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POLITICHE SOCIALI
La guerra
grande crimine contro l’umanità
A
ntonio Molinari, appena tornato in Italia dopo una permanenza di due mesi
in Afghanistan, si è intrattenuto volentieri con noi per raccontare la sua vita in quel
luogo lontano e, per molti versi, misterioso.
Questo viaggio l’ha visto impegnato tra la capitale Kabul e Lashkargah, nella parte sud-est
del paese, quasi a ridosso del Pakistan, che,
con l’Iran ad ovest, con la Cina ad est, e con i
tre stati del Turkmenistan, del Tagikistan e dell’Uzbekistan a nord, ne
segna il confine. In verità, i lettori del nostro
giornale già conoscono Antonio per essersi
intrattenuto, circa due
anni fa, su queste colonne, a parlare delle
sue prime importanti
e intense sensazioni
appena messo piede in Algeria, dove era atteso
presso il Centro Ortopedico allestito da Emergency per la realizzazione di protesi articolari
esterne per le vittime del terrorismo.
La conversazione con Antonio, ingegnere biomedico, prende avvio dalla domanda sulla circostanza che l’ha portato a conoscere Emergensy.
“ Nei primi mesi del 2001” ricorda Antonio,
“avevo letto, su suggerimento di un amico,
il libro di Gino Strada, Pappagalli Verdi, ed.
Feltrinelli. Incuriosito, sono andato nella sede
di Emergency a Milano: da quel momento ho
cominciato a partecipare come volontario alle
iniziative di Emergency nella raccolta fondi e
nella diffusione della cultura di Pace contro la
cultura della guerra, di qualsiasi guerra, che
è il più grave crimine contro l’umanità. Negli
incontri organizzati nelle scuole, nelle fabbriche e ovunque possibile, facciamo toccare,
con dati alla mano, la cruda e tragica realtà
a tanti sconosciuta: dalla seconda
guerra mondiale
in poi, il numero
di vittime civili è
passato dal 7% al
93%, il 34% dei
quali bambini.
Antonio distribuisce cibo nella
La quasi totalità
prigione di Pol - i - Charki
delle vittime sono
uomini, donne, bambini. Nessuno di loro ha
scelto la guerra. A questi vanno aggiunti milioni di invalidi e mutilati, la maggior parte
dei quali vittime di ordigni devastanti come
le mine antiuomo. Stati Uniti e Russia i principali produttori e, fino al 1997, anche l’Italia”.
D. Perché hai scelto proprio Emergency,
che, con altre associazioni, laiche e religiose, condivide le stesse finalità?
R. Emergency è un’organizzazione molto
concreta, indipendente, seria e veloce. Tra la
decisione e la realizzazione di un progetto i
tempi sono rapidi ed ogni intervento è caratterizzato da trasparenza assoluta, in termini
di motivazioni operative e di spese di realizzazione. Il principio che sta alla base di ogni
azione è il riconoscimento dell’eguaglianza,
della dignità e dei diritti di ciascun essere
umano, come recita la Dichiarazione universale dei diritti umani, a partire dal diritto alla
salute. Questo si traduce nella realizzazione
di centri chirurgici permanenti che hanno,
come obiettivo primario, oltre la cura delle vittime civili della guerra, la formazione di staff
locale di medici, infermieri, amministratori,
tecnici, in grado di condurre l’attività in perfetta autonomia.
D. Dove ti ha portato l’esperienza con
Emergency?
R. Ultimamente, in Afghanistan. Qui esistono
tre centri chirurgici per le vittime civili delle
guerre e un centro di maternità e pediatria:
Kabul, valle del Panchir, nel nord, e Lashkargah, nel sud. Tre zone molto “delicate” e molto diverse tra loro. Il Panchir è la patria dei
Kabul: quel che resta del palazzo reale
tagiki e dell’Alleanza del Nord, il movimento
che, guidato dal comandante Massoud, ha
liberato Kabul dai talebani. Lashkargah è
la principale città dell’Helmand Province, al
confine col Pakistan. Terra di pashtun, controllata ancora oggi dai talebani, è la regione dove si coltiva il 70% dell’oppio mondiale.
Non ci sono strutture sanitarie gratuite e il
controllo dello Stato o delle forze internazionali di occupazione è molto limitato. In alcune aree del tutto assente. In queste regioni
abbiamo costruito e gestiamo strutture altamente specializzate, caratterizzate da uno
standard operativo assolutamente occidentale: sale operatorie, terapia intensiva, pronto
soccorso, radiologia, fisioterapia, oltre alle degenze, in media di 100 posti letto. Dallo scorso
mese di agosto a Kabul è operativa una CT
scan, l’unica gratuita in tutto il paese. Inoltre, su tutto il territorio, sono disponibili 24
posti di primo soccorso e piccole cliniche, per
le attività ambulatoriali. In caso di urgenze, i
pazienti sono portati ai nostri centri chirurgici. A Kabul, infine, operiamo anche nelle tre
grandi carceri della città: Poli-i- Charki, Investigation and Government Jail. A Lashkargah
abbiamo appena ultimato la realizzazione di
un fap nel carcere locale.
D. Ci puoi descrivere di cosa ti occupi
esattamente?
R. A Milano, con altri due colleghi, seguo la
nascita dei progetti, collaborando con architetti, ingegneri e geometri per la realizzazione delle strutture e con medici per la scelta
di macchinari e materiale sanitario. In Af-
ghanistan mi occupo della organizzazione
dello staff tecnico nazionale e delle relazioni
con fornitori e ministeri per tutto ciò che può
interessare la nostra attività da un punto di
vista logistico. Lavorare con il personale locale
è estremamente interessante e soddisfacente.
L’Afghanistan è una terra devastata da oltre 30
anni di conflitti ed occupazione. I
Russi prima,
i talebani e
gli americani poi hanno
raso al suolo
interi villaggi,
hanno
decimato la
Antonio con il responsabile della
popolazione sicurezza per Emergency in Afghanistan
e azzerato un
processo di crescita sociale che avrebbe portato l’Afghanistan ad essere, oggi, una delle
nazioni più sviluppate dell’Asia Centrale. La
voglia di crescita della popolazione si scontra
quotidianamente con politiche folli di occupazione da parte di forze militari straniere
che, con la sola ragione delle armi, pretendono di guidare un processo di sviluppo che, con
buona probabilità, avrà come epilogo l’intensificarsi di malumori e, quindi, di tensioni.
D. Cosa ti porti dentro dopo queste esperienze?
R. Senza dubbio le vittime. La guerra è ufficialmente finita da oltre quattro anni, ma
nel nostro ospedale continuano ad arrivare
feriti da mine
antiuomo. Vedere un bambino di cinque
anni, dilaniato
da un’esplosione, mutilato e
senza alcuna
prospettiva
di
vita futura è
Kabul: pazienti ospedale Emergency un’esperienza
disarmante.
E’
rabbia, delusione e, spesso, scoraggiamento
verso un destino che non ha nulla di casuale,
ma che, al contrario, nasconde una fredda
premeditazione. Perché la guerra è una scelta, mai inevitabile e sempre devastante e disumana. E, poi, perché…
Un trillo di telefono interrompe queste terribili quanto veritiere considerazioni. Dall’altra
parte del filo c’è chi gli ricorda che è atteso
alla riunione alla quale non può mancare. Siamo ad Emergency, dove mai ci si può sottrarre
ai propri impegni. Con una calorosa stretta di
mano la reciproca promessa di rivederci presto per riprendere il nostro dialogo. Nell’allontanarmi, non posso non dar sfogo al profondo
ed intenso sentimento di augurare ad Antonio
di vedere realizzati, con Emergency, tutti i suoi
progetti di PACE!
intervista di Carmine Silvestre
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PANTIGLIATE E DINTORNI
Dialogo nel buio
non occorre guardare per vedere lontano
L
a vista è uno dei sensi di cui l’uomo si serve
maggiormente nel suo quotidiano, anche a
causa della forte stimolazione visiva di cui
la società occidentale è fautrice e, al tempo stesso, bersaglio. La vista ci permette di riconoscere
rapidamente luoghi ed oggetti anche distanti, in
particolar modo all’interno delle giungle di cemento che sono le nostre città. Tale modo di
percepire la realtà ci consente infatti di muoverci
con disinvoltura nei diversi ambienti, trascurando
spesso l’uso degli altri sensi.
E i non vedenti? Come fanno a spostarsi nello
spazio, ad agire, a riconoscere persone, luoghi e
tutto ciò che costituisce la realtà circostante? Come
deve essere vivere costantemente al buio?
Un’iniziativa in particolare ha riscosso grande successo, facendo il giro del mondo registrando il tutto esaurito:”Dialogo nel buio: impara a vedere”.
L’idea di creare una situazione che potesse favorire l’incontro e la comunicazione tra vedenti e non
vedenti, tra realtà sociali abitualmente distanti tra
loro, stimolando la riflessione sulle radici dei pregiudizi sociali e sulla possibilità di trasformarli in
una forza sociale positiva.
Andreas Heinecke, giornalista ideatore del progetto, lavorava per un’emittente radiofonica dove
si trovò a stretto contatto con un cieco, affiancatogli per un periodo di formazione professionale. L’esperienza lo condusse a rivedere il proprio
concetto di cecità. La vita del suo collega non era
triste e priva d’interessi come si sarebbe aspettato; era certamente diversa, ma ricca di sensazioni
e di curiosità per il mondo circostante.
“Dialogo nel buio”, un percorso nel buio con la
guida di un cieco era il risultato di lunghe ricerche, che intendevano ridurre le paure e i preconcetti dei vedenti nei confronti della cecità.
Le persone coinvolte in una comune e nuova
esperienza sensoriale erano più disponibili ad
avviare un dialogo sulle proprie interpretazioni
della condizione dei non vedenti.
Dal 1988 ad oggi (in quell’anno fu realizzato per
la prima volta questo progetto) teatri, musei, fiere, cinema, edifici storici, capannoni e altri spazi
hanno ospitato le oltre 100 edizioni di “Dialogo
nel buio” in Europa, Canada, Messico, Israele,
Brasile e Giappone, raccogliendo ovunque grandi consensi.
La Proposta ha il sapore di una sfida.
Si tratta di una passeggiata al buio completo alla
ricerca di un diverso approccio percettivo ai vari
contesti della vita quotidiana: con gli occhi di un
non vedente. Un occhio che tasta, che sente, che
odora e, in fine, che gusta. Uno spazio in cui, per
un’ora, i ruoli si invertono.
Per una volta non siamo noi a guidare un cieco,
ma è lui che ci fa strada, che ci conduce, che ci
dice come agire.
In quest’ora anche le semplici azioni che appartengono al vissuto quotidiano di ciascuno di noi,
come passeggiare in un giardino o bere un caffè,
diventano un’autentica avventura. L’impressione
suscitata da un buio così profondo, sconosciu-
to ai vedenti, sconcerta in un primo momento
i visitatori: le tenebre possono suscitare paura e
angoscia poiché nell’inconscio collettivo evocano
spettri. Man mano che il percorso si dipana, il
visitatore, con l’aiuto della guida, impara a muoversi in questo nuovo mondo e il suo orizzonte
si popola di sensazioni: non si tratta di scoprire
un mondo differente, è piuttosto una riscoperta,
con modalità diverse, dello stesso mondo che già
conosciamo. Nel buio anche il caffè ha un altro
sapore. Nel buio inoltre, è essenziale comunicare:
il visitatore che non parla, non accetta di entrare
in contatto anche fisico con quanto lo circonda,
con la guida e con gli altri membri del gruppo,
“scompare”.
“Dialogo nel buio” è un invito a scoprire una
realtà multisensoriale che favorisce il dialogo tra
due realtà: quella dei vedenti e dei non vedenti,
rafforzando rispetto e tolleranza.
Il ruolo della guida è fondamentale: egli è in grado di insegnare a decodificare i diversi linguaggi
dell’ambiente circostante e a utilizzarne le informazioni per muoversi là dove inizialmente pare
impossibile. Incoraggia il visitatore e lo accompagna alla scoperta di un mondo che svela presto
il suo fascino, diventando la chiave di volta di
questo viaggio straordinario alla scoperta dell’invisibile. Si scopre che la vita senza luce non è
vuota e triste: è semplicemente diversa.
Il pubblico cui “Dialogo nel buio” si rivolge è
estremamente diversificato: scuole, famiglie, operatori sociali e culturali e più in generale chiunque sia interessato ad esplorare nuove modalità
nell’uso dei sensi.
In particolare per le scuole è prevista la realizzazione di laboratori didattici per approfondire
temi inerenti la disabilità visiva, ottimizzando così
un’occasione per sensibilizzare il mondo della
scuola.
Cari lettori pensavate che l’Associazione Amici
dell’Airone avrebbe potuto farvi perdere un evento così unico?
L’Istituto dei Ciechi di Milano propone presso la
propria sede di via Vivaio n. 7 la mostra “Dialogo
nel buio”.
Il pubblico è invitato, in piccoli gruppo di 8 persone, a compiere un percorso della durata di 1
ora e 15 minuti, passando per alcune stanze che
riproducono ambienti diversi, tutti da scoprire.
Sono in programma serate nel buio, dedicate alla
musica, all’arte, alla poesia e alla vita.
I ruoli si invertono e le barriere si abbattono.
Emozioni da non perdere!
Se volete saperne di più potete ritirare un
opuscolo informativo presso la nostra sede.
Oppure per Informazioni e Prenotazioni: Tel
02-76394478 (Istituto Ciechi di Milano)
La posta dell’Airone
Caro direttore,
sono un’anziana
signora ormai rimasta sola. Malg r a d o gli acciacchi trovo
un’occasione per uscire di casa andando a piedi fino al cimitero per trovare i miei cari che non ci sono più.
Purtroppo nella stagione fredda, il
pavimento in marmo liscio e lucido, certamente bellissimo, che è
stato posato nella parte nuova del
cimitero, rimane bagnato, in quanto esposto alle
intemperie. Si crea un vero e proprio specchio di
ghiaccio, molto pericoloso, soprattutto per gli anziani. L’ascensore per recarsi al primo piano dove
sono i miei cari, non è utilizzabile, non funziona, e facendo le scale si corre il rischio di scivolare
malgrado le strisce adesive, ormai un po’ logore,
posizionate sui gradini.
Arrivata al piano mi nuovo tenendomi al parapetto, con il terrore di scivolare e cadere con terribili
conseguenze. Ma chi ha fatto un pavimento del genere come ha potuto non pensare a tali conseguenze? Il comune non potrebbe fare qualcosa per porre
rimedio a questa pericolosissima situazione?
Sperando che questa mia richiesta sia giunta anche a coloro che qualcosa possono fare, la ringrazio per l’attenzione e la saluto.
Lettera firmata
Caro direttore,
ti scrivo per sapere che cosa sta succedendo al
progetto che prevede il quadruplicamento della
Paullese, che era già stato finanziato dallo Stato.
Ho infatti saputo da un amministratore di Pantigliate che i tempi si sono allungati e non si sa fino
a quando occorre aspettare per l’inizio dei lavori,
perché il progetto è stato modificato senza che nessuno sapesse nulla. Neppure il nostro Sindaco?
Lettera firmata
Cara F., il tuo interrogativo lo gireremo senz’altro
al nostro primo cittadino, visto che è stato chiamato in causa. Sulle vicende che si sono susseguite per migliorare la viabilità della Paullese non ci
vogliamo intrattenere a lungo, essendo stati spesi fiumi di parole e di chiacchiere. Il nostro desiderio, come puoi ben leggere nell’editoriale di
questo numero, è che tutti i finanziamenti previsti
per l’allargamento della strada siano dirottati per la
costruzione di una linea metropolitana.
Sopporteremmo molto più volentieri i tantissimi
disagi che comportano interventi strutturali di tale
natura, che inevitabilmente ci saranno, se la scelta
fosse indirizzata nella realizzazione di un’opera,
come la metropolitana. La sola, oggi, che possa
rispondere appieno alle effettive esigenze di noi
tutti.
Con cordialità
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ATTIVITÀ E INIZIATIVE
Dal Caravaggio tante emozioni
vita tormentosa che si proietta sino ai giorni nostri in Pasolini
P
rima della visita alla mostra sul “Caravaggio
e l’Europa: il movimento caravaggesco
internazionale”, allestita al Palazzo Reale
di Milano, mi sono cimentato in una breve ricerca
per documentarmi sulle caratteristiche dell’artista.
Oramai, le nozioni sul Caravaggio apprese al liceo
erano alquanto sbiadite. Devo dire che l’esito
si è rivelato utile perché quei pochi flash ancora
presenti nella memoria hanno assunto dei contorni
molto meglio delineati. Mi ha, inoltre, consentito
Decollazione di San Giovanni Battista
di poter seguire agilmente, lungo tutto il percorso,
l’illustrazione sulle peculiarità dell’arte pittorica
del Caravaggio e le annotazioni sulla sua vita,
avventurosa e scapestrata, che un’esperta guida
ha fornito agli “Amici dell’Airone”, presenti in
quel pomeriggio di domenica 22 gennaio a questa
eccezionale rassegna pittorica.
Apprendiamo che diversa fu la concezione del
Caravaggio di fare pittura, che trae ispirazione dal
vissuto quotidiano dell’uomo della strada. Ma che le
sue opere non possono essere colte nel loro profondo
significato se non inquadrate nelle sue vicende
Il Volo dell’Airone
Periodico dell’Associazione senza scopo di lucro
“Amici dell’Airone”
Sede: Piazza Comunale, 19 - Pantigliate (Milano)
Sito WEB: www.associazioni.milano.it/amiciairone
E-Mail: [email protected]
Direttore Responsabile: Carmine Silvestre
Direttore Editoriale: Galdino Cassavia
Segretaria di Redazione: Antonella Galimberti
Redattori: Salvatore Cassavia, Santina Coti Zelati,
Roberta Rigolini, Antonino Scafa, Gianna Zeini.
Collaboratori: Domenico Barboni, Renato Bucci, Ennia
Manoni, Dario Paracchini, Andrea Scaravaggi.
Composizione e stampa:
Arti GraficheVaj - Via Marco d’Agrate, 21 - Milano
Autorizzazione Tribunale di Milano n. 203 del
17/3/2000
Le notizie di questo numero sono aggiornate
alla data del 3 febbraio 2006
Questa pubblicazione, a distribuzione gratuita, non
fruisce di contributi pubblici. Manoscritti e fotografie
anche se non pubblicate non vengono restituite. Tutte le
collaborazioni sono rese gratuitamente.
Riservatezza - Legge 196/2003
L’Editore garantisce la tutela dei dati personali. Il
responsabile dei dati è il direttore editoriale Galdino
Cassavia
umane, che fecero della sua vita una tormentata
esistenza, contrassegnata, per di più, dall’omicidio
di un tal Tomassoni da Terni, che si narra fosse
anche suo amico. Costretto, poi, a scappare da
Roma, dove non vi fece più ritorno, riparò nel sud
Italia. Morì solo e disperato su una spiaggia toscana.
Questa è la motivazione del perché non è possibile
separare la carica rivoluzionaria del suo percorso
artistico dalla sua vicenda umana e psicologica,
che incarna il mito moderno dell’artista, dall’animo
profondamente inquieto, segnato dalla
forza drammatica del suo realismo
e dalla impareggiabile capacità di
coniugare realtà e verità attraverso l’uso
particolare della luce. La luce penetra
gli ambienti avvolti da profonde zone
d’ombra. Esalta l’ansia dei movimenti
e rivela i sentimenti dei corpi, immersi
in uno spazio non astratto. Luce che è
reale e divina, che mostra nelle figure
umane e nei volti un’umanità viva e
tragica. Caravaggio appartiene a quegli
artisti che creano solo in presenza di
grosse tensioni e sofferenze spirituali,
per i quali l’arte è figlia dei loro dolori,
di cui costantemente si nutre. Proprio in
virtù di questi connotati artistici, l’opera
del Caravaggio ha inciso profondamente
nella cultura italiana tanto da consentirgli di
mantenere, a quattrocento anni dalla morte, quasi
intatta la sua carica rivoluzionaria e di rinnovare la
sua capacità di stupire.
Di recente, alcuni critici interessati alla pittura
di Pasolini, si sono cimentati nel voler vedere
in questo personaggio lo stesso tormento e la
stessa inquietudine del Caravaggio. Hanno inteso,
perlomeno, intravedere uno strano ed intrigante
nesso tra la morte dell’artista del ‘600 e quella del
letterato e regista del ‘900. Ne hanno intravisto un
tracciato che, superando quella distanza temporale
che diversamente segna e scandisce la presenza di
ciascun uomo sulla terra, li ha inverosimilmente resi
APPUNTAMENTI
QUESTA SERA ANDIAMO A ....
Venerdì 24 febbraio 2006
Teatro Carcano: “Sei personaggi in cerca d’autore” di
Luigi Pirandello
Poltronissima: Euro 23,50
Venerdì 17 marzo 2006
Teatro Manzoni: “Margarita e il gallo” con
Maria Amelia Monti
Palco: Euro 21,50
Mercoledì 29 marzo 2006
Teatro Nuovo: “Romeo e Giulietta”
Poltronissima: Euro 29,50
Mercoledì 10 maggio 2006
Teatro Nuovo: “The Moscow ballet on ice”
corpo di ballo sul ghiaccio di Mosca novità in Italia
Poltronissima: Euro 29,50
Venerdì 19 maggio 2006
Teatro della Luna: “Sweet Charity”
Poltronissima: Euro 37,50
Venerdì 26 maggio 2006
Teatro San Babila: “El fradell de mè fradell, e so
fradell” con Piero Mazzarella
Poltronissima: Euro 22,00
Ricordiamo che la domenica mattina dalle 10.30 alle 12.00 siamo presenti presso la
nostra sede di Pantigliate - Piazza Comunale, 19 - Telefono 02/90600384. Per ulteriori informazioni è possibile telefonare al referente del gruppo teatrale Signora
Gianna Zeini ai numeri 339/8332905 oppure 02/90600830 (sera).
simili nella tragica vicenda della fine della loro vita.
Uniti da quella tragica e misteriosa morte consumata
su due diversi litorali, davanti allo stesso mare, il
Tirreno. Caravaggio muore nel 1610 sulla spiaggia
Davide e Golia
di Port’Ercole, in toscana, perseguitato e inseguito
come un delinquente. Ha 39 anni. Pasolini muore
nel 1975 vicino a Roma, sul lido di Ostia. Ha 53
anni. Entrambi, nella vita, figure smisurate rispetto
al loro tempo. Entrambi artisti dal temperamento
irruento e dissacrante.
Ma al di là di ogni lecito o fantasioso accostamento,
Michelangelo Merisi, vero nome del Caravaggio,
precursore della pittura moderna, ha lasciato
al mondo artistico un effluvio indelebile delle
sue rappresentazioni. Basti solo osservare come
l’artista si rapporti alla morte offrendole il suo volto
decapitato nel dipinto Davide e Golia e nel quadro
La decollazione del Battista.
Qui, sullo sfondo di un cortile secentesco, si
vedono persone che guardano in basso dove c’è il
Battista decollato e il suo aguzzino che tiene ancora
in mano un coltellino simile a quello usato dai
macellai per tagliare l’ultimo lembo di pelle dopo
la decapitazione di qualcuno.
È in quel momento che il Battista, nonostante
abbia le mani legate, riesce a scrivere il suo
nome con il proprio sangue. Ebbene, si tratta
di una scena agghiacciante che eguaglia quasi
quelle rappresentate nei film attuali. Caravaggio,
l’artista maledetto, eppure animo profondamente
religioso, respira intensamente la spiritualità della
controriforma ed è sempre alla ricerca di qualcosa
di nuovo e di diverso sino a volerlo scovare
nell’intimo del suo essere.
Risposte non ne trova, né si possono ritrovare nel
divenire costante della vita. In questa tormentosa
e inappagata ricerca si ritrova la modernità
del Caravaggio: l’uomo che si pone pressanti
interrogativi, diremmo oggi, esistenziali, ma che non
è in grado di cogliere una sola risposta che plachi
i suoi dubbi, le sue ansie, i suoi timori. Neppure
l’arte aiuta il Caravaggio in questa impresa. Né può
essere diversamente, perché l’arte non dà risposte.
Ti costringe, però, a ragionare, a riflettere e ad
emozionarti.
Carmine Silvestre
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PANTIGLIATE E DINTORNI - NOTIZIE AL VOLO
Obiettivo Natale insieme
Con l’incontro di lunedì 30 gennaio 2006 si è
conclusa l’iniziativa “Natale insieme con solidarietà - Edizione 2005/06”.
Le associazioni presenti sul territorio comunale
hanno contribuito a questa raccolta fondi con
diverse iniziative che si sono susseguite dal 10
dicembre 2005 alla fine del mese di gennaio
2006.
La somma complessiva donata dai cittadini, e
quella raccolta presso il Centro commerciale di
Pantigliate è stata di circa 19.500 euro, destinati
ai tre diversi progetti:
- Progetto Lusumpuko: Euro 11.000. Saranno
utilizzati per la seconda fase del progetto che
prevede la costruzione di 3 aule scolastiche e
2 case destinate agli insegnanti. La costruzione
degli edifici prevede l’impiego della manodopera locale divenendo in tal modo una buona
occasione di lavoro per la gente del luogo.
- A.I.A.S. di S. Donato M.se: Euro 5.500 - La somma verrà impiegata per l’adeguamento della
nuova sede, utilizzata da oltre 350 persone, per
la maggior parte bambini.
- C.R.I. sezione femminile di Pantigliate: Euro
3.000 - L’importo contribuirà all’acquisto di una
nuova lettiga.
Anche l’Associazione Amici dell’Airone è ben
lieta di aver contribuito con i propri soci alla
buona riuscita della raccolta dei fondi. Un particolare ringraziamento alle gentili amiche che
hanno preparato le ottime torte che hanno attirato molti offerenti.
Cascina Riva
E’ stata abbattuta la casa costruita negli anni
Sessanta sull’aia della Cascina.
Dopo anni e vari rimaneggiamenti al progetto iniziale si sta completando il recupero della zona occupata dalla vecchia
cascina, ove, come i vecchi pantigliatesi
ricorderanno, correva la roggia Molina per
far ruotare le pale dell’antico mulino, in
fase di restauro.
Lo spazio libero della vecchia aia
Cassinazza
Nessuna nuova sulla Cassinazza. Nel silenzio siamo in attesa di vedere presto il progetto di ricostruzione.
Le antiche stalle della cascina abbattuta
Il Comune si fa società sportiva
Il mercatino in Piazza Comunale
Dal Consiglio comunale
Il Consiglio comunale di Pantigliate dal
dicembre dello scorso anno annovera tra
le sue fila una rappresentanza femminile
in più. Infatti, la Signora Gianna Zeini è subentrata al consigliere Andrea Scaravaggi,
che, con spirito di abnegazione, ha lasciato
l’incarico a malincuore, dovendo dedicare maggior tempo e risorse al suo lavoro
professionale e alla famiglia. Nel ringraziare
Andrea per tutto il lavoro svolto, auguriamo alla neo eletta un altrettanto proficuo
buon lavoro.
Crolla la copertura del bocciodromo
Per il peso della neve è crollata la copertura del Bocciodromo del Centro anziani.
Inaugurato il 2 giugno 2004 era evidentemente collaudato per sopportare solo i raggi del sole.
Poiché è andata deserta la gara d’appalto
per la concessione della gestione del centro calcistico comunale, che era stata bandita, con molta presunzione e, a nostro giudizio, molto pressappochismo, per rimediare
a una “situazione conflittuale” strisciante
tra gli utilizzatori di tali impianti, l’amministrazione comunale ha pensato di istituire
un’associazione comunale alla quale affidare temporaneamente la gestione del centro
sportivo calcistico.
Lo schema di statuto presentato al Consiglio comunale nella seduta del 20 dicembre, aveva le caratteristiche di tutte le cose
fatte di fretta e pasticciate, raccogliendo
parecchie critiche da entrambi gli schieramenti.Alla fine la delibera è stata approvata
a maggioranza, per garantire la funzionalità
degli impianti, ma con l’impegno di rivederla dopo tre mesi per creare un organismo
efficiente e rispettoso delle norme. Nel frat-
tempo non sarebbe male venisse proposta
una riflessione sugli errori programmatici
e di metodo di chi presiede il settore delle
attività sportive nel nostro Comune.
Pantigliate sepolta nella neve
Già la nevicata dello scorso mese di dicembre, aggravata dalla gelata dei giorni successivi, aveva portato non pochi disagi alla
cittadinanza, specialmente agli anziani, per
la mancata pulizia dei marciapiedi. La nevicata “quasi storica” del 26 e 27 gennaio ha
messo in ginocchio tutta la popolazione e
specialmente chi si è trovato per strada al
ritorno dal lavoro, lunghe code percorse a
passo di lumaca e sotto il costante pericolo
di incidenti. Le strade comunali principali
sono state parzialmente liberate nella giornata di sabato e domenica quando sono
intervenute le ruspe e alcuni spalatori.
Purtroppo ancora una volta l’emergenza
ha colto di sorpresa gli amministratori di
quasi tutti i paesi. Evidentemente la corsa
al ribasso dell’offerta qualitativa dei servizi
è diventata una costante non solo nel nostro piccolo paese.
Molte persone hanno telefonato in Comune per richiedere aiuto e per segnalare la
impossibilità a percorrere le propria via,
qualcuno non poteva uscire di casa a causa degli alti cumuli di neve addossati dalle
ruspe sui passi carrai: molti sono gli anziani
che vivono nel paese e non tutti hanno l’età
e la forza di smuovere grossi pesi. Curiosa
la risposta di una impiegata che suggeriva
di portare pazienza e attendere .......... la
fusione del nostro comune con quello di
Mediglia. Può darsi che fosse una battuta di
spirito, ma non ha fatto ridere alcuno.
Ruspe al lavoro
Ringraziamento
Ringraziamo i volontari della Protezione civile e tutti coloro che si sono resi disponibili per aver reso meno pesante il disagio
provocato dall’abbondante nevicata. Il ringraziamento va esteso anche ai vigili urbani
per la collaborazione resa ai cittadini.
AVVISO PER TUTTI I SOCI
L’Assemblea ordinaria dei Soci dell’Associazione Amici dell’Airone è convocata il giorno 23 febbraio 2006:
prima convocazione alle ore 17:00 e, occorrendo, in seconda convocazione alle ore 21:30, presso la sede
dell’Associazione, in Pantigliate Piazza Comunale 19, per discutere e deliberare sul seguente
ORDINE DEL GIORNO
1 - Relazione del Consiglio Direttivo sull’andamento economico e morale dell’Associazione nel 2005
Bilancio 1 gennaio/31 dicembre 2005;
2 - Quota dei Soci ordinari per la campagna associativa 2006;
3 - Bilancio di Previsione 1 gennaio/31 dicembre 2006.
La copertuta distrutta
Si ricorda, come da avviso esposto in bacheca, presso la sede della nostra Associazione ed inviata ai soci,
che all’Assemblea possono partecipare i soci in possesso della tessera associativa dell’anno 2005. Tutta la
documentazione è disponibile presso la sede.
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