Istituto MEME s.r.l. Modena associato a Université Européenne Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles IL GRUPPO CONTENITORE DEGLI IMPULSI Verso una terapia sistemica di gruppo anche con tecniche psicoanalitiche e gruppoanalitiche per una integrazione costruttiva e interattiva. Scuola di Specializzazione: Scienze Criminologiche Relatore: Dott. Giovanni Baldini Contesto di Project Work: Casa di Cura Psichiatrica “Villa Baruuzziana” Tesista specializzando: Dott. Alessandra Chiarini Anno di corso: 2005-2006 Modena 24-06-2006 Anno accademico 2005-2006 Indice 1. Premessa ………………………………………….…………………... 1 2. Stato dell’arte …………………………….……………………………5 2.1 L’aggressività …………………..……………………………5 2.2 La gruppoterapia…………………………….……………….17 2.3 Il metodo dello psicodramma ……………….………………29 3. Materiali e metodi………………………………….…………………37 3.1 Il colloquio di gruppo ……………………..…………………37 3.2 Setting, fattori e fenomeni specifici di gruppo………..……...41 3.3 Tests come supporto ai colloqui e come controllo dell’ andamento del gruppo ……………………………...…..46 3.3.1 Presentazione dell’F.E………………………..…….….46 3.3.2 Test di appercezione tematica (T.A.T.)…………..…....49 3.3.3 Test sull’ aggressività (I.R.)…………………….……..61 3.3.4 Test del disegno della figura umana……………..…….63 3.4 La tecnica dello psicodramma………………………….……...65 4. Il gruppo Baruzziana e lo psicodramma……………………….……73 5. Conclusioni ……………………………………………………..…..114 6. Bibliografia …………………………………………………..………117 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 1 PREMESSA Il controllo degli impulsi risulta un problema centrale per molte psicopatologie, soprattutto in ambito psichiatrico. La ricerca degli ultimi trent’anni ha posto decisamente l’accento sull’aspetto della perdita del controllo sugli impulsi e di riflesso sul comportamento nocivo verso di sé e verso gli altri. L’impulso che è stato maggiormente studiato è quello aggressivo poiché presenta un potenziale lesivo superiore agli altri. L’aggressività, da un punto di vista dinamico,rappresenta un nucleo del Sé mal tollerato dall’Io. Essa infatti è espressione della rabbia conseguente alla mancata soddisfazione di un bisogno di varia natura. Si tratterebbe cioè della frustrazione non sopportata o mal accettata dal soggetto. Tali bisogni possono poi essere primari o secondari, ad esempio in funzione della scala dei bisogni di Maslow. Egli infatti pensò che i bisogni primari fossero quelli infantili, ovvero quelli fisiologici della fame,della sete, dell’igiene e soprattutto i bisogni di cura e protezione materna. Salendo nella scala, in relazione anche allo sviluppo psicogenetico ed evolutivo dell’individuo, troviamo bisogni più di tipo relazionale ,di affiliazione, ecc.. Infine i bisogni più complessi e simbolici, ovvero il bisogno di potere, di autostima,di coerenza con i propri valori etico-morali sono quelli che caratterizzano il soggetto adulto e maturo. Nelle psicopatologie si ritrova spesso una regressione o una fissazione a fasi di sviluppo psicoaffettivo precedenti per cui i soggetti 1 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 non tollerano le minime frustrazioni e reagiscono con aggressività auto ed eterodiretta. Questa ricerca si è occupata dell’aspetto del trattamento e del parziale recupero di questo aspetto del discontrollo degli impulsi,in relazione prevalentemente all’aggressività, ma anche alla cleptomania, allo shopping compulsivo, al ricorso compulsivo ad alcool e sostanze stupefacenti e al cibo con le abbuffate. Lo strumento principe di questa ricerca è stato un piccolo gruppo eterogeneo per psicopatologia, formato da pazienti psichiatrici con disturbi dell’umore, disturbi da abuso di sostanze, disturbi di personalità borderline, disturbi d’ansia e infine disturbi ossessivocompulsivi. L’omogeneità tra i soggetti era da situarsi proprio nella difficoltà a gestir i propri impulsi. Il gruppo,secondo la definizione di Kurt Lewin, non equivale alla semplice somma dei membri, ma è una totalità che trascende i singoli soggetti e che ha una sua autonomia e delle sue regole ben specifiche. Il gruppo è stata la forza propulsiva per provar ad arginare l’impulsività, per intravederla, iniziare a elaborarla, a introiettarla e gestirla con qualche piccolo strumento in più. Il gruppo ha rappresentato lo spazio in cui poter mettere in comune esperienze,emozioni, vissuti diversi, lo spazio in cui mettersi in gioco e ritrovar nel gruppo parti di sé, per sentirsi accolti come se il gruppo fosse un riferimento. 2 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Il gruppo è una totalità che secondo l’approccio sistemico manifesta le caratteristiche di un sistema in cui la patologia del singolo non è isolata ma inscritta nel sistema stesso. Affrontare la patologia significa trattarla o nel sistema di riferimento oppure in un sistema i cui membri sono patologici, in entrambi i casi col supporto di una più figure professionali. Gli strumenti del gruppo nei colloqui di un’ora e mezza sono stati: la confrontazione, il rispecchiamento, il role playing e lo scambio di ruoli con riferimento allo psicodramma psicoanalitico, la sperimentazione del test della figura umana su soggetti adulti,la compilazione del test su irritabilità e ruminazione di G. Caprara, la stesura di brevi storie in relazione ad alcune tavole del T.A.T. e infine la discussione di tematiche emergenti nel gruppo sotto la guida semidirettiva della psicologa. Dieci incontri, con una frequenza bisettimanale, hanno consentito in piccola parte di elaborare la simbolizzazione e dunque la verbalizzazione dell’aggressività. I soggetti hanno potuto avvertir il contenimento del gruppo anche se il lavoro del gruppo richiederebbe un tempo molto maggiore per giungere a revisioni di schemi disfunzionali interni rispetto al Sé e alle relazioni con l’ambiente così da permettere una coesione interna, una stabilità e una stima di sé tali da ridurre le manifestazioni sintomatiche e da avere un discreto benessere psicofisico e relazionale-affettivo. Questa ricerca ha rappresentato un esperimento e una sfida per alimentare la terapia del gruppo-sistema in un ambito complesso, delicato e difficile come quello della psichiatria. 3 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Contenere gli impulsi,accettarli e dar loro un senso in-conattraverso il gruppo è l’obbiettivo per vivere meglio e convivere in mezzo agli altri. 4 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 2 STATO DELL’ARTE E’ molto interessante poter esaminare la letteratura che ci viene proposta in relazione alle tematiche e ai concetti presi in esame nell’ambito della ricerca sul controllo degli impulsi attraverso lo strumento della gruppoterapia. 2.1 L’AGGRESSIVITA’ Negli ultimi anni, molti studi clinici e sperimentali hanno investigato il ruolo di diversi fattori nell’etiologia e nella patogenesi dell’aggressione impulsiva, correlata alla dipendenza da sostanze ed ai disturbi di personalità. Nella ricerca dell’etio-patogenesi della violenza, l’importanza relativa di fattori biologici, psicologici e sociali è stata evidenziata da diversi autori, con approcci teoretici divergenti ai disturbi del comportamento umano. Così, gli eventi di vita infantili, l’abuso fisico e sessuale nell’infanzia, i disturbi affettivi, i disturbi impulsivi, i disordini dissociativi, gli aspetti post-traumatici del comportamento e le disfunzioni cerebrali organiche sono stati considerati fattori rilevanti nella genesi dell’aggressione impulsiva. L’approccio diagnostico e terapeutico al comportamento violento, correlato all’aggressività impulsiva, all’abuso di sostanze ed ai disturbi di personalità, viene brevemente passato in rassegna. 5 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Il comportamento è condizionato da una serie di pulsioni e di schemi di risposta a stimoli interni od esterni, orientati al mantenimento dell’omeostasi dell’organismo, con finalità biologiche di sopravvivenza dell’individuo e della specie. (Cassano, 1994) Il comportamento istintivo è, per definizione, un comportamento non appreso, stereotipato, avente come fine ultimo la conservazione in vita dell’individuo. L’intervento d’istanze emotive e cognitive è limitato alla modulazione del soddisfacimento di tale comportamento istintivo. Ogni tentativo di classificazione dei comportamenti istintivi è, per ovvi motivi, arbitrario. Sono, solitamente, considerati tali i comportamenti indotti da: fame, sete, sesso, sonno ed autoconservazione dell’integrità del corpo da agenti esterni potenzialmente dannosi. La vita istintiva rappresenta il fondo motivazionale del comportamento, che in parte resta congenito, in parte viene plasmato dalle esperienze di vita precoci coincidenti con le fasi critiche dello sviluppo psico-fisico. Viene, talora, distinta una pulsione primaria amorfa dalle pulsioni istintive specifiche secondarie. Accanto a disturbi della spinta pulsionale, propriamente detta, in psichiatria sociale vengono classificate anche distorsioni della condotta e disturbi del comportamento, funzionalmente correlati alle diverse spinte pulsionali, in cui risulta difficile scindere il fondo pulsionale, dalle componenti affettive e cognitive. Talora, si assiste ad una conflittualità tra fattori pulsionali ed altri fattori motivazionali. Vi può essere rifiuto del cibo senza che manchi il senso della fame, come, rifiuto della sessualità, senza che manchi il desiderio. In questa 6 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 prospettiva un disturbo del comportamento sessuale, alimentare o con aggressività può dipendere non semplicemente da fattori pulsionali, ma anche da altri fattori, emotivi, affettivi, cognitivi e sociorelazionali, legati all’apprendimento. I DISTURBI DEL CONTROLLO DEGLI IMPULSI Nel XIX secolo Pinel ed Esquirol hanno introdotto in psichiatria il concetto di “impulso istintivo” coniando il termine di “monomania istintiva”. In origine tra queste monomanie erano incluse: l’alcolismo, la piromania e l’omicidio. La cleptomania, un disturbo descritto nosograficamente nel 1838 da Marc è stato successivamente incluso tra le monomanie da Mathey. (Gibbens e Prince, 1962) Il DSM I (American Psychiatric Association, 1952) ed il DSM II (American Psychiatric Association, 1968) non includevano tra i disturbi mentali il gioco d’azzardo patologico, la tricotillomania, la piromania e la cleptomania. Solo nel 1980, hanno avuto un inquadramento diagnostico nel DSM III disturbi come il gioco d’azzardo patologico, la piromania e la cleptomania. Il DSM III accanto a questi disturbi del controllo degli impulsi ha riconosciuto una dignità diagnostica anche al disturbo esplosivo intermittente ed al disturbo esplosivo isolato. Solo sette anni dopo, nel DSM III–R (American Psychiatric Association, 1987) era eliminato il disturbo esplosivo isolato “per l’elevato rischio d’errore diagnostico correlato ad un singolo episodio di comportamento aggressivo”. Il disturbo esplosivo intermittente è 7 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 stato mantenuto nonostante fossero emersi “seri dubbi sulla sua validità” ed è stato riconosciuto valore diagnostico alla tricotillomania. La categoria diagnostica del DSM IV (American Psychiatric Association, 1994) definita come “disturbi del controllo degli impulsi non altrove classificati” viene considerata una categoria diagnostica “residua”, anche se nel DSM IV non esiste un’altra aggregazione categoriale di disturbi dell’impulsività. In questo gruppo diagnostico sono inclusi: il gioco d’azzardo patologico, la piromania, la cleptomania, il disturbo esplosivo intermittente, la tricotillomania ed il disturbo del controllo degli impulsi non altrimenti specificato (NAS). Le caratteristiche essenziali dei disturbi del controllo degli impulsi sono riconosciuti essere: 1. l’incapacità a resistere all’impulso, alla spinta o alla tentazione di eseguire un atto pericoloso per la persona o per gli altri; 2. il crescente senso di tensione o attivazione prima di commettere l’atto; 3. un senso di piacere, gratificazione o “release” al momento di commettere l’atto o poco dopo. AGGRESSIVITÀ L’aggressività si può definire come la tendenza ad attaccare gli altri, a livello simbolico, gestuale, verbale o fisico, eventualmente in rapporto ad uno specifico vissuto emotivo di rabbia. In alcuni disturbi 8 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 della personalità tali condotte risultano molto accentuate come nel disturbo borderline di personalità e nel disturbo antisociale. Un discontrollo delle condotte aggressive può, però, verificarsi anche in presenza di lesioni organiche cerebrali, in particolare del lobo temporale e della regione amigdaloidea. L’abuso di alcolici e sostanze psicotrope abbassa la soglia dell’aggressività. Il paziente maniacale può facilmente divenire aggressivo se contraddetto o contrastato. Atti aggressivi apparentemente immotivati possono essere messi in atto da pazienti schizofrenici, in relazione alle loro dispercezioni allucinatorie o ai loro deliri. Lo stesso suicidio resta, in ultima analisi, un atto d’aggressività estrema autodiretta. Disturbi deficitari dell’aggressività possono essere presenti in particolari condizioni di depressione abulica ed in alcuni stati residuali schizofrenici. (Hales et al., 1999). Il comportamento violento episodico, in realtà, per lo stesso DSM IV può essere classificato in due diverse categorie diagnostiche: 1. il disturbo esplosivo intermittente; 2. le modificazioni della personalità dovute ad una condizione medica generale di tipo aggressivo. Il disturbo esplosivo intermittente ha numerosi criteri d’esclusione. Le modificazioni della personalità dovute ad una condizione medica generale presuppongono una condizione medica generale e/o un danno organico specifico, patogeneticamente correlato alla violenza ed all’aggressività. La maggior parte dei soggetti con disturbi del comportamento violento-aggressivi non rispetta i criteri diagnostici per uno dei due 9 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 disturbi citati, ma è affetta da altri quadri psicopatologici come schizofrenia, mania, abuso di sostanze, delirium, ritardo mentale o patologia mentale organica. (Tardiff, 1992). ABUSO E DIPENDENZA DA SOSTANZE L’abuso di sostanze psicotrope si associa, non casualmente, a diversi quadri psicopatologici, che si esprimono spesso in comportamenti violenti auto o eterodiretti. Un’indagine epidemiologica condotta negli Stati Uniti d’America su 20.291 soggetti ha evidenziato che circa il 37 % degli alcolisti e circa il 53 % dei tossicodipendenti presenta una comorbidità psichiatrica, che va dalla schizofrenia alla depressione, dai disturbi d’ansia alla personalità antisociale. (Regier et al., 1990). Un considerevole numero di studi sostiene l’associazione tra disturbi di personalità, disturbi dell’umore e sviluppo di una tossicodipendenza. (Blatt et al, 1984). Secondo alcuni studiosi, l’abuso di sostanze stupefacenti può considerarsi, in alcuni casi, come una sorta d’automedicazione per il controllo di sintomi psichiatrici disturbanti, inclusa l’impulsività e l’aggressività esplosiva. (Vaillant, 1988). Alcuni studi su soggetti dipendenti da sostanze stupefacenti hanno rilevato la presenza di diverse diagnosi psichiatriche in percentuali variabili dal 80% al 93%. (Khantzian & Treece, 1985; 10 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Rounsaville et al, 1986) Tempesta et al, (1986) hanno studiato 158 pazienti consecutivi, afferiti al servizio ospedaliero ubicato a Roma presso il Policlinico Universitario “Agostino Gemelli”, con valutazione diagnostica non strutturata, secondo i criteri del DSM III. Nel complesso furono trovati, rispettivamente, un 42% di diagnosi di Asse I ed un 43% di diagnosi di Asse II, mentre il 15% dei soggetti non ricevette alcuna diagnosi psichiatrica, né di stato, né di tratto. Clerici et al, (1989) hanno reclutato un campione di 226 casi, proveniente dall’utenza di una Comunità Terapeutica dell’area di Milano, sottoposto ad interviste strutturate in fase di ammissione al programma terapeutico, essendo in stato “drug-free” mediamente da circa un mese. In questo studio si rilevarono un 30% di diagnosi in Asse I ed un 61% di diagnosi in Asse II, mentre solo il 9% dei soggetti non presentava comorbidità psichiatrica. Pani et al. (1991) hanno esaminato clinicamente 106 casi in trattamento metadonico ambulatoriale presso un servizio pubblico di Cagliari. In questo studio sono state evidenziate diagnosi psichiatriche per un 53,8% dei casi in Asse I e per un 45,3% dei casi in Asse II, mentre un 26,4 % degli utenti non soddisfaceva i criteri di alcuna diagnosi psichiatrica. Per Rounsaville et al. (1991) il 73% di coloro che ricercano una terapia per l’abuso di cocaina soddisfa i criteri per un altro disturbo psichiatrico (tra cui i disturbi d’ansia, i disturbi affettivi, il disturbo antisociale di personalità, il disturbo da deficit dell’attenzione) che di solito precede l’esordio dell’abuso di cocaina. In un campione di 100 tossicodipendenti, ben 57 presentavano un disturbo di personalità. (Nace et al., 1991). 11 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Alcuni autori, sulla base di tali osservazioni, hanno suggerito che i disturbi mentali devono ricevere un’attenzione centrale nello sforzo di prevenzione delle tossicodipendenze. (Manna et al. 1998; 2000; 2001a). Altrettanto ovvio è che l’uso di sostanze psicotrope può essere causa di disturbi del comportamento violento e/o di malattia mentale, come nel caso delle psicosi indotte da amfetamine o da cocaina. E’, quindi, evidente che, se la presenza di un disturbo del controllo degli impulsi può essere un fattore di rischio per la tossicodipendenza è altrettanto ovvio che l’abuso di sostanze psicotrope può alterare l’equilibrio psichico, inducendo quadri francamente patologici, caratterizzati, spesso da grande impulsività e da comportamenti francamente violenti. L’uso di sostanze potrebbe essere considerata una forma d’automedicazione, in una sotto-popolazione di soggetti già portatori di disturbo comportamentale, franco o latente, prima dell’uso di sostanze, con effetti di problematico ed instabile compenso clinico, dopo l’uso di sostanze ad effetto sedativo. Al contrario, in soggetti con una specifica vulnerabilità psicobiologica l’uso di determinate sostanze potrebbe slatentizzare disturbi comportamentali, più o meno compensati e non evidenti prima dell’uso di droghe,con effetti disadattivi clamorosi ed esiti, talora, irreversibili. La mancanza di verifiche prospettiche, basate sull’osservazione psicodiagnostica longitudinale di soggetti con storia d’abuso, prima e dopo l’esposizione alle sostanze, preclude ogni conclusione sicura in merito. 12 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 A prescindere dalla direzione del rapporto resta, in ogni caso, forte la relazione esistente tra disturbi del comportamento con aggressività impulsiva ed uso di sostanze psicotrope. COMPORTAMENTI AGGRESSIVI ED IMPULSIVI NEI DISTURBI DI PERSONALITÀ Una delle principali caratteristiche sintomatologiche del disturbo antisociale di personalità e del disturbo borderline di personalità è rappresentata dalla rabbia inappropriata, intensa ed incontrollata. Questa rabbia può presentarsi con diverse espressioni cliniche, come: ostilità omnipervasiva, esplosioni di rabbia transitoria ed incontrollabile, permalosità eccessiva. Secondo alcuni studiosi, tale aggressività potrebbe avere correlati rilevanti di tipo neurologico. (Van Reekum et al., 1995). L’ambiente clinico è sicuramente indicato per esaminare i tratti comportamentali costanti ma non per valutare i tratti comportamentali episodici, secondo Gardner e Cowdry (1989). In uno studio su 128 carcerati violenti, Merikangas (1981) ha enucleato tre fattori principali alla base del comportamento aggressivo: 1. il fattore pulsionale (drive); 2. la suscettibilità allo stimolo (soglia); 3. la capacità d’inibizione della risposta (controllo). 13 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Alti livelli pulsionali, bassa soglia di reazione e incapacità d’inibire la risposta aggressiva erano tutti fattori associati a più frequenti atti di violenza. Era, talora, evidente una suscettibilità patologica che induceva a rispondere in modo aggressivo anche a minacce minime. Applicando il suo modello di “information processing” per l’aggressività, Huesman (1988) sostiene l’ipotesi dell’esistenza di stili di comportamento aggressivo (copioni comportamentali) acquisiti nell’infanzia e tendenti a resistere ad ogni cambiamento. Alcuni soggetti, inoltre, dopo aver subito violenze o dopo esserne stati diretti testimoni, diventano aggressivi e presentano la tendenza ad evocare risposte aggressive negli altri, con atteggiamenti di derisione o di minaccia, difendendosi, così, dalla paura latente evocata dal rapporto sociale e rinforzando, in se stessi, la convinzione acritica che “gli altri sono sempre pericolosi”. (Van der Kolb, 1989). Se non è criticato questo tipo d’apprendimento reiterato può costruire una modalità d’interpretazione delle comunicazioni sociali tendenzialmente persistente, che induce al comportamento aggressivo. (Manna et al., 1999). I soggetti con DBP, soprattutto quelli che hanno subito violenze fisiche o sessuali, tendono a reagire a stimoli sociali neutri, interpretati come potenzialmente pericolosi, con comportamenti aggressivi subitanei volti a prevenire e/o punire atteggiamenti altrui potenzialmente negativi, in una sorta di cortocircuito comporta- 14 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 mentale, ispirato ad una sorta di filosofia di vita del tipo “chi aggredisce per primo si salva”. (Manna et al., 2004). EPIDEMIOLOGIA E’molto frequente l’espressione di comportamenti violenti da parte di soggetti con o senza disturbi psichiatrici in atto. I maschi rappresentano il 80 % delle persone che manifestano episodi di violenza (APA 1994b), Fava (1997) in un volume della “Psychiatric Clinic of North America” afferma che: “Il disturbo esplosivo intermittente di personalità sembra creare l’illusione dell’esistenza di un gruppo relativamente omogeneo d’individui che presentano un comportamento aggressivo patologico. In realtà, qualsiasi approccio corretto allo studio ed alla classificazione della rabbia e della violenza patologica deve tener conto della complessità e dell’eterogeneità di questi comportamenti”. L’aggressività, l’impulsività, l’incapacità di posporre la gratificazione, la rabbia esplosiva sono tipiche e frequenti nei soggetti con disturbo borderline di personalità e/o con disturbo antisociale di personalità. 15 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 CONCLUSIONI Il comportamento aggressivo è un comportamento arcaico, volto alla sopravvivenza dell’individuo, controllato da strutture cerebrali filogeneticamente antiche. Ciò nonostante presenta una sua intrinseca complessità declinandosi in diversi aspetti, secondo Valzelli (1981). L’aggressività territoriale, quella competitiva, quella predatoria, quella protettivomaterna, e quella protettivo-difensiva possono essere significativamente differenti sul piano psico-comportamentale e neurobiologico. L’aggressività protettivo-difensiva è particolarmente rilevante nello studio dei soggetti con disturbo aggressivo-impulsivo del comportamento. Questa forma d’aggressività è evocata dall’attacco, reale o presunto, di un avversario. In laboratorio si studia dopo aver somministrato stimoli dolorosi o avversivi ad animali da esperimento solitamente ristretti in coppia in un unico ambiente. L’aggressività protettivo-difensiva solitamente si presenta con intensità sproporzionata allo stimolo offensivo (l’accesso di rabbia reattiva del paziente impulsivo), ma, anche, con la tendenza ad aggredire non chi direttamente reca un’offesa, ma spesso solo chi n’esprime un innocuo equivalente simbolico. 16 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 2.2 LA GRUPPOTERAPIA La psicanalisi (Freud) era prevalentemente orientata al passato e all’inconscio individuale, ma alcuni medici già all’inizio del 900 ricercavano metodi diretti di riadattamento sociale degli ammalati. K. Lewin e la teoria del campo Lewin ha posto le basi teoriche dello studio dei comportamenti dell’individuo, in rapporto alla configurazione generale del suo “spazio di vita” o “campo psicologico”. Il suo riferimento fondamentale era la Gestalt Theorie (teoria della forma: specialmente riguardo all’interdipendenza dei rapporti parte-tutto, gli uni nel tutto, nel comportamento e nell’esperienza) . Un membro del gruppo esiste nella psicologia degli altri membri non come singolo ma come appartenente al gruppo. Ecco i cinque concetti principali , teorizzati da Lewin: 1- Il gruppo è una totalità che trascende la somma dei fenomeni psicologici dei singoli membri di un gruppo. 2- Il campo psicologico è dovuto non alle persone singole e al loro ambiente, ma alle interazioni fra la totalità dei fattori che costituiscono lo spazio vitale. 17 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 3- Lo spazio vitale è la situazione psicologica di una persona o di un gruppo, costituita da eventi interdipendenti (Pensieri, azioni, desideri, …); è rappresentato da tutti i fenomeni che, in un dato momento sono rilevanti per l’individuo o per il gruppo. 4- Due sistemi di relazioni: relazioni interpersonali tra i singoli membri e relazioni di gruppo (o relazioni sociali) tra i singoli membri e il gruppo. 5- Un gruppo possiede una propria dinamica: tende a modificare il sistema degli eventi psicologici (forze) che esso determina. Gli squilibri delle forze esistenti fanno del gruppo un sistema che evolve (dinamico) e attraverso fasi di sviluppo punta ad un adattamento che trasforma le relazioni interpersonali in relazioni sociali (massima maturità interna). La dinamica di GRUPPO · Prende in esame l’influenza reciproca tra i membri di un gruppo e ne analizza l’interdipendenza tra le persone. Alla base della dinamica di gruppo si evolve il processo di socializzazione: - Qualunque cambiamento di un membro determina un cambiamento di tutti gli altri membri. Ciò determina stadi di equilibrio instabile fino al raggiungimento di un comportamento adattivo equilibratore. 18 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 - Segna il passaggio dal concetto di personalità a quello di sintalità. La personalità è il modo in cui l’individuo interpreta e rende unica ed unitaria la propria esperienza, secondo l’idea di sé; la sintalità è il modo in cui un gruppo interpreta e rende unica ed unitaria la propria esperienza, secondo la pluralità vissuta. Essendo il gruppo un “organismo vivo” dotato di potenzialità conoscitive ed operative comuni e condivise, la sintalità (o “processo di sintesi”) è il processo di costruzione di una personalità e di un’identità di gruppo. Modelli interpretativi della dinamica di gruppo 1. LA TEORIA DEL CAMPO (K.Lewin) I comportamenti individuali di gruppo sono parti di un sistema intercorrelato di eventi che costituiscono lo spazio vitale o sociale del gruppo stesso. 2. LA TEORIA INTERATTIVA (G.C.Homans) Il gruppo è un sistema di individui interagenti, il comportamento sociale è fondato su: l'attività, l'interazione, il sentimento, le norme. 3. LA TEORIA DEI SISTEMI (T.M. Newcomb, J.G.Miller) Dato che un sistema è la risultante di una struttura e di un processo, ciò che conta all'interno di un gruppo è il gioco degli status, delle posizioni e dei ruoli. 19 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 4. L'ORIENTAMENTO SOCIOMETRICO (J.L.Moreno) Si dà molta importanza alle scelte interpersonali tra i membri del gruppo, scelte misurate appunto dalla sociometria e visualizzate dai diversi modelli (tabelle, grafi, grafici) di sociogramma. 5. L'ORIENTAMENTO PSICOANALITICO (ex Freud, W.C.Schutz, W.R.Bion) Si dà molta importanza ai fattori motivazionali e alle difese psicologiche dell’io in relazione gruppo. 6. GENERALE L'ORIENTAMENTO FONDATO SULLA PSICOLOGIA (S.E.Asch, L.Festinger, F.Heider) Si dà importanza a tutti i fattori che in genere sono oggetto di studio della psicologia: motivazione, finalismo, apprendimento, processi cognitivi, processi affettivi, … 7. L'ORIENTAMENTO EMPIRICO STATISTICO (R.B.Cattel) Le dinamiche di un gruppo possono essere rilevate attraverso procedimenti statistici, come ad esempio l'analisi fattoriale nelle sue diverse forme. 8. L'ORIENTAMENTO FONDATO SUI MODELLI FORMALI. Si tratta di quei modelli che presuppongono strutture a priori definibili mediante procedimenti matematici; il ricercatore, pertanto, tende più a validare il suo modello che a studiare le dinamiche del gruppo. 9. LA TEORIA DEL RINFORZO (J.W.Thibaut, H.H.Kelley) La formazione di un gruppo si fonda sul rinforzo vicendevole delle 20 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 persone in ordine a determinati problemi (sopravvivenza, conoscenza, lavoro, superamento di una difficoltà o di una prova ...) Il gruppo come sistema Il sistema è un complesso di elementi in interazione La COMPLESSITÀ del sistema è data da: · NUMERO · SPECIE · RELAZIONI L’essere degli elementi degli elementi tra elementi umano è interpretato come risultante dall’interazione individuo-gruppo. Le RELAZIONI fra gli elementi del gruppo variano a seconda: · delle CARATTERISTICHE degli elementi · dell’AMBIENTE in cui il gruppo opera · delle FINALITÀ per cui il gruppo opera Esistono due TIPOLOGIE di sistemi: 1. chiuso, statico e deterministico (catena di montaggio) 21 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 2. aperto, dinamico e probabilistico (gruppo) Il GRUPPO COME SISTEMA SOCIALE E’: APERTO = influenzato e condizionato dall’ambiente. La particolarità dei gruppi “chiusi” (clan) DINAMICO = per interazioni fra gli elementi del gruppo e con l’esterno PROBABILISTICO = procede in modo euristico, con risultati possibili e/o probabili, ma non certi Le DETERMINANTI del gruppo come sistema sono: - OBIETTIVO - RISORSE (uomini, mezzi, organizzazione) - GESTIONE - CONTROLLO 22 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 FOULKES 1-Il concetto unificante di matrice di gruppo Il termine matrice deriva dal latino “mater” che significa madre. Indica la metafora del nutrimento e della crescita che riflette la gruppoanalisi. E’ l’ipotetica trama comunicativa e relazionale in un gruppo, come sfondo comune e condiviso che determina il significato degli eventi. La matrice sociale è una rete presente contemporaneamente dentro e fuori l’individuo, poiché parte da una matrice personale,passa da una matrice dinamica e fino a una matrice di base legata alle proprietà biologiche della specie e ai valori culturali. Tiene in considerazione alcuni autori: - Winnicott che considera come il bambino crei un’illusione nello spazio tra sé e la madre e prenda possesso dei fenomeni transizionali per aver un controllo onnipotente fin a quando è pronto a rinunciar a essi in favore dell’accettazione della realtà esterna. Foulkes perciò parla della matrice di gruppo come oggetto transizionale. - Bowlby che vede la madre come colei che si prende cura del bambino. Da qui Foulkes individua nel gruppo, “l’altro che si prende cura” e nello stile di attaccamento al gruppo, la natura dei primi transfert irrisolti. 23 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 - M.Klein che prende in esame i primitivi meccanismi di difesa quali la scissione e la proiezione. Foulkes trova la necessità della proiezione non sui singoli membri ,bensì sulla matrice stessa. - Bion che individua nella madre il contenitore che trasforma gli elementi grezzi, primitivi e disorganizzati della percezione del bambino in elementi di pensiero elaborati, maturi, organizzati, dotati di senso e mentalizzabili. - Jung che parla di un inconscio collettivo basato su archetipi che sono l’essenza dell’anima non individuale, innata e non modificabile. Tra questi archetipi Foulkes prende in considerazione la “mandala”, cioè il cerchio che è l’archetipo dell’interezza (il gruppo in terapia si dispone infatti in cerchio con le sedie). La mandala è la premonizione di un centro di personalità, poiché l’energia del punto centrale si manifesta nella compulsione a diventar ciò che si è. Il sé è la totalità della psiche come coscienza,come inconscio personale e come inconscio collettivo con archetipi comuni all’umanità intera. La matrice deriva quindi da teorie opposte: 1) la psicoanalisi di Freud 2) la sintesi di Jung La sua topografia si colloca in un continuum tra la matrice dell’individuo che unisce psiche e soma e la matrice sociale che è raffigurata anche dall’universo come tutto unico e indivisibile. 24 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 2-Psiche e sistema Il concetto di universo come sistema deriva da un filosofo dell’800 che si occupò di dialettica degli opposti, ovvero Hegel. Egli trovò nella sintesi la verità assoluta di tesi e antitesi viste come visioni parziali della realtà. Freud ne ha dedotto che l’Io è la sintesi di due istanze interne all’individuo e cioè l’Es che rappresenta le pulsioni e i bisogni dell’individuo e il Super-Io che fa sue le regole sociali e familiari. Bateson vede il sistema come un contesto, ovvero la matrice dei significati. Il contesto non è altro che una categoria della mente e si identifica con il processo interattivo co-costruito dagli interlocutori nella relazione in virtù nella relazione in virtù della coordinazione di azioni e significati che ha luogo in tale processo e che riflessivamente diventa la matrice dei significati delle azioni compiute dai soggetti nel corso della loro interazione. 3- Gruppo-come-un-tutto I significati della parola gruppo sono principalmente due, ovvero coesione come unità, basata su attrazione e affinità, che resiste ai tentativi di divisione e invasione, e coerenza come raggruppamento legato a un processo attivo basato su un principio organizzativo. 25 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 La gruppoanalisi di Foulkes permette la coesistenza di una dimensione orizzontale interpersonale delle relazioni tra i membri e una dimensione verticale intrapersonale di contatto dell’individuo con se stesso . Nei membri del gruppo c’è la capacità di pensare nonostante il dolore e tollerare e conoscere ciò che non può esser pensato. Il fine terapeutico è di consentire alla coerenza dell’individuo e del gruppo di emergere nel tempo. I fattori specifici del gruppo sono: - reazione speculare -scambio -integrazione sociale -attivazione dell’inconscio collettivo 3-Grembo e identità di genere Il gruppo rappresenta la madre al suo esterno, come riattualizzazione della relazione tra lei e il bambino, e la madre al suo interno come utero che contiene il feto. Quindi il gruppo esprime sia la relazionalità interpersonale con le differenze di genere a uno stadio edipico sociale più maturo, sia la simbiosi primitiva che annulla le differenze tra i sessi e che può creare l’ angoscia di esser inghiottiti e schiacciati dal grembo del gruppo e di confonder la propria identità. 26 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 5-Scena primaria Quando si crea un gruppo, inizialmente esso funge da madre che ha attenzioni sufficienti ai bisogni di dipendenza e contenimento di ansie eccessive. Quando il gruppo è sufficientemente forte e con capacità di ripresa, si elabora la scena primaria come insieme di conoscenze inconscie e di mitologia personale del bambino riguardo le relazioni sessuali tra i genitori. Tale scena può portar a una regressione e ad angoscia con effetti potenzialmente distruttivi ma è indispensabile affrontarla per facilitare il passaggio da una relazione esclusiva duale di tipo materno, a una relazione più complessa e impegnativa come quella triadica, prototipo del gruppo più ristretto di tipo familiare. Fenomeni di gruppo: La psicoterapia si snoda su tre vie: a- terapia di gruppo che si concentra sul gruppo considerato come un tutto, prescindendo dai conflitti intrapsichici individuati e risolti attraverso la chiarificazione dei processi di gruppo. Per Bion il gruppo è visto come un paziente singolo nella sua battaglia transferale col terapeuta onnipotente. 27 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 b- terapia in gruppo ovvero una terapia individuale inserita in un gruppo che controlla le interazioni tra i singoli individui, senza considerare i processi globali di gruppo. c- terapia attraverso il gruppo in cui il terapeuta ha la funzione di far in modo che il gruppo diventi il terapeuta degli individui. Si sviluppa un rapporto transgenerazionale con l’autorità e uno longitudinale tra i pari dentro al gruppo. Il terapeuta non fa analisi ma favorisce la comunicazione nel gruppo. 28 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 2.3 IL METODO DELLO PSICODRAMMA Moreno, collegato all'avanguardia culturale viennese della rivista Daimon, sentiva contestualmente gli stimoli provenienti dalla sperimentazione teatrale, dall'interesse per la clinica e la psicopatologia e, non ultima, una forte motivazione al cambiamento sociale e alla difesa dei più deboli. Queste quattro diverse prospettive (filosofico/ideale, teatrale, clinica e sociale) sono elementi fondanti dello psicodramma e, a mio avviso, devono coesistere, integrandosi, pena lo snaturamento del metodo stesso. Moreno ha individuato alcune caratteristiche indispensabili per la terapia di gruppo: · L'autonomia del gruppo, autonomia contrapposta alla dipendenza dal conduttore. Un processo di formazione o di terapia non può dirsi compiuto se non è avvenuto un cammino di autonomia del gruppo e del singolo, che lo porta alla presa di coscienza delle sue risorse e possibilità di cambiamento. · L'esistenza di una struttura del gruppo e la conseguente necessità di conoscerla. Un intervento di gruppo non può prescindere dall'analisi delle reti di relazione esistenti nel gruppo stesso. Il processo formativo o terapeutico farà leva sulla possibilità di cambiamento di tale struttura di relazione. 29 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 · Il problema della collettività: schemi di comportamento, ruoli e determinanti socioculturali influenzano la situazione indipendentemente dalle caratteristiche dei singoli individui. L'intervento di gruppo non si rivolge solo alle persone, in quanto portatrici di specifiche strutture di personalità, ma si occupa altresì delle persone in rapporto al ruolo che esse esercitano in un determinato contesto sociale. · Nel gruppo c'è tendenza verso l'anonimato dei partecipanti, i confini tra i vari Io diventano più tenui, è il gruppo stesso che, nella sua globalità, diventa il più importante. L'intervento non è finalizzato solo a produrre un benessere psichico nelle singole persone, ma intende produrre nelle persone un apprendimento a relazionarsi in modo più adeguato con gli altri importanti del proprio contesto sociale. Questo apprendimento non può avvenire che in un ambito di gruppo, nel quale si attenua l'Io e si evidenzia l'importanza della relazione, delle identificazioni e dell'incontro con l'altro. 2.3.1.L'Incontro e il Tele 'Tele' è un vocabolo greco e significa: lontano, a distanza. Esso indica nel linguaggio moreniano la corrente affettiva che lega in modo reciproco una persona ad un'altra. Possiamo meglio comprendere questo concetto se lo differenziamo da due altri termini noti in ambito 30 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 psicologico: l'empatia ed il transfert. L'empatia indica una qualità individuale, che facilita la percezione e la condivisione di ciò che un altro essere umano sta provando in un dato momento: è pertanto un processo unidirezionale. Il tele è invece un fenomeno bidirezionale che, in parole diverse, potremmo esprimere come empatia reciproca o comunicazione emotiva a doppia via. Il transfert, d'altro lato, indica la proiezione di fantasie inconsce su un'altra persona e rivela un ritorno delle esperienze passate sulla relazione attuale. Da un punto di vista genetico il transfert si sviluppa dopo il tele e si struttura come modalità relazionale sostitutiva, in seguito al fallimento di esperienze relazionali reciproche soddisfacenti. Il tele, viceversa, è una modalità di funzionamento primaria, non appresa, potenzialmente sempre attiva, educabile e passibile di sviluppo nelle relazioni sociali. 2.3.2. L'apprendimento della spontaneità Fin dai suoi primi scritti, Moreno si è occupato della spontaneità e del suo rapporto con la creatività. Il concetto di spontaneità è fondamentale in ambito clinico; il grado di spontaneità di un paziente nel rapporto con gli altri è uno degli indici più significativi della sua salute mentale. La mancanza di spontaneità è segnalata dall'ansia e/o da un comportamento rigido e stereotipato. Apprendere la spontaneità nei rapporti interpersonali significa apprendere a rispondere in modo sintonico alle esigenze dell'ambiente (senza distorcerne le richieste e la realtà) e alle proprie esigenze 31 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 interne (senza stereotipie difensive e facendo emergere i veri bisogni e le autentiche emozioni). Moreno verifica che, nello sviluppo della spontaneità, ha un ruolo centrale l'azione, l'interpretazione scenica improvvisata. Nell'ipotizzare due canali diversificati di funzionamento della memoria (il centro dell'azione e il centro del contenuto) Moreno sottolinea come l'apprendimento della spontaneità richieda un contesto di azione per essere efficace. Solo in tal modo contenuti ed azioni possono trovare sintesi nella capacità di realizzare ruoli e comportamenti spontanei. 2.3.3- Spontaneità e controllo La dinamica spontaneità/controllo fa necessariamente parte del lavoro psicodrammatico. Solo una visione ingenua dell'intervento psicodrammatico può considerare la dimensione spontaneità come autenticamente vera e la dimensione controllo come una semplice limitazione. A tal riguardo così si esprime Moreno: "Lo psicodramma è tanto un metodo di educazione all'autocontrollo quanto un metodo di espressione libera. Il carattere repressivo della nostra cultura ha finito per dare alla "espressione per se stessa" un valore spesso esagerato. Metodi come l'inversione di ruolo, o la rappresentazione di ruoli, in quanto richiedono una limitazione, un riaddestramento e/o un ricondizionamento dell'eccitabilità, costituiscono un'applicazione dello psicodramma assai sottovalutata e trascurata. Soprattutto l'interpolazione di barriere (interpolation of 32 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 resistences) consente all'io di acquisire sempre più controllo nei confronti di un'emozione che viene più volte messa in scena nello psicodramma". (Moreno, 1987). Moreno si riferisce alla spontaneità in stretta relazione al concetto di creatività, tant'è che individua il fattore S-C (spontaneitàcreatività) come elemento chiave nell'espansione dell'individuo e della relazione con l'altro. L'interesse per la spontaneità in Moreno è strumentale rispetto al tema dello sviluppo della creatività, dell'atto creativo. Pertanto, centrare l'attenzione solo sullo sviluppo della spontaneità (o sullo "stato di spontaneità") senza mantenere il collegamento con l'altro polo del fattore S-C, la creatività appunto, rischia di sminuire la funzione dell'atto spontaneo (che verrebbe visto come buono "in sé", indipendentemente dal contesto), privandolo della sua finalizzazione creativa. A questo riguardo, sia in formazione che in terapia uno degli obiettivi principali non è lo sviluppo della spontaneità, quanto la capacità di realizzare atti creativi, di assumere ruoli nuovi creativamente e di superare/trasformare in modo creativo i ruoli personali, sociali e lavorativi inadeguati e/o stereotipati. 2.3.4 - Ruoli psicodrammatici e ruoli sociodrammatici Nella visione psicodrammatica è fondamentale la distinzione tra ruoli psicodrammatici e ruoli sociali. Si definisce ruolo sociale ogni ruolo esperito in condizioni di realtà, ove un ruolo interagisce con un controruolo, che esiste come dato di realtà, indipendentemente dai desideri e dalle intenzioni del soggetto. Nella vita di tutti i giorni 33 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 ognuno vive relazioni sociali, confrontandosi con controruoli proposti dall'altro ed essendo ognuno controruolo per l'altro. La dinamica ruolo/controruolo può essere cristallizzata oppure aperta ad evoluzioni creative. Si tratta sempre di modificazioni che l'interazione può produrre, ma il controruolo non può essere modificato a piacimento dal desiderio; resta, anche nelle sue evoluzioni interattive, un dato di realtà indipendente. Il ruolo psicodrammatico invece è un ruolo che può essere creato a piacimento nella situazione di semirealtà della scena psicodrammatica. In tale contesto i controruoli possono essere modificati, trasformati, deformati in base al mondo interno del protagonista. Sta in questa possibilità del setting teatrale la ricchezza del metodo psicodrammatico. Nel regno dei ruoli psicodrammatici (o del gioco psicodrammatico) la situazione è fittizia, ma l'emozione è vera. In tal modo possono essere esplorati, elaborati e ricreati tutti i ruoli possibili dell'individuo. I ruoli psicodrammatici esprimono tutta la gamma dei ruoli interni dell'individuo, nel loro esternarsi sulla scena nello spazio di semi-realtà. I ruoli sociodrammatici esprimono le risonanze individuali del mondo socio/professionale, o di uno specifico gruppo sociale, nel loro esternarsi sulla scena nello spazio di semi-realtà. I ruoli che rappresentano idee ed esperienze collettive sono chiamati ruoli sociodrammatici; quelli che rappresentano idee ed esperienze individuali sono chiamati ruoli psicodrammatici. Noi sappiamo, tuttavia, che queste due forme di gioco di ruolo non possono mai essere realmente separate...Perciò gli spettatori dello psicodramma 34 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 sono influenzati contemporaneamente da due fenomeni: una madre e un figlio come problema personale, e il rapporto madre-figlio come modello ideale di comportamento. (Moreno, 1985). 2.3.5 – Centralità dell'azione Questo aspetto è connesso in modo indissolubile al metodo, tant'è che, in assenza di azione, non si può parlare di psicodramma. Centralità dell'azione non significa necessariamente che le persone devono muoversi, correre, drammatizzare o scomporsi, ma implica un atteggiamento nei confronti delle esperienze e dei contenuti che privilegia l'esserci rispetto al racconto. L'azione diventa elemento fondante e precursore del cambiamento, della relazione e dell'apprendimento. PSICOLOGIA SOCIALE Schemi Appartengono alla social cognition ovvero alla conoscenza sociale come frutto dell’interazione tra ciò che sta fuori di noi ed è oggettivo da una parte, e ciò che la nostra mente costruisce e organizza mediante categorie. Si ha la probabilità processuale di arrivare a prodotti di conoscenza creativi e innovativi ma anche a errori. 35 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Gli schemi sono punti di contatto tra dati oggettivi e la propria conoscenza sociale. Sono strutture di dati per rappresentare concetti immagazzinati in memoria. Essi presentano una struttura piramidale con una organizzazione gerarchica dal generale onnicomprensivo e astratto allo specifico, esclusivo e concreto. Tale struttura quindi è di tipo contenitivo e associativo. Sono legati al contesto: troviamo gli schemi di persona contenenti i tratti di personalità per esprimere rapidamente giudizi sociali mediante reti associative, aventi un alto potere predittivo; schemi del Sé; schemi degli eventi (scripts) che sono copioni di sequenze di azioni che consentono di adattarci alla situazione in modo economico e adeguato; schemi di ruolo che forniscono aspettative di ruolo sociale. Gli schemi possono però essere inadeguati perché generalizzano eccessivamente, si basano sull’effetto familiarità e simpatia o ricercano ad ogni costo la coerenza cognitiva. Inoltre possono utilizzare stereotipi cioè credenze semplificate, rigide caratterizzate da assolutismo e unilateralità. Il pregiudizio quindi si basa su stereotipi, cioè schemi rigidi, ed è quindi un complesso ideo-affettivo per cui il soggetto sposta l’aggressività sull’estraneo, la proietta fuori da sé su un nemico. Questo pensiero prevenuto è alla base di distorsioni, restringimento di campo, visione a tunnel, difficoltà a giungere a soluzioni adeguate. Insomma è il presupposto per un disturbo nevrotico. 36 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 3- MATERIALI E METODI 3.1 IL COLLOQUIO DI GRUPPO E’ necessario citare nuovamente due teorie di riferimento a cui ci si è rifatti per sostenere i colloqui di gruppo. BATESON La premessa epistemologica che orienta e dà una forma alla conoscenza dell’ essere umano è l’olismo che appartiene alla natura stessa, ossia la sua capacità di generare totalità complesse le quali possiedono proprietà mancanti alle singole parti. Non è possibile considerare le “cose in sé”, ma è indispensabile osservare le relazioni fra le creature, poiché l’uomo non è in grado di raggiungere la verità oggettiva. Egli, come osservatore è irriducibilmente partecipe e inscindibile dal sistema osservato. L’interazione tra il soggetto e la realtà è tale da impedire un’osservazione neutra. L’uomo inoltre è un sistema autocorrettivo, il cui esserci nel mondo è di tipo interattivo, un circuito di scambi e di coevoluzione. 37 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 La possibilità di correzione è legata a un meccanismo retroattivo che mediante il feed-back di correzione e apprendimento consente di raggiungere una organizzazione più elevata. Si introduce un’ informazione nel sistema in grado di perturbarne il suo funzionamento. Un altro importante paradigma è quello della mente umana che, secondo Bateson, per esser tale deve rispettare sei regole: - La mente è un aggregato di parti o componenti interagenti; - L’interazione tra le parti è attivata dalla differenza; - Il processo mentale richiede un’energia collaterale; - Il processo mentale richiede catene di determinazioni circolari o più complesse; - Nel processo mentale gli effetti della differenza devono essere considerati trasformati,cioè versioni codificate della differenza che li ha preceduti; - La descrizione e la classificazione di questi processi di trasformazione rivelano una gerarchia di tipi logici immanenti ai fenomeni. Il gruppo perciò è una mente collettiva sistemica complessa in cui le relazioni tra i membri sono attivate dalle loro differenze che 38 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 producono trasformazioni, possibilmente terapeutiche nel caso di psicoterapie di gruppo. FOULKES Il suo pensiero relativo all’approccio psicoanalitico applicato alla psicoterapia di gruppo, risentesi molte influenze tra cui quelle della sociologia, della psicologia della Gestalt e dell’antropologia culturale. L’uomo infatti è un animale sociale, caratterizzato da una naturale tendenza a stabilire relazioni. Inoltre, considerando il principio della Gestalt per cui il tutto precede ed è più elementare delle parti, l’uomo risulta parte di un gruppo che è l’unità fondamentale dell’individuo. Ci si sposta da un’ottica intrapsichica a una interpersonale e transpersonale, in cui l’uomo è analizzato nel suo contesto. Il gruppo terapeutico è visto come uno strumento di cambiamento, che varrebbe la finalità di ribaltar il circolo vizioso della situazione psicopatologica per cui come il gruppo fa star male, il gruppo può guarire. Nella comunicazione i membri ricercano un senso comune a cui aggiungere l’esperienza personale per costruire la realtà mentale. 39 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 La crescita inizia ad esserci quando emerge la consapevolezza che le affermazioni di ciascun membro sono assunte come vere ma in maniera parziale, ovvero sono verità parziali di ciascun osservatore. Ogni comunicazione però è rilevante e anche risposte e reazioni a comunicazioni iniziali divengono esse stesse comunicazioni fondamentali. Si crea quindi gradualmente uno spazio per le differenze dei significati di ogni persona. Il gruppo è costretto a stabilire e negoziare un linguaggio comune. L’ascolto e la comprensione favoriscono la comunicazione e lo scambio. Al di là dell’analisi dell’inconscio collettivo, che è fondamentale in Foulkes, la sua psicoterapia si incentra sul “qui e ora”, ovvero sulle relazioni immediate e presenti in gruppo che intensifica e amplifica gli aspetti sociali e internazionali che nella psicoanalisi vengono messi in luce solo nel transfert. Nel gruppo si predilige l’aspetto orizzontale, dello scambio paritario interpersonale, piuttosto che quello verticale con l’autorità del terapeuta. 40 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 3.2 SETTING, FATTORI E FENOMENI SPECIFICI DI GRUPPO Nella ricerca sperimentale lo psicologo si è posto nel ruolo dell’osservatore partecipe, su un piano appunto orizzontale rispetto ai pazienti,pronto a crescere insieme a loro. La stanza a disposizione per gli incontri è stata una auletta di conferenze all’interno della Casa di Cura Psichiatrica Villa Barruzziana di Bologna. Il luogo era adeguato alle esigenze di tranquillità e accoglienza,anche perché ha un affaccio su un parco verde e riposante. Il gruppo, simboleggiato dal cerchio, è stato riproposto mediante la disposizione delle sedie in maniera appunto circolare e chiusa. Cambiamenti nella disposizione dei posti,la cui scelta era libera, e nell’avanzamento o arretramento delle sedie stesse sono stati rilevati e descritti in relazione anche agli scambi relazionali interni al gruppo stesso. Il numero dei membri è variato da un minimo di cinque a un massimo di dieci, e tale varianza è legata al ciclo continuo di ricoveri e dimissioni, perciò il gruppo è stato di tipo aperto con introduzione di nuovi soggetti e l’abbandono da parte di altri. La plasticità quindi è stato un elemento caratterizzante il gruppo sia in maniera positiva, per la propensione a nuovi membri,al loro ascolto e a alla loro accettazione, sia in maniera negativa per l’impossibilità di poter aver 41 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 una crescita profonda e omogenea e di creare un cambiamento di prospettive psicopatologiche. La selezione dei pazienti è stata specifica in relazione alle difficoltà di controllo degli impulsi e in particolare dell’aggressività. Si è creato un gruppo intermedio. La frequenza delle sedute è stata di due volte a settimana in maniera intensiva così da arginare il discorso dell’estrema flessibilità e alta probabilità di abbandono del gruppo dovuto alle dimissioni e talora alle difficoltà relazionali. Il numero totale di incontri è stato di dieci,sempre per i motivi sopraccitati,perciò si è trattato di un esperimento di supporto più che di una psicoterapia di gruppo vera e propria. Nei primi incontri il gruppo era leadercentrico, con comunicazioni dirette al leader, cioè allo psicologo e con semplici schemi interrelazionali. Gradualmente il gruppo è diventato più gruppocentrico con comunicazioni dirette e schemi interrelazionali complessi. I fattori terapeutici specifici son stati: - SOCIALIZZAZIONE legata a principi di tolleranza accettazione reciproca con la possibilità di esprimersi liberamente. Ogni soggetto ha avuto modo di avvertire di non essere solo con la propria sofferenza spesso irrazionale e incontrollabile, poiché gli altri membri lo hanno ascoltato e aiutato a riformulare in maniera più chiara il suo problema. Tal consapevolezza ha avuto la funzione di alleviare le sue ansie, i suoi sentimenti di colpa, stimolando la 42 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 liberazione di sentimenti e convinzioni prima taciuti e repressi. Aumentando la socializzazione, la comunicazione è divenuta più plastica, relativa e con possibilità di modificarsi. - FENOMENO DELLO SPECCHIO ovvero l’esperienza del confronto tra i pazienti del gruppo ha portato a uscire da un isolamento psicopatologico, per giungere a un’immagine personale di sé di carattere sociale, psicologico e corporea più vicina alla realtà. - FENOMENO DELLA CATENA con una discussione liberamente fluttuante in cui l’intervento di un membro ha stimolato il contributo di un altro e così via. I fattori specifici di gruppo che si sono intrecciati con quelli terapeutici sono stati : - TEORIZZAZIONI INGENUE per cui i pazienti inizialmente hanno raccontato le proprie teorie personali, spesso altamente fittizie. Una sorta di correzione di tali convinzioni si è in parte verificata in relazione all’interazione nel gruppo. - SOSTEGNO poiché il gruppo offre un contesto permissivo, in cui l’individuo può esser se stesso, ridimensionando l’eccessiva rigidità di coscienza e facendo fronte al significato del sintomo in relazione al proprio sistema di riferimento. - SOTTOGRUPPI che si sono creati in base a identificazioni, sintomi comuni, condivisione della stessa stanza. Tale dinamica si è manifestata quando un membro ha deciso di prendere sotto la sua protezione un altro che si esprime di meno o in modo meno adeguato oppure quest’ultimo può essere usato come mezzo per esprimere i 43 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 propri punti di vista meno accettabili. Piano piano il piano orizzontale si è sviluppato maggiormente. - SILENZI che hanno rappresentato una forma importante di comunicazione nel gruppo i cui significati variavano in relazione al momento e alla situazione. Possono essere venuti dopo un allentamento di tensioni, oppure in relazione all’ inizio o alla fine di una fase di gruppo . - CAPRO ESPIATORIO, ossia la scelta di un membro su cui proiettare la propria aggressività e il proprio senso di colpa. L’attacco del gruppo verso il capro espiatorio era dovuto al timore ad attaccare la persona contro cui erano diretti effettivamente i suoi impulsi aggressivi. - L’ESTRANEO, ovvero un nuovo membro vissuto un po’ dal gruppo con disagio, ansia e avversione come espressione del narcisismo e dell’amore di sé. La capacità di assimilazione tuttavia è stata buona, in quanto l’estraneo in realtà era una persona sofferente come gli altri membri. In quell’ambiente psichiatrico la condivisione dei sintomi e del dolore interno ha prevalso sul timore dell’ignoto. - RITMO E TENSIONE per cui il gruppo è stato caratterizzato da forze disgreganti e integranti che si sono alternate provocando dinamiche di crescita del gruppo. 44 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Le transazioni principali che si sono verificate in gruppo sono state: - ESIBIZIONISTICO-VOJEURISTICA che ha comportato l’impulso di mostrarsi ma anche quello di guardare. In connessione c’è stata la paura di mostrare impulsi inadeguati. - ETEROSSESUALE-OMOSESSUALE per cui gli impulsi eterosessuali hanno portato a maggiori separazioni e difese mentre quelli omosessuali, essendo la matrice di ogni individuo, aiutano a creare una maggiore integrazione e coesione. - SADICO-MASOCHISTA che si è manifestata nella visione sadica dello psicologo da parte dei membri del gruppo, in quanto egli vorrebbe sapere e giudicare i comportamenti “strani” dei pazienti. - TRANSAZIONE SUL SESSO con difese e invidie. - MANIACO-DEPRESSIVA per cui i membri hanno condiviso un vissuto di perdita-abbandono di tipo catastrofico. L’alternanza delle emozioni depressive con quelle euforiche hanno pregnato il gruppo. - RELAZIONE TRA FORZE PROGRESSIVE E REGRESSIVE in una dialettica forte. Il progresso sarebbe stato sinonimo di fine del trattamento, della rottura dei legami stabiliti col gruppo, della perdita del supporto di gruppo e dello psicologo che in fondo ha rappresentato colui che ha accompagnato verso una maggiore maturità. Il regresso in certi momenti ha indicato la resistenza al cambiamento e l’attaccamento allo status quo della malattia come rifugio e protezione funzionale dall’angoscia. 45 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 3.3 TESTS COME SUPPORTO AI COLLOQUI E COME CONTROLLO DELL’ANDAMENTO DEL GRUPPO 3.3.1 PRESENTAZIONE F.E. Prima dell’inserimento dei soggetti nel gruppo, è stato somministrato un test a ciascuno di loro per poter avere un quadro globale di personalità e informazioni sul grado di fragilità emotiva. Il test somministrato a tal proposito è stato il questionario sulla fragilità emotiva. Il test per la valutazione della Fragilità Emotiva (Caparra,1991) è una scala oggettiva con possibilità di una risposta dentro una gamma graduata di sei risposte da totalmente vero a totalmente falso. I soggetti potrebbero falsificare volontariamente la risposta in nome della desiderabilità sociale o delle aspettative che essi pensano abbia l’esaminatore. La valutazione tuttavia è più veloce e meno complessa e inquadrabile rispetto a un range di valori di norma. Tale test risulta dalla fusione di altri due test, la Scala di Suscettibilità Emotiva (Caparra, 1983) la Scala della Persecutorietà (Caparra, 1990). La prima misura la propensione dell’individuo alla difesa, alla sperimentazione di stati i disagio, di inadeguatezza e di vulnerabilità in situazioni, presunte o reali, di pericolo, offesa o attacco. 46 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 La seconda invece misura la propensione dell’individuo a sperimentare sentimenti e vissuti di persecuzione, oppressione, tensione, legati all’anticipazione o alla paura di una punizione incombente. L’FE risulta un questionario anch’esso sulla personalità che correla dei tratti come autoaggressione, disadattamento sociale, aggressione manifesta, ritiro e depressione, ansia sociale e ansia manifesta e occulta. RISULTATI DEL TEST F.E. Una visualizzazione dei 30 items del questionario è presente in appendice, insieme alla tipologia di risposta chiusa graduata e alla sua corrispettiva legenda. Il range di normalità è compreso tra 54,2 e 102,6 dei punteggi grezzi, convertiti in percentili tra 16,6 e 82. Per calcolare il punteggio si sommano 30 items, solo 20 di essi sono effettivi, perciò è necessario sottrarre successivamente i 10 punteggi di controllo, i quali hanno la funzione di tenere sotto controllo i fenomeni di response set e di acquiescenza,così da evitare di uniformare la modalità di risposta. Il totale grezzo è trasformato in valori percentili facendo riferimento ai ranghi percentili ottenuti dalla popolazione esaminata in fase di standardizzazione. 47 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Si è notata una grande variabilità dei soggetti rispetto alla fragilità emotiva: la media è stata 69 ma la varianza elevata, da 97,1 a 27,4. Ciò che emerge è una marcata vulnerabilità dei soggetti insieme al senso di inadeguatezza, all’ansia, al vissuto di solitudine e alla sensazione di costrizione, impotenza e mancanza di energie per vivere. Questi tratti accomunano tutti i soggetti che hanno fatto parte del gruppo di sostegno. La scala che è prevalsa maggiormente è quella della suscettibilità emotiva rispetto alla persecutorietà. In una precedente ricerca su “Fragilità emotiva, sintomatologia depressa e benessere percepito in pazienti psichiatrici e in controlli sani” (A. Chiarini, 2004) la fragilità emotiva è risultata un tratto significativo dei pazienti con disturbi psicopatologici e in particolare di quello depressivo. Anche i membri del gruppo erano affetti principalmente da disturbi depressivi, spesso in comorbilità col altre patologie quali ansia, disturbo di personalità borderline o istrionico, disturbo di somatizzazione, dipendenza e bipolare e hanno presentato una certa fragilità emotiva. In relazione al tema sul discontrollo degli impulsi, ci si è chiesti se la fragilità potesse essere un fattore predisponente all’incapacità o alla difficoltà nel contenere gli impulsi aggressivi e se il lavoro di gruppo favorisse lo sviluppo di un Io più forte, con una maggiore autostima e senso di empowerment così da esser più capace di sopportare le frustrazioni e l’angoscia senza ricorrere alla difesa dell’aggressione auto e/o eterodiretta. 48 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Verrà ripreso questo tema dopo aver trattato lo svolgimento delle dieci sedute di gruppo in modo da avere il quadro globale di questa attività di ricerca e potere fornire una risposta più attendibile. 3.3.2 TEST DI APPERCEZIONE TEMATICA (TAT) Si tratta di un altro test proiettivo di Murray in cui le immagini sono parzialmente ambigue. Esse infatti presentano stimoli più strutturati, cioè figure umane le cui espressioni o intenzioni sono predisposte a molteplici interpretazioni. Le cinque immagini proposte ai pazienti sono riportate in appendice. In realtà la totalità di figure è superiore a venti ma è possibile selezionale in base all’età, al sesso e alla patologia. I soggetti hanno il compito di scrivere una storia per ogni immagine che abbia un senso logico, ovvero un inizio, uno svolgimento e una fine. La proiezione consiste nell’identificazione del soggetto con il protagonista che può possedere una o più caratterizzazioni quali: superiorità/inferiorità, criminalità, anormalità mentale, solitudine, senso di proprietà, desiderio di comando, litigiosità. 49 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Un altro aspetto importante che mette a fuoco il TAT sono i bisogni latenti dei soggetti. I bisogni sono così distinti da Murray: - sottomissione - desiderio di successo - aggressività di tipo emotivo e verbale, fisico, sociale, distruttivo - dominazione - aggressione contro di sé - protezione - passività - sesso - bisogno di aiuto - conflitti - variazione emotiva - abbattimento - Super-Io, orgoglio, strutturazione dell’Io. In ultima analisi il TAT si occupa anche delle pressioni dell’ambiente, ovvero delle proiezioni che i soggetti operano in relazione ai loro vissuti e alle loro esperienze in relazione all’ambiente. Tali pressioni sono state così classificate: - socievolezza associativa o emotiva - aggressione 50 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 - tendenza al dominio (coercizione, restrizio- ne, allettamento e seduzione) - bisogno di protezione - ripulsa - mancanza, perdita - pericolo fisico attivo o come mancanza di appoggio - ferita fisica Sono state somministrate sei tavole ai pazienti,all’inizio del terzo incontro di gruppo e nel nono come verifica di un’eventuale trasformazione-evoluzione dei bisogni dei soggetti, soprattutto in relazione all’aggressività e alla necessità di protezione. A ognuno di loro sono state fornite le fotocopie in bianco e nero delle immagini originali,lasciando uno spazio bianco in basso per consentire di scrivere le storie. In questo modo il test è rimasto individuale come da prescrizione, ma è stato portato avanti contemporaneamente da tutti in gruppo. La prima tavola è quella di presentazione di sé e raffigura un bambino col violino. Qui di seguito sono riportate le storie dei pazienti innanzi alla prima tavola. Paolo M. “Lo studio del violino per un bambino è pesante. Eccolo con gli occhi chiusi per un riposo che non è solo riposo. E’il ritorno ai momenti felici già abbondanti, nella sua pur breve vita”. 51 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Monica B ”L’insoddisfazione del bambino a voler suonare il violino, e non ci riuscirà … troppo tentennamento” Andrea C. ”Fanciullo che guarda un violino e che è incerto se studiarlo o no. Sembra più sfavorevolmente”. Monica M ”Un bambino molto triste che non riesce a suonare e non sa il motivo e ci pensa”. Al terzo incontro oltre allo psicologo si sono riuniti questi quattro pazienti. Come emerge dalla prima tavola, il bambino rappresenta la condizione attuale dei soggetti innanzi a un compito, a una difficoltà. Perciò il violino simbolicamente potrebbe rappresentare la malattia. La pesantezza della situazione è molto marcata, come lo è l’indecisione e la conflittualità rispetto a come affrontare il disturbo. C’è più un atteggiamento di impotenza e rinuncia associato a una bassa autostima. La seconda immagine è quella di una signora alla porta. Ecco le storie riportate dai ragazzi del gruppo: Paolo M. “Due secoli fa. Un romanzo popolare. Aprire la porta tra curiosità e indiscrezione. Non saprò mai quello che lei ha visto … mi spiace”. Monica B.” Il desiderio di incontrare qualcuno di atteso, ma ahimè non c’è nessuno al di là della porta”. Monica M.” Donna che guarda sbalordita una stanza vuota e non capisce il motivo di questo vuoto”. 52 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Andrea C.” Donna che esce da una stanza per entrare in salotto. E’ curiosa “. La plurivalenza dell’immagine si ritrova nell’intenzionalità del gesto della signora, la quale desidera un controllo-dominio invadente oppure si prende cura di ciò che gli è caro o ancora cerca qualcosa che ha perso e le manca. Il bisogno di controllo e dominio emerge ma come mancante. C’è globalmente un vissuto di solitudine e abbandono con la sensazione che ciò che si cerca non ci sia o sia andato perduto. Non vengono però espressi l’angoscia della perdita e nemmeno la sensazione di una perdita di controllo degli impulsi. La terza tavola sottoposta, rappresenta l’uomo alla finestra ed è stata così interpretata: Paolo M.” Il buio dentro a u appartamento vuoto e svuotato. Fuori la luce, il sole e la propensione del protagonista a raccoglierli in toto. C’è sempre la possibilità dell’ottimismo e della riuscita”. Monica B.” La voglia di libertà, il cielo dà sempre sensazione di respiro, l’uomo guarda troppo con desiderio”. Monica M.” Uomo che vuole stare solo a riflettere all’ombra di tutti e pensa alla finestra”. Andrea C.” Persona seduta sul bordo di una finestra e guarda fuori il paesaggio”. Questa immagine mette in evidenza la relazione tra il proprio mondo interno e l’ambiente e dunque il modo in cui viene vissuto tale 53 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 rapporto. L’ambiguità consiste nella polarizzazione di questa relazione, ovvero o il desiderio di un rapporto armonioso di scambio produttivo, o il desiderio di isolamento sino all’autodistruzione. I vissuti sono stati piuttosto diversi e hanno oscillato tra il desiderio di fuga dalle emozioni verso la libertà, la contemplazione riflessiva-passiva, il contrasto tra il vuoto interno e la ricchezza di stimoli dell’ambiente a cui ci si aggrappa e infine la ricerca di sé con una chiusura rispetto all’ambiente. Il bisogno di aggressione autodiretto è stato negato, forse perché troppo angosciante e poco gestibile. La quarta immagine mostra un uomo colla mano stesa a distanza sulla fronte di un’altra persona sdraiata. Le quattro risposte sono state: Paolo M:” Tentare una carezza sulla fronte della figlia che dorme,la paura di svegliarla,il bisogno di esprimere il suo amore”. Monica B.” L’uomo sta cercando di accarezzare la donna, ma non riesce ad amarla”. Monica M.” Uomo che cerca di afferrare il viso della donna per accarezzarlo”. Andrea C.” Psicoanalista che sta ipnotizzando un paziente. Il paziente è già ipnotizzato.” La tavola contiene in sé l’ambivalenza affettiva. Infatti si può leggere sia l’atteggiamento di cura e amore, sia quello dell’attacco aggressivo. 54 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Ciò che è emerso è solo il bisogno di dare e soprattutto ricevere affetto,con una totale negazione degli impulsi aggressivi. Il bisogno che qualcuno si prenda cura di loro è quasi un grido. C’è una regressione a una condizione infantile di dipendenza in cui i soggetti sono indifesi e perciò hanno bisogno di una figura di riferimento che li accompagni nella crescita. La quinta immagine riporta un uomo in piedi col volto coperto dal braccio e dietro di lui, sdraiata su un letto, una donna. Ecco quindi le storie raccontate dai pazienti: Paolo M.” Dopo una lunga malattia: la morte. Il dolore folle di lui subito dopo l’agghiacciante verità. Il pianto “. Monica B. ”L’infelicità della donna dopo un rapporto e la sufficienza dell’uomo”. Monica M. “ Uomo che piange disperato accanto a sua moglie morta. E’ molto disperato”. Andrea C. “Uomo che ha avuto un “incontro” con una prostituta e sta rivestendosi. L’uomo appare affaticato e si deterge la fronte dal sudore”. L’immagine contiene l’aspetto dell’aggressività eterodiretta, il bisogno sessuale, il senso di colpa e infine il dolore della perdita/abbandono. Qui le difese tengono meno e l’angoscia prevale in modo sconvolgente. Tuttavia ancora una volta gli impulsi aggressivi vengono negati e con essi il vissuto di colpa. Anche il bisogno sessuale è stato represso. 55 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 L’aggressività in particolare è un impulso non accettato dalla coscienza dei soggetti, e il grado di distruttività è tanto maggiore quanto più viene represso, così il rischio di esplosioni violente è alto, e i membri del gruppo non ne hanno neppure consapevolezza. Nel corso degli incontri si è cercato dunque di portare alla luce gli impulsi, di dargli un nome, una espressione, una forma comprensibile e pensabile così da aprire la strada per una loro accettazione. Successivamente si accennerà a ogni singolo incontro di gruppo per capir meglio l’evoluzione, tuttavia in questa sede in cui ci si occupa degli strumenti si cercherà piuttosto di visionare la seconda somministrazione del test T.A.T., in modo da rendersi conto se ci possa esser stato quel passaggio verso la verbalizzazione degli impulsi. Il primo test è stato sottoposto il 4 febbraio 2006, mentre il secondo risale al 28 febbraio nel corso del nono incontro. La prima immagine del bimbo con il violino ha riportato le seguenti storie: Paolo M.” Una pausa durante uno studio faticoso, defaticante per ripensare episodi del passato … per provare nostalgia “. Monica B. “Il bambino non ha nessuna voglia di suonare e non lo farà”. Andrea C. ”Il bambino è indeciso e suonare o no il violino”. 56 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Giusy V. “Tom stava seduto al suo banco, concentrato sulla cartella semiaperta. Non aveva molta voglia di stare a scuola quel giorno. E poi i pensieri sulla lite tra i genitori avvenuta quella mattina a colazione lo rendevano triste e pensieroso”. Elisabetta C. “Il bambino in questione si sta addormentando sul violino”. Michela D. “Molto pensieroso, tiene a ciò che fa. Ci riesce perché è molto volenteroso. Non è triste …è impegnato”. La malattia come situazione di difficoltà e crisi resta sempre un ostacolo pesante, anche se i soggetti mostrano un atteggiamento più riflessivo e meno drammatico, in un caso addirittura propenso all’impegno verso una risoluzione del problema. La seconda figura con la signora alla porta di una stanza ha avuto questo effetto nella seconda somministrazone: Paolo M. ”La donna che apre la stanza per controllare pensierosa e severa l’oggetto (il soggetto) della sua attenzione “. Monica B. “La sorpresa della donna nel vedere qualcuno che aspettava da tempo “. Andrea C. “Donna che dalla cucina sta entrando in salotto”. Giusy V. “Signor Tod? C’è qualcuno in visita per lei!!! Mah … Signor Tod, si è addormentato ? “ Elisabetta C. “La signora in questione è entrata in cucina per cercare suo marito”. 57 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Michela D. “Signora che entra in una stanza. E’ un’impicciona“. Il bisogno di controllo viene maggiormente espresso anche con i suoi connotati negativi, ovvero la severità/rigidità e l’invadenza rispetto agli altri. Sottostante perciò è presente una radicata paura di perder appunto il controllo che porta all’atteggiamento ossessivo opposto,come difesa. Un’altra difesa altrimenti è stata l’isolamento/congelamento delle emozioni forse perché quel timore di perder il controllo è ancora più destabilizzante tanto da portare a una chiusura totale. Il gruppo si è un po’ diviso su questo aspetto. La terza immagine dell’uomo alla finestra è stata così rivista: Paolo M. “Il buio dentro. La luce fuori. Il bisogno di evasione verso l’esterno della propria casa, dei propri pensieri,del proprio io “. Monica B. “La speranza è il cielo, e lui ha tanta speranza guardandolo”. Andrea C. “Sta iniziando il suicidio “. Giusy V. “Ecco, pensava, basterebbe fare un salto da qui, perché il dolore cessi per sempre. Farla finita. Ecco la frase giusta. Farla finita”. Elisabetta C. “La persona in questione apre la finestra perché ha bisogno di aria “. Michela D. “Guarda qualcosa sperando in qualcosa di positivo. E’ attento e cerca qualcosa che lo possa soddisfare“. 58 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Indubbiamente l’interpretazione di questa figura ha subito un salto, verso una maggiore consapevolezza dell’aggressività autodiretta. Infatti si parla apertamente di suicidio. Si coglie però anche l’idea di una apertura positiva al mondo e di una propulsione al futuro. La quarta immagine del signore con la mano stesa invece è stata così letta: Paolo M. “L’estrema unzione di un sacerdote verso la protagonista esanime. Un rito”. Monica B. “ L’infelicità dell’ uomo di accarezzare la donna in sofferenza“. Andrea C. “Medico che sta ipnotizzando“. Giusy V. “Ecco io ora la ipnotizzerò, al mio tre lei sarà sotto ipnosi …così faremo emergere il suo materiale subcosciente“. Elisabetta C. “La persona in piedi vuol fare una carezza alla persona sdraiata“. Michela D. “Lui ha il profilo duro. Non si avvicina con buone intenzioni. La sveglia con un pizzico. A lui dà fastidio lei che è la moglie o l’amante“. Non è solo la protezione della cura emotiva che emerge ma in minima parte anche la rabbia verso l’altro. La sofferenza è più chiara e vuole essere vista e affrontata, più che nascosta. Infine la quinta immagine che riporta l’uomo in piedi e la donna sdraiata è stata così interpretata: 59 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Paolo M. “Lei è morta. Lui piange disperato. Per il dolore della morte e il rimorso per non aver detto, non aver fatto prima“. Monica B. “Sembra quasi la sofferenza di un uomo dopo un rapporto non riuscito, ma l’uomo non ha coscienza“. Andrea C. “Si è alzato da letto per prepararsi e andare al lavoro“. Giusy V. “Cosa ho fatto ??? L’ho uccisa … Lei non c’è più. Dio mio. Cosa ho fatto??? “. Elisabetta C. “Le due persone in questione stavano giocando a nascondino“. Michela D. “E’ un omicidio. Lui l’ha ammazzata. Si sente in colpa”. Anche in questa occasione troviamo di più la verbalizzazione dell’aggressività eterodiretta unita al senso di colpa e al rimorso. L’isolamento degli impulsi è presente in due soggetti, entrambi legati alla patologia bipolare. Un’ipotesi è che l’aspetto della perdita depressiva che da’ forte rabbia verso l’elemento che ha abbandonato il soggetto non è per nulla tollerato … l’elaborazione del lutto richiede ancora tempo. Questo confronto del TAT all’inizio e alla fine del ciclo di incontri ha mostrato indicativamente una superiore verbalizzazione degli impulsi aggressivi, limitando la difesa della negazione a favore di una messa in scena quasi teatrale delle pulsioni. Questo atteggiamento ha consentito di parlare e discutere in gruppo dell’aggressività, in un aperto scambio, privo di giudizi o moralismi. 60 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 La comunanza e condivisione di tali vissuti ha reso i pazienti meno isolati e ha consentito di alleviare i sensi di colpa e l’autocritica ferrea. 3.3.3 TEST SULL’AGGRESSIVITA’( IR) Questo test è un questionario a risposta multipla con possibilità di scelta tra sei opzioni in relazione al grado di veridicità o meno dell’affermazione rispetto al soggetto. Uno degli autori G.V. Caprara è lo stesso che ha messo a punto l’FE, analizzato in precedenza. Anche in questo caso è possibile prendere visione delle affermazioni relative alla tematica dell’aggressività. Insieme a C. Barbaranelli, C. Pastorelli e M. Perugini Caparra ha convogliato in un unico test due scale: - la Scala di Irritabilità che si correla con le dimensioni di : assalto, aggressività indiretta o verbale, irritazione, negativismo, ansia manifesta e occulta. - la Scala di Ruminazione correlata all’aggressività come ritorsione rispetto a una provocazione. Come nell’FE vi sono trenta items di cui dieci di controllo da sottrarre alla somma dei punteggi grezzi , convertiti poi in percentili da comparare a un range statistico della norma. Come per il TAT sono state fatte due somministrazioni, una iniziale sempre al secondo incontro di gruppo, e l’altro al nono. E’ 61 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 stato fornito insieme a una matita, un foglio con gli items aventi a fianco le sei possibili risposte. Per l’irritabilità la media è di 38,78 con un range che va da 50,39 a 27,16 in percentili, mentre per la ruminazione la media è 37,79 con un range compreso tra 51,05 e 24,53. La media dell’irritabilità è 59,92 alla prima somministrazione e, mentre alla seconda di 41,48. Il valore più alto nel primo caso è stato 99,6, nel secondo di 81,5. La media della ruminazione nella prima prova è stata 55,95, nella seconda invece è stata 66,3. Il valore maggiore nel primo caso è stato 99,6, nel secondo 95,5. Questi dati risultano di complessa lettura. Si può notare un rientro dell’irritabilità nel range per il gruppo, anche se due soggetti hanno valori ancora elevati. L’aggressività correlata all’attacco e all’ansia è diminuita notevolmente, forse perché il gruppo ha fornito un contenitore per questi impulsi, rendendoli più accettabili e abbassando la soglia di allarme. Inversamente all’irritabilità, la ruminazione si è elevata accentuando l’aspetto della vendetta, della rivendicazione in seguito a torti e provocazioni. Questo inasprimento potrebbe esprimere la rabbia intensa rivolta a persone con cui i soggetti hanno avuto a che fare nel corso della loro vita, soprattutto in famiglia. L’ idea di aver rivestito il ruolo ingiusto di capro espiatorio per il sistema familiare, accomuna tutti i membri del gruppo, consolidando l’unione e i confini del gruppo, ma irrigidendo così lo scambio con l’esterno visto pieno di 62 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 minacce, accuse, stigmatizzazioni e delusioni. Gli ultimi due incontri perciò sono stati dedicati proprio alla difficoltà di affrontare le dimissioni, i reinserimento sociale e in qualche modo anche il lutto di dover abbandonare il gruppo, i membri e lo psicologo-cordinatore. Si può affermare che il TAT e l’IR colla somministrazione iniziale e finale hanno supportato gli incontri mettendo in luce andamenti importanti del gruppo. Tramite questi tests si è riusciti a monitorare con un controllo superiore e più obiettivo gli impulsi e il loro controllo, le difese rispetto alle pulsioni e alle emozioni, i bisogni dei soggetti, i vissuti delle relazioni con l’ambiente e delle pressioni di quest’ ultimo. 3.3.4 TEST DEL DISEGNO DELLA FIGURA UMANA Si è trattato di un semplice esperimento, in quanto questo è uno strumento grafico indirizzato all’infanzia. Il disegno infatti che viene richiesto è quello della figura umana per intero con l’utilizzo anche dei colori. Servirebbe come test proiettivo per individuare l’immagine che il bambino va costruendo di se stesso. Si è supposto che in pazienti psichiatrici adulti si potesse azzardare un utilizzo di questo strumento, in quanto i soggetti presentano forti regressioni, paura e angoscia primordiale. E’ il piano emotivo-affettivo a esser ritornato vulnerabile e fragile a differenza di 63 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 quello razionale che tuttavia non riesce più a contenere impulsi esplosivi e magari conflittuali. L’immagine che i soggetti hanno di loro stessi e della loro identità è distorta, per cui anche il disegno potrebbe cogliere tale deformazione. Verranno riportati i disegni fatti dai pazienti al sesto incontro del 17 febbraio 2006. Il setting non ha consentito l’utilizzo dei colori, seppure essi abbiano una funzione importante soprattutto per la valutazione dell’ assetto emotivo. I disegni di Paolo, Monica, Andrea e Michela tuttavia hanno mostrato caratteristiche rilevanti. Ciò che si è osservato è il viso e gli organi di senso, aventi la funzione comunicativa con il mondo esterno. Inoltre si è guardato anche alla dimensione del disegno, la disposizione sul foglio, le proporzioni, il tratto grafico. Un tratto comune è stato la manifestazione del bisogno di affetto, indicato dalla testa di grandi dimensioni, dalle mani grandi, dalle braccia aperte. Un altro tratto comune è quello dell’insicurezza,dell’ insoddisfazione e carenza di affetto, della scarsa fiducia in sé. Ciò emerge dalle piccole dimensioni del disegno, o di alcune parti del corpo, in particolare la bocca, che rappresenterebbe lo strumento principe del nutrimento non solo fisiologico,ma anche e soprattutto affettivo. Il tratto inoltre non è mai stato continuo, spesso la forza è stata alterna, e ciò indicherebbe il bisogno di rassicurazione, di stima 64 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 esterna per affrontare la vita. Unito all’aspetto precedente emergerebbe una scarsa autostima, con sottovalutazione del sé e delle proprie risorse. Inoltre la presenza spesso di tratti leggeri, indicherebbe la sensibilità e la fragilità dei soggetti, da un lato molto attenti alle emozioni, ma al tempo stesso più vulnerabili. Inoltre ritroviamo il tratto della tenacia, della grinta abbinato a una forte impulsività. Lo si può dedurre dal tratto angoloso e pesante. La curiosità, il desiderio del contatto accrescitivo e conoscitivo con il mondo è essenziale, anche con risorse adattive. Il collo lungo, quasi si sporgesse a cercare qualcosa, la testa grande, le orecchie volte all’ ascolto sarebbero infatti espressioni di tale apertura, indice fondamentale e positivo per il reinserimento sociale dei soggetti. I disegni vengono riportati in appendice, così da rendere possibile la visualizzazione degli elementi sopraccitati. 3.4 LA TECNICA DELLO PSICODRAMMA - IL RUOLO Il ruolo è la forma operativa che un individuo assume quando entra in relazione con un altro essere o con un oggetto. Il ruolo è quindi qualcosa di percepibile, elemento di dialogo costante tra il mondo interno della persona e la realtà. Costituisce altresì un vincolo, un riferimento, un aggancio, che dà forma e struttura alla dinamica 65 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 della spontaneità e della creatività. Senza la traduzione operativa in un ruolo, il fattore s-c (spontaneità - creatività) resterebbe una forza sterile o un ruolo mai nato, chiuso nelle segrete dell'individuo. Si comprende così come la centratura sul ruolo sia un elemento che orienta l'attività psicodrammatica, riconducendo all'analisi di realtà i rischi di interpretazione metapsicologica del comportamento del singolo o dei gruppi. In altre parole, se la dinamica spontaneitàcreatività rivela un processo psicologico fondamentale dal punto di vista dell'individuo, la costruzione del ruolo indica una dinamica relazionale o sociale, introducendo la necessità di una interdipendenza. Infatti il ruolo si struttura in rapporto ad un ruolo complementare (controruolo) dal quale viene influenzato e su quale può incidere. Questo concetto implica necessariamente la nozione di corresponsabilità nel cambiamento sociale ed organizzativo. Tecniche e funzioni d'azione Vengono ora brevemente descritte alcune tecniche psicodrammatiche. Ogni tecnica rende attiva e si riferisce ad una o più funzioni psicologiche o relazionali, per cui i due termini sono strettamente collegati. E' importante la consapevolezza della funzione attivata dalla tecnica e del significato che essa assume per la persona e per il gruppo in un dato momento. 66 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 - LA RAPPRESENTAZIONE SCENICA La rappresentazione, più che una tecnica, costituisce una modalità di approccio ai contenuti emergenti che attraversa tutta l'attività psicodrammatica. Lo psicodrammatista deve assumere una 'forma mentis' che privilegia l'azione rispetto al racconto, che si orienta al far succedere un'esperienza, più che al raccontarla, riservando ad un momento successivo la necessaria riflessione o la sistematizzazione concettuale. Occorre essere pronti a cogliere gli spunti che possano tradursi in rappresentazione. - IL DOPPIO Le prime esperienze che il bambino compie, quando si affaccia alla vita, sono caratterizzate dalla funzione di doppio. La madre cerca di 'dare voce' ai bisogni, ai sentimenti ed alle azioni del bambino. Essa mette in parole, letteralmente e col suo comportamento, il mondo interno del bambino, dando ad esso una forma e un significato che il bambino da solo non sarebbe in grado di fare. Il successo di questa operazione dipende dalla qualità della relazione madre/bambino e dalla capacità empatica della madre. La tecnica del doppio attinge a questa originaria funzione materna. Il doppio è un membro del gruppo che, assumendo la stessa postura del protagonista e mettendosi al suo fianco (oppure ponendosi dietro di lui con un discreto contatto della 67 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 mano sulla spalla), mette in parole i contenuti e le emozioni che ritiene che il protagonista stia provando. La funzione di doppio viene attivata in vari momenti della sessione di psicodramma, quando un membro del gruppo ha l'opportunità di fermarsi e porre attenzione a ciò che gli sta passando dentro. Spesso questo avviene su stimolo del conduttore, che facilita la verbalizzazione con frasi come: "In questo momento sento ch...". LO SPECCHIO Guardando ancora allo sviluppo infantile, notiamo che la madre per prima e, in seguito, tutte le altre persone che entrano in rapporto col bambino, agiscono oltre alla funzione di doppio anche una inevitabile funzione di specchio psicologico e relazionale. Potremmo anche considerare lo sviluppo infantile (e in particolare il percorso educativo) come un gioco nel quale gli adulti alternano in modo più o meno adeguato ed efficace le funzioni di doppio e di specchio. La funzione di specchio viene attivata nello psicodramma ogni qual volta un membro del gruppo ha la possibilità di ottenere un rimando esterno. Ad esempio, un partecipante ad un gruppo dice ad un altro: "Io ti vedo così ...", oppure: "Tu dici di essere una persona insicura, in realtà io ti percepisco in modo diverso ...". La tecnica dello specchio consiste invece nel porre il protagonista fuori della scena che ha costruito, in posizione di osservatore della scena stessa, che viene 68 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 interpretata da un alter ego e da altri membri del gruppo. Il protagonista in tal modo può 'vedersi da fuori'. - L’INVERSIONE DI RUOLO L'inversione di ruolo è la tecnica principale dello psicodramma, quella che esprime con maggiore evidenza sia l'importanza dell'Incontro autentico con l'altro, che l'autoconsapevolezza che deriva dalla possibilità di un decentramento percettivo. Questo concetto è ben espresso in una frase tratta dal diario di bordo di uno dei primi astronauti che misero piede sulla Luna: "Ora capisco perché sono qui: non per vedere la Luna da vicino, ma per voltarmi indietro e guardare la Terra da lontano". L'inversione di ruolo consente questo duplice processo: entrare nei panni dell'altro per conoscere meglio ciò che egli prova, e al tempo stesso cercare di vedere se stessi con gli occhi dell'altro, attuando un percorso contestuale di auto ed eteropercezione. La tecnica dell'inversione di ruolo viene utilizzata spesso nel corso della scena psicodrammatica: il protagonista viene invitato, ad esempio, a prendere il posto degli altri significativi del suo mondo relazionale e a continuare la scena dal loro punto di vista. Anche nei gruppi composti da persone che lavorano o vivono insieme al di fuori degli incontri di formazione o di terapia, l'inversione di ruolo tra due membri del gruppo può essere una tecnica utile per sviluppare la relazione o per elaborare situazioni di coppia problematiche. 69 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 - IL ROLE PLAYING Il role playing è forse la tecnica di derivazione moreniana più utilizzata in ambito formativo, pedagogico e clinico. Viene impiegata come tecnica ausiliaria, indifferentemente da professionisti di fede sistemica, psicoanalitica, gestaltista, cognitivo-comportamentale, psico-sociologica, ed altri ancora. Il role playing utilizzato in un contesto psicodrammatico classico ha significati, funzioni e finalizzazioni diverse da quelle che assume in altri contesti. Il role playing è innanzitutto una fase normale di apprendimento dei ruoli nella vita reale: esso assume pertanto una funzione nell'apprendimento. Ogni ruolo si presenta come fusione di elementi individuali e di elementi collettivi, risulta da due ordini di fattori: i suoi denominatori collettivi e le sue differenziazioni individuali. Può riuscire utile distinguere: l'assunzione del ruolo (role taking), vale a dire il fatto di accettare un ruolo definito, completamente strutturato, che non consenta al soggetto di prendersi la minima libertà nei confronti del testo; il gioco del ruolo (role playing), che ammette un certo grado di libertà; e la creazione del ruolo (role creating), che lascia ampio margine alla iniziativa del soggetto, come si verifica nel caso dell'attore spontaneo. (Moreno, 1980). Moreno rivendica la paternità del role playing in quanto tecnica formativa, sottolineandone la derivazione dal linguaggio del teatro. 70 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Giocare un ruolo può essere considerato un metodo per imparare a sostenere dei ruoli con maggiore adeguatezza. Il gioco di ruolo si connota pertanto come uno spazio di apprendimento, dove il ruolo giocato si contrappone al ruolo cristallizzato. In tal senso il role playing è il campo dello sviluppo della spontaneità e dell'incontro della soggettività con il dato o il mandato socio-culturale del ruolo. Si è creata spesso confusione fra i termini di role playing e psicodramma, perché entrambe queste esperienze sono accomunate dalla presenza di una certa rappresentazione o azione scenica. La differenza principale riguarda il livello di implicazione profonda dei partecipanti. La catarsi, il vissuto affettivo intenso appartengono alla psicoterapia e non alla formazione e all'educazione. D'altro lato succede che il gioco di ruolo produca risonanze affettive anche profonde. Per questo si raccomanda una formazione personale e clinica oltre che tecnica per i formatori. Nel gioco di ruolo sono proposte delle situazioni sociali e professionali tipiche, con un fine di formazione o di presa di coscienza dei problemi, mentre nello psicodramma il soggetto mette in scena delle situazioni reali storiche o traumatiche della sua vita. Nello psicodramma vi è un protagonista che mette in scena il proprio mondo interiore, con l'aiuto degli io ausiliari. Gli io ausiliari vengono scelti dal protagonista; essi possono avere vantaggi terapeutici secondari nell'agire il ruolo di io ausiliari, ma non scelgono loro il tipo di ruolo da agire. Nel role playing invece non vi è protagonista, ma solo una occasione di "messa in azione", un tema iniziale che dovrà tradursi in azione scenica. Vi può eventualmente essere una focalizzazione su uno o più ruoli, sui quali verte l'attenzione (es. ruolo di insegnante o di 71 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 genitore); tutti i ruoli in gioco, comunque, vengono presi in considerazione. Nel gioco di ruolo i membri del gruppo hanno la possibilità di scegliere il ruolo che desiderano agire. Da questo punto di vista nel role playing vi sono molti protagonisti che, impersonando un certo ruolo, interpretano una parte di sé stessi (desiderata o temuta) oppure una parte dell'altro (conosciuta o sconosciuta). L'azione e l'analisi del vissuto favoriranno importanti insight in ogni partecipante. Parallelamente a questo insight individuale, si produce anche un insight di gruppo, successivo al confronto dei diversi vissuti, che porta alla riformulazione del problema da cui ha preso le mosse il gioco di ruolo. Il role playing trova la sua collocazione in vari momenti del processo formativo, proprio per la sua duplice possibilità di coinvolgere il gruppo attorno ad un tema centrale e di permettere al tempo stesso un apprendimento emotivo individualizzato per ogni partecipante. ed una situazione specifica. 72 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 4 IL GRUPPO BARUZZIANA E LO PSICODRAMMA La tecnica dello psicodramma è stata utilizzata per tre volte al settimo,ottavo e decimo incontro. Questo gioco di ruoli ha riscosso entusiasmo e spirito ludico, ma anche timore di esibirsi e di far riemergere emozioni significative e destabilizzanti. Al settimo incontro di gruppo è stato messo in scena il litigio di Andrea C. colla ex-moglie, quando ancora erano sposati, in relazione a un viaggio natalizio a Praga di 11 anni prima. Alla moglie Rita venne la febbre a 39. Andrea ottenne il passaporto per il figlio,visto che voleva comunque partire. Rita lo offese, poiché non tenne in considerazione la sua situazione di malattia. Lui andò all’aeroporto, ma poi, preso dai sensi di colpa, tornò indietro con le valigie. Andrea ha interpretato se stesso, scegliendo Paolo nei panni di Rita. In un secondo momento c’è stato lo scambio di ruolo, in cui Andrea ha rappresentato Rita. Lo psicologo e Michela hanno svolto l’attività del doppiaggio, in modo da dare parola alle emozioni taciute o ancora inconsapevoli. Lo psicologo ha chiesto ad A. come si è sentito nei panni di se stesso e poi in quelli di Rita. Come se stesso ha avvertito debolezza, incapacità a imporsi. Si è autoconvinto delle ragioni di lei ed è stato accondiscendente. Invece, nei panni di lei, è uscito dal ruolo, poiché la distanza tra i due era troppo marcata. 73 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Anche Paolo ha risposto alla stessa domanda, dicendo che ha percepito il tutto come un gioco, una finzione, in cui recitava in modo disinibito, senza esser toccato nella coscienza. Perciò ha rappresentato i due ruoli alla stessa maniera, senza caratterizzarli, o dar loro un’anima. Agli altri membri è stato chiesto cosa altro hanno notato da osservatori della scena. Lo psicologo ha rilevato difficoltà e inibizioni generali, imbarazzo e confusione. Michela ha colto un gesto di amore profondo di Andrea nel rinunciare al viaggio a cui teneva tanto, per la moglie. Paolo ha osservato acutamente come quel viaggio fosse la metafora di una storia lunga e complessa. Ciò che emerge, anche dai finali diversi, è la catarsi, la liberazione rispetto alla rabbia e alle incomprensioni accolti da un’altra Rita più amorevole e comprensiva. In scena A. ha condiviso emozioni mai dette o fraintese. Ciò ha restituito un senso a quella relazione conclusa, eppure rimasta in sospeso. All’ ottavo incontro è stato Paolo il protagonista della sua stessa storia in cui si è messo in scena una discussione con l’amico Raimondo. Questo dialogo era incentrato sulle dimissioni e sulle condizioni di salute di Paolo. Raimondo sosteneva la mancanza di volontà e impegno di Paolo a reagire, e a trovare un lavoro. Monica B. ha interpretato Raimondo. In un primo momento P. fa se stesso e M. fa 74 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Raimondo. Questo dialogo è stato più uno scontro in cui R. attacca P. il quale si difende svalutando chi non capisce il disturbo psicologico. La soluzione è stato l’intervento di doppiaggio dello psicologo che ha scelto i panni di Raimondo per trasmettere a Paolo quella comprensione e quell’ascolto che mancano tanto a Paolo. R. vorrebbe provare a capire, lasciando da parte pregiudizi e luoghi comuni, ma cercando di mostrare a Paolo che anche lui dovrebbe abbandonare la falsa convinzione che solo i terapeuti e i pazienti possano capire la malattia. Si è così aperto lo spiraglio per una riconciliazione e un ritrovamento umano al di là della malattia o della salute. Nell’inversione di ruoli Monica nei panni di Paolo ha mostrato più grinta e aggressività nel sostenere l’importanza delle cure per stare meglio e cambiare. P. avrebbe definito la depressione come il tumore dell’ anima che richiede anni per esser cancellato. Raimondo ha messo in luce il fatto che P. in mezzo alla gente è reattivo ma lui ha ribattuto citando la recita che sostiene quotidianamente per mostrare ciò che gli altri vogliono vedere. Raimondo ha rilanciato il discorso della comodità del ruolo del malato per ricevere attenzioni senza il peso delle responsabilità. P. non è felice di star male, non va fiero di esser un peso, anche se è convinto di non esserlo per la madre, poiché lui rappresenterebbe la ragione della sua vita. R. ha posto il problema di come P. affronterà la vita quando la madre sarebbe venuta meno. Paolo non ha mostrato preoccupazione al riguardo,pensando solo al presente e all’ unico vero appoggio che ha,cioè la madre. Gli amici invece non sono stati di aiuto. Raimondo ha invitato allora P. a esser reattivo, criticando la madre per il fatto di viziare il figlio. Sul finale lo 75 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 psicologo ha reso Paolo in grado di pronunciare il proposito di riaffrontare il lavoro come una sfida con se stesso e provare di vincere le paure più profonde, avendo a disposizione strumenti importanti. Paolo ,dopo il role-playing, ha fatto i complimenti a Monica per la sua “cattiveria”. Michela ha fatto invece notare a Paolo la sua energia, fortemente presente nonostante la malattia. Lo psicologo ha quindi indicato l’evitamento del lavoro come circolo vizioso ha aumenta la paura di affrontarlo. Perciò è indispensabile esporsi gradualmente. Alla classica domanda su come si è sentito nei panni di …., Paolo ha risposto che ha preferito il ruolo dell’ aggressore e lo stesso è valso per Monica, che ha spiegato al gruppo come è difficile e doloroso sentirsi criticati da tutti per la malattia. E’ emersa la sofferenza e la rabbia per la stigmatizzazione, soprattutto da parte di coloro che si considerano amici. Andrea ha colto bene l’ aggressività di Monica. Lo psicologo allora ha fatto notare come in scena, in gruppo ha potuto finalmente verbalizzare la rabbia repressa e manifestata solo tramite l’alcol in maniera eccessiva e violenta. L’aspetto liberatorio è stato importante. Monica è riuscita, forse per la prima volta, a dire in toni moderati ciò che pensava e sentiva. Lo psicologo ha fatto inoltre notare la difficoltà a esporsi anche nel gruppo stesso. Ciò infatti richiede forza e coraggio. Durante il decimo e ultimo incontro, è stata utilizzata la tecnica dello psicodramma per rappresentare uno scontro lavorativo di 76 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Monica con il titolare dell’azienda il quale ha truffato tutti, facendo fallire la ditta. Lo scontro era stato diretto da parte di Monica che sapeva di esser nel giusto. Forse avrebbe voluto esser ancora più incisiva e determinata, ma temeva il grado superiore dell’ uomo e il suo potere. E’ riuscita a mantenere il controllo e la calma. Questa discussione ha tra l’altro avuto luogo nello stesso periodo dello svolgimento del ciclo di incontri di gruppo. Nel gioco di ruoli Monica ha riproposto questo scontro con Piero in modo efficace. La grinta supportata da sicurezza nelle proprie capacità ha accompagnato Monica. Piero è stato interpretato dapprima da Giusi e poi da Monica. Andrea fa un doppiaggio di Monica in cui chiede dove Piero pensa di recuperare quel denaro, e fa anche un doppiaggio di Piero, in cui cerca giustificazioni al suo comportamento per salvare la faccia, dicendo che ci sono stati disguidi e che lui ha agito nel bene della società. Monica non è riuscita a stare nei panni di Piero, perché è un impostore. Il problema dell’identificazione è emerso anche in precedenza, come se i soggetti fossero ancorati troppo ai propri schemi di riferimento, così da non riuscire a vedere davvero l’ altro, o provare a capirne le ragioni. Monica teme molto l’ espressione dell’aggressività, incarnata da Piero, tuttavia senza accorgersene da’ uno spessore a quell’aspetto. Lei rifiuta Piero ma l’aggressività li accomuna per cui lei la manifesta, come parte però del cattivo, ovvero Piero. 77 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 E’ emerso un processo di difesa con scissione e proiezione. Giuse ritiene di esser stata incisiva nel ruolo di Piero. Lo psicologo coglie anche la liberazione di una certe dose di rabbia, anche se Giusi non ne è affatto consapevole, e ciò si situa bene nel suo disturbo psicosomatico. Andrea nei panni di Piero ha avvertito la situazione di emergenza e di conseguenza la necessità di sopravvivere tramite una strategia logica. In tutti e tre i giochi di psicodramma sono venuti a galla l’aggressività, il bisogno di autoaffermazione, di rivalsa, di amore e riconoscimento, indispensabili per l’autostima. Questa tecnica è stata importante per verbalizzare emozioni e pulsioni con spontaneità e creatività e al tempo stesso controllo razionale per consentire il rispetto di regole e schemi personali, sociali e relazionali. 78 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 SUMMIT DEI DIECI INCONTRI DI GRUPPO (In appendice sono riportati i genogrammi dei pazienti, ovvero la rappresentazione grafica del loro personale sistema familiare, in modo da avere una visione soggettiva e al tempo stesso sintetica del loro mondo affettivo-relazionale). 1- INCONTRO DI MARTEDI’ 31 GENNAIO 2006-05-11 La seduta, come tutte le successive, ha avuto luogo in una tranquilla aula destinata alle conferenze. Il setting è rimasto stabile per dare un riferimento stabile, perciò anche l’orario è stato fissato sempre per le 15,00. Al primo appuntamento, nel gruppo nascente si sono presentati otto pazienti: - Michela D.: neuropsichiatria in pensione di 66 anni, ricoverata per ansia e depressione maggiore, unite a gravi disturbi organici, quali cisti vaginali, occlusione dell’uretra, schiacciamento di vertebre lombo-sacrali che le provocano dolori molto intensi, ritenzione di liquidi. Di origine romana ora abita sola a Reggio Emilia, avendo interrotto i rapporti con la famiglia, in seguito alla malattia insorta immediatamente dopo il pensionamento, con tentativo anche di suicidio. Il lavoro era la linfa, l’energia della sua vita, anche perché le occupava attivamente tutto il tempo, anche con grosse soddisfazioni. Era competente e impegnata con estrema passione. Inoltre era stata 79 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 volontaria infermiera da ragazza sulle ambulanze occupandosi di primo soccorso. In nome della carriera ha sacrificato la famiglia, ha rifiutato di sposarsi, anche se ora fatica un po’ ad andare avanti. L’esordio della malattia risale alla seconda metà degli anni ’90 in seguito appunto al pensionamento. - Andrea C.: medico-primario in pensione di 67 anni, ricoverato per disturbo bipolare, da alcuni anni sofferente solo di depressione maggiore ricorrente, con abuso di alcool come automedicazione. Da sempre vive a Bologna. Si è diviso ufficialmente dalla moglie a marzo, anche se da diversi erano già separati, rimanendo in rapporti sereni e amicali. Ha inoltre un figlio, giovane universitario, col quale è in buoni rapporti, anche se la comunicazione tra loro è limitata. Andrea vive ora con la madre che è in buona salute. La noia e il non far nulla lo hanno reso estremamente ansioso. Anche lui ha reagito al pensionamento con angoscia di perdita ed è lì, nel 1998, che è iniziata la manifestazione psicopatologica. - Monica B.: impiegata di 39 anni occupata in una piccola azienda, è stata ricoverata in maniera quasi coatta per insonnia persistente. Presenta un disturbo borderline di personalità, il quale rende sensibile alle perdite, agli abbandoni, con grande instabilità rispetto all’immagine di sé, degli altri e delle emozioni. Si passa da stati di depressione medicati con l’alcol, l’abuso di 80 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 cocaina, a stati di rabbia come aggressività autodiretta e rari scoppi di ira eterodiretta. La situazione precipitante è stata la perdita involontaria del feto, dopo il rifiuto del padre di riconoscere il figlio. L’ uomo infatti è sposato con due figli, e pur essendo andato a convivere con Monica non ha scelto di portare avanti sino in fondo il rapporto. Massimo è anche il datore di lavoro di Monica che ha deciso di lasciarlo, anche se risulta complessa la convivenza sul lavoro. Ora vive da sola, troncando ogni relazione con i familiari, in particolare con la madre molto giudicante, critica e svalutativa rispetto a Monica. Avverte in modo marcato il vuoto, la solitudine, soprattutto perché sente la pressione di dover costruirsi una sua famiglia e di avere un figlio, anche se il timore di non riuscire a crescerlo e di non curarlo se avesse una ricaduta depressiva. - Paolo M. : in passato ha lavorato nel mondo dei locali notturni, ora è volontario al Cassero di Bologna per dare sostegno agli omosessuali in difficoltà e di tanto in tanto scrive prefazioni a libri, ha un forte impegno politico. Paolo ha 41 anni, è stato ricoverato per depressione ansiosa, anche se il disturbo è inserito in un più vasto quadro bipolare che è esordito dieci anni prima. L’umore cambia anche nell’arco di una stessa giornata. La struttura di personalità è un po’rigida, di tipo ossessivo. Vive da solo con la madre pensionata, che ha 81 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 iniziato ad avere episodi depressivi dopo la morte del marito. Tra Paolo e la mamma si è creato un legame simbiotico che in parte impedisce Paolo di svincolarsi da lei e quindi dalla malattia. Inoltre, per via della sua tendenza omosessuale è stato isolato, deriso, e poco accettato e ciò ha ferito il suo narcisismo molto accentuato. Michela, Andrea, Monica e Paolo hanno rappresentato il nucleo costante del gruppo, mentre gli altri hanno fatto una comparsa o due, massimo tre incontri. Per questo motivo accennerò più brevemente a loro. Si voleva anche segnalare la presenza della prescrizione psicofarmacologica per ciascun soggetto, variabile per qualità e quantità in relazione al tipo di disturbo. Ecco quindi gli altri membri del gruppo al primo incontro: - Andrea M.: fornaio di 39 anni, ricoverato per un lieve disturbo alcolico. E’ curioso di vedere un incontro di gruppo anche se sa che verrà dimesso dopo pochi giorni,viste le sue buone condizioni. - Rosa C.: casalinga di 35 anni, ricoverata per disturbo di personalità borderline che in quel momento le procurava ansia e insonnia. In precedenza ha avuto manifestazioni bulimiche, abuso di alcol e tentativi di suicidio. E’ sposata e madre di tre bambini. Ultimamente 82 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 insoddisfatta del matrimonio, di non essere considerata dal marito, lo ha tradito, ma lui l’ha perdonata. Ha tagliato ogni legame con la famiglia di origine e ne soffre, per cui manifesta un enorme senso di vuoto e insieme di rabbia, che tuttavia tenta di negare. E’ piuttosto impulsiva e volubile. - Monica M.: operaia di 31 anni, ricoverata per un disturbo istrionico di personalità che le ha creato una condizione di grande ansia e depressione. E’ stata lasciata all’ improvviso dal compagno dopo nove anni. Si sente anche arrabbiata, oltre che delusa e abbandonata. Vive da sola. - Roberta M.: titolare di un’ impresa di pulizie, di 57 anni , ricoverata per depressione con inizio di abuso di alcol come automedicazione. Questo malessere è insorto in seguito a due gravi lutti, ovvero quello di una cara amica, e quello del nipote di 39 anni. E’ sposata e ha un figlio. La famiglia è unita ma lei è stanca da funger da cuscinetto tra il marito e il figlio. Prima del ricovero ha avuto solo un altro episodio depressivo-ansioso 11 anni prima. - Anco Marzio Z.: conducente di treni di 50 anni, ricoverato per depressione ansiosa unita all’abuso di alcol. Il disturbo è insorto sei mesi prima, in seguito alla morte di un suo collega e amico che ha perso la vita in un incidente ferroviario. Ha iniziato a soffrire di insonnia e 83 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 ad avere un senso di persecuzione costante. Ora ha una relazione molto intensa e importante con una donna che lo sostiene. - Giordano G.: facchino di 43 anni, ricoverato per depressione e soprattutto ansia invalidante con attacchi di panico. E’ il terzo episodio depressivo ed è preoccupato di non guarire. Ciò che più lo attanaglia è l’insonnia con ideazione suicidarla e un grande senso di vuoto. L’inutilità e il senso di colpa sono accentuati. Il cambio dei turni di lavoro ha fatto precipitare una situazione delicata latente, in quanto ancora è presente il lutto della madre di 15 anni prima, e del feto 12 anni prima, senza esser poi più riuscito ad avere figli. Convive con una compagna con cui ha un rapporto sereno. In questo primo incontro, esprimo il senso e la funzione del gruppo, come uno spazio mentale da condividere esperienze, emozioni, sensazioni diverse. Il gruppo dovrebbe piano piano diventare un riferimento che accoglie. Chiedo loro di presentarsi spontaneamente dicendo chi si è, il motivo del ricovero e le aspettative sul gruppo. Inizia Andrea, poi Rosa, Monica M., Roberta, Marzio, Giordano e Michela. Sulle aspettative c’è l’idea comune di una ripresa di energie, di riavviare la vita e guardare con maggiore positività al futuro. 84 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Per quanto attiene alla sistemazione dei posti, ho notato che Michela e Andrea si sono seduti a fianco a me, come a ricoprire una posizione più autorevole, da vice leader o consigliere. Paolo invece si è posto di fronte a me, nella sedia diametralmente opposta. Cerca un controllo anche sul campo visivo, in quanto è l’ unico un po’ diffidente rispetto all’utilità del gruppo. Gli stili relazionali osservati sono stati: 1- difesa e chiusura di Paolo con resistenza per timore di assorbire la sofferenza altrui come una spugna. Resta in ascolto e osservazione. E’ lo stile dell’evitamento. Paolo è in disparte perché vuol sapere chi ha di fronte e valutare se è all’ altezza o meno o superiore agli altri. Il suo tratto fortemente narcisistico ed esibizionistico deve emergere solo se ha la certezza soggettiva della sua superiorità. Gli altri sono in qualche modo funzionali al suo Ego. Ciò però mostra una insicurezza di fondo e una scarsa autostima. 2- Manifestazione aperta di sofferenza, con pianto di Rosa che ricerca il ruolo di vittima ed eroina, estremizzando ogni emozione. Anche la rabbia è molto forte. Il suo stile è più quello seduttivo, per aver l’approvazione di tutti e creare legami di dipendenza. Il borderline cerca alleanze buone per cercare un cattivo da punire. 85 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 3- Evasività e successivamente sottomissione compiaciuta di Monica M. che rigetta a tutti il suo dolore per la morte del padre dovuta alla dipendenza da alcol. E’ l’unico modo per ricevere attenzione ed esser al centro della scena. L’istrionico è molto teatrale e drammatizza tutto per ricevere l’ affetto. 4- Accogliente, disinvolto, anche se un po’ aggressivo e direttivo lo stile di Roberta, che ricerca un aiuto. 5- Compiaciuto è lo stile di Andrea, velato da un filo di ironia. Non ha mai avuto un supporto psicologico per cui confida un po’ in un miracolo, visto che i farmaci danno risultati deludenti. 6- Lo stile di Michela è aggressivo-invadente. Vorrebbe occupare tutti gli spazi, non rispettando i turni. Ha un enorme bisogno di attenzioni e cure, dato che si sente estremamente sola. Ha molta grinta ed entusiasmo, linfa indispensabile al gruppo, ma il suo stile comunicativo crea un po’ di disorganizzazione e malcontento. 7- E’ uno stile un po’ schivo che si espone solo per necessità, anche se poi è disposto allo scambio. 8- Lo stile di Giordano è anch’esso evitante, anche perché non ama esibirsi. Sul finale tuttavia si apre 86 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 allo sfogo, perché crede in uno scambio costruttivo in gruppo. Come si può notare la diffidenza, lo scetticismo e il timore di esporsi ed esser giudicati sono presenti, per cui ognuno cerca la strategia che gli è più congeniale per aver l’approvazione di tutti. La struttura è più leadercentrica con comunicazioni prevalenti da e verso lo psicologo. Si avverte però anche l’utilità profonda dello scambio, dell’ ascolto che a loro mancano molto. 2- INCONTRO DI VENERDI’ 4 FEBBRAIO 2006 Mancano Giordano e Rosa che sono stati dimessi e Marzio che si è dimenticato. Due nuovi ingressi invece sono Monica B. e Renata S. Renata è un’impiegata di 62 anni, ricoverata per depressione con forti aspetti di ansia e crisi di pianto. La situazione è precipitata con l’uso di cortisone per curare l’ernia al disco. E’ sposata, senza figli e questo è il secondo episodio. E’ estremamente demoralizzata, sfiduciata e demotivata rispetto al futuro. In questo secondo incontro somministro il test IR sull’aggressività e poi rilancio il tema del VUOTO, di cosa 87 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 esso significhi per loro, di quale sia il vissuto, la sensazione, esprimendolo anche con metafore. Per Roberta è l’ incapacità ad avere rapporti umani, anche legato alle nuove tecnologie che isolano. Lo definisce “il grigio”. Per Andrea invece è la pesantezza, la costrizione, la chiusura che porta all’esplosione. Il vuoto per lui è un “troppo pieno”. Per Monica M. il vuoto è la solitudine, l’incomprensione coi familiari. Per l’altra Monica è la rabbia che non riesce a esternare. Per Renata è la totale chiusura in se stessa. Per Paolo il vuoto corrisponde ai momenti di maggiore sofferenza, in cui la volontà viene a mancare. E’ una reale impossibilità di fare, anche la mente si svuota, non è più produttiva, per cui ciò desta ansia. E’ un blocco, una sorta di castrazione, perciò prova rabbia verso di sé. Ha quindi la mania dell’ordine e della perfezione. Il disordine fa paura, perché è soprattutto un disordine interiore. Tutti condividono la disorganizzazione di cui parla Paolo e la perdita di controllo sulla propria vita, con manifestazioni estreme anche nel semplice rapporto col cibo e col corpo. 88 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Per Michela il vuoto è il rifiuto da parte della sua famiglia di origine. Di nuovo Paolo mette in evidenza l’apetto dell’impotenza e dell’ inadeguatezza. Restituisco il loro materiale,con più chiarezza e organizzazione: il vuoto si esprime anche attraverso il rapporto con il cibo. Il cibo nutre e da’ piacere, ma quando si sta male questo rapporto cambia, per cui emerge l’anossia (non come patologia in senso stretto) come indifferenza e mancanza di piacere fino al rifiuto della vita stessa, oppure la bulimia, come compulsione a divorare il cibo, per riempire quel vuoto, ma senza assaporare i gusti. Il cibo è quindi una compensazione di quel piacere che la vita non da’ o al contrario rappresenta quella vita stessa che delude. Il cibo può essere un sostituto, un riempitivo del vuoto. Il gruppo accoglie questa osservazione. Qui si conclude il secondo incontro del gruppo, che inizia ad amalgamarsi e ad avere meno resistenze. Emerge la condivisione con assimilazione e accoglimento, pur restando presente l’aspetto delle individualità e della differenziazione. Michela ha invaso il gruppo, senza neanche esserne consapevole. Ho cercato di darle dei fermi, anche se il ruolo di leader è sentito suo. Il gruppo mal tollera questa sua presa di potere, insieme al suo stile teatrale anche con argomenti fuori tema. Paolo invece è riuscito ad abbandonare un attimo 89 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 il narcisismo e la diffidenza, a favore del senso del gruppo, che può arginare il suo ego, frustrare il desiderio di protagonismo e facilitare lo scambio tra mondo interno ed esterno. Roberta, come antileader, tiene testa a Michela e la invita a rispondere in modo circostanziato, anche se il suo tono è un po’ insofferente e aggressivo. Renata è piuttosto evitante e intimidita e alla fine dell’incontro mi esprime la sua angoscia innanzi alle difficoltà altrui. Monica B. esprime la sua necessità di esser capita, compresa e ascoltata, e il gruppo pare accogliere questa aspettativa. Verbalizza anche quell’aggressività che dice di non esser mai riuscita a esprimere in maniera adeguata, se non sotto l’effetto dell’ alcol, il quale però la rende piuttosto violenta e irascibile. Monica M. mostra un non verbale sospettoso, quasi freddo, in contraddizione con gli interventi in gruppo. Sembra quasi in lotta tra fiducia e fiducia. Infine Andrea è presente, sintetico ma efficace. Esprime il suo punto di vista e ascolta attentamente quello altrui, evitando giudizi. La disposizione dei posti in cerchio è cambiata. Renata e Monica, essendo nuove, cercano un rifugio, un riferimento conosciuto, perciò si siedono accanto a me, una a destra, e una a destra. 90 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Paolo non ha più scelto la posizione frontale, di controllo, perché è più a suo agio, mentre è Monica M., forse in conflitto tra fiducia e sfiducia a voler la situazione più sotto controllo. 3- INCONTRO DI MARTEDI’ 7 FEB 2006 Al terzo incontro sono presenti quattro pazienti e il gruppo inizia ad essere più compatto, anche perché essendo limitato il numero dei soggetti, che già si conoscono un po’ di più, è possibile avere più vicinanza, oltre che fisica, cioè prossemica (il cerchio è più stretto), anche emotiva. Renata quindi ha rinunciato al gruppo, visto che le esperienze negative degli altri la angosciano. Giordano e Roberta sono stati dimessi, mentre Michela aveva un’urgente visita medica a cui non ha potuto rinunciare. Sono quindi presenti in cerchio, partendo accanto a me da destra: Andrea, Monica M., Monica B. e infine Paolo, che quindi è seduto alla mia sinistra. Sottopongo il test tematico con le figure, di cui ho ampliamente parlato nel paragrafo dedicato ai tests e a loro risultati. Alla fine, propongo un foglio bianco che mostro loro, invitandoli a immaginarsi delle persone e di descrivere cosa stanno facendo. 91 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Andrea vi vede due pugili su un ring, mentre combattono. L’atmosfera è di violenza e il finale resta in sospeso. Monica M. si immagina la mamma che, disperata per Monica, piange. Alla fine finisce bene, visto che Monica sta bene. Monica B. trova una folla impazzita in piazza, carica di un grosso senso di inquietudine. Le sembra la folla che incontra quando esce per andare al lavoro. Paolo ci vede il catalogo di una agenzia di viaggi con una nave da crociera indirizzata verso luoghi caldi. Si tratta di un’immagine primordiale, non realistica, quasi un sogno. Cerco di dar un significato più consapevole a quelle immagini. Il ring di Andrea probabilmente è una proiezione sul foglio di una sua lotta interna non ancora risolta. La folla di Monica pare invece riflettere il suo caos interno che provoca appunto inquietudine. Paolo anziché folla fraintende con il termine foglia, per cui vedendo l’immagine della foglia che cade, coglie la solitudine. Monica comunque conferma tale aspetto da lei avvertito in mezzo alla folla. Colgo poi l’aspetto di distanza che Paolo pone rispetto a quella nave, raffigurata tra l’altro su un opuscolo e non percepita come reale. Paolo ci dice che il viaggio è un motivo di contrasto perché porta con sé da un lato la curiosità, il desiderio di sperimentare il diverso, il lontano, dall’altro l’enorme paura del distacco da casa. Metto in luce la comunanza del viaggio in Andrea e Paolo, il quale subito aggiunge le differenze. La paura che essi hanno del 92 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 viaggio, ha ragioni diverse, poiché Andrea teme una ricaduta depressiva, senza aver cure e sostegni sufficienti, mentre Paolo teme l’organizzione maniacale, infinita ed estenuante. Monica B. dice di condividere le paure di Andrea, perché l’ansia di star male la blocca rispetto a un viaggio. Le chiedo allora come si sente e lei ci risponde di avvertire una profonda tristezza. Il tema che lancio è quello dei bisogni e dei piaceri fondamentali per loro, per poter capire meglio anche certe reazioni e comportamenti disfunzionali e inadeguati, forse in relazione a quei bisogni non soddisfati, anzi altamente frustrati . Monica B. subito dice che il suo bisogno più forte è quello di avere una famiglia sua, anche se mostra una consapevolezza importante, e cioè che se lei non riesce a vivere bene con se stessa, non riesce a star bene in una famiglia. Le faccio notare che comunque i momenti di sofferenza possono diventare punti di forza e di crescita. Paolo condivide, aggiungendo che dalla confusione, come quella della folla, può nascere qualcosa di buono. La certezza di no farcela è peggiore. Vuole poi sapere da Monica cosa intende per famiglia. Per lei è armonia con marito e figli, basata su valori. Preciso che concretamente la famiglia si è trasformata, per bisognerebbe essere più flessibili nel valutarla, altrimenti se lo schema di famiglia è 93 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 esclusivo ed estremamente perfetto e idealizzato, si rischia di restare delusi e soffrire. Monica spiega che è la sua famiglia di origine ad averle inculcato il modello di famiglia classica. Ora vive sola con il suo gatto, ma ancora deve vincere quel conflitto. Paolo vede in lei l’idea che la famiglia sia un rifugio dal mondo esterno. Osservo che Monica è stata soffocata e influenzata dal suo sistema familiare, piuttosto rigido, e lei avverte quasi l’obbligo di costruir la famiglia allo scopo di esser accettata di nuovo,visto che la madre soprattutto non ha capito la sua malattia, considerandola fragile. Il tema si sposta sul timore di Monica M. rispetto alle dimissioni imminenti, paura che tutti condividono. Dico che è normale questo timore di uscire e reinserirsi, poiché la casa di cura rappresenta un rifugio, una famiglia. Il momento è difficile, perché rappresenta un passaggio, un po’ simile a quello di un bambino che inizia ad andare a scuola, ad affacciarsi al mondo e a staccarsi dalla famiglia per provare a camminare un po’ da solo. La paura dell’ impatto con l’ esterno è forte, ma il reinserimento dovrebbe esser graduale, ciascuno con i propri tempi, senza aspettative eccessive, come i ragazzi del gruppo sembrano avere. Andrea parla della sua paura ad alzarsi la mattina con fatica senza avere nulla da fare, poiché la noia e il senso di inutilità risultano 94 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 forti. A questo proposito gli accenno a diverse opportunità nell’ambito del volontariato, che potrebbe offrirgli più motivazioni. Anche Paolo parla con entusiasmo del suo volontariato come input per la malattia. Restituisco il tutto dicendo che il volontariato rafforza l’autostima e la sicurezza in se stessi. Sempre più ci si accorge di esser utili e capaci di svolgere attività importanti, liberi anche da un discorso utilitaristico di guadagno. Ho colto un migliore equilibrio nel gruppo dovuto al rispetto dei turni e delle regole. Il piccolo gruppo è dunque più affiatato e coeso, per cui lo scambio è intenso, dinamico, e non solo tra pazienti e psicologo, ma anche tra i membri stessi. La chiarificazione emerge bene e il gruppo prende più coscienza del discorso depressivo e di un’alternativa ad essa con uno spiraglio di speranza. 4- INCONTRO DI VEN 10 FEB 2006 Al quarto incontro chiedo ai membri del gruppo di presentarsi in modo succinto alla nuova arrivata, e cioè Giuseppina V., detta Giusi, impiegata al check-in dell’aeroporto, di 35 anni, ricoverata per una accentuata somatizzazione di ansia agli occhi, che vive con il marito e la figlia piccola. Aveva avuto già un episodio depressivo a 22 anni con ideazione ossessiva. I presenti sono Monica B., Andra, Giusi e Michela ed io. 95 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Giusi tende a colludere con Michele, dandole attenzione e richiedendole informazioni tecniche, da medico, funzionali a dare una spiegazione puramente organica del suo disturbo, così da non guardare all’angoscia in modo diretto. Quando Giusi parla di sé, drammatizza il problema. Il disturbo agli occhi le ha impedito di vedere lo schermo dei tabelloni al lavoro. E’ ossessionata in modo ipocondriaco dai medici che devono ogni volta rassicurarla, senza però riuscirci mai. Porto poi in maniera rapida e chiara la restituzione dei test sull’aggressività e sulle tavole di appercezione tematica. Sono emersi contrasti tra luce e buio, speranza e disperazione, autonomia e dipendenza. L’importante è continuare a rafforzare il senso di sicurezza, capacità e utilità. Una risorsa indispensabile è lo scambio all’interno di relazioni sane e costruttive, come quelle all’interno del nostro gruppo. Al contrario una relazione basata sull’ aggressività o sull’evitamento è dannosa. L’aggressività potrebbe essere una cattiva difesa dal vuoto interiore, di cui abbiamo già parlato. Chiedo quindi cosa sia per loro l’aggressività e come loro solitamente la manifestano. Per Andrea è la risposta all’attacco iniziale di un altro, anche se marcato e sproporzionato rispetto allo stimolo di partenza. Monica ribadisce quindi il suo problema a gestire la rabbia. L’ha subita per poi rivolgerla a stessa, ad esempio con tagli autolesionistici su gambe e braccia. Le chiedo se si è attribuita delle colpe per cui voleva punirsi e lei conferma parlando della gravidanza del dicembre scorso che non si è sentita di portare avanti. L’ex- 96 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 compagno non voleva il bambino, e lei piena di rabbia, sotto l’effetto dell’alcol l’ha picchiato. Successivamente si è fatta del male. Giusi dice di non essere per niente aggressiva, anche se gli altri spesso le fanno notare che lo è rispetto al non verbale, al tono, timbro di voce e alla parlata incalzante. La vita di coppia per lei non è soddisfacente e non riesce a litigare con il marito. La loro vita, dice, è una tomba. Forse è lì che comprime la rabbia, che implode e somatizza, faccio notare. Tra Giusi e il marito il dialogo è assente. Lei sostiene che non hanno nulla in comune, se non la figlia. Lei soffre e si sente frustrata, tra l’altro, per il fatto della diversità culturale e di istruzione. Per Michela l’aggressività invece è autodiretta, soprattutto quando ha chiusi i rapporti con la famiglia, sentendo un forte senso di abbandono e di perdita. Avendo perduto la famiglia, si era convinta di aver perso tutto, perciò voleva togliersi la vita. Restituisco loro ciò che è emerso. L’aggressività sembra essere rivolta verso di sé in relazione al senso di colpa, di incapacità e di mancanza di valore, rivolta agli altri invece nel caso di senso di abbandono, perdita, tradimento della sfera affettiva. 97 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 5- INCONTRO Di LUN 14 FEB 2006 Il gruppo è quello della volta precedente, con il rientro di Paolo, il quale era mancato per via di un’influenza. Quindi i presenti sono Paolo, Monica, Andrea, Giusi, Michela e io. Riepilogo il discorso sull’aggressività e Paolo esprime il bisogno di fare un’annotazione sui vantaggi del ricovero e cioè l’isolamento, la decontestualizzazione che aiutano a ridurre l’ansia e lo stress. Confermo che il ricovero è una forma di protezione. Paolo spiega però che lo svantaggio del ricovero al tempo stesso è che resti fuori dalla realtà per cui il rientro diventa complicato e difficile. Propongo al gruppo il tema dei sostituti, dei surrogati di quel vuoto interiore a cui abbiamo accennato più volte. Si è parlato di aggressività, ma vi sono altre forme di difesa o compensazione del vuoto, come ad esempio lo shopping compulsivo, l’abuso di alcol di alcol e sostanze, la cleptomania, la ritualità, ecc … E’ un tema scottante, tanto è vero che tutti cercano di evitare l’argomento proponendone altri. Tuttavia al secondo rilancio sui sostituti del vuoto, Paolo si immerge completamente. Dice che sono molti i metodi per fingere di risolvere un problema. Sono qualcosa di malsano per la salute psichica. Chiede al gruppo perché si adottano certe scelte disfunzionali e non altre. Lui ad esempio è predisposto allo shopping compulsivo. 98 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Andrea invece parla con impeto del suo sostituto cioè l’impulso a rubare cioccolatini e accendini dal tabaccaio. Gli chiedo come si sente in quei momenti e lui risponde di sentirsi forte, contento di aver “fregato”, anche se questa euforia dura pochi attimi. Anche Michela soffre di cleptomania, poiché non ha bisogno di denaro, eppure avverte un impulso irrefrenabile a rubare videocassette al supermercato. Monica si attaccava invece a cocaina, alcol e sigarette perché risultava più disinibita, simpatica e socievole. Ora però ha sospeso. Paolo in modo più sistematico parla dei suoi sostituti: - distorsione nel rapporto con il cibo. Nasce nell’infanzia. Da piccolo infatti aveva problemi gastrici e il cibo rappresentava un conflitto poiché lo assimilava per poi rimetterlo. A ciò si aggiungeva la tensione materna coercitiva. Il rimettere il cibo era anche un rifiuto alle insistenze della madre. Dopo il primo ricovero nel 1998 e l’inizio dell’assunzione degli psicofarmaci ha avuto un considerevole aumento ponderale. Ora è avido rispetto al cibo, è al limite delle abbuffate. - La teledipendenza con una compulsione priva di controllo a stare innanzi allo schermo. - Cleptomania di cui preferisce non parlare, ma che è stato un disturbo con conseguenze anche legali. - Shopping compulsivo che cerca di evitare solo non andando nei supermercati. Avverte ansia 99 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 anticipatoria e poi un picco di eccitazione per poi sentire frustrazione, insoddisfazione e senso di colpa. Io metto in luce come l’eccesso nell’acquisto, senza controllo, in modo reiterato, è funzionale a compensare la sofferenza, a riempire il vuoto, ma fallisce e per questo viene ripetuto. Il gruppo si apre ad approfondire tematiche delicate, senza il timore del giudizio degli altri. L’ironia è utilizzata per smorzare la sofferenza e non cadere in moralismi banali. L’unica che rimane sulla difesa è Giusi che restando sul fronte ossessivo, non può perdere il controllo se non durante attacchi simili di panico e agorafobia in ambienti affollati, in cui avverte una sorta di annegamento nella folla, in cui si perde totalmente. 6- INCONTRO DEL 17 FEB 2006 Al sesto incontro sono presenti Paolo, Monica; Andrea, Michela e Io. Manca Giusi a causa dei forti dolori mestruali, anche se intravedo una resistenza all’ apertura psicologica rispetto alla fissazione organica. Il tema di oggi è la percezione del gruppo. Michela dice di intravedere un sostegno importante, a cui non vorrebbe rinunciare, anche se prima di questo gruppo non ha mai avuto fiducia negli psicologi. E’ soddisfatta. Andrea avverte già dei benefici. 100 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Monica dice che il gruppo sta rispondendo alle sue aspettative di ascolto, comprensione e accettazione. Segue con entusiasmo. Paolo mi elogia per il rispetto che porto loro e per la possibilità di libera espressione che lascio loro. Il focus della terapia è il non giudizio. Secondo lui io elaboro tutto e loro non si sentono giudicati e non avvertono sensi di colpa. Condivido precisando però che io sono lì con loro e con le loro emozioni che cerco di accogliere e restituire più accettabili e fruttuose. Paolo sostiene che io non racconto di me e delle mie esperienze, perché essendo una psicologa devo tenere delle distanze dai pazienti. Ripeto che ciò che è importante è la relazione umana tra di noi, più che la fissazione sui ruoli. Propongo quindi il test del disegno della figura umana. Di fronte a questa prova si vergognano e dicono che è da bimbi e che non hanno capacità artistiche. Spiego soltanto che l’abilità artistica non ha assolutamente importanza. Finiti i disegni che ho riportato in appendice, ritorno al tema del vuoto degli incontri precedenti. Utilizzo la metafora del bicchiere per verbalizzare il vuoto. Cerco di esprime l’impossibilità a riempire la metà vuota del bicchiere con quella mezza piena. Il vuoto c’è ed è la sofferenza, quella che non si può ignorare, e prima o poi bisogna guardarla e accettarla. E’ una realtà dolorosa, ma è proprio quella che non può essere falsificata. Se la si vede, allora si può guardar più 101 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 serenamente quel mezzo pieno, ovvero le risorse di ognuno, lasciate spesso lì inutilizzate e sottovalutate. Sono invece da sfruttare e mettere in gioco. Ciò consente un miglior equilibrio. Paolo sostiene che l’equilibrio è intralciato dal consumismo frenetico della società odierna. Monica si chiede perché si giunge alle espressioni patologiche. Paolo sostiene che chi si ammala è più sensibile e recettivo alla propria sofferenza e a quella altrui e la elaborano di più. Ciò può esser anche una risorsa per uscire dalla prigione della sofferenza. Monica dice di essere sempre stata accusata dalla madre di questa sensibilità, vista come fragilità. Andrea ritiene che non sia semplice distinguere il lato positivo da quello negativo della sensibilità. Si crea confusione. Condivido la loro difficoltà anche perché il lavoro in gruppo è molto intenso e condensato. Volevo offrire loro una visione d’insieme. Distinguere i due lati della sensibilità è complesso, perché in realtà sono molto legati tra loro. Con il tempo è possibile distinguerli. Paolo dice di avere una visione più consapevole. L’elaborazione gli costa fatica e la lucidità è fonte di dolore inevitabile. Ribadisco che la sofferenza resta tale, ma se viene accettata porta molta più chiarezza che consente di rilanciarsi con maggiore saggezza. Paolo quindi dice che la fragilità può portare a due comportamenti: o l’insensibilità totale come difesa, oppure la 102 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 l’affinamento nella percezione delle persone e delle situazioni. Secondo lui quello che stiamo facendo in gruppo è la seconda risposta. Michela conferma che il mezzo pieno non riesce a riempire il mezzo vuoto, soprattutto quando per lei tutto il bicchiere era pieno. Ora avverte moltissimo il vuoto, cioè l’ essere sola. Monica comprende l’importanza di guardare in faccia ai problemi e anche Andrea si rende conto che non si può stare meglio senza inquadrare e accettare i problemi. 7- INCONTRO DI MART 21 FEB 2006 Al settimo incontro di gruppo in cui sono presenti Paolo, Monica, Giusi, Andrea e Michela abbiamo due nuovi ingressi, ovvero: - Elisabetta C., telefonista di 39 anni, ricoverata per episodio depressivo entro un più ampio disturbo bipolare insorto 13 anni prima in seguito alla prima delusione sentimentale. Vive con i genitori e ha un fratello sposato. Non ha attualmente una relazione e ha difficoltà e inibizioni nell’approccio con gli uomini. - Valerio D.: operaio specializzato di 36 anni, ricoverato per crisi di astinenza da eroina, associata ad abuso di alcol, depressione maggiore e trascorsi di 103 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 tossicodipendenza. Vive anche lui con i genitori e ha una storia con una ragazza, anche se non è molto coinvolto. Ai nuovi entrati gli altri membri si presentano in maniera sintetica. Propongo di riaffrontare il tema del vuoto da un altro punto di vista, e cioè quello relazionale, delle incomprensioni con le persone care. Invito loro a raccontare un episodio al riguardo, per poi sceglierne uno e metterlo in scena come a teatro, con una tecnica chiamata psicodramma, senza che ci siano però contati fisici. Si mettono due sedie solitamente al centro della scena e la loro disposizione, vicinanza e angolazione risultano indici importanti della qualità e intensità della relazione. Lo scopo è di liberare le emozioni, o di riviverle in maniera più elaborata. Giusi parla di un’aggressione fattale dalla cognata al telefono, in quanto preoccupata per il fratello, nonché marito di Giusi, e per la nipote. Sosteneva che Giusi non voleva guarire, non ci provava e rompeva le scatole a tutti. Andrea parla invece dell’episodio del mancato viaggio natalizio a Praga, non riuscito a causa dell’influenza dell’ ex-moglie Rita. Lui era intenzionato a partire ugualmente e lei lo accusa di essere egoista. Alla fine per non dispiacere alla famiglia resta a casa. Monica non ha un episodio reale di scontro da raccontare, poiché reprime la rabbia, soprattutto verso la madre che soffre della patologia del gioco d’azzardo, anche se non la riconosce. 104 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Paolo ammette la sua androfobia. Il padre per lui è come se non fosse esistito, per cui la mamma è divenuta l’unica figura di riferimento. Giusi fa notare come Paolo sia in simbiosi con lei, vista l’adorazione con cui ne parla e visto che non ha mai accennato al padre. I maschi poi l’hanno sempre riso ed emarginato ed è ha subito una violenza verbale e maltrattamento fisico da parte di un buttafuori di Renato Zero. Elisabetta invece si scontra spesso con il fratello per via della sua malattia che lui non comprende. Valerio non vuole raccontare nulla perché ha un po’ di “magone”. Poi però esprime comprensione affettiva verso Monica, perché anche lui ha avuto grandi critiche e imposizioni dalla madre che voleva per il figlio ciò che lei non ha mai avuto. Lui però ci ha litigato in modo furibondo, si è ribellato, mentre Monica ha subito fino a interrompere il legame. Visto la titubanza di tutti, Andrea prende coraggio e si offre per l’interpretazione scenica. Sceglie Paolo per il ruolo di Rita. L’ impatto è ottimo, desta curiosità, partecipazione e attenzione e mette in gioco emozioni, sentimenti, rapporti. Il dinamismo è notevole. Nel paragrafo sul metodo dello psicodramma ho approfondito meglio questo role-play. A conclusione, preciso che non aggiungerò altri soggetti al gruppo negli ultimi tre incontri, così da avere una maggiore coesione e coerenza di percorso. 105 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 8- INCONTRO DI VEN 24 FEB 2006 Valerio è assente, perché non è ancora pronto all’impatto della sofferenza. Quindi ritroviamo Monica, Andrea, Elisabetta, Giusi, Andrea e Michela. Chiedo che impressione hanno avuto del precedente psicodramma. Condividono l’aspetto divertente-ludico insieme a quello più concreto ed esperienziale. Monica mette in luce anche lo spavento, perché sono in gioco emozioni forti. Ora li invito a raccontare una situazione che crea grande angoscia o spavento o fastidio. Non è indispensabile che l’episodio sia reale, va bene anche se è presente nell’immaginario. Realtà e immaginazione sono sullo stesso piano perché possono causare ugualmente delle paure. L’ ossessione di Giusi è di perdere la vista e continua all’infinito ad andare a visite di controllo senza trovare nulla. Parla del suo sogno ricorrente di costrizione a ripetere tutte le scuole fino all’università. Faccio notare che ciò che si ricorda ed è manifesto del sogno, in realtà cela molteplici contenuti più profondi e angoscianti. Forse il dovere ripetere è una sorta di vissuto di colpa, e di non riconoscimento che la costringono a mettersi sempre alla prova innanzi agli altri. 106 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Un pensiero che non verbalizzo, è che forse Giusi vuole dimostrare ai dottori che ha una malattia vera, organica, condivisa da tutti, come se un disturbo psicologico fosse finto,inventato. Scinde ancora il piano fisico e quello psicologico e non vi trova il nesso. Anche Andrea sogna spesso di dovere ripetere l’esame di anatomia patologica, di non superarlo e poi di esercitare, senza laurea, in modo abusivo, la professione medica. Gli faccio notare che il pensionamento è stato forzato, in quanto lui non ha rispettato regole burocratiche. E forse in seguito a ciò si è sentito trattato come un medico abusivo, e tale sensazione ancora gli è rimasta. Lui conferma, e ammette la perdita di un lavoro stupendo, per nulla monotono e carico di adrenalina. Paolo coglie accidia e inedia nella vita di Andrea, il quale conferma il suo sentirsi oggetto passivo. Osservo che lo psicodramma ha fatto leva su questa frustrazione di Andrea che ha voluto sentirsi vivo, utile e con emozioni. Andrea dice di avere anche una certa mania di protagonismo. Monica confessa un sogno ricorrente da 10 anni e cioè quello di avere un bimbo in grembo e dargli dei pugni. Infatti è in forte conflitto con se stessa, perché da un lato desidera molto un figlio, dall’altro ha paura di non riuscire a esser madre. Ha una folle paura che la depressione possa essere invalidante se diventasse madre. Il suo bimbo, dice, l’ha dimenticato. Io le dico che non è così, e che forse l’ha rimosso per non soffrire, per difendersi. Infatti Monica ammette di non riuscire a gestire quel dolore psichico, non lo tollera. 107 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Paolo si associa alla catena sui sogni e riporta l’incubo in cui a scuola si trova emarginato, isolato e intellettualmente deprivato di qualcosa rispetto ai compagni. Lui ci trova in ciò l’incomprensione che gli altri hanno verso di lui rispetto alla malattia. Anche gli amici lo giudicano come accidioso. Sono convinti che si nasconda per comodo dietro la malattia, per non lavorare e stare sulla spalle della madre anziana. Tra questi c’è Raimondo con cui ha avuto una discussione anche rispetto al ricovero. Anche questo scontro è stato rappresentato con lo psicodramma con l’intervanto di Monica accanto a Paolo. Emerge in modo forte la rabbia, la frustrazione e il senso di incomprensione e di mancanza di rispetto. C’è come un grido liberatorio in questa interpretazione. In questo momento delicato, Elisabetta e Giusi non reggono la tensione ed escono per un caffè. Gli altri criticano questa uscita per via dell’ importanza di questo momento. Il gruppo sembra avere iniziato a valorizzare ogni membro. Si è offerto un buon sostegno e un’iniziale elaborazione di vissuti ed emozioni. Si è avviata una riflessione per provare a controllare gli impulsi, grazie allo scambio relazionale ricco. Il gruppo ora funziona come un tutto. 9- INCONTRO DI MART 28 FEB 2006 Al Nono incontro sono presenti Paolo, Andrea, Monica, Giusi ed Elisabetta. Manca Michela per motivi di salute fisica. 108 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Sottopongo nuovamente i tests TAT e IR per cogliere eventuali cambiamenti. Propongo poi il tema dimissioni e delle paure a esse connesse. Paolo è estremamente preoccupato, soprattutto in relazione allo scontro con la realtà. Teme di avere una ricaduta. Non si sente guarito e con le difese ancora insufficienti ad affrontare i problemi. E’ perfezionista e ciò gli aumenta la difficoltà nelle attività quotidiane. Teme di aver inoltre perso degli appuntamenti con la vita. E lo preoccupa il fatto di sentirsi in obbligo a giustificare la sua assenza raccontando bugie. Gli dico che non deve sentire questo obbligo di dare spiegazioni. E’ un discorso privato e si può semplicemente parlare di problemi personali e/o familiari. Andrea sente invece il peso della quotidianità come monotona e inutile. Il giorno successivo viene dimesso. Ritorna a casa volentieri ma non è felice. Comunque ha intenzione di rilanciarsi con il volontariato, perché ne avverte l’utilità. Anche Elisabetta ha paura della routine esterna, mentre dentro si sente protetta e quasi serena. Giusi ha provato un tentativo di rientro per due giorni, ma è scoppiata piangere, perché ha il rifiuto verso la figlia. E’ troppo impegnativo fare la madre ora. Le si è di nuovo scatenata l’ansia, poiché a casa si sente in prigione. Il padre e il marito premono per le dimissioni e sono anche delusi per gli scarsi miglioramenti di salute di Giusi. Le sembra di non trovare vie di uscita e di essere in un vicolo cieco. 109 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Dato che tutti i medici le hanno escluso una patologia organica agli occhi, le dico che forse la sua cecità è più interna, forse è quel vicolo cieco di cui ha appena parlato in relazione alla difficoltà ad accettare certi problemi familiari. Lei infatti più volte ha fatto capire di non sentirsi all’altezza delle situazioni: avverte senso di colpa verso i genitori che si occupano di sua figlia, e verso il marito che si sente deluso da lei e infine verso la figlia che lei trascura. Monica, già dimessa dall’ inizio degli incontri, testimonia la vita fuori sia nei suoi aspetti positivi di recupero di un lavoro stimolante e soddisfacente, sia negativi per l’incomprensione dei familiari e degli amici e quindi per un vissuto di solitudine. Paolo riassume il ricovero e la malattia come rifugi, in cui ci si sente più curati e amati. Alla fine dell’incontro metto in rilievo come il nostro gruppo sia in realtà un gruppo nel gruppo della Casa di Cura. E’ un rifugio importante che però anzichè porre una barriera rispetto al mondo esterno, cerca di recuperare quel mondo, per reinserirsi e per agevolare le relazioni affettive, familiari e sociali, dato che esse si innescano già in questo piccolo gruppo, quasi fosse uno di allenamento alla vita. 10 INCONTRO DEL 3 MARZO 2006 All’ultimo incontro sono presenti Andrea, Monica, Elisabetta, Giusi. 110 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Propongo loro il tema del futuro, di cosa si prospettano e di cosa pensano di creare. Andrea che prima era privo di scopi, è soddisfatto di scoprire sfumature di sé, di ritrovare l’entusiasmo di fare. Monica è contenta per avere trovato ascolto, comprensione e di avere potuto parlare in assoluta libertà. Anche Elisabetta ha apprezzato il confronto e il fatto di non sentirsi sola. Giusi ha apprezzato l’occasione del confronto, per vedere più punti di vista. I problemi sono simili ma la sofferenza è diversa. Propongo l’ultima rappresentazione scenica di psicodramma proprio in relazione al fatto che Monica abbia detto di esser riuscita a esprimere la sua rabbia, in occasione del fallimento dell’azienda. Piero, il titolare, ha truffato tutti e così in una riunione Monica ha affrontato in modo diretto Piero, con accuse pesanti, ma fondate. Questo role-play ha visto in scena Monica insieme a Giusi, entrambe coerenti, energiche, grintose e aggressive. E’ un ultimo spazio in gruppo in cui dar prova delle proprie risorse, della propria spontaneità, creatività, ma anche controllo. 111 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 FOLLOW-UP Il 15 maggio 2006 ho svolto una breve intervista telefonica, per riuscire a capire se il gruppo avesse lasciato o meno un segno in coloro che vi avevano partecipato più attivamente e assiduamente. Le domande che ho posto erano in relazione allo stato attuale di salute, al ricordo e all’utilità del gruppo e infine al controllo e gestione degli impulsi. Monica dice di trovarsi in uno stato di abbassamento del tono dell’umore, con meno energia e appetito, pur non essendo depressa. Anche su sua richiesta esplicita abbiamo ripreso gli incontri di gruppo, perché avverte il bisogno di uno scambio importante e profondo. Riesce inoltre a evitare atti impulsivi aggressivi, forse perché ha il coraggio di parlare di più, di esporsi di più senza vergogna. Andrea sostiene di avere avuto una buona ripresa con un grande slancio vitale verso il volontariato. Tuttavia le sue aspettative erano legate a un’attività prettamente medica, per cui non ha trovato nulla di soddisfacente. Ora, riavvertendo una forte ansia e angoscia, forse dipese dalla frustrazione e dall’impossibilità di riattuare il sogno del medico, corre di nuovo nel rifugio del ricovero, dove si sente a casa, sicuro. Ammette l’importanza del gruppo per la sua autostima, ma non gli è bastato per proseguire. Ha riprovato per un paio di giorni l’automedicazione dell’alcol, quindi ha perso il controllo, per poi riprenderlo nel momento in cui ha chiesto una mano. 112 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Michela è rientrata a Reggio Emilia, ma il disturbo lombosacrale l’ha immobilizzata a letto, in attesa di una operazione tra sei mesi. Assume potenti antidolorifici ed è seguita sempre da una persona. E’ un po’ demoralizzata a volte, ma dice di avere come obiettivo, quello di tornare a camminare. Lotta con determinazione, senza arrendersi. Il gruppo l’ha rafforzata, l’ha fatta sentire parte di un sistema di persone sensibili. Avrebbe voluto partecipare ad altri incontri. Non ha avuto brutti pensieri e non ha mai perso il controllo della sua vita, nonostante i gravi disturbi organici. Paolo purtroppo dopo un periodo altalenante, si è trovato a precipitare in una letargia difensiva rispetto all’angoscia depressiva. Ha perso il controllo in certi momenti, dato che ha pensieri suicidari e vorrebbe fuggire via. I suoi schemi ossessivi non reggono a contenere l’angoscia. Il gruppo per lui è stato un riferimento che ora non ha più. Vuole anche sospendere l’assunzione dei farmaci, che reputa inutili. Per lui sarebbe stato importante continuare a venire agli incontri, insieme a Monica. Lo ha fatto in un primo momento, per poi rallentare e sospendere, quando pensava di non esser più all’altezza del gruppo. Con una profonda ferita narcisistica alla sua ambizione di onnipotenza, non poteva più esibirsi. In realtà si vergognava più innanzi a se stesso che agli altri. Infine Elisabetta mi parla di una buona ripresa al lavoro, seppure con difficoltà di concentrazione. Si sente discretamente bene. Il gruppo per lei è rimasto un luogo di scambio senza giudizio e fatto di comprensione. Mantiene il controllo, ma teme di perderlo se dovesse ritornare in fase euforica. 113 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 5 CONCLUSIONI Ora cerchiamo di vedere dove questa ricerca sperimentale intensa e stimolante ci ha portato. Diamo un’occhiata di insieme a questo percorso, nato verso la metà di gennaio 2006 con colloqui individuali con i pazienti a cui ho somministrato il test sulla Fragilità Emotiva, proseguito con i 10 incontri bisettimanali di gruppo, dal 31 gennaio fino al 3 marzo, per concludere con un follow-up a metà maggio. Possiamo notare che inizialmente nel gruppo si utilizzavano grosse difese relazionali, quali aggressività, evitamento, sottomissione e seduzione. Il test F.E. aveva fatto emergere la suscettibilità emotiva, come condizione di partenza. I soggetti cioè sono piuttosto vulnerabili, ansiosi, avvertono incomprensione e solitudine, con estrema ansia sociale, per cui hanno faticato a esporsi al gruppo. Hanno voluto verificare di potersi fidare, per poi calare le difese sopracitate. Infatti al terzo /quarto incontro il gruppo inizia ad esser più coeso e ad avere una forma, una struttura, quella di un sistema di scambi produttivi, privi di giudizi, empatici, e meno centrati sullo psicologo e più su interscambi tra tutti i componenti del gruppo. Successivamente la verbalizzazione con la manifestazione delle emozioni e degli impulsi è divenuta fondamentale, soprattutto grazie alla tecnica dello psicodramma. La catarsi emotiva si è 114 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 realizzata, soprattutto in relazione alla rabbia, alla frustrazione del bisogno di amore, comprensione e accettazione. I tests iniziali in gruppo sull’ aggressività, cioè l’IR, e su bisogni, difese e tematiche di conflitti relazionali, cioè il test proiettivo TAT con figure umane in espressioni ambigue, sono stati poi ripetuti negli ultimi incontri. Questa duplice somministrazione ha messo in risalto la progressiva presa di coscienza delle emozioni, anche quelle più angoscianti, senza ricorrere a barriere. La visione più chiara, ha anche consentito di controllare maggiormente gli impulsi, soprattutto quelli distruttivi. Il gruppo è venuto a costituire un microcosmo protetto, fatto di regole gradualmente sempre più rispettate. I turni a parlare, la costanza della presenza agli incontri, lo spegnere i cellulari sono diventati importanti punti di contatto e condivisione. Probabilmente i confini con il macrocosmo sociale si sono però irrigiditi, come se fuori dal gruppo ci fosse il nemico da combattere. La perdita del gruppo è stata avvertita, con una difficoltà di elaborazione di questo lutto, e conseguente vissuto depressivo. Globalmente però gli ex-partecipanti al gruppo risentono dell’influsso positivo del gruppo, in relazione al migliore controllo degli impulsi, che loro stessi hanno osservato, e che ha diminuito l’ansia di perdere il controllo con conseguente senso di autodeterminazione e migliorata autostima. 115 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 Infine il gruppo ha offerto la possibilità di riattivare scambi relazionali sani, meno disfunzionali rispetto a quelli da loro abitualmente messi in atto . Possiamo quindi dire che il gruppo ha rappresentato un modello operativo e interattivo, più o meno interiorizzato, importante e anche uno strumento di crescita propositivo per tutti i membri del gruppo. 116 ISTITUTO MEME . - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES S.R.L ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06 BIBLIOGRAFIA AGGRESSIVITA’ • Ancona L. “ Concetto e dinamica del conflitto psichico”. • American Psychiatric Association. Diagnostic and Statistical Manual: Mental Disorders. Washington. • D.C. American Psychiatric Association 1952. • American Psychiatric Association. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. 2nd edition. • Washington D.C. American Psychiatric Association 1968. • American Psychiatric Association. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. 3rd edition. • Washington D.C. American Psychiatric Association 1980. • American Psychiatric Association. 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