09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 1 I Quaderni del Consumatore IL CONSUMO SOSTENIBILE 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 Si ringrazia per la collaborazione l’Avv. Giulia Fesce del Foro di Ancona 9:54 Pagina 2 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 3 il Consumo Sostenibile Indice Presentazione 5 1. Cos’è il consumo sostenibile 7 2. Percorsi di sviluppo, consumo sostenibile e scenario internazionale 9 3. Il ruolo del consumatore 12 4. Modello di consumo sostenibile 13 5. Le etichette ecologiche 23 6. Il quadro normativo in Italia 28 7. La Camera di Commercio di Ancona e la sostenibilità 29 3 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 4 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 5 il Consumo Sostenibile Presentazione La Camera di Commercio di Ancona, come istituzione chiamata a rappresentare le istanze del mondo economico locale ed a supportarne lo sviluppo, da tempo offre nuovi servizi e strumenti operativi per la promozione di un modello locale di sviluppo sostenibile. L’Ente camerale ritiene infatti che tale tema riveste un ruolo fondamentale in una visione europea della “economia sociale di mercato”, tanto da farne una delle priorità nei propri programmi. La qualità, l’ambiente e l’etica rappresentano i nuovi fattori di competitività, gli elementi della nuova strategia su cui puntare per il rilancio e la qualificazione del territorio. Se l’impegno deve coinvolgere primariamente governi e istituzioni, va sottolineato che gesti come accendere la luce, utilizzare gli elettrodomestici, gettare i rifiuti, andare in macchina, adoperare l’impianto di riscaldamento, possono influire sulle condizioni ambientali in misura rilevante. In questa prospettiva, il Quaderno “Il Consumo Sostenibile” vuole essere un contributo al percorso da intraprendere: il cittadino-consumatore, con il proprio stile di vita, le piccole azioni e i comportamenti quotidiani di consumo e gestione delle risorse può favorire in misura rilevante la sostenibilità. La pubblicazione contiene una serie di informazioni e consigli per un consumatore che voglia divenire attore di uno sviluppo sostenibile, modificando alcune abitudini per contribuire al benessere della collettività. Ancona, marzo 2009 Il Presidente Giampaolo Giampaoli 5 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 6 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 7 il Consumo Sostenibile 1. Cos’è il consumo sostenibile L’emergenza ambientale che sta interessando il nostro pianeta, i cambiamenti climatici che ne sono un chiaro sintomo ed i loro catastrofici effetti sulla vita dell’umanità impongono modifiche ed interventi concreti sul modello di sviluppo che fino ad oggi abbiamo adottato. Il tentativo di porre in essere un modello di “sviluppo sostenibile”, che cioè consenta “alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i loro propri bisogni” (rapporto Brundtland 1987), è compito non solo dei governi e delle istituzioni, ma anche di ciascun cittadino, che, scegliendo di adottare un modello di consumo sostenibile, che comporta solo la modifica di alcune piccole abitudini ed il compimento di semplici gesti quotidiani, può contribuire al benessere della collettività. Il ministro dell’ambiente norvegese alla Tavola Rotonda di Oslo del 1994 su Produzione e Consumo Sostenibili ha definito il consumo sostenibile come “l’utilizzo di beni e servizi che rispondono alle esigenze fondamentali e determinano una migliore qualità della vita, minimizzando l’uso delle risorse naturali, dei materiali tossici, della produzione di rifiuti e di sostanze inquinanti durante il ciclo di vita, in modo da non sconvolgere le esigenze delle generazioni future.” Da un punto di vista concreto il consumo sostenibile consiste perciò in un sistema di pratiche sociali, economiche e politiche messe in atto sia a livello individuale e domestico, sia a livello governativo, finalizzate a ridurre al minimo i costi ambientali (in termini di sfruttamento di risorse e produzione di rifiuti) per produrre, usare e smaltire beni e servizi, ad incrementare l’utilizzo di dispositivi di efficienza nell’uso di acqua ed energia, a garantire la risposta a bisogni fondamentali come cibo, acqua, salute, educazione e casa per tutte le popolazioni del mondo, a produrre beni e ad utilizzare risorse compatibili e adattate ai limiti ambientali del globo. 7 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 8 i Quaderni del Consumatore In sintesi pertanto il consumo può ritenersi sostenibile quando i beni ed i prodotti che consumiamo quotidianamente vengono prodotti ed usati nel pieno rispetto degli ecosistemi e delle risorse naturali. Al concetto di consumo sostenibile è strettamente legato quello di consumo responsabile e critico, che si pone in atto orientando la propria scelta oltre che su prodotti realizzati in modo sostenibile da un punto di vista ambientale, su quelli che provengono da imprese valutate positivamente sotto il profilo “etico”; i consumatori più sensibili e accorti, infatti, allarmati da notizie e scandali come quello, per citare il più “tristemente famoso”, dei palloni da calcio fabbricati dai bambini, hanno iniziato a richiedere maggiori informazioni sui metodi di produzione. Ecco così che chi pone in essere il consumo critico boicotta l’acquisto di quei prodotti provenienti, ad esempio, da una multinazionale che possiede attività inquinanti, che esporta rifiuti pericolosi nel sud del mondo, che nell’Europa dell’Est sfrutta i lavoratori, che è compromessa con i sistemi militari o che si avvale di lavoro minorile. Sulla spinta di questo fenomeno, mediante il quale l’atto di acquisto diventa espressione ideologica e morale, molte imprese si sono viste costrette a mutare i propri comportamenti e le proprie politiche che devono sempre più tener conto delle reazioni di una buona fetta dei consumatori. La crescente sensibilizzazione verso questo genere di problematiche ha portato al nascere delle sigle ISO 14001, EMAS e SA8000 (vedi infra, § 7), che certificano aziende e/o prodotti coerenti con i principi della sostenibilità e della responsabilità sociale d’impresa. 8 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 9 il Consumo Sostenibile 2. Percorsi di sviluppo, consumo sostenibile e scenario internazionale Il concetto di consumo sostenibile fa la sua comparsa ufficiale nel 1987 con il già citato Rapporto Brundtland, dal nome del primo ministro norvegese Gro Harlem Brundtland che ha presieduto la Commissione Mondiale su Ambiente e Sviluppo. Il rapporto afferma che “Esiste un chiaro legame tra i problemi ambientali e la distribuzione della ricchezza e della povertà nel mondo”. L’ esasperato e incontrollato sviluppo tecnologico e la sempre maggiore produzione di beni sono infatti la causa dell’inquinamento delle acque, dell’aumento della temperatura del globo, dell’accumulo dei rifiuti e dell’ampliamento del divario tra paesi ricchi e paesi poveri nel mondo. A tal proposito il rapporto Brundtland auspica per la prima volta un modello di economia sostenibile “che rappresenta nient’altro che un ordine sociale più alto: un ordine che si interessa delle generazioni future così come della nostra e che sia più orientato al benessere del pianeta e dei poveri, piuttosto che delle acquisizioni di breve periodo. Questo sforzo, fondamentalmente nuovo e con alcune incertezze, è molto meno rischioso che mantenere lo status quo”. La progressiva presa di coscienza della necessità di salvaguardare l’ambiente per le generazioni future e di affrontare tutti i problemi connessi all’emergenza ecologica, unitamente all’esigenza di pianificare un più equo sviluppo sociale ed economico a livello mondiale, hanno portato organizzazioni internazionali, movimenti di opinione, studiosi e governi ad instaurare un ampio dibattito sul futuro del pianeta e ad assumere progressivamente impegni in tal senso. Con il Vertice della Terra, svoltosi nel 1992 a Rio de Janeiro, lo sviluppo ed il consumo sostenibili vengono già assunti come l’unica strada percorribile per la sopravvivenza del pianeta e con l’approvazione della “Dichiarazione di Rio sull’Ambiente e lo Sviluppo”, gli Stati si impegnano a incentivare l’adozione di tale modello. A Rio sono state firmate anche le Convenzioni sui Cambiamenti Climatici e sulla Biodiversità e sono state gettate le premesse per quella contro la Desertificazione, con cui i governi degli Stati firmatari si sono impegnati a studiare ed utilizzare misure finalizzate alla prevenzione, al controllo e alla mitigazione degli effetti delle attività umane sul pianeta. Tra i documenti prodotti a Rio particolare importanza ha 9 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 10 i Quaderni del Consumatore l’“Agenda 21”, un ampio e articolato programma di azioni per lo sviluppo sostenibile del pianeta fino a tutto il 21° secolo. Nel 1997 si tiene la Conferenza di Kyoto durante la quale viene definito uno specifico protocollo – entrato in vigore nel febbraio 2005 - che impegna i Paesi sottoscrittori a ridurre complessivamente, entro il 2012, del 5,2% rispetto ai livelli del 1990, le principali emissioni di gas capaci di alterare il naturale effetto serra del pianeta, individuando esplicitamente le politiche e le azioni operative che si dovranno sviluppare. Le politiche e gli interventi per ridurre le emissioni sono finalizzate a: - migliorare l’efficienza tecnologica e ridurre i consumi energetici nel settore termoelettrico, nel settore dei trasporti e in quello abitativo e industriale; - promuovere azioni di riforestazione per incrementare le capacità del pianeta di assorbimento dei gas serra; - promuovere forme di gestione sostenibile di produzione agricola; - incentivare la ricerca, lo sviluppo e l’uso di fonti di energie rinnovabili; - limitare e ridurre le emissioni di metano dalle discariche di rifiuti e dagli altri settori energetici; - applicare misure fiscali appropriate per disincentivare le emissioni di gas serra. Si è ormai consapevoli che un tale percorso può concretizzarsi solo attraverso lo sforzo congiunto tra istituzioni e cittadini, che devono scegliere ed essere in grado, anche attraverso un’approfondita ed appropriata campagna di informazione, di consumare in maniera sostenibile. L’Unione Europea ratifica il Protocollo di Kyoto nel 2002. Nel 2002 si tiene a Johannesburg il Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile, che, a dieci anni dagli eventi di Rio, si pone l’obiettivo di verificare l’attuazione degli impegni in quell’occasione assunti. Il risultato non è soddisfacente, infatti le condizioni dell’ambiente risultano peggiorate e non vi è stata l’auspicata inversione di tendenza sui modelli di produzione e consumo. Si concludono i lavori con l’adozione di tre importanti documenti: la “Dichiarazione sullo sviluppo sostenibile”, un “Piano di implementazione” dell’Agenda 21 10 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 11 il Consumo Sostenibile e una “Lista di iniziative” per azioni specifiche, laddove viene più volte menzionato il fondamentale ruolo del consumatore finale. Si è tornato a discutere dell’argomento a livello internazionale durante il Processo di Marrakech (giugno 2003), organizzato con l’obiettivo di dare seguito alle Raccomandazioni del Vertice di Johannesburg, coinvolgendo governi, organizzazioni internazionali e società civile nello sviluppo di un “quadro decennale di programmi per sostenere attività ed iniziative volte a promuovere modelli di produzione e consumo sostenibili”. Nella realizzazione di questo programma di attività internazionale a lungo termine è fondamentale il ruolo delle Task Force tematiche, presiedute dai singoli Paesi e che si focalizzano concretamente sulle tematiche principali. Nel maggio 2006 (durante la quattordicesima sessione della Commissione per lo sviluppo sostenibile) l’Italia ha lanciato una Task Force tematica sull’Educazione al consumo sostenibile, con l’obiettivo di identificare ed attuare le appropriate sinergie tra iniziative regionali ed internazionali e favorire lo sviluppo di attività e progetti pilota, coinvolgendo, in particolare, i Paesi in via di sviluppo. 11 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 12 i Quaderni del Consumatore 3. Il ruolo del consumatore Si è già più volte fatto cenno al fatto che i cittadini-consumatori con il loro stile di vita, le piccole azioni e i comportamenti quotidiani di consumo e gestione delle risorse possono contribuire alla sostenibilità. Se è certamente vero che l’impegno deve coinvolgere fortemente governi e istituzioni, è altrettanto vero che gesti come accendere la luce, far funzionare gli elettrodomestici, gettare i rifiuti, andare in macchina, accendere l’impianto di riscaldamento, possono influenzare le condizioni ambientali in misura non trascurabile. A sostegno di tale affermazione è sufficiente considerare alcuni dati: in Italia le famiglie sono responsabili di circa il 27% delle emissioni nazionali di gas inquinanti, di cui il 10% proviene dagli impianti di riscaldamento, il 9% dal trasporto privato (traffico di autovetture) ed il 3% dai rifiuti solidi urbani. Considerando che la popolazione italiana ha raggiunto circa i sessanta milioni di abitanti e che l’emissione pro capite di anidride carbonica è di 7,8 tonnellate, ci rendiamo conto che un nostro contributo e impegno nel migliorare l’uso delle risorse diventa rilevante se non indispensabile. Ancora, per fare un altro esempio concreto, secondo dati diffusi dall’Enea (Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente), il consumo di un solo chilowattora, che corrisponde a circa mezz’ora di accensione di uno scaldabagno o di una stufetta elettrica, richiede la combustione di circa 250 grammi di olio combustibile (un quarto di chilo di petrolio) e provoca l’immissione nell’atmosfera di 750 grammi di anidride carbonica (circa 400 litri di CO2). Ma una famiglia di quattro persone consuma circa 7 chilowattora al giorno, bruciando due chili di petrolio e liberando quasi 2.800 litri di CO2. Inoltre, una famiglia produce ogni giorno quasi sei chili di rifiuti e consuma circa 1.000 litri di acqua. È pertanto di fondamentale importanza far crescere nel consumatore la consapevolezza critica rispetto alla situazione presente e la coscienza del proprio ruolo di attore fondamentale nell’attuazione di un modello di “consumo sostenibile”, che potrà perseguire orientando le proprie scelte verso beni e prodotti rispettosi dell’ambiente, che consentano di contenere lo sfruttamento delle risorse e ridurre le emissioni di gas inquinanti. Non va dimenticato che un tale comportamento si traduce in un indiscusso vantaggio per il consumatore sotto un duplice profilo: egli infatti potrà contribuire a migliorare la qualità dell’ambiente in cui vive e al tempo stesso risparmiare denaro. 12 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 13 il Consumo Sostenibile 4. Modello di consumo sostenibile Alla luce di quanto sinora detto, troveremo di seguito una serie di suggerimenti per il consumatore che voglia farsi parte attiva e responsabile del consumo sostenibile; non si tratta di precetti ovviamente né di modelli di comportamento, ma di piccoli gesti che hanno lo scopo di abituarci a rispettare l’ambiente e che tutti insieme diventano un serio contributo per la sua tutela e per il benessere di ogni cittadino. L’ILLUMINAZIONE Per illuminare in modo appropriato un ambiente occorre scegliere il tipo di lampada giusta e collocarla nella posizione più opportuna, senza che sia necessario aumentare la potenza delle lampadine e quindi i consumi. Il lampadario posto al centro del soffitto non è la migliore soluzione da un punto di vista energetico; la scelta più vantaggiosa in termini di consumo sarebbe quella di creare una luce soffusa in tutto l’ambiente per poi intervenire con fonti luminose più intense nelle zone destinate a specifiche attività. Sono da evitare i lampadari con molte lampadine. Per fare un esempio, una lampada da 100 watt fornisce la stessa illuminazione di 6 lampadine da 25 watt, consumando ben il 50% in meno. Possiamo prestare attenzione anche al momento dell’acquisto; troviamo infatti in commercio lampade a incandescenza (le comuni lampadine, che si dividono in normali e alogene), che permettono di risparmiare al momento dell’acquisto, ma consumano di più, oppure lampade a scarica elettrica in gas, conosciute come lampade ad alta efficienza, che hanno un prezzo iniziale elevato, ma consentono di ridurre fortemente i consumi di energia elettrica fino a circa il 70% rispetto alle lampadine ad incandescenza. È bene spegnere sempre gli interruttori di televisione e impianti stereo, poiché anche in stand-by gli elettrodomestici consumano e, laddove possibile, utilizzare interruttori a tempo. 13 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 14 i Quaderni del Consumatore GLI ELETTRODOMESTICI E L’ETICHETTA ENERGETICA Per ottimizzare il consumo di energia portato dai numerosissimi elettrodomestici ormai diventati indispensabili nelle nostre case, andrebbero privilegiati i modelli di più recente fabbricazione, provvisti di etichetta energetica, che va controllata attentamente al momento dell’acquisto. La Direttiva Europea 92/7/CE ha stabilito l’obbligo per i produttori di applicare agli elettrodomestici un’etichetta energetica; pertanto in Italia, a partire dal 1998, tutti gli elettrodomestici ne sono stati muniti: lavastoviglie, frigoriferi, forni elettrici, condizionatori e così via. L’ etichetta energetica consente di conoscere caratteristiche e consumi e di valutare fin dal momento dell’acquisto i costi di esercizio di ciascun modello. Settore 1 Settore 2 Settore 3 Settore 4 Settore 5 Esempio di una etichetta energetica di un elettrodomestico 14 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 15 il Consumo Sostenibile Come leggere l’etichetta energetica L’etichetta è divisa in settori: nel settore 1 (vedi immagine) viene identificato l’elettrodomestico (nome o marchio della casa produttrice e nome o codice del modello); nel settore 2 si trova una scala di riferimento per le categorie di efficienza energetica divisa in 7 classi, dalla A (bassi consumi) alla G (alti consumi) e si evidenzia a quale classe appartiene l’elettrodomestico in esame (sappiamo che oggi si assiste addirittura alla proposta di frigoriferi, ad esempio, di classe A+ e A++, ancora più efficienti di quelli di classe A); nel settore 2 viene riportato il simbolo dell’Ecolabel (vedi infra § 5); modelli diversi appartenenti alla stessa classe possono essere ulteriormente confrontati in base al consumo di energia, indicato nel settore 3 dell’etichetta ed espresso come consumo annuo (kWh/anno) o per ciclo di utilizzo (kWh/ciclo); il consumo – attenzione! – viene stimato per un utilizzo in condizioni standard predefinite, ad esempio tenendo l’apparecchio sempre acceso, a porte chiuse e in condizioni particolari di laboratorio, dunque sarà bene ricordare che il consumo reale potrà variare sensibilmente in base al modo in cui viene utilizzato l’apparecchio e al luogo in cui esso viene installato (e qui entrerà in gioco il comportamento sostenibile-responsabile del consumatore); ad esempio il consumo di un frigorifero aumenta molto se lo si apre spesso o lo si tiene aperto a lungo, mentre per quel che riguarda l’utilizzo di lavatrici e lavastoviglie andrebbero sempre privilegiati programmi “rapidi”, “economici” o in generale effettuati a temperature più basse; per il frigorifero invece il termostato andrebbe mantenuto su una posizione intermedia, non bisognerebbe mai introdurvi alimenti caldi, né tenere aperti gli sportelli per più di qualche secondo. Nel settore 4 dell’etichetta energetica vengono forniti dati sulla capacità dell’apparecchio come, ad esempio, il volume utile complessivo di frigorifero e congelatore o l’efficacia di lavaggio o di centrifugazione per le lavatrici. Nel settore 5, infine, è indicata la rumorosità dell’apparecchio (quando prescritto). 15 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 16 i Quaderni del Consumatore I RIFIUTI Una famiglia di 4 persone in Europa produce in media ogni giorno 4 kg di rifiuti, che aumentano con l’aumentare dello sviluppo produttivo. Una non corretta gestione dei rifiuti determina pericoli di degrado per l’ambiente e compromissione delle risorse (aria, acqua e suolo); un modo per ridurre la portata del problema è considerare i rifiuti anche una potenziale fonte di energia e di materie prime, sia attraverso il riuso dei materiali, sia attraverso un loro utilizzo come combustibile. Interventi macroscopici di questo tipo spettano naturalmente a governi ed istituzioni, ma quel che il singolo consumatore può fare è in primo luogo ridurre la quantità di rifiuti prodotta, soprattutto di imballaggi, che rappresentano ben il 30-40% del totale dei rifiuti solidi urbani prodotti dalle famiglie. Il secondo tipo di impegno per il consumatore è quello di contribuire alla raccolta differenziata, essenziale per poter recuperare materiali di buona qualità, riutilizzabili e vendibili nel mercato del riciclaggio. Importante è poi ricordare che rifiuti tossici e pericolosi per l’uomo come medicinali scaduti, pile elettriche ed oli esausti devono essere raccolti negli appositi contenitori. L’ACQUA Nelle nostre case arriva acqua potabile, che viene prodotta sfruttando le risorse di migliore qualità. Inoltre prima di uscire dal nostro rubinetto l’acqua deve essere pompata, depurata, canalizzata e per alcuni usi anche riscaldata; pertanto sprecare acqua significa contestualmente sprecare energia. L’ acqua va dunque utilizzata con il massimo scrupolo e, se possibile, con alcuni accorgimenti, come applicare il frangigetto ai rubinetti o installare sciacquoni a flusso differenziato, ed adottando alcuni comportamenti quotidiani come privilegiare per l’igiene personale la doccia piuttosto che il bagno in vasca (che richiede circa il doppio dei litri di acqua), chiudere il rubinetto fintanto che ci si spazzolano i denti, raccogliere ed utilizzare l’acqua piovana per annaffiare le piante del giardino o del balcone, lavare frutta e verdura lasciandola in ammollo per un poco di tempo piuttosto che sotto l’acqua corrente. 16 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 17 il Consumo Sostenibile RISCALDAMENTO Secondo recenti studi una famiglia media italiana potrebbe risparmiare senza fare rinunce, ma usando meglio l’energia, il 40% delle spese di riscaldamento. Molta parte dell’energia utilizzata per riscaldare infatti viene dispersa dalle pareti e dal tetto degli edifici, pertanto un primo suggerimento per ottenere una riduzione di consumo – e quindi di emissione di gas inquinanti - è quello di eseguire interventi di isolamento termico su tetto e pareti e di coibentare i solai. Per avere una resa ottimale in casa di giorno la temperatura andrebbe mantenuta sui 20 °C e di notte sui 16°C, mentre è fondamentale eseguire i controlli (obbligatori per legge) su funzionamento, efficienza ed emissione di fumi della caldaia; prestiamo inoltre attenzione a non coprire i termosifoni con tende o mobili, mettiamo biscioni di lana tra porta di ingresso o porte finestre e pavimento. TRASPORTI L’ attuale sistema di mobilità, basato su gomma e sul trasporto individuale, è tra le principali cause di inquinamento acustico e atmosferico, di spreco energetico e della congestione del traffico che rendono sempre più invivibili le nostre città. Il problema è serio ed è stato affrontato ovviamente anche a livello governativo con iniziative che hanno mirato a limitare il traffico nei centri abitati, a favorire l’acquisto di mezzi a basso consumo, a metano, a GPL e a trazione elettrica, a limitare le emissioni di gas nelle auto di nuova costruzione in ottemperanza alle direttive comunitarie e via dicendo. Non va dimenticato però che anche in questo ambito il contributo di ciascun cittadino riveste una fondamentale importanza. Dunque è auspicabile che ogni automobilista si metta in regola con la normativa sugli scarichi, che integri l’uso dell’automobile con quello dei mezzi pubblici e che soprattutto non dimentichi l’importanza di una salutare attività fisica: lasciare ogni tanto la macchina in garage e spostarsi a piedi, laddove ovviamente possibile, contribuirebbe a migliorare la qualità della vita delle nostre città con notevoli benefici per la salute e la sicurezza. La velocità elevata, oltre ad essere un pericolo per la sicurezza, facendo 17 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 18 i Quaderni del Consumatore aumentare i giri del motore aumenta i consumi; accensione e carburazione regolati correttamente possono far risparmiare fino al 10% e circolare con pneumatici sgonfi aumenta il consumo di carburante del 2-3%. Si stanno poi diffondendo usi alternativi dell’automobile come il car pooling e il car sharing: il primo consiste nell’organizzarsi con i colleghi di lavoro, i compagni di scuola e gli amici per prendere una sola macchina e fare spostamenti in modo organizzato e pianificato, il secondo è un sistema di autonoleggio self service che mette a disposizione alcune auto in ogni ora del giorno e della notte ogni volta che se ne ha bisogno, così un’unica auto nell’arco della giornata è utilizzata da più persone in momenti diversi. DETERGENTI E PRODOTTI PER L’IGIENE Anche nel settore dell’igiene personale e della casa è possibile adottare comportamenti che riducono l’impatto ambientale delle sostanze nocive contenute nei detergenti e nei solventi: utilizzare quantità minime di detersivo per lavatrice e lavastoviglie, utilizzare prodotti naturali per alcuni tipi di pulizie (ad es. acqua e aceto per i vetri, olio di oliva per i mobili di legno, acqua e bicarbonato per pulire il forno), acquistare comunque detersivi “ecologici”, cioè privi di fosfati, NTA (acido nitrilotriacetico), tensioattivi cationici (altamente tossici), sbiancanti e profumi sintetici. Tutti i prodotti con erogatori spray (lacche, deodoranti, bombolette per il forno o per la stiratura) liberano particelle tossiche chiamate CFC (cloro fluoro carburi), responsabili dell’assottigliamento dell’ozono atmosferico. CARTA Risparmiare carta, come è ben noto, significa contribuire a ridurre la deforestazione selvaggia presente in molte parti del pianeta. Utilizziamo tovaglioli di stoffa e stracci da cucina, carta igienica e carta da cucina ottenute da carta riciclata o da macero, acquistiamo stampanti fronte retro in modo da ridurre il consumo di carta, usiamo block notes fatti con fogli di riuso sporchi solo da un lato. 18 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 19 il Consumo Sostenibile BIOARCHITETTURA Dallo Statuto dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura leggiamo che si definisce bioarchitettura “l’insieme delle discipline che attuano e predispongono un atteggiamento ecologicamente corretto nei confronti dell’ecosistema antropico-ambientale. In una visione caratterizzata dalla più ampia interdisciplinarietà e da un utilizzo razionale e sostenibile delle risorse, la Bioarchitettura tende alla conciliazione ed integrazione delle attività e dei comportamenti umani con le preesistenze ambientali ed i fenomeni naturali, al fine di realizzare un miglioramento della qualità della vita presente e futura”. Ancora, il già citato Rapporto Brundtland definisce la Bioarchitettura come una pratica architettonica rispettosa dei principi della sostenibilità, con l’obiettivo di instaurare un rapporto equilibrato tra l’ambiente ed il costruito, soddisfacendo bisogni delle attuali generazioni senza compromettere, con il consumo indiscriminato delle risorse, quello delle generazioni future. Dunque chi costruisce secondo i principi della bioarchitettura tende a privilegiare la qualità della vita ed il benessere psico-fisico dell’uomo, ad impiegare il più possibile materiali ecocompatibili (acqua, legno, pietra, argilla), a causare il meno possibile emissioni dannose (fumi, gas, acque di scarico, rifiuti), a concepire edifici flessibili ad eventuali rimozioni, ampliamenti o cambiamenti di destinazione d’uso, a prevedere un diffuso impiego di fonti energetiche rinnovabili (cioè quelle che possono essere considerate “inesauribili”, come l’eolico, il solare, l’energia idraulica). Purtroppo a volte l’utilizzo di queste tecniche prevede dei costi più elevati rispetto all’edilizia tradizionale, ma ci si sta muovendo a grandi passi verso una maggiore accessibilità alla bioarchitettura anche sotto il profilo economico. Nell’ambito delle fonti energetiche rinnovabili, ad esempio, chi installa impianti solari fotovoltaici può usufruire di incentivi governativi. L’impianto fotovoltaico permette di trasformare direttamente l’energia solare in energia elettrica. Gli impianti fotovoltaici producono energia che viene direttamente convogliata nella rete a 220V di tensione e 50hz di frequenza e un contatore misura i Kw prodotti. L’ abitazione continuerà così ad essere servita dalla rete, rimanendo indipendente dal funzionamento dell’impianto fotovoltaico (notte, giornate nuvolose, guasti). Verrà poi effettuato un conguaglio tra corrente consumata e corrente prodotta. 19 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 20 i Quaderni del Consumatore La bioarchitettura prevede tra le altre cose l’utilizzo di legni provenienti da piante coltivate con sistemi controllati come il faggio, la robinia, l’ontano o anche le conifere (pino e abete) purché provenienti da Paesi che abitualmente praticano il taglio controllato delle piante (ad esempio la Finlandia). ALIMENTAZIONE E AGRICOLTURA BIOLOGICA L’ agricoltura biologica va intesa come parte integrante di un sistema di agricoltura sostenibile e come una valida alternativa ai tipi di agricoltura più tradizionali. Dall’entrata in vigore della normativa comunitaria sull’agricoltura biologica nel 1992, diecimila aziende si sono convertite a questo sistema, in risposta ad una maggiore consapevolezza dei consumatori per quanto riguarda i prodotti ottenuti con metodi biologici e al conseguente aumento della domanda degli stessi. Il concetto stesso di sviluppo sostenibile, più volte menzionato, deve coinvolgere necessariamente anche il processo di produzione alimentare. Per conseguire questo obiettivo gli agricoltori devono tenere conto degli effetti che avrà la loro attività sul futuro dell’agricoltura e dell’impatto ambientale dei sistemi da loro utilizzati. Ed è per questo che agricoltori, consumatori e politici hanno mostrato un rinnovato interesse per l’agricoltura biologica. Il metodo di produzione biologico è un sistema di gestione dell’impresa agricola che mette al primo posto non la produzione fine a se stessa (cioè produrre il più possibile), ma la produttività nella salvaguardia della salute dell’uomo e dell’ambiente in cui vive; in particolare esso è caratterizzato da: adozione di tecniche colturali idonee a preservare la struttura e gli equilibri microrganici del terreno; utilizzo di varietà vegetali adatte all’ambiente specifico; esclusione dell’utilizzo di fertilizzanti, diserbanti e antiparassitari chimici; divieto di utilizzo di organismi geneticamente modificati (OGM); controllo da parte di enti terzi autorizzati su tutte le fasi della produzione. Perché possa ottenere la certificazione delle produzioni come “Prodotto da agricoltura biologica”, l’azienda agricola deve aver rispettato gli standard previsti per un periodo definito di “conversione all’agricoltura biologica” di almeno due anni prima della semina o, nel caso delle colture perenni diverse dai prati, di almeno tre anni prima del raccolto. 20 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 21 il Consumo Sostenibile L’Italia è il primo paese in Europa per numero di aziende che applicano il metodo di produzione biologico. In materia di etichettatura le disposizioni comunitarie sono molto precise e riguardano origine, preparazione, trasformazione e confezionamento dei prodotti. Da febbraio 2000 è stato inoltre introdotto il nuovo marchio europeo per il biologico; l’agricoltura biologica è infatti l’unico metodo di coltivazione regolato da precise norme europee, stabilite in principio dal regolamento CE n. 2092 del 1991, di recente aggiornate con il regolamento CE n. 834 del 2007 (relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici), che semplifica la materia sia per gli agricoltori che per i consumatori. La nuova disciplina reca un insieme coerente di obiettivi, principi e norme fondamentali sulla produzione biologica, compreso un nuovo regime permanente d’importazione e un sistema di controllo più razionale. L’uso del marchio biologico UE è reso obbligatorio, ma può essere accompagnato da marchi nazionali o privati. Un’apposita indicazione informerà i consumatori del luogo di provenienza dei prodotti. Potranno avvalersi del marchio biologico solo i prodotti alimentari che contengono almeno il 95% di ingredienti biologici, ma i prodotti non bio potranno indicare, nella composizione, gli eventuali ingredienti biologici. Resta vietato l’uso di organismi geneticamente modificati ed ora verrà indicato espressamente che la presenza accidentale di OGM in misura non superiore allo 0,9% vale anche per i prodotti bio. Rimane invariato l’elenco delle sostanze autorizzate in agricoltura biologica. La nuova normativa apre inoltre la possibilità di aggiungere ulteriori disposizioni sull’acquacoltura, sulla vitivinicoltura, sulle alghe e sui lieviti bio. Il marchio europeo per il biologico 21 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 22 i Quaderni del Consumatore L' etichetta aiuterà il consumatore a riconoscere il prodotto biologico, contraddistinto in primo luogo dalla dicitura “proveniente da agricoltura biologica” o da altre espressioni che suggeriscano all'acquirente metodi di produzione biologica; deve inoltre essere presente un codice che indica l'organismo di controllo, il logo comunitario e un'indicazione del luogo in cui sono state coltivate le materie prime. Altre specifiche ulteriori indicazioni sono previste per singole categorie di prodotti (ad esempio, i mangimi). Quando nell’etichetta ci sono tali diciture il consumatore può essere certo che si tratta di un prodotto biologico. Per il prodotto venduto sfuso (frutta, ortaggi, pane, ecc...) si può controllare che il contenitore riporti la dicitura “da agricoltura biologica” con tutte le prescrizioni di legge, come le altre etichette. 22 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 23 il Consumo Sostenibile 5. Le etichette ecologiche Di particolare aiuto per il consumatore, che è intenzionato a scegliere i prodotti secondo i principi del consumo sostenibile, può essere saper riconoscere le etichette a valenza ecologica. Si sono diffuse a partire dagli anni ’70 e da allora sono proliferate al punto che ne esistono diverse decine, anche se – è bene ricordarlo – non tutte con lo stesso grado di attendibilità, efficacia e riconoscibilità presso il cliente finale. Per semplificare il consumatore deve sapere che le etichette ecologiche esistenti possono essere classificate in tre tipologie: etichette tipo I, etichette tipo II, etichette tipo III. Le etichette di tipo I sono basate sul superamento di criteri ecologici predefiniti da una parte terza e sulla convalida da parte di un verificatore accreditato; sono forse quelle più conosciute, in quanto a questa categoria appartengono i marchi nazionali e quello europeo, l’Ecolabel (vedi infra). Le etichette di tipo II sono asserzioni ambientali basate su autodichiarazioni di produttori, importatori o distributori, senza la verifica di un accertatore indipendente. Naturalmente tale circostanza ne riduce l’attendibilità, sebbene vi siano dei parametri introdotti dalla norma volontaria UNI EN ISO 14021:2002 per rendere più credibile questo strumento e garantire maggiormente i consumatori dalle informazioni ingannevoli. Le etichette (e dichiarazioni ambientali) di tipo III consistono in una dichiarazione quantificata dei potenziali impatti ambientali associati al ciclo di vita del prodotto e valutati in conformità a delle regole predefinite. La funzione è quella di facilitare il confronto tra prodotti omogenei. La più utilizzata è la DAP, Dichiarazione Ambientale di Prodotto (vedi infra). Vi sono infine altri marchi di tipo privato e settoriale che non rientrano nella suddetta divisione (es. FSC, vedi infra). Di seguito proponiamo un elenco, non esaustivo, delle etichette ecologiche più ricorrenti. 23 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 24 i Quaderni del Consumatore ECOLABEL: il marchio europeo di qualità ecologica è l’etichetta più diffusa nel settore ed ha lo scopo di promuovere i prodotti e i servizi che presentano un minore impatto sull’ambiente rispetto ad altri della stessa categoria, fornendo altresì ai consumatori informazioni e indicazioni precise e scientificamente accertate sui prodotti, attestando che l’oggetto è costruito in maniera ecocompatibile. È uno strumento ad adesione volontaria che viene concesso a quei prodotti e servizi che rispettano criteri ecologici e prestazionali stabiliti a livello europeo. L’ etichetta ecologica europea è stata istituita con regolamento comunitario n. 880/92 ed in seguito revisionata, sino ad arrivare alla stesura dell’attuale regolamento n. 1980/2000, proprio con l’obiettivo di incentivare il naturale diffondersi sul mercato di prodotti a ridotto impatto ambientale. Per i produttori l’ottenimento dell’Ecolabel costituisce, pertanto, un attestato di eccellenza, una opportunità per poter dimostrare l’impegno e l’attenzione dell’azienda alle problematiche ambientali, in un mercato sempre più sensibile a queste tematiche. I criteri per il riconoscimento del diritto ad apporre il marchio sono periodicamente sottoposti a revisione e resi più restrittivi, in modo da favorire il miglioramento continuo della qualità ambientale dei prodotti e servizi; in particolare i criteri vengono stabiliti per categorie di prodotti e sono basati su: 1) le prospettive di penetrazione del prodotto sul mercato; 2) la fattibilità degli adattamenti tecnici ed economici necessari; 3) il potenziale di miglioramento dell’ambiente a seguito della scelta dei consumatori. Inoltre tali criteri interessano tutto il ciclo di vita del prodotto, dall’estrazione delle materie prime, passando attraverso i processi di lavorazione, alla distribuzione (incluso l’imballaggio) e all’utilizzo, fino allo smaltimento del prodotto a fine vita. Gli aspetti che vengono analizzati sono, in particolare, il consumo di energia, l’inquinamento delle acque e dell’aria, la produzione di rifiuti, il risparmio di risorse naturali, la sicurezza ambientale e la protezione dei suoli. Quasi tutti i prodotti possono, in presenza dei necessari ed accertati requisiti, apporre il marchio di qualità ecologica, con esclusione di: prodotti alimentari, bevande, prodotti farmaceutici, alcuni dispositivi medici, sostanze o preparati classificati come “pericolosi”, prodotti fabbricati con processi suscettibili di nuocere in modo significati- 24 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 25 il Consumo Sostenibile vo alle persone e/o all’ambiente. Nel dettaglio sono 26 i gruppi di prodotti/servizi che possono richiedere l’Ecolabel europeo, tra cui carta, vernici naturali (bassa tossicità, economia d’utilizzo, non infiammabilità), materassi, lampadine, frigoriferi, detersivi, scarpe, tessuti (privi di sostanze tossiche per la colorazione, si evitano così dermatiti e allergie) nonché servizi per la ricettività turistica e di campeggio. In Italia vi sono circa 1.200 prodotti con marchio Ecolabel e il numero è in costante crescita, come in tutta Europa. Riassumendo, dal punto di vista del consumatore, l’Ecolabel europeo garantisce che il prodotto: 1) ha un minor impatto ambientale rispetto agli altri prodotti presenti sul mercato; 2) è stato sottoposto a severissimi test per assicurarne le qualità ambientali e prestazionali. Scegliendo prodotti e servizi Ecolabel, quindi, il consumatore contribuisce a migliorare l’ambiente, riceve un’informazione trasparente e credibile, acquista prodotti che non contengono componenti dannosi alla salute. FSC: La certificazione FSC è assegnata dal Consiglio per la Gestione Forestale Sostenibile (Forest Stewardship Council), un’organizzazione mondiale che ha stabilito principi e criteri per una gestione delle foreste ecologica e socialmente compatibile. Un prodotto ligneo può fregiarsi del marchio FSC solo se vi è la garanzia assoluta che il legno proviene effettivamente da una foresta FSC ed anche tutte le aziende che utilizzano quel legno devono possedere la medesima certificazione. ENERGY STAR: Energy Star è un programma governativo americano per promuovere la conservazione di energia migliorando l’efficienza dei prodotti di consumo. L’applicazione è iniziata su prodotti informatici e poi si è estesa ad altre applicazioni come i prodotti da ufficio, l’illuminazione ed altro. Energy Star ha dato un forte supporto alla diffusione di semafori LED e di lampade a fluorescenza, sistemi di gestione dell’energia per uffici e prodotti con standby a consumo ridotto. 25 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 26 i Quaderni del Consumatore FAIRTRADE: Possono fregiare i propri prodotti del marchio Fairtrade le aziende che rispettano i principi ed i criteri del commercio equo e solidale, in particolare: scegliere di collaborare con gruppi che hanno scarse possibilità di accesso al mercato tradizionale, rispettare il prezzo equo, cioè un minimo garantito che copra non solo i costi di produzione, ma assicuri anche un margine per investimenti sociali, impegnarsi a stabilire relazioni commerciali stabili per poter permettere ai produttori di pianificare con più certezza il proprio futuro. INFORMAZIONI AMBIENTALI: Si tratta di un simbolo che si trova nella maggior parte dei detergenti per la casa ed indica che per la loro produzione sono state usate sostanze che sciolgono lo sporco degradabili al 90% in 28 giorni. Va tenuto presente che la biodegradabilità è stata imposta dalla legge 136/1983, dunque dovremmo “allarmarci” se non trovassimo questa etichetta sui detergenti che acquistiamo. 100% ENERGIA VERDE: è il primo marchio italiano che certifica l’energia prodotta da fonti rinnovabili “sostenibili” ed è destinato a produttori, consumatori finali, grossisti e traders. Il marchio ha valenza internazionale, qualifica i produttori e gli utilizzatori di “energia verde” per il loro impegno a favore dell’ambiente e ha lo scopo di creare un sistema volontario di mercato per incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili. TRANSFAIR: marchio nato all’interno del mondo del commercio equo e solidale per combattere il lavoro minorile (utilizzato fino al 2003). 26 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 27 il Consumo Sostenibile DAP, Dichiarazione Ambientale di Prodotto: la Dichiarazione Ambientale di Prodotto è basata sull’analisi dell’intero ciclo di vita del prodotto stesso; permette di chiarire al consumatore le interazioni tra quel bene e l’ambiente e di confrontare medesimi prodotti della stessa categoria grazie ad un metodo di valutazione rigido ed omogeneo per tutti. La credibilità delle informazioni contenute nella DAP e della metodologia di calcolo adottata è dovuta alla verifica e convalida di una parte terza. Una DAP si compone di cinque parti fondamentali: una descrizione dell’azienda e del prodotto o servizio oggetto della DAP; la dichiarazione della prestazione ambientale del prodotto o del servizio (è il “cuore” della DAP, poiché contiene le informazioni precise sul profilo ambientale in termini di risorse impiegate, emissioni inquinanti, rifiuti prodotti, ecc..); altre informazioni ambientali (ad es. uso appropriato del prodotto); informazioni sulle modalità di riciclaggio e smaltimento del prodotto; informazioni dal produttore o dall’ente di certificazione (ad es. parametri ambientali di riferimento). 27 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 28 i Quaderni del Consumatore 6. Il quadro normativo in Italia - Delibera CIPE (Comitato Interministeriale Programmazione Economica) del 28 dicembre 1993: attuazione dell’Agenda 21. - A livello europeo, il “VI Programma quadro di ricerca e sviluppo” fissa gli obiettivi e le priorità che fanno parte della strategia comunitaria per lo sviluppo sostenibile e per le politiche ambientali. - La Commissione Mediterranea per lo Sviluppo Sostenibile istituita nel 1995 ha il mandato di avviare attività connesse alla promozione dello sviluppo sostenibile. - Il Programma stralcio di tutela ambientale, approvato con decreto del Ministero dell’Ambiente il 28 maggio 1998, individua gli strumenti per promuovere lo sviluppo sostenibile, far fronte ai cambiamenti climatici, riformare la gestione dei rifiuti, risanare il territorio, le aree urbane e le acque, conservare e valorizzare il patrimonio naturale e le biodiversità, il mare, le coste e le isole minori. - La delibera CIPE del 19/11/1998 “Linee guida per le politiche e misure nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra” definisce le politiche e le misure nazionali per rispondere agli impegni assunti con la sottoscrizione del Protocollo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni dei gas serra. - Con la legge 344/97 il governo si impegna ad adottare e sviluppare misure per favorire la sostenibilità ambientale. La legge fornisce supporto tecnico e organizzativo allo sviluppo di tecnologie pulite e alla sostenibilità urbana, definisce misure per il miglioramento della progettazione ambientale e per la formazione di nuove figure di tecnici e operatori per l’ambiente. - Dopo la ratificazione del protocollo di Kyoto nel 2002, il governo italiano ha adottato politiche fiscali e tariffarie ed ha stanziato fondi per incentivi economici/finanziari finalizzati a promuovere lo sviluppo sostenibile ed i nuovi modelli di consumo. 28 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 29 il Consumo Sostenibile 7. La Camera di Commercio di Ancona e la sostenibilità Le Camere di Commercio nel settore dello sviluppo e del consumo sostenibile svolgono un importante ruolo e sono impegnate su più fronti: quello dell’informazione, dell’incentivazione e del controllo. Una delle strategie intraprese dalla Comunità Europea in osservanza degli impegni assunti dai Paesi sottoscrittori del Protocollo di Kyoto è stata l’adozione di una Direttiva (1999/94/CE) riguardante la disponibilità di informazioni sul consumo di carburante e le emissioni di CO2 da fornire ai consumatori nell’ambito della commercializzazione di autovetture nuove. L’Italia ha recepito questa Direttiva con il DPR 17 febbraio 2003 n. 84, in cui si individua una serie di adempimenti per i costruttori, i rivenditori, il Ministero delle Attività Produttive (ora Ministero dello Sviluppo Economico) e le Camere di Commercio. Queste ultime, nell’ambito della loro competenza territoriale, hanno il ruolo di vigilare in merito a quanto stabilito dal detto DPR e di informare periodicamente il Ministero dello Sviluppo Economico, ai fini del monitoraggio sullo stato di attuazione del programma di informazione. Presso la Camera di Commercio di Ancona è disponibile la Guida sul risparmio di carburanti e sulle emissioni di CO2 delle autovetture. Al fine di incentivare lo sviluppo imprenditoriale in senso “sostenibile” e “responsabile”, la Camera di Commercio di Ancona promuove, mediante la concessione di contributi alle PMI disciplinati da apposito regolamento, l’adozione da parte delle imprese della provincia di Ancona, di sistemi di gestione ambientale ISO 14001:2004 ed EMAS o di responsabilità sociale secondo lo schema certificativo SA8000. La ISO 14001 è la certificazione che può conseguire l’impresa che adotti determinati standard di gestione ambientale; in particolare l’organizzazione certificata ha un sistema di gestione adeguato a tenere sotto controllo gli impatti ambientali delle proprie attività e ne ricerca sistematicamente il miglioramento in modo coerente, efficace e soprattutto sostenibile. Dunque è una certificazione di impresa e non di prodotto. 29 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 30 i Quaderni del Consumatore La Registrazione EMAS (Eco-Management and Audit Scheme) è uno strumento volontario creato dalla Comunità Europea al quale possono aderire le organizzazioni per valutare e migliorare le proprie prestazioni ambientali e fornire al pubblico informazioni sulla propria gestione ambientale. Il sistema di gestione ambientale dello standard EMAS è basato sulla norma ISO 14001, di cui sono richiamati tutti i requisiti; in aggiunta a ciò viene mantenuto un dialogo aperto con il pubblico attraverso la pubblicazione ed il continuo aggiornamento di una Dichiarazione Ambientale in cui devono essere riportati informazioni e dati di rilievo circa gli impatti ambientali dell’organizzazione (politica ambientale, illustrazione del sistema di gestione ambientale, natura degli impatti ambientale ed obiettivi di miglioramento, ecc…). La sigla SA8000 identifica uno standard internazionale di certificazione redatto dal CEPAA (Council of Economical Priorities Accreditation Agency) e finalizzato a certificare appunto alcuni aspetti della gestione aziendale attinenti alla responsabilità sociale di impresa ed in particolare il rispetto dei diritti umani, il rispetto dei diritti dei lavoratori, la tutela contro lo sfruttamento dei minori, le garanzie di sicurezza e salubrità dei luoghi di lavoro. La norma SA8000, rispetto alle tipiche normative ISO con le quali ha in comune la struttura formale, per sua natura interessa tutta l’azienda, richiedendo il coinvolgimento di direzione, top management, fornitori, subfornitori e - importantissimi - dei consumatori finali. Per spiegare concretamente, i requisiti vengono verificati con interviste casuali direttamente nei confronti dei dipendenti o nei confronti dei subfornitori (che difficilmente sono in contatto diretto con l’azienda certificata) per verificare eventuali casi di mobbing o l’utilizzo di lavoratori irregolari. Sotto questo profilo si sottolinea che la stessa Camera di Commercio di Ancona ha ottenuto, prima in Italia, la registrazione ambientale EMAS al termine di un percorso di certificazione e di esame condotto da un soggetto verificatore esterno (Certiquality). Il 3 luglio 2008 si è svolta alla Loggia dei Mercanti di Ancona la presentazione ufficiale del riconoscimento ricevuto e della Dichiarazione Ambientale, uno degli strumenti che l’istituzione si è data per comunicare a tutti i suoi interlocutori e per colloquiare con essi: non solo imprese e associazioni di categoria ma anche le altre istituzioni pubbliche, il personale, i singoli cittadini. Con tale registrazione, la 30 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 31 il Consumo Sostenibile Camera di Commercio ha deciso di intraprendere in prima persona un’analisi dell’impatto ambientale provocato dalle proprie attività e si è data degli obiettivi precisi (e molto pratici) già in parte conseguiti: riduzione dei consumi energetici, delle emissioni del gas serra, di acqua, carta, toner e incentivo degli acquisti verdi nonché dell’utilizzo dei trasporti pubblici da parte dei propri dipendenti. Inoltre, nella consapevolezza che la nuova sfida imprenditoriale sta nel combinare il rispetto di norme ambientali rigorose con le esigenze di una economia in continua crescita, sviluppandole in maniera sostenibile, la Camera di Commercio di Ancona è stata anche il primo Ente in Europa a promuovere la costituzione di una Scuola EMAS per Consulenti e Revisori Ambientali, assumendo così un ruolo di primo piano nella diffusione dei sistemi di Gestione Ambientale e della cultura ambientale. La Scuola è stata istituita nel marzo 2001 e rappresenta il primo modello riconosciuto in ambito europeo. Con Delibera di Giunta Camerale n°83 del 19/03/2001 si è stipulata la Convenzione tra l’Ente camerale e il Comitato per l’Ecolabel e per l’Ecoaudit per l’istituzione della prima Scuola nazionale per Consulenti e Revisori ambientali EMAS. A questa convenzione hanno aderito successivamente la Provincia di Ancona, il Comune di Ancona e l’Università Politecnica delle Marche, ottenendo anche il patrocinio dalla Regione. La Scuola EMAS di Ancona è ritenuta per le Marche un’opportunità che coinvolge tutti gli attori sociali, chiamati a diversi livelli e con competenze differenziate, a definire obiettivi, strategie, azioni per attività integrate di informazione e formazione, soprattutto in conseguenza della rapida evoluzione degli scenari e dei nuovi compiti che si ritiene debba assolvere la formazione ambientale, richiedendo, quindi, un salto di qualità a chi promuove e a chi opera in questo ambito. Obiettivo della Scuola è quello di creare figure professionali riconosciute in grado di assistere le organizzazioni (Enti ed imprese) nella predisposizione e attuazione del sistema di gestione ambientale (Consulenti EMAS) o per le fasi specifiche di Audit interno (Revisori). 31 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 32 i Quaderni del Consumatore I Corsi formativi organizzati forniscono ai futuri Consulenti competenze specialistiche per poter svolgere attività di sensibilizzazione del tessuto locale sui temi della sostenibilità ambientale e dello sviluppo “sostenibile” del territorio e generare nuove soluzioni e proposte in grado di colmare il ritardo attuale nell’implementazione di politiche ambientali applicate a contesti aziendali e/o istituzionali. Gli iter formativi realizzati dalla Scuola, inoltre, rispondono a precisi criteri di qualità volti a promuovere una cultura ecosistemica e sono orientati a perseguire i seguenti obiettivi generali: - rafforzare e sviluppare negli operatori ambientali le competenze e le capacità necessarie a migliorare la qualità dei processi di programmazione, progettazione e gestione in un contesto organizzativo orientato alla qualità e allo sviluppo sostenibile; - promuovere, nelle organizzazioni pubbliche e private, la conoscenza e l’utilizzo integrato dei Sistemi di Gestione Ambientale e degli strumenti di miglioramento delle prestazioni ambientali dei prodotti e dei servizi nell’ottica delle “politiche integrate di prodotto”; - aggiornare gli operatori sulle politiche per la sostenibilità dello sviluppo, sulla normativa ambientale, sugli aspetti procedurali e sulla distribuzione delle competenze del “sistema regionale per l’ambiente” tra Regione, Province, Comuni e ARPAM. In questa prospettiva, la Scuola EMAS di Ancona ha assunto in questi anni di attività il ruolo di capofila nel progetto di diffusione del “Sistema Scuola EMAS” in tutta Italia contribuendo all’apertura di altre Scuole e con il preciso obiettivo di creare una rete per la condivisione di documenti, aggiornamenti, esperienze e criticità per un miglioramento continuo delle performance. A quanto appena scritto va poi aggiunta l’apertura presso la Camera di Commercio di Ancona di uno Sportello dedicato alla promozione, sensibilizzazione e diffusione della cultura della Responsabilità Sociale d’Impresa e delle buone pratiche locali di CSR. Il servizio è stato avviato nel 2005 (a seguito di un protocollo d’intesa tra Ministero del Lavoro e Unioncamere Nazionale) nell’ottica complessiva della realizzazione di un modello locale di sviluppo sostenibile. 32 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 33 il Consumo Sostenibile Lo sportello svolge attività di informazione alle imprese e alle altre organizzazioni del territorio mediante la realizzazione di convegni, seminari tecnici, corsi di formazione e altre iniziative promozionali quali la partecipazione condivisa con le PMI locali a Fiere nazionali legate ai principi della sostenibilità. Inoltre, tra le azioni di sensibilizzazione sui temi ambientali sviluppate dalla Camera, sta assumendo sempre maggiore rilievo la creazione di un osservatorio in materia di brevetti ambientali che mira a colmare la lacuna rappresentata dall’assenza sull’intero territorio nazionale di un monitoraggio sistematico dei brevetti nazionali ed europei con potenziale impatto ambientale. Nel corso del 2008 sono state poste le fondamenta per raggiungere questo importante obiettivo, iniziando la raccolta di informazioni, per il momento su scala regionale, relativamente a quelle invenzioni industriali che potrebbero avere un impatto concreto sull’ambiente. Dopo aver compiuto questo primo, ma fondamentale, step la Camera intende dare la giusta visibilità alle invenzioni sinora trovate rendendole consultabili all’interno del sito web www.marcheinnovazione.it, portale interamente dedicato ai temi dell’innovazione e del trasferimento tecnologico in ambito regionale, all’interno del quale la Camera di Commercio di Ancona ha curato la realizzazione della sezione “BREVETTI”. Infine, i cittadini possono ricevere informazioni sulla normativa nazionale e comunitaria e richiedere pareri relativi alle problematiche connesse al consumo presso il Servizio di Tutela del Consumatore dell’Ente Camerale. Tale ufficio organizza ogni anno numerose attività di carattere divulgativo (seminari, convegni, tavole rotonde…), finalizzate ad approfondire i principali aspetti della complessa legislazione sul consumo: un’adeguata conoscenza delle disposizioni applicabili costituisce, infatti, uno strumento fondamentale per la realizzazione di un sistema economico caratterizzato da un maggior equilibrio tra imprese e consumatori. Il Servizio di Tutela del Consumatore cura inoltre la realizzazione di opuscoli e guide su temi di attualità; si segnalano a questo proposito le seguenti pubblicazioni: Guida all’e-commerce; Riferimenti normativi in tema di etichettatura dei prodotti alimentari; Istruzioni per te che viaggi; Opuscolo sulle clausole vessatorie; Depliant sulle garanzie per i beni di consumo; Guida all’etichettatura delle calzature. 33 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 9:54 Pagina 34 RIFERIMENTI UTILI ............................................................................................. ......................................... ............................................................................................. ......................................... ............................................................................................. ......................................... ............................................................................................. 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9:54 Pagina 35 NOTE .................................................................................................................................................... .................................................................................................................................................... .................................................................................................................................................... .................................................................................................................................................... .................................................................................................................................................... .................................................................................................................................................... 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.................................................................................................................................................... 09T0384_CCIAA_ConsSost.qxd:Layout 1 5-03-2009 10:54 Pagina 36 CERTIQUALITY È MEMBRO DELLA FEDERAZIONE CISQ Ufficio Registro Imprese - certificato UNI EN ISO 9001