OTTOBRE 2015 | N. 58
L’Ambiente
per gli Europei
Rivista a cura della Direzione Generale Ambiente
SCAMBIO DI QUOTE DI EMISSIONE PER UN FUTURO
A BASSO TENORE DI CARBONIO: l’ETS si rinnova?
Ambiente
Environment
Editorial
In ottobre, la Commissione europea ha finalmente chiuso un caso di vecchia
data contro l’Irlanda per la violazione molteplice e sistematica della direttiva
quadro sui rifiuti dell’Unione europea (UE). Nel 2005, infatti, la Corte di giustizia europea aveva stabilito che in tutto il paese si erano diffuse da tempo
pratiche di smaltimento dei rifiuti nocive per l’ambiente e aveva imposto all’Irlanda di avviare un processo di profonda trasformazione del settore nazionale
dei rifiuti.
«Ciò dimostra che basta un po’ di organizzazione e determinazione da parte
degli Stati membri per risalire la china», ha sottolineato un funzionario della
Commissione parlando del caso, ampiamente trattato in due articoli di questo
numero.
In primo piano, inoltre, troviamo una sintesi dei dibattiti di New York che il
mese scorso sono sfociati in un nuovo quadro globale in materia di sviluppo
sostenibile, nel quale viene finalmente riconosciuta l’esigenza di una lotta integrata per affrontare le problematiche economiche, sociali e ambientali.
Diamo poi uno sguardo a come l’ecoinnovazione potrà dare il proprio contributo
al successo della strategia dell’UE sull’economia circolare, aiutandoci a chiudere il cerchio in anticipo nel ciclo di vita dei prodotti e stimolando l’adozione
di nuovi modelli aziendali che impieghino le risorse con maggiore efficacia.
C’è quindi spazio anche per la proposta di revisione del sistema di scambio di
quote di emissione (ETS) dell’UE, che intende aiutare l’Europa a conseguire l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 40 % entro il 2030. «L’Unione europea
tiene fede ai suoi impegni internazionali», ha affermato in merito alla proposta
Miguel Arias Cañete, commissario europeo per l’Azione per il clima e l’energia.
Come sempre, infine, vi proponiamo una selezione degli eventi in calendario,
delle pubblicazioni più recenti e delle ultime notizie relative all’ambiente.
Indice
L’Ambiente per gli Europei
ec.europa.eu/environment/news/efe/index_it.htm
INFORMAZIONI EDITORIALI
L’Ambiente per gli Europei è una rivista con frequenza
trimestrale pubblicata dalla Direzione Generale Ambiente
della Commissione europea. È disponibile in bulgaro, spagnolo,
ceco, tedesco, estone, greco, inglese, francese, italiano, lituano,
polacco, portoghese e rumeno. Abbonamento gratuito. È
possibile abbonarsi online all’indirizzo:
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Caporedattore: Bettina Doeser
Coordinatore: Jonathan Murphy
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all’unità Comunicazione:
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Informazioni e documenti:
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http://ec.europa.eu/environment/news/efe/index_it.htm
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suo nome sono responsabili per l’uso che può essere fatto
delle informazioni contenute nella presente pubblicazione e
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dedicato alla stesura e alla verifica della pubblicazione.
Stampato su carta riciclata che ha ricevuto il marchio
comunitario di qualità ecologica Ecolabel per la carta grafica.
(http://ec.europa.eu/environment/ecolabel)
Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea,
2015
ISSN 1563-4191 (versione stampata)
ISSN 2363-1236 (versione epub)
ISSN 2363-1236 (versione PDF)
© Unione europea, 2015
© Copertina: Goderuna, urbancow, blackred,
Cameron Strathdee/iStock.
Tutte le foto: European Commission, tranne
p. 5 © fergregory/iStock; p. 6: ©AngelShark-SquatinaCharcoDelPalo-Lanzarote2010-Valeria-EuCommission;
p. 7© VichoT/iStock; p. 9: ©aboutcyprus.org.cy/en/aboutcyprus/gallery; p. 10: baranozdemir/ iStock.
p. 12-14 ©’Waterford City and County Council’
Riproduzione autorizzata con citazione della fonte.
Si proibisce la riproduzione delle immagini.
Printed in Italy
03
Sviluppo sostenibile per tutti: una nuova agenda per il 20303
Le nuove liste rosse: un campanello d’allarme per gli uccelli
e i pesci di mare europei6
Una revisione dell’EU ETS per centrare gli obiettivi
sul clima del 20307
Proteggere le specie rare dai traffici illeciti9
Il Forum sull’ecoinnovazione: verso un’innovazione globale10
06
09
12
14
Piccole foglie verdi crescono11
La versione irlandese12
Il caso sulla violazione delle norme sui rifiuti:
un insegnamento per tutti13
Pubblicazioni15
Agenda15
Notizie in breve16
RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 58
»»
AFFARI INTERNAZIONALI
Sviluppo sostenibile per tutti:
una nuova agenda per il 2030
Dal 25 al 27 settembre, la comunità
internazionale si è riunita a New York per
approvare un nuovo quadro globale di portata
storica in materia di sviluppo sostenibile.
Questo risultato epocale integra gli obiettivi globali in materia di sviluppo economico, sociale e ambientale in un unico
quadro e traccia una serie di obiettivi ancora più precisi da
conseguire entro il 2030.
«
»
L’Agenda 2030 non si
nasconde di fronte alle realtà del
degrado ambientale…
Fino ad ora, gli obiettivi per lo sviluppo e quelli ambientali avevano spesso percorso strade parallele: riunire tutti
gli obiettivi nell’ambito di un’unica agenda ombrello significa riconoscere che lo sviluppo sostenibile deve progredire
simultaneamente su tre fronti, adottando un approccio integrato per affrontare le problematiche economiche, sociali
e ambientali.
Il documento «Transforming our world: the 2030 agenda
for sustainable development» (Trasformare il nostro mondo:
l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile) include dunque
una serie ambiziosa di 17 obiettivi di sviluppo sostenibile
(OSS) e 169 obiettivi associati. A questo risultato non si
è arrivati a porte chiuse: oltre ai governi, hanno infatti contribuito le agenzie delle Nazioni Unite, i gruppi di interesse,
i parlamenti nazionali e la società civile, e tutti verranno
coinvolti nell’attuazione dell’agenda.
3
4
Fulcro dell’accordo sono i nuovi OSS: equilibrati ed esaurienti,
uniscono ambiziosi obiettivi ambientali singoli a un impegno
deciso all’integrazione trasversale della sostenibilità negli
obiettivi stabiliti in aree quali la crescita economica, la produzione di energia, l’agricoltura e l’ambiente urbano.
La nuova agenda è di buon auspicio per il vertice sul clima
in programma a dicembre a Parigi, in cui sarà necessario
appoggiare con convinzione le iniziative volte a contrastare
il cambiamento climatico e ribadire l’obiettivo dei 2 °C.
Le priorità integrate dell’Unione
europea
L’Unione europea (UE) ha svolto un ruolo strumentale nella
definizione dell’Agenda 2030, ponendosi in prima linea
e agendo da facilitatore nel corso delle negoziazioni, parlando
con una voce unica e presentando una visione coerente che
trova riscontro nel documento finale.
La nuova agenda si applicherà a partire dal 1º gennaio 2016
e dovrà essere realizzata entro il 2030. Nel documento sono
tenute in considerazione le priorità dell’UE, quali la correlazione fra l’eliminazione della povertà e la ricerca della
sostenibilità in tutte le sue forme, le ampie sovrapposizioni
fra i diversi obiettivi e la necessità di un approccio integrato
all’attuazione.
Il cambiamento più importante è il nuovo principio di universalità. Il quadro tiene conto delle trasformazioni geopolitiche
avvenute negli ultimi 15 anni e i suoi obiettivi interessano
tutti i paesi. Si tratta di un’agenda per tutti: governi, enti
locali, imprese, industria e, soprattutto, cittadini.
Si parte dagli OSM
Gli obiettivi di sviluppo del millennio (OSM), ovvero i predecessori degli OSS, erano incentrati sulla povertà estrema
e hanno aiutato milioni di persone, pur non riuscendo a
risolvere una serie di problemi. Un miliardo di persone vive
tuttora in condizioni di estrema povertà e permangono
grandi sfide ambientali: i due terzi dei servizi forniti dalla
natura, tra cui terreni fertili, l’acqua potabile e l’aria pulita,
sono in declino.
Gli OSS ripartono dal punto in cui si erano fermati gli OSM,
integrando però le dimensioni economica, sociale e ambientale dello sviluppo sostenibile, nonché i diritti umani, l’uguaglianza di genere, lo Stato di diritto, la buona governance e
le società pacifiche e inclusive: aiutare un miliardo di persone a uscire dalla povertà richiederà infatti un’azione concertata su numerosi fronti.
Un’agenda lungimirante
Per l’UE, il primo passo post-New York consisterà nel rivedere
il suo approccio allo sviluppo sostenibile, affinché i nuovi
OSS siano perseguiti in Europa e in collaborazione con partner internazionali. Sebbene l’Europa abbia già attuato gran
parte di quanto previsto dall’agenda, esistono ancora lacune
che potrebbe essere necessario colmare. Future iniziative,
quali il pacchetto sull’economia circolare, volto ad affrontare i nostri modelli non sostenibili di produzione e consumo,
svolgeranno un ruolo importante.
Per quanto concerne la produzione e il consumo sostenibili, l’OSS 12 mira a dimezzare gli sprechi alimentari
mondiali a livello di consumatore e vendita al dettaglio,
nonché a ridurre le perdite lungo le catene di produzione
e approvvigionamento. Inoltre, invita le multinazionali e le
grandi aziende ad adottare pratiche sostenibili e integrare
informazioni riguardanti la sostenibilità nelle loro relazioni. Il documento invoca anche la necessità di procedere
all’eliminazione graduale delle sovvenzioni dannose per
l’ambiente e di ristrutturare i sistemi fiscali alla luce degli
impatti ambientali.
Ai fini della conservazione e dell’uso sostenibile degli oceani,
l’OSS 14 chiede ai governi di agire in merito ai rifiuti marini,
con iniziative volte a prevenire e ridurre significativamente
l’inquinamento marino di tutti i tipi entro il 2025. L’agenda
ribadisce inoltre l’esigenza di un nuovo piano d’azione sul
traffico illegale di specie selvatiche: dedicato alla perdita di
biodiversità ed ecosistemi, l’OSS 15 preme perché i governi
migliorino a livello mondiale il sostegno alle iniziative contro
il bracconaggio e il traffico di specie protette.
Un impegno a livello internazionale
La prova del nove dell’agenda sarà costituita dalla sua attuazione. Per ottenere l’effetto desiderato, l’agenda dovrà essere
sostenuta da un nuovo e rafforzato partenariato globale, con
la partecipazione di attori pubblici e privati di tutti i paesi che
dovranno contribuire attivamente al progresso a livello nazionale e globale. A questo fine sarà necessario trovare il giusto
insieme di politiche, leggi e strumenti e poter contare su una
buona governance e istituzioni efficaci e capaci.
Gran parte degli strumenti utili all’attuazione è contenuta
nel partenariato mondiale definito ad Addis Abeba e riaffermato a New York. Ciò conferma lo spostamento verso
un nuovo paradigma di sviluppo sostenibile, che ha come
fulcro la buona governance e responsabilità suddivise fra
tutti. Si sottolinea inoltre la prevalenza dell’azione a livello
nazionale e l’importanza delle politiche, con un impegno alla
coerenza politica da parte di tutti e l’uguaglianza di genere
come priorità trasversale. L’UE userà l’agenda come spunto
per riflettere sul futuro della strategia Europa 2020 e per
sostenere altri attori nei loro sforzi di attuazione.
Gli OSS contribuiranno inoltre a definire il sostegno continuo
che l’UE fornisce ai paesi in via di sviluppo, con particolare
riferimento ai paesi più poveri e più vulnerabili, anche tramite l’aiuto pubblico allo sviluppo (APS) e altri tipi di sostegno non finanziario ai paesi poveri.
L’UE e i suoi Stati membri costituiscono tuttora il maggior
donatore al mondo di APS: a questo proposito è stato nuovamente ribadito l’impegno comunitario di elargire collettivamente lo 0,7 % del reddito nazionale dei paesi donatori
sotto forma di APS nel corso del periodo di applicazione
dell’Agenda 2030, con obiettivi ancora più ambiziosi per i
paesi meno sviluppati.
Per far sì che alle parole seguano i fatti, l’agenda impone
ai firmatari di svolgere revisioni efficaci a livello regionale,
nazionale e globale per tenere traccia dei progressi e riuscire a massimizzarne l’effetto. Elemento chiave di questo
processo sarà una revisione inclusiva e partecipativa, di
carattere aperto e trasparente.
RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 58
L’Agenda 2030 non si nasconde di fronte alle realtà del
degrado ambientale e sottolinea che la sopravvivenza di
molte società e dei sistemi biologici di sostegno del pianeta
è a rischio. Il tono del documento è però ottimistico: si fa
notare che stiamo vivendo un periodo di enormi opportunità, in cui vengono compiuti progressi significativi verso il
conseguimento degli obiettivi di sviluppo. È dunque arrivato
il momento di fare leva su questi progressi!
Per saperne di più
»» https://ec.europa.eu/europeaid/home_en
»» http://www.undp.org/content/undp/en/home/
mdgoverview/post-2015-development-agenda.html
»» http://ec.europa.eu/clima/index_it.htm
»» http://ec.europa.eu/environment/international_issues/
index_en.htm
5
6
»» SETTIMANA VERDE
Le nuove liste rosse: un campanello
d’allarme per gli uccelli e i pesci
di mare europei
Durante la Settimana verde 2015 sono state
presentate due nuove liste rosse europee
contenenti le prove scientifiche più dettagliate
di sempre sullo stato degli uccelli e dei pesci di
mare del nostro continente.
Le due liste confermano un quadro generale preoccupante
per la biodiversità e rivelano che il 7,5 % dei pesci e il 12,6 %
degli uccelli sono minacciati di estinzione (dieci specie aviarie sono attualmente considerate a estremo rischio).
«
L’assenza di biodiversità
equivale a vivere in un deserto. Tra
l’essere consapevoli della minaccia
e l’agire c’è un confine che dobbiamo
oltrepassare.
»
Pia Bucella, direttrice della direzione
Capitale naturale, DG Ambiente
Ma ci sono anche notizie positive. Le liste dimostrano infatti
che le attività di conservazione, se attuate con attenzione,
funzionano: le riserve di merluzzo bianco e tonno rosso
sono ad esempio in rialzo, analogamente alle popolazioni di
pellicani crespi, mentre il ciuffolotto delle Azzorre è passato
da 40 a 400 coppie. Secondo Angelo Caserta, direttore
regionale di BirdLife, «la scienza ci sta dicendo che le specie
ritornano, se interveniamo con tempismo».
«Le valutazioni fornite dalle liste rosse sono estremamente
importanti perché ci fanno capire dove indirizzare i nostri sforzi
per evitare la perdita di specie», ha dichiarato Pia Bucella,
direttrice della direzione Capitale naturale della DG Ambiente
della Commissione europea. «Nelle decisioni politiche a livello
comunitario facciamo buon uso di tutte queste informazioni».
Impegno comune
Da mezzo secolo, l’Unione mondiale per la conservazione
della natura (IUCN) stila le liste rosse per avvertire in merito
ai pericoli corsi dalle specie naturali di tutto il mondo. Dieci
anni fa, sorretta dai finanziamenti della Commissione,
l’IUCN ha avviato studi specifici sulla regione europea. Fino
a oggi sono state prese in esame circa 10 000 specie, da
mammiferi a rettili, da insetti a piante medicinali. «In tutto,
sono minacciate almeno 1 677 specie, ovvero il 22,5 % di
tutte le specie presenti in Europa», ha dichiarato Ana Nieto,
funzionaria dell’IUCN addetta alla conservazione della
biodiversità europea.
«Una lista rossa non è soltanto un elenco», ha affermato
Jean-Christophe Vié, vicedirettore del programma sulle
specie dell’IUCN. «Ha una base scientifica ed è supportata da
un’ampia rete di esperti. È un punto di partenza per le azioni
di conservazione». Al fine di redigere i due nuovi studi, l’IUCN
si è avvalsa della collaborazione di BirdLife International
e di centinaia di volontari e scienziati indipendenti.
Tra le 1 220 specie di pesci marini presenti nelle acque
europee, gli squali e le razze corrono il pericolo maggiore,
essendo a rischio di estinzione il 40 % di tutte le loro specie. La minaccia più grande è posta dalla pesca eccessiva,
sia volontaria sia accidentale. I pericoli per gli uccelli, ha
detto Christina Ieronymidou, assistente alla ricerca di Bird­
Life Europe, provengono da uccisioni illegali (soprattutto per
i rapaci), agricoltura, inquinamento e specie invasive.
Secondo Caserta, il declino delle specie aviarie in Europa
è da imputarsi all’agricoltura intensiva e alla politica agricola
comune dell’Unione europea. «Le liste rosse sono un campanello d’allarme, una chiamata all’azione», ha concluso. «Ci
fanno capire che dobbiamo intervenire».
Per saperne di più
»» http://ec.europa.eu/environment/nature/conservation/
species/redlist
»» http://www.iucnredlist.org/initiatives/europe
RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 58
»» AZIONE PER IL CLIMA
Una revisione dell’EU ETS per centrare
gli obiettivi sul clima del 2030
La Commissione europea ha svelato la sua
proposta di revisione del sistema di scambio
di quote di emissione (ETS) dell’Unione europea
(UE) a partire dal 2021. La proposta accelererà
la riduzione delle emissioni e aiuterà l’UE
a rispettare l’impegno preso in merito alla
riduzione di emissioni di gas a effetto serra
di almeno il 40 % entro il 2030.
A luglio, la Commissione europea ha pubblicato una proposta di revisione del sistema di scambio di quote di emissione
dell’UE: tale documento stabilisce le azioni necessarie per
ridurre le emissioni di gas a effetto serra a partire dal 2021
al fine di rispettare gli impegni presi a livello comunitario in
merito al cambiamento climatico entro il 2030.
«
Con queste proposte,
l’Europa ribadisce il suo ruolo
di precursore e saprà guidare
la transizione globale verso una
società a basse emissioni di biossido
di carbonio.
»
Miguel Arias Cañete, commissario europeo per l’Azione
per il clima e l’energia
A ottobre 2014, i leader europei hanno concordato un nuovo
quadro per le politiche dell’energia e del clima che prevede
l’impegno a ridurre le emissioni di gas a effetto serra nell’Unione di almeno il 40 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
Questo obiettivo rappresenta uno dei contributi più importanti
dell’Europa agli sforzi globali contro il cambiamento climatico,
in merito ai quali si prevede che verrà adottato un accordo al
vertice sul clima che si terrà a Parigi il prossimo dicembre.
Le modifiche all’EU ETS costituiranno il primo passo legislativo dell’UE verso il conseguimento degli obiettivi per il
2030 in materia di emissioni. Tali modifiche hanno lo scopo
di garantire che il primo e più grande sistema al mondo
per lo scambio di quote di emissione si confermi anche
nel prossimo decennio il modo più efficiente ed efficace in
termini di costi per ridurre le emissioni. L’EU ETS riguarda
circa 11 000 centrali elettriche e stabilimenti industriali in
31 paesi, nonché le emissioni prodotte dai voli intraeuropei.
Presentando la proposta, il commissario europeo per l’Azione
per il clima e l’energia, Miguel Arias Cañete, ha dichiarato:
«I fatti esprimono più delle parole. Oggi stiamo compiendo
un passo decisivo per dare una veste normativa all’obiettivo
dell’UE di ridurre almeno del 40 % le emissioni entro il 2030. Ai
nostri partner internazionali, in vista della conferenza sul clima
di Parigi, vorrei dire che l’Unione europea sta tenendo fede
ai suoi impegni internazionali, mentre il mio messaggio per
gli investitori, le imprese e l’industria è: investite nell’energia
pulita, una risorsa destinata a durare nel tempo e in costante
crescita. Con queste proposte, l’Europa ribadisce il suo ruolo
di precursore e saprà guidare la transizione globale verso una
società a basse emissioni di biossido di carbonio».
7
8
Innovazione e ammodernamento
La proposta di revisione prevede inoltre l’istituzione di due
nuovi fondi volti ad aiutare l’industria e il settore dell’energia nel passaggio a un’economia di questo tipo, entrambi
finanziati tramite i proventi delle aste.
Il Fondo per l’innovazione andrà a incrementare il sostegno
attualmente disponibile per i progetti dimostrativi in materia di tecnologie innovative. Nel suo ambito saranno erogati
circa 450 milioni di quote per il settore delle energie rinnovabili, per la cattura e lo stoccaggio del carbonio e per le
innovazioni a basso tenore di carbonio nell’industria ad alta
intensità energetica. Il fondo fa leva sul successo riscontrato
dall’attuale programma di finanziamento volto a sostenere le
innovazioni a basse emissioni di carbonio (NER 300).
Riduzione più rapida del limite, quote
più mirate
In linea con gli obiettivi in materia di clima ed energia per il
2030, le emissioni dei settori coperti dall’EU ETS dovranno
calare del 43 % rispetto ai livelli del 2005. Per conseguire
questo risultato, la quantità complessiva di quote di emissione nell’ambito del sistema dovrà diminuire più rapidamente dopo il 2020: il tasso annuale dal 2021 corrisponderà
al 2,2 %, rispetto all’1,74 % attuale. In questo modo, nel
decennio che si concluderà con il 2030, si avrà un’ulteriore
riduzione alle emissioni di circa 556 milioni di tonnellate, una
cifra equivalente al totale annuale delle emissioni prodotte
attualmente dal Regno Unito.
Una fetta considerevole delle quote continuerà a essere
messa all’asta nel prossimo periodo di scambio, mentre
le rimanenti quote di emissione (6,3 miliardi per il periodo
2021-2030) verranno assegnate gratuitamente. In base
alla nuova proposta, in futuro la distribuzione delle quote
gratuite risulterebbe più mirata, al fine di aiutare soprattutto i settori più a rischio di rilocalizzare la produzione in
regioni extra-UE con politiche meno ambiziose in materia di
clima (il cosiddetto «carbon leakage»). I settori idonei all’assegnazione di tali quote gratuite, ovvero giudicati a maggior
rischio di rilocalizzazione della produzione, sono circa 50.
La revisione punta inoltre a introdurre regole più flessibili,
allo scopo di allineare in modo più preciso la quantità di
quote gratuite alle cifre di produzione. Tutti i parametri di
riferimento su cui si basa l’assegnazione delle quote gratuite verrebbero inoltre aggiornati in modo da rispecchiare
i progressi tecnologici avvenuti dal 2008. Inoltre, circa
400 milioni di quote supplementari saranno resi disponibili
per gli stabilimenti nuovi e in crescita tramite la riserva per
i nuovi entranti.
I proventi della messa all’asta saranno sempre destinati
agli Stati membri, a patto che almeno la metà di quanto
ricevuto sia poi impiegata per iniziative in materia di
clima ed energia. Il documento amplia l’elenco di iniziative
consigliate, includendo il sostegno all’azione per il clima nei
paesi extra-UE vulnerabili, le sovvenzioni ai settori ad alta
intensità energetica a compensazione dei costi maggiori
e il processo di sviluppo di competenze e riqualificazione
nel mercato del lavoro dovuto alla transizione verso
un’economia a basse emissioni di carbonio.
Il Fondo per la modernizzazione erogherà invece 310 milioni
di quote per aiutare il settore dell’energia nel corso del suo
processo di modernizzazione e incrementare l’efficienza
energetica in 10 Stati membri a basso reddito dell’UE, che
continueranno a essere ammessi a fruire di quote gratuite in
grado di aiutarli a modernizzare i rispettivi settori dell’energia.
Le prossime tappe
La Commissione europea ha stilato la nuova proposta
in seguito a un’estesa consultazione su vari aspetti del
sistema e prendendo in considerazione oltre 500 contributi.
La proposta è stata sottoposta al vaglio delle altre istituzioni dell’Unione europea.
Come funziona l’EU ETS?
L’EU ETS si basa sul cosiddetto principio «cap and trade».
Si impone un limite («cap») alle emissioni complessive dei
singoli gas a effetto serra che possono essere prodotte da
stabilimenti industriali, centrali elettriche e altri impianti
coperti dal sistema. Questo limite viene via via ridotto, in
modo tale da ridurre la quantità di emissioni.
Restando all’interno del limite, le aziende ricevono o acquistano quote di emissione, che possono scambiare («trade»)
fra di loro, se necessario. Le aziende possono inoltre acquistare quantità limitate di crediti internazionali da progetti
per la riduzione di emissioni avviati in tutto il mondo.
Ponendo un limite sulla quantità totale di emissioni disponibili ci si assicura che queste abbiano un valore.
Alla fine di ogni anno, infatti, le aziende devono cedere un
numero di quote sufficiente a coprire le proprie emissioni:
in caso contrario, dovranno pagare multe elevate. Se un’azienda riesce a ridurre le proprie emissioni, può conservare
le quote non cedute per utilizzarle in futuro oppure venderle
a un’altra azienda che ne ha bisogno. La flessibilità assicurata da questo sistema di scambio permette di ridurre le
emissioni dove costa meno farlo.
Per saperne di più
»» http://ec.europa.eu/clima/policies/ets/
»» http://europa.eu/rapid/press-release_MEMO-15-5352_
en.htm
»» http://ec.europa.eu/priorities/energy-union/index_en.htm
RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 58
»»
NATURA E BIODIVERSITÀ
Proteggere le specie rare dai
traffici illeciti
Aderendo alla CITES, un accordo internazionale
volto ad arrestare i traffici illeciti di specie selvatiche
animali e vegetali, l’Unione europea intende dare il
proprio contributo alla tutela di oltre 35 000 specie
emblematiche e minacciate di estinzione.
L’Unione europea (UE) è diventata il 181º membro della Convenzione sul commercio internazionale di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES), un accordo di natura
globale volto ad arrestare il traffico di specie selvatiche.
«
La CITES è la risposta
migliore che la comunità
internazionale possa dare nell’ambito
della lotta contro i trafficanti di specie
selvatiche e i loro commerci illeciti
e non sostenibili.
»
Karmenu Vella, commissario europeo per l’Ambiente,
gli affari marittimi e la pesca
«La tratta di esseri umani e i traffici illeciti di droga, armi
e specie selvatiche si avvalgono delle stesse reti illegali»,
ha dichiarato il commissario europeo per l’Ambiente Karmenu Vella. «L’adesione alla convenzione CITES è un passo
in avanti determinante in vista del nostro piano d’azione
teso a dare un giro di vite al traffico di specie selvatiche».
La CITES consente lo svolgimento di un commercio regolamentato di prodotti correlati alle specie selvatiche, a patto
che i paesi esportatori siano in grado di presentare garanzie
in merito all’origine lecita e sostenibile di tali prodotti.
Un esempio di sottospecie endemica dell’Europa tutelata dalla
convenzione è il muflone di Cipro: quasi scomparso nel secolo
scorso a causa delle attività di bracconaggio, attualmente la
sua popolazione ammonta a circa 3 000 unità. Questo animale
raro e riservato è tuttora incluso nella lista rossa delle specie
minacciate di estinzione dell’Unione mondiale per la conservazione della natura (IUCN), quindi la sua tutela è fondamentale.
In lotta contro le reti criminali
L’UE e i suoi Stati membri hanno sempre dato il proprio
sostegno alla CITES, costituita nel 1973, ma fino al 2013
soltanto i singoli paesi potevano diventare parti ufficiali
della convenzione. Ora le regole sono cambiate: per
l’Unione, aderire alla CITES in qualità di parte significa
poter esercitare una maggiore influenza a livello mondiale
sulle tematiche correlate con l’ambiente e gli scambi
commerciali, collaborando con agenzie internazionali per
la lotta alla criminalità quali l’Interpol, l’Organizzazione
mondiale delle dogane e l’Ufficio delle Nazioni Unite
contro la droga e il crimine.
Il traffico di specie selvatiche si è convertito in un commercio
multimiliardario che attira sempre più l’attenzione delle
associazioni a delinquere, spinte dalla domanda di parti di
animali e piante protette.
«La CITES è la risposta migliore che la comunità internazionale possa dare nell’ambito della lotta contro i trafficanti di
specie selvatiche e i loro commerci illeciti e non sostenibili.
Ci consente di sfruttare tutta l’esperienza maturata nello
smantellamento di altre reti illegali», ha affermato Vella.
Il bracconaggio mette a rischio la sopravvivenza di animali emblematici quali la tigre, l’elefante e il rinoceronte: il
numero di elefanti africani abbattuti illegalmente, ad esempio, è raddoppiato nel corso dell’ultimo decennio. Anche se
le norme stabilite dalla CITES sono state adottate dall’UE
ormai oltre 30 anni fa, l’Europa continua a essere un mercato importante per i trafficanti e un punto di transito per
i commerci illeciti fra Asia e Africa. Pertanto, la Commissione lavora a braccetto con i singoli Stati membri, tutti parti
della CITES, per migliorare la cooperazione e l’applicazione
delle norme, inasprire le sanzioni e sensibilizzare i cittadini.
Nel quadro della sua risposta più ampia a questa problematica, la Commissione intende proporre l’adozione di un piano
d’azione unionale contro il traffico illegale di specie selvatiche
nel 2016, al fine di tutelare ulteriormente le specie minacciate,
quali gli orsi, i lupi e le linci.
Per saperne di più
»» http://ec.europa.eu/environment/cites/gaborone_en.htm
»» http://ec.europa.eu/environment/cites/trafficking_en.htm
»» http://www.cites.org/
9
10
»» INDUSTRIA E TECNOLOGIE
Il Forum sull’ecoinnovazione:
verso un’innovazione globale
L’ecoinnovazione svolgerà un ruolo fondamentale
nella realizzazione dell’imminente strategia della
Commissione europea sull’economia circolare.
Piattaforme quali il Forum sull’ecoinnovazione
possono contribuire a stimolare la crescita basata
su un uso efficiente delle risorse facendo leva
sulla collaborazione internazionale.
L’ecoinnovazione è importante perché può aiutarci a chiudere il cerchio in anticipo nel ciclo di vita dei prodotti e stimolare l’adozione di nuovi modelli aziendali che impieghino
le risorse con maggiore efficacia. A questi fini, si rende
essenziale la collaborazione fra parti interessate, aziende
e responsabili politici regionali. Gli approcci collaborativi,
infatti, servono ad aiutare le aziende ecoinnovative, soprattutto le piccole e medie imprese (PMI), a farsi strada nei
mercati esistenti e a svilupparne di nuovi.
«
ad esempio, mira a conseguire una gestione ecocompatibile
delle sostanze chimiche e di tutti i rifiuti lungo tutto il loro ciclo
di vita, diminuendo considerevolmente le loro emissioni nell’aria, nell’acqua e nel suolo al fine di ridurne al minimo l’impatto
nocivo sulla salute umana e sull’ambiente. Per centrare questo
obiettivo sarà però necessaria una migliore cooperazione fra
l’innovazione del settore pubblico e quella del settore privato al
fine di rendere i processi produttivi industriali più puliti.
Alla base di questa trasformazione troviamo l’industria chimica. Nel 2013, l’UE è stata il primo esportatore mondiale
di sostanze chimiche, con una quota globale del 42,5 %:
undici delle prime trenta nazioni produttrici di tali sostanze
sono europee e il loro fatturato complessivo ammonta
a 543 miliardi di euro. È però altrettanto vero che dodici
delle prime trenta nazioni produttrici sono asiatiche, con
una quota globale del 51,5 %. Questa situazione fa capire
quanto sia complessa la catena di approvvigionamento.
»
Il valore del mercato delle
ecoindustrie è di mille miliardi di euro
e si stima che raddoppierà in meno
di cinque anni.
Karmenu Vella, commissario europeo per l’Ambiente,
gli affari marittimi e la pesca
Rivolto a capi d’azienda e responsabili politici, il Forum
sull’ecoinnovazione della Commissione è la piattaforma
ideale per condividere le migliori pratiche e stringere
rapporti in grado di stimolare la crescita verde.
La 19a edizione del forum, in calendario a Seul (Corea del Sud)
il 27-28 ottobre 2015, avrà come tema «Business opportunities in eco-innovation: materials and products for a sustainable
future» (Opportunità commerciali nell’ecoinnovazione: materiali
e prodotti per un futuro sostenibile): sarà l’occasione per presentare le ultime tendenze nel campo dell’economia circolare
nell’Unione europea (UE) e in Corea del Sud, nonché per promuovere le opportunità di collaborazione a disposizione delle
aziende ecoinnovative e una selezione di case study e migliori
pratiche. È inoltre in programma un evento di intermediazione
per le PMI sudcoreane ed europee, mentre altre opportunità di
networking saranno assicurate da una visita alla più grande
fiera-mercato coreana delle ecoindustrie.
Il forum è un’occasione provvidenziale per capire in che modo
l’innovazione potrà dare un contributo allo sviluppo sostenibile.
Uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile recentemente adottati,
L’UE e la Corea del Sud sono decise ad adottare misure
volte a promuovere la transizione verso un’economia maggiormente circolare, come sottolineato lo scorso settembre
durante un vertice bilaterale organizzato per rafforzare
questo partenariato strategico.
Gli innovatori hanno bisogno di partner affidabili per esportare
e adattare le soluzioni che propongono: eventi come il Forum
sull’ecoinnovazione sono nati proprio a questo scopo. L’incontro di Seul, pertanto, sarà l’occasione per analizzare gli attuali
meccanismi di cooperazione, con l’obiettivo di aiutare gli innovatori ad accedere ai mercati globali nel più ampio contesto
UE-Asia. Quest’anno il forum è dedicato all’ecoinnovazione nel
settore chimico, alla ricerca dei tipi più adeguati di sostegno alle
aziende innovative e alla condivisione delle migliori pratiche.
Per saperne di più
»» http://ec.europa.eu/environment/ecoap/index_en.htm
»» http://ec.europa.eu/environment/
ecoinnovation2015/2nd_forum/index_en.html
RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 58
»» AREE URBANE, INQUINAMENTO ACUSTICO E SALUTE
Piccole foglie verdi crescono
Spagna e Portogallo si dividono gli onori della
vittoria del concorso European Green Leaf 2015.
L’iniziativa European Green Leaf della Commissione europea ha decretato i suoi primi vincitori: a giugno, infatti, Mollet del Vallès (Spagna) e Torres Vedras (Portogallo) hanno
ricevuto il riconoscimento dal commissario europeo per
l’Ambiente Karmenu Vella durante una cerimonia svoltasi
a Bristol (Regno Unito), la Capitale verde europea 2015.
«
Spero che queste prime
vincitrici del premio European
Green Leaf fungano da modello
per altre città, ispirandole ad
adottare una migliore gestione
ambientale.
»
Karmenu Vella, commissario europeo per l’Ambiente,
gli affari marittimi e la pesca
«Spero che queste prime vincitrici del premio European
Green Leaf fungano da modello per altre città, ispirandole ad
adottare una migliore gestione ambientale», ha dichiarato
Vella, complimentandosi con le cittadine vincitrici.
Le basi dell’iniziativa
Il riconoscimento, riservato alle città europee con una popolazione compresa fra i 20 000 e i 100 000 abitanti, premia
l’impegno profuso allo scopo di ottenere risultati ambientali
migliori, prestando particolare attenzione al conseguimento
della crescita verde e alla creazione di nuovi posti di lavoro.
L’edizione pilota del 2015 ha visto la partecipazione di otto
cittadine di sette paesi europei che rispondevano ai tre obiettivi principali dell’iniziativa: dimostrare un buon rendimento
ambientale e un impegno a favore della crescita verde;
sviluppare attivamente la consapevolezza ambientale e la
partecipazione dei cittadini; vestire i panni di «ambasciatori
verdi» per stimolare altre città a perseguire uno sviluppo
urbano sostenibile più convinto.
Secondo le attese, le città vincitrici vedranno incrementare turismo, investimenti, copertura mediatica, gemellaggi
e opportunità commerciali, ma anche la qualità della vita
dei loro abitanti.
Opportunità capitale
L’edizione del prossimo anno ha già preso il via: le iscrizioni al concorso European Green Leaf 2016 si chiuderanno
il 19 ottobre 2015. Per ulteriori informazioni, consultare
il portale delle candidature del premio Capitale verde europea e dell’iniziativa European Green Leaf (http://form.europeangreencapital.ie/).
Una giuria di esperti valuterà le candidature in base a una
serie di criteri, tra cui azione per il clima, rendimento energetico, mobilità, biodiversità, gestione idrica e dei rifiuti
e qualità dell’aria.
La cittadina di Mollet del Vallès, circa 52 000 abitanti, si
trova in Catalogna (Spagna), nell’area del Vallès Oriental,
a 20 km da Barcellona. Il piano comunale per la mobilità,
le cui priorità sono la mobilità pedonale, i trasporti pubblici
e gli scambi di opinioni con le parti interessate, ha colpito
favorevolmente la giuria, che ha premiato anche il piano d’azione per la qualità dell’aria, mediante il quale si promuovono
i trasporti sostenibili e l’abbattimento dei livelli di inquinamento. Inoltre, la cittadina ha svolto una mappatura acustica
del proprio territorio al fine di tutelare le aree di interesse
speciale da inquinamento e conflitti acustici. Infine, l’iniziativa
di raccolta mobile dei rifiuti ha consentito di migliorare i livelli
di raccolta e trattamento dei rifiuti, premiando gli sforzi di
recupero e riciclaggio del comune spagnolo.
La strategia sulla mobilità ha rappresentato il punto di forza
anche per Torres Vedras, un comune portoghese di circa
72 000 abitanti a 50 km a nord di Lisbona. Posta inizialmente sull’intermodalità, l’attenzione è stata in seguito spostata verso un piano più ambizioso, che abbraccia mobilità
intelligente, multimodalità e veicoli puliti. Numerosi progetti
volti a limitare l’uso non sostenibile delle risorse naturali
e a ridurre la perdita di biodiversità prevedono la piantumazione di alberi, la promozione dell’agricoltura e dei giardini
in ambiente urbano e il coinvolgimento dei residenti nella
tutela del paesaggio. Il programma di gestione dell’acqua
mira a ridurre il consumo idrico e a riutilizzare le acque
reflue trattate. Inoltre, in linea con il suo obiettivo di modificare il comportamento dei cittadini, il centro per l’educazione ambientale organizza attività di sensibilizzazione, in
particolare per bambini e giovani.
Per saperne di più
»» http://ec.europa.eu/environment/europeangreencapital/
europeangreenleaf/index.html
»» http://ec.europa.eu/environment/europeangreencapital/
wp-content/uploads/2015/06/EGL-2015-Good-PracticeReport.pdf
11
12
»» RIFIUTI
La versione irlandese
Dieci anni fa, la Corte di giustizia europea reputò
l’Irlanda colpevole di violazioni sistematiche
degli obblighi derivanti dalla direttiva quadro sui
rifiuti. Pat Fenton, responsabile per l’ambiente
della Rappresentanza permanente dell’Irlanda
presso l’Unione europea (UE) a Bruxelles, parla
di un caso di cui si occupò fin dall’inizio.
«Sapevamo che per noi sarebbe stato un grosso problema»,
afferma Pat Fenton, riferendosi alle conclusioni dell’avvocato generale del 2004 sul caso della Commissione contro
l’Irlanda, un anno prima della sentenza della Corte di giustizia europea (C494/01) che reputò l’Irlanda colpevole di inadempimento degli obblighi derivanti dalla direttiva quadro
sui rifiuti dell’UE.
«
»
Non fuggiamo più dai
problemi. Ora abbiamo un iter che ci
consente di affrontarli.
Pat Fenton, responsabile per l’ambiente
Fenton, all’epoca alle dipendenze del ministero dell’Ambiente, a Dublino, venne incaricato di organizzare la risposta
irlandese. Il suo primo compito fu quello di ottenere il sostegno dei vertici e costituire una task force. Inoltre, dovette
coinvolgere il ministero delle Finanze per assicurarsi i fondi
necessari alla bonifica delle discariche illegali.
Nella stessa direzione
Cercare di ottenere la collaborazione delle autorità locali,
responsabili della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, fu
una delle prime sfide da affrontare. All’inizio, Fenton sbatté
contro un muro di smentite e rifiuti: «Non abbiamo le risorse»,
si sentiva rispondere. Ben presto, però, tutti capirono che era
necessario remare nella stessa direzione e cooperare.
I fondi raccolti grazie alla tassa nazionale sui sacchetti di plastica e a un’imposta sulle discariche contribuirono a finanziare
una nuova generazione di agenti con l’obiettivo di contrastare
lo scarico illegale dei rifiuti. L’agenzia irlandese per la tutela
ambientale creò una rete nazionale volta a sostenere l’attuazione e uno schema da seguire per garantire coerenza. Inoltre,
mise in funzione una linea nazionale riservata alle segnalazioni
ambientali e informò la magistratura in merito all’inefficacia
delle multe, talmente irrisorie da non servire come deterrente.
Nello stesso caso vennero fatte confluire altre problematiche:
dai 12 siti iniziali si arrivò a un totale di 42. «Questo ci evitò
di andare a giudizio per altri casi e ci consentì di adottare gli
stessi principi di attuazione e ottenere i finanziamenti», ricorda
Fenton. «Inoltre, potemmo sostenere che i ritardi erano da
attribuirsi ai procedimenti legali, non alla riluttanza».
Quando si scoprì lo scarico illegale di 250 000 tonnellate
di rifiuti domestici oltre confine, l’Irlanda collaborò con le
autorità nordirlandesi e la Commissione per evitare un altro
caso sulle spedizioni transfrontaliere. La gestione di queste
spedizioni passò da 25 autorità a una sola.
I nuovi approcci nei confronti dei rifiuti, la maggiore collaborazione e un’efficace rete per l’attuazione sono tra gli
elementi positivi scaturiti da questo caso, spiega Fenton:
«Non fuggiamo più dai problemi. Ora abbiamo un iter che
ci consente di identificarli, valutarli e affrontarli, anche in
collaborazione con lo Stato». Il controllo dei fondi si rivelò
il compito più difficile, soprattutto in tempi di austerity, ma il
ministero irlandese delle Finanze sapeva bene che l’inazione
avrebbe fatto apparire lo spettro delle sanzioni quotidiane.
Fenton ha già condiviso l’esperienza maturata nel corso di
questo processo in Grecia, una nazione che si trova ad affrontare problemi simili con le discariche illegali e i cui politici non
si erano ancora resi completamente conto della gravità della
situazione e della possibilità di incorrere in sanzioni quotidiane.
«Era importante rassicurarli sul fatto che non succede da un
giorno all’altro», afferma Fenton. «Una volta stilato un piano
d’azione, la Commissione è disposta a concedere del tempo».
Per saperne di più
»» http://www.epa.ie/enforcement/pa/network/#.
ViofvCspqAx
RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 58
»» RIFIUTI
Il caso sulla violazione
delle norme sui rifiuti:
un insegnamento per tutti
La Commissione europea ha recentemente
chiuso un caso decennale contro l’Irlanda per la
violazione molteplice e sistematica della direttiva
quadro sui rifiuti dell’Unione europea (UE).
Al fine di ottemperare a una sentenza della Corte di giustizia
europea del 2005, l’Irlanda ha portato a termine una profonda
riforma relativa all’attuazione delle norme sui rifiuti da parte di
tutte le autorità locali, chiuso le discariche illegali ed erogato
i fondi necessari per ripristinare i territori degradati o risarcire dei danni provocati. Queste azioni, che hanno soddisfatto
entrambe le parti in causa, oltre ad aver trasformato il settore
irlandese dei rifiuti possono ora fornire utili insegnamenti ad
altri Stati.
« »
Arrivavano segnalazioni da
ogni angolo della nazione.
Un funzionario della Commissione europea
Montagne di rifiuti
Verso la fine degli anni ‘90, la Commissione iniziò a ricevere
denunce da parte di organizzazioni e cittadini irlandesi, che
lamentavano la presenza di sfasciacarrozze e discariche
illegali e l’immobilismo delle autorità locali al riguardo.
Queste ultime, infatti, erano solite scaricare i rifiuti
domestici in aree prossime alle zone periferiche delle città
e le sostanze inquinanti, non trovando alcun ostacolo, si
infiltravano nei suoli e nelle riserve idriche. Spesso queste
discariche occupavano parte di zone umide dall’elevato
valore naturale, quindi la Commissione sollecitò le autorità
irlandesi a chiuderle il prima possibile.
Ma gli anni passarono e il problema peggiorò. Un funzionario
della Commissione ricorda che «arrivavano segnalazioni
da ogni angolo della nazione», ma i responsabili venivano
raramente perseguiti e le multe comminate risultavano
talmente insignificanti da non costituire un deterrente
(addirittura, in un caso soltanto 100 euro, ovvero un decimo
rispetto a quanto serviva per richiedere l’autorizzazione
per l’apertura di una discarica). Inoltre, grandi quantità di
rifiuti domestici irlandesi venivano scaricate illegalmente
oltre confine, in Irlanda del Nord, e si arrivò a contare
oltre 340 sfasciacarrozze illegali, a indicare la più totale
noncuranza verso la direttiva relativa ai veicoli fuori uso.
Per la Commissione, la goccia che fece traboccare il vaso fu la
discarica di Tramore, nella contea di Waterford, sita nei pressi
di una zona umida di importanza internazionale. L’agenzia
irlandese per la tutela ambientale impiegò ben quattro
anni per concedere l’autorizzazione per la discarica, che nel
frattempo si era allargata, penetrando nella zona umida.
La Commissione decise allora di citare in giudizio l’Irlanda,
per quello che è ricordato come il primo caso di violazione
sistematica della direttiva quadro sui rifiuti. L’insieme di
13
14
prove indicava una grave mancanza di governance. In origine,
il caso riguardava 12 siti, ma, una volta compresa la reale
portata del problema, venne ampliato fino a coprirne 42.
Indifendibili
La sentenza del 22 aprile 2005 impose un immediato cambio di rotta e di forma mentis. La gestione della risposta alla
sentenza venne affidata dal governo irlandese a Pat Fenton:
«Appena vidi la sentenza, pensai che per la maggior parte
queste situazioni fossero indifendibili. Non si poteva negare
che si trattasse di un caso di inadempimento sistematico».
La sfida consisteva nel capire come volgere la situazione a
vantaggio dell’Irlanda (vedere l’articolo «La versione irlandese»), racconta Fenton, il quale, in collaborazione con il ministero dell’Ambiente, si occupò del coordinamento dell’enorme
programma di riforma. Tra le iniziative previste, citiamo la
creazione di una rete nazionale per l’attuazione, mirata all’assunzione e all’impiego di nuovi agenti con l’obiettivo di contrastare lo scarico illegale di rifiuti. La riforma condusse alle
prime azioni penali di rilievo contro i responsabili e consentì
di stanziare i fondi necessari per bonificare i siti utilizzati
come discariche illegali, o risarcire dei danni a essi provocati, tramite un’imposta volta a coprire i costi dell’attuazione.
Il numero di sfasciacarrozze passò da 340 a soltanto 4.
Elemento fondamentale per la chiusura del caso si è rivelato
il programma di misure concordato dal governo irlandese
nel 2012: il documento, aggiornato ogni sei mesi, descriveva nel dettaglio le azioni in corso di svolgimento al fine di
ottemperare alla sentenza. La Commissione ha riconosciuto
i significativi progressi compiuti dall’Irlanda grazie al suo
approccio strutturato e risoluto.
I costi sostenuti ammontano a circa 300 milioni di euro, una
cifra considerevole, soprattutto in tempi di austerity, ma che
avrebbe potuto essere ancora più elevata: infatti, qualora
uno Stato membro non ottemperi a una sentenza, la Commissione ha la facoltà di citarlo nuovamente in giudizio in
qualsiasi momento, richiedendo il pagamento di sanzioni
fino a 10 milioni di euro ogni sei mesi.
Risalire la china
«Siamo partiti da una situazione in cui le proteste dei cittadini
nei nostri confronti erano molto forti», ricorda un funzionario
della Commissione. «Ciò dimostra che basta un po’ di organizzazione e determinazione da parte degli Stati membri per
risalire la china, fino a ottenere un risultato in cui molte delle
parti coinvolte nel caso possono ora dirsi ampiamente soddisfatte del modo in cui tale situazione è stata gestita. Ormai,
le segnalazioni che riceviamo sono in numero irrisorio».
Dato che anche le ultime tessere di questo puzzle ambientale
hanno trovato la loro collocazione, la Commissione ha deciso
di chiudere il caso.
Una nuova zona umida come
risarcimento
La discarica illegale di Tramore aveva interamente occupato
l’area di una palude salmastra e per questo la Commissione
decise di chiedere un risarcimento. Con l’obiettivo di creare
una «zona umida compensatoria», le autorità locali acquistarono un territorio nelle sue vicinanze e lasciarono che
l’acqua di mare lo allagasse, così da ricreare i benefici per la
flora e la fauna selvatiche distrutti dalla discarica. Descritto
dagli osservatori dell’UE come un «disastro ambientale»,
questo luogo è stato dunque bonificato e dotato di una
nuova zona umida.
Da acciaieria abbandonata a parco
pubblico
Haulbowline è l’ultimo sito da bonificare nell’ambito di questo caso. L’ex acciaieria situata su quest’isola nel porto di Cork,
pur chiusa e abbandonata nel 2002, continuava a disperdere
sostanze inquinanti nell’ambiente locale. Una discarica di scorie
aveva ampliato l’isola di 8 ettari. Il sito costituiva un «problema
enorme», secondo i funzionari della Commissione, ed era fonte
di preoccupazione per la popolazione locale. Ora, al termine
di un complesso processo amministrativo, l’area sarà bonificata e trasformata in un parco pubblico. La trasparenza è stata
fondamentale per ottenere un buon risultato: le autorità locali
hanno creato una pagina web per mantenere i cittadini informati in merito ai progressi e per affrontare le problematiche
che affioreranno nel corso della trasformazione.
15
RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 58
Agenda
Pubblicazioni
Lo stato della natura nell’UE
Relazione basata sulle direttive Habitat e Uccelli dell’UE 2007-2012
Lo
stato della
natura
nell’UE
Ambiente
ENV-15-009_brochure_IT-V2.indd 1
28/08/15 13:37
Ogni sei anni, gli Stati membri riferiscono alla Commissione europea
in merito allo stato di conservazione di oltre 2 000 specie e habitat
coperti dalle direttive «Uccelli» e «Habitat». Gli ultimi dati disponibili,
per il periodo 2007-2012, rivelano che molti di questi habitat e specie sono in via di recupero: è dunque possibile che l’effetto delle
normative stia iniziando a farsi sentire. La condizione di molti altri
rimane tuttavia inalterata e richiede azioni di conservazione risolute
al fine di conseguire gli obiettivi definiti nella strategia dell’UE sulla
biodiversità fino al 2020.
»» http://bookshop.europa.eu/it/the-state-of-nature-in-the-eu-pbK
H0115312/;pgid=Iq1Ekni0.1lSR0OOK4MycO9B0000t38d5BNy
;sid=b3kGVnR6eaUGWSGcvqOY8RZfIhoYJHOpaao=?CatalogCat
egoryID=vAYKABstMP0AAAEjJZEY4e5L
Il nostro pianeta, il nostro futuro
Combattiamo insieme il cambiamento climatico
Il nostro pianeta,
il nostro futuro
Combattiamo
insieme il cambiamento
climatico
Azione per
il clima
ML-06-14-050-IT-C-2-wru.indd 1
11/06/15 16:09
Il cambiamento climatico è una delle sfide più grandi per l’umanità: dobbiamo tutti dare un contributo per poterne affrontare le
cause e riuscire ad adattarci ai mutamenti che implica. Questo è il
messaggio principale di un opuscolo colorato e attraente che mira
a informare, divertendo, le generazioni più giovani. Grazie a un mix
esauriente di informazioni, dati, suggerimenti e quiz, la pubblicazione illustra le nozioni scientifiche alla base del cambiamento climatico, gli effetti che sta causando a livello globale e in che modo
tutti noi possiamo modificare i nostri comportamenti per contribuire
a salvare il pianeta.
»» http://bookshop.europa.eu/it/our-planet-our-futurepbML0614050/
Analisi dei collegamenti fra efficienza energetica
ed efficienza delle risorse
Science for Environment Policy
THEMATIC ISSUE:
Exploring the Links
Between Energy Efficiency
and Resource Efficiency
June 2015
Issue 49
Environment
Science for Environment Policy è un servizio gratuito di notifiche,
inviate via email a nome della Commissione europea, che offre
informazioni sempre aggiornate sugli ultimi sviluppi nel campo
delle scienze ambientali. Questo speciale monografico fornisce una
panoramica sui collegamenti esistenti fra l’efficienza energetica
e l’efficienza delle risorse e affronta tematiche quali il rapporto fra
efficienza energetica, efficienza delle risorse e crescita economica da
una parte e benessere dall’altra o, ancora, le opportunità e le sfide
correlate al miglioramento dell’efficienza nel settore dell’edilizia.
Disponibile in inglese
»» http://bookshop.europa.eu/it/exploring-the-links-betweenenergy-efficiency-and-resource-efficiency-pbKHBA14004/?Cat
alogCategoryID=iEKep2Ix3hEAAAEud3kBgSLq
Salvo ove diversamente indicato, tutte le pubblicazioni sono
disponibili gratuitamente collegandosi al sito EU Bookshop
http://bookshop.europa.eu
Opportunità commerciali
nell’ecoinnovazione: materiali
e prodotti per un futuro sostenibile
27-28 ottobre, Seul (Corea del Sud)
Scambi commerciali e collaborazione di migliore
qualità sono in grado di dare un impulso all’ecoinnovazione e ai mercati in Europa e Asia, soprattutto
per quanto concerne le piccole e medie imprese?
L’evento, organizzato dall’Unione europea (UE)
e dal governo della Corea del Sud, intende trovare
una risposta a questo interrogativo, illustrando
le ultime tendenze nei campi dell’economia
circolare e dei materiali e prodotti innovativi.
»» http://ec.europa.eu/environment/
ecoinnovation2015/2nd_forum/index_en.html
Proteggere e sviluppare la regione
dell’Oceano Atlantico: conferenza della
piattaforma delle parti interessate
29 ottobre, Brest (Francia)
La sicurezza marittima, il cambiamento climatico, la gestione sostenibile delle risorse marine
e il potenziale delle energie rinnovabili sono
alcune delle tematiche di cui si discuterà nel
corso di questo evento per le parti, volto a stimolare la cooperazione e lo scambio di conoscenze
per conseguire l’obiettivo del piano d’azione per
una strategia marittima nella regione atlantica,
ovvero promuovere una crescita intelligente,
sostenibile e inclusiva per l’intera regione.
»» http://www.atlanticstrategy.eu/en/news/
atlantic-stakeholder-conference-brest-france
BIN@Porto: ricerca e innovazione
responsabili — Un approccio collettivo,
sostenibile, inclusivo e sistemico
2-4 novembre, Oporto (Portogallo)
Sessioni aperte, dibattiti, uno showroom
tecnologico, vetrine commerciali e altro ancora:
questo prevede il programma dell’evento
BIN@ Porto, organizzato dalla rete di università
e partner industriali Business & Innovation
Network, la cui missione è creare un forum
sostenibile per la condivisione di buone prassi
e opportunità nel campo dell’innovazione.
»» http://paginas.fe.up.pt/~binporto2015/
Innovazione sostenibile 2015: lo
stato dell’arte nel campo del design
e dell’innovazione sostenibili
9-10 novembre, Epsom (Regno Unito)
La crescita verde è ormai una componente
integrante delle discussioni politiche a livello
internazionale. Come siamo arrivati a questo
risultato? E cosa ci aspetta in futuro? L’evento
esamina lo stato dell’arte nel campo del design
e dell’innovazione sostenibili applicati a prodotti,
servizi, tecnologie e nuovi modelli aziendali.
»» http://cfsd.org.uk/events/sustainableinnovation-2015/
KH-AD-14-058-IT-N
Notizie in breve
Essen sugli scudi
La città tedesca di Essen è la vincitrice del premio Capitale verde europea 2017 e succederà a
Lubiana in Slovenia. Essen è stata selezionata all’interno di un gruppo ristretto di quattro città
valutate in base agli obiettivi, alle attività di comunicazione con i cittadini e alla capacità di fungere
da esempio in quanto a rendimento ambientale e progressi verso gli obiettivi di sostenibilità.
Una giuria di esperti internazionali ha scelto Essen per le sue iniziative mirate alla tutela e al
miglioramento della biodiversità e della natura e alla riduzione del consumo idrico. Inoltre,
le è stato riconosciuto il merito di essere entrata a far parte di reti e iniziative volte a ridurre
le emissioni di gas a effetto serra e migliorare la resilienza al cambiamento climatico.
Alla consegna del premio, il commissario per l’Ambiente Karmenu Vella ha dichiarato: «Essen ha
messo a frutto le lezioni apprese dal suo passato industriale per costruirsi un futuro a forti tinte
ambientali. Abbiamo molto da imparare dall’infrastruttura verde di Essen».
»» http://ec.europa.eu/environment/europeangreencapital/applying-for-the-award/2017-egcaapplicant-cities/
»» http://www.greenljubljana.com/
Premio Horizon per i materiali per un’aria pulita
Image © Iakov Kalinin, #68288626, 2014. Source: Fotolia.com.
Can you
crack the challenge ?
Materials for
clean air
Develop the best material solution
to reduce the concentration of
particulate matter in cities.
#horizonprize
La Commissione europea offre 3 milioni di euro per la soluzione più promettente ed efficace al
problema della qualità dell’aria nelle città, in grado di ridurre i gravi rischi per salute e ambiente
creati dal particolato. Se inalato, il particolato può avere gravi conseguenze sulla salute, ma può
influire negativamente anche su ecosistemi e cambiamento climatico.
La sfida consiste dunque nello sviluppare una soluzione sostenibile, innovativa, intelligente
e con un costo accessibile che sia capace di rimuovere con efficacia il particolato dall’atmosfera
o prevenirne la formazione.
COMPETE, INNOVATE & WIN
€ 3 million
Apply by 23 January 2018
www.ec.europa.eu/horizonprize/cleanair
Sarà possibile inviare la propria candidatura a partire dal 26 gennaio 2017, mentre il premio
verrà assegnato nel corso del 2018.
»» http://ec.europa.eu/research/horizonprize/index.cfm?prize=clean-air
EEA Technical report
No 8/2015
European Union emission inventory report
1990–2013 under the UNECE Convention on
Long-range Transboundary Air Pollution (LRTAP)
ISSN 1725-2237
Le emissioni calano, ma più lentamente
L’annuale rapporto europeo sulle emissioni per il periodo 1990-2013 stilato nell’ambito della convenzione UNECE sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande distanza (CLRTAP) ha confermato la tendenza al calo nel lungo periodo della maggior parte degli inquinanti atmosferici in
Europa. Dal 1990, il decremento più evidente è stato ottenuto nelle emissioni degli ossidi di zolfo,
rilasciati soprattutto dalla combustione di carburanti fossili nelle centrali elettriche e in altri impianti
industriali. Anche le emissioni di monossido di carbonio, composti organici volatili non metanici
e ossidi d’azoto sono diminuite, ma nell’ultimo decennio lo hanno fatto a un ritmo più lento.
Il rapporto viene stilato dall’Agenzia europea dell’ambiente in base ai dati ricevuti dagli Stati
membri. I dati possono essere consultati tramite un’interfaccia web che consente inoltre di fare
raffronti tra paesi e attività.
»» http://www.eea.europa.eu/highlights/air-pollutant-emissions-declining-but
Scarica

Environment for Europeans - No 54