CPM
Centri di Preparazione al Matrimonio
40 anni di pastorale prematrimoniale
in Italia.
A cura del CPM di Torino con la collaborazione di Marco Ghiotti.
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40 ANNI PER L’AMORE
prefazione di Mons. Bonicelli Vescovo emerito di Siena
CPM: la sigla la conobbi tanti anni fa, quando, per esigenze di studio, passai un paio di
mesi a Parigi e dintorni. Faceva parte di quell’arcipelago di realtà che un poco alla volta mi
avvicinava al mondo nuovo della cura pastorale. Non che in Italia ci si disinteressasse dei
giovani e delle famiglie, ma il percorso correva di più sui binari tradizionali della
parrocchia e degli oratori. Fece scandalo nella mia diocesi l’iniziativa che presi nel 1950 di
un corso pluridisciplinare per i giovani fidanzati. Lo scandalo – diciamo così – dipendeva
dalla varietà dei “maestri” ma più ancora dal fatto che il pubblico era misto. Eravamo nel
1950 e dopo tanti anni sono ancora convinto che tutto andò bene.
Nel mio lungo soggiorno romano conobbi alcuni esponenti del Movimento CPM che
aveva avviato la sua presenza in Italia negli anni sessanta. Sono giusto, mese prima mese
dopo, quarant’anni. Francamente non ebbi modo di andare molto avanti. Questo mi
capitò invece arrivando a Siena dove la pastorale familiare ha trovato un buon terreno di
sviluppo. Naturalmente incontrai i Centri di Preparazione al Matrimonio ed ebbi subito,
lietamente, la sorpresa di uno sviluppo carico di una fortunata leadership, in stretta
connessione con Torino e Genova, cui sicuramente si può attribuire un ruolo di
battistrada nella situazione italiana.
Quello che trovai a Siena mi colpì subito favorevolmente. Uno dei settori dell’azione
che funzionava davvero bene era proprio quello della pastorale familiare. E’ un motivo di
gioia per me avere aiutato, come potevo, il recupero e il rilancio di Sant’Antonio al Bosco,
che è diventato il perno di molteplici iniziative in questo settore. Una delle cose che ho
ammirato di più, come dono grande del Signore, è la capacità di camminare insieme,
mantenendo ciascun gruppo la sua peculiarità, ma nel contempo collaborando
cordialmente alle iniziative comuni. Una vera scuola di comunione, come conviene che sia
l’apostolato delle famiglie che sono l’immagine dell’amore di Dio per l’umanità e di Cristo
per la sua Chiesa.
Ma qual è lo specifico dei Centri di Preparazione al Matrimonio nella pastorale
familiare? Si tratta di una intuizione che si realizza in un metodo coinvolgente. Qualcuno
parla di profezia, cioè di una proposta radicale che può rinnovare la vita cristiana del
nostro tempo. Non si tratta di un sogno rosa o azzurro destinato a planare sulle teste della
gente e, al massimo, generare sospiri. Non c’è niente di più realistico di questo
Movimento. Ci sono due realtà contrapposte: la visione biblica e cristiana della famiglia,
con le sue esigenze di fedeltà ed armonia, una cultura ormai dominante che irride al
modello cristiano e che diffonde prepotentemente un ideale fatto di concessioni, di
ribaltamenti, di egoismi in nome di una versione godereccia e sostanzialmente
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irresponsabile dell’esistenza. Giocano qui i nuovi modelli che sono i “grandi” dello
spettacolo, della finanza, della politica, cui tutto è lecito, tutto è perdonato.
Ci vuole un bel coraggio per andare contro corrente! Ma qui sta lo spirito dei CPM.
Non negano la realtà ambigua che ci circonda, ma sentono la “vocazione” di annunciare in
forma moderna il “Vangelo” della famiglia, in forme adeguate. Quali forme? Il gruppo o
l’équipe che dir si voglia, che consente una ricerca più vasta di esperienza e una
testimonianza meno attaccabile. Il carattere del gruppo appare più ecclesiale per la
presenza di una persona consacrata che conferma però il carattere laicale della proposta
cristiana. L’origine francese del Movimento è palese anche nell’utilizzo della “revisione di
vita” che è, sì, un esame di coscienza ma articolato in una ricerca d’insieme e in una
aderenza alla storia degli interessati. Ho imparato anch’io questo metodo soprattutto nei
movimenti giovanili come la J.O.C. francese degli anni cinquanta, e posso confermare la
bontà e l’efficacia per una autentica maturazione umana e cristiana.
Ho già ricordato la composizione normale di un “gruppo” dove insieme a cinque o sei
coppie è presente un sacerdote con il ruolo di “Consigliere spirituale”. La mia esperienza
personale mi conferma che difficilmente si può trovare un modo migliore per superare le
contrapposizioni tra preti e laici che sono da sempre una grave tentazione contro la
comunione nella Chiesa. Questo procedere insieme nella fede, alla ricerca di ciò che Dio
continua a dirci nella Bibbia e nella vita, costituisce un’esperienza che non esito a ritenere
decisiva per la messa in opera delle responsabilità singole e associate nella pastorale delle
grandi e piccole comunità ecclesiali.
Un altro punto che emerge dall’esperienza CPM, è la qualificazione alta del messaggio
comunicato. E’ quanto il Santo Padre ha chiesto dopo l’anno giubilare: mirate in alto. “E’
ora di riproporre a tutti con convinzione questa misura alta della vita cristiana ordinaria”
(NMI, 31). In effetti, c’è una duplice tendenza nella pastorale: quella di annacquare l’ideale
e le esigenze del Vangelo per salvare – si dice – il salvabile e non essere tagliati fuori dalla
massa. Eppoi quella di mirare certamente a tutti, ma di avere il coraggio di una proposta
ardita e serena, che punti sulla libertà e la responsabilità. I Centri hanno puntato su questa
via. Con ammirazione vedo i loro sussidi e talvolta partecipo ai loro corsi. Nessun
escamotage, il Vangelo dell’amore di Dio viene messo al centro dell’esaltazione dell’amore
umano. Può darsi che per molti sia duro ascoltare questa proposta, ma la novità cristiana
non può essere taciuta. Qualcuno pensa che comporti un rischio di fallimento. Con Dio
non si fallisce mai. La parabola del seme prevede anche questa difficoltà, naturalmente. Ma
quando si semina, si pensa alla messe che biondeggia. Non ultimo vantaggio è che
aiutando gli altri, si consolida anche la posizione di chi accetta di guidare il cammino dei
giovani alla loro piena realizzazione. Capita alle coppie delle équipes quel che succede a
molti preti: scoprire l’ideale della propria vocazione nelle resistenze che talvolta la
condizionano. Fa parte del mistero cristiano, cioè di questo immenso mondo che ha per
centro Dio.
Leggo nella Lettera alle Famiglie di Papa Giovanni Paolo II: “il razionalismo moderno
non sopporta il mistero. Non accetta il mistero dell’altro, maschio e femmina, né vuole
riconoscere che la piena verità sull’uomo è stata rivelata in Gesù Cristo. Non tollera, in
particolare, il «grande mistero», annunziato dalla Lettera agli Efesini, e lo combatte in
modo radicale. Se riconosce, in un contesto di vago deismo, la possibilità e persino il
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bisogno di un Essere supremo o divino, rifiuta decisamente la nozione di un Dio che si fa
uomo per salvare l’uomo. Per il razionalismo è impensabile che Dio sia il Redentore, tanto
meno che sia «lo sposo», la fonte originaria e unica dell’amore sponsale umano. Esso
interpreta la creazione e il senso dell’esistenza umana in maniera radicalmente diversa. Ma
se all’uomo viene meno la prospettiva di un Dio che lo ama e, mediante Cristo, lo chiama
a vivere in Lui e con Lui, se alla famiglia non è aperta la possibilità di partecipare al
«grande mistero», che cosa rimane se non la sola dimensione temporale della vita? Resta la vita
temporale come terreno di lotta per l’esistenza, di ricerca affannosa del profitto, di quello
economico prima di tutto.
Il «grande mistero», il sacramento dell’amore e della vita, che ha il suo inizio nella
creazione e nella redenzione e di cui è garante Cristo Sposo, ha smarrito nella mentalità
moderna le sue profonde radici.
Forse la Chiesa deve concretamente aiutare di più questo Movimento che lo Spirito ha
suscitato nel popolo cristiano. La famiglia è la frontiera tra la Chiesa e il mondo. Mi sono
convinto, in questi anni, che l’unica maniera di aiutare qualcuno a realizzare la sua vita, è
quella di puntare sulla spiritualità di una vocazione. Vale per i consacrati, vale per i laici,
vale per la famiglia, vale per i giovani che vi si preparano. Solo l’amore vince. Cosa sono
40 anni di esperienza CPM se non una sfida all’amore?
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CPM
40 anni di pastorale prematrimoniale
in Italia.
INTRODUZIONE DELLA PRESIDENZA DEL CPM
Annamaria e Franco Quarta - Presidenti dell’Associazione dei CPM
Leggiamo negli Atti degli Apostoli (14,27): “Non appena furono arrivati
riunirono la comunità e riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo
loro …..”.
E’ con questo spirito che, seduti in cerchio assieme a voi, parliamo dei Centri di
Preparazione al Matrimonio in un anno, il 2004, che l’Assemblea Generale delle
Nazioni Unite ha ufficialmente dichiarato “Anno Internazionale della Famiglia”,
dieci anni dopo quello del 1994.
Anche per il CPM il 2004 è una data importante:
- sono quarant’anni che opera in Italia (1964 – 2004)
- sono trent’anni che esce la sua rivista, Famiglia Domani (1974 – 2004).
E se possiamo parlarvi per un attimo di noi due, è proprio dal 1° marzo 1974 al
5 aprile 1974 che, assieme ad altre 8 coppie di fidanzati, abbiamo frequentato gli
incontri di preparazione al matrimonio nella Chiesa del Gesù, a Genova, con una
équipe CPM formata da Padre Francesco Trapani, Rita e Alberto Montani, Vanna
e Ciro Pisaturo, Giuse e Franco Dodero, équipe della quale, poco tempo dopo,
entrammo a far parte.
Le serate con i fidanzati e le serate nell’équipe hanno così contrassegnato i
giorni della nostra vita e sono state fondamentali innanzitutto per noi e per la
coppia, per la nostra crescita personale e di fede. Revisione di vita e testimonianza,
in un impegno di coerenza che tutte le coppie CPM conoscono e sanno quanto sia
faticoso vivere, in una continua alternanza di sentimenti.
Dalla fatica alla gioia, per il quotidiano confronto con la parola di Dio e
nell’incontro con tante giovani coppie sempre diverse.
Dalla gioia alla tristezza, nel ripensare ai tanti fallimenti e a quanto ci manchino
oggi quei fratelli che ci hanno preceduto nell’abbraccio col Padre e ai frutti che ci
hanno lasciato.
Dalla tristezza al ricordo: Giovanni Gallo, Tina Colella e Don Giacomino
Piana, Don Giorgio Mariottini …. , qualcuno delle prime équipes italiane: Aldo
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Bignamini, Carlo Porro, Pecco Teresa e Barnaba, Giovanni Silvestro … e gli altri
che non sono solo nomi, ma volti, opere, amore.
Fare ed essere memoria è uno degli scopi di questo nostro incontro. Memoria
di una strada lunga quarant’anni che abbiamo percorso a tratti insieme,
intersecando tante altre strade, tante altre vite.
Cercando, sempre, di aiutare i giovani che ci narravano i perché del loro
matrimonio, ad essere l’uno per l’altro sacramento vivente di Dio e insieme a Lui
gioiosi creatori di altre giovani vite. E se è vero che noi siamo coloro che
incontriamo, memoria di tutti i doni ricevuti dai fidanzati e dei quali siamo loro
grati.
Memoria dell’attesa, prima del ripartire; memoria, quindi, del futuro che ci
aspetta, di tutti gli anni che il CPM ha ancora davanti a sé, in quella meravigliosa
avventura che è la costruzione di un matrimonio che sappia sfidare la logica del
tempo breve, proiettandosi nell’orizzonte del “per sempre”, sacramento dell’amore
di Dio e del nostro reciproco amore.
L’attuale “Libretto” di presentazione dei CPM
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CPM
40 anni di pastorale prematrimoniale
in Italia.
PRIMA PARTE
CPM:
Centri di Preparazione al Matrimonio oggi
Il CPM e il cammino dei fidanzati
di Don Floriano Vassalluzzo.......................................................................................11
La spiritualità del CPM di Michele Coltella .....................................................................13
Sussidi CPM per gli incontri con i fidanzati .................................................................12
Lettera a fidanzati e sposi di don Giacomino Piana .......................................................18
Nel 40° CPM un confronto con i primi venti anni .....................................................20
Che cosa sono i CPM ......................................................................................................22
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IL CPM E IL CAMMINO DEI FIDANZATI
di Don Floriano Vassalluzzo
Quaranta è il numero biblico per eccellenza per contenere nel suo tempo e
spazio il significato di un’azione in cui Dio e Uomo si alleano, camminano
affiancati alla ricerca di una comunione, di una complicità apportatrice di pienezza.
In questa cifra non c’è un limite, una sosta, una stanchezza, ma è il racconto di una
storia di Dio che si fa largo nel tempo che scorre senza scopo, per donare al
cammino dell’uomo di entrare nella sapienza e nell’intelligenza delle cose.
40 anni fa un gruppo di sposi cristiani stimolati dalle prime letture del Concilio
Vaticano II° e da quell’onda lunga del rinnovamento biblico, liturgico e
sacramentale, decise di mettere al servizio dei fidanzati le ricchezze appena
percepite dell’ampiezza battesimale e sponsale del matrimonio.
Il contagio, come le onde concentriche provocate dal sasso nello stagno, fu
immediato perché altre coppie di sposi e, stupenda novità, alcuni sacerdoti fossero
coinvolti nell’attuazione di questo ministero proprio della coppia cristiana.
Il deserto, non solo quello geografico ma anche interiore, ha spesso contenuto
gli eventi circoscritti nel numero quaranta e ricordando l’invito del profeta Osea:”ti
condurrò nel deserto e lì parlerò al tuo cuore, ti fidanzerò con me”, l’intuizione di
queste coppie a Torino ha il sapore provocante della profezia che legge il segno dei
tempi e ne avvia la realizzazione.
Fu avviata quella forma di annuncio, di servizio e accompagnamento tra le
coppie di sposi con un sacerdote e quelle dei fidanzati decisi a sposarsi nella
Comunità ecclesiale che ora è attuata, anche se in forme e contenuti diversi, ma
come esigenza formativa, in tutte le Diocesi su indicazione degli Episcopati.
Nella mia decennale esperienza di applicazione del percorso formativo dei CPM
a contatto con centinaia di fidanzati, ho sempre rilevato un senso di gratitudine e
di gioia spontanea di questi giovani che si sono sentiti amati e presi per mano per
essere introdotti alla conoscenza e comprensione di un passo decisivo, che li
immette nel Mistero così grande, come afferma san Paolo, eppure così umano e
sensibile, necessario per iniziare un esodo dal proprio Io nel Noi prossimo a quello
divino.
40: oltre che un numero con tanti infiniti zeri di salvezza, è un augurio, un
auspicio di continuità e fedeltà al disegno divino.
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Sussidi CPM per gli incontri con i Fidanzati
1965 – I primi ciclostilati
Anni ‘80
Anni ‘70
Edizione 1997
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LA SPIRITUALITA’ DEL CPM
di Michele Colella
Introduzione – presentazione
Siamo entrati a far parte dei Centri di Preparazione al Matrimonio nel 1972, sposati da
vent’anni, con tre figli di diciotto, diciassette e quattordici anni. Tina mi ha “spinto” verso
questa esperienza, perché sorpresa e meravigliata dall’affermazione di un ragazzo, amico
del nostro, il quale costatava che il padre e la madre, da quando facevano parte di
un’equipe del CPM, si volevano più bene! (forse lo dimostravano maggiormente)
Superate le prime difficoltà di adattamento, grazie all’accoglienza del gruppo, alla
disponibilità del presbitero e alla insistenza dei figli che ci sollecitavano ad intraprendere
un’attività/servizio che ci vedesse uniti anche in previsione del loro futuro “sciamare” da
casa, abbiamo continuato sempre a fare revisione di vita personale e di gruppo. Dal 1973,
ci siamo impegnati, con le nostre limitate capacità, agli incontri con i fidanzati, alla
formazione di nuovi gruppi (coppia pilota) ed alla organizzazione e rappresentanza del
CPM
Dopo otto anni di fidanzamento, cinquanta di matrimonio, trentuno di gioioso e
faticoso servizio Tina è ritornata, mentre svolgevamo l’incontro con i fidanzati, tra le
braccia del Padre il 23/03/2003.
Premessa
Spiritualità del CPM, spiritualità laica, spiritualità incarnata, spiritualità di coppia.
La coniugalità è l’affermazione, la proclamazione del superamento del dualismo corpo
e spirito, carne e anima. I due diventano una sola carne, una nuova carne; un nuovo spirito
entra in questa nuova unione fisica. Si potrebbe dire che uno più uno fa tre, nel senso che
i due “uno”, rimangono, non si confondono, ma originano una realtà nuova: la coppia con
la sua carnalità e la sua spiritualità.
Nell’unione coniugale, vera e sincera, gioisce il corpo con tutti i suoi sensi, gioisce lo
spirito con tutte le sue sensibilità, sentimenti, affetti, doni e ci si abbandona, senza riserve,
nelle braccia l’uno dell’altro.
Verginità e coniugalità sono due diverse forme di manifestazioni dell’unico Amore che
ci sostiene e ci guida ad essere totalmente felici nello spirito. Sposi, presbiteri diventano
segni visibili ed efficaci (sacramento) dell’Amore, cantano con la vita il loro
ringraziamento, sono testimoni, senza vantarsi, perché sono coscienti di aver ricevuto e di
ricevere sempre la Grazia che li rende capaci, con il loro impegno e le loro responsabilità,
di essere “fedeli” per sempre.
La spiritualità di coppia.
Grande e fondamentale tema e dilemma di tutte le riflessioni personali, di coppia, di
gruppo: cosa significa e come si valuta la spiritualità di coppia? Quando, come, dove,
trasmettere ai futuri sposi il messaggio d’amore che i coniugi vivono al loro interno con i
figli, i genitori, il prossimo?
E’ possibile, è sufficiente, una catechesi matrimoniale svolta solamente sui testi della
Scrittura e sulla ricca e profonda tradizione, che la Chiesa ha elaborato lungo la sua
missione nel mondo, o c’è pericolo che i fidanzati la percepiscano come semplice teoria
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disincarnata, lontana dalla vita del mondo moderno e dalla cultura post moderna esibita
dai mass-media e dalla quotidianità? E’ completa e sufficiente la sola esperienza e l’umana
testimonianza psicologica, sociologica degli sposi, del loro vissuto, fedele, paziente e
responsabile, o può essere considerata un’esibizione, un modello anche sincero ma non
imitabile, non praticabile da tutti gli sposi?
I due aspetti del dilemma, catechesi sacramentale ed esperienze trovano la loro
composizione nella formazione dell’equipe, presbiteri e coppie ”alla pari”. Alla pari non
vuol dire che sono uguali, anzi vuol dire che sono diversi, simili e dissimili, sono simili
perché ambedue amano in modo totale, dissimili perché il soggetto mediatico del loro
amore è diverso. L’amore di Dio e per Dio nella coppia ha come referente primario e
preferenziale l’altro/a, quello del prete ha come referente speciale e totalizzante “gli altri”.
L’amore che ha origine in Dio torna a Dio seguendo due percorsi, due cammini
diversi, ma sulla stessa “Via”.
Presbitero e coppia sono uguali perché ambedue riconoscono che il loro amore, a
causa della fragilità, delle debolezze, non può vivere e mantenersi vivo se non sono
confortati e sorretti dal dono della Grazia del Sacramento: Ordine e Matrimonio.
Sono uguali perché l’uno e gli altri si fanno “ubbidienti” con “onesta sincerità”, per
essere e avere il piacere, la gioia della testimonianza, essere “parabola vivente”, incarnare
l’amore di donazione di Gesù, essere Chiesa, essere comunità fraterna, che si sostiene
reciprocamente, che ha cura l’uno dell’altro, così come ogni membra ha cura del resto del
corpo.
Presbitero, sposi, fidanzati: una sola famiglia che si incontra e che si scontra, che si
rende sempre disponibile ad accogliere, dialogare, capire le ragioni dell’altro/a, senza
giudicare, lasciando libertà di scelta, rispettando la “libertà” dei figli di Dio e fidando nella
capacità di discernimento.
La Parabola
Presbitero e sposi “parabola vivente”
Gesù presenta il lieto annuncio con molte e svariate parabole. Il pastore, il contadino, il
ricco, il povero, il superbo, l’umile, il credente, il pagano, il pio israelita, l’ateo, la
prostituta; “sa” che un discorso astratto, una presentazione vera, ma teo-filosofica,
moraleggiante non sarebbe ascoltata, capita, ricordata.
Le parabole sono tipi di storia colte dalla vita vissuta, toccano l’esperienza e i
sentimenti degli ascoltatori. Le spiegazioni che seguono le parabole fanno passare il
messaggio dal campo emotivo-emozionale a quello razionale, l’ascoltatore prende
coscienza, dà il suo assenso e consenso, capisce il senso della metafora e dice il suo
“Amen” (è così, è vero), ci credo, ho Fede.
La parabola incide nella memoria, si fa “ricordare”. “Ricorda Israele”, è una lettera
d’amore, che lo Sposo scrive alla sposa, l’umanità. La Bibbia è “diario di ricordi”, è il “Dio
con noi!”, ricorda tutti gli interventi di Dio, da quando “non lascia” l’uomo solo (Genesi),
a quando lo libera dalle schiavitù d’Egitto e di Babilonia, fino al suo rispondere “Eccomi”
nell’incarnazione del Figlio Gesù. Dio chiede all’uomo di ascoltare (nella Bibbia il verbo
ascoltare è presente circa 200 volte). Gesù parlava sempre in parabole (Mt. 13,18; Mc. e
Gv. 4, 33,34, ecc.)
Il metodo CPM fa tesoro di tale insegnamento.
Presbiteri e sposi che si raccontano con semplicità, onestà e umiltà e “danno ragione”
del loro modo di vivere, di superare le difficoltà, i contrasti e i litigi che si instaurano,
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nell’essere “sempre” in relazione, in ogni età e situazione, ad educarsi reciprocamente, a
superare egoismi ed egocentrismi.
Presbiteri e sposi vivono sempre una spiritualità incarnata, l’uomo è una “unità” di
spirito e di carne: o esiste nel rispetto, nella salvaguardia, nella maturazione dei due volti
della stessa realtà, o è destinato a scomparire, ad inselvatichirsi, a diventare lupo.
Spiritualità incarnata è prendersi cura del creato e delle creature. E’ saper guardare in
modo “giusto”: in “basso” (regno minerale, vegetale, animale, ecologia), “davanti” (incontro) l’altro/a, gli altri, in “alto” verso il Creatore-Padre-Amore, rendendo grazie,
chiedendo aiuto allo Spirito per, ad imitazione del Figlio, essere reso capace di amare,
annunziare e cantare il Suo Nome, fonte di ogni bene e felicità. Essere parabola vivente di
spiritualità è disponibilità a “svuotarsi” (Kenosi) dal peccato “mancanza” (in pensieri,
parole, opere, omissioni) d’amore verso se stessi e verso gli altri, per rivestirsi d’amore,
stima, fiducia e speranza nelle persone che camminano con Lui.
Cristo spoglia se stesso e assume la condizione di servo (vedi Fil. 2,5-11) affinché ogni
uomo, da servo che sia, divenga, con gli stessi sentimenti di Gesù Cristo, figlio. Tutti i
fratelli devono educarsi e educare a non colpirsi e a non colpire con pugni iniqui.
Quando, nel rapporto di coppia e nei rapporti sociali ed ecclesiali, si giudica e si
condanna l’altro/a gli altri, si infligge una ferita nella loro umanità e quindi si ferisce se
stessi.
Non dimentichiamo le nostre colpe, non nascondiamole e non erigiamoci a giudici
(vedi l’episodio evangelico dell’adultera).
Educarsi e educare sempre (fidanzati, conviventi, coppie di fatto, sposi) a farsi carico e
curare i feriti, i poveri di amore, gli anoressici di misericordia, i privi di pietà; aiutarli,
sostenerli perché risorgano e si rimettano in cammino. Nessuno si comporti da sacerdote
e da levita (vedi la parabola del buon samaritano).
Il sorriso
Allora la nostra bocca si aprì al sorriso
E la nostra lingua si sciolse in canti di gioia
(Sal. 126,2)
Colmerà di nuovo la tua bocca di sorriso
E la tue labbra di gioia. (Gb. 8,21; Sal. 126,2)
Il sorriso è il luogo della spiritualità. Tra tutti gli esseri viventi solo l’uomo (‘Adam) sa
sorridere. Ridere è bello, a volte si ride in modo strepitoso fino a lacrimare, il ridere è
contagioso, si comunica tra le persone, al gruppo; è un magnifico momento di
condivisione e di aggregazione, di liberazione.
Sorridere è più bello. Ci si sorride in due.
Quando un uomo e una donna, marito e moglie, si sorridono, una luce splendente li
avvolge come un manto, sono rapiti, sono racchiusi, nell’io-tu, anche nel mezzo di una
folla brulicante e vociante.
Le labbra dischiuse parlano silenziosamente d’amore.
Negli occhi brillano mille stelline come nel notturno firmamento primaverile. Gli
sguardi si scontrano, si incontrano e si intrecciano mille promesse. Messaggi di tenerezza e
di complicità sono trasmessi in un codice segreto, che solo gli amanti sanno decifrare.
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Sorridendo tutti i muscoli, le
terminazioni nervose si rilassano
nel viso e in tutta la fisicità; il
corpo abbandona ogni difesa e lo
spirito d’amore traspare rendendo
più lucida la pelle; frementi e
tremanti le mani, il respiro diventa
lieve e si avverte il profumo
dell'altro/a. L'amore, l'amore della
vita e per la vita, si spalanca in
modo ottimistico, ricco di
sorprese, di imprevisti, di mille
meraviglie.
Il
sorriso
trasmette
un
messaggio di fiduciosa energia
spirituale, infonde coraggio, apre
alla speranza, muove alla carità
agapica.
L’uomo e la donna (‘is – ‘issah),
con il sorriso si dicono reciprocamente: “Desidero, voglio il
tuo bene, ti amo, farò il possibile e
l’impossibile per farti felice. Dio,
Padre-Creatore, ha unito i nostri
Terzo Volume della collana di testi CPM edita dalla
spiriti, “non è bene che l’uomo e la
Elledici
donna siano soli”, rimaniamo uniti
per sempre, sosteniamoci nelle fatiche, condividendo i pesi, raddoppiamo le gioie,
sorridendoci sempre.
Il sorriso accende la scintilla dell’amore, è segno di giovinezza, spirito di sapienza,
senso creativo, forza feconda che rende capaci di generare sempre “cose nuove”, fa
entrare nella vita, è lo spirito-sorriso che dà vita alla carne, al figlio, fa entrare nella vita
eterna, nella vita di Dio.
Il sorriso unisce l’amore di Dio a tutti gli uomini
Dio sorrise e sulla terra fu mattino.
Conclusione
I Centri di Preparazione al Matrimonio hanno sempre come centro ispiratore e
fondamentale nel loro servizio ministeriale coniugale, l’Amore trinitario (Amante-AmatoAmore).
Amore di donazione (Agape) che nulla pretende in cambio, amore che tutto copre,
crede, spera, sopporta.
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Amore che risponde sempre, ad ogni invocazione esplicita e implicita, dicendo:
“Eccomi”.
Amore che ama l’altro/a/i non per trarne vantaggio, non per andare in paradiso, ma
perché ogni creatura è amata da Dio con tenerezza materna e in Gesù dà la vita per
l’amato (muore) e dà la vita ad ogni uomo (risorge), dà lo Spirito.
Amore amante che invoca amore dall’Amato.
Il CPM crede la Chiesa famiglia di famiglie, Chiesa che accoglie in ambienti caldi e
familiari, che non improvvisa, ma prepara l’accoglienza, che interloquisce rispettando ogni
persona con parole, fatti, gesti, azioni, semplici, affabili, benevole. Chiesa che si fa
prossimo di ogni uomo, donna, ragazzo e giovane, che possono crescere, svilupparsi e
maturare solamente in un vissuto di solidarietà e condivisione, che ascoltano se ascoltati,
che devono sentirsi “capiti”.
CPM inserito nella Chiesa Sposa che veste interiormente ed esteriormente gli abiti, la
spiritualità dello Sposo. Abita in Cristo e cammina sulla via indicata dallo Sposo per
raggiungere, in intima unione, sposi, fidanzati, presbiteri, per arrivare insieme alla Casa del
Padre, dove la mia Amata mi ha già preceduto.
Cammino luminoso in cui non mancano a volte momenti di oscurità. La fede canta
con il salmista:
E’ bello lodare il Signore
E cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunziare al mattino il tuo amore
e la tua fedeltà lungo la notte
sull’arpa a dieci corde e sulla lira
con canti sulla cetra.
Perché mi rallegri Signore con le tue meraviglie
Esulta l’opera delle tue mani.
Come sono grandi le tue opere, Signore
Quanto profondi i tuoi pensieri!
(Sal. 92, 2-6)
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LETTERA A FIDANZATI E SPOSI
di don Giacomino Piana
Questa “lettera aperta” ripresa dal libro “Se tu conoscessi il dono di Dio…” bene evidenzia lo
spirito che anima i CPM nell’espressione di don Giacomino Piana, assistente nazionale dei CPM
italiani dal 1985 fino all’inizio del nuovo millennio. Di lui Mons. Giuseppe Anfossi ha evidenziato “la
purezza di cuore” e “l’innocenza dei bambini”.
Cari fidanzati e sposi,
voi state vivendo un’esperienza meravigliosa, affascinante. Mi auguro siate veramente
innamorati l’uno dell’altro, perché solo così ha un senso il discorso che voglio fare con
voi, singolarmente e come coppia.
Tu stai scoprendo sempre più che lui o lei è “il dono” per te. Non hai fatto nulla
perché lui o lei fosse così. Puoi aiutarlo(a) perché sia sempre più se stesso(a) e diventare
così sempre più il dono unico ed irripetibile per te. Questo richiede l’amore: essere sempre
più se stessi, per essere sempre più dono per sé e per gli altri.
Ma tu chi sei? Che cosa hai fatto per venire al mondo, per nascere, per essere te
stesso(a) e non un altro, un’altra? Le combinazioni degli elementi da cui nasce la vita – che
strane, misteriose combinazioni! – non le hai create tu. Se ci pensi davvero, scopri che “sei
un mistero nel mistero”.
Quello che è certo, però, è che ognuno di voi è il “frutto” di un atto d’amore di vostro
padre e di vostra madre. Però anche loro non sapevano che sareste venuti voi. e poi
quando siete nati, nel fondo del loro cuore, anche per loro c’era la domanda piena di
mistero: “Che mai sarà questo bambino?” (cf. Lc 1.66).
E’ possibile che c’entri qualcun altro nel mistero della vostra vita? Ve lo sarete
certamente chiesto.
Vedete, la fede ci dice che è Dio l’autore della vita: Si serve di quegli elementi che noi
chiamiamo natura, ma l’elemento che fa di questo essere vivente che siete voi una persona
lo ha immesso Lui, l’amante della vita. “L’uomo, la donna è l’unica creatura che Dio crea
per se stesso”.
Dunque, tu sei persona, cioè “un nome chiamato da Dio una sola volta”. “Il Signore dal
seno materno mi ha chiamato, / fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome...” (Is 49,1).
Prova un po’ a pensarti così: può essere che scopri già così la possibilità di entrare in
comunione affettuosa e adorante con Uno che ti ha voluto bene prima che tu nascessi. C’è
un saggio che ha sentito in modo fortissimo questo mistero: è l’orante del Salmo 139; si
rivolge al suo Dio così: “Sei Tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre “
(Sal 139,12ss).
Però la fede è credere a qualcuno: ci sono innumerevoli, taciti atti di fede che tutti i giorni
facciamo nei riguardi di chi ci prepara il pranzo, di chi ha costruito la casa dove abitiamo,
dell’autista dell’autobus che prendiamo, ecc.
Ma se pensi al “mistero che sei tu, che è lei o lui per te”, vorrei suggerirti di provare a
pensare che il Qualcuno cui sei invitato(a) a credere è il Dio che si chiama “Amore” (“Dio
è amore e chi dimora nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in Lui” – 1 Gv 4,16).
Ed è Lui che ci dice che ha voluto l’uomo e la donna come sua immagine (icona).
“Facciamo l’uomo/la donna a nostra immagine e somiglianza … E creò Dio l’uomo/donna ad
immagine sua, ad immagine di Dio lo creò,, maschio e femmina li creò” (Gn 1,26 ss).
15
E’ come per voi, che insieme – in un ineffabile, intimo e misterioso incontro d’amore,
che coinvolge tutto il vostro essere – avete già generato o desiderate generare “qualcuno”
in cui scoprite in qualche modo voi stessi.
La fede ci dice che Dio ha tanto amato l’uomo e la donna da voler fare con loro, con
ognuno di loro, un’alleanza d’amore, proprio come un fidanzato o uno sposo fa con la sua
amante o, se volete, come un papà e una mamma fanno con il proprio bambino o la
propria bambina: “Ti farò mia sposa per sempre, nella benevolenza e nell’amore ,,, ti fidanzerò con me
nella fedeltà e tu conoscerai il Signore” (Os 2,21). “Si dimentica forse una mamma del suo bambino, così
da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti
dimenticherò mai! Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani” (Is 49,15ss).
Anche ognuno di voi ha impresso nell’intimo del proprio cuore il nome dell’altro, e vi
chiamate con le espressioni più dolci. Come Lui, del resto, che chiama Israele con i nomi
più dolci ed affettuosi: “Mio Dodi” = “mio diletto”.
Sapete che il Cantico dei Cantici, quel meraviglioso idillio tra due innamorati, può
essere letto – e per questo è entrato nella Bibbia come libro ispirato – per invitare Israele,
ma anche ogni credente e quindi anche ognuno di voi, a pensare i suoi rapporti con Dio
come rapporti d’amore?
Provate a pensarlo così il vostro Dio! Non sentite già nascere in voi il desiderio di
volergli bene…?
don Giacomino
Don Giacomino con i partecipanti alle Giornate Internazionali del 1984 in Lussemburgo
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NEL 40° CPM
UN CONFRONTO CON I PRIMI VENTI ANNI
Riprendiamo una parte dell'editoriale del n. 1/84 di famiglia domani che celebrava i
primi venti anni di CPM in Italia e i dieci anni dello stesso periodico e l’articolo di fondo
del n° 4 di CPM NOTIZIE TORINO su “Il CPM in Italia 1964/1984”.
Le dichiarazioni d'impegno enunciate nell’editoriale di Famiglia Domani sono ancora
attualissime e impegnative per i CPM di oggi come ancora valido è l’augurio espresso su
CPM Torino Notizie.
“Il CPM italiano compie vent'anni!
Dieci anni fa nasceva Famiglia Domani.
In questi anni molto cammino è stato fatto, il CPM è cresciuto e si è sviluppato, pur conoscendo, accanto a
momenti di slancio e d'entusiasmo, anche momenti di stasi e di ripiegamento.
Senza presunzione ci pare di poter dire che i frutti non sono mancati: più volte c'è stato riconosciuto di aver svolto
una funzione profetica nel campo della pastorale prematrimoniale, promuovendo il ministero dei coniugi cristiani che
all'interno delle comunità locali sentono proprio il carisma di accogliere i fidanzati che si avvicinano al Sacramento
del matrimonio e d'accompagnarli per un tratto di strada, annunciando loro la buona novella di Cristo Risorto.
Celebrare il ventennale del nostro movimento e il decennale di Famiglia Domani, è un'occasione importante che
suggerisce di sostare un attimo per abbracciare, con lo sguardo, il cammino percorso e condividere con gli amici la gioia
di aver camminato insieme.
Ma celebrare un ventennale rappresenta un grosso impegno; richiede di essere attenti all'oggi, alle sue
problematiche, ai suoi fermenti, ai suoi segni, di avere lo sguardo rivolto al domani con rinnovata speranza e con la
fiducia che nasce dalla consapevolezza di lavorare nella vigna del Signore.
Infine la realtà dei CPM italiani oggi…Emergono motivi di gioia e di soddisfazione ma anche incertezze ed
interrogativi su come continuare il cammino. Ai fidanzati testimoniamo che bisogna saper vivere i momenti di
difficoltà e di crisi non come segno di fallimento ma come occasione di crescita, di evoluzione positiva verso una qualità
di vita più ricca e più profonda.
Così sarà per il nostro movimento se sapremo cogliere i fermenti positivi che oggi stanno maturando e farli nostri,
attenti alla voce dello Spirito per individuare la strada che dobbiamo imboccare per rimanere fedeli al nostro
ministero.”
(da Famiglia Domani n° 1/84)
“Primavera 1964: un invito a trovarci una sera, con altre coppie di sposi, per vedere se
potevamo impegnarci ad aiutare le giovani coppie di fidanzati a vedere più a fondo il loro
progetto di vita e la loro scelta Sacramentale. Così sono incominciati i nostri 20 anni di
impegno CPM nella Chiesa.
La sensazione più forte che viviamo ripensandoci è quella di essere stati “servi inutili”:
quello che è avvenuto di bello, di buono, di grande nei nostri cuori di coppie sposate e in
quelli dei fidanzati è opera del Signore. E come allora, intatto, sereno e forse più forte è in
noi il convincimento che la coppia e la famiglia che ne deriva, hanno un posto particolare
nel piano del Padre di realizzazione del Regno.
17
Per questo nell’impostare e nel
portare avanti questo servizio dei
CPM non ci interessava e non ci
interessa offrire una preparazione
“intellettuale” alle coppie di fidanzati
che incontravamo. Sempre più si è
chiarita in noi l’importanza di aiutare
a “vivere”
a partire da una
fondamentale
esperienza
di
comunicazione, di ascolto e di
accoglienza, una esperienza di Chiesa,
un’esperienza di Fede.
Poco a poco in molte coppie
incontrate si è risvegliata quella stessa
fiammella di impegno che ardeva in
noi e così siamo cresciuti, ci siamo
moltiplicati. E abbiamo anche visto
accendersi, molto al di là della sigla
CPM, questo impegno e questa
fiducia
in
un
metodo
più
Il numero di CPM notizie che presentava la celebrazione
esperienziale, cioè in quel “modo” di
del ventennale del CPM in Italia
incontrarsi che permette un cammino
insieme in atteggiamento fraterno di disponibilità e di ascolto.
Questo “camminare insieme” si è dimostrato anche molto esigente. Infatti in questi
ultimi anni ci siamo infine accorti che non ci si può permettere neppure di invecchiare e
che 10-20 anni di esperienza rischiano di “impoverire” il nostro servizio.
Ai fidanzati diamo solo un poco di quello che siamo e se le nostre bisacce sono vuote
diamo loro solo parole.
Ma allora? Se non bastano neanche 20 anni di CPM !
La nostra esperienza è che, se non ci si può permettere di “invecchiare”, si può però
ringiovanire ! Non scherziamo: si può scoprire che non abbiamo affatto finito di crescere,
di imparare, di conoscerci e che possiamo prepararci meglio per fare esperienze nuove;
trovare nuovi modi di incontrarci e comunicare, di accogliere i fidanzati, di vivere con loro
la Chiesa e la nostra Fede, di camminare con loro.
Questa la nostra felice esperienza nei CPM ed è questo il nostro augurio per i prossimi
…..anni dei CPM.
Mariella e Marco
(da CPM TORINO NOTIZIE – n° 4 estate 1984)
CHE COSA SONO I CPM
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I CPM, Centri di Preparazione al matrimonio
•
sono una realtà di Chiesa che da molti anni si
dedica alla preparazione religiosa ed umana dei
fidanzati alla vita matrimoniale;
•
fanno pienamente parte della Chiesa locale in cui
vivono e svolgono il proprio servizio su mandato
dei Vescovi;
•
mettono a disposizione delle coppie di sposi e
fidanzati la propria esperienza di animazione di
gruppi ecclesiali e la propria specifica metodologia
orientata all'accompagnamento dei fidanzati al
Sacramento dei Matrimonio.
PRESENTIAMO IL GRUPPO CPM
Il primo “Punto interrogativo”
del 1973
COME E' COSTITUITO
Il Gruppo C P M è di norma costituito da 5-6 coppie
di sposi e da un sacerdote (o religioso/a o diacono) che
condivide la vita dei gruppo e partecipa alle sue attività.
La presenza dei sacerdote costituisce un richiamo vivo
e continuo alla piena adesione alla Chiesa, nel cui nome il
Gruppo vive ed opera.
A QUALI ESIGENZE TENTA DI DARE RISPOSTA
Ogni Gruppo CPM opera nella consapevolezza che il suo compito primario è quello di
approfondire i valori spirituali e umani dei Matrimonio e che tale compito deve essere
accompagnato e spesso preceduto da un vero annuncio dì fede che, per non pochi
fidanzati, sarà il primo incontro da adulti con il Vangelo.
L'esperienza della Chiesa e le scienze umane concordano nel ritenere che l'annuncio di
fede può essere tanto più facilmente recepito dai fidanzati quanto più è trasmesso e
testimoniato con la loro stessa vita da coppie di sposi.
Allo stesso modo, una proposta di partecipazione attiva alla vita della Chiesa locale farà
più facilmente breccia nel cuore dei fidanzati se proverrà da un gruppo che testimonia,
semplicemente ma in modo efficace, la possibilità e la bellezza di "fare comunità".
L'annuncio di fede e la proposta di nuova o rinnovata vita cristiana sono le
"esigenze" a cui ogni Gruppo C P M tenta di dare risposta.
LA SUA VITA
La vita dei Gruppo è innanzi tutto orientata a far nascere e fiorire una comunione
profonda tra i partecipanti, così che tutti insieme, con un sincero e continuo cammino di
19
conversione, possano divenire realmente - e apparire agli altri - una vera piccola comunità
di chiesa.
Momenti essenziali che aiutano il Gruppo CPM a diventare comunità sono:
• la REVISIONE Di VITA intesa come:
-
riflessione profonda, personale e di coppia sulla propria vita coniugale (problemi
e difficoltà, valori fondanti, Sacramento ecc.);
confronto forte con la Parola di Dio, per consentire a ciascun membro del
Gruppo CPM di cogliere la Sua volontà e poter così arrivare a propositi di vera
conversione; scambio sincero e aperto dei frutti della riflessione, sia all'interno
della coppia che del gruppo, in un clima di ascolto e comprensione, di dialogo e di
aiuto reciproco.
Il presbitero partecipa ai vari momenti della Revisione di Vita, riflette sulla propria
esperienza e comunica agli sposi le sue riflessioni, confrontandosi assieme agli altri con la
Parola di Dio ed esprimendo anch'egli i suoi propositi di conversione.
•
•
la PREGHIERA COMUNITARIA intesa come preghiera di coppia e di
gruppo nei diversi momenti (incontri periodici del gruppo, Eucaristia partecipata,
riflessione sulla Parola di Dio, giornate di confronto su temi di fede).
gli INCONTRI DI AMICIZIA intesi come momenti di scambio di esperienze,
di sollievo e di letizia, che rafforzano i legami fra le coppie di sposi coinvolgendo
le famiglie.
Altri momenti importanti che rappresentano un aiuto concreto per il Gruppo CPM
sono:
• gli INCONTRI DI AGGIORNAMENTO E APPROFONDIMENTO per
meglio comprendere la società in trasformazione, le difficoltà, le gioie e le attese
delle giovani coppie (in questi incontri si confrontano le idee, si studiano i metodi,
si esaminano le esperienze di altri gruppi ecc.);
• le RIUNIONI Di PREPARAZIONE, nell'imminenza dell'inizio di un ciclo di
incontri con i fidanzati e durante il loro svolgimento, in cui le coppie del gruppo si
confrontano con la situazione concreta dei fidanzati che stanno incontrando, per
personalizzare al meglio i contenuti e le modalità di svolgimento degli incontri
medesimi.
IL SUO MODO DI OPERARE
I Gruppi CPM cercano di non limitarsi a dare informazioni catechistiche o
specialistiche, ma mirano alla "formazione" (spirituale e umana) della coppia, offrendo ai
fidanzati/sposi la possibilità di fare l'esperienza di un cammino di fede, di riflessione
comune, di ricerca personale e di coppia, di scambio, di partecipazione e di preghiera.
20
Per fare questa esperienza i fidanzati hanno
bisogno, oltre che di consigli tecnici o
specialistici, di una testimonianza magari
povera e semplice ma autentica, che li aiuti a
riflettere, a porsi in spirito di ricerca e di
conversione, così che possano avvicinarsi al
Sacramento in maniera adulta, consapevoli di
fare una scelta vocazionale e di fede.
La pedagogia sviluppata dai CPM è basata
sulla partecipazione attiva dei fidanzati: si
tratta di un annuncio e di una catechesi per
adulti che, come tale, non può che essere
basata sul dialogo e sulla possibilità di
arricchimento reciproco, che è propria dei
metodo di lavoro in piccoli gruppi.
L'obiettivo è di percorrere assieme ai
fidanzati un vero e proprio itinerario di fede,
secondo le indicazioni della Conferenza
Episcopale Italiana (cf. Direttorio di Pastorale
Familiare, paragrafi 48-49-52-53-56-59 in
particolare). Questo richiede almeno dagli otto
ai dodici incontri; quando ciò per varie ragioni
non risulti possibile, il Gruppo offre una serie
più breve di incontri, da realizzare tenendo
conto anche di esigenze particolari dei fidanzati,
avendo comunque presente che il tempo
dedicato a questi incontri dovrà consentire un
Il “Punto interrogativo” – Attuale Edizione
articolato sviluppo almeno
dei temi
indispensabili per una buona preparazione al
Sacramento dei Matrimonio.
Per facilitare l'insorgere di un vero clima di apertura e di amicizia, tutti gli operatori
(sacerdote e almeno due coppie di sposi) sono presenti agli incontri con i fidanzati, mentre
a sostegno dei loro servizio c'è la solidarietà e la preghiera dell'intero Gruppo CPM e della
comunità cristiana locale.
I C P M IN ITALIA E NEL MONDO
STORIA
l'Associazione dei Centri di Preparazione ai Matrimonio è nata agli inizi degli anni '50,
quando alcune coppie di sposi, consapevoli di aver ricevuto da Dio la ricchezza del loro
amore, hanno sentito il bisogno di comunicare alle famiglie in formazione la propria
esperienza gioiosa di fede.
Nei corso degli anni, i CPM si sono grandemente diffusi in Francia, dove erano nati, ed
in altri paesi: la situazione, all’inizio del terzo millennio li vede presenti in molti paesi
europei ed in alcuni d'oltremare.
21
I gruppi CPM attivi nel mondo sono circa 8000. Considerando che in media ogni
gruppo prepara al matrimonio ogni anno 25 coppie di fidanzati, possiamo stimare in
400.000 i giovani che ogni anno vengono a contatto con il C P M e così possono stabilire
o rinnovare un contatto vitale con la Chiesa.
In Italia il primo Gruppo CPM è nato nel 1964 per opera di alcune coppie di sposi e di
un sacerdote torinesi; l'Associazione è oggi diffusa in varie Diocesi del Nord e del Centro
e conta molti gruppi attivi. A questi vanno aggiunti i tanti gruppi locali che in ogni parte
d'Italia si impegnano nella preparazione dei fidanzati ispirandosi al metodo CPM ed
utilizzandone in parte gli strumenti formativi, pur senza aderirvi formalmente.
ORGANIZZAZIONE
Abbiamo visto che un Gruppo CPM, per la formazione dei suoi membri e per essere
in grado di fare bene il suo "servizio", necessita di preparazione e approfondimenti sia
spirituali che tecnici che ben difficilmente da solo potrebbe procurarsi.
Ad organizzare quanto serve in proposito provvede a livello diocesano od
interdiocesano, un gruppo di servizio - il Segretariato - che ha anche il compito di tenere i
collegamenti tra i vari gruppi CPM e di collaborare con l'Ufficio Famiglia della Diocesi.
Questa è a grandi linee l'organizzazione di servizio dei CPM in Italia.
I vari Segretariati Diocesani, riuniti una volta l’anno in Assemblea, decidono le linee
generali dell'Associazione. Dall'Assemblea, ogni tre anni, viene espresso un gruppo più
ristretto e strutturato - il Consiglio Centrale - che ha compiti propositivi ed esecutivi,
nonché la rappresentanza presso gli Organi Centrali della Chiesa Italiana (CEI), la
Federazione Internazionale dei CPM (FICPM) e la società civile.
I CPM nazionali aderiscono alla Federazione Internazionale ( FICPM), che a sua volta
ha compiti di coordinamento e di indirizzo, nonché, di rappresentanza presso il Vaticano e
presso le organizzazioni sovranazionali che si interessano della famiglia.
La partecipazione del Movimento Nazionale (l'Associazione Italiana dei CPM) ad una
Federazione internazionale dà ad ogni Gruppo CPM occasioni preziose di confronto e di
arricchimento spirituale, offrendo ai suoi membri la possibilità di essere a contatto con le
nuove esperienze e le problematiche locali cui la Chiesa Universale deve dare risposta.
I CPM Italiani hanno un proprio Periodico - FAMIGLIA DOMANI - edito dalla
ElleDiCi di Leumann (TO) e curano la pubblicazione sia di Sussidi per i fidanzati che di
Quaderni e Libri di Approfondimento teologico, morale, pedagogico.
La Rivista, i Quaderni ed i Libri si rivolgono e sono a disposizione sia degli
appartenenti ai CPM che di quella vasta cerchia di persone e di enti che sono interessati
alla vita di fede della famiglia.
C P M - Associazione Italiana dei Centri di Preparazione al Matrimonio
Sede legale: Piazza della Vittoria 15/30 legale: 16121 - GENOVA
Internet: http://www.cpm-italia.it
L’Associazione è aderente alla Fédération Internationale des Centres de Préparation au Mariage
22
Statuto dell'Associazione "C.P.M."
vigente dal 4 novembre 1993
C.P.M.
ASSOCIAZIONE ITALIANA DEI CENTRI DIPREPARAZIONE
AL MATRIMONIO
STATUTO
Capo I
Della denominazione, scopo e durata dell'Associazione Italiana dei
Centri di Preparazione al Matrimonio
1) Denominazione e sede dell'Associazione
E' costituita con sede in Genova, Piazza della Vittoria, 15/30, l'Associazione privata di
fedeli cristiani denominata "C.P.M. - Associazione Italiana dei Centri di Preparazione al
Matrimonio".
23
2) Scopi dell'Associazione
II C.P.M. vuole essere un servizio inserito nella Chiesa locale e animato da laici e da
presbiteri o diaconi o religiosi/e che all'interno di una pastorale d'insieme si dedicano
specificamente alla preparazione dei fidanzati al matrimonio.
Per tale scopo:
- attua la formazione permanente dei propri membri (animatori) ai compiti fondamentali
della famiglia nelle comunità cristiane e nella società;
- favorisce l'accoglienza degli sposi nelle comunità cristiane;
- realizza la collaborazione e lo scambio di esperienze con Persone, Enti pubblici o
privati aventi competenza giuridica o che svolgono attività nell'ambito degli scopi
dell'Associazione anche a livello internazionale;
- promuove la costituzione di organismi attraverso i quali può realizzarsi la preparazione
al matrimonio e lo sviluppo della famiglia sotto il profilo religioso, fisio-psicologico,
sociale, educativo, culturale ed etico;
- propone presso le autorità competenti le soluzioni ritenute idonee ai problemi che
rientrano nella propria sfera di azione;
- promuove iniziative culturali, scientifiche e didattiche, anche attraverso pubblicazioni
o altri mezzi di comunicazione, ed ogni altra attività utile alla promozione ed alla
formazione della coppia e della famiglia.
3) Composizione dei gruppi C.P.M
I gruppi C.P.M. sono normalmente costituiti da coppie di coniugi e da un presbitero o
diacono o religioso/a, operanti in piccoli gruppi (detti anche "equipes") su base
parrocchiale o vicariale.
4) Valori ispiratori e durata dell'Associazione
L'Associazione è indipendente da ogni movimento politico, rispetta i valori sanciti dalla
Costituzione della Repubblica Italiana, si ispira alla Parola di Dio ed al Magistero della
Chiesa.
L'Associazione non ha scopo di lucro e, pertanto, è esclusa la distribuzione tra i soci
anche in modo indiretto, di utili o avanzi di gestione, nonché di fondi, riserve o capitale,
durante la vita dell'Associazione, se non imposto dalla legge.
La sua durata è fissata al 31 dicembre 2050 e potrà tacitamente prorogarsi, alla
scadenza, di 10 anni in 10 anni.
Capo II
Della struttura dei C.P.M. nelle Diocesi e dei gruppi C.P.M
5) Struttura dei gruppi C.P.M.
Le strutture di base sono costituite dai "gruppi C.P.M." che provvedono ad eleggere al
loro interno una coppia di responsabili, incaricati del collegamento con il Segretariato della
Diocesi.
6) Del C.P.M. nella Diocesi
II C.P.M. nella Diocesi è normalmente costituito dai C.P.M. che operano nel territorio
della Diocesi.
24
L'insieme dei C.P.M. nelle Diocesi costituisce l'Associazione Italiana dei C.P.M.
Ciascun C.P.M. nella Diocesi svolge attività autonoma conforme alle finalità e agli scopi
del presente Statuto con spirito di reciproca collaborazione e secondo le direttive
informatrici dell'Associazione.
7) Membri dei C.P.M. Modalità di adesione
Membri dei C.P.M. sono di norma gli sposi cristiani, aderenti in coppia, ed i presbiteri
o diaconi o religiosi/e, che accettano il presente statuto.
La domanda di adesione a membro, accompagnata dalla presentazione di almeno una
coppia e del presbitero del gruppo di riferimento, va indirizzata al Segretariato del C.P.M.
nella Diocesi competente per territorio.
Nel caso in cui la domanda di adesione provenga da coppie residenti in Diocesi nel cui
territorio non sia già costituito un C.P.M., la domanda dovrà essere indirizzata
all'Associazione Italiana dei C.P.M., accompagnata da lettera di presentazione del locale
Vescovo.
L'adesione all'Associazione è a tempo indeterminato e non può essere disposta per un
periodo temporaneo, fermo restando in ogni caso il diritto di recesso.
L'adesione all'Associazione comporta per l'associato maggiore di età il diritto di voto
per l'approvazione e le modificazioni dello statuto e di eventuali regolamenti e per la
nomina degli organi direttivi dell'Associazione.
Ciascun membro, in particolare, ha diritto di partecipare effettivamente alla vita
dell'Associazione.
8) Dimissioni ed espulsione dei membri
Le dimissioni da membro devono essere presentate per iscritto al C.P.M. nella Diocesi
competente; queste avranno effetto automatico a far data dalla loro ricezione.
L'espulsione di un membro può essere determinata dal Segretariato nella Diocesi, solo
per gravi motivi e solo dopo aver invitato il membro a giustificare il proprio
comportamento.
E' compito della coppia responsabile di ciascun gruppo C.P.M. aggiornare presso la
Segreteria, ad inizio di ciascun anno di attività, l'elenco delle coppie del proprio gruppo.
9) Organi del C.P.M. nella Diocesi
Gli organi del C.P.M. nella Diocesi sono:
a) l'Assemblea dei membri;
b) il Segretariato.
L'elezione degli organi amministrativi non può essere in alcun modo limitata o
vincolata ed è ispirata a criteri di massima libertà di partecipazione all'elettorato attivo e
passivo.
10) Assemblea dei membri: composizione e poteri
L'Assemblea dei membri è l'organo sovrano del C.P.M. nella Diocesi e ne stabilisce le
direttive generali nell'ambito del presente Statuto. Suoi compiti particolari sono:
a) la nomina delle coppie costituenti il Segretariato;
b) l'approvazione delle linee programmatiche del C.P.M. nella Diocesi e delle attività
svolte dal Segretariato;
c) la determinazione delle quote associative annuali;
25
d) l'approvazione del rendiconto economico e finanziario annuale;
e) lo scioglimento del C.P.M. nella Diocesi.
f)
11) Convocazione dell'Assemblea. Modalità di deliberazione
L'Assemblea dei membri è convocata in seduta ordinaria entro il 30 settembre di ogni
anno dalla coppia responsabile del C.P.M. nella Diocesi.
L'Assemblea dei membri è convocata in via straordinaria:
a) dal Segretariato per decisione autonoma;
b) su richiesta motivata di almeno 1/3 dei membri;
c) dal Presidente dell'Associazione Italiana dei C.P.M.
L'Assemblea deve essere convocata con preavviso di almeno 15 giorni con
comunicazione scritta contenente l'ordine del giorno, la località e l'ora in cui l'Assemblea
avrà luogo.
L'Assemblea delibera con la maggioranza della metà più uno dei membri intervenuti
anche per rappresentanza.
Per lo scioglimento del C.P.M. nella Diocesi, l'Assemblea decide a maggioranza
semplice con la partecipazione di almeno la metà più uno dei membri iscritti alla data
dell'assemblea.
Ogni membro ha diritto ad un solo voto qualunque sia il valore della propria quota, ai
sensi dell'ari. 2532 cod. civ., esercitabile anche mediante delega apposta in calce all'avviso
di convocazione.
12) Composizione, compiti e poteri del Segretariato
II Segretariato è composto da un numero variabile di coppie di coniugi elette
dall'Assemblea dei membri, ed ai quali sono attribuiti gli incarichi di "Segretario" (coppia
responsabile del C.P.M. nella Diocesi), e gli altri incarichi organizzativi (diffusione, stampa,
ecc.); dura in carica 3 anni ed i suoi componenti sono rieleggibili una sola volta. Fa altresì
parte del Segretariato un presbitero o un diacono indicato dagli altri membri del
Segretariato medesimo, sottoposto a gradimento del locale Vescovo, che assume la
qualifica di "Consigliere spirituale diocesano".
Il Segretariato ha i più ampi poteri esecutivi nell'ambito delle linee programmatiche
deliberate dall'Assemblea dei membri. Il Segretariato, in particolare:
- cura l'unità di indirizzo dei singoli gruppi C.P.M. nell'ambito della Diocesi e ne
coordina l'attività, trasmettendo gli orientamenti pastorali della Diocesi.
- rappresenta il C.P.M. nella Diocesi presso gli organi a carattere locale su mandato
del Consiglio Centrale, di cui al successivo art. 22.
13) Legale rappresentanza del C.P.M. nella Diocesi
La coppia responsabile del C.P.M. nella Diocesi è eletta dal Segretariato tra i propri
membri, dura in carica tre anni ed è rieleggibile per una sola volta.
La firma e la legale rappresentanza del C.P.M. nella Diocesi spetta disgiuntamente ai
due componenti la coppia responsabile, salvo che per gli atti di straordinaria
amministrazione per i quali la firma deve essere congiunta; è espressamente prevista la
facoltà di delega della legale rappresentanza ad altri membri del Segretariato.
La coppia responsabile, o suo delegato, ha il compito di amministrare il fondo comune
e tenere la contabilità del C.P.M. nella Diocesi e deve redigere annualmente, entro il 31
26
maggio, il rendiconto delle entrate e delle spese, da approvarsi dal Segretariato e quindi
dall'Assemblea dei membri.
14) Compiti e funzioni del Consigliere spirituale diocesano
Compito del Consigliere spirituale diocesano è curare la formazione teologica e
spirituale dei membri dei C.P.M., partecipando alla vita dell'Associazione, favorendo la
comunione dei membri, affiancando il proprio ministero sacerdotale al ministero dei
coniugi cristiani.
15) Fondo comune del C.P.M. nella Diocesi
Costituiscono fondo comune del C.P.M. nella Diocesi:
a) le quote associative annuali nella misura determinata dall'assemblea dei membri;
b) sussidi e contributi;
c) collette, donazioni o legati;
II Segretariato è tenuto a commisurare il fondo comune allo stretto necessario per il
funzionamento del C.P.M, nella Diocesi, evitando l'accumulo di beni non direttamente
necessari ai fini statutari.
I versamenti al fondo di dotazione possono essere di qualsiasi entità, fatti salvi i
versamenti minimi come sopra determinati per la quota associativa annuale, e sono
comunque a fondo perduto. I versamenti non sono quindi rivalutabili né ripetibili in
nessun caso, e quindi nemmeno in caso di scioglimento dell'Associazione né in caso di
morte, di estinzione, di recesso o di esclusione dalla stessa, può pertanto farsi luogo alla
richiesta di rimborso di quanto versato a titolo di quota al fondo di dotazione.
Il versamento non crea altri diritti di partecipazione e, segnatamente, non crea quote
indivise di partecipazione trasmissibili a terzi, ad eccezione dei trasferimenti a causa di
morte.
In caso di suo scioglimento, per qualunque causa, l'Associazione ha l'obbligo di
devolvere il suo patrimonio ad altre organizzazioni con finalità analoghe o ai fini di
pubblica utilità, salvo diversa destinazione imposta dalla legge.
16) Riconoscimento del C.P.M. nella Diocesi
Oltre al riconoscimento da parte dell'Autorità Ecclesiastica competente, il C.P.M. nella Diocesi potrà richiedere il riconoscimento legale ai sensi di legge.
Capo III
Dell'Associazione Italiana dei C.P.M.
17) Carattere dell'Associazione Italiana dei C.P.M.
L'Associazione Italiana dei C.P.M. ha carattere nazionale, cura il collegamento tra i
C.P.M. nelle Diocesi, la realizzazione coordinata ed unitaria delle finalità del presente
Statuto.
18) Organi dell'Associazione Italiana dei C.P.M.
Gli organi dell'Associazione, il cui elettorato attivo e passivo è ispirato a criteri di;
massima libertà di partecipazione, sono:
27
a) l'Assemblea delle coppie costituenti i Segretariati delle Diocesi (per brevità "i
Rappresentanti");
b) il Consiglio Centrale;
c) il Presidente dell'Associazione;
d) il Consigliere spirituale nazionale;
e) il Segretariato nazionale dell'Associazione;
f) gli eventuali organi tecnici deliberati dal Consiglio Centrale.
19) Compiti dell'Assemblea dei Rappresentanti dei C.P.M. delle Diocesi
L'Assemblea dei Rappresentanti dei C.P.M. delle Diocesi è l'organo sovrano
dell'Associazione Italiana dei C.P.M. e ne stabilisce le direttive generali nell'ambito del
presente statuto.
In particolare l'Assemblea dei Rappresentanti dei C.P.M. delle Diocesi ha i seguenti
compiti:
a) la nomina del Consiglio Centrale e la sua integrazione in caso di dimissioni;
b) l'approvazione delle relazioni predisposte dal Consiglio Centrale e delle linee
programmatiche;
c) il riconoscimento della costituzione di nuovi C.P.M. nella Diocesi e la
constatazione dell'eventuale cessazione di attività di un C.P.M. nella Diocesi ed i
conseguenti provvedimenti di scioglimento;
d) l'approvazione del bilancio dell'Associazione;
e) l'approvazione delle modifiche dello Statuto;
f) lo scioglimento dell'Associazione.
20) Convocazione dell'Assemblea dei Rappresentanti e deliberazioni
L'Assemblea dei Rappresentanti è convocata in seduta ordinaria dal Presidente
dell'Associazione tra il 1° settembre ed il 31 dicembre di ogni anno.
L'Assemblea è convocata in via straordinaria per decisione autonoma de! Consiglio
Centrale ovvero del Presidente dell'Associazione oppure su domanda motivata di almeno
1/3 dei Rappresentanti.
L'Assemblea deve essere convocata con preavviso di almeno 20 giorni con
comunicazione scritta contenente l'ordine del giorno, la località e l'ora in cui l'assemblea
avrà luogo. L'Assemblea delibera con la maggioranza della metà più uno degli intervenuti
e dei rappresentati. Per le delibere concernenti le modifiche dello Statuto è comunque
sempre richiesta la maggioranza dei 2/3 dei Rappresentanti. Le delibere riguardanti lo
scioglimento dell'Associazione devono essere ratificate da Referendum ai sensi del
successivo art. 21. Ciascun membro ha diritto ad un voto e può farsi rappresentare da
altro membro dell'Assemblea per mezzo di delega scritta.
21) Referendum: previsioni e modalità
II Referendum tra. i membri dei C.P.M. delle Diocesi è previsto per:
a) lo scioglimento dell'Associazione;
b) altre decisioni di particolare importanza per la vita dell'Associazione.
Il Referendum si svolge epistolarmente ed è indetto dal Presidente su richiesta del
Consiglio Centrale o di almeno 1/3 dei membri.
Il Referendum è valido se vi partecipa la metà più uno dei membri dell'Associazione.
28
Le proposte sottoposte a Referendum sono approvate a maggioranza semplice dei
votanti.
22) Composizione e poteri del Consiglio Centrale
II Consiglio Centrale è composto da un numero variabile di coppie di coniugi, da un
minimo di 3 ad un massimo di 10, elette tra i Rappresentanti dei C.P.M. delle Diocesi,
nonché dal Consigliere spirituale nazionale.
Ciascuna coppia dura in carica 3 anni ed è rieleggibile una sola volta.
Il Consiglio Centrale è dotato di ogni più ampio potere esecutivo per la gestione
ordinaria e straordinaria dell'Associazione nell'ambito delle linee programmatiche
deliberate dall'Assemblea dei Rappresentanti.
Il Consiglio, in particolare:
- cura l'unità di indirizzo dei C.P.M. delle Diocesi e ne coordina l'attività;
- delibera sulle modifiche statutarie da sottoporre all'Assemblea;
- rappresenta l'Associazione presso gli Enti e le Istituzioni a carattere nazionale o
internazionale;
- cura, coordina e controlla, anche attraverso propri delegati, l'esecuzione della
promozione delle iniziative culturali, scientifiche e didattiche e di ogni altra attività
utile alla formazione della coppia e della famiglia.
Elezione e designazione del Presidente, del Segretario Nazionale, del
Consigliere spirituale nazionale e degli organi tecnici. Legale
rappresentanza dell'Associazione
II Presidente dell'Associazione ed il Segretario nazionale sono eletti dal Consiglio
Centrale tra i propri membri, durano in carica 3 anni e sono rieleggibili per una sola volta.
L'ufficio di Presidente e quello di Segretario possono essere conferiti sia ad un singolo
membro che ad una coppia di coniugi.
Spetta al Presidente la firma e la rappresentanza legale dell'Associazione, con facoltà di
delega al Segretario nazionale, ad altri membri del Consiglio Centrale od ai responsabili
degli organi tecnici dell'Associazione.
II Consigliere spirituale nazionale dura in carica tre anni ed il suo mandato può essere
rinnovato per un uguale periodo. Viene indicato dal Consiglio centrale fra i presbiteri, i
diaconi, i religiosi/e dell'Associazione.
Nel caso in cui l'ufficio di Presidenza o di Segretario nazionale sia conferito ad una
coppia, la firma e la legale rappresentanza (se delegata) competono disgiuntamente a
ciascuno dei componenti la coppia per gli atti di ordinaria amministrazione,
congiuntamente per gli atti di straordinaria amministrazione.
Il presidente e il Segretario nazionale o altro delegato del Presidente, hanno il compito;
di amministrare il fondo comune dell'Associazione e di tenerne la contabilità, e devono
redigere annualmente, entro il 31 agosto, il rendiconto delle entrate e delle spese, da
approvarsi dal Consiglio Centrale e quindi dall'Assemblea dei Rappresentanti, con facoltà
di intrattenere rapporti di c/c bancario e/o postale.
23)
24) Compiti e funzioni del Consigliere spirituale nazionale »
II Consigliere spirituale nazionale partecipa alla vita dell'Associazione, affiancando il
proprio ministero sacerdotale al ministero dei coniugi cristiani.
29
Il Consigliere spirituale nazionale cura la formazione teologica e spirituale dei membri
dei C.P.M. e favorisce la comunione dei membri dell'Associazione. II Consigliere
spirituale nazionale può in casi eccezionali farsi rappresentare da un altro presbitero,
diacono o religioso/a da lui liberamente scelto.
25) Fondo comune dell'Associazione
Costituiscono fondo comune dell'Associazione:
a) i contributi dei C.P.M. delle Diocesi;
b) i finanziamenti legislativi, nazionali o regionali;
c) sussidi, collette, donazioni e legati;
d) i proventi da diritti di autore sulle pubblicazioni dell'Associazione e altri proventi
dell'Associazione.
Il Consiglio Centrale è impegnato a commisurare il fondo comune allo stretto
necessario per il buon funzionamento dell'Associazione, evitando l'accumulo di beni non
direttamente necessari ai fini statutari ed escludendo, altresì, la distribuzione tra i membri,
anche in modo indiretto, di utili o avanzi di gestione, nonché di fondi, riserve o capitale,
durante la vita dell'Associazione, se non imposto dalla legge.
In caso di scioglimento dell'Associazione, l'Assemblea dei Rappresentanti decide la
devoluzione del patrimonio sociale ad associazioni od enti aventi scopi analoghi od affini,
salvo diversa destinazione imposta dalla legge.
26) Operazioni economiche consentite
L'Associazione potrà effettuare, sempre senza fini di lucro e nell'ambito delle finalità,
statutarie, operazioni di finanziamento delle iniziative, di compravendita e permuta di
immobili e mobili, come pure qualsiasi altra operazione ritenuta necessaria per il migliore
conseguimento delle finalità statutarie.
27) Riconoscimento dell'Associazione
L'Associazione potrà richiedere il riconoscimento legale ai sensi di legge. Potrà altresì
essere richiesto il riconoscimento all'Autorità Ecclesiastica competente.
UFFICIO REGISTRO ATTI CIVILI GENOVA
51206
30
18 dic. 1998
L. 250.000 ..................
IL DIRETTORE
CPM
40 anni di pastorale prematrimoniale
in Italia.
SECONDA PARTE
Testimonianze
in occasione del quarantennio dei CPM
PREMESSA......................................................................................................................36
I CPM a Torino ................................................................................................................37
I CPM a Genova ..............................................................................................................73
I CPM a Savona................................................................................................................89
I CPM a Siena ...................................................................................................................91
I CPM a Cagliari ............................................................................................................ 101
I CPM a Fossano ......................................................................................................... 102
I CPM ad Alessandria e Valenza................................................................................. 103
I CPM a Milano ............................................................................................................. 104
31
PREMESSA
“Quando non si sa dove si va
si sappia almeno da dove si viene”
Questo proverbio africano citato da Kourouma alla mostra “Africa: capolavori di un continente” mi è subito
sembrato riassumere la finalità che il “Comitato per il quarantennio dei CPM” si era dato nel decidere di pubblicare
la storia del movimento in Italia.
Infatti, poiché, a mio avviso, nulla si può sapere con certezza dell’avvenire dei CPM (e trovo questo del tutto
evangelico in quanto obbligante a restare aperti al nuovo, cioè allo Spirito) ritengo che sia fondamentale conoscere le
proprie radici per poter alimentare
le speranze e per poterne dar
ragione.
Invitato a collaborare a
quest’impresa ho accettato di dare
una mano agli amici del Comitato
(Beltramo, Calderan, Curtol,
Gualchi, Ghidoni, Stroppiana e
Valerio), ma ben presto ci siamo
scontrati con diverse difficoltà che
vogliamo premettere per giustificare
le imprecisioni e le incompletezze
che chi legge potrà trovare in
questo lavoro.
La prima difficoltà è stata
quella di non essere riusciti ad
avere a disposizione gli archivi (che
pure almeno fino agli anni ottanta
esistevano completi e ordinati) del
Segretariato di Torino e della
Articolo su La Voce del Popolo, settimanale della Diocesi di Torino,
Segreteria Nazionale. Questo ha
in occasione del ventennale CPM
voluto dire mettersi in ricerca di
quel poco di documenti che
qualcuno aveva conservato nei suoi
archivi personali.
Poiché le lacune rimanevano troppe, si è pensato di rimediare, almeno in parte, optando per la “formula”
testimonianze ed interviste. Ci siamo però scontrati con la difficoltà di creare una continuità temporale delle
testimonianze, dato che non tutti gli interpellati hanno potuto farci avere un contributo e, forse, involontariamente
abbiamo anche dimenticato di interpellare qualcuno……
Qualche volta abbiamo dovuto riordinare quanto ci era stato inviato: non si dovrebbe, lo sappiamo. Lo abbiamo
fatto solo con lo scopo di cercare di evitare ripetizioni fra le varie testimonianze e di renderne più scorrevole la
sequenza. Ma abbiamo sempre rispettato quanto riguardava opinioni e giudizi personali.
Ringraziamo tutti quelli che hanno risposto al nostro invito ed hanno contribuito con un testo o una
testimonianza e ci scusiamo per le nostre insistenze anche con quelli che non hanno potuto collaborare.
Proponiamo questo lavoro come un primo tentativo di “ricostruzione storica” con l’augurio che altri (Dio volesse
con maggior professionalità della nostra) raccolgano la nostra proposta di riprendere il tutto, revisionarlo e
completarlo.
L’occasione potrebbe essere il 2014 quando celebreremo il cinquantenario dei CPM in Italia.
Marco Ghiotti
per il Comitato per il quarantennio dei CPM in Italia
32
I CPM a TORINO
NEGLI ANNI ’60 A PARIGI
di Carlo Carlevaris
Erano i primi anni ’60 e mi trovavo a Parigi, ospite di una parrocchia di periferia alla
scoperta di risposte a parecchi problemi pastorali che mi passavano per le mani mentre
seguivo i giovani lavoratori dell'Azione Cattolica e i lavoratori in azienda.
Mi succedeva di essere invitato in parrocchie della nostra diocesi e mi imbattevo in
iniziative che toccavano anche le problematiche pre e post matrimoniali, già frequenti
anche a quei tempi.
Alcuni preti si preoccupavano anche allora di preparare le coppie al matrimonio
attraverso incontri specifici.
La formula più ricorrente prevedeva tre serate a cui erano invitati, come relatori, un
medico, un avvocato e un prete. Solitamente uomini che a me apparivano più adatti al
capezzale di un malato che ad una coppia di fidanzati.
A Parigi nel 16° quartiere, mi capitò di leggere alla porta di una chiesa un avviso che mi
incuriosì. L’invito era rivolto ai fidanzati per una serie di incontri con delle coppie di sposi
in preparazione al matrimonio.
Mi resi conto della novità della cosa e mi rallegrai di questa formula che si presentava
come un confronto tra coppie, direi tra famiglie, e i giovani in procinto di sposarsi.
Pensai all’avvocato, al medico e al prete dei nostri incontri e mi incuriosì non poco la
presenza di persone che mettevano in comune un’esperienza personale “su misura” dei
richiedenti. Fu così che mi presentai e, per essere sicuro di non creare imbarazzo, dissi di
essere a Parigi per lavoro e che avevo la fidanzata in Italia. In questo modo ebbi la
possibilità di frequentare le sei sere degli incontri ascoltando molto e … parlando poco
senza creare difficoltà.
Agli incontri partecipò anche il prete che presentò il sacramento e la sua spiritualità nel
contesto della conversazione e degli scambi delle rispettive esperienze.
Mi feci anche premura di raccogliere la documentazione che portai a Torino. Qui, con
alcune coppie delle END di un gruppo in cui mi ero inserito incominciammo poi il CPM
all’epoca in cui si tenevano i corsi ospiti dell’Arcivescovado.
Le coppie relatrici si presentavano come tali, senza caratterizzazione professionale, ma
portando la loro esperienza di vita e di fede nella coppia e con i figli.
Mi è spesso tornata alla mente quella originale esperienza che ritengo ci abbia offerto
l’occasione di dare ai nostri incontri toni e contenuti del reale e faticoso cammino delle
coppie mettendoli a conoscenza e a servizio dei fidanzati.
COME SI È ARRIVATI A FORMARE LA PRIMA ÉQUIPE CPM
di Francesco e Lucetta Germano
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Un vecchio dossier; ecco, viene aperto e tutto ad un tratto affiorano tanti ricordi! Poi si
legge un foglio, un foglio semplice e piano ma che fa di colpo rivivere un periodo di
incredibile entusiasmo, di soddisfazioni e di attese in gran parte non andate deluse.
Ecco il foglio:
“Nel 1963 durante una riunione dell’Equipe Notre Dame TO 4, l’assistente don Riva incitava le coppie a fare
qualcosa nel campo della pastorale della famiglia. Poco dopo giunse a Torino dalla Francia la coppia di Settore
dell’END di allora (Bernard ed Ivonne Curis) ed esponemmo a loro questo nostro desiderio. Ci consigliarono di
orientarci sui corsi di preparazione al matrimonio per farci le ossa, e solo in un secondo tempo, qualora l’avessimo
desiderato, dedicarci ad un consultorio prematrimoniale. Ci consigliarono di appoggiarci all’organizzazione del
C.P.M. (Centre de Préparation au Mariage)
già collaudata in Francia e con una buona
esperienza; ci diedero così l’indirizzo dei
Pillias (Responsabili del C.P.M.).
Ha così avuto inizio il nostro carteggio,
all’inizio del 1964. Pillias ci inviò i suoi
primi consigli, ci fornì precisazioni e ci indicò
quali erano i passi da fare. Nel frattempo il
CPM stentava a prendere l’avvio. Fu così che
soltanto più tardi potemmo chiedere il
materiale, che ci fu inviato, senza che
costituisse per noi nessuna spesa né nessun
vincolo speciale”.
Infatti, ricordiamo che se ne
discusse in équipe e fummo
d’accordo a spostare il nostro
obiettivo
dal
Consultorio
prematrimoniale al CPM ed in
questa direzione incominciammo a
lavorare con slancio ed impegno.
Noi due poi, come responsabili
della nostra END TO 4,
nell’ottobre del 1963, andando a
Parigi per la riunione plenaria delle
coppie responsabili delle E.N.D.,
ci eravamo incontrati con i coniugi
Pillias, che furono, come sempre
Lettera di Jean Pillias del marzo ‘64
anche in seguito, prodighi di
consigli e di incoraggiamenti e ci
fornirono precisazioni e materiale e ci indicarono quali fossero i primi passi da fare. In
quell’occasione conoscemmo anche l’Abbé Caffarel, anche lui persona galvanizzante.
E’ difficile descrivere il clima che si viveva in quei giorni. Eravamo negli anni del
Concilio e per la prima volta sentivamo che il nostro matrimonio non era più definito
”remedium concupiscentiae”, per la prima volta si interpellavano i laici, per la prima volta
ci sentivamo di poter diventare parte attiva nella Chiesa.
Eravamo tutti giovani sposi, consapevoli del grande tesoro del nostro amore e del
nostro sacramento, riconoscenti per le fortunate circostanze che ci avevano fatto
incontrare le persone giuste al momento giusto e vogliosi di espandere e condividere
queste nostre scoperte ed esperienze a chi non aveva ancora avuto queste opportunità.
34
Don Riva, preso da troppi impegni della sua parrocchia, non poteva seguire il
gruppetto che oggi chiameremmo “promotore” e fu così che in padre Guido Arosio, già
pratico di metodologia di lavoro di gruppo perché da tempo Consigliere Spirituale di
Equipe, trovammo il sacerdote adatto a noi. Infatti, Padre Arosio era anche consulente di
monsignor Santo Quadri nell’analisi degli interventi fatti al Concilio per quanto
concerneva il matrimonio e traduttore del capitolo della Gaudium et Spes riguardante
“Matrimonio e famiglia”, che fu il primo testo presentato a Paolo VI con il titolo “La
Chiesa nel mondo contemporaneo”.
Si può facilmente immaginare come l’atmosfera di primavera che la Chiesa tutta viveva
in quel momento a motivo del Concilio, attraverso Padre Arosio, fosse recepita al
massimo nel nostro gruppo! Noi pensiamo che se si potesse ritrovare nella Chiesa di oggi
anche solo una parte di quell’entusiasmo e di quella certezza di costruire che avevamo,
molte cose che oggi stagnano, ritroverebbero slancio, anche se lo scenario è certamente
cambiato da allora.
Iniziò un periodo di preparazione, di studio e di programmazione seguendo le
istruzioni del CPM di Francia. Il gruppetto promotore si incontrava alla sera con padre
Guido presso la chiesa di S. Teresa: il lavoro ci impegnò parecchio, ma lo superammo con
entusiasmo perché ci avrebbe permesso di metterlo a disposizione di quanti erano
interessati a questo tipo di pastorale. Quando il materiale era ormai ben esaminato e
pronto, dato che eravamo solo tre coppie che se la sentivano di gestire una serata di
incontro con i fidanzati, si decise di interessare anche altre coppie delle END, ben
consapevoli che sarebbe stato più facile iniziare ad operare con chi aveva già un interesse
ed una sensibilità per i problemi famigliari.
Si arrivò così alla “storica” convocazione del 15 giugno 1964: da quell’incontro nacque
la prima Equipe CPM. In autunno prese l’avvio la preparazione di questa prima équipe: il
sacerdote era Padre Guido Arosio. I dodici “moschettieri” erano Bignamini Aldo (il
medico) e Angela, Germano Francesco e Lucetta, Ostino Joseph e Carla della END TO
4; Contini Piero e Giovanna, Ghiotti Marco e Mariella, Mariano Armando e Mavi della
END TO 6.
Il primo corso lo tenemmo presso il Famulato Cristiano, in Via Piave 14, con sei
incontri settimanali dal 4 maggio al 10 giugno 1965. Ebbe successo e suscitò addirittura la
curiosità della stampa cittadina per questo nuovo genere di cose: l’articolo che usci su un
quotidiano titolava “L’avvocato del Diavolo alla scuola del matrimonio” a firma della giornalista
Lucia Sollazzo.
Era la fine di un periodo emozionante e l’inizio di un periodo diverso, ma anche
questo molto bello, che ci ha fatto molto piacere poter ricordare.
E’ interessante anche ricordare la preparazione che era richiesta per essere in grado di
tenere il tipo di corso previsto dal CPM. Infatti, era necessario avere ben chiaro
l’argomento da trattare, ma soprattutto agire tutti all’unisono, raggiungendo quindi un
buon affiatamento delle coppie.
Ciò si otteneva con una approfondita revisione di vita sui sei argomenti fondamentali
del corso, revisione prima fatta e discussa all’interno della coppia e poi scritta e condivisa
con le altre coppie.
Terminata la revisione di vita, ciascuna coppia sceglieva il tema che avrebbe trattato.
Iniziava qui la preparazione della serata e poiché, oltre alla conoscenza ed alla padronanza
del tema, ci voleva anche un minimo di metodologia nell’interagire con i fidanzati, un
minimo di preparazione psicologica o forse è meglio chiamarla pedagogica: ecco l’aiuto di
35
apposite schede del CPM. Era ancora poca cosa, ma per allora era già una grande
innovazione.
La metodologia del CPM prevedeva 6 incontri con i fidanzati, non più tenuti da esperti
ma condotti da 6 coppie di coniugi con un sacerdote, in un dialogo attivo con i fidanzati
intervenuti. Esistevano già corsi per fidanzati che erano tenuti da un prete, da un avvocato
e da un medico; erano però trattati come informazione e si rivolgevano di più alla
patologia del matrimonio che non alla sua fisiologica forza e vitalità, come invece il CPM
ci additava.
Il materiale fornitoci dal CPM di Francia era articolato in sei dispense relative alla
nostra revisione di vita sui temi: L’amore e la vita quotidiana, Il matrimonio è un
sacramento, La carne e lo spirito, Il dono della vita, Per una buona partenza, Tempo di
fidanzamento.
C’erano poi le dispense relative al contenuto delle 6 riunioni in cui si articolava il corso
con lo stesso soggetto degli argomenti della nostra revisione di vita, c’erano i questionari
per i fidanzati da usare durante il corso ed i questionari di verifica rivolti ai fidanzati alla
fine del corso.
Non dimentichiamo quindi quanto fu impegnativo il lavoro di traduzione dal francese
di tanta documentazione che fu la prima del CPM in italiano.
PRIMI TEMPI A TORINO
Intervista a Marco e Mariella Ghiotti
Sovente siete simpaticamente indicati come “padri fondatori” del CPM in Italia.
Potete dire come è iniziato il CPM?
La prima volta che abbiamo sentito parlare di CPM, è stato in un incontro organizzato
per la sera del 15 giugno 1964 nel convento di Santa Teresa a Torino. Eravamo una
trentina di coppie delle Equipes di Notre Dame, più o meno giovani, che avevano risposto
ad un invito dei responsabili delle END. Quindi altri prima di noi hanno il merito di aver
acceso il fuoco (soprattutto padre Guido Arosio e don Carlo Carlevaris). Noi poi, a partire
dalla prima ora, abbiamo alimentato e allargato il fuoco. E’ diventato un bell’incendio, noi
crediamo, per opera del Signore, che ci ha voluti “servi” di un Suo progetto e così per
circa venti anni siamo stati considerati la figura di riferimento del CPM in Italia. Quindi
più che “fondatori” ci sentiamo “padri costruttori” di questa realtà.
Sono passati quarant’anni da quando si è formato il primo gruppo CPM in Italia con le
sei coppie che quella sera si impegnarono a tentare l’esperienza.
Nell’estate ricevemmo per posta le prime “domande” sulla nostra esperienza di coppia
(la serie di domande era già organizzata sui sei “temi” che dovevano poi essere quelli del
corso con i fidanzati), cui si doveva dare risposta scritta. Incominciarono poi le riunioni in
cui ci si scambiava il lavoro, la traduzione dal francese delle guide pedagogiche e delle
guide da distribuire ai fidanzati e l’organizzazione del primo corso. Il metodo di lavoro fin
dall’inizio fu molto preciso.
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L’invito del 22 maggio 1964, considerato il documento iniziale dei CPM in Italia
E il primo corso con i fidanzati?
Il primo corso con i fidanzati lo tenemmo nella primavera del 1965 in un salone sotto
la Chiesa del Santo Sudario. Era un corso “cittadino”, come furono poi tutti i corsi
successivi tenuti in Arcivescovado nel salone dell’Ufficio Catechistico per diversi anni,
anche quando ci furono i primi gruppi CPM parrocchiali e poi zonali.
Ricordiamo, del primo corso, lo stupore nel vedere il crescente coinvolgimento dei
fidanzati, la nostra gioia di scoprirci efficaci e la critica bonaria uscita sul quotidiano della
Città su questa iniziativa di giovani coppie di sposi che “insegnavano” il matrimonio ai
fidanzati.
Nel primo anno il gruppo tenne già ben tre corsi e quattro nel 1966, sempre con trenta
- quaranta coppie di fidanzati!
37
Quando a Torino si formò nel ’66 il secondo gruppo, fummo invitati a prendere la
responsabilità di un “direttivo” e da lì per tanti anni siamo stati impegnati come
responsabili per Torino e promotori dell’espansione in altre diocesi, fino a far prendere ai
CPM una fisionomia nazionale.
Secondo voi che cosa è stato più significativo dei primi anni dei CPM?
Guardando agli inizi, l’aspetto che più immediatamente ci appare come significativo è
quello della fiducia di cui abbiamo goduto noi come giovane coppia e la novità CPM che
rappresentavamo.
La fiducia delle coppie CPM: di quelle di Torino che ci hanno rieletti responsabili
diocesani fino al 1974/75 (quando abbiamo chiesto di passare la mano per limitarci
all’impegno interdiocesano, o nazionale che dir si voglia). E’ stata una stagione di molto
impegno, ma molto bella per lo spirito d’équipe che animava il nostro piccolo gruppo di
segretariato e per l’impegno di collaborazione di tutti i componenti e per i contatti
personali che avevamo con tutte le coppie CPM: ci arricchirono molto.
Poi la stupefacente fiducia della Chiesa locale nella novità CPM: allora, per molti, era
quasi uno scandalo che dei laici e, addirittura, delle coppie “si prendessero delle responsabilità”
e che “li si lasciasse fare”. La fiducia e l’amicizia di tanti sacerdoti impegnati nei gruppi a
cominciare da Guido Arosio e Carlo Carlevaris, iniziatori dei CPM, da Luigi Pitet,
Mimmo Rocca, Matteo Lepori, Gigi Rey che ci accompagnarono come gruppo e/o come
segretariato.
La fiducia del cardinal Pellegrino (che negli ultimi anni volle poi Marco a Segretario del
Consiglio Pastorale Diocesano, accogliendo l’indicazione di una elezione diocesana), di
don Franco Peradotto, a cominciare da quando ci ha chiamati nel 1967 a rappresentare i
CPM nella prima Commissione Diocesana per la Famiglia e di don Reviglio responsabile
dell’Ufficio Catechistico Diocesano, che fu il primo “indirizzo” ufficiale del CPM (che poi
trasferimmo presso l’Ufficio della Pastorale del Lavoro, in Via Vittorio Amedeo).
Non che fosse tutto rose e fiori: a Torino parroci e figure eminenti hanno fatto molta e
lunga opposizione ai CPM: qualcuno dice che ….non è ancora finita.
Quella fiducia, anche alla luce di come vanno le cose oggi, è stata veramente
stupefacente.
Ci siamo sentiti appoggiati, invitati a prendere le nostre responsabilità di laici e
rispettati nelle iniziative e nella ricerca.
Si, proprio nella ricerca. Ricordiamo il putiferio sollevato dall’inchiesta sui rapporti
prematrimoniali, dalla posizione sulla obbligatorietà dei corsi, dallo studio sul matrimonio
concordatario, dalla mozione in occasione del referendum sul divorzio… per non dire che
sostenevamo che la “paternità responsabile” non era così semplice da realizzare.
Erano posizioni di contestazione?
Da qualcuno furono interpretate come posizioni di contestazione ma non lo erano
assolutamente. Era la ricerca di come aiutare il cammino, verso un di più di coscienza e di
fede, dei fidanzati che chiedevano (allora ancora quasi tutti) il matrimonio in Chiesa. E per
questo sentivamo indispensabile partire dalla loro realtà concreta. Ancora oggi crediamo
che questa sia l’impostazione corretta e costatiamo che tuttora da molti non è accettata.
Ci sentivamo impegnati nell’attuazione del Concilio e, come dicevamo, sempre
appoggiati dalla Diocesi, perché in ascolto degli indirizzi diocesani, anzi addirittura
chiamati a collaborare alla loro elaborazione.
E Padre Pellegrino non scherzava mica ! quando siamo stati a presentargli la prima
copia delle guide per i fidanzati “Prepariamoci insieme al matrimonio” (quelle preparate dal
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nostro gruppo di segretariato con don Michi Costa e stampate e ristampate per anni dalla
LDC in centinaia di migliaia di copie) lui l’aveva già viste. Si è complimentato per il
lavoro, ma riguardo alla regolazione delle nascite ci ha detto che era d’accordo su come era
messa in evidenza la responsabilità dei coniugi, ma che mancava altrettanta evidenza per il
magistero della Chiesa indispensabile per formarsi una retta coscienza.
In quel periodo curammo molto il pilotaggio e la formazione continua dei gruppi: la
revisione di vita non era insegnata ma vissuta insieme alle nuove coppie; si organizzarono
periodicamente incontri con esperti e giornate di approfondimento di temi rilevanti. Si
introdussero le giornate annuali di bilancio dell’attività e quelle di apertura autunnale.
Così in pochi anni il servizio dei CPM andava sviluppandosi a Torino: già nel 1968 si
tenevano tre corsi in centro e altri nove in altrettante zone vicariali, anche fuori città.
Ma com’è che in pochi anni i CPM si sono moltiplicati così tanto a Torino?
Il clima del post Concilio ha certamente favorito le iniziative laicali come i CPM.
Crediamo che questa caratteristica di essere un gruppo laicale sia stata essenziale: gruppi
di coppie in rapporto armonico, equilibrato con i loro preti (non in rapporto di
sudditanza) e insieme di gruppi, i CPM, i cui responsabili erano una o più coppie. Laici in
ascolto del loro Vescovo, della Diocesi, ma a loro volta ascoltati.
Sentirsi stimati, consultati, guidati senza imposizioni, aiuta a crescere.
Forse uno dei motivi delle crisi successive è da ricercare in un’impronta più clericale,
che è stata poi data non solo da sacerdoti ma anche da coppie CPM. Non ci sono forse
ancora oggi dei laici “clericali”?
Ricordando l’impegno di quegli anni, ci chiediamo come abbiamo fatto a farcela noi
due coppia: almeno quattro o cinque corsi l’anno con i fidanzati, la revisione di vita in
gruppo tutti i mesi, il segretariato diocesano e quello interdiocesano, gli altri impegni a
livello diocesano e nazionale ….. e sei figli piccoli (naturalmente a parte il lavoro per la
pagnotta!).
Quando abbiamo lasciato il segretariato diocesano agli Stroppiana a fine 1973 (per
concentrarci in quello interdiocesano) a Torino erano attivi: due gruppi centrali itineranti,
quattro centri CPM zonali e altri sei CPM parrocchiali, tre gruppi parrocchiali erano in
formazione. Le coppie impegnate erano circa 250 e 35 i sacerdoti in altrettanti gruppi.
Nell’anno si tennero in diocesi 74 corsi per i fidanzati, oltre alle esperienze di post-cpm.
Parlate di più di 35 gruppi CPM in diocesi di Torino. Oggi dove sono finiti?
Non è bello parlare delle difficoltà e non conosciamo più bene la realtà odierna e degli
anni più recenti avendo “lasciato” i CPM negli anni ’80, quando siamo diventati formatori
in un altro organismo internazionale e non ci sembrava corretto “mischiare le cose”.
Però è giusto, invitati a contribuire alla “storia dei CPM”, tentare di dare
un’interpretazione per quanto riguarda i tempi più lontani (probabilmente dove ha avuto
origine la contrazione della presenza CPM a Torino), anche correndo il rischio di apparire
ingenerosi verso persone che hanno creduto nell’avvenire dei CPM ed hanno dato molto,
operando per questo. Ma i risultati dipendono dagli atti e non dalle intenzioni.
Se ricordiamo bene, è stato nei primi anni ’80 che, invece di parlare di difficoltà (che
non mancano mai!) si è incominciato a parlare di “crisi” dei CPM a Torino. Forse a
parlarne troppo, a portare avanti una autocritica troppo spinta e piuttosto informata a
vedute personali e, si sa, puntare soprattutto sul negativo, su quello che non va,
difficilmente porta frutti di sviluppo, di crescita.
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E’ vero che le difficoltà c’erano, se non altro
per il mutato clima ecclesiale. Padre Pellegrino
aveva lasciato la Diocesi e, semplificando,
diremmo che la già difficile attuazione del
Concilio trovò ancora più ostacoli. Senza
cattiveria possiamo dire che molti Parroci
avevano una gran voglia ciascuno di fare a modo
suo e non solo nella preparazione al matrimonio.
Cambiavano anche velocemente la mentalità
dei fidanzati e la società in generale.
In quegli anni furono eletti segretari diocesani
forti personalità che portarono alcuni dei
segretariati, che si susseguirono a reagire alle
difficoltà con “nuovi” orientamenti.
Per esempio insistendo nel “tirare le fila”,
quindi sul versante CPM-Movimento, mentre la
realtà era quella di un insieme di gruppi
parrocchiali o zonali che si riconoscevano nei
CPM, perché ne adottavano il metodo e si
sentivano serviti da un segretariato, secondo
l’evoluzione che c’era stata anni prima significata
anche dal cambiamento della sigla originaria
“centro” nel plurale “centri di preparazione al
La prima edizione a stampa delle
matrimonio”. Ricordiamo che ci fu un articolo su
guide per fidanzati – Ed. Elledici –
Famiglia Domani intitolato “Essere o non essere
rieditate in oltre 450.0000 copie
CPM”.
In quel periodo crediamo si sia persa, di fatto, la gestione collegiale segretariatoresponsabili dei gruppi: ricordiamo ad esempio la proposta (presentata ad un’assemblea
annuale di Pianezza) di introdurre la figura del “presidente diocesano” significativa del
passaggio da un’impostazione di servizio ai gruppi (segretariato) ad una dirigenziale.
Anche il ruolo del prete del segretariato assumeva un peso decisionale più grande
grazie alla personalità di don Beppe Anfossi, allora non ancora assunto a maggiori
responsabilità.
Lo stesso Segretariato torinese insistette poi sulla introduzione nella formazione CPM
di elementi di un’altra specifica scuola e ci pare di ricordare che la cosa non fu ben accolta:
ricordiamo le lamentele per la “troppa psicologia”, “troppi trucchi da imparare”. Ci furono
effettivamente diverse coppie che sentirono questo come in contrasto con la loro
aspirazione di dare ai fidanzati una testimonianza semplice della loro fede in Dio e nel suo
disegno sulla coppia, più vicina alla loro esperienza che a delle tecniche.
La nostra stessa équipe CPM non resistette: noi per esempio ci sentivamo a disagio
nelle discussioni di sociologia, di teologia, di psicologia … che andavano sostituendo la
revisione di vita sul vissuto di coppia.
Sempre in quegli anni, forse successivamente, l’orientamento dei segretari tendeva a
fare dei CPM un “movimento di spiritualità” e poi si insistette molto sull’aspetto di
“movimento famigliare”, quando molti cipiemmini sentivano di partecipare all’impegno
per i fidanzati non come famiglia ma come coppia per delle coppie.
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Probabilmente da qui è iniziato lo scollamento dei gruppi e la diaspora di tante coppie
che poi continuarono l’attività in parallelo ai CPM o che per motivi vari lasciarono
l’impegno per i fidanzati.
Secondo voi i CPM a Torino hanno ancora un avvenire?
Noi continuiamo a credere nell’avvenire dei CPM anche a Torino. se non altro per via
dell’intramontabile intuizione iniziale: coppie di sposi in cammino con e per altre coppie in
formazione. L’avvenire secondo noi dipende molto da come si prenderà sul serio
l’esigenza di stare dietro (almeno dietro se non si riesce a star davanti!) all’evoluzione della
società.
D’altronde è questo lo stesso problema della Chiesa intera.
Il mondo intorno a noi ci propone “segni dei tempi” che ci interpellano e ci invitano a
sperimentare del nuovo nel lavoro per le coppie. L’avvenire dei CPM, a Torino e ovunque,
lo sentiamo molto legato al coraggio di osare del nuovo.
Una lettera dei Gualchi di invito ai “vecchi” per Lignano ci ha rimessi in contatto con i
CPM, che sono stati un elemento fra i più importanti della nostra vita. Così, con grande
gioia, abbiamo potuto constatare che nei CPM ci sono sempre coppie aperte, disposte a
non dare per definitivi la loro visione e il loro modo di impegnarsi, pronte a rimettersi in
discussione nella revisione di vita, nel confronto con gli altri gruppi e soprattutto con la
realtà del mondo che ci circonda.
IL PRIMO CORSO CPM AI FIDANZATI IN ITALIA
di Armando e Mavi Mariano
Poco dopo il nostro matrimonio, abbiamo fatto gruppo di spiritualità coniugale (cioè
vivere e realizzare la nostra vita di coppia: secondo lo Spirito) insieme ad altre cinque
coppie.
Non sappiamo se eravamo tutti un po’ particolari, o se qualcosa o qualcuno ci
spingesse, fatto sta che, man mano che la nostra vita a due proseguiva, fra lavoro, bambini
e problemi vari, divenivamo sempre più consapevoli di avere un grandissimo tesoro fra le
mani: il nostro Amore.
Grazie a Lui, il lavoro era più leggero (eppure per quadrare il bilancio bisognava fare
straordinari ed affrontare altre responsabilità); i bambini erano doni anche se faticosi da
gestire ed i problemi li affrontavamo… alla bersagliera.
E così, riguardando questo grandissimo dono che ci era stato fatto e che ci eravamo
fatti reciprocamente, abbiamo sentito l’esigenza di condividerlo con altri. Sentivamo
l’Amore contagioso, ma come potevamo venire a contatto con l’Amore degli altri, affinché
tutto l’Amore (il nostro e quello degli altri) potesse realizzarsi nel miglior modo possibile
dando gioia e benessere, pur con tutti i limiti umani, ad ogni persona, e dunque ad ogni
coppia, ad ogni famiglia, alla società? L’utopia “un mondo d’Amore” o i “cieli e terra
nuova” non avrebbero potuto passare per questa strada?
Sentimmo parlare dei CPM ed affrontammo la prima revisione di vita.
41
In quel tempo aspettavamo il
nostro
terzogenito
e
la
gravidanza
si
presentava
problematica. La revisione di vita
avvenne attorno al nostro letto
matrimoniale.
Ogni coppia mise sul piatto la
propria relazione a due e la
osservò, mettendo a fuoco (o
cercando di mettere a fuoco)
motivazioni, ansie, abitudini,
gioie, desideri, incomprensioni,
fatti, sogni, delusioni, aspettative,
ecc.; cercando di chiarire,
comprendere, farsi perdonare,
insomma di dare un nome ed
una valutazione a quanto e
com’era avvenuto tra noi, dando
modo al nostro Amore di
crescere ed espandersi o di
intristirsi. Siamo stati così aiutati
(anche dagli amici che operavano
con noi) ad essere più trasparenti
con noi stessi e tra di noi ed
Locandina del primo corso nel 1965
anche più consapevoli di ciò che
stavamo vivendo.
La revisione di vita terminò con il periodo di forzato riposo a me imposto dai medici,
proprio quando ci toccò… scendere nell’arena.
L’incontro con i fidanzati (1° esperienza CPM in Italia) avvenne a Torino, nel
sottochiesa di Via Piave e la prima serata toccò proprio a noi. Eravamo emozionantissimi
e ci pareva che i fidanzati fossero una folla enorme…
Ci è impossibile dire come abbiamo attraversato lo spazio che ci separava dal tavolo, e
come abbiamo salito il gradino sul quale c’era il tavolo, e come ci siamo seduti sulle
seggiole che erano dietro al tavolo. Ci tenevamo per mano ed eravamo abbandonati alla
forza dell’Amore che ci ha voluti (Dio) ed alla forza dell’Amore che avevamo in noi.
E poi… la fortuna arride agli audaci…! O meglio, ciò che abbiamo condiviso
(coadiuvati dal simpatico Padre Guido Arosio) pare ci abbia messo in relazione con le
persone, dando modo a tutti i presenti di iniziare il tipo di esperienza che avevamo in
animo di fare.
Non ci hanno scosso le bonarie osservazioni dei giornalisti presenti che riguardavano i
“giovani insegnanti”: loro non avevano compreso che le coppie CPM non aspirano ad
insegnare qualcosa, ma intendono camminare insieme a dei simili (coppie), nella ricerca di
una miglior realizzazione della vita di coppia e dei suoi valori, dando stimoli o motivi di
riflessione con la condivisione del loro vissuto, delle loro ricerche e delle loro speranze, dei
loro sbagli e delle loro vittorie.
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LA PRIMA SEGRETERIA
di Carlo e Rita Stroppiana
Dobbiamo riconoscere che lo Spirito ha percorsi strani per farci giungere la sua
chiamata a lavorare nella vigna del Signore.
Siamo nel novembre del 1966 quando, ad una Giornata di settore delle Équipe Notre
Dame, viene fatto un appello
alle coppie di sposi presenti,
con una richiesta di aiuto per la
segreteria del CPM, lasciata
scoperta dai coniugi Puccio,
che si trasferivano all'estero per
ragioni di lavoro.
Qualche telefonata con
Mariella e Marco Ghiotti, per
chiarire e comprendere quali
caratteristiche erano richieste
per svolgere questo impegno:
disponibilità di tempo, spazio
necessario ecc.… e noi
abbiamo detto "sì".
Biglietto di ringraziamento del Card. Michele Pellegrino ai
Mariella e Marco ci
coniugi Stroppiana – 26/01/74
raggiunsero una sera a casa
(Ringrazio vivamente dell’opuscolo, che documenta le fervide
nostra e ci portarono, come
attività del CPM, su cui invoco di cuore la benedizione divina)
omaggio… una buona quantità
di materiale cartaceo che iniziò
così ad occupare parte della
nostra casa e della nostra vita.
Il nostro numero di telefono fu subito posto (accanto a quello dei Ghiotti) sui
documenti, carta intestata, ciclostilati vari, annunci sui giornali diocesani, e da quel
momento, il telefono prese a funzionare a pieno titolo e fu il tramite per informare e
stabilire rapporti.
Il riferimento per il ritiro di materiale passò così dall'Ufficio Catechistico, di Via
Arcivescovado 12, all'armadio di casa nostra e con molta frequenza giungevano telefonate,
di laici, animatori di gruppi di sposi, sacerdoti impegnati nella pastorale familiare,
interessati a ritirare copie dei primi quaderni ciclostilati (in parte tradotti dai documenti del
CPM francese), che venivano utilizzati per la formazione dei gruppi CPM parrocchiali.
Tra i compiti facenti parte del nostro incarico dovevamo provvedere a contattare
aziende litografiche e tipografiche che, a basso costo, erano disposte a stampare il
materiale via via più abbondante: dispense per gli sposi, per i sacerdoti, calendari dei corsi
diocesani, e tutto quanto poteva servire per la formazione dei gruppi e la diffusione del
CPM.
Sono stati anni d'intenso lavoro, ma molto belli, ricchi d'entusiasmo, di voglia di
lavorare nella Chiesa e per la Chiesa, della quale ci sentivamo protagonisti, perché il
"vento" del Concilio Vaticano II soffiava impetuoso e le coppie di sposi credenti, che
desideravano impegnarsi per incontrare ed affiancare i fidanzati, erano tante.
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Nello sfogliare, con un po’ di nostalgia per la verità, le agende che usavamo per
prendere appunti durante gli incontri con le coppie responsabili, su nel salone di Via
Parini, oppure durante le cene di lavoro con il segretariato od ancora per accogliere i
Sacerdoti (avevamo sempre da 15 a 20 presenze!), ritroviamo la varietà di attività che
venivano programmate: incontri di formazione per gli sposi, pilotaggi di nuovi gruppi,
preparazione di sussidi che andavano ad aggiungersi a quanto già esisteva, temi e orari
delle giornate annuali a Villa Lascaris, contatti con le altre diocesi, partecipazione a
convegni, collegamento con il Gruppo Permanente per la Pastorale Familiare, Giornate
Internazionali del CPM ecc. ecc.
In Diocesi avemmo modo di ottenere un colloquio con il Vescovo ausiliare, Mons.
Maritano, al quale presentammo il calendario annuale degli "incontri di preparazione al
matrimonio" per i fidanzati. Lui espresse il suo apprezzamento per l'impegno che tante
coppie dimostravano per la "pastorale familiare" quale trave portante della "pastorale
diocesana".
A quel tempo i "gruppi CPM" erano operanti in 26 parrocchie cittadine e 7 nelle zone
vicariali extra urbane, da Moncalieri a Pianezza, da Leynì a Venaria.
Giunse il momento di chiedere udienza al Card. Pellegrino per presentare una nuova
pubblicazione per i fidanzati e chiedere a lui consiglio per la diffusione nelle parrocchie del
CPM, che stava incontrando qualche difficoltà. Alla nostra richiesta di aiuto, ci rispose che
il suo intervento era simile a quanto noi, come genitori, sperimentavamo con i nostri figli e
cioè che lui poteva si proporre, ma non sempre avere una risposta positiva, pronta e
decisa, da parte dei suoi preti. Lui in ogni modo si dimostrò sempre molto disponibile con
noi e quando gli fu richiesto, partecipò alle Giornate Diocesane a Villa Lascaris.
Come segretariato diocesano, abbiamo intessuto relazioni per corrispondenza con
molte coppie e centri diffusi in tutta Italia, perché, oltre a spedire materiale, il CPM si
diffondesse con le sue caratteristiche peculiari: essere una piccola comunità di sposi e
sacerdote che, al suo interno, prega, si confronta, cresce insieme in comunione e solo
dopo incontra i fidanzati, portando il proprio bagaglio di fede e di vita di coppia nel
quotidiano.
Per la nostra coppia è stata un'esperienza molto significativa: abbiamo incontrato ed
operato con coppie di sposi veramente notevoli che ci hanno aiutato a crescere in
apertura, disponibilità e dedizione. Così è stato per l'incontro con tanti sacerdoti illuminati
che hanno contribuito molto validamente alla crescita e allo sviluppo del CPM.
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Alcune guide CPM per gli sposi, i sacerdoti, i corsi con i fidanzati,
di ricerca e presentazione nei primi anni ‘70
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GLI ALBORI DEL CPM IN ITALIA: I PROTOMARTIRI
di Joseph e Carla Ostino
Tra i tanti accadimenti degli anni ’60 ce ne fu uno che lasciò una traccia particolare
nella nostra vita. Nel 1963 eravamo entrati nel Movimento END ed il Consigliere
Spirituale della nostra Equipe, don Riva, ci aveva esortati a fare parte ad altri della fortuna
di cui godevamo.
Quando si venne a conoscenza che in Francia si stava sviluppando un’iniziativa per
aiutare le coppie in procinto di sposarsi a meglio prepararsi e capire ciò che le attendeva, si
pensò che quella potesse essere un tipo di attività a noi congeniale e quindi da meglio
conoscere. Lucetta Germano prese contatti con il CPM francese che inviò il materiale per
i corsi nel giugno 1964. Se ne curò la traduzione da parte dei Germano, dei Bignamini e
degli Ostino.
Iniziammo
quindi
ad
interessarci al CPM fin dai suoi
primordi in Italia. Quando un
gruppo di coppie, avendo
sentito parlare del CPM, preso
da sacro ardore, chiese di
potersi dedicare a questa
attività, si decise che era giunto
il momento di dare vita ad un
corso di formazione.
In seguito ad una riunione
tenutasi nella sacrestia di Santa
Teresa in Torino si formò una
prima équipe di CPM italiana
composta da don Guido
Arosio e dalle coppie Contini,
Ghiotti, Mariano della END
TO6 e Bignamini, Germano e
Ostino della END TO4. Alla
riunione era presente don
Carlo Carlevaris che aveva
concordato con don Guido
un’alternanza di assistenza al
gruppo.
Nel novembre del 1964 si
iniziò la revisione di vita in
gruppo sui sei temi che
costituivano la struttura di un
La locandina dei corsi per i fidanzati dell’anno 1968-69
corso CPM. Le riunioni si
tenevano, secondo lo stile delle END, nelle varie case. Si trattava di una revisione di vita
alla quale partecipavano le coppie ed un sacerdote, una delle coppie aveva un componente
medico.
Nella primavera del 1965 si iniziano due corsi, uno a Pinerolo con don Carlo Carlevaris
e l’altro con don Guido in Via Piave, presso il Famulato Cristiano. Ad ogni coppia era
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assegnata una serata e doveva trovarsi presente alla riunione precedente ed a quella
seguente per dare continuità. La serata era a conferenza: prete, coppia, domande.
Intorno al 1966-67 i Mariano lasciano per trasferimento a Genova e subentrano i
Porro. Don Carlo costituisce un altro gruppo con i Braia, Martinacci ed altre coppie.
Quando nel 1968-69 un altro gruppo di coppie si mise a disposizione per dedicarsi
all’attività di CPM, nacque nel Segretariato l’idea di attivare un pilotaggio di formazione
sotto forma di revisione di vita sui temi di base, guidato dagli Ostino. Al termine di questo
pilotaggio si formò un nuovo gruppo formato da Luigi Pitet, Valentino e Pierangela
Castellani, da Carlo e Lella Cattaneo, Joseph e Carla Ostino (questi ultimi fecero parte per
un certo tempo di due gruppi).
Questo gruppo decise di sperimentare il corso con i fidanzati mantenendo i sei temi
originali, ma presentandoli in forma di dibattito (uno per serata: breve introduzione, serie
di domande, dibattito).
I primi corsi di pilotaggio si tennero: due a Torino ed uno a Rivoli, Cascine Vica. I
gruppi erano costituiti da più coppie e da un assistente.
Mano a mano che si tenevano corsi di formazione ci si rendeva conto di quanto questi
fossero utili, innanzi tutto a noi, ma anche alle coppie interessate. Era un’occasione per
una revisione di coppia, per capire se l’attività fosse loro congeniale, e comunque forniva
una formazione di base omogenea ed in qualche modo validata.
Per quanto riguarda gli incontri con i fidanzati, ben ricordiamo che in questo periodo il
CPM era “tollerato” dai Parroci, nonostante che si andasse a spiegare loro le finalità e ad
offrire loro il servizio, senza alcun aggravio per la parrocchia né di uomini, né di mezzi.
L’unico “Parroco” che diede fiducia al CPM fu Mons. Michele Pellegrino, vescovo di
Torino, che ci metteva a disposizione un locale dell’Arcivescovado per tenere gli incontri
con i fidanzati.
Successivamente il CPM divenne un’attività “parrocchiale”, gestita quindi dai parroci e,
purtroppo, in diversi casi non venne curata la scelta delle coppie. Spesso la necessità di
tenere il corso ai fidanzati in ogni modo non consentiva ai parroci di scegliere con molta
cura le coppie di sposi, tanto che qualcuno insinuava che era sufficiente che le coppie di
sposi fossero ossequienti.
Nel 1971 prendemmo parte ad una sessione di CPM che si teneva a Grenoble ed alla
quale parteciparono coppie e sacerdoti francesi, svizzeri ed italiani.
Ne serbiamo un ottimo ricordo, immortalato in alcune fotografie. Compagni di viaggio
Mimmo Rocca, Luigi Pitet, Marco e Mariella Ghiotti. Avevamo appena acquistato una 128
e ci pareva di sognare (anche perché Mimmo Rocca aveva una 500 che in montagna aveva
qualche difficoltà cardiocircolatoria).
CPM e CONSULTORIO PREMATRIMONIALE E FAMILIARE
di Graziano ed Olga Cardellino e Pippo Peyron
Come premessa: due parole di presentazione della nostra coppia.
Noi (Olga e Graziano) ci siamo conosciuti nella parrocchia dell’Annunziata, dove eravamo animatori
nell’Azione Cattolica tra i ragazzi e i giovani dell’oratorio. Sposati, ci è sembrato giusto andare verso i
fidanzati, condividere il loro percorso, aiutarli, mettere a loro disposizione la nostra piccola esperienza.
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Ma più ancora ci ha attirato il metodo delle équipes CPM: l’aiutarci tra noi coppie, il sostegno
reciproco, lo scambio di esperienze.
Ricordiamo, in particolare, con simpatia e riconoscenza la valida e spiritosa guida di don Michi Costa
e tutti gli amici del nostro gruppo (i Midolo, i Pizzini, i Valerio, i Giordana, i Bertolino), ma in modo
particolare ricordiamo gli Arri: quel loro modo di contestare la nostra vita borghese, l’essersi esposti
nell’adozione di bambini disadattati e handicappati (oltre ai loro tre figli), l’essersi impegnati in numerose
attività (agricoltori, albergatori …) nell’intento di dare un impegno e un’attività a tutta la loro famiglia.
Ed ora veniamo al Consultorio.
Negli anni ‘60 fu creato a Torino, in forma di iniziativa informale, un Consultorio che
aveva sede presso la Casa di Cura Maria Ausiliatrice in Via Peyron. Vi operavano gli amici
Angelo Pizzini e Franco Camanni (entrambi medici come Graziano) e poi
successivamente, negli anni ’70, anche Graziano Cardellino.
Isa Corti, assistente sociale, fungeva da
segretaria e preparava le schede in
particolare per una ricerca sull’anemia
mediterranea: erano tempi di forte
immigrazione a Torino ed il problema era
sottovalutato dalle coppie di fidanzati.
Nei corsi CPM veniva distribuito ai
fidanzati un pieghevole di presentazione di
questo consultorio, cui venivano indirizzati
prevalentemente, ma non solo, per una
“visita prematrimoniale”, che era anche
l’occasione per andare un po’ più a fondo
sulle problematiche sessuali.
Nel 1973 il Consultorio venne sfrattato
e, mentre si era alla ricerca di un’altra sede,
prevalse l’idea di fondare un Consultorio
Familiare e Pre-matrimoniale vero e
proprio.
Vennero
coinvolte
numerose
organizzazioni
cattoliche:
A.C.,
S.
Vincenzo, Scout, Rinascita, CPM (e forse
altre che non ricordo) e la Curia (alle prime
riunioni organizzative intervenivano don
Peradotto e don Anfossi). Le numerose e
affollate assemblee preparatorie avvenivano
nel seminario vecchio in Via XX settembre.
Poco alla volta le altre organizzazioni si
La locandina del Consultorio
ritirarono e rimasero solo più il CPM e
Rinascita.
Il 27 giugno 1975 presso il notaio Picca fu fondata l’Associazione Famiglia (AS.FA.), il
cui scopo principale era quello di costituire dei Consultori familiari. Su sette fondatori,
cinque erano del CPM (Angelo Pizzini, Marco Ghiotti, Guido Lazzarini, Anna Maria Savio
e Graziano Cardellino; gli altri due erano don Giuseppe Anfossi e Luigi Ferrio).
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Il 25 marzo 1976 il Consiglio direttivo
(composto dai soci fondatori) deliberò
l’apertura del Consultorio Familiare
ASFA, in Via Pio Foà 77, che venne
subito riconosciuto dalla Regione
Piemonte con autorizzazione ad operare a
livello pubblico del 07.07.1976.
Tra gli operatori, oltre ai suddetti
fondatori, ricordo ancora i cipiemmini:
Carlo Cattaneo, Roberto Corti, Pippo
Peyron, Giacinta Quaranta, Maria Carla
Petruzzelli, Sebastiano Valfré e forse altri.
L’idea cui i fondatori del Consultorio
AS.FA. si ispirarono fu quella di realizzare
un servizio gratuito, rispondente alle
indicazioni della legislazione italiana, allora
in fase di definizione, con l’obiettivo di
fornire consulenza individuale e di coppia,
di curare la prevenzione con interventi
esterni, nelle scuole, in comunità e
associazioni
con
un’azione
di
informazione e formazione a piccoli
gruppi. Il Consultorio si proponeva di
Settimo volume della collana di testi CPM
agire nel rispetto della personalità e delle
edita dalla Elledici
convinzioni degli utenti, con metodologia
non direttiva e senza riferimento a specifiche ideologie.
Da allora il Consultorio AS-FA ha operato (e ancora oggi opera) ponendosi in una
posizione intermedia tra i Consultori Pubblici e quelli cattolici e ciò ha potuto fare, in
quanto non ha praticamente goduto di sovvenzioni di Enti pubblici o privati, ma si è
autofinanziato, attraverso i contributi dei soci dell’Associazione Famiglia e con i rimborsi
spese di talune delle istituzioni (scuole, parrocchie, movimenti giovanili e associazioni di
volontariato), presso le quali il Consultorio ha svolto attività formative. Dell’Associazione
Famiglia hanno continuato a far parte alcuni sposi di gruppi CPM ed ai fidanzati
partecipanti ai corsi è stata per molti anni proposta la possibilità (e diversi ne hanno
approfittato) di utilizzare prima o dopo il matrimonio il servizio del Consultorio.
LEGATI AL CPM E A FAMIGLIA DOMANI
di Umberto ed Elena Bianciardi
Possiamo semplicemente dire che a suo tempo il CPM, con la sua richiesta esplicita di
prepararci per comunicare ad altri il messaggio della nostra chiesa, ci ha colpito fortemente
e ci ha certamente anche aiutato a maturare.
Noi abbiamo incontrato il CPM nel 1971. Eravamo da poco arrivati a Torino da
Milano, città e ambiente religioso molto diverso come mentalità e come tradizione;
all’epoca eravamo dei quarantenni. Siamo entrati in una Equipe nuova in formazione, con
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l’aiuto e la guida di don Michi Costa; erano presenti alcune coppie che sono ancora oggi a
vario titolo sulla breccia, come i Ghiotti, i Valperga, i Mostaccio e gli Scarso Borioli.
Per noi il CPM è stato la rivelazione di una libertà di pensiero e di una novità
inimmaginabili, da cui siamo anche stati messi in crisi, ma che hanno suscitato in noi un
entusiasmo grandissimo. Quello era anche, per Torino sotto la guida del Card. Pellegrino,
il tempo dei sogni.
Abbiamo affrontato i primi corsi con emozione e trepidazione: era ancora il tempo in
cui la serata sui problemi sessuali era tenuta da un medico (il dott. Albonico), e quella sul
“Sacramento” era appannaggio del prete… La nostra preparazione era soprattutto “di
testa”, ma a quel tempo non ce ne rendevamo conto. La nostra Equipe (chiamata
“Vanchiglia 3”) era entrata nel gruppo delle altre Equipes che servivano le Parrocchie di
quella che era allora la zona Vanchiglia: c’era un servizio di accoglienza comune a tutta la
zona, e i corsi erano tenuti nelle varie parrocchie e dalle diverse Equipes secondo un
calendario comune concordato con i parroci.
Don Michi andò presto in missione. Dopo qualche anno, come Assistente arrivò don
Gigi Rey, uomo impareggiabile per affabilità e umiltà di tratto, per maturità spirituale e per
dono di amicizia. Don Gigi ci ha donato la sovrabbondanza della sua fede, e ci ha guidato,
pur rimanendo sempre fedele al metodo del CPM sia per la nostra formazione che per i
corsi ai fidanzati, a fare i primi passi sul sentiero della sequela di Charles de Foucauld (egli
era assistente per l’Italia e poi anche per altre nazioni delle Fraternità Sacerdotali del de
Foucauld, oltre ad essere Direttore Spirituale del seminario piemontese delle vocazioni
adulte).
Arriva ad un certo punto in Equipe una coppia nuova, che proviene dalla Romagna.
Hanno entusiasmo, voglia di fare, esprimono una leadership molto forte: Anna e Guido
Lazzarini. Nel giro di pochi anni divengono responsabili dell’Equipe e poi del Segretariato
Torinese.
I Lazzarini, anche se discussi, portano importanti novità positive nell’Equipe e poi in
tutto il CPM Torinese. La Revisione di Vita rivitalizzata, con un forte coinvolgimento
emotivo che porta a superare anche il fatto di conoscersi poco, e con la capacità di
condurla fino al 3° tempo dell’”agire”, in modo che tutti i partecipanti si sentano condotti
ad assumere precisi impegni personali.
Inoltre, il modo di tenere i corsi, che riesce effettivamente a coinvolgere i fidanzati
nella definizione degli argomenti da affrontare, e infine la realizzazione dei primi veri
Itinerari di Fede dedicati specialmente ai fidanzati più lontani dalla pratica religiosa, i
cosiddetti “corsi lunghi”.
Diviene ad un certo punto chiaro che Anna e Guido puntano con estrema decisione (e
forse anche con un po’ di spregiudicatezza) a fare qualcosa di importante, che lasci il
segno nella chiesa italiana, anche lontano dal Piemonte. Fondano i Gruppi Famiglia,
inizialmente gruppi “post-CPM”, che rapidamente si diffondono in Piemonte, Lombardia,
Emilia e soprattutto Veneto; ma appena si rendono conto che far riferimento ad un
Movimento come il CPM è più di ostacolo che di aiuto (era il tempo in cui ogni
Movimento era visto con sospetto, per via del diffondersi di alcuni movimenti
particolarmente integralisti), lasciano cadere ogni riferimento al CPM.
La posizione sempre più eterodossa dei Lazzarini e l’opposizione sempre più netta che
montava nel CPM portano ad uno stato diffuso di disagio e difficoltà. Per il CPM
Torinese un altro tipo di difficoltà viene ad aggiungersi: la crescente indifferenza e talvolta
insofferenza dei parroci ( in un periodo di chiusura e arroccamento in difesa dell’esistente)
50
verso un movimento che era particolarmente fiorito con il Card. Pellegrino, e che si
ostinava, sia pur sommessamente, a “cantare fuori dal coro” sui temi delicati come la
contraccezione. E’ così che quando molte Equipes, per motivi anagrafici o vari, si
estinguono, ben difficilmente i parroci si impegnano a farne sorgere di nuove. Anche nella
nostra Equipe il disagio si sente, e diventa più forte quando una delle coppie “storiche”, i
Ghiotti, ci lascia per buttarsi in un’altra esperienza (il PRH).
Anche a livello di Segretariato Piemontese la crisi si fa pesantemente sentire. Ne sono
un segno manifesto l’uscita brusca dal CPM, al termine del loro mandato, di alcune coppie
responsabili (i Chiesa – i Resegotti).
Arriva purtroppo il momento della fine anche per la nostra Equipe, provocata da
qualcosa che ci appare oggi un semplice pretesto; siamo verso la metà degli anni ’80. Don
Gigi non può far nulla per far rinascere l’Equipe, ma si impegna a sostenerci come gruppo
di amici al di là di tutto; egli per anni, fino alla fine, ci raduna più volte l’anno, anche
quando per i suoi impegni (era stato nominato Direttore Spirituale del Collegio Capranica)
deve trasferirsi a Roma.
Dopo la morte quasi improvvisa di Don Gigi (1992), il gruppo per un certo periodo
sembra ricompattarsi, dedicandosi a curare l’approfondimento biblico con l’aiuto di un
padre carmelitano, ma dopo
alcuni anni il carmelitano viene
trasferito e il gruppo si scioglie
definitivamente, pur rimanendo
le singole coppie amiche fra
loro.
Quanto a noi, siamo sempre
rimasti legati al CPM e a
Famiglia Domani.
RICORDI DEL
NOSTRO
SEGRETARIATO
di Anna e Guido Lazzarini
Il periodo in cui siamo stati
segretari per la Diocesi di
Torino (1982-86), ha significato
per noi, come coppia, un
momento di forte impegno di
Segretariato al tempo di Anna e Guido Lazzarini
servizio sia in Diocesi di Torino
che
in
altre
limitrofe
(Piemonte) che più lontane (Veneto).
Oltre il rafforzare l’organizzazione dell’associazione nella realtà locale, si è cercato di
tenere legami precisi, sia a livello interdiocesano con le altre realtà del CPM (in particolare
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Genova e Savona), sia con l’organizzazione internazionale partecipando alle giornate in
Lussemburgo e Zagabria.
Volendo ricordare qualche aspetto particolare, possiamo accennare:
- alla nascita di “CPM Notizie”, concepito come foglio di collegamento diocesano e
tuttora esistente. Abbiamo applicato a livello locale l’iniziativa già da tempo
sperimentata a livello nazionale
- alla “rivisitazione” di “Famiglia domani”, dando un’impostazione di rivista per la
famiglia, creando una redazione, in gran parte tuttora operante e affidandone la
pubblicazione all’editrice salesiana “elle di ci”
- all’aver realizzato le prime giornate nazionali per la famiglia, ogni anno, ad Albisola,
in collaborazione con i Fassone, Reboa, Colella ed altri dei CPM di Genova e
Savona
- all’avvio della Sede del CPM di Torino, presso la Casa della Gioventù della
Parrocchia Angeli Custodi, in Via Giusti, presso cui si sono svolte tutte le riunioni
di segretariato o di intergruppo, e presso cui era stato posto l’archivio, curato dai
Bianciardi.
Ciò è ben poco di fronte allo scambio, al sostegno reciproco, all’amicizia che si sono
saldati in quegli anni e che ricordiamo con piacere. L’esperienza vissuta permane come
base di una consapevolezza umana e cristiana che portiamo avanti con entusiasmo in altri
tipi di realtà, ma sempre nel servizio alla famiglia.
IL NOSTRO “PALLINO”: LA FORMAZIONE
intervista a Maria Paola Azzario e Gianni Chiesa
Quando siete stati responsabili del segretariato CPM di Torino?
Siamo stati responsabili del
segretariato di Torino dal 1979
all’81 con noi c’erano: Valfrè
Amalia e Sebastiano i più pazienti e
collaborativi e altre coppie
altrettanto vicine: i Mostaccio, i
Silvestro, i Campadello, i Ghidoni,.
i Gualchi e altri che ci hanno
sorretto e ancora frequentiamo. I
sacerdoti con cui abbiamo collaborato sono stati padre Mimmo
Rocca, don Matteo Lepori e
soprattutto don Beppe Anfossi.
Incontro dei coniugi Chiesa con Papa Giovanni Paolo II al
Convegno “Comunione e comunità nella Chiesa domestica
del dicembre 1981
Che cosa ha caratterizzato il vostro periodo di responsabilità?
Non abbiamo più nessun
documento che ci dica il numero
delle coppie e dei gruppi presenti
nei CPM di Torino in quegli anni, ma confidiamo che altri più attenti di noi sappiano
fornire i numeri. Noi ricordiamo solo distintamente le moltissime serate passate nelle
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parrocchie, nelle diocesi, con le
coppie di sposi, i vescovi e i
sacerdoti, per confrontarci, formarci a vicenda, ascoltarci, cercare di
capire quale fosse il miglior modo
per evangelizzare, portare ad un
matrimonio di fede. E ricordiamo la
formazione attivata per i gruppi
CPM.
La formazione è sempre stata ed
è ancora il nostro “pallino”.
L’articolo che pubblicammo su
Famiglia Domani nel n. 3/4 dell’82
sintetizza il cammino fatto ed indica
le metodologie che usavamo ed
usiamo ancora per gruppi diversi da
allora, ma come allora alla ricerca di
un modo democratico e dinamico
di imparare vicendevolmente come
andare verso Dio ogni giorno, con
il nostro agire ed il nostro essere.
Insieme a Don Anfossi scrivemmo e pubblicammo anche due
fascicoli: ”Revisione di Vita e
incontro con il Vangelo per
gruppi di coniugi cristiani”
Il congedo di don Beppe Anfossi
dalle responsabilità CPM
pubblicato nel 1982 ELLEDICI e
“Gruppi Famiglia in Parrocchia” sempre del 1982.
Erano gli anni in cui i parroci temevano la concorrenza del CPM e tentavamo di far
capire loro che invece volevamo essere un servizio nello spirito del Concilio Vaticano
secondo.
Altri ricordi degni di nota?
Oltre a quelli ricordati ci sembra utile menzionare la nostra partecipazione al gruppo di
lavoro (unica coppia d’Italia grazie alla pressione esercitata in nostro favore del futuro
vescovo di Aosta) alla preparazione e realizzazione del Convegno nazionale della CEI
“Comunione e Comunità nella Chiesa domestica” Roma 5/7dicembre 1981. La
preparazione ci fece incontrare vescovi di tutta Italia, che poco a poco ci ascoltarono e
cambiarono anche alcuni argomenti ed oratori! Il Convegno terminò con un’udienza
papale che ci vide felici, in prima fila, ribadire a Giovanni Paolo II la validità del servizio
del CPM e del lavoro fianco a fianco di sacerdoti e laici.
In quel periodo com’era il rapporto con gli organismi diocesani?
Gli auguri di Natale al cardinale Ballestrero erano sempre un’occasione per interessanti
scambi di vedute sui differenti compiti di gerarchia e laici.
Momento delicato fu quello in cui lo stesso cardinale pretese che gli assistenti dei
gruppi CPM fossero ordinati in una lista che lui doveva preventivamente approvare.
Poiché non eravamo d’accordo né noi, né gli assistenti su questa richiesta, andammo a
parlargli come si va a dialogare con un padre del quale non si condividono le ragioni, ma si
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cerca di mantenere l’accordo. Gianni gli disse ”Padre credevamo che i sacerdoti avessero
già avuto un’approvazione nel momento dell’ordinazione…” Lui rimase in silenzio solo
un attimo poi lo guardò, sorrise e rispose: “ Sei furbo tu…”
IL SEGRETARIATO DI TORINO DAL 1988 AL 1990
di Luigi Resegotti per Nanni e Carmina Donna e Luigi e Nuccia Resegotti
Non occupandoci più da molti anni di preparazione al matrimonio, non abbiamo
conservato alcuna documentazione dell’attività svolta nel periodo in cui siamo stati
responsabili del Segretariato CPM. Ci siamo confrontati con Nanni e Carmina Donna, che
sono stati segretari dopo di noi e abbiamo messo insieme i nostri ricordi ma le indicazioni
che possiamo fornire sono molto approssimative.
Noi Resegotti siamo stati responsabili diocesani dal 1985 al 1987, Nanni e Carmina
Donna dall’88 al ’90.
Formavano il nostro segretariato le coppie Bianciardi, Malino, Schipani, Mostaccio,
Calderan e Ghidoni ed il sacerdote del Segretariato dall’85 all’87 fu Don Beppe Anfossi e
dopo dall’88 al ’90 Padre Giordano Muraro.
In quel periodo il numero di gruppi CPM che erano attivi in Diocesi era di circa 15 per
un totale di circa 90 coppie. Naturalmente ogni équipe aveva il proprio Sacerdote.
Ogni équipe CPM teneva mediamente 3-4 corsi l’anno per i fidanzati.
Nell’équipe di San Donato, di cui noi facevamo parte, i corsi erano continuativi da
settembre a giugno, tutti i lunedì con due moduli di 3 serate, uno dedicato a Cristo e la
Chiesa, l’altro al Matrimonio Sacramento e gli sposi potevano entrare in occasione
dell’inizio di uno dei due moduli e fare le sei serate.
Sono stati organizzati ogni anno almeno due incontri di formazione per i CPM torinesi
guidati da eminenti relatori: ricordiamo Mons. Poletto (allora Vescovo di Fossano), Mons.
Peradotto, Don Mario Salvano (allora Abate di Savigliano), Padre Mongillo, Padre
Scarpazzi.
Ricordiamo che i rapporti con gli organismi diocesani sono sempre stati improntati a
piena sintonia e collaborazione.
Non ci pare vi siano stati eventi “speciali” nella nostra attività al termine della quale
possiamo solo dire col Vangelo “siamo stati servi inutili”.
Ma ricordiamo ancora che ciò che ha caratterizzato i nostri due segretariati (che sono
stati in piena concordanza e continuità) sono stati lo spirito di libertà e il profondo rispetto
per le convinzioni di ognuno dei partecipanti ai corsi, sia membri dell’équipe che sposi
nell’osservanza al messaggio evangelico in momenti in cui vi erano forti tensioni sul
problema della paternità e maternità responsabile che da noi non fu mai visto come un
semplice problema di ubbidienza alla Gerarchia, ma come consapevolezza del ruolo
ministeriale della coppia.
Riteniamo che non debba essere dimenticato del periodo dei nostri due segretariati,
perché noi non l’abbiamo dimenticato, anche lo spirito di sincera amicizia che regnava fra
noi e che si è concretizzato, tra l’altro, in riunioni svoltesi nelle nostre rispettive case di
campagna, anche se non riteniamo che sia qualcosa da dover essere menzionato nella
“storia sintetica” dei CPM italiani, perché ci pare una caratteristica intrinseca dei CPM.
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L’IMPEGNO DEL SEGRETARIATO DI TORINO DAL 90 AL 93
di Paolo e Gabriella Messina
In questo periodo siamo sovraccarichi di impegni e di lavoro e quindi non riusciamo a
trovare il tempo per elaborare una vera relazione sulla vita dei CPM di Torino nel periodo
in cui siamo stati responsabili né per rintracciare dati sul nostro segretariato.
Ci teniamo però
ad evidenziare alcuni
aspetti importanti di
quel periodo perché
non se ne perda la
memoria.
Prima di tutto
l’iniziativa per i
“Giovani Innamorati”:
abbiamo organizzato
delle giornate di
ritiro per coppie non
ancora “fidanzate”,
per aiutarle a riflettere “in anticipo”
sulla scelta della vita
di coppia e di
famiglia. E’ stata
un’iniziativa studiata
La locandina degli incontri per “Giovani Innamorati”
ed attuata per cercare
di dar corpo alla
preoccupazione dei
CPM per la così detta “preparazione remota” dei fidanzati.
E’ stata un’iniziativa che potremmo dire ancora una volta “profetica” dei CPM: dura
tuttora con alterne fortune ed è stata presa ad esempio (anche se non dichiarato!) dalla
Diocesi di Torino per la proposta “Qualcosa di nuovo”. Sappiamo che ancora in questi
ultimi tempi i CPM stanno cercando di interagire con la Diocesi proprio in favore della
preparazione remota al matrimonio, proponendo di diversificare i percorsi a seconda delle
differenti fasce di età.
Durante il nostro periodo di responsabilità sono state elaborate nuove schede per i
pilotaggi delle nuove équipes e queste sono poi diventate il libro “Chiamati all’amore –
Schede per coppie” a cura di Luigi Ghia (Editrice Monti).
Abbiamo poi curato particolarmente il confronto delle esperienze portate avanti con i
fidanzati dai diversi gruppi. Per un anno intero la formazione si è basata sulla proposta
“Tracce a confronto”, un’occasione per confrontarsi sui contenuti e sui metodi portati avanti
negli incontri con i fidanzati. Questo lavoro ha permesso al nostro segretariato di
conoscere meglio le diverse realtà dei gruppi CPM allora attivi in Diocesi. Questa iniziativa
è stata aperta anche a tutti gli operatori della Diocesi e vi hanno partecipato, anche gruppi
non CPM: è stata una valida opportunità per coinvolgere nel CPM nuove coppie.
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Il nostro segretariato ha sempre operato a stretto contatto con gli organismi diocesani
per la famiglia ed ha cercato il contatto con le altre realtà operanti in Diocesi per la
pastorale prematrimoniale (come il Punto Familia). Ricordiamo poi l’organizzazione a
livello diocesano con Don Paolo Alesso del Convegno sulla preparazione al matrimonio,
che è stata un’occasione per un’indagine in tutte le parrocchie e che ha permesso di fare il
punto su quanto si faceva per i fidanzati.
A livello nazionale abbiamo partecipato alla rielaborazione dello statuto CPM,
portando avanti lo scopo che sentivamo come principale di questa revisione: mirare ad
accreditare il CPM come servizio alla collettività e puntare ad un riconoscimento ufficiale
(anche come Associazione Privata di Fedeli) per ottenere sovvenzioni dallo Stato (sulla
scia degli statuti francesi e canadesi).
UN RICORDO DA CARMAGNOLA
di Paola e Piero Prochet
Prima di sposarci, frequentammo gli incontri prematrimoniali, tenuti a Torino nel
1971, da una Equipe Notre Dame, assistente spirituale Don Michi Costa, presso la
Parrocchia torinese di S. Francesco da Paola. Incontri, di cui conserviamo un carissimo
ricordo, inevitabilmente nostalgico, ma soprattutto convintamene riconoscente.
Argomenti ed informazioni quelle ormai quasi scontate, ma pure esercizi pratici, oggi non
troppo coltivati, di preghiera e di spiritualità.
Sposati, trasferimmo presto la nostra dimora in borgo S. Giovanni di Carmagnola,
contemporaneame
nte all’arrivo del
nuovo Parroco del
Borgo, Don Ezio
Gay, infaticabile
animatore del nostro e di non si sa
bene quanti moltissimi altri gruppi,
di movimenti diversi,
interessati
alla ed impegnati
nella pastorale dei
fidanzati.
Senza merito
nostro alcuno né
colpa, senza infamia e senza lode,
quasi automaticamente, fummo tra
Giovanni Gallo con il gruppo CPM giovani di Carmagnola
i primi a seguirlo.
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La nostra partecipazione al CPM iniziò con il costituirsi del CPM 1 di Carmagnola, per
opera del benemerito e celeberrimo Don Ezio. Abbiamo partecipato agli incontri di
formazione di detto gruppo negli anni, durante i quali il gruppo ha svolto attività di
«preparazione al matrimonio» e fummo direttamente impegnati negli incontri con i
fidanzati, solo e non oltre i primi due figli e mezzo ed i sette od otto primi anni di attività
del CPM 1.
Nella preparazione del gruppo agli incontri con i fidanzati, riteniamo di avere ricevuto
qualcosa di importante dai documenti Magisteriali riguardanti la pastorale degli sposi, della
famiglia, delle coppie in crisi nonché una certa carica di giovanile entusiasmo, che,
sostenuta da quella degli amici, aiutò nei primi tempi molte coppie del nostro gruppo a
farsi carico di impegni anche onerosi.
Negli incontri con i fidanzati, grazie a Dio, a Don Ezio e ad altre coppie,
raccogliemmo persino qualche simpatia, umanamente molto gratificante e qualche piccolo
apprezzamento.
Nel gruppo trovammo generosa accoglienza e fedele amicizia, in pratica, i migliori
nostri amici da quando li conosciamo.
E da buoni amici ancora ci riuniamo, a scadenze
più intervallate e meno regolari di quelle di una volta, sempre convocati da Don Ezio e da
lui pungolati.
Il gruppo è ancora occasione di utili letture e di scambio di idee su argomenti diversi, ci
dà una mano a manovrare chiodi, corde, vele nei temporali; ci conforta con l’antica e
sempre nuova scoperta che i nostri guai sono pur sempre una mezza fortuna e che sono
comuni ad altri molti amici.
Con i fidanzati e nel gruppo abbiamo sperimentato quanto valgono ancora la naturale
semplicità e la spontanea fiducia, ancor più quando non vengono neppure minimamente
percepite dalla maggioranza dei presenti.
Tra i problemi vissuti nel periodo del nostro impegno nel gruppo, ricordiamo:
- le dimissioni dal CPM 1 di amici trasferitisi troppo lontano e quelle di una coppia “in
ricerca”, probabilmente da noi delusa;
- il fallimento matrimoniale di coppie che avevano frequentato i nostri incontri e quello,
ancor più traumatizzante, di coppie apparentemente convinte, alcune impegnate nello
stesso CPM;
- il rapidissimo passaggio nel nostro gruppo di una consulente “specialista”, che
avrebbe dovuto partecipare agli incontri con i fidanzati, i cui principi e comportamenti
risultarono non proprio al vertice della più spirituale ortodossia;
- il distacco, fecondo e provvidenziale della coppia Gallo (Giovanni ed Amalia), per la
costituzione del CPM 2 e del CPM 3 di Carmagnola;
- la malattia e la morte di Giovanni Gallo e la morte di Rita Grande.
Ci consideriamo ancora impegnati nel CPM quando preghiamo per la sua salute e per i
suoi fini. Riteniamo importante questo nostro microscopico ed indegno contributo solo
grazie alla grandezza del Signore, che, indipendentemente da risultati immediati
umanamente riconoscibili, lo arricchisce delle necessarie valenze di cui noi non
disponiamo.
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CPM A TORINO DAL 1993 AL 1999
di Enrico e Marinella Gualchi
Alla scadenza del mandato di Gabriella e Paolo Messina nel giugno ‘93 siamo stati eletti
responsabili del segretariato CPM di Torino e riconfermati a fine triennio; quindi il nostro
servizio di responsabili è durato fino al ’99 quando hanno assunto l’incarico i Curtol.
Con noi hanno collaborato Anna e Carlo Beltramo, Lidia ed Umberto Prete, e dal
1998, Carla e Teresio Bosco, tutti ancora attualmente operativi nell’associazione e nel
segretariato con generoso impegno, e per qualche tempo Laura e Fabio Dimarco
Quello è stato per noi un periodo di grande impegno e di buone soddisfazioni sebbene
alcune delle speranze che portavamo nel cuore all’inizio non abbiano avuto lo sviluppo
che desideravamo.
Lo spirito che ci ha spronato è quello che ci anima da sempre: la grande fiducia nel
dialogo, nell’accoglienza e comprensione dell’altro.
Ecco perché decidemmo subito di incontrare una ad una tutte le équipes che
esistevano in quel momento, per conoscere e farci conoscere di persona e cercare di
coltivare concretamente i rapporti umani in uno spirito di sincera amicizia.
La nostra aspirazione era di risvegliare lo spirito di appartenenza al CPM da parte di
tutte le équipes, anche le più lontane. attraverso il calore della presenza e della cordialità,
cercando di attenuare il senso di distacco, tra la “base” e gli organi centrali, che alcune di
loro denunciavano.
Il risultato non è stato numericamente gratificante, perché alcune équipes ci
annunciarono la loro intenzione di “ritirarsi” in parrocchia e, di fatto, si allontanarono
dall’associazione.
Forse ciò avvenne sull’onda di un’errata interpretazione dell’appartenenza ad un
movimento laicale che veniva vista come una scelta elitaria e non come una grande
opportunità di apertura, di confronto e di formazione, per rendere sempre più qualificato
e consapevole il servizio nella chiesa locale che è l’ambito privilegiato del nostro operare
(come d’altronde recita esplicitamente lo statuto dell’associazione).
D’altro canto abbiamo avuto da parte di alcune équipes una calorosa rispondenza che
ha fatto crescere sempre più la collaborazione e l’amicizia soprattutto delle coppie giovani
(tali almeno ai tempi del nostro segretariato).
La collaborazione concreta nell’attuazione di alcune iniziative, il confronto diretto e
periodico, la partecipazione personale ai momenti comunitari nazionali ed internazionali
hanno fatto sì che quelle coppie che ci guardavano con un po’ di diffidenza e distacco
all’inizio siano ora le forze vigorose e costanti che sostengono il CPM torinese e per noi
dei carissimi amici.
Il nostro segretariato ha avuto la fortuna di essere accompagnato da alcuni assistenti
significativi, sia per la nostra associazione sia per la chiesa torinese.
All’inizio ci ha affiancato, per pochi mesi, padre Giordano Muraro, che tutti
conosciamo per la sua grande passione ed esperienza nel campo della famiglia, che
continua a seguire sia con illuminanti scritti sia con la sua opera nel “Punto Familia” realtà
assai nota ed importante.
Nei tre anni successivi (dal 1994 al 1997) è stato nostro assistente don Ermis Segatti
che lo stesso padre Muraro ci aveva suggerito di contattare. La sua lucida analisi storicosociale della realtà ecclesiale, l’attenzione ai valori delle culture umane condivisibili su cui
impostare il dialogo religioso e la grande esperienza del mondo giovanile, sono stati
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occasione di forte arricchimento e apertura; la sua guida ci ha aiutati ad orientare sempre
meglio il nostro servizio all’accoglienza dei fidanzati là e come essi sono, per iniziare senza
pregiudizi un cammino di crescita comune.
Quando don Ermis ci ha dovuto lasciare per altri impegni, abbiamo avuto la fortuna di
trovare in quel momento disponibile don Oreste Ponzone che, oltre ad essere un nostro
caro amico, ha un carisma innato e accuratamente coltivato di grande capacità di relazioni
interpersonali. Questo talento lo rende capace di instaurare rapporti di amicizia e di
fiducia, dai quali partire per proporre le sue catechesi sempre improntate al radicamento
dell’annuncio di fede nella vita concreta ed attuale con un forte richiamo per tutti noi alla
conversione possibile e costante.
Alla fine del nostro periodo i gruppi attivi in Diocesi erano otto (42 coppie e sei
sacerdoti), con una trentina di corsi raggiungevano circa cinquecento fidanzati ogni anno.
Sull’onda delle riflessioni della giornata di chiusura del 1993 il nostro impegno
immediato è stato rivolto a: ristrutturare l’anagrafe, mantenere i contatti con i gruppi
favorendo gli incontri personali, cercare di allargare il segretariato ai responsabili di
équipes, recuperare il foglio “CPM Torino Notizie”, che da molto tempo non usciva più,
per favorire la comunicazione capillare e lo scambio tra le équipes.
La pubblicazione esce tuttora con una buona frequenza e costituisce una memoria
fedele della vita dell’associazione.
Siamo stati soprattutto preoccupati di organizzare e proporre un’efficace formazione
collettiva perché crediamo che soltanto mantenendo attivo lo spirito di ricerca del
progetto di Dio e di revisione della propria vita possiamo dare credibilità alla
testimonianza.
Ogni anno ci sono state 3 sere ed un pomeriggio (oltre alle giornate di apertura e di
chiusura) completamente dedicati alla formazione, spaziando tra temi biblici, morali e
sociali, con la guida del nostro assistente e con un costante impegno di concretizzazione
nella vita di coppia, di équipe e di servizio ai fidanzati.
Per favorire la partecipazione facemmo anche l’esperienza di una formazione
itinerante, che ci permise di incontrare almeno una volta l’anno parecchie coppie operanti
nella zona visitata.
In tutti gli anni del nostro impegno abbiamo curato attivamente i rapporti di
collaborazione con gli Organismi Diocesani.
Ricordiamo in sintesi la partecipazione costante alle consulte diocesana e regionale per
la famiglia, che ci ha consentito di conoscere le altre associazioni esistenti sul territorio
della diocesi e di poter condividere iniziative quali i gruppi di studio sui temi della
solidarietà e delle adozioni, le giornate della vita, le serate di diffusione del Direttorio di
pastorale familiare.
Inoltre in quegli anni si è svolto il Sinodo della chiesa torinese, un evento assai
importante per tutta la comunità, al quale il CPM ha partecipato con un contributo di
riflessione e a cui abbiamo dedicato una giornata assembleare.
Ricordiamo ancora un discreto scambio epistolare con il Cardinale al quale abbiamo
puntualmente mandato l’invito alle Giornate Nazionali, a cui egli ha sempre risposto con
parole di apprezzamento ed incoraggiamento.
Abbiamo proseguito l’iniziativa “Incontri per giovani innamorati”, che ha visto coinvolte sia
nell’organizzazione che nell’animazione parecchie coppie dell’associazione, con un
impegno generoso e prolungato.
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Dato che credevamo, e crediamo che la buona preparazione al matrimonio sia una
valida premessa per costruire anche una sana comunità civile, con l’accordo di tutto il
segretariato, prendemmo parte ad un incontro in Municipio, su invito dell’Assessorato alla
Qualità della Vita, per presentare l’attività e la disponibilità del CPM.
Allora non ci fu alcun seguito, ma proprio in questi ultimi giorni (maggio 2004)
abbiamo partecipato insieme agli attuali segretari ad una giornata di studio e conoscenza
tra gli Assessorati sociali del Comune e le organizzazioni di volontariato in relazione alla
recentissima legge regionale che prevede l’istituzione di “Centri per la famiglia”….forse i
tempi sono più maturi!
Ricordiamo ancora la simpatica partecipazione ad alcune trasmissioni di Radio
Proposta e Telesubalpina, in cui avemmo l’opportunità di presentare il metodo di lavoro
del CPM insieme alla pubblicizzazione delle nostre giornate nazionali.
Diciamo “nostre” perché negli anni 1994 e 1998 abbiamo organizzato a Torino, dove
non si erano mai svolte, le “Due giorni nazionale dei CPM” con un ottimo successo di
partecipazione.
Riteniamo ancora caratteristica del nostro periodo l’apertura
del sito Internet dei CPM
(www.cpm-italia.it), che consideriamo uno strumento indispensabile per avvicinarci sempre di
più ai giovani e ai loro linguaggi.
Come spesso accade, pur
essendo pensato come servizio
agli altri, è divenuto anche
un’ottima risorsa per la comunicazione interna ed esterna
all’associazione.
Infine segnaliamo l’istituzione
delle borse di viaggio per i convegni
nazionali ed internazionali, che
abbiamo inventato allo scopo di
Homepage Sito www.cpm-italia.it
favorire la partecipazione delle
famiglie giovani con bambini;
abbiamo avuto la gioia di vedere aumentato il senso di appartenenza al movimento e il
numero dei partecipanti alle entusiasmanti esperienze di scambio che hanno anche
generato amicizie nuove sovranazionali.
Quest’ultima iniziativa ci piacerebbe fosse ricordata per stimolare un ulteriore impegno
in tale direzione: chi fa esperienza diretta di momenti forti quali i convegni consolida la
propria appartenenza all’associazione con sempre maggior entusiasmo e slancio
costruttivo per l’impegno a favore del matrimonio e della famiglia, nel quale noi abbiamo
investito molto e ricevuto di più.
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L’ATTUALE SEGRETARIATO DI TORINO
di Lucia e Dino Curtol
Quando siamo stati eletti segretari diocesani nel maggio 1999, dietro proposta dei
precedenti responsabili, Marinella ed Enrico Gualchi, ci siamo molto stupiti della calorosa
accoglienza dimostrataci in quella giornata di fine anno “sociale”, anche perché sapevamo
che tutto il segretariato collaborava all’organizzazione delle varie attività e pensavamo che
il nostro contributo sarebbe stato minimo.
La nostra prima preoccupazione è stata quella di poterci bene amalgamare con le
coppie del segretariato, che all’epoca erano Anna e Carlo Beltramo, Marinella ed Enrico
Gualchi, Carla e Teresio Bosco, Lidia ed Umberto Prete, a cui si sono poi aggiunte altre
coppie di Torino e Carmagnola, sotto la continua e costante supervisione dell’Assistente,
Don Oreste Ponzone.
Il nostro mandato è
stato poi rinnovato nella
giornata di chiusura del
2002 per altri tre anni;
terminerà quindi nel 2005,
con la nomina della nuova
coppia di segretari, con la
quale
cercheremo
di
collaborare, se lo riterranno
utile.
In questi anni si è
portata avanti la preparazione delle coppie di
fidanzati con i vari incontri
nelle équipes attualmente
operanti in alcune parrocchie di Torino e CarmaDino e Lucia Curtol con don Oreste alla Pieve di Cumiana
gnola e collaborando anche
con l’Ufficio Famiglia ogni
volta che ci veniva segnalata la necessità di accogliere coppie che si rivolgevano a loro per
gli incontri di preparazione al matrimonio.
Abbiamo proseguito il tradizionale impegno per la formazione collettiva dei membri
delle varie équipes, cercando di soddisfare le esigenze sia spirituali che di servizio dei
cipiemmini. I programmi annuali, preparati dal Segretariato e da Don Oreste, si sono
incentrati principalmente sull’approfondimento di alcuni libri della Bibbia (es. Osea, i
Salmi), sempre nell’ottica di attualizzare e concretizzare la Parola nella nostra vita. Nel
2003/2004 abbiamo anche avuto la collaborazione di Mariella e Marco Ghiotti per tre
incontri sulla comunicazione, mirati a meglio conoscerci per comunicare in modo più
autentico con i giovani.
Si è cercato di avviare dei gruppi di coppie subito dopo il matrimonio, ritenendo utile
dare un contributo di affetto e di amicizia all’inizio del cammino della vita a due. Ci
sembra che un impegno del CPM sia anche quello di occuparsi della vita di coppia nei
primi tempi dopo il matrimonio, quando possono sorgere dei problemi, che se non
superati serenamente, potranno creare negli anni successivi difficoltà, che a volte sfociano
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in separazioni con sofferenze per la coppia e per le persone loro vicine. Per ora i gruppi
non sono molti; anche per questo dobbiamo “pregare il Padrone che mandi operai, perché
la messe è tanta, ma gli operai sono pochi”.
Un’iniziativa nata dopo il Convegno “La Famiglia evangelizza”, a cui il CPM invitato
dalla Diocesi ha dato il suo contributo nell’organizzazione, è quella dei gruppi di preghiera
per i separati, divorziati e risposati. Per ora c’è un solo gruppo iniziato nel 2002, a cui
partecipano coppie di Torino e dintorni, persone singole separate e divorziate, nuove
coppie formate da un divorziato e non. In occasione di questi incontri mensili si è creato
un buon clima di amicizia; sarebbe interessante poter creare altri gruppi: vediamo cosa ci
potrà consigliare lo Spirito!
Oltre al Convegno sulla Famiglia, abbiamo collaborato anche al successivo “Separati da
chi?”, a quello dei giovani “Educare vuol dire colorare il mondo” ed ad altri. Riteniamo
buona cosa cooperare con l’Ufficio Famiglia e cerchiamo quindi di renderci disponibili
quando ci contattano. Ovviamente i programmi sono disposti secondo le loro linee
programmatiche e noi cerchiamo di collaborare secondo le nostre possibilità e le linee di
lavoro del movimento.
Come CPM abbiamo anche collaborato alla preparazione del nuovo Direttorio curato
dall’Ufficio Famiglia di Torino per la preparazione al matrimonio “Due cuori e una
chiesa”, insistendo particolarmente sull’esperienza e sull’efficacia del metodo CPM, che si
basa sulla formazione permanente degli animatori grazie alla revisione di vita in équipe,
sull’accogliere, senza pregiudizi, i fidanzati nel punto in cui sono del loro cammino di fede,
sull’impegno a testimoniare in modo autentico ciò che viene proposto durante gli incontri.
Ci sembra che le linee guida di questo documento abbiano recepito questi fondamenti per
noi essenziali.
Abbiamo partecipato all’attività della Consulta Regionale, che ultimamente ha proposto
e sta portando avanti un progetto denominato “Aquila e Priscilla”, che ha lo scopo di
cercare delle coppie che si preparino per diventare poi a loro volta formatori di coppie a
disposizione degli Uffici Famiglia o del movimento: vedremo come andrà a finire.
Riteniamo ancora utile segnalare che negli anni del nostro segretariato l’attività
“Giovani Innamorati” è stata portata avanti con l’ottima collaborazione di giovani coppie
di Torino e Carmagnola con risultati abbastanza soddisfacenti per quanto ha riguardato la
partecipazione dei giovani. Purtroppo nell’ultimo anno, quando si sperava di svolgere un
lavoro in collaborazione con l’Ufficio Famiglia e l’Ufficio Giovani, la cosa è finita in un
nulla di fatto, forse per mancanza di pubblicità o di interesse delle persone a cui si
rivolgeva, cioè giovani dall’età adolescenziale di 14-15 anni sino alla prima giovinezza
intorno ai 20-22 anni (i media fuori dal CPM devono essere risultati più appetibili!). Il
Segretariato sta pensando a come fare per riprendere i contatti con questa fascia di ragazzi
per interessarli a valori importanti per la loro vita futura nell’ottica della “preparazione
remota” da tutti ritenuta significativa per scelte consapevoli nel campo dell’affettività e del
progetto di vita.
Una cosa molto bella che ha visto lavorare per alcuni mesi diverse coppie di Torino,
Genova, Asti, Savona e Siena è stata la preparazione del convegno internazionale di
Lignano del 2003; non sono mancate “le baruffe” nel corso degli incontri che sono state
però superate con la buona volontà di essere uniti e di lavorare per il bene del prossimo e
per Chi dall’alto tutto segue e tutto risolve nel migliore dei modi per la pace di chi sta
quaggiù e a volte non vede oltre la punta del naso.
62
Nel 2002 abbiamo iniziato la pratica per l’iscrizione all’albo provinciale del volontariato
della nostra associazione, ma finora non siamo riusciti a “scalfire la burocrazia
piemontese”: speriamo in futuro di sbloccare la pratica.
In questi anni abbiamo anche cercato di diffondere il CPM in altre Diocesi (per es.
quella di Saluzzo), puntando sempre a creare prima un gruppo formato da coppie ed un
presbitero, nello stile della formazione permanente, e solo in un secondo tempo pensare
ad un servizio a favore dei fidanzati: Purtroppo, dopo i primi contatti, non abbiamo più
avuto risposte: forse “mettersi in gioco” sia per le coppie che per i preti è un’esperienza
che crea difficoltà.
A nostro modesto parere ci sembra di aver fatto con il Segretariato un buon lavoro; i
frutti non sappiamo quali saranno.
Alcuni potranno pensare che potevamo fare di più: chiediamo di avere pazienza se non
sempre siamo stati all’altezza di portare avanti i programmi e le attività che proponevamo,
perché sicuramente in questi anni ci siamo sforzati di infondere entusiasmo e gioia non
solo nelle giovani coppie, ma anche all’interno del CPM.
Tutti insieme cerchiamo quindi di avere fede e di pregare per le attività ed il buon
proseguimento del lavoro del CPM.
LA FORMAZIONE AI GRUPPI CPM DI TORINO
di Carla Calderan
Nei miei 26 anni di appartenenza al movimento CPM ho avuto modo di partecipare ad
una formazione molto varia.
Non mi fermerò su quella offertami dalle giornate nazionali e, negli ultimi anni, dalle
giornate internazionali, che è stata comunque sempre molto arricchente; nemmeno mi
soffermerò sulla formazione ricevuta dalla revisione di vita in équipe, che pure è stata di
grande aiuto alla vita e alla realizzazione della nostra coppia e della nostra famiglia.
Mi soffermerò quindi sulla formazione collettiva organizzata dal segretariato di Torino,
che ha avuto un’importanza assolutamente fondamentale per me e per Marco, mio marito.
Al momento del mio ingresso nel movimento nel 1977 era in essere una consolidata
tradizione, da parte del Segretariato di Torino, di proporre agli équipiers una ricca gamma
di proposte formative. La formazione era articolata in: serate, giornate, seminari
residenziali; in un primo periodo, fin verso al 1992-93, spaziava su molti aspetti, che ho
schematizzato in tre indirizzi: spiritualità, servizio ai fidanzati, temi specifici.
La formazione ad indirizzo spirituale per me e per Marco è stata fondamentale, perché
ha posto le basi della nostra crescita come coppia cristiana.
Ricordo: “Vivere la fede in ascolto del mondo” - p. Balducci, d. Maggioni, p. Mongillo
- 1977, “I contenuti fondamentali della fede”- d. Mosso - 1981, “Messaggi essenziali
attingendo da S. Paolo”- d. Ardusso - 1982, “Ia lettera ai Corinzi” - p. Mongillo - 1985, “
Credere oggi” - d. Scabrini - 1986, “Dio ci incontra con la Sua parola” - d. Berruto - 1987,
“Cosa vuol dire essere morali. La formazione della coscienza. Morale coniugale e
spiritualità coniugale” - p. Muraro - 1988, “Dio è relazione, chiamati ad accogliere” - d.
Rizzi - 1992.
Anche la formazione volta al miglioramento del servizio ai fidanzati è stata per me
molto importante.
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Ricordo: “Seminario su contenuti e metodi” – d. Anfossi, p. Callisto da Lugano, d.
Marco Bonardello – 1978, “Seminario di sensibilizzazione alla comunicazione con i
giovani” – d. Anfossi – 1980, “Movimento e formazione per le equipes” – giornata di
chiusura a Pianezza – d. Anfossi - 1981, “Scuola di revisione di vita” - 1° domenica di
avvento e di quaresima – Lazzarini – 1985 e 1986, “Seminario dinamica di Gruppo” –
Silipo – 1985, “Revisione di vita” – d. Fornero, p. Nascimbene, Mostaccio – 3 serate 1988,
“Tecniche di comunicazione” – Contessa – 1991.
Negli anni la formazione ha consentito, a me e a Marco, di abbattere l’ansia
dell’incontro, rendendoci più disponibili ed accoglienti, di impostare con più
professionalità il programma delle serate, di tenere un discorso più gradevole ed
accettabile, quindi più comprensibile, ai fidanzati.
A questo hanno notevolmente contribuito le serate inter-équipe su come si animano gli
incontri che si sono tenute negli anni 1982 e 1992.
In ultimo, ma non perché sia stata meno importante, voglio ricordare la formazione su
temi specifici, quali: “ Il matrimonio nel Nuovo Testamento” - d. Ghiberti - 1982,
“Pensieri sul sacramento del matrimonio” - d. Mosso - 1982, “Atteggiamenti e
comportamenti dei giovani prossimi al matrimonio” - Garelli - 1983, “La pedagogia della
Chiesa sulla famiglia” - p. Bianchi - 1985, “Parità e reciprocità dell’uomo e della donna
nella Bibbia” – p. Nascimbeni – 1989, “Essere donna, essere uomo. Elementi per
l’annuncio del valore cristiano della sessualità” – Losana, Mularoni, p. Muraro – 6 serate
1990.
Anche questa tipologia di formazione, come quella spirituale, ha contribuito
notevolmente alla mia crescita individuale e in coppia
È stato molto importante, a mio avviso, che il Movimento abbia offerto una
formazione così articolata.
In anni successivi si è passati ad una formazione prevalentemente spirituale, orientata
alla crescita della persona, ricordo: “Beati i miti…” 1995, “Beati i poveri” 1995, “La vita
nello Spirito” 1997, “Educare all’amore” 1998, “E voi chi dite che io sia” 2000, I salmi
2003-04, ecc., con eccezioni dedicate al servizio come: “La comunicazione in pubblico”
2002 (organizzata dal segretariato di Genova ).
Ricordare il cammino sin qui percorso mi fa sentire l’aiuto che il C.P.M. mi ha dato,
per la mia formazione personale e per la crescita della nostra coppia.
Proprio avere partecipato in coppia a questa formazione è stato particolarmente
importante: ha, infatti, contribuito alla crescita dell’armonia di coppia, ed è stato
strumento fondamentale per sviluppare un’attività comune di grande importanza per fare
“di due un vivente solo”.
Partecipare ai vari momenti di formazione con una certa assiduità ha comportato
alcuni piccoli sacrifici e il superamento di momenti di stanchezza, ho dovuto organizzare
serate con baby sitter, week-end con i nonni, ecc. ecc., ma ne è valsa veramente la pena!
È proprio tutta la ricchezza acquisita che sento di dover condividere con nuove coppie,
anche se adesso ritengo di essere più adatta a camminare con giovani sposi piuttosto che
con i fidanzati.
Oltre a questa formazione extra-moenia, il C.P.M. mi ha fatto incontrare quella
domestica di Famiglia Domani, altrettanto importante nel cammino di coppia e strumento
essenziale negli incontri con fidanzati e giovani sposi.
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PERCHE’ AMIAMO IL CPM
di Enrico e Marinella Gualchi
Qualche volta, durante i nostri più che trent’anni di CPM, Enrico ed io ci siamo chiesti:
continuiamo o smettiamo? Se continuiamo, perché o per chi?
La risposta data alla prima domanda pare evidente, mentre alla seconda non sempre è
stato facile e ciò ci ha stimolato a riflessioni periodiche che hanno però sempre più
radicato il nostro convincimento.
Ripercorrendo la storia del nostro “ingaggio” vediamo con chiarezza l’evolversi e il
maturare dei nostri sentimenti.
All’inizio degli anni 70 ci aveva affascinato, sull’onda della grande novità del Concilio,
l’impegno in quanto laici a favore del sacramento “dei laici”.
Ci pareva (e ci pare tuttora) opportuno e bello che ad accogliere nella Chiesa i cristiani
che desiderano vivere in Essa come sposi fossero altri fratelli che li avevano preceduti
nella scelta.
La relazione con Dio vissuta in coppia attraverso le specifiche esperienze del
matrimonio e nel confronto privilegiato del rapporto diretto con l’altro ci fece intravedere
una possibile teologia “sponsale”.
L’esperienza del gruppo di coppie in cui entrammo (per allora una novità nel panorama
associativo cattolico) ci confermò questa intuizione. Conoscemmo il metodo della
revisione di vita che ci piacque molto per la sua aderenza alla realtà e la sua proposta di
conversione progressiva e verificabile.
Soprattutto scoprimmo due grandi valori che ci accompagnano da allora nel nostro
rapporto con gli altri: l’accoglienza e lo spirito di collaborazione.
L’accoglienza che ci fece sentire considerati per noi stessi quali siamo: con i nostri
difetti da non nascondere, ma da accettare per poterli dominare; con le nostre difficoltà da
condividere con gli altri in un cerchio di sostegno reciproco; con i nostri dubbi di cui non
vergognarci,
ma
da
esprimere per riflettere in
comunità; con le nostre
aspirazioni che nel confronto trovavano forza per
realizzarsi.
Lo spirito di collaborazione unito al rispetto reciproco ci insegnò ad
ascoltare le idee degli altri
trovando conferme o nuovi
orizzonti, portandoci a
realizzare progetti che da
soli avremmo magari accantonato per pigrizia o per
paura.
Ma oltre a ciò avemmo
Coppie CPM in dialogo con giovani sposi
la fortuna di vivere un
nuovo rapporto con la
figura del sacerdote, fino ad allora visto come l’autorità docente e giudicante.
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I volti di Mimmo, Mino, Giovanni, Piero, Oreste, Ermis, e soprattutto Giacomino
sono rimasti nel nostro cuore come carissimi amici che abbiamo amato e da cui siamo stati
amati, con i quali abbiamo conosciuto e pregato Dio, mettendo insieme le nostre
vocazioni differenti ma pari e dai quali siamo stati spronati sulla strada della ricerca e
dell’impegno nell’ottica di quella teologia sponsale da noi appena intuita e poi emersa
nella Chiesa.
Col passare del tempo sentimmo sempre più vivo il desiderio che le nuove coppie
potessero fare l’esperienza del camino di gruppo.
Il nostro impegno si volse a diffondere la scoperta del nuovo modo di essere Chiesa in
un dialogo libero, autentico e rispettoso che superava la freddezza delle gerarchie
attraverso rapporti umani maturi e consapevoli.
Via via che consolidavamo i legami all’interno dell’équipe apprezzavamo sempre più la
valenza del cammino di fede nel piccolo gruppo guidato dal confronto profondo e
coinvolgente con la parola di Dio. Scoprimmo l’importanza di dedicare un tempo preciso
alla conoscenza della Bibbia, accomunato all’impegno di concretizzare nel quotidiano e nel
presente i messaggi che coglievamo nelle Scritture; gustammo sempre più il valore della
convivialità, che ha molto spazio nel Vangelo, dove spesso incontriamo Gesù che siede a
tavola con coloro che vuole raggiungere con il suo messaggio, mostrando grande
sensibilità nel condividere le esperienze umane.
Come dice l’adagio “l’appetito vien mangiando”… ed ecco che incontrando altre
coppie del CPM sentimmo parlare degli incontri internazionali e spinti da curiosità
partecipammo ad un raduno in occasione del nostro 25° anniversario di nozze. Partiti per
una bella gita, ritornammo ricchi di nuove conoscenze, nuovi interrogativi sorti nel
confronto con i fratelli di altri paesi, nuovo entusiasmo donatoci dall’esperienza tangibile
della Pentecoste vissuta nelle Eucaristie multilingue.
Infine, ma non ultimo, il contatto costante con i giovani nel divenire degli anni si è
rivelato una splendida opportunità di rimanere al passo con l’evolversi della società,
approfittando dell’eccezionale osservatorio in cui esercitarsi a “cogliere i segni dei tempi”
secondo lo spirito conciliare.
Come tutte le storie anche questa tenta di esprimere una morale che poggia su tre
concetti chiave che abbiamo acquisito camminando nella condivisione e nella riflessione
con tutti gli amici laici e preti, giovani e meno che in questi lunghi anni ci hanno
accompagnato e a cui diciamo GRAZIE e dedichiamo il nostro lavoro.
ACCOGLIENZA: avvicinare i giovani con il sorriso, ascoltare le loro storie con
pazienza e vero interesse, costruire relazioni di amicizia che sappiano cogliere e donare i
rispettivi vissuti prepara il terreno per rapporti profondi e costruttivi.
TOLLERANZA: non giova nulla recriminare e rimuginare sul passato perché ormai è
accaduto e non si può mutare, non si costruisce nulla sottolineando le differenze tra noi e
gli altri, ma si può percorrere un vero cammino di comprensione cercando i valori
condivisibili e proponendo progetti per un futuro nuovo.
SPERANZA: se guardiamo con attenzione e senza preconcetti il mondo che spesso i
media e i cristiani stessi dipingono solo a tinte fosche, scorgiamo molte zone di luce e di
calore; a volte basta abbandonare i nostri orizzonti consueti e saper guardare oltre le
apparenze, magari trapassando qualche crosta di indifferenza o di scetticismo.
Una vocazione possibile e irrinunciabile dei cristiani secondo noi è proprio quella di
saper grattare via quelle croste per riuscire a cogliere nell’umanità la somiglianza con Dio
donataci fin dalla creazione. Ecco perché tuttora siamo innamorati del CPM!
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I Segretariati Diocesani di TORINO
Anno
1964
Coppia responsabile (Segretari)
Assistente
P. Guido Arosio
Coppie del segretariato
1965
Marco e Mariella Ghiotti
P. Guido Arosio
Puccio
1966-1967
Marco e Mariella Ghiotti
P. Guido Arosio
Ostino, Puccio
1968
Marco e Mariella Ghiotti
p. Guido Arosio
Ostino, Puccio, Martin
1969
Marco e Mariella Ghiotti
d. Luigi Pitet
Ostino, Stroppiana
1970-1971
Marco e Mariella Ghiotti
P. Mimmo Rocca
1972-1973
Carlo e Rita Stroppiana
P. Mimmo Rocca
1974
Giuseppe e Paola Albonico
P. Mimmo Rocca
Ostino, Stroppiana, Cutellè,
Luciano Fuscà
Albonico, Quaranta, Silvestro,
Battezzati
Quaranta, Silvestro, Battezzati
1975
Piero e Giovanna Contini
P. Mimmo Rocca
Nasi, Silvestro, Zanella
1976-1978
Fiorenzo e Anna Maria Savio
d. Marco Bonardello
1979-1981
Gianni e Maria Paola Chiesa
d. Beppe Anfossi
1982-1983
Guido e Anna Lazzarini
d. Beppe Anfossi
1984-1985
Guido e Anna Lazzarini
P. Mario Bianchi
1986
Guido e Anna Lazzarini
P. Mario Bianchi
1987
Luigi e Nuccia Resegotti
p. Mario Bordin
Asselle, Bardelli, Campadello,
Cellino, Mangano, Roggero,
Giani
Campadello, Cattaneo, Valfrè,
Ghidoni, Gualchi, Mostaccio,
Silvestro
Marin,
Campobenedetto,
Scapin, Petricola, Calderan,
Bosco G. e M.
Ghidoni, Bianciardi, Serra,
Schipani, Calderan, Resegotti,
Cardellino, Valperga, Prete,
Scapin
Bianciardi, Durante, Malino,
Uifuzzi,
Resegotti,
Sardo,
Tuccio, Boidi
(Segretariato provvisorio)
1988-1989
Giovanni e Carmina Donna
p .Giordano Muraro
1990-1992
Paolo e Gabriella Messina
p .Giordano Muraro
1993-1995
Enrico e Marinella Gualchi
d. Ermis Segatti
Bottero, Malino, Ninghetto,
Tuccio
Prete, Schipani, Ghidoni,
Di Marco, Impellizzeri
Beltramo, Prete, Di Marco
1996-1998
Enrico e Marinella Gualchi
d. Oreste Ponzone
Beltramo, Bosco T. e C, Prete
1999-2005
Lucia e Dino Curtol
d. Oreste Ponzone
Beltramo. Bosco T. e C., Prete,
Gualchi, Molinero
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Lettera del card. Siri ad Umberto Bertazzi
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I CPM a GENOVA
NASCITA DEI GRUPPI CPM GENOVESI
di Umberto e Grazia Bertazzi
Questi sono appunti fatti attingendo alla memoria, col precipuo scopo di presentare un
quadro non statistico, ma umano di tutto quello che ci sembra di aver fatto, con l'aiuto del
Signore ed il sostegno di tanti amici come noi desiderosi di dare una mano ai giovani che
si affacciavano al matrimonio cristiano.
Compariranno dati, nomi, fatti che ci sono sembrati salienti e che non ne escludono
ovviamente altri, che forse possiamo aver dimenticato o solo un po' sfiorato: sono passati
ormai 35 anni da quando ci siamo tuffati in un'avventura - la preparazione al matrimonio
cristiano - che, in quei tempi, né i giovani, né forse i sacerdoti avevano fino ad allora
considerato in tutta la sua vastità.
Crediamo di poter affermare in proposito di essere stati qui a Genova un po' dei
pionieri che hanno dovuto affrontare un cammino impervio, al quale i giovani fidanzati
neanche pensavano (bastavano i documenti burocratici e i preparativi per la festa!!) e che
anche i sacerdoti vedevano quasi con indifferenza, se non addirittura con sospetto (chi
erano e che discorso volevano fare queste coppie di sposi che si interponevano tra i
fidanzati e i parroci?).
Ci volle parecchio tempo perché le parrocchie ci aprissero di buon grado le porte per
gli incontri con i fidanzati e perché si convincessero che chi domanda di sposarsi in chiesa
deve essere veramente cosciente di ciò che sta per fare e per farlo per tutta la vita.
Col tempo la situazione maturò. Fin troppo, oseremmo dire, perché non mancarono le
richieste di alcuni parroci che avevano premura di organizzare le serate di incontri con i
fidanzati. Ed allora, eccoci a dover far rimarcare che la preparazione di un gruppo C.P.M.
non poteva essere affrettata e superficiale - negli incontri con i fidanzati, gli sposi C.P.M.
dovevano essere preparati ad ascoltare e sollecitare le domande dei giovani su ogni
argomento spirituale, materiale e religioso da discutere col gruppo, ovviamente anche col
sacerdote presente, senza offrire però solo verità categoriche, ma stimolando invece una
profonda riflessione sull'amore autentico e sul valore del sacramento del matrimonio.
Ecco ora un po' di cronaca di quei primi anni di formazione e di attività dei CPM
genovesi.
Era nel 1969 quando da un incontro di una coppia delle Equipes Notre Dame di
Genova, Roberto e Marina Revello, con i responsabili dei Gruppi di Spiritualità famigliare
e delle Equipes N. D. nacque l'idea di portare anche a Genova l'esperienza torinese,
iniziata fin dal 1964, dei centri di preparazione al matrimonio.
Ben presto si costituì così il primo CPM formato da sei coppie di sposi: Acquarone,
Bertazzi, Camandona, Casaretto, Priano, Viacava, provenienti da entrambi i gruppi citati.
Si cominciarono presto numerosi incontri anche con due sacerdoti, Don Giovannino
Cereti e Don Paolo Rigon, anche se il primo dovette dopo poco lasciare, essendosi
trasferito fuori Genova.
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Tali incontri seguivano le tracce, già collaudate dai Gruppi di Torino: una serie di
incontri di revisione di vita fatti insieme, sposi e sacerdote, e successivo trasferimento della
discussione sui diversi temi di riflessione pre-matrimoniale nelle diverse parrocchie
presenti i fidanzati.
Fu questa la fase per così dire sperimentale del primo gruppo CPM genovese che toccò
diverse parrocchie del centro città e anche di zone periferiche (Valbisagno, Valpolcevera,
Nervi, Voltri ecc).
Il gruppo si era nel frattempo arricchito della presenza di alcuni specialisti (Dott.ssa
Ida Scagliotti, pediatra, Prof.
Luigi De Cecco, ginecologo,
Prof. Luciano Adezati, clinico,
una Psicologa), per l'approfondimento
di tematiche
correlate alla vita di coppia.
Un altro prezioso contributo ci venne ben presto
dall'adesione al Gruppo di
Don Giacomino Piana - con
gli approfondimenti religiosi,
biblici e di esperienza con i
giovani - che avrebbe poi
proseguito per lunghi anni
successivi, nei Quaderni CPM,
periodico interdiocesano dei
Gruppi.
Nasceva intanto nel centro
cittadino un altro gruppo
CPM, con Padre Trapani della
Chiesa del Gesù, per coprire le
esigenze soprattutto delle
coppie della zona centrale della
città.
Nel 1972 il CPM genovese
poteva dirsi abbastanza avviato
ed efficiente, con due gruppi
operanti, uno in centro e l'altro
Lettera di padre Trapani di informazione ai sacerdoti genovesi
soprattutto itinerante.
25 Ottobre 1971
Come coppia responsabile,
indirizzammo al Vescovo, il
Card. Siri, in nome dei Gruppi CPM genovesi una dettagliata descrizione del nostro
lavoro, ribadendo che ci sentivamo chiesa in unione con i parroci e ovviamente, con il
nostro Vescovo.
Ne ricevemmo una lusinghiera risposta scritta, con la quale il Card. Siri ci esprimeva il
suo apprezzamento incoraggiandoci a proseguire il nostro lavoro con la maggiore
regolarità possibile.
E a conferma di. ciò, il Vescovo stesso volle partecipare (gradita ma emozionante
sorpresa!) ad una nostra riunione nella parrocchia di San Paolo, interessandosi vivamente
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sulla nostra revisione di vita e sulla nostra esperienza degli incontri coi fidanzati. Fu una
presenza affabile, attenta e compiaciuta: ci servì moltissimo da sprone per il nostro lavoro.
La chiesa genovese, con il suo vertice, si esprimeva così in positivo per l'attività dei CPM.
In quel tempo (1972) avviammo la formazione del terzo gruppo C.P.M. nella zona
della citata parrocchia di San Paolo con cinque coppie: Bonafè, Guerrieri, Geracil, Orengo,
Spotorno, con le quali sì è ulteriormente confermata la validità del metodo dì revisione di
vita, anche col sacerdote entrato nel gruppo, Don Lino Vicini.
Frattanto a Genova (zona Levante Nervi) aveva cominciato ad operare un altro
gruppo, col supporto di una coppia torinese, trasferitasi a Genova, Armando e Mavi
Mariano; sacerdote: Don Luciano Divona.
Al riguardo va detto che l'incontro con i Mariano è stato per tutti entusiasmante, per la
loro carica di ottimismo e di coraggio, costanza e pazienza, oltre che di un grande senso
della fede, ingredienti tutti preziosissimi in questo tipo di attività.
Lo stesso gruppo di San Paolo avviava frattanto la formazione di un nuovo gruppo
CPM operante nella zona alta della città (Castelletto, Circonvallazione a monte). E siamo
così a quattro Gruppi operanti in Genova.
Da ricordare inoltre come, in parallelo con quanto sopra, tra il 1970 e il 1976, il CPM
genovese prese parte a parecchie iniziative a livello interdiocesano, nazionale ed
internazionale. Citiamo: le Giornate della Federazione Internazionali di Barcellona (1972),
l'incontro nazionale al Salesianum di Roma per la Pastorale famigliare (1973), le Giornate
della Federazione Internazionale di Pianezza (TO), il convegno Gruppo permanente di
Assisi (1976), il Convegno dei Gruppi a Bocca di Magra.
Ci è inoltre caro aggiungere un ultimo cenno circa i rapporti dei CPM con la Curia
genovese ed in particolare con Don Antonio Pastorino, Delegato diocesano per la
pastorale famigliare. In numerosi incontri serali ci siamo confrontati con Don Pastorino
ed altre coppie impegnate sugli stessi temi, traendone la conclusione che la pastorale
famigliare non poteva prescindere da un sincero discorso di amore fra i giovani, sia a
livello di fidanzati sia a quello di sposi.
IL SECONDO GRUPPO DI GENOVA E IL SUCCESSIVO
SVILUPPO DEI CPM
Intervista a Giovanni e Luisa Maria Casaretto
Com’è nato il CPM a Genova?
I coniugi Revello dell’END nel 1969 hanno proposto a noi Casaretto e ad altre coppie,
con Don Giovanni Cereti, di iniziare il CPM a Genova.
Il gruppo, dopo un periodo di revisione di vita, ha tenuto il primo corso ai fidanzati
nella chiesa dell’Annunziata nel mese di Novembre 1969.
A Don Giovanni Cereti, che è partito per l’Africa come missionario, sono poi
subentrati don Giacomino Piana e Don Paolo Rigon.
Questo gruppo era “itinerante” e teneva i corsi ai fidanzati nelle parrocchie che lo
richiedevano.
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Siete poi stati voi che avete dato vita al secondo gruppo …
Infatti, a partire dal gennaio 1971 abbiamo pilotato un secondo gruppo voluto da
Padre Trapani ed in quello siamo poi rimasti.
Padre Francesco Trapani è stato una figura fondamentale per il consolidamento del
CPM a Genova: ci credeva fermamente e si teneva in contatto con la segreteria
interdiocesana e sovente raggiungeva Torino per partecipare agli incontri interdiocesani.
Di questo gruppo, che operava alla Chiesa del Gesù, abbiamo notizie abbastanza
precise grazie ai documenti conservati da p. Trapani.
Nel dicembre 1970 don Antonio Pastorino, che era Segretario del Consiglio Pastorale
Diocesano, aveva chiesto a p. Trapani se i padri Gesuiti sarebbero stati disposti a tenere
un “corso periodico per fidanzati” in Via Petrarca 1, a servizio delle nove parrocchie del
IV Vicariato. P. Trapani accettò e pensava in un primo tempo a dei corsi tenuti da
“esperti”, come usava fare l’Istituto “La Casa” di Milano allora all’avanguardia nella
preparazione al matrimonio.
Padre Trapani era assistente di una Equipe Notre Dame e venne così a conoscenza che
i coniugi Casaretto facevano parte di un gruppo CPM in collegamento con i CPM di
Torino.
Articolo sui CPM della Gazzetta del Lunedì – 2 Febbraio 1976
Domenica 17 gennaio 1971 Roberto Revello raduna a casa Damiani otto coppie per
spiegare come funziona un gruppo CPM e la domenica successiva il gruppo è formato.
Ne fanno parte: Giovanni e Luisa Casaretto, Manfredi e Aida Damiani, Franco e Giusi
Dodero, Alberto e Rita Montani, Ciro e Vanna Pisaturo, Gianni e Graziella Viazzi.
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Sono tutte coppie che hanno avuto una grossa parte nello sviluppo dei CPM a
Genova e in Italia …
E’ vero. Abbiamo sempre creduto nella dimensione sovra-diocesana dei CPM ed in
quella internazionale.
Fin dall’inizio esisteva un collegamento con il CPM di Torino: per la formazione dei
gruppi e la preparazione dei corsi si seguirono gli “schemi” forniti dal CPM di Torino
specialmente le guide per la Revisione di Vita e le “tracce di conversazione” da tenere ai
fidanzati.
Ma già per il primo corso erano state
preparate a Genova delle “guide” per i
fidanzati più semplici di quelle ufficiali e
furono sperimentate alcune varianti alla
pedagogia originale. C’è sempre stata
un'intensa ricerca della pedagogia che
potesse essere più efficace con i fidanzati
ed è stato importante scambiare al
riguardo con la Segreteria Interdiocesana
CPM di Torino.
Anche il primo corso del gruppo di p.
Trapani ebbe inizio il 7 maggio e fu un
“successo”: le coppie di fidanzati alla fine
delle serate non volevano andar via……
le coppie del gruppo si sentirono sempre
più a loro agio ed alla fine erano pronte a
sollecitare un nuovo corso al più presto.
Ecco come ne scrisse p. Trapani:
“Con un po’ di spiegabile “trepidazione”
abbiamo iniziato il nostro lavoro con dieci coppie
di fidanzati, di età e di condizione sociale diverse.
Grazie alla carica umana degli sposi, subito si è
stabilito un clima di semplicità, di schiettezza e
cordialità che ha permesso uno scambio fruttuoso
di esperienze. Dico “scambio” perché la bellezza
di questo metodo sta nel fatto che tutti i
partecipanti – non solo quindi i fidanzati, ma
anche gli sposi – imparano ed escono arricchiti da
queste serate che consistono in una conversazione
“guidata” (per evitare perdite di tempo), ma
Risposta di padre Trapani – 9 Feb. 1976
decisamente schietta e confidenziale. E’ molto
interessante rilevare che in tutti gli incontri si
verifica un’apertura su problemi di cui i fidanzati mai avevano trattato tra loro; significativa la frase che
ho colto più di una volta sulla bocca dell’uno o dell’altra: “ma questo non me lo hai mai detto”. Ed è
proprio questo il nostro desiderio: contribuire con questi incontri ad esercitare ed abituare i fidanzati a dirsi
tutto per iniziare quel dialogo che deve durare tutta la vita, se si vuole che il matrimonio non si riduca ad
una convivenza, sia pur pacifica.
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La funzione del Sacerdote è veramente di “Assistente”: un fatto che stupisce i fidanzati è proprio il suo abituale
silenzio, fatto nuovo per chi si aspettava (o “temeva” come qualcuno disse al termine) di udire una tradizionale
predica moraleggiante”.
Via via si formarono a Genova altri gruppi CPM; alla fine del 1972 erano attivi: un
gruppo itinerante, il secondo gruppo in centro e altri tre gruppi a Levante S. Fruttuoso, in
Val Bisagno – San Gottardo e Via Vesuvio.
Nel 1974, quindi a cinque anni circa dagli inizi, c’erano già sette gruppi.
L’attività dei CPM è seguita con interesse da don Pastorino della Curia e i Bertazzi,
responsabili diocesani dei CPM, ne parlano e relazionano al Cardinale:
“Oggi i Centri di Preparazione al Matrimonio” (CPM) contano in Genova sette Equipes con una
cinquantina di coppie di sposi e dieci sacerdoti. Operano in centro (Chiesa del Gesù), al levante (NerviRecco), san Martino, Val Bisagno, Circonvallazione a Monte (S.Paolo), Sampierdarena, Busalla, oltre
ad una équipe itinerante che soddisfa le richieste delle parrocchie ancora scoperte. Sono inoltre in
formazione alcune altre équipes CPM (Castelletto, Sampierdarena).
Da febbraio a maggio si effettuano 15 serie di incontri, ciascuno di sei/sette serate (generalmente
settimanali), entrando in contatto con 120/130 coppie di fidanzati; per il resto dell’anno facciamo
revisione di vita. C’è pure un minimo di struttura: un segretariato per i contatti fra le varie équipes, con i
CPM delle altre diocesi e internazionali”.
Il Cardinal Siri rispose elogiando la costituzione del segretariato, invitando a guardare
alla diocesi intera e benedicendo.
Con i Bertazzi prima e poi con i Ripandelli abbiamo tenuto la segreteria del CPM
genovese fino al 1978: è stato un buon lavoro che abbiamo fatto insieme.
Oggi che cosa vi resta del vostro impegno nei e per i CPM?
L’esperienza del CPM è stata veramente preziosa anche per la nostra coppia. Abbiamo
sospeso momentaneamente gli incontri con i fidanzati, perché siamo impegnati in molte
attività parrocchiali e diocesane. Ci chiedono però di riprenderli anche se ora siamo
impegnati con un gruppo di coppie in Parrocchia e forse dovremo impegnarci nella
preparazione al Battesimo.
INTERVISTA A MICHELE COLELLA
Primi gruppi CPM a Genova: chi c’era con don Piana e don Rigon?
Assieme ai Casaretto c’erano i De Cecco e gli Acquarone. Un’altra coppia erano i
Bertazzi, il gruppo era formato da 4-5 coppie. Don Paolo Rigon è stato un po’ una
meteora, don Giacomino e padre Trapani sono stati più presenti. I primi incontri, noi
Coltella, li abbiamo fatti con padre Trapani. C’erano anche i Ripandelli che da qualche
tempo sono in Canada: ho cercato di rintracciarli, ma l’indirizzo e-mail che mi hanno
fornito non era giusto ed è tornata indietro, volevo farmi dare l’indirizzo, ma poi il tempo
passa…
Quali sono state le altre grandi tappe dello sviluppo a Genova? e quando il segretariato è passato da
Torino a Genova? qual è poi stato l’impegno per la diffusione in Italia?
Noi siamo stati appoggiati nella nostra opera dal cardinale Giuseppe Siri. Ce lo siamo
conquistato all’inizio quando eravamo uno o due gruppi. Mi ricordo che facevamo le
riunioni con 50 coppie di fidanzati. Tutta la diocesi vi confluiva da quando uscì a livello
nazionale il discorso dell’obbligatorietà (Doc. CEI “Evangelizzazione e sacramento del
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matrimonio” 20/06/75). Prima all’inizio si facevano incontri con 5-6 coppie di fidanzati
perché erano volontari e noi facevamo il nostro gruppetto con quelli che volevano
prepararsi al matrimonio. Poi da un giorno all’altro è stato stabilito che non
amministravano più il sacramento se non c’era la preparazione, allora i fidanzati sono
corsi tutti. Abbiamo quindi iniziato a fare questi incontri con 50-60 coppie: mi ricordo
saloni pieni di gente. Vi dico la verità: proprio con 3-4 coppie di quelle da cui uno non
spera niente siamo ancora in rapporti adesso, cosa incredibile, gente che ha figli di 25-30
anni di cui potrei fare il nonno. Ignazio e Fulvia, abitano a Marassi e pilotano gli incontri,
abbiamo celebrato la messa sabato per Tina e sono venuti.
Abbiamo poi cominciato ad andare in giro per le parrocchie a formare dei gruppi, la
diffusione è avvenuta così. Insieme a questo avevamo escogitato, ed era riuscito
abbastanza bene, l’incontro con i sacerdoti della diocesi, facevamo cena insieme e
parlavamo. Anche lì per 3-4 anni, ripeto parliamo sempre degli albori, venivano 50-60
preti e lavoravamo tutta la sera. All’Istituto Arecco abbiamo organizzato parecchie
riunioni, poi dalle suore Salesiane.
Ci chiamavano per tenere questi incontri anche nelle varie parrocchie e pian piano si
formavano dei gruppi nuovi. Poi dopo un anno, due, o il parroco cambiava o diventava un
gruppo autonomo pur continuando a chiamarsi CPM col significato di “corsi di
preparazione al matrimonio”.
Quanto abbiamo combattuto contro quella parola “corsi” mentre ci prendevamo
anche la responsabilità di dire che, per come venivano svolti gli incontri, quelli non erano
Centri di Preparazione al Matrimonio.
Quando siete venuti siete passati davanti ad una chiesa il cui Parroco usa quel sistema
da sempre: mette insieme 30 coppie di fidanzati, chiama una coppia o due, con le quali
non ha mai fatto una revisione di vita, fa un discorsetto di 10-15 minuti, li divide in 2-3
gruppetti, poi se ne va per i fatti suoi e lui ha fatto la sua catechesi, e così si va avanti. Si è
persa la passione.
Mentre chiacchieriamo ci raggiunge Padre Ugo Crovetto che ricorda uno dei primi
incontri con Pére D’Heilly nel 1974 all’istituto La Salle a Torino: “Era venuto dalla
Svizzera un certo padre Callisto che faceva gli incontri di preparazione al
matrimonio a Lugano.”.
Secondo te, qual è il principale ostacolo al mantenimento, alla diffusione del CPM? Quale impegno richiede?
(Michele) Stavo ricordando che facevamo gli incontri con 50 coppie di fidanzati, c’eri
già o era già finita?
(p. Ugo) Mi ricordo che nel ’71 dalle salesiane in C.so Sardegna avevamo 40-45
coppie: gli incontri erano fatti con Aida e Fredi Manfredi.
(Michele) Poi c’era il frate dei Figli di Maria di Prà, eravamo andati e avevamo
formato un gruppo con padre Augusto Deangelis. Ci siamo sviluppati: andavamo a
formare gruppi nelle parrocchie e poi gli incontri con i preti, all’Istituto Arecco. Ne
abbiamo fatti tanti e veniva tanta gente.
(p Ugo) E adesso non viene più nessuno.
(Michele) Poi facevamo la giornata di preghiera aperta un po’ a tutti, anche questo era
importante. Insomma avevamo più visibilità, perché c’era più passione.
Come leggi questa mancanza di sacerdoti nel CPM?
Soltanto perché i preti sono sempre meno numerosi o c’è del disagio, delle divergenze?
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(Michele) No divergenze non ce ne sono; io, se devo dire onestamente, non è che
vedo sostituito il CPM da altre forme serie di preparazione: fanno così alla buona.
All’inizio il CPM era anche indubbiamente una novità…
(p. Ugo) C’era ancora l’entusiasmo del Concilio, sia nei preti che nei laici. … Anche tra
i laici, si trovavano più facilmente persone che rispondevano.
Lettera di Mons. Tarcisio Bertone, attuale Arcivescovo di Genova, a Michele Colella
(Michele) Il Cardinal Siri mi ha scritto 2 o 3 volte incoraggiandoci. Oggi i laici non
sono più interessati a niente, né al CPM né a tutto il resto. Quindi non soltanto i preti
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hanno perso l’entusiasmo, ma anche i laici e per tutto. Io ho militato un po’ nella politica e
non c’era riunione ove non ci fosse il pieno di gente, adesso chi è che si muove? Neanche
più alla riunione di condominio va la gente. E nella scuola: con Tina cosa non abbiamo
mosso, consiglio di istituto e quant’altro!… Oggi c’è indifferenza.
E’ consolante che tu non veda disaccordo da parte dei sacerdoti, cioè che probabilmente sia a causa di un
sovraccarico di impegni…
(Michele) Non lo dico perché ce l’ho con i preti, infatti, non li chiamo sacerdoti
perché il sacerdozio è un servizio che coinvolge tutti. Sono superimpegnati nell’attività
della parrocchia, vuoi perché non hanno cercato collaboratori o perché non vogliono
essere aiutati, non vogliono mollare, a parte qualcuno che tenga in ordine e pulita la chiesa
e un altro che risponda al telefono. Per il resto gli piace… Quindi uno raccoglie quello che
semina, non è inimicizia, è manovalanza sottomessa.
Nelle parrocchie i catechisti sono persone molto presenti e importanti, mentre invece per il sacramento del
matrimonio (sebbene sia obbligatoria la preparazione) trovo che non c’è altrettanto desiderio da parte dei parroci
di far crescere e sostenere i CPM. E’ forse il tipo di catechesi che facciamo in gruppo col metodo CPM
interattivo? Oppure è un atteggiamento generale verso la catechesi degli adulti, perché anche nella preparazione
al battesimo si registrano gli stessi problemi: forse incontrare i giovani per i parroci è ancora un’attività
entusiasmante mentre incontrare le famiglie lo è un po’ di meno.
(Michele) Vorrei che p. Ugo intervenisse a dire la sua esperienza personale. Anche
negli incontri con i preti è difficile trovarsi. Finché parlano loro, va tutto bene ma proprio
recentemente mi dicevano che se qualcuno dei laici, anche in buona fede, in
buon’armonia, esce fuori da certi schemi e dice le stesse cose con parole diverse, incontra
delle difficoltà.
La difficoltà dei parroci a partecipare a gruppi di revisione di vita si può anche capire perché la Revisione di
Vita. obbliga in qualche modo a mettersi a nudo e chi ha un ruolo di rappresentanza non vuole farlo
soprattutto con un gruppo particolare e nella sua parrocchia…
(Michele) Hanno paura di perdere l’aspetto carismatico. Invece, secondo la mia
esperienza, lasciar vedere che anche il prete ha i suoi momenti di crisi, di difficoltà, dà ai
laici sicurezza e lo ammirano di più.
Di preti così ne ho conosciuti, incontrati, con i quali ci siamo confidati.
Per esempio per noi l’incontro con Padre Rocca è stata un’esperienza di grande ricchezza quando lui ci parlava
della sua vocazione, della sua crescita da ragazzino…. Ci ha aperto il cuore, dandoci la possibilità di conoscere
l’umanità della sua scelta.
(Michele) Qualcuno dei gesuiti si salva!
Ci si domanda talvolta come mai i sacerdoti che lasciano il CPM poi non tornano più. Si parlava del
barnabita padre Herz che dopo essere andato a Brescia è tornato a Genova ma non si è più fatto vedere.
Tornando alla storia del CPM a Genova; voi avete fatto questa formazione di gruppi partendo però dalla
formazione dei parroci: erano poi loro che coinvolgevano i gruppi?
(Michele) Padre Croce, per dire, che è di S. Francesco da Paola, a Marassi, ci ha accolti
benissimo e siamo riusciti a fare un gruppo che è ancora in piedi adesso. Anche a Prà
abbiamo avuto accoglienza da parte dei sacerdoti più sensibili. Tu dici che hanno
difficoltà, ma hanno difficoltà a trovare il tempo, e io lo capisco anche.
Il nostro parroco agli incontri compare, fa due battute che sono in sintonia con quanto diciamo noi, e poi
sparisce…
(Michele) E quello che dicevo, alcuni preti con i fidanzati fanno la stessa cosa. Fanno
un’introduzione di cinque minuti poi se ne vanno e così loro avrebbero fatto l’incontro. Io
li capisco, hanno delle difficoltà, hanno da seguire tanta gente, non gliene faccio una colpa,
ci sono gli scout, associazioni, movimenti, gruppi di spiritualità, neocatecumenali che
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fanno i fatti loro…. Aprono le porte a tutti, danno la chiesa… però sono tutti impegni
che si moltiplicano.
Notiamo anche l’atteggiamento di alcuni presbiteri che giustificano la loro presenza in un gruppo soltanto
se c’è l’aspetto teologico: al di fuori di questo si sentono pressati, hanno l’impressione di perdere tempo. Agli
albori del CPM c’erano nelle équipes dei preti, tipo padre Rocca, che non avevano la cura personale di una
parrocchia, tipo don Giacomino, impegnatissimo in tante cose, ma non con il carico di una comunità.
Come mai adesso ci sono meno sacerdoti liberi da impegni?
(p. Ugo) Si sente la crisi vocazionale. Noi siamo invecchiati, però di giovani non ce ne
sono; ai miei tempi in noviziato eravamo 25 del primo anno, 50 in tutto. Adesso a mala
pena in tutta Italia sono una dozzina e diciamo uhhh! Quindi non ci sono più giovani che
arrivano, c’è un vuoto, ci sono i settantenni e dove li trovi quelli di sessanta, cinquanta,
quaranta?
(Michele) Ma quando abbiamo incominciato, solo lì all’Istituto Arecco eravate giovani
e potevate dedicarvi ai gruppi. Adesso stanno chiudendo, stanno smantellando chiese,
conventi, stanno cedendo le parrocchie alla diocesi. Gli ultimi sono i frati di S. Nicola che
vogliono lasciare la parrocchia. Sono pochi, ma sono anche divisi!
La crisi però può essere un’occasione per ripensare, per rivedere; se le cose vanno
sempre bene sei travolto dalle cose, se vanno male sei obbligato a ripensare veramente a
ciò che è fondamentale e quindi a ricuperare l’essenzialità e a riprendere le cose che
contano.
Per finire, puoi dirci qualcosa in merito alla presenza tua e di Tina alla Commissione Famiglia della
CEI?
(Michele) Siamo stati nominati in rappresentanza dei movimenti, anche se ci furono
problemi di contatti. Sono state tentate tante strade per far breccia sui problemi, compresi
quelli della preparazione al matrimonio, ma non si è mai giunti ad una conclusione o a
forme di impegno serio.
La Commissione Famiglia della CEI era senza poteri decisionali: vi arrivavano gli
ordini della CEI che venivano ridistribuiti alle varie Diocesi. Venivano proposte Giornata
della famiglia, Giornata della vita, Giornata di formazione con i suoi argomenti, ecc., ma
non è che uscisse fuori qualche cosa.
GLI ANNI ’80 A GENOVA E IN ITALIA
di Lelio e Manuela Blangetti
Accogliendo, per quanto possibile, l’invito ricevuto dal Comitato, riassumiamo quello
che la nostra memoria (un po’ l’abbiamo persa per strada) e qualche documento residuo ci
consentono di ricordare (purtroppo molti documenti passati ai nostri successori sono
andati dispersi).
Il cammino del nostro gruppo nel CPM genovese è iniziato nel 1978, dopo circa due
anni di apprendistato.
Dal 1979 siamo stati segretari diocesani fino al 1982, dal 1983 al 1985 lo sono stati i
Reboa, poi per 2 anni i Mantero e infine ancora noi fino al 90/91.
C’è stato molto fervore in quegli anni a Genova: il metodo CPM ci aveva conquistato
ed il nostro gruppo (in particolare i Corsanego, i Reboa e noi) si è attivato per diffonderlo
in Diocesi.
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Così a Genova negli anni 88/89 si contavano una quarantina di gruppi, anche e
soprattutto per la collaborazione che abbiamo trovato in molte coppie di gruppi nascenti.
Il nostro gruppo (6 coppie + 2 sacerdoti) ha fatto ogni anno per molti anni sei serie di
incontri con i fidanzati al pari di altri gruppi diocesani.
Ricordiamo sempre con affetto il grande apporto al CPM genovese, e non solo, di Tina
e Michele Colella, come di altri che non citiamo, per timore di omettere qualcuno (l’elenco
sarebbe abbastanza lungo).
Nel 1984 siamo diventati presidenti nazionali, succedendo a Tina e Michele, incarico
che abbiamo passato ai Bianciardi nel 1992.
Nel 1983 si è svolta ad Albisola (SV) la prima due giorni dei CPM con coppie di Torino,
Milano, Savona, Genova e del Veneto. Da allora ogni anno si sono susseguite le due giorni
che si sono tenute fino al 1987 ad Albisola e dal 1988 al 1990 a Castelnuovo Fogliani (PC)
per agevolare gli amici del Veneto e dell’Emilia.
Dal 1991 al 2002 le due giorni si sono svolte alternativamente nelle Diocesi di Siena,
Torino, Savona, Genova. Le coppie venete, ahimè, si sono staccate dal nostro movimento
nel 1992 per formare un altro tipo di gruppi (gruppi famiglia Lazzarini).
Durante quegli anni c’è stato molto impegno per la diffusione del movimento e si è
operato nel Veneto (Castelfranco, Vittorio Veneto, Treviso) prima del distacco di cui
dicevamo, a Firenze, a Siena e a Massa Marittima.
A Firenze siamo stati parecchie volte per attivare un gruppo che è andato avanti
qualche anno soltanto, per mancanza, a nostro avviso, di alimento locale.
Concludiamo dicendo che abbiamo vissuto con la passione di cui siamo capaci (forse
non è molta) il nostro lavoro nel CPM anche perché ha fatto “bene” alla nostra coppia.
CPM A GENOVA NEL BIENNIO 1984-85
di Enrico e Malù Reboa
Quando iniziammo a far parte del segretariato del CPM di Genova, i gruppi erano già
abbastanza numerosi in quanto da vari anni in Diocesi sotto l’egida del Cardinale Giuseppe
Siri gli incontri con i fidanzati erano obbligatori. Il nostro gruppo CPM nato nel 1976
dopo un anno di cammino di fede sugli Atti degli Apostoli e circa 2 anni di revisione di
vita, iniziò gli incontri con i fidanzati e nello stesso tempo partecipò sempre a riunioni di
formazione.
Così conoscemmo bene i pilastri del CPM genovese i Colella, i Montani, i Mantero ed
i Blangetti facenti parte del nostro gruppo e Don Giacomino Piana che sempre presente ci
fece innamorare dei Salmi e del Cantico dei Cantici. Oggi crediamo che sia stato proprio
lui, sacerdote, a parlarci con maggior entusiasmo e chiarezza dell’amore uomo-donna e
della visione di Dio sul matrimonio.
Vista la nostra assidua partecipazione agli incontri di segretariato e qualche timida
scappata agli incontri della Federazione Internazionale CPM a Bex nel 1980 ed a Lisbona
nel 1983 fummo nominati segretari diocesani CPM nel 1984.
Fu un momento di grande entusiasmo ed i gruppi, circa 24, continuarono a crescere
anche perché le coppie più anziane si dedicarono al pilotaggio, cioè a seguire un nuovo
gruppo in formazione anche per due anni. Ogni gruppo faceva circa tre corsi l’anno
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continuando a fare revisione di vita settimanalmente; spesso le coppie del gruppo che non
partecipavano ai corsi si riunivano per pregare.
Nelle giornate cittadine di apertura, di formazione e di chiusura si cercarono sacerdoti,
coppie, laici e teologi disposti ad aiutarci a crescere nella fede, nella carità, nel
comprendere il comportamento dei fidanzati nella vita di tutti i giorni.
In Diocesi iniziarono gli incontri tra i vari gruppi ecclesiali ed il CPM non solo vi
partecipò, ma alcune volte fu chiamato a parlare della formazione.
Anche a Genova iniziò il corso “lungo” della durata di 13 incontri (Colella, Montani,
Pisaturo). Dei partecipanti, non molti, alcuni entrarono a far parte dei gruppi CPM. Tutto
questo fece aumentare il numero dei gruppi a circa 40.
CPM A GENOVA DAL ‘96 AL ‘99
Intervista a Tito ed Amata Dodero
Siete stati responsabili dei CPM genovesi per molti anni. Cosa volete mettere in
evidenza dell’impegno di quegli anni?
Nel ‘96, quando siamo stati chiamati alla responsabilità dei CPM genovesi, abbiamo
iniziato l’anno ponendoci di fronte alla “crisi della coppia”, argomento trattato nella
giornata di apertura, e domandandoci di conseguenza quale fosse la preparazione più
adatta ed efficace per i fidanzati.
Monsignor Rigon, relatore di quell’incontro, ci aveva portato la sua esperienza vissuta
in prima persona quale Vicario giudiziale del Tribunale Ecclesiastico Regionale Ligure.
Come già avveniva in passato, abbiamo continuato ad organizzare nell’anno 96/97 i
cinque sabati “Crescere insieme” che hanno fatto seguito alla giornata di apertura. Sono
stati incontri che ci hanno fatto riflettere, attraverso il confronto costruttivo tra le coppie
dei vari gruppi della diocesi, sulle caratteristiche dell’amore di coppia ed in particolare
sull’indissolubilità, sulle differenze caratteriali uomo-donna e sul come superare le
immancabili difficoltà che tutti incontriamo prima o poi nella vita a due.
Questo periodo è stato per i CPM di Genova anche un importante momento di
riorganizzazione in quanto ci si è contati, o meglio è stata verificata l’effettiva
appartenenza al CPM dei vari gruppi e la loro “vitalità” riordinando ed aggiornando anche
l’indirizzario per avere così una più efficace e corretta possibilità di comunicare con tutti.
Ci siamo anche molto impegnati come segretariato nei contatti con tutti i gruppi
andando loro incontro nelle diverse zone dove si svolgevano di volta in volta i sabati
“crescere insieme” e con il CPM nazionale.
Quanti erano i gruppi CPM in quel periodo?
Nel 96/97 i gruppi erano 35 e l’attività con i fidanzati era in media di circa 4
corsi/anno per gruppo.
Ma come dicevamo la nostra preoccupazione principale è stata quella della formazione
delle coppie CPM, per poter testimoniare ai fidanzati la fede in Cristo con l’annuncio della
Lieta Novella vissuta nel quotidiano, con l’umiltà che cerca sempre la verità, la pazienza
nel saper ascoltare e dialogare, ma, soprattutto, la carità che porta ad amare e servire Cristo
in ogni fratello.
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Così, nel periodo successivo, (‘97/’98) l’indirizzo fu quello di approfondire il tema su
“Identità del CPM, motivazione ed obiettivi del nostro servizio ai fidanzati” e questo fu proposto fin
dalla giornata di apertura.
I vari gruppi presenti alla giornata si confrontarono sui seguenti argomenti:
motivazioni, testimonianza, formazione, itinerari con i fidanzati, identità e struttura della
nostra associazione.
Nessun relatore era stato di proposito invitato in questa giornata.
Questa scelta fu fatta espressamente su richiesta dei vari gruppi, per poterli ascoltare,
conoscerci reciprocamente e condividere difficoltà, problemi ma anche gioie e speranze.
Il risultato di questa giornata fu veramente costruttivo e servì a caricare di entusiasmo
tutti, ma principalmente le coppie più giovani.
La formazione dei gruppi è poi continuata con cinque sabati “Crescere Insieme”
impostati intorno ai seguenti argomenti:
• Essere Cristiani oggi: Cristo mistero centrale del Cristianesimo (relatore Don Cavalli)
• Famiglia e comunità cristiana (relatore Don Pietro Arvigo)
• Eucaristia dono di comunione (relatore Padre Roberto Geroldi)
• Essere coppia cristiana nella società (relatore Mons. Armando Guiducci)
• Procreazione responsabile: una risposta d’amore nel nostro cammino di coppia (relatore Don Franco
Buono)
Si è tenuta anche una, molto ben riuscita, giornata di preghiera “Lectio Divina” su
“Famiglia segno di speranza, famiglia segno dello Spirito Santo” guidata da Don Sergio Manarolo,
anche se, purtroppo, con poche coppie presenti.
Grande lavoro fatto nell’anno è stato quello dell’indagine sulla preparazione al
matrimonio svolta nei vari gruppi CPM. I risultati sono stati comunicati in assemblea nella
giornata di chiusura svoltasi in località Torrazza.
Analoga indagine era stata svolta da parte della Commissione Famiglia nelle parrocchie
della diocesi dove non era presente il CPM ed una sintesi sull’esito di tale indagine venne
consegnata al nostro Arcivescovo Mons. Dionigi Tettamanzi.
Questo lavoro permise di conoscere la vera realtà della preparazione al matrimonio
nella Diocesi e di definire in conseguenza alcune linee guida, per migliorare e rendere più
efficace il servizio, attualizzando anche le disposizioni dell’arcivescovo contenute nel
libretto “La preparazione al matrimonio nella nostra diocesi” pubblicato nell’Ottobre del ‘95.
Riteniamo che in questa occasione il contributo del CPM sia stato veramente molto
utile per avere una vera e chiara situazione.
Dicevate della formazione delle coppie CPM come impegno prioritario….
Certamente. L’impegno è continuato anche nel successivo ‘98/’99: il tema della
giornata di apertura è stato: “Missionarietà: lieto annuncio, testimonianza di vita”. L’argomento
voleva rappresentare l’impegno della nostra associazione di coniugare in modo attento il
proprio specifico impegno pastorale con la generosa iniziativa “Il Vangelo sia con te”
avviata dal nostro Cardinale arcivescovo in preparazione del giubileo del 2000.
In linea con questo indirizzo si è svolta anche la giornata di chiusura: “Giubileo, anno di
grazia del Signore e di riconciliazione tra gli uomini” ed abbiamo avuto come relatore Padre Luigi
Rossi.
In quell’anno i sabati “Crescere Insieme” hanno avuto come temi quelli di “Famiglia
Domani”, com’era stato stabilito dal Consiglio Centrale, al fine di trattare tutti nelle varie
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Diocesi gli stessi argomenti e confrontarci poi sugli stessi durante gli incontri annuali delle
due giorni.
La vostra esperienza di responsabili, a voi due coppia, cosa ha lasciato?
La nostra esperienza di responsabili ci ha ovviamente stimolato ad un maggior
impegno nel servizio nel CPM, ma anche tra di noi coppia ad un maggior confronto e
dialogo.
E’ stata occasione di incontri arricchenti con le altre realtà di pastorale familiare nella
diocesi, (END, AC, Incontri Coniugali, Famiglie Nuove, La Gioiosa, ecc.) che ci hanno
dato l’opportunità di incontrare e conoscere persone meravigliose.
Chiaramente quando decidi di assumerti una responsabilità, più o meno liberamente
accettata, sei stimolato ad operare al meglio, a non sederti e ….. quindi a rimetterti in
cammino! E quando si cammina ci si stanca, ma al traguardo di ogni tappa ci si ricarica, la
gioia vince la fatica e si è pronti poi a ripartire con più energia!
CPM GENOVA: GLI ANNI PIU’ RECENTI
Intervista a Franco e Giuse Dodero
Siete diventati responsabili del CPM a Genova nel 1999 e lo siete attualmente. Qual
è la situazione attuale?
Attualmente in Diocesi sono attivi una trentina di gruppi CPM cioè circa 150 coppie
di sposi che animano cinquanta corsi ai fidanzati ogni anno.
La realtà è quindi quella di un’iniziativa abbastanza diffusa perché costituisce la metà
delle attività per fidanzati esistenti in Diocesi. E’ senz'altro efficace perché ha un
approccio di accoglienza ai giovani che fa loro sperimentare una Chiesa più vicina e
concreta…
Per lo più i gruppi CPM sono parrocchiali.
Il numero di corsi risulta sufficiente, anche perché ci sono meno matrimoni in Chiesa
di una volta.
Quindi il CPM è una presenza importante nel campo della pastorale
prematrimoniale diocesana …
Certamente. Attuiamo da sempre una collaborazione effettiva tra i “movimenti per la
famiglia” operanti in Diocesi attraverso in particolare la partecipazione alle attività
dell’Ufficio Famiglia Diocesano e della A.C.
In particolare abbiamo molto a cuore l’informazione e lo scambio di esperienze, sia
all’interno del CPM (abbiamo per questo dato vita alla pubblicazione di “CPM notizie
Liguria), sia con le altre iniziative per la famiglia (in particolare con le E.N.D. di Genova).
Quali ritenete i fatti più caratteristici dell’impegno del vostro segretariato?
Nel nostro segretariato con don Mario Gastaldi ci sono coppie “storiche” (quali
Colella, Sartore, Fascio, Lembo, Bosano) ed altre, che rappresentano i responsabili di
zona (Marcenaro, Rossi, Parodi, Necchi Ghiri) più i Revello, redattori del Giornalino,
Guiducci e De Franchis che si occupano della Comunicazione…
Fin dall’inizio abbiamo continuato l’impegno per la formazione interna “tradizionale”
del CPM di Genova. Quindi giornate annuali di apertura e chiusura delle attività, in cui si
presenta il programma annuale abbinato ad un incontro di approfondimento, il cui tema è
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scelto in base alle richieste fatte dall'assemblea dei CPM; tre pomeriggi di formazione, con
scambi di esperienze concrete tra i gruppi; due incontri serali di preghiera in
collaborazione con l'END. La partecipazione è, in media, di una ventina di coppie.
La revisione di vita nei nostri gruppi è discontinua, a volte viene considerata
“scontata”, oppure si trasforma in discussione, perché più facile e meno impegnativa.
Abbiamo poi puntato sulla formazione alla comunicazione attraverso due week end
specifici.
E questo perché riteniamo che sia indispensabile per le coppie CPM acquisire una
maggior professionalità nel “saper comunicare”.
Non basta, infatti, avere vivo nel cuore quello che desideriamo donare ai fidanzati, ma
occorre anche saperlo fare con il linguaggio appropriato e con i mezzi più attuali.
Genova ha sempre dato un grosso contributo al CPM Nazionale. Come sentite voi
l’appartenenza all’Associazione CPM Italia ed alla Federazione Internazionale dei
CPM?
Ci sentiamo molto legati all'idea-base dell'associazione Nazionale ed impegnati a
diffondere il CPM, perché lo riteniamo valido nelle sue linee di fondo, anche se pensiamo
che debba “ringiovanire” nei suoi componenti e talvolta nella metodologia, scoprire nuovi
orizzonti, affrontare nuove “sfide”.
Riceviamo da tutto quanto sopra tanti stimoli per conoscere altre realtà e per crescere
culturalmente e spiritualmente.
Pensiamo che l’occasione del 40° dalla fondazione in Italia sia una buona opportunità
per essere più visibili nella Chiesa, non solo usati, ma anche un po' riconosciuti.
UN PUNGOLO DISCRETO
di Gianna ed Aldo Sartore
Una presenza costante e stimolante nella vita del CPM di Genova sono Gianna ed Aldo Sartore, nel
CPM da 15 anni. Fanno parte del Segretariato dal 1991. Ecco la loro testimonianza:
“Per noi il CPM ha significato e continua a significare l’adesione ad un movimento che
ha come fine la crescita della coppia ed un servizio di chiesa.
L’entusiasmo per il CPM è nato in noi anche grazie ai due anni di pilotaggio con Padre
Croce e con la coppia pilota Gori, entusiasmo che ci ha portato ad accettare di fare parte
del Segretariato, nella speranza di poter concretizzare dei progetti miranti soprattutto a
valorizzare la formazione in gruppo attraverso la Revisione di Vita.
Il nostro desiderio per questo tipo di formazione ci ha portato alla ricerca di un nuovo
gruppo dove poter continuare a crescere come coppia e volgere il servizio ai fidanzati.
Innamorati del CPM quali continuiamo ad essere, siamo rattristati quando ci sembra di
non riscontrare in altre coppie del CPM il senso di fare parte di un’associazione.
Vogliamo sottolineare che il metodo CPM aiuta la nostra coppia a progredire e
riteniamo che sia validissimo per gli incontri di preparazione al matrimonio, perché facilita
l’ascolto ed il dialogo tra i fidanzati e l’équipe.
E’ nostra convinzione che il matrimonio cristiano possa salvare la società, perché da
buoni matrimoni nascono buoni figli, nuove buone famiglie.
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Forse per poter realizzare questo progetto sarebbe necessario avere l’umiltà di
ricominciare tutti da capo, senza avere la pretesa di sapere tutto.”.
I Segretariati Diocesani di GENOVA
Anno
1969
Coppia Responsabile
(Segretari)
Grazia e Umberto Bertazzi
Assistente
Coppie del Segretariato
d. Giovannino Cereti
Casaretto
1970-1971 Grazia e Umberto Bertazzi
d. Paolo Rigon
Casaretto
1972-1973 Grazia e Umberto Bertazzi
d. Giacomino Piana
Casaretto, Mariano
1975-1977 Luisa Maria e Giovanni
Casaretto
d. Paolo Rigon
Bertazzi, Ripandelli
1978
d. Giacomino Piana
Rita ed Alberto Montani
1979-1982 Emanuela e Lelio Blangetti
d. Giacomino Piana
1983-1985 Malu e Enrico Reboa
d. Giacomino Piana
1986-1987 Marta e Enrico Mantero
d. Giacomino Piana
1988-1990 Emanuela e Lelio Blangetti
d. Giacomino Piana
1991-1992 Marisilia e Giancarlo Perasso
d. Vincenzo
Pascale
De Sartore
1993-1995 Miriam e Maurizio Bosano
d. Vincenzo
Pascale
De Sartore
1996-1998 Amata e Tito Dodero
d. Vincenzo
Pascale
de Blangetti, Bosano, Colella,
Fascio, Lembo, Quarta,
Sartore, Traverso, Parodi,
Caputo
1999-2005 Giuse e Franco Dodero
d. Mario Gastaldi
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Blangetti, Colella, Montani,
Mantero
Bosano, Colella, Fascio,
Guiducci, Mercenaro,
Lembo,
Rossi,
Necchi
Ghiri, Parodi, Revello,
Sartore
I CPM a SAVONA
CPM NELLA DIOCESI DI SAVONA
di Giuseppe e Vittoria Siccardi e Raffaele e Mariangela Fassone
Il primo gruppo CPM è nato a Savona nel 1977. La prima formazione è stata seguita
dalla coppia pilota Ripandelli di Genova ed il gruppo era composto da sette coppie:
Francesca e Michele Baldi, Mariangela e Raffaele
Fassone, Annarita e Gabriele Longo, Graziella e
Lino Meriggi, Vittoria e Giuseppe Siccardi, Fatina
e Carlo Tirone, Carla e Giancarlo Torello.
Il primo sacerdote che ha seguito il gruppo, e
poi ha fatto parte del segretariato diocesano CPM,
è stato P. Luigi Luviè.
E’ stata nella nostra diocesi la prima iniziativa
ecclesiale svolta da sacerdoti e laici ( non svolta
quindi da “esperti” ) con lo scopo di attuare una
catechesi prematrimoniale ancora inesistente
all’epoca, non solo in Savona, ma un po’
dappertutto escluso Torino e Genova.
Nei primi anni a Savona il CPM non ha avuto
vita facile per l’indifferenza o la diffidenza dei
parroci , quasi tutti ancora molto lontani dalla
convinzione della necessità di una pastorale dei
fidanzati (e per la famiglia), al punto che per
qualche anno i corsi per i fidanzati in diocesi si
tenevano solo in tre punti: uno in centro presso
l’istituto delle Suore M.V. Immacolata e dopo
(quando con due pilotaggi nacquero nuovi gruppi)
uno a Levante a Celle Ligure e l’altro a ponente a
Finale ligure.
E’ stato molto importante l’impegno per
La locandina della prima
diversi anni (circa 10) di questi tre gruppi ben
“Due Giorni Nazionale”
preparati e in continua revisione di vita, anche se
ad Albisola 1983
l’affluenza dei fidanzati, mandati dai pochi parroci
non diffidenti, era scarsa.
Caratterizzante di quel periodo era l’entusiasmo per questo servizio dei primi gruppi di
sposi. Il nostro primo sforzo è stato quello di convincere i parroci e, tramite loro, i
fidanzati dell’utilità di fare un cammino di fede e poi di impegnarsi personalmente nella
formazione di nuove équipes di sposi, per rendere questo servizio da diocesano a
vicariale e poi parrocchiale e quindi più comodo e accessibile ai fidanzati delle varie zone
cittadine.
85
In seguito i gruppi attivi in diocesi sono diventati cinque : due in Savona con i
sacerdoti p. Luviè e Don Ricci , uno in Varazze e Cogoleto con Don Mazzarello , uno in
Celle Ligure con Don Giusto ed uno nel Finalese con don Delfino.
In questo lento processo di moltiplicazione dei primi gruppi di sposi è stato decisivo
l’intervento dell’allora Vescovo mons. Sanguineti presso i parroci: grazie alla sua fiducia
nel CPM seguì un’inversione di tendenza arrivando ad una situazione tale da mettere in
crisi i cinque gruppi CPM per la massiccia partecipazione di fidanzati. Le parrocchie
furono costrette a ricorrere a nuovi gruppi di sposi , volenterosi e disponibili, ma messi
su con metodi di preparazione certamente un po’ improvvisati: purtroppo questi gruppi si
sono fregiati del nome CPM anche se non potevano.
Attualmente i gruppi che seguono il metodo CPM sono quelli di Albisola Capo con
don Mario Moretti , di Albisola Mare con don Gino Peluffo e in centro a Savona presso
la parrocchia di S. Giuseppe. Purtroppo quest’ultimo gruppo, ultimamente a causa di
problematiche diverse, è praticamente in disfacimento .
Altri gruppi inizialmente avevano sicuramente fatto la revisione di vita seguendo il
metodo CPM come quello presso la parrocchia di S. Giovanni Battista dove però gli
incontri con i fidanzati sono affidati anche ad altre coppie.
Quello che non vorremmo fosse dimenticato è che il CPM nella Diocesi di Savona,
pur con tutti i limiti delle sue équipes, ha avuto il grande merito di aver suscitato e
coltivato per primo con fatica , ma con amore e tanto entusiasmo da quando è nato, un
nuovo interesse e un’attenzione sempre più grande per la pastorale dei fidanzati e della
famiglia. Grazie a Dio oggi, a distanza di tanti anni dai nostri inizi, essa si conferma
sempre più importante e fondamentale per il bene delle famiglie e quindi della Chiesa e
della società.
I Segretariati Diocesani di SAVONA
Anni
Coppia Responsabile (Segretari)
Assistente
1977
Ripandelli
1978-1980
Maria Vittoria e Giuseppe Siccardi Padre Luigi Luviè
1980-1984
Francesca e Michele Baldi
Padre Luigi Luviè
1985-1989
Mariangela e Raffaele Fassone
Padre Luigi Luviè
1990-1992
Mariangela e Raffaele Fassone
Padre Luigi Luviè
1993-1996
Mariangela e Raffaele Fassone
Don Doglio
1997-2003
Maria Vittoria e Giuseppe Siccardi Don Doglio
86
Coppie del
Segretariato
I CPM a SIENA
STORIA DEI CPM NELLA DIOCESI DI SIENA
a cura del Segretariato Diocesano
Nel 1976 si tenne a Siena una giornata sulla preparazione al matrimonio, dove
parteciparono i Ghiotti e gli Stroppiana della Segreteria Nazionale di Torino, i quali
presentarono il CPM. A seguito di questa presentazione, grazie all’iniziativa e alla generosa
risposta di alcune coppie, si formò un primo gruppo che iniziò autonomamente la
preparazione, seguendo il metodo proposto dal Segretariato Interdiocesano CPM di
Torino.
Il primo gruppo era composto dalle coppie: Pacciotti, Borgogni, Nardi, Cardini, Carli e
Oliveto e da don Giovanni Soldani. Don Giovanni seguì anche la preparazione al
matrimonio del primo gruppo di fidanzati a Buonconvento.
Tra il 1978 e il 1979 furono coinvolti due gruppi di famiglie rispettivamente nella
parrocchia “Santa Caterina dottore della Chiesa con Don Roberto Pialli e nella parrocchia
del Beato Bernardo Tolomei con Don Ugo Panebianco (zona nord di Siena) da cui nacque
alla fine del ’79 il secondo gruppo composto da Martinucci, Capannoli, Lotti, Marziali,
Alberti, Macinai e Don Roberto Pialli. Questo gruppo iniziò il servizio di preparazione ai
fidanzati nel 1981. Due coppie (Marziale e Alberti) fecero l’esperienza di un “CPM lungo”
della durata di un anno; i Macinai tenevano i contatti con il segretariato Nazionale e ad
oggi quattro coppie (Lotti, Pacciotti, Alberti, Macinai) stanno ancora svolgendo il servizio
di preparazione al matrimonio dei fidanzati e Marcella Marziali fa da segretario diocesano
per le prenotazioni dei fidanzati.
Negli anni 80 l’attività svolta era prevalentemente concentrata nel coinvolgimento delle
giovani coppie, ricontattando gli sposi che avevano partecipato ai percorsi di
preparazione., al fine di sviluppare nuove équipes di CPM. Esisteva, infatti, il problema di
far “decollare” il nostro servizio nella diocesi, in quanto le richieste dei fidanzati erano
molte e le poche forze in campo riuscivano con molta fatica a farvi fronte; particolare
impegno, pertanto, era rivolto alla formazione di nuove coppie di sposi disponibili a
svolgere il servizio. Inoltre, fin dagli inizi dei CPM nella nostra città, per varie ragioni, non
si riusciva a stabilizzare il numero dei gruppi: a causa della frequente rinuncia di alcune
coppie, i gruppi erano spesso costretti a fondersi con altri e iniziare di nuovo la revisione
di vita. Allora era seguita come traccia per i nuovi gruppi soprattutto il libro del CPM “La
coppia cristiana ricerca la propria identità”.
In quel periodo ha contato molto la perseveranza di alcune coppie e dei tre sacerdoti
(Don Claudio Rosi, Padre Michelangelo e Don Sergio Volpi) e l’ottimo rapporto esistente
con gli Organismi Diocesani (i CPM facevano parte dell’Ufficio diocesano della famiglia),
in particolare il nostro servizio era sostenuto da Monsignor Castellano Arcivescovo di
Siena.
Si tenevano in media sei corsi l’anno con i fidanzati e nel corso dell'anno erano
organizzate tre giornate formative, oltre alla due giorni nazionale.
Nel 1987 la responsabilità passò a Fabio e Laura Cioncolini e a don Rosi, con la
costituzione del primo segretariato diocesano.
87
I gruppi continuarono (fino al 1992) ad essere due e a periodi tre, permettendo di
rispondere ad un maggior numero di corsi tenuti ogni anno (circa otto). Come formazione
collettiva fu programmata ogni anno una giornata di apertura e un “incontro di Natale”,
come momento di preghiera e di crescita nella comunione. Degno di nota di quel periodo
fu il rapporto esistente con gli Organismi Diocesani, segnato da un ulteriore progresso
nella collaborazione con il nostro vescovo prima con Mons. Castellano e poi con Mons.
Bonicelli. I CPM, da quel momento, sono stati pienamente accolti nei programmi di
Pastorale Diocesana.
In quel periodo ci fu una sensibilizzazione forte verso questo servizio. Cominciarono a
nascere nuove équipe che si preparavano a svolgere in futuro la preparazione dei fidanzati.
Ci fu un’intensa collaborazione con la Commissione Famiglia e, almeno una volta l’anno,
era promosso un incontro con altre realtà esistenti in Diocesi che preparavano i fidanzati
con metodi diversi da quello dei CPM.
Nello stesso periodo i CPM di Siena proposero che la "due giorni nazionale" fosse
itinerante nelle Diocesi dove operava l'associazione. Infatti, dopo Castelnuovo Fogliani, la
prima due giorni itinerante fu fatta a Siena. Grazie a questa iniziativa, accettata dal
Consiglio Centrale di allora, si sperimentò che questo comportava un forte
coinvolgimento delle coppie dei Segretariati CPM che ospitavano l’iniziativa, tanto che tale
scelta è ancora seguita.
Nel 1992 subentrarono i coniugi Maria e Roberto Alberti come responsabili diocesani
seguiti sempre da Don Claudio Rosi fino al 1995. Il periodo fu caratterizzato da
un’espansione delle coppie
disponibile ad effettuare il
servizio; infatti partirono
in pilotaggio tre nuove
équipes, assistite da nuovi
sacerdoti che, sensibilizzati
dal
vescovo
Mons.
Gaetano Bonicelli, contribuirono alla diffusione del
CPM anche nelle zone
limitrofe alla città.
Nel 1993 nella nostra
città
si
tenne
il
ventisettesimo congresso
internazionale del CPM
sul tema “Quale missione
per la coppia cristiana
Giornate Internazionali a Siena - 1992
oggi”.
Questa
fu
un’esperienza unica e
grandiosa per Siena, dove operavano ancora un numero limitato di coppie e con limitate
strutture per affrontare un impegno che vide una presenza di 250 persone provenienti da
molte nazioni (Canada, Lussemburgo, Olanda, Croazia, Francia, Spagna, Portogallo
Svizzera, Belgio e Madagascar). L’evento portò gioia e entusiasmo, fu un momento di
crescita interiore per tutti, rappresentando anche un motivo di riconoscimento della
propria identità. Nello stesso anno sono nominati delegati alla Federazione Internazionale
i coniugi Luisella e Maurizio Tedeschi della nostra diocesi.
88
Nel 1995 i Ravenni con don Floriano assunsero la responsabilità del nuovo
Segretariato fino al 1997. Il periodo fu caratterizzato da un’importante attività di
diffusione con il consolidarsi di alcuni gruppi che complessivamente arrivarono a sette e
l’avvio di nuovi gruppi in pilotaggio, uno a Siena e quattro nelle diocesi limitrofe (Paganico
(GR), Massa Marittima (GR) e Firenze).
Grazie al sostegno del
Vescovo Gaetano Bonicelli
continuò il buon rapporto
con gli organismi diocesani,
basato sulla reciproca stima
e si cercarono tutti i modi
per curare la formazione, la
comune identità e, nel
frattempo, anche con
molto
sforzo,
furono
accolte tutte le richieste di
partecipazione ai corsi da
parte dei fidanzati.
Nel 1996 Siena fu
incaricata di organizzare la
due giorni Nazionale nella
I CPM di Siena
nostra città e nel 1997 i
Ravenni furono nominati
Segretari Nazionali, e come segretari diocesani subentrarono Daniela e Norberto
Sestigiani, che s’impegnarono specialmente nel tentativo di sviluppare la revisione di vita e
nell’incentivare Famiglia Domani; Norberto fu nominato anche tesoriere nazionale
dell’associazione, incarico che ricopre ancora oggi.
Un avvenimento di rilievo fu l’iniziativa di realizzare una giornata unitamente
all’Equipe Notre Dame nel 2000 con relatore Gaspar Mora dal tema “La comunione degli
sposi nella fragilità della relazione di coppia” e nello stesso anno Don Floriano
Vassalluzzo fu chiamato a ricoprire la carica di Consigliere Nazionale e Don Giorgio
Mariottini subentrò come consigliere diocesano.
Il 2001 fu un anno caratterizzato da una serie di eventi:
il 25 maggio la nostra diocesi accoglie con gioia il nuovo arcivescovo monsignor
Antonio Buoncristiani, che dichiara di non portare con sé alcun programma già
preparato e sperimentato, ma intende stare con noi con semplicità e disponibilità
“camminando insieme”, cioè proseguendo il percorso già iniziato con la diffusione del
vangelo nel nostro territorio;
a settembre è organizzata la 2 giorni a Mensanello (SI);
a dicembre viene rinnovato il segretariato diocesano e come coppia responsabile sono
eletti i coniugi Isabella e Roberto Macinai, mentre assistente diocesano resta Don
Giorgio Mariottini fino al decesso improvviso avvenuto nel Maggio 2004.
Tra le attività portate avanti da quest’ultimo segretariato sono da ricordare:
l’attenzione massima alla formazione collettiva con un programma per tre anni
articolato in giornate di studio
1) Storia del Sacramento del Matrimonio;
89
2) I Sacra- menti ed in particolare quello del Matrimonio;
3) Teologia Sponsale;
4) Aspetti fondamentali della validità sacramentale del matrimonio e due seminari
tenuti da Francesco Guiducci di Genova sulla “comunicazione”;
l’introduzione di nuovi strumenti negli incontri con i fidanzati (qualche questionario,
l'ascolto e commento di canzoni, la proiezione di film, ecc.) oltre ad effettuare una
cena comunitaria, al fine di poter far recepire meglio e in modo più incisivo i messaggi
che vogliamo trasmettere;
una nuova esperienza per cercare di rimanere collegati con i fidanzati che hanno
partecipato ai percorsi prima del matrimonio, effettuando l’anno successivo alcuni
incontri (3/4) al fine di far loro percepire meglio il valore di un cammino comunitario;
la costituzione dell’associazione di volontariato CPM della provincia di Siena.
Oggi i gruppi attivi in Diocesi sono 10 (6 su Siena città, 1 San Rocco a Pilli, 1 ad
Asciano, 1 a Monteroni D’Arbia, 1 a Valdarbia) più 2 gruppi in formazione; in totale
settanta coppie di sposi e dieci sacerdoti che complessivamente tengono circa 20 corsi
l’anno incontrando in media 150 coppie di fidanzati.
In conclusione vogliamo sottolineare come il costante impegno delle coppie che hanno
dato vita ai CPM in passato e di quelle che partecipano oggi alla vita dei CPM di Siena ha
consentito lo sviluppo e il consolidamento di una realtà così importante nella nostra
diocesi non trascurando di ricordare quale segno di vitalità sia stata la recente massiccia
partecipazione (oltre 40 persone) alle 37e Giornate della Federazione Internazionale dei
CPM a Lignano Sabbiadoro.
TESTIMONIANZE
Don Roberto Pialli
Nei lontani anni '60, quando si discuteva del referendum sul divorzio, ero certo che
quella novità inquietante avrebbe risvegliato nella Chiesa un'attenzione e una
preoccupazione per il Sacramento del Matrimonio, per la verità, un po' trascurato nel
passato. Quando nel 1978, con un gruppo di famiglie, sono stato coinvolto nella
preparazione al CPM vi ho riconosciuto una delle risposte alle attese dei tempi nuovi e ho
accettato volentieri di dedicarmici quasi a tempo pieno. Per quanto perfettibile, vi
riconosco un incontro con i nubendi atto a far sentire loro la simpatia e la preoccupazione
che la Chiesa ha per la loro vocazione.
Don Claudio Rosi
Ho iniziato questa esperienza nella forania nord della Diocesi di Siena nel 1982 quando
ho sostituito Don Roberto Pialli.
90
Per me è stata un’esperienza viva di comunicazione che permette alle persone di
approfondire la propria vita di coppia e a me, come prete, di approfondire il senso del mio
particolare ministero vissuto più a contatto con l’esperienza della vita reale.
Gli incontri di revisione di vita nell’équipe degli sposi hanno costituito la realizzazione
di amicizie stabili e di conoscenze approfondite nel legame profondo che crea la fede e
l’ascolto della Parola di Dio. Ogni corso di preparazione è stato una scoperta di nuovi
volti, nuove storie, che lascia una meraviglia, perché mai uguale alla precedente ed ogni
volta si sentiva forte la presenza con noi di Gesù. L’unico problema riscontrato nel
periodo era quello dell’ampliamento del servizio e di formare nuovi gruppi CPM, che
comunque non ha mai scoraggiato nessuno, perché eravamo convinti della validità della
proposta, oltre ad un’iniziale difficoltà nella sensibilizzazione dei parroci della forania,
anche questa superata dopo qualche anno, vista la validità dell’esperienza
Nel 1991 fui trasferito a San Quirico dove ho continuato a seguire uno dei gruppi del
CPM della forania Val d'Arbia finché non sono stato avvicendato da padre Giancarlo nel
1999, avendo assunto molti altri incarichi anche diocesani.
P. Michelangelo M. Tiribilli
Abate di Monteoliveto
Ho partecipato agli incontri del CPM dal 1981 al 1992; i primi due o tre anni io ed altre
coppie ci siamo preparati a svolgere il Servizio di Preparazione dei fidanzati al matrimonio,
poi abbiamo iniziato i percorsi con i fidanzati.
Il significato per me è stato questo: l’attualizzazione, la concretizzazione,
l’inculturazione della teologia del matrimonio.
E per questo posso essere grato alle coppie con le quali, di volta in volta, mi sono
trovato affiancato nello svolgimento di questo delicato ed impegnativo servizio. Ho molto
imparato dalla loro testimonianza; potrei ricordare diversi episodi nei quali queste coppie,
con la loro esperienza di vita matrimoniale, profondamente intrisa di fede cristiana, mi
hanno aiutato a rendere vita-vissuta le indicazioni della Sacra Scrittura sul matrimonio e gli
insegnamenti teologici. Per questo posso affermare: tante volte sono stato io ad
affiancarmi a queste coppie così brave e competenti. Devo aggiungere che anche le
giovani coppie di fidanzati sono state uno stimolo ed un “input” ad inculturare nelle
attuali generazioni la sempre valida dottrina del Vangelo e della Chiesa sul matrimonio.
Esse ci incalzavano a trovare nuovi modi di comunicazione del Vangelo, per poter dare
loro un messaggio più incisivo. Costatando anche la differenza di mentalità e di cultura tra
le coppie dei primi anni ‘80 e quelle dei primi anni ’90, sono stato spinto ad aggiornarmi,
ad approfondire ancora di più il tema; infatti per i fidanzati a cui viene annunciato il
Vangelo del Matrimonio si apre il problema della decodificazione del messaggio. Tra la
cultura dell’amore propria del Vangelo e del Magistero e la percezione che di essa hanno i
giovani, esiste – e non da oggi – uno scollamento. Bisogna perciò impegnarsi sempre più a
rendere intelligibile e fruibile il messaggio evangelico, per far passare le giovani coppie da
un certo modo quasi pagano d’intendere la vita matrimoniale ad un convincimento e ad
atteggiamenti incentrati vitalmente sul Cristo, pietra angolare della famiglia cristiana.
Il CPM si sforza di attuare un percorso che tende ad integrare armonicamente i valori
umani ed i contenuti cristiani dell’amore coniugale, con un’apertura ed un inserimento
progressivo nel mistero di Cristo e della Chiesa.
91
L’aspetto più significativo di questa attività e di questa esperienza era la gioia e la
soddisfazione della coppia alla fine del corso. Magari all’inizio esse quasi subivano il corso,
ma alla fine prese dall’entusiasmo, esse si ripromettevano di ritrovarsi ancora insieme ….
anche se poi, per un motivo o per l’altro, l’entusiasmo decresceva e gli incontri dopo il
matrimonio - eccettuati con alcune coppie – non si sono attuati più.
Come a tutti i gruppi anche ai nostri non sono mancati i problemi di crescita e di
sviluppo; ho trovato in loro parecchie persone senz’altro abbastanza motivate, generose e
disponibili. Se ci sono state delle difficoltà, erano quelle di conciliare i vari impegni che
essi avevano.
Il motivo per cui ho dovuto lasciare questo bel servizio è stato unicamente la chiamata
ad un altro servizio ecclesiale che mi ha allontanato da Siena e ha dato una svolta tutta
diversa alla mia vita monastica ed al mio impegno sacerdotale.
Ripenso però sempre a quei sei/otto incontri di ogni corso con le coppie che ho
conosciuto durante quel decennio senese. Tali incontri non erano basati sull’informazione
fornita dagli esperti, ma sulla formazione ai valori e alle convinzioni della fede. Infatti non
basta l’ascolto di relazioni dotte da parte dei presenti, ma occorre piuttosto il dialogo di
coppia, la discussione e lo scambio sulle problematiche matrimoniali con altre coppie e
con i conduttori dell’incontro e inoltre, ben inteso, la preghiera e anche qualche
celebrazione liturgica. Il tutto allo scopo di rivedere certi modi di pensare e di rafforzare
scelte di valori, coerenti alla fede in Cristo e alla scelta di “sposarsi in chiesa”, cioè di
celebrare il sacramento dell’amore coniugale, segno efficace dell’amore di Cristo Sposo per
la Chiesa, sua Sposa.
Laura e Fabio Cioncolini
L’incontro con il CPM ha decisamente sconvolto la nostra coppia; noi eravamo dei
buoni cristiani singoli, impegnati separatamente in molti servizi nella chiesa, che ci
condizionavano molto e ci facevano vivere una vita parallela più che convergente.
Una sera fummo invitati dal nostro parroco ad una riunione in casa di una coppia ed il
nostro sì di quella sera ha segnato veramente un passo nuovo al nostro volersi bene.
Eravamo una coppia innamorata, credevamo entrambi in una vita vissuta in un’ottica
cristiana, nell’educazione religiosa dei nostri figli, ma tutto vissuto con fatica e molto in
un’ottica individuale.
Quella revisione di vita iniziata con entusiasmo, quegli incontri delle due giorni
nazionali, quei Consigli Centrali (che noi ricordiamo ancora come un ossigeno forte per il
nostro servizio), conoscere nuove esperienze di altre diocesi, esperienze di vita,
contribuirono alla nostra formazione e suscitarono in noi il desiderio di donare agli altri la
nostra scoperta.
Abbiamo creduto di lasciare il servizio del CPM per motivi familiari. Abbiamo ricevuto
un grande dolore per una figlia che si è separata e per motivi molto gravi. Non ci
vergogniamo a dire che non ce l’abbiamo fatta a superare questo disagio psicologico ma
anche materiale, perché nostra figlia è ritornata in casa con il bambino. Il nostro lavoro in
coppia svolto in un negozio non ci permetteva di poter dedicare il tempo necessario per
gli incontri di formazione, che avvenivano di sabato e di domenica e che ritenevamo
importantissimi. Spesso proviamo ancora un po’ di rimpianto, anche se continuiamo a
servire in coppia la nostra diocesi. Per il futuro del CPM potremmo senz’altro aggiornare i
92
nostri metodi, ma incoraggiare le coppie più giovani a prepararsi bene per svolgere la
preparazione al matrimonio e per far sentire meno distante la differenza generazionale.
Maria e Roberto Alberti
All’inizio, quando il nostro parroco ci presentò il CPM. eravamo un po’ titubanti, non
sapevamo bene di cosa si trattava, poi quando abbiamo iniziato nel 1979 a trovarci con
altre coppie in casa di una di queste, ci prese anche un po’ la paura, non avevamo mai fatto
niente di simile, si andava in parrocchia e si operava come si poteva.
Poi piano piano ci siamo inseriti e abbiamo capito il vero significato di una revisione di
vita. La nostra testimonianza di oggi dopo tanti anni è di poter dire di aver fatto un
cammino in coppia e di poter essere una coppia unita in Cristo.
Noi siamo ancora impegnati nel CPM e la motivazione che ci sostiene maggiormente è
che crediamo in questo servizio e nella preparazione di dare ai giovani fidanzati che
chiedono il sacramento del matrimonio la possibilità di fare un cammino alla luce della
parola di Dio su quella che sarà la loro vita di coppia cristiana.
Maria Vittoria e Maurizio Ravenni
Noi sentimmo parlare dei CPM per la prima volta verso la metà degli anni ’70 da parte
di alcune coppie delle Equipes Notre Dame di Torino che stavano vivendo l'esperienza (i
Mariano e i Castellani in particolare). Avvertimmo subito la bellezza e la “profezia” della
Maria Vittoria e Maurizio Ravenni alle Giornate nazionali Sestri Levante
16 e 17 settembre 2000
93
proposta e, pur non avendo capito fino in fondo tutta la spiritualità e la metodologia che
vi stava dietro, cercammo di farla conoscere a Siena tramite una nostra "artigianale
informazione” a coppie di amici che in vari modi si occupavano della famiglia; questo allo
scopo di poter far decollare l'esperienza nella nostra Diocesi.
A seguito di tale iniziativa, partì una prima équipe CPM, alla quale noi non potemmo
partecipare per impegni precedenti e per la faticosa situazione familiare; questa équipe
iniziò la revisione di vita in modo autonomo con l'appoggio esterno dei Ghiotti di Torino.
Siamo entrati a far parte dell'associazione solo più tardi (anni '90) sempre con un
grande entusiasmo convinti che la formazione costante e continuativa in un piccolo
gruppo formato da coppie di sposi e da un sacerdote, intervallata dal servizio ai fidanzati, è
una risposta importantissima alla specifica “vocazione” della coppia.
Siamo tuttora impegnati e sempre più crediamo che il servizio CPM sia una grande
occasione per avvicinare i fidanzati e, mediante il loro coinvolgimento attivo, far loro
comprendere in modo incisivo il grande progetto di Dio sul matrimonio e, nel contempo,
vivere l'esperienza di una Chiesa comunitaria ed accogliente.
Daniela e Norberto Sestigiani
Abbiamo conosciuto il CPM tanti anni fa, quando sentimmo il desiderio di
approfondire aspetti della spiritualità familiare.
Siamo rimasti legati al CPM:
per il suo spirito di servizio nei confronti dei fidanzati e delle giovani coppie;
per lo spirito di accoglienza e tolleranza nei confronti di chi ha desiderio di fare
un’esperienza di fede;
per il desiderio (che si percepisce in modo più ampio negli incontri nazionali ed
internazionali) di vivere e portare avanti un cammino di vita cristiana in comune
con i fratelli e la Chiesa tutta.
Isabella e Roberto Macinai
Noi abbiamo conosciuto il CPM da fidanzati, facendo la preparazione al matrimonio
nel 1979 e nello stesso anno, dopo le nozze, i nostri animatori ci ricontattarono, facendoci
la proposta di continuare a incontrarci con alcune coppie di sposi, per fare un percorso di
formazione. La proposta ci sembrò interessante in quanto l’esperienza appena vissuta ci
aveva invogliato a cercare un impegno come coppia cristiana che ci permettesse di
crescere in Cristo.
In questi 25 anni la nostra vita è molto cambiata sia per l’arrivo di due figli sia per le
varie vicissitudini familiari e lavorative che, di fatto, hanno limitato il nostro tempo libero
ma, nonostante tutto, non abbiamo mai pensato di lasciare il CPM perché siamo convinti
che questo servizio, mettendoci a confronto con i fidanzati, è di vitale importanza anche
per la crescita della nostra coppia.
Durante questi anni il nostro gruppo ha avuto vari cambiamenti ma la volontà e la
convinzione di alcune coppie e in particolare lo stimolo e l’incoraggiamento che abbiamo
sempre ricevuto durante le iniziative nazionali ed internazionali ci hanno consentito di
94
superare, con l’aiuto del Signore, i momenti di stanchezza. Oggi, possiamo affermare che il
nostro sforzo è stato ampiamente ripagato dalle testimonianze d’affetto che abbiamo
ricevuto da parte di alcune coppie sposate, impegnate o non impegnate nella chiesa senese,
con le quali abbiamo condiviso la loro preparazione al matrimonio.
Noi riteniamo che il CPM debba porsi seriamente di dare continuità agli incontri con i
fidanzati dopo il loro matrimonio, in quanto possiamo affermare che, se qualcuno non ci
avesse dato questa opportunità, noi saremmo stati sicuramente più poveri dentro e magari
meno attenti ai cambiamenti del mondo, perché chiusi tra la solita cerchia di amici.
I Segretariati Diocesani di SIENA
Anno
Coppia responsabile (segretari)
1976- 1980 Antonio e Luciana Cardini
1980 - 1981 Paolo e Natalina Borgogni
1981- 1987 Isabella e Roberto Macinai
1987- 1992
Fabio e Laura Cioncolini
1992- 1995
Maria e Roberto Alberti
1995-1997
Maurizio e Maria Vittoria
Ravenni
1997- 2002 Daniela e Norberto
Sestigiani
2002 - 2004 Isabella e Roberto Macinai
Assistente
Don Giovanni Soldani
Don Giovanni Soldani
d. Roberto Pialli,
d. Claudio Rosi
d. Claudio Rosi,
p. Michelangelo Tiribilli
Coppie del segretariato
Alessandro e Laura Lonzi,
Aurora e Massimo Bellini,
Maria e Roberto Alberti,
Sandra e Andrea Donato
d. Claudio Rosi,
Mariaromana e Maurizio
P. Michelangelo Tiribilli Picciafuochi,
Sandra e Andrea Donato,
Aurora e Massimo Bellini
d. Floriano Vassalluzzo Maria e Roberto Alberti,
Maria Pia e Ferdinando Bellocci,
Cecilia e Massimo Lombardi,
Antonietta e Antonio Pesce,
Daniela e Norberto Sestignani,
Vanna e Giuseppe Staderini,
Elisabetta e Claudio Terzi
d. Giorgio Mariottini
Maria Pia e Ferdinando Bellocci,
Cecilia e Massimo Lombardi,
Angela e Giuseppe Leoncini,
Laura e Alessandro Lonzi,
Isabella e Roberto Macinai,
Valeria e Paolo Marchetti,
Antonietta e Antonio Pesce
d. Giorgio Mariottini
Maria e Roberto Alberti,
Denise e Angelo Riforgiato,
Anna e Marco Ciacci,
Maria Teresa e Bruno Del Zanna,
Antonella e Nicola Romano,
Angela e Marcello Aurigi,
Patrizia e Beppe Lotti,
Daniela e Norberto Sestigiani,
Barbara e Alessandro Ierardi,
Ilaria e Marco Cappelli,
Michela e Michele Biserni,
Angela e Beppe Leoncini,
Letizia e Maurizio Fabbri
95
Marinella ed Efisio; Adriana ed Elio, in rappresentanza della Diocesi di Cagliari,
alle Giornate Internazionali di Lignano 2003
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I CPM A CAGLIARI
CPM NELLA DIOCESI DI CAGLIARI
di Marinella e Efisio Murgia
Una coppia di Cagliari, Maraluisa e Gianfranco Poddi, era andata a Torino nel 73 su
invito del Card. Baggio, allora Arcivescovo di Cagliari.
Qui avevano incontrato i Ghiotti della Segreteria Interdiocesana dei CPM ed era
rientrata portando con sè la documentazione dei CPM
Dopo una breve esperienza di CPM nella parrocchia di appartenenza, i Poddi nel 1976
proposero a P. Carlo Atzei, parroco dell’Annunziata di Cagliari, di fondare un gruppo
CPM e come assistente venne nominato P. Stanislao Frau, che era entusiasta di fare i corsi
ai fidanzati; di questo gruppo noi facciamo parte dal 1977 e siamo i soli del nucleo
primigenio del CPM Sardegna.
L’attività con i fidanzati è continuata ininterrottamente fino ad oggi, ma i contatti con il
CPM nazionale si sono interrotti sul nascere. Nell’Ottobre del 1997 siamo stati invitati a
partecipare al Congresso per le famiglie di Rio de Janeiro e noi vi andammo con l’intento
di riallacciare i contatti con il CPM di Torino (per noi CPM , allora, era Torino). Lì ci
siamo dati da fare per conoscere, qualora vi fosse, una coppia che appartenesse al CPM.
Sul lungo mare di Copa Cabana abbiamo conosciuto Anna e Carlo Beltramo, con i quali
abbiamo parlato a lungo come fossimo dei vecchi amici che non si vedevano da tempo.
Una volta riallacciati i contatti, ci siamo prima associati come osservatori e in seguito,
dopo il riconoscimento dell’autorità ecclesiastica, siamo diventati anche noi parte della
famiglia CPM Italia. Si può dire che la nostra coppia per riallacciare i contatti con il CPM
nazionale ha fatto il giro di mezzo mondo.
Attualmente i gruppi CPM a Cagliari sono tre per un totale di 18 coppie di sposi, che si
ritrovano ogni settimana da Ottobre a Giugno. In media teniamo tre/quattro corsi per
fidanzati per gruppo durante l’anno. Ci riferiamo normalmente all’Ufficio Famiglia della
Diocesi che comunica tutte le iniziative che riguardano la famiglia. Da pochi mesi è
arrivato il nuovo Arcivescovo che ha incluso nel programma pastorale diocesano la
pastorale della famiglia con spiccato indirizzo spirituale.
Una caratteristica particolare dei nostri gruppi è quella dell’accoglienza nei gruppi di
coppie in difficoltà che una volta superata la crisi continuano nel gruppo.
I Segretariati Diocesani di Cagliari
Anni
Coppia Responsabile (Segretari)
Assistente
Coppie del Segretariato
1976-1982 Marialuisa e Gianfranco Poddi
P. Stanislao Frau OFM com. Federica e Roberto Cannella,
Milena e Franco Marino
1983-1984 Marialuisa e Gianfranco Poddi
P. Carlo Atzei OFM conv.
Federica e Roberto Cannella,
Milena e Franco Marino
1985-2000 Federica e Roberto Cannella
P. Stefano Maxia OFM ap. Milena e Franco Marino,
Marinella ed Efisio Murgia
2001Marinella ed Efisio Murgia
P. Carlo Atzei OFM conv.
Gloria e Luigi Mura,
Paola e Giuseppe Antagonista
97
I CPM a FOSSANO
CPM NELLA DIOCESI DI FOSSANO
Intervista a Giovanni e Madda Lingua
Cosa ricordate della storia dei CPM a Fossano?
Ad un incontro delle Equipes Notre Dame abbiamo conosciuto Marco e Mariella
Ghiotti e il CPM ed abbiamo deciso di portarlo nella nostra Diocesi, a Fossano in
provincia di Cuneo.
Nel 1971 è partito il nostro primo gruppo composto da noi, Silvana e Nicola Servetti,
Marsiliano e Donatella Sanmorg, Claudio e Nina Inpinna ed altri i cui nomi non
ricordiamo. L’assistente era don Enrico Galteno.
In questo gruppo il metodo CPM veniva però accettato molto a malincuore, tanto che
dopo un po’ di tempo ci dividemmo. A noi si unirono altre coppie: Gemma e Franco
Giaccardi, Irene e Beppe Beccaria, Antonio e Rinuccia Macagno, Giusi e Nini Gramaglia,
Anna e Bruno Arese, Richi e Luisella Lamberti e per un po’ di tempo Rom e Nuccia
Giorgis e Sanmory Giorgio e Marilena; l’assistente era don Piero Ricciardi. Il nostro
gruppo ha adottato e seguito fino alla fine (diversi anni dopo) il metodo CPM.
Successivamente è partito un secondo gruppo a Centallo, sempre in diocesi di Fossano,
con assistente il parroco don Barbero, gruppo che ebbe vita breve.
Invece il nostro gruppo è sempre restato fedele allo stile CPM ed è andato avanti con
costanza per molti anni. Tenevamo due o tre serie di incontri con i fidanzati ogni anno ed
avevamo scelto di lavorare con poche coppie di fidanzati.
Quindi avete incontrato non poche difficoltà…
Far vivere e cercare di espandere il CPM nella nostra Diocesi in quegli anni è sempre
stato molto difficile. Da un lato il metodo di preparazione continua delle coppie del
gruppo (revisione di vita, confronti, partecipazione a giornate di formazione…) risultava
assai impegnativo per le coppie di sposi. D’altra parte il modo di lavorare con i fidanzati
(loro coinvolgimento e lo stesso numero di incontri ogni corso) non era molto ben visto
dal clero, che avrebbe preferito pochi corsi con tanti fidanzati. Però godevamo della
fiducia del Vescovo e le difficoltà incontrate erano poca cosa a confronto del cammino
comune portato avanti dal nostro gruppo ed al rapporto che avevamo con i fidanzati:
ricordiamo questi aspetti come i più significativi della nostra esperienza nel CPM.
Siete stati una delle coppie del primo Consiglio Centrale dei CPM a seguito dello
statuto dei CPM nel 1973 e poi anche impegnati nella redazione di Famiglia
Domani ……
Per il CPM di Fossano è sempre stato molto importante il collegamento con la
Segreteria Interdiocesana di Torino. Grazie all’aiuto, al sostegno e all’incoraggiamento di
alcune coppie della segreteria (ricordiamo specialmente i Ghiotti, gli Stroppiana e i
Silvestro) abbiamo potuto andare avanti col nostro gruppo molti anni.
La nostra realtà di CPM diocesano era poca cosa rispetto alla dimensione del CPM a
Torino e poi in altre Diocesi. Ma è vero che abbiamo sempre messo nel cesto comune del
CPM il nostro contributo di esperienze.
98
Abbiamo sempre partecipato alle Giornate Interdiocesane, che si svolgevano almeno
una volta l’anno, ed agli incontri dei responsabili diocesani animati dalla segreteria
interdiocesana. Per noi sono stati incontri molto importanti che ci servivano da stimolo e
da incoraggiamento.
Infine in poche parole: cosa ha significato per voi fare CPM?
Prima di tutto un ulteriore aiuto per il cammino della nostra coppia. Così anche per le
altre coppie del nostro gruppo che ancora vediamo. Ricordiamo con gioia l’affiatamento
che vivevamo all’interno del nostro gruppo CPM.
Poi riteniamo significativo il coraggio con cui a quell’epoca abbiamo portato avanti un
metodo nuovo di presentare il matrimonio cristiano ai fidanzati: ogni volta nell’incontro
con i giovani si creava un legame fra loro e noi sposati e questo era una grande cosa per
noi che volevamo dare testimonianza di comunità cristiana in cammino.
I CPM ad ALESSANDRIA E VALENZA
CPM NELLA DIOCESI DI ALESSANDRIA
di Lauretta e Fabrizio Gotta e Giorgio e Luciana Zaccagnini
L’iniziativa di ricordare il 40° compleanno dei CPM era da noi segretamente attesa, non
solo per risentire vecchi amici, ma anche per riconoscere al CPM tutte le ricchezze che ha
saputo dare in questi quaranta anni di servizio. Volentieri comunichiamo qualche ricordo
sul CPM nella nostra Diocesi.
A seguito dell’incontro degli Zaccagnini con i Ghiotti ad un convegno, abbiamo
portato, all’inizio degli anni ’70, il CPM in Diocesi ad Alessandria e a Valenza.
Fino ad allora, nella nostra Diocesi l’Azione Cattolica aveva istituzionalizzato la
preparazione al matrimonio con un discorso legato al catechismo e una sera di fine
novembre del 1970 noi, insieme a Don Pitet del Segretariato Interdiocesano di Torino
abbiamo incontrato i rappresentanti della Diocesi (il Vescovo di allora Mons. Almici,
Mons. Capra e il responsabile per la Pastorale Famigliare Mons. Bosio), proponendo di
dar vita ad una preparazione al matrimonio secondo il metodo CPM.
Per quegli anni il linguaggio e il lavoro in équipe erano grosse novità e non c’era molto
entusiasmo; si trattava, infatti, di fare un cambiamento e di lasciare più spazio ai laici
sposati.
Con l’intelligenza, la volontà e la voglia di andare avanti abbiamo contattato dei grossi
“nomi” della zona come il Prof. Frera, neurochirurgo, e il Prof. Canestri, primario
dell’Ospedale infantile che si mostrarono sensibili al progetto e si impegnarono con noi
per far partire l’iniziativa.
Il rispetto che queste persone attiravano aumentò la nostra credibilità e la situazione in
poco tempo si dilatò e il CPM prese corpo attivo in Diocesi.
99
In poco tempo le équipes divennero tre: una a Valenza e due in Alessandria ed il primo
assistente fu l’indimenticato don Mario Cermelli.
Il passo successivo fu l’apertura del Consultorio pre-matrimoniale e matrimoniale (oggi
U.C.I.P.E.M.) in Alessandria con gli stessi nomi già citati sopra con l’aggiunta di coppie
rilevanti come i Calini, Tasso e Visca.
Poi finalmente il riconoscimento alla fine degli anni ’70 in Diocesi con l’entrata del
CPM nell’Ufficio Famiglia, facendo da fionda anche presso coppie dell’E.N.D. più
sensibili e in diverse parrocchie con nuovi amici come i Cazzulo, Caviggiola, Como,
Vottero……. Così nel 1978 fu normale organizzare da noi (a Valmadonna) la giornata
interdiocesana dei CPM con la partecipazione dei CPM di Torino, Genova e Fossano.
Qualche anno dopo tutto questo si è come sciolto, inglobato nell’organico diocesano,
diviso in zone, con espressioni diverse per la preparazione al matrimonio, senza preciso
discorso comune e organico. Oggi, noi Gotta, siamo ancora impegnati nel “rione Cristo”
di Alessandria senza nessun collegamento organizzativo con la Diocesi per la mancanza
da qualche anno dell’Ufficio famiglia.
Il futuro della preparazione al matrimonio nella nostra diocesi dovrà per forza ripassare
su quei primi passi fatti dal CPM negli anni ’70, con lo stesso entusiasmo e volontà.
Il CPM è il futuro: si tratta oggi di passare il testimone e farlo ipotecando i prossimi
anni come servizio indispensabile alla Chiesa di Cristo oggi ricca di contenuti, ma povera
di esperienze.
Vorremmo che non fossero dimenticati gli interscambi di allora, dove lo spessore di
chi si impegnava per questo servizio nasceva da una preparazione e un’analisi personale
profonda, con un senso forte della piccola comunità che si allargava negli incontri
interdiocesani con tanti amici dei CPM delle altre diocesi.
Il CPM alle nostre coppie ha dato molto: ricchezza interiore, capacità espressiva,
coinvolgimento nella vita dei giovani e fedeltà alle proprie scelte.
Se ci fosse data la possibilità cominceremmo da capo, convinti che tutti questi anni non
sono andati persi e che la vita più bella è quella che si fa dando la mano al Nostro Signore.
I CPM A MILANO
I CPM A MILANO
di Sergio e Maria Riccardi
A Milano il CPM è stato importato, negli anni ’70, dalla Svizzera. O meglio da una
coppia di Svizzeri, i coniugi Hornung in Italia per lavoro e che, da cattolici attenti e
praticanti, frequentavano la Comunità di Vita Cristiana che faceva riferimento ai Gesuiti di
S. Fedele. Oggi non è più a Milano, l’ho persa di vista, e mi spiace che non possa dare una
testimonianza diretta di quegli anni vivaci.
100
Erano gli anni caldi della contestazione e questo si rifletteva anche nelle realtà ecclesiali
che nascevano spontaneamente, spesso ai margini delle parrocchie. I Gesuiti, come al
solito, avevano colto subito la novità della proposta CPM e, utilizzando i gruppi famigliari
che già gravitavano intorno alla loro residenza, avevano favorito la nascita di diverse
équipes che si dedicarono applicando il metodo CPM a rivoluzionare la preparazione al
matrimonio dei fidanzati basata, allora, su pochi colloqui dei nubendi con un sacerdote
che ricordava loro il significato religioso del rito, ma quasi mai quello della scelta di vita
che stavano per intraprendere.
Tuttavia, al loro interno si manifestarono dei contrasti, quando si trattò di aderire alla
federazione dei CPM o vivere di vita autonoma, e, ancora, se darsi uno statuto che
vincolasse i singoli gruppi o se lasciare che questi rimanessero esclusivamente
autoreferenziali. Da un parte stavano coloro che, affascinati dalla novità del metodo e del
peso che venivano ad acquisire i laici in questa attività, volevano vivere di vita (cristiana)
propria quello che ritenevano un vero e proprio ministero laicale, dall’altra i più prudenti
non volevano staccarsi completamente dalla Madre Chiesa (la comunità cui tutti facevano
riferimento richiamava nel suo nome entrambi i termini, sia pure a suo tempo scelti con
un diverso significato: Mater Ecclesiae). Alla fine vinsero i “moderati”: ci si diede lo statuto,
si aderì alla federazione e si nominò anche una coppia nella redazione nella rivista Famiglia
Domani. Nella realtà, poi, ciascun gruppo camminò per la sua strada e dopo una dozzina
d’anni, l’unico collegamento con il
movimento rimase la nostra famiglia che
ancora partecipa alla redazione di Famiglia
Domani.
Tutte le équipes, però, prima di
sciogliersi per motivi naturali hanno molto
lavorato con i fidanzati e hanno
contribuito a rendere famigliare ai parroci
ambrosiani il metodo CPM. Quando poi
l’organizzazione curiale, sempre efficiente
in Diocesi di Milano, decise di
regolamentare i corsi di preparazione al
matrimonio (non trascurando peraltro le
suggestioni CPM), si venne restringendo il
campo d’azione specifico delle équipes
CPM.
Oggi nessuna è più attiva sul campo,
almeno come espressione diretta del
movimento. A titolo personale alcune
coppie collaborano però ancora con i
propri parroci.
Il primo volume della collana di testi CPM edita dalla
Volendo dare un giudizio sul nostro
Elledici
“fare CPM” si potrebbe sottolineare per
un verso l’arricchimento personale dei
soggetti attivi, quelli cioè che proponevano i corsi che comunque hanno affinato una
sensibilità personale verso il problema del matrimonio, ma anche ecclesiale circa la
responsabilità delle coppie cristiane già formate nei confronti di quell’informazione e, su
un altro versante, la convinzione di aver contribuito a risvegliare nella coscienza della
101
chiesa locale l’importanza di una seria preparazione dei fidanzati. Quella che è mancata a
Milano è stata, paradossalmente per gli efficienti ambrosiani, l’organizzazione del
movimento. I milanesi di allora, vittime dello spontaneismo del tempo, non hanno colto
l’opportunità di avere alle spalle una struttura e dei servizi che facessero da supporto alla
buona volontà dei singoli gruppi. E di conseguenza non hanno neppure potuto
contribuire all’arricchimento dell’esperienza della federazione.
A conclusione di questo piccolo contributo mi sembra di poter dire, sulla base
dell’esperienza milanese, che è assolutamente necessario riconsiderare la “tecnica” del
metodo, oggi non più adeguata al sentire dei fidanzati (se ancora si possono chiamare
così). Basti solo pensare al diverso valore che ha assunto oggi il “desiderio” che può essere
soddisfatto in una misura impensabile trent’anni fa.
Peraltro, l’esaurirsi della nostra esperienza non ancorata ad un’organizzazione di
supporto sembra suggerire la necessità di mantenere, se non addirittura di potenziare,
l’organizzazione del movimento. E’ però opportuno calibrare questa organizzazione sulle
varie realtà diocesane, che possono presentare aspetti molto diversi tra di loro.
Un’organizzazione autonoma nella Diocesi di Milano, per esempio, avrebbe poche
possibilità di sopravvivenza se non inserita nel Piano Pastorale della medesima.
Schede di formazione per coppie di fidanzati e sposi per un cammino
Post-CPM – Editrice Monti
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CPM
40 anni di pastorale prematrimoniale
in Italia.
TERZA PARTE
La struttura dei CPM e la sua evoluzione
Da CPM Interdiocesano a CPM Nazionale di Marco e Mariella Ghiotti ................. 109
Perché l’Associazione C P M di Armando Mariano................................................... 110
Il nuovo Statuto dell’Associazione di Tiziana e Aldo Ghidoni ................................. 111
Il primo e il secondo Consiglio Centrale ................................................................... 113
Appunti sulla nostra responsabilità nazionale di Enrico e Malù Reboa .................... 114
Le Linee Programmatiche lanciate nel 1999 ............................................................. 114
Segreteria Nazionale / Consiglio Centrale ................................................................ 116
Formazione e non solo: le “Due Giorni” Nazionali................................................ 118
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Articolo de La Voce del Popolo – settimanale della Diocesi di Torino
13 Dicembre 1968
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DA CPM INTERDIOCESANO A CPM NAZIONALE
di Marco e Mariella Ghiotti
Fin dagli inizi della nostra appartenenza al CPM la diffusione, prima a Torino e quasi
subito in Italia, è stata un impegno prioritario: non potevamo tacere la ricchezza che ne
veniva alla nostra coppia né la bellezza del lavoro con i fidanzati. Specialmente un nostro
articolo del 1968 sul settimanale dell’archidiocesi di Torino su “Prepararsi al matrimonio:
improvvisazione o metodo” aveva avuto vasta eco e ci giunsero richieste di informazioni anche
da altre diocesi.
Per far conoscere i CPM abbiamo curato da allora e fino agli anni 80 un’informazione
la più ampia possibile, attraverso articoli su libri e riviste di pastorale e la partecipazione ad
innumerevoli convegni nazionali. Un grosso e perdurante impegno è stato anche quello
“editoriale”. Si studiavano e sperimentavano i sussidi per i gruppi (guide pedagogiche e
per la formazione dei nuovi gruppi, guide per la revisione di vita in continuazione
rinnovate e su temi nuovi……) e nel ’74 si era ormai arrivati ad oltre 15 opuscoli di base
disponibili per i CPM delle diverse diocesi. Importanti per la diffusione erano anche i
dépliants di presentazione (ricordiamo il famoso punto interrogativo ed i libri del CPM
stampati dalla LDC).
Una buona visibilità fu ottenuta anche facendo parte del Gruppo permanente per la
pastorale famigliare in Italia, in cui fummo molto attivi specialmente quando fummo chiamati
ad organizzare i Convegni o Simposi che il Gruppo Permanente teneva a livello
nazionale.
In quegli anni eravamo chiamati da tutte le parti, forse perché eravamo una giovane
coppia con sei figli ! e questo ci permetteva di dire ai Vescovi il nostro parere sulla
“regolazione delle nascite” senza essere messi a tacere. Tra l’altro nel 1979 fummo
chiamati dalla CEI a Roma come relatori per la preparazione al matrimonio al convegno
su “Il cammino della pastorale familiare in Italia”.
Anche altri amici della prima ora parlarono presto della loro esperienza in altre città
(come i Mariano a Genova) e così, grazie ad incontri di informazione da tutte le parti
(specialmente nell’ambiente delle END), a conferenze, alla nostra presenza a convegni
iniziarono altri centri a Valenza, ad Ivrea con difficoltà, poi a Genova e Fossano, a Biella
e a Milano con difficoltà….Poi Siena, Savona, Cagliari ….
All’interno del Segretariato di Torino ci siamo proposti di fare, oltre che da promotori
in giro per l’Italia, da collegamento per creare poco a poco un’unità fatta inizialmente solo
di metodi e strumenti comuni, poi di ricerche insieme, giornate interdiocesane e momenti
con i responsabili CPM delle diverse diocesi per aggiornamento, consultazione,
programmazione.
Non è stato facile nei primi tempi tener vivo il collegamento con i nuovi gruppi: alcuni
non gradirono restare collegati, altri “morirono” o quasi. Come non ricordare gli amici
della prima ora: Zaccagnini a Valenza, Hornung a Milano, Lingua di Fossano, Casaretto,
Bertazzi e Ripandelli di Genova e gli Stroppiana, i Silvestro e tanti altri di Torino: sono
stati le colonne portanti della futura associazione dei CPM.
Diventare un’associazione non fu una decisione improvvisa. Si dibatté a lungo, perché
c’era chi sosteneva che non andava bene che un’iniziativa ecclesiale si appoggiasse su atti
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notarili. E, infatti, costituire l’Associazione, ufficialmente, davanti ad un notaio, è stato
anche affermarci come iniziativa di laici cristiani e riconoscere il valore della Società civile,
anche in vista di un impegno diretto nella stessa che poi non si è avverato. All’epoca tra gli
obiettivi dell’Associazione scrivevamo anche questo: “L’Associazione non dovrà mai limitare
l’autonomia dei singoli gruppi, ma avrà i fini pratici di: poter stampare un periodico che colleghi i centri
delle diverse diocesi, dare una veste legale al Consultorio Prematrimoniale e Matrimoniale, poter tenere in
forma ufficiale i contatti con altri enti od associazioni che agiscono sul piano generale della famiglia”.
Infatti, da tempo a Torino operava un Consultorio Prematrimoniale e Matrimoniale,
CPM, sostenuto da medici e coppie dei CPM, che veniva raccomandato ai fidanzati nei
corsi e successivamente si è fatta un’associazione ad hoc per la gestione del consultorio
che ancora oggi opera in Torino. Ma chissà: un giorno i CPM potranno occuparsi anche di
preparare al matrimonio in Municipio, se Dio vorrà.
La costituzione dell’Associazione di fatto ha riconosciuto che i CPM non erano un
affare torinese ma interdiocesano (allora non si parlava di nazionale).
Lo statuto ha formalizzato l’unità che c’era in quel momento e ha aperto un’epoca in
cui i CPM sono stati meglio strutturati ma ….. confessiamo che il nostro ricordo è più
“tenero” per gli anni degli inizi.
L’adesione alla Federazione Internazionale ha poi formalizzato quella fratellanza con i
CPM delle altre nazioni che si era creata poco a poco a partire dai nostri primi incontri
con père d’Heilly e Jean Pillias.
Da allora la ricerca dei CPM italiani fu molto sostenuta, anche provocata, dalla
Federazione Internazionale con i diversi “temi dell’anno”. Le giornate internazionali
erano ogni volta un grosso momento di confronto e di stimolo a prendere sul serio la
realtà storica del momento. Sentivamo molto forte l’impegno di collaborare all’avvenire
della F.I. e con i nostri preti crediamo di avervi dato un buon contributo.
PERCHE’ L’ASSOCIAZIONE C P M
di Armando Mariano
Dopo sette anni di attività (1965-1972), i gruppi di sposi che si incontravano con i
fidanzati (ogni gruppo era un CPM = centro di preparazione al matrimonio) si erano
moltiplicati e diffusi in molte regioni italiane. Circolavano opuscoli e documenti vari come
sussidio per la preparazione delle coppie di sposi (revisione di vita) e come traccia per gli
incontri con i fidanzati. Si era pure progettato un mezzo di collegamento e di
informazione fra i vari “Centri”: un giornaletto ciclostilato la cui testata era già un
programma “Famiglia Domani “
Il tutto faceva capo ad una volenterosa Segreteria formata da alcune coppie di Torino,
espressione di “Centri” locali, che si riunivano, discutevano, cercavano, pregavano e
scrivevano. I CPM erano un movimento spontaneo, informale, mosso da un vivace e
profondo spirito di servizio e da una convinta e sperimentata certezza della validità e della
bellezza della vita a due, fondata sui valori proposti dal Cristo.
Si sentiva, però, il bisogno, l’esigenza di un miglior collegamento, di un più coordinato
scambio e confronto con i “Centri”, di una più razionale produzione di documenti, di un
punto di riferimento che ci collegasse e ci riunisse tutti e che rendesse anche più facile, più
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valido e più significativo il rapporto, il dialogo ed il confronto con altre realtà laiche e
confessionali.
Sentivamo che era arrivato il momento di rendere più solida e riconoscibile la nostra
proposta e offerta di accompagnamento e di ricerca ai fidanzati nel loro cammino di
scoperta e formazione della coppia. Si doveva anche “formalizzare” il movimento per
avere la possibilità di pubblicare e diffondere il giornale ed altre pubblicazioni che
venivano maturando e per presentarci al mondo ecclesiale e laico come una realtà seria,
organizzata, validamente e giuridicamente costituita.
Fu così che si decise di costituire una Federazione, sotto forma di Associazione senza
scopo di lucro, con tanto di atto costitutivo e Statuto.
Come per ogni iniziativa di gruppo, vi furono obiezioni, dibattiti, critiche, specie per il
fatto che si volle costituire un organismo non ecclesiale, ma laico, autonomo, che pur
ispirandosi all’etica cristiana, fosse disponibile ed accettabile come proposta, non solo alle
comunità ecclesiali, ma anche alle altre realtà sociali presenti sul territorio.
L’intuizione fu profetica in quanto, oggi, sempre più è sentita a livello civile e sociale la
necessità di una preparazione e formazione della coppia dal lato umano.
Quando la nostra famiglia dovette trasferirsi a Genova (per motivi di lavoro), su
segnalazione della Segreteria venimmo a contatto con coppie di sposi che già si
incontravano con i fidanzati utilizzando materiale e metodo CPM (appoggiati a D.
Giovanni Cereti e P. Trapani), e portammo avanti il collegamento e la collaborazione tra i
gruppi di Genova (che si andavano espandendo), la Segreteria e i CPM di Torino.
Fu così che, quando ci si trovò per costituire l’Associazione, si ritenne giusto designare
il sottoscritto quale Presidente operante in Liguria, per sottolineare la valenza nazionale, o
se vogliamo, interdiocesana dell’Associazione stessa, tenuto conto che a Torino già
operava una efficiente Segreteria interdiocesana dei Ghiotti.
Questa nuova impostazione contribuì a facilitare lo sviluppo dei CPM (arricchiti da un
maggior numero di esperienze ed un più intenso scambio culturale), aprì le porte in
diverse realtà ecclesiali e non, ed aiutò la diffusione di pubblicazioni utili alla formazione
delle coppie impegnate.
IL NUOVO STATUTO DELL’ASSOCIAZIONE
di Tiziana e Aldo Ghidoni
L'esigenza di un nuovo statuto CPM é sorta su motivazioni piuttosto pratiche e non
solo di principio, come si potrebbe immaginare: in effetti il movimento ha vissuto, per lo
meno in Italia e fino al tempo del nostro segretariato, lo spirito che contraddistingueva i
gruppi spontanei della Chiesa, anche se gli stretti contatti operativi con Diocesi e
Parrocchie "inquadravano" lo spontaneismo dell'organizzazione.
Ricordiamo per inciso che all'epoca l'incarico di tesoriere era affidato ai segretari, e solo
alla fine del nostro mandato abbiamo caldamente suggerito di separare le due funzioni;
eravamo pertanto direttamente coinvolti con il problema del vorticoso (si fa per dire) giro
di assegni conseguente all'importanza che (grazie a Luigi Ghia) aveva assunto "Famiglia
Domani" nell'ambito del Movimento. Ci siamo trovati a dover gestire il conto corrente
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postale intestato al CPM, la cui firma (depositata alle Poste) era quella del primo
presidente (Mariano ritiratosi nel frattempo in campagna), che secondo il vecchio Statuto
era pressoché impossibile sostituire.
Il secondo ordine di motivi aveva carattere un po' più sostanziale, ma era ancora legato
a questioni organizzative, questa volta però di carattere principalmente ecclesiale, ed era
strettamente collegato al problema del riconoscimento del movimento nell'ambito
dell'O.I.C. in qualità di Associazione privata di fedeli.
In particolare, questo problema venne sollevato soprattutto dalle personalità
ecclesiastiche in ambito internazionale, come spesso hanno riportato Carlotta e Filippo
Forno ai tempi del loro incarico in qualità di rappresentanti italiani presso la FICPM. Punti
fondamentali per il riconoscimento erano allora: l'approvazione dello statuto, la libera
scelta del Presidente e della struttura da parte dei membri FICPM e la nomina
dell'assistente ecclesiastico.
Il dibattito interno al movimento su questo tema è stato annoso: già negli anni '80 alla
Federazione era stato offerto di entrare a far parte degli O.I.C. a seguito di una richiesta
peraltro a lungo disattesa. Si riferiva che la qualifica di Associazione Privata di Fedeli
avrebbe dato un avallo autorevole ad ogni intervento FICPM anche nei rapporti con Enti
Internazionali. La procedura per il riconoscimento consisteva in una domanda corredata
da una serie di referenze presso le diocesi in cui il CPM era presente ed operava. Di fronte
alla reale disponibilità da parte del Vaticano ad accogliere la richiesta, in molti paesi della
Federazione e, quindi, anche in Italia, erano sorte forti perplessità e si era sviluppato un
dibattito piuttosto vivace.
In Italia era diffuso il timore di rinunciare all'autonomia del movimento, o quanto
meno di limitarla, e quindi falsarne in un certo senso la fisionomia, col rischio di venir
meno allo spirito profetico così importante e fondante per i CPM.
Per quanto riguarda le modifiche dello statuto nazionale, queste avrebbero dovuto
essere sottoposte a referendum da parte degli associati: di qui nasceva il problema di
ridefinire le caratteristiche di appartenenza al movimento.
Negli anni '90 si giunse allo studio di un nuovo Statuto che definisse meglio l'immagine
del movimento e ne registrasse l'evoluzione. Con la collaborazione dell'avvocato Centore,
venne presentata una prima bozza al Consiglio Centrale nel settembre 1992. Riveduta e
corretta in altro Consiglio Centrale, venne data in visione ai Vescovi delle Diocesi in cui il
CPM operava, per la loro approvazione.
Alla "Due giorni nazionale" di Genova del 17/18 settembre 1993 il nuovo Statuto
venne votato ed approvato da tutti i presenti in aula.
Il 4 novembre 1993, presso il notaio Barletti di Genova venne depositato lo Statuto
dell'Associazione Italiana dei Centri di Preparazione al Matrimonio.
Nel 1998 fu poi modificato, ma i cambiamenti apportati hanno avuto come unico
scopo quello di adeguarlo ai limiti temporali stabiliti dalla legge ed alle prescrizioni
derivanti dal decreto legislativo n° 460/1997 8 art. 5 comma 4).
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IL PRIMO E IL SECONDO CONSIGLIO CENTRALE
Il primo Consiglio Centrale dell’Associazione dei CPM fu eletto a Torino il 24
novembre 1973 nel corso dell’Assemblea Costitutiva. Era composto dai rappresentanti del
Centri CPM di Alessandria (Giorgio e Luciana Zaccagnini), Fossano (Giovanni e Madda
Lingua), Genova (Armando e Mavi Mariano), Milano (Lucien e Germaine Hornung) e
Torino (Carlo e Rita Stroppiana).
Lo stesso Consiglio ha eletto Armando Mariano a primo presidente.
La Segreteria del Consiglio Centrale fu affidata ai Ghiotti e Bianciardi e l’Ufficio
Stampa (e quindi Famiglia Domani) ai De Mori e Silvestro.
Nell’Assemblea dei Segretariati Diocesani svoltasi a Genova nel marzo del 1981, tenuto
conto della diffusione dei CPM nelle varie Diocesi e dei problemi che ne derivavano, si
decise, applicando quanto già previsto dallo Statuto, di rinnovare il Consiglio Centrale dei
CPM in Italia.
Il Consiglio nominato, in successivi incontri svoltisi nel mese di giugno a Torino e nel
mese di novembre a Genova, oltre a meglio definire la struttura e le funzioni del nuovo
organismo, procedeva all’elezione del Presidente Michele Colella di Genova e
dell’Assistente Nazionale don Anfossi di Torino.
I nuovi consiglieri nazionali furono: Tina e Michele Colella di Genova, Maria Paola e
Gianni Chiesa di Torino, Maria e Sergio Riccardi di Milano, Vittoria e Giuseppe Siccardi
di Savona. La segreteria tecnica veniva affidata a Rita e Carlo Stroppiana di Torino, la
stampa a Marisa e Giovanni Silvestro di Torino.
Laura e Doretto Valerio assumevano la responsabilità del collegamento con la
Federazione Internazionale, mentre i coniugi Chiesa e don Anfossi assumevano anche la
responsabilità della formazione.
Dopo l’elezione del Presidente, i Colella salutarono tutti gli amici dei gruppi CPM con
un messaggio datato Genova 18-10-1981:
“Carissimi,
nella riunione svoltasi a Genova domenica 11-10-81 dagli amici componenti il Consiglio Centrale ci è
stato affidato l’incarico di Coppia Presidente Nazionale CPM.
Coscienti della inadeguatezza delle nostre capacità e della povertà delle nostre risorse, sappiamo di dover
impegnare tutte le nostre energie perché il significativo momento di crescita del nostro Movimento si realizzi
positivamente per il bene della Chiesa.
Abbiamo fede nell’aiuto che ci verrà dalle vostre preghiere, dai consigli e proposte che ci farete. Il vincolo
d’amore con cui ci accingiamo a metterci al servizio di ciascuno di voi sarà pegno del successo.
Continuiamo tutti insieme nei nostri impegni e nelle nostre fatiche quotidiane con la consapevolezza di
essere membra dello stesso Corpo e che ogni servizio è ugualmente importante ed efficace per realizzare il
Regno di Dio.
Abbiamo sempre l’umiltà, che è anche sapienza, di riconoscere che la Grazia di Dio sempre ci precede e ci
accompagna e che ogni nostro operare è possibile perché sorretti dalla paterna tenerezza di Dio per mezzo
di Nostro Signore Gesù Cristo.
Un saluto particolare ai sacerdoti che sono con noi impegnati nella pastorale verso i fidanzati.
Lo Spirito di pace e di gioia sia con tutti voi.”.
109
APPUNTI SULLA NOSTRA RESPONSABILITA’
NAZIONALE
di Enrico e Malù Reboa
Nei primi mesi del 1992 fummo chiamati alla presidenza italiana e questo ci permise di
partecipare agli incontri del Consiglio Centrale.
Era un momento di forte impegno per la diffusione del CPM nelle varie Diocesi
italiane e, per meglio raggiungere questo scopo, stringemmo i tempi perché fosse
approvato, prima dai Vescovi delle varie Diocesi dove operava il CPM e poi da tutta
l’assemblea, il nuovo statuto che, con le modifiche e gli aggiornamenti, fu depositato
presso il Notaio Barletti di Genova nel Novembre 1993.
Anche la stampa raggiunse uno sviluppo notevole grazie agl’incontri di redazione
allargata e all’intensa attività di Luigi Ghia.
Ci fu poi l’organizzazione delle giornate della FICPM a Siena che videro un gran
numero di partecipanti.
Nel 1994 a Torino lasciammo la presidenza italiana ad Elena ed Uberto Bianciardi.
LE LINEE PROGRAMMATICHE LANCIATE NEL 1999
In occasione del Consiglio Centrale di Albisola, Maria Vittoria e Maurizio Ravenni, allora presidenti
dei CPM italiani, hanno presentato le linee programmatiche per l'anno 1999-2000, linee ancora attuali,
nel 2004.
1. Identità associativa
Il Consiglio Nazionale, nella riunione del 21/22 marzo 1998, deliberò alcune linee
operative che dovevano consentire:
- il raggiungimento di una sempre maggiore identità associativa che, sia pure
salvaguardando i carismi e le caratteristiche specifiche di ognuno, facesse raggiungere,
nel tempo una "formazione" il più possibile "comune" di tutti gli operatori CPM e,
conseguentemente, una crescita generalizzata di tutti gli associati.
- lo svolgimento - da parte dell'Associazione - di un servizio di preparazione al
matrimonio sufficientemente omogeneo in modo da caratterizzare un corso CPM
rispetto alle altre esperienze esistenti
Questi obiettivi, a nostro avviso, risultano davvero essenziali per il nostro cammino
associativo e, quindi, da perseguire al meglio e con l'impegno di tutti anche nel corso dei
prossimi anni, perché da essi dipende il futuro dell'Associazione CPM: si tratterà, quindi,
all'inizio del nuovo anno, di fare il punto della situazione per vedere quanto è stato fatto in
questo primo anno nei vari Segretariati per la loro concreta attuazione ed, eventualmente,
per rinnovare ognuno il proprio impegno per la realizzazione di quanto non dovesse
ancora essere stato fatto.
Si tratterà di verificare, in particolare, se e in quale misura le Equipes CPM stanno
maturando l'opportunità di:
110
- utilizzare gli strumenti operativi suggeriti sia per la revisione di vita (che dovrà
essere sempre meglio capita e valorizzata) che per la preparazione dei fidanzati
- partecipare ai vari incontri comunitari (giornate di segretariato, incontri nazionali,
internazionali, ecc.) indispensabili per poter conseguire un sempre maggior
arricchimento personale e comunitario mediante il confronto con altri appartenenti
al CPM, confronto assolutamente necessario per chi svolge, in nome
dell'Associazione, un'attività pastorale e sociale tanto delicata ed importante come la
nostra:
- seguire le indicazioni suggerite dal Consiglio Centrale circa lo svolgimento e le
modalità dei corsi di preparazione dei fidanzati al matrimonio. Particolare
attenzione dovrebbe essere rivolta, comunque, all'aggiornamento continuo degli
operatori a livello personale, di coppia e di équipe.
2. Stampa
E' per noi uno strumento fondamentale sia per l'aggiornamento e la formazione degli
operatori CPM e di tutti coloro che direttamente o indirettamente operano in favore della
famiglia sia per la visibilità dell'Associazione. E' sicuramente auspicabile, quindi, l'uscita
periodica di libri che affrontino le più importanti problematiche riguardanti la famiglia
nella realtà odierna e le sue prospettive unitamente alla rivista "Famiglia Domani" che ci
auspichiamo sia sempre più diffusa e letta.
A questo proposito ci sembrerebbe davvero auspicabile che si riuscisse ad instaurare
un rapporto sempre più stretto tra gli operatori CPM e la loro rivista sia a livello di
collaborazione, specialmente di coppia (mediante articoli ed altri contributi che abbiano
quel carattere sponsale verso cui dovrà sempre più indirizzarsi tutta la Chiesa) sia per la
scelta degli argomenti da trattare che dovrebbero servire, comunque, da stimolo e
supporto alla famiglia che intendiamo costruire con il nostro servizio ai fidanzati e che, in
ogni caso, risultino di maggiore interesse e problematicità per i fidanzati che incontriamo.
Collegato a questo ci sembrerebbe opportuno pubblicare in un libretto unico oppure in
piccoli ed agili opuscoli le linee fondanti di tutta la nostra operatività: stiamo pensando alla
revisione di vita, alla funzione della coppia responsabile, del Consigliere Spirituale, alla
comunicazione nel piccolo gruppo (sia degli operatori che dei fidanzati), all'informazione,
al pilotaggio ecc. La predetta documentazione dovrebbe essere consegnata a tutti gli attuali
operatori CPM e a quelli che in futuro si uniranno a noi in modo da diventare patrimonio
comune.
3. Diffusione
Una rilevanza particolare riveste, a nostro avviso, l'attività di diffusione, attività
indispensabile oltre che per proporre ad altri la nostra esperienza anche per una
rivitalizzazione dell'Associazione CPM.
A questo proposito, per poter realizzare un concreto lavoro di diffusione, nell'ottobre
1999 è stato formato un gruppo "diffusione, informazione e pilotaggio" con lo scopo di
stimolare un impegno generalizzato e programmato di sviluppo dei CPM, con particolare
attenzione alle Diocesi dove la nostra Associazione non è operativa.
Anche se l'esperienza ci fa capire quanto sia difficile coinvolgere altre coppie di sposi e
sacerdoti in un'attività impegnativa e delicata come la nostra, riteniamo tuttavia che la
realizzazione di un'efficace attività di diffusione sia davvero essenziale, non tanto per
diffondere il vessillo dei CPM, quanto perché siamo convinti che il nostro modo di
111
operare sia davvero profetico per tutta la Chiesa. Oltre al gruppo che si occupa più
direttamente della diffusione, tutti dovremmo sentirci, pertanto, direttamente impegnati a
cogliere tutte le occasioni "opportune e inopportune" che dovessero presentarsi per
proporre la nostra esperienza.
Sull’attività svolta nel corso dell'anno dal gruppo ed in particolare sulle prospettive
relazionerà la coppia responsabile; ognuno in questo campo dovrà comunque sentirsi
missionario nell'ambiente in cui vive.
4. Rapporti con la C.E.I.
Sono assai buoni i rapporti intrattenuti con Mons. Bonetti, Direttore dell'Ufficio
Nazionale per la Pastorale Familiare, che ha chiesto, periodicamente, la collaborazione dei
CPM per le varie necessità dell'Ufficio. Riteniamo che questi rapporti siano da
salvaguardare e, possibilmente, incrementare per spirito di servizio alla Chiesa ed anche
perché sono un mezzo per far conoscere i CPM anche nelle Diocesi italiane dove non
siamo operativi.
I CPM hanno anche partecipato, unitamente a tante altre Aggregazioni ecclesiali
italiane, all’elaborazione del "Progetto Culturale" della CEI, che dovrebbe essere reso
pubblico nel corrente mese di settembre.
Si dovrà fare, poi, una riflessione più approfondita in merito ai così detti "corsi lunghi"
che ormai da tempo vengono ripetutamente suggeriti e raccomandati dai vescovi italiani.
Anche se esistono in proposito già alcune esperienze CPM, si tratterebbe di programmarli
in modo più sistematico in tutte le Diocesi dove opera la nostra Associazione.
5. Federazione Internazionale CPM
L'esperienza assai positiva che abbiamo fatto nell'incontro internazionale di Lubiana
(1999), il primo a cui abbiamo partecipato, ci ha confermato che la F.I.C.P.M. potrebbe
rivestire una notevole importanza se riuscisse a coordinare le varie esperienze nazionali e a
stimolare la circolazione dei valori e delle acquisizioni di ciascun Paese, in modo da
renderlo patrimonio comune dell'Associazione nel suo complesso.
La Federazione Internazionale dovrebbe poi, a nostro avviso, non appena ne
sussisteranno i necessari presupposti, cercare di ottenere il riconoscimento dei CPM come
"Associazione Privata di Fedeli", per i conseguenti benefici di immagine, visibilità ecc. che
a questo seguirebbero.
Le Segreterie Nazionali / Consiglio Centrale
Anno
1968-1969
Coppia
Presidente
Segretari Nazionali
Mariella e Marco
Ghiotti
1970-1972
Mariella e Marco
Ghiotti
1973
Mavi e Armando Mariella e Marco
Mariano
Ghiotti
1974
Mavi e Armando Mariella e Marco
Mariano
Ghiotti
112
Assistente
Coppie della
segreteria nazionale
D. Luigi Pittet
P. Mimmo Rocca
Stroppiana, De Mori
P. Mimmo Rocca
Bianciardi, Silvestro
D. Matteo Lepori
Bianciardi, Silvestro,
Scarso Borioli,
De Mori
Anno
Coppia
Presidente
1975
Mavi
e
Armando
Mariano
1976-1980 Mavi e
Armando
Mariano
1982-1984 Tina e Michele
Colella
1985
Tina e Michele
Colella
1986
Manuela e Lelio
Blangetti
Segretari Nazionali
Mariella e Marco
Ghiotti
Rita e Carlo Stroppiana
Assistente
Coppie della segreteria
nazionale
D.
Matteo Mariano, Silvestro,
Lepori
Stroppiana,
Scarso Borioli
D. Beppe
Ghiotti, Scarso Borioli,
Anfossi
Silvestro
Rita e Carlo Stroppiana
D. Beffe
Anfossi
Laura e Doretto Valerio D. Giacomino
Piana
Laura e Doretto Valerio D. Giacomino
Piana
1987
Manuela e Lelio Tiziana e Aldo Ghidoni D. Giacomino
Blangetti
Piana
1988
Manuela e Lelio Tiziana e Aldo Ghidoni D. Giacomino
Blangetti
Piana
1989
Manuela e Lelio Tiziana e Aldo Ghidoni D. Giacomino
Blangetti
Piana
1990
Manuela e Lelio Tiziana e Aldo Ghidoni D. Giacomino
Blangetti
Piana
1991
Manuela e Lelio Tiziana e Aldo Ghidoni D. Giacomino
Blangetti
Piana
1992
Malù e Enrico
Reboa
Tiziana e Aldo Ghidoni D. Giacomino
Piana
1993
Malu e Enrico
Reboa
Marisilia e Giancarlo
Perasso
D. Giacomino
Piana
1994
Elena e Uberto
Bianciardi
Marisilia e Giancarlo
Perasso
D. Giacomino
Piana
Chiesa, Siccardi,
Silvestro
Blangetti, Lazzarini,
Cazzolla
Fassone, Mantero,
Lazzarini, Colella,
Bianciardi
Fassone, Colella,
Bianciardi, Lazzarini,
Resegotti, Sperandio,
Valerio, Piccin,
Cioncolini
Fassone, Colella,
Bianciardi, Lazzarini,
Valerio, Cioncolini,
Piccin, Donna,
Cazzolla
Lazzarini, Ghia.
Donna, Cazzolla,
Piccin, Forno, Ghia,
Cioncolini, Colella,
Cozza, Fassone,
Riccardi, Palombo
Cioncolini, Cazzolla,
Piccin, Ghia, Valerio,
Donna, Bianciardi,
Forno, Fassone,
Cozza, Riccardi
Messina, Fassone,
Ghia, Cioncolini,
Colella. Perasso
Ghia, Perasso, Colella,
Blangetti, Messina,
Alberti, Cazzolla
Lodi, Blangetti,
Colella, Ghia, Alberti,
Gualchi, Bosano,
Siccardi
Lodi, Blangetti,
Colella, Ghia, Gualchi,
Alberti, Bosano,
Ravenni, Fassone,
113
Anno
1996
Coppia
Presidente
Elena e Uberto
Bianciardi
Segretari Nazionali
Assistente
Annamaria e Franco
Quarta
D. Giacomino
Piana
1997
Maria Vittoria e
Maurizio
Ravenni
Annamaria e Franco
Quarta
D. Giacomino
Piana
1998
Maria Vittoria e
Maurizio
Ravenni
Maria Vittoria e
Maurizio
Ravenni
Annamaria e Franco
Quarta
D. Giacomino
Piana
Annamaria e Franco
Quarta
D. Giacomino
Piana
2000
Maria Vittoria e
Maurizio
Ravenni
Annamaria e Franco
Quarta
D. Floriano
Vassalluzzo
2001
Maria Vittoria e
Maurizio
Ravenni
Annamaria e Franco
Quarta
D. Floriano
Vassalluzzo
Angela e Andrea
Fascio
D. Floriano
Vassalluzzo
1999
2002-2004 Annamaria e
Franco Quarta
Coppie della segreteria
nazionale
Blangetti, Colella,
Dodero, Ghia,
Gualchi, Ravenni,
Siccardi, Beltramo
Siccardi, Dodero,
Gualchi, Sestigiani,
Colella, Ghia, Blangetti,
Beltramo
Siccardi, Dodero,
Gualchi, Sestigiani,
Colella, Ghia, Beltramo
Siccardi, Dodero,
Curtol, Sestigiani,
Colella, Ghia, Murgia,
Beltramo
Colella, Ghia, Lembo,
Sestigiani. Dodero,
Curtol, Siccardi,
Murgia, Beltramo
Colella, Ghia, Lembo,
Dodero, Curtol,
Siccardi, Sestigiani,
Murgia, Beltramo
Colella, Ghia, Lembo,
Dodero Curtol, Murgia,
Macinai, Siccardi,
Sestigiani, Gualchi
N.B. A norma del vigente statuto, fanno parte del Consiglio Centrale, oltre all’Assistente, la Coppia Presidente,
la Coppia Segretaria, il Tesoriere, i responsabili delle Diocesi di Genova, Savona, Siena, Torino, Cagliari, di
altre eventuali Diocesi aderenti all’Associazione, i responsabili della Stampa e della diffusione, i delegati alla
FICPM e gli incaricati dei rapporti con la CEI
Formazione e non solo: le “due giorni” nazionali
A partire dal 1982 si è sentita la necessità di una formazione che potesse coinvolgere le
équipes CPM delle varie diocesi: nacquero così le Giornate Nazionali, che erano aperte
anche a tutti quelli interessati a questo tipo di pastorale.
Questi momenti formativi tematici erano, e continuano ad essere, un’opportunità di
confronto, di scambio, conoscenza ed amicizia. Per i primi anni le giornate si svolsero ad
Albisola, successivamente a Castelnuovo Fogliani e poi si scelse la strada di alternare le
sedi nelle diverse località in cui il CPM è presente a livello diocesano.
Come si può vedere dalla seguente tabella, i temi scelti nel corso degli anni mettono in
luce l’impegno per un approfondimento della Parola di Dio calata nel quotidiano e rivolta
al servizio.
114
2 GIORNI NAZIONALI
Anno
Luogo
Tema
1982
1983
Sestri Levante
Albisola
1984
1985
Albisola
Albisola
1986
Albisola
1987
Albisola
1988
1989
Castelnuovo Fogliari
Castelnuovo Fogliari
1990
Castelnuovo Fogliari
1991
Siena
1992
1993
1994
1995
Genova
Genova
Pianezza
Albisola
1996
Siena
1997
Sestri Levante
1998
1999
Susa
Albisola
2000
2001
Sestri Levante
Siena
2002
2003
Susa
Lignano
2004
Genova
Familiaris Consortio
La preparazione degli incontri con i fidanzati e
l’accoglienza da parte della équipe CPM
Riconciliazione: come la viviamo
Dai corsi di preparazione al matrimonio agli
itinerari di fede con i fidanzati
Camminate nell’amore nel modo che Cristo vi ha
amati
“Dio creò l’uomo a sua immagine: a immagine di
Dio lo creò, maschio e femmina li creò”
Sposi al servizio nella Chiesa
La difficoltà di farsi coppia in una società
individualista
Dalla schiavitù degli idoli alla libertà dei figli di Dio,
per dare un senso alla vita
La novità del matrimonio cristiano: c’è ancora
posto per la gioia e la speranza?
La famiglia nella chiesa: parola, tradizione, profezia
Fede e vita nell’esperienza di coppia e di famiglia
Fedeli … perché?
Accogliere i fidanzati in una Chiesa comunità di
amore e pluralità di carismi: quale cammino, quali
testimoni
Amore degli sposi, incarnazione dell’amore di
Cristo: sfide del quotidiano
L’Amante, l’Amato, l’Amore: gli sposi che si amano
icona della Trinità
Educarci a: accoglienza, ascolto, accompagnamento
Non hanno più vino … per continuare la festa e
celebrare la gioia del quotidiano
Essere coppia e famiglia oggi
“Un padre aveva due figli” (Crisi luogo di ricerca.
Un amore che libera)
Farsi prossimo
Io, tu e il mondo: coppia, matrimonio, famiglia in
una società globalizzata (in concomitanza con le
37e giornate Internazionali)
Le sfide della famiglia giovane
115
Raccolta delle “locandine” delle “Due Giorni Nazionale” dal 1983
116
CPM
40 anni di pastorale prematrimoniale
in Italia.
QUARTA PARTE
I CPM italiani e la federazione internazionale
dei CPM
CPM Italia e federazione internazionale: i primi tempi
di Marco e Mariella Ghiotti ...................................................................................... 123
La nostra esperienza con la Federazione Internazionale dei CPM
di Giovanna e Paolo Scarso Borioli ............................................................................ 125
Rappresentanti nel Bureau della Federazione dei CPM
di Doretto e Laura Valerio ....................................................................................... 127
Partire per… cercare l’olio che alimenti la lampada
di Lio e Anna Maria Mostaccio ............................................................................... 128
Ricchezza di esperienze nella federazione internazionale
di Enrico e Malù Reboa ............................................................................................ 130
Alla federazione internazionale dal 93 al 96
di Maurizio e Luisella Tedeschi ................................................................................ 132
Delegati alla FICPM dal 1996 ad oggi Intervista a
Anna e Carlo Beltramo ed a Marinella e Enrico Gualchi ........................................ 133
Delegati alla Federazione Internazionale FICPM .................................................... 135
117
I partecipanti italiani alle Giornate Internazionali FICPM
di Grenoble del 1971
In primo piano Père D’Heilly, a fianco di Luigi Pitet,
davanti a Mariella e Marco Ghiotti, Carla e Joseph Ostino e Padre Mimmo Rocca
118
CPM Italia e federazione internazionale: i primi tempi
di Marco e Mariella Ghiotti
Fin dalla fondazione nel 1964 i coniugi Germano erano stati in contatto con il CPM di
Parigi ed avevano ricevuto la documentazione che servì alla formazione della prima équipe
CPM ed alla partenza dei primo corso con i fidanzati del 1965.
Consolidandosi la prima équipe e con una seconda in formazione diventò necessario
un coordinamento organizzativo e fummo chiamati a questa responsabilità da don Guido
che per convincerci, al termine di una riunione della équipe, si trattenne nella nostra auto
finché non gli dicemmo di sì alle due di notte.
Il 24 ottobre 1966 siamo stati a Parigi a incontrare Jean Pillias in Avenue Vavin 6. Era
questo l’indirizzo ufficiale che appariva in tutti i documenti francesi e ci aspettavamo di
trovare una “sede” , un ufficio; invece era la stessa casa di Pillias, che ci ricevette con
grande cordialità . Dagli appunti di allora riprendiamo alcuni aspetti che orientarono poi il
nostro lavoro in Italia e che danno un’idea di alcuni aspetti della novità CPM a
quell’epoca:
- il CPM di Francia è disponibile ad uno scambio collaborativo, non si attende resoconti né
desidera alcun controllo;
- il CPM non si propone come movimento autonomo ma come esperienza a servizio della Diocesi;
- il metodo resta deduttivo e non induttivo; più che sulla testimonianza si basa sulla capacità di
aiutare la ricerca dei fidanzati perché l’esperienza è già in loro. Anche per questo la presenza di
specialisti non è più richiesta.
Nel giugno del ‘69 invitammo a Torino Jean per mettere a fuoco la nostra
collaborazione con i CPM delle altre nazioni ed anche per tenere con noi una tavola
rotonda per i Vicari Zonali all’Ufficio Catechistico Diocesano.
Non dimenticheremo mai
il suo stupore quando sceso
alla stazione di Porta Nuova
lo accompagnammo verso il
centro città, passando in
Chiesa per ringraziare il
Signore dell’incontro: sulla
porta della Chiesa di San
Carlo notò subito la lunga
locandina con tutti i corsi
CPM: quasi non credeva a
tanta visibilità e tanta attività.
Alla fine dell’incontro
Jean ci propose di entrare
nella Federazione Internazionale e così l’anno successivo
p. Mimmo Rocca rappresenPére d’Heilly incontra il segretariato italiano a Pianezza
tò per la prima volta i CPM
italiani all’incontro internazionale di Lisbona.
119
L’anno successivo, con gli Ostino, don Pitet e p. Mimmo Rocca, portammo
l’esperienza italiana alle Giornate di Grenoble del 1971.
Da allora e fino alla fine del nostro mandato abbiamo sempre proposto ai CPM delle
diverse diocesi un lavoro in stretto collegamento con i temi proposti dalla Federazione
Internazionale, lavoro di approfondimento con la revisione di vita e di ricerca anche
attraverso inchieste ai fidanzati e ad esperti.
Siamo convinti che in quegli anni i CPM italiani abbiano dato un buon contributo alla
F.I. attraverso le sintesi del lavoro dei CPM diocesani: nel 72 a Barcellona sul tema “Fede e
coppie di sposi CPM” (con noi erano i Bertazzi e gli Scarso Borioli); nel 74 a Roma sulla
“Dimensione sociale del matrimonio”; nel 75 alle giornate a la Tour de Peilz, in Svizzera, come
nel 76 ancora a Grenoble sulla “Vita comunitaria dell’équipe CPM”.
Nel gennaio 1973 p. D’Heilly venne a Torino per preparare con noi le Giornate della
Federazione Internazionale dei CPM che si svolsero a Pianezza dal 31 maggio al 3 giugno
sul tema “Fede e fidanzati” . Queste giornate segnarono una grossa tappa di visibilità e di
riconoscimento per i CPM italiani, i giornali nostrani ne parlarono ampiamente, anche per
la presenza del cardinal Pellegrino, che celebrò la Messa conclusiva.
Un altro momento molto significativo per la diffusione dei CPM in Italia fu la nostra
partecipazione nel novembre del 74, ancora con p. d’Heilly al “Rencontre des Mouvements
familiaux a Roma”. Eravamo i rappresentanti di cinque iniziative (END, Cana Mouvement,
Mariage Encounter, Movimento Familiar Cristiano e CPM). Per tre giorni siamo stati
interrogati da Vescovi e Cardinali. Fu importante sentirsi dire da loro: “voi, non noi, avete
l’esperienza diretta” e far conoscere non solo la Federazione ma anche il CPM vivo e attivo
nelle Diocesi italiane.
Incontro a Roma dei Movimenti Familiari nel 1974:
oltre al Papa Paolo VI, sono riconoscibili, a partire da sinistra (nei cerchi) Père D’Heilly,
Vittorio. Bachelet, Mariella e Marco Ghiotti
120
Nel 1978 le Giornate Internazionali furono di nuovo a Torino …ma l’elencazione sta
diventando lunga…
Vogliamo però ricordare ancora un’altra iniziativa a “carattere” internazionale che ebbe
non poca influenza nel confermare nella loro missione diverse coppie italiane: la
partecipazione al convegno di tre giorni a Lourdes del 1977 organizzato dai CPM
francesi. Un autobus intero di coppie e preti CPM partì a notte alta da Torino per
raggiungere il convoglio ferroviario che da Lione ci portò a Lourdes. Con noi anche dei
giovani seminaristi. Giorni intensi di preghiera, di ricerca, di scambi, in un clima
straordinario: più di un migliaio di coppie e sacerdoti CPM impegnati nella preparazione al
matrimonio sotto lo sguardo di Maria.
La nostra esperienza con la Federazione Internazionale dei
Centri di Preparazione al Matrimonio
di Giovanna e Paolo Scarso Borioli
Paolo ed io siamo entrati a far parte dei CPM di Torino, nell’équipe di Vanchiglia 1, nel
1970, anno in cui ci siamo sposati. Fin dall’inizio, essendo nel gruppo con Marco e
Mariella Ghiotti, abbiamo avuto consapevolezza della valenza internazionale, di Chiesa
universale dei CPM e questo, nell’atmosfera postconciliare di quegli anni, è stato proprio
uno degli aspetti che ci hanno fatto entusiasmare di quell’esperienza.
Il primo contatto diretto
con
gli
amici
della
Federazione Internazionale è
stato in occasione delle
Giornate Internazionali di
Pianezza, nel maggio del
1973,
preparate
dalla
Segreteria
Interdiocesana
italiana, cioè da Marco e
Mariella con l’aiuto degli
amici
di
Torino,
in
collaborazione
con
la
Segreteria Internazionale, che
allora era formata dalla
Spagna e dal Père d’Heilly.
Erano presenti, oltre all’Italia
e alla Spagna, coppie e
sacerdoti rappresentanti di
Francia, Svizzera, Portogallo
e Belgio. Oltre allo scambio
Giornate Internazionali di Pianezza 1973:
delle esperienze concrete di
la Messa all’aperto celebrata dal fondatore Père A. D’Heilly
ogni équipe nazionale, ogni
121
paese ha portato un contributo sul tema dell’anno, che era “La fede e i fidanzati”.
Significativa è stata la partecipazione alla celebrazione eucaristica dell’allora cardinale di
Torino Monsignor Pellegrino. Inutile dire che sono state Giornate apprezzatissime da
tutti, anche per l’accoglienza di Villa Lascaris, per il buon cibo e il vino, per la scoperta
della città di Torino…
A seguito di quelle Giornate, l’Italia è stata incaricata di assumere la Segreteria
Internazionale, insieme con il Père d’Heilly e così noi ci siamo ritrovati “segretari”
internazionali.
Sono iniziati per noi alcuni anni eccezionali per le esperienze fatte e per le persone
conosciute.
Intanto gli incontri e l’amicizia con il Père d’Heilly: rileggendo le sue lettere in questi
giorni e ricordando le sue frequenti telefonate e le nostre visite a Saint Hugues de Biviers,
ci accorgiamo quanto ci ha voluto bene; ci aveva posti sotto la sua ala protettrice, ma ci
confidava anche le sue preoccupazioni, le sue ansie per i CPM , che considerava una sua
creatura, bisognosa di attenzioni e di dedizione, che lui certo non lesinava, scrivendo a
tanti, in tutto il mondo e recandosi in visita dovunque. Come non ricordare il suo amore
per il Madagascar e per il CPM che aveva fatto nascere laggiù!
Come prima esperienza siamo stati invitati a partecipare, in Vaticano, nel marzo 1974,
alla seconda Assemblea generale del Comitato per la Famiglia del Consilium pro Laicis. Il
tema era “Educazione alla vita della famiglia: valori umani – valori cristiani – valori sociali”. Non
erano molte le esperienze laicali presentate e il CPM è stato molto apprezzato da tutti i
presenti. Ricordiamo la simpatia e l’affetto con cui ci hanno accolti Monsignor Gagnon,
Monsignor Moreira Neves e, su tutti, Vittorio Bachelet, che guidava il carrefour a cui
partecipavamo noi e che ci incoraggiava sempre a raccontare la nostra esperienza. Non
l’abbiamo mai dimenticato. Noi ci sentivamo davvero i rappresentanti di una Federazione
Internazionale (abbiamo voluto presentare la nostra relazione in francese, proprio per
sottolinearlo!) e questo ha colpito in particolare tutti i presenti; ci siamo presentati come
dei laici di vari paesi, che si scambiavano esperienze e mettevano in comune iniziative,
speranze e riflessioni: e questo non era così comune in quell’epoca.
Quell’anno ci è toccata pure un’altra straordinaria esperienza, quella di organizzare,
sempre con il Père d’Heilly, le Giornate Internazionali a Roma. Il tema scelto a Pianezza
era: “La fecondità dell’amore: la dimensione sociale del matrimonio e l’impegno della coppia nella società”.
E’ stata un’impresa epica, che abbiamo portato a buon fine con la collaborazione di tanti
amici di Torino. Di quelle Giornate ricordiamo molte cose, su tutte l’aiuto della
provvidenza: quando, dopo due giorni passati a Roma con il Pére d’Heilly per cercare una
casa che ci ospitasse e avendo ottenuto solo rifiuti stavamo decidendo, due ore prima della
partenza per Torino, di rinunciare a fare le Giornate a Roma, l’incontro, in Piazza Navona,
con un sacerdote salesiano, amico e compagno di scuola di Paolo, che, sentendo il nostro
problema, ci propone di ospitarci al Salesianum, il grande Centro romano inaugurato da
poco! Anche quelle Giornate sono state assai positive per tutti, per la qualità degli scambi
delle esperienze e per la bellezza della città di Roma e così l’Italia ha ottenuto il rinnovo
del mandato per un anno ancora di responsabilità della Segreteria.
Il 1974 è stato un anno assai ricco di esperienze, perché i CPM, Federazione
Internazionale, sono stati invitati ancora dal Consilium pro Laicis a partecipare all’incontro
dei Movimenti Famigliari a Roma, dall’11 al 13 novembre. La Segreteria Internazionale è
stata rappresentata da Mariella e Marco Ghiotti, ma in qualcosa abbiamo contribuito
122
anche noi: da “segretari” ci siamo trasformati nel ben più impegnativo compito di
“genitori supplenti”, trasferendoci a casa Ghiotti con i loro sei bambini!
Come Segretari abbiamo quindi, con l’aiuto degli amici svizzeri, preparato le Giornate
Internazionali di La Tour de Peilz, sul lago di Ginevra, nel maggio 1975. Il tema dell’anno
era Come incontrare i fidanzati per rispondere alle loro aspirazioni – Partendo dalla risposta alle loro
aspirazioni, qual è la nostra responsabilità nella Chiesa e nella società. Di questo incontro
ricordiamo in particolare l’allargamento a vari organismi osservatori dall’Olanda, dal
Belgio, dalla Palestina, dalla Grecia e dal Vaticano.
Al termine di queste Giornate, essendo l’Italia dimissionaria dopo due anni di
Segreteria Internazionale, fu deciso di creare un nuovo tipo di “Bureau de la Fédération
Internationale”, formato da una coppia scelta da ogni paese sotto la responsabilità di un
paese segretario, eletto ogni anno. Il paese eletto a La Tour de Peilz è stato la Francia, e
l’assistente ancora il Père d’Heilly: da allora in poi il “bureau” si sarebbe incontrato due o
tre volte l’anno, per far fronte ai vari impegni.
E così “la nostra storia con l’Internazionale” continua ancora con vari incontri di
“bureau”, con le Giornate Internazionali di Saint Hugues de Biviers (Grenoble) nel
maggio 1976, con la partecipazione, unitamente ad un bel gruppo di cipiemmini italiani,
alle Giornate dei CPM francesi a Lourdes, nel novembre del 1977.
La nostra esperienza personale si conclude infine con le Giornate Internazionali di
Pianezza, nel maggio del 1978: a questo punto abbiamo passato il testimone a Laura e
Doretto Valerio!
Rappresentanti nel bureau della federazione dei CPM
di Doretto e Laura Valerio
All’origine dell’impegno mio e di Doretto come rappresentanti del CPM italiano nel
bureau della Federazione ci sono stati due incontri che ci hanno aperto a questa
dimensione. Il primo con i Randeleux, la coppia rappresentante del CPM francese venuta
ad incontrare le coppie del CPM di Torino; non ho grandi ricordi dei contenuti di
quell’incontro, ma una loro frase mi è rimasta dentro, la loro scelta di “prendere il bastone
del pellegrino” per andare ad incontrare le coppie dei CPM dei vari paesi.
Da quell’incontro siamo usciti con una percezione più ampia del CPM e con la voglia
di conoscere le altre realtà. Eccoci dunque a Lourdes, pochi mesi dopo, alle Giornate
nazionali dei CPM francesi (1977), a cui erano presenti coppie di diversi paesi.
Non posso dimenticare l’emozione dell’Eucaristia conclusiva dell’incontro nella
Basilica dell’Esplanade, la percezione viva e concreta di essere parte della Chiesa
universale, la gioia di trovarci uniti, pur provenendo da realtà diverse, nel portare avanti
valori comuni.
E’ stato il fascino di questo “respiro ampio” a farci accettare, l’anno dopo, la proposta
di subentrare a Giovanna e Paolo Scarso Borioli nella responsabilità di rappresentare i
CPM italiani nel bureau della Federazione Internazionale.
Abbiamo vissuto con passione questa responsabilità dal 1978 al 1982.
In quegli anni, sollecitati dall’evoluzione del mondo giovanile e dal manifestarsi di
nuove tendenze come quella della convivenza, si è sentita l’esigenza di fare il punto su
123
temi importanti come la formazione delle coppie animatrici e la pedagogia degli incontri ai
fidanzati.
Le Giornate internazionali di quegli anni ( Saragozza 1979, Bex 1980, Annecy 1981)
hanno rappresentato momenti importanti di confronto che hanno permesso di evidenziare
i punti in comune e le differenze nelle realtà dei vari paesi. Un contributo importante in
questa direzione è stata la relazione alle giornate di Bex di Don Beppe Anfossi (allora
assistente del CPM di Torino) che, con la sua analisi approfondita della formazione delle
coppie animatrici nei vari paesi, ha offerto spunti importanti di lavoro per gli anni
successivi.
I nodi centrali emersi in quegli anni riguardavano la revisione di vita (non praticata
nelle équipes di alcuni paesi, per es. il Belgio e il Lussemburgo) e il posto dell’annuncio di
fede negli incontri con i fidanzati, temi questi trattati nelle Giornate degli anni successivi
(“La revisione di vita” a Malines nel 1982, “Coppie di oggi e matrimonio cristiano” a
Lisbona nel 1983).
In particolare su questi temi lo scambio all’interno del Bureau (da cui scaturiva poi il
lavoro da proporre alle équipes dei vari paesi in preparazione degli incontri internazionali)
era davvero intenso e ricco, nel confronto tra chi, come noi, viveva la centralità della
revisione di vita nella vita delle équipes e chi, come il Belgio e il Lussemburgo, lavorava
soprattutto sulla qualità dell’accoglienza ai fidanzati. Non c’era contrapposizione, ma gusto
di conoscere, di condividere, perché le ricchezze di ciascuna esperienza potessero
diventare patrimonio comune.
Ricordiamo in particolare la passione che in questo dialogo portava Paul Derkinderen,
di cui tutti conoscono i “sette punti” per l’accoglienza ai fidanzati. Eravamo colpiti dalla
sua capacità di ascolto e dal grande interesse che mostrava per la nostra esperienza.
Ricordo il suo sguardo penetrante e la sua persona imponente tutta protesa a cercar di
cogliere fino in fondo le nostre comunicazioni. Era stupito dai nostri percorsi di revisione
di vita e scopriva un modo di vivere insieme un percorso di fede e di testimoniarlo ai
fidanzati così lontano dalla sua immagine dei cristiani italiani “troppo vicini al Vaticano”.
E noi, a nostra volta, eravamo affascinati, quando con una dolcezza incredibile in una
persona apparentemente burbera, ci parlava degli atteggiamenti da vivere nell’incontro con
i fidanzati.
Per questa ricchezza di condivisione con lui e con tante altre persone di grande valore
tornavamo a casa sempre “carichi”, anche se poi non era facile trasmettere intorno a noi
l’esperienza vissuta. Rivisitare oggi quegli anni ce li restituisce nella loro intensità e ci dà il
senso gioioso di aver contribuito, per la nostra parte, ad una storia che continua anche
oggi.
Partire per… cercare l’olio che alimenti la lampada
di Lio e Anna Maria Mostaccio
Capita di partire per un imperioso ma non ben definito bisogno di cambiamento. E’
successo anche a noi quando il CPM nazionale ci ha proposto di dare il cambio a Laura e
Doretto Valerio come rappresentanti dell’Italia presso la F.I.C.P.M. Siamo partiti nel
novembre 1982 per partecipare alla nostra prima riunione di Bureau. Entrati nel convento
124
del Cenacolo sulla collina di Lyon, nel buio di un lungo e silenzioso corridoio, abbiamo
visto l’aumonier della federazione, Paul Der Kinderen, venirci incontro; l’imprevedibile
qualità di un incontro ha cambiato definitivamente la nostra vita: in pochi secondi
l’impegno che avevamo assunto si è trasformato in grazia. Al contatto con Paul, un amore
pieno, definitivo, faceva irruzione nel cuore, cambiandovi radicalmente la percezione della
vita e delle realtà di cui ci sentiamo parte. Così il giorno seguente, nella sala delle riunioni,
fra coppie e sacerdoti provenienti da realtà anche molto diverse da quelle del nostro Paese,
lavoravamo tranquillamente, come se ci si conoscesse da sempre.
La tappa più significativa dei primi due anni del nostro incarico è stato l’incontro
nazionale dei CPM Francesi a Taizé, dove abbiamo fatto una duplice scoperta: la vivacità
delle realtà ecclesiali in Francia, ove per i credenti è importante essere riconosciuti tali dalla
loro società secolarizzata da lungo tempo, e la parabola di riconciliazione e di comunione
che la preghiera gioiosa e ritmata dei Frères incarna.
Strano luogo Taizé, fin dal primo impatto! Nascosto dietro una grande curva della
strada che vi conduce, è annunciato da due cartelli che indicano rispettivamente:
“communauté” il primo e “fromages” il secondo. Mantiene le sue promesse ed accoglie
ogni pellegrino aiutandolo a vivere la doppia dimensione riassunta dalle due scritte.
I temi di riflessione di quegli anni si articolavano attraverso parole chiave come:
accompagnamento dei giovani, utopia della fedeltà, ricerca di identità della coppia
impegnata nell’ambito privato e verso il mondo esterno, scoperta delle realtà socioeconomiche come dono del Signore.
Nel giugno 1985, le Giornate Internazionali annuali si svolgevano in Italia, nello
splendido scenario di Bocca di Magra. Lì siamo stati eletti coppia presidente della
Federazione. Iniziava così un nuovo biennio, denso di viaggi e di incontri, soprattutto in
direzione nord-est. Infatti, agli otto paesi membri della Federazione si stavano
aggiungendo i Paesi Bassi. Inoltre nel mese di novembre dello stesso anno, la Federazione
partecipava per la prima volta ad un incontro organizzato a Zagabria da un gruppo di
équipes croate e slovene che operavano da tempo sul territorio. Contatto destinato a
Giornate internazionali di Siena – 1992
125
trovare una seconda piattaforma di lavoro circa le politiche familiari da perseguire negli
anni seguenti.
Nei dossiers ricevuti in consegna dai nostri predecessori avevamo inoltre scoperto
traccia dei contatti epistolari tra la Federazione ed il Vaticano; ci siamo dunque proposti di
trasformarli in un rapporto continuativo, scandito da un viaggio annuale a Roma a
cadenza fissa. L’avventura romana ci ha permesso di scoprire nel Consilium pro Laicis
degli interlocutori capaci di stimolare il lavoro della Federazione e di offrire ai suoi
rappresentanti occasioni di scambio con operatori pastorali provenienti da tutto il mondo.
Accanto alla gioia che sempre scaturisce da un incontro, la scommessa in nome della quale
ci muovevamo era di giungere ad un rapporto autentico, anche a livello interpersonale,
con i rappresentanti degli Organismi vaticani preposti, in atteggiamento di sincera ricerca
di un lavoro comune e con la richiesta di essere aiutati nell’attività pastorale con i fidanzati.
La F.I.C.P.M. ha redatto in quegli anni uno statuto ed ha chiesto di essere riconosciuta
ufficialmente come Organizzazione Cattolica.
Globalmente i due anni del nostro incarico hanno rappresentato per noi un’avventura
personale, di coppia, di famiglia ed un’esperienza ecclesiale forte. Abbiamo intuito di
dover accettare le differenze profonde fra le realtà dei diversi Paesi senza cercare di farne
un mélange e di dover arginare, allo stesso tempo, i rischi di un facile entusiasmo e quelli
derivanti dal cercare i rimedi alle sofferenze vissute altrove nell’esperienza maturata nel
proprio ambiente.
Nel maggio 1987, terminato il nostro incarico di presidenti, abbiamo passato il
testimone alla coppia belga con la gioia di un Paese membro in più (l’Olanda), dei contatti
avviati con l’Est, dei rapporti intensificati con Roma. Abbiamo accettato in quella stessa
occasione, un nuovo impegno quinquennale di coppia incaricata dei contatti tra La
Federazione e il Vaticano.
Di tale periodo ricordiamo con particolare piacere un incontro del Bureau a Roma, in
occasione del quale tutti i delegati sono stati accolti tanto alla Segreteria di Stato, quanto in
Trastevere dai responsabili dei due dicasteri preposti all’attività dei laici e della famiglia.
Esperienza indimenticabile, soprattutto per i delegati dei Paesi dell’Europa del nord,
affascinati dalla coreografia delle cerimonie vaticane e conquistati dal contatto umano che
permetteva, anche ai più diffidenti, di superare quell’alone di sospetto che circonda la
Chiesa ufficiale nell’immaginario delle comunità ecclesiali geograficamente più lontane.
Ricchezza di esperienze nella federazione internazionale
di Enrico e Malù Reboa
Come segretari diocesani fummo informati che nel 1985 le Giornate Internazionali
della FICPM si sarebbero tenute in Italia, per cui andammo nel 1984 in Lussemburgo per
capire meglio cosa fare per l’organizzazione l’anno dopo in Italia.
Fu scelta la sede di Bocca di Magra e così il segretariato di Genova fu impegnato al
massimo per quelle Giornate. Se la presenza italiana non fu numerosa, alla festa offerta
presso la comunità di Quarto agli amici della FI, moltissimi gruppi di Genova
parteciparono e furono contagiati dall’entusiasmo degli amici europei e del Madagascar.
126
In quell’occasione decadde il Presidente Mill Majerus del Lussemburgo e furono eletti
Annamaria e Lio Mostaccio di Torino, già delegati italiani presso la FI. Visto che noi
avevamo già partecipato ad alcuni incontri internazionali, fummo incaricati ipso facto a
rappresentare il CPM italiano presso la FI e lasciammo quindi il segretariato di Genova
agli amici Mantero.
Dal 1985 al 1989 fummo delegati italiani presso la FI. Questo comportò 3 incontri
durante l’anno (Bureau), a cui partecipavano i rappresentanti di tutti i paesi dove operava il
CPM, più le Giornate Internazionali aperte a tutti. Proprio nel 1985 ci fu il primo incontro
informale a Zagabria per parlare della preparazione al matrimonio con una Chiesa ancora
poco libera, officiante perfino in scantinati, con pochi preti e laici, provenienti da diversi
paesi dell’Est.
I primi bureau si svolsero a Lione ed in seguito in Svizzera vicino a Gruyeres.
In questi incontri scoprimmo le ricchezze e le differenze dei vari CPM e non fu quindi
solo uno scambio di notizie, ma si cercò di rendere più vicine posizioni che a volte erano
discordanti o contrapposte. Si tracciò insieme un percorso che tutti, anche se in modi un
po’ diversi, potessero seguire.
Naturalmente in Italia partecipammo agli incontri del Consiglio Centrale per portare la
voce della FI.Possiamo dire di aver avuto il privilegio di seguire passo per passo e per 4
anni il cammino di tutti i paesi in cui operava il CPM, ben 11 nazioni, con circa 1500
gruppi, compresi Canada e Madagascar.
Molto spesso venne con noi Don Giacomino, che nel nostro pulmino Volkswagen
faceva lunghe dormite durante il viaggio e poi, ben ritemprato, portava sempre la sua
saggezza ed il suo amore per la Chiesa nel mezzo delle nostre vivaci discussioni. Ancora
oggi è ricordato con tanto affetto il suo “Ma se ghe penso”.
Poi a Sancey le long, in Francia, nel 1989, fummo nominati presidenti della FI, carica
che avrebbe dovuto intimorirci, se non ci fossimo sentiti amati ed aiutati da tutti, in primis
l’Aumonier, cioè il sacerdote dell’internazionale Josef Tschugmell ed il segretario Jean
Marie Faux.
Lavorammo insieme sugli obiettivi della FI:
- una piattaforma di scambio tra tutti i membri (Giornate Internazionali, stampa
ecc.)
- un aiuto al discernimento delle realtà che cambiano (formazione continua)
- una ricerca per rendere visibile a tutti la Chiesa universale (contatti con il
Vaticano, paesi dell’Est, Africa ecc.).
Il presidente della FI ha anche un compito di rappresentanza e ci trovammo con il
Cardinale Daneels alle Giornate Nazionali di Barcellona, in Vaticano con i Mostaccio che
vi rappresentavano la FI e all’incontro straordinario di Zagabria del 1990, dove
parteciparono quasi tutti i paesi dell’Est. Proprio a Zagabria, durante il ricevimento del
Sindaco in Municipio, notammo una certa tensione; tre giorni dopo la nostra partenza vi
fu la rivoluzione.
Ogni incontro del bureau fu per noi momento di stupore e di consolazione nel vedere
arrivare il venerdì sera da tutta Europa e dal Canada i rappresentanti dei vari paesi. Si
lavorava intensamente il sabato e la domenica mattina e dopo il pranzo si ripartiva tutti per
le varie destinazioni; non erano persone in pensione, ma tutte in piena attività lavorativa,
che riuscivano sempre ad essere presenti.
Nel 1991 a Vught in Olanda lasciammo la presidenza e furono eletti Henk e Thea
Degen olandesi.
127
Alla federazione internazionale dal 93 al 96
di Maurizio e Luisella Tedeschi
La “chiamata” al Servizio come Rappresentanti del CPM Italiano nella FICPM ha
avuto inizio la sera della festa di conclusione delle Giornate Internazionali di Siena della
FICPM nel 1993.
Malù Reboa “mise gli occhi” su di noi, ancora adesso non sappiamo bene perché, forse
per quel po’ di francese autodidatta di Luisella e per il sorriso di Maurizio…
Ci sembrò una richiesta un po’ folle, per noi che ci sentivamo ancora raminghi tra
Genova e Siena e da poco nel CPM.
Ci pensammo tutta l’estate e a settembre, con molta incoscienza, ci buttammo
nell’avventura del Servizio (in queste cose le nostre radici scout ci aiutano sempre).
In quegli anni, dal 1993 al 1996, fu tutto un viaggiare per i Bureaux e per le Giornate
Internazionali: Luisella arrivò perfino a prendere l’aereo per ben 2 volte per andare a
Barcellona, superando la paura di volare.
Lussemburgo, Barcellona Vaalbeck, Friburgo, Roma furono le nostre mete.
La cosa che più ci ha colpito è stata sempre l’efficienza del Comitato Esecutivo:
nonostante le differenze di nazionalità e di esperienze nell’ambito della preparazione al
matrimonio, non siamo mai usciti pensando di aver perso tempo.
Abbiamo imparato lì il giusto equilibrio fra il dare spazio a tutti, affinché tutti si
sentissero protagonisti e la precisione e la sinteticità degli interventi.
Tanti i contenuti e forte la ricerca di una profonda unità di intenti anche nei momenti
in cui sperimentavamo la difficoltà del confronto: Statuti, accoglienza di nuovi paesi e
rapporti con altre associazioni, strategie di diffusione del movimento, apertura all’Africa ed
ai paesi dell’Est, stili e metodi nella Preparazione al Matrimonio nel rispetto della
specificità di ciascuno, rapporti con gli Organismi Internazionali e con il Vaticano e molte
altre questioni rilevanti per i paesi membri e per la vita della FICPM sono state discusse ed
approfondite in quel periodo, facendoci crescere come persone e come coppia.
I nostri orizzonti si sono allargati moltissimo e con essi anche il cerchio delle nostre
amicizie (con alcuni siamo tuttora in relazione); i membri della FICPM ci sono entrati per
sempre nel cuore, i Faux, i Dehaene, Paul Andrè, P. Jacques Maegerman, P. Edmond
Heymans. Gaspar Mora e tutti i delegati degli altri paesi, molti dei quali sono anche passati
per casa nostra.
Due, fra i tanti, i ricordi più vivi di quegli anni: il primo a Roma nel 1994, al Bureau
effettuato in concomitanza con l’Incontro Internazionale delle Famiglie con il Papa.
E’ in noi ancora dolce e forte il ricordo di quel tramonto in Piazza S. Pietro con
Therèse, Jacques, Gaspar Mora e gli altri amici delegati: ci sentivamo così vicini e felici,
veramente “un cuor solo ed un’anima sola.
Il secondo ricordo è a Friburgo, alle Giornate Internazionali del ’96, in un momento
tanto difficile per la nostra vita, con un avvenire incerto davanti, quando gli amici del
Comitato Esecutivo si sono stretti vicino a noi con affetto caloroso e con le loro intense
preghiere.
Ma tantissimi altri sono stati i momenti appassionanti e fruttuosi che abbiamo vissuto
con la FICPM ed è difficile sceglierne qualcuno.
Dal Servizio di Delegati all’Internazionale siamo stati chiamati poi a quello di
Rappresentanti della FICPM presso gli Organismi Vaticani e lì è stata tutta un’altra
storia….. da cui abbiamo imparato molto, anche, talvolta, ad ascoltare pazientemente e a
128
parlare con accortezza e senso di responsabilità. Anche in Vaticano abbiamo trovato
alcune persone squisite, che molto ci hanno dato sul piano ecclesiale e dell’amicizia.
Dobbiamo quindi, ancora una volta, dire Grazie al Signore per questo cammino di
Servizio nella FICPM, che è stato tanto importante per la nostra vita.
Delegati alla FICPM dal 1996 ad oggi
Intervista a Anna e Carlo Beltramo ed a Marinella e Enrico Gualchi
Dopo tanti anni, con voi, la responsabilità di delegati alla FICPM è tornata ad una
coppia torinese…
A Torino e all’Italia sono legati due dei momenti più significativi della storia della
Federazione Internazionale:
Giornate Internazionali di Lignano Sabbiadoro 2003
- nel 1973 a Pianezza è stato presentato il 1° statuto della Federazione Internazionale;
- nel 2003 a Lignano Sabbiadoro, in occasione delle 37e Giornate Internazionali, 4 Paesi
dell’Europa Centrale (Croazia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria) hanno chiesto
ed ottenuto di diventare Paesi associati alla FICPM.
129
Quali sono stati gli avvenimenti più significativi del periodo in cui siete stati
delegati?
Negli anni in cui siamo stati delegati alla FICPM (dal 1996 al 2002), gli avvenimenti più
significativi per la storia della Federazione sono stati
- l’apertura verso i Paesi dell’Europa Centrale, dopo un lungo ed appassionato
lavoro preparatorio;
- le prime giornate internazionali in Madagascar nel 1998, occasione privilegiata per
un incontro con una realtà locale entusiasta e superattiva, malgrado le poverissime
condizioni di vita e la mancanza assoluta di mezzi;
- la nascita della Federazione delle Isole dell’Oceano Indiano (Seychelles, Mauritius,
Ile de la Réunion, Ile Rodrigue oltre al Madagascar); molti dei delegati erano stati
presenti alle Giornate Internazionali in Madagascar;
- accettazione di Malta (Movimento Cana maltese) come Paese associato;
- l’iscrizione della FICPM come ONG – Settore Famiglia;
- la realizzazione di un nuovo pieghevole illustrante in sintesi la realtà della FICPM;
- la realizzazione della “brochure”, che è stata occasione non solo per ripercorrere
con passione la storia della FICPM, partendo da un profilo di Père d’Heilly,
ispiratore dei CPM, ma anche per riflettere sulle motivazioni teologiche
dell’impegno nei confronti dei fidanzati;
- l’organizzazione nel 2003 delle 37e Giornate Internazionali a Lignano Sabbiadoro
che hanno fatto registrare una presenza record di quasi 400 partecipanti e che a
detta di tutti sono state un “successo”. La vera affermazione di queste Giornate è
stata la collaborazione di molti italiani nell’organizzarle e nel realizzarle.
Nel 2003 si è però dovuta registrare la “defezione” dei Paesi Bassi, dove il CPM era
presente in una sola diocesi: cambio della coppia delegata e cambio del Vescovo hanno
ingenerato una situazione di stallo, da cui sono usciti decidendo di continuare a lavorare
all’interno della propria Diocesi, e di chiudere, almeno per il momento, alla FICPM.
Per quanto riguarda gli incontri del “bureau” negli anni in cui siamo stati delegati,
abbiamo vissuto delle esperienze molte belle ed arricchenti, poiché si è venuto a creare un
clima di amicizia, di scambio, di accoglienza che ha consentito di lavorare con entusiasmo
e proficuamente.
Le riunioni del bureau sono diventate anche occasione di scambio su alcuni temi di
interesse comune, di formazione e di maggiore conoscenza delle realtà dei diversi Paesi (a
turno ogni Paese racconta in dettaglio come si svolgono gli incontri, i contenuti ed i
metodi, gli operatori, le iniziative per il post-CPM, etc.). L’Italia è stato uno dei primi Paesi
che si è lanciato in questa esposizione, con notevole successo anche nel metodo della
relazione, oltre che sui contenuti.
In occasione delle riunioni del bureau il nostro impegno costante è stato quello di
mantenere vivo lo spirito iniziale del CPM, cioè la revisione di vita e la vita di équipe,
elementi essenziali per un buon servizio con i fidanzati, oltre a sforzarci di suscitare
l’armonia e lo spirito familiare che dovrebbero essere caratteristici di tutte le riunioni
CPM.
Cosa vi ha lasciato la vostra esperienza come delegati?
Sicuramente l’esperienza che abbiamo vissuto come delegati è stata tra le più
arricchenti nell’ambito del CPM, grazie all’opportunità di potersi confrontare in serenità e
rispetto con persone provenienti da tutto il mondo, quindi con cultura, storia, ambiente
completamente diversi dal nostro, ma spesso con gli stessi problemi e sicuramente gli
130
stessi entusiasmi e la stessa tensione per trovare il modo migliore di accogliere i giovani
che decidono di sposarsi in chiesa.
La difficoltà che abbiamo incontrato è stata quella di trasmettere l’entusiasmo e la
ricchezza di questi incontri alla “base” CPM (pochi i momenti di incontro al di fuori della
propria diocesi, poca collaborazione nella preparazione dei contributi da discutere a livello
di bureau, poco coinvolgimento nell’allestimento degli “stand” per le Giornate
Internazionali, a parte alcune essenziali collaborazioni).
La ricchezza del CPM è il continuo confronto, in coppia, nel gruppo, con i fidanzati,
con le altre équipe; l’esperienza della FICPM è la “ciliegina sulla torta”: apre a nuovi
orizzonti, fa intravedere dove sta andando la famiglia, stimola ad una visione più ampia al
di là dei propri limiti, consente di conoscere metodi diversi per incontrare i giovani,
incoraggia ad un confronto sereno sulla vita di fede.
Adesso siete voi Enrico e Marinella che avete preso la responsabilità di delegati?
La nostra ancor breve esperienza nella FICPM ci ha comunque presentato una realtà
di grande accoglienza ed amicizia in seno al bureau dei delegati che assomiglia molto al
clima di un’équipe collaudata.
Abbiamo potuto costatare come l’Italia sia tenuta in grande considerazione e
costituisca una voce ascoltata con interesse e fiducia. Questi sentimenti durano da molto
tempo nell’ambito della FICPM, come si può leggere già sul n° 3 di CPM notizie di marzo
1984, dove è pubblicato un entusiastico commento degli allora presidenti Mill e Sim
MAJERUS in visita ai segretariati italiani.
I Delegati alla Federazione Internazionale FICPM
Anno
Delegati
Diocesi
1970-1974
Mariella e Marco Ghiotti
Torino
1975-1978
Paola e Giovanni Scarso Borioli
Torino
1979-1981
Laura e Doretto Valerio
Torino
1982-1985
Anna Maria e Lio Mostaccio
Torino
1986-1989
Malù e Enrico Reboa
Genova
1990-1992
Carlotta e Filippo Forno
Genova
1993-1995
Luisella e Maurizio Tedeschi
Siena
1996-2001
Anna e Carlo Beltramo
Torino
2002-2004
Marinella ed Enrico Gualchi
Torino
131
Il “Numero unico” precursore di Famiglia Domani, edito nel 1973
132
CPM
40 anni di pastorale prematrimoniale
in Italia.
QUINTA PARTE
FAMIGLIA DOMANI: 1974 –2004
Famiglia Domani: gli inizi di Carlo e Rita Stroppiana ........................................139
Da periodico interdiocesano a rivista LDC di Doretto e Laura Valerio .........141
Chi ci separerà dall’amore …? di Anna e Luigi Ghia .....................................143
133
FAMIGLIA DOMANI: GLI INIZI
di Carlo e Rita Stroppiana
Raccontare la storia dei primi tempi di Famiglia Domani risveglia in noi sentimenti
simili a quelli che si vivono per una creatura che si è fatta nascere e che si è accompagnata
fino all’età adulta, quando ha preso la sua strada.
Il paragone regge anche perché, prima che il
periodico vedesse la luce, c’era stata una precedente
esperienza: la pubblicazione di un numero unico - che
nel 1973 aveva già avuto carattere di pubblicazione
interdiocesana dei CPM - dal titolo “Esperienze e
prospettive di preparazione al matrimonio”. Nella
presentazione si diceva. “Questo numero unico esce
con due scopi: far circolare delle idee e delle
esperienze. Esso è nato da un’esigenza sentita dal
segretariato diocesano di Torino ed appoggiata dai
CPM di Genova, Alessandria, Fossano e Milano, di
creare un periodico interdiocesano dedicato alle coppie
che preparano ed attuano nei CPM la catechesi dei
fidanzati.”.
Quindi anche questa pubblicazione era stata
un’iniziativa in linea con l’indirizzo di dare importanza
alla comunicazione fra i gruppi delle diverse diocesi
Famiglia Domani 1/74
sempre seguito dal “tandem” Ghiotti - Stroppiana.
Infatti, allora curavamo la pubblicazione di tutta la
documentazione CPM dell’epoca (Guide per la revisione di vita, Guide per i fidanzati e
numeri monografici ), quando le varie esperienze venivano passate dal segretariato ai
gruppi con materiale ciclostilato o piccole pubblicazioni a livello locale.
Sarebbe stato un sogno poter disporre degli attuali sistemi di comunicazione!
I riscontri favorevoli ricevuti dai CPM diocesani e anche da amici esterni ai CPM ci
convinsero a tentare di editare un periodico. Infatti, si dimostrava sempre più impellente il
bisogno di poter disporre di una pubblicazione che collegasse le coppie delle differenti
realtà locali e permettesse di far circolare tutte le preziose esperienze, le proposte e le
riflessioni sullo stato della preparazione al matrimonio.
Ecco dunque la nascita di famiglia domani che per avere le caratteristiche di
notiziario di riferimento di un gruppo doveva essere l’espressione di un’associazione (che
fu costituita) con il suo presidente pro-tempore (il solito “volontario”). La pubblicazione
richiedeva un direttore responsabile (si trovò un amico cireneo), l’autorizzazione del
Tribunale (pratiche non semplici, comunque espletate) e finalmente un responsabile della
redazione composta dai rappresentanti dei gruppi di Alessandria, Fossano, Genova,
Milano e Torino.
L’obiettivo di famiglia domani “periodico trimestrale dell’associazione CPM” fu
esplicitato chiaramente nell’editoriale del n° 1 del 1974: “Questi quaderni hanno lo scopo
134
di offrire un collegamento tra i CPM delle diocesi italiane permettendo lo scambio delle
esperienze e la comunicazione delle idee”.
Intento di fondo di questa iniziativa era anche quello di solidificare i rapporti fra i
CPM delle diverse diocesi (da qui il tentativo di formare una redazione in cui fossero tutte
rappresentate), oltre a quelli di raccogliere e far circolare fra i CPM le diverse esperienze e
di valorizzare la ricchezza dei contenuti acquisiti da esperti invitati nelle giornate e negli
incontri di formazione.
Il budget della novella associazione non disponeva di grandi finanze e si dovevano, in
ogni modo, preventivare dei costi importanti per le spese di tipografia e di spedizione.
Il nome della rivista proposto da Ghiotti fu approvato, perché bene richiamava sia i
fidanzati (che da domani saranno famiglia) sia gli sposi in ricerca di un modo
continuamente rinnovato di vivere la famiglia. Con l’aiuto di un grafico si studiò la
copertina in cartoncino “nero lucido” allora molto elegante ma piuttosto costoso!
Per la stampa si scoprì un anziano tipografo che si prese a carico, a guadagno zero, di
lavorare anche per il nostro periodico (ci stampava già altra documentazione CPM e ci
teneva in deposito la carta patinata da noi
comprata all’ingrosso con lo sconto!) fino a
quando la stampa non la passammo alla
Tipografia Fanton.
Iniziò così l’avventura di pubblicare una
rivista con cadenza trimestrale, con i suoi tempi
d’impostazione (al terzo numero avevamo già
perso il passo!), con la ricerca dei contributi, le
bozze da correggere, con la scelta delle
impaginazioni, dei caratteri (qui il corsivo, là il
neretto….).
Quasi subito sorse il problema di ridurre le
spese e così, a malincuore, abbandonammo la
copertina in nero lucido per un normale
cartoncino, cambiando però colore ogni anno.
Si cercò di formare un “gruppo stampa”,
che però insisteva per un’autonomia dalla
segreteria
interdiocesana
della
giovane
associazione e presto andò in crisi. Così alla fine
Famiglia Domani 1-2/85
del 1975 abbiamo preso noi la responsabilità
della segreteria di redazione, aiutati da Ghiotti, Silvestro, Agudio e l'onnipresente P.
Mimmo.
Non è da dimenticare che nel 1981 venne allegato alla rivista un inserto “famiglia
domani notizie” che fu il prototipo di altri fogli “CPM Notizie” anche a livello diocesano
che seguirono negli anni.
A partire poi dal n° 1 del 1982 abbiamo lasciato la segreteria ai Silvestro (che già da
tempo erano molto impegnati nel portare avanti il periodico) fino a quando alla fine del
1984 divennero responsabili di redazione i Valerio.
In questi primi dieci anni la rivista è stata fedele agli obiettivi iniziali prioritari di
rendere un servizio diretto ai gruppi CPM (anche se c’era già un certo numero di abbonati
“esterni”) e di dare una “immagine” visibile del movimento.
135
DA PERIODICO INTERDIOCESANO A RIVISTA LDC
di Doretto e Laura Valerio
Io e Doretto siamo approdati a Famiglia Domani all’inizio del 1984, coinvolti come
segretari interdiocesani, nel momento in cui si progettava la creazione di una redazione
interdiocesana. Ricordo le prime riunioni a Torino e a Genova a casa dei Colella, e poi
man mano il delinearsi di un orientamento…. Certo ancora non immaginavamo quanto
saremmo stati coinvolti in questo progetto negli anni successivi!
I tempi sembravano maturi perché Famiglia Domani potesse varcare i confini del
CPM, raggiungere un maggior numero di lettori ed essere messa al servizio di una
pastorale più ampia.
Occorreva dunque una casa editrice che ne curasse la diffusione. L’LDC, che già
pubblicava i fascicoli Prepariamoci insieme al matrimonio e altri sussidi, pareva l’interlocutore
più adatto. Potevamo assicurare loro un numero piuttosto limitato di abbonati e, inoltre,
avevamo ben chiare le nostre esigenze: che Famiglia Domani restasse la voce ufficiale del
Movimento e il CPM continuasse ad essere responsabile dell’indirizzo editoriale e della
scelta di collaboratori e testi. Non eravamo affatto sicuri che l’LDC potesse essere
interessata ad una tale sfida.
E invece l’avventura cominciò con il fatidico numero zero. Il numero 3-4/84, infatti,
edito ancora in proprio stampato dalla tipografia Valetto, venne diffuso anche dall’LDC
come quaderno al prezzo di £ 4000 (ne
esistono quindi 2 versioni diverse, di
grande valore per i collezionisti…). A
partire dal primo numero del 1985 la
rivista venne stampata e diffusa dalla casa
editrice di Leumann.
Fin dall’inizio Don Suffi, il nostro
referente all’interno dell’LDC, ci fece
presente che una rivista per essere
competitiva doveva avere almeno quattro
numeri l’anno ( mi torna l’ansia al solo
ricordare questo discorso…), ma ci
vollero ben quattro anni per raggiungere
questo traguardo. Nell’85 e nell’86
uscirono soltanto due numeri, nell’87 tre e
finalmente nell’88 quattro.
L’obiettivo perseguito in questi anni è
stato di fare di Famiglia Domani uno
strumento di formazione significativo,
con articoli di un certo rilievo, alternando
numeri monografici con altri che
affrontassero più direttamente
le
Famiglia Domani 1/90
tematiche connesse alla vita interna delle
136
équipes e all’impegno pastorale nei confronti dei fidanzati.
Naturalmente, dato che lo strumento privilegiato per un’équipe CPM è la revisione di
vita, particolare importanza era data alle tracce per la revisione di vita che
accompagnavano gli articoli principali.
L’ampia rappresentatività della redazione permetteva di essere ben presenti alla vita
delle équipes, di coglierne l’evoluzione, di tentare di individuare le principali esigenze di
formazione a cui rispondere.
L’editoriale del primo numero del 1985 individua bene le linee su cui si sarebbe mossa
Famiglia Domani in quegli anni: “Nella situazione attuale pare di cogliere come particolarmente sentite e
anche sofferte da parte delle équipes due esigenze di fondo: da un lato una sete rinnovata di interiorità e di
preghiera, un’ansia di ricerca e di approfondimento tesa ad arrivare ad una sintesi più profonda e vitale tra fede
e vita; dall’altro un desiderio sempre più esigente che l’incontro con i fidanzati diventi sempre più un momento
di evangelizzazione e di cammino di fede”( FD 1-2/85 pag. 1-2).
Era evidente che questa evoluzione nella pedagogia dei CPM che determinava il
passaggio dagli “incontri” agli “itinerari di fede” con i fidanzati richiedeva che la vita stessa
delle équipes diventasse sempre più un itinerario di fede. “L’esigenza primaria della vita interna
dei gruppi non è quella di preparare gli incontri con i fidanzati, anche se questo ne rappresenta un momento
importante, ma è quella di fare un cammino di fede insieme, che ci educhi a fare sintesi tra fede e vita…Perché
una équipe possa avere una vera vita interna e possa donarla all’esterno, occorre che nel corso degli anni sia
sostenuta e aiutata a maturare, cosa che è in pratica possibile solo se rimane in fecondo contatto con le altre
équipe all’interno del movimento; il movimento poi a sua volta sarà vivo e fecondo fino a quando si manterrà
vitalmente inserito nella grande realtà della Chiesa” (FD 1-2/85 Pedagogia dei CPM in evoluzione,
pag. 28-34).
Sembrava dunque importante che FD diventasse uno strumento per leggere e
accompagnare l’evoluzione del movimento, offrendo occasioni di approfondimento,
stimoli alla riflessione e al confronto, nutrimento per una presenza viva accanto ai
fidanzati.
Certo, i primi beneficiari di questo impegno siamo stati noi stessi, che abbiamo avuto
tante occasioni di incontro tra di noi e con persone di grande ricchezza e profondità che
abbiamo potuto avvicinare sia personalmente, sia attraverso gli articoli che ci mandavano.
Mongillo, Fregni, Molari, Muraro… sono solo alcuni dei nomi che hanno accompagnato il
nostro impegno di questi anni.
La redazione era un gruppo molto vivace e ci si accalorava spesso in accese discussioni,
specie quando si trattava di definire il programma dell’anno; a me competeva, chissà
perché, il ruolo di coordinare e, in certi casi, tenere a bada Sergio, Uberto, Guido,
Gianantonio….quando partivano per la tangente non era semplice! Per fortuna c’era Don
Giacomino che con la sua passione per la parola di Dio e la sua straordinaria capacità di
spezzarla per noi ci metteva sempre tutti d’accordo.
Per noi due, in particolare, Don Giacomino era sempre una presenza importante,
anche fuori degli incontri della redazione. Nei momenti più difficili, quando gli articoli
non arrivavano o arrivavano all’ultimo momento, scritti a mano in una grafia quasi
incomprensibile, quando le scadenze incombevano e ci toglievano il sonno, c’era sempre
lui con la sua vicinanza, con una parola di incoraggiamento, con la sua amicizia. E anche a
distanza di anni, quando le occasioni di incontro erano ormai diventate molto più rade,
questo legame d’affetto e di “complicità” con lui è rimasto e rimane vivo. E’ per me una
delle tante perle preziose di questi anni.
137
CHI CI SEPARERA’ DALL’AMORE …? (Rm 8,35)
di Anna e Luigi Ghia
Fu 15 anni fa, con il primo numero del 1989, che assumemmo la responsabilità della
Redazione di Famiglia Domani. Eravamo entrati nel comitato redazionale nel 1988: il
nostro fu quindi un tirocinio breve, sostenuto però dalla presenza attenta e amica di Laura
e Doretto. Cinque coppie (oltre a noi) ed un prete componevano allora la redazione. Oggi
siamo più che raddoppiati di numero; qualcuno, in questi anni, è uscito dalla rivista, non
dalla nostra amicizia; Tina e don Giacomino ci hanno lasciato, ma non ci sentiamo orfani.
Sappiano che sono con noi. I loro nomi continuano, e continueranno, ad essere scritti in
seconda di copertina. Sono la nostra risorsa segreta.
Sì, la redazione è la risorsa di ogni rivista, soprattutto se il comitato non è un elenco di
nomi, magari prestigiosi, ma un gruppo di amici.
Con questo gruppo abbiamo fatto molta strada, imparando prima di tutto a dialogare,
perché fortunatamente non siamo tutti uguali, e il risultato del dialogo non è mai stato per
noi una serie di compromessi a saldo zero tra vincenti e perdenti, ma sempre una cosa
nuova, in grado di arricchirci e di farci crescere.
Giorno dopo giorno abbiamo imparato a programmare i quaderni, lasciando poco
spazio all’improvvisazione, pur affidandoci alla fantasia della Provvidenza. E poiché non è
“la nostra” rivista, ma del CPM e di tutti quei molti abbonati che non sono CPM, abbiamo
provveduto a “mettere in piedi” gli incontri annuali di “redazione allargata” – ne abbiamo
già tenuti quindici – durante i quali vengono discussi, in un intenso fine settimana, i temi
che saranno successivamente affrontati dalla rivista. Chi vi partecipa (sono aperti a tutti)
ne conosce ormai la fecondità.
Camminando insieme, si sono fatti via via più chiari alcuni punti fermi – le nostre
“linee guida” – a cui non abbiamo mai rinunciato.
L’identità della rivista, prima di tutto. Abbiamo rinnovato due volte la copertina, siamo
passati da 64 a 80 pagine inserendo in ogni numero un “dossier” staccabile, abbiamo
organizzato gli articoli in rubriche fisse… ma l’identità, no, non l’abbiamo mai cambiata.
La nostra redazione non ha mai accettato di fare di Famiglia Domani un bollettino
d’informazione. Essa è, e rimane, uno strumento di formazione: per le équipes CPM, per le
coppie, per le famiglie, per gli educatori. Pur essendo alla continua ricerca di un linguaggio
sempre più accessibile a tutti, rifiutiamo le banalità.
Poi, la libertà. Una libertà “obbediente” alla Parola, che continua a convocarci e a
suggerirci pensieri nuovi. Ci teniamo che la rivista sia un laboratorio di ricerca (anche a
livello teologico e pastorale) per uomini e donne, coppie e famiglie, in cammino. Non
rifiutiamo i temi “caldi” e “difficili” della vita di coppia, perché la nostra vuole essere una
pastorale induttiva, che nasce “dal basso”, nella fedeltà al “vedere – giudicare – agire” del
CPM. Crediamo che Dio ci parli attraverso la sua Parola, ma anche attraverso la storia che
evolve facendo sì che la Parola fermenti e cresca. In questo senso, l’immagine di coppia e
di famiglia della rivista non è intimista, sentimentale, ma aperta ai grandi dibattiti che oggi
ci coinvolgono. Di qui la convinzione che non ci sia bisogno solo di soggetti liberi, ma
anche di istituzioni, nella società e nella Chiesa, capaci di rendere liberi. La lunga e intensa
frequentazione con don Giacomino ci ha aiutati a capire che è solo l’Amore, che ha il
138
primato sulla Legge, a chiamarci a libertà e ad aprirci alla commozione di fronte ad ogni
sofferenza umana, in particolare a quella delle coppie che vivono il dramma della
separazione e della difficoltà di comunicare, ma anche di quelle che hanno difficoltà ad
arrivare alla fine del mese.
La rivista avrà un futuro? Ce lo auguriamo, lavoriamo perché ne abbia uno. Ma non è
la questione più importante. Riteniamo che al di là degli strumenti, che possono cambiare,
fondamentale sia far circolare delle idee. Magari con un po’ di fantasia. Non per evadere,
né per “andare fuori tema”, ma per essere fedeli al nostro impegno.
Riunione della Redazione di Famiglia Domani
139
Famiglia Domani 1/90
Famiglia Domani 3/2004
140
CPM
40 anni di pastorale prematrimoniale
in Italia.
SESTA PARTE
L’avvenire dei CPM in Italia
L’avvenire dei CPM in Italia di Annamaria e Franco Quarta ..................................... 149
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L’AVVENIRE DEI CPM IN ITALIA
di Annamaria e Franco Quarta
Una grande responsabilità verso il futuro
La situazione contingente nella quale viviamo, con i suoi limiti e le sue possibilità, è lo
scenario sul quale il CPM ha la possibilità di intervenire, per trovare soluzioni di volta in
volta adatte al presente e, soprattutto, al futuro che auspichiamo.
Parlare di futuro, per il CPM, significa parlare di oggi; da qui la necessità che ciascuno
di noi si assuma le proprie responsabilità, con decisioni e comportamenti consapevoli dei
processi di mutamento in atto.
In queste pagine cercheremo di richiamare alla Vostra attenzione, senza una gerarchia
precisa, quei problemi che riteniamo sia importante risolvere per costruire tutti assieme il
futuro della nostra Associazione.
“L’etica della responsabilità” interpella quindi ciascuno di noi, e parte dalla memoria di
questi 40 anni e dal riconoscimento della nostra identità.
Per costruire questo futuro è necessaria la capacità di vedere chiaramente le cose, di
saper leggere il presente ed ascoltare i segnali che il mondo in cui viviamo ci manda.
Tanti sono gli interrogativi che ci poniamo e che vi poniamo. A questi non abbiamo
risposte preconfezionate: le dobbiamo trovare tutti assieme, all’interno dell’Associazione e
nei nostri gruppi, sia nel fare revisione di vita che incontrando i fidanzati.
Risposte su quello che il CPM sta facendo, su come lo fa, se potrebbe farlo meglio o
fare di più, o diversamente.
Risposte su cosa significa ancora per il CPM essere profetico.
E questo oggi, cioè nel futuro.
Un’analisi della CEI
La CEI – Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia, ha evidenziato alcuni
suggerimenti del Direttorio di Pastorale Familiare (del 1993), che, secondo il suo parere,
hanno avuto ricadute assai limitate sull’azione pastorale:
• L’importanza di una preparazione remota e prossima al matrimonio, che valorizzi
quindi tutto il periodo del fidanzamento e delle età precedenti;
• L’idea della preparazione immediata come itinerario di fede in logica catecumenale;
• La consapevolezza che il soggetto responsabile della preparazione al matrimonio è la
comunità parrocchiale nel suo complesso;
• Il suggerimento di offrire percorsi differenziati.
Questo perché le statistiche ci dicono, con le inevitabili differenze da regione a regione,
che in Italia abbiamo circa il 20% di “praticanti”, nell’accezione più comune del termine,
persone cioè che frequentano abitualmente la Santa Messa ogni domenica e garantiscono
una certa presenza nella vita ecclesiale.
142
Abbiamo poi circa il 70% di battezzati, dei quali almeno il 70%-75% si sposano in
chiesa, chiedono il battesimo e gli altri sacramenti della iniziazione cristiana per i figli,
mandano i figli al catechismo.
Abbiamo, di fatto, un 50% di battezzati, che consideriamo “lontani” o ai margini della
Chiesa, che continuano a chiedere il matrimonio e i sacramenti per i loro figli e che sono
disponibili, per questo, a fare un percorso di preparazione al matrimonio e a lasciarsi
coinvolgere in un cammino formativo in parallelo con la catechesi dei figli.
Da qui l’importanza, per la Chiesa, di saper cogliere al meglio queste occasioni per
compiere un’opera di evangelizzazione. Ci illudiamo, infatti, che questa situazione duri per
sempre, o addirittura migliori, ma in realtà non sarà così. Abbiamo delle testimonianze
eloquenti in Paesi a noi vicini (Germania, Francia, Belgio), nei quali, ormai, al di là dei
“praticanti effettivi” nessuno chiede più nulla alla Chiesa: non si sposano più in chiesa,
non fanno più battezzare i figli, non manifestano segnali di ricerca religiosa.
Abbiamo allora due tipi di responsabilità:
Verso il 20% che costituisce la “comunità eucaristica”, abbiamo la responsabilità,
durante la preparazione al matrimonio, di accompagnarli dalla condizione di “utenti”
della messa domenicale a diventare una coppia di sposi che avverta come l’essere
cristiani dia spessore e qualità alla loro vita matrimoniale, cristiani che testimonino
come il loro rapporto con Dio sia tutt’altro che limitante rispetto alla loro umanità e
alle loro relazioni affettive. Cristiani che diventino evangelizzatori e testimoni per la
diffusione della fede.
• Verso il 50% che forma la “comunità battesimale”, dobbiamo fare delle proposte che
siano in grado di rinnovare un cammino di fede, a partire proprio dal significato del
loro (e nostro) battesimo. Abbiamo di fronte a noi dei fidanzati in una condizione
privilegiata rispetto alla ripresa di un cammino di fede, perché l’innamoramento li
mette in contatto con il mistero di una chiamata non pienamente spiegabile solo con
la casualità umana; e ci accorgiamo che quando riusciamo ad accostare questi giovani
al mistero di Dio, questa vicinanza li rende felici, perché scoprono un Dio amico del
loro amore, complice della loro condizione di innamorati, anche se esigente perché li
chiama ad un amore di qualità. A queste persone dobbiamo presentare un Vangelo
che sia una proposta di gioia, un annuncio che valorizzi il loro amore; partendo
proprio dal loro innamoramento possiamo accompagnarli a riprendere un cammino di
fede.
•
Questa, in breve, è l’analisi fatta dalla CEI lo scorso anno, durante il Convegno di
Acireale, sulla base della raccolta di 171 questionari su 225 diocesi.
A parte l’ovvia difficoltà di raccogliere questi dati in un questionario, possiamo
condividere o meno l’analisi, ma non possiamo ignorarla.
Il CPM, per quanto ci risulta, ha sempre ritenuto inopportuno proporre dei percorsi
“differenziati” di preparazione al matrimonio, anche se la frequenza ai cosiddetti “corsi
lunghi” che prevedono almeno 14 incontri con cadenza settimanale, seleziona
naturalmente e inevitabilmente i partecipanti agli stessi.
La situazione attuale, e in particolare, la revisione del Rito del Matrimonio, che troverà
attuazione pratica nelle celebrazioni a partire dal prossimo Avvento 2004, con la
suddivisione in Matrimonio dei “Praticanti”, Matrimonio dei “non Praticanti” e
143
Matrimonio tra Battezzati e non Battezzati, ci deve far pensare a quali saranno le sue
ripercussioni sulla preparazione immediata al matrimonio e sullo svolgimento dei nostri
incontri.
Questo è il primo degli interrogativi che proponiamo.
Matrimoni misti
È necessario che il CPM si interroghi sulla preparazione al matrimonio, nel caso di
matrimoni misti.
Il fenomeno dei matrimoni interconfessionali comincia ad avere una certa consistenza,
legato com’è all’immigrazione, ma l’attenzione che vi prestiamo è ancora scarsa. Il discorso
è simile nel caso di matrimonio con islamici, pur con tutti i problemi che implica la diversa
visione che l’Islam ha sul matrimonio, sulla donna e sui figli.
Siamo ancora agli inizi, ma è necessario fornire ai gruppi delle indicazioni di carattere
generale, facendone spunto per una riflessione a livello nazionale, con l’aiuto dei nostri
Assistenti spirituali. Non possiamo davvero pensare che siano i nostri singoli gruppi ad
affrontare il problema quando si presenta, con un fai-da-te assai pericoloso. Nel caso
specifico di matrimoni con mussulmani, è sufficiente limitarci a sconsigliare e scoraggiare?
Oppure potrebbe essere opportuno chiedere aiuto, in questo caso oltre che ai nostri
Assistenti, a persone esperte, magari studiando i casi in cui le cose funzionano e le
esperienze di altri Paesi, in cui il fenomeno è maggiormente diffuso, come, ad esempio, la
Francia? Per questi studi, un grande aiuto ci potrebbe essere dato dalla nostra Federazione
Internazionale.
Dobbiamo essere coscienti, nell’affrontare questi problemi, che tutte le difficoltà
frapposte al matrimonio misto, sono spesso causa della rinuncia al riferimento alla fede da
parte di uno dei due coniugi, a favore di una scelta laica, il matrimonio civile, che può
sembrare, al momento, la più equa. Si rischia così di rinunciare ad una parte importante
della propria identità personale, accentuando nei fatti la spinta alla scristianizzazione, già in
atto nella nostra Società.
Le convivenze
Un altro dei problemi che può sembrare rimosso, in quanto non tocca attualmente le
modalità dei nostri incontri di preparazione al matrimonio, è quello delle convivenze prematrimoniali.
In effetti, non è così. Abbiamo sempre ritenuto importante, come CPM, che le
sette/otto coppie di fidanzati che partecipano normalmente agli incontri, rappresentino
uno spaccato reale della Società nella quale viviamo. Quindi nessuna ghettizzazione.
Ogni annuncio fatto nei nostri incontri deve però riuscire ad illuminare la realtà
concreta vissuta dalle singole persone. Può essere allora importante che il gruppo che
conduce gli incontri sia consapevole delle molteplici ragioni, tra loro a volte diverse, che
stanno alla radice di una scelta di convivenza. Per conoscere le ragioni specifiche di ogni
coppia, sarebbe allora opportuna un’accoglienza individuale precedente l’inizio degli
incontri.
144
Preparazione immediata e preparazione remota
Quante volte ci siamo resi conto che certi argomenti che affrontiamo nei nostri
incontri avrebbero avuto ben altra risonanza se trattati durante un’ipotetica preparazione
remota, quella che andrebbe curata nella fase dell’adolescenza e della giovinezza. E’ questa
una vera e propria educazione all’amore, che aiuta i giovani a scoprire la propria vita come
vocazione a realizzare in pienezza la propria umanità e la propria sete di felicità, ponendo i
propri sentimenti e la propria sessualità in rapporto con il grande valore della persona.
Questo ci permetterebbe di valorizzare meglio il “tempo del fidanzamento” come evento
di grazia, opportunità pastorale, momento di ricerca e di responsabilità. E’ la grande sfida
della pastorale del fidanzamento, nella quale l’educazione all’amore, alla vita, alla sessualità,
costituisce il primo momento e gli incontri di preparazione al matrimonio il momento
conclusivo.
Per la preparazione remota si sta facendo veramente troppo poco e manca quasi del
tutto la collaborazione con gli Uffici Diocesani di Pastorale Familiare, i Servizi per la
Pastorale Giovanile e i Seminari Diocesani, in modo da sensibilizzare anche i futuri
presbiteri alla teologia nuziale.
La stessa esperienza che il CPM Torinese ha iniziato alcuni anni fa, e continua a
proporre, non ha trovato, a livello di strutture diocesane, il necessario supporto e
collaborazione.
Interroghiamoci se il CPM ha la capacità e la forza per studiare e mettere in pratica
questi itinerari, al di là dell’ovvia considerazione se questa attività rientri o meno nei suoi
“compiti istituzionali”.
Ripensiamo anche ai tempi nei quali dovrebbero svolgersi gli incontri di preparazione
immediata. Riteniamo indispensabile una ferma presa di posizione perché questi debbano
avvenire almeno un anno prima della celebrazione del matrimonio. Questo per una serie
di motivi; non ultimo quello di poter così opportunamente indirizzare, con coraggio e
discrezione, quelle coppie particolarmente fragili che vediamo talvolta nei nostri incontri, a
valutare meglio la propria maturità, evitando così alcuni fallimenti annunciati.
Il Post-CPM
La continuità dopo gli incontri rimane un grosso problema: nonostante tutti i tentativi
non riusciamo a dare continuità, a proseguire nella formazione e nell’accompagnamento
delle giovani coppie che abbiamo incontrato nella preparazione al matrimonio. Vi sono
certo delle difficoltà obiettive: la scarsa esperienza religiosa di gran parte dei fidanzati, il
trasferimento, dopo il matrimonio, in zone o città diverse da quelle in cui si sono sposate, i
problemi pratici connessi all’arrivo di un figlio, o di più figli, lo scarso tempo che i giovani
sposi, e non solo loro, hanno a disposizione.
Tutto vero, anche se vediamo, per esperienza personale, che quando vogliamo fare
qualcosa che ci interessa veramente, il tempo lo troviamo sempre. Questo non toglie che il
problema rimane. Dopo il matrimonio i giovani sposi entrano, per la Chiesa, in una sorta
di black-out, dal quale li vediamo costretti ad uscire in occasione dei sacramenti dei figli.
145
Questo vale anche per quelle coppie di fidanzati che abbiamo visto maggiormente
coinvolti nella celebrazione del loro matrimonio e per i quali avevamo pensato ad una vera
e propria conversione con la riscoperta di un cammino di fede.
Ma a quale comunità cristiana affidiamo questi fidanzati? Ad una comunità che è quasi
sempre assente, oggi, veramente la grande assente nella maggior parte dei nostri
matrimoni.
Parte forse da qui la perdita di contatto con le famiglie di nuova formazione.
Cosa possono fare i gruppi CPM, che di questa comunità fanno parte, per cambiare la
situazione?
A questo si aggiunge la scarsa considerazione della famiglia, e in particolare delle
famiglie giovani, che hanno molti presbiteri. Come fare ad educare i presbiteri a
considerare la famiglia come una risorsa? Sarebbe giusto parlare della necessità, da parte
loro, di un’autentica “conversione pastorale”?
Possono aiutarci gli Assistenti spirituali dei nostri gruppi a lavorare per questo?
I risultati della mancata accoglienza di tanti giovani sposi all’interno di una comunità
viva, sono purtroppo sotto gli occhi di tutti. E’ significativo che lo stesso Vicario giudiziale
e Presidente del tribunale Ecclesiastico della Liguria, Mons. Paolo Rigon, abbia dichiarato,
all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2004, che in Liguria si è ampiamente superato il
dato, ormai consolidato, del fallimento del 50% dei matrimoni. E questi dati riflettono la
realtà di gran parte del nostro Paese.
Possibile che sia tutta colpa della inadeguatezza della preparazione immediata al
matrimonio, e non già alla mancanza di una comunità cristiana che dedichi un’attenzione
specifica all’aiuto delle coppie, sia nella quotidianità della loro vita che nella fase che
precede il fallimento? Questo aiuto potrebbe essere decisivo per un pieno recupero della
relazione coniugale.
Come si può pensare che questo sia un problema da delegare unicamente agli
specialisti, ai professionisti, ai consultori? E’ anzitutto un problema che riguarda la
comunità cristiana, cioè tutti noi, che ne coinvolge la responsabilità e la interpella, sia nel
campo della prevenzione che in quello di una risposta efficace a richieste di aiuto.
E a farlo diventare un problema pastorale è la natura stessa del sacramento che gli
sposi hanno ricevuto: non semplicemente un evento privato che ha coronato il sogno di
una coppia, ma la risposta ad una vocazione a servizio della comunità.
La comunità cristiana, per adempiere alla sua funzione di annuncio e di testimonianza
salvifica d’amore, ha bisogno sia del ministero coniugale come di quello presbiterale. Così
come i nostri gruppi, che di questa comunità rappresentano un “piccolo modello”, hanno
bisogno di coppie di sposi e di presbiteri.
Come può il CPM inserirsi in questa realtà sia con i propri gruppi che con il postCPM?
La formazione degli operatori
E’ sempre più importante, allora, che i nostri Segretariati Diocesani sappiano
coordinare un gruppo di sacerdoti e di coppie di sposi che, raccogliendo le ricchezze e le
richieste del territorio, progettino globalmente una pastorale unitaria sia nei contenuti che
146
nelle metodologie. Così com’è necessario che i laici prendano coscienza che la base per
fare pastorale è un maggior approfondimento teologico.
La formazione deve interessare, comunque, presbiteri e coppie di sposi assieme, in
percorsi comuni, avendo il coraggio, proprio dei nostri gruppi, di accompagnarsi e
sostenersi a vicenda, correggendosi, se occorre, reciprocamente. Formazione aperta a tutti,
ai gruppi che si interessano di pastorale familiare e di spiritualità coniugale, e a singole
coppie che sappiamo interessate agli argomenti che stiamo trattando. Dobbiamo dedicare
maggior tempo alla preghiera comunitaria e migliorare sempre di più le liturgie dei nostri
incontri, liturgie che devono tenere in maggior conto il fatto di essere pensate da famiglie
per le famiglie.
E’ giusto che i luoghi dedicati alla spiritualità familiare siano le nostre case, ma sarebbe
altrettanto importante trovare dei luoghi significativi nella comunità dove riunirsi, proprio
per rendere evidente che il missionario esce dalla propria casa e dare visibilità sul territorio
alle tappe di un percorso di evangelizzazione che le nostre coppie stanno compiendo.
Diffusione e Famiglia Domani
Abbiamo volutamente accomunato il tema della diffusione e la nostra rivista Famiglia
Domani, proprio perché questa dovrebbe costituire uno strumento importantissimo di
diffusione, non fosse altro perché solo un quinto degli abbonati alla rivista è membro del
CPM.
Com’è possibile che la nostra Associazione non sia più presente in Diocesi significative
come Milano e Bologna, in tutto il nord-est del Paese e che non si sia mai spinta nell’Italia
Centro-Meridionale (con l’eccezione di Siena)? Diffusione che non deve significare
piantare delle bandierine su una carta geografica, ma far conoscere a vescovi, presbiteri e
coppie di sposi la ricchezza del CPM, mettendo in rilievo soprattutto lo spirito e la
metodologia che stanno alla base della nostra attività, fatta sia di formazione che di
servizio. Diffusione significa far partecipi altri della nostra spiritualità e operatività, per dar
loro la possibilità di unirsi a noi, e, nello stesso tempo, arricchire noi dell’esperienza di altri
gruppi e di altri territori, permettere un ampliamento delle strutture della Associazione e
facilitare un ricambio delle stesse.
Se siamo consapevoli dell’importanza e della validità della nostra esperienza, in poche
parole se ci crediamo, non possiamo non sentirci tutti impegnati, con spirito missionario, a
farne partecipi altri, nella certezza di operare, così, per il bene della Chiesa e della Società;
tenerla per noi sarebbe contrario a quello stesso spirito cristiano cui facciamo riferimento.
L’attività di informazione e di pilotaggio di nuovi gruppi CPM nelle Diocesi dove
l’Associazione non è operante, potrebbe essere affiancata da un’attività di affiliazione e/o
federazione di gruppi già presenti in alcune diocesi che stanno svolgendo la loro opera di
preparazione al matrimonio con modalità assai simili alle nostre. L’auspicato
riconoscimento del CPM come Associazione Privata di Fedeli ci potrà essere molto utile,
ma dobbiamo soprattutto lavorare, pensando a progetti mirati.
Diffusione significa anche diffondere la rivista Famiglia Domani, vero e proprio fiore
all’occhiello della Associazione, incrementando il numero degli abbonati e garantendo la
continuità e il rinnovamento della redazione.
La rivista deve diventare il luogo privilegiato dove approfondire la parola di Dio e
dibattere tutti i problemi che interessano le nostre coppie di sposi, problemi che emergono
147
sia dalla loro vita quotidiana, che all’interno dei gruppi e nei segretariati Diocesani. E’ la
sempre maggiore complessità del mondo in cui viviamo che lo impone.
Come avete potuto leggere, numerosi sono i compiti che ci attendono, numerosi gli
interrogativi ai quali dare una risposta, e sono forse ancora più numerosi quelli che
abbiamo trascurato. Ebbene, la grande responsabilità che abbiamo verso il nostro futuro è
dare una risposta a tutti questi interrogativi. Quanto meno provarci, incontrarci e parlarne,
riservando, se del caso, ai temi trattati o a quelli che riteniamo prioritari, un’intera Due
Giorni Nazionale. Non farlo, vorrebbe dire rinunciare a costruire il nostro futuro.
Vorrebbe dire lasciar cadere il nostro essere profetici.
Lavorare per questo tutti assieme, sempre però con lo spirito del “servo inutile”, di
colui che non si stanca di seminare senza conoscere né l’entità del raccolto né se sarà lui a
beneficiarne.
Lavorare sapendo che Qualcuno, ben più importante di noi, sta lavorando con noi e
per noi.
Tante cose da fare, quindi, tanto lavoro, ma prestando nello stesso tempo grande
attenzione, sia noi come persone che le nostre famiglie e i nostri gruppi, a non farci
travolgere dalla voglia di fare. Essere capaci, talvolta, di rallentare il ritmo e di staccare:
ascoltare gli altri e rivolgere maggiore attenzione alle cose che ci circondano. In un mondo
spinto dalla fretta di arrivare primi, di diventare grandi, potenti e ricchi, a volte fa bene
resistere all’imperativo della velocità e dell’efficienza.
Questo vale sia per le persone che per i Movimenti.
Ci piace allora terminare con una citazione tratta dal libro “Sul buon uso della
lentezza” del filosofo francese contemporaneo Pierre Sansot: “ La lentezza si riconosce dalla
volontà di non lasciarsi mettere fretta, ma anche di aumentare la nostra capacità di accogliere il mondo e di
non dimenticarsi di noi stessi, strada facendo”.
Applichiamola qualche volta, abbiamo tanti anni davanti a noi.
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INDICE
PREFAZONE
40 ANNI PER L’AMORE
prefazione di Mons. Bonicelli Vescovo emerito di Siena ....................................................... 2
Introduzione della presidenza del CPM Annamaria e Franco Quarta ............................. 5
PRIMA PARTE
CPM: Centri di Preparazione al Matrimonio oggi .................................................. 7
Il CPM e il cammino dei fidanzati di Don Floriano Vassalluzzo............................................ 8
Sussidi CPM per gli incontri con i Fidanzati........................................................... 12
La spiritualità del CPM di Michele Colella ...............................................................................13
Lettera a fidanzati e sposi di don Giacomino Piana ..............................................................15
Nel 40° CPM un confronto con i primi venti anni ............................................................17
Che cosa sono i CPM ..............................................................................................................18
I CPM, Centri di Preparazione al Matrimonio ..............................................................19
Statuto dell'Associazione "C.P.M." vigente dal 4 novembre 1993 ............................23
SECONDA PARTE
Testimonianze in occasione del quarantennio dei CPM ........................................ 31
PREMESSA ..............................................................................................................................32
I CPM a TORINO ............................................................................................ 33
Negli anni ’60 a Parigi di Carlo Carlevaris .........................................................................33
Come si è arrivati a formare la prima équipe CPM
di Francesco e Lucetta Germano ......................................................................................33
Primi tempi a Torino Intervista a Marco e Mariella Ghiotti .............................................36
Il primo corso CPM ai fidanzati in Italia di Armando e Mavi Mariano .........................41
La prima Segreteria di Carlo e Rita Stroppiana ..................................................................43
Gli albori del CPM in Italia: i protomartiri di Joseph e Carla Ostino..............................46
CPM e Consultorio Prematrimoniale e Familiare
di Graziano ed Olga Cardellino e Pippo Peyron ................................................................47
Legati al CPM e a Famiglia Domani di Umberto ed Elena Bianciardi .......................49
Ricordi del nostro Segretariato di Anna e Guido Lazzarini ..........................................51
Il nostro “Pallino”: la formazione
Intervista a Maria Paola Azzario e Gianni Chiesa ..........................................................52
Il Segretariato di Torino dal 1988 al 1990
di Luigi Resegotti per Nanni e Carmina Donna e Luigi e Nuccia Resegotti ......................58
L’impegno del Segretariato di Torino dal 90 al 93 di Paolo e Gabriella Messina ..........59
Un ricordo da Carmagnola di Paola e Piero Prochet .........................................................60
CPM a Torino dal 1993 al 1999 di Enrico e Marinella Gualchi .......................................58
L’attuale Segretariato di Torino di Lucia e Dino Curtol ..................................................61
La formazione ai gruppi CPM di Torino di Carla Calderan ..........................................63
Perchè amiamo il CPM di Enrico e Marinella Gualchi......................................................65
I Segretariati Diocesani di TORINO ..............................................................................67
149
I CPM a GENOVA ........................................................................................... 69
Nascita dei gruppi CPM genovesi di Umberto E Grazia Bertazzi ................................69
Il secondo gruppo di Genova e il successivo sviluppo dei CPM
Intervista a Giovanni e Luisa Maria Casaretto ................................................................71
Intervista a Michele Colella ..............................................................................................74
Gli anni ’80 a Genova e in Italia di Lelio e Manuela Blangetti .........................................78
CPM a Genova nel biennio 1984-85 di Enrico e Malù Reboa ........................................79
CPM a Genova dal ‘96 AL ‘99 Intervista a Tito ed Amata Dodero ..................................80
CPM Genova: gli anni piu’ recenti Intervista a Franco e Giuse Dodero ......................82
Un .. Pungolo Discreto di Gianna ed Aldo Sartore...........................................................83
I Segretariati Diocesani di GENOVA ............................................................................84
I CPM a SAVONA ............................................................................................ 85
CPM nella Diocesi di Savona
di Giuseppe e Vittoria Siccardi e Raffaele e Mariangela Fassone.......................................85
I Segretariati Diocesani di SAVONA .............................................................................86
I CPM a SIENA ................................................................................................ 87
Storia dei CPM nella Diocesi di Siena a cura del Segretariato Diocesano ........................87
TESTIMONIANZE .........................................................................................................90
Don Roberto Pialli .......................................................................................................90
Don Claudio Rosi ........................................................................................................90
P. Michelangelo M. Tiribilli Abate di Monteoliveto .....................................................91
Laura e Fabio Cioncolini.............................................................................................92
Maria e Roberto Alberti ..............................................................................................93
Maria Vittoria e Maurizio Ravenni ............................................................................93
Daniela e Norberto Sestigiani ....................................................................................94
Isabella e Roberto Macinai .........................................................................................94
I Segretariati Diocesani di SIENA ..................................................................................95
I CPM A CAGLIARI ......................................................................................... 97
CPM nella Diocesi di Cagliari di Marinella e Efisio Murgia ............................................97
I Segretariati Diocesani di Cagliari ..................................................................................97
I CPM a FOSSANO ......................................................................................... 98
CPM nella Diocesi di FOSSANO Intervista a Giovanni e Madda Lingua .....................98
I CPM ad ALESSANDRIA E VALENZA ........................................................ 99
CPM nella Diocesi di Alessandria
di Lauretta e Fabrizio Gotta e Giorgio e Luciana Zaccagnini...........................................99
I CPM a MILANO ........................................................................................... 100
Il CPM a Milano di Sergio E Maria Rccardi ................................................................... 100
150
TERZA PARTE
La struttura dei CPM e la sua evoluzione ............................................................. 103
Da CPM Interdiocesano a CPM Nazionale di Marco e Mariella Ghiotti ......................... 105
Perchè l’Associazione CPM di Armando Mariano.............................................................. 106
Il nuovo Statuto dell’Associazione di Tiziana e Aldo Ghidoni ......................................... 107
Il primo e il secondo Consiglio Centrale ........................................................................... 109
Appunti sulla nostra responsabilita’ nazionale di Enrico e Malù Reboa........................... 110
Le Linee Programmatiche lanciate nel 1999 ..................................................................... 110
Le Segreterie Nazionali / Consiglio Centrale ................................................................... 112
Formazione e non solo: le "Due Giorni" Nazionali ............................................... 118
QUARTA PARTE
I CPM italiani e la federazione internazionale dei CPM ...................................... 117
CPM Italia e federazione internazionale: i primi tempi di Marco e Mariella Ghiotti ...... 119
La nostra esperienza con la Federazione Internazionale dei
Centri di Preparazione al Matrimonio di Giovanna e Paolo Scarso Borioli .................. 121
Rappresentanti nel Bureau della Federazione dei CPM di Doretto e Laura Valerio ...... 123
Partire per… cercare l’olio che alimenti la lampada di Lio e Anna Maria Mostaccio ..... 124
Ricchezza di esperienze nella Federazione Internazionale di Enrico e Malù Reboa ...... 126
Alla Federazione Internazionale dal 93 al 96 di Maurizio e Luisella Tedeschi ................. 128
Delegati alla FICPM dal 1996 ad oggi
Intervista a Anna e Carlo Beltramo ed a Marinella e Enrico Gualchi ................................ 129
I Delegati alla Federazione Internazionale FICPM ......................................................... 131
QUINTA PARTE
Famiglia Domani: 1974 –2004 ............................................................................... 133
Famiglia Domani: gli inizi di Carlo e Rita Stroppiana ......................................................... 134
Da periodico interdiocesano a rivista LDC di Doretto e Laura Valerio ........................... 136
Chi ci separerà dall’amore …? di Anna e Luigi Ghia ...................................................... 138
SESTA PARTE
L’avvenire dei CPM in Italia di Annamaria e Franco Quarta .............................. 142
151
152
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