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Direz. e Redaz.: Piazza di Trevl, 86 00187 ROMA
ANNO XXVIII - N. 3 - Marzo 1980
Spedlzione In abbonamento postale Gruppo 111170
ORGANO
MENSILE
DELL' AICCE,
dal quartiere alla regione
per una Comunità europea federale
ASSOCIAZIONE
UNITARIA
DI
COMUNI,
PROVINCE,
REGIONI
La Federazione europea e la costruzione della pace
La Direzione nazionale dell'AICCE,
riunita a Torino 1'8 febbraio (relatore il
segretario generale aggiunto Gianfranco
Martini) affrontò il problema dell'attuale
crisi della distensione e del ruolo dellYEuropa unita nella costruzione della pace.
A l termine dell'ampio e fruttuoso dibattito - durante il quale furono espressi
punti di vista anche divergenti e presentati due documenti di lavoro da parte del
vicepresidente Sanlorenzo e di Pistone,
segretario della federazione piemontese
-, fu deciso di continuarlo e approfondirlo ulteriormente, confidando allYEsecutiv o nazionale di aDDrontare una bozza di
documento in merito, che tenesse conto
di quel che era stato già detto. Il segretario generale, Umberto Serafini, tenendo
conto, appunto, del dibattito, nonché di
quanto era stato affermato dal Bureau
sovranazionale del C C E a Parigi il 21
gennaio, ha redatto un documento, che
1'Esecutivo ha esaminato il 19 febbraio,
esprimendo un consenso di massima e
consigliando alcune integrazioni, di cui
Serafini ha cercato di tener conto. La
Direzione, riunita a Roma in Campidoglio il 7 marzo, vista la complessità
dell'argomento e mossa dall'esigenza di
pervenire a conclusioni condivise dalla
totalità dei suoi membri, in una associazione pluralista e insieme unitaria come
I'AICCE, giudicando di d ~ v e r s ia tale
scopo proseguire ancora e allargare il
confronto delle idee, ha pregato il segre-
tario generale di voler pubblicare il testo,
da lui redatto, sul periodico sociale «Comuni d'Europa,, e di volerlo diffondere
..
frattanto direttamente tra tutti i soci
dellYAICCE (sono stati considerati auspicabili dibattiti dei consigli comunali,
provinciali e regionali sull'oggetto) e particolarmente tra i membri del Consiglio
nazionale. Il documento potrà essere
anche utilmente disponibile alle associazioni e ai singoli, che si muovano nella
stessa sfera di interessi culturali e di
idealità politiche dell'AICCE. Le colonne di «Comuni d'Europa- resteranno
aberte
in una tribuna
-simultaneamente
. .
r libera, a cui è desiderabile partecipino i
soci e particolarmente i membri della
Direzione nazionale. La Direzione a sua
volta si riserva di riprendere collegialmente la discussione e di concluderla.
Allo stato delle cose la Direzione ha
dunque deciso che ci si riferisca al testo
del segretario generale come adeguata
sintesi del lavoro svolto - per quanto lo
consentivano punti di vista talvolta lontani (a parte il comune impegno di edificare la Federazione europea e il comune convincimento nel suo ruolo insostituibile) - e come elevato arricchimento del dibattito fin qui svoltosi su
temi., che UreoccuDano oeni eiorno di Diu
i nostri associati e su cui si invita tutta
l'Associazione, nelle sue articolazioni, a
prendere la parola.
La Direzione nazionale dell'AICCE
(sezione italiana del CCE), riunita a T o rino 1'8 febbraio 1980 e successivamente
a Roma il 7 marzo, ha voluto analizzare
a fondo i problemi della crisi della distensione e del ruolo che può giocare
l'unità europea nella costruzione di una
pace stabile, 'con particolare riguardo al
contributo che in merito possono dare i
Comuni e tutti i Poteri locali e regionali:
I'autogoverno locale in un quadro di
pluralismo, cioè d i sostanziale libertà
politica, è un momento essenziale della
democrazia, non è viziato dalla ragion di
Stato, ad esso si aprono particolari possibilità e responsabilità, idoneo come è
sovente ad esprimere i sentimenti più
schietti e importanti delle popolazioni.
N o n cessando, anzi incrementandosi
la corsa generalizzata agli armamenti,
procedendo tra mille soste e ripensamenti le limitazioni delle armi strate-
"
Le tre tappe del documento sulla Federazione
europea e la costruzione della pace: Torino
(Palazzo Lascaris) la direzione nazionale; Roma (sede di Piazza Tre74 1'Fsecutivo; Roma
(Campidoglio) ancora la Direzione nazionale
1
O
O
* * *
COMUNI D'EUROPA
giche fra le superpotenze, restando stazionaria la conferenza di Vienna per
il disarmo bilanciato, moltiplicandosi
ovunque gli incidenti e le prevaricazioni
d i frontiera, ma soprattutto con I'aggressione sovietica al popolo afghano, si è
reso evidente che la distensione, già da
alcuni anni in crescente difficoltà, non è
in una crisi solo passeggera. All'equilibrio del terrore si è aggiunta la decomposizione del bipolarismo, senza che
dalla multipolarità si noti l'emergere d i
un ordine - o quanto meno d i un equilibrio - nuovo: ormai sono molti gli Stati
in condizione d i destabilizzare continuamente i1 sistema, su cui la pace trascorre
la sua vita precaria, ammesso che si
possa parlare di pace in un mondo ove a parte le ricorrenti guerre locali - la
metà degli Stati (e non si salva alcun
versante, come ci ricorda Amnesty
International) vive tr2 assassinii d i massa, torture, esecuzioni, gulag.
L'URSS ha perseguito la rigida difesa
(O tentato il ripristino) del bipolarismo,
ostacolando, a occidente, l'unificazione
europea e, a oriente, l'emergere della
Cina, e tende da alcuni anni, nel quadro
del bipolarismo, a estendere la sua zona
di influenza imperiale nei punti nevralgici dello scacchiere asiatico e africano,
anche a costo d i interventi militari diretti
o per interposti Stati terzi (Cuba,
Vietnam). L'URSS è, alla pari degli
USA, un colosso militare, ma non è
altrettanto forte economicamente ed ha
infrastrutture sociali talvolta più arretrate di altri paesi del suo stesso blocco (Cecoslovacchia, Germania est,
Polonia), con cui le riesce difficile stabilire u n sopportabile compromesso d i
convivenza sovranazionale. L'opinione
pubblica in URSS non ha mezzi d i
espressione e d'altronde u n pluralismo
informativo è negato al
sovietico: le decisioni discendono, monoliticamente, dall'alto in basso, il regime è
oligarchico (quale che sia il ricambio
sociale dell'oligarchia che decide e che si
riproduce per cooptazione) e la partecipazione popolare alla gestione della vita
materiale, quotidiana, è privata d i una
libera discussione sulle prospettive politiche. T u t t o ciò aggrava i rapporti oltre
frontiera: Berlino est, Budapest, Praga,
gli avvenimenti d i oltre tre decenni
nell'Europa dell'est n o n sono stati discussi e quindi controllati dal
sovietico. I1 caso Sakharov va veduto in
u n contesto più generale, nel quale alla
intellighenzia umanistica e tecnico-scientifica sovietica è negato d i far valere i
suoi legami internazionali e d i fare da
contrappeso ad eventuali decisioni politiche avventate o miopi; e nel quale
anche istanze religiose,
che n o n dovrebber0 conoscere confini, vengono scorag-
giate e colpite. I n questo quadro i1 multipolarismo viene visto come una pura e
semplice perdita di controllo degli eventi
esterni, il regime sovietico - fin dove i
rapporti d i forza lo consentono - p u ò
solo essere esportato meccanicamente e
qualsiasi disegno pacifico d i più lunga
prospettiva, basato sull'onesto compromesso e sulla reciproca comprensione e
che dia radici stabili alla coesistenza,
viene frustrato. T u t t o questo va detto
senza spirito d i crociata, anzi con l'intenzione d i farne, con tenacia, oggetto
di dialogo, per ricostruire la distensione
e pronti, a nostra volta, alle più severe
autocritiche.
Gli USA hanno dimostrato una maggiore disponibilità di fronte alla tendenza del m o n d o verso il multipolarismo.
N o n solo: d o p o la guerra imperiale del
sud-est asiatico, hanno praticato una notevole autolimitazione circa gli interventi
militari, hanno riconosciuto la Cina popolare e hanno assunto d i nuovo u n
atteggiamento aperto verso l'unità europea, dando a vedere di poter passare, su
un terreno decisivo, dallo status d i leadership a quello di equa1 partnership.
Essi non hanno per contro saputo dare
una risposta progressiva al risveglio del
Terzo Mondo, non hanno cioè saputo
avviare la creazione d i u n nuovo ordine
internazionale, procurando l'affermazione, accanto ai conclamati ideali d i libertà
(ma non si possono dimenticare i regimi
totalitari fomentati o aiutati, direttamente O indirettamente, dagli USA), dell'obiettivo della giustizia. C o n la corresponsabilità dell'Europa occidentale e
industrializzata e del Giappone, all'emergenza dei paesi d i nuova indipendenza e alla ricerca d i autonomia e d i
sviluppo omogeneo dei non-allineati, gli
USA hanno risposto con le multinazionali e comunque con l'oligopolio, con le
manovre monetarie, con l'imperialismo
dello scambio ineguale.
Naturalmente in
tutto l'occidente e in Giappone larga
parte de!la classe lavoratrice - i lavoratori agiati - ha partecipato ai vantaggi
imperiali dello scambio ineguale.
Frattanto alcuni paesi del Terzo M o n d o hanno destabilizzato il regime imperiale dell'occidente,
paesi fornitori di energia (petrolio) nonché di altre materie prime; e l'abbondanza di eurovalute, prevalentemente in provenienza dai paesi dell'C)PEC, ha creato nuovi problemi e nuove soluzioni
imperfette. A partire dagli anni settanta
si è avuta una ampia privatizzazione
( g a n d i banche rivat te, particolarmente
americane) della rilevante liquidità internazionale: rallentata la domanda dei
paesi dell'OCSE, questa liquidità è stata
largamente convogliata verso il cosiddett o G r u p p o dei 77 (i paesi del «resto del
marzo 1980
SOMMARIO
Pag.
La Federazione europea e la costru1
zione della pace. . . . . . .
Dibattito sul documento:
Un sogno e il Club Mediterranée, di Gian Carlo Zoli . . .
4
Un ruolo per l'Europa, di Vitto5
rio Orilia . . . . . . . . .
Al palazzo del Lussemburgo il Bureau del CCE. . . . . . . .
6
Cronaca delle Istituzioni europee,
9
di Piero Soldati . . . . . . .
La legge della Regione Piemonte
per un sostegno finanziario ai
agemellaggi*. . . . . . . . 10
Piero Soggiu . . . . . . . . . 11
Riflessioni sulla realtà latino-americana, di Luigi Ladaga . . . . 15
Le associazioni dei Comuni e dei
Circondari nella Germania federale, di Patrick v o n Klenck . . 16
Riunione dei membri italiani del
Comitato Consultivo delle Regioni . . . . . . . . . . . 17
I1 punto sulla attività delle Federazioni regionali dell'AICCE . . 18
I libri . . . . . . . . . . . .
19
m o n d o » , che contestavano e contestano
il «vecchio ordine,,), ma con una precisa
concentrazione geografica (Brasile, Messico, Argentina, Perù, Corea del Sud).
L'intero G 77 è finito per oscillare in u n
equilibrio instabile, fra coesione - nelle
richieste ai «ricchi», all'OCSE e al Giappone - e conflittualità interna. I1 non
allineamento (che comprende il Q u a r t o
Mondo, il m o n d o della fame) è divenuto
dunque sempre più aperto alle mire
esterne, oltre a far crescere regimi avventuristici - alcuni dei quali potrebbero
far la loro comparsa ,nel club militare
atomico - nel suo interno: i pericoli d i
questa situazione sono ovviamente enormi, e sollevano i reciproci timori e la
perdita d i sangue freddo delle Superpotenze, che pure ne sono la concausa.
I n questo quadro generale rientra anche l'incapacità americana d i risolvere alle porte d'Europa - il problema della
creazione di uno Stato palestinese, la
quale, oltre a corrispondere a una esigenza d i elementare giustizia (anche
Giovanni Paolo I1 ha auspicato nel discorso all'ONU «la giusta soluzione del
problema palestinese»), rappresenta la
premessa insostituibile per rafforzare ed
estendere posizioni «aperte» come quella
egiziana. e per sconfiggere tendenze religiose nazional-confessionali e oscurantiste, chiuse all'organizzazione razionale
dell'interdipendenza planetaria (fra queste, oltrg quelle islamiche, occorre includere anche l'esasperata corrente confessionale e nazionalista d i Israele).
Se tale è dunque la risposta che le
marzo l980
COMUNI D'EUROPA
Superpotenze stanno dando ai problemi
emergenti con la crisi del bipolarismo, la
Direzione nazionale dell'L41CCE è convinta che la Comunità europea - prima
potenza commerciale e seconda potenza
industriale del mondo - ha invece un
interesse vitale al rilancio della distensione, poiché il suo sviluppo economico
dipende, in modo più profondo che per
qualsiasi altra grande potenza economica, dal commercio mondiale e dalle importazioni di materie prime dal Terzo
Mondo - e quindi risulta compromesso
dal ritorno alla guerra fredda -. Siamo
soprattutto convinti che la Comunità
europea ha la possibilità oggettiva di
agire efficacemente, con una propria autonoma iniziativa, in questa direzione, a
condizione che si decida a marciare rapidamente verso la realizzazione istituzionale (sovranazionalità democratica) della
sua unità, cioè verso i reali poteri del
Parlamento europeo e la responsabilità
ad esso di un Esecutivo comunitario;
e frattanto verso sostanziali progressi
dell'unione economico-monetaria, l'aumento adeguato del bilancio comunitario basato su risorse proprie, una politica comune industriale e in specie degli
armamenti, che permetta la cessazione
della vendita delle armi ai quattro cantoni del mondo. Proprio il fatto che la
Comunità europea non abbia ancora saputo assumersi le responsabilità che le
competono, data la sua forza economica
e le sue virtualità politiche, deve essere
considerato un fattore oggettivo dell'attuale deterioramento della situazione internazionale.
Ciò non significa che un ruolo attivo
e positivo della Comunità potrà affermarsi solo dopo la costruzione compiuta
e perfetta di una Federazione europea,
ma significa che essa può immediatamente agire in modo efficace e positivo,
a condizione che i suoi interventi sulla
scena internazionale si inquadrino in un
disegno non ambiguo di reale e continuativo progresso verso tale obiettivo.
IJn flirt tedesco occidentale con la distensione, riferito a una Ostpolitik che
potrebbe essere una alternativa all'unità
europea (e non una politica di tutta
l'Europa), o il terzomondismo nazionalista di una certa Francia, insomma tutte
le prospettive dette eufemisticamente
«confederali» (cioè di non debellato
nazionalismo) non possono che conservare lo statu quo e impedire il ruolo
innovatore e profondamente pacificatore
dell'Europa: così come le remore verso
una effettiva unità economica e sociale,
verso un coordinamento programmato
delle politiche comuni e il superamento
degli squilibri interni interregionali, e le
posizioni contro l'allargamento della
Comunità a paesi (Grecia, Spagna,
-
-
Portogallo) economicamente meno sviluppaii indicherebbero l'incapacità della
Comunità europea di farsi promotrice di
u n nuovo ordine economico internazionale. I1 quale - è ovvio - dovrà basarsi
altresì su un nuovo modello di sviluppo
complessivo della Comunità stessa, vòlto verso il pieno impiego e insieme
l'austerità (o la selezione razionale dei
consumi), poiché lo sfrenato consumismo certo non permetterebbe di andare
incontro alle cosiddette richieste di Lima
del Gruppo dei 77 e a un'equa ripartizione dello sviluppo, visto anche il tetto
allo sviluppo stesso e al suo tasso di
incremento che ci hanno indicato le recenti e drammatiche riflessioni sul destino dell'ecosistema planetario.
Naturalmente questa iniziativa promozionale della Comunità non vuol dire
scegliere la stiada più o meno esplicita
dell'equidistanza e della neutralità - che
sarebbe irreale sleale e pericolosa perché,
oggi come oggi, destabilizzante -, ma
vuol dire che, nel quadro dell'alleanza
atlantica e degli obblighi che essa comporta, la Comunità europea ha il dirittodovere di agire come partner uguale e di
giungere a una effettiva codecisione con
gli USA circa le scelte di fondo dell'alleanza.
In termini concreti la Comunità può e
quindi deve agire per l'avvio di una
nuova fase della distensione, i cui elementi caratterizzanti sono i seguenti:
1) una trattativa per la riduzione degli
armamenti convenzionali e nucleari, nella quale deve essere coinvolta pienamente la Cina, in modo che ogni riduzione
degli armamenti di ogni tipo fra il blocco occidentale e il blocco orientale sia
concordata con analoghi alleggerimenti
sulla frontiera URSS-Cina;
'
2) l'attuazione attraverso una effettiva
collaborazione - con una iniziativa che
parta dalla Comunità, ma in cui devono
essere coinvolti gli USA e tutti i paesi
del blocco occidentale (col Giappone),
-da una parte, e i paesi del blocco orientale, dall'altra - di un grande piano di
sviluppo del Terzo Mondo (così come si
accennò nel dibattito politico del Convegno di Magonza del CCE), che sposti
il baricentro della problematica dell'indipendenza di questi paesi dal terreno
militare - al quale sono stati finora costretti dal sistema bipolare - a quello
dello sviluppo economico e sociale;
3) la redazione di un nuovo codice
della distensione, che ponga al primo
punto la non ingerenza militare ma anche qualsiasi ingerenza; che contempli il
principio dell'automatica devoluzionc" ai
p ~ e s.più
i
poveri del Terzo Mondo (il
cosiddetto Quarto Mondo) delle somme
risparmiate in seguito agli accordi di
riduzione degli armamenti fra i due
blocchi, che colleghi
infine, con criteri
obiettivi, la perequazione della ricchezza
e gli incentivi allo sviluppo, al rispetto
della «Dichiarazione dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite», poiché è per
l'uomo e non per un diverso assetto
geo-politico del mondo che siamo impegnati a costruire la pace.
Si tratta in sostanza di contrapporre
alla attuale tendenza delle due Superpotenze alla restaurazione del sistema bipolare l'avvio risoluto verso un mondo
pluripolare meno rigido e bellicoso e più
aperto ai cambiamenti, interni e internazionali, di cui il genere umano ha bisogno per porre fine a una sempre piii
insostenibile e iniqua divisione delle risorse e del potere. cominciamo avviandoci a una cogestione sovranazionale dei
problemi inerenti allo sviluppo, all'inquinamento, alla tutela della biosfera,
alla ripartizione delle fonti energetiche e
di tutte le materie prime, alla ripartizione delle derrate alimentari, alla moneta,
al controllo degli armamenti. Ciò costituirà l'autentico superamento dei blocchi
e l'avvicinamento a una fase storica, in
cui potrà essere affrontato in modo concreto il problema del governo democratico mondiale, rispetto al raggiungimento del quale la realizzazione della Federazione europea costituirà insieme una
tappa e un modello.
Questa linea della Comunità europea,
di cui qui la Direzione nazionale
dell'AICCE ha indicato gli aspetti meglio caratterizzanti e il senso complessivo, dovrebbe tradursi in alcune scelte
immediate di fronte all'attuale situazione
di crisi, che così possono essere riassunte:
a) la richiesta del ritiro delle truppe
sovietiche dall'Afghanistan, che deve essere posta con fermezza in guisa che la
ripresa delle trattative sul disarmo e la
distensione non debba soggiacere al fatto
compiuto ;
b) il rifiuto di una escalation di ritorsioni economiche o di
altro
genere fino a quando non si constati, nel
quadro della ripresa di tali trattative, che
I'URSS non intende ritirarsi dall'Afghanistan;
la richiesta, per quanto riguarda il
caso Sakharov come per tutti i casi analoghi, del rispetto degli accordi di Helsinkj ;
C)
d) una iniziativa a favore della rapida
costituzione di uno Stato palestinese, la
quale - con la piena garanzia europea
allo Stato di Israele - avrebbe positiva e
immediata efficacia distensiva nella regione del vicino Oriente e contribuiieb-
COMUNI D'EUROPA
4
be così i n m o d o decisivo a sottrarla alla
contesa bipolare;
e) la costituzione di un'agenzia comunitaria per l'acquisto del petrolio e il
pagamento in scudi europei della fattura
petrolifera, per avviare a stabilità il mercato d i una materia prima essenziale,
garantirne così i produttori, porre una
premessa per la creazione d i correnti
privilegiate d i scambi fra d u e economie
profondamente complementari come
quella europea, d i trasformazione, e
quella dei paesi produttori d i materie
prime, associandovi quindi i paesi più
poveri, che dovrebbero assorbire liquidità e partecipare a u n o sviluppo n o n
squilibrato del G r u p p o dei 77.
La Direzione nazionale dell'AICCE
propone a tutti i Poteri locali e regionali
italiani e, tramite il C C E , pensa si debba
proporre a tutto il fronte europeo d i
lotta per le autonomie di intraprendere
iniziative concrete e in tempi brevi, affinché sia ripreso u n dialogo fra le N a zioni e i blocchi, che n o n deve essere
interrotto, e particolarmente perché si
proceda con impegno alla preparazione
della Coriferenza d i Madrid, che dovrà
riprendere e sviluppare gli accordi d i
Helsinkj nelle prospettive di u n nuovo
ordine internazionale, d i cui si è venuti
fin qui discorrendo. L e autonomie locali
europee potranno chiedere in tutte le
sedi opportune e ai livelli più qualificati
che tale conferenza si svolga
e gli
- orientamenti, d a noi propugnati, siano insistentemente proposti.
I n pari tempo, ricordando che i gemellaggi s o n o stati inventati dal CCE
come impresa d i pace e come presa d i
coscienza d i u n o stretto rapporto fra la
pace e certe realizzazioni istituzionali
(per il C C E : l'unità europea), la Direzione dell'AICCE -propone
u n rilancio
ad hoc dei gemellaggi, sia agli effetti
della ripresa internazionale dei negoziati
e della distensione, sia - nel quadro d i
quanto si è o r ora detto sulla prospettiva
d i una autentica integrazione europea per u n accelerato processo d i unificazion e economica e politica, nella democrazia, dellYEuropaoccidentale e mediterranea, affinché la Comunità possa contribuire potentemente alla creazione d i u n
nuovo ordine economico, e quindi politico, internazionale, pilastro della distensione e d i una pace stabile.
I C o m u n i e i Poteri locali e regionali
dovranno rappresentare la coscienza viva
d i unYEuropa che vuole federarsi per
aiutare anche il resto del m o n d o a intendersi, ad affrontare con spirito d i collaborazione gli immani problemi di una
umanità, che si trova ormai stretta in u n
piccolo pianeta, a considerare la guerra
un'abitudine barbara che nessuna ideologia e nessuna situazione d i emergenza
p u ò più, in alcun m o d o , giustificare.
I primi interventi nel dibattito
sul documento
Un sogno e il Club Mediterranée
H o fatto un sogno. O forse no. Era più
o meno in questi giorni, 41 anni fa. Marzo
1939. Avevo consegnato la tesi il giorno
prima, ed avevo invitato a casa mia quattordici amici. Loro giocavano a ramino. Io
avevo distribuito bevande e biscotti; poi
(avevo questa passione in anticipo di qualche anno su tanti altri italiani, prossimi
ascoltatori di Radio Londra) mi ero messo a
sentire una stazione francese. A un certo
momento urlai: .Stanno marciando su Praga! Hitler invade la Cecoslovacchia!~~
e ripetevo quasi parola per parola le notizie. I
miei amici avevano finito il ramino. Nessu-
Gian Carlo
Zoli
membro dell'Esecutivo
dell'AICCE, D C
no rispose. I1 più informato, lo specialista,
uno studente della Scuola Normale, si mise
a parlare pacatamente. Nominò Serajevo,
Trianon, Versailles, Weimar, la riva destra
del Reno, la Piccola Intesa, la Società delle
Nazioni, la Conferenza del disarmo; ricord o che disse anche della questione macedone e del sionismo. Era molto dotto. Durò a
lungo. Gli altri ascoltavano. Io tacevo, ingrugnito. Quando fu l'ora s'alzarono. Sulla
porta quello della Normale mi disse: «Però,
era una bella città, Pragan. Non so perché
non avevo detto niente, prima. Usciti, mi
sfogai. Feci un numero di telefonate a caso
(non fui un eroe: si preparava l'«E 42»,
segno di pace, e nove mesi di non belligeranza italiana all'inizio della guerra) e gridai
a uno sconosciuto la mia indignazione e la
mia pena. Quello attaccò il telefono dopo le
prime parole. Allora presi il grammofono,
scelsi tutti i dischi di musica boema che
avevo (La sposa venduta, Dal nuovo mondo e così via) e li ascoltai per ore e ore,
sempre ricominciando. Quei dischi mi talmarono, e mi accorsi di sognare. Sapete
come sono i sogni. Io sogno in bianco e
nero, non sogno a colori.
marzo 1980
H o disegnato a fumetti il primo motivo
del mio no al testo che Serafini ci propose il
7 marzo. Quel testo, originato dalla «crisi
afghanan predisposto, presentato e adesso
in esame durante l'aggressione al popolo
afghano, invasione in corso da tre mesi,
aspetta la IOa pagina per dedicare cinque
righe (delle quasi 350 del documento) a
quei disgraziati, dopo una allusione indiretta d'una riga in prima pagina.
Cinquanta persone su 264.500.000 cittadini dellYURSShanno deciso di mandare un
milione di giovani sovietici, non consultati
né colpevoli, ad ammazzare gli afghani e a
farsi ammazzare. E' in corso una guerra
efferata. I1 popolo afghano risponde difendendo la sua fede e la sua identità, allungando la serie, che ha avuto nella Resistenza una pagina meravigliosa ma non esclusiva, di coloro che offrono la vita per la
giustizia e per la libertà. Anche se servono
a poco, gli aggettivi, le parole forti, le
lacrime, sono un dovere morale. I1 documento doveva cominciare (dico cominciare)
colla frase del Bureau europeo del Consiglio dei Comuni d'Europa «I1 est profondement choqué et revolté par la brutale agression dont vient d';tre victime le peuple
afghann. Doveva esprimere ammirazione
per quella Resistenza, simpatia per le vittime afghane, pena per i giovani sovietici
mandati all'abbrutimento e al macello.
Si obietterà: parole, che servono da alibi.
Come se le 12 pagine fossero cosa diversa
da parole. Fra le parole razionali e colte
deve aver posto anche il grido della coscienza e del cuore.
Parimenti essenziale fra i 21 emendamenti
che avrebbero reso accettabile per me il
testo Serafini è il modo di affrontare il
problema guerra-pace. E' di moda l'esame
della situazione di bipolarismo o multipolarismo, con relative discettazioni. Padre Cristoforo suscitò il riso dei commensali con
quella strana proposta. Ma aveva ragione.
E' inutile cercare, per consolarsi, scorciatoie. La pace non può basarsi che sull'utopia
scelta dagli ex combattenti del mondo riuniti a Roma il 20 ottobre 1979. Proclamano
che la pace deve poggiare sulla giustizia e
sulla libertà, su una giurisdizione supernazionale forte ed efficace, sul disarmo generale e completo, rendendo operanti la Carta
dei Diritti dell'Uomo e le Nazioni Unite. I
rapporti internazionali devono essere guidati dal diritto, come si è inteso di fare per i
rapporti fra cittadini. .I rapporti fra i popoli sono rapporti di forza,, gridava Mussolini, descrivendo in forma cruda una realtà
che viene troppo
spesso
accettata. Ma io
-sono, parola per parola, cogli ex combattenti, e in generale col prezioso opuscolo
(grazie, Sanlorenzo) donatoci dal Consiglio
regionale del Piemonte. Non 2 se tirano le
fila USA e URSS, o anche la Cina, o se si
aggiungono India e Brasile che si costruisce
la pace, come non è panacea di pace la
Federazione europea che pur realizza un
ideale di fraternità. Le esercitazioni bipolarismo-multipolarismo sono tentativi di
sfuggire alla tragica realtà: la guerra è in
corso in molte regioni del mondo; la pace si
costruisce solo colla scelta utopica degli ex
marzo 1980
combattenti, entusiasmante impegno morale. O l'ingenua risposta di Padre Cristoforo
si fa in tempo realtà, o l'umanità, non
m'importa se bipolare o multipolare, ha
scelto la autodistruzione.
Le altre divergenze del testo di Serafini
sono meno profonde.
N o n si è spesa una parola suli'esemplare
realtà di Lomé.
Si ignora la storia tanto bella d i Begin,
Sadat e Camp David, vicenda che- si sta
dimostrando in forte crisi, ma che resta
comunque l'unico punto di riferimento.
Perché n o n auspicare che le colombe prevalgano sui falchi, ed entro il 26 maggio si
avvii attraverso amplissima autonomia il
processo verso I'autodeterminazione dei Palestinesi? A m o Israele, e ciò mi rende ancor
più lontano dai falchi israeliani. Ma non si
può ignorare, anche se questo fa il gioco
dei miopi intransigenti dall'altra parte, che
I'OLP rifiuta di riconoscere l'esistenza di
Israele, anzi non cessa di predicarne la distruzione.
Certo, molti sono i punti della mozione
che condivido, e non potrebbe che essere
così. C o n Serafini in quasi trent'anni ricord o rarissimi disaccordi. C i ò non toglie che,
a parte altre osservazioni di stile, di tono e
comunque secondarie, il documento non mi
soddisfa anche perché manca di calore nella
difesa dei diritti umani e delle identità dei
popoli. I n 350 righe avrei certo nominato i
kurdi, gli eritrei, gli armeni, i sindacalisti
COMUNI D'EUROPA
tunisini e, anche se sono di moda, le varie
tragedie dell'America Latina.
Eccezione non marginale riguarda una
conclusione del documento.
Serafini, invitando a preparare la conferenza di Madrid, archivia già mentre è in
corso l'aggressione agli afghani. E' questo
atteggiamento utile alla pace? Continuare
Helsinki proprio mentre Helsinki viene violato e bene? A Madrid che fare? Leticare su
Afghanistan, D u d k o e Sacharov? O parlare
d'altro facendo finta di niente? N o n capisco
proprio (non è polemica: n o n capisco
davvero) che cosa voglia dire Madrid in
questa situazione. C o m e non capisco come
progettano di comportarsi a Mosca nelle
varie circostanze gli avversari del rinvio delle Olimpiadi (rinvio che nel C C E sopranazionale abbiamo votato).
Alle altre 11 cartelle avrei risposto esaurientemente con altrettante. Ma h o chiarito
quasi del tutto quello che chiedo alla sezione italiana del Consiglio dei Comuni d'Europa.
Umberto Serafini, e insisto che quindi
il nostro disaccordo è transitorio, contribuì
alla stesura del documento, invero non bellissimo, del C C E sopranazionale, che insieme votammo a Parigi il 22 gennaio. I1 documento, molto differente da quello che
contesto, è un documento nostro sopranazionale o è un documento del Club Mediterranée? C h e avete fatto in questi mesi d i
quel documento, di quel voto, di quell'impegno sopranazionale?
Un ruolo per l'Europa
Una valutazione seria della situazione internazionale e delle sue prospettive, con
particolare riguardo al ruolo da tutti auspicato per l'Europa, deve partire dalle seguenti valutazioni:
1) C i troviamo di fronte a un mondo in
continuo mutamento, con sempre nuovi attori presenti sulla scena internazionale, che
non intendono rinunciare a un loro specifico ruolo; e nello stesso tempo assistiamo a
un effettivo trasferimento di risorse in direzione dei paesi produttori di materie prime
che, per essere contraddittorio e squilibrato, non è per questo meno reale e inevitabile.
2) In tale situazione le contraddizioni
Nord-Sud ed Est-Ovest si accentuano e
creano una dialettica molto complessa tra i
due assi fondamentali delle relazioni internazionali. Le relazioni Est-Ovest, un tempo
dominate dall'azione bipolare delle massime
potenze, USA e URSS, vedono una presenza crescente di nuovi fattori (Europa occidentale, Giappone, Cina) che non è possi-
bile più ridurre al sistema bipolare che ha
controllato il mondo nel periodo successivo
alla seconda guerra mondiale. Q u a n t o alle
relazioni Nord-Sud, è pura illusione che
esse possano essere dominate da sistemi imperialistici di vecchio stampo o da nuove
iniziative di tipo neo colonialistico: i paesi
in via di sviluppo produttori di materie
prime avanzano una crescente richiesta politica cui occorre che i paesi industrializzati
diano una risposta non equivoca.
3) I1 bipolarismo non regge, di fronte
alla duplice crisi del mondo occidentale capitalistico, dimostratosi incapace di dare
una risposta ai problemi vecchi e nuovi
della società, e del mondo socialista - in
parte crisi d i crescenza, ma in parte anche
incapacità effettiva di dare risposte ai temi
stessi del socialismo nei paesi sviluppati e a
quelli della trasformazione dei paesi in via
di sviluppo. La ragione di fondo della crisi
attuale della distensione va ricercata dunque
nella sostanziale incapacità delle maggiori
potenze (in questo caso USA e URSS) ad
affrontare i problemi sul tappeto tenendo
conto delle nuove realtà e non ricorrendo
ancora una volta agli schemi cui sono state
abituate - nell'ultimo trentennio. I n questo
senso lo sforzo della dirigenza americana di
ricuperare il terreno perduto in Europa occidentale imponendo ai paesi dell'alleanza
atlantica la sola logica della collaborazione
militare (vedi la questione dei missili) trova
il suo corrispettivo nelle iniziative sovieti-
che intese a rafforzare con la stessa logica
la coesione dei paesi socialisti (vedi prima
la Cecoslovacchia e poi l'intervento in
Afghanistan). La crisi quindi deriva da questa tendenza sostanzialmente difensiva e
priva di prospettive delle maggiori potenze.
D'altra parte, per il fatto di essere in difficoltà, il bipolarismo non cessa di essere
presente sulla scena mondiale e rappresenta
un fattore di limitazione nella creazione di
nuovi equilibri più articolati.
In questa situazione, esiste un ruolo per
l'Europa occidentale, che non sia quello di
mandare soltanto dei messaggi all'altra parte
del continente o ai paesi in via d i sviluppo,
messaggi destinati a restare inascoltati per la
grettezza e l'egoismo del loro contenuto
attuale? N o i crediamo di sì, a patto che si
tratti di una azione energicamente rinnovatrice e insieme realistica, che si basi su tutte
le capacità di influenza, politiche, economiche, ideologiche e culturali del nostro continente. Q u a n t o agli strumenti più adatti a
dispiegare questa azione e a raggiungere la
voluta influenza, noi crediamo che si debbano evitare atteggiamenti velleitari. N o n vi
è dubbio, ad esempio, che allo stato attuale
dei fatti l'azione più efficace p u ò venire - lo
registriamo ogni giorno - dalla azione dei
governi e dalla loro capacità di intervento
nei confronti degli altri attori statali sulla
scena internaxionale. N o n crediamo di
esprimere giudizi negativi sulla futura attività del Parlamento europeo se osserviamo
che i1 tipo di volontà e di proposta politica
di maggioranza che esso attualmente esprime è profondamente arretrato a confronto
con quanto ci viene richiesto dal rapido
sviluppo della situazione internazionale.
Vogliamo dire con questo che le forze
politiche e sociali europee, di cui noi comunisti siamo i primi, crediamo, a sottolineare ogni giorno l'importanza dell'impegno,
possono effettivamente svolgere una funzione innovatrice se saranno capaci di uscire
dagli schemi che li condizionano nelle loro
realtà nazionali. Continuare a pretendere
che nel Parlamento europeo i liberali votino
coi liberali, i democristiani coi democristiani, i socialisti con i socialisti, e i comunisti
con i comunisti e continuare a ricercare le
occasioni più arretrate per mantenere queste
unità di tipo orizzontale quando ogni nuovo problema pone in maniera non equivoca
la necessità di diversi aggruppamenti, vuol
dire non essere buoni europei ma complici
volontari o inconsci del bipolarismo, conservatori effettivi nella società internazionale di oggi, quale che sia l'etichetta che ci
~ontraddistin~ua.
N o n è una impresa facile, né le è estraneo
il rischio del fallimento. N o n vorremmo
essere, noi comunisti italiani, i soli a sostenerla, poiché a una opera di questo genere
non basterebbero le nostre sole forze. Siam o infatti lucidamente coscienti - e lo diciamo in primo luogo alle forze del movimento operaio europeo, ma non solo ad
esse - che l'alternativa a questa opera di
rinnovamento è l'ulteriore degrado della
posizione dell'Europa occidentale nel mond o e la sua progressiva scomparsa come
fattore di decisione dei destini del mondo.
COMUNI D'EUROPA
Al palazzo del Lussemburgo
il Bureau del CCE
I1 21 e 22 gennaio si è svolta a Parigi una
sessione del Bureau europeo del CCE. Esso
è stato presieduto successivamente da Cravatte, da Defferre e da Lugger. Hanno partecipato per la Sezione italiana Baldassi,
Dozio, Martini, Piombino, Serafini, Zoli.
I principali problemi sul tappeto erano la
elezione della
e della segreteria
europee, nonché dei revisori dei conti;
l'esame delle strutture organizzative del
C C E e la precisazione del quadro politico
operativo; un dibattito sulla situazione poli-
Thomas Phiiippovich e Elisabeth Gateau riconfermati alla carica di segretario generale e segretario generale aggiunto del CCE
tica europea e la crisi della distensione;
l'adozione del bilancio 1980; l'adesione della nuova Sezione spagnola al CCE; il programma di attività generali prospettate per
il 1980 e 1981.
Si è iniziato con la presentazione del
rapporto dei revisori dei conti, fatta da
Dozio. I1 rapporto è stato approvato all'unanimità.
dell'assetto del territorio. Philippovich si è
poi richiamato ai gruppi di lavoro che si
stanno sviluppando nel C C E , anche in seguito a convegni specializzati (rinnovamento
urbano, politica dell'ambiente, lavoratori
migranti, ecc.), e ha insistito sulla metodologia con cui il C C E deve preparare i suoi
dossiers. Quanto alla Segreteria europea egli
ha sottolineato che il suo lavoro può pensarsi articolato in 5 settori:
1) attività nel quadro della Comunità
europea;
2) attività nel quadro del Consiglio d'Europa;
3) coordinamento delle relazioni con le
Sezioni nazionali;
4) affari generali (includenti anche le relazioni esterne);
5) amministrazione in senso stretto.
Egli si è quindi occupato del settore dei
gemellaggi, venendo poi ad analizzare l'organigramma attuale della segreteria sovranazionale. N o n ha tralasciato di ricordare la
collaborazione europea di Gianfranco Martini, chargé europeo agli studi. Ci sono dei
problemi di coabitazione della Segreteria
europea e quella della Sezione francese del
CCE, a cui Philippovich si è riferito, così
come ha affrontato il problema di un eventuale allargamento e di una articolazione
della Segreteria sovranazionale. In ogni mod o Philippovich, a evitare ogni malinteso,
ha rivendicato per il Segretario europeo il
ruolo indispensabile di animatore e di coordinatore federale. Concludendo Philippovich si è riferito al problema di un eventuale aumento dei vice-presidenti del C C E con
l'eventuale ' possibilità di delegare a questi
nuovi vice-presidenti alcune funzioni particolari.
Le strutture organizzative e il quadro politico operativo del CCE
I1 dibattito
Successivamente il segretario europeo
Philippovich ha esposto un suo rapporto
sulle strutture di lavoro del C C E e sul loro
consolidamento. Philippovich ha esordito
richiamandosi alla filosofia federalista del
CCE, per sottolineare che essa deve riflettersi anche nella struttura del C C E stesso e
nel suo modo di operare. Egli ha poi tentato una gerarchia degli impegni del CCE,
sottolineando (ma a parere di qualcuno non
sufficientemente) la particolare importanza
dei rapporti col Parlamento europeo eletto.
A proposito di quest'ultimo ha richiamato
il problema dello sviluppo del Comitato
consultivo delle istituzioni locali e regionali
degli Stati membri della Comunità europea,
e ha accennato anche alla costituzione
dell'Intergruppo dei membri del Parlamento
europeo, che abbiano un mandato locale o
regionale e che coordinino i problemi che
interessano regioni e poteri locali nelle diverse Commissioni del Parlamento coi lavori della Commissione che più importa al
CCE, cioè quella della ~ o l i t i c aregionale e
Apertosi il dibattito, Serafini ha preso la
parola sostenendo che a suo avviso l'ordine
delle priorità circa le attività del C C E dovrebbe portare in primo, anzi in primissimo
luogo l'accordo col Parlamento europeo
eletto. Egli ha informato che i delegati italiani ne! Bureau si proponevano di rieleggere gli attuali Segretario generale e Segretario
generale aggiunto per un periodo di 5 anni
e di rieleggere il Presidente e il Vice-presidente per il periodo di 1 anno. Serafini ha
sottolineato la necessità di elaborare più che
un nuovo statuto un preciso regolamento
interno del CCE, da redigersi entro l'anno.
Per ciò che riguarda il*numero dei vice-presidenti, che potrebbero essere eletti nel f u turo, egli ha sostenuto che il loro numero
dovrebbe essere ristretto, per non rischiare
di dividere il Comitato di presidenza in
cittadini di due categorie (i vice-presidenti e
i pzria).
Sottolineato ~ o che
i
egli ritiene che gli
aifari correnti debbano essere con'trollati solidalmente da tutto il Comitato di Presiden-
marzo 1980
za (e che un delegato o incaricato speciale
deve in ultima analisi riferire sempre ad
esso), mentre tra una riunione e l'altra dei
Comitato tutto deve passare, per il coordinamento, attraverso la Segreteria sovranazionale, Serafini ha finalmente indicato che
la Sezione italiana è disponibile a fare uno
sforzo finanziario per allargare la struttura
sovranazionale, pervenendosi alla nomina di
un secondo Segretario generale aggiunto, il
quale dovrà essere non francese, di colore
politico diverso dagli attuali membri della
Segreteria (e quindi appartenente all'altra
grande famiglia politica europea, quella del
Partito popolare) e particolarmente qualificato sia agli effetti tecnici che agli effetti
della sicura fede federalista (egli dovrà infatti lavorare nell'ambito di una struttura chiaramente sovranazionale ed essere ad essa, e
ad essa sola, fedele).
Hofmann, vice-presidente della Sezione
tedesca, sottolinea la necessità di far lavorare una Commissione per lo statuto e il
regolamento, che esamini il problema della
Segreteria europea, del numero dei vicepresidenti ed eventualmente del decentramento dei compiti del Segretario generale
europeo. Egli fa altresì un cenno al problema della sede della Segreteria europea
(attualmente a Parigi), senza peraltro attribuire alla questione carattere di urgenza.
Egli indica che la Sezione tedesca e presumibilmente i delegati tedeschi presenti nel
Bureau desiderano riconfermare il presidente e il vice-presidente per due anni e rieleggere i membri della Segreteria europea per 5
anni. Infine sottolinea che il miglior termometro di una attività è l'accoglienza che essa
trova nella stampa: considera dunque che
un grosso sforzo dovrebbe essere fatto dal
C C E in questo senso.
Defferre, presidente della Sezione francese del CCE, conviene che sia utile riesaminare le strutture di lavoro del C C E e concorda sulla proposta di far lavorare la Commissione che di ciò si deve incaricare. Egli
fa presente che la Sezione francese, per via
delle sue difficoltà finanziarie, non sarà in
condizione per il momento di contribuire
allo sforzo finanziario supplementare per
allargare la Segret~riaeuropea. Egli propone
che siano decise riunioni periodiche dei segretari nazionali insieme al segretario generale europeo, per aiutare e alleggerire
quest'ultimo di taluni suoi compiti e rinforzare la coesione dell'organizzazione.
Meyers, presidente della Sezione belga,
voterà per la riconferma del Presidente e del
Vice-presidente per uno u al massimo due
anni e dei membri della Segreteria europea
per 5 anni. Egli pensa anche che una Commissione destinata a riesaminare le strutture
del C C E sia necessaria e propone che Cravatte e Lugger prendano l'iniziativa della
sua costituzione. Questa commissione, agile
nella sua composizione, dovrebbe poter
sottoporre prima della fine di giugno un
pre-rapporto alle sezioni nazionali, allo scopo che disposizioni precise possano essere
poi adottate prima della fine del 1980. Egli
sottolinea che la Segreteria generale europea
deve procedere ed evolversi in contatto permanente con le Sezioni nazionali. Infine
marzo 1980
egli approva la proposta di allargamento
della Segreteria europea con un secondo
Segretario generale aggiunto proveniente
dall'altra grande famiglia presente anche nel
Parlamento europeo, la famiglia democristiana.
Whittaker, presidente della Sezione britannica, concorda con Meyers. Aggiunge
che dà meno importanza all'allargamento
del numero dei vice-presidenti che all'assett o della Segreteria europea. Egli è d'avviso
che la Segreteria europea dovrebbe poter
confidare o decentrare taluni compiti alle
Sezioni nazionali, ma facendo accurata attenzione al mantenimento della coesione indispensabile dell'organizzazione. Secondo
lui la commissione delle strutture deve anche esaminare se economie possono essere
realizzate, considerando che a Lussemburgo, presso' l'attuale presidente del CCE,
sussiste un ufficio doppione degli uffici della Segreteria europea di Parigi.
Il tedesco Hahn stima che la commissione delle strutture deve essere anche in condizione di preparare il cambio a livello della
europea. Sottolinea invece che ai
suoi occhi la coabitazione della Segreteria
europea e della Sezione francese a Parigi
presenta notevoli vantaggi pratici.
Piombino considera che, se partiamo dalla sua costituzione, il bilancio del C C E è
largamente positivo. Tuttavia oggi si presentano ad esso quattro punti di malessere:
1) si nota qualche esitazione su un accordo
senza riserve su un'azione squisitamente sovranazionale (federalismo concreto): il C C E
risulta più condizionato di un tempo dalle
situazioni nazionali; 2) si nota un crescente
stato di isolamento del CCE: da un lato c'è
uno scarso rinnovamento dei quadri politici
e dall'altro troppo poco solide alleanze
esterne; 3) prima eravamo presenti con sezioni nazionali in paesi esterni (l'Inghilterra
era allora esterna) alla Comunità, oggi taluni paesi comunitari non hanno una sezione
nazionale o comunque una sezione valida
del C C E ; 4) si hanno dei rapporti di dubbia efficacia con la IULA (International
Union of Local Authorities): sono rapporti
piuttosto burocratici e un po' a senso unico, non certo con particolare vantaggio del
CCE. In conclusione Piombino si raccomanda che non venga indebolita ma semmai
accentuata la funzione federalista e federatrice (stimolo dal centro) del Segretario generale europeo.
Egli si è raccomandato che per le questioni finanziarie non si modifichi la sostanza del CCE: può essere accettabile un limitato decentramento operativo, ma un C C E
confederale non è assolutamente accettabile.
Occorre insomma ristrutturare il C C E
guardando le mète politiche, che vogliamo
raggiungere, che sono mète federaliste e
sovranazionali. La sede francese del CCE,
cioè delle sue strutture, può andare, anche
se forse Bruxelles sarebbe più funzionale:
ma l'indipendenza politica di una sede sovranazionale è garantita a Parigi o in qualunque altra capitale dei paesi più grandi
della Comunità? Forse sarebbe meglio la
sede in un piccolo paese.
A questo punto l'olandese Roscam Ab-
COMUNI D'EUROPA
bing ha osservato che era stata già costituita
una commissione per lo statuto del CCE,
ma senza che si vedessero risultati positivi.
In ogni modo la Sezione olandese pensa alla
riconferma del presidente e del vicepresidente del C C E per due anni e a quella del
segretario generale e del segretario generale
aggiunto per cinque. Quanto alla commissione per lo Statuto (da creare) pensa che
sia augurabile definire ormai il calendario
dei suoi lavori.
L'elezione della presidenza e segreteria europee del CCE
A questo punto il Bureau passa alle votazioni e all'unanimità, meno una astensione,
rinnova per due anni il mandato di Presidente a Henry Cravatte e di Vice-presidente
a Alo'is Lugger. ~All'unanimità sono poi
rieletti per 5 anni Thomas Philippovich,
Segretario generale europeo, e Elisabeth
Gateau, Segretario generale aggiunto.
E' deciso inoltre di creare un gruppo di
lavoro per il rinnovamento delle strutture
del CCE, sotto la direzione del presidente e
del vice-presidente, che dovrà pervenire a
una conclusione entro la fine dell'anno. E'
pertanto stabilito che Cravatte e Lugger,
dopo essersi orientati secondo loro criteri,
riuniscano il più presto possibile un gruppo
7
delle sezioni faranno conoscere alla Segreteria europea la dimensione massima dello
sforzo finanziario che esse saranno disponibili a compiere per allargare la Segreteria
europea stessa.
L'adozione del bilancio 1980
Infine il Bureau del C C E delibera all'unanimità la rielezione di Aurelio Dozio
e la elezione di Jurgens Hahn (in sostituzione di Albert Hammer) quali commissari
ai conti del CCE. Successivamente è stato
adottato all'unanimità, meno tre astensioni,
il progetto di bilancio (preventivo) per il
1980. Peraltro è stato deciso:
- che ogni sezione nazionale valuterà
l'aumento deciso delle quote del 7 % nella
sua moneta nazionale;
- che saranno cercate le basi di una più
giusta valutazione nazionale rispetto ai cambi (vari delegati italiani hanno più volte
richiesto il pagamento in base al paniere
delle diverse monete);
- che sia convocato di nuovo il Comitato finanziario in settembre, se saranno constatate fluttuazioni troppo notevoli delle
monete nazionali.
Su richiesta del nuovo eletto Hahn è
stato deciso di presentare nel 1981 un bilancio più dettagliato.
Il Palazzo del Lussemburgo sede del Senato francese
di lavoro: prima della fine del mese di
giugno 1980 le Sezioni nazionali dovranno
ricevere un pre-rapporto, che sarà discusso
da ciascuna sezione al suo interno e in
seguito esaminato ufficialmente in sede plenaria sovrànazionale (dopo le vacanze
estive): a settembre una commissione
(formata quanto meno da un delegato per
sezione) dovrebbe analizzare accuratamente
il testo e le diverse osservazioni pervenute.
Entro il 1980 dovrebbe essere sottoposto il
progetto al Bureau (ma l'ultima parola spetta all.'Assemblea dei delegati).
Allo scopo di permettere un progresso
dei lavori è anche deciso che i segretari
La situazione politica europea e la
crisi della distensione
-
I1 Segretario generale europeo presenta
quindi un progetto di risoluzione sulla situazione internazionale, con specifico riferimento all'invasione dell'Afghanistan e all'eventuale diserzione dei giochi olimpici di
Mosca. Serafini non ha grosse obiezioni da
fare alla parte negativa o polemica della
bozza di Philippovich, ma gli sembra che si
dovrebbe allargare o approfondire la parte
propositiva, ove si tratta dell'interdipendenza fra stati, del dialogo nord-sud, del controllo degli armamenti, ecc. Meyers appro-
COMUNI D'EUROPA
fondisce i1 concetto di politicizzazione dello
sport a proposito del boicottaggio dei giochi olimpici. Colin approfondisce lo stesso
problema, mentre Bianca osserva la contrarietà degli eletti locali socialisti al boicottaggio. Hofmann fa alcune osservazioni puramente formali. Baldassi richiama alcune osservazioni fatte da Serafini, che vede disattese: l'invasione va condannata, ciò è indiscutibile, ma giustamente Serafini ha richiamato altri motivi di tensione e fatto alcune
proposte anche in positivo. Intervengono
anche Lugger e Martini (quest'ultimo insiste, perché si approfondisca il problema del
ruolo dell'Europa libera nella diminuzione
delle tensioni e delle minacce di guerra).
Philippovich accoglie le richieste di Martini
e di altri: frattanto Zoli interviene, perché
più che badare astrattamente all'Afghanistan
si badi alle concrete sofferenze del popolo
afghano. Sergent esprime il compiacimento
che il testo fin qui elaborato risulti coraggioso e coerente: non allargherebbe troppo
la parte positiva del documento. Colin ricorda che Carter aveva proposto non solo il
boicottaggio olimpico ma anche sanzioni
nel campo dei cereali, della tecnologia, ecc.
Intervengono ancora Baillet, Cravatte,
Meyers, Serafini, Hahn, Philippovich, Zoli.
I1 presidente Cravatte a questo punto incarica Elisabeth Gateau, Serafini, Meyers,
Hahn, Colin, di approntare un testo definitivo per la redazione.
Più tardi il testo così emendato, sottoposto alla seduta plenaria, viene approvato
all'unanimità (al momento della votazione
sono assenti i colleghi Baldassi, Bianca, Delorme, Harmegnies e Le Pensec).
I1 documento
«I1 Bureau europeo del Consiglio dei Comuni d'Europa, che comprende la grande
maggioranza degli enti locali e regionali
dell'Europa democratica, sottolinea la profonda preoccupazione negli eletti locali e
regionali per gli avvenimenti internazionali
che minacciano la pace, I'autodeterminazione dei popoli e l'esercizio dei diritti
dell'uomo.
Gli enti locali e regionali sono istituzioni
fondamentali di ogni democrazia, le più
vicine ai cittadini; il loro normale funzionamento è indubbiamente reso impossibile da
ingerenze straniere negli affari interni di
uno Stato, che impongono ai cittadini un
sistema politico contrario alla loro volontà.
I1 C C E ritiene che questa è la situazione
esistente da oltre tre decenni iii una gran
parte dell'Europa storica, come l'hanno dimostrato, fra gli altri, i drammatici awenimenti di Berlino est, di Budapest e di Praga. Inammissibili ingerenze straniere si sono
ugualmente verificate, da parte di parecchi
Stati anche in altri continenti. I1 C C E si
dichiara profondamente colpito ed indignato per la brutale aggressione di cui è stato
recentemente vittima il popolo afghano.
I rappresentanti degli enti locali e regionali europei auspicano vivamente che si ristabiliscano le condizioni di una reale distensione mondiale, ma ritengono che questa non debba in nessun modo implicare il
riconoscimento dei fatti compiuti e apparire
come un avallo alle azioni dei governi che si
sono resi colpevoli delle ingerenze e aggressioni in questione. In particolare considerano che la conferma dei giochi olimpici a
Mosca rischia di essere interpretata in tale
senso. Soltanto annullando i giochi le popolazioni dell'Europa dell'Est e dell'URSS,
che sono tenute totalmente all'oscuro degli
avvenimenti, potranno rendersi conto della
quasi unanime riprovazione dell'opinione
pubblica mondiale.
I1 C C E condivide la condanna dell'invasione dell'Afghanistan da parte della grande
maggioranza dei membri del Parlamento
europeo e assicura alle istituzioni europee il
proprio appoggio, senza riserve, per tutte le
iniziative che saranno prese coerentemente
con questa linea di fermezza e di rispetto
degli intangibili principi democratici.
Ritiene peraltro che la Comunità europea, fedele alle sue alleanze, deve agire in
piena indipendenza da qualsiasi potenza
esterna. In un mondo interdipendente spetta all'Europa, ad un'Europa capace di esprimersi con una sola voce, agire concretamente per far cessare la corsa agli armamenti e per promuovere un nuovo ordine economico mondiale, che permetterebbe di superare il sottosviluppo, fattore di grandi
tensioni nel mondo odierno*.
La nuova Sezione spagnola del
CCE e i prossimi Stati generali a
Madrid
I1 presidente dà la parola a Pedro Aparicio Sanchez, sindaco di Malaga e presidente
della Commissione di gestione provvisoria
della Sezione spagnola del CCE, in via di
costituzione.
Aparicio Sanchez fa presente che il 12
gennaio si sono riuniti a Madrid più di 70
sindaci di città capoluogo di provincie spagnole e di città di più di 100 mila abitanti.
Nel corso di quella riunione è stata eletta
una «Commissione di gestione., provvisoria, che dovrà elaborare lo statuto della
Sezione. I1 presidente eletto dalla Commissione di gestione è stato designato a rappresentarla nella riunione del Bureau del C C E :
il sindaco di Malaga presenta dunque, quale
presidente prc tempore, la domanda di adesione della Sezione spagnola al C C E , così
come la proposta formale del municipio di
Madrid di organizzare i XIV Stati generali
del C C E dal 23 al 26 settembre 1981.
I1 Bureau decide di accettare subito e con
effetto immediato questa domanda di adesione della Sezione spagnola, rappresentata
provvisoriamente dalla Commissione di gestione. Di conseguenza ormai la Commissione di gestione sarà invitata a seguire tutte
le attività del C C E e a designare, per quanto le sarà possibile, i suoi rappresentanti per
partecipare alle diverse manifestazioni. I1
Bureau decide altresì di accettare la proposta spagnola di organizzare gli Stati generali
a Madrid. La Segreteria europea del C C E
riceve ii mandato di visitare la Spagna nelle
settimane prossime, allo scopo di controllare le installazioni del palazzo dei congressi,
di esaminare le prime disposizioni per l'organizzazione e, approfittando dell'occasio-
marzo 1980
ne, di contattare i differenti partiti politici
spagnoli. Aparicio Sanchez e, attraverso
lui, i membri della Commissione di gestione e le comunità locali spagnole, che essa
rappresenta, ricevono finalmente il saluto
ufficiale del C C E per acclamazione. Naturalmente a suo tempo l'Assemblea dei delegati del C C E dovrà procedere alle ratifiche
di rito.
Per quel che riguarda gli altri paesi e le
adesioni al C C E , Philippovich ricorda che
la situazione in Turchia resta assai confusa.
La situazione in Irlanda è resa tuttora difficile dai grossi problemi finanziari delle comunità locali: tuttavia una riunione a Dublino è in progetto con l'aiuto del Movimento europeo, che là è molto attivo.
Le recenti mutazioni politiche in Portogallo fanno sì che i contatti avuti per la
creazione della Sezione portoghese debbano
essere in buona parte ricominciati. A sua
volta la linea prevalentemente anti-europea
dellYUnionecentrale dei municipi greci non
rende certamente più facile la ricostituzione
della Sezione greca. I1 recente viaggio di
Cravatte e Philippovich in Danimarca ha
confermato l'ostilità della associazioni danesi di enti locali alla creazione di una sezione
del CCE, ma ha permesso di constatare che
sembra possibile, per ora, la creazione di
una sezione di amministratori locali presi
individualmente. Stretti collegamenti sono
mantenuti a questo fine e una riunione si
dovrebbe poter tenere a Copenhagen tra aprile e maggio.
Tornando agli stati generali di Madrid,
occorre ricordare che il tedesco Hahn ha
messo in guardia gli spagnoli sulla difficoltà
di un'organizzazione del genere, proponendo altresì di limitare il numero dei partecipanti. Serafini gli ha replicato che gli unici
che vanno eventualmente limitati sono i
partecipanti che non abbiano mandato elettivo locale: quanto agli eletti locali, più
sono e più territorio europeo rappresentano. Zoli a sua volta ha sottolineato che
l'organizzazione degli Stati generali va vista
soprattutto mirando all'obiettivo politico,
che si vuole raggiungere, e questo va costantemente tenuto presente dal Comitato
di presidenza. Cravatte ha affermato che in
una prossima riunione si affronterà il carattere politico di questa edizione degli Stati
generali. Philippovich a sua volta ha invitato tutte le sezioni nazionali a fare senza
indugio le loro proposte sui temi dei prossimi Stati generali e sulle caratteristiche che
esse vorrebbero proprie della edizione spagnola. Nella seconda metà di marzo, a Torino, si prenderà già una decisione di massima sul tema o sui temi degli Stati generali
di Madrid. Meyers ritiene, appunto, che la
scelta dei temi vada fatta per tempo, in una
Europa che brucia: poi bisogna ottenere
una larga partecipazione alla preparazione
dello svolgimento dei temi.
A sua volta Serafini, a proposito della
Sezione greca del C C E , fa presente la preparazione di un gemellaggio fra Salonicco e
Bologna, sottoliiieando che il sindaco di
Salonicco è vice presidente dell'Assoriazione dei municipi greci.
(continuazione a pag. 1 4 )
9
COMUNI D'EUROPA
marzo 1980
Cronaca delle Istitu~io~ii
europee
Parlamento e Governo europeo
di Piero Soldati
1. Presentando il 6 ed il 13 febbraio,
rispettivamente, le proposte per i prezzi
agricoli 1980/81 e il nuovo progetto di bilancio 1980, la Commissione ha avviato la
seconda fase della trattativa fra Consiglio e
Parlamento europeo, chiusa a dicembre con
il voto di rigetto del progetto d i bilancio
del Consiglio.
Le proposte deila Commissione, seppure
timide e insufficienti, sembrano riconducibili al quadro politico generale, delineato
dal Parlamento europeo con i voti del 7
novembre e 13 dicembre 1979.
I n particolare, nella indicazione dei prezzi agricoii e delle misure connesse, la Commissione ha resistito alle pressiorli corporative dei grossi produttori agricoli rappresentati ne! C O P A ed ha proposto i?n aumento
medio del 2 . 4 % e l'applicazione d i una
supertassa del 3 % sulle maggiori eccederize
della produzione lattiero-casearia.
Nelie proposte della Commissione manca
l'elemento qualificante delle richieste del
Parlamento, contenuto ne! trasferimento di
risorse dalla politica dei prezzi alla politica
di orientamento e di rinconversione: ma
l'impegno a contenere l'aumento indiscriminato delle produzioni eccedentarie, fatto
pagare (in spese per ammassi e restitiizioni,
al consumatore e ai contribuente europeo) è
certainente presente nel pacchetto Gundelach.
L o scontro si sposta ora nel Parlamento
europeo, dove la Commissione per i bilanci
ha già indicato la volontà di salvaguardare i
principi d i fondo contenuti nel!a risoluzione
di rigetto del 13 dicembre. A! contrario, la
Commissione agricoltura, "terra di conquista. per le spinte corporative degli agricoltori europei sembra disposta a sostenere
fino in fondo le richieste del C O P A e chiedere al Parlamento in marzo un aumento
dei prezzi superiore al 7.970, con conseguenze catastrofiche sul bilancio comunitario, sulla produzione d i eccedenze e sui
rapporti con i paesi in via d i sviluppo.
I1 Parlamento europeo prenderà le sue
decisioni nella sessione speciale, convocata a
Strasburgo dal 24 al 26 marzo; quindi le
scelte definitive spetteranno ai ministri
dell'Agricoltura, che inizieranno la loro annuale «maratona. il 27 marzo a Bruxelles.
Nel frattempo il consiglio dei ministri
delle finanze ha deciso, nella riunione
dell'l I febbraio di attenersi rigidamente alle
conseguenze d i bilancio delle proposte sui
prezzi della commissione del 6 febbraio:
ulteriori aumenti di produzione, si dovrebbe leggere fra le righe delle decisioni dei
ministri finanziari, sarebbero finalmente posti a carico (in termini di ulteriori spese)
degli stessi produttori eccedentari.
2. L'alleanza fra Commissione e Parlamento europeo (cioè fra l'esecutivo e I'organ o rappresentativo della volontà popolare)
sembra, anche in questa vicenda del bilancio, il sintomo d i una capacità di funzioilamento delle istituzioni in senso comunitario.
I rapporti tra Com:nissione e Parlamento
saranno il nodo cruciale dell'attività delle
istituzioni comunitarie nei prossimi mesi:
almeno fino alla scadenza drll'attuaie Esecutivo ed slla nomina delia nuova Commissione.
i1 tema è statn sottolineato con iorza da
deputati di vari gruppi durante il rituale
dibattito di febbraio sul programma 198C,
esposto a Strasburgo dal Presidente jenkins.
Fra gli altri, democristiani e comur~istihall-n o ribadita la necessità che il Consiglio,
ilella nomina del nuovo Presiden~ee dei suo;
colleghi commissari si ispiri ag!i orientamenti del Parlamento europeo.
I rapporti istituzionali sono ora all'esaine
di u n o speciale gruppo di lavoro, costituito
all'interno della commissione pojicica e pre.sieduto dal belga Nothomb. Se si eccettua il
documecto preparatorio dei democristiano
Blumenfeld siilla partecipazione del Parlamento europeo alle procedure di adesione
di nuo-vi Stati, le impressioni che provengon o da questa sottocommissione sono estremamente negative, sia per i cnnteni!ti delle
proposte sia per il livello di impegno e
preparazione dei componenti.
I n particolare il ra.pporto elaborato dall'ex-presidente della Commissione esecutiva
Rey sulle relazioni fra Commissione e Parlamento non sembra assolutamente adeguat o alla essenzialità d i una chiara definizione
di ruoli (almeno per questa legislatura) e
sulle modalità di nomina della Commissione
esecutiva.
'
N o n mancano nel Parlamento europeo
idee (come quelle espresse ad esempio nella
risoluzione presentata dal P P E a dicembre o
quelle contenute nell'intervento di Spinelli
durante la sessione di febbraio), che se adeguatamente elaborate e sostenute prima in
commissione politica e poi in aula, veramente indicherebbero al Consiglio e all'opinione pubblica l'inutilità di ricercare qua e là
per l'Europa gruppetti di «saggi» che indovinino il futuro della Comunità. Poiché a
noi sembra che il vero «saggio. debba essere ricercato nei Parlamento europeo e spetta
agli stessi deputati europei rivendicarlo per
primi con proposte adeguate.
3. In quest'ottica, i due elementi iondamentali su cui a riostro giudizio dovrebbe
essere centrata l'attività po!irico-istitilzionale del Parlarcento europeo sono rappresentati da:
a)
procedura d i rromina della nuova Commissione; I1 Par!amer,to eriropeo potrebbe promuovere in tempo utile, prima
della designazione dei Presidente della
Commissione, LI:? dibattito sulle grandi
linee programmatiche che esso intende
veder realizzate nel corso del mandato
qliadrienna!e dalla Commissione; iscrivere questi risultati in una risoiuzione ed
invitare ii C:onsiglio a trasmettere ai governi la richiesta di nominare la Cominissione alla luce e sulla base dell'orientameiito progranimatico del Parlamento.
La Commissione, appena nominata, dovrebbe concludere u n accordo interistituziona!e con (1 Parlamento, in base al
quale siano concordate le modalità di
reaiizzazione del programma. Sul!a base
di q ~ e s t ' i m p e g n oe questo programma il
Parlamento europeo potrS sanzionare la
sua fiducia o la sua censura.
La
b) la sa!,o.agriardia dei potere esecutivo della
Commissione. E' prassi, come è iloto,
che il Consiglio, attraverso i comitati
consultivi, disatrenda sistematicamente le
prescrizioni del Trattato per quanto riguarda il potere esecutivo ed in particolare la gestione del bilancio della C o m u nità e delle politiche finanziarie in- esso
contenute. La possibilità per il Parlamento di vedere effettivamente realizzata
la volontà che esso esprime in quanto
autorità d i bilancio è strettamente legata
a quest'aspetto dei rapporti interistituzionali e su questo tema il Parlamento
deve costringere il Consiglio al rispetto
dei trattati.
p
1952-1980
Abbonatevi a «Comuni d'Europa»
1
« C o m u n i d'Europa», che h a iniziato il XXVIII a n n o di vita, è senz'altro
u n a delle decane t r a le riviste fedcraliste che si s t a m p a n o in Europa.
C o n la s u a rilevante penetrazione capiilare e con i suoi 11 n u m e r i l'anno,
« C o m u n i d'Europa» vuole restare u n giornale s o p r a t t u t t o stimolante, di lotta
e di ripensamento della problematica federalista. 1.a s u a caratteristica fondamentale consiste nell'essere il t r a m i t e diretto fra t u t t i i centri decisionali della
battaglia comunitaria ed europeista e le popolazioni di o g n i regione, i giovani
e coloro che s o n o trascurati d a l l ' o l i g ~ ~ o l idell'informazione,
o
i n piena indipendenza.
Proprio per questa s u a funzione, n o n o s t a n t e gli a u m e n t i vertiginosi dei
costi della carta e tipografici, « C o m u n i d'Europa. c o n t i n u a a conservare
relativamente stabile il s u o prezzo. N a t u r a l m e n t e questa situazione p o t r à
essere m a n t e n u t a solo se gli abbonati e gli inserzionisti, cui va il n o s t r o più
vivo ringraziamento, c o n t i n u e r a n n o a sostenerci e se altri lettori v o r r a n n o
p o r t a r e il l o r o c o n t r i b u t o sottoscrivendo abbonamenti.
10
COMUNI D'EUROPA
una significutiva legge della Regione Piemonte
Sostegno finanziario regionale
ai «gemellaggi»
Riteniamo utile e doveroso far conoscere
ai lettori della nostra rivista, cioè agli eletti
comunali, provinciali e regionali, ai membri
italiani del Parlamento europeo, ai parlamentari nazionali, ai responsabili d i forze
politiche e sociali il testo della legge n . 4
riguardante lJ~Istituzionedel fondo regionale per lo sviluppo dei gemellaggi del Consigli0 dei Comuni d'Europa nellJambito della
tà d i contatti e d i scambi che non siano solo
d i vertice m a che riguardino la generalità
dei cittadini) ha una sua particolare rilevanza, questo paese è proprio L'Italia, il cui
futuro non può che essere legato a sempre
più stretti rapporti, con pari diritti e pari
doveri, con l'Europa. Purtroppo questa esigenza si scontra fr.equentemente con gravi
difficoltà d i ordine finanziario che impediscorto a molti Comuni, piccoli e medi, specie
del meridione d'Italia, perché più lontani
dai loro ~partnersw europei, d i realizzare
questi gemellaggi: la nostra Associazione
tiene in evidenza numerose domande d i gemellaggio che non trovano sbocchi concreti
proprio per ragioni d i ordine finanziario.
C i sembra dunque che l'iniziativa legisla-
Corrado
Calsolaro
Consigliere regionale del
P ~ e m o n t e ,che ha presentato
la legge
marzo l980
tiva della Regione Piemonte, sopra ricordata, rappresenti una valida risposta e u n contributo efficace alla soluzione d i tali problemi, in attesa che nell'ambito della Comunità europea - stiamo svolgendo le opportune
azioni anche in sede d i Parlamento europeo - venga ripresa la vecchia proposta
dell'AICCE d i creazione d i un fondo comunitarioper gemellaggi e scambi.
legge regionale piemontesegarantisce,
nella sua formulazione, la serietà delle iniziative che in base ad essa potranno essere
finanziate ed evita qualsiasi tentazioned i
utilizzare denaro pubblico per attività che
possano mascherare sostanziali intenti d i tuTismoo d i
LJAIC-E se ne rende
garante in base all>art. 2 della legge stessa.
N e l segnahre
precedente, ci augu,iamo che anche le altre regioni prendano
analoga iniziativalegislativa: come già
venuto nel Consiglio regionale del Piemonte, siamocerti che tutte
forze politiche
democratiche darannn il loro assenso.
* *
REPUBBLICA ITALIANA
BOLLETTINO UFFICIALE
C E E e del Consiglio d'Europa- approvato il
23 gennaio 1980 dal Consiglio regionale del
DELLA
Piemonte. Esso viene incontro ad una reale
esigenza dei Comuni italiani che aspirano a
gemellarsi con altri Comuni europei o che
hanno già realizzato iniziative del genere e
Torino, 30 gennaio 1980
che trovano obiettive difficoltà finanziarie
nella realizzazione d i tali iniziative o nello
svilupparne tutte le potenzialità. Questa in11 Bollettino Uffioaie della Regione Piemance si pubblica ogni mercoIedì in Torino e cantiene: nella Pans I Ic le& ed i regolamenti. mnch6
soddisfacente situazione è Stata denunciata - ner esteso per esrntro - i decrefi del Presidente della Giunta Regionale le deliberaztoni deHa Giunra e dei Consiglio Regionale le ci,coleri ed i comunicati del1 Organi regronaii; nella Parte I1 le leggi ed i i>ro;\edirnenti dello Stato, che interessino la Regione. di C& b pin più occasioni: ricordiamo, in particolare,
5rritta 1. pubb~cazione;neUa Pane 111 gli avvisi di concorsi e gli annunzi Icpali,
D.P.G.R. 17 gennaio 1980, n. 119
il Convegno A I C C E sui gemellaggi s v o h s i
Approvazione deiia perizia relativa ai lavori di pranto
Parte I
a Lucca nei maggio 1978 e la relazione
intervento per il ripristino dei tranaito lango La S.C. S.
ATTI
DELLA
REGIONE
Siro,
del Gmtune di Calwso
pag. & s i
introduttiva svolta in tale occasione.
L'AICCE ha precisato in una apposita
D.P.G.R. 17 gennaio 1980, n. 120
Approvadone detfa perizia retativa at lavai di pronto
pubblicazione (Quaderno n . 2 - al1 ruolo
intervento &t' il ripristino della Sg. Gambone, in Comu.
LEGGI E REGOLAMENTI
dei gernellaggi per l'Unione europea»), il
ne di Incisa ScapaccUxt
pag. 411
corretto significato che noi attribuiamo al Legge regionale 10 dice=&= 1Qi9. n. 68
D.P.G.R. 17 gennaio 1980, n, 12:
Modificazioni alta tegge regionale 4 settembre 1979, n. 57
~
~
~ della~ perwa
~ dativa
~
aia lavoriz di proneo
p
~
concetto d i «gemellaggio» inteso come .- ERRATA ~ W G E
pag. 4u4
intervento per il riprisiino dei muro di sostegno della Torl'incontro e la collaborazione d i due o più
re Medioevale, delimitante la pianetta del Camum di RocComuni che intendono associarsi per agire
caverano
pag. 412
nella prospettiva d i una federazione europea
costruita dalla base, per dibattere i loro
il ripristino della s.C. M e , iu Comune di
problemi e per sviluppare nelle popolazioni
pag. 412
non solo vincoli di amicizia sempre più
.P.G.R. l 7 gennaio 1980, n. 123
stretti, ma anche un comune senso d i apparConcessione al C o n m i o Aequedolto Val &?mida di
un coniributo necessario per il ripristido <iet$'acquedotto
tenenza all'Europa e l'impegno di contribuipag. 412
re tutti assieme alla sua unificazione. E'
D.P.G.R. 17 gennaio 1580, n. 124
DELLA -G W T A REGIONALE
_ _ Conce&oneal thqune di h r a Cardezza di un centrievidente quindi che l'accento è posto sui
--<<geme1laggi»che si svolgono nell'ambito
della Comunità europea perché essa costituisce, nell'attuale momento storico, il punto d i
maggiore coagulo delle conve~genzee dell'integrazione d i paesi diversi in attesa che
23 gennaio 19*09 n.
IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA
l'evoluzione delle condizioni politiche ed Legge
REGIONALE
Istituzione
del
fondo
regionale
per
lo
economiche consenta l'ampliamento d i questo nucleo iniziale.
sviluppo dei gemellaggi del Consiglio dei
promulga
se vi è un paese in cui questo tipo d i Comuni d'Europa neil'ambito della CEE e la seguente legge:
gemellaggi (non quelli fra grandi città d i *'l
continenti diversi, apprezzabili segni d i
11 consiglio regionale ha approvato.
Art. 1 - Finalità - La Regione Piemonte
I1 Commissario del Governo ha apposto promuove, con la Presente legge, le iniziatiapertura e d i amicizia, m a incapaci, per
ve degli Enti locali per lo sviluppo dei
ragioni obiettive, d i assicurare una continui- il visto.
REGIONE PIERIONTE
Q
Il testo della legge
~
marzo 1980
gemellaggi, al fine di facilitare il formarsi di
rapporti con i paesi membri della Comunità
economica europea (CEE) a livello di base e
delle varie articolazioni della società nel
quadro di una generale mobilitazione dei
cittadini in vista della costruzione dell'unità
europea.
Art. 2 - Procedura - I Comuni della
Regione con popolazione non superiore a
20.000 abitanti che intendono gemellarsi
con Comuni degli Stati appartenenti alla
Comunità europea (CEE), qualora intendano avvalersi della presente legge,. ne danno
comunicazione :
a) al Presidente della Giunta regionale;
b) alla Segreteria generale della Sezione
italiana del Consiglio dei Comuni d'Europa
(AICCE) ;
C) alla Federazione regionale piemontese
dell'AICCE.
Alla comunicazione devono essere allegati:
1) la copia della deliberazione del Consiglio comunale con l'indicazione del Comune o dei Comuni prescelti;
2) la relazione sul programma delle attività previste;
3) il bilancio preventivo dettagliato delle
spese occorrenti.
COMUNI D'EUROPA
11
sulle iniziative di cui all'art. 1 e le relative
determinazioni.
Art. 7 - Impegno della spesa - Ai fini
dell'attuazione della presente legge è autorizzata, per l'anno finanziario 1980, la spesa
di 50 milioni.
All'onere di cui al precedente comma si
provvede mediante una riduzione di pari
ammontare, in termini di competenza e di
cassa del fondo speciale di cui al capitolo n.
12500 dello stato di previsione della spesa
per l'anno finanziario 1980, e mediante
l'istituzione, nello stato di previsione medesimo, del capitolo n. 2360 con la denominazione «Spese per l'istituzione del fondo regionale per lo sviluppo e il gemellaggio del
Consiglio dei Comuni d'Europa» e con lo
stanziamento di 50 milioni in termini di
competenza e di cassa.
I1 Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Art. 8 - Dichiarazione d'urgenza - La
presente legge è dichiarata urgente ai sensi
de117art. 45, 6" comma. dello Statuto reeionale ed entra in vigore nel giorno della sua
pubblicazione sul Bollettino Ufficiale 'della
Regione Piemonte.
0
La presente legge regionale sarà pubblicata nel bollettino Ufficiale» della Regione.
E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge della
Regione Piemonte.
Data a Torino, addì 23 gennaio 1980
Aldo Viglione
Piero Soggiu
La Segreteria generale dell'AICCE e la
Federazione regionale piemontese dell'AICC E esprimono, entro venti giorni dal ricevimento della comunicazione, il loro parere
sull'iniziativa, corredandolo di eventuali
suggerimenti ed osservazioni. I1 parere è
trasmesso al Presidente della Giunta regionale e al Comune interessato.
I1 Presidente della Giunta regionale, visti
i pareri di cui al comma precedente, sentita
la Commissione di cui all'art. 6, stabilisce
con proprio decreto, entro il 31 maggio ed
il 31 dicembre di ogni anno, l'ammontare
della spesa ritenuta ammissibile e del contributo relativo per ogni domanda.
Art. 3 - Contributi - L'ammontare del
contributo è determinato in relazione
all'importanza dell'iniziativa; al carattere bilaterale o multilaterale del gemellaggio; alla
situazione demografica, geografica, sociale e
finanziaria degli Enti locali interessati.
Art. 4 - Comuni associati e Comunità
montane - La procedura e i contributi previsti dai precedenti articoli 2 e 3 si applicano anche ai Comuni associati e alle Comunità montane. .
Art. 5 - Gemellaggi esistenti - I Comuni
che hanno realizzato, anteriormente alla entrata in vigore della presente legge, gemellaggi con i Comuni di cui al 1" comma
dell'art. I , possono accedere, secondo le
procedure previste dall'art. 2, alle prowidenze di cui alla presente legge, sia per
sviluppare i rapporti di gemellaggio già stabiliti sia per nuove iniziative di gemellaggio.
Art. 6 - Commissione consiliare per i
gemellaggi - E' istituita una Commissione
consiliare per i gemellaggi composta di otto
Consiglieri, e presieduta dal Presidente del
Consiglio regionale, per esprimere il parere
Anche Piero Soggiu ci ha lasciato. Apparteneva alla prima generazione dell'AICCE,
quella che si doveva battere perché i prefetti o comunque le autorità tutorie non cancellassero, come illegali o addirittura rivoluzionarie, le delibere di adesione degli Enti locali al
Consiglio dei Comuni d'Europa.
N e i nostri difficili inizi egli è stato uno d i coloro che interveniva con pari dignità sia alle
nostre riunioni nazionali che a quelle europee. Lo ricordiamo molto bene ai primi Stati
generali del C C E , a Versailles, nell'ottobre 1953 e in molte altre riunioni sovranazionali,
dove, con poche e pacate ma autorevoli parole, difendeva coloro che si trovassero per
avventura isolati nelle tesi federaliste troppo avanzate, spesso rischiando d i trovarsi sconfessati dagli stessi connazionali più moderati o preoccupati che non si rompessero le uova.
Gran penalista, amministratore esperto dal livello comunale a quello regionale, egli
portava sempre nel dibattito la sua scienza, il suo buon senso, la sua coerenza e la sua
ironia. Era uno dei leaders del partito Sardo d'Azione e, come tale, uno dei protagonisti del
movimento autonomista. Questo suo autonomismo incisivo e ricco di storia inseriva
coerentemente nella lotta federalista, per cui non poteva certamente dirsi un generico
europeista: egli era infatti un autentico federalista integrale.
L'AICCE e .Comuni d'Europa» lo pensano con profondo rimpianto e si propongono d i
rifarsi con costanza alle cose che Piero Soggiu ci ha insegnato.
12
COMUNI D'EUROPA
Pensiero e azione
dei f ederalisti europei
a cura di Luciano Bolis
marzo 1980
congresso ha approvato all'unanimità e sulla
base delle quali sono anche stati eletti il
nuovo Comitato centrale e i 44 delegati
italiani al X congresso dellJUEF che si terrà
dal 14 al 16 marzo a Strasburgo e d i cui
riferiremo nel prossimo numero.
Le tesi
A 23 anni d i distanza dall'ultimo che lo
contrastanti, come il ricordo del passato e la
La nuova epoca
aveva preceduto, si è tenuto a Bari il 23 e
spinta verso l'avvenire, la meticolosità orga1. - Una nuova epoca ha avuto inizio,
24 febbraio il X congresso nazionale del
nizzativa e l'affiato ideale, la tattica e la
un
nuovo pensiero deve prendere forma. I1
Movimento federalista europeo, sezione itastrategia, l'elezione delle cariche e il voto
corso
della storia generato dalla formazione
liana dell'Unione europea dei federalisti.
delle mozioni. N o n potendo farne la crodel
mercato
mondiale e sostenuto dalle ri~'eCcezionaie intervallo d i tempo internaca in questa sede, se volessi esprimerne in
voliizioni
scier~tifica,
politica, economica e
corso tra i due congressi si spiega con la formula il contenuto e in due parole l'essensociale
è
ormai
giunto
al suo culmine con la
circostariza che allora. si trattava in primo
za, direi che quest'ultimo congresso naziofine
dell'egemonia
del
sistema
europeo degli
luogo di affermare, coi fatti e non solo a
nale del MFE ha rappresentato senz'altro
Stati,
I'awento
del
sistema
mondiale
degli
parole, la preminenza della dimensione euuna svolta importante; non già, com'era
Stati,
il
risveglio
di
tutti
i
popoli
della
terra,
ropea rispetto a quella nazionale. Ciò non
naturale che fosse, rispetto a quello ormai
era ancora generalmente ammesso tra gli
lontano che lo aveva preceduto nel tempo, la crescente partecipazione dello spirito religioso al!a vita moderna e lo sviluppo enorstessi federalisti e per questa ragione si era
bensì anche rispetto alle più recenti posizioni
me
della capacità tecnologica, non ancora
giunti alla conclusione, nelle competenti sedel Movimento, che apparivano
centrate e
..
controllato,
tuttavia, dalla volontà generale.
di, d'interrompere la serie statutaria dei
in qualche misura anche condizionate da
Per
questa
ragione
è ormai necessario - ed
congressi nazionali per saltare direttamente
qtrel fatto straordinario, d i una politica che
anche
possibiie
a
patto
d i rivolgere il pendai congressi regionali G quello europeo.
si fa storia, che fu l'elezione popolare del
siero
e
la
volontà
a
questo
compito supreOggi, grazie soprattutto al progressivo
Parlamento europeo,
m
o
pianificare
a
livello
mondiaie
la solustagliarsi, sulla scena politica europea, d i
Questo congresso, invece, ha preso, per
zione
di
alcuni
problenii
fondamentali
per
una potente realtà comunitaria, questa esicosì dire, le sue distanze dalla cronaca, anla
sopravvivenza
e
il
futuro
del
genere
genza appare già sostanzialmente soddisfatta
che quella neativa che fa politica, per ri.umano.
e si è quindi pensato di poter riprendere,
cercare i fondamenti e fissase i termini d i
2. - Nessuno disconosce questa necessisenza troppi pericoli, la tradizione dei connuova impostazione ideaie e, conseguentetà.
Ma è ora di rendersi conto che non è
gressi nazionali, giustificata anche con l'inmente, anche d i unG nuova fase d'intervenossibi!e
risolvere i prob!emi comuni al gedubbio vantaggio d i poter così meglio preto: l'elaborazione, cioè, d i un enunciato culnere
umano
- divenuto ormai iina comunità
parare lo stesso congresso europeo, che deve
turale di ampio respiro che ci permetta d i
immediatamente seguire e dove soltanto,
avviare, congiungendoii, il pensiero all'azio- di destino interamente responsabile della
per precisa disposizione statutaria, possono
ne e l'Europa al mondo. Quindi momento sua sorte - solo con le istituzioni e i criteri
essere prese le decisioni politiche definitive
di riflessione, chiamato a penetrare, supe- di conoscenza e di azione politica del passavalevoli per l'insieme dei federalisti europei,
randola, la distinzione fallace tra politica to, che sono serviti per conoscere e costruigrazie a un confronto più ampio e approfonestera e pclitica interna; per una rinnovata re il mondo che sta ormai aile nostre spalle
dito d i quanto potesse permettere una se«teologia» federalista, come è stati, detto, anche se costituisce, con i primi rudimenti
quela d i singoli congressi regionali.
intesa a dare il giusto nome alle cose, cioè a della libertà e della eguaglianza di tutti gli
Altro elemento d i relativa novità che
interpretarne la sottostante e multiforme real- uomini, il terreno sul quale si tratta d i
questo ccngresso ha introdotto rispetto ai
tà; al d i là della t-/adizionale e deleteria avanzare per costruire un m o n d o nuovo.
nove che l'hanno preceduto a suo tempo è
ragion di stato, verso un nuovo mondo più
3. - La prima barriera che deve cadere è
stato che per la prima volta esso si è svolto a
stabile perché governato finalmente dalla quella che divide ancora la politica interna
sud d i Roma, cioè in una città dell'Italia
ragione.
dalla politica estera. La politica estera non
meridionale e in particolare a Bari, centro
Sulla base d i questi stimoli concettuali e p u ò più essere considerata come il contesto
caratteristico d i una certa cultura storica e
istanze ideali suscitati dalla relazione Alber- d'azione nel quale si tratta soltanto di concondizione sociale appunto meridionalistiche.
tini, il congresso si è mosso compatto in uno seguire l'indipendenza, sulla base della presforzo d i approfondimento sincero e disinte- messa secondo la quale alla politica interna
Se a un secolo d i distanza dall'unificazioressato, cui la pratica
della poli- spetterebbe il compito dell'emancipazione
ne italiana ci si batte ora con tanto impegno
tica ci aveva da tempo disabituati. Direi che sociale e alla politica estera quello della
per passare all'unificazione europea, è anche
il denso dibattito che ne è seguito (più di 50 sicurezza; e sulla base della convinzione
perché la prima, tra le sue numerose lacune
interventi!) ha mostrato soprattutto la vo- errata secondo la quale l'indipendenza delle
e pecche, presenta quella d i non avere ancolontà di trovare il giusto punto d i raccordo nazioni coinciderebbe con l'eguaglianza fra
ra saputo risolvere in maniera soddisfacente
tra le motivazioni profonde contenute nelle le nazioni. L'indipendenza nazionale è una
l'atavico problema del «mezzogiorno», con
sue premesse e i conseguentz sviluppi della fase necessaria dello sviluppo storico, e reatutti i mali che ciò naturalmente comporta.
pratica quotidiana; tra le linee generali d i lizza lo scopo di affidare gli Stati ai popoli;
M a ora, se si ripetono gli stessi errori, l'Itauna teorica conoscitiva e gli auspicabili punti ma una volta acquisita, essa riflette, e non
lia intera rischia, per ragioni analoghe, d i
venire a sua volta emarginata come «pro- d'incidenza d i una filosofia dell'azione; tra corregge, la diseguaglianza fra le nazioni,
il disegno degli obiettivi politici dell'Europa che può essere superata solo affidando alla
fondo sud» dell'Europa. Era quindi oppore la definizione dei m e z z i d i cui dovrà pur democrazia anche i rapporti fra le nazioni.
tuno che il congresso destinato a segnare la
sostanziarsi, se vuol contare qualcosa, il Bisogna dunque tener presente che la diseripresa del federalismo europeo in Italia,
ruolo dei federalisti europei già all'indomani guaglianza fra le nazioni è molto più granalla vigilia dell'allargamento comunitario in
del congresso.
direzione mediterranea, si tenesse propio su
de, e più inumana, della diseguaglianza fra
Questa unità nel programma e nella spe- le classi che ancora persiste nell'ambito delquesto mare e in quella Fiera del Levante
che ne sintetizza esemplarmente la costante ranza è insieme la prova e il risultato d i una le nazioni più industrializzate. E bisogna
maturazione di coscienza che non s'improv- dunque anche ammettere che ormai il monaspirazione ai rinnovamento e all'apertura.
U n congresso, anche quando riesce, è visa, m a anzi ci ripaga della lunga, sofferta d o intero è il teatro del conflitto dei valori
e laboriosa attesa dei precedenti decenni, ed il quadro nel quale si manifestano e
sempre un congresso, cioè materia per sua
natura incandescente e composita, in cui quando si gettava un seme che solo oggi, e possono essere superate - a patto di far
convergono, compendiandosi, motivazioni e su tutti i piani, comincia a dare i suoi frutti.
coincidere sempre d i più la politica internaEcco il testo delle .tesi» politiche che il zionale con la mobilitazione diretta delle
ispirazioni diverse, non necessariamente
marzo 1980
forze politiche e sociali di carattere progressivo - le contraddizioni fondamentali del
nostro tempo.
4. - I1 primo fatto da riconoscere è che
allo stato attuale del processo storico tutti
gli uomini sono ormai liberi e vogliono
perciò diventare eguali, come sono ormai
liberi e vogliono anch'essi diventare eguali,
tutti i popoli. E' questa volontà di eguaglianza la nuova forza rivoluzionaria da
mobilitare per sprigionare a livello mondiale, a livello di ciascun paese, e di ciascuna
comunità locale, la volontà generale, nella
quale soltanto la libertà dei singoli può
diventare la libera eguaglianza di tutti. Il
traguardo è lontano e siamo solo ai primi
passi. Ma solo dirigendosi sin da ora verso
questo traguardo si può acquistare ia capacità sia di controllare i fattori della crisi che
si manifestano ovunque, sia di trasformare
progressivamente la libertà di tutti in gradi crescenti di autocontrollo del genere
umano.
S. - I1 primo criterio strategico che occorre acquisire riguarda il fatto che esiste
un governo del mondo, e .che si tratta perciò di battersi con le forze che possono già
entrare in campo per affidare gradualmente
il governo del mondo ad un numero crescente di popoli e di uomini e, al limite, a
tutti gli uomini. I1 governo del mondo è la
bilancia mondiale del potere, alla quale è
collegata la possibilità di stabilire le regole scritte, e soprattutto non scritte - con le
quali si esercita il controllo sul mercato
mondiale. Per cambiare il governo del mondo si tratta pertanto di cambiare la bilancia
mondiale del potere, in modo tale da diminuire, sino ad eliminare del tutto, la prevalenza delle grandi potenze; e sino ad assicurare, con la federazione mondiale, il governo democratico del mondo e la sostituzione
dei rapporti di forza tra le nazioni con la
loro eguaglianza, sancita e protetta dal
diritto.
COMUNI D'EUROPA
crescente liberazione sociale e del successo
politico: le stesse guerre, nella misura in cui
hanno successo, sono i successi di una politica. In pratica si tratta di gestire in modo
graduale la transizione, di per se stessa inevitabile, da un mondo bipolare ad un mondo multipolare, nel quale i protagonisti non
devono più essere solo gli Stati, ma anche le
nuove entità internazionali come il gruppo
dei paesi non allineati, come la Comunità
europea in via di costruzione e, naturalmente, la Cina. L'iniziativa spetta dunque a
questi nuovi protagonisti del processo politico; e va detto con chiarezza, specialmente
per quanto riguarda l'Europa occidentale che dovrebbe in un leale confronto con gli
Stati Uniti studiare tempi e modi del passaggio dalla leadership alla equa1 partnership
-, che la mancanza di iniziativa e il suo
corollario, l'allineamento cieco ed imbelle
sulle posizioni della potenza guida, non potrebbe che perpetuare ed aggravare la crisi
del governo del mondo sino al rischio di
catastrofi.
3. - I1 processo della transizione dal
mondo bipolare a quello multipolare può
svolgersi in modo pacifico e ordinato solo
ristabilendo la distensione, in modo tale da
garantire in tutti i paesi del mondo la maggiore sicurezza possibile con il minore armamento possibile, per aprire ovunque la
strada al successo delle forze politiche che
13
possibilità dell'Europa occidentale, sono
due. Uno riguarda lo SME. Nel quadro
dello SME la Comunità deve creare il Fondo monetario europeo. Se ne farà una cosa
seria, potremo pagare il petrolio in scudi.
In questo modo potremmo sostituire il rapporto egemonico dollaro-resto del mondo
(che impedisce l'avvento di un nuovo ordine economico) con il rapporto multipolare,
equilibrato ed evolutivo dollaro-scudo-altre
valute. L'altro problema riguarda i palestinesi, e la necessità sempre più urgente di
dar vita ad uno Stato palestinese. E' impossibile incanalare il risveglio arabo e rnusulmano in forme positive, utili tanto agli arabi e ai musulmani quanto a tutto il mondo,
senza risolvere il problema palestinese. Fino
a che non sarà costituito uno Stato palestinese la democrazia israeliana, invece di valere come modello positivo, funzionerà come modello negativo danneggiando lo stesso modello democratico; d'altra parte,
l'estremismo avrà troppo peso nel mondo
arabo e musulmano, impedendone lo sviluppo economico e civile e la liberazione
dalla tutela diretta o indiretta delle grandi
potenze.
Il ruolo del MFE
1. - Allo stato dei fatti l'evoluzione storico-sociale riproduce automaticamente gli
orientamenti liberale, democratico e sociali-
I primi obiettivi politici
1. - La crisi del bipolarismo è la crisi del
governo del mondo che ha caratterizzato la
prima fase della vita del sistema mondiale
degli Stati. La stessa crisi di governabilità a
livello nazionale, che si manifesta in modo
grave negli Stati nei quali maggiori sono le
difficoltà, non è che una delle conseguenze
della crisi generale del governo del mondo
che, essendo ancora affidato alle due grandi
potenze in declino, non riesce più a controllare in modo evolutivo il mercato mondiale e il sistema monetario internazionale,
ed è sempre più costretto a ricorrere alle
prove di forza, alla guerra psicologica e
all'aumento dei mezzi militari. Va dunque
ribadito che l'ossessione militare, e l'idea
secondo la quale la bilancia mondiale del
potere si riduce praticamente àila bilancia
delle forze militari, sono di danno gravissimo e possono portare alla perdizione come
al tempo del fascismo.
2. - I1 compito di ristabilire un governo
evolutivo del mondo è politico. La bilancia
del potere si modifica solo sulla base delia
la presidenza del congresso: Alfonso Jozzo, Luciano Bolis, Giuseppe Caron, Giuseppe Usai,
Giampiero Orsello, Mario Albertini, Alberto Majocchi; al microfono il rappresentante dell'Aede,
Venturelli.
sta (nelle sue diverse espressioni storiche,
anche di carattere religioso), cioè la cultura
che separa la politica interna da quella internazionale ed impedisce pertanto la mobilitazione democratica diretta delle forze politiche e sociali a livello internazionale. Va
tuttavia osservato che questa cultura, pur
essendosi piegata per ragioni storiche al
concetto di nazione esclusiva, tipico dello
Stato nazionale tradizionale, contiene il germe del federalismo, e quindi la possibilità
del superamento di questo limite. In ogni
4. - A questo riguardo i proble~ni-chia- caso, fino a che non sarà la stessa evoluzione sociale a produrre spontaneamente, a
ve, per quanto riguarda la situazione e le
si propongono gli obiettivi della pace e del
progresso civile e sociale dei loro popoli.
Ma bisogna tener presente che la distensione è un metodo, non una politica. Una
politica si manifesta solo dove si manifestano la volontà e la capacità di modificare i
rapporti di forza. Per controllare la transizione verso un mondo multipolare bisogna
pertanto cercare di spostare una parte almeno dei rapporti di forza internazionali dalla
linea bipolare a quella multipolare.
14
fianco dei criteri liberale, democratico e socialista, il criterio federalistico del governo
democratico del genere umano e di tutte le
sue comunità, il compito di diffondere e di
sviluppare il pensiero federalistico riguarderà in primo luogo il MFE; e potrà essere
svolto - soprattutto nei confronti delle nuove generazioni, che dovranno gestire una
fase più avanzata del mondo multipolare solo ridando la priorità ai problemi organizzativi del tesseramento, del reclutamento
e della formazione teorica e pratica dei militanti.
2. - I1 passaggio da una situazione nella
quale il federalismo organizzato è solo il
frutto della pura e semplice buona volontà
- e deve pertanto essere creato e ricreato da
ciascun militante - ad una situazione nella
quale esso avrà il carattere di una idea socialmente riconosciuta, è legato alla completa trasformazione democratica della Comunità europea. Realizzando il governo democratico di una società di nazioni indipendenti ed eguali (nell'ambito di una legge
costituzionale), e superando così sul piano
istituzionale la divisione tra politica interna
e politica internazionale, l'Europa costituirà
non solo un modello, ma anche un punto
di appoggio e un solido alleato per tutte le
forze che vogliono affrontare insieme i problemi della pace, della collaborazione e della giustizia internazionale, anche con la
creazione di grandi federazioni regionali c'ome premessa della trasformazione dell'ONU
in una federazione mondiale.
3. - I1 federalismo non è legato alla liberazione di una classe. Per questo non si
presenta come una ideologia alternativa rispetto al liberalismo, alla democrazia e al
socialismo che, avendo espresso ed organizzato la liberazione della borghesia, della
piccola borghesia e del proletariato, hanno
assunto storicamente forme antagonistiche e
reciprocamente esclusive, limitando così la
realizzazione stessa dei loro valori di libertà
e di eguaglianza - che in quanto tali sono
complementari e non alternativi. N e segue
che il federalismo non ha bisogno, per diffondersi, di diminuire la presenza del liberalismo, della democrazia e del socialismo.
Al contrario, esso pu6 svilupparsi solo collaborando ad una affermazione sempre più
completa dei valori di libertà e di eguaglianza mediante quello della pace, che solo nel
federalismo trova la sua sistemazione norale, istituzionale e storica. Sono queste le
ragioni di fondo per le quali il federalismo
organizzato non usa nessuna arma del potere - il voto, la rappresentanza di interessi
settoriali, la violenza - salvo quella indiretta
della cultura. Ma proprio per questo i federalisti possono modificare la situazione di
potere - e costituire una forza politica di
iniziativa, anche se non di esecuzione - solo
facendo delle loro sezioni, in ogni città e
comunità, dei centri di elaborazione culturale, di dialogo e di agitazione di idee,
intervenendo così negli ambienti sociali di
base nei quali si formano gli orientamenti
politici.
Successivamente il congresso ha approvato
anche gli indirizzi politici d i vari documenti
COMUNI D'EUROPA
marzo 1980
2) lo hearing della Commissione dell'ambiente del Parlamento europeo, che si terrà
a Dublino il 26 e 27 febbraio, per cui la
Commissione ha sottoposto un questionario, al quale si pregano le sezioni nazionali
di rispondere celermente e attentamente;
3) il seguito da dare al rapporto van der
Ploeg e alla Conferenza di Liverpool sul
rinnovamento urbano, con la sollecitazione
alla creazione di diversi gruppi di lavoro di
città europee.
Tutte queste azioni sono estremamente
concrete e permetteranno di dimostrare agli
incerti l'utilità di un impegno nel seno del
Consiglio dei Comuni d'Europa.
In linea di massima è varata per ora la
riconferma dei seguenti gruppi di lavoro,
affidati a diverse sezioni:
- mezzi di rinnovamento urbano,. partecipazione popolare nelle grandi città e
decentramento per quartieri (Sezione olandese) ;
- problemi dell'impiego lavorativo nelle
grandi città, nel quadro di uno sviluppo
economico equilibrato (Sezione britannica) ;
- l'ambiente urbano e i problemi dell'energia (Sezione italiana).
Sergent, anche a nome dei colleghi francesi, desidera di fare proposte per un confronto in materia agricola e in materia di
problemi energetici dello sviluppo industriale. Sergent approfitta per chiarire limpidamente quel che è, in sostanza, un'autentica politica regionale: essa è una proiezione territoriale dello sviluppo economico
Il Bureau del CCE
(viceversa del tutto ininfluente risulta una
(continuazione dalla pag. 6 )
politica regionale che prescinda dall'orientamento a priori dello sviluppo guardando
Procedendosi nello svolgimento dell'ordine del giorno, Philippovich dice di sperare agli effetti territoriali e si contenti di alcune
che il suo rapporto sulle strutture di lavoro correzioni «regionali» di uno sviluppo largadel CCE, sul loro allargamento eventuale e mente distorto). Bongers sottolinea l'importanza di rispettare i tempi fissati dai gruppi
sulle attività previste per l'organizzazione
sia stato implicitamente approvato, malgra- di lavoro (fine del 1980) per presentare le
do alcune riserve di Serafini, con la sua loro conclusioni.
Martini presenta il programma delle riurielezione a Segretario generale europeo.
nioni
del C C E previste dal 26 al 28 marzo
O r a egli riferisce sui preparativi della creasu
invito
della città di Torino. In quell'oczione di un Intergruppo di eletti locali e
casione
il
Bureau decide che si tenga prima
regionali in seno al Parlamento europeo.
un
Comitato
di
e poi un seminaEgli sottolinea che almeno i tre gruppi politici maggiori del Parlamento europeo, ossia rio per l'impostazione di un «dossier Euroi socialisti, i democristiani e i liberali, han- pa» del CCE, seguito da una tavola rotonda
no tutti e tre dato il loro accordo circa la pubblica, aperta ai cittadini. I1 Bureau prencreazione di tale Intergruppo. La signora de anche nota che nell'occasione (e precisaVeil riceverà prossimamente Cravatte e Phi- mente il 28 marzo) avrà luogo un incontro
lippovich. Tutte le Sezioni nazionali devono delle Sezioni francese e italiana del CCE.
I1 presidente Cravatte porta a conoscenza
frattanto sbarazzare il terreno da eventuali
del
Bureau un telegramma che Novelli, sinmalintesi, spiegando le vere intenzioni del
daco
di Torino, ha indirizzato al segretario
CCE.
generale del CCE, per cui egli propone,
Attività generali e prospettive per nella sua qualità di presidente in esercizio
della FMVJ, di lanciare un appello congiunil 1980-81
to della IULA, della FMVJ e del C C E sui
Elisabeth Gateau presenta quindi il calen- problemi della pace nel mondo e, specificadario di una serie di attività previste e insi- mente, sull'invasione dell'Afghanistan. I1
ste soprattutto su tre punti:
Bureau incarica il segretario generale di inI) la prossima riunione plenaria del Co- contrarsi con Novelli, per prendere più premitato consultivo delle istituzioni locali e cisa conoscenza delle proposte concrete.
regionali della Comunità, per la quale due Novelli dovrà essere informato sulla presa
note sono state richieste a ciascuna delle di posizione odierna del Bureau del C C E
sezioni, una sui programmi di sviluppo re- circa gli avvenimenti internazionali e su cogionale e l'altra sull'utilizzazione del «fuori me attualmente il C C E giudica le sue relazioni con la FMVJ.
quota» del FEDER;
presentati dalla Direzione uscente, e fatto
proprie le relative proposte di azione. Purtroppo la mancanza d i spazio c'impedisce d i
riprodurre anch'essi integralmente. Si tratta
comunque del «promemoria» sulla situazione presente della Comunità e le responsabilità del «semestre» italiano, già approvato in
Direzione il 12 gennaio a Torino; di una
proposta per un'agenzia europea del petrolio
e per una politica comunitaria in materia d i
energia; d i un documento sul Fondc .,'onetario europeo e lo «scudo» come eventuale
mezzo di pagamento internazionale; nonché
d i uno studio sul miglior sistema elettorale
da adottare per la seconda elezione europea
del 1984. Inoltre è stato rinviato all'esame
del nuovo Comitato centrale un testo presentato dalla Commissione Quadri e riguardante il servizio civile europeo e la nuova
etica del lavoro.
Anche le elezioni alle cariche hanno mostrato la stessa volontà di assicurare la continuità della gestione, pur attuando nello stesso tempo le necessarie aperture: il presidente
Albertini è stato infatti confermato per acclamazione. Pure Orsello è stato confermato
alla vicepresidenza, ma gli sono stati però
affiancati anche Bolis e Alberto Majocchi,
quest'ultimo passando così la segreteria al
fratello Gino. Riconfermati vicesegretari
anche Jozzo e Usai.
Ed ora, amici federalisti, buon lavoro!
marzo 1980
COMUNI D'EUROPA
Riflessioni sulla realtà
latino-americana
di Luigi Ladaga
Nell'ultimo dei miei rapidi viaggi all'estero (li compio per conto dell'ISVEIMER alla
ricerca di potenziali acquirenti di esportazioni meridionali), ho toccato, in venti
giorni, nove paesi dell'hmerica Latina, dal
Brasile al Messico, passando per Bolivia,
Perù, Ecuador, Colombia, Venezuela, Panamà e Nicaragua, con soste a San Salvador
e a Guatemala City.
Una lunga scorribanda, a cavallo dei due
tropici e di due oceani, dal livello del mare
ai 4.200 metri dell'Aeroporto E1 Alto di La
Paz, tra genti di origine, cultura ed economia diverse: troppo breve per impostare o
verificare analisi di dettaglio, sufficiente tuttavia a maturare un giudizio di immediata
anche se approssimata sintesi.
U n giudizio che, tra l'altro, viene favorito dalla comune matrice linguistica e
dall'eco di antiche dominazioni latino-europee che avvicinano queste genti e dallo scenario nel quale si colloca questa parte del
continente americano, contrassegnata da
una grande instabilità politica sullo sfondo
di una marcata arretratezza sociale.
Per questi aspetti alcuni paesi sembrano
fare eccezione, ma la loro «diversità. discende non tanto da elementi strutturali,
quanto piuttosto da una meno difficile condizione congiunturale.
La Colombia, ad esempio, è favorita certo da un rigido controllo della politica monetaria, ma più ancora dalla utilizzazione di
varie ed estese risorse che vanno dai minerali preziosi alla marijuana. Panamà, invece, affida il proprio awenire a giovani entusiasti tecnocrati, impegnati a far calcoli e
programmi sull'impiego dei proventi della
gestione del Canale che il recente Trattato
con gli Stati Uniti ha restituito ai panamensi. I1 Messico, infine, non solo mette a
frutto una robusta tradizione culturale, ma
la rinverdisce in una eccitata stagione di
speranze, forse sopravalutando quel che i
giacimenti petroliferi, da poco scoperti, potranno offrire e quasi dimentico dei drammi
umani e sociali che si accampano alla periferia stessa della sua capitale.
Ai confini di questi tre paesi, tutto è in
ebollizione.
La Bolivia, riscattata alla democrazia,
perché la democrazia soprawiva, deve duramente lottare contro piccoli e grandi golpe,
sino a scendere in piazza con le armi in
pugno. 11 Venezueìa è gettato in un acceso
scontro sociale dal risultato delle elezioni
per le quali ad un Presidente di ispirazione
socialista se ne è alternato uno di estrazione
demo~ratico~cristiana.
I1 Perù, awiato alla
democratizzazione dall'iniziativa di militari
«di sinistra», alla vigilia delle elezioni presidenziali, rischia di-esserne defraudato per
un ripensamento tardivo dei promotori. Il
rasile vede in vesti democratiche forze e
persone che sino a ieri si erano sanguinosa-
15
no marcati del clero col potere politico
ed economico; ad esse fanno da contrappunto rapporti di segno opposto, sottolineati dalla rigorosa laicità di alcuni Stati.
In generale però la Chiesa e il clero cattolici esercitano un peso non trascurabile nelle
spinte al rinnovamento e alla democratizzazione, sul piano della denunzia, innanzitutto, e su quello della lotta, in molte situazioni. Scuole ed università cattoliche sono state
negli ultimi anni e continuano ad essere
centri di formazione di una nuova classe
dirigente più aperta e combattiva, non tutta
e non sempre di obbedienza democristiana.
I1 riscontro è molto evidente in alcuni
«punti caldi.. In Nicaragua il movimento
sandinista ha un'importante coinponente
cattolica, che fa capo a due sacerdoti membri del Governo rivoluzionario. A E1 Salvador uno dei cinque membri del Direttori0
(tre civili e due militari), che aveva sostituito il dittatore rovesciato, proveniva dal corpo docente dell'università centroamericana
José Semeon Canis gestita dai Gesuiti, ed
era il segretario del Movimento nazionale
rivoluzionario di ispirazione socialista.
La terza costante può essere colta nel
comportamento e nel ruolo delle gerarchie
militari e delle forze armate. Prevale ancora
una loro vocazione a difesa degli interessi
più conservatori ed anche laddove accettano
mente distinte solo in torture e assassinii.
L'Ecuador, a pochi mesi dalla elezione di
un Presidente costituzionale civile, espresso
da un largo e variegato schieramento, è
minacciato di tornare alla confusione dalla
crisi che insorge all'interno della maggioranza, su motivi non chiari e contraddittori.
I1 Nicaragua, liberatosi con una rivoluzione
dalla quarantennale oppressione di una famiglia astuta quanto sanguinaria, si dibatte
tra drammatiche difficoltà (mancano persino
i generi di prima necessità alimentare); E1
Salvador, dopo aver rovesciato la dittatura
per la alleanza tra giovani militari e correnti
democratiche progressiste, registra una dura
contestazione dell'opposizione guerrigliera
che non solo non depone le armi, ma intensifica le azioni terroristiche. I1 Guatemala
continua a subire l'odioso dominio di una
dittatura militare, contro la quale, da un
momento all'altro, può sollevarsi una guerra civile.
E tuttavia questo ribollire presenta, al
suo fondo, una serie di elementi di novità
che, lentamente diffondendosi,
vanno assu..
(continuazione a pag. 191
mendo un valore di costanti.
Una prima costante - a
mio parere, la più importante - sembra quella del
rapporto" stabilitosi tra
gruppi di intellettuali o,
meglio, di professionisti
piccolo - borghesi di ispirazione democratica (libe rale, cattolica o socialista è specificazione non
prioritaria) e il movimento
contadino. Si tratta di un
rapporto che ha aspetti
non uniformi e spesso, anzi, molto complessi. Le
parti si influenzano a vicenda: gli intellettuali si
arricchiscono di sensibilità
sociale più vivace e soprattutto più concreta, mentre
i contadini si scaricano
delle tradizionali forme di
reazione dinnanzi al potere, oscillanti tra rassegnazione e rivolta.
Su questa base poggiano
movimenti, partiti, schieramenti che, anche quando ripetono sigle tradizionali, spesso gloriose, si
presentano e agiscono con
caratteristiche di massa,
con articolazioni varie ed
ampie e, perciò, più penetranti.
La seconda costante ha
riferimento alla Chiesa
Managua: dinnanzi alla Cattedrale che fu teatro di una feroce
cattolica. Vi sono qua e là,
strage ordinata da Somoza. Oggi è semidistrutta. Sulla facciain alto come in basso, veSandino, I'eroe nazionale della lotta antisomota campeggia
. -ziana.
stigia di legami più o me-
COMUNI D'EUROPA
16
Le associazioni dei Comuni e
dei Circondari nella Germania Federale
di Patrick von Klenck
della Deutscher Stadte und Gemeindebund
Per capire meglio la struttura, gli obiettivi e le attività delle associazioni dei comuni
tedeschi, sono necessarie alcune indicazioni
sulla struttura amministrativa e sui diritti e
compiti dei comuni nella Repubblica federale di Germania.
Come si sa, la Germania occidentale è
uno stato federale: esistono due livelli legislativi, il Bund (la Federazione) e i Lander,
questi ultimi partecipano alla legislazione
federale attraverso il Bundesrat (il Consiglio
federale), la seconda camera ~arlamentare
della Federazione. Tutte le competenze legisiative appartengono ai Lander in quanto
nella costituzione federale (Grundgesetz: la
Legge Fondamentale) non sono assegnate
esplicitamente al Bund.
Gli enti territoriali locali, al fine di assolvere ai compiti di loro esclusiva competenza, emanano norme (statuti) e regolamenti.
Di competenza esclusiva dei comuni sono:
l'allestimento e il mantenimento degli ospedali, piscine, case di riposo, impianti sportivi, spazi verdi, biblioteche e parzialmente le
strade. Le amministrazioni comunali rispandono nella loro azione alla volontà politica della cittadinanza, rappresentata nei
parlamenti comunali, tenendo conto della
capacità finanziaria del comune. Per legge i
comuni sono obbligati, invece ad allestire e
mantenere le scuole elementari e medie
(Grund-und Hauptschulen) e assolvere ai
compiti loro demandati dal Bund o dai
Lander nell'ambito delle loro competenze,
come l'ispettorato del lavoro e della sanità,
gli uffici dei passaporti e quelli anagrafici.
Compiti di interesse locale come l'assistenza sociale e quella ai giovani, l'allestimento e il mantenimento di scuole professionali, licei e scuole speciali: compiti che
superano le capacità finanz'iarie e la disponibilità di personale dei comuni sono stati
assegnati dal legislatore ai Landkreise
(circondari). Questi sono enti territoriali locali che includono più comuni e città. Ad
esclusione di 92 grandi città che non appartengono ad un Kreis (Kreisefreie Stadte),
comprese le tre città-stato, Hamburg, Bremen e Berlin, tutti i comuni tedeschi fanno
parte di un Kreis. Le città che non vi
appartengono assolvono a compiti sia comunali che di competenza dei Kreise.
L'autonomia degli enti territoriali locali è
fissata sia dalla Legge Fondamentale della
RFT sia dalle costituzioni dei Lander (ad
esclusione delle città-stato nelle quali il
Land è formato da uno O due comuni).
L'art. 28 comma 2 della Legge Fondamentale fa obbligo a tutte le strutture a livello
federale e ai Lander di garantire ai comuni
ai1 diritto d i regolare, sotto la propria responsabilità tutti gli affari della comunità
locale, nell'ambito delle leggi». D i questo
diritto fa parte, fra l'altro, la gestione del
personale (i comuni decidono autonomamente sull'impiego del personale), la sovra-
nità dell'organizzazione degli uffici e quella
finanziaria. I comuni hanno il diritto di
decidere autonomamente sull'impiego dei
mezzi finanziari a loro disposizione e di
riscuotere alcune imposte quali per esempio
quella sulle industrie, il commercio, le arti e
professioni ed alcune imposte sui consumi.
Le città non appartenenti ad un Kreis e i
Kreise stessi vengono controllati dagli uffici
dei governi dei Lander (nel Saarland ed nel
Schleswig Hoistein dai ministri dell'interno).
I Landkreise esercitano il controllo sulle
città e i comuni che ne fanno parte.
Oltre agli statuti e ai regolamenti già
accennati, gli enti territoriali locali devono
osservare una serie di leggi emanate dal
Bundestag o dai parlamenti dei Lander. Ciò
significa che coloro che sono soggetti a tali
leggi non hanno la possibilità di discuterle e
vararle; possibilità che hanno invece i Lander nel Bundesrat (e che hanno avuto in
Germania da secoli in varie forme e in
diverse misure nei confronti del rispettivo
governo centrale).
Dopo tali accenni si può comprendere
come i comuni, le città e i Landkreise già
da molto tempo sentissero la necessità di
difendere i loro interessi in altro modo.
Ancora prima della la guerra mondiale furono fondate le associazioni dei comuni oggi esistenti (0 le organizzazioni che rispettivamente le hanno precedute).
Oggi esistono nella RFT tre Associazioni
di Enti locali (Kommunale Spitzenverbande).
Le città non appartenenti ad un Kreis ed
altre grandi città (soprattutto quelle che
hanno ottenuto la loro indipendenza da un
Kreis negli ultimi anni in seguito alla riforma territoriale) aderiscono al Deutscher
Stadtetag (DST), che conta circa 500 città
aderenti. I comuni e città minori che fanno
parte di un Kreis (circa 8.500) sono rappresentati dal Deutscher Stadte- und Gemeindebund (DStGB). I 235 Landkreise sono organizzati nel Deutscher Landkreistag(DLT).
Tutte e tre le associazioni si sono poste
l'obiettivo d i rappresentare gli interessi dei
loro aderenti presso gli enti legislativi e
amministrativi e di partecipare, in quanto
possibile ai progetti di leggi e regolamenti,
importanti per il lavoro degli enti territoriali locali. Si è potuto raggiungere una istituzionalizzazione della
di
pazione dei comuni in quanto nei regolamenti interni di numerosi ministeri federali
e del Bundestag viene assicurato il diritto di
udienza delle associazioni comunali (esse
per es. vengono sentite durante le riunioni
delle Commissioni parlamentari e i dibattiti
tra esperti nei miiiisteri), quando vengono
discusse o redatte leggi di rilevanza comunale. Altri compiti che le tre associazioni si
sono assunti, sono la consulenza e I'inforrnazione dei membri, la promozione dell'interscambio di esperienze tra di loro e la
divulgazione tra i cittadini della compren-
marzo 1980
sione di temi di interesse locale attraverso,
p.e.,stretti contatti con la stampa, la radio e
la televisione. L'impegno delle associazioni
dei comuni consiste dunque nel mantenimento e nel rafforzamento ciell'autonomia
locale. In base a questi obiettivi in larga
misura comuni, le tre associazioni, nonostante i conflitti di interesse esistente, collaborano strettamente in molti campi. Questa
collaborazione trova la sua espressione organizzativa nell'unione delle tre associazioni
nella uBundesvereinigung der Kommunalen
spitzenverbande,, (unione ~
~ delle d
~
~
~degli ~~~i
~
locali).
~
i
~
~
L, struttura interna delle tre associazioni
rispecchia la struttura federale dello stato
tedesco occidentale. A parte alcuni casi nel
~~~~~~h~~stadtetag, le città, i comuni e i
~
~
~ nond sono
k membri
~
~direttamente
i
~
~
delle associazioni a livello federale ma
delle associazioni a livello dei Lander,
le quali a loro volta sono membri delle
tre a s s o c ~ a z ~ oDST,
n ~ D S ~ G Be DLT. Queste associazioni hanno gli stessi compiti di
quelle a livello federale. 11 loro lavoro è
di massima importanza in quanto i governi
e le amministrazioni dei Lander tendono a
intervenire sempre di più nella politica locale, per es. riducendo la competenza dei
comuni nel redigere piani regolatori generali
e particolareggiati sotto la propria responsabilità attraverso la enunciazione di piani del
Land (come succede per esempio nel Nordrhein-westfalen). Inoltre i Lander intervengono attraverso cosiddette assegnazioni finanziarie vincolate nella sovranità di bilancio
dei comuni (nell'ambito della perequazione
finanziaria verticale vengono messe a disposizione dei comuni e città mezzi finanziari a
condizione però che vengano usati per determinati obiettivi).
L, tre associazioni fanno anche un'attiva
estera comunale,,. 11 DST è
responsabile per la sezione tedesca della
IULA (International u n i o n of ~~~~l
~ ~ ~ hdella
~ quale
~ i fanno
~ iparte
~ DST,
~ )
D S ~ G Be DLT. 11 ~~~~~~h~~stadte- und
~ ~ ~ ~ i invece,
~ d è ~responsabile
b ~ ~ de-d ,
gli affari della sezione tedesca del consiglio
dei c o m u n i d
' ((-CE), ~ alla quale
~
~
aderiscono
le altre due associazioni
oltre alle ,-irca 650 città e comuni, 50
Landkreise e il DStGB stesso.
direttcre responsahk Giuseppe Piazzai
drettwecoMlato ~ i e n t i f wCorof~~io
.
Susmel
direzione e redazione:
Roma - 116,Viale Castro Worio -Telefm 46.4683
1
marzo 1980
Riunione dei membri italiani
del Comitato Consultivo delle Regioni
I1 giorno 16 gennaio 1980, si è svolta a
Roma una riunione dei membri italiani del
Comitato consultivo delle istituzioni regionali e locali dei Paesi membri della Comunità europea. Erano presenti: D'Aimmo, presidente della regione Molise, Cascino, vicepresidente del Consiglio regionale della Basilicata (che ha sostituito I'on. Lagorio, elett o al Parlamento nazionale), Sanlorenzo,
presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Mizzau, assessore della regione
Friulilvenezia Giulia, Cannata, sindaco di
Taranto, Costa, sindaco di Castelgandolfo.
H a n n o anche partecipato: Serafini, segretario generale dell'AICCE, Martini, segretario generale aggiunto, Baldassi, membro del
Comitato esecutivo.
Alla riunione sono stati affrontati i seguenti problemi:
da entrambe le parti, l'opportunità e la possibilità di un lavoro in comune all'interno
della Comunità.
pronunciarsi
Su questa Proposta
Comitato consultivo nella sua prossima riunione plenaria, con l'auspicata partecipazione di parlamentari europei e del commissario
Giolitti.
Nell'ambito del Comitato consultivo si
sono delineate due posizioni: la prima favorevole ad un impegno più ampio del Comitato stesso che dovrebbe perciò occuparsi di
una tematica più complessa, la seconda che
ha manifestato invece una tendenza riduttiva, motivata anche dalla considerazione realistica delle possibilità di funzionamento del
Comitato. Si è comunque convenuto che
nella prossima riunione si affronteranno i
seguenti problemi:
1) situazione attuale del Comitato consultivo, resoconto della riunione del Bureau
ristretto svoltosi a Parigi il 13 dicembre 1979
e valutazione complessiva dell'operato del
Comitato in rapporto alle Istituzioni europee, al Consiglio dei Comuni d>Europa e ad
altri organismi di enti locali.
2) Preparazione della riunione plenaria
del Comitato consultivo in Molise (Campobasso, 11-12 aprile): esame dell'ordine del
giorno e dell'apporto richiesto alle varie
delegazioni nazionali del Comitato sui temi
previsti.
3) programmadegli incontri del comitato
consu~tivo con il Parlamento europeo, la
commissione, il Comitato economico e sociale e il Comitato di politica regionale.
4) Rapporti tra i membri italiani del COmitato consultivo, il Governo e il Parlament o nazionali.
a) un esame accurato dei programmi regionali di sviluppo nei Paesi membri della
Comunità;
Q u a n t o al primo punto dell'o.d.g., i
membri del Comitato consultivo presenti
sono stati informati sui rapporti con altri
organismi settoriali di Enti locali che operan o nell'ambito europeo.
Il Bureau del Comitato ha preso atto della
persistente difficoltà di ottenere da parte
della Commissione della Comunità europea
e, in particolare, del commissario Giolitti, il
riconoscimento di una sostanziale diversità
di natura e di significato politico fra le
grandi organizzazioni di Enti locali che operano in Europa, quale è i1 Consiglio dei
Comuni d'Europa, e altre associazioni che
agiscono in un ambito più ristretto e in
un'area geografica più definita, quali, ad
esempio, la Conferenza europea delle Regioni periferiche marittime deila Comunità e
l'Associazione delle Regioni di frontiera della Comunità. D i fronte alle sollecitazioni
ricevute affinché anche questi due
venissero ammessi in qualità di «osservatori»
a partecipare ai lavori del Comitato consultivo, il Bureau ha dato, con qualche esitazione, il suo parere favorevole, con la precisazione che, dopo un periodo di sperimentazione di un anno, si potrà meglio valutare,
17
COMUNI D'EUROPA
b) un'analisi delle recenti proposte della
Commissione comunitaria in materia di utilizzazione di quella parte del Fondo europeo
di sviluppo regionale denominata
fuori
quota >>.
Nella prima metà di febbraio sono già
pervenute alla segreteria generale di Parigi
del Consiglio dei Comuni d'Europa, da parte delle singole delegazioni nazionali, due
note relative ai punti predetti. La prima ha
fornito, per ogni paese, le h f o m a z i o n i d i
fondo circa i soggetti coinvolti nell'elaborazione dei ~ r o g r a r n m iregionali di sviluppo e
le procedure adottate, con particolare riguardo al ruolo che viene riservato o meno
agli Enti locali e regionali.
La seconda,
"
riguardante l'utilizzo del «fuori quota., contiene le valutazioni sulla corrispondenza o
meno delle proposte della ~
~di
Bruxelles alle necessarie priorità comunitarie, sotto il profilo dei settori prescelti e
delle aree d i intervento. Era stato incaricato
Martini d i predisporre, con 13apporto di
collaborazioni esterne, le due note richieste.
I1 Comitato consultivo proseguirà il suo
programma di incontri e d i uhearings,, con il
Parlamento europeo, particolarmente con la
sua Commissione per i problemi della politica regionale e l,assetto del territorio, nonch6
con la Commissione di Bruxelles, con il
Comitato di politica regionale e con il C o mitato economico e sociale, che già nel mese
di settembre scorso si è fatto promotore di
un interessante scambio di idee con alcuni
rappresentanti del nostro comitato consultivo (v. resoconto sul n. 12, dicembre 1979, di
.Comuni d'Europa,,).
Infine è stata ripresa la discussione circa la
necessità di ottenere un più esplicito riconoscimento in sede politico-istituzionale del
ruolo del Comitato consultivo nel suo complesso e, per quanto riguarda il nostro Paese, dei suoi componenti italiani.
L'incontro con l'on. Malfatti, allora ministro degli Esteri, non ha più avuto luogo
causa la sua improvvisa malattia e conseguenti dimissioni. L'iniziativa verrà ripresa
ù
con l'on. E . Colombo.
al ~ i presto
Anche il Parlamento nazionale sarà contattato a tal fine.
* *
Documenti.di lavoro
per il «Dossier Europa» del C.C.E.
Documents de travail
pour le ~~Dossier
Europe, du C.C.E.
Working papers
for the «Dossier Europe» by C.E.M.
Arbeitsunterlagen
fur das «Europadossier>>des R.G.E.
E' u n a raccolta, plurilingue, dei documenti storici e dei documenti d i
attualità politica del C C E , seguita d a una serie d i note sui risultati dei
gruppi d i lavoro, articolati per argomenti. E' u n testo, curato dalla
Sezione italiana, utile a tutti i militanti, m a particolarmente idoneo
come bussola per procedere alla redazione del ~ D o s s i e rEuropa., con
cui il C C E vuole rendere pi& concreto il suo dialogo col Parlamento
europeo e pi2 coerente e unitario l'impegno d i base delle sue sezioni
nazionali, aprendosi meglio anche alla collaborazione della cultura
specialistica e d i tutti i federalisti.
~
18
marzo 1980
COMUNI D'EUROPA
I1 punto sull'attività delle Federazioni
regionali dell'AICCE
L'art. 25 dello Statuto dell'AICCE stabilisce che: « I comuni, le province e la regio-
ne interessati, aderenti all'Associazione, possono riunirsi in federazioni regionali con
compiti d i coordinamento e propulsione delle
iniziative locali..
E' una disposizione importante per il suo
significato politico e le sue incidenze pratiche. Un'Associazione di autonomie locali e
regionali come ~'AICCE, infatti, non può
darsi strutture centralizzate nel proprio interno, ma deve riconoscere spazi di libertà e
di decisione - sia pure coordinate col centro
- alle articolazioni periferiche; nel nostro
caso regionali per analogia con la struttura
regionale dello Stato. I n secondo luogo, la
creazione di federazioni regionali consente
d i associare direttamente alI7attività delI'AICCE numerosi eletti locali e regionali, che altrimenti sarebbero più destinatari
che soggetti, e di rendere detta attività più
rispondente alle attese degli enti territoriali e
delle p o ~ o l a z i o n ie alle diverse situazioni.
Per fare il Punto del problema di tali
federazioni, di quelle esistenti e operanti e di
quelle in fase di avviamento, è stata convocata una riunione a Roma, nell'0ttob1-e
scorso, presso la sede dell'AICCE (I).
U n rimo giro di tavolo ha consentito di
verificare il grado di funzionamento delle
federazioni già costituite, i setr01-i di attività,
il livello di collaborazione degli enti locali
aderenti, le ~ r o s p e t t i v edi sviluppo con nuove adesioni e con una più impegnata partecipazione dei soci, le difficoltà - organizzative, finanziarie, ecc. - che esse possono
incontrare.
I rappresentanti delle federazioni in via di
costituzione hanno riferito sulle varie fasi
delle diverse iniziative a tal fine intraprese e
sui tempi re vedi bili, nonché sull'indispensabile coifivolgimento delle diverse forze Politiche democratiche e sociali.
Nel corso del successivo dibattito è stato
posto l'accento particolarmente sui rapporti
tra federazioni regionali dell'AICCE7 da un
lato, e arti ti, associazioni consorelle di enti
locali, comuni, province, comunità montane
e regioni, dall'altro.
Una specifica attenzione è stata rivolta al
confronto dei programmi 4i attività che le
singole federazioni intendono sviluppare e
che Possono costituire anche Per I'AICCE,
nel suo complesso, un utilissimo spettro di
indicazioni sui problemi reali che caratterizzano le varie regioni italiane nel quadro
europeo e quindi altrettanti validi orienta-(1) Hanno partecipato: Antonio D i Rienzo, segretario della
federazione regionale pugliese, Erasmo Peracchi, presidente
della federazione regionale lombarda, Lino Toftano, segretario
della federazione regionale veneta, Gianni
"ice presi.
dente della federazione regionale sarda; erano inoltre presenti
alcuni responsabili dei Comitati promotori delle federazioni
regionali: per le Marche Libero
per la Sicilia Antonio
e Giuseppe Teresi e per I'Umbria Mario Belardinelli e
Giovanni Perari; per I'AICCE hanno partecipato: Umberto
Serafini, segretario generale, Gianfranco Martini, segretario
6cnerale a g g i ~ n : ~Aurelio
,
Dozio, stgirtaiio amminisiiati;.~, t
Domenico Falconi, direttore per I'organizzazione.
recoraro
Infine, la riunione ha consentito di constatare una totale convergenza in favore del
menti anche per stabilire ]e
a livello
nazionale.
E' stata pure riaffermata l'urgenza di una
collaborazione sempre più stretta con i vari
organismi e movimenti federalisti (MFE,
C I M E , A E D E , C I F E , Associazione giornalisti europei)
e con gli uffici stampa delle
regioni, che costituiscono
un canale esseriziale d i informazione e di diffusione di conoscenze sui ~ r o b l e m i europei nelle varie
articolazioni dell'ente-regione e, per suo trapubblica
collegamento tra federazioni regionali del1'AICCE con i parlamentari europei che,
a seguito delle recenti elezioni dirette, hanno
radici
e
varie regioni che compongono le rispettive circoscrizioni
Questo collegamento varrà a
sostenere l'azione dei parlamentari europei
stesso, contribuirà a renderla
senipre più aderente alle legittime attese dei
cittadini e alla necessità di progressi reali e
solleciti del processo di unificazione verso i
traguardi oli ti ci e istituzionali per i quali
1'AICCE - e tutto il Consiglio dei Comuni
- da sempre si
G . M.
I libri
Housing in Europa
esierienze compiute in Europa nella costruzione della città moderna: i volumi si aprodi Autori Vari
n o sui primi tentativi di superamento del
2 voli.: l a parte 1900-1960,. za
1960- modello ottocentesco d i periferia, in partiolandesi
e,~ su un altro
1979 - ~ d Luigi
.
Parma, ~
~1979. l colare~sulle esperienze
~
~
,
fronte, sulla nascita e la sperimentazione del
Le problematiche dell'abitare sono semconcetto d i città-giardino. Il contributo forstate al centro d i un vivace dibattito
se più rilevante del secolo è comunque
della cultura - e non solo di quella architetquello degli studi e delle realizzazioni del
tonico-urbanistica - di questo secolo. Sono
Movimento moderno, che dedica all'allogvia via emersi da un lato gli aspetti più
gio gran parte del proprio lavoro di formustrettamente legati all'alloggio, alla sua evolazione di un linguaggio architettonico
luzione in rapporto al mutare del livello di
espressione della funzionalità, del ritrovato
.ita, delle esigenze degli abitanti e delle
equilibrio uomo-natura, dell'affermazione
del diritto universale ad una vita che contecnologie costruttive, dall'altro il progressivo diversificarsi del concetto di quartiere,
temperi e realizzi le esigenze del lavoro,
i modi di relazione con la città storica, dello svago, della cultura, del riposo, delle
relazioni sociali.
l'organizzazione e la dimensione degli interventi. Appare oggi sempre più difficile
Documenti per la gran parte inediti e
orientarsi nella vastità del problema, data la comunque di difficile reperimento accompadispersione e la rapida successione degli ingnano il lettore lungo la strada dei progressi
terventi e delle proposte; soprattutto, nono- - talvolta dei ~ a r z i a l i insuccessi - delle
stante la grande mole della pubblicistica sul esperienze successive: nel dopoguerra, l'imtema, appare arduo il collegamento delle
ponente programma (puntualmente realizzavarie esperienze, il confronto e l'analisi del- to) delle città nuove inglesi; in Italia il
1, realizzazioni entro un quadro organico.
tentativo di dare risposte ai problemi della
L o scopo dei due volumi di uHousing in
ricostruzione e dell'occupazione con la realizzazione del piano INA-Casa attraverso il
Europa» consiste nel tentativo di un riesame complessivo della situazione, nell'ambicontributo dei migliori architetti dell'epoca.
t 0 europeo, attraverso la documentazione E ancora le città olandesi e danesi, e tutto il
delle opere e dei progetti più significativi in nord-Europa, si distinguono per la lungimitema di edilizia abitativa dai primi anni del rante opera di accrescimento controllato e
secolo ad oggi.
pianificato, attraverso quartieri che alle esiLa presentazione degli esempi avviene
genze di economicità e di grande dimensione
mediante schede, di ampiezza variabile in non sacrificano il verde, le attrezzature sofunzione dell'importanza; esse contengono, ciali, la qualità dell'abitare.
accanto ai dati essenziali per la definizione
I1 secondo volume riguarda il periodo più
dell'esempio (abitanti, superficie, localizza- vicino a noi, gli anni cioè dal 1960 ad oggi.
zione, anno di realizzazione, committenza, La trattazione si muove dagli esempi storici
ecc.) una serie di elaborati geometrici, e una riferibili ad esperienze fondamentali per
documentazione grafica e fotografica, ele- fornire un quadro più approfondito delle
menti volti ad una sintetica ma esauriente tendenze recenti. Sintomatica è l'evoluzione
illustrazione dell'intervento dalla scala urba- della politica edilizia inglese, che nella conedilizia. 11 testo che compie- tinuità d e l l ' e ~ ~ e r i e n z delle
nistica a
n e w towns si
a
ta le schede fornisce, insieme ad un inqua- arricchisce di realizzazioni che segnano prodramento storico dell'esempio ed alla sua gressivi avanzamenti, fino alle operazioni in
collocazione nel contesto socio-culturale del corso radicalmente innovative come la creapaese, un'analisi descrittiva dei caratteri si- zione di una città, Milton Keynes, per oltre
gnificativi in relazione ai singoli problemi 200.000 abitanti. Ad essa si affianca l'especonnessi all'intervento in esame.
rienza francese, che voltando le spalle al
Attraverso oltre 200 esempi, è possibile
dei qrnnd-~ncemhlespropone con
significative delle la politica delle villes nouvelles un modello
ricostruire le tappe
marzo 1980
di decentramento ricco di originalità e di
varietà nelle proposte abitative.
Ma anche gli altri paesi europei sembrano
orientarsi sul superamento del concetto tradizionale di quartiere, alla ricerca di una
nuova dimensione: le numerose città nuove
nell'unione Sovietica e in altri paesi dell'Est
europeo, le espansioni urbane delle maggiori città tedesche, olandesi, svedesi, pure nelle diverse peculiarità nazionali riflettono da
un lato il peso sempre crescente che assume
il problema della casa nelle politiche nazionali, e dall'altro il tentativo di coordinare
gli interventi portandoli ad una dimensione
tale da prevedere tutti i servizi e il carattere
urbano della grande città.
Sono questi anni di realizzazioni imponenti (si pensi, in Italia, ai recentissimi Laurentino di Roma o San Polo di Brescia) e di
acceso dibattito, di impatto con nuove esigenze e con l'uso d i nuovi strumenti, tecnici e legislativi (è il periodo della crisi più
acuta della manodopera in edilizia e del
maggiore sviluppo dell'industrializzazione,
con tutti i problemi che sono loro connessi).
Si fa strada la tematica partecipativa come
alternativa al modo tradizionale di gestione
degli interventi, e l'insofferenza verso la
grande dimensione produce gli studi di
maggior rilievo, che riguardano gli spazi
pubblici, il rapporto tra residenza e servizi,
il superamento definitivo dei più rigidi
schemi geometrici del razionalismo.
I1 lavoro degli autori - coordinati in
un'unità d i ricerca del «Centro di studio,
ricerca e documentazione dell'abitare O I KOS. che ha sede a Bologna - viene a
colmare una lacuna oggi particolarmente avvertita dagli operatori del settore edilizio,
da studiosi e da amministratori: la crescita
qualitativa, e la soluzione dei nuovi problemi della città moderna sempre più devono
passare attraverso una fase di conoscenza
delle esperienze e d i riflessione che non si
limiti alle realtà nazionali ma si estenda
all'intero panorama europeo. In questo senso l'opera appare un contributo significativo
per un approfondito esame dei problemi,
delle realizzazioni, dei progetti; la diffusione delle conoscenze nel campo dell'abitazione non potrà che giovare, a nostro parere, ad un'Europa che, individuando nella
città comuni obiettivi di crescita civile, operi per realizzarli nella costante collaborazione e nel confronto sistematico delle esperienze.
Giovanni Franchi
realtà latino-americana
(continwdzione dalla pag. 15)
o addirittura promuovono la democratizzazione, le forze armate lo fanno mantenendo
e rafforzando la propria posizione d i corpi
separati, che incombono a condizionare e,
comunque, a controllare il processo, sì da
evitarne sbocchi a sinistra. Una lunga frequentazione con i servizi segreti statunitensi
è alla base di questi atteggiamenti. Ma i
nuovi indirizzi dell'Amministrazione Carter
rischiano d i provocare effetti sconcertanti.
D a un lato sospingono all'arroccamento a
COMUNI D'EUROPA
destra di gruppi militari più reazionari, che
trovano conforto ed alimento nei cileni di
Pinochet, dall'altro sprigionano, soprattutto
tra i giovani militari, sollecitazioni effettive
di autonomia che, dal piano strettamente
politico, si estendono a quelli economico e
sociale. La contraddittorietà d i alcune situazioni - del Perù, ad esempio - è indicativa
perciò di una lotta che è in atto all'interno
delle forze armate e che p u ò avere risultati
imprevedibili.
La quarta costante riguarda la suggestione di Cuba. Al di là dei rapporti statuali,
oggi quasi ovunque normalizzati, si può
affermare che la suggestione di Cuba è inversamente proporzionale all'influenza statunitense. La relazione tra i due elementi
non è però né diretta né meccanica. L'immagine di Cuba si identifica con quella di
Fidel Castro, che qui spicca più per il suo
taglio latino-americano che per le sue iniziative internazionali. I dirigenti dell'hvana,
d'altra parte, agiscono in questa parte del
mondo, con grande cautela e straordinario
rispetto delle forme. In Nicaragua, a fianco
dei guerriglieri sandinisti, hanno valorosamente combattuto due brigate, una panamense ed una venezuelana, che avevano in
Costarica le loro basi. Di cubani neppure
l'ombra. E questo mentre, nello stesso periodo, i volontari cubani., comparivano in
tutti i punti cruciali dell'Africa nera. Fidel
Castro, dal canto suo, non fa nulla per
essere riconosciuto come leader comunista e
i partiti comunisti che, legali o in clandestinità, operano in questi paesi, preferiscono
collocarsi negli schieramenti unitari delle sinistre, senza in essi assumere o pretendere
ruoli egemonici. Fuori di questi schieramenti si muovono partiti, movimenti, gruppi di estrema: isole del grande arcipelago
rnarxista-leninista-rivoluzionario, in lotta
spesso feroce tra di loro, senza punti d i
riferimenti all'esterno, neppure nei confronti della Cina, che, in questa parte del continente americano, è come se non esistesse.
E , con la Cina, l'altra grande assente è
l'Europa. Sul piano strettamente mercantile,
il Giappone esporta in questi paesi e conclude vantaggiosi affari che nessuno degli
Stati del Vecchio Continente, preso a sé,
riesce ad eguagliare. Si muove la Spagna del
dopo-Franco, ma affida i propri rapporti
prevalentemente alla compagnia aerea, 1'Iberia, che qui gestisce una fitta rete d i collegamenti. Solo dopo le recenti vicende del
Nicaragua, la Repubblica federale tedesca
sembra proporsi una iniziativa di più ampio
respiro, nella quale gli aspetti politici non
sono disgiunti d a quelli finanziari e commerciali.
Dalla Cina non so, ma per l'Europa mi
pare di poter dire che persevera in un grave
errore se - come ha fatto sinora - essa
continua a delegare agli Stati Uniti la gestione dei rapporti con questa parte del
continente americano, per conto d i tutto il
mondo occidentale. Gli Stati Uniti, per aver
condotto da sempre una politica d i sfrutramento, quando non di rapina, e per aver
promosso e sostenuto (con Nixon, Ford e
Kissinger) golpe e golpisti, hanno perduto
di prestigio e di credibilità. N o n bastano le
incerte, tardive e contraddittorie autocritiche dell'Amministrazione Carter a restaurare il primo e a restituire la seconda.
L'Europa può colmare il vuoto che si
apre tra dittatori caduti e democrazia non
ancora consolidata e, colmandolo, può impedire che altri lo facciano, agitando la bandiera dell'autonomia,
dell'indipendenza,
della libertà e della giustizia sociale.
Tra i paesi europei, l'Italia può occupare
un posto a sé. Flussi migratori di non sospetta data hanno creato in molte realtà
solidi vincoli di amicizia: figli e nipoti di
italiani si trovano un po' ovunque e solo
alcuni tra di essi, per la verità, si sono
distinti negativamente. Ma quel che più
conta e più vale, mi sembra l'apporto che
l'Italia può oggi dare ad un processo di
sviluppo economico che, rifiutando il gigantismo, punta sulla piccola e media dimensione e soprattutto sulla valorizzazione
dei settori agricolo ed agro-industriale. Ed
anche questa è una scelta, un poco polemica, ma molto significativa.
P.S. - Mentre -Comuni d'Europa» va in
macchina apprendo la notizia dell'uccisione
di Mons. Romero. L'avevo conosciuto ad
un ricevimento all'hmbasciata italiana e mi
aveva fatto una grande impressione. Egli
veniva considerato come la coscienza libera
della Resistenza democratica contro la dittatura e la sua barbara uccisione ad opera di
fascisti sottolinea, in maniera drammatica,
come il Salvador rischi di cadere nei più
gravi dei marasmi.
C O M U N I D'EUROPA
O r g a n o delllA.I.C.C.E.
ANNO XXVIII - N. 3
MARZO 1980
Direttore resp.: UMBERTO SERAFINI
Redattore capo: EDMONDO PAOLINI
DIREZIONE,
REDAZIONE
E
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Q
6.784.556
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Anno XXVIII Numero 3