• Settimanale gratuito di fatti e di opinioni • Reg. Trib. di Siracusa n°1509 del 25/08/2009
• E-mail: [email protected] • Direttore: Franco Oddo • Vicedirettore: Marina De Michele
Anno 2, n. 16
edizione online: www.lacivettapress.it
Sabato 24 Aprile 2010
ROSY DISTEFANO
AUGUSTA
ACQUA PUBBLICA
“Il mio Sogno
rivivere la magia
di questa città”
“Differenziata
al 4% ma è
in crescita”
Oggi e domani
tavoli per le firme
sul referendum
PAG.16
PAG.5 (Di Mauro)
PAG.7 (Rossitto)
“Manderemo una nostra proposta di variante ma non sappiamo cosa dirà il sindaco”
Sorbello: “Stravolgere il PRG
può portare al nulla di fatto”
GROTTA DEL MONELLO
“Dovevano restituircela”
Cutgana bussa a quattrini alla Provincia
PRIMO PIANO
La Ru-486
col ricovero
ACQUA ALTA
7
Da anni in una
via della città
di Augusta.
Proteste
CRIMEA
12
Italia-Ucraina
porta 10 ragazzi in un festival
“Fatevi avanti”
AFFIDO
10
PAGINE 8-9 (La Leggia)
Poche famiglie
coinvolte,
disparità di
contributi
“C’è un rischio: che l’idea di
stravolgere l’intero impianto
del piano possa portare alla
paralisi, al nulla di fatto e va
detto che forse non tutti sono
in buona fede. Eppure qualcosa si può, si deve fare. Voglio
ricordare qualche piccola vittoria: se le cooperative alla tonnara sono rimaste solo
due e altrettante sono state impedite è perché noi
abbiamo voluto un ampliamento fino a quell’area
del parco archeologico delle mura dionigiane”.
PAG. 4 (De Michele)
“L’interruzione volontaria di gravidanza con
metodo farmacologico, con l’impiego del farmaco RU-486 (Mifepristone), sarà praticabile
in Sicilia solo con il ricovero ordinario per tre
giorni, massimo quattro, fino alla verifica della completa espulsione del feto, che normalmente avviene dopo tre giorni. Lo ha stabilito
l’assessore regionale per la Salute, Massimo
Russo”.
PAG. 13
Balza Akradina
Palazzinaro
Dopo 18 anni, un palazzinaro ce l’ha fatta a sventrare quest’area.
A PAG. 3 (Scandurra))
Fontane Bianche
La stazione
Spesi un sacco di soldi e
abbandonata. Non si è fermato mai un treno.
A PAG. 13 (Gradenigo)
Telecom
Muri di gomma
Il call-center risponde
sempre: “Faremo”. Ma poi
non si fa nulla.
PAG. 2 (De Michele)
Posta pomeridiana
con forti esuberi
Per S. Lucia alle quaglie
torna il corteo storico
pagina
pagina 66 (Lanaia)
(Lanaia)
A partire da quest’estate il postino non busserà più il sabato per la consegna della posta,
ma potrebbe capitare che i
portalettere facciano capolino
nelle nostre abitazioni anche
nel pomeriggio. E sì, dovrebbe partire a breve la ‘riforma’
preannunciata qualche tempo
addietro da Poste Italiane in
merito alla distribuzione della corrispondenza: aumento
dell’estensione delle zone di
recapito; riduzione numerica
delle stesse; diminuzione del
recapito a soli 5 giorni la settimana, dal lunedì al venerdì,
con conseguente aumento
delle ore lavorative giornaliere per gli operatori del recapito (dalle sei attuali alle sette
ore e dodici minuti). Intervista con Plumeri (CGIL).
A PAG. 2 (Festa)
Plemmiryon: “Un’oasi
tra Caserma e Tonnara”
pagina 4 (De Michele)
2
24 Aprile 2010
Tra le novità la consegna della corrispondenza anche nel pomeriggio ma sabato non si lavora
Plumeri (Cgil): “La riforma delle Poste porterà tagli
e questo mentre nel sud della provincia si è al collasso”
di STEFANIA FESTA ([email protected])
A partire da quest’estate il postino non busserà più il sabato per
la consegna della posta, ma potrebbe capitare che i portalettere
facciano capolino nelle nostre abitazioni anche nel pomeriggio.
E sì, dovrebbe partire a breve la ‘riforma’ preannunciata qualche
tempo addietro da Poste Italiane in merito alla distribuzione della corrispondenza: aumento dell’estensione delle zone di recapito; riduzione numerica delle stesse; diminuzione del recapito a
soli 5 giorni la settimana, dal lunedì al venerdì, con conseguente
aumento delle ore lavorative giornaliere per gli operatori del recapito (dalle sei attuali alle sette ore e dodici minuti) e conseguente esubero di circa 10mila unità. Una riforma giustificata
dalla diminuzione dei volumi in ingresso della corrispondenza,
come dichiara Poste, e dalla volontà della stessa di creare un servizio migliore per la consegna delle raccomandate, visto che nel
pomeriggio si potranno raggiungere molti clienti che al mattino
sono assenti.
“La domanda è - commenta Alessandro Plumeri, segretario provinciale SLC CGIL di Siracusa – perché Poste italiane fa questo? Vuole migliorare il servizio? Vuole rintracciare quelle persone che la mattina non trova perché sono al lavoro? E se questo
è il motivo, perché abolisce il sabato che è l’unico giorno non
lavorativo per molti, che quindi sono più facilmente reperibili
nelle proprie abitazioni? Sarebbe opportuno, per aumentare la
produttività dell’Azienda, oltre a quanto già detto, fare lavorare
anche il sabato i dipendenti, ma tutti a 6 ore. Così facendo si creerebbero posti di lavoro e non tagli”. Per il segretario provinciale, bisognerebbe lavorare per ricercare nuove tipologie di servizi
e quindi creare in Italia l’unica azienda che aumenti il numero
dei dipendenti invece di dichiarare probabili esuberi.
E, soprattutto, come si fa a parlare di esuberi quando, in alcuni
comuni della nostra provincia, per mancanza di personale capita
che la corrispondenza non venga recapitata nei tempi dovuti,
come è accaduto recentemente a Portopalo? “Proprio in questi
giorni – continua Plumeri – attraverso la stampa locale molti
cittadini di Portopalo hanno lamentato la mancanza del recapito
della corrispondenza. Adesso è successo in questo comune, ma
già in tempi non sospetti noi avevamo denunciato che il settore
recapito nel CSD che include, oltre a Portopalo, anche Avola,
Noto, Pachino e Rosolini erano e sono tuttora al collasso per
mancanza di personale causata dal non avvicendamento, con dipendenti stabili, dei portalettere andati in pensione o trasferiti
in altri comparti che operavano in quelle zone”. Insomma, una
riforma che ‘cozza’ con la realtà territoriale: o i dipendenti sono
numericamente insufficienti, o “i vertici siciliani, e nello specifico i dirigenti territoriali e i direttori locali del recapito non
riescono a gestire le varie lavorazioni”.
La causa potrebbe anche essere ricercata nel fatto che Poste italiane, come ci spiega il segretario provinciale SLC, disattende
gli accordi firmati a livello nazionale e che prevedono, per ogni
centro, un 100% di personale titolare e un 14% di scorta. In
molti centri, però, queste scorte non esistono e quindi basta una
malattia, un infortunio, una maternità per creare difficoltà. A
questo si aggiunge anche la cattiva toponomastica con cui i portalettere devono confrontarsi ogni giorno. “Alcuni comuni – ci
spiega Plumeri – hanno i numeri civici non aggiornati e non
allineati con le nuove vie quando una strada viene, ad esempio,
rinominata”. Come dovrebbe fare un portalettere a consegnare
la corrispondenza in via Roma n.5 se la stessa abitazione, ad
esempio, adesso si trova in via Verdi n.6?
La contrazione della settimana, inoltre, porterà delle variazioni
anche nella logistica e nei trasporti. La posta che arriva a Siracusa, così come nelle altre provincie, viaggia di notte per essere
consegnata la mattina per la distribuzione ai portalettere. “Non
lavorando il sabato – aggiunge Plumeri – si stravolge anche tutta
l’organizzazione dei trasporti, e questo porterebbe ovviamente a
eventuali esuberi anche in questo settore”.
La difficoltà che Poste Italiane oggi dichiara è forse la stessa
che Telecom ha dichiarato alcuni anni fa, e sembra che Poste
stia seguendo la stessa strada percorsa dalla grande azienda delle
telecomunicazioni che a livello nazionale dichiara esuberi ogni
anno.
“Volendo essere pignoli – conclude il segretario SLC - ed osservando i vertici aziendali oggi di Poste, si possono riconoscere
alcuni attori che hanno militato negli anni passati nei vertici Telecom e che hanno trasformato quest’azienda in uno scheletro
se si confronta l’attuale numero dei lavoratori con quelli di un
tempo. Questa è la realtà di queste grandi aziende: non hanno
un progetto di crescita della produttività ma pensano solo al taglio del personale per riequilibrare le perdite. I grandi manager,
invece, dovrebbero riflettere ed ingegnarsi a come creare nuove
tipologie di lavoro e di conseguenza aumentare il numero dei
propri dipendenti”.
“La risposta del call center è sempre quella: provvederemo, invieremo. Poi nulla”
Sempre più difficile acquistare in città schede telefoniche
Una tabaccaia: “Al numero verde Telecom un muro di gomma”
Un servizio che serve alla città, utile per tutti.
Per i turisti, ma non solo. Anche per chi non
può permettersi, in tempi come questi, un cellulare o che si è visto costretto a disdire la propria
utenza telefonica per l’impossibilità di pagare
le bollette. Spesso si tratta dei più poveri, di
quella fetta di società che sta crescendo, che
vede sempre più ampie le sue fila. Persone che
ci vivono accanto, di cui forse non ci accorgiamo, che nascondono con pudore difficoltà economiche sempre più soffocanti. Per loro avere
la possibilità di procurarsi una scheda telefonica e parlare così con un parente, un amico,
per tutto il tempo concesso, significa soddisfare
quell’esigenza di comunicazione che agli altri,
alle persone che possono, è riconosciuta come
normale, essenziale. Viviamo attaccati al cellulare, ci sentiamo spersi, isolati, quando finisce
il credito, quando si scarica la batteria, quando
li dimentichiamo da qualche parte. Quasi entriamo in crisi di astinenza. Ma per gli altri, per
quelli che non hanno cellulare e forse neanche
il telefono domestico, è la scheda telefonica il
collegamento con il mondo, con chi è per loro,
diversamente, irraggiungibile.
Eppure, in questa città, nella Siracusa del terzo millennio, procurarsi una scheda telefonica
è diventato ormai impossibile. Solo pochissimi
i tabaccai che si propongono per offrire questo servizio, minimo ma importante. Il motivo è ancora una volta economico: bisogna investire una certa somma, bloccare un piccolo
capitale nell’acquisto delle schede e aspettare
di rivenderle per ricavare quell’insignificante
aggio, quell’irrisoria percentuale. Ma c’è chi
ci tiene, chi considera che sia rilevante per il
proprio esercizio commerciale poter offrire anche questo servizio alla propria clientela e in
fondo anche attraverso il soddisfacimento di
questa richiesta dell’utente si crea la possibilità che chi entri nella tabaccheria per comprare
una scheda ne esca poi anche con un giornale,
un pacchetto di caramelle, dopo una giocata al
lotto. Un piccolo ristoro per casse ormai vuote
puntando sulla quantità, sulla diversificazione.
Tutto legittimo, tutto giusto.
La signora Angela Presente, gestore della tabaccheria “Non solo fumo” di via Agatocle la
pensa proprio così: ha da sempre offerto quel
servizio e vuol continuare a farlo. Eppure ormai
da quattro mesi, dal gennaio di quest’anno, non
può più espletarlo. Il fornitore di un tempo ha
fatto sapere che occorre rivolgersi al numero
verde della Telecom per avere le schede, chiamando nei giorni e negli orari prestabiliti. Eppure decine di telefonate, minacce di rivolgersi ai legali, all’associazione consumatori non
sono servite a nulla. La risposta dei dipendenti
del call center è sempre la stessa: provvederemo, invieremo, stia tranquilla. Una sorta di moderna via crucis e la pazienza si affievolisce, e
si sente montare la rabbia per un’Italia che non
funziona neanche nelle piccole cose, neanche
nelle banalità. Ad esserne danneggiati tutti: i
residenti che non sanno a chi rivolgersi, i turisti
che misurano così il senso di accoglienza e le
capacità organizzative del Belpaese - a cui la
natura ha dato tutto ma senza provvedere anche
a plasmare amministratori, funzionari, imprenditori all’altezza della situazione -, studenti
che dovendo andare all’estero trovavano prima
estremamente comodo acquistare le schede telefoniche a un passo da casa o da scuola.
Un’inefficienza che l’azienda Telecom aggiunge alle tante altre che con cadenza costante vengono segnalate quotidianamente, una realtà che
smentisce platealmente campagne pubblicitarie
di certo costosissime, “il probabile scontato
esito dei continui tagli all’organico che hanno ridotto i dipendenti da 120mila a meno di
60mila, mentre gli azionisti continuano a spartirsi i dividendi di quella che un tempo, prima
di una privatizzazione discutibile, era una delle
maggiori imprese nazionali e assicurava allo
Stato un reddito rilevante, mentre oggi deve
fare i conti con debiti per 37 miliardi di euro”,
denunciano i sindacati.
Marina De Michele
24 Aprile 2010
3
Nel ‘76 una delibera consiliare destinava a verde pubblico tutta l’area, ora via al cemento
Il terreno di Balza Acradina per 18 anni passato di mano
Alla fine un palazzinaro ha avuto il permesso di sventrare
di CARMELO SCANDURRA
Il quotidiano “La Sicilia”, nel lontano 25 settembre 1992, in cronaca di Siracusa, titolava: “Ed ora all’Acradina compare la ruspa
e scompaiono gli alberi, chi ha autorizzato lo scempio?”. “Ma no,
non è successo niente - diceva l’assessore del tempo -, si tratta di
una ripulitura della zona, la potatura di qualche albero, il taglio di
qualche ramo e complessivamente di una sistemazione del terreno“. Tentativo di qualche palazzinaro, sventato anche perché l’assessore non poteva ignorare l’esistenza della delibera n. 19 del 19
gennaio 1976 del Consiglio comunale, approvata con 37 voti a
favore e due soli contro, che destinava a parco pubblico tutta la
Balza Acradina compresa tra il muro di cinta del Grand Hotel Villa
Politi, Via dell’Olimpiade, Palazzo Italia, Palazzina Reale e tutto
quello ancora a verde e alberato sino al confine con il Ronco a Via
Damone.
Oggi, anno del Signore 2010, sempre il quotidiano La Sicilia,
nell’edizione dell’11 aprile, denuncia: “Abbattuti gli ultimi alberi
alla Balza Acradina, cemento all’estremo lembo di territorio ancora
a verde“. Stavolta il cittadino non può gioire, si tratta veramente
dell’ultimo tratto urbano di Siracusa sopravvissuto che sta per essere cementificato.
In questi primi giorni di aprile 2010 potenti ruspe hanno di fatto eliminato tutto il verde esistente, compresi alcuni mandorleti, mentre
gli alberi di ulivo sono stati potati, nel tratto della Balza compreso
tra il lato a sinistra della salita di via dell’Olimpiade e la Palestra
Acradina. Ciò che era una discarica abusiva oggi è un salotto agricolo, per la pulizia predisposta all’inizio dei lavori di cementificazione. Quanti palazzi, e di che altezza sorgeranno in questo spicchio
di terreno d’oro non è dato sapere, non è stato affisso alcun cartello,
regolamentare nel settore dell’edilizia abitativa. Il tutto suscitando
lo sdegno dell’intera cittadinanza, espresso assai chiaramente dal
dr Bruno Maltese, Presidente del Centro Studi Don Luigi Sturzo,
che lo considera “l’ennesimo scempio che viene dall’abbattimento
degli alberi della Balza Acradina “.
Quella porzione di Balza, da sempre, ha suscitato gli appetiti di
non pochi palazzinari; chi non riusciva ad avere approvato il progetto, per colpa di quella maledetta delibera consiliare n.19 del
19/01/1976, rivendeva il terreno, sino a quando a distanza di ben
18 anni, dal 25 settembre 1992 all’1 aprile 2010, dopo diversi passaggi di proprietà, sempre tra palazzinari, si è trovata l’impresa e
il momento propizio. Certo il cattivo esempio l’ha dato lo stesso
Comune quando, violando la delibera consiliare n.19/1976, nell’anno 2002 ha costruito quella che oggi si chiama Palestra Acradina.
Accostato alla quale, un appaltatore privato aveva costruito un locale da adibire a bar e luogo di ritrovo, prontamente bloccato e as-
soggettato a sequestro giudiziario perchè senza progetto e sorto in
zona inedificabile. Innanzi a siffatte prepotenze, solo a pronunciare
la parola Balza Acradina a molti siracusani, specie se di capigliatura
brizzolata,viene da ricordare il periodo quando con i propri familiari trascorrevano sopra le “cozze da Testa o Re“ le scampagnate
successive alle festività di Pasqua e Natale,con abbondanti libagioni: pasta al forno,scacciate,caponate e saporite parmigiane. Tutto
consumato in un bagno di felicità collettiva, per la semplicità di vita
di quei tempi, che non consentivano turismo extra moenia se non in
quella che oggi “nobilitata” è chiamata Balza Acradina.
Un patrimonio naturale che nessun’altra città ha il privilegio di avere. Una grandiosa singolare scultura, cesellata dalla natura lungo i
millenni trascorsi, con un coktail di sole, vento e pioggia. Degno
piedistallo da cui, nel novembre 1994, il Santo Padre Giovanni
Paolo II° consacrò la Città di Siracusa alla Madonna delle Lacrime e alla Patrona S.Lucia innanzi a migliaia di devoti siracusani e
non. E siccome al peggio non c’è fine, i siracusani si augurano che
l’altra parte della Balza, compresa tra il lato destro della salita di
Via dell’Olimpiade,via Concetto Lo Bello e G.H. Villa Politi, non
venga ceduta ad altri palazzinari di grossa stazza, capaci di trasformare le caverne e le grotte ancora intatte in un Resort unico nel suo
genere, e la parte pianeggiante in un campo di golf.
Sul palo di corso Gelone è tornato finalmente l’orologio. E gli altri due?
Il nome della via Pordenone indicato col carbone
Allo sbarcadero centinaia di cassoni galleggianti
di SEBASTIANO DI MARIA ([email protected])
Un cittadino siracusano ha segnalato al sindaco
un problema serio : “…mi riferisco alla chiusura
di molti negozi a Siracusa e in Ortigia in particolare. Le chiedo: è possibile che il Comune in qualche modo dia una mano agli esercizi che ancora
continuano a lottare? E’ possibile ipotizzare degli
incentivi adeguati?”. Senza bisogno di essere specialisti in bilanci, essendo di pubblico dominio lo
stato fallimentare del Comune, uno si aspetterebbe
dal primo cittadino una risposta chiara e sincera
circa l’impossibilità dell’ente a far fronte allo stato
comatoso del piccolo esercizio commerciale; invece il nostro caro sindaco ha dato questa candida
risposta: “…nel merito conosco bene il problema. E so quindi della cessazione di alcune attività
commerciali, il momento è triste per tutti e anche
le strutture pubbliche non possono vantare bilanci
di prim’ordine. La sua richiesta è in ogni caso legittima e inviterò i funzionari comunali a studiare
la possibilità di fornire dei deterrenti adeguati ai
commercianti. Facendo sempre i conti con bilanci
asfittici e spesso carenti”. Ora, che il sindaco voglia
manifestare la solidarietà del Comune è lodevole
e comprensibile, ma non si capisce quali “deterrenti adeguati” dovrebbero inventare i funzionari
comunali per venire incontro concretamente agli
operatori del commercio.
Possiamo tirare ad indovinare: il Comune potrebbe
sensibilmente ridurre la tassa sui rifiuti solidi urbani, oppure rinunciare all’imposta per l’occupazione del suolo pubblico, ma non ci viene in mente
nient’altro e crediamo che, con i chiari di luna che
illuminano la gestione comunale, non sia praticabile né la prima e neanche la seconda ipotesi. Resta il
fatto che il capo della Giunta dà l’impressione che
tutto è possibile, basta sperare e confidare nella finanza creativa dei pubblici funzionari. Francamente non ci sembra questo un atteggiamento serio e
responsabile. E’ altresì deprecabile la disinvoltura
con la quale si usa la stampa come strumento propagandistico anche in periodi lontani dalle elezioni
per coltivare il consenso.
La cosa non è di poco conto perché il mandato
popolare a chi deve governare la “res publica” è
serio ed impegnativo. Non basta vincere le elezioni
e insediarsi nei posti di comando alla stregua di un
vincitore di concorso. I cittadini da una compagine ampiamente maggioritaria si aspettano risposte
concrete sulle questioni più importanti quali gli
asili nido, le case popolari, il sostegno alle categorie meno abbienti e più bisognose. La vaga dichiarazione del sindaco che, ostentando buonismo
a buon mercato, lascia intravedere immaginarie
azioni amministrative laddove è assolutamente impraticabile qualsiasi provvedimento, francamente
ci indigna. E’ altresì singolare che sulle tante carenze più e più volte denunciate da questo giornale
non arrivino risposte con i fatti. Siracusa affonda
nelle sabbie mobili della cattiva amministrazione,
ma nessuno alza un dito per risollevare le sorti di
questa sfortunata città.
Eppure ci sono cose che non costano granché.
Non pretendiamo che la via Pordenone venga
asfaltata, sarebbe decoroso almeno applicare al
muro una normale indicazione toponomastica, al
posto di quella tracciata con il carbone, alquanto sbiadita. Ed ancora. Da mesi e mesi, al porto
piccolo, la struttura a ridosso dello sbarcadero è
in disuso, ma nessuno si preoccupa di liberare
quell’ampia porzione di mare dalle centinaia di
cassoni inutilmente galleggianti. E’ chiedere troppo? I due bacini portuali, creati magicamente da
madre natura, devono interamente servire solo
da posteggio per barche e natanti vari? Infine, per
dirla alla Gabanelli, ecco la buona notizia: all’inizio del corso Gelone, dopo una lunga degenza, è
tornato al suo posto l’orologio. Non sappiamo
quanto abbia contribuito la nostra recente segnalazione o se si è trattato di semplice coincidenza,
ma siamo contenti per il palo che torna alla sua
utile funzione di sostegno. Restiamo in attesa
di conoscere le soluzioni studiate dai funzionari
comunali in favore dei commercianti di Ortigia.
Non si sa mai!
4
24 Aprile 2010
“Nel PRG manca un collegamento viario tra Fanusa, Arenella e la chiesa dell’Isola”
Marcello Lo Iacono: “Abbiamo immaginato una fascia verde
da Massoliveri alla Batteria Lamba Doria e alla Tonnara”
di MARINA DE MICHELE ([email protected])
Dopo la tavola rotonda
sull’assetto urbanistico della penisola della Maddalena
l’Associazione Plemmyrion
ha elaborato una sintesi delle osservazioni proposte e ha
depositato tempestivamente
presso gli uffici comunali una
propria istanza di modifica.
Per il presidente Marcello Lo
Iacono le linee di riferimento per immaginare il futuro
del territorio sono quelle di
conciliare la salvaguardia di
un ambiente unico alla cucitura degli agglomerati al fine
di far nascere una comunità:
non solo il paesaggio quindi ma soprattutto le persone,
un’identità da costruire.
“Abbiamo immaginato che la
fascia verde che va da Punta
della Mola fino a Terrauzza
sia un patrimonio da conservare per le generazioni future: è questo il nostro impegno
– scandisce Lo Iacono -. Immaginiamo che questa fascia
di verde naturale possa essere
un volano economico anche
valorizzando le tre strutture
esistenti che necessitano di
un’attenta azione di restauro
e di conservazione. A nord la
caserma della finanza di Massolivieri deve cessare di essere lido balneare per essere
utilizzato invece quale sede
universitaria e centro di ricerche per ciò che riguarda il
mare e le sue risorse ambientali, archeologiche e scientifiche; al centro la Batteria
Lamba Doria, vergognoso
esempio del degrado storico
e di svendita della nostra memoria, con un sapiente piano
di recupero, può diventare
primo parco della memoria
del centro sud Italia; a sud la
vecchia Tonnara di Terrauzza,
primo esempio di industrializzazione del 700 della Penisola, potrà essere utilizzato
come punto di riferimento
per l’osservazione e lo studio
delle tante specie di uccelli che transitano o dimorano
nel nostro territorio. Queste
tre strutture possono dunque
concorrere ad attrarre turisti e
fruitori con indubbio beneficio economico. L’altro aspetto carente nell’attuale piano
regolatore è la viabilità della
zona sostanzialmente immodificata rispetto all’attuale e
con vistose carenze. Manca,
ad esempio, un collegamento
che porti gli abitanti della Fanusa, Arenella e zone limitrofe alla chiesetta dell’Isola, per
cui si è costretti a percorrere
strade tortuose.
Il nostro obiettivo è di cogliere l’occasione che si presenta
per cercare di salvaguardare
il Plemmirio dal rischio cementificazione perché non
pensiamo vi sia altro tempo.
La nostra ambizione è di integrare tutte le aree archeologiche della Penisola in un unico
contesto armonico con le risorse geologiche e ambientali per consentire la creazione
di un ente parco che abbia la
funzione di coordinare tutte
le iniziative finalizzate a uno
sviluppo sostenibile della penisola della Maddalena e al
risanamento ambientale della
stessa. Non crediamo che le
strutture turistiche organizzate in villaggi concorrano
a un progresso economico
e sociale del territorio e le
stesse esperienze locali confermano questa nostra valutazione. Occorre invece favorire la nascita di strutture
ricettive capaci di legare tra
di loro le grandi peculiarità
della Penisola quali la risor-
sa paesaggistica, la risorsa
mare e la vocazione agricola
di eccellenza. È indispensabile valorizzare le nostre peculiarità: è inaccettabile che
le nostre ville liberty, testimonianze del personalissimo
stile siracusano, diverso da
tutti gli altri, siano fagocitate da moderne strutture. Non
si può perdere l’occasione di
circondarle e raccordarle con
le proprietà comunali, presenti in zona, scorporando tutti i
lotti di proprietà pubblica per
destinarli ad aree di servizio
pubblico e assegnare a tutti
i lotti privati la destinazione
di giardini privati almeno per
salvaguardare l’habitat costituitosi in questi ultimi due secoli. Inoltre nella zona centrale del pianoro di Casevacche
occorre salvaguardare la peculiarità agricola del terreno.
Sono queste nella sostanza le
proposte che abbiamo presentato e faremo di tutto perché
possano essere recepite dagli
organi competenti”.
“La Commissione manderà una proposta ma non sappiamo poi cosa risponderà il sindaco”
Sorbello: “Un rischio c’è, stravolgere l’intero impianto del PRG
può portare alla paralisi. Eppure qualcosa si può, si deve fare”
Alla fine è risultato essere il vincitore. Ha preso sul
serio chi anticipava la richiesta di sue dimissioni
se la commissione urbanistica non fosse arrivata al
dunque – questa la sostanza delle affermazioni del
segretario cittadino del partito democratico Paolo
Gulino, e non l’espressione della volontà di immediate dimissioni -, ha prontamente rinunciato al suo
incarico “perché si facesse chiarezza, perché non
restassero zone d’ombra e il mio comportamento
risultasse adamantino”, ha in tempo reale incassato
la solidarietà di tutti e attestazioni di stima e fiducia
da parte dei membri della commissione stessa “anche da Ettore Di Giovanni che non aveva votato per
la mia nomina”, da parte dei consiglieri del partito
democratico quali Riccardo de Benedictis e Franco
Formica, da padre Rosario Lo Bello e altri rappresentanti di associazioni ambientaliste, si è reinsediato pronto a ricominciare.
Non nasconde la sua soddisfazione Salvo Sorbello
e d’altra parte era quasi inevitabile che le cose sarebbero andate esattamente così, soprattutto per chi
conosce le sue idee e la sua tempra. “Non ci sto a
divenire il capro espiatorio di giochi che mi sfuggono. È come se si fosse voluto alzare un polverone
per offuscare il vero obiettivo: non fissare la luna, il
prg, ma il dito che la indica, i poteri della commissione”. Sorbello rivendica a se stesso una coerente
linearità dei comportamenti sin da quando, con i
dieci consiglieri di Forza Italia, da capogruppo del
partito più rappresentato in consiglio comunale, ha
appoggiato l’ordine del giorno relativo alla revisione del prg presentato a fine luglio da Di Giovanni,
membro della minoranza: “Sarei stato un dissociato
se avessi operato diversamente, contro una serena
discussione sul prg; sono stato tra quelli che hanno lottato perché le osservazioni si dibattessero in
consiglio”, e insieme rivendica alla commissione
l’aver lavorato seriamente e compatibilmente con
gli impegni ordinari: il piano della pubblicità e delle
telecomunicazioni di cui la città è da sempre priva,
l’enorme quantità di pareri che occorre dare per il
consiglio comunale: “Su 100 delibere da fare l’80%
è di natura urbanistica e passa dalla nostra commissione”.
La commissione urbanistica può tornare dunque
a lavorare ora che tutto è stato messo a posto e la
prossima mossa, già programmata: “il calendario
fittissimo di incontri sul tema prg rende frenetica
un’attività che vede impegni ordinari di varia natura”, sarà quella di elaborare una propria proposta di
modifica del piano.
“Occorre forse partire da un presupposto che probabilmente non è sufficientemente chiaro a giudicare
da alcune critiche ricevute. Non bisogna confondere la commissione urbanistica con quella edilizia.
Mentre la seconda ha potere deliberativo ed è composta da tecnici e rappresentanti degli ordini professionali, quella che io presiedo ha funzioni meramente consultive e propositive, è una commissione
politica, non altro. Quanto noi elaboriamo passa poi
al consiglio comunale, la decisione finale non è nelle nostre facoltà. Ecco perché abbiamo inviato tutte
le proposte raccolte, senza operare preventivamente una selezione, all’assessore Tabacco e questo già
prima dell’intervento di Gulino. L’amministrazione
attiva deve a questo punto esprimersi avendo presente tutti gli elementi intervenuti nella discussione per presentare le proprie valutazioni e progetti,
senza alcun condizionamento da parte nostra. A noi,
a nostra volta, spetta elaborare una nostra ipotesi.
Nessuno può sostenere di non essere stato ascoltato,
abbiamo aspettato fino all’ultimo anche l’opzione
WWF, abbiamo operato sempre alla luce del sole”.
Quindi le proposte ci sono e da queste occorre partire ma non tutti hanno risposto positivamente all’invito alla partecipazione: non lo ha fatto Legambiente “forse sfiduciata ma non critico nessuno” e non
lo ha fatto, almeno ufficialmente, proprio il partito
democratico: “Non è pervenuta al momento alcuna
proposta ufficiale dalla segreteria né da parte dei
consiglieri Zito e Messina che sono componenti
della commissione stessa, anche se se ne sta parlando. Proposte di modifica sono state avanzate da
Riccardo De Benedictis, insieme a quelle di Ettore
Di Giovanni”.
Nella sostanza comunque si è, almeno apparentemente, tutti contrari alla cementificazione del territorio, a favore della tutela delle coste e dei valori
paesaggistici: “Un libro dei sogni? Ma veramente
crede che si metterà mano al piano in questa direzione? Non è tardi? Non si sarebbe dovuto fare
da subito? Dov’erano tutti quando si discuteva del
piano? Perché oggi dovrebbe essere possibile quello che allora non si è stati in grado di fare? Perché
dovrebbero essere modificati gli interessi speculativi?” “È vero, ma c’è un rischio: che l’idea di stravolgere l’intero impianto del piano possa portare
alla paralisi, al nulla di fatto e va detto che forse non
tutti sono in buona fede. Eppure qualcosa si può, si
deve fare. Voglio ricordare qualche piccola vittoria:
se le cooperative alla tonnara sono rimaste solo due
e altrettante sono state impedite è perché noi abbiamo voluto un ampliamento fino a quell’area del parco archeologico delle mura dionigiane. Per il 90% i
pareri della Commissione su varianti all’interno dei
comparti sono stati tutti negativi (e quindi bocciati
dal consiglio) perché non rispondenti all’interesse
pubblico, abbiamo scritto. Il prossimo obiettivo a
brevissima scadenza è cancellare dall’elenco dei
beni alienabili del comune il vecchio mercato ittico per riflettere sulle richieste dell’istituto nautico.
Bisogna continuare a lavorare in questa direzione e
allargare il fronte del consenso”.
E poi la stilettata: “Noi abbiamo risposto coscienziosamente al mandato del consiglio, manderemo
una nostra proposta ma non possiamo sapere quale
sarà la risposta dell’amministrazione Visentin. C’è
una sorta di scollamento tra noi: personalmente ho
appreso solo dai giornali del trasferimento dei dirigenti dell’ufficio urbanistica o della nomina ad
assessore dell’ingegnere Tabacco”.
“L’ultima domanda, mi risponda sinceramente: ma
crede veramente che questo piano regolatore sia
valso a dare una fisionomia, un’identità a questa città?”. “Ho da sempre espresso un giudizio negativo
sul prg ma devo aggiungere che è meglio che ci sia
piuttosto che non fosse mai stato varato”.
Marina De Michele
24 Aprile 2010
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“Approvata la finanziaria regionale, aspettiamo 4 milioni di euro per la raccolta porta a porta”
L’ass. Michele Accolla: “Ad Augusta differenziata al 4/5%
Certo, è bassa ma il trend è in crescita dell’1% l’anno”
di CARMELO DI MAURO
Il concetto è ormai familiare a tutti, è meglio differenziare e riciclare l’immondizia in modo che possa essere recuperata anziché
gettare tutto in una discarica che inquina, consuma territorio e
fa sprecare risorse cha avrebbero ancora un valore economico.
Purtroppo però in Sicilia e nel sud Italia, con qualche rara eccezione, tradurre in realtà una buona idea condivisa da tanti, forse
da tutti, sembra spesso impossibile. Così un articolo di appena un
anno fa apparso su Repubblica, nel quale si citavano dati istat,
poneva proprio la nostra isola all’ultimo posto in Italia per le percentuali di raccolta differenziata con una media del 4% nelle nove
provincie. La atavica e strutturale lentezza della nostra pubblica amministrazione, la pigrizia e lo scetticismo di molti cittadini
hanno fatto sì che una “good practise”, altrove ormai entrata nella
vita e non solo nelle abitudini di molti, divenisse una chimera
dalle nostre parti. Un velo di rossore ci appare in volto quando
leggiamo di comuni, province, regioni, in cui i benefici ambientali e addirittura economici della differenziazione sono toccati con
mano dai cittadini. Questo moto di imbarazzo si trasforma poi in
livore rabbioso quando apprendiamo di nazioni nord europee che
hanno ormai superato il problema della raccolta differenziata e
si stanno concentrando sul contenimento della produzione degli
stessi rifiuti.
In una realtà come quella di Augusta i problemi ambientali sono
sempre tanti, ovviamente provengono in gran parte dagli effetti
dell’industrializzazione, ma anche la gestione della raccolta dei
rifiuti solidi urbani ha spesso creato non poche criticità. Per questo motivo abbiamo incontrato l’assessore all’ambiente del comune di Augusta, l’ing. Michele Accolla, cercando di saperne di
più su come il problema è stato e sarà affrontato. L’assessore si è
sempre occupato con determinazione dei problemi legati ai rifiuti,
soprattutto di quelli legati alla raccolta differenziata, e mi ricorda
che nel corso del suo mandato amministrativo ha persino trascorso due notti al seguito della squadra che si occupa della raccolta.
“E’un modo per conoscere in prima persona e dall’interno i problemi che riguardano la raccolta dei rifiuti e capirne le difficoltà”,
mi dice.
“Ormai nessuno più dubita, ad Augusta, del fatto che la filiera dei
rifiuti sia completa – aggiunge l’assessore Accolla, anticipando un
dubbio che nel corso dell’intervista avrei espresso – la destinazione finale di quanto raccolto nei cassonetti del differenziato sono
i centri di stoccaggio di appositi consorzi, ciascuno specializzato
nella raccolta di un diverso materiale riciclabile. Ogni giorno mi
viene anche inviato un formulario nel quale sono indicate le quantità conferite per ogni tipologia di materiale”.
La raccolta differenziata ad Augusta è stata avviata ormai da
alcuni anni, quali risultati sono stati ottenuti?
“La percentuale di raccolta si è attestata alla fine del 2009 tra il 4
ed il 5 %, mi rendo conto che si tratta di una percentuale piuttosto
bassa, ma su questo dato incidono alcuni fattori, quali gli scioperi
del personale dedito alla raccolta e il danneggiamento dei cassonetti per il differenziato che non sempre siamo in grado di sostituire. Tuttavia le faccio notare che il trend di raccolta è sempre in
costante crescita con un tasso dell’uno per cento annuo”.
Al di là del trend di crescita, le percentuali appaiono piuttosto
basse, in che modo è possibile incrementarle?
“Certamente la raccolta tramite cassonetto stradale sconta il limite della scarsa efficacia, la raccolta porta a porta permette, al
contrario, di raggiungere percentuali più ragguardevoli. Proprio
con questo obiettivo abbiamo presentato un progetto per attuare
questo tipo di raccolta anche ad Augusta. Del resto, in tal senso
si sono espressi anche i cittadini nell’ambito del tavolo di Agenda
21 dedicato alla tutela dell’ambiente. Il progetto è stato inserito
nelle attività del Conai centro - sud e realizzato in collaborazione
con l’Arra e Legambiente, purtroppo poi si è fermato a causa delle
difficoltà economiche dell’uno e della cancellazione dell’altra. In
questo senso, scontiamo anche i ritardi nell’attività amministrativa regionale, infatti le funzioni proprie dell’Arra dovrebbero passare al dipartimento rifiuti dell’assessorato regionale all’energia,
ma tale passaggio di attribuzioni ancora non è stato completato,
quindi manca uno degli interlocutori principali. C’è da dire inoltre
che la mancata approvazione della finanziaria regionale impedisce che ci vengano assegnate le risorse necessarie all’attuazione
del progetto”.
A quanto ammonta il finanziamento previsto?
“Approvata la finanziaria, dovrebbero essere investiti su questo
progetto ben 4 milioni di euro. Queste risorse saranno impegnate
per l’acquisto delle dotazioni individuali, vale a dire i bidoni che
saranno assegnati a ciascun utente, per la comunicazione e anche per l’acquisto dei mezzi di raccolta. La nostra idea è quella
di acquistare i mezzi da utilizzare nella raccolta e di fornirli in
comodato d’uso alla ditta che vincerà l’appalto, in questo modo
avremo una riduzione importante dei costi di gestione. Ci tengo
poi a precisare che il progetto da noi presentato è stato predisposto dall’ing. Lepore, l’esperto che ha anche allestito il progetto
che a Salerno ha permesso di raggiungere la percentuale record
dell’80%, siamo quindi fiduciosi che anche ad Augusta si otterranno percentuali importanti”.
In quanto tempo si potrà avviare il progetto?
“Ovviamente i tempi dipenderanno dall’approvazione della legge
finanziaria regionale, a quel punto 3 mesi saranno sufficienti per
lo start up”.
È opinione diffusa che la raccolta “porta a porta” funzioni
bene soltanto se accompagnata da un sistema di pagamento
basato sulle tariffe e non sulla famigerata tarsu; state anche
lavorando in tale direzione?
“Non in questa fase. Certamente l’individuazione di un sistema di
incentivi, anche economici, è fondamentale, ma lo faremo soltanto dopo l’avvio della raccolta porta a porta e con l’aiuto di esperti
del settore viste le ricadute che un sistema simile può avere sul
bilancio comunale”.
Si è parlato in passato anche della realizzazione di un centro
di raccolta comunale per i rifiuti ingombranti; a che punto
siete?
“Finalmente sarà realizzato, in un sito che abbiamo da poco individuato, non senza fatica, su un terreno di proprietà del comune.
In questo centro si potranno conferire non soltanto le frazioni riciclabili dei rifiuti, ma anche i rifiuti ingombranti e quelli elettronici. Inoltre nel centro di raccolta realizzeremo anche un impianto
per triturare le potature che oggi vengono scaricate nei cassonetti
o abbandonati ai bordi delle strade. L’accesso ai servizi offerti
dal centro di raccolta avverrà, seguendo il modello che intende
adottare anche la città di Palazzolo Acreide, con un tesserino magnetico che identificherà l’utente e un sistema informatico che
registrerà la quantità di materiale riciclabile conferito. I dati così
raccolti permetteranno anche una riduzione dell’importo della tarsu, il sistema incentiverà e premierà quindi la differenziazione”.
La realizzazione del centro di raccolta potrebbe essere anche
utile sul piano della lotta alle discariche abusive. A che punto
siete su questo problema?
“Siamo parte di un progetto della provincia regionale di Siracusa
che prevede “tolleranza zero” contro le discariche abusive. Questo progetto si serve anche della polizia provinciale per svolgere
l’attività di controllo e di monitoraggio del territorio, con particolare attenzione all’eventuale presenza di sostanze pericolose e
di amianto. Proprio in questi giorni inoltre abbiamo terminato la
bonifica di numerose discariche abusive sul nostro territorio. Per
il futuro prevediamo anche un progetto di video sorveglianza con
cui monitorare i siti particolarmente sensibili”.
L’efficacia di un sistema di raccolta differenziata passa anche
attraverso la sensibilizzazione dei cittadini, quali iniziative
avete intrapreso in tal senso?
“Al momento del lancio dell’iniziativa, abbiamo avviato una intensa compagna di informazione e di sensibilizzazione che ha prodotto i suoi frutti, ma adesso le nostre iniziative in tal senso sono
in stand by. L’attività di comunicazione è interrotta, ovviamente,
fino a quando non avvieremo il sistema di raccolta differenziata porta a porta, allora ricominceremo ad informare i cittadini in
modo intenso, stiamo invece puntando molto sull’educazione dei
più giovani”.
Ci dica di più.
“Tra non molto, spero nei primi giorni di maggio, verrà inaugurato presso i locali di questo assessorato il “c.e.a.” vale a dire il
centro di educazione ambientale, una struttura che si pone l’obiettivo di educare i ragazzi più giovani alla conoscenza e alla cura
dell’ambiente, attraverso vari strumenti formativi e fornendo
loro del materiale didattico. In questo modo aumenterà anche la
consapevolezza nelle famiglie. Questo progetto è stato realizzato
grazie ai fondi di agenda 21 ed è il primo realizzato in Sicilia,
nonché il primo ad essere stato accreditato, nell’ambito del sistema i.n.f.e.a., dal ministero dell’ambiente e dal ministero della
pubblica istruzione”.
“Sai 8 ha promesso (via dei zaffiri) pompe di sollevamento per la rete fognaria. Mai fatte”
Un lettore: “Altro che via dei rubini e dei cristalli
Piene di fossati e i topi passeggiano sui fili del telefono”
Ha siglato con solo le due iniziali del nome aggiungendo “per
rispetto della privacy”. Un nostro lettore, un cittadino, interviene
per dire la sua sul piano regolatore del Plemmirio, dopo la tavola
rotonda dei giorni scorsi, “dal momento che non ne avete parlato”. Ma perché non firmare se ci si limita a denunciare condizioni
di degrado e varie anomalie? Il diritto ad esprimersi, il senso della
partecipazione, il desiderio di esprimere il proprio parere è il meglio della democrazia. Ma tant’è! “La via dei cristalli, la via dei
rubini ecc. fanno veramente ribrezzo. Piene di fossati e “valanghe”. Quando piove bisogna camminare con gli stivali e si corre
il rischio di deformare i cerchioni delle ruote delle automobili.
Non manca l’erbaccia che restringe la carreggiata. Viviamo con
la paura di uscire la sera perché manca l’illuminazione pubblica.
I ratti passeggiano sui fili del telefono. Ma noi paghiamo le tasse.
La Sai8 a febbraio ha promesso che avrebbe messo in funzione
le pompe di sollevamento per la rete fognaria in via dei Zaffiri
così che tutti potessero collegarsi. Se ne parlava già nel 2004 ma
non è mai stato messo in funzione niente. La mia richiesta è lì dal
2004 e nessuno si fa sentire. Perché il comitato Plemmirio non
approfondisce queste anomalie? Inoltre non tutte le strade sono
adeguatamente indicate né c’è adeguata cura per terreni abbandonati. Cosa dice la Protezione Civile?” Questa la sintesi della
lettera con qualche passaggio che non siamo riusciti a comprendere. ma su un punto possiamo rispondere riferendo di una nota del
presidente dell’associazione Plemmirio, quello sulla fognatura.
“Si è svolta una riunione con tecnici della SAI 8 per la redazione
di una mappa che indichi le zone che si potranno allacciare entro
il mese di maggio-giugno ed un’altra mappa di quelle zone che ne
resteranno escluse. Di queste ultime saranno approntate le schede che saranno portate all’ufficio nuove opere dell’Assessorato ai
lavori pubblici che provvederà a farle firmare dal Sindaco per essere inserite nel piano triennale 2011-2013. Il percorso intrapreso
risulta arduo e impervio in quanto non sono chiare le competenze
e i limiti tra il concedente e il concessionario in presenza di strade
attualmente private. Il giorno 27 si terrà l’incontro con l’amministratore delegato della SAI 8, l’ingegnere Ferraglio, per fare il
punto su tutta questa vicenda. Infine è stato chiesto un incontro
col Sindaco per avere notizie del suo incontro con i vertici della
Sai 8. Il sindaco sostiene, a nostro avviso in modo arbitrario, che
Sai 8 deve fare tutti i collegamenti delle abitazioni facendo pagare
solo la quota di allaccio così come l’Enel o la Telecom fornisce
il servizio fino al limite dell’unità abitativa”. Possiamo dare un
consiglio al nostro lettore anonimo: si iscriva anche lui all’associazione Plemmirio. Sarà informato in tempo reale.
6
24 Aprile 2010
Ci saranno anche i suonatori di tamburo di Cassaro, gli sbandieratori di Floridia e un gruppo di Noto
Il 2 maggio torna per le vie della città il corteo storico
Forse la carrozza del senato, mai per S. Lucia alle quaglie
di MONICA LANAIA ([email protected])
Il mese di maggio si presenta ricco di eventi:
non solo a partire da giorno 8 cominceranno le
rappresentazioni classiche al teatro greco, non
solo come ogni anno si terrà la premiazione
dei balconi, dei cortili, dei patii più fioriti e più
curati in occasione di Ortigia in fiore, inoltre
la prima domenica di maggio, come consuetudine, si festeggerà Santa Lucia delle quaglie.
La novità è che questo evento, che rievoca
un miracolo compiuto dalla nostra patrona, si
svolge, di anno in anno, in maniera più organizzata, più caratteristica e più folcloristica.
Così come accaduto lo scorso 13 dicembre,
la festività non si esaurirà nella processione e
nella celebrazione religiosa, ma si tratterà di
una rievocazione complessiva dell’ambiente
dell’epoca con costumi antichi di nobili e popolani, velieri, carrozze e bande musicali.
Emanuele Schiavone, presidente dell’associazione “Il gozzo di Marika”, l’associazione
che ha organizzato questo importante evento,
ci spiega: “La mattina di domenica 2 maggio
partirà dall’imbarcadero Santa Lucia, il piazzale Riva, la terza edizione della rievocazione storica del miracolo attribuito alla nostra
patrona durante la carestia del 1646. Il corteo
storico, composto dagli sbandieratori e dai
figuranti in abiti d’epoca – già apprezzato
dai cittadini durante la sfilata del 13 dicembre – percorrerà la via Arsenale fino al corso
Umberto, attraversando il viale Regina Margherita. Arrivato al ponte umbertino, il corteo
incontrerà i buzzetti, le tipiche barche siracusane, le quali navigheranno fino a dei velieri
che saranno ormeggiati nel porto grande, carichi di granaglie, in ricordo di quanto avvenne
nel 1646, quando fu proprio un bastimento di
grano a salvare la città dalla carestia; il carico sarà sistemato sui buzzetti che, tornando
a riva, lo consegneranno ai carri. Il corteo, a
quel punto, ripartirà attraversando piazza Pancali, corso Matteotti, via Roma e via Minerva
e giungendo al duomo”.
Schiavone prosegue: “Anche in questa occasione, il corteo diventa un momento di coinvolgimento delle scuole, dato che alla sfilata
parteciperanno gli alunni dell’istituto tecnico nautico, che faranno i vogatori, le alunne
dell’Itas, che hanno peraltro ideato i costumi,
gli alunni dell’accademia delle Belle Arti, che
hanno disegnato il logo dei volantini; e ancora, saranno presenti cavalieri e dame a cavallo, i ragazzi della banda musicale siracusana
e, dalla provincia, arriveranno i ragazzi che
formano il corteo Barocco di Noto, i suonatori
di tamburo di Cassaro e gli sbandieratori di
Floridia”.
A contribuire alla realizzazione dell’evento e
alla sua organizzazione logistica, ancora una
volta, il marchese Tommaso Gargallo che, ci
confida Schiavone, “si sta impegnando tantissimo per aiutarci a far riuscire tutto nel migliore dei modi”.
La possibile novità di quest’anno – e si tratterebbe di una novità assoluta per la nostra città,
subordinata solo all’assenso dell’amministrazione comunale – è l’uscita della carrozza del
Senato: la carrozza non ha mai effettuato, finora, un giro per la città in occasione di Santa
Lucia delle quaglie.
Schiavone conclude: “Non cerchiamo stranezze o effetti speciali per questa celebrazione
storica e religiosa che rivaluta le caratteristiche e l’identità siracusane; oltre alla festa del
13 dicembre e alla regata dei quartieri storici
in agosto, questo evento è, da un lato, un’occasione per riaffermare le radici e il folclore
della nostra comunità e, dall’altro, un’opportunità per i turisti per accostarsi alle più sentite espressioni della cultura siracusana. Nulla
è stato lasciato al caso, abbiamo curato tutto
nei minimi dettagli e speriamo, dunque, che
vada tutto per il meglio. L’unico mio cruccio è
che l’amministrazione comunale non ha ancora messo a calendario questa manifestazione:
ciò significa che, puntualmente, devo recarmi
a chiedere i sussidi necessari, non vi è alcun
automatismo nell’erogazione dei fondi. Tant’è
vero che non vi è ancora alcuna certezza circa
l’assegnazione delle sovvenzioni pubbliche, è
dubbio se l’evento – un evento di cui fruirà
tutta la cittadinanza siracusana e i numerosi
turisti che accorreranno, complice la bella
stagione e le rappresentazioni classiche imminenti – sarà, di fatto, sostenuto dal comune o
meno”.
Il dilettevole sposa il religioso, dunque, fornendo alla città un’occasione di riacciuffare le
proprie radici culturali e consentendo ai citta-
dini di trascorrere all’aria aperta una vivace
domenica di maggio, rivivendo tradizioni e
usanze siracusane.
Troppi luoghi della memoria storica appaiono, come questo, dimenticati e negletti
Sul restauro della masseria Gargallo il comune di Priolo
vuole qualche garanzia in più, dati gli enormi costi
Sembra destinato a restare nel degrado e nell’abbandono la masseria Gargallo, l’edificato costituito da alcune costruzioni che
si sviluppano intorno a un’ampia corte centrale, che sorge nei
pressi del parco comunale La pineta di Priolo. Antonello Rizza,
l’attuale sindaco, l’aveva inserita tra i suoi progetti durante la
campagna elettorale: l’impegno era quello di recuperarla e valorizzarla per dare al paese una struttura confacente ad attività
culturali di prestigio, di farne un centro convegni e congressi, di
sudi post-universitari e di cultura umanistica e ambientale. Ma
non si è fatto nulla e le erbe che invadono l’edificato sono le
stesse che fanno da tappeto nelle foto che ritraggono il momento
delle promesse, della speranza, dell’esaltazione.
L’antica residenza di villeggiatura non si è mai trasformata nel
progetto faraonico che il barone Giuseppe Gargallo II aveva affidato al regio ingegnere civile Paolo Labisi (tutte le notizie si
possono reperire sul sito ottimamente curato da Salvo Maccarrone che ringraziamo per le foto) se non per la facciata a due piani,
ornata da una bella balconata, e dalla finestra sormontata da un
armonioso timpano triangolare decorato, e si è invece sviluppata per corpi aggiunti assecondando le necessità rurali via via
sopravvenute. Un complesso che tuttavia mantiene il suo fascino, che ancora racconta il passato della comunità priolese e che
pertanto meriterebbe di essere recuperato a una piena fruizione.
Come ci informa Maccarrone, dal 1979 le varie amministrazioni
municipali hanno tentato di acquisirne la proprietà per avviare
l’opera di riqualificazione e l’hanno inserita nei vari piani triennali delle opere pubbliche ma tutto inutilmente.
A contendersi la proprietà del complesso edilizio l’amministra-
zione comunale di Priolo, i 5 eredi di Pier Nicola Gargallo, gli allevatori di cavalli che ne rivendicavano l’uso. La Soprintendenza
di Siracusa, inizialmente restia a porre qualsiasi vincolo su di
essa, nel 1990 l’ha dichiarata di “particolare interesse artistico”
evidenziandone la rilevanza storica in quanto “pregevole testimonianza locale del diciottesimo secolo”. A dirimere i contrasti,
nella speranza anche di sottrarre il bene a un degrado che si fa-
ceva sempre più evidente a causa di una serie di crolli strutturali,
nel 2007 è intervenuto l’atto di acquisto da parte di uno degli
eredi, Tommaso Gargallo di Castel Lentini. Da allora il progetto
del marchese Gargallo è stato quello di farne la sede dell’università Cumi, in coerenza con il passato della propria famiglia
“dedita all’insegnamento e agli studi universitari”. Un progetto
che è sembrato potersi realizzare proprio grazie all’inserimento
della masseria nel nuovo programma dell’amministrazione.
Ma le cose non stanno andando come previsto: da una parte la
proposta del marchese di una cessione gratuita al Comune per
vent’anni ma solo quale residenza universitaria, dall’altra l’intenzione del comune di avere una disponibilità non necessariamente vincolata all’università (l’ipotesi, solo ventilata, è che il
Cumi possa fallire) e probabilmente qualche garanzia in più, data
l’enorme entità della somma che si andrebbe ad investire per la
ristrutturazione di tutti gli edifici. Una controversia estenuante
che con la buona volontà delle parti, forse con un più ampio
coinvolgimento della stessa popolazione, potrebbe andare a soluzione per consegnare alla cittadina di Priolo un luogo prestigioso, un centro di aggregazione culturale di cui si avverte la
mancanza.
Troppi luoghi della memoria appaiono, come questo, dimenticati, negletti. A Cassibile resta all’incuria del tempo l’antica borgata rurale voluta dal nobile Silvestro nel 1850, oggi di proprietà
del marchese Gutkowski, e il pensiero che prima o poi sia rasa
al suolo per lasciare spazio a tante villette a schiera fa gelare il
sangue.
MARINA DE MICHELE ([email protected])
24 Aprile 2010
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Gaetano Petracca percepisce 80 mila euro l’anno ma i problemi della città permangono tutti
Prigionieri dell’acqua alta i cittadini di via delle Saline ad Augusta
si rivolgono al direttore del Comune. Come scrivere al vento
di GIORGIO CASOLE
“Gentile direttore generale, l’assessore Michele Accolla mi ha
consigliato di rivolgermi con fiducia a Lei per la risoluzione del
ciclico fenomeno dell’acqua alta che interessa da circa quarant’anni il quartiere di Via delle Saline che si incrocia con il cosiddetto
Lungomare Rossini. Mi limito, per ora, a sottoporLe un articolo,
firmato da un mio collaboratore, pubblicato sul diffuso settimanale
siracusano Il Diario, la cui pagina locale è da me curata.
“Essendo Lei giovane, probabilmente non ricorda che il quartiere
de quo sorge su un terreno di ex saline, che fu colmato per poter
costruire le case in cooperativa, con regolare licenza edilizia. Un
appartamento delle palazzine che insistono in zona è stato da me
acquistato nel dicembre 1991, essendo, tuttavia, all’oscuro dell’annoso problema dell’acqua piovana che, quando è persistente, trasforma il quartiere in una piccola Venezia, com’è dimostrato dalle
foto che qui allego. Tutto ciò deriva dal fatto che, negli anni, il
Comune ha realizzato il manto stradale del “Lungomare” Rossini
e di quello di Via delle Saline, sopraelevandolo rispetto all’area
dove sorgono le palazzine del quartiere, non provvedendo a far
interrare pompe di sollevamento, non costruendo canali di deflusso
e quant’altro la tecnologia moderna prevede per evitare fenomeni simili, che producono allagamenti delle rimesse al piano terra
delle palazzine, danni alle autovetture parcheggiate dentro e fuori,
e, addirittura, tali fenomeni di allagamento per giorni dell’intero
quartiere impediscono alle persone, soprattutto alle disabili e alle
anziane, di poter uscire di casa.
“Ogni volta vengono chiamati i vigili del fuoco con le idrovore,
ma non sanno dove versare l’acqua raccolta, a causa della mancanza di canali o per l’otturazione permanente dell’unico canalone che
sottostà alla linea ferroviaria. Detto canalone, oggi, in seguito ai
lavori di adeguamento per protezione civile del citato “Lungomare”, risulta tagliato e, quindi, anche se fosse ripulito non servirebbe
a nulla.
“Inoltre, proprio in seguito a tali lavori, stando a quanto mi è stato
riferito da persone che, essendo in quiescenza, seguono quotidianamente questi lavori, si sono verificati problemi legati alle condutture fognarie tali che i reflui sono fuoriusciti prepotentemente,
provocando altre problematiche d’ordine igienico.
“Come può constatare dall’allegata documentazione, nello scorso mese di ottobre, a causa dell’ultimo esasperante allagamento,
siamo stati costretti, obtorto collo, Le assicuro, a formalizzare per
iscritto una “diffida adempiere”, firmata dai tanti cittadini residenti
in zona, indirizzata al sindaco e i quotidiani locali hanno dato risalto alla nostra diffida.
“Non voglio qui sottolineare il fatto che il sindaco pro tempore
sapeva più e meglio di me, visto che ha abitato nella palazzina
attigua a quella dov’è il mio appartamento. Essendo il sindaco
più giovane di me, lo sa da quando era infante. Mi sono rivolto
all’assessore Accolla, collega nell’insegnamento, perché, nella sua
qualità di responsabile della rubrica dell’ecologia, potesse essere
sensibile a questo che, tutto sommato, è un problema ambientale,
legato anche a quello del “lungofogna” Rossini, per il quale l’Amministrazione oggi nutre grandi speranze, anche se non è previsto,
mi corregga se sbaglio, un progetto per evitare lo sversamento dei
liquami fognari, essendo ormai il progetto Olivotti per il depuratore cittadino vecchio di oltre quarant’anni e, quindi, presumo, improponibile.
“Ma questo è un altro discorso. Oggi preme a tutti coloro che risiedono nel quartiere citato la risoluzione definitiva del problema,
risoluzione che potrebbe essere messa in atto proprio ora, mentre
sono in corso i lavori per l’adeguamento ai fini di protezione civile
del “Rossini”, anche al fine di evitare successive spese derivanti da
un possibile contenzioso fra cittadini e Ente Locale.
“Credo, e con me i cittadini che qui oggi mi onoro di rappresentare, che sia possibile raggiungere l’obiettivo prefisso, grazie anche
al dinamismo, riferiscono, con cui Lei sta caratterizzando la Sua
azione di direttore generale del Comune.
“Vorrà farci questo regalo di Natale?
“Spero di ricevere una Sua risposta, indipendentemente dalle prescrizioni imposte dalla Carta dei doveri per la P.A. varata dal ministro Brunetta.
“Nell’attesa, La ringrazio per l’attenzione e Le porgo i miei saluti”.
Questa lettera è stata inviata al suddetto direttore generale del
Comune di Augusta, Gaetano Petracca, quattro mesi fa, il 19 dicembre 2009, attraverso il regolare protocollo d’entrata. Questo
direttore generale non ha mai risposto, alla faccia di quanto prescritto da Brunetta e alla faccia delle elementari regole di cortesia.
Questo direttore generale percepisce - udite udite! - un compenso
di ottantamila euro l’anno, il doppio di quanto percepisce il segretario generale. Deve trattarsi di un “direttore generale”necessario
e prezioso, altrimenti non si capisce l’utilità di questa figura in un
Comune, come quello di Augusta, che non ha certo le dimensioni
di un comune, non dico come Roma o Milano, ma come Catania, in grado, cioè, di far funzionare la macchina amministrativa
al massimo e con profitto per tutti i cittadini, che sono sostanzialmente i suoi datori di lavoro. Invece, i problemi di Augusta
permangono e tutti gravi, non solo quelli del periodico allagamento del quartiere di cui mi sono fatto portavoce, ma in generale:
valga per tutti quello della raccolta dei rifiuti. I netturbini sono in
perenne agitazione perché pagati a rate e la città risulta sempre più
sporca e maleodorante. Ai veleni maleodoranti provenienti dalla
zona industriale, ai miasmi che esalano dalle fogne a cielo aperto
sui litorali dell’isola, si aggiunge ora la puzza dei rifiuti urbani,
con scene di sporcizia nauseante per le strade, spesso popolate da
bande di pericolosi cani randagi.
Il “direttore generale” Petracca dev’essere tanto stimato dal sindaco che, recentemente, la Giunta comunale ha deliberato lo stanziamento di tredici mila euro per arredargli l’ufficio. Eppure, il
detto sindaco ripete spesso il ritornello : “Soldi? Non ce n’è”. Per
i povericristi no, per i santi in paradiso sì.
Che si aspetta a verificare il permanere dei consensi nell’assemblea dei sindaci all’ATO?
Oggi e domani a Siracusa, Floridia e in altri comuni
i tavoli per la raccolta firme sul referendum per l’acqua
Parte la raccolta di firme per il Referendum. Le
schede sono state vidimate dalle Corti di Appello
in data 22 aprile. I primi tavoli saranno probabilmente piazzati a Siracusa, a Floridia e in qualche
altro Comune già nella giornata di oggi ma sarà
domani, 25 aprile, il giorno (estremamente simbolico!) dell’avvio della riscossa dei cittadini
dall’intollerabile “pizzo” che la privatizzazione
del servizio idrico di fatto impone. In particolare
risulta insopportabile il fatto che il legislatore abbia previsto che le società di gestione del servizio
idrico debbano aver garantita, senza alcun rischio,
“l’adeguatezza della remunerazione del capitale
investito”. Il terzo quesito del referendum vuole
cancellare appunto tale obbrobrio legislativo.
Il libero mercato è una realtà che nessuno si sogna
di contestare, ma ci si chiede se l’acqua, l’aria e la
vita possano essere sottoposte alle leggi del mercato e se esso possa essere stravolto, obbrobriosamente, sino a stabilire ope legis la garanzia del
profitto. La mercificazione dell’acqua mortifica
la dignità umana dei liberi cittadini. Per questo la
ripudiamo. L’assicurazione del profitto legalizza
atteggiamenti predatori e stravolge persino le leggi del libero mercato (che è indissolubilmente collegato a fattori di rischio). Per questo ci indigna.
L’esperienza di questo primo periodo di gestione
di CONCETTO ROSSITTO*
pubblica nella nostra provincia è catastrofica. Per
questo chiediamo a tutti i sindaci ed al Presidente della Provincia di schierarsi coi cittadini. La
vittoria di Aprilia è significativa: i cittadini versano l’importo delle bollette al Comune anziché
al gestore e il Consiglio di Stato dà loro ragione.
Qui cosa aspettano ancora i vari sindaci, l’ATO
e il presidente della Provincia a prendere l’unica
posizione conforme all’interesse dei cittadini? Per
fortuna alcuni sindaci coraggiosi, sostenuti dai
Consigli Comunali, si oppongono alla richiesta di
consegnare gli impianti a Sai8. Che si aspetta a
controllare se ancora la privatizzazione gode della
maggioranza dei consensi in seno all’assemblea
dei sindaci dell’ATO? Che si aspetta a verificare
se l’affidamento sia da ritenere valido o non piuttosto da risolvere “per responsabilità esclusiva del
concessionario”?
I signori dell’ATO hanno controllato e controllano se Sai8 abbia rispettato tutte le clausole contrattuali? Dobbiamo essere i cittadini ad esercitare certi controlli o è l’Autorità d’Ambito tenuta
a farlo?
Presto o tardi (noi ci auguriamo che avvenga subito!) la privatizzazione del servizio idrico sarà
sconfitta… sul fronte referendario o su quello
della Corte Costituzionale o su quello legislativo.
In Sicilia sono state presentate delle proposte di
legge in tal senso e presto saranno raccolte le firme per una proposta di legge di iniziativa popolare finalizzata anch’essa alla ripubblicizzazione
del Servizio Idrico Integrato. Non si tratta di una
iniziativa ridondante e superflua: la proposta di
iniziativa popolare dovrà necessariamente essere messa in discussione entro sei mesi dalla sua
presentazione. Il Parlamento regionale non potrà
metterla nel dimenticatoio, come può accadere
a una legge proposta da un parlamentare. Tutte
queste strategie richiedono tempi non brevi, tuttavia… una felice notizia potrebbe giungere presto
o prestissimo da Palermo, dove alcune forze politiche (PD e API) si sono decise a condizionare il
loro appoggio a Lombardo: sostegno e voto sulla
finanziaria subordinati al varo della leggina regionale per la ripubblicizzazione dell’acqua.
In un modo o nell’altro il problema sarà risolto.
Presto o tardi. Ci auguriamo che avvenga subito.
Ma ci impegniamo ad intraprendere anche le strade più lunghe… come quella del referendum, ad
esempio. Anche perché vogliamo sconfiggere la
privatizzazione del servizio idrico non solo a Siracusa e non solo in Sicilia, ma in tutto il territorio
nazionale.
*Forum Provinciale Acqua Pubblica.
8
24 Aprile 2010
L’UNIVERSITÀ DI CATANIA SI È IMPADRONIT
Michele Adorno: “Un paesaggio ricchissimo di stalagmiti che hanno del lunare e del fiabesco”
Concetto Giuliano: “Dopo gli studi sulla grotta Monello
il Cutgana avrebbe dovuto riconsegnarla alla Provincia”
di CONCETTA LA LEGGIA ([email protected])
Chi di noi ha avuto modo di
fruire delle bellezze presenti
nella grotta Monello non potrà
di certo dimenticarle. Il confronto sorge spontaneo con
quelle di altre regioni italiane
ma la varietà di concrezioni,
il numero impressionante di
colori e l’immenso numero di
stalattiti di svariate forme lasciano al visitatore una domanda alla quale nessuno riesce
fino ad ora a rispondere: perché una tale meraviglia resta
chiusa al pubblico invece che
essere inserita in un circuito di
visite che richiamerebbe turisti
da ogni dove? Perché la grotta
è finita nelle mani del Cutgana
e la Provincia ha accettato una
disposizione regionale, tramite
la quale è stata esautorata dalla possibilità di gestirla? Andiamo con ordine e cerchiamo
meglio di capire.
Michele Adorno studioso della
grotta Monello
“La grotta Monello è ubicata
in contrada Grotta Perciata sulla provinciale che da Floridia
conduce verso Cassibile. Nel
1948 il sig Monello notò l’agitarsi di alcuni ciuffi d’erba in
terra, nonostante l’assenza di
vento e chiese ad alcuni suoi
contadini di zappare proprio in
quel punto. Dinnanzi ai presenti si aprì una voragine di 2 metri per una profondità di circa
7 metri. Qualche giorno dopo
ci si calò nel pozzo e i presenti
rimasero incantati dallo spettacolo da fiaba che dinnanzi a
loro si presentava. Giustamente fu informata la Sovrintendenza di Siracusa, che in quel
luogo trovò del vasellame di
epoca castellucciana, segno
che l’area era per un certo tempo stata abitata nei 50 metri
percorribili.
“Ovviamente la curiosità spinse gli studiosi ad approfondire gli studi e le ricerche e nel
1951 Bernabò Brea inviò una
relazione ufficiale al ministero della pubblica istruzione,
all’assessorato regionale al territorio ed alla presidenza per le
grotte di Castellana, spiegando
le meraviglie scoperte e auspicando che la grotta venisse valorizzata e turistizzata. Come
sempre non accadde nulla e il
sig. Monello, dal quale la cavità prese il nome, vendette
la grotta al colonnello Perotti
che fece scavare una galleria
di circa 30 metri che metteva
in comunicazione la cavità con
l’esterno e ne permetteva un
facile accesso. Ma anche Perotti cedette la cavità, stavolta
all’amministrazione provinciale di Siracusa.
“Nel frattempo, anno 1976, io
riuscivo ad entrare dal pozzo
per la prima volta nella grot-
ta. Lo stupore e la meraviglia
furono immensi e per difendere questo bene inestimabile,
assieme all’avvocato Baglieri,
inviammo degli esposti all’amministrazione provinciale di
Siracusa, alla Sovrintendenza,
all’ente miniere di Catania,
all’assessorato regionale, alla
presidenza per le grotte italiane, sita a Castellana. Come
conseguenza, venne incaricato
il geologo Tino Amore affinché
conducesse uno studio della
cavità ed una analisi della conflittualità fra la grotta e la cava
di pietra, posta di fianco, che
la minacciava. Per l’impegno
profuso dall’avvocato Baglieri,
responsabile WWF di Siracusa,
ne derivò che la cava fu costretta a chiudere poiché non solo
per l’estrazione del materiale
si usava la dinamite ma anche
perché le varie esplosioni e i lavori effettuati avevano tagliato
e deviato le acque fluviali che
alimentano la formazione delle concrezioni producendo
sovralimentazione in alcune
aree della grotta e, per assenza
dell’acqua, decalcificazione in
altre sale.
“Nel frattempo si esploravano
altri spazi per 350 metri. La
cavità conosciuta al momento è
di circa 540 metri di cui 190 visitabili, il rimanente esplorato
ma non percorribile. Nel 1981,
la Provincia Regionale di Siracusa acquistò la grotta ed affidò
all’ing. Sebastiano Sindona il
progetto di valorizzazione, che
portò ai lavori effettuati all’interno della cava, per renderla
fruibile. Qualche anno dopo
l’amministrazione provinciale di Siracusa incaricò il prof.
Domenico Caruso dell’università di Catania perché conducesse uno studio sulla fauna
ipogea al fine di meglio valorizzare, salvaguardare e turicistizzare l’area. Nella relazione
consegnata dal professore si
afferma che alcuni esemplari
di fauna, tra cui l’armadillidium lagrecai, risultavano endemiche della grotta e per tali
motivi suggeriva di non aprire
la Monello al pubblico, di affidarla all’università di Catania
per condurre ulteriori studi. Il
professore così andò ben oltre
il compito che gli era stato affidato dando pareri e avanzando
proposte che non rientravano
nelle sue competenze. Poco
dopo l’assessorato territorio
ed ambiente della regione Sicilia inserì la grotta in un programma di riserve e la grotta
fu dichiarata Riserva Naturale
Integrale il 4/11/1998 con decreto assessoriale 615/44 ed
affidata in gestione al Cutgana,
Centro Interfacoltà dell’Università di Catania. Oggi, se non
dietro gentile concessione del
Cutgana, non si può più procedere alla sua fruizione.
“Mi pare giusto ricordare che
la grotta si compone di ben 10
sale e presenta un paesaggio
ricchissimo di depositi stalagmitici che sanno del lunare e del
fiabesco ed essa è certamente la
più ricca per depositi concrezionali delle grotte italiane e la
più bella e niente ha da invidiare alle grotte famose e ben turisticizzate esistenti al mondo.
La decisione dell’assessorato
regionale non può certamente
essere condivisa poiché ciò ha
comportato la mummificazione
del territorio e il decreto assessoriale ha di fatto espropriato
la Provincia dal compito di gestirla consentendo così a pochi
di appropriarsi di ciò che spetta
alla collettività”.
Concetto Giuliano, vice segretario dell’Ente Fauna e Flora
siciliana” di Floridia“L’ente fauna e flora siciliana
nasce per far conoscere e consentire la valorizzazione del
patrimonio sia naturalistico
che “umano”, dunque realizzato dall’uomo, attraverso anche
escursioni sul territorio poiché
la natura non si può amare se
non si conosce. Come asso-
ciazione, abbiamo dato e crediamo di poter dare ancora nel
futuro un importante contributo, come accaduto col parco
degli Iblei. Purtroppo il territorio non sempre risulta tutelato come dovrebbe e uno degli
esempi è Casino Grande sui
monti Climiti dove l’incuria e
la disattenzione delle amministrazioni sta portando al crollo
della struttura, vero gioiello
del Beneventano del Bosco.
Ci auguriamo che l’avvento
del parco consenta il recupero
dell’area. Non solo: come ente
fauna e flora siciliana gestiamo
l’oasi di Vendicari e, a titolo
gratuito, dato che la regione ha
eliminato i fondi per il controllo e tutela dell’area, Cavagrande del Cassibile.
“Ma torniamo alle nostre montagne che hanno origine carsica, formatesi circa 30 milioni
di anni fa: a causa dei disgeli,
il defluire delle acque ha lavorato il calcare, creando le grotte
carsiche, vere “cattedrali della
natura”, tra le quali appunto
la grotta Monello. Come associazione siamo assolutamente
concordi nella protezione della
Monello ma, con giustificazioni banali, la grotta è stata assegnata al Cutgana che, dopo gli
studi effettuati, avrebbe dovuto
riconsegnare tutto alla Provincia; dopo 20 anni non si vede
la fine di tali studi e per potervi
accedere è indispensabile ricevere l’assenso del centro Universitario per la Tutela e la Gestione degli Ambienti Naturali
ed Agroecosistemi di Catania.
Insomma non vi è fruizione sistematica o calendarizzazione
della fruizione ma la visita è
possibile solo dietro concessione dell’ente catanese. E non finisce qui poiché anche la grotta
Palombara ed altre del nostro
territorio sono gestite dal Cutgana. Da quando, con decreto
regionale, il Cutgana gestisce
le grotte siracusane (la Monello, la Palombara, il museo
degli iblei di Melilli, la grotta
di Mastro Pietro, quella di Villasmundo) la possibilità di visite si è ulteriormente ridotta.
In verità, pur collaborando col
Cutgana, questa preclusione
e quanto sta accadendo non è
condivisibile. La grotta Monello, nel rispetto dell’ambiente,
va fruita, valorizzata, rispettata e deve divenire patrimonio
pubblico”.
24 Aprile 2010
9
TA DELLE NOSTRE GROTTE PIÙ SUGGESTIVE
La teoria dell’unicità dell’armadillidium lagrecai sconfessata da Iolanda Galletti e da Malta
Ora il Cutgana vuole 35 mila euro l’anno dalla Provincia
Non c’è una sola ragione per pagare e far gestire gli altri
di CONCETTA LA LEGGIA ([email protected])
Le nostre interviste portano gli esperti a dissentire sulle scelte assessoriali della regione Sicilia e sul metodo di gestione del Cutgana
e ciò ci ha spinti a capirne di più partendo da una considerazione:
la scusa che viene addotta per la mancata fruizione della grotta è la
presenza dell’armadillidium lagrecai, un isopode considerato unico
al mondo e presente solo nella Monello. Ma la verità è un’altra ed
è molto meno idillica: intanto nel 1981, la Provincia Regionale di
Siracusa acquistò la grotta ed affidò all’ing. Sebastiano Sindona il
progetto di valorizzazione dell’area, quello stesso progetto che ha
visto realizzare in modo alquanto discutibile il taglio di stalattiti e
stalagmiti per creare un percorso fruibile e i muretti lungo la galleria
d’accesso con un impianto di illuminazione che si è deteriorato nel
giro di pochi mesi, con grande gioia delle concrezioni, che ovviamente non amano il caldo e dell’armadillidium lagrecai. Dunque il
primo elemento negativo è stato lo sfregio della grotta con lavori
poco idonei.
Secondo: il Cutgana si sente il vero proprietario e considera l’area
un feudo personale adducendo la scusa dell’armadillidium. Gli studi di Iolanda Galletti, biologa, hanno dimostrato che l’armadillo è
presente in altre cavità locali quali la grotta Perciata e in alcune aree
carsiche del trapanese. Ora il punto è che, anche se l’armadillidium
fosse endemico della grotta Monello, visto che la grotta è fruibile
per soli 190 metri, l’isopode potrebbe tranquillamente vivere negli
altri 150 metri non visitabili senza ricevere fastidio dai visitatori e
basterebbe sostituire l’impianto di illuminazione con luci al led ,
fredde, per risolvere il problema dell’aumento della temperatura nella grotta. Se poi proprio la si vuol dire tutta, si può ricorrere ad una
lettera, proveniente da Malta, nella quale lo stato maltese chiede la
realizzazione di un protocollo tra la città di Siracusa e la propria isola
al fine di consentire un interscambio tra studiosi che consenta anche
di studiare nelle grotte di Malta un animale simile se non identico
all’armadillidium. Insomma il nostro isopode non è unico al mondo
ma gemello di altri presenti in varie grotte siciliane e non solo.
Torniamo al vero motivo: dopo la relazione del professor Caruso che, fuori dal ruolo affidatogli, avanzò perplessità e suggerì di
affidare la grotta all’università di Catania per ulteriori studi, e la
proposta avanzata da Angelo Messina, esponente della commissione scientifica di Catania per l’istituzione della grotta come riserva naturale integrale, l’assessorato regionale, con una evidente
forzatura, dichiarò la grotta Riserva Naturale Integrale il 4/11/1998
con decreto assessoriale 615/44 e ne affidò la gestione al Cutgana,
centro interfacoltà dell’Università di Catania. La prima domanda
che sorge spontanea è: perché una tale decisione? Forse la Provincia aretusea non era all’altezza di gestirla? Forse che non esistono
possibilità di conciliare fruizione e tutela del patrimonio? E perché
non affidarla alla Provincia o alle associazioni, come recita la legge
9 del 673/1986 art 13, istitutiva delle province, che stabilisce che
“la provincia regionale provvede alla protezione del patrimonio naturale, alla gestione delle riserve naturali, anche mediante intese e
consorzi con i comuni interessati” piuttosto che affidarla ad un ente
che ha altro da fare e che considera la gestione di tali risorse come
un piccolo feudo?
Dal ’98 ad oggi le cose sono molto cambiate e i professori che avevano studiato la grotta nel frattempo hanno mutato incarichi, come
l’allora geologo Tino Amore, che non ostava l’apertura della grotta,
oggi direttore del Cutgana, l’ideatore della Monello come riserva
integrale, Angelo Messina (prima presidente del Cutgana) oggi pre-
sidente dell’Apm isole dei ciclopi e Domenico Caruso oggi responsabile del dipartimento di biología animale “Marcello La Greca”:
come dire nemici ed amici oggi camminano assieme. Nel frattempo
è nato, nel 2001, il consorzio Isola dei Ciclopi, costituito tra il comune di Acicastello ed il Cutgana dell’università di Catania, un consorzio che gestisce numerosissime aree in tutta la regione ed a Siracusa
avanza pretese su tutte le cavità naturali e, per chi ha un minimo di
logica, sulle riserve provinciali.
Per farla breve, il Cutgana, da poco, assieme all’Amp isole ciclopi, ha proposto alla Provincia un accordo di programma per gestire
congiuntamente le riserve del territorio siracusano (grotta Monello,
Perciata, Pipistrelli ecc); un accordo capestro che chiede alla Provincia, per la partecipazione, 35 mila euro annui, da versare entro 30
giorni dalla stipula del contratto proprio al consorzio Isola dei Ciclopi, mentre il Cutgana provvederebbe alla disponibilità dei mezzi,
degli specialisti, degli accompagnatori e alla gestione contabile ed
amministrativa, all’accoglienza ed accompagnamento dei visitatori.
Domanda: cosa ci sta a fare il consorzio in una proposta di accordo? Perché il Cutgana e consorzio Ciclopi avanzano un contratto di
programma? Perché mai la Provincia dovrebbe firmare un accordo
nel quale versa solo soldi ma la gestione totale spetta ad altri? E
poi, se la grotta è una riserva integrale non dovrebbe né potrebbe
essere visitata seppure, come ci risulta, il Cutgana ha portato intere
famiglie catanesi in visita nella nostra grotta mentre adduce scuse o
osta i siracusani.
L’interessante ed assurda proposta continua affermando che qualunque modifica al contratto andrebbe condivisa dalle parti e dunque la
Provincia sarebbe sempre minoranza visto che Cutgana e consorzio
sono due e in caso di disaccordo il foro competente sarebbe Catania!
Ma vi è di più: la legge regionale 14 del 9/10/1988 art 20 stabilisce anche che “la gestione delle riserve naturali può essere affidata
alle province, associazioni ed università previo parere del consiglio
regionale, sentita la commissione legislativa permanente per l’ecologia dell’assemblea regionale siciliana. Ai fini della gestione delle
riserve l’assessorato regionale per il territorio e l’ambiente, dopo la
pubblicazione del decreto di affidamento della riserva, provvede ad
accreditare agli enti gestori le somme necessarie alle spese relative
anche alla gestione, previa relazione dell’ente gestore sui risultati
conseguiti nell’anno precedente e documentata richiesta per quello
successivo”.
Dunque, visto che la nostra Provincia è stata espropriata del proprio
bene a vantaggio di altri sulla scorta anche di questa legge regionale,
i cittadini siracusani vorrebbero sapere quanti soldi prende il Cutgana per la gestione della grotta Monello e delle altre e quali documenti produce annualmente e quali lavori ha realizzato. E visto che
la legge parla anche di gestione mentre il Cutgana ha mummificato
il territorio perché non restituirla alla Provincia? Il presidente Bono,
con delibera di giunta, aveva approvato il contratto ma questo deve
passare dal consiglio provinciale per l’approvazione definitiva il che
non è ancora accaduto. E ovviamente da siracusani, e stavolta con
un pizzico di campanilismo, ci auguriamo che Bono si ravveda e che
il consiglio non voti follie. Un’ultima battuta: sapete quanto sono
stati pagati i due ex consulenti per le ricerche effettuate nella grotta?
Ovviamente i dati sono documentabili: 45 milioni di vecchie lire
+iva Domenico Caruso; 100 milioni di vecchie lire +iva Concetto
Amore.
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24 Aprile 2010
Carmelinda Linfazzi (Lentini): “Al massimo 12 famiglie”. Blanco (Augusta): “Cinque nuclei”
Affido: pochi gli affidatari, disparità nell’aiuto economico
regolamenti distrettuali non approvati. E il telefono squilla...
di ALESSANDRA PRIVITERA ([email protected])
La direttiva interassessoriale (n. 1737-3899
del 20 novembre 2003; G.U.R.S. N.56 del
24.12.2003) ai Comuni e alle Aziende Sanitarie locali per la costituzione e il funzionamento
dei Centri affidi distrettuali «ritiene opportuno
definire i criteri organizzativi per la costituzione di un servizio per l’affidamento familiare a
carattere zonale, denominato Centro affidi, per
i minori temporaneamente privi di ambiente
familiare idoneo». Si tratterebbe, cioè, di «un
polo di riferimento sovra comunale, con sede
nel Comune capo-fila corrispondente a quello
in cui ha sede il distretto socio-sanitario, che
svolga funzioni di promozione e di gestione
di attività con il supporto dei servizi sociali di
base, al fine di agevolare il ricorso all’affidamento familiare e di favorirne una utilizzazione
efficace».
Secondo la direttiva, ancora, «il personale impegnato a qualunque titolo nei progetti di affido
concorre alla realizzazione degli obiettivi preposti dall’azione programmata “infanzia e adolescenza” e delle linee guida per l’attuazione del
piano socio-sanitario della Regione siciliana ex
lege n. 328/2000».
A rigor di logica, dunque, il territorio provinciale siracusano dovrebbe contare 4 Centri Affidi
corrispondenti ai 4 Distretti Socio Sanitari che
su di esso gravitano (DSS46, comune capofila: Noto; DSS47, comune capo-fila: Augusta;
DSS48, comune capo-fila: Siracusa; DSS49,
comune capo-fila: Lentini). I Centri dovrebbero occuparsi, più o meno da sei anni, della
promozione della cultura dell’affido; del reperimento, della valutazione e della selezione delle
famiglie affidatarie; dell’esame delle segnalazioni dei minori temporaneamente disagiati;
dell’abbinamento minori-soggetti affidatari; del
sostegno alle famiglie affidatarie in tutte le fasi
dell’affidamento; del rientro del minore in famiglia.
Resta fermo il fatto che titolare dell’intervento di sostegno al minore e alla sua famiglia è
sempre il Comune di residenza della famiglia
del minore: il Comune è tenuto a erogare il sostegno economico alle famiglie affidatarie indipendentemente dal reddito posseduto, nonché a
stipulare un contratto di assicurazione tramite il
quale i minori affidati e gli affidatari siano garantiti dagli incidenti e dai danni che sopravvengano al minore o che egli stesso provochi nel
corso dell’affidamento.
Abbiamo contattato i responsabili dei Comuni
capo-fila per conoscere la situazione reale in cui
versa il territorio. Di seguito i risultati delle nostre ricerche.
Responsabile di Servizio, presso l’Assessorato Politiche Sociali del Comune di Lentini è la
dott.ssa Carmelinda Linfazzi. Nel DSS 49 l’idea
del progetto “Fidati dell’affido” nasce nell’ambito della concertazione per la programmazione
degli interventi progettuali durante la redazione del Piano di Zona 2001-2003: tale progetto
mira all’istituzione dell’albo distrettuale delle
famiglie affidatarie.
Chi sono i promotori?
“Promotori sono i Comuni del Distretto Socio
Sanitario 49 (Lentini, capofila, Carlentini e
Francofonte) che, da una valutazione sui disagi familiari e sui bisogni dei minori ricoverati,
hanno programmato l’intervento e predisposto
gli atti per l’affidamento del servizio. L’organismo affidatario della realizzazione del progetto
è il Consorzio Sol.Co Catania tramite la Cooperativa Health & Senectus di Lentini”.
Quante famiglie affidatarie conta il Distretto
attualmente?
“Alle famiglie affidatarie già seguite dai Servizi
Sociali Professionali dei tre Comuni si aggiungono le famiglie aspiranti all’affidamento che
sono state coinvolte nel progetto. Tali famiglie
hanno seguito la formazione e partecipano agli
incontri di gruppo di auto-mutuo-aiuto. Il numero oscilla fisiologicamente nel tempo, raggiungendo come punta massima dodici famiglie”.
Se l’Albo distrettuale è un obiettivo del progetto, quali sono le fonti di reperimento delle
famiglie affidatarie?
“Esiste attualmente un elenco al quale i servizi
socio sanitari del DSS49 possono riferirsi per
un uso adeguato dell’istituto dell’affido”.
Quante Associazioni di famiglie affidatarie
gravitano nel DSS49?
“Ad oggi nessuna, anche se le famiglie che afferiscono al progetto “Fidati dell’affido” hanno
manifestato informalmente il desiderio di costituirsi in associazione avendo conosciuto, durante l’esperienza dei gruppi di auto-mutuo-aiuto,
importanti esperienze associative extra territoriali come “Famiglie per l’accoglienza” e l’associazione “Papa Giovanni XXIII”.
Esiste un Regolamento Distrettuale sull’Affido?
“È in via di approvazione. Ad oggi risultano
attuativi i singoli regolamenti comunali relativi
all’affido familiare”.
A quanto ammontano i contributi mensili
spettanti alle famiglie affidatarie?
“A circa € 500,00 al mese”.
Chi si fa carico, oltre ai singoli Comuni, dei
contributi?
“Nessuno”.
Il DSS49 prevede di compartecipare in questo senso con un’azione del Piano di Zona,
finanziato dalla Regione?
“No”.
Chi sono i protagonisti del vostro progetto?
“Intanto le famiglie affidatarie coinvolte, alcune delle quali recentemente attivate nell’esperienza dell’affido di minori; poi i professionisti,
impegnati nella realizzazione dell’intervento, e
i colleghi dei servizi pubblici e privati coinvolti
sia nel percorso progettuale che negli interventi
di sistema miranti alla ricerca di soluzioni alternative al ricovero a favore dei minori. A loro
va la nostra gratitudine per l’attenzione alle problematiche minorili”.
La dott.ssa Blasco, dell’assessorato Politiche
Sociali del Comune di Augusta, è responsabile
del Centro Affidi DSS47: il comune di Augusta, già nel maggio del 2003, ha attuato – con
i fondi della legge regionale 85/1997 – il progetto dell’affido familiare, di durata triennale,
conclusosi nel 2006.
La Direttiva Regionale Interassessoriale per
la costituzione e il finanziamento dei Centri Affidi Distrettuali è del novembre 2003:
quali campagne sono state portate avanti dal
DSS47?
“Il DSS47 ha deliberato, il 1 marzo 2007, l’istituzione del centro affido curato da me e dal dott.
Lorenzo Spina, psicologo presso il Consultorio
Familiare. Il centro, attualmente, è impegnato
nella sensibilizzazione del territorio e nella valutazione e selezione delle coppie e singoli che
manifestano volontà di essere affidatarie”.
Quante famiglie affidatarie conta il Distretto
Socio-Sanitario 47 (Augusta e Melilli) attualmente? Esiste un Albo e/o una banca dati?
Quante Associazioni di famiglie affidatarie
gravitano nel Distretto 47?
“Attualmente la banca dati è costituita da cinque
nuclei familiari. Il centro è collaborato dall’Associazione ANAWIM, esistente sul territorio di
Augusta, con la quale si intrattengono fattivi
rapporti di collaborazione”.
Esiste un Regolamento Distrettuale sull’Affido? Se sì, quando è stato deliberato?
“No: non abbiamo un regolamento distrettuale
ma esiste un regolamento comunale deliberato
il 05.02.2007: d’altra parte anche i singoli Comuni sono tenuti ad attenersi alle direttive regionali”.
A quanto ammontano i contributi mensili
spettanti alle famiglie affidatarie nel Comune di Augusta?
“I contributi ammontano a 400 euro mensili,
per gli affidamenti residenziali: a farsi carico di
tali contributi sono i singoli Comuni. Il DSS47
non prevede di compartecipare in questo senso
perché nessuna azione del Piano di Zona 20072010 del DSS47 contempla contributi per l’affido”.
Stando a quanto affermato dal sito ufficiale del
Comune di Siracusa, coordinatore dell’Ufficio
Distrettuale Affido e Adozioni DSS48 è la dott.
ssa Concetta Corradino, responsabile del VII
Settore presso il Comune di Solarino: la contattiamo per scoprire che la dott.ssa si è dimessa dall’incarico nel gennaio 2008. Con molta
cortesia, però, ci illustra le attività del triennio
2004-2006 durante il quale il DSS48 ha istituzionalizzato l’ufficio affido presso il Comune
di Siracusa, ha deliberato il Regolamento Distrettuale sull’Affido (Delibera di Distretto n.17
dell’11.01.2006) e ha previsto, con l’azione 21
del Piano di Zona 2004-2006, un Fondo Affido da distribuire ai singoli Comuni. Il Regolamento, infatti, prevede che per ciascun affidamento eterofamiliare residenziale sia erogato
alle famiglie affidatarie un contributo mensile
di almeno € 400,00 e che l’Ufficio Affido Distrettuale compartecipi alla spesa a carico dei
Comuni con una somma complessivamente non
inferiore al 20%.
La dott.ssa Corradino, però, non può rispondere
alle nostre domande sui risultati ottenuti dalla
campagna di sensibilizzazione, avviata sotto il
suo coordinamento, né – tantomeno – sulle morosità (vere o presunte non è dato sapere, ndr)
che il Comune di Siracusa sembra avere nel
saldo dei contributi per affidi familiari conclusi
addirittura più di un anno fa.
Abbiamo tentato di contattare la dott.ssa Rosaria
Garufi, capo Settore VII – Assessorato Politiche
Sociali del Comune di Siracusa, sia telefonicamente (allo 0931/781300) sia per posta elettronica (agli indirizzi: [email protected]
e [email protected]) ma non
abbiamo avuto alcuna risposta. Ci auguriamo,
pertanto, che la lettura di questo articolo inviti
la dott.ssa Garufi ad aiutarci nel delineare la situazione in cui versa il DSS48 che comprende
ben 11 Comuni della nostra provincia.
E lo stesso augurio ci facciamo per il DSS46:
sul sito del Comune di Noto (capofila) è reperibile il solo numero telefonico dell’assessorato
Politiche Sociali (0931/896480) che continua
a squillare senza ricevere risposta. Sicuri della buona fede degli operatori netini, aspettiamo
loro notizie.
Editrice:
Associazione
Culturale Minerva
Via Simeto, 4 - Siracusa
Tel. 0931.462633
Direttore: Franco Oddo
[email protected]
Vice direttore: Marina De Michele
[email protected]
Redazione, Amministrazione:
Viale Teocrito, 71 - Siracusa
Pubblicità: cell. 333.1469405
e-mail: [email protected]
Reg. Trib. di Siracusa n°1509
del 25/08/2009
Stampa: Tipolitografia Geny
Canicattini Bagni (SR)
24 Aprile 2010
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Oggi nell’aula consiliare del Comune la presentazione dell’opuscolo fumetto per i bambini dell’elementare
Giulia Cazzetta: “25 famiglie melillesi coinvolte coi bosniaci
Ora il Comune redige l’elenco delle disponibili all’affido”
Si terrà oggi, sabato 24 aprile, presso l’aula consiliare del Comune di Melilli la presentazione dell’opuscolo informativo/
formativo “Insieme per l’affido” promosso dal Comune di Melilli e ideato dalla dott.ssa Giulia Cazzetta, assistente sociale e
responsabile degli affidi presso i Servizi Sociali del Comune
di Melilli, e dal dott. Aurelio Saraceno, psicologo dell’ASP di
Siracusa.
«La cultura dell’affidamento – afferma Angelo Magnano, assessore ai Servizi Sociali – è espressione della solidarietà tra
famiglie che vivono nello stesso territorio: i servizi sociali del
nostro Comune promuovono iniziative di ricerca e sensibilizzazione dei cittadini per diffondere questo modus vivendi; la
pubblicazione è una prova tangibile delle attività di informazione e formazione svolte a sostegno delle famiglie bisognose,
ma anche di quelle che si rendono disponibili all’affidamento.
La famiglia è un diritto fondamentale del minore perché ogni
bambino, per poter crescere bene, non ha bisogno solo di nutrirsi, di dormire, di essere curato nell’igiene personale, ma
anche di essere amato ed educato. Ad alcuni minori, purtroppo,
questo diritto non è sempre garantito. È necessario prendere
atto dell’esistenza di questo fenomeno e agire per neutralizzarlo, risolverlo. Dobbiamo imparare, tutti, a essere più consapevoli della corresponsabilità educativa a cui siamo chiamati dal
ruolo che ricopriamo dentro alla nostra comunità: da questa
consapevolezza è necessario partire per comprendere che la
crescita dei bambini e dei ragazzi meno fortunati è anche un
compito nostro. Di noi che ci occupiamo di politica, intendo,
e dei fatti della nostra città. Di noi, uomini e donne, che ci
dichiariamo pronti a donarci agli altri, ad amare il prossimo
come noi stessi. Di noi adulti e, per ciò stesso, chiamati a essere educatori delle giovani generazioni. L’assessorato ai Servizi Sociali, insieme alla dott.ssa Cazzetta, vuole incentivare la
cultura dell’affido».
Ricostruiamo, per tappe, il processo che ha portato alla
pubblicazione dell’opuscolo “Insieme per l’affido familiare”. Come nasce l’idea?
«L’idea nasce da me – risponde la dott.ssa Cazzetta – e dal
dott. Aurelio Saraceno, psicologo dell’ASP di Siracusa. La
nostra collaborazione istituzionale, in qualità di operatori dei
rispettivi enti di appartenenza – a questa risposta si unisce
anche il dott. Saraceno – è rinvigorita dalla ventennale conoscenza personale e professionale, volta sempre all’integrazione dei servizi socio-sanitari locali. Abbiamo, perciò, inventato
la storia della famiglia degli Orsi e l’abbiamo pensata come
un fumetto perché è rivolto ai bambini della seconda elementare delle scuole di Melilli, Villasmundo e Città Giardino. E
abbiamo trovato nell’ass. Magnano un sensibile interlocutore
politico».
Quali sono gli obiettivi che contate di centrare?
«Noi vorremmo creare i presupposti – sostengono i due interlocutori – per un messaggio di solidarietà che sia concreta e
non inaridita da convegni fini a se stessi. Per questo motivo
i veri protagonisti della giornata di sabato saranno i bambini: gli alunni di ciascuna classe, insieme alle maestre, hanno
letto la favola della famiglia degli Orsi e hanno preparato un
lavoro da presentare alle altre classi per “discutere” del fenomeno dell’affido e comprendere, già alla loro tenera età, l’importanza dell’aiuto reciproco. Noi siamo convinti, infatti, che
dai semi più piccoli possa svilupparsi la grande pianta della
solidarietà».
Sulla base della vostra esperienza professionale, come credete che Melilli risponderà a questa iniziativa?
«Ci auguriamo che questa iniziativa sviluppi e rafforzi la disponibilità già esistente e consolidata, manifestata da Melilli,
Città Giardino e Villasmundo in numerose occasioni: sono comunità tendenzialmente solidali che, in circostanze di qualunque tipo, rispondono positivamente alle nostre richieste con la
disponibilità morale e materiale per affrontarle e risolverle. La
cultura dell’affido, d’altra parte, si è consolidata a Melilli negli
ultimi vent’anni con l’affidamento temporaneo dei minori bosniaci: attualmente sono circa 25 le famiglie di Melilli e delle
frazioni ad ospitare ogni anno, con amorevole cura, i piccoli
ospiti stranieri. E sono già in atto quattro affidamenti di minori
ai loro parenti (a due coppie di nonni e a due coppie di zii)”.
Quali spinte professionali l’hanno portata, dott.ssa Cazzetta, ad occuparsi di questa delicata tematica?
“Le spinte professionali dipendono dai bisogni rilevati nei
bambini che soffrono disagi socio-psicologici e dal desiderio
mio di provare a colmare questi bisogni, a dare delle risposte
non solo in senso materiale (perché chiunque può “materialmente” accudire un bambino) ma soprattutto a livello umano e
affettivo. Solo chi riesce ad “ascoltare” un bambino può capire
come aiutarlo”.
Quanto ha contribuito in questa sua scelta professionale
l’esperienza personale (di madre, di moglie, di figlia, di famiglia)?
«La mia sola esperienza professionale non sarebbe stata sufficiente a sperimentare la cultura dell’affido: la mia è diventata
una famiglia affidataria quando è stata scelta (e non ha scelto!)
da un minore che, nonostante l’età, aveva già alle spalle un
vissuto di vessazioni e violenze tali da farlo diventare aggressivo e violento a sua volta. È stato lui a farci comprendere
l’importanza dell’accogliere chi è meno fortunato e a indurmi
a promuovere iniziative di sensibilizzazione perché anche altre
famiglie possano vivere questa esperienza d’amore».
Quali garanzie, dal punto di vista burocratico, legislativo
ed economico, dà il Comune di Melilli alle famiglie che volessero diventare affidatarie?
«Il nostro Comune vanta già un regolamento relativo al sostegno economico per le famiglie affidatarie: sappiamo, l’ass.
Magnano e io, che questo non basta. Perciò abbiamo già in
cantiere il progetto di creare un elenco di famiglie disponibili all’affido e un regolamento che puntualizzi diritti e doveri
delle famiglie affidatarie, delle famiglie affidanti e dei minori
affidati perché nessuna delle tre parti in gioco si senta abbandonata durante questa esperienza forte e piena».
Alessandra Privitera
Lo psicologo dell’ASP: “Importanti competenza e professionalità dei servizi e degli operatori”
Aurelio Saraceno: “L’optimum sarebbe la collaborazione
tra affidanti e affidatari ma spesso sorgono tensioni e conflitti”
“Si viene posti di fronte a interrogativi che scavano a fondo nelle relazioni interne e nei valori”
Quello dell’affido è un tema
delicato che tocca le profonde
corde della capacità di accogliere l’altro senza remore,
da parte dell’affidatario, e di
fidarsi ciecamente da parte di
chi viene affidato. Quanto e in
che modo incide l’esperienza
dell’affido sulle famiglie accoglienti? Può questa esperienza
migliorare le dinamiche familiari di chi accoglie? Può, cioè,
essere una sorta di “terapia”
anche per chi accoglie?
“Si tratta, certamente, di una
esperienza fortemente incisiva
perché la famiglia affidataria
viene posta di fronte a interrogativi che scavano a fondo nelle relazioni interne, nei valori,
nelle risorse, in tutte le maglie
che spesso si preferisce tenere
nascoste: l’affido, cioè, necessita di risposte serie e radicali
necessarie non solo al bambino
affidato ma anche ai nuovi e
diversi bisogni che la famiglia
affidataria si renderà conto di
avere”.
Quali risultati (positivi e/o
negativi) sono riscontrabili,
dal punto di vista psicologico,
nella crescita dei bambini che
sono stati dati in affido?
“L’affido rappresenta un insieme di esperienze tra le infinite
situazioni e i numerosi fattori
che caratterizzano, durante la
crescita, il percorso evolutivo del bambino: come tutte le
esperienze, perciò, l’affido può
avere effetti positivi o negativi.
Spetta alle famiglie affidatarie,
supportate dai servizi sociali,
comprendere e rispondere ai bisogni reali del bambino per accompagnarlo nella sua crescita
in modo quanto più fruttuoso”.
Quali benefici traggono le famiglie che danno in affido i
propri figli?
“Le famiglie affidanti hanno
l’opportunità di comprendere,
durante il periodo dell’affido,
il valore inestimabile dei figli
e, quindi, di capire quali sono
i loro doveri nei confronti dei
minori: hanno, cioè, la possibilità di imparare come gestire i
rapporti con i figli dall’esempio
delle famiglie affidatarie e di risolvere i problemi di dinamiche
interne. Se da tale esperienza
sapranno venire fuori più solide, avranno ricavato il massimo
beneficio con uno sforzo grande, sì, ma sostenuto dai servizi
sociali”.
Quali dinamiche virtuose
possono agire, a livello psicologico, nel rapporto tra famiglia che accoglie, bambino
affidato e famiglia che dà in
affido?
“La famiglia affidataria si pone
come modello, sostegno e guida nei confronti della famiglia
originaria: può diventare, quindi, di grande aiuto per i genitori
naturali; ma può anche essere
vista come la “famiglia rivale”,
che allontana sul piano affettivo i bambini dalle proprie radici. L’optimum sarebbe una collaborazione, forte e persistente,
tra le due famiglie: purtroppo,
però, spesso si creano tensioni
e conflitti, che mettono il bambino in stato di confusione e lo
fanno sentire “conteso” tra le
due realtà.
L’esperienza dell’affido può
essere un’occasione di crescita
per chi affida, per chi accoglie e
per il minore: per ottenere questo, però, devono mettersi in
gioco i protagonisti direttamente coinvolti e, in modo imprescindibile, devono contribuire
la competenza, la professionali-
tà e l’attenzione dei servizi e degli operatori, impegnati – dal punto
di vista istituzionale a difesa e a tutela dei minori.
A.P
12
24 Aprile 2010
La presidente di Italia-Ucraina: “Debbono essere esperti in arti figurative, danza, musica”
Si ripete anche quest’anno il Festival per bambini di Artek
Vakulenko: “Ne porteremo in Crimea 12. Datevi da fare”
Anche quest’anno (come due anni fa) l’Associazione per gli scambi culturali ed economici
“Italia-Ucraina”, presieduta dalla dott.ssa Svitlana Vakulenko, ha ricevuto dall’Ambasciata
di Ucraina in Italia l’incarico di organizzare e
accompagnare una delegazione di 10-12 ragazzi italiani, dai 12 ai 16 anni, per la partecipazione al IX Festival Internazionale “Cambiamo il mondo per il meglio” che si svolgerà dal
20 luglio al 5 agosto nel Centro Internazionale
per bambini “Artek”, la più grande struttura
ricreativa per bambini in Ucraina ed anche in
Europa. Il Centro Internazionale “Artek” è sotto l’egida dell’UNESCO, sito nella bellissima
penisola di Crimea (Ucraina) sul Mar Nero ed
ha una superficie di 208 ettari; durante la sua
esistenza è stato visitato da oltre 1,5 milioni di
bambini provenienti da 130 paesi del mondo.
Il Festival Internazionale è organizzato dalla
Fondazione pan ucraina di beneficenza “La
speranza e il Bene”, in collaborazione con il
Ministero d’Ucraina della Famiglia, la Gioventù e lo Sport e il Centro Internazionale per
i bambini “ARTEK”. L’iniziativa è attivamente appoggiata dal Ministero degli Affari Esteri
d’Ucraina unitamente alla Commisione Nazionale Ucraina per l’UNESCO.
La delegazione siciliana, che dovrà essere
formata dall’Associazione, rappresenterà al
Festival tutta l’Italia. Nel 2009 l’Italia era stata rappresentata al Festival dalla delegazione
composta dagli alunni dell’Istituto secondario
di I grado “Alberto Sordi” di Roma. I ragazzi della delegazione saranno coinvolti in programmi culturali, didattici, ricreativi e sportivi,
ma primo di tutto devono presentare la cultura
del proprio paese tramite la coreografia, canto,
musica, disegni, fotografie, prodotti tipici locali (alimentari e artigianali). Essi devono avere esperienza di partecipazione e di successo in
ambito provinciale, nazionale o internazionale
di eventi artistici. Attraverso il linguaggio internazionale della Danza, della Musica, delle
Arti Visive e del Folclore i bambini imparano ad apprezzare e condividere pacificamente
le proprie tradizioni, e non importa da quale
Paese provengano o a quale fede religiosa appartengano.
Il principale obiettivo del festival “Cambiamo
il mondo per il meglio” è la promozione dei
principi di tolleranza, l’uguaglianza dei diritti e del pluralismo delle idee dei bambini di
diverse nazionalità e religioni attraverso l’acquisizione di esperienza di vita in un ambiente
multiculturale. Il Festival inoltre: attira l’attenzione globale della situazione mondiale dei
bambini; rappresenta l’opportunità per lo sviluppo internazionale dei movimenti sociali dei
bambini; diffonde l’idea di un mondo senza
violenza per la pace, il sostegno e la stabilità
nel mondo; promuove iniziative per i bambini
ai Capi di Stati e organizzazioni internazionali;
dà ai bambini la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero, di essere ascoltati
e di partecipare attivamente alla vita del loro
paese; contribuisce a creare, sviluppare e rafforzare le relazioni amichevoli tra i paesi, la
cooperazione culturale e umanitaria e l’integrazione internazionale tra i bambini di tutti i
popoli e le nazioni, senza la segregazione razziale, colore, sesso, religione, opinione politica o di altro tipo, credenze nazionale o sociale,
lo stato di proprietà, luogo di nascita o di altre
circostanze; stimola uno studio più approfondito delle tradizioni nazionali, i costumi e la
cultura dei loro paesi, contribuisce alla salvaguardia dei valori umani – l’amore per la sua
patria, il rispetto per i genitori, la cura per le
giovani generazioni; promuove lo sviluppo del
pensiero personale, intelligenza, comunicativa, capacità creative, degli interessi comuni
nei bambini di diverse nazioni; prevede una
integrazione positiva tra i bambini attraverso
la partecipazione a dibattiti, corsi, forum, concorsi, mostre, festival, che risale alle tradizioni
nazionali e costumi, scambio di realizzazioni
creative in alcuni settori dell’arte.
Tutte le spese concernenti la permanenza al
Festival (alloggio, mangiare 5 volte al giorno ed escursioni) per 15 giorni sono a carico
dell’Ucraina. Le spese di trasporto (andata e
ritorno) a Simferopoli (capitale della Crimea)
e la quota organizzativa sono a carico dei partecipanti. Gli interessati con doti e talenti nel
campo della musica, del canto, della danza o
delle arti figurative nel più breve tempo possibile possono contattare l’Associazione per gli
scambi culturali ed economici Italia-Ucraina
tramite e-mail [email protected]
L’Associazione per gli Scambi Culturali ed
Economici Italia-Ucraina e stata costituita l’8
aprile 2008 a Siracusa e in collaborazione con
l’Ambasciata dell’Ucraina in Italia contribuisce e favorisce le relazioni culturali, economiche e commerciali tra l’Italia e l’Ucraina. Essa
si propone, altresì, di sviluppare contatti con
autorità, enti, tour operator, associazioni ed
ambienti economici e finanziari dei due Paesi
e con altri paesi dell’Europa; coopera con la
rappresentanza diplomatica ucraina in Italia e
viceversa; fornisce attraverso i professionisti
soci: consulenza e assistenza in campo giuridico, fiscale, amministrativo, tributario, beni
culturali, traduzioni ed interpretariato, perizie
d’ arte, ingegneristico, informatico, finanziario, consulenza aziendale, investimenti immobiliari eccetera; promuove il sapere artistico,
in particolar modo italiano e ucraino, mediante mostre, installazioni, pubblicazioni, eventi
culturali etc.; collabora con gli enti locali e
con le istituzioni pubbliche ed altri soggetti
pubblici e privati in materie attinenti l’oggetto
sociale; promuove, valorizza lo sviluppo delle
Arti, del design e dello Spettacolo (in tutte le
sue forme) siano esse: danza, canto, recitazione, musical, musica, pittura, scultura, scenografia, architettura, etc.; organizza seminari,
incontri, convegni sui temi inerenti l’oggetto
sociale.
Tra gli eventi organizzati dall’Associazione ci
sono: la partecipazione, nell’aprile dell’anno
scorso, al progetto “Missione Incoming Ucraina” finanziato dal POR Sicilia 2000 – 2006
sottomisura 6.06, iniziativa volta a favorire
lo sviluppo di una rete internazionale di rapporti commerciali tra la Sicilia e l’Ucraina per
le medie e piccole imprese; la costituzione di
un protocollo d’intesa con il Comune di Vit-
toria costituito per favorire l’integrazione degli immigrati di varie nazionalità sul territorio
“Valle dell’Ippari” in seguito al quale è stata
costituita l’attività di “Sportello dei Popoli” ed
un “Forum per l’immigrazione”; la firma, nel
gennaio scorso, di una convenzione con l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di
Siracusa per attivare e potenziare iniziative di
mediazione sociale e promozione del dialogo
interculturale tra l’Italia e i paesi dell’area Est
Europa; il progetto “Sportello SOS Immigrato
dei Paesi dell’Est Europa”, presentato a febbraio al Ministero degli Interni, per sollecitare
iniziative volte alla conoscenza del fenomeno
dell’immigrazione e delle sue cause al fine di
consolidare rapporti di convivenza in una società multiculturale e decine di altre iniziative.
24 Aprile 2010
13
Salvo Carnevale (Cgil): “Le ferrovie nella zona sud orientale come un malato in fase terminale”
Completato nel 2008, lo scalo di Fontane Bianche
abbandonato senza che un solo treno vi si sia mai fermato
di CARLO GRADENIGO
E’ estate… migliaia di turisti affollano la spiaggia
e i locali della rinomata Fontane Bianche. Orde di
ragazzi e ragazze, signori e signore di tutte le età
affollano le strade, chi con ancora il costume bagnato e l’asciugamano sotto braccio, chi ansioso di
sfilarsi i vestiti e gettarsi nelle limpide acque della
nostra costa. Tutti vanno e vengono dalla piccola
stradina che da un bar a poche centinaia di metri
dalla spiaggia porta al piccolo scalo ferroviario di
Fontane Bianche appena inaugurato, da dove ogni
30 minuti arriva e riparte il nuovo treno (con tanto di aria condizionata a bordo) che dalla stazione
centrale porta alla più importante zona turisticobalneare di Siracusa. Tutti sono in visibilio, niente
più code chilometriche di macchine sotto il sole,
niente più problemi di parcheggio, solo mare, sole
e tanto divertimento… poi a un tratto il suono di
un clacson mi risveglia, e sono ancora lì, in coda,
accanto al mio amico che sta guidando, ad aspettare che la fila di auto davanti a noi si muova e ci
riporti lentamente a casa dopo una splendida giornata passata al mare. Era solo un sogno!
15… soltanto quindici sono i minuti che separerebbero Siracusa da Fontane Bianche se ne venisse attivato lo scalo ferroviario che, completato nel
2008, rimane lì, abbandonato a se stesso, senza che
un treno vi si sia mai fermato. L’ennesima opera
morta fatta con i soldi dei contribuenti illusi di vedere rilanciato il turismo in una provincia ormai
ridotta all’osso, dove chi è preposto a fare turismo
anziché potenziare le infrastrutture esistenti pensa
di dismetterle del tutto sotto la falsa scusa della
antieconomicità degli investimenti. Così a partire dal 28 marzo scorso sono già state soppresse
tutte le corse festive della tratta Siracusa-RagusaGela-Caltanissetta, ossia la domenica treni fermi e
passeggeri a terra. Una mossa questa nettamente a
favore del turismo in vista dell’arrivo dell’estate, è
ovvio anzi geniale!
Analizzando il caso Fontane Bianche dal punto di
vista economico, a rigor di logica non si capisce
dove stia l’inghippo dal momento che le rotaie ci
sono e stanno lì dal 1891 (sono quelle della linea
Siracusa-Ragusa-Gela-Caltanissetta), la fermata è
operativa da più di un anno, essendo stata inaugurata nel 2009, e ci sarebbe anche il treno, un
“Minuetto” che la provincia di Siracusa ha gentilmente concesso in prestito a quella di Trapani in
occasione della Louis Vuitton Cup svoltasi nel settembre del lontano 2005 in occasione della 32ma
America’s Cup e mai più ritornato. E allora viene
da chiedersi: qual è questo oneroso investimento
che impedisce l’entrata in funzione di un servizio
che rilanci il turismo a Siracusa, così utile tanto ai
turisti quanto ai residenti che vogliono recarsi al
mare senza dover per forza utilizzare l’auto?
Ma questo di Fontane-Bianche è solo l’apice di
un problema ben più grosso che riguarda tutto il
trasporto ferroviario siciliano e in particolare la
Sicilia Sud-Orientale.
Non è possibile parlare di turismo se non si hanno le infrastrutture adeguate, se i principali centri
balneari ed attrattivi risultano sprovvisti di collegamenti e non è accettabile che l’assessore regionale preposto, di comune accordo con i dirigenti
Trenitalia, pensi di eliminare la tratta SiracusaGela dopo aver già declassato quella di Siracusa
a stazione di serie B con la totale dismissione del
trasporto merci seguito da una serie di tagli sui
treni a lunga percorrenza che hanno visto ridimensionare notevolmente per le comunità di Siracusa
e Ragusa le possibilità di raggiungere via treno le
maggiori aree metropolitane italiane quali RomaMilano-Torino-Venezia, eleggendo Catania ad ultima stazione, la più a sud d’Italia. Tutto ciò senza
preoccuparsi dei soldi (circa 10 milioni di euro)
che sono già stati spesi per la realizzazione dello scalo merci e platea di lavaggio dei Pantanelli,
completato nel 1998 e ad oggi mai utilizzato se
non come parcheggio per i treni.
“La situazione delle ferrovie nella Sicilia sudorientale è paragonabile a un malato in fase terminale”, queste le parole di Salvatore Carnevale,
segretario FILT CGIL di Siracusa che ha anche
aggiunto: “La strategia di Trenitalia è stata quella
di fare lentamente dei tagli morbidi senza che se
ne annusasse il problema in maniera forte e traumatica, sottraendo prima le corse poi l’appetibilità
mediante una politica delle tariffe inadeguata, modificando gli orari dei treni senza preoccuparsi di
conciliare gli stessi con le esigenze dei pendolari
e degli studenti che ne usufruiscono. Tutto ciò ha
causato un inesorabile allontanamento del cittadino dal trasporto ferroviario, riducendo all’1,5 % la
percentuale di utenza che utilizza i treni in Sicilia
contro il 15% che si riscontra nelle maggiori città italiane. Occorre una nuova politica ferroviaria
che riavvicini le persone ai treni” e l’attivazione
dello scalo di Fontane Bianche sarebbe, a nostro
giudizio, un’ottima occasione per farlo offrendo
un servizio adeguato alle esigenze della nostra
città.
Sul tema delle ferrovie la scorsa settimana si è
svolto un incontro tra il presidente della Provincia di Siracusa Nicola Bono, il presidente della
provincia di Ragusa Franco Antoci, l’assessore regionale ai trasporti Luigi Gentile e le parti sociali
riunite Filt CGIL, Fit Cisl e Uil Trasporti. Durante
l’incontro è stato chiesto all’assessore regionale,
oltre alla firma dell’APQ e del contratto di servizio
con le FF.SS che rappresentano i due fondamentali documenti di programmazione per lo sblocco
delle risorse finanziarie, l’inserimento all’interno
degli stessi di alcune proposte di intervento per
l’adeguamento delle nostre linee ferroviarie necessario per il rilancio del sistema ferroviario della
Sicilia Sud Orientale e del turismo ad esso legato.
Nel pacchetto di tredici proposte presentate troviamo, in primis, il progetto di ammodernamento e
elettrificazione della tratta Siracusa-Ragusa-Gela.
Una tratta che ad oggi risulta non elettrificata,
dove il movimento delle carrozze avviene tramite
vecchie motrici diesel che data l’insicurezza di alcune zone del percorso sono costrette a mantenere
una velocità di percorrenza non superiore ai 40 km
orari per lunghi tratti di linea. Una situazione da
terzo mondo in quella che viene definita “una vertenza di civiltà” dal segretario FILT..
Tra le altre proposte interessanti troviamo anche
l’ottimizzazione degli orari ferroviari per pendolari e turisti, la dotazione in tutta la tratta SiracusaGela e Siracusa-Catania dei treni “Minuetto”, la
realizzazione della stazione di Fontana Rossa e
quindi il collegamento con l’aeroporto di Catania
e l’istituzione in via permanente (anche nella stagione invernale) del Treno del Barocco che, dopo
tanta pubblicità fatta lo scorso anno in occasione
della sua inaugurazione, rischia di rimanere fermo
alla stazione, dato che la Regione ad oggi non ha
ancora stanziato le somme per il rifinanziamento
della stagione 2010 che prevedeva l’attivazione
dello stesso da aprile a settembre.
Queste e tante altre proposte sono state avanzate
per rilanciare il settore ferroviario in Sicilia e con
esso anche il turismo e l’occupazione.
L’assessore regionale ai trasporti Luigi Gentile
ha chiesto due settimane di tempo per verificare
la fattibilità, anche economica, per dare corpo alle
istanze dei territori.
In attesa che l’assessore dia una risposta alle esigenze di un settore, quello ferroviario, in evidente stato di abbandono, è stato richiesto un tavolo
aperto con il Prefetto di Siracusa perché si faccia
portavoce lui stesso del problema ferrovie in Sicilia.
“Se la risposta che arriverà dalla Regione non
soddisferà almeno in parte le richieste da noi
avanzate e le dismissioni delle ferrovie di Siracusa, Ragusa e Gela dovessero proseguire - ha
detto Salvo Carnevale -siamo pronti a scendere
in piazza e manifestare insieme ai lavoratori del
sistema ferroviario e le comunità interessate a
difesa del posto di lavoro e del diritto alla mobilità”.
Alla luce di tutto ciò non ci resta che aspettare e
prepararci a una eventuale mobilitazione generale e chissà che il sogno di poter raggiungere Fontane Bianche, Noto, Pozzallo, Ragusa Ibla e tutte
le principali località turistiche e balneari stando
comodamente seduti su un treno con tanto di aria
condizionata non diventi realtà così come lo è in
tutte le regioni e i paesi normali e civili.
Tre giorni di ospedale, se ci sono abbondanti perdite di sangue anche un quarto. Controllo dopo 14 giorni
In Sicilia la RU-486 praticabile solo col ricovero ordinario
fino alla verifica della completa espulsione del feto
L’interruzione volontaria di
gravidanza con metodo farmacologico, con l’impiego
del farmaco RU-486 (Mifepristone), sarà praticabile in
Sicilia solo con il ricovero ordinario fino alla verifica della
completa espulsione del feto,
che normalmente avviene
dopo tre giorni. Lo ha stabilito l’assessore regionale per
la Salute, Massimo Russo,
che ha già inviato ai manager
delle aziende sanitarie un documento di indirizzo nel quale viene definito il percorso
terapeutico per l’interruzione
volontaria di gravidanza farmacologica, che sarà effettuata nel rispetto delle procedure
già fissate dalla legge 194 del
1978. Le linee guida prevedono anche un foglio informativo da consegnare alla donna
al momento della richiesta
di interruzione volontaria di
gravidanza, il modello di consenso informato e il foglio informativo che sarà consegnato alla paziente al momento
della dimissione. E’ stato
dunque recepito il parere reso
il mese scorso dal Consiglio
Superiore di Sanità.
Il protocollo prevede che al
momento dell’apertura della cartella clinica di ricovero
sia esaminato e sottoscritto
il consenso informato; poi
si procederà alla sommini-
strazione per via orale di tre
compresse da 200 mg di Mifepristone con attenta osservazione della paziente e il
controllo della pressione arteriosa nelle successive tre ore.
Il secondo giorno è prevista
l’osservazione in reparto. Il
terzo giorno sarà somministrato anche un farmaco della
classe delle prostaglandine
con conseguenti controlli della paziente fino alla espulsione del materiale abortivo:
sono previsti ogni 2-3 ore i
controlli della pressione e
delle perdite ematiche: se
necessario potrà essere effettuato un trattamento antidolorifico.
Nel caso di mancata espulsione o di perdite ematiche
abbondanti sarà possibile
prolungare di un giorno il
ricovero e - nel caso di persistenza della gravidanza verrà rivalutata la situazione
clinica. Previsti anche visita
di controllo, prelievi di sangue ed ecografia 14 giorni
dopo la conclusione del percorso terapeutico.
Il ricovero della paziente per
la somministrazione della
RU-486 viene programmato
nel pieno rispetto dei tempi e
delle procedure previste dalla
legge 194 e tenuto conto dei
tempi di approvvigionamento del farmaco da parte delle
strutture ospedaliere.
Il medico specialista, verificando innanzitutto che le procedure seguite siano aderenti
alla lettera e allo spirito formativo della 194, dovrà farsi
carico di una serie di compiti:
visita ed ecografia per confermare la data della gravidanza; valutazione dei casi
di non idoneità o eventuali
controindicazioni all’aborto
farmacologico; colloquio sui
contenuti dei fogli informativi relativi all’aborto farmacologico e a quello chirurgico;
sottoscrizione del consenso
informato; prelievi ematici ed
emogruppo e programmazione della data del ricovero.
14
24 Aprile 2010
Francesco Messina: “Il 15 e 16 maggio a Tortona difenderemo il titolo italiano”
Romano (Icaro Augusta): “Integriamo disabili e normodotati
con teatro, escursioni, ippo e onoterapia, gite in catamarano...”
di DAVIDE MANNARÀ
Associazioni di volontariato.
Sono quelle che si occupano di
fornire aiuto a chiunque possa
averne bisogno a titolo assolutamente gratuito. E’ proprio
questo lo spirito delle onlus,
ovvero quello che accompagna i volontari nella loro opera
senza fini di lucro. Ad Augusta,
domenica scorsa, è stata celebrata la “festa della misericordia”. “Da quattro anni ormai
– afferma Pino Carrabino, cultore di storia e tradizioni locali
– questa festa si celebra la domenica successiva alla Pasqua.
Confraternite, laicati, associazioni onlus si ritrovano in Chiesa Madre per un
momento di preghiera dedicato all’importanza
dell’aiuto, disinteressato, verso il prossimo più
bisognoso”.
Ad Augusta le associazioni onlus sono davvero
numerose. Abbiamo provato a sentirne alcune in
merito allo svolgimento delle loro attività, alle
esperienze, ai progetti futuri.
Agnese Romano è pedagogista presso l’onlus
“Progetto Icaro Augusta”.
Agnese, di cosa si occupa la vostra associazione? Qual è il suo obiettivo principale?
“Noi di ‘Icaro’ seguiamo una trentina di persone
diversamente abili di età compresa tra i 5 e i 30
anni. Tra i nostri utenti, però, non registriamo
solo disabili. Sono infatti molti i giovani normodotati che partecipano, possiamo dire così,
alle nostre attività collaborando, spesso senza
neanche saperlo, al raggiungimento del nostro
obiettivo. La nostra “mission” principale consiste, infatti, nel realizzare un processo completo
di integrazione tra disabili e normodotati. A tutti,
indistintamente, offriamo un ricco programma di
attività ludico-ricreative. L’integrazione che ne
scaturisce non fa altro che favorire lo sviluppo
di capacità, a volte nascoste, di ognuno di loro”.
Attività ludico-ricreative dicevi. A cosa ti riferisci in particolare?
“Impegniamo i nostri ragazzi, da sempre, in momenti di arte, quindi manipolazione del gesso,
pasta di sale, disegno, ma anche teatro, musica,
cucina. Proprio domenica abbiamo portato in
scena al teatro comunale uno spettacolo, dal titolo “Alla ri-scoperta delle emozioni”, cui hanno
partecipato proprio tutti i nostri ragazzi. I dialoghi delle scene rappresentate sono stati diretti dal regista Filippo Morello, che oltre a darci
un grande supporto tecnico ci ha guidato anche
nell’uso delle luci. Tra le autorità era presente
l’assessore alle politiche sociali Milena Contento. Obiettivo di questa esperienza è stato quello
di, in un primo momento, far sì che i ragazzi riuscissero a riconoscere le emozioni, controllarle
e quindi imparare a relazionarsi con l’altro. Poi,
metabolizzato ciò, si è passati all’interpretazione
del personaggio attraverso la propria creatività,
mettendo quindi in questo qualcosa di proprio.
Tutto questo percorso in ambito teatrale ha avuto
inizio lo scorso settembre anche se l’idea l’avevamo avuta già qualche mese prima, quando
avevamo realizzato qualcosa di simile, ma molto
più in piccolo, nel cortile della nostra sede.
“Oltre alle attività solite, poi, non sono rari i momenti di svago attraverso, ad esempio, escursioni all’aria aperta come quelle fatte al Plemmirio,
in barca al porto di Augusta o all’hangar. Abbiamo fatto anche diverse giornate di ippoterapia
all’ADIM, di onoterapia all’oasi degli asini di
Rosolini e di musicoterapia presso il centro Shloq. Una certa importanza l’abbiamo data anche
al rapporto col mare. Diverse volte, infatti, siamo stati ospiti della direzione del club nautico di
Augusta, organizzando giornate che includevano
giri in barca a vela con personale specializzato e,
ovviamente, intrattenimento con attività ludiche.
Abbiamo anche fatto un bel giro nel porto Xifonio a bordo del catamarano “Lo spirito di Stella”
di proprietà del disabile Andrea Stella.
Prima di ogni “avventura” siamo soliti, tutti insieme, fare dei canti propiziatori per allentare la
tensione, dei ragazzi ma anche
nostra”.
Quanti sono i volontari di
“Icaro”? Da chi è composta
la vostra squadra?
“Siamo più di dieci. Il presidente dell’associazione è Enzo
Toscano e con lui collaborano,
oltre a me, l’animatore/operatore Marco Vecchio, l’operatrice socio-assistenziale Francesca Tringali, le due psicologhe
Monia Scarinci e Laura Licata,
l’operatrice Angela Scatà che
ci ha supportato tantissimo
nella preparazione dello spettacolo teatrale di domenica, la
dottoressa Laura Ciotta, Antonio Valeri, educatore professionale specializzato Asacom, quindi
assistente all’autonomia e alla comunicazione
dei portatori di handicap, e i volontari Jessica
Patania, Serena Turco, Vincenzo Donato ed Egle
Ossino, laureanda quest’ultima in psicologia.
Quali sono i vostri progetti futuri?
Prossimamente, a maggio, faremo un’escursione
al santuario della Madonna dell’Adonai e una a
Monte Carmelo, ospiti dei frati carmelitani. In
seguito, a sostegno delle famiglie dei nostri ragazzi, proporremo, come in passato, delle visite
a titolo totalmente gratuito da parte del dottor
Maurizio Elia, neurologo presso l’“Oasi Maria
SS.” di Troina e di tutto il suo staff. Nella seconda metà di luglio, infine, sono previste delle
escursioni in catamarano, ancora una volta ospiti
di Andrea Stella a bordo del suo “Spirito di Stella”; sarà l’occasione per riabbracciare un caro
amico e per riprovare l’ebbrezza di planare sul
mare sulle ali di Icaro”.
Francesco Messina è il presidente dell’onlus
“Nuova Augusta Sport Disabili”.
Qual è l’attività principale della “Nuova Augusta”?
“La nostra associazione, con i suoi oltre quaranta utenti, è impegnata in diverse attività sportive
per persone con disabilità intellettive o fisiche e
per giovani disagiati. Abbiamo una squadra di
calcio a 5, che è uno sport, a livello nazionale,
diviso in quattro fasce di difficoltà in base al grado della disabilità del singolo. I nostri ragazzi si
allenano anche nell’ambito dell’atletica leggera,
a sua volta divisa in varie discipline, quali la corsa, il getto del peso, il lancio del disco e il lancio
del vortex. Da quest’anno concorriamo anche
per vari campionati di bocce”.
Beneficenza: di che tipo e in che circostanze
ne avete usufruito?
“A onor del vero, in quanto associazione di volontariato, e comunque sempre attiva, non solo
in ambito sportivo, sono state numerose le occasioni di solidarietà che ci hanno visto protagonisti. Ma per nominarne alcune posso fare
riferimento alla barca a vela a due posti, uno per
un disabile e l’altro per la guida, donataci dal
Kiwanis club di Augusta, ormeggiata a Maribase, e al pulmino a nove posti che il Rotary club
di Augusta ha voluto donarci proprio lo scorso
6 aprile, acquistato con l’incasso della serata di
beneficenza dello scorso dicembre dal titolo “Da
diversamente a magicamente abili”, uno spettacolo d’illusionismo in cui i nostri ragazzi si sono
cimentati sotto la guida dell’illusionista Salvo
Testa “Raptus”.
Come incide il volontariato nella vostra realtà?
“Il volontariato non incide, il volontariato è
l’anima della nostra realtà. I nostri ragazzi ci
danno, continuamente, innumerevoli soddisfazioni in ambito sportivo. Questo ci fa capire che
la nostra opera è servita davvero a qualcosa. Ma
tutto ciò non potrebbe succedere se non ci fosse
la presenza costante e fondamentale dei nostri
volontari. Iano Mazziotta, se vogliamo, può essere considerato un punto di riferimento in tal
senso, ma ugualmente validi ed importanti per
noi sono Umberto Desio, Andrea Risetti, Francesca Messina, Marco Nicoletti, Santo Murabito, Davide Zanti e la dottoressa Francesca
Mazziotta. E’ un mio pensiero, ma credo che il
volontariato si avvicini più facilmente a quelle
associazioni che dimostrano innanzitutto passione verso i propri utenti, e quindi risultano più
attive nel proprio campo”.
Nel 2009 avete organizzato con successo, per
la prima volta ad Augusta, i campionati italiani di calcio a 5 per disabili. Quest’anno?
“Il 15 e 16 maggio saremo a Tortona, in pro-
vincia di Alessandria, per le fasi finali del
campionato italiano, e lì difenderemo il titolo
nazionale conquistato lo scorso anno, in casa,
proprio in occasione di quella fortunata edizione che, tra l’altro, oltre ad aver riscosso un
gran successo di pubblico, ci ha dato la soddisfazione di vederci lodati dalla federazione
nazionale per quanto riguarda l’organizzazione dell’evento”.
La città a cui non ti abitui
Raccolta differenziata... del legno?
24 Aprile 2010
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Interminabili e inutili viaggi: difensore civico, sindaco, uffici. Dicevano “Torni domani”
“Ho costruito la scala per mio marito malato di Alzheimer
Ho dovuto spendere 16 mila euro e mi hanno lasciato sola”
di ISABELLA MAINENTI ([email protected])
Qualche tempo fa abbiamo pubblicato nello spazio “la città a
cui non ti abitui” la foto di una
scala che a prima vista ci era
sembrata abusiva. Era una scala
costruita davanti a una finestra
a qualche metro da terra. Avevamo avuto l’impressione che
il proprietario volesse crearsi
l’accesso alla propria abitazione
anche da un altro lato, perché
ovviamente l’appartamento era
già dotato di un ingresso ‘ufficiale’.
Ci troviamo in via Acireale, la
parallela di viale dei Comuni e
sul primo marciapiede appare
essa, la scala in questione, adesso completa e ben fatta. Occupa
gran parte della larghezza del
marciapiede e al suo interno è
ora spuntato un servo scala, in
realtà montato ma coperto da
carta da imballaggio. La cosa
ovviamente diventa ancora più
curiosa. Così decidiamo di chiedere e citofoniamo. Non avremmo mai pensato di scoprire una
realtà così triste. Quella che la
signora Altavilla ci racconta
è una vicenda che fa riflettere su tante cose, innanzitutto
sul significato della politica e
dell’amministrazione. Il bene
dei cittadini, la salvaguardia dei
diritti, il sostegno ai bisognosi,
la vicinanza delle istituzioni
sono solo parole. Ma questa è
probabilmente una frase che
avrete letto già troppe volte o
sentita chissà quante altre. Non
è retorica. Qui vi proponiamo
una storia che ha dell’incredibile e che fa davvero capire a che
punto arrivi non solo l’incapacità di alcuni a svolgere un certo
ruolo, ma anche la loro insensibilità e poca umanità.
La signora Altavilla è un’anziana signora con un marito
costretto a letto dall’Alzheimer
e di conseguenza disabile al
100%. Vive sola con lui e bada
a tutto ciò che serve a entrambi. Ci fa entrare nel suo appartamento proprio dalla scala che
ha scatenato la nostra curiosità. Le parole che ci dice sono
l’espressione di quanti disagi e
difficoltà i disabili della nostra
città debbano affrontare quotidianamente. “Fino a ora ho speso 16.000 euro tra scala e servo
scala, 10.000 solo per il servo
scala”. Già questo ci lascia stupiti. Il comune e le amministrazioni non hanno contribuito in
nessun modo a questa impresa
che ha del titanico se consideriamo che la signora ha dovuto
realizzare tutto con i soldi della
propria pensione e di quella di
suo marito. Quando le chiediamo se ha ricevuto un sostegno
economico ci risponde prontamente: “Ho fatto domanda per
un contributo, ma intanto il servo scala l’ho dovuto pagare. Il
Comune i soldi me li leva con
le addizionali comunali”. Realizzare la scala è stata una vera
e propria impresa. Tre mesi
per ottenere l’autorizzazione
all’edificazione. A lavori iniziati diventa necessario in parte
azzerarli per stringere la scala di
circa 10 centimetri per un inaspettato e inspiegabile interesse
del Comune nei confronti dei
disabili che devono passare su
quello stesso marciapiede. Lo
definiamo inaspettato e inspiegabile perché in questa zona
non c’è una cosa che sia fatta in
funzione dei disabili. Tanto per
dire: non c’è un solo scivolo nei
marciapiedi di queste strade.
Ma il problema non è solo da un
punto di vista strettamente economico, in primo luogo bisogna
guardare all’aspetto umano. La
signora ribadisce più volte di
sentirsi presa in giro, abbandonata, non protetta da nessuno,
da alcuna istituzione, da alcun
ente. “Questo è quello che fanno per i disabili”. Appuntamenti
rimandati di giorno in giorno,
senza sosta e, verrebbe da dire,
senza pietà. Difensore civico,
sindaco, urbanistica, protezione
civile, mobilità. Le ha provate
tutte e tutte hanno dato lo stesso risultato. Nulla. Vi starete
domandando probabilmente la
stessa cosa che ci siamo domandati noi… possibile tanta noncuranza nei confronti dei cit-
tadini? E non si può nemmeno
dire che la signora sia una che
subisce silenziosamente: ogni
giorno è per lei una battaglia
che porta avanti con una forza
e una determinazione incredibili. Per lei è un ostacolo già il
solo uscire di casa, per necessità
o piacere. Il marciapiede, come
dicevamo prima, è completamente privo di scivoli: “Non c’è
scivolo nel marciapiede quindi
devo camminare sulla strada.
Non so chi chiamare”. L’anziana donna è addirittura arrivata
a proporre di essere lei stessa a
realizzare lo scivolo ma le è stato negato perché si tratta di proprietà del comune. Ovviamente
c’è dell’assurdo in tutto questo.
Il comune, lo stesso comune che
invoca l’inviolabilità dei propri
spazi, non li rende fruibili e a
portata dei cittadini, di tutti i cittadini; la signora per l’esasperazione è disposta a uscire per
l’ennesima volta i soldini dalla
propria tasca ma questo non fa
accelerare per niente i tempi. Il
marciapiede continua a rimane-
re privo di scivolo e la signora
Altavilla, come d’altra parte tutti i disabili della zona, continua
a essere costretta - perché di costrizione si parla a questo punto - a camminare sulla strada.
Naturalmente con tutti i pericoli
che questo implica. Ci racconta
di aver inviato una lettera al sindaco facendogli notare queste
gravi carenze urbanistiche e di
aver ricevuto risposta dal segretario dello stesso sindaco che le
rivelava l’impossibilità ad agire
dell’istituzione comunale per
mancanza di fondi. Ormai lo
sappiamo: tutto gira intorno a
questa profonda crisi delle casse comunali e il deficit non ha
pietà di nessuna realtà cittadina.
Ma non c’è problema perché
tanto è stato ideato un sistema
di pronto-servizio i cui protagonisti sono gli stessi funzionari comunali. Sentite questa.
La signora un giorno doveva
recarsi in piazza Duomo ma ovviamente non è potuta arrivare
fin lì con la macchina. Avrebbe
dovuto lasciare il proprio mezzo in piazza Archimede e poi
portare la sedia a rotelle con il
marito sopra fino a piazza Duomo. Certo, per lei non sarebbe
stata cosa facile. Ma che problema c’è? Ci ha pensato il signor
Raffaele Malfa del comune a
rendersi operativo. Le ha prontamente memorizzato il proprio
numero nel cellulare chiedendole di chiamarlo la prossima
volta che si fosse trovata in
una simile difficoltà perché lui
stesso si sarebbe mosso per recuperarla e aiutarla ad arrivare
a destinazione con il minimo
sforzo. Fantastico no? Peccato
che le casse comunali sono vuote perché sarebbe un servizio
degno di compenso…
Comunque le avventure non finiscono: non stiamo qui a raccontarvele nei dettagli ma la signora ne ha viste di tutti i colori.
Presso l’ASP di via Brenta per
esempio ha dovuto lottare per
sopravvivere tra parcheggi per
disabili occupati dai cassonetti
della spazzatura o inspiegabilmente riservati ai dirigenti e i
vigili urbani che, chiamati alle
11.35, arrivano alle 13.00…
Anche nei pressi della fiera ha
dovuto constatare l’ennesima
assenza di parcheggi per disabili e la necessità di lasciare la
propria macchina più lontano.
E questo è niente. Per quanto
possa far stare male vivere simili situazioni in giro per la città, è
invece nel proprio nido che i dispiaceri aumentano. La signora
Altavilla ci informa di voler realizzare una tettoia per la scala
in modo da proteggere il motore
del servo scala da intemperie e
inciviltà e da coprire se stessa
e il marito nel tempo che trascorre prima di poter salire in
macchina. Per quanto riguarda
l’inciviltà basterebbe dire che
la signora ha ritrovato in cima
alla scala, e quindi davanti
all’ingresso di casa propria, un
preservativo,
evidentemente
appartenuto a qualcuno che ha
approfittato della copertura che
la scala offre. Basterà questo
a convincere il comune che la
copertura è necessaria dato che
a questo punto si sta parlando
della sicurezza personale della
signora? Intanto lei per rendere
casa propria più sicura ha fatto
installare una ringhiera davanti
alla porta d’ingresso in modo da
avere un maggior senso di sicurezza almeno all’interno delle
mura domestiche. Per quanto
ancora appuntamenti, sopralluoghi, autorizzazioni e realizzazioni verranno rimandate nel
tempo?
Ci sembra arrivato il momento che i nostri politici aprano
gli occhi e si rendano conto di
quanta e quale sofferenza esiste
nelle strade di Siracusa. La popolazione soffre e non solo per
la crisi economica: è proprio
l’umanità che manca. Ed è quella che probabilmente renderebbe certe situazioni più sopportabili per chi le soffre e più facili
da risolvere per chi ha il potere
di farlo.
“Ci auguriamo che nel congresso di sabato si decida l’opposizione alla Regione e alla Provincia”
L’IdV: “Su acqua pubblica, rigassificatore
cementificazione pronti al percorso col PD”
Il Coordinamento cittadino dell’Italia dei
Valori di Siracusa, in occasione del 1° Congresso Provinciale del Partito Democratico, si
augura che il confronto politico ed il dibattito
che ne scaturirà possa permettere al PD siracusano di esprimere in modo chiaro un progetto significativo per il futuro della nostra
città e della nostra provincia.
Riteniamo che soltanto una posizione ben definita su temi per noi prioritari quali l’acqua
pubblica, il rigassificatore nel quadrilatero industriale, la cementificazione indiscriminata
del capoluogo e su altri temi altrettanto importanti ed attinenti le problematiche presenti nel nostro territorio, sulle iniziative atte a
risolverli e sulle proposte per un sano sviluppo condiviso, potranno trovare un reciproco
riscontro per affrontare un percorso comune
così come già ben perseguito a livello nazio-
nale nelle ultime elezioni regionali.
Ci auguriamo che durante i lavori congressuali si declini una reale volontà da parte degli
iscritti e dei delegati affinché il partito svolga
il ruolo per il quale il PD viene attualmente
riconosciuto dai cittadini e cioè un partito di
netta ed univoca opposizione nello scenario
regionale e provinciale, al fine di costruire insieme le basi per ritornare a governare il più a
lungo possibile.
Ribadendo l’attenzione con cui l’Italia dei
Valori guarda a questo Congresso ed alle decisioni programmatiche che ne scaturiranno,
confermiamo altresì la nostra disponibilità
al dialogo politico ma nella ferma volontà di
continuare a portare avanti tutte le eventuali
iniziative, in sintonia con il nostro progetto di
sviluppo equilibrato del territorio.
A.P.
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24 Aprile 2010
Questa città è come una donna affascinante, sinuosa, trascurata da un marito stupido e distratto
Così nacque il Sogno, il desiderio di riportare armonia
lì dove c’era stata vandalica offesa e violenza a Siracusa
di ROSY DI STEFANO
Per sognare ci vuole un sogno. Ed io lo avevo.
Un sogno semplice tenevo in testa, un riverbero di luce che mi
facesse sperare in una città migliore. Sognavo di passeggiare per le vie di Siracusa, immaginavo di vederla spoglia dalle
antenne sui tetti, dai segnali stradali, dai cavi elettrici. Da una
modernità che ne deturpa l’anima storica. Iniziai a fotografare i
suoi monumenti, gli angoli caratteristici. E insieme alla bellezza
dei templi, dei siti archeologici, delle chiese, dello splendido
mare, insieme allo stupore, all’incanto di certi luoghi, non mi fu
possibile ignorare il degrado in cui versano alcuni monumenti
e quartieri di rilevanza storica e artistica. Non si può rimanere
indifferenti davanti allo scempio, all’incuria, alla violenza architettonica e urbanistica riscontrabile in certi luoghi. Mi sentii
così impotente e alterata che iniziai quasi per gioco a cancellare le ferite di Siracusa, a nasconderne i difetti, utilizzando un
programma fotografico professionale per ritocco di immagini
digitali.
Non avevo ancora un progetto visivo in mente, né un montaggio video delle mie immagini. Era mia intenzione proporre una
versione fotografica/artistica di Siracusa su carta e anche su tela.
Una Siracusa un po’ originale, diversa dalle immagini standardizzate già in commercio. Da diversi anni mi occupo di Arte
digitale, restauro di foto, e pubblico anche le mie opere in internet, in siti d’arte internazionali che ospitano delle comunity di
artisti. Il mio sogno finiva lì, voleva solo essere la creazione di
immagini da stampare e anche da pubblicare nella Gallery Art
virtuale per far conoscere agli artisti della comunity la bellezza
di Ortigia. Iniziai ad elaborare le foto di Siracusa al computer,
impegnandomi in vere e proprie opere di ricostruzione, di restauro di muri, tetti. Presi a cancellare le scritte murali nei pressi
dei monumenti fotografati, le vergognose impronte lasciate da
vandali senza scrupoli sui muri antichi, le incisioni sulla pietra
viva, sui fregi. E’ stata una metamorfosi lenta e lunghissima,
frutto di un lavoro meticoloso e ostinato, che poi si è dilungato
per diversi anni. Le immagini di Ortigia pubblicate su Internet
ebbero grandissima risonanza da parte dei numerosi artisti che
commentavano le mie foto con vari “Wow, Stunning place, Awesome sea and work”, etc. Insomma il loro entusiasmo mi incitava a continuare, ed io ho continuato a mostrare la bellezza
della nostra isola di Ortigia a stranieri, mai approdati a Siracusa,
che desideravano visitare o addirittura vivere in un luogo così
magico e bello.
Lavorare sulle immagini di Siracusa è stato, ed è tuttora, un
parto continuo, doloroso e insieme idilliaco, un carosello di colori e di luci caleidoscopiche che si materializzava. La visione
del sogno prese corpo ed ali, in un flusso incessante, continuo,
divenuto quasi una ricerca ossessiva della Siracusa di un tempo remoto, di un’epoca in cui la modernità non ne aveva ancora strappato il volto originale. Fu così che dall’idea iniziale di
pubblicizzare Siracusa all’estero nacque il Sogno, il desiderio
bruciante di riportare armonia lì dove c’era stata l’offesa, la violenza al Patrimonio dell’Umanità. Ho voluto riportare bellezza
lì dove Siracusa era stata deturpata. O abbandonata, sporcata.
Lì, dove la mano dell’uomo aveva creato caos, grovigli di cavi
elettrici, tubi del gas, condizionatori d’aria. Un inquinamento
visivo vasto, spudorato, a violare ricami di pietra. La mia rabbia
si è mutata in silenzio. Il silenzio della creazione, dove il creatore si diverte a inventare, a dare forma ai sogni, isolato dal mondo. L’artista attraverso la sua opera cerca un dotto, un canale in
cui riversare sentimenti, emozioni, passioni. In queste visioni
oniriche ho trovato forse un modo di ribellarmi. Di dare voce
alla mia frustrazione. Di canalizzare lo sconforto, l’impotenza,
davanti all’inciviltà, all’abbandono, alla mancanza di gusto e
di stile di talune strutture architettoniche che hanno profanato
un territorio ricco di Storia. La Storia di un sito arcaico, in cui
antichi popoli hanno lasciato segni visibili, tracce straordinarie
della loro civiltà, con le opere grandiose che sono arrivate fino a
noi. E che forse non meritavamo, vista la nostra sconsideratezza
nei confronti della tutela e della manutenzione del patrimonio
storico e artistico.
Ecco come il Sogno prese il volo, per rabbia o per sfida, non
so. Ma nelle mie notti insonni continuavano a nascere centinaia e centinaia di immagini di una Siracusa inedita, ripulita da
ogni elemento di modernizzazione. L’isola di Ortigia si animò
di ballerini, artisti di strada, giochi di bimbi nei cortili. E allora
pensai a un video, all’editing. Aggiunsi alle immagini la musica,
il suono di un violino ora si frangeva tra le colonne, con le sue
note malinconiche sparse per le vie, le piazze. Nel mio sogno
non c’erano macchine, gli uomini erano solo innocui ornamenti,
in fusione completa con la Bellezza. Immortalati nel loro anonimato, come ombre della loro stessa rappresentazione, erano
attori silenziosi in una proiezione visiva evanescente, nata tra
buio e luce, parola e silenzio.
Trasfigurai il reale .
Nacquero immagini in sovrimpressione, evocative, sospese. In
un alone di nostalgia.
Fotogrammi del prima e del poi che si riflettevano nel presen-
te, nel presente che riflette passato e futuro. Sfiorai i fregi di
Siracusa, palmo per palmo ne carezzai gli archi, i balconi di
ferro battuto, i muri scrostati, i capitelli sgretolati. Quando la
città dormiva io lavoravo al progetto visivo, e nasceva una città
nuova, dai colori inattesi.
Tra realtà e magia, la reviviscenza di un sentimento, nella coesistenza di sacro e profano, si mescolava a colori e forme, profumi e immagini. Il fremito dell’ala di un angelo attraversava
l’inquadratura per poi svanire, rapidamente.
Nel cancellare le ferite dalle pietre, dalle colonne sfregiate,
Siracusa, perla cangiante, ancora poco amata, sciatta nei suoi
portoni scarabocchiati, nei suoi angoli dimenticati, è tornata ad
essere una Dea sontuosa, maliarda. Si è abbandonata alle mie
dita, voluttuosa eppur velata, divina, vestita di luce nuova. La
sua metamorfosi è silenzio che parla, scalpello. Ricorda, avvolge gli eventi, scalfisce e sfida.
Nell’ immortalare l’ombra di un desiderio che risvegli il tempo
vissuto, ho guardato a Lei con occhi di bambino capaci ancora
di stupirsi nell’evanescenza della potenza immaginifica della
fantasia visiva.
Uomini come Virgilio, Ovidio, Cicerone, e tanti altri, rimasero
affascinati da questa dea del mediterraneo, dalla sua luce, dalla
sua natura generosa e selvaggia, dalla sua terra fertile e dalle sue
numerose sorgenti. Il suo mare adamantino, le figure mitologiche, gli dei adorati nei templi, evocano una città ricca e bella,
impareggiabile nel suo genere. La storia di Siracusa è intrisa di
oro e sangue, tante le dominazioni straniere nel suo vasto territorio. Ambita, profanata, spogliata dei suoi tesori, fu sottomessa e
umiliata, tanto da veder svanire nel nulla i secoli in cui fu regina,
per gloria e potenza. Da “dominatrice“ divenne “dominata“, e
troppo spesso il suo volto è stato sfigurato.
Troppo tardi ci accorgiamo di aver ereditato un patrimonio storico, culturale e artistico, di inestimabile valore. Ma non così tardi
dal prenderne coscienza.
Perché Siracusa possa godere di un suo riscatto, perché risorga
dalle ceneri, dobbiamo darle un volto nuovo, di prestigio, avendo cura della sua anima storica.
E’ innanzitutto necessario prendere coscienza delle sue potenzialità e peculiarità. Chi passeggiando per le sue vie non subisce
il fascino di questa dea dormiente? Il suo sonno secolare è più
volte menzionato nel mio progetto visivo, per sottolineare l’incuria, la cecità di chi passa davanti ai suoi tesori e “non vede“
con gli occhi del cuore, della Storia, gli antichi fregi, le colonne
pagane, i ricami sulla pietra bianca, i capitelli di foglie traforate
ad ornare monumenti storici. “Non vedere“ significa “ignorare“.
E un popolo che ignora la sua Storia non è in grado di riconoscere le sue origini, le sue radici. La sua stessa appartenenza. Quindi un popolo incapace di valutare il proprio patrimonio. Questo
significa non conoscere chi siamo, ignorare le nostre origini. E
non sapere quale sarà il nostro futuro. Credo che da questa ignoranza nasca l’indifferenza, il decadimento della nostra “perla”
nascosta. Una perla rara, capace di sfidare in bellezza qualsiasi
posto al mondo.
Mi piace paragonare Siracusa a una bella donna, affascinante,
sinuosa, ma sola e abbandonata. O peggio, trascurata da un marito stupido e distratto.
Con questo progetto ho costruito una città ideale, sulle ali di
un sogno ho percorso le vie, restaurato gli angoli dimenticati,
le cicatrici visibili, segni di una inciviltà beffarda e irriverente.
La Storia volle Siracusa così splendente e magnifica da volerne
curare la bellezza e la maestosità, perché rimanesse agli eredi un
raggio di quella gloria e potenza che ebbe nell’antichità.
I numerosi restauri di antichi palazzi e di monumenti hanno
già ridato splendore al suo volto, le rifiniture di maestri artigiani sono una gioia per gli occhi. Ed è stupore puro assistere a
questo risanamento, a questo “svelarsi“ discreto e pudico della
dea Syraka. Ma facciamo in modo che il suo non sia un risveglio apparente, che fa del lucro e della bassa politica il modello,
l’unico, di risanamento. C’è ancora molto da fare, perché le sue
membra vive non siano solo frutto di un restauro fine a se stesso.
Ogni anfratto, ogni scorcio deve essere attenzionato e sottoposto
alla cura e al rispetto, perché ciò che è stato violentato, snaturato, possa ritrovare la sua armonia e bellezza.
Il “sogno ad occhi aperti”, al quale assisterete, è quindi una porta
che si apre sul mondo antico della nostra civiltà, una miscela di
rappresentazioni religiose, pagane, tradizioni popolari, e cultura
archeologica: una testimonianza che dimostra quanto la Storia
sia ancora presente nella nostra vita. Un anelito, una speranza
nel domani, una concezione del turismo razionale e onesto, una
consapevolezza della sua ricchezza che potrà far nascere la visione di ciò che Siracusa potrebbe diventare. Se solo potessimo
chiudere gli occhi un istante e iniziassimo a ripensare alla nostra Storia con un progetto di rinascita e di identità ritrovata. Un
progetto che ridia dignità al nostro vissuto storico e che possa
offrire un futuro diverso, migliore per i nostri figli.
(http://www.youtube.com/watch?v=-YPKKYtfz9Q)
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