!!!%"! "!$"$$! &!%"! # ! ! "$$!"!!' !!"!"!%" convegno nazionale Il Convegno si propone di presentare, attraverso comunicazioni scientifiche e poster, i risultati delle ricerche finanziate dal Ministero della Salute, realizzate presso l’Istituto Superiore di Sanità e gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali. È stato richiesto l’accreditamento per veterinari, biologi e tecnici di laboratorio. Segreteria scientifica Marco Ianniello Ministero della Salute, DSPVNSA, Direttore Ufficio II, Roma [email protected] Marina Bagni Ministero della Salute, DSPVNSA, Dirigente Veterinario Ufficio II, Roma [email protected] Segreteria organizzativa Ivana Purificato Istituto Superiore di Sanità, Roma. Tel. 06 49906020 fax 06 49902992 [email protected] Antonella Bozzano Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, Roma. Tel. 06 79099463 [email protected] convegno nazionale Per una ricerca d’avanguardia A partire dal 1970, la Legge 503 ha affidato, agli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, il compito di effettuare ricerche sperimentali nella eziologia ed epizoologia delle malattie trasmissibili degli animali e sui mezzi per prevenirne l’insorgenza e combatterne la diffusione. Nel 1992, la Legge 502 indica l’ambito delle attività di ricerca degli Istituti nelle problematiche relative all’igiene e sanità pubblica veterinaria. Nel 1993, il D.lvo 270 delinea con maggiore precisione gli obiettivi di ricerca degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali individuando: l’igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche, lo studio, la sperimentazione e la produzione di tecnologie e metodiche necessarie al controllo della salubrità degli alimenti di origine animale e dell’alimentazione animale, l’elaborazione e l’applicazione di metodi alternativi all’impiego di modelli animali nella sperimentazione scientifica. Questi Istituti, insieme agli altri enti pubblici di ricerca, attraverso l’attuazione di progetti di ricerca corrente e finalizzata finanziati del Ministero della Salute, sono produttori di conoscenza, a livello nazionale ed internazionale, si evolvono e si adeguano ai cambiamenti ambientali, sociali e politici rispondendo sempre al meglio alle necessità di una “ricerca d ’avanguardia” espressa sia a livello nazionale che comunitario. Importante è da considerare l’impatto che ha avuto la globalizzazione dei mercati sulla sicurezza degli alimenti e sulla salute delle popolazioni animali. A questo proposito, il sistema di controllo in Italia si è dovuto adattare prontamente rispetto agli scenari che si sono venuti delineando in seguito alla stipula dell’Accordo sulle misure sanitarie e fitosanitarie (Accordo SPS) nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Questi accordi hanno modificato de facto in modo radicale una serie di impostazioni tradizionali nella gestione della sicurezza igienico–sanitaria. Risulta chiaro che ogni iniziativa nell’ambito della gestione e prevenzione delle malattie è comune sia al controllo delle patologie degli animali che alla sicurezza alimentare. Nel prossimo futuro nuove sfide sanitarie potrebbero essere alle porte considerando che l’area mediterranea, al centro della quale idealmente e geograficamente si trova l’Italia, oltre ad essere una zona idonea per la coesistenza tra ambienti ecologici diversi, popolazioni, animali di diversa specie, agenti patogeni e popolazioni recettive, subisce anche il fenomeno della “tropicalizzazione” che vede l’innalzamento delle temperature medie stagionali in tutto il Sud Europa. Questa evoluzione climatica favorisce la comparsa o la reintroduzione di patologie animali da considerarsi al momento esotiche. Queste patologie possono essere introdotte dallo spostamento accidentale o naturale degli artropodi vettori, o di gruppi di popolazioni da aree in convegno nazionale cui malattie sono presenti ed il contatto con una popolazione totalmente recettiva alle infezioni potrebbe essere causa di episodi epidemici ad alto grado di morbilità e mortalità. Allo stato attuale, una delle principali preoccupazioni deve certamente essere rivolta a questa evoluzione epidemiologica; quanto verificatosi dal 2000 con la Blue tongue é un esempio emblematico. La possibilità di successo nel fronteggiare questi ed altri problemi, deriva dalla realizzazione di reti di sorveglianza epidemiologica nazionali ed internazionali, col coinvolgimento di diverse componenti del sistema di Sanità pubblica veterinaria. Inoltre, la politica di formazione, che ha ricevuto un forte impulso positivo, appare un punto chiave per l’adeguamento del sistema alla straordinaria velocità dei mutamenti già avvenuti e previsti nell’immediato futuro. Pertanto, quello che la Sanità Pubblica Veterinaria, con le relative attività di ricerca, è chiamata a controllare e gestire è da considerarsi uno spazio geografico aperto e transnazionale, crocevia di migrazioni che si sono verificate nel Mediterraneo e dal Mediterraneo. Nuovi elementi epidemiologicamente importanti ai fini del controllo, sono stati introdotti dallo sviluppo delle pratiche agricole, commercio e urbanizzazione. In questo quadro complesso, gli Enti pubblici di ricerca che operano nel settore veterinario rappresentano un fondamentale e insostituibile strumento operativo di cui dispone il Servizio Sanitario Nazionale per assicurare risposte all’avanguardia nella diagnostica e nella sorveglianza epidemiologica, sia per quanto riguarda la sicurezza degli alimenti, la tutela sanitaria del patrimonio zootecnico nazionale e la trasmissione di malattie antropozoonosiche . Romano Marabelli Capo Dipartimento, Ministero della Salute Dipartimento per la Sanità Pubblica Veterinaria, la Nutrizione e la Sicurezza Alimentare convegno nazionale Comunicazioni scientifiche La Ricerca in Sanità Pubblica Veterinaria Finanziamento e coordinamento Bagni M., De Falco A., Catarci P., Ianniello M. Ministero della Salute, DSPVNSA-Uff.II L’attività istituzionale del Ministero della Salute, per quanto attiene la ricerca in campo biomedico e sanitario consiste nel promuovere, finanziare e gestire una ricerca di elevata qualità ai fini di una programmazione di interventi mirati al miglioramento dello stato di salute della popolazione. In tale contesto, e coerentemente all’esigenza di una corretta definizione degli indirizzi della sperimentazione, il Dipartimento per la Sanità Pubblica Veterinaria, la Nutrizione e la Sicurezza degli Alimenti, attraverso l’operato dell’Ufficio II, svolge il ruolo centrale di raccordo e coordinamento delle attività di ricerca degli Istituti Zooprofilattici definendone, mediante l’indispensabile lavoro della Commissione Nazionale per la Ricerca Sanitaria CNRS, le linee prioritarie di ricerca. Come è noto, gli Enti di Ricerca, attualmente riconosciuti ai sensi del D.Lgs. 229/99, sono le Regioni, l’ISS, l’Agenzia per i servizi sanitari regionali, l’ISPESL, gli II.R.C.C.S. e, per le problematiche relative all’igiene e alla sanità pubblica veterinaria, gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali. La ricerca sanitaria prevede due diversi livelli di programmazione. Il primo livello, di riferimento alle esigenze del servizio sanitario nazionale, corrisponde al piano sanitario nazionale, che definisce gli obiettivi e i settori principali della ricerca del SSN. Il Ministero della Salute, sentita la CNRS, elabora il “programma di ricerca sanitaria” (PRS), corrispondente al secondo livello di programmazione, e propone iniziative da inserire nei programmi di ricerca internazionali e comunitari. Questo poichè è assolutamente prioritario che la ricerca sanitaria risponda al fabbisogno conoscitivo e operativo del SSN e ai suoi obiettivi di salute individuato con il PRS previsto dal PSN, articolandosi poi in attività di Ricerca Corrente e Finalizzata. In questo contesto l’attività di ricerca svolta dagli II.ZZ. SS. riveste un ruolo fondamentale per lo studio e lo sviluppo di nuove strategie diagnostiche, per il continuo perfezionamento e l’implementazione di quelle già consolidate e per la standardizzazione e la validazione dei protocolli operativi sia nel campo della sicurezza alimentare che della salute animale, soddisfacendo la richiesta per l’erogazione di prestazioni sanitarie di elevati livelli di qualità e che garantiscano livelli uniformi di intervento su tutto il territorio nazionale. Sono chiamati a fornire soluzioni in merito a problematiche sanitarie attuali e urgenti, come le emergenze infettive, che continuano a costituire un rischio rilevante per la sanità animale e per la salute pubblica e un notevole costo per il SSN e, ciò in particolar modo, per le malattie altamente diffusibili. In questo campo l’impegno di tutti gli Istituti pubblici è evidente nelle ricerche sulle zoonosi, sull’influenza aviaria, ma anche sulle altre malattie diffusive nella popolazione animale, con particolare riferimento alle malattie contemplate dall’OIE. Altra frontiera è posta dal contenuto del Libro Bianco e dei nuovi regolamenti nel settore della Sicurezza alimentare, che fissano un quadro giuridico sull’intera produzione alimentare. Le linee di ricerca affrontate in questo settore volgono quindi al potenziamento e al miglioramento del controllo ufficiale e prevenzione in tutta la filiera, al miglioramento del sistema di sorveglianza fino all’analisi e comunicazione del rischio al consumatore. Ulteriore moderno obiettivo della sanità veterinaria è la definizione di indicatori di benessere degli animali di interesse zootecnico, da affezione e di quelli destinati alla sperimentazione animale, e la produzione di relative linee-guida. convegno nazionale Bovine Amyloidotic Spongiform Encephalopathy (BASE) Una nuova malattia da prioni del bovino Caramelli M, Corona C, Lombardi G* , Iulini B, Torcoli G*, Perazzini AZ, Martucci F, Barbieri I*, Capobianco R§§, Mazza M, Gelmetti D*, Monaco S§, Acutis PL, Tagliavini F.§§. Zanusso G.§., Capucci L*, Casalone C. CEA-Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta. * Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna. § Università degli Studi di Verona. §§ Istituto Neurologico Besta, Milano L’identificazione, avvenuta a partire dal 1994 nel Regno Unito, e successivamente nel resto del mondo, della variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob, e la sua acclarata relazione con l’ encefalopatia spongiforme bovina (BSE), ha fatto sì che l’interesse generale si sia concentrato su un gruppo di malattie animali fino ad allora sottovalutate. La BSE è una malattia neurologica del bovino, appartenente alle Encefalopatie Spongiformi Trasmissibili (TSE) o malattie da prioni, patologie caratterizzate da un prolungato periodo di incubazione, decorso clinico progressivo e costantemente fatale. Si è sempre ritenuto che per la BSE, a differenza di quanto accade in altre malattie da prioni quali la CJD dell’uomo e la Scrapie degli ovini, esistesse un solo ceppo ed un solo tipo di proteina prionica (PrPSc). Nell’ambito della ricerca finanziata dal Ministero della Salute IZSPLV 004/01, uno studio approfondito eseguito sull’intero encefalo di dodici bovini risultati positivi ai test di conferma per BSE ha permesso di identificare per la prima volta un nuovo fenotipo. La malattia, denominata BASE (Bovine Amyloidotic Spongiform Encephalopathy), per la presenza di placche amiloidi, è caratterizzata da una proteina prionica con glicotipo nettamente a favore della banda monoglicosilata e con una maggiore mobilità elettroforetica rispetto alla forma tipica di BSE. Per determinare se BASE e BSE siano causate da ceppi prionici con caratteristiche biologiche differenti e comprendere quali possano essere i potenziali rischi per la salute pubblica, sono stati intrapresi studi di caratterizzazione mediante trasmissione sperimentale. La trasmissione sperimentale della BASE è avvenuta al primo passaggio in bovini, macachi, topi transgenici bovinizzati e umanizzati riproducendo in tutti questi animali lo stesso fenotipo della variante BASE inoculata. Nei bovini la BASE si è manifestata con una sintomatologia pressoché silente, e i pochi segni clinici rilevati (dimagramento, lievi disturbi comportamentali) non sono stati comunque riconducibili ai sintomi caratteristici della BSE. (IZSLER 03/2002; IZSLER 13/2005). I topi wild type sono stati l’unica specie fra quelle oggetto della sperimentazione, a non ammalarsi a seguito della trasmissione primaria della BASE, mentre al secondo passaggio la trasmissione ha avuto successo (Ric. Finalizzata 2003 –BS3). Appare evidente che l’effetto di “barriera di specie” nei confronti della BASE sia minore che per la BSE, dato dimostrato dalla sensibile riduzione dei tempi di incubazione di questa variante rispetto alla forma classica nelle trasmissioni interspecie. Alla luce di quanto emerso dagli studi sino ad ora effettuati risulta di fondamentale importanza mantenere alta la soglia di attenzione nei confronti delle forme tipiche e atipiche di TSE, sia implementando e migliorando i sistemi di sorveglianza passiva sia continuando ad attuare quelli di sorveglianza attiva. Analisi del rischio per Peste Suina Classica basata sui dati del piano nazionale di sorveglianza Feliziani F.(1), Giovannini A.(2), De Mia G.M.(1), Rutili D.(1) (1) Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche - (2) Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise La Peste Suina Classica (PSC) rappresenta una delle malattie infettive a eziologia virale economicamente più importanti del suino domestico e del cinghiale. L’adozione di opportune misure di controllo, ha permesso in diversi territori di eradicare l’infezione e a partire dagli anni ’90, la politica nei confronti della PSC, precedentemente basata sulla vaccinazione, è stata quella di contrastare la circolazione virale attraverso lo stamping out degli allevamenti riconosciuti infetti. Tuttavia, negli ultimi anni, focolai di PSC si sono verificati in aree ad elevata densità suina dando luogo a epidemie estensive con perdite economiche pesanti. Per questi motivi si è reso necessario convegno nazionale dimostrare l’esistenza di un sistema di allerta precoce efficiente e certificare l’assenza della malattia attraverso piani di sorveglianza che nel territorio italiano, con cadenza annuale, sono stati condotti a partire dal 1995 con una sola interruzione durante il 1996. Con tali piani, attraverso il rilevamento degli anticorpi nei confronti del virus della PSC, ci si proponeva di identificare cluster di infezione clinicamente non rilevabili in quanto attribuibili a stipiti a bassa virulenza. L’attività di sorveglianza è stata basata su un monitoraggio sierologico (O.M.16.02.95 e succ.), effettuato su base regionale; per economizzare le operazioni di prelievo dei campioni i piani di sorveglianza per la PSC sono stati condotti parallelamente al piano di eradicazione della Malattia Vescicolare del Suino. La dimostrazione dell’assenza dell’infezione potrebbe essere fornita solo esaminando simultaneamente ciascun singolo membro della popolazione con un test perfetto (100% sensibilità e specificità). Per motivi pratici, dovendo ricorrere a un campionamento, si può stimare che l’infezione, se presente con caratteri di endemia, lo è in una proporzione della popolazione stessa inferiore a una determinata. Il grado di fiducia dell’assenza di infezione endemica (soprattutto dovuta a virus a bassa virulenza) dalla popolazione suina italiana fornito da un singolo anno di piano (es. 1995) permette di affermare che la probabilità di presenza dell’infezione in almeno un allevamento è del 6% circa (L.C. 95%). Valori di questo ordine di grandezza non sono ritenuti accettabili in ambito internazionale: il campionamento eseguito non permette di garantire che l’infezione non sia presente in piccole sacche circoscritte di endemia. Tuttavia, la ripetizione del piano per un certo numero di anni, con risultati costantemente negativi, porta a un aumento del grado di fiducia, che nel nostro caso arriva a partire dal 2002, dopo diverse ripetizioni del piano di sorveglianza, a una probabilità di 6x10-5 (pari a 0,006%) che vi sia almeno un allevamento infetto nella popolazione. In base ai risultati dei campionamenti effettuati dal 1995 a oggi, quindi, è possibile affermare che nel territorio dell’Italia continentale non vi è presenza di infezione endemica nemmeno dovuta a virus a bassa virulenza (posto che si ritenga accettabile un livello di confidenza del 99,94%). Ulteriori miglioramenti di questo livello di evidenza appaiono insignificanti perché la curva della probabilità tende all’asintoto, ma ciò non significa che i piani di sorveglianza possano essere abbandonati poiché l’infezione da virus a bassa virulenza, quindi non rilevabili clinicamente, è presente anche in Europa e quindi è ancora presente il rischio di introduzione del virus PSC nelle popolazioni di suini domestici o selvatici. In conclusione, riteniamo di aver reso disponibili una serie di dati fondamentali e indispensabili a garanzia della sicurezza sanitaria di prodotti di origine suina da parte dei paesi partners commerciali dell’Italia. L’attività del Centro di Referenza per le Leishmaniosi animali Indagini Biomolecolari per la caratterizzazione e la quantificazione di Leishmania infantum Valutazioni Epidemiologiche Vitale F. ,Caracappa S. Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia. Centro di Referenza Nazionale per le Leishmaniosi (C.Re.Na.L.) L’Italia è ormai una regione avviata alla crescente endemizzazione territoriale di Leishmaniosi. A partire dal 2003 è stato istituito il C.Re.Na.L., Centro di referenza Nazionale per le Leishmaniosi, uno strumento operativo di elevata e provata competenza. Lo screening sierologico per la ricerca della reattività anticorpale da parte dei laboratori della rete degli II.ZZ.SS. mostra un trend crescente di endemizzazione territoriale nelle diverse aree geografiche. L’Anagrafe Canina, nei diversi ambiti Regionali, ha consentito la corretta identificazione dei soggetti mediante i microchip. Una corretta lotta alla Leshmaniosi del cane deve necessariamente essere di tipo integrato mediante l’applicazione di misure di profilassi ambientale e attraverso l’utilizzo di metodiche di diagnosi innovative e capaci di consentire un approccio epidemiologico al problema. L’analisi isoenzimatica è la procedura universalmente accettata per l’identificazione dei ceppi di Leishmania ed è eseguita solo in pochi laboratori specializzati e necessita di tempo e risorse umane. I ceppi di L. infantum isolati nel Mediterraneo appartengono per la maggior parte allo zimodema MHON-1 anche se altri zimodemi stanno facendo la loro comparsa. Nell’ambito dell’attività di sorveglianza della Leishmaniosi canina risulta di grande interesse la caratterizzazione tra i ceppi isolati all’interno dei singoli zimodemi. Lo studio dei polimorfismi genetici, convegno nazionale può avere un ruolo importante nella comprensione delle caratteristiche biologiche, nella preferenza dell’ospite, nella diffusione nelle zone endemiche. Tra i vari metodi di tipizzazione molecolare lo studio dei polimorfismi legati a marcatori genetici sembra essere quello più informativo. Il risultato dello studio dei microsatelliti, e’ rappresentato dall’assetto dei polimorfismi per ciascun ceppo. Risulta pertanto fondamentale poter disporre di un adeguato numero di microsatelliti, poiche’ in tal modo aumenta il carico informativo. Nell’ambito della ricerca si sono analizzati 3 microsatelliti Lm2, ITS, Lm4, per lo studio dei polimorfismi. Lo scopo ultimo del progetto è quindi la raccolta di dati di fingerprinting per l’implementazione di una banca dati presso il centro, in grado di descrivere la carta d’identità dei ceppi in collezione e di quelli di nuovo isolamento. In tal modo i dati potranno fornire un mezzo identificativo veloce per la creazione di una mappa di distribuzione dei ceppi. I risultati raggiunti indicano l’applicabilità del metodo di caratterizzazione ai ceppi isolati e ai campioni di sangue. Per l’elaborazione statistica dei profili è stato impiegato l’indice di Jaccard. Nel nostro caso, si è usato come termine di paragone per il confronto di ciascun genotipo ottenuto, il ceppo di riferimento di L. infantum MHON1 denominato IPT1. Il confronto grafico dei risultati ottenuti indica che le tre regioni insieme, generano dei genotipi caratteristici per i differenti ceppi di L. infantum appartenenti ai vari zimodemi ed è possibile capire il grado di divergenza dall’IPT1. La distanza può riflettere il differente grado di adattamento degli isolati, all’ambiente e agli organismi ospiti. Principali malattie infettive della bufala mediterranea trasmissibili all’uomo Galiero C. Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, Sezione di Salerno – Centro di Referenza Nazionale sull’igiene e le tecnologie dell’allevamento e delle produzioni bufaline di biologia molecolare, pertanto è possibile supporre che questo si renda responsabile di aborto e al contempo che la bufala possa rappresentare anche un serbatoio del patogeno. L’uomo può ammalare per contatto diretto con feto e lochiazioni infette. Il microrganismo viene saltuariamente eliminato attraverso il latte, il processo tecnologico di produzione della mozzarella di bufala però non consente la sopravvivenza del microrganismo, pertanto tale derivato del latte non rappresenta un pericolo. Altre malattie infettive a carattere zoonosico sono quelle che colpiscono i vitelli bufalini. Le malattie di origine infettiva dei giovani soggetti si caratterizzano per l’elevata morbi-mortalità e per la sintomatologia che sebbene talvolta sia di tipo sistemico per il coinvolgimento di articolazioni, polmoni e tessuto cerebrale, sempre si contraddistingue per la seria compromissione del tratto gastroenterico. Tali patologie sono sostenute da una pletora di agenti eziologici in grado di agire da soli o in associazione. Tra questi occorre segnalare Rotavirus, Coronavirus, Criptosporidium spp. Salmonella spp. ed Escherichia coli. Salmonella enteritidis e thiphimurium determinano nei giovani soggetti forme enteriche di diversa gravità in quanto si possono osservare forme di enterite catarrale sino a quella di tipo fibrinoso-difteroide. Escherichia coli può dar luogo a varie manifestazioni cliniche nel vitello bufalino. Molti sierotipi patogeni L’allevamento del bufalo in Italia con i suoi 2000 allevamenti per un totale di 250.000 capi e i 10.000 addetti di filiera, rappresenta una realtà zootecnica ed economica importante e in continua espansione. Attualmente la specie, tradizionalmente diffusa solo nel Sud Italia, è allevata in 17 Regioni, con il coinvolgimento di 58 differenti Province. La crescita del comparto è dovuta, oltre che all’introduzione di nuove tecnologie, anche al miglioramento degli standard igienico-sanitari delle aziende. Tuttavia, negli allevamenti sono ancora diffuse varie patologie infettive, alcune di queste particolarmente pericolose in quanto trasmissibili all’uomo. La Brucellosi nella bufala può essere sostenuta da Brucella abortus; in Italia si isolano i biovar 1, 3 e 6 e B. melitensis, sul nostro territorio prevale il biovar 3. L’infezione determina aborto tardivo, ritenzione placentare e disturbi riproduttivi; il microrganismo viene eliminato attraverso il latte, pertanto l’uomo può infettarsi per contatto diretto o per ingestione di derivati del latte contaminati. Anche Leptospira spp. può essere causa di disturbi riproduttivi o semplicemente albergare nei tubuli renali, trasformando la bufala in un importante veicolo di infezione. I sierotipi più frequentemente isolati e responsabili anche di aborto, pomona e canicola, risultano patogeni anche per l’uomo. Coxiella burnetti agente eziologico della Febbre Q, è stato evidenziato in diversi feti bufalini mediante tecniche convegno nazionale producono potenti esotossine. Gli adulti rappresentano un importante serbatoio di E. coli, verocitotossici e del sierotipo O157 in particolare. Gli animali affetti o portatori eliminano con le feci una gran quantità di microrganismi contribuendo alla loro diffusione nell’ambiente e al ciclo di infezione oro-fecale che può vedere coinvolto anche l’uomo attraverso il contato diretto o l’ingestione di latticini contaminati. È indubbio che il controllo e l’eradicazione di tali patologie deve avvenire attraverso l’adozione di razionali e mirate attività di profilassi e terapia. I vantaggi che se ne ricaveranno avranno ricadute sia sotto il profilo economico, grazie al miglioramento degli indici di riproduzione e del tasso di mortalità aziendale, ma soprattutto dal punto di vista della sanità pubblica e della sicurezza alimentare dei prodotti dell’intera filiera bufalina. Integrazione medico-veterinaria per la prevenzione e il controllo delle zoonosi trasmesse da alimenti Caprioli A., Luzzi I., Pasquali P., Pozio E., Ruggeri F.M., Toti L. Istituto Superiore di Sanità, Roma Nei paesi industrializzati, le infezioni trasmesse da alimenti rappresentano un importante problema di sanità pubblica. Oltre alla morbilità e alla mortalità associate, queste infezioni hanno anche gravi conseguenze in termini economici e di impatto sulla fiducia dei consumatori. La maggior parte degli agenti patogeni implicati nelle infezioni trasmesse da alimenti ha in comune l’origine zoonosica, avendo come serbatoio naturale gli animali da reddito. Il controllo dei serbatoi animali e la possibilità di tracciare la diffusione dell’infezione lungo tutta la filiera di produzione degli alimenti di origine animale sono perciò essenziali per la prevenzione e il controllo di queste infezioni. Le attività di ricerca e sorveglianza richiedono quindi un’attiva integrazione tra i settori medico e veterinario, per favorire un continuo e rapido scambio di informazioni sulla prevalenza dei diversi agenti e sulle variazioni delle dinamiche epidemiologiche. Le attività del progetto hanno riguardato i più rilevanti agenti zoonosici batterici (Salmonella, E. coli O157, Campylobacter, Brucella), virali (Norovirus) e parassitari (Trichinella) considerati prioritari dalla Direttiva CE 2003/99 sulle Zoonosi, integrando e confrontando le informazioni raccolte in ambito veterinario con i dati riguardanti le infezioni nell’uomo. La prevalenza di infezione dei diversi agenti è stata valutata nell’uomo, nelle popolazioni animali e nei prodotti di origine animale, sviluppando metodi innovativi per la ricerca, l’identificazione e la tipizzazione dei diversi agenti e la valutazione dei loro caratteri di antibiotico-resistenza e virulenza. La tipizzazione fenotipica e molecolare dei microrganismi isolati dalle diverse fonti è stata utilizzata come strumento aggiuntivo per studiare le correlazioni epidemiologiche tra serbatoi animali, veicoli alimentari ed episodi di malattia nell’uomo. Per gli agenti batterici, I Laboratori di Riferimento Nazionali medico e veterinario hanno armonizzato le rispettive Procedure Operative Standard (POS) per la sierotipizzazione, la fagotipizzazione, la determinazione della sensibilità agli antimicrobici e l’elettroforesi in campo pulsato (PFGE). I dati relativi sono stati raccolti attraverso un sistema informatizzato in un unico database che raccoglie insieme i dati sulle infezioni umane e quelli sulla presenza negli animali e negli alimenti di origine animale. Per i Norovirus, sono stati approntati i protocolli per l’identificazione e la caratterizzazione in campioni fecali da casi umani sporadici ed epidemici e da bovini. Tutti i virus di origine umana caratterizzati appartenevano ai Genogruppi II e I.I di Norovirus mentre I ceppi bovini appartenevano al Genogruppo III. Per quanto riguarda Trichinella, è stato sviluppato un protocollo di PCR per discriminare le 8 specie e le 3 varianti genetiche piu’ diffuse a livello mondiale. La caratterizzazione genetica dei singoli isolati ha mostrato un livello di polimorfismo tale da consentire una mappatura geografica degli isolati sul territorio europeo. Nel complesso, le attività sviluppate nell’ambito del progetto hanno contribuito: – a migliorare la qualità della partecipazione italiana alle attività comunitarie di sorveglianza e ricerca sulle zoonosi; – a produrre una lettura integrata dei dati veterinari e umani, con la pubblicazione di report coordinati; – a valutare in modo più chiaro e completo l’efficacia delle misure prese nel settore veterinario e le loro ricadute sulla salute pubblica; – a organizzare convegni a valenza nazionale sulle zoonosi. convegno nazionale Sicurezza Alimentare: studio di strumenti applicativi per la valutazione, gestione e comunicazione del rischio Ricci A.(1), Ravarotto L.(1), Felicioni S.(2), Sbordone F.(2), Mioni R.(1), Bonardi S.(3), Busani L.(1,4), Capozza D. (5), Arzenton V.(6) (1)Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, Legnaro (PD); (2)Fondazione Istituto per il Lavoro, Bologna; (3)Università degli Studi di Parma, Dip.Sal. Anim, Sez. Isp. Alim .O.A.; (4)Istituto Superiore di Sanità, Roma; (5)Dipartimento di psicologia generale, Padova; (6)Observa Science in Society, Vicenza L’analisi del rischio (RA) è una procedura composita che richiede un insieme completo e articolato di dati: tale livello di complessità implica che, ad oggi, le applicazioni di RA sono estremamente limitate o, qualora impiegate, sono costantemente da affinare. Per questa ragione si ritiene che l’approccio debba essere multidisciplinare e che gli studi tecnico-scientifici debbano incontrare quelli delle scienze sociali, secondo una visione moderna di analisi. Il progetto si articola in 3 Workpackages, che prendono in considerazione le tre branche fondamentali dell’Analisi del Rischio: valutazione del rischio; gestione del rischio; comunicazione del rischio.Individuando, per ognuna di questi, gli aspetti critici che tendono ad ostacolarne l’applicazione. In particolare, per quanto riguarda la valutazione del rischio, risulta indispensabile avere a disposizione dati quantitativi ma, per la microbiologia degli alimenti, alcune metodiche disponibili routinariamente risultano essere poco affidabili e particolarmente indaginose. Si è ritenuto quindi opportuno valutare l’affidabilità e l’applicabilità di metodi quantitativi diversi, sia tradizionali (conta diretta in piastra) che molecolari (Real-Time PCR). Tali metodiche sono state testate su campioni artificialmente e naturalmente contaminati e su diverse matrici, per la ricerca di Salmonella spp. Il WP 2 (gestione del rischio) affronta il tema della sicurezza alimentare ricorrendo a metodologie e tecniche di valorizzazione della partecipazione dei soggetti coinvolti. E’ stata condotta un’indagine empirica in due regioni, l’EmiliaRomagna e il Veneto, utilizzando due diversi strumenti di indagine: le interviste semi-strutturate e le conferenze di ricerca. Da una prima elaborazione delle informazioni emerge che una conoscenza specifica del tema della gestione del rischio viene prevalentemente espressa da parte degli “addetti ai lavori”, quali rappresentanti istituzionali ed esperti scientifici. Quasi tutti gli attori intervistati esprimono la convinzione della rilevanza di adottare un approccio partecipato e sistematico rispetto alla tematica della sicurezza alimentare. Nel report di ricerca conclusivo verranno elencate le diverse iniziative emerse durante lo studio, in modo da diffonderne e ampliarne la conoscenza a un più ampio numero di soggetti. Nell’ambito del WP 3, infine, è stata definita e valutata la metodologia per la realizzazione di una campagna di comunicazione del rischio salmonellosi nell’uomo. Il progetto si è articolato in tre fasi: durante la prima, gli studi psicologici (metodologia del focus group in giovani e adulti) hanno permesso di identificare le conoscenze sulle salmonellosi, il messaggio per la riduzione del rischio e le modalità con cui divulgarlo efficacemente. Durante la seconda fase sono stati ideati e prodotti i supporti del messaggio (brochure informativa e gadget) e inviati a un campione rappresentativo della popolazione veneta (tutte le famiglie di alcuni comuni selezionati in base alla consistenza numerica). La terza fase prevede l’impiego dell’analisi sociale (interviste telefoniche a campione mediante il metodo CATI = Computer Assisted Telephonic Interviewing) per verificare l’efficacia della campagna di comunicazione e di validare la metodologia utilizzata. In particolare la successione delle rilevazioni metterà in evidenza il livello di consapevolezza acquisita e l’interiorizzazione del messaggio attraverso l’esplorazione del ricordo dello stesso. Referenziazione della vocazione territoriale alle produzioni zootecniche biologiche e di qualità Calaresu G. Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna La qualità delle produzioni agro-alimentari rappresenta una delle più importanti scommesse dello sviluppo agricolo in regime di nuova PAC. All’interno della generica definizione di produzioni di qualità possono essere agevolmente identificate le produzioni DOP, IGP, STG, e naturalmente quelle biologiche. Il contributo della 10 convegno nazionale nostra ricerca riguarda queste ultime, con particolare attenzione a quelle di natura zootecnica. La ricerca nasce dall’esigenza, prioritariamente culturale, che richiederebbe produzioni biologiche realizzate, all’interno di un territorio per quanto possibile esente da contaminazione ambientale, attraverso l’utilizzo di tecnologie compatibili con la filosofia legata a queste produzioni. Da qui la necessità, al fine di validare la congruità di tutte le possibili variabili in un dato territorio, di conoscere esattamente ogni singolo aspetto connesso alla tipologia di produzione considerata. Questa operazione potrebbe essere condotta attraverso un sistema di indicatori che misurino in maniera oggettiva, comparabile e standardizzata, “la vocazione” di un particolare territorio geograficamente identificato, a supportare particolari tipologie di produzioni agroalimentari biologiche e di qualità. Evidentemente, per la caratterizzazione di produzioni zootecniche biologiche prescindiamo, in questa ricerca, dai requisiti minimali previsti dal regolamento comunitario che, pur rappresentando strumenti importanti di standardizzazione, possono in definitiva essere visti come un generico capitolato di produzione applicabile in qualunque territorio, per qualsivoglia specie. Viceversa l’idea di fondo della ricerca è quella di prendere in considerazione e ponderare tutte le complessità del territorio oggetto di valutazione, sperimentando la possibilità di valutarne, attraverso un algoritmo di sintesi di differenti indicatori, la complessiva vocazione a sviluppare attività legate a specifiche produzioni zootecniche. La grande opportunità metodologica sperimentata nella presente ricerca sta nel fatto che nessuna “caratteristica” del territorio dovrebbe essere omessa, evitando quindi la visione tecnico-centrica insita in un’unica disciplina scientifica, ma al contrario cercando di apportare la più ampia variabilità disciplinare, convinti che soltanto un approccio multidisciplinare, potrebbe dare a questa impostazione lo sviluppo che la stessa merita. Val la pena sottolineare che per “caratteristiche” di un territorio si intendono ricomprendere non solo gli aspetti relativi allo stato della contaminazione ambientale, ma anche, e in tal uni casi soprattutto, gli aspetti poco indagati e quasi mai relazionati con le produzioni agricole, quali ad esempio l’influenza delle tradizioni popolari, il complesso delle attività antropiche, la viabilità e mobilità, i flussi migratori stagionali, il turismo, la storia, la climatologia. La nostra ricerca cerca di porre le condizioni per avviare lo studio metodologico con un team multidisciplinare in grado di produrre modelli di investigazione facilmente esportabili verso altre specifiche esigenze legate alla caratterizzazione di particolari prodotti, o di particolari produzioni agroalimentari. In definitiva, un nuovo modo di considerare i requisiti per le produzioni non convenzionali che possa efficacemente essere rappresentativo di un’esigenza di quella reale differenziazione che il consumatore europeo manifesta apertamente di gradire e di cercare. L’applicazione di questa metodologia valutativa potrebbe dare all’agricoltura biologica e di qualità, praticabile in regioni italiane particolarmente “vocate”, una valenza in più nella difficile competizione del mondo globalizzato. Contaminanti radioattivi negli alimenti Attività di ricerca, monitoraggio e controllo del Centro di Referenza Nazionale per la Radioattività nel Settore Zootecnico-Veterinario Chiaravalle A. E., Palermo D., Mangiacotti M. Centro di Referenza Nazionale per la Ricerca della Radioattività nel Settore Zootecnico-Veterinario Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e della Basilicata L’utilizzo diffuso delle tecnologie nucleari pone seri problemi di inquinamento ambientale da radionuclidi a breve e lunga vita media. La loro presenza nell’ambiente è dovuta a cause naturali o a eventi accidentali o ancora all’effetto del fall-out radioattivo e all’impiego di radionuclidi in campo medico. Ciò determina sia una contaminazione diffusa a tutti i livelli della catena alimentare con notevoli rischi per la salute dell’uomo che notevoli danni economici ai settori produttivi e in particolare a quello zootecnico. Infatti il passaggio dei radionuclidi dall’ambiente alle catene alimentari rappresenta una delle più complesse vie di esposizione per detti contaminanti. Ed è proprio a partire dal disastro ecologico di Chernobyl che il Centro di Referenza ha effettuato controlli radiometrici su matrici ambientali e alimentari, dando l’avvio a diversi piani di ricerca e monitoraggio nel settore 11 convegno nazionale della radiocontaminazione degli alimenti destinati sia alla nutrizione umana che all’alimentazione animale. Nell’ambito dell’attività di vigilanza e controllo ufficiale sono state inoltre riscontrate numerose positività sia su matrici di origine animale (tiroidi, latte di diversa tipologia, selvaggina) che vegetali (foraggi, grano e frutta secca) lanciando diversi allarmi su tutto il territorio nazionale, che hanno portato all’adozione di provvedimenti idonei e all’emanazione di importanti ordinanze ministeriali atte a salvaguardare la salute dell’intera popolazione. Per attuare una radioprotezione efficace sia per l’uomo che per gli animali sono state avviate ricerche per lo sviluppo e messa a punto di metodiche innovative e rapide per la determinazione dei vari contaminanti al fine di rilevare i livelli di radiocontaminazione. In particolare, considerato l’elevato consumo di prodotti lattiero-caseari e la crescente attenzione nei riguardi della sicurezza alimentare, sono stati considerati i processi di trasformazione tecnologica e i principali fattori che possono influenzare l’accumulo di tali contaminanti dalla materia prima al prodotto finito. Attualmente i Laboratori sono dotati di strumentazione di elevata tecnologia e l’attenzione è focalizzata, oltre che sullo studio delle possibili vie di trasferimento dei radionuclidi e sui possibili meccanismi metabolici coinvolti, anche su due nuove aree di interesse sanitario: la dosimetria radon e la tematica della food-irradiation. Pertanto vengono effettuati studi sulla salubrità dei cibi irradiati e ricerche sui metodi per l’identificazione e la dosimetria di alimenti e ingredienti trattati con radiazioni ionizzanti. In conclusione, nonostante gli attuali livelli di radioattività non costituiscano un urgente problema di carattere sanitario, si ravvisa la necessità di intensificare tutte le forme di attività di ricerca e si sottolinea l’importanza del continuo monitoraggio per avere l’esatta conoscenza della contaminazione attuale ed evidenziare con prontezza eventuali situazioni anomale di allarme, attenzione o pericolo e adottare le contromisure necessarie alla radioprotezione degli animali e dell’uomo. Le attività del Centro Nazionale di Referenza per la Ricerca di OGM e i loro effetti sul controllo ufficiale Amaddeo A. Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana Il Centro Nazionale di Referenza per la Ricerca di OGM, istituito nel 2002 presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana, ha la finalità di fornire un supporto tecnico scientifico al Servizio Sanitario Nazionale e al Ministero della Salute nel complesso quadro normativo che regola l’impiego di organismi geneticamente modificati in alimenti e mangimi. In questo quadro normativo, l’entrata in vigore nel 2003 di importanti regolamenti comunitari (Regolamento 1829/2003CE e Regolamento 1830/2003CE) ha introdotto nuove e più rigorose procedure per l’autorizzazione, l’etichettatura e il controllo analitico di alimenti e mangimi costituiti, contenenti o derivati da OGM. Il Centro di Referenza Nazionale, oltre ai propri compiti istituzionali come laboratorio del Servizio Sanitario Nazionale italiano operante sul territorio delle regioni Lazio e Toscana, raccoglie e analizza i dati ed i risultati del controllo ufficiale nazionale degli OGM; promuove e realizza progetti di ricerca volti a sviluppare, ottimizzare, validare ed armonizzare i metodi di rilevazione e quantificazione degli OGM in matrici alimentari, in cooperazione con altre istituzioni scientifiche, il Laboratorio Comunitario di Riferimento (CRL) ed all’interno del Network Europeo dei Laboratori OGM (ENGL); collabora con il Ministero della 12 Salute nella definizione di piani nazionali di controllo e monitoraggio di alimenti (Piano Nazionale di Controllo Ufficiale sulla Presenza di Organismi Geneticamente Modificati negli Alimenti) e mangimi (Piano Nazionale Alimentazione Animale - per il capitolo riguardante gli OGM) e nella gestione delle emergenze, come quelle recenti relative alla circolazione sul mercato comunitario di OGM non autorizzati (mais Bt10, riso LL601, riso Bt63); collabora con le autorità regionali per la definizione e l’attuazione dei piani a livello regionale fornendo supporto anche agli operatori sul territorio per problematiche tecnico-scientifiche e legislative in materia di OGM. Il Centro di Referenza Nazionale per la Ricerca di OGM è quindi un centro di eccellenza nazionale che opera nell’ambito del controllo ufficiale degli OGM, sia svolgendo la propria attività istituzionale, sia sviluppando un’intensa attività di ricerca, che negli anni si è concentrata su diversi settori comprendenti la messa a punto e la validazione di metodi analitici per la determinazione di OGM autorizzati e non, la realizzazione di prodotti formativi innovativi e la definizione di linee guida su tematiche analitiche per la ricerca di OGM, lo sviluppo di strumenti utili all’analisi del rischio di alimenti derivati da OGM. convegno nazionale Definizione e documentazione delle caratteristiche di sicurezza alimentare di prodotti tipici e tradizionali italiani Boni P. Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emila-Romagna La ricerca, che ha coinvolto tutti e 10 gli Istituti Zooprofilattici e l’Istituto Superiore di Sanità, aveva l’obiettivo di determinare i termini di sicurezza di almeno quattro prodotti per ciascun Istituto. A conclusione dell’attività svolta si sono potuti conseguire i seguenti risultati: 1) sono state definite le caratteristiche di 292 prodotti, in termini di aspetto, componenti caratterizzanti, fasi di processo, variabili di prodotto e di processo, limiti di accettabilità per la identità di prodotto; 2) è stata determinata l’entità di contaminazione da parte di microrganismi patogeni e di contaminazione ambientale; 3) sono stati verificati comportamento e sopravvivenza dei patogeni durante il processo di trasformazione, la stagionatura, la commercializzazione e il consumo, anche in relazione alla biocompetizione da parte di flore caratterizzanti; delle garanzie di sicurezza alimentare nell’ambito del sistema di autocontrollo da parte degli operatori del SSN, quale previsto dalla nuova normativa comunitaria in tema di analisi del rischio e garanzia della sicurezza alimentare. I risultati della ricerca sono stati resi direttamente disponibili su un sito degli Istituti relativo alla sicurezza alimentare (www.ars-alimentaria.it) che, per ciascun prodotto, presenta le seguenti tipologie di informazioni: a) per i consumatori gli elementi atti a valutare l’identità del prodotto, la qualità, i valori nutritivi; b) per i produttori gli elementi di variabilità accettata di processo e di prodotto, gli standard di processo o di prodotto, le specifiche di prodotto, le documentazioni di sicurezza spendibili in termini di presenza e sopravvivenza dei patogeni e di modelli di microbiologia predittiva; c) per gli operatori del Servizio Sanitario Nazionale gli elementi per verificare i termini di corretta gestione dei rischi da parte dei responsabili degli stabilimenti, in definitiva i criteri sui quali adeguare i sistemi HACCP e la conduzione dei processi di produzione entro criteri di documentazione e gestione della sicurezza alimentare. 4) è stato condotto lo studio epidemiologico su fonti di contaminazione, siti di permanenza e vie di trasmissione entro gli stabilimenti dei patogeni; 5) è stato studiato il comportamento dei patogeni in corso di processi artatamente contaminati e definiti i modelli di microbiologia predittiva; 6) è stata verificata l’esistenza di standard di processo e di prodotto; Si è potuto acquisire un insieme di conoscenze che, relativamente a prodotti tradizionali, rappresentano le prime tappe per la costruzione di un sistema informativo sulla sicurezza alimentare capace di fornire informazioni differenziate a operatori economici, consumatori e operatori del SSN su qualità e sicurezza dei prodotti. Tali informazioni sono utilizzabili anche per la tutela del prodotto, ma soprattutto costituiscono un riferimento per le azioni da porre in atto nella attuazione dei processi da parte degli operatori economici e nella verifica È evidente come il lavoro svolta costituisca la base di partenza per la creazione di quel sistema informativo sulla sicurezza alimentare previsto dall’Unione Europea come premessa all’analisi del rischio e alla comunicazione con il consumatore, ma prima ancora alla conoscenza delle caratteristiche di identità, qualità e sicurezza dei prodotti indispensabili per la valorizzazione dei prodotti, l’adeguamento dei disciplinari esistenti o in approntamento a quanto richiesto dalla UE, la documentazione scientificamente sostenibile delle caratteristiche di sicurezza quali previste dai trattati internazionali (SPS-WTO), indispensabile a supportare l’accesso dei nostri prodotti ai mercati mondiali. 13 convegno nazionale Poster Sanità Animale 1 Encefalopatie spongiformi trasmissibili dei piccoli ruminanti: suscettibilità genetica e caratterizzazione dei ceppi di prione Agrimi U.1, Nonno R.1, Vaccari G.1, Di Bari M.1, D’Agostino C.1, Chiappini B.1 Conte M.1, Esposito E. 1, Rosone F.2, Giordani F.2, De Grossi L.2 1 Istituto Superiore di Sanità, Roma. 2 Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, Roma Il Ministero della Salute ha finanziato due progetti di Ricerca Finalizzata sulle EST (a.a. 2001 e 2002). I risultati di tali progetti hanno consentito di: 1) studiare la patogenesi della scrapie e della BSE negli ovini portatori di diversi genotipi della PrP; 2) definire la cinetica di distribuzione tissutale dell’agente nell’organismo infetto; 3) definire i caratteri genetici di suscettibilità/resistenza delle principali razze ovine e caprine italiane; 4) identificare nuovi alleli “resistenti” della PrP ovina; 5) sviluppare metodi di discriminazione molecolare scrapie/BSE validati dal CRL e riconosciuti come ufficiali dalla UE; 6) sviluppare modelli animali altamente suscettibili alle EST; 7) contribuire allo studio delle basi molecolari della barriera di trasmissione tra specie animali diverse; 8) escludere la presenza di BSE o di ceppi “BSE-like” nei focolai italiani; 9) definire le caratteristiche molecolari e biologiche dei ceppi di scrapie circolanti in Italia in confronto con quelle dei ceppi circolanti in Europa; 10) fornire elementi conoscitivi originali per la realizzazione di scelte “informate” di politica sanitaria (tutela sanità pubblica, sorveglianza, controllo, piani di selezione genetica). 2 Tubercolosi bovina nell’uomo e negli animali: i protocolli diagnostici per la valutazione dell’impatto zoonosico Dondo A., Zoppi S., Rossi F., Garrone A., Benedetto A., Varello K., Bozzetta E., Chiavacci L., Boniotti B. *, Pacciarini M.L. *, Goria M. Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta,Torino *CNRTB Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, Brescia Oltre 15 anni di attività di ricerca nella diagnostica della tubercolosi negli animali, supportata da programmi ministeriali e sviluppata in diverse linee di lavoro, hanno consentito di migliorare, implementare, armonizzare le metodologie analitiche per la diagnosi in vivo (γIFN test) e post mortem (isolamento del ceppo/determinazione diretta nei tessuti mediante PCR), per l’identificazione e la caratterizzazione genetica dei ceppi isolati.Tale lavoro è stato sicuro riferimento per l’evoluzione normativa necessaria all’impostazione aggiornata dei programmi di eradicazione e ha aperto nuovi scorci per il lavoro futuro rivolto alla valutazione dell’impatto zoonosico della malattia e a implicazioni della multiresistenza in ceppi M.bovis. 14 convegno nazionale 3 Sorveglianza dell’antibioticoresistenza nel settore veterinario in Italia: l’istituzione di una rete nazionale e la ricerca applicata nel settore Battisti A. Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana Il Centro di Referenza per l’Antibioticoresistenza (CRAB) opera in un network nazionale, costituito dalla rete degli IIZZSS insieme all’ISS, per favorire la standardizzazione delle metodiche analitiche e di reporting verso il Ministero della Salute e l’EFSA e per promuovere la qualità del servizio fornito dai laboratori veterinari in tema di test di sensibilità agli antibiotici, importante supporto alla pratica clinica. L’attività di Ricerca negli ultimi anni si è concentrata sul network nazionale (Ricerca Corrente e Finalizzata) e sulla creazione di un network internazionale (due Concerted Action Comunitarie nel IV e V FP e con il CRL-AR presso il National Food Institute, Technical University of Denmark) per produrre informazioni valide ed attendibili per i decisori di sanità pubblica nazionali e comunitari, approfondendo problematiche di determinazioni di laboratorio, fenotipiche e genotipiche e di sorveglianza e reporting. http://www.izslt.it/crab/index.htm 4 Centro di Referenza Nazionale delle malattie degli equini: gli output della ricerca corrente nel periodo 2004 – 2006 Autorino G.L. Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana Dopo valutazione dei metodi disponibili per la diagnosi delle infezioni erpetiche, dell’arterite virale, dell’influenza e della West Nile, sono stati messi a punto test innovativi rapidi più sensibili, specifici e riproducibili. Gli stessi sono stati applicati nella sperimentazione di sistemi di sorveglianza basati su analisi integrate di dati sierologici, clinici e virologici, verificando le associazioni tra teorici fattori di rischio e risultanze analitiche. Quantificati i casi di circolazione virale nei periodi epidemici e post epidemici. Effettuata la caratterizzazione e l’analisi filogenetica dei ceppi influenzali isolati. Realizzato un software per la raccolta e la gestione dei dati relativi all’arterite virale degli equini per la valutazione della situazione sanitaria dei riproduttori maschi a dieci anni dall’O.M. 13 gennaio 1994. Trasferiti protocolli diagnostici e materiali di riferimento agli IIZZSS e condotte prove interlaboratorio per la diagnosi indiretta, diretta e molecolare per la valutazione dell’efficienza diagnostica del sistema. 5 Cellule somatiche nel latte ovino: definizione del valore medio nazionale e del valore fisiologico Rosati R. Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana Obiettivo della Ricerca (Corrente 2000): determinare il valore medio nazionale delle cellule somatiche nel latte ovino di massa e valutarne il contenuto fisiologico nel latte individuale. Sono stati scelti a caso in 4 regioni (Lazio, Toscana, Sardegna e Sicilia) 187 allevamenti ovini dai quali sono stati prelevati 2169 campioni di latte per la determinazione delle cellule somatiche (CS). La media geometrica generale delle CS è risultata di 1.133.000 cell/ml. (sarda 1.119.000; 15 convegno nazionale comisana 1.148.000). Sono quindi stati scelti 16 allevamenti e da essi prelevati 1827 campioni di latte individuale e di emimammella. Sono risultati infetti 357 campioni pari al 19,5%, con un valore medio di 403.000 cell/ml. Il livello di infezione è stato significativamente differente tra la razza sarda (15,8%) e quella comisana (23,3%). La media geometrica generale è risultata di 209.000 cell/ml (sarda 181.000; comisana 235.000). Il valore fisiologico è quindi risultato pari a 265.000 cell/ml (sensibilità 30%; specificità 86%). 6 Studio sull’immunità ed efficacia del Vaccino RB51 nella bufala mediterranea 1Iovane G., 2Martucciello A., 3Pasquali P 3Adone R., 3Ciuchini F., 2Astarita S., 4Pagnini U., 5Guarino A., 5Fusco G., 2Galiero G. 1,2,5Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno; 3Istituto Superiore di Sanità; 4Dip. Patol. San. Anim. Fac.acoltà di Medicina Veterinaria–Università di Napoli Il presente lavoro ha inteso valutare l’innocuità e l’attività immunogena del vaccino RB51 nella bufala mediterranea allevata in Italia, al fine di evidenziare il protocollo vaccinale più indicato per questa specie capace di evocare una solida immunità e di escludere ogni ecotossicità ambientale legata all’eventuale eliminazione del ceppo vaccinale attraverso l’emuntorio renale o mammario. Dallo studio condotto si evidenzia che una significativa attività vaccinale di tipo umorale sui bufali prevede di utilizzare una dose superiore a quella utilizzata per il bovino in un età compresa preferibilmente tra i 6 e gli 8 mesi, e con un successivo richiamo. In merito all’innocuità, il vaccino RB51 ha dimostrato di essere innocuo e sicuro per gli animali sottoposti al trattamento e di non avere effetti di ecotossicità ambientale. Per quanto riguarda l’attività immunogena, i nostri dati indicano che l’RB51 induce una immunità sia umorale che cellulomediata robusta e di lunga durata. 7 Pneumo–neurotropismo di isolati H7N1 di influenza aviaria ad alta patogenicità in topi infettati sperimentalmente Rigoni M.1, Shinya K.2,3,4,5, Toffan A.1, Milani A.1, Bettini F.1, KawaokaY. 4,5,6,7, Cattoli G.1, Capua I.1 1OIE, FAO and NRC-Istituto Zooprofilattico delle Venezie; 2Graduate School of Medicine, Tohoku University, Japan;3 Faculty of Agriculture, Tottori University, Japan; 4 Division of Virology, Department of Microbiology and Immunology,5 and International Research Center for Infectious Diseases, Institute of Medical Science, University of Tokyo, Japan;6 Core Research for Evolutional Science and Technology, Japan Science and Technology Agency, Japan; 7 Department of Pathological Sciences, School of Veterinary Medicine, University of Wisconsin-Madison, USA Scopo: comparare la patogenicità in topi Balb-C di virus di influenza aviaria, sottotipo H7N1 ad alta patogenicità, in presenza o assenza di mutazioni nel gene PB2 correlate alla virulenza e all’adattamento del virus all’ospite mammifero; in particolare la E627K e la D701N. Selezionati tre ceppi isolati nel corso dell’epidemia italiana del 1999/2000: uno con lisina (L) in PB2 627, due con glutammato (E) in PB2 627. Gli isolati possedevano aspartato (D) in 701. Tutti e tre i ceppi si sono dimostrati pneumo e neuropatogeni per il topo. Il ceppo con PB2 E627L causava lesioni più gravi e mortalità più elevata. Non è stata riscontrata nessuna mutazione in PB2 701. I risultati dimostrano come virus influenzali del sottotipo H7N1 possono acquisire naturalmente la mutazione in PB2 E627L, con correlato aumento della virulenza e della capacità infettante. La mutazione D701N non è essenziale per la replicazione di H7N1 in topo. 16 convegno nazionale 8 Antrace: non solo bioterrorismo! Fasanella A. Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e Basilicata A seguito degli episodi di bioterrorismo dell’autunno del 2001, tutti i paesi dovettero adottare entro tempi brevi dei criteri di sorveglianza passiva coinvolgendo quei laboratori che nel corso degli anni avevano lavorato su una patologia fino ad allora sconosciuta alla gran parte dell’opinione pubblica. Per l’Italia fu adottato un test PCR, messo a punto dall’IZS PB, basato sull’amplificazione di sequenze nucleotidiche specifiche per Bacillus anthracis. Tale test (risultato RC 1999) ha contribuito ad affrontare e risolvere in tempi brevi quella fase di emergenza. Negli anni seguenti sono stati finanziati altri progetti per affrontare e prevenire in maniera efficace eventuali e più gravi emergenze legate all’antrace: 1) è stato costituito un database genetico dei ceppi di B. anthracis circolanti in Italia, da cui emerge che nel nostro paese sono presenti 10 genotipi diversi; 2) è stato introdotto il vaccino Sterne in sostituzione dei vecchi vaccini Pasteur, che oltre ad una maggiore maneggevolezza garantisce una maggiore innocuità e protezione degli animali; 3) è stato sviluppato un vaccino acellulare che rappresentano la base di partenza per la costituzione di un vaccino umano contro l’antrace tutto italiano. 9 Genotipizzazione e caratterizzazione dei principali fattori di virulenza in Campylobacter jejuni di isolamento umano ed animale Parisi A. Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e della Basilicata Sebbene numerosi geni siano stati correlate alla virulenza di C. jejuni, le relazioni tra questi geni e le fonti di isolamento del microrganismo non sono chiare. In questa ricerca 155 ceppi di isolamento umano ed animale sono stati caratterizzati mediante Amplified Fragment Lenght Polymorphism. Inoltre è stata esaminata la prevalenza di 11 geni implicati nei meccanismi di colonizzazione, invasione e produzione di citotossina. Diversi dei genotipi individuati comprendevano isolati umani ed animali, inoltre non si registravano differenze significative nella prevalenza dei fattori di virulenza in funzione dell’origine degli isolati. Questo studio dimostra come sia importante approfondire la ricerca per la individuazione di eventuali marker di patogenicità in questo microrganismo. 10 L’agalassia contagiosa delle pecore e delle capre: un problema, alcune soluzioni Tola S. Istituto Zooprofilattico Sperimentale dellla Sardegna Il Mycoplasma agalactiae è l’agente responsabile dell’agalassia contagiosa nei piccoli ruminanti, patologia che oramai da circa 5 lustri rappresenta un grave problema per l’allevamento sardo. Tale problema è ingigantito dal fatto che l’economia zootecnica sarda ruota intorno alla produzione lattea. Il supporto finanziario del Ministero della Salute ha permesso lo studio del genoma e del proteoma del batterio. Alcuni risultati ottenuti si sono rivelati utili sia per lo sviluppo di sistemi diagnostici biotecnologici (Ricerca Corrente IZS SA 01/99 e IZS SA 06/01) sia per la produzione di vaccini. E’ stato importante rilevare che nelle regioni dove insiste l’allevamento di ovini circola un solo ceppo di M.agalactiae. L’analisi dei sieri provenienti da pecore naturalmente infette ha consentito l’identificazione e la caratterizzazione delle proteine immunogene della membrana esterna e lo sviluppo di un kit diagnostico sierologico basato su proteine ricombinanti. 17 convegno nazionale 11 Salmonella abortus ovis: modello di studio multidisciplinare Leori G. Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna L’IZS della Sardegna ha dedicato alla problematica dell’aborto causato da Salmonella abortusovis anni di studi. Specifici progetti si sono avvalsi della collaborazione di gruppi di ricerca diversi, specializzati in differenti settori della diagnosi, della patogenesi e della profilassi. Questo approccio multidisciplinare ha consentito l’ottimizzazione sia delle spese che delle conoscenze impiegate. Fra i diversi risultati ottenuti: la produzione di mutanti che si mostrano stabili ed incapaci di restaurare la virulenza, utilizzati sia nello studio del comportamento patogenetico che in protocolli vaccinali; la scoperta che il meccanismo dell’aborto è probabilmente legato alla modulazione della risposta Th1-Th2; la messa a punto di una tecnica ELISA in grado di rivelare e distinguere gli anticorpi specifici; lo studio di metodiche in grado di valutare l’andamento dell’immunità cellulo-mediata e i suoi mediatori. 12 Bioindicatori e Registro Tumori Animali: tra passato e presente guardando al futuro Ferrari A Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta Anno 1985 nasce la collaborazione Istituto Zooprofilattico/IST-Ge. Obiettivi: Diagnostica istopatologica veterinaria; elaborazione dati a fini epidemiologici per tassi di incidenza e linee di tendenza, descrizione dell’oncologia veterinaria e comparazione interspecifica a scopo predittivo. Organizzazione: rete territoriale locale, flusso standardizzato dati, laboratori di diagnostica istologica operanti in qualità con criteri classificativi/codificativi standardizzati, archiviazione-elaborazione dati, web-publishing. Rete nazionale costituita da network territoriali (IIZZSS, Università) con protocolli operativi condivisi. Risultati: stime popolazione (Genova, ‘98, ‘01); diagnosi (5600 casi, cani 3845, gatti 1618, anni ‘02-‘06), tassi di incidenza a 100000 (Veterinari Cancer Society,’99), 6 ring test. Collaborazioni: Ist. Oncologico Bucarest (2007), AFIP, Washington, DC. 18 convegno nazionale 13 Epidemiosorveglianza della fauna selvatica in Italia: l’esempio dell’influenza aviare e di alcune altre zoonosi Orusa R., Lo Valvo T., Robetto S. Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta Il CeRMAS è coinvolto nella diagnostica e ricerca, divulgazione di risultati scientifici in congressi nazionali e internazionali, organizzazione di incontri per incrementare le conoscenze sulle malattie della fauna selvatica. Le ricerche sulle zoonosi che interessano gli animali selvatici, sono approvate e sovvenzionate dal Ministero della Salute che riconosce al selvatico il ruolo di indicatore della salute ambientale e di potenziale diffusore di malattie. Gli studi epidemiologici e l’attività di sorveglianza sono strutturati considerando la movimentazione della fauna selvatica attraverso i confini regionali o provinciali, i piani di monitoraggio sanitario negli animali domestici, il potenziale rischio correlato alla caccia e al consumo di selvaggina e sono volti al controllo di patologie emergenti come influenza aviare, TBC e salmonellosi. 14 Epidemiologia dell’infezione da salmonella in allevamenti suini a ciclo chiuso del nord Italia Merialdi G. Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna Uno studio longitudinale sull’infezione da Salmonella è stato condotto in quattro allevamenti a ciclo chiuso del Nord Italia. La siero-prevalenza nelle scrofe è risultata compresa tra il 93,8% e il 100%. Nei soggetti in accrescimento la massima percentuale di soggetti sieropositivi è stata riscontrata fra 210 e 270 giorni di vita. Salmonella è stata isolata da campioni fecali in 3 dei 4 allevamenti. In 2 allevamenti nessun isolamento è stato ottenuto dai linfonodi ileo-ciecali alla macellazione. I risultati raccolti sono indicativi di una elevata diffusione dell’infezione sia nei riproduttori che negli animali in accrescimento. Si evidenzia inoltre come il lungo periodo di ingrasso, tipico della produzione suinicola nazionale, potrebbe rappresentare un ulteriore fattore di criticità nelle operazioni di riduzione della prevalenza che dovranno essere messe in atto nel prossimo futuro in ottemperanza al Regolamento CE 2160/2003. 15 Epidemiologia delle infezioni enteriche da Salmonella spp.,E.coli O157 e Campylobacter spp. in Sicilia con particolare riferimento all’emergenza di ceppi con antibiotico-resistenza Di Noto A.M. Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia L’indagine è stata condotta al fine di valutare l’emergenza di resistenze ai farmaci antimicrobici in quei microrganismi responsabili delle principali infezioni enteriche come Salmonelle, Campylobacter, ed E.coli verocitotossici. Lo studio è stato condotto sia su campioni di alimenti, circa 1000 campioni, che su stipiti di origine umana utilizzando sia metodologie tradizionali che innovative quali PCR, fagotipizzazione, AFLP e PFGE. Gli alimenti, in particolare 19 convegno nazionale rappresentano il punto di esposizione più prossimo al consumatore e i dati sulla loro eventuale contaminazione , con particolare riguardo alla presenza di stipiti multi-resistenti, possono fornire un quadro epidemiologico rappresentativo della prevalenza di resistenze agli antibiotici in microrganismi patogeni con un’ecologia strettamente legata al contesto degli allevamenti. Dati ottenuti da questo studio hanno evidenziato, nella nostra area geografica, la circolazione di cloni multiresistenti di alcuni sierotipi di Salmonella e Campylobacter epidemiologicamente legati agli animali da allevamento. 16 Ruolo degli animali domestici come serbatoio di Antropozoonosi trasmesse da zecche Caracappa S., Torina A. Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia La Ricerca Corrente finanziata dal Ministero della Sanità si è occupata della stima della prevalenza delle infezioni da zecche nella popolazione umana di aree considerate “a rischio” e di individuare nella popolazione animale di dette aree un campioni significativo da monitorare per stimare la prevalenza delle malattie trasmesse da zecche nella popolazione animale serbatoio. Sono stati definiti i picchi stagionali delle specie di zecche coinvolte nella trasmissione delle TBDs. La zona geografica di interesse in tale studio è la Regione Sicilia, trattandosi di un’area in cui le MTZ sono endemiche. Tutti gli allevamenti considerati sono siti nel territorio dell’entroterra siciliano, a circa 60 km dal capoluogo. Questi rappresentano la tipologia classica del sistema allevatoriale siciliano, dove tra l’altro in maniera ben delimitata è presente una alta incidenza di MTZ nell’Uomo. Nei grafici vengono riportate le sieroprevalenze per i patogeni studiati (A.phagocytophilum, R.conori, C.burneti) nelle diverse specie a confronto (bovini, ovini, asini, cani) nelle stagioni considerate (inverno, primavera, estate, autunno). 17 Infezione da Mycoplasma bovis, un problema emergente in Italia: indagini epidemiologiche e studio delle lesioni Loria G.R. Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia Obiettivo della ricerca è stato quello di fornire elementi utili per la valutazione dell’impatto sanitario e del ruolo patogeno di M. bovis in Italia. Nelle tre regioni di riferimento, che rappresentano le tipologie tipiche di allevamento delle diverse realtà (vacche da latte, animali da carne, linea vacca vitello) oggetto dell’indagine (Sicilia, Lazio e Lombardia) è stata evidenziata una elevata prevalenza di anticorpi e la contemporanea presenza di ceppi di Mycoplasma bovis associati a severe lesioni polmonari. I ceppi hanno presentato caratteri di resistenza a quasi tutti gli antibiotici saggiati ad eccezione dei Fluorochinoloni. I profili genetici ottenuti tramite metodo RAPD, hanno raggruppato i ceppi italiani in un “unico gruppo” nel quale sono compresi anche la maggior parte dei ceppi provenienti dal Regno Unito (UK); il ceppo di referenza di M.agalactiae. Mycoplasma bovis può quindi essere riconosciuto, anche in Italia, quale agente primario nelle sindromi respiratorie dei bovini ed in particolare causa di polmonite cronica caratterizzata da flogosi polmonare a carattere fibrino necrotico. 20 convegno nazionale 18 Multiplex Elisa con anticorpi monoclonali per il riconoscimento dei 7 tipi di virus aftosi Brocchi E., Grazioli S. Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna Nonostante una sensibilità inferiore rispetto all’isolamento virale e alla PCR, la dimostrazione di antigeni aftosi tramite ELISA rappresenta il metodo più efficace per la diagnosi rapida in casi clinici e per la tipizzazione dei virus isolati. La ricerca descrive lo sviluppo di semplici test ELISA basati sull’uso di anticorpi monoclonali (AcM), per la tipizzazione di tutti i sierotipi aftosi e la valutazione della fattibilità di un test ELISA “Pan-Afta” per la diagnosi di qualunque variante antigenica. Concentrazioni limite virali variabili da 101,2 a 104,7 TCID50/ml per i vari sierotipi sono state tipizzate con combinazioni di AcM tipo-specifici; inoltre un’ELISA basata su un unico AcM cross-reattivo ha rilevato i 7 sierotipi. La piattaforma di test ELISA ha identificato e tipizzato correttamente tutti i diversi campioni del ring test internazionale (Phase XIX) organizzato da WRL. 19 Sviluppo, validazione e trasferimento di un pacchetto di diagnosi in pcr per alcune malattie infettive del suino e del bovino di importante rilevanza sanitaria. Luini M.1, Astarita S.2, Bonilauri P.3, De Mia G.M.4, Faccini S.5, Ferrari M.6, Giammarioli M.4, Gualdi V.1, Magnino S.7, Maietti L.1, Nigrelli A.5, Rosignoli C.5, Vicari N.7, Villa R.61, 3, 5, 6, 7 Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, 2Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno; 4Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche Gli obiettivi del progetto INTERPCR (www.interpcr.org) sono quelli di portare al confronto i metodi applicati in 9 laboratori degli II.ZZ.SS per la diagnosi di alcune importanti infezioni dei bovini e dei suini. Fasi del lavoro: 1 Circolazione fra i laboratori dei metodi utilizzati. 2 Confronto della sensibilità, praticità e costo di ciascun metodo. 3 Sviluppo e standardizzazione dei metodi e valutazione della concordanza con i relativi metodi interni di riferimento per sensibilità (generalmente nested PCR) mediante calcolo dell’indice K di Cohen. 4 Validazione dei metodi (prove interlaboratorio) e calcolo di accordanza e concordanza. Per la diagnosi di ADV vengono descritte le fasi della selezione dei metodi scelti per la fase 4 di validazione. Sono stati scelti e messi a confronto (calcolo indice K) un metodo di PCR diretta e uno di nested in combinazione con 2 metodi di estrazione del DNA. Il confronto ha mostrato: concordanza ottima K = 0,82, fra il metodo nested e il metodo diretto, in combinazione con il kit Qiagen. Il metodo di PCR diretta è stato sottoposto a validazione in un circuito interlaboratorio (7 lab), con buoni risultati. Il metodo selezionato per ADV, così come quelli validati per gli altri agenti target, possono essere raccomandati per l’uso nella diagnosi di routine. 20 Determinazione della presenza della PrPSc in muscoli e ghiandole salivari di pecore sperimentalmente infette da scrapie Vascellari M.1, Nonno R.2, Mutinelli F.1, Granato A.1, Pantani M.1, Bigolaro M.1, Angelo Di Bari M.2, Melchiotti E.1, Marcon S.2, D’Agostino C.2, Vaccari G.2, Conte M.2, De Grossi L.3, Rosone F. 3, Giordani F. 3, Agrimi U.2 1 Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie; 2 Istituto Superiore di Sanità; 3 Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana Al fine di approfondire la patogenesi della malattia e di individuare i possibili tessuti infettanti, è stato avviato uno 21 convegno nazionale studio mirato a valutare e quantificare la presenza di PrPSc nel tessuto muscolare e nelle ghiandole salivari di pecore, sperimentalmente e naturalmente infette da scrapie, grazie alla messa a punto ed all’affiancamento di diverse metodiche diagnostiche. Le metodologie impiegate comprendono le tecniche Western blot, immunoistochimica, PET (paraffin embedded tissue) blot ed ELISA, mediante utilizzo di diversi anticorpi primari anti PrPSc. I risultati preliminari dello studio confermano la presenza della PrPSc nei muscoli scheletrici, come già riportato in bibliografia, mentre evidenziano per la prima volta la presenza di proteina prionica patologica nell’epitelio secernente e dei dotti delle ghiandole salivari maggiori e minori di pecore affette da scrapie. 21 Indice mutazionale dei Lentivirus degli ovini e dei caprini: ripercussioni sulla diagnosi di laboratorio. Giammarioli M. Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche Le infezioni da Lentivirus degli ovini e dei caprini sono responsabili di significative perdite economiche. La loro elevata variabilità genetica e l’ampio spettro d’ospite complicano le procedure diagnostiche e l’implementazione di piani di controllo. La diagnosi di routine è basata su tests sierologici e il successo ottenuto in diversi programmi di controllo indica che questi possono essere efficacemente utilizzati. La scelta di appropriati peptidi da utilizzare come antigeni diventa comunque determinante per lo sviluppo di prove ELISA efficaci. Di recente, è stata evidenziata una certa eterogeneità antigenica fra stipiti MVV-like e CAEV-like, condizionante la performance dei test ELISA. Dai risultati 22 convegno nazionale ottenuti da uno studio condotto su ovini sperimentalmente infettati con due genotipi differenti di SRLV si evince che la eterogeneità dei Lentivirus degli ovini e dei caprini condiziona prevalentemente la diagnostica precoce dell’ infezione. Da qui la necessità di disporre di strumenti biomolecolari adeguati per identificare il genotipo circolante ed utilizzare antigeni virali più simili a quelli diffusi tra le popolazioni soggette a controllo. Pertanto il monitoraggio della variabilità genetica ed antigenica dei virus circolanti, rappresenta un requisito essenziale per evitare insuccessi diagnostici. 22 Genotipizzazzione di ceppi di Clostridium perfringens mediante multiplex PCR Rosignoli C., Faccini S., Franzini G., Costa A., Nardi M., Nigrelli A.D. Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emila-Romagna La definizione delle sequenze geniche codificanti le più importanti esotossine prodotte da Clostridium perfringens ha recentemente permesso la messa a punto di tecniche di genotipizzazione dei ceppi mediante l’applicazione di test che utilizzano la reazione a catena della polimerasi (PCR). Scopo del presente lavoro è stato quello di rilevare, mediante una “multiplex PCR”, la presenza dei geni cpa (tossina α ), cpb1 (tossina β1), cpb2 (tossina β2), etx (tossina ε), iap (tossina ι) e cpe (enterotossina) in ceppi di C. perfringens isolati da animali di interesse zootecnico con patologie enteriche ed enterotossiemiche e da alimenti di origine animale. Ceppi di campo isolati da diversi animali: totale 415 (234 bovino; 98 suino; 56 coniglio; 14 sp. aviari; 13 ovi-caprini). Considerati globalmente i 415 ceppi di C. perfringens sottoposti al test di genotipizzazione hanno fornito i seguenti risultati: presenza del solo gene cpa in 272 ceppi (65,5%), dei geni cpa + cpb2 in 135 ceppi (32,5%), cpa + cpb1 in 4 ceppi (1,0%), cpa + cpb1 + cpb2 in 2 ceppi (0,5%) e cpa + cpe in 2 ceppi (0,5%). Analizzati 98 campioni di alimenti di origine animale per la ricerca di forme vegetative di C. perfringens. Tra questi 11, pari all’11,2%, sono risultati positivi. Tutti i ceppi di C. perfringens sottoposti al test multiplex PCR hanno presentato il gene cpa. Un solo ceppo, isolato da muscolo suino, presentava oltre al gene cpa anche il gene cpb2. Nessun isolato è risultato portatore del gene cpe codificante per l’enterotossina, fattore di patogenicità specifico nelle tossinfezioni alimentari nell’uomo. I risultati ottenuti dall’analisi dei ceppi di C. perfringens isolati da animali con enterite o enterotossiemia fanno emergere il dato dell’elevata prevalenza dei genotipi riconducibili ai tossinotipi A (65,5%) e A + beta2 (32,5%). Questo risultato depone a favore dell’opportunità di inserire le valenze relative alle specifiche tossine (α e β2) nei vaccini utilizzati per prevenire queste patologie. Il basso dato di prevalenza dei ceppi portatori del gene per l’enterotossina sembra invece indicare che gli animali di interesse zootecnico non siano da ritenere il principale serbatoio dei ceppi responsabili delle tossinfezioni nell’uomo. Sicurezza alimentare 23 Le infezioni da Escherichia coli produttori di verocitotossina (VTEC) in Italia Caprioli A., Morabit S., Scavia G., Fabio Minelli F., Marziano M.L., Tozzoli R., Fioravanti A., Graziani C., Babsa S. Istituto Superiore di Sanità I progetti di ricerca corrente hanno consentito di rafforzare l’attività di ricerca, sorveglianza e controllo sulle infezioni da VTEC condotta dall’ISS in campo veterinario e medico. Su questa tematica, l’ISS ha svolto un ruolo di riferimento tecnico-scientifico per le strutture del Servizio Sanitario Nazionale (Istituti Zooprofilattici Sperimentali, ARPA, laboratori 23 convegno nazionale di microbiologia clinica) e ha rappresentato l’Italia in numerose iniziative a livello europeo. Nel 2006, l’ISS è stato designato dalla Commissione Europea quale Community Reference Laboratory (CRL) for Escherichia coli, including Verotoxigenic E. coli (VTEC), e dal Ministero della Salute quale Laboratorio Nazionale di Referenza (NRL) per E.coli. 24 Valutazione del rischio tossicologico di residui e contaminanti negli alimenti di O.A. Mantovani A., Baldi F., Frazzoli C., La Rocca C.,.Lorenzetti S., Macrì C., Maranghi F., Moracci G., Tait S., Tassinari R. Istituto Superiore di Sanità. Dip. SAAN Vengono presentati i risultati dell’attività di ricerca su alcuni aspettti critici per la valutazione del rischio: a- la caratterizzazione tossicologica di potenziali interferenti endocrini (IE), quali contaminanti di pascoli/mangimi (HCH, bisditiocarbammati, organofosforici) e molecole utilizzate in zootecnia (indazoli, azidi); b- la messa a punto di nuovi approcci per l’identificazione di meccanismi di azione di IE (tossicogenomica) e di attività biologiche associate a contaminanti in mangimi ed alimenti (biosensoristica) Infine, vengono descritte le attività di comunicazione mediante il sito dedicato agli IE http://www.iss.it/inte, che dal 2007 comprende EDID, la prima base di dati sulle interazioni fra IE e componenti della dieta. 25 Ricerca delle proteine animali nei mangimi in Italia: uno studio di riproducibilità Abete M.C., Ingravalle F., CrescioM.I., Ru G. Istituto Zooprofilattico del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta Per verificare la qualità dei controlli ufficiali per prove di tipo qualitative vengono generalmente calcolati (1)accordo inter-lettore per ogni coppia di analisti ( k di Cohen, (2) k-overall per ogni analista e (3) k-combined per tutti gli analisti. L’accordo tra i diversi laboratori (accordo inter-laboratorio) basato sui risultato dei diversi analisti appartenenti allo stesso laboratorio non viene invece calcolato, a causa della mancanza di un indice statistico adeguato. Scopo del lavoro è sia valutare la riproducibilità del controllo ufficiale per la presenza di proteine animali trasformate nei mangimi sia stimare l’accordo inter-laboratorio per ogni laboratorio con l’applicazione del metodo bootstrap. Lo studio ha coinvolto 13 differenti laboratori (n=47 partecipanti). La riproducibilità del metodo si è dimostrata elevata, inoltre il metodo bootstrap si è dimostrato valido nella determinazione dell’accordo inter-laboratorio. 26 Individuazione di un marker per la verifica del latte proveniente da allevamenti biologici *Decastelli L, *Gallina S, Pattono D, °Civera T * Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta; °Università di Torino L’attività è stata svolta in collaborazione con 4 IIZZSS e con 3 Facoltà dell’Università di Torino. Sono stati analizzati 92 campioni di latte (11 di latte tradizionale e 81 di latte biologico) per la ricerca di antiossidanti di sintesi (gallati, BHA, BHT), impiegando il metodo di Pinho et al. (2000) modificato. Gallati e BHA non sono mai stati rilevati. Il BHT e la sua aldeide, invece, sono stati riscontrati in tutti i campioni di latte “tradizionale” ed in 18 campioni di latte biologico. Il 24 convegno nazionale ritrovamento di antiossidanti di sintesi nel latte biologico, soprattutto nel periodo invernale, evidenzia un impiego improprio di mangimi “convenzionali” anche per l’integrazione nell’allevamento biologico. La rilevazione di alcuni antiossidanti sintetici nel latte potrebbe essere un utile strumento per monitorare l’utilizzo fraudolento di tali sostanze nei mangimi nella filiera biologica. 27 Bioaccumulo di contaminanti ambientali tossici e persistenti (diossine) nella filiera zootecnica bufalina ed ovi-caprina: studio chemiobiocinetico e prevenzione del rischio bio-tossicologico Serpe L., Gallo P. , Vinci F., Fabbrocino S. , Di Domenico, A., Brambilla G., Fochi I., Iacovella N., De Filippis S. Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno Gli animali al pascolo possono essere esposti a PCDD, PCDF e dl-PCB attraverso alimenti ed ambiente. Nel “pacchetto igiene”, la redazione e l’utilizzo di linee guida per identificare le fonti di contaminazione e minimizzare l’esposizione degli animali da latte,è indicato quale efficace strumento di prevenzione primaria. Tale strumento si deve avvalere di saggi di screening. Pertanto, è stato valutato il saggio DR CALUX in campioni di latte fortificati con differenti profili di PCDD, PCDF e dl-PCB. Il confronto con il metodo di conferma HRGC/HRMS EPA 1613 ha mostrato che il metodo DR CALUX sottostima il livello di contaminazione in termini di WHO-TEQ totale, laddove è rilevante il contributo dei dl-PCB. Infine, è stato valutato il possibile errore casuale, dovuto all’escrezione di diossine nel latte in base allo stato fisiologico della mandria. 28 Biocontrollo di E. coli verotossici: comparazione fra attività antibatterica di batteriofagi ed antibiotici Viscardi M., Auriemma C., Capuano F., Iovane G. Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno In questo studio abbiamo isolato e caratterizzato due fagi litici verso ceppi di E. coli verocitotossici (VTEC). L’attività antibatterica dei fagi è stata testata in vitro, parallelamente a quella di 14 diversi antibiotici, su 250 isolati O157, 15 VTEC non O157 e 75 E. coli non patogeni (collezione ECOR). I due fagi lisavano il 94% dei coli VTEC contro solo il 15 % di quelli non patogeni. La determinazione della produzione di verotossine in vitro ha mostrato un rilascio L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia rappresenta un punto di riferimento per la comunità scientifica, occupandosi del controllo delle malattie infettive e diffusive degli animali, della prevenzione e del controllo delle zoonosi, della sicurezza alimentare e dei controlli di filiera attività che nella Sanità Pubblica Veterinaria e nel comparto zootecnico rivestono un ruolo non secondario nella economia regionale. 25 convegno nazionale 3-5 volte superiore trattando le colture con gli antibiotici che con i fagi. Inoltre, il 30-50% dei batteri che durante la sperimentazione divennero resistenti ai fagi risultarono meno virulenti dei parentali d’origine. I fagi sono risultati efficaci e selettivi, con interessanti presupposti terapeutici ed a minor impatto ambientale degli antibiotici. 29 Trattamento con desametasone impiegato come promotore di crescita: alterazione di parametri emotochimici e confronto con la determinazione dei residui in urine e tessuto epatico Angeletti R., Pozza G., Contiero L., Stefani A., Moro L., Ravarotto L. Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie Un gruppo di vitelloni è stato sottoposto a trattamento con desametasone per os con dosaggi di 0,75 mg/capo/dì. Nel corso della prova monitorate le alterazioni ematochimiche e gli incrementi ponderali: confronto dei dati rispetto al gruppo di controllo. Per la rilevabilità dei residui si è impiegata la tecnica HPLC/MS/MS in prelievi urinari e, in sede di macellazione, in campioni di fegato. I rilievi ematochimici hanno evidenziato che molti parametri risultano significativamente alterati per gli animali trattati rispetto a quelli di controllo. La presenza di residui nelle urine, evidenziabile in tutti gli animali del gruppo per tutta la durata del trattamento, scende in soli 3 giorni sotto i 0,5 ppb. La presenza di residui a livello epatico fino a due giorni di sospensione supera i 2 ppb e, comunque, risulta evidenziabile (0,7 ppb) fino al quarto giorno. 30 Analisi del rischio microbiologico nel consumo di alimenti. Applicazione di tecniche biomolecolari per il rilievo e la caratterizzazione di bacterial foodborne pathogens La Salandra G. Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e della Basilicata Nonostante l’applicazione generalizzata nei paesi sviluppati dei sistemi di controllo ed autocontrollo degli alimenti, le malattie dell’uomo a veicolo alimentare rappresentano, a livello globale, una tematica di sanità pubblica di estrema importanza. I risultati dell’ attività di ricerca scientifica sulla caratterizzazione enterotosssica e genotipica degli isolati di S. aureus in prodotti di origine animale, che ha coinvolto diversi II.ZZ.SS. e Istituti Universitari, , hanno evidenziato una elevata capacità di sintesi dei fattori di virulenza ed una elevata variabilità genetica degli isolati. Questi strumenti di indagine epidemiologica possono aiutare a definire le fonti di contaminazione degli alimenti e favorire l’analisi e la gestione del rischio. 26 convegno nazionale 31 Presenza di Vibrio parahaemolyticus patogeni isolati da alimenti ittici ed acque del medio-basso Adriatico Ottavini D. Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche V. parahaemolyticus, V.vulnificus e V.cholerae non O1 sono responsabili di gastroenteriti acute e patologie sistemiche legate al consumo di prodotti ittici ed al contatto con acqua di mare. Obiettivi di questo lavoro erano: – valutare la prevalenza di questi microrganismi in alimenti ittici ed acque – valutare la patogenicità degli isolati attraverso la loro caratterizzazione molecolare e tossicologica. Nel biennio 2002-2004 sono stati analizzati 513 alimenti ittici e 132 acque di mare. V.parahaemolyticus è stato isolato da 52 alimenti ittici (10%) e da 13 acque (9.8%), mentre V.vulnificus e V.cholerae non O1 non sono mai stati isolati. 1 isolato di V.parahaemolyticus possedeva il gene tdh e la relativa tossina TDH risultava espressa anche a livello fenotipico; 3 isolati di V.parahaemolyticus possedevano il gene trh. Tutti gli isolati di V.parahaemolyticus risultavano citotossici. Questi risultati evidenziano che la contaminazione dell’ambiente marino da parte di V.parahaemolyticus rappresenta un problema igienico sanitario da non sottovalutare. 32 Tracciabilità individuale e razziale delle carni bovine Biagetti M. Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche La garanzia della tracciabilità della carne bovina lungo tutta la filiera è importante per la sicurezza alimentare e per le esigenze di trasparenza del consumatore. A tale scopo è stata messa a punto una tecnica biomolecolare in grado di produrre un profilo genetico caratteristico di ciascun individuo (“DNA Fingerprint”) basata su sequenze di DNA altamente variabili (polimorfismi genetici), i microsatelliti o STR (Short Tandem Repeats). La verifica della tracciabilità della carne bovina si basa sul confronto dei profili genetici derivanti da campioni di sangue prelevati da bovini vivi e da campioni di carne cruda, lavorata o cotta provenienti dagli stessi soggetti, prelevati in sede di distribuzione al commercio. Per rendere statisticamente valida la caratterizzazione di ciascun individuo, ciascun profilo è stato ottenuto amplificando 11 loci di microsatelliti mediante multiplex-PCR. I risultati ottenuti hanno confermato la corrispondenza dei profili ottenuti da animali e carni derivate, dimostrandone il potenziale uso per garantire la tracciabilità delle carni bovine. Può inoltre trovare applicazione nell’assegnazione tra individui e loro razza di origine. 33 Le Encefalopatie Spongiformi Trasmissibili degli ovini: il problema dell’eventuale presenza dei prioni nel latte e la genetica come soluzione per la biosicurezza alimentare. Ligios C. Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna Le Encefalopatie Spongiformi Trasmissibili (EST) degli ovini, dopo la crisi della emergenza BSE, sono diventate un problema in bilico tra sanità pubblica ed animale, in particolare nelle regioni dove l’allevamento ovino gioca un ruolo 27 convegno nazionale economico importante. A seguito del riscontro di prioni nella mammella colpita da mastite in animali con scrapie naturale e sperimentale, l’attività di ricerca dell’IZS della Sardegna tende a dare una risposta al quesito sulla possibile presenza di prioni nel latte. Con i risultati degli studi sulla genetica legata alla sensibilità degli animali recettivi alla scrapie, l’IZS della Sardegna conferma la validità della selezione genetica nella resistenza alla scrapie come valido approccio alla soluzione dell’eventuale rischio sanitario. 34 Rischio di acquisire la Toxoplasmosi attraverso gli alimenti: opportunità di controllo nell’animale e nell’uomo Vesco G. Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia Scopo della ricerca: Indagine sulla sieroprevalenza di Toxoplasmosi in specie animali destinate al consumo umano, quali: suini, ovini-caprini, bovini, equini; determinazione della diffusione di Toxoplasmosi in donne gravide; individuazione delle vie più probabili di contagio umano in gravidanza attraverso lo studio delle abitudini alimentari. Risultati e conclusioni: La sieroprevalenza rilevata nella specie ovina è risultata pari al 49.1%, nella specie suina è risultata del 20,38%, nella specie equina è risultata del 28,2%, nella specie bovina non è stato riscontrato alcun animale sieropositivo macellato entro 4 anni di età. Ai fini della ricerca sono state arruolate 2446 donne in gravidanza per il dosaggio delle IgM toxo-specifiche, con il riscontro del 7.78% di sieropositività, con 28 sieroconversioni. La prevalenza di Toxoplasmosi tra le specie destinate al consumo umano è risultata superiore alla media europea, ed in considerazione della elevata probabilità che la carne di animali infetti contenga cisti tissutali di T. gondii, la via di contagio alimentare per l’uomo è significativa e l’assunzione di prodotti di origine animale contaminati rappresenta il maggiore rischio di trasmissione della Toxoplasmosi in gravidanza. IMPORTATORE ESCLUSIVO PER L’ITALIA DEI SISTEMI COMPUTERIZZATI PER LA GESTIONE DELLA MANDRIA BAGNOLO MELLA (Brescia) - Via Piamarta, 3 Tel. 030 622570 - Fax 030 620014 - E-mail: [email protected] 28 L’industria degli animali da compagnia “Noi tutti siamo d’accordo sul valore emozionale degli animali da compagnia. Tuttavia, il loro impatto economico è spesso sottovalutato. E’ ora che l’industria degli animali da compagnia sia presa in seria considerazione a livello europeo”. Così si è espressa, parlando all’assemblea generale dell’Unione Europea Veterinari Pratici (UEVP), la professoressa Ellen Bjerkas, norvegese, presidente della Federazione delle As-sociazioni Veterinarie Europee degli Animali da Compagnia (FECAVA). Parlando dell’importanza dell’animale nella società, la relatrice ha ricordato che non è solo il valore dell’animale in sè stesso (sebbene un cucciolo di razza pura di 8 settimane possa costare, in Norvegia, come una manza di 20 mesi) che va valutato, ma anche quanto costano la sua cura e il divertimento che da esso si vuole trarre. In Svezia, i proprietari spendono in media 1.000 Euro all’anno per il loro animale. In questa importante partita economica rientrano gli allevatori, l’alimentazione, le esposizioni, gli addestratori, l’assicurazione e, non ultima, l’assistenza veterinaria. Purtroppo l’importanza dell’industria dell’animale da compagnia è poco o nulla riconosciuta dalla politica europea, come dimostrato dall’assenza di finanziamenti ad hoc nei programmi di ricerca comunitari. Il ruolo delle organizzazioni veterinarie Nel corso dell’ultima assemblea generale della FVE, i presenti hanno calorosamente porto il benvenuto all’Associazione dei Veterinari Albanesi, di recente creata. Nell’occasione, il IL B R E Direttore Esecutivo della FVE, Jan Vaarten, ha ricordato che per noi abituati da tempo a questi tipi di aggregazioni professionali, l’evento può sembrare di poco conto. Al contrario, esso rappresenta un momento per ricordare che organizzare la professione attraverso associazioni, fissandone gli indirizzi statutari, è essenziale per il funzionamento stesso della professione. Le Associazioni Veterinarie contribuiscono al funzionamento degli stessi Servizi Veterinari costituendo un trait d’union tra professione e competenti autorità, adeguando l’attività dei veterinari privati a quella dei Servizi Veterinari e assicurando, nel contempo, un’aderenza ai codici etici. Assumendosi la responsabilità della registrazione dei veterinari, fissando e monitorando gli standard professionali, imponendo una certa disciplina, le associazioni giocano un ruolo vitale nel creare e mantenere una fiducia pubblica e internazionale nella professione e nei Servizi Veterinari. Castrazione dei suinetti: quali alternative? “Sebbene la castrazione dei suinetti sotto le 3 settimane d’età, senza anestesia, sia legale, la pratica risulta dolorosa e contrasta lo stato di benessere dei suini. Da un punto di vista etico, il benessere degli animali, considerati esseri senzienti, deve essere bilanciato con gli interessi umani”. E’ questo il commento di Jan Vaarten, direttore esecutivo della FVE, alla conclusione di un recente meeting della SCFCAH (Standing Committee on Food Chain and Animal Health) dedicato alla ricerca di possibili alternative alla castrazione dei suinetti. Le conclusioni di tale manifestazione suggeriscono alla Comunità Europea di porre la sua attenzione su questa problematica tenendo conto degli aspetti scientifici, sociali ed economici ad essa collegati. Si richiede in particolare che tutte le persone coinvolte nell’allevamento del suino siano portate a conoscenza del problema, organizzando seminari e conducendo studi di fattibilità sui riflessi S C I sociali, economici, ambientali e di benessere animale che comporterebbe la messa al bando della castrazione dei suinetti. La castrazione in condizioni di anestesia generale sarebbe la soluzione ideale ai fini di rispettare il benessere dell’animale, ma certamente la pratica non può considerarsi un’alternativa attuabile. Pertanto, partendo dal principio che la pratica della castrazione deve essere ridotta, è necessario trovare alternative etiche e realistiche. Ricerche sui metodi atti a rilevare e a modificare le caratteristiche negative delle carni dei maschi interi, sulla separazione dei sessi, sulla possibilità di ridurre i livelli di androsterone nei suini maschi potrebbero a lungo termine rendere la castrazione dei suinetti non necessaria. Condannati per crudeltà verso il proprio cane Due fratelli inglesi sono stati ritenuti colpevoli di aver causato sofferenze a Rusty, un labrador retriver di 9 anni, di loro proprietà. Al momento della visita da parte di ispettori della RSPCA (Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animal), l’animale pesava 73 kg, camminava a stento, cinque o sei passi prima di collassare al suolo. I proprietari erano stati invitati più volte a controllare il peso di Rusty e a interpellare un veterinario, cose che non fecero nel modo più assoluto. Secondo gli stessi il sovrappeso era dovuto all’età e a una forma di artrite che impediva i movimenti. Il cane fu sottrattto ai proprietari e sistemato in un canile dove, con l’assistenza di un veterinario, perse 22 kg. I due fratelli, ritenuti responsabile dall’aver indotto sofferenze ingiustificate all’animale, ricevettero una condanna a tre anni con la condizionale; l’animale venne quindi restituito ai proprietari, ma alla condizione che ad esso venisse garantita un’adeguata assistenza. Federation of Veterinarians of Europe (FVE). Newsletter - December 2006/March 2007 A RODENGO SAIANO - Via Moie 56/c 29 Produzione Gnocchi Tradizionali e Ripieni “La nuova tradizione” a cura di Carmelo Maddaloni terza pagina t Luigi Ademollo (Milano 1764-1839), acquaforte. Inferno, XII canto, I Centauri nel girone dei violenti. t Gustave Moreau (1826-1898) - Il Centauro stanco, Museo Nazionale di Belgrado. Tazza attica (V sec. a.C.), Eracle e i Centauri, Città t del Vaticano, Museo etrusco. Chirone … tiene famiglia D a epoche remote inseparabili compagni di strada dell’uomo cui hanno assicurato la sopravvivenza, gli animali sono di casa anche nella mitologia (1), una sorta di hit parade in cui talvolta incontrano l’immortalità. Sebbene si parli di eventi successivi al Diluvio (2), secondo la scuola di pensiero dell’epoca l’Olimpo, residenza dorata degli dei, doveva passare un colpo di spugna sul binomio spazio-tempo affinché fossero comunemente accettati sia il concetto di eternità sia i castighi che avevano lo scopo di dare un’aggiustatina all’approssimativa grammatica della vita. Più vicini agli umori terreni che alla divinità, i componenti della famiglia a cominciare da Zeus, il boss, passano 30 con disinvoltura dalla mano tesa al tradimento, dalla pace alla guerra, dall’amor sacro all’amor profano, dalla mitezza alla violenza, dal sorriso al killeraggio, dall’ortodossia alla collera, dall’ingenuità all’inganno, dalla giustizia alla vendetta e allevano creature come Aracne e Minotauro, Sirene e Centauri. Figlia di un tessitore di Colofone di nome Idmone, abilissima tessitrice della Lidia, Aracne osò sfidare la dea Atena che indispettita dall’irriguardosa provocazione, schiumante di rabbia fece la tela in mille pezzi. Disperata, Aracne tentò d’impiccarsi ma con un gesto generoso, si fa per dire, Atena le salvò la vita trasformandola in ragno e condannandola in eterno a tessere stando terza pagina sospesa. Scrive Ovidio:«Vivi pure, ma penzola, malvagia, e perché tu non stia tranquilla per i giorni futuri, la stessa pena sia inflitta alla tua stirpe e a tutti i tuoi discendenti». (3) Qualche secolo più tardi la zoologia assegnò agli Aracnidi la classe degli Artropodi Chelicerati cui appartengono i ragni. Testa di toro e corpo umano, il Minotauro esce da una vicenda ricca di colpi di scena. Figlio di Zeus e di Europa, divenuto re di Creta in lite di successione con i fratelli, Minosse pregò il dio del mare Poseidone di mandargli un toro come vittima sacrificale. Fu accontentato, ma il toro era di una tale magnificenza che Minosse ne sacrificò un altro al suo posto. Ora viene il bello: essendosene innamorata sua moglie Pasifae, dall’insana passione nacque il Minotauro. Metà donne e metà uccelli per le culture greca e romana e in epoca post-classica raffigurate come metà donne e metà pesci, di Sirene parla Omero (4) non descrivendone il corpo ma soltanto la voce. Messo in guardia dalla maga Circe, Ulisse turò le orecchie dei compagni con la cera e lui stesso si fece incatenare all’albero della nave per tenersi lontano dall’inganno. Esopo ci diverte col corvo posato sull’albero e con un pezzo di carne nel becco; insidiato dalla volpe che ne loda il mantello e ne vorrebbe sentire la voce, apre il becco per un’esibizione ma in quel momento la carne cambia … posto. Il prezzo pagato alla vanità. Per l’accostamento agli sportivi che ahinoi scorrazzano per le strade con un motore su due ruote i Centauri (5) godono di una più larga notorietà e appartengono a una grande famiglia nella quale cercheremo di mettere un pò d’ordine. Figlio di Issione e di Nefele, la nuvola con le sembianze della dea Era, Centauro, che venne al mondo metà uomo e metà equino, fu il primogenito della … scuderia. Ma per capire meglio bisogna fare un passo indietro: re della Tessaglia a capo dei Lapiti, Issione sposò Dia, figlia del re Deioneo cui in cambio aveva promesso ricchi doni, ma quando costui mise la cambiale all’incasso, Issione si mangiò la parola e scaraventò il suocero in una fornace di carboni ardenti. Tiratosi addosso familiari 31 e amici per aver architettato una truffa di bassa lega e un deprecabile omicidio, fu preso da sconforto ma Zeus, incontrastato padre-padrone degli dei e signore dell’Olimpo, espressione divina di pregi e difetti umani e magliarosa di prodezze a luci rosse, mosso a pietà non sappiamo se perché si era preso una cotta per Dia o magari solo per metterlo alla prova appagando così un disegno perverso di carità pelosa, gli inviò la bella Era, sua terza moglie, una delle tante, ma Issione, che non aveva né faccia né modi spendibili, senza pensarci sopra due volte le mise le mani addosso. Monarca farabutto ma anche un poco imbecille (6), non chiedeva proroghe all’arroganza che spingeva fino a rischiare pericolosi scontri coi vertici della cosa celeste. Come ogni brav’uomo allergico alle corna, sebbene impenitente protagonista della coppia di fatto di alternanza pressocché giornaliera, Zeus montò su tutte le furie, si riprese Era e la rimpiazzò con una nuvola che le somigliava, di nome Nefele, col fermo proposito di non farlo cadere nel gorgo delle tentazioni. Ma Issione, autentico stantuffo animale, si unì a lei e dall’accoppiamento nacque Centauro, un prodotto disgénico mezzo uomo e mezzo cavallo. Di nuovo Zeus perse le staffe ma stavolta non ebbe pietà e seduta stante lo scaraventò nel Tartaro, il dipartimento dei dannati. Laggiù, inchiodato a una ruota rovente che gira su sé stessa, per tutti i secoli dei secoli dovrà fare buon viso a cattivo gioco. Guai a chi sfida la divinità, l’ordinamento non fa sconti, chi sbaglia paga senza soluzione di continuità fra misfatto e castigo, tuttavia tutto il mondo è paese e anche i cristiani-canaglia devono vedersela con l’inferno dove espìano, sebbene posticipatamente, ma, pare, per l’eternità. Né, per quanto ne sappiamo, se la cavano a buon mercato i reprobi devoti ad altre linee di sangue celeste. D’altra parte, dove va a finire la serietà di un qualunque dio signore e titolare di “un mondo da cui nessun viaggiatore ritorna” se, salvati i puri e ben sapendo che l’io morale entra sovente in avaria, non distribuisce il catalogo dei divieti con allegati i rispettivi deterrenti? I tempi del processo e la certezza della pena erano il fiore all’occhiello del marketing giudiziario, ma va anche detto che l’amministrazione della giustizia era appannaggio divino. Ben altri, oggi che l’appannaggio è terreno, sono gli strumenti di cui gode il reo, dall’abolizione della pena capitale alla messa al bando della tortura, dal diritto alla difesa alla presunzione di innocenza, dai tre gradi di giudizio agli ispettori del Ministero, dal Tribunale della Libertà alla revisione del processo, dalla scarcerazione terza pagina per decorrenza dei termini al Tribunale del Riesame, dall’escussione dei testi alle perizie psichiatriche, dalla revisione del processo alla grazia del Capo dello Stato, dal rito abbreviato al dispositivo “in dubio pro reo”, dalle campagne dei mezzi d’informazione alle manifestazioni di piazza, dalle sanzioni pecuniarie ai Giudici di Pace, dai permessi straordinari alla libertà vigilata, dall’indulto all’amnistia, dal condono agli sconti di pena per attenuanti generiche e buona condotta, dal patteggiamento agli arresti domiciliari, dalle residenze dorate alle sovvenzioni per i collaboratori di giustizia, dai risarcimenti al reinserimento sociale, dal sesso una tantum ai lavori socialmente utili, dall’assistenza sanitaria al conforto della fede, ecceteraeccetera. Sudate conquiste radicalsociopoliticomoralcivili e soprattutto una “Legge uguale per tutti” che in coda prevede, sebbene non scritti, impercettibili “distinguo” per far quadrare i conti di alcune … partite di giro. Siamo d’accordo, nei tempi del processo e nella certezza della pena c’è qualche smagliatura, ma vuoi mettere! Torniamo al Centauro. Tre le versioni: da Issione e Nefele, come lui ne nacquero molti e furono detti anche Issionidi e Nubigeni, altri di loro ebbero genitori diversi e infine si narra che sul monte Pelio, nella parte orientale della Tessaglia, Centauro si sia accoppiato con cavalle selvagge e abbia messo al mondo figli simili a lui. Secondo la tradizione però tutti i Centauri, tranne Chirone e Folo, furono generati da Issione e Nefele, ma a differenza di quelli, attaccabrighe e selvaggi, questi erano ospitali e ad avanzata sensibilità buonistica. Secondo la specialità tipica della casa, Dante li mette a rosolare nel girone dei violenti ma nella poco invidiabile classifica del chiacchierato branco, con un 32 paio di endecasillabi candeggia l’immagine di Chirone (7) maestro del Pelide Achille (8) proprio come aveva fatto Esiodo (9) un paio di millenni prima. Potete pensarla come volete ragazzi, ma queste sono testimonianze “griffate” che tengono alto il Veterinary Pride. Famiglia numerosa dunque, ma vuoi perché sui banchi di scuola venne stimolata la fantasia, vuoi perché furono messe al bando scorie devozionali o vuoi perché quell’insieme di forme e cervello è esteticamente armonioso, l’idea che si trattasse di un mostro non ha mai avuto peso nel vagabondaggio dei pensieri possibili. Insomma, quelle due metà hanno sempre trovato calda accoglienza nei sobborghi affollati della simpatia. Nel selvaggio corpo a corpo dei Lapiti contro gli uominicavallo si consuma la Centauromachia, un’orgia di sesso e di sangue che prestandosi a sporchette campagne mediatiche oggi passerebbe alla storia col nome di Centauropoli. Ecco come andò. Piritoo, figlio di Issione e Dia, li invitò alle nozze con Ippodamia, ma colti mentre in preda ai fumi dell’alcol tentavano di palpeggiare la sposa e di rapire le donne presenti, i Centauri scatenano l’immediata reazione dei Lapiti che non la prendono bene e con impeto fosforescente si scagliano immantinente contro l’etilica prepotenza sporcacciona ancorché irrispettosa dei princìpi che stanno alla base dei doveri dell’ospite. Centuplicate dall’oltraggio le forze del contrattacco hanno la meglio mentre, vistasela brutta, i componenti del branco molti dei quali in fin di vita girano … gli zoccoli e leccandosi le ferite si sganciano dalla mischia con la coda fra le gambe. Omero dice che furono orrendamente massacrati (10). Ora noi non vogliamo mettere in discussione la parola di Omero, per carità, sappiamo bene che la Centauromachia non terza pagina fu un reality show ma come vedremo non fu neppure olocausto. E dalla guerra di Troia al ratto delle Sabine si traduce in moneta pesante il pedaggio pagato al sesso quando si passa dalle parole ai fatti. «Color d’oro era la barba, color d’oro la chioma che da sopra le spalle gli rispioveva fin giù a metà del petto equino, volto dai lineamenti forti ed eleganti; collo, spalle, mani, torace come quelli delle statue più celebrate e così tutte le parti umane. Ma, sotto queste, anche le forme equine sono impeccabili e per nulla inferiori … ». (11) Riamato, il Centauro Cillaro amò la centauressa Ilonome ma nel corso della Centauromachia fu uno di quelli che ci rimise le penne. Si sa che il cuore ragiona a modo suo e Ilonome, buttatasi sull’arma che lo trafisse, morì con lui secondo usanze ancora oggi di moda in alcuni angoli dell’Asia dove la moglie si dà la morte coricandosi sulla stessa graticola su cui viene arrostito il coniuge defunto. I lettori ci perdoneranno i salti di palo in frasca tuttavia necessari per non perdersi lungo la strada del racconto. A Eracle, l’eroe più popolare e più celebre di tutta la mitologia classica, Euristeo, re di Tirinto e di Micene, ordina di catturare il cinghiale che calava dal monte Erimanto e nella regione della Psofide faceva piazza pulita dei frutti della terra (12). Antica piaga, l’uomo non gli ha mai perdonato la competitiva insaziabile voracità, un derby da cui è sempre uscito con le pive nel sacco, sopraffatto dall’invincibile armata di uteri iperattivi. Eracle càpita nelle terre di Folo, il Centauro perbene che lo ospita a tavola dove s’abbuffa di carne, ma quando chiede del vino gli viene risposto che il contenuto dell’orcio è un bene comune e non può essere manomesso. Eracle insiste e Folo cede ma l’aroma sprigionato dalla gustosa bevanda attira i Centauri che armati di enormi pietre pretendono minacciosi i conforti alcolici. Vengono costretti ad allontanarsi dai tizzoni ardenti e dalle frecce di Eracle, una delle quali trapassa il braccio del Centauro Elato e finisce nel ginocchio di Chirone, il Centauro che al pari di Folo teneva aggiornata la contabilità delle buone azioni. Pentitosi, Eracle estrae la freccia e sulla ferita applica un farmaco pensato dello stesso Chirone. Qualcuno calcola che sia questa la data di nascita della nostra medicina. Ma la ferita non guarisce e Chirone, in preda a soprassalti depressivi, si trascina faticosamente al riparo in una caverna. Senza scatenare quelle polemiche che mandano in cortocircuito il buonsenso e con le performances del miconsenta, il Piergiorgio Welby della mitologia invoca la fine, ma l’immortalità di cui gode, paragonabile alla vita eterna da noi conquistata grazie alle macchine che ci fanno campare da mummie, 33 gli sottrae il diritto all’agognato trapasso. Il culto del corpo sano a tutti i costi non accetta vie di mezzo, ma diciamo la verità, dopotutto Chirone sa che non rischia la pelle e poi quella verità diciamola fino in fondo, sia pure con una ferita beante nessuno di noi rinuncerebbe all’immortalità, alzi la mano chi non è d’accordo. Il Palazzo prende a cuore l’andamento delle cose e Zeus, che non perde di vista Chirone di cui è fratello per via di Crono, padre di entrambi, non dimentica gli stretti rapporti di parentela. Saggio per investitura divina e garante sia del diritto alla vita che del diritto alla morte ma segnatamente del diritto all’autodeterminazione di cui ciascuno di noi gode al netto di sghembe contabilità, decide di accontentarlo a patto però che qualcuno prenda il suo posto. Enigmatico e tragico personaggio, si fa avanti Prometeo che diventa immortale mentre Chirone, riconosciuto vessillifero della nostra medicina, può morire in pace. Dunque Chirone non era figlio di Issione e Neféle ma di Crono che si accoppiò a Filira tramutandosi in cavallo per non insospettire la moglie Rea con cui aveva concepito Zeus, e fu così che da travestito ebbe un figlio metà cavallo e metà uomo che però, a differenza di altri Centauri, non era violento. Omero lo definisce il migliore fra loro (13), mentre Plinio sostiene che fu inventore della botanica e della farmacopea (14). Nonno di Panopoli, poeta greco del V secolo dopo Cristo, nel rievocare la strage delle Baccanti, con un pizzico di rimpianto corre col pensiero a Chirone (15). Saggio depositario della conoscenza e precettore di Achille, il noto eroe greco METODI E TECNOLOGIE DELLA terza pagina celebrato nell’Iliade, dalla ninfa Cariclo Chirone ebbe una figlia, Ociroe, che aveva il dono della divinazione ma quando se ne servì, dagli dei fu tramutata in cavalla. Sembra che per l’ottusa Ociroe il cervello fosse un optional, quel mandato infatti ce l’aveva sulla carta e avrebbe dovuto sfruttarlo soltanto in linea teorica, ma non averlo capito le costò caro e nel tempo di un amen si trovò a nitrire. Eracle ferisce il Centauro Pilenore e mette in fuga gli altri che si disperdono in varie direzioni, alcuni raggiungono il monte Malea, Eurizione il monte Foloe e Nesso il fiume Eveno sulle cui rive Eracle, con imprudente candore e disordinata allegria gli chiede di traghettare sua moglie Deianira. Raggiunta l’altra sponda, Nesso ne approfitta e tanto per non smentire il vizietto di famiglia tenta il colpo ma l’urlo disperato di Deianira richiama l’attenzione di Eracle che schiumante di rabbia prende la mira e con l’occhio infallibile del cecchino con una sola freccia spedisce Nesso all’altro mondo. Privi di vitto e alloggio i Centauri superstiti vengono accolti nella città di Eleusi da Poseidone, divinità del mare. Fa arricciare il naso come un fritto di scarafaggi l’idea che le pecorelle smarrite professioniste del prepotere e praticanti del prendere, sulla debolezza della memoria e sull’ingloriosa afasia del perdono trovino sempre una comoda via di fuga, e allora non ci deve stupire se anche i timorati, quelli che rigano dritto e non danno grattacapi, vengono spesso tentati dalla vertigine della perdizione e dai ritorti percorsi del male. Che Chirone appartenga alle figure nobili della mitologia e a pieno titolo occupi un posto di primo piano nella mecca della medicina veterinaria non è l’esagerazione retorica di uno sbandamento emotivo, è invece retorico, questo sì, insistere sulla magnificazione del ruolo che gli abbiamo ricamato addosso, ma i cantori della professione capiranno e ci manderanno assolti. L’uomo e il cavallo, che la favola ha unito per costruire una monade biologica, è un binomio non scomponibile fatto di un cervello e di un suo complice disciplinato. Non c’è discontinuità d’azione e di pensiero fra uomini e cavalli nell’epopea omerica, i greci celebrano il culto del cavallo aggiogandolo al carro degli dei, gli arabi gli attribuiscono origine divina e qualcuno ha scritto che «davanti all’ingente bibliografia riguardante la storia mitologica del cavallo, viene da chiedersi se non sia piuttosto l’uomo la più nobile conquista di quest’animale esemplare». E dalle incisioni rupestri alla plastica compostezza cara ai maestri del Rinascimento, dai cavalli “fotografati” di Giulio Romano ai cavalli guasconi di Théodore Géricault, dalla penetrante eleganza dei cavalli di Degas al dinamismo spaziale dei cavalli di Boccioni, dalla fuga nell’infinito del “cavaliere azzurro” di Kandinskij all’essenziale astrattezza dei cavalli di Marino Marini, dal dramma dei cavalli di Cassinari al retorico narcisismo dei cavalli di De Chirico, dalla poetica del vero dei cavalli di Giovanni Fattori alla tracotanza dei monumenti equestri, dall’eretica tinteggiatura del “Cavallo rosso” di Marc Chagall ai cavalli circensi tratteggiati di Toulouse-Lautrec, dai cavalli degli spot pubblicitari ai cavalli della cultura occidentale che li innalza agli altari degli animali d’affezione, spunta solo in parte una biografia che non ha principio e non ha fine. Ultime notizie: mitologia, favolistica classica, bestiari medievali e racconti per immagini su cavalli e assimilati fanno un salto di specie e si aggiornano con le mucche finte che pascolando sulle carte bollate si transustanziano in un dieci per cento in più rispetto a quelle vere (16). Non sarà facile distinguere le une dalle altre. maddaloni [email protected] (1) Com’è noto il termine viene dal greco mithos (favola) e logos (discorso). (2) «Le favole», si legge in Cognizione della mitologia, Remondini Editore, Bassano, 1822, «sono nella propria origine un’informe e stravagante raccolta degli accidenti occorsi in quei tempi oscuri, che succedettero al Diluvio, e durante quei primi stabilimenti che li figli di Noé fecero in diversi paesi». (3) «Vive quidem, pende tamen, inproba», dixit «lexque eadem poenae, 34 terza pagina ne sis secura futuri, dicta tuo generi serisque nepotibus esto!» (Le metamorfosi, libro 6, 136-138). (4) «… ma le Sirene col canto armonioso lo stregano … », Odissea, XII, 44. (5) Dal greco kentauroi (quelli che trafiggono i tori), il termine è forse affine al latino centuria (gruppo armato di cento uomini). (6) Durante un comizio del generale Charles De Gaulle che mirava ad accendere gli animi, dalla piazza salì un grido:«morte agli imbecilli!». De Gaulle s’interruppe e all’anonimo interlocutore replicò:«Ardua impresa, caro amico». (7) «E quel di mezzo, ch’al petto si mira, è il gran Chiròn, il qual nodrì Achille» (Inferno, canto XII, 70-71). (8) Per forza fisica e morale mitico eroe greco nella guerra contro i troiani, Achille era figlio di Peleo re dei Mirmidoni e della divinità marina Teti che lo immerse nello Stige per renderlo invulnerabile tenendolo appeso per il tallone, rimasta unica parte del corpo esposta alla vulnerabilità. (9) «Chirone, sul Pelio selvoso, allevava il Pelide, veloce, superiore agli uomini, ancora fanciullo» (Catalogo delle donne, frammento 204, 87-89). (10) Iliade, Libro I, 263. (11) Ovidio, Metamorfosi, Libro XII, 395-428. (12) Apollodoro, Biblioteca, II, 5, 4. (13) Iliade, Libro XI, 832. (14) Storia Naturale, Libro VII, 196-197. (15) «Ma toccando le ferite del tuo corpo che accende l’amore … , quale cresta coperta di fitti pascoli potrò attraversare per chiamare a guarire la tua ferita il vecchio Chirone datore di vita?» (Le dionisiache, Canto 35, 58-61). (16) «Passata (speriamo) l’emergenza Mucca Pazza, l’Europa si accinge ad affrontare l’emergenza Mucca Finta. La Corte dei Conti dell’UE ha scoperto che in Slovenia metà della mandrie dichiarate per accedere ai contributi europei semplicemente non esiste. È un valore dell’intero continente, spesso apprezzato e decantato: la famosa astuzia contadina. Gli sloveni non si sono presi nemmeno la briga di mettere nei pascoli delle sagome di cartone a forma di mucca. Pare che i Paesi più ricchi in mucche finte (cioè che dichiarano di avere molte più mucche di quelle reali) siano i nuovi soci dell’Europa allargata, subito diventati furbi come quelli che crearono l’Europa ristretta. Noi italiani, che siamo soci di antica data, siamo un po’ più cauti, e le nostre mucche finte sono soltanto il 10% di quelle dichiarate». La Comunità Europea eroga ogni anno in sussidi all’agricoltura 48.466 miliardi di euro (Fonte: Unione Europea) Da Style Magazine, supplemento al Corriere della Sera, Dicembre 2006, pagina 48 CANI AGGRESSIVI I veterinari chiedono un osservatorio sui media Un osservatorio sul modo in cui i media trattano il rapporto bambino-animale: lo chiedono l’Aivpa (Associazione italiana veterinari per piccoli animali) e l’Asetra (Associazione studi etologici e tutela della relazione con gli animali) al Ministero della salute, con una lettera nella quale offrono anche la loro collaborazione per educare a prevenire i comportamenti aggressivi dei cani. “A volte messaggi errati e pericolosi, spiega Raffaella Bestonso, presidente AIVPA, vengono dati ai bambini e ai genitori durante trasmissioni televise. Vanno segnalati e corretti tempestivamente poiché possono aumentare il rischio di situazionI pericolose e drammatiche”. “Le misure finora prese, aggiunge Angelo Gazzano, presidente ASETRA, hanno sempre riguardato norme di gestione degli animali sul suolo pubblico, mentre è ormai risaputo, e ci sono statistiche a riguardo, che la maggior parte degli incidenti avviene in ambiente domestico, con il cane di casa”. Per promuovere quindi una corretta comunicazione sul ruolo degli animali in famiglia e favorire una buona convivenza tra uomo e animale, Aivpa e Asetra offrono al Ministero e alle scuole le competenze dei loro associati e materiale preparato da esperti riconosciuti a livello internazionale (opuscoli, manifesti, Cd e programmi di lezioni). Segreteria AIVPA Associazione Italiana Veterinari Piccoli Animali presso Medicina Viva - Servizio Congressi srl Via Marchesi 26 D - 43100 Parma - tel. 0521-290191 - Fax 0521-291314 www.aivpa.it - [email protected] 35 in breve ENPAV S empre più negli ultimi anni in tema di previdenza si sente parlare di tasso di sostituzione, sostenibilità e adeguatezza della pensioni. Ma cosa significano realmente questi termini? In effetti nell’ultimo decennio si era sentito molto e solo parlare di metodo di “calcolo contributivo” rispetto al metodo di “calcolo retributivo” con il quale erano organizzati i vecchi sistemi pensionistici che prendevano a riferimento il reddito,o lo stipendio nel caso di lavoratori dipendenti, degli ultimi anni lavorativi e da questo si calcolava la pensione. Erano gli anni del boom economico italiano e i problemi ora presenti relativi all’allungamento della aspettativa di vita, della contrazione delle nascite o del numero dei lavoratori attivi rispetto ai pensionati allora non si ponevano. La riforma del sistema pensionistico del 1995 operata dall’allora Presidente del Consiglio Dini, ha di fatto introdotto il nuovo principio per cui i versamenti previdenziali vanno a finire in un conto personale del tutto simile a un conto bancario. La pensione dunque, non si calcola più in base al reddito, ma in base alla consistenza di questo conto di accumulo che in termini tecnici prende il nome di “montante”. Questo montante viene rivalutato nel corso degli anni per adeguarlo alla svalutazione del denaro e al momento dell’andata in quiescenza viene suddiviso in tante parti quante sono gli anni di aspettativa di vita media. Di fatto le pensioni erogate con il metodo retributivo sono sostanzialmente più importanti rispetto a quelle erogate con metodo contributivo e questo per diversi ordini di evidenti ragioni legate sia al numero di anni di versamenti utili (con il metodo contributivo è possibile ottenere una pensione con solo cinque anni di versamenti), sia all’entità dei contributi versati e ovviamente in presenza di redditi medi contenuti la pensione non può che essere altrettanto contenuta poiché frutto esclusivo del piano di accumulo del singolo professionista. Ed è qui che entra in gioco il termine “tasso di sostituzione” come metodo per comprendere il valore che mette in rapporto la pensione al reddito esplicitando in quale percentuale l’una sostituisce l’altro. I calcoli attuariali indicano che mentre con un metodo retributivo si raggiunge circa il 60-80% del reddito medio, con il metodo contributivo questa percentuale si abbassa fino a raggiungere valori oscillanti tra il 30 e il 40 %. Si pone quindi di rilievo la questione dell’adeguatezza della rata pensionistica rispetto alle aspettative del contribuente che ambisce a mantenere costante o quanto meno di poco inferiore il suo tenore di vita durante la sua vita da pensionato. In questo senso appaiono sensate e in linea con le tendenze economiche le scelte operate dall’ENPAV che ha cercato una formula in grado di coniugare gli effetti positivi dell’uno e dell’altro metodo mitigandone nel contempo gli effetti negativi sia attraverso un costante monitoraggio del bilancio per evitare possibili periodi di sofferenza sia attraverso la ricerca costante di fonti integrative che possano irrobustire l’adeguatezza delle pensioni erogate. Oscar Gandola ECM L ’inserimento di eventi/edizioni con data d’inizio successiva al 30 giugno, ancorchè accettato dal sistema informatico ECM, non dà luogo al loro accreditamento. Gli eventi/edizioni suddetti devono intendersi inseriti con riserva; attualmente l’accreditamento per tale periodo è sostenuto dal mandato da parte della Commissione Nazionale Formazione Continua che in occasione della riunione del 29 marzo 2007 ha autorizzato la proroga fino al 31 dicembre 2007, ma il predetto atto dovrà essere sottoposto a ratifica da parte della Conferenza Stato/Regioni in occasione della prima riunione utile (Roma, 18 aprile 2007). N essun evento formativo per medici veterinari è, al momento, formazione continua, la segreteria). 36 presente sul sito ECM (Ufficio