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Primo piano
1 - 15 SETTEMBRE 2006
A La Spezia vigila il Barcavelox
Pollastrini al welfare gente di mare
Per arginare le intemperanze e gli eccessi dei
«pirati del mare» i militari della Guardia Costiera
di La Spezia hanno potuto contare sul Barcavelox,
un particolare tipo di telelaser che
misura la velocità delle imbarcazioni in transito e certifica in
modo esatto l’infrazione. La decisione di adottare questo nuovo
strumento in una zona di particolare pregio ambientale, come
le Cinque Terre, è stata presa a
causa del notevole aumento delle
infrazioni. Nei soli mesi di giugno
È l’ammiraglio Raimondo Pollastrini il nuovo
presidente del Comitato nazionale per il welfare della gente di mare. L’ufficiale, già capo del
personale presso il Comando
Generale delle Capitanerie di
Porto, ha detto di sentirsi «onorato di presiedere questo importante organismo a cui dedicare la
conoscenza acquisita, attraverso
molteplici esperienze, nel corso di
tutta una carriera. In questo sarò
supportato da tutte le Capitanerie
di Porto che molto potranno fare
e luglio gli uomini della Guardia Costiera hanno
fermato e verificato 236 unità da diporto in transito nell’area marina protetta.
Ventidue i diportisti multati nell’ultimo mese dalla Capitaneria
di Porto di La Spezia, per avere
ancorato la barca, pescato o
navigato con moto d’acqua nell’area vietata. In materia di pesca
i controlli sono stati 83 mentre
gli interventi per la protezione
dell’ambiente e le iniziative di
prevenzione sono state 22.
per la creazione dei comitati locali. Nei tre anni in
cui ricoprirò l’incarico il mio fine sarà perseguire
tutti gli obiettivi propri del welfare marittimo».
Con la nomina del presidente si
perfeziona l’iter del Comitato,
costituito il 5 maggio scorso per
realizzare il necessario accordo
tra autorità pubbliche e private
coinvolte nel settore dei trasporti
marittimi, affinchè vengano
perseguite le finalità di tutela
del benessere del personale che
lavora nel comparto.
Primo bilancio post vacanze: il velista rispetta il mare, lo conosce
e sa come comportarsi, mentre chi ama le imbarcazioni a
motore è molto spesso poco previdente e talvolta spericolato
Massimo Maccheroni*
L
a dolce brezza marina di
questo fine agosto gonfia
le vele, secche per il sole
cocente. Mentre la chiglia
taglia il mare la mente si allontana
dal quotidiano e una domanda si propone d’obbligo: com’è andata quest’estate 2006? Se si volesse dare una
risposta lapidaria la si potrebbe definire incerta, un po’ come il tempo.
Sole, caldo afoso, mare calmo
intervallati da pioggia e vento con la
colonnina di mercurio che ha segnato
temperature autunnali più che estive,
soprattutto al nord. Tutto questo ha
certamente condizionato il popolo
dei vacanzieri che hanno scelto il
mare per trascorrere le proprie ferie.
Un numero in costante aumento, il
5% in più rispetto al 2005, che cerca
un po’ di refrigerio, di sano svago, di
tranquillità. Purtroppo questa non
è una costante. Gli incidenti, dovuti
per lo più a imprudenza, scarsa
attenzione alle regole o sopravalutazione delle proprie capacità, hanno,
anche quest’anno, caratterizzato la
stagione estiva, in modo minore però
rispetto agli scorsi anni, nonostante
l’aumento delle presenze. Segno che
qualcosa sta cambiando, che c’è più
consapevolezza e maggiore conoscenza. Lo sforzo compiuto dalle
Istituzioni e dai media per creare la
necessaria cultura del mare in questo
popolo di santi e poeti,e, con qualche
dubbio, navigatori, sta dando i suoi
frutti. Il maggior impegno in tal senso
è stato compiuto dalle Capitanerie
di porto che, oltre a promuovere
trasmissioni radio-televisive e spot
pubblicitari sulla sicurezza in mare,
a intensificare la collaborazione con
tutti i mezzi di comunicazione, hanno
anche pubblicato- con la partecipazione del Ministero dei Trasporti, di
quello dell’Ambiente e della tutela del
territorio e del mare e dell’UCINA- e
distribuito in modo capillare, oltre
300 mila copie, l’opuscolo «per un
mare più sicuro» in cui in modo semplice e immediato si sono ricordate
norme e comportamenti necessari
per usufruire del mare in modo giusto, rispettandolo e nella massima
sicurezza. Tornando ad analizzare le
cause degli incidenti che, sino a metà
agosto, sono accaduti nei mari italiani
è d’obbligo fare distinzione tra quelli
che hanno visto coinvolti i bagnanti e
quelli che sono occorsi ai diportisti.
Per i primi la mancanza d’attenzione
a quelle semplici regole che tutte le
mamme ripetono ai propri bambini
è la causa principale. Perché rischiare
la vita facendo il bagno subito dopo
mangiato fino a scoppiare o gettarsi
tra i cavalloni pur sapendo di non
saper nuotare o ancora tentare di
emulare campioni di nuoto azzardando rischiosissime nuotate per
“provare” la propria resistenza? È
quasi andarsela a cercare, un voler sfidare a ogni costo la sorte e non sempre si torna vincitori. Più articolate e
complesse le cause di incidenti che
hanno coinvolto i diportisti, distinguendo tra questi i velisti e gli amanti
dei motori. Tranne pochi casi, il velista rispetta il mare, lo conosce e sa
come comportarsi. È questo quanto
evidenziano i dati inerenti questa
categoria. A parte alcune chiamate
di soccorso per avverse condimeteo,
incagli o falle, sino al 12 agosto i dati
raccolti dalle Capitanerie di porto
registrano 3 rotture d’albero e 5 rotture del timone, nessuna collisione
con conseguenze gravi, nessun
Un’estate (sicura?) in mare
INFRASTRUTTURE
Nuova darsena per Fiumicino
I lavori per la realizzazione della nuova darsena
dei pescherecci e del porto commerciale di Fiumicino
potrebbero iniziare molto presto, subito dopo il voto
finale da parte della commissione nazionale di Valutazione Impatto Ambientale che in molti attendono per
fine settembre. Lo ha reso noto di recente l’amministrazione comunale del comune alle porte di Roma. «Siamo
alla vigilia di una svolta storica per il rilancio del porto di
Fiumicino, per la riorganizzazione delle funzioni del porto
commerciale e per la riqualificazione dell’intero centro
storico – ha sottolineato il sindaco di Fiumicino Mario
Canapini -. La costruzione della darsena per i pescherecci non è più rinviabile poiché il mancato dragaggio
rende inagibile e aggrava notevolmente le difficoltà
degli operatori, le cui imbarcazioni sono costantemente
danneggiate. Inoltre, ove si considerino le opportunità
per le occupazioni e per l’economia locale derivanti
dalle attività connesse con i flussi di turisti del sistema
croceristico, non c’è dubbio alcuno che l’opera assuma
una fondamentale importanza strategica, come riconosciuto dal Consiglio Comunale, da sempre a favore della
costruzione del nuovo porto».
investimento di bagnanti. Sono stati
incidenti che, nella quasi totalità, non
hanno comportato responsabilità o
scarsa attenzione da parte dei conducenti, fatalità a cui non si può far
fronte preventivamente. Bravi velisti!
Leggermente diversa la situazione
per gli amanti delle barche a motore.
Centinaia gli interventi compiuti
dalla Guardia Costiera in risposta
alle chiamate di soccorso delle barche a motore: oltre 500 solo quelle
per avaria al motore o mancanza di
carburante. Un dato questo che focalizza l’attenzione sulla scarsa cura
posta dal diportista per il suo mezzo
nautico. Non basta girare la chiavetta
e partire, bisognerebbe come buona
regola, verificare le condizioni della
propria barca, motore compreso. È
vero che i mezzi nautici esclusivamente a motore sono la maggioranza
e che abbracciano moltissime tipologie, partendo dal mega yacth per
finire ai piccoli natanti di 3 metri. Ed
è anche vero che chi si avvicina per la
prima volta all’affascinante mondo
del diporto nautico lo fa, di norma,
attraverso piccole o medie unità a
motore. Ma queste considerazioni
non giustificano completamente il
grande divario di comportamento
che, in percentuale, si riscontra tra
i «velisti» e i proprietari di barche a
motore. È soprattutto verso questi
ultimi, i neo diportisti cioè, che deve
essere incrementata quella cultura
marinara necessaria a vivere il mare
in modo giusto per se stessi, per gli
altri e anche per il mare. Incidenti
come quello accaduto a Santa Margherita Ligure dove un subacqueo
- investito da un’unità da diporto
a motore che non ha rispettato la
distanza di sicurezza nonostante la
boa che segnalava il sub in immersione - ha perso la vita, sono inammissibili, non devono più accadere.
1° maresciallo Np Guardia Costiera
Civitavecchia mette al bando l’inquinamento
I
l porto di Civitavecchia
potrebbe molto presto aggiungere un’altra freccia al proprio arco.
Lo scalo laziale infatti, che ha visto
rapidamente crescere il proprio
traffico al punto da ingenerare più
di una preoccupazione al capoluogo
ligure (come sottolineato dallo
stesso presidente di Confidustria
Genova, Marco Bisagno), prevede
di sostenere investimenti compresi
tra un minimo di 7, 8 e un massimo
di 10 milioni di euro per l’elettrificazione delle proprie banchine, un
provvedimento tendente a ridurre
l’inquinamento ambientale e acustico causato dalle navi ancorate in
porto e costrette a tenere i motori
accessi per garantire il funzionamento delle luci e di tutti i servizi
di bordo. Un problema già sollevato negli anni dagli abitanti delle
strade sovrastanti il porto. In base
a uno studio illustrato dal professor Vincenzo Naso, vicepresidente
dell’Osservatorio Epidemiologico
nato dagli accordi tra Comune ed
Enel «sarà necessario installare
una potenza complessiva di 80 Mw
(Megawatt) e verificare la fattibilità
tecnica dell’elettrificazione, dei cui
costi - ha ipotizzato il professore potrebbero farsi carico Enel e Tirreno
Power per compensare la presenza
degli impianti di loro proprietà». Vista
la notevolissima potenza prodotta
dalle navi e i conseguenti effetti inqui-
nanti, è stato inoltre deciso di installare anche in porto una centralina per
il rilevamento della qualità dell’aria.
Come sottolineato dal commissario
straordinario dell’Autorità Portuale
di Civitavecchia – Fiumicino – Gaeta,
Giovanni Moscherini, «l’Autorità
Portuale ha promosso una ricerca
sui sistemi per l’elettrificazione già
prima dello studio dell’Osservatorio
Ambientale. Certo - ha poi aggiunto
- il professor Naso avrebbe potuto
fornire il suo studio anche all’Autorità
Portuale e non soltanto al Comune.
Da parte nostra, c’è la massima
disponibilità e siamo stati lieti di
aderire al protocollo d’intesa per la
realizzazione del Polo dell’Idrogeno
all’interno del porto anche ai fini di
una possibile sperimentazione di un
suo impiego per la elettrificazione.
Inoltre, avevamo parlato anche di
energia eolica e solare. Ed è in questo
quadro complessivo che la questione
va collocata». Il commissario ha
invece espresso qualche perplessità a
proposito dell’installazione della centralina: «Vedremo se sarà possibile
collocarla al porto, tenendo conto che
all’interno dello scalo si deve lavorare.
Ben vengano comunque iniziative di
monitoraggio ambientale - ha concluso - anche perchè serviranno a
chiarire che il traffico è la prima fonte
inquinante, seguita dalle centrali e
solo dopo dal porto».
Fabrizio Checchi
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Civitavecchia mette al bando l`inquinamento