affitto un fondo piuttosto grande.
Voglio ricordare tre piccoli fatti di relativa importanza.
Noi di Guastalla e di Reggio la primavera scorsa ricevemmo dai forti compagni di
Mantova una lettera con cui si invitava me e Prampolini a volerci adoperare perché lavoratori
della provincia di Reggio non emigrassero a Mantova a sfogliare iI gelso o a· mietere il frumento. Ed erano caterve di lavoratori che passavano per tutti i paesi della pianura di Reggio,
in parte a piedi, in parte affollati su carretti, e andavano, traversando la provincia, a fare
quell'ufficio. Ebbene, sapete chi erano questi miserabili, che sono peggio dei nostri lavoratori? Tutta questa gente sono proprietari dell'alta montagna reggiana, di quei proprietari
che stanno peggio dei lavoratori organizzati e ,coscienti della pianura.
A Guas.talla siamo in municipio da parecchi anni. Ci siamo incontrati nei lavori invernali della spalatura della neve; abbiamo chiamato i capisquadra dei nostri braccianti e
abbiamo con essi contrattato i patti. Ebbene, quando ero sindaco sono subito stato cercato da
gente che avevo sempre conosciuto come povera gente del comune, che veniva a protestare
con me, perché avevo dato ordine, ed era vero, che non dovessero lavorare che i salariati, i
rtullatenenti; e i capi-squadra vennero pure a pregare di revocare quella disposizione, perché
si trattava di miserabili come gli altri sebbene avessero una casetta o un campicello.
A S. Girolamo di Guastalla era avvenuto questo: che c'era una povera madre rurunalata che doveva esser messa all'ospedale. Aveva parecchi figli. Ma l'ospedale non poteva
ammetterla gratis, perché era proprietaria, cioé possedeva una casetta. Ebbene alla domenica
la lega socialista aveva fatto una colletta a beneficio di quella famiglia. Allora, per intromissione di amici, il presidente della congregazione di carità l'ammise all'ospedale.
Quindi deve far parte del proletariato agricolo anche la classe dei piccoli proprietari.
A priori non si può dire che non ci sia un certa classe di piccoli affittuali, di piccoli pro-
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prietari miserabili come i salariati. Né certo la Federazione deve essere fatta in antagonismo
di classi. Solo ci vuole chiarezza, bisogna essere esatti. Troviamo una formula più precisa.
Ma questo non è fare confusione, denaturare il nostro programma.
Vergnanini, intervenuto successivamente, così esponeva la situazione del
Reggiano:
Parlo in nome dei lavoratori della terra e della prOVlnCla di Reggio Emilia, e per i
precedenti del congresso di Guastalla mi unisco a qùanto ha detto Sichel. Noi voteremo
l'ordine del giorno dei relatori, perché le condizioni speciali della nostra provincia ci obbligano a non venire oggi a distul'bare un lavoro in preparazione che fino ad ora nessuna ragione
pratica ci impone di cambiare. Le conseguenze di una modificazione potrebbero essere gravissime. Noi non abbiamo il diritto, in una prima riunione nazionale, di sconvolgere quello
che è nato spontaneamente dalla terra.
'
La provincia di Reggio Emilia è costituita nella sua maggioranza di affittll'lli, mezzadri e piccoli proprietari; per ultimo dei braccianti veri e propri. E notate un fatto curioso. Questo congresso è stato ideato nella provincia di Reggio, è uscito per iniziativa
di una lega di mezzadri, affittuali e piccoli proprietari.
lo credo che ci sia da discutere sulla situazione rispettiva delle diverse categorie,
ma dato che aiutare una categoria di lavoratori potesse portarci al confusionismo, escludendo le altre categorie, o una di esse, che cosa succederà? Che queste categorie si organizzeranno per conto loro. Allora non saremmo più noi a tenerle sulla strada dell'accordo,
ma esse cercheranno da sé i miglioramenti propri. Noi invece dobbiamo tenerle con noi
perché sono pericolose ai braccianti. Sono pericolose vicino a noi, vicino ai braccianti, credo
che dovranno unirsi nella lotta per l'esistenza, per il miglioramento generale dei lavoratori.
Il Congresso accolse nella Federazione lavoratori appartenenti sia al .ceto
medio contadino che al proletariato perché veniva indicata per tutti come finalità ultima la collettizzazione della terra e la «completa solidarietà economica,
politica e morale di tutti i lavoratori dell'officina e dei campi ».
Lo slancio iniziale prima e durante il Congresso avviene unitariamente
nel nome del socialismo, ma Vergnanini aveva giustamente intuito che una concordia in astratto non esclude da sé elementi concreti di discordia, per cui ceto
medio contadino e classe proletaria agricola, indipendentemente da motivi sentimentali, avrebbero potuto sempre assumere nello svolgersi del processo storico, in una società ad economia capitalistica, poslz1oni diverse ed anche antagonistiche dipendenti da ragioni economiche o politiche.
ANNOTAZIONI BIBLIOGIMFICHE
Ilo - 1. - Il ,riassunto è ricavato dal citato Filippo Re. Saggio sopra ecc.
Questo saggio non è che un'elencazione di notizie dai primi secoli sino alla metà
del secolo XVIII, ma dei fatti non è data una spiegazione critica, le ca:use delle crisi che
colpiscono l'agricoltura essendo ridotte a contingenti ragioni di guerre, pestilenze ed epidemie. Soltanto per i tempi più prossimi all'autore sono indicati alcuni fatti di natura
economica. Le notizie sono ricavate dalle Memorie storiche di Reggio di Lombardia del
Tacco1i; Memorie modenesl con il codice diplomatico del Tiraboschi Memoriale potertatum
reginorum inserito nel voI. VIU delle Antiquit. ltal. del Muratori; indi le cronache dell'Azzari, del Melli, del Panciroli, ed alcuni codici inediti esistenti nell'archivio municipale e nell'archivio della Congregazone di carità di Reggio.
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2. - Sulla mezzadria reggiana i citati saggi di O. Rombaldi e A. Balletti e G. Gatti.
I patti mezzadrili per la provincia di Reggio ebbero sanzione statutaria, come
risulta dal Hbro l° degli Statuti del Comune del 1311, paragrafo 42. I patti mezzadrili furono successivamente modificati, sanzionati e pubblicati nel 1501.
Per i patti colonici in vigore nel 1888. A. Balletti e G. Gatti, o.c. p. 235.
3. - Per chi voglia intraprendere uno studio della questione agraria nella Valle
Padana e quindi per il Reggiano analizzando se la provincia di Reggio abbia qualche carattere peculiare nei confronti di tutta la zona Padana, deve avere presenti questi punti: a)
Il passaggio dell'economia feudale precapitalistica della proprietà terriera all'economia borghese operato si durante i periodi delle «Riforme» e napoleonico. In questi periodi i più
avveduti fra i nobili trasformavano la proprietà fondiaria in strumento di sfruttamento industriale; d'altra parte la nascente borghesia formatasi nei commerci erodeva, con acquisti,
la vecchia proprietà terriera nobiliare, di quei nobili e proprietari terrieri che essendo rimasti
ancorati ad una concezione feudale dell'economia agricola erano costretti ·ad alienare il capitale fondiario poiché le rendite non sopperivano più ai bisogni di vita dei proprietari. b) Con
la trasformazione dell'economia feudale della proprietà terriera in economia borghese si
instaura nel contempo quel sistema che è basato sul carattere sociale della produzione e
sulla appropriazione privata dei valori prodotti. Donde iI sorgere della contraddizione generata dallo sviluppo delle forze produttive operatosi con singolare sviluppo nella Valle Padana e l'impoverimento della popolazione contadina ridotta a proletariato agricolo col correlativo fenomeno della disoccupazione. c) Il fenomeno connesso con l'impoverimento dei
contadini costituito dalla progressiva concentrazione della proprietà fondiaria e del capitale
agrario. d) In fine il rapporto tra la proprietà e il capitale agrario con il capitale industriale.
Questo rapporto appare costante sia alle origini, come si è detto sia nel momento in cui
si iniziano le grandi opere di bonificazione della Valle Padana per le quali è fatto ricorso
al capitale industriale e bancario, sia nel tempo successivo alla prima guerra mondiale, quando
industriali di altre regioni, specialmente 10mb ardi e liguri, investono parte dei loro profitti
in terreni del Reggiano, acquistando piccole unità poderali che poi vengono conglobate
in vaste tenute appartenenti ad un unico proprietario. Durante il fascismo si ebbe la formazione di queste tenute anche da parte, non di industriali, ma di profitta tori del regime che
investivano il maltolto in vasti poderi del Reggiano.
Per la storia del capitalismo nella Valle Padana: Emilio Sereni, Il Capitalismo nelle
campagne (1860-1900). Torino. Einaudi, 1947: sulle condizioni agricole dell'Emilia nel 1860.
pago 218; trasformazione della proprietà terriera nell'Emilia determinata dall'erosione del
latifondo nobiliare da parte di acquirenti borghesi e per l'opera di grandi società capitalistiche, pago 302; parziale trasformazione della mezzadria in terzieria e conduzione in economia
nel Reggiano dal 1870, pago 338; sull'afflusso nelle file dei giornalieri di ex salariati fissi,
obbligati, pago 380; sull'organizzazione del proletariato agricolo emiliano, pago 385; le masse
proletarie agricole emiliane diventano il distaccamento di testa del proletariato agricolo
italiano, pago 387; la disoccupazione e sue cause, pago 387; la disgregazione dell'economia
contadina, pago 391; lo sviluppo impetuoso della grande azienda capitalistica determina la
rapida formazione di un proletariato agricolo, pago 393; diminuzione dell'impiego di lavoro
agricolo tra il 1879 e il 1904 nelle zone emiliane, pago 406 nota. Analisi della questione
agraria e le lotte contadine: Emilio Sereni, La questione agraria nella rinascita nazionale italiana. Roma. Einaudi. 1946: per i rapporti tra capitale e proprietà terriera nella Valle
Padana relativamente alle opere di bonificazione, pago 90; sul riflusso dello slancio rivoluzionario delle masse contadine nella Valle Padana, in relazione col sorgere del fascismo
agrario, pago 226 e segg.; per i rapporti fra il ceto intellettuale delle campagne padane ed
il fascismo, pago 263. Uno studio specifico sulle lotte contadine nella Valle Padana è
quello di Luigi Preti, Le lotte agrarie nella Valle Padana. Torino. Einaudi. 1955. Il punto
di vista dell'autore è quello di un conservatore socialdemocratico per Salvatore Romano,
Lotte agrarie e socialdemooratici. L'Unità. 7 aprile ,1955. L'erroneità della posizione ideologica del Preti, soprattutto per ciò che riguarda il fascismo, è pure rilevata da Gaetano Arfé
nel Ponte XI, n. 3, marzo 1955 pago 413: «Il rigido positivistico obiettivismo al quale
l'autore sembra volersi ispirare, gli concede sÌ di pronunciare una severa condanna morale
della delinquenza fascista, ma gli impedisce di dimostrare come il fascismo sia stato non un
68
fatto di ritorsione, sproporzionata e ingiustificata quanto si vuole, agli «eccessi» dei rossi,
ma l'attuazione di un programma di Governo dei gruppi capitalistici più reazionari (e il
primo a dimostrarlo coi fatti e con le cifre è stato Matteotti), realizzato con brutale freddezza e dopo matura premeditazione; e più ancora gli ha impedito di vedere come la sola
conclusione al suo libro fosse quella non del fugace accenno alla politica agraria del regime,
ma del diretto ed esplicito confronto tra il mondo dei soccombenti e quello dei trionfatori,
il mondo di Giacomo Matteotti e di Nullo Baldini, dei grandi e degli oscuri pionieri della
civiltà contadina, e quello dei Balbo e dei Dumini. Il senso insomma di una celata simpatia
verso i lavoratori che corre per ,tutto il libro non riesce mai a tradursi in consapevole e
critica adesione ai valori umani e politici che la lotta ha espresso e esprime ».
Una teoria delle crisi agrarie come crisi di sovraproduzione nel campo dell'agricoltura, determinanti la caduta dei prezzi agricoli, la distruzione di prodotti agricoli e la disoccupazione mentre, nel contempo, provocano una maggiore concentrazione della proprietà
fondiaria e del capitale agrario, nonché del rapporto fra la proprietà fondiaria ed il capitale
agrario ed i grandi monopoli industriali, è elaborata ed esposta da Ljubosic. Questione della
teoria marxista-l'eninista delle crisi agrarie. Torino. Einaudi. 1955.
Materiale per lo studio delle lotte agrarie nella Valle Padana, viene raccolta dal
Centro per la storia del Movimento Contadino, presso l'Istituto Giangiacomo Feltrinelli
di Milano.
Uno studio sull'industrializzazione dell'agricoltura ClOe sull'utilizzazione di prodotti dell' agricoltura nel Rtlggiano per uso industriale deve' considerare la lavorazione del
bozzolo. Fu pubblicato uno Statuto organico della Società per azioni instituita in Reggio
sotto il nome di Società Serica Reggiana (Stampato in Modena. Cappelli. 1845). La Società
aveva per oggetto l'erezione di una filanda a vapore per la lavorazione della galetta per
fornire ai «possidenti azionisti un sicuro mezzo di vendere con vantaggio la propria merce
derivante dai loro fondi stabili. La durata della Società era di 20 anni dal l° maggio 1845.
Condizione per esser socio era, fra le altre, quella di essere proprietario di fondi sta:bili
nella provincia, oppure conduttori. Dall'elenco dei sottoscrittori lo statuto e componenti la
società, appare che la costituivano alcuni nobili, come il Marchese Grimaldo Malaspina
Torello, di antica nobilità e G.P. Spalletti Trivelli o proprietari terrieri come Lu1gi Corbelli o
appartenenti all'alta borghesia come l'ing. Alfonso Terrachini o israeliti come i Levi ed i Modena.
1110 - 1. - Sull'industria nel Reggiano, per le schiavine ,ed ,altri panni, notizie possono
ricavarsi dalla nota storica di altro argomento di Vincenzo Ferrari su di una antica cartiera di Reggio, più avanti indicata, ove sono segnalati i documenti presso l'archivio di Reggio
relativi al follo dell'Inghicino. Per l'industria della carta, gli studi di Vincenzo Ferrari,
La più antica cartiera di Reggio E. Quaderni della Provincia di Reggio. 1st. Ed. Em. 1926;
La cartiera di Sigismondo Estense in Marco Emilio Lepido; Memoria storica su la cartiera della Molinaria e De' Vedrotti dette il Cartarino (1660-1875).
Sull'arte della stampa: Vincenzo Ferrari Annali della tipografia Reggiana. II. Secolo decimosesto. Reggio E. Rossi 1919 (Unico pubblicato) ed le brevi memorie dèllo stesso.
Per l'industria nel Periodo napoleonico: Ergenij V. Tarle. La vita economica dell'Italia nell'età napoleonica. Torino. Einaudi. 1950. Per "la seconda metà dell'Ottocento,
Scelsi, o. c. Per la storia dell'O.M.I. «Reggiane »: Lodovico Ferrari, I Cinquant'anni delle
« Reggiane» in' Emilia a. VII n. 2.
"
Errata-corrige. N. 4 della rivista in luogo di II Le masse contadine devesi sostituire: IV L'organizzazione economica delle masse operaie e contadine? Al numero 3 della
rivista il paragrafo I. Le organizzazioni previdenziali: in luogo di Le Società di Mutuo
Soccorso, sostituire il paragrafo A. Le associazioni operaie. Pertanto le note bibliografiche
seguono questo ordine.
IVo .. I. A. - La lettera per la nomina del direttore ,ed 11 testo del regolamento per [a Casa
dei poveri, fanno parte del carteggio in mio possesso.
V'indirizzo inaugurale e statuti provvisori dell'Associazione Internazionale degli
69
operai fondata il 28 settembre 1864, tradotto in italiano è compreso negli scritti di Karl
Marx - Friedric Engels pubblicati sotto il titolo Il Partito e l'Internazionale. Roma. Rinascita 1948. Un altro articolo sulle società operaie su Il Crostolo, 22 settembre 1957. L'originale del manifesto del Grilenzoni è da me posseduto.
B) Il saggio di Enrico Fano Intorno le società di mutuo soccorso in Italia è stato
pubblicato su Il Politecnico. Milano 1865. voI. V fase. I. luglio 1865, pago 50; Fase. III.
pago 277 e richiami voI. XV pago 181; voI. XVI pago 121; voI. VIX pago 272.
Per una bibliografia della pubblicazione di storia della società di mutuo soccorso
in Movimento Operaio. 1950 n. 17-18.
Statistica del Regno d'Italia. Società di Mutuo Soccorso. Anno 1862. Per cura del
Ministero di Agricoltura, industria e commercio. Torino. Tip. Letteraria. 1864; e per gli
anni successivi le pubblicazioni dello stesso Ministero.
Aristide Ravà. Storia delle associazioni di mutuo soccorso e cooperative dell'Emilia.
Bologna. Zanichelli. 1873.
Franco Dalla Peruta. Per una bibliografia delle pubblicazioni storiche delle società
di mutuo soccorso in Movimento Operaio. A. 1951 p.p. 691-700.
Alla camera dei Deputati fu presentata una relazione Morpurgo sulle società di
mutuo soccorso il 19 febbraio 1884 e la legge è del lO aprile 1886 n. 3818.
Per Reggio: Come aiuto fra gli appartenenti alle arti, della città di Reggio. Mise.
Regg. D. II (Bibl. Mun.).
Per il periodo in cui la società di mutuo soccorso aveva una finalità caritativa,
Prospero Fantuzzi. Opere Pie di Reggio. Mise. Regg. Reggio. C. 134-1.
Ad istituire società di mutuo soccorso furono tra i primi coloro che esercitavano
arti liberali: Pio Istituto di mutuo soccorso pei medici chirurghi e farmacisti delle due
Province di Modena e di Reggio. Modena. Cappelli. 1849; Statuto società di mutuo
soccorso fra insegnanti. 1853.
La più antica società di mutuo soccorso fra operai è quella di Novellara istituita
nel 1860.
Società di mutuo soccorso fra operai. Reggio E. Calderini. 1862; Statuto per la
società degli operai di Correggio. Reggio E. Calderini. Società di mutuo soccorso fra ingenieri e architetti 1865. Statuto della consociazione della società operaie. Reggio E. Bondavalli. 1878. Società di mutuo soccorso fra braccianti (citata da Il Ribelle del 22 marzo
1885). Statuto Società Cattolica operaia con mutuo soccorso in Reggio E. 1886. Società
di mutuo soccorso fra operai. Reggio E. Raniceri Chelucci 1889. Statuto della società cattolica femminile di mutuo soccorso. 1902.
Lo Scelsi O.C. che dà la statistica generale per tutta la provincia reggiana delle
società di mutuo soccorso dàll'anno 1865 all'anno 1868; è favorevole all'istituzione delle
società di mutuo soccorso per prevenire i. disordini operai che minacciano i diritti di proprietà.
Le riserve sulla validità e utilità delle società di mutuo soccorso oltre che da
Bonaccioli e Ragazzi O.C. venivano avvanzate fin dal 1886 da La Giustizia del 7 febbraio e
cioé subito all'inizio della sua pubblicazione (A.I. n. 2) con queste parole: «Le attuali
sociètà di mutuo soccorso, anche quando non fossero, come lo sono quasi tutte a Reggio,
una mistificazione, uno strano, impossibile, assurdo, dannosissimo miscuglio di ricchi e di
poveri, di padroni e di servitori, ma bensi veri e propri sodalizi operai, cioé composti esclusivamente di salariati di lavoranti... tuttavia sarebbero pur sempre una magra cosa... esse
pensano all'operaio quando? Quando cade ammalato o per fargli i funerali... Bisognerebbe
che gli operai guadagnassero più che non guadagnano ora, basterebbe che ottenessero aumenti di salario. Ebbene: formino le loro associazioni di resistenze, si colleghino tutti
assieme e questo aumento lo avranno ». Veniva cosi preconizzato il passaggio del principio
assistenziale al principio associativo della resistenza di classe.
2. - A) Statuto delle leghe di miglioramento fra giornalieri e giornaliere di campagna
e statuto federale delle leghe. Reggio E. Tip. orfanatrofio maschile. 1092.
Notizie numeriche sulle leghe tra operai e lavoratori della terra esistenti il 15
agosto 1903 sono ricavabili da Cenni storici e notizie sulla camera del lavoro. Reggio E.
Coop. fra lavoranti tipografi ed affini. 1903.
M. Bonaccioli. A. Ragazzi. Resistenza, cooperazione, previdenza nella provincia di
70
Reggio E. (1886-1925).
B) M. Bonaccioli
C) Il paragrafo
in Emilia dal 1886 al
Coop. tipografi. 1921.
e A. Ragazzi.
si riferisce esclusivamente agli scioperi economici. F. Serra. Scioperi
1881 in Emilia. A. III. n. 29. settembre 1951.
3. A) Sulla cooperazione in generale: l'indirizzo di Marx nella traduzione citata.
Gli scritti di Lenin sulla cooperazione sono raccolti nella traduzione italiana, Lenin.
Sulla cooperazione. Roma. Rinascita. 1949.
Cenni storici pubblicati in occasione del secondo congresso della Camera del Lavoro sono nell'opuscolo già citato.
b) Il brano del Lémonon è tolto da Ernest Lémonon L'ltalie economique et sociale
(1861-1912). Paris. Alcan. 1913.
Per la storia della Cooperazione nel reggiano: Giacomo Maffei, L'organizzazione
Nazionale dell'l! Cooperative di Consumo. Reggio E. 1886.
Aristide Ravà, Le Associazioni di mu~uo soccorso e Cooperative dell'Emilia, Bolo~na, Zanichelli, 1888. Meuccio Ruini, Il Socialismo reggiano: I - Il tessuto economico, II
Le qeustioni di consumo, III - La coope,razione integrale, in Critica Sociale, 1, 16 luglio
e 16 settembre 1907. Antonio V'ergnanini, Cooperazione integrale. Relazione al VolI Congresso Internazionale dell'Alleanza Cooperativa Internazionale, Cremona 23-25 settembre
1907. Gustavo Del Vecchio, La crisi della cooperazione integrale nel Reggiano in Nuova
Antologia, 1° maggio 1913. Giovanni Zrbordi, Gual1dando indietro per imparare ad andare
avanti, Milano, Stucchi 1921. Antonio Vergnanini, Oggi e domani nel pensiero di un
cooperatore, Como. Tip. Coop. 1922. Federazione delle Cooper-ative Agricole di Reggio E.
Dalle Cooperative locali all'organizzazione provinciale, Reggio E. Coop. Lav. Tip. 1922.
M.o Bonaccioli A. Ragazzi, Resistenza - Cooperazione - Previdenza nella provincia di Reggio E., -(1886-1925). Reggio E. Coop. Tip. (1925. Alberto Basevi, La provincia cooperativa
(Reggio E.) Biblioteca della «La rivista della cooperazione» n. lO. Roma 1952. Aldo Magnani, La funzione sociale ed il contributo del movimento cooperativo nella economia provinciale e nazionale (discorso tenuto il 2 gennaio 1955 al Teatro Municipale di Reggio E.)
Reggio E. Coop. Tip. (.1955). L. N. C. Quinto Congresso della cooperazione reggiana.
16-17 aprile 1955, Reggio E. Coop. Op. Tip. 1955. Romeo Galaverni, Le latterie cooperative TUmile di Reggio E. Roma, Ed. Coop. 1955.
c) Un assertore di estrazione borghese del cooperativismo fu Luigi Luzzatti scroitti
del quale si rimanda.
d) Gli articoli che il Preziosi pubblicò sul Giornale d'Italia furono da lui rielaborati e pubblicati con il titolo Cooperativismo rosso piovra dello Stato presso G. Laterza.
1922, con una introduzione di Maffeo Pantaleoni il quale concludeva con una piena adesione al discorso di Mussolini all'Augusteo dell'8 novembre ed auspicava la costituzione
in partito politico del fascismo per il «debellamento del bolscevismo e del ritorno alla Hbertà» .
/
e) Giovanni Zibordi. Saggio sulla storia del movimento operaio in Italia. Camillo
, Prampolini e i lavoratori Reggiani. Bari. Laterzo 1920.
Per le altre notizie statistiche sulle cooperative 1'0. c. M. Bonaccioli e A. Ragazzi.
4. - Gli interventi di Sichel e Vergnanini in Lotte agrarie in Ltalia - La F'l!derazione
nazionale dei lavoratori della terra (1901-1926). Milano. Feltrinelli. 1960.
(Continua)
GIANNINO DEGANI
Documenti e testimonianze
L'AVANTI! CLANDESTINO NEL REGGIANO
DOPO L'8 SETTEMBRE 1943
Nell'ottobre 1943, in oocasione di una riunione dell'organizzazione regionale socialista svoltasi a Bologna, PaoLo Fabbri (1), membro della D1rezione del Parthoe responsabile regionale per ,l'Emilia, il cui nome di battaglia ,era
Palita, comunicò ai Ipartecipanti che « nei prossimi giomi vi era 1a poslsiibilità di
ricevere, aHraverso la nostra orga:nizzazione clandestina, il giornale del Partito
Avanti! Questo - ci disse - proviene da Milano, dove, subito dopo 1'8 settembre, i compagni milanesi avevano provveduto a pubblicado ». Sapemmo poi
che a curarne la compi<lazione si dedircavano vari compagni e che ne era responsabile Guido Mazzali.
Apposite staffette avrebbero provveduto a portare ~l giornale da11a capitale ~omibarda a Bologna, ma da qui ,era necessario che ,si procedes.se aUa distribuzione nelle varie province deU'Emilia"Romagna.
Noo ci nascondemmo le dilffiCO'ltàesrstenti per una capil1are diS1Jribuzione
dell'Avanti! in tutta la regione. Le basi della nost:ra organizzazione erano ancora
molto deboH;anzi, el'avamo all'inizio, si può dire, particolarmente nei rapporti
regiona[i. Inoltre la lontananza da Mi1ano, la carenza dei trasporti, i perircoli ai
quali andavamo ad espOl1re chi si incaricava di svo1ger.e illarvoro, consigliavano di
fare una edizione emiliana. Fabbri ci rispose che si stava aHrontando la questione
Quello che preoccupava non era tanto il probJema della redazione Q dell'acquisto
dei materiali Dccorrenti - anohe 'se non si doveva ignorare la questione finanziaria - quanto quello di trov,are la t1pografia che lo stampasse. FarItle /Copie
ciclostilate voleva dire ottenere una tiratura limitata, mentre si doveva tendere ad
una diffusione moJto larga.
Da Reggio erano presenti Alberto Stimonini, l'ing. Camma Ferrari, Oddino
Prandi, Risveglio Bertani, oltre a chi scrive. Tutti ci 1mpegnammD di trov'are
il modo per far giungere l'Avanti! nella n'Ostra città e di organizzarne la diffusione
Difatti, in l1agione di un centinaio di copie, [l'Avanti! n. 10 del 25 ottobre 1943
( anno 47° ) edi tD a Milano, arrivò a Reggio nelLa prima \Settimana del no.
vembre successivo.
(1) Paolo Fabbri era un vecchio e valoroso militante socialista, che era stato mandato al confino con
Carlo Rosselli ed Emilio Lussu; fu anche varie volte arrestato. A Molinella fu al fianco di Massarenti
in quella grande esperienza cooperativistica. Gestiva una piccola industria in via dei Poeti 25, la quale
divenne ben presto - come lo era stata durante il ventennio fascista - luogo di incontro e di convegno
degli antifascisti. Purtroppo non poté partecipare alla nostra esultanza all'atto della Liberazione perché
scomparve, in circostanze non ancora ben chiare, sugli Appennini mentre tentava di varcare la linea gotica.
72
U pacco contenente i giornali lo portava a Reggio, senza conoscerne il
contenuto, il corriere Fantuzzi che aveva allor,a il suo recapito in Piazza Battisti
al n. 2. H pacco ,suddetto era indirizzato a Prandi Gino, fermo recapito. Incoscienza? Forse. La nostra esperienza di lotta clandestina era tale che non ci
permetteva di riflettere sull'uso di un s1mfle mezzo e di cons1derare 11 pericolo a
cui andavamo incontro, esponendo inoltre il Fantuzzi, che nuUa sapeva, e noi
stessi, a sicure misure di polizia!
D'altra parte le scelte erano limitate e il contributo alla }ootta di Liberazione da parte dei sodalisti appariva urgente. Da oltre un mese si era costituito
nella nostra provincia il C.L.N., in aui i 'Socialisti erano presenti. Ma questo
evidentemente non poteva bastare. Dovevamo essere prsenti anche nella comune
lotta, non salo come socialisti singoli, ma altresì come organizzazione di P'artito.
Diffondere l'Avanti.' sarebbe stato una Iprova della nostra volontà di batterci fino in fondo per liberare il nostro Paese. Così usammo la strada più breve,
anche se era la più pericolosa.
Andai a prelevare il pacco e me Ilo portai a casa. Da qui incominciava la
distribuzione in città e provincia, nelle fabbriche, negli uffici. Erano i nostri
punti di distribuzione e tutto era stato organizzato in precedenza. Dopo 'aver
fatto tanti pacchetti da cinque o al massimo dieci copie, io e mia mO'glie (Garda,
la mia staffetta), ognuno per conto 'proprio, li portammo nei posti segnati. Il
negozio di Giacomo Lari in Via Farini, la libreria Prandi in Via Cavallotti, la
casa di Oddino Prandi, quelle di Natale Prampolini e Bruno Banfi che lavoravano atlle «Reggiane» dove essi avevano costituito una cellula 'sociaHsta, quella
di Giacomo Spaggiarie di Arna1do CarrboJi ohe lavoravano all'« Emiliana », di
Ruozi a Correggio, di Macca a Guastalla, di Pedroni a Scandiano e altri luoghi
della città (come le « Latterie» ove lavorava Romeo Galaverni) e della provincia
divennero centri diHusionali dell'Avanti.'.
H 'Secondo pacco lo ricevetti nella terza decade di novembre. Il giornale
portava la data dell'8 novembre 1943. Avevamo richiesto un numero maggiore
di copie. Difatti ce ne furono inviate trecento,ohe vennero distribuite e diffuse cO'me le prime.
Nel contempo gli sforzi dei -compagni bolognesi si realizzarono ,e, assieme all'edizione milanese, si pubblicò anche quella di BolO'gna (2).
In una riunione del gruppo dirigente socialista reggiano (ricordo che la
si tenne nel retrobottega di Giaoomo Lari) !Si ritenne indispensabile che l'Avanti.'
pubblicasse un articolo, o meglio ancora, un appello ai vecchi e giovani ,socialisti reggiani, ai lavoratori tutti, annunciante che il risorto Partito Socialista era
a fianco di tutte le forze che lottavano per cacciare i nazi-fascisti dal nost'ro
Paese. Furono discussi i vari rpuntie i temi che l'appello doveva contenere e si
affidò l'incarico ad Alberto Simonini - che allora era sfollato a Crespellano,
(2) Questa edizione bolognese aveva una redazione di cui ricordo alcuni componenti: Renato Tega, Ar·
temio Pergola, Gianguido Borghese, Mario Longhena e Verenine Grazia, nonché varii collaboratori, fra i
quali Paolo Fabbri, Giuseppe Bentivogli, Luigi Stagni e altri. Tutto il materiale da pubblicare veniva
portato nell'officina di Fabbri per essere letto, corretto e coordinato. Tutti gli articoli venivano composti
a mano da due tipografi socialisti (Giuliani e Barbieri) ai quali si univa spesso un giovane tipografo
del partito d'azione (Giorgio Zappoli). La stampa, operazione alquanto rumorosa, veniva effettuata preferibilmente durante gli allarmi aerei e i bombardamenti, assai frequenti in quell'epoca su Bologna.
73
località VKlna a Bologna - di provvedere alla stesura. Ecco iII testo che fu
pubblicato in un numero che arrivò a Reggio verso la fine del febbraio 1944:
PARTITO SOCIALISTA ITALIANO DI UNITA' PROLETARIA
AI LAVORATORI DEL REGGIANO
Iniziando il lavoro di riorganizzazione del nostro vecchio e glorioso Partito, ci seno
tiamo sicuri interpreti dei vostri sentimenti, o lavoratori del reggiano, rivolgendo il nostro
commosso pensiero ai tanti e tanti nostri compagni di FEDE che in questo lungo e duro
periodo ci hanno lasciati per sempre.
E, primo fra tutti, a CAMILLO PRAMPOLINI; che di noi tutti è stato Maestro
venerato, animatore del movimento socialista reggiano, che fu il nostro orgoglio e che sem·
pre fu .guardato e citato ad ·esempio da quanti in Italia si occuparono in passato di movi·
mento sociale. Ed accanto a Prampolini, cuore nobile ed anima gentile, che soprattutto amò
gli umili e per gli umili spese la sua lunga esistenza senza mai nulla volere per sé, ricor·
diamo oggi reverenti Giovanni Zibordi, Giuseppe Soglia, Adelmo Sichel, Massimo Samoggia,
Domenico Roversi, Francesco Laghi, e tanti ,e tanti altri conosciuti ed oscuri, ma sempre
tutti fedeli che non piegarono mai lembo della loro bandiera e non conobbero né crisi di
coscienza né debolezze anche nelle ore più oscure del lungo travaglio.
Quanti fra noi hanno vissuto i tempi in cui il movimento socialista reggiano pro·
sperava in tutte le sue molteplici forme e attività: politiche, sindacali, cooperativistiche, cuI·
turaliecc., non possono avere dimenticato le belle figure dei molti lavoratori delle officine,
degli uffici e dei campi, della città come delle campagne, che, rubando ore al riposo sep-pero elevarsi, istruirsi e divenire guida intelligente e preziosa dei loro compagni di lavoro,
affrontando spesso e felicemente il compito di Amministratori di Enti pubblici e morali e
lasciando di loro il migliore ricordo. Ci sia lecito, in questa ora specialmente, ricordare
questa nostra gloria.
LAVORATORI REGGIANI!
Se è vero, come vero è, che la emancipazione del proletariato deve essere opera del
proletariato stesso, noi possiamo ben dire che in nessuna regione forse si era ben lavorato
come da voi per la preparazione e lo addestramento della classe lavoratrice ai compiti che
le vengono assegnati dalle leggi incoercibili dell'umano progresso: DIVENIRE CLASSE
DIRIGBNTE.
Poi è venuta la bufera che tutto ha travolto: cooperative, sindacati, Case del Popolo,
tutto quanto era stato faticosamente costruito in un trentennio di lotte e di paziente lavoro.
Ha stroncata la generosa vita di tanti nostri fra i migliori, da Agostino Zaccarelli ad Anta·
nio Piccinini. Ma non ha mai potuto o lavoratori reggiani, travolgere o stroncare la nostra
FEDE, la nostra e vostra certezza che giorno sarebbe venuto in cui avremmo ripreso la
nostra fatica. Quel giorno, o compagni, è forse più vicino di quanto non possa sembrare.
E per quel giorno ora tutti abbiamo il sacro dovere di prepararci!
LAVORATORI CHE GIA' FOSTE CON NOI!
Anche se da tanto tempo non abbiamo più avuta possibilità di incontrarvi nelle
vibranti nostre vecchie e spontanee riunioni, noi bene sappiamo che la legge ferrea che
tutti unisce coloro che hanno in comune interessi e speranze vi ha tenuti legati alla fiducia
nel migliore domani e nella Fede nel divenire della classe operaia.
Non ignoriamo le odiose persecuzioni cui foste spesso fatti 'segno per tanti anni per
non esservi piegati ad accettare un verbo che non era il vostro. Non potrà forse mai
essere scritta la storia della abominevole persecuzione cui foste fatti segno ovunque, ma
specialmente nelle campa,gne e nei piccoli centri, sul lavoro, nelle vostre stesse famiglie e
negli affetti più cari. MA LA VOSTRA FEDE HA VINTO
Noi perciò sappiamo di potere ancora contare su di voi nell'ora in cui dovremo
riprendere, fatti forti della dura esperienza vissuta, il lavoro di ricostruzione. Questa opera
richiederà tanta Fede, tanta energia, tanta volontà: Fede, Volontà ed Energia che a Voi
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non mancano. Ed è perciò che noi guardiamo sereni e fiduciosi ai duri compiti _che ci
riserva il DOMANI.
GIOVANI!
A voi, o giovani del lavoro e dello studio, a voi che siete i più traditi e i maggiormente co}piti dalle tristi vicende di questi tempi, a voi giovani noi guardiamo ora come alla
nostra migliore speranza. Riprendendo la nostra vecchia e gloriosa bandiera, noi ci prepariamo a nuovamente dispiegarla ai venti ed alle civili battaglie del lavoro, per potervela
di poi consegnare perché la portiate oltre, sempre più in alto, verso le più ardite realizzazioni. La menzogna e la corruzione non possono avere intaccato la vostra purezza e la
vostra Fede e noi sentiamo che nell'ora dell'azione voi sarete tutti al vostro posto:
ALL' AVANGUARDIA!
IMPIEGATI, TECNICI!
e voi tutti che nel processo produttivo svolgete un'opera che non è manuale, non
dovete sentirvi estranei alla classe operaia. Voi siete parte di questa classe! Errati e vieti
pregiudizi vi possono aver fatto credere nel passato di essere più prossimi alla borghesia
che al, proletariato, ma le esperienze della vita a voi hanno procurato le stesse dolorose
vicende del lavoratore. Lunga attesa per il posto dopo anni ed anni di studio, duro e lungo
tirocinio prima di vedere riconosciuto il vostro merito e la vostra capacità, e lo spettro della
disoccupazione che pure voi minaccia come minaccia l'operaio.
Avete in comune interessi ed aspirazioni e dovete guardare con simpatia al movimento operaio socialista e disporvi a fiancheggiarlo con le vostre organizzazioni nella lotta
per le comuni realizzazioni. TUTTO IL LAVORO deve essere associato, perché solo cosÌ
il lavoro potrà operare per la instaurazione della più umana e giusta società in cui sia
eliminato lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e a tutti gli uomini siano assicurati: PANE,
PACE E DIGNITA'.
INTELLETTUALI, PROFESSIONISTI, INSEGNANTI!
Quale migliore soddisfazione per voi di quella di essere consiglio e guida agli
umili, presso i quali sono spesso i più buoni?
Nessuno deve disertare il proprio posto fra quanti credono (e chi può non crederlo
oggi?) che la classe lavoratrice oggi rappresenta la unica speranza e la unica possibilità
di salvezza per il nostro tormentato Paese. Accanto alle organizzazioni della classe operaia,
o intellettuali, che di voi saprà valersi e che per la vostra guida potrà farsi valere, è il
vostro posto.
LAVORATORI TUTTI!
Ore gravi noi abbiamo passate. Forse ore più gravi ancora ci attendono. Sapremo anche queste nuove e dure prove superare!
Ma pure nel tragico, continuo imperversare della bufera noi guardiamo al non
lontano avvenire in cui il sole tornerà a splendere per tutti. E per tutti tornerà la pace.
Per tutti i popoli, nessuno escluso. E per tutte le razze!
La FHDE che ci anima ci permette di non sentirci intaccati da nessun odio di nessuna specie e ci consente di guardare all'avvenire dell'umanità come ad una famiglia in
cui tutti gli uomini siano finalmente fratelli e tutti i popoli, nessuno escluso, siano Hberi e
eguali. Uberi specialmente dalla schavitù degli odii e degli interessi! Solo nei nostri
principi, nel SOCIALISMO, la umanità troverà finalmente la sua Pace!
Quello che sembrò un sogno ardito della nostra giovinezza sarà la certa realtà
di un domani che sentiamo tanto vicino da essere certi di potervi noi stessi operare.
Questa la nostra Fede! Questa la nostra certezza!
W IL SOCIALISMO!
Gennaio 1944.
IL' GOMITATO
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Questo appello sollevò delle critiohe da parte dei militanti plU combattiquanto vi si riscontrava una grave (lacuna. Difatti, 'si avvertiva che mancalVa in es'so l'incitamento alla [otta, in tutte le forme che la situazione richiedeva, per battere tedeschi e fascisti; non vi era lo sprone ad affiancarsi a tutte
le forze dell'antifascismo. L'appello si rivolgeva anche ai giovani, ma a questi
non si chiedeva di rifiutare di rispondere ai bandi fascisti e tedeschi, tendenti
a formare il nuovo esercito repu8blichino, per contenere l'invasione anglo-americana; 8opratùutto non si chiedeva ad essi di imbracciare le armi contro i tedès:chi e i fascisti. L'appello poneva l'accento sul fatto che ore gravi ci attendevano prima di raggiungere J'agognata vittoria, ma non indicava che, per realizzare questa meta la strada era anevra lunga, irta di pericoli e che solo sacrificio e 'sangue avremmo urovato 'sul nost!'o cammino.
Le critiche non erano del tutto inlfondate. Tanto più che nello stesso giornale si riportarva una corrispondenza da Reggio, con il titolo «I nefasti: del fascismo omicida, neUa quale si dava notizia fra l'altro della fucilazione dei sette
fratelli Cervi.
Questo numero dell'Avanti!, i:n virtù dì una migliore organizzazione di
partito, ohe andav,a maturando, fu dMfuso in varie centinaia di copie.
La diffusione proseguì poi per parecchi mesi ancora, seppure con più
incerta periodidtà, fino alla Liberazione; in prevalenza 's,i trattava dell'Av'anti!
edizione regionale.
Il numero che reca l',appello ai olavoratori reggi ani è di un t1po eccezionale
in quanto fu ,l'unico che recò notizie così ampie ri:guardanti la nostra provincia (3).
VI, In
GINO PRANDI
DUE VERSIONI SUL DISARMO DEL PRESIDIO
DELLA G. N. R. DI CARPINETI
Valutare l'attendibilità dei documenti è, per lo storico, uno dei compiti più
difficili.
La descrizione di un fatto può essere deliberatamente falsata dall' estensore
per i motivi più vari; spirito di parte, opportunità politica, pigrizia nell'accertamento delle notizie ecc.
Nel caso presente la verità venne falsata per risparmiare ad un certo
numero di persone una denuncia al Tribunale militare.
Sapendo da tempo che il documento era poco veritiero, abbiamo chie(3) Questo numero dell'Avanti! fu quello che, in tutto l'arco della sua pubblicazione clandestina,
ebbe le dimensioni maggiori: 31 x 43; mentre i successivi numeri del 1944 furono del formato 23 x 34.
Esso fu il secondo numero dell'edizione bolognese ed apparve alla fine del febbraio 1944. Il primo numero
invece usci ai primi di gennaio; altri tredici furono pubblicati successivamente nel 1944 e sei nel 1945.
76
sto al partigiano Romeo Tamburini, che ha partecipato con altri al disarmo del
presidio G.N.R. di Carpineti, di rilasciarci in proposito una sua testimonianza.
Dal confronto della relazione di fonte fascista con la ricostruzione che egli ha
fatto detl'operazione partigiana, viene chiarito in quali parti del documento
la verità è stata rispettata e in quali parti, invece, è stata distorta.
Un documento fascista
RELAZIONE (1)
OGGETTO: Aggressione al Distaccamento della G.N.R. di Carpineti.
PREMESSA - Alle ore 1,45 del giorno 9 giugno 1944, il Presidio della G.N.R. di Carpineti, è stato aggredito da una banda di ribelli, composta di circa 200 elementi armàti di armi
automatiche e bombe a mano.
Il Distaccamento era così composto:
1) Aiutante
GATTI
GIUSEPPE di Daniele, cl. 1922 (prov. dai Carabinieri) Comandante.
2) excarab.
GIUSEPPE di Giovanni, cl. 1923.
VERONESI
AVONTO
3) ex carabo
ARMENISIO; cl. 1923.
MICHELAZZI GIUSEPPE, cl. 1923.
4) ex carabo
BALSAMO
5)' ex carabo
GUIDO.
6) Mil. se.
TORELLI
NAPOLEONE fu Giuseppe, cl. 1913.
MARINI
7) Mil. sco
ELVINO di Pietro, cl. 1910.
8) Milite
MALAGOLI
ERIO.
9) Milite
NOBILI
LIVIO, cl. 1903.
10) alI. M.
FERNANDO.
GESMINI
tutti presenti al fatto.
FATTO
Verso le ore 1,45 del 9 giugno c.a., mentre il pattuglione di servlZlO comandato
dalle ore 22 alle ore 2 e composto del milite scelto Morini Elvino, Comandante, e militi
Avonto Armenisio, Fattori Paolo, Michelazzi Giuseppe, Nobili Livio e Gesmini Fernando
si apprestava per rientrare in caserma, è stato improvvisamente preso d'assalto da un gruppo
assai numeroso di partigiani che, sotto la minaccia di armi automatiche, intimavano la
resa e la consegna delle armi.
'
Colta all'improvviso e subito circondata, la pattuglia non era in grado di reagire
e senz'altro v,eniva disarmata e fatta prigioniera.
Il gruppo dei partigiani, recando seco i prigionieri, si dirigeva quindi verso la
caserma, sede del Distaccamento, e intimava agli occupanti di aprire l'entrata, sotto minaccia di uccidere tutta la pattuglia che avevano in ostaggio se non si fosse aderito alla
richiesta.
, Erano rimasti in caserma il Comandante del Distaccamento, Aiutante Gatti, il mil.
se. Torellie il milite Veronesi; abitava in caserma anche la famiglia del sottufficiale.
L'Aiutante Gatti non aderiva all'ordine ricevuto per cui altri partigiani, nascosti
nel bosco del monte, 'antistante la caserma, ad un segnale di tromba aprivano sulla stessa
un nutrito fuoco di fucileria, mentre gli assalitori, scostandosi dall'edificio, gettavano delle
bombe a mano.
Dopo qualche minuto il capo faceva dare .il segnale di tromba per cessare il
fuoco e .ristabilito si il silenzio, intimava di nuovo la resa; minacciando di minare la caserma e di mettere in atto la fucilazione della pattuglia.
L'hiutante Gatti, malgrado il grave pericolo corso da lui, dalla famiglia e dai
militi per le scariche di armi che avevano colpito gravemente la finestra, non si dava per
vinto e non rispondeva alla domanda di resa.
(1) Il documento non porta nessuna intestazione. Probabilmente si tratta di una «minuta di relazione»
compilall da un dirigente dell'Ufficio Politico Investigativo della G.N.R.
77
Veniva quindi dato un altro segnale da parte del capo dei ribelli e la sparatoria
riprendeva più violenta, producendo gravi danni ai serramenti e al fabbricato.
Di fronte all'impotenza di reagire, al grave pericolo cui erano esposti, ed alla
impossibilità di poter ricevere aiuti dall'-esterno, gli assediati dovevano arrendersi e lasciare libero l'ingresso ai fuori legge.
La caserma veniva così invasa da una ventina di armati che, dopo aver rinchiuso
in camera di sicurezza i sei militi prigionieri componenti la pattuglia, nonché i due piantoni, cominciava ad asportare dalle camerate, coperte, lenzuola ed altri oggetti di corredo unitamente alle armi esistenti, alle munizioni comprendenti lO bombe O.T.O. e L. 3.578 rappresentanti il fondo vitto.
Finito il saccheggio veniva fatta l'adunata dei numerosi gruppi distaccati nelle V!C!nanze della caserma ed in certi punti del paese e, in numero di circa 200, i partigiani lasciavano il paese in direzione di Felina.
CONSIDERAZIONI
Dalla lettura del rapporto del Comandante di Pre,idio di Castelnuovo Monti,
dai verbali di ·interrogatorio dei militi rimasti in servizio e dalle indagini fatte, risulta
chiaramente che il disarmo del Distaccamento è avvenuto con azione di sorpresa da parte dei
ribelli e con l'impiego di una schiacciante superiorità numerica. Risulta infatti che il
gruppo dei . f~orilegge si componeva di circa 200 elementi, tutti bene armati e dotati di
abbondanti munizioni, ivi comprese molte bombe a mano.
La forza del Distaccamento era ·invece alquanto ridotta e per di più, in quel
momento, menomata in quanto essa era divisa in due piccoli gruppi: la pattuglia di sei
uomini in servizio esterno e gli altri pochi rinchiusi in caserma e ignari di quanto
fuori accadeva.
Si potrebbe fare un appunto al milite scelto Morini Elvino, Comandante la pattuglia, che avrebbe dovuto esplicare una migliore sorveglianza, mediante la quale avrebbe
potuto accorgersi dei movimenti e dell'azione che i ribelli stavano per intraprender,e. In
questo caso avrebbe potuto nascondersi opportunamente in qualche luogo propizio alla
difesa, per aprire il fuoco e sorprendere a sua volta i ribelli stessi. Nel caso poi di sopraffazione, avrebbe potuto cercare di sganciarsi dagli assalitori e salvare le armi, oppure ripiegare in caserma, .evitando di essere preso in ostaggio.
L'Aiutante Gatti, colto anche lui di sorpresa dato l'esiguo numero di uomini e
di armi disponibili, non poteva organizzare una durevole ed utile difesa, tanto più che,
essendo il telefono stato reso inservibile, non poteva contare su aiuti provenienti dall'esterno.
CONCLUSIONE
Per quanto riguarda l'Aiutante Gatti e i due militi Torelli e Veronesi, in considerazione: 1) della sproporzione numerica tra assalitori e assediati; 2) della qualità delle
armi in possesso; 3) della impossibilità di comunicare con l'esterno e di ricevere aiuti; 4)
della grave minaccia di fucilazione fatta alla pattuglia in mano ai ribelli; 5) della impossibilità di resistere a lungo e con successo, si ritiene non essere imputabile di alcun reato
per quanto riguarda il fatto in sé stesso.
Anche per i componenti la pattuglia esterna esiste il fattore della sproporzione
numerica, della sorpresa e della fulmineità con la quale i fatti si sono svolti, come scu. .
sante della mancata reazione.
D'altra parte quasi tutti i componenti del Distaccamento si sono, in seguito,
resi assenti arbitrari, per cui sono stati già denunziati al Tribunale Militare o sono in via
di denuncia.
Non si è invece proceduto alla denuncia dei militi Morini, Torelli e Fattori, in
quanto questi tre hanno ripiegato immediatamente dopo il fatto, essendo essi presenti alle
armi ·ed avendo prestato sempre lodevole servizio, come risulta anche dai rapporti informativi. Per questi si potrebbe ricorrere ad una punizione disciplinare. Come è avvenuto per
il Distaccamento di Villa Cadé.
78
Si resta tuttavia in attesa di conOJcere le decisioni di V.S. in merito.
N.B. - Si aggiunge che per il suddetto disarmo non venne fatta segnalazione a suo tempo
al Comando Generale in attesa delle decisioni del Sig. Colonnello Comandante. (2)
Perché non è stato segnalato a suo tempo?
La pattuglia perché non ha sparato? perché non hanno sparato? (3)
Chiamarli e presentarli al Sig. Colon. per un rimprovero. (4)
La testimonianza di un partigiano
Mi si chiede di dare la mia versione del disarmo del presidio G.N.R.
di Carpineti e lo faccio volentieri perché vedo, dalla relazione dei fascisti, che
molte sono le cose da precisare.
Premetto che della nostra squadra facevano parte, oltre a me, mio
fratello Vivaldo e Giuseppe Cilloni, scomparsi poi nel corso della lotta (5), Dino
Meglioli, pure caduto, Carlo e Giulio Cassinadri, Vasco Rinaldi, Tiziano BusaneUi
e Remo Filippi. Una decina di uomini in tutto.
Eravamo tutti di Casina. Il capo riconosciuto era Meglioli, ed io potevo considerarmi come il suo vice. Entrambi eravamo reduci dal combattimento di Cerrè Sologno (6) e dal suocessivo sbandamento. Era nostra intenzione ritornare, assieme a qualche giovane compaesano, nelle formazioni garibaldine che proprio in quel periodo si erano rifatte attive, ma a.vendo la possibilità di tentare subito, autonomamente, il disarmo del presidio di Carpineti,
non indugiammo oltre.
Il nostro armamento consisteva in un mitra e un moschetto recuperati
a Cerrè Sologno, in qualche pistola e in alcune bombe a mano «balilla ». Non
era molto, ma contavamo sul momento favorevole ai partigiani e sul b{lsSO
morale dei fascisti (7). Di equipaggiamento non era nemmeno il caso di parlare: eravamo per lo più scalzi, in maglietta «canottiera» per il gran caldo,
addobbati da grandi fazzoletti rossi, ricavati da un lenzuolo tinto per l'occasione.
Partimmo da Casina la sera dell'8 giugno e giungemmo a Carpineti in
piena notte.
Nostra prima cura fu quella di interrompere la linea telefonica per isolare il presidio. Quindi, portatici presso la caserma, lasciammo partire in direzione dell'edificio qualche colpo d'arma da fuoco, mentre io soffiavo entro una
tromba, pensando che questo potesse creare la illusione della presenza di un
grosso reparto.
Gli squilli, la sparatoria e le intimazioni di resa dovevano far colpo
sui già spaventati militi, i quali infatti non rispondevano al fuoco e se ne sta(2) Le frasi in corsivo sono scritte a mano nel testo. Nel periodo in cui si svolse il fatto, comandava la
G.N.R. di Reggio Emilia il col. Giuseppe Onofaro.
(3) Scritte a matita blu, con calligrafia diversa dalla precedente.
(4) Scritta in matita nera in calligrafia diversa dalle precedenti.
(5) Vivaldo Tamburini (Ramon) disperso nel corso del grande rastrellamento de1l'estate 1944; Giuseppe
CiIIoni, perito nelle stesse operazioni.
(6) Dino Melioli (Giuda) diverrà comandante di un distaccamento garibaldino. Sarà poi catturato nel
settembre 1944 e fucilato da ttuppe tedesche presso Pantano. Romeo Tamburini, tornò ferito da Cerré Solagna
si curò alla macchia néi pressi di Casina ed era appena uscito di convalescenza quando partecipò al disarmo
del presidio di Carpineti. Diverrà poi uno dei radio-telegrafisti della 144" Brigata.
(7) I partigiani avevano battuto trnppe fasciste presso Governara il 25 maggio. Avevano poi disarmato i
presidi di Ramiseto, Cervarezza, Collagna e Ligonchio nei primi giorni di gingno. Il morale dei fascisti
era basso anche per l'andamento sfavorevole della guerra. Ai primi di giugno appunto Roma fu liberata
e venne effettuato lo sbarco in Normandia. Tutto questo poteva dare l'impressione di una prossima fine
della guerra.
79
vano zitti. Allora gridammo che la caserma era minata e che l'avremmo fatta
saltare se avessero opposto resi<stenza. Aggiungemmo che se si fossero arresi,
invece, avrebbero avuto salva la vita. Insistemmo su questo particolare e demmo
la nostra parola di partigiani. Insomma, tanto strepitammo che i militi, dopo
circa un'ora e mezzo d'assedio, aprirono la porta ed uscirono in fila indiana,
con le mani alzate e senz' armi.
Rispettammo il nostro impegno. Li riportammo dentro e li chiudemmo
in cella, mentre colui che noi chiamavamo «il maresciallo », ci indicava dove
erano le armi.
Recuperammo qualche moschetto, una pistola, munizioni, alcune divise
e varie coperte.
Il maresciallo era preoccupato per quel che i comandi fascista e tedesco avrebbero potuto fare a lui e ai militi giacché si erano arresi senza combattere. Osservò che noi ce ne andavamo lasciando loro nei pasticci. Rispondemmo che potevano anche darsela a gambe; comunque potevano simulare il
combattimento fracassando tutto e dando la colpa a noi. Potevano anche dire
di essere stati sopraffatti dalla nostra grande superiorità. Non so se il maresciallo possa aver creduto che noi eravamo in molti, certo noi glielo lasciammo credere.
.
Per il vero, se gli assediati avessero resistito ancora a lungo, per noi
non ci sarebbe stato nulla da fare e saremmo ritornati a casa con le pive nel sacco.
Per dimostrare la nostra buona volontà di aiutarli, cercammo di far saltare la porta con le «balilla », ma con esito quasi nullo.
Intanto, in due o tre salimmo al piano di sopra per cercare altre armi.
La moglie del maresciallo, vedendoci entrare, lanciò tali grida di terrore da
indurci a scendere subito, affinché si tranquillizzasse e non spaventasse i bambini.
Infine, appesantiti per il carico, ci incamminammo e giungemmo a Casina poco prima dell'alba. Tutto andò li~cio per noi.
Al mattino, a Casina, ascoltammo divertiti le dicerie correnti. Si affermava che grandi forze partigiane, armati<ssime e dotate di cavalli, avevano sopraffatto il presidio di Carpineti.
La lettura della relazione fascista, mi ricorda appunto la tendenza popolare di allora a gonfiare le gesta dei partigiani. Dietro nostro suggerimento
i militi inventarono addirittura la cattura da parte nostra di una' loro pattu<glia.
Riuscirono a darla a bere ai loro sluperiori e fecero bene; furono costretti a
presentare i fatti in modo da evitare la rappresaglia. Ma ora il fatto, per la
verità storica, và ridimensionato.
Questo ap'punto mi propongo di fare, rilasciando la mia testimonianza
a «Ricerche Storiche ».
ROMEO TAMBURJINI
Recensioni
P. ALLEGRI, C. GALEOTTI, A. GIANOLIO, G. FRANZINI, V. FRANZONI:
Aspetti e momenti della Resistenza Reggiana
Ed. a cura dell'Amministrazione provinciale
di Reggio Emilia
Stampatore Tecnostampa - Pagg. 350.
Questo ponderoso volume raccoglie le
cinque opere premiate dalla Commissione
giudicatrice di un Concorso che fu bandito nel gennaio 1965 dalla Provincia di
Reggio Emilia per studii compiuti su
aspetti della Resistenza reggiana. Fu una
lodevole iniziativa, che onora chi l'ha avuta e condotta; ed è stata ottima cosa che
i cinque lavori premiati abbiano avuto una
pregevole pubblicazione a stampa: nitida e
decorosa.
Questa tuttavia non sfugge ad una menda, solo in apparenza formale: nel volume
infatti presentato in occasione di una delle
manif~stazioni connesse con la celebrazione del 25 aprile nel 1968, invano il lettore
cercherebbe la data in cui le opere furono
presentate al Concorso, quella in cui - dopo
l'esame della Commissione giudicatrice furono prescelt~ e addirittura quella in cui
il volume è stato stampato. Egli avvertirebbe, in tal caso, certi squilibri, perché
ad esempio sussistono citazioni di opere edite nella primavera del 1966, come la Storia del Franzini e la Repubblica di Montefiorino del Gorrieri, o addirittura del 10
fascicolo di questa rivista apparso nell'aprile 1967, cioé uscite successivamente alla data del Concorso e perfino a quella
del giudizio dato dalla Commissione, che
- se non erriamo . - risale al 24 aprile
1966. Il che potrebbe far supporre che i
Saggi, dopo esser stati esaminati e prescelti sono stati modificati, rimaneggiati o
integ;ati ricorrendo a nuove foriti (come
infatti si evince solamente dall'Avvertenza
che il Galeotti ha premesso al suo lavoro).
Recensire un volume di questo genere significherebbe fare cinque recensioni,
cioé una per ciascuno degli Studii in esso
raccolti; e ciò a causa del fatto che gli
argomenti trattati sono del tutto autonomi,
se pur legati fra loro da un tenuissimo filo,
quello che essi traggono dalla matassa dei
momenti diversi di una stessa Stagione storica. Dobbiamo invece limitarci a pochi cenni, anche se i Saggi raccolti nel volume meriterebbero una trattazione adeguata all'impegno posto nella ricerca, all'importanza dei
temi trattati ed al giudizio critico contenuto
in alcuni di essi sugli eventi narrati.
Cominciamo da quello del Galeotti, al
quale è stato assegnato il lo premio e che
l'A. - ormai noto per la sua attività di
studioso - modestamente intitola: Appunti
per un saggio su «I cattolici reggiani e la
Resistenza », mentre si tratta di uno studio
sistematico, articolato e· - aggiungiamo settoriale di quel periodo. Abbiamo scritto
« settoriale »: infatti il Saggio riguarda l'atteggiamento dei cattolici nei confronti del
fascismo, senza cioé un richiamo anche sol~
di causalità o un inserimento di esso negh
altri movimenti politici che costituirono ·le
componenti della Resistenza nella nostra
provincia, come in gran parte d'Italia. Ed
è da aggiungere che il lavoro riguarda quasi
totalmente l'ultima parte della Resistenza
ventennale al fascismo e cioé la lotta armata - quando gli agganci con le altre forze
furono più evidenti - al principio della
quale solo una parte del Clero assunse
animosamente responsabilità e affrontò mortali pericoli, mentre si dovettero attendere
lunghi mesi perché il laicato cattolico si
decidesse ad intervenire attivamente. Non
si deve infatti dimenticare che come
del resto appare dalla riassuntiva e sommaria introduzione al Saggio - salvo nobilissi-
82
me eccezioni, quasi tutto il Clero aderì al
fascismo, come vi ,aderirono quasi tutti i
cattolici che avevano militato nel P.P.I., ed
anzi lo favorì fino a che sorsero i primi dissapori e poi i conflitti con l'A.C. (ricordiamolo: per la sempre viva questione dell'educazione e dell'istruzione). E una decisa
posizione verso il fascismo - per prepararsi ,alla succession~, più che per determinarne il crollo - venne assunta solo dopo
il 1939 e si intensificò nel 1942, quando
era ormai evidente che, con la sconfitta militare, il fascismo avrebbe subito una disfatta.
Comunque, si tratta di un lavoro veramente interessante e che denota un continuo sforzo di ricerca attenta e obiettiva e
che dà luogo a giudizi sereni soprattutto nei
riguardi dell'insieme della Resistenza reggiana. E' dunque un contributo che non esitiamo a ritenere molto importante per la
storia della guerra di Liberazione.
Il 2° premio è stato assegnato al Saggio
del Gianolio, intitolato «Fascismo e classe
operaia a Reggio Emilia », opera di mole
analoga e di pari impegno, basata però più
su testimonianze ( di parte) che su documenti. E' da dire che il lavoro - ad avviso nostro - risente dell'orientamento ideologico dell'A. che sembra avere ristretto
il campo di osservazione e il settore di ricerca, nella visuale in cui sono posti fatti
e problemi.
Premette il G. un'osservazione molto 1mportante e che pienamente condividiamo:
cioé che la Resistenza non cominciò il 25
luglio o 1'8 settembre 1943, ma iniziò col
sorgere delle prime squadracce fasciste. Dissentiamo invece dall'attribuzione politica di
questa definizione temporale soltanto alla
classe operaia. Secondo noi la Resistenza
al fascismo fu invece un fatto di élites, più
che un fatto di masse. Durante il ventennio - come è noto - tutti erano diventati
- chi per convinzione e chi per convenienza o per necessità - fascisti o al fascismo si erano accodati. Anche da noi, cioé
nella terra della lunga esperienza socialista, era soltanto una vera e propria aristocrazia di operai, di intellettuali e di artigiani a manifestare in tante forme diverse
una concreta opposizione al regime, così
come era avvenuto in tutto il Paese: nel
Parlamento con l'Aventino e con l'Opposizione in aula, nel settore della cultura con
la presa di posizione di alcuni intellettuali
(basti ricordare Gramsci, Gobetti, Salvemi-
ni, Croce etc.), in tutti i ceti col rifiuto, da
parte di chi poteva farlo anche a costo di
durissimi sacrifici, di prendere la tessera del
fascio se pur 'era sinonimo di tessera del
pane, con gli attentati, con le sortite, con
la stampa clandestina, e nella classe operaia soprattutto con gli scioperi. Ma questi
ultimi avevano tutti ed esclusivamente finalità politica o tale era soltanto il proposito
di chi li organizzava e dirigeva, anche se
vi immetteva - pro forma - una componente apparentemente determinante di rivendicazioneeconomica?
Il tema meriterebbe una profonda indagine e l'A. avrebbe tutti i titoli per compierla. Ma, per rimanere a Reggio, con le
prime resistenze socialiste - anche se fatte
col metodo democratico (come con più esempi mette in evidenza l'A. ) manifestamente
inadatto, per non dire ridicolo, come arma
per combattere chi con la violenza voleva
abbattere la democrazia -, vi furono altre
resistenze da parte di élites intellettuali,
professionali o di artigiani, le quali manifestarono con mezzi coraggiosi la loro irriducibile opposizione, tanto da costringere coloro che furono i protagonisti a subire
inaudite e mortificanti violenze o addirittura
a dover scegliere l'esilio.
Fatta questa osservazione, bisogna mettere in rilievo l'indagine interessantissima,
per quanto non completa, svolta dall'A.
sulle vicende del tentativo riformista di risolvere il problema della gestione delle
« Reggiane» Inell'immed1ato dopo guerra
(1920), sulla polemica locale fra ordinovisti e riformisti, premessa alla scissione
comunista che, con le altre scissioni socialiste
- aggiungiamo noi - , spezzò l'unità della
classe operaia aprendo la strada al fascismo.
Come interessante ed acuta è la ricerca delle
«occasioni perdute» di cui è costellata la
storia del socialismo italiano; e quella della
lotta clandestina nelle fabbriche, nella quale
la componente economica era sempre, se non
determinante, almeno preminente.
Giunge così l'A. al crollo del fascismo,
ai tentativi di democratiz2iazione del sindacato compiuti nei quarantacinque giorni e infine alla risibile socializzazione «ordinata»
da Salò. Ma il vivo del Saggio è là dove
l'A. narra come - con l'occupazione tedesca - sorse e 'si sviluppò veramente la
lotta unitaria, di tutto il popolo e in particolare della classe operaia, sotto ,la guida
del CLN., per la conquista della libertà
88
dallo straniero e per il riscatto dei diritti
democratici, non più intesi sotto il solo
profilo politico, ma considemti soprattutto
nella loro sostanza sociale.
Veramente un buon lavoro, per cui ci
auguriamo che il G. continul nella sua fatica indirizzandola, se gli è congeniaJe, .alla
storia del fascismo reggiano, senza la conoscenza della quale non è possibile intendere
lo spirito e la sostanza della Resistenza
reggiana.
Di alto interesse è poi lo studio del
Franzini, vincitore del 3° premio e intitolato «La Resistenza reggiana e gli AHeati », titolo invero molto impegnativo e che
potrebbe sembrare anche un po' presuntuoso se non si tenesse pl'esente che in
realtà esso riguarda i rapporti fra gli eserciti Alleati e le nostre formazioni militari
e cioé la guerra di Liberazione ( e non
quindi tutta la Resistenza) e se non si conoscesse la modestia, l'onestà intellettuale
e la intelligenza di ricerca e di osservazione del nostro Frigio.
Difatti, il ,Saggio riguarda appunto rapporti di carattere militare che i nostri camandi partigiani ebbero con i comandi operativi Alleati per l'esecuzione di accordi
intervenuti in precedenza in altra sede e,
successivamente, per contatto diretto con
le Missioni militari anglo-americane.
Traspare dalla narrazione, ·sulla -quale è
proiettata in panoramica l'attività operativa delle nostre formazioni, un insieme di
fatti che danno la misura di quanto influissero su quei rapporti il carattere dei protagonisti, le crisi (reciproche) di fiducia,
le incomprensioni, i sospetti e infine le ,intese parziali. raggiunte faticosamente ed anche il mutevole alterno andamento delle operazioni, non solo partigiane, ma soprattutto degli eserciti Alleati in lenta prudente
ed esasperante avanzata dall'Italia centrale.
La delusione, la rabbia e gli sbandamenti seguiti al proclama di Alexander, le rivalità e i contrasti che logoravano non solo
i capi ma anche i partigiani delle diverse
correnti, sul fuoco dei quali soffiavano le
preferenze che gli Alleati manifestavano
verso gli uni o gli altri, la costituzione del
Battaglione alleato alla vigilia della conclusione, gli appelli -spesso inascoltati dei nostri: sono pagine che balzano vive e che
si leggono con ansia e con ammirazione.
Dal messaggio Sugli Appennini nevica,
che fu coniato dal C.L.N. provinciale e
che costituì il primo sofferto aggancio con
gli Alleati (abbiamo però dei dubbi sulla
esattezza di quanto narra 1'A. circa il tramite che lo portò a conoscenza degli Alleati), fino - nell'immediato dopoguerra agli interventi ultimativi (da occupante più
che da cobelligerante) dell'A.M.G. sulle
Autorità italiane dell'epoca, è tutta una serie di fatti, di atteggiamenti (reciproci), di
orientamenti militari' e politici (che merita
la più grande attenzione,anche perché al.
cune delle cose riferite esigerebbero più
ampio approfondimento su testimonianze,
non di parte ma contestuali e fatte in contradditorio, onde renderle attendibili.
Elogiare il F. per i suoi studiiè ormai
un luogo comune; ma vale la pena, in questa occasione, ricordare tutto ciò che egli fa
con meritoria fatica per la ,Storia della
guerra di Liberazione nella nostra provincia.
I due lavori del Franzoni (4° premio)
e dell' Allegri (5° premio) sono pure notevoli.
Il primo, intitolato «La stampa clandestina delle formazioni patriottiche reggiane », è uno studio posto «,al servizio
della verità» - per usare la stessa frase
con la quale l'A. definisce la stampa partigiana - volto a porre in luce uno degli
aspetti, e certo non il meno importante, che
caratterizza la guerra di Liberazione nelle nostre montagne. Esso rivela una penna sciolta, un narratOl'e ordinato e preciso e un
tocco esperto che sfiora o si soHerma sui
varii argomenti, cogliendone le propensioni
e i momenti cosÌ da proporre, più che emettere, quei giudizi che solo la Storia, a
suo tempo, potrà pronunciare.
Una osservazione preliminare: oggetto
dello Studio non è la Stampa «clandesti·
na »; è la Stampa del1e formazioni militari, scritta, ciclostilata e distribuita in
zone, diciamo, li!berate, dove cioé i nostri
partigiani con alterne vicende presidiavano
quel territorio. Stampa «clandestina» è invece quella che si componeva, si stampava
e si diffondeva nel1e zone soggette all'occupazione tedesca e sottoposte alle 'Vess'azioni della polizia fascista, come I fa gli tricolore, l'Unità, l'Avanti! ecc.
Fatta questa precisazione, che nulla toglie al valore del Saggio, è da dire subito
che il F. è un ottimista: non soltanto forse
per una sua naturale inclinazione, ma anche per la formazione culturale ed educati-
84
va con la quale è cresciuto. E questo
« ottimismo» - fra tanti scettici o cinici e giudici frettolosi o faziosi di quella
« stagione» - è un tonico che fa bene
allo 'spirito del lettore. Egli infatti, pur
precisando nell'introduzione che il suo lavoro «è una documentazione la più obiettiva possibile di quanto è stato scritto nei
mesi di lotta», non sa trattenersi dal cogliere su ogni cosa, su ogni argomento,
su ogni situazione il lato migliore, obliterando o almeno lasciando fuori campo (come si dice in gergo fotografico) tutto ciò
- e purtroppo non è poco - che appare, diciamo, opaco o almeno poco limpido.
Già il titolo del saggio contiene un aggettivo che per sé stesso è una indicazione:
le formazioni militari - della cui Stampa
l'A. si occupa - non sono chiamate partigiane, bensl patriottiche, quasi 'ad accentuare con questo aggettivo un qualche cosa
che univa tutti nel nome della Patria, concetto senza dubbio nobilitante.
E cosl, di seguito, tutto il lavoro ha
questa intonazione serena che - si direbbe - non costa uno sforzo all'A. perché
sembra ad esso congeniale. L'indagine sulle
componenti politiche di quella Stampa, quelle sull'argomento «disciplina », tanto delicato e difficile da trattare in quell'ambiente, gli accenni a certe manifestazioni poetiche (peccato che non sia stata ricordata
una bella poesia di Ermanno Dossetti)
come espressione di un certo livello morale, e infine il tema della condizione umana di quei giovani e quello del costume in
un ambiente necessariamente e per tanti
aspetti composito, sono le pennellate che
conferiscono una particolare forza all'ampio quadro.
Ma l'ottimismo è una guida sempre
valida per lo storico?
Ed eccoci all'ultimo lavoro, quello di
Siria, che si intitola «La 76 a Brigata S.A.P. »,
già noto a ristretti ambienti perché, in altra
veste, venne distribuito in occasione del Raduno del ventennale (ahimé, proprio con
questi due vocaboli di stretta marca fascista
si è, chiamata quella manifestazione!) delle
formazioni partigiane, svoltosi nel 1964.
Questo studio è frutto di una ricerca
diremmo «costosa» perché la raccolta delle notizie - oltre ad esser stata tratta evidentemente e come è naturale dall'Archivio
della 76 a Brigata che 'era conservato presso
1'Anpi - deve aver richiesto una faticosa
indagine diretta in tutta la Zona nella
quale quella formazione operò. Se un appunto amichevole ad esso può farsi è di
essere un po' composito, cioé scritto senza
una concezione unitaria e senza una narrazione fluida e conseguente, il che tuttavia
nulla toglie alla sostanza dell'opera.
La parte che riguarda la composizione
sociale della Brigata, che ci pare sia stata
aggiunta nella rimaneggiata e più completa redazione del lavoro oggetto della pubblicazione contenuta nel volume che recensiamo, è senz'altro molto istruttiva e offre
la possibilità di importanti indicazioni. Ma
ciò che riesce veramente allettante nella
lettura è la cronaca della nascita, dello
sviluppo e dell'azione di quella formazione popolare durante la guerra di Liberazione. Il modo col quale venne organizzata, come e dove agl luoghi fra i più frequentati in quell'epoca da chi scrive queste
righe - gli episodi più salienti che ne
caratterizzarono l'attività, i fulgidi 'eroismi
di cui questa fu punteggiata, i nomi tanto
cari a tutti i Resistenti: ecco ciò che vi si
legge e da cui si trae tanto conforto. Bravo
Sirio!
Ma, concludendo, un altro «bravo », di
cuore, va ripetuto all'Amministrazione provinciale che ha assunto cosl bella iniziativa
e che l'ha saputa portare fino in ultimo,
cioé distribuendo il volume non solo alle
solite cosiddette autorità che ad esso avranno dedicato un annoiato sbadiglio, ma ai giovani studenti, non più figli di una sola
classe, ma rappresentanti genuini di tutto
il popolo italiano, ai quali è commessa la
costruzione della società di domani.
V. P.
ILVA VACCARI:
Il tempo di decidere
Ed. del Chiosco - Modena, 1968
pagg. 556, L 5.000.
Come giunse Ilva Vaccari alla decisione di dedicarsi alla ricerca ed alla interpretazione dei fatti, dei rapporti e delle
situazioni che, nel loro assieme, costituirono quel grande fatto storico che fu' la
Resistenza e in particolare la sua conclusione armata, la lotta di Liberazione? Lo
ha spiegato ella stessa qualche sera fa
85
parlando, nell'accogliente e bella sede della
libreria Rinascita sorta recentemente a Reggio con iniziativa veramente lodevole, in
occasione della presentazione ad un gruppo
di invitati - giovanissimi, giovani, anziani e vecchi; donne e uomini; ecclesiastici
e laici - la sua ultima opera: Il tempo di
decidere.
Vi giunse mossa soprattutto da un sentimento di rivolta contro la degenerazione critica, presto diventata diffamazione,
della quale furono oggetto quella «Stagione» e soprattutto coloro che vi parteciparono. Aveva letto su un settimanale un
elenco di «misfatti» compiuti da partigiani 'e, poiché essi erano connessi soprattutto ad eventi accaduti nel Modenese la
V accari è di Modena - , così il suo animo
di donna e di italiana, appartenente ad
un vecchio ceppo socialista, non poté trattenersi dal reagire. E questa reazione si
manifestò non con una smentita che sarebbe
stata probabilmente fine a sé stessa; maturò invece - e per fortuna - come un
imperativo di coscienza, cioé come un impegno morale da assolvere: quello di ri.
cercare e diffondere la verità, che certamente avrebbe confuso quei calunniatori
ed avrebbe portato un valido contributo
a valorizzare, invece, tutti coloro che in
tante for.me differenti sentirono quel momento, avvertirono cioé che era venuto
il 'tempo di decidere, e si misero allora
al servizio della grande idea della libertà.
Così Ilva Vaccari divenne una intelligente studiosa di storia, una indagatrice
paziente e scrupolosa, una narratrice piacevole, la quale - dalle prime monografie
- è giunta fino all'opera sua per ora la
più impegnativa ed importante, quella che
andiamo a recensire. A recensire, con un
vivo augurio: che la sua attività di studiosa
si stacchi dalle 'ricerche settoriali o èpisodiche per ampliare la visione ad orizzonti più
vasti onde poter rappresentare globalmente
quell'epoca e quegli eventi. Ne ha la stoffa.
Questa ultima opera della feconda scrittrice modenese - il cui' titolo è prestigioso
e' polemico ad un tempo - , preceduta da
una magistrale prefazione di Arrigo Levi,
è soprattutto la storia di alcuni preti, minori e maggiori, delle diocesi' di Modena e di
Carpi, e di scorcio anche di quella di Reggio, dato che -come è noto - durante
la guerra di Liberazione vi fu una singolare commistione di formazioni' modenesi e
reggiane in quella Zona che fu poi teatro
della «repubblica» di Montefiorino, della
quale fecero parte per un certo tempo anche i comuni di Villaminozzo, di Toano e, in
parte, di Ligonchio, appartenenti alla diocesi di Reggio. Una storia affascinante che
non trascura nonostante l'inclinazione
ottimistica dell'A. - anche alcuni lati meno
rosei di certe situazioni, di certi atteggiamenti e di certe posizioni. Ogni cosa vi è rappresentata ,e descritta sulla base di vaste
ricerche, scrupolose e attente, tratte non soltanto dagli Archivi dell'Istituto storico della
Resistenza modenese, presieduto autorevolmente da E. Pacchioni, da quello dell'ANPI di Firenze, da quello di Bruno Messerotti e dà una diligente consultazione dell'ormai
ampia letteratura su quel periodo di storia, sempre puntualmente citata, ma anche
e soprattutto completata da sopralluoghi, da
interviste, da colloqui, che hanno potuto
fornire all'A. un più completo quadro di
quel complesso e delicato periodo.
L'opera antesignana di don Zeno Saltini;
le vicende di villa Emma con l'accenno
alle manifestazioni pro-razziste dell' arcivescovo di Modena mons. Boccoleri - che si
riallaccia al capitolo dedicato, con un garbo
che non trascura certe severità di giudizio, all'atteggiamento del Presule della diocesi di Modena - ; quella dei primi organizzati e coraggiosi aiuti ai militari Alleati
fuggiti dai campi di concentramento italotedeschi, aiuti che costarono la vita ad Anderlini e a Paltrinieri; la figura veramente
nobile di don Elio Monari, medaglia d'oro al
valor miiItare; e via via, fino ai cenni, per
vero meno puntuali, su, azioni e su atteggiamenti di preti reggiani. Sono ricordati,
fra i molti, il valoroso Carlo (don Domenico Orlandini), con le sue impennate e le
le sue gesta, 'e la fine di don Pasquino Borghie quella del venerando don Gian Battista Pigozzi; e vi è pure un accenno ad una
iniziativa del Presule di Reggio, mons. Bretroni, svolta attraverso Dollmann per ottenere «una tregua» per la città (cosa del
tutto diversa da una vera e propria «pratica» che sarebbe stata mossa da mons.
Tondelli - un antifascista di sempre per ottenere la dichiarazione di «città aperta », di cui è stato scritto da ta1uno su informazioni che riteniamo errate ).
Ma quest'opera non si può riassumere,
tanti sono i tasselli che compongono il luminoso mosaico. Si deve invece, dopo la 1et-
86
tura di tutto il lavoro, proporre un grosso
interrogativo, che l'A. appena sfiora. Eccolo:
questa azione di una parte del clero nella
lotta di Liberazione, fu mossa da ragioni
politiche o patriottiche ovvero fu, almeno
inizialmente, soltanto una manifestazione di
grande carità cristiana, prima verso gli ex
prigionieri Alleati, poi verso i « ribelli» che
si erano avviati sulle Montagne in gran
parte per sfuggire ai Bandi fascisti di richiamo alle armi? Che cosa vi fu - quale
componente determinante - nell'azione di
questi preti, al di là dell'assolvimento di
un altissimo dovere spinto da motivi spirituali e pastorali, cioé da una necessità
morale, fuori dal tempo 'e dalle vicende contingenti? Ovvero i casi di don Zeno, di don
Monari,di don Orlandini (ed aggiungiamo:
di don Cocconcelli, di don Simonelli, di
don' Pallai e di altri) rurono manifestazioni
isolate, che poi trascineranno altri, le quali
si espressero da un Clero sostanzialmente
legato al fascismo, quale partner del Concordato e quale baluardo di difesa dal
bolscevismo? Erano dunque tutti veramente consapevoli, questi preti di cui l'A.
ci narra le drammatiche vicende, del profondo significato storico-politico della loro
azione?
Sono interrogativi che si pongono colo-'
ro che - come chi scrive queste note
- hanno vivamente apprezzato l'impegno
cattolico nella guerra di 'Liberazione pur
non avendo dimenticato la quasi totale assenza di quel mondo da ogni attività antifascista durante l'arco della Resistenza, dopo
l'esilio di don Luigi Sturzo. E sono interrogativi ai quali è difficile poter dare, ora,
una risposta serena.
In ogni modo, dalla lettura di questo bel
libro - di cui va anche lodata la nitidissima edizione - si trae la stessa conclusio.
ne alla quale è pervenuto Arrigo Levi nella
sua prefazione e che qui 'riportiamo testualmente non potendo esprimere meglio il nostro pensiero: «Mi riempie di ammirazione il fatto che Ilva Vaccari abbia saputo
conservare dentro di sé, così intatto, cos~
integro, il mondo spirituale della Resistenza; come se vent'anni e più non fossero
trascorsi, come se l'Italia non fosse stata
distratta da altri interessi ».
E' il miglior elogio che si possa rivolgere all'A., al quale ci associamo toto corde.
v.
P.
REMO POLIZZI
Il lavoro cospiratiovo
Novembre 1926 - Aprile 1945
Edizioni ALFA, Bologna, 1968, pp. 155.
L'Autore, attualmente Segretario dell'Istituto Storico della Resistenza di Parma,
decise tempo addietro di scrivere sul suo
passato di ~otta 'Soprattutto per provare a
sè stesso di essere ancora utile a qualcosa,
dopo essere stato colpito da una infermità
che gli impedi di continuare l'attività politica: lo fece anche perchè «c'è sempre,
nella vita ,di ogni uomo, qualcosa, che può
servire anche ad altri, soprattutto ai giovani ». Cosi è detto nell'introduzione al suo
li:bro, uscito recentemente.
Per tali ragioni dunque Polizzi si decise
a stendere questo racconto autobiografico. E
bisogna dire che ha scritto con quel tanto
di schiettezza, di humour e di modestia insieme, 'che basta ad accattivarsi il lettore,
solitamente prevenuto verso i libri di memorie che spesso celano assai male la vanià
degli autori. I giovani, ~eggeranno certamente volentieri, invece, la narrazione scanzonata e fresca deLle vicende di un giovane
d'altri tempi, che fu tanto poco conformista
da rinunciare ad una ,esistenza «normale »,
in una ·situazione in cui la normalità significava piegarsi alla dittatura o diventarne
strumenti.
Quando, con le leggi speciali, venivano
soppresse le libertà democratiche Polizzi,
operaio diciassettenne di Parma, si legò alla
organizzazione giovan1le comunista e ne divenne nel 1928 il segretario provinciale.
Da quel momento la sua vita si fece
movimentata e avventurosa. L'attività della
sua organizzazione consisteva nella diffusione
di stampa clandestina e di bandiere rosse
nelle date sacre al .fascismo, in riunioni nelle
quali si studiava la Jinea di condotta del
«lavoro cospirativo », con tutte ~e conseguenze che ciò comportava. Arrestato e percosso dai carabinieri una prima volta, conobbe come il fascismo amministrava la GiuiStizia attrav'erso il Tribunale Speciale, organismo di vendetta e di persecuzione del
« regime» verso i suoi appositori.
Da allora gli arresti, le condanne, il
carcere ,e il confino, i trasferimenti da un
luogo di pena all'altro, si susseguono sino
al 1935, anno in cui viene dimesso con
.la sorveglianza speciale, vale a dire con un
marchio che gli rende difficile trova!'e lavoro.
Per guadagnarsi la minestra «ma non sempre », diviene fruttivendolo ambulante e poi
venditore di libri usati, senza cessare tuttavia di dedicare parte delle sue energie
all'attività cospirativa.
Piovono perciò le persecuzioni.
Della vIta del carcere Polizzi ci narra
episodi innumerevoli, scelti però in modo
da fornire una esemplificazione del comportamento dei «politici », degli agenti di n'stodia, dei vari personaggi che in tale ambiente vivono, quali il medico, il direttore
ecc.
Interessante conoscere le infinite astuzie
a cui ricorrevano i prigionieri per procurarsi
libri, vestiario o viveri, nel corso della loro
lotta costante contro le durezze dei regolamenti e le meschinità di chi li applicava
con intento persecutorio. Tuttavia emergono
con giusto rilievo i rari gesti di comprensione e di umanità di qualche carceriere.
Memombili le singole battaglie condotte
dai politici contro la istituzione del saluto
romano, contro l'obbligo di andare a messa,
contro le ingiuste persecuzioni che talora
assumevano l'aspetto di vere atrocità.
Meritano particolare rilievo alcuni aspetti di questa vita tribolata. Citiamo a caso
il Pubblico Ministero del Tribunale Speciale
che riconosce non esservi prove contro
Polizzi e compagni ma che chiede ed ottiene, ugualmente, la condanna per una
pretesa «temibilità» degli imputati; il vecchio avvocato difensore d'ufficio fatto tacere con le minacce da quei singolarissimi
giudici del T. S. che erano ufficiali della
milizia fascista in divisa; le mille cose vierate ai sorvegliati speciali che, tra l"altro,
non potevano partecipare a funerali; l'organizzazione meticolosa dei corsi di preparazione politica o culturale ad opera degli
stessi detenuti; l'apparecchio-radio, fatto pervenire dall'esterno ai detenuti nelle carceri
di Padova, nascosto in un panettone di Natale; gli effetti dannosi della segregazione
sulla mente dei detenuti; l'implacabilità dei
carabinieri e la relativa comprensione dei
funzionari della questura di Parma particolarmente nei «45 giorni »; lo strano atteggiamento del direttore delle carceri di Fossano, che lascia circolare i proibitissimi libri
di Croce; il gioco pericolosissimo dei provocatori.
Uscito dal confino alla metà dell'agosto
1943, Polizzi viene ricercato dai carabinieri
dopo appena una settimana e passa perciò
nella illegalità. Poco dopo comincia la fase
della lotta di liberazione. Polizzi è incaricato dal P.CI. di curare l'organizzazione politica e militare nella Val di Taro, nel «periodo d'oro» della cospirazione, come egli
definisce la fine del '43, quando fascisti e
tedeschi ancora non potevano valutare appieno la portata della lotta che si stava
preparando.
Successivamente diviene organizzatore
nella bassa parmense; quindi viene trasferito
a Piacenza come segretario di quella Federazione comunista e rappresentante del P.C.I.
nel C.L.N. Provinciale. Dono esperienze esaltanti e tragiche insieme. Il lavoro, difficile,
'lgli inizi, dà risultati sorprendenti. Tra
l'altro escono e vengono largamente diffusi
due giornaletti, Il Martello per gli operai e
La Falce per i contadini. Ma le maglie della
polizia si stringono, si intensificano gli arresti e le torture, i recapiti diventano pericolosi perchè insicuri, i rischi mortali si moltiplicano. E allora si va allo sbaraglio, circondati dal sospetto, rimanendo nascosti e
inattivi in attesa di riprendere i collegamenti.
E intanto viene arrestato il fratello di
Polizzi assieme ad altri suoi familiari che
poi verranno deportati a Mauthausen. Si
salva la nipote Laura che si trova nel Reggiano come dirigente dei Gruppi di Difesa
della Donna. Egli stesso è braccato poichè
la polizia conosce il suo nome e possiede
una sua foto.
Il C.L.N. piacentino, a buon punto, ;!lcarica Polizzi di assumere la carica di Commissario delle formazioni di montagna. Così
partecipa frlla lotta armata sull'Appennino
«dove si poteva morire, ma con 1'arma in
pugno, 'e dove pure si poteva - fra una
battaglia e l'altra - cantare e dormire ».
Gli avvenimenti incalzano. Notiamo una
sobria e viva descrizione delle operazioni
svoltesi tra il dicembre 1944 e il gennaio
1945, nel corso delle quali il movimento
piacentino venne duramente colpito; notiamo
altresì i brani dedicati alle drammatiche
marce notturne nella neve.
Molto rapidamente si giunge alla impetuosa ricostituzione delle formazioni e, fi·
nalmente, alla Liberazione.
Diciannove anni spesi nella lotta antifascista, per la liberazione dei Paese; un
periodo eccezionale, denso di esperienze e
di fatti eccezionali, se considerati ora, ma
normali per chi allora trovava la forza di
88
agire in conformità alle proprie convinzioni,
nella certezza di agire giustamente per sè e
per gli altri e con la speranza (non sempre
giustificata) nel successo finale della causa
della libertà e del progresso sociale.
Una vita esemplare, insomma, fatta per
essere narrata; un -racconto semplice e
denso di fatti eloquenti, ma anche una testi-
moniama prezIosIssIma in quanto costituisce
un esempio per chi, avendo vissuto al tempo
del «lavoro clandestino », ancora non si
decide a parlare, pur sapendo che le lotte
antifasciste di quell'epoca non possono essere documentate in altro modo.
G. F.
Atti e attività dell' Istituto
L'Assemblea annuale dei Soci del 15 giugno 1968
Il 15 giugno u.s. nei locali della sede dell'Istituto ha avuto luogo l'Assemblea generale dei soci per trattare il seguente O.d.G.:
Parte ordinaria:
1) Conto economico finanziario dell'esercizio 1967-'68 (dal 25 aprile 1967 al 24
aprile 1968), e deliberazioni relative;
2) Relazione sul!'attività svolta dall'Istituto nell' esercizio 1967-'68 e deliberazioni relative;
3) Comunicazione, per conoscenza, del conto di gestione autonoma della rivista «Ricerche Storiche »;
4) Varie ed eventuali.
PARTE STRAORDINARIA:
Dimissioni dell' avv. Vittorio Pellizzi da componente del Comitato Direttivo e nomina di altro componente in sua sostituzione.
Erano presenti numerosi soci; altri erano rappresentati per delega.
Dichiarata valida l'adunanza in sede di seconda convocazione, prima di iniziare la
trattazione degli argomenti posti all'O.d.g., il presidente avv. Pellizzi ha brevemente commemorato con commosse parole il socio avv. Arrigo Negri, testé venuto a mancare dopo
lunga e dolorosa malattia, ricordando la coerente azione antifascista dello scomparso, la sua
partecipazione all lotta di Liberazione, e le sue insigni doti morali e intellettuali, che
facevano di lui un caro amico oltre che un uomo di cultura che si dedicava a studii storici, politici e letterari. Era anche componente del comitato di redazione di «Ricerche Storiche» e stava scrivendo per la rivista un saggio sulla stampa clandestina, che sarebbe
stato pubblicato nel fascicolo di novembre. L'assemblea si è associata alle parole del presidente pregandolo di esprimere alla sorella di cordoglio sincero di tutti i Soci.
Dopo di che, sul primo punto dell'O.d.g., il vice presidente e tesoriere Gino
Prandi ha portato a conoscenza dei soci i risultati del conto di gestione economico-finanziario relativo allo scorso esercizio, illustrandone le singole voci. E' seguita la lettura, da
parte del rag. Camparada, in rappresentanza del Collegio dei revisori dei conti, del rapporto di competenza.
L'Assemblea ha poi deciso la riunione della discussione del rendiconto a quella
che seguirà sulla Relazione del C.D. sull'attività svolta e di cui al n. 2 dell'O.d.G.
A questo punto il presidente Pellizzi ha letto la Relazione, che qui viene riportata
integralmente.
Il vostro Comitato Direttivo si presenta per la seconda volta a Voi, egregi Soci,
per darvi conto dell'attività che esso ha svolto durante l'anno sociale testè decorso e conclusosi, a norma dell'art. 15 del vigente statuto, col 24 aprile 1968.
Prima di dar corso alla esposizione di tale attività, sembra opportuno comunicare
alcuni dati statistici, che sono per sè stessi eloquenti e sui quali ogni commento appare
superfluo:
SOCI -
nell'anno sociale 1966/67
ordinari
sostenitori
TOTALE
n.
»
66
lO
n.
76
9U
-
nell'anno sociale 1967/68
ordinari
sostenitori
TOTALE
ABBONATI A «RICERCHE STORICHE»
- nel 1967
ordinari
speciah per soci
sostenitori
benemeriti
TOTALE
-
nel 1968 (a tutt'oggi)
ordinari
speciali per soci
sostenitori
benemeriti
TOTALE
ADUNANZE, durante l'anno sociale 1967/68
Riunioni del Comitato direttivo
Presenze medie
Riunioni del Comitato esecutivo
Presenze medie
»
»
n.
»
»
»
n.
»
»
»
n.
n.
n.
»
30
4
n.
34
n.
54
n.
28
21
16
15
2
14
9
4
1
4
8 su 15 componenti
2
4 su 6 componenti
CONTRLBUTI stanziati dal Comune di Reggio Emilia:
- sul bilancio del 1966: L. 1.500.000 iscritto nella parte ordinaria, ridotto dall'A.
T. a L. 1.000.000 e trasferito nella parte straordinaria da finanziarsi con mutuo.
L'erogazione potrà avvenire soltanto dopo l'approvazione del mutuo, che è stato
proposto alla Cassa DD e PP e di cui si prevede la stipulazione fra qualche anno.
- sul bilancio del ·1967: L. 1.000.000 iscritto nella parte ordinaria ed approvato
dalla G.P.A. e dalla Commissione Centrale della Finanza Locale. Verrà erogato a breve scadenza, non appena la Tesoreria avrà la di&ponibilità liquida.
- sul bilancio del 1968: L. 1.500.000 iscritto nella parte ordinaria. Si attende l'approv'azione del bilancio da parte della C.C.F.L.
CONTRIBUTI stanziati dalla Provincia di Reggio Emilia:
- sul :bilancio del 1966: L. 1.500.000 iscritto nella parte straordinaria ricorrente.
Gli organitutorii hanno .approvato e la somma relativa è stata erogata.
- sul bilancio del 1967: L. 1.500.000 iscritto nella parte straordinaria ricorrente.
Gli organi tutorii hanno approvato e la somma relativa è in corso di liquidazione
e pagamento.
- sul bilancio del 1968: L. 1.500.000 iscritto nella parte straordinaria ricorrente
del progetto di bilancio formato dalla Giunta, che verrà proposto all'approvazione
del Consiglio e successivamente degli organi tutorii.
Esposti i dati di cui sopra, veniamo ora alla Relazione, la quale si può sintetizzare
in due punti wstanziali:
1. Organizzazione scientifico-culturale dell'Istituto che va realizzandosi mediante la
ricerca, la recezione e il successivo ordinamento di numerosissimi documenti, di cui si dirà,
e la schedatura della Biblioteca, dei Hbri cioè che siamo andati raccogliendo: opera nel suo
complesso rivolta a facilitare e favorire il lavoro di riceoca degli studiosi;
2. Attività, diciamo, 'esterna, esplicitata purtroppo quasi unicamente con la rivista
«Ricerche Storiche» la quale - come ben sapete - ha una propria posizione finanziaria
autonoma, ma agisce nell'ambito dell'Istituto del quale è organo.
I
Sul primo punto il vostro CD desidera rivolgere anzitutto un ringraziamento alla
ANPI provinciale ed al suo presidente, Gismondo Veroni, che - come primo apporto ci ha versato oltre tremila documenti, che saranno classificati con cura e che, pur con
un contorno di carte di relativa importanza storica, contengono una vera e propria miniera per lo studio soprattutto delle vkende della guerra di Uberazione; nonché ad alcuni
privati dai quali abbiamo ricevuto alcune decine di documenti e cimeli interessanti: fra
questi ultimi è da segnalare la macchina tipografica a mano (<< pedalina ») che servì in un
certo periodo per la stampa dandestina del CLN e di partiti politici e che abbiamo ritenuto opportuno di ICOnsegnare al Museo civico di Reggio, perché la conservi nella sala in
esso dedicata alla Resistenza.
Riteniamo opportuno precisare che a tutto il mese di aprile del 1968 l'ANPI ha
versato all'Istituto il seguente materiale:
~ il carteggio delle tre Brigate Gari!baldi (26", 144a , 145a ) operanti sull'Appennino reggiano (circa 2.000 documenti);
- parte del carteggio delle Brigate SAP 76 a e 77 a operanti nella pianura reggiana;
- parte del carteggio del Comando militare Nord-Emilia;
- carteggio di comandi varii e del OLN della Montagna;
- parte del carteggio del Comando unizo Zona e del Commissariato di Reggio Emilia;
(questi ultimi gruppi di carteggio contengono oltre mille documenti). Inoltre: la collezione
completa dei giornaletti ciclostilati usciti sull'Appennino reggiano tra il luglio 1944 e l'aprile
1945: Il Garibaldino, Il Partigiano, La Penna (complessivamente 35 numeri) e gran parte
della stampa clandestina prodotta in pianura fra 1'8 settembre 1943 e l'aprile 1945 dal CLN,
dai G.D.D., dal F.d.G., dal PCI e dal PSI nonché da comandi militari varii (complessi'Vamente 160 «pezzi»).
Da fonte privata poi sono stati acqUlslt1 m copia fotostatica 18 numeri del giornaletto ciclostilato «I fogli Tricolore », apparso in pianura, nonché circa 100 documenti riguardanti l'attività svolta in una zona dei G.D.D.
Nel rinnovare a tutti i donatori il ringl'aziamento più vivo del CD e dell'l&tituto,
rivolgiamo agli Enti ed . ai privati che 'siano in possesso di carte, documenti, fotografie e
cimeli la viva esortazione a 'Volerli versare all'Istituto che li classificherà e li conserverà
a dovere.
Quanto alla Biblioteca, la raccolta di liibri interessanti la Resistenza in generale e
in particolare quella reggiana è andata via via incrementandosi, oltre che per i pochi acquisti
che le modeste finanze dell'Istituto hanno fino ad ora consentito, per i doni e le forniture che ci sono state fatte sia da alcuni privati, sia dall'Istituto nazionale, sia dai due
Enti (la Federazione delle biblioteche popolari e la Società Umanitaria) ai quali, come vi
informammo l'anno scorso, ci siamo associati.
A tutt'oggi sono stati schedati n. 164 volumi.
Il lavoro di ordinamento e di classificazione dei documenti e di schedatura dei
libri è stato iniziato seguendo di massima gli indirizzi datici dall'Istituto nazionale.
Abbiamo accennato sopra che la: maggior parte di documenti e di li!bri che ora
custodiamo nel nostro Archivio e nella nostra Biblioteca dguardano più propriamente argomenti o fatti relativi alla guerra di Uberazione. E' da dire ora che, secondo l'opinione del
vostro attuale presidente, condivisa dal CD, la ricerca e lo studio di quel periodo non sembrano sufficienti per la conoscenza completa e globale della grande vicenda storica della
Resistenza. Occorre invece - secondo la nostra opinione - che il settore sul quale gli
studiosi possano rivolgere la loro attenzione sia assai più vasto. Ora che la storia del Fran-
92
zini e molti altri studi e saggi antecedenti o successivi hanno largamente approfondito le
vicende dell'epoca conclusiva della Resistenza, è soprattutto sul ventennio fascista che debbono essere indirizzate le ricerche, le acquisizioni e quindi gli studi. Non solo su quella
che fu l'attività che gli antifascisti svolsero durante il lungo periodo della dittatura; ma
soprattutto su quella che fu la sostanza, oltre che la forma singolare, del regime mussoliniano, quale ne fu la genesi nella nostra provincia, come esso si realizzò all'inizio e si evolse
nel tempo, quali furono le forze economiche e politiche che prime lo spinsero e poi lo
catturarono per servirsene quale strumento di sostanziale conservazione e di sopraffazione
mediante l'inevitabile soppressione delle libertà realizzata con le leggi eccezionali, e col
codice penale - tuttora quasi integralmente in vigore - e con altri mezzi, fino a portare
il Paese alle guerre imperialistiche in Etiopia e in ALbania, alla tragica partecipazione alla
guerra di Spagna e infine alla spaventosa avventura che dal 1940 al 1945 insanguinò tutta
l'Italia e distrusse le ricchezze faticosamente create dal lavoro italiano.
Tutta la vicenda, spesso drammatica, delle lotte personali che si svolsero e si accesero furibonde nello stesso seno del fascismo reggiano per la conquista dell'egemonia"
politica ed economica della provincia, gli interessi che le mossero, le figure dei veri protagonisti e quelle di coloro che prestarono la loro persona agli interessi altrui; quali ne furono le vittime: dall'assassinio di Piccinini e di tanti altri, alle bastonature, alle violenze
morali e materiali esercitate su centinaia e forse migliaia di dttadini: impiegati, operai, professionisti, artisti, per indurli a sottomettersi o almeno ad accodarsi al regime; chi vi resistette apertamente o in altre forme meno appariscenti; la necessità in cui si trovarono
tanti reggiani di abbandonare le loro case e le loro famiglie per trasferirsi in lontane
regioni d'Italia in cui fossero sconosciuti, o addirittura all'estero, onde poter trovare
lavoro o per poter manifestare liberamente il proprio pensiero; le vicende locali dell'antifascismo, i sacrifici, il valore, i cedimenti e talora i tradimenti che lo caratterizzarono; gli
scioperi del 1930 e del 1933; e tanti e tanti altri aspetti della vita reggiana di quel ventennio, che esigono ancora chiarimenti, precisazioni e notizie.
Ecco, sommariamente, le ragioni che dovrebbero spingere il lavoro dell'Istituto verso
uno spazio politico e temporale più vasto e quindi verso la raccolta di documenti e di testimonianze su quell'epoca, finché i protagonisti e i testimonii di essa sono ancora, almeno
in parte, viventi e validi, in modo di poter offrire agli studiosi di domani un'ampia possibilità di esaminare quelle vicende, di interpretarle e di riferirle come fino ad ora è stato
fatto solo con spirito fazioso o in tempi in cui ogni possibilità critica non poteva essere
l1beramenteeserdtata, senza di che lo studio della storia diventa una pura eserdtazione
aulica o accademica.
Ma un altro settore, secondo l'opinione dell'attuale presidente, può e deve essere
studiato e posto in luce dal punto di vista storico e sulla base delle documentazioni e delle
testimonianze che sono in corso di ordinamento e di reperimento presso l'Istituto e che
debbono ogni giorno di più allargarsi ed approfondirsi: doé quello della individuazione
delle componenti politiche (non partitiche) e sociali della Resistenza reggiana, degli ideali
che essa si propose e del loro inserimento nel contesto che caratterizzò globalmente la
Resistenza italiana, dal quale sorse e fu statuita la Costituzione. E ancora, se quegli
ideali ed i valori che scaturirono dalla lotta che, dapprima clandestina e poi svolta in
campo aperto, si accese per affermarli trovarono accoglimento da parte della classe politica
che succedette alla Resistenza ma che, ad avviso del presidente, non ne fu l'erede. Ciò naturalmente in relazione alle esigenze sociali, alla maturità culturale, all'esperienza economica
(di cui una eccezionale componente fu la spinta cooperativistica) e ad altri fattori che caratterizzano la società composita che risulta formata dall'ambiente della terra reggiana. Se
cioé quegli ideali e quei valori, e in quale misura e perché, furono obliterati o ignorati o
addirittura traditi; che cosa d sia ancora oggi in essi di valido, di attuale, di permanente
e di realizzabile o se essi rappresentino soltanto una espressione del momento, una fiammata che percorse per alcuni anni le nostre contrade e delle quali è rimasto solo un mucchi etto . di cenere e non invece un messaggio morale - prima ancora che politico - per
una nuova società e per una diversa impostazione della vita, secondo una più alta giustizia sociale e nell'esaltazione della vera libertà e della personalità umana.
93
Su questi argomenti il vostro attuale presidente, col consenso del CD, desidera che
l'Assemblea si pronunci, dando -quegli spunti e fornendo quegli indirizzi e quelle indicazioni che sono, non solo graditi, ma addirittura indispensabili per l'orientamento dell'attività futura del nostro Istituto.
II
Quanto all'attività, che abbiamo impropriamente chiamato «esterna» ma che in
realtà esige e presuppone uno sforzo interno di iniziativa e di organizzazione per poterla
esplicitare, il vostro CD conferma che, a causa di varie circostanze, essa fu alquanto limitata. Richiamhmo tuttavia alcune forme in cui essa si espresse:
al Manifestazioni e convegni. - L'Istituto, unitamente al Comune di Reggio Emilia
ed alle Associazioni partigiane locali, ha promosso un pubblico dibattito sul film «I sette
fratelli Cervi ». La manifesta2Jione, presieduta dal vice presidente dell'Istituto avv. Antonio
Grandi, è stata tenuta la sera del 20 marzo u.s. alla Sala Verdi. Ha introdotto il sindaco
avv. Renzo Bonazzi; ai numerosissimi e vivaci interventi ha risposto il regista Puccini.
Una rappresentanza dell'Istituto ha partecipato alla presentaz;one dei due volumi
«Aspetti e momenti della Resistenza reggiana» e «La donna reggiana nella Resistenza ».
La manifestazione è stata promossa dall'Amm.ne provinciale - che ha anche curato l'edizione dei due volumi - ed è stata tenuta nella Sala del Consiglio sotto la presidenza del
dotto Franco Ferrari, presidente della Provincia, nel pomeriggio del 30 aprile u.s. alla presenza di Autorità, espon.enti della Resistenza e numerosissimi studenti,' scelti dal Provveditorato agli Studii fra -quelli che si sono distinti nello studio della storia. Dopo l'introduzione dell' Assessore alla P.I. prof. Sergio Morini, sono intervenuti fra gli altri il pre~
sidente del nostro Istituto avv. Vittorio Pellizzi e Gismondo Veroni, presidente dell'ANPI.
Copie delle due importanti' pubblkazioni sono state distribuite in omaggio agli studenti.
b l Riunioni di studio. - Allo scopo di approfondire e documentare con testimonianze le ricerche nel settore della direzione politica della lotta di Liberazione nel Reggiano,
l'Istituto tiene periodicamente convegni su Origine, costituzione, attività e vicende del C. L. N.
clandestino della provincia di Reggio Emilia. Fino ad ora sono state esaminate le seguenti
fasi: l° I Quarantacinque giorni; 2° La costituzione del C.L.N.; 3° Consolidamento e primi atti.
Gli atti dei primi tre Convegni sono già stati pubblicati sulla rivista «Ricerche
Storiche»; è in corso e sta per concludersi il quarto Convegno che riguarda il periodo che
va dai primi di novembre alla metà di dicembre del 1943, al quale non è ancora stato
assegnato un titolo definitivo. Gli atti relativi verranno pubblicati nel prossimo numero
della rivista che uscirà nel mese di luglio.
cl Elaborazione di un piano di lavoro a lunga scadenza. - Nelle ultime riunioni del
CE e del CD è stata presa in esame la proposta del vostro attuale presidente di orgànizzaree svolgere in Reggio Emilia un Corso per insegnanti di scuole medie della Region~
Emilia-Romagna su «I problemi dello Stato e della società italiana dall'Unità ad oggi ».
Questa impegnativa iniziativa dovrebbe svolgersi da parte dell'Istituto sotto il patronato del Centro didattico nazionale di Firen2Je (dipendente dal Ministero della P.I. l e
col concorso finanziario dello Stato e di alcuni Enti pubblide privati cittadini e dellà Regione. Il corso dovrebbe avere una durata biennale e sarebbe articolato in circa 50 lezionidrbattito, da svolgere in 4-5 ore ciascuna; queste sarebbero pres:edute da docenti universitarii di chiara fama o da studiosi particolarmente versati nei temi che saranno oggetto delle
singole trattazioni.
Sono stati anche esaminati alcuni temi guida, fra i quali: «La Resistenza, sue
ongml, suo svolgimento e suoi valori attuali e permanenti », «L'evoluzione costituzionale
dallo statuto Albertino alla Costituzione repubblicana », «Decentramento amministrativo e
94
regionalismo », «Problemi dello Stato moderno in relazione ai nuovi compiti ad esso attribuiti ed al progresso della tecnica », «La funzione dei Partiti nello Stato moderno », «La
Scuola: rapporti fra Scuola e Società; nuovi sistemi di insegnamento in relaz:Lne all'evoluzione della cultura e del costume », «La struttura della città in rapporto allo sviluppo
economico e sociale », «Sviluppo della motorizzazione e turismo di massa », «La politica
di Piano e la sua articolazione nello Stato », «L'integrazione economica europea e la politica europeistica », «La cibernetica, lacalcolazione elettronica e loro -effetti sull'occupazione ».
Un Corso di questo tipo, secondo l'opinione del proponente, avrebbe lo scopo di
concorrere a colmare le note e clamorose lacune dell'attuale sistema scolastico e di tentare
di eliminare i vuoti che si formano nella preparazione culturale di coloro che sono preposti alla istruzione dei giovani di Scuola media, ancora ancorati ad insegnamenti antiquati
o inattuali. Esso sarebbe altresì un importante contributo alla conoscenza degli ideali della
Resistenza, e dei problemi da essa -scaturiti, nonchè alla -esigenza di risolverli con metodi nuovi.
Sono ora in atto studii ad alto livello per approfondire il problema e per esaminare
ogni aspetto dell'iniziativa, sia dal punto organizzativo-finanziario, sia da quello del contenuto culturale. Ed a tal fine sono stati presi contatti 'COI Ministero della P.I., col Centro
d1dattico nazionale di Firenze, con docenti universitarii e con studiosi di chiara fama.
d) Atlante storico della Resistenza. - Una importante iniziativa è quella della compilazione di un Atlante storico della Resisjjenza. L'IIstituto nazionale a questo proposito ha
emanato determinate direttive la cui attuazione viene studiata e regolata in accordo con
le Deputazioni regionali e con gli Istituti provinciali della Regione;
Si tratta di sviluppare ovunque, mediante opportune ricerche, una «Raccolta generale di notizie e di fonti» per giungere, alla fine, ad una «rappresentazione cartografica» dei dati che vengono raccolti in tre grandi gruppi di schede: A - attività militare, B attività politica, C - agitazioni sociali e aspetti economici.
Per questa raccolta e schedatura di dati e notizie vengono impiegati ricercatori nelle
Regioni e nelle Province, i quali hanno il compito di condurre le ricerche bibliografiche ed
archivistiche in determinate direzioni e per determinati periodi, secondo schemi di massima elaborati in accordo col «Nazionale ».
Sono state compiute nei mesi scorsi le ricerche per la Tavola n. 1 dell'Atlante che
ha per soggetto «Dalla caduta del fascismo all'armistizio ». Per detta Tavola la suddivisione della materia è stata così stabilita: Manifestazioni per la caduta del regime; vita politica durante i 45 giorni; attività dei partiti e dei Comitati antifascisti; dislocazione delle
unità militari italiane e tedesche; bombardamenti di città; attività sindacale ecc. Queste
voci a loro volta sono divise in varie sottovoci; le une sono contraddistinte da numeri e le
altre da lettere a seconda del carattere delle notizie. Ogni scheda contiene un allegato che
indica la fonte dalla quale la notizia è tratta.
Evidentemente si è di fronte ad un lavoro imponente, che richiederà molto tempo,
forse quattro o cinque anni.
Ricercatore per la nostra provincia è stato designato Franzini, che ha già compilato
ed inviato all'Istituto nazionale le schede della prima Tavola e che ora sta preparando
quelle della seconda Tavola, denominata «Dall'8 settembre alla costituzione del governo
della Repubblica sociale italiana ».
Naturalmente, copia di
presso -il nostro Istituto.
tutto
questo
importantissimo
materiale verrà
conservata
e) Rivista «Ricerche Storiche ». - E' questa, senza dubbio, l'iniziativa plU Importante che è stata assunta e realizzata dal nostro Istituto. Precisiamo nuovamente che l'Isti-
95
tuto, pur avendo «aedottato» come propria «creatura» e cioé come proprio organo la
rivista quadrimestrale (il cui primo fascicolo - come è noto - usci il 2 aprile 1967 in
coincidenza con l'inaugurazione ufficiale della nostra Sede e della quale sono usciti altri tre
fascicoli regolarmente alle previste scadenze), non partecipa né direttamente né indirettamente alla sua gestione e quindi alla responsabilità economico-finanziaria di questa. Esso
tuttavia offre alla Rivista la Sede, la presenza di proprii esponenti che ne garantiscono
!'indirizzo, e la possvbilità per chiunque voglia ad essa colla:borare di avvalersi liberamente
delle notizie, dei documenti e del consiglio dei dirigenti dell'Istituto.
E' da dire che la Rivista ha incontrato largo favore di consensi in ambienti di
studio qualificati; ma che in altri ambienti ha anche suscitato critiche, parte delle quali
l'attuale direttore della Rivista giudica un po' affrettate. E' indubbio, infatti, che oltre ai
difetti ed alle lacune che sono inevitabili in una pubblicazione periodica appena sorta ed
alla quale la collaborazione è priva di compensi, vi siano stati squilibrii - probabilmente
più apparenti che reali - nella scelta della materia pubblicata: si è infatti criticato, da taluni, che si sia data ospitalità a lavori che riguardano determinate correnti di opinione i
cui movimenti sarebbero stati non fra i più attivi determinanti e qualificanti nella Resistenza reggiana e soprattutto nella lotta di Liberazione, e che si siano almeno in parte lasciati in ombra gli aspetti e le vicende della guerra.
A parte il fatto che, ad un certo momento, la direzione della Rivista si può avvalere soltanto della materia che le perviene dai collaboratori, per sceglierne quella che
essa ritiene idonea e conforme all'indirizzo scientifico della pubblicazione, e che sono mancati - sebbene più e più volte sollecitati - studii e saggi su uno dei movimenti che fu
fra i più rilevanti componenti della Resistenza reggiana, a parte ciò - ripetesi - è da
dire che il giudizio pecca di superficialità in quanto nei quattro fascicoli finora usciti
sono già stati pubblicati ben tre saggi molto interessanti sulla gioventù reggiana degli anni
venti con riferimento al movimento fascista, a quello cattolico ed a quello socialista, mentre la direzione confida di poter dare alle stampe nel prossimo fascicolo un saggio, al quale
sta lavorando un noto studioso, sulla gioventù comunista di quell'epoca. Quanto poi alle
vicende conclusive e finali della Resistenza, cioé la lotta di Liberazione, il rilievo o critica
sembra inesatto per due motivi: anzitutto, perché la materia come è stato accennato
dianzi - è già stata largamente trattata da Saggi e Studii pubblicati negli anni scorsi e in
particolare dal fondamentale volume del Franzini che costituisce senz'altro un elemento di
orientamento di alto valore per lo studio della lotta armata nel Reggiano e contiene fra
l'altro numerosissime citazioni di fonti e utilissimi riferimenti per chi voglia integrare lo
studio di quell'epoca e di quella materia; in secondo luogo, perché la Rivista pubblica in
ogni suo fascicolo una Rubrica dedicata ai documenti la quale, almeno fino ad ora, è stata
riservata proprio a fatti inerenti la condotta della guerra e le sue vicende.
Comunque le critiche non solo sono gradite, ma anzi sono sollecitate, come sollecitata e gradita sarebbe la collrrborazione di tutti, specialmente dei giovani che darebbero
cimentandosi in quegli studi - una prova della maturità raggiunta anche in quel
settore. Sappiamo bene tutti, e particolarmente lo sanno quelli di noi che si sono occupati
fino ad ora della Rivista, quanto sia impegnativo, delicato e faticoso il lavoro di ricerca
e di interpretazione dei documenti e delle testimonianze, che devono supplire le lacune
cartolari, e come tale lavoro sia destinato a raocogliere più critiche che lodi (ed è forse
questa una delle ragioni che determina la scarsa collaborazione che si realizza); ma appunto
per questo occorre che da parte di tutti si cerchi di alleviare tale lavoro, più che con critiche talvolta affrettate o superficiali, con un sostanziale apporto di serie indicazioni, con
testimonianze di sicuro valore oggettivo e soprattutto con un sostegno morale che si potrebbe anche esprimere mediante un lavoro di intensa propaganda e di diffusione della
Rivista. Infatti - come abbiamo indicato al principio - tale diffusione è estremamente
modesta: gli stessi soci dell'Istituto, a favore dei quali è praticato lo sconto del 35 per
cento sull'importo dell'abbonamento ordinario, non sono (ibbonati (e, si badi: l'importo
dell'rrbbonamento per i soci, essendo di sole L. 800 annue, risulta di poco superiore al costo
per la spedizione postale del fascicolo che ammonta mediamente a L. 125 ogni volta) o
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non sono orientati ad abbonarsi. Perciò la direzione della Rivista ha allo studio iniziative
per realizzare un maggiore interesse alla pubblicazione e per una sua maggiore diffusione
fra i soci e gli studenti.
f) Rapporti con !'Istituto nazionale e con la Deputazione regionale. - Si deve subito premettere che i rapporti suddetti sono improntati a viva cordialità sul piano personale e che sono corretti su quello, dobbiamo purtroppo dire la terribile accezione, burocratico.
Dopo il riconoscimento giuridico dell'Istituto nazionale avvenuto, come è noto,
con L. 16-1-1967 n. 3, si sono venuti determinando rapporti più intensi e più rigidi fra
il Nazionale, la Deputazione regionale e il nostro Istituto: un po' perchè la citata legge
stabilisce che gli Istituti regionali e quelli provinciali sono «sezioni» dell'Istituto nazionale, un po' perché agli Istituti periferici quest'ultimo distribuisce modeste somme tratte dal
fondo di L. 50.000.000 che lo Stato gli versa annualmente a titolo di contributo (art. 8
della citata Legge). Per quanto questa somma - relativamente alla parte che viene versata
al nostro Istituto sia estremamente modesta, ciò non ci dispensa dal dovere di render conto dell'impiego che di essa facciamo.
Durante il decorso anno sociale, nel mese di ottobre ci venne versata dalla Deputazione regionale la somma di L. 500.000, appunto quale quota da questa determinata a
nostro favore sul contributo ad essa assegnato e corrisposto dal Nazionale. Questa somma
venne da noi subito versata nel conto corrente che abbiamo aperto presso la locale Cassa
di Risparmio e confusa con le altre nostre modestissime disponibilità finanziarie a noi pervenute e provenienti dalle contribuzioni di Enti pubblici locali, da Enti privati o da
Persone singole oltre che dal cespite delle quote sociali: e ciò in attesa della sua destinazione
e del suo utilizzo, il che è avvenuto fra il lo gennaio e il 24 aprile u.s., cioé nello scorcio
dell'anno finanziario di competenza, il quale si svolge in un periodo diverso da quello che
regola la gestione annua dell'Istituto nazionale (che va dalla gennaio al 31 dicembre
di ogni anno). Il che naturalmente determina alcuni inconvenienti per la sincronizzazione
delle operazioni nei rispettivi bilanci annuali, inconvenienti che il vostro C.D. intende di
eliminare e per i quali farà precise proposte, naturalmente da sottoporre all'approvazione delFassemblea generale dei soci in sede straordinaria.
A questo punto sembra però opportuno soffermarsi un momento sulla lettera e
sul sostanziale contenuto del citato art. 6 della suddetta Legge. Questo articolo infatti
afferma che gli Istituti periferici debbono avere uno statuto proprio e una gestione autonoma.
Dispone poi che ad essi spetta la conservazione del patrimonio documentario e bibliografico
da essi raccolto, soggiungendo tuttavia che tale loro attività «è soggetta alla vigilanza
«dell'Istituto nazionale al quale devono presentare un rapporto annuale e render conto
«dei contributi ad essi conferiti ».
Il legislatore democratico, evidentemente, nella formulazione di questo articolo non
ha avvertito ... il «Vento del Nord »; cioé ha concepito, strutturato e regolato l'Istituto e le
sue «Sezioni» regionali e provinciali col criterio centralizzatore e burocratico proprio della
concezione napoleonica o addirittura borbonica. Infatti, giustissimo è che si renda il conto
preciso fino all'ultimo centesimo delle somme costituenti i contributi dati dal Nazionale col
denaro dello Stato: nessuno deve approfittare di essi, anche se si tratta di somme relativamente esigue. Ma profondamente errato sembra all'attuale vostro Presidente ed al C.D.
che ha approvato questa relazione che gli Istituti provinciali - espressione di forze e di
iniziative locali, sostenuti finanziariamente non certo soltanto dal contributo annuo di qualche centinaio di migliaia di lire (pur sempre utilissimo) dal Nazionale - debbano essere
sottoposti, nella loro attività scientifica (cioé storiografica), ad un sindacato di merito da
parte del Nazionale. Noi abbiamo un nostro concetto della Storiografia relativa al periodo
della Resistenza, abbiamo una serie di componenti politico-sociali ed economiche che hanno
vitalizzato nel Reggiano la Resistenza e che hanno partecipato con diverso peso alla lotta
di Liberazione: riteniamo quindi di avere il diritto di impostare e di indirizzare il nostro
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lavoro, sia pure nel quadro generale che l'Istituto vorrà esprimere quale sua opinione, in
modo che esso rappresenti globalmente gli ideali ed i valori del grande momento storico
che qui abbiamo determinato e vissuto.
D'altra parte l'Istituto nazionale, al cui centro esiste una ammirevole organizzazione strutturale e scientifica, naturalmente ci dà consigli e indirizzi, che sono molto
graditi ma il cui accoglimento e la cui attuazione da parte nostra importerebbero - pur
con le debite proporzioni - l'esistenza di una corrispettiva struttura almeno organizzativa,
cioé l'esistenza di un direttore scientifico regolarmente stipendiato che potesse dedicare
la sua piena attività all'Istituto, e di personale d'ordine adeguato: il che importerebbe evidentemente, soltanto per stipendi ed oneri riflessi, una spesa di almeno 4/5 milioni all'anno (direttore L. 200.000 mensili, per 13 mensilità = L. 2.600.000 + 40% di oneri riflessi
pari a L. 1.040.000 e cioé complessivamente L. 3.640.000, impiegato d'ordine a L. 80 mila
mensili per 13 mensilità = L. 1.040.000 + oneri riflessi pari a L. 416.000 e cioé complessivamente L. 1.456.000: e così per soli stipendi lordi L. 5.096.000), spesa che non è
certamente coperta dal contributo del Nazionale, mentre le fonti locali non possono integrarla, con l'aggiunta, per di più, di quella per spese organizzative ,e di gestione (riscaldamento, illuminazione, postali, telefoniche, trasferte, spese di ricerca, cancelleria, ecc.) per un
complesso prevedibile di oltre due milioni di lire.
Come è a voi noto, invece, quel poco o tanto lavoro che finora è stato fatto, che
si fa o che si farà, viene svolto pressoché gratuitamente dal nostro caro e bravo Franzini
il quale - per accordi intervenuti con l'ANPI prov.1e di Reggio - ha il consenso di
sottrarre una parte della sua attività a quell'Organismo e di dedicare ben tre ore al giorno
di presenza attiva presso la nostra Sede, oltre ad altro tempo imprecisabile ma rilevante
che all'Istituto egli riserva per adempimenti varii da svolgere fuori Sede; nonché da
quei pochissimi fra noi che hanno volontà e cura di dedicare tempo non trascurabile e
lavoro di un certo livello a favore dell'Istituto - oltre che, s'intende, alla sua impegnativa Rivista - sottraendoli alle loro attività abituali, in genere professionali, o caricandosi
di un superlavoro che alla lunga non credo potranno sostenere.
Ora sembra al vostro attuale presidente ed al C.D. che - mentre appare giusto
(ripetesi) che si offra attendibile e valido rendiconto (non troppo burocratizzato, tuttavia!)
delle spese sostenute con la somma esigua che il Nazionale ci fa pervenire - sia del tutto
fuori della realtà obiettiva pretendere che questa nostra Sezione provinciale (come la legge
definisce l'Istituto provinciale) dell'Istituto nazionale sia organizzata, strutturata e condotta come se fosse un Archivio di Stato o come un Civico Museo, cioé con una serie di
funzioni e di compiti e di incarichi, e con un correlativo complesso di adempimenti anche
formali, che le sue finanze certo non consentono di sostenere.
Perciò il vostro C.D. ritiene che l'Assemblea dovrebbe esporre il suo punto di vista
su questo punto.
g) Segnaletica dei luoghi storici della guerra di Liberazione. - L'Ente provinciale
del Turismo ha assunto l'iniziativa di collocare in alcune località del Reggiano delle targhe
e dei cartelli segnaletici per ricordare che ivi sono accaduti fatti salienti durante la lotta
di Liberazione. A tal fine, l'Istituto è stato interpellato e gli è stata richiesta la collaborazione che esso può dare per la sua esperienza e competenza, ai fini di una buona realizzazione dell'iniziativa. Naturalmente questa è stata da noi vivamente apprezzata e ci siamo
subito messi a disposizione dell'Ente per quanto sia di nostra competenza.
Nell'occasione, consentite che esprimiamo l'augurio - che già formulammo in altre
occasioni nelle sedi competenti - affinché il Comune di Reggio (come del resto gli altri
Comuni della provincia) voglia avvalersi della nostra consulenza in materia di toponomastica cittadina. Si eviterebbero così certe incresciose decisioni che, solo per caso, sono state
fermate in tempo prima cioé della loro messa in esecuzione; decisioni che avrebbero gravemente offeso tutto l'antifascismo e in genere gli uomini della Resistenza.
h) Lapide a Roncraffia. - Per iniziativa dell'Istituto e del Comune di Castelnovo
ne' Monti e col concorso finanziario del Banco S. Geminiano e S. Prospero, il lo ottobre
U.s. è stata scoperta in Roncroffio, località del detto Comune, una lapide che ricorda un
sanguinoso episodio avvenuto in quel borgo nei giorni 29 e 30 settembre 1944 nel corso
del quale i tedeschi uccisero i soli quattro uomini che trovarono sul posto dopo che,
nei pressi, una pattuglia partigiana aveva attaccato una formazione tedesca che andava rastrel~ando la Zona. L'epigrafe è stata dettata dal nostro attuale presidente e il discorso celebrativo è stato pronunciato dall'ono Ivano Curti, componente del nostro C.D., alla presenza di partigiani, autorità e cittadini.
* *
'"k
Abbiamo fino ad ora accennato a varie iniziative che - bene o male - si son
potute realizzare nel corso dell'anno sociale testé conclusosi; ora consentite che parliamo
anche di alcune di quelle (le principali) che, diciamolo con franchezza, sono invece
fallite. Esse sono:
a) Un incantra, che avevamo proposto, sollecitato e promosso con affettuoso interesse, can i giavani cosiddetti delta contestazione - studenti e operai - , e che ci proponevamo di svolgere assolutamente alla pari, nel tempo e nelle condizioni di ambiente che
fossero di gradimento ai nostri partners. Esso non si è potuto realizzare, speriamo soltanto
perché negli ultimi mesi - secondo l'opinione dei giovani - gli impegni politico-elettorali
avrebbero tenuto occupati o distratti alcuni dei probabili partecipanti. Tuttavia, chi ne è
stato promotore, e tutto il vostro C.D., non si stancherà di riproporlo per realizzarlo. E'
infatti opinione ferma di chi presiede attualmente l'Istituto e del vostro C.D. che sia
assolutamente da evitare o da colmare una frattura fra il mondo della Resistenza e quello
dei nostri successori, perché se a questi (come è nell'ordine naturale delle cose) appartiene la costruzione dell'avvenire, sembra altresì giusto ed utile che nella formazione della
nuova società i giovani siavvalgano anche delle esperienze del passato, ,senza che queste
vengano ad essi imposte con sistemi o con ispirazioni paternalistiche. E ciò, quanto meno
ad evitare il ripetersi di gravi e fatali errori che in passato hanno avuto gran peso sull'avanzata della civiltà e per rendere più spedita e più giusta la marcia in avanti.
b) Una iniziativa per arganizzare una serie di canferenze dibattito., pubbliche e private, sui temi della Resistenza, non trasformabili in manifestazioni puramente celebrative,
ma che attraverso un esame critico sul valore e sull' attualità degli ideali che furono e sono i
nostri, consentano di determinare ciò che esiste ancora di valido o addirittura di permanente in quegli ideali, anche in mutate condizioni sociali e di struttura: ad esempio, la libertà in tutti i suoi contenuti, formali e sostanziali.
Anche questa iniziativa, per lo sviluppo della quale il CD. aveva dato mandato
ad una commissione di tre suoi componenti, non si è potuta realizzare; ed è venuta meno
così una delle attività che il vostro attuale presidente ritiene fondamentale per la diffusione della conoscenza della Resistenza e dei suoi contenuti.
c) La namina, per «comando» del Ministero della P.I., di un insegnante elementare presso il nostro Istituto con funzioni di segreteria. Come forse vi è noto, in seguito ad
intese intercorse fra il nostro presidente nazionale seno Parri e il Ministro per la P.I. ono Gui,
venne autòrizzata la destinazione per «comando» presso le Deputazioni regionali di un
professore di Scuola media e presso gli Istituti provinciali di un maestro elementare. Questo principio è stato poi sanzionato dall'art. 7 della ormai più volte citata Legge n. 3.
Il problema venne subito posto allo studio da parte della presidenza e della direzione dell'Istituto. Vennero da queste ricercati alcuni elementi che sembravano dotati, li si
interpellarono, si discusse con loro; ma - incredibilmente - non fu possibile, almeno fin
ad ora, reperire un insegnante elementare di ruolo - poiché tale deve essere - idoneo e ad
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un tempo disposto
mente, ai membri
fra persone di loro
ma, nonostante le
è stata fatta.
ad accettare la destinazione presso di noi. Si chiese allora, singolardel c.n. di segnalare - se credevano e se ne avevano la possibilità
conoscenza in possesso dei requisiti - elementi da essi ritenuti idonei;
ripetute assicurazioni date in proposito, nessuna indicazione concreta
In conseguenza di ciò si è dovuto rinunciare, almeno per ora, alla realizzazione
dell'iniziativa, la quale avrebbe consentito di utilizzare l'opera di un giovane di adeguato
livello culturale per il lavoro di routine del nostro Istituto. E' da augurarsi che, coltivando
con attenzione e diligenza questa iniziativa, sia possibile reperire la persona adatta e dare
all'Istituto una elementare struttura organizzativa, che attualmente - per la mancanza di
mezzi - non si è ancora potuto creare.
***
Con questo elenco di cose fatte o avviate ad essere realizzate e di altre cose che
furono solo studiate e tentate ma che non si poterono portare a compimento, il vostro
C.D. conclude la sua relazione.
Avrete certamente rilevato come essa sia stata molto lunga, senz'altro troppo lunga
in paragone al volume dell'attività svolta dal vostro Organo dirigente.
Si è, Amici soci, che ,è compito molto difficile e delicato - specialmente nel suo
primo avvio - condurre un Ente come il nostro, il quale richiede non solo serio impegno
e costante lavoro, ma soprattutto esige da parte dei dirigenti una grande, diremmo inesaur~bilee instancabile passione ed anche se permettete - una certa fantasia creativa per
poter assolvere ciò che costituisce il compito e la funzione che, all' atto della sua fondazione, gli abbiamo attribuito. Esso non riserva certamente onori a chi di esso si occupa,
richiede invece sacrificio e pazienza.
Teniamolo dunque in vita, teniamocelo caro perché esso è una importante istituzione, forse più importante di quanto sembri, vorremmo dire una nobile istituzione attorno
alla quale debbono convergere gli sforzi di tutti coloro che hanno creduto e ancora credono
e che - pur da diverse posizioni ideologiche - hanno lottato fianco a fianco per alti e
non estinguibili ideali: quelli di una più alta giustizia sociale e morale, per l'affermazione
di una nuova società che soddisfi l'ansia di libertà per la quale tanti sono caduti.
. E' questo un fervido invito a lavorare perché, sulla storia della Resistenza, ci si
possa orientare per andare avanti con serietà e con impegno verso un mondo migliore.
Finita la lettura dBlla Relazione, il presidente ha aperto la discussione su entrambi gli argomenti di cui ai nn. 1 e 2 dell'O.d.g.
Prendevano l'a parola diversi soci: ilVV. Grandi, avv. Bonazzi, Veroni, Magnani,
rag. Bagni, Gino Prandi, prof. Morini ed altri, tutti concordi nel rilevare i varii aspetti
dell'attività svolta dall'Istituto e nel compiacersi per l'opera svolta anche se inevitabili
lacune siano state messe in rilievo dalla Relazione assieme ad alcune iniziative che non
sono state potute portare a termine per particolari circostanze. I n particolare Bonazzi e
Morini, che parlavano a titolo personale oltre che quali rappresentanti rispettivamente del
Comune e della Provincia di Reggio, hanno messo l'accento sulla buona riuscita dell'iniziativa della Rivista, sul proposito di organizzare un Corso di perfezionamento per insegnanti di scuole medie sul tema quanto mai interessante: «Problemi dello Stato e della Società
italiana dall'Unità ad oggi ». Infine hanno osservato che la Relazione contiene, oltre che
un consuntivo ricco di risultati posittvi,anche un vero e proprio preventivo per l'attività
futura, che si presenta aperto ad ogni possibilità di ricerca e di studio su settori verso i
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quali fino ad ora non è stata rivolta sufficiente attenzione da parte degli studiosi, come
quello del carattere del fascismo locale, del modo come sorse e maturò, e della Resistenza
che contro di esso immediatamente si accese nel cuore del popolo reggiano.
Il rag. Bagni, premettendo di essere socio non partigiano ma appassionato ai problemi deUa Resistenza e prendendo le mosse da un accenno della Relazione ad un mancato incontro con i giovani, ha osservato che gran parte dei componenti del C.D. è costituito
da persone molto anziane e quindi presumibilmente non troppo disposte a lavorare, onde
queste potrebbero essere almeno in parte sostituite, con tutto il riguardo alle stesse dovuto,
con dei giovani scelti fra quelli, che maggiormente si interessano a studii storici e della
Resistenza, con l'augurio e la speranza che nuove forze possano costituire un utile contributo ai lavori proprii dell'Istituto.
Alla fine dei cordiali interventi che, con diversi accenti, recavano pieno consenso
all'opera svolta dal C.D. o almeno da coloro che, appartenendo a questo, si sono sobbarcati la fatica e la responsabilità della condotta dell'Istituto, l'Assemblea ha approvato all'unanimità il Rendiconto economico-finanziario dell' esercizio decorso, il Rapporto dei revisori e
infine la Relazione sull'attività svolta.
Al n. 3 dell'O.d.g. il presidente dava la parola a Gino Prandi il quale esponeva
alla Assemblea, per conoscenza, il rendiconto economico della rivista Ricerche storiche,
di cui il consesso prendeva atto con vivo compiacimento.
Passando alla parte straordinaria dell'O.d.g., il presidente Pellizzi leggeva una
lettera del socio Giuseppe Carretti, ~l quale «in vista dei tanti impegni di lavoro» ritiene
di trovarsi nella «impossibilità materiale di poter recare un adeguato contributo» all'attività che l'Istituto svolge; e pertanto stima suo dovere rassegnare le dimissioni da componente del C.D. Il presidente commentava con parole di vivo apprezzamento la sensibilità
dimostrata dal socio Carretti e, pur rammaricandosi che egli non si senta di rimanere a
far parte del C.D., ne segnalava il gesto come la indicazione di una serietà e di una COI'·
rettezza veramente esemplari. Comunque pregava l'Assemblea di volersi pronunciare in merito.
Successivamente, dovendosi trattare un argomento che lo riguardava personalmente,
l'avv. Pellizzi dichiarava di rinunciare provvisoriamente alla presidenza dell'Assemblea, pregando il vice presidente più anziano, presente, di volerlo sostituire.
Assumeva allora la presidenza dell'Assemblea Gino Prandi il quale dava la parola
all'avv. Pellizzi, che dichiarava:
Come avrete rilevato dall'O.d.G. di questa Assemblea, chi vi parla si presenta
dimissionario da membro del eD., da presidente e, quindi, da direttore della Rivista.
Debbo ripetere a tutti voi quanto ho già dichiarato in sede di C.D. e doé che questo
passo mi costa molto: era infatti l'ultimo legame che ancora mi teneva a contatto col
mondo della Resistenza reggiana al 'quale rimango tuttavia unito affettuosamente, ,e che
mi dava, in questo scorcio della mia vita, la sensazione di trovarmi ancora nell'atmosfera
dei tempi della più che ventennale e, per me, indimenticabile battaglia contro il fascismo,
per la libertà e per la giustizia sociale: gli ideali nei quali credo e per i quali ho sempre lottato.
L'avv. Pellizzi continuava poi affermando di essersi convinto che - nella situazione
attuale della società - una persona, come lui, che non sia iscritta ad un partito politico o
che non sia aderente ad una consorteria o ad una setta, manchi del sostegno che è necessario - a suo parere - per condurre efficientemente un Istituto come il nostro. In
fatti, secondo l'avv. Pellizzi, i partiti politici dell' arco democratico, che dovrebbero intervenire attivamente in favore dei nostri studii e delle nostre ricerche, non esercitano su coloro
che li rappresentano negli Organi direttivi quella pressione atta a sviluppare la volontà
politica che è necessaria perché la loro presenza fisica non sia soltanto formale, ma rappresenti un effettivo apporto di consenso e di attività capace di consolidare ed espandere
le funzioni dell'Istituto. La stessa stampa si dimostra del tutto indifferente nei nostri confronti: preferisce dar posto alla cronaca nera o a notizie di iniziative bandi piuttosto che
a ciò che facciamo o ci proponiamo di fare noi.
lo credo che ciò avvenga - ha continuato testualmente il presidente - o perché
si è prevenuti contro la Resistenza o perché la nostra attività «non fa notizia» o - ed
è questa probabilmente la vera ragione - perché chi presiede l'Istituto è privo del crisma
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partitico o settario, cioé è una persona che - nella società attuale - «non conta niente ».
Tutto ciò si ripercuote inevitabilmente sulla nostra attività e particolarmente,
secondo l'avv. Pellizzi, su quella di coloro che individualmente o collegialmente dovrebbero
essere i suoi collaboratori almeno col consenso caldo e con la critica costruttiva.
Ed ha concluso esprimendo l'opinione che questa indifferenza sia da attribuire
appunto alla non partiticizzazione della presidenza dell'Istituto per il fatto che al vertice
di esso sta una persona - come è lui - non legata a vincoli di partito, la cui attività,
pur riscuotendo formali manifestazioni di apprezzamento personale, non può realizzare una
còllaborazione sostanziale al lavoro dell'Ente, che invece è necessaria al suo sviluppo.
Vi prego quindi - ha detto infine testualmente l'avv. Pellizzi - di accettare queste mie dimissioni come l'ultima prova del mio grande attaccamento al mondo della Resistenza e specialmente al nostro Istituto, che lascio con animo sereno e col vivo augurio
che altri, in condizioni diverse da quelle in cui mi trovo, possa condurre meglio di me
le sorti di questa nostra creatura.
Sulle dichiarazioni lette dall'avv. Pellizzi il presidente f. f. dell'Assemblea apriva
la discussione.
Intervenivano, nell'ordine, i soci Valent, Magnani, Pedroni, Grandi, Salvarani, Bonazzi, Carretti, Veroni e Prandi i quali sia pure con argomenti diversi, esprimevano sostanzialmente e con molto calore la più completa fiducia in Pellizzi e nella sua opera, riconoscevano che con le sue dimissioni l'Istituto avrebbe ricevuto un grave colpo, si dicevano
convinti che l'attuale presidente, come 'persona non aderente ad alcun partito, si trova nelle
condizioni ideali per mantenere l'Ente in una posizione di equilibrio politico che incoraggi l'adesione e l'attivazione di uomini in ogni orientamento. Prevaleva inoltre negli
interventi l'opinione che si imponga un mutamento negli organi direttivi, affinché il presidente possa avere l'auspicata collaborazione.
Pellizzi si diceva alquanto scettico sulla reale possibilità di trovare persone disposte
ad impegnarsi seriamente per la realizzazione del programma dell'Istituto.
Veroni, a questo punto illustrava e presentava il seguente Ordine del Giorno:
L'Assemblea,
sentite le dichiarazioni con le quali il Presidente Pellizzi ha motivato la sua decisione di dimettersi da componente del C.D., sentiti in proposito i pareri espressi dai componenti del C.D. e dai Soci presenti;
dissente dal giudizio espresso dal Presidente sui motivi dell'inefficienza del Vertice operativo che sarebbe dovuta al fatto che egli non è iscritto ad alcun partito, ragione
per la quale gli verrebbe meno la collaborazione dei movimenti politici che parteciparono
alla Resistenza ed alla Lotta di Liberaizone;
riconosce che quasi tutto il peso della condotta dell'Istituto è gravato fino ad
ora sul Presidente a causa della scarsa efficienza degli Organi Esecutivo e Direttivo;
è convinta che le dimissioni di Pellizzi creerebbero seri problemi per la sua
sostituzione;
riafferma la propria fiducia e stima nell'attività svolta dall'avv. Pellizzi e nell'indirizzo che egli ha impresso all'Istituto, elogiando l'impegno che egli ha posto nell'esecuzione del mandato affidatogli e la validità delle iniziative assunte, in special modo quella
della Rivista;
per tutto questo gli rivolge un vivissimo ringraziamento;
insiste cordialmente presso l'avv. Pellizzi perché egli, almeno, soprassieda all'attuazione del suo proposito in attesa di constatare se, con l'immissione di nuove forze nel
C.D. e coll'eventuale rimaneggiamento del C.E., la situazione si evolva nel senso da
tutti desiderato e caldamente sollecitato dall'Assemblea;
prende atto delle dimissioni da componente del Direttivo presentate dal socio
Giuseppe Carretti data la sua dichiarata impossibilità di svolgere una più assidua e proficua attività a favore dell'Istituto; gli rivolge un vivo ringraziamento e plauso per la
sensrbilità dimostrata e ne addita l'esempio a quanti, fra gli altri componenti dell'Organo
direttivo, per tanti comprensrbili motivi, si trovino nelle stesse condizioni;
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dà mandato all'Organo direttivo di cooptare nuovi membri, in sostituzione di
quelli che eventualmente si dimettessero;
decide che venga inviata copia del presente Ordine del Giorno alle Segreterie
provinciali dei Partiti politici dell'arco democratco della nostra provincia, affinché vogliano
prendere atto delle difficoltà in cui :l'Isttuto si trova.
L'Assemblea approvava per acclamazione l'O.d.G. proposto da Veroni, con
l'astensione di Pellizzi.
Questi prendeva poi la parola per ringraziare i soci per l'affettuosa dimostrazione
tributatagli. E aggiungeva che, di fronte all'invito tanto cordialmente rivolto gli di soprassedere almeno in via temporanea al proposito manifestato di rassegnare le dimissioni in
attesa degli svilu,ppi che la situazione avrebbe dovuto avere, non si sentiva di irrigidirsi
in un atteggiamento di intransigenza e quindi accoglieva l'invito ,nella fMucia che i
componenti del C.D., i soci, i membri del comitato di redazione della Rivista ed anche i
partiti politici avrebbero inteso la sostanza del suo gesto e il significativo contenuto dell'O.d.G. acclamato dall'Assemblea. E ciò unicamente per dimostrare ancora una volta il
suo attaccamento all'Istituto ed a tutto il mondo della Resistenza, augurandosi vivamente
che tutti - ciascuno neWambito della propria competenza - avrebbero inteso il monito
ad essi rivolto al fine di offrire la possibilità di una più efficiente attività a favore dell'Istituto, attività e consenso che egli giudica indispensabili per lo sviluppo del lavoro e
delle funzioni affidate all'Istituto stesso.
I presenti esprimevano il loro pieno gradimento e consenso alle dichiarazioni di
Pellizzi, il quale - riassunta la presidenza dell'Assemblea - chiedeva se vi erano altri
interventi sull'argomento o sul tema «Varie ed eventuali ».
Nessuno chiedendo la parola, il presidente dichiarava chiusa la discussione e scioglieva l'Assemblea rivolgendo un cordiale saluto ai presenti.
Erano le ore 19,30.
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