Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale La comunicazione non verbale fra natura e cultura La comunicazione è un’attività complessa che fa riferimento a una molteplicità diversificata e contemporanea di differenti sistemi di significazione e di segnalazione Entro l’ambito della comunicazione non verbale (CNV), è compreso un insieme di fenomeni e di processi comunicativi, quali: le qualità prosodiche e paralinguistiche della voce, la mimica facciale, i gesti, lo sguardo, la prossemica e l’aptica, la cronemica, per giungere fino alla postura, all’abbigliamento e al trucco 1 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Origine della CNV Secondo la psicologia ingenua • è più spontanea e “naturale” della comunicazione verbale, meno soggetta a forme di controllo volontario • rappresenta una sorta di “linguaggio del corpo” e, in quanto tale, universale, esito dell’evoluzione filogenetica e regolato da precisi processi e meccanismi nervosi 2 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Coevoluzione fra gene (natura) e ambiente (cultura) Le strutture nervose e i processi neurofisiologici condivisi in modo universale a livello di specie umana sono organizzati in configurazioni differenti secondo le culture di appartenenza Si integrano processi elementari automatici con processi volontari e consapevoli La variabilità della consapevolezza e del grado di controllo procede lungo un continuum neurofisiologico, da manifestazioni involontarie a manifestazioni pienamente consapevoli ed esplicite 3 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale • La flessibilità e plasticità della CNV pongono le condizioni per le possibilità di apprendimento di diverse modalità comunicative non verbali • Vengono attivati importanti processi di condivisione convenzionale all’interno di ogni comunità di partecipanti; le predisposizioni genetiche sono declinate, di volta in volta, secondo linee e procedure distinte e differenziate che conducono a modelli diversi e, talvolta, assai distanti fra loro sul piano dei sistemi non verbali di interazione 4 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Continuità e discontinuità fra comunicazione verbale e non verbale L’atto comunicativo è prodotto dal comunicatore e interpretato dal destinatario sulla base di una molteplicità di sistemi di significazione e di segnalazione Sistemi non verbali di significazione e segnalazione, cui un parlante deve fare riferimento assieme al codice linguistico Ciascuno produce una specifica porzione di significato che partecipa alla configurazione finale del significato medesimo 5 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Il verbale non esiste senza il verbale La comunicazione verbale si è costituita sulla piattaforma non verbale di comunicazione. Senza le premesse delle pratiche non verbali il linguaggio non sarebbe mai sorto nella nostra specie. Esiste quindi un’asimmetria strutturale fra linguaggio e sistemi non verbali in quanto il linguaggio non è indipendente, ma è sempre supportato dal dispositivo non verbale. 6 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Differenze fra verbale e non verbale lungo tre assi A. Digitale vs. Analogico Codice linguistico = digitale CNV = analogico I fonemi sono tratti diacritici distintivi e oppositivi Gli aspetti non verbali presentano variazioni continue e graduate in modo proporzionale a ciò che intendono esprimere Non si tengono in debito conto i processi e le variazioni culturali e convenzionali sottese alla produzione e alla regolazione della CNV; anche i sistemi non verbali presentano aspetti di arbitrarietà e sono influenzati dagli standard culturali 7 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale B. Denotativo vs. connotativo Verbale = denotazione Non verbale = connotazione Funzione semantica: il linguaggio designa e veicola i contenuti (il “che cosa” viene detto); informazione semantica Funzione espressiva: modalità con cui le informazioni e i contenuti sono veicolati (il “come” viene detto); informazione affettiva Ipotesi attualmente poco sostenibile e giustificabile: significato = convergenza di una molteplicità di componenti (verbali e non verbali) 8 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale C. Arbitrario vs. motivato Segno linguistico = arbitrario CNV = motivato Combinazione di un significante e di un significato; rapporto di semplice contiguità Gli elementi della CNV trattengono degli aspetti della realtà che intendono evocare; rapporto di similitudine fra l’unità non verbale e quanto viene espresso Ipotesi messa in dubbio dallo studio sull’iconismo fonosimbolico: i suoni di una lingua, oltre al carattere di arbitrarietà, hanno anche una funzione evocativa (onomatopee, sinestesie) 9 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Autonomia e interdipendenza semantica dei sistemi non verbali Concezione integrata fra gli aspetti verbali e quelli non verbali nella definizione del significato di un atto comunicativo • Processo di interdipendenza semantica (sintonia semantica + pragmatica): garantisce l’unitarietà e la coerenza del significato • Parimenti, ogni sistema è dotato di una relativa autonomia, in quanto concorre in modo specifico e distinto a generare il profilo finale del significato 10 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale • Calibrazione situazionale: messaggio che idealmente copre le opportunità a sua disposizione, giungendo alla produzione del “messaggio giusto al momento giusto” • Efficacia comunicativa: capacità di individuare un percorso comunicativo che massimizzi le opportunità e che minimizzi i rischi contenuti all’interno di un’interazione • Oscillazione del significato fra stabilità e instabilità; non vi è mai un significato completamente stabile o uno completamente instabile, ma un significato stabile che presenta aree di instabilità 11 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Il sistema vocale La voce manifesta e trasmette numerose componenti di significato oltre alle parole • Nell’atto di pronunciare una parola, assieme agli elementi linguistici sono intrinsecamente associati gli aspetti prosodici dell’intonazione e quelli paralinguistici del tono, del ritmo e dell’intensità dell’eloquio • La sintesi degli aspetti vocali verbali e non verbali costituisce l’atto fonopoietico [Anolli e Ciceri] Riferimento al canale vocale-uditivo: richiede una quantità minima di energia fisica, consente la trasmissione e ricezione dei segnali a distanza, assicura un feedback completo e ha una rapida evanescenza 12 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Le componenti della comunicazione vocale La voce è una sostanza fonica, composta da una serie di fenomeni e processi vocali 1. I riflessi (lo starnuto, la tosse ecc.), i caratterizzatori vocali (il riso, il pianto ecc.) e le vocalizzazioni (le “pause piene”) 2. Le caratteristiche extra-linguistiche (caratteristiche anatomiche permanenti ed esclusive dell’individuo): organiche e fonetiche 3. Le caratteristiche paralinguistiche (insieme delle proprietà acustiche transitorie che accompagnano la pronuncia di un enunciato e che possono variare da situazione a situazione) 13 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Le caratteristiche paralinguistiche Determinate da diversi parametri i. Il tono: frequenza fondamentale (Fº) della voce; l’insieme delle variazioni di tono determina il profilo di intonazione ii. L’intensità: volume della voce; è connessa con l’accento enfatico iii. Il tempo: determina la successione dell’eloquio e delle pause; comprende la durata (tempo necessario per pronunciare un enunciato, comprese le pause), la velocità di eloquio (numero di sillabe al secondo comprese le pause), la velocità di articolazione (numero di sillabe al secondo escluse le pause), la pausa (sospensione del parlato: pause piene = uso di vocalizzazioni tipo mhm, ehm ecc.; pause vuote = periodi di silenzio) 14 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Atto fonopoietico Due componenti: 1. componente vocale verbale (o linguistica): a. la pronuncia di una parola o frase (fonologia) b. il vocabolario (lessico e semantica) 2. componenti vocali non verbali: determinano la qualità della voce di un individuo; “impronta vocalica” generata dall’insieme delle caratteristiche extra-linguistiche e paralinguistiche 15 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale La voce delle emozioni Importanza delle proprietà vocali per esprimere le emozioni 1.Fase di encoding Analisi e misurazione dei correlati acustici dell’espressione vocale delle emozioni (Anolli e Ciceri) Ogni emozione è caratterizzata da un preciso e distintivo profilo vocale 16 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale 2.Fase di decoding Capacità del destinatario di riconoscere e di inferire lo stato affettivo ed emotivo del parlante prestando attenzione soltanto alle sue caratteristiche vocali Accuratezza media di riconoscimento pari al 60% Sono più facilmente identificabili le espressioni vocali delle emozioni negative, rispetto a quelle delle emozioni positive: le prime sono più strettamente connesse con le condizioni della sopravvivenza degli individui 17 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Il silenzio Modo strategico di comunicare. Il suo significato varia con le situazioni, con le relazioni e con la cultura di riferimento Il valore comunicativo del silenzio è da attribuire alla sua ambiguità • Legami affettivi (unione/separazione) • Funzione di valutazione (approvazione/disapprovazione) • Processo di rivelazione (trasparenza/opacità) • Funzione di attivazione (concentrazione/dispersione mentale) 18 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Regia del silenzio: insieme complesso di standard sociali che governano il silenzio situazioni sociali in cui la relazione fra i partecipanti è incerta, poco conosciuta, vaga o ambigua situazioni sociali in cui vi è una distribuzione nota e asimmetrica di potere sociale fra i partecipanti Il silenzio presenta importanti variazioni culturali 1. Culture occidentali (individualistiche): silenzio = minaccia, mancanza di cooperazione per la gestione della conversazione 2. Culture orientali (collettivistiche): silenzio = indicatore di fiducia, di confidenza, di armonia e di intesa 19 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Il sistema cinesico Comprende i movimenti del corpo, del volto e degli occhi I nostri movimenti implicano la produzione e la trasmissione di significati 20 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale La mimica facciale Movimenti del volto: sistema semiotico privilegiato; manifestazione di determinati stati mentali del soggetto, esperienze emotive, atteggiamenti interpersonali 1.Ipotesi globale delle espressioni facciali Le configurazioni espressive del volto per manifestare i diversi stati emotivi sono gestalt unitarie e chiuse, universalmente condivise, sostanzialmente fisse, di natura discreta, specifiche per ogni emozione e controllate da definiti e distinti programmi neuromotori innati 21 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Teoria neuroculturale Ekman, due livelli di analisi Livello molecolare Livello molare Movimenti minimi e distinti dei numerosi muscoli che consentono l’elevata mobilità ed espressività del volto; regola l’azione del programma nervoso motorio Configurazione finale risultante; si manifesta nell’assumere una determinata espressione facciale come corrispondente a una data esperienza emotiva; regole di esibizione e modificazione dell’espressione emotiva 22 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Facial Action Coding System (FACS, Ekman e Friesen): Sistema di osservazione e di classificazione di tutti i movimenti facciali visibili in riferimento alle loro componenti anatomo-fisiologiche corrispondenti Continuum indifferenziato dei movimenti facciali: 44 unità di azione (AU) analisi di oltre 7000 movimenti ed espressioni facciali in tutte le loro combinazioni 23 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Ipotesi globale + teoria neuroculturale Corrispondenza isomorfa fra le espressioni facciali delle emozioni e i programmi neuromotori corrispondenti Limiti: • non sono in grado di precisare i programmi neuromotori • le componenti molecolare e molare costituiscono due componenti distinte, non confondibili tra loro • la teoria neuroculturale è una teoria bifattoriale (fattore genetico + fattore culturale), di natura meccanicistica e additiva, che si limita a “combinare” e ad accostare semplicemente insieme questi due fattori 24 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale 2. Ipotesi dinamica delle espressioni facciali Processo sequenziale e cumulativo presente in ogni espressione facciale; risultato della progressiva accumulazione e integrazione dinamica degli esiti delle singole fasi della valutazione della situazione interattiva ed emotiva • Espressioni facciali = configurazioni motorie momentanee, dotate di una elevata flessibilità e variabilità, in grado di adattarsi attivamente e in continuazione alle condizioni contingenti della situazione • Assumono un valore modale, essendo ricorsive e presentando una certa uniformità in riferimento alle interazioni comunicative 25 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale 3. Il valore emotivo vs. comunicativo delle espressioni facciali A. Prospettiva emotiva (Ekman e Izard) • Isomorfismo fra emozione ed espressione facciale • Semantica delle espressioni facciali (Wierzbicka) o o Le espressioni facciali manifestano un significato oggettivo e invariante, indipendente dal contesto e universalmente intelligibile Tale significato è di natura iconica, generato dalla combinazione componenziale di otto unità motorie minime, su base autoriferita 26 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Prospettiva emotiva + ipotesi dell’universalità Ricerca a sostegno della prospettiva emotiva: • Friesen: ripresi di nascosto, soggetti americani e giapponesi hanno prodotto espressioni facciali simili in risposta ai medesimi stimoli Ricerca a sostegno dell’ipotesi dell’universalità: • Ekman e Friesen: soggetti appartenenti a culture diverse hanno presentato valori simili e concordanti nella capacità di riconoscere le emozioni attraverso le corrispondenti espressioni facciali volontarie (o mimate) 27 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Prospettiva emotiva + ipotesi dell’universalità Limiti di queste ricerche: • il materiale usato come stimolo accentua i movimenti facciali in modo stereotipato • si è fatto ricorso a un disegno sperimentale within-subject che favorisce l’addestramento e l’apprendimento • i soggetti dovevano scegliere la loro risposta entro un elenco limitato di etichette emotive; una “scelta forzata” che aumenta di molto la percentuale delle risposte corrette rispetto alla tecnica della “scelta libera” • è probabile che i soggetti preletterati siano stati influenzati dai feedback forniti dai mediatori culturali 28 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale • Ipotesi dell’universalità minima (Russel e Fernández-Dols) Esiste un certo grado di somiglianza fra le culture nell’interpretazione delle espressioni facciali, senza tuttavia prevedere un sistema innato di segnalazione degli stati psicologici, anche se si riconosce la probabilità che in certe condizioni si possano compiere inferenze accurate 29 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale B.La prospettiva comunicativa Ecologia comportamentale = Le espressioni facciali hanno un valore eminentemente comunicativo, poiché manifestano agli altri le intenzioni del soggetto in base al contesto contingente • Valore sociale intrinseco delle espressioni facciali: consentono di comunicare agli altri in maniera flessibile i propri obiettivi e interessi • Socialità implicita: le persone producono espressioni sociali anche quando sono da sole, in quanto si è sempre in presenza di un uditorio implicito 30 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale • Dissociabilità fra interno (esperienza soggettiva) ed esterno (manifestazione) • Scompare la distinzione fra espressione “autentica” (suscitata in modo automatico dal programma nervoso corrispondente) ed espressione “falsa” (generata dall’intervento delle regole di esibizione per motivi culturali) • Importanza fondamentale del contesto 31 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Il sorriso Secondo numerosi studiosi (Darwin; Ekman): sorriso = espressione universale di un’esperienza più o meno intensa di gioia Secondo ricerche più recenti (Fernández-Dols): il sorriso non ha un legame né necessario né sufficiente con le emozioni, bensì è strettamente connesso con l’interazione sociale • Sorriso = promotore dell’affinità relazionale (impiegato al fine di stabilire e mantenere una relazione amichevole con gli altri) • Sorriso = regolatore dei rapporti sociali (la sua frequenza e intensità sono governate dal potere sociale e dal genere) 32 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Lo sguardo Il contatto oculare (o sguardo reciproco) aumenta l’attivazione nervosa in molte specie, compresa quella umana Passo fondamentale per l’avvio di qualsiasi rapporto interpersonale 33 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale 1. La durata dello sguardo • In genere la durata dello sguardo è di 3 secondi • La durata dei contatti visivi è pari a 1,5 secondi • Nelle culture occidentali prevale uno sguardo diretto che comunica fiducia e apertura mentre in quelle orientali lo sguardo diretto è presente solo tra familiari • Nelle culture orientali si compiono inferenze riferite al volto altrui meno accurate ma questa tendenza è compensata da un’estrema attenzione al contesto 34 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale 2. La fissazione oculare: sguardo prolungato e duraturo fra due persone che non può essere ignorato • Può avere valore di minaccia e di pericolo • È caratteristico delle situazioni di seduzione e di innamoramento; altri segnali di attrazione sessuale sono: • lo “sguardo laterale” • la dilatazione della pupilla • Nelle conversazioni asimmetriche, chi è in una posizione di potere tende a guardare di più e più a lungo l’interlocutore che non viceversa • Differenze culturali nel prolungamento dello sguardo 35 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale 3. Sguardo e genere • Le donne sono più pronte allo sguardo reciproco e guardano in media di più e più a lungo degli uomini • Le donne dimostrano una migliore competenza nella comprensione del significato altrui. Sono altresì più attente ai microindizi oculari 36 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale 4. Lo sguardo e la gestione dell’immagine personale Sguardo = segnale comunicativo efficace per generare e gestire un determinato profilo della propria immagine personale • Chi guarda il partner dimostra maggiore competenza generale • Serve a regolare il rapporto di vicinanza o di distanza con le altre persone nella gestione dell’intimità • Favorisce la cooperazione, facilitando la comunicazione di intenti positivi di condivisione • È un segnale potente per chiedere e ottenere il consenso al proprio punto di vista 37 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale 5. Sguardo e conversazione Nelle culture occidentali • serve per inviare e raccogliere informazioni, nonché per acquisire il feedback del partner • Segnale efficace per gestire la regolazione dei turni • segnale di appello (disposizione a iniziare un’interazione) • Funzione di sincronizzazione (evitare le sovrapposizioni) • Funzione di monitoraggio (controllare l’interazione con il partner) • Funzione di segnalazione (manifestare le proprie intenzioni) 38 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale I gesti Azioni motorie coordinate e circoscritte, volte a generare un significato e indirizzate a un interlocutore, al fine di raggiungere uno scopo 1. Tipologia dei gesti • Gesticolazione (o gesti iconici o lessicali): “illustratori” o “gesti ideativi”; accompagnano l’azione del parlare; scarsamente convenzionalizzati (sono idiosincratici) • Pantomima: rappresentazione motoria e imitazione di azioni, di scene o di situazioni • Emblemi (o gesti simbolici): “gesti semiotici”; sono notevolmente convenzionalizzati e codificati 39 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale • Gesti deittici: movimenti, di norma compiuti con l’indice, per indicare un certo oggetto, una direzione o un evento a distanza • Gesti motori (o percussioni): movimenti semplici, ripetuti in successione e ritmici; possono accompagnare il discorso o essere prodotti da soli • Linguaggio dei segni: sistema dei segni impiegato dai sordomuti; ha le proprietà di un linguaggio vero e proprio in termini di arbitrarietà nella relazione fra segno e referente 40 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale 2. Gesti e parole Gesti = parte integrante del discorso interdipendenza tra gesto e parola • Modo spaziale di rappresentazione simbolica • Integrano il percorso proposizionale del significato attivato dal linguaggio • I gesti iconici (o lessicali) contribuiscono a rendere più preciso e completo il significato di un enunciato • Possono aggiungere importanti porzioni di significato alle parole • Svolgono un’azione pragmatica nei confronti dell’enunciato 41 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale 3. Gesti e culture I gesti presentano rilevanti variazioni culturali, soprattutto in riferimento agli emblemi e al linguaggio dei segni • Per esempio, il gesto della mano a borsa, pressoché sconosciuto in Inghilterra, ha un significato di interrogazione e perplessità nell’Italia meridionale, significa buono in Grecia, lentamente in Tunisia, paura nella Francia meridionale e molto bello presso alcune comunità arabe • Per quel che riguarda i gesti iconici (o lessicali), gli italiani del sud, per esempio, fanno ampio uso di gesti fisiografici, mentre gli ebrei di lingua yiddish impiegano gesti ideografici 42 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Il sistema prossemico e aptico Sistemi di contatto prossemica aptica Percezione, organizzazione e uso dello spazio, della distanza e del territorio nei confronti degli altri Insieme di azioni di contatto corporeo con un altro 43 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Prossemica e territorialità L’uso dello spazio e della distanza implica un equilibrio instabile fra processi affiliativi (di avvicinamento) ed esigenze di riservatezza (di distanziamento) Gestione della propria territorialità • Territorio: area geografica che assume risvolti e significati psicologici nel corso degli scambi di comunicazione 44 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Prossemica e territorialità Regolazione della distanza spaziale = buon indicatore della distanza comunicativa fra le persone. Diversi tipi di distanza • Zona intima (fra 0 e 0,5 m circa): distanza delle relazioni intime • Zona personale (fra 0,5 e 1 m circa): area invisibile che circonda in maniera costante il nostro corpo • zona sociale (fra 1 e 3,5/4 m): distanza per le interazioni meno personali • Zona pubblica (oltre i 4 m): distanza tenuta in situazioni pubbliche ufficiali 45 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Prossemica e territorialità Differenze culturali nella prossemica Cultura della distanza Cultura della vicinanza La distanza interpersonale è grande, angolazione obliqua e ogni riduzione spaziale è percepita come invasione La distanza interpersonale è ridotta, angolazione diretta e la distanza è valutata come freddezza e ostilità 46 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Aptica e contatto corporeo Azioni di contatto corporeo nei confronti degli altri Aptica Sequenze di contatto reciproco Contatto individuale Due o più azioni di contatto compiute in modo reciproco nel corso della medesima interazione Unidirezionale e rivolto da un soggetto a un altro 47 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale • Nei rapporti amorosi, il contatto corporeo invia messaggi di affetto, di coinvolgimento e di attrazione sessuale; in pubblico, assume il valore comunicativo di segno di legame • Il contatto corporeo può comunicare una relazione di dominanza e di potere • In numerose circostanze il contatto fisico è regolato attraverso rituali che vi attribuiscono uno specifico significato legato al contesto d’uso • Il contatto corporeo ha una molteplicità di effetti, spesso fra loro contrapposti • Esistono rilevanti differenze culturali (culture del contatto, come quella araba e latina vs. culture del non contatto, come le culture nordiche, quella giapponese e quella indiana) 48 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Il sistema cronemico Modo con cui gli individui percepiscono e usano il tempo per organizzare le loro attività e per scandire la propria esperienza La cronemica, che fa parte della cronobiologia, è influenzata dai ritmi circadiani (= cicli fisiologici e psicologici del soggetto nel periodo delle 24 ore • Cicli infradiani (ciclo superiore a un giorno) • Cicli ultradiani (diversi cicli al giorno) 49 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Il sistema cronemico La configurazione temporale dei ritmi circadiani è determinata da agenti sincronizzatori ambientali • I ritmi circadiani sono influenzati dall’azione di un orologio biologico interno (orologio circadiano) che va più lentamente quando non è governato dai fattori ambientali • Presentano rilevanti variazioni connesse con i fattori socioculturali (sincronizzatori) 50 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Il sistema cronemico Culture veloci Culture lente Prospettiva temporale orientata al futuro, qualificata dalla pianificazione di un traguardo a medio e a lungo termine (obiettivo distale); vincoli temporali molto forti, favoriscono un’organizzazione delle attività secondo una scansione temporale che prevede di realizzare un’attività per volta (monocronia) Prospettiva temporale orientata al passato (tradizione) e al presente, senza l’esigenza di una programmazione anticipata che comprenda un esteso arco temporale (obiettivi prossimali); la modesta suddivisione dei lavori e la limitata specializzazione del tempo consentono la compresenza di diverse attività svolte nel medesimo tempo (policronia) 51 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale Principali funzioni della comunicazione non verbale La metafunzione relazionale della comunicazione non verbale La CNV partecipa in modo attivo e autonomo a produrre il significato di qualsiasi atto comunicativo La CNV fornisce una rappresentazione spaziale e motoria della realtà, non una rappresentazione proposizionale Risulta poco idonea a definire e a trasmettere conoscenze 52 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale • Grado limitato di convenzionalizzazione: CNV viene lasciata a forme di apprendimento latente e implicito • Alla CNV è affidata la componente relazionale della comunicazione: “che cosa” è comunicato (componente proposizionale); “come” è comunicato (componente relazionale) • I segnali non verbali servono a generare e a sviluppare una interazione con gli altri (metafunzione della CNV) • Sono fondamentali per mantenere e rinnovare le relazioni nel corso del tempo 53 Luigi Anolli (a cura di), Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino 2011 Capitolo V. La comunicazione non verbale • Sono particolarmente efficaci nel cambiare una relazione in corso; il cambiamento psicologico delle relazioni passa in modo prevalente attraverso il cambiamento dei segnali non verbali • Sono utili per gestire e regolare l’estinzione di una relazione, intervenendo nel processo di mediazione per la separazione • I segnali non verbali incidono profondamente sulle relazioni anche in situazioni particolari come quelli di acquisizione e fusione organizzativa (merging) • L’efficacia relazionale della CNV dipende dalla stretta connessione che esiste fra interazione e relazione 54