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15 Marzo 2016
Arrivano segnali importanti dall’avvio dei progetti su Sant’Antioco e dalla nascita del nuovo Consorzio Turistico per l’lglesiente
Cresce la cultura turistica
D
Fino ad oggi è mancato un vero progetto per la valorizzazione dello straordinario patrimonio naturale e culturale del territorio.
opo tanti anni caraterizzati da buoni
propositi, idee e progetti, ai quali non sono seguiti interventi concreti e
adeguati investimenti, sembrano emergere finalmente elementi
nuovi che inducono ad un cauto
ottimismo per lo sviluppo di una
nuova cultura turistica nel Sulcis
Iglesiente.
Il segnale più significativo,
sia in termini di risorse disponibili sia di prospettive, arriva da
Sant’Antioco, dove sono iniziate le tanto attese bonifiche nell’area ex Sardamag e stanno per
decollare i progetti di opere infrastrutturali inseriti nel Piano
Sulcis, per i quali sono disponibili 80 milioni di euro.
Il secondo segnale arriva dalla vitalità degli operatori del settore che manifestano una crescente sensibilità sulla necessità
di consorziarsi, per migliorare
l’offerta. È delle scorse settimane la nascita del Consorzio Turistico per l’Iglesiente, organizzazione che va ad affiancarsi al
Consorzio Turistico L’Altra Sardegna, fondato e guidato per oltre 30 anni da Caterno Cesare
Bettini ed animato da nuovo slancio sotto la presidenza di Walter
Secci, ex sindaco di Villamassargia, oggi operatore turistico.
Idee e progetti non sono mai
mancati ma l’elemento nuovo è
la disponibilità di risorse per il
settore, finora tenuto ai margini
della programmazione economica degli enti pubblici, unita
alla consapevolezza che il turismo può realmente diventare decisivo per il rilancio socio-economico del territorio.
Occorre lavorare tanto, per
cambiare la nostra mentalità e
credere in quel facciamo. I risultati non arriveranno certamente
domani, ma nel medio-lungo
termine, il turismo può diventare una carta vincente per le nuove generazioni.
Giampaolo Cirronis
L’avvio delle bonifiche nell’area ex Sardamag e i progetti previsti dal Piano Sulcis proiettano Sant’Antioco verso un futuro turistico - Pagine 2 e 7
ALL’INTERNO
Sono già quattro gli sfidanti per Giuseppe Casti
Le spiagge della Sardegna tra le più belle d’Italia
È nato il Consorzio Turistico per l’Iglesiente
Un corso per imparare ad utilizzare il defibrillatore
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Don Alfredo Tocco, il prete con la valigia
Alla Primavera Sulcitana il Premio Italive.it 2015
L’inedito Shakespeare di Lello Arena e Isa Danieli
Monteponi e Carbonia a braccetto al terzo posto
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Anno XXI • N° 291 • 15 Marzo 2016
La Provincia del Sulcis Iglesiente
M
A Carbonia comincia a delinearsi il quadro degli schieramenti per le Amministrative del prossimo mese di giugno
Sono già quattro gli sfidanti per Giuseppe Casti
In campo ci sono già l’ex sindaco Ugo Piano, Francesco Cicilloni, Paola Massidda e Andrea Corda, ma il loro numero è destinato a crescere.
ancano ancora tre mesi
all’appuntamento elettorale per la scelta del nuovo sindaco ed il rinnovo
del Consiglio comunale (per la prima
volta l’assemblea civica che scaturirà
dalle urne sarà composta da 24 consiglieri), ma a Carbonia la campagna
elettorale è iniziata da tempo e si
conoscono già i nomi di ben cinque
candidati alla carica di sindaco. Il primo è il sindaco uscente Giuseppe Casti, 51 anni, esponente del Partito Democratico, presidente del CAL, il Consiglio delle Autonomie Locali, che ha
sciolto le sue ultime riserve alcune settimane fa. La sua coalizione di centrosinistra dovrebbe essere composta,
oltre che dalla lista del Partito Democratico, da quella civica a sostegno del
candidato sindaco, presente anche nel
2011, dal Partito dei Sardi e da alcune
Giuseppe Casti.
Ugo Piano.
compionenti centriste. Il probabile allargamento della coalizione ad una
componente centrista e a consiglieri
uscenti eletti nel 2011 nello schieramento di centrodestra, in particolare
la presenza del consigliere uscente
Fabio Usai (ex AN e PDL) ha creato
forti frizioni tra il PD e SEL che sembra irremovibile e pronta ad una scelta
autonoma con candidato alla carica
di sindaco il consigliere regionale e
coordinatore regionale Luca Pizzuto,
già assessore della provincia di Carbonia Iglesias.
All’appello, inoltre, manca ancora
il centrodestra che ha deciso di scegliere il suo candidato attraverso le
cosiddette “Gazebarie”, e tra gli sfidanti a Giuseppe Casti potrebbe esserci anche l’avvocato Daniela Garau,
impegnata nel Movimento Partite Iva.
S
A scendere in campo per primo tra
gli sfidanti, è stato Bruno Ugo Piano,
66 anni, già sindaco dal 1983 al 1990,
candidato a sindaco di un’aggregazione di liste civiche caratterizzate, tra i
promotori, dalla presenza di consiglieri uscenti fuoriusciti dal Partito
Democratico, in fortissima contrapposizione alla Giunta Casti.
Francesco Cicilloni, 37 anni, anche lui consigliere in carica fuoriuscito dal Partito Democratico, è il terzo
candidato alla carica di sindaco. Ha
annunciato la sua candidatura alcune
settimane fa, con un comunicato durissimo nei confronti dell’Amministrazione uscente guidata dall’ex compagno di partito Giuseppe Casti.
Il quarto candidato è un giovane
giornalista pubblicista, Andrea Corda, 35 anni appena compiuti, scelto
dalla lista Unidos, fondata e guidata
Francesco Cicilloni.
La campagna elettorale, come già
sottolineato, è già iniziata e si preannuncia decisamente molto accesa, sia
per i riflessi sulla scena locale del confronto politico nazionale e regionale,
sia per i temi prettamente locali e, soprattutto, cittadini. Il suo esito, appare
il più incerto degli ultimi 15 anni e il
panorama si avvicina molto a quello
del 1993, quando un centrosinistra diviso guidato dal candidato del PDS
Antonangelo Casula si impose al ballottaggio su un’altra aggregazione di
centrosinistra guidata da Renato Monticolo, candidato espresso da Rifondazione Comunista, per “soli” 159 voti;
e a quello del 2001, quando il centrosinistra guidato da Tore Cherchi si impose ugualmente al ballottaggio sul
centrodestra guidato dal giovanissimo
Alberto Floris (26 anni), con il 54,82%
dei voti, grazie soprattutto all’incre-
Paola Massidda.
dal parlamentare Mauro Pili, già sindaco di Iglesias e presidente della
Giunta regionale, dopo la fuoriuscita
dal gruppo parlamentare di Forza Italia. Per Andrea Corda si tratta della
prima esperienza in politica.
Il quinto candidato è una donna,
Paola Massidda, 50 anni, dipendente
della Asl 7 di Carbonia, anche lei all’esordio sulla scena politica, scelta
dal Movimento Cinque Stelle, presente per la prima volta ad una competizione politica amministrativa, dopo il travolgente debutto alle Politiche
del 24 e 25 febbraio 2013, quando risultò il primo partito in città, con 5.866
voti - 33,73% alla Camera (contro i
4.403 - 25,32% del Partito Democratico) e 5.179 - 32,38% al Senato (contro i 4.466 - 27,92% del Partito Democratico).
Andrea Corda.
dibile “volontaria” frammentazione
della coalizione di centrodestra che gettò alle ortiche una “vittoria storica”
assolutamente alla sua portata.
Oggi, ancor più che nel 1993 e nel
2001, lo scenario si presenta frammentato ed il clima della vigilia è caratterizzato da una crescente sfiducia dei
cittadini verso le istituzioni (nazionali, regionali e locali) che rende gli sviluppi della campagna elettorale e l’esito del voto imprevedibili. Nelle nuove profonde divisioni maturate nel
centrosinistra che da sempre amministra la città, cercheranno di inserirsi
le nuove formazioni politiche e, dopo
15 anni, il nuovo sindaco scaturirà
quasi certamente da un ballottaggio,
sistema elettorale che nasconde sempre ampi margini di incertezza.
Giampaolo Cirronis
D
Al via, dopo anni di attesa, le bonifiche nell’area ex Sardamag
Sant’Antioco, dalla Sardamag al turismo
alla bonifica delle aree ex
Sardamag alla realizzazione di un nuovo sviluppo incentrato sulla valorizzazione del territorio a fini turistici. Quello che fino ad oggi è stato
solo un sogno, rimasto per anni chiuso in un cassetto, potrebbe presto diventare realtà.
Il primo tassello verrà sistemato
nella casella giusta a breve, perché la
scorsa settimana sono iniziati finalmente i lavori per il recupero dell’area. I mezzi e il personale dell’Igea,
società in house della Regione soggetto attuatore dell’intervento, hanno avviato le operazioni di allestimento del cantiere.
Nell’ex area industriale sono stoccati 45mila metri cubi di rifiuti, inerti
da demolizione, generati dalla distruzione dei fabbricati e dei manufatti che costituivano gli impianti per
la produzione di ossido di magnesio.
La prima fase dei lavori riguarda proprio la rimozione dei cumuli di detriti: serviranno otto mesi per ripulire
l’area. Solo in una seconda fase sarà
possibile avviare i lavori di bonifica, in particolare gli interventi sulla
falda acquifera del sottosuolo che
presenta contaminazione da idrocarburi pesanti e metalli. Il progetto preliminare di bonifica, affidato a Igea,
sarà presentato entro il corrente mese
di marzo nel corso di una conferenza di servizi. Poi occorrerà l’approvazione definitiva del ministero dell’Ambiente, in quanto l’area ex Sardamag si trova nel sito di interesse
nazionale del Sulcis Iglesiente Guspinese.
Per gli interventi, inseriti tra le
azioni del Piano Sulcis, sono disponibili 6 milioni e 800mila euro (5,8
milioni risorse regionali, 1 milione
risorse FSC 2007-2013).
«Stiamo passando dalle parole
ai fatti - ha commentato l’assessore
regionale dell’Industria, Maria Grazia
Piras - il merito del nostro assessorato è di essersi impegnato a fondo
per dare un ruolo importante a Igea
nel settore delle bonifiche. Aver contribuito a salvare dal fallimento la
società e aver concorso non solo alla salvaguardia di centinaia di posti
di lavoro ma, soprattutto, alla stesura di un serio piano industriale, rappresentano un grande risultato, e lo
testimonia il lavoro che sta svolgendo
Igea: dalle attività di messa in sicurezza dei siti minerari, ai progetti per
Iglesias e Montevecchio, fino agli
interventi in corso d’opera a Furtei
e, adesso, a Sant’Antioco. Sulle bonifiche - ha detto ancora l’assessore
Piras - c’è un progetto coordinato e
L’area ex Sardamag.
di ampio respiro che mira da un lato al ripristino ambientale e dall’altro allo sviluppo di nuove iniziative
industriali ecosostenibili. Per lo sviluppo economico le bonifiche sono
fondamentali. Significano liberare
“spazio” per iniziative di impresa che
altrimenti sarebbero impossibili.»
L’avvio dei lavori a Sant’Antioco
è stato inoltre caratterizzato da un
buon esempio di collaborazione tra
società pubbliche: nell’arco di 24 ore,
infatti, i tecnici di Abbanoa, insieme
a quelli di Igea, sono riusciti a risolvere un problema di allaccio idrico
grazie al quale è stato possibile velocizzare i tempi di apertura del cantiere.
«Ci sono voluti anni e anni di pazienza, sit-in, proteste accorate, sollecitazione da parte della comunità
antiochense e dei sindaci (Virginio
Locci, Eusebio Baghino, Mario Corongiu), incontri e tonnellate di rassicurazioni fornite a più riprese dall’amministrazione regionale per
raggiungere quello che a buon diritto può essere definito un traguardo
storico - ha detto Ignazio Locci, consigliere regionale di Forza Italia, originario di Sant’Antioco -: oggi festeggiamo una vittoria di tutti, soprattutto dei cittadini. Le bonifiche
partono e per Sant’Antioco (nonché
per l’intero territorio), inizia una nuova pagina. Adesso possiamo concretamente programmare il rilancio dell’isola in chiave turistica mettendo in
conto quelle aree, da sempre considerate determinanti a tale scopo.»
L’ex presidente della provincia
di Carbonia Iglesias, Tore Cherchi,
oggi coordinatore del Piano Sulcis,
esprime grande soddisfazione per il
passo avanti compiuto, anche in relazione al rilancio della società Igea,
che ha avviato l’attuazione programma di bonifica.
«L’apertura del cantiere per la
rimozione dei detriti di demolizione dell’impianto Sardamag, ė il segno
evidente del ritorno alla piena operatività di Igea, fuoriuscita dalla liquidazione - scrive Tore Cherchi -.
Questa Regione ha fatto un buon lavoro. Aggiungo che entro la fine del
mese è prevista la conferenza di
servizi al ministero dell’Ambiente,
per l’approvazione del progetto Igea
di bonifica in profondità di un’area
di grande pregio per lo sviluppo turistico di Sant’Antioco come da Piano Sulcis che - conclude Tore Cherchi - come dimostra anche il caso
Sardamag è, infine, in attuazione
effettiva.»
Giampaolo Cirronis
www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com
Hanno preso il via la scorsa settimana gli interventi previsti dal Piano di riorganizzazione dei presidi della Asl 7 di Carbonia
Nasce una rete di servizi specialistici con nuovi standard qualitativi e quantitativi
uperamento dell’attuale
frammentazione del sistema ospedaliero, attraverso
una rete di servizi specialistici che operano in maniera integrata, valorizzazione degli standard
qualitativi e quantitativi recentemente definiti dal ministero della
Salute tenendo conto delle caratteristiche geografiche e demografiche del territorio.
Sono questi i principali obiettivi
del Piano di riorganizzazione dei
presidi della Asl 7 di Carbonia presentato lo scorso 2 marzo dal commissario straordinario Antonio Onnis, nel corso di una conferenza
stampa tenutasi nella sala riunioni
del Centro direzionale di via Dalmazia, a Carbonia, alla quale hanno
partecipato i direttori amministrativo
e sanitario, i dirigenti medici dei
presidi ospedalieri Sirai di Carbonia,
CTO e Santa Barbara di Iglesias.
Inizia così a prendere corpo la
riorganizzazione dei presidi della
ASL 7, così come previsto dal progetto della rete ospedaliera regionale. Il CTO di Iglesias sarà l’ospedale delle attività programmate
e di elezione, con lo sviluppo dei
reparti di week surgery e day surgery per la chirurgia e l’ortopedia,
mentre il Sirai di Carbonia gestirà
l’emergenza-urgenza. Il Santa Barbara di Iglesias sarà dedicato alle
attività ambulatoriali, configurandosi come presidio di raccordo tra
le attività ospedaliere e territoriali.
Il nuovo modello organizzativo secondo gli intendimenti del Piano
licenziato recentemente dal Consiglio regionale dopo la proposta della Giunta e un lungo confronto con le
realtà locali - permetterà l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse
tecnologiche, strutturali (ambienti di
La presentazione del Piano.
L’ospedale CTO di Iglesias.
degenza, sale operatorie, ambulatori) ed umane.
Gli interventi sono iniziati la
scorsa settimana, con la predisposizione degli spazi e degli arredi per
il passaggio del reparto di Pediatria
Foto di Fabio Murru.
dal Santa Barbara al CTO, attraverso un cronoprogramma molto fitto
e dettagliato, che si è concluso lu-
nedì 7 marzo con il trasferimento
dei piccoli pazienti (che, pertanto,
non hanno subito alcun disagio) at-
primo piano; contestualmente è stato
disposto il trasferimento interno della
chirurgia pediatrica negli stessi spazi.
L’ospedale Sirai di Carbonia.
L’ospedale Santa Barbara di Iglesias.
traverso un percorso cittadino protetto. Il reparto, dotato di 20 posti
letto totali occuperà l’ala nuova del
Da martedì 8 marzo lo stesso
schema è stato adottato per lo spostamento interno dei reparti di Chi-
rurgia e Ortopedia nel nuovo reparto del CTO, che si concluderanno
il 14 marzo con il trasferimento in
sicurezza dei pazienti. I reparti, dotati di 20 posti letto, occuperanno il
sottopiano (l’area adiacente al nuovo blocco operatorio) e saranno gestiti in ottica dipartimentale, con la
attivazione della week surgery e day
surgery (reparto “aperto” dal lunedì al venerdì).
La tabella di marcia prosegue con
il trasferimento (attualmente in fase di pianificazione) dei reparti di
Pronto Soccorso, Radiologia e Medicina che si concluderanno verosimilmente il prossimo 4 aprile.
Contestualmente, nei prossimi
giorni inizierà la formazione degli
operatori (medici e infermieri) sull’utilizzo delle nuove sale operatorie del P.O. Sirai di Carbonia (presidio destinato alle gestione dell’emergenza-urgenza): i lavori del
blocco sono infatti già conclusi.
La Direzione Aziendale ha rivolto un invito a tutti gli operatori
affinché dedichino “piena e completa collaborazione” alla realizzazione, nei tempi, del programma e
della fase operativa.
I trasferimenti prevedono inoltre il coinvolgimento degli stakeholder istituzionali e non (Comune,
Prefettura, Forze dell’Ordine, associazioni di volontariato, organi di
stampa, ecc.) affinché la cittadinanza sia informata tempestivamente dei cambiamenti in atto; il sistema sarà anche supportato da adeguata segnaletica interna ed esterna al presidio e dalla modifica del
sistema di transito e sosta auto all’interno dell’area ospedaliera.
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Anno XXI • N° 291 • 15 Marzo 2016
3
La Provincia del Sulcis Iglesiente
Si è conclusa dopo due settimane la mobilitazione generale popolare del Comitato costituito nel Sulcis Iglesiente
Al via il dialogo tra parti sociali e governo regionale
I
Il Comitato ha espresso moderata soddisfazione per l’esito dell’incontro ma sollecita il governatore a mantenere gli impegni presi.
l presidente della Regione, Francesco Pigliaru, gli assessori dell’Industria e dei Lavori pubblici,
Maria Grazia Piras e Paolo Maninchedda, e il coordinatore del Piano Sulcis, Tore Cherchi, hanno incontrato nel Palazzo di Viale Trento,
a Cagliari, i rappresentanti della Cisl e
del Comitato per la mobilitazione generale popolare del Sulcis Iglesiente
che il 16 febbraio hanno manifestato
nel capoluogo.
Nel corso dell’incontro, sono state affrontate le principali questioni
che riguardano il Sulcis, dalla salvaguardia delle grandi industrie (Alcoa,
Portovesme srl, Eurallumina), al salvataggio di Igea (oggi impegnata nei
lavori di bonifica e risanamento am-
-. Lavoriamo ogni giorno per dare
risposte alle istanze che arrivano da
tutta la Sardegna. Lo abbiamo fatto,
e lo facciamo, anche per il Sulcis, di
cui conosciamo perfettamente il disagio economico e sociale. Rispetto al
passato, abbiamo fatto interventi di
buona amministrazione.
Intanto, abbiamo dato un’accelerata al Piano Sulcis. mettendo a correre importanti risorse finanziarie. Sappiamo che il Piano è perfettibile e per
questo stiamo lavorando per integrarlo con altri interventi e per ricevere anche eventuali nuove proposte.
È questo il senso anche dell’incontro
di oggi. Il risanamento di Igea ci consente di imprimere una svolta anche
ai progetti delle bonifiche ambientali.
La manifestazione di Cagliari.
Alcuni dei promotori della mobilitazione generale popolare del Sulcis Iglesiente.
bientale), al programma del Piano
Sulcis (oltre 620 milioni di euro, tutti
impegnati, distribuiti in quasi 70 interventi in capo ai Comuni, agli Enti
e agli altri soggetti interessati).
Il presidente Pigliaru, confermando gli impegni per il Sulcis, ha sottolineato innanzitutto il lavoro svolto
dalla Giunta in questi ultimi due anni, anche in collaborazione con il Governo nazionale, per mettere in sicurezza alcune importanti realtà industriali, con la conseguente tutela di
migliaia di posti di lavoro. In merito
al Piano Sulcis, il presidente Pigliaru
ha ricordato che, dopo il ritardo iniziale, il problema principale era velocizzare i tempi di attuazione, ed è
proprio su questo versante che si è
concentrata l’azione della Regione.
«È stato un incontro positivo e abbiamo ascoltato le richieste dei movimenti - ha detto Francesco Pigliaru
I
Questo è il primo passo per valorizzare il territorio - ha concluso il governatore Pigliaru - e costruire un nuovo sviluppo basato sulle potenzialità
del turismo, del settore agro-alimentare e della valorizzazione dei beni culturali e archeologici.»
La proposta del presidente Pigliaru, condivisa dal tavolo, è stata quella di far predisporre a una rappresentanza dei movimenti una piattaforma
di contenuti e proposte da discutere
nel prossimo incontro.
Fabio Enne, segretario generale Ust
Cisl del Sulcis Iglesiente, in una nota
ha espresso moderata soddisfazione
per l’esito dell’incontro.
«Quello tenutosi il 16 febbraio si legge nella nota - è solo l’inizio di
un percorso di dialogo tra parti sociali e governo regionale. Il Presidente, d’accordo con i delegati, ha ammesso che il Piano Sulcis è perfetti-
bile e che presenta alcune criticità.
Nei prossimi giorni lavoreremo alacremente ad un dossier da presentare
al governatore.»
Le proposte del Comitato sono così
sintetizzabili:
• Nomina di un commissario
straordinario per il PIANO SULCIS,
secondo il modello EXPO’, che si occupi della spendita dei denari e dell’avvio dei cantieri in tempi certi e
immediati, verificando, normativa alla mano, se e come sia possibile coinvolgere il maggior numero di imprese della zona.
• Definizione di un piano occupazionale per il Sulcis.
• Sottoscrizione di un accordo quadro e di programma per il rilancio del
sistema economico e sociale.
Due settimane fa, il Comitato ha
chiesto al presidente Pigliaru, di costituire immediatamente un tavolo
tecnico che si occupi della grave crisi che attanaglia il Sulcis, allegando
una relazione con le proposte e il 12
marzo, non avendo avuto risposte, il
segretario generale della Cisl, Fabio
Enne, ha detto che «il Sulcis muore
sotto gli occhi della Giunta regionale
e di pochi “capibastone” che, imperterriti, proseguono con la loro opera
di smantellamento».
«Sollecitiamo, ancora una volta,
il presidente Pigliaru. La convocazione del tavolo è improcrastinabile,
diversamente, saremo costretti a
prendere atto di un silenzio irresponsabile e poco accorto. Noi - conclude
Fabio Enne - non resteremo certamente a guardare.»
Giampaolo Cirronis
M
Asl 7: «Sull’Eurallumina è in corso
la fase di valutazione del progetto»
entre divampano le polemiche tra favorevoli
e contrari al progetto
di rilancio dello stabilimento Eurallumina, la direzione
della Asl 7 di Carbonia è intervenuta
con una nota pubblicata nel sito internet aziendale, per chiarire la sua
valutazione sul progetto di ristrutturazione e ripresa della produzione.
«Il progetto è in fase di valutazione da parte di un Comitato costituito dalle istituzioni competenti in
materia ambientale e sanitaria che ha
analizzato l’impatto atteso nel territorio interessato - si legge nella nota -.
L’iter di valutazione è in corso e prevede il completamento del progetto
con integrazioni derivanti dai quesiti
e dalle richieste di chiarimento formulati da tutti i portatori di interesse.
Il territorio in questione possiede
caratteristiche legate alla storia (antica, recente e attuale) caratterizzata
dalla vocazione estrattivo mineraria
prima e industriale successivamente.
La vocazione industriale dell’area di Portoscuso-Portovesme ha indubbiamente determinato una condizione ambientale e sanitaria nella
quale si riscontrano impatti attesi e
documentabili, direttamente e in aree
omologhe per presenze e cicli produttivi analoghi a quelli in esame.
Che le lavorazioni industriali che hanno operato nel territorio possano essere causa o concausa di problemi di
salute per i lavoratori e per le comunità, per esposizioni dirette o mediate attraverso la catena alimentare, è
certamente un punto di riferimento
che è doveroso per tutti tenere in
considerazione.
Anzi ciò rappresenta l’essenza dei
percorsi di Valutazione di Impatto
Ambientale (VIA) e di Valutazione
di Impatto Sanitario (VIS) a cui il
progetto Eurallumina viene sottoposto. Sui rischi e sulle problematiche sanitarie dei territori interessati
da insediamenti industriali esistono
evidenze scientifiche ed epidemiologiche e innumerevoli note di cronaca che denunciano aumenti spesso statisticamente significativi di ma-
lattie di varia natura, anche tumorali, a carico di diversi organi e una
chiara maggiore incidenza di malattie respiratorie.
Ciò è, peraltro alla base dell’inclusione dell’area tra i Siti di Interesse Nazionale definiti come “I siti
d’interesse nazionale, ai fini della bonifica, sono individuabili in relazione alle caratteristiche del sito, alle
quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell’impatto
sull’ambiente circostante in termini di
rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali (art. 252, comma
1 del d.lgs. 152/06 e ss.mm.ii.)”.
La situazione per quanto riguarda
l’area di Portoscuso presenta problemi ben conosciuti, certamente da
definire meglio negli aspetti più attuali anche con strategie di studio e di
analisi da condurre in maniera specifica e per i quali il registro tumori
regionale di recente istituzione potrà
fornire fondamentali chiarimenti.
Ciò detto la Direzione della Asl di
Carbonia ritiene che si debba procedere secondo i seguenti principi guida:
• la tutela della salute delle persone e delle comunità intesa, secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, come stato di benessere fisico,
psichico e sociale;
• l’individuazione, caratterizzazione e controllo dei fattori di rischio
per l’ambiente e per la salute secondo
principi di precauzione, strategie di
minimizzazione, governo dei meccanismi e delle modalità di esposizione, monitoraggio e presa in carico dei possibili effetti;
• la definizione di un “osservatorio permanente” per il monitoraggio della dimensione ambientale e
sanitaria del territorio deve rappresentare una priorità su cui costruire
sistemi di valutazione/verifica integrati, nel rispetto delle rispettive competenze istituzionali e normative, tra
le istituzioni interessate e i titolari/
responsabili dell’attività produttiva.
Questi principi appaiono, a parere
della Direzione della ASL, alla base
del corposo elenco di chiarimenti e
integrazioni richieste alla Società
Eurallumina dalla Direzione Generale dell’Ambiente-Servizio delle Valutazioni Ambientali (S.V.A.) al fine di dar seguito all’iter relativo all’espressione del giudizio di compatibilità ambientale. I chiarimenti e
gli approfondimenti richiesti (la documentazione è disponibile sul sito
www.sardegnaambiente.it), possono dare un contributo significativo
rispetto all’assunzione delle decisioni
in materia di sostenibilità ambientale e sanitaria del progetto.
In buona sostanza, relativamente alla pubblicata e presunta “bocciatura” da parte della ASL del progetto Eurallumina si ritiene dover
precisare che sono state formulate
indicazioni di metodo, elementi critici da considerare e/o approfondire
che devono essere considerati fondamentali per l’assunzione delle decisioni informate, documentate e competenti che il Comitato istituzionale
a ciò deputato dovrà assumere.
Si rigetta, pertanto, l’interpretazione che sia stata formulata una bocciatura del progetto che sarebbe, peraltro, nella fase istruttorio-valutativa
in cui esso si trova, intempestiva, irrituale e inopportuna.»
«In ultimo la Direzione della ASL
ritiene opportuno sottolineare come
tematiche di elevata complessità come quella di cui trattasi, si prestino
piuttosto male a semplificazioni giornalistiche che si basino su estrapolazioni parziali, insufficienti e scarsamente argomentate che possano
alterare la corretta e completa percezione delle situazioni.
Questi temi - conclude la nota
della direzione della Asl 7 - sono
stati oggetto di confronto e di complessiva condivisione tra la Direzione
della ASL e le Organizzazioni Sindacali, nella prospettiva che si possa, ciascuno per la propria parte, dare un contributo per la migliore decisione possibile e con il primario
interesse della tutela dell’ambiente
e della salute delle persone e delle
comunità.»
Quattro giorni prima dell’incontro con il Comitato, in viale Trento si è svolto un vertice con i sindaci e le organizzazioni sindacali
Tore Cherchi: «Tutti i 620 milioni del Piano Sulcis sono stati impegnati»
l 12 febbraio, quattro giorni prima dell’incontro con il Comitato per la mobiltazione generale popolare del Sulcis Iglesiente, si è svolto nel palazzo di viale Trento, a Cagliari, il confronto tra il
presidente della Regione, Francesco
Pigliaru, gli assessori dell’Industria,
dei Lavori pubblici e degli Enti locali,
Maria Grazia Piras, Paolo Maninchedda e Cristiano Erriu, e il coordinatore del Piano Sulcis, Tore Cherchi, i sindaci del territorio (erano assenti soltanto tre sindaci) e i segretari regionali e territoriali di Cgil e Uil,
per fare il punto sulla situazione del
sistema industriale della zona (Centrale Enel, Portovesme srl, Eurallumina
e Alcoa) e sullo stato di attuazione
del Piano Sulcis.
Nel corso dell’incontro, il presidente Pigliaru, l’assessore Piras e il
coordinatore del Piano Sulcis, Tore
Cherchi, si sono soffermati sulle principali questioni industriali. La centrale termoelettrica del Sulcis, destinata alla chiusura, grazie all’intervento della Regione sarà messa in
sicurezza con il contratto di disponibilità che sarà stipulato da Terna con
Enel, che si è impegnata a investire in
efficienza e logistica. Anche la questione Eurallumina è in via di soluzione: la Giunta si è assunta la responsabilità di consentire la realizzazione
di una caldaia a carbone che sostituirà
la vecchia centrale migliorando sia
l’efficienza energetica che quella ambientale. Sul fronte energetico, grazie alle interlocuzioni tra Giunta e
Governo, la proroga del regime di
superinterrompibilità e la stipula di
contratti bilaterali consentono di mantenere attive sia la Portovesme srl che
lo stabilimento di San Gavino, nonché tutte le aziende che usufruiranno
dell’accordo. Infine, si torna a parlare
dei progetti sul Biofuel, un investimento che vale 290 milioni di euro
(non inseriti nel Piano Sulcis) finanziato da privati con capitale di prestito
BEI. Dopo una fase di stallo iniziale,
c’è una ripresa dell’iniziativa imprenditoriale. L’azienda, infatti, ha concordato un test industriale con l’Enel per
l’utilizzo della lignina, prodotto di
scarto nella produzione dei biocarburanti, come biomassa per alimentare la centrale termoelettrica. La decisione sull’investimento sarà presa dopo il test della lignina.
«Il Sulcis è un territorio su cui la
Regione lavora a tempo pieno, su tutti
i fronti - ha detto il presidente Pigliaru
in apertura di incontro -. Il Piano Sulcis, come tutti i Piani, non è perfetto
ed è certamente ancora migliorabile,
ma è evidente che molte cose sono già
state fatte ed altre avviate e sostenute, dopo anni di ritardi inaccettabili.
Ci siamo ritrovati ad affrontare questioni importanti come il salvataggio
di Igea: sembrava tutto perso in partenza e invece le bonifiche si stanno
finalmente muovendo, così come qualcosa si sta muovendo per Eurallumina. E se il bando per le imprese spinge
le attività private con una buona dotazione finanziaria, per quanto riguarda Alcoa la Regione si sta impe-
Sulcis al febbraio 2016 è stato illustrato dal coordinatore del Piano, Tore Cherchi. «Tutti i 620 milioni previsti dal Piano sono stati impegnati e
sono 70 gli interventi eseguiti, o in fase di esecuzione, di cui la metà di competenza degli enti locali - ha sottolineato Tore Cherchi -. Alcune impor-
Il governatore Francesco Pigliaru.
Il coordinatore Tore Cherchi.
gnando a tutti i livelli, lavorando costantemente con Palazzo Chigi perché
si arrivi a un risultato positivo. Crediamo nello sviluppo del Sulcis ed il
nostro sforzo è di lavorare in modo
continuo e trasparente: se ci sono difficoltà coordiniamoci per superarle
insieme.»
Lo stato di attuazione del Piano
tanti novità, comunicate oggi, riguardano il bando per le imprese Call For
Sulcis, con una dotazione finanziaria
di 32 milioni, con la pubblicazione
dei primi bandi ed altre novità importanti interessano i lavori pubblici, con
l’appalto da parte di Anas di lavori
per 56 milioni di euro. Gli interventi
riguardano, tra l’altro, le strade del
Basso Sulcis, il nuovo ponte sull’istmo
e la circonvallazione di Sant’Antioco».
Dall’incontro è emerso che risultati soddisfacenti sta ottenendo anche
l’intervento sulla fiscalità di vantaggio: ne stanno usufruendo circa 4mila
imprese artigiane e del piccolo commercio del Sulcis. Non meno rilevanti sono le iniziative nel settore scolastico (5 milioni di euro), il programma di interventi per la bonifica e il
risanamento ambientale nei siti industriali e minerari (attività in capo a
Igea e ai Comuni) e il programma
sulle infrastrutture (in particolare i
lavori per l’interconnessione dei bacini del Sulcis Iglesiente al sistema idrico regionale).
L’incontro si è chiuso con l’intervento dell’assessore dell’Industria,
Maria Grazia Piras.
«Il quadro che emerge è positivo, anche se non mancano criticità
già individuate e in via di risoluzione. Molte attività del Piano Sulcis
interessano i lavori pubblici, dove si
scontano i problemi legati a tutto il
sistema del settore. Condividiamo
perciò l’esigenza manifestata dai sindaci di un maggior coordinamento tra
enti locali e Regione per superare le
difficoltà e accelerare l’iter delle pratiche. Siamo anche consapevoli, e su
questo - ha detto l’assessore Piras condividiamo la preoccupazione dei
sindacati, che nel Piano manca un in-
tervento di tipo sociale che faccia da
cuscinetto tra la situazione attuale e
l’avvio delle iniziative imprenditoriali destinate a creare nuova occupazione. Occorre trovare un sistema di
sostegno al reddito: pensiamo a un intervento da inserire all’interno della
predisposizione dell’iter di dichiarazione di area di crisi complessa o dentro il Patto per il mezzogiorno in discussione con il Governo. Sul piano
urbanistico l’adozione di un nuovo
provvedimento regionale potrà dare
una spinta ai progetti del settore turistico che attendono di essere realizzati.»
Infine, la questione delle bonifiche
Igea, società in house della Regione
sotto il controllo dell’assessorato dell’Industria, sta collaborando con alcuni Comuni nel quadro di progettazione delle bonifiche. In relazione all’intervento nell’area dell’ex Seamag
di Sant’Antioco, l’assessore Piras ha
detto che proprio ieri Igea ha presentato al ministero dell’Ambiente
un cronoprogramma molto stretto di
realizzazione dei lavori. Nel corso
dell’incontro, i sindaci e i sindacati
hanno riconosciuto gli aspetti positivi
di quanto fatto finora ma hanno anche
ribadito che occorrono adeguate politiche del lavoro e che è necessario
sbloccare tutti gli investimenti del
settore turistico che ancora attendono
una nuova legge urbanistica.
Il giornale on line www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com prossimamente diventerà anche web tv - informazione in tempo reale
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Anno XXI • N° 291 • 15 Marzo 2016
La Provincia del Sulcis Iglesiente
Il mare sardo spicca nella classifica nazionale dei “Travelers’ Choice Beaches Awards 2016” stilata da TripAdvisor
Le spiagge della Sardegna tra le più belle d’Italia
I
La più “gettonata” in assoluto è Cala Mariolu, piazza d’onore per La Pelosa di Stintino, sesta posizione per Cala Goloritzé.
l mare della Sardegna è sempre tra i più belli e le sue spiagge si collocano anche quest’anno ai primi posti delle
speciali classifiche stilate da Tripadvisor e The Guardian.
Nella classifica nazionale dei
“Travelers’ Choiche Beaches
Awards 2016”, stilata dal sito di
viaggi TripAdvisor, cinque tra le
prime dieci spiagge più belle d’Italia sono sarde. Inoltre, tra le 50
baie migliori al mondo individuate
dal quotidiano britannico, The
Guardian, compaiono Cala Gonone ed altre cale del Golfo di Orosei.
Continuano a restare fuori da
queste classifiche che danno tanto prestigio ai luoghi e all’intera
Sardegna, altre spiagge, tra le quali Porto Pino, che pur bellissime,
non hanno ancora servizi adeguati
e quindi non rispondono al meglio
ai criteri richiesti dai concorsi.
«La Sardegna è un’autentica
isola parco, dove ogni luogo rappresenta per i visitatori una scoperta ed un’attrazione straordinaria».
L’assessore regionale del Turismo, Francesco Morandi, ha
commentato così i riconoscimenti
di Trip-Advisor, sulla base di qualità e quantità delle recensioni dei
viaggiatori di tutto il mondo, e della testata inglese, aggiungendo:
«Un merito particolare va alle comunità locali ed agli operatori che
hanno reso possibile il raggiungimento di questo traguardo».
Sul portale di viaggi la più “gettonata” in assoluto è Cala Mariolu (Baunei), piazza d’onore per La
Pelosa di Stintino, sesta Cala Goloritzè, sempre nel territorio ogliastrino di Baunei, nona La Cinta (a
San Teodoro) e decima Porto Giunco (a Villasimius).
«Fare meglio è quasi impossibile - sottolinea Francesco Morandi - perché oltre a ‘piazzare’
cinque spiagge tra le prime dieci,
come accaduto nel 2014 e 2015, i
visitatori della Sardegna ne hanno
votato due come prime assolute.
Alle loro valutazioni e scelte si
ispireranno molti turisti per i loro soggiorni nel 2016.»
The Guardian scrive che «non
La Pelosa di Stintino.
è difficile trovare una splendida
spiaggia in Sardegna, ma individuarne una che si rivolge alle famiglie, dove si spende un budget
modesto, è più di una sfida: a Cala Gonone si soddisfano tutte le
esigenze. Spiagge bianche con
sdraio ed ombrelloni in affitto,
tranquillità, acque turchesi per
nuotare e fare snorkeling, possibilità di lunghe passeggiate sul
lungomare fiancheggiato da trattorie».
Non si dimenticano le escursioni giornaliere in barca alle grotte del
Bue Marino o alle calette più lontane, come Cala Luna e Cala Fuili.
«È l’ennesima, ulteriore testimonianza dell’appeal delle coste
isolane, della tutela ambientale e
naturalistica e della centralità del
prodotto marino-balneare in Sardegna che sarà promosso nel corso dell’anno con una campagna di
comunicazione incentrata su eccellenze ed itinerari attraverso le
aree marine protette, già presentati in occasione di Expo. Il ‘mare’ è elemento centrale e trainante - conclude Francesco Morandi
- e sarà supportato da una strategia mirata, che rafforza ulteriormente l’azione importante e impegnativa sviluppata lo scorso anno: puntiamo alla strutturazione
ed alla promozione di un’offerta
ricca, composta da altri prodotti
molto attrattivi, basati sulla qualità della vita.»
Il nuovo Consorzio turistico è decollato con il piede giusto
61
Sono già 61 gli operatori associati
al Consorzio turistico per l’Iglesiente
operatori del settore associati, accolti
3.000 scandinavi e
avviata una lunga
serie di collaborazioni. Sono i
numeri dei primi cinque mesi di
attività del neonato Consorzio turistico per l’Iglesiente che sta raccogliendo riscontri positivi non solo in termini di associati ma anche e, soprattutto, in presenze sul
territorio.
Quello della promozione e dell’accoglienza, infatti, è la mission
del Consorzio nel quale lavorano,
con entusiasmo e voglia di fare, un
gruppo di giovani che hanno visto in questo progetto una grande
opportunità di crescita per Iglesias
e le realtà limitrofe.
I numeri già raccolti sono la
testimonianza che la strada intrapresa è quella giusta: ben 61, come sottolineato all’inizio, sono i
soci attuali, di cui 12 tra hotel,
b&b, affittacamere e agriturismo;
20 attività ristorative (ristoranti e
bar); 13 guide turistiche e ambientali; 7 associazioni di promozione
turistica; 2 stabilimenti balneari;
1 immobiliare; 5 società di servizi
e, ovviamente, il comune di Iglesias come socio onorario.
«Il percorso è stato lungo - spiega il presidente del Consorzio, Attilio Casti - ma già dai primi mesi
di lavoro siamo riusciti ad acco-
gliere, in collaborazione con il comune di Iglesias e il Centro Città,
oltre 3.000 scandinavi che ritorneranno anche quest’anno.
Sono state tante le collaborazioni fino ad ora attivate, con scuole, università e tour operator. Si
facendo crescere l’economia. Con
la nuova programmazione 2016,
dove si cercherà di promuovere la
nostra storia, le tradizioni e tutte
le attività, dal punto di vista ambientale, storico e turistico, nonché
economico e sociale, si è deciso
Il Pan di Zucchero, immagine simbolo di Iglesias città turistica.
tratta di risultati indubbiamente
positivi per neanche un anno di
lavoro. Ci riproponiamo nel 2016
di ampliare le collaborazioni affinché si possa dare un servizio
migliore in grado di attirare sempre più turisti, facendo conoscere
la città di Iglesias e il territorio e
di partire dalla presentazione del
Consorzio al pubblico previsto per
metà marzo. Occorrerà, infatti, garantire un reddito sufficiente al
settore - conclude il presidente
Attilio Casti - affinché i giovani
possano essere incentivati nel non
partire.»
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Anno XXI • N° 291 • 15 Marzo 2016
5
La Provincia del Sulcis Iglesiente
Importante iniziativa del Rotary Club di Carbonia in collaborazione con l’associazione nazionale dei medici cardiologi ospedalieri
Un corso per imparare a utilizzare il defibrillatore
P
Il corso “Basic Life Supporto (BLS) per laici”, ovvero rianimazione cardio-polmonare di base e defibrillazione precoce, si è tenuto il 13/02.
oche parole bastano per descrivere il gran risultato ottenuto il 13 febbraio dal Rotary Club di Carbonia con il
primo corso di BLS organizzato con
il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della ASL 7 e dei
comuni di Carbonia e Tratalias.
L’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri ha messo
in campo una squadra che, in una
mattinata, è stata in grado di far apprendere ai discenti la RCP (Respirazione cardio polmonare) e come
utilizzare un DAE (Defibrillatore).
Un’equipe, quella del dottor Paolo Bonomo, primario del reparto di
Cardiologia del Santissima Trinità di
Cagliari, che, con serietà, attenzione
e professionalità sorprendenti, ha
condotto la parte teorica in maniera
brillante e per niente tediosa, utilizzando slide molto chiare ed interagendo con i corsisti sino a chiarire
qualunque dubbio si affacciasse nella mente dei provetti aspiranti in attesa di un patentino.
Dopo la parte teorica, i partecipanti divisi in piccoli gruppi sono passati alla fase pratica dove, con l’utilizzo del manichino, hanno potuto
esercitarsi dal vivo con le pratiche di
rianimazione e le fasi da seguire, onde scongiurare le possibili conseguenze dovute all’onda delle emozioni.
Le esercitazioni singole in un primo momento e di coppia subito dopo, hanno infuso sicurezza nei partecipanti che inizialmente apparivano titubanti e timorosi di sbagliare.
Il raggiungimento delle abilità tecniche è stato il risultato di una lunga
e seria esercitazione delle proprie capacità, a cui è poi seguito un esame
sul campo e la compilazione di un quiz
a risposta multipla.
I soccorritori formati in questa occasione hanno poi avuto un attestato di
frequenza e uno di superamento del
test teorico-pratico con conseguente
comunicazione al 118 nazionale.
Il loro compito sarà, d’ora in poi,
quello di rivedere spesso le proprie
abilità tecniche ed osservare le tabelle
esplicative presenti sul manuale ricevuto in dotazione alla fine del corso.
Inoltre sarà sicuramente necessario fare un refresh ogni due anni, affinché si possano mantenere in maniera inalterata le capacità rianimatorie di ogni singolo discente.
Essendo stata io stessa una corsista, posso assicurare che entrare in
quella scuola priva di rudimenti di
quel tipo ed uscirne diverse ore dopo con una sicurezza del tutto nuova ed inaspettata, ha fatto sì che ci
D
guadagnasse l’autostima.
Dato il successo e le richieste di
partecipazione, a breve verranno effettuati altri corsi, per info contattare
il Rotary Club di Carbonia o direttamente la sottoscritta.
Formarsi è un’utilità sociale senza
eguali. Il progetto nasce da un’idea
del dottor Salvatore Ierna, presidente
età, verranno utilizzate per l’acquisto
dei defibrillatori.
A questo primo importante passo
nei confronti di un grande progetto,
affidiamo la speranza di non dover
mai usare i defibrillatori e, nel contempo, la consapevolezza che, in
caso di necessità, saranno lì a disposizione di tutti.
La violenza sulle donne...
un fenomeno in crescita
D
onne e violenza, un binomio di parole che, di
anno in anno, appare
sempre di più sotto gli
occhi di tutti.
Un fenomeno che ha visto la nascita di numerose associazioni,
che sorgono e insorgono in difesa
delle donne, vittime della violenza
maschile.
Un argomento delicato, da trattare con i guanti, che invita alla riflessione sulla necessità di dover fare
subito qualcosa per contrastarlo.
Case-rifugio e centri-antiviolenza prendono vita, uno dopo l’altro,
per contrastare la “civilizzazione”
di un paese che vive un’epoca alla
insegna di azioni barbariche che
I corsisti durante la prova scritta.
L
vanno dalle vessazioni psicologiche
ai ricatti sessuali, sino ad arrivare alle persecuzioni, spesso anticamera
di tragedie.
Lo dimostra un dato allarmante
e sconcertante: «Ogni 7 minuti un
uomo stupra o cerca di stuprare una
donna... ogni 3 giorni un uomo in
Italia uccide una donna».
Spesso il carnefice, la donna lo
conosce bene e forse questo è il
primo impedimento a denunciarlo,
sono infatti ancora poche le donne
che osano “puntare il dito” a livello legale, nei confronti dell'uomo
che le “offende”, magari perché lo
amano e si auto-convincono che
possa ravvedersi.
Ogni anno, il 25 novembre, si
celebra la “Giornata Mondiale”
sulle donne, istituita dall’O.N.U.
nel 1999, con l’intento di catturare
l’attenzione e sensibilizzare l’opinione pubblica, per far sì che la
violenza sulle donne finisca una
volta per tutte, nella speranza che
le donne si allontanino dall’ombra
del silenzio ed escano allo scoperto.
Vivere insieme questo problema
aiuta a superarlo meglio, parlarne,
scriverne e raccontare, serve per
scuotere le coscienze, nella speranza
che quanto prima possa accadere un
cambiamento d’epoca e si possa assistere al vero fenomeno della civilizzazione.
N.P.
Emanuele Cani (PD): «È necessario sostenere
l’emittenza radiotelevisiva e le piccole testate»
La prova pratica di assistenza in una situazione di emergenza.
in carica del Rotary Club di Carbonia, con la finalità di dotare il territorio di defibrillatori posizionati in
punti strategici della città, nei luoghi
di maggiore affollamento, quindi di
maggiore probabilità di utilizzo.
Il tutto ha però una validità se in
contemporanea viene svolta la formazione delle persone, senza le quali
i defibrillatori non si potrebbero utilizzare. Di conseguenza, sono stati
attivati prima i corsi di formazione.
Le quote versate dai partecipanti, a cui viene richiesta la maggiore
In seguito anche la ASL 7, prendendo atto ed apprezzando la lodevole iniziativa del Rotary, ha avviato il programma di diffusione dei defibrillatori in tutti i Comuni dell’ex provincia di Carbonia Iglesias e nelle 4
Case della Salute e il comune di Carbonia ha disposto l’acquisto di diversi defibrillatori che verranno messi a
disposizione degli impianti sportivi
più frequentati, in particolar modo dai
bambini.
Nadia Pische
[email protected]
Una serata musicale, a Carbonia, ha ricordato il musicista
Un concerto per Armando Urru
olci note e suadenti melodie hanno incorniciato la serata organizzata
il 3 febbraio al Vinile di
Carbonia per omaggiare l’amico
Armando Urru. Emozione alle stelle da parte della famiglia e degli
amici che hanno cantato per lui…
le sue canzoni... quelle che lui suonava e cantava da solo e in loro
compagnia.
Una band speciale quella formata da Carlo Vacca al basso, Remigio Pili alla tastiera, Elvio Casu alla chitarra, Tiziano Dessì alla
chitarra, Michele Gerra alla batteria, Renato Cicalò alle percussioni
ed Elio Loi alla voce, che hanno
unito le loro “forze musicali” per
ricordare Armando, il loro compagno di musica con cui hanno diviso e condiviso momenti indimenticabili che albergheranno per
sempre nel cuore di tutti.
Un grande distacco fisico quello
che viene vissuto da chi lo conosceva bene e ne apprezzava le doti
amorevoli e di grande rispetto per
il prossimo. E siccome le parole
non bastavano, si è pensato di agire attraverso la magia della musica, perché il modo più bello di ricordarlo è cantare.
Ecco che cantare diventa la miglior risposta al dolore di averlo
perso, così dichiarano gli amici in
Un grido si leva alto nel cielo... occorre porre fine al fenomeno
una commovente lettera, nella quale, con poche parole, ringraziano di
averlo conosciuto e di averlo avuto
come amico.
Tanti accordi per fermare nel
tempo il meraviglioso ricordo che
ha lasciato, come quelli presenti
nella canzone “Hey Jude” dei Beatles, suonati al ritmo del battito
Armando Urru.
delle mani, quasi fossero i battiti
del nostro cuore per lui, nella speranza e nella convinzione che possa sentirci… e poi tutti in piedi per
lui e per il suo ricordo indelebile
nel tempo.
E sì, perché Armando aveva
sempre una parola buona per tut-
ti… ed è stato naturale ricordarlo
tra spartiti vecchi sempre nuovi…
Parole e musica unite a immagini sparse sulla parete sfondo della band, hanno dato corpo ad una
serata a cui, ad un certo punto si è
unito anche il giovanissimo Nicola Corrias, che ha voluto partecipare, suonando la batteria, al “tuffo
nel passato musicale” di Armando che mosse i suoi primi passi
musicali, come ci racconta la voce del gruppo Elio Loi, negli anni
’64/’70 con il gruppo “Gli amici”, con i “Berretti Rossi” in seguito e con “M 113” subito dopo… Aveva solo 16 anni quando
decise di “abbracciare chitarra e
musica” per manifestare a tutti la
sua passione… cantava “Pugni chiusi” e andava in giro per la nostra
amata isola…
Oggi, a distanza di tanti anni,
ci piace ricordarlo così come nella
bellissima foto pubblicata in questo articolo… assorto e memore
di due grandi amori: la famiglia e
la musica, come scritto all’inizio.
Lacrime, sorrisi, qualche risata e un “ciao Armando”… ma anche “un ciao papà” che si leva in
cielo, tra le stelle che ora cantano
e suonano per lui, perse nella magnificienza che solo l’amore sa
donare.
Nadia Pische
a Camera
dei deputati
ha approvato un
ordine del giorno presentato
dal deputato del
Emanuele Cani.
Partito Democratico Emanuele Cani, sull’emittenza radiotelevisiva e la piccola editoria.
«L’importanza del lavoro che
viene svolto quotidianamente nei
V
territori - spiega Emanuele Cani non può essere messa in discussione dalla grave crisi che colpisce anche questo settore. Per questo motivo ritengo sia necessario
garantire un sostegno che non deve essere visto come un contributo assistenziale ma come un riconoscimento del lavoro sociale che
viene svolto.»
«Ogni emittente che spegne il
suo segnale, ogni giornale che cessa le sue pubblicazioni, on line o
cartacee - aggiunge il deputato del
Partito Democratico - è una sconfitta per la democrazia e per i cittadini. Da questi punti nasce l’ordine del giorno che impegna il
Governo a monitorare costantemente il settore nonché a valutare
l’opportunità di prevedere misure congrue di sostegno economico e di regole a tutela di un settore così importante per il nostro
paese, quale quello appunto delle
piccole emittenti televisive e radiofoniche locali, nonché delle piccole testate giornalistiche.»
Sono iniziati il 19 febbraio, a Iglesias, gli incontri all’Archivio Storico
Alla riscoperta del nostro passato
enerdì 19 febbraio si è tenuto ad Iglesias il primo di
una serie di incontri con
il pubblico, organizzato
dalle archiviste dell’archivio storico comunale di Iglesias e dal personale della biblioteca comunale, con
lo scopo di far uscire dalle oscure e
polverose stanze degli archivi e delle biblioteche, fatti e accadimenti riguardanti il nostro passato lontano
o più prossimo, rendendolo però vivo
e attuale, con la lettura diretta di documenti d’archivio e/o di pagine inerenti l’argomento trattato, da parte
di studenti delle scuole cittadine e
del personale della biblioteca.
Il primo di questi appuntamenti
ha avuto come argomento “la Guerra” ed ha suscitato curiosità ed interesse nel numeroso pubblico che ha
partecipato all’incontro.
Il successo della manifestazione
mette in evidenza due cose che è bene puntualizzare.
L’interesse di numerose persone,
certamente più di quante abbiano
partecipato a questo primo incontro,
verso la storia del passato, patrimonio comune del territorio.
Evidenzia inoltre, ed è questo un
argomento di non secondaria importanza, come l’iniziativa personale di
operatori culturali, anche se precari
ancorché le capacità professionali,
non siano sufficientemente riconosciute, possa supplire, quando guidati
dalla passione per il proprio lavoro,
all’indifferenza ai temi culturali di
tanti amministratori pubblici, a partire dai livelli locali e, a salire, fino
alle massime espressioni nazionali.
Ci auguriamo, pertanto, che iniziative di questo genere siano di stimolo all’estensione, in tutte le realtà
territoriali, di una promozione veramente capillare della Cultura.
Di seguito sono esposti gli scopi
dell’iniziativa, così come espressi dagli organizzatori.
L’Archivio Storico Comunale
di Iglesias esce da sé, dialoga con la
Biblioteca Comunale ed accoglie
racconti orali, con l’intento di proporre visioni di una realtà storica come
tessere di un puzzle a tinte vivaci.
Letture d’archivio è la proposta
della lettura ad alta voce di alcune
lettere dell’archivio Storico (per sorridere e per riflettere) relative ad un
tema specifico, intervallate dalla lettura di brani scelti da libri conservati in biblioteca e attinenti il tema
prescelto.
In mezzo, il racconto di un “testimone” che, per il suo mestiere o
la sua esperienza di vita, possa raccontare qualche aneddoto.
Con questa manifestazione l’Archivio ed i suoi contenuti, attraverso le scelte delle archiviste, si propongono al pubblico in una veste
nuova, più umana, e la Biblioteca
aggiunge il necessario supporto alla ricerca storica. Il tutto viene corredato da testimonianze di vita che
completano il quadro di una realtà
che l’ingegno umano dipinge in diversi modi: con la parola scritta per
necessità (il documento d’archivio), con la parola scritta per volontà (il libro) e con la parola raccontata.
Giuseppe Mura
Il giornale quotidiano online
www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com
con un tg
è ora anche web tv
quotidiano dal lunedì al venerdì
ed un programma di approfondimento il sabato
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La Provincia del Sulcis Iglesiente
Anno XXI • N° 291 • 15 Marzo 2016
Il 17 gennaio è morto all’età di settantanove anni lo storico parroco di Carbonia e Serbariu, molto amato da tutta la comunità
Don Alfredo Tocco, il prete con la valigia
C
La sua fede era salda, senza tentennamenti, rinforzata da una vita trascorsa interamente nell’insegnamento della chiesa.
ominciava
ad albeggiare quando l’agente del corpo
forestale del Friuli, Maria Teresa
Giuseppe Mura.
Cernaia, nella luce fredda del mattino si addentrò nel
bosco osservando attentamente in
ogni cespuglio, percorse, seguita a
poca distanza da un finanziere del
soccorso alpino, una stradina sterrata tagliata tra gli alberi, pensando
che era possibile che il sacerdote
l’avesse imboccata leggendo il suo
breviario.
Rifacendo un percorso già fatto
la sera prima, guardava attentamente il terreno per cercare una traccia
del passaggio; osservò su un lato un
sentierino appena accennato tra l’erba ancora rilucente per la brina notturna e, senza pensarci lo imboccò.
Fatti pochi passi si ritrovò circondata da rovi e sterpaglie che rendevano invisibile la strada da cui era arrivata; si addentrò ancora di più tra
gli sterpi del sottobosco, facendosi
largo tra i rami spinosi e si fermò davanti ad un dirupo scosceso. Si guardò
intorno ed improvvisamente lo vide:
una forma scura, una ventina di metri più in basso.
Senza neppur volgere il capo gridò per chiamare il finanziere che la
seguiva un poco più indietro e si lasciò scivolare lungo il pendio rallentando la discesa, che altrimenti sarebbe stata rovinosa, afferrandosi con
le mani guantate a sterpi ed erbacce.
Arrivata, ansante, sul fondo, ebbe
la certezza che si trattava del sacerdote
che si era perduto il dì avanti. Una
squadra di soccorso era già passata
lì accanto la sera prima senza avvistare il corpo. La casa dove don Tocco abitava distava non più di 400 metri in linea d’aria.
Era coricato supino, con le gambe
un poco piegate, avvolto nel lungo
cappotto nero, il viso magro era sporco di terra e rigato da alcuni graffi,
accanto al breviario. L’espressione
del viso era serena e un’ombra di sorriso gli rasserenava il volto pallido.
Maria Teresa si inginocchiò accanto, si sfilò il guanto dalla mano destra
e ne appoggiò il dorso sulla guancia,
il viso era gelido e rigido.
Si rialzò in posizione eretta e riguadagnò il sentiero, senza neanche
udire il collega che parlava concitatamente nel ricetrasmettitore in dotazione.
Fu in quei territori, che nel corso
di una missione, il carabiniere Tocco, venne trucidato dai partigiani titini, per aver contrastato a colpi di
moschetto un assalto portato alla barca in cui il carabiniere si trovava per
ragioni di servizio.
Recuperato il corpo, venne tumulato in terra straniera dato ché il
rimpatrio della salma sarebbe stato
troppo dispendioso per le Regie Finanze, né poteva accollarsi della spesa la famiglia del caduto che aveva
avuto, come unica risorsa il magro
stipendio da carabiniere. Il corpo del
povero Igino, dunque, rimase in Dalmazia fino agli anni ’60, quando, a
seguito di un accordo tra lo stato
Italiano e la Iugoslavia, venne orga-
dalla culla: su pedi - intendendo: su
preri, il prete. Ed all’idioma sardo
rimase sempre legato, tanto da condire spesso le sue prediche dall’Altare di gustose battute in dialetto, in
parte per far meglio comprendere
“la dottrina” alle anziane alle quali
l’italiano rimase sempre una lingua
aliena, in parte per la soddisfazione
personale di tornare alla lingua che
aveva assimilato insieme al latte materno.
Nel 1958, a undici anni, seguendo la vocazione originaria, entrò nel
seminario di Iglesias, per poi passare
al Seminario Maggiore di Cuglieri
ed essere ordinato sacerdote nel
1962.
I compagni di corso, lo ricordano
verso la figlia Giuseppa Maria, la
quale andò in sposa a Mei Giovanni, il trisnonno antenato della mamma di Alfredo.
Dopo la consacrazione sacerdotale, venne nominato vice-parroco a
Teulada, l’anno dopo a Sant’Antioco
e quindi a Domusnovas; dal 1966 al
1968 fu nominato vice rettore del
seminario che, in quegli stessi anni,
aveva sede provvisoria a Cortoghiana, per collaborare con il suo antico
maestro ed ora suo superiore, don
Efisio Scano, alla formazione dei
giovani aspiranti al sacerdozio, creandosi la fama di insegnante severo e
intransigente. Ma anche in quell’incarico emergeva, talvolta, il lato più
ludico del suo carattere che gli face-
Una foto di famiglia risalente al 1942.
La prima Messa.
Don Alfredo Tocco.
La valigia di don Alfredo Tocco.
uscendo dall’ufficio in cui era andato a chiedere il permesso: - Monsignore lei sta dando così vita ad una
nuova scienza storica la topo-grafia,
perché saranno solo i topi che godranno
di questa preziosa documentazione.
Nel 1968, venne nominato parroco della parrocchia di Cristo Re,
incarico che mantenne fino all’atto
del collocamento a riposo, circa cinque anni fa.
Per oltre 40 anni resse la parrocchia con vero spirito cristiano, impegnandosi a fondo nell’aiuto ai più
bisognosi. La porta della sacrestia era
sempre aperta, per chiunque volesse
portare un aiuto tangibile, in prodotti
alimentari o con piccole somme di
denaro, perché, come i conventi cap-
***
Conobbi don Alfredo Tocco nel
lontano 1974, in occasione del battesimo del mio primo figlio, Nicola.
A quel tempo la chiesa della parrocchia di Cristo Re, era una baracca
prefabbricata in tavole, donata da una
famiglia di abbienti parrocchiani, che
gestivano, poco distante da piazza
Iglesias, una ben avviata attività di
vendita di ferramenta. Ma nonostante
il disagio causata dalla precaria sistemazione, la chiesa era abbastanza
frequentata dai fedeli del quartiere.
Fu così che ebbe inizio la nostra
reciproca conoscenza.
Era, don Alfredo il custode della
memoria storica del borgo di Serbariu, dove era nato nel 1936, due ani
prima che venisse inaugurata la città
di Carbonia.
Rimase comunque sempre legato
al suo luogo di origine, dove tra le
viuzze sterrate, aveva mosso i primi
passi barcollanti, i primi ruzzoloni
nella polvere, vissuto le prime gioie,
i primi dolori.
Aveva compiuto da qualche mese quattro anni quando suo padre
Igino era stato richiamato sotto le armi a causa della guerra, dichiarata
dall’Italia fascista, a Francia e Inghilterra. Poiché negli anni ’20, Igino Tocco aveva prestato il servizio
militare nell’Arma, in qualità di carabiniere ausiliario, si trovò ad essere richiamato in servizio nello stesso
corpo militare ed inviato in Croazia con le truppe italiane di occupazione.
nizzato uno scambio di salme. Per
questa azione venne proposta la medaglia d’oro, gli fu invece assegnata
quella d’argento che, al termine della
guerra un generale, a Cagliari nel
corso di una cerimonia, appuntò sul
petto del giovane Alfredo.
Il nome di Igino Tocco è, oggi,
scolpito nella pietra del monumento
ai caduti accanto all’edificio della
Legione dei carabinieri di Cagliari.
Il risultato di quel generoso sacrificio fu che Alfredo con il fratellino e la sorellina più piccola si ritrovarono orfani e la loro mamma
vedova.
Fu quindi un’infanzia difficile,
subito funestata, aveva appena 6 anni, dalla prematura morte del padre
anche se rasserenata da una fede precoce che lo vide impegnato come
chierichetto fin dalla più tenera età,
tanto ad far dire, una volta cresciuto
e già giovane sacerdote, che in realtà era sacerdote fin dalla nascita.
Infatti era ancora un bimbo incapace di sillabare correttamente le
parole, quando alla domanda consueta: cosa vuoi fare da grande, rispondeva in dialetto che era la lingua che aveva udito ed imparato sin
come un ragazzo simpatico e vivace, sempre pronto alla battuta mordace. Pare che avesse l’abitudine di
conservare, dal pranzo, un boccone
di pane, con il companatico, quando
v’era; boccone che poi riemergeva
dalle capaci tasche della tonaca, nell’intervallo del pomeriggio, che poi
sbocconcellava con gusto e lentamente per allungare quanto possibile il
piacere di gustarlo fino in fondo; una
volta terminata la modestissima porzione assumeva un’aria costernata ed
esclamava con voce cantilenante:
consumaaatum est, tra le risate dei
compagni...
Don Alfredo era e si sentiva un
sacerdote d’altri tempi, ligio alla tradizione, l’unico vestito con cui si
sentiva a suo agio era l’abito talare,
la lunga tonaca nera che porterà sempre, fino all’ultimo giorno di vita.
Era anche un cultore appassionato
di storia della chiesa locale e, in particolare della storia di Serbariu di cui
era veramente la memoria storica.
Era nato nel medau Is Toccus, non
lontano dal villaggio, imparentato,
per parte di madre con i Curcas e i
Mei, con i Pes per parte del padre, discendente da Michele Corda, attra-
va pronunciare le battute più briose
e pungenti con la consueta arguzia ed
ironia, come quando spiegando ai
giovani seminaristi affidati alle sue
cure, che essi erano tenuti a studiare
con impegno ed a tenere un comportamento consono alla veste che
indossavano, pena di subire un suo
particolare insegnamento di peda gogia, mostrando contemporaneamente il piede nell’atto di somministrare un vigoroso calcione.
Anche verso i superiori, pur nella
consapevolezza dell’importanza e
dignità che li distingueva per la loro
funzione, non risparmiava battute salaci quando riteneva che il loro comportamento fosse eccessivamente rigido ed inutilmente formale. Mi raccontò un giorno, mentre parlavamo
di ricerche d’archivio che, l’allora
Vicario Generale monsignor Melis,
uomo tutto d’un pezzo, geloso cutode delle tradizioni della Chiesa, timoroso com’era che l’apertura degli archivi della Curia, potesse svelare
chissà quali segreti pericolosi, vietò
all’allora giovane sacerdote Alfredo,
che desiderava ricostruire su base
documentale la genealogia famigliare, di consultare i quinque libri, disse
puccini di manzoniana memoria,
don Alfredo era simile «al mare che
riceve acqua da tutte le parti e la
torna a distribuire a tutti i fiumi», e
aperta, la sua porta, lo era per tutti
coloro che andavano a bussarvi per
chiedere conforto ed un aiuto spirituale al parroco.
Don Tocco non rifiutava mai un
sostegno ai bisognosi, anche rischiando personalmente la propria incolumità, perché a quella porta chiedevano aiuto le persone più diverse;
dai barboni, agli zingari, ai poveri
senza sostegno economico, fino ai
tossico dipendenti; tutti andavano via
con un piccolo aiuto e una parola di
conforto.
Era sempre disponibile con tutti,
ad ascoltare le pene di chiunque volesse raccontargliele, quasi che le spalle fragili del sacerdote se ne accollassero una parte. E il linguaggio usato si adattava sempre all’interlocutore, ricorrendo spesso alla facezia in
dialetto, quando questa meglio si prestava a rincuorare. Non era raro il caso in cui, si entrava nel suo studiolo
con un viso triste e smunto e se ne
usciva rincuorati e con un sorriso
sereno nel volto.
La sua fede era salda, senza tentennamenti, rinforzata da una vita trascorsa interamente nell’insegnamento
della chiesa.
Fu sempre presente, con chiunque glielo chiedesse, nei momenti
lieti come in quelli tristi, accanto ai
malati, ai sofferenti nel corpo o nello spirito; sorridente e spiritoso nei
matrimoni, compartecipe del dolore dei famigliari nella morte. Il suo
monito era sempre quello di essere
pronti alla partenza per l’ultimo viaggio: teniamo sempre la valigia pronta, perché la chiamata può arrivare
improvvisa e allora non c’è più tempo per preparare i bagagli - era solito
dire nelle sue omelie, per poi spiegare che i bagagli da portare con sé,
erano le opere buone fatte nella vita.
Quale essere umano, cristiano o
appartenente ad altra religione, credente o ateo, religioso o agnostico,
può non essere d’accordo con una tale
concezione?
Tale era la sua fama di carità cristiana e la convinzione della forza
della preghiera, che nelle anime più
semplici si diffuse la credenza che in
lui albergasse la santità.
Nel 1992 divenne Vicario Foraneo,
carica che venne riconfermata nel
1998.
Nel 1997, il vescovo della diocesi,
lo nominò, insieme al cappuccino Padre Paolo, esorcista, con l’autorizzazione ad utilizzare la procedura canonica per scacciare i demoni dal
corpo e dall’anima dei “posseduti”.
Don Tocco, che nel frattempo era
divenuto canonico ed acquisito il diritto di essere chiamato monsignore,
di apporre il filetto viola sui bordi
della tonaca, venne nominato membro del collegio dei consultori, un’istituzione preposta a consigliare il
vescovo nelle funzioni episcopali, non
si insuperbì per il riconoscimento e
rimase l’umile prete che era sempre
stato. Anzi la gran parte dei fedeli neppure si avvide dell’onorificenza che
veniva attribuita al loro parroco... per
tutti continuò ad essere il don Tocco
consueto, il prete che aveva battezzato i loro figli ed era stato loro accanto nei momenti lieti e in quelli tristi.
Ma con il crescere dell’età, si era
andata aggravando la malattia che da
anni lo affliggeva, il diabete, danno
collaterale dell’intervento chirurgico
che aveva subito qualche lustro prima.
Era dovuto passare dalla pastiglia
all’insulina, iniettata per via intramuscolare, ma lo spirito rimaneva forte e immutata la fede.
Raggiunta ed oltrepassata la soglia dei 75 anni, si era dovuto mettere a riposo, nonostante le insistenze dei suoi parrocchiani affinché rimanesse nella parrocchia.
Lasciata la città e il paese di Serbariu, nel quale era nato e a cui si sentiva sempre legato, per motivi di salute, andò a vivere in Friuli con il fratello Firmino, l’unico rimastogli, in un
piccolo paese della diocesi di Cividale, non lontano dal confine con la
Slovenia.
E tra quelle montagne lo aveva
raggiunto, inaspettata, la morte, a
cui, certamente, si era preparato, perché da sempre esortava i fedeli dall’altare: - Bisogna essere pronti ad
andare quando Lui ci chiama, bisogna avere la valigia pronta.
Ecco perché accanto alla bara,
che conteneva i resti mortali di don
Alfredo, coperta dalla stola portata
al collo nel suo cinquantesimo anno
di sacerdozio, vestiti dei paramenti
che indossò nella sua prima messa,
stava muta ma significativa, un umile
e dimessa valigetta ritrovata nel suo
studiolo in sacrestia.
Si ringraziano per la loro disponibilità che ha reso possibile la composizione dell’articolo i famigliari di
don Tocco, in particolare la cognata
signora Rina, che lo ha amorevolmente assistito negli ultimi anni, i funzionari e i volontari del soccorso alpino,
la signora Cernaia del corpo delle
guardie forestali del Friuli e tutte le
persone che lo hanno conosciuto ed
hanno acconsentito a comunicare la
loro testimonianza.
Giuseppe Mura
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Anno XXI • N° 291 • 15 Marzo 2016
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La Provincia del Sulcis Iglesiente
Francesco e Roberto Cherchi, padre e figlio, hanno scritto un libro frutto di un lavoro di ricerca assai minuzioso
“Schegge dal passato” della città di Iglesias
“S
Il libro è strutturato in sei parti, ciascuna delle quali raccoglie diversi capitoletti più brevi, riuniti per unifornità di argomenti.
chegge dal passato” è
un libro di Francesco e
Roberto Cherchi, rispettivamente padre e
figlio. Pensionato il primo, giornalista,
in attesa di un lavoro, il secondo.
Entrambi sono noti nell’ambiente
cittadino per essere ricercatori e divulgatori della storia iglesiente.
Il Cherchi padre (1939), è l’iglesiente che meglio conosce la documentazione conservata negli archivio storici, comunale e diocesano, ha
già fatto alcune pubblicazioni di carattere storico: “All’ombra dei cipressi”, è stato il suo primo lavoro nel quale, raccontando con l’aiuto delle immagini, l’aspetto monumentale del
cimitero, raccontando contemporaneamente la storia della città e dei suoi
abitanti dell’ultimo secolo e mezzo.
Ha fatto seguito l’opuscolo “Toponomastica della città di Iglesias”, lavoro in cui la brevità è inversamente
proporzionale all’impegno nella ricerca documentale che è stata necessario per la sua redazione; ha inoltre
collaborato al volume De ecclesia
Sanctae Mariae Vallis Virdis.
Il Cherchi figlio (1970), giornalista, ha scritto “Cronache Iglesienti” e,
insieme a Giulio Boi, “Cara Iglesias”.
Entrambi hanno pubblicato diversi
brevi saggi storici sul blog notedarchivio, e sul giornale La Gazzetta del Sulcis.
Nel sodalizio letterario che ha dato
vita a quest’ultimo lavoro, scritto a
quattro mani, è tale l’intesa che unisce i due autori da non far notare, nel
corso della lettura che scorre veloce
e gradevole, alcuna differenza di stile
o di ritmo narrativo, il che dimostra
l’affiatamento che si è instaurato tra
i due scrittori.
Una caratteristica del libro è quella
di far trasparire una vena di nostalgia
ed una sorta di affetto verso la città
natale, mascherata da un tono discorsivo e accattivante, che nasconde un
lavoro di ricerca minuzioso, durato
certamente diversi anni, lavoro che è
stato poi tradotto in brevi racconti
«I
capaci di riportare il lettore a rivivere
aspetti ignorati di, come riporta il sottotitolo in copertina, «luoghi e uomini della città».
Condotti per mano dagli autori, i
lettori scopriranno, una pagina dopo
l’altra, angoli e aspetti poco noti o affatto sconosciuti della loro città, fatti e
personaggi di tempi lontani o del passato più prossimo, talvolta vissuti ed
osservati di persona, con gli occhi di
un bimbo di sei anni, come accade, ad
esempio, nel racconto L’America di
Tintilledda.
Il libro è strutturato in sei parti, in
ciascuna delle quali sono raccolti diversi capitoletti più brevi, riuniti per
l’argomento stesso del racconto che
tratta dei primi bordelli sorti ad Iglesias, in concomitanza con l’incremento dell’attività mineraria e con il conseguente arrivo di numerosi lavoratori continentali che, dovevano pur sfogare la loro giovanile esuberanza, anche nel rispetto della citazione dell’autore che così scriveva in una precedente
pubblicazione: «Dove sono campane,
la vi sono puttane».
E i racconti si snodano l’uno dopo l’altro, ambientati, o meglio accaduti in tempi remoti o vicinissimi, ma
che hanno tutti, come comune denominatore, la città di Iglesias, raccontata com’era nel ‘700, poco più che
Un momento della presentazione del libro.
uniformità di argomenti. Questo fa si
che la lettura non sia vincolata ad un
preciso ordine, ma il lettore può decidere di volta in volta quale racconto
leggere, in funzione del proprio gusto o semplicemente attratto dal titolo intrigante. La prima parte si intitola LUOGHI SPARITI e raccoglie
le descrizioni di luoghi e situazioni
ormai scomparse, narrate con un velo di nostalgia ma sempre rischiarate
da un umorismo sottile e appena accennato. Nel primo saggio è evidente il contrasto, voluto, tra le parole del
titolo, Le ragazze di via Monastero, e
un villaggio, tutta raccolta nel recinto
delle antiche mura pisane che ormai
cadevano in rovina, o nella seconda
metà dell’800, in pieno boom economico diremmo oggi, quando da paesone, quale era, si andava trasformando in una cittadina cosmopolita,
mentre le casupole terrene o a soffitto venivano abbattute per erigere palazzotti edificati secondo stili pretenziosi e un poco improbabili, e quando,
i cittadini con cognomi stranieri, che
costituivano ormai la nuova classe dirigente della città, si riunivano nella
loggia massonica “UGOLINO”.
Il capogruppo UDC Gianluigi Rubiu denuncia:
«La Regione blocca il progetto dell’idroscalo»
l progetto dell’idroscalo di Tratalias è
bloccato a causa Regione». La denuncia
arriva da Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’UDC in Consiglio regionale.
«Si tratta di un progetto volto
alla realizzazione di un idroscalo
sul lago di Monte Pranu, che si ritaglia nelle campagne di Tratalias,
come possibile strada per la valorizzazione delle acque interne e
per lo sviluppo turistico del Sulcis
Iglesiente - sottolinea Gianluigi Rubiu -. L’amministrazione comunale, attraverso i fondi dell’ex Provincia ed i finanziamenti inseriti nel
Piano Sulcis, ha approvato il disegno per la costruzione del complesso con l’esecuzione di un mega piazzale destinato agli idrovolanti, ma la Regione ancora non ha
concesso l’autorizzazione per mettere in pista un pontile galleggiante.»
«È un’occasione unica ed imperdibile per l’incremento turistico
delle zone interne, grazie alla valorizzazione delle acque interne e
dei territori circostanti - sottolinea
ancora Gianluigi Rubiu -. È necessario solo fare l’ultimo passaggio con il nulla osta per l’attracco
Tratalias.
degli idrovolanti in arrivo dalla
Sardegna e dalla Penisola.»
Un investimento complessivo
pari a 100mila euro, con una struttura parzialmente completata, che
non può entrare in funzione per la
mancata autorizzazione da parte
della Regione.
«L’idroscalo, già collaudato,
rappresenterebbe la prima idrosuperficie in acqua dolce della Sardegna - conclude Gianluigi Rubiu
- risultando un banco di prova su
scala regionale, su cui poi è possibile svolgere numerose attività quali,
canoa, canottaggio, vela, pesca sportiva, solo per citare alcuni esempi,
che fungono da fondamentali animatori per le aree interne. Tra i
proponenti del progetto ci sono figure professionali che hanno maturato grandi esperienze all’interno
di compagnie aeree di linea e che
oggi, vogliono mettere a disposizione del territorio le proprie competenze e la propria passione, in
favore di un’opportunità che il Sulcis Iglesiente e le sue amministrazioni, desiderano sfruttare. Ecco perché la Regione dovrebbe favorire
l’ultimo passaggio per la realizzazione di una struttura unica nel territorio.»
La Provincia del Sulcis Iglesiente
Quindicinale di informazione politica, economica e sociale
Iscrizione Registro Stampa Tribunale di Cagliari n° 32/95 del 7/11/95
N° di iscrizione al ROC (Registro degli Operatori di Comunicazione): 9294
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Stampa: Cooperativa Tipografica Editoriale - Loc. Sa Stoia - Z.I. Iglesias - Tel. 0781 21086
A
Zia Adele Orrù, 100 anni, una vita
di sacrifici intorno ad un sorriso
distanza di qualche giorno dall’intervista alla
spiritosa e simpatica nonnina Adele, andata in onda su La provincia del Sulcis Iglesiente TV, ho pensato di parlarvi di
lei anche attraverso gli occhi del
pronipote Nicholas Balia.
Nicholas è un bambino di 7 anni, frequenta la seconda classe della scuola primaria ed è il figlio della figlia, della figlia di zia Adele...
Leggete un po’ che racconta della sua bisnonna.
«Di lei mi piace il fatto che ha
compiuto 100 anni insieme a tutti
i miei parenti, tante famiglie, ma
anche tanti conoscenti.
Mi piace andare a casa sua per
vedere il suo sorriso che mi fa sempre quando arrivo. Mi piace giocare
nel suo prato e raccogliere le pigne.
Le voglio molto bene. È molto
affettuosa, “tipo” mi da tanti abbracci e un sacco di baci. Quando lei
mi da un bacio, io reagisco subito
con un bacio ed un abbraccio fortissimo. È la mamma di mia nonna,
ma anche la nonna di mia mamma,
per me è la mia bisnonna.
Io le chiedo sempre come sta e
le mi dice che sta bene, ma che certe
volte ha mal di schiena.
Non l’ho mai vista adirata, è sempre felice e col sorriso.
Le vorrei mandare un bacione
e dirle che le voglio tanto bene!»
Dopo questo fiume di parole scaturite dal cuore, non saprei che altro
aggiungere se non che l’intervista
con zia Adele è fruibile nel sito www.
laprovinciadelsulcisiglesiente.com
Vi scoprirete affascinati dai suoi
racconti di quando era bambina,
ragazza e poi sposa... madre, nonna e bisnonna.
U
Foto di gruppo intorno a Zia Adele Orrù.
Zia Adele con il nipotino Nicholas.
Una vita segnata da duro lavoro e sacrifici per la famiglia d’origine e poi per quella creata insieme
a suo marito.
Quando le ho chiesto se poteva
svelarmi il segreto per i suoi 100
anni, ha risposto: «Lavorare...
stare zitta... ascoltare e poi lasciar
perdere e continuare...». Se volete vivere a lungo quindi non dovete far
altro che seguire il suo consiglio...
Grazie zia Adele e che i tuoi racconti volino in alto per sempre, in
virtù di un passato che non deve
essere dimenticato!!!
Nadia Pische
Piano Sulcis: Sant’Antioco dice no al ponte
e chiede un tunnel per rilanciare l’Isola
n nuovo ponte o un tunnel per l’attraversamento dell’istmo di Sant’Antioco? Questo interrogativo ha caratterizzato il dibattito sviluppatosi nella tavola rotonda svoltasi sabato 12 marzo a
Sant’Antioco, organizzata per fare
chiarezza sulle enormi potenzialità
di sviluppo garantite dalla nuova infrastrutturazione dell’area portuale
prospettata dal Piano Sulcis.
L’obiettivo dell’iniziativa era
confrontarsi, informare compiutamente i cittadini, sgomberare il
campo da dubbi e fraintendimenti,
mettendo in luce i vantaggi che possono assicurare i progetti contenuti nel Piano Sulcis, in termini di rilancio dell’isola di Sant’Antioco e
dell’intero Sulcis Iglesiente.
In campo ci sono circa 80 milioni di euro per la realizzazione di
nuove opere progettuali di ampia
portata.
Al convegno, dal titolo “Piano
Sulcis - Infrastrutture Master Plan
Sant’Antioco”, hanno partecipato,
tra gli altri: il consigliere regionale
di Forza Italia Ignazio Locci; i sindaci di Sant’Antioco e Calasetta,
Mario Corongiu e Antonio Vigo; il
coordinatore per l’attuazione del
Piano Sulcis, Tore Cherchi; l’ex pre-
Il coordinatore del Piano Sulcis,
Tore Cherchi, ha presentato progetti
e il quadro delle risorse in campo
per lo sviluppo dell’Isola di Sant’Antioco, ad iniziare dal nuovo
ponte, il cui progetto ha incontrato
L’attuale ponte di Sant’Antioco verrà superato con un nuovo ponte o un tunnel?
sidente della Regione, Antonello
Cabras, oggi presidente della Fondazione Sardegna; Giorgio Sanna,
commissario dell’ex provincia di
Carbonia Iglesias.
numerosi oppositori e c’è chi, tra
questi il consigliere comunale Torello Massa, propone un referendum popolare per individuare la
soluzione migliore.
L’angolo della poesia a cura di Nadia Pische
Se anche tu desideri veder pubblicato un tuo pensiero, una tua poesia... non esitare, rivolgiti subito a:
[email protected] .
Non aspettare oltre... a volte realizzare un sogno sembra impossibile ma... mai dire mai!
Come terra affamata
di sconosciuti profumi
e di emozioni mai provate,
allungo la mano
per stringere parole senza tempo,
rifiutate dal mare,
nella notte che copre
una fuga che giace
in un limite non definito
sfogliato dal tempo.
Riemerge dagli anfratti della terra
la tua mano desiderosa di vita,
le mie lacrime raccoglie
e mi accarezza il volto,
il suo calore appaga
la mia cupa nostalgia
ed un forte desiderio
di stare con te...
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Anno XXI • N° 291 • 15 Marzo 2016
La Provincia del Sulcis Iglesiente
Significativo riconoscimento per l’evento che ha caratterizzato il 2015 nel settore delle mostre, dei mercati e delle fiere
Alla “Primavera Sulcitana” il Premio ITALIVE.it 2015
P
Il programma della seconda edizione che avrà inizio il 9 e 10 aprile a Carbonia, verrà presentato il 19 e 20 marzo, alla “Corte” di Cagliari.
rimavera Sulcitana ha ricevuto lo scorso 25 febbraio, a Roma, il premio
quale miglior evento ITALIVE 2015 nella categoria mostre,
mercati e fiere. La consegna dei
premi si è tenuta presso la splendida cornice dell’area archeologica dello Stadio di Domiziano, in
Piazza Navona. Si tratta di un riconoscimento assegnato da ITALIVE.it , progetto promosso da
Codacons, in partnership con Autostrade per l’Italia e la collaborazione di Coldiretti, che informa gli
automobilisti su quello che accade nel territorio che attraversano,
proponendo un calendario aggiornato dei migliori eventi organizzati
e segnalando ciò che si produce nel
territorio, mediante una scelta di
prodotti eccellenti e di offerte enogastronimiche.
Nel 2015 ITALIVE.it ha raccolto oltre 640.000 giudizi di valutazione dai suoi 2,8 milioni di visitatori; sono pervenute in redazione 12.655 segnalazioni di eventi,
di cui 6.027 ammessi alla votazione dalla apposita commissione di
esperti.
La selezione dei vincitori è avvenuta tra gli eventi recensiti sul
sito web ITALIVE.it in base ai giudizi espressi dai turisti e al parere
di una commissione di esperti che
ha valutato l’organizzazione, la competenza, l’affidabilità, la storicità,
la comunicazione, l’originalità e la
attrattività. La parola chiave che
esalta e ottimizza questi parametri
è Genius Loci, la capacità di estrarre la sintesi dei valori identitari di
un territorio e della sua gente (tradizione, cultura e talenti) riuscendo a portarli fuori dei suoi confini
ed affermarli.
I comuni e gli organizzatori che
si sono aggiudicati quest’anno
l’importante riconoscimento hanno ricevuto il premio dal Direttore Generale del ministro dei Beni
e delle attività Culturali e Turismo,
Francesco Palumbo, dal Direttore
Relazioni Esterne, Affari Istituzionali e Marketing Atlantia e Autostrade per l’Italia, Francesco Fabrizio Delzio, dal presidente Unaprol,
10 aprile. Il programma completo,
che si svilupperà per 11 settimane,
verrà presentato alla stampa, agli
operatori turistici e al pubblico di
Cagliari e area vasta, il 19 e 20 marzo, presso la Corte, in Giorgino di
La delegazione presente a Roma alla consegna del premio ITALIVE.it .
La tappa di Carbonia della Primavera Sulcitana 2015.
Cantina Santadi
David Granieri, dal presidente Codacons, Carlo Rienzi.
Il Premio ITALIVE.it chiude l’evento 2015 e getta le basi per l’edizione 2016, che avrà inizio nel comune di Carbonia i prossimi 9 e
Cagliari, animata per 48 ore da esposizioni artigianali, enogastronomiche ed agroalimentari. Verrà proposto anche un doppio festival, quello dello street food e quello dei vini
del Sulcis Iglesiente.
Via Su Pranu, 12 - Santadi - Tel. 0781 950127-953007 - Tel. e Fax 0781 950012
LATINIA
Vino dolce da vendemmia tardiva di uve Nasco
dei vigneti ad alberello - antica vigna “Latina” del Basso Sulcis della Sardegna.
Vino mediterraneo, caldo, solare che,
servito a 10°-12° C, esalta il dessert
e partecipa a tutti i momenti di incontro e di festa.
Ha ricevuto il “Premio speciale”
“miglior vino dolce dell’anno” 2002
e i 3 bicchieri del “Gambero Rosso”
Miglior vino da dessert al Vinexpò 2001 di Bordeaux.
I
Il 14 febbraio 1938 la tragedia nella miniera di Serbariu
Il monumento abbandonato
l 14 febbraio, per chi ha conoscenza della propria storia,
delle proprie radici, di quanto
accadde in questo giorno del
1938, 78 anni fa, è legato al ricordo
e alla commemorazione, con grande rispetto di coloro che persero la
vita in quella data a Carbonia.
La data ufficiale dell’inaugurazione di Carbonia conosciuta da tutti,
è quella del 18 dicembre 1938, ma in
quella giornata si svolse la cerimonia voluta dal regime di allora, mentre la nascente città si poteva fregiare del titolo di “Comune”, già dal
giugno 1937 (nell’occasione giunsero in quello che era un enorme
cantiere, i ministri Tahon de Revel
e Lantini), quando subentrò al precedente soggetto istituzionale, che
era il comune di Serbariu, la stessa
miniera prese il nome da quello che
sino ad allora era il centro residenziale più prossimo al nucleo principale per l’estrazione del carbone, che
nel “bacino Sirai - Serbariu”, era già
stata avviata.
Quello che in quel momento era
il Comune più giovane del Regno
d’Italia, nasceva per soddisfare le necessità energetiche della Nazione,
per il fabbisogno autarchico, dell’energia e di materie prime e per questo occorrevano un enorme numero
“di braccia” (circa 15.000 addetti),
che andavano collocate a livello residenziale a “bocca di miniera”.
Da tutta Italia, arrivarono a migliaia, per affrancarsi dalla condizione di miseria che sopportavano nei
loro paesi. Perché, a parte la ristretta cerchia dei tecnici, dirigenti, funzionari del regime, la stragrande maggioranza di chi giunse, in molti casi
senza sapere cosa fosse una miniera, a rischiare la vita, nelle viscere
della terra, lo fece “per fame”, per
sfamare le proprie famiglie.
Una delle regioni che era maggiormente rappresentata era l’Abruzzo nel 1938, le fonti storiche parlano di 291 persone provenienti dalle
varie province abruzzesi.
Cinque di loro erano arrivati da
pochi giorni, alcuni solo il 4 febbraio,
sicuramente furono sistemati, nei primi alloggi provvisori, subito abili arruolati per il lavoro nel sottosuolo.
Era la mattina del 14 febbraio
1938, destinazione Pozzo 1, la galleria a “meno 150 metri” si allagò
improvvisamente, i cinque non riuscirono a raggiungere “la gabbia per
la risalita”, si rifugiarono sulla sommità di una “rimonta” (galleria in salita)” ma quel fiume in piena rapidamente allagò ogni spazio, provarono con tutte le loro forze a costruire
una diga, per deviare l’acqua, ma
quell’elemento fu più forte di loro.
Morirono tutti e cinque, la loro
fu una fine terribile.
Erano arrivati tutti dalla provincia
di Chieti, nello specifico da Taranta
Peligna, i due fratelli Amadio e Nicola Merlino, di 47 e 34 anni, Ni-
E
cola Santarelli di 46, Domenico Marinelli di 21, il più giovane di anni ne
aveva appena 17, era di Lama dei
Peligni, Ludovico Silvestri.
I loro corpi furono recuperati solo
il 23 giugno (4 mesi dopo), oggi si
può solo immaginare in quale stato,
quando le pompe idrovore, riuscirono a far defluire tutta l’acqua, di
loro, dei loro sogni, delle loro speranze, una vita diversa, rimasero delle
piccole casse, con i loro pochi averi,
indumenti ed effetti personali, che
furono inviati ai familiari, che non
poterono essere presenti ai funerali.
Furono i primi caduti in quella che
oggi è chiamata Grande Miniera di
Serbariu, ne seguirono altri 123, alla media di 5 per ogni anno, età media 37 anni, nessuna miniera sarda
ha avuto tante vittime nello stesso
arco di tempo nel periodo 1 gennaio
1938 - 31 dicembre 1963, tra loro il
15 ottobre 1941, presso il Pozzo
Vecchio di Nuraxeddu, il più giova-
Il monumento abbandonato.
ne in assoluto, Salvatore Viola, classe
1927, nativo di Siliqua, appena 14
anni, precipitò nel pozzo osservando la gabbia in risalita. Nel 1999,
l’Amministrazione comunale, in
occasione delle celebrazioni per l’inaugurazione della città, dedicò uno
spazio significativo al ricordo di quel
tragico evento.
Ma lo si deve a CGIL, CISL,
UIL (!!!) unitariamente, che il 14 febbraio 2002, riportarono finalmente
alla memoria collettiva, le figure di
quei pionieri, a cui tutti, dovrebbero
porgere il doveroso omaggio. Fecero in modo che i sindaci dei due
comuni abruzzesi di provenienza,
Graziano Merlino (omonimo di due
caduti) e Rocco Vielli, con le fasce
tricolori, insieme al collega di Carbonia Salvatore Cherchi, i segretari
delle tre sigle sindacali, Bruno Saba, Mario Crò, e il compianto Sergio Usai, accompagnati da tantissimi cittadini, si raccogliessero, tutti
insieme, presso il monumento in trachite, posto in corrispondenza del
punto dove perirono (grazie alla ricerca topografica di Luciano Ottelli). Altri monumenti simili sempre
realizzati dall’artista Luigi Angius,
sono visibili in altri punti di analoghe disgrazie (vedi centro intermo-
dale, ingresso strada CFadda Cortoghiana).
Le cronache di quella giornata,
tratte dagli articoli dell’Unione Sarda e La Nuova Sardegna (Enrico
Cambedda, Gianfranco Nurra, Sandro Mantega), riportano testimonianze toccanti, come quella del figlio
di Nicola Santarelli: «Non ho mai
conosciuto mio padre ed ero sempre alla ricerca delle cause, quelle
vere della sua morte. Quel giorno
mia madre aspettava una sua lettera, arrivò invece l’annuncio della
sua morte. Vengo oggi a Carbonia,
e sono felice perché rientro al mio
paese di origine affidando le spoglie
di mio padre alla comunità di questa città».
Con la voce rotta dall’emozione,
Cettina, figlia di Amadio Merlino,
aveva 9 anni quando perse il padre,
ha raccontato che suo padre era un
piccolo e povero contadino, scelse
Carbonia per un motivo che oggi farebbe sorridere, ma che allora, in
quegli anni, rappresentava un dramma. Morì la mucca, che per la famiglia era la sola ricchezza e una grande
gelata distrusse il magro raccolto.
Partì il 4 febbraio, dopo dieci giorni
la tragedia.
Durante la benedizione della loro “tomba comune”, rimessa in condizioni più decorose nel “vecchio
cimitero di Serbariu”, venne rimarcato, che quel sacrificio, almeno non
fu invano, perché da quella disgrazia, scattarono i primi provvedimenti
per la sicurezza in miniera, sino ad
allora pressoché inesistenti. Non impedirono che se ne verificassero molti altri, ma senza il progressivo miglioramento, sarebbero state molte
di più.
Il tutto si concluse con un solenne impegno: «Il San Valentino, in
città “sarà” d’ora in poi una giornata dedicata ai ricordi».
Purtroppo non è così, il cippo in
trachite che «dovrebbe preservarne
la memoria», è posto in un luogo ormai divenuto inaccessibile, sia dalla strada adiacente il centro intermodale, perché sotto il livello stradale, sia dall’interno della Grande
Miniera, percorrendo il binario ferroviario, la vegetazione ha fatto il
suo corso, impadronendosi del passaggio. Nessun cartello indica cosa
sia e perché, in quel luogo si trovi,
quella che è comunque un’opera artistica, malgrado in quelle aree si siano succeduti diversi cantieri comunali, per pulizie e manutenzioni.
Il “Cimitero Monumentale” viene aperto esclusivamente in occasione della commemorazione dei
defunti e almeno in quell’occasione, pur sporadica, la tomba dei cinque minatori viene pulita, omaggiata di fiori, e si svolge una cerimonia
in loro suffragio e degli altri defunti, tumulati prima della costruzione
del nuovo cimitero.
Antonello Pirotto
Il sindaco di Santadi è il nuovo coordinatore regionale
Elio Sundas guida le Città dell’Olio
lio Sundas, sindaco di Santadi, è il nuovo coordinatore regionale delle Città
dell’Olio. è stato eletto nel
corso dei lavori dell’assemblea regionale svoltasi a Cagliari.
La filiera dell’olio in Sardegna ha
raggiunto un’elevata qualità ma può
crescere ancora.
«Abbiamo una qualità di prodotto eccellente ma siamo convinti
che il comparto sardo possa crescere ancora» ha detto l’assessore regionale dell’Agricoltura, Elisabetta
Falchi -. Per fare questo occorre
esaltare le potenzialità del settore
sfruttando a pieno le opportunità di
sviluppo offerte dagli strumenti re-
Elio Sundas.
gionali, a cominciare dal nuovo Programma di sviluppo rurale».
L’assessore Falchi ha poi preci-
sato che «l’assessorato lavora per
spingere i comparti all’integrazione
di filiera e in questo senso si apre
una grande opportunità per il settore olivico per il quale risulteranno
importantissimi i bandi destinati all’ammodernamento delle aziende e
dei frantoi, alla certificazione e promozione del prodotto anche attraverso i progetti di filiera. Lavoreremo a stretto contatto con Consorzi di
Tutela, Associazioni di produttori,
Comuni e GAL».
Alla giornata di lavori, ha partecipato anche l’assessore degli Enti
locali, Cristiano Erriu.
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Anno XXI • N° 291 • 15 Marzo 2016
La Provincia del Sulcis Iglesiente
Sala del Teatro Centrale di Carbonia gremita per “Sogno di una notte di mezza estate” nella versione Cappuccio-Di Palmas
L’inedito Shakespeare di Lello Arena e Isa Danieli
L
Ottima l’interpretazione regalata al pubblico dai due attori principali e dall’intera compagnia Ente Teatro-Cronaca.
o psicanalista
Carl Jung,
scriveva
che colui che dà
ascolto ai propri
sogni si realizza
completamente:
Cinzia Crobu.
il sogno è da lui paragonato proprio ad un teatro all’interno del quale chi sogna «è scena, attore, suggeritore, regista, autore, pubblico e critico insieme».
Spinto da questo calzante parallelismo, l’autore Ruggero Cappuccio,
si è misurato - ricavandone una personalissima scrittura - con il “Sogno
di una notte di mezza estate” Shakespeariano; lo spettacolo è andato in
scena - in data 4 marzo - presso il Teatro Centrale, inserito nel cartello ne
CeDac. Personalissima scrittura, si diceva, in cui la lingua del Bardo (o meglio, dovremmo parlare di autorevoli
traduzioni in lingua italiana) viene mescolata, sapientemente, all’idioma
partenopeo, infarcito di battute sagaci e innata musicalità. Bastano pochi
minuti per rendersi conto del buon
esito di tale operazione; in una scena
curata ed essenziale, ci attendono adagiati in un letto matrimoniale, Lello
Arena e Isa Danieli, rispettivamente
Oberon, re degli elfi, e Titania, regina
delle fate. Sono i protagonisti di questa favola che risulta limpida (e forse
necessaria) interpretazione di una commedia, amata quanto notoriamente
U
intricata. In uno spazio, adibito a camera da letto, apparentemente popolato solo dai due coniugi, l’ottima regia di Claudio di Palma fa vivere il
teatro dentro al teatro, a sua volta popolato d’attori e burattini. Colti nella
intimità domestica, in camicia da notte d’epoca - seppur rigorosamente vesti-
Lello Arena.
ti di bianco, pallidi in volto e canuti
nelle chiome vaporose, per esigenze
di copione - Arena e la Danieli appaiono più vividi che mai. Rodati nei
dialoghi serrati, nella litigiosità, nel
rinfacciarsi il passato (soprattutto l’amore giovanile contrastato dalla famiglia e le peripezie per poter coronare l’unione, vicenda non dissimile dal
sogno poi messo in scena) sono perfettamente a loro agio nell’uso del dialetto, quanto nelle parti in italiano. La
commedia, volendo brevemente ricordare la trama, comprende tre distinte storie, che convergono verso la
celebrazione del matrimonio tra Teseo, duca di Atene, e Ippolita, regina
delle Amazzoni.
Lisandro e Demetrio, giovani ateniesi, sono innamorati della stessa
donna: Ermia. Quest’ultima, però, ama
solo Lisandro, mentre la sua amica
Elena è innamorata di Demetrio.
Il padre di Ermia, Egeo, impone
tuttavia alla figlia di sposare Demetrio.
Allora lei fugge per i boschi con
Lisandro, seguita da Elena e Demetrio. Le due coppie presto si smarriscono nel buio e nelle loro schermaglie
amorose. Nel contempo, Oberon e Titania, fanno tappa nello stesso bosco in
cui si trovano i quattro ragazzi. Nel
Dal 26 al 28 febbraio la Grande Miniera
ha ospitato la prima fiera “Dimmi di sì”
n mondo magico quello
che, il gruppo Eventi
d’arte, è riuscito a ricreare all’interno dell’auditorium della Grande Miniera
di Serbariu, dal 26 al 28 febbraio.
All’ingresso stewart ed hostess,
studenti del corso “cerimonia” dell’istituto Ipia di Iglesias, hanno accompagnato per le tre serate gli
ospiti che, accolti da sorrisi e gentilezza, si sono trovati subito a loro
agio nel visitare gli straordinari angoli creati dagli espositori che hanno dato vita all’evento.
Un viaggio che ogni coppia di
futuri sposi ha potuto compiere affidandosi ad esperti del settore…
Dall’auto dalla linea elegantissima con tanto di autista, una Limousine di 9,20 metri, al viaggio
verso straordinarie mete… dall’animazione simpatica e coinvolgente, allo splendido allestimento
di tavole raffinate… e ancora confetti, bomboniere e fotografi pronti
R
ad immortalare per sempre momenti indimenticabili… un’altalena con fiori e farfalle su cui cullare
fantasia e non solo…
Tutto a misura di sposi… una
occasione da non perdere… un in-
L’auditorium della Grande Miniera ha ospitato la prima fiera “Dimmi di sì”.
i sogni d’amore ed abiti dettati da
cuore e passione… una carrozza
su cui viaggiare con le ali della
vito a cui in tanti non hanno saputo dire di no… Dimmi di sì.
N.P.
L’associazione Argo Nautilus di Portoscuso sta organizzato l’evento
Nasce la Fiera del libro di Iglesias
itrovarsi intorno ad un tavolo ovale per discutere di
un’iniziativa che ha a che
fare con i libri e con una
probabile fiera è stato veramente
piacevole... è successo a Iglesias,
nella sala riunioni del Centro direzionale di Via Isonzo.
L’assessore Simone Franceschi,
infatti, ha pensato di convocare il
comitato proponente l’evento, l’associazione Argo Nautilus di Portoscuso, associazioni, librai, editori ed insegnanti che intenderanno animare
il tutto. Discussione molto produttiva e, per certi versi, entusiasmante...
basti pensare all’idea di poter trasformare il centro storico in un salone della lettura a cielo aperto dove
arte e musica si sposano in un connubio di poesia.
La poesia delle varie arti che si
incontrano per volare in alto e portare il fruitore di tale bellezza in giro
per un mondo virtuale ma ben radicato, il mondo della cultura... quella
che viaggia velocemente, che non si
stanca mai di riproporsi, di reinventarsi, di dar vita a nuove avventure.
L’ispirazione dell’iniziativa è da
ricercare nella festa di San Giorgio
che prende vita a Barcellona, quando libri e fiori diventano i protagonisti dell’evento. Ad Iglesias i fiori
rimarranno sui balconi, come vuole
la venticinquesima edizione di “Balconi fioriti” e verranno sostituiti dalle
Per l’occasione verranno ricordati inoltre due grandi ed intramontabili scrittori: Miguel de Cervantes
e William Shakespeare, a distanza
di 400 anni dalla loro nascita.
La prima fiera del libro con questi preamboli promette davvero be-
Il primo incontro organizzativo della Fiera.
leccornie del territorio...
Pane coccò e dolci tipici diventeranno, insieme ai libri, le star di
quattro giorni di carosello di reading,
esposizioni, incontri culturali e proiezioni di film.
ne... ora sta a voi, cari lettori, darne
maggior diffusione possibile, perché
senza pubblico i libri rimarrebbero
chiusi ed il cuore del centro storico
non potrebbe pulsare.
Nadia Pische
nostro caso invece saranno tutti questi personaggi a popolare la casa di
Oberon e Titania. Tra spremute di fiori
dai poteri magici e vivaci siparietti,
inerenti la messa in scena di una rappresentazione teatrale sul tema di Piramo e Tisbe da rappresentare alle
nozze, l’intera brigata si riunisce nel-
sue apparizioni nell’“arsenale”). «Nel
perimetro simbolico della sala di un
antico palazzo napoletano, Titania e
Oberon attivano una drammaturgia
di capricci e smanie riducendo le sorti
degli uomini a fragili trame da vecchi teatri dei burattini».
La regina e il re delle fate tirano i
Lello Arena e Isa Danieli in una scena del “Sogno di una notte di mezza estate”.
la foresta per le prove dello spettacolo, pronti a garantire il lieto fine ed il
giusto ricollocamento di tutte le coppie in questione.
La casa di Oberon e Titania diviene
un luogo fantastico e dalle infinite potenzialità: è uno stanzone dalle proprietà magiche, in cui i racconti dei
suoi avventori prendono subito vita,
per donare forma alle emozioni e alle paure (quasi inevitabile il pirandelliano “I giganti della montagna” e le
C
fili di vite sospese e decidono le sorti
dei giovani innamorati come del sorano di Atene e dell’Amazzone, e dei
buffi artigiani, elargendo a capriccio
felicità e infelicità, con ingenua crudeltà di fanciulli.
Interessantissima intuizione del
regista Di Palma è l’uso delle garattelle, i burattini della tradizione partenopea, intagliati sapientemente nel
legno; le loro dimensioni permettono
movimenti raffinati e agili e la perfetta
resa di ogni stato d’animo.
Degni di nota Fabrizio Vona nei
panni di Puck, folletto alle dipendenze di Oberon, gli altri attori interpreti dei ruoli secondari (Renato De Simone, Enzo Mirone, Rossella Pugliese, Antonella Romano), le scene di
Luigi Ferrigno e i costumi di Annamaria Morelli per EnteteatroCronaca.
Prossimo appuntamento con la
prosa, presso il Teatro Centrale: tra
mito e storia - il 21 marzo - “Incendi” di Wajdi Mouawad, nella mise en
scène di Sardegna Teatro, con Maria
Grazia Bodio, Lia Careddu, Corrado
Giannetti, Paolo Meloni, Isella Orchis, Marta Proietti Orzella, Cesare
Saliu, Giorgia Senesi, Marco Spiga,
Mariagrazia Sughi, Luigi Tontoranelli, Agnese Fois e Leonardo Tomasi,
per la regia di Guido De Monticelli,
racconta l’epopea amara di una guerra fratricida. La tragedia moderna si
intreccia agli archetipi antichi, la descrizione del caos: tra stragi, deportazioni, fughe e disastri, di un paese sconvolto da un conflitto affiora attraverso i ricordi, rompendo il muro del silenzio, in una singolare eredità che
una madre lascia ai figli, con il compito di scoprire le proprie radici, ritrovare se stessi sulle tracce di un padre e di un fratello scomparsi. La verità si rivelerà d’improvviso, tra l’eco
delle parole della “donna che canta”,
in una catena di odio che può essere
spezzata e vinta solo dall’amore.
Cinzia Crobu
A voi vittime di bullismo e/o di mobbing,
leggete e fate tesoro del mio racconto...
erto che la vita è strana... e
a volte quando meno te l’aspetti ti ritrovi ad aver una
voglia improvvisa di scrivere per raccontare qualcosa che in passato ti ha fatto tanto male e che forse
oggi può aiutare qualche ragazza a
stare un pochino meglio...
Stamane, all’alba, mentre chattavo di bullismo con una cara amica,
perché una tosse tremenda non mi
faceva dormire, mi sono improvvisamente resa conto che dovevo dar
voce alle mie sofferenze...
Mi rivolgo a tutte le persone che,
in qualche modo, vengono vessate,
umiliate, prese in giro per un qualcosa e, anziché riuscire a reagire, magari dando poca importanza alla cosa,
subiscono e soccombono sotto angherie che le segneranno per sempre nell’intimo e che mai dimenticheranno...
Ero bambina, avevo solo sette anni, e a quel periodo risale il mio primo ricordo di violenza psicologica.
Papà lavorava come operaio, mamma faceva la casalinga ed io avevo un
tenero e fantastico fratellino. Purtroppo, per continui problemi di salute dei miei genitori, parte dello stipendio se ne andava via... Mamma,
abile sarta, confezionava gli abiti su
misura apposta per me ma, purtroppo,
non era una firma famosa e mi vestiva
da bambina, con tanto di gonna lunga sino al ginocchio, calzettoni o pantaloni larghi... di contro le mie compagnette indossavano minigonne, calze velate e pantaloni stretti.
Vittima di risatine e di indici puntati contro, ho cercato di andare avanti
e sono arrivata alla prima media...
Le mie compagne tutte truccate, fighette nella loro minigonna o nel vestitino firmato e io con abiti cuciti da
mamma... A sedici anni due amiche
gemelle fecero una festa e mi dissero,
ridacchiando, che non potevano invitarmi perché per andare avrei dovuto indossare jeans Fiorucci, scarpe
da tennis Superga in tela bianca e maglietta bianca Fruit of the loom... che
io ovviamente non avevo...
Quanto piansi, ragazze, non ne
avete un’idea...
Sono passati più di trent’anni, ma
ricordo ancora quanto mi bruciavano
gli occhi colpa delle lacrime...
Volevo fare la maestra e mi iscrissi
alle Magistrali... mamma continuava
a cucire i miei vestiti con una perfezione disarmante, a volte indossavo
anche abiti cuciti da una sua amica
sarta... purtroppo però la linea non
aveva niente a che fare con la moda
del momento... ed io continuavo a ritagliare le foto per evitare che si vedessero i vestiti che indossavo...
Ancora oggi le guardo e potrei
descrivere gli abiti che indossavo, nonostante il pezzettino della foto manchi ormai da anni...
In terza magistrale, poi, raggiunsi
forse il massimo della disperazione,
tanto da pregare mio padre di ritirarmi da scuola... una mia compagna di
classe in particolare mi prendeva in
giro quotidianamente chiedendomi
perché mi vestissi così male... io non
sapevo che dire e al rientro a casa piangevo, piangevo e mi disperavo, non
avevo voglia di studiare, mangiavo poco ed ero magrissima... questo faceva
di me una vittima di scherno ancora
più appettibile... perché sei così magra?
Perché non hai la brioss del Mulino
Bianco? Come mai non ti compri il
panino da Ardau? E giù a ridere... io
stavo zitta e poi a casa piangevo...
Un giorno mamma, per “farmi stare meglio”, mi comprò un paio di tronchetti da Tronci calzature... io, al colmo della felicità, le indossai per andare a scuola ignara di quel che da lì
a poco mi sarebbe successo... non feci in tempo a salire sul pullman che
mi avrebbe portato a scuola che fui
aggredita dalla famosa compagna di
classe... vi starete chiedendo... come
mai? Semplice... mamma mi aveva
comprato, senza saperlo, le scarpe uguali alle sue... persino dello stesso colore: rosa antico con la pelliccetta che
fuoriusciva color beige...
Apriti cielo! Tra le tante cose che
mi gridò ricordo ancora una frase in
particolare... Come ti sei permessa?
Al rientro a casa ero disperata e
non volevo più andare a scuola...
Mio padre e mia madre, genitori
con la g maiuscola... provarono a farmi ragionare ma... io persi l’anno... ebbene sì, mi bocciarono... non avevo
voglia di studiare...
Di questi esempi ve ne potrei fare
tantissimi ma voglio farli facendo un
salto nel tempo.
Tra una lacrima e l’altra, mi sono
poi diplomata e sono diventata un’insegnante soddisfatta, appagata, svolgo dal 1991 un mestiere che amo, adoro i miei bambini a cui dico sempre
che sono brutti, monelli, ma anche
bravi e belli... chiedo ai miei alunni che
indossino sempre il grembiule e vigilo anche in ricreazione che nessuno prenda in giro un compagnetto o
una compagnetta...
Appena passata in ruolo, ebbi la
sfortuna di dover usufruire della legge
104 per mio figlio e, da vittima di bullismo, diventai vittima di mobbing...
Un dirigente arrivò a dirmi che non
potevo chiedergli niente, visto che mio
figlio era iscritto alla scuola materna
in un istituto diverso da quello dove
insegnavo, poco accorto a ricordarsi
che lo dovetti iscrivere in un’altra scuola perché loro non facevano l’accoglienza ed io dovevo essere puntuale
a scuola!
Una responsabile di plesso mi chiamava tutti i giorni mentre mio figlio
era ricoverato in ospedale ad un passo dalla rianimazione per ricordarmi
che i miei problemi creavano problemi alla scuola...
Una dirigente qualche anno più
tardi non nominava, preciso che parlo di anni in cui poteva farlo, non come oggi, e quando io mi assentavo in
104 si portava parte dei bambini in
ufficio e divideva gli altri...
L’elenco sarebbe lungo... credo basti così... per far riflettere chi si riconosce nelle persone nominate... ma,
soprattutto, per aiutare tante vittime
come me ad essere forti e a non subire
le angherie in silenzio, a non lasciare
che diventino traumi, a reagire difendendosi, a superare le paure, le paure
di parlare, di raccontare, di confidarsi con qualcuno...
Voglio lasciarvi con un’ultima piccola riflessione che vi sarà utile per
guardarvi intorno e tirar le somme...
Mamma e papà non mi hanno fatto mai mancare nulla... non mangiavo le brioss del Mulino Bianco ma la
ciambella di mamma, il paninetto me
lo preparava lei, non avevo abiti firmati ma andavo sempre al mare o in
campagna, avevo cose diverse da quelle che avevano loro... avevo le cose migliori, le più belle... ma non lo sapevo...
Ora sono grande... sono diventata
una donna forte che difende i deboli
dai soprusi... un’insegnante attenta ed
una giornalista che crede fermamente nella potenza dei mass media quale veicolo portante di informazioni e
formazioni utili e necessarie a vivere
meglio.
Mio papà da cinque anni non c’è
più, leggere questa lettera forse gli
avrebbe fatto male, mamma non so se
la leggerà, nel caso, forse, «la farà stare
un pochino male», ma io oggi ho
sentito l’esigenza di scriverla nella
speranza che possa aiutare qualche
adolescente in difficoltà.
La vita è un dono prezioso... pertanto è un nostro dovere viverla appieno come preferiamo, senza indici
puntati contro, non abbiate timore...
Buon tutto a tutti, cari lettori!
Ops scusate...
Vi starete chiedendo che fine abbia fatto quell’adorabile compagna...
la vedo spesso e mi saluta guardandomi con fare sprezzante... sarà perché non
vesto ancora griffato? Ah, ah, ah...
Nadia Pische
[email protected]
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Anno XXI • N° 291 • 15 Marzo 2016
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La Provincia del Sulcis Iglesiente
CANALE 40
IN ONDA IL FUTURO
Tel. 0781 672155
[email protected]
Le due maggiori squadre sulcitane continuano a recitare un ruolo da protagoniste e minacciano da vicino il secondo posto del Bosa
Monteponi e Carbonia a braccetto al terzo posto
L
Il Carloforte, corsaro a Bosa, resta in corsa per la salvezza mentre resta assai difficile la posizione dell’Atletico Narcao, penultimo.
e clamorose sconfitte interne subite dalla capolista
Orrolese (1 a 2 con il Quartu 2000) e dalla sua prima
inseguitrice Bosa (0 a 2 con il Carloforte, ora quart’ultimo, a tre punti
dalla quota della salvezza diretta) e
le concomitanti convincenti vittorie
interne di Carbonia (2 a 1 alla Villacidrese) e Monteponi (3 a 0 all’Atletico Narcao, penultimo, sempre a tre punti dalla quota play out),
riaprono la lotta al vertice a cinque
giornate dalla fine nel girone A del
campionato di Promozione regionale.
I ko di Orrolese e Bosa non se li
aspettava proprio nessuno, soprattutto in considerazione degli avversari, che sulla carta non avrebbero
dovuto costituire ostacoli particolarmente impegnativi (il Quartu 2000
si presentava con 29 punti in classifica, due soli in più di Siliqua e Villacidrese, appaiate al quart’ultimo
posto; il Carloforte con 21 punti al
terz’ultimo posto), e Carbonia e Monteponi sono state brave ad approffittarne per dimezzare il ritardo dalla
seconda posizione che dà diritto a
disputare i play-off promozione.
L
Il Carbonia ha vinto con pieno merito la gara casalinga con la Villacidrese nella giornata della festa biancoblu (organizzata dalla società
biancoblu e dal gruppo de “I Bri-
perla di Giuseppe Corona per ritornare in vantaggio e vincere la partita
per l’entusiasmo della sua tifoseria.
Per la Monteponi il derby con
l’Atletico Narcao non ha riservato
La formazione del Carbonia che ha superato la Villacidrese.
ganti”), anche se, dopo aver sbloccato subito il risultato con Giuseppe
Corona ed aver sprecato tanto in fase offensiva, ad una dozzina di minuti dalla fine ha subito il goal del
pareggio e c’è voluta un’autentica
problemi e la squadra rossoblù ha
colto la terza vittoria consecutiva della nuova gestione tecnica del ritrovato Vittorio Corsini.
Il calendario, sulla carta, è ora favorevole al Carbonia che è ora atteso
La Pol. Calasetta in campo con un messaggio di solidarietà
«Un calcio alla disoccupazione del Sulcis»
a polisportiva Calasetta
partecipa al campionato
master 50 organizzato
dalla A.S.C. Cagliari (ve-
Una formazione della Pol. Calasetta.
di sito www.A.S.C.Sardegna). La
squadra è composta da giocatori
L
provenienti da vari paesi Sulcis ed
ultimamente sta scendendo in campo con una maglia recante la scritta
«un calcio alla disoccupazione del
Sulcis». Le partite, aldilà dell’aspetto ludico sportivo, hanno come
scopo quello di inviare un messaggio alle Istituzioni per denunciare
lo stato di abbandono del territorio
e la ripresa attraverso il Piano Sulcis
delle attività economiche nel Sud
della Sardegna.
dalla trasferta sul campo del Quartu
2000, la partita interna con il Girasole, il derby di Narcao, il derby interno con il Carloforte e la trasferta
conclusiva sul campo del Guspini
trasferta prima con il Guspini Terralba poi con il Sant’Elena, in casa
con la Monteponi, a Senorbì e, alla
ultima giornata, il confronto diretto
con la capolista Orrolese.
tita casalinga con il Guspini Terralba e, infine, la trasferta di Bosa.
Se non lasceranno per strada punti
in maniera inattesa, sia il Carbonia sia
la Monteponi hanno grosse chances
Vittorio Corsini (Monteponi).
Alessandro Ciccu (Carloforte).
Gianni Maricca (Atletico Narcao).
Terralba. La Monteponi giocherà domenica a Carloforte, poi nell’ordine
in casa con il Guspini Terralba, a
Bosa, a Quartu con il Sant’Elena e,
infine, in casa con il Senorbì.
Il Bosa, da parte sua, giocherà in
L
L’Orrolese, nonostante la sconfitta, appare ancora favoritissimo per
la promozione diretta. Il suo calendario prevede la trasferta di Arbus,
la partita interna con l’Atletico Narcao, la trasferta di Carloforte, la par-
di riagganciare il Bosa al secondo
posto, mentre solo un crollo, al momento assolutamente imprevedibile, dell’Orrolese, potrebbe riaprire i
giochi per la prima posizione.
Giampaolo Cirronis
Iglesias ha celebrato i 90 anni del Campo Sportivo Monteponi
«Ai gloriosi calciatori del G.S. Monteponi»
o acorso 18 febbraio Iglesias ha celebrato i 90 anni
del Campo Sportivo Monteponi, inaugurato il 24
gennaio del 1926, nell’area adiacente alle Case Operaie. L'impianto
venne realizzato su iniziativa della
Società Monteponi. Su quel campo,
il G.S. Monteponi, sezione sportiva
del dopolavoro aziendale fondato nel
1925, giocò per oltre 20 anni prima
che il nuovo “Monteponi” prendesse il suo posto, nel 1948 e vinse tre
campionati regionali e fu la seconda squadra, dopo il Cagliari, a giocare in un campionato nazionale (II
divisione).
Per celebrare l’anniversario,
l’Amministrazione comunale di
Iglesias ha scoperto una targa nel
punto dove sorgeva il campo ed ha
organizzato una serata di studi che
si è tenuta al Centro Culturale di
Via Cattaneo, alla quale sono intervenuti il sindaco Emilio Gariazzo e
il vicesindaco Simone Franceschi.
Le relazioni sono state tenute da
Giampaolo Atzei, su “La costruzione del campo sportivo nelle carte
dell’archivio Ferraris”, e Mario Fadda, su “Il calcio sardo e quello igle-
soblu presenti alla serata, Nino Falchi, calciatore e tecnico per tantissimi
anni, che ha dedicato 50 anni della
sua vita al calcio, da alcuni anni in
La targa sistemata nel sito in cui sorgeva il primo Campo Sportivo Monteponi.
siente negli anni Venti e Trenta”.
Tra gli ex calciatori e tecnici ros-
pensione.
G.P.C.
Grande partecipazione e straordinario entusiasmo, domenica 6 marzo, alla seconda edizione di “Cagliari SoloWomenRun”
Roberta Ferru ha vinto la 10 km Challenge competitiva dopo la Open di 3.700 “amatori”
e previsioni del meteo non
erano certo favorevoli, ma
questo non è bastato a demotivare e bloccare le
tantissime donne che, domenica 6
marzo, si sono presentate al Poetto di Cagliari per una corsa solidale.
Insieme per un unico obiettivo:
combattere la violenza in genere
e favorire la salute delle donne.
Le magliette fuxia indossate
dalle donne partecipanti alla 2ª
“Cagliari SoloWomenRun” erano davvero tante, cornice perfetta
il mare e la spiaggia di un angolo
meraviglioso della nostra isola.
Prima tappa, quella svoltasi a
Cagliari, che poi continuerà a Trieste, per concludersi a Monza.
Bionde, brune, rosse, tutte in
prima linea per correre verso un
futuro migliore, sole o con i loro
bambini, con la loro cagnolina o con
un partner poco lontano, insieme
L’entusiasmo alla partenza.
per perseguire un sogno... il sogno
di un domani senza quel male tremendo che spesso ti toglie la vo-
glia di combattere, di reagire, di
andare sino in fondo...
Tanti sorrisi forti e fiduciosi,
come quello di Valentina, una splendida ragazza che tramite una lettera ha voluto raccontare la sua storia di giovane donna colpita da un
tumore.
Lei era lì col suo sorriso e con
la sua insaziabile voglia di vivere, pronta ad infondere coraggio,
pronta a dimostrare che lottare,
spesso, può voler dire vincere. I
suoi occhi brillavano nel ricevere
gli applausi sotto un cielo che non
ospitava più il sole, ma una pioggia insistente. Tutti sotto gli ombrelli a seguire l’ultima parte dell’iniziativa, dedicata alle premiazioni.
Premiazioni per le atlete agoniste (1ª Roberta Ferru dell’Asd
Cagliari Atletica Leggera, in 34’;
2ª Raimonda Nieddu dell’Asd Cagliari Atletica Leggera, in 34’27”;
La vincitrice Roberta Ferru.
3ª Sara Paschina della Shardana
Asd, in 34’29”) e per le non competitive, inserite nelle categorie amatori. Anche se, a dirla tutta, ogni
donna partecipante è stata vincitrice sul traguardo di Marina Piccola...
Il volo dei palloncini bianchi
all’inizio della maratona amatoriale, ha fatto volare in alto un messaggio importante “Lottare contro il male per uscirne vincitori!”
Le quote raccolte, versate dalle partecipanti, saranno donate a
favore di progetti a sostegno di
donne disagiate.
Un evento dalla straordinaria
presenza di calore umano che ha
scaldato nel profondo dell’anima...
All’anno prossimo... tutte insieme e sempre di più!
Nadia Pische
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Anno XXI • N° 291 • 15 Marzo 2016
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La Provincia del Sulcis Iglesiente n° 291