Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 dirtyinbirdland, molestine e irazoqui dirtyinbirdland domenica, 8:17 m. Abbiamo deciso, con Iraz, di lasciare che questo blog si sciolga, con i tempi di Splinder, senza tentare una rianimazione in esportazione che sarebbe monca, differente e forse non sensata per i lunghi silenzi che abitavano negli ultimi tempi questo spazio. Silenzi nostri, non vostri. Speriamo di salvare (ma in versione privata), i commenti ai post e tutti i link ad altri blog, siete stati partecipando la ricchezza fondamentale di questo luogo. Grazie senza retorica e insistenze inutili, lo lasceremo cadere, come un tronco nella neve, a gennaio. E' stato Biutiful poter esser qui... A Splinder grazie per aver ospitato tanto e così bene. A noi stessi diciamo, che sono stati anni di parole ben spese. dirtyinbirdland ha qui il suo nuovo blog (in costruzione) Leggi tutto… Attentato al mare dirtyinbirdland 5 nov, 10:51 m. Attentato al mare feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 1 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Photo by Francesca Woodman) Primo giorno 11 p.m. Ora vai a letto. La giornata è stata pesante. Oscilli fra la veglia e il sonno, lo so. Però pensa per un attimo ancora a quello che hai visto. Poi aspettami. 6.50 a.m. Lo so, lo so. Hai atteso e il sonno poi si è fatto avanti. Nessun rumore nemmeno adesso, adesso che ti sono accanto, con la mano ai tasti, a confortare la luce che filtra. 6.55 a.m. Ehy, dobbiamo alzarci, sai che dobbiamo. Il nostro silenzio è rumore se lo confronti al vuoto che proviene dalla città, e sono quasi le 7 del mattino. Scosta le coperte. 7.00 a.m. PS: Come vorrei poterti dire di mettere il tuo abito migliore e andare al mare. Prendere con le labbra le ostriche, e le lumache e poi il vino, e poi andare e stare, fino a notte, a consumare il sale. PPS: Da te fra poco, giornata lunga Secondo giorno 7,30 a.m. Comunque sia, buongiorno. Lo hai visto ieri cosa è successo. E’ successo che, anche a guardare dritto verso il porto, non c’era più, il mare. E’ andato via, spazzato. Ora, però, vado sotto la doccia, aspettami. 7.50 a.m. E’ successo quel qualcosa che nessuno di noi poteva prevedere. Quell’onda senza altezza, dilatata, maestosa e ricca. Quella pesca insperata. Solo per dire: poco fa, sotto la doccia ho pensato a te. 8.00 a.m. PS: Mi consolavo come con l’acqua delle lacrime che hai versato e non colmavano l’assenza del mare. Oggi lavoro. Anche se non so dove. Lavoro dentro. A stasera. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 2 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Terzo giorno 7.43 a.m. Doveva esserci anche l’ora per la cena ma, vedi, non è stata. Al posto suo quella moltiplicazione di pani e di pesci che si è riversata su di noi. Abbiamo visto navigare per terra presi al fiume scalari, coridoras, e discus. Gli odori infiniti dei suk sono arrivati fino a noi nel freddo grigio della risacca. 7.50 a.m. PS: Neanch’io ho risposte. C’è stato il verde del raggio verde che dall’orizzonte si è spiegato ai nostri occhi come una linea rossa. 7.55 a.m. PPS: Abbiamo tremato, ti ricordi, quasi nudi e forse appena coperti dalle carezze che consolavano l’inconsolabile, nell’eco sparsa come una risatina infantile del mondo. Non sapevamo se si trattasse della nascita o della morte, e a ben guardare non ci è sembrato così importante. Quarto giorno 8.00 a.m. Se ci fosse ancora un collegamento con ciò che ieri eravamo, ti direi: telefonami. 8.01 a.m. Telefonami come se persino l’altro capo del letto non fosse diventato una città lontana. 8.05 a.m. Tutto è mutato, ed ora ti telefono, perché lo sguardo tuo non può staccarsi dall’assenza. Del mare, qui davanti, che non c’è. Respiri la presenza e sai che non ha voce. 8.06 a.m. Telefonarti mi fa sentire come se fossi io di nuovo, a dirti e risentire la tua voce emozionata, come se si trattasse della premonizione di un appuntamento. Quinto giorno 7.40 a.m. Invece vanno le onde radio, che dicono dell’attentato al mare. Delle migliaia di isole e di coste che son state rovistate come tasche gonfie di ricordi. 7.42 a.m. Bollettino del mare: un kamikaze, 4 giorni fa, si è scagliato al punto esatto dove comincia il mondo, nel cuore del vulcano Krakatoa, sbattendo le ali come una farfalla. 7.45 a.m. E’ sceso giù, ha colpito Achille che giocava col tallone, ha frantumato il mondo usando il mare per farne una livella. Portando mondi al mondo. Stasera meglio. Lo prometto,. Per adesso sento il morso. 7.50 p.m. Nessuno lo poteva prevedere questo azzardo, questo crollo del mondo sopra il mondo. Un terremoto di carezze d’acqua e fango. Altro che torri. 7.55 p.m. PS: Il mare si è gonfiato e poi la terra lo ha inghiottito. E buonanotte, amore. Stasera, dammi il tuo sguardo tutto, come fosse il mare a mezzanotte. Sesto giorno 7.45 a.m. PPS: Da adesso, scrivimi solo al futuro, per favore. (Nerina Garofalo, giugno 2011) – CC Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Leggi tutto… Gianni Priano dirtyinbirdland 4 nov, 2:17 p. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 3 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Dal mare qua vicino non ci arriva l'azzurro, i nostri alberi di giallo e rosso e nero sono pitturati Era un metèco, un liberto che gridava acciughe acciughe nella nebbia in qualche mattino di febbraio sui mercati. (Gianni Priano, novembre 2011) Leggi tutto… Michela Marzano, Volevo essere una farfalla dirtyinbirdland 4 nov, 6:50 m. "Come diceva Winnicott, i genitori non devono fare il loro bambino come l'artista fa un quadro o l'artigiano un mobile". Riprendo la parola approfittando di quell'istante di silenzio che si è creato: "ognuno cresce come può, se l'ambiente è sufficientemente buono. Se riesce a sentirsi amato ed accettato per com'è. L'educazione morale è importante, ma non può essere un sostituto dell'amore. Anzi, è solo con l'amore che si permette all'altro di esitere veramente". (Michela Marzano, Volevo essere una farfalla - Mondadori, 2011) Leggi tutto… Gianfranco Draghi - Biografie apocrife, una intervista (… feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml dirtyinbirdland 24 ott, 8:41 m. Pagina 4 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Pubblico qui, con il consenso di Gianfranco Draghi, una anticipazione dell'intervista in versi che stiamo preparando, che si inserisce in un mio work in progress (Biografie apocrife) al quale lavoro da tre anni, le cui prime tracce sono pubblicate su scribd.com. Grazie a Gianfranco per la bellezza che già è cosa, qui. (Nerina Garofalo) Confessioni troppo intime Se vado a ricercare un luogo o un modo non posso che sedermi al bordo e non del detto (Nerina Garofalo, biografie apocrife, work in proegress) Sezione I - Analisi interminabile Gianfranco Draghi: Così come è la vita, purtroppo terminabile, terribilmente terminabile, ma interminabile nei suoi accostamenti, nelle sue possibilità, nelle sue variazioni anche improvvise trasformazioni, in improvvise sensazioni di cambiamento, mi sono addentrato nel mondo dei sogni e nel rispetto dei sogni, nel rispetto di quella parte di noi che noi conosciamo solo attraverso le immagini dei sogni, le sensazioni dei sogni, le emozioni dei sogni, le storie dei sogni, e che bisogna pur rispettare, perché, e ripeto qualcosa di ovvio, occupano forse metà del nostro tempo o meno anche, comunque un buon rilievo della nostra esistenza. Mi ci sono addentrato in questo mondo complesso come se fin da quando ero piccolo avessi cercato sempre e non ci fossero feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 5 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 state le realtà concrete, ma piuttosto quello che ci traversava fulmineo la notte. Non posso recuperare un dato preciso, un dato mnemonico assoluto, ma piuttosto un'indicazione che sentivo giusta e libera insieme. Come poi ci si può imbarcare tra quello che ci incendia e che incendia l'altro, o viceversa lo stesso, capovolgendo la situazione, sia che tu sia lì nelle vesti di chi ascolta, nelle vesti di parla, per quanto questo rapporto duale possa spostare l'ago dell'indicazione parola silenzio. Ci sono tanti, probabilmente infiniti fili che si estendono e legano due personaggi, dove affondano le radici? nel nostro passato personale o nel passato della specie? nel nostro corpo o nei ricordi che riguardano altri da noi? Io sono di natura, credo, qualcuno che si affida, che poi può avere dei dubbi, può incastrare delle memorie, ma in genere il mio primo atteggiamento è quello della fiducia. Mi è sempre tanto piaciuto, anche quando ero molto giovane, ascoltare le storie degli altri, le loro emozioni, i loro turbamenti, mi pare anche che non mi dispiacesse raccontare, laddove c'era un ascoltatore, un orecchio che mi sembrasse benevolo, o almeno attento. Può darsi che noi siamo rimasti troppo ad un'analisi verbale, infatti ci sono tante terapie corporali utilissime e molti cosiddetti lavori psicologici verbali che si appoggiano però a delle funzioni differenti, più complete. Forse la risposta al primo distico potrebbe essere: inglobare il detto e sentire ai margini del detto anche ciò che è indicibile, lasciare spazio all'indicibile e anche, fin dove possibile, intendere e farsi portare avanti dalla forza simbolica delle immagini, spesso volutamente paradossali, quasi sempre volutamente contraddittorie, che però varcano un ponte che trasformi il non detto in qualcosa di gaudioso, di appetibile o anche nel dolore trasformabile. Forse il meccanismo più profondo, o per meglio dire più completo, è l'unione incomprensibile proprio fra questi due opposti. La vita sognata degli angeli Medico dei dervisci Ospite dei matti Ma come me lo rendi Il pane per i denti? (Nerina Garofalo, biografie apocrife, work in proegress) Gianfranco Draghi: Sarebbe molto bello, mi domando, se potessimo veramente trovare del pane vero per le nostre esigenze. questo ho anche pensato per tanti anni. Può anche darsi che adesso io mi domando cosa sia il pane vero, anche se in fondo è la concretezza delle realtà che si trasformano che ci piace, è quello che noi cerchiamo, è quello su cui ci muoviamo, è anche quello che anche poi chiamiamo amore, perché l'amore è la continuità del discontinuo, la possibilità di unire tutte le parti, quelle comprensibili con quelle incomprensibili, quelle dolci con quelle amare, pesino portare l acarezza che viene dal senso della nostra finitezza al volto degli amati, a qualcosa di più semplice, di più elementare, la frutta che cogliamo dagli alberi, lo sguardo che vorrebbe dire tutto e non può e talvolta il calore di uno sguardo che va oltre la nostra finitezza, perché la brucia nella ripetizione, nell'indicibile, nell'infinito che colma quel vuoto che può capitare di sentire. Cosa ci trapela o cosa ci fa trapelare, cosa ci suggerisce quello che noi chiamiamo inconscio, possono essere i nostri gesti improvvisi, imprevisti, il pianto che ci sorprende, la mano che ci tocchiamo, appunto il sogno notturno, a nostra insaputa, ci percuote, ci indica, oppure si trasforma e si trasforma anch'esso, tutto questo mi posso domandare e poi insieme quietamente ricadere in quello che forse potremmo chiamare l'indicazione del destino, il passo del nostro cammino? Vorrei tanto saperne di più, ma lo ignoro, come in fondo ignoriamo ogni attimo che viviamo sia in quello che c'è stato, in quello che ci sarà e in quello che c'è, in una girandola che ci attrae e ci spaventa, ma che è come l'amore dei genitori per i figli e dei figli per i genitori, la sequela di un cammino che non abbiamo scelto noi, ma che ci ammonisce, ci intenerisce, ci è persino dannatamente caro. Leggi tutto… Paride Leporace - Volontè, egalitè e fraternité feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml dirtyinbirdland 19 ott, 8:20 m. Pagina 6 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 La voce arrangolata di “Satchmo” e la tromba con suoni puri come quelli di Scarlatti per meglio omaggiare il grande attore figlio di fascista. In carne, ossa e maglione proletario si esibisce alla Termini stazione dove quattrocento colpiti guardano “un operaio” “un disoccupato” e “una viaggiatrice”. La verità è un paradosso per chi esulerà Scalzone trasportandolo libero per mare. Gianmaria nostro eguale ludoteca esistenziale Volontè, egalitè e fraternitè per chi è potuto essere don Carlo ad Aliano Lulù Massa in fabbrica e Cavallero a Milano. …………………… Al traliccio di Segrate frammenti di ossa e brandelli di carne. Era diventato Osvaldo l’editore rosso di Tomasi e Zivago che portava seco feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 7 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 43 candelotti di nitroglicerina e 9 pacchi di esplosivo. Giangiacomo che modificò la lettura cosa può spartire con un professorino di Settala? Neanche una Senior service. Solo gli amici di Saetta ebbero l’ardire di scrivere: “Un comunista è caduto”. Leggi tutto… Nerina Garofalo, L'amore dirtyinbirdland 18 ott, 5:55 p. Leggi tutto… Matilde Cesaro - Il vizio di vivere dirtyinbirdland 18 ott, 9:50 m. Ospitiamo oggi un racconto di Matilde Cesaro, con il quale Matilde ha partecipato a un concorso di scrittura su suggestione fotografica. Matilde vive a Napoli, e respira aria di mare ovunque poi si trovi. E' una coach e una narratrice biografica, ha il vizio di vivere, e scrivere le restituisce uno spazio al quale dedica quella che definirei la sua capacità di "progettare interni". Grazie a Matilde per questa condivisione. (Photo by Sergio Siano) feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 8 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 “cammina leggera perché stai camminando sui miei sogni” W.B. Yeats La sposa che veniva dal mare Notte incolore, notte senza stelle. L’aria resta immobile in indolente attesa e assiste curiosa alla frenetica danza delle nuvole. Tra le nuvole gonfie e nere, bagliori di luna nell’acqua irrequieta. Un principe aspetta la sua sposa che viene dal mare. Nel suo castello, sagoma maestosa con intorno quasi per intero secoli di mare, la sua storia si confonde con la memoria stanca dei luoghi. Una striscia di terra per unirsi al resto e il mare intorno per immergersi nell’illusione dell’onda continua. Un incontro di mille anni e più, la città giudiziosa, la città superstiziosa. Mille e più volti per un unico incontro, la sposa indossa il suo lungo manto, trine di schiuma bagnano la strada. Urla furioso il vento. Le nuvole si aggrovigliano in un abbraccio di speranza. La città operosa, la città criminosa. Bagliori d’argento illuminano il pallido volto. La sposa guarda il suo sposo. Testimoni palazzi assistono al rito. Si promettono amore e si scambiano le fedi. La sposa ritira il suo velo, si riprende il suo posto. Il mare sussulta. Un gabbiano grida e vola lontano. Dalla finestra della mia stanza d’albergo partecipo con occhi di stupore al rito del mare in tempesta e scrivo parole. Rileggo quasi sillabando. La lentezza mi aiuta a controllare la smania che mi prende irrefrenabile la sera della partenza. Mi sembra una poesia, una poesia narrata. Un tributo intriso di nostalgia per questa ultima notte napoletana. Lavoro a Milano, era la città che volevo abitare. Era la città che volevo lavorare. Sono andata appena finiti gli studi. Continuo a vivere a Napoli in uno sdoppiamento allucinatorio fatto di km di lontananza. E’ la città che respiro, è la città che mi toglie il respiro. Col mare negli occhi. Chi nasce in un luogo di mare ha gli occhi azzurri di un giorno d’estate, gli occhi blu di un tramonto senza tempo, gli occhi grigi che preannunciano un temporale, gli occhi neri di notti fatate. Ieri ho camminato lenti passi sulla via Partenope, la via del mare. Centellino lo sguardo e mi impregno dei suoi odori e dei suoi colori e mi preparo al saluto. Tornerò certo, ma non so mai bene quando. Un castello presidio di forza e immortalità. Come si può sopravvivere a tanta bellezza? Lo sguardo si fa turista e spia un fianco accogliente il suo porto, seni turgidi le sue colline, tracciati d’amore e d’intrighi le sue strade. I colori abbaglianti di giorno, rumori assordanti, ferite di luce. La notte ti avvolge nel suo incanto. Guardo avida dalla finestra. Di lato intravvedo il mio castello. Davanti a me il mio mare con il suo tributo d’amore. Un velo trasparente ed una trina schiumosa. Un raggio d’argento rende prezioso questo dolore suadente. “La mia città, la mia città”. Lo ripeto a bassa voce nella notte di ombre. Un singulto improvviso. Chiudo la finestra. Un tuono annuncia la pioggia a lungo trattenuta. Le nuvole si sgonfiano e così il mio dolore. Buonanotte mia sposa del mare. (Matilde Cesaro, 2011) Leggi tutto… Api - Bellezza non necessita perdono feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml dirtyinbirdland 18 ott, 9:34 m. Pagina 9 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Photo from "The secret of Bees", by Gina Bince Bythewood, 2008) Bellezza non necessita perdono. quando la si incontra si coglie, si afferra. la si tiene piano, delicata e feroce, narra storie di nuvole e d’ali. di anfratti e fessure, di giostre in volo. è vertigine ti da il passo ad imbandire meraviglia su lastricati inavvicinabili e segreti t’ingarbuglia di fili e menti…forse mente? saperla condivisa a lungo non consola, Bellezza sguscia e si contorce, preparandosi alla prossima muta. ** Che tempo è questo mio che ti cerca quando potrei misurare distanza e vuoto e capire, finalmente, l'ennesimo graffio tentato nell'aria rarefatta la tua presenza come di cielo le nubi allontanate dal gorgogliare del fiume, sconosciuta eppure questo graffio lo pretendo come sulla nuca il respiro che articola suoni e segni sul corpo che si apre a te silenziosa frenetica capriola immagine sfocata su un vetro racimolando gocce sole, sole... terrei stretto tra le ciglia feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 10 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 il tuo colore puro la mia voglia nell'incastro perfetto di una sera che cade, incanto! quando ti cerco e non sei nel ruvido delle mie dita nel fiato che mi sfugge ...questo tempo, necessita di Sogno. Api è una narratrice in versi e in prosa. Ha una scrittura femminile, che riecheggia un modo interiore che sarebbe caro alla Dickinson. Sarda, collabora con la rivista Terre Libere di Nuoro. Qui, due inediti fra alcuni che ha voluto condividere con noi. Scelti er privilegio di intesa in lettura. Grazie ad Api per aver voluto essere anche qui. Un'altra bella scelta e nota (a cura di Antonella Taravella), su Poetarum Silva Leggi tutto… Gianni Priano - I comandi, padre, ho infranto tutti dirtyinbirdland 17 ott, 4:27 p. I comandi, padre, ho infranto tutti e ho camminato sul bordo del sentiero attratto dall'acqua che improvvisa giù dai burroni cascate di pietrame e fango e rami morti e pattumiera. E disossanti lingue ho praticato padre, lontano da questa mia sera. (Gianni Priano, ottobre 2011) Leggi tutto… Rossella Maiore Tamponi, Le camere attigue feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml dirtyinbirdland 13 ott, 12:30 p. Pagina 11 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 E poi... e poi insinuavi i giorni che sfilassero il vestito vecchio con le porte socchiuse, coi riflessi dell'alba su ceramica e fughe i muri di casa facevano da occhi al tempo che così ti vegliava e stendevi ogni volta coperte scivolate alla notte (Rossella Maiore Tamponi, Le camere attigue, Edizioni del Foglio Clandestino, marzo 2011) Leggi tutto… Antonia Pozzi dirtyinbirdland 28 set, 11:48 m. Leggi tutto… Vincenzo Cardarelli - Amicizia dirtyinbirdland 27 set, 11:56 p. Noi non ci conosciamo. Penso ai giorni che, perduti nel tempo, c'incontrammo, alla nostra incresciosa intimità. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 12 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Ci siamo sempre lasciati senza salutarci, con pentimenti e scuse da lontano. Ci siam riaspettati al passo, bestie caure, cacciatori affinati, a sostenere faticosamente la nostra parte di estranei. Ritrosie disperanti, pause vertiginose e insormontabili, dicevan, nelle nostre confidenze, il contatto evitato e il vano incanto. Qualcosa ci è sempre rimasto, amaro vanto, di non aver ceduto ai nostri abbandoni, qualcosa ci è sempre mancato. (Vincenzo Cardarelli, Poesie) Leggi tutto… ELIO BARTOLINI irazoqui 20 set, 5:43 p. ” Gran bel secolo, il novecento! Due guerre mondiali combattute, una terza pudicamente definita ‘fredda’, innumerevoli altre, sanguinosissime anche, ma ‘periferiche’, adesso quest’ultima invenzione di una ‘preventiva’. E io che tra guerre rivoluzioni e tradimenti di rivoluzioni, ho tutto l’agio per perdere la bella cattolica apostolica romana Fede della mia infanzia e aderire, con lo stesso imperterrito entusiasmo, a quella marxista, per poi perdere anche quella e ritrovarmi, morituro ottantenne, a custodia del niente. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 13 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Eppure, e nonostante tutto, ancora la sospiro una verità unica sola salda (cattolica appunto!), io nato per la sua certezza, la sua sicurezza, la sua indubitabilità, la sua eternità.”- Elio Bartolini da Passaggi di ‘900, di Danilo De Marco, Circolo Culturale Menocchio, 2004 Leggi tutto… Gianni Priano - Violette di Saffo dirtyinbirdland 17 set, 7:14 m. "Ai maestri che ho tradito e, di proposito, deluso" (Gianni Priano) Leggi tutto… Silvia Molesini, Benemente dirtyinbirdland 31 ago, 5:30 p. Leggi tutto… FABRIZIO PITTALIS, Dura Jole dirtyinbirdland 30 ago, 1:06 m. Leggi tutto… C'era (quasi una volta) dirtyinbirdland 25 ago, 11:15 m. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 14 di 186 Aurelio Valesi C'era (quasi una volta) 01/12/11 08:37 dirtyinbirdland 25 ago, 11:15 m. Non avevo mai scritto una fiaba prima, grazie a Lucia e Zena per avermi coinvolta, all'Editore, a Marino Magliani, a Marco D'Aponte, e a tutti gli autori, per la condivisione e la possibilità di questa esperienza (Nerina Garofalo) Nota dell'editore: Si chiama C’era (quasi) una volta la raccolta di fiabe (o quasi-fiabe) appena uscita per la nostra casa editrice. Il volume nasce da un’idea di Marino Magliani, a cui le fiabe (come dice nell’introduzione) sono mancate da bambino. Tutti i profitti derivanti dalla vendita saranno devoluti a NutriAid, un’organizzazione umanitaria indipendente, nata nel 1996, con sede nazionale a Torino e sedi locali in varie regioni d’Italia. NutriAid opera in Rwanda, Senegal, Madagascar e Repubblica Democratica del Congo dove costruisce, ripristina e coordina centri intensivi di lotta contro la malnutrizione infantile severa e cronica, per il trattamento del disequilibrio ponderale nei bambini. Realizza interventi sanitari attraverso la propria unità medico-scientifica inviando equipe mediche specializzate. Attua programmi di sicurezza alimentare operando in partnership con importanti istituzioni internazionali, sostiene le famiglie in progetti di sviluppo agricolo e allevamento per prevenire le ricadute ed emergere dalla fame e dalla povertà. Un ringraziamento a Zena Roncada e Lucia Saetta per aver sorvegliato con pazienza il lavoro, a Marco D’Aponte per aver accettato di illustrare ogni storia e averlo fatto con passione e intelligenza, agli autori per aver creduto in questo progetto. Dalla quarta di copertina: “I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli uomini il nulla nel tutto”. Così il giovane Leopardi sintetizzava nelle pagine dello Zibaldone la sua nostalgia per l’infanzia, età aurea vivificata da un’immaginazione senza freni. Gli autori di questa feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 15 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 dello Zibaldone la sua nostalgia per l’infanzia, età aurea vivificata da un’immaginazione senza freni. Gli autori di questa raccolta di fiabe hanno voluto, almeno in questa occasione, tornare a guardare il mondo con gli occhi incantati del fanciullo che un tempo sono stati. Ne sono uscite storie fantastiche, ciascuna ispirata a un luogo speciale della nostra Italia bella e variopinta (montagne,spiagge,fontane,mari,città) e narrata secondo uno stile e un gusto personali. Questo per ricordare che il mondo è pieno di posti meravigliosi, dove vale la pena avventurarsi e perfino perdersi, se non fisicamente (questo, ahimè, spesso non è possibile), almeno nel modo magico di una narrazione. Ma attenzione: un racconto non è semplicemente un surrogato di vita – è vita al quadrato! Indice del volume: La Via dei falegnami, Flaviano Fillo, Ghetto di Roma I pesci con le ali sono presi per matti, Paolo Casuscelli, Salina Il nastro della truut, Lapin, Luserna (TN) La fiaba delle sette montagne, Lucia Saetta, Bosco Chiesanuova (VR) Giobatta e il drago, Chiara Daino, Genova Il ciclope miope, Irene De Sanctis, Lazio La bambina che aveva paura del buio, Zena Roncada, Sermide (MN) Su caminu de paza, Bobboti, Sardegna Giovanni, il mago Mortadella e il perfido Molocco, Luca Tassinari, Bologna Il vicolo delle meraviglie, Enrico Macioci, L’Aquila Il tesoro del re, Enrico De Grazia e Maria Francesca Rotondaro, Calabria Capo Giuseppe, Barbara Tutino, Val d’Aosta Tramontana, Nunzio Festa, Basilicata Coriandolina va in pineta, Mauro Baldrati, Cervia (RA) Nenè, Nerina Garofalo, Cosenza Pancia e gli orchi, Andrea Becca, coste liguri Bùmbulu mbùmbulu, Mario Bianco, Torino Il viaggio, Bartolomeo Di Monaco, Lucca La storia di Mattia il milanese, Wang il cinese e Uberto l’uccisore di draghi, Guido Tedoldi, Milano Il pomeriggio che si ruppe la playstation, Marta Baiocchi, Roma Il Custode, Francesco Sasso, Puglia Il ponte del diavolo, Paolo Cacciolati, Dronero (CN) Saverio e gli uomini del Vulcano, Pasquale Indulgenza, Napoli Frate Ciliegio e l’acqua Pudia, Roberta Borsani, Fonte Pudia (UD) Le avventure di un bambino che si credeva Re, Chiara Granocchia Lelieur, Umbria Cuoricino, Stefania Nardini, Napoli feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 16 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 http://senzapatriaeditore.it/?p=1138 Leggi tutto… La bambina che raccontava i film, Hernan Rivera Letelier dirtyinbirdland 22 ago, 3:35 p. (nella foto, l'attrice Jean Darling) Una volta lessi una frase-- sicuramente di un autore famoso-- che diceva qualcosa del tipo che la vita è fatta della stessa materia dei sogni. Io dico che la vita può benissimo esser fatta della stessa materia dei film. Raccontare un film è come raccontare un sogno. Raccontare una vita è come raccontare un sogno oppure un film. (La bambina che raccontava i film, Hernan Rivera Letelier - Mondadori, 2011) Leggi tutto… Buone vacanze - Pranzo di Ferragosto - Gianni Di Greg… dirtyinbirdland 4 ago, 11:01 p. Leggi tutto… Maria Pia Delpiano dirtyinbirdland 4 ago, 12:06 m. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 17 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (immagine dal web) Una donna brutta non ha a disposizione nessun punto di vista superiore da cui poter raccontare la propria storia. Non c'è prospettiva d'insieme. Non c'è oggettività. La si racconta dall'angolo in cui la vita ci ha strette, attraverso la fessura che la paura e la vergogna ci lasciano aperta giusto per respirare, giusto per non morire. Una donna brutta non sa dire i propri desideri. Conosce solo quelli che può permettersi. Sinceramente non sa se un vestito rosso carminio, attillato, con il décolleté bordato di velluto, le piacerebbe più di quello blu, classico e del tutto anonimo che usa di solito quando va a teatro e sceglie sempre l'ultima fila e arriva all'ultimo minuto, appena prima che le luci si spengano, e sempre d'inverno perché il cappello e la sciarpa la nascondono meglio. Non sa nemmeno se le piacerebbe mangiare al ristorante o andare allo stadio o fare il cammino di Santiago de Compostela o nuotare in piscina o al mare. Il possibile di una donna brutta è così ristretto da strizzare il desiderio. Perché non si tratta solo di tenere conto della stagione, del tempo, del denaro come per tutti, si tratta di esistere sempre in punta di piedi, sul ciglio estremo del mondo. Io sono brutta. Proprio brutta. Non sono storpia, per cui non faccio nemmeno pietà. Ho tutti i pezzi al loro posto, però appena più in là, o più corti, o più lunghi, o più grandi di quello che ci si aspetta. Non ha senso l'elenco: non rende. Eppure qualche volta, quando voglio farmi male, mi metto davanti allo specchio e passo in rassegna qualcuno di questi pezzi: i capelli neri ispidi come certe bambole di una volta, l'alluce camuso che con l'età si è piegato a virgola, la bocca sottile che pende a sinistra in un ghigno triste ogni volta che tento un sorriso. E poi sento gli odori. Tutti gli odori, come gli animali. Io sono nata così. Bello come un bambino, si dice. E invece no. Sono un'offesa alla specie e soprattutto al mio genere. (da: La vita accanto, Einaudi, 2011) Leggi tutto… Emanuela Fidati & Elettra Minolfi - Distrazioni quotidiane dirtyinbirdland 29 lug, 1:18 m. Leggi tutto… feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 18 di 186 Aurelio Valesi Caterina (a 8 anni) 01/12/11 08:37 dirtyinbirdland 24 lug, 1:27 m. Caterina, detta Titta, ha adesso 10 anni. A 8 anni scriveva: Una rosa appena sbocciata. Era notte e disse alla luna Perché sei lassù? Perché devo fare luce alla gente La rosa si addormentò pensando alla luna E la luna al profumo di rosa (Titta) Ringraziamo Claudio Sanfilippo e Cristina De Nigris per averci mandato questo piccolo e profumatisismo fiore. Leggi tutto… Pier Maria Galli - [ 3 declinazioni del verbo vento] feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml dirtyinbirdland 19 lug, 11:09 m. Pagina 19 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Man Ray e Mapplethorpe alla Fondazione Marocni a Milano) 1 da quale vento, e prima che l’aria possedesse un qualsiasi movimento o squarcio tenue dove entrarvi, potremmo essere piegati o anche soltanto scivolati nell’attimo successivo, quell’attimo che è sempre più recente di noi che stiamo sempre quei pochi passi indietro rispetto al punto più sensibile dell’assoluto da dove giungono sempre quei venti che non hanno mai avuto inizio né cielo e quell’ora stabilita che meriteremmo che è poi quell’aria che è un tempo che respiriamo, che è adesso 2 le rose congedate dalle rose. cortili rimasti seduti senza case. scomparsi tutti i cieli coperti. noi nudi senza più quel foglio addosso. - la sola notizia era il vento 3 adesso il vento torna di corsa nel cielo annoiato. un’aria macchiata che chiami col nome di una volta. forse la stessa malinconia ora moltiplicata per zero. qualcosa di udito per maltrattare l’infelicità quand’eri bambina al posto di te Pier Maria Galli - [3 declinazioni del verbo vento] Leggi tutto… feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 20 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Ismaele - Terza biografia apocrifa (a cura di Nerina Gar… dirtyinbirdland 7 lug, 10:47 m. Ismaele_Intervista a Cura Di Nerina Garofalo Leggi tutto… L'Ammasso - Gianni Priano (editoria amorosa) dirtyinbirdland 2 lug, 10:33 m. Leggi tutto… Maria Zambrano - I chiari del bosco feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml dirtyinbirdland 1 lug, 1:46 p. Pagina 21 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Leggi tutto… Massimo Legnani - Minimo blog dirtyinbirdland 27 giu, 7:47 m. È come un ballatoio al quinto piano, dieci rampe prive d’ascensore a scoraggiare i poco motivati, gli annoiati, i pigri. Qui ci si arriva solo se si è semplici angeli o massimi illusi, di quelli che ancora amano affacciarsi alla ringhiera, i gomiti a contatto della ruggine, i fiati fianco a fianco, e gli occhi persi a guardare i tetti per vedere la bellezza oltre le tegole, che basta un gatto che passeggia sulla colma, un campanile un po’ sbilenco o il chiarore rarefatto che sale dalle strade contro il cielo per illudersi di essere, essere qualcosa, e far dell’illusione merce di scambio rara. Poche stanze al quinto piano, monolocali dalle porte aperte e dai soffitti a spiovere, un lucernaio sopra il letto che confonde la notte con il mare, un terrazzo angusto dirimpetto all’altro e gelsomini speculari che crescono e s’allargano come ci fosse spazio, una sedia a testa, bianca di lacca, per incrociare parole centellinate col caffè. Pochi sguardi, qualche voce, qui sul quinto piano tanto si tace, qualcosa si racconta, altra si ascolta, manca la fretta e il cicaleccio della via, minore è il fiato, forse disperso per le scale. Come in cima alla montagna le parole sono rare e basta il gesto consumato dalle labbra a farle più gradite. (Massimo Legnani) Leggi tutto… Gianfranco Draghi, l'incendio della poesia dirtyinbirdland 26 giu, 11:49 p. Un grazie dal profondo del cuore a Gianfranco Draghi per averci inseriti in questa condivisione (nerina e gianni) * Care amiche e cari amici, se qualcuno di voi volesse vedere qualcuna delle opere della mostra a Palazzo Bastogi e anche una breve intervisa che mi ha fatto ungiovane amico, e anche un video sull'incendio qui in casa, questi sono i link. Un saluto, un abbraccio affettuoso e un augurio Gianfranco Leggi tutto… Gianni Celati - Esercizio autobiografico in 2000 battute dirtyinbirdland 21 giu, 12:25 m. Riga n. 28 - Gianni Celati feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 22 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Riga n. 28 - Gianni Celati Gianni Celati - Esercizio autobiografico in 2000 battute Nato nel 1937, a Sondrio, due passi dalla Svizzera. - Sei mesi di vita a Sondrio. - Padre usciere di banca, litiga col proprio direttore. - Padre condannato per punizione a trasferimenti da un capo all’altro della penisola a proprie spese. - Famiglia viaggiante. - Tre anni a Trapani. - Sette anni a Belluno. - Tre anni a Ferrara. - Liceo a Bologna. Fine della vita in famiglia. - Viaggio in Germania e quasi matrimonio. - Ritorno a Bologna, studi di linguistica. - Passa il tempo. - Servizio militare. - Grazie a un amico psichiatra si concentra a studiare le scritture dei matti. - Nevrosi da naja, ospedale militare. - Tesi di laurea su Joyce. - Epatite virale, isolamento. - Raptus di scrivere come un certo matto che lo appassiona. - Italo Calvino legge il testo su una rivista, propone di farne un libro. - Passa il tempo. - Vita in Tunisia. - Matrimonio. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 23 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Prime traduzioni. - Bologna, impiegato in una ditta di dischi. - Studia logica con Enzo Melandri ma risulta incapace. Borsa di studio a Londra 1968-70. - Pubblica libro. - Parte per gli U.S.A. - Due anni alla Cornell University. - Vita nel falso, tutto per darla da bere agli altri. - Passa il tempo. Insegna all’università di Bologna. - Conosce un certo Alberto Sironi che lo mette a scrivere film falliti in partenza. - Altro libro. - Traduzioni. - Passa il tempo. - Quattro mesi tra California, Kansas e Queens. - Senso di non aver più la terra sotto i piedi, come uno partito in orbita. - Passa il tempo. - Parigi, rue Simon-le-Franc, un anno di convalescenza. - Torna a Bologna, di nuovo all’università. Conosce Luigi Ghirri, fotografo. - Lavoro rasserenante con i fotografi. - Esplorazioni della valle padana. - Periodi a scrivere in giro. Si trasferisce in Normandia. - Traduzioni. - Altro libro. - Con Daniele Benati, Ermanno Cavazzoni, Ugo Cornia, Marianne Schneider, Jean Talon fonda Il semplice, Almanacco delle prose. - Stati Uniti, Rhode Island, insegna sei mesi. - Passa il tempo. - Trasferimento in Inghilterra. - Comincia a fare documentari. - Viaggio in Africa occidentale con J. Talon. Passa il tempo. - Altri documentari. - Tutto a monte, nessuna speranza, nessun timore. - Borsa Fulbright a Chicago. - In Africa, Senegal, a curarsi la testa. - Un anno a Berlino, borsa DAAD. - Film in Senegal, incapace di finirlo. - L’Italia invivibile. - Campa facendo conferenze. - È andata così. - Dal 1990 a Brighton, Inghilterra, con la moglie G.H. - Leggi tutto… Maria Zambrano dirtyinbirdland 29 mag, 9:03 m. Leggi tutto… GIOVANNI GIUDICI 4 irazoqui 25 mag, 11:50 p. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 24 di 186 Aurelio Valesi GIOVANNI GIUDICI 4 01/12/11 08:37 irazoqui 25 mag, 11:50 p. Quanto spera di campare Giovanni Giovanni Giudici a Emilio Giudici Mettere su una casa Alla sua età – quanto spera di campare Giovanni Ti sei domandato: E io che non ho osato Replicare alcunché Nemmeno tra me e me – sui due piedi Per quanto approssimato tentando un calcolo Ma una di queste notti uno di quei momenti A mezza via dal sonno che il pensiero Pavida navicella osa sfidare L'ignoto del suo mare Mentre con unghie e denti Si aggrappa per sparire Il corpo in un effimero altrimenti Una di queste notti quasi un nulla Mi è giunto tardiva risposta: Sunamita fanciulla sgusciata da sotto il guanciale A scaldarmi ben che non sono Quel re della Bibbia io Re di nessun reame sussurrando Che incominciare è il nostro unico modo di esserci E dunque ho amato l'inizio La voglia di essere accolto Nei bei luoghi diversi invidïati Nell'aldiquà del gelido cristallo quotidiano La balbettata lingua silenziosa Plaghe remote le mie mani brancolando Oggetti fuor della vista A ogni scoperta tu sai Ride e fa festa l'infante rassicurato Passo a passo movendo al suo adempiersi – Si distrugge così nel costruire L'animale adulto Che mai più ricomincia: Io invento questo inizio al mio finire Leggi tutto… Having a coke with you (by Frank O'Hara) - Una traduz… dirtyinbirdland 25 mag, 6:44 p. BERE UNA COCA CON TE feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 25 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Photo by Emmet gowin: edith, danville, virginia, 1969) è anche più divertente che andare a San Sebastian, Irùn, Hendaye, Biarritz, Bayonne o dare di stomaco sulla Traversera de Gracia a Barcellona in parte perché, con la tua maglietta arancio sembri un San Sebastiano più allegro in parte per il mio amore per te, in parte per il tuo amore per lo yoghurt in parte per i tulipani color arancio fluorescente intorno alle betulle in parte per l’aria misteriosa che hanno i nostri sorrisi di fronte alla gente e alle statue è difficile credere, quando sono con te, che ci sia qualcosa di così fermo e solenne e spiacevolmente definitivo come una statua quando proprio davanti a questa nella luce calda delle 4 di New York andiamo avanti e indietro tra noi come un albero che respira dagli occhiali e la mostra di ritratti sembra vuota di facce, solo quadri e tu ti chiedi, all’improvviso, perché mai qualcuno li abbia fatti Guardo te e preferirei guardare te piuttosto che tutti i ritratti del mondo eccetto forse il Cavaliere Polacco di tanto in tanto e comunque quello è al museo Frick in cui grazie al cielo tu non sei ancora andata così ci possiamo andare insieme per la prima volta e il fatto che sei così bella quando ti muovi più o meno pareggia i conti con il Futurismo così come a casa non penso mai al Nudo che scende una scala o a quando sono a una prova a un solo quadro di Leonardo o di Michelangelo che mi fanno impazzire e a che servono agli Impressionisti tutte le loro ricerche quando non hanno mai beccato la persona giusta vicino all’albero al calar del Sole o, per quello che importa, a Marino Marini quando non ha preso il cavaliere con la stessa cura del cavallo è come se a tutti fosse stata sottratta con l’inganno una qualche meravigliosa esperienza che con me non andrà sprecata e per questo ne parlo con te (la traduzione è di Riccardo Vinci, in CC 3.0 non commercial, maggio 2011) Leggi tutto… Amaro Ammore - Un progetto di Canio Loguercio dirtyinbirdland 19 mag, 5:26 p. Il progetto di CanioLoguercio è bellissimo, una specie di ansa resistente, nella quale ti metti a dimorare e ti chiedi come sia che lì qualcuno, nonostante la terra, parli amaro d'amore e così rosso e vivo. Artisti tutti interessanti, performer della parola, del suono e dell'immagine. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 26 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 del suono e dell'immagine. ** CANIO LOGUERCIO / AMARO AMMORE MORPHING SENTIMENTALE a Edoardo Sanguineti ALLA QUINTA EDIZIONE DEL FESTIVAL “TEATRI DI VETRO” OLTRE 50 POETI PER UNA MARATONA DI 10 GIORNI DI LETTURE DI “SUPPLICHE D’AMORE” Teatri di vetro 5 - Roma 19/28 maggio 2011 – Teatro Palladium e spazi urbani della Garbatella AMARO AMMORE è il primo raduno poetico itinerante in Italia per la condivisione di “suppliche d’amore”. Un network, una performance, un happening, un concerto, un reading-live, un festival, un rito collettivo che coinvolge poeti, musicisti, artisti, associazioni di quartiere, ecc.. Si comincia l’1 maggio con la raccolta delle “suppliche” in giro per Roma: 18 taniche realizzate dall’artista Vittorio Formisano, con la collaborazione di NUfactory, collocate in luoghi strategici della città, serviranno a raccogliere i testi.. Tutti possono partecipare.. anche inviando il proprio contributo poetico (testo o audio) direttamente all’indirizzo [email protected]. L’elenco dei luoghi dove trovare le 18 taniche è pubblicato sulla pagina AMARO AMMORE di caniologuercio.wordpress.com o nel sito www.teatridivetro.it. 19-27 maggio – MARATONA di poesie d’amore “Amaro fu l’amore radiosa la sua idea” (La Villetta, Via Francesco Passino,26) Dal 19 al 27 maggio, ogni sera dalle 21.00/21.30 alle 23.30, in una stanza della Villetta (storica sezione comunista romana alla Garbatella) trasformata in una sorta di “supplicario” dall’artista Formisano, circa 50 poeti si alterneranno nella lettura delle loro poesie d’amore: una vera e propria maratona. Qui inoltre sarà possibile lasciare altre “suppliche” o scriverle direttamente sui muri con un pennarello, piuttosto che con un chiodo.. A segnalare il luogo, un lungo drappo al vento con la scritta “Amaro fu l’amore radiosa la sua idea”. I poeti che parteciperanno alla MARATONA DI SUPPLICHE D’AMORE alla Villetta dal 19 al 27 maggio, ogni sera dalle 21.00/21.30 alle 23.30, sono: Vittorio Formisano, Sonia Gentili, Jonida Prifti, Francesco Forlani, Bianca Madeccia, Marco Simonelli, Gian Piero Stefanoni, Francesco Onìrige, Marino Santalucia, Maria Grazia Calandrone, Leopoldo Attolico, Marcello Tagliente, Rita Florit, Giuseppe Boy, Rita Iacomino, Jacopo Bosio, Michele Fianco, Marco Righetti, Massimo Pacetti, Marzia Spinelli, Cinzia Marulli, Monica Martinelli, Sonia Cincinelli, Antonietta Tiberia, Leda Palma, Maurizio Soldini, Donatella Mei, Lucianna Argentino, Faraòn Meteosès, Marco Palladini, Nerina Garofalo, Roberto Raieli & Lucia Staccone, Leili Galehdaran, Elena Ribet, Alessia Fava, Sara Davidovics, Luciana Vasile, Pietro Secchi. 28 maggio – HAPPENING FINALE Il 28 maggio, nel lotto antistante la Villetta, serata conclusiva del Festival con le canzoni appassionate di Canio Loguercio, una decina di altri poeti, vari musicisti, alcuni dei ragazzi di Hagape 2000 (Associazione che si occupa dei giovani disabili del quartiere) e ballo finale col Centro Anziani della Garbatella, curato dal Centro Studi Danza di Maria Luce Enna. A questa serata (con Paolo Modugno al live mixing) parteciperanno i poeti Maria Grazia Calandrone, Franco Buffoni, Gabriele Frasca, Tommaso Ottonieri, Gilda Policastro, Bianca Madeccia, Antonietta Tiberia, Lidia Riviello, Roberto Alessandrini, Roberto Raieli, Pietro Secchi, Mario Lunetta, Marzia Spinelli e i musicisti Rocco De Rosa (piano), Andrea Satta (voce) e Maurizio Pizzardi (chitarre) dei Têtes de Bois, Alessandro D’Alessandro (organetto), Nora Tigges (voce), Alfonso D’Amora (chitarre) con Laura Saadiah (danza) e Saleh Tawil (voce), Antonio Franciosa (percussioni), Pasquale Innarella (fiati), Simona Galeano (clarinetto), Alessia Alacevich (sax contralto), Annalisa Marianecci (sax tenore), Michela Lombardozzi (sax baritono) del gruppo Stacchi a Spillo, Gianluca Sanza (voce), Mariano Caiano (voce e percussioni) e Viviana Fatigante (voce) del gruppo Babalù. Le immagini che saranno proiettate sono del video artista Antonello Matarazzo. e ancora… Mercoledì 18 maggio, dalle 21.30 TEATRI DI VETRO 5 & AMARO AMMORE POETRY SESSION SENTIMENTALE Opening Party feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 27 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Opening Party al KE NAKO, Via dei Piceni, 24/26, San Lorenzo – Roma con la partecipazione, tra gli altri, di Antonietta Tiberia, Marcello Tagliente, Faraòn Meteosès, Rita Florit Donatella Mei, Rita Iacomino, Francesco Forlani, Jonida Prifti, Marino Santalucia, Vittorio Formisano, Franco Buffoni, Nerina Garofalo, Lucianna Argentino, Marco Palladini, Luciana Vasile, Giuseppe Boy e diMaria Pia De Vito (voce), Rocco De Rosa (piano), Alessandro D’Alessandro (organetto), Nora Tigges (voce/canto), Paolo Modugno (tamburi), Pasquale Innarella (fiati) e convideodinamismi / klein vj set www.kenako-online.com *** AMARO AMMORE al “Festival Teatri di vetro” è un progetto di Canio Loguercio, con il coinvolgimento di Vittorio Formisano (“Amaro fu l’amore radiosa la sua idea”), Antonello Matarazzo (immagini video), Paolo Modugno (audio live mixing) in collaborazione con NUfactory – Controchiave - Centro Anziani Pullino –Centro Studi Danza di Maria Luce Enna - Hagape2000 e con Lìnfera, Silenzi in forma di poesia, in pensiero, LaRecherche.it, Festival Rifrazioni e Bianca Madeccia & Antonietta Tiberia coproduzione: teatridivetro festival L’elenco completo, di tutti coloro che partecipano ad AMARO AMMORE è qui: http://caniologuercio.wordpress.com/1-amaro-ammore-2/roma-garbatella-teatri-di-vetro-5-maggio-2011/ **** www.facebook.com/amaro.ammore www.teatridivetro.ithttp://caniologuercio.wordpress.com/ Leggi tutto… Having a Coke with You - Frank O’Hara dirtyinbirdland 14 mag, 8:09 m. Having a Coke with You is even more fun than going to San Sebastian, Irún, Hendaye, Biarritz, Bayonne or being sick to my stomach on the Travesera de Gracia in Barcelona partly because in your orange shirt you look like a better happier St. Sebastian partly because of my love for you, partly because of your love for yoghurt partly because of the fluorescent orange tulips around the birches partly because of the secrecy our smiles take on before people and statuary it is hard to believe when I’m with you that there can be anything as still as solemn as unpleasantly definitive as statuary when right in front of it in the warm New York 4 o’clock light we are drifting back and forth between each other like a tree breathing through its spectacles and the portrait show seems to have no faces in it at all, just paint you suddenly wonder why in the world anyone ever did them I look at you and I would rather look at you than all the portraits in the world except possibly for the Polish Rider occasionally and anyway it’s in the Frick which thank heavens you haven’t gone to yet so we can go together the first time and the fact that you move so beautifully more or less takes care of Futurism just as at home I never think of the Nude Descending a Staircase or at a rehearsal a single drawing of Leonardo or Michelangelo that used to wow me and what good does all the research of the Impressionists do them when they never got the right person to stand near the tree when the sun sank or for that matter Marino Marini when he didn’t pick the rider as carefully as the horse it seems they were all cheated of some marvelous experience feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 28 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 it seems they were all cheated of some marvelous experience which is not going to go wasted on me which is why I am telling you about it Frank O’Hara Leggi tutto… Paolo Sortino, Elisabeth dirtyinbirdland 13 mag, 8:48 m. (Photo by Joanna Pallaris) "Il processo di smantellamento della coscienza di Elisabeth era cominciato. Un riflesso le attraversò i pensieri: per la prima volta vide che le ragioni di fare del male o fare del bene non erano piú le stesse per le quali si faceva male o bene qualsiasi cosa. Cosí la cura che il padre aveva avuto nel fare quel nodo, cosí la costruzione stessa del bunker. Ormai Josef sfogliava la sua mente come un libro dalle pagine sempre piú labili. Affaticato ma soddisfatto, la osservò riversa sul pavimento tra i due piccoli letti sui quali non gli venne in mente di adagiarla. Pareva appesa per i piedi, penzoloni. La piú bella delle sue figlie era diventata l’impiccato delle carte magiche. Lui stesso provò un brivido di inquietudine a vederla, ma se ebbe quel sentimento fu per aver ottenuto un risultato migliore del previsto. Ebbe la conferma che le motivazioni di tenerla tutta per sé non erano maligne, ma antiche, appartenenti a un mondo che si credeva perduto e sul quale invece lui era riuscito a trovare un portale. Allora forse non avrebbe dovuto condurci Elisabeth, come credeva; forse quel mondo si sarebbe mosso verso loro due: un universo vivo che premeva per ricongiungersi agli umani, ai loro cuori, ai loro desideri per tornare reale." Paolo Sortino, Elisabeth Leggi tutto… Un uovo, come (di Silvia Molesini) dirtyinbirdland 5 mag, 9:05 m. Un uovo, come feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 29 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Ho visto chi guardarmi con occhi nuovi disamorati altrove e invece con un incanto altrove, con incanto altrove come un rammarico un turbamento come. E anch'io mi guardavo con occhinuovi altrove disamorati e invece ora incanti e con rammarico, altrove, turbata da questi occhi, nuovi, e da il rimpianto e dall'incanto disamorata altrove. E anche anche loro disamorati li guardavo innamorata altrove con incanto, con rammarico come un turbamento gli occhi nuovi, altrove come un rimpianto disamorata come nuova innamorata come un turbato un rammarico con un occhio come un uovo. (Silvia Molesini) Leggi tutto… Primodimaggio - Paulatreides dirtyinbirdland feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml 1 mag, 12:30 p. Pagina 30 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Photo by Joanna Pallaris Raccontare è sempre come camminare su un filo. Dietro ti azzanna il culo la difficoltà di narrare, la pigrizia, il pudore, l’idea che tanto a nessuno importerà ascoltare. Davanti, invece, qualcosa ti afferra proprio lì, dove non si può dire, è la necessità, il dovere l’urgenza. La storia che leggi, alla fine, è quell’istante di equilibrio, la vittoria dell’immobilità sopra ad ogni oscillazione. Dura pochissimo. Poi si cade. Sempre. Non ricordo un primodimaggio trascorso qui al Sud. Non più dai tempi della scuola, almeno. E’ un giorno freddo di sole e pioggia a scrosci. So cosa farò, so cosa devo fare, ci penso da tre giorni. La visita al cimitero è un rito che mi sono sempre riservato e consumato da solo. Il cimitero del mio paese dorme in cima alla collina più alta, domina il paese. Il silenzio e la storia dei sepolti riposano all’ombra di cipressi antichi, altissimi. Le tombe più antiche sono raccolte entro le mura di un antico convento diroccato, roba da western si direbbe. Quando faccio per uscire mio padre si offre di accompagnarmi. Ha preparato un mazzo di tulipani rossi appena colti dal giardino e freschi di pioggia. L’idea di spezzare il rito della visita solitaria non mi sembra poi così male, visto quel rosso. L’idea che mio padre voglia stare da solo con me non mi disturba. Si può fare. Il viaggio è breve, appena il tempo che la pioggia a gocce grosse sul mazzo di fiori mi si posi sulle mani, il rosso acceso è quasi insopportabile e il sole è una spina negli occhi mentre mio padre guida lento consumando le poche curve fino alla collina degli stivali. La visita è apparentemente frettolosa. I nonni sono sempre lì. Quattro per due tombe, una accanto all’altra. Penso che qui sono i morti, qui inevitabilmente sono le radici. Qui appartengo, per questa terra, per queste ossa, per questa valle sotto alla collina e il fiume in fondo, che se stai zitto e non respiri puoi sentirlo mormorare. Penso a cos’era il lavoro al tempo dei nonni. Alla guerra, alla fame. Penso che chi va in guerra lo fa perché poi ci sia la pace. Li ringrazio con gli occhi per la pace, e per il lavoro. Per questa terra che soffre ogni giorno. Mi spiace di essere partito, glielo dico col pensiero. Mi spiace che il lavoro mi abbia portato via per sempre. Ma non sono triste. Io e neanche loro. Mi guardano sorridenti da quelle quattro foto. Giusto il tempo di questi pensieri, e mio padre che sistema i tulipani. Il tempo di guardare quel rosso, che ora ha un posto. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 31 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Ci incamminiamo verso l’uscita. Da un vialetto ci incrocia una vecchia signora. Con dei fiori in mano. E’ sola. E parla. Parla da sola. Ci segue e parla da sola. Ci raggiunge. Mio padre la saluta e lei continua a parlare. Come un fiume. Come se parlasse da sempre. Ci dice di un figlio lontano. I figli, in queste terre sono spesso lontani, è sociologia. Filosofeggio. Ma lei dice di più. Parla di avvocati. E di galera. Così, come fosse normale. In quella lingua aspra che ancora comprendo, che ancora mi appartiene, racconta una storia breve e smozzicata. Avvocati, galera, lettere, soldi, un figlio. La donna scrive ad un avvocato lontano, gli manda dei soldi per suo figlio che è in galera. Ma. I soldi, dice, servono a tenerlo dentro. –Perché se esce fa danni- dice nella sua lingua. La donna paga un avvocato perché suo figlio resti dentro. Questa è la storia del primodimaggio. Questa è la mia terra, la mia lingua, i miei morti, i figli che vanno via, il lavoro. E quel rosso è un po’ più scuro negli occhi ora. Di rabbia, forse. Ecco perché di quella rabbia, di tutto quel che scrivo, alla fine, chiedo scusa. (Paulatreides, 2009) Leggi tutto… Bestia di gioia, 2 letture su immagini di Amelia Jones … dirtyinbirdland 26 apr, 12:09 m. Mariangela Gualtieri, Bestia di gioia - Einaudi, 2010 - 2 letture di Nerina Garofalo su immagini da "La Pluie- projet pour un feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 32 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Mariangela Gualtieri, Bestia di gioia - Einaudi, 2010 - 2 letture di Nerina Garofalo su immagini da "La Pluie- projet pour un texte" (2006) by Amy Amelia Jones Leggi tutto… Una lettera Leopardiana A Silva dirtyinbirdland 22 apr, 8:31 p. Leggi tutto… Nerina Garofalo intervista Luigina Dinnella, nipote di … dirtyinbirdland 19 apr, 10:55 m. (Photo from Web) Leggo su Cado in piedi, con profonda commozione, l'articolo biografico di Luigina Dinnella qui linkato. Nell'articolo, mentre in Italia imperversa una semplificazione oscena e ricattatoria delle parole e della storia nazionale, e da lì, da quella commozione per il racconto degli anni in cui nascono le domande (i 9 anni di Luigina), nasce il desiderio di ascoltarla ancora un po': Luigina, hai raccontato con calore il freddo di un'assenza e la necessità di chiarire a se stessi cosa sia la morte quando arriva e si consuma sui nostri affetti in un area sacra che è quella dell'esercizio della democrazia. Cosa vuol dire, per te che porti dentro questa sensazione di lettura sbiadita, ascoltare le parole di questi mesi che confondono, nello Stato, i ruoli, le missioni personali, i luoghi della salvaguardia? feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 33 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 ruoli, le missioni personali, i luoghi della salvaguardia? Vuol dire “sentire freddo”, avvertire una sensazione di solitudine nel provare dei sentimenti che dovrebbero essere condivisi, e invece, spesso si ha la sensazione che appartengano ad un numero sempre minore di persone. Credo che la crisi di questo Paese, prima che istituzionale, sia morale. E’ evidente come si sia smarrito il senso ed il significato di parole come partecipazione, condivisione, rispetto della libertà e dei diritti di tutti. Ma quel che è peggio è la mancanza di rispetto nei confronti di chi, invece, crede ancora in quei valori, ed è anche pronto a dare la vita per difenderli, anche quando non sono direttamente i propri ad esserne minacciati. Ho davanti questa immagine così forte del gioco dei bambini che si immergono a fronte di un non poter dire, del non poter chiedere. Hai parlato di questo momento come di un attimo fondante sul quale si è costruita la tua sete di "interrogazione" (per dirla con Jabés). Qual è oggi, nella nostra democrazia dilaniata, la domanda che vorresti porre allo Stato? Fra le tante, direi questa: perché l’Italia non è stata in grado di rendere attuabile il monito dell’articolo 4 della Costituzione, quello in cui si afferma che ogni cittadino ha il dovere di concorrere, secondo le proprie capacità alla crescita economica e sociale del proprio Paese. Ecco, credo che lo Stato italiano, non abbia mai fatto abbastanza per rimuovere ogni ostacolo, che di fatto, impedisce la realizzazione di questo sacro diritto di ognuno di noi. Cosa provi di fronte ai manifesti che hanno coperto a Milano i muri di una città che ha ospitato e ospita in tanti luoghi la voce di chi attacca la magistratura, nel tentativo di delegittimarne la funzione democratica? Provo sconcerto, se non addirittura disgusto. Siamo sempre lì, tutto ruota attorno alla perdita del senso della democrazia e del rispetto degli altri. Per molti italiani non esiste il Paese, il Popolo, le Istituzioni etc etc, esiste, ahimè il proprio piccolo orto da coltivare. E si sa, l’orto è faccenda delicata, va protetto dai parassiti e da qualunque altro agente esterno che ne mina la crescita. Per impedire la perdita o il danneggiamento del proprio raccolto, si è disposti a usare tutti i mezzi, compresi quelli altamente inquinanti. Ecco, quella è gente che non si fa scrupolo di spruzzare DDT sulle proprie piante, trascurando però un piccolo dettaglio, quel DDT farà morire sì i parassiti, ma renderà “cattiva” anche la sua pianta. Se penso a questa scorta di un magistrato ucciso agli albori della storia dello scontro politico fra Lotta armata e Stato democratico, e alle parole contro i giudici che oggi risuonano dai luoghi sacri del diritto alla partecipazione (i luoghi parlamentari), provo la sensazione di una delegittimazione della memoria, della coscienza e del presente. Come ti senti di fronte a questo ratto del corpo del reato? E’ esattamente come tu dici. Delegittimarne la memoria significa ucciderli un’altra volta. Forse questa seconda esecuzione è ancora più vigliacca della prima. Credo che alla base di queste tentate rimozioni ci sia in fondo la paura di affrontare la propria incapacità di “essere all’altezza“ di chi invece lo è stato, da vivo e da morto. Si vuole rimuoverli innanzitutto dalla propria memoria per non doversi scontrare con l’imponenza di chi, con senso del dovere e senso dello Stato ha fatto con dignità la sua parte. Le parole che hanno saputo parlare degli uomini di scorta uccisi nella difesa dell'esercizio della democrazia: mi vengono in mente pochi luoghi (Toghe rosso sangue di Paride Leporace, e alcune pagine di Bianconi nelle sue biografie così attente e rispettose di ogni vita), ed ora questa tua pagina di biografia civile e personale. Come definiresti questa capacità di stare accanto, che è dei magistrati, come ad esempio in questi giorni a Torino accanto ai morti sul lavoro, e come è stato negli anni 70 e 80 ed oggi ancora, anche per gli uomini che quei magistrati proteggevano, e restavano corpi accanto a corpi a baluardo di una negazione dell'abuso? Ho trovato il libro di Paride Leporace un doveroso esempio di “giornalismo civile”, ispirato da un senso civico forte e raro; un valore nel quale è sempre più raro imbattersi. Ho profondo rispetto per la sua opera; ed ho apprezzato il fatto che non abbia voluto farne degli eroi. La mancanza di retorica nelle sue parole è il valore aggiunto del libro. Quello di Paride è stato un atto di coraggio, soprattutto in un momento di viltà assoluta come quello che stiamo vivendo. Paride e chiunque difenda degli uomini, dei diritti e dei valori, lo vedo come un baluardo, che si pone accanto a noi tutti per proteggerci dall’abuso della delegittimazione e dell’oblio. Cosa fa oggi Luigina, chi è e come esprime il suo desiderio di domande messe al posto giusto, con le parole giuste? Luigina è una donna di 43 anni, madre di due bambini di 12 e 11 anni. Ai quali, in maniera forse sfiancante, cerca di trasmettere sentimenti e valori oggi inusuali. Mai e dico mai mi sento ridicola nel farlo. La mia ingenuità nel crederci ancora trovo sia l’unica arma che ho a disposizione per farne delle persone che abbiano sempre il coraggio delle proprie idee e delle proprie azioni. Professionalmente, Luigina cerca, con molta fatica, di fare la giornalista, con viva feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 34 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 proprie idee e delle proprie azioni. Professionalmente, Luigina cerca, con molta fatica, di fare la giornalista, con viva curiosità, osservando quello che le succede intorno; continua imperterrita ad interrogare e soprattutto non smette di interrogare se stessa. Grazie per le cose che hai voluto dire, mi sembrava molto intensa la tua scelta di pubblicazione della nota di ieri, proprio in questi giorni, di confusione delle parole, delle funzioni e delle ragioni. (NG) Leggi tutto… auguri, Iraz dirtyinbirdland 16 apr, 6:34 p. La serie, bellissima, mette nella foto, in serra, le età della donna. L'ho scelta pensando alla tua parte femminile, Iraz. Buon compleanno, amico mio :-) feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 35 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Photos by Joanna Pallaris) Leggi tutto… Anne Sexton - Fil di ferro dirtyinbirdland 14 apr, 8:13 m. Fil di ferro In verità è un gran peso agganciato a un piccolo fil di ferro, proprio come i ragni sospendono i loro piccoli a una tela sottile o come la pergola di legno frondoso regge grappoli come bulbi oculari, come molti angeli danzano sulla capocchia di uno spillo. Dio non ha bisogno di troppo fil di ferro per tenersi lassù, solo di una fine vena, come sangue pulsante avanti e indietro, feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 36 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 e un po' d'amore. Come si dice: l'amore e la tosse non si possono nascondere. Persino poca tosse. Persino un picoclo amore. Così se il tuo fil di ferro è sottile, a Dio non importa. Lui ti cadrà nelle mani con cui un tempo dieci centesimi ti procuravano una Coca. (Anne Sexton, Una vita come lei e altre poesie, Via del vento edizioni) Leggi tutto… '' APPUNTI '' - dalle agende Smemoranda - di Fabrizio P… dirtyinbirdland 12 apr, 4:46 p. Questa pagina è troppo strana... è più corta delle altre. Arriva Ottobre ed io non ho ancora preso bene il ritmo dello studio. Per fortuna stamattina non siamo entrati a scuola per uno sciopero ''cionfra'' , anche se ,in realtà sono arrivato in ritardo e morto di sonno. La mattina è passata bene. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 37 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 La mattina è passata bene. Sono andato in biblioteca e ho riportato gli ultimi libri che avevo preso in prestito; i sotterranei di Kerouac e un libretto di poesie di vari autori beat....... (segue) Porto Torres 27 Settembre 1998 Stasera mi sono divertito abbastanza. Prima del concerto dei '' gruppi locali'' ,organizzato in piazza del comune,siamo andati in saletta e lì abbiamo provato i pezzi. Alle 18.30 abbiamo fatto i suoni sul palco e , come era facile immaginarsi facevano cagare, vista la scarsa amplificazione. Ne hanno fatto le spese un pò tutti i gruppi. All'una di notte noi non eravamo ancora saliti sul palco ma per fortuna,per gentile concessione degli sbirri,siamo andati avanti fino alle due del mattino. Alla fine è andata bene. Prima di spostarci abbiamo scroccato un pò di birra ai ''comunisti '' organizzatori della serata. Porto torres 26 Settembre 1998 Fabrizio Pittalis (inedito -1998) feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 38 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Ed ancora: Per far conoscere Fabrizio Pittalis Leggi tutto… Babsy Jones - su Blog dirtyinbirdland 11 apr, 9:15 p. (Photo from http://www.giugenna.com/2010/10/11/babsi-jones-hamletmaschine-amleto-hamletmaschine/) ** "Nella mia terza vita, che comincia fra non molto, voglio avere un nome hindi o ebreo, e non voglio avere come casa un castello, un attico, un monolocale in un casermone di qualche suburbia parigina, né una house-boat o un appartamento tinteggiato in colori pastello al quinto piano di una residenza signorile; non voglio vivere in un loft né in uno scantinato: voglio vivere dentro un museo, e mica un museo qualunque. Non mi interessa far colazione la mattina rimirando l’enigmatica Gioconda né farmi la doccia al MOMA: io voglio vivere nel museo Franz Kafka a Praga. Precisamente, voglio abitare nell’installazione in 3-D che spezza il nero museo in due, lascia di stucco o inquieta i visitatori; è un’installazione realizzata, pare, dal Centre de Cultura Contemporània de Barcelona, e io la chiamo La Stanza Bianca Dove Sei Mille Volte Tu: nell’ologramma ti puoi osservare ripetuta ad libitum, mentre piangi o mangi, sorridi o accenni un gesto, abbassi gli occhi o ti allacci le scarpe. Sei sempre tu, all’infinito, per cui non sei affatto certa di essere: quale sarai delle illimitate donne che vedi? Tutte ti somigliano in modo così commovente da sembrarete, ma non appena le sfiori svaniscono, e tu non sei. Voglio vivere dentro quel museo, in quella Stanza Bianca che riproduce l’io in loop; e per uscire a far la spesa voglio scendere attraverso l’installazione che io chiamo La Scala Che Non Sale E Che Non Scende, perché così funziona nel museo FK: più feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 39 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 attraverso l’installazione che io chiamo La Scala Che Non Sale E Che Non Scende, perché così funziona nel museo FK: più corri giù, più il trabocchetto di specchi ti trasmette l’illusione di star risalendo, sicché non sai se vai o torni, né quanto tempo ti occorrerà per capirlo. Dare un appuntamento abitando in un tale luogo è un bel casino, ammettiamolo: la mia vita sociale potrebbe risentirne. Maquale vita sociale, infine? Io sono un tipo solitario, come tutti quelli a cui il destino ha offerto il dono di vivere sette vite anziché una. I gatti non vanno mai in branco. Nella mia Stanza Bianca Dove Sei Mille Volte Tu , nel museo FK a Praga, posso portarmi tanti libri da leggere quanti ne può contenere una stanza-non-stanza che sembra candida ma è assolutamente trasparente, posso lasciare che fluttuino nell’aria e afferrarli a caso: imparerò a leggere autori sconosciuti di altri continenti, imparerò a leggere senza pregiudizi né recensioni a porgermi le redini della conoscenza. Nelle serate di malinconia potrò dedicarmi alla mia attività preferita da quando ho scoperto la Repubblica Ceca e i suoi indecifrabili abitanti: sorseggiare lentamente la Becherovka, che è l’unica bevanda che ha il glamour di un aperitivo e le virtù terapeutiche di un medicinale: la inventò nel 1807 un farmacista imprudente, Josef Becher, mescolando trentadue diverse erbe: sa di anice, di chiodi di garofano e di cannella. Ubriaca solo i miscredenti: chi la beve in buonafede, invece, va a letto presto (sì, come De Niro in “C’era una volta in America“) e sogna la pioggia di piombo sulle rovine a Gukanjima, l’isola-fantasma: uno scenario di rovine e di desolazione dove le fotografie non si possono scattare che in bianco e nero: perdete ogni colore o voi che entrate. A Gukanjima, gli scatti, anche quelli digitali, si desaturano da sé, in automatico. Così, la terza delle mie sette vite avrà l’aspetto di una proiezione di scatti di Henri Cartier-Bresson, e molti giorni e notti di cui non resterà memoria" Scritto da Babsi Jones il 07/03/2007 Leggi tutto… LIDIA ROMEI 2 irazoqui 11 apr, 5:30 p. LIDIA ROMEI, IL PAESE DEI TAPPI. Edizioni O Caroggio, Arenzano (Ge). Un divertente racconto voltrese, tra preti dal volto umano, forze dell'ordine capaci di comprensione e viziosi dal cuore grande. Un' azzurra favola mediterranea. (gp) Leggi tutto… Lou Reed - Street Hassle dirtyinbirdland 10 apr, 11:58 m. Waltzing Matilda Waltzing Matilda whipped out her wallet the sexy boy smiled in dismay She took out four twenties 'cause she liked round figures everybody's queen for a day Oh, babe, I'm on fire and you know I admire your - body why don't we slip away Although I'm sure you're certain, it's a rarity me flirtin' sha-la-la-la, this way Oh, sha-la-la-la-la, sha-la-la-la-la hey, baby, come on, let's slip away Luscious and gorgeous, oh what a humpin' muscle call out the national guard She creamed in her jeans as he picked up her knees from off of the formica topped bar And cascading slowly, he lifted her wholly and boldly out of this world And despite people's derision proved to be more than diversion sha-la-la-la, later on And then sha-la-la-la-la, he entered her slowly feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 40 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 And then sha-la-la-la-la, he entered her slowly and showed her where he was coming from And then sha-la-la-la-la, he made love to her gently it was like she'd never ever come And then sha-la-la-la-la, sha-la-la-la-la when the sun rose and he made to leave You know, sha-la-la-la-la, sha-la-la-la-la neither one regretted a thing Street Hassle Hey, that cunt's not breathing I think she's had too much of something or other, hey, man, you know what I mean? I don't mean to scare you but you're the one who came here and you're the one who's gotta take her when you leave I'm not being smart or trying to be cold on my part and I'm not gonna wear my heart on my sleeve But you know people get all emotional and sometimes, man, they just don't act rational you know, they think they're just on TV Sha-la-la-la, man why don't you just slip her away You know, I'm glad that we met man it really was nice talking and I really wish that there was a little more time to speak But you know it could be a hassle trying to explain this all to a police officer about how it was that your old lady got herself stiffed And it's not like we could help but there wasn't nothing no one could do and if there was, man, you know I would have been the first But when someone turns that blue well, it's a universal truth and then you just know that bitch will never fuck again By the way, that's really some bad shit that you came to our place with but you ought to be more careful around the little girls It's either the best or it's the worst and since I don't have to choose I guess I won't and I know this ain't no way to treat a guest But why don't you grab your old lady by the feet and just lay her out in the darkest street and by morning, she's just another hit and run. You know, some people got no choice and they can never find a voice to talk with that they can even call their own So the first thing that they see that allows them the right to be why they follow it, you know, it's called bad luck. Slipaway well hey(man), that's just a lie, it's a lie she tells her friends. 'cause the real song, the real song where she won't even admit to herself the beatin' in her heart. It's a song lots of people know. It's a painful song feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 41 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 It's a painful song a little sad truth but life full of sad songs penny for a wish But wishin' won't make you a soldier. With a pretty kiss for a pretty face can't have its way Y'know tramps like us, we were born to pay. Love has gone away and there's no one here now And there's nothing left to say but, oh, how I miss him, baby Oh, baby, come on and slip away come on, baby, why don't you slip away Love is gone away took the rings off my fingers And there's nothing left to say but, oh how, oh how I need him, baby Come on, baby, I need you baby oh, please don't slip away I need your loving so bad, babe please don't slip away. Leggi tutto… La rosa bianca dirtyinbirdland 9 apr, 5:51 p. Leggi tutto… Alfredo Panetta dirtyinbirdland 31 mar, 10:43 p. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 42 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 La prima edizione del premio di poesia in ricordo di Franco Fortini si è concluso con il seguente verdetto della giuria: Primo classificato – voti 1008 Claudio Roncarati, di Cattolica (RN), con la raccolta La fata fatua e lo psichiatra, un abile intreccio fra realtà e follia scritta con un registro ironico e graffiante. Secondo classificato – voti 959 Alfredo Panetta, un locrese trapiantato a Milano dove conduce un laboratorio artigiano. Panetta è uno dei più promettenti autori in dialetto. La raccolta vincitrice è Na folia nt’è falacchi (Un nido nel fango) Terzo classificato – voti 951 Nader Ghazvinizadeh è nato a Bologna da genitori iraniani nell'infanzia ha vissuto in Iran. Nader parla in Metropoli di una Bologna che sta cambiando lentamente volto. (Grazie a Gianmario Lucini per avermi permesso l'incontro con la poesia e la persona di Alfredo Panetta Nerina) PIGGHJIATA ‘I FORZA E’ muta a catramma, ngurnatu ‘u gurnali ‘i sputazza, nta sta stati c’a facci d’a parti fagghjiata, mi spiju chi curpa o Signuri u m’ammèritu sti xammi c’abbruscianu a menti e cìnnari fannu di l’ossa. I jorna ‘i llicriju ora sunnu na mascara ‘i pacci feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 43 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 ora sunnu na mascara ‘i pacci chi conzu ch’i mani abbruschjiati e non sbuja na gugghjia di xatu di l’abissu chi spingi e mi sarda a na petra. Viju ‘u sangu a pisciotti nchjianari sjancata la striscia di gumma tambutu nta ‘n jornu quarsesi na vita quarsesi eu vaju, Gihanti m’arrassu d’i tò lami a pregari pè ttia puru, nta ll’aria ch’i sali si vesti e chjiama l’umbri a rapportu mi preparu sbrogghjiandu i capiji all’Incontru. STUPRATA E’ muto il catrame, bagnato/ da una pozza di sputo, in questa/ estate dal volto sul lato/ sbagliato, io mi chiedo che colpa/ o Signore per meritare quest’afa/ che brucia la mente e fa cenere/ d’ossa. I giorni allegri/ ora sono una maschera sadica/ che modello con le mani escoriate/ e non esce uno spillo di fiato/ dall’abisso che preme e mi salda a una pietra./ Vedo il sangue a flutti salire/ sbiadita la striscia di gomma/ mia tomba in un giorno qualunque/ una vita qualunque io vado, Gigante/ lontano dalle tue lame a pregare/ anche per te, nell’aria che si veste/ di sale e chiama le ombre a rapporto/ mi preparo sciogliendo i capelli/ all’Incontro. ** Prefazione (a cura di Nerina Garofalo) L’incontro con la poesia di Alfredo Panetta avviene sotto il segno di una confidenza originaria segnata da un dato biografico. Di biografia familiare sua e mia. Entrambi nati in Calabria, entrambi esuli per volontà a nord, sopra il confine aspro che separa il mezzogiorno e tocca Napoli. Ancora entrambi, io e Panetta, segnati dalla confidenza con una certa dimensione arcaica al corpo e all’essere situati, tipica del sentimento com’esso è stato in Magna Grecia. Ed anche, confidenti nella posizione che senziente rende l’uomo al suo dialogo imprecisato ed inesausto con quel Dio, in questo gorgo elementare che siamo in convivenza e temporalità. I tratti che hanno definito il mio rapporto con il lavoro di Panettain forma innamorata possono essere riepilogati attraverso quelle che mi sembrano essere le note fondamentali di questa biografia in 21 grammi, e perdipiù cantata in versi, che è questa folia nt’è falacchi: un profondo rigore nella ricerca linguistica dialettale, senza appesantimenti retorici e metrici anacronistici, la delicatezza incessante nella ricerca delle immagini anche nella materia più dura, un dialogo ininterrotto con la natura e con Dio accostato allo straniamento temporale che custodisce il suo progetto esistenziale e sociale. Quando poi si è trattato di curare con Gianmario la pubblicazione di questo nido lirico nel fango, ho cercato di associare il metodo biografico al censimento delle ragioni che hanno prodotto questa fatica di Alfredo. Così dunque, dopo aver ascoltato i versi, ho raccolto la storia, da sé narrata, di Alfredo Panetta, artigiano e poeta in terra di Lombardia. Ed anche questa volta, si è trattato di un ascolto fruttuoso, come trovarsi sotto un fico al tardo settembre. Alfredo scrive volentieri di sé, lo fa puntuale e senza alcuna indecisione nell’interpretazione delle diramazioni esistenziali, traccia il suo schizzo con consapevole potenza ma quasi sempre annota, al margine: sono molto stanco stasera. Così, quindi, come m’innamorava la lettura dei versi, son stata in certo modo rapita da questa fitta umanissima che concilia l’acutezza al corpo, reclamando quiete e ristoro, come si fa quando si scrive per interpretare, definire, e stare. Soprattutto stare, e stare con. Stare per. E quindi, infine, sentirsi stanchi per sapersi vivi. Lo scavo autobiografico che ho chiesto ad Alfredo nel raccontarsi, affinché potessi avvicinarmi per un’altra strada alla sua opera, ha prodotto una bellissima fiumara di parole, dalle quali venivan su, uno a uno, i cadaveri dei maiali uccisi nel più criduele dei riti, il fango che ricopre l’anima passando per il corpo, l’amore fitto e rotto, la crescita e la morte come contenitori un po’ sbreccati di quell’esperienza che ti porta adolescente a prendere una strada per poter tornare, quando serve, lì, fra quelle insonnie e veglie. C’è molto sangue in questi versi, molte lune che si stornano dal pastorale per inalberarsi nel delitto, l’acqua che scorre non cancella, se mai veicola, riporta. Ed anche abbiamo in qualche modo lavorato insieme, e piuttosto che offrire voce di commento passo a passo, mi sono data la funzione di sollecitare Alfredo a dare a luce le ragioni di un fluire, definendo un’anima di ferro su cui posare il flusso dei versi. Nasce così, da questo scambio di domande a cui il poeta dà risposta, l’indice che dà forma, qui, a questo suo lavoro. Lavoro di maturità sofferta, ma di luce piena. Voglio che siano le parole di Alfredo a dichiararne il flusso. Alfredo dice, e dice bene, che la raccolta segue un flusso, che lo porta e ci trasporta, vettore lacerato e lacerante, da un feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 44 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Alfredo dice, e dice bene, che la raccolta segue un flusso, che lo porta e ci trasporta, vettore lacerato e lacerante, da un tentativo di intromissione nel mondo magico interiore (così frequentemente vivo a sud), toccato dal delitto, dalla perdita e dal sangue del maiale, andando poi a versarsi nel tentativo di denuncia, di duello e contrapposizione (la voce si fa alta e acuta, il verso più arrogante). E infine, nei dieci passi che concludono, l’io quasi si smarrisce, si disperde, andando a ritrovare altrove la stessa urgenza cinestesica di messa al mondo e di travaglio. Che questa volta non si differenzia, ma si riconosce in luogo e tempo altro. In questo senso, poesia civile, dalle mani sporche, finanche un po’ sartriana, poesia del dire senza velo, ma con il velo saturando il sangue e curandosi del pianto. Una raccolta che si impegna e che ci impegna, non da ultimo per lo stupore della rappresentazione di un meridione che respira piano, a volte a stento, ma respira sempre. Ci impegna ad esser consapevoli del danno della Storia all'Uomo, e della storia alla persona, qui così duramente dichiarati. Per un immaginario d'amore originale, non indulgente e custodito. E infine, poesia di un femminile maltrattato e acuto, un femminile che trapassa con il grido, il grido nella donna così simile alla ferita nella pancia del maiale. Per questo, prima di concludere la raccolta dei pensieri che desideravo porgere a Alfredo come augurio attraverso questa nota a introduzione, ho sentito il bisogno intimo di fare due gesti: portare i versi di Panetta nella bocca di una donna nata in terra consanguinea, molto tempo prima, e poi portare gli stessi versi all’ascolto di un poeta affine, per consonanza dei temi e movimenti, poeta maschio e nato e settentrione, che credo come pochi sappia e possa ricamar d’amore questa tela fatta al legno e al mare riversata. Così ho chesto a mia madre, nata a Locri come Alfredo, e come lui segnata dal terrore delle onde, di leggere per me mentre leggevo e poi annotavo, e resta questo nel mio privato un dono che è d’ascolto nel suo spazio e tempo che sentivo di dovere, e a Gianni Priano, per questo augurio ed occasione, la nota di lettura che troviamo in chiusa di volume. Roma, febbraio 2011 ** Una nota di lettura (Gianni Priano) N'te falacchi, nel fango, di Alfredo Panetta (fango di morti timidi e di rivulji n'ta facci), c'è una storia mia. Ed è la storia del ragazzino che capita a Friburgo, un giorno, e gli pare che i due ferrovieri alla stazione parlino piemontese. E si avvicina anche un po' per capire se quello è davvero piemontese. Succede a chi va via e lascia ra fanga di Borgo Peruzzi, re firagnère dei Pliz, di ritrovarsi là dove non avrebbe mai sospettato, forse perchè il mondo è rotondo e non si scappa da se stessi, si ritorna sempre, immancabilmente, a casa o forse perchè il tedesco, alle nove di sera, alla stazione di Friburgo è , per davvero, piemontese. E, allo stesso modo, la vucca è ra vucca, lo sputà sc-pjuè, la lamèra lamèra, le curpa curpa e ò cielu ir zè. Sbaglia Giovanni Giudici quando diceva che scrivere in dialetto è come nuotare con la pinne. Chi scrive in dialetto , al contrario, nuota con una pietra al collo, pancia a terra, rocce che ti scheggiano e pescecani che ti divorano. Auguri, dunque, a Panetta Alfredo, poeta vero che tiene -come tutti i veri poeti- su di sè i cieli stellati della lingua italiana e dentro di sè la profondità etica della fangose parole che abitano la bocca e la punta della penna di chi, ogni volta che respira e scrive, dice, rilkeanamente, addio. O buongiorno. Genova, febbraio 2011 Leggi tutto… ORAZIO irazoqui 29 mar, 2:15 p. Con piede uguale la pallida morte batte alle capanne dei poveri e alle torri dei príncipi. Sestio, uomo felice, lo scorrere breve della vita ci vieta di cullare una lunga speranza. Orazio Leggi tutto… feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 45 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Mauro Mazzetti - Cuore à la coque dirtyinbirdland 26 mar, 7:01 m. Confusa Avrai il tuo bacio, bella mia me. Forse l’avrai, dipende, il tuo bacio in quel modo, tuo modo mio sognato, volevo dire fantasticato e visto ‘come se’. Ma sentirlo: l’ultima cosa e per sempre, come dire ti fa male il dente, a me, a te che sei corona e giri giri giri con la catena da forzata intorno. Belle labbra tue mie, belle per sentito dire (Mauro Mazzetti, cuore à la coque - Ed. quintadicopertina, 2011) Mauro ha questa scrittura fitta di tocchi, di incidenti (anche nel senso delle incisioni), potente e allo stesso tempo misteriosamente solare. Questo suo ultimo, sperimentale e acquatico nella rete, è aperto per definizione, e lavora sull'identità di questo essere aperto, e sul concetto di violazione ed uso (ogni lettore costruisce e decostruisce). Io, che sono come i lupi nella pioggia, mi godo lo splendore a pezzi, come farebbe un assassina (n.g.) Leggi tutto… Marco Naccarella - Logotomia dirtyinbirdland feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml 26 mar, 6:46 m. Pagina 46 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Photo from 21 grammi by Alejandro G. Inarritu) Au Clarion des Chasseurs 3, Place du Tertre Paris. Ore 13.38 di un qualsiasi orologio in un’esatta inclinazione del polso del mondo, meridiani e parallelo sposti il foglio, tu ci trovi parole io trovo e svolgo te se questo potesse bastarti se allineando la lucidità sulla punta delle tue scarpe alle mie, comunque non correremmo se non in cerchio verticale accumulo di ricordi il nostro passeggiarci dentro acciottolio di sassi portati da un passo all’altro tutta questa guerra di fretta rimasta nelle mani della sera. I secondi sono virgole. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 47 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Anemia mentale. Maniglia di luce come atroce appoggio. Una comune di denominatori continua ad allevare cadaveri. Inizia a scarabocchiare, poi scrivere con le mani fredde e tremolanti. Fermati quando le mani tremeranno di nuovo. Dove nessuna promessa di passo, passo del gioco s’intende, attende la morte. Noi, tu e la noia: la parata del gioco di parole. La più grande prova non è il futuro stesso. Quanto riconoscere il passato nella premura del futuro, l’unico modo di ingannare la morte in uno spessore di vita. Deboli gocce corrono sui vetri dentro. Nubi cariche e ancora gravide questa in una Q non è un temporale, questo é un solo silenzio centrato riempito a bufera. Le unghie deboli di un occhio incarnito d’appunti il portarti a spasso anche quando anche quanto anche mai anche nulla feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 48 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 ma continuare a esercitare le tue essenze non sottrarrebbe libera interpretazione da assenza di idee non te come non io dove il contrasto tra tempesta e follia a farfalla, porterà ordine e polvere, entrambe conclusioni a schiaffo. E su entrambe le mani armatura, necessarie e vuote. Non puoi saltare o levarti dall’acqua: pellicola. Quando avrai ripiegato questo foglio sul pianoforte della mia vita mi sarò ricordato tra me e te di un cancello a cardine centrale il peso delle parentesi in cui mi spiegasti accuratamente il significato della musica nella tua testa: annullare inutili silenzi. Così ora aspetti che il tarlo di questa onda in mezzo al salone venga a nutrirsi delle tue perplessità per lasciarti segnare. Una lettera bemolle nella musica del quadro come i fogli, le parole ti produrranno tagli e lacerazioni. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 49 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Nell’avvicendarsi della pace a righe con la guerra, della morte verticale con la vita, dell’amore e sempre con la sofferenza, il tutto tienilo con un punto apolide da uno stile semplice e pulito. Troverai pace coeva, senza dover scostare polvere dai residui di un oppure: ti renderai quasi famoso. Esiste una normale tendenza alla deformazione dei ricordi stessi. Messi così non sembrano rimediati. È solo necessario nutrire periodicamente e ragionevolmente la ragnatela della memoria. Gli ami degli occhi guizzano ai bordi della stanza sono angoli, sono vortici d’immagini incoerenti luce inconclusa di candela e luce di neon a ricordargli che qualcosa sempre stride dentro i denti parte un attorno a scolpire e dipinge un nuovo passato. Lasciati sognare. Anche perché la vista di continuo risulta. Punteggiata da angosce interne, accumulazioni esterne. Molte delle cose più intense nascono da un’aspirazione del tutto naturale. [Versi bambini, come l’amore che sempre non lo è mai. Possiamo dargli i mesi di grembo, dicono da madre. Li possiamo aspettare, tenere dentro. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 50 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Abbracciare no]*. Nascere è solo un fiato d’aria guasta. Ma diversa. Non c’è mondo per essi. E non affezionarti ai versi. Niente della loro vita è una parabola. Tu che sfinisci i tramonti e poi riprendi a tremare ci devi cadere in un silenzio prima di definirlo tale. Lasciati remare due dita sugli occhi aperti per avere la capacità di scrivere senza fare uso di T e di V. E se non hai lo strumento, abbi tempo e idee da vendere. Non ti servirà un collo lungo per copiare la torre di Babele, l’allegoria biblica della rovina, del fallimento, della punizione dell’orgoglio della ragione. Nell’essenza di una dimora vedrai le cose camminare. O cadere in questa reazione a catena, endotermica e interiore, in cui resteranno particelle trasformate in credenti a confronto il più miserabile degli errori è mentire a sé stessi. Il più desolante è crederci. Il passaggio successivo: giustificarlo al buio, le parole perdute forse si nutrono di grammatiche nomadi. Dimentica tutto. Su appunti per sempre immobili. Inizia scrivendo e andando con disinvoltura per la tangente. Anche fuori dal foglio, scoprirai l’arte perdendoti. E le regole in arte, vengono all’ultimo momento, ignorandole o scoprendole dopo averle applicate. Talvolta, travolta. Avvolto feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 51 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 ti accorgerai di non poter più scrivere, ma vivere ciò che hai scritto. Lasciandoti dove puoi nascere in un punto, e morire di continuo. Adesso spostiamoci, come su una giostra. Prendere le parole e vestirsene avvertendosi: “maneggiare con cura”. In dosi eccessive risultano letali. Violente, raffinate, gratuite. Guardare e non toccare ogni giorno faranno succedere qualcosa mentre la paranoia t’indurrà a riprodurre il mondo vegetale. O essere fiore. Vuoi scrivere? Procurati qualcosa d’interrotto nella mente, nell’anche della notte, nella vita delle dita. Appoggia un bicchiere senza fiotti sui pensieri compiuti scritti fino a quel momento. Stancamente rami i pieni, il vuoto e il niente insegneranno. La deformazione della maledetta realtà. E abbracciane la seduzione. O fuggi, scappa, violentati per tornare verso l’ebbrezza della tragedia in un secondo. È necessario costruire un mondo a parte per evitare qualsiasi tipo di giudizio non sporcarti con la voce degli altri quando è necessario coltivare dentro vermi. Nel sentirsi limo la sovrapposizione non è un segno di spreco per caso, fatto da un incapace o da un impotente. Quanto un gesto custodito, degradato dalla luce, amplificato e seviziato dalla depressione. E nessuno deve accorgersene. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 52 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Voglio il foglio. Volgi il foglio in sezione. Cogline interdetto il profilo, e dove il taglio delle sillabe in rilievo premi nel disegnare con un compasso di braccia appese spezza, sciogli, destruttura il copione. Scindi, secondo caratteri digitali e personalità. Mentre aspetto ancora una volta qui la contrapposizione tra uomo e poeta che celi tra un letto di ferro, battuto e la cera della tua pelle e dove anche la mente di una sola ragione vincente é un bozzolo capace di tessere trame di seta e fili conduttori di saliva elettricità. Dare un significato alle assurdità con un movimento simile a quello delle radici. Quando accartocciato ancora come sempre non so cosa però io non so cosa scrivere con una piuma bagnata. La distruzione come genesi del divenire. In ogni direzione evolversi morso e preda feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 53 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 affidando sé stessi già preparati al sapore aspro di una fine, scoprire quando un istante possa non essere silenzio mentre il destino esplode riportandoti destino. Sono solo. E non sono armato. Non sei solo. E sei amato. Sono le incertezze che non traduco a rendermi forte io non aspetto nulla ma non toccatelo quel nulla, perché ha già toccato voi. Ferito sul corpo e nella visione, come vetro piegato dal dolore, o libro appena chiuso dall’ultimo foglio, raglio e raggio dell’autunno, piano tragitto al termine della voce. Cibandosi attraverso un orecchio. Cibarsi di orecchie. Incidersi con un orecchio. Provare a ruotare una W, una M ed una E. Disegnare con le forbici un tre lungo un occhio. Piango. Mi serve per tornare tremando. Quanti modi conosci per isolarsi comunicando? Questo. Un viaggio di sola andata senza spostamento mentre tutti questi giorni trascorreranno bendati di un accurato, velluto rivoluzionario pronto a partorire una dolce difficoltà che ti somigli. Leggi tutto… Giulio Gallucci, Poesie inedite dirtyinbirdland feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml 21 mar, 7:25 m. Pagina 54 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Photo from The dreamers - B. Bertolucci) Terapia del buio Crisi a livello Ritmico, terapia del buio e una notte, una sola in alchimia superna. Lo ione è solo, lo ione È il numero uno, la smorfia D’infinito e L’alba è particelle nel Cielo in psicanalisi, esplodono le stelle la luna in paralisi eterna. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 55 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 eterna. Dio Ascende al cielo Vuoto. Dio si adagia Sul tempo in moto Si spara in vena I fluidi astrali, il buio è macchina e strappa al vento le sue ali. Mi scoppia la testa Il ritmo esangue Sugge l’argilla dalla Faccia del mondo. ** Ridotti a sputare Ridotti a sputare Al microfono tetro I nostri sogni, Sembra piegarsi L’humanitas Di fronte al tempo. Destinati all’insaputa Vita misera, scaduta Buttata all’angolo Del cosmo. per sempre analizziamoci per sempre guardiamo a terra per sempre rabbia e arte chiusi in gola per sempre un sogno, ora dopo ora. ** "St. Valentine " Il giorno del cielo Spoglio, le nuvole Ai limiti di uno sguardo Un cuore di carta Si eleva lento E il ringhio delle macchine E l’aria in fondo D’argento , di perla Come i visi di quel giorno. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 56 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Leggera scia grigia, fumante, per le strade dietro si porta scorie e reati, alla mano l’indole violenta e il giro ambiguo del mondo, per cappello un cielo curvo e rotondo ubriaco di malizie notturne. E’ questo il giorno Dell’armonica pendenza Ancora più evidente Oggi quel folle equilibrio -Ama, non ama, ama, non ama… (?) - ** Giulio Gallucci ha 16 anni e vive a Roma , attualmente frequenta il LiceoClassico Luciano Manara. Scrive da sei anni per pura passione, innata e disinteressata. Negli ultimi due anni ha tentato di portare la poesia nella sua scuola, istituendo laboratori poetici prettamente studenteschi e promuovendo concorsi letterari cosi da poter avviare un confronto con i suoi coetanei e ampliare la sua sensibilità artistica. Alcuni di questi versi ci colpiscono, per lo spessore e l'azzardo. Ed è con una certa commozione che ospitiamo la testarda passione per la poesia portata nelle scuole. Questa stessa passione, in questi giorni di guerra, ci fa sperare-- Leggi tutto… Gianni Priano, Le violette di Saffo feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml dirtyinbirdland 17 mar, 11:23 m. Pagina 57 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Il libro è in edizione bellissima, sembra un taccuino-- e come un taccuino è tagliente, e fitto di tenerezze, come se a scriverlo fosse la passione dell'altro, e del tradimento. In dedica, Gianni dice: "Ai maestri che ho tradito, e di proposito deluso". Ieri si è un po' stranito, perché gli ho scritto che è figlio di Pasolini, eppure credo di non sbagliare: la stessa intelligenza scomoda, la stessa irriverenza sostanziale (lo stesso amore per la madre e per la lingua e le lingue che ci hanno generati). Auguri a Gianni-(Gianni Priano, Le violette di Saffo - Il ponte del sale, 2011) Leggi tutto… Ugo Lanzalone (posted by Iraz) dirtyinbirdland 11 mar, 2:20 p. Bianca la cagna da pastore stanca di anni distesa nel mezzo della sala abbaia non convinta e non si leva se entro dove ancora è sentore di operai comunisti ancora fedelmente e orgogliosamente ancora io borghese per ridisporre libri polverosi che narrano storie operaie tradite; fiera però ancora anche nel tradimento, sconfitta anche nella vittoria; speranza, sì, è una cagna tu scrivevi Fortini, ma umile e grandiosa se speranza di umili e non grandiosi umani, operaia, o in agonia ancora comunista di un riscatto che poteva anche essere anarchico e non fu feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 58 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 anarchico e non fu già morto ma già vivo di un Partito scomparso che mai fu mio di cui una traccia resta oscura e luminosa nella polvere d’anni che anneriscono le dita di chi dispone in un ordine nuovo volumi quasi dimenticati di vecchia scuola di Partito che dava dignità anche forse bugiarda all’operaio cui il nemico di classe non dava ma toglieva soldi al lavoro duro e dignità che oggi ancora toglie più feroce dopo il crollo del muro che non doveva sorgere e non doveva cadere. Borghese nella sala entro di un tempo passato più veloce di una luce e il prima il dopo l’adesso si confonde; non domanda la cagna stanca d’anni sbadiglia alla speranza, ma chi sbagliò nel tempo senza tempo di una storia che si addipana e veloce indietro nel velocissimo salto spazio temporale e qui o altrove; è forse il paradosso dei gemelli se entro borghese non più giovane ma borghese più giovane nel tempo umano operaio e si confonde si dilata e si accorcia nel vortice di storia e di natura tra questi libri che con pigro lavoro ripongo al posto giusto e resta il libro intatto intatta l’esegesi di scuola di Partito che il tempo e gli anni luce non ancora cancella ma cancella se Marx tra polveri, se Engels, se Lenin, se Stalin, se Gramsci, Togliatti, se anche Rosa Luxemburg, non Trotzskij, non Bakunin che il Partito non volle nella rigida scuola vera e bugiarda che dava dignità e la toglieva di operai anche oggi borghesi anche ieri nel non interrogato. Libri che sono toppe che mettiamo, fu errore culturale e politico poi che sfidò cieco natura, la chimica, il genoma e ancora è errore e ostinato insiste diverso e uguale nel rosso che diventa arcobaleno, ameni inganni di indaco violetto giallo arancione cancellano la storia, anche operaia, e passato e futuro; e il presente è ancora la parola bugiarda delle democrazie che Lenin capì e che dimenticammo. Tu dici Pasolini, Vendola, lui di muffe cattoliche e tu ancora e libri d’altre muffe uguali che con cura sistemo e qualche ripulsa: “piange ciò che muta anche per farsi migliore” il bellissimo vero falso verso di un poeta amato ma parola consunta, ché la parte migliore non esiste feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 59 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 ché la parte migliore non esiste e imperturbata torna la bugia di pietosa arroganza che l’umano a se stesso ripete da se stesso; l’opuscolo esegetico di scuola di Partito che metto nello scaffale in alto a destra ha almeno un vero dentro l’odio di classe che solo può salvare che non salvò nessuno; e tutto ancora si confonde ancora torna il vortice ancora tornano i quanti gli acidi il genoma e tutto velocissimo precipita il tempo sopra il tempo che rallenta veloce nella luce che acceca e i colori confonde. Si perde il rosso nell’inganno borghese di astuti sentimenti. E ancora il Capitale vince. Ma viene la fanciulla, sorride e inconsapevole dal vortice mi trae qui mi riporta, ai libri che ripongo negli scaffali di metallo grigio freddo invecchiato; la cagna non abbaia e quasi si addormenta tra umani irrequieti e libri ammutoliti e tu corposo Franco che metti le belle bandiere e ostinato di quasi ottanta anni sali sulla scaletta traballante incurante all’incerto, e sì, anche simbolico, equilibrio io piccolo borghese quasi fanciullo alla tua storia ascolto operaia che tu racconti, forse anche verboso, di partigiani periferie borgate e pane scarso nel ’44 (io appena nascevo) ti dico con rispetto che la bandiera è rigida identità militaresca marcia e se la stracceremo Franco dentro di me di te dentro di noi un giorno troveremo (o troveranno) forse il vero arcobaleno di un comunismo gaio e di anarchia se prima o dopo del diluvio o mai. Questo scrissi in una settimana delle tante nella quattordicesima galassia XZ7 detta Via Lattea e lessi in via di Castelforte nel Circolo della Rifondazione Comunista civico quattro quartiere prenestino nel quindicimiliardesimo anno dopo il Grande Scoppio una sera. Ugo Lanzalone Leggi tutto… Marco Ferreri - Charles Bukowski dirtyinbirdland 6 mar, 8:50 m. Leggi tutto… ANTONIO ERBETTA 2 irazoqui 28 feb, 5:24 p. E quale bellezza malinconica delle donne, quand'erano gravide e si reggevano in piedi, e nel loro grosso ventre, su cui giacevano d'istinto feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 60 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 e nel loro grosso ventre, su cui giacevano d'istinto le mani esili, c'erano due frutti: un bambino e una morte. Il loro sorriso denso e quasi nutriente nel volto svuotato non scaturiva forse dal loro capire, talvolta, che i due frutti crescevano insieme? Rainer Maria Rilke La cosa che muore Antonio Erbetta - Thélème "Un dubbio radicale << Perché l'essere piuttosto che il nulla?>> … Eppure è lì, nell'intervallo tra stimolo e risposta, nell'inquietudine nomade del deserto laddove l'uomo, a tu per tu con se stesso, pensa ed agisce, che la cosa che pensa, diventa con il proprio corpo, la cosa che muore." - Antonio Erbetta Perché parlare di morte? Di educazione alla morte? La musica più forte / che le vite in bella fiamma riduce (B.Marin) è considerata uno dei tabù della nostra società attuale. Di fronte ad essa fuggiamo, cerchiamo di dimenticarla, di non pensarci, nelle molteplici cure quotidiane del vivere, considerandola un caso fra i tanti della vita di ogni giorno. Solo negli ultimi decenni molti intellettuali, scrive Antonio Erbetta, ne "La cosa che muore", forse per un senso di colpa, hanno tentato di rispondere all'orrore del vuoto dell'uomo alle prese con il nulla. Le scienze umane, e in primis l'antropologia umana, si sono preoccupate di matematizzare la morte, tentando di renderci asettici e quindi immuni dalla paura e dal dolore di essa. La si esibisce, più che interpretarla, nel vano tentativo di rimuoverla, attraverso la spettacolarità, oppure pare possibile solo l'ineffabilità del silenzio. Ma questi falsi tentativi di comprensione della morte non annullano il malessere presente in noi, quel senso d'impotenza, di limitazione, di sconfitta che pervade la nostra esistenza. La descrizione del mito assiro-babilonese di Gilgamesh, "pone in luce l'apparente incomunicabilità dei due mondi: la vita come negazione della morte e la morte come annichilimento della potenzialità della vita." "L'uomo incontra nella morte il principio di separatezza: ignorandola egli non riesce a costruire il gioco dinamico che, nel caratterizzare la dialettica particolarità/ universalità, dà senso compiuto alla sua vita personale; riconoscendola, egli sente tutto il peso disperante del proprio annullamento ontologico." Disperatamente consapevoli che on mourra seul, abbandonati, a volte in modo anonimo, l'uomo si chiede come sostare in senso critico di fronte alla morte; visto, che non è la morte, scrive il sociologo tedesco N.Elias, ma la coscienza di essa che crea problema. V.Jankelelevitch scrive << ce qui ne meurt pas ne vit pas>>. Riscoprendo la sponda heiddeggeriana se l'uomo riesce ad avere la consapevolezza che la vita è fatta di vita e di morte, sostando nell'angoscia, si percepisce come essere finito. Da questa comprensione può trovare la forza per riprogettare intenzionalmente la sua vita: quindi di scegliersi, quindi di diventare quello che si è. La morte torna ad appartenere alla vita, anzi, per G.Simmel, essa sembra rivelarsi come quell'apparente "al di fuori" della vita che in verità è un "al di dentro" di essa e plasma ogni momento di questo "al di dentro" come noi solo lo conosciamo". La morte dà vera forma alla vita, di più dirà Simmel, è la forma della vita, vicino, in questo, ad N. Abbagnano che della morte parla come <<possibilità della possibilità>>.La morte è una possibilità d'essere, essa è la possibilità più estrema, la più autentica, la più propria. Per morte non s'intende << giungere alla fine, decedere e morire>> quanto essere-per-la morte, che implica l'angoscia. Con l'angoscia l'uomo << si sente in presenza del nulla>>, al di là delle preoccupazioni che lo tengono feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 61 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 implica l'angoscia. Con l'angoscia l'uomo << si sente in presenza del nulla>>, al di là delle preoccupazioni che lo tengono legato al mondo e agli altri, in presenza di qualcosa che fonda l'autenticità dell'<<uomo che muore>> e dunque la sua libertà. Heiddegger ricorda che la finitezza dell'esserci è stata dimenticata. Per cui, in ultimo, parlare di morte - di una pedagogia della morte- può significare risvegliare questo oblio. E' necessario perciò costruire un percorso esistenziale che, dall'orrore e dal non detto, conduce alla scoperta tragica del limite e alla sua dicibilità, che, dandosi come percorso formativo, diviene in sè principio di comprensione del mondo e si costituisce come problema tipicamente pedagogico. Una comprensione "eversiva" del mondo stesso, che alla pedagogia chiede molto. Innanzitutto perché, in primo luogo, le chiede di non separarsi dalla vita. E poi di non scambiare la vita stessa per il luogo di un'esercitazione astratta del pensiero. Ed ancor più, infine, di non rendersi mediocremente "funzionaria dell'ideologia", tentata dal progresso e dall'economia, considerata la dimensione morale del vero. Perché allora il silenzio della cultura pedagogica di fronte alla morte? Perché questa rimozione? Perché rassegnarsi all'impossibilità di educarsi nell'età del nichilismo? La pedagogia sembra aver preferito negarsi alla dialettica della vita di cultura piuttosto che correre il rischio di un rigoroso e crudele decostruzionismo che la mettesse, nuda, di fronte alla trasvalutazione nietzscheana dei valori correnti. Con il risultato di dirsi scienza, luogo esclusivo di segni e non più di senso, di farsi "serva" del sociale, approvando l'idea di educazione come vera e propria tecnica riproduttiva di un disegno di conservazione politica. Invece la pedagogia è tale solo se essa , risulta inseparabile dalla cultura in senso generale, come sostiene P.Bertolini ne "Il presente pedagogico", e si fa vera e propria <<teoria della cultura>, capace alla fine di essere sostanzialmente una <<critica della pedagogia>>. Bisogna fare i conti con il nihil del nichilismo. Bisogna accettare il rischio e la fatica di dare un senso al caos del mondo dopo la morte delle certezze e delle antiche fedi. Dobbiamo << prima vivere il nichilismo per accorgerci di quel che è propriamente il valore di questi valori>> Come ricorda Nietzsche quindi rinascere, ma prima tramontare; vivere, ma prima morire; educare ma prima comprendere e rischiare. Leggi tutto… ETTORE BIANCIARDI irazoqui 28 feb, 4:00 p. Chiacchierata con Ettore Bianciardi... Scritto da Carmen Fasolo, 01-08-2010 17:11 Visite : 1129 Pubblicato in : Rubriche, Segnalibro Da qualche anno, ormai, esiste tra l'Associazione Smasher - che rappresento fin dalla sua fondazione - ed Ettore Bianciardi un contatto epistolare "digitale", seppure esclusivamente di natura "editoriale". Infatti, gli scriviamo qualche volta, giusto per acquistare un pacchetto di bianciardini da distribuire gratuitamente agli amici, ai lettori e a chi si avvicina alla stessa Smasher. La figura di Ettore mi ha sempre affascinato, così come quella tanto discussa di Luciano Bianciardi, suo padre e - per certi aspetti - suo vocatore di impegno culturale. Scrittore, forse in parte rivoluzionario o forse in parte ucciso dalla propria solitudine, Luciano è certamente sempre stato apprezzato dalla sottoscritta per la sua scrittura fresca e brillante, per la sua capacità di disegnare quasi perfettamente quello spaccato della libertà umana e della sua violazione, quell'impegno o disimpegno culturale nei confronti della letturatura e delle minoranze. Ma lo stesso vivo interesse, nei confronti del Luciano scrittore, è presente in me nei confronti del tanto discusso Luciano uomo, padre e compagno. In tal senso, non per dissacrare l'immagine di quello che viene considerato "il grande Luciano", feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 62 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 In tal senso, non per dissacrare l'immagine di quello che viene considerato "il grande Luciano", né per smontare la sua indiscutibile bravura letteraria e il suo impegno culturale, mi piace parlarne anche attraverso le parole del figlio Ettore, perché possa emergere ancora una volta anche il suo aspetto prettamente umano e fragile. Luciano Bianciardi Chi, come me, ha “conosciuto” tuo padre dopo la sua morte (io appartengo alla classe del ’78), ne ha potuto tracciare gli esiti solo attraverso i suoi scritti. Com’è stato vivere Luciano? ETTORE: Non posso dirlo: io non ho vissuto con mio padre, che è stato sempre lontano da me fisicamente e spiritualmente, salvo negli ultimi mesi di vita, quando io però ormai lo rifiutavo, ritenendolo ormai inutile alla mia formazione umana e culturale. Lo conosco solo attraverso i suoi scritti, ai quali mi sono avvicinato in modo serio e scientifico solo dopo la sua morte. In ogni caso posso dire che vivere con lui era difficile: tutti i suoi rapporti umani sono saltati, quello con la moglie subito, quello con la compagna poi, con i figli un rapporto vero non c’è mai stato: Luciano è morto in perfetta solitudine Ad un certo punto del suo percorso (anche lavorativo), tuo padre si avvicina alla vita dei minatori e ne racconta le dure condizioni di vita, la povertà delle loro famiglie, il sacrificio quotidiano. Dopo la tragedia di Ribolla del 1954, sembra iniziare in lui il bisogno di vendicare, uno dopo l’altro, i 43 morti… ETTORE: Era agli inizi degli anni '50: Luciano scopre una realtà industriale nel grossetano ed insieme un raro fatto antropologico, un villaggio che sorge come insieme di popoli diversi, ma in armonia tra loro. Ribolla è luogo di immigrazione e di contaminazione culturale. Inoltre la vita del minatore è migliore di quella degli altri abitanti, guadagna di più ed ha più tempo libero. Queste cose affascinano Luciano. Non sono d’accordo che sia andato a Milano per vendicare le vittime della strage. È solo un’invenzione letteraria per giustificare la sua partenza da Grosseto e la sua salita a Milano per amore di Maria Jatosti, con la quale si illude di cominciare una vita nuova, ma il distacco dal paese e dalla cultura natale lo indebolisce, gli conferisce sensi di colpa, vorrebbe tornare, ma non ne ha il coraggio; imposta la sua vita a Milano in modo sbagliato, vedendo solo gli aspetti negativi della metropoli e nel contempo esalta la vita e la cultura in provincia in modo assolutamente esagerato. Va a vivere a Milano. La vita, e anche la poetica, di Luciano Bianciardi si collocano perfettamente nel boom economico di fronte al quale era necessario assumere una posizione: integrarsi o restarne fuori. Cosa ha scelto tuo padre e perché? E come lo esprime attraverso il suo romanzo “La vita agra”? ETTORE: È sempre rimasto fuori dalla cultura ufficiale, anche perché non ha mai tentato di inserirsi, forse più per disinteresse che per rifiuto da parte della cultura stessa. In questo modo feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 63 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 inserirsi, forse più per disinteresse che per rifiuto da parte della cultura stessa. In questo modo ha maturato un’avversione, un’amarezza che gli hanno permesso di valutare con spietata lucidità tutti i mali e le derive di una società che a quei tempi credeva nello sviluppo infinito e nel progresso senza ostacoli. Luciano prevede con esattezza la fine del sistema e pertanto diventa ai nostri occhi un visionario, un preveggente straordinario. Possiamo dire che Luciano si è ammalato subito, lui solo, di quella malattia che oggi ha pervaso tutta l’umanità: i sintomi che noi proviamo verso questa società in crisi sono quelli che Luciano descriveva cinquant’anni fa, completamente inascoltato. La storia con la comunista Anna come ha segnato la sua vita, se l’ha segnata? ETTORE: È stata una storia d'amore e di complicità intellettuale, alla quale purtroppo non ha saputo dar corso ed è fallita come prima e più velocemente è fallito il suo rapporto con la moglie. Molto probabilmente tutto dipende dalla incapacità di Luciano di stabilire delle relazioni umane con chiunque. Forse questa è la ragione ultima della sua solitudine, della sua malattia, della sua morte, Come e perché, secondo tuo padre, il lavoro intellettuale rischiava di divenire una catena di montaggio? ETTORE: Luciano entra alla Feltrinelli con una certa speranza che lì, nella grande città e nella nuova iniziativa culturale di un miliardario comunista, si possa fare una vera rivoluzione culturale, si possa cioè portare a temine quella rivoluzione iniziata con la Resistenza e la caduta del fascismo. Si accorge subito che non è così, d’altronde non è un combattente e cede subito di fronte alle prime difficoltà, sviluppando il senso di rifiuto di quella società, della quale rimane sempre ai margini, confidando in tal modo di poterla combattere, o perlomeno avversarla, rimanendone però sempre al di fuori. Si sviluppa in lui gli anticorpi che gli fanno rifiutare quella città, quel modo di vivere, quel modo di pensare; medita un ritorno al paese, che per molte ragioni gli è ora impossibile e nasce una sensazione di vuoto e di inutilità che pian piano e inesorabilmente fa sì che si lasci andare e lo conduce alla morte. Se fosse ancora in vita, cosa direbbe tuo padre di fronte alla piega che l’editoria moderna ha preso? ETTORE: Sono passati molti anni e il mondo è cambiato: difficile prevedere adesso le sue reazioni, teniamo conto che Luciano scriveva i suoi libri ed articoli a macchina, inserendo la carta carbone tra i due fogli, per fare una copia personale. Un altro mondo, un altro tipo di scrittura, un’altra generazione di scrittori, non confrontabile con quelli di oggi. Un’altra editoria: allora la scena era dominata da alcuni imprenditori coraggiosi che investivano i propri soldi perché avevano scommesso su alcuni autori, che loro consideravano validi. Era un’altra Italia. Oggi non ci sono più i Rizzoli, Mondadori, Bompiani e Feltrinelli, personaggi con i quali Luciano si scontrò furiosamente, ma che oggi gli mancherebbero molto e rimpiangerebbe sicuramente. Come hai vissuto la malinconia e la morte di tuo padre? ETTORE: Mi dispiace non poter dire che ho sofferto la morte di mio padre. Non sono stato un figlio normale, né tantomeno lui un padre come tanti altri. Ho sofferto, anzi soffro tuttora la mancanza di un padre vero, un padre istituzionale, un padre che torna a casa ogni sera. Vorrei aver avuto un padre con tanti difetti, magari un padre che mi picchiasse la sera, ma che fosse stato lì. Invece non ho avuto un padre, se non in senso genetico, che, a dispetto di quello che pensano i più, non conta assolutamente niente. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 64 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 pensano i più, non conta assolutamente niente. Cosa comporta per Ettore essere menzionato spesso quale figlio di Luciano? ETTORE: Grave imbarazzo e un certo fastidio: non mi piace essere considerato solo perché figlio di Luciano, mi sembra che tolga l’attenzione su quel poco o molto di buono che c’è in me. D’altronde non posso negare che il fatto di essere figlio suo, mi apre qualche porta e mi concede un po’ più di attenzione che se fossi figlio di un avvocato o di un tranviere. Secondo te, qual è il compito di un intellettuale oggi: costruire il proprio potere editoriale, imparando a gestirlo bene, oppure limitarsi a non scendere a patti con il potere editoriale dei più grossi? ETTORE: Secondo me l’intellettuale è un traghettatore, del popolo verso la cultura. L’intellettuale deve rendere possibile per chiunque avvicinarsi alla cultura, la vera cultura, tutta la cultura. In questo sono assolutamente figlio di Luciano Bianciardi, ne eredito il mandato e la vocazione. Invece molti che si autodefiniscono intellettuali ritengono che il loro dovere sia quello di autoisolarsi e costruirsi un involucro dal quale sentenziare e pontificare sulla cultura, rimarcando la differenza che c’è tra la loro cultura e quella del popolo. Ecco, io combatto questo tipo (prevalente) di intellettuale e vado in direzione assolutamente contraria. Questo per me è fare cultura popolare. In molti abbiamo incontrato nuovamente Luciano attraverso il tuo impegno con il progetto sui bianciardini. Come nasce e qual è il suo scopo? ETTORE: Esattamente quello detto sopra, cioè sviluppare una cultura popolare. I bianciardini raccolgono testi da noi giudicati eccezionali e che, per un verso o per l’altro, sono sconosciuti al grande pubblico, alla cultura popolare, insomma. E per questo li offriamo al prezzo più basso che si può pagare in Europa, un centesimo di euro, la monetina più piccola. Ma questo è il prezzo minimo, perché chi vuole e può paga qualcosa in più e diviene un finanziatore dell’iniziativa. Particolare è anche la distribuzione dei bianciardini: per il loro prezzo non sono accettati dalla distribuzione libraria e per questo noi li distribuiamo tramite quello che chiamiamo il circuito della passione: chi si rende conto dell’importanza dei testi, solitamente diventa un nostro complice e si fa mandare un pacco di bianciardini che poi provvede a distribuire tra amici e conoscenti creando così altri complici. Non regaliamo i bianciardini, perché se lo facessimo li svaluteremo, la gente penserebbe ad una operazione pubblicitaria, o ad un lancio di un nuovo autore. Qual è il lavoro e l’impegno culturale di Ettore Bianciardi? ETTORE: Questo, sviluppare la cultura popolare, far leggere alla gente i libri, ridurre il loro prezzo, farlo tendere a zero, annullare tutte le barriere, quelle storiche, quelle economiche, quelle sociali e quelle, molto più pericolose, create ad arte per crearsi un involucro, un posto di lavoro, una rendita, per potersi definire intellettuali e guardare gli altri dall’alto in basso. Per questo raccolgo inimicizie, asti, incomprensioni e odi. All’inizio magari la gente mi stima e mi ammira, ma poi rendendosi conto che il mio impegno va in direzione opposta a quella che è la concezione prevalente dell’intellettuale, riesce addirittura ad indignarsi e a considerarmi un pazzo o un lunatico. Basti pensare che dopo aver collaborato gratuitamente all’editing e alla revisione di almeno una ventina di libri, alla fine come ringraziamento praticamente tutti gli autori mi hanno tolto il saluto e non mi hanno dato neanche una copia del libro che io in pratica avevo riscritto per loro. Ma questo significa che svolgo bene il mio impegno culturale, contro la cultura corrente, per una vera cultura popolare. E vado avanti. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 65 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 contro la cultura corrente, per una vera cultura popolare. E vado avanti. Leggi tutto… Boris Pasternak - Poesie dirtyinbirdland 28 feb, 8:54 m. (Photo by Anna Hurting) In ogni cosa ho voglia di arrivare sino alla sostanza. Nel lavoro, cercando la mia strada, nel tumulto del cuore. Sino all'essenza dei giorni passati, sino alla loro ragione, sino ai motivi, sino alle radici, sino al midollo. Eternamente aggrappandomi al filo dei destini, degli avvenimenti, sentire, amare, vivere, pensare, effettuare scoperte. Oh, se mi fosse dato, se potessi, almeno in parte, mi piacerebbe scrivere otto versi sulle proprietà della passione. Sulle trasgressioni, sui peccati, sulle fughe, sugli inseguimenti, sulle inavvertenze frettolose, sui gomiti, sui palmi. Dedurrei la sua legge, feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 66 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Dedurrei la sua legge, il suo cominciamento, dei suoi nomi verrei ripetendo le lettere iniziali. I miei versi sarebbero un giardino. Con tutto il brivido delle nervature vi fiorirebbero i tigli a spalliera, in fila indiana, l'uno dietro l'altro. Introdurrei nei versi la fragranza delle rose, un alito di menta, ed il fieno tagliato, i prati, i biodi, gli schianti di tempesta. Così Chopin immise in altri tempi un vivente prodigio di ville, di avelli, di parchi, di selve nei propri studi. Giuoco e martirio del trionfo raggiunto, corda intoccata d'arco teso. (Boris Pasternak, Poesie - Einaudi, 1979) Leggi tutto… LUCIANA BIANCIARDI irazoqui 27 feb, 10:39 p. Ricordo di mio padre Questo testo - pubblicato per gentile concessione di Luciana Bianciardi e grazie all'altrettanto gentile interessamento di Manlio Benigni - è la trascrizione dell'intervento di Luciana Bianciardi alla serata-omaggio "Luciano Bianciardi, un anarchico della scrittura tra Grosseto e Milano", Udine, 1° febbraio 1997. Luciana Bianciardi - daughter of Italian writer Luciano Bianciardi (1922-1971) - recalls her childhood with (and without) her father. This article is the transcription of Luciana Bianciardi's speech at a symposium dedicated to LB, Il 1969 - io facevo la terza media - fu per me un anno particolare. Mio fratello già faceva l'università, ed era quindi contestatore e capellone per contratto. Anche a me venne tanta voglia di contestare. Vedevo mio padre molto poco e, quelle poche volte, molto di corsa. Lui viveva già a Milano e io a Grosseto, nella provincia più provincia... Grosseto come Kansas City, era sua la battuta. Dovevo scegliere gli studi secondari e mia madre e mia nonna mi dissero che non c'erano alternative: le donne dovevano fare il liceo classico. Gli uomini, i ragazzi, beati loro, potevano scegliere anche lo scientifico. Io non lo volevo fare, il classico, perché mi piacevano la matematica e le lingue. Scrissi a mio padre dicendogli: io non lo voglio fare, vieni tu, perché io non ho gli strumenti, non ho la libertà, vieni tu, che mi parli sempre di libertà, a dirmi che cosa devo fare, perché io non lo so. E aggiunsi: feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 67 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 symposium dedicated to LB, held in Udine on the first of February 1997: "Luciano Bianciardi, un anarchico della scrittura tra Grosseto e Milano". © Trax devo fare, perché io non lo so. E aggiunsi: vieni, ma stavolta non andartene di corsa, rimani. Lui venne e rimase due anni. Furono due anni in cui io credo di aver capito il suo concetto di libertà, che poi è stato definito anche "anarchia". In quell'occasione mi disse: io penso che la scelta fatta da tua madre e tua nonna per te sia la migliore, perché la libertà - questa era una sua teoria, ovviamente - è saper demolire, ribaltare tutto ciò che si è faticosamente raggiunto. Quindi adesso avrai dieci anni di studio matto e disperatissimo, del quale capirai ben poco, però tutto questo sarà necessario per darti gli strumenti per poi, se vorrai, ribaltarlo. Io credo che il suo concetto di anarchia e il suo atteggiamento anarchico consistano in questo: voler sempre ribaltare quell'equilibrio che faticosamente, in campo affettivo ma anche letterario, riusciva a raggiungere. Rimase due anni: io gli avevo detto di non andar via di corsa, pensavo a una settimana, furono due anni, in cui imparammo a essere padre e figlia... lui si definiva il padre prodigo. Due anni di vita insieme, in cui abbiamo ricostruito tutto, fin dalle radici. Ci siamo ricostruiti l'infanzia, e poi la giovinezza. Ricordo un particolare della vita insieme, quando io facevo il famoso ginnasio, che poi mi costrinsero a frequentare: lui veniva sempre ad aspettarmi all'uscita di quella scuola, in quello stesso istituto dove era stato prima allievo e poi insegnante. Si sedeva sui gradini della scuola elementare lì di fronte, la stessa che avevamo frequentato sia io che lui: a Grosseto le scuole son quelle, non è che ci sia poi molta scelta. Il bidello, che era lo stesso di quando lui era insegnante, era meridionale, e usava la forma del voi di cortesia e diceva: professore, per favore, venite a sedervi di sopra. E lui ribatteva: no, voglio stare qui, voglio aspettare i ragazzi che escono. E il bidello: professore, voi state scherzando, ci sono tutte le cacche di piccione. E lui, vedi Quirino così si chiamava - nella vita è lo stesso, bisogna scegliere su quali cacche mettersi a sedere, io ho scelto questa qui. Io ero un po' gelosa di queste cose, perché naturalmente, essendo un personaggio famoso era il '69 - catturava sempre l'attenzione dei miei compagni della terza liceo che già contestavano, e io che ero in quarta ginnasio provavo un po' di disagio e dicevo: non abbiamo molto tempo, vediamo di costruire questo rapporto padre-figlia, e cercavo di tirarlo via. I miei compagni a dire il vero mi detestavano per questo, dicevano: lasciacelo qua che dobbiamo parlare. E parlavano di tutto, di letteratura, di cinema, di scuola. Ecco, a proposito della rottura degli equilibri, questa credo sia stata la grande feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 68 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 equilibri, questa credo sia stata la grande libertà di mio padre, la sua vera, profonda anarchia. La prima frattura l'ebbe negli anni Cinquanta, precisamente nel 1954. Era direttore, dal '51, della Biblioteca Chelliana di Grosseto. Una vita e una situazione lavorativa e familiare tranquilla, un figlio, mio fratello più grande, di cinque anni. Si inventò il Bibliobus, cioè un furgoncino scassato fornitogli gratuitamente dal Comune, che lui stipava di libri - ne metteva dentro tanti, di vari tipi - e portava in giro per le campagne grossetane. Era una persona totalmente sprovvista di senso pratico, incapace di gestire cose come schede di richeista e tessere. Andava insieme al suo collaboratore, Aladino, e gli diceva: mi raccomando, Aladino, andiamo a occhio. Andare a occhio significava ricordarsi il libro, ricordarsi la persona a cui lo si era prestato ed eliminare tutto il passaggio di schede. Naturalmente andarono persi moltissimi libri, di questo si lamentò l'amministrazione comunale e lui si difese dicendo: meglio un libro rubato che un libro mai letto. Lui aveva una sorta di grande rispetto per il lavoro manuale, faticoso. Girando per le campagne capitava spesso nei villaggi minerari - adesso le miniere sono chiuse, ma allora, intorno a Grosseto, ce n'erano diverse: Ribolla, Boccheggiano, Montemassi. Lui andava a sedersi e attendeva la fine della gita (così curiosamente si chiama il turno in miniera) e l'uscita dei minatori, prendeva il caffè con loro, ci parlava. Diventò amico di quasi tutti. Ho parlato recentemente con alcuni di loro non sono più moltissimi quelli sopravvissuti e uno mi ha detto: io ero bambino, però tuo padre me lo ricordo, anche perché mi chiamava amico. Lui era un giornalista, che già collaborava all'"Unità", e io non sapevo né leggere né scrivere. Perciò il fatto che una persona del genere mi chiamasse amico mi sembrava così bello, così grande. Aspettavo la fine del turno proprio per andare da lui a bere il caffè. I minatori raccontavano i loro problemi, per esempio che a Ribolla c'era una galleria in cui si stava scavando a fondo cieco. E gli dissero: è pericoloso, lo scriva lei sui giornali, perché è pericoloso, corriamo il rischio di saltare tutti per aria. Il 4 maggio del '54 la miniera saltò in aria, morirono 43 minatori. Fu un episodio che lo colpì moltissimo, questo: scrisse sul "Contemporaneo", in occasione del funerale: "Quando le bare furono sottoterra, alla spicciolata se ne andarono via tutti, col caldo e col polverono di tante macchine sugli sterrati. Io mi ritrovai solo sugli scalini dello spaccio che aveva già chiuso e mi sembrò impossibile che fosse finita, che non ci fosse più niente da fare". Erano morti 43, come feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 69 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 più niente da fare". Erano morti 43, come diceva lui, amici suoi e lui non poteva fare niente. Scrisse articoli di fuoco, cercò perlomeno di costringere la Montecatini a prendersi le sue responsabilità, ma la Montecatini era un colosso. Quando le vedove dei minatori si accontentarono, ovviamente, dei pochi spiccioli e delle pensioni che la ditta concesse loro, subì un altro grande colpo. Cercò inutilmente di riportare a galla il problema, di scriverne ancora. Gli dissero che la faccenda era chiusa, che la notizia era già vecchia. Fu veramente un gran trauma, e quando Trombadori gli propose, nel '54, di andare a Milano per lavorare nella redazione della Feltrinelli, la nuova, grande, progressista casa editrice, partì, lasciando mio fratello, mia madre e me, che stavo appunto per nascere. Alla Feltrinelli ovviamente un tipo come lui non poteva trovarsi bene perché anche già il fatto di arrivare in orario in ufficio era un grosso problema. Trovò vari amici e collaboratori, tra i quali Giampiero Brega, Valerio Riva e Fabrizio Onofri... però non gli piaceva quel lavoro: chiamava Giangiacomo Feltrinelli "il Giaguaro" o "Timberjack" e cercava sempre tutti gli escamotage per riuscire a conciliare il suo modo di lavorare con quello necessariamente burocratico di una casa editrice, sia pur nuova, sia pur di sinistra. Un episodio per tutti: sia lui, sia Valerio Riva, sia gli altri che lavoravano alla Feltrinelli, all'inizio non guadagnavano molto e facevano una vita piuttosto grama, mangiando alle latterie, magari mezza porzione, mentre Feltrinelli era notoriamente miliardario. Una sera che erano tutti intorno a un tavolo delle riunioni, verso le sei del pomeriggio arriva il Giaguaro fresco di doccia, appoggia il suo bellissimo cappotto di cammello di fianco a quello del Bianciardi, voltato e rivoltato trequattrocento volte, e comincia a parlare di giustizia sociale e lotta di classe, per due ore. Mio padre non ne può più, alla fine si alza - gelo, perché non ci si poteva alzare quando parlava il padrone - guarda quel suo cappotto liso, batte la mano sul tavolo, prende il cappotto del Feltrinelli, se lo infila, si pavoneggia un attimo, si volta, poi alza il pugno e dice: viva la lotta di classe, ed esce. È andato avanti per un paio d'anni con questo cappotto bellissimo e gli amici, che sapevano le sue condizioni economiche, gli chiedevano: ma come hai fatto, Luciano, a comprarti un cappotto così bello? No, non me lo sono comprato, me l'ha regalato il Feltrinelli perché lui alla lotta di classe ci crede veramente. Fu licenziato - non potevano far altro - ma la colpa non era di Feltrinelli, semplicemente non feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 70 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 colpa non era di Feltrinelli, semplicemente non era quello il lavoro adatto per lui: io ero molto piccola (era il '57) però in seguito ne ho sentito parlare e mi è sembrato di cogliere in questo tutto sommato un certo senso di sollievo. Lui scrisse: "Mi licenziarono soltanto per via di un fatto, che io strascico i piedi, e poi mi muovo piano, mi guardo intorno anche quando non è indispensabile. La verità, cara mia, è che le case editrici sono piene di fannulloni frenetici, gente che non combina una madonna dalla mattina alla sera e riesce, non si sa come, a dare l'impressione fallace di star lavorando. Pensa, si prendono pure l'esaurimento nervoso". Feltrinelli, che non era uno stupido, capì le potenzialità di un rapporto di collaborazione esterna con Bianciardi e gli affidò dei lavori di traduzione. Da quel momento fu quella la sua vera occupazione. Diceva sempre: lavoro 6/8 ore al giorno, 20 cartelle, anche di domenica, anche a Natale e Pasqua, e nei momenti liberi scrivo prosa mia. Traduceva a una velocità impressionante, più di cento libri in tutta la sua vita, ottanta soltanto nell'arco di dieci anni: ritmi infernali, quindi. La vita agra, il suo romanzo più famoso, descrive appunto tali ritmi, quello che lui chiamava "il battonaggio", perché si sentiva un po' come un mercenario. Diceva: questo è il mio battonaggio, ma diuturno, io rivolto carte su carte. La vita agra ebbe successo, 50.000 copie in dieci giorni, erano numeri altissimi per quell'epoca e forse anche adesso. Nel '64 Lizzani ne trasse un film, poi venne il successo. Io mi ricordo che proprio quell'anno gli scrissi una lettera, dove dicevo: adesso sei un uomo di successo; e la risposta bellissima fu: per me successo è participio passato del verbo succedere: a me è successo. Il successo gli portò anche un certo benessere economico. Si divertiva ad andare in giro con Domenico Porzio, a fare presentazioni del libro, ma diceva: ho un po' perso rispetto per me stesso perché sembriamo due comici d'avanspettacolo: sempre le stesse battute e soprattutto sempre con l'aria di dirle per la prima volta; sarà il caso che cambi vita. Montanelli lo chiamò al "Corriere della Sera" offrendogli - era il '64 - trecentomila lire al mese. Rifiutò sostenendo di non poter collaborare con quel tipo di giornale. I funzionari della Rizzoli lo chiamarono per spiegargli che, scrivendo un libro all'anno di incazzature in prima persona singolare come La vita agra e facendo quella che lui definiva "la professione dell'incazzato", poteva farsi la sua vita tranquilla, guadagnare come molti altri scrittori. Lui all'inizio parve d'accordo, dopodiché si presentò con un libro su Risorgimento: alla Rizzoli si misero le mani nei capelli. Volevano che facesse la parte feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 71 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 nei capelli. Volevano che facesse la parte dell'arrabbiato italiano e quello si metteva a scrivere libri di divulgazione storica. Secondo ribaltone della sua vita. Scrive La battaglia soda (1964), Daghela avanti un passo! (1969), Aprire il fuoco (1969). Il Risorgimento tutto sommato cominciava a piacere, i giovani scoprivano che accanto al cenerale Custer c'era un generale Ristori e che quel periodo poteva anche essere divertente. I funzionari della casa editrice cambiarono ritornello: lasciamo perdere la storia dell'incazzatura milanese, scrivici un libro così all'anno che va bene. Il successo era discreto, anche se non paragonabile a quello della Vita agra. E lui, terzo ribaltone della sua vita, si mise a scrivere un libro di reportage di viaggio, Viaggio in Barberia (1969), rifiutò collaborazioni di prestigio per scrivere su testate allora definite "pornografiche": "Playmen", "Le Ore", "Kent", "Abc" ed "Executive". E, pietra dello scandalo, per la quale sarà malvisto da tutto il giornalismo italiano, insieme a un altro scrittore e giornalista, che si chiamava Gianni Brera, cominciò a scrivere sul "Guerin Sportivo". Io credo che quella che definiamo adesso la sua anarchia sia sempre stata questa libertà di poter scegliere di ribaltare situazioni comode e redditizie. In questo sta la sua grande libertà, la sua grande forza e la sua, direi, grandezza. Leggi tutto… Voici la bombe - Luigi Di Ruscio dirtyinbirdland 25 feb, 8:37 m. Luigi Di Ruscio - Da oggi tutte le ore sono nostre Leggi tutto… Manuel Cohen - (Luigi Di Ruscio) dirtyinbirdland 23 feb, 6:29 p. la vista micidiale che da Fermo si gode. da lì, esule, sei partito irato mai fermato, marchigiano, yiddish, Luigi, la lingua, il tuo idioletto incoercibile Palmiro fermano libero battitore rimbalzato per internet. tu che da più lontano prendi la penna, prendi più vicino (Manuel Cohen, Cartoline di marca, Editrice Marte, 2010) * a prestito, per un saluto (Morto a Oslo il poeta fermano Luigi Di Ruscio - Marche - ANSA.it) Leggi tutto… Gianni Priano - Fìjota c't'mangi zícr, cmé na végiatta feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml dirtyinbirdland 17 feb, 9:46 m. Pagina 72 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Photo from Quattro minuti, Chris Kraus, 2006) Fìjota c't'mangi zícr, cmé na végiatta t'pòrli e t'pòrli ar fén id dì ir dì nàinta n' teurema ans ir fì dra làingua mo ir son, re campan-ne der mezdì re fiure d'in diu sc-càuz e patanì (Bambina che mangi zucchero, come una vecchietta parli e parli per dire il dire non un teorema sul filo della lingua ma un suono, le campane di mezzogiorno i fiori di un dio scalzo e nudo). Di Gianni Priano è uscito ieri, nel catalogo della Casa Editrice Ponte del Sale, "Le violette di Saffo". A Gianni, i nostri auguri. Leggi tutto… Nerina Garofalo legge Iole Toini dirtyinbirdland 4 feb, 12:10 p. Leggi tutto… ANGELO STEFANELLI - LA REGINA DI MURTA feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml dirtyinbirdland 2 feb, 10:51 m. Pagina 73 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Photo from Maria full of grace) E’ stato grazie a una circostanza maliziosa che ho capito che di Murta sei la regina, o deliziosa signorina che diffondi sia l’ammirazione che il desiderio con quel tuo fisico armonioso, con la tua andatura un po’flessuosa, con quel tuo viso acqua e sapone che racchiude l’espressione vivente di un’anima quasi sempre accesa e che solo di rado rimane spenta. E’ scomparso finalmente dai tuoi fianchi quel debordante strato adiposo atto a nascondere per lungo tempo un tuo malessere segreto. Chissà quale mefistofelico elemento fu capace di seminare un simile scempio in quel divino tempio talmente pagano da far rinnegare la fede a chiunque? Sei tornata dunque in piena forma feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 74 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Sei tornata dunque in piena forma a riappropriarti di quel primato che nessuno aveva mai contestato a eccezione di qualche persona invidiosa a cui non piace tanto l’atmosfera murtese e la vorrebbe popolata di mostri o di streghe. Ogni tanto un malinconico velo scende sul tuo bel volto sincero a oscurare la luce solare che si deposita al mattino sul centro diurno, sulla pianta esotica dalle mille punte, sugli orti deserti, sui rovi pungenti, sulle siepi campestri e sull’ampio giardino dove tu mi hai condotto un bel giorno per sottopormi a un inconsueto esperimento. Tornerò domani stesso a contemplare la panchina che mi ha visto sedotto e abbandonato, chiedendomi se è solo per volere del fato che tu piaci così tanto a tutti noi, o Cristina. ** Version française du poème d’Angelo par Mariette Cirerol La reine de Murta Ce fut grâce à une malicieuse circonstance que j’ai compris que tu étais la reine de Murta, ô délicieuse demoiselle qui répand autant l’admiration que le désir avec ce corps harmonieux, cette démarche un peu flexueuse, ce visage d’eau et savon feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 75 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 ce visage d’eau et savon renfermant l’expression vivante d’une âme presque toujours illuminée, presque jamais sombre. Disparue finalement de ton flanc cette débordante couche adipeuse qui longtemps devait caché ton malaise secret. Ce méphistophélique élément fut-il vraiment capable de semer un semblant de ruine dans ce temple divin tellement païen qu’il induirait tout un chacun à renier sa foi ? Cependant tu es revenue en pleine forme, tu t’es rappropriée de cette primatie que jamais personne n’avait contestée, à part quelques envieux pour qui l’atmosphère de Murta ne finit de plaire, la désirant peuplée de monstres ou de sorcières. De temps en temps un voile mélancolique descend sur ton beau visage sincère obscurcissant la lumière solaire qui se dépose le matin au centre du jour, sur la plante exotique aux mille pointes, sur les potagers déserts, sur les buissons épineux, sur les haies champêtres et sur les amples jardins où tu m’a conduit un beau jour pour me soumettre a une expérience inusitée. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 76 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Je retournerai demain même contempler le petit banc qui m’a vu assis et abandonné, me demandant si c’est seulement par volonté du destin que tu plaises tellement à nous tous, ô Christine. (Postato da maikoDirty per Iraz) Leggi tutto… (L'alba schianta e) poco inferno - Silvia Molesini dirtyinbirdland 2 feb, 8:10 m. (Photo from "La vita sognata degli angeli") L'alba, un giorno che è arrivata faceva ciocco e la lingua leggeva la strada, una lunga fino lì, dove si ferma biforca e disapparendo tramonta. Emma, ora, queste parole non arrivino dove povera lei, che sbagliava, e per giunta ch'adesso c'importi dove andasse l'alba se un giorno congiungeva cioccando con quella lunga lingua madre e l'asfalto, e che giungesse al bivio feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 77 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 e l'asfalto, e che giungesse al bivio e che faceva notte: ai bivi hanno dedicato monumentali, una casa di diavolo, ella bambina infangata, le viteinmmorte percolanti come sai un'alba è arrivata al giorno sbrindellata e nella bocca cera lingua bastarda e lava. Si che alle strade rotte guidavamo i diavoli: il loro poco inferno ci sembrava una sera. (Silvia Molesini) Leggi tutto… Marco Paolini - Ausmerzen dirtyinbirdland 29 gen, 5:51 m. Leggi tutto… Il tramonto è un atteggiamento - Marco Naccarella dirtyinbirdland 29 gen, 5:35 m. Guarda avvolte fughe d’essere. Per essere raggiunti con un dito, filo voce lentamente viscere. Esistere, perdonati da un ombelico sole fisso. E finito. Il dolore ha un’angiotica reagente, tangente senza punto né via di fuga. Non ha parole se non per te. E nessun altro feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 78 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 perché non è energia perduta. Anergica assenza, quanto un ciclo trasformabile in un argomento fisso, un buco figlio da accudire cui vorresti con o senza rispondere: no, no. Assolutamente. Un’altezza, variabile meta tra l’istante sentirsi e l’eternità sentita racchiusa nell’implacabile intervallo di una vita (disegno, segno, e a segno) in lunghezza tra un passo domani stentato che amplifica la movenza adesso passeggera sopra le teste. L’intensità senza confronto è una parola improponibile. Porterò una candela effervescente al cinema cornea o un righello, ventaglio trasparente e arancione prepotente. Rendimi giustizia prima del prossimo traguardo di schiena. In quanti modi espelli la gioia in frantumi asciutti. In quanti modi esprimi il dolore in fumi assoluti. Considera tutto questo. E recuperane l’intensità, non il tempo. Il tempo ti accompagna come l’umidità feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 79 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 pronta a farsi assorbire. Desidera tutto questo poi l’immensità, non il campo. Dalla camera colposità sentirsi sfottuto dalla fortuna, perduto. Certe cose si mischiano quando sono separate non quando si confondono. Batte per me. Battiti per me. Tu rispondi alle mie domande con le mie domande. L’efficacia non ha più paura. Senza puntare agli stimoli prefabbricati Io non tendo a vedere io vedo nell’ancora verità come non intendo lucidare le porte di un credo battente. Amandomi dopo un lungo e sincero viaggio e una settimana d’addio. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 80 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Io guido in te. Cercando le curve io non intendo venire a vedere. Venire vedendo io voglio vedere vendendo. Io. Comparsa con la stessa faccia a faccia, a fianco, a voce spenta veleno nella gola immersa, linea di ogni cosa intensa e strappata. Voglio tutto il mondo e la sua cinetica energia, ma non lo voglio potenzialmente addosso con tutto il fiato che ho. Se non urlo è perché lo ricevo sai il cielo esiste e si regge da solo. Cambia solo colore e umore e io nel caso mi spengo e mi chiudo in volo. Mentre tutto, solo protegge e muore. Acerbo feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 81 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 mi sento probabile. E con le spine nascoste vulnerabile d’umiltà infinita. Sfinita. Il lato di me incendiario. Ho trovato un altro giorno fario una collezione d’angoli in giorni e di se inquietudine, in bocca, in salita. Lanciami dentro di te intromissione di occhi superdotati mi hai insegnato a contare, scontare un contatto con il bagliore di una stella minore. Il tramonto è un atteggiamento che altri hanno un seguito in punta di vita da quando nasce a quando muove un solo no. No. Spiegarti le cose è come darti un’arma in più. Calma. Come tutti gli altri. Un minuto, come tutti gli altri. La vita è una lacrima fuori campo linfa per indagarti il tempo di accorgersene in vuoti, nudi o senza scampo feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 82 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 nel poter misurare una violenza o uno schiaffo in gocce. Depresso in gocce a zero: di tutto ciò che è solo qui vero fosse anche già storia o suono fatti un complimento: descriviti respiro, finale sogno egoista scusami veramente, (Marco Naccarella ) Leggi tutto… Claudio Sanfilippo - Monetina dirtyinbirdland 18 gen, 8:27 p. Leggi tutto… Manuel Cohen - Cartoline di marca feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml dirtyinbirdland 18 gen, 10:13 m. Pagina 83 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Paolo Volponi) quante volte, dopo cena, l'ho spiato dai vetri della casa, in fondo al Pincio sulle mura, da dove monti e valli dominava. e c'era un vento gelato furioso come pochi. rassettava la Giovina, impagabile, in cucina mentre Paolo, nel tinello, armeggiava col tele e l'insonnia. lottava. lottava. * a volte, potevi incontrarlo, irreale in piena notte, tra Piazza e Corso - il male che avanzava - Paolo, in auto, l'amicale guida, girava, rigirava, un vale all'insonnia, un vuoto agro, pre-museale il cuore debole, nel rene un male. sofferente, insofferente, dializzato. un silenzio ducale, spiritato. *** (Pier Vittorio Tondelli) ci fu tempo per un caffè veloce tra un rapido e un espresso per Bologna quel giorno, sospesa l'aria, una pace sopra Ancona, t'ho seguito, di soppiatto passo a passo in libreria, poi il respiro feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 84 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 passo a passo in libreria, poi il respiro preso al volo per chiedere la dedica occhi buoni, di ragazzo che eri stato, musica per sempre, miei futuri. (Manuel Cohen - Cartoline di marca, MarteEditrice, 2010) Manuel Cohen è autore in versi e critico letterario contemporaneista. Redattore di 'Profili letterari', 'Pelagos', 'Ali', 'Carte urbinati, rivista di critica dell'Università di Urbino', della neodialettale 'Il Parlar franco'. Suoi saggi, interventi e versi appaiono su varie riviste italiane, europee e americane. E' nel comitato scientifico di 'Punto.Almanacco di letteratura' e dell'antologia neodialettale 'L'italia a pezzi'. In poesia ha esordito nel 1990: 'Altrove, nel folto (a cura di D.Bellezza, Ianua),fresco di stampa è 'Cartoline di marca', pref. di M.Raffaeli, postfaz. di F. Marotta. Cura rubriche fisse su tre litblog: Lapoesiaelospirito, Marchecultura e Rebstein. Leggi tutto… GIOVANNI GIUDICI 3 irazoqui 17 gen, 3:30 p. da "QUANTO SPERA DI CAMPARE GIOVANNI" , Garzanti, Milano 1993 Sotto il Vòlto ... ... III Misero è l'uomo che ha bisogno di soccorso Misero chi si accorge Quanto non vale ricchezza Di immagini maestà di pensieri Versata in libri di storia : Avessi io gli atti infiniti Del tuo lavoro a castigare la mia boria " Io non sto bene ancora, non starò Mai più bene. - è tardi per entrare Dentro ogni gesto tuo di quarant'anni Dove fu amore vero il trafficare Ad accudirmi a farmi cena e pranzo Tenuti a bada i figli per lasciarmi recitare A me stesso una vita di romanzo Io che pietà e conforto Invoco adesso - io Trascorso accanto a te come da morto Vecchia moglie spremuta Che interrogavi la tua angoscia muta : Perchè fossero mie Tutte le tue poesie. La Serra, 3 - 7 settembre 1992 Giovanni Giudici Leggi tutto… Disgusto in 16 bit (Tabagista) dirtyinbirdland 12 gen, 11:26 p. La sera prima aveva vagato per bar con un joystick in mano. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 85 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 La sera prima aveva vagato per bar con un joystick in mano. Con una grafica a 16 bit aveva saltellato sgabelli come ostacoli, evitato sbronzi ciondolanti e preso i bonus birra. Il giorno dopo si alza sereno come sempre, lo specchio del bagno gli ricorda chi è, poi un graffio di luce accecante del pomeriggio arriva a rovinare tutto. Come il martello di Laszlo Toth che si accanisce sulla pietà di Michelangelo. Il cugino di Laszlo Toth è un restauratore, un criminale che inietterebbe il botox ad un morto. Laszlo lo disprezza. Prova allo specchio la sua nuova espressione di disgusto: scuotere la testa lentamente e strizzare gli occhi. In futuro potrebbe tornare utile. Abbassa l'avvolgibile per invocare una tregua. Per oggi si è guardato abbastanza, ora ricorda come è fatto. Come quando riguarda le carte che ha in mano. ''Hai una coppia bassa, lo sai. Perchè ricontrolli le carte? Tanto le carte restano quelle.'' Da poco ha provato a replicare la scena di ''Memorie dal sottosuolo'' come un novello Dostoevskij, ma con in più una connessione wireless, i mojiti, il bipolarismo, la politica dell'alternanza e una posizione sull'estradizione a Cesare Battisti. Non si sa come è riuscito a convincere una a venire a letto con lui, invece di ringraziare Josè Mourinho o qualche altra divinità pagana a lui cara, ha deciso di lasciarle dei soldi sul comodino. La tizia evidentemente non aveva letto ''Memorie dal sottosuolo'' e ha preso i soldi con disinvoltura come se lui le avesse offerto una cena. Questa fissa di replicare passaggi dei classici prima o poi gli passerà. Il prossimo, ''Lo straniero'' di Camus, sarà difficile. Mostrarsi indifferente al funerale della madre sarà impossibile con una telecamera puntata e una giornalista che domanda: ''Scusi, cosa non prova ora?'' Sotto il letto cicche e lattine di birra disperata. Sul portacenere la scritta “Rosenberg”. Questo l'ha sempre fatto ridere parecchio. Pensa alla cenere in bianco e nero e alla testa della sigaretta accesa rossa come il cappottino della bimba di Schindler's List. Lo spam nella casella mail gli fa compagnia. Si preoccupa quando non riceve per mesi le mail di "Maria Assunta, nostalgica borbonica incontrerebbe stupratore garibaldino per gioco di ruolo, o in caso venderebbe pure una Punto accessoriata". Ha trovato su FaceBook la sosia perfetta della sua ex ragazza e vorrebbe contattarla, conoscerla e mettersi insieme. Perchè si annoia, e perchè sarebbe divertente. Disgustato da sé stesso, scuote la testa lentamente. Per un attimo ricorda di quando era un bambino teledipendente e gli era venuta la fissa per la pubblicità occulta. Per paura di venire messo alla berlina da ''Striscia la notizia'' toglieva tutte le etichette dalle bottiglie d'acqua che trovava per casa. In camera inciampa su un cartone della pizza e decide di restare a terra. In quella fossa comune di cartoni della pizza, cicche e lattine sta comodo. Visuale nitida in HD. E poiché non c'è nulla da capire, come in un cartone animato americano fa l'angelo della spazzatura muovendo le braccia come ali, e sul pavimento compare la sagoma di Richard Dawkins. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 86 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Tabagista) Leggi tutto… Nerina Garofalo - Solo alle piante dirtyinbirdland 12 gen, 5:47 p. Nerina Garofalo_Solo alle piante_Dicembre 2010 Leggi tutto… La poesia - Nichi Vendola dirtyinbirdland 9 gen, 9:55 m. Leggi tutto… GHERARDO DEL COLLE irazoqui 7 gen, 9:33 m. Leggi tutto… GHERARDO DEL COLLE irazoqui 7 gen, 9:25 m. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 87 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Solo Tu, mio Signore, solo Tu puoi consolarmi là, dove da millenni di millenni serbi l'inconoscibile mio Bene. Tu che la bionda pecchia al nettare conduci, ed all'insetto sitibondo provvedi fresche perle di rugiada, e turchini specchi d'acqua delle cerve, e la selva disseti e il ciuffo d'erba dei crepacci: Tu che sui greti dei torrenti e nell'alto firmamento limpidi sassi rotoli e galassie; mai Ti stanchi, o Signore, di volermi là, dove da millenni il mio Bene hai risposto di milenni. Gherardo Del Colle nasce a Cesino nel 1920 e viene ordinato sacerdote nel settembre 1942, visse nei conventi di Savona, S. Bernardino, S. Margherita,Voltaggio, Pontedecimo Leggi tutto… “Sono una donna pericolosa” - Joan Cavanagh dirtyinbirdland 6 gen, 8:50 p. Non porto bombe né bambini in grembo Non porto fiori né miscugli incendiari Porto scompiglio nella tua ragione, nelle tue teorie, nel tuo realismo Perché non giacerò nelle tue trincee Né scaverò trincee per te Né mi unirò alla tua lotta armata feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 88 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Per trincee più belle e più grandi Non camminerò con te né per te, Non vivrò con te, né morirò per te Ma neppure cercherò di negarti Il tuo diritto a vivere e morire Non dividerò con te neppure un centimetro di questa terra Finché tu sei maledettamente proteso verso la distruzione Ma neppure negherò che siamo fatti della stessa terra nati dalla stessa Madre non ti permetterò di legare la mia vita alla tua Ma ti dirò che le nostre vite sono legate insieme E esigerò che tu viva per comprendere Questa cosa importante Che sono una donna pericolosa Perché devi sapere, signore, che Sono una donna pericolosa Perché non tacerò niente di tutto questo Non colluderò con te Non avrò fiducia in te né ti disprezzerò Sono pericolosa perché non rinuncerò, non tacerò Né mi adatterò alla tua versione della realtà Tu hai congiurato per svendere la mia vita E io sono molto pericolosa Perché non potrò perdonare né dimenticare Né mai congiurerò per svendere la tua in cambio. (Condivisa su FB da http://www.facebook.com/ilmestierediscrivere) Leggi tutto… Auguri a tutti - Buon 2011 dirtyinbirdland 30 dic, '10, 10:35 m. Leggi tutto… Dietrich Bonhoeffer irazoqui 26 dic, '10, 7:16 p. Il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini. Un Dio che ci lascia provare la sua esistenza vuole essere considerato come un idolo. Quando un pazzo lancia la sua auto sul marciapiede, io non posso, come pastore, contentarmi di sotterrare i morti e consolare le famiglie. Io devo, se mi trovo in quel posto, saltare e afferrare il conducente al suo volante. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 89 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 consolare le famiglie. Io devo, se mi trovo in quel posto, saltare e afferrare il conducente al suo volante. Noi non possiamo essere onesti senza riconoscere che ci occorre vivere nel mondo etsi Deus non daretur. Davanti a Dio e con Dio noi viviamo senza l'ipotesi di Dio. Si tratta cioè di vivere davanti a Dio l'assenza di Dio. Se la chiesa è realmente ciò che dice essere, allora dovrò darmi da fare per riformarla. Leggi tutto… LORENZO MILANI irazoqui 26 dic, '10, 12:37 m. "Ai cattolici: voto DC con preferenza ai tre sindacalisti. Ai non cattolici: criteri strettamente classisti " Don Lorenzo Milani Leggi tutto… DAVID MARIA TUROLDO irazoqui 26 dic, '10, 12:27 m. Il manoscritto inedito Nel tuo ventre, Milano di David Maria Turoldo Non solamente il cuore trema ma il piede e tutto il corpo a varcare quelle porte agli stipiti la mano cerca un appoggio Non io in quest’antro di Milano: un ventre di vite sepolte nel tuo cuore, e Milano di figli e fratelli aggrappati in turbinio di odi di disperazione e neri sogni, e schiere di maledetti e benedetti non so, nel tuo ventre, Milano, cui un santo dal nome di vittoria (vittoria di chi? da cosa?) hai chiamato a custodia e scongiuro Non io, dico, mi sento di recare Un soccorso. Loro che mi diranno? feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 90 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 che mi diranno? e io, che risponderò? La dedica a Corrado Stajano Queste sono queste, le bolge di più nero inferno: gole aperte come voragini tra idiozia e vendetta. E loro, giorno e notte, sotto le lampade al neon a franare tra pensiero e pensiero, lucidi e folli. E facce appassite come crisantemi su tombe aperte. Così, volutamente, con dichiarata ferocia, tutti in trincea dietro i cavalli di frisia delle tue Sentenze o Stato di diritto. Leggi tutto… Franco Berardi, 22 dicembre dirtyinbirdland 24 dic, '10, 11:12 m. (Photo: Les Amants Réguliers - 2005, Philippe Garrel. "So, you're madly in love?") feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 91 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Photo: Les Amants Réguliers - 2005, Philippe Garrel. "So, you're madly in love?") Ospitiamo, per gentile condivisione dell'autore, questa bella sua nota postata su FB: quasi telegrafico. Molte cose da dire poco tempo. 1. Uno sguardo al panorama alla fine del primo decennio. La speranza Obama si dissolve, e scoppia la crisi europea. Una nuova logica si istalla al cuore della vita europea, a partire dalla crisi finanziaria greca: Merkel Sarkozy e Trichet hanno deciso che la società europea deve sacrificare il suo attuale livello di vita, il sistema della scuola pubblica, la sua civiltà, per poter pagare i debiti accumulati dall’elite finanziaria. Una sorta di direttorio si è impadronito dell’Unione riaffermando i dogma fallimentari del monetarismo neoliberista: riduzione del costo del lavoro, tagli nella spesa sociale, privatizzazione della scuola, impoverimento della vita quotidiana. Proiettando l’ombra di una recessione di lungo periodo sul futuro dell’ultima generazione, l’Europa è divenuta un ricatto. Se l’orizzonte pare scuro, però, accadono eventi imprevedibili, inquietanti ed entusiasmanti al tempo stesso, sulla scena europea. Vedo i cavalieri dell’apocalisse e mi piace il rumore dei cavalli al galoppo. 2. Wikileaks ha mostrato la potenza dell’intelligenza collettiva. L’evento orchestrato da Assange è lo sprigionamento della forza creativa dell’intelletto generale. La lezione di Wikileaks non sta tanto nei contenuti rivelati, - già sapevamo che i diplomatici son pagati per mentire, e che i militari son pagati per sparare sui civili - quanto nell’attivazione di solidarietà, complicità e collaborazione indipendente tra cognitari, lavoratori cognitivi di vario tipo, tecnici dell’hardware, programmatori, giornalisti che lavorano insieme condividendo lo stesso scopo di destabilizzare il potere totalitario. Da questa lezione i nuovi ribelli troveranno la strada verso l’autorganizzazione dell’intelletto generale. 3. L’intelletto generale cerca un corpo La rivolta si diffonde nelle strade d’Europa da Londra a Roma ad Atene, ma la strada non è il solo linguaggio di questo movimento. Cos’è in gioco nelle rivolta di massa di dicembre? I ribelli sanno bene che non si sta preparando una lotta militare contro la polizia e lo stato. Non gli interessa molto della polizia e dello stato. Quel che stanno cercando è una ricomposizione del corpo sociale e una riattivazione del corpo erotico dell’intelletto generale. Negli ultimi dieci anni la precarizzazione, l’isolamento e la competizione del mercato del lavoro hanno provocato una dissociazione dell’intelligenza collettiva in rete dal corpo sociale del lavoro ccognitivo. L’accelerazione dell’Infosfera (intensificazione del ritmo di sfruttamento cognitivo) ha messo in tensione la psicosfera sociale, provocando solitudine, panico, depressione, dis-empatia. Oggi nelle strade il cognitariato sta cercando un ritmo dell’empatia. La sensibilità e il desiderio vogliono riprendere il loro flusso. La prima generazione che ha imparato più parole da una macchina che dalla madre ricompone il suo corpo nelle strade. 4. Un processo di lungo periodo Le lotte studentesche non sono un’esplosione passeggera, ma l’inizio di un processo di lungo periodo che segnerà il prossimo decennio, una sorta di insurrezione europea. Insurrezione significa alzarsi in piedi, ma anche pieno dispiegamento delle potenzialità dell’attore. L’attore che entra sulla scena storica è l’intelletto generale in soggettivazione. Il pieno dispiegamento delle potenzialità dell’intelletto generale si spinge molto al di là dei limiti del capitalismo, e implica una riattivazione della sensibilità. La sensibilità, facoltà di comprendere quel che non può essere verbalizzato, è stata devastata dalla precarizzazione e dalla frattalizzazione del tempo. Per la riattivazione della sensibilità arte e terapia e azione politica tendono a fondersi. Prozac, Ritalin, cocaina e competizione hanno prodotto effetti bipolari nell’economia: esuberanza irrazionale dei mercati, panico finanziario... e anche nella psicosfera sociale: depressione di massa, crisi di panico, epidemia suicidaria. La terapia è stata ridotta a riadattamento della mente depressa alla normalità dello sfruttamento mentale. 5. La fusione di arte e attivismo ha accentuato l’ineffettualità del gesto. Il movimento no global del decennio passato era un movimento puramente etico, privo di effetti politici, incapace di fermare le tendenze della deregulation capitalista, perché non entrava nella sfera della vita quotidiana, si limitava alla denuncia etica e all’azione simbolica. L’art-ivismo ha interiorizzato l’ineffettualità e la trasformazione dell’azione in pura denuncia. Al suo meglio, l’arte del passato decennio è stata fenomenologia della sofferenza mentale. Penso ad artisti come Lisa Athila, Jonathan Franzen. Melinda July, Gus Van Sant, Kim ki Duk, che mettono in scena il corpo sociale frammentato e la frenetica percezione del tempo indotta dalla precarietà. La sofferenza psichica è il campo principale di contatto tra arte e azione sociale, nel momento in cui l’intelletto generale si mette a cercare corpo. I ribelli di oggi stanno mettendo in opera un’azione poetica e auto-terapeutica. Stanno ricomponendo l’empatia dei corpi, ridiscoprendo una sfera comune di sensibilità. 6. Il cinismo è finito. Al cuore dell’insurrezione attuale c’è una forte motivazione etica. Nonpenso ad un’etica fondata su “valori”, che non so cosa siano. Penso all’etica in termini materialisti, edonisti e sensuali, come rispetto di sé e come amor di sé. La sfera concettuale dell’estetica deve ridefinire la sfera etica. Il cinismo di massa, che secondo Sloterdjik era il sentimento prevalente del dopo-68, è fuori corso, perché non paga più. Le feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 92 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Il cinismo di massa, che secondo Sloterdjik era il sentimento prevalente del dopo-68, è fuori corso, perché non paga più. Le masse accettavano la tristezza del cinismo e dell’auto-sottomissione alle regole umilianti del potere, quando ciò garantiva reddito. Ma oggi il cinismo è appannaggio della sola classe dominante, e filtra sempre meno nella cultura di massa. La classe cinica ha perduto il suo glamour. Brutti, disgustosi, ripugnanti sono coloro che stanno ai posti di comando della finanza, della politica dell’economia, dal punto di vista della nuova generazione. E’ un giudizio estetico, prima di tutto. La scelta etica è fondata sul piacere di sé, non su valori universali, ma sul piacere della singolarità. Un’altra percezione della ricchezza, come godimento di sé e non come acquisizione, va facendosi strada nella sensibilità ancor prima che nella consapevolezza. 7. Dopo l’Europa La patologia finanziaria ha devastato il corpo e l’anima della società europea, così ora l’Europa è uno zombie. Il movimento del lavoro cognitivo insorgente si assume il compito di inventare una nuova Europa, emancipata dai dogmi della competizione e dell’accumulazione. L’Europa rinascerà grazie all’emergere del corpo sociale ed erotico dell’intelletto generale, grazie all’insurrezione dell’intelligenza sensuale del movimento. Europa potrà essere allora un luogo di solidarietà e di bellezza. 19 dicembre 2010 - Franco Berardi Leggi tutto… Cesare Pavese irazoqui 23 dic, '10, 7:05 p. Creazione Sono vivo e ho sorpreso nell'alba le stelle. La compagna continua a dormire e non sa. Dormon tutti, i compagni. La chiara giornata mi sta innanzi più netta dei volti sommersi. Passa un vecchio in distanza, che va a lavorare o a godere il mattino. Non siamo diversi, tutti e due respiriamo lo stesso chiarore e fumiamo tranquilli a ingannare la fame. Anche il corpo del vecchio dev'essere schietto e vibrante dovrebbe esser nudo davanti al mattino. Stamattina la vita ci scorre sull'acqua e nel sole: c'è intorno il fulgore dell'acqua sempre giovane, i corpi di tutti saranno scoperti. Ci sarà il grande sole e l'asprezza del largo e la rude stanchezza che abbatte nel sole e l'immobilità. Ci sarà la compagna un segreto di corpi. Ciascuno darà una sua voce. Non c'è voce che rompe il silenzio dell'acqua sotto l'alba. E nemmeno qualcosa trasale sotto il cielo. C'è solo un tepore che scioglie le stelle. Fa tremare sentire il mattino che vibra tutto vergine, quasi nessuno di noi fosse sveglio. Cesare Pavese Leggi tutto… Natale dirtyinbirdland 18 dic, '10, 8:30 m. Certificata l'esistenza in vita Certificata l'esistenza in vita mostrando (e nascondendo) quattro nei appesi al cuore, tre stimmate, la sabbia feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 93 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 che scivola dal buco della tasca mi resta sullo stomaco la cena in bocca il torvo gusto del caffè (c'è un tempo in cui ci si vergogna di odorare di avere addosso scampoli di sè). Certificata l'esistenza in vita la strada malefatta (oh quel giorno com'era giorno in quel rosa e se pungeva l'odore della terra e della brina dell' erba sgocciolante e quante barche e stracci colorati alla marina) lo sguardo su cose , case, i palmi naturalmente nudi delle mani i piedi sempre più diretti dove possono o sanno, autonomi, curiosi solo di angoli (ma questo già a vent'anni valeva, piedi palombari, esperti meglio, patiti di fondali scuri). Certificata l'esistenza in vita ( e i figli ? o quale festa e che dolore vederli in terra, lasciarli lì a soffrire). Certificata l'esistenza in vita il filo che ci tiene e quello sopra il quale continuiamo a camminare si attende un domanda che risponda (perchè sarà di nuovo una domanda lo so ad attenderci in capo a tutto quanto) ( Dio di domande, Dio della mia faccia quanto ho sognato il tuo sangue, l'aceto sulle tue labbra, la punta della lancia nel tuo costato, Dio delle campagne feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 94 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 e pescatore, Dio che è irrilevante perfino che tu esista, niente andrebbe di te perduto se anche non ci fossi mi ha fatto così tanta compagnia la tua dolce iracondia, l'eresia della resurrezione della carne di questa pelle che mi parla solo nella follia della tua Parola) . Certificata l'esistenza in vita andiamo pure via senza indugiare (la morte si certifica da sola). (Gianni Priano, 2010) ** Datemi le parole semplici Datemi le parole semplici voglio consumarle alla luce del Natale renderle magre ed affamate e un po' corrose come se si dovesse per pregare farsi più piccoli come dei rami secchi e far passare inaspettati germogli ancora amari premonizione di un colore di un odore (Nerina Garofalo, 2010) Leggi tutto… Hervé Guilbert - La pudeur ou l'impudeur dirtyinbirdland 13 dic, '10, 10:57 m. Leggi tutto… Lista da ballo - Mauro Mazzetti dirtyinbirdland feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml 13 dic, '10, 10:27 m. Pagina 95 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Te lo dico dal plafond del cuore che ti ho voluto bene - bene come si vuole a un fratello - te ne ho voluto senza cervello senza considerare che ci voleva il sangue e sangue non ce n'era, ma c'era un succo che poteva sembrare / tutto il sangue del mare aveva quel colore rosso sangue che vedi nei cataloghi illustrati dove gli oggetti sono immaginati a seconda del tono delle frange così ci confondemmo - non dico che sbagliammo fu molto naturale - non dico che sbagliammo andammo in confusione - in infusione andammo chi l'acqua chi la busta non era più di un tè ma buono buono, eh per dire che ballammo - primo tra i balli il tango ma su un tempo di walzer - e anche, incatenati merengue e bossanova - e audaci scimmiottammo balli di gruppo e disco - e ci sottoponemmo agli ordini imperiosi - del capo di quadriglia spingendo la balera - ad apici mai visti son cose e le cose se le lasci da sole in un fiume di ricordi tendono a raggrupparsi, a fare fasci e a galleggiare raso raso i bordi L'elenco descrive ciò che è descritto. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 96 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 ciò che è descritto. Perché un'altra lista? Per caso? Per svista? (Mauro Mazzetti, aprile 2010) Leggi tutto… MoleStine 12 dic, '10, 6:53 m. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 97 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Accesi tutti in una volta i fiammiferi Minerva per immergere lo sguardo annoiato nel lampo azzurrognolo, zolfino, tutto oro. L'ufficio mi fu intorno, allarmato per lo spreco. M'aspettavo mi tastassero il polso. (Camillo Sbarbaro, da "Scampoli" ed. Vallecchi, Firenze, 1960) Leggi tutto… Colours dirtyinbirdland 9 dic, '10, 7:19 m. Colours feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 98 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Walker Evans, [Floyd and Lucille Burroughs, Hale County Alabama], 1936. Gelatin silver print. Mandatory Credit: Walker Evans Archive, The Metropolitan Museum of Art /Published: The New York Times on the Web 07/18/99 Books PLEASE CONTACT Margaret M. Doyle, Senior Press Officer at The Metropolitan Museum of Art (212)-650-2128 FOR FUTURE REPRODUCTION USE. Yellow is the colour of my true love's hair In the mornin' when we rise, In the mornin' when we rise, That's the time, that's the time... ( Donovan) Stringevo un vaso di viole in pieno inverno com’è che si sono aperte le braccia? Senza una decisione o almeno un sussulto, come se la rottura fosse un destino o un sospiro incongruo. Guardavo te colorare cancellando i bianchi e i neri con trame fitte di castori sulle dighe e cicogne sulle grondaie e ti dicevo ma un apicoltore nomade, lo conosci? Tu mi guardavi sorridendo disegnando cieli e nuvole e gallerie come se il tuo occhio fosse quello del salmone che risale la corrente. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 99 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 A quel momento preciso ti sono ritornati i Quindici anni. 9/12/ 2010 Lino Di Gianni Leggi tutto… Piccole cose di valore - Paolo Genovese e Luca Mi… dirtyinbirdland 27 nov, '10, 10:05 m. Leggi tutto… Silvia Molesini legge Silvia Molesini dirtyinbirdland 21 nov, '10, 10:25 m. ad Eaux d'artifice di Enzo Campi (reggio film festival 2010), registrazione audiovideo di Lorenzo Tonoli (Nikon coolpix p5000), prima dei vaffanculo, lettura di sei testi di/da Silvia Molesini (Sita madre, A inseguirla chiamandola, A pomeriggi riluce e sfeconda, A Sylvia (in morte di Nicholas), Beldolina a quel paese, Canto Bruno) tratti da Un Es opaco. Leggi tutto… Marco Parente & Réévolution Poétique dirtyinbirdland 17 nov, '10, 10:04 p. Leggi tutto… Milo De Angelis - Videoritratto dirtyinbirdland 15 nov, '10, 9:20 p. Leggi tutto… Luci della centrale elettrica dirtyinbirdland 15 nov, '10, 6:37 m. 'Quando tornerai dall'estero' è il secondo video estratto da 'Per ora noi la chiameremo felicità', l'album de Le luci della centrale elettrica pubblicato martedì 9 novembre 2010 da La Tempesta Dischi e Cara Catastrofe - Disegni, animazione, regia e montaggio di Michele Bernardi Leggi tutto… Lou Reed - Shirley Novick dirtyinbirdland 13 nov, '10, 11:52 p. Leggi tutto… "Gli Occhi del Gatto" di Moebius-Jodorowsky dirtyinbirdland 12 nov, '10, 7:36 m. Leggi tutto… Milo De Angelis - Quell'andarsene nel buio dei cortili dirtyinbirdland 9 nov, '10, 7:27 p. Scala F feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 100 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Con l'esametro di un gatto bianco e nero e le alberelle serene nella pioggia, il tuo sguardo diventava astronomia e tutto era vasto e fuori tempo e tutti gli incubi, per un intero pomeriggio, mi lasciarono (Milo de Angelis - Quell'andarsene nel buio dei corti - Mondadori, 2010. Milo De Angelis è nato nel 1951 a Milano, dove insegna in un carcere.) Leggi tutto… Ma vie en rose dirtyinbirdland 9 nov, '10, 10:50 m. Leggi tutto… feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 101 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Nanni Moretti - Caro Diario dirtyinbirdland 1 nov, '10, 10:19 m. Leggi tutto… Rossetto e cioccolato e il volto di Tony Servillo dirtyinbirdland 26 ott, '10, 6:22 p. Leggi tutto… Massimo Michelini irazoqui 14 ott, '10, 1:49 m. Clemente Rebora - Capricorno Asc. Cancro - 6 gennaio 1885, ore 17.30, Milano I Capricorno hanno spesso un temperamento ascetico anche se non sono religiosi. Grazie all’influsso di Saturno riescono infatti con facilità a privarsi del superfluo con una volontà che può a volte sembrare autopunitiva. Nel tema natale di Clemente Rebora, grande poeta che dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale ebbe un’irreversibile crisi mistica, Saturno appare decisamente negativo. È in undicesima casa, in Gemelli, si oppone a Venere e nessuno dei due pianeti riceve riscatti collaterali. Ciò lascia intuire qualche problema di equilibrio e un rifiuto degli affetti, che non possono sfuggire al vaglio della ragione e forse sono visti come fonte di pericolosi eccessi. Per contro, nell’oroscopo del poeta milanese Nettuno, pianeta del misticismo, è strepitoso. L’affermazione di un potente Io virile passa attraverso un’irrequietudine forte, espressa in quella via di fuga dalla realtà che è la religiosità. Secondo il voto segreto dei Rosminiani, l’ordine in cui Rebora entrò, si deve «patire e morire oscuramente, scomparendo polverizzati nell’amore divino». Pur rispettando le convinzioni religiose di ognuno, mi viene spontaneo di chiedere perché mai Dio con il suo amore infinito dovrebbe chiedere a un cristiano tali patimenti, ma non è questa la sede opportuna per cercare una risposta. Divenuto sacerdote, il poeta trovò forse nelle regole della congregazione quel bisogno di certezze e di ripetitività che la sua sesta casa forte suggerisce. Il cupio dissolvi che pervade i suoi versi trovò una giustificazione mistica e si sollevò dal pericoloso ambito dei timori e delle nevrosi individuali. Nel suo grande abbraccio caritatevole Dio accolse il povero mortale, capace di scrivere poesie struggenti, e offrì una giustificazione ai suoi dolori. Autoprivatosi della gioia di vivere, come spesso fa il Capricorno, Rebora trovò però una sicurezza e un rifugio materno nella fede. Massimo Michelini Leggi tutto… DOMENICO GIULIOTTI irazoqui 13 ott, '10, 11:55 m. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 102 di 186 Aurelio Valesi DOMENICO GIULIOTTI 01/12/11 08:37 irazoqui 13 ott, '10, 11:55 m. Trentasett'anni, Vergine, è che vo stanco e cencioso come un vagabondo, lungo il torto viottolo del mondo; e quando e dove poserò non so. Ma tu, che d'ogni sconsolato errante, segui, dall'alto, le intrigate peste, volgi i begl'occhi al tuo Figliol celeste, digli che m'apra le sue braccia sante. Digli che ho sete e secca è la cisterna, digli che ho fame ed ho per pane sassi, digli che, a notte, sugli incerti passi, mi si spegne, guizzando, la lanterna. Tuo Figlio, o Madre, è pane ed acqua e luce che pienamente illumina e ristora; Egli, accogliendo l'anima che implora, seco, se degna, al Padre la conduce. Egli è l'amore che ci sana e sbenda, Ei, se ammutimmo, ci dà nuova voce; Ei, lampeggiando, si fa viva croce a ciò che l'uomo nuovo vi si stenda. Ma io, che son fra gl'infimi il meschino e non son degno ancor del mio Signore, (dacché, come lo stolto potatore, mi sopravanza alla vendemmia il tino) se Tu non vieni, Vergine, a pigliarmi col tuo mistico remo e col tuo lume, giunto sull'orlo dell'infernal fiume, non ho da me speranza di salvarmi. Vedi, pia Madre, come già la morte tutto, pel mondo, capovolge e oscura; schiava del corpo, l'anima ha paura, sotto il flagello, di non esser forte. Recala dunque, Ausiliatrice bella, teco, da questo umano carcer tristo, su, fin nel sole in cui sfavilla Cristo, ed ogni assorta anima intorno è stella. E mentre sciolta da' suoi pensieri vani, solo in te goda, Vergin gaudiosa, falla cader, com'autunnale rosa, del Figliol tuo sulle trafitte mani. Domenico Giuliotti San Casciano in Val di Pesa 1877– Greve di Chianti 1956 ). Scrittore cattolico. Leggi tutto… Nerina Garofalo legge Silvia Molesini - 10/10/10 dirtyinbirdland 10 ott, '10, 11:27 m. (Silvia Molesini, Nascita e morte) Leggi tutto… In cupi pensieri - Walter Benjamin feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml dirtyinbirdland 10 ott, '10, 9:36 m. Pagina 103 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Photo from blog - 9 novembre 1938 - Il giorno dopo nella Friedrichstrasse di Berlino) Ciò che ho vagliato ora si compirà e voglia Dio che non sia troppo tardi perché la speranza nascosta mi intercetti la porterò con tutte le sue fiamme Davanti a te: la paura. Sulle mani del mio cuore disseminate di tagli e cicatrici ti avrei spiata per così tanto tempo se non trovassero la strada delle tue? Ma sappimi disposti già allo scambio al potente che a ongi paura impose: cerco la guarigione e l'ebbrezza E dunque prendo la pena della tua mano perché la vita che condividiamo sia spinta a indugiare sulla terra. (Walter Benjamin, Poesie - Einaudi, 2010) Leggi tutto… Massimo Legnani - Vaniloquio di un soldato al propri… dirtyinbirdland 8 ott, '10, 6:57 p. Generale, quante trattative ieri, più estenuanti della guerra guerreggiata! Voce pacata all’apparenza, ma le tremava il baffo nell’ascolto, la barba si era fatta ispida e non era convinta la sua mano nel disegnare sulla mappa impossibili confini all’espansione e limiti fittizi ai territori altrui. Le parole non sono come i gesti, limpidi lampi pieni di senso, no, le parole hanno l’ambiguità innata di una chiarezza circoscritta alla teoria. Negano, affermano, si contraddicono senza mai smentirsi e ti smarriscono in un groviglio che spacciano per strada sgombra da ogni dubbio. Le parole sono l’opposto dell’azione. Benedetta la battaglia che è seguita, giusta e imprevedibile, a decidere le sorti e pareggiarle. Perché solo la lotta, il corpo a corpo sopra feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 104 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 la battaglia che è seguita, giusta e imprevedibile, a decidere le sorti e pareggiarle. Perché solo la lotta, il corpo a corpo sopra un prato come fosse il letto di due amanti, può appianare divergenze e risolvere i rapporti. Certo c’è il rischio di morire, ma meglio chiudere morendo in mezzo a un campo che trafitti da una voce che non mostra i muscoli ma impedisce ogni contatto. La battaglia riesce a farci fieri, vincitori o vinti che ne usciamo, ci affratella al nemico che abbiamo appena combattuto. Che poi non è nemico ma avversario di un confronto in cui ci si batte alle armi bianche e bianco è il sangue che ci esce da ferite naturali. Adoro la battaglia combattuta per le scale, l’esaltazione negli occhi e sotto pelle, il corpo contro il corpo in un tacito consenso alla bella lotta, le mani che corrono ed afferrano, la conquista di colline e praterie, la presa della piccola fortezza, la resa che è vittoria, il corpo piegato alle ginocchia, la benda sopra gli occhi, il rituale della sottomissione che è un riconoscere e accettare la bravura dell’altro, il colpo di grazia infine, reciproco e virtuoso a scambiare nuova vita. (Massimo Legnani, ottobre 2010) Leggi tutto… EDOARDO SANGUINETI irazoqui 2 ott, '10, 12:11 p. 1898 ma che cose ! e che casi ! l' 8 maggio il Genoa vinse l' Internazionale (2 a 1) : e fu il felice protosaggio del nostro campionato: il generale telegrafò, quella sera stessa: "il governo può stare tranquillo, - era il Bava, era il boia, - è ormai repressa la ribellione ": (e il calcio è al primo strillo): Leggi tutto… SEBASTIANO VASSALLI irazoqui 29 set, '10, 12:11 m. Io credo che la grande letteratura, nonostante tutto, continuerà a esistere. Anche se l’arte del racconto, in quest’epoca dominata dalla religione dei numeri, sembra essere diventata completamente inutile. Il mondo oggi è una babele di storie che si raccontano, oltre che nei libri, sui giornali, alla radio, al cinema, in televisione, attraverso la rete… Ciò che in passato apparteneva ancora alla sfera del privato, nel presente tende a diventare pubblico e a farsi spettacolo. Dappertutto si sentono applausi (anche ai funerali). Pifferai attraversano la scena seguiti da processioni di sonnambuli. Imbonitori reclamizzano le loro pietre filosofali e le loro panacee. C’è, nell’aria, un grande frastuono. (Il «fragorìo» del presente di cui parla Leopardi, moltiplicato probabilmente per cento). Ma ancora ogni tanto comparirà sulla scena un libro, come già ti ho detto, della razza di cui parlava Nietzsche. Un libro che «non è un uomo, ma è quasi un uomo»: e incomincerà a camminare da una generazione all’altra, da un’epoca all’altra. Io continuo a credere nella letteratura. Anche se la religione dei numeri: la democrazia, l’ha ridotta nel presente a un luna park dove l’attenzione è concentrata sull’uomo più forte del mondo e sulla donna cannone: i “più venduti”. L’arte del racconto, come la grande poesia, non può morire. Omero non può morire. (Sebastiano Vassalli, Un nulla pieno di storie, conversazione con Giovanni Tesio, Interlinea) Leggi tutto… Gianni Priano - Che cosa sono: questo. E tengo d’o… feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml dirtyinbirdland 28 set, '10, 7:55 m. Pagina 105 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Gianni Priano - Che cosa sono: questo. E tengo d’o… dirtyinbirdland 28 set, '10, 7:55 m. Che cosa sono: questo. E tengo d’occhio il mare, lascio che di notte entri si appoggi alla parete disfacendo paura e largo , salto, la pretesa di avermi addosso, dentro e in suo potere. Due vecchi arnesi , siamo, un remo in barca il mare ed io. Passate, andate via cani randagi, uccelli , non bruciate in questa storia buia il vostro cuore. (Gianni Priano) Leggi tutto… VIRGILIO GIOTTI irazoqui 24 set, '10, 8:33 m. Mi e Bolàffio, de fazza un de l'altro, col bianco de la tovàia in mezo, su i goti e el fiasco in fianco, feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 106 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 su i goti e el fiasco in fianco, parlemo insieme. Bolàffio de 'na piazza de Gorìzia el me conta, ch'el voria piturarla: 'na granda piazza sconta, che nissun passa. Do tre casete atorno rosa, un fiatin de muro, un pissador de fero vècio stravècio, e el scuro de do alboroni. Xe squasi mezogiorno. E un omo, vignù fora de là, se giusta pian pian, e el se incanta sora pensier. Bolàffio, in 'sta su piazza bela, noi, poeti e pitori, stemo ben. La xe fata pròpio pai nostri cuori, caro Bolàffio. In quel bel sol, in quela pase, se ga incontrado i nostri veci cuori; là i se ga saludado stassera alegri. Virgilio Giotti nasce a Trieste il 15 gennaio del 1885 da Riccardo Schönbeck e da Emilia Gheotto, da cui il nome d'arte. Portato al disegno frequenterà la Scuola Industriale, dalla quale uscirono varie generazioni di pittori e scultori triestini. Nel 1907, per evitare il servizio militare sotto l'Austria, fugge a Firenze dove conosce Scipio Slataper, i fratelli Stuparich, Alberto Spaini e Biagio Marin. A San Felice in Val d'Ema, non lontano da Firenze, nel 1911 incontra Nina Schekotoff, originaria di Mosca e ne fa la compagna della sua vita. In Toscana nascono i suoi tre figli: Tanda nel 1913, Paolo nel '15 e Franco nel '19. Per vivere viaggia in Valtellina, in Carnia, in Svizzera a vendere giocattoli e oggetti artigianali toscani. Inizia a scrivere in dialetto triestino nel 1909. A Firenze l'editore Gonnelli gli pubblica nel 1914 il Piccolo canzoniere in dialetto triestino la raccolta delle poesie composte tra il 1909 e il 1912. Torna a Trieste nel 1919 e va ad abitare in periferia, a Montebello, in via La Marmora 34 (vi rimarrà fino alla fine dei suoi giorni). In quegli anni apre una botteguccia di giornali in Cittavecchia che durerà un anno. Gli amici gli trovano un impiego alla Lega Nazionale. Incontra quotidianamente Saba, Stuparich, il pittore Bolaffio e il giovanissimo Roberto Bazlen. Nel 1920 la Libreria Antica e Moderna di Saba pubblica le sue poesie e prose in lingua, scritte tra il 1916 e il 1919, con il titolo Il mio cuore e la mia casa. Nel 1928 per le edizioni di Solaria escono Caprizzi, canzonete e storie. Nel 1930 Giotti è assunto nell'amministrazione dell'Ospedale Maggiore come avventizio e tale resterà fino al pensionamento nel 1957. Nel 1931, presso l'editore fiorentino Parenti, esce la sua quarta opera, Liriche e idilli, che raccoglie le nuove poesie in lingua scritte tra il 1920 e il 1924, nonché il gruppo di poesie dell'edizione triestina Il mio cuore e la mia casa. Escono altre liriche su varie riviste nazionali: "Circoli", "Lirica", "Solaria", "Ateneo Veneto" e nel 1941, presso l'editore Parenti, escono le poesie composte tra il 1928 e il 1936, con il titolo Colori. Nel 1943, per le edizioni Le tre Venezie, esce l'opera completa delle poesie in dialetto, composte dal 1909 al 1943, per la quale raccolta egli mantiene il titolo Colori. Al centro della sua opera si situa il dramma della scomparsa in Russia dei due figli, Paolo e Franco, nel corso dell'ultima guerra. La vicenda era resa ancora più tragica dal fatto che la loro madre era russa. Nei mesi che precedettero la fine, intercorse un fitto scambio epistolare con il padre (pubblicato poi nel 2005 con il titolo Lettere al padre, dialogo tra Virgilio Giotti e i figli durante la campagna di Russia per Il Ramo d'Oro Editore), che resta un altissimo documento umano e civile, non privo peraltro di un notevolissimo interesse letterario, come sottolinea, nell'introduzione al volume che raccoglie le loro lettere, Cesare Segre. Le poesie del padre ci offrono un prezioso riscontro sulla sua opera in versi, anticipando quegli Appunti inutili (il diario uscirà postumo nel 1959 per Lo Zibaldone di Anita Pittoni), nati nel dopoguerra, che Pasolini definirà un capolavoro del Novecento e Giani Stuparich, nel breve testo introduttivo a quelle pagine scriverà: "Confesso d'aver letto la prima volta queste pagine di diario con la gola serrata e con un forte stringimento di cuore..." Nel 1946 due amici triestini Emilio Dolfi e Manlio Malabotta pubblicano in poco più di 100 esemplari Sera, che raccoglie le poesie scritte tra il 1943 e il 1946; l'opera verrà ristampata nel 1948 dall'editore feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 107 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 più di 100 esemplari Sera, che raccoglie le poesie scritte tra il 1943 e il 1946; l'opera verrà ristampata nel 1948 dall'editore torinese De Silva. Nel 1949, in soli 25 esemplari fuori commercio, escono le Poesie per Carlota, composte tra il 30 giugno e il 4 luglio del 1949. L'ultima raccolta di liriche, Versi, sarà pubblicata da Lo Zibaldone nel 1953. Nel giugno del 1957 l'Accademia dei Lincei gli conferisce il premio "Feltrinelli" per la poesia. La raccolta di tutte le sue poesie (tranne le Poesie per Carlota), Colori, pubblicata dall'editore Ricciardi e di cui il poeta farà appena in tempo a correggere le bozze, uscirà postuma. Virgilio Giotti muore a Trieste il 21 settembre 1957. Leggi tutto… CESATE ODDERA irazoqui 22 set, '10, 2:11 p. Tienimi nel fazzoletto feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 108 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Photo by Emmet Gowin) Tienimi nel fazzoletto Il mio cuore canta ancora, nonostante te Fanne un nodo stretto, senza la gassa, fanne un batuffolo, uno scorsoio Tienimi nel fazzoletto come si fa con le lacrime Riponimi nella tua tasca più profonda Nascondimi nella borsetta Tienimi nel fazzoletto mentre ti sei smarrita nelle strade della città e non sei più il mio amore e forse hai perduto il fazzoletto qui dove ognuno può guardarti passare, voltarsi e fischiare, sbirciarti le gambe, perfino provare a parlarti e domandarti se l'hai mai avuto, un fazzoletto Cercami a mezzo pomeriggio, immobile davanti a un attraversamento svolazzante di kleenex, a un ceffone di vento Accarezzami il nodo nelle stanze dove le ragazzine cavalcano a pelo mentre siedono sul trono del loro corpo e la scimmia dell'amore ti si spulcia in grembo E quando specchi il tuo volto nelle vetrine dei fazzolettai, quando vedi te stessa per la primissima volta con gli occhi di un cieco guarito, stringi forte il fazzoletto sul tuo dito più dolce fino a che la carne attorno diverrà pallida carne da morto Per ricordare Solo per ricordare cosa ti toccava ricordare Così per sempre tu sarai la regina della borghesia e io sarò per sempre il poeta nel fazzoletto Cesare Oddera è nato nel 1977 a Savona. Abita e lavora a Cairo Montenotte ma vive e fa politica a Mallare. Leggi tutto… L'amore il pomeriggio-- dirtyinbirdland 19 set, '10, 8:35 p. Leggi tutto… Il centro del mondo-- dirtyinbirdland 19 set, '10, 8:27 p. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 109 di 186 Aurelio Valesi Il centro del mondo-- 01/12/11 08:37 dirtyinbirdland 19 set, '10, 8:27 p. Leggi tutto… Federico Fellini - Otto e 1/2 dirtyinbirdland 19 set, '10, 8:17 p. "Ma che cos'è questo lampo di felicità che mi fa tremare, mi ridà forza, vita? Vi domando scusa dolcissime creature, non avevo capito, non sapevo. Com'è giusto accettarvi, amarvi e com'è semplice. Luisa, mi sento come liberato. Tutto mi sembra buono, tutto ha un senso, tutto è vero. Ah come vorrei sapermi spiegare, ma non so dire. Ecco, tutto ritorna come prima, tutto è di nuovo confuso, ma questa confusione sono io. Io come sono, non come vorrei essere, e non mi fa più paura. Dire la verità, quello che non so, che cerco, che non ho ancora trovato. Solo così mi sento vivo e posso guardare i tuoi occhi fedeli senza vergogna. E' una festa la vita, viviamola insieme. Non so dirti altro Luisa né a te né agli altri, accettami così come sono se puoi. E' l'unico modo per tentare di trovarci." [Guido, alias Marcello Mastroianni in 81/2 di Federico Fellini] Leggi tutto… Blumy - Stai scivolando via dalla tua vita dirtyinbirdland 15 set, '10, 2:45 p. Edith and Rennie Booher © Emmet Gowin feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 110 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 La bocca è la colpevole: ingrassa di silenzio e sputa chiodi. Da vivi si va a fondo. La casa era una nave, un corridoio lungo (attenta al parapetto, alle onde grosse, hanno portato tutti via) e falle d’acqua: così da vivi si va a fondo (mancavano il fiato tiepido, mani come fiori, mancava dire: stringiamoci forte come una famiglia). Attenta ai cocci che tagliano la fune, attenta alla dismisura dell’assenza, al vuoto che ti beve ogni momento, stai scivolando via dalla tua vita (Blumy - Lettere senza destinatario) Leggi tutto… Aldo Nove dirtyinbirdland 14 set, '10, 9:02 p. (Photo from Picnic ad Hanging Rock - Peter Weir) E se gridano gli alberi, se i monti ci parlano questo vorrei imparare: ad ascoltare senza interpretare. Altra pietà non c'è, non c'è pregare. (Aldo Nove, XIV - A schemi di costellazioni, Einaudi, 2010) Leggi tutto… Phillip Tolendano dirtyinbirdland 12 set, '10, 1:35 m. My dad is an amazing storyteller. I’ve loved listening to him for as long as I can remember, and I’ve always taken pride in his Oscar-winner performances. If he’s in a bad mood, I’ll ask him to tell me a story. He embraces the role with such gusto, that his gloom dissipates instantly. Here, he’s telling one of my favourites: The Italian Fishmonger. The man would say to my father, then a mischievous ten-year old kid: Don’t squeeze the fish-it makes the eyes bulge!” feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 111 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 father, then a mischievous ten-year old kid: Don’t squeeze the fish-it makes the eyes bulge!” Phillip Tolendano In “Days With My Father”, he tells the story of living with his father’s dementia following his mother’s sudden death Leggi tutto… Massimo Gezzi - Direzioni dirtyinbirdland 11 set, '10, 12:50 m. (Photo by Cristiano Povelato) Certe direzioni sono modi improvvisati di restare in equilibrio, gesti istintivi comandati da un niente. Per questo le traiettorie precise sono cose da aeroplani, da stormi in migrazione che capiscono il vento. Gli uomini onesti non dicono io vado: cantano pianissimo se una strada li porta, se una curva spalanca un mare abbagliante. (Massimo Gezzi, Direzioni - In L'attimo dopo, Sosella Editore - 2009) Leggi tutto… Natasha Kampush - Nerina Garofalo dirtyinbirdland 10 set, '10, 2:49 p. Cronache inverse – Natasha Kampush (Nerina Garofalo – Pubblicata su: Il foglio clandestino, N°64, 1/2008) feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 112 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Photo by Emmet Gowin) Mi svegli per la prima volta Nel buio remissivo delle feritoie Mi prendi le parole Come i barattoli dagli scaffali Mi porti al cibo col cucchiaio Imboccando lo smarrimento con la sicurezza dei gesti Dedichi il tovagliolo alla bocca Ed il sapone alle mani Per ogni ora del giorno Costruisci un rito educativo L’abbecedario che mi consegni Ha soltanto le parole buie feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 113 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Il giardino che predisponi per me E’ pensile e non contempla rampicanti Cancelli dal mio libro di fiabe Raperonzolo Affinché possa portare lunghe le trecce Mi prepari per la notte Come si toglie dall’armadio il pigiama ripiegato Accudisci gli incubi con la stessa grazia Con cui rammendi e allunghi il mio vestito al primo incontro Sei disarmato quando recedi dal dominio Di fronte al primo morso delle mestruazioni Quando la febbre sfianca il corpicino e Nel denso raccapriccio delle mie ombre senza lingua Proietti film sulle pareti e mi descrivi i rabdomanti Ed i deserti e il mare con abuso di onomatopee Confini la tua dipendenza dal recidere i fiori Nella certezza della negazione di ogni abuso La gentilezza con cui chiudi gli occhi A sera sul mio viso con le dita Lascia l’adolescenza certa di essere inviolata La pubertà cosciente del suo doppio desiderio La volontà cortese nella stretta La memoria protetta e coperta dalla storia * feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 114 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 * Ma poi sconfino verso il cortiletto se lasci aperta La tua porta quando ti accorgi di non aver più toppe Metti le mani in tasca e fingi che distratta sia la chiave Mentre la confusione del rumore mi fa lesta Tu ti precipiti sul vuoto a testa bassa La variazione delle immagini di dentro si fa nastro Fotogrammi in sequenza nel battito della mia corsa inversa Treno che passa sulla tua nuova solitudine riversa *** http://viadellebelledonne.wordpress.com/2009/11/22/nerina-garofalo-poesie/ Narrare: Da http://it.euronews.net/2010/09/10/anche-un-film-sul-caso-kampusch/ "Si farà anche un film sul caso di Natascha Kampusch, la ragazza austriaca ridotta in schiavitù per 8 anni da uno psicopatico. Una folla ha assistito a Vienna alla presentazione del suo libro. Natascha, oggi 22enne, ha letto alcuni brani relativi al suo rapimento, quando aveva solo 10 anni. Per 3096 giorni, questo è anche il titolo del libro, è stata alla mercé del suo aguzzino, morto suicida quando lei è riuscita a liberarsi. “Non l’ho scritto per guadagnare soldi – ha detto -. Volevo elaborare questa storia, lavorarci per liberarmi di un peso”. Il libro ripercorre tutta l’esperienza della prigionia di Natascha Kampusch nel sotterraneo della casa dell’ingegnere elettronico Wolfgang Priklopil, che l’ha sottoposta a sevizie sessuali e psicologiche. Il film sulla sua storia uscirà nel 2012." Copyright © 2010 euronews (mi andava di ripubblicarla, a partire da questo libro suo che esce, e vorrei molto leggere) Leggi tutto… Massimo Gezzi - Mattina dopo dirtyinbirdland feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml 9 set, '10, 11:37 p. Pagina 115 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Emmet Gowin Edith and Ruth Danville, Virginia 1966 Finisce come deve: acqua e sangue che interrompono la loro stagnazione per turbare il tuo riposo ed il mio: ma dopo tutto tace, terrazzi e condòmini, auto parcheggiate in doppia fila, corridoi non camminati. Nell'attimo che il sole scavalca il primo taglio di persiana una pioggia di riflessi tempesta lo specchio e il letto vuoto, te in piedi che metti i pantaloni della tuta, io disteso mentre credo ad ogni cosa, credo a tutto ciò che vedo in questa stanza luminosa. (Massimo Gezzi, L'attimo dopo - Luca Sossella Editore, 2009 Leggi tutto… Patrizia Valduga - Lezione d'amore feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml dirtyinbirdland 9 set, '10, 7:59 m. Pagina 116 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Cos'è l'amore che mi mandi intorno? Libido narcisistica con tanto di biglietto di ritorno. Cosa farfugli di fusione e mistica? Ochetta che s'impanca... L'amore è in ciò che manca. E' l'io che manca. (Patrizia Valduga, Lezione d'amore - Einaudi, 2004) Leggi tutto… Patrice Leconte dirtyinbirdland 5 set, '10, 8:19 m. Leggi tutto… LUIGI FENGA irazoqui 2 set, '10, 11:39 p. da " ORA CHE SONO DIO", philobiblon edizioni, ventimiglia 2010 Ti chiedo dieci anni ma tra dieci anni te ne chiederò altri dieci finchè una volta dirai non è più possibile, allora te ne chiederò nove, ma se dirai è lo stesso, allora mi umilierò, otto sette sei cinque quattro tre due uno ti chiederò, ma se ancora sarà lo stesso, allora ti chiederò un giorno, e se ancora no no no, ti chiederò, pregando, steso sulla terra, devoto fermo come un morto, in' ora, un' ora appena, ma non finisca mai, mio dio, che duri eterna. LUIGI FENGA (Verona 1928) ha in cuore almeno tre città : Firenze, Trieste e Genova (dove abita). Ha speso la sua vita tra la geriatria e le parole da leggere e da scrivere. Leggi tutto… feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 117 di 186 Aurelio Valesi 27 Agosto - Nerina Garofalo 01/12/11 08:37 dirtyinbirdland 27 ago, '10, 11:46 m. ma quanta nostalgia degli occhi tuoi si inaridisce la parola nel tormento dell'assenza per ogni pagina il gridolino che si sa dell'abbandono non so più scrivere vacante qui al posto tuo di sguardo (n.g., 27 agosto 2010) Leggi tutto… feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 118 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Leggi tutto… Damnatiomemoriae - la notte non brilla feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml dirtyinbirdland 19 ago, '10, 8:13 p. Pagina 119 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Photo by Emmet Gowin) Il sogno prosegue. risalgo il filo della tela abbandonata sul soffitto ma non trovo il ragno: solo buchi enormi che inghiottono parti di me restituendomele dopo sforzi tremendi. tu ricami seduta davanti ad un lungo e stretto specchio mentre una vecchia donna della mia famiglia ci fa le carte in un angolo della stanza. mi copro gli occhi con le mani poi mi giro e tu sei nuda in piedi e tieni in mano una freccia. i tuoi capelli sono colore avorio. la notte non brilla. le mie braccia disordinano bolle di aria ingombranti precipitate dal soffitto all' improvviso poi appari tu ancora nuda come prima con andatura cullata da non so quale telaio e mi abbracci il bacino mi baci e sono nudo e mi prendi il sesso in bocca sempre tenendomi abbracciato che non distinguo più la tua faccia dal mio pube. sei fusa al ventre e mi sento liquefare in materia tiepida e spiacevole come se con la tua bocca avessi iniettato del solvente su un' intera tavolozza di pittura. in bocca ho gusto di sangue e tre finestre danno sulla stanza di prima dove tu ricami allo specchio stretto e alto e una vecchia donna della mia famiglia ci fa le carte. (Damnatiomemoriae) -- Leggi tutto… Pier Maria Galli - [elogio (privato) alla Satureja hort… dirtyinbirdland 7 ago, '10, 12:20 p. [elogio (privato) alla Satureja hortensis L.] feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 120 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 cresce una sera sola all'anno, tra le imbottiture del divano. dicono si slanci nei corridoi segreti che attraversano le dita mentre tu resti sdraiato nelle mani di un libro. dicono perché sia l'amante del timo, che lo raggiunge protetta dall'anonimato dei seni di una donna. (può impossessarsi infine di molte pagine rilegate nella brossura di una gonna) le foglie vanno raccolte poco prima della fioritura (tra le 22.30 e le 23 di quell'unica sera) e le infiorescenze in piena fioritura (tra le 6.30 e le 7 del mattino successivo). si essicca in mazzi appesi in luoghi ventilati e ombrosi (come dentro una bocca che si dissemina spontaneamente vagando nelle camere). va a mazzetti tra le dita messa in quella busta dove mi nascondo quando nessuno mi cerca. (l'infuso manca di istruzioni, sul come dove quando perché. tuttavia spinge in un viso inclinato, come nel gesto di leggere, con quello sguardo abbassato, quasi dicesse mattina, verso di me) (senza data, qui) Pier Maria Galli Leggi tutto… D'agosto: Nerina Garofalo legge Silvia Molesini dirtyinbirdland 7 ago, '10, 9:37 m. E nella bella estate, ho letto stamane: Leggi tutto… Le parole che suonano (Lisa Ginzburg intervista Pa… dirtyinbirdland 31 lug, '10, 10:02 m. L'Unità lunedì 3 giugno 2002 Le parole che suonano di Lisa Ginzburg feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 121 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 "Non so se l'ho mai Capito veramente. Ho sempre scritto poesie, sin da bambina, ma come una specie di atto naturale, non accompagnato da nessuna consapevole ambizione. Poi a un certo punto della mia vita qualcuno di cui mi fidavo mi ha detto che ero poeta. E io ci ho creduto. In un certo senso sono stata obbligata a crederci (o forse a fingere di crederci), e per ragioni che non hanno niente a che fare con la poesia. Comunque m'imbarazza definirmi poeta, c'è qualcosa che non mi torna, preferisco dire che a volte scrivo poesie". Le parole sono magiche, in qualche modo, allora. Siamo a colloquio con Patrizia Cavalli traduttrice di grandi opere (tra i tanti, La tempesta e Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, L'anfitrione di Molière), soprattutto poeta. Ha pubblicato con Einaudi le raccolte di versi Le mie poesie non cambieranno il mondo, Il cielo Poesie e Sempre aperto teatro, la quale ha vinto il Premio Viareggio nel '99. Chi era questo qualcuno? Elsa Morante. Le ha dato da leggere le sue poesie? No, non l'avrei mai fatto. Avevo visto subito gli eccessi del suo carattere. Come trattava certi sconsiderati aspiranti scrittori. Se le davano da leggere qualcosa che lei giudicava brutta o mediocre se ne sentiva insultata. Pur di dire la verità, Elsa era, disposta penino a troncare un'amicizia. E le sue delusioni erano terribili e definitive. Ma era anche generosissima. Dove riconosceva un valore, avrebbe fatto di tutto per difenderlo. In ogni caso, io tenevo troppo alla sua amicizia per correre certi rischi. Prima di conoscere Elsa ero piuttosto sola, frequentarla fu come passare dalla miseria alla ricchezza: non soltanto per l'orgoglio e il piacere di esserle amica - non era mai un piacere calmo, ma sempre teso e sonoro- ma anche per la meravigliosa sensazione di entrare in un mondo di amici e di abitudini tutto nuovo, e che a me pareva il meglio che avessi mai sperato. Ufficialmente io studiavo filosofia, ero giovane, intelligente e molto disponibile. Credevo che potesse bastare per esistere ai suoi occhi. E infatti all'inizio bastò. Ma un giorno, la frequentavo già da un anno, mentre dal ristorante La Campana ce ne andavamo in silenzio verso Piazza Navona, si ferma d'improvviso, si gira verso di me e quasi spingendomi contro il muro mi chiede: "Ma insomma tu, che fai?" E io: "Beh….scrivo poesie". Fece un sorrisetto - non lo dimentico - un po' divertito e un po' crudele e disse: "Ah sì? E allora fammele leggere. Non per motivi letterari, sai, voglio solo vedere come sei fatta". Una specie di minaccia. Il massimo della minaccia! Seguirono mesi di pena. Trovavo scuse per non andare a pranzo svicolavo, scappavo, sperando che col tempo la cosa venisse dimenticata. Ma ogni volta Elsa mi chiedeva: "E allora queste poesie?" "Eh, le sto ricopiando" rispondevo. Ma la verità è che non c'era quasi mente da ricopiare, perché le poesie che avevo mi sembravano inservibili: letterarie, imitative, inesistenti. Io, per me, avrei persino imbrogliato, ma pensare di imbrogliare Elsa era un'idea ridicola. E se scopriva che ero fatta male? E come se l'è cavata? feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 122 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Mi sono messa a scrivere nuove poesie, intanto cercavo di capire quali di quelle già scritte fossero o non fossero poesie, cosa era mio e cosa non lo era, dove era il vero e dove il falso. Fu il mio primo esercizio di consapevolezza. Mi misi in ascolto, come in preghiera, sì, fu un esercizio, in un certo senso, morale. Riuscii alla fine a consegnarle un gruppetto di poesie brevi (nella brevità c'erano meno rischi, davo il minimo di informazioni). Mi chiamò dopo neanche un'ora dicendomi: "Sono felice, Patrizia, sei una poeta". E dopo? E dopo ero felice anch'io, e molto più di lei. Non tanto di essere poeta (di questo non si può essere né felici né infelici) quanto dei vantaggi che me ne sarebbero venuti. Sarei stata al sicuro nell'affetto e nella stima di Elsa e dei suoi amici, e già sentivo intorno a me un generale clima di accresciuta benevolenza. Si, tutti mi volevano più bene. E dunque mi conveniva essere poeta. Del suo giudizio mi fidavo, come potevo non fidarmi? Però avevo anche un po' il sospetto o la paura che magari non fosse vero o quantomeno che potesse cambiare idea. Ma non stavo troppo a indagare, mi tenevo con vile prudenza alla superficie. Forse nasce da qui questa strana sensazione di imbarazzo, quasi di impostura che provo quando qualcuno fa le mie lodi. Credo che poi ho cercato di diventare quel che temevo di non essere. Ma non avrà continuato a scrivere poesie solo per ottenere dei "vantaggi" affettivi? Sa, io sono molto pratica e mai disinteressata, e per la Poesia come ente superiore non ho alcuna particolare devozione. Però è vero, quando scrivo non faccio calcoli, non mi chiedo a cosa serve e cosa mi darà. Lo faccio e basta. Ma dopo, queste poesie che ho scritto, cerco in qualche modo dì metterle a frutto. La poesia secondo lei, da dove viene? E' una cosa molto misteriosa. Credo provenga da una certa area del cervello che sta a metà tra quella della musica e quella della parola. Perché suona. E' una parola che suona. Ma in un modo tutto suo che non ha veramente a che fare con la musica, è un altro genere di sonorità. Io credo all'ispirazione, come a un'affezione biologica, una forma del patire, un essere esposti. Ma l'ispirazione da sola non basta alla poesia, bisogna saperla riconoscere e accoglierla. Come si manifesta? C'è qualcosa che percuote le mente e la commuove e forse la convince a sciogliersi, a uscire dalla sua compatta unità. E allora è come se la nostra sostanza si facesse volatile e staccandosi da quel che la tiene insieme esce dai propri margini per mischiarsi al mondo in uno spazio comune, perché anche il mondo si muove verso di noi: due empiti che s'incontrano a metà strada, né dentro né fuori, ma lì vicino o tutt'intorno, come un'aura. Ma nel vuoto che si crea per questo cedimento di sostanza resta scoperto un nucleo vibrante: lì stanno le parole, che bisogna andare a cogliere porgendo ascolto. E' uno strano esercizio di attività passiva o forse di passività attiva. Perché intanto il giudizio procede nelle sue funzioni: sceglie, accetta, elimina. Ma lo fa in un modo così veloce, anche se frigido, da trasformarsi quasi in istinto. Con questo non penso certo di rivelare la formula operativa o gli ingredienti della poesia. E' soltanto uno stato psico-fisico nel quale mi ritrovo abbastanza spesso, anche se non è sempre così. Certe poesie brevi, per esempio, sono lì già pronte, si sono formate a mia insaputa, arrivano tutte allegre cogliendomi di sorpresa, loro bussano e io apro, devo solo trascriverle. Senza nessuno sforzo. Insomma non lavora mai. Non mi piace lavorare, però lavoro anch'io. Correggo, sistemo, ricopio, traduco: questo è un lavoro. Ma per lo più riesco a lavorare solo se non me ne accorgo. E' utile la poesia? In assoluto non lo so. A me serve per essere immortale. Non nel senso dei posteri, per carità. Ma a essere immortale lì per lì, mentre scrivo. Mi salva dal tempo, mi restituisce l'interezza, scorre la mia ansia. E poi, questo infine l'ho capito, è l'unica cosa che riesco a fare senza sofferenza. E le condizioni necessarie per crearla? feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 123 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Il silenzio senz'altro, l'ozio, l'immobilità. E anche un'attenzione disarmata, lo stupore, e un io precario. Un io precario? Lo dice proprio lei, che parla sempre di sé? E' un malinteso. Non ho nessuna speciale predilezione per Patrizia Cavalli. Ai miei occhi non sono nient'altro che un oggetto di indagine che suscita in me sentimenti e considerazioni, come potrebbe farlo chiunque. La differenza è che avendomi giorno e notte tra i piedi, sono diventata di me conoscitrice esperta e forse mi sono un po' affezionata. Tutto qua. Essendo umbra, fossi nata nel duecento sarei stata una famosa mistica. Ha legami con l'Umbria? E con la sua infanzia? Vado spesso in campagna dalle parti di Orvieto. A Todi, dove sono nata, non ci vado volentieri. L'infanzia non sta mai dov'era, si sposta. E' più facile che io la ritrovi nel deserto dei Gobi che non nella piazza di Todi. Così è la memoria. Com'è il suo rapporto col denaro? Ottimo. Mi piace la sua effervescente versatilità. Ho concepito molte teorie sul denaro: la principale è che non bisogna mai aspettare tristemente la sua fine ma finirlo prima che finisca da solo, visto che comunque è destinato a finire. Insomma meglio una fine violenta che per estenuazione. Un'altra mia teoria, che è piuttosto un'osservazione pratica, è che i soldi vanno spesi con entusiasmo, quasi gettati con un gesto ampio e vigoroso che imprima gancio al loro movimento, in modo che, dopo aver fatto una bella corsa, tornino volentieri, e per di più irrobustiti, nelle mani di chi li ha saputi gettare così bene. Invece, se li tiri fuori con un gesto corto e costipato, quelli ti cascano quasi sui piedi e li restano inerti, tramortiti, per sempre. E non li rivedi più. Io comunque ho l'Angelo dei soldi: mi vuole molto bene e non sopporta di vedermi disperare per così poco. Così, quando finiscono, arriva l'Angelo che me li consegna a domicilio. Lei gioca a carte… Si, è tra le cose che preferisco. Non mi annoia mai. Il gioco ha tante virtù. Quella, per esempio, di poter sempre ricominciare. Anche se perdi, finché resti in gioco non hai mai davvero perso. Sei dentro un cerchio, nel tempo circolare. Mentre nella vita il tempo procede dritto, per quanto io faccia di tutto per rompere questa orrenda procedura. Giocando si può anche capire qual è la nostra relazione con la sorte, ovvero con quel movimento subitaneo della mente, quel concentrato massimo di tutte le facoltà che é l'intuito. L'amore, la poesia e il gioco, quando vanno per il verso giusto, un po' si assomigliano, perché in loro il tempo si sospende, quasi si redime. Non c'è più la morte. Ha paura? Non ho paura di niente. No, non è vero, ho paura dell'aereo e ho paura di morire. Anche se aver paura della morte è davvero una cosa assurda. E' sciocco, lo so, è ridicolo, ma non la sopporto. Mi viene in mente cosa diceva Elsa quando il suo gatto Caruso stava morendo: "Che robaccia! Che mostruosità! Ma non potevano inventare qualcos'altro?". Mi fa un tale orrore che neanche riesco a piangere i miei morti. Forse per questo passo la vita in uno strano gioco, che è uccidere e resuscitare, uccidere e resuscitare. Ma non sempre mi riesce. Leggi tutto… MassimoLegnani- Due testi dirtyinbirdland 20 lug, '10, 8:12 p. Amo la lumaca feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 124 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Amo la lumaca che sul sentiero del mattino m’accompagna e insegna a strisciare sulla pancia la non vergogna della bava amo la dimora esibita sulle spalle quei ventun grammi che racchiudono l’ospitalità per mendicanti e un’accoglienza senza porta amo il suo brucare lento la foglia tenera di fico come fosse un perizoma * Anche per voi io vivo feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 125 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Tutti questi morti appesi alla memoria questo loro andare senz’appello è un po’ portarmi via risucchiarmi al posto vuoto ma io ho ancora caldi gli occhi per le cose persone da tenere care al collo e un’allegria bambina che è un peccato perdere tutti voi morti vi porto dentro vivi restate qui con me sorridendo se potete e guardatemi che vivo Leggi tutto… Gianfranco Draghi - per voce sola dirtyinbirdland 16 lug, '10, 9:48 p. Dopo la pubblicazione de la Circoncisione delle parole, nel gennaio 2008, conPuntoeacapo, pubblicazione avvenuta grazie alla sensibilità di Mauro Ferrari e di Cristina d'Aglio, e all'insistenza affettuosissima di Gianni Priano, Gianni mi ha anche suggerito di inviare il volume ad alcune persone di particolare sensibilità. Fra queste, Camilla Salvago Raggi, che mi inviò in risposta un biglietto privato che mi è molto caro, e Gianfranco Draghi. Con Gianfranco Draghi è cominciata da lì una delle più preziose esperienze di ascolto che mi siano accadute. Di Draghi non posso dire la ricchezza intellettuale e di anima, che è raccolta nelle indicazioni date per incontrare il suo lavoro multipiano sul suosito personale, posso invece testimoniare di una emozione e di una crescita avvenute nell'incontro con quella è una grazia particolare che passa per quelle persone che hanno amato ed amano l'incontro con l'altro, e la mediazione del sogno e del versante poetico del dire. Questa sua voce accogliente e precisa, questo suo tenere tra le braccia le esperienze senza elusioni, questo suo dire della sua vita, dei suoi figli e delle sue compagne, la delicatezza del racconto del quotidiano che solo passa là dove al quotidiano si dà un valore immenso, sono state per me, in questi tre anni, una scuola di commozione partecipe e maieutica. Voce forte, strutturata, capace di inanellare la fragilità al convincimento del diritto alla bellezza ed al candore delle cose, voce sensualissima in una età tarda e ricchissima, voce bruciata dal fuoco che ha toccato la sua casa avviando un modo ancora di essere qui ed ora. Si tratta per me di un incanto, di una destinazione pacificante e solare nel sapermi letta, di una scoperta continua ad ascoltare. E' generosamente asciutto, Draghi, nei suoi commenti, non indulge mai al compromesso della relazione amicale sul sentire, è un lettore psicanalitico nel senso più profondo, amplifica sia pur definendo i confini. Una ricchezza essere letta da lui, non quantificabile. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 126 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Quando mi ha detto di questo dono di lettura, messo lì perché trovassi una forma a questo ascolto mio che ne facesse condivisione fuori, ho pensato che la sua lettura di sé dovesse avere uno spazio tutto suo, che sapesse in un certo senso contenere la specificità della sua scelta e la singolarità del dono, dono che accade nel cerchio di un incontro. Non sono ancora mai riuscita a raggiungere Fiesole per incontrarlo, e questo molto mi manca. Mi mancano gli occhi che sento essere nelle parole. Intanto però, per voce sola, la condivisione, per desiderio e per autorizzazione, di questo nucleo vitale. Grazie a Gianfranco Draghi per tutto: per l'accoglienza, la restituzione, il dono, il tempo, l'occasione unica di un incontro preziosissimo. Per la delicatezza di ogni parola privata, per la partecipazione all'arrivo di Cris nella vita mia e di Riccardo, per sopportare i limiti della mia poesia, per la seduzione, per la grazia, per quelle parole su Gesù. Per una biografia personalissima e in un certo senso intoccabile. (nerina garofalo - roma, luglio 2010) Per ascoltare la voce di Draghi: www.edinfuria.splinder.com Leggi tutto… T'mòi sc-cavò re uràge - Gianni Priano dirtyinbirdland 23 giu, '10, 7:47 m. T'mòi sc-cavò re uràge ra bùcca, ir barbarèn ra pòincia dre die. Ar medèsg-m mod dra lisgèrta dra firmìa, der gott t'èi gnìa a sc-tè dràincia d'mi. Iscì m'por d'sentìte (o t'sàint davài) d'mangète. T'moi sc-cavò cun ra vànga, na bòmba a man e resc-tànda scilì feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 127 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 cìtta e perdìa. Mi hai scavato le orecchie / la bocca, il mento / la punta delle dita./ Allo stesso modo della lucertola/ della formica, del gatto / sei venuta a stare dentro di me. / Così mi sembra di sentirti / (o ti sento davvero) /di mangiarti. Mi hai scavato / con la vanga, una a bomba a mano/ e restando lì / zitta e perduta. gianni priano Leggi tutto… Ci siamo dati un alfabeto nuovo dirtyinbirdland 16 giu, '10, 8:57 m. Massimo Speroni - "Donna accovacciata", 1999 - 80x105 - Acrilico su pannello alta densità feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 128 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Ci siamo dati un alfabeto nuovo. Così alfa non è l'inizio ma esserti già dentro, beta non la seconda lettera ma lo strumento necessario, piede di porco a volte, per far saltare le convenzioni e le incombenze, delta il tuo estuario che mi richiama a risalire, vecchio salmone verso la sorgente, gamma la tua parola sconcia da masticare in bocca e travasare all'altra bocca, lambda la pelle inginocchiata piena di vergogna e desiderio, iota la pecora rasata e docile che attende carezze e mungitura, sì, io ti mungerei a mani forti avvinte al seno, ipsilon l'estro che ti spinge ad allargar le gambe, la mu e la nu comandi bisbigliati che ti copriranno di un rossore ardito, il pi greco la costante che ci guida e ci smarrisce, l'omicron il tuo passaggio stretto che mi attrae, teta la conchiglia da schiudere con dita a grimaldello, omega la lettera che esiste ma che non voglio leggere con te, non ora. (L'autore, scrittore di talento, qui chiede di restare anonimo. Ma noi ospitiamo il bello della voce) Leggi tutto… [disseppellire n. 0: chambre romantica (febbraio 20… dirtyinbirdland 13 giu, '10, 12:16 p. [chambre romantica] feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 129 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 robert mapplethorpe, patti smith, 1969 photo by norman seeff a volte tornano su di lei le dita nervose accade che lui intenda altro conversandola la coppia studia certi segni sullo sfondo: così a lungo la mattina s'inoltra a loro che rompe le labbra e come ci si versa dentro è tutto nella maniera che lei sa di disegnare finestre è come si aprono certe giornate segrete alle mani sui lineamenti possibili di lui quando la tocca che lei si appende ad un punto ideale della parete da dove ha origine ogni viaggio che la fissa appare modesta sui tasti e contrasti e sui fogli custodi di lui che la spostano ovunque sulla tela in visi diversi ma lei sa gli amanti che sono e come la scompongono in una posa assoluta quando si spoglia e in materia cauta anche se lo sguardo è oltre e la lascia dialogano evanescenti nella nostra camera da camera gli sussurra così che lui non ha dimensione un testo le scrive tanto sottovoce da non leggersi nulla (2005) Leggi tutto… L'ospite - Zena Roncada dirtyinbirdland 11 giu, '10, 8:47 p. (Photo from Girotondo, by Davide Manuli) feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 130 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Di qui passò un ragazzo, in cerca di vento per i suoi aquiloni e di bende silenziose per povere vecchie ferite. Un fruscio leggero leggero. Senza domande, per lui si ruppe il vaso di nardo: profumava di tiglio e rosmarino, seminati nell’aria stupita da tanta festa. Ognuno giunse coi suoi doni, nella casa, perchè l’ospite succhiasse il latte e la carezza dei legami sciolti. Anche i vecchi raccontarono le storie, scambiando pane e parole. Troppo leggero per i suoi aquiloni, dovette seguirli. Lasciò, a cometa, una scia di padri e di madri. E piume di poesia, briciole da pettirossi, nascoste fra i libri. Chi le trova sa di essere pescatore di perle e sente che si perde solo ciò che non si ha. lunedì, 06 ottobre 2003 Leggi tutto… Il coniglio della sera - Il blog di harveiz dirtyinbirdland 5 giu, '10, 1:11 p. se rinasco segnalibro passerò giorni, mesi, forse dieci anni infilata nel tuo libro; appisolata tutto il giorno un po' dormirò qualche volta farò finta; solo un riccio di capelli sbucherà di me là in alto un rampicante delle rilegature, ma per il resto non mi muoverò, starò come lembo composto tra le pagine 18 e 19 dei versetti scanzonieri che hai iniziato; mi girerò su un fianco e nel polso, braccialetti d'inchiostro, si infileranno senza sforzo la parola amore e storie senza far tante storie, all'anulare feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 131 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 all'anulare una tonda notte estiva e per collier le madreperle delle nostre sventurette. le ore da segnalibro passeranno infilata nel tuo libro come dall'ansa l'acqua come dalla vela chiara l'aria e io mi rigirerò ancora come chi non prende sonno ma farò forse finta e mugulando un poco nell'accomodarmi nel tuo bel libro a due piazze mi tirerò fin sul naso la fresca balza di questa insolita locanda mi sistemerò a pancia in giù la guancia destra affossata al cuscino della speranza; domani domani mi trovo un mestiere che è un algebra più che un alfabeto aspettarti qui in mezzo; ma intanto terrò sempre per te questo segno e quando sognerò la virgola diventerà la tua bella pancia le parentesi le tue ampie braccia e i due punti i tuoi occhi scuri che messi lì e non altrove mi spiegano tutto; un giorno se per bontà divina rinasco segnalibro lo so per certo che lo farò per arrivare insieme a te alla fine di questo libro. (harveiz) Leggi tutto… Don Mario Picchi dirtyinbirdland 31 mag, '10, 5:54 p. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 132 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 "Siamo qui perché non c’è alcun rifugio dove nasconderci da noi stessi.... Fino a quando una persona non confronta se stessa negli occhi e nei cuori degli altri, scappa. Fino a che non permette loro di condividere i suoi segreti, non ha scampo da questi. Timoroso di essere conosciuto non può conoscere se stesso né gli altri, sarà solo. Dove altro se non nei nostri punti comuni possiamo trovare un tale specchio? Qui insieme una persona può alla fine manifestarsi chiaramente a se stessa non come il gigante dei suoi sogni né come il nano delle sue paure, ma come un uomo parte di un tutto con il suo contributo da offrire. Su questo terreno noi tutti possiamo mettere radici e crescere, non più soli come nella morte, ma vivi a noi stessi e agli altri." (Don Mario Picchi, 1930 - 2010) Leggi tutto… FRANCESCO BALSAMO irazoqui 26 mag, '10, 7:18 m. da "ORTOGRAFIA DELLA NEVE", incertieditori, Viagrande (CT) 2010 pioviggina e io prego raccattando matite finite prego un dio cartolaio pioviggina: piove a cuor leggero, il cielo non lo sa ancora. Francesco Balsamo ( Catania 1969). Leggi tutto… EDOARDO SANGUINETI irazoqui 25 mag, '10, 6:18 p. BALLATA DELLE DONNE Quando ci penso, che il tempo è passato, le vecchie madri che ci hanno portato, poi le ragazze, che furono amore, e poi le mogli e le figlie e le nuore, femmina penso, se penso una gioia: pensarci il maschio, ci penso la noia. Quando ci penso, che il tempo è venuto, la partigiana che qui ha combattuto, quella colpita, ferita una volta, e quella morta, che abbiamo sepolta, feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 133 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 e quella morta, che abbiamo sepolta, femmina penso, se penso la pace: pensarci il maschio, pensare non piace. Quando ci penso, che il tempo ritorna, che arriva il giorno che il giorno raggiorna, penso che è culla una pancia di donna, e casa è pancia che tiene una gonna, e pancia è cassa, che viene al finire, che arriva il giorno che si va a dormire. Perché la donna non è cielo, è terra carne di terra che non vuole guerra: è questa terra, che io fui seminato, vita ho vissuto che dentro ho piantato, qui cerco il caldo che il cuore ci sente, la lunga notte che divento niente. Femmina penso, se penso l'umano la mia compagna, ti prendo per mano. Edoardo Sanguineti ( Genova 1930-2010). Poeta, critico letterario, professore universitario, intellettuale abbastanza organico. Masticatore di "recanissi". Leggi tutto… Giacomo Leopardi dirtyinbirdland 14 mag, '10, 8:41 p. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 134 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Leggi tutto… 100 passi e un'infinita tenerezza dirtyinbirdland 9 mag, '10, 10:25 p. Leggi tutto… Daniele Serra dirtyinbirdland 8 mag, '10, 11:35 p. Ascolta il brano Leggi tutto… Era de maggio dirtyinbirdland 1 mag, '10, 4:08 p. Leggi tutto… Ahmed Kharifi dirtyinbirdland 17 apr, '10, 12:09 m. French kiss E’ ormai diffusa e consolidata la convinzione che alla donna spetta il primato della chiacchiera, secondo un test per misurare la velocità nel parlare, e la quantità delle parole pronunciate in un secondo, sia da parte maschile che femminile, il quoziente femminile è molto più alto di quello maschile. Ma che si può dire se la donna fosse avvocatessa? L’indice del contatore avrebbe raggiunto l’estremità. Per la sfortuna di un ragazzo francese di Bordeaux la vicina della sua stanza d’albergo era un’avvocatessa americana, in soggiorno di studio, parlava continuamente al telefono e con i visitatori, senza interruzione, e senza sosta. I muri erano sottili e lasciavano udire tutto, provò ad avvertirla, ma fu respinto violentemente e senza garbo. Si risolse a vendicarsi, pur non sapendo quale piano sarebbe meglio attuare. Un giorno annunciò davanti ad un gruppo dei suoi compagni: “Mi introdurrò nella sua stanza, e la violenterò!”. Uno dei suoi compagni obiettò: “Non sono d’accordo! Il tentativo sarebbe irto di rischi, non dovresti dimenticare che è americana, o potrebbe tirare fuori la pistola e farti tacere per sempre, o potrebbe non opporre nessuna resistenza, e si potrebbe introdurre nella tua stanza ogni sera per stuprarti, in tutti e due i casi, saresti davanti ad un serio pericolo. Se lo scopo è di farla tacere, non hai sentito il detto francese che dice - il miglior modo per far tacere la donna è il bacio - ”. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 135 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 francese che dice - il miglior modo per far tacere la donna è il bacio - ”. I suoi occhi lampeggiarono di gioia, battè la mano sulla spalla del suo compagno in segno di compiacimento e disse: “Che astuto che sei! Questo è il più bel modo, e il più sicuro!” Provò a mettere il consiglio del compagno in pratica, ma si rivelò un grande fiasco, perché gli staccò la lingua con il morso dei suoi denti. Il pezzo staccato fu recuperato, i medici fecerò del loro meglio per riattaccarlo, l’operazione riuscì, ma ebbe bisogno di un certo periodo per riacquistare la facoltà di muovere la lingua. Le sue notizie non sono più arrivate ai compagni, pensarono che al bacio fossero seguiti altri, e che la passione avesse fatto dimenticare amici e parenti. Spuntò una sera nel bar, in compagnia di un suo parente, accorsero tutti quanti per salutarlo, quello del consiglio disse: “Il nostro caro amico si è dimenticato con il bacio, volendo essere iscritto nel Guiness dei Primati come quello del più lungo bacio nella storia.” Ruggì con voce forte: “No! Ma voglio essere iscritto nel Guiness dei Primati come quello del più forte pugno nella storia.” Si scagliò contro il suo compagno volendo colpirlo sulla mascella, ma fu bloccato da gli altri. Il suo parente afferrò l’aggredito per il gomito, l’attirò in disparte, gli narrò quale fosse stato il risultato del suo consiglio. Questi a sua volta informò gli altri, ritornò e disse quindi: “Se fosse cosi, non dovresti prendertela con me, ma al contrario dovresti ringraziarmi per il mio consiglio che t’ha salvato la vita, tu eri deciso a stuprarla, ma se avessi tentato ti avrebbe tagliato il filo che ti lega alla vita, e non avresti davanti a te altro che la pazzia o il suicidio.” I compagni scoppiarono in clamorose risate, per l’allusione che poteva contenere il suo discorso. Rispose, sforzandosi di reprimere la sua ira, e calmare i suoi nervi: “Lo sai, cosa devi fare adesso per salvare la tua vita, e perchè non tagli la tua testa: sparisci dalla mia faccia!” Uno dei compagni intervenne dicendo: “In questo momento sarebbe la cosa più sensata, andiamocene tutti, a lasciamolo con il suo parente, e ci rivedremo un altro giorno, quando i nervi saranno calmati.” Lasciato solo con il suo parente, stramazzò su una sedia costernato. Una ragazza uscì dalla toilette, l’accostò, mise la mano sulla sedia su cui sedeva e disse: “Questo è il mio posto.” “Il tuo posto perpetuo sarà nel cimitero, ma qui il tuo posto è lo spazio che occupi, ma, appena ceduto, o abbandonato e poi occupato da un altro, diventa il proprio.” “Difetto di educazione e dissolutezza morale.” “Di che difetto e di che dissolutezza stai parlando? Hai lasciato qualcosa sulla sedia e l’abbiamo rimossa dal suo posto. Qualcosa per far sapere che il posto era occupato, e che il suo occupante stava tornando, o può darsi che l’educazione e la morale per te, è di cedere alla donna ogni cosa, e di farle concessione su ogni cosa, ma a tua insaputa la gente del tuo sesso, io non la sopporto, ricavo da esse solo guai e disgrazie.” “Che si abbattono su di te tutte le disgrazie del mondo, e che rovinano te, e la tua famiglia!” Gridò chiamando il titolare del Bar : “Tu sei il titolare del locale, è tuo dovere imporre il rispetto reciproco fra i clienti, non hai un modo per far tacere questa signora?” “La signora è tua madre, ma io sono signorina.” “Puoi dire quello che ti pare, a te non rivolgo la parola, la mia parola è rivolta al titolare.” Il titolare l’avvicinò e gli sussurò: “Non è un caso che cerca di provocarti perché ha preso una cotta per te, prova a farla tacere con un bacio, non hai sentito il detto francese che dice: il miglior modo per far tacere una donna è il bacio?” Si scrollò come dopo una doccia fredda, perse la sua calma, perse i suoi nervi, non vedeva il titolare del bar ma il suo compagno che si era prodigato con lo stesso consiglio, strinse il pugno, e glielo sferrò in piena faccia, urlando: “Che ti venga staccata la lingua per questo consiglio che me l’aveva staccata! Che sia il miglior modo per far tacere la donna il bacio, di questo non sono sicuro, ma che sia il miglior modo per far tacere un uomo il pugno, di questo sono sicuro.” I clienti intervennero per separarli, ma solamente dopo aver saputo della sua vicenda con il bacio dal suo parente, il titolare si calmò, e rinunciò al proposito di sporgere una denuncia, pur insistendo sempre sulla validità del suo consiglio, perché disse: “Il mio consiglio rimane sempre valido, però con le francesi, se fossi venuto da me a chiedere consiglio sul modo giusto da usare con l’americana, t’avrei consigliato un pugno, era lei che lo meritava, e sarei stato io a meritare un bacio per il mio consiglio, ma sulla guancia.” Ahmed Kharifi è nato nel 1960 in Marocco. Si è laureato in Filosofia in Siria e dal 16 aprile del 1990 vive in Italia. E' giornalista, scrittore e traduttore. Leggi tutto… Andrea Pazienza dirtyinbirdland 11 apr, '10, 9:51 p. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 136 di 186 Aurelio Valesi Andrea Pazienza 01/12/11 08:37 dirtyinbirdland 11 apr, '10, 9:51 p. (http://www.lobodilattice.com/node/6061) Leggi tutto… Francesca Serragnoli - "Il rubino del martedì" feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml dirtyinbirdland 10 apr, '10, 9:06 m. Pagina 137 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Photo by Nobuyoshi ArakI) A volte penso a quella volta dell'ovaia a quel momento che me l'han portata via e quando ti guardo ho la stessa paura stringo la pancia, ti accarezzo tanto faccio una lacrima senza farmi vedere sono contenta che ci sei con quei capelli sottili sottili e quei patacchi nella maglietta e quel carattere chiaro. Tu sei un uomo buono come una violetta impettita al lato della strada io ti avevo già visto una volta da bambina quando mio padre fermò l'auto e andammo a raccogliere le primule se chiudo gli occhi di notte e ti vengo vicino sento lo stesso profumo. (Francesca Serragnoli, Raffaelli - Rimini, 2010. Annotata su FB da Filippo Davoli) Leggi tutto… FRANCO MATACOTTA irazoqui 9 apr, '10, 9:54 m. Su questo muro d'ombra Su questa tomba degli anni Su questa grata di nere parole Una mano di luce Come un miracolo Come un lampo improvviso Come un fiordaliso sul vetro Essere puri Questo è il segreto. Franco Matacotta (Fermo 1916–Genova 1978). Giornalista e professore di scuola visse, molto giovane, dieci anni d'amore con Sibilla Aleramo. Leggi tutto… Brunella Saccone dirtyinbirdland 9 apr, '10, 8:35 m. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 138 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 A volte ti imbatti in un romanzo. E non sai come. Ho letto d'un fiato questa foto, per poi tornare a pagina 1. Un po' come leggere "Una notte d'inverno un viaggiatore". Leggi tutto… Michele Frascaro nelle parole di Stefano Cristante dirtyinbirdland 29 mar, '10, 11:36 p. Leggi tutto… FIORENZO TOSO irazoqui 27 mar, '10, 11:31 m. Vol. VII, Novecento Giuseppe Cava e la poesia savonese – Edoardo Firpo tra lirica e impegno civile – Govi, Cappello e Marzari: il teatro, la canzone e il cabaret – La nuova poesia genovese del secondo Dopoguerra – Da La Spezia a Ventimiglia, da Porto Maurizio a Novi Ligure, da Lerici a Ovada: nuove voci in tutti i dialetti – Fabrizio De Andrè e la canzone – Il teatro e la narrativa fra tradizione e rinnovamento – Le ultime voci della poesia genovese Fiorenzo Toso (Arenzano, 1962) insegna Linguistica Generale all’Università di Sassari. Specialista dell’area ligure, dopo avere collaborato alla realizzazione del Vocabolario delle parlate liguri (Genova, Consulta Ligure 1985-1992) ha pubblicato diversi volumi tra i quali Storia linguistica della Liguria (Recco, Le Mani 1995), Grammatica del Genovese (Id., 1997), Emigranti do rïe. Poesia in genovese del Novecento (Bologna, In forma di parole 1999), Liguria linguistica (Ventimiglia, Philobiblon 2006); suoi saggi sono apparsi in opere collettive e su riviste specializzate italiane e straniere. Negli ultimi anni si è dedicato ai dialetti liguri d’oltremare (Il tabarchino. Strutture, evoluzione storica, aspetti sociolinguistici, Milano, Franco Angeli 2004, Premio internazionale per ricerche sul plurilinguismo della Provincia di Bolzano; Dizionario etimologico storico tabarchino, feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 139 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Udine, Centro internazionale sul Plurilinguismo 2004), raccogliendo diversi saggi sull’argomento nel volume Linguistica di aree laterali ed estreme. Contatto, interferenza, colonie linguistiche e “isole” culturali nel Mediterraneo occidentale (Udine, Centro internazionale sul Plurilinguismo 2008). Ha conseguito la libera docenza in Filologia Italiana all’Università di Saarbrücken, dove collabora all’impresa del Lessico Etimologico Italiano diretto da Max Pfister. Si occupa inoltre di lingue minoritarie e argomenti connessi, temi ai quali ha dedicato tra gli altri i volumi Lingue d’Europa. La pluralità linguistica dei paesi europei tra passato e presente (Milano, Baldini Castoldi Dalai 2006) e Le minoranze linguistiche in Italia (Bologna, Il Mulino 2008). Leggi tutto… Michele Mari dirtyinbirdland 27 mar, '10, 8:09 m. Se i fantasmi si aggirano implacati sul luogo dell'offesa dopo la mia morte cercate nell'operosa città di Milano in via della Commenda al numero civico 28 corrispondente al ginnasio liceo intitolato a Giovanni Berchet poeta e patriota al terzo piano del corpo posteriore nell'ultima aula a destra nella fila di banchi di sinistra sopra il terzo banco un riverbero azzurrino a mezzanotte ** feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 140 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Dal mio banco al tuo c'erano tre metri che non ho mai percorso Per quel peccato originale ora salgo su tutti i ponti del mondo gettati sui fiumi più larghi sugli abussi più fondi ma dopo appena tre metri ogni ponte si sporge sul vuoto ** Tu non ricordi ma in un tempo così lontano che non sembra stato ci siamo dondolati su un'altalena sola Che non finisse mai quel dondolio fu l'unica preghiera in senso stretto che in tutta la mia vita io abbia levato al cielo (Michel Mari, Cento poesie d'amore a LadiHawke - Einaudi, 2007) Leggi tutto… Non trovo più di te segni ma resti - Gianni Priano dirtyinbirdland 26 mar, '10, 2:44 p. Non trovo più di te segni ma resti ai piedi degli ossari, tra le latte e l'erba gialla di questi torrenti dove correva il tuo cane insieme agli altri cani condominiali. Nel deserto delle ore nostre non capitò angelo o profeta a piantarci i piedi in pancia, a dirci state attenti il tempo vola, date olio al cuore alle ali, tengo a voi feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 141 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 olio al cuore alle ali, tengo a voi sguainate le spine delle rose i pugnali. (gianni priano) Leggi tutto… CARLO MICHELSTAEDTER irazoqui 18 mar, '10, 10:05 p. da "POESIE", Adelphi, Milano 1987 Marzo ventoso mese adolescente marzo luminoso marzo impenitente. Marzo che fai tuoi giochi con le nuvole in alto e con l'ombra e le luci dài mutevol risalto alla terra stupita. alla terra intorpidita, mentre dal seno le strappi e le primole e le rose e fresc'acque rigogliose lieto fai rigorgogliare. E il passero riscuoti con la tua folle ventata nella sua grondaia secca nella siepe denudata. Spazzi i portici e le calli e la nebbia nelle valli e la polvere degli avi e i propositi dei savi rompi e l'ombra delle chiese. E il pavido borghese che nell'ossa porta il gelo dell' inverno trapassato e col corpo imbarazzato geme il reuma ed il torpore, che nel volto porta il velo della noia ed il pallore della diuturna morte, si rinchiude frettoloso si rinvoltola accidioso e rincardina le porte. Se lo scuoti e lo palesi marzo giovane pazzia la sua triste nostalgia sogna il sonno di sei mesi. Ei ti teme, dolce frate marzo, terrore giocoso ma tu passi vittorioso sbatti gli usci e le impannate con le tue folli ventate. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 142 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 E la densa polve sveli nel tuo raggio popolato e sul legno affumicato i vetusti ragnateli. Poich' il termine al riposo canti, marzo adolescente, t'odia questa buona gente, marzo luminoso. Ma se t'odiano addormiti nelle coltri riscaldate ed i passeri inpauriti nelle siepi denudate, t'ama il falco su nell'aria che più agile si libra nella tua ventata varia e la sente in ogni fibra lieto nella sua procella, chè per lei si fa più bella chè per lei si fa più pura ai suoi occhi la natura. Marzo mese luminoso marzo adolescente marzo mese irriverente marzo ventoso. 1° marzo 1910 Carlo Michelstaedter (Gorizia 1887- 1910).Dalla matematica passò alla pittura e dalla pittura alla filosofia. Si uccise a ventitre anni con un colpo di rivoltella. Leggi tutto… Voici la bombe dirtyinbirdland 18 mar, '10, 5:41 p. Manuale Per Stampare Leggi tutto… 99 posse - Povera via mia dirtyinbirdland 12 mar, '10, 6:34 p. Nel mentre, occupati come siamo, tutto questo succede sempre: Leggi tutto… EDOARDO ZUCCATO irazoqui 7 mar, '10, 12:55 p. da "ULONA" , Il Ponte del Sale, Rovigo 2010 Par mi l' è mej vess un razista che 'n busard ; che 'l papa 'l parla da pas circundà di carabignèr cun 'na pistola in man: che bucca l'è ca la parla dabòn ? E chi l'è mai ul pastore dell' Essere? Per me / è meglio essere un razzista che un bugiardo; /che il papa parla di pace circondato / di caraninieri con la pistola in mano: / quale bocca parla davvero? / E chi è mai il pastore dell' Essere? feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 143 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 mano: / quale bocca parla davvero? / E chi è mai il pastore dell' Essere? Edoardo Zuccato (Cassano Magnano Va 1963 ). Leggi tutto… J. B. Ballard dirtyinbirdland 5 mar, '10, 9:47 p. (estratti da lettere d'amore): Con la sinistra le prese il seno, anulare e indice rilevanti il capezzolo come una gruccia in miniatura. Tenendo questi elementi del corpo di lei e conservando la propria posa formalizzata, cominciò a muovere le anche a stantuffo, il pene nella mano di lei. Quando la ragazza fece per togliergli le dita dalla vulva, lui le allontanò la mano con una gomitata, contuando a tenervela....poi, allungate le gambe, ruoto' su se stesso fino a poggiare le anche sul bordo del sedile e, reggendosi sul gomito sinistro, continuo' a lavorarsi nella mano di lei, come stesse partecipando a una danza.. (J.B.Ballard - 1973) Leggi tutto… ALDO ACQUARONE irazoqui 3 mar, '10, 6:15 m. OSTAIA SOTTORIVA Se no ve nega o fûmme da frïtûa, cûrvae 'a testa, chinae quattro scalìn ed eccove davanti a Marinìn 'a colossale padronn-a tettûa che affumicando 'a sala bassa e scûa a frìzze totanetti e moscardìn. — Che s'accomodan chì a 'sto tavolìn ... ghe dàggo due anciöe se gh'an premûa feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 144 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 ghe dàggo due anciöe se gh'an premûa poi gh'ò ûn dèntexo pronto lì 'n to forno co' ûn bello tiàn de articiocche all'inferno che ghe van a pennello pe' contomo... — Che gioia! Quattro amixi; 'na çenetta. parlâ de donne, dî mâ do governo schersando con 'a serva che sculetta. OSTERIA SOTTORIPA Se non vi annega il fumo della frittura, curvate la testa scendete quattro scalini ed eccovi davanti alla Marinin, la colossale padrona «tettuta» che affumicando la sala bassa e scura frigge piccoli totani e moscardini. — Si accomodino qui a questo tavolino... dò loro due acciughe se han premura poi ho un dentice pronto lì nel forno con un bel tegame di carciofi all'inferno che vanno a pennello come contorno... — Che gioia! Quattro amici; una cenetta, parlar di donne dir male del governo scherzando con la serva che sculetta. Aldo Acquarone (Genova 1898- 1964). Autore di un paio di commedie interpretate da Gilberto Govi e di poesie che non vanno troppo al di là del bozzettismo visse una vita inquieta e disordinata, amara e misantropa. Leggi tutto… Emma S. dirtyinbirdland 21 feb, '10, 8:41 m. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 145 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Per l'incanto delle cose che accadono, sotto i nostri occhi. Altro che Sanremo. Leggi tutto… Mauro Mazzetti - La ricchezza nelle mani dirtyinbirdland 20 feb, '10, 8:42 m. Laboratorio di scrittura autobiografica al Ceis di Roma - febbraio 2010 - Mauro Mazzetti Anche ieri il laboratorio ha avuto il suo dono. E' stato con noi Mauro Mazzetti. Atmosfera straniata, presenza calda e densa di Mauro, testi per qualcuno cinestesici, come il canto delle sirene, qualcosa che tocca e va a fondo, che segui cercando un'assonanza fra ciò che ami e ciò che scopri lì. Mauro è generosamente autobiografico, racconta della nascita dei figli belli, del suo legame con Panella (mazze e panelle fanno i figli belli), di come scrive, di come da editore, ha avuto grandi e intoccabili amori. Francesco Ghezzi è lì con la sua biografia di scrittore eccellente (avere Francesco al laboratorio sarebbe bello davvero), come lì è Pier Maria Galli, con il suo lago e le sue parole esatte. Ghezzi e Galli sono un grande amore comune di lettura fra Mauro e me. C'è Alessandro Ansuini, c'è Rosa Maria Caputi. C'è Silvia Molesini, c'è ancora Carver (le domande su Carver non mancano mai). Ci sono le mani di Mauro, mani da falegname dice Enrico, mani per la musica, mani per le cose. Le mani che hanno toccato i libri che Mauro porta in dono ai partecipanti, le mani che hanno scritto e scrivono, le mani artigiane e poetiche. C'è l'inedito in progress di Mauro che taglia l'aria in chiusura, che resta nel corpo delle persone lì, toccate. C'è un sorriso meraviglioso che si fa spazio, ci sono le biografie accanto alle sigarette nelle pause. C'è l'energia, c'è la passione. C'è la complicità dell'amore per i blog, che facebook mette in ombra mentre in silenzio pulsano forte. Ci sono nomi nuovi, che Mauro scopre, perché editore dell'anima. C'è un bel gesto d'amore quando Mauro sceglie, con cura, per ciascuno, quale titolo dare. Quale traccia lasciare e affidare. Sempre Enrico scrive: "cerco sempre di imparare da scrittori patentati, da università e luoghi ufficiali, da persone strapagate. Oggi scopro che c'è anche qualcuno che insegna molto e dà molto senza in cambio nessuna moneta". C'è una bella sensazione di ricchezza quando salutandoci Mauro mi dice: grazie, sono felice di averlo fatto. E io lo sento che è una storia di confine, questo stare lì, dove si è scrittori e lettori senza nessuna nomina. Dove ieri nessuno, ma proprio nessuno, voleva andar via. Grazie Mauro, per aver tenuto con grazia e aver protetto la gioia e lo smarrimento arricchente ieri. Me lo porti anche Panella, con te, quando torni in primavera? :-) feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 146 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Leggi tutto… Mariangela Gualtieri dirtyinbirdland 19 feb, '10, 6:55 m. Leggi tutto… ALBERTO CAPPI irazoqui 19 feb, '10, 6:14 m. da " POESIE 1973- 2006", Edizioni FORMAT puntoacapo, Novi Ligure (AL) 2009 abbiamo la nostra notte e la teniamo nel taschino dove l'orologio batte i suoi minuti acuti astuti dove la pioggia canta le sue rotte umide radici Albero Cappi (Revere Mantova 1940- 2009). Leggi tutto… FEDERICO FEDERICI irazoqui 19 feb, '10, 12:19 m. da "L' OPERA RACCHIUSA", lampi di stampa, Milano 2009 non veduto quasi è il tratto della grazia qui dettato di stupore accanto al volto feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 147 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 qui dettato di stupore accanto al volto e a te da me non giunge il senso della voce solo canto chiaro nella gola in alto, a cielo, muto nel pensiero o luminosa vena in viso male s'apre al fondo del respiro Federico Federici (Savona 1974). Vive a Finale ligure , scrive e traduce e a volte si fa chiamare Antonio Diavoli. Leggi tutto… Filippo Davoli dirtyinbirdland 18 feb, '10, 11:36 p. Quanto abbiamo parlato, noi due quando ti accoccolavi su un fianco e mi dicevi di non avere paura mentre l'avevi tu. Non volesti guardarmi per paura di amarmi (e di morirne) vorrei tenerti in me come tu allora (Filippo Davoli, da: Come all'origine dell'aria, Filippo Davoli, L'arcolaio, 2010) Leggi tutto… Idiogamico, divertissement impoetico del mattino dirtyinbirdland 7 feb, '10, 10:59 m. tolgo le pulci ad un glossario di psicologia posato sulla parte sgombra del letto dalla mia mano crollata a notte fonda con lo sguardo sigillo tinto d’azzurro e l’occhio cade su questa parola feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 148 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 e l’occhio cade su questa parola scorsa anni fa nel brulichio dei lemmi quando nei libri volevo rintracciare la sapienza del mondo adesso nell’esistere scordata in strafottenza all’essere senza rimorso né ripensamento idiogamico ovvero soggetto in grado di avere rapporti sessuali solo con una o poche donne particolari mentre in tutti gli altri casi manifesta impotenza appena sveglio e prima del caffè questo incipit libresco è un caos lessicale misto all’esistere e ci vorrebbe un goccio per diluirne l’impatto perché al mattino è un classico maschile l’erezione spontanea e con un libro non è la stessa cosa anche se a volte certe pagine aperte sembrano allegorie di cosce schiuse di femmina proprio sull’occhio a sublimare i sensi i nessi logici si avviano ad impastare il lessico ed incomincio un gioco di linguaggio e memoria donne particolari dice il testo senza specificare e senza femmine accanto, donne indistinte? manifesta impotenza a ben guardare stamani non parrebbe manifestare ovvero rendere noto ma a chi e cosa? alla femmina che non è particolare? sarebbe come dirle bella mia dato che sei banale non si fotte non ho potenza da darti come se l’evidenza fosse la vera forza chissà perché non c’è il relativo femmineo di impotenza? feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 149 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 magari frigida ma non è il femminile di impotente frigido potrebbe essere ma sa di checca o di nome di cane femmina impotente ha un non so che di tenero rassicurante frigido maschio invece è una farsa di lessico uno spasso così prima del caffè guardo la minchia nella sua forma propria mattiniera che le consorti sanno sul suono della sveglia anticipata forse di un quarto d’ora giusto il tempo che serve alla sveltina della prima luce riconciliante e nel frattempo il lessico ha smorzato la mia potenza simbolica in metafora e assenza posso per questo senza sforzo alzarmi e prepararmi il caffè perché la vera forza è quella che non si usa. (Testo di: Imagomentis) Leggi tutto… Silvia Molesini - Cahiér de Doléances dirtyinbirdland 20 gen, '10, 9:47 m. * Cosa dirsi Vorrei essere più bella avvicinarmi al mondo sognato cosa dire bere Fernet non mi cambia sei delicato a chiedermi di stare in là cosi faccio faccio faccio faccio mentre la musica è un mondino piccolo,già, dove nascondersi e stare rannicchiata, glicine stare in quel coso come per perdere proprio a perdere e come passa l'amore? feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 150 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 e come passa l'amore? Non dirmelo. Non voglio sapere che dimentichi non voglio sapere che non pensi non voglio soprattutto sapere che non senti niente niente niente niente niente * Clorpromazina date e firme milligrammi aloperidolo lordiazepam tioridazina fiale o compresse. Note finali codici sanitari e saluti mentali. ** Un giorno mi inventai il mondo e iniziava un'analisi davo significati diffusi a quanto mi appariva attorno e venne alla luce il mondo figlio di una paralisi senza niente da dire ma rotondo. ** Sono malata Sempre molto freddo alle porte del giorno c'è vento fine ghiacciato che s'insinua è un ghiaccio come un po' di coltelli piantati qui, là, nella mia vita in questo circo di montagna. Con i piedi feriti, le braccia ferite così da tutti i tagli è uscito il calore e lo cerco, disperata vedo chi ce l'ha ed io sono malata. ** Oggi è un giorno che i treni sono in orario e ragazze prugna e nere cantano per dio e fanno numeri di telefono ad alta voce come se le divinità non fossero lontane in codici di numeri e zeri fissano un punto che dal freddo della montagna incantata arrivi a cose di calore nella pancia. (Silvia Molesini - Cahiér de Doléances, Samiszdat, 2009) feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 151 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Silvia Molesini - Cahiér de Doléances, Samiszdat, 2009) * Silvia Molesini mi viene sempre voglia di leggerla. Di leggerla a voce alta, di leggerla per me come diventa dentro di me. La leggo in silenzio per stare nella sua poetica, la leggo dicendola, per sentire la contaminazione fra lettura e testo. M'innamoro più di un po', quando la leggo. La sua ricerca è frenetica e lenta insieme. Poetessa delle catatonie e delle allucinazioni. Del suo modo penso quello che si pensa di Zazie nel metro, di Giovanna d'Arco, di Alice nel paese delle meravilgie. E' la compagna di Deleuze, ma anche la garza trasparente di Truffaut. Ha questa precisione quasi esasperante, che non consente deviazioni all'evidenza. Questa raccolta la tengo dove si tiene quello che si vuole quando si ha da dire, a sé. Insomma, mi dico cose, leggendo. La Silvia della prosa è quel preciso salto dentro. Come un romanzo, imbratta con lungimiranza, come faceva Mondrian al suo primo tempo. Precisamente, come si fa a vent'anni, a trenta, e poi mai più. Ma ogni suo azzardo è scavo, ha il volto dell'Amante, della Duras, pagine prime: le si amano tutte le righe (e rughe). Quando ho visto questa performance, ispirata alla Pluie di Marcel Broodthaers, ho visto Silvia in mezzo a quella pioggia. Silvia, perdona, ho proprio voglia di legger queste tue, come mi vengon dentro. Forzando quella loro precisione e portandole da me. Una lettura a casa, di mattina, quando forse si dorme, forse no. Mi piace immaginarti narcolettica, se intendi, quando ti vedo vivere. Capace di passaggi radicali, come nella scrittura. Nessuna recensione, ch'io possa fare, solo una piccola restituzione, e un portare in evidenza per iscritto. La voce, è voce sola. Te la rendo, perché dove c'è una domanda ci sia una traccia (sia pur povera-- come la voce in questo caso) di risposta. Cosa dire Oggi è un giorno Un giorno m'inventai Clorpromazina Sono malata Leggi tutto… Irazoqui, Molestine e Dirtyinbirdland dirtyinbirdland 20 gen, '10, 8:01 m. Poco dopo natale, avevo visto uno dei blog collettivi più interessanti, viadellebelledonne, sospendere le "uscite" per una pausa di riflessione. Più o meno negli stessi giorni, qui e lì, mi arrivavano segnali che chiedevano ragione delle pause e dei silenzi, in questo luogo come altrove. Insomma, mi ero messa a pensare. A pensare a cosa Facebook avesse prodotto sottraendo tempo alla cura dei blog, a quello che aveva significato, in questi anni, per me, avere dei luoghi di frequentazione, della case aperte, nelle quali entrare per leggere, posare, scoprire, e dire. Per un istante ho pensato: ma allora forse dovremmo fermarlo questo luogo, dovremmo sospenderlo, in attesa di capire. Ma... credo che un blog sia un posto del tutto differente da Facebook, e credo che questo, in particolare, nasca da un dialogo straordinario, di mente e cuore, e amore per un poeta anziano che non usa la rete, Aurelio Valesi, ma che ogni anno arriva lì, di carta, antica e bella, con la sua sconcertante modernità di toni e metriche. Mi sono detta che questo, come altri blog che frequentiamo, è un luogo che sa stare anche nel silenzio, se serve, ma che vuol essere soprattutto una dimora. Qui i mendicanti siamo noi, noi che cerchiamo le elemosine elargite ,con generosità e ricchezza, da tutti quelli che nel mondo ci consentono in incrocio. Ci siamo, anche silenti. E sappiamo di poter venire qui quando ci occorre. Quando ci occorre un dire che comporti la pazienza di cercare. Siamo di ferro, resistiamo. Arruginiamo, e feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 152 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 quando ci occorre. Quando ci occorre un dire che comporti la pazienza di cercare. Siamo di ferro, resistiamo. Arruginiamo, e respiriamo. Leggi tutto… Charlie Chaplin dirtyinbirdland 19 gen, '10, 9:31 p. Leggi tutto… Barbara Giuliani dirtyinbirdland 18 gen, '10, 8:22 p. "17. Oggi i narcisi. Abbiamo l'estasi ogni cinque minuti, tanto che la nostra mente imbarca acqua. E' un viaggio di sogno, che non ha partiture, ma si illumina con voli allucinati. Ali. Indossate d'acciaio. Qui non si ha paura di volare, ma di guardarsi in volo. Curviamo le metamorfosi. Dimmi. Cosa succede?" (Da: Bergamo Mantova solo andata - Barbara Giuliani, Samiszdat, 2009. Illustrazioni di Marco Naccarella) Barbara Giuliani ha una scrittura fluida e rabbiosa, tutta scatti e sussulti, in quello scorrere. Questo suo libro, oltre ad essere un atto d'amore, è un atto di promessa. L'estasi è l'istante in cui Gesu' ci porta a casa, così fra Narciso e l'estasi scorre qualcosa che non si nomina, può solo essere scritto. O segnato, come nelle illustrazioni di Marco. E le illustrazioni di Marco sono l'altra grande vertigine di questo libro. La donna al cappio, è credo, la più intensa. Insieme alla cerniera parigina, vado per associazioni. nei disegni di Marco c'è la sintesi architettonica di una città disegnata a colpi di corpi, dove i manichini rorscharch hanno una mobilità di vento. Non ho visto mai nessuno disegnare come Marco un mucchietto d'ossa. Incantata e arresa vi ho letto oggi, di carta. Questo libro è bellissimo. E, avevo ragione Buk, bruci le ali vicino a Paracelso. Invece delle rose. Ma così deve essere. Leggi tutto… Rosarno dirtyinbirdland 10 gen, '10, 11:14 p. Dal blog di Andrea Leggi tutto… dirtyinbirdland 2 gen, '10, 9:26 m. Dal blog di Helda Schneider: feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 153 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Perché ha deciso di affrontare in un romanzo un argomento così spinoso? “La violenza sulle donne esiste da sempre, e c’è stata anche durante il nazismo. Negli anni Novanta, uno scrittore, Eugen Kogon, che ha conosciuto personalmente l’esperienza del lager, ha testimoniato dell’esistenza di questi bordelli, che si chiamavano Sonderbau (edificio speciale). Ci sono state interviste e ricerche. Mi sono documentata e ho scelto di costruire una storia. La protagonista, Herta Kiesel, ormai anziana, affida i ricordi dell’orrore che ha vissuto a Buchenwald a una scrittrice italiana. I prigionieri pagavano due marchi per un rapporto sessuale, soldi che finivano ovviamente nelle mani dei nazisti. Spesso disprezzavano le donne del bordello, convinti che avessero fatto una scelta, e non capivano che anche loro erano vittime, anzi, doppiamente vittime… Questi bordelli furono istituiti in dieci lager. Le ragazze, scelte fra le più giovani e gradevoli, venivano soprattutto da Ravensbrück. Venivano attirate con la falsa promessa che dopo sei mesi sarebbero state liberate. E quando il loro fisico era distrutto dalla vita che conducevano, venivano riportate a Ravensbrück, dove venivano utilizzate come cavie per esperimenti medici. In quegli anni si sperimentavano i sulfamidici, e molte morirono di infezioni terribili indotte dai medici. Le sopravvissute furono pochissime.” C’erano anche donne ebree? “No, mai. E nessun uomo ebreo avrebbe mai potuto frequentare il Sonderbau, per motivi razziali. Erano per lo più tedeschi. Il massimo dell’ipocrisia del regime, che combatteva aspramente la prostituzione nella società, era questa legalizzazione nei lager, con il pretesto di arginare l’omosessualità fra i prigionieri.” Leggi tutto… Patrizia Cavalli dirtyinbirdland 2 gen, '10, 9:14 m. Leggi tutto… Carmelo Bene dirtyinbirdland 2 gen, '10, 8:48 m. Leggi tutto… LUCIANA LANZAROTTI irazoqui 20 dic, '09, 11:28 p. da "IL PICCOLO LUTRING", Neri Pozza, Vicenza 2009 "Avevo ordinato sessanta bottiglie di champagne e centocinquanta rose rosse. Il cameriere era stato obediente, solerte, leccaculo". Luciana Lanzarotti è nata a Genova. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 154 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Leggi tutto… Louisa May Alcott - Piccole donne dirtyinbirdland 18 dic, '09, 9:28 m. "Natale non sarà Natale senza regali", borbottò Jo, stesa sul tappeto. "Che cosa tremenda esser poveri!", sospirò Meg, lanciando un'occhiata al suo vecchio vestito. "Non è giusto, secondo me, che certe ragazze abbiano un sacco di belle cose e altre nulla", aggiunse la piccola Amy, tirando su col naso con aria offesa. "Abbiamo papà e mamma, e abbiamo noi stesse", disse Beth, col tono di chi s'accontenta, dal suo cantuccio. I quattro giovani visi, illuminati dalla vampa del caminetto, s'accesero alle consolanti parole, ma tornarono a oscurarsi quando Jo aggiunse tristemente: "Papà non l'abbiamo e non l'avremo per un bel pezzo". Non disse "forse mai più", ma ognuna, in cuor suo, lo pensò, andando con la mente al padre lontano sui campi di battaglia." Leggi tutto… GAETANO SALVEMINI irazoqui 10 dic, '09, 10:27 p. da "SCRITTI SUL FASCISMO", Feltrinelli, Milano 1973 "Il re ,in piedi su uno sgabello preparato davanti al suo seggio perchè sembrasse meno piccolo, le mani incrociate sull' impugnatura della spada, cercava, senza riuscirci, di assumere un'aria maestosa; i suoi occhi incerti e sbigottiti sembravano quelli di un cane uscito allora dall'acqua dopo aver corso il rischio d'annegare". Gaetano Salvemini (Molfetta 1873 - Sorrento 1957 ). Storico e uomo politico. Leggi tutto… Gianni Priano dirtyinbirdland 10 dic, '09, 10:58 m. Lei distesa sulla pancia, le calze feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 155 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Photo da: Canicola, di Ulrich Seidl, 2001) Lei distesa sulla pancia, le calze colorcarne, lui già in canottiera la dentiera, seduto a guardare il laghetto di fuori, i germani. Sessant'anni già andati, passati tra le sbarre passava la bava dei cani. (Gianni Priano) Leggi tutto… Paride Leporace - 21 quartine dirtyinbirdland 10 dic, '09, 10:48 m. Anni Novanta descritti in tempo reale attraverso 21 quartine Signorina si prepari il pap test le dirà come il destino si diverte con i fili delle Parche giovani capretti walkmen come berretti auditel umani probabilmente cyberpunk una vecchia comunista abiura Ingrao spera nel si il senso comune va mutando feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 156 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 ed il giovane Curtis vide comparire le nere divise ascoltavano cosa pensava ha capito l'angoscia del signor K il sociologo scintillante frugatore di tutti i contenitori ha scrutato l'Anemia diventando regista in frigorifero il vissuto camionista si muove sul palcoscenico tra estasianti lucine racconti di mare e qualche raro ricordo l'addormentato sballone ingoiò tragici tranquillanti al posto di polizia dichiarò di aver ingoiato una pizza guasta digitare codice segreto codice non rivelato tecniche informatiche attualizzano il "chi sfonda" brechtiano vecchie pellicole zeppe di operai e di storia giacciono immemori in premiati archivi scrivono da Londra i signori della candela accesa riconoscitori politici di ogni oppresso del mondo l'alchimista di formule e tarocchi abile ciarliero infido seduttore presto raggiungerà la sua amata Germania pierre di provincia simulano efficienza padana con risvolti tragicomici di presunto postmoderno il maestro di cinefilia che gli oppressi ha raccontato indaga smarrito la realtà emergenti architetti tessera partito automuniti bleffano competenze organizzando disastri della mente nuove periferie meridionali inglobano profughi residuali della civiltà contadina borghesia rossa feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 157 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 capitolina rammenta il passato tra "porci con le ali" e "altri libertini" nel gioco dell'apparire inquadrato architetto vestito a puntino spinella allegramente nei cessi e colui che si ostina ad innalzare le belle bandiere certosinamente si illude di poter incendiare Palazzo d'inverno avvocato beva un'altra birra in questo schifo di mondo se ne sente il bisogno i frati del convento pregano il Signore in sontuosi banchetti ove si discute di Terzo mondo simile a Dorian Grey giovin signore di schiatta comunista vive la vita come "Colazione da Tiffany" (Paride Leporace, Giornalista e scrittore - 2009) Leggi tutto… Uomo che aspetta (Gianni Priano) dirtyinbirdland 5 dic, '09, 7:35 p. (Photo by Gianni Priano) feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 158 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 (Photo by Gianni Priano) Leggi tutto… GUIDO PIOVENE irazoqui 4 dic, '09, 9:51 m. "Una borgata di montagna quasi tutta nuova ha qualche cosa del giocattolo; figuriamoci Lumezzane, dove si vive come Pinocchio nel paese dei balocchi inebriati non di giostre e di dolci, ma di macchine tornitrici, fresatrici, e via dicendo. Anche qui i ragazzini scappano dalla scuola, ma per andare alle macchine di nascosto, con la complicità degli operai che fanno in modo di nasconderli al padre. Lumezzane in Val Gobbia è il più sorprendente caso di americanismo ch’io abbia incontrato in Italia; le leggi della nostra pigra vita economica qui sembrano sovvertite. Gli operai vengono quasi tutti da fuori, ma è legge generale che si stacchino presto dall’industria dove lavorano e mettano su un’officina. E’ una continua rotazione, chi sale e diventa padrone, chi ritorna operaio. Padroni e operai poi sono della stessa pasta, identici per origine, passione, gergo, abitudini. I padroni ed i loro figli lavorano tutti alle macchine anche se hanno centinaia di di dipendenti". Guido Piovene (Vicenza 1907- Londra 1974) Proveniente da una famiglia nobile studiò a Milano, laureandosi in filosofia. Iniziò giovanissimo l’attività di giornalista: corrispondente dell’”Ambrosiano” dalla Germania, poi del “Corriere della Sera “ da Londra e da Parigi, collaboratore ed inviato della “Stampa” che lascerà nel giugno del 1974, anno della sua morte, per divenire responsabile della sezione culturale e letteraria del “Giornale Nuovo” diretto da Montanelli. Bocca lo definì un "ostaggio del bello scrivere". Leggi tutto… Franco Loy e Alda Merini dirtyinbirdland 9 nov, '09, 1:53 p. POESIE E INCANTESIMI <"Dolce corrida di uccelli / nello spazio di una sera azzurra / dolce mordere di canzoni / attorno al campanile della chiesa / dolce reato mio / che guardo in alto e spero / in una gioventù perduta forse in mezzo agli uccelli / che squittiscono fieri di una notturna allegria" dice Alda Merini, morta una settimana fa, nella raccolta "Testamento" che Crocetti ha stampato nell'88 con introduzione di Giovanni Raboni, il quale osserva: "Sì, la poesia della Merini è tanta, oltre che vera; e anche di questo, quel giorno, bisognerà tenere conto". Pochi poeti del nostro tempo, e mi riferisco a tutto il Novecento, hanno sentito con la sua intensità questa urgenza del dire, questa necessità di dare parola all'insieme delle emozioni e delle azioni, ai movimenti che un'anima umana sente vibrare in sé durante l'intera vita. Lei stessa scrive in un libro, "Padre mio", uscito quest'anno da Frassinelli: "Non sono morta, e per quanto la morte mi affoghi e mi faccia sudare, io, padre, non sono mai stata così viva e presente, e pare che la follia mi conferisca una tale lucidità, un tale tormento, una tale avarizia e una tale prodigalità da fare di me un incantesimo di amore sacro e profano". Dunque una poesia come "sudore" della vita, come incessante manifestazione di un "sentire" che ci accompagna in ogni istante e rivela a noi stessi il fiato interiore e quello cosmico in cui siamo coinvolti. "Oh Eterno Movimento, / tu trasformi la materia in sostanza ardente", scrive in un'altra poesia. Così era in ogni circostanza, Alda Merini. Me la fece conoscere almeno vent'anni fa Nicola Crocetti in un caffè, mentre si attendeva di andare a leggere poesie nel Castello di Melegnano. C'erano con noi altri poeti, e Crocetti, indicando uno di loro, disse ad Alda: "Perché non fai una poesia su di lui...", lei ribatté ridendo: "No, la farò su quell'altro... perché è più timido...". Penso che quella poesia, come tante altre inedite, sia conservata dall'editore, vero grande amico di Alda, e a lungo, insieme a Scheiwiller, sostenitore dei suoi bisogni economici. Da allora partecipammo insieme a tante letture pubbliche. Memorabile fu un viaggio in taxi con lei e il poeta Davoli da Milano a Civitanova Marche. A un certo punto mi chiese: "Perché non scrivi una poesia per me? Io ne scrivo una per te e tu ne scrivi una per me..." e s'interruppe: "Che ridicola che sono! Le poesie per una donna non si fanno su richiesta...". Arrivati al Teatro di Civitanova salimmo sul palco per leggere le nostre poesie. Quando toccò a lei, io scesi in platea per ascoltarla e vederla meglio. A un certo punto le dissero che avevano preparato per lei un gran bouquet di fiori: "Voglio che sia Franco a farmene omaggio" disse. Allora salii sul palco e molto teatralmente m'inginocchiai ai suoi piedi e con enfasi le offersi i fiori. Lei mi guardò compiaciuta e un po' ironica e poi sillabò: "L'hai fatto davvero o per finta?". Mi ritornò alla mente una sua poesia in cui rivolta a Dio parla della propria menzogna intrisa del desiderio di verità. Tanti ricordi mi legano a lei. Ma in questo momento mi sembra più consono parlare della sua poesia. POiché nessuno come Alda si è lasciato trascinare in un turbine in cui ogni alito del tempo e del respiro diventa parola: "Dio della pace, quanto cibo ormai / io Ti ho offerto negli anni! Dammi un segno / di probabile quiete". Era persino imbarazzante stare con lei e non sapere feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 159 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 ormai / io Ti ho offerto negli anni! Dammi un segno / di probabile quiete". Era persino imbarazzante stare con lei e non sapere se si stesse vivendo un momento del quotidiano trascorrere di vita o di parole: "Eppure i poeti sono inermi... / Hanno un corpo per tutti / e una universale memoria". La contraddizione armonica è il segreto di questa sua poesia, come forse è della sua realtà vivente, il suo dirompente esistere nel mondo. Due sono i termini di questa contraddizione: il mistero o Nulla o Dio - un assoluto dialogante e posto come salvifico - e la miseria dello "stare al mondo", la povertà inerme della condizione umana. Questa sua poesia oscilla perennemente in questa confidenza con l'assoluto e il dolore della contingenza, tra ciò che è e ciò che si spera, ciò che si coglie come eterno e infinito e ciò che ci travolge nella banalità della cronaca: "La paura che l'uomo o il pensiero / intorbidiscano i torrenti della tua infanzia / diventa allora una preghiera ardente". Penso non si sia meglio espressa la condizione del nostro tempo, questo assuefarsi alla catastrofe e presagire insieme la forza salvifica che ci attraversa. Una volta mi chiese: "Tu ci credi in Dio?". "Sì", le risposi, "come i bambini...". "E' il vero modo di credere", disse, "ma non sempre ci riesco...". "Ogni giorno che passa / fiorisce un usignolo / di bel canto sul ramo, / che fa qualche richiamo / modesto richiamo / alla povera vita, / usignolo che canta / di povertà infinita" scrisse tanto tempo fa: è questo il segno della sua vera fede.> -------------------------------------------------------da "Sole 24 Ore - Domenica", 8 novembre 2009 Postato da Filippo Davoli su FB Leggi tutto… RIVISTA ANARCHICA ONLINE irazoqui 8 nov, '09, 6:49 p. rivista anarchica anno 38 n. 338 ottobre 2008 alternative La Comune di Ovada di Anteo Una giornata di studi e un libro ripercorrono l’esperienza del più importante esperimento hippy in Italia (1970-71). feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 160 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Tra l’estate 1970 e novembre 71 alcuni cascinali del Monte Colma sull’Appennino ligure-piemontese, nei pressi di Ovada (Alessandria), accolgono un insediamento hippy. Nel corso dei mesi una novantina di ragazzi e ragazze provenienti per lo più da esperienze della Beat Generation e della contestazione del ’68, occupano e gestiscono diverse cascine abbandonate mettendo in pratica il desiderio di vivere a contato con la natura, lontano dalla famiglia/prigione, dalla società mercantile, dalla schiavitù del lavoro salariato, lontano dal ghetto della città caotica/fumosa/oppressiva. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 161 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Oltre a vivere in simbiosi con la natura, vogliono sperimentare rapporti umani diversi, basati sulla fraternità, sull’amore, sulla solidarietà; dal punto di vista della produzione la loro pratica è di mettere tutto in comune, basandosi sui concetti dell’autogestione per garantire la sopravvivenza della comunità: il lavoro dei campi, la semina, il raccolto, gli animali da cortile, l’arte, la creazione di monili e manufatti diversi rappresentano le fonti primarie di sussistenza, alle quali si aggiungono gli aiuti da parte di altri loro compagni/fratelli che dalle città fanno quanto possono per rendere loro la vita meno precaria e dura. I loro stretti rapporti col movimento underground li rende subito famosi anche all’estero: Ovada diviene, dunque, meta di pellegrinaggio da parte di giovani provenienti da tutti i paesi. Ma questa esperienza non può non impensierire le autorità dello Stato: vuoi la scusa di minorenni scappati di casa e la denuncia dei genitori; vuoi la speculazione che inizia a mostrare le sue grinfie; metteteci anche i giornali scandalistici che descrivono come “orge” il fare il bagno nudi; vuoi le provocazioni; sta di fatto che un bel mattino i carabinieri fanno una grande retata in tutta la valle fermando i giovani e rispedendoli ai paesi d’origine coi famigerati e fascistissimi “fogli di via”. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 162 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Utopia concreta A distanza di 37 anni, a fine maggio scorso, è stata organizzata nella cittadina di Tagliolo Monferrato (Alessandria) una giornata di studi ed una mostra documentaria per ricordare gli eventi di quella irripetibile esperienza che è stata la Comune di Ovada. Per l’occasione è stato pubblicato anche un libro: La Comune hippy di Ovada: un’utopia vissuta. Storia, immagini, testimonianze. Dinni Cesoni, all’epoca anarchica e comunarda in una delle tante comuni urbane di Milano (oggi giornalista e psicologa, con un impegno verso i problemi delle tossicodipendenze e del disagio giovanile nelle banlieue di Parigi), ha ripercorso il periodo storico tra il ’68 e i primi anni settanta, ricordando quel desiderio di vivere insieme senza regole imposte, condividendo i gesti e i problemi quotidiani senza distinzione tra essere donna o uomo, dicendo no alla guerra, alla violenza, alle gerarchie, al possesso, alla gelosia. Sarà proprio dalla Comune di via Vico a Milano che transiteranno i primi giovani che si sposteranno in campagna fondando la Comune agricola di Ovada, divenuta immediatamente simbolo di una scelta possibile, d’una utopia concreta. E non è di poco conto il fatto che questa esperienza sia stata aiutata anche dagli abitanti della valle e delle colline di Tagliolo, coi loro consigli su come lavorare la terra o allevare gli animali, a dimostrazione di come molti contadini abbiano compreso il senso della ricerca di quella nuova generazione. Certo, altri si sono tranquillizzati solo quando i “capelloni” sono stati costretti a sloggiare. E questo lo ha spiegato molto bene Clara Sestilli quando ricorda la trasformazione del mondo contadino negli anni dell’industrializzazione e dell’esodo verso le città e le fabbriche: un mondo contadino intimorito o incuriosito, quando non affascinato dall’innocenza e ardimento dei ragazzi che hanno lasciato la relativa sicurezza di casa, famiglia patriarcale, che hanno detto no a lavori da robot, alla leva, alla vita in quartieri degradati di periferia, pronti a esplorare le proprie capacità e ricercare sè stessi in contesti naturali. Anche se non tutto il mondo contadino comprende e accetta questo rovesciamento dei valori, dove non ci sono capi, nè dottrine rigide a dividere i buoni dai cattivi, i ricchi dai poveri, i ragazzi dalle feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 163 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 capi, nè dottrine rigide a dividere i buoni dai cattivi, i ricchi dai poveri, i ragazzi dalle ragazze. Di un certo rilievo l’intervento di Ignazio Maria Gallino, forse l’unico in Italia ad aver raccolto e custodito la produzione underground a partire dall’esperienza di “Mondo Beat” fino agli anni Settanta, costruendo pezzo per pezzo un “Archivio Storico della Stampa Underground” che solo recentemente ha trovato una sede e presto potrà aprire le porte alla ricerca. Il suo è stato un intervento importante perché ha ricostruito, passo passo, mese dopo mese, la nascita, l’evoluzione e il tramonto dell’esperienza comunarda, non dimenticando di ricordare anche le sperimentazioni di diete alimentari a base di riso, erbe, radici e frutti del luogo. La nudità era naturale, la disponibilità sessuale diffusa e spesso destituita da ogni sottinteso sentimentale. Poco per volta, nei mesi successivi alla prima occupazione di un cascinale abbandonato, si rende necessario occupare altri luoghi per l’arrivo di un alto numero di ragazzi e ragazze del movimento. Si dissoda il terreno, si acquistano le patate per la coltivazione, si accudiscono gli animali, e, non ultimo, inizia la presenza quotidiana della polizia che pratica la caccia ai minorenni e la persecuzione degli stranieri attraverso l’elargizione dei “fogli di via”: una presenza ormai stabile che sfocerà alla fine del 1971 con l’occupazione di tutta la valle e con gli sgomberi dei cascinali occupati. Si chiude così una pagina del movimento hippy in Italia, là sotto il monte Colma, tra le cascine abbandonate di Ovada, Tagliolo e Lerna. Walter Pagliero, nel suo intervento, definisce questa esperienza “un momento di generosità”, anche se i risultati pratici non sempre sono coincisi con le aspettative. Nonostante la lotta contro la fame e il freddo. Nonostante il continuo tormento di due istituzioni repressive: il parroco e i carabinieri. Nonostante la gogna a cui sono stati sottoposti i comunardi da parte delle istituzioni repressive. I contenuti sociali e politici, alla base di una scelta così radicale, sono riconducibili ad alcuni principi essenziali: il rifiuto del sistema e dei suoi valori dominanti feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 164 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 ad alcuni principi essenziali: il rifiuto del sistema e dei suoi valori dominanti (produzione, consumo); il rifiuto della famiglia ritenuta ariosa e stimolante come una camera a gas (da uno slogan scritto sui muri della Comune di Ovada) per sostituirla con una famiglia allargata, in assenza di possessività e fedeltà coatta; il principio della nonviolenza (non a caso tanti renitenti alla leva si sono rifugiati presso la Comune di Ovada) e accettazione delle esperienze psichedeliche per sperimentare nuovi aspetti della propria personalità e la meditazione buddista come strumento di decondizionamento. Infine, Franco Schirone, ha ripercorso le diverse esperienze comunitarie libertarie dei primi anni Settanta in Toscana, sottolineando come questi esperimenti siano stati una costante nella storia dell’anarchismo. Proprio per questa storica esperienza, il movimento libertario preferisce dare ascolto a quei modelli di forme associative di produzione, piuttosto che a quelle di tipo esistenziale poiché è sul piano economico, capace di sopravanzare le altre esistenti, che è possibile fondare le basi di una nuova società. In questo contesto ha ripercorso le esperienze comunitarie negli ultimi due secoli, dai socialisti “utopisti” (Fourier, Owen, Déjacque, Thoreau) fino alla nascita della Prima Internazionale (Bakunin, Kropotkin) e le idee sull’autogestione; dall’esperienza della Colonia Cecilia fino alla concretizzazione dei grandi movimenti rivoluzionari come in Russia (prima che un partito trasformasse il soviet/comunità in cinghia di trasmissione di un nuovo potere), come l’occupazione delle fabbriche e delle terre nel 1920 in Italia e la gestione diretta della produzione, come le colletività spagnole del 1936-39, come mille altre esperienze autogestionarie in tutto il mondo. Non ultimo la Comunità del Sud e la Comune Urupia, ad oggi attive e concrete. Il pomeriggio della giornata di studi è stato dedicato al presente, alle diverse forme di un desiderio di liberazione dai fardelli esistenziali per ritornare in sintonia con la natura, oltre che con sé stessi. E si è discusso di ecovillaggi, di comuni oggi, di esperienze controcorrente che ridestano il desiderio e la volontà di sognare e praticare un altro mondo. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 165 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Foto e documenti Un secondo elemento, contiguo all’incontro, è dato dalla pubblicazione del volume “La Comune hippy di Ovada. Un’Utopia vissuta. Storia, immagini, testimonianze”, curato da I. M. Gallino, che contiene le cinque relazioni presentate al convegno tenuto a Tagliolo Monferrato il 31 maggio scorso. Ma non solo. Le 222 pagine del libro rappresentano un eccezionale documento storico, ricco di foto e documenti dell’epoca: le cascine, la valle, i boschi che hanno accolto l’esperienza comunitaria; l’arrivo dei giovani “capelloni”, le scritte sui muri, il lavoro dei campi, l’ozio sulle rive di un torrente e la libertà di stare nudi. Foto dei diversi momenti di vita quotidiana, primi piani di chi c’è stato, l’arrivo dei carabinieri, le proteste contro lo sgombero e, infine, l’esodo dopo l’incendio delle cascine. La cronaca, le interviste e le testimonianze rappresentano un ulteriore aspetto d’interesse, quando vengono ripresi non solo gli articoli apparsi sui diversi fogli underground (1970-71) ma anche gli articoli di cronaca (e relative foto di contorno) pubblicati sui quotidiani e sulle riviste scandalistiche, sempre in quel periodo. Infine uno scritto inedito del 1967 di Walter Pagliero, sulle prime comuni Beat in Italia, che racconta le diverse esperienze del periodo antecedente Ovada, con corredo di fotografie; e, a chiusura, una ben documentata serie di interventi sempre sul tema delle Comuni. Anteo Il volume La comune hippy di Ovada costa 25 euro + spese di spedizione e va richiesto a Ignazio Mario Gallino, via Niccolini 2, 20154 Milano, telefono per info 02.3451440. Leggi tutto… GUIDO BARROERO irazoqui 8 nov, '09, 6:43 p. Guido Barroero Sestri oh cara! feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 166 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Sestri oh cara! una cittadella proletaria, anarchica e sovversiva Sestri Ponente è Sestri e basta. È l'altra, l'omonima del Tigullio, che ha bisogno dell'aggettivazione: Sestri Levante. Sestri è Sestri e non è Genova, come non sono Genova le altre delegazioni ponentine e valpolceverasche (comuni autonomi fino al '26) e a rimarcare queste specificità rimangono i modi di dire comuni: ancora oggi non si dice andare in centro, ma andare a Genova. In queste due specificazioni c'è tutta la singolarità del ponente del genovesato e di Sestri in primo luogo (senso forte di identità, manifestazioni di autonomia, associativismo territoriale ecc.) che a tutt'oggi permangono, sia pure in forma attenuta. A ben vedere le radici di questa separatezza sono in buona misura legate all'asprezza della costa del genovesato; ancora nel 1658 il cronista della grande peste, padre Antero, scriveva nelle sue cronache che per recarsi da Sestri a Genova - nella stagione invernale - l'unico mezzo era la barca. Pochi chilometri di costa con rivi resi impetuosi dalle piogge e promontori impervi erano intransitabili sul percorso dell'antica strada romana. Bisognerà aspettare l'epoca napoleonica per avere un asse viario degno di questo nome e riportare il mare alla dimensione della pesca o - in epoca più tarda - a quella degli stabilimenti balneari. Il mare, tuttavia, Sestri lo perderà molto presto: nella seconda metà dell'ottocento la nascita e la crescita delle attività manifatturiere colonizzerà le spiaggie. Cantieri navali (Cadenaccio e Odero), ferriere (Raggio), officine (Piaggio), Manifattura tabacchi inizieranno a trasformare Sestri in una città industriale. La costituzione del gruppo industriale Ansaldo e l'insediamento dei suoi primi grandi stabilimenti (i Cantieri Navali) completeranno la trasformazione. A fine secolo il decennale conflitto per l'uso dell'arenile è ormai risolto a favore dei cantieri, mentre l'edificazione avanza intanto a mare dell'insediamento storico con i nuovi quartieri destinati agli operai. Parallelamente all'industrializzazione cresce la proletarizzazione: migliaia sono gli operai che lavorano nelle fabbriche sestresi. Nascono le prime lotte e le prime forme di organizzazione di difesa operaia. La classe operaia genovese è ancora, per la maggior parte inquadrata nelle vecchie società di mutuo soccorso mazziniane, ma la parte combattiva segue gli anarchici, attivissimi a Genova sotto la guida di Galleani e di Pellaco. Quest'ultimo, ricordiamo, era il direttore del giornale anarchico Il Nuovo Combattiamo! che tra il 1888 e il 1890 ebbe uno straordinario successo tra i lavoratori genovesi. È certo che in quegli anni esistessero a Sestri circoli anarchici e gruppi socialisti attivi e consistenti, così come in città, a Sampierdarena e a Rivarolo. Nel 1891 il nascente movimento operaio influenzato dai "sovversivi" (anarchici e socialisti della tendenza rivoluzionaria) è messo per la prima volta alla prova. Lo sciopero per il primo maggio, indetto da anarchici e socialisti ottiene un buon successo a Sestri e nelle altre cittadine del ponente: duemila persone assistono a un comizio a Sampierdarena. Oratori principali per gli anarchici Garfagnoli, Pellaco e Panzacchi. Alla fine del comizio i manifestanti si scontrano con guardie di finanza e soldati, numerosi gli arresti. È la prova del fuoco per la classe operaia genovese e sestrese che negli anni successivi dovrà affrontare ben altre battaglie. Negli anni successivi, da un lato, si completa la trasformazione del ponente cittadino in un insediamento industriale di grandi proporzioni: Sestri e Sampierdarena (chiamata allora la piccola Manchester) primeggiano per concentrazione di fabbriche e di proletariato. Si espandono a Sestri i Cantieri navali, lo stabilimento Fossati e le fonderie Raggio che passano alla Società Ligure Metallurgica. Dall'altro lato, cresce l'organizzazione operaia che si svincola gradatamente dalla tutela dei repubblicani e dall'associativismo di mutuo soccorso. Le prime forme di organizzazione sindacale in senso moderno sono le leghe di resistenza, che gradualmente si associano per categoria e per territorio (sul modello francese delle Bourses du Travail). La prima Camera del Lavoro a costituirsi è quella di Sampierdarena (1895, circa 2000 iscritti), la seconda è quella di Genova (1896, circa 4000 iscritti). Entrambe vengono sciolte d'autorità nel dicembre del 1896. È un duro colpo, ma solo due anni dopo sulla scia della repressione antiproletaria di Bava Beccaris c'è una ripresa generalizzata di iniziativa del movimento operaio genovese. Si arriva, il 20,21 e 22 dicembre del 1900, al grande sciopero generale (il primo in una città italiana) per la libertà di associazione. La partecipazione è grande - totale a Sestri - e il governo deve cedere: nel gennaio dell'anno successivo viene ricostituita la CdL di Genova, di cui, in una prima fase, Sestri, Sampierdarena e Voltri sono sezioni distaccate. Nel 1902 la CdL di Sestri si rende autonoma, primo segretario è il socialista rivoluzionario Dino Bruschi. È l'inizio di una storia - fuor di ogni retorica - gloriosa per il proletariato sestrese e per le avanguardie che esso esprime: anarchici, ma anche sindacalisti rivoluzionari e socialisti intransigenti. È un percorso di lotte dure (ricordiamo le agitazioni operaia del biennio 1901/1902 e lo sciopero generale nazionale del 1904 che a Sestri ebbe un corollario di incidenti e di feriti) ma anche di chiarificazione politica. Ricordiamo che dopo la scissione della Sala Sivori del 1892, anarchici e socialisti avevano feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 167 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 ma anche di chiarificazione politica. Ricordiamo che dopo la scissione della Sala Sivori del 1892, anarchici e socialisti avevano continuato a collaborare sul terreno sindacale. Tuttavia le continue oscillazioni di questi ultimi tra l'ipotesi istituzionale e quella intransigente provoca, oltre che lacerazioni nel partito, disorientamento nel movimento sindacale. Così alla costituzione della Confederazione Generale del Lavoro (1906) corrisponderà la fuoriuscita di gran parte degli anarchici e della frazione dei socialisti intransigenti che si era convertita al sindacalismo rivoluzionario. Così mentre a Genova e a Sampierdarena accanto alle CdL confederali nasceranno Camere sindacaliste, a Sestri l'intera CdL si schiererà compattamente sul fronte sindacalista rivoluzionario. Proprio dalle fila dei sindacalisti usciranno i due segretari, Angelo Faggi e Antonio Negro, che si alterneranno alla guida della CdL sestrese dal 1912 (anno in cui viene costituita l'U.S.I.) fino alla sua caduta ad opera del fascismo. Si apre, a partire dall'inizio degli anni '10, la stagione più feconda delle lotte del proletariato sestrese: lotta per le otto ore, lotte per miglioramenti salariali, scioperi generali di solidarietà con altre categorie di lavoratori, lotta contro il liberticida "Regolamento d'officina" imposto dai confederali in combutta con il patronato, costellano la vita in fabbrica operai sestresi. Citiamo ad esempio lo sciopero alla Ligure Meccanica del 1911, quello allo Stabilimento Artiglierie del novembre 1912; lo sciopero all'Allestimento Navi dell'aprile 1913, che poi si estende a tutta Genova fino all'agosto; le lotte per migliorie salariali al Cantiere Navale Ansaldo di Sestri Ponente e al Cantiere Allestimento Navi di Genova del gennaio 1914; la lotta alle Grandi Fucine Fossati di Sestri Ponente per aumento salariali e l'erogazione di una maggiorazione per lavoro straordinario, del marzo-maggio 1914; gli scioperi per la Settimana rossa del giugno 1914 e lo sciopero alla Piaggio Materiale Mobile di Sestri Ponente, del secondo semestre 1914. Neppure durante i difficili anni della guerra il proletariato sestrese si ferma, nonostante le defezioni - a livello nazionale, ma anche cittadino - di una parte del sindacalismo rivoluzionario, diventato interventista, l'organizzazione tiene e le lotte continuano. Citiamo solo lo sciopero generale metallurgico di Sestri del 19171, in appoggio agli operai dei Cantieri Odero che avevano subito 300 arresti a seguito di una vertenza aziendale. Finita la guerra iniziano i grandi processi di riconversione dell'industria bellica e le fabbriche sestresi sono pesantemente coinvolte. La difesa dei posti di lavoro si aggiunge dunque ai tradizionali temi rivendicativi della riduzione d'orario, degli incrementi salariali e del miglioramento delle condizioni di lavoro. Ma ormai il proletariato sestrese, quello genovese sono all'attacco, si avvicinano il Biennio rosso e il grande movimento dell'occupazione delle fabbriche. La CdL di Sestri Ponente (circa 14.000 iscritti) è controllata dai militanti dell'U.S.I., e in essa giocano un ruolo di primo piano numerosi e stimati militanti anarchici: ricordiamo solo Giovanni Mariani, Pietro Caviglia, i fratelli Dettori (Angelo e Antonio), i fratelli Piana (Cristoforo e Lorenzo), i fratelli Stanchi (Carlo, Attilio, Dante) e tanti altri compagni che solo ragioni di spazio ci impediscono di citare. L'organo di stampa della Camera del Lavoro di Sestri Lotta operaia non cessa di incitare gli operai alla lotta decisiva. Lo stesso fanno i dirigenti e i militanti più attivi dell'U.S.I. e dei sindacati (come il Sindacato Nazionale Metallurgici diretto da Alibrando Giovannetti) ad essa affiliati. Il prologo è la lotta per le sei ore dei lavoratori della latta che si prolunga dal giugno al settembre del 1919. Il 1920 è una data epocale; nel febbraio c'è una prima occupazione di fabbriche nel genovesato, a settembre si sviluppa in tutta la sua ampiezza il movimento per "la presa di possesso delle fabbriche" come precisano dirigenti e militanti anarcosindacalisti. Il movimento cresce, dilaga, ma poi viene battuto dal tradimento dei socialisti e dall'acquiescienza a questi della maggioranza della CGdL. Il proletariato sestrese esce battuto, ma non domo, da questa esperienza. Altre durissime lotte lo aspettano negli anni successivi e queste saranno battaglie per la pura e semplice sopravvivenza contro la marea montante della reazione e del fascismo. Ne riparleremo. Fonti e bibliografia: - Gaetano Perrillo, articoli pubblicati su Movimento Operaio e Socialista in Liguria (MOSL): Il Primo Maggio del 1890 e del 1891 in Liguria; n.3-4 del 1956 Socialismo e classe operaia in Liguria; n.4,5,6 del 1960, n.1,3/4 del 1961 Lo sciopero generale del dicembre 1900; n.3/4 del 1956 Il settimanale degli anarchici genovesi negli anni 1888-1890; n.1/2 del 1958 - Claudio Costantini, Gli anarchici in Liguria durante la prima guerra mondiale, MOSL n.2 del 1961 - Gino Bianco, L'attivitý degli anarchici nel biennio rosso, MOSL n.2 del 1961 - Guido Barroero, Una storia industriale, in Di Base, n.9 del 1999 - Marco Genzone, Composizione di classe e disciplina industriale all'Ansaldo 1911-1922. Le lotte operaie sotto i Perrone, Tesi di Laurea - Alibrando Giovannetti, Raccolta di articoli apparsi su il giornale in lingua italiana dell'IWW, Il Proletario, tra il 1925 e il 1926. “Umanità Nova” n. 21 del 9 giugno 2002 Leggi tutto… GIUSEPPE MARIANI irazoqui 7 nov, '09, 10:21 p. Non godiamo del male feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 168 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 del male di Giuseppe Mariani Altri fatti che la storia ignora sulla preparazione ed esecuzione della bomba al Diana voglio ora non passare sotto silenzio in quanto che credo ormai giunto il momento di fare intorno a quell’atto un po’ di luce, onde sfatare tutte le sciocchezze che su di noi e su di me in particolare, furono dette e ritenute vere. Prima però di scendere nei particolari di quel tragico fatto ritengo necessario dire subito, anche se nelle spiegazioni successive risulterà maggiormente evidente, che senza l’arbitraria e prolungata detenzione in carcere di Errico Malatesta, l’attentato non solo non sarebbe mai stato fatto, ma neppur pensato. Quello, forse, che non risulterà a tutti egualmente evidente, per quanto ogni persona onesta lo scorga di primo acchito, è la ricerca da parte delle forze del governo, in combutta con qualche partito politico, di un fatto che servisse loro a demolire il prestigio di un uomo o di un movimento, ostacolanti i loro piani politici. Se le nostre precedenti attività terroristiche lasciano supporre in noi una formazione mentale predisposta ad azioni del genere, abbiamo anche esplicato altre attività che dimostrano tutto il contrario: la nostra partecipazione a tutte le lotte sindacali, alle agitazioni e manifestazioni collettive e alla preparazione della rivoluzione. Nel marzo del 1921 la nostra volontà era galvanizzata non solo dal fatto particolare di Malatesta detenuto e in istato di rivolta con lo sciopero della fame, ma da tutto il fermento politico e sociale del momento di cui, si può dire, noi eravamo il prodotto e l’espressione. La coscienza nostra non era oscurata, ma non è immaginabile fuori da quel particolare ambiente. C’era in noi una volontà operante, che non era solo l’espressione del nostro carattere, ma era anche l’espressione di uno stato di esasperazione. Non sono gli uomini della nostra fede politica né della nostra concezione sociale che godono del male che possono fare ai proprii simili; la rivoluzione che auspichiamo e alla maturazione della quale diamo tutto, anche la vita, esclude che si colpisca a casaccio, facendo delle vittime innocenti. Qualche volta il voler impedire che sia minacciata la libertà e la vita di uno dei nostri può suggerire il ricorso alla forza contro la forza, ma mai una violenza fine a se stessa, per quanto la disperazione possa accecare. Se poi le circostanze, trascendendo volontà e propositi, fanno seminare la morte dove si vorrebbe la pace, non diremo la solita frase con la quale gli storici da strapazzo hanno sempre creduto di giustificare i delitti di tutti i tiranni: “ Fate il processo alla storia ”. Ma diremo invece, come nel suo interrogatorio ebbe a dire il mio povero compagno Aggugini : “ Noi piangiamo sulle vittime del Diana, mentre voi non piangete mai su tutte le vittime che il vostro sistema sociale semina tutti i giorni a migliaia”. E se il coraggio delle nostre modeste autodifese e il fiero comportamento ci hanno fatto giudicare dai prezzolati giornalisti e dai benpensanti per dei cinici, oggi dico a loro quel che pensavo allora: il giorno che avrete il coraggio di riconoscervi degli uomini con tutto il vostro bene e tutto il vostro male come lo riconosciamo per noi, meriterete che si prendano in considerazione i vostri giudizi. Tratto da: Giuseppe Mariani, Memorie di un ex-terrorista, Torino, 1953. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 169 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Leggi tutto… GIULIANO GALLETTA irazoqui 6 nov, '09, 4:58 p. Giuliano Galletta Liber esoGuglielmi “I l nuovo giardiniere era un ragazzo con i capelli lunghi e una crocetta di stoffa in testa per tenerli fermi. Adesso veniva su per il viale con l’innaffiatoio pieno, sporgendo l’altro braccio per bilanciare il carico. Innaffiava le piante di nasturzio, piano piano, come se versasse caffelatte: in terra, al piede delle piantine, si dilatava una macchia scura, quando la macchia era grande e molle lui rialzava l’innaffiatoio e passava a un’altra pianta. Il giardiniere doveva essere un bel mestiere perchè si poteva fare tutte le cose con calma. Maria-nunziata lo stava guardando dalla finestra della cucina. (...). - Ciao - disse il ragazzo-giardiniere. Aveva la pelle marrone, sulla faccia, sul collo, sul petto: forse perché stava sempre così, mezzo nudo. - Come ti chiami ? disse Maria-nunziata. - Libereso - disse il ragazzo-giardiniere. Maria-nunziata rideva e ripetè Libereso... Libereso... che nome, Libereso. - È un nome in esperanto - disse lui - vuol dire libertà in esperanto». Sono passati quasi settant’anni dalla scena descritta da Italo Calvino nel suo racconto “Un pomeriggio. Adamo” e Libereso Guglielmi - “il giardiniere di Calvino” definizione inventata nel 1993 da Ippolito Pizzetti - è qui davanti a me e non mi pare poi cambiato molto, nella sostanza, a dispetto degli 84 anni. Mi porge un piccolo fiore giallo (nome scientifico: Oxalis pes-caprae ): «Assaggialo, sa di aceto, bisogno di condirla». se si mette nell’insalata non c’è neppure bisogno di condirla>. In effetti, a ben guardare, Libereso non è esattamente uguale, non ha l’innaffiatoio in mano ma probabilmente è solo perché piove. Piove a dirotto, ma lui non sembra farci molto caso. Io e il fotografo Gianni Ansaldi siamo dotati di giacche a vento e cappucci ma lui no, sfida l’acqua con la sua folta chioma di capelli candidi e un vecchio maglione norvegese e tutto l’insieme sembra assolutamente impermeabile. «Sono abituato, anche nel deserto indiano quando di notte la temperatura scendeva da 40 a zero gradi, io me la cavavo con questo maglioncino», racconta. Di entrare in casa non se ne parla nemmeno. Libereso ci ha accolto nel suo piccolo grande giardino selvaggio, nella sua giungla personale incastonata nel cemento di Sanremo, senza alcun convenevole, come vecchi amici, è entrato subito in argomento e l’argomento è il suo giardino, un archivio della biodiversità, dove ogni ramo è una romanzo, ogni foglia una lezione di botanica, di storia, di geografia, di gastronomia. Avendo dei dubbi sul fatto che ogni giardino racchiuda una visione del mondo basta ascoltare cinque minuti Libereso per fugarli tutti. «L’altro giorno mio nipotino di quattro anni stava scavando in giardino, distruggendo i bulbi che avevo appena piantato; gli ho chiesto che faceva e mi ha risposto che voleva far prendere un po’ d’aria ai vermi. L’ho lasciato fare perché era più interessante la sua risposta dei miei bulbi. Poi mi ha portato a vedere una biscia che aveva catturato, “nonno morde?” “no, solo una puntura di spillo”. Mi ha ricordato quando andavo in giro con Mario Calvino, mi riempivo la camicia di bisce e le portavo a casa; se le accarezzi un po’, non ti mordono più, capiscono che non seio un nemico>. Proprio come nel racconto di Italo: «Quando tornò in cucina Libereso non c’era, Né dentro, né sotto la finestra. Maria-nunziata si avvicinò all’acquaio. Allora feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 170 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Italo: «Quando tornò in cucina Libereso non c’era, Né dentro, né sotto la finestra. Maria-nunziata si avvicinò all’acquaio. Allora vide la sorpresa. Su ogni piatto messo ad asciugare c’era un ranocchio che saltava, una biscia era arrotolata dentro una casseruola, c’era una zuppiera piena di ramarri, e lumache bavose lasciavano scie incandescenti sulla cristalleria. Nel catino pieno d’acqua nuotava il vecchio pesce rosso». «Ho lavorato con Mario Calvino, come come borsista della Stazione sperimentale di floricultura, che era nata nel 1925 a Sanremo , da quando avevo 15 anni, nel 1940, fino alla sua morte nel 1951 ed ho vissuto fianco a fianco con Italo, che era più vecchio di me di soli due anni e con Fiorenzo che poi diventerà un grande geologo. Da Mario Calvino ho imparato tutto, anche come si legge un libro. Quando gli chiedevo qualche consiglio lui tu mi rispondeva che tutti i libri sono buoni ma che l’importante è quello che ci mettiamo dentro noi, della nostra vita, della nostra esperienza. Da allora ho imparato a copiare, a prendere qua e là quello che mi serve. E l’ho fatto anche con l’altro mio maestro il grande disegnatore Antonio Rubino». Si perché Libereso è anche un ritrattista, di persone oltreché di piante. La tecnica dell’acquerello botanico l’ha imparata in Inghilterra dove ha lavorato per dieci anni nei giardini di Parker Bowles, lo zio di Camilla, moglie di Carlo d’Inghilterra. «Gli inglesi hanno questa tradizione del giardiniere-botanico, che conosce le classificazioni ma sa anche fare un innesto, che unisce cioè teoria e pratica». Adesso Libereso ha messo un pizzico della sua sapienza vegetale in un piccolo ma prezioso libretto, “Oltre il giardino. Le ricette di Libereso Guglielmi”, a cura di Claudio Porchia, (Socialmente). Partendo proprio dalle 400 varietà del suo giardino ha elaborato un ricettario unico nel suo genere che è anche un micro-manuale di botanica. «Siamo tutti un po’ abbelinati » sentenzia «coltiviamo e mangiamo sempre le stesse cose e così ci perdiamo i sapori meravigliosi di almeno trecento specie commestibili. Come l’Alstroemeria: si mangiano i getti nuovi come asparagi o il Tropaeolum: i fiori si mettono insalata, i boccioli si usano come capperi. Le foglie di Philadelphus hanno il gusto di cetriolo, mentre quelle di Plantago major sembrano porcini». Il viaggio nel giardino di Libereso potrebbe non finire mai: senti che profumo, assaggia questa radice, quest’altra puoi metterla sul terrazzo. «Qui convivono liberamente piante di tutto il mondo che non solo non si “combattono” ma “collaborano”. Potrebbe accadere anche agli umani se non ci fossero tanti capi pronti a ordinarci come dobbiamo vivere». E’ chiaro che Libereso non ha mai dimenticato le sue radici. Quelle anarchiche, naturalmente. ( “Il Secolo XIX”,11 marzo 2009) Leggi tutto… CAMILLO BERNERI 2 irazoqui 6 nov, '09, 4:49 p. Caro Gobetti , m'è accaduto più volte, trovandomi a discutere delle mie idee con persone colte, di dover constatare, per le domande rivoltemi e per le obbiezioni mossemi, che il movimento anarchico, che pure fa parte, e non piccola, della storia del socialismo, è o semi-ignorato o malamente conosciuto. Non mi sono, quindi, stupito, leggendo l'articolo del prof. Gaetano Mosca sul materialismo storico, nel vedere annoverato tra i socialisti utopisti il Proudhon , che rimarrebbe mortificato nel vedersi posto a braccetto con quel Blanc , che egli saettò con la più aspra ironia per aver posto "l'Eguaglianza a sinistra, la Libertà a destra e la Fratellanza in mezzo, come il Cristo fra il buono e il cattivo ladrone". Per escludere il Proudhon dagli scodellatori della zuppa comunista, basterebbe la critica alla formula, che divenne poi il credoKrapotkintano "da ciascuno secondo le sue forze ed a ciascuno secondo i suoi bisogni", formula che egli chiama una casuisticaavvocatesca, poiché non vede chi potrà fare la valutazione delle capacità e chi sarà giudice dei bisogni. (Cfr. L'Idée générale de la Révolution au dix-neuviéme siécle. - Garnier, Paris, 1851, p. 108). L'errore in cui è caduto il Mosca è interessante, poiché dimostra come sia sfuggito a molti studiosi della storia del socialismo questa verità: che il collettivismo dell'Internazionale ebbe un valore essenzialmente critico. Fatto che è stato negato anche da alcuni anarchici , come da L. Fabbri , che sostiene essere l'anarchismo "tradizionalmente e storicamente socialista" in quanto ha per base della sua dottrina economica "la sostituzione della proprietà socializzata alla proprietà individuale" (cfr. Lettere ad un socialista; Pensiero- 1910, n. 14, p. 213). Basta una rapida scorsa alla storia della Iª Internazionale per smentire questa affermazione. L'Internazionale nacque in Francia , nell'atmosfera ideologica del mutualismo proudhoniano, e, come dice Marx in una sua lettera relativa al Congresso di Ginevra (1866), non aveva, nel suo primo tempo, espressa alcuna idea collettivista né comunista. Il rapporto Longuet nel Congresso di Losanna (1867) dimostra che Proudhon dominava ancora. E tale dominio si riscontra nel Congresso di Bruxelles (1868), in cui, tuttavia, si affacciò l'idea collettivista, ma in modo generico e limitata alla proprietà fondiaria e alle vie di comunicazione. La collettivizzazione affermata nel IV Congresso, quello di Basilea (1869), fu limitata al suolo. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 171 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 collettivizzazione affermata nel IV Congresso, quello di Basilea (1869), fu limitata al suolo. L'influenza praudhoniana, dunque, è parallela all'anti-comunismo e all'anti-collettivismo. Al collettivismo aderirono Bakounine e seguaci; ma vedendo in esso più che un progetto di forma economica, una formula di negazione della proprietà capitalista. Bakounine era entusiasta di Proudhon. Egli (Cfr. Oeuvres, I, 13-26-29) esalta il liberismo nord-americano [non erano ancora sorti i trusts], e dice "La libertà dell'industria e del commercio è certamente una gran cosa, ed è una delle basi essenziali della futura alleanza internazionale fra tutti i popoli del mondo". E ancora: "I paesi d' Europa ove il commercio e l'industria godono comparativamente della più grande libertà, hanno raggiunto il più alto grado di sviluppo". L'entusiasmo per il liberismo non gli impedisce di riconoscere che fino a quando esisteranno i governi accentrati e il lavoro sarà servo del capitale "la libertà economica non sarà direttamentevantaggiosa che alla borghesia". In quel direttamentevi è una seconda riserva. Infatti egli vedeva nella libertà economica una molla di azione per la classe borghese, che egli afferma essere ingiusto considerare estranea al lavoro (Cfr. Oeuvres, I, pp. 30 e segg.), e non poteva non riconoscere la funzione storica del capitalismo attivo. Interessanti sono anche i motivi delle simpatie del B. per il liberalismo nord-americano, poiché ci spiegano che cosa egli intendesse per proprietà. Il B. fa presente che il sistema liberista nord-americano "attira ogni anno centinaia di migliaia di coloni energici, industriosi ed intelligenti", e non si impressiona punto all'idea che costoro divengano, o tentino divenire, proprietari. Anzi, si compiace che vi siano coloni che emigrano nel Far Weste vi dissodino la terra, dopo essersela appropriata, e nota che "la presenza di terre libere e la possibilità per l'operaio di diventare proprietario, mantiene i salari ad una notevole altezza ed assicura l'indipendenza del lavoratore" (Cfr. Oeuvres, I, 29). La concezione del valore energetico della proprietà, frutto del proprio lavoro, è la nota fondamentale della ideologia economica del B. e dei suoi più diretti seguaci. Tra questi Adhémar Schwitzguébel , che nei suoi scritti (Cfr. Quelques écrits, a cura di J. Guillaume , Stock, Paris, pagina 40 e seguenti) sostiene che l'espropriazione rivoluzionaria deve tendere a concedere ad ogni produttore il capitale necessario a far valere il suo lavoro. La dimostrazione storica dell'anti-comunismo bakunista sta nel fatto che le tendenze comuniste nell'Internazionale italiana trionfarono nel 1867, quando l'attività del Bakounine era quasi interamente sospesa (Cfr. Introd. del Guillaume alle Oeuvres de B.,p. XX) e nel fatto che in Spagna , ove l'Alleanza aveva piantato profonde radici, perdura una corrente anarchica collettivista in senso bakunista. Se il collettivismodell'Internazionale fosse stato compreso dal Mazzini non ci sarebbe stato il fenomeno della sua critica anti-comunista. Così criticava il Mazzini : "L' Internazionaleè la negazione di ogniproprietà individuale, cioè di ognistimolo alla produzione... Chi lavora e produce, ha diritto ai frutti del suolavoro: in ciò risiede il diritto di proprietà... Bisogna tendere alla creazione d'un ordine di cose in cui la proprietà non possa più diventare un monopolio, e non provenga nel futuro che dal lavoro". Saverio Friscia , nella "Risposta di un internazionalista a Mazzini ", (pubblicata sopra il giornale bakunista L' Eguaglianza di Girgenti , e ripubblicata dal Guillaume, che la trova superba e l'approva toto corde[Cfr. Oeavres de B., vol. VI, pp, 137140]) rispondeva: "Il socialismo non ha ancora detto la sua ultima parola; ma esso non nega ogni proprietà individuale. Come lo potrebbe, se combatte la proprietà individuale (leggi: capitalista) del suolo, per la necessità che ogni individuo abbia un diritto assoluto di proprietàsu ciò che ha prodotto? Come lo potrebbe se l'assioma "chi lavora ha diritto ai frutti del suo lavoro", costituisce una delle basi fondamentali delle nuove teorie sociali?". E dopo aver analizzato le critiche del Mazzini , esclama: "Ma non è questo del puro socialismo? Che cosa volevano Leroux e Proudhon, Marx e Bakunin, se non che la proprietà sia il frutto del lavoro? E il principio che ogni uomo deve essere retribuito in proporzione alle sue opere, non risponde forse a quell'ineguaglianza di attitudini e di forze ove il socialismo vede la base dell'eguaglianza e della solidarietà umana?". In questa risposta del Friscia è netta l'opposizione della proprietà per tutti alla proprietà feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 172 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 In questa risposta del Friscia è netta l'opposizione della proprietà per tutti alla proprietà monopolistica di alcuni; il principio dell'eguaglianza relativa (economica); ed in fine il principio dello stimolo al lavoro rappresentato dalla ricompensa proporzionata, automaticamente, alle opere. Non pensi, caro Gobetti, che potrebbe essere utile, su R. L., una serie di studi sul liberalismo economico nel socialismo? Credo colmerebbe una grande lacuna e leverebbe di mezzo molti e vecchi equivoci. Credo ne risulterebbe, fra le tante cose interessanti, questa verità storica: essere stati gli anarchici , in seno all' Internazionale, i liberali del socialismo. Storicamente, cioè nella loro funzione di critica e di opposizione al comunismo autoritario e centralizzatore, lo sono tutt'ora. Tuo C. BERNERI. Leggi tutto… 2 novembre 1975 dirtyinbirdland 2 nov, '09, 2:17 p. Leggi tutto… Ci lascia Alda Merini dirtyinbirdland 1 nov, '09, 9:26 p. Leggi tutto… Natuzza Evola dirtyinbirdland 1 nov, '09, 9:56 m. MILETO - Si e' spenta questa mattina all'eta' di 85 anni Natuzza Evolo, conosciuta come la "mistica" di Paravati, la frazione del piccolo paese in provincia di Vibo Valentia, Mileto, in cui viveva. E' morta nel centro per anziani che lei stessa aveva fondato grazie alle offerte dei fedeli. Leggi tutto… "Emilie Muller"di Yvon Marciano dirtyinbirdland 30 ott, '09, 10:47 m. Leggi tutto… GIOVANNI LINDO FERRETTI E CIELLE irazoqui 29 ott, '09, 9:03 p. Tracce numero 9 ottobre 2007 Torna al sommario Tracce N.9, Ottobre 2007 Tracce N.9, Ottobre 2007 Giovanni Lindo Ferretti Il dono che ho trovato tornando a casa feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 173 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Il dono che ho trovato tornando a casa Maddalena Vicini Era un famoso cantante punk. Lo abbiamo rivisto al Meeting a parlare di preti e vocazione. Come ci è arrivato? Grazie alle sue radici. E a un incontro Incontrare Giovanni Lindo Ferretti al Meeting di Rimini è stata una sorpresa. Ma mai quanto scoprire il motivo della sua presenza: la presentazione del libro di Marina Corradi, Innanzitutto uomini, ovvero le storie di alcuni preti della Fraternità San Carlo. L’origine di questo strano mix è Jonah Lynch, giovane prete missionario, nonché uno dei due vicerettori della San Carlo. Dopo aver letto gli articoli comparsi su Il Foglio e l’ultimo libro di Ferretti, Reduce (più che il racconto, un insieme di flashback della sua vita), Jonah decide di partire alla volta di Cerreto Alpi e bussare alla porta del cantante per conoscerlo di persona, farsi raccontare la sua storia e il suo “ritorno a casa”. Nasce così un’amicizia profonda e inaspettata tra due persone in apparenza lontanissime e diverse per origini, storia, esperienze e nazionalità. Un prete nato in Irlanda, cresciuto negli Usa, che ha studiato in Canada e l’ex leader di uno dei più importanti gruppi punk europei, emiliano trapiantato a Berlino, dai trascorsi filo-sovietici. Cosa avranno mai da spartire l’uno con l’altro? Per rispondere bisogna fare un passo indietro. Ripercorrere la storia di Giovanni. E il viaggio che l’ha portato fin qui, all’amicizia con Jonah, e quindi al Meeting. «Da quando sono nato fino a sei anni ho vissuto da solo con mia nonna, qui a Cerreto, in questa casa molto grande. Eravamo da soli, io e lei, perché mia madre lavorava in città per mantenerci, mio padre era morto, mio fratello stava in collegio e mio zio era in ospedale». Attorno al tavolo della cucina e la sera prima di dormire Giovanni impara le preghiere, l’esame di coscienza, il perdono e la compassione come gesti quotidiani di vita familiare. Compagna di viaggio Con l’inizio degli studi arriva l’allontanamento dal suo paese, dalla casa e dalla famiglia. Con il liceo arriva il ’68, l’ideologia, la rottura. L’università a Bologna, poi cinque anni da operatore psichiatrico, e quindi via dall’Emilia, Europa. Sbarcato a Berlino s’imbatte per caso in un compagno emiliano, Massimo Zamboni: nascono i CCCP Fedeli alla linea. Il crollo del Muro sancisce la fine dei CCCP, ma l’ideologia politica continua. «Paradossalmente, nonostante tutto, come una malattia che ti impedisce di vedere come stanno davvero le cose intorno a te». Nel 1992 fonda i CSI (Consorzio suonatori indipendenti). Un altro grande successo. E il viaggio prosegue. Africa, Russia, Jugoslavia, Mongolia… «Non mi sono mai fatto mancare niente di quello che volevo provare». Ma l’insoddisfazione è per Giovanni una compagna di viaggio fedele. Berlino, l’Europa, i tour, la politica, la musica non bastano più. Torna a casa, a Cerreto. Viene accolto dagli abitanti, ormai tutti anziani e decimati, come non fosse mai partito. Nessuno trova niente di strano nel vederlo comparire in chiesa e, tantomeno, nell’eleggerlo nel consiglio pastorale, per una sorta di «confidenza antica, quasi genetica», nonostante la lunga assenza e una bella cresta blu sulla testa. «Ciò che avevo sempre preferito e rivendicato come migliore si stava rivelando nient’altro che una zavorra. Al contrario, tutto quello che non avevo scelto e deciso da me rifioriva, assumendo un nuovo valore per la mia vita». Come lievito: l’educazione dell’infanzia, i volti e i ricordi di famiglia, le preghiere e la messa. L’ideologia politica inizia a sollevare il suo peso dalle palpebre, a svelare l’inganno: «Troppo di ciò che credevo mio, mio non era, ma piuttosto si era impossessato di me. Tornare a casa significava tornare a una pienezza di vita conosciuta e ricominciare». Ricominciare anzitutto prendendosi cura di chi è rimasto a casa, riconoscente dei debiti che la vita gli ha lasciato da saldare nei confronti dei suoi cari e di sé. Cambiamenti inattesi Tornare a casa vuol dire anche ritornare in chiesa, perché gesto inscindibile dalla sua memoria domestica e affettiva. Le preghiere imparate da bambino e mai più recitate riaffiorano alla mente e diventano le parole più adatte, le uniche, per descrivere se stesso. Diventano le parole della sua musica. Perché tornare a casa segna l’inizio di una nuova esperienza artistica: la ricerca di canti e tradizioni popolari mariani, e non, che Giovanni comincia a portare in giro per l’Italia sotto forma di spettacoli. Dal tempo della sua partenza, però, molte cose sono cambiate. Oggi spesso capita che «la messa domenicale può essere un’ora di sofferenza, una discesa nel degrado liturgico, che lascia sgomenti di fronte a Dio e alla tradizione cattolica di cui siamo figli». Alle figure di preti che appartengono alla memoria della sua infanzia, uomini a cui, sia in paese che in famiglia, era dovuto il rispetto e l’obbedienza, si sono sostituiti «pastori protestanti di ottime volontà e grandi impegni». E proprio quando pare che tra passato e presente la ferita sia incolmabile, Jonah piomba inaspettato nella vita di Giovanni. Non un pastore protestante, non un ricordo del passato, ma un prete in carne e ossa. Un uomo. E un’amicizia. Leggi tutto… LINDO FERRETTI irazoqui 29 ott, '09, 2:48 p. in un'intervista di Antonio Socci pubblicata dal quotidiano Libero, Ferretti dichiara la scoperta dei testi del neo eletto papa Ratzinger e di cattolici come don Giuseppe Dossetti. « Dopo aver cercato il senso in mille modi senza trovarlo l'ho trovato tornando a casa. Al mio feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 174 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 « Dopo aver cercato il senso in mille modi senza trovarlo l'ho trovato tornando a casa. Al mio mondo di quando ero bimbo: i monti, il rosario [..] - Ma Giovanni Lindo Ferretti oggi chi è? Nel Te Deum può scoprirlo. Sono uno che iniziò a curiosare tra i libri dell'allora cardinal Ratzinger per capire perché molti ne parlassero male. E ora che sono tornato a casa, Benedetto XVI è il mio maestro[3] » Grazie all'incontro con il movimento di Comunione e Liberazione, ha partecipato all'edizione 2007 del Meeting di Rimini, parlando ad un incontro sui preti della Fraternità Sacerdotale di San Carlo Borromeo. sono andato a controllare: purtroppo per certe cose ho naso. Leggi tutto… VITTORIO EMILIANI irazoqui 29 ott, '09, 11:07 m. da "GLI ANARCHICI. Vite di Cafiero, Costa,Malatesta,Cipriani,Gori,Berneri,Borghi", Informazione Storica Bompiani, Milano 1973 "Ma la lettra di Garibaldi, sai, non caverà mica tuo figlio dallo sprofondo dell'inferno, te lo dico io. A t'è degh me!". Allora PIrèn Costa, per una volta in vita sua, vede rosso, e andando quasi con la faccia contro quella del suo interlocutore gli fa d'un fiato : "E io mo ti dico che tuo figlio volerà proprio nel mezzo del paradiso, ma mica perchè lui avrà ricevuto delle lettere da Sua Santità, Pio IX, no, no, ma perchè è un gran coglione: t'è capè?, hai capito?" Vittorio Emiliani (Predappio 1935). Giornalista e raccontatore di storia. Leggi tutto… Giovanni Lindo Ferretti - Tornare a casa dirtyinbirdland 27 ott, '09, 7:25 m. Leggi tutto… LA CASA DI MIA BISNONNA LISA irazoqui 25 ott, '09, 10:28 p. Leggi tutto… feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 175 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Leggi tutto… Emma S. dirtyinbirdland 19 ott, '09, 8:41 m. Emma S, ha 9 anni. Vive a Nord. Passeggia, si siede e annota. Poi ricopia, in bella, sul quaderno. E' l'anticipazione della sosta poetica. E' femminile, Emma, nella scrittura. Si sente il piglio della gonna che si accomoda sull'erba, che è tutta un'altra storia quando si scrive. Credo che anche gli uomini indossino la gonna, quando scrivono. E' contemplativa con il giusto confine di dubbio. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 176 di 186 Aurelio Valesi feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml 01/12/11 08:37 Pagina 177 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Leggi tutto… MARIO TAMBUSSA irazoqui 12 ott, '09, 9:45 p. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 178 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Mario Tambussa è nato a Capriata d' Orba 1948. Leggi tutto… yo yo mundi dirtyinbirdland 12 ott, '09, 2:33 p. Video del brano "Ho visto cose che..." degli Yo Yo Mundi estratto da Album Rosso. Video realizzato da 4 ragazzi della scuola Holden di Torino. Leggi tutto… “The True Love Project” by Zack Seckler dirtyinbirdland 10 ott, '09, 8:27 p. “The True Love Project” by Zack Seckler 31.07.2009 | Author: Miguel Garcia-Guzman | Posted in Photography feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 179 di 186 Aurelio Valesi feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml 01/12/11 08:37 Pagina 180 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 © Zack Seckler Leggi tutto… Alle parole non si toglie il respiro dirtyinbirdland 3 ott, '09, 9:15 m. Roma, 3 ottobre, ore 16.00 in Piazza del Popolo Leggi tutto… Maurizio Puppo dirtyinbirdland 25 set, '09, 6:26 p. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 181 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Io sono un cittadino (ed ho scelto ormai la vita che farò). Sono nato e cresciuto a Genova, che quand’ero piccolo mi sembrava tanto grande e ancora me lo sembra; e poi mi sono trasferito a Parigi, che più che una grande città è un enorme miscuglio di cose, Paris, c'est plusieurs villages, chacun avec son visage . Per me il mondo altro non è che un affare pieno di strade e di negozi e di vetrine piene di luce con tanta gente che lavora con tanta gente che produce, “grattacieli, luci folli, cateratte di macchine, ragazze stupende e facili, cinema, luna park, Milan-Inter, la vita insomma” (è Buzzati), è la vita agra del miracolo balordo di Bianciardi, è la Manhattan in bianco e nero di Woody Allen. Ma poi d’improvviso mi sposto e dai finestrini di un treno o di un aereo vedo il mondo com’è davvero tra una città e l’altra, i campi gli alberi le case l’abbraccio del silenzio e allora all’improvviso di ogni disturbata passione per miracolo tace la guerra e persino io capisco che il mondo è un’altra cosa, silenzioso e leggero e quieto, sono i monti e sono i prati e la neve soffice e uguale a se stessa, sempre, e i piccoli segni della comunità umana, una casa, un cartello con le figure di due bimbi che si recano a scuola scambiandosi confidenze tremende (inconfessabili a noi adulti che tutto abbiamo scordato); è il tetro rombo di frana che si ode nel rifugio (ma fuori non c’è che il silenzio e le montagne illuminate dalla luna), è la campagna mia alle spalle di Genova, due passi e l’entroterra e le stradine silenziose, due passi ancora e il paese di montagna, e ancora non so come tutto questo possa esistere allo stesso tempo ma infine anch’io capisco che si’, certo: ogni cosa è illuminata. Il titolo della foto è “Settimana bianca a Limone”. Era d'estate (tanto tempo fa), e per la prima volta in assoluto, la mia famiglia si recò in « vacanza ». Gli zii, ben più danarosi di noi (ci voleva poco, del resto), avevano comprato una bella casettina montanara, proprio a Limone Piemonte, ecco. Ne approfittammo e ci andammo in cinquecento: nel senso della macchina. Ricordo l’odore del garage , l’aria fresca e asciutta della montagna che sentivo per la prima volta in vita mia. Limone è un paesotto chic , ragionevolmente deformato dall'edilizia residenzial-sciistica, senza per questo arrivare ai disastri urbanistici delle stations intégrées tipo San Grée di Viola ; colate di cemento, queste ultime, ideologicamente tese a dare al turista la confortevole sensazione di essere rimasto a soffocare in città; autentici crimini, nell'ordine, contro le mucche e l'umanità (senza offesa per le due categorie, si intende) prima ancora che contro il paesaggio. Ma tra i villaggi montanari Limone ha sempre goduto di una posizione di privilegio, intanto geografica: l'idea della ferrovia attraverso il Col di Tenda, che collegasse la Contea di Nizza al Piemonte, i Savoia ce l'avevano in testa ancor prima di fare l'Italia e di provare a fare gli italiani (con il risultato che ci è noto). A frenarla un po’ fu la cessione della bien-aimée Nizza ai cuginastri francesi (cuginastri perché stanno a noi come Gastone sta a Paperino). Del resto, basta pensare che a causa di tale infausta decisione la farinata a Nizza viene chiamata socca . Da pronunciarsi in modo tronco, cioè “soccà”, anche per evitare equivoci da metaplasmo di sostituzione della prima « c » con una erre, e ci siamo spiegati. Però nelle friggitorie di Nizza, oltre che la socca , si trovano le stesse cose che si mangiano a Genova; i ripieni e le beignets de courgettes , cioè le frittelle di zucchini, che noi liguri (e credo pure i piemontesi) chiamiamo più spesso zucchine, al femminile; curioso, vista la forma fallica della succitata verdura. Insomma, fatto sta che già a fine Ottocento i ltreno collegava Limone a Ventimiglia; e nel 1928, più o meno nei giorni in cui Buzzati veniva assunto dal Corriere e negli States appariva per la prima volta Topolino, Mussolini in persona (bum!) inaugurò la Cuneo-Limone-Ventimiglia. Dopo la guerra, il tratto restò inagibile fin quasi alla fine degli anni Settanta; poi, fu rimesso in sesto e allora cominciarono ad andarci frotte di azuréens (costazzurrini), e di liguri, armati di sci fino ai denti. Morale della favola: Limone è frequentato più da bagnanti che da montanari. Sarà il nome. Quel nome che fa un po' ricercato e snob, a differenza di quelli dei paesotti della zona, tipo Entracque o Vernante: nomi severi, nomi alpini, nomi da Giorgio Bocca. Per non parlar di Boves che da quel punto di vista è il massimo. Il nome agrumesco di feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 182 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 nomi alpini, nomi da Giorgio Bocca. Per non parlar di Boves che da quel punto di vista è il massimo. Il nome agrumesco di Limone un suo senso ce l'avrebbe, perché quelle valli un legame forte con la Provenza l'hanno sempre avuto, e poi perché a Limone, sulle piste, si sentono i refoli marittimi; in fondo il mare è a un paio di curve. Tuttavia, concluderne che nomina sunt consequentia rerum nel caso specifico sarebbe sbagliato, l'etimologia dice diversamente. Limone pare provenga da le mount , i monti, in lingua occitana. Se nello stemma del paese c'è l'agrume è solo perché probabilmente non hanno studiato filologia. Facendo malissimo; perché il dialetto limonese è proprio l'occitano, l'antica lingua provenzale dei troubadours (che buona parte degli attuali ministri del nostro sventurato paese tradurrebbe, penso, in trombatori ). Ecco perché a Limone Piemonte bisogna andare nei bar: ma non nei bar di moda, quelli del viale principale, rifatti per i turisti dello sci, con i panini con la mozzarellina e la rucola a dodici euro. No, bisogna andare in quelli nascosti, nelle stradine lungo il fiume, dove il massimo della modernità è il Crodino quando ti va bene. Bisogna andarci perché con un po’ di fortuna trovi i vecchi del posto che parlano occitano, appunto. E soprattutto perché si spende molto ma molto meno. A Limone e in quella casa poi ci sono tornato ad intervalli più o meno regolari, l’ultima volta pochi mesi fa, a sciare: mia figlia Lola a sei anni si è presa il diplomino della scuola di sci e ne sono stato molto orgoglioso. Io invece ho preso parecchie facciate sulla neve. All’arrivo, spavaldo, avevo scommesso con Lola che le avrei dato una moneta a ogni mia caduta: è tornata a casa con un gruzzoletto niente male. Per il resto, l’odore del garage , a trentun anni di distanza, è sempre lo stesso. Son le giornate sporche, queste, da amore di contrabbando, con il sole e il mare grosso e l’aria di sale e gli ammassi di nube sul filo dell’orizzonte; che poi è il titolo di uno dei più bei libri, per me, mai scritti su Genova. Forse perché lì Tabucchi Genova non la nomina mai, e anzi adotta una toponomastica completamente immaginaria. A quel libro devo qualcosa: l’aver deciso, a un certo punto della mia vita, di dare finalmente gli esami che mi mancavano alla laurea in Lettere. Lo lessi poco dopo la nascita di mia figlia, in un momento certo pieno di felicità ma anche di nostalgia per la mia città. Il protagonista, che lavora in obitorio, una sera è in trattoria in collina, con la sua fidanzata anzi la sua “galante” come diciamo noi genovesi ; e parla proprio dei suoi studi interrotti e mai finiti, e dice che quello che lo spaventa non è l’impegno, la necessità di conciliare lo studio con una vita adulta, il lavoro, gli impegni; no, non è questo. È invece l’impatto con la burocrazia, con il libretto, i moduli per l’iscrizione, il fatto di tornare in un luogo dove si è stati felici (o infelici, che è lo stesso); è il riannodare i fogli sparsi di un tempo perduto, e nel farlo, l’inevitabile contare gli anni che ti separano dagli studentelli. È la paura e l’attrazione per quello che in psicanalisi si chiamerebbe “ripetere e riparare” (la ragione per cui l’assassino torna sempre sul luogo del delitto). È il terrore di feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 183 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 psicanalisi si chiamerebbe “ripetere e riparare” (la ragione per cui l’assassino torna sempre sul luogo del delitto). È il terrore di commettere un sacrilegio, cioè cercare di ritrovare la giovinezza. Mi sono identificato, malgré moi, con quel personaggio, ho capito che quella era anche la mia paura. Dodici esami sostenuti a Lettere sui venti del corso pre-riforma, già lavorando e a pienissimi voti. Ma poi il lavoro e la casa e tutto il resto, e non c’era il tempo e valeva la pena di perderci un secolo in più e il topos era quello delle passanti di Brassens, insomma; si piangono tutte le belle passanti che non siamo riusciti a trattenere. E poi la malinconia di un rimorso, di un coitus interruptus (ma omne animal triste post coitum, ecco forse la vera ragion d’essere dei coiti interrotti). In effetti io a Genova passavo assai malvolentieri in Via Balbi, la strada universitaria, proprio perché assalito sempre da una specie di senso di colpa quasi insostenibile, da una nostalgia intollerabile; e la poesia, ha detto Maeterlinck, è nostalgia della vita. E io avevo una nostalgia infinita di quel giorno in cui avevo sostenuto l’esame di Letteratura Italiana I con Edoardo Sanguineti, che bel giorno era stato quello, che magnifica giornata, che giornata di felicità! O anche il secondo esame di italiano, con Elio Gioanola, che mi aveva spalancato le porte del cosmo, mostrandomi come si potesse leggere la letteratura appoggiandomi sulle spalle di Freud. Ecco, la favola tabucchiana narrava di me, more solito. Ora, io penso che l’identificazione con i personaggi sia una delle insidie che popolano quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare letteratura. Personalmente non amo, anzi detesto, la narrativa che strizza l’occhio alle vite in fac-simile di ceti sociali, di fasce anagrafiche o di comunità geografiche; non ho alcun interesse per la letteratura che funziona da specchio e che nobilita le nostre miserie (si tratta peraltro, quasi sempre, di letteratura di consumo). Allora ho pensato che il mio piegarmi a questo tipo di onanismo auto-celebrativo (non che io sia sfavorevole all’onanismo, intendiamoci) andasse interpretato come un montaliano imprevisto, unica speranza; e quindi rivisitato in senso di bufera (e altro) salvifica. Ho fatto un mazzolino delle mie sciocche paure, ho preso un treno notturno, sono sbarcato a Genova Principe e sono andato in segreteria a iscrivermi. Mi sono messo a studiare di notte, ho dato gli otto esami che mi mancavano e la tesi in una specie di meraviglioso batter d’occhio, e il fantasma del filo dell’orizzonte, più che dissolversi, è diventato un complice della tentata riparazione; vana, ovviamente, perché si sa, Milano scusa, stavo scherzando, luci a San Siro non ne accenderanno più. E poco tempo dopo, un pomeriggio, a Parigi, sono andato al Collège de France ad ascoltare una conferenza di Edoardo Sanguineti su Don Chisciotte; lui ha incantato la platea fino a quel momento sonnecchiosa, accanto a me stupende sventole di vent’anni ascoltavano incantate con occhi attenti e spalancati quell’uomo che parlava nel suo meraviglioso coltissimo francese, così ignaro del sudore umiliante dei contatti. E dopo, timoroso davvero come uno studente, l’ho salutato, gli ho ricordato che avevo sostenuto il suo esame, parecchi anni prima, abbiamo parlato brevemente del Novellino, argomento della mia tesina di allora, e ho contato gli anni trascorsi e la tristezza poi m’avvolse come miele per il tempo scivolato su noi due. Anche le sventole, nel frattempo, erano andate via, e con loro l’odore di ragazzaglia in libera uscita, quello che invano ora cercherei su quella spiaggia battuta dal vento. feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 184 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 Il mio maestro scriveva poesie, però un po’ se ne vergognava, come è giusto del resto. Ogni giorno facevamo il dettato. Lui dettava, e poi aggiungeva il nome dell’autore: diceva Saba (bene). O diceva Pascoli (bene). O diceva Quasimodo (molto meno bene, per me). Invece ogni tanto non aggiungeva proprio nulla. Allora io pensavo: “questa poesia l’ha scritta lui, l’ha scritta il mio maestro”. Esatto. Una di queste poesie diceva così: “di là da Portofino / rapido sorge il giorno / e il cuore mio rinasce / col mio universo”. Quando terminai le scuole elementari, il mio maestro mi regalò un volume di versi suoi, “Foglie nel vento e rami nudi”, con una dedica – per me - meravigliosa: “al mio indimenticabile alunno, Puppo Maurizio”, proprio così, con il cognome prima del nome; e poi “ Dio ti ha dato un grande dono, ma tu ricordati della parabola dei talenti”. Era cattolico osservante, e gli piacevano molto i miei temi e il modo di scrivere. Ne ero stato così felice! E quanto alla parabola dei talenti, sì certo, ma insomma, c’era tutto il tempo, no? Una intera vita davanti per scrivere, un tempo infinito, impossibile da scalfire, insomma, non c’era ragione alcuna di preoccuparsi. Poi tutto è andato e diciamo siam vecchi, ma cosa siamo : a trent’anni esatti di distanza, ho cercato di pagare quel debito. In calce al mio libro “un poeta in fabbrica” ho scritto così: “questo libro è dedicato al mio indimenticato maestro, Giorgio Provinciali”. E sono stato di nuovo così felice, ancora come allora! E ho capito che io non sono cambiato, il cuore ed i pensieri son gli stessi. Ma lui non c’era più, era già morto da alcun anni, aveva forse già ritrovato quel dio in cui credeva con una fede così luminosa. E per noi genovesi ponentini estremi Portofino era rimasto lontano, era ancora là dove rapido sorge il giorno e il cuore mio rinasce col mio universo; era un sogno, sorrisi e denti bianchi su patinata. Noi, eravamo un’altra cosa, eravamo la Genova d’uomini destri, Ansaldo San Giorgio Sestri: eravamo la Genova di chi sale a lavorare, bestemmiando, su quella nave lì. Uno scrittore che io amo molto, Georges Bernanos, un giorno ritrovò in certi suoi cassetti una vecchia fotografia di se stesso ragazzino. Allora vi scrisse a margine : “Qu'importe ma vie! Je veux seulement qu'elle reste jusqu'au bout fidèle a l'enfant que je fus ». Che restasse fino in fondo fedele al bambino che era stato: ecco la sola cosa che Bernanos chiedeva alla sua vita. Poco tempo dopo morì; aveva sessant’anni. Leggi tutto… PAOLA TRAVERSO irazoqui 14 set, '09, 9:00 p. da "PAROLE SENZA UN NOME" , Caletti Editore, Villalba di Guidonia, 2008 Leggi tutto… feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 185 di 186 Aurelio Valesi 01/12/11 08:37 da "PAROLE SENZA UN NOME" , Caletti Editore, Villalba di Guidonia, 2008 Leggi tutto… PAOLA TRAVERSO irazoqui 14 set, '09, 8:55 p. da "PAROLE SENZA UN NOME", Caletti Editore, Villalba di Guidonia 2008 Non porto anelli. Le dita libere di fare. M'inquieta il luogo ombroso della malinconia. Dolore la prigionia, dolore la libertà: dolore sceglierle. Un luogo senza dolore è là dove si sospende il respiro e ci si contrae. Per trattenere tutto e non sentire nulla, nel tentativo di abituarsi alla morte. Paola Traverso (Genova 1965) . Educatrice. Leggi tutto… 1 2 3 4 5 6 7 feed://files.splinder.com/cb79ca0f77eafc2750a7a8d4bbcce9be.xml Pagina 186 di 186