FRATTURE OSSEE
L’osso, ben lungi dall’essere " un’impalcatura" passiva è
un "organo", al pari del fegato/rene/etc,
metabolicamente attivo, complesso, strettamente
connesso allo stato di salute dell’organismo e
dall’attività fisica svolta.
L’osso, per fratturarsi, deve assorbire energia derivante da un trauma
e l’energia necessaria per produrre la frattura varia in funzione del
meccanismo del trauma, flessione/torsione/assiale e dall’entità del
carico.
Qualunque sia la modalità di produzione della frattura l’effetto sarà
un’interruzione dell’architettura ossea, lacerazione della membrana,
riccamente vascolarizzata ed innervata, che riveste esternamente la
superficie ossea (periostio) e rottura del letto vascolare all’interno
dell’osso (circolo endostale).
Dall’inevitabile ematoma che immediatamente si forma prende avvio il
processo riparativo che porterà a guarigione l’osso attraverso diverse
fasi.
Dopo la frattura, a livello dei frammenti, si forma un ematoma, alimentato dalla
rottura dei vasi periostali ed endostali, che è il primo momento del processo di
guarigione; i margini della frattura vanno incontro a morte cellulare ed il
coagulo seguito all’ematoma viene infiltrato da cellule quali macrofagi,
globuli bianchi, fibroblasti e mastoblasti. L’osso necrotico viene rimosso .
callo fibroso
Il coagulo viene attraversato ed abitato da vasi (arteriole) che apportano ossigeno
e da elementi cellulari quali osteoblasti e condroblasti. In questa fase si forma il
callo fibroso.
callo osseo
Il callo fibroso, tra la terza e la quarta settimana dalla frattura, inizia a trasformarsi
in callo osseo ovvero inizia la calcificazione del tessuto che porterà alla
trasformazione del callo in osso strutturato.
periostio
La fase di rimodellamento inizia sei settimane dopo la frattura e può durare
settimane o mesi; in questo tempo l’osso viene a rimodellarsi nella propria
struttura fino a riacquisire la primitiva resistenza meccanica. La fase di
rimodellamento si considera esaurita quando cessa ogni processo rigenerativo a
livello della frattura.
Vi sono però condizioni che rallentano od impediscono la
guarigione di una frattura, dette rispettivamente ritardo di
consolidazione e pseudoartrosi , dovute a precise patologie,
localizzazioni della frattura o dalla posizione della frattura.
Tra le prime occorre ricordare il diabete, le insufficienze renali,
l’osteoporosi e la malattia di Paget, infezioni ossee, tumori e gli
esiti di radiazioni ecc …
Nella malattia di Paget, l’alterazione è a carico degli osteoclasti,
che assorbono l’osso in maniera disordinata ed esagerata
Tra le seconde bisogna ricordare le fratture articolari, l’eccessiva
distanza tra i capi ossei fratturati detta diastasi, l’eccessiva mobilità di un
capo osseo rispetto all’altro, l’interposizione tra un capo fratturato e
l’altro di tessuto molle (p.e.: periostio, fasce muscolari e muscoli), un
deficit di vascolarizzazione del distretto fratturato.
Frattura scomposta della tibia
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