Laurea specialistica in Sviluppo Locale, Cooperazione e Mercati Internazionali
Corso di Politiche di Coesione dell’UE
L’ Unione Europea e
il problema ambiente
Consiglio di Göteborg,
VI Piano di Azione Ambientale
e riesame della Strategia
Francesco Caleffi Garutti
Anna Tassini
Claudia Viappiani
1
Il problema ambiente
di Roma e gli anni ’60: le misure
incidentali
 Trattato
anni ’70 e ’80: cambio di rotta e
modernizzazione ecologica
 Gli




Stoccolma ’72
I PAA (1973-1976)
II PAA (1977-1981)
III PAA (1982-1986)
2
Il problema ambiente

Atto Unico Europeo (1986): l’ espansione




IV PAA (1987-1992)
Il principio di sussidiarietà
La procedura di cooperazione
Trattato sull’Unione
ridefinizione strategica




Europea
(1992):
la
V PAA (1992-2000)
VI PAA (2001-2010)
La procedura di codecisione
La dottrina liberalizzante (etichettatura ecologica ed
audit ambientale) e la fine del command & control
3
La Politica Ambientale Europea
 Non
è un processo lineare, ma complesso,
a volte confuso, risultante da:

Dinamiche istituzionali

Dinamiche nazionali

Dinamiche normative
4
Le Dinamiche Istituzionali

Rapporti di forza tra le istituzioni comunitarie:


Commissione con potere legislativo:
contenuti agenda ambientale
sceglie
i
PE rafforzato dopo l’ AUE ed il TUE e con posizioni
sempre più ambientaliste

Il Consiglio funge da contrappeso

La CGCE ha notevole influenza
5
La Commissione

Formata da XXIV Direzioni Generali (DG) e dal Collegio
dei commissari (tra i quali quello dell’ ambiente)

DG XI responsabile dell’ Ambiente, Sicurezza nucleare e
Protezione Civile, ma con poche risorse umane, tecniche
e finanziarie

Grande attrazione per le poche risorse: permeabilità a
nuove idee ed a gruppi forti di influenza che l’hanno resa
anche indipendente dalle altre DG

Elabora proposte di legislazione, è intermediaria nei
processi decisionali e controllore dell’applicazione della
politica ambientale degli Stati membri
6
La Commissione

Stabilisce contatti con le future presidenze del
Consiglio

Cerca l’appoggio del PE per controbilanciare il
peso del Consiglio

Mantiene rapporti informali con un’ampia
gamma di attori coinvolti dagli interessi in gioco
e partecipa a comitati specializzati (con esperti,
burocrati nazionali e gruppi di interesse)
7
Il Parlamento Europeo

Istituzione con maggior entusiasmo per la
protezione dell’ambiente (successo dei Verdi nel
1989)
 Ampliamento poteri con AUE e con TUE
(procedura di cooperazione e codecisione)


Cooperazione: può respingere posizione comune del
Consiglio e obbligarlo a decidere all’unanimità
Codecisione: potere di veto quando, anche dopo la
convocazione di un Comitato di Conciliazione, decida
di confermare il rifiuto della posizione comune del
Consiglio
8
La Corte di Giustizia
 Considerata
attivista politico e fonte di
idee fondamentali, soprattutto nella misura
in cui ha autorizzato gli Stati membri ad
adottare o conservare la propria
legislazione
indipendentemente
dagli
effetti avversi prodotti sul mercato interno
(caso della “bottiglia danese”, in virtù
dell’AUE:
protezione
ambientale
privilegiata anche rispetto alla libera
circolazione)
9
Le Dinamiche Istituzionali

La Commissione ha perso la centralità del passato e
soprattutto gioca un ruolo di intermediaria e promotrice
della formazione di consensi, in particolare a livello
tecnico

Il PE gode di un’ influenza superiore, mentre gli Stati
membri hanno subito il ridimensionamento della capacità
di difesa dei proprio interessi nazionali

Al Consiglio spetta l’ultima parola nella approvazione di
misure per la protezione ambientale. E’ il luogo delle
battaglie tra gli Stati sostenitori di politiche avanzate e
quelli in cui l’ ambiente è ancora un settore emergente
10
Le Dinamiche Nazionali



Lo sviluppo della politica ambientale comunitaria è stato per buona
parte il risultato di tensioni tra Paesi con un livello molto avanzato di
tutela che si scontravano con gli Stati in cui questa tutela era
minima, se non addirittura quasi assente
Due “gruppi” di Stati: i policy-givers, ovvero quelli che hanno
trasferito le proprie agende interne in campo comunitario, ed i
policy-takers, ossia quelli che hanno fatto proprie ed adattato
politiche ambientali grazie all’ europeizzazione
Questa contrapposizione ha creato notevoli problemi alla
implementazione:



i policy-takers lamentano il fatto che l’ agenda in materia ambientale sia
lo specchio di quella degli Stati del Nord, senza alcuna attenzione ai
problemi tipici del Sud;
criticano la penalizzazione comparativa derivante dall’ obbligo, per le
economie meno competitive, di sopportare i costi ambientali e
competere con economie che, quando si trovavano nelle loro
condizioni, non furono costrette a fare lo stesso.
In realtà i Paesi ritardatari hanno goduto di agevolazioni, sussidi e
proroghe
11
La Dimensione Normativa

Importanza delle idee dal punto di vista intellettuale e
normativo per l’ espansione della politica ambientale
(permeabilità della DG XI alle idee di vari gruppi)

Cambiamento normativo per interesse degli attori
comunitari verso nuove idee e modernizzazione
ecologica: insieme di valori in virtù dei quali le politiche
economiche ed ambientali non sono più antitetiche, ma
integrabili

Cambiamento dovuto a:





Modernizzazione ecologica in Germania
NEPA negli USA (1969)
Incidenti industriali disastrosi dentro e fuori la Comunità
Rapporto Brundtland
Successo dei Verdi al PE nel 1989
12
Lo sviluppo sostenibile

Con il Trattato di Maastricht si annovera, tra gli obiettivi
dell’UE, lo sviluppo sostenibile , il cui ruolo e caratteri
sono stati definiti, poi, da una serie di eventi comunitari:





Consiglio Europeo di Cardiff (1998): presentata la strategia per
integrare la protezione dell’ambiente nelle politiche comunitarie
Documento Introduttivo del Consiglio Europeo di Vienna (1998)
e Conclusioni del Consiglio Europeo di Helsinki (1999):
riconosciuta la necessità di attuazione della protezione
ambientale
V° Piano Europeo di Azione Ambientale, “Per uno sviluppo
durevole e sostenibile”: definite le linee direttive sulla tutela
ambientale e sulla sostenibilità dello sviluppo
Consigli Europei di Lisbona e Nizza (2000): gettate le basi per
una strategia socioeconomica globale
Consiglio Europeo di Stoccolma (2001): ribadita la assoluta
parità delle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile (Ambiente,
Economia, Società)
13
Il Consiglio di Göteborg

Prende avvio la Strategia europea per lo sviluppo sostenibile,
secondo la quale gli effetti economici, sociali ed ambientali di tutte le
politiche debbono costituire parte integrante del processo decisionale.
Condizioni:
1.
2.
3.
4.
Uso razionale risorse naturali
Salvaguardia ecosistema globale
Prosperità economica
Equilibrata organizzazione sociale

I principi verranno in seguito confermati e ribaditi nel vertice del
Consiglio Europeo di Barcellona nel 2002, ove viene affermata
l’importanza del VI° Piano d’Azione Ambientale europeo in materia di
ambiente

Consiglio di Goteborg, riunito in sessione straordinaria, è stata basato
sulla necessità di integrare la dimensione sociale dello sviluppo, definita
nella Strategia di Lisbona, con gli aspetti della sostenibilità ambientale
14
Il Consiglio di Göteborg

Ha stabilito che:



Lo sviluppo sostenibile, ossia “soddisfare i bisogni dell’attuale
generazione senza compromettere quelli delle generazioni
future”[1], dovesse essere un obiettivo fondamentale fissato dai
trattati
Le politiche economiche, sociali e ambientali venissero
affrontate in modo sinergico, considerando la sinergia non
soltanto tra queste tre politiche, ma anche tra la UE e tutti gli
Stati terzi, essendo lo sviluppo sostenibile un obiettivo globale
La visione dovesse essere di lungo termine: questo soprattutto
affinché obiettivi chiari, stabili e di lungo termine potessero
creare quelle aspettative e quelle condizioni necessarie perchè
le imprese e le attività economiche in generale abbiano fiducia di
investire in soluzioni innovative e possano creare nuovi lavori di
alta qualità.
[1] Commissione Brundtland, 1987
15
Il Consiglio di Göteborg

La strategia si è concentrata su un numero ristretto di
problemi che creano serie e/o irreversibili minacce al
futuro benessere della società Europea:






1) le emissioni di gas che provocano effetto serra
2) le minacce alla salute pubblica provenienti da
alcune malattie resistenti agli antibiotici e gli “azzardi
chimici” nell’ uso quotidiano
3) la povertà e l’ esclusione sociale, anche come
cause di altri problemi
4) l’ invecchiamento della popolazione
5) la perdita di bio-diversità e l’ erosione dei suoli
6) la congestione dei trasporti.
16
Il Consiglio di Göteborg

Nella consapevolezza degli efficienti, ma
scarsi risultati fino a quel momento ottenuti, la
Commissione ha affermato la necessità di un
cambio dell’ agenda politica, indicando:
1.
2.
3.
4.
5.
la necessità di un’ azione urgente;
l’ essenzialità di una leadership politica;
la coerenza e complementarità delle politiche
europee;
principio di sussidiarietà;
la creazione di un partenariato responsabile in un
mondo globalizzato.
17
Sesto programma di
azione per l’ambiente
della Comunità europea
“Ambiente 2010: il nostro futuro, la
nostra scelta” (2001-2010)
18
Il contesto del nuovo programma
Ambiente sano
Sviluppo economico
Aumento benessere
Aumento popolazione
Legislazione ambientale
rigorosa
Prosperità e qualità vita a lungo termine
Aumento fabbisogno risorse,
inquinamento e rifiuti
Motore per innovazione e nuovi
sbocchi economici
SGANCIARE L’IMPATTO E IL DEGRADO AMBIENTALE
DALLA CRESCITA ECONOMICA
19
SGANCIARE L’IMPATTO E IL
DEGRADO AMBIENTALE
DALLA CRESCITA ECONOMICA
Tutelare l’ambiente non significa necessariamente operare
tagli a crescita e consumi.
Elevati standard ambientali possono rivelarsi un motore di
innovazione che apre nuovi mercati e nuovi sbocchi
economici.
Imprese e cittadini risponderanno con innovazioni
tecnologiche e manageriali che sproneranno crescita,
competitività, redditività ed occupazione.
Politica ambientale progressista  rendere l’Europa
l’economia della conoscenza più competitiva del mondo
(Lisbona).
20
Come?

Migliorare la qualità della crescita economica;

aumentare l’eco-efficienza (diminuzione della
quantità di risorse utilizzate in ingresso per
produrre una data quantità di beni/servizi e
diminuzione dei rifiuti espulsi);

modelli di consumo più sostenibili.
21
Cosa è il Sesto programma di
azione per l’ambiente?
Documento che fissa gli obiettivi e le priorità ambientali
(che fanno parte integrante della Strategia europea per lo
sviluppo sostenibile) nell’arco di dieci anni illustrando in
dettaglio le misure da intraprendere.
Identifica anche misure e responsabilità degli organismi
nazionali, regionali e locali e dei diversi settori economici.
Fissa il programma e colloca le sfide della politica
ambientale nel contesto più vasto dello sviluppo
sostenibile, delle influenze reciproche tra progresso
economico e ambiente sano, della globalizzazione e
dell’allargamento dell’UE.
22
Soggetti coinvolti







Istituzioni europee
Stati membri (e vari livelli amministrativi)
Imprese
Organizzazioni e associazioni
Cittadini
Paesi candidati
Paesi terzi
23
Quinto programma di azione per
l’ambiente “Per uno sviluppo durevole e
sostenibile” (1992-1999)

Impegno per l’integrazione delle istanze ambientali
nelle altre politiche;

abbattimento livelli inquinamento in certe aree;

sussistono numerosi problemi;

Stati tardano ad attuare quanto deciso a livello UE.
Necessità di
24
5 indirizzi prioritari di azione strategica
1.
2.
3.
4.
5.
Migliorare l’attuazione della normativa vigente
Integrazione delle tematiche ambientali nelle
altre politiche (art. 6 Trattato di Amsterdam)
Indurre il mercato a lavorare per l’ambiente
Partecipazione dei cittadini e modifiche
comportamentali
Pianificazione e gestione del territorio più
ecologiche
25
1.Migliorare l’attuazione della
normativa vigente

Attuare l’estesa normativa ambientale comunitaria e il
programma LIFE;

procedimenti di infrazione nei confronti di Stati membri
inadempienti (Corte di Giustizia)  tempi molto lunghi;

dispositivi di autoregolamentazione, sistemi di ecogestione e audit (EMAS), marchio ecologico europeo;

trasparenza e imitazione buone pratiche;

“name, fame and shame”: gli inadempienti e gli
adempienti sono segnalati per nome e lodati o biasimati;

lotta al crimine ambientale;

promozione di migliori standard ispettivi da parte degli
Stati membri.
26
EMAS (Environmental Management and
Audit Scheme)
Il programma comunitario di eco-gestione ed audit
incoraggia l’industria:
ad istituire, su base volontaria, sistemi di gestione
e di audit ambientali per singole aziende o intere
società;
a pubblicare periodicamente relazioni sulla
prestazioni ambientale, poi verificate da revisori
contabili accreditati indipendenti.
27
2.Integrazione delle tematiche
ambientali nelle altre politiche

Sin dalla fase
decisionale;

capacità di giudicare e operare scelte informate
lungo orizzonti temporali estesi.
embrionale
del
processo
28
3.Indurre il mercato a lavorare per
l’ambiente

Passato: Stati fissavano norme e obiettivi che le imprese
dovevano rispettare e adottavano riforme fiscali ambientali
(eco-tasse).

Oggi: sistemi di produzione più sostenibili

approccio armonizzato a livello comunitario (es: imposta su
prodotti energetici) vs riduzione carichi fiscali sui redditi da
lavoro;

prezzo prodotti deve incorporare il reale costo ambientale;

collaborazione con il mondo imprenditoriale (anche PMI);

marchio
ecologico,
EMAS,
approvvigionamento verde;

“Chi inquina paga”  responsabilità ambientale.
incentivi
fiscali,
29
4.Partecipazione dei cittadini e
modifiche comportamentali
Sistemi di consumo più sostenibili:
 riciclaggio;

prodotti ecologici;

sistemi ad alta efficienza energetica;

necessità di informazioni fruibili e comprensibili 
scelta informata;

partecipazione cittadini al processo decisionale.
30
5.Pianificazione e gestione del territorio
più ecologiche

Scambio di esperienze e elaborazione di buone prassi in
materia di sviluppo urbano sostenibile;

uso fondi strutturali per la pianificazione sostenibile del
territorio e lo sviluppo urbano;

turismo sostenibile e trasporto pubblico;

VIA e VAS: per garantire che le implicazioni ambientali dei
progetti di infrastrutture e della pianificazione siano
debitamente affrontate.
31
Aree di azione prioritarie
1.
2.
3.
4.
Cambiamento climatico
Natura e biodiversità
Ambiente e salute
Uso sostenibile risorse e gestione rifiuti
32
1. Cambiamento climatico
Obiettivo: stabilizzare la concentrazione atmosferica di gas
serra a un livello che non causi variazioni innaturali del clima
terrestre.
Azioni:
 riduzione delle emissioni di gas di serra dell’8%;
 sussidi all’energia;
 sostegno a fonti di energia rinnovabili;
 imposte energetiche;
 efficienza energetica automobili e riduzioni emissioni;
 ricerca e sviluppo tecnologico;
 ratifica e attuazione Protocollo di Kyoto (in vigore dal 2002).
33
2. Natura e biodiversità
Obiettivi:
 proteggere e risanare il funzionamento dei sistemi naturali
ed arrestare la perdita di biodiversità;
 proteggere il suolo da erosione e inquinamento.
Azioni:
 coordinamento comunitario in caso di incidenti e catastrofi
naturali;
 inserimento tutela e risanamento dei paesaggi nelle
politiche agricole e regionali;
 estensione Rete Natura 2000 (tutela alcune aree importanti dal punto
di vista ambientale);

integrazione dell’ambiente nelle politiche in materia di
agricoltura, pesca e silvicoltura (es: agricoltura biologica, colture
energetiche);


rafforzamento controlli su monitoraggio, etichettatura e
tracciabilità degli OGM;
34
promozione ricerca sulla biodiversità.
3. Ambiente e salute
Obiettivo: ottenere una qualità dell'ambiente tale che i livelli di
contaminanti di origine antropica, compresi i diversi tipi di
radiazioni, non diano adito a conseguenze o a rischi
significativi per la salute umana.
Salute: stato di completo benessere, fisico, mentale e sociale
e non mera assenza di malattia o infermità.
Azioni:
 ricerca e conoscenze scientifiche comunitarie a sostegno
degli obiettivi di salute e di ambiente;
 registro europeo delle emissioni inquinanti di aria, acqua e
suolo;
 riduzione dell’inquinamento acustico;
 nuovo sistema unificato di prova, valutazione e gestione del
rischio delle sostanze chimiche nuove ed esistenti (EFSA);
 uso sostenibile dei pesticidi.
35
4. Uso sostenibile risorse e gestione rifiuti
Obiettivi:
 garantire che il consumo di risorse (rinnovabili e non) e
l'impatto che esso comporta non superino la capacità di carico
dell'ambiente;
 dissociare l'utilizzo delle risorse dalla crescita economica
migliorando
sensibilmente
l'efficienza
delle
risorse,
"dematerializzando" l'economia e prevenendo la produzione di
rifiuti;
 scindere l'aspetto della produzione dei rifiuti da quello della
crescita economica e ottenere così una sensibile riduzione
complessiva della quantità di rifiuti prodotti puntando a
migliorare le iniziative di prevenzione, ad aumentare l'efficienza
delle risorse e a passare a modelli di consumo più sostenibili.
36
4. Uso sostenibile risorse e gestione rifiuti
Azioni:
 sviluppo risorse rinnovabili;
 eco-efficienza;
 eco-tasse su prodotti e processi ad alta intensità di risorse e
di rifiuti;
 incorporazione degli obiettivi e dei criteri di prevenzione dei
rifiuti nella politica integrata dei prodotti;
 diminuzione del volume di rifiuti e riduzione della loro
pericolosità;
 riciclaggio rifiuti.
37
politica integrata dei prodotti
Migliorare l’ecologicità dei prodotti per tutto il loro ciclo di
vita. Lo scopo è soddisfare il fabbisogno dei consumatori
utilizzando meno risorse, ponendo minori rischi per
l’ambiente e prevenendo la generazione di rifiuti.
 Incentivi economici per i prodotti ecologici;
 promozione
della “domanda verde” attraverso
campagne informative;
 politica “verde” degli approvvigionamenti pubblici
(obbligo di effettuare prima dell’acquisto una valutazione
dell’impatto ambientale delle diverse offerte).
38
Il contesto mondiale: i Paesi candidati
L’attuazione del Sesto Programma è intrapresa nel contesto di
un’Unione allargata.
L’attuazione della legislazione ambientale comunitaria costituisce il
compito principale dei Paesi candidati che potranno avvalersi
dell’aiuto di programmi di finanziamento comunitari.
Priorità: completa attuazione della legislazione ambientale.
Sfide principali:
 sviluppo economico sostenibile (tecnologie pulite, migliore
gestione ambientale, VAS);
 integrazione politiche ambientali in altri settori;
 maggior equilibrio tra trasporto pubblico e privato, soluzioni
alternative al traffico su strada;
 sviluppo urbano programmato (controllo dell’espansione urbana,
ristrutturazioni);
 sensibilizzazione;
 ampliamento dialogo con amministrazioni, ONG e imprese.
39
Il contesto mondiale: i Paesi terzi

Necessità che le politiche ambientali siano integrate in
tutti gli aspetti delle relazioni esterne della Comunità;

dare sostegno ed applicazione alle diverse convenzioni
internazionali e rafforzare gli organismi internazionali che
si occupano di questioni ambientali;
la protezione dell’ambiente deve rientrare nelle politiche
esterne di aiuti allo sviluppo e di cooperazione,
incentivando la condivisione delle migliori prassi.

40
Principi guida della politica ambientale
UE

Principio della precauzione
 L’inquinamento va risolto alla fonte
 Chi inquina paga
 Azioni preventive
 Principio dell’integrazione della politica ambientale
 Sostituzione sostanze pericolose
 Inversione dell’onere della prova (a carico dell’impresa
che fa uso di sostanza chimiche. Deve dimostrare la loro
NON dannosità per la salute)
 Scambio di informazioni e buone pratiche
41
Monitoraggio e valutazione dei risultati


In itinere: la Commissione valuta i progressi realizzati
nel corso dei primi 4 anni e presenta tale relazione
intermedia al Parlamento e al Consiglio.
Ex post: la Commissione valuta i progressi realizzati
dal programma, lo stato dell’ambiente e le prospettive
e presenta tale relazione finale al Parlamento e al
Consiglio.
42
DOPO GÖTEBORG:
il riesame della Strategia per
lo Sviluppo Sostenibile
43
IL PERCORSO STORICO

2000: VERTICE di LISBONA e le basi per una strategia
socioeconomica globale

2001: CONSIGLIO di GOTEBORG e avvio delle Strategia
per lo Sviluppo Sostenibile.

2002: CONSIGLIO di BARCELLONA e VI Piano d’Azione
Ambientale Europeo

Giugno 2005: CONSIGLIO di BRUXELLES e adozione dei
principi guida dello sviluppo sostenibile.

Ottobre 2005: riesame della strategia ad HAMPTON COURT.
44
OBIETTIVI DEL RIESAME

Il riesame non si propone di sostituire, ma di sviluppare
ulteriormente la strategia per lo sviluppo sostenibile.

OBIETTIVI:
1.
individuare le questioni più importanti che necessitano di
un’azione più energica nei prossimi anni;
2.
tener conto della dimensione esterna nell’elaborazione delle
politiche interne e valutare più sistematicamente l’incidenza delle
scelte europee sullo sviluppo sostenibile mondiale;
3.
proporre modalità di misurazione dei progressi raggiunti e di
revisione periodica delle priorità per raggiungere una maggiore
coerenza fra le strategie nazionali ed europee;
4.
dialogo continuo tra gli attori: non solo autorità pubbliche ma
tutti i portatori di interesse (imprese e cittadini) e partner
internazionali.
45
PERCHE’ UN RIESAME?
SFIDA
mantenere, in un mondo che cambia rapidamente, una dinamica che
consenta alla crescita economica, al benessere sociale e alla tutela
ambientale di rafforzarsi reciprocamente.
Determinando:

QUADRO POLITICO D’AZIONE in cui riunire le istituzioni europee,
gli Stati membri, le imprese, i cittadini e le loro organizzazioni
rappresentative fornendo una chiara visione.

CONCRETE POSSIBILITÁ di migliorare le condizioni di vita,
ottenere maggiore giustizia sociale e affermare nuove industrie con
metodi innovativi.
46
IL CONTESTO INTERNAZIONALE

TENDENZE NON SOSTENIBILI: pressioni sulle risorse naturali,
biodiversità e clima, il persistere delle disuguaglianze e della povertà,
sfide socioeconomiche e invecchiamento della popolazione.

ANDAMENTO INSODDISFACENTE DELLE ECONOMIE EUROPEE
e nuove pressioni competitive (globalizzazione e Paesi emergenti).

NUOVI IMPEGNI E NEGOZIATI INTERNAZIONALI che richiedono
un maggiore impegno a livello di attuazione.

NUOVE MINACCE PER LA SICUREZZA: terrorismo, calamità
naturali e crisi sanitarie. Inoltre criminalità organizzata, corruzione e
razzismo.

ALLARGAMENTO dell’UE a 25 e poi 27 Stati membri.
47
LE 6 TENDENZE NON SOSTENIBILI
1.
FATTORI CLIMATICI
2.
SANITA’ PUBBLICA
3.
ESCLUSIONE SOCIALE, DEMOGRAFIA, IMMIGRAZIONE
4.
GESTIONE DELLE RISORSE NATURALI
5.
TRASPORTI SOSTENIBILI
6.
POVERTà MONDIALE E SFIDE DELLO SVILUPPO
48
CAMBIAMENTI CLIMATICI ed
ENERGIA PULITA



PROBLEMA MONDIALE
soluzioni a livello mondiale.
LOTTA AI CAMBIAMENTI CLIMATICI: opportunità sociali ed
economiche e contrasta altre tendenze non sostenibili.
Effetti positivi delle ENERGIE RINNOVABILI: maggiore sicurezza
dell’approvvigionamento energetico, minori emissioni di agenti
inquinanti, sviluppo locale e occupazione qualificata.
Azioni chiave:
1.
Riduzione delle emissioni di gas a effetto serra oltre la data di
scadenza esistente (2012) ed elaborazione di proposte per accordi
internazionali per tutti i gas a effetto serra e tutti i settori.
2.
Politica futura per il clima con la II fase del Programma europeo
per i cambiamenti climatici (ECCP).
3.
Politica energetica comunitaria rafforzata e competitiva
(biomassa, biocarburanti e energie rinnovabili) fino al 2020.
4.
Piano d’azione in materia di efficienza energetica per realizzare
il risparmio potenziale stimato al 20%.
49
SANITA’ PUBBLICA




Necessità di una risposta rapida ed efficace, sistemi sanitari
funzionanti, capacità di gestione, tecnologia e infrastrutture e di
colmare le ineguaglianze sanitarie.
MALATTIE CRONICHE e malattie legate allo stile di vita.
Il moltiplicarsi dei contatti e l’aumento della mobilità ha accentuato
l’impatto dei rischi sanitari attraverso MALATTIE INFETTIVE
(influenza aviaria e SARS), a cui si è aggiunto il BIOTERRORISMO.
Risultato possibile: riduzione nel L.T. dell’onere economico e sociale
delle malattie e efficaci misure di prevenzione e di pianificazione.
Azioni chiave:
1.
Migliorare i piani d’azione relativi alle minacce sanitarie.
2.
Strategia europea contro l’HIV/Aids e Programma d’azione
europeo per la lotta contro l’HIV/Aids, la tubercolosi e la malaria.
3.
Ricerca sui legami fra gli agenti inquinanti ambientali,
l’esposizione a tali agenti e gli effetti sulla salute per comprendere
quali fattori causano problemi di salute e stabilire il modo migliore per
prevenirli.
50
ESCLUSIONE SOCIALE,
DEMOGRAFIA, IMMIGRAZIONE


PROBLEMA CONSIDEREVOLE (15% circa della popolazione
dell'UE è a rischio di povertà). Tendenze allarmanti: trasmissione
della povertà e esclusione intergenerazionali o il peso che grava
su determinate categorie della popolazione.
INVECCHIAMENTO della POPOLAZIONE
sfide economiche
e sociali. I governi devono prepararsi potenziando la produttività e
la partecipazione al mercato del lavoro (lavoratori più anziani e
delle donne).
Azioni chiave:
1.
Strategie per un invecchiamento attivo e condizioni più
favorevoli per le famiglie, consultando le parti sociali per
conciliare vita professionale e vita privata.
2.
Anno europeo sulla lotta alla povertà e all’esclusione sociale.
3.
Eguaglianza fra uomini e donne e sforzi per modernizzare i
regimi previdenziali per garantirne la sostenibilità.
4.
Politica comunitaria di immigrazione legale (integrazione dei
migranti e combattere l’immigrazione clandestina).
51
GESTIONE delle RISORSE NATURALI


DIPENDENZA dai flussi di risorse naturali per le materie prime,
l’alimentazione, l’energia e la terra e da processi naturali che
“assorbono” i rifiuti prodotti da una popolazione numerosa.
Determinati USI DEL SUOLO e DEL MARE causano un aumento
della congestione del traffico, del consumo di energia e
dell’inquinamento, rischio di inondazioni e perdita di paesaggi,
habitat e biodiversità (ripercussioni sul turismo, agricoltura...)
Azioni chiave:
1.
Scambio delle esperienze e delle pratiche migliori su come
trasferire l’imposizione fiscale dal lavoro al consumo e/o
all’inquinamento, senza conseguenze sul reddito e direttiva sulle
commesse pubbliche relativa all’acquisizione di veicoli “verdi”.
2.
Promuovere l’ecoinnovazione, espandere il mercato delle
ecotecnologie e sostenere la R&S in settori chiave (es: idrogeno).
3.
Piano d’azione per promuovere produzione e consumo
sostenibili.
4.
Strumenti di finanziamento e di gestione delle zone protette e
integrazione della biodiversità nelle politiche interne ed
esterne per arrestarne la perdita.
52
TRASPORTI SOSTENIBILI



Il volume dei trasporti aumenta a ritmo rapido con ripercussioni su
numerosi settori e aumento delle emissioni di CO2.
Beneficio generale ma anche inconvenienti (congestione, effetti
negativi sulla salute e degrado)
I benefici della mobilità possono essere realizzati ad un costo
economico, sociale e ambientale inferiore utilizzando più
efficacemente le infrastrutture e i veicoli, cambiando modalità di
trasporto, potenziando i trasporti pubblici, utilizzando veicoli
“puliti” e sviluppando alternative al petrolio.
Azioni chiave:
1.
Reti transeuropee e collegamenti intermodali per i servizi
logistici di trasporto merci.
2.
Sistemi di tariffazione delle infrastrutture e pagamento di oneri
per il loro uso per i camion in tutta Europa.
3.
Direttiva relativa agli appalti pubblici per l’acquisizione di
veicoli puliti ed efficienti e sistemi di tassazione differenziata
degli veicoli privati per incrementare l’ impiego dei biocarburanti.
53
POVERTA’ MONDIALE E SFIDE
DELLO SVILUPPO


Povertà, degrado ambientale e conflitti sono interrelati e si
alimentano reciprocamente rappresentando una MINACCIA allo
sviluppo mondiale, alla prosperità, alla pace e alla sicurezza.
L'UE deve agire a tutti i livelli e in modo integrato e svolgere un
ruolo essenziale negli sforzi internazionali per l’eradicazione della
povertà (adozione del “Consenso europeo sullo sviluppo”).
Azioni chiave:
1.
Aumento del volume di aiuti fino a raggiungere lo 0,7% del RNL
nel 2015, con un obiettivo intermedio dello 0,56% nel 2010.
2.
Migliorare l’efficacia e la qualità degli aiuti nel periodo 20052010 potenziando il coordinamento fra Stati, tramite un quadro di
programmazione comune, il cofinanziamento di progetti, la
riduzione del debito e lo svincolo degli aiuti.
3.
Governance ambientale a livello internazionale, istituendo
un’organizzazione ambientale in seno all’ONU e rafforzando gli
accordi multilaterali.
54
UN MODO NUOVO DI ELABORARE
LE POLITICHE

Persistere della maggior parte dei fattori che minacciano lo sviluppo
sostenibile
intervento immediato e costante per rendere le
POLITICHE Più COERENTI.

Per produrre RISULTATI MIGLIORI e una SORVEGLIANZA Più
EFFICACE senza aumentare la burocrazia:
1.
la Commissione presenta ogni 2 anni una relazione sui progressi
compiuti, che sarà basata sulla serie di indicatori di sviluppo
sostenibile, definiti con la consulenza di esperti nazionali.
sulla base della relazione, il Consiglio e il Parlamento discutono i
progressi raggiunti, rivedono le priorità e formulano orientamenti
generali almeno ogni 2 anni;
il Comitato economico e sociale europeo e il Comitato delle Regioni
creano un sostegno più forte per l’azione (organizzando discussioni
periodiche e stimolando il dibattito anche a livello nazionale);
la Commissione lancerà un processo di revisione della strategia per
lo sviluppo sostenibile nel 2009.
2.
3.
4.
55
LA COERENZA DELLE POLITICHE


VALUTAZIONE d’IMPATTO: migliora la coerenza delle politiche,
valutando in modo integrato l'incidenza economica, ambientale e
sociale delle proposte strategiche e rendendo più chiari i
compromessi tra obiettivi contrastanti.
COORDINAMENTO APERTO: promuove gli scambi di buone
pratiche, coinvolge e mobilita le parti interessate e fa pressione sugli
Stati membri affinché adottino un’impostazione più strategica,
integrata ed efficiente.
Azioni chiave:
1. Le decisioni politiche si devono basare su proposte che sono state
sottoposte a una valutazione d’impatto, la quale deve essere resa
pubblica una volta adottate le decisioni.
2. Conformità agli orientamenti strategici comunitari per assicurare
che le sinergie fra tutela ambientale e crescita siano rafforzate
nell’ambito dei Fondi di coesione e strutturali.
3. Impiego più ampio della valutazione ex-post.
56
COMBINAZIONE EFFICACE DI
STRUMENTI



Ampia gamma di strumenti per incoraggiare i cittadini a cambiare
comportamento (regolamentazione, fiscalità, commesse pubbliche,
sovvenzioni..)
sfida: qual è il giusto mix???
Metodo più efficace: assicurare che il mercato invii i segnali giusti e
cioè FISSARE I PREZZI CHE RIFLETTANO I COSTI (misure
normative tradizionali integrate da strumenti basati sul mercato:
tasse ambientali, programmi di scambio delle emissioni…).
ISTRUZIONE:
essenziale
per
promuovere
cambiamenti
comportamentali (sostegno alle iniziative in materia di istruzione,
investimento in K umano e apprendimento permanente).
Azioni chiave:
1. Utilizzo dell’intera gamma di strumenti politici promuovendo il
ricorso a strumenti basati sul mercato per la loro flessibilità.
2. Integrazione
dello sviluppo sostenibile nelle attività di
informazione e comunicazione per le politiche interne ed esterne
e organizzazione di eventi e forum per accrescere la conoscenza e
la sensibilizzazione, diffondere idee e scambiare le migliori pratiche.
57
INFORMARE E MOBILITARE GLI
OPERATORI INTERESSATI




SOCIETà CIVILE e SETTORE PRIVATO: iniziative per incoraggiare
la partecipazione, per migliorare la consultazione e la mobilitazione
e per promuovere la responsabilità sociale delle imprese.
AZIENDE: l’attenzione per lo sviluppo sostenibile incoraggia
investimenti in nuove tecnologie, processi e prodotti.
PARTI SOCIALI: dialogo attivo fra i datori di lavoro e i dipendenti
(organizzazione del lavoro, qualifiche, formazione…)
AMMINISTRAZIONI REGIONALI e LOCALI: sforzi per trovare
soluzioni pratiche ai problemi (poiché forniscono servizi pubblici).
La Commissione:
 invita gli imprenditori e gli altri principali operatori ad avviare una
riflessione con gli esponenti politici sulle misure a medio e L.T. per la
sostenibilità e ad avanzare proposte imprenditoriali ambiziose;
 sollecita proposte da parte delle altre istituzioni e organizzazioni
europee sulle modalità più idonee per ricompensare le migliori
iniziative per lo sviluppo sostenibile realizzate dalle amministrazioni
regionali e locali.
58
SCIENZA E TECNOLOGIA

PROGRESSO della SCIENZA E TECNOLOGIA : indispensabile
per conciliare la crescita economica con la sostenibilità sociale e
ambientale, sfruttando le sinergie che esistono tra l’innovazione
finalizzata alla qualità e al rendimento e quella volta a ottimizzare
l'uso dell'energia, la gestione dei rifiuti e la sicurezza.
Esempio utilizzando macchinari più efficienti in termini di energia si
riducono sia il consumo di risorse naturali che le emissioni.

PROMOZIONE OCCUPAZIONE e CRESCITA (VI programma
quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico).

PIANO D’AZIONE per le TECNOLOGIE AMBIENTALI: promuove
le piattaforme tecnologiche per l'idrogeno e le celle a combustibile, il
fotovoltaico, un'industria chimica sostenibile, l'approvvigionamento
idrico e gli impianti igienico-sanitari.

Sistema efficace di indicatori comuni;

Sistema comunitari di eco-gestione e audit.
59
CONCLUSIONI:
ORIENTAMENTI PER IL FUTURO
1.
Ribadire i principi della strategia dell’UE per lo sviluppo
sostenibile: conciliare crescita economica,inclusione sociale e
tutela dell’ambiente in Europa e nel mondo.
2.
Confermare la nuova impostazione per quanto riguarda
l'elaborazione e la coerenza delle politiche: valutazione
dell’impatto, consultazione delle parti e semplificazione normativa.
3.
Prestare la massima attenzione alle tendenze non sostenibili
e analizzare in modo più approfondito i loro collegamenti.
4.
Fissare obiettivi e scadenze per poter concentrare gli interventi
nei settori prioritari e valutare i progressi.
5.
Garantire un controllo efficace: potenziamento del sistema dei
resoconti e obiettivi di medio-breve termine.
6.
Favorire la partecipazione e migliorare la cooperazione con
gli interlocutori pubblici e privati a tutti i livelli: partneriato.
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L` Unione Europea ed il problema ambiente