- Direz. e Redaz.: Piazza di Trevl, 86 00187 ROMA ANNO XXVIII - N. 3 - Marzo 1980 Spedlzione In abbonamento postale Gruppo 111170 ORGANO MENSILE DELL' AICCE, dal quartiere alla regione per una Comunità europea federale ASSOCIAZIONE UNITARIA DI COMUNI, PROVINCE, REGIONI La Federazione europea e la costruzione della pace La Direzione nazionale dell'AICCE, riunita a Torino 1'8 febbraio (relatore il segretario generale aggiunto Gianfranco Martini) affrontò il problema dell'attuale crisi della distensione e del ruolo dellYEuropa unita nella costruzione della pace. A l termine dell'ampio e fruttuoso dibattito - durante il quale furono espressi punti di vista anche divergenti e presentati due documenti di lavoro da parte del vicepresidente Sanlorenzo e di Pistone, segretario della federazione piemontese -, fu deciso di continuarlo e approfondirlo ulteriormente, confidando allYEsecutiv o nazionale di aDDrontare una bozza di documento in merito, che tenesse conto di quel che era stato già detto. Il segretario generale, Umberto Serafini, tenendo conto, appunto, del dibattito, nonché di quanto era stato affermato dal Bureau sovranazionale del C C E a Parigi il 21 gennaio, ha redatto un documento, che 1'Esecutivo ha esaminato il 19 febbraio, esprimendo un consenso di massima e consigliando alcune integrazioni, di cui Serafini ha cercato di tener conto. La Direzione, riunita a Roma in Campidoglio il 7 marzo, vista la complessità dell'argomento e mossa dall'esigenza di pervenire a conclusioni condivise dalla totalità dei suoi membri, in una associazione pluralista e insieme unitaria come I'AICCE, giudicando di d ~ v e r s ia tale scopo proseguire ancora e allargare il confronto delle idee, ha pregato il segre- tario generale di voler pubblicare il testo, da lui redatto, sul periodico sociale «Comuni d'Europa,, e di volerlo diffondere .. frattanto direttamente tra tutti i soci dellYAICCE (sono stati considerati auspicabili dibattiti dei consigli comunali, provinciali e regionali sull'oggetto) e particolarmente tra i membri del Consiglio nazionale. Il documento potrà essere anche utilmente disponibile alle associazioni e ai singoli, che si muovano nella stessa sfera di interessi culturali e di idealità politiche dell'AICCE. Le colonne di «Comuni d'Europa- resteranno aberte in una tribuna -simultaneamente . . r libera, a cui è desiderabile partecipino i soci e particolarmente i membri della Direzione nazionale. La Direzione a sua volta si riserva di riprendere collegialmente la discussione e di concluderla. Allo stato delle cose la Direzione ha dunque deciso che ci si riferisca al testo del segretario generale come adeguata sintesi del lavoro svolto - per quanto lo consentivano punti di vista talvolta lontani (a parte il comune impegno di edificare la Federazione europea e il comune convincimento nel suo ruolo insostituibile) - e come elevato arricchimento del dibattito fin qui svoltosi su temi., che UreoccuDano oeni eiorno di Diu i nostri associati e su cui si invita tutta l'Associazione, nelle sue articolazioni, a prendere la parola. La Direzione nazionale dell'AICCE (sezione italiana del CCE), riunita a T o rino 1'8 febbraio 1980 e successivamente a Roma il 7 marzo, ha voluto analizzare a fondo i problemi della crisi della distensione e del ruolo che può giocare l'unità europea nella costruzione di una pace stabile, 'con particolare riguardo al contributo che in merito possono dare i Comuni e tutti i Poteri locali e regionali: I'autogoverno locale in un quadro di pluralismo, cioè d i sostanziale libertà politica, è un momento essenziale della democrazia, non è viziato dalla ragion di Stato, ad esso si aprono particolari possibilità e responsabilità, idoneo come è sovente ad esprimere i sentimenti più schietti e importanti delle popolazioni. N o n cessando, anzi incrementandosi la corsa generalizzata agli armamenti, procedendo tra mille soste e ripensamenti le limitazioni delle armi strate- " Le tre tappe del documento sulla Federazione europea e la costruzione della pace: Torino (Palazzo Lascaris) la direzione nazionale; Roma (sede di Piazza Tre74 1'Fsecutivo; Roma (Campidoglio) ancora la Direzione nazionale 1 O O * * * COMUNI D'EUROPA giche fra le superpotenze, restando stazionaria la conferenza di Vienna per il disarmo bilanciato, moltiplicandosi ovunque gli incidenti e le prevaricazioni d i frontiera, ma soprattutto con I'aggressione sovietica al popolo afghano, si è reso evidente che la distensione, già da alcuni anni in crescente difficoltà, non è in una crisi solo passeggera. All'equilibrio del terrore si è aggiunta la decomposizione del bipolarismo, senza che dalla multipolarità si noti l'emergere d i un ordine - o quanto meno d i un equilibrio - nuovo: ormai sono molti gli Stati in condizione d i destabilizzare continuamente i1 sistema, su cui la pace trascorre la sua vita precaria, ammesso che si possa parlare di pace in un mondo ove a parte le ricorrenti guerre locali - la metà degli Stati (e non si salva alcun versante, come ci ricorda Amnesty International) vive tr2 assassinii d i massa, torture, esecuzioni, gulag. L'URSS ha perseguito la rigida difesa (O tentato il ripristino) del bipolarismo, ostacolando, a occidente, l'unificazione europea e, a oriente, l'emergere della Cina, e tende da alcuni anni, nel quadro del bipolarismo, a estendere la sua zona di influenza imperiale nei punti nevralgici dello scacchiere asiatico e africano, anche a costo d i interventi militari diretti o per interposti Stati terzi (Cuba, Vietnam). L'URSS è, alla pari degli USA, un colosso militare, ma non è altrettanto forte economicamente ed ha infrastrutture sociali talvolta più arretrate di altri paesi del suo stesso blocco (Cecoslovacchia, Germania est, Polonia), con cui le riesce difficile stabilire u n sopportabile compromesso d i convivenza sovranazionale. L'opinione pubblica in URSS non ha mezzi d i espressione e d'altronde u n pluralismo informativo è negato al sovietico: le decisioni discendono, monoliticamente, dall'alto in basso, il regime è oligarchico (quale che sia il ricambio sociale dell'oligarchia che decide e che si riproduce per cooptazione) e la partecipazione popolare alla gestione della vita materiale, quotidiana, è privata d i una libera discussione sulle prospettive politiche. T u t t o ciò aggrava i rapporti oltre frontiera: Berlino est, Budapest, Praga, gli avvenimenti d i oltre tre decenni nell'Europa dell'est n o n sono stati discussi e quindi controllati dal sovietico. I1 caso Sakharov va veduto in u n contesto più generale, nel quale alla intellighenzia umanistica e tecnico-scientifica sovietica è negato d i far valere i suoi legami internazionali e d i fare da contrappeso ad eventuali decisioni politiche avventate o miopi; e nel quale anche istanze religiose, che n o n dovrebber0 conoscere confini, vengono scorag- giate e colpite. I n questo quadro i1 multipolarismo viene visto come una pura e semplice perdita di controllo degli eventi esterni, il regime sovietico - fin dove i rapporti d i forza lo consentono - p u ò solo essere esportato meccanicamente e qualsiasi disegno pacifico d i più lunga prospettiva, basato sull'onesto compromesso e sulla reciproca comprensione e che dia radici stabili alla coesistenza, viene frustrato. T u t t o questo va detto senza spirito d i crociata, anzi con l'intenzione d i farne, con tenacia, oggetto di dialogo, per ricostruire la distensione e pronti, a nostra volta, alle più severe autocritiche. Gli USA hanno dimostrato una maggiore disponibilità di fronte alla tendenza del m o n d o verso il multipolarismo. N o n solo: d o p o la guerra imperiale del sud-est asiatico, hanno praticato una notevole autolimitazione circa gli interventi militari, hanno riconosciuto la Cina popolare e hanno assunto d i nuovo u n atteggiamento aperto verso l'unità europea, dando a vedere di poter passare, su un terreno decisivo, dallo status d i leadership a quello di equa1 partnership. Essi non hanno per contro saputo dare una risposta progressiva al risveglio del Terzo Mondo, non hanno cioè saputo avviare la creazione d i u n nuovo ordine internazionale, procurando l'affermazione, accanto ai conclamati ideali d i libertà (ma non si possono dimenticare i regimi totalitari fomentati o aiutati, direttamente O indirettamente, dagli USA), dell'obiettivo della giustizia. C o n la corresponsabilità dell'Europa occidentale e industrializzata e del Giappone, all'emergenza dei paesi d i nuova indipendenza e alla ricerca d i autonomia e d i sviluppo omogeneo dei non-allineati, gli USA hanno risposto con le multinazionali e comunque con l'oligopolio, con le manovre monetarie, con l'imperialismo dello scambio ineguale. Naturalmente in tutto l'occidente e in Giappone larga parte de!la classe lavoratrice - i lavoratori agiati - ha partecipato ai vantaggi imperiali dello scambio ineguale. Frattanto alcuni paesi del Terzo M o n d o hanno destabilizzato il regime imperiale dell'occidente, paesi fornitori di energia (petrolio) nonché di altre materie prime; e l'abbondanza di eurovalute, prevalentemente in provenienza dai paesi dell'C)PEC, ha creato nuovi problemi e nuove soluzioni imperfette. A partire dagli anni settanta si è avuta una ampia privatizzazione ( g a n d i banche rivat te, particolarmente americane) della rilevante liquidità internazionale: rallentata la domanda dei paesi dell'OCSE, questa liquidità è stata largamente convogliata verso il cosiddett o G r u p p o dei 77 (i paesi del «resto del marzo 1980 SOMMARIO Pag. La Federazione europea e la costru1 zione della pace. . . . . . . Dibattito sul documento: Un sogno e il Club Mediterranée, di Gian Carlo Zoli . . . 4 Un ruolo per l'Europa, di Vitto5 rio Orilia . . . . . . . . . Al palazzo del Lussemburgo il Bureau del CCE. . . . . . . . 6 Cronaca delle Istituzioni europee, 9 di Piero Soldati . . . . . . . La legge della Regione Piemonte per un sostegno finanziario ai agemellaggi*. . . . . . . . 10 Piero Soggiu . . . . . . . . . 11 Riflessioni sulla realtà latino-americana, di Luigi Ladaga . . . . 15 Le associazioni dei Comuni e dei Circondari nella Germania federale, di Patrick v o n Klenck . . 16 Riunione dei membri italiani del Comitato Consultivo delle Regioni . . . . . . . . . . . 17 I1 punto sulla attività delle Federazioni regionali dell'AICCE . . 18 I libri . . . . . . . . . . . . 19 m o n d o » , che contestavano e contestano il «vecchio ordine,,), ma con una precisa concentrazione geografica (Brasile, Messico, Argentina, Perù, Corea del Sud). L'intero G 77 è finito per oscillare in u n equilibrio instabile, fra coesione - nelle richieste ai «ricchi», all'OCSE e al Giappone - e conflittualità interna. I1 non allineamento (che comprende il Q u a r t o Mondo, il m o n d o della fame) è divenuto dunque sempre più aperto alle mire esterne, oltre a far crescere regimi avventuristici - alcuni dei quali potrebbero far la loro comparsa ,nel club militare atomico - nel suo interno: i pericoli d i questa situazione sono ovviamente enormi, e sollevano i reciproci timori e la perdita d i sangue freddo delle Superpotenze, che pure ne sono la concausa. I n questo quadro generale rientra anche l'incapacità americana d i risolvere alle porte d'Europa - il problema della creazione di uno Stato palestinese, la quale, oltre a corrispondere a una esigenza d i elementare giustizia (anche Giovanni Paolo I1 ha auspicato nel discorso all'ONU «la giusta soluzione del problema palestinese»), rappresenta la premessa insostituibile per rafforzare ed estendere posizioni «aperte» come quella egiziana. e per sconfiggere tendenze religiose nazional-confessionali e oscurantiste, chiuse all'organizzazione razionale dell'interdipendenza planetaria (fra queste, oltrg quelle islamiche, occorre includere anche l'esasperata corrente confessionale e nazionalista d i Israele). Se tale è dunque la risposta che le marzo l980 COMUNI D'EUROPA Superpotenze stanno dando ai problemi emergenti con la crisi del bipolarismo, la Direzione nazionale dell'L41CCE è convinta che la Comunità europea - prima potenza commerciale e seconda potenza industriale del mondo - ha invece un interesse vitale al rilancio della distensione, poiché il suo sviluppo economico dipende, in modo più profondo che per qualsiasi altra grande potenza economica, dal commercio mondiale e dalle importazioni di materie prime dal Terzo Mondo - e quindi risulta compromesso dal ritorno alla guerra fredda -. Siamo soprattutto convinti che la Comunità europea ha la possibilità oggettiva di agire efficacemente, con una propria autonoma iniziativa, in questa direzione, a condizione che si decida a marciare rapidamente verso la realizzazione istituzionale (sovranazionalità democratica) della sua unità, cioè verso i reali poteri del Parlamento europeo e la responsabilità ad esso di un Esecutivo comunitario; e frattanto verso sostanziali progressi dell'unione economico-monetaria, l'aumento adeguato del bilancio comunitario basato su risorse proprie, una politica comune industriale e in specie degli armamenti, che permetta la cessazione della vendita delle armi ai quattro cantoni del mondo. Proprio il fatto che la Comunità europea non abbia ancora saputo assumersi le responsabilità che le competono, data la sua forza economica e le sue virtualità politiche, deve essere considerato un fattore oggettivo dell'attuale deterioramento della situazione internazionale. Ciò non significa che un ruolo attivo e positivo della Comunità potrà affermarsi solo dopo la costruzione compiuta e perfetta di una Federazione europea, ma significa che essa può immediatamente agire in modo efficace e positivo, a condizione che i suoi interventi sulla scena internazionale si inquadrino in un disegno non ambiguo di reale e continuativo progresso verso tale obiettivo. IJn flirt tedesco occidentale con la distensione, riferito a una Ostpolitik che potrebbe essere una alternativa all'unità europea (e non una politica di tutta l'Europa), o il terzomondismo nazionalista di una certa Francia, insomma tutte le prospettive dette eufemisticamente «confederali» (cioè di non debellato nazionalismo) non possono che conservare lo statu quo e impedire il ruolo innovatore e profondamente pacificatore dell'Europa: così come le remore verso una effettiva unità economica e sociale, verso un coordinamento programmato delle politiche comuni e il superamento degli squilibri interni interregionali, e le posizioni contro l'allargamento della Comunità a paesi (Grecia, Spagna, - - Portogallo) economicamente meno sviluppaii indicherebbero l'incapacità della Comunità europea di farsi promotrice di u n nuovo ordine economico internazionale. I1 quale - è ovvio - dovrà basarsi altresì su un nuovo modello di sviluppo complessivo della Comunità stessa, vòlto verso il pieno impiego e insieme l'austerità (o la selezione razionale dei consumi), poiché lo sfrenato consumismo certo non permetterebbe di andare incontro alle cosiddette richieste di Lima del Gruppo dei 77 e a un'equa ripartizione dello sviluppo, visto anche il tetto allo sviluppo stesso e al suo tasso di incremento che ci hanno indicato le recenti e drammatiche riflessioni sul destino dell'ecosistema planetario. Naturalmente questa iniziativa promozionale della Comunità non vuol dire scegliere la stiada più o meno esplicita dell'equidistanza e della neutralità - che sarebbe irreale sleale e pericolosa perché, oggi come oggi, destabilizzante -, ma vuol dire che, nel quadro dell'alleanza atlantica e degli obblighi che essa comporta, la Comunità europea ha il dirittodovere di agire come partner uguale e di giungere a una effettiva codecisione con gli USA circa le scelte di fondo dell'alleanza. In termini concreti la Comunità può e quindi deve agire per l'avvio di una nuova fase della distensione, i cui elementi caratterizzanti sono i seguenti: 1) una trattativa per la riduzione degli armamenti convenzionali e nucleari, nella quale deve essere coinvolta pienamente la Cina, in modo che ogni riduzione degli armamenti di ogni tipo fra il blocco occidentale e il blocco orientale sia concordata con analoghi alleggerimenti sulla frontiera URSS-Cina; ' 2) l'attuazione attraverso una effettiva collaborazione - con una iniziativa che parta dalla Comunità, ma in cui devono essere coinvolti gli USA e tutti i paesi del blocco occidentale (col Giappone), -da una parte, e i paesi del blocco orientale, dall'altra - di un grande piano di sviluppo del Terzo Mondo (così come si accennò nel dibattito politico del Convegno di Magonza del CCE), che sposti il baricentro della problematica dell'indipendenza di questi paesi dal terreno militare - al quale sono stati finora costretti dal sistema bipolare - a quello dello sviluppo economico e sociale; 3) la redazione di un nuovo codice della distensione, che ponga al primo punto la non ingerenza militare ma anche qualsiasi ingerenza; che contempli il principio dell'automatica devoluzionc" ai p ~ e s.più i poveri del Terzo Mondo (il cosiddetto Quarto Mondo) delle somme risparmiate in seguito agli accordi di riduzione degli armamenti fra i due blocchi, che colleghi infine, con criteri obiettivi, la perequazione della ricchezza e gli incentivi allo sviluppo, al rispetto della «Dichiarazione dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite», poiché è per l'uomo e non per un diverso assetto geo-politico del mondo che siamo impegnati a costruire la pace. Si tratta in sostanza di contrapporre alla attuale tendenza delle due Superpotenze alla restaurazione del sistema bipolare l'avvio risoluto verso un mondo pluripolare meno rigido e bellicoso e più aperto ai cambiamenti, interni e internazionali, di cui il genere umano ha bisogno per porre fine a una sempre piii insostenibile e iniqua divisione delle risorse e del potere. cominciamo avviandoci a una cogestione sovranazionale dei problemi inerenti allo sviluppo, all'inquinamento, alla tutela della biosfera, alla ripartizione delle fonti energetiche e di tutte le materie prime, alla ripartizione delle derrate alimentari, alla moneta, al controllo degli armamenti. Ciò costituirà l'autentico superamento dei blocchi e l'avvicinamento a una fase storica, in cui potrà essere affrontato in modo concreto il problema del governo democratico mondiale, rispetto al raggiungimento del quale la realizzazione della Federazione europea costituirà insieme una tappa e un modello. Questa linea della Comunità europea, di cui qui la Direzione nazionale dell'AICCE ha indicato gli aspetti meglio caratterizzanti e il senso complessivo, dovrebbe tradursi in alcune scelte immediate di fronte all'attuale situazione di crisi, che così possono essere riassunte: a) la richiesta del ritiro delle truppe sovietiche dall'Afghanistan, che deve essere posta con fermezza in guisa che la ripresa delle trattative sul disarmo e la distensione non debba soggiacere al fatto compiuto ; b) il rifiuto di una escalation di ritorsioni economiche o di altro genere fino a quando non si constati, nel quadro della ripresa di tali trattative, che I'URSS non intende ritirarsi dall'Afghanistan; la richiesta, per quanto riguarda il caso Sakharov come per tutti i casi analoghi, del rispetto degli accordi di Helsinkj ; C) d) una iniziativa a favore della rapida costituzione di uno Stato palestinese, la quale - con la piena garanzia europea allo Stato di Israele - avrebbe positiva e immediata efficacia distensiva nella regione del vicino Oriente e contribuiieb- COMUNI D'EUROPA 4 be così i n m o d o decisivo a sottrarla alla contesa bipolare; e) la costituzione di un'agenzia comunitaria per l'acquisto del petrolio e il pagamento in scudi europei della fattura petrolifera, per avviare a stabilità il mercato d i una materia prima essenziale, garantirne così i produttori, porre una premessa per la creazione d i correnti privilegiate d i scambi fra d u e economie profondamente complementari come quella europea, d i trasformazione, e quella dei paesi produttori d i materie prime, associandovi quindi i paesi più poveri, che dovrebbero assorbire liquidità e partecipare a u n o sviluppo n o n squilibrato del G r u p p o dei 77. La Direzione nazionale dell'AICCE propone a tutti i Poteri locali e regionali italiani e, tramite il C C E , pensa si debba proporre a tutto il fronte europeo d i lotta per le autonomie di intraprendere iniziative concrete e in tempi brevi, affinché sia ripreso u n dialogo fra le N a zioni e i blocchi, che n o n deve essere interrotto, e particolarmente perché si proceda con impegno alla preparazione della Coriferenza d i Madrid, che dovrà riprendere e sviluppare gli accordi d i Helsinkj nelle prospettive di u n nuovo ordine internazionale, d i cui si è venuti fin qui discorrendo. L e autonomie locali europee potranno chiedere in tutte le sedi opportune e ai livelli più qualificati che tale conferenza si svolga e gli - orientamenti, d a noi propugnati, siano insistentemente proposti. I n pari tempo, ricordando che i gemellaggi s o n o stati inventati dal CCE come impresa d i pace e come presa d i coscienza d i u n o stretto rapporto fra la pace e certe realizzazioni istituzionali (per il C C E : l'unità europea), la Direzione dell'AICCE -propone u n rilancio ad hoc dei gemellaggi, sia agli effetti della ripresa internazionale dei negoziati e della distensione, sia - nel quadro d i quanto si è o r ora detto sulla prospettiva d i una autentica integrazione europea per u n accelerato processo d i unificazion e economica e politica, nella democrazia, dellYEuropaoccidentale e mediterranea, affinché la Comunità possa contribuire potentemente alla creazione d i u n nuovo ordine economico, e quindi politico, internazionale, pilastro della distensione e d i una pace stabile. I C o m u n i e i Poteri locali e regionali dovranno rappresentare la coscienza viva d i unYEuropa che vuole federarsi per aiutare anche il resto del m o n d o a intendersi, ad affrontare con spirito d i collaborazione gli immani problemi di una umanità, che si trova ormai stretta in u n piccolo pianeta, a considerare la guerra un'abitudine barbara che nessuna ideologia e nessuna situazione d i emergenza p u ò più, in alcun m o d o , giustificare. I primi interventi nel dibattito sul documento Un sogno e il Club Mediterranée H o fatto un sogno. O forse no. Era più o meno in questi giorni, 41 anni fa. Marzo 1939. Avevo consegnato la tesi il giorno prima, ed avevo invitato a casa mia quattordici amici. Loro giocavano a ramino. Io avevo distribuito bevande e biscotti; poi (avevo questa passione in anticipo di qualche anno su tanti altri italiani, prossimi ascoltatori di Radio Londra) mi ero messo a sentire una stazione francese. A un certo momento urlai: .Stanno marciando su Praga! Hitler invade la Cecoslovacchia!~~ e ripetevo quasi parola per parola le notizie. I miei amici avevano finito il ramino. Nessu- Gian Carlo Zoli membro dell'Esecutivo dell'AICCE, D C no rispose. I1 più informato, lo specialista, uno studente della Scuola Normale, si mise a parlare pacatamente. Nominò Serajevo, Trianon, Versailles, Weimar, la riva destra del Reno, la Piccola Intesa, la Società delle Nazioni, la Conferenza del disarmo; ricord o che disse anche della questione macedone e del sionismo. Era molto dotto. Durò a lungo. Gli altri ascoltavano. Io tacevo, ingrugnito. Quando fu l'ora s'alzarono. Sulla porta quello della Normale mi disse: «Però, era una bella città, Pragan. Non so perché non avevo detto niente, prima. Usciti, mi sfogai. Feci un numero di telefonate a caso (non fui un eroe: si preparava l'«E 42», segno di pace, e nove mesi di non belligeranza italiana all'inizio della guerra) e gridai a uno sconosciuto la mia indignazione e la mia pena. Quello attaccò il telefono dopo le prime parole. Allora presi il grammofono, scelsi tutti i dischi di musica boema che avevo (La sposa venduta, Dal nuovo mondo e così via) e li ascoltai per ore e ore, sempre ricominciando. Quei dischi mi talmarono, e mi accorsi di sognare. Sapete come sono i sogni. Io sogno in bianco e nero, non sogno a colori. marzo 1980 H o disegnato a fumetti il primo motivo del mio no al testo che Serafini ci propose il 7 marzo. Quel testo, originato dalla «crisi afghanan predisposto, presentato e adesso in esame durante l'aggressione al popolo afghano, invasione in corso da tre mesi, aspetta la IOa pagina per dedicare cinque righe (delle quasi 350 del documento) a quei disgraziati, dopo una allusione indiretta d'una riga in prima pagina. Cinquanta persone su 264.500.000 cittadini dellYURSShanno deciso di mandare un milione di giovani sovietici, non consultati né colpevoli, ad ammazzare gli afghani e a farsi ammazzare. E' in corso una guerra efferata. I1 popolo afghano risponde difendendo la sua fede e la sua identità, allungando la serie, che ha avuto nella Resistenza una pagina meravigliosa ma non esclusiva, di coloro che offrono la vita per la giustizia e per la libertà. Anche se servono a poco, gli aggettivi, le parole forti, le lacrime, sono un dovere morale. I1 documento doveva cominciare (dico cominciare) colla frase del Bureau europeo del Consiglio dei Comuni d'Europa «I1 est profondement choqué et revolté par la brutale agression dont vient d';tre victime le peuple afghann. Doveva esprimere ammirazione per quella Resistenza, simpatia per le vittime afghane, pena per i giovani sovietici mandati all'abbrutimento e al macello. Si obietterà: parole, che servono da alibi. Come se le 12 pagine fossero cosa diversa da parole. Fra le parole razionali e colte deve aver posto anche il grido della coscienza e del cuore. Parimenti essenziale fra i 21 emendamenti che avrebbero reso accettabile per me il testo Serafini è il modo di affrontare il problema guerra-pace. E' di moda l'esame della situazione di bipolarismo o multipolarismo, con relative discettazioni. Padre Cristoforo suscitò il riso dei commensali con quella strana proposta. Ma aveva ragione. E' inutile cercare, per consolarsi, scorciatoie. La pace non può basarsi che sull'utopia scelta dagli ex combattenti del mondo riuniti a Roma il 20 ottobre 1979. Proclamano che la pace deve poggiare sulla giustizia e sulla libertà, su una giurisdizione supernazionale forte ed efficace, sul disarmo generale e completo, rendendo operanti la Carta dei Diritti dell'Uomo e le Nazioni Unite. I rapporti internazionali devono essere guidati dal diritto, come si è inteso di fare per i rapporti fra cittadini. .I rapporti fra i popoli sono rapporti di forza,, gridava Mussolini, descrivendo in forma cruda una realtà che viene troppo spesso accettata. Ma io -sono, parola per parola, cogli ex combattenti, e in generale col prezioso opuscolo (grazie, Sanlorenzo) donatoci dal Consiglio regionale del Piemonte. Non 2 se tirano le fila USA e URSS, o anche la Cina, o se si aggiungono India e Brasile che si costruisce la pace, come non è panacea di pace la Federazione europea che pur realizza un ideale di fraternità. Le esercitazioni bipolarismo-multipolarismo sono tentativi di sfuggire alla tragica realtà: la guerra è in corso in molte regioni del mondo; la pace si costruisce solo colla scelta utopica degli ex marzo 1980 combattenti, entusiasmante impegno morale. O l'ingenua risposta di Padre Cristoforo si fa in tempo realtà, o l'umanità, non m'importa se bipolare o multipolare, ha scelto la autodistruzione. Le altre divergenze del testo di Serafini sono meno profonde. N o n si è spesa una parola suli'esemplare realtà di Lomé. Si ignora la storia tanto bella d i Begin, Sadat e Camp David, vicenda che- si sta dimostrando in forte crisi, ma che resta comunque l'unico punto di riferimento. Perché n o n auspicare che le colombe prevalgano sui falchi, ed entro il 26 maggio si avvii attraverso amplissima autonomia il processo verso I'autodeterminazione dei Palestinesi? A m o Israele, e ciò mi rende ancor più lontano dai falchi israeliani. Ma non si può ignorare, anche se questo fa il gioco dei miopi intransigenti dall'altra parte, che I'OLP rifiuta di riconoscere l'esistenza di Israele, anzi non cessa di predicarne la distruzione. Certo, molti sono i punti della mozione che condivido, e non potrebbe che essere così. C o n Serafini in quasi trent'anni ricord o rarissimi disaccordi. C i ò non toglie che, a parte altre osservazioni di stile, di tono e comunque secondarie, il documento non mi soddisfa anche perché manca di calore nella difesa dei diritti umani e delle identità dei popoli. I n 350 righe avrei certo nominato i kurdi, gli eritrei, gli armeni, i sindacalisti COMUNI D'EUROPA tunisini e, anche se sono di moda, le varie tragedie dell'America Latina. Eccezione non marginale riguarda una conclusione del documento. Serafini, invitando a preparare la conferenza di Madrid, archivia già mentre è in corso l'aggressione agli afghani. E' questo atteggiamento utile alla pace? Continuare Helsinki proprio mentre Helsinki viene violato e bene? A Madrid che fare? Leticare su Afghanistan, D u d k o e Sacharov? O parlare d'altro facendo finta di niente? N o n capisco proprio (non è polemica: n o n capisco davvero) che cosa voglia dire Madrid in questa situazione. C o m e non capisco come progettano di comportarsi a Mosca nelle varie circostanze gli avversari del rinvio delle Olimpiadi (rinvio che nel C C E sopranazionale abbiamo votato). Alle altre 11 cartelle avrei risposto esaurientemente con altrettante. Ma h o chiarito quasi del tutto quello che chiedo alla sezione italiana del Consiglio dei Comuni d'Europa. Umberto Serafini, e insisto che quindi il nostro disaccordo è transitorio, contribuì alla stesura del documento, invero non bellissimo, del C C E sopranazionale, che insieme votammo a Parigi il 22 gennaio. I1 documento, molto differente da quello che contesto, è un documento nostro sopranazionale o è un documento del Club Mediterranée? C h e avete fatto in questi mesi d i quel documento, di quel voto, di quell'impegno sopranazionale? Un ruolo per l'Europa Una valutazione seria della situazione internazionale e delle sue prospettive, con particolare riguardo al ruolo da tutti auspicato per l'Europa, deve partire dalle seguenti valutazioni: 1) C i troviamo di fronte a un mondo in continuo mutamento, con sempre nuovi attori presenti sulla scena internazionale, che non intendono rinunciare a un loro specifico ruolo; e nello stesso tempo assistiamo a un effettivo trasferimento di risorse in direzione dei paesi produttori di materie prime che, per essere contraddittorio e squilibrato, non è per questo meno reale e inevitabile. 2) In tale situazione le contraddizioni Nord-Sud ed Est-Ovest si accentuano e creano una dialettica molto complessa tra i due assi fondamentali delle relazioni internazionali. Le relazioni Est-Ovest, un tempo dominate dall'azione bipolare delle massime potenze, USA e URSS, vedono una presenza crescente di nuovi fattori (Europa occidentale, Giappone, Cina) che non è possi- bile più ridurre al sistema bipolare che ha controllato il mondo nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale. Q u a n t o alle relazioni Nord-Sud, è pura illusione che esse possano essere dominate da sistemi imperialistici di vecchio stampo o da nuove iniziative di tipo neo colonialistico: i paesi in via di sviluppo produttori di materie prime avanzano una crescente richiesta politica cui occorre che i paesi industrializzati diano una risposta non equivoca. 3) I1 bipolarismo non regge, di fronte alla duplice crisi del mondo occidentale capitalistico, dimostratosi incapace di dare una risposta ai problemi vecchi e nuovi della società, e del mondo socialista - in parte crisi d i crescenza, ma in parte anche incapacità effettiva di dare risposte ai temi stessi del socialismo nei paesi sviluppati e a quelli della trasformazione dei paesi in via di sviluppo. La ragione di fondo della crisi attuale della distensione va ricercata dunque nella sostanziale incapacità delle maggiori potenze (in questo caso USA e URSS) ad affrontare i problemi sul tappeto tenendo conto delle nuove realtà e non ricorrendo ancora una volta agli schemi cui sono state abituate - nell'ultimo trentennio. I n questo senso lo sforzo della dirigenza americana di ricuperare il terreno perduto in Europa occidentale imponendo ai paesi dell'alleanza atlantica la sola logica della collaborazione militare (vedi la questione dei missili) trova il suo corrispettivo nelle iniziative sovieti- che intese a rafforzare con la stessa logica la coesione dei paesi socialisti (vedi prima la Cecoslovacchia e poi l'intervento in Afghanistan). La crisi quindi deriva da questa tendenza sostanzialmente difensiva e priva di prospettive delle maggiori potenze. D'altra parte, per il fatto di essere in difficoltà, il bipolarismo non cessa di essere presente sulla scena mondiale e rappresenta un fattore di limitazione nella creazione di nuovi equilibri più articolati. In questa situazione, esiste un ruolo per l'Europa occidentale, che non sia quello di mandare soltanto dei messaggi all'altra parte del continente o ai paesi in via d i sviluppo, messaggi destinati a restare inascoltati per la grettezza e l'egoismo del loro contenuto attuale? N o i crediamo di sì, a patto che si tratti di una azione energicamente rinnovatrice e insieme realistica, che si basi su tutte le capacità di influenza, politiche, economiche, ideologiche e culturali del nostro continente. Q u a n t o agli strumenti più adatti a dispiegare questa azione e a raggiungere la voluta influenza, noi crediamo che si debbano evitare atteggiamenti velleitari. N o n vi è dubbio, ad esempio, che allo stato attuale dei fatti l'azione più efficace p u ò venire - lo registriamo ogni giorno - dalla azione dei governi e dalla loro capacità di intervento nei confronti degli altri attori statali sulla scena internaxionale. N o n crediamo di esprimere giudizi negativi sulla futura attività del Parlamento europeo se osserviamo che i1 tipo di volontà e di proposta politica di maggioranza che esso attualmente esprime è profondamente arretrato a confronto con quanto ci viene richiesto dal rapido sviluppo della situazione internazionale. Vogliamo dire con questo che le forze politiche e sociali europee, di cui noi comunisti siamo i primi, crediamo, a sottolineare ogni giorno l'importanza dell'impegno, possono effettivamente svolgere una funzione innovatrice se saranno capaci di uscire dagli schemi che li condizionano nelle loro realtà nazionali. Continuare a pretendere che nel Parlamento europeo i liberali votino coi liberali, i democristiani coi democristiani, i socialisti con i socialisti, e i comunisti con i comunisti e continuare a ricercare le occasioni più arretrate per mantenere queste unità di tipo orizzontale quando ogni nuovo problema pone in maniera non equivoca la necessità di diversi aggruppamenti, vuol dire non essere buoni europei ma complici volontari o inconsci del bipolarismo, conservatori effettivi nella società internazionale di oggi, quale che sia l'etichetta che ci ~ontraddistin~ua. N o n è una impresa facile, né le è estraneo il rischio del fallimento. N o n vorremmo essere, noi comunisti italiani, i soli a sostenerla, poiché a una opera di questo genere non basterebbero le nostre sole forze. Siam o infatti lucidamente coscienti - e lo diciamo in primo luogo alle forze del movimento operaio europeo, ma non solo ad esse - che l'alternativa a questa opera di rinnovamento è l'ulteriore degrado della posizione dell'Europa occidentale nel mond o e la sua progressiva scomparsa come fattore di decisione dei destini del mondo. COMUNI D'EUROPA Al palazzo del Lussemburgo il Bureau del CCE I1 21 e 22 gennaio si è svolta a Parigi una sessione del Bureau europeo del CCE. Esso è stato presieduto successivamente da Cravatte, da Defferre e da Lugger. Hanno partecipato per la Sezione italiana Baldassi, Dozio, Martini, Piombino, Serafini, Zoli. I principali problemi sul tappeto erano la elezione della e della segreteria europee, nonché dei revisori dei conti; l'esame delle strutture organizzative del C C E e la precisazione del quadro politico operativo; un dibattito sulla situazione poli- Thomas Phiiippovich e Elisabeth Gateau riconfermati alla carica di segretario generale e segretario generale aggiunto del CCE tica europea e la crisi della distensione; l'adozione del bilancio 1980; l'adesione della nuova Sezione spagnola al CCE; il programma di attività generali prospettate per il 1980 e 1981. Si è iniziato con la presentazione del rapporto dei revisori dei conti, fatta da Dozio. I1 rapporto è stato approvato all'unanimità. dell'assetto del territorio. Philippovich si è poi richiamato ai gruppi di lavoro che si stanno sviluppando nel C C E , anche in seguito a convegni specializzati (rinnovamento urbano, politica dell'ambiente, lavoratori migranti, ecc.), e ha insistito sulla metodologia con cui il C C E deve preparare i suoi dossiers. Quanto alla Segreteria europea egli ha sottolineato che il suo lavoro può pensarsi articolato in 5 settori: 1) attività nel quadro della Comunità europea; 2) attività nel quadro del Consiglio d'Europa; 3) coordinamento delle relazioni con le Sezioni nazionali; 4) affari generali (includenti anche le relazioni esterne); 5) amministrazione in senso stretto. Egli si è quindi occupato del settore dei gemellaggi, venendo poi ad analizzare l'organigramma attuale della segreteria sovranazionale. N o n ha tralasciato di ricordare la collaborazione europea di Gianfranco Martini, chargé europeo agli studi. Ci sono dei problemi di coabitazione della Segreteria europea e quella della Sezione francese del CCE, a cui Philippovich si è riferito, così come ha affrontato il problema di un eventuale allargamento e di una articolazione della Segreteria sovranazionale. In ogni mod o Philippovich, a evitare ogni malinteso, ha rivendicato per il Segretario europeo il ruolo indispensabile di animatore e di coordinatore federale. Concludendo Philippovich si è riferito al problema di un eventuale aumento dei vice-presidenti del C C E con l'eventuale ' possibilità di delegare a questi nuovi vice-presidenti alcune funzioni particolari. Le strutture organizzative e il quadro politico operativo del CCE I1 dibattito Successivamente il segretario europeo Philippovich ha esposto un suo rapporto sulle strutture di lavoro del C C E e sul loro consolidamento. Philippovich ha esordito richiamandosi alla filosofia federalista del CCE, per sottolineare che essa deve riflettersi anche nella struttura del C C E stesso e nel suo modo di operare. Egli ha poi tentato una gerarchia degli impegni del CCE, sottolineando (ma a parere di qualcuno non sufficientemente) la particolare importanza dei rapporti col Parlamento europeo eletto. A proposito di quest'ultimo ha richiamato il problema dello sviluppo del Comitato consultivo delle istituzioni locali e regionali degli Stati membri della Comunità europea, e ha accennato anche alla costituzione dell'Intergruppo dei membri del Parlamento europeo, che abbiano un mandato locale o regionale e che coordinino i problemi che interessano regioni e poteri locali nelle diverse Commissioni del Parlamento coi lavori della Commissione che più importa al CCE, cioè quella della ~ o l i t i c aregionale e Apertosi il dibattito, Serafini ha preso la parola sostenendo che a suo avviso l'ordine delle priorità circa le attività del C C E dovrebbe portare in primo, anzi in primissimo luogo l'accordo col Parlamento europeo eletto. Egli ha informato che i delegati italiani ne! Bureau si proponevano di rieleggere gli attuali Segretario generale e Segretario generale aggiunto per un periodo di 5 anni e di rieleggere il Presidente e il Vice-presidente per il periodo di 1 anno. Serafini ha sottolineato la necessità di elaborare più che un nuovo statuto un preciso regolamento interno del CCE, da redigersi entro l'anno. Per ciò che riguarda il*numero dei vice-presidenti, che potrebbero essere eletti nel f u turo, egli ha sostenuto che il loro numero dovrebbe essere ristretto, per non rischiare di dividere il Comitato di presidenza in cittadini di due categorie (i vice-presidenti e i pzria). Sottolineato ~ o che i egli ritiene che gli aifari correnti debbano essere con'trollati solidalmente da tutto il Comitato di Presiden- marzo 1980 za (e che un delegato o incaricato speciale deve in ultima analisi riferire sempre ad esso), mentre tra una riunione e l'altra dei Comitato tutto deve passare, per il coordinamento, attraverso la Segreteria sovranazionale, Serafini ha finalmente indicato che la Sezione italiana è disponibile a fare uno sforzo finanziario per allargare la struttura sovranazionale, pervenendosi alla nomina di un secondo Segretario generale aggiunto, il quale dovrà essere non francese, di colore politico diverso dagli attuali membri della Segreteria (e quindi appartenente all'altra grande famiglia politica europea, quella del Partito popolare) e particolarmente qualificato sia agli effetti tecnici che agli effetti della sicura fede federalista (egli dovrà infatti lavorare nell'ambito di una struttura chiaramente sovranazionale ed essere ad essa, e ad essa sola, fedele). Hofmann, vice-presidente della Sezione tedesca, sottolinea la necessità di far lavorare una Commissione per lo statuto e il regolamento, che esamini il problema della Segreteria europea, del numero dei vicepresidenti ed eventualmente del decentramento dei compiti del Segretario generale europeo. Egli fa altresì un cenno al problema della sede della Segreteria europea (attualmente a Parigi), senza peraltro attribuire alla questione carattere di urgenza. Egli indica che la Sezione tedesca e presumibilmente i delegati tedeschi presenti nel Bureau desiderano riconfermare il presidente e il vice-presidente per due anni e rieleggere i membri della Segreteria europea per 5 anni. Infine sottolinea che il miglior termometro di una attività è l'accoglienza che essa trova nella stampa: considera dunque che un grosso sforzo dovrebbe essere fatto dal C C E in questo senso. Defferre, presidente della Sezione francese del CCE, conviene che sia utile riesaminare le strutture di lavoro del C C E e concorda sulla proposta di far lavorare la Commissione che di ciò si deve incaricare. Egli fa presente che la Sezione francese, per via delle sue difficoltà finanziarie, non sarà in condizione per il momento di contribuire allo sforzo finanziario supplementare per allargare la Segret~riaeuropea. Egli propone che siano decise riunioni periodiche dei segretari nazionali insieme al segretario generale europeo, per aiutare e alleggerire quest'ultimo di taluni suoi compiti e rinforzare la coesione dell'organizzazione. Meyers, presidente della Sezione belga, voterà per la riconferma del Presidente e del Vice-presidente per uno u al massimo due anni e dei membri della Segreteria europea per 5 anni. Egli pensa anche che una Commissione destinata a riesaminare le strutture del C C E sia necessaria e propone che Cravatte e Lugger prendano l'iniziativa della sua costituzione. Questa commissione, agile nella sua composizione, dovrebbe poter sottoporre prima della fine di giugno un pre-rapporto alle sezioni nazionali, allo scopo che disposizioni precise possano essere poi adottate prima della fine del 1980. Egli sottolinea che la Segreteria generale europea deve procedere ed evolversi in contatto permanente con le Sezioni nazionali. Infine marzo 1980 egli approva la proposta di allargamento della Segreteria europea con un secondo Segretario generale aggiunto proveniente dall'altra grande famiglia presente anche nel Parlamento europeo, la famiglia democristiana. Whittaker, presidente della Sezione britannica, concorda con Meyers. Aggiunge che dà meno importanza all'allargamento del numero dei vice-presidenti che all'assett o della Segreteria europea. Egli è d'avviso che la Segreteria europea dovrebbe poter confidare o decentrare taluni compiti alle Sezioni nazionali, ma facendo accurata attenzione al mantenimento della coesione indispensabile dell'organizzazione. Secondo lui la commissione delle strutture deve anche esaminare se economie possono essere realizzate, considerando che a Lussemburgo, presso' l'attuale presidente del CCE, sussiste un ufficio doppione degli uffici della Segreteria europea di Parigi. Il tedesco Hahn stima che la commissione delle strutture deve essere anche in condizione di preparare il cambio a livello della europea. Sottolinea invece che ai suoi occhi la coabitazione della Segreteria europea e della Sezione francese a Parigi presenta notevoli vantaggi pratici. Piombino considera che, se partiamo dalla sua costituzione, il bilancio del C C E è largamente positivo. Tuttavia oggi si presentano ad esso quattro punti di malessere: 1) si nota qualche esitazione su un accordo senza riserve su un'azione squisitamente sovranazionale (federalismo concreto): il C C E risulta più condizionato di un tempo dalle situazioni nazionali; 2) si nota un crescente stato di isolamento del CCE: da un lato c'è uno scarso rinnovamento dei quadri politici e dall'altro troppo poco solide alleanze esterne; 3) prima eravamo presenti con sezioni nazionali in paesi esterni (l'Inghilterra era allora esterna) alla Comunità, oggi taluni paesi comunitari non hanno una sezione nazionale o comunque una sezione valida del C C E ; 4) si hanno dei rapporti di dubbia efficacia con la IULA (International Union of Local Authorities): sono rapporti piuttosto burocratici e un po' a senso unico, non certo con particolare vantaggio del CCE. In conclusione Piombino si raccomanda che non venga indebolita ma semmai accentuata la funzione federalista e federatrice (stimolo dal centro) del Segretario generale europeo. Egli si è raccomandato che per le questioni finanziarie non si modifichi la sostanza del CCE: può essere accettabile un limitato decentramento operativo, ma un C C E confederale non è assolutamente accettabile. Occorre insomma ristrutturare il C C E guardando le mète politiche, che vogliamo raggiungere, che sono mète federaliste e sovranazionali. La sede francese del CCE, cioè delle sue strutture, può andare, anche se forse Bruxelles sarebbe più funzionale: ma l'indipendenza politica di una sede sovranazionale è garantita a Parigi o in qualunque altra capitale dei paesi più grandi della Comunità? Forse sarebbe meglio la sede in un piccolo paese. A questo punto l'olandese Roscam Ab- COMUNI D'EUROPA bing ha osservato che era stata già costituita una commissione per lo statuto del CCE, ma senza che si vedessero risultati positivi. In ogni modo la Sezione olandese pensa alla riconferma del presidente e del vicepresidente del C C E per due anni e a quella del segretario generale e del segretario generale aggiunto per cinque. Quanto alla commissione per lo Statuto (da creare) pensa che sia augurabile definire ormai il calendario dei suoi lavori. L'elezione della presidenza e segreteria europee del CCE A questo punto il Bureau passa alle votazioni e all'unanimità, meno una astensione, rinnova per due anni il mandato di Presidente a Henry Cravatte e di Vice-presidente a Alo'is Lugger. ~All'unanimità sono poi rieletti per 5 anni Thomas Philippovich, Segretario generale europeo, e Elisabeth Gateau, Segretario generale aggiunto. E' deciso inoltre di creare un gruppo di lavoro per il rinnovamento delle strutture del CCE, sotto la direzione del presidente e del vice-presidente, che dovrà pervenire a una conclusione entro la fine dell'anno. E' pertanto stabilito che Cravatte e Lugger, dopo essersi orientati secondo loro criteri, riuniscano il più presto possibile un gruppo 7 delle sezioni faranno conoscere alla Segreteria europea la dimensione massima dello sforzo finanziario che esse saranno disponibili a compiere per allargare la Segreteria europea stessa. L'adozione del bilancio 1980 Infine il Bureau del C C E delibera all'unanimità la rielezione di Aurelio Dozio e la elezione di Jurgens Hahn (in sostituzione di Albert Hammer) quali commissari ai conti del CCE. Successivamente è stato adottato all'unanimità, meno tre astensioni, il progetto di bilancio (preventivo) per il 1980. Peraltro è stato deciso: - che ogni sezione nazionale valuterà l'aumento deciso delle quote del 7 % nella sua moneta nazionale; - che saranno cercate le basi di una più giusta valutazione nazionale rispetto ai cambi (vari delegati italiani hanno più volte richiesto il pagamento in base al paniere delle diverse monete); - che sia convocato di nuovo il Comitato finanziario in settembre, se saranno constatate fluttuazioni troppo notevoli delle monete nazionali. Su richiesta del nuovo eletto Hahn è stato deciso di presentare nel 1981 un bilancio più dettagliato. Il Palazzo del Lussemburgo sede del Senato francese di lavoro: prima della fine del mese di giugno 1980 le Sezioni nazionali dovranno ricevere un pre-rapporto, che sarà discusso da ciascuna sezione al suo interno e in seguito esaminato ufficialmente in sede plenaria sovrànazionale (dopo le vacanze estive): a settembre una commissione (formata quanto meno da un delegato per sezione) dovrebbe analizzare accuratamente il testo e le diverse osservazioni pervenute. Entro il 1980 dovrebbe essere sottoposto il progetto al Bureau (ma l'ultima parola spetta all.'Assemblea dei delegati). Allo scopo di permettere un progresso dei lavori è anche deciso che i segretari La situazione politica europea e la crisi della distensione - I1 Segretario generale europeo presenta quindi un progetto di risoluzione sulla situazione internazionale, con specifico riferimento all'invasione dell'Afghanistan e all'eventuale diserzione dei giochi olimpici di Mosca. Serafini non ha grosse obiezioni da fare alla parte negativa o polemica della bozza di Philippovich, ma gli sembra che si dovrebbe allargare o approfondire la parte propositiva, ove si tratta dell'interdipendenza fra stati, del dialogo nord-sud, del controllo degli armamenti, ecc. Meyers appro- COMUNI D'EUROPA fondisce i1 concetto di politicizzazione dello sport a proposito del boicottaggio dei giochi olimpici. Colin approfondisce lo stesso problema, mentre Bianca osserva la contrarietà degli eletti locali socialisti al boicottaggio. Hofmann fa alcune osservazioni puramente formali. Baldassi richiama alcune osservazioni fatte da Serafini, che vede disattese: l'invasione va condannata, ciò è indiscutibile, ma giustamente Serafini ha richiamato altri motivi di tensione e fatto alcune proposte anche in positivo. Intervengono anche Lugger e Martini (quest'ultimo insiste, perché si approfondisca il problema del ruolo dell'Europa libera nella diminuzione delle tensioni e delle minacce di guerra). Philippovich accoglie le richieste di Martini e di altri: frattanto Zoli interviene, perché più che badare astrattamente all'Afghanistan si badi alle concrete sofferenze del popolo afghano. Sergent esprime il compiacimento che il testo fin qui elaborato risulti coraggioso e coerente: non allargherebbe troppo la parte positiva del documento. Colin ricorda che Carter aveva proposto non solo il boicottaggio olimpico ma anche sanzioni nel campo dei cereali, della tecnologia, ecc. Intervengono ancora Baillet, Cravatte, Meyers, Serafini, Hahn, Philippovich, Zoli. I1 presidente Cravatte a questo punto incarica Elisabeth Gateau, Serafini, Meyers, Hahn, Colin, di approntare un testo definitivo per la redazione. Più tardi il testo così emendato, sottoposto alla seduta plenaria, viene approvato all'unanimità (al momento della votazione sono assenti i colleghi Baldassi, Bianca, Delorme, Harmegnies e Le Pensec). I1 documento «I1 Bureau europeo del Consiglio dei Comuni d'Europa, che comprende la grande maggioranza degli enti locali e regionali dell'Europa democratica, sottolinea la profonda preoccupazione negli eletti locali e regionali per gli avvenimenti internazionali che minacciano la pace, I'autodeterminazione dei popoli e l'esercizio dei diritti dell'uomo. Gli enti locali e regionali sono istituzioni fondamentali di ogni democrazia, le più vicine ai cittadini; il loro normale funzionamento è indubbiamente reso impossibile da ingerenze straniere negli affari interni di uno Stato, che impongono ai cittadini un sistema politico contrario alla loro volontà. I1 C C E ritiene che questa è la situazione esistente da oltre tre decenni iii una gran parte dell'Europa storica, come l'hanno dimostrato, fra gli altri, i drammatici awenimenti di Berlino est, di Budapest e di Praga. Inammissibili ingerenze straniere si sono ugualmente verificate, da parte di parecchi Stati anche in altri continenti. I1 C C E si dichiara profondamente colpito ed indignato per la brutale aggressione di cui è stato recentemente vittima il popolo afghano. I rappresentanti degli enti locali e regionali europei auspicano vivamente che si ristabiliscano le condizioni di una reale distensione mondiale, ma ritengono che questa non debba in nessun modo implicare il riconoscimento dei fatti compiuti e apparire come un avallo alle azioni dei governi che si sono resi colpevoli delle ingerenze e aggressioni in questione. In particolare considerano che la conferma dei giochi olimpici a Mosca rischia di essere interpretata in tale senso. Soltanto annullando i giochi le popolazioni dell'Europa dell'Est e dell'URSS, che sono tenute totalmente all'oscuro degli avvenimenti, potranno rendersi conto della quasi unanime riprovazione dell'opinione pubblica mondiale. I1 C C E condivide la condanna dell'invasione dell'Afghanistan da parte della grande maggioranza dei membri del Parlamento europeo e assicura alle istituzioni europee il proprio appoggio, senza riserve, per tutte le iniziative che saranno prese coerentemente con questa linea di fermezza e di rispetto degli intangibili principi democratici. Ritiene peraltro che la Comunità europea, fedele alle sue alleanze, deve agire in piena indipendenza da qualsiasi potenza esterna. In un mondo interdipendente spetta all'Europa, ad un'Europa capace di esprimersi con una sola voce, agire concretamente per far cessare la corsa agli armamenti e per promuovere un nuovo ordine economico mondiale, che permetterebbe di superare il sottosviluppo, fattore di grandi tensioni nel mondo odierno*. La nuova Sezione spagnola del CCE e i prossimi Stati generali a Madrid I1 presidente dà la parola a Pedro Aparicio Sanchez, sindaco di Malaga e presidente della Commissione di gestione provvisoria della Sezione spagnola del CCE, in via di costituzione. Aparicio Sanchez fa presente che il 12 gennaio si sono riuniti a Madrid più di 70 sindaci di città capoluogo di provincie spagnole e di città di più di 100 mila abitanti. Nel corso di quella riunione è stata eletta una «Commissione di gestione., provvisoria, che dovrà elaborare lo statuto della Sezione. I1 presidente eletto dalla Commissione di gestione è stato designato a rappresentarla nella riunione del Bureau del C C E : il sindaco di Malaga presenta dunque, quale presidente prc tempore, la domanda di adesione della Sezione spagnola al C C E , così come la proposta formale del municipio di Madrid di organizzare i XIV Stati generali del C C E dal 23 al 26 settembre 1981. I1 Bureau decide di accettare subito e con effetto immediato questa domanda di adesione della Sezione spagnola, rappresentata provvisoriamente dalla Commissione di gestione. Di conseguenza ormai la Commissione di gestione sarà invitata a seguire tutte le attività del C C E e a designare, per quanto le sarà possibile, i suoi rappresentanti per partecipare alle diverse manifestazioni. I1 Bureau decide altresì di accettare la proposta spagnola di organizzare gli Stati generali a Madrid. La Segreteria europea del C C E riceve ii mandato di visitare la Spagna nelle settimane prossime, allo scopo di controllare le installazioni del palazzo dei congressi, di esaminare le prime disposizioni per l'organizzazione e, approfittando dell'occasio- marzo 1980 ne, di contattare i differenti partiti politici spagnoli. Aparicio Sanchez e, attraverso lui, i membri della Commissione di gestione e le comunità locali spagnole, che essa rappresenta, ricevono finalmente il saluto ufficiale del C C E per acclamazione. Naturalmente a suo tempo l'Assemblea dei delegati del C C E dovrà procedere alle ratifiche di rito. Per quel che riguarda gli altri paesi e le adesioni al C C E , Philippovich ricorda che la situazione in Turchia resta assai confusa. La situazione in Irlanda è resa tuttora difficile dai grossi problemi finanziari delle comunità locali: tuttavia una riunione a Dublino è in progetto con l'aiuto del Movimento europeo, che là è molto attivo. Le recenti mutazioni politiche in Portogallo fanno sì che i contatti avuti per la creazione della Sezione portoghese debbano essere in buona parte ricominciati. A sua volta la linea prevalentemente anti-europea dellYUnionecentrale dei municipi greci non rende certamente più facile la ricostituzione della Sezione greca. I1 recente viaggio di Cravatte e Philippovich in Danimarca ha confermato l'ostilità della associazioni danesi di enti locali alla creazione di una sezione del CCE, ma ha permesso di constatare che sembra possibile, per ora, la creazione di una sezione di amministratori locali presi individualmente. Stretti collegamenti sono mantenuti a questo fine e una riunione si dovrebbe poter tenere a Copenhagen tra aprile e maggio. Tornando agli stati generali di Madrid, occorre ricordare che il tedesco Hahn ha messo in guardia gli spagnoli sulla difficoltà di un'organizzazione del genere, proponendo altresì di limitare il numero dei partecipanti. Serafini gli ha replicato che gli unici che vanno eventualmente limitati sono i partecipanti che non abbiano mandato elettivo locale: quanto agli eletti locali, più sono e più territorio europeo rappresentano. Zoli a sua volta ha sottolineato che l'organizzazione degli Stati generali va vista soprattutto mirando all'obiettivo politico, che si vuole raggiungere, e questo va costantemente tenuto presente dal Comitato di presidenza. Cravatte ha affermato che in una prossima riunione si affronterà il carattere politico di questa edizione degli Stati generali. Philippovich a sua volta ha invitato tutte le sezioni nazionali a fare senza indugio le loro proposte sui temi dei prossimi Stati generali e sulle caratteristiche che esse vorrebbero proprie della edizione spagnola. Nella seconda metà di marzo, a Torino, si prenderà già una decisione di massima sul tema o sui temi degli Stati generali di Madrid. Meyers ritiene, appunto, che la scelta dei temi vada fatta per tempo, in una Europa che brucia: poi bisogna ottenere una larga partecipazione alla preparazione dello svolgimento dei temi. A sua volta Serafini, a proposito della Sezione greca del C C E , fa presente la preparazione di un gemellaggio fra Salonicco e Bologna, sottoliiieando che il sindaco di Salonicco è vice presidente dell'Assoriazione dei municipi greci. (continuazione a pag. 1 4 ) 9 COMUNI D'EUROPA marzo 1980 Cronaca delle Istitu~io~ii europee Parlamento e Governo europeo di Piero Soldati 1. Presentando il 6 ed il 13 febbraio, rispettivamente, le proposte per i prezzi agricoli 1980/81 e il nuovo progetto di bilancio 1980, la Commissione ha avviato la seconda fase della trattativa fra Consiglio e Parlamento europeo, chiusa a dicembre con il voto di rigetto del progetto d i bilancio del Consiglio. Le proposte deila Commissione, seppure timide e insufficienti, sembrano riconducibili al quadro politico generale, delineato dal Parlamento europeo con i voti del 7 novembre e 13 dicembre 1979. I n particolare, nella indicazione dei prezzi agricoii e delle misure connesse, la Commissione ha resistito alle pressiorli corporative dei grossi produttori agricoli rappresentati ne! C O P A ed ha proposto i?n aumento medio del 2 . 4 % e l'applicazione d i una supertassa del 3 % sulle maggiori eccederize della produzione lattiero-casearia. Nelie proposte della Commissione manca l'elemento qualificante delle richieste del Parlamento, contenuto ne! trasferimento di risorse dalla politica dei prezzi alla politica di orientamento e di rinconversione: ma l'impegno a contenere l'aumento indiscriminato delle produzioni eccedentarie, fatto pagare (in spese per ammassi e restitiizioni, al consumatore e ai contribuente europeo) è certainente presente nel pacchetto Gundelach. L o scontro si sposta ora nel Parlamento europeo, dove la Commissione per i bilanci ha già indicato la volontà di salvaguardare i principi d i fondo contenuti nel!a risoluzione di rigetto del 13 dicembre. A! contrario, la Commissione agricoltura, "terra di conquista. per le spinte corporative degli agricoltori europei sembra disposta a sostenere fino in fondo le richieste del C O P A e chiedere al Parlamento in marzo un aumento dei prezzi superiore al 7.970, con conseguenze catastrofiche sul bilancio comunitario, sulla produzione d i eccedenze e sui rapporti con i paesi in via d i sviluppo. I1 Parlamento europeo prenderà le sue decisioni nella sessione speciale, convocata a Strasburgo dal 24 al 26 marzo; quindi le scelte definitive spetteranno ai ministri dell'Agricoltura, che inizieranno la loro annuale «maratona. il 27 marzo a Bruxelles. Nel frattempo il consiglio dei ministri delle finanze ha deciso, nella riunione dell'l I febbraio di attenersi rigidamente alle conseguenze d i bilancio delle proposte sui prezzi della commissione del 6 febbraio: ulteriori aumenti di produzione, si dovrebbe leggere fra le righe delle decisioni dei ministri finanziari, sarebbero finalmente posti a carico (in termini di ulteriori spese) degli stessi produttori eccedentari. 2. L'alleanza fra Commissione e Parlamento europeo (cioè fra l'esecutivo e I'organ o rappresentativo della volontà popolare) sembra, anche in questa vicenda del bilancio, il sintomo d i una capacità di funzioilamento delle istituzioni in senso comunitario. I rapporti tra Com:nissione e Parlamento saranno il nodo cruciale dell'attività delle istituzioni comunitarie nei prossimi mesi: almeno fino alla scadenza drll'attuaie Esecutivo ed slla nomina delia nuova Commissione. i1 tema è statn sottolineato con iorza da deputati di vari gruppi durante il rituale dibattito di febbraio sul programma 198C, esposto a Strasburgo dal Presidente jenkins. Fra gli altri, democristiani e comur~istihall-n o ribadita la necessità che il Consiglio, ilella nomina del nuovo Presiden~ee dei suo; colleghi commissari si ispiri ag!i orientamenti del Parlamento europeo. I rapporti istituzionali sono ora all'esaine di u n o speciale gruppo di lavoro, costituito all'interno della commissione pojicica e pre.sieduto dal belga Nothomb. Se si eccettua il documecto preparatorio dei democristiano Blumenfeld siilla partecipazione del Parlamento europeo alle procedure di adesione di nuo-vi Stati, le impressioni che provengon o da questa sottocommissione sono estremamente negative, sia per i cnnteni!ti delle proposte sia per il livello di impegno e preparazione dei componenti. I n particolare il ra.pporto elaborato dall'ex-presidente della Commissione esecutiva Rey sulle relazioni fra Commissione e Parlamento non sembra assolutamente adeguat o alla essenzialità d i una chiara definizione di ruoli (almeno per questa legislatura) e sulle modalità di nomina della Commissione esecutiva. ' N o n mancano nel Parlamento europeo idee (come quelle espresse ad esempio nella risoluzione presentata dal P P E a dicembre o quelle contenute nell'intervento di Spinelli durante la sessione di febbraio), che se adeguatamente elaborate e sostenute prima in commissione politica e poi in aula, veramente indicherebbero al Consiglio e all'opinione pubblica l'inutilità di ricercare qua e là per l'Europa gruppetti di «saggi» che indovinino il futuro della Comunità. Poiché a noi sembra che il vero «saggio. debba essere ricercato nei Parlamento europeo e spetta agli stessi deputati europei rivendicarlo per primi con proposte adeguate. 3. In quest'ottica, i due elementi iondamentali su cui a riostro giudizio dovrebbe essere centrata l'attività po!irico-istitilzionale del Parlarcento europeo sono rappresentati da: a) procedura d i rromina della nuova Commissione; I1 Par!amer,to eriropeo potrebbe promuovere in tempo utile, prima della designazione dei Presidente della Commissione, LI:? dibattito sulle grandi linee programmatiche che esso intende veder realizzate nel corso del mandato qliadrienna!e dalla Commissione; iscrivere questi risultati in una risoiuzione ed invitare ii C:onsiglio a trasmettere ai governi la richiesta di nominare la Cominissione alla luce e sulla base dell'orientameiito progranimatico del Parlamento. La Commissione, appena nominata, dovrebbe concludere u n accordo interistituziona!e con (1 Parlamento, in base al quale siano concordate le modalità di reaiizzazione del programma. Sul!a base di q ~ e s t ' i m p e g n oe questo programma il Parlamento europeo potrS sanzionare la sua fiducia o la sua censura. La b) la sa!,o.agriardia dei potere esecutivo della Commissione. E' prassi, come è iloto, che il Consiglio, attraverso i comitati consultivi, disatrenda sistematicamente le prescrizioni del Trattato per quanto riguarda il potere esecutivo ed in particolare la gestione del bilancio della C o m u nità e delle politiche finanziarie in- esso contenute. La possibilità per il Parlamento di vedere effettivamente realizzata la volontà che esso esprime in quanto autorità d i bilancio è strettamente legata a quest'aspetto dei rapporti interistituzionali e su questo tema il Parlamento deve costringere il Consiglio al rispetto dei trattati. p 1952-1980 Abbonatevi a «Comuni d'Europa» 1 « C o m u n i d'Europa», che h a iniziato il XXVIII a n n o di vita, è senz'altro u n a delle decane t r a le riviste fedcraliste che si s t a m p a n o in Europa. C o n la s u a rilevante penetrazione capiilare e con i suoi 11 n u m e r i l'anno, « C o m u n i d'Europa» vuole restare u n giornale s o p r a t t u t t o stimolante, di lotta e di ripensamento della problematica federalista. 1.a s u a caratteristica fondamentale consiste nell'essere il t r a m i t e diretto fra t u t t i i centri decisionali della battaglia comunitaria ed europeista e le popolazioni di o g n i regione, i giovani e coloro che s o n o trascurati d a l l ' o l i g ~ ~ o l idell'informazione, o i n piena indipendenza. Proprio per questa s u a funzione, n o n o s t a n t e gli a u m e n t i vertiginosi dei costi della carta e tipografici, « C o m u n i d'Europa. c o n t i n u a a conservare relativamente stabile il s u o prezzo. N a t u r a l m e n t e questa situazione p o t r à essere m a n t e n u t a solo se gli abbonati e gli inserzionisti, cui va il n o s t r o più vivo ringraziamento, c o n t i n u e r a n n o a sostenerci e se altri lettori v o r r a n n o p o r t a r e il l o r o c o n t r i b u t o sottoscrivendo abbonamenti. 10 COMUNI D'EUROPA una significutiva legge della Regione Piemonte Sostegno finanziario regionale ai «gemellaggi» Riteniamo utile e doveroso far conoscere ai lettori della nostra rivista, cioè agli eletti comunali, provinciali e regionali, ai membri italiani del Parlamento europeo, ai parlamentari nazionali, ai responsabili d i forze politiche e sociali il testo della legge n . 4 riguardante lJ~Istituzionedel fondo regionale per lo sviluppo dei gemellaggi del Consigli0 dei Comuni d'Europa nellJambito della tà d i contatti e d i scambi che non siano solo d i vertice m a che riguardino la generalità dei cittadini) ha una sua particolare rilevanza, questo paese è proprio L'Italia, il cui futuro non può che essere legato a sempre più stretti rapporti, con pari diritti e pari doveri, con l'Europa. Purtroppo questa esigenza si scontra fr.equentemente con gravi difficoltà d i ordine finanziario che impediscorto a molti Comuni, piccoli e medi, specie del meridione d'Italia, perché più lontani dai loro ~partnersw europei, d i realizzare questi gemellaggi: la nostra Associazione tiene in evidenza numerose domande d i gemellaggio che non trovano sbocchi concreti proprio per ragioni d i ordine finanziario. C i sembra dunque che l'iniziativa legisla- Corrado Calsolaro Consigliere regionale del P ~ e m o n t e ,che ha presentato la legge marzo l980 tiva della Regione Piemonte, sopra ricordata, rappresenti una valida risposta e u n contributo efficace alla soluzione d i tali problemi, in attesa che nell'ambito della Comunità europea - stiamo svolgendo le opportune azioni anche in sede d i Parlamento europeo - venga ripresa la vecchia proposta dell'AICCE d i creazione d i un fondo comunitarioper gemellaggi e scambi. legge regionale piemontesegarantisce, nella sua formulazione, la serietà delle iniziative che in base ad essa potranno essere finanziate ed evita qualsiasi tentazioned i utilizzare denaro pubblico per attività che possano mascherare sostanziali intenti d i tuTismoo d i LJAIC-E se ne rende garante in base all>art. 2 della legge stessa. N e l segnahre precedente, ci augu,iamo che anche le altre regioni prendano analoga iniziativalegislativa: come già venuto nel Consiglio regionale del Piemonte, siamocerti che tutte forze politiche democratiche darannn il loro assenso. * * REPUBBLICA ITALIANA BOLLETTINO UFFICIALE C E E e del Consiglio d'Europa- approvato il 23 gennaio 1980 dal Consiglio regionale del DELLA Piemonte. Esso viene incontro ad una reale esigenza dei Comuni italiani che aspirano a gemellarsi con altri Comuni europei o che hanno già realizzato iniziative del genere e Torino, 30 gennaio 1980 che trovano obiettive difficoltà finanziarie nella realizzazione d i tali iniziative o nello svilupparne tutte le potenzialità. Questa in11 Bollettino Uffioaie della Regione Piemance si pubblica ogni mercoIedì in Torino e cantiene: nella Pans I Ic le& ed i regolamenti. mnch6 soddisfacente situazione è Stata denunciata - ner esteso per esrntro - i decrefi del Presidente della Giunta Regionale le deliberaztoni deHa Giunra e dei Consiglio Regionale le ci,coleri ed i comunicati del1 Organi regronaii; nella Parte I1 le leggi ed i i>ro;\edirnenti dello Stato, che interessino la Regione. di C& b pin più occasioni: ricordiamo, in particolare, 5rritta 1. pubb~cazione;neUa Pane 111 gli avvisi di concorsi e gli annunzi Icpali, D.P.G.R. 17 gennaio 1980, n. 119 il Convegno A I C C E sui gemellaggi s v o h s i Approvazione deiia perizia relativa ai lavori di pranto Parte I a Lucca nei maggio 1978 e la relazione intervento per il ripristino dei tranaito lango La S.C. S. ATTI DELLA REGIONE Siro, del Gmtune di Calwso pag. & s i introduttiva svolta in tale occasione. L'AICCE ha precisato in una apposita D.P.G.R. 17 gennaio 1980, n. 120 Approvadone detfa perizia retativa at lavai di pronto pubblicazione (Quaderno n . 2 - al1 ruolo intervento &t' il ripristino della Sg. Gambone, in Comu. LEGGI E REGOLAMENTI dei gernellaggi per l'Unione europea»), il ne di Incisa ScapaccUxt pag. 411 corretto significato che noi attribuiamo al Legge regionale 10 dice=&= 1Qi9. n. 68 D.P.G.R. 17 gennaio 1980, n, 12: Modificazioni alta tegge regionale 4 settembre 1979, n. 57 ~ ~ ~ della~ perwa ~ dativa ~ aia lavoriz di proneo p ~ concetto d i «gemellaggio» inteso come .- ERRATA ~ W G E pag. 4u4 intervento per il riprisiino dei muro di sostegno della Torl'incontro e la collaborazione d i due o più re Medioevale, delimitante la pianetta del Camum di RocComuni che intendono associarsi per agire caverano pag. 412 nella prospettiva d i una federazione europea costruita dalla base, per dibattere i loro il ripristino della s.C. M e , iu Comune di problemi e per sviluppare nelle popolazioni pag. 412 non solo vincoli di amicizia sempre più .P.G.R. l 7 gennaio 1980, n. 123 stretti, ma anche un comune senso d i apparConcessione al C o n m i o Aequedolto Val &?mida di un coniributo necessario per il ripristido <iet$'acquedotto tenenza all'Europa e l'impegno di contribuipag. 412 re tutti assieme alla sua unificazione. E' D.P.G.R. 17 gennaio 1580, n. 124 DELLA -G W T A REGIONALE _ _ Conce&oneal thqune di h r a Cardezza di un centrievidente quindi che l'accento è posto sui --<<geme1laggi»che si svolgono nell'ambito della Comunità europea perché essa costituisce, nell'attuale momento storico, il punto d i maggiore coagulo delle conve~genzee dell'integrazione d i paesi diversi in attesa che 23 gennaio 19*09 n. IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA l'evoluzione delle condizioni politiche ed Legge REGIONALE Istituzione del fondo regionale per lo economiche consenta l'ampliamento d i questo nucleo iniziale. sviluppo dei gemellaggi del Consiglio dei promulga se vi è un paese in cui questo tipo d i Comuni d'Europa neil'ambito della CEE e la seguente legge: gemellaggi (non quelli fra grandi città d i *'l continenti diversi, apprezzabili segni d i 11 consiglio regionale ha approvato. Art. 1 - Finalità - La Regione Piemonte I1 Commissario del Governo ha apposto promuove, con la Presente legge, le iniziatiapertura e d i amicizia, m a incapaci, per ve degli Enti locali per lo sviluppo dei ragioni obiettive, d i assicurare una continui- il visto. REGIONE PIERIONTE Q Il testo della legge ~ marzo 1980 gemellaggi, al fine di facilitare il formarsi di rapporti con i paesi membri della Comunità economica europea (CEE) a livello di base e delle varie articolazioni della società nel quadro di una generale mobilitazione dei cittadini in vista della costruzione dell'unità europea. Art. 2 - Procedura - I Comuni della Regione con popolazione non superiore a 20.000 abitanti che intendono gemellarsi con Comuni degli Stati appartenenti alla Comunità europea (CEE), qualora intendano avvalersi della presente legge,. ne danno comunicazione : a) al Presidente della Giunta regionale; b) alla Segreteria generale della Sezione italiana del Consiglio dei Comuni d'Europa (AICCE) ; C) alla Federazione regionale piemontese dell'AICCE. Alla comunicazione devono essere allegati: 1) la copia della deliberazione del Consiglio comunale con l'indicazione del Comune o dei Comuni prescelti; 2) la relazione sul programma delle attività previste; 3) il bilancio preventivo dettagliato delle spese occorrenti. COMUNI D'EUROPA 11 sulle iniziative di cui all'art. 1 e le relative determinazioni. Art. 7 - Impegno della spesa - Ai fini dell'attuazione della presente legge è autorizzata, per l'anno finanziario 1980, la spesa di 50 milioni. All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante una riduzione di pari ammontare, in termini di competenza e di cassa del fondo speciale di cui al capitolo n. 12500 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1980, e mediante l'istituzione, nello stato di previsione medesimo, del capitolo n. 2360 con la denominazione «Spese per l'istituzione del fondo regionale per lo sviluppo e il gemellaggio del Consiglio dei Comuni d'Europa» e con lo stanziamento di 50 milioni in termini di competenza e di cassa. I1 Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio. Art. 8 - Dichiarazione d'urgenza - La presente legge è dichiarata urgente ai sensi de117art. 45, 6" comma. dello Statuto reeionale ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale 'della Regione Piemonte. 0 La presente legge regionale sarà pubblicata nel bollettino Ufficiale» della Regione. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge della Regione Piemonte. Data a Torino, addì 23 gennaio 1980 Aldo Viglione Piero Soggiu La Segreteria generale dell'AICCE e la Federazione regionale piemontese dell'AICC E esprimono, entro venti giorni dal ricevimento della comunicazione, il loro parere sull'iniziativa, corredandolo di eventuali suggerimenti ed osservazioni. I1 parere è trasmesso al Presidente della Giunta regionale e al Comune interessato. I1 Presidente della Giunta regionale, visti i pareri di cui al comma precedente, sentita la Commissione di cui all'art. 6, stabilisce con proprio decreto, entro il 31 maggio ed il 31 dicembre di ogni anno, l'ammontare della spesa ritenuta ammissibile e del contributo relativo per ogni domanda. Art. 3 - Contributi - L'ammontare del contributo è determinato in relazione all'importanza dell'iniziativa; al carattere bilaterale o multilaterale del gemellaggio; alla situazione demografica, geografica, sociale e finanziaria degli Enti locali interessati. Art. 4 - Comuni associati e Comunità montane - La procedura e i contributi previsti dai precedenti articoli 2 e 3 si applicano anche ai Comuni associati e alle Comunità montane. . Art. 5 - Gemellaggi esistenti - I Comuni che hanno realizzato, anteriormente alla entrata in vigore della presente legge, gemellaggi con i Comuni di cui al 1" comma dell'art. I , possono accedere, secondo le procedure previste dall'art. 2, alle prowidenze di cui alla presente legge, sia per sviluppare i rapporti di gemellaggio già stabiliti sia per nuove iniziative di gemellaggio. Art. 6 - Commissione consiliare per i gemellaggi - E' istituita una Commissione consiliare per i gemellaggi composta di otto Consiglieri, e presieduta dal Presidente del Consiglio regionale, per esprimere il parere Anche Piero Soggiu ci ha lasciato. Apparteneva alla prima generazione dell'AICCE, quella che si doveva battere perché i prefetti o comunque le autorità tutorie non cancellassero, come illegali o addirittura rivoluzionarie, le delibere di adesione degli Enti locali al Consiglio dei Comuni d'Europa. N e i nostri difficili inizi egli è stato uno d i coloro che interveniva con pari dignità sia alle nostre riunioni nazionali che a quelle europee. Lo ricordiamo molto bene ai primi Stati generali del C C E , a Versailles, nell'ottobre 1953 e in molte altre riunioni sovranazionali, dove, con poche e pacate ma autorevoli parole, difendeva coloro che si trovassero per avventura isolati nelle tesi federaliste troppo avanzate, spesso rischiando d i trovarsi sconfessati dagli stessi connazionali più moderati o preoccupati che non si rompessero le uova. Gran penalista, amministratore esperto dal livello comunale a quello regionale, egli portava sempre nel dibattito la sua scienza, il suo buon senso, la sua coerenza e la sua ironia. Era uno dei leaders del partito Sardo d'Azione e, come tale, uno dei protagonisti del movimento autonomista. Questo suo autonomismo incisivo e ricco di storia inseriva coerentemente nella lotta federalista, per cui non poteva certamente dirsi un generico europeista: egli era infatti un autentico federalista integrale. L'AICCE e .Comuni d'Europa» lo pensano con profondo rimpianto e si propongono d i rifarsi con costanza alle cose che Piero Soggiu ci ha insegnato. 12 COMUNI D'EUROPA Pensiero e azione dei f ederalisti europei a cura di Luciano Bolis marzo 1980 congresso ha approvato all'unanimità e sulla base delle quali sono anche stati eletti il nuovo Comitato centrale e i 44 delegati italiani al X congresso dellJUEF che si terrà dal 14 al 16 marzo a Strasburgo e d i cui riferiremo nel prossimo numero. Le tesi A 23 anni d i distanza dall'ultimo che lo contrastanti, come il ricordo del passato e la La nuova epoca aveva preceduto, si è tenuto a Bari il 23 e spinta verso l'avvenire, la meticolosità orga1. - Una nuova epoca ha avuto inizio, 24 febbraio il X congresso nazionale del nizzativa e l'affiato ideale, la tattica e la un nuovo pensiero deve prendere forma. I1 Movimento federalista europeo, sezione itastrategia, l'elezione delle cariche e il voto corso della storia generato dalla formazione liana dell'Unione europea dei federalisti. delle mozioni. N o n potendo farne la crodel mercato mondiale e sostenuto dalle ri~'eCcezionaie intervallo d i tempo internaca in questa sede, se volessi esprimerne in voliizioni scier~tifica, politica, economica e corso tra i due congressi si spiega con la formula il contenuto e in due parole l'essensociale è ormai giunto al suo culmine con la circostariza che allora. si trattava in primo za, direi che quest'ultimo congresso naziofine dell'egemonia del sistema europeo degli luogo di affermare, coi fatti e non solo a nale del MFE ha rappresentato senz'altro Stati, I'awento del sistema mondiale degli parole, la preminenza della dimensione euuna svolta importante; non già, com'era Stati, il risveglio di tutti i popoli della terra, ropea rispetto a quella nazionale. Ciò non naturale che fosse, rispetto a quello ormai era ancora generalmente ammesso tra gli lontano che lo aveva preceduto nel tempo, la crescente partecipazione dello spirito religioso al!a vita moderna e lo sviluppo enorstessi federalisti e per questa ragione si era bensì anche rispetto alle più recenti posizioni me della capacità tecnologica, non ancora giunti alla conclusione, nelle competenti sedel Movimento, che apparivano centrate e .. controllato, tuttavia, dalla volontà generale. di, d'interrompere la serie statutaria dei in qualche misura anche condizionate da Per questa ragione è ormai necessario - ed congressi nazionali per saltare direttamente qtrel fatto straordinario, d i una politica che anche possibiie a patto d i rivolgere il pendai congressi regionali G quello europeo. si fa storia, che fu l'elezione popolare del siero e la volontà a questo compito supreOggi, grazie soprattutto al progressivo Parlamento europeo, m o pianificare a livello mondiaie la solustagliarsi, sulla scena politica europea, d i Questo congresso, invece, ha preso, per zione di alcuni problenii fondamentali per una potente realtà comunitaria, questa esicosì dire, le sue distanze dalla cronaca, anla sopravvivenza e il futuro del genere genza appare già sostanzialmente soddisfatta che quella neativa che fa politica, per ri.umano. e si è quindi pensato di poter riprendere, cercare i fondamenti e fissase i termini d i 2. - Nessuno disconosce questa necessisenza troppi pericoli, la tradizione dei connuova impostazione ideaie e, conseguentetà. Ma è ora di rendersi conto che non è gressi nazionali, giustificata anche con l'inmente, anche d i unG nuova fase d'intervenossibi!e risolvere i prob!emi comuni al gedubbio vantaggio d i poter così meglio preto: l'elaborazione, cioè, d i un enunciato culnere umano - divenuto ormai iina comunità parare lo stesso congresso europeo, che deve turale di ampio respiro che ci permetta d i immediatamente seguire e dove soltanto, avviare, congiungendoii, il pensiero all'azio- di destino interamente responsabile della per precisa disposizione statutaria, possono ne e l'Europa al mondo. Quindi momento sua sorte - solo con le istituzioni e i criteri essere prese le decisioni politiche definitive di riflessione, chiamato a penetrare, supe- di conoscenza e di azione politica del passavalevoli per l'insieme dei federalisti europei, randola, la distinzione fallace tra politica to, che sono serviti per conoscere e costruigrazie a un confronto più ampio e approfonestera e pclitica interna; per una rinnovata re il mondo che sta ormai aile nostre spalle dito d i quanto potesse permettere una se«teologia» federalista, come è stati, detto, anche se costituisce, con i primi rudimenti quela d i singoli congressi regionali. intesa a dare il giusto nome alle cose, cioè a della libertà e della eguaglianza di tutti gli Altro elemento d i relativa novità che interpretarne la sottostante e multiforme real- uomini, il terreno sul quale si tratta d i questo ccngresso ha introdotto rispetto ai tà; al d i là della t-/adizionale e deleteria avanzare per costruire un m o n d o nuovo. nove che l'hanno preceduto a suo tempo è ragion di stato, verso un nuovo mondo più 3. - La prima barriera che deve cadere è stato che per la prima volta esso si è svolto a stabile perché governato finalmente dalla quella che divide ancora la politica interna sud d i Roma, cioè in una città dell'Italia ragione. dalla politica estera. La politica estera non meridionale e in particolare a Bari, centro Sulla base d i questi stimoli concettuali e p u ò più essere considerata come il contesto caratteristico d i una certa cultura storica e istanze ideali suscitati dalla relazione Alber- d'azione nel quale si tratta soltanto di concondizione sociale appunto meridionalistiche. tini, il congresso si è mosso compatto in uno seguire l'indipendenza, sulla base della presforzo d i approfondimento sincero e disinte- messa secondo la quale alla politica interna Se a un secolo d i distanza dall'unificazioressato, cui la pratica della poli- spetterebbe il compito dell'emancipazione ne italiana ci si batte ora con tanto impegno tica ci aveva da tempo disabituati. Direi che sociale e alla politica estera quello della per passare all'unificazione europea, è anche il denso dibattito che ne è seguito (più di 50 sicurezza; e sulla base della convinzione perché la prima, tra le sue numerose lacune interventi!) ha mostrato soprattutto la vo- errata secondo la quale l'indipendenza delle e pecche, presenta quella d i non avere ancolontà di trovare il giusto punto d i raccordo nazioni coinciderebbe con l'eguaglianza fra ra saputo risolvere in maniera soddisfacente tra le motivazioni profonde contenute nelle le nazioni. L'indipendenza nazionale è una l'atavico problema del «mezzogiorno», con sue premesse e i conseguentz sviluppi della fase necessaria dello sviluppo storico, e reatutti i mali che ciò naturalmente comporta. pratica quotidiana; tra le linee generali d i lizza lo scopo di affidare gli Stati ai popoli; M a ora, se si ripetono gli stessi errori, l'Itauna teorica conoscitiva e gli auspicabili punti ma una volta acquisita, essa riflette, e non lia intera rischia, per ragioni analoghe, d i venire a sua volta emarginata come «pro- d'incidenza d i una filosofia dell'azione; tra corregge, la diseguaglianza fra le nazioni, il disegno degli obiettivi politici dell'Europa che può essere superata solo affidando alla fondo sud» dell'Europa. Era quindi oppore la definizione dei m e z z i d i cui dovrà pur democrazia anche i rapporti fra le nazioni. tuno che il congresso destinato a segnare la sostanziarsi, se vuol contare qualcosa, il Bisogna dunque tener presente che la diseripresa del federalismo europeo in Italia, ruolo dei federalisti europei già all'indomani guaglianza fra le nazioni è molto più granalla vigilia dell'allargamento comunitario in del congresso. direzione mediterranea, si tenesse propio su de, e più inumana, della diseguaglianza fra Questa unità nel programma e nella spe- le classi che ancora persiste nell'ambito delquesto mare e in quella Fiera del Levante che ne sintetizza esemplarmente la costante ranza è insieme la prova e il risultato d i una le nazioni più industrializzate. E bisogna maturazione di coscienza che non s'improv- dunque anche ammettere che ormai il monaspirazione ai rinnovamento e all'apertura. U n congresso, anche quando riesce, è visa, m a anzi ci ripaga della lunga, sofferta d o intero è il teatro del conflitto dei valori e laboriosa attesa dei precedenti decenni, ed il quadro nel quale si manifestano e sempre un congresso, cioè materia per sua natura incandescente e composita, in cui quando si gettava un seme che solo oggi, e possono essere superate - a patto di far convergono, compendiandosi, motivazioni e su tutti i piani, comincia a dare i suoi frutti. coincidere sempre d i più la politica internaEcco il testo delle .tesi» politiche che il zionale con la mobilitazione diretta delle ispirazioni diverse, non necessariamente marzo 1980 forze politiche e sociali di carattere progressivo - le contraddizioni fondamentali del nostro tempo. 4. - I1 primo fatto da riconoscere è che allo stato attuale del processo storico tutti gli uomini sono ormai liberi e vogliono perciò diventare eguali, come sono ormai liberi e vogliono anch'essi diventare eguali, tutti i popoli. E' questa volontà di eguaglianza la nuova forza rivoluzionaria da mobilitare per sprigionare a livello mondiale, a livello di ciascun paese, e di ciascuna comunità locale, la volontà generale, nella quale soltanto la libertà dei singoli può diventare la libera eguaglianza di tutti. Il traguardo è lontano e siamo solo ai primi passi. Ma solo dirigendosi sin da ora verso questo traguardo si può acquistare ia capacità sia di controllare i fattori della crisi che si manifestano ovunque, sia di trasformare progressivamente la libertà di tutti in gradi crescenti di autocontrollo del genere umano. S. - I1 primo criterio strategico che occorre acquisire riguarda il fatto che esiste un governo del mondo, e .che si tratta perciò di battersi con le forze che possono già entrare in campo per affidare gradualmente il governo del mondo ad un numero crescente di popoli e di uomini e, al limite, a tutti gli uomini. I1 governo del mondo è la bilancia mondiale del potere, alla quale è collegata la possibilità di stabilire le regole scritte, e soprattutto non scritte - con le quali si esercita il controllo sul mercato mondiale. Per cambiare il governo del mondo si tratta pertanto di cambiare la bilancia mondiale del potere, in modo tale da diminuire, sino ad eliminare del tutto, la prevalenza delle grandi potenze; e sino ad assicurare, con la federazione mondiale, il governo democratico del mondo e la sostituzione dei rapporti di forza tra le nazioni con la loro eguaglianza, sancita e protetta dal diritto. COMUNI D'EUROPA crescente liberazione sociale e del successo politico: le stesse guerre, nella misura in cui hanno successo, sono i successi di una politica. In pratica si tratta di gestire in modo graduale la transizione, di per se stessa inevitabile, da un mondo bipolare ad un mondo multipolare, nel quale i protagonisti non devono più essere solo gli Stati, ma anche le nuove entità internazionali come il gruppo dei paesi non allineati, come la Comunità europea in via di costruzione e, naturalmente, la Cina. L'iniziativa spetta dunque a questi nuovi protagonisti del processo politico; e va detto con chiarezza, specialmente per quanto riguarda l'Europa occidentale che dovrebbe in un leale confronto con gli Stati Uniti studiare tempi e modi del passaggio dalla leadership alla equa1 partnership -, che la mancanza di iniziativa e il suo corollario, l'allineamento cieco ed imbelle sulle posizioni della potenza guida, non potrebbe che perpetuare ed aggravare la crisi del governo del mondo sino al rischio di catastrofi. 3. - I1 processo della transizione dal mondo bipolare a quello multipolare può svolgersi in modo pacifico e ordinato solo ristabilendo la distensione, in modo tale da garantire in tutti i paesi del mondo la maggiore sicurezza possibile con il minore armamento possibile, per aprire ovunque la strada al successo delle forze politiche che 13 possibilità dell'Europa occidentale, sono due. Uno riguarda lo SME. Nel quadro dello SME la Comunità deve creare il Fondo monetario europeo. Se ne farà una cosa seria, potremo pagare il petrolio in scudi. In questo modo potremmo sostituire il rapporto egemonico dollaro-resto del mondo (che impedisce l'avvento di un nuovo ordine economico) con il rapporto multipolare, equilibrato ed evolutivo dollaro-scudo-altre valute. L'altro problema riguarda i palestinesi, e la necessità sempre più urgente di dar vita ad uno Stato palestinese. E' impossibile incanalare il risveglio arabo e rnusulmano in forme positive, utili tanto agli arabi e ai musulmani quanto a tutto il mondo, senza risolvere il problema palestinese. Fino a che non sarà costituito uno Stato palestinese la democrazia israeliana, invece di valere come modello positivo, funzionerà come modello negativo danneggiando lo stesso modello democratico; d'altra parte, l'estremismo avrà troppo peso nel mondo arabo e musulmano, impedendone lo sviluppo economico e civile e la liberazione dalla tutela diretta o indiretta delle grandi potenze. Il ruolo del MFE 1. - Allo stato dei fatti l'evoluzione storico-sociale riproduce automaticamente gli orientamenti liberale, democratico e sociali- I primi obiettivi politici 1. - La crisi del bipolarismo è la crisi del governo del mondo che ha caratterizzato la prima fase della vita del sistema mondiale degli Stati. La stessa crisi di governabilità a livello nazionale, che si manifesta in modo grave negli Stati nei quali maggiori sono le difficoltà, non è che una delle conseguenze della crisi generale del governo del mondo che, essendo ancora affidato alle due grandi potenze in declino, non riesce più a controllare in modo evolutivo il mercato mondiale e il sistema monetario internazionale, ed è sempre più costretto a ricorrere alle prove di forza, alla guerra psicologica e all'aumento dei mezzi militari. Va dunque ribadito che l'ossessione militare, e l'idea secondo la quale la bilancia mondiale del potere si riduce praticamente àila bilancia delle forze militari, sono di danno gravissimo e possono portare alla perdizione come al tempo del fascismo. 2. - I1 compito di ristabilire un governo evolutivo del mondo è politico. La bilancia del potere si modifica solo sulla base delia la presidenza del congresso: Alfonso Jozzo, Luciano Bolis, Giuseppe Caron, Giuseppe Usai, Giampiero Orsello, Mario Albertini, Alberto Majocchi; al microfono il rappresentante dell'Aede, Venturelli. sta (nelle sue diverse espressioni storiche, anche di carattere religioso), cioè la cultura che separa la politica interna da quella internazionale ed impedisce pertanto la mobilitazione democratica diretta delle forze politiche e sociali a livello internazionale. Va tuttavia osservato che questa cultura, pur essendosi piegata per ragioni storiche al concetto di nazione esclusiva, tipico dello Stato nazionale tradizionale, contiene il germe del federalismo, e quindi la possibilità del superamento di questo limite. In ogni 4. - A questo riguardo i proble~ni-chia- caso, fino a che non sarà la stessa evoluzione sociale a produrre spontaneamente, a ve, per quanto riguarda la situazione e le si propongono gli obiettivi della pace e del progresso civile e sociale dei loro popoli. Ma bisogna tener presente che la distensione è un metodo, non una politica. Una politica si manifesta solo dove si manifestano la volontà e la capacità di modificare i rapporti di forza. Per controllare la transizione verso un mondo multipolare bisogna pertanto cercare di spostare una parte almeno dei rapporti di forza internazionali dalla linea bipolare a quella multipolare. 14 fianco dei criteri liberale, democratico e socialista, il criterio federalistico del governo democratico del genere umano e di tutte le sue comunità, il compito di diffondere e di sviluppare il pensiero federalistico riguarderà in primo luogo il MFE; e potrà essere svolto - soprattutto nei confronti delle nuove generazioni, che dovranno gestire una fase più avanzata del mondo multipolare solo ridando la priorità ai problemi organizzativi del tesseramento, del reclutamento e della formazione teorica e pratica dei militanti. 2. - I1 passaggio da una situazione nella quale il federalismo organizzato è solo il frutto della pura e semplice buona volontà - e deve pertanto essere creato e ricreato da ciascun militante - ad una situazione nella quale esso avrà il carattere di una idea socialmente riconosciuta, è legato alla completa trasformazione democratica della Comunità europea. Realizzando il governo democratico di una società di nazioni indipendenti ed eguali (nell'ambito di una legge costituzionale), e superando così sul piano istituzionale la divisione tra politica interna e politica internazionale, l'Europa costituirà non solo un modello, ma anche un punto di appoggio e un solido alleato per tutte le forze che vogliono affrontare insieme i problemi della pace, della collaborazione e della giustizia internazionale, anche con la creazione di grandi federazioni regionali c'ome premessa della trasformazione dell'ONU in una federazione mondiale. 3. - I1 federalismo non è legato alla liberazione di una classe. Per questo non si presenta come una ideologia alternativa rispetto al liberalismo, alla democrazia e al socialismo che, avendo espresso ed organizzato la liberazione della borghesia, della piccola borghesia e del proletariato, hanno assunto storicamente forme antagonistiche e reciprocamente esclusive, limitando così la realizzazione stessa dei loro valori di libertà e di eguaglianza - che in quanto tali sono complementari e non alternativi. N e segue che il federalismo non ha bisogno, per diffondersi, di diminuire la presenza del liberalismo, della democrazia e del socialismo. Al contrario, esso pu6 svilupparsi solo collaborando ad una affermazione sempre più completa dei valori di libertà e di eguaglianza mediante quello della pace, che solo nel federalismo trova la sua sistemazione norale, istituzionale e storica. Sono queste le ragioni di fondo per le quali il federalismo organizzato non usa nessuna arma del potere - il voto, la rappresentanza di interessi settoriali, la violenza - salvo quella indiretta della cultura. Ma proprio per questo i federalisti possono modificare la situazione di potere - e costituire una forza politica di iniziativa, anche se non di esecuzione - solo facendo delle loro sezioni, in ogni città e comunità, dei centri di elaborazione culturale, di dialogo e di agitazione di idee, intervenendo così negli ambienti sociali di base nei quali si formano gli orientamenti politici. Successivamente il congresso ha approvato anche gli indirizzi politici d i vari documenti COMUNI D'EUROPA marzo 1980 2) lo hearing della Commissione dell'ambiente del Parlamento europeo, che si terrà a Dublino il 26 e 27 febbraio, per cui la Commissione ha sottoposto un questionario, al quale si pregano le sezioni nazionali di rispondere celermente e attentamente; 3) il seguito da dare al rapporto van der Ploeg e alla Conferenza di Liverpool sul rinnovamento urbano, con la sollecitazione alla creazione di diversi gruppi di lavoro di città europee. Tutte queste azioni sono estremamente concrete e permetteranno di dimostrare agli incerti l'utilità di un impegno nel seno del Consiglio dei Comuni d'Europa. In linea di massima è varata per ora la riconferma dei seguenti gruppi di lavoro, affidati a diverse sezioni: - mezzi di rinnovamento urbano,. partecipazione popolare nelle grandi città e decentramento per quartieri (Sezione olandese) ; - problemi dell'impiego lavorativo nelle grandi città, nel quadro di uno sviluppo economico equilibrato (Sezione britannica) ; - l'ambiente urbano e i problemi dell'energia (Sezione italiana). Sergent, anche a nome dei colleghi francesi, desidera di fare proposte per un confronto in materia agricola e in materia di problemi energetici dello sviluppo industriale. Sergent approfitta per chiarire limpidamente quel che è, in sostanza, un'autentica politica regionale: essa è una proiezione territoriale dello sviluppo economico Il Bureau del CCE (viceversa del tutto ininfluente risulta una (continuazione dalla pag. 6 ) politica regionale che prescinda dall'orientamento a priori dello sviluppo guardando Procedendosi nello svolgimento dell'ordine del giorno, Philippovich dice di sperare agli effetti territoriali e si contenti di alcune che il suo rapporto sulle strutture di lavoro correzioni «regionali» di uno sviluppo largadel CCE, sul loro allargamento eventuale e mente distorto). Bongers sottolinea l'importanza di rispettare i tempi fissati dai gruppi sulle attività previste per l'organizzazione sia stato implicitamente approvato, malgra- di lavoro (fine del 1980) per presentare le do alcune riserve di Serafini, con la sua loro conclusioni. Martini presenta il programma delle riurielezione a Segretario generale europeo. nioni del C C E previste dal 26 al 28 marzo O r a egli riferisce sui preparativi della creasu invito della città di Torino. In quell'oczione di un Intergruppo di eletti locali e casione il Bureau decide che si tenga prima regionali in seno al Parlamento europeo. un Comitato di e poi un seminaEgli sottolinea che almeno i tre gruppi politici maggiori del Parlamento europeo, ossia rio per l'impostazione di un «dossier Euroi socialisti, i democristiani e i liberali, han- pa» del CCE, seguito da una tavola rotonda no tutti e tre dato il loro accordo circa la pubblica, aperta ai cittadini. I1 Bureau prencreazione di tale Intergruppo. La signora de anche nota che nell'occasione (e precisaVeil riceverà prossimamente Cravatte e Phi- mente il 28 marzo) avrà luogo un incontro lippovich. Tutte le Sezioni nazionali devono delle Sezioni francese e italiana del CCE. I1 presidente Cravatte porta a conoscenza frattanto sbarazzare il terreno da eventuali del Bureau un telegramma che Novelli, sinmalintesi, spiegando le vere intenzioni del daco di Torino, ha indirizzato al segretario CCE. generale del CCE, per cui egli propone, Attività generali e prospettive per nella sua qualità di presidente in esercizio della FMVJ, di lanciare un appello congiunil 1980-81 to della IULA, della FMVJ e del C C E sui Elisabeth Gateau presenta quindi il calen- problemi della pace nel mondo e, specificadario di una serie di attività previste e insi- mente, sull'invasione dell'Afghanistan. I1 ste soprattutto su tre punti: Bureau incarica il segretario generale di inI) la prossima riunione plenaria del Co- contrarsi con Novelli, per prendere più premitato consultivo delle istituzioni locali e cisa conoscenza delle proposte concrete. regionali della Comunità, per la quale due Novelli dovrà essere informato sulla presa note sono state richieste a ciascuna delle di posizione odierna del Bureau del C C E sezioni, una sui programmi di sviluppo re- circa gli avvenimenti internazionali e su cogionale e l'altra sull'utilizzazione del «fuori me attualmente il C C E giudica le sue relazioni con la FMVJ. quota» del FEDER; presentati dalla Direzione uscente, e fatto proprie le relative proposte di azione. Purtroppo la mancanza d i spazio c'impedisce d i riprodurre anch'essi integralmente. Si tratta comunque del «promemoria» sulla situazione presente della Comunità e le responsabilità del «semestre» italiano, già approvato in Direzione il 12 gennaio a Torino; di una proposta per un'agenzia europea del petrolio e per una politica comunitaria in materia d i energia; d i un documento sul Fondc .,'onetario europeo e lo «scudo» come eventuale mezzo di pagamento internazionale; nonché d i uno studio sul miglior sistema elettorale da adottare per la seconda elezione europea del 1984. Inoltre è stato rinviato all'esame del nuovo Comitato centrale un testo presentato dalla Commissione Quadri e riguardante il servizio civile europeo e la nuova etica del lavoro. Anche le elezioni alle cariche hanno mostrato la stessa volontà di assicurare la continuità della gestione, pur attuando nello stesso tempo le necessarie aperture: il presidente Albertini è stato infatti confermato per acclamazione. Pure Orsello è stato confermato alla vicepresidenza, ma gli sono stati però affiancati anche Bolis e Alberto Majocchi, quest'ultimo passando così la segreteria al fratello Gino. Riconfermati vicesegretari anche Jozzo e Usai. Ed ora, amici federalisti, buon lavoro! marzo 1980 COMUNI D'EUROPA Riflessioni sulla realtà latino-americana di Luigi Ladaga Nell'ultimo dei miei rapidi viaggi all'estero (li compio per conto dell'ISVEIMER alla ricerca di potenziali acquirenti di esportazioni meridionali), ho toccato, in venti giorni, nove paesi dell'hmerica Latina, dal Brasile al Messico, passando per Bolivia, Perù, Ecuador, Colombia, Venezuela, Panamà e Nicaragua, con soste a San Salvador e a Guatemala City. Una lunga scorribanda, a cavallo dei due tropici e di due oceani, dal livello del mare ai 4.200 metri dell'Aeroporto E1 Alto di La Paz, tra genti di origine, cultura ed economia diverse: troppo breve per impostare o verificare analisi di dettaglio, sufficiente tuttavia a maturare un giudizio di immediata anche se approssimata sintesi. U n giudizio che, tra l'altro, viene favorito dalla comune matrice linguistica e dall'eco di antiche dominazioni latino-europee che avvicinano queste genti e dallo scenario nel quale si colloca questa parte del continente americano, contrassegnata da una grande instabilità politica sullo sfondo di una marcata arretratezza sociale. Per questi aspetti alcuni paesi sembrano fare eccezione, ma la loro «diversità. discende non tanto da elementi strutturali, quanto piuttosto da una meno difficile condizione congiunturale. La Colombia, ad esempio, è favorita certo da un rigido controllo della politica monetaria, ma più ancora dalla utilizzazione di varie ed estese risorse che vanno dai minerali preziosi alla marijuana. Panamà, invece, affida il proprio awenire a giovani entusiasti tecnocrati, impegnati a far calcoli e programmi sull'impiego dei proventi della gestione del Canale che il recente Trattato con gli Stati Uniti ha restituito ai panamensi. I1 Messico, infine, non solo mette a frutto una robusta tradizione culturale, ma la rinverdisce in una eccitata stagione di speranze, forse sopravalutando quel che i giacimenti petroliferi, da poco scoperti, potranno offrire e quasi dimentico dei drammi umani e sociali che si accampano alla periferia stessa della sua capitale. Ai confini di questi tre paesi, tutto è in ebollizione. La Bolivia, riscattata alla democrazia, perché la democrazia soprawiva, deve duramente lottare contro piccoli e grandi golpe, sino a scendere in piazza con le armi in pugno. 11 Venezueìa è gettato in un acceso scontro sociale dal risultato delle elezioni per le quali ad un Presidente di ispirazione socialista se ne è alternato uno di estrazione demo~ratico~cristiana. I1 Perù, awiato alla democratizzazione dall'iniziativa di militari «di sinistra», alla vigilia delle elezioni presidenziali, rischia di-esserne defraudato per un ripensamento tardivo dei promotori. Il rasile vede in vesti democratiche forze e persone che sino a ieri si erano sanguinosa- 15 no marcati del clero col potere politico ed economico; ad esse fanno da contrappunto rapporti di segno opposto, sottolineati dalla rigorosa laicità di alcuni Stati. In generale però la Chiesa e il clero cattolici esercitano un peso non trascurabile nelle spinte al rinnovamento e alla democratizzazione, sul piano della denunzia, innanzitutto, e su quello della lotta, in molte situazioni. Scuole ed università cattoliche sono state negli ultimi anni e continuano ad essere centri di formazione di una nuova classe dirigente più aperta e combattiva, non tutta e non sempre di obbedienza democristiana. I1 riscontro è molto evidente in alcuni «punti caldi.. In Nicaragua il movimento sandinista ha un'importante coinponente cattolica, che fa capo a due sacerdoti membri del Governo rivoluzionario. A E1 Salvador uno dei cinque membri del Direttori0 (tre civili e due militari), che aveva sostituito il dittatore rovesciato, proveniva dal corpo docente dell'università centroamericana José Semeon Canis gestita dai Gesuiti, ed era il segretario del Movimento nazionale rivoluzionario di ispirazione socialista. La terza costante può essere colta nel comportamento e nel ruolo delle gerarchie militari e delle forze armate. Prevale ancora una loro vocazione a difesa degli interessi più conservatori ed anche laddove accettano mente distinte solo in torture e assassinii. L'Ecuador, a pochi mesi dalla elezione di un Presidente costituzionale civile, espresso da un largo e variegato schieramento, è minacciato di tornare alla confusione dalla crisi che insorge all'interno della maggioranza, su motivi non chiari e contraddittori. I1 Nicaragua, liberatosi con una rivoluzione dalla quarantennale oppressione di una famiglia astuta quanto sanguinaria, si dibatte tra drammatiche difficoltà (mancano persino i generi di prima necessità alimentare); E1 Salvador, dopo aver rovesciato la dittatura per la alleanza tra giovani militari e correnti democratiche progressiste, registra una dura contestazione dell'opposizione guerrigliera che non solo non depone le armi, ma intensifica le azioni terroristiche. I1 Guatemala continua a subire l'odioso dominio di una dittatura militare, contro la quale, da un momento all'altro, può sollevarsi una guerra civile. E tuttavia questo ribollire presenta, al suo fondo, una serie di elementi di novità che, lentamente diffondendosi, vanno assu.. (continuazione a pag. 191 mendo un valore di costanti. Una prima costante - a mio parere, la più importante - sembra quella del rapporto" stabilitosi tra gruppi di intellettuali o, meglio, di professionisti piccolo - borghesi di ispirazione democratica (libe rale, cattolica o socialista è specificazione non prioritaria) e il movimento contadino. Si tratta di un rapporto che ha aspetti non uniformi e spesso, anzi, molto complessi. Le parti si influenzano a vicenda: gli intellettuali si arricchiscono di sensibilità sociale più vivace e soprattutto più concreta, mentre i contadini si scaricano delle tradizionali forme di reazione dinnanzi al potere, oscillanti tra rassegnazione e rivolta. Su questa base poggiano movimenti, partiti, schieramenti che, anche quando ripetono sigle tradizionali, spesso gloriose, si presentano e agiscono con caratteristiche di massa, con articolazioni varie ed ampie e, perciò, più penetranti. La seconda costante ha riferimento alla Chiesa Managua: dinnanzi alla Cattedrale che fu teatro di una feroce cattolica. Vi sono qua e là, strage ordinata da Somoza. Oggi è semidistrutta. Sulla facciain alto come in basso, veSandino, I'eroe nazionale della lotta antisomota campeggia . -ziana. stigia di legami più o me- COMUNI D'EUROPA 16 Le associazioni dei Comuni e dei Circondari nella Germania Federale di Patrick von Klenck della Deutscher Stadte und Gemeindebund Per capire meglio la struttura, gli obiettivi e le attività delle associazioni dei comuni tedeschi, sono necessarie alcune indicazioni sulla struttura amministrativa e sui diritti e compiti dei comuni nella Repubblica federale di Germania. Come si sa, la Germania occidentale è uno stato federale: esistono due livelli legislativi, il Bund (la Federazione) e i Lander, questi ultimi partecipano alla legislazione federale attraverso il Bundesrat (il Consiglio federale), la seconda camera ~arlamentare della Federazione. Tutte le competenze legisiative appartengono ai Lander in quanto nella costituzione federale (Grundgesetz: la Legge Fondamentale) non sono assegnate esplicitamente al Bund. Gli enti territoriali locali, al fine di assolvere ai compiti di loro esclusiva competenza, emanano norme (statuti) e regolamenti. Di competenza esclusiva dei comuni sono: l'allestimento e il mantenimento degli ospedali, piscine, case di riposo, impianti sportivi, spazi verdi, biblioteche e parzialmente le strade. Le amministrazioni comunali rispandono nella loro azione alla volontà politica della cittadinanza, rappresentata nei parlamenti comunali, tenendo conto della capacità finanziaria del comune. Per legge i comuni sono obbligati, invece ad allestire e mantenere le scuole elementari e medie (Grund-und Hauptschulen) e assolvere ai compiti loro demandati dal Bund o dai Lander nell'ambito delle loro competenze, come l'ispettorato del lavoro e della sanità, gli uffici dei passaporti e quelli anagrafici. Compiti di interesse locale come l'assistenza sociale e quella ai giovani, l'allestimento e il mantenimento di scuole professionali, licei e scuole speciali: compiti che superano le capacità finanz'iarie e la disponibilità di personale dei comuni sono stati assegnati dal legislatore ai Landkreise (circondari). Questi sono enti territoriali locali che includono più comuni e città. Ad esclusione di 92 grandi città che non appartengono ad un Kreis (Kreisefreie Stadte), comprese le tre città-stato, Hamburg, Bremen e Berlin, tutti i comuni tedeschi fanno parte di un Kreis. Le città che non vi appartengono assolvono a compiti sia comunali che di competenza dei Kreise. L'autonomia degli enti territoriali locali è fissata sia dalla Legge Fondamentale della RFT sia dalle costituzioni dei Lander (ad esclusione delle città-stato nelle quali il Land è formato da uno O due comuni). L'art. 28 comma 2 della Legge Fondamentale fa obbligo a tutte le strutture a livello federale e ai Lander di garantire ai comuni ai1 diritto d i regolare, sotto la propria responsabilità tutti gli affari della comunità locale, nell'ambito delle leggi». D i questo diritto fa parte, fra l'altro, la gestione del personale (i comuni decidono autonomamente sull'impiego del personale), la sovra- nità dell'organizzazione degli uffici e quella finanziaria. I comuni hanno il diritto di decidere autonomamente sull'impiego dei mezzi finanziari a loro disposizione e di riscuotere alcune imposte quali per esempio quella sulle industrie, il commercio, le arti e professioni ed alcune imposte sui consumi. Le città non appartenenti ad un Kreis e i Kreise stessi vengono controllati dagli uffici dei governi dei Lander (nel Saarland ed nel Schleswig Hoistein dai ministri dell'interno). I Landkreise esercitano il controllo sulle città e i comuni che ne fanno parte. Oltre agli statuti e ai regolamenti già accennati, gli enti territoriali locali devono osservare una serie di leggi emanate dal Bundestag o dai parlamenti dei Lander. Ciò significa che coloro che sono soggetti a tali leggi non hanno la possibilità di discuterle e vararle; possibilità che hanno invece i Lander nel Bundesrat (e che hanno avuto in Germania da secoli in varie forme e in diverse misure nei confronti del rispettivo governo centrale). Dopo tali accenni si può comprendere come i comuni, le città e i Landkreise già da molto tempo sentissero la necessità di difendere i loro interessi in altro modo. Ancora prima della la guerra mondiale furono fondate le associazioni dei comuni oggi esistenti (0 le organizzazioni che rispettivamente le hanno precedute). Oggi esistono nella RFT tre Associazioni di Enti locali (Kommunale Spitzenverbande). Le città non appartenenti ad un Kreis ed altre grandi città (soprattutto quelle che hanno ottenuto la loro indipendenza da un Kreis negli ultimi anni in seguito alla riforma territoriale) aderiscono al Deutscher Stadtetag (DST), che conta circa 500 città aderenti. I comuni e città minori che fanno parte di un Kreis (circa 8.500) sono rappresentati dal Deutscher Stadte- und Gemeindebund (DStGB). I 235 Landkreise sono organizzati nel Deutscher Landkreistag(DLT). Tutte e tre le associazioni si sono poste l'obiettivo d i rappresentare gli interessi dei loro aderenti presso gli enti legislativi e amministrativi e di partecipare, in quanto possibile ai progetti di leggi e regolamenti, importanti per il lavoro degli enti territoriali locali. Si è potuto raggiungere una istituzionalizzazione della di pazione dei comuni in quanto nei regolamenti interni di numerosi ministeri federali e del Bundestag viene assicurato il diritto di udienza delle associazioni comunali (esse per es. vengono sentite durante le riunioni delle Commissioni parlamentari e i dibattiti tra esperti nei miiiisteri), quando vengono discusse o redatte leggi di rilevanza comunale. Altri compiti che le tre associazioni si sono assunti, sono la consulenza e I'inforrnazione dei membri, la promozione dell'interscambio di esperienze tra di loro e la divulgazione tra i cittadini della compren- marzo 1980 sione di temi di interesse locale attraverso, p.e.,stretti contatti con la stampa, la radio e la televisione. L'impegno delle associazioni dei comuni consiste dunque nel mantenimento e nel rafforzamento ciell'autonomia locale. In base a questi obiettivi in larga misura comuni, le tre associazioni, nonostante i conflitti di interesse esistente, collaborano strettamente in molti campi. Questa collaborazione trova la sua espressione organizzativa nell'unione delle tre associazioni nella uBundesvereinigung der Kommunalen spitzenverbande,, (unione ~ ~ delle d ~ ~ ~degli ~~~i ~ locali). ~ i ~ ~ L, struttura interna delle tre associazioni rispecchia la struttura federale dello stato tedesco occidentale. A parte alcuni casi nel ~~~~~~h~~stadtetag, le città, i comuni e i ~ ~ ~ nond sono k membri ~ ~direttamente i ~ ~ delle associazioni a livello federale ma delle associazioni a livello dei Lander, le quali a loro volta sono membri delle tre a s s o c ~ a z ~ oDST, n ~ D S ~ G Be DLT. Queste associazioni hanno gli stessi compiti di quelle a livello federale. 11 loro lavoro è di massima importanza in quanto i governi e le amministrazioni dei Lander tendono a intervenire sempre di più nella politica locale, per es. riducendo la competenza dei comuni nel redigere piani regolatori generali e particolareggiati sotto la propria responsabilità attraverso la enunciazione di piani del Land (come succede per esempio nel Nordrhein-westfalen). Inoltre i Lander intervengono attraverso cosiddette assegnazioni finanziarie vincolate nella sovranità di bilancio dei comuni (nell'ambito della perequazione finanziaria verticale vengono messe a disposizione dei comuni e città mezzi finanziari a condizione però che vengano usati per determinati obiettivi). L, tre associazioni fanno anche un'attiva estera comunale,,. 11 DST è responsabile per la sezione tedesca della IULA (International u n i o n of ~~~~l ~ ~ ~ hdella ~ quale ~ i fanno ~ iparte ~ DST, ~ ) D S ~ G Be DLT. 11 ~~~~~~h~~stadte- und ~ ~ ~ ~ i invece, ~ d è ~responsabile b ~ ~ de-d , gli affari della sezione tedesca del consiglio dei c o m u n i d ' ((-CE), ~ alla quale ~ ~ aderiscono le altre due associazioni oltre alle ,-irca 650 città e comuni, 50 Landkreise e il DStGB stesso. direttcre responsahk Giuseppe Piazzai drettwecoMlato ~ i e n t i f wCorof~~io . Susmel direzione e redazione: Roma - 116,Viale Castro Worio -Telefm 46.4683 1 marzo 1980 Riunione dei membri italiani del Comitato Consultivo delle Regioni I1 giorno 16 gennaio 1980, si è svolta a Roma una riunione dei membri italiani del Comitato consultivo delle istituzioni regionali e locali dei Paesi membri della Comunità europea. Erano presenti: D'Aimmo, presidente della regione Molise, Cascino, vicepresidente del Consiglio regionale della Basilicata (che ha sostituito I'on. Lagorio, elett o al Parlamento nazionale), Sanlorenzo, presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Mizzau, assessore della regione Friulilvenezia Giulia, Cannata, sindaco di Taranto, Costa, sindaco di Castelgandolfo. H a n n o anche partecipato: Serafini, segretario generale dell'AICCE, Martini, segretario generale aggiunto, Baldassi, membro del Comitato esecutivo. Alla riunione sono stati affrontati i seguenti problemi: da entrambe le parti, l'opportunità e la possibilità di un lavoro in comune all'interno della Comunità. pronunciarsi Su questa Proposta Comitato consultivo nella sua prossima riunione plenaria, con l'auspicata partecipazione di parlamentari europei e del commissario Giolitti. Nell'ambito del Comitato consultivo si sono delineate due posizioni: la prima favorevole ad un impegno più ampio del Comitato stesso che dovrebbe perciò occuparsi di una tematica più complessa, la seconda che ha manifestato invece una tendenza riduttiva, motivata anche dalla considerazione realistica delle possibilità di funzionamento del Comitato. Si è comunque convenuto che nella prossima riunione si affronteranno i seguenti problemi: 1) situazione attuale del Comitato consultivo, resoconto della riunione del Bureau ristretto svoltosi a Parigi il 13 dicembre 1979 e valutazione complessiva dell'operato del Comitato in rapporto alle Istituzioni europee, al Consiglio dei Comuni d>Europa e ad altri organismi di enti locali. 2) Preparazione della riunione plenaria del Comitato consultivo in Molise (Campobasso, 11-12 aprile): esame dell'ordine del giorno e dell'apporto richiesto alle varie delegazioni nazionali del Comitato sui temi previsti. 3) programmadegli incontri del comitato consu~tivo con il Parlamento europeo, la commissione, il Comitato economico e sociale e il Comitato di politica regionale. 4) Rapporti tra i membri italiani del COmitato consultivo, il Governo e il Parlament o nazionali. a) un esame accurato dei programmi regionali di sviluppo nei Paesi membri della Comunità; Q u a n t o al primo punto dell'o.d.g., i membri del Comitato consultivo presenti sono stati informati sui rapporti con altri organismi settoriali di Enti locali che operan o nell'ambito europeo. Il Bureau del Comitato ha preso atto della persistente difficoltà di ottenere da parte della Commissione della Comunità europea e, in particolare, del commissario Giolitti, il riconoscimento di una sostanziale diversità di natura e di significato politico fra le grandi organizzazioni di Enti locali che operano in Europa, quale è i1 Consiglio dei Comuni d'Europa, e altre associazioni che agiscono in un ambito più ristretto e in un'area geografica più definita, quali, ad esempio, la Conferenza europea delle Regioni periferiche marittime deila Comunità e l'Associazione delle Regioni di frontiera della Comunità. D i fronte alle sollecitazioni ricevute affinché anche questi due venissero ammessi in qualità di «osservatori» a partecipare ai lavori del Comitato consultivo, il Bureau ha dato, con qualche esitazione, il suo parere favorevole, con la precisazione che, dopo un periodo di sperimentazione di un anno, si potrà meglio valutare, 17 COMUNI D'EUROPA b) un'analisi delle recenti proposte della Commissione comunitaria in materia di utilizzazione di quella parte del Fondo europeo di sviluppo regionale denominata fuori quota >>. Nella prima metà di febbraio sono già pervenute alla segreteria generale di Parigi del Consiglio dei Comuni d'Europa, da parte delle singole delegazioni nazionali, due note relative ai punti predetti. La prima ha fornito, per ogni paese, le h f o m a z i o n i d i fondo circa i soggetti coinvolti nell'elaborazione dei ~ r o g r a r n m iregionali di sviluppo e le procedure adottate, con particolare riguardo al ruolo che viene riservato o meno agli Enti locali e regionali. La seconda, " riguardante l'utilizzo del «fuori quota., contiene le valutazioni sulla corrispondenza o meno delle proposte della ~ ~di Bruxelles alle necessarie priorità comunitarie, sotto il profilo dei settori prescelti e delle aree d i intervento. Era stato incaricato Martini d i predisporre, con 13apporto di collaborazioni esterne, le due note richieste. I1 Comitato consultivo proseguirà il suo programma di incontri e d i uhearings,, con il Parlamento europeo, particolarmente con la sua Commissione per i problemi della politica regionale e l,assetto del territorio, nonch6 con la Commissione di Bruxelles, con il Comitato di politica regionale e con il C o mitato economico e sociale, che già nel mese di settembre scorso si è fatto promotore di un interessante scambio di idee con alcuni rappresentanti del nostro comitato consultivo (v. resoconto sul n. 12, dicembre 1979, di .Comuni d'Europa,,). Infine è stata ripresa la discussione circa la necessità di ottenere un più esplicito riconoscimento in sede politico-istituzionale del ruolo del Comitato consultivo nel suo complesso e, per quanto riguarda il nostro Paese, dei suoi componenti italiani. L'incontro con l'on. Malfatti, allora ministro degli Esteri, non ha più avuto luogo causa la sua improvvisa malattia e conseguenti dimissioni. L'iniziativa verrà ripresa ù con l'on. E . Colombo. al ~ i presto Anche il Parlamento nazionale sarà contattato a tal fine. * * Documenti.di lavoro per il «Dossier Europa» del C.C.E. Documents de travail pour le ~~Dossier Europe, du C.C.E. Working papers for the «Dossier Europe» by C.E.M. Arbeitsunterlagen fur das «Europadossier>>des R.G.E. E' u n a raccolta, plurilingue, dei documenti storici e dei documenti d i attualità politica del C C E , seguita d a una serie d i note sui risultati dei gruppi d i lavoro, articolati per argomenti. E' u n testo, curato dalla Sezione italiana, utile a tutti i militanti, m a particolarmente idoneo come bussola per procedere alla redazione del ~ D o s s i e rEuropa., con cui il C C E vuole rendere pi& concreto il suo dialogo col Parlamento europeo e pi2 coerente e unitario l'impegno d i base delle sue sezioni nazionali, aprendosi meglio anche alla collaborazione della cultura specialistica e d i tutti i federalisti. ~ 18 marzo 1980 COMUNI D'EUROPA I1 punto sull'attività delle Federazioni regionali dell'AICCE L'art. 25 dello Statuto dell'AICCE stabilisce che: « I comuni, le province e la regio- ne interessati, aderenti all'Associazione, possono riunirsi in federazioni regionali con compiti d i coordinamento e propulsione delle iniziative locali.. E' una disposizione importante per il suo significato politico e le sue incidenze pratiche. Un'Associazione di autonomie locali e regionali come ~'AICCE, infatti, non può darsi strutture centralizzate nel proprio interno, ma deve riconoscere spazi di libertà e di decisione - sia pure coordinate col centro - alle articolazioni periferiche; nel nostro caso regionali per analogia con la struttura regionale dello Stato. I n secondo luogo, la creazione di federazioni regionali consente d i associare direttamente alI7attività delI'AICCE numerosi eletti locali e regionali, che altrimenti sarebbero più destinatari che soggetti, e di rendere detta attività più rispondente alle attese degli enti territoriali e delle p o ~ o l a z i o n ie alle diverse situazioni. Per fare il Punto del problema di tali federazioni, di quelle esistenti e operanti e di quelle in fase di avviamento, è stata convocata una riunione a Roma, nell'0ttob1-e scorso, presso la sede dell'AICCE (I). U n rimo giro di tavolo ha consentito di verificare il grado di funzionamento delle federazioni già costituite, i setr01-i di attività, il livello di collaborazione degli enti locali aderenti, le ~ r o s p e t t i v edi sviluppo con nuove adesioni e con una più impegnata partecipazione dei soci, le difficoltà - organizzative, finanziarie, ecc. - che esse possono incontrare. I rappresentanti delle federazioni in via di costituzione hanno riferito sulle varie fasi delle diverse iniziative a tal fine intraprese e sui tempi re vedi bili, nonché sull'indispensabile coifivolgimento delle diverse forze Politiche democratiche e sociali. Nel corso del successivo dibattito è stato posto l'accento particolarmente sui rapporti tra federazioni regionali dell'AICCE7 da un lato, e arti ti, associazioni consorelle di enti locali, comuni, province, comunità montane e regioni, dall'altro. Una specifica attenzione è stata rivolta al confronto dei programmi 4i attività che le singole federazioni intendono sviluppare e che Possono costituire anche Per I'AICCE, nel suo complesso, un utilissimo spettro di indicazioni sui problemi reali che caratterizzano le varie regioni italiane nel quadro europeo e quindi altrettanti validi orienta-(1) Hanno partecipato: Antonio D i Rienzo, segretario della federazione regionale pugliese, Erasmo Peracchi, presidente della federazione regionale lombarda, Lino Toftano, segretario della federazione regionale veneta, Gianni "ice presi. dente della federazione regionale sarda; erano inoltre presenti alcuni responsabili dei Comitati promotori delle federazioni regionali: per le Marche Libero per la Sicilia Antonio e Giuseppe Teresi e per I'Umbria Mario Belardinelli e Giovanni Perari; per I'AICCE hanno partecipato: Umberto Serafini, segretario generale, Gianfranco Martini, segretario 6cnerale a g g i ~ n : ~Aurelio , Dozio, stgirtaiio amminisiiati;.~, t Domenico Falconi, direttore per I'organizzazione. recoraro Infine, la riunione ha consentito di constatare una totale convergenza in favore del menti anche per stabilire ]e a livello nazionale. E' stata pure riaffermata l'urgenza di una collaborazione sempre più stretta con i vari organismi e movimenti federalisti (MFE, C I M E , A E D E , C I F E , Associazione giornalisti europei) e con gli uffici stampa delle regioni, che costituiscono un canale esseriziale d i informazione e di diffusione di conoscenze sui ~ r o b l e m i europei nelle varie articolazioni dell'ente-regione e, per suo trapubblica collegamento tra federazioni regionali del1'AICCE con i parlamentari europei che, a seguito delle recenti elezioni dirette, hanno radici e varie regioni che compongono le rispettive circoscrizioni Questo collegamento varrà a sostenere l'azione dei parlamentari europei stesso, contribuirà a renderla senipre più aderente alle legittime attese dei cittadini e alla necessità di progressi reali e solleciti del processo di unificazione verso i traguardi oli ti ci e istituzionali per i quali 1'AICCE - e tutto il Consiglio dei Comuni - da sempre si G . M. I libri Housing in Europa esierienze compiute in Europa nella costruzione della città moderna: i volumi si aprodi Autori Vari n o sui primi tentativi di superamento del 2 voli.: l a parte 1900-1960,. za 1960- modello ottocentesco d i periferia, in partiolandesi e,~ su un altro 1979 - ~ d Luigi . Parma, ~ ~1979. l colare~sulle esperienze ~ ~ , fronte, sulla nascita e la sperimentazione del Le problematiche dell'abitare sono semconcetto d i città-giardino. Il contributo forstate al centro d i un vivace dibattito se più rilevante del secolo è comunque della cultura - e non solo di quella architetquello degli studi e delle realizzazioni del tonico-urbanistica - di questo secolo. Sono Movimento moderno, che dedica all'allogvia via emersi da un lato gli aspetti più gio gran parte del proprio lavoro di formustrettamente legati all'alloggio, alla sua evolazione di un linguaggio architettonico luzione in rapporto al mutare del livello di espressione della funzionalità, del ritrovato .ita, delle esigenze degli abitanti e delle equilibrio uomo-natura, dell'affermazione del diritto universale ad una vita che contecnologie costruttive, dall'altro il progressivo diversificarsi del concetto di quartiere, temperi e realizzi le esigenze del lavoro, i modi di relazione con la città storica, dello svago, della cultura, del riposo, delle relazioni sociali. l'organizzazione e la dimensione degli interventi. Appare oggi sempre più difficile Documenti per la gran parte inediti e orientarsi nella vastità del problema, data la comunque di difficile reperimento accompadispersione e la rapida successione degli ingnano il lettore lungo la strada dei progressi terventi e delle proposte; soprattutto, nono- - talvolta dei ~ a r z i a l i insuccessi - delle stante la grande mole della pubblicistica sul esperienze successive: nel dopoguerra, l'imtema, appare arduo il collegamento delle ponente programma (puntualmente realizzavarie esperienze, il confronto e l'analisi del- to) delle città nuove inglesi; in Italia il 1, realizzazioni entro un quadro organico. tentativo di dare risposte ai problemi della L o scopo dei due volumi di uHousing in ricostruzione e dell'occupazione con la realizzazione del piano INA-Casa attraverso il Europa» consiste nel tentativo di un riesame complessivo della situazione, nell'ambicontributo dei migliori architetti dell'epoca. t 0 europeo, attraverso la documentazione E ancora le città olandesi e danesi, e tutto il delle opere e dei progetti più significativi in nord-Europa, si distinguono per la lungimitema di edilizia abitativa dai primi anni del rante opera di accrescimento controllato e secolo ad oggi. pianificato, attraverso quartieri che alle esiLa presentazione degli esempi avviene genze di economicità e di grande dimensione mediante schede, di ampiezza variabile in non sacrificano il verde, le attrezzature sofunzione dell'importanza; esse contengono, ciali, la qualità dell'abitare. accanto ai dati essenziali per la definizione I1 secondo volume riguarda il periodo più dell'esempio (abitanti, superficie, localizza- vicino a noi, gli anni cioè dal 1960 ad oggi. zione, anno di realizzazione, committenza, La trattazione si muove dagli esempi storici ecc.) una serie di elaborati geometrici, e una riferibili ad esperienze fondamentali per documentazione grafica e fotografica, ele- fornire un quadro più approfondito delle menti volti ad una sintetica ma esauriente tendenze recenti. Sintomatica è l'evoluzione illustrazione dell'intervento dalla scala urba- della politica edilizia inglese, che nella conedilizia. 11 testo che compie- tinuità d e l l ' e ~ ~ e r i e n z delle nistica a n e w towns si a ta le schede fornisce, insieme ad un inqua- arricchisce di realizzazioni che segnano prodramento storico dell'esempio ed alla sua gressivi avanzamenti, fino alle operazioni in collocazione nel contesto socio-culturale del corso radicalmente innovative come la creapaese, un'analisi descrittiva dei caratteri si- zione di una città, Milton Keynes, per oltre gnificativi in relazione ai singoli problemi 200.000 abitanti. Ad essa si affianca l'especonnessi all'intervento in esame. rienza francese, che voltando le spalle al Attraverso oltre 200 esempi, è possibile dei qrnnd-~ncemhlespropone con significative delle la politica delle villes nouvelles un modello ricostruire le tappe marzo 1980 di decentramento ricco di originalità e di varietà nelle proposte abitative. Ma anche gli altri paesi europei sembrano orientarsi sul superamento del concetto tradizionale di quartiere, alla ricerca di una nuova dimensione: le numerose città nuove nell'unione Sovietica e in altri paesi dell'Est europeo, le espansioni urbane delle maggiori città tedesche, olandesi, svedesi, pure nelle diverse peculiarità nazionali riflettono da un lato il peso sempre crescente che assume il problema della casa nelle politiche nazionali, e dall'altro il tentativo di coordinare gli interventi portandoli ad una dimensione tale da prevedere tutti i servizi e il carattere urbano della grande città. Sono questi anni di realizzazioni imponenti (si pensi, in Italia, ai recentissimi Laurentino di Roma o San Polo di Brescia) e di acceso dibattito, di impatto con nuove esigenze e con l'uso d i nuovi strumenti, tecnici e legislativi (è il periodo della crisi più acuta della manodopera in edilizia e del maggiore sviluppo dell'industrializzazione, con tutti i problemi che sono loro connessi). Si fa strada la tematica partecipativa come alternativa al modo tradizionale di gestione degli interventi, e l'insofferenza verso la grande dimensione produce gli studi di maggior rilievo, che riguardano gli spazi pubblici, il rapporto tra residenza e servizi, il superamento definitivo dei più rigidi schemi geometrici del razionalismo. I1 lavoro degli autori - coordinati in un'unità d i ricerca del «Centro di studio, ricerca e documentazione dell'abitare O I KOS. che ha sede a Bologna - viene a colmare una lacuna oggi particolarmente avvertita dagli operatori del settore edilizio, da studiosi e da amministratori: la crescita qualitativa, e la soluzione dei nuovi problemi della città moderna sempre più devono passare attraverso una fase di conoscenza delle esperienze e d i riflessione che non si limiti alle realtà nazionali ma si estenda all'intero panorama europeo. In questo senso l'opera appare un contributo significativo per un approfondito esame dei problemi, delle realizzazioni, dei progetti; la diffusione delle conoscenze nel campo dell'abitazione non potrà che giovare, a nostro parere, ad un'Europa che, individuando nella città comuni obiettivi di crescita civile, operi per realizzarli nella costante collaborazione e nel confronto sistematico delle esperienze. Giovanni Franchi realtà latino-americana (continwdzione dalla pag. 15) o addirittura promuovono la democratizzazione, le forze armate lo fanno mantenendo e rafforzando la propria posizione d i corpi separati, che incombono a condizionare e, comunque, a controllare il processo, sì da evitarne sbocchi a sinistra. Una lunga frequentazione con i servizi segreti statunitensi è alla base di questi atteggiamenti. Ma i nuovi indirizzi dell'Amministrazione Carter rischiano d i provocare effetti sconcertanti. D a un lato sospingono all'arroccamento a COMUNI D'EUROPA destra di gruppi militari più reazionari, che trovano conforto ed alimento nei cileni di Pinochet, dall'altro sprigionano, soprattutto tra i giovani militari, sollecitazioni effettive di autonomia che, dal piano strettamente politico, si estendono a quelli economico e sociale. La contraddittorietà d i alcune situazioni - del Perù, ad esempio - è indicativa perciò di una lotta che è in atto all'interno delle forze armate e che p u ò avere risultati imprevedibili. La quarta costante riguarda la suggestione di Cuba. Al di là dei rapporti statuali, oggi quasi ovunque normalizzati, si può affermare che la suggestione di Cuba è inversamente proporzionale all'influenza statunitense. La relazione tra i due elementi non è però né diretta né meccanica. L'immagine di Cuba si identifica con quella di Fidel Castro, che qui spicca più per il suo taglio latino-americano che per le sue iniziative internazionali. I dirigenti dell'hvana, d'altra parte, agiscono in questa parte del mondo, con grande cautela e straordinario rispetto delle forme. In Nicaragua, a fianco dei guerriglieri sandinisti, hanno valorosamente combattuto due brigate, una panamense ed una venezuelana, che avevano in Costarica le loro basi. Di cubani neppure l'ombra. E questo mentre, nello stesso periodo, i volontari cubani., comparivano in tutti i punti cruciali dell'Africa nera. Fidel Castro, dal canto suo, non fa nulla per essere riconosciuto come leader comunista e i partiti comunisti che, legali o in clandestinità, operano in questi paesi, preferiscono collocarsi negli schieramenti unitari delle sinistre, senza in essi assumere o pretendere ruoli egemonici. Fuori di questi schieramenti si muovono partiti, movimenti, gruppi di estrema: isole del grande arcipelago rnarxista-leninista-rivoluzionario, in lotta spesso feroce tra di loro, senza punti d i riferimenti all'esterno, neppure nei confronti della Cina, che, in questa parte del continente americano, è come se non esistesse. E , con la Cina, l'altra grande assente è l'Europa. Sul piano strettamente mercantile, il Giappone esporta in questi paesi e conclude vantaggiosi affari che nessuno degli Stati del Vecchio Continente, preso a sé, riesce ad eguagliare. Si muove la Spagna del dopo-Franco, ma affida i propri rapporti prevalentemente alla compagnia aerea, 1'Iberia, che qui gestisce una fitta rete d i collegamenti. Solo dopo le recenti vicende del Nicaragua, la Repubblica federale tedesca sembra proporsi una iniziativa di più ampio respiro, nella quale gli aspetti politici non sono disgiunti d a quelli finanziari e commerciali. Dalla Cina non so, ma per l'Europa mi pare di poter dire che persevera in un grave errore se - come ha fatto sinora - essa continua a delegare agli Stati Uniti la gestione dei rapporti con questa parte del continente americano, per conto d i tutto il mondo occidentale. Gli Stati Uniti, per aver condotto da sempre una politica d i sfrutramento, quando non di rapina, e per aver promosso e sostenuto (con Nixon, Ford e Kissinger) golpe e golpisti, hanno perduto di prestigio e di credibilità. N o n bastano le incerte, tardive e contraddittorie autocritiche dell'Amministrazione Carter a restaurare il primo e a restituire la seconda. L'Europa può colmare il vuoto che si apre tra dittatori caduti e democrazia non ancora consolidata e, colmandolo, può impedire che altri lo facciano, agitando la bandiera dell'autonomia, dell'indipendenza, della libertà e della giustizia sociale. Tra i paesi europei, l'Italia può occupare un posto a sé. Flussi migratori di non sospetta data hanno creato in molte realtà solidi vincoli di amicizia: figli e nipoti di italiani si trovano un po' ovunque e solo alcuni tra di essi, per la verità, si sono distinti negativamente. Ma quel che più conta e più vale, mi sembra l'apporto che l'Italia può oggi dare ad un processo di sviluppo economico che, rifiutando il gigantismo, punta sulla piccola e media dimensione e soprattutto sulla valorizzazione dei settori agricolo ed agro-industriale. Ed anche questa è una scelta, un poco polemica, ma molto significativa. P.S. - Mentre -Comuni d'Europa» va in macchina apprendo la notizia dell'uccisione di Mons. Romero. L'avevo conosciuto ad un ricevimento all'hmbasciata italiana e mi aveva fatto una grande impressione. Egli veniva considerato come la coscienza libera della Resistenza democratica contro la dittatura e la sua barbara uccisione ad opera di fascisti sottolinea, in maniera drammatica, come il Salvador rischi di cadere nei più gravi dei marasmi. C O M U N I D'EUROPA O r g a n o delllA.I.C.C.E. ANNO XXVIII - N. 3 MARZO 1980 Direttore resp.: UMBERTO SERAFINI Redattore capo: EDMONDO PAOLINI DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Piazza di Trevi, 86 - Roma Q 6.784.556 6.795.712 Indir. telegrafico: Comuneuropa - Roma Abbonamerito annuo L. 5.000 - Abbonamento annuo estero L. 6.000 - Abbonamento annuo per Enti L. 25.000 - Una copia L. 500 (arretrata L. 1.000) - Abbonamento sostenitore L. 300.000 - Abbonamento benemerito L. 500.000. I versamenti debbono essere effettuati sul c/c postale n. 35588003 intestato a : Istituto Bancario San Paolo di Torino, Sede di Roma - Via della Stamperia, n. 6 4 - Roma (tesoriere delllAICCE), oppure a mezzo assegno circolare - non trasferibile - intestato a uAICCE* , specificando sempre la causale del versamento. Aut. Trib. Roma n . 4696 dell'll-6-1955 o Arsociaro all'USPI Unione Stampa Periodica Italiana l.ITOTIPO<;KAI~'IA R U G A W I N O R O M A - 1980 1.F.Iì - ioioconiposizione MACCHINE E SISTEMI PER L'INFORMATICA E L'AUTOMAZIONE DEGLI UFFICI Sistemi modulari per contabilità e gestione Terminali e sistemi per telecomunicazioni Sistemi per raccolta e ingresso dati Sistemi di scrittura e "information retrieval" Persona1 minicomputer per applicazioni scientifiche e tecniche olivetti