• Settimanale gratuito di fatti e di opinioni • Reg. Trib. di Siracusa n°1509 del 25/08/2009 • E-mail: [email protected] • Direttore: Franco Oddo • Vicedirettore: Marina De Michele Anno 2, n. 16 edizione online: www.lacivettapress.it Sabato 24 Aprile 2010 ROSY DISTEFANO AUGUSTA ACQUA PUBBLICA “Il mio Sogno rivivere la magia di questa città” “Differenziata al 4% ma è in crescita” Oggi e domani tavoli per le firme sul referendum PAG.16 PAG.5 (Di Mauro) PAG.7 (Rossitto) “Manderemo una nostra proposta di variante ma non sappiamo cosa dirà il sindaco” Sorbello: “Stravolgere il PRG può portare al nulla di fatto” GROTTA DEL MONELLO “Dovevano restituircela” Cutgana bussa a quattrini alla Provincia PRIMO PIANO La Ru-486 col ricovero ACQUA ALTA 7 Da anni in una via della città di Augusta. Proteste CRIMEA 12 Italia-Ucraina porta 10 ragazzi in un festival “Fatevi avanti” AFFIDO 10 PAGINE 8-9 (La Leggia) Poche famiglie coinvolte, disparità di contributi “C’è un rischio: che l’idea di stravolgere l’intero impianto del piano possa portare alla paralisi, al nulla di fatto e va detto che forse non tutti sono in buona fede. Eppure qualcosa si può, si deve fare. Voglio ricordare qualche piccola vittoria: se le cooperative alla tonnara sono rimaste solo due e altrettante sono state impedite è perché noi abbiamo voluto un ampliamento fino a quell’area del parco archeologico delle mura dionigiane”. PAG. 4 (De Michele) “L’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico, con l’impiego del farmaco RU-486 (Mifepristone), sarà praticabile in Sicilia solo con il ricovero ordinario per tre giorni, massimo quattro, fino alla verifica della completa espulsione del feto, che normalmente avviene dopo tre giorni. Lo ha stabilito l’assessore regionale per la Salute, Massimo Russo”. PAG. 13 Balza Akradina Palazzinaro Dopo 18 anni, un palazzinaro ce l’ha fatta a sventrare quest’area. A PAG. 3 (Scandurra)) Fontane Bianche La stazione Spesi un sacco di soldi e abbandonata. Non si è fermato mai un treno. A PAG. 13 (Gradenigo) Telecom Muri di gomma Il call-center risponde sempre: “Faremo”. Ma poi non si fa nulla. PAG. 2 (De Michele) Posta pomeridiana con forti esuberi Per S. Lucia alle quaglie torna il corteo storico pagina pagina 66 (Lanaia) (Lanaia) A partire da quest’estate il postino non busserà più il sabato per la consegna della posta, ma potrebbe capitare che i portalettere facciano capolino nelle nostre abitazioni anche nel pomeriggio. E sì, dovrebbe partire a breve la ‘riforma’ preannunciata qualche tempo addietro da Poste Italiane in merito alla distribuzione della corrispondenza: aumento dell’estensione delle zone di recapito; riduzione numerica delle stesse; diminuzione del recapito a soli 5 giorni la settimana, dal lunedì al venerdì, con conseguente aumento delle ore lavorative giornaliere per gli operatori del recapito (dalle sei attuali alle sette ore e dodici minuti). Intervista con Plumeri (CGIL). A PAG. 2 (Festa) Plemmiryon: “Un’oasi tra Caserma e Tonnara” pagina 4 (De Michele) 2 24 Aprile 2010 Tra le novità la consegna della corrispondenza anche nel pomeriggio ma sabato non si lavora Plumeri (Cgil): “La riforma delle Poste porterà tagli e questo mentre nel sud della provincia si è al collasso” di STEFANIA FESTA ([email protected]) A partire da quest’estate il postino non busserà più il sabato per la consegna della posta, ma potrebbe capitare che i portalettere facciano capolino nelle nostre abitazioni anche nel pomeriggio. E sì, dovrebbe partire a breve la ‘riforma’ preannunciata qualche tempo addietro da Poste Italiane in merito alla distribuzione della corrispondenza: aumento dell’estensione delle zone di recapito; riduzione numerica delle stesse; diminuzione del recapito a soli 5 giorni la settimana, dal lunedì al venerdì, con conseguente aumento delle ore lavorative giornaliere per gli operatori del recapito (dalle sei attuali alle sette ore e dodici minuti) e conseguente esubero di circa 10mila unità. Una riforma giustificata dalla diminuzione dei volumi in ingresso della corrispondenza, come dichiara Poste, e dalla volontà della stessa di creare un servizio migliore per la consegna delle raccomandate, visto che nel pomeriggio si potranno raggiungere molti clienti che al mattino sono assenti. “La domanda è - commenta Alessandro Plumeri, segretario provinciale SLC CGIL di Siracusa – perché Poste italiane fa questo? Vuole migliorare il servizio? Vuole rintracciare quelle persone che la mattina non trova perché sono al lavoro? E se questo è il motivo, perché abolisce il sabato che è l’unico giorno non lavorativo per molti, che quindi sono più facilmente reperibili nelle proprie abitazioni? Sarebbe opportuno, per aumentare la produttività dell’Azienda, oltre a quanto già detto, fare lavorare anche il sabato i dipendenti, ma tutti a 6 ore. Così facendo si creerebbero posti di lavoro e non tagli”. Per il segretario provinciale, bisognerebbe lavorare per ricercare nuove tipologie di servizi e quindi creare in Italia l’unica azienda che aumenti il numero dei dipendenti invece di dichiarare probabili esuberi. E, soprattutto, come si fa a parlare di esuberi quando, in alcuni comuni della nostra provincia, per mancanza di personale capita che la corrispondenza non venga recapitata nei tempi dovuti, come è accaduto recentemente a Portopalo? “Proprio in questi giorni – continua Plumeri – attraverso la stampa locale molti cittadini di Portopalo hanno lamentato la mancanza del recapito della corrispondenza. Adesso è successo in questo comune, ma già in tempi non sospetti noi avevamo denunciato che il settore recapito nel CSD che include, oltre a Portopalo, anche Avola, Noto, Pachino e Rosolini erano e sono tuttora al collasso per mancanza di personale causata dal non avvicendamento, con dipendenti stabili, dei portalettere andati in pensione o trasferiti in altri comparti che operavano in quelle zone”. Insomma, una riforma che ‘cozza’ con la realtà territoriale: o i dipendenti sono numericamente insufficienti, o “i vertici siciliani, e nello specifico i dirigenti territoriali e i direttori locali del recapito non riescono a gestire le varie lavorazioni”. La causa potrebbe anche essere ricercata nel fatto che Poste italiane, come ci spiega il segretario provinciale SLC, disattende gli accordi firmati a livello nazionale e che prevedono, per ogni centro, un 100% di personale titolare e un 14% di scorta. In molti centri, però, queste scorte non esistono e quindi basta una malattia, un infortunio, una maternità per creare difficoltà. A questo si aggiunge anche la cattiva toponomastica con cui i portalettere devono confrontarsi ogni giorno. “Alcuni comuni – ci spiega Plumeri – hanno i numeri civici non aggiornati e non allineati con le nuove vie quando una strada viene, ad esempio, rinominata”. Come dovrebbe fare un portalettere a consegnare la corrispondenza in via Roma n.5 se la stessa abitazione, ad esempio, adesso si trova in via Verdi n.6? La contrazione della settimana, inoltre, porterà delle variazioni anche nella logistica e nei trasporti. La posta che arriva a Siracusa, così come nelle altre provincie, viaggia di notte per essere consegnata la mattina per la distribuzione ai portalettere. “Non lavorando il sabato – aggiunge Plumeri – si stravolge anche tutta l’organizzazione dei trasporti, e questo porterebbe ovviamente a eventuali esuberi anche in questo settore”. La difficoltà che Poste Italiane oggi dichiara è forse la stessa che Telecom ha dichiarato alcuni anni fa, e sembra che Poste stia seguendo la stessa strada percorsa dalla grande azienda delle telecomunicazioni che a livello nazionale dichiara esuberi ogni anno. “Volendo essere pignoli – conclude il segretario SLC - ed osservando i vertici aziendali oggi di Poste, si possono riconoscere alcuni attori che hanno militato negli anni passati nei vertici Telecom e che hanno trasformato quest’azienda in uno scheletro se si confronta l’attuale numero dei lavoratori con quelli di un tempo. Questa è la realtà di queste grandi aziende: non hanno un progetto di crescita della produttività ma pensano solo al taglio del personale per riequilibrare le perdite. I grandi manager, invece, dovrebbero riflettere ed ingegnarsi a come creare nuove tipologie di lavoro e di conseguenza aumentare il numero dei propri dipendenti”. “La risposta del call center è sempre quella: provvederemo, invieremo. Poi nulla” Sempre più difficile acquistare in città schede telefoniche Una tabaccaia: “Al numero verde Telecom un muro di gomma” Un servizio che serve alla città, utile per tutti. Per i turisti, ma non solo. Anche per chi non può permettersi, in tempi come questi, un cellulare o che si è visto costretto a disdire la propria utenza telefonica per l’impossibilità di pagare le bollette. Spesso si tratta dei più poveri, di quella fetta di società che sta crescendo, che vede sempre più ampie le sue fila. Persone che ci vivono accanto, di cui forse non ci accorgiamo, che nascondono con pudore difficoltà economiche sempre più soffocanti. Per loro avere la possibilità di procurarsi una scheda telefonica e parlare così con un parente, un amico, per tutto il tempo concesso, significa soddisfare quell’esigenza di comunicazione che agli altri, alle persone che possono, è riconosciuta come normale, essenziale. Viviamo attaccati al cellulare, ci sentiamo spersi, isolati, quando finisce il credito, quando si scarica la batteria, quando li dimentichiamo da qualche parte. Quasi entriamo in crisi di astinenza. Ma per gli altri, per quelli che non hanno cellulare e forse neanche il telefono domestico, è la scheda telefonica il collegamento con il mondo, con chi è per loro, diversamente, irraggiungibile. Eppure, in questa città, nella Siracusa del terzo millennio, procurarsi una scheda telefonica è diventato ormai impossibile. Solo pochissimi i tabaccai che si propongono per offrire questo servizio, minimo ma importante. Il motivo è ancora una volta economico: bisogna investire una certa somma, bloccare un piccolo capitale nell’acquisto delle schede e aspettare di rivenderle per ricavare quell’insignificante aggio, quell’irrisoria percentuale. Ma c’è chi ci tiene, chi considera che sia rilevante per il proprio esercizio commerciale poter offrire anche questo servizio alla propria clientela e in fondo anche attraverso il soddisfacimento di questa richiesta dell’utente si crea la possibilità che chi entri nella tabaccheria per comprare una scheda ne esca poi anche con un giornale, un pacchetto di caramelle, dopo una giocata al lotto. Un piccolo ristoro per casse ormai vuote puntando sulla quantità, sulla diversificazione. Tutto legittimo, tutto giusto. La signora Angela Presente, gestore della tabaccheria “Non solo fumo” di via Agatocle la pensa proprio così: ha da sempre offerto quel servizio e vuol continuare a farlo. Eppure ormai da quattro mesi, dal gennaio di quest’anno, non può più espletarlo. Il fornitore di un tempo ha fatto sapere che occorre rivolgersi al numero verde della Telecom per avere le schede, chiamando nei giorni e negli orari prestabiliti. Eppure decine di telefonate, minacce di rivolgersi ai legali, all’associazione consumatori non sono servite a nulla. La risposta dei dipendenti del call center è sempre la stessa: provvederemo, invieremo, stia tranquilla. Una sorta di moderna via crucis e la pazienza si affievolisce, e si sente montare la rabbia per un’Italia che non funziona neanche nelle piccole cose, neanche nelle banalità. Ad esserne danneggiati tutti: i residenti che non sanno a chi rivolgersi, i turisti che misurano così il senso di accoglienza e le capacità organizzative del Belpaese - a cui la natura ha dato tutto ma senza provvedere anche a plasmare amministratori, funzionari, imprenditori all’altezza della situazione -, studenti che dovendo andare all’estero trovavano prima estremamente comodo acquistare le schede telefoniche a un passo da casa o da scuola. Un’inefficienza che l’azienda Telecom aggiunge alle tante altre che con cadenza costante vengono segnalate quotidianamente, una realtà che smentisce platealmente campagne pubblicitarie di certo costosissime, “il probabile scontato esito dei continui tagli all’organico che hanno ridotto i dipendenti da 120mila a meno di 60mila, mentre gli azionisti continuano a spartirsi i dividendi di quella che un tempo, prima di una privatizzazione discutibile, era una delle maggiori imprese nazionali e assicurava allo Stato un reddito rilevante, mentre oggi deve fare i conti con debiti per 37 miliardi di euro”, denunciano i sindacati. Marina De Michele 24 Aprile 2010 3 Nel ‘76 una delibera consiliare destinava a verde pubblico tutta l’area, ora via al cemento Il terreno di Balza Acradina per 18 anni passato di mano Alla fine un palazzinaro ha avuto il permesso di sventrare di CARMELO SCANDURRA Il quotidiano “La Sicilia”, nel lontano 25 settembre 1992, in cronaca di Siracusa, titolava: “Ed ora all’Acradina compare la ruspa e scompaiono gli alberi, chi ha autorizzato lo scempio?”. “Ma no, non è successo niente - diceva l’assessore del tempo -, si tratta di una ripulitura della zona, la potatura di qualche albero, il taglio di qualche ramo e complessivamente di una sistemazione del terreno“. Tentativo di qualche palazzinaro, sventato anche perché l’assessore non poteva ignorare l’esistenza della delibera n. 19 del 19 gennaio 1976 del Consiglio comunale, approvata con 37 voti a favore e due soli contro, che destinava a parco pubblico tutta la Balza Acradina compresa tra il muro di cinta del Grand Hotel Villa Politi, Via dell’Olimpiade, Palazzo Italia, Palazzina Reale e tutto quello ancora a verde e alberato sino al confine con il Ronco a Via Damone. Oggi, anno del Signore 2010, sempre il quotidiano La Sicilia, nell’edizione dell’11 aprile, denuncia: “Abbattuti gli ultimi alberi alla Balza Acradina, cemento all’estremo lembo di territorio ancora a verde“. Stavolta il cittadino non può gioire, si tratta veramente dell’ultimo tratto urbano di Siracusa sopravvissuto che sta per essere cementificato. In questi primi giorni di aprile 2010 potenti ruspe hanno di fatto eliminato tutto il verde esistente, compresi alcuni mandorleti, mentre gli alberi di ulivo sono stati potati, nel tratto della Balza compreso tra il lato a sinistra della salita di via dell’Olimpiade e la Palestra Acradina. Ciò che era una discarica abusiva oggi è un salotto agricolo, per la pulizia predisposta all’inizio dei lavori di cementificazione. Quanti palazzi, e di che altezza sorgeranno in questo spicchio di terreno d’oro non è dato sapere, non è stato affisso alcun cartello, regolamentare nel settore dell’edilizia abitativa. Il tutto suscitando lo sdegno dell’intera cittadinanza, espresso assai chiaramente dal dr Bruno Maltese, Presidente del Centro Studi Don Luigi Sturzo, che lo considera “l’ennesimo scempio che viene dall’abbattimento degli alberi della Balza Acradina “. Quella porzione di Balza, da sempre, ha suscitato gli appetiti di non pochi palazzinari; chi non riusciva ad avere approvato il progetto, per colpa di quella maledetta delibera consiliare n.19 del 19/01/1976, rivendeva il terreno, sino a quando a distanza di ben 18 anni, dal 25 settembre 1992 all’1 aprile 2010, dopo diversi passaggi di proprietà, sempre tra palazzinari, si è trovata l’impresa e il momento propizio. Certo il cattivo esempio l’ha dato lo stesso Comune quando, violando la delibera consiliare n.19/1976, nell’anno 2002 ha costruito quella che oggi si chiama Palestra Acradina. Accostato alla quale, un appaltatore privato aveva costruito un locale da adibire a bar e luogo di ritrovo, prontamente bloccato e as- soggettato a sequestro giudiziario perchè senza progetto e sorto in zona inedificabile. Innanzi a siffatte prepotenze, solo a pronunciare la parola Balza Acradina a molti siracusani, specie se di capigliatura brizzolata,viene da ricordare il periodo quando con i propri familiari trascorrevano sopra le “cozze da Testa o Re“ le scampagnate successive alle festività di Pasqua e Natale,con abbondanti libagioni: pasta al forno,scacciate,caponate e saporite parmigiane. Tutto consumato in un bagno di felicità collettiva, per la semplicità di vita di quei tempi, che non consentivano turismo extra moenia se non in quella che oggi “nobilitata” è chiamata Balza Acradina. Un patrimonio naturale che nessun’altra città ha il privilegio di avere. Una grandiosa singolare scultura, cesellata dalla natura lungo i millenni trascorsi, con un coktail di sole, vento e pioggia. Degno piedistallo da cui, nel novembre 1994, il Santo Padre Giovanni Paolo II° consacrò la Città di Siracusa alla Madonna delle Lacrime e alla Patrona S.Lucia innanzi a migliaia di devoti siracusani e non. E siccome al peggio non c’è fine, i siracusani si augurano che l’altra parte della Balza, compresa tra il lato destro della salita di Via dell’Olimpiade,via Concetto Lo Bello e G.H. Villa Politi, non venga ceduta ad altri palazzinari di grossa stazza, capaci di trasformare le caverne e le grotte ancora intatte in un Resort unico nel suo genere, e la parte pianeggiante in un campo di golf. Sul palo di corso Gelone è tornato finalmente l’orologio. E gli altri due? Il nome della via Pordenone indicato col carbone Allo sbarcadero centinaia di cassoni galleggianti di SEBASTIANO DI MARIA ([email protected]) Un cittadino siracusano ha segnalato al sindaco un problema serio : “…mi riferisco alla chiusura di molti negozi a Siracusa e in Ortigia in particolare. Le chiedo: è possibile che il Comune in qualche modo dia una mano agli esercizi che ancora continuano a lottare? E’ possibile ipotizzare degli incentivi adeguati?”. Senza bisogno di essere specialisti in bilanci, essendo di pubblico dominio lo stato fallimentare del Comune, uno si aspetterebbe dal primo cittadino una risposta chiara e sincera circa l’impossibilità dell’ente a far fronte allo stato comatoso del piccolo esercizio commerciale; invece il nostro caro sindaco ha dato questa candida risposta: “…nel merito conosco bene il problema. E so quindi della cessazione di alcune attività commerciali, il momento è triste per tutti e anche le strutture pubbliche non possono vantare bilanci di prim’ordine. La sua richiesta è in ogni caso legittima e inviterò i funzionari comunali a studiare la possibilità di fornire dei deterrenti adeguati ai commercianti. Facendo sempre i conti con bilanci asfittici e spesso carenti”. Ora, che il sindaco voglia manifestare la solidarietà del Comune è lodevole e comprensibile, ma non si capisce quali “deterrenti adeguati” dovrebbero inventare i funzionari comunali per venire incontro concretamente agli operatori del commercio. Possiamo tirare ad indovinare: il Comune potrebbe sensibilmente ridurre la tassa sui rifiuti solidi urbani, oppure rinunciare all’imposta per l’occupazione del suolo pubblico, ma non ci viene in mente nient’altro e crediamo che, con i chiari di luna che illuminano la gestione comunale, non sia praticabile né la prima e neanche la seconda ipotesi. Resta il fatto che il capo della Giunta dà l’impressione che tutto è possibile, basta sperare e confidare nella finanza creativa dei pubblici funzionari. Francamente non ci sembra questo un atteggiamento serio e responsabile. E’ altresì deprecabile la disinvoltura con la quale si usa la stampa come strumento propagandistico anche in periodi lontani dalle elezioni per coltivare il consenso. La cosa non è di poco conto perché il mandato popolare a chi deve governare la “res publica” è serio ed impegnativo. Non basta vincere le elezioni e insediarsi nei posti di comando alla stregua di un vincitore di concorso. I cittadini da una compagine ampiamente maggioritaria si aspettano risposte concrete sulle questioni più importanti quali gli asili nido, le case popolari, il sostegno alle categorie meno abbienti e più bisognose. La vaga dichiarazione del sindaco che, ostentando buonismo a buon mercato, lascia intravedere immaginarie azioni amministrative laddove è assolutamente impraticabile qualsiasi provvedimento, francamente ci indigna. E’ altresì singolare che sulle tante carenze più e più volte denunciate da questo giornale non arrivino risposte con i fatti. Siracusa affonda nelle sabbie mobili della cattiva amministrazione, ma nessuno alza un dito per risollevare le sorti di questa sfortunata città. Eppure ci sono cose che non costano granché. Non pretendiamo che la via Pordenone venga asfaltata, sarebbe decoroso almeno applicare al muro una normale indicazione toponomastica, al posto di quella tracciata con il carbone, alquanto sbiadita. Ed ancora. Da mesi e mesi, al porto piccolo, la struttura a ridosso dello sbarcadero è in disuso, ma nessuno si preoccupa di liberare quell’ampia porzione di mare dalle centinaia di cassoni inutilmente galleggianti. E’ chiedere troppo? I due bacini portuali, creati magicamente da madre natura, devono interamente servire solo da posteggio per barche e natanti vari? Infine, per dirla alla Gabanelli, ecco la buona notizia: all’inizio del corso Gelone, dopo una lunga degenza, è tornato al suo posto l’orologio. Non sappiamo quanto abbia contribuito la nostra recente segnalazione o se si è trattato di semplice coincidenza, ma siamo contenti per il palo che torna alla sua utile funzione di sostegno. Restiamo in attesa di conoscere le soluzioni studiate dai funzionari comunali in favore dei commercianti di Ortigia. Non si sa mai! 4 24 Aprile 2010 “Nel PRG manca un collegamento viario tra Fanusa, Arenella e la chiesa dell’Isola” Marcello Lo Iacono: “Abbiamo immaginato una fascia verde da Massoliveri alla Batteria Lamba Doria e alla Tonnara” di MARINA DE MICHELE ([email protected]) Dopo la tavola rotonda sull’assetto urbanistico della penisola della Maddalena l’Associazione Plemmyrion ha elaborato una sintesi delle osservazioni proposte e ha depositato tempestivamente presso gli uffici comunali una propria istanza di modifica. Per il presidente Marcello Lo Iacono le linee di riferimento per immaginare il futuro del territorio sono quelle di conciliare la salvaguardia di un ambiente unico alla cucitura degli agglomerati al fine di far nascere una comunità: non solo il paesaggio quindi ma soprattutto le persone, un’identità da costruire. “Abbiamo immaginato che la fascia verde che va da Punta della Mola fino a Terrauzza sia un patrimonio da conservare per le generazioni future: è questo il nostro impegno – scandisce Lo Iacono -. Immaginiamo che questa fascia di verde naturale possa essere un volano economico anche valorizzando le tre strutture esistenti che necessitano di un’attenta azione di restauro e di conservazione. A nord la caserma della finanza di Massolivieri deve cessare di essere lido balneare per essere utilizzato invece quale sede universitaria e centro di ricerche per ciò che riguarda il mare e le sue risorse ambientali, archeologiche e scientifiche; al centro la Batteria Lamba Doria, vergognoso esempio del degrado storico e di svendita della nostra memoria, con un sapiente piano di recupero, può diventare primo parco della memoria del centro sud Italia; a sud la vecchia Tonnara di Terrauzza, primo esempio di industrializzazione del 700 della Penisola, potrà essere utilizzato come punto di riferimento per l’osservazione e lo studio delle tante specie di uccelli che transitano o dimorano nel nostro territorio. Queste tre strutture possono dunque concorrere ad attrarre turisti e fruitori con indubbio beneficio economico. L’altro aspetto carente nell’attuale piano regolatore è la viabilità della zona sostanzialmente immodificata rispetto all’attuale e con vistose carenze. Manca, ad esempio, un collegamento che porti gli abitanti della Fanusa, Arenella e zone limitrofe alla chiesetta dell’Isola, per cui si è costretti a percorrere strade tortuose. Il nostro obiettivo è di cogliere l’occasione che si presenta per cercare di salvaguardare il Plemmirio dal rischio cementificazione perché non pensiamo vi sia altro tempo. La nostra ambizione è di integrare tutte le aree archeologiche della Penisola in un unico contesto armonico con le risorse geologiche e ambientali per consentire la creazione di un ente parco che abbia la funzione di coordinare tutte le iniziative finalizzate a uno sviluppo sostenibile della penisola della Maddalena e al risanamento ambientale della stessa. Non crediamo che le strutture turistiche organizzate in villaggi concorrano a un progresso economico e sociale del territorio e le stesse esperienze locali confermano questa nostra valutazione. Occorre invece favorire la nascita di strutture ricettive capaci di legare tra di loro le grandi peculiarità della Penisola quali la risor- sa paesaggistica, la risorsa mare e la vocazione agricola di eccellenza. È indispensabile valorizzare le nostre peculiarità: è inaccettabile che le nostre ville liberty, testimonianze del personalissimo stile siracusano, diverso da tutti gli altri, siano fagocitate da moderne strutture. Non si può perdere l’occasione di circondarle e raccordarle con le proprietà comunali, presenti in zona, scorporando tutti i lotti di proprietà pubblica per destinarli ad aree di servizio pubblico e assegnare a tutti i lotti privati la destinazione di giardini privati almeno per salvaguardare l’habitat costituitosi in questi ultimi due secoli. Inoltre nella zona centrale del pianoro di Casevacche occorre salvaguardare la peculiarità agricola del terreno. Sono queste nella sostanza le proposte che abbiamo presentato e faremo di tutto perché possano essere recepite dagli organi competenti”. “La Commissione manderà una proposta ma non sappiamo poi cosa risponderà il sindaco” Sorbello: “Un rischio c’è, stravolgere l’intero impianto del PRG può portare alla paralisi. Eppure qualcosa si può, si deve fare” Alla fine è risultato essere il vincitore. Ha preso sul serio chi anticipava la richiesta di sue dimissioni se la commissione urbanistica non fosse arrivata al dunque – questa la sostanza delle affermazioni del segretario cittadino del partito democratico Paolo Gulino, e non l’espressione della volontà di immediate dimissioni -, ha prontamente rinunciato al suo incarico “perché si facesse chiarezza, perché non restassero zone d’ombra e il mio comportamento risultasse adamantino”, ha in tempo reale incassato la solidarietà di tutti e attestazioni di stima e fiducia da parte dei membri della commissione stessa “anche da Ettore Di Giovanni che non aveva votato per la mia nomina”, da parte dei consiglieri del partito democratico quali Riccardo de Benedictis e Franco Formica, da padre Rosario Lo Bello e altri rappresentanti di associazioni ambientaliste, si è reinsediato pronto a ricominciare. Non nasconde la sua soddisfazione Salvo Sorbello e d’altra parte era quasi inevitabile che le cose sarebbero andate esattamente così, soprattutto per chi conosce le sue idee e la sua tempra. “Non ci sto a divenire il capro espiatorio di giochi che mi sfuggono. È come se si fosse voluto alzare un polverone per offuscare il vero obiettivo: non fissare la luna, il prg, ma il dito che la indica, i poteri della commissione”. Sorbello rivendica a se stesso una coerente linearità dei comportamenti sin da quando, con i dieci consiglieri di Forza Italia, da capogruppo del partito più rappresentato in consiglio comunale, ha appoggiato l’ordine del giorno relativo alla revisione del prg presentato a fine luglio da Di Giovanni, membro della minoranza: “Sarei stato un dissociato se avessi operato diversamente, contro una serena discussione sul prg; sono stato tra quelli che hanno lottato perché le osservazioni si dibattessero in consiglio”, e insieme rivendica alla commissione l’aver lavorato seriamente e compatibilmente con gli impegni ordinari: il piano della pubblicità e delle telecomunicazioni di cui la città è da sempre priva, l’enorme quantità di pareri che occorre dare per il consiglio comunale: “Su 100 delibere da fare l’80% è di natura urbanistica e passa dalla nostra commissione”. La commissione urbanistica può tornare dunque a lavorare ora che tutto è stato messo a posto e la prossima mossa, già programmata: “il calendario fittissimo di incontri sul tema prg rende frenetica un’attività che vede impegni ordinari di varia natura”, sarà quella di elaborare una propria proposta di modifica del piano. “Occorre forse partire da un presupposto che probabilmente non è sufficientemente chiaro a giudicare da alcune critiche ricevute. Non bisogna confondere la commissione urbanistica con quella edilizia. Mentre la seconda ha potere deliberativo ed è composta da tecnici e rappresentanti degli ordini professionali, quella che io presiedo ha funzioni meramente consultive e propositive, è una commissione politica, non altro. Quanto noi elaboriamo passa poi al consiglio comunale, la decisione finale non è nelle nostre facoltà. Ecco perché abbiamo inviato tutte le proposte raccolte, senza operare preventivamente una selezione, all’assessore Tabacco e questo già prima dell’intervento di Gulino. L’amministrazione attiva deve a questo punto esprimersi avendo presente tutti gli elementi intervenuti nella discussione per presentare le proprie valutazioni e progetti, senza alcun condizionamento da parte nostra. A noi, a nostra volta, spetta elaborare una nostra ipotesi. Nessuno può sostenere di non essere stato ascoltato, abbiamo aspettato fino all’ultimo anche l’opzione WWF, abbiamo operato sempre alla luce del sole”. Quindi le proposte ci sono e da queste occorre partire ma non tutti hanno risposto positivamente all’invito alla partecipazione: non lo ha fatto Legambiente “forse sfiduciata ma non critico nessuno” e non lo ha fatto, almeno ufficialmente, proprio il partito democratico: “Non è pervenuta al momento alcuna proposta ufficiale dalla segreteria né da parte dei consiglieri Zito e Messina che sono componenti della commissione stessa, anche se se ne sta parlando. Proposte di modifica sono state avanzate da Riccardo De Benedictis, insieme a quelle di Ettore Di Giovanni”. Nella sostanza comunque si è, almeno apparentemente, tutti contrari alla cementificazione del territorio, a favore della tutela delle coste e dei valori paesaggistici: “Un libro dei sogni? Ma veramente crede che si metterà mano al piano in questa direzione? Non è tardi? Non si sarebbe dovuto fare da subito? Dov’erano tutti quando si discuteva del piano? Perché oggi dovrebbe essere possibile quello che allora non si è stati in grado di fare? Perché dovrebbero essere modificati gli interessi speculativi?” “È vero, ma c’è un rischio: che l’idea di stravolgere l’intero impianto del piano possa portare alla paralisi, al nulla di fatto e va detto che forse non tutti sono in buona fede. Eppure qualcosa si può, si deve fare. Voglio ricordare qualche piccola vittoria: se le cooperative alla tonnara sono rimaste solo due e altrettante sono state impedite è perché noi abbiamo voluto un ampliamento fino a quell’area del parco archeologico delle mura dionigiane. Per il 90% i pareri della Commissione su varianti all’interno dei comparti sono stati tutti negativi (e quindi bocciati dal consiglio) perché non rispondenti all’interesse pubblico, abbiamo scritto. Il prossimo obiettivo a brevissima scadenza è cancellare dall’elenco dei beni alienabili del comune il vecchio mercato ittico per riflettere sulle richieste dell’istituto nautico. Bisogna continuare a lavorare in questa direzione e allargare il fronte del consenso”. E poi la stilettata: “Noi abbiamo risposto coscienziosamente al mandato del consiglio, manderemo una nostra proposta ma non possiamo sapere quale sarà la risposta dell’amministrazione Visentin. C’è una sorta di scollamento tra noi: personalmente ho appreso solo dai giornali del trasferimento dei dirigenti dell’ufficio urbanistica o della nomina ad assessore dell’ingegnere Tabacco”. “L’ultima domanda, mi risponda sinceramente: ma crede veramente che questo piano regolatore sia valso a dare una fisionomia, un’identità a questa città?”. “Ho da sempre espresso un giudizio negativo sul prg ma devo aggiungere che è meglio che ci sia piuttosto che non fosse mai stato varato”. Marina De Michele 24 Aprile 2010 5 “Approvata la finanziaria regionale, aspettiamo 4 milioni di euro per la raccolta porta a porta” L’ass. Michele Accolla: “Ad Augusta differenziata al 4/5% Certo, è bassa ma il trend è in crescita dell’1% l’anno” di CARMELO DI MAURO Il concetto è ormai familiare a tutti, è meglio differenziare e riciclare l’immondizia in modo che possa essere recuperata anziché gettare tutto in una discarica che inquina, consuma territorio e fa sprecare risorse cha avrebbero ancora un valore economico. Purtroppo però in Sicilia e nel sud Italia, con qualche rara eccezione, tradurre in realtà una buona idea condivisa da tanti, forse da tutti, sembra spesso impossibile. Così un articolo di appena un anno fa apparso su Repubblica, nel quale si citavano dati istat, poneva proprio la nostra isola all’ultimo posto in Italia per le percentuali di raccolta differenziata con una media del 4% nelle nove provincie. La atavica e strutturale lentezza della nostra pubblica amministrazione, la pigrizia e lo scetticismo di molti cittadini hanno fatto sì che una “good practise”, altrove ormai entrata nella vita e non solo nelle abitudini di molti, divenisse una chimera dalle nostre parti. Un velo di rossore ci appare in volto quando leggiamo di comuni, province, regioni, in cui i benefici ambientali e addirittura economici della differenziazione sono toccati con mano dai cittadini. Questo moto di imbarazzo si trasforma poi in livore rabbioso quando apprendiamo di nazioni nord europee che hanno ormai superato il problema della raccolta differenziata e si stanno concentrando sul contenimento della produzione degli stessi rifiuti. In una realtà come quella di Augusta i problemi ambientali sono sempre tanti, ovviamente provengono in gran parte dagli effetti dell’industrializzazione, ma anche la gestione della raccolta dei rifiuti solidi urbani ha spesso creato non poche criticità. Per questo motivo abbiamo incontrato l’assessore all’ambiente del comune di Augusta, l’ing. Michele Accolla, cercando di saperne di più su come il problema è stato e sarà affrontato. L’assessore si è sempre occupato con determinazione dei problemi legati ai rifiuti, soprattutto di quelli legati alla raccolta differenziata, e mi ricorda che nel corso del suo mandato amministrativo ha persino trascorso due notti al seguito della squadra che si occupa della raccolta. “E’un modo per conoscere in prima persona e dall’interno i problemi che riguardano la raccolta dei rifiuti e capirne le difficoltà”, mi dice. “Ormai nessuno più dubita, ad Augusta, del fatto che la filiera dei rifiuti sia completa – aggiunge l’assessore Accolla, anticipando un dubbio che nel corso dell’intervista avrei espresso – la destinazione finale di quanto raccolto nei cassonetti del differenziato sono i centri di stoccaggio di appositi consorzi, ciascuno specializzato nella raccolta di un diverso materiale riciclabile. Ogni giorno mi viene anche inviato un formulario nel quale sono indicate le quantità conferite per ogni tipologia di materiale”. La raccolta differenziata ad Augusta è stata avviata ormai da alcuni anni, quali risultati sono stati ottenuti? “La percentuale di raccolta si è attestata alla fine del 2009 tra il 4 ed il 5 %, mi rendo conto che si tratta di una percentuale piuttosto bassa, ma su questo dato incidono alcuni fattori, quali gli scioperi del personale dedito alla raccolta e il danneggiamento dei cassonetti per il differenziato che non sempre siamo in grado di sostituire. Tuttavia le faccio notare che il trend di raccolta è sempre in costante crescita con un tasso dell’uno per cento annuo”. Al di là del trend di crescita, le percentuali appaiono piuttosto basse, in che modo è possibile incrementarle? “Certamente la raccolta tramite cassonetto stradale sconta il limite della scarsa efficacia, la raccolta porta a porta permette, al contrario, di raggiungere percentuali più ragguardevoli. Proprio con questo obiettivo abbiamo presentato un progetto per attuare questo tipo di raccolta anche ad Augusta. Del resto, in tal senso si sono espressi anche i cittadini nell’ambito del tavolo di Agenda 21 dedicato alla tutela dell’ambiente. Il progetto è stato inserito nelle attività del Conai centro - sud e realizzato in collaborazione con l’Arra e Legambiente, purtroppo poi si è fermato a causa delle difficoltà economiche dell’uno e della cancellazione dell’altra. In questo senso, scontiamo anche i ritardi nell’attività amministrativa regionale, infatti le funzioni proprie dell’Arra dovrebbero passare al dipartimento rifiuti dell’assessorato regionale all’energia, ma tale passaggio di attribuzioni ancora non è stato completato, quindi manca uno degli interlocutori principali. C’è da dire inoltre che la mancata approvazione della finanziaria regionale impedisce che ci vengano assegnate le risorse necessarie all’attuazione del progetto”. A quanto ammonta il finanziamento previsto? “Approvata la finanziaria, dovrebbero essere investiti su questo progetto ben 4 milioni di euro. Queste risorse saranno impegnate per l’acquisto delle dotazioni individuali, vale a dire i bidoni che saranno assegnati a ciascun utente, per la comunicazione e anche per l’acquisto dei mezzi di raccolta. La nostra idea è quella di acquistare i mezzi da utilizzare nella raccolta e di fornirli in comodato d’uso alla ditta che vincerà l’appalto, in questo modo avremo una riduzione importante dei costi di gestione. Ci tengo poi a precisare che il progetto da noi presentato è stato predisposto dall’ing. Lepore, l’esperto che ha anche allestito il progetto che a Salerno ha permesso di raggiungere la percentuale record dell’80%, siamo quindi fiduciosi che anche ad Augusta si otterranno percentuali importanti”. In quanto tempo si potrà avviare il progetto? “Ovviamente i tempi dipenderanno dall’approvazione della legge finanziaria regionale, a quel punto 3 mesi saranno sufficienti per lo start up”. È opinione diffusa che la raccolta “porta a porta” funzioni bene soltanto se accompagnata da un sistema di pagamento basato sulle tariffe e non sulla famigerata tarsu; state anche lavorando in tale direzione? “Non in questa fase. Certamente l’individuazione di un sistema di incentivi, anche economici, è fondamentale, ma lo faremo soltanto dopo l’avvio della raccolta porta a porta e con l’aiuto di esperti del settore viste le ricadute che un sistema simile può avere sul bilancio comunale”. Si è parlato in passato anche della realizzazione di un centro di raccolta comunale per i rifiuti ingombranti; a che punto siete? “Finalmente sarà realizzato, in un sito che abbiamo da poco individuato, non senza fatica, su un terreno di proprietà del comune. In questo centro si potranno conferire non soltanto le frazioni riciclabili dei rifiuti, ma anche i rifiuti ingombranti e quelli elettronici. Inoltre nel centro di raccolta realizzeremo anche un impianto per triturare le potature che oggi vengono scaricate nei cassonetti o abbandonati ai bordi delle strade. L’accesso ai servizi offerti dal centro di raccolta avverrà, seguendo il modello che intende adottare anche la città di Palazzolo Acreide, con un tesserino magnetico che identificherà l’utente e un sistema informatico che registrerà la quantità di materiale riciclabile conferito. I dati così raccolti permetteranno anche una riduzione dell’importo della tarsu, il sistema incentiverà e premierà quindi la differenziazione”. La realizzazione del centro di raccolta potrebbe essere anche utile sul piano della lotta alle discariche abusive. A che punto siete su questo problema? “Siamo parte di un progetto della provincia regionale di Siracusa che prevede “tolleranza zero” contro le discariche abusive. Questo progetto si serve anche della polizia provinciale per svolgere l’attività di controllo e di monitoraggio del territorio, con particolare attenzione all’eventuale presenza di sostanze pericolose e di amianto. Proprio in questi giorni inoltre abbiamo terminato la bonifica di numerose discariche abusive sul nostro territorio. Per il futuro prevediamo anche un progetto di video sorveglianza con cui monitorare i siti particolarmente sensibili”. L’efficacia di un sistema di raccolta differenziata passa anche attraverso la sensibilizzazione dei cittadini, quali iniziative avete intrapreso in tal senso? “Al momento del lancio dell’iniziativa, abbiamo avviato una intensa compagna di informazione e di sensibilizzazione che ha prodotto i suoi frutti, ma adesso le nostre iniziative in tal senso sono in stand by. L’attività di comunicazione è interrotta, ovviamente, fino a quando non avvieremo il sistema di raccolta differenziata porta a porta, allora ricominceremo ad informare i cittadini in modo intenso, stiamo invece puntando molto sull’educazione dei più giovani”. Ci dica di più. “Tra non molto, spero nei primi giorni di maggio, verrà inaugurato presso i locali di questo assessorato il “c.e.a.” vale a dire il centro di educazione ambientale, una struttura che si pone l’obiettivo di educare i ragazzi più giovani alla conoscenza e alla cura dell’ambiente, attraverso vari strumenti formativi e fornendo loro del materiale didattico. In questo modo aumenterà anche la consapevolezza nelle famiglie. Questo progetto è stato realizzato grazie ai fondi di agenda 21 ed è il primo realizzato in Sicilia, nonché il primo ad essere stato accreditato, nell’ambito del sistema i.n.f.e.a., dal ministero dell’ambiente e dal ministero della pubblica istruzione”. “Sai 8 ha promesso (via dei zaffiri) pompe di sollevamento per la rete fognaria. Mai fatte” Un lettore: “Altro che via dei rubini e dei cristalli Piene di fossati e i topi passeggiano sui fili del telefono” Ha siglato con solo le due iniziali del nome aggiungendo “per rispetto della privacy”. Un nostro lettore, un cittadino, interviene per dire la sua sul piano regolatore del Plemmirio, dopo la tavola rotonda dei giorni scorsi, “dal momento che non ne avete parlato”. Ma perché non firmare se ci si limita a denunciare condizioni di degrado e varie anomalie? Il diritto ad esprimersi, il senso della partecipazione, il desiderio di esprimere il proprio parere è il meglio della democrazia. Ma tant’è! “La via dei cristalli, la via dei rubini ecc. fanno veramente ribrezzo. Piene di fossati e “valanghe”. Quando piove bisogna camminare con gli stivali e si corre il rischio di deformare i cerchioni delle ruote delle automobili. Non manca l’erbaccia che restringe la carreggiata. Viviamo con la paura di uscire la sera perché manca l’illuminazione pubblica. I ratti passeggiano sui fili del telefono. Ma noi paghiamo le tasse. La Sai8 a febbraio ha promesso che avrebbe messo in funzione le pompe di sollevamento per la rete fognaria in via dei Zaffiri così che tutti potessero collegarsi. Se ne parlava già nel 2004 ma non è mai stato messo in funzione niente. La mia richiesta è lì dal 2004 e nessuno si fa sentire. Perché il comitato Plemmirio non approfondisce queste anomalie? Inoltre non tutte le strade sono adeguatamente indicate né c’è adeguata cura per terreni abbandonati. Cosa dice la Protezione Civile?” Questa la sintesi della lettera con qualche passaggio che non siamo riusciti a comprendere. ma su un punto possiamo rispondere riferendo di una nota del presidente dell’associazione Plemmirio, quello sulla fognatura. “Si è svolta una riunione con tecnici della SAI 8 per la redazione di una mappa che indichi le zone che si potranno allacciare entro il mese di maggio-giugno ed un’altra mappa di quelle zone che ne resteranno escluse. Di queste ultime saranno approntate le schede che saranno portate all’ufficio nuove opere dell’Assessorato ai lavori pubblici che provvederà a farle firmare dal Sindaco per essere inserite nel piano triennale 2011-2013. Il percorso intrapreso risulta arduo e impervio in quanto non sono chiare le competenze e i limiti tra il concedente e il concessionario in presenza di strade attualmente private. Il giorno 27 si terrà l’incontro con l’amministratore delegato della SAI 8, l’ingegnere Ferraglio, per fare il punto su tutta questa vicenda. Infine è stato chiesto un incontro col Sindaco per avere notizie del suo incontro con i vertici della Sai 8. Il sindaco sostiene, a nostro avviso in modo arbitrario, che Sai 8 deve fare tutti i collegamenti delle abitazioni facendo pagare solo la quota di allaccio così come l’Enel o la Telecom fornisce il servizio fino al limite dell’unità abitativa”. Possiamo dare un consiglio al nostro lettore anonimo: si iscriva anche lui all’associazione Plemmirio. Sarà informato in tempo reale. 6 24 Aprile 2010 Ci saranno anche i suonatori di tamburo di Cassaro, gli sbandieratori di Floridia e un gruppo di Noto Il 2 maggio torna per le vie della città il corteo storico Forse la carrozza del senato, mai per S. Lucia alle quaglie di MONICA LANAIA ([email protected]) Il mese di maggio si presenta ricco di eventi: non solo a partire da giorno 8 cominceranno le rappresentazioni classiche al teatro greco, non solo come ogni anno si terrà la premiazione dei balconi, dei cortili, dei patii più fioriti e più curati in occasione di Ortigia in fiore, inoltre la prima domenica di maggio, come consuetudine, si festeggerà Santa Lucia delle quaglie. La novità è che questo evento, che rievoca un miracolo compiuto dalla nostra patrona, si svolge, di anno in anno, in maniera più organizzata, più caratteristica e più folcloristica. Così come accaduto lo scorso 13 dicembre, la festività non si esaurirà nella processione e nella celebrazione religiosa, ma si tratterà di una rievocazione complessiva dell’ambiente dell’epoca con costumi antichi di nobili e popolani, velieri, carrozze e bande musicali. Emanuele Schiavone, presidente dell’associazione “Il gozzo di Marika”, l’associazione che ha organizzato questo importante evento, ci spiega: “La mattina di domenica 2 maggio partirà dall’imbarcadero Santa Lucia, il piazzale Riva, la terza edizione della rievocazione storica del miracolo attribuito alla nostra patrona durante la carestia del 1646. Il corteo storico, composto dagli sbandieratori e dai figuranti in abiti d’epoca – già apprezzato dai cittadini durante la sfilata del 13 dicembre – percorrerà la via Arsenale fino al corso Umberto, attraversando il viale Regina Margherita. Arrivato al ponte umbertino, il corteo incontrerà i buzzetti, le tipiche barche siracusane, le quali navigheranno fino a dei velieri che saranno ormeggiati nel porto grande, carichi di granaglie, in ricordo di quanto avvenne nel 1646, quando fu proprio un bastimento di grano a salvare la città dalla carestia; il carico sarà sistemato sui buzzetti che, tornando a riva, lo consegneranno ai carri. Il corteo, a quel punto, ripartirà attraversando piazza Pancali, corso Matteotti, via Roma e via Minerva e giungendo al duomo”. Schiavone prosegue: “Anche in questa occasione, il corteo diventa un momento di coinvolgimento delle scuole, dato che alla sfilata parteciperanno gli alunni dell’istituto tecnico nautico, che faranno i vogatori, le alunne dell’Itas, che hanno peraltro ideato i costumi, gli alunni dell’accademia delle Belle Arti, che hanno disegnato il logo dei volantini; e ancora, saranno presenti cavalieri e dame a cavallo, i ragazzi della banda musicale siracusana e, dalla provincia, arriveranno i ragazzi che formano il corteo Barocco di Noto, i suonatori di tamburo di Cassaro e gli sbandieratori di Floridia”. A contribuire alla realizzazione dell’evento e alla sua organizzazione logistica, ancora una volta, il marchese Tommaso Gargallo che, ci confida Schiavone, “si sta impegnando tantissimo per aiutarci a far riuscire tutto nel migliore dei modi”. La possibile novità di quest’anno – e si tratterebbe di una novità assoluta per la nostra città, subordinata solo all’assenso dell’amministrazione comunale – è l’uscita della carrozza del Senato: la carrozza non ha mai effettuato, finora, un giro per la città in occasione di Santa Lucia delle quaglie. Schiavone conclude: “Non cerchiamo stranezze o effetti speciali per questa celebrazione storica e religiosa che rivaluta le caratteristiche e l’identità siracusane; oltre alla festa del 13 dicembre e alla regata dei quartieri storici in agosto, questo evento è, da un lato, un’occasione per riaffermare le radici e il folclore della nostra comunità e, dall’altro, un’opportunità per i turisti per accostarsi alle più sentite espressioni della cultura siracusana. Nulla è stato lasciato al caso, abbiamo curato tutto nei minimi dettagli e speriamo, dunque, che vada tutto per il meglio. L’unico mio cruccio è che l’amministrazione comunale non ha ancora messo a calendario questa manifestazione: ciò significa che, puntualmente, devo recarmi a chiedere i sussidi necessari, non vi è alcun automatismo nell’erogazione dei fondi. Tant’è vero che non vi è ancora alcuna certezza circa l’assegnazione delle sovvenzioni pubbliche, è dubbio se l’evento – un evento di cui fruirà tutta la cittadinanza siracusana e i numerosi turisti che accorreranno, complice la bella stagione e le rappresentazioni classiche imminenti – sarà, di fatto, sostenuto dal comune o meno”. Il dilettevole sposa il religioso, dunque, fornendo alla città un’occasione di riacciuffare le proprie radici culturali e consentendo ai citta- dini di trascorrere all’aria aperta una vivace domenica di maggio, rivivendo tradizioni e usanze siracusane. Troppi luoghi della memoria storica appaiono, come questo, dimenticati e negletti Sul restauro della masseria Gargallo il comune di Priolo vuole qualche garanzia in più, dati gli enormi costi Sembra destinato a restare nel degrado e nell’abbandono la masseria Gargallo, l’edificato costituito da alcune costruzioni che si sviluppano intorno a un’ampia corte centrale, che sorge nei pressi del parco comunale La pineta di Priolo. Antonello Rizza, l’attuale sindaco, l’aveva inserita tra i suoi progetti durante la campagna elettorale: l’impegno era quello di recuperarla e valorizzarla per dare al paese una struttura confacente ad attività culturali di prestigio, di farne un centro convegni e congressi, di sudi post-universitari e di cultura umanistica e ambientale. Ma non si è fatto nulla e le erbe che invadono l’edificato sono le stesse che fanno da tappeto nelle foto che ritraggono il momento delle promesse, della speranza, dell’esaltazione. L’antica residenza di villeggiatura non si è mai trasformata nel progetto faraonico che il barone Giuseppe Gargallo II aveva affidato al regio ingegnere civile Paolo Labisi (tutte le notizie si possono reperire sul sito ottimamente curato da Salvo Maccarrone che ringraziamo per le foto) se non per la facciata a due piani, ornata da una bella balconata, e dalla finestra sormontata da un armonioso timpano triangolare decorato, e si è invece sviluppata per corpi aggiunti assecondando le necessità rurali via via sopravvenute. Un complesso che tuttavia mantiene il suo fascino, che ancora racconta il passato della comunità priolese e che pertanto meriterebbe di essere recuperato a una piena fruizione. Come ci informa Maccarrone, dal 1979 le varie amministrazioni municipali hanno tentato di acquisirne la proprietà per avviare l’opera di riqualificazione e l’hanno inserita nei vari piani triennali delle opere pubbliche ma tutto inutilmente. A contendersi la proprietà del complesso edilizio l’amministra- zione comunale di Priolo, i 5 eredi di Pier Nicola Gargallo, gli allevatori di cavalli che ne rivendicavano l’uso. La Soprintendenza di Siracusa, inizialmente restia a porre qualsiasi vincolo su di essa, nel 1990 l’ha dichiarata di “particolare interesse artistico” evidenziandone la rilevanza storica in quanto “pregevole testimonianza locale del diciottesimo secolo”. A dirimere i contrasti, nella speranza anche di sottrarre il bene a un degrado che si fa- ceva sempre più evidente a causa di una serie di crolli strutturali, nel 2007 è intervenuto l’atto di acquisto da parte di uno degli eredi, Tommaso Gargallo di Castel Lentini. Da allora il progetto del marchese Gargallo è stato quello di farne la sede dell’università Cumi, in coerenza con il passato della propria famiglia “dedita all’insegnamento e agli studi universitari”. Un progetto che è sembrato potersi realizzare proprio grazie all’inserimento della masseria nel nuovo programma dell’amministrazione. Ma le cose non stanno andando come previsto: da una parte la proposta del marchese di una cessione gratuita al Comune per vent’anni ma solo quale residenza universitaria, dall’altra l’intenzione del comune di avere una disponibilità non necessariamente vincolata all’università (l’ipotesi, solo ventilata, è che il Cumi possa fallire) e probabilmente qualche garanzia in più, data l’enorme entità della somma che si andrebbe ad investire per la ristrutturazione di tutti gli edifici. Una controversia estenuante che con la buona volontà delle parti, forse con un più ampio coinvolgimento della stessa popolazione, potrebbe andare a soluzione per consegnare alla cittadina di Priolo un luogo prestigioso, un centro di aggregazione culturale di cui si avverte la mancanza. Troppi luoghi della memoria appaiono, come questo, dimenticati, negletti. A Cassibile resta all’incuria del tempo l’antica borgata rurale voluta dal nobile Silvestro nel 1850, oggi di proprietà del marchese Gutkowski, e il pensiero che prima o poi sia rasa al suolo per lasciare spazio a tante villette a schiera fa gelare il sangue. MARINA DE MICHELE ([email protected]) 24 Aprile 2010 7 Gaetano Petracca percepisce 80 mila euro l’anno ma i problemi della città permangono tutti Prigionieri dell’acqua alta i cittadini di via delle Saline ad Augusta si rivolgono al direttore del Comune. Come scrivere al vento di GIORGIO CASOLE “Gentile direttore generale, l’assessore Michele Accolla mi ha consigliato di rivolgermi con fiducia a Lei per la risoluzione del ciclico fenomeno dell’acqua alta che interessa da circa quarant’anni il quartiere di Via delle Saline che si incrocia con il cosiddetto Lungomare Rossini. Mi limito, per ora, a sottoporLe un articolo, firmato da un mio collaboratore, pubblicato sul diffuso settimanale siracusano Il Diario, la cui pagina locale è da me curata. “Essendo Lei giovane, probabilmente non ricorda che il quartiere de quo sorge su un terreno di ex saline, che fu colmato per poter costruire le case in cooperativa, con regolare licenza edilizia. Un appartamento delle palazzine che insistono in zona è stato da me acquistato nel dicembre 1991, essendo, tuttavia, all’oscuro dell’annoso problema dell’acqua piovana che, quando è persistente, trasforma il quartiere in una piccola Venezia, com’è dimostrato dalle foto che qui allego. Tutto ciò deriva dal fatto che, negli anni, il Comune ha realizzato il manto stradale del “Lungomare” Rossini e di quello di Via delle Saline, sopraelevandolo rispetto all’area dove sorgono le palazzine del quartiere, non provvedendo a far interrare pompe di sollevamento, non costruendo canali di deflusso e quant’altro la tecnologia moderna prevede per evitare fenomeni simili, che producono allagamenti delle rimesse al piano terra delle palazzine, danni alle autovetture parcheggiate dentro e fuori, e, addirittura, tali fenomeni di allagamento per giorni dell’intero quartiere impediscono alle persone, soprattutto alle disabili e alle anziane, di poter uscire di casa. “Ogni volta vengono chiamati i vigili del fuoco con le idrovore, ma non sanno dove versare l’acqua raccolta, a causa della mancanza di canali o per l’otturazione permanente dell’unico canalone che sottostà alla linea ferroviaria. Detto canalone, oggi, in seguito ai lavori di adeguamento per protezione civile del citato “Lungomare”, risulta tagliato e, quindi, anche se fosse ripulito non servirebbe a nulla. “Inoltre, proprio in seguito a tali lavori, stando a quanto mi è stato riferito da persone che, essendo in quiescenza, seguono quotidianamente questi lavori, si sono verificati problemi legati alle condutture fognarie tali che i reflui sono fuoriusciti prepotentemente, provocando altre problematiche d’ordine igienico. “Come può constatare dall’allegata documentazione, nello scorso mese di ottobre, a causa dell’ultimo esasperante allagamento, siamo stati costretti, obtorto collo, Le assicuro, a formalizzare per iscritto una “diffida adempiere”, firmata dai tanti cittadini residenti in zona, indirizzata al sindaco e i quotidiani locali hanno dato risalto alla nostra diffida. “Non voglio qui sottolineare il fatto che il sindaco pro tempore sapeva più e meglio di me, visto che ha abitato nella palazzina attigua a quella dov’è il mio appartamento. Essendo il sindaco più giovane di me, lo sa da quando era infante. Mi sono rivolto all’assessore Accolla, collega nell’insegnamento, perché, nella sua qualità di responsabile della rubrica dell’ecologia, potesse essere sensibile a questo che, tutto sommato, è un problema ambientale, legato anche a quello del “lungofogna” Rossini, per il quale l’Amministrazione oggi nutre grandi speranze, anche se non è previsto, mi corregga se sbaglio, un progetto per evitare lo sversamento dei liquami fognari, essendo ormai il progetto Olivotti per il depuratore cittadino vecchio di oltre quarant’anni e, quindi, presumo, improponibile. “Ma questo è un altro discorso. Oggi preme a tutti coloro che risiedono nel quartiere citato la risoluzione definitiva del problema, risoluzione che potrebbe essere messa in atto proprio ora, mentre sono in corso i lavori per l’adeguamento ai fini di protezione civile del “Rossini”, anche al fine di evitare successive spese derivanti da un possibile contenzioso fra cittadini e Ente Locale. “Credo, e con me i cittadini che qui oggi mi onoro di rappresentare, che sia possibile raggiungere l’obiettivo prefisso, grazie anche al dinamismo, riferiscono, con cui Lei sta caratterizzando la Sua azione di direttore generale del Comune. “Vorrà farci questo regalo di Natale? “Spero di ricevere una Sua risposta, indipendentemente dalle prescrizioni imposte dalla Carta dei doveri per la P.A. varata dal ministro Brunetta. “Nell’attesa, La ringrazio per l’attenzione e Le porgo i miei saluti”. Questa lettera è stata inviata al suddetto direttore generale del Comune di Augusta, Gaetano Petracca, quattro mesi fa, il 19 dicembre 2009, attraverso il regolare protocollo d’entrata. Questo direttore generale non ha mai risposto, alla faccia di quanto prescritto da Brunetta e alla faccia delle elementari regole di cortesia. Questo direttore generale percepisce - udite udite! - un compenso di ottantamila euro l’anno, il doppio di quanto percepisce il segretario generale. Deve trattarsi di un “direttore generale”necessario e prezioso, altrimenti non si capisce l’utilità di questa figura in un Comune, come quello di Augusta, che non ha certo le dimensioni di un comune, non dico come Roma o Milano, ma come Catania, in grado, cioè, di far funzionare la macchina amministrativa al massimo e con profitto per tutti i cittadini, che sono sostanzialmente i suoi datori di lavoro. Invece, i problemi di Augusta permangono e tutti gravi, non solo quelli del periodico allagamento del quartiere di cui mi sono fatto portavoce, ma in generale: valga per tutti quello della raccolta dei rifiuti. I netturbini sono in perenne agitazione perché pagati a rate e la città risulta sempre più sporca e maleodorante. Ai veleni maleodoranti provenienti dalla zona industriale, ai miasmi che esalano dalle fogne a cielo aperto sui litorali dell’isola, si aggiunge ora la puzza dei rifiuti urbani, con scene di sporcizia nauseante per le strade, spesso popolate da bande di pericolosi cani randagi. Il “direttore generale” Petracca dev’essere tanto stimato dal sindaco che, recentemente, la Giunta comunale ha deliberato lo stanziamento di tredici mila euro per arredargli l’ufficio. Eppure, il detto sindaco ripete spesso il ritornello : “Soldi? Non ce n’è”. Per i povericristi no, per i santi in paradiso sì. Che si aspetta a verificare il permanere dei consensi nell’assemblea dei sindaci all’ATO? Oggi e domani a Siracusa, Floridia e in altri comuni i tavoli per la raccolta firme sul referendum per l’acqua Parte la raccolta di firme per il Referendum. Le schede sono state vidimate dalle Corti di Appello in data 22 aprile. I primi tavoli saranno probabilmente piazzati a Siracusa, a Floridia e in qualche altro Comune già nella giornata di oggi ma sarà domani, 25 aprile, il giorno (estremamente simbolico!) dell’avvio della riscossa dei cittadini dall’intollerabile “pizzo” che la privatizzazione del servizio idrico di fatto impone. In particolare risulta insopportabile il fatto che il legislatore abbia previsto che le società di gestione del servizio idrico debbano aver garantita, senza alcun rischio, “l’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”. Il terzo quesito del referendum vuole cancellare appunto tale obbrobrio legislativo. Il libero mercato è una realtà che nessuno si sogna di contestare, ma ci si chiede se l’acqua, l’aria e la vita possano essere sottoposte alle leggi del mercato e se esso possa essere stravolto, obbrobriosamente, sino a stabilire ope legis la garanzia del profitto. La mercificazione dell’acqua mortifica la dignità umana dei liberi cittadini. Per questo la ripudiamo. L’assicurazione del profitto legalizza atteggiamenti predatori e stravolge persino le leggi del libero mercato (che è indissolubilmente collegato a fattori di rischio). Per questo ci indigna. L’esperienza di questo primo periodo di gestione di CONCETTO ROSSITTO* pubblica nella nostra provincia è catastrofica. Per questo chiediamo a tutti i sindaci ed al Presidente della Provincia di schierarsi coi cittadini. La vittoria di Aprilia è significativa: i cittadini versano l’importo delle bollette al Comune anziché al gestore e il Consiglio di Stato dà loro ragione. Qui cosa aspettano ancora i vari sindaci, l’ATO e il presidente della Provincia a prendere l’unica posizione conforme all’interesse dei cittadini? Per fortuna alcuni sindaci coraggiosi, sostenuti dai Consigli Comunali, si oppongono alla richiesta di consegnare gli impianti a Sai8. Che si aspetta a controllare se ancora la privatizzazione gode della maggioranza dei consensi in seno all’assemblea dei sindaci dell’ATO? Che si aspetta a verificare se l’affidamento sia da ritenere valido o non piuttosto da risolvere “per responsabilità esclusiva del concessionario”? I signori dell’ATO hanno controllato e controllano se Sai8 abbia rispettato tutte le clausole contrattuali? Dobbiamo essere i cittadini ad esercitare certi controlli o è l’Autorità d’Ambito tenuta a farlo? Presto o tardi (noi ci auguriamo che avvenga subito!) la privatizzazione del servizio idrico sarà sconfitta… sul fronte referendario o su quello della Corte Costituzionale o su quello legislativo. In Sicilia sono state presentate delle proposte di legge in tal senso e presto saranno raccolte le firme per una proposta di legge di iniziativa popolare finalizzata anch’essa alla ripubblicizzazione del Servizio Idrico Integrato. Non si tratta di una iniziativa ridondante e superflua: la proposta di iniziativa popolare dovrà necessariamente essere messa in discussione entro sei mesi dalla sua presentazione. Il Parlamento regionale non potrà metterla nel dimenticatoio, come può accadere a una legge proposta da un parlamentare. Tutte queste strategie richiedono tempi non brevi, tuttavia… una felice notizia potrebbe giungere presto o prestissimo da Palermo, dove alcune forze politiche (PD e API) si sono decise a condizionare il loro appoggio a Lombardo: sostegno e voto sulla finanziaria subordinati al varo della leggina regionale per la ripubblicizzazione dell’acqua. In un modo o nell’altro il problema sarà risolto. Presto o tardi. Ci auguriamo che avvenga subito. Ma ci impegniamo ad intraprendere anche le strade più lunghe… come quella del referendum, ad esempio. Anche perché vogliamo sconfiggere la privatizzazione del servizio idrico non solo a Siracusa e non solo in Sicilia, ma in tutto il territorio nazionale. *Forum Provinciale Acqua Pubblica. 8 24 Aprile 2010 L’UNIVERSITÀ DI CATANIA SI È IMPADRONIT Michele Adorno: “Un paesaggio ricchissimo di stalagmiti che hanno del lunare e del fiabesco” Concetto Giuliano: “Dopo gli studi sulla grotta Monello il Cutgana avrebbe dovuto riconsegnarla alla Provincia” di CONCETTA LA LEGGIA ([email protected]) Chi di noi ha avuto modo di fruire delle bellezze presenti nella grotta Monello non potrà di certo dimenticarle. Il confronto sorge spontaneo con quelle di altre regioni italiane ma la varietà di concrezioni, il numero impressionante di colori e l’immenso numero di stalattiti di svariate forme lasciano al visitatore una domanda alla quale nessuno riesce fino ad ora a rispondere: perché una tale meraviglia resta chiusa al pubblico invece che essere inserita in un circuito di visite che richiamerebbe turisti da ogni dove? Perché la grotta è finita nelle mani del Cutgana e la Provincia ha accettato una disposizione regionale, tramite la quale è stata esautorata dalla possibilità di gestirla? Andiamo con ordine e cerchiamo meglio di capire. Michele Adorno studioso della grotta Monello “La grotta Monello è ubicata in contrada Grotta Perciata sulla provinciale che da Floridia conduce verso Cassibile. Nel 1948 il sig Monello notò l’agitarsi di alcuni ciuffi d’erba in terra, nonostante l’assenza di vento e chiese ad alcuni suoi contadini di zappare proprio in quel punto. Dinnanzi ai presenti si aprì una voragine di 2 metri per una profondità di circa 7 metri. Qualche giorno dopo ci si calò nel pozzo e i presenti rimasero incantati dallo spettacolo da fiaba che dinnanzi a loro si presentava. Giustamente fu informata la Sovrintendenza di Siracusa, che in quel luogo trovò del vasellame di epoca castellucciana, segno che l’area era per un certo tempo stata abitata nei 50 metri percorribili. “Ovviamente la curiosità spinse gli studiosi ad approfondire gli studi e le ricerche e nel 1951 Bernabò Brea inviò una relazione ufficiale al ministero della pubblica istruzione, all’assessorato regionale al territorio ed alla presidenza per le grotte di Castellana, spiegando le meraviglie scoperte e auspicando che la grotta venisse valorizzata e turistizzata. Come sempre non accadde nulla e il sig. Monello, dal quale la cavità prese il nome, vendette la grotta al colonnello Perotti che fece scavare una galleria di circa 30 metri che metteva in comunicazione la cavità con l’esterno e ne permetteva un facile accesso. Ma anche Perotti cedette la cavità, stavolta all’amministrazione provinciale di Siracusa. “Nel frattempo, anno 1976, io riuscivo ad entrare dal pozzo per la prima volta nella grot- ta. Lo stupore e la meraviglia furono immensi e per difendere questo bene inestimabile, assieme all’avvocato Baglieri, inviammo degli esposti all’amministrazione provinciale di Siracusa, alla Sovrintendenza, all’ente miniere di Catania, all’assessorato regionale, alla presidenza per le grotte italiane, sita a Castellana. Come conseguenza, venne incaricato il geologo Tino Amore affinché conducesse uno studio della cavità ed una analisi della conflittualità fra la grotta e la cava di pietra, posta di fianco, che la minacciava. Per l’impegno profuso dall’avvocato Baglieri, responsabile WWF di Siracusa, ne derivò che la cava fu costretta a chiudere poiché non solo per l’estrazione del materiale si usava la dinamite ma anche perché le varie esplosioni e i lavori effettuati avevano tagliato e deviato le acque fluviali che alimentano la formazione delle concrezioni producendo sovralimentazione in alcune aree della grotta e, per assenza dell’acqua, decalcificazione in altre sale. “Nel frattempo si esploravano altri spazi per 350 metri. La cavità conosciuta al momento è di circa 540 metri di cui 190 visitabili, il rimanente esplorato ma non percorribile. Nel 1981, la Provincia Regionale di Siracusa acquistò la grotta ed affidò all’ing. Sebastiano Sindona il progetto di valorizzazione, che portò ai lavori effettuati all’interno della cava, per renderla fruibile. Qualche anno dopo l’amministrazione provinciale di Siracusa incaricò il prof. Domenico Caruso dell’università di Catania perché conducesse uno studio sulla fauna ipogea al fine di meglio valorizzare, salvaguardare e turicistizzare l’area. Nella relazione consegnata dal professore si afferma che alcuni esemplari di fauna, tra cui l’armadillidium lagrecai, risultavano endemiche della grotta e per tali motivi suggeriva di non aprire la Monello al pubblico, di affidarla all’università di Catania per condurre ulteriori studi. Il professore così andò ben oltre il compito che gli era stato affidato dando pareri e avanzando proposte che non rientravano nelle sue competenze. Poco dopo l’assessorato territorio ed ambiente della regione Sicilia inserì la grotta in un programma di riserve e la grotta fu dichiarata Riserva Naturale Integrale il 4/11/1998 con decreto assessoriale 615/44 ed affidata in gestione al Cutgana, Centro Interfacoltà dell’Università di Catania. Oggi, se non dietro gentile concessione del Cutgana, non si può più procedere alla sua fruizione. “Mi pare giusto ricordare che la grotta si compone di ben 10 sale e presenta un paesaggio ricchissimo di depositi stalagmitici che sanno del lunare e del fiabesco ed essa è certamente la più ricca per depositi concrezionali delle grotte italiane e la più bella e niente ha da invidiare alle grotte famose e ben turisticizzate esistenti al mondo. La decisione dell’assessorato regionale non può certamente essere condivisa poiché ciò ha comportato la mummificazione del territorio e il decreto assessoriale ha di fatto espropriato la Provincia dal compito di gestirla consentendo così a pochi di appropriarsi di ciò che spetta alla collettività”. Concetto Giuliano, vice segretario dell’Ente Fauna e Flora siciliana” di Floridia“L’ente fauna e flora siciliana nasce per far conoscere e consentire la valorizzazione del patrimonio sia naturalistico che “umano”, dunque realizzato dall’uomo, attraverso anche escursioni sul territorio poiché la natura non si può amare se non si conosce. Come asso- ciazione, abbiamo dato e crediamo di poter dare ancora nel futuro un importante contributo, come accaduto col parco degli Iblei. Purtroppo il territorio non sempre risulta tutelato come dovrebbe e uno degli esempi è Casino Grande sui monti Climiti dove l’incuria e la disattenzione delle amministrazioni sta portando al crollo della struttura, vero gioiello del Beneventano del Bosco. Ci auguriamo che l’avvento del parco consenta il recupero dell’area. Non solo: come ente fauna e flora siciliana gestiamo l’oasi di Vendicari e, a titolo gratuito, dato che la regione ha eliminato i fondi per il controllo e tutela dell’area, Cavagrande del Cassibile. “Ma torniamo alle nostre montagne che hanno origine carsica, formatesi circa 30 milioni di anni fa: a causa dei disgeli, il defluire delle acque ha lavorato il calcare, creando le grotte carsiche, vere “cattedrali della natura”, tra le quali appunto la grotta Monello. Come associazione siamo assolutamente concordi nella protezione della Monello ma, con giustificazioni banali, la grotta è stata assegnata al Cutgana che, dopo gli studi effettuati, avrebbe dovuto riconsegnare tutto alla Provincia; dopo 20 anni non si vede la fine di tali studi e per potervi accedere è indispensabile ricevere l’assenso del centro Universitario per la Tutela e la Gestione degli Ambienti Naturali ed Agroecosistemi di Catania. Insomma non vi è fruizione sistematica o calendarizzazione della fruizione ma la visita è possibile solo dietro concessione dell’ente catanese. E non finisce qui poiché anche la grotta Palombara ed altre del nostro territorio sono gestite dal Cutgana. Da quando, con decreto regionale, il Cutgana gestisce le grotte siracusane (la Monello, la Palombara, il museo degli iblei di Melilli, la grotta di Mastro Pietro, quella di Villasmundo) la possibilità di visite si è ulteriormente ridotta. In verità, pur collaborando col Cutgana, questa preclusione e quanto sta accadendo non è condivisibile. La grotta Monello, nel rispetto dell’ambiente, va fruita, valorizzata, rispettata e deve divenire patrimonio pubblico”. 24 Aprile 2010 9 TA DELLE NOSTRE GROTTE PIÙ SUGGESTIVE La teoria dell’unicità dell’armadillidium lagrecai sconfessata da Iolanda Galletti e da Malta Ora il Cutgana vuole 35 mila euro l’anno dalla Provincia Non c’è una sola ragione per pagare e far gestire gli altri di CONCETTA LA LEGGIA ([email protected]) Le nostre interviste portano gli esperti a dissentire sulle scelte assessoriali della regione Sicilia e sul metodo di gestione del Cutgana e ciò ci ha spinti a capirne di più partendo da una considerazione: la scusa che viene addotta per la mancata fruizione della grotta è la presenza dell’armadillidium lagrecai, un isopode considerato unico al mondo e presente solo nella Monello. Ma la verità è un’altra ed è molto meno idillica: intanto nel 1981, la Provincia Regionale di Siracusa acquistò la grotta ed affidò all’ing. Sebastiano Sindona il progetto di valorizzazione dell’area, quello stesso progetto che ha visto realizzare in modo alquanto discutibile il taglio di stalattiti e stalagmiti per creare un percorso fruibile e i muretti lungo la galleria d’accesso con un impianto di illuminazione che si è deteriorato nel giro di pochi mesi, con grande gioia delle concrezioni, che ovviamente non amano il caldo e dell’armadillidium lagrecai. Dunque il primo elemento negativo è stato lo sfregio della grotta con lavori poco idonei. Secondo: il Cutgana si sente il vero proprietario e considera l’area un feudo personale adducendo la scusa dell’armadillidium. Gli studi di Iolanda Galletti, biologa, hanno dimostrato che l’armadillo è presente in altre cavità locali quali la grotta Perciata e in alcune aree carsiche del trapanese. Ora il punto è che, anche se l’armadillidium fosse endemico della grotta Monello, visto che la grotta è fruibile per soli 190 metri, l’isopode potrebbe tranquillamente vivere negli altri 150 metri non visitabili senza ricevere fastidio dai visitatori e basterebbe sostituire l’impianto di illuminazione con luci al led , fredde, per risolvere il problema dell’aumento della temperatura nella grotta. Se poi proprio la si vuol dire tutta, si può ricorrere ad una lettera, proveniente da Malta, nella quale lo stato maltese chiede la realizzazione di un protocollo tra la città di Siracusa e la propria isola al fine di consentire un interscambio tra studiosi che consenta anche di studiare nelle grotte di Malta un animale simile se non identico all’armadillidium. Insomma il nostro isopode non è unico al mondo ma gemello di altri presenti in varie grotte siciliane e non solo. Torniamo al vero motivo: dopo la relazione del professor Caruso che, fuori dal ruolo affidatogli, avanzò perplessità e suggerì di affidare la grotta all’università di Catania per ulteriori studi, e la proposta avanzata da Angelo Messina, esponente della commissione scientifica di Catania per l’istituzione della grotta come riserva naturale integrale, l’assessorato regionale, con una evidente forzatura, dichiarò la grotta Riserva Naturale Integrale il 4/11/1998 con decreto assessoriale 615/44 e ne affidò la gestione al Cutgana, centro interfacoltà dell’Università di Catania. La prima domanda che sorge spontanea è: perché una tale decisione? Forse la Provincia aretusea non era all’altezza di gestirla? Forse che non esistono possibilità di conciliare fruizione e tutela del patrimonio? E perché non affidarla alla Provincia o alle associazioni, come recita la legge 9 del 673/1986 art 13, istitutiva delle province, che stabilisce che “la provincia regionale provvede alla protezione del patrimonio naturale, alla gestione delle riserve naturali, anche mediante intese e consorzi con i comuni interessati” piuttosto che affidarla ad un ente che ha altro da fare e che considera la gestione di tali risorse come un piccolo feudo? Dal ’98 ad oggi le cose sono molto cambiate e i professori che avevano studiato la grotta nel frattempo hanno mutato incarichi, come l’allora geologo Tino Amore, che non ostava l’apertura della grotta, oggi direttore del Cutgana, l’ideatore della Monello come riserva integrale, Angelo Messina (prima presidente del Cutgana) oggi pre- sidente dell’Apm isole dei ciclopi e Domenico Caruso oggi responsabile del dipartimento di biología animale “Marcello La Greca”: come dire nemici ed amici oggi camminano assieme. Nel frattempo è nato, nel 2001, il consorzio Isola dei Ciclopi, costituito tra il comune di Acicastello ed il Cutgana dell’università di Catania, un consorzio che gestisce numerosissime aree in tutta la regione ed a Siracusa avanza pretese su tutte le cavità naturali e, per chi ha un minimo di logica, sulle riserve provinciali. Per farla breve, il Cutgana, da poco, assieme all’Amp isole ciclopi, ha proposto alla Provincia un accordo di programma per gestire congiuntamente le riserve del territorio siracusano (grotta Monello, Perciata, Pipistrelli ecc); un accordo capestro che chiede alla Provincia, per la partecipazione, 35 mila euro annui, da versare entro 30 giorni dalla stipula del contratto proprio al consorzio Isola dei Ciclopi, mentre il Cutgana provvederebbe alla disponibilità dei mezzi, degli specialisti, degli accompagnatori e alla gestione contabile ed amministrativa, all’accoglienza ed accompagnamento dei visitatori. Domanda: cosa ci sta a fare il consorzio in una proposta di accordo? Perché il Cutgana e consorzio Ciclopi avanzano un contratto di programma? Perché mai la Provincia dovrebbe firmare un accordo nel quale versa solo soldi ma la gestione totale spetta ad altri? E poi, se la grotta è una riserva integrale non dovrebbe né potrebbe essere visitata seppure, come ci risulta, il Cutgana ha portato intere famiglie catanesi in visita nella nostra grotta mentre adduce scuse o osta i siracusani. L’interessante ed assurda proposta continua affermando che qualunque modifica al contratto andrebbe condivisa dalle parti e dunque la Provincia sarebbe sempre minoranza visto che Cutgana e consorzio sono due e in caso di disaccordo il foro competente sarebbe Catania! Ma vi è di più: la legge regionale 14 del 9/10/1988 art 20 stabilisce anche che “la gestione delle riserve naturali può essere affidata alle province, associazioni ed università previo parere del consiglio regionale, sentita la commissione legislativa permanente per l’ecologia dell’assemblea regionale siciliana. Ai fini della gestione delle riserve l’assessorato regionale per il territorio e l’ambiente, dopo la pubblicazione del decreto di affidamento della riserva, provvede ad accreditare agli enti gestori le somme necessarie alle spese relative anche alla gestione, previa relazione dell’ente gestore sui risultati conseguiti nell’anno precedente e documentata richiesta per quello successivo”. Dunque, visto che la nostra Provincia è stata espropriata del proprio bene a vantaggio di altri sulla scorta anche di questa legge regionale, i cittadini siracusani vorrebbero sapere quanti soldi prende il Cutgana per la gestione della grotta Monello e delle altre e quali documenti produce annualmente e quali lavori ha realizzato. E visto che la legge parla anche di gestione mentre il Cutgana ha mummificato il territorio perché non restituirla alla Provincia? Il presidente Bono, con delibera di giunta, aveva approvato il contratto ma questo deve passare dal consiglio provinciale per l’approvazione definitiva il che non è ancora accaduto. E ovviamente da siracusani, e stavolta con un pizzico di campanilismo, ci auguriamo che Bono si ravveda e che il consiglio non voti follie. Un’ultima battuta: sapete quanto sono stati pagati i due ex consulenti per le ricerche effettuate nella grotta? Ovviamente i dati sono documentabili: 45 milioni di vecchie lire +iva Domenico Caruso; 100 milioni di vecchie lire +iva Concetto Amore. 10 24 Aprile 2010 Carmelinda Linfazzi (Lentini): “Al massimo 12 famiglie”. Blanco (Augusta): “Cinque nuclei” Affido: pochi gli affidatari, disparità nell’aiuto economico regolamenti distrettuali non approvati. E il telefono squilla... di ALESSANDRA PRIVITERA ([email protected]) La direttiva interassessoriale (n. 1737-3899 del 20 novembre 2003; G.U.R.S. N.56 del 24.12.2003) ai Comuni e alle Aziende Sanitarie locali per la costituzione e il funzionamento dei Centri affidi distrettuali «ritiene opportuno definire i criteri organizzativi per la costituzione di un servizio per l’affidamento familiare a carattere zonale, denominato Centro affidi, per i minori temporaneamente privi di ambiente familiare idoneo». Si tratterebbe, cioè, di «un polo di riferimento sovra comunale, con sede nel Comune capo-fila corrispondente a quello in cui ha sede il distretto socio-sanitario, che svolga funzioni di promozione e di gestione di attività con il supporto dei servizi sociali di base, al fine di agevolare il ricorso all’affidamento familiare e di favorirne una utilizzazione efficace». Secondo la direttiva, ancora, «il personale impegnato a qualunque titolo nei progetti di affido concorre alla realizzazione degli obiettivi preposti dall’azione programmata “infanzia e adolescenza” e delle linee guida per l’attuazione del piano socio-sanitario della Regione siciliana ex lege n. 328/2000». A rigor di logica, dunque, il territorio provinciale siracusano dovrebbe contare 4 Centri Affidi corrispondenti ai 4 Distretti Socio Sanitari che su di esso gravitano (DSS46, comune capofila: Noto; DSS47, comune capo-fila: Augusta; DSS48, comune capo-fila: Siracusa; DSS49, comune capo-fila: Lentini). I Centri dovrebbero occuparsi, più o meno da sei anni, della promozione della cultura dell’affido; del reperimento, della valutazione e della selezione delle famiglie affidatarie; dell’esame delle segnalazioni dei minori temporaneamente disagiati; dell’abbinamento minori-soggetti affidatari; del sostegno alle famiglie affidatarie in tutte le fasi dell’affidamento; del rientro del minore in famiglia. Resta fermo il fatto che titolare dell’intervento di sostegno al minore e alla sua famiglia è sempre il Comune di residenza della famiglia del minore: il Comune è tenuto a erogare il sostegno economico alle famiglie affidatarie indipendentemente dal reddito posseduto, nonché a stipulare un contratto di assicurazione tramite il quale i minori affidati e gli affidatari siano garantiti dagli incidenti e dai danni che sopravvengano al minore o che egli stesso provochi nel corso dell’affidamento. Abbiamo contattato i responsabili dei Comuni capo-fila per conoscere la situazione reale in cui versa il territorio. Di seguito i risultati delle nostre ricerche. Responsabile di Servizio, presso l’Assessorato Politiche Sociali del Comune di Lentini è la dott.ssa Carmelinda Linfazzi. Nel DSS 49 l’idea del progetto “Fidati dell’affido” nasce nell’ambito della concertazione per la programmazione degli interventi progettuali durante la redazione del Piano di Zona 2001-2003: tale progetto mira all’istituzione dell’albo distrettuale delle famiglie affidatarie. Chi sono i promotori? “Promotori sono i Comuni del Distretto Socio Sanitario 49 (Lentini, capofila, Carlentini e Francofonte) che, da una valutazione sui disagi familiari e sui bisogni dei minori ricoverati, hanno programmato l’intervento e predisposto gli atti per l’affidamento del servizio. L’organismo affidatario della realizzazione del progetto è il Consorzio Sol.Co Catania tramite la Cooperativa Health & Senectus di Lentini”. Quante famiglie affidatarie conta il Distretto attualmente? “Alle famiglie affidatarie già seguite dai Servizi Sociali Professionali dei tre Comuni si aggiungono le famiglie aspiranti all’affidamento che sono state coinvolte nel progetto. Tali famiglie hanno seguito la formazione e partecipano agli incontri di gruppo di auto-mutuo-aiuto. Il numero oscilla fisiologicamente nel tempo, raggiungendo come punta massima dodici famiglie”. Se l’Albo distrettuale è un obiettivo del progetto, quali sono le fonti di reperimento delle famiglie affidatarie? “Esiste attualmente un elenco al quale i servizi socio sanitari del DSS49 possono riferirsi per un uso adeguato dell’istituto dell’affido”. Quante Associazioni di famiglie affidatarie gravitano nel DSS49? “Ad oggi nessuna, anche se le famiglie che afferiscono al progetto “Fidati dell’affido” hanno manifestato informalmente il desiderio di costituirsi in associazione avendo conosciuto, durante l’esperienza dei gruppi di auto-mutuo-aiuto, importanti esperienze associative extra territoriali come “Famiglie per l’accoglienza” e l’associazione “Papa Giovanni XXIII”. Esiste un Regolamento Distrettuale sull’Affido? “È in via di approvazione. Ad oggi risultano attuativi i singoli regolamenti comunali relativi all’affido familiare”. A quanto ammontano i contributi mensili spettanti alle famiglie affidatarie? “A circa € 500,00 al mese”. Chi si fa carico, oltre ai singoli Comuni, dei contributi? “Nessuno”. Il DSS49 prevede di compartecipare in questo senso con un’azione del Piano di Zona, finanziato dalla Regione? “No”. Chi sono i protagonisti del vostro progetto? “Intanto le famiglie affidatarie coinvolte, alcune delle quali recentemente attivate nell’esperienza dell’affido di minori; poi i professionisti, impegnati nella realizzazione dell’intervento, e i colleghi dei servizi pubblici e privati coinvolti sia nel percorso progettuale che negli interventi di sistema miranti alla ricerca di soluzioni alternative al ricovero a favore dei minori. A loro va la nostra gratitudine per l’attenzione alle problematiche minorili”. La dott.ssa Blasco, dell’assessorato Politiche Sociali del Comune di Augusta, è responsabile del Centro Affidi DSS47: il comune di Augusta, già nel maggio del 2003, ha attuato – con i fondi della legge regionale 85/1997 – il progetto dell’affido familiare, di durata triennale, conclusosi nel 2006. La Direttiva Regionale Interassessoriale per la costituzione e il finanziamento dei Centri Affidi Distrettuali è del novembre 2003: quali campagne sono state portate avanti dal DSS47? “Il DSS47 ha deliberato, il 1 marzo 2007, l’istituzione del centro affido curato da me e dal dott. Lorenzo Spina, psicologo presso il Consultorio Familiare. Il centro, attualmente, è impegnato nella sensibilizzazione del territorio e nella valutazione e selezione delle coppie e singoli che manifestano volontà di essere affidatarie”. Quante famiglie affidatarie conta il Distretto Socio-Sanitario 47 (Augusta e Melilli) attualmente? Esiste un Albo e/o una banca dati? Quante Associazioni di famiglie affidatarie gravitano nel Distretto 47? “Attualmente la banca dati è costituita da cinque nuclei familiari. Il centro è collaborato dall’Associazione ANAWIM, esistente sul territorio di Augusta, con la quale si intrattengono fattivi rapporti di collaborazione”. Esiste un Regolamento Distrettuale sull’Affido? Se sì, quando è stato deliberato? “No: non abbiamo un regolamento distrettuale ma esiste un regolamento comunale deliberato il 05.02.2007: d’altra parte anche i singoli Comuni sono tenuti ad attenersi alle direttive regionali”. A quanto ammontano i contributi mensili spettanti alle famiglie affidatarie nel Comune di Augusta? “I contributi ammontano a 400 euro mensili, per gli affidamenti residenziali: a farsi carico di tali contributi sono i singoli Comuni. Il DSS47 non prevede di compartecipare in questo senso perché nessuna azione del Piano di Zona 20072010 del DSS47 contempla contributi per l’affido”. Stando a quanto affermato dal sito ufficiale del Comune di Siracusa, coordinatore dell’Ufficio Distrettuale Affido e Adozioni DSS48 è la dott. ssa Concetta Corradino, responsabile del VII Settore presso il Comune di Solarino: la contattiamo per scoprire che la dott.ssa si è dimessa dall’incarico nel gennaio 2008. Con molta cortesia, però, ci illustra le attività del triennio 2004-2006 durante il quale il DSS48 ha istituzionalizzato l’ufficio affido presso il Comune di Siracusa, ha deliberato il Regolamento Distrettuale sull’Affido (Delibera di Distretto n.17 dell’11.01.2006) e ha previsto, con l’azione 21 del Piano di Zona 2004-2006, un Fondo Affido da distribuire ai singoli Comuni. Il Regolamento, infatti, prevede che per ciascun affidamento eterofamiliare residenziale sia erogato alle famiglie affidatarie un contributo mensile di almeno € 400,00 e che l’Ufficio Affido Distrettuale compartecipi alla spesa a carico dei Comuni con una somma complessivamente non inferiore al 20%. La dott.ssa Corradino, però, non può rispondere alle nostre domande sui risultati ottenuti dalla campagna di sensibilizzazione, avviata sotto il suo coordinamento, né – tantomeno – sulle morosità (vere o presunte non è dato sapere, ndr) che il Comune di Siracusa sembra avere nel saldo dei contributi per affidi familiari conclusi addirittura più di un anno fa. Abbiamo tentato di contattare la dott.ssa Rosaria Garufi, capo Settore VII – Assessorato Politiche Sociali del Comune di Siracusa, sia telefonicamente (allo 0931/781300) sia per posta elettronica (agli indirizzi: [email protected] e [email protected]) ma non abbiamo avuto alcuna risposta. Ci auguriamo, pertanto, che la lettura di questo articolo inviti la dott.ssa Garufi ad aiutarci nel delineare la situazione in cui versa il DSS48 che comprende ben 11 Comuni della nostra provincia. E lo stesso augurio ci facciamo per il DSS46: sul sito del Comune di Noto (capofila) è reperibile il solo numero telefonico dell’assessorato Politiche Sociali (0931/896480) che continua a squillare senza ricevere risposta. Sicuri della buona fede degli operatori netini, aspettiamo loro notizie. Editrice: Associazione Culturale Minerva Via Simeto, 4 - Siracusa Tel. 0931.462633 Direttore: Franco Oddo [email protected] Vice direttore: Marina De Michele [email protected] Redazione, Amministrazione: Viale Teocrito, 71 - Siracusa Pubblicità: cell. 333.1469405 e-mail: [email protected] Reg. Trib. di Siracusa n°1509 del 25/08/2009 Stampa: Tipolitografia Geny Canicattini Bagni (SR) 24 Aprile 2010 11 Oggi nell’aula consiliare del Comune la presentazione dell’opuscolo fumetto per i bambini dell’elementare Giulia Cazzetta: “25 famiglie melillesi coinvolte coi bosniaci Ora il Comune redige l’elenco delle disponibili all’affido” Si terrà oggi, sabato 24 aprile, presso l’aula consiliare del Comune di Melilli la presentazione dell’opuscolo informativo/ formativo “Insieme per l’affido” promosso dal Comune di Melilli e ideato dalla dott.ssa Giulia Cazzetta, assistente sociale e responsabile degli affidi presso i Servizi Sociali del Comune di Melilli, e dal dott. Aurelio Saraceno, psicologo dell’ASP di Siracusa. «La cultura dell’affidamento – afferma Angelo Magnano, assessore ai Servizi Sociali – è espressione della solidarietà tra famiglie che vivono nello stesso territorio: i servizi sociali del nostro Comune promuovono iniziative di ricerca e sensibilizzazione dei cittadini per diffondere questo modus vivendi; la pubblicazione è una prova tangibile delle attività di informazione e formazione svolte a sostegno delle famiglie bisognose, ma anche di quelle che si rendono disponibili all’affidamento. La famiglia è un diritto fondamentale del minore perché ogni bambino, per poter crescere bene, non ha bisogno solo di nutrirsi, di dormire, di essere curato nell’igiene personale, ma anche di essere amato ed educato. Ad alcuni minori, purtroppo, questo diritto non è sempre garantito. È necessario prendere atto dell’esistenza di questo fenomeno e agire per neutralizzarlo, risolverlo. Dobbiamo imparare, tutti, a essere più consapevoli della corresponsabilità educativa a cui siamo chiamati dal ruolo che ricopriamo dentro alla nostra comunità: da questa consapevolezza è necessario partire per comprendere che la crescita dei bambini e dei ragazzi meno fortunati è anche un compito nostro. Di noi che ci occupiamo di politica, intendo, e dei fatti della nostra città. Di noi, uomini e donne, che ci dichiariamo pronti a donarci agli altri, ad amare il prossimo come noi stessi. Di noi adulti e, per ciò stesso, chiamati a essere educatori delle giovani generazioni. L’assessorato ai Servizi Sociali, insieme alla dott.ssa Cazzetta, vuole incentivare la cultura dell’affido». Ricostruiamo, per tappe, il processo che ha portato alla pubblicazione dell’opuscolo “Insieme per l’affido familiare”. Come nasce l’idea? «L’idea nasce da me – risponde la dott.ssa Cazzetta – e dal dott. Aurelio Saraceno, psicologo dell’ASP di Siracusa. La nostra collaborazione istituzionale, in qualità di operatori dei rispettivi enti di appartenenza – a questa risposta si unisce anche il dott. Saraceno – è rinvigorita dalla ventennale conoscenza personale e professionale, volta sempre all’integrazione dei servizi socio-sanitari locali. Abbiamo, perciò, inventato la storia della famiglia degli Orsi e l’abbiamo pensata come un fumetto perché è rivolto ai bambini della seconda elementare delle scuole di Melilli, Villasmundo e Città Giardino. E abbiamo trovato nell’ass. Magnano un sensibile interlocutore politico». Quali sono gli obiettivi che contate di centrare? «Noi vorremmo creare i presupposti – sostengono i due interlocutori – per un messaggio di solidarietà che sia concreta e non inaridita da convegni fini a se stessi. Per questo motivo i veri protagonisti della giornata di sabato saranno i bambini: gli alunni di ciascuna classe, insieme alle maestre, hanno letto la favola della famiglia degli Orsi e hanno preparato un lavoro da presentare alle altre classi per “discutere” del fenomeno dell’affido e comprendere, già alla loro tenera età, l’importanza dell’aiuto reciproco. Noi siamo convinti, infatti, che dai semi più piccoli possa svilupparsi la grande pianta della solidarietà». Sulla base della vostra esperienza professionale, come credete che Melilli risponderà a questa iniziativa? «Ci auguriamo che questa iniziativa sviluppi e rafforzi la disponibilità già esistente e consolidata, manifestata da Melilli, Città Giardino e Villasmundo in numerose occasioni: sono comunità tendenzialmente solidali che, in circostanze di qualunque tipo, rispondono positivamente alle nostre richieste con la disponibilità morale e materiale per affrontarle e risolverle. La cultura dell’affido, d’altra parte, si è consolidata a Melilli negli ultimi vent’anni con l’affidamento temporaneo dei minori bosniaci: attualmente sono circa 25 le famiglie di Melilli e delle frazioni ad ospitare ogni anno, con amorevole cura, i piccoli ospiti stranieri. E sono già in atto quattro affidamenti di minori ai loro parenti (a due coppie di nonni e a due coppie di zii)”. Quali spinte professionali l’hanno portata, dott.ssa Cazzetta, ad occuparsi di questa delicata tematica? “Le spinte professionali dipendono dai bisogni rilevati nei bambini che soffrono disagi socio-psicologici e dal desiderio mio di provare a colmare questi bisogni, a dare delle risposte non solo in senso materiale (perché chiunque può “materialmente” accudire un bambino) ma soprattutto a livello umano e affettivo. Solo chi riesce ad “ascoltare” un bambino può capire come aiutarlo”. Quanto ha contribuito in questa sua scelta professionale l’esperienza personale (di madre, di moglie, di figlia, di famiglia)? «La mia sola esperienza professionale non sarebbe stata sufficiente a sperimentare la cultura dell’affido: la mia è diventata una famiglia affidataria quando è stata scelta (e non ha scelto!) da un minore che, nonostante l’età, aveva già alle spalle un vissuto di vessazioni e violenze tali da farlo diventare aggressivo e violento a sua volta. È stato lui a farci comprendere l’importanza dell’accogliere chi è meno fortunato e a indurmi a promuovere iniziative di sensibilizzazione perché anche altre famiglie possano vivere questa esperienza d’amore». Quali garanzie, dal punto di vista burocratico, legislativo ed economico, dà il Comune di Melilli alle famiglie che volessero diventare affidatarie? «Il nostro Comune vanta già un regolamento relativo al sostegno economico per le famiglie affidatarie: sappiamo, l’ass. Magnano e io, che questo non basta. Perciò abbiamo già in cantiere il progetto di creare un elenco di famiglie disponibili all’affido e un regolamento che puntualizzi diritti e doveri delle famiglie affidatarie, delle famiglie affidanti e dei minori affidati perché nessuna delle tre parti in gioco si senta abbandonata durante questa esperienza forte e piena». Alessandra Privitera Lo psicologo dell’ASP: “Importanti competenza e professionalità dei servizi e degli operatori” Aurelio Saraceno: “L’optimum sarebbe la collaborazione tra affidanti e affidatari ma spesso sorgono tensioni e conflitti” “Si viene posti di fronte a interrogativi che scavano a fondo nelle relazioni interne e nei valori” Quello dell’affido è un tema delicato che tocca le profonde corde della capacità di accogliere l’altro senza remore, da parte dell’affidatario, e di fidarsi ciecamente da parte di chi viene affidato. Quanto e in che modo incide l’esperienza dell’affido sulle famiglie accoglienti? Può questa esperienza migliorare le dinamiche familiari di chi accoglie? Può, cioè, essere una sorta di “terapia” anche per chi accoglie? “Si tratta, certamente, di una esperienza fortemente incisiva perché la famiglia affidataria viene posta di fronte a interrogativi che scavano a fondo nelle relazioni interne, nei valori, nelle risorse, in tutte le maglie che spesso si preferisce tenere nascoste: l’affido, cioè, necessita di risposte serie e radicali necessarie non solo al bambino affidato ma anche ai nuovi e diversi bisogni che la famiglia affidataria si renderà conto di avere”. Quali risultati (positivi e/o negativi) sono riscontrabili, dal punto di vista psicologico, nella crescita dei bambini che sono stati dati in affido? “L’affido rappresenta un insieme di esperienze tra le infinite situazioni e i numerosi fattori che caratterizzano, durante la crescita, il percorso evolutivo del bambino: come tutte le esperienze, perciò, l’affido può avere effetti positivi o negativi. Spetta alle famiglie affidatarie, supportate dai servizi sociali, comprendere e rispondere ai bisogni reali del bambino per accompagnarlo nella sua crescita in modo quanto più fruttuoso”. Quali benefici traggono le famiglie che danno in affido i propri figli? “Le famiglie affidanti hanno l’opportunità di comprendere, durante il periodo dell’affido, il valore inestimabile dei figli e, quindi, di capire quali sono i loro doveri nei confronti dei minori: hanno, cioè, la possibilità di imparare come gestire i rapporti con i figli dall’esempio delle famiglie affidatarie e di risolvere i problemi di dinamiche interne. Se da tale esperienza sapranno venire fuori più solide, avranno ricavato il massimo beneficio con uno sforzo grande, sì, ma sostenuto dai servizi sociali”. Quali dinamiche virtuose possono agire, a livello psicologico, nel rapporto tra famiglia che accoglie, bambino affidato e famiglia che dà in affido? “La famiglia affidataria si pone come modello, sostegno e guida nei confronti della famiglia originaria: può diventare, quindi, di grande aiuto per i genitori naturali; ma può anche essere vista come la “famiglia rivale”, che allontana sul piano affettivo i bambini dalle proprie radici. L’optimum sarebbe una collaborazione, forte e persistente, tra le due famiglie: purtroppo, però, spesso si creano tensioni e conflitti, che mettono il bambino in stato di confusione e lo fanno sentire “conteso” tra le due realtà. L’esperienza dell’affido può essere un’occasione di crescita per chi affida, per chi accoglie e per il minore: per ottenere questo, però, devono mettersi in gioco i protagonisti direttamente coinvolti e, in modo imprescindibile, devono contribuire la competenza, la professionali- tà e l’attenzione dei servizi e degli operatori, impegnati – dal punto di vista istituzionale a difesa e a tutela dei minori. A.P 12 24 Aprile 2010 La presidente di Italia-Ucraina: “Debbono essere esperti in arti figurative, danza, musica” Si ripete anche quest’anno il Festival per bambini di Artek Vakulenko: “Ne porteremo in Crimea 12. Datevi da fare” Anche quest’anno (come due anni fa) l’Associazione per gli scambi culturali ed economici “Italia-Ucraina”, presieduta dalla dott.ssa Svitlana Vakulenko, ha ricevuto dall’Ambasciata di Ucraina in Italia l’incarico di organizzare e accompagnare una delegazione di 10-12 ragazzi italiani, dai 12 ai 16 anni, per la partecipazione al IX Festival Internazionale “Cambiamo il mondo per il meglio” che si svolgerà dal 20 luglio al 5 agosto nel Centro Internazionale per bambini “Artek”, la più grande struttura ricreativa per bambini in Ucraina ed anche in Europa. Il Centro Internazionale “Artek” è sotto l’egida dell’UNESCO, sito nella bellissima penisola di Crimea (Ucraina) sul Mar Nero ed ha una superficie di 208 ettari; durante la sua esistenza è stato visitato da oltre 1,5 milioni di bambini provenienti da 130 paesi del mondo. Il Festival Internazionale è organizzato dalla Fondazione pan ucraina di beneficenza “La speranza e il Bene”, in collaborazione con il Ministero d’Ucraina della Famiglia, la Gioventù e lo Sport e il Centro Internazionale per i bambini “ARTEK”. L’iniziativa è attivamente appoggiata dal Ministero degli Affari Esteri d’Ucraina unitamente alla Commisione Nazionale Ucraina per l’UNESCO. La delegazione siciliana, che dovrà essere formata dall’Associazione, rappresenterà al Festival tutta l’Italia. Nel 2009 l’Italia era stata rappresentata al Festival dalla delegazione composta dagli alunni dell’Istituto secondario di I grado “Alberto Sordi” di Roma. I ragazzi della delegazione saranno coinvolti in programmi culturali, didattici, ricreativi e sportivi, ma primo di tutto devono presentare la cultura del proprio paese tramite la coreografia, canto, musica, disegni, fotografie, prodotti tipici locali (alimentari e artigianali). Essi devono avere esperienza di partecipazione e di successo in ambito provinciale, nazionale o internazionale di eventi artistici. Attraverso il linguaggio internazionale della Danza, della Musica, delle Arti Visive e del Folclore i bambini imparano ad apprezzare e condividere pacificamente le proprie tradizioni, e non importa da quale Paese provengano o a quale fede religiosa appartengano. Il principale obiettivo del festival “Cambiamo il mondo per il meglio” è la promozione dei principi di tolleranza, l’uguaglianza dei diritti e del pluralismo delle idee dei bambini di diverse nazionalità e religioni attraverso l’acquisizione di esperienza di vita in un ambiente multiculturale. Il Festival inoltre: attira l’attenzione globale della situazione mondiale dei bambini; rappresenta l’opportunità per lo sviluppo internazionale dei movimenti sociali dei bambini; diffonde l’idea di un mondo senza violenza per la pace, il sostegno e la stabilità nel mondo; promuove iniziative per i bambini ai Capi di Stati e organizzazioni internazionali; dà ai bambini la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero, di essere ascoltati e di partecipare attivamente alla vita del loro paese; contribuisce a creare, sviluppare e rafforzare le relazioni amichevoli tra i paesi, la cooperazione culturale e umanitaria e l’integrazione internazionale tra i bambini di tutti i popoli e le nazioni, senza la segregazione razziale, colore, sesso, religione, opinione politica o di altro tipo, credenze nazionale o sociale, lo stato di proprietà, luogo di nascita o di altre circostanze; stimola uno studio più approfondito delle tradizioni nazionali, i costumi e la cultura dei loro paesi, contribuisce alla salvaguardia dei valori umani – l’amore per la sua patria, il rispetto per i genitori, la cura per le giovani generazioni; promuove lo sviluppo del pensiero personale, intelligenza, comunicativa, capacità creative, degli interessi comuni nei bambini di diverse nazioni; prevede una integrazione positiva tra i bambini attraverso la partecipazione a dibattiti, corsi, forum, concorsi, mostre, festival, che risale alle tradizioni nazionali e costumi, scambio di realizzazioni creative in alcuni settori dell’arte. Tutte le spese concernenti la permanenza al Festival (alloggio, mangiare 5 volte al giorno ed escursioni) per 15 giorni sono a carico dell’Ucraina. Le spese di trasporto (andata e ritorno) a Simferopoli (capitale della Crimea) e la quota organizzativa sono a carico dei partecipanti. Gli interessati con doti e talenti nel campo della musica, del canto, della danza o delle arti figurative nel più breve tempo possibile possono contattare l’Associazione per gli scambi culturali ed economici Italia-Ucraina tramite e-mail [email protected] L’Associazione per gli Scambi Culturali ed Economici Italia-Ucraina e stata costituita l’8 aprile 2008 a Siracusa e in collaborazione con l’Ambasciata dell’Ucraina in Italia contribuisce e favorisce le relazioni culturali, economiche e commerciali tra l’Italia e l’Ucraina. Essa si propone, altresì, di sviluppare contatti con autorità, enti, tour operator, associazioni ed ambienti economici e finanziari dei due Paesi e con altri paesi dell’Europa; coopera con la rappresentanza diplomatica ucraina in Italia e viceversa; fornisce attraverso i professionisti soci: consulenza e assistenza in campo giuridico, fiscale, amministrativo, tributario, beni culturali, traduzioni ed interpretariato, perizie d’ arte, ingegneristico, informatico, finanziario, consulenza aziendale, investimenti immobiliari eccetera; promuove il sapere artistico, in particolar modo italiano e ucraino, mediante mostre, installazioni, pubblicazioni, eventi culturali etc.; collabora con gli enti locali e con le istituzioni pubbliche ed altri soggetti pubblici e privati in materie attinenti l’oggetto sociale; promuove, valorizza lo sviluppo delle Arti, del design e dello Spettacolo (in tutte le sue forme) siano esse: danza, canto, recitazione, musical, musica, pittura, scultura, scenografia, architettura, etc.; organizza seminari, incontri, convegni sui temi inerenti l’oggetto sociale. Tra gli eventi organizzati dall’Associazione ci sono: la partecipazione, nell’aprile dell’anno scorso, al progetto “Missione Incoming Ucraina” finanziato dal POR Sicilia 2000 – 2006 sottomisura 6.06, iniziativa volta a favorire lo sviluppo di una rete internazionale di rapporti commerciali tra la Sicilia e l’Ucraina per le medie e piccole imprese; la costituzione di un protocollo d’intesa con il Comune di Vit- toria costituito per favorire l’integrazione degli immigrati di varie nazionalità sul territorio “Valle dell’Ippari” in seguito al quale è stata costituita l’attività di “Sportello dei Popoli” ed un “Forum per l’immigrazione”; la firma, nel gennaio scorso, di una convenzione con l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Siracusa per attivare e potenziare iniziative di mediazione sociale e promozione del dialogo interculturale tra l’Italia e i paesi dell’area Est Europa; il progetto “Sportello SOS Immigrato dei Paesi dell’Est Europa”, presentato a febbraio al Ministero degli Interni, per sollecitare iniziative volte alla conoscenza del fenomeno dell’immigrazione e delle sue cause al fine di consolidare rapporti di convivenza in una società multiculturale e decine di altre iniziative. 24 Aprile 2010 13 Salvo Carnevale (Cgil): “Le ferrovie nella zona sud orientale come un malato in fase terminale” Completato nel 2008, lo scalo di Fontane Bianche abbandonato senza che un solo treno vi si sia mai fermato di CARLO GRADENIGO E’ estate… migliaia di turisti affollano la spiaggia e i locali della rinomata Fontane Bianche. Orde di ragazzi e ragazze, signori e signore di tutte le età affollano le strade, chi con ancora il costume bagnato e l’asciugamano sotto braccio, chi ansioso di sfilarsi i vestiti e gettarsi nelle limpide acque della nostra costa. Tutti vanno e vengono dalla piccola stradina che da un bar a poche centinaia di metri dalla spiaggia porta al piccolo scalo ferroviario di Fontane Bianche appena inaugurato, da dove ogni 30 minuti arriva e riparte il nuovo treno (con tanto di aria condizionata a bordo) che dalla stazione centrale porta alla più importante zona turisticobalneare di Siracusa. Tutti sono in visibilio, niente più code chilometriche di macchine sotto il sole, niente più problemi di parcheggio, solo mare, sole e tanto divertimento… poi a un tratto il suono di un clacson mi risveglia, e sono ancora lì, in coda, accanto al mio amico che sta guidando, ad aspettare che la fila di auto davanti a noi si muova e ci riporti lentamente a casa dopo una splendida giornata passata al mare. Era solo un sogno! 15… soltanto quindici sono i minuti che separerebbero Siracusa da Fontane Bianche se ne venisse attivato lo scalo ferroviario che, completato nel 2008, rimane lì, abbandonato a se stesso, senza che un treno vi si sia mai fermato. L’ennesima opera morta fatta con i soldi dei contribuenti illusi di vedere rilanciato il turismo in una provincia ormai ridotta all’osso, dove chi è preposto a fare turismo anziché potenziare le infrastrutture esistenti pensa di dismetterle del tutto sotto la falsa scusa della antieconomicità degli investimenti. Così a partire dal 28 marzo scorso sono già state soppresse tutte le corse festive della tratta Siracusa-RagusaGela-Caltanissetta, ossia la domenica treni fermi e passeggeri a terra. Una mossa questa nettamente a favore del turismo in vista dell’arrivo dell’estate, è ovvio anzi geniale! Analizzando il caso Fontane Bianche dal punto di vista economico, a rigor di logica non si capisce dove stia l’inghippo dal momento che le rotaie ci sono e stanno lì dal 1891 (sono quelle della linea Siracusa-Ragusa-Gela-Caltanissetta), la fermata è operativa da più di un anno, essendo stata inaugurata nel 2009, e ci sarebbe anche il treno, un “Minuetto” che la provincia di Siracusa ha gentilmente concesso in prestito a quella di Trapani in occasione della Louis Vuitton Cup svoltasi nel settembre del lontano 2005 in occasione della 32ma America’s Cup e mai più ritornato. E allora viene da chiedersi: qual è questo oneroso investimento che impedisce l’entrata in funzione di un servizio che rilanci il turismo a Siracusa, così utile tanto ai turisti quanto ai residenti che vogliono recarsi al mare senza dover per forza utilizzare l’auto? Ma questo di Fontane-Bianche è solo l’apice di un problema ben più grosso che riguarda tutto il trasporto ferroviario siciliano e in particolare la Sicilia Sud-Orientale. Non è possibile parlare di turismo se non si hanno le infrastrutture adeguate, se i principali centri balneari ed attrattivi risultano sprovvisti di collegamenti e non è accettabile che l’assessore regionale preposto, di comune accordo con i dirigenti Trenitalia, pensi di eliminare la tratta SiracusaGela dopo aver già declassato quella di Siracusa a stazione di serie B con la totale dismissione del trasporto merci seguito da una serie di tagli sui treni a lunga percorrenza che hanno visto ridimensionare notevolmente per le comunità di Siracusa e Ragusa le possibilità di raggiungere via treno le maggiori aree metropolitane italiane quali RomaMilano-Torino-Venezia, eleggendo Catania ad ultima stazione, la più a sud d’Italia. Tutto ciò senza preoccuparsi dei soldi (circa 10 milioni di euro) che sono già stati spesi per la realizzazione dello scalo merci e platea di lavaggio dei Pantanelli, completato nel 1998 e ad oggi mai utilizzato se non come parcheggio per i treni. “La situazione delle ferrovie nella Sicilia sudorientale è paragonabile a un malato in fase terminale”, queste le parole di Salvatore Carnevale, segretario FILT CGIL di Siracusa che ha anche aggiunto: “La strategia di Trenitalia è stata quella di fare lentamente dei tagli morbidi senza che se ne annusasse il problema in maniera forte e traumatica, sottraendo prima le corse poi l’appetibilità mediante una politica delle tariffe inadeguata, modificando gli orari dei treni senza preoccuparsi di conciliare gli stessi con le esigenze dei pendolari e degli studenti che ne usufruiscono. Tutto ciò ha causato un inesorabile allontanamento del cittadino dal trasporto ferroviario, riducendo all’1,5 % la percentuale di utenza che utilizza i treni in Sicilia contro il 15% che si riscontra nelle maggiori città italiane. Occorre una nuova politica ferroviaria che riavvicini le persone ai treni” e l’attivazione dello scalo di Fontane Bianche sarebbe, a nostro giudizio, un’ottima occasione per farlo offrendo un servizio adeguato alle esigenze della nostra città. Sul tema delle ferrovie la scorsa settimana si è svolto un incontro tra il presidente della Provincia di Siracusa Nicola Bono, il presidente della provincia di Ragusa Franco Antoci, l’assessore regionale ai trasporti Luigi Gentile e le parti sociali riunite Filt CGIL, Fit Cisl e Uil Trasporti. Durante l’incontro è stato chiesto all’assessore regionale, oltre alla firma dell’APQ e del contratto di servizio con le FF.SS che rappresentano i due fondamentali documenti di programmazione per lo sblocco delle risorse finanziarie, l’inserimento all’interno degli stessi di alcune proposte di intervento per l’adeguamento delle nostre linee ferroviarie necessario per il rilancio del sistema ferroviario della Sicilia Sud Orientale e del turismo ad esso legato. Nel pacchetto di tredici proposte presentate troviamo, in primis, il progetto di ammodernamento e elettrificazione della tratta Siracusa-Ragusa-Gela. Una tratta che ad oggi risulta non elettrificata, dove il movimento delle carrozze avviene tramite vecchie motrici diesel che data l’insicurezza di alcune zone del percorso sono costrette a mantenere una velocità di percorrenza non superiore ai 40 km orari per lunghi tratti di linea. Una situazione da terzo mondo in quella che viene definita “una vertenza di civiltà” dal segretario FILT.. Tra le altre proposte interessanti troviamo anche l’ottimizzazione degli orari ferroviari per pendolari e turisti, la dotazione in tutta la tratta SiracusaGela e Siracusa-Catania dei treni “Minuetto”, la realizzazione della stazione di Fontana Rossa e quindi il collegamento con l’aeroporto di Catania e l’istituzione in via permanente (anche nella stagione invernale) del Treno del Barocco che, dopo tanta pubblicità fatta lo scorso anno in occasione della sua inaugurazione, rischia di rimanere fermo alla stazione, dato che la Regione ad oggi non ha ancora stanziato le somme per il rifinanziamento della stagione 2010 che prevedeva l’attivazione dello stesso da aprile a settembre. Queste e tante altre proposte sono state avanzate per rilanciare il settore ferroviario in Sicilia e con esso anche il turismo e l’occupazione. L’assessore regionale ai trasporti Luigi Gentile ha chiesto due settimane di tempo per verificare la fattibilità, anche economica, per dare corpo alle istanze dei territori. In attesa che l’assessore dia una risposta alle esigenze di un settore, quello ferroviario, in evidente stato di abbandono, è stato richiesto un tavolo aperto con il Prefetto di Siracusa perché si faccia portavoce lui stesso del problema ferrovie in Sicilia. “Se la risposta che arriverà dalla Regione non soddisferà almeno in parte le richieste da noi avanzate e le dismissioni delle ferrovie di Siracusa, Ragusa e Gela dovessero proseguire - ha detto Salvo Carnevale -siamo pronti a scendere in piazza e manifestare insieme ai lavoratori del sistema ferroviario e le comunità interessate a difesa del posto di lavoro e del diritto alla mobilità”. Alla luce di tutto ciò non ci resta che aspettare e prepararci a una eventuale mobilitazione generale e chissà che il sogno di poter raggiungere Fontane Bianche, Noto, Pozzallo, Ragusa Ibla e tutte le principali località turistiche e balneari stando comodamente seduti su un treno con tanto di aria condizionata non diventi realtà così come lo è in tutte le regioni e i paesi normali e civili. Tre giorni di ospedale, se ci sono abbondanti perdite di sangue anche un quarto. Controllo dopo 14 giorni In Sicilia la RU-486 praticabile solo col ricovero ordinario fino alla verifica della completa espulsione del feto L’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico, con l’impiego del farmaco RU-486 (Mifepristone), sarà praticabile in Sicilia solo con il ricovero ordinario fino alla verifica della completa espulsione del feto, che normalmente avviene dopo tre giorni. Lo ha stabilito l’assessore regionale per la Salute, Massimo Russo, che ha già inviato ai manager delle aziende sanitarie un documento di indirizzo nel quale viene definito il percorso terapeutico per l’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica, che sarà effettuata nel rispetto delle procedure già fissate dalla legge 194 del 1978. Le linee guida prevedono anche un foglio informativo da consegnare alla donna al momento della richiesta di interruzione volontaria di gravidanza, il modello di consenso informato e il foglio informativo che sarà consegnato alla paziente al momento della dimissione. E’ stato dunque recepito il parere reso il mese scorso dal Consiglio Superiore di Sanità. Il protocollo prevede che al momento dell’apertura della cartella clinica di ricovero sia esaminato e sottoscritto il consenso informato; poi si procederà alla sommini- strazione per via orale di tre compresse da 200 mg di Mifepristone con attenta osservazione della paziente e il controllo della pressione arteriosa nelle successive tre ore. Il secondo giorno è prevista l’osservazione in reparto. Il terzo giorno sarà somministrato anche un farmaco della classe delle prostaglandine con conseguenti controlli della paziente fino alla espulsione del materiale abortivo: sono previsti ogni 2-3 ore i controlli della pressione e delle perdite ematiche: se necessario potrà essere effettuato un trattamento antidolorifico. Nel caso di mancata espulsione o di perdite ematiche abbondanti sarà possibile prolungare di un giorno il ricovero e - nel caso di persistenza della gravidanza verrà rivalutata la situazione clinica. Previsti anche visita di controllo, prelievi di sangue ed ecografia 14 giorni dopo la conclusione del percorso terapeutico. Il ricovero della paziente per la somministrazione della RU-486 viene programmato nel pieno rispetto dei tempi e delle procedure previste dalla legge 194 e tenuto conto dei tempi di approvvigionamento del farmaco da parte delle strutture ospedaliere. Il medico specialista, verificando innanzitutto che le procedure seguite siano aderenti alla lettera e allo spirito formativo della 194, dovrà farsi carico di una serie di compiti: visita ed ecografia per confermare la data della gravidanza; valutazione dei casi di non idoneità o eventuali controindicazioni all’aborto farmacologico; colloquio sui contenuti dei fogli informativi relativi all’aborto farmacologico e a quello chirurgico; sottoscrizione del consenso informato; prelievi ematici ed emogruppo e programmazione della data del ricovero. 14 24 Aprile 2010 Francesco Messina: “Il 15 e 16 maggio a Tortona difenderemo il titolo italiano” Romano (Icaro Augusta): “Integriamo disabili e normodotati con teatro, escursioni, ippo e onoterapia, gite in catamarano...” di DAVIDE MANNARÀ Associazioni di volontariato. Sono quelle che si occupano di fornire aiuto a chiunque possa averne bisogno a titolo assolutamente gratuito. E’ proprio questo lo spirito delle onlus, ovvero quello che accompagna i volontari nella loro opera senza fini di lucro. Ad Augusta, domenica scorsa, è stata celebrata la “festa della misericordia”. “Da quattro anni ormai – afferma Pino Carrabino, cultore di storia e tradizioni locali – questa festa si celebra la domenica successiva alla Pasqua. Confraternite, laicati, associazioni onlus si ritrovano in Chiesa Madre per un momento di preghiera dedicato all’importanza dell’aiuto, disinteressato, verso il prossimo più bisognoso”. Ad Augusta le associazioni onlus sono davvero numerose. Abbiamo provato a sentirne alcune in merito allo svolgimento delle loro attività, alle esperienze, ai progetti futuri. Agnese Romano è pedagogista presso l’onlus “Progetto Icaro Augusta”. Agnese, di cosa si occupa la vostra associazione? Qual è il suo obiettivo principale? “Noi di ‘Icaro’ seguiamo una trentina di persone diversamente abili di età compresa tra i 5 e i 30 anni. Tra i nostri utenti, però, non registriamo solo disabili. Sono infatti molti i giovani normodotati che partecipano, possiamo dire così, alle nostre attività collaborando, spesso senza neanche saperlo, al raggiungimento del nostro obiettivo. La nostra “mission” principale consiste, infatti, nel realizzare un processo completo di integrazione tra disabili e normodotati. A tutti, indistintamente, offriamo un ricco programma di attività ludico-ricreative. L’integrazione che ne scaturisce non fa altro che favorire lo sviluppo di capacità, a volte nascoste, di ognuno di loro”. Attività ludico-ricreative dicevi. A cosa ti riferisci in particolare? “Impegniamo i nostri ragazzi, da sempre, in momenti di arte, quindi manipolazione del gesso, pasta di sale, disegno, ma anche teatro, musica, cucina. Proprio domenica abbiamo portato in scena al teatro comunale uno spettacolo, dal titolo “Alla ri-scoperta delle emozioni”, cui hanno partecipato proprio tutti i nostri ragazzi. I dialoghi delle scene rappresentate sono stati diretti dal regista Filippo Morello, che oltre a darci un grande supporto tecnico ci ha guidato anche nell’uso delle luci. Tra le autorità era presente l’assessore alle politiche sociali Milena Contento. Obiettivo di questa esperienza è stato quello di, in un primo momento, far sì che i ragazzi riuscissero a riconoscere le emozioni, controllarle e quindi imparare a relazionarsi con l’altro. Poi, metabolizzato ciò, si è passati all’interpretazione del personaggio attraverso la propria creatività, mettendo quindi in questo qualcosa di proprio. Tutto questo percorso in ambito teatrale ha avuto inizio lo scorso settembre anche se l’idea l’avevamo avuta già qualche mese prima, quando avevamo realizzato qualcosa di simile, ma molto più in piccolo, nel cortile della nostra sede. “Oltre alle attività solite, poi, non sono rari i momenti di svago attraverso, ad esempio, escursioni all’aria aperta come quelle fatte al Plemmirio, in barca al porto di Augusta o all’hangar. Abbiamo fatto anche diverse giornate di ippoterapia all’ADIM, di onoterapia all’oasi degli asini di Rosolini e di musicoterapia presso il centro Shloq. Una certa importanza l’abbiamo data anche al rapporto col mare. Diverse volte, infatti, siamo stati ospiti della direzione del club nautico di Augusta, organizzando giornate che includevano giri in barca a vela con personale specializzato e, ovviamente, intrattenimento con attività ludiche. Abbiamo anche fatto un bel giro nel porto Xifonio a bordo del catamarano “Lo spirito di Stella” di proprietà del disabile Andrea Stella. Prima di ogni “avventura” siamo soliti, tutti insieme, fare dei canti propiziatori per allentare la tensione, dei ragazzi ma anche nostra”. Quanti sono i volontari di “Icaro”? Da chi è composta la vostra squadra? “Siamo più di dieci. Il presidente dell’associazione è Enzo Toscano e con lui collaborano, oltre a me, l’animatore/operatore Marco Vecchio, l’operatrice socio-assistenziale Francesca Tringali, le due psicologhe Monia Scarinci e Laura Licata, l’operatrice Angela Scatà che ci ha supportato tantissimo nella preparazione dello spettacolo teatrale di domenica, la dottoressa Laura Ciotta, Antonio Valeri, educatore professionale specializzato Asacom, quindi assistente all’autonomia e alla comunicazione dei portatori di handicap, e i volontari Jessica Patania, Serena Turco, Vincenzo Donato ed Egle Ossino, laureanda quest’ultima in psicologia. Quali sono i vostri progetti futuri? Prossimamente, a maggio, faremo un’escursione al santuario della Madonna dell’Adonai e una a Monte Carmelo, ospiti dei frati carmelitani. In seguito, a sostegno delle famiglie dei nostri ragazzi, proporremo, come in passato, delle visite a titolo totalmente gratuito da parte del dottor Maurizio Elia, neurologo presso l’“Oasi Maria SS.” di Troina e di tutto il suo staff. Nella seconda metà di luglio, infine, sono previste delle escursioni in catamarano, ancora una volta ospiti di Andrea Stella a bordo del suo “Spirito di Stella”; sarà l’occasione per riabbracciare un caro amico e per riprovare l’ebbrezza di planare sul mare sulle ali di Icaro”. Francesco Messina è il presidente dell’onlus “Nuova Augusta Sport Disabili”. Qual è l’attività principale della “Nuova Augusta”? “La nostra associazione, con i suoi oltre quaranta utenti, è impegnata in diverse attività sportive per persone con disabilità intellettive o fisiche e per giovani disagiati. Abbiamo una squadra di calcio a 5, che è uno sport, a livello nazionale, diviso in quattro fasce di difficoltà in base al grado della disabilità del singolo. I nostri ragazzi si allenano anche nell’ambito dell’atletica leggera, a sua volta divisa in varie discipline, quali la corsa, il getto del peso, il lancio del disco e il lancio del vortex. Da quest’anno concorriamo anche per vari campionati di bocce”. Beneficenza: di che tipo e in che circostanze ne avete usufruito? “A onor del vero, in quanto associazione di volontariato, e comunque sempre attiva, non solo in ambito sportivo, sono state numerose le occasioni di solidarietà che ci hanno visto protagonisti. Ma per nominarne alcune posso fare riferimento alla barca a vela a due posti, uno per un disabile e l’altro per la guida, donataci dal Kiwanis club di Augusta, ormeggiata a Maribase, e al pulmino a nove posti che il Rotary club di Augusta ha voluto donarci proprio lo scorso 6 aprile, acquistato con l’incasso della serata di beneficenza dello scorso dicembre dal titolo “Da diversamente a magicamente abili”, uno spettacolo d’illusionismo in cui i nostri ragazzi si sono cimentati sotto la guida dell’illusionista Salvo Testa “Raptus”. Come incide il volontariato nella vostra realtà? “Il volontariato non incide, il volontariato è l’anima della nostra realtà. I nostri ragazzi ci danno, continuamente, innumerevoli soddisfazioni in ambito sportivo. Questo ci fa capire che la nostra opera è servita davvero a qualcosa. Ma tutto ciò non potrebbe succedere se non ci fosse la presenza costante e fondamentale dei nostri volontari. Iano Mazziotta, se vogliamo, può essere considerato un punto di riferimento in tal senso, ma ugualmente validi ed importanti per noi sono Umberto Desio, Andrea Risetti, Francesca Messina, Marco Nicoletti, Santo Murabito, Davide Zanti e la dottoressa Francesca Mazziotta. E’ un mio pensiero, ma credo che il volontariato si avvicini più facilmente a quelle associazioni che dimostrano innanzitutto passione verso i propri utenti, e quindi risultano più attive nel proprio campo”. Nel 2009 avete organizzato con successo, per la prima volta ad Augusta, i campionati italiani di calcio a 5 per disabili. Quest’anno? “Il 15 e 16 maggio saremo a Tortona, in pro- vincia di Alessandria, per le fasi finali del campionato italiano, e lì difenderemo il titolo nazionale conquistato lo scorso anno, in casa, proprio in occasione di quella fortunata edizione che, tra l’altro, oltre ad aver riscosso un gran successo di pubblico, ci ha dato la soddisfazione di vederci lodati dalla federazione nazionale per quanto riguarda l’organizzazione dell’evento”. La città a cui non ti abitui Raccolta differenziata... del legno? 24 Aprile 2010 15 Interminabili e inutili viaggi: difensore civico, sindaco, uffici. Dicevano “Torni domani” “Ho costruito la scala per mio marito malato di Alzheimer Ho dovuto spendere 16 mila euro e mi hanno lasciato sola” di ISABELLA MAINENTI ([email protected]) Qualche tempo fa abbiamo pubblicato nello spazio “la città a cui non ti abitui” la foto di una scala che a prima vista ci era sembrata abusiva. Era una scala costruita davanti a una finestra a qualche metro da terra. Avevamo avuto l’impressione che il proprietario volesse crearsi l’accesso alla propria abitazione anche da un altro lato, perché ovviamente l’appartamento era già dotato di un ingresso ‘ufficiale’. Ci troviamo in via Acireale, la parallela di viale dei Comuni e sul primo marciapiede appare essa, la scala in questione, adesso completa e ben fatta. Occupa gran parte della larghezza del marciapiede e al suo interno è ora spuntato un servo scala, in realtà montato ma coperto da carta da imballaggio. La cosa ovviamente diventa ancora più curiosa. Così decidiamo di chiedere e citofoniamo. Non avremmo mai pensato di scoprire una realtà così triste. Quella che la signora Altavilla ci racconta è una vicenda che fa riflettere su tante cose, innanzitutto sul significato della politica e dell’amministrazione. Il bene dei cittadini, la salvaguardia dei diritti, il sostegno ai bisognosi, la vicinanza delle istituzioni sono solo parole. Ma questa è probabilmente una frase che avrete letto già troppe volte o sentita chissà quante altre. Non è retorica. Qui vi proponiamo una storia che ha dell’incredibile e che fa davvero capire a che punto arrivi non solo l’incapacità di alcuni a svolgere un certo ruolo, ma anche la loro insensibilità e poca umanità. La signora Altavilla è un’anziana signora con un marito costretto a letto dall’Alzheimer e di conseguenza disabile al 100%. Vive sola con lui e bada a tutto ciò che serve a entrambi. Ci fa entrare nel suo appartamento proprio dalla scala che ha scatenato la nostra curiosità. Le parole che ci dice sono l’espressione di quanti disagi e difficoltà i disabili della nostra città debbano affrontare quotidianamente. “Fino a ora ho speso 16.000 euro tra scala e servo scala, 10.000 solo per il servo scala”. Già questo ci lascia stupiti. Il comune e le amministrazioni non hanno contribuito in nessun modo a questa impresa che ha del titanico se consideriamo che la signora ha dovuto realizzare tutto con i soldi della propria pensione e di quella di suo marito. Quando le chiediamo se ha ricevuto un sostegno economico ci risponde prontamente: “Ho fatto domanda per un contributo, ma intanto il servo scala l’ho dovuto pagare. Il Comune i soldi me li leva con le addizionali comunali”. Realizzare la scala è stata una vera e propria impresa. Tre mesi per ottenere l’autorizzazione all’edificazione. A lavori iniziati diventa necessario in parte azzerarli per stringere la scala di circa 10 centimetri per un inaspettato e inspiegabile interesse del Comune nei confronti dei disabili che devono passare su quello stesso marciapiede. Lo definiamo inaspettato e inspiegabile perché in questa zona non c’è una cosa che sia fatta in funzione dei disabili. Tanto per dire: non c’è un solo scivolo nei marciapiedi di queste strade. Ma il problema non è solo da un punto di vista strettamente economico, in primo luogo bisogna guardare all’aspetto umano. La signora ribadisce più volte di sentirsi presa in giro, abbandonata, non protetta da nessuno, da alcuna istituzione, da alcun ente. “Questo è quello che fanno per i disabili”. Appuntamenti rimandati di giorno in giorno, senza sosta e, verrebbe da dire, senza pietà. Difensore civico, sindaco, urbanistica, protezione civile, mobilità. Le ha provate tutte e tutte hanno dato lo stesso risultato. Nulla. Vi starete domandando probabilmente la stessa cosa che ci siamo domandati noi… possibile tanta noncuranza nei confronti dei cit- tadini? E non si può nemmeno dire che la signora sia una che subisce silenziosamente: ogni giorno è per lei una battaglia che porta avanti con una forza e una determinazione incredibili. Per lei è un ostacolo già il solo uscire di casa, per necessità o piacere. Il marciapiede, come dicevamo prima, è completamente privo di scivoli: “Non c’è scivolo nel marciapiede quindi devo camminare sulla strada. Non so chi chiamare”. L’anziana donna è addirittura arrivata a proporre di essere lei stessa a realizzare lo scivolo ma le è stato negato perché si tratta di proprietà del comune. Ovviamente c’è dell’assurdo in tutto questo. Il comune, lo stesso comune che invoca l’inviolabilità dei propri spazi, non li rende fruibili e a portata dei cittadini, di tutti i cittadini; la signora per l’esasperazione è disposta a uscire per l’ennesima volta i soldini dalla propria tasca ma questo non fa accelerare per niente i tempi. Il marciapiede continua a rimane- re privo di scivolo e la signora Altavilla, come d’altra parte tutti i disabili della zona, continua a essere costretta - perché di costrizione si parla a questo punto - a camminare sulla strada. Naturalmente con tutti i pericoli che questo implica. Ci racconta di aver inviato una lettera al sindaco facendogli notare queste gravi carenze urbanistiche e di aver ricevuto risposta dal segretario dello stesso sindaco che le rivelava l’impossibilità ad agire dell’istituzione comunale per mancanza di fondi. Ormai lo sappiamo: tutto gira intorno a questa profonda crisi delle casse comunali e il deficit non ha pietà di nessuna realtà cittadina. Ma non c’è problema perché tanto è stato ideato un sistema di pronto-servizio i cui protagonisti sono gli stessi funzionari comunali. Sentite questa. La signora un giorno doveva recarsi in piazza Duomo ma ovviamente non è potuta arrivare fin lì con la macchina. Avrebbe dovuto lasciare il proprio mezzo in piazza Archimede e poi portare la sedia a rotelle con il marito sopra fino a piazza Duomo. Certo, per lei non sarebbe stata cosa facile. Ma che problema c’è? Ci ha pensato il signor Raffaele Malfa del comune a rendersi operativo. Le ha prontamente memorizzato il proprio numero nel cellulare chiedendole di chiamarlo la prossima volta che si fosse trovata in una simile difficoltà perché lui stesso si sarebbe mosso per recuperarla e aiutarla ad arrivare a destinazione con il minimo sforzo. Fantastico no? Peccato che le casse comunali sono vuote perché sarebbe un servizio degno di compenso… Comunque le avventure non finiscono: non stiamo qui a raccontarvele nei dettagli ma la signora ne ha viste di tutti i colori. Presso l’ASP di via Brenta per esempio ha dovuto lottare per sopravvivere tra parcheggi per disabili occupati dai cassonetti della spazzatura o inspiegabilmente riservati ai dirigenti e i vigili urbani che, chiamati alle 11.35, arrivano alle 13.00… Anche nei pressi della fiera ha dovuto constatare l’ennesima assenza di parcheggi per disabili e la necessità di lasciare la propria macchina più lontano. E questo è niente. Per quanto possa far stare male vivere simili situazioni in giro per la città, è invece nel proprio nido che i dispiaceri aumentano. La signora Altavilla ci informa di voler realizzare una tettoia per la scala in modo da proteggere il motore del servo scala da intemperie e inciviltà e da coprire se stessa e il marito nel tempo che trascorre prima di poter salire in macchina. Per quanto riguarda l’inciviltà basterebbe dire che la signora ha ritrovato in cima alla scala, e quindi davanti all’ingresso di casa propria, un preservativo, evidentemente appartenuto a qualcuno che ha approfittato della copertura che la scala offre. Basterà questo a convincere il comune che la copertura è necessaria dato che a questo punto si sta parlando della sicurezza personale della signora? Intanto lei per rendere casa propria più sicura ha fatto installare una ringhiera davanti alla porta d’ingresso in modo da avere un maggior senso di sicurezza almeno all’interno delle mura domestiche. Per quanto ancora appuntamenti, sopralluoghi, autorizzazioni e realizzazioni verranno rimandate nel tempo? Ci sembra arrivato il momento che i nostri politici aprano gli occhi e si rendano conto di quanta e quale sofferenza esiste nelle strade di Siracusa. La popolazione soffre e non solo per la crisi economica: è proprio l’umanità che manca. Ed è quella che probabilmente renderebbe certe situazioni più sopportabili per chi le soffre e più facili da risolvere per chi ha il potere di farlo. “Ci auguriamo che nel congresso di sabato si decida l’opposizione alla Regione e alla Provincia” L’IdV: “Su acqua pubblica, rigassificatore cementificazione pronti al percorso col PD” Il Coordinamento cittadino dell’Italia dei Valori di Siracusa, in occasione del 1° Congresso Provinciale del Partito Democratico, si augura che il confronto politico ed il dibattito che ne scaturirà possa permettere al PD siracusano di esprimere in modo chiaro un progetto significativo per il futuro della nostra città e della nostra provincia. Riteniamo che soltanto una posizione ben definita su temi per noi prioritari quali l’acqua pubblica, il rigassificatore nel quadrilatero industriale, la cementificazione indiscriminata del capoluogo e su altri temi altrettanto importanti ed attinenti le problematiche presenti nel nostro territorio, sulle iniziative atte a risolverli e sulle proposte per un sano sviluppo condiviso, potranno trovare un reciproco riscontro per affrontare un percorso comune così come già ben perseguito a livello nazio- nale nelle ultime elezioni regionali. Ci auguriamo che durante i lavori congressuali si declini una reale volontà da parte degli iscritti e dei delegati affinché il partito svolga il ruolo per il quale il PD viene attualmente riconosciuto dai cittadini e cioè un partito di netta ed univoca opposizione nello scenario regionale e provinciale, al fine di costruire insieme le basi per ritornare a governare il più a lungo possibile. Ribadendo l’attenzione con cui l’Italia dei Valori guarda a questo Congresso ed alle decisioni programmatiche che ne scaturiranno, confermiamo altresì la nostra disponibilità al dialogo politico ma nella ferma volontà di continuare a portare avanti tutte le eventuali iniziative, in sintonia con il nostro progetto di sviluppo equilibrato del territorio. A.P. 16 24 Aprile 2010 Questa città è come una donna affascinante, sinuosa, trascurata da un marito stupido e distratto Così nacque il Sogno, il desiderio di riportare armonia lì dove c’era stata vandalica offesa e violenza a Siracusa di ROSY DI STEFANO Per sognare ci vuole un sogno. Ed io lo avevo. Un sogno semplice tenevo in testa, un riverbero di luce che mi facesse sperare in una città migliore. Sognavo di passeggiare per le vie di Siracusa, immaginavo di vederla spoglia dalle antenne sui tetti, dai segnali stradali, dai cavi elettrici. Da una modernità che ne deturpa l’anima storica. Iniziai a fotografare i suoi monumenti, gli angoli caratteristici. E insieme alla bellezza dei templi, dei siti archeologici, delle chiese, dello splendido mare, insieme allo stupore, all’incanto di certi luoghi, non mi fu possibile ignorare il degrado in cui versano alcuni monumenti e quartieri di rilevanza storica e artistica. Non si può rimanere indifferenti davanti allo scempio, all’incuria, alla violenza architettonica e urbanistica riscontrabile in certi luoghi. Mi sentii così impotente e alterata che iniziai quasi per gioco a cancellare le ferite di Siracusa, a nasconderne i difetti, utilizzando un programma fotografico professionale per ritocco di immagini digitali. Non avevo ancora un progetto visivo in mente, né un montaggio video delle mie immagini. Era mia intenzione proporre una versione fotografica/artistica di Siracusa su carta e anche su tela. Una Siracusa un po’ originale, diversa dalle immagini standardizzate già in commercio. Da diversi anni mi occupo di Arte digitale, restauro di foto, e pubblico anche le mie opere in internet, in siti d’arte internazionali che ospitano delle comunity di artisti. Il mio sogno finiva lì, voleva solo essere la creazione di immagini da stampare e anche da pubblicare nella Gallery Art virtuale per far conoscere agli artisti della comunity la bellezza di Ortigia. Iniziai ad elaborare le foto di Siracusa al computer, impegnandomi in vere e proprie opere di ricostruzione, di restauro di muri, tetti. Presi a cancellare le scritte murali nei pressi dei monumenti fotografati, le vergognose impronte lasciate da vandali senza scrupoli sui muri antichi, le incisioni sulla pietra viva, sui fregi. E’ stata una metamorfosi lenta e lunghissima, frutto di un lavoro meticoloso e ostinato, che poi si è dilungato per diversi anni. Le immagini di Ortigia pubblicate su Internet ebbero grandissima risonanza da parte dei numerosi artisti che commentavano le mie foto con vari “Wow, Stunning place, Awesome sea and work”, etc. Insomma il loro entusiasmo mi incitava a continuare, ed io ho continuato a mostrare la bellezza della nostra isola di Ortigia a stranieri, mai approdati a Siracusa, che desideravano visitare o addirittura vivere in un luogo così magico e bello. Lavorare sulle immagini di Siracusa è stato, ed è tuttora, un parto continuo, doloroso e insieme idilliaco, un carosello di colori e di luci caleidoscopiche che si materializzava. La visione del sogno prese corpo ed ali, in un flusso incessante, continuo, divenuto quasi una ricerca ossessiva della Siracusa di un tempo remoto, di un’epoca in cui la modernità non ne aveva ancora strappato il volto originale. Fu così che dall’idea iniziale di pubblicizzare Siracusa all’estero nacque il Sogno, il desiderio bruciante di riportare armonia lì dove c’era stata l’offesa, la violenza al Patrimonio dell’Umanità. Ho voluto riportare bellezza lì dove Siracusa era stata deturpata. O abbandonata, sporcata. Lì, dove la mano dell’uomo aveva creato caos, grovigli di cavi elettrici, tubi del gas, condizionatori d’aria. Un inquinamento visivo vasto, spudorato, a violare ricami di pietra. La mia rabbia si è mutata in silenzio. Il silenzio della creazione, dove il creatore si diverte a inventare, a dare forma ai sogni, isolato dal mondo. L’artista attraverso la sua opera cerca un dotto, un canale in cui riversare sentimenti, emozioni, passioni. In queste visioni oniriche ho trovato forse un modo di ribellarmi. Di dare voce alla mia frustrazione. Di canalizzare lo sconforto, l’impotenza, davanti all’inciviltà, all’abbandono, alla mancanza di gusto e di stile di talune strutture architettoniche che hanno profanato un territorio ricco di Storia. La Storia di un sito arcaico, in cui antichi popoli hanno lasciato segni visibili, tracce straordinarie della loro civiltà, con le opere grandiose che sono arrivate fino a noi. E che forse non meritavamo, vista la nostra sconsideratezza nei confronti della tutela e della manutenzione del patrimonio storico e artistico. Ecco come il Sogno prese il volo, per rabbia o per sfida, non so. Ma nelle mie notti insonni continuavano a nascere centinaia e centinaia di immagini di una Siracusa inedita, ripulita da ogni elemento di modernizzazione. L’isola di Ortigia si animò di ballerini, artisti di strada, giochi di bimbi nei cortili. E allora pensai a un video, all’editing. Aggiunsi alle immagini la musica, il suono di un violino ora si frangeva tra le colonne, con le sue note malinconiche sparse per le vie, le piazze. Nel mio sogno non c’erano macchine, gli uomini erano solo innocui ornamenti, in fusione completa con la Bellezza. Immortalati nel loro anonimato, come ombre della loro stessa rappresentazione, erano attori silenziosi in una proiezione visiva evanescente, nata tra buio e luce, parola e silenzio. Trasfigurai il reale . Nacquero immagini in sovrimpressione, evocative, sospese. In un alone di nostalgia. Fotogrammi del prima e del poi che si riflettevano nel presen- te, nel presente che riflette passato e futuro. Sfiorai i fregi di Siracusa, palmo per palmo ne carezzai gli archi, i balconi di ferro battuto, i muri scrostati, i capitelli sgretolati. Quando la città dormiva io lavoravo al progetto visivo, e nasceva una città nuova, dai colori inattesi. Tra realtà e magia, la reviviscenza di un sentimento, nella coesistenza di sacro e profano, si mescolava a colori e forme, profumi e immagini. Il fremito dell’ala di un angelo attraversava l’inquadratura per poi svanire, rapidamente. Nel cancellare le ferite dalle pietre, dalle colonne sfregiate, Siracusa, perla cangiante, ancora poco amata, sciatta nei suoi portoni scarabocchiati, nei suoi angoli dimenticati, è tornata ad essere una Dea sontuosa, maliarda. Si è abbandonata alle mie dita, voluttuosa eppur velata, divina, vestita di luce nuova. La sua metamorfosi è silenzio che parla, scalpello. Ricorda, avvolge gli eventi, scalfisce e sfida. Nell’ immortalare l’ombra di un desiderio che risvegli il tempo vissuto, ho guardato a Lei con occhi di bambino capaci ancora di stupirsi nell’evanescenza della potenza immaginifica della fantasia visiva. Uomini come Virgilio, Ovidio, Cicerone, e tanti altri, rimasero affascinati da questa dea del mediterraneo, dalla sua luce, dalla sua natura generosa e selvaggia, dalla sua terra fertile e dalle sue numerose sorgenti. Il suo mare adamantino, le figure mitologiche, gli dei adorati nei templi, evocano una città ricca e bella, impareggiabile nel suo genere. La storia di Siracusa è intrisa di oro e sangue, tante le dominazioni straniere nel suo vasto territorio. Ambita, profanata, spogliata dei suoi tesori, fu sottomessa e umiliata, tanto da veder svanire nel nulla i secoli in cui fu regina, per gloria e potenza. Da “dominatrice“ divenne “dominata“, e troppo spesso il suo volto è stato sfigurato. Troppo tardi ci accorgiamo di aver ereditato un patrimonio storico, culturale e artistico, di inestimabile valore. Ma non così tardi dal prenderne coscienza. Perché Siracusa possa godere di un suo riscatto, perché risorga dalle ceneri, dobbiamo darle un volto nuovo, di prestigio, avendo cura della sua anima storica. E’ innanzitutto necessario prendere coscienza delle sue potenzialità e peculiarità. Chi passeggiando per le sue vie non subisce il fascino di questa dea dormiente? Il suo sonno secolare è più volte menzionato nel mio progetto visivo, per sottolineare l’incuria, la cecità di chi passa davanti ai suoi tesori e “non vede“ con gli occhi del cuore, della Storia, gli antichi fregi, le colonne pagane, i ricami sulla pietra bianca, i capitelli di foglie traforate ad ornare monumenti storici. “Non vedere“ significa “ignorare“. E un popolo che ignora la sua Storia non è in grado di riconoscere le sue origini, le sue radici. La sua stessa appartenenza. Quindi un popolo incapace di valutare il proprio patrimonio. Questo significa non conoscere chi siamo, ignorare le nostre origini. E non sapere quale sarà il nostro futuro. Credo che da questa ignoranza nasca l’indifferenza, il decadimento della nostra “perla” nascosta. Una perla rara, capace di sfidare in bellezza qualsiasi posto al mondo. Mi piace paragonare Siracusa a una bella donna, affascinante, sinuosa, ma sola e abbandonata. O peggio, trascurata da un marito stupido e distratto. Con questo progetto ho costruito una città ideale, sulle ali di un sogno ho percorso le vie, restaurato gli angoli dimenticati, le cicatrici visibili, segni di una inciviltà beffarda e irriverente. La Storia volle Siracusa così splendente e magnifica da volerne curare la bellezza e la maestosità, perché rimanesse agli eredi un raggio di quella gloria e potenza che ebbe nell’antichità. I numerosi restauri di antichi palazzi e di monumenti hanno già ridato splendore al suo volto, le rifiniture di maestri artigiani sono una gioia per gli occhi. Ed è stupore puro assistere a questo risanamento, a questo “svelarsi“ discreto e pudico della dea Syraka. Ma facciamo in modo che il suo non sia un risveglio apparente, che fa del lucro e della bassa politica il modello, l’unico, di risanamento. C’è ancora molto da fare, perché le sue membra vive non siano solo frutto di un restauro fine a se stesso. Ogni anfratto, ogni scorcio deve essere attenzionato e sottoposto alla cura e al rispetto, perché ciò che è stato violentato, snaturato, possa ritrovare la sua armonia e bellezza. Il “sogno ad occhi aperti”, al quale assisterete, è quindi una porta che si apre sul mondo antico della nostra civiltà, una miscela di rappresentazioni religiose, pagane, tradizioni popolari, e cultura archeologica: una testimonianza che dimostra quanto la Storia sia ancora presente nella nostra vita. Un anelito, una speranza nel domani, una concezione del turismo razionale e onesto, una consapevolezza della sua ricchezza che potrà far nascere la visione di ciò che Siracusa potrebbe diventare. Se solo potessimo chiudere gli occhi un istante e iniziassimo a ripensare alla nostra Storia con un progetto di rinascita e di identità ritrovata. Un progetto che ridia dignità al nostro vissuto storico e che possa offrire un futuro diverso, migliore per i nostri figli. (http://www.youtube.com/watch?v=-YPKKYtfz9Q)