TRAUMATOLOGIA CONTUSIONI DEFINIZIONE Le contusioni sono lesioni conseguenti ad un trauma diretto, incapace di provocare la discontinuità dei tessuti (ferita) Possono interessare tutti i tessuti e gli organi del corpo umano, interni ma più frequentemente esterni DEFINIZIONE Le contusioni sono lesioni molto frequenti ed in generale non richiedono terapie particolari tranne che nel caso degli ematomi voluminosi o che comprimono strutture vitali e che vanno svuotati per aspirazione. Spesso l'evento traumatico ha una intensità tanto elevata da provocare oltre al fatto contusivo anche una interruzione dei tessuti, una ferita, non lineare né netta. Si parla in tal caso di ferite lacero-contuse. CARATTERISITCHE Nell'ambito dei traumi contusivi si distinguono lesioni con caratteristiche diverse ECCHIMOSI Contusioni in cui rimanendo integro lo strato superficiale si ha la rottura di piccoli capillari sanguigni con conseguente modesto stravaso emorragico. L'ecchimosi è caratterizzata da una manifestazione cutanea inizialmente di colore rosso-blu, poi verde-blu, quindi giallo-oro; il versamento dopo qualche tempo viene riassorbito. Le ecchimosi sono di natura generalmente minore ma dolorosa, anche se in seguito a traumi di più grave entità possono essere associate ad ematoma, frattura ed emorragia interna. EMATOMA Contusione in cui si ha la rottura di vasi sanguigni più grandi con conseguente emorragia significativa. La raccolta di sangue può rimanere circoscritta o infiltrare i tessuti circostanti. In genere il sangue è coagulato in toto o in parte in relazione alle modalità e del tempo intercorso dall’emorragia. EMATOMA Traumi la cui forza vulnerante agisca su una struttura vascolare (ematomi da sezione diretta di un vaso) o sul tessuto o sull'organo che la contiene (lacerazione indiretta dei vasi come nell'ematoma muscolare, epatico o splenico, nell'ematoma cerebrale) . L'ematoma può interessare ogni struttura corporea e la sua gravità è legata più che alla grandezza alla sede in cui si sviluppa. Un piccolo ematoma della regione sottoungueale si limiterà a dare una sintomatologia dolorosa EMATOMA L'ematoma può andare incontro a completa risoluzione. Ciò accade quando, non essendo ulteriormente alimentata, la raccolta ematica coagula e viene riassorbita, anche se lentamente. Una complicazione temibile è appresentata dalla infezione ed ascessualizzazione dell'ematoma. EMATOMA La terapia dell'ematoma è varia e dipende dal tipo e dalla sede della struttura interessata e dalla entità della raccolta • In alcuni casi l'ematoma va semplicemente monitorato nel senso che va tenuto sotto controllo con esami ecografici o radiografici (TAC) ripetuti nel tempo. • In altre circostanze è indispensabile un intervento chirurgico immediato, o differito che permette di controllare la fonte di sanguinamento e/o di asportare l'ematoma verificando e correggendo gli eventuali danni che ha procurato. • In molti casi è sufficiente il semplice svuotamento dell'ematoma effettuato in assolute condizioni di asepsi e sotto controllo ecografico. EMATOMA EMATOMA ABRASIONE Abrasione: contusione caratterizzata da micro rotture degli strati più superficiali dell'epidermide. ESCORIAZIONE Escoriazione: quando la discontinuità interessa gli strati più profondi e si accompagna a modeste lesioni vascolari. DISTORSIONI DEFINIZIONE La distorsione è un’affezione a carico dell’articolazione. Per distorsione si intende la perdita transitoria dei rapporti articolari di un’articolazione, con associazione di danno capsulo- legamentoso variabile. CLASSIFICAZIONE Indipendentemente dall’articolazione interessata si distinguono 3 gradi di lesione capsulo-legamentosa associata: I GRADO: capsula articolare e legamenti stirati, senza interruzione delle fibre. II GRADO: capsula articolare e legamenti stirati, con interessamento ed interruzione parcellare delle fibre. III GRADO: interruzione legamentosa o lesione capsulare completa. La distorsione provoca un danno di gravità variabile alle componenti dell'articolazione: • Capsula • Legamenti • Tendini • Menischi SINTOMI -Gonfiore -Dolore -Arrossamento cutaneo -Termotatto positivo -Impotenza funzionale Il medico specialista effettuerà gli accertamenti necessari ad eliminare il sospetto di una frattura e consiglierà il trattamento più adatto ACCERTAMENTI DIAGNOSITCI In acuto: - Rx grafia - Ecografia muscolo-tendinea - Artrocentesi Al superamento della fase acuta: - Ecografia muscolo-tendinea - RMN TERAPIA RICE: - Rest - Ice - Compression - Elevation + FANS In caso di distorsione occorrerà mettere immediatamente a riposo l’arto interessato, comprimere l'articolazione con un bendaggio rigido, applicare ghiaccio e, se il caso lo richiede, elevare l'arto per ridurre l'edema. Dopo un periodo di riposo, occorrerà effettuare una opportuna riabilitazione, che consisterà in esercizi per rinforzare la muscolatura e per recuperare l'articolarità. Sarà utile associare anche dei mezzi fisici come l‘ultrasuonoterapia, il laser, la magnetoterapia. LUSSAZIONI DEFINIZIONE Per lussazione si intende la perdita PERMANENTE dei rapporti di reciprocità tra i capi articolari di una articolazione. DEFINIZIONE La lussazione è detta: - completa se la perdita dei rapporti fra le due superfici è totale - quando invece resta un contatto parziale, si parla di lussazione incompleta o di sublussazione EZIOLOGIA • Traumatica: in seguito a un trauma violento che sposta le estremità delle ossa • Congenita: legate ad una malformazione delle estremità ossee (anca p.es.) • Degenerativa (patologica): legate a lesioni capsulo-ligamentose (come nella mano della poliartrite reumatoide EZIOLOGIA Fra le lussazioni traumatiche ricordiamo: • le lussazioni recenti, dove le lesioni capsuloligamentose s'associano a lesioni delle parti molli e devono essere ridotte d'urgenza • le lussazioni recidivanti, che si riproducono per traumi sempre più lievi (spalla, articolazione temporomandibolare) SINTOMATOLOGIA • Dolore • Impotenza funzionale dell’articolazione coinvolta • Deformità del profilo anatomico • Risparmio funzionale dell’articolazione coinvolta Sono lesioni traumatiche meno frequenti rispetto alle fratture Interessano generalmen te spalla, gomito, anca e ginocchio Si associano a lesioni delle strutture capsulo legamentose delle articolazioni coinvolte FRATTURE Richiamo anatomico Morfologia delle ossa • Ossa Piatte: non funzioni di locomozione, abbondante vascolarizzazione • Ossa Corte: molteplici superfici articolari, osso spongioso compatto con corticali solidi • Ossa Lunghe: formate da 1 diafisi, 2 metafisi e 2 epifisi • Diafisi: lunga, forma il canale midollare con corticale solida • Epifisi: zone spongiose in periferie coperte da cartilagine articolare • Metafisi: giunzione tra diafisi ed epifisi • Periosto: membrana periferica dell’osso, funzione importante nel consolidamento delle fratture e funzione di barriera tra osso e tessuti molli Generalità sulle fratture degli arti Definizioni • Frattura: soluzione di continuità di un segmento scheletrico osseo o cartilagineo • Focolaio di frattura: sede della frattura • Rima di frattura: linea di demarcazione che separa i monconi • Monconi di frattura: i segmenti principali del segmento fratturato Classificazione delle fratture • • • • • • • Eziologia Meccanismo lesivo Sede Entità Numero interruzioni Spostamento Comunicazione con l’esterno Eziologia • Traumatiche • Patologiche • Da durata Meccanismo lesivo • Traumatismo diretto • Traumatismo indiretto • Torsione • Flessione • Strappamento Meccanismo lesivo • Fratture da stress: ripetuti sforzi a carico di un osso, più frequente a livello delle ossa metatarsali Sede • Diafisarie • Metafisarie • Epifisarie • Fisarie (pediatriche) • Articolari Frattura diafisaria a farfalla Fratture meta-epifisarie Fratture articolari Entità • Complete • Incomplete Linee di frattura • Infrazioni ossee • Fratture a ‘legno verde’ • Linee di frattura abituali • Trasversale • Obliqua o Spiroide • Per compressione • Fratture-avulsione delle apofisi Infrazioni ossee In seguito a traumi minimi, nessuno spostamento dei frammenti, linea di frattura difficilmente visibile all’Rx. Rx a 15 giorni (osteoporosi ai lati della lesione) Consolidano spontaneamente (eccezione scafoide carpale) Infrazioni ossee Fratture a ‘legno verde’ • Bambino • Una corticale fratturata non completamente • Stabili • Angolate Fratture trasversali Spostamento • Angolazione • Rotazione • Traslazione • Sovrapposizione Fratture spiroidi da torsione Tratto di frattura ± lungo - deformazione in rotazione Fratture per compressione • Corpi vertebrali • Persiste cedimento residuo Fratture-avulsione delle apofisi • Inserzione del tendine sull’osso • Spostamento del frammento osseo Numero dei frammenti • A due monconi • Pluriframmentarie • Comminute Spostamento • Composte • Scomposte: – Ad latus (traslazione) – Ad longitudinem (sovrapposizione) – Ad axim (angolazione) – Ad peripheriam (rotazione) Deformazioni delle fratture Azione muscolare Deformazioni delle fratture: azione muscolare Numero dei focolai • Monofocali • Bifocali • Plurifocali Fratture bifocali Stabilità • Stabili • Instabili l’ingranemneto della frattura è un elemento di stabilità La guarigione delle fratture Composizione dell’osso Struttura forte, resistente e flessibile Composizione dell’osso Inorganico (65% idrossiapatite) Organico (90% collagene di tipo I) Composizione dell’osso • Calcio carbonato • Calcio fosfato • Collagene Resistenza alle forze compressive Flessibilità Composizione dell’osso Osteoblasti Osteociti Osteoclasti Osteoblasti • Superficie dell’osso • Sintetizzano, trasportano e dispongono le proteine della matrice • Attivano il processo di mineralizzazione • Durata di vita metabolica di 3 mesi => apoptosi => circondati da matrice => osteociti o cellule di rivestimento della superficie ossea Osteociti • Cellule più numerose dell’osso • Comunicano attraverso i canalicoli Osteoclasti • Responsabili del riassorbimento osseo • Aspetto multinucleato • Derivano dale cellule ematopoietiche progenitrici Composizione dell’osso MBOC Composizione dell’osso FH Organizzazione strutturale • Corticale • Trabecolare Organizzazione strutturale Corticale (70-95% inorganico) • porzione esterna dell’osso • duro, solido, compatto, • struttura a lamelle organizzate in osteoni. Organizzazione strutturale Organizzazione strutturale Osteone (o Sistema Haversiano) • unità strutturale dell’osso corticale • presenza di colonne di lamelle (da 4 a 20) concentriche che delimitano un canale centrale (canale di Havers), all'interno di cui decorrono nervi e vasi (sanguigni e linfatici) • comunicano tra di loro, con la cavità midollare e con la superficie libera dell'osso tramite canali disposti trasversalmente e obliquamente, detti canali di Volkmann. Organizzazione strutturale Organizzazione strutturale Sistemi di Havers Marotti et Al. Organizzazione strutturale Sistemi di Havers Marotti et Al. Organizzazione strutturale Trabecolare (30\90% organico) • parte più interna delle ossa • al microscopio si presenta come una spugna e al suo interno si notano molti spazi tra le trabecole • Le trabecole, variamente orientate e intersecate tra loro, delimitano cavità, dette cavità midollari, che contengono midollo rosso (ematopoietico) e giallo (grasso) Organizzazione strutturale Organizzazione strutturale Organizzazione strutturale Per guarire l’osso ha bisogno di stabilità Guarigione spontanea Maschio 18 anni, 1 anno dopo l’incidente Guarigione indiretta (seconda intenzione) con callo osseo Fasi di guarigione Ematoma di frattura Callo fibroso Callo osseo Osso rigenerato Aumento della solidità Infiammazione • Rottura dei vasi sanguigni • Ematoma di frattura • Necrosi delle estremità ossee • Vasodilatazione ed iperemia • Proliferazione cellulare • Neoformazione di vasi Infiammazione Polimorfonucleati Fibroblasti Macrofagi Rete di fibrina Fibrille di collagene Tessuto di granulazione settimane 1 2 3 Vascolarizzazione del focolaio di frattura Callo fibroso settimane Aumento della cellularità Aumento dei capillari 4 Il tessuto fibroso rimpiazza l’ematoma Formazione di callo periostale (lontano 5 dalla frattura) 6 Callo fibroso Marotti et Al. Callo fibroso settimane Frammenti solo parzialmente 4 mobili Accorciamento non più possibile 5 Angolazione ancora possibile 6 settimane Callo fibroso NON radiologicamente visibile 4 5 6 Formazione di nuovo osso Callo osseo settimane Progressiva deposizione di sali di calcio 8 Ossificazione del tessuto fibroso 10 dalla periferia verso la corticale ossea Formazione di ponte osseo 12 Callo osseo Il callo osseo si sviluppa anche in caso di spostamento, a condizione che sia di modesta entità Callo osseo Callo osseo Callo osseo Osteotomia di tibia di pecora, 9 sett. dopo l’intervento Callo osseo Movimento interframmentario M o v i m e n t o % Settimane Rapporto stabilitàguarigione Guarigione dell’osso Infiammazione Callo fibroso Callo osseo Rimodellamento CONSOLIDAZIONE DELL’OSSO Rimodellamento Progressiva trasformazione dell’osso reticolare in osso lamellare Lentamente l’osso riprende la sua morfologia originale Non ripristina la lunghezza e le deviazioni assiali (eccetto che nei bambini) mesi 4 8 12 Maschio 26a, 1 anno dopo rimozione fissatore ALTERNATIVA…… Guarigione diretta (per primam) senza callo osseo Guarigione diretta • Riduzione anatomica • Stabilità assoluta fornita dall’impianto • Costante compressione interframmentaria • Sufficiente irrorazione dei monconi • Perfetta asepsi Guarigione diretta – “Cutting Cone” – Penetrazione degli osteoni – Nuovi canali di Havers – Osso lamellare Osteone Osteoclasti Osteoblasti Osso lamellare Osso reticolare (amorfo) Guarigione diretta Perren et Al. Guarigione diretta Guarigione diretta • • • • Fattori che ritardano il consolidamento osseo: L'età La localizzazione nella diafisi L’esposizione cutanea L’evacuazione dell’ematoma intorno alla frattura • L'immobilizzazione insufficiente del focolaio di frattura • L'interposizione muscolare • L'infezione Trattamento delle fratture Trattamento delle fratture • Analgesia • Immobilizzazione provvisoria • Esame Radiografico (Rx,TAC) • Diagnosi Trattamento delle fratture RIDUZIONE? Trattamento delle fratture • Immobilizzazione gessata • Riduzione chirurgica e osteosintesi Fratture diafisarie VS Fratture articolari Fratture diafisarie: Principi Fratture diafisarie: Principi • La riduzione anatomica della diafisi non è necessaria per la normale funzionalità dell’arto • Eccezione: radio e ulna richiedono riduzione anatomica per normale funzionalità dell’arto Fratture diafisarie: Principi • Le articolazioni devono essere riportate al loro rapporto assiale originario • Ricreare lunghezza, rotazione e asse originari Tipo di trattamento 1. Trattamento incruento 2. Chiodo endomidollare 3. Placche 4. Fissatore esterno Nella scelta del tipo di trattamento influiscono: • Lesioni dei tessuti molli • Qualità dell’osso • Età del paziente • Lesioni v/n associate Condizione di emergenza: • Lesione arteriosa • Sindrome compartimentale Fratture articolari: Principi Fratture articolari: Principi • Riduzione anatomica • Fissazione rigida • Movimento precoce Riduzione anatomica Uno scorretta riduzione altera la distribuzione dei carichi con una degenerazione dell’articolazione più rapida Fissazione rigida 1. Placche 2. Viti 3. Fissatore esterno di Ilizarov o ibridi Può essere necessario associare degli innesti ossei in caso di comminuzione con affondamento • Conoscere il meccanismo della lesione è utile per prevedere entità del danno dei tessuti molli • Le fratture-lussazioni articolari posso presentare lesioni neurovascolari associate Complicanze Complicanze precoci • Esposizione cutanea • Lesioni muscolari • Lesioni vascolari • Lesioni nervose • Sindrome compartimentale Esposizione cutanea – dall’interno all’esterno – dall’esterno all’interno – 3 stadi Classificazione di Gustilo per le fratture esposte TIPO 1 2 DESCRIZIONE FERITA DI LUNGHEZZA INFERIORE AD 1 Cm CON SCARSO DANNO DEI TESSUT MOLLI. LA MORFOLOGIA DI FRATTURA E' SEMPLICE CON SCARSA COMMINUZIONE FERITA DI LUNGHEZZA MAGGIORE AD 1 Cm CON AMPIO DANNO DEI TESSUT MOLLI, LEMBI O AVULSIONI. LA CONTAMINAZIONE E LA COMMINUZIONE DELLA FRATTURA SONO MODERATE 3 AMPIA LESIONE, CONTAMINAZIONE E COMMINUZIONE DELLA FRATTURA A SUFFICIENTE COPERTURA DA PARTE DEI TESSUTI MOLLI. SONO INCLUSE LE FRATTURE COMMINUTE E SEGMENTARIE DA TRAUMA AD ALTA ENERGIA, INDIPENDENTEMENTE DALLE DIMENSIONI DELLA FERITA B AMPIO DANNO DEI TESSUTI MOLLI CON CONTAMINAZIONE MASSIVA E GRAVE COMMINUZIONE DELLA FRATTURA CON NECESSITA' DI COPERTURA MEDIANTE LEMBO LIBERO O LOCALE C LESIONE ARTERIOSA CON NECESSITA' DI RIPARAZIONE Fratture esposte L’incidenza di infezione dopo fratture esposte è direttamente proporzionale all’entità del danno dei tessuti molli. Incidenza di infezione ed esposizione Gustilo I: 0-2% Gustilo II: 2-7% Gustilo III: IIIA: IIIB: IIIC: 10 - 25 % 7% 10 - 50 % 25 - 50 % Patzakis et al., 1983; Gustilo et al, 1990 Procedure di trattamento 1. 2. 3. 4. 5. Trattamento antibiotico precoce Ripulitura chirurgica della ferita. Abbondante lavaggio. Stabilizzazione della frattura. Copertura della ferita. Lesioni muscolari • Interposizione tra i frammenti ossei • Schiacciamenti muscolari Schiacciamento dell ’arto Rischio di « crush injury » Crush Sindrome Shock ipovolemico e insufficienza renale acuta con mioglobinuria conseguente a una lesione da schiacciamento a carico di un muscolo scheletrico Complicanze vascolari Palpazione dei polsi Doppler o arteriografia: Sezione, compressione, dissezione dell ’intima Lesioni nervose Neuroaprassia: fibre nervose non interrotte Neurotmesi: interruzione delle fibre nervose Sindrome compartimentale • URGENZA • Aumento pressione intra-tissutale in una loggia osteomembranosa • Danno ischemico, nervoso e muscolare • Dolore, iper- e poi ipo-estesia cutanea, tensione dolorosa della loggia • APONEVRECTOMIA Complicanze secondarie • Infezione • Necrosi cutanea • Flebiti Infezione • Dolore • Infiammazione (rubor, calor) • Raccolte purulente • Aumento indici di flogosi (VES, PCR, leucocitosi) Infezione da germi anaerobi Gangrena gassosa crepitazione alla pressione delle parti molli Necrosi cutanea • Pelle contusa vs scollamento (bordi cutanei necrotizzano) • Mancata copertura del focolaio di frattura • Escissione area di necrosi con eventuale innesto o lembo Necrosi cutanea Esposizione dei frammenti di frattura dopo necrosi cutanea Flebiti • Scarico, non contrazione muscolare • Prevenzione con antiaggregante • Ecodoppler Complicanze tardive • • • • • • • • • • • Scomposizioni secondarie tardive Ritardo di consolidazione Non unioni Pseudoartrosi Consolidamento vizioso Eterometrie Algodistrofia post-traumatica Osteonecrosi Osteomieliti Rigidità articolari Artrosi Ritardo di consolidamento • La frattura non si consolida nei tempi abituali • Mobilità dolorosa e edema • Non sviluppo del callo osseo all’Rx Pseudoartrosi • Assenza di consolidamento dopo i tempi abituali • Aspetto radiologico particolare (consolidamento impossibile) • Pseudoartrosi ipertrofiche e atrofiche Pseudoartrosi Pseudoartrosi ipertrofica • Dopo frattura esposta • Estremità ossee sclerotiche e condensate (zampa di elefante) • Focolaio mobile Pseudoartrosi atrofica • Nessuna attività cellulare a livello delle estremità ossee • Pseudoartrosi infettate atrofiche Consolidamento vizioso Consolidamento vizioso Callo vizioso in varo del terzo distale della tibia Consolidamento vizioso Callo vizioso in rotazione Consolidamento vizioso articolare Porta inevitabilmente ad artrosi precoce Algodistofia posttraumatica Osteoporosi segmentaria Rigidità articolari • Immobilizzazioni troppo prolungate o fratture articolari • FKT Fratture in età pediatrica Epidemiologia Incidenza: 1,5-2% dei bambini Prevalenza: entro i 16 anni 42% dei maschi e 27% delle femmine almeno una frattura (Landin Acta Orthop Scand Suppl 1983) Epidemiologia • L’incidenza delle frattura aumenta con l’età • 16% di tutte le lesioni nella classe di età 6-7 anni • 24% di tutte le lesione nella classe di età tra i 14-15 anni Epidemiologia • Frattura dell’arto superiore sono 3 volte più frequenti di quelle dell’arto inferiore • Il 18-30% delle fratture ha interessamento della cartilagine di accrescimento Eziologia Cause più comuni in ordine di frequenza: 1. Caduta su superficie piana o dall’alto 2. Incidenti della strada 3. Attività sportiva Cenni di anatomia e fisiologia Osso • Più poroso, meno denso rispetto a quello degli adulti • Modulo di elasticità più basso • Particolari fratture tipiche del bambino Rispetto all’osso dell’adulto, si noti il grado sensibilmente maggiore di deformazione possibile, elastica e poi plastica, nell’osso del lattante prima del cedimento Curve stress/distrazione comparative per l’osso dell’adulto e del lattante Ossificazione • Nel lattante le epifisi sono in massima parte cartilaginee • Gradualmente compaiono vari centri di ossificazione • In ultimo le epifisi diventano osso Osteogenesi Ossificazione encondrale Ossificazione encondrale Ossificazione Utile conoscere le età in cui compaiono i vari nuclei di ossificazione e quella in cui le fisi si chiudono Periostio • Presenza di periostio spesso molto attivo biologicamente • Importante produzione di nuovo osso mediante ossificazione membranosa • Ostacolo/aiuto nell’ottenere riduzione Periostio Può contribuire allo sviluppo di deformità: • Nel periostio esiste una certa tensione che ha leggero effetto ritardante su accrescimento longitudinale dell’osso • Lesione del periostio riduce tensione • Accrescimento asimmetrico della fisi più vicina a lesione Periostio Una lacerazione completa del periostio può contribuire al fenomeno di iperaccrescimento (e.g.: fratture di femore in bambini) Guarigione La velocità di guarigione delle fratture è: • inversamente proporzionale al crescere dell’età • correlata al livello di attività ostogenica nel periostio e nell’endostio Rimodellamento Fattori che influenzano il grado di rimodellamento: 1. Età del pz 2. Vicinanza della frattura alla fisi (deformità medio-diafisarie non si rimodellano bene) 3. Grado di deformità 4. Piano deformità (migliore se complanare articolazione; deformità rotazionali minime o inesistenti) Rimodellamento riassorbimento apposizione Rimodellamento Non è d’aiuto in fratture intrarticolari scomposte o che incrociano la fisi Utile in fratture del radio distale, omero prossimale porzione distale della clavicola (difficoltà di riduzione) Iperaccrescimento Dopo fratture significative di un osso lungo si verifica un maggiore accrescimento longitudinale. • Lesione periostio • Aumentata vascolarizzazione arto in fase di guarigione con conseguente stimolo all’accrescimento Iperaccrescimento • Massimo dopo circa 3 mesi, alla norma dopo 40 mesi nella tibia e 50-60 mesi nel femore • Clinicamente significativo solo nelle fratture di femore • Media: 0,7-0,8 mm femore, 0,3-0,4 mm tibia Classificazione 6 tipi di fratture pediatriche: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Deformazione plastica A fibbia o da compressione A ‘legno verde’ Fratture complete Fratture epifisarie, metaepifisarie Fratture osteocartilaginee Fratture da avulsione Deformazione plastica - Viene superato il limite elastico - L’osso subisce una deformazione, se il carico continua l’osso arriva a cedimento completo - L’avambraccio è sito più comune di deformazione plastica Deformazione plastica Fratture a fibbia o da compressione • È un cedimento in compressione • Solitamente avviene alla giunzione tra osso metafisario (corticale sottile) e osso diafisario (corticale spessa) • Frattura relativamente stabile, immobilizzazione per ridurre il fastidio Fratture a fibbia o da compressione Frattura a ‘legno verde’ • Il carico causa una frattura completa sul lato in tensione dell’osso • Il lato in compressione subisce una deformazione plastica Frattura a ‘legno verde’ Frattura a ‘legno verde’ Fratture complete • Trasversa • Obliqua • Spiroide • Comminuta Fratture metaepifisarie • Metafisarie • Fisarie (coinvolgimento della fisi) • Epifisarie • Miste Fratture metaepifisarie ed epifisarie • Determinano stimolazione delle cellule cartilaginee • Aumento della vitalità e capacità proliferativa • Accelerato accrescimento in lunghezza dell’osso da 2 mesi a 2 anni (anche 2-3 cm) Fratture fisarie • Denominate anche distacchi epifisari • Separazione traumatica del nucleo epifisario dalla sua sede metafisaria di impianto • Carilagine di coniugazione locus minoris resistentiae Fratture fisarie • Effeti simili alle precedenti • Oppure danno irreversibile cartilagine di coniugazione • Pregiudicata in tutto o in parte capacità proliferativa e produttiva in rapporto a: • Età • Entità e direzione del trauma DEFORMITA’ Fratture metaepifisarie Principali localizzazioni e frequenze • Spalla 4% • Gomito 30% • Polso 26,5% • Ginocchio 9% • Caviglia 22,5% Classificazione di Salter-Harris Tipo 1: distacco epifisario puro sezione decorre solitamente lungo strato cellule cartilaginee ipertrofiche, strato cellule di proliferazione integro • Riduzione precoce buona prognosi • Guarigione in 3-4 settimane • Se coivolgimento epifisi prossimale di femore altissima incidenza di osteonecrosi Classificazione di Salter-Harris Tipo 2: distacco epifisario con frammento metafisario • Lesione più comune • Difficilmente danno allo strato proliferativo • Solitamente prognosi buona Classificazione di Salter-Harris Tipo 3: distacco epifisario incompleto • Più frequente in cartilagini parzialmente chiuse • Frattura di Tillaux tibia distale sito comune • Richiede riduzione e sintesi precoce Frattura di Tillaux Frattura della porzione anteriore e laterale dell’epifisi distale della tibia Classificazione di Salter-Harris Tipo 4: distacco epifisario incompleto con frammento metafisario (frattura intrarticolare) • Interessa cellule della cartilaginee in accrescimento • Sito comune è malleolo mediale • Se strato cartilagineo dei due monconi non è perfettamente allineato si formerà una banda di osso che attraversa lo strato cartilagineo con conseguente epifisiodesi • Prognosi non buona Classificazione di Salter-Harris Tipo 5: schiacciamento di tutta o parte dell’epifisi • Difficile diagnosi, rx poco o nulla evidente • Di solito diagnosticata a distanza in base ad arresto di crescita Classificazione di Salter-Harris Tipo 6 (aggiunto successivamente): lesione che interessa perifericamente la cartilagine di coniugazione Formazione di ponti ossei attorno alla cartilagine stessa con danni per l’accrescimento Prognosi • Tipo 1-2-3: buona se riduzione precoce • Tipo 4-5-6: prognosi cattiva per possibile epifisiodesi Prognosi • Se la lesione interessa tutta cartilagine di coniugazione possibile previsione approssimativa deficit di crescita (in base a tabelle di crescita) • Deviazione angolare difficile da prevedere Fratture osteocondrali • Non comuni nei bambini • Di solito interessati rotula o condilo femorale laterale nelle lussazioni traumatiche di rotula • Lesione porzione posteriore del labbro dell’acetabolo in seguito a lussazione posteriore dell’anca Fratture da avulsione • Interessano un’apofisi (prominenza ossea su ci si inseriscono i tendini o legamenti) • Presenza di fisi tra apofisi e osso • Siti più comuni sono epicondilo mediale del gomito e apofisi tibiale anteriore Fratture da avulsione Distacco spina intercondiloidea Complicanze delle fratture in età pediatrica • Deformità post-traumatica • Epifisiodesi con conseguente – deficit di lunghezza – deformità angolari