CPM Centri di Preparazione al Matrimonio 40 anni di pastorale prematrimoniale in Italia. A cura del CPM di Torino con la collaborazione di Marco Ghiotti. 1 40 ANNI PER L’AMORE prefazione di Mons. Bonicelli Vescovo emerito di Siena CPM: la sigla la conobbi tanti anni fa, quando, per esigenze di studio, passai un paio di mesi a Parigi e dintorni. Faceva parte di quell’arcipelago di realtà che un poco alla volta mi avvicinava al mondo nuovo della cura pastorale. Non che in Italia ci si disinteressasse dei giovani e delle famiglie, ma il percorso correva di più sui binari tradizionali della parrocchia e degli oratori. Fece scandalo nella mia diocesi l’iniziativa che presi nel 1950 di un corso pluridisciplinare per i giovani fidanzati. Lo scandalo – diciamo così – dipendeva dalla varietà dei “maestri” ma più ancora dal fatto che il pubblico era misto. Eravamo nel 1950 e dopo tanti anni sono ancora convinto che tutto andò bene. Nel mio lungo soggiorno romano conobbi alcuni esponenti del Movimento CPM che aveva avviato la sua presenza in Italia negli anni sessanta. Sono giusto, mese prima mese dopo, quarant’anni. Francamente non ebbi modo di andare molto avanti. Questo mi capitò invece arrivando a Siena dove la pastorale familiare ha trovato un buon terreno di sviluppo. Naturalmente incontrai i Centri di Preparazione al Matrimonio ed ebbi subito, lietamente, la sorpresa di uno sviluppo carico di una fortunata leadership, in stretta connessione con Torino e Genova, cui sicuramente si può attribuire un ruolo di battistrada nella situazione italiana. Quello che trovai a Siena mi colpì subito favorevolmente. Uno dei settori dell’azione che funzionava davvero bene era proprio quello della pastorale familiare. E’ un motivo di gioia per me avere aiutato, come potevo, il recupero e il rilancio di Sant’Antonio al Bosco, che è diventato il perno di molteplici iniziative in questo settore. Una delle cose che ho ammirato di più, come dono grande del Signore, è la capacità di camminare insieme, mantenendo ciascun gruppo la sua peculiarità, ma nel contempo collaborando cordialmente alle iniziative comuni. Una vera scuola di comunione, come conviene che sia l’apostolato delle famiglie che sono l’immagine dell’amore di Dio per l’umanità e di Cristo per la sua Chiesa. Ma qual è lo specifico dei Centri di Preparazione al Matrimonio nella pastorale familiare? Si tratta di una intuizione che si realizza in un metodo coinvolgente. Qualcuno parla di profezia, cioè di una proposta radicale che può rinnovare la vita cristiana del nostro tempo. Non si tratta di un sogno rosa o azzurro destinato a planare sulle teste della gente e, al massimo, generare sospiri. Non c’è niente di più realistico di questo Movimento. Ci sono due realtà contrapposte: la visione biblica e cristiana della famiglia, con le sue esigenze di fedeltà ed armonia, una cultura ormai dominante che irride al modello cristiano e che diffonde prepotentemente un ideale fatto di concessioni, di ribaltamenti, di egoismi in nome di una versione godereccia e sostanzialmente 2 irresponsabile dell’esistenza. Giocano qui i nuovi modelli che sono i “grandi” dello spettacolo, della finanza, della politica, cui tutto è lecito, tutto è perdonato. Ci vuole un bel coraggio per andare contro corrente! Ma qui sta lo spirito dei CPM. Non negano la realtà ambigua che ci circonda, ma sentono la “vocazione” di annunciare in forma moderna il “Vangelo” della famiglia, in forme adeguate. Quali forme? Il gruppo o l’équipe che dir si voglia, che consente una ricerca più vasta di esperienza e una testimonianza meno attaccabile. Il carattere del gruppo appare più ecclesiale per la presenza di una persona consacrata che conferma però il carattere laicale della proposta cristiana. L’origine francese del Movimento è palese anche nell’utilizzo della “revisione di vita” che è, sì, un esame di coscienza ma articolato in una ricerca d’insieme e in una aderenza alla storia degli interessati. Ho imparato anch’io questo metodo soprattutto nei movimenti giovanili come la J.O.C. francese degli anni cinquanta, e posso confermare la bontà e l’efficacia per una autentica maturazione umana e cristiana. Ho già ricordato la composizione normale di un “gruppo” dove insieme a cinque o sei coppie è presente un sacerdote con il ruolo di “Consigliere spirituale”. La mia esperienza personale mi conferma che difficilmente si può trovare un modo migliore per superare le contrapposizioni tra preti e laici che sono da sempre una grave tentazione contro la comunione nella Chiesa. Questo procedere insieme nella fede, alla ricerca di ciò che Dio continua a dirci nella Bibbia e nella vita, costituisce un’esperienza che non esito a ritenere decisiva per la messa in opera delle responsabilità singole e associate nella pastorale delle grandi e piccole comunità ecclesiali. Un altro punto che emerge dall’esperienza CPM, è la qualificazione alta del messaggio comunicato. E’ quanto il Santo Padre ha chiesto dopo l’anno giubilare: mirate in alto. “E’ ora di riproporre a tutti con convinzione questa misura alta della vita cristiana ordinaria” (NMI, 31). In effetti, c’è una duplice tendenza nella pastorale: quella di annacquare l’ideale e le esigenze del Vangelo per salvare – si dice – il salvabile e non essere tagliati fuori dalla massa. Eppoi quella di mirare certamente a tutti, ma di avere il coraggio di una proposta ardita e serena, che punti sulla libertà e la responsabilità. I Centri hanno puntato su questa via. Con ammirazione vedo i loro sussidi e talvolta partecipo ai loro corsi. Nessun escamotage, il Vangelo dell’amore di Dio viene messo al centro dell’esaltazione dell’amore umano. Può darsi che per molti sia duro ascoltare questa proposta, ma la novità cristiana non può essere taciuta. Qualcuno pensa che comporti un rischio di fallimento. Con Dio non si fallisce mai. La parabola del seme prevede anche questa difficoltà, naturalmente. Ma quando si semina, si pensa alla messe che biondeggia. Non ultimo vantaggio è che aiutando gli altri, si consolida anche la posizione di chi accetta di guidare il cammino dei giovani alla loro piena realizzazione. Capita alle coppie delle équipes quel che succede a molti preti: scoprire l’ideale della propria vocazione nelle resistenze che talvolta la condizionano. Fa parte del mistero cristiano, cioè di questo immenso mondo che ha per centro Dio. Leggo nella Lettera alle Famiglie di Papa Giovanni Paolo II: “il razionalismo moderno non sopporta il mistero. Non accetta il mistero dell’altro, maschio e femmina, né vuole riconoscere che la piena verità sull’uomo è stata rivelata in Gesù Cristo. Non tollera, in particolare, il «grande mistero», annunziato dalla Lettera agli Efesini, e lo combatte in modo radicale. Se riconosce, in un contesto di vago deismo, la possibilità e persino il 3 bisogno di un Essere supremo o divino, rifiuta decisamente la nozione di un Dio che si fa uomo per salvare l’uomo. Per il razionalismo è impensabile che Dio sia il Redentore, tanto meno che sia «lo sposo», la fonte originaria e unica dell’amore sponsale umano. Esso interpreta la creazione e il senso dell’esistenza umana in maniera radicalmente diversa. Ma se all’uomo viene meno la prospettiva di un Dio che lo ama e, mediante Cristo, lo chiama a vivere in Lui e con Lui, se alla famiglia non è aperta la possibilità di partecipare al «grande mistero», che cosa rimane se non la sola dimensione temporale della vita? Resta la vita temporale come terreno di lotta per l’esistenza, di ricerca affannosa del profitto, di quello economico prima di tutto. Il «grande mistero», il sacramento dell’amore e della vita, che ha il suo inizio nella creazione e nella redenzione e di cui è garante Cristo Sposo, ha smarrito nella mentalità moderna le sue profonde radici. Forse la Chiesa deve concretamente aiutare di più questo Movimento che lo Spirito ha suscitato nel popolo cristiano. La famiglia è la frontiera tra la Chiesa e il mondo. Mi sono convinto, in questi anni, che l’unica maniera di aiutare qualcuno a realizzare la sua vita, è quella di puntare sulla spiritualità di una vocazione. Vale per i consacrati, vale per i laici, vale per la famiglia, vale per i giovani che vi si preparano. Solo l’amore vince. Cosa sono 40 anni di esperienza CPM se non una sfida all’amore? 4 CPM 40 anni di pastorale prematrimoniale in Italia. INTRODUZIONE DELLA PRESIDENZA DEL CPM Annamaria e Franco Quarta - Presidenti dell’Associazione dei CPM Leggiamo negli Atti degli Apostoli (14,27): “Non appena furono arrivati riunirono la comunità e riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro …..”. E’ con questo spirito che, seduti in cerchio assieme a voi, parliamo dei Centri di Preparazione al Matrimonio in un anno, il 2004, che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha ufficialmente dichiarato “Anno Internazionale della Famiglia”, dieci anni dopo quello del 1994. Anche per il CPM il 2004 è una data importante: - sono quarant’anni che opera in Italia (1964 – 2004) - sono trent’anni che esce la sua rivista, Famiglia Domani (1974 – 2004). E se possiamo parlarvi per un attimo di noi due, è proprio dal 1° marzo 1974 al 5 aprile 1974 che, assieme ad altre 8 coppie di fidanzati, abbiamo frequentato gli incontri di preparazione al matrimonio nella Chiesa del Gesù, a Genova, con una équipe CPM formata da Padre Francesco Trapani, Rita e Alberto Montani, Vanna e Ciro Pisaturo, Giuse e Franco Dodero, équipe della quale, poco tempo dopo, entrammo a far parte. Le serate con i fidanzati e le serate nell’équipe hanno così contrassegnato i giorni della nostra vita e sono state fondamentali innanzitutto per noi e per la coppia, per la nostra crescita personale e di fede. Revisione di vita e testimonianza, in un impegno di coerenza che tutte le coppie CPM conoscono e sanno quanto sia faticoso vivere, in una continua alternanza di sentimenti. Dalla fatica alla gioia, per il quotidiano confronto con la parola di Dio e nell’incontro con tante giovani coppie sempre diverse. Dalla gioia alla tristezza, nel ripensare ai tanti fallimenti e a quanto ci manchino oggi quei fratelli che ci hanno preceduto nell’abbraccio col Padre e ai frutti che ci hanno lasciato. Dalla tristezza al ricordo: Giovanni Gallo, Tina Colella e Don Giacomino Piana, Don Giorgio Mariottini …. , qualcuno delle prime équipes italiane: Aldo 5 Bignamini, Carlo Porro, Pecco Teresa e Barnaba, Giovanni Silvestro … e gli altri che non sono solo nomi, ma volti, opere, amore. Fare ed essere memoria è uno degli scopi di questo nostro incontro. Memoria di una strada lunga quarant’anni che abbiamo percorso a tratti insieme, intersecando tante altre strade, tante altre vite. Cercando, sempre, di aiutare i giovani che ci narravano i perché del loro matrimonio, ad essere l’uno per l’altro sacramento vivente di Dio e insieme a Lui gioiosi creatori di altre giovani vite. E se è vero che noi siamo coloro che incontriamo, memoria di tutti i doni ricevuti dai fidanzati e dei quali siamo loro grati. Memoria dell’attesa, prima del ripartire; memoria, quindi, del futuro che ci aspetta, di tutti gli anni che il CPM ha ancora davanti a sé, in quella meravigliosa avventura che è la costruzione di un matrimonio che sappia sfidare la logica del tempo breve, proiettandosi nell’orizzonte del “per sempre”, sacramento dell’amore di Dio e del nostro reciproco amore. L’attuale “Libretto” di presentazione dei CPM 6 CPM 40 anni di pastorale prematrimoniale in Italia. PRIMA PARTE CPM: Centri di Preparazione al Matrimonio oggi Il CPM e il cammino dei fidanzati di Don Floriano Vassalluzzo.......................................................................................11 La spiritualità del CPM di Michele Coltella .....................................................................13 Sussidi CPM per gli incontri con i fidanzati .................................................................12 Lettera a fidanzati e sposi di don Giacomino Piana .......................................................18 Nel 40° CPM un confronto con i primi venti anni .....................................................20 Che cosa sono i CPM ......................................................................................................22 7 IL CPM E IL CAMMINO DEI FIDANZATI di Don Floriano Vassalluzzo Quaranta è il numero biblico per eccellenza per contenere nel suo tempo e spazio il significato di un’azione in cui Dio e Uomo si alleano, camminano affiancati alla ricerca di una comunione, di una complicità apportatrice di pienezza. In questa cifra non c’è un limite, una sosta, una stanchezza, ma è il racconto di una storia di Dio che si fa largo nel tempo che scorre senza scopo, per donare al cammino dell’uomo di entrare nella sapienza e nell’intelligenza delle cose. 40 anni fa un gruppo di sposi cristiani stimolati dalle prime letture del Concilio Vaticano II° e da quell’onda lunga del rinnovamento biblico, liturgico e sacramentale, decise di mettere al servizio dei fidanzati le ricchezze appena percepite dell’ampiezza battesimale e sponsale del matrimonio. Il contagio, come le onde concentriche provocate dal sasso nello stagno, fu immediato perché altre coppie di sposi e, stupenda novità, alcuni sacerdoti fossero coinvolti nell’attuazione di questo ministero proprio della coppia cristiana. Il deserto, non solo quello geografico ma anche interiore, ha spesso contenuto gli eventi circoscritti nel numero quaranta e ricordando l’invito del profeta Osea:”ti condurrò nel deserto e lì parlerò al tuo cuore, ti fidanzerò con me”, l’intuizione di queste coppie a Torino ha il sapore provocante della profezia che legge il segno dei tempi e ne avvia la realizzazione. Fu avviata quella forma di annuncio, di servizio e accompagnamento tra le coppie di sposi con un sacerdote e quelle dei fidanzati decisi a sposarsi nella Comunità ecclesiale che ora è attuata, anche se in forme e contenuti diversi, ma come esigenza formativa, in tutte le Diocesi su indicazione degli Episcopati. Nella mia decennale esperienza di applicazione del percorso formativo dei CPM a contatto con centinaia di fidanzati, ho sempre rilevato un senso di gratitudine e di gioia spontanea di questi giovani che si sono sentiti amati e presi per mano per essere introdotti alla conoscenza e comprensione di un passo decisivo, che li immette nel Mistero così grande, come afferma san Paolo, eppure così umano e sensibile, necessario per iniziare un esodo dal proprio Io nel Noi prossimo a quello divino. 40: oltre che un numero con tanti infiniti zeri di salvezza, è un augurio, un auspicio di continuità e fedeltà al disegno divino. 8 Sussidi CPM per gli incontri con i Fidanzati 1965 – I primi ciclostilati Anni ‘80 Anni ‘70 Edizione 1997 9 LA SPIRITUALITA’ DEL CPM di Michele Colella Introduzione – presentazione Siamo entrati a far parte dei Centri di Preparazione al Matrimonio nel 1972, sposati da vent’anni, con tre figli di diciotto, diciassette e quattordici anni. Tina mi ha “spinto” verso questa esperienza, perché sorpresa e meravigliata dall’affermazione di un ragazzo, amico del nostro, il quale costatava che il padre e la madre, da quando facevano parte di un’equipe del CPM, si volevano più bene! (forse lo dimostravano maggiormente) Superate le prime difficoltà di adattamento, grazie all’accoglienza del gruppo, alla disponibilità del presbitero e alla insistenza dei figli che ci sollecitavano ad intraprendere un’attività/servizio che ci vedesse uniti anche in previsione del loro futuro “sciamare” da casa, abbiamo continuato sempre a fare revisione di vita personale e di gruppo. Dal 1973, ci siamo impegnati, con le nostre limitate capacità, agli incontri con i fidanzati, alla formazione di nuovi gruppi (coppia pilota) ed alla organizzazione e rappresentanza del CPM Dopo otto anni di fidanzamento, cinquanta di matrimonio, trentuno di gioioso e faticoso servizio Tina è ritornata, mentre svolgevamo l’incontro con i fidanzati, tra le braccia del Padre il 23/03/2003. Premessa Spiritualità del CPM, spiritualità laica, spiritualità incarnata, spiritualità di coppia. La coniugalità è l’affermazione, la proclamazione del superamento del dualismo corpo e spirito, carne e anima. I due diventano una sola carne, una nuova carne; un nuovo spirito entra in questa nuova unione fisica. Si potrebbe dire che uno più uno fa tre, nel senso che i due “uno”, rimangono, non si confondono, ma originano una realtà nuova: la coppia con la sua carnalità e la sua spiritualità. Nell’unione coniugale, vera e sincera, gioisce il corpo con tutti i suoi sensi, gioisce lo spirito con tutte le sue sensibilità, sentimenti, affetti, doni e ci si abbandona, senza riserve, nelle braccia l’uno dell’altro. Verginità e coniugalità sono due diverse forme di manifestazioni dell’unico Amore che ci sostiene e ci guida ad essere totalmente felici nello spirito. Sposi, presbiteri diventano segni visibili ed efficaci (sacramento) dell’Amore, cantano con la vita il loro ringraziamento, sono testimoni, senza vantarsi, perché sono coscienti di aver ricevuto e di ricevere sempre la Grazia che li rende capaci, con il loro impegno e le loro responsabilità, di essere “fedeli” per sempre. La spiritualità di coppia. Grande e fondamentale tema e dilemma di tutte le riflessioni personali, di coppia, di gruppo: cosa significa e come si valuta la spiritualità di coppia? Quando, come, dove, trasmettere ai futuri sposi il messaggio d’amore che i coniugi vivono al loro interno con i figli, i genitori, il prossimo? E’ possibile, è sufficiente, una catechesi matrimoniale svolta solamente sui testi della Scrittura e sulla ricca e profonda tradizione, che la Chiesa ha elaborato lungo la sua missione nel mondo, o c’è pericolo che i fidanzati la percepiscano come semplice teoria 10 disincarnata, lontana dalla vita del mondo moderno e dalla cultura post moderna esibita dai mass-media e dalla quotidianità? E’ completa e sufficiente la sola esperienza e l’umana testimonianza psicologica, sociologica degli sposi, del loro vissuto, fedele, paziente e responsabile, o può essere considerata un’esibizione, un modello anche sincero ma non imitabile, non praticabile da tutti gli sposi? I due aspetti del dilemma, catechesi sacramentale ed esperienze trovano la loro composizione nella formazione dell’equipe, presbiteri e coppie ”alla pari”. Alla pari non vuol dire che sono uguali, anzi vuol dire che sono diversi, simili e dissimili, sono simili perché ambedue amano in modo totale, dissimili perché il soggetto mediatico del loro amore è diverso. L’amore di Dio e per Dio nella coppia ha come referente primario e preferenziale l’altro/a, quello del prete ha come referente speciale e totalizzante “gli altri”. L’amore che ha origine in Dio torna a Dio seguendo due percorsi, due cammini diversi, ma sulla stessa “Via”. Presbitero e coppia sono uguali perché ambedue riconoscono che il loro amore, a causa della fragilità, delle debolezze, non può vivere e mantenersi vivo se non sono confortati e sorretti dal dono della Grazia del Sacramento: Ordine e Matrimonio. Sono uguali perché l’uno e gli altri si fanno “ubbidienti” con “onesta sincerità”, per essere e avere il piacere, la gioia della testimonianza, essere “parabola vivente”, incarnare l’amore di donazione di Gesù, essere Chiesa, essere comunità fraterna, che si sostiene reciprocamente, che ha cura l’uno dell’altro, così come ogni membra ha cura del resto del corpo. Presbitero, sposi, fidanzati: una sola famiglia che si incontra e che si scontra, che si rende sempre disponibile ad accogliere, dialogare, capire le ragioni dell’altro/a, senza giudicare, lasciando libertà di scelta, rispettando la “libertà” dei figli di Dio e fidando nella capacità di discernimento. La Parabola Presbitero e sposi “parabola vivente” Gesù presenta il lieto annuncio con molte e svariate parabole. Il pastore, il contadino, il ricco, il povero, il superbo, l’umile, il credente, il pagano, il pio israelita, l’ateo, la prostituta; “sa” che un discorso astratto, una presentazione vera, ma teo-filosofica, moraleggiante non sarebbe ascoltata, capita, ricordata. Le parabole sono tipi di storia colte dalla vita vissuta, toccano l’esperienza e i sentimenti degli ascoltatori. Le spiegazioni che seguono le parabole fanno passare il messaggio dal campo emotivo-emozionale a quello razionale, l’ascoltatore prende coscienza, dà il suo assenso e consenso, capisce il senso della metafora e dice il suo “Amen” (è così, è vero), ci credo, ho Fede. La parabola incide nella memoria, si fa “ricordare”. “Ricorda Israele”, è una lettera d’amore, che lo Sposo scrive alla sposa, l’umanità. La Bibbia è “diario di ricordi”, è il “Dio con noi!”, ricorda tutti gli interventi di Dio, da quando “non lascia” l’uomo solo (Genesi), a quando lo libera dalle schiavitù d’Egitto e di Babilonia, fino al suo rispondere “Eccomi” nell’incarnazione del Figlio Gesù. Dio chiede all’uomo di ascoltare (nella Bibbia il verbo ascoltare è presente circa 200 volte). Gesù parlava sempre in parabole (Mt. 13,18; Mc. e Gv. 4, 33,34, ecc.) Il metodo CPM fa tesoro di tale insegnamento. Presbiteri e sposi che si raccontano con semplicità, onestà e umiltà e “danno ragione” del loro modo di vivere, di superare le difficoltà, i contrasti e i litigi che si instaurano, 11 nell’essere “sempre” in relazione, in ogni età e situazione, ad educarsi reciprocamente, a superare egoismi ed egocentrismi. Presbiteri e sposi vivono sempre una spiritualità incarnata, l’uomo è una “unità” di spirito e di carne: o esiste nel rispetto, nella salvaguardia, nella maturazione dei due volti della stessa realtà, o è destinato a scomparire, ad inselvatichirsi, a diventare lupo. Spiritualità incarnata è prendersi cura del creato e delle creature. E’ saper guardare in modo “giusto”: in “basso” (regno minerale, vegetale, animale, ecologia), “davanti” (incontro) l’altro/a, gli altri, in “alto” verso il Creatore-Padre-Amore, rendendo grazie, chiedendo aiuto allo Spirito per, ad imitazione del Figlio, essere reso capace di amare, annunziare e cantare il Suo Nome, fonte di ogni bene e felicità. Essere parabola vivente di spiritualità è disponibilità a “svuotarsi” (Kenosi) dal peccato “mancanza” (in pensieri, parole, opere, omissioni) d’amore verso se stessi e verso gli altri, per rivestirsi d’amore, stima, fiducia e speranza nelle persone che camminano con Lui. Cristo spoglia se stesso e assume la condizione di servo (vedi Fil. 2,5-11) affinché ogni uomo, da servo che sia, divenga, con gli stessi sentimenti di Gesù Cristo, figlio. Tutti i fratelli devono educarsi e educare a non colpirsi e a non colpire con pugni iniqui. Quando, nel rapporto di coppia e nei rapporti sociali ed ecclesiali, si giudica e si condanna l’altro/a gli altri, si infligge una ferita nella loro umanità e quindi si ferisce se stessi. Non dimentichiamo le nostre colpe, non nascondiamole e non erigiamoci a giudici (vedi l’episodio evangelico dell’adultera). Educarsi e educare sempre (fidanzati, conviventi, coppie di fatto, sposi) a farsi carico e curare i feriti, i poveri di amore, gli anoressici di misericordia, i privi di pietà; aiutarli, sostenerli perché risorgano e si rimettano in cammino. Nessuno si comporti da sacerdote e da levita (vedi la parabola del buon samaritano). Il sorriso Allora la nostra bocca si aprì al sorriso E la nostra lingua si sciolse in canti di gioia (Sal. 126,2) Colmerà di nuovo la tua bocca di sorriso E la tue labbra di gioia. (Gb. 8,21; Sal. 126,2) Il sorriso è il luogo della spiritualità. Tra tutti gli esseri viventi solo l’uomo (‘Adam) sa sorridere. Ridere è bello, a volte si ride in modo strepitoso fino a lacrimare, il ridere è contagioso, si comunica tra le persone, al gruppo; è un magnifico momento di condivisione e di aggregazione, di liberazione. Sorridere è più bello. Ci si sorride in due. Quando un uomo e una donna, marito e moglie, si sorridono, una luce splendente li avvolge come un manto, sono rapiti, sono racchiusi, nell’io-tu, anche nel mezzo di una folla brulicante e vociante. Le labbra dischiuse parlano silenziosamente d’amore. Negli occhi brillano mille stelline come nel notturno firmamento primaverile. Gli sguardi si scontrano, si incontrano e si intrecciano mille promesse. Messaggi di tenerezza e di complicità sono trasmessi in un codice segreto, che solo gli amanti sanno decifrare. 12 Sorridendo tutti i muscoli, le terminazioni nervose si rilassano nel viso e in tutta la fisicità; il corpo abbandona ogni difesa e lo spirito d’amore traspare rendendo più lucida la pelle; frementi e tremanti le mani, il respiro diventa lieve e si avverte il profumo dell'altro/a. L'amore, l'amore della vita e per la vita, si spalanca in modo ottimistico, ricco di sorprese, di imprevisti, di mille meraviglie. Il sorriso trasmette un messaggio di fiduciosa energia spirituale, infonde coraggio, apre alla speranza, muove alla carità agapica. L’uomo e la donna (‘is – ‘issah), con il sorriso si dicono reciprocamente: “Desidero, voglio il tuo bene, ti amo, farò il possibile e l’impossibile per farti felice. Dio, Padre-Creatore, ha unito i nostri Terzo Volume della collana di testi CPM edita dalla spiriti, “non è bene che l’uomo e la Elledici donna siano soli”, rimaniamo uniti per sempre, sosteniamoci nelle fatiche, condividendo i pesi, raddoppiamo le gioie, sorridendoci sempre. Il sorriso accende la scintilla dell’amore, è segno di giovinezza, spirito di sapienza, senso creativo, forza feconda che rende capaci di generare sempre “cose nuove”, fa entrare nella vita, è lo spirito-sorriso che dà vita alla carne, al figlio, fa entrare nella vita eterna, nella vita di Dio. Il sorriso unisce l’amore di Dio a tutti gli uomini Dio sorrise e sulla terra fu mattino. Conclusione I Centri di Preparazione al Matrimonio hanno sempre come centro ispiratore e fondamentale nel loro servizio ministeriale coniugale, l’Amore trinitario (Amante-AmatoAmore). Amore di donazione (Agape) che nulla pretende in cambio, amore che tutto copre, crede, spera, sopporta. 13 Amore che risponde sempre, ad ogni invocazione esplicita e implicita, dicendo: “Eccomi”. Amore che ama l’altro/a/i non per trarne vantaggio, non per andare in paradiso, ma perché ogni creatura è amata da Dio con tenerezza materna e in Gesù dà la vita per l’amato (muore) e dà la vita ad ogni uomo (risorge), dà lo Spirito. Amore amante che invoca amore dall’Amato. Il CPM crede la Chiesa famiglia di famiglie, Chiesa che accoglie in ambienti caldi e familiari, che non improvvisa, ma prepara l’accoglienza, che interloquisce rispettando ogni persona con parole, fatti, gesti, azioni, semplici, affabili, benevole. Chiesa che si fa prossimo di ogni uomo, donna, ragazzo e giovane, che possono crescere, svilupparsi e maturare solamente in un vissuto di solidarietà e condivisione, che ascoltano se ascoltati, che devono sentirsi “capiti”. CPM inserito nella Chiesa Sposa che veste interiormente ed esteriormente gli abiti, la spiritualità dello Sposo. Abita in Cristo e cammina sulla via indicata dallo Sposo per raggiungere, in intima unione, sposi, fidanzati, presbiteri, per arrivare insieme alla Casa del Padre, dove la mia Amata mi ha già preceduto. Cammino luminoso in cui non mancano a volte momenti di oscurità. La fede canta con il salmista: E’ bello lodare il Signore E cantare al tuo nome, o Altissimo, annunziare al mattino il tuo amore e la tua fedeltà lungo la notte sull’arpa a dieci corde e sulla lira con canti sulla cetra. Perché mi rallegri Signore con le tue meraviglie Esulta l’opera delle tue mani. Come sono grandi le tue opere, Signore Quanto profondi i tuoi pensieri! (Sal. 92, 2-6) 14 LETTERA A FIDANZATI E SPOSI di don Giacomino Piana Questa “lettera aperta” ripresa dal libro “Se tu conoscessi il dono di Dio…” bene evidenzia lo spirito che anima i CPM nell’espressione di don Giacomino Piana, assistente nazionale dei CPM italiani dal 1985 fino all’inizio del nuovo millennio. Di lui Mons. Giuseppe Anfossi ha evidenziato “la purezza di cuore” e “l’innocenza dei bambini”. Cari fidanzati e sposi, voi state vivendo un’esperienza meravigliosa, affascinante. Mi auguro siate veramente innamorati l’uno dell’altro, perché solo così ha un senso il discorso che voglio fare con voi, singolarmente e come coppia. Tu stai scoprendo sempre più che lui o lei è “il dono” per te. Non hai fatto nulla perché lui o lei fosse così. Puoi aiutarlo(a) perché sia sempre più se stesso(a) e diventare così sempre più il dono unico ed irripetibile per te. Questo richiede l’amore: essere sempre più se stessi, per essere sempre più dono per sé e per gli altri. Ma tu chi sei? Che cosa hai fatto per venire al mondo, per nascere, per essere te stesso(a) e non un altro, un’altra? Le combinazioni degli elementi da cui nasce la vita – che strane, misteriose combinazioni! – non le hai create tu. Se ci pensi davvero, scopri che “sei un mistero nel mistero”. Quello che è certo, però, è che ognuno di voi è il “frutto” di un atto d’amore di vostro padre e di vostra madre. Però anche loro non sapevano che sareste venuti voi. e poi quando siete nati, nel fondo del loro cuore, anche per loro c’era la domanda piena di mistero: “Che mai sarà questo bambino?” (cf. Lc 1.66). E’ possibile che c’entri qualcun altro nel mistero della vostra vita? Ve lo sarete certamente chiesto. Vedete, la fede ci dice che è Dio l’autore della vita: Si serve di quegli elementi che noi chiamiamo natura, ma l’elemento che fa di questo essere vivente che siete voi una persona lo ha immesso Lui, l’amante della vita. “L’uomo, la donna è l’unica creatura che Dio crea per se stesso”. Dunque, tu sei persona, cioè “un nome chiamato da Dio una sola volta”. “Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, / fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome...” (Is 49,1). Prova un po’ a pensarti così: può essere che scopri già così la possibilità di entrare in comunione affettuosa e adorante con Uno che ti ha voluto bene prima che tu nascessi. C’è un saggio che ha sentito in modo fortissimo questo mistero: è l’orante del Salmo 139; si rivolge al suo Dio così: “Sei Tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre “ (Sal 139,12ss). Però la fede è credere a qualcuno: ci sono innumerevoli, taciti atti di fede che tutti i giorni facciamo nei riguardi di chi ci prepara il pranzo, di chi ha costruito la casa dove abitiamo, dell’autista dell’autobus che prendiamo, ecc. Ma se pensi al “mistero che sei tu, che è lei o lui per te”, vorrei suggerirti di provare a pensare che il Qualcuno cui sei invitato(a) a credere è il Dio che si chiama “Amore” (“Dio è amore e chi dimora nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in Lui” – 1 Gv 4,16). Ed è Lui che ci dice che ha voluto l’uomo e la donna come sua immagine (icona). “Facciamo l’uomo/la donna a nostra immagine e somiglianza … E creò Dio l’uomo/donna ad immagine sua, ad immagine di Dio lo creò,, maschio e femmina li creò” (Gn 1,26 ss). 15 E’ come per voi, che insieme – in un ineffabile, intimo e misterioso incontro d’amore, che coinvolge tutto il vostro essere – avete già generato o desiderate generare “qualcuno” in cui scoprite in qualche modo voi stessi. La fede ci dice che Dio ha tanto amato l’uomo e la donna da voler fare con loro, con ognuno di loro, un’alleanza d’amore, proprio come un fidanzato o uno sposo fa con la sua amante o, se volete, come un papà e una mamma fanno con il proprio bambino o la propria bambina: “Ti farò mia sposa per sempre, nella benevolenza e nell’amore ,,, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore” (Os 2,21). “Si dimentica forse una mamma del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai! Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani” (Is 49,15ss). Anche ognuno di voi ha impresso nell’intimo del proprio cuore il nome dell’altro, e vi chiamate con le espressioni più dolci. Come Lui, del resto, che chiama Israele con i nomi più dolci ed affettuosi: “Mio Dodi” = “mio diletto”. Sapete che il Cantico dei Cantici, quel meraviglioso idillio tra due innamorati, può essere letto – e per questo è entrato nella Bibbia come libro ispirato – per invitare Israele, ma anche ogni credente e quindi anche ognuno di voi, a pensare i suoi rapporti con Dio come rapporti d’amore? Provate a pensarlo così il vostro Dio! Non sentite già nascere in voi il desiderio di volergli bene…? don Giacomino Don Giacomino con i partecipanti alle Giornate Internazionali del 1984 in Lussemburgo 16 NEL 40° CPM UN CONFRONTO CON I PRIMI VENTI ANNI Riprendiamo una parte dell'editoriale del n. 1/84 di famiglia domani che celebrava i primi venti anni di CPM in Italia e i dieci anni dello stesso periodico e l’articolo di fondo del n° 4 di CPM NOTIZIE TORINO su “Il CPM in Italia 1964/1984”. Le dichiarazioni d'impegno enunciate nell’editoriale di Famiglia Domani sono ancora attualissime e impegnative per i CPM di oggi come ancora valido è l’augurio espresso su CPM Torino Notizie. “Il CPM italiano compie vent'anni! Dieci anni fa nasceva Famiglia Domani. In questi anni molto cammino è stato fatto, il CPM è cresciuto e si è sviluppato, pur conoscendo, accanto a momenti di slancio e d'entusiasmo, anche momenti di stasi e di ripiegamento. Senza presunzione ci pare di poter dire che i frutti non sono mancati: più volte c'è stato riconosciuto di aver svolto una funzione profetica nel campo della pastorale prematrimoniale, promuovendo il ministero dei coniugi cristiani che all'interno delle comunità locali sentono proprio il carisma di accogliere i fidanzati che si avvicinano al Sacramento del matrimonio e d'accompagnarli per un tratto di strada, annunciando loro la buona novella di Cristo Risorto. Celebrare il ventennale del nostro movimento e il decennale di Famiglia Domani, è un'occasione importante che suggerisce di sostare un attimo per abbracciare, con lo sguardo, il cammino percorso e condividere con gli amici la gioia di aver camminato insieme. Ma celebrare un ventennale rappresenta un grosso impegno; richiede di essere attenti all'oggi, alle sue problematiche, ai suoi fermenti, ai suoi segni, di avere lo sguardo rivolto al domani con rinnovata speranza e con la fiducia che nasce dalla consapevolezza di lavorare nella vigna del Signore. Infine la realtà dei CPM italiani oggi…Emergono motivi di gioia e di soddisfazione ma anche incertezze ed interrogativi su come continuare il cammino. Ai fidanzati testimoniamo che bisogna saper vivere i momenti di difficoltà e di crisi non come segno di fallimento ma come occasione di crescita, di evoluzione positiva verso una qualità di vita più ricca e più profonda. Così sarà per il nostro movimento se sapremo cogliere i fermenti positivi che oggi stanno maturando e farli nostri, attenti alla voce dello Spirito per individuare la strada che dobbiamo imboccare per rimanere fedeli al nostro ministero.” (da Famiglia Domani n° 1/84) “Primavera 1964: un invito a trovarci una sera, con altre coppie di sposi, per vedere se potevamo impegnarci ad aiutare le giovani coppie di fidanzati a vedere più a fondo il loro progetto di vita e la loro scelta Sacramentale. Così sono incominciati i nostri 20 anni di impegno CPM nella Chiesa. La sensazione più forte che viviamo ripensandoci è quella di essere stati “servi inutili”: quello che è avvenuto di bello, di buono, di grande nei nostri cuori di coppie sposate e in quelli dei fidanzati è opera del Signore. E come allora, intatto, sereno e forse più forte è in noi il convincimento che la coppia e la famiglia che ne deriva, hanno un posto particolare nel piano del Padre di realizzazione del Regno. 17 Per questo nell’impostare e nel portare avanti questo servizio dei CPM non ci interessava e non ci interessa offrire una preparazione “intellettuale” alle coppie di fidanzati che incontravamo. Sempre più si è chiarita in noi l’importanza di aiutare a “vivere” a partire da una fondamentale esperienza di comunicazione, di ascolto e di accoglienza, una esperienza di Chiesa, un’esperienza di Fede. Poco a poco in molte coppie incontrate si è risvegliata quella stessa fiammella di impegno che ardeva in noi e così siamo cresciuti, ci siamo moltiplicati. E abbiamo anche visto accendersi, molto al di là della sigla CPM, questo impegno e questa fiducia in un metodo più Il numero di CPM notizie che presentava la celebrazione esperienziale, cioè in quel “modo” di del ventennale del CPM in Italia incontrarsi che permette un cammino insieme in atteggiamento fraterno di disponibilità e di ascolto. Questo “camminare insieme” si è dimostrato anche molto esigente. Infatti in questi ultimi anni ci siamo infine accorti che non ci si può permettere neppure di invecchiare e che 10-20 anni di esperienza rischiano di “impoverire” il nostro servizio. Ai fidanzati diamo solo un poco di quello che siamo e se le nostre bisacce sono vuote diamo loro solo parole. Ma allora? Se non bastano neanche 20 anni di CPM ! La nostra esperienza è che, se non ci si può permettere di “invecchiare”, si può però ringiovanire ! Non scherziamo: si può scoprire che non abbiamo affatto finito di crescere, di imparare, di conoscerci e che possiamo prepararci meglio per fare esperienze nuove; trovare nuovi modi di incontrarci e comunicare, di accogliere i fidanzati, di vivere con loro la Chiesa e la nostra Fede, di camminare con loro. Questa la nostra felice esperienza nei CPM ed è questo il nostro augurio per i prossimi …..anni dei CPM. Mariella e Marco (da CPM TORINO NOTIZIE – n° 4 estate 1984) CHE COSA SONO I CPM 18 I CPM, Centri di Preparazione al matrimonio • sono una realtà di Chiesa che da molti anni si dedica alla preparazione religiosa ed umana dei fidanzati alla vita matrimoniale; • fanno pienamente parte della Chiesa locale in cui vivono e svolgono il proprio servizio su mandato dei Vescovi; • mettono a disposizione delle coppie di sposi e fidanzati la propria esperienza di animazione di gruppi ecclesiali e la propria specifica metodologia orientata all'accompagnamento dei fidanzati al Sacramento dei Matrimonio. PRESENTIAMO IL GRUPPO CPM Il primo “Punto interrogativo” del 1973 COME E' COSTITUITO Il Gruppo C P M è di norma costituito da 5-6 coppie di sposi e da un sacerdote (o religioso/a o diacono) che condivide la vita dei gruppo e partecipa alle sue attività. La presenza dei sacerdote costituisce un richiamo vivo e continuo alla piena adesione alla Chiesa, nel cui nome il Gruppo vive ed opera. A QUALI ESIGENZE TENTA DI DARE RISPOSTA Ogni Gruppo CPM opera nella consapevolezza che il suo compito primario è quello di approfondire i valori spirituali e umani dei Matrimonio e che tale compito deve essere accompagnato e spesso preceduto da un vero annuncio dì fede che, per non pochi fidanzati, sarà il primo incontro da adulti con il Vangelo. L'esperienza della Chiesa e le scienze umane concordano nel ritenere che l'annuncio di fede può essere tanto più facilmente recepito dai fidanzati quanto più è trasmesso e testimoniato con la loro stessa vita da coppie di sposi. Allo stesso modo, una proposta di partecipazione attiva alla vita della Chiesa locale farà più facilmente breccia nel cuore dei fidanzati se proverrà da un gruppo che testimonia, semplicemente ma in modo efficace, la possibilità e la bellezza di "fare comunità". L'annuncio di fede e la proposta di nuova o rinnovata vita cristiana sono le "esigenze" a cui ogni Gruppo C P M tenta di dare risposta. LA SUA VITA La vita dei Gruppo è innanzi tutto orientata a far nascere e fiorire una comunione profonda tra i partecipanti, così che tutti insieme, con un sincero e continuo cammino di 19 conversione, possano divenire realmente - e apparire agli altri - una vera piccola comunità di chiesa. Momenti essenziali che aiutano il Gruppo CPM a diventare comunità sono: • la REVISIONE Di VITA intesa come: - riflessione profonda, personale e di coppia sulla propria vita coniugale (problemi e difficoltà, valori fondanti, Sacramento ecc.); confronto forte con la Parola di Dio, per consentire a ciascun membro del Gruppo CPM di cogliere la Sua volontà e poter così arrivare a propositi di vera conversione; scambio sincero e aperto dei frutti della riflessione, sia all'interno della coppia che del gruppo, in un clima di ascolto e comprensione, di dialogo e di aiuto reciproco. Il presbitero partecipa ai vari momenti della Revisione di Vita, riflette sulla propria esperienza e comunica agli sposi le sue riflessioni, confrontandosi assieme agli altri con la Parola di Dio ed esprimendo anch'egli i suoi propositi di conversione. • • la PREGHIERA COMUNITARIA intesa come preghiera di coppia e di gruppo nei diversi momenti (incontri periodici del gruppo, Eucaristia partecipata, riflessione sulla Parola di Dio, giornate di confronto su temi di fede). gli INCONTRI DI AMICIZIA intesi come momenti di scambio di esperienze, di sollievo e di letizia, che rafforzano i legami fra le coppie di sposi coinvolgendo le famiglie. Altri momenti importanti che rappresentano un aiuto concreto per il Gruppo CPM sono: • gli INCONTRI DI AGGIORNAMENTO E APPROFONDIMENTO per meglio comprendere la società in trasformazione, le difficoltà, le gioie e le attese delle giovani coppie (in questi incontri si confrontano le idee, si studiano i metodi, si esaminano le esperienze di altri gruppi ecc.); • le RIUNIONI Di PREPARAZIONE, nell'imminenza dell'inizio di un ciclo di incontri con i fidanzati e durante il loro svolgimento, in cui le coppie del gruppo si confrontano con la situazione concreta dei fidanzati che stanno incontrando, per personalizzare al meglio i contenuti e le modalità di svolgimento degli incontri medesimi. IL SUO MODO DI OPERARE I Gruppi CPM cercano di non limitarsi a dare informazioni catechistiche o specialistiche, ma mirano alla "formazione" (spirituale e umana) della coppia, offrendo ai fidanzati/sposi la possibilità di fare l'esperienza di un cammino di fede, di riflessione comune, di ricerca personale e di coppia, di scambio, di partecipazione e di preghiera. 20 Per fare questa esperienza i fidanzati hanno bisogno, oltre che di consigli tecnici o specialistici, di una testimonianza magari povera e semplice ma autentica, che li aiuti a riflettere, a porsi in spirito di ricerca e di conversione, così che possano avvicinarsi al Sacramento in maniera adulta, consapevoli di fare una scelta vocazionale e di fede. La pedagogia sviluppata dai CPM è basata sulla partecipazione attiva dei fidanzati: si tratta di un annuncio e di una catechesi per adulti che, come tale, non può che essere basata sul dialogo e sulla possibilità di arricchimento reciproco, che è propria dei metodo di lavoro in piccoli gruppi. L'obiettivo è di percorrere assieme ai fidanzati un vero e proprio itinerario di fede, secondo le indicazioni della Conferenza Episcopale Italiana (cf. Direttorio di Pastorale Familiare, paragrafi 48-49-52-53-56-59 in particolare). Questo richiede almeno dagli otto ai dodici incontri; quando ciò per varie ragioni non risulti possibile, il Gruppo offre una serie più breve di incontri, da realizzare tenendo conto anche di esigenze particolari dei fidanzati, avendo comunque presente che il tempo dedicato a questi incontri dovrà consentire un Il “Punto interrogativo” – Attuale Edizione articolato sviluppo almeno dei temi indispensabili per una buona preparazione al Sacramento dei Matrimonio. Per facilitare l'insorgere di un vero clima di apertura e di amicizia, tutti gli operatori (sacerdote e almeno due coppie di sposi) sono presenti agli incontri con i fidanzati, mentre a sostegno dei loro servizio c'è la solidarietà e la preghiera dell'intero Gruppo CPM e della comunità cristiana locale. I C P M IN ITALIA E NEL MONDO STORIA l'Associazione dei Centri di Preparazione ai Matrimonio è nata agli inizi degli anni '50, quando alcune coppie di sposi, consapevoli di aver ricevuto da Dio la ricchezza del loro amore, hanno sentito il bisogno di comunicare alle famiglie in formazione la propria esperienza gioiosa di fede. Nei corso degli anni, i CPM si sono grandemente diffusi in Francia, dove erano nati, ed in altri paesi: la situazione, all’inizio del terzo millennio li vede presenti in molti paesi europei ed in alcuni d'oltremare. 21 I gruppi CPM attivi nel mondo sono circa 8000. Considerando che in media ogni gruppo prepara al matrimonio ogni anno 25 coppie di fidanzati, possiamo stimare in 400.000 i giovani che ogni anno vengono a contatto con il C P M e così possono stabilire o rinnovare un contatto vitale con la Chiesa. In Italia il primo Gruppo CPM è nato nel 1964 per opera di alcune coppie di sposi e di un sacerdote torinesi; l'Associazione è oggi diffusa in varie Diocesi del Nord e del Centro e conta molti gruppi attivi. A questi vanno aggiunti i tanti gruppi locali che in ogni parte d'Italia si impegnano nella preparazione dei fidanzati ispirandosi al metodo CPM ed utilizzandone in parte gli strumenti formativi, pur senza aderirvi formalmente. ORGANIZZAZIONE Abbiamo visto che un Gruppo CPM, per la formazione dei suoi membri e per essere in grado di fare bene il suo "servizio", necessita di preparazione e approfondimenti sia spirituali che tecnici che ben difficilmente da solo potrebbe procurarsi. Ad organizzare quanto serve in proposito provvede a livello diocesano od interdiocesano, un gruppo di servizio - il Segretariato - che ha anche il compito di tenere i collegamenti tra i vari gruppi CPM e di collaborare con l'Ufficio Famiglia della Diocesi. Questa è a grandi linee l'organizzazione di servizio dei CPM in Italia. I vari Segretariati Diocesani, riuniti una volta l’anno in Assemblea, decidono le linee generali dell'Associazione. Dall'Assemblea, ogni tre anni, viene espresso un gruppo più ristretto e strutturato - il Consiglio Centrale - che ha compiti propositivi ed esecutivi, nonché la rappresentanza presso gli Organi Centrali della Chiesa Italiana (CEI), la Federazione Internazionale dei CPM (FICPM) e la società civile. I CPM nazionali aderiscono alla Federazione Internazionale ( FICPM), che a sua volta ha compiti di coordinamento e di indirizzo, nonché, di rappresentanza presso il Vaticano e presso le organizzazioni sovranazionali che si interessano della famiglia. La partecipazione del Movimento Nazionale (l'Associazione Italiana dei CPM) ad una Federazione internazionale dà ad ogni Gruppo CPM occasioni preziose di confronto e di arricchimento spirituale, offrendo ai suoi membri la possibilità di essere a contatto con le nuove esperienze e le problematiche locali cui la Chiesa Universale deve dare risposta. I CPM Italiani hanno un proprio Periodico - FAMIGLIA DOMANI - edito dalla ElleDiCi di Leumann (TO) e curano la pubblicazione sia di Sussidi per i fidanzati che di Quaderni e Libri di Approfondimento teologico, morale, pedagogico. La Rivista, i Quaderni ed i Libri si rivolgono e sono a disposizione sia degli appartenenti ai CPM che di quella vasta cerchia di persone e di enti che sono interessati alla vita di fede della famiglia. C P M - Associazione Italiana dei Centri di Preparazione al Matrimonio Sede legale: Piazza della Vittoria 15/30 legale: 16121 - GENOVA Internet: http://www.cpm-italia.it L’Associazione è aderente alla Fédération Internationale des Centres de Préparation au Mariage 22 Statuto dell'Associazione "C.P.M." vigente dal 4 novembre 1993 C.P.M. ASSOCIAZIONE ITALIANA DEI CENTRI DIPREPARAZIONE AL MATRIMONIO STATUTO Capo I Della denominazione, scopo e durata dell'Associazione Italiana dei Centri di Preparazione al Matrimonio 1) Denominazione e sede dell'Associazione E' costituita con sede in Genova, Piazza della Vittoria, 15/30, l'Associazione privata di fedeli cristiani denominata "C.P.M. - Associazione Italiana dei Centri di Preparazione al Matrimonio". 23 2) Scopi dell'Associazione II C.P.M. vuole essere un servizio inserito nella Chiesa locale e animato da laici e da presbiteri o diaconi o religiosi/e che all'interno di una pastorale d'insieme si dedicano specificamente alla preparazione dei fidanzati al matrimonio. Per tale scopo: - attua la formazione permanente dei propri membri (animatori) ai compiti fondamentali della famiglia nelle comunità cristiane e nella società; - favorisce l'accoglienza degli sposi nelle comunità cristiane; - realizza la collaborazione e lo scambio di esperienze con Persone, Enti pubblici o privati aventi competenza giuridica o che svolgono attività nell'ambito degli scopi dell'Associazione anche a livello internazionale; - promuove la costituzione di organismi attraverso i quali può realizzarsi la preparazione al matrimonio e lo sviluppo della famiglia sotto il profilo religioso, fisio-psicologico, sociale, educativo, culturale ed etico; - propone presso le autorità competenti le soluzioni ritenute idonee ai problemi che rientrano nella propria sfera di azione; - promuove iniziative culturali, scientifiche e didattiche, anche attraverso pubblicazioni o altri mezzi di comunicazione, ed ogni altra attività utile alla promozione ed alla formazione della coppia e della famiglia. 3) Composizione dei gruppi C.P.M I gruppi C.P.M. sono normalmente costituiti da coppie di coniugi e da un presbitero o diacono o religioso/a, operanti in piccoli gruppi (detti anche "equipes") su base parrocchiale o vicariale. 4) Valori ispiratori e durata dell'Associazione L'Associazione è indipendente da ogni movimento politico, rispetta i valori sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana, si ispira alla Parola di Dio ed al Magistero della Chiesa. L'Associazione non ha scopo di lucro e, pertanto, è esclusa la distribuzione tra i soci anche in modo indiretto, di utili o avanzi di gestione, nonché di fondi, riserve o capitale, durante la vita dell'Associazione, se non imposto dalla legge. La sua durata è fissata al 31 dicembre 2050 e potrà tacitamente prorogarsi, alla scadenza, di 10 anni in 10 anni. Capo II Della struttura dei C.P.M. nelle Diocesi e dei gruppi C.P.M 5) Struttura dei gruppi C.P.M. Le strutture di base sono costituite dai "gruppi C.P.M." che provvedono ad eleggere al loro interno una coppia di responsabili, incaricati del collegamento con il Segretariato della Diocesi. 6) Del C.P.M. nella Diocesi II C.P.M. nella Diocesi è normalmente costituito dai C.P.M. che operano nel territorio della Diocesi. 24 L'insieme dei C.P.M. nelle Diocesi costituisce l'Associazione Italiana dei C.P.M. Ciascun C.P.M. nella Diocesi svolge attività autonoma conforme alle finalità e agli scopi del presente Statuto con spirito di reciproca collaborazione e secondo le direttive informatrici dell'Associazione. 7) Membri dei C.P.M. Modalità di adesione Membri dei C.P.M. sono di norma gli sposi cristiani, aderenti in coppia, ed i presbiteri o diaconi o religiosi/e, che accettano il presente statuto. La domanda di adesione a membro, accompagnata dalla presentazione di almeno una coppia e del presbitero del gruppo di riferimento, va indirizzata al Segretariato del C.P.M. nella Diocesi competente per territorio. Nel caso in cui la domanda di adesione provenga da coppie residenti in Diocesi nel cui territorio non sia già costituito un C.P.M., la domanda dovrà essere indirizzata all'Associazione Italiana dei C.P.M., accompagnata da lettera di presentazione del locale Vescovo. L'adesione all'Associazione è a tempo indeterminato e non può essere disposta per un periodo temporaneo, fermo restando in ogni caso il diritto di recesso. L'adesione all'Associazione comporta per l'associato maggiore di età il diritto di voto per l'approvazione e le modificazioni dello statuto e di eventuali regolamenti e per la nomina degli organi direttivi dell'Associazione. Ciascun membro, in particolare, ha diritto di partecipare effettivamente alla vita dell'Associazione. 8) Dimissioni ed espulsione dei membri Le dimissioni da membro devono essere presentate per iscritto al C.P.M. nella Diocesi competente; queste avranno effetto automatico a far data dalla loro ricezione. L'espulsione di un membro può essere determinata dal Segretariato nella Diocesi, solo per gravi motivi e solo dopo aver invitato il membro a giustificare il proprio comportamento. E' compito della coppia responsabile di ciascun gruppo C.P.M. aggiornare presso la Segreteria, ad inizio di ciascun anno di attività, l'elenco delle coppie del proprio gruppo. 9) Organi del C.P.M. nella Diocesi Gli organi del C.P.M. nella Diocesi sono: a) l'Assemblea dei membri; b) il Segretariato. L'elezione degli organi amministrativi non può essere in alcun modo limitata o vincolata ed è ispirata a criteri di massima libertà di partecipazione all'elettorato attivo e passivo. 10) Assemblea dei membri: composizione e poteri L'Assemblea dei membri è l'organo sovrano del C.P.M. nella Diocesi e ne stabilisce le direttive generali nell'ambito del presente Statuto. Suoi compiti particolari sono: a) la nomina delle coppie costituenti il Segretariato; b) l'approvazione delle linee programmatiche del C.P.M. nella Diocesi e delle attività svolte dal Segretariato; c) la determinazione delle quote associative annuali; 25 d) l'approvazione del rendiconto economico e finanziario annuale; e) lo scioglimento del C.P.M. nella Diocesi. f) 11) Convocazione dell'Assemblea. Modalità di deliberazione L'Assemblea dei membri è convocata in seduta ordinaria entro il 30 settembre di ogni anno dalla coppia responsabile del C.P.M. nella Diocesi. L'Assemblea dei membri è convocata in via straordinaria: a) dal Segretariato per decisione autonoma; b) su richiesta motivata di almeno 1/3 dei membri; c) dal Presidente dell'Associazione Italiana dei C.P.M. L'Assemblea deve essere convocata con preavviso di almeno 15 giorni con comunicazione scritta contenente l'ordine del giorno, la località e l'ora in cui l'Assemblea avrà luogo. L'Assemblea delibera con la maggioranza della metà più uno dei membri intervenuti anche per rappresentanza. Per lo scioglimento del C.P.M. nella Diocesi, l'Assemblea decide a maggioranza semplice con la partecipazione di almeno la metà più uno dei membri iscritti alla data dell'assemblea. Ogni membro ha diritto ad un solo voto qualunque sia il valore della propria quota, ai sensi dell'ari. 2532 cod. civ., esercitabile anche mediante delega apposta in calce all'avviso di convocazione. 12) Composizione, compiti e poteri del Segretariato II Segretariato è composto da un numero variabile di coppie di coniugi elette dall'Assemblea dei membri, ed ai quali sono attribuiti gli incarichi di "Segretario" (coppia responsabile del C.P.M. nella Diocesi), e gli altri incarichi organizzativi (diffusione, stampa, ecc.); dura in carica 3 anni ed i suoi componenti sono rieleggibili una sola volta. Fa altresì parte del Segretariato un presbitero o un diacono indicato dagli altri membri del Segretariato medesimo, sottoposto a gradimento del locale Vescovo, che assume la qualifica di "Consigliere spirituale diocesano". Il Segretariato ha i più ampi poteri esecutivi nell'ambito delle linee programmatiche deliberate dall'Assemblea dei membri. Il Segretariato, in particolare: - cura l'unità di indirizzo dei singoli gruppi C.P.M. nell'ambito della Diocesi e ne coordina l'attività, trasmettendo gli orientamenti pastorali della Diocesi. - rappresenta il C.P.M. nella Diocesi presso gli organi a carattere locale su mandato del Consiglio Centrale, di cui al successivo art. 22. 13) Legale rappresentanza del C.P.M. nella Diocesi La coppia responsabile del C.P.M. nella Diocesi è eletta dal Segretariato tra i propri membri, dura in carica tre anni ed è rieleggibile per una sola volta. La firma e la legale rappresentanza del C.P.M. nella Diocesi spetta disgiuntamente ai due componenti la coppia responsabile, salvo che per gli atti di straordinaria amministrazione per i quali la firma deve essere congiunta; è espressamente prevista la facoltà di delega della legale rappresentanza ad altri membri del Segretariato. La coppia responsabile, o suo delegato, ha il compito di amministrare il fondo comune e tenere la contabilità del C.P.M. nella Diocesi e deve redigere annualmente, entro il 31 26 maggio, il rendiconto delle entrate e delle spese, da approvarsi dal Segretariato e quindi dall'Assemblea dei membri. 14) Compiti e funzioni del Consigliere spirituale diocesano Compito del Consigliere spirituale diocesano è curare la formazione teologica e spirituale dei membri dei C.P.M., partecipando alla vita dell'Associazione, favorendo la comunione dei membri, affiancando il proprio ministero sacerdotale al ministero dei coniugi cristiani. 15) Fondo comune del C.P.M. nella Diocesi Costituiscono fondo comune del C.P.M. nella Diocesi: a) le quote associative annuali nella misura determinata dall'assemblea dei membri; b) sussidi e contributi; c) collette, donazioni o legati; II Segretariato è tenuto a commisurare il fondo comune allo stretto necessario per il funzionamento del C.P.M, nella Diocesi, evitando l'accumulo di beni non direttamente necessari ai fini statutari. I versamenti al fondo di dotazione possono essere di qualsiasi entità, fatti salvi i versamenti minimi come sopra determinati per la quota associativa annuale, e sono comunque a fondo perduto. I versamenti non sono quindi rivalutabili né ripetibili in nessun caso, e quindi nemmeno in caso di scioglimento dell'Associazione né in caso di morte, di estinzione, di recesso o di esclusione dalla stessa, può pertanto farsi luogo alla richiesta di rimborso di quanto versato a titolo di quota al fondo di dotazione. Il versamento non crea altri diritti di partecipazione e, segnatamente, non crea quote indivise di partecipazione trasmissibili a terzi, ad eccezione dei trasferimenti a causa di morte. In caso di suo scioglimento, per qualunque causa, l'Associazione ha l'obbligo di devolvere il suo patrimonio ad altre organizzazioni con finalità analoghe o ai fini di pubblica utilità, salvo diversa destinazione imposta dalla legge. 16) Riconoscimento del C.P.M. nella Diocesi Oltre al riconoscimento da parte dell'Autorità Ecclesiastica competente, il C.P.M. nella Diocesi potrà richiedere il riconoscimento legale ai sensi di legge. Capo III Dell'Associazione Italiana dei C.P.M. 17) Carattere dell'Associazione Italiana dei C.P.M. L'Associazione Italiana dei C.P.M. ha carattere nazionale, cura il collegamento tra i C.P.M. nelle Diocesi, la realizzazione coordinata ed unitaria delle finalità del presente Statuto. 18) Organi dell'Associazione Italiana dei C.P.M. Gli organi dell'Associazione, il cui elettorato attivo e passivo è ispirato a criteri di; massima libertà di partecipazione, sono: 27 a) l'Assemblea delle coppie costituenti i Segretariati delle Diocesi (per brevità "i Rappresentanti"); b) il Consiglio Centrale; c) il Presidente dell'Associazione; d) il Consigliere spirituale nazionale; e) il Segretariato nazionale dell'Associazione; f) gli eventuali organi tecnici deliberati dal Consiglio Centrale. 19) Compiti dell'Assemblea dei Rappresentanti dei C.P.M. delle Diocesi L'Assemblea dei Rappresentanti dei C.P.M. delle Diocesi è l'organo sovrano dell'Associazione Italiana dei C.P.M. e ne stabilisce le direttive generali nell'ambito del presente statuto. In particolare l'Assemblea dei Rappresentanti dei C.P.M. delle Diocesi ha i seguenti compiti: a) la nomina del Consiglio Centrale e la sua integrazione in caso di dimissioni; b) l'approvazione delle relazioni predisposte dal Consiglio Centrale e delle linee programmatiche; c) il riconoscimento della costituzione di nuovi C.P.M. nella Diocesi e la constatazione dell'eventuale cessazione di attività di un C.P.M. nella Diocesi ed i conseguenti provvedimenti di scioglimento; d) l'approvazione del bilancio dell'Associazione; e) l'approvazione delle modifiche dello Statuto; f) lo scioglimento dell'Associazione. 20) Convocazione dell'Assemblea dei Rappresentanti e deliberazioni L'Assemblea dei Rappresentanti è convocata in seduta ordinaria dal Presidente dell'Associazione tra il 1° settembre ed il 31 dicembre di ogni anno. L'Assemblea è convocata in via straordinaria per decisione autonoma de! Consiglio Centrale ovvero del Presidente dell'Associazione oppure su domanda motivata di almeno 1/3 dei Rappresentanti. L'Assemblea deve essere convocata con preavviso di almeno 20 giorni con comunicazione scritta contenente l'ordine del giorno, la località e l'ora in cui l'assemblea avrà luogo. L'Assemblea delibera con la maggioranza della metà più uno degli intervenuti e dei rappresentati. Per le delibere concernenti le modifiche dello Statuto è comunque sempre richiesta la maggioranza dei 2/3 dei Rappresentanti. Le delibere riguardanti lo scioglimento dell'Associazione devono essere ratificate da Referendum ai sensi del successivo art. 21. Ciascun membro ha diritto ad un voto e può farsi rappresentare da altro membro dell'Assemblea per mezzo di delega scritta. 21) Referendum: previsioni e modalità II Referendum tra. i membri dei C.P.M. delle Diocesi è previsto per: a) lo scioglimento dell'Associazione; b) altre decisioni di particolare importanza per la vita dell'Associazione. Il Referendum si svolge epistolarmente ed è indetto dal Presidente su richiesta del Consiglio Centrale o di almeno 1/3 dei membri. Il Referendum è valido se vi partecipa la metà più uno dei membri dell'Associazione. 28 Le proposte sottoposte a Referendum sono approvate a maggioranza semplice dei votanti. 22) Composizione e poteri del Consiglio Centrale II Consiglio Centrale è composto da un numero variabile di coppie di coniugi, da un minimo di 3 ad un massimo di 10, elette tra i Rappresentanti dei C.P.M. delle Diocesi, nonché dal Consigliere spirituale nazionale. Ciascuna coppia dura in carica 3 anni ed è rieleggibile una sola volta. Il Consiglio Centrale è dotato di ogni più ampio potere esecutivo per la gestione ordinaria e straordinaria dell'Associazione nell'ambito delle linee programmatiche deliberate dall'Assemblea dei Rappresentanti. Il Consiglio, in particolare: - cura l'unità di indirizzo dei C.P.M. delle Diocesi e ne coordina l'attività; - delibera sulle modifiche statutarie da sottoporre all'Assemblea; - rappresenta l'Associazione presso gli Enti e le Istituzioni a carattere nazionale o internazionale; - cura, coordina e controlla, anche attraverso propri delegati, l'esecuzione della promozione delle iniziative culturali, scientifiche e didattiche e di ogni altra attività utile alla formazione della coppia e della famiglia. Elezione e designazione del Presidente, del Segretario Nazionale, del Consigliere spirituale nazionale e degli organi tecnici. Legale rappresentanza dell'Associazione II Presidente dell'Associazione ed il Segretario nazionale sono eletti dal Consiglio Centrale tra i propri membri, durano in carica 3 anni e sono rieleggibili per una sola volta. L'ufficio di Presidente e quello di Segretario possono essere conferiti sia ad un singolo membro che ad una coppia di coniugi. Spetta al Presidente la firma e la rappresentanza legale dell'Associazione, con facoltà di delega al Segretario nazionale, ad altri membri del Consiglio Centrale od ai responsabili degli organi tecnici dell'Associazione. II Consigliere spirituale nazionale dura in carica tre anni ed il suo mandato può essere rinnovato per un uguale periodo. Viene indicato dal Consiglio centrale fra i presbiteri, i diaconi, i religiosi/e dell'Associazione. Nel caso in cui l'ufficio di Presidenza o di Segretario nazionale sia conferito ad una coppia, la firma e la legale rappresentanza (se delegata) competono disgiuntamente a ciascuno dei componenti la coppia per gli atti di ordinaria amministrazione, congiuntamente per gli atti di straordinaria amministrazione. Il presidente e il Segretario nazionale o altro delegato del Presidente, hanno il compito; di amministrare il fondo comune dell'Associazione e di tenerne la contabilità, e devono redigere annualmente, entro il 31 agosto, il rendiconto delle entrate e delle spese, da approvarsi dal Consiglio Centrale e quindi dall'Assemblea dei Rappresentanti, con facoltà di intrattenere rapporti di c/c bancario e/o postale. 23) 24) Compiti e funzioni del Consigliere spirituale nazionale » II Consigliere spirituale nazionale partecipa alla vita dell'Associazione, affiancando il proprio ministero sacerdotale al ministero dei coniugi cristiani. 29 Il Consigliere spirituale nazionale cura la formazione teologica e spirituale dei membri dei C.P.M. e favorisce la comunione dei membri dell'Associazione. II Consigliere spirituale nazionale può in casi eccezionali farsi rappresentare da un altro presbitero, diacono o religioso/a da lui liberamente scelto. 25) Fondo comune dell'Associazione Costituiscono fondo comune dell'Associazione: a) i contributi dei C.P.M. delle Diocesi; b) i finanziamenti legislativi, nazionali o regionali; c) sussidi, collette, donazioni e legati; d) i proventi da diritti di autore sulle pubblicazioni dell'Associazione e altri proventi dell'Associazione. Il Consiglio Centrale è impegnato a commisurare il fondo comune allo stretto necessario per il buon funzionamento dell'Associazione, evitando l'accumulo di beni non direttamente necessari ai fini statutari ed escludendo, altresì, la distribuzione tra i membri, anche in modo indiretto, di utili o avanzi di gestione, nonché di fondi, riserve o capitale, durante la vita dell'Associazione, se non imposto dalla legge. In caso di scioglimento dell'Associazione, l'Assemblea dei Rappresentanti decide la devoluzione del patrimonio sociale ad associazioni od enti aventi scopi analoghi od affini, salvo diversa destinazione imposta dalla legge. 26) Operazioni economiche consentite L'Associazione potrà effettuare, sempre senza fini di lucro e nell'ambito delle finalità, statutarie, operazioni di finanziamento delle iniziative, di compravendita e permuta di immobili e mobili, come pure qualsiasi altra operazione ritenuta necessaria per il migliore conseguimento delle finalità statutarie. 27) Riconoscimento dell'Associazione L'Associazione potrà richiedere il riconoscimento legale ai sensi di legge. Potrà altresì essere richiesto il riconoscimento all'Autorità Ecclesiastica competente. UFFICIO REGISTRO ATTI CIVILI GENOVA 51206 30 18 dic. 1998 L. 250.000 .................. IL DIRETTORE CPM 40 anni di pastorale prematrimoniale in Italia. SECONDA PARTE Testimonianze in occasione del quarantennio dei CPM PREMESSA......................................................................................................................36 I CPM a Torino ................................................................................................................37 I CPM a Genova ..............................................................................................................73 I CPM a Savona................................................................................................................89 I CPM a Siena ...................................................................................................................91 I CPM a Cagliari ............................................................................................................ 101 I CPM a Fossano ......................................................................................................... 102 I CPM ad Alessandria e Valenza................................................................................. 103 I CPM a Milano ............................................................................................................. 104 31 PREMESSA “Quando non si sa dove si va si sappia almeno da dove si viene” Questo proverbio africano citato da Kourouma alla mostra “Africa: capolavori di un continente” mi è subito sembrato riassumere la finalità che il “Comitato per il quarantennio dei CPM” si era dato nel decidere di pubblicare la storia del movimento in Italia. Infatti, poiché, a mio avviso, nulla si può sapere con certezza dell’avvenire dei CPM (e trovo questo del tutto evangelico in quanto obbligante a restare aperti al nuovo, cioè allo Spirito) ritengo che sia fondamentale conoscere le proprie radici per poter alimentare le speranze e per poterne dar ragione. Invitato a collaborare a quest’impresa ho accettato di dare una mano agli amici del Comitato (Beltramo, Calderan, Curtol, Gualchi, Ghidoni, Stroppiana e Valerio), ma ben presto ci siamo scontrati con diverse difficoltà che vogliamo premettere per giustificare le imprecisioni e le incompletezze che chi legge potrà trovare in questo lavoro. La prima difficoltà è stata quella di non essere riusciti ad avere a disposizione gli archivi (che pure almeno fino agli anni ottanta esistevano completi e ordinati) del Segretariato di Torino e della Articolo su La Voce del Popolo, settimanale della Diocesi di Torino, Segreteria Nazionale. Questo ha in occasione del ventennale CPM voluto dire mettersi in ricerca di quel poco di documenti che qualcuno aveva conservato nei suoi archivi personali. Poiché le lacune rimanevano troppe, si è pensato di rimediare, almeno in parte, optando per la “formula” testimonianze ed interviste. Ci siamo però scontrati con la difficoltà di creare una continuità temporale delle testimonianze, dato che non tutti gli interpellati hanno potuto farci avere un contributo e, forse, involontariamente abbiamo anche dimenticato di interpellare qualcuno…… Qualche volta abbiamo dovuto riordinare quanto ci era stato inviato: non si dovrebbe, lo sappiamo. Lo abbiamo fatto solo con lo scopo di cercare di evitare ripetizioni fra le varie testimonianze e di renderne più scorrevole la sequenza. Ma abbiamo sempre rispettato quanto riguardava opinioni e giudizi personali. Ringraziamo tutti quelli che hanno risposto al nostro invito ed hanno contribuito con un testo o una testimonianza e ci scusiamo per le nostre insistenze anche con quelli che non hanno potuto collaborare. Proponiamo questo lavoro come un primo tentativo di “ricostruzione storica” con l’augurio che altri (Dio volesse con maggior professionalità della nostra) raccolgano la nostra proposta di riprendere il tutto, revisionarlo e completarlo. L’occasione potrebbe essere il 2014 quando celebreremo il cinquantenario dei CPM in Italia. Marco Ghiotti per il Comitato per il quarantennio dei CPM in Italia 32 I CPM a TORINO NEGLI ANNI ’60 A PARIGI di Carlo Carlevaris Erano i primi anni ’60 e mi trovavo a Parigi, ospite di una parrocchia di periferia alla scoperta di risposte a parecchi problemi pastorali che mi passavano per le mani mentre seguivo i giovani lavoratori dell'Azione Cattolica e i lavoratori in azienda. Mi succedeva di essere invitato in parrocchie della nostra diocesi e mi imbattevo in iniziative che toccavano anche le problematiche pre e post matrimoniali, già frequenti anche a quei tempi. Alcuni preti si preoccupavano anche allora di preparare le coppie al matrimonio attraverso incontri specifici. La formula più ricorrente prevedeva tre serate a cui erano invitati, come relatori, un medico, un avvocato e un prete. Solitamente uomini che a me apparivano più adatti al capezzale di un malato che ad una coppia di fidanzati. A Parigi nel 16° quartiere, mi capitò di leggere alla porta di una chiesa un avviso che mi incuriosì. L’invito era rivolto ai fidanzati per una serie di incontri con delle coppie di sposi in preparazione al matrimonio. Mi resi conto della novità della cosa e mi rallegrai di questa formula che si presentava come un confronto tra coppie, direi tra famiglie, e i giovani in procinto di sposarsi. Pensai all’avvocato, al medico e al prete dei nostri incontri e mi incuriosì non poco la presenza di persone che mettevano in comune un’esperienza personale “su misura” dei richiedenti. Fu così che mi presentai e, per essere sicuro di non creare imbarazzo, dissi di essere a Parigi per lavoro e che avevo la fidanzata in Italia. In questo modo ebbi la possibilità di frequentare le sei sere degli incontri ascoltando molto e … parlando poco senza creare difficoltà. Agli incontri partecipò anche il prete che presentò il sacramento e la sua spiritualità nel contesto della conversazione e degli scambi delle rispettive esperienze. Mi feci anche premura di raccogliere la documentazione che portai a Torino. Qui, con alcune coppie delle END di un gruppo in cui mi ero inserito incominciammo poi il CPM all’epoca in cui si tenevano i corsi ospiti dell’Arcivescovado. Le coppie relatrici si presentavano come tali, senza caratterizzazione professionale, ma portando la loro esperienza di vita e di fede nella coppia e con i figli. Mi è spesso tornata alla mente quella originale esperienza che ritengo ci abbia offerto l’occasione di dare ai nostri incontri toni e contenuti del reale e faticoso cammino delle coppie mettendoli a conoscenza e a servizio dei fidanzati. COME SI È ARRIVATI A FORMARE LA PRIMA ÉQUIPE CPM di Francesco e Lucetta Germano 33 Un vecchio dossier; ecco, viene aperto e tutto ad un tratto affiorano tanti ricordi! Poi si legge un foglio, un foglio semplice e piano ma che fa di colpo rivivere un periodo di incredibile entusiasmo, di soddisfazioni e di attese in gran parte non andate deluse. Ecco il foglio: “Nel 1963 durante una riunione dell’Equipe Notre Dame TO 4, l’assistente don Riva incitava le coppie a fare qualcosa nel campo della pastorale della famiglia. Poco dopo giunse a Torino dalla Francia la coppia di Settore dell’END di allora (Bernard ed Ivonne Curis) ed esponemmo a loro questo nostro desiderio. Ci consigliarono di orientarci sui corsi di preparazione al matrimonio per farci le ossa, e solo in un secondo tempo, qualora l’avessimo desiderato, dedicarci ad un consultorio prematrimoniale. Ci consigliarono di appoggiarci all’organizzazione del C.P.M. (Centre de Préparation au Mariage) già collaudata in Francia e con una buona esperienza; ci diedero così l’indirizzo dei Pillias (Responsabili del C.P.M.). Ha così avuto inizio il nostro carteggio, all’inizio del 1964. Pillias ci inviò i suoi primi consigli, ci fornì precisazioni e ci indicò quali erano i passi da fare. Nel frattempo il CPM stentava a prendere l’avvio. Fu così che soltanto più tardi potemmo chiedere il materiale, che ci fu inviato, senza che costituisse per noi nessuna spesa né nessun vincolo speciale”. Infatti, ricordiamo che se ne discusse in équipe e fummo d’accordo a spostare il nostro obiettivo dal Consultorio prematrimoniale al CPM ed in questa direzione incominciammo a lavorare con slancio ed impegno. Noi due poi, come responsabili della nostra END TO 4, nell’ottobre del 1963, andando a Parigi per la riunione plenaria delle coppie responsabili delle E.N.D., ci eravamo incontrati con i coniugi Pillias, che furono, come sempre Lettera di Jean Pillias del marzo ‘64 anche in seguito, prodighi di consigli e di incoraggiamenti e ci fornirono precisazioni e materiale e ci indicarono quali fossero i primi passi da fare. In quell’occasione conoscemmo anche l’Abbé Caffarel, anche lui persona galvanizzante. E’ difficile descrivere il clima che si viveva in quei giorni. Eravamo negli anni del Concilio e per la prima volta sentivamo che il nostro matrimonio non era più definito ”remedium concupiscentiae”, per la prima volta si interpellavano i laici, per la prima volta ci sentivamo di poter diventare parte attiva nella Chiesa. Eravamo tutti giovani sposi, consapevoli del grande tesoro del nostro amore e del nostro sacramento, riconoscenti per le fortunate circostanze che ci avevano fatto incontrare le persone giuste al momento giusto e vogliosi di espandere e condividere queste nostre scoperte ed esperienze a chi non aveva ancora avuto queste opportunità. 34 Don Riva, preso da troppi impegni della sua parrocchia, non poteva seguire il gruppetto che oggi chiameremmo “promotore” e fu così che in padre Guido Arosio, già pratico di metodologia di lavoro di gruppo perché da tempo Consigliere Spirituale di Equipe, trovammo il sacerdote adatto a noi. Infatti, Padre Arosio era anche consulente di monsignor Santo Quadri nell’analisi degli interventi fatti al Concilio per quanto concerneva il matrimonio e traduttore del capitolo della Gaudium et Spes riguardante “Matrimonio e famiglia”, che fu il primo testo presentato a Paolo VI con il titolo “La Chiesa nel mondo contemporaneo”. Si può facilmente immaginare come l’atmosfera di primavera che la Chiesa tutta viveva in quel momento a motivo del Concilio, attraverso Padre Arosio, fosse recepita al massimo nel nostro gruppo! Noi pensiamo che se si potesse ritrovare nella Chiesa di oggi anche solo una parte di quell’entusiasmo e di quella certezza di costruire che avevamo, molte cose che oggi stagnano, ritroverebbero slancio, anche se lo scenario è certamente cambiato da allora. Iniziò un periodo di preparazione, di studio e di programmazione seguendo le istruzioni del CPM di Francia. Il gruppetto promotore si incontrava alla sera con padre Guido presso la chiesa di S. Teresa: il lavoro ci impegnò parecchio, ma lo superammo con entusiasmo perché ci avrebbe permesso di metterlo a disposizione di quanti erano interessati a questo tipo di pastorale. Quando il materiale era ormai ben esaminato e pronto, dato che eravamo solo tre coppie che se la sentivano di gestire una serata di incontro con i fidanzati, si decise di interessare anche altre coppie delle END, ben consapevoli che sarebbe stato più facile iniziare ad operare con chi aveva già un interesse ed una sensibilità per i problemi famigliari. Si arrivò così alla “storica” convocazione del 15 giugno 1964: da quell’incontro nacque la prima Equipe CPM. In autunno prese l’avvio la preparazione di questa prima équipe: il sacerdote era Padre Guido Arosio. I dodici “moschettieri” erano Bignamini Aldo (il medico) e Angela, Germano Francesco e Lucetta, Ostino Joseph e Carla della END TO 4; Contini Piero e Giovanna, Ghiotti Marco e Mariella, Mariano Armando e Mavi della END TO 6. Il primo corso lo tenemmo presso il Famulato Cristiano, in Via Piave 14, con sei incontri settimanali dal 4 maggio al 10 giugno 1965. Ebbe successo e suscitò addirittura la curiosità della stampa cittadina per questo nuovo genere di cose: l’articolo che usci su un quotidiano titolava “L’avvocato del Diavolo alla scuola del matrimonio” a firma della giornalista Lucia Sollazzo. Era la fine di un periodo emozionante e l’inizio di un periodo diverso, ma anche questo molto bello, che ci ha fatto molto piacere poter ricordare. E’ interessante anche ricordare la preparazione che era richiesta per essere in grado di tenere il tipo di corso previsto dal CPM. Infatti, era necessario avere ben chiaro l’argomento da trattare, ma soprattutto agire tutti all’unisono, raggiungendo quindi un buon affiatamento delle coppie. Ciò si otteneva con una approfondita revisione di vita sui sei argomenti fondamentali del corso, revisione prima fatta e discussa all’interno della coppia e poi scritta e condivisa con le altre coppie. Terminata la revisione di vita, ciascuna coppia sceglieva il tema che avrebbe trattato. Iniziava qui la preparazione della serata e poiché, oltre alla conoscenza ed alla padronanza del tema, ci voleva anche un minimo di metodologia nell’interagire con i fidanzati, un minimo di preparazione psicologica o forse è meglio chiamarla pedagogica: ecco l’aiuto di 35 apposite schede del CPM. Era ancora poca cosa, ma per allora era già una grande innovazione. La metodologia del CPM prevedeva 6 incontri con i fidanzati, non più tenuti da esperti ma condotti da 6 coppie di coniugi con un sacerdote, in un dialogo attivo con i fidanzati intervenuti. Esistevano già corsi per fidanzati che erano tenuti da un prete, da un avvocato e da un medico; erano però trattati come informazione e si rivolgevano di più alla patologia del matrimonio che non alla sua fisiologica forza e vitalità, come invece il CPM ci additava. Il materiale fornitoci dal CPM di Francia era articolato in sei dispense relative alla nostra revisione di vita sui temi: L’amore e la vita quotidiana, Il matrimonio è un sacramento, La carne e lo spirito, Il dono della vita, Per una buona partenza, Tempo di fidanzamento. C’erano poi le dispense relative al contenuto delle 6 riunioni in cui si articolava il corso con lo stesso soggetto degli argomenti della nostra revisione di vita, c’erano i questionari per i fidanzati da usare durante il corso ed i questionari di verifica rivolti ai fidanzati alla fine del corso. Non dimentichiamo quindi quanto fu impegnativo il lavoro di traduzione dal francese di tanta documentazione che fu la prima del CPM in italiano. PRIMI TEMPI A TORINO Intervista a Marco e Mariella Ghiotti Sovente siete simpaticamente indicati come “padri fondatori” del CPM in Italia. Potete dire come è iniziato il CPM? La prima volta che abbiamo sentito parlare di CPM, è stato in un incontro organizzato per la sera del 15 giugno 1964 nel convento di Santa Teresa a Torino. Eravamo una trentina di coppie delle Equipes di Notre Dame, più o meno giovani, che avevano risposto ad un invito dei responsabili delle END. Quindi altri prima di noi hanno il merito di aver acceso il fuoco (soprattutto padre Guido Arosio e don Carlo Carlevaris). Noi poi, a partire dalla prima ora, abbiamo alimentato e allargato il fuoco. E’ diventato un bell’incendio, noi crediamo, per opera del Signore, che ci ha voluti “servi” di un Suo progetto e così per circa venti anni siamo stati considerati la figura di riferimento del CPM in Italia. Quindi più che “fondatori” ci sentiamo “padri costruttori” di questa realtà. Sono passati quarant’anni da quando si è formato il primo gruppo CPM in Italia con le sei coppie che quella sera si impegnarono a tentare l’esperienza. Nell’estate ricevemmo per posta le prime “domande” sulla nostra esperienza di coppia (la serie di domande era già organizzata sui sei “temi” che dovevano poi essere quelli del corso con i fidanzati), cui si doveva dare risposta scritta. Incominciarono poi le riunioni in cui ci si scambiava il lavoro, la traduzione dal francese delle guide pedagogiche e delle guide da distribuire ai fidanzati e l’organizzazione del primo corso. Il metodo di lavoro fin dall’inizio fu molto preciso. 36 L’invito del 22 maggio 1964, considerato il documento iniziale dei CPM in Italia E il primo corso con i fidanzati? Il primo corso con i fidanzati lo tenemmo nella primavera del 1965 in un salone sotto la Chiesa del Santo Sudario. Era un corso “cittadino”, come furono poi tutti i corsi successivi tenuti in Arcivescovado nel salone dell’Ufficio Catechistico per diversi anni, anche quando ci furono i primi gruppi CPM parrocchiali e poi zonali. Ricordiamo, del primo corso, lo stupore nel vedere il crescente coinvolgimento dei fidanzati, la nostra gioia di scoprirci efficaci e la critica bonaria uscita sul quotidiano della Città su questa iniziativa di giovani coppie di sposi che “insegnavano” il matrimonio ai fidanzati. Nel primo anno il gruppo tenne già ben tre corsi e quattro nel 1966, sempre con trenta - quaranta coppie di fidanzati! 37 Quando a Torino si formò nel ’66 il secondo gruppo, fummo invitati a prendere la responsabilità di un “direttivo” e da lì per tanti anni siamo stati impegnati come responsabili per Torino e promotori dell’espansione in altre diocesi, fino a far prendere ai CPM una fisionomia nazionale. Secondo voi che cosa è stato più significativo dei primi anni dei CPM? Guardando agli inizi, l’aspetto che più immediatamente ci appare come significativo è quello della fiducia di cui abbiamo goduto noi come giovane coppia e la novità CPM che rappresentavamo. La fiducia delle coppie CPM: di quelle di Torino che ci hanno rieletti responsabili diocesani fino al 1974/75 (quando abbiamo chiesto di passare la mano per limitarci all’impegno interdiocesano, o nazionale che dir si voglia). E’ stata una stagione di molto impegno, ma molto bella per lo spirito d’équipe che animava il nostro piccolo gruppo di segretariato e per l’impegno di collaborazione di tutti i componenti e per i contatti personali che avevamo con tutte le coppie CPM: ci arricchirono molto. Poi la stupefacente fiducia della Chiesa locale nella novità CPM: allora, per molti, era quasi uno scandalo che dei laici e, addirittura, delle coppie “si prendessero delle responsabilità” e che “li si lasciasse fare”. La fiducia e l’amicizia di tanti sacerdoti impegnati nei gruppi a cominciare da Guido Arosio e Carlo Carlevaris, iniziatori dei CPM, da Luigi Pitet, Mimmo Rocca, Matteo Lepori, Gigi Rey che ci accompagnarono come gruppo e/o come segretariato. La fiducia del cardinal Pellegrino (che negli ultimi anni volle poi Marco a Segretario del Consiglio Pastorale Diocesano, accogliendo l’indicazione di una elezione diocesana), di don Franco Peradotto, a cominciare da quando ci ha chiamati nel 1967 a rappresentare i CPM nella prima Commissione Diocesana per la Famiglia e di don Reviglio responsabile dell’Ufficio Catechistico Diocesano, che fu il primo “indirizzo” ufficiale del CPM (che poi trasferimmo presso l’Ufficio della Pastorale del Lavoro, in Via Vittorio Amedeo). Non che fosse tutto rose e fiori: a Torino parroci e figure eminenti hanno fatto molta e lunga opposizione ai CPM: qualcuno dice che ….non è ancora finita. Quella fiducia, anche alla luce di come vanno le cose oggi, è stata veramente stupefacente. Ci siamo sentiti appoggiati, invitati a prendere le nostre responsabilità di laici e rispettati nelle iniziative e nella ricerca. Si, proprio nella ricerca. Ricordiamo il putiferio sollevato dall’inchiesta sui rapporti prematrimoniali, dalla posizione sulla obbligatorietà dei corsi, dallo studio sul matrimonio concordatario, dalla mozione in occasione del referendum sul divorzio… per non dire che sostenevamo che la “paternità responsabile” non era così semplice da realizzare. Erano posizioni di contestazione? Da qualcuno furono interpretate come posizioni di contestazione ma non lo erano assolutamente. Era la ricerca di come aiutare il cammino, verso un di più di coscienza e di fede, dei fidanzati che chiedevano (allora ancora quasi tutti) il matrimonio in Chiesa. E per questo sentivamo indispensabile partire dalla loro realtà concreta. Ancora oggi crediamo che questa sia l’impostazione corretta e costatiamo che tuttora da molti non è accettata. Ci sentivamo impegnati nell’attuazione del Concilio e, come dicevamo, sempre appoggiati dalla Diocesi, perché in ascolto degli indirizzi diocesani, anzi addirittura chiamati a collaborare alla loro elaborazione. E Padre Pellegrino non scherzava mica ! quando siamo stati a presentargli la prima copia delle guide per i fidanzati “Prepariamoci insieme al matrimonio” (quelle preparate dal 38 nostro gruppo di segretariato con don Michi Costa e stampate e ristampate per anni dalla LDC in centinaia di migliaia di copie) lui l’aveva già viste. Si è complimentato per il lavoro, ma riguardo alla regolazione delle nascite ci ha detto che era d’accordo su come era messa in evidenza la responsabilità dei coniugi, ma che mancava altrettanta evidenza per il magistero della Chiesa indispensabile per formarsi una retta coscienza. In quel periodo curammo molto il pilotaggio e la formazione continua dei gruppi: la revisione di vita non era insegnata ma vissuta insieme alle nuove coppie; si organizzarono periodicamente incontri con esperti e giornate di approfondimento di temi rilevanti. Si introdussero le giornate annuali di bilancio dell’attività e quelle di apertura autunnale. Così in pochi anni il servizio dei CPM andava sviluppandosi a Torino: già nel 1968 si tenevano tre corsi in centro e altri nove in altrettante zone vicariali, anche fuori città. Ma com’è che in pochi anni i CPM si sono moltiplicati così tanto a Torino? Il clima del post Concilio ha certamente favorito le iniziative laicali come i CPM. Crediamo che questa caratteristica di essere un gruppo laicale sia stata essenziale: gruppi di coppie in rapporto armonico, equilibrato con i loro preti (non in rapporto di sudditanza) e insieme di gruppi, i CPM, i cui responsabili erano una o più coppie. Laici in ascolto del loro Vescovo, della Diocesi, ma a loro volta ascoltati. Sentirsi stimati, consultati, guidati senza imposizioni, aiuta a crescere. Forse uno dei motivi delle crisi successive è da ricercare in un’impronta più clericale, che è stata poi data non solo da sacerdoti ma anche da coppie CPM. Non ci sono forse ancora oggi dei laici “clericali”? Ricordando l’impegno di quegli anni, ci chiediamo come abbiamo fatto a farcela noi due coppia: almeno quattro o cinque corsi l’anno con i fidanzati, la revisione di vita in gruppo tutti i mesi, il segretariato diocesano e quello interdiocesano, gli altri impegni a livello diocesano e nazionale ….. e sei figli piccoli (naturalmente a parte il lavoro per la pagnotta!). Quando abbiamo lasciato il segretariato diocesano agli Stroppiana a fine 1973 (per concentrarci in quello interdiocesano) a Torino erano attivi: due gruppi centrali itineranti, quattro centri CPM zonali e altri sei CPM parrocchiali, tre gruppi parrocchiali erano in formazione. Le coppie impegnate erano circa 250 e 35 i sacerdoti in altrettanti gruppi. Nell’anno si tennero in diocesi 74 corsi per i fidanzati, oltre alle esperienze di post-cpm. Parlate di più di 35 gruppi CPM in diocesi di Torino. Oggi dove sono finiti? Non è bello parlare delle difficoltà e non conosciamo più bene la realtà odierna e degli anni più recenti avendo “lasciato” i CPM negli anni ’80, quando siamo diventati formatori in un altro organismo internazionale e non ci sembrava corretto “mischiare le cose”. Però è giusto, invitati a contribuire alla “storia dei CPM”, tentare di dare un’interpretazione per quanto riguarda i tempi più lontani (probabilmente dove ha avuto origine la contrazione della presenza CPM a Torino), anche correndo il rischio di apparire ingenerosi verso persone che hanno creduto nell’avvenire dei CPM ed hanno dato molto, operando per questo. Ma i risultati dipendono dagli atti e non dalle intenzioni. Se ricordiamo bene, è stato nei primi anni ’80 che, invece di parlare di difficoltà (che non mancano mai!) si è incominciato a parlare di “crisi” dei CPM a Torino. Forse a parlarne troppo, a portare avanti una autocritica troppo spinta e piuttosto informata a vedute personali e, si sa, puntare soprattutto sul negativo, su quello che non va, difficilmente porta frutti di sviluppo, di crescita. 39 E’ vero che le difficoltà c’erano, se non altro per il mutato clima ecclesiale. Padre Pellegrino aveva lasciato la Diocesi e, semplificando, diremmo che la già difficile attuazione del Concilio trovò ancora più ostacoli. Senza cattiveria possiamo dire che molti Parroci avevano una gran voglia ciascuno di fare a modo suo e non solo nella preparazione al matrimonio. Cambiavano anche velocemente la mentalità dei fidanzati e la società in generale. In quegli anni furono eletti segretari diocesani forti personalità che portarono alcuni dei segretariati, che si susseguirono a reagire alle difficoltà con “nuovi” orientamenti. Per esempio insistendo nel “tirare le fila”, quindi sul versante CPM-Movimento, mentre la realtà era quella di un insieme di gruppi parrocchiali o zonali che si riconoscevano nei CPM, perché ne adottavano il metodo e si sentivano serviti da un segretariato, secondo l’evoluzione che c’era stata anni prima significata anche dal cambiamento della sigla originaria “centro” nel plurale “centri di preparazione al La prima edizione a stampa delle matrimonio”. Ricordiamo che ci fu un articolo su guide per fidanzati – Ed. Elledici – Famiglia Domani intitolato “Essere o non essere rieditate in oltre 450.0000 copie CPM”. In quel periodo crediamo si sia persa, di fatto, la gestione collegiale segretariatoresponsabili dei gruppi: ricordiamo ad esempio la proposta (presentata ad un’assemblea annuale di Pianezza) di introdurre la figura del “presidente diocesano” significativa del passaggio da un’impostazione di servizio ai gruppi (segretariato) ad una dirigenziale. Anche il ruolo del prete del segretariato assumeva un peso decisionale più grande grazie alla personalità di don Beppe Anfossi, allora non ancora assunto a maggiori responsabilità. Lo stesso Segretariato torinese insistette poi sulla introduzione nella formazione CPM di elementi di un’altra specifica scuola e ci pare di ricordare che la cosa non fu ben accolta: ricordiamo le lamentele per la “troppa psicologia”, “troppi trucchi da imparare”. Ci furono effettivamente diverse coppie che sentirono questo come in contrasto con la loro aspirazione di dare ai fidanzati una testimonianza semplice della loro fede in Dio e nel suo disegno sulla coppia, più vicina alla loro esperienza che a delle tecniche. La nostra stessa équipe CPM non resistette: noi per esempio ci sentivamo a disagio nelle discussioni di sociologia, di teologia, di psicologia … che andavano sostituendo la revisione di vita sul vissuto di coppia. Sempre in quegli anni, forse successivamente, l’orientamento dei segretari tendeva a fare dei CPM un “movimento di spiritualità” e poi si insistette molto sull’aspetto di “movimento famigliare”, quando molti cipiemmini sentivano di partecipare all’impegno per i fidanzati non come famiglia ma come coppia per delle coppie. 40 Probabilmente da qui è iniziato lo scollamento dei gruppi e la diaspora di tante coppie che poi continuarono l’attività in parallelo ai CPM o che per motivi vari lasciarono l’impegno per i fidanzati. Secondo voi i CPM a Torino hanno ancora un avvenire? Noi continuiamo a credere nell’avvenire dei CPM anche a Torino. se non altro per via dell’intramontabile intuizione iniziale: coppie di sposi in cammino con e per altre coppie in formazione. L’avvenire secondo noi dipende molto da come si prenderà sul serio l’esigenza di stare dietro (almeno dietro se non si riesce a star davanti!) all’evoluzione della società. D’altronde è questo lo stesso problema della Chiesa intera. Il mondo intorno a noi ci propone “segni dei tempi” che ci interpellano e ci invitano a sperimentare del nuovo nel lavoro per le coppie. L’avvenire dei CPM, a Torino e ovunque, lo sentiamo molto legato al coraggio di osare del nuovo. Una lettera dei Gualchi di invito ai “vecchi” per Lignano ci ha rimessi in contatto con i CPM, che sono stati un elemento fra i più importanti della nostra vita. Così, con grande gioia, abbiamo potuto constatare che nei CPM ci sono sempre coppie aperte, disposte a non dare per definitivi la loro visione e il loro modo di impegnarsi, pronte a rimettersi in discussione nella revisione di vita, nel confronto con gli altri gruppi e soprattutto con la realtà del mondo che ci circonda. IL PRIMO CORSO CPM AI FIDANZATI IN ITALIA di Armando e Mavi Mariano Poco dopo il nostro matrimonio, abbiamo fatto gruppo di spiritualità coniugale (cioè vivere e realizzare la nostra vita di coppia: secondo lo Spirito) insieme ad altre cinque coppie. Non sappiamo se eravamo tutti un po’ particolari, o se qualcosa o qualcuno ci spingesse, fatto sta che, man mano che la nostra vita a due proseguiva, fra lavoro, bambini e problemi vari, divenivamo sempre più consapevoli di avere un grandissimo tesoro fra le mani: il nostro Amore. Grazie a Lui, il lavoro era più leggero (eppure per quadrare il bilancio bisognava fare straordinari ed affrontare altre responsabilità); i bambini erano doni anche se faticosi da gestire ed i problemi li affrontavamo… alla bersagliera. E così, riguardando questo grandissimo dono che ci era stato fatto e che ci eravamo fatti reciprocamente, abbiamo sentito l’esigenza di condividerlo con altri. Sentivamo l’Amore contagioso, ma come potevamo venire a contatto con l’Amore degli altri, affinché tutto l’Amore (il nostro e quello degli altri) potesse realizzarsi nel miglior modo possibile dando gioia e benessere, pur con tutti i limiti umani, ad ogni persona, e dunque ad ogni coppia, ad ogni famiglia, alla società? L’utopia “un mondo d’Amore” o i “cieli e terra nuova” non avrebbero potuto passare per questa strada? Sentimmo parlare dei CPM ed affrontammo la prima revisione di vita. 41 In quel tempo aspettavamo il nostro terzogenito e la gravidanza si presentava problematica. La revisione di vita avvenne attorno al nostro letto matrimoniale. Ogni coppia mise sul piatto la propria relazione a due e la osservò, mettendo a fuoco (o cercando di mettere a fuoco) motivazioni, ansie, abitudini, gioie, desideri, incomprensioni, fatti, sogni, delusioni, aspettative, ecc.; cercando di chiarire, comprendere, farsi perdonare, insomma di dare un nome ed una valutazione a quanto e com’era avvenuto tra noi, dando modo al nostro Amore di crescere ed espandersi o di intristirsi. Siamo stati così aiutati (anche dagli amici che operavano con noi) ad essere più trasparenti con noi stessi e tra di noi ed Locandina del primo corso nel 1965 anche più consapevoli di ciò che stavamo vivendo. La revisione di vita terminò con il periodo di forzato riposo a me imposto dai medici, proprio quando ci toccò… scendere nell’arena. L’incontro con i fidanzati (1° esperienza CPM in Italia) avvenne a Torino, nel sottochiesa di Via Piave e la prima serata toccò proprio a noi. Eravamo emozionantissimi e ci pareva che i fidanzati fossero una folla enorme… Ci è impossibile dire come abbiamo attraversato lo spazio che ci separava dal tavolo, e come abbiamo salito il gradino sul quale c’era il tavolo, e come ci siamo seduti sulle seggiole che erano dietro al tavolo. Ci tenevamo per mano ed eravamo abbandonati alla forza dell’Amore che ci ha voluti (Dio) ed alla forza dell’Amore che avevamo in noi. E poi… la fortuna arride agli audaci…! O meglio, ciò che abbiamo condiviso (coadiuvati dal simpatico Padre Guido Arosio) pare ci abbia messo in relazione con le persone, dando modo a tutti i presenti di iniziare il tipo di esperienza che avevamo in animo di fare. Non ci hanno scosso le bonarie osservazioni dei giornalisti presenti che riguardavano i “giovani insegnanti”: loro non avevano compreso che le coppie CPM non aspirano ad insegnare qualcosa, ma intendono camminare insieme a dei simili (coppie), nella ricerca di una miglior realizzazione della vita di coppia e dei suoi valori, dando stimoli o motivi di riflessione con la condivisione del loro vissuto, delle loro ricerche e delle loro speranze, dei loro sbagli e delle loro vittorie. 42 LA PRIMA SEGRETERIA di Carlo e Rita Stroppiana Dobbiamo riconoscere che lo Spirito ha percorsi strani per farci giungere la sua chiamata a lavorare nella vigna del Signore. Siamo nel novembre del 1966 quando, ad una Giornata di settore delle Équipe Notre Dame, viene fatto un appello alle coppie di sposi presenti, con una richiesta di aiuto per la segreteria del CPM, lasciata scoperta dai coniugi Puccio, che si trasferivano all'estero per ragioni di lavoro. Qualche telefonata con Mariella e Marco Ghiotti, per chiarire e comprendere quali caratteristiche erano richieste per svolgere questo impegno: disponibilità di tempo, spazio necessario ecc.… e noi abbiamo detto "sì". Biglietto di ringraziamento del Card. Michele Pellegrino ai Mariella e Marco ci coniugi Stroppiana – 26/01/74 raggiunsero una sera a casa (Ringrazio vivamente dell’opuscolo, che documenta le fervide nostra e ci portarono, come attività del CPM, su cui invoco di cuore la benedizione divina) omaggio… una buona quantità di materiale cartaceo che iniziò così ad occupare parte della nostra casa e della nostra vita. Il nostro numero di telefono fu subito posto (accanto a quello dei Ghiotti) sui documenti, carta intestata, ciclostilati vari, annunci sui giornali diocesani, e da quel momento, il telefono prese a funzionare a pieno titolo e fu il tramite per informare e stabilire rapporti. Il riferimento per il ritiro di materiale passò così dall'Ufficio Catechistico, di Via Arcivescovado 12, all'armadio di casa nostra e con molta frequenza giungevano telefonate, di laici, animatori di gruppi di sposi, sacerdoti impegnati nella pastorale familiare, interessati a ritirare copie dei primi quaderni ciclostilati (in parte tradotti dai documenti del CPM francese), che venivano utilizzati per la formazione dei gruppi CPM parrocchiali. Tra i compiti facenti parte del nostro incarico dovevamo provvedere a contattare aziende litografiche e tipografiche che, a basso costo, erano disposte a stampare il materiale via via più abbondante: dispense per gli sposi, per i sacerdoti, calendari dei corsi diocesani, e tutto quanto poteva servire per la formazione dei gruppi e la diffusione del CPM. Sono stati anni d'intenso lavoro, ma molto belli, ricchi d'entusiasmo, di voglia di lavorare nella Chiesa e per la Chiesa, della quale ci sentivamo protagonisti, perché il "vento" del Concilio Vaticano II soffiava impetuoso e le coppie di sposi credenti, che desideravano impegnarsi per incontrare ed affiancare i fidanzati, erano tante. 43 Nello sfogliare, con un po’ di nostalgia per la verità, le agende che usavamo per prendere appunti durante gli incontri con le coppie responsabili, su nel salone di Via Parini, oppure durante le cene di lavoro con il segretariato od ancora per accogliere i Sacerdoti (avevamo sempre da 15 a 20 presenze!), ritroviamo la varietà di attività che venivano programmate: incontri di formazione per gli sposi, pilotaggi di nuovi gruppi, preparazione di sussidi che andavano ad aggiungersi a quanto già esisteva, temi e orari delle giornate annuali a Villa Lascaris, contatti con le altre diocesi, partecipazione a convegni, collegamento con il Gruppo Permanente per la Pastorale Familiare, Giornate Internazionali del CPM ecc. ecc. In Diocesi avemmo modo di ottenere un colloquio con il Vescovo ausiliare, Mons. Maritano, al quale presentammo il calendario annuale degli "incontri di preparazione al matrimonio" per i fidanzati. Lui espresse il suo apprezzamento per l'impegno che tante coppie dimostravano per la "pastorale familiare" quale trave portante della "pastorale diocesana". A quel tempo i "gruppi CPM" erano operanti in 26 parrocchie cittadine e 7 nelle zone vicariali extra urbane, da Moncalieri a Pianezza, da Leynì a Venaria. Giunse il momento di chiedere udienza al Card. Pellegrino per presentare una nuova pubblicazione per i fidanzati e chiedere a lui consiglio per la diffusione nelle parrocchie del CPM, che stava incontrando qualche difficoltà. Alla nostra richiesta di aiuto, ci rispose che il suo intervento era simile a quanto noi, come genitori, sperimentavamo con i nostri figli e cioè che lui poteva si proporre, ma non sempre avere una risposta positiva, pronta e decisa, da parte dei suoi preti. Lui in ogni modo si dimostrò sempre molto disponibile con noi e quando gli fu richiesto, partecipò alle Giornate Diocesane a Villa Lascaris. Come segretariato diocesano, abbiamo intessuto relazioni per corrispondenza con molte coppie e centri diffusi in tutta Italia, perché, oltre a spedire materiale, il CPM si diffondesse con le sue caratteristiche peculiari: essere una piccola comunità di sposi e sacerdote che, al suo interno, prega, si confronta, cresce insieme in comunione e solo dopo incontra i fidanzati, portando il proprio bagaglio di fede e di vita di coppia nel quotidiano. Per la nostra coppia è stata un'esperienza molto significativa: abbiamo incontrato ed operato con coppie di sposi veramente notevoli che ci hanno aiutato a crescere in apertura, disponibilità e dedizione. Così è stato per l'incontro con tanti sacerdoti illuminati che hanno contribuito molto validamente alla crescita e allo sviluppo del CPM. 44 Alcune guide CPM per gli sposi, i sacerdoti, i corsi con i fidanzati, di ricerca e presentazione nei primi anni ‘70 45 GLI ALBORI DEL CPM IN ITALIA: I PROTOMARTIRI di Joseph e Carla Ostino Tra i tanti accadimenti degli anni ’60 ce ne fu uno che lasciò una traccia particolare nella nostra vita. Nel 1963 eravamo entrati nel Movimento END ed il Consigliere Spirituale della nostra Equipe, don Riva, ci aveva esortati a fare parte ad altri della fortuna di cui godevamo. Quando si venne a conoscenza che in Francia si stava sviluppando un’iniziativa per aiutare le coppie in procinto di sposarsi a meglio prepararsi e capire ciò che le attendeva, si pensò che quella potesse essere un tipo di attività a noi congeniale e quindi da meglio conoscere. Lucetta Germano prese contatti con il CPM francese che inviò il materiale per i corsi nel giugno 1964. Se ne curò la traduzione da parte dei Germano, dei Bignamini e degli Ostino. Iniziammo quindi ad interessarci al CPM fin dai suoi primordi in Italia. Quando un gruppo di coppie, avendo sentito parlare del CPM, preso da sacro ardore, chiese di potersi dedicare a questa attività, si decise che era giunto il momento di dare vita ad un corso di formazione. In seguito ad una riunione tenutasi nella sacrestia di Santa Teresa in Torino si formò una prima équipe di CPM italiana composta da don Guido Arosio e dalle coppie Contini, Ghiotti, Mariano della END TO6 e Bignamini, Germano e Ostino della END TO4. Alla riunione era presente don Carlo Carlevaris che aveva concordato con don Guido un’alternanza di assistenza al gruppo. Nel novembre del 1964 si iniziò la revisione di vita in gruppo sui sei temi che costituivano la struttura di un La locandina dei corsi per i fidanzati dell’anno 1968-69 corso CPM. Le riunioni si tenevano, secondo lo stile delle END, nelle varie case. Si trattava di una revisione di vita alla quale partecipavano le coppie ed un sacerdote, una delle coppie aveva un componente medico. Nella primavera del 1965 si iniziano due corsi, uno a Pinerolo con don Carlo Carlevaris e l’altro con don Guido in Via Piave, presso il Famulato Cristiano. Ad ogni coppia era 46 assegnata una serata e doveva trovarsi presente alla riunione precedente ed a quella seguente per dare continuità. La serata era a conferenza: prete, coppia, domande. Intorno al 1966-67 i Mariano lasciano per trasferimento a Genova e subentrano i Porro. Don Carlo costituisce un altro gruppo con i Braia, Martinacci ed altre coppie. Quando nel 1968-69 un altro gruppo di coppie si mise a disposizione per dedicarsi all’attività di CPM, nacque nel Segretariato l’idea di attivare un pilotaggio di formazione sotto forma di revisione di vita sui temi di base, guidato dagli Ostino. Al termine di questo pilotaggio si formò un nuovo gruppo formato da Luigi Pitet, Valentino e Pierangela Castellani, da Carlo e Lella Cattaneo, Joseph e Carla Ostino (questi ultimi fecero parte per un certo tempo di due gruppi). Questo gruppo decise di sperimentare il corso con i fidanzati mantenendo i sei temi originali, ma presentandoli in forma di dibattito (uno per serata: breve introduzione, serie di domande, dibattito). I primi corsi di pilotaggio si tennero: due a Torino ed uno a Rivoli, Cascine Vica. I gruppi erano costituiti da più coppie e da un assistente. Mano a mano che si tenevano corsi di formazione ci si rendeva conto di quanto questi fossero utili, innanzi tutto a noi, ma anche alle coppie interessate. Era un’occasione per una revisione di coppia, per capire se l’attività fosse loro congeniale, e comunque forniva una formazione di base omogenea ed in qualche modo validata. Per quanto riguarda gli incontri con i fidanzati, ben ricordiamo che in questo periodo il CPM era “tollerato” dai Parroci, nonostante che si andasse a spiegare loro le finalità e ad offrire loro il servizio, senza alcun aggravio per la parrocchia né di uomini, né di mezzi. L’unico “Parroco” che diede fiducia al CPM fu Mons. Michele Pellegrino, vescovo di Torino, che ci metteva a disposizione un locale dell’Arcivescovado per tenere gli incontri con i fidanzati. Successivamente il CPM divenne un’attività “parrocchiale”, gestita quindi dai parroci e, purtroppo, in diversi casi non venne curata la scelta delle coppie. Spesso la necessità di tenere il corso ai fidanzati in ogni modo non consentiva ai parroci di scegliere con molta cura le coppie di sposi, tanto che qualcuno insinuava che era sufficiente che le coppie di sposi fossero ossequienti. Nel 1971 prendemmo parte ad una sessione di CPM che si teneva a Grenoble ed alla quale parteciparono coppie e sacerdoti francesi, svizzeri ed italiani. Ne serbiamo un ottimo ricordo, immortalato in alcune fotografie. Compagni di viaggio Mimmo Rocca, Luigi Pitet, Marco e Mariella Ghiotti. Avevamo appena acquistato una 128 e ci pareva di sognare (anche perché Mimmo Rocca aveva una 500 che in montagna aveva qualche difficoltà cardiocircolatoria). CPM e CONSULTORIO PREMATRIMONIALE E FAMILIARE di Graziano ed Olga Cardellino e Pippo Peyron Come premessa: due parole di presentazione della nostra coppia. Noi (Olga e Graziano) ci siamo conosciuti nella parrocchia dell’Annunziata, dove eravamo animatori nell’Azione Cattolica tra i ragazzi e i giovani dell’oratorio. Sposati, ci è sembrato giusto andare verso i fidanzati, condividere il loro percorso, aiutarli, mettere a loro disposizione la nostra piccola esperienza. 47 Ma più ancora ci ha attirato il metodo delle équipes CPM: l’aiutarci tra noi coppie, il sostegno reciproco, lo scambio di esperienze. Ricordiamo, in particolare, con simpatia e riconoscenza la valida e spiritosa guida di don Michi Costa e tutti gli amici del nostro gruppo (i Midolo, i Pizzini, i Valerio, i Giordana, i Bertolino), ma in modo particolare ricordiamo gli Arri: quel loro modo di contestare la nostra vita borghese, l’essersi esposti nell’adozione di bambini disadattati e handicappati (oltre ai loro tre figli), l’essersi impegnati in numerose attività (agricoltori, albergatori …) nell’intento di dare un impegno e un’attività a tutta la loro famiglia. Ed ora veniamo al Consultorio. Negli anni ‘60 fu creato a Torino, in forma di iniziativa informale, un Consultorio che aveva sede presso la Casa di Cura Maria Ausiliatrice in Via Peyron. Vi operavano gli amici Angelo Pizzini e Franco Camanni (entrambi medici come Graziano) e poi successivamente, negli anni ’70, anche Graziano Cardellino. Isa Corti, assistente sociale, fungeva da segretaria e preparava le schede in particolare per una ricerca sull’anemia mediterranea: erano tempi di forte immigrazione a Torino ed il problema era sottovalutato dalle coppie di fidanzati. Nei corsi CPM veniva distribuito ai fidanzati un pieghevole di presentazione di questo consultorio, cui venivano indirizzati prevalentemente, ma non solo, per una “visita prematrimoniale”, che era anche l’occasione per andare un po’ più a fondo sulle problematiche sessuali. Nel 1973 il Consultorio venne sfrattato e, mentre si era alla ricerca di un’altra sede, prevalse l’idea di fondare un Consultorio Familiare e Pre-matrimoniale vero e proprio. Vennero coinvolte numerose organizzazioni cattoliche: A.C., S. Vincenzo, Scout, Rinascita, CPM (e forse altre che non ricordo) e la Curia (alle prime riunioni organizzative intervenivano don Peradotto e don Anfossi). Le numerose e affollate assemblee preparatorie avvenivano nel seminario vecchio in Via XX settembre. Poco alla volta le altre organizzazioni si La locandina del Consultorio ritirarono e rimasero solo più il CPM e Rinascita. Il 27 giugno 1975 presso il notaio Picca fu fondata l’Associazione Famiglia (AS.FA.), il cui scopo principale era quello di costituire dei Consultori familiari. Su sette fondatori, cinque erano del CPM (Angelo Pizzini, Marco Ghiotti, Guido Lazzarini, Anna Maria Savio e Graziano Cardellino; gli altri due erano don Giuseppe Anfossi e Luigi Ferrio). 48 Il 25 marzo 1976 il Consiglio direttivo (composto dai soci fondatori) deliberò l’apertura del Consultorio Familiare ASFA, in Via Pio Foà 77, che venne subito riconosciuto dalla Regione Piemonte con autorizzazione ad operare a livello pubblico del 07.07.1976. Tra gli operatori, oltre ai suddetti fondatori, ricordo ancora i cipiemmini: Carlo Cattaneo, Roberto Corti, Pippo Peyron, Giacinta Quaranta, Maria Carla Petruzzelli, Sebastiano Valfré e forse altri. L’idea cui i fondatori del Consultorio AS.FA. si ispirarono fu quella di realizzare un servizio gratuito, rispondente alle indicazioni della legislazione italiana, allora in fase di definizione, con l’obiettivo di fornire consulenza individuale e di coppia, di curare la prevenzione con interventi esterni, nelle scuole, in comunità e associazioni con un’azione di informazione e formazione a piccoli gruppi. Il Consultorio si proponeva di Settimo volume della collana di testi CPM agire nel rispetto della personalità e delle edita dalla Elledici convinzioni degli utenti, con metodologia non direttiva e senza riferimento a specifiche ideologie. Da allora il Consultorio AS-FA ha operato (e ancora oggi opera) ponendosi in una posizione intermedia tra i Consultori Pubblici e quelli cattolici e ciò ha potuto fare, in quanto non ha praticamente goduto di sovvenzioni di Enti pubblici o privati, ma si è autofinanziato, attraverso i contributi dei soci dell’Associazione Famiglia e con i rimborsi spese di talune delle istituzioni (scuole, parrocchie, movimenti giovanili e associazioni di volontariato), presso le quali il Consultorio ha svolto attività formative. Dell’Associazione Famiglia hanno continuato a far parte alcuni sposi di gruppi CPM ed ai fidanzati partecipanti ai corsi è stata per molti anni proposta la possibilità (e diversi ne hanno approfittato) di utilizzare prima o dopo il matrimonio il servizio del Consultorio. LEGATI AL CPM E A FAMIGLIA DOMANI di Umberto ed Elena Bianciardi Possiamo semplicemente dire che a suo tempo il CPM, con la sua richiesta esplicita di prepararci per comunicare ad altri il messaggio della nostra chiesa, ci ha colpito fortemente e ci ha certamente anche aiutato a maturare. Noi abbiamo incontrato il CPM nel 1971. Eravamo da poco arrivati a Torino da Milano, città e ambiente religioso molto diverso come mentalità e come tradizione; all’epoca eravamo dei quarantenni. Siamo entrati in una Equipe nuova in formazione, con 49 l’aiuto e la guida di don Michi Costa; erano presenti alcune coppie che sono ancora oggi a vario titolo sulla breccia, come i Ghiotti, i Valperga, i Mostaccio e gli Scarso Borioli. Per noi il CPM è stato la rivelazione di una libertà di pensiero e di una novità inimmaginabili, da cui siamo anche stati messi in crisi, ma che hanno suscitato in noi un entusiasmo grandissimo. Quello era anche, per Torino sotto la guida del Card. Pellegrino, il tempo dei sogni. Abbiamo affrontato i primi corsi con emozione e trepidazione: era ancora il tempo in cui la serata sui problemi sessuali era tenuta da un medico (il dott. Albonico), e quella sul “Sacramento” era appannaggio del prete… La nostra preparazione era soprattutto “di testa”, ma a quel tempo non ce ne rendevamo conto. La nostra Equipe (chiamata “Vanchiglia 3”) era entrata nel gruppo delle altre Equipes che servivano le Parrocchie di quella che era allora la zona Vanchiglia: c’era un servizio di accoglienza comune a tutta la zona, e i corsi erano tenuti nelle varie parrocchie e dalle diverse Equipes secondo un calendario comune concordato con i parroci. Don Michi andò presto in missione. Dopo qualche anno, come Assistente arrivò don Gigi Rey, uomo impareggiabile per affabilità e umiltà di tratto, per maturità spirituale e per dono di amicizia. Don Gigi ci ha donato la sovrabbondanza della sua fede, e ci ha guidato, pur rimanendo sempre fedele al metodo del CPM sia per la nostra formazione che per i corsi ai fidanzati, a fare i primi passi sul sentiero della sequela di Charles de Foucauld (egli era assistente per l’Italia e poi anche per altre nazioni delle Fraternità Sacerdotali del de Foucauld, oltre ad essere Direttore Spirituale del seminario piemontese delle vocazioni adulte). Arriva ad un certo punto in Equipe una coppia nuova, che proviene dalla Romagna. Hanno entusiasmo, voglia di fare, esprimono una leadership molto forte: Anna e Guido Lazzarini. Nel giro di pochi anni divengono responsabili dell’Equipe e poi del Segretariato Torinese. I Lazzarini, anche se discussi, portano importanti novità positive nell’Equipe e poi in tutto il CPM Torinese. La Revisione di Vita rivitalizzata, con un forte coinvolgimento emotivo che porta a superare anche il fatto di conoscersi poco, e con la capacità di condurla fino al 3° tempo dell’”agire”, in modo che tutti i partecipanti si sentano condotti ad assumere precisi impegni personali. Inoltre, il modo di tenere i corsi, che riesce effettivamente a coinvolgere i fidanzati nella definizione degli argomenti da affrontare, e infine la realizzazione dei primi veri Itinerari di Fede dedicati specialmente ai fidanzati più lontani dalla pratica religiosa, i cosiddetti “corsi lunghi”. Diviene ad un certo punto chiaro che Anna e Guido puntano con estrema decisione (e forse anche con un po’ di spregiudicatezza) a fare qualcosa di importante, che lasci il segno nella chiesa italiana, anche lontano dal Piemonte. Fondano i Gruppi Famiglia, inizialmente gruppi “post-CPM”, che rapidamente si diffondono in Piemonte, Lombardia, Emilia e soprattutto Veneto; ma appena si rendono conto che far riferimento ad un Movimento come il CPM è più di ostacolo che di aiuto (era il tempo in cui ogni Movimento era visto con sospetto, per via del diffondersi di alcuni movimenti particolarmente integralisti), lasciano cadere ogni riferimento al CPM. La posizione sempre più eterodossa dei Lazzarini e l’opposizione sempre più netta che montava nel CPM portano ad uno stato diffuso di disagio e difficoltà. Per il CPM Torinese un altro tipo di difficoltà viene ad aggiungersi: la crescente indifferenza e talvolta insofferenza dei parroci ( in un periodo di chiusura e arroccamento in difesa dell’esistente) 50 verso un movimento che era particolarmente fiorito con il Card. Pellegrino, e che si ostinava, sia pur sommessamente, a “cantare fuori dal coro” sui temi delicati come la contraccezione. E’ così che quando molte Equipes, per motivi anagrafici o vari, si estinguono, ben difficilmente i parroci si impegnano a farne sorgere di nuove. Anche nella nostra Equipe il disagio si sente, e diventa più forte quando una delle coppie “storiche”, i Ghiotti, ci lascia per buttarsi in un’altra esperienza (il PRH). Anche a livello di Segretariato Piemontese la crisi si fa pesantemente sentire. Ne sono un segno manifesto l’uscita brusca dal CPM, al termine del loro mandato, di alcune coppie responsabili (i Chiesa – i Resegotti). Arriva purtroppo il momento della fine anche per la nostra Equipe, provocata da qualcosa che ci appare oggi un semplice pretesto; siamo verso la metà degli anni ’80. Don Gigi non può far nulla per far rinascere l’Equipe, ma si impegna a sostenerci come gruppo di amici al di là di tutto; egli per anni, fino alla fine, ci raduna più volte l’anno, anche quando per i suoi impegni (era stato nominato Direttore Spirituale del Collegio Capranica) deve trasferirsi a Roma. Dopo la morte quasi improvvisa di Don Gigi (1992), il gruppo per un certo periodo sembra ricompattarsi, dedicandosi a curare l’approfondimento biblico con l’aiuto di un padre carmelitano, ma dopo alcuni anni il carmelitano viene trasferito e il gruppo si scioglie definitivamente, pur rimanendo le singole coppie amiche fra loro. Quanto a noi, siamo sempre rimasti legati al CPM e a Famiglia Domani. RICORDI DEL NOSTRO SEGRETARIATO di Anna e Guido Lazzarini Il periodo in cui siamo stati segretari per la Diocesi di Torino (1982-86), ha significato per noi, come coppia, un momento di forte impegno di Segretariato al tempo di Anna e Guido Lazzarini servizio sia in Diocesi di Torino che in altre limitrofe (Piemonte) che più lontane (Veneto). Oltre il rafforzare l’organizzazione dell’associazione nella realtà locale, si è cercato di tenere legami precisi, sia a livello interdiocesano con le altre realtà del CPM (in particolare 51 Genova e Savona), sia con l’organizzazione internazionale partecipando alle giornate in Lussemburgo e Zagabria. Volendo ricordare qualche aspetto particolare, possiamo accennare: - alla nascita di “CPM Notizie”, concepito come foglio di collegamento diocesano e tuttora esistente. Abbiamo applicato a livello locale l’iniziativa già da tempo sperimentata a livello nazionale - alla “rivisitazione” di “Famiglia domani”, dando un’impostazione di rivista per la famiglia, creando una redazione, in gran parte tuttora operante e affidandone la pubblicazione all’editrice salesiana “elle di ci” - all’aver realizzato le prime giornate nazionali per la famiglia, ogni anno, ad Albisola, in collaborazione con i Fassone, Reboa, Colella ed altri dei CPM di Genova e Savona - all’avvio della Sede del CPM di Torino, presso la Casa della Gioventù della Parrocchia Angeli Custodi, in Via Giusti, presso cui si sono svolte tutte le riunioni di segretariato o di intergruppo, e presso cui era stato posto l’archivio, curato dai Bianciardi. Ciò è ben poco di fronte allo scambio, al sostegno reciproco, all’amicizia che si sono saldati in quegli anni e che ricordiamo con piacere. L’esperienza vissuta permane come base di una consapevolezza umana e cristiana che portiamo avanti con entusiasmo in altri tipi di realtà, ma sempre nel servizio alla famiglia. IL NOSTRO “PALLINO”: LA FORMAZIONE intervista a Maria Paola Azzario e Gianni Chiesa Quando siete stati responsabili del segretariato CPM di Torino? Siamo stati responsabili del segretariato di Torino dal 1979 all’81 con noi c’erano: Valfrè Amalia e Sebastiano i più pazienti e collaborativi e altre coppie altrettanto vicine: i Mostaccio, i Silvestro, i Campadello, i Ghidoni,. i Gualchi e altri che ci hanno sorretto e ancora frequentiamo. I sacerdoti con cui abbiamo collaborato sono stati padre Mimmo Rocca, don Matteo Lepori e soprattutto don Beppe Anfossi. Incontro dei coniugi Chiesa con Papa Giovanni Paolo II al Convegno “Comunione e comunità nella Chiesa domestica del dicembre 1981 Che cosa ha caratterizzato il vostro periodo di responsabilità? Non abbiamo più nessun documento che ci dica il numero delle coppie e dei gruppi presenti nei CPM di Torino in quegli anni, ma confidiamo che altri più attenti di noi sappiano fornire i numeri. Noi ricordiamo solo distintamente le moltissime serate passate nelle 52 parrocchie, nelle diocesi, con le coppie di sposi, i vescovi e i sacerdoti, per confrontarci, formarci a vicenda, ascoltarci, cercare di capire quale fosse il miglior modo per evangelizzare, portare ad un matrimonio di fede. E ricordiamo la formazione attivata per i gruppi CPM. La formazione è sempre stata ed è ancora il nostro “pallino”. L’articolo che pubblicammo su Famiglia Domani nel n. 3/4 dell’82 sintetizza il cammino fatto ed indica le metodologie che usavamo ed usiamo ancora per gruppi diversi da allora, ma come allora alla ricerca di un modo democratico e dinamico di imparare vicendevolmente come andare verso Dio ogni giorno, con il nostro agire ed il nostro essere. Insieme a Don Anfossi scrivemmo e pubblicammo anche due fascicoli: ”Revisione di Vita e incontro con il Vangelo per gruppi di coniugi cristiani” Il congedo di don Beppe Anfossi dalle responsabilità CPM pubblicato nel 1982 ELLEDICI e “Gruppi Famiglia in Parrocchia” sempre del 1982. Erano gli anni in cui i parroci temevano la concorrenza del CPM e tentavamo di far capire loro che invece volevamo essere un servizio nello spirito del Concilio Vaticano secondo. Altri ricordi degni di nota? Oltre a quelli ricordati ci sembra utile menzionare la nostra partecipazione al gruppo di lavoro (unica coppia d’Italia grazie alla pressione esercitata in nostro favore del futuro vescovo di Aosta) alla preparazione e realizzazione del Convegno nazionale della CEI “Comunione e Comunità nella Chiesa domestica” Roma 5/7dicembre 1981. La preparazione ci fece incontrare vescovi di tutta Italia, che poco a poco ci ascoltarono e cambiarono anche alcuni argomenti ed oratori! Il Convegno terminò con un’udienza papale che ci vide felici, in prima fila, ribadire a Giovanni Paolo II la validità del servizio del CPM e del lavoro fianco a fianco di sacerdoti e laici. In quel periodo com’era il rapporto con gli organismi diocesani? Gli auguri di Natale al cardinale Ballestrero erano sempre un’occasione per interessanti scambi di vedute sui differenti compiti di gerarchia e laici. Momento delicato fu quello in cui lo stesso cardinale pretese che gli assistenti dei gruppi CPM fossero ordinati in una lista che lui doveva preventivamente approvare. Poiché non eravamo d’accordo né noi, né gli assistenti su questa richiesta, andammo a parlargli come si va a dialogare con un padre del quale non si condividono le ragioni, ma si 53 cerca di mantenere l’accordo. Gianni gli disse ”Padre credevamo che i sacerdoti avessero già avuto un’approvazione nel momento dell’ordinazione…” Lui rimase in silenzio solo un attimo poi lo guardò, sorrise e rispose: “ Sei furbo tu…” IL SEGRETARIATO DI TORINO DAL 1988 AL 1990 di Luigi Resegotti per Nanni e Carmina Donna e Luigi e Nuccia Resegotti Non occupandoci più da molti anni di preparazione al matrimonio, non abbiamo conservato alcuna documentazione dell’attività svolta nel periodo in cui siamo stati responsabili del Segretariato CPM. Ci siamo confrontati con Nanni e Carmina Donna, che sono stati segretari dopo di noi e abbiamo messo insieme i nostri ricordi ma le indicazioni che possiamo fornire sono molto approssimative. Noi Resegotti siamo stati responsabili diocesani dal 1985 al 1987, Nanni e Carmina Donna dall’88 al ’90. Formavano il nostro segretariato le coppie Bianciardi, Malino, Schipani, Mostaccio, Calderan e Ghidoni ed il sacerdote del Segretariato dall’85 all’87 fu Don Beppe Anfossi e dopo dall’88 al ’90 Padre Giordano Muraro. In quel periodo il numero di gruppi CPM che erano attivi in Diocesi era di circa 15 per un totale di circa 90 coppie. Naturalmente ogni équipe aveva il proprio Sacerdote. Ogni équipe CPM teneva mediamente 3-4 corsi l’anno per i fidanzati. Nell’équipe di San Donato, di cui noi facevamo parte, i corsi erano continuativi da settembre a giugno, tutti i lunedì con due moduli di 3 serate, uno dedicato a Cristo e la Chiesa, l’altro al Matrimonio Sacramento e gli sposi potevano entrare in occasione dell’inizio di uno dei due moduli e fare le sei serate. Sono stati organizzati ogni anno almeno due incontri di formazione per i CPM torinesi guidati da eminenti relatori: ricordiamo Mons. Poletto (allora Vescovo di Fossano), Mons. Peradotto, Don Mario Salvano (allora Abate di Savigliano), Padre Mongillo, Padre Scarpazzi. Ricordiamo che i rapporti con gli organismi diocesani sono sempre stati improntati a piena sintonia e collaborazione. Non ci pare vi siano stati eventi “speciali” nella nostra attività al termine della quale possiamo solo dire col Vangelo “siamo stati servi inutili”. Ma ricordiamo ancora che ciò che ha caratterizzato i nostri due segretariati (che sono stati in piena concordanza e continuità) sono stati lo spirito di libertà e il profondo rispetto per le convinzioni di ognuno dei partecipanti ai corsi, sia membri dell’équipe che sposi nell’osservanza al messaggio evangelico in momenti in cui vi erano forti tensioni sul problema della paternità e maternità responsabile che da noi non fu mai visto come un semplice problema di ubbidienza alla Gerarchia, ma come consapevolezza del ruolo ministeriale della coppia. Riteniamo che non debba essere dimenticato del periodo dei nostri due segretariati, perché noi non l’abbiamo dimenticato, anche lo spirito di sincera amicizia che regnava fra noi e che si è concretizzato, tra l’altro, in riunioni svoltesi nelle nostre rispettive case di campagna, anche se non riteniamo che sia qualcosa da dover essere menzionato nella “storia sintetica” dei CPM italiani, perché ci pare una caratteristica intrinseca dei CPM. 54 L’IMPEGNO DEL SEGRETARIATO DI TORINO DAL 90 AL 93 di Paolo e Gabriella Messina In questo periodo siamo sovraccarichi di impegni e di lavoro e quindi non riusciamo a trovare il tempo per elaborare una vera relazione sulla vita dei CPM di Torino nel periodo in cui siamo stati responsabili né per rintracciare dati sul nostro segretariato. Ci teniamo però ad evidenziare alcuni aspetti importanti di quel periodo perché non se ne perda la memoria. Prima di tutto l’iniziativa per i “Giovani Innamorati”: abbiamo organizzato delle giornate di ritiro per coppie non ancora “fidanzate”, per aiutarle a riflettere “in anticipo” sulla scelta della vita di coppia e di famiglia. E’ stata un’iniziativa studiata La locandina degli incontri per “Giovani Innamorati” ed attuata per cercare di dar corpo alla preoccupazione dei CPM per la così detta “preparazione remota” dei fidanzati. E’ stata un’iniziativa che potremmo dire ancora una volta “profetica” dei CPM: dura tuttora con alterne fortune ed è stata presa ad esempio (anche se non dichiarato!) dalla Diocesi di Torino per la proposta “Qualcosa di nuovo”. Sappiamo che ancora in questi ultimi tempi i CPM stanno cercando di interagire con la Diocesi proprio in favore della preparazione remota al matrimonio, proponendo di diversificare i percorsi a seconda delle differenti fasce di età. Durante il nostro periodo di responsabilità sono state elaborate nuove schede per i pilotaggi delle nuove équipes e queste sono poi diventate il libro “Chiamati all’amore – Schede per coppie” a cura di Luigi Ghia (Editrice Monti). Abbiamo poi curato particolarmente il confronto delle esperienze portate avanti con i fidanzati dai diversi gruppi. Per un anno intero la formazione si è basata sulla proposta “Tracce a confronto”, un’occasione per confrontarsi sui contenuti e sui metodi portati avanti negli incontri con i fidanzati. Questo lavoro ha permesso al nostro segretariato di conoscere meglio le diverse realtà dei gruppi CPM allora attivi in Diocesi. Questa iniziativa è stata aperta anche a tutti gli operatori della Diocesi e vi hanno partecipato, anche gruppi non CPM: è stata una valida opportunità per coinvolgere nel CPM nuove coppie. 55 Il nostro segretariato ha sempre operato a stretto contatto con gli organismi diocesani per la famiglia ed ha cercato il contatto con le altre realtà operanti in Diocesi per la pastorale prematrimoniale (come il Punto Familia). Ricordiamo poi l’organizzazione a livello diocesano con Don Paolo Alesso del Convegno sulla preparazione al matrimonio, che è stata un’occasione per un’indagine in tutte le parrocchie e che ha permesso di fare il punto su quanto si faceva per i fidanzati. A livello nazionale abbiamo partecipato alla rielaborazione dello statuto CPM, portando avanti lo scopo che sentivamo come principale di questa revisione: mirare ad accreditare il CPM come servizio alla collettività e puntare ad un riconoscimento ufficiale (anche come Associazione Privata di Fedeli) per ottenere sovvenzioni dallo Stato (sulla scia degli statuti francesi e canadesi). UN RICORDO DA CARMAGNOLA di Paola e Piero Prochet Prima di sposarci, frequentammo gli incontri prematrimoniali, tenuti a Torino nel 1971, da una Equipe Notre Dame, assistente spirituale Don Michi Costa, presso la Parrocchia torinese di S. Francesco da Paola. Incontri, di cui conserviamo un carissimo ricordo, inevitabilmente nostalgico, ma soprattutto convintamene riconoscente. Argomenti ed informazioni quelle ormai quasi scontate, ma pure esercizi pratici, oggi non troppo coltivati, di preghiera e di spiritualità. Sposati, trasferimmo presto la nostra dimora in borgo S. Giovanni di Carmagnola, contemporaneame nte all’arrivo del nuovo Parroco del Borgo, Don Ezio Gay, infaticabile animatore del nostro e di non si sa bene quanti moltissimi altri gruppi, di movimenti diversi, interessati alla ed impegnati nella pastorale dei fidanzati. Senza merito nostro alcuno né colpa, senza infamia e senza lode, quasi automaticamente, fummo tra Giovanni Gallo con il gruppo CPM giovani di Carmagnola i primi a seguirlo. 56 La nostra partecipazione al CPM iniziò con il costituirsi del CPM 1 di Carmagnola, per opera del benemerito e celeberrimo Don Ezio. Abbiamo partecipato agli incontri di formazione di detto gruppo negli anni, durante i quali il gruppo ha svolto attività di «preparazione al matrimonio» e fummo direttamente impegnati negli incontri con i fidanzati, solo e non oltre i primi due figli e mezzo ed i sette od otto primi anni di attività del CPM 1. Nella preparazione del gruppo agli incontri con i fidanzati, riteniamo di avere ricevuto qualcosa di importante dai documenti Magisteriali riguardanti la pastorale degli sposi, della famiglia, delle coppie in crisi nonché una certa carica di giovanile entusiasmo, che, sostenuta da quella degli amici, aiutò nei primi tempi molte coppie del nostro gruppo a farsi carico di impegni anche onerosi. Negli incontri con i fidanzati, grazie a Dio, a Don Ezio e ad altre coppie, raccogliemmo persino qualche simpatia, umanamente molto gratificante e qualche piccolo apprezzamento. Nel gruppo trovammo generosa accoglienza e fedele amicizia, in pratica, i migliori nostri amici da quando li conosciamo. E da buoni amici ancora ci riuniamo, a scadenze più intervallate e meno regolari di quelle di una volta, sempre convocati da Don Ezio e da lui pungolati. Il gruppo è ancora occasione di utili letture e di scambio di idee su argomenti diversi, ci dà una mano a manovrare chiodi, corde, vele nei temporali; ci conforta con l’antica e sempre nuova scoperta che i nostri guai sono pur sempre una mezza fortuna e che sono comuni ad altri molti amici. Con i fidanzati e nel gruppo abbiamo sperimentato quanto valgono ancora la naturale semplicità e la spontanea fiducia, ancor più quando non vengono neppure minimamente percepite dalla maggioranza dei presenti. Tra i problemi vissuti nel periodo del nostro impegno nel gruppo, ricordiamo: - le dimissioni dal CPM 1 di amici trasferitisi troppo lontano e quelle di una coppia “in ricerca”, probabilmente da noi delusa; - il fallimento matrimoniale di coppie che avevano frequentato i nostri incontri e quello, ancor più traumatizzante, di coppie apparentemente convinte, alcune impegnate nello stesso CPM; - il rapidissimo passaggio nel nostro gruppo di una consulente “specialista”, che avrebbe dovuto partecipare agli incontri con i fidanzati, i cui principi e comportamenti risultarono non proprio al vertice della più spirituale ortodossia; - il distacco, fecondo e provvidenziale della coppia Gallo (Giovanni ed Amalia), per la costituzione del CPM 2 e del CPM 3 di Carmagnola; - la malattia e la morte di Giovanni Gallo e la morte di Rita Grande. Ci consideriamo ancora impegnati nel CPM quando preghiamo per la sua salute e per i suoi fini. Riteniamo importante questo nostro microscopico ed indegno contributo solo grazie alla grandezza del Signore, che, indipendentemente da risultati immediati umanamente riconoscibili, lo arricchisce delle necessarie valenze di cui noi non disponiamo. 57 CPM A TORINO DAL 1993 AL 1999 di Enrico e Marinella Gualchi Alla scadenza del mandato di Gabriella e Paolo Messina nel giugno ‘93 siamo stati eletti responsabili del segretariato CPM di Torino e riconfermati a fine triennio; quindi il nostro servizio di responsabili è durato fino al ’99 quando hanno assunto l’incarico i Curtol. Con noi hanno collaborato Anna e Carlo Beltramo, Lidia ed Umberto Prete, e dal 1998, Carla e Teresio Bosco, tutti ancora attualmente operativi nell’associazione e nel segretariato con generoso impegno, e per qualche tempo Laura e Fabio Dimarco Quello è stato per noi un periodo di grande impegno e di buone soddisfazioni sebbene alcune delle speranze che portavamo nel cuore all’inizio non abbiano avuto lo sviluppo che desideravamo. Lo spirito che ci ha spronato è quello che ci anima da sempre: la grande fiducia nel dialogo, nell’accoglienza e comprensione dell’altro. Ecco perché decidemmo subito di incontrare una ad una tutte le équipes che esistevano in quel momento, per conoscere e farci conoscere di persona e cercare di coltivare concretamente i rapporti umani in uno spirito di sincera amicizia. La nostra aspirazione era di risvegliare lo spirito di appartenenza al CPM da parte di tutte le équipes, anche le più lontane. attraverso il calore della presenza e della cordialità, cercando di attenuare il senso di distacco, tra la “base” e gli organi centrali, che alcune di loro denunciavano. Il risultato non è stato numericamente gratificante, perché alcune équipes ci annunciarono la loro intenzione di “ritirarsi” in parrocchia e, di fatto, si allontanarono dall’associazione. Forse ciò avvenne sull’onda di un’errata interpretazione dell’appartenenza ad un movimento laicale che veniva vista come una scelta elitaria e non come una grande opportunità di apertura, di confronto e di formazione, per rendere sempre più qualificato e consapevole il servizio nella chiesa locale che è l’ambito privilegiato del nostro operare (come d’altronde recita esplicitamente lo statuto dell’associazione). D’altro canto abbiamo avuto da parte di alcune équipes una calorosa rispondenza che ha fatto crescere sempre più la collaborazione e l’amicizia soprattutto delle coppie giovani (tali almeno ai tempi del nostro segretariato). La collaborazione concreta nell’attuazione di alcune iniziative, il confronto diretto e periodico, la partecipazione personale ai momenti comunitari nazionali ed internazionali hanno fatto sì che quelle coppie che ci guardavano con un po’ di diffidenza e distacco all’inizio siano ora le forze vigorose e costanti che sostengono il CPM torinese e per noi dei carissimi amici. Il nostro segretariato ha avuto la fortuna di essere accompagnato da alcuni assistenti significativi, sia per la nostra associazione sia per la chiesa torinese. All’inizio ci ha affiancato, per pochi mesi, padre Giordano Muraro, che tutti conosciamo per la sua grande passione ed esperienza nel campo della famiglia, che continua a seguire sia con illuminanti scritti sia con la sua opera nel “Punto Familia” realtà assai nota ed importante. Nei tre anni successivi (dal 1994 al 1997) è stato nostro assistente don Ermis Segatti che lo stesso padre Muraro ci aveva suggerito di contattare. La sua lucida analisi storicosociale della realtà ecclesiale, l’attenzione ai valori delle culture umane condivisibili su cui impostare il dialogo religioso e la grande esperienza del mondo giovanile, sono stati 58 occasione di forte arricchimento e apertura; la sua guida ci ha aiutati ad orientare sempre meglio il nostro servizio all’accoglienza dei fidanzati là e come essi sono, per iniziare senza pregiudizi un cammino di crescita comune. Quando don Ermis ci ha dovuto lasciare per altri impegni, abbiamo avuto la fortuna di trovare in quel momento disponibile don Oreste Ponzone che, oltre ad essere un nostro caro amico, ha un carisma innato e accuratamente coltivato di grande capacità di relazioni interpersonali. Questo talento lo rende capace di instaurare rapporti di amicizia e di fiducia, dai quali partire per proporre le sue catechesi sempre improntate al radicamento dell’annuncio di fede nella vita concreta ed attuale con un forte richiamo per tutti noi alla conversione possibile e costante. Alla fine del nostro periodo i gruppi attivi in Diocesi erano otto (42 coppie e sei sacerdoti), con una trentina di corsi raggiungevano circa cinquecento fidanzati ogni anno. Sull’onda delle riflessioni della giornata di chiusura del 1993 il nostro impegno immediato è stato rivolto a: ristrutturare l’anagrafe, mantenere i contatti con i gruppi favorendo gli incontri personali, cercare di allargare il segretariato ai responsabili di équipes, recuperare il foglio “CPM Torino Notizie”, che da molto tempo non usciva più, per favorire la comunicazione capillare e lo scambio tra le équipes. La pubblicazione esce tuttora con una buona frequenza e costituisce una memoria fedele della vita dell’associazione. Siamo stati soprattutto preoccupati di organizzare e proporre un’efficace formazione collettiva perché crediamo che soltanto mantenendo attivo lo spirito di ricerca del progetto di Dio e di revisione della propria vita possiamo dare credibilità alla testimonianza. Ogni anno ci sono state 3 sere ed un pomeriggio (oltre alle giornate di apertura e di chiusura) completamente dedicati alla formazione, spaziando tra temi biblici, morali e sociali, con la guida del nostro assistente e con un costante impegno di concretizzazione nella vita di coppia, di équipe e di servizio ai fidanzati. Per favorire la partecipazione facemmo anche l’esperienza di una formazione itinerante, che ci permise di incontrare almeno una volta l’anno parecchie coppie operanti nella zona visitata. In tutti gli anni del nostro impegno abbiamo curato attivamente i rapporti di collaborazione con gli Organismi Diocesani. Ricordiamo in sintesi la partecipazione costante alle consulte diocesana e regionale per la famiglia, che ci ha consentito di conoscere le altre associazioni esistenti sul territorio della diocesi e di poter condividere iniziative quali i gruppi di studio sui temi della solidarietà e delle adozioni, le giornate della vita, le serate di diffusione del Direttorio di pastorale familiare. Inoltre in quegli anni si è svolto il Sinodo della chiesa torinese, un evento assai importante per tutta la comunità, al quale il CPM ha partecipato con un contributo di riflessione e a cui abbiamo dedicato una giornata assembleare. Ricordiamo ancora un discreto scambio epistolare con il Cardinale al quale abbiamo puntualmente mandato l’invito alle Giornate Nazionali, a cui egli ha sempre risposto con parole di apprezzamento ed incoraggiamento. Abbiamo proseguito l’iniziativa “Incontri per giovani innamorati”, che ha visto coinvolte sia nell’organizzazione che nell’animazione parecchie coppie dell’associazione, con un impegno generoso e prolungato. 59 Dato che credevamo, e crediamo che la buona preparazione al matrimonio sia una valida premessa per costruire anche una sana comunità civile, con l’accordo di tutto il segretariato, prendemmo parte ad un incontro in Municipio, su invito dell’Assessorato alla Qualità della Vita, per presentare l’attività e la disponibilità del CPM. Allora non ci fu alcun seguito, ma proprio in questi ultimi giorni (maggio 2004) abbiamo partecipato insieme agli attuali segretari ad una giornata di studio e conoscenza tra gli Assessorati sociali del Comune e le organizzazioni di volontariato in relazione alla recentissima legge regionale che prevede l’istituzione di “Centri per la famiglia”….forse i tempi sono più maturi! Ricordiamo ancora la simpatica partecipazione ad alcune trasmissioni di Radio Proposta e Telesubalpina, in cui avemmo l’opportunità di presentare il metodo di lavoro del CPM insieme alla pubblicizzazione delle nostre giornate nazionali. Diciamo “nostre” perché negli anni 1994 e 1998 abbiamo organizzato a Torino, dove non si erano mai svolte, le “Due giorni nazionale dei CPM” con un ottimo successo di partecipazione. Riteniamo ancora caratteristica del nostro periodo l’apertura del sito Internet dei CPM (www.cpm-italia.it), che consideriamo uno strumento indispensabile per avvicinarci sempre di più ai giovani e ai loro linguaggi. Come spesso accade, pur essendo pensato come servizio agli altri, è divenuto anche un’ottima risorsa per la comunicazione interna ed esterna all’associazione. Infine segnaliamo l’istituzione delle borse di viaggio per i convegni nazionali ed internazionali, che abbiamo inventato allo scopo di Homepage Sito www.cpm-italia.it favorire la partecipazione delle famiglie giovani con bambini; abbiamo avuto la gioia di vedere aumentato il senso di appartenenza al movimento e il numero dei partecipanti alle entusiasmanti esperienze di scambio che hanno anche generato amicizie nuove sovranazionali. Quest’ultima iniziativa ci piacerebbe fosse ricordata per stimolare un ulteriore impegno in tale direzione: chi fa esperienza diretta di momenti forti quali i convegni consolida la propria appartenenza all’associazione con sempre maggior entusiasmo e slancio costruttivo per l’impegno a favore del matrimonio e della famiglia, nel quale noi abbiamo investito molto e ricevuto di più. 60 L’ATTUALE SEGRETARIATO DI TORINO di Lucia e Dino Curtol Quando siamo stati eletti segretari diocesani nel maggio 1999, dietro proposta dei precedenti responsabili, Marinella ed Enrico Gualchi, ci siamo molto stupiti della calorosa accoglienza dimostrataci in quella giornata di fine anno “sociale”, anche perché sapevamo che tutto il segretariato collaborava all’organizzazione delle varie attività e pensavamo che il nostro contributo sarebbe stato minimo. La nostra prima preoccupazione è stata quella di poterci bene amalgamare con le coppie del segretariato, che all’epoca erano Anna e Carlo Beltramo, Marinella ed Enrico Gualchi, Carla e Teresio Bosco, Lidia ed Umberto Prete, a cui si sono poi aggiunte altre coppie di Torino e Carmagnola, sotto la continua e costante supervisione dell’Assistente, Don Oreste Ponzone. Il nostro mandato è stato poi rinnovato nella giornata di chiusura del 2002 per altri tre anni; terminerà quindi nel 2005, con la nomina della nuova coppia di segretari, con la quale cercheremo di collaborare, se lo riterranno utile. In questi anni si è portata avanti la preparazione delle coppie di fidanzati con i vari incontri nelle équipes attualmente operanti in alcune parrocchie di Torino e CarmaDino e Lucia Curtol con don Oreste alla Pieve di Cumiana gnola e collaborando anche con l’Ufficio Famiglia ogni volta che ci veniva segnalata la necessità di accogliere coppie che si rivolgevano a loro per gli incontri di preparazione al matrimonio. Abbiamo proseguito il tradizionale impegno per la formazione collettiva dei membri delle varie équipes, cercando di soddisfare le esigenze sia spirituali che di servizio dei cipiemmini. I programmi annuali, preparati dal Segretariato e da Don Oreste, si sono incentrati principalmente sull’approfondimento di alcuni libri della Bibbia (es. Osea, i Salmi), sempre nell’ottica di attualizzare e concretizzare la Parola nella nostra vita. Nel 2003/2004 abbiamo anche avuto la collaborazione di Mariella e Marco Ghiotti per tre incontri sulla comunicazione, mirati a meglio conoscerci per comunicare in modo più autentico con i giovani. Si è cercato di avviare dei gruppi di coppie subito dopo il matrimonio, ritenendo utile dare un contributo di affetto e di amicizia all’inizio del cammino della vita a due. Ci sembra che un impegno del CPM sia anche quello di occuparsi della vita di coppia nei primi tempi dopo il matrimonio, quando possono sorgere dei problemi, che se non superati serenamente, potranno creare negli anni successivi difficoltà, che a volte sfociano 61 in separazioni con sofferenze per la coppia e per le persone loro vicine. Per ora i gruppi non sono molti; anche per questo dobbiamo “pregare il Padrone che mandi operai, perché la messe è tanta, ma gli operai sono pochi”. Un’iniziativa nata dopo il Convegno “La Famiglia evangelizza”, a cui il CPM invitato dalla Diocesi ha dato il suo contributo nell’organizzazione, è quella dei gruppi di preghiera per i separati, divorziati e risposati. Per ora c’è un solo gruppo iniziato nel 2002, a cui partecipano coppie di Torino e dintorni, persone singole separate e divorziate, nuove coppie formate da un divorziato e non. In occasione di questi incontri mensili si è creato un buon clima di amicizia; sarebbe interessante poter creare altri gruppi: vediamo cosa ci potrà consigliare lo Spirito! Oltre al Convegno sulla Famiglia, abbiamo collaborato anche al successivo “Separati da chi?”, a quello dei giovani “Educare vuol dire colorare il mondo” ed ad altri. Riteniamo buona cosa cooperare con l’Ufficio Famiglia e cerchiamo quindi di renderci disponibili quando ci contattano. Ovviamente i programmi sono disposti secondo le loro linee programmatiche e noi cerchiamo di collaborare secondo le nostre possibilità e le linee di lavoro del movimento. Come CPM abbiamo anche collaborato alla preparazione del nuovo Direttorio curato dall’Ufficio Famiglia di Torino per la preparazione al matrimonio “Due cuori e una chiesa”, insistendo particolarmente sull’esperienza e sull’efficacia del metodo CPM, che si basa sulla formazione permanente degli animatori grazie alla revisione di vita in équipe, sull’accogliere, senza pregiudizi, i fidanzati nel punto in cui sono del loro cammino di fede, sull’impegno a testimoniare in modo autentico ciò che viene proposto durante gli incontri. Ci sembra che le linee guida di questo documento abbiano recepito questi fondamenti per noi essenziali. Abbiamo partecipato all’attività della Consulta Regionale, che ultimamente ha proposto e sta portando avanti un progetto denominato “Aquila e Priscilla”, che ha lo scopo di cercare delle coppie che si preparino per diventare poi a loro volta formatori di coppie a disposizione degli Uffici Famiglia o del movimento: vedremo come andrà a finire. Riteniamo ancora utile segnalare che negli anni del nostro segretariato l’attività “Giovani Innamorati” è stata portata avanti con l’ottima collaborazione di giovani coppie di Torino e Carmagnola con risultati abbastanza soddisfacenti per quanto ha riguardato la partecipazione dei giovani. Purtroppo nell’ultimo anno, quando si sperava di svolgere un lavoro in collaborazione con l’Ufficio Famiglia e l’Ufficio Giovani, la cosa è finita in un nulla di fatto, forse per mancanza di pubblicità o di interesse delle persone a cui si rivolgeva, cioè giovani dall’età adolescenziale di 14-15 anni sino alla prima giovinezza intorno ai 20-22 anni (i media fuori dal CPM devono essere risultati più appetibili!). Il Segretariato sta pensando a come fare per riprendere i contatti con questa fascia di ragazzi per interessarli a valori importanti per la loro vita futura nell’ottica della “preparazione remota” da tutti ritenuta significativa per scelte consapevoli nel campo dell’affettività e del progetto di vita. Una cosa molto bella che ha visto lavorare per alcuni mesi diverse coppie di Torino, Genova, Asti, Savona e Siena è stata la preparazione del convegno internazionale di Lignano del 2003; non sono mancate “le baruffe” nel corso degli incontri che sono state però superate con la buona volontà di essere uniti e di lavorare per il bene del prossimo e per Chi dall’alto tutto segue e tutto risolve nel migliore dei modi per la pace di chi sta quaggiù e a volte non vede oltre la punta del naso. 62 Nel 2002 abbiamo iniziato la pratica per l’iscrizione all’albo provinciale del volontariato della nostra associazione, ma finora non siamo riusciti a “scalfire la burocrazia piemontese”: speriamo in futuro di sbloccare la pratica. In questi anni abbiamo anche cercato di diffondere il CPM in altre Diocesi (per es. quella di Saluzzo), puntando sempre a creare prima un gruppo formato da coppie ed un presbitero, nello stile della formazione permanente, e solo in un secondo tempo pensare ad un servizio a favore dei fidanzati: Purtroppo, dopo i primi contatti, non abbiamo più avuto risposte: forse “mettersi in gioco” sia per le coppie che per i preti è un’esperienza che crea difficoltà. A nostro modesto parere ci sembra di aver fatto con il Segretariato un buon lavoro; i frutti non sappiamo quali saranno. Alcuni potranno pensare che potevamo fare di più: chiediamo di avere pazienza se non sempre siamo stati all’altezza di portare avanti i programmi e le attività che proponevamo, perché sicuramente in questi anni ci siamo sforzati di infondere entusiasmo e gioia non solo nelle giovani coppie, ma anche all’interno del CPM. Tutti insieme cerchiamo quindi di avere fede e di pregare per le attività ed il buon proseguimento del lavoro del CPM. LA FORMAZIONE AI GRUPPI CPM DI TORINO di Carla Calderan Nei miei 26 anni di appartenenza al movimento CPM ho avuto modo di partecipare ad una formazione molto varia. Non mi fermerò su quella offertami dalle giornate nazionali e, negli ultimi anni, dalle giornate internazionali, che è stata comunque sempre molto arricchente; nemmeno mi soffermerò sulla formazione ricevuta dalla revisione di vita in équipe, che pure è stata di grande aiuto alla vita e alla realizzazione della nostra coppia e della nostra famiglia. Mi soffermerò quindi sulla formazione collettiva organizzata dal segretariato di Torino, che ha avuto un’importanza assolutamente fondamentale per me e per Marco, mio marito. Al momento del mio ingresso nel movimento nel 1977 era in essere una consolidata tradizione, da parte del Segretariato di Torino, di proporre agli équipiers una ricca gamma di proposte formative. La formazione era articolata in: serate, giornate, seminari residenziali; in un primo periodo, fin verso al 1992-93, spaziava su molti aspetti, che ho schematizzato in tre indirizzi: spiritualità, servizio ai fidanzati, temi specifici. La formazione ad indirizzo spirituale per me e per Marco è stata fondamentale, perché ha posto le basi della nostra crescita come coppia cristiana. Ricordo: “Vivere la fede in ascolto del mondo” - p. Balducci, d. Maggioni, p. Mongillo - 1977, “I contenuti fondamentali della fede”- d. Mosso - 1981, “Messaggi essenziali attingendo da S. Paolo”- d. Ardusso - 1982, “Ia lettera ai Corinzi” - p. Mongillo - 1985, “ Credere oggi” - d. Scabrini - 1986, “Dio ci incontra con la Sua parola” - d. Berruto - 1987, “Cosa vuol dire essere morali. La formazione della coscienza. Morale coniugale e spiritualità coniugale” - p. Muraro - 1988, “Dio è relazione, chiamati ad accogliere” - d. Rizzi - 1992. Anche la formazione volta al miglioramento del servizio ai fidanzati è stata per me molto importante. 63 Ricordo: “Seminario su contenuti e metodi” – d. Anfossi, p. Callisto da Lugano, d. Marco Bonardello – 1978, “Seminario di sensibilizzazione alla comunicazione con i giovani” – d. Anfossi – 1980, “Movimento e formazione per le equipes” – giornata di chiusura a Pianezza – d. Anfossi - 1981, “Scuola di revisione di vita” - 1° domenica di avvento e di quaresima – Lazzarini – 1985 e 1986, “Seminario dinamica di Gruppo” – Silipo – 1985, “Revisione di vita” – d. Fornero, p. Nascimbene, Mostaccio – 3 serate 1988, “Tecniche di comunicazione” – Contessa – 1991. Negli anni la formazione ha consentito, a me e a Marco, di abbattere l’ansia dell’incontro, rendendoci più disponibili ed accoglienti, di impostare con più professionalità il programma delle serate, di tenere un discorso più gradevole ed accettabile, quindi più comprensibile, ai fidanzati. A questo hanno notevolmente contribuito le serate inter-équipe su come si animano gli incontri che si sono tenute negli anni 1982 e 1992. In ultimo, ma non perché sia stata meno importante, voglio ricordare la formazione su temi specifici, quali: “ Il matrimonio nel Nuovo Testamento” - d. Ghiberti - 1982, “Pensieri sul sacramento del matrimonio” - d. Mosso - 1982, “Atteggiamenti e comportamenti dei giovani prossimi al matrimonio” - Garelli - 1983, “La pedagogia della Chiesa sulla famiglia” - p. Bianchi - 1985, “Parità e reciprocità dell’uomo e della donna nella Bibbia” – p. Nascimbeni – 1989, “Essere donna, essere uomo. Elementi per l’annuncio del valore cristiano della sessualità” – Losana, Mularoni, p. Muraro – 6 serate 1990. Anche questa tipologia di formazione, come quella spirituale, ha contribuito notevolmente alla mia crescita individuale e in coppia È stato molto importante, a mio avviso, che il Movimento abbia offerto una formazione così articolata. In anni successivi si è passati ad una formazione prevalentemente spirituale, orientata alla crescita della persona, ricordo: “Beati i miti…” 1995, “Beati i poveri” 1995, “La vita nello Spirito” 1997, “Educare all’amore” 1998, “E voi chi dite che io sia” 2000, I salmi 2003-04, ecc., con eccezioni dedicate al servizio come: “La comunicazione in pubblico” 2002 (organizzata dal segretariato di Genova ). Ricordare il cammino sin qui percorso mi fa sentire l’aiuto che il C.P.M. mi ha dato, per la mia formazione personale e per la crescita della nostra coppia. Proprio avere partecipato in coppia a questa formazione è stato particolarmente importante: ha, infatti, contribuito alla crescita dell’armonia di coppia, ed è stato strumento fondamentale per sviluppare un’attività comune di grande importanza per fare “di due un vivente solo”. Partecipare ai vari momenti di formazione con una certa assiduità ha comportato alcuni piccoli sacrifici e il superamento di momenti di stanchezza, ho dovuto organizzare serate con baby sitter, week-end con i nonni, ecc. ecc., ma ne è valsa veramente la pena! È proprio tutta la ricchezza acquisita che sento di dover condividere con nuove coppie, anche se adesso ritengo di essere più adatta a camminare con giovani sposi piuttosto che con i fidanzati. Oltre a questa formazione extra-moenia, il C.P.M. mi ha fatto incontrare quella domestica di Famiglia Domani, altrettanto importante nel cammino di coppia e strumento essenziale negli incontri con fidanzati e giovani sposi. 64 PERCHE’ AMIAMO IL CPM di Enrico e Marinella Gualchi Qualche volta, durante i nostri più che trent’anni di CPM, Enrico ed io ci siamo chiesti: continuiamo o smettiamo? Se continuiamo, perché o per chi? La risposta data alla prima domanda pare evidente, mentre alla seconda non sempre è stato facile e ciò ci ha stimolato a riflessioni periodiche che hanno però sempre più radicato il nostro convincimento. Ripercorrendo la storia del nostro “ingaggio” vediamo con chiarezza l’evolversi e il maturare dei nostri sentimenti. All’inizio degli anni 70 ci aveva affascinato, sull’onda della grande novità del Concilio, l’impegno in quanto laici a favore del sacramento “dei laici”. Ci pareva (e ci pare tuttora) opportuno e bello che ad accogliere nella Chiesa i cristiani che desiderano vivere in Essa come sposi fossero altri fratelli che li avevano preceduti nella scelta. La relazione con Dio vissuta in coppia attraverso le specifiche esperienze del matrimonio e nel confronto privilegiato del rapporto diretto con l’altro ci fece intravedere una possibile teologia “sponsale”. L’esperienza del gruppo di coppie in cui entrammo (per allora una novità nel panorama associativo cattolico) ci confermò questa intuizione. Conoscemmo il metodo della revisione di vita che ci piacque molto per la sua aderenza alla realtà e la sua proposta di conversione progressiva e verificabile. Soprattutto scoprimmo due grandi valori che ci accompagnano da allora nel nostro rapporto con gli altri: l’accoglienza e lo spirito di collaborazione. L’accoglienza che ci fece sentire considerati per noi stessi quali siamo: con i nostri difetti da non nascondere, ma da accettare per poterli dominare; con le nostre difficoltà da condividere con gli altri in un cerchio di sostegno reciproco; con i nostri dubbi di cui non vergognarci, ma da esprimere per riflettere in comunità; con le nostre aspirazioni che nel confronto trovavano forza per realizzarsi. Lo spirito di collaborazione unito al rispetto reciproco ci insegnò ad ascoltare le idee degli altri trovando conferme o nuovi orizzonti, portandoci a realizzare progetti che da soli avremmo magari accantonato per pigrizia o per paura. Ma oltre a ciò avemmo Coppie CPM in dialogo con giovani sposi la fortuna di vivere un nuovo rapporto con la figura del sacerdote, fino ad allora visto come l’autorità docente e giudicante. 65 I volti di Mimmo, Mino, Giovanni, Piero, Oreste, Ermis, e soprattutto Giacomino sono rimasti nel nostro cuore come carissimi amici che abbiamo amato e da cui siamo stati amati, con i quali abbiamo conosciuto e pregato Dio, mettendo insieme le nostre vocazioni differenti ma pari e dai quali siamo stati spronati sulla strada della ricerca e dell’impegno nell’ottica di quella teologia sponsale da noi appena intuita e poi emersa nella Chiesa. Col passare del tempo sentimmo sempre più vivo il desiderio che le nuove coppie potessero fare l’esperienza del camino di gruppo. Il nostro impegno si volse a diffondere la scoperta del nuovo modo di essere Chiesa in un dialogo libero, autentico e rispettoso che superava la freddezza delle gerarchie attraverso rapporti umani maturi e consapevoli. Via via che consolidavamo i legami all’interno dell’équipe apprezzavamo sempre più la valenza del cammino di fede nel piccolo gruppo guidato dal confronto profondo e coinvolgente con la parola di Dio. Scoprimmo l’importanza di dedicare un tempo preciso alla conoscenza della Bibbia, accomunato all’impegno di concretizzare nel quotidiano e nel presente i messaggi che coglievamo nelle Scritture; gustammo sempre più il valore della convivialità, che ha molto spazio nel Vangelo, dove spesso incontriamo Gesù che siede a tavola con coloro che vuole raggiungere con il suo messaggio, mostrando grande sensibilità nel condividere le esperienze umane. Come dice l’adagio “l’appetito vien mangiando”… ed ecco che incontrando altre coppie del CPM sentimmo parlare degli incontri internazionali e spinti da curiosità partecipammo ad un raduno in occasione del nostro 25° anniversario di nozze. Partiti per una bella gita, ritornammo ricchi di nuove conoscenze, nuovi interrogativi sorti nel confronto con i fratelli di altri paesi, nuovo entusiasmo donatoci dall’esperienza tangibile della Pentecoste vissuta nelle Eucaristie multilingue. Infine, ma non ultimo, il contatto costante con i giovani nel divenire degli anni si è rivelato una splendida opportunità di rimanere al passo con l’evolversi della società, approfittando dell’eccezionale osservatorio in cui esercitarsi a “cogliere i segni dei tempi” secondo lo spirito conciliare. Come tutte le storie anche questa tenta di esprimere una morale che poggia su tre concetti chiave che abbiamo acquisito camminando nella condivisione e nella riflessione con tutti gli amici laici e preti, giovani e meno che in questi lunghi anni ci hanno accompagnato e a cui diciamo GRAZIE e dedichiamo il nostro lavoro. ACCOGLIENZA: avvicinare i giovani con il sorriso, ascoltare le loro storie con pazienza e vero interesse, costruire relazioni di amicizia che sappiano cogliere e donare i rispettivi vissuti prepara il terreno per rapporti profondi e costruttivi. TOLLERANZA: non giova nulla recriminare e rimuginare sul passato perché ormai è accaduto e non si può mutare, non si costruisce nulla sottolineando le differenze tra noi e gli altri, ma si può percorrere un vero cammino di comprensione cercando i valori condivisibili e proponendo progetti per un futuro nuovo. SPERANZA: se guardiamo con attenzione e senza preconcetti il mondo che spesso i media e i cristiani stessi dipingono solo a tinte fosche, scorgiamo molte zone di luce e di calore; a volte basta abbandonare i nostri orizzonti consueti e saper guardare oltre le apparenze, magari trapassando qualche crosta di indifferenza o di scetticismo. Una vocazione possibile e irrinunciabile dei cristiani secondo noi è proprio quella di saper grattare via quelle croste per riuscire a cogliere nell’umanità la somiglianza con Dio donataci fin dalla creazione. Ecco perché tuttora siamo innamorati del CPM! 66 I Segretariati Diocesani di TORINO Anno 1964 Coppia responsabile (Segretari) Assistente P. Guido Arosio Coppie del segretariato 1965 Marco e Mariella Ghiotti P. Guido Arosio Puccio 1966-1967 Marco e Mariella Ghiotti P. Guido Arosio Ostino, Puccio 1968 Marco e Mariella Ghiotti p. Guido Arosio Ostino, Puccio, Martin 1969 Marco e Mariella Ghiotti d. Luigi Pitet Ostino, Stroppiana 1970-1971 Marco e Mariella Ghiotti P. Mimmo Rocca 1972-1973 Carlo e Rita Stroppiana P. Mimmo Rocca 1974 Giuseppe e Paola Albonico P. Mimmo Rocca Ostino, Stroppiana, Cutellè, Luciano Fuscà Albonico, Quaranta, Silvestro, Battezzati Quaranta, Silvestro, Battezzati 1975 Piero e Giovanna Contini P. Mimmo Rocca Nasi, Silvestro, Zanella 1976-1978 Fiorenzo e Anna Maria Savio d. Marco Bonardello 1979-1981 Gianni e Maria Paola Chiesa d. Beppe Anfossi 1982-1983 Guido e Anna Lazzarini d. Beppe Anfossi 1984-1985 Guido e Anna Lazzarini P. Mario Bianchi 1986 Guido e Anna Lazzarini P. Mario Bianchi 1987 Luigi e Nuccia Resegotti p. Mario Bordin Asselle, Bardelli, Campadello, Cellino, Mangano, Roggero, Giani Campadello, Cattaneo, Valfrè, Ghidoni, Gualchi, Mostaccio, Silvestro Marin, Campobenedetto, Scapin, Petricola, Calderan, Bosco G. e M. Ghidoni, Bianciardi, Serra, Schipani, Calderan, Resegotti, Cardellino, Valperga, Prete, Scapin Bianciardi, Durante, Malino, Uifuzzi, Resegotti, Sardo, Tuccio, Boidi (Segretariato provvisorio) 1988-1989 Giovanni e Carmina Donna p .Giordano Muraro 1990-1992 Paolo e Gabriella Messina p .Giordano Muraro 1993-1995 Enrico e Marinella Gualchi d. Ermis Segatti Bottero, Malino, Ninghetto, Tuccio Prete, Schipani, Ghidoni, Di Marco, Impellizzeri Beltramo, Prete, Di Marco 1996-1998 Enrico e Marinella Gualchi d. Oreste Ponzone Beltramo, Bosco T. e C, Prete 1999-2005 Lucia e Dino Curtol d. Oreste Ponzone Beltramo. Bosco T. e C., Prete, Gualchi, Molinero 67 Lettera del card. Siri ad Umberto Bertazzi 68 I CPM a GENOVA NASCITA DEI GRUPPI CPM GENOVESI di Umberto e Grazia Bertazzi Questi sono appunti fatti attingendo alla memoria, col precipuo scopo di presentare un quadro non statistico, ma umano di tutto quello che ci sembra di aver fatto, con l'aiuto del Signore ed il sostegno di tanti amici come noi desiderosi di dare una mano ai giovani che si affacciavano al matrimonio cristiano. Compariranno dati, nomi, fatti che ci sono sembrati salienti e che non ne escludono ovviamente altri, che forse possiamo aver dimenticato o solo un po' sfiorato: sono passati ormai 35 anni da quando ci siamo tuffati in un'avventura - la preparazione al matrimonio cristiano - che, in quei tempi, né i giovani, né forse i sacerdoti avevano fino ad allora considerato in tutta la sua vastità. Crediamo di poter affermare in proposito di essere stati qui a Genova un po' dei pionieri che hanno dovuto affrontare un cammino impervio, al quale i giovani fidanzati neanche pensavano (bastavano i documenti burocratici e i preparativi per la festa!!) e che anche i sacerdoti vedevano quasi con indifferenza, se non addirittura con sospetto (chi erano e che discorso volevano fare queste coppie di sposi che si interponevano tra i fidanzati e i parroci?). Ci volle parecchio tempo perché le parrocchie ci aprissero di buon grado le porte per gli incontri con i fidanzati e perché si convincessero che chi domanda di sposarsi in chiesa deve essere veramente cosciente di ciò che sta per fare e per farlo per tutta la vita. Col tempo la situazione maturò. Fin troppo, oseremmo dire, perché non mancarono le richieste di alcuni parroci che avevano premura di organizzare le serate di incontri con i fidanzati. Ed allora, eccoci a dover far rimarcare che la preparazione di un gruppo C.P.M. non poteva essere affrettata e superficiale - negli incontri con i fidanzati, gli sposi C.P.M. dovevano essere preparati ad ascoltare e sollecitare le domande dei giovani su ogni argomento spirituale, materiale e religioso da discutere col gruppo, ovviamente anche col sacerdote presente, senza offrire però solo verità categoriche, ma stimolando invece una profonda riflessione sull'amore autentico e sul valore del sacramento del matrimonio. Ecco ora un po' di cronaca di quei primi anni di formazione e di attività dei CPM genovesi. Era nel 1969 quando da un incontro di una coppia delle Equipes Notre Dame di Genova, Roberto e Marina Revello, con i responsabili dei Gruppi di Spiritualità famigliare e delle Equipes N. D. nacque l'idea di portare anche a Genova l'esperienza torinese, iniziata fin dal 1964, dei centri di preparazione al matrimonio. Ben presto si costituì così il primo CPM formato da sei coppie di sposi: Acquarone, Bertazzi, Camandona, Casaretto, Priano, Viacava, provenienti da entrambi i gruppi citati. Si cominciarono presto numerosi incontri anche con due sacerdoti, Don Giovannino Cereti e Don Paolo Rigon, anche se il primo dovette dopo poco lasciare, essendosi trasferito fuori Genova. 69 Tali incontri seguivano le tracce, già collaudate dai Gruppi di Torino: una serie di incontri di revisione di vita fatti insieme, sposi e sacerdote, e successivo trasferimento della discussione sui diversi temi di riflessione pre-matrimoniale nelle diverse parrocchie presenti i fidanzati. Fu questa la fase per così dire sperimentale del primo gruppo CPM genovese che toccò diverse parrocchie del centro città e anche di zone periferiche (Valbisagno, Valpolcevera, Nervi, Voltri ecc). Il gruppo si era nel frattempo arricchito della presenza di alcuni specialisti (Dott.ssa Ida Scagliotti, pediatra, Prof. Luigi De Cecco, ginecologo, Prof. Luciano Adezati, clinico, una Psicologa), per l'approfondimento di tematiche correlate alla vita di coppia. Un altro prezioso contributo ci venne ben presto dall'adesione al Gruppo di Don Giacomino Piana - con gli approfondimenti religiosi, biblici e di esperienza con i giovani - che avrebbe poi proseguito per lunghi anni successivi, nei Quaderni CPM, periodico interdiocesano dei Gruppi. Nasceva intanto nel centro cittadino un altro gruppo CPM, con Padre Trapani della Chiesa del Gesù, per coprire le esigenze soprattutto delle coppie della zona centrale della città. Nel 1972 il CPM genovese poteva dirsi abbastanza avviato ed efficiente, con due gruppi operanti, uno in centro e l'altro Lettera di padre Trapani di informazione ai sacerdoti genovesi soprattutto itinerante. 25 Ottobre 1971 Come coppia responsabile, indirizzammo al Vescovo, il Card. Siri, in nome dei Gruppi CPM genovesi una dettagliata descrizione del nostro lavoro, ribadendo che ci sentivamo chiesa in unione con i parroci e ovviamente, con il nostro Vescovo. Ne ricevemmo una lusinghiera risposta scritta, con la quale il Card. Siri ci esprimeva il suo apprezzamento incoraggiandoci a proseguire il nostro lavoro con la maggiore regolarità possibile. E a conferma di. ciò, il Vescovo stesso volle partecipare (gradita ma emozionante sorpresa!) ad una nostra riunione nella parrocchia di San Paolo, interessandosi vivamente 70 sulla nostra revisione di vita e sulla nostra esperienza degli incontri coi fidanzati. Fu una presenza affabile, attenta e compiaciuta: ci servì moltissimo da sprone per il nostro lavoro. La chiesa genovese, con il suo vertice, si esprimeva così in positivo per l'attività dei CPM. In quel tempo (1972) avviammo la formazione del terzo gruppo C.P.M. nella zona della citata parrocchia di San Paolo con cinque coppie: Bonafè, Guerrieri, Geracil, Orengo, Spotorno, con le quali sì è ulteriormente confermata la validità del metodo dì revisione di vita, anche col sacerdote entrato nel gruppo, Don Lino Vicini. Frattanto a Genova (zona Levante Nervi) aveva cominciato ad operare un altro gruppo, col supporto di una coppia torinese, trasferitasi a Genova, Armando e Mavi Mariano; sacerdote: Don Luciano Divona. Al riguardo va detto che l'incontro con i Mariano è stato per tutti entusiasmante, per la loro carica di ottimismo e di coraggio, costanza e pazienza, oltre che di un grande senso della fede, ingredienti tutti preziosissimi in questo tipo di attività. Lo stesso gruppo di San Paolo avviava frattanto la formazione di un nuovo gruppo CPM operante nella zona alta della città (Castelletto, Circonvallazione a monte). E siamo così a quattro Gruppi operanti in Genova. Da ricordare inoltre come, in parallelo con quanto sopra, tra il 1970 e il 1976, il CPM genovese prese parte a parecchie iniziative a livello interdiocesano, nazionale ed internazionale. Citiamo: le Giornate della Federazione Internazionali di Barcellona (1972), l'incontro nazionale al Salesianum di Roma per la Pastorale famigliare (1973), le Giornate della Federazione Internazionale di Pianezza (TO), il convegno Gruppo permanente di Assisi (1976), il Convegno dei Gruppi a Bocca di Magra. Ci è inoltre caro aggiungere un ultimo cenno circa i rapporti dei CPM con la Curia genovese ed in particolare con Don Antonio Pastorino, Delegato diocesano per la pastorale famigliare. In numerosi incontri serali ci siamo confrontati con Don Pastorino ed altre coppie impegnate sugli stessi temi, traendone la conclusione che la pastorale famigliare non poteva prescindere da un sincero discorso di amore fra i giovani, sia a livello di fidanzati sia a quello di sposi. IL SECONDO GRUPPO DI GENOVA E IL SUCCESSIVO SVILUPPO DEI CPM Intervista a Giovanni e Luisa Maria Casaretto Com’è nato il CPM a Genova? I coniugi Revello dell’END nel 1969 hanno proposto a noi Casaretto e ad altre coppie, con Don Giovanni Cereti, di iniziare il CPM a Genova. Il gruppo, dopo un periodo di revisione di vita, ha tenuto il primo corso ai fidanzati nella chiesa dell’Annunziata nel mese di Novembre 1969. A Don Giovanni Cereti, che è partito per l’Africa come missionario, sono poi subentrati don Giacomino Piana e Don Paolo Rigon. Questo gruppo era “itinerante” e teneva i corsi ai fidanzati nelle parrocchie che lo richiedevano. 71 Siete poi stati voi che avete dato vita al secondo gruppo … Infatti, a partire dal gennaio 1971 abbiamo pilotato un secondo gruppo voluto da Padre Trapani ed in quello siamo poi rimasti. Padre Francesco Trapani è stato una figura fondamentale per il consolidamento del CPM a Genova: ci credeva fermamente e si teneva in contatto con la segreteria interdiocesana e sovente raggiungeva Torino per partecipare agli incontri interdiocesani. Di questo gruppo, che operava alla Chiesa del Gesù, abbiamo notizie abbastanza precise grazie ai documenti conservati da p. Trapani. Nel dicembre 1970 don Antonio Pastorino, che era Segretario del Consiglio Pastorale Diocesano, aveva chiesto a p. Trapani se i padri Gesuiti sarebbero stati disposti a tenere un “corso periodico per fidanzati” in Via Petrarca 1, a servizio delle nove parrocchie del IV Vicariato. P. Trapani accettò e pensava in un primo tempo a dei corsi tenuti da “esperti”, come usava fare l’Istituto “La Casa” di Milano allora all’avanguardia nella preparazione al matrimonio. Padre Trapani era assistente di una Equipe Notre Dame e venne così a conoscenza che i coniugi Casaretto facevano parte di un gruppo CPM in collegamento con i CPM di Torino. Articolo sui CPM della Gazzetta del Lunedì – 2 Febbraio 1976 Domenica 17 gennaio 1971 Roberto Revello raduna a casa Damiani otto coppie per spiegare come funziona un gruppo CPM e la domenica successiva il gruppo è formato. Ne fanno parte: Giovanni e Luisa Casaretto, Manfredi e Aida Damiani, Franco e Giusi Dodero, Alberto e Rita Montani, Ciro e Vanna Pisaturo, Gianni e Graziella Viazzi. 72 Sono tutte coppie che hanno avuto una grossa parte nello sviluppo dei CPM a Genova e in Italia … E’ vero. Abbiamo sempre creduto nella dimensione sovra-diocesana dei CPM ed in quella internazionale. Fin dall’inizio esisteva un collegamento con il CPM di Torino: per la formazione dei gruppi e la preparazione dei corsi si seguirono gli “schemi” forniti dal CPM di Torino specialmente le guide per la Revisione di Vita e le “tracce di conversazione” da tenere ai fidanzati. Ma già per il primo corso erano state preparate a Genova delle “guide” per i fidanzati più semplici di quelle ufficiali e furono sperimentate alcune varianti alla pedagogia originale. C’è sempre stata un'intensa ricerca della pedagogia che potesse essere più efficace con i fidanzati ed è stato importante scambiare al riguardo con la Segreteria Interdiocesana CPM di Torino. Anche il primo corso del gruppo di p. Trapani ebbe inizio il 7 maggio e fu un “successo”: le coppie di fidanzati alla fine delle serate non volevano andar via…… le coppie del gruppo si sentirono sempre più a loro agio ed alla fine erano pronte a sollecitare un nuovo corso al più presto. Ecco come ne scrisse p. Trapani: “Con un po’ di spiegabile “trepidazione” abbiamo iniziato il nostro lavoro con dieci coppie di fidanzati, di età e di condizione sociale diverse. Grazie alla carica umana degli sposi, subito si è stabilito un clima di semplicità, di schiettezza e cordialità che ha permesso uno scambio fruttuoso di esperienze. Dico “scambio” perché la bellezza di questo metodo sta nel fatto che tutti i partecipanti – non solo quindi i fidanzati, ma anche gli sposi – imparano ed escono arricchiti da queste serate che consistono in una conversazione “guidata” (per evitare perdite di tempo), ma Risposta di padre Trapani – 9 Feb. 1976 decisamente schietta e confidenziale. E’ molto interessante rilevare che in tutti gli incontri si verifica un’apertura su problemi di cui i fidanzati mai avevano trattato tra loro; significativa la frase che ho colto più di una volta sulla bocca dell’uno o dell’altra: “ma questo non me lo hai mai detto”. Ed è proprio questo il nostro desiderio: contribuire con questi incontri ad esercitare ed abituare i fidanzati a dirsi tutto per iniziare quel dialogo che deve durare tutta la vita, se si vuole che il matrimonio non si riduca ad una convivenza, sia pur pacifica. 73 La funzione del Sacerdote è veramente di “Assistente”: un fatto che stupisce i fidanzati è proprio il suo abituale silenzio, fatto nuovo per chi si aspettava (o “temeva” come qualcuno disse al termine) di udire una tradizionale predica moraleggiante”. Via via si formarono a Genova altri gruppi CPM; alla fine del 1972 erano attivi: un gruppo itinerante, il secondo gruppo in centro e altri tre gruppi a Levante S. Fruttuoso, in Val Bisagno – San Gottardo e Via Vesuvio. Nel 1974, quindi a cinque anni circa dagli inizi, c’erano già sette gruppi. L’attività dei CPM è seguita con interesse da don Pastorino della Curia e i Bertazzi, responsabili diocesani dei CPM, ne parlano e relazionano al Cardinale: “Oggi i Centri di Preparazione al Matrimonio” (CPM) contano in Genova sette Equipes con una cinquantina di coppie di sposi e dieci sacerdoti. Operano in centro (Chiesa del Gesù), al levante (NerviRecco), san Martino, Val Bisagno, Circonvallazione a Monte (S.Paolo), Sampierdarena, Busalla, oltre ad una équipe itinerante che soddisfa le richieste delle parrocchie ancora scoperte. Sono inoltre in formazione alcune altre équipes CPM (Castelletto, Sampierdarena). Da febbraio a maggio si effettuano 15 serie di incontri, ciascuno di sei/sette serate (generalmente settimanali), entrando in contatto con 120/130 coppie di fidanzati; per il resto dell’anno facciamo revisione di vita. C’è pure un minimo di struttura: un segretariato per i contatti fra le varie équipes, con i CPM delle altre diocesi e internazionali”. Il Cardinal Siri rispose elogiando la costituzione del segretariato, invitando a guardare alla diocesi intera e benedicendo. Con i Bertazzi prima e poi con i Ripandelli abbiamo tenuto la segreteria del CPM genovese fino al 1978: è stato un buon lavoro che abbiamo fatto insieme. Oggi che cosa vi resta del vostro impegno nei e per i CPM? L’esperienza del CPM è stata veramente preziosa anche per la nostra coppia. Abbiamo sospeso momentaneamente gli incontri con i fidanzati, perché siamo impegnati in molte attività parrocchiali e diocesane. Ci chiedono però di riprenderli anche se ora siamo impegnati con un gruppo di coppie in Parrocchia e forse dovremo impegnarci nella preparazione al Battesimo. INTERVISTA A MICHELE COLELLA Primi gruppi CPM a Genova: chi c’era con don Piana e don Rigon? Assieme ai Casaretto c’erano i De Cecco e gli Acquarone. Un’altra coppia erano i Bertazzi, il gruppo era formato da 4-5 coppie. Don Paolo Rigon è stato un po’ una meteora, don Giacomino e padre Trapani sono stati più presenti. I primi incontri, noi Coltella, li abbiamo fatti con padre Trapani. C’erano anche i Ripandelli che da qualche tempo sono in Canada: ho cercato di rintracciarli, ma l’indirizzo e-mail che mi hanno fornito non era giusto ed è tornata indietro, volevo farmi dare l’indirizzo, ma poi il tempo passa… Quali sono state le altre grandi tappe dello sviluppo a Genova? e quando il segretariato è passato da Torino a Genova? qual è poi stato l’impegno per la diffusione in Italia? Noi siamo stati appoggiati nella nostra opera dal cardinale Giuseppe Siri. Ce lo siamo conquistato all’inizio quando eravamo uno o due gruppi. Mi ricordo che facevamo le riunioni con 50 coppie di fidanzati. Tutta la diocesi vi confluiva da quando uscì a livello nazionale il discorso dell’obbligatorietà (Doc. CEI “Evangelizzazione e sacramento del 74 matrimonio” 20/06/75). Prima all’inizio si facevano incontri con 5-6 coppie di fidanzati perché erano volontari e noi facevamo il nostro gruppetto con quelli che volevano prepararsi al matrimonio. Poi da un giorno all’altro è stato stabilito che non amministravano più il sacramento se non c’era la preparazione, allora i fidanzati sono corsi tutti. Abbiamo quindi iniziato a fare questi incontri con 50-60 coppie: mi ricordo saloni pieni di gente. Vi dico la verità: proprio con 3-4 coppie di quelle da cui uno non spera niente siamo ancora in rapporti adesso, cosa incredibile, gente che ha figli di 25-30 anni di cui potrei fare il nonno. Ignazio e Fulvia, abitano a Marassi e pilotano gli incontri, abbiamo celebrato la messa sabato per Tina e sono venuti. Abbiamo poi cominciato ad andare in giro per le parrocchie a formare dei gruppi, la diffusione è avvenuta così. Insieme a questo avevamo escogitato, ed era riuscito abbastanza bene, l’incontro con i sacerdoti della diocesi, facevamo cena insieme e parlavamo. Anche lì per 3-4 anni, ripeto parliamo sempre degli albori, venivano 50-60 preti e lavoravamo tutta la sera. All’Istituto Arecco abbiamo organizzato parecchie riunioni, poi dalle suore Salesiane. Ci chiamavano per tenere questi incontri anche nelle varie parrocchie e pian piano si formavano dei gruppi nuovi. Poi dopo un anno, due, o il parroco cambiava o diventava un gruppo autonomo pur continuando a chiamarsi CPM col significato di “corsi di preparazione al matrimonio”. Quanto abbiamo combattuto contro quella parola “corsi” mentre ci prendevamo anche la responsabilità di dire che, per come venivano svolti gli incontri, quelli non erano Centri di Preparazione al Matrimonio. Quando siete venuti siete passati davanti ad una chiesa il cui Parroco usa quel sistema da sempre: mette insieme 30 coppie di fidanzati, chiama una coppia o due, con le quali non ha mai fatto una revisione di vita, fa un discorsetto di 10-15 minuti, li divide in 2-3 gruppetti, poi se ne va per i fatti suoi e lui ha fatto la sua catechesi, e così si va avanti. Si è persa la passione. Mentre chiacchieriamo ci raggiunge Padre Ugo Crovetto che ricorda uno dei primi incontri con Pére D’Heilly nel 1974 all’istituto La Salle a Torino: “Era venuto dalla Svizzera un certo padre Callisto che faceva gli incontri di preparazione al matrimonio a Lugano.”. Secondo te, qual è il principale ostacolo al mantenimento, alla diffusione del CPM? Quale impegno richiede? (Michele) Stavo ricordando che facevamo gli incontri con 50 coppie di fidanzati, c’eri già o era già finita? (p. Ugo) Mi ricordo che nel ’71 dalle salesiane in C.so Sardegna avevamo 40-45 coppie: gli incontri erano fatti con Aida e Fredi Manfredi. (Michele) Poi c’era il frate dei Figli di Maria di Prà, eravamo andati e avevamo formato un gruppo con padre Augusto Deangelis. Ci siamo sviluppati: andavamo a formare gruppi nelle parrocchie e poi gli incontri con i preti, all’Istituto Arecco. Ne abbiamo fatti tanti e veniva tanta gente. (p Ugo) E adesso non viene più nessuno. (Michele) Poi facevamo la giornata di preghiera aperta un po’ a tutti, anche questo era importante. Insomma avevamo più visibilità, perché c’era più passione. Come leggi questa mancanza di sacerdoti nel CPM? Soltanto perché i preti sono sempre meno numerosi o c’è del disagio, delle divergenze? 75 (Michele) No divergenze non ce ne sono; io, se devo dire onestamente, non è che vedo sostituito il CPM da altre forme serie di preparazione: fanno così alla buona. All’inizio il CPM era anche indubbiamente una novità… (p. Ugo) C’era ancora l’entusiasmo del Concilio, sia nei preti che nei laici. … Anche tra i laici, si trovavano più facilmente persone che rispondevano. Lettera di Mons. Tarcisio Bertone, attuale Arcivescovo di Genova, a Michele Colella (Michele) Il Cardinal Siri mi ha scritto 2 o 3 volte incoraggiandoci. Oggi i laici non sono più interessati a niente, né al CPM né a tutto il resto. Quindi non soltanto i preti 76 hanno perso l’entusiasmo, ma anche i laici e per tutto. Io ho militato un po’ nella politica e non c’era riunione ove non ci fosse il pieno di gente, adesso chi è che si muove? Neanche più alla riunione di condominio va la gente. E nella scuola: con Tina cosa non abbiamo mosso, consiglio di istituto e quant’altro!… Oggi c’è indifferenza. E’ consolante che tu non veda disaccordo da parte dei sacerdoti, cioè che probabilmente sia a causa di un sovraccarico di impegni… (Michele) Non lo dico perché ce l’ho con i preti, infatti, non li chiamo sacerdoti perché il sacerdozio è un servizio che coinvolge tutti. Sono superimpegnati nell’attività della parrocchia, vuoi perché non hanno cercato collaboratori o perché non vogliono essere aiutati, non vogliono mollare, a parte qualcuno che tenga in ordine e pulita la chiesa e un altro che risponda al telefono. Per il resto gli piace… Quindi uno raccoglie quello che semina, non è inimicizia, è manovalanza sottomessa. Nelle parrocchie i catechisti sono persone molto presenti e importanti, mentre invece per il sacramento del matrimonio (sebbene sia obbligatoria la preparazione) trovo che non c’è altrettanto desiderio da parte dei parroci di far crescere e sostenere i CPM. E’ forse il tipo di catechesi che facciamo in gruppo col metodo CPM interattivo? Oppure è un atteggiamento generale verso la catechesi degli adulti, perché anche nella preparazione al battesimo si registrano gli stessi problemi: forse incontrare i giovani per i parroci è ancora un’attività entusiasmante mentre incontrare le famiglie lo è un po’ di meno. (Michele) Vorrei che p. Ugo intervenisse a dire la sua esperienza personale. Anche negli incontri con i preti è difficile trovarsi. Finché parlano loro, va tutto bene ma proprio recentemente mi dicevano che se qualcuno dei laici, anche in buona fede, in buon’armonia, esce fuori da certi schemi e dice le stesse cose con parole diverse, incontra delle difficoltà. La difficoltà dei parroci a partecipare a gruppi di revisione di vita si può anche capire perché la Revisione di Vita. obbliga in qualche modo a mettersi a nudo e chi ha un ruolo di rappresentanza non vuole farlo soprattutto con un gruppo particolare e nella sua parrocchia… (Michele) Hanno paura di perdere l’aspetto carismatico. Invece, secondo la mia esperienza, lasciar vedere che anche il prete ha i suoi momenti di crisi, di difficoltà, dà ai laici sicurezza e lo ammirano di più. Di preti così ne ho conosciuti, incontrati, con i quali ci siamo confidati. Per esempio per noi l’incontro con Padre Rocca è stata un’esperienza di grande ricchezza quando lui ci parlava della sua vocazione, della sua crescita da ragazzino…. Ci ha aperto il cuore, dandoci la possibilità di conoscere l’umanità della sua scelta. (Michele) Qualcuno dei gesuiti si salva! Ci si domanda talvolta come mai i sacerdoti che lasciano il CPM poi non tornano più. Si parlava del barnabita padre Herz che dopo essere andato a Brescia è tornato a Genova ma non si è più fatto vedere. Tornando alla storia del CPM a Genova; voi avete fatto questa formazione di gruppi partendo però dalla formazione dei parroci: erano poi loro che coinvolgevano i gruppi? (Michele) Padre Croce, per dire, che è di S. Francesco da Paola, a Marassi, ci ha accolti benissimo e siamo riusciti a fare un gruppo che è ancora in piedi adesso. Anche a Prà abbiamo avuto accoglienza da parte dei sacerdoti più sensibili. Tu dici che hanno difficoltà, ma hanno difficoltà a trovare il tempo, e io lo capisco anche. Il nostro parroco agli incontri compare, fa due battute che sono in sintonia con quanto diciamo noi, e poi sparisce… (Michele) E quello che dicevo, alcuni preti con i fidanzati fanno la stessa cosa. Fanno un’introduzione di cinque minuti poi se ne vanno e così loro avrebbero fatto l’incontro. Io li capisco, hanno delle difficoltà, hanno da seguire tanta gente, non gliene faccio una colpa, ci sono gli scout, associazioni, movimenti, gruppi di spiritualità, neocatecumenali che 77 fanno i fatti loro…. Aprono le porte a tutti, danno la chiesa… però sono tutti impegni che si moltiplicano. Notiamo anche l’atteggiamento di alcuni presbiteri che giustificano la loro presenza in un gruppo soltanto se c’è l’aspetto teologico: al di fuori di questo si sentono pressati, hanno l’impressione di perdere tempo. Agli albori del CPM c’erano nelle équipes dei preti, tipo padre Rocca, che non avevano la cura personale di una parrocchia, tipo don Giacomino, impegnatissimo in tante cose, ma non con il carico di una comunità. Come mai adesso ci sono meno sacerdoti liberi da impegni? (p. Ugo) Si sente la crisi vocazionale. Noi siamo invecchiati, però di giovani non ce ne sono; ai miei tempi in noviziato eravamo 25 del primo anno, 50 in tutto. Adesso a mala pena in tutta Italia sono una dozzina e diciamo uhhh! Quindi non ci sono più giovani che arrivano, c’è un vuoto, ci sono i settantenni e dove li trovi quelli di sessanta, cinquanta, quaranta? (Michele) Ma quando abbiamo incominciato, solo lì all’Istituto Arecco eravate giovani e potevate dedicarvi ai gruppi. Adesso stanno chiudendo, stanno smantellando chiese, conventi, stanno cedendo le parrocchie alla diocesi. Gli ultimi sono i frati di S. Nicola che vogliono lasciare la parrocchia. Sono pochi, ma sono anche divisi! La crisi però può essere un’occasione per ripensare, per rivedere; se le cose vanno sempre bene sei travolto dalle cose, se vanno male sei obbligato a ripensare veramente a ciò che è fondamentale e quindi a ricuperare l’essenzialità e a riprendere le cose che contano. Per finire, puoi dirci qualcosa in merito alla presenza tua e di Tina alla Commissione Famiglia della CEI? (Michele) Siamo stati nominati in rappresentanza dei movimenti, anche se ci furono problemi di contatti. Sono state tentate tante strade per far breccia sui problemi, compresi quelli della preparazione al matrimonio, ma non si è mai giunti ad una conclusione o a forme di impegno serio. La Commissione Famiglia della CEI era senza poteri decisionali: vi arrivavano gli ordini della CEI che venivano ridistribuiti alle varie Diocesi. Venivano proposte Giornata della famiglia, Giornata della vita, Giornata di formazione con i suoi argomenti, ecc., ma non è che uscisse fuori qualche cosa. GLI ANNI ’80 A GENOVA E IN ITALIA di Lelio e Manuela Blangetti Accogliendo, per quanto possibile, l’invito ricevuto dal Comitato, riassumiamo quello che la nostra memoria (un po’ l’abbiamo persa per strada) e qualche documento residuo ci consentono di ricordare (purtroppo molti documenti passati ai nostri successori sono andati dispersi). Il cammino del nostro gruppo nel CPM genovese è iniziato nel 1978, dopo circa due anni di apprendistato. Dal 1979 siamo stati segretari diocesani fino al 1982, dal 1983 al 1985 lo sono stati i Reboa, poi per 2 anni i Mantero e infine ancora noi fino al 90/91. C’è stato molto fervore in quegli anni a Genova: il metodo CPM ci aveva conquistato ed il nostro gruppo (in particolare i Corsanego, i Reboa e noi) si è attivato per diffonderlo in Diocesi. 78 Così a Genova negli anni 88/89 si contavano una quarantina di gruppi, anche e soprattutto per la collaborazione che abbiamo trovato in molte coppie di gruppi nascenti. Il nostro gruppo (6 coppie + 2 sacerdoti) ha fatto ogni anno per molti anni sei serie di incontri con i fidanzati al pari di altri gruppi diocesani. Ricordiamo sempre con affetto il grande apporto al CPM genovese, e non solo, di Tina e Michele Colella, come di altri che non citiamo, per timore di omettere qualcuno (l’elenco sarebbe abbastanza lungo). Nel 1984 siamo diventati presidenti nazionali, succedendo a Tina e Michele, incarico che abbiamo passato ai Bianciardi nel 1992. Nel 1983 si è svolta ad Albisola (SV) la prima due giorni dei CPM con coppie di Torino, Milano, Savona, Genova e del Veneto. Da allora ogni anno si sono susseguite le due giorni che si sono tenute fino al 1987 ad Albisola e dal 1988 al 1990 a Castelnuovo Fogliani (PC) per agevolare gli amici del Veneto e dell’Emilia. Dal 1991 al 2002 le due giorni si sono svolte alternativamente nelle Diocesi di Siena, Torino, Savona, Genova. Le coppie venete, ahimè, si sono staccate dal nostro movimento nel 1992 per formare un altro tipo di gruppi (gruppi famiglia Lazzarini). Durante quegli anni c’è stato molto impegno per la diffusione del movimento e si è operato nel Veneto (Castelfranco, Vittorio Veneto, Treviso) prima del distacco di cui dicevamo, a Firenze, a Siena e a Massa Marittima. A Firenze siamo stati parecchie volte per attivare un gruppo che è andato avanti qualche anno soltanto, per mancanza, a nostro avviso, di alimento locale. Concludiamo dicendo che abbiamo vissuto con la passione di cui siamo capaci (forse non è molta) il nostro lavoro nel CPM anche perché ha fatto “bene” alla nostra coppia. CPM A GENOVA NEL BIENNIO 1984-85 di Enrico e Malù Reboa Quando iniziammo a far parte del segretariato del CPM di Genova, i gruppi erano già abbastanza numerosi in quanto da vari anni in Diocesi sotto l’egida del Cardinale Giuseppe Siri gli incontri con i fidanzati erano obbligatori. Il nostro gruppo CPM nato nel 1976 dopo un anno di cammino di fede sugli Atti degli Apostoli e circa 2 anni di revisione di vita, iniziò gli incontri con i fidanzati e nello stesso tempo partecipò sempre a riunioni di formazione. Così conoscemmo bene i pilastri del CPM genovese i Colella, i Montani, i Mantero ed i Blangetti facenti parte del nostro gruppo e Don Giacomino Piana che sempre presente ci fece innamorare dei Salmi e del Cantico dei Cantici. Oggi crediamo che sia stato proprio lui, sacerdote, a parlarci con maggior entusiasmo e chiarezza dell’amore uomo-donna e della visione di Dio sul matrimonio. Vista la nostra assidua partecipazione agli incontri di segretariato e qualche timida scappata agli incontri della Federazione Internazionale CPM a Bex nel 1980 ed a Lisbona nel 1983 fummo nominati segretari diocesani CPM nel 1984. Fu un momento di grande entusiasmo ed i gruppi, circa 24, continuarono a crescere anche perché le coppie più anziane si dedicarono al pilotaggio, cioè a seguire un nuovo gruppo in formazione anche per due anni. Ogni gruppo faceva circa tre corsi l’anno 79 continuando a fare revisione di vita settimanalmente; spesso le coppie del gruppo che non partecipavano ai corsi si riunivano per pregare. Nelle giornate cittadine di apertura, di formazione e di chiusura si cercarono sacerdoti, coppie, laici e teologi disposti ad aiutarci a crescere nella fede, nella carità, nel comprendere il comportamento dei fidanzati nella vita di tutti i giorni. In Diocesi iniziarono gli incontri tra i vari gruppi ecclesiali ed il CPM non solo vi partecipò, ma alcune volte fu chiamato a parlare della formazione. Anche a Genova iniziò il corso “lungo” della durata di 13 incontri (Colella, Montani, Pisaturo). Dei partecipanti, non molti, alcuni entrarono a far parte dei gruppi CPM. Tutto questo fece aumentare il numero dei gruppi a circa 40. CPM A GENOVA DAL ‘96 AL ‘99 Intervista a Tito ed Amata Dodero Siete stati responsabili dei CPM genovesi per molti anni. Cosa volete mettere in evidenza dell’impegno di quegli anni? Nel ‘96, quando siamo stati chiamati alla responsabilità dei CPM genovesi, abbiamo iniziato l’anno ponendoci di fronte alla “crisi della coppia”, argomento trattato nella giornata di apertura, e domandandoci di conseguenza quale fosse la preparazione più adatta ed efficace per i fidanzati. Monsignor Rigon, relatore di quell’incontro, ci aveva portato la sua esperienza vissuta in prima persona quale Vicario giudiziale del Tribunale Ecclesiastico Regionale Ligure. Come già avveniva in passato, abbiamo continuato ad organizzare nell’anno 96/97 i cinque sabati “Crescere insieme” che hanno fatto seguito alla giornata di apertura. Sono stati incontri che ci hanno fatto riflettere, attraverso il confronto costruttivo tra le coppie dei vari gruppi della diocesi, sulle caratteristiche dell’amore di coppia ed in particolare sull’indissolubilità, sulle differenze caratteriali uomo-donna e sul come superare le immancabili difficoltà che tutti incontriamo prima o poi nella vita a due. Questo periodo è stato per i CPM di Genova anche un importante momento di riorganizzazione in quanto ci si è contati, o meglio è stata verificata l’effettiva appartenenza al CPM dei vari gruppi e la loro “vitalità” riordinando ed aggiornando anche l’indirizzario per avere così una più efficace e corretta possibilità di comunicare con tutti. Ci siamo anche molto impegnati come segretariato nei contatti con tutti i gruppi andando loro incontro nelle diverse zone dove si svolgevano di volta in volta i sabati “crescere insieme” e con il CPM nazionale. Quanti erano i gruppi CPM in quel periodo? Nel 96/97 i gruppi erano 35 e l’attività con i fidanzati era in media di circa 4 corsi/anno per gruppo. Ma come dicevamo la nostra preoccupazione principale è stata quella della formazione delle coppie CPM, per poter testimoniare ai fidanzati la fede in Cristo con l’annuncio della Lieta Novella vissuta nel quotidiano, con l’umiltà che cerca sempre la verità, la pazienza nel saper ascoltare e dialogare, ma, soprattutto, la carità che porta ad amare e servire Cristo in ogni fratello. 80 Così, nel periodo successivo, (‘97/’98) l’indirizzo fu quello di approfondire il tema su “Identità del CPM, motivazione ed obiettivi del nostro servizio ai fidanzati” e questo fu proposto fin dalla giornata di apertura. I vari gruppi presenti alla giornata si confrontarono sui seguenti argomenti: motivazioni, testimonianza, formazione, itinerari con i fidanzati, identità e struttura della nostra associazione. Nessun relatore era stato di proposito invitato in questa giornata. Questa scelta fu fatta espressamente su richiesta dei vari gruppi, per poterli ascoltare, conoscerci reciprocamente e condividere difficoltà, problemi ma anche gioie e speranze. Il risultato di questa giornata fu veramente costruttivo e servì a caricare di entusiasmo tutti, ma principalmente le coppie più giovani. La formazione dei gruppi è poi continuata con cinque sabati “Crescere Insieme” impostati intorno ai seguenti argomenti: • Essere Cristiani oggi: Cristo mistero centrale del Cristianesimo (relatore Don Cavalli) • Famiglia e comunità cristiana (relatore Don Pietro Arvigo) • Eucaristia dono di comunione (relatore Padre Roberto Geroldi) • Essere coppia cristiana nella società (relatore Mons. Armando Guiducci) • Procreazione responsabile: una risposta d’amore nel nostro cammino di coppia (relatore Don Franco Buono) Si è tenuta anche una, molto ben riuscita, giornata di preghiera “Lectio Divina” su “Famiglia segno di speranza, famiglia segno dello Spirito Santo” guidata da Don Sergio Manarolo, anche se, purtroppo, con poche coppie presenti. Grande lavoro fatto nell’anno è stato quello dell’indagine sulla preparazione al matrimonio svolta nei vari gruppi CPM. I risultati sono stati comunicati in assemblea nella giornata di chiusura svoltasi in località Torrazza. Analoga indagine era stata svolta da parte della Commissione Famiglia nelle parrocchie della diocesi dove non era presente il CPM ed una sintesi sull’esito di tale indagine venne consegnata al nostro Arcivescovo Mons. Dionigi Tettamanzi. Questo lavoro permise di conoscere la vera realtà della preparazione al matrimonio nella Diocesi e di definire in conseguenza alcune linee guida, per migliorare e rendere più efficace il servizio, attualizzando anche le disposizioni dell’arcivescovo contenute nel libretto “La preparazione al matrimonio nella nostra diocesi” pubblicato nell’Ottobre del ‘95. Riteniamo che in questa occasione il contributo del CPM sia stato veramente molto utile per avere una vera e chiara situazione. Dicevate della formazione delle coppie CPM come impegno prioritario…. Certamente. L’impegno è continuato anche nel successivo ‘98/’99: il tema della giornata di apertura è stato: “Missionarietà: lieto annuncio, testimonianza di vita”. L’argomento voleva rappresentare l’impegno della nostra associazione di coniugare in modo attento il proprio specifico impegno pastorale con la generosa iniziativa “Il Vangelo sia con te” avviata dal nostro Cardinale arcivescovo in preparazione del giubileo del 2000. In linea con questo indirizzo si è svolta anche la giornata di chiusura: “Giubileo, anno di grazia del Signore e di riconciliazione tra gli uomini” ed abbiamo avuto come relatore Padre Luigi Rossi. In quell’anno i sabati “Crescere Insieme” hanno avuto come temi quelli di “Famiglia Domani”, com’era stato stabilito dal Consiglio Centrale, al fine di trattare tutti nelle varie 81 Diocesi gli stessi argomenti e confrontarci poi sugli stessi durante gli incontri annuali delle due giorni. La vostra esperienza di responsabili, a voi due coppia, cosa ha lasciato? La nostra esperienza di responsabili ci ha ovviamente stimolato ad un maggior impegno nel servizio nel CPM, ma anche tra di noi coppia ad un maggior confronto e dialogo. E’ stata occasione di incontri arricchenti con le altre realtà di pastorale familiare nella diocesi, (END, AC, Incontri Coniugali, Famiglie Nuove, La Gioiosa, ecc.) che ci hanno dato l’opportunità di incontrare e conoscere persone meravigliose. Chiaramente quando decidi di assumerti una responsabilità, più o meno liberamente accettata, sei stimolato ad operare al meglio, a non sederti e ….. quindi a rimetterti in cammino! E quando si cammina ci si stanca, ma al traguardo di ogni tappa ci si ricarica, la gioia vince la fatica e si è pronti poi a ripartire con più energia! CPM GENOVA: GLI ANNI PIU’ RECENTI Intervista a Franco e Giuse Dodero Siete diventati responsabili del CPM a Genova nel 1999 e lo siete attualmente. Qual è la situazione attuale? Attualmente in Diocesi sono attivi una trentina di gruppi CPM cioè circa 150 coppie di sposi che animano cinquanta corsi ai fidanzati ogni anno. La realtà è quindi quella di un’iniziativa abbastanza diffusa perché costituisce la metà delle attività per fidanzati esistenti in Diocesi. E’ senz'altro efficace perché ha un approccio di accoglienza ai giovani che fa loro sperimentare una Chiesa più vicina e concreta… Per lo più i gruppi CPM sono parrocchiali. Il numero di corsi risulta sufficiente, anche perché ci sono meno matrimoni in Chiesa di una volta. Quindi il CPM è una presenza importante nel campo della pastorale prematrimoniale diocesana … Certamente. Attuiamo da sempre una collaborazione effettiva tra i “movimenti per la famiglia” operanti in Diocesi attraverso in particolare la partecipazione alle attività dell’Ufficio Famiglia Diocesano e della A.C. In particolare abbiamo molto a cuore l’informazione e lo scambio di esperienze, sia all’interno del CPM (abbiamo per questo dato vita alla pubblicazione di “CPM notizie Liguria), sia con le altre iniziative per la famiglia (in particolare con le E.N.D. di Genova). Quali ritenete i fatti più caratteristici dell’impegno del vostro segretariato? Nel nostro segretariato con don Mario Gastaldi ci sono coppie “storiche” (quali Colella, Sartore, Fascio, Lembo, Bosano) ed altre, che rappresentano i responsabili di zona (Marcenaro, Rossi, Parodi, Necchi Ghiri) più i Revello, redattori del Giornalino, Guiducci e De Franchis che si occupano della Comunicazione… Fin dall’inizio abbiamo continuato l’impegno per la formazione interna “tradizionale” del CPM di Genova. Quindi giornate annuali di apertura e chiusura delle attività, in cui si presenta il programma annuale abbinato ad un incontro di approfondimento, il cui tema è 82 scelto in base alle richieste fatte dall'assemblea dei CPM; tre pomeriggi di formazione, con scambi di esperienze concrete tra i gruppi; due incontri serali di preghiera in collaborazione con l'END. La partecipazione è, in media, di una ventina di coppie. La revisione di vita nei nostri gruppi è discontinua, a volte viene considerata “scontata”, oppure si trasforma in discussione, perché più facile e meno impegnativa. Abbiamo poi puntato sulla formazione alla comunicazione attraverso due week end specifici. E questo perché riteniamo che sia indispensabile per le coppie CPM acquisire una maggior professionalità nel “saper comunicare”. Non basta, infatti, avere vivo nel cuore quello che desideriamo donare ai fidanzati, ma occorre anche saperlo fare con il linguaggio appropriato e con i mezzi più attuali. Genova ha sempre dato un grosso contributo al CPM Nazionale. Come sentite voi l’appartenenza all’Associazione CPM Italia ed alla Federazione Internazionale dei CPM? Ci sentiamo molto legati all'idea-base dell'associazione Nazionale ed impegnati a diffondere il CPM, perché lo riteniamo valido nelle sue linee di fondo, anche se pensiamo che debba “ringiovanire” nei suoi componenti e talvolta nella metodologia, scoprire nuovi orizzonti, affrontare nuove “sfide”. Riceviamo da tutto quanto sopra tanti stimoli per conoscere altre realtà e per crescere culturalmente e spiritualmente. Pensiamo che l’occasione del 40° dalla fondazione in Italia sia una buona opportunità per essere più visibili nella Chiesa, non solo usati, ma anche un po' riconosciuti. UN PUNGOLO DISCRETO di Gianna ed Aldo Sartore Una presenza costante e stimolante nella vita del CPM di Genova sono Gianna ed Aldo Sartore, nel CPM da 15 anni. Fanno parte del Segretariato dal 1991. Ecco la loro testimonianza: “Per noi il CPM ha significato e continua a significare l’adesione ad un movimento che ha come fine la crescita della coppia ed un servizio di chiesa. L’entusiasmo per il CPM è nato in noi anche grazie ai due anni di pilotaggio con Padre Croce e con la coppia pilota Gori, entusiasmo che ci ha portato ad accettare di fare parte del Segretariato, nella speranza di poter concretizzare dei progetti miranti soprattutto a valorizzare la formazione in gruppo attraverso la Revisione di Vita. Il nostro desiderio per questo tipo di formazione ci ha portato alla ricerca di un nuovo gruppo dove poter continuare a crescere come coppia e volgere il servizio ai fidanzati. Innamorati del CPM quali continuiamo ad essere, siamo rattristati quando ci sembra di non riscontrare in altre coppie del CPM il senso di fare parte di un’associazione. Vogliamo sottolineare che il metodo CPM aiuta la nostra coppia a progredire e riteniamo che sia validissimo per gli incontri di preparazione al matrimonio, perché facilita l’ascolto ed il dialogo tra i fidanzati e l’équipe. E’ nostra convinzione che il matrimonio cristiano possa salvare la società, perché da buoni matrimoni nascono buoni figli, nuove buone famiglie. 83 Forse per poter realizzare questo progetto sarebbe necessario avere l’umiltà di ricominciare tutti da capo, senza avere la pretesa di sapere tutto.”. I Segretariati Diocesani di GENOVA Anno 1969 Coppia Responsabile (Segretari) Grazia e Umberto Bertazzi Assistente Coppie del Segretariato d. Giovannino Cereti Casaretto 1970-1971 Grazia e Umberto Bertazzi d. Paolo Rigon Casaretto 1972-1973 Grazia e Umberto Bertazzi d. Giacomino Piana Casaretto, Mariano 1975-1977 Luisa Maria e Giovanni Casaretto d. Paolo Rigon Bertazzi, Ripandelli 1978 d. Giacomino Piana Rita ed Alberto Montani 1979-1982 Emanuela e Lelio Blangetti d. Giacomino Piana 1983-1985 Malu e Enrico Reboa d. Giacomino Piana 1986-1987 Marta e Enrico Mantero d. Giacomino Piana 1988-1990 Emanuela e Lelio Blangetti d. Giacomino Piana 1991-1992 Marisilia e Giancarlo Perasso d. Vincenzo Pascale De Sartore 1993-1995 Miriam e Maurizio Bosano d. Vincenzo Pascale De Sartore 1996-1998 Amata e Tito Dodero d. Vincenzo Pascale de Blangetti, Bosano, Colella, Fascio, Lembo, Quarta, Sartore, Traverso, Parodi, Caputo 1999-2005 Giuse e Franco Dodero d. Mario Gastaldi 84 Blangetti, Colella, Montani, Mantero Bosano, Colella, Fascio, Guiducci, Mercenaro, Lembo, Rossi, Necchi Ghiri, Parodi, Revello, Sartore I CPM a SAVONA CPM NELLA DIOCESI DI SAVONA di Giuseppe e Vittoria Siccardi e Raffaele e Mariangela Fassone Il primo gruppo CPM è nato a Savona nel 1977. La prima formazione è stata seguita dalla coppia pilota Ripandelli di Genova ed il gruppo era composto da sette coppie: Francesca e Michele Baldi, Mariangela e Raffaele Fassone, Annarita e Gabriele Longo, Graziella e Lino Meriggi, Vittoria e Giuseppe Siccardi, Fatina e Carlo Tirone, Carla e Giancarlo Torello. Il primo sacerdote che ha seguito il gruppo, e poi ha fatto parte del segretariato diocesano CPM, è stato P. Luigi Luviè. E’ stata nella nostra diocesi la prima iniziativa ecclesiale svolta da sacerdoti e laici ( non svolta quindi da “esperti” ) con lo scopo di attuare una catechesi prematrimoniale ancora inesistente all’epoca, non solo in Savona, ma un po’ dappertutto escluso Torino e Genova. Nei primi anni a Savona il CPM non ha avuto vita facile per l’indifferenza o la diffidenza dei parroci , quasi tutti ancora molto lontani dalla convinzione della necessità di una pastorale dei fidanzati (e per la famiglia), al punto che per qualche anno i corsi per i fidanzati in diocesi si tenevano solo in tre punti: uno in centro presso l’istituto delle Suore M.V. Immacolata e dopo (quando con due pilotaggi nacquero nuovi gruppi) uno a Levante a Celle Ligure e l’altro a ponente a Finale ligure. E’ stato molto importante l’impegno per La locandina della prima diversi anni (circa 10) di questi tre gruppi ben “Due Giorni Nazionale” preparati e in continua revisione di vita, anche se ad Albisola 1983 l’affluenza dei fidanzati, mandati dai pochi parroci non diffidenti, era scarsa. Caratterizzante di quel periodo era l’entusiasmo per questo servizio dei primi gruppi di sposi. Il nostro primo sforzo è stato quello di convincere i parroci e, tramite loro, i fidanzati dell’utilità di fare un cammino di fede e poi di impegnarsi personalmente nella formazione di nuove équipes di sposi, per rendere questo servizio da diocesano a vicariale e poi parrocchiale e quindi più comodo e accessibile ai fidanzati delle varie zone cittadine. 85 In seguito i gruppi attivi in diocesi sono diventati cinque : due in Savona con i sacerdoti p. Luviè e Don Ricci , uno in Varazze e Cogoleto con Don Mazzarello , uno in Celle Ligure con Don Giusto ed uno nel Finalese con don Delfino. In questo lento processo di moltiplicazione dei primi gruppi di sposi è stato decisivo l’intervento dell’allora Vescovo mons. Sanguineti presso i parroci: grazie alla sua fiducia nel CPM seguì un’inversione di tendenza arrivando ad una situazione tale da mettere in crisi i cinque gruppi CPM per la massiccia partecipazione di fidanzati. Le parrocchie furono costrette a ricorrere a nuovi gruppi di sposi , volenterosi e disponibili, ma messi su con metodi di preparazione certamente un po’ improvvisati: purtroppo questi gruppi si sono fregiati del nome CPM anche se non potevano. Attualmente i gruppi che seguono il metodo CPM sono quelli di Albisola Capo con don Mario Moretti , di Albisola Mare con don Gino Peluffo e in centro a Savona presso la parrocchia di S. Giuseppe. Purtroppo quest’ultimo gruppo, ultimamente a causa di problematiche diverse, è praticamente in disfacimento . Altri gruppi inizialmente avevano sicuramente fatto la revisione di vita seguendo il metodo CPM come quello presso la parrocchia di S. Giovanni Battista dove però gli incontri con i fidanzati sono affidati anche ad altre coppie. Quello che non vorremmo fosse dimenticato è che il CPM nella Diocesi di Savona, pur con tutti i limiti delle sue équipes, ha avuto il grande merito di aver suscitato e coltivato per primo con fatica , ma con amore e tanto entusiasmo da quando è nato, un nuovo interesse e un’attenzione sempre più grande per la pastorale dei fidanzati e della famiglia. Grazie a Dio oggi, a distanza di tanti anni dai nostri inizi, essa si conferma sempre più importante e fondamentale per il bene delle famiglie e quindi della Chiesa e della società. I Segretariati Diocesani di SAVONA Anni Coppia Responsabile (Segretari) Assistente 1977 Ripandelli 1978-1980 Maria Vittoria e Giuseppe Siccardi Padre Luigi Luviè 1980-1984 Francesca e Michele Baldi Padre Luigi Luviè 1985-1989 Mariangela e Raffaele Fassone Padre Luigi Luviè 1990-1992 Mariangela e Raffaele Fassone Padre Luigi Luviè 1993-1996 Mariangela e Raffaele Fassone Don Doglio 1997-2003 Maria Vittoria e Giuseppe Siccardi Don Doglio 86 Coppie del Segretariato I CPM a SIENA STORIA DEI CPM NELLA DIOCESI DI SIENA a cura del Segretariato Diocesano Nel 1976 si tenne a Siena una giornata sulla preparazione al matrimonio, dove parteciparono i Ghiotti e gli Stroppiana della Segreteria Nazionale di Torino, i quali presentarono il CPM. A seguito di questa presentazione, grazie all’iniziativa e alla generosa risposta di alcune coppie, si formò un primo gruppo che iniziò autonomamente la preparazione, seguendo il metodo proposto dal Segretariato Interdiocesano CPM di Torino. Il primo gruppo era composto dalle coppie: Pacciotti, Borgogni, Nardi, Cardini, Carli e Oliveto e da don Giovanni Soldani. Don Giovanni seguì anche la preparazione al matrimonio del primo gruppo di fidanzati a Buonconvento. Tra il 1978 e il 1979 furono coinvolti due gruppi di famiglie rispettivamente nella parrocchia “Santa Caterina dottore della Chiesa con Don Roberto Pialli e nella parrocchia del Beato Bernardo Tolomei con Don Ugo Panebianco (zona nord di Siena) da cui nacque alla fine del ’79 il secondo gruppo composto da Martinucci, Capannoli, Lotti, Marziali, Alberti, Macinai e Don Roberto Pialli. Questo gruppo iniziò il servizio di preparazione ai fidanzati nel 1981. Due coppie (Marziale e Alberti) fecero l’esperienza di un “CPM lungo” della durata di un anno; i Macinai tenevano i contatti con il segretariato Nazionale e ad oggi quattro coppie (Lotti, Pacciotti, Alberti, Macinai) stanno ancora svolgendo il servizio di preparazione al matrimonio dei fidanzati e Marcella Marziali fa da segretario diocesano per le prenotazioni dei fidanzati. Negli anni 80 l’attività svolta era prevalentemente concentrata nel coinvolgimento delle giovani coppie, ricontattando gli sposi che avevano partecipato ai percorsi di preparazione., al fine di sviluppare nuove équipes di CPM. Esisteva, infatti, il problema di far “decollare” il nostro servizio nella diocesi, in quanto le richieste dei fidanzati erano molte e le poche forze in campo riuscivano con molta fatica a farvi fronte; particolare impegno, pertanto, era rivolto alla formazione di nuove coppie di sposi disponibili a svolgere il servizio. Inoltre, fin dagli inizi dei CPM nella nostra città, per varie ragioni, non si riusciva a stabilizzare il numero dei gruppi: a causa della frequente rinuncia di alcune coppie, i gruppi erano spesso costretti a fondersi con altri e iniziare di nuovo la revisione di vita. Allora era seguita come traccia per i nuovi gruppi soprattutto il libro del CPM “La coppia cristiana ricerca la propria identità”. In quel periodo ha contato molto la perseveranza di alcune coppie e dei tre sacerdoti (Don Claudio Rosi, Padre Michelangelo e Don Sergio Volpi) e l’ottimo rapporto esistente con gli Organismi Diocesani (i CPM facevano parte dell’Ufficio diocesano della famiglia), in particolare il nostro servizio era sostenuto da Monsignor Castellano Arcivescovo di Siena. Si tenevano in media sei corsi l’anno con i fidanzati e nel corso dell'anno erano organizzate tre giornate formative, oltre alla due giorni nazionale. Nel 1987 la responsabilità passò a Fabio e Laura Cioncolini e a don Rosi, con la costituzione del primo segretariato diocesano. 87 I gruppi continuarono (fino al 1992) ad essere due e a periodi tre, permettendo di rispondere ad un maggior numero di corsi tenuti ogni anno (circa otto). Come formazione collettiva fu programmata ogni anno una giornata di apertura e un “incontro di Natale”, come momento di preghiera e di crescita nella comunione. Degno di nota di quel periodo fu il rapporto esistente con gli Organismi Diocesani, segnato da un ulteriore progresso nella collaborazione con il nostro vescovo prima con Mons. Castellano e poi con Mons. Bonicelli. I CPM, da quel momento, sono stati pienamente accolti nei programmi di Pastorale Diocesana. In quel periodo ci fu una sensibilizzazione forte verso questo servizio. Cominciarono a nascere nuove équipe che si preparavano a svolgere in futuro la preparazione dei fidanzati. Ci fu un’intensa collaborazione con la Commissione Famiglia e, almeno una volta l’anno, era promosso un incontro con altre realtà esistenti in Diocesi che preparavano i fidanzati con metodi diversi da quello dei CPM. Nello stesso periodo i CPM di Siena proposero che la "due giorni nazionale" fosse itinerante nelle Diocesi dove operava l'associazione. Infatti, dopo Castelnuovo Fogliani, la prima due giorni itinerante fu fatta a Siena. Grazie a questa iniziativa, accettata dal Consiglio Centrale di allora, si sperimentò che questo comportava un forte coinvolgimento delle coppie dei Segretariati CPM che ospitavano l’iniziativa, tanto che tale scelta è ancora seguita. Nel 1992 subentrarono i coniugi Maria e Roberto Alberti come responsabili diocesani seguiti sempre da Don Claudio Rosi fino al 1995. Il periodo fu caratterizzato da un’espansione delle coppie disponibile ad effettuare il servizio; infatti partirono in pilotaggio tre nuove équipes, assistite da nuovi sacerdoti che, sensibilizzati dal vescovo Mons. Gaetano Bonicelli, contribuirono alla diffusione del CPM anche nelle zone limitrofe alla città. Nel 1993 nella nostra città si tenne il ventisettesimo congresso internazionale del CPM sul tema “Quale missione per la coppia cristiana Giornate Internazionali a Siena - 1992 oggi”. Questa fu un’esperienza unica e grandiosa per Siena, dove operavano ancora un numero limitato di coppie e con limitate strutture per affrontare un impegno che vide una presenza di 250 persone provenienti da molte nazioni (Canada, Lussemburgo, Olanda, Croazia, Francia, Spagna, Portogallo Svizzera, Belgio e Madagascar). L’evento portò gioia e entusiasmo, fu un momento di crescita interiore per tutti, rappresentando anche un motivo di riconoscimento della propria identità. Nello stesso anno sono nominati delegati alla Federazione Internazionale i coniugi Luisella e Maurizio Tedeschi della nostra diocesi. 88 Nel 1995 i Ravenni con don Floriano assunsero la responsabilità del nuovo Segretariato fino al 1997. Il periodo fu caratterizzato da un’importante attività di diffusione con il consolidarsi di alcuni gruppi che complessivamente arrivarono a sette e l’avvio di nuovi gruppi in pilotaggio, uno a Siena e quattro nelle diocesi limitrofe (Paganico (GR), Massa Marittima (GR) e Firenze). Grazie al sostegno del Vescovo Gaetano Bonicelli continuò il buon rapporto con gli organismi diocesani, basato sulla reciproca stima e si cercarono tutti i modi per curare la formazione, la comune identità e, nel frattempo, anche con molto sforzo, furono accolte tutte le richieste di partecipazione ai corsi da parte dei fidanzati. Nel 1996 Siena fu incaricata di organizzare la due giorni Nazionale nella I CPM di Siena nostra città e nel 1997 i Ravenni furono nominati Segretari Nazionali, e come segretari diocesani subentrarono Daniela e Norberto Sestigiani, che s’impegnarono specialmente nel tentativo di sviluppare la revisione di vita e nell’incentivare Famiglia Domani; Norberto fu nominato anche tesoriere nazionale dell’associazione, incarico che ricopre ancora oggi. Un avvenimento di rilievo fu l’iniziativa di realizzare una giornata unitamente all’Equipe Notre Dame nel 2000 con relatore Gaspar Mora dal tema “La comunione degli sposi nella fragilità della relazione di coppia” e nello stesso anno Don Floriano Vassalluzzo fu chiamato a ricoprire la carica di Consigliere Nazionale e Don Giorgio Mariottini subentrò come consigliere diocesano. Il 2001 fu un anno caratterizzato da una serie di eventi: il 25 maggio la nostra diocesi accoglie con gioia il nuovo arcivescovo monsignor Antonio Buoncristiani, che dichiara di non portare con sé alcun programma già preparato e sperimentato, ma intende stare con noi con semplicità e disponibilità “camminando insieme”, cioè proseguendo il percorso già iniziato con la diffusione del vangelo nel nostro territorio; a settembre è organizzata la 2 giorni a Mensanello (SI); a dicembre viene rinnovato il segretariato diocesano e come coppia responsabile sono eletti i coniugi Isabella e Roberto Macinai, mentre assistente diocesano resta Don Giorgio Mariottini fino al decesso improvviso avvenuto nel Maggio 2004. Tra le attività portate avanti da quest’ultimo segretariato sono da ricordare: l’attenzione massima alla formazione collettiva con un programma per tre anni articolato in giornate di studio 1) Storia del Sacramento del Matrimonio; 89 2) I Sacra- menti ed in particolare quello del Matrimonio; 3) Teologia Sponsale; 4) Aspetti fondamentali della validità sacramentale del matrimonio e due seminari tenuti da Francesco Guiducci di Genova sulla “comunicazione”; l’introduzione di nuovi strumenti negli incontri con i fidanzati (qualche questionario, l'ascolto e commento di canzoni, la proiezione di film, ecc.) oltre ad effettuare una cena comunitaria, al fine di poter far recepire meglio e in modo più incisivo i messaggi che vogliamo trasmettere; una nuova esperienza per cercare di rimanere collegati con i fidanzati che hanno partecipato ai percorsi prima del matrimonio, effettuando l’anno successivo alcuni incontri (3/4) al fine di far loro percepire meglio il valore di un cammino comunitario; la costituzione dell’associazione di volontariato CPM della provincia di Siena. Oggi i gruppi attivi in Diocesi sono 10 (6 su Siena città, 1 San Rocco a Pilli, 1 ad Asciano, 1 a Monteroni D’Arbia, 1 a Valdarbia) più 2 gruppi in formazione; in totale settanta coppie di sposi e dieci sacerdoti che complessivamente tengono circa 20 corsi l’anno incontrando in media 150 coppie di fidanzati. In conclusione vogliamo sottolineare come il costante impegno delle coppie che hanno dato vita ai CPM in passato e di quelle che partecipano oggi alla vita dei CPM di Siena ha consentito lo sviluppo e il consolidamento di una realtà così importante nella nostra diocesi non trascurando di ricordare quale segno di vitalità sia stata la recente massiccia partecipazione (oltre 40 persone) alle 37e Giornate della Federazione Internazionale dei CPM a Lignano Sabbiadoro. TESTIMONIANZE Don Roberto Pialli Nei lontani anni '60, quando si discuteva del referendum sul divorzio, ero certo che quella novità inquietante avrebbe risvegliato nella Chiesa un'attenzione e una preoccupazione per il Sacramento del Matrimonio, per la verità, un po' trascurato nel passato. Quando nel 1978, con un gruppo di famiglie, sono stato coinvolto nella preparazione al CPM vi ho riconosciuto una delle risposte alle attese dei tempi nuovi e ho accettato volentieri di dedicarmici quasi a tempo pieno. Per quanto perfettibile, vi riconosco un incontro con i nubendi atto a far sentire loro la simpatia e la preoccupazione che la Chiesa ha per la loro vocazione. Don Claudio Rosi Ho iniziato questa esperienza nella forania nord della Diocesi di Siena nel 1982 quando ho sostituito Don Roberto Pialli. 90 Per me è stata un’esperienza viva di comunicazione che permette alle persone di approfondire la propria vita di coppia e a me, come prete, di approfondire il senso del mio particolare ministero vissuto più a contatto con l’esperienza della vita reale. Gli incontri di revisione di vita nell’équipe degli sposi hanno costituito la realizzazione di amicizie stabili e di conoscenze approfondite nel legame profondo che crea la fede e l’ascolto della Parola di Dio. Ogni corso di preparazione è stato una scoperta di nuovi volti, nuove storie, che lascia una meraviglia, perché mai uguale alla precedente ed ogni volta si sentiva forte la presenza con noi di Gesù. L’unico problema riscontrato nel periodo era quello dell’ampliamento del servizio e di formare nuovi gruppi CPM, che comunque non ha mai scoraggiato nessuno, perché eravamo convinti della validità della proposta, oltre ad un’iniziale difficoltà nella sensibilizzazione dei parroci della forania, anche questa superata dopo qualche anno, vista la validità dell’esperienza Nel 1991 fui trasferito a San Quirico dove ho continuato a seguire uno dei gruppi del CPM della forania Val d'Arbia finché non sono stato avvicendato da padre Giancarlo nel 1999, avendo assunto molti altri incarichi anche diocesani. P. Michelangelo M. Tiribilli Abate di Monteoliveto Ho partecipato agli incontri del CPM dal 1981 al 1992; i primi due o tre anni io ed altre coppie ci siamo preparati a svolgere il Servizio di Preparazione dei fidanzati al matrimonio, poi abbiamo iniziato i percorsi con i fidanzati. Il significato per me è stato questo: l’attualizzazione, la concretizzazione, l’inculturazione della teologia del matrimonio. E per questo posso essere grato alle coppie con le quali, di volta in volta, mi sono trovato affiancato nello svolgimento di questo delicato ed impegnativo servizio. Ho molto imparato dalla loro testimonianza; potrei ricordare diversi episodi nei quali queste coppie, con la loro esperienza di vita matrimoniale, profondamente intrisa di fede cristiana, mi hanno aiutato a rendere vita-vissuta le indicazioni della Sacra Scrittura sul matrimonio e gli insegnamenti teologici. Per questo posso affermare: tante volte sono stato io ad affiancarmi a queste coppie così brave e competenti. Devo aggiungere che anche le giovani coppie di fidanzati sono state uno stimolo ed un “input” ad inculturare nelle attuali generazioni la sempre valida dottrina del Vangelo e della Chiesa sul matrimonio. Esse ci incalzavano a trovare nuovi modi di comunicazione del Vangelo, per poter dare loro un messaggio più incisivo. Costatando anche la differenza di mentalità e di cultura tra le coppie dei primi anni ‘80 e quelle dei primi anni ’90, sono stato spinto ad aggiornarmi, ad approfondire ancora di più il tema; infatti per i fidanzati a cui viene annunciato il Vangelo del Matrimonio si apre il problema della decodificazione del messaggio. Tra la cultura dell’amore propria del Vangelo e del Magistero e la percezione che di essa hanno i giovani, esiste – e non da oggi – uno scollamento. Bisogna perciò impegnarsi sempre più a rendere intelligibile e fruibile il messaggio evangelico, per far passare le giovani coppie da un certo modo quasi pagano d’intendere la vita matrimoniale ad un convincimento e ad atteggiamenti incentrati vitalmente sul Cristo, pietra angolare della famiglia cristiana. Il CPM si sforza di attuare un percorso che tende ad integrare armonicamente i valori umani ed i contenuti cristiani dell’amore coniugale, con un’apertura ed un inserimento progressivo nel mistero di Cristo e della Chiesa. 91 L’aspetto più significativo di questa attività e di questa esperienza era la gioia e la soddisfazione della coppia alla fine del corso. Magari all’inizio esse quasi subivano il corso, ma alla fine prese dall’entusiasmo, esse si ripromettevano di ritrovarsi ancora insieme …. anche se poi, per un motivo o per l’altro, l’entusiasmo decresceva e gli incontri dopo il matrimonio - eccettuati con alcune coppie – non si sono attuati più. Come a tutti i gruppi anche ai nostri non sono mancati i problemi di crescita e di sviluppo; ho trovato in loro parecchie persone senz’altro abbastanza motivate, generose e disponibili. Se ci sono state delle difficoltà, erano quelle di conciliare i vari impegni che essi avevano. Il motivo per cui ho dovuto lasciare questo bel servizio è stato unicamente la chiamata ad un altro servizio ecclesiale che mi ha allontanato da Siena e ha dato una svolta tutta diversa alla mia vita monastica ed al mio impegno sacerdotale. Ripenso però sempre a quei sei/otto incontri di ogni corso con le coppie che ho conosciuto durante quel decennio senese. Tali incontri non erano basati sull’informazione fornita dagli esperti, ma sulla formazione ai valori e alle convinzioni della fede. Infatti non basta l’ascolto di relazioni dotte da parte dei presenti, ma occorre piuttosto il dialogo di coppia, la discussione e lo scambio sulle problematiche matrimoniali con altre coppie e con i conduttori dell’incontro e inoltre, ben inteso, la preghiera e anche qualche celebrazione liturgica. Il tutto allo scopo di rivedere certi modi di pensare e di rafforzare scelte di valori, coerenti alla fede in Cristo e alla scelta di “sposarsi in chiesa”, cioè di celebrare il sacramento dell’amore coniugale, segno efficace dell’amore di Cristo Sposo per la Chiesa, sua Sposa. Laura e Fabio Cioncolini L’incontro con il CPM ha decisamente sconvolto la nostra coppia; noi eravamo dei buoni cristiani singoli, impegnati separatamente in molti servizi nella chiesa, che ci condizionavano molto e ci facevano vivere una vita parallela più che convergente. Una sera fummo invitati dal nostro parroco ad una riunione in casa di una coppia ed il nostro sì di quella sera ha segnato veramente un passo nuovo al nostro volersi bene. Eravamo una coppia innamorata, credevamo entrambi in una vita vissuta in un’ottica cristiana, nell’educazione religiosa dei nostri figli, ma tutto vissuto con fatica e molto in un’ottica individuale. Quella revisione di vita iniziata con entusiasmo, quegli incontri delle due giorni nazionali, quei Consigli Centrali (che noi ricordiamo ancora come un ossigeno forte per il nostro servizio), conoscere nuove esperienze di altre diocesi, esperienze di vita, contribuirono alla nostra formazione e suscitarono in noi il desiderio di donare agli altri la nostra scoperta. Abbiamo creduto di lasciare il servizio del CPM per motivi familiari. Abbiamo ricevuto un grande dolore per una figlia che si è separata e per motivi molto gravi. Non ci vergogniamo a dire che non ce l’abbiamo fatta a superare questo disagio psicologico ma anche materiale, perché nostra figlia è ritornata in casa con il bambino. Il nostro lavoro in coppia svolto in un negozio non ci permetteva di poter dedicare il tempo necessario per gli incontri di formazione, che avvenivano di sabato e di domenica e che ritenevamo importantissimi. Spesso proviamo ancora un po’ di rimpianto, anche se continuiamo a servire in coppia la nostra diocesi. Per il futuro del CPM potremmo senz’altro aggiornare i 92 nostri metodi, ma incoraggiare le coppie più giovani a prepararsi bene per svolgere la preparazione al matrimonio e per far sentire meno distante la differenza generazionale. Maria e Roberto Alberti All’inizio, quando il nostro parroco ci presentò il CPM. eravamo un po’ titubanti, non sapevamo bene di cosa si trattava, poi quando abbiamo iniziato nel 1979 a trovarci con altre coppie in casa di una di queste, ci prese anche un po’ la paura, non avevamo mai fatto niente di simile, si andava in parrocchia e si operava come si poteva. Poi piano piano ci siamo inseriti e abbiamo capito il vero significato di una revisione di vita. La nostra testimonianza di oggi dopo tanti anni è di poter dire di aver fatto un cammino in coppia e di poter essere una coppia unita in Cristo. Noi siamo ancora impegnati nel CPM e la motivazione che ci sostiene maggiormente è che crediamo in questo servizio e nella preparazione di dare ai giovani fidanzati che chiedono il sacramento del matrimonio la possibilità di fare un cammino alla luce della parola di Dio su quella che sarà la loro vita di coppia cristiana. Maria Vittoria e Maurizio Ravenni Noi sentimmo parlare dei CPM per la prima volta verso la metà degli anni ’70 da parte di alcune coppie delle Equipes Notre Dame di Torino che stavano vivendo l'esperienza (i Mariano e i Castellani in particolare). Avvertimmo subito la bellezza e la “profezia” della Maria Vittoria e Maurizio Ravenni alle Giornate nazionali Sestri Levante 16 e 17 settembre 2000 93 proposta e, pur non avendo capito fino in fondo tutta la spiritualità e la metodologia che vi stava dietro, cercammo di farla conoscere a Siena tramite una nostra "artigianale informazione” a coppie di amici che in vari modi si occupavano della famiglia; questo allo scopo di poter far decollare l'esperienza nella nostra Diocesi. A seguito di tale iniziativa, partì una prima équipe CPM, alla quale noi non potemmo partecipare per impegni precedenti e per la faticosa situazione familiare; questa équipe iniziò la revisione di vita in modo autonomo con l'appoggio esterno dei Ghiotti di Torino. Siamo entrati a far parte dell'associazione solo più tardi (anni '90) sempre con un grande entusiasmo convinti che la formazione costante e continuativa in un piccolo gruppo formato da coppie di sposi e da un sacerdote, intervallata dal servizio ai fidanzati, è una risposta importantissima alla specifica “vocazione” della coppia. Siamo tuttora impegnati e sempre più crediamo che il servizio CPM sia una grande occasione per avvicinare i fidanzati e, mediante il loro coinvolgimento attivo, far loro comprendere in modo incisivo il grande progetto di Dio sul matrimonio e, nel contempo, vivere l'esperienza di una Chiesa comunitaria ed accogliente. Daniela e Norberto Sestigiani Abbiamo conosciuto il CPM tanti anni fa, quando sentimmo il desiderio di approfondire aspetti della spiritualità familiare. Siamo rimasti legati al CPM: per il suo spirito di servizio nei confronti dei fidanzati e delle giovani coppie; per lo spirito di accoglienza e tolleranza nei confronti di chi ha desiderio di fare un’esperienza di fede; per il desiderio (che si percepisce in modo più ampio negli incontri nazionali ed internazionali) di vivere e portare avanti un cammino di vita cristiana in comune con i fratelli e la Chiesa tutta. Isabella e Roberto Macinai Noi abbiamo conosciuto il CPM da fidanzati, facendo la preparazione al matrimonio nel 1979 e nello stesso anno, dopo le nozze, i nostri animatori ci ricontattarono, facendoci la proposta di continuare a incontrarci con alcune coppie di sposi, per fare un percorso di formazione. La proposta ci sembrò interessante in quanto l’esperienza appena vissuta ci aveva invogliato a cercare un impegno come coppia cristiana che ci permettesse di crescere in Cristo. In questi 25 anni la nostra vita è molto cambiata sia per l’arrivo di due figli sia per le varie vicissitudini familiari e lavorative che, di fatto, hanno limitato il nostro tempo libero ma, nonostante tutto, non abbiamo mai pensato di lasciare il CPM perché siamo convinti che questo servizio, mettendoci a confronto con i fidanzati, è di vitale importanza anche per la crescita della nostra coppia. Durante questi anni il nostro gruppo ha avuto vari cambiamenti ma la volontà e la convinzione di alcune coppie e in particolare lo stimolo e l’incoraggiamento che abbiamo sempre ricevuto durante le iniziative nazionali ed internazionali ci hanno consentito di 94 superare, con l’aiuto del Signore, i momenti di stanchezza. Oggi, possiamo affermare che il nostro sforzo è stato ampiamente ripagato dalle testimonianze d’affetto che abbiamo ricevuto da parte di alcune coppie sposate, impegnate o non impegnate nella chiesa senese, con le quali abbiamo condiviso la loro preparazione al matrimonio. Noi riteniamo che il CPM debba porsi seriamente di dare continuità agli incontri con i fidanzati dopo il loro matrimonio, in quanto possiamo affermare che, se qualcuno non ci avesse dato questa opportunità, noi saremmo stati sicuramente più poveri dentro e magari meno attenti ai cambiamenti del mondo, perché chiusi tra la solita cerchia di amici. I Segretariati Diocesani di SIENA Anno Coppia responsabile (segretari) 1976- 1980 Antonio e Luciana Cardini 1980 - 1981 Paolo e Natalina Borgogni 1981- 1987 Isabella e Roberto Macinai 1987- 1992 Fabio e Laura Cioncolini 1992- 1995 Maria e Roberto Alberti 1995-1997 Maurizio e Maria Vittoria Ravenni 1997- 2002 Daniela e Norberto Sestigiani 2002 - 2004 Isabella e Roberto Macinai Assistente Don Giovanni Soldani Don Giovanni Soldani d. Roberto Pialli, d. Claudio Rosi d. Claudio Rosi, p. Michelangelo Tiribilli Coppie del segretariato Alessandro e Laura Lonzi, Aurora e Massimo Bellini, Maria e Roberto Alberti, Sandra e Andrea Donato d. Claudio Rosi, Mariaromana e Maurizio P. Michelangelo Tiribilli Picciafuochi, Sandra e Andrea Donato, Aurora e Massimo Bellini d. Floriano Vassalluzzo Maria e Roberto Alberti, Maria Pia e Ferdinando Bellocci, Cecilia e Massimo Lombardi, Antonietta e Antonio Pesce, Daniela e Norberto Sestignani, Vanna e Giuseppe Staderini, Elisabetta e Claudio Terzi d. Giorgio Mariottini Maria Pia e Ferdinando Bellocci, Cecilia e Massimo Lombardi, Angela e Giuseppe Leoncini, Laura e Alessandro Lonzi, Isabella e Roberto Macinai, Valeria e Paolo Marchetti, Antonietta e Antonio Pesce d. Giorgio Mariottini Maria e Roberto Alberti, Denise e Angelo Riforgiato, Anna e Marco Ciacci, Maria Teresa e Bruno Del Zanna, Antonella e Nicola Romano, Angela e Marcello Aurigi, Patrizia e Beppe Lotti, Daniela e Norberto Sestigiani, Barbara e Alessandro Ierardi, Ilaria e Marco Cappelli, Michela e Michele Biserni, Angela e Beppe Leoncini, Letizia e Maurizio Fabbri 95 Marinella ed Efisio; Adriana ed Elio, in rappresentanza della Diocesi di Cagliari, alle Giornate Internazionali di Lignano 2003 96 I CPM A CAGLIARI CPM NELLA DIOCESI DI CAGLIARI di Marinella e Efisio Murgia Una coppia di Cagliari, Maraluisa e Gianfranco Poddi, era andata a Torino nel 73 su invito del Card. Baggio, allora Arcivescovo di Cagliari. Qui avevano incontrato i Ghiotti della Segreteria Interdiocesana dei CPM ed era rientrata portando con sè la documentazione dei CPM Dopo una breve esperienza di CPM nella parrocchia di appartenenza, i Poddi nel 1976 proposero a P. Carlo Atzei, parroco dell’Annunziata di Cagliari, di fondare un gruppo CPM e come assistente venne nominato P. Stanislao Frau, che era entusiasta di fare i corsi ai fidanzati; di questo gruppo noi facciamo parte dal 1977 e siamo i soli del nucleo primigenio del CPM Sardegna. L’attività con i fidanzati è continuata ininterrottamente fino ad oggi, ma i contatti con il CPM nazionale si sono interrotti sul nascere. Nell’Ottobre del 1997 siamo stati invitati a partecipare al Congresso per le famiglie di Rio de Janeiro e noi vi andammo con l’intento di riallacciare i contatti con il CPM di Torino (per noi CPM , allora, era Torino). Lì ci siamo dati da fare per conoscere, qualora vi fosse, una coppia che appartenesse al CPM. Sul lungo mare di Copa Cabana abbiamo conosciuto Anna e Carlo Beltramo, con i quali abbiamo parlato a lungo come fossimo dei vecchi amici che non si vedevano da tempo. Una volta riallacciati i contatti, ci siamo prima associati come osservatori e in seguito, dopo il riconoscimento dell’autorità ecclesiastica, siamo diventati anche noi parte della famiglia CPM Italia. Si può dire che la nostra coppia per riallacciare i contatti con il CPM nazionale ha fatto il giro di mezzo mondo. Attualmente i gruppi CPM a Cagliari sono tre per un totale di 18 coppie di sposi, che si ritrovano ogni settimana da Ottobre a Giugno. In media teniamo tre/quattro corsi per fidanzati per gruppo durante l’anno. Ci riferiamo normalmente all’Ufficio Famiglia della Diocesi che comunica tutte le iniziative che riguardano la famiglia. Da pochi mesi è arrivato il nuovo Arcivescovo che ha incluso nel programma pastorale diocesano la pastorale della famiglia con spiccato indirizzo spirituale. Una caratteristica particolare dei nostri gruppi è quella dell’accoglienza nei gruppi di coppie in difficoltà che una volta superata la crisi continuano nel gruppo. I Segretariati Diocesani di Cagliari Anni Coppia Responsabile (Segretari) Assistente Coppie del Segretariato 1976-1982 Marialuisa e Gianfranco Poddi P. Stanislao Frau OFM com. Federica e Roberto Cannella, Milena e Franco Marino 1983-1984 Marialuisa e Gianfranco Poddi P. Carlo Atzei OFM conv. Federica e Roberto Cannella, Milena e Franco Marino 1985-2000 Federica e Roberto Cannella P. Stefano Maxia OFM ap. Milena e Franco Marino, Marinella ed Efisio Murgia 2001Marinella ed Efisio Murgia P. Carlo Atzei OFM conv. Gloria e Luigi Mura, Paola e Giuseppe Antagonista 97 I CPM a FOSSANO CPM NELLA DIOCESI DI FOSSANO Intervista a Giovanni e Madda Lingua Cosa ricordate della storia dei CPM a Fossano? Ad un incontro delle Equipes Notre Dame abbiamo conosciuto Marco e Mariella Ghiotti e il CPM ed abbiamo deciso di portarlo nella nostra Diocesi, a Fossano in provincia di Cuneo. Nel 1971 è partito il nostro primo gruppo composto da noi, Silvana e Nicola Servetti, Marsiliano e Donatella Sanmorg, Claudio e Nina Inpinna ed altri i cui nomi non ricordiamo. L’assistente era don Enrico Galteno. In questo gruppo il metodo CPM veniva però accettato molto a malincuore, tanto che dopo un po’ di tempo ci dividemmo. A noi si unirono altre coppie: Gemma e Franco Giaccardi, Irene e Beppe Beccaria, Antonio e Rinuccia Macagno, Giusi e Nini Gramaglia, Anna e Bruno Arese, Richi e Luisella Lamberti e per un po’ di tempo Rom e Nuccia Giorgis e Sanmory Giorgio e Marilena; l’assistente era don Piero Ricciardi. Il nostro gruppo ha adottato e seguito fino alla fine (diversi anni dopo) il metodo CPM. Successivamente è partito un secondo gruppo a Centallo, sempre in diocesi di Fossano, con assistente il parroco don Barbero, gruppo che ebbe vita breve. Invece il nostro gruppo è sempre restato fedele allo stile CPM ed è andato avanti con costanza per molti anni. Tenevamo due o tre serie di incontri con i fidanzati ogni anno ed avevamo scelto di lavorare con poche coppie di fidanzati. Quindi avete incontrato non poche difficoltà… Far vivere e cercare di espandere il CPM nella nostra Diocesi in quegli anni è sempre stato molto difficile. Da un lato il metodo di preparazione continua delle coppie del gruppo (revisione di vita, confronti, partecipazione a giornate di formazione…) risultava assai impegnativo per le coppie di sposi. D’altra parte il modo di lavorare con i fidanzati (loro coinvolgimento e lo stesso numero di incontri ogni corso) non era molto ben visto dal clero, che avrebbe preferito pochi corsi con tanti fidanzati. Però godevamo della fiducia del Vescovo e le difficoltà incontrate erano poca cosa a confronto del cammino comune portato avanti dal nostro gruppo ed al rapporto che avevamo con i fidanzati: ricordiamo questi aspetti come i più significativi della nostra esperienza nel CPM. Siete stati una delle coppie del primo Consiglio Centrale dei CPM a seguito dello statuto dei CPM nel 1973 e poi anche impegnati nella redazione di Famiglia Domani …… Per il CPM di Fossano è sempre stato molto importante il collegamento con la Segreteria Interdiocesana di Torino. Grazie all’aiuto, al sostegno e all’incoraggiamento di alcune coppie della segreteria (ricordiamo specialmente i Ghiotti, gli Stroppiana e i Silvestro) abbiamo potuto andare avanti col nostro gruppo molti anni. La nostra realtà di CPM diocesano era poca cosa rispetto alla dimensione del CPM a Torino e poi in altre Diocesi. Ma è vero che abbiamo sempre messo nel cesto comune del CPM il nostro contributo di esperienze. 98 Abbiamo sempre partecipato alle Giornate Interdiocesane, che si svolgevano almeno una volta l’anno, ed agli incontri dei responsabili diocesani animati dalla segreteria interdiocesana. Per noi sono stati incontri molto importanti che ci servivano da stimolo e da incoraggiamento. Infine in poche parole: cosa ha significato per voi fare CPM? Prima di tutto un ulteriore aiuto per il cammino della nostra coppia. Così anche per le altre coppie del nostro gruppo che ancora vediamo. Ricordiamo con gioia l’affiatamento che vivevamo all’interno del nostro gruppo CPM. Poi riteniamo significativo il coraggio con cui a quell’epoca abbiamo portato avanti un metodo nuovo di presentare il matrimonio cristiano ai fidanzati: ogni volta nell’incontro con i giovani si creava un legame fra loro e noi sposati e questo era una grande cosa per noi che volevamo dare testimonianza di comunità cristiana in cammino. I CPM ad ALESSANDRIA E VALENZA CPM NELLA DIOCESI DI ALESSANDRIA di Lauretta e Fabrizio Gotta e Giorgio e Luciana Zaccagnini L’iniziativa di ricordare il 40° compleanno dei CPM era da noi segretamente attesa, non solo per risentire vecchi amici, ma anche per riconoscere al CPM tutte le ricchezze che ha saputo dare in questi quaranta anni di servizio. Volentieri comunichiamo qualche ricordo sul CPM nella nostra Diocesi. A seguito dell’incontro degli Zaccagnini con i Ghiotti ad un convegno, abbiamo portato, all’inizio degli anni ’70, il CPM in Diocesi ad Alessandria e a Valenza. Fino ad allora, nella nostra Diocesi l’Azione Cattolica aveva istituzionalizzato la preparazione al matrimonio con un discorso legato al catechismo e una sera di fine novembre del 1970 noi, insieme a Don Pitet del Segretariato Interdiocesano di Torino abbiamo incontrato i rappresentanti della Diocesi (il Vescovo di allora Mons. Almici, Mons. Capra e il responsabile per la Pastorale Famigliare Mons. Bosio), proponendo di dar vita ad una preparazione al matrimonio secondo il metodo CPM. Per quegli anni il linguaggio e il lavoro in équipe erano grosse novità e non c’era molto entusiasmo; si trattava, infatti, di fare un cambiamento e di lasciare più spazio ai laici sposati. Con l’intelligenza, la volontà e la voglia di andare avanti abbiamo contattato dei grossi “nomi” della zona come il Prof. Frera, neurochirurgo, e il Prof. Canestri, primario dell’Ospedale infantile che si mostrarono sensibili al progetto e si impegnarono con noi per far partire l’iniziativa. Il rispetto che queste persone attiravano aumentò la nostra credibilità e la situazione in poco tempo si dilatò e il CPM prese corpo attivo in Diocesi. 99 In poco tempo le équipes divennero tre: una a Valenza e due in Alessandria ed il primo assistente fu l’indimenticato don Mario Cermelli. Il passo successivo fu l’apertura del Consultorio pre-matrimoniale e matrimoniale (oggi U.C.I.P.E.M.) in Alessandria con gli stessi nomi già citati sopra con l’aggiunta di coppie rilevanti come i Calini, Tasso e Visca. Poi finalmente il riconoscimento alla fine degli anni ’70 in Diocesi con l’entrata del CPM nell’Ufficio Famiglia, facendo da fionda anche presso coppie dell’E.N.D. più sensibili e in diverse parrocchie con nuovi amici come i Cazzulo, Caviggiola, Como, Vottero……. Così nel 1978 fu normale organizzare da noi (a Valmadonna) la giornata interdiocesana dei CPM con la partecipazione dei CPM di Torino, Genova e Fossano. Qualche anno dopo tutto questo si è come sciolto, inglobato nell’organico diocesano, diviso in zone, con espressioni diverse per la preparazione al matrimonio, senza preciso discorso comune e organico. Oggi, noi Gotta, siamo ancora impegnati nel “rione Cristo” di Alessandria senza nessun collegamento organizzativo con la Diocesi per la mancanza da qualche anno dell’Ufficio famiglia. Il futuro della preparazione al matrimonio nella nostra diocesi dovrà per forza ripassare su quei primi passi fatti dal CPM negli anni ’70, con lo stesso entusiasmo e volontà. Il CPM è il futuro: si tratta oggi di passare il testimone e farlo ipotecando i prossimi anni come servizio indispensabile alla Chiesa di Cristo oggi ricca di contenuti, ma povera di esperienze. Vorremmo che non fossero dimenticati gli interscambi di allora, dove lo spessore di chi si impegnava per questo servizio nasceva da una preparazione e un’analisi personale profonda, con un senso forte della piccola comunità che si allargava negli incontri interdiocesani con tanti amici dei CPM delle altre diocesi. Il CPM alle nostre coppie ha dato molto: ricchezza interiore, capacità espressiva, coinvolgimento nella vita dei giovani e fedeltà alle proprie scelte. Se ci fosse data la possibilità cominceremmo da capo, convinti che tutti questi anni non sono andati persi e che la vita più bella è quella che si fa dando la mano al Nostro Signore. I CPM A MILANO I CPM A MILANO di Sergio e Maria Riccardi A Milano il CPM è stato importato, negli anni ’70, dalla Svizzera. O meglio da una coppia di Svizzeri, i coniugi Hornung in Italia per lavoro e che, da cattolici attenti e praticanti, frequentavano la Comunità di Vita Cristiana che faceva riferimento ai Gesuiti di S. Fedele. Oggi non è più a Milano, l’ho persa di vista, e mi spiace che non possa dare una testimonianza diretta di quegli anni vivaci. 100 Erano gli anni caldi della contestazione e questo si rifletteva anche nelle realtà ecclesiali che nascevano spontaneamente, spesso ai margini delle parrocchie. I Gesuiti, come al solito, avevano colto subito la novità della proposta CPM e, utilizzando i gruppi famigliari che già gravitavano intorno alla loro residenza, avevano favorito la nascita di diverse équipes che si dedicarono applicando il metodo CPM a rivoluzionare la preparazione al matrimonio dei fidanzati basata, allora, su pochi colloqui dei nubendi con un sacerdote che ricordava loro il significato religioso del rito, ma quasi mai quello della scelta di vita che stavano per intraprendere. Tuttavia, al loro interno si manifestarono dei contrasti, quando si trattò di aderire alla federazione dei CPM o vivere di vita autonoma, e, ancora, se darsi uno statuto che vincolasse i singoli gruppi o se lasciare che questi rimanessero esclusivamente autoreferenziali. Da un parte stavano coloro che, affascinati dalla novità del metodo e del peso che venivano ad acquisire i laici in questa attività, volevano vivere di vita (cristiana) propria quello che ritenevano un vero e proprio ministero laicale, dall’altra i più prudenti non volevano staccarsi completamente dalla Madre Chiesa (la comunità cui tutti facevano riferimento richiamava nel suo nome entrambi i termini, sia pure a suo tempo scelti con un diverso significato: Mater Ecclesiae). Alla fine vinsero i “moderati”: ci si diede lo statuto, si aderì alla federazione e si nominò anche una coppia nella redazione nella rivista Famiglia Domani. Nella realtà, poi, ciascun gruppo camminò per la sua strada e dopo una dozzina d’anni, l’unico collegamento con il movimento rimase la nostra famiglia che ancora partecipa alla redazione di Famiglia Domani. Tutte le équipes, però, prima di sciogliersi per motivi naturali hanno molto lavorato con i fidanzati e hanno contribuito a rendere famigliare ai parroci ambrosiani il metodo CPM. Quando poi l’organizzazione curiale, sempre efficiente in Diocesi di Milano, decise di regolamentare i corsi di preparazione al matrimonio (non trascurando peraltro le suggestioni CPM), si venne restringendo il campo d’azione specifico delle équipes CPM. Oggi nessuna è più attiva sul campo, almeno come espressione diretta del movimento. A titolo personale alcune coppie collaborano però ancora con i propri parroci. Il primo volume della collana di testi CPM edita dalla Volendo dare un giudizio sul nostro Elledici “fare CPM” si potrebbe sottolineare per un verso l’arricchimento personale dei soggetti attivi, quelli cioè che proponevano i corsi che comunque hanno affinato una sensibilità personale verso il problema del matrimonio, ma anche ecclesiale circa la responsabilità delle coppie cristiane già formate nei confronti di quell’informazione e, su un altro versante, la convinzione di aver contribuito a risvegliare nella coscienza della 101 chiesa locale l’importanza di una seria preparazione dei fidanzati. Quella che è mancata a Milano è stata, paradossalmente per gli efficienti ambrosiani, l’organizzazione del movimento. I milanesi di allora, vittime dello spontaneismo del tempo, non hanno colto l’opportunità di avere alle spalle una struttura e dei servizi che facessero da supporto alla buona volontà dei singoli gruppi. E di conseguenza non hanno neppure potuto contribuire all’arricchimento dell’esperienza della federazione. A conclusione di questo piccolo contributo mi sembra di poter dire, sulla base dell’esperienza milanese, che è assolutamente necessario riconsiderare la “tecnica” del metodo, oggi non più adeguata al sentire dei fidanzati (se ancora si possono chiamare così). Basti solo pensare al diverso valore che ha assunto oggi il “desiderio” che può essere soddisfatto in una misura impensabile trent’anni fa. Peraltro, l’esaurirsi della nostra esperienza non ancorata ad un’organizzazione di supporto sembra suggerire la necessità di mantenere, se non addirittura di potenziare, l’organizzazione del movimento. E’ però opportuno calibrare questa organizzazione sulle varie realtà diocesane, che possono presentare aspetti molto diversi tra di loro. Un’organizzazione autonoma nella Diocesi di Milano, per esempio, avrebbe poche possibilità di sopravvivenza se non inserita nel Piano Pastorale della medesima. Schede di formazione per coppie di fidanzati e sposi per un cammino Post-CPM – Editrice Monti 102 CPM 40 anni di pastorale prematrimoniale in Italia. TERZA PARTE La struttura dei CPM e la sua evoluzione Da CPM Interdiocesano a CPM Nazionale di Marco e Mariella Ghiotti ................. 109 Perché l’Associazione C P M di Armando Mariano................................................... 110 Il nuovo Statuto dell’Associazione di Tiziana e Aldo Ghidoni ................................. 111 Il primo e il secondo Consiglio Centrale ................................................................... 113 Appunti sulla nostra responsabilità nazionale di Enrico e Malù Reboa .................... 114 Le Linee Programmatiche lanciate nel 1999 ............................................................. 114 Segreteria Nazionale / Consiglio Centrale ................................................................ 116 Formazione e non solo: le “Due Giorni” Nazionali................................................ 118 103 Articolo de La Voce del Popolo – settimanale della Diocesi di Torino 13 Dicembre 1968 104 DA CPM INTERDIOCESANO A CPM NAZIONALE di Marco e Mariella Ghiotti Fin dagli inizi della nostra appartenenza al CPM la diffusione, prima a Torino e quasi subito in Italia, è stata un impegno prioritario: non potevamo tacere la ricchezza che ne veniva alla nostra coppia né la bellezza del lavoro con i fidanzati. Specialmente un nostro articolo del 1968 sul settimanale dell’archidiocesi di Torino su “Prepararsi al matrimonio: improvvisazione o metodo” aveva avuto vasta eco e ci giunsero richieste di informazioni anche da altre diocesi. Per far conoscere i CPM abbiamo curato da allora e fino agli anni 80 un’informazione la più ampia possibile, attraverso articoli su libri e riviste di pastorale e la partecipazione ad innumerevoli convegni nazionali. Un grosso e perdurante impegno è stato anche quello “editoriale”. Si studiavano e sperimentavano i sussidi per i gruppi (guide pedagogiche e per la formazione dei nuovi gruppi, guide per la revisione di vita in continuazione rinnovate e su temi nuovi……) e nel ’74 si era ormai arrivati ad oltre 15 opuscoli di base disponibili per i CPM delle diverse diocesi. Importanti per la diffusione erano anche i dépliants di presentazione (ricordiamo il famoso punto interrogativo ed i libri del CPM stampati dalla LDC). Una buona visibilità fu ottenuta anche facendo parte del Gruppo permanente per la pastorale famigliare in Italia, in cui fummo molto attivi specialmente quando fummo chiamati ad organizzare i Convegni o Simposi che il Gruppo Permanente teneva a livello nazionale. In quegli anni eravamo chiamati da tutte le parti, forse perché eravamo una giovane coppia con sei figli ! e questo ci permetteva di dire ai Vescovi il nostro parere sulla “regolazione delle nascite” senza essere messi a tacere. Tra l’altro nel 1979 fummo chiamati dalla CEI a Roma come relatori per la preparazione al matrimonio al convegno su “Il cammino della pastorale familiare in Italia”. Anche altri amici della prima ora parlarono presto della loro esperienza in altre città (come i Mariano a Genova) e così, grazie ad incontri di informazione da tutte le parti (specialmente nell’ambiente delle END), a conferenze, alla nostra presenza a convegni iniziarono altri centri a Valenza, ad Ivrea con difficoltà, poi a Genova e Fossano, a Biella e a Milano con difficoltà….Poi Siena, Savona, Cagliari …. All’interno del Segretariato di Torino ci siamo proposti di fare, oltre che da promotori in giro per l’Italia, da collegamento per creare poco a poco un’unità fatta inizialmente solo di metodi e strumenti comuni, poi di ricerche insieme, giornate interdiocesane e momenti con i responsabili CPM delle diverse diocesi per aggiornamento, consultazione, programmazione. Non è stato facile nei primi tempi tener vivo il collegamento con i nuovi gruppi: alcuni non gradirono restare collegati, altri “morirono” o quasi. Come non ricordare gli amici della prima ora: Zaccagnini a Valenza, Hornung a Milano, Lingua di Fossano, Casaretto, Bertazzi e Ripandelli di Genova e gli Stroppiana, i Silvestro e tanti altri di Torino: sono stati le colonne portanti della futura associazione dei CPM. Diventare un’associazione non fu una decisione improvvisa. Si dibatté a lungo, perché c’era chi sosteneva che non andava bene che un’iniziativa ecclesiale si appoggiasse su atti 105 notarili. E, infatti, costituire l’Associazione, ufficialmente, davanti ad un notaio, è stato anche affermarci come iniziativa di laici cristiani e riconoscere il valore della Società civile, anche in vista di un impegno diretto nella stessa che poi non si è avverato. All’epoca tra gli obiettivi dell’Associazione scrivevamo anche questo: “L’Associazione non dovrà mai limitare l’autonomia dei singoli gruppi, ma avrà i fini pratici di: poter stampare un periodico che colleghi i centri delle diverse diocesi, dare una veste legale al Consultorio Prematrimoniale e Matrimoniale, poter tenere in forma ufficiale i contatti con altri enti od associazioni che agiscono sul piano generale della famiglia”. Infatti, da tempo a Torino operava un Consultorio Prematrimoniale e Matrimoniale, CPM, sostenuto da medici e coppie dei CPM, che veniva raccomandato ai fidanzati nei corsi e successivamente si è fatta un’associazione ad hoc per la gestione del consultorio che ancora oggi opera in Torino. Ma chissà: un giorno i CPM potranno occuparsi anche di preparare al matrimonio in Municipio, se Dio vorrà. La costituzione dell’Associazione di fatto ha riconosciuto che i CPM non erano un affare torinese ma interdiocesano (allora non si parlava di nazionale). Lo statuto ha formalizzato l’unità che c’era in quel momento e ha aperto un’epoca in cui i CPM sono stati meglio strutturati ma ….. confessiamo che il nostro ricordo è più “tenero” per gli anni degli inizi. L’adesione alla Federazione Internazionale ha poi formalizzato quella fratellanza con i CPM delle altre nazioni che si era creata poco a poco a partire dai nostri primi incontri con père d’Heilly e Jean Pillias. Da allora la ricerca dei CPM italiani fu molto sostenuta, anche provocata, dalla Federazione Internazionale con i diversi “temi dell’anno”. Le giornate internazionali erano ogni volta un grosso momento di confronto e di stimolo a prendere sul serio la realtà storica del momento. Sentivamo molto forte l’impegno di collaborare all’avvenire della F.I. e con i nostri preti crediamo di avervi dato un buon contributo. PERCHE’ L’ASSOCIAZIONE C P M di Armando Mariano Dopo sette anni di attività (1965-1972), i gruppi di sposi che si incontravano con i fidanzati (ogni gruppo era un CPM = centro di preparazione al matrimonio) si erano moltiplicati e diffusi in molte regioni italiane. Circolavano opuscoli e documenti vari come sussidio per la preparazione delle coppie di sposi (revisione di vita) e come traccia per gli incontri con i fidanzati. Si era pure progettato un mezzo di collegamento e di informazione fra i vari “Centri”: un giornaletto ciclostilato la cui testata era già un programma “Famiglia Domani “ Il tutto faceva capo ad una volenterosa Segreteria formata da alcune coppie di Torino, espressione di “Centri” locali, che si riunivano, discutevano, cercavano, pregavano e scrivevano. I CPM erano un movimento spontaneo, informale, mosso da un vivace e profondo spirito di servizio e da una convinta e sperimentata certezza della validità e della bellezza della vita a due, fondata sui valori proposti dal Cristo. Si sentiva, però, il bisogno, l’esigenza di un miglior collegamento, di un più coordinato scambio e confronto con i “Centri”, di una più razionale produzione di documenti, di un punto di riferimento che ci collegasse e ci riunisse tutti e che rendesse anche più facile, più 106 valido e più significativo il rapporto, il dialogo ed il confronto con altre realtà laiche e confessionali. Sentivamo che era arrivato il momento di rendere più solida e riconoscibile la nostra proposta e offerta di accompagnamento e di ricerca ai fidanzati nel loro cammino di scoperta e formazione della coppia. Si doveva anche “formalizzare” il movimento per avere la possibilità di pubblicare e diffondere il giornale ed altre pubblicazioni che venivano maturando e per presentarci al mondo ecclesiale e laico come una realtà seria, organizzata, validamente e giuridicamente costituita. Fu così che si decise di costituire una Federazione, sotto forma di Associazione senza scopo di lucro, con tanto di atto costitutivo e Statuto. Come per ogni iniziativa di gruppo, vi furono obiezioni, dibattiti, critiche, specie per il fatto che si volle costituire un organismo non ecclesiale, ma laico, autonomo, che pur ispirandosi all’etica cristiana, fosse disponibile ed accettabile come proposta, non solo alle comunità ecclesiali, ma anche alle altre realtà sociali presenti sul territorio. L’intuizione fu profetica in quanto, oggi, sempre più è sentita a livello civile e sociale la necessità di una preparazione e formazione della coppia dal lato umano. Quando la nostra famiglia dovette trasferirsi a Genova (per motivi di lavoro), su segnalazione della Segreteria venimmo a contatto con coppie di sposi che già si incontravano con i fidanzati utilizzando materiale e metodo CPM (appoggiati a D. Giovanni Cereti e P. Trapani), e portammo avanti il collegamento e la collaborazione tra i gruppi di Genova (che si andavano espandendo), la Segreteria e i CPM di Torino. Fu così che, quando ci si trovò per costituire l’Associazione, si ritenne giusto designare il sottoscritto quale Presidente operante in Liguria, per sottolineare la valenza nazionale, o se vogliamo, interdiocesana dell’Associazione stessa, tenuto conto che a Torino già operava una efficiente Segreteria interdiocesana dei Ghiotti. Questa nuova impostazione contribuì a facilitare lo sviluppo dei CPM (arricchiti da un maggior numero di esperienze ed un più intenso scambio culturale), aprì le porte in diverse realtà ecclesiali e non, ed aiutò la diffusione di pubblicazioni utili alla formazione delle coppie impegnate. IL NUOVO STATUTO DELL’ASSOCIAZIONE di Tiziana e Aldo Ghidoni L'esigenza di un nuovo statuto CPM é sorta su motivazioni piuttosto pratiche e non solo di principio, come si potrebbe immaginare: in effetti il movimento ha vissuto, per lo meno in Italia e fino al tempo del nostro segretariato, lo spirito che contraddistingueva i gruppi spontanei della Chiesa, anche se gli stretti contatti operativi con Diocesi e Parrocchie "inquadravano" lo spontaneismo dell'organizzazione. Ricordiamo per inciso che all'epoca l'incarico di tesoriere era affidato ai segretari, e solo alla fine del nostro mandato abbiamo caldamente suggerito di separare le due funzioni; eravamo pertanto direttamente coinvolti con il problema del vorticoso (si fa per dire) giro di assegni conseguente all'importanza che (grazie a Luigi Ghia) aveva assunto "Famiglia Domani" nell'ambito del Movimento. Ci siamo trovati a dover gestire il conto corrente 107 postale intestato al CPM, la cui firma (depositata alle Poste) era quella del primo presidente (Mariano ritiratosi nel frattempo in campagna), che secondo il vecchio Statuto era pressoché impossibile sostituire. Il secondo ordine di motivi aveva carattere un po' più sostanziale, ma era ancora legato a questioni organizzative, questa volta però di carattere principalmente ecclesiale, ed era strettamente collegato al problema del riconoscimento del movimento nell'ambito dell'O.I.C. in qualità di Associazione privata di fedeli. In particolare, questo problema venne sollevato soprattutto dalle personalità ecclesiastiche in ambito internazionale, come spesso hanno riportato Carlotta e Filippo Forno ai tempi del loro incarico in qualità di rappresentanti italiani presso la FICPM. Punti fondamentali per il riconoscimento erano allora: l'approvazione dello statuto, la libera scelta del Presidente e della struttura da parte dei membri FICPM e la nomina dell'assistente ecclesiastico. Il dibattito interno al movimento su questo tema è stato annoso: già negli anni '80 alla Federazione era stato offerto di entrare a far parte degli O.I.C. a seguito di una richiesta peraltro a lungo disattesa. Si riferiva che la qualifica di Associazione Privata di Fedeli avrebbe dato un avallo autorevole ad ogni intervento FICPM anche nei rapporti con Enti Internazionali. La procedura per il riconoscimento consisteva in una domanda corredata da una serie di referenze presso le diocesi in cui il CPM era presente ed operava. Di fronte alla reale disponibilità da parte del Vaticano ad accogliere la richiesta, in molti paesi della Federazione e, quindi, anche in Italia, erano sorte forti perplessità e si era sviluppato un dibattito piuttosto vivace. In Italia era diffuso il timore di rinunciare all'autonomia del movimento, o quanto meno di limitarla, e quindi falsarne in un certo senso la fisionomia, col rischio di venir meno allo spirito profetico così importante e fondante per i CPM. Per quanto riguarda le modifiche dello statuto nazionale, queste avrebbero dovuto essere sottoposte a referendum da parte degli associati: di qui nasceva il problema di ridefinire le caratteristiche di appartenenza al movimento. Negli anni '90 si giunse allo studio di un nuovo Statuto che definisse meglio l'immagine del movimento e ne registrasse l'evoluzione. Con la collaborazione dell'avvocato Centore, venne presentata una prima bozza al Consiglio Centrale nel settembre 1992. Riveduta e corretta in altro Consiglio Centrale, venne data in visione ai Vescovi delle Diocesi in cui il CPM operava, per la loro approvazione. Alla "Due giorni nazionale" di Genova del 17/18 settembre 1993 il nuovo Statuto venne votato ed approvato da tutti i presenti in aula. Il 4 novembre 1993, presso il notaio Barletti di Genova venne depositato lo Statuto dell'Associazione Italiana dei Centri di Preparazione al Matrimonio. Nel 1998 fu poi modificato, ma i cambiamenti apportati hanno avuto come unico scopo quello di adeguarlo ai limiti temporali stabiliti dalla legge ed alle prescrizioni derivanti dal decreto legislativo n° 460/1997 8 art. 5 comma 4). 108 IL PRIMO E IL SECONDO CONSIGLIO CENTRALE Il primo Consiglio Centrale dell’Associazione dei CPM fu eletto a Torino il 24 novembre 1973 nel corso dell’Assemblea Costitutiva. Era composto dai rappresentanti del Centri CPM di Alessandria (Giorgio e Luciana Zaccagnini), Fossano (Giovanni e Madda Lingua), Genova (Armando e Mavi Mariano), Milano (Lucien e Germaine Hornung) e Torino (Carlo e Rita Stroppiana). Lo stesso Consiglio ha eletto Armando Mariano a primo presidente. La Segreteria del Consiglio Centrale fu affidata ai Ghiotti e Bianciardi e l’Ufficio Stampa (e quindi Famiglia Domani) ai De Mori e Silvestro. Nell’Assemblea dei Segretariati Diocesani svoltasi a Genova nel marzo del 1981, tenuto conto della diffusione dei CPM nelle varie Diocesi e dei problemi che ne derivavano, si decise, applicando quanto già previsto dallo Statuto, di rinnovare il Consiglio Centrale dei CPM in Italia. Il Consiglio nominato, in successivi incontri svoltisi nel mese di giugno a Torino e nel mese di novembre a Genova, oltre a meglio definire la struttura e le funzioni del nuovo organismo, procedeva all’elezione del Presidente Michele Colella di Genova e dell’Assistente Nazionale don Anfossi di Torino. I nuovi consiglieri nazionali furono: Tina e Michele Colella di Genova, Maria Paola e Gianni Chiesa di Torino, Maria e Sergio Riccardi di Milano, Vittoria e Giuseppe Siccardi di Savona. La segreteria tecnica veniva affidata a Rita e Carlo Stroppiana di Torino, la stampa a Marisa e Giovanni Silvestro di Torino. Laura e Doretto Valerio assumevano la responsabilità del collegamento con la Federazione Internazionale, mentre i coniugi Chiesa e don Anfossi assumevano anche la responsabilità della formazione. Dopo l’elezione del Presidente, i Colella salutarono tutti gli amici dei gruppi CPM con un messaggio datato Genova 18-10-1981: “Carissimi, nella riunione svoltasi a Genova domenica 11-10-81 dagli amici componenti il Consiglio Centrale ci è stato affidato l’incarico di Coppia Presidente Nazionale CPM. Coscienti della inadeguatezza delle nostre capacità e della povertà delle nostre risorse, sappiamo di dover impegnare tutte le nostre energie perché il significativo momento di crescita del nostro Movimento si realizzi positivamente per il bene della Chiesa. Abbiamo fede nell’aiuto che ci verrà dalle vostre preghiere, dai consigli e proposte che ci farete. Il vincolo d’amore con cui ci accingiamo a metterci al servizio di ciascuno di voi sarà pegno del successo. Continuiamo tutti insieme nei nostri impegni e nelle nostre fatiche quotidiane con la consapevolezza di essere membra dello stesso Corpo e che ogni servizio è ugualmente importante ed efficace per realizzare il Regno di Dio. Abbiamo sempre l’umiltà, che è anche sapienza, di riconoscere che la Grazia di Dio sempre ci precede e ci accompagna e che ogni nostro operare è possibile perché sorretti dalla paterna tenerezza di Dio per mezzo di Nostro Signore Gesù Cristo. Un saluto particolare ai sacerdoti che sono con noi impegnati nella pastorale verso i fidanzati. Lo Spirito di pace e di gioia sia con tutti voi.”. 109 APPUNTI SULLA NOSTRA RESPONSABILITA’ NAZIONALE di Enrico e Malù Reboa Nei primi mesi del 1992 fummo chiamati alla presidenza italiana e questo ci permise di partecipare agli incontri del Consiglio Centrale. Era un momento di forte impegno per la diffusione del CPM nelle varie Diocesi italiane e, per meglio raggiungere questo scopo, stringemmo i tempi perché fosse approvato, prima dai Vescovi delle varie Diocesi dove operava il CPM e poi da tutta l’assemblea, il nuovo statuto che, con le modifiche e gli aggiornamenti, fu depositato presso il Notaio Barletti di Genova nel Novembre 1993. Anche la stampa raggiunse uno sviluppo notevole grazie agl’incontri di redazione allargata e all’intensa attività di Luigi Ghia. Ci fu poi l’organizzazione delle giornate della FICPM a Siena che videro un gran numero di partecipanti. Nel 1994 a Torino lasciammo la presidenza italiana ad Elena ed Uberto Bianciardi. LE LINEE PROGRAMMATICHE LANCIATE NEL 1999 In occasione del Consiglio Centrale di Albisola, Maria Vittoria e Maurizio Ravenni, allora presidenti dei CPM italiani, hanno presentato le linee programmatiche per l'anno 1999-2000, linee ancora attuali, nel 2004. 1. Identità associativa Il Consiglio Nazionale, nella riunione del 21/22 marzo 1998, deliberò alcune linee operative che dovevano consentire: - il raggiungimento di una sempre maggiore identità associativa che, sia pure salvaguardando i carismi e le caratteristiche specifiche di ognuno, facesse raggiungere, nel tempo una "formazione" il più possibile "comune" di tutti gli operatori CPM e, conseguentemente, una crescita generalizzata di tutti gli associati. - lo svolgimento - da parte dell'Associazione - di un servizio di preparazione al matrimonio sufficientemente omogeneo in modo da caratterizzare un corso CPM rispetto alle altre esperienze esistenti Questi obiettivi, a nostro avviso, risultano davvero essenziali per il nostro cammino associativo e, quindi, da perseguire al meglio e con l'impegno di tutti anche nel corso dei prossimi anni, perché da essi dipende il futuro dell'Associazione CPM: si tratterà, quindi, all'inizio del nuovo anno, di fare il punto della situazione per vedere quanto è stato fatto in questo primo anno nei vari Segretariati per la loro concreta attuazione ed, eventualmente, per rinnovare ognuno il proprio impegno per la realizzazione di quanto non dovesse ancora essere stato fatto. Si tratterà di verificare, in particolare, se e in quale misura le Equipes CPM stanno maturando l'opportunità di: 110 - utilizzare gli strumenti operativi suggeriti sia per la revisione di vita (che dovrà essere sempre meglio capita e valorizzata) che per la preparazione dei fidanzati - partecipare ai vari incontri comunitari (giornate di segretariato, incontri nazionali, internazionali, ecc.) indispensabili per poter conseguire un sempre maggior arricchimento personale e comunitario mediante il confronto con altri appartenenti al CPM, confronto assolutamente necessario per chi svolge, in nome dell'Associazione, un'attività pastorale e sociale tanto delicata ed importante come la nostra: - seguire le indicazioni suggerite dal Consiglio Centrale circa lo svolgimento e le modalità dei corsi di preparazione dei fidanzati al matrimonio. Particolare attenzione dovrebbe essere rivolta, comunque, all'aggiornamento continuo degli operatori a livello personale, di coppia e di équipe. 2. Stampa E' per noi uno strumento fondamentale sia per l'aggiornamento e la formazione degli operatori CPM e di tutti coloro che direttamente o indirettamente operano in favore della famiglia sia per la visibilità dell'Associazione. E' sicuramente auspicabile, quindi, l'uscita periodica di libri che affrontino le più importanti problematiche riguardanti la famiglia nella realtà odierna e le sue prospettive unitamente alla rivista "Famiglia Domani" che ci auspichiamo sia sempre più diffusa e letta. A questo proposito ci sembrerebbe davvero auspicabile che si riuscisse ad instaurare un rapporto sempre più stretto tra gli operatori CPM e la loro rivista sia a livello di collaborazione, specialmente di coppia (mediante articoli ed altri contributi che abbiano quel carattere sponsale verso cui dovrà sempre più indirizzarsi tutta la Chiesa) sia per la scelta degli argomenti da trattare che dovrebbero servire, comunque, da stimolo e supporto alla famiglia che intendiamo costruire con il nostro servizio ai fidanzati e che, in ogni caso, risultino di maggiore interesse e problematicità per i fidanzati che incontriamo. Collegato a questo ci sembrerebbe opportuno pubblicare in un libretto unico oppure in piccoli ed agili opuscoli le linee fondanti di tutta la nostra operatività: stiamo pensando alla revisione di vita, alla funzione della coppia responsabile, del Consigliere Spirituale, alla comunicazione nel piccolo gruppo (sia degli operatori che dei fidanzati), all'informazione, al pilotaggio ecc. La predetta documentazione dovrebbe essere consegnata a tutti gli attuali operatori CPM e a quelli che in futuro si uniranno a noi in modo da diventare patrimonio comune. 3. Diffusione Una rilevanza particolare riveste, a nostro avviso, l'attività di diffusione, attività indispensabile oltre che per proporre ad altri la nostra esperienza anche per una rivitalizzazione dell'Associazione CPM. A questo proposito, per poter realizzare un concreto lavoro di diffusione, nell'ottobre 1999 è stato formato un gruppo "diffusione, informazione e pilotaggio" con lo scopo di stimolare un impegno generalizzato e programmato di sviluppo dei CPM, con particolare attenzione alle Diocesi dove la nostra Associazione non è operativa. Anche se l'esperienza ci fa capire quanto sia difficile coinvolgere altre coppie di sposi e sacerdoti in un'attività impegnativa e delicata come la nostra, riteniamo tuttavia che la realizzazione di un'efficace attività di diffusione sia davvero essenziale, non tanto per diffondere il vessillo dei CPM, quanto perché siamo convinti che il nostro modo di 111 operare sia davvero profetico per tutta la Chiesa. Oltre al gruppo che si occupa più direttamente della diffusione, tutti dovremmo sentirci, pertanto, direttamente impegnati a cogliere tutte le occasioni "opportune e inopportune" che dovessero presentarsi per proporre la nostra esperienza. Sull’attività svolta nel corso dell'anno dal gruppo ed in particolare sulle prospettive relazionerà la coppia responsabile; ognuno in questo campo dovrà comunque sentirsi missionario nell'ambiente in cui vive. 4. Rapporti con la C.E.I. Sono assai buoni i rapporti intrattenuti con Mons. Bonetti, Direttore dell'Ufficio Nazionale per la Pastorale Familiare, che ha chiesto, periodicamente, la collaborazione dei CPM per le varie necessità dell'Ufficio. Riteniamo che questi rapporti siano da salvaguardare e, possibilmente, incrementare per spirito di servizio alla Chiesa ed anche perché sono un mezzo per far conoscere i CPM anche nelle Diocesi italiane dove non siamo operativi. I CPM hanno anche partecipato, unitamente a tante altre Aggregazioni ecclesiali italiane, all’elaborazione del "Progetto Culturale" della CEI, che dovrebbe essere reso pubblico nel corrente mese di settembre. Si dovrà fare, poi, una riflessione più approfondita in merito ai così detti "corsi lunghi" che ormai da tempo vengono ripetutamente suggeriti e raccomandati dai vescovi italiani. Anche se esistono in proposito già alcune esperienze CPM, si tratterebbe di programmarli in modo più sistematico in tutte le Diocesi dove opera la nostra Associazione. 5. Federazione Internazionale CPM L'esperienza assai positiva che abbiamo fatto nell'incontro internazionale di Lubiana (1999), il primo a cui abbiamo partecipato, ci ha confermato che la F.I.C.P.M. potrebbe rivestire una notevole importanza se riuscisse a coordinare le varie esperienze nazionali e a stimolare la circolazione dei valori e delle acquisizioni di ciascun Paese, in modo da renderlo patrimonio comune dell'Associazione nel suo complesso. La Federazione Internazionale dovrebbe poi, a nostro avviso, non appena ne sussisteranno i necessari presupposti, cercare di ottenere il riconoscimento dei CPM come "Associazione Privata di Fedeli", per i conseguenti benefici di immagine, visibilità ecc. che a questo seguirebbero. Le Segreterie Nazionali / Consiglio Centrale Anno 1968-1969 Coppia Presidente Segretari Nazionali Mariella e Marco Ghiotti 1970-1972 Mariella e Marco Ghiotti 1973 Mavi e Armando Mariella e Marco Mariano Ghiotti 1974 Mavi e Armando Mariella e Marco Mariano Ghiotti 112 Assistente Coppie della segreteria nazionale D. Luigi Pittet P. Mimmo Rocca Stroppiana, De Mori P. Mimmo Rocca Bianciardi, Silvestro D. Matteo Lepori Bianciardi, Silvestro, Scarso Borioli, De Mori Anno Coppia Presidente 1975 Mavi e Armando Mariano 1976-1980 Mavi e Armando Mariano 1982-1984 Tina e Michele Colella 1985 Tina e Michele Colella 1986 Manuela e Lelio Blangetti Segretari Nazionali Mariella e Marco Ghiotti Rita e Carlo Stroppiana Assistente Coppie della segreteria nazionale D. Matteo Mariano, Silvestro, Lepori Stroppiana, Scarso Borioli D. Beppe Ghiotti, Scarso Borioli, Anfossi Silvestro Rita e Carlo Stroppiana D. Beffe Anfossi Laura e Doretto Valerio D. Giacomino Piana Laura e Doretto Valerio D. Giacomino Piana 1987 Manuela e Lelio Tiziana e Aldo Ghidoni D. Giacomino Blangetti Piana 1988 Manuela e Lelio Tiziana e Aldo Ghidoni D. Giacomino Blangetti Piana 1989 Manuela e Lelio Tiziana e Aldo Ghidoni D. Giacomino Blangetti Piana 1990 Manuela e Lelio Tiziana e Aldo Ghidoni D. Giacomino Blangetti Piana 1991 Manuela e Lelio Tiziana e Aldo Ghidoni D. Giacomino Blangetti Piana 1992 Malù e Enrico Reboa Tiziana e Aldo Ghidoni D. Giacomino Piana 1993 Malu e Enrico Reboa Marisilia e Giancarlo Perasso D. Giacomino Piana 1994 Elena e Uberto Bianciardi Marisilia e Giancarlo Perasso D. Giacomino Piana Chiesa, Siccardi, Silvestro Blangetti, Lazzarini, Cazzolla Fassone, Mantero, Lazzarini, Colella, Bianciardi Fassone, Colella, Bianciardi, Lazzarini, Resegotti, Sperandio, Valerio, Piccin, Cioncolini Fassone, Colella, Bianciardi, Lazzarini, Valerio, Cioncolini, Piccin, Donna, Cazzolla Lazzarini, Ghia. Donna, Cazzolla, Piccin, Forno, Ghia, Cioncolini, Colella, Cozza, Fassone, Riccardi, Palombo Cioncolini, Cazzolla, Piccin, Ghia, Valerio, Donna, Bianciardi, Forno, Fassone, Cozza, Riccardi Messina, Fassone, Ghia, Cioncolini, Colella. Perasso Ghia, Perasso, Colella, Blangetti, Messina, Alberti, Cazzolla Lodi, Blangetti, Colella, Ghia, Alberti, Gualchi, Bosano, Siccardi Lodi, Blangetti, Colella, Ghia, Gualchi, Alberti, Bosano, Ravenni, Fassone, 113 Anno 1996 Coppia Presidente Elena e Uberto Bianciardi Segretari Nazionali Assistente Annamaria e Franco Quarta D. Giacomino Piana 1997 Maria Vittoria e Maurizio Ravenni Annamaria e Franco Quarta D. Giacomino Piana 1998 Maria Vittoria e Maurizio Ravenni Maria Vittoria e Maurizio Ravenni Annamaria e Franco Quarta D. Giacomino Piana Annamaria e Franco Quarta D. Giacomino Piana 2000 Maria Vittoria e Maurizio Ravenni Annamaria e Franco Quarta D. Floriano Vassalluzzo 2001 Maria Vittoria e Maurizio Ravenni Annamaria e Franco Quarta D. Floriano Vassalluzzo Angela e Andrea Fascio D. Floriano Vassalluzzo 1999 2002-2004 Annamaria e Franco Quarta Coppie della segreteria nazionale Blangetti, Colella, Dodero, Ghia, Gualchi, Ravenni, Siccardi, Beltramo Siccardi, Dodero, Gualchi, Sestigiani, Colella, Ghia, Blangetti, Beltramo Siccardi, Dodero, Gualchi, Sestigiani, Colella, Ghia, Beltramo Siccardi, Dodero, Curtol, Sestigiani, Colella, Ghia, Murgia, Beltramo Colella, Ghia, Lembo, Sestigiani. Dodero, Curtol, Siccardi, Murgia, Beltramo Colella, Ghia, Lembo, Dodero, Curtol, Siccardi, Sestigiani, Murgia, Beltramo Colella, Ghia, Lembo, Dodero Curtol, Murgia, Macinai, Siccardi, Sestigiani, Gualchi N.B. A norma del vigente statuto, fanno parte del Consiglio Centrale, oltre all’Assistente, la Coppia Presidente, la Coppia Segretaria, il Tesoriere, i responsabili delle Diocesi di Genova, Savona, Siena, Torino, Cagliari, di altre eventuali Diocesi aderenti all’Associazione, i responsabili della Stampa e della diffusione, i delegati alla FICPM e gli incaricati dei rapporti con la CEI Formazione e non solo: le “due giorni” nazionali A partire dal 1982 si è sentita la necessità di una formazione che potesse coinvolgere le équipes CPM delle varie diocesi: nacquero così le Giornate Nazionali, che erano aperte anche a tutti quelli interessati a questo tipo di pastorale. Questi momenti formativi tematici erano, e continuano ad essere, un’opportunità di confronto, di scambio, conoscenza ed amicizia. Per i primi anni le giornate si svolsero ad Albisola, successivamente a Castelnuovo Fogliani e poi si scelse la strada di alternare le sedi nelle diverse località in cui il CPM è presente a livello diocesano. Come si può vedere dalla seguente tabella, i temi scelti nel corso degli anni mettono in luce l’impegno per un approfondimento della Parola di Dio calata nel quotidiano e rivolta al servizio. 114 2 GIORNI NAZIONALI Anno Luogo Tema 1982 1983 Sestri Levante Albisola 1984 1985 Albisola Albisola 1986 Albisola 1987 Albisola 1988 1989 Castelnuovo Fogliari Castelnuovo Fogliari 1990 Castelnuovo Fogliari 1991 Siena 1992 1993 1994 1995 Genova Genova Pianezza Albisola 1996 Siena 1997 Sestri Levante 1998 1999 Susa Albisola 2000 2001 Sestri Levante Siena 2002 2003 Susa Lignano 2004 Genova Familiaris Consortio La preparazione degli incontri con i fidanzati e l’accoglienza da parte della équipe CPM Riconciliazione: come la viviamo Dai corsi di preparazione al matrimonio agli itinerari di fede con i fidanzati Camminate nell’amore nel modo che Cristo vi ha amati “Dio creò l’uomo a sua immagine: a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò” Sposi al servizio nella Chiesa La difficoltà di farsi coppia in una società individualista Dalla schiavitù degli idoli alla libertà dei figli di Dio, per dare un senso alla vita La novità del matrimonio cristiano: c’è ancora posto per la gioia e la speranza? La famiglia nella chiesa: parola, tradizione, profezia Fede e vita nell’esperienza di coppia e di famiglia Fedeli … perché? Accogliere i fidanzati in una Chiesa comunità di amore e pluralità di carismi: quale cammino, quali testimoni Amore degli sposi, incarnazione dell’amore di Cristo: sfide del quotidiano L’Amante, l’Amato, l’Amore: gli sposi che si amano icona della Trinità Educarci a: accoglienza, ascolto, accompagnamento Non hanno più vino … per continuare la festa e celebrare la gioia del quotidiano Essere coppia e famiglia oggi “Un padre aveva due figli” (Crisi luogo di ricerca. Un amore che libera) Farsi prossimo Io, tu e il mondo: coppia, matrimonio, famiglia in una società globalizzata (in concomitanza con le 37e giornate Internazionali) Le sfide della famiglia giovane 115 Raccolta delle “locandine” delle “Due Giorni Nazionale” dal 1983 116 CPM 40 anni di pastorale prematrimoniale in Italia. QUARTA PARTE I CPM italiani e la federazione internazionale dei CPM CPM Italia e federazione internazionale: i primi tempi di Marco e Mariella Ghiotti ...................................................................................... 123 La nostra esperienza con la Federazione Internazionale dei CPM di Giovanna e Paolo Scarso Borioli ............................................................................ 125 Rappresentanti nel Bureau della Federazione dei CPM di Doretto e Laura Valerio ....................................................................................... 127 Partire per… cercare l’olio che alimenti la lampada di Lio e Anna Maria Mostaccio ............................................................................... 128 Ricchezza di esperienze nella federazione internazionale di Enrico e Malù Reboa ............................................................................................ 130 Alla federazione internazionale dal 93 al 96 di Maurizio e Luisella Tedeschi ................................................................................ 132 Delegati alla FICPM dal 1996 ad oggi Intervista a Anna e Carlo Beltramo ed a Marinella e Enrico Gualchi ........................................ 133 Delegati alla Federazione Internazionale FICPM .................................................... 135 117 I partecipanti italiani alle Giornate Internazionali FICPM di Grenoble del 1971 In primo piano Père D’Heilly, a fianco di Luigi Pitet, davanti a Mariella e Marco Ghiotti, Carla e Joseph Ostino e Padre Mimmo Rocca 118 CPM Italia e federazione internazionale: i primi tempi di Marco e Mariella Ghiotti Fin dalla fondazione nel 1964 i coniugi Germano erano stati in contatto con il CPM di Parigi ed avevano ricevuto la documentazione che servì alla formazione della prima équipe CPM ed alla partenza dei primo corso con i fidanzati del 1965. Consolidandosi la prima équipe e con una seconda in formazione diventò necessario un coordinamento organizzativo e fummo chiamati a questa responsabilità da don Guido che per convincerci, al termine di una riunione della équipe, si trattenne nella nostra auto finché non gli dicemmo di sì alle due di notte. Il 24 ottobre 1966 siamo stati a Parigi a incontrare Jean Pillias in Avenue Vavin 6. Era questo l’indirizzo ufficiale che appariva in tutti i documenti francesi e ci aspettavamo di trovare una “sede” , un ufficio; invece era la stessa casa di Pillias, che ci ricevette con grande cordialità . Dagli appunti di allora riprendiamo alcuni aspetti che orientarono poi il nostro lavoro in Italia e che danno un’idea di alcuni aspetti della novità CPM a quell’epoca: - il CPM di Francia è disponibile ad uno scambio collaborativo, non si attende resoconti né desidera alcun controllo; - il CPM non si propone come movimento autonomo ma come esperienza a servizio della Diocesi; - il metodo resta deduttivo e non induttivo; più che sulla testimonianza si basa sulla capacità di aiutare la ricerca dei fidanzati perché l’esperienza è già in loro. Anche per questo la presenza di specialisti non è più richiesta. Nel giugno del ‘69 invitammo a Torino Jean per mettere a fuoco la nostra collaborazione con i CPM delle altre nazioni ed anche per tenere con noi una tavola rotonda per i Vicari Zonali all’Ufficio Catechistico Diocesano. Non dimenticheremo mai il suo stupore quando sceso alla stazione di Porta Nuova lo accompagnammo verso il centro città, passando in Chiesa per ringraziare il Signore dell’incontro: sulla porta della Chiesa di San Carlo notò subito la lunga locandina con tutti i corsi CPM: quasi non credeva a tanta visibilità e tanta attività. Alla fine dell’incontro Jean ci propose di entrare nella Federazione Internazionale e così l’anno successivo p. Mimmo Rocca rappresenPére d’Heilly incontra il segretariato italiano a Pianezza tò per la prima volta i CPM italiani all’incontro internazionale di Lisbona. 119 L’anno successivo, con gli Ostino, don Pitet e p. Mimmo Rocca, portammo l’esperienza italiana alle Giornate di Grenoble del 1971. Da allora e fino alla fine del nostro mandato abbiamo sempre proposto ai CPM delle diverse diocesi un lavoro in stretto collegamento con i temi proposti dalla Federazione Internazionale, lavoro di approfondimento con la revisione di vita e di ricerca anche attraverso inchieste ai fidanzati e ad esperti. Siamo convinti che in quegli anni i CPM italiani abbiano dato un buon contributo alla F.I. attraverso le sintesi del lavoro dei CPM diocesani: nel 72 a Barcellona sul tema “Fede e coppie di sposi CPM” (con noi erano i Bertazzi e gli Scarso Borioli); nel 74 a Roma sulla “Dimensione sociale del matrimonio”; nel 75 alle giornate a la Tour de Peilz, in Svizzera, come nel 76 ancora a Grenoble sulla “Vita comunitaria dell’équipe CPM”. Nel gennaio 1973 p. D’Heilly venne a Torino per preparare con noi le Giornate della Federazione Internazionale dei CPM che si svolsero a Pianezza dal 31 maggio al 3 giugno sul tema “Fede e fidanzati” . Queste giornate segnarono una grossa tappa di visibilità e di riconoscimento per i CPM italiani, i giornali nostrani ne parlarono ampiamente, anche per la presenza del cardinal Pellegrino, che celebrò la Messa conclusiva. Un altro momento molto significativo per la diffusione dei CPM in Italia fu la nostra partecipazione nel novembre del 74, ancora con p. d’Heilly al “Rencontre des Mouvements familiaux a Roma”. Eravamo i rappresentanti di cinque iniziative (END, Cana Mouvement, Mariage Encounter, Movimento Familiar Cristiano e CPM). Per tre giorni siamo stati interrogati da Vescovi e Cardinali. Fu importante sentirsi dire da loro: “voi, non noi, avete l’esperienza diretta” e far conoscere non solo la Federazione ma anche il CPM vivo e attivo nelle Diocesi italiane. Incontro a Roma dei Movimenti Familiari nel 1974: oltre al Papa Paolo VI, sono riconoscibili, a partire da sinistra (nei cerchi) Père D’Heilly, Vittorio. Bachelet, Mariella e Marco Ghiotti 120 Nel 1978 le Giornate Internazionali furono di nuovo a Torino …ma l’elencazione sta diventando lunga… Vogliamo però ricordare ancora un’altra iniziativa a “carattere” internazionale che ebbe non poca influenza nel confermare nella loro missione diverse coppie italiane: la partecipazione al convegno di tre giorni a Lourdes del 1977 organizzato dai CPM francesi. Un autobus intero di coppie e preti CPM partì a notte alta da Torino per raggiungere il convoglio ferroviario che da Lione ci portò a Lourdes. Con noi anche dei giovani seminaristi. Giorni intensi di preghiera, di ricerca, di scambi, in un clima straordinario: più di un migliaio di coppie e sacerdoti CPM impegnati nella preparazione al matrimonio sotto lo sguardo di Maria. La nostra esperienza con la Federazione Internazionale dei Centri di Preparazione al Matrimonio di Giovanna e Paolo Scarso Borioli Paolo ed io siamo entrati a far parte dei CPM di Torino, nell’équipe di Vanchiglia 1, nel 1970, anno in cui ci siamo sposati. Fin dall’inizio, essendo nel gruppo con Marco e Mariella Ghiotti, abbiamo avuto consapevolezza della valenza internazionale, di Chiesa universale dei CPM e questo, nell’atmosfera postconciliare di quegli anni, è stato proprio uno degli aspetti che ci hanno fatto entusiasmare di quell’esperienza. Il primo contatto diretto con gli amici della Federazione Internazionale è stato in occasione delle Giornate Internazionali di Pianezza, nel maggio del 1973, preparate dalla Segreteria Interdiocesana italiana, cioè da Marco e Mariella con l’aiuto degli amici di Torino, in collaborazione con la Segreteria Internazionale, che allora era formata dalla Spagna e dal Père d’Heilly. Erano presenti, oltre all’Italia e alla Spagna, coppie e sacerdoti rappresentanti di Francia, Svizzera, Portogallo e Belgio. Oltre allo scambio Giornate Internazionali di Pianezza 1973: delle esperienze concrete di la Messa all’aperto celebrata dal fondatore Père A. D’Heilly ogni équipe nazionale, ogni 121 paese ha portato un contributo sul tema dell’anno, che era “La fede e i fidanzati”. Significativa è stata la partecipazione alla celebrazione eucaristica dell’allora cardinale di Torino Monsignor Pellegrino. Inutile dire che sono state Giornate apprezzatissime da tutti, anche per l’accoglienza di Villa Lascaris, per il buon cibo e il vino, per la scoperta della città di Torino… A seguito di quelle Giornate, l’Italia è stata incaricata di assumere la Segreteria Internazionale, insieme con il Père d’Heilly e così noi ci siamo ritrovati “segretari” internazionali. Sono iniziati per noi alcuni anni eccezionali per le esperienze fatte e per le persone conosciute. Intanto gli incontri e l’amicizia con il Père d’Heilly: rileggendo le sue lettere in questi giorni e ricordando le sue frequenti telefonate e le nostre visite a Saint Hugues de Biviers, ci accorgiamo quanto ci ha voluto bene; ci aveva posti sotto la sua ala protettrice, ma ci confidava anche le sue preoccupazioni, le sue ansie per i CPM , che considerava una sua creatura, bisognosa di attenzioni e di dedizione, che lui certo non lesinava, scrivendo a tanti, in tutto il mondo e recandosi in visita dovunque. Come non ricordare il suo amore per il Madagascar e per il CPM che aveva fatto nascere laggiù! Come prima esperienza siamo stati invitati a partecipare, in Vaticano, nel marzo 1974, alla seconda Assemblea generale del Comitato per la Famiglia del Consilium pro Laicis. Il tema era “Educazione alla vita della famiglia: valori umani – valori cristiani – valori sociali”. Non erano molte le esperienze laicali presentate e il CPM è stato molto apprezzato da tutti i presenti. Ricordiamo la simpatia e l’affetto con cui ci hanno accolti Monsignor Gagnon, Monsignor Moreira Neves e, su tutti, Vittorio Bachelet, che guidava il carrefour a cui partecipavamo noi e che ci incoraggiava sempre a raccontare la nostra esperienza. Non l’abbiamo mai dimenticato. Noi ci sentivamo davvero i rappresentanti di una Federazione Internazionale (abbiamo voluto presentare la nostra relazione in francese, proprio per sottolinearlo!) e questo ha colpito in particolare tutti i presenti; ci siamo presentati come dei laici di vari paesi, che si scambiavano esperienze e mettevano in comune iniziative, speranze e riflessioni: e questo non era così comune in quell’epoca. Quell’anno ci è toccata pure un’altra straordinaria esperienza, quella di organizzare, sempre con il Père d’Heilly, le Giornate Internazionali a Roma. Il tema scelto a Pianezza era: “La fecondità dell’amore: la dimensione sociale del matrimonio e l’impegno della coppia nella società”. E’ stata un’impresa epica, che abbiamo portato a buon fine con la collaborazione di tanti amici di Torino. Di quelle Giornate ricordiamo molte cose, su tutte l’aiuto della provvidenza: quando, dopo due giorni passati a Roma con il Pére d’Heilly per cercare una casa che ci ospitasse e avendo ottenuto solo rifiuti stavamo decidendo, due ore prima della partenza per Torino, di rinunciare a fare le Giornate a Roma, l’incontro, in Piazza Navona, con un sacerdote salesiano, amico e compagno di scuola di Paolo, che, sentendo il nostro problema, ci propone di ospitarci al Salesianum, il grande Centro romano inaugurato da poco! Anche quelle Giornate sono state assai positive per tutti, per la qualità degli scambi delle esperienze e per la bellezza della città di Roma e così l’Italia ha ottenuto il rinnovo del mandato per un anno ancora di responsabilità della Segreteria. Il 1974 è stato un anno assai ricco di esperienze, perché i CPM, Federazione Internazionale, sono stati invitati ancora dal Consilium pro Laicis a partecipare all’incontro dei Movimenti Famigliari a Roma, dall’11 al 13 novembre. La Segreteria Internazionale è stata rappresentata da Mariella e Marco Ghiotti, ma in qualcosa abbiamo contribuito 122 anche noi: da “segretari” ci siamo trasformati nel ben più impegnativo compito di “genitori supplenti”, trasferendoci a casa Ghiotti con i loro sei bambini! Come Segretari abbiamo quindi, con l’aiuto degli amici svizzeri, preparato le Giornate Internazionali di La Tour de Peilz, sul lago di Ginevra, nel maggio 1975. Il tema dell’anno era Come incontrare i fidanzati per rispondere alle loro aspirazioni – Partendo dalla risposta alle loro aspirazioni, qual è la nostra responsabilità nella Chiesa e nella società. Di questo incontro ricordiamo in particolare l’allargamento a vari organismi osservatori dall’Olanda, dal Belgio, dalla Palestina, dalla Grecia e dal Vaticano. Al termine di queste Giornate, essendo l’Italia dimissionaria dopo due anni di Segreteria Internazionale, fu deciso di creare un nuovo tipo di “Bureau de la Fédération Internationale”, formato da una coppia scelta da ogni paese sotto la responsabilità di un paese segretario, eletto ogni anno. Il paese eletto a La Tour de Peilz è stato la Francia, e l’assistente ancora il Père d’Heilly: da allora in poi il “bureau” si sarebbe incontrato due o tre volte l’anno, per far fronte ai vari impegni. E così “la nostra storia con l’Internazionale” continua ancora con vari incontri di “bureau”, con le Giornate Internazionali di Saint Hugues de Biviers (Grenoble) nel maggio 1976, con la partecipazione, unitamente ad un bel gruppo di cipiemmini italiani, alle Giornate dei CPM francesi a Lourdes, nel novembre del 1977. La nostra esperienza personale si conclude infine con le Giornate Internazionali di Pianezza, nel maggio del 1978: a questo punto abbiamo passato il testimone a Laura e Doretto Valerio! Rappresentanti nel bureau della federazione dei CPM di Doretto e Laura Valerio All’origine dell’impegno mio e di Doretto come rappresentanti del CPM italiano nel bureau della Federazione ci sono stati due incontri che ci hanno aperto a questa dimensione. Il primo con i Randeleux, la coppia rappresentante del CPM francese venuta ad incontrare le coppie del CPM di Torino; non ho grandi ricordi dei contenuti di quell’incontro, ma una loro frase mi è rimasta dentro, la loro scelta di “prendere il bastone del pellegrino” per andare ad incontrare le coppie dei CPM dei vari paesi. Da quell’incontro siamo usciti con una percezione più ampia del CPM e con la voglia di conoscere le altre realtà. Eccoci dunque a Lourdes, pochi mesi dopo, alle Giornate nazionali dei CPM francesi (1977), a cui erano presenti coppie di diversi paesi. Non posso dimenticare l’emozione dell’Eucaristia conclusiva dell’incontro nella Basilica dell’Esplanade, la percezione viva e concreta di essere parte della Chiesa universale, la gioia di trovarci uniti, pur provenendo da realtà diverse, nel portare avanti valori comuni. E’ stato il fascino di questo “respiro ampio” a farci accettare, l’anno dopo, la proposta di subentrare a Giovanna e Paolo Scarso Borioli nella responsabilità di rappresentare i CPM italiani nel bureau della Federazione Internazionale. Abbiamo vissuto con passione questa responsabilità dal 1978 al 1982. In quegli anni, sollecitati dall’evoluzione del mondo giovanile e dal manifestarsi di nuove tendenze come quella della convivenza, si è sentita l’esigenza di fare il punto su 123 temi importanti come la formazione delle coppie animatrici e la pedagogia degli incontri ai fidanzati. Le Giornate internazionali di quegli anni ( Saragozza 1979, Bex 1980, Annecy 1981) hanno rappresentato momenti importanti di confronto che hanno permesso di evidenziare i punti in comune e le differenze nelle realtà dei vari paesi. Un contributo importante in questa direzione è stata la relazione alle giornate di Bex di Don Beppe Anfossi (allora assistente del CPM di Torino) che, con la sua analisi approfondita della formazione delle coppie animatrici nei vari paesi, ha offerto spunti importanti di lavoro per gli anni successivi. I nodi centrali emersi in quegli anni riguardavano la revisione di vita (non praticata nelle équipes di alcuni paesi, per es. il Belgio e il Lussemburgo) e il posto dell’annuncio di fede negli incontri con i fidanzati, temi questi trattati nelle Giornate degli anni successivi (“La revisione di vita” a Malines nel 1982, “Coppie di oggi e matrimonio cristiano” a Lisbona nel 1983). In particolare su questi temi lo scambio all’interno del Bureau (da cui scaturiva poi il lavoro da proporre alle équipes dei vari paesi in preparazione degli incontri internazionali) era davvero intenso e ricco, nel confronto tra chi, come noi, viveva la centralità della revisione di vita nella vita delle équipes e chi, come il Belgio e il Lussemburgo, lavorava soprattutto sulla qualità dell’accoglienza ai fidanzati. Non c’era contrapposizione, ma gusto di conoscere, di condividere, perché le ricchezze di ciascuna esperienza potessero diventare patrimonio comune. Ricordiamo in particolare la passione che in questo dialogo portava Paul Derkinderen, di cui tutti conoscono i “sette punti” per l’accoglienza ai fidanzati. Eravamo colpiti dalla sua capacità di ascolto e dal grande interesse che mostrava per la nostra esperienza. Ricordo il suo sguardo penetrante e la sua persona imponente tutta protesa a cercar di cogliere fino in fondo le nostre comunicazioni. Era stupito dai nostri percorsi di revisione di vita e scopriva un modo di vivere insieme un percorso di fede e di testimoniarlo ai fidanzati così lontano dalla sua immagine dei cristiani italiani “troppo vicini al Vaticano”. E noi, a nostra volta, eravamo affascinati, quando con una dolcezza incredibile in una persona apparentemente burbera, ci parlava degli atteggiamenti da vivere nell’incontro con i fidanzati. Per questa ricchezza di condivisione con lui e con tante altre persone di grande valore tornavamo a casa sempre “carichi”, anche se poi non era facile trasmettere intorno a noi l’esperienza vissuta. Rivisitare oggi quegli anni ce li restituisce nella loro intensità e ci dà il senso gioioso di aver contribuito, per la nostra parte, ad una storia che continua anche oggi. Partire per… cercare l’olio che alimenti la lampada di Lio e Anna Maria Mostaccio Capita di partire per un imperioso ma non ben definito bisogno di cambiamento. E’ successo anche a noi quando il CPM nazionale ci ha proposto di dare il cambio a Laura e Doretto Valerio come rappresentanti dell’Italia presso la F.I.C.P.M. Siamo partiti nel novembre 1982 per partecipare alla nostra prima riunione di Bureau. Entrati nel convento 124 del Cenacolo sulla collina di Lyon, nel buio di un lungo e silenzioso corridoio, abbiamo visto l’aumonier della federazione, Paul Der Kinderen, venirci incontro; l’imprevedibile qualità di un incontro ha cambiato definitivamente la nostra vita: in pochi secondi l’impegno che avevamo assunto si è trasformato in grazia. Al contatto con Paul, un amore pieno, definitivo, faceva irruzione nel cuore, cambiandovi radicalmente la percezione della vita e delle realtà di cui ci sentiamo parte. Così il giorno seguente, nella sala delle riunioni, fra coppie e sacerdoti provenienti da realtà anche molto diverse da quelle del nostro Paese, lavoravamo tranquillamente, come se ci si conoscesse da sempre. La tappa più significativa dei primi due anni del nostro incarico è stato l’incontro nazionale dei CPM Francesi a Taizé, dove abbiamo fatto una duplice scoperta: la vivacità delle realtà ecclesiali in Francia, ove per i credenti è importante essere riconosciuti tali dalla loro società secolarizzata da lungo tempo, e la parabola di riconciliazione e di comunione che la preghiera gioiosa e ritmata dei Frères incarna. Strano luogo Taizé, fin dal primo impatto! Nascosto dietro una grande curva della strada che vi conduce, è annunciato da due cartelli che indicano rispettivamente: “communauté” il primo e “fromages” il secondo. Mantiene le sue promesse ed accoglie ogni pellegrino aiutandolo a vivere la doppia dimensione riassunta dalle due scritte. I temi di riflessione di quegli anni si articolavano attraverso parole chiave come: accompagnamento dei giovani, utopia della fedeltà, ricerca di identità della coppia impegnata nell’ambito privato e verso il mondo esterno, scoperta delle realtà socioeconomiche come dono del Signore. Nel giugno 1985, le Giornate Internazionali annuali si svolgevano in Italia, nello splendido scenario di Bocca di Magra. Lì siamo stati eletti coppia presidente della Federazione. Iniziava così un nuovo biennio, denso di viaggi e di incontri, soprattutto in direzione nord-est. Infatti, agli otto paesi membri della Federazione si stavano aggiungendo i Paesi Bassi. Inoltre nel mese di novembre dello stesso anno, la Federazione partecipava per la prima volta ad un incontro organizzato a Zagabria da un gruppo di équipes croate e slovene che operavano da tempo sul territorio. Contatto destinato a Giornate internazionali di Siena – 1992 125 trovare una seconda piattaforma di lavoro circa le politiche familiari da perseguire negli anni seguenti. Nei dossiers ricevuti in consegna dai nostri predecessori avevamo inoltre scoperto traccia dei contatti epistolari tra la Federazione ed il Vaticano; ci siamo dunque proposti di trasformarli in un rapporto continuativo, scandito da un viaggio annuale a Roma a cadenza fissa. L’avventura romana ci ha permesso di scoprire nel Consilium pro Laicis degli interlocutori capaci di stimolare il lavoro della Federazione e di offrire ai suoi rappresentanti occasioni di scambio con operatori pastorali provenienti da tutto il mondo. Accanto alla gioia che sempre scaturisce da un incontro, la scommessa in nome della quale ci muovevamo era di giungere ad un rapporto autentico, anche a livello interpersonale, con i rappresentanti degli Organismi vaticani preposti, in atteggiamento di sincera ricerca di un lavoro comune e con la richiesta di essere aiutati nell’attività pastorale con i fidanzati. La F.I.C.P.M. ha redatto in quegli anni uno statuto ed ha chiesto di essere riconosciuta ufficialmente come Organizzazione Cattolica. Globalmente i due anni del nostro incarico hanno rappresentato per noi un’avventura personale, di coppia, di famiglia ed un’esperienza ecclesiale forte. Abbiamo intuito di dover accettare le differenze profonde fra le realtà dei diversi Paesi senza cercare di farne un mélange e di dover arginare, allo stesso tempo, i rischi di un facile entusiasmo e quelli derivanti dal cercare i rimedi alle sofferenze vissute altrove nell’esperienza maturata nel proprio ambiente. Nel maggio 1987, terminato il nostro incarico di presidenti, abbiamo passato il testimone alla coppia belga con la gioia di un Paese membro in più (l’Olanda), dei contatti avviati con l’Est, dei rapporti intensificati con Roma. Abbiamo accettato in quella stessa occasione, un nuovo impegno quinquennale di coppia incaricata dei contatti tra La Federazione e il Vaticano. Di tale periodo ricordiamo con particolare piacere un incontro del Bureau a Roma, in occasione del quale tutti i delegati sono stati accolti tanto alla Segreteria di Stato, quanto in Trastevere dai responsabili dei due dicasteri preposti all’attività dei laici e della famiglia. Esperienza indimenticabile, soprattutto per i delegati dei Paesi dell’Europa del nord, affascinati dalla coreografia delle cerimonie vaticane e conquistati dal contatto umano che permetteva, anche ai più diffidenti, di superare quell’alone di sospetto che circonda la Chiesa ufficiale nell’immaginario delle comunità ecclesiali geograficamente più lontane. Ricchezza di esperienze nella federazione internazionale di Enrico e Malù Reboa Come segretari diocesani fummo informati che nel 1985 le Giornate Internazionali della FICPM si sarebbero tenute in Italia, per cui andammo nel 1984 in Lussemburgo per capire meglio cosa fare per l’organizzazione l’anno dopo in Italia. Fu scelta la sede di Bocca di Magra e così il segretariato di Genova fu impegnato al massimo per quelle Giornate. Se la presenza italiana non fu numerosa, alla festa offerta presso la comunità di Quarto agli amici della FI, moltissimi gruppi di Genova parteciparono e furono contagiati dall’entusiasmo degli amici europei e del Madagascar. 126 In quell’occasione decadde il Presidente Mill Majerus del Lussemburgo e furono eletti Annamaria e Lio Mostaccio di Torino, già delegati italiani presso la FI. Visto che noi avevamo già partecipato ad alcuni incontri internazionali, fummo incaricati ipso facto a rappresentare il CPM italiano presso la FI e lasciammo quindi il segretariato di Genova agli amici Mantero. Dal 1985 al 1989 fummo delegati italiani presso la FI. Questo comportò 3 incontri durante l’anno (Bureau), a cui partecipavano i rappresentanti di tutti i paesi dove operava il CPM, più le Giornate Internazionali aperte a tutti. Proprio nel 1985 ci fu il primo incontro informale a Zagabria per parlare della preparazione al matrimonio con una Chiesa ancora poco libera, officiante perfino in scantinati, con pochi preti e laici, provenienti da diversi paesi dell’Est. I primi bureau si svolsero a Lione ed in seguito in Svizzera vicino a Gruyeres. In questi incontri scoprimmo le ricchezze e le differenze dei vari CPM e non fu quindi solo uno scambio di notizie, ma si cercò di rendere più vicine posizioni che a volte erano discordanti o contrapposte. Si tracciò insieme un percorso che tutti, anche se in modi un po’ diversi, potessero seguire. Naturalmente in Italia partecipammo agli incontri del Consiglio Centrale per portare la voce della FI.Possiamo dire di aver avuto il privilegio di seguire passo per passo e per 4 anni il cammino di tutti i paesi in cui operava il CPM, ben 11 nazioni, con circa 1500 gruppi, compresi Canada e Madagascar. Molto spesso venne con noi Don Giacomino, che nel nostro pulmino Volkswagen faceva lunghe dormite durante il viaggio e poi, ben ritemprato, portava sempre la sua saggezza ed il suo amore per la Chiesa nel mezzo delle nostre vivaci discussioni. Ancora oggi è ricordato con tanto affetto il suo “Ma se ghe penso”. Poi a Sancey le long, in Francia, nel 1989, fummo nominati presidenti della FI, carica che avrebbe dovuto intimorirci, se non ci fossimo sentiti amati ed aiutati da tutti, in primis l’Aumonier, cioè il sacerdote dell’internazionale Josef Tschugmell ed il segretario Jean Marie Faux. Lavorammo insieme sugli obiettivi della FI: - una piattaforma di scambio tra tutti i membri (Giornate Internazionali, stampa ecc.) - un aiuto al discernimento delle realtà che cambiano (formazione continua) - una ricerca per rendere visibile a tutti la Chiesa universale (contatti con il Vaticano, paesi dell’Est, Africa ecc.). Il presidente della FI ha anche un compito di rappresentanza e ci trovammo con il Cardinale Daneels alle Giornate Nazionali di Barcellona, in Vaticano con i Mostaccio che vi rappresentavano la FI e all’incontro straordinario di Zagabria del 1990, dove parteciparono quasi tutti i paesi dell’Est. Proprio a Zagabria, durante il ricevimento del Sindaco in Municipio, notammo una certa tensione; tre giorni dopo la nostra partenza vi fu la rivoluzione. Ogni incontro del bureau fu per noi momento di stupore e di consolazione nel vedere arrivare il venerdì sera da tutta Europa e dal Canada i rappresentanti dei vari paesi. Si lavorava intensamente il sabato e la domenica mattina e dopo il pranzo si ripartiva tutti per le varie destinazioni; non erano persone in pensione, ma tutte in piena attività lavorativa, che riuscivano sempre ad essere presenti. Nel 1991 a Vught in Olanda lasciammo la presidenza e furono eletti Henk e Thea Degen olandesi. 127 Alla federazione internazionale dal 93 al 96 di Maurizio e Luisella Tedeschi La “chiamata” al Servizio come Rappresentanti del CPM Italiano nella FICPM ha avuto inizio la sera della festa di conclusione delle Giornate Internazionali di Siena della FICPM nel 1993. Malù Reboa “mise gli occhi” su di noi, ancora adesso non sappiamo bene perché, forse per quel po’ di francese autodidatta di Luisella e per il sorriso di Maurizio… Ci sembrò una richiesta un po’ folle, per noi che ci sentivamo ancora raminghi tra Genova e Siena e da poco nel CPM. Ci pensammo tutta l’estate e a settembre, con molta incoscienza, ci buttammo nell’avventura del Servizio (in queste cose le nostre radici scout ci aiutano sempre). In quegli anni, dal 1993 al 1996, fu tutto un viaggiare per i Bureaux e per le Giornate Internazionali: Luisella arrivò perfino a prendere l’aereo per ben 2 volte per andare a Barcellona, superando la paura di volare. Lussemburgo, Barcellona Vaalbeck, Friburgo, Roma furono le nostre mete. La cosa che più ci ha colpito è stata sempre l’efficienza del Comitato Esecutivo: nonostante le differenze di nazionalità e di esperienze nell’ambito della preparazione al matrimonio, non siamo mai usciti pensando di aver perso tempo. Abbiamo imparato lì il giusto equilibrio fra il dare spazio a tutti, affinché tutti si sentissero protagonisti e la precisione e la sinteticità degli interventi. Tanti i contenuti e forte la ricerca di una profonda unità di intenti anche nei momenti in cui sperimentavamo la difficoltà del confronto: Statuti, accoglienza di nuovi paesi e rapporti con altre associazioni, strategie di diffusione del movimento, apertura all’Africa ed ai paesi dell’Est, stili e metodi nella Preparazione al Matrimonio nel rispetto della specificità di ciascuno, rapporti con gli Organismi Internazionali e con il Vaticano e molte altre questioni rilevanti per i paesi membri e per la vita della FICPM sono state discusse ed approfondite in quel periodo, facendoci crescere come persone e come coppia. I nostri orizzonti si sono allargati moltissimo e con essi anche il cerchio delle nostre amicizie (con alcuni siamo tuttora in relazione); i membri della FICPM ci sono entrati per sempre nel cuore, i Faux, i Dehaene, Paul Andrè, P. Jacques Maegerman, P. Edmond Heymans. Gaspar Mora e tutti i delegati degli altri paesi, molti dei quali sono anche passati per casa nostra. Due, fra i tanti, i ricordi più vivi di quegli anni: il primo a Roma nel 1994, al Bureau effettuato in concomitanza con l’Incontro Internazionale delle Famiglie con il Papa. E’ in noi ancora dolce e forte il ricordo di quel tramonto in Piazza S. Pietro con Therèse, Jacques, Gaspar Mora e gli altri amici delegati: ci sentivamo così vicini e felici, veramente “un cuor solo ed un’anima sola. Il secondo ricordo è a Friburgo, alle Giornate Internazionali del ’96, in un momento tanto difficile per la nostra vita, con un avvenire incerto davanti, quando gli amici del Comitato Esecutivo si sono stretti vicino a noi con affetto caloroso e con le loro intense preghiere. Ma tantissimi altri sono stati i momenti appassionanti e fruttuosi che abbiamo vissuto con la FICPM ed è difficile sceglierne qualcuno. Dal Servizio di Delegati all’Internazionale siamo stati chiamati poi a quello di Rappresentanti della FICPM presso gli Organismi Vaticani e lì è stata tutta un’altra storia….. da cui abbiamo imparato molto, anche, talvolta, ad ascoltare pazientemente e a 128 parlare con accortezza e senso di responsabilità. Anche in Vaticano abbiamo trovato alcune persone squisite, che molto ci hanno dato sul piano ecclesiale e dell’amicizia. Dobbiamo quindi, ancora una volta, dire Grazie al Signore per questo cammino di Servizio nella FICPM, che è stato tanto importante per la nostra vita. Delegati alla FICPM dal 1996 ad oggi Intervista a Anna e Carlo Beltramo ed a Marinella e Enrico Gualchi Dopo tanti anni, con voi, la responsabilità di delegati alla FICPM è tornata ad una coppia torinese… A Torino e all’Italia sono legati due dei momenti più significativi della storia della Federazione Internazionale: Giornate Internazionali di Lignano Sabbiadoro 2003 - nel 1973 a Pianezza è stato presentato il 1° statuto della Federazione Internazionale; - nel 2003 a Lignano Sabbiadoro, in occasione delle 37e Giornate Internazionali, 4 Paesi dell’Europa Centrale (Croazia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria) hanno chiesto ed ottenuto di diventare Paesi associati alla FICPM. 129 Quali sono stati gli avvenimenti più significativi del periodo in cui siete stati delegati? Negli anni in cui siamo stati delegati alla FICPM (dal 1996 al 2002), gli avvenimenti più significativi per la storia della Federazione sono stati - l’apertura verso i Paesi dell’Europa Centrale, dopo un lungo ed appassionato lavoro preparatorio; - le prime giornate internazionali in Madagascar nel 1998, occasione privilegiata per un incontro con una realtà locale entusiasta e superattiva, malgrado le poverissime condizioni di vita e la mancanza assoluta di mezzi; - la nascita della Federazione delle Isole dell’Oceano Indiano (Seychelles, Mauritius, Ile de la Réunion, Ile Rodrigue oltre al Madagascar); molti dei delegati erano stati presenti alle Giornate Internazionali in Madagascar; - accettazione di Malta (Movimento Cana maltese) come Paese associato; - l’iscrizione della FICPM come ONG – Settore Famiglia; - la realizzazione di un nuovo pieghevole illustrante in sintesi la realtà della FICPM; - la realizzazione della “brochure”, che è stata occasione non solo per ripercorrere con passione la storia della FICPM, partendo da un profilo di Père d’Heilly, ispiratore dei CPM, ma anche per riflettere sulle motivazioni teologiche dell’impegno nei confronti dei fidanzati; - l’organizzazione nel 2003 delle 37e Giornate Internazionali a Lignano Sabbiadoro che hanno fatto registrare una presenza record di quasi 400 partecipanti e che a detta di tutti sono state un “successo”. La vera affermazione di queste Giornate è stata la collaborazione di molti italiani nell’organizzarle e nel realizzarle. Nel 2003 si è però dovuta registrare la “defezione” dei Paesi Bassi, dove il CPM era presente in una sola diocesi: cambio della coppia delegata e cambio del Vescovo hanno ingenerato una situazione di stallo, da cui sono usciti decidendo di continuare a lavorare all’interno della propria Diocesi, e di chiudere, almeno per il momento, alla FICPM. Per quanto riguarda gli incontri del “bureau” negli anni in cui siamo stati delegati, abbiamo vissuto delle esperienze molte belle ed arricchenti, poiché si è venuto a creare un clima di amicizia, di scambio, di accoglienza che ha consentito di lavorare con entusiasmo e proficuamente. Le riunioni del bureau sono diventate anche occasione di scambio su alcuni temi di interesse comune, di formazione e di maggiore conoscenza delle realtà dei diversi Paesi (a turno ogni Paese racconta in dettaglio come si svolgono gli incontri, i contenuti ed i metodi, gli operatori, le iniziative per il post-CPM, etc.). L’Italia è stato uno dei primi Paesi che si è lanciato in questa esposizione, con notevole successo anche nel metodo della relazione, oltre che sui contenuti. In occasione delle riunioni del bureau il nostro impegno costante è stato quello di mantenere vivo lo spirito iniziale del CPM, cioè la revisione di vita e la vita di équipe, elementi essenziali per un buon servizio con i fidanzati, oltre a sforzarci di suscitare l’armonia e lo spirito familiare che dovrebbero essere caratteristici di tutte le riunioni CPM. Cosa vi ha lasciato la vostra esperienza come delegati? Sicuramente l’esperienza che abbiamo vissuto come delegati è stata tra le più arricchenti nell’ambito del CPM, grazie all’opportunità di potersi confrontare in serenità e rispetto con persone provenienti da tutto il mondo, quindi con cultura, storia, ambiente completamente diversi dal nostro, ma spesso con gli stessi problemi e sicuramente gli 130 stessi entusiasmi e la stessa tensione per trovare il modo migliore di accogliere i giovani che decidono di sposarsi in chiesa. La difficoltà che abbiamo incontrato è stata quella di trasmettere l’entusiasmo e la ricchezza di questi incontri alla “base” CPM (pochi i momenti di incontro al di fuori della propria diocesi, poca collaborazione nella preparazione dei contributi da discutere a livello di bureau, poco coinvolgimento nell’allestimento degli “stand” per le Giornate Internazionali, a parte alcune essenziali collaborazioni). La ricchezza del CPM è il continuo confronto, in coppia, nel gruppo, con i fidanzati, con le altre équipe; l’esperienza della FICPM è la “ciliegina sulla torta”: apre a nuovi orizzonti, fa intravedere dove sta andando la famiglia, stimola ad una visione più ampia al di là dei propri limiti, consente di conoscere metodi diversi per incontrare i giovani, incoraggia ad un confronto sereno sulla vita di fede. Adesso siete voi Enrico e Marinella che avete preso la responsabilità di delegati? La nostra ancor breve esperienza nella FICPM ci ha comunque presentato una realtà di grande accoglienza ed amicizia in seno al bureau dei delegati che assomiglia molto al clima di un’équipe collaudata. Abbiamo potuto costatare come l’Italia sia tenuta in grande considerazione e costituisca una voce ascoltata con interesse e fiducia. Questi sentimenti durano da molto tempo nell’ambito della FICPM, come si può leggere già sul n° 3 di CPM notizie di marzo 1984, dove è pubblicato un entusiastico commento degli allora presidenti Mill e Sim MAJERUS in visita ai segretariati italiani. I Delegati alla Federazione Internazionale FICPM Anno Delegati Diocesi 1970-1974 Mariella e Marco Ghiotti Torino 1975-1978 Paola e Giovanni Scarso Borioli Torino 1979-1981 Laura e Doretto Valerio Torino 1982-1985 Anna Maria e Lio Mostaccio Torino 1986-1989 Malù e Enrico Reboa Genova 1990-1992 Carlotta e Filippo Forno Genova 1993-1995 Luisella e Maurizio Tedeschi Siena 1996-2001 Anna e Carlo Beltramo Torino 2002-2004 Marinella ed Enrico Gualchi Torino 131 Il “Numero unico” precursore di Famiglia Domani, edito nel 1973 132 CPM 40 anni di pastorale prematrimoniale in Italia. QUINTA PARTE FAMIGLIA DOMANI: 1974 –2004 Famiglia Domani: gli inizi di Carlo e Rita Stroppiana ........................................139 Da periodico interdiocesano a rivista LDC di Doretto e Laura Valerio .........141 Chi ci separerà dall’amore …? di Anna e Luigi Ghia .....................................143 133 FAMIGLIA DOMANI: GLI INIZI di Carlo e Rita Stroppiana Raccontare la storia dei primi tempi di Famiglia Domani risveglia in noi sentimenti simili a quelli che si vivono per una creatura che si è fatta nascere e che si è accompagnata fino all’età adulta, quando ha preso la sua strada. Il paragone regge anche perché, prima che il periodico vedesse la luce, c’era stata una precedente esperienza: la pubblicazione di un numero unico - che nel 1973 aveva già avuto carattere di pubblicazione interdiocesana dei CPM - dal titolo “Esperienze e prospettive di preparazione al matrimonio”. Nella presentazione si diceva. “Questo numero unico esce con due scopi: far circolare delle idee e delle esperienze. Esso è nato da un’esigenza sentita dal segretariato diocesano di Torino ed appoggiata dai CPM di Genova, Alessandria, Fossano e Milano, di creare un periodico interdiocesano dedicato alle coppie che preparano ed attuano nei CPM la catechesi dei fidanzati.”. Quindi anche questa pubblicazione era stata un’iniziativa in linea con l’indirizzo di dare importanza alla comunicazione fra i gruppi delle diverse diocesi Famiglia Domani 1/74 sempre seguito dal “tandem” Ghiotti - Stroppiana. Infatti, allora curavamo la pubblicazione di tutta la documentazione CPM dell’epoca (Guide per la revisione di vita, Guide per i fidanzati e numeri monografici ), quando le varie esperienze venivano passate dal segretariato ai gruppi con materiale ciclostilato o piccole pubblicazioni a livello locale. Sarebbe stato un sogno poter disporre degli attuali sistemi di comunicazione! I riscontri favorevoli ricevuti dai CPM diocesani e anche da amici esterni ai CPM ci convinsero a tentare di editare un periodico. Infatti, si dimostrava sempre più impellente il bisogno di poter disporre di una pubblicazione che collegasse le coppie delle differenti realtà locali e permettesse di far circolare tutte le preziose esperienze, le proposte e le riflessioni sullo stato della preparazione al matrimonio. Ecco dunque la nascita di famiglia domani che per avere le caratteristiche di notiziario di riferimento di un gruppo doveva essere l’espressione di un’associazione (che fu costituita) con il suo presidente pro-tempore (il solito “volontario”). La pubblicazione richiedeva un direttore responsabile (si trovò un amico cireneo), l’autorizzazione del Tribunale (pratiche non semplici, comunque espletate) e finalmente un responsabile della redazione composta dai rappresentanti dei gruppi di Alessandria, Fossano, Genova, Milano e Torino. L’obiettivo di famiglia domani “periodico trimestrale dell’associazione CPM” fu esplicitato chiaramente nell’editoriale del n° 1 del 1974: “Questi quaderni hanno lo scopo 134 di offrire un collegamento tra i CPM delle diocesi italiane permettendo lo scambio delle esperienze e la comunicazione delle idee”. Intento di fondo di questa iniziativa era anche quello di solidificare i rapporti fra i CPM delle diverse diocesi (da qui il tentativo di formare una redazione in cui fossero tutte rappresentate), oltre a quelli di raccogliere e far circolare fra i CPM le diverse esperienze e di valorizzare la ricchezza dei contenuti acquisiti da esperti invitati nelle giornate e negli incontri di formazione. Il budget della novella associazione non disponeva di grandi finanze e si dovevano, in ogni modo, preventivare dei costi importanti per le spese di tipografia e di spedizione. Il nome della rivista proposto da Ghiotti fu approvato, perché bene richiamava sia i fidanzati (che da domani saranno famiglia) sia gli sposi in ricerca di un modo continuamente rinnovato di vivere la famiglia. Con l’aiuto di un grafico si studiò la copertina in cartoncino “nero lucido” allora molto elegante ma piuttosto costoso! Per la stampa si scoprì un anziano tipografo che si prese a carico, a guadagno zero, di lavorare anche per il nostro periodico (ci stampava già altra documentazione CPM e ci teneva in deposito la carta patinata da noi comprata all’ingrosso con lo sconto!) fino a quando la stampa non la passammo alla Tipografia Fanton. Iniziò così l’avventura di pubblicare una rivista con cadenza trimestrale, con i suoi tempi d’impostazione (al terzo numero avevamo già perso il passo!), con la ricerca dei contributi, le bozze da correggere, con la scelta delle impaginazioni, dei caratteri (qui il corsivo, là il neretto….). Quasi subito sorse il problema di ridurre le spese e così, a malincuore, abbandonammo la copertina in nero lucido per un normale cartoncino, cambiando però colore ogni anno. Si cercò di formare un “gruppo stampa”, che però insisteva per un’autonomia dalla segreteria interdiocesana della giovane associazione e presto andò in crisi. Così alla fine Famiglia Domani 1-2/85 del 1975 abbiamo preso noi la responsabilità della segreteria di redazione, aiutati da Ghiotti, Silvestro, Agudio e l'onnipresente P. Mimmo. Non è da dimenticare che nel 1981 venne allegato alla rivista un inserto “famiglia domani notizie” che fu il prototipo di altri fogli “CPM Notizie” anche a livello diocesano che seguirono negli anni. A partire poi dal n° 1 del 1982 abbiamo lasciato la segreteria ai Silvestro (che già da tempo erano molto impegnati nel portare avanti il periodico) fino a quando alla fine del 1984 divennero responsabili di redazione i Valerio. In questi primi dieci anni la rivista è stata fedele agli obiettivi iniziali prioritari di rendere un servizio diretto ai gruppi CPM (anche se c’era già un certo numero di abbonati “esterni”) e di dare una “immagine” visibile del movimento. 135 DA PERIODICO INTERDIOCESANO A RIVISTA LDC di Doretto e Laura Valerio Io e Doretto siamo approdati a Famiglia Domani all’inizio del 1984, coinvolti come segretari interdiocesani, nel momento in cui si progettava la creazione di una redazione interdiocesana. Ricordo le prime riunioni a Torino e a Genova a casa dei Colella, e poi man mano il delinearsi di un orientamento…. Certo ancora non immaginavamo quanto saremmo stati coinvolti in questo progetto negli anni successivi! I tempi sembravano maturi perché Famiglia Domani potesse varcare i confini del CPM, raggiungere un maggior numero di lettori ed essere messa al servizio di una pastorale più ampia. Occorreva dunque una casa editrice che ne curasse la diffusione. L’LDC, che già pubblicava i fascicoli Prepariamoci insieme al matrimonio e altri sussidi, pareva l’interlocutore più adatto. Potevamo assicurare loro un numero piuttosto limitato di abbonati e, inoltre, avevamo ben chiare le nostre esigenze: che Famiglia Domani restasse la voce ufficiale del Movimento e il CPM continuasse ad essere responsabile dell’indirizzo editoriale e della scelta di collaboratori e testi. Non eravamo affatto sicuri che l’LDC potesse essere interessata ad una tale sfida. E invece l’avventura cominciò con il fatidico numero zero. Il numero 3-4/84, infatti, edito ancora in proprio stampato dalla tipografia Valetto, venne diffuso anche dall’LDC come quaderno al prezzo di £ 4000 (ne esistono quindi 2 versioni diverse, di grande valore per i collezionisti…). A partire dal primo numero del 1985 la rivista venne stampata e diffusa dalla casa editrice di Leumann. Fin dall’inizio Don Suffi, il nostro referente all’interno dell’LDC, ci fece presente che una rivista per essere competitiva doveva avere almeno quattro numeri l’anno ( mi torna l’ansia al solo ricordare questo discorso…), ma ci vollero ben quattro anni per raggiungere questo traguardo. Nell’85 e nell’86 uscirono soltanto due numeri, nell’87 tre e finalmente nell’88 quattro. L’obiettivo perseguito in questi anni è stato di fare di Famiglia Domani uno strumento di formazione significativo, con articoli di un certo rilievo, alternando numeri monografici con altri che affrontassero più direttamente le Famiglia Domani 1/90 tematiche connesse alla vita interna delle 136 équipes e all’impegno pastorale nei confronti dei fidanzati. Naturalmente, dato che lo strumento privilegiato per un’équipe CPM è la revisione di vita, particolare importanza era data alle tracce per la revisione di vita che accompagnavano gli articoli principali. L’ampia rappresentatività della redazione permetteva di essere ben presenti alla vita delle équipes, di coglierne l’evoluzione, di tentare di individuare le principali esigenze di formazione a cui rispondere. L’editoriale del primo numero del 1985 individua bene le linee su cui si sarebbe mossa Famiglia Domani in quegli anni: “Nella situazione attuale pare di cogliere come particolarmente sentite e anche sofferte da parte delle équipes due esigenze di fondo: da un lato una sete rinnovata di interiorità e di preghiera, un’ansia di ricerca e di approfondimento tesa ad arrivare ad una sintesi più profonda e vitale tra fede e vita; dall’altro un desiderio sempre più esigente che l’incontro con i fidanzati diventi sempre più un momento di evangelizzazione e di cammino di fede”( FD 1-2/85 pag. 1-2). Era evidente che questa evoluzione nella pedagogia dei CPM che determinava il passaggio dagli “incontri” agli “itinerari di fede” con i fidanzati richiedeva che la vita stessa delle équipes diventasse sempre più un itinerario di fede. “L’esigenza primaria della vita interna dei gruppi non è quella di preparare gli incontri con i fidanzati, anche se questo ne rappresenta un momento importante, ma è quella di fare un cammino di fede insieme, che ci educhi a fare sintesi tra fede e vita…Perché una équipe possa avere una vera vita interna e possa donarla all’esterno, occorre che nel corso degli anni sia sostenuta e aiutata a maturare, cosa che è in pratica possibile solo se rimane in fecondo contatto con le altre équipe all’interno del movimento; il movimento poi a sua volta sarà vivo e fecondo fino a quando si manterrà vitalmente inserito nella grande realtà della Chiesa” (FD 1-2/85 Pedagogia dei CPM in evoluzione, pag. 28-34). Sembrava dunque importante che FD diventasse uno strumento per leggere e accompagnare l’evoluzione del movimento, offrendo occasioni di approfondimento, stimoli alla riflessione e al confronto, nutrimento per una presenza viva accanto ai fidanzati. Certo, i primi beneficiari di questo impegno siamo stati noi stessi, che abbiamo avuto tante occasioni di incontro tra di noi e con persone di grande ricchezza e profondità che abbiamo potuto avvicinare sia personalmente, sia attraverso gli articoli che ci mandavano. Mongillo, Fregni, Molari, Muraro… sono solo alcuni dei nomi che hanno accompagnato il nostro impegno di questi anni. La redazione era un gruppo molto vivace e ci si accalorava spesso in accese discussioni, specie quando si trattava di definire il programma dell’anno; a me competeva, chissà perché, il ruolo di coordinare e, in certi casi, tenere a bada Sergio, Uberto, Guido, Gianantonio….quando partivano per la tangente non era semplice! Per fortuna c’era Don Giacomino che con la sua passione per la parola di Dio e la sua straordinaria capacità di spezzarla per noi ci metteva sempre tutti d’accordo. Per noi due, in particolare, Don Giacomino era sempre una presenza importante, anche fuori degli incontri della redazione. Nei momenti più difficili, quando gli articoli non arrivavano o arrivavano all’ultimo momento, scritti a mano in una grafia quasi incomprensibile, quando le scadenze incombevano e ci toglievano il sonno, c’era sempre lui con la sua vicinanza, con una parola di incoraggiamento, con la sua amicizia. E anche a distanza di anni, quando le occasioni di incontro erano ormai diventate molto più rade, questo legame d’affetto e di “complicità” con lui è rimasto e rimane vivo. E’ per me una delle tante perle preziose di questi anni. 137 CHI CI SEPARERA’ DALL’AMORE …? (Rm 8,35) di Anna e Luigi Ghia Fu 15 anni fa, con il primo numero del 1989, che assumemmo la responsabilità della Redazione di Famiglia Domani. Eravamo entrati nel comitato redazionale nel 1988: il nostro fu quindi un tirocinio breve, sostenuto però dalla presenza attenta e amica di Laura e Doretto. Cinque coppie (oltre a noi) ed un prete componevano allora la redazione. Oggi siamo più che raddoppiati di numero; qualcuno, in questi anni, è uscito dalla rivista, non dalla nostra amicizia; Tina e don Giacomino ci hanno lasciato, ma non ci sentiamo orfani. Sappiano che sono con noi. I loro nomi continuano, e continueranno, ad essere scritti in seconda di copertina. Sono la nostra risorsa segreta. Sì, la redazione è la risorsa di ogni rivista, soprattutto se il comitato non è un elenco di nomi, magari prestigiosi, ma un gruppo di amici. Con questo gruppo abbiamo fatto molta strada, imparando prima di tutto a dialogare, perché fortunatamente non siamo tutti uguali, e il risultato del dialogo non è mai stato per noi una serie di compromessi a saldo zero tra vincenti e perdenti, ma sempre una cosa nuova, in grado di arricchirci e di farci crescere. Giorno dopo giorno abbiamo imparato a programmare i quaderni, lasciando poco spazio all’improvvisazione, pur affidandoci alla fantasia della Provvidenza. E poiché non è “la nostra” rivista, ma del CPM e di tutti quei molti abbonati che non sono CPM, abbiamo provveduto a “mettere in piedi” gli incontri annuali di “redazione allargata” – ne abbiamo già tenuti quindici – durante i quali vengono discussi, in un intenso fine settimana, i temi che saranno successivamente affrontati dalla rivista. Chi vi partecipa (sono aperti a tutti) ne conosce ormai la fecondità. Camminando insieme, si sono fatti via via più chiari alcuni punti fermi – le nostre “linee guida” – a cui non abbiamo mai rinunciato. L’identità della rivista, prima di tutto. Abbiamo rinnovato due volte la copertina, siamo passati da 64 a 80 pagine inserendo in ogni numero un “dossier” staccabile, abbiamo organizzato gli articoli in rubriche fisse… ma l’identità, no, non l’abbiamo mai cambiata. La nostra redazione non ha mai accettato di fare di Famiglia Domani un bollettino d’informazione. Essa è, e rimane, uno strumento di formazione: per le équipes CPM, per le coppie, per le famiglie, per gli educatori. Pur essendo alla continua ricerca di un linguaggio sempre più accessibile a tutti, rifiutiamo le banalità. Poi, la libertà. Una libertà “obbediente” alla Parola, che continua a convocarci e a suggerirci pensieri nuovi. Ci teniamo che la rivista sia un laboratorio di ricerca (anche a livello teologico e pastorale) per uomini e donne, coppie e famiglie, in cammino. Non rifiutiamo i temi “caldi” e “difficili” della vita di coppia, perché la nostra vuole essere una pastorale induttiva, che nasce “dal basso”, nella fedeltà al “vedere – giudicare – agire” del CPM. Crediamo che Dio ci parli attraverso la sua Parola, ma anche attraverso la storia che evolve facendo sì che la Parola fermenti e cresca. In questo senso, l’immagine di coppia e di famiglia della rivista non è intimista, sentimentale, ma aperta ai grandi dibattiti che oggi ci coinvolgono. Di qui la convinzione che non ci sia bisogno solo di soggetti liberi, ma anche di istituzioni, nella società e nella Chiesa, capaci di rendere liberi. La lunga e intensa frequentazione con don Giacomino ci ha aiutati a capire che è solo l’Amore, che ha il 138 primato sulla Legge, a chiamarci a libertà e ad aprirci alla commozione di fronte ad ogni sofferenza umana, in particolare a quella delle coppie che vivono il dramma della separazione e della difficoltà di comunicare, ma anche di quelle che hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese. La rivista avrà un futuro? Ce lo auguriamo, lavoriamo perché ne abbia uno. Ma non è la questione più importante. Riteniamo che al di là degli strumenti, che possono cambiare, fondamentale sia far circolare delle idee. Magari con un po’ di fantasia. Non per evadere, né per “andare fuori tema”, ma per essere fedeli al nostro impegno. Riunione della Redazione di Famiglia Domani 139 Famiglia Domani 1/90 Famiglia Domani 3/2004 140 CPM 40 anni di pastorale prematrimoniale in Italia. SESTA PARTE L’avvenire dei CPM in Italia L’avvenire dei CPM in Italia di Annamaria e Franco Quarta ..................................... 149 141 L’AVVENIRE DEI CPM IN ITALIA di Annamaria e Franco Quarta Una grande responsabilità verso il futuro La situazione contingente nella quale viviamo, con i suoi limiti e le sue possibilità, è lo scenario sul quale il CPM ha la possibilità di intervenire, per trovare soluzioni di volta in volta adatte al presente e, soprattutto, al futuro che auspichiamo. Parlare di futuro, per il CPM, significa parlare di oggi; da qui la necessità che ciascuno di noi si assuma le proprie responsabilità, con decisioni e comportamenti consapevoli dei processi di mutamento in atto. In queste pagine cercheremo di richiamare alla Vostra attenzione, senza una gerarchia precisa, quei problemi che riteniamo sia importante risolvere per costruire tutti assieme il futuro della nostra Associazione. “L’etica della responsabilità” interpella quindi ciascuno di noi, e parte dalla memoria di questi 40 anni e dal riconoscimento della nostra identità. Per costruire questo futuro è necessaria la capacità di vedere chiaramente le cose, di saper leggere il presente ed ascoltare i segnali che il mondo in cui viviamo ci manda. Tanti sono gli interrogativi che ci poniamo e che vi poniamo. A questi non abbiamo risposte preconfezionate: le dobbiamo trovare tutti assieme, all’interno dell’Associazione e nei nostri gruppi, sia nel fare revisione di vita che incontrando i fidanzati. Risposte su quello che il CPM sta facendo, su come lo fa, se potrebbe farlo meglio o fare di più, o diversamente. Risposte su cosa significa ancora per il CPM essere profetico. E questo oggi, cioè nel futuro. Un’analisi della CEI La CEI – Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia, ha evidenziato alcuni suggerimenti del Direttorio di Pastorale Familiare (del 1993), che, secondo il suo parere, hanno avuto ricadute assai limitate sull’azione pastorale: • L’importanza di una preparazione remota e prossima al matrimonio, che valorizzi quindi tutto il periodo del fidanzamento e delle età precedenti; • L’idea della preparazione immediata come itinerario di fede in logica catecumenale; • La consapevolezza che il soggetto responsabile della preparazione al matrimonio è la comunità parrocchiale nel suo complesso; • Il suggerimento di offrire percorsi differenziati. Questo perché le statistiche ci dicono, con le inevitabili differenze da regione a regione, che in Italia abbiamo circa il 20% di “praticanti”, nell’accezione più comune del termine, persone cioè che frequentano abitualmente la Santa Messa ogni domenica e garantiscono una certa presenza nella vita ecclesiale. 142 Abbiamo poi circa il 70% di battezzati, dei quali almeno il 70%-75% si sposano in chiesa, chiedono il battesimo e gli altri sacramenti della iniziazione cristiana per i figli, mandano i figli al catechismo. Abbiamo, di fatto, un 50% di battezzati, che consideriamo “lontani” o ai margini della Chiesa, che continuano a chiedere il matrimonio e i sacramenti per i loro figli e che sono disponibili, per questo, a fare un percorso di preparazione al matrimonio e a lasciarsi coinvolgere in un cammino formativo in parallelo con la catechesi dei figli. Da qui l’importanza, per la Chiesa, di saper cogliere al meglio queste occasioni per compiere un’opera di evangelizzazione. Ci illudiamo, infatti, che questa situazione duri per sempre, o addirittura migliori, ma in realtà non sarà così. Abbiamo delle testimonianze eloquenti in Paesi a noi vicini (Germania, Francia, Belgio), nei quali, ormai, al di là dei “praticanti effettivi” nessuno chiede più nulla alla Chiesa: non si sposano più in chiesa, non fanno più battezzare i figli, non manifestano segnali di ricerca religiosa. Abbiamo allora due tipi di responsabilità: Verso il 20% che costituisce la “comunità eucaristica”, abbiamo la responsabilità, durante la preparazione al matrimonio, di accompagnarli dalla condizione di “utenti” della messa domenicale a diventare una coppia di sposi che avverta come l’essere cristiani dia spessore e qualità alla loro vita matrimoniale, cristiani che testimonino come il loro rapporto con Dio sia tutt’altro che limitante rispetto alla loro umanità e alle loro relazioni affettive. Cristiani che diventino evangelizzatori e testimoni per la diffusione della fede. • Verso il 50% che forma la “comunità battesimale”, dobbiamo fare delle proposte che siano in grado di rinnovare un cammino di fede, a partire proprio dal significato del loro (e nostro) battesimo. Abbiamo di fronte a noi dei fidanzati in una condizione privilegiata rispetto alla ripresa di un cammino di fede, perché l’innamoramento li mette in contatto con il mistero di una chiamata non pienamente spiegabile solo con la casualità umana; e ci accorgiamo che quando riusciamo ad accostare questi giovani al mistero di Dio, questa vicinanza li rende felici, perché scoprono un Dio amico del loro amore, complice della loro condizione di innamorati, anche se esigente perché li chiama ad un amore di qualità. A queste persone dobbiamo presentare un Vangelo che sia una proposta di gioia, un annuncio che valorizzi il loro amore; partendo proprio dal loro innamoramento possiamo accompagnarli a riprendere un cammino di fede. • Questa, in breve, è l’analisi fatta dalla CEI lo scorso anno, durante il Convegno di Acireale, sulla base della raccolta di 171 questionari su 225 diocesi. A parte l’ovvia difficoltà di raccogliere questi dati in un questionario, possiamo condividere o meno l’analisi, ma non possiamo ignorarla. Il CPM, per quanto ci risulta, ha sempre ritenuto inopportuno proporre dei percorsi “differenziati” di preparazione al matrimonio, anche se la frequenza ai cosiddetti “corsi lunghi” che prevedono almeno 14 incontri con cadenza settimanale, seleziona naturalmente e inevitabilmente i partecipanti agli stessi. La situazione attuale, e in particolare, la revisione del Rito del Matrimonio, che troverà attuazione pratica nelle celebrazioni a partire dal prossimo Avvento 2004, con la suddivisione in Matrimonio dei “Praticanti”, Matrimonio dei “non Praticanti” e 143 Matrimonio tra Battezzati e non Battezzati, ci deve far pensare a quali saranno le sue ripercussioni sulla preparazione immediata al matrimonio e sullo svolgimento dei nostri incontri. Questo è il primo degli interrogativi che proponiamo. Matrimoni misti È necessario che il CPM si interroghi sulla preparazione al matrimonio, nel caso di matrimoni misti. Il fenomeno dei matrimoni interconfessionali comincia ad avere una certa consistenza, legato com’è all’immigrazione, ma l’attenzione che vi prestiamo è ancora scarsa. Il discorso è simile nel caso di matrimonio con islamici, pur con tutti i problemi che implica la diversa visione che l’Islam ha sul matrimonio, sulla donna e sui figli. Siamo ancora agli inizi, ma è necessario fornire ai gruppi delle indicazioni di carattere generale, facendone spunto per una riflessione a livello nazionale, con l’aiuto dei nostri Assistenti spirituali. Non possiamo davvero pensare che siano i nostri singoli gruppi ad affrontare il problema quando si presenta, con un fai-da-te assai pericoloso. Nel caso specifico di matrimoni con mussulmani, è sufficiente limitarci a sconsigliare e scoraggiare? Oppure potrebbe essere opportuno chiedere aiuto, in questo caso oltre che ai nostri Assistenti, a persone esperte, magari studiando i casi in cui le cose funzionano e le esperienze di altri Paesi, in cui il fenomeno è maggiormente diffuso, come, ad esempio, la Francia? Per questi studi, un grande aiuto ci potrebbe essere dato dalla nostra Federazione Internazionale. Dobbiamo essere coscienti, nell’affrontare questi problemi, che tutte le difficoltà frapposte al matrimonio misto, sono spesso causa della rinuncia al riferimento alla fede da parte di uno dei due coniugi, a favore di una scelta laica, il matrimonio civile, che può sembrare, al momento, la più equa. Si rischia così di rinunciare ad una parte importante della propria identità personale, accentuando nei fatti la spinta alla scristianizzazione, già in atto nella nostra Società. Le convivenze Un altro dei problemi che può sembrare rimosso, in quanto non tocca attualmente le modalità dei nostri incontri di preparazione al matrimonio, è quello delle convivenze prematrimoniali. In effetti, non è così. Abbiamo sempre ritenuto importante, come CPM, che le sette/otto coppie di fidanzati che partecipano normalmente agli incontri, rappresentino uno spaccato reale della Società nella quale viviamo. Quindi nessuna ghettizzazione. Ogni annuncio fatto nei nostri incontri deve però riuscire ad illuminare la realtà concreta vissuta dalle singole persone. Può essere allora importante che il gruppo che conduce gli incontri sia consapevole delle molteplici ragioni, tra loro a volte diverse, che stanno alla radice di una scelta di convivenza. Per conoscere le ragioni specifiche di ogni coppia, sarebbe allora opportuna un’accoglienza individuale precedente l’inizio degli incontri. 144 Preparazione immediata e preparazione remota Quante volte ci siamo resi conto che certi argomenti che affrontiamo nei nostri incontri avrebbero avuto ben altra risonanza se trattati durante un’ipotetica preparazione remota, quella che andrebbe curata nella fase dell’adolescenza e della giovinezza. E’ questa una vera e propria educazione all’amore, che aiuta i giovani a scoprire la propria vita come vocazione a realizzare in pienezza la propria umanità e la propria sete di felicità, ponendo i propri sentimenti e la propria sessualità in rapporto con il grande valore della persona. Questo ci permetterebbe di valorizzare meglio il “tempo del fidanzamento” come evento di grazia, opportunità pastorale, momento di ricerca e di responsabilità. E’ la grande sfida della pastorale del fidanzamento, nella quale l’educazione all’amore, alla vita, alla sessualità, costituisce il primo momento e gli incontri di preparazione al matrimonio il momento conclusivo. Per la preparazione remota si sta facendo veramente troppo poco e manca quasi del tutto la collaborazione con gli Uffici Diocesani di Pastorale Familiare, i Servizi per la Pastorale Giovanile e i Seminari Diocesani, in modo da sensibilizzare anche i futuri presbiteri alla teologia nuziale. La stessa esperienza che il CPM Torinese ha iniziato alcuni anni fa, e continua a proporre, non ha trovato, a livello di strutture diocesane, il necessario supporto e collaborazione. Interroghiamoci se il CPM ha la capacità e la forza per studiare e mettere in pratica questi itinerari, al di là dell’ovvia considerazione se questa attività rientri o meno nei suoi “compiti istituzionali”. Ripensiamo anche ai tempi nei quali dovrebbero svolgersi gli incontri di preparazione immediata. Riteniamo indispensabile una ferma presa di posizione perché questi debbano avvenire almeno un anno prima della celebrazione del matrimonio. Questo per una serie di motivi; non ultimo quello di poter così opportunamente indirizzare, con coraggio e discrezione, quelle coppie particolarmente fragili che vediamo talvolta nei nostri incontri, a valutare meglio la propria maturità, evitando così alcuni fallimenti annunciati. Il Post-CPM La continuità dopo gli incontri rimane un grosso problema: nonostante tutti i tentativi non riusciamo a dare continuità, a proseguire nella formazione e nell’accompagnamento delle giovani coppie che abbiamo incontrato nella preparazione al matrimonio. Vi sono certo delle difficoltà obiettive: la scarsa esperienza religiosa di gran parte dei fidanzati, il trasferimento, dopo il matrimonio, in zone o città diverse da quelle in cui si sono sposate, i problemi pratici connessi all’arrivo di un figlio, o di più figli, lo scarso tempo che i giovani sposi, e non solo loro, hanno a disposizione. Tutto vero, anche se vediamo, per esperienza personale, che quando vogliamo fare qualcosa che ci interessa veramente, il tempo lo troviamo sempre. Questo non toglie che il problema rimane. Dopo il matrimonio i giovani sposi entrano, per la Chiesa, in una sorta di black-out, dal quale li vediamo costretti ad uscire in occasione dei sacramenti dei figli. 145 Questo vale anche per quelle coppie di fidanzati che abbiamo visto maggiormente coinvolti nella celebrazione del loro matrimonio e per i quali avevamo pensato ad una vera e propria conversione con la riscoperta di un cammino di fede. Ma a quale comunità cristiana affidiamo questi fidanzati? Ad una comunità che è quasi sempre assente, oggi, veramente la grande assente nella maggior parte dei nostri matrimoni. Parte forse da qui la perdita di contatto con le famiglie di nuova formazione. Cosa possono fare i gruppi CPM, che di questa comunità fanno parte, per cambiare la situazione? A questo si aggiunge la scarsa considerazione della famiglia, e in particolare delle famiglie giovani, che hanno molti presbiteri. Come fare ad educare i presbiteri a considerare la famiglia come una risorsa? Sarebbe giusto parlare della necessità, da parte loro, di un’autentica “conversione pastorale”? Possono aiutarci gli Assistenti spirituali dei nostri gruppi a lavorare per questo? I risultati della mancata accoglienza di tanti giovani sposi all’interno di una comunità viva, sono purtroppo sotto gli occhi di tutti. E’ significativo che lo stesso Vicario giudiziale e Presidente del tribunale Ecclesiastico della Liguria, Mons. Paolo Rigon, abbia dichiarato, all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2004, che in Liguria si è ampiamente superato il dato, ormai consolidato, del fallimento del 50% dei matrimoni. E questi dati riflettono la realtà di gran parte del nostro Paese. Possibile che sia tutta colpa della inadeguatezza della preparazione immediata al matrimonio, e non già alla mancanza di una comunità cristiana che dedichi un’attenzione specifica all’aiuto delle coppie, sia nella quotidianità della loro vita che nella fase che precede il fallimento? Questo aiuto potrebbe essere decisivo per un pieno recupero della relazione coniugale. Come si può pensare che questo sia un problema da delegare unicamente agli specialisti, ai professionisti, ai consultori? E’ anzitutto un problema che riguarda la comunità cristiana, cioè tutti noi, che ne coinvolge la responsabilità e la interpella, sia nel campo della prevenzione che in quello di una risposta efficace a richieste di aiuto. E a farlo diventare un problema pastorale è la natura stessa del sacramento che gli sposi hanno ricevuto: non semplicemente un evento privato che ha coronato il sogno di una coppia, ma la risposta ad una vocazione a servizio della comunità. La comunità cristiana, per adempiere alla sua funzione di annuncio e di testimonianza salvifica d’amore, ha bisogno sia del ministero coniugale come di quello presbiterale. Così come i nostri gruppi, che di questa comunità rappresentano un “piccolo modello”, hanno bisogno di coppie di sposi e di presbiteri. Come può il CPM inserirsi in questa realtà sia con i propri gruppi che con il postCPM? La formazione degli operatori E’ sempre più importante, allora, che i nostri Segretariati Diocesani sappiano coordinare un gruppo di sacerdoti e di coppie di sposi che, raccogliendo le ricchezze e le richieste del territorio, progettino globalmente una pastorale unitaria sia nei contenuti che 146 nelle metodologie. Così com’è necessario che i laici prendano coscienza che la base per fare pastorale è un maggior approfondimento teologico. La formazione deve interessare, comunque, presbiteri e coppie di sposi assieme, in percorsi comuni, avendo il coraggio, proprio dei nostri gruppi, di accompagnarsi e sostenersi a vicenda, correggendosi, se occorre, reciprocamente. Formazione aperta a tutti, ai gruppi che si interessano di pastorale familiare e di spiritualità coniugale, e a singole coppie che sappiamo interessate agli argomenti che stiamo trattando. Dobbiamo dedicare maggior tempo alla preghiera comunitaria e migliorare sempre di più le liturgie dei nostri incontri, liturgie che devono tenere in maggior conto il fatto di essere pensate da famiglie per le famiglie. E’ giusto che i luoghi dedicati alla spiritualità familiare siano le nostre case, ma sarebbe altrettanto importante trovare dei luoghi significativi nella comunità dove riunirsi, proprio per rendere evidente che il missionario esce dalla propria casa e dare visibilità sul territorio alle tappe di un percorso di evangelizzazione che le nostre coppie stanno compiendo. Diffusione e Famiglia Domani Abbiamo volutamente accomunato il tema della diffusione e la nostra rivista Famiglia Domani, proprio perché questa dovrebbe costituire uno strumento importantissimo di diffusione, non fosse altro perché solo un quinto degli abbonati alla rivista è membro del CPM. Com’è possibile che la nostra Associazione non sia più presente in Diocesi significative come Milano e Bologna, in tutto il nord-est del Paese e che non si sia mai spinta nell’Italia Centro-Meridionale (con l’eccezione di Siena)? Diffusione che non deve significare piantare delle bandierine su una carta geografica, ma far conoscere a vescovi, presbiteri e coppie di sposi la ricchezza del CPM, mettendo in rilievo soprattutto lo spirito e la metodologia che stanno alla base della nostra attività, fatta sia di formazione che di servizio. Diffusione significa far partecipi altri della nostra spiritualità e operatività, per dar loro la possibilità di unirsi a noi, e, nello stesso tempo, arricchire noi dell’esperienza di altri gruppi e di altri territori, permettere un ampliamento delle strutture della Associazione e facilitare un ricambio delle stesse. Se siamo consapevoli dell’importanza e della validità della nostra esperienza, in poche parole se ci crediamo, non possiamo non sentirci tutti impegnati, con spirito missionario, a farne partecipi altri, nella certezza di operare, così, per il bene della Chiesa e della Società; tenerla per noi sarebbe contrario a quello stesso spirito cristiano cui facciamo riferimento. L’attività di informazione e di pilotaggio di nuovi gruppi CPM nelle Diocesi dove l’Associazione non è operante, potrebbe essere affiancata da un’attività di affiliazione e/o federazione di gruppi già presenti in alcune diocesi che stanno svolgendo la loro opera di preparazione al matrimonio con modalità assai simili alle nostre. L’auspicato riconoscimento del CPM come Associazione Privata di Fedeli ci potrà essere molto utile, ma dobbiamo soprattutto lavorare, pensando a progetti mirati. Diffusione significa anche diffondere la rivista Famiglia Domani, vero e proprio fiore all’occhiello della Associazione, incrementando il numero degli abbonati e garantendo la continuità e il rinnovamento della redazione. La rivista deve diventare il luogo privilegiato dove approfondire la parola di Dio e dibattere tutti i problemi che interessano le nostre coppie di sposi, problemi che emergono 147 sia dalla loro vita quotidiana, che all’interno dei gruppi e nei segretariati Diocesani. E’ la sempre maggiore complessità del mondo in cui viviamo che lo impone. Come avete potuto leggere, numerosi sono i compiti che ci attendono, numerosi gli interrogativi ai quali dare una risposta, e sono forse ancora più numerosi quelli che abbiamo trascurato. Ebbene, la grande responsabilità che abbiamo verso il nostro futuro è dare una risposta a tutti questi interrogativi. Quanto meno provarci, incontrarci e parlarne, riservando, se del caso, ai temi trattati o a quelli che riteniamo prioritari, un’intera Due Giorni Nazionale. Non farlo, vorrebbe dire rinunciare a costruire il nostro futuro. Vorrebbe dire lasciar cadere il nostro essere profetici. Lavorare per questo tutti assieme, sempre però con lo spirito del “servo inutile”, di colui che non si stanca di seminare senza conoscere né l’entità del raccolto né se sarà lui a beneficiarne. Lavorare sapendo che Qualcuno, ben più importante di noi, sta lavorando con noi e per noi. Tante cose da fare, quindi, tanto lavoro, ma prestando nello stesso tempo grande attenzione, sia noi come persone che le nostre famiglie e i nostri gruppi, a non farci travolgere dalla voglia di fare. Essere capaci, talvolta, di rallentare il ritmo e di staccare: ascoltare gli altri e rivolgere maggiore attenzione alle cose che ci circondano. In un mondo spinto dalla fretta di arrivare primi, di diventare grandi, potenti e ricchi, a volte fa bene resistere all’imperativo della velocità e dell’efficienza. Questo vale sia per le persone che per i Movimenti. Ci piace allora terminare con una citazione tratta dal libro “Sul buon uso della lentezza” del filosofo francese contemporaneo Pierre Sansot: “ La lentezza si riconosce dalla volontà di non lasciarsi mettere fretta, ma anche di aumentare la nostra capacità di accogliere il mondo e di non dimenticarsi di noi stessi, strada facendo”. Applichiamola qualche volta, abbiamo tanti anni davanti a noi. 148 INDICE PREFAZONE 40 ANNI PER L’AMORE prefazione di Mons. Bonicelli Vescovo emerito di Siena ....................................................... 2 Introduzione della presidenza del CPM Annamaria e Franco Quarta ............................. 5 PRIMA PARTE CPM: Centri di Preparazione al Matrimonio oggi .................................................. 7 Il CPM e il cammino dei fidanzati di Don Floriano Vassalluzzo............................................ 8 Sussidi CPM per gli incontri con i Fidanzati........................................................... 12 La spiritualità del CPM di Michele Colella ...............................................................................13 Lettera a fidanzati e sposi di don Giacomino Piana ..............................................................15 Nel 40° CPM un confronto con i primi venti anni ............................................................17 Che cosa sono i CPM ..............................................................................................................18 I CPM, Centri di Preparazione al Matrimonio ..............................................................19 Statuto dell'Associazione "C.P.M." vigente dal 4 novembre 1993 ............................23 SECONDA PARTE Testimonianze in occasione del quarantennio dei CPM ........................................ 31 PREMESSA ..............................................................................................................................32 I CPM a TORINO ............................................................................................ 33 Negli anni ’60 a Parigi di Carlo Carlevaris .........................................................................33 Come si è arrivati a formare la prima équipe CPM di Francesco e Lucetta Germano ......................................................................................33 Primi tempi a Torino Intervista a Marco e Mariella Ghiotti .............................................36 Il primo corso CPM ai fidanzati in Italia di Armando e Mavi Mariano .........................41 La prima Segreteria di Carlo e Rita Stroppiana ..................................................................43 Gli albori del CPM in Italia: i protomartiri di Joseph e Carla Ostino..............................46 CPM e Consultorio Prematrimoniale e Familiare di Graziano ed Olga Cardellino e Pippo Peyron ................................................................47 Legati al CPM e a Famiglia Domani di Umberto ed Elena Bianciardi .......................49 Ricordi del nostro Segretariato di Anna e Guido Lazzarini ..........................................51 Il nostro “Pallino”: la formazione Intervista a Maria Paola Azzario e Gianni Chiesa ..........................................................52 Il Segretariato di Torino dal 1988 al 1990 di Luigi Resegotti per Nanni e Carmina Donna e Luigi e Nuccia Resegotti ......................58 L’impegno del Segretariato di Torino dal 90 al 93 di Paolo e Gabriella Messina ..........59 Un ricordo da Carmagnola di Paola e Piero Prochet .........................................................60 CPM a Torino dal 1993 al 1999 di Enrico e Marinella Gualchi .......................................58 L’attuale Segretariato di Torino di Lucia e Dino Curtol ..................................................61 La formazione ai gruppi CPM di Torino di Carla Calderan ..........................................63 Perchè amiamo il CPM di Enrico e Marinella Gualchi......................................................65 I Segretariati Diocesani di TORINO ..............................................................................67 149 I CPM a GENOVA ........................................................................................... 69 Nascita dei gruppi CPM genovesi di Umberto E Grazia Bertazzi ................................69 Il secondo gruppo di Genova e il successivo sviluppo dei CPM Intervista a Giovanni e Luisa Maria Casaretto ................................................................71 Intervista a Michele Colella ..............................................................................................74 Gli anni ’80 a Genova e in Italia di Lelio e Manuela Blangetti .........................................78 CPM a Genova nel biennio 1984-85 di Enrico e Malù Reboa ........................................79 CPM a Genova dal ‘96 AL ‘99 Intervista a Tito ed Amata Dodero ..................................80 CPM Genova: gli anni piu’ recenti Intervista a Franco e Giuse Dodero ......................82 Un .. Pungolo Discreto di Gianna ed Aldo Sartore...........................................................83 I Segretariati Diocesani di GENOVA ............................................................................84 I CPM a SAVONA ............................................................................................ 85 CPM nella Diocesi di Savona di Giuseppe e Vittoria Siccardi e Raffaele e Mariangela Fassone.......................................85 I Segretariati Diocesani di SAVONA .............................................................................86 I CPM a SIENA ................................................................................................ 87 Storia dei CPM nella Diocesi di Siena a cura del Segretariato Diocesano ........................87 TESTIMONIANZE .........................................................................................................90 Don Roberto Pialli .......................................................................................................90 Don Claudio Rosi ........................................................................................................90 P. Michelangelo M. Tiribilli Abate di Monteoliveto .....................................................91 Laura e Fabio Cioncolini.............................................................................................92 Maria e Roberto Alberti ..............................................................................................93 Maria Vittoria e Maurizio Ravenni ............................................................................93 Daniela e Norberto Sestigiani ....................................................................................94 Isabella e Roberto Macinai .........................................................................................94 I Segretariati Diocesani di SIENA ..................................................................................95 I CPM A CAGLIARI ......................................................................................... 97 CPM nella Diocesi di Cagliari di Marinella e Efisio Murgia ............................................97 I Segretariati Diocesani di Cagliari ..................................................................................97 I CPM a FOSSANO ......................................................................................... 98 CPM nella Diocesi di FOSSANO Intervista a Giovanni e Madda Lingua .....................98 I CPM ad ALESSANDRIA E VALENZA ........................................................ 99 CPM nella Diocesi di Alessandria di Lauretta e Fabrizio Gotta e Giorgio e Luciana Zaccagnini...........................................99 I CPM a MILANO ........................................................................................... 100 Il CPM a Milano di Sergio E Maria Rccardi ................................................................... 100 150 TERZA PARTE La struttura dei CPM e la sua evoluzione ............................................................. 103 Da CPM Interdiocesano a CPM Nazionale di Marco e Mariella Ghiotti ......................... 105 Perchè l’Associazione CPM di Armando Mariano.............................................................. 106 Il nuovo Statuto dell’Associazione di Tiziana e Aldo Ghidoni ......................................... 107 Il primo e il secondo Consiglio Centrale ........................................................................... 109 Appunti sulla nostra responsabilita’ nazionale di Enrico e Malù Reboa........................... 110 Le Linee Programmatiche lanciate nel 1999 ..................................................................... 110 Le Segreterie Nazionali / Consiglio Centrale ................................................................... 112 Formazione e non solo: le "Due Giorni" Nazionali ............................................... 118 QUARTA PARTE I CPM italiani e la federazione internazionale dei CPM ...................................... 117 CPM Italia e federazione internazionale: i primi tempi di Marco e Mariella Ghiotti ...... 119 La nostra esperienza con la Federazione Internazionale dei Centri di Preparazione al Matrimonio di Giovanna e Paolo Scarso Borioli .................. 121 Rappresentanti nel Bureau della Federazione dei CPM di Doretto e Laura Valerio ...... 123 Partire per… cercare l’olio che alimenti la lampada di Lio e Anna Maria Mostaccio ..... 124 Ricchezza di esperienze nella Federazione Internazionale di Enrico e Malù Reboa ...... 126 Alla Federazione Internazionale dal 93 al 96 di Maurizio e Luisella Tedeschi ................. 128 Delegati alla FICPM dal 1996 ad oggi Intervista a Anna e Carlo Beltramo ed a Marinella e Enrico Gualchi ................................ 129 I Delegati alla Federazione Internazionale FICPM ......................................................... 131 QUINTA PARTE Famiglia Domani: 1974 –2004 ............................................................................... 133 Famiglia Domani: gli inizi di Carlo e Rita Stroppiana ......................................................... 134 Da periodico interdiocesano a rivista LDC di Doretto e Laura Valerio ........................... 136 Chi ci separerà dall’amore …? di Anna e Luigi Ghia ...................................................... 138 SESTA PARTE L’avvenire dei CPM in Italia di Annamaria e Franco Quarta .............................. 142 151 152