Per chi desiderasse intervenire in questa discussione l'indirizzo mail del giornale è
[email protected].. Si può commentare la replica del sindaco anche qui:
http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/130_lettere/360515_i_giovani_si_impegnano_in_molt
i_settori/,
IL GIORNALE DI VICENZA
22 aprile
La guerra dei grappini si abbatte sulla sagra
La Pro nega il patrocinio ai giovani: «Troppi pericoli» Il sindaco: «Questo è falso
moralismo, i giovani si impegnano». Loro intanto sospendono le iniziative
Montegalda. I “grappini” sarebbero diseducativi, tanto da essere banditi dalla sagra di San
Marco a Montegalda. A proporli erano i giovani della Consulta: uno stand allestito in piazzetta
degli Eroi, a due passi dal municipio, dove si potevano assaggiare, al costo di un euro a
bicchierino. Con il ricavato i ragazzi dell'associazione dovevano coprire i costi di alcune
manifestazioni. Ma all'ultimo minuto è saltato tutto. Niente stand, niente concerti, nessun
evento dedicato agli under 30. Il motivo? La Proloco ha negato il patrocinio alla Consulta che,
non avendo i requisiti e le autorizzazioni previste dalla legge, ha preferito farsi da parte. Non
senza polemiche: da una parte i giovani, con il pieno appoggio del sindaco Riccardo Lotto e
dell'Amministrazione comunale; dall'altra la Pro loco di Montegalda ferma sulle sue posizioni:
consentire ai giovani di distribuire grappe - è il pensiero del direttivo- non è educativo e rischia
di creare problemi di sicurezza e di ordine pubblico. «Al termine della manifestazione - spiega
Lotto- chiederò un incontro con il direttivo della Pro loco per capire i motivi del diniego. Mi pare
si sia fatto falso moralismo. Non capisco né condivido le ragioni del dissenso: solo la Pro loco
poteva fornire il patrocinio, negarlo è stato grave. Questi ragazzi si erano impegnati con
abnegazione per realizzare questi eventi. Ora dovranno sostenere costi, l'Amministrazione darà
loro una mano». L'area giovani era tra le più frequentate nelle scorse edizioni: centinaia di
ragazzi si davano appuntamento ogni sera in piazzetta. Maurizio Cavaliere, presidente della Pro
loco, precisa: «È capitato anche a me personalmente di vedere e di soccorrere giovani
ubriachi. Ciò rappresentava un rischio per l'incolumità dei ragazzi e di tutti i frequentatori della
manifestazione: non potevamo assumerci questa responsabilità. È anche una questione di
principio, non condividiamo il messaggio che si lancia con queste iniziative». «Non è mai
successo nulla - ribattono i giovani della Consulta - anche perché avevamo degli addetti alla
sicurezza». La sagra di S. Marco è solo all'inizio, così come le polemiche. Colpa dei grappini:
birra e vino negli altri stand (almeno per ora) restano ammessi.
Matteo Marcolin
30 aprile
«Sulla guerra dei grappini il sindaco ha sbagliato»
Desidererei fare alcune considerazioni circa la notizia che il 22 aprile è apparsa con il titolo “La
guerra dei grappini si abbatte sulla sagra” e che francamente mi ha lasciato confuso per
quanto espresso dal sindaco di Montegalda in contrapposizione con la Pro Loco, pensando a
quanti giovani vengono coinvolti tragicamente nei fine settimana sulle nostre strade.
Il primo cittadino di una comunità, proprio per il ruolo che ricopre , ha una grossa
responsabilità. Di questi tempi in cui modelli e figure di primo piano del mondo politico spesso
hanno dato motivi di rifiuto da parte della collettività, trovo fondamentale oggi far passare
sempre un messaggio chiaro e preciso da parte di chi ci rappresenta e non solamente sul
terreno della Pubblica Amministrazione, soprattutto poi davanti alla lotta alle sostanze alcoliche
e correlate.
Per una sorta di pigrizia mentale ci adagiamo nel solito tran-tran senza fermarci un attimo per
pulire le lenti di quegli “occhiali della mente” che ci farebbero focalizzare sugli elementi da
sostituire perché le cose mutino in meglio. Ma è possibile continuare a pensare che possiamo
offrire ai giovani solo il bere “tradizionale” e non avere il coraggio di scegliere un nuovo modo
di gestire la nostra esistenza?
Una notizia uscita 10 giorni fa afferma che oltre otto milioni di italiani sono a rischio, in
particolare i giovani (15,1%) e i giovanissimi sotto i 15 anni (11,9%). Sono dati forniti dal
rapporto Istat sull'uso e l'abuso di alcol in Italia e nel 2011 la quota di persone di 14 anni e più
che bevono alcolici è pari al 66,9%.
L' aiuto che si poteva dare a quei giovani era quello di sforzarsi per vedere la soluzione sotto
un'altra angolatura. Se l'Associazione della Consulta dei Giovani cercava risorse per coprire i
costi di altre manifestazioni, l'occasione sarebbe stata per l' Amministrazione Comunale quella
di proporre un contributo evitando oltretutto una inutile quanto infelice scelta, dal momento
che successivamente ne hanno dovuto convenire.
Voler chiedere spiegazioni ad un Presidente della Pro loco per la scelta di vietarne la vendita
(ente rappresentativo anch'esso di una realtà locale di concittadini), dimostra una preferenza
incline al conflitto tra istituzioni, non solo deprecabile sul piano formale ma carente in fatto di
sensibilità, che lascia per lo meno sorpresi. Tanto più che a detta di questi, denunciando casi di
ubriacature già capitati, con una decisione sensata ha dimostrato a mio avviso, una opzione
saggia e responsabile.
E ancora più sorpresi restiamo se andiamo a leggerci l' art. 4 dello Statuto della Consulta dove
recita: “La Consulta dei Giovani ha lo scopo di promuovere interventi, iniziative e proposte
finalizzate ad affrontare e risolvere le necessità del mondo dei giovani ed a rimuovere tutte le
possibili cause di disagio attraverso progetti-obiettivo di carattere soprattutto preventivo.
“Benissimo. Come tutti oramai sanno prevenire è meglio che curare”. O no?
Paolo Targon - Presidente A.C.A.T. Orizzonti Liberi (Associazione dei Club Alcologici Territoriali)
9 maggio
«I giovani si impegnano in molti settori»
Desidero rispondere alla lettera del signor Paolo Targon che mi chiama in causa.
MONTEGALDA Durante la sagra di San Marco, da più di 10 anni, l´Area Giovani è un momento
di incontro, di aggregazione tra i giovani sotto ai portici di villa Gualdo, in una piazza pubblica,
all’aria aperta, ascoltando musica, per stare insieme, scambiarsi le proprie idee, bere un
aperitivo, una bevanda analcolica o alcolica, sotto gli occhi delle forze dell’ordine sempre
presenti, di molti genitori e soprattutto del gruppo dirigente (rinnovato più volte) che da
sempre ha vigilato attentamente per la buona riuscita della manifestazione, garantendo, a
detta di tutti, il pieno controllo della manifestazione.
È altrettanto chiaro che quando ci sono 500 giovani presenti, può essere che qualcuno esageri
come è successo eccezionalmente anche in tanti altri luoghi in Italia e all’estero, come pure
anche qui all’area giovani, dove però vi è sempre stato l´immediato intervento del gruppo
dirigente, al fine di isolare questi rarissimi episodi, tant’è che mai vi sono state risse,
schiamazzi, danni da vandalismo, persone importunate o quant’altro.
Da sempre i nostri giovani sono coscienti che l´alcol non deve essere assunto dai minorenni,
va consumato con moderazione, senza alcun eccesso e chi guida deve assolutamente astenersi
dall’assunzione di alcolici.
L´incontro all’area giovani di quest’anno è sfumato a causa della falsa moralità di qualcuno, cui
dà fastidio l´alcol delle grappette (e del vino) e non quello di coloro che ad esempio si
ubriacano di birra.
È sempre più strano invece che non si parli con la stessa lingua contro l´abuso di alcune bibite
analcoliche, il fumo delle sigarette di Stato (quanti tumori?) o peggio contro le droghe di ogni
tipo (materiali e immateriali) per le quali invece il flagello è ormai dimenticato.
Credo proprio sia necessario farci un esame di coscienza e pulire le lenti degli occhiali delle
nostre menti, signor Targon.
Spero che i giovani scendano in campo per dire a gran voce che a Montegalda la realtà è ben
diversa, fatta fortunatamente e normalmente di brave persone che lavorano, studiano, sono in
cerca di lavoro con umiltà ed onestà, si adattano e si sacrificano visti i tanti problemi che
abbiamo creato per i tanti benefici ai quali noi adulti non rinunciamo.
Questi giovani dopo una giornata da onesti cittadini, sono spesso impegnati nelle attività del
volontariato civile, umano, sociale e in tanti momenti di vita del Paese, hanno organizzato più
volte a Montegalda e a Colzè, nelle piazze e nelle sale di divertimento, le molteplici iniziative
legate alla sensibilizzazione “più gusto e meno alcol” (meno alcol e non zero alcol) in
collaborazione con il Sert, l´Amministrazione Comunale e altre Associazioni, ma mai con
l´Acat. Chi altri si sono impegnati su tal fronte?
Riccardo Lotto - Sindaco Montegalda
http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/130_lettere/360515_i_giovani_si_impegnano_in_molt
i_settori/
IL QUOTIDIANO
Alcol, un problema per la salute
San Benedetto del Tronto - Sabato 12 maggio convegno su "Consumi di alcol e
modelli del bere: chi previene e chi rischia".
10/05/2012 - Sabato 12 maggio, con inizio alle ore 9, all'Auditorium comunale "G. Tebaldini" si
terrà il convegno "Alcol, un problema per la salute. Consumo di alcol e modelli del bere: chi
previene e chi rischia", organizzato dal Servizio Risposte Alcologiche del Comune di San
Benedetto del Tronto, Assessorato alle politiche sociali, e dall'U.O.C. di Gastroenterologia ed
Endoscopia digestiva dell'ASUR Marche Area Vasta5.
Le indagini svolte dal Servizio del Comune sulla popolazione studentesca evidenziano che il
bere tra la popolazione giovanile è un comportamento sempre più diffuso e ricco di significati e
che, il più delle volte, sfocia in un consumo rischioso e dannoso per la salute. Da qui
l'importanza di offrire alle famiglie, agli insegnanti, ai medici e agli operatori socio-sanitari una
giornata di riflessione sui modelli del bere e sull'impatto del consumo di bevande alcoliche sulle
differenti generazioni.
I problemi che l'alcol può causare alla salute saranno affrontati da vari relatori che
illustreranno non solo i rischi ma le possibili strategie di prevenzione.
L'incontro sarà introdotto dall'assessore alle politiche sociali Margherita Sorge ed i relatori
saranno il prof. E. Scafato, dell'Istituto Superiore di Sanità e direttore del Centro
Organizzazione Mondiale della Sanità per la ricerca e promozione della salute sull'alcol, il dott.
C. Cacaci, direttore del Servizio Territoriale dipendenze patologiche, il dr. G. Novelli dell'U.O.C.
di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva, il dr. F. Guidotti del Dipartimento salute mentale
dell'ASUR Marche, Area Vasta5 , la dott.ssa S. Vici del servizio Risposte Alcologiche del
Comune e i referenti dell'associazioni dei Club Alcologici Territoriali (CAT) e degli Alcolisti
Anonimi.
Gli organizzatori invitano tutta la cittadinanza a partecipare perché ognuno può contribuire a
promuovere la salute nella nostra comunità.
COMUNICATI.NET
SEBASTIAN GIOVINCO: “RAGAZZI, CONTRO IL CANCRO ALLA LARGA DALL’ALCOL”
Francy Antonioli
10/mag/2012 - Il campionato della salute si gioca in attacco, per vincere la sfida più
importante della nostra vita. Ma occhio a non finire in fuorigioco! Quindi, ragazzi, fate come
me: alla larga dall’alcol, niente sigarette, alimentazione sana, e tanta attività fisica”. È la
raccomandazione di Sebastian Giovinco, professore per un giorno questa mattina all’Istituto
“Bodoni” per la quarta tappa del progetto nazionale AIOM “Non fare autogol”, che insegna ai
più giovani come evitare i fattori di rischio oncologici. Tra questi l’alcol è uno dei più diffusi in
Emilia Romagna, dove il 5% degli 11enni, l’8% dei 13enni e il 25% dei 15enni ha riferito di
aver bevuto tanto da ubriacarsi almeno una volta. “La prevenzione oncologica comincia da
giovani – ha spiegato il prof. Carmine Pinto, segretario nazionale AIOM -. Circa il 40% delle
neoplasie è causato da fattori modificabili ed evitabili. Grazie all’aiuto dei calciatori, vogliamo
spiegare ai ragazzi quali siano i rischi e convincerli che non è mai troppo presto per iniziare a
giocare questa partita”. Un progetto innovativo che fino al termine del campionato toccherà 5
scuole di 5 capoluoghi di regione coinvolgendo alcuni dei più importanti campioni italiani:
Sebastian Giovinco, Giorgio Chiellini, Tommaso Rocchi e Vincenzo Montella, ex campione ed
ora allenatore. Nella prima edizione grazie anche al contributo di Pato, Legrottaglie, Miccoli,
Gilardino, Palombo, De Sanctis, Sculli, Perrotta e al CT della Nazionale Cesare Prandelli, che
completano la “squadra” dell’AIOM, sono stati raggiunti migliaia di studenti dal vivo e on line.
Nel sito www.nonfareautogol.it è infatti attivo il primo “campionato della salute”: giorno per
giorno i ragazzi devono sfidarsi a rispondere correttamente a domande di prevenzione,
imparando i corretti stili di vita per proteggersi. Per tutti è inoltre disponibile un opuscolo
informativo, in distribuzione in decine di istituti secondari italiani, con le caricature dei
calciatori. “Sappiamo di essere un esempio – ha affermato Giovinco – e questo ci dà grandi
responsabilità. Possiamo far capire ai giovani quali siano i comportamenti positivi e quelli
negativi da eliminare. È con grande piacere e onore, quindi, che ho deciso di accettare di
partecipare a un progetto così importante, soprattutto perché dedicato a ragazzi come me e i
miei coetanei”. I tumori sono secondi solo alle malattie cardiovascolari come numero di
decessi, ma sono la principale causa di anni di vita persi, poiché insorgono in età più giovane
delle malattie vascolari. Si stima che in Italia nel 2011 vi siano state 420.000 nuove diagnosi
di tumore, circa 230.000 (55%) fra gli uomini e circa 190.000 (45%) fra le donne. Secondo le
stime relative al 2010, l’incidenza di tutti i tumori in Emilia Romagna è stata di 20.091 casi,
con 8.924 decessi. Sono invece 152.882 le persone oggi viventi colpite in passato da una
neoplasia. Si tratta in tutti i casi di patologie in cui la prevenzione può fare la differenza: per
ribadire questo concetto al fianco di AIOM si sono schierati anche la Presidenza del Consiglio
dei Ministri, il CONI, la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) e la Federazione Medico
Sportiva Italiana (FMSI). Fra i giovani la conoscenza del rischio oncologico è molto scarsa:
“Pochissimi sanno che oltre il 30% dei tumori è direttamente collegato ad una dieta scorretta e
che esiste una forte relazione, ad esempio, tra alcol e cancro – ha aggiunto il prof. Marcello
Tiseo, dell’Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma –. Secondo i
sondaggi raccolti da AIOM fra gli studenti, nella prima edizione del progetto “Non fare autogol”,
il 71% non ha mai ricevuto informazioni in proposito, solo il 17% ne ha parlato in famiglia,
appena il 12% a scuola. Le conseguenze sono una forte ignoranza sui pericoli, da fumo e alcol
(un terzo non crede abbiano legami con i tumori) fino alla sedentarietà (il 43% la sottovaluta).
Ma il 94% dei ragazzi ha apprezzato il nostro intervento, di questi la metà si augura possa
diventare un appuntamento fisso in classe”. Nel sito internet www.nonfareautogol.it, inoltre, è
prevista anche un’area dedicata agli insegnanti (e più in generale agli educatori), strutturata
con schede pratiche e consigli, a cura di AIOM, su come prevenire i principali fattori di rischio.
Come l’alcol. Si stima che in Emilia Romagna circa 2 milioni di persone tra i 18 e i 69 anni ne
consumino, anche occasionalmente (una cifra pari al 65% della popolazione). L’indagine HBSC
del 2010 riporta che a livello regionale il 6% dei 15enni assuma alcolici quotidianamente. In
particolare, il consumo di alcol in maniera smodata (binge drinking) riguarda l’8% degli
intervistati e si associa alla giovane età (si passa dal 15% dei 18-24enni al 5% dei 50-69enni)
e al sesso maschile (13% contro il 3% delle donne). L’AIOM, che riunisce oltre 2.000 specialisti
(circa il 96% degli oncologi italiani), ha identificato nella fascia d’età 14-16 un target prioritario
per la formazione e la sensibilizzazione, dentro e fuori la scuola. Per questo ha ideato una
campagna ad hoc che mira a contrastare i principali fattori di rischio parlando la stessa lingua
dei ragazzi. “Oggi oltre 2 milioni di italiani hanno affrontato un cancro, di questi un milione e
mezzo l’ha superato – ha concluso Pinto –. Questo dimostra l’efficacia dei programmi di
prevenzione, i progressi nella diagnosi e gli avanzamenti raggiunti nelle terapie”.
PUNTOSICURO.IT
Alcol e lavoro: normativa nazionale e problemi interpretativi
È necessaria un'attenta interpretazione per superare il problema posto dalla scrittura
letterale di norme apparentemente scoordinate e mal scritte. I punti interpretativi
più rilevanti e le finalità della norma vigente.
Bologna, 9 maggio 2012- Più volte PuntoSicuro si è occupata dei punti interpretativi più
controversi relativi alla normativa su alcol e tossicodipendenze, ad esempio con riferimento
all'atteggiamento che datori di lavoro e medici competenti devono avere riguardo
all'accertamento dell' alcoldipendenza e della tossicodipendenza nei luoghi di lavoro.
Un intervento al convegno " Il progetto alcol e lavoro della Regione Emilia-Romagna tra
promozione di sani stili di vita e applicazione della normativa" (Bologna, 24 novembre 2011)
torna su questi punti offrendo alcune utili riflessioni.
Si tratta dell'intervento dal titolo "Analisi normativa nazionale su alcol e lavoro e confronto con
le direttive europee" a cura di Alberto Andreani (già Giudice Tribunale di Pesaro, docente a
contratto Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi di Urbino), un intervento che parte
dalla presentazione dell'art. 41 (Sorveglianza sanitaria) del Decreto legislativo 81/2008.
Articolo 41 - Sorveglianza sanitaria (...)
4. Le visite mediche di cui al comma 2, a cura e spese del datore di lavoro, comprendono gli
esami clinici e biologici e indagini diagnostiche mirati al rischio ritenuti necessari dal medico
competente. Nei casi ed alle condizioni previste dall'ordinamento, le visite di cui al comma 2,
lettere a), b), d), e-bis) e e-ter) sono altresì finalizzate alla verifica di assenza di condizioni di
alcol dipendenza e di assunzione di sostanze psicotrope e stupefacenti.
4-bis. Entro il 31 dicembre 2009, con accordo in Conferenza Stato-regioni, adottato previa
consultazione delle parti sociali, vengono rivisitate le condizioni e le modalità per
l'accertamento della tossicodipendenza e della alcol dipendenza. (...)
In attesa dell'accordo indicato nell'articolo 41 datori di lavoro e medici competenti "devono
comunque applicare la previsione del comma 4, o possono/devono aspettare tale rivisitazione,
che di fatto si risolverebbe in una ‘sospensione' dell'attuale disciplina"?
L'autore fa poi riferimento all'art. 15 della legge n. 125 del 2001 che indica che nelle attività
lavorative che comportano un elevato rischio di infortuni sul lavoro ovvero per la sicurezza e
l'incolumità o la salute dei terzi (...) è fatto divieto di assunzione e di somministrazione di
bevande alcoliche e superalcoliche.
Come tuttavia interpretare tale divieto di "assunzione" e di "somministrazione"?
Nel senso "che è vietato esclusivamente il mero atto di somministrare o assumere bevande
alcoliche o superalcoliche nei luoghi di lavoro, con la conseguenza, assurda, che sarebbe
invece lecito arrivarci già in uno stato di limitata vigilanza e attenzione, a causa di
un'assunzione di alcolici nella propria abitazione o nel bar ubicato davanti all'azienda"?
L'interpretazione letterale - indica il relatore - "non convince perché non coglie la vera finalità
della norma: evitare che lavoratori che hanno assunto bevande alcoliche effettuino attività
lavorative che comportano un elevato rischio. Essa infatti porterebbe alla conclusione, assurda,
che sarebbe lecito effettuare tali lavorazioni, anche se il lavoratore fosse palesemente ubriaco,
purché l'assunzione fosse avvenuta fuori dai luoghi di lavoro".
Invece il legislatore "si preoccupa di evitare, nelle attività lavorative che comportano un
elevato rischio di infortunio, non tanto e non solo, che sul lavoro si beva ma, soprattutto, che
si lavori in condizioni menomate di vigilanza e di attenzione in modo da proteggere
l'incolumità" del lavoratore e dei terzi.
Finalità che è confermata dall'attenta lettura del secondo comma del medesimo articolo 15
della legge n. 125 del 2001 con riferimento ai controlli alcolimetrici del medico competente:
"se si fosse voluto punire solo la mera assunzione di alcolici sul luogo di lavoro non serviva il
medico, ma era sufficiente qualsiasi vigilante. Inoltre, i controlli alcolimetrici sarebbero
superflui, dato che l'unica cosa rilevante sarebbe stata essere colti nell'atto di somministrare o
di bere alcolici".
D'altronde, continua l'intervento, "il controllo alcolimetrico non risolve il dubbio se l'assunzione
dell'alcol sia avvenuta prima o durante il lavoro e dentro o fuori dei luoghi di lavoro".
Veniamo ora all'Intesa Conferenza Stato/Regioni 16 marzo 2006, intesa che individua le
attività lavorative durante le quali è vietato assumere e somministrare bevande alcoliche o,
come rilevato, in cui "occorre non essere in uno stato di limitata vigilanza e attenzione".
L'allegato dell'Intesa che riporta le 14 attività è stato oggetto di numerose critiche: "da un lato
perché si lamenta che molte altre attività pericolose siano state lasciate fuori dall'elenco,
dall'altro perché esse non coincidono con quelle indicate nell'altra intesa Stato/Regioni, in
materia di tossicodipendenza".
Senza entrare nel merito delle critiche mosse a tale elenco, il relatore indica che è corretto
"dedurre che per le attività in esso indicate, sia necessario attivare la sorveglianza sanitaria
che deve essere affidata, ai sensi dell'articolo 41 del d.lgs. n. 81 del 2008, al medico
competente".
E questo per diverse ragioni:
- "se non si trattasse di sorveglianza sanitaria, il medico competente, pur avendo accertato,
con il controllo alcolimetrico, che il lavoratore è pericoloso per sé e per gli altri, non potrebbe
comunque dichiararne la temporanea inidoneità alla mansione";
- "il legislatore ha individuato l'assunzione di alcol come un possibile fattore di
rischio/infortunio sul lavoro ed ha prescritto il controllo alcolimetrico da parte del medico
competente";
- se l'articolo 15, comma 2 della legge 125/2001, parla di "controlli alcolimetrici" e non di
"sorveglianza sanitaria", l'articolo 41 del d.lgs. 81/2008 prevede che la sorveglianza sanitaria
sia effettuata dal medico competente, che la sorveglianza sanitaria comprenda visite mediche
e che le visite mediche comprendano gli esami clinici e biologici e indagini diagnostiche mirati
al rischio ritenuti necessari dal medico competente.
Veniamo a un altro problema interpretativo: la "presunta impossibilità di effettuare la
sorveglianza sanitaria relativa all'assunzione di alcol, qualora il datore di lavoro non abbia già
nominato il medico competente per altri fattori di rischio". Una conclusione considerata
"inaccettabile".
In particolare "l'argomento letterale su cui poggia l'interpretazione di chi sostiene che il medico
competente ci debba già essere per poter effettuare anche la sorveglianza sanitaria sull'alcol
dipendenza starebbe tutto nel testo letterale della legge e soprattutto nella parola ‘altresì' (le
visite...sono altresì finalizzate alla verifica di assenza...)".
Il relatore crede invece che "il legislatore abbia inteso precisare che le finalità delle visite
mediche (previste dal comma 2), non sono solo quelle indicate nelle lettere a), b), d),e-bis) e
e-ter), ma altresì anche quelle destinate a verificare l'assenza di condizioni di alcol dipendenza
e di assunzione di sostanze psicotrope e stupefacenti".
Per concludere l'intervento sottolinea che quando l'art. 41 del Testo Unico e l'art. 15 della L.
125/2001 configurano il rischio derivante dall'assunzione di alcolici o dall'alcol dipendenza,
"automaticamente introducono l'obbligo per il datore di lavoro di intervenire per prevenire il
rischio utilizzando lo strumento della sorveglianza sanitaria".
E "nessun altro senso può essere attribuito all'obbligo imposto al datore di lavoro di fare
effettuare esami alcolimetrici a carico dei lavoratori o di accertare l'assenza di alcol
dipendenza, se non quello di istituire obbligatoriamente la sorveglianza sanitaria per i rischi
alcol correlati".
Ha creato altri problemi interpretativi "anche la lettera della norma che prevede che le visite
mediche siano effettuate per verificare l'assenza di condizioni di alcol dipendenza e di
assunzione di sostanze psicotrope e stupefacenti e non per verificare l'assunzione occasionale
di alcol. In realtà solo un'attenta interpretazione sistematica permette di "superare il problema
posto dalla scrittura letterale di norme apparentemente scoordinate e probabilmente mal
scritte".
Occorre partire da un dato che pare indiscutibile: il legislatore "intende prevenire i rischi sul
lavoro derivanti da stati di alterazione o di menomata vigilanza provocati dall'assunzione
temporanea, episodica o abitudinaria di alcol o di sostanze stupefacenti" E come rilevabile
dall'art. 41 devono non solo "essere accertate tossicodipendenza e alcol dipendenza", ma le
visite del medico competente "sono finalizzate anche alla verifica di assunzione di sostanze
psicotrope e stupefacenti". E come indicato dall'art. 15 della legge 124/2001 il medico
competente esegue "controlli alcolimetrici".
Senza dimenticare che l'espressione "assunzione di sostanze psicotrope", contenuta nel
comma 4 dell'articolo 41, "è riferibile anche all'assunzione di alcol, da sempre considerata una
sostanza psicotropa".
Fantasiosa "pare invece la tesi di chi sostiene che il secondo comma dell'art. 15 della Legge n.
125 del 2001 abbia disposto non l'obbligo di sorveglianza sanitaria in ordine ai controlli
alcolimetrici nei luoghi di lavoro, ma semplicemente una ‘facoltà' per il datore di lavoro di
sottoporre i lavoratori agli esami alcolimetrici". Interpretazione che poggia letteralmente
sull'espressione i controlli alcolimetrici nei luoghi di lavoro possono essere effettuati
esclusivamente dal medico competente .... Ma "il verbo ‘possono' non è riferito ai datori di
lavoro e non assegna loro la facoltà di disporre o non disporre discrezionalmente i controlli, ma
è riferito all'esigenza che tali controlli, ove necessari, debbano esser fatti esclusivamente dal
medico competente".
Per finire il relatore sottolinea che il decreto legislativo 81 del 2008 "assimila il rischio alcol ai
rischi lavorativi per i quali effettuare la sorveglianza sanitaria obbligatoria, questa volta resa
necessaria non dalle tecnologie o dai processi produttivi, ma da comportamenti dei lavoratori
che incidono sulla salute e sicurezza propria e di terzi".
E espone un duplice auspicio:
- "da un lato, che gli operatori non sottovalutino il rischio di rimanere inadempienti di fronte al
dettato di una norma certamente più chiara nelle sue finalità generali che nell'articolazione
letterale;
- dall'altro che le Istituzioni, consapevoli del disagio ampiamente e diffusamente avvertito,
provvedano non solo nel minor tempo, ma anche con la maggior chiarezza possibile a sanare
tale situazione".
" Analisi normativa nazionale su alcol e lavoro e confronto con le direttive europee" a cura di
Alberto Andreani (già Giudice Tribunale di Pesaro, docente a contratto Facoltà di
Giurisprudenza, Università degli Studi di Urbino), intervento al convegno "Il progetto alcol e
lavoro della Regione Emilia-Romagna tra promozione di sani stili di vita e applicazione della
normativa"
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)
IL TIRRENO
Grazie al prefetto De Bonis per l’ordinanza anti alcolici
ARTURO COLLIGIANI
l’intervento di
Vorrei ringraziare sentitamente il prefetto De Bonis per la recente ordinanza emessa al fine di
cercare di arginare gli effetti degli alcoolici su tutta quella gente che la notte dà vita alla
cosiddetta “movida”. Io sono un cittadino che ha la sua residenza in Pisa in Vicolo del Poschi, a
stretto contatto con un pub presente nello stesso vicolo. La notte, anche fino a dopo le ore 2, il
vicolo si riempie di gente vociante, giovane ed anziana, che sembra di averla in casa, già ora
che fa ancora fresco ma soprattutto con il caldo dell’estate e con i tavolini ed ombrelloni che il
Comune inesorabilmente e sordo a tutte le istanze permette di piazzare. Questo vicolo, come
molti altri, diviene una estensione del pub. In esso si verifica il tipico fenomeno dell’asporto di
alcool e lo schiamazzo diviene veramente insopportabile. Spero che la nuova ordinanza del
prefetto De Bonis serva proprio ad impedire tutto questo. Se la gente vuole rimbecillirsi con la
birra ed altri alcolici, lo faccia restando nei locali e faccia vivere decentemente gli altri cittadini
che trascorrono la notte nei loro appartamenti. Leggevo nei giorni scorsi sul vostro giornale la
dichiarazione di un tizio della Fiepet secondo il quale i residenti sarebbero “disturbati da ogni
stormir di foglia”. Sono dichiarazioni di questo tipo che evidenziano la cattiva fede di coloro che
non potranno mai contribuire a trovare delle vere soluzioni equanimi. Mi piace immaginare che
analogamente nel Medioevo i barbari, quando arrivavano stuprando e tutto distruggendo, si
lamentassero perché gli abitanti del luogo non apprezzavano il trattamento. Ecco, una buona
parte dei rappresentanti delle attività commerciali notturne, a basarsi sulle loro dichiarazioni,
mi sembrano molto vicini al modo di pensare di quei barbari. A livello comunale, mi sembra
invece che sia in atto una migliore presa di coscienza del principio che le esigenze puramente
commerciali non debbano sempre e comunque prevaricare quelle della convivenza civile. Per
questo motivo voglio ringraziare anche l’assessore comunale Giuseppe Forte del quale ho
apprezzato la difesa dell’ordinanza prefettizia. All’assessore Forte voglio chiedere di far sì che i
necessari controlli sulla corretta e puntuale applicazione di quell’ordinanza vengano effettuati.
Mi sono spesso chiesto perché quando si tratta di controllare le attività che coinvolgono i
commercianti, tali controlli si rarefanno moltissimo diventando oltretutto molto superficiali.
Concludo affermando che la movida non è un fenomeno a sé. Essa nasce da molte
componenti, pressocché tutte incivili, per volontà di coloro che la incitano senza alcun criterio
basato sul bene comune. Mi auguro che ora la stupidità di tali componenti possa essere
attenuata. In testa a tutte queste componenti, metterei gli schiamazzi indiscriminati di gruppi
di avvinazzati liberi per le strade e lo spaccio di droga. Sono questi due fenomeni favoriti e
provocati dall’accentrarsi della gente per strada attorno a molti locali notturni, come posso ben
vedere la notte dalle finestre della mia abitazione professore universitario
IL TIRRENO
«La vidi molto ubriaca a una festa»
Stupro di gruppo, l’ex fidanzata di uno dei sette imputati parla dell’accusatrice
MONTECATINI «Erano i primi di novembre, qualche mese dopo l’episodio alla Fortezza da
Basso, quando vidi quella ragazza a una festa all’università. Serviva da bere ed era ubriaca».
Nell’aula bunker di Santa Verdiana a Firenze ieri ha testimoniato l’ex fidanzata di uno dei sette
imputati sotto processo per violenza sessuale di gruppo. La teste all’epoca era la compagna di
Lorenzo Lepori. Nella sua deposizione ha riferito di come era iniziata la sera del 25 luglio 2008
conclusa, secondo la Procura, con lo stupro della studentessa di 26 anni. Ma, soprattutto, i
legali degli imputati hanno sottolineato l’importanza del racconto della giovane quando ha
riferito della festa all’università in cui vide l’accusatrice dei sette giovani a suo dire ubriaca e in
un atteggiamento molto confidenziale nei confronti di chi le chiedeva da bere. Erano passati
poco più di tre mesi dalla serata alla Fortezza da Basso. La parte offesa aveva detto nel corso
del processo che tutti sapevano che non reggeva l’alcol e che dopo quell’episodio si era chiusa
in casa per il profondo stato di prostrazione provocato dallo stupro. Con la testimonianza di
ieri, resa con quelle di altri sette testi della difesa, per gli avvocati il “turbamento” della
giovane non sarebbe stato così traumatico visto che continuava a uscire e a bere alle feste. Per
la Procura gli imputati avrebbero approfittato della vulnerabilità alcolica della giovane per
stordirla e poi abusarla a turno sui sedili posteriori di un’auto. La prossima udienza si terrà il 7
giugno. Sfileranno i consulenti medici e biologici del collegio difensivo. Attendono il verdetto
Lorenzo Lepori, 27 anni di Montecatini, Leonardo Victorion, 28 anni di Stabbia, Riccardo Mechi,
25 anni di Bagno a Ripoli, Francesco Michelotti, 27 anni di Pieve a Nievole, Lorenzo Riccò, 25
anni di Pescia, Daniel De Mendoca Stride, 28 anni di Scandicci e Niccolò De Angelis, 26 anni di
Buggiano. La loro versione è che la ragazza fosse consenziente a partecipare a giochi erotici
stimolati anche dalle abbondanti bevute del gruppo.(p.b.)
IL MANIFESTO
Russia: la legge secca del "no" per combattere l'alcolismo
Putin, la "legge secca" no!
7 maggio 2012 - Nel giorno dell'incoronazione di Vladimir Putin (per la terza volta) a capo
supremo della Russia, è stato reso noto che il governo cittadino della capitale intende ridurre
del 90 per cento, di qui a tre anni, il numero dei negozi autorizzati a vendere alcolici,
triplicando inoltre le pene per chi beve alcolici - compresa la birra - in luogo aperto al pubblico.
Il doppio giro di vite sulle modalità di vendita e consumo di alcolici rientra nel quadro di una
campagna di lotta all'alcolismo lanciata dall'ex presidente Dmitrij Medvedev nell'agosto 2009 e
condotta finora abbastanza in sordina; in pratica i vincoli finora posti alla vendita di alcol sono
relativi all'orario (proibita la vendita fra le 10 di sera e le 10 del mattino) e al prezzo, che ha
un minimo di legge di circa 3 euro per la bottiglia classica da mezzo litro. Se queste nuove
misure annunciate dovessero essere effettivamente realizzate, le possibilità di acquistare
bevande alcoliche a Mosca (ma certamente la cosa si estenderebbe ben presto a tutto il resto
del paese) diminuirebbero drasticamente.
Il che riporta alla mente in modo assai preoccupante la famigerata "legge secca" fatta
approvare a suo tempo dal presidente sovietico Michail Gorbaciov: una legge che avrebbe
dovuto combattere la piaga storica dell'alcolismo rendendo difficile e costoso produrre, vendere
e consumare vino e vodka, ma finì solo per rendere Gorbaciov odioso alla maggior parte dei
maschi russi, contribuendo non poco, in ultima analisi, al crollo del Partito comunista e alla
dissoluzione dell'Urss (forse non a caso l'"uomo forte" che con un largo consenso di massa
prese il potere dalle mani di Gorbaciov fu il noto alcolista Boris Eltsin...). Un ulteriore pessimo
auspicio per il nuovo mandato di Putin, quindi: vedremo se l'amato leader - che personalmente
non beve se non birra, ma che pochi anni or sono sorrise benevolmente quando un nuovo
brand di vodka popolare a basso prezzo fu battezzato col suo cognome (grazie al doppio senso
legato alla radice "put-", che rimanda a "viaggio") - riterrà di continuare su questa strada o ne
cercherà di diverse.
Certo è che il problema dell'alcolismo, al di là delle battute e delle interpretazioni "politiche", in
Russia è particolarmente drammatico. Le statistiche sono terribili: il 76 per cento dei russi
adulti (e la quasi totalità dei maschi) bevono regolarmente alcol, al punto che il consumo pro
capite (cioè neonati inclusi) annuale è di ben 17 litri di alcol puro, pari a oltre 42 litri di vodka,
oltre il doppio della quantità massima che l'Organizzazione mondiale della sanità ritiene
tollerabile. L'età media alla quale inizia il consumo regolare di alcol è di soli 14 anni, e si
calcola che l'alcol provochi ogni anno ben 75.000 morti in modo diretto (cirrosi e intossicazioni
da alcol) e molti di più in modo indiretto attraverso malattie e incidenti collegati all'eccessivo
consumo.
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