5 POLITICHE SOCIALI La guerra grande crimine contro l’umanità A ntonio Molinari, appena tornato in Italia dopo una permanenza di due mesi in Afghanistan, si è intrattenuto volentieri con noi per raccontare la sua vita in quel luogo lontano e, per molti versi, misterioso. Questo viaggio l’ha visto impegnato tra la capitale Kabul e Lashkargah, nella parte sud-est del paese, quasi a ridosso del Pakistan, che, con l’Iran ad ovest, con la Cina ad est, e con i tre stati del Turkmenistan, del Tagikistan e dell’Uzbekistan a nord, ne segna il confine. In verità, i lettori del nostro giornale già conoscono Antonio per essersi intrattenuto, circa due anni fa, su queste colonne, a parlare delle sue prime importanti e intense sensazioni appena messo piede in Algeria, dove era atteso presso il Centro Ortopedico allestito da Emergency per la realizzazione di protesi articolari esterne per le vittime del terrorismo. La conversazione con Antonio, ingegnere biomedico, prende avvio dalla domanda sulla circostanza che l’ha portato a conoscere Emergensy. “ Nei primi mesi del 2001” ricorda Antonio, “avevo letto, su suggerimento di un amico, il libro di Gino Strada, Pappagalli Verdi, ed. Feltrinelli. Incuriosito, sono andato nella sede di Emergency a Milano: da quel momento ho cominciato a partecipare come volontario alle iniziative di Emergency nella raccolta fondi e nella diffusione della cultura di Pace contro la cultura della guerra, di qualsiasi guerra, che è il più grave crimine contro l’umanità. Negli incontri organizzati nelle scuole, nelle fabbriche e ovunque possibile, facciamo toccare, con dati alla mano, la cruda e tragica realtà a tanti sconosciuta: dalla seconda guerra mondiale in poi, il numero di vittime civili è passato dal 7% al 93%, il 34% dei quali bambini. Antonio distribuisce cibo nella La quasi totalità prigione di Pol - i - Charki delle vittime sono uomini, donne, bambini. Nessuno di loro ha scelto la guerra. A questi vanno aggiunti milioni di invalidi e mutilati, la maggior parte dei quali vittime di ordigni devastanti come le mine antiuomo. Stati Uniti e Russia i principali produttori e, fino al 1997, anche l’Italia”. D. Perché hai scelto proprio Emergency, che, con altre associazioni, laiche e religiose, condivide le stesse finalità? R. Emergency è un’organizzazione molto concreta, indipendente, seria e veloce. Tra la decisione e la realizzazione di un progetto i tempi sono rapidi ed ogni intervento è caratterizzato da trasparenza assoluta, in termini di motivazioni operative e di spese di realizzazione. Il principio che sta alla base di ogni azione è il riconoscimento dell’eguaglianza, della dignità e dei diritti di ciascun essere umano, come recita la Dichiarazione universale dei diritti umani, a partire dal diritto alla salute. Questo si traduce nella realizzazione di centri chirurgici permanenti che hanno, come obiettivo primario, oltre la cura delle vittime civili della guerra, la formazione di staff locale di medici, infermieri, amministratori, tecnici, in grado di condurre l’attività in perfetta autonomia. D. Dove ti ha portato l’esperienza con Emergency? R. Ultimamente, in Afghanistan. Qui esistono tre centri chirurgici per le vittime civili delle guerre e un centro di maternità e pediatria: Kabul, valle del Panchir, nel nord, e Lashkargah, nel sud. Tre zone molto “delicate” e molto diverse tra loro. Il Panchir è la patria dei Kabul: quel che resta del palazzo reale tagiki e dell’Alleanza del Nord, il movimento che, guidato dal comandante Massoud, ha liberato Kabul dai talebani. Lashkargah è la principale città dell’Helmand Province, al confine col Pakistan. Terra di pashtun, controllata ancora oggi dai talebani, è la regione dove si coltiva il 70% dell’oppio mondiale. Non ci sono strutture sanitarie gratuite e il controllo dello Stato o delle forze internazionali di occupazione è molto limitato. In alcune aree del tutto assente. In queste regioni abbiamo costruito e gestiamo strutture altamente specializzate, caratterizzate da uno standard operativo assolutamente occidentale: sale operatorie, terapia intensiva, pronto soccorso, radiologia, fisioterapia, oltre alle degenze, in media di 100 posti letto. Dallo scorso mese di agosto a Kabul è operativa una CT scan, l’unica gratuita in tutto il paese. Inoltre, su tutto il territorio, sono disponibili 24 posti di primo soccorso e piccole cliniche, per le attività ambulatoriali. In caso di urgenze, i pazienti sono portati ai nostri centri chirurgici. A Kabul, infine, operiamo anche nelle tre grandi carceri della città: Poli-i- Charki, Investigation and Government Jail. A Lashkargah abbiamo appena ultimato la realizzazione di un fap nel carcere locale. D. Ci puoi descrivere di cosa ti occupi esattamente? R. A Milano, con altri due colleghi, seguo la nascita dei progetti, collaborando con architetti, ingegneri e geometri per la realizzazione delle strutture e con medici per la scelta di macchinari e materiale sanitario. In Af- ghanistan mi occupo della organizzazione dello staff tecnico nazionale e delle relazioni con fornitori e ministeri per tutto ciò che può interessare la nostra attività da un punto di vista logistico. Lavorare con il personale locale è estremamente interessante e soddisfacente. L’Afghanistan è una terra devastata da oltre 30 anni di conflitti ed occupazione. I Russi prima, i talebani e gli americani poi hanno raso al suolo interi villaggi, hanno decimato la Antonio con il responsabile della popolazione sicurezza per Emergency in Afghanistan e azzerato un processo di crescita sociale che avrebbe portato l’Afghanistan ad essere, oggi, una delle nazioni più sviluppate dell’Asia Centrale. La voglia di crescita della popolazione si scontra quotidianamente con politiche folli di occupazione da parte di forze militari straniere che, con la sola ragione delle armi, pretendono di guidare un processo di sviluppo che, con buona probabilità, avrà come epilogo l’intensificarsi di malumori e, quindi, di tensioni. D. Cosa ti porti dentro dopo queste esperienze? R. Senza dubbio le vittime. La guerra è ufficialmente finita da oltre quattro anni, ma nel nostro ospedale continuano ad arrivare feriti da mine antiuomo. Vedere un bambino di cinque anni, dilaniato da un’esplosione, mutilato e senza alcuna prospettiva di vita futura è Kabul: pazienti ospedale Emergency un’esperienza disarmante. E’ rabbia, delusione e, spesso, scoraggiamento verso un destino che non ha nulla di casuale, ma che, al contrario, nasconde una fredda premeditazione. Perché la guerra è una scelta, mai inevitabile e sempre devastante e disumana. E, poi, perché… Un trillo di telefono interrompe queste terribili quanto veritiere considerazioni. Dall’altra parte del filo c’è chi gli ricorda che è atteso alla riunione alla quale non può mancare. Siamo ad Emergency, dove mai ci si può sottrarre ai propri impegni. Con una calorosa stretta di mano la reciproca promessa di rivederci presto per riprendere il nostro dialogo. Nell’allontanarmi, non posso non dar sfogo al profondo ed intenso sentimento di augurare ad Antonio di vedere realizzati, con Emergency, tutti i suoi progetti di PACE! intervista di Carmine Silvestre 6 PANTIGLIATE E DINTORNI Dialogo nel buio non occorre guardare per vedere lontano L a vista è uno dei sensi di cui l’uomo si serve maggiormente nel suo quotidiano, anche a causa della forte stimolazione visiva di cui la società occidentale è fautrice e, al tempo stesso, bersaglio. La vista ci permette di riconoscere rapidamente luoghi ed oggetti anche distanti, in particolar modo all’interno delle giungle di cemento che sono le nostre città. Tale modo di percepire la realtà ci consente infatti di muoverci con disinvoltura nei diversi ambienti, trascurando spesso l’uso degli altri sensi. E i non vedenti? Come fanno a spostarsi nello spazio, ad agire, a riconoscere persone, luoghi e tutto ciò che costituisce la realtà circostante? Come deve essere vivere costantemente al buio? Un’iniziativa in particolare ha riscosso grande successo, facendo il giro del mondo registrando il tutto esaurito:”Dialogo nel buio: impara a vedere”. L’idea di creare una situazione che potesse favorire l’incontro e la comunicazione tra vedenti e non vedenti, tra realtà sociali abitualmente distanti tra loro, stimolando la riflessione sulle radici dei pregiudizi sociali e sulla possibilità di trasformarli in una forza sociale positiva. Andreas Heinecke, giornalista ideatore del progetto, lavorava per un’emittente radiofonica dove si trovò a stretto contatto con un cieco, affiancatogli per un periodo di formazione professionale. L’esperienza lo condusse a rivedere il proprio concetto di cecità. La vita del suo collega non era triste e priva d’interessi come si sarebbe aspettato; era certamente diversa, ma ricca di sensazioni e di curiosità per il mondo circostante. “Dialogo nel buio”, un percorso nel buio con la guida di un cieco era il risultato di lunghe ricerche, che intendevano ridurre le paure e i preconcetti dei vedenti nei confronti della cecità. Le persone coinvolte in una comune e nuova esperienza sensoriale erano più disponibili ad avviare un dialogo sulle proprie interpretazioni della condizione dei non vedenti. Dal 1988 ad oggi (in quell’anno fu realizzato per la prima volta questo progetto) teatri, musei, fiere, cinema, edifici storici, capannoni e altri spazi hanno ospitato le oltre 100 edizioni di “Dialogo nel buio” in Europa, Canada, Messico, Israele, Brasile e Giappone, raccogliendo ovunque grandi consensi. La Proposta ha il sapore di una sfida. Si tratta di una passeggiata al buio completo alla ricerca di un diverso approccio percettivo ai vari contesti della vita quotidiana: con gli occhi di un non vedente. Un occhio che tasta, che sente, che odora e, in fine, che gusta. Uno spazio in cui, per un’ora, i ruoli si invertono. Per una volta non siamo noi a guidare un cieco, ma è lui che ci fa strada, che ci conduce, che ci dice come agire. In quest’ora anche le semplici azioni che appartengono al vissuto quotidiano di ciascuno di noi, come passeggiare in un giardino o bere un caffè, diventano un’autentica avventura. L’impressione suscitata da un buio così profondo, sconosciu- to ai vedenti, sconcerta in un primo momento i visitatori: le tenebre possono suscitare paura e angoscia poiché nell’inconscio collettivo evocano spettri. Man mano che il percorso si dipana, il visitatore, con l’aiuto della guida, impara a muoversi in questo nuovo mondo e il suo orizzonte si popola di sensazioni: non si tratta di scoprire un mondo differente, è piuttosto una riscoperta, con modalità diverse, dello stesso mondo che già conosciamo. Nel buio anche il caffè ha un altro sapore. Nel buio inoltre, è essenziale comunicare: il visitatore che non parla, non accetta di entrare in contatto anche fisico con quanto lo circonda, con la guida e con gli altri membri del gruppo, “scompare”. “Dialogo nel buio” è un invito a scoprire una realtà multisensoriale che favorisce il dialogo tra due realtà: quella dei vedenti e dei non vedenti, rafforzando rispetto e tolleranza. Il ruolo della guida è fondamentale: egli è in grado di insegnare a decodificare i diversi linguaggi dell’ambiente circostante e a utilizzarne le informazioni per muoversi là dove inizialmente pare impossibile. Incoraggia il visitatore e lo accompagna alla scoperta di un mondo che svela presto il suo fascino, diventando la chiave di volta di questo viaggio straordinario alla scoperta dell’invisibile. Si scopre che la vita senza luce non è vuota e triste: è semplicemente diversa. Il pubblico cui “Dialogo nel buio” si rivolge è estremamente diversificato: scuole, famiglie, operatori sociali e culturali e più in generale chiunque sia interessato ad esplorare nuove modalità nell’uso dei sensi. In particolare per le scuole è prevista la realizzazione di laboratori didattici per approfondire temi inerenti la disabilità visiva, ottimizzando così un’occasione per sensibilizzare il mondo della scuola. Cari lettori pensavate che l’Associazione Amici dell’Airone avrebbe potuto farvi perdere un evento così unico? L’Istituto dei Ciechi di Milano propone presso la propria sede di via Vivaio n. 7 la mostra “Dialogo nel buio”. Il pubblico è invitato, in piccoli gruppo di 8 persone, a compiere un percorso della durata di 1 ora e 15 minuti, passando per alcune stanze che riproducono ambienti diversi, tutti da scoprire. Sono in programma serate nel buio, dedicate alla musica, all’arte, alla poesia e alla vita. I ruoli si invertono e le barriere si abbattono. Emozioni da non perdere! Se volete saperne di più potete ritirare un opuscolo informativo presso la nostra sede. Oppure per Informazioni e Prenotazioni: Tel 02-76394478 (Istituto Ciechi di Milano) La posta dell’Airone Caro direttore, sono un’anziana signora ormai rimasta sola. Malg r a d o gli acciacchi trovo un’occasione per uscire di casa andando a piedi fino al cimitero per trovare i miei cari che non ci sono più. Purtroppo nella stagione fredda, il pavimento in marmo liscio e lucido, certamente bellissimo, che è stato posato nella parte nuova del cimitero, rimane bagnato, in quanto esposto alle intemperie. Si crea un vero e proprio specchio di ghiaccio, molto pericoloso, soprattutto per gli anziani. L’ascensore per recarsi al primo piano dove sono i miei cari, non è utilizzabile, non funziona, e facendo le scale si corre il rischio di scivolare malgrado le strisce adesive, ormai un po’ logore, posizionate sui gradini. Arrivata al piano mi nuovo tenendomi al parapetto, con il terrore di scivolare e cadere con terribili conseguenze. Ma chi ha fatto un pavimento del genere come ha potuto non pensare a tali conseguenze? Il comune non potrebbe fare qualcosa per porre rimedio a questa pericolosissima situazione? Sperando che questa mia richiesta sia giunta anche a coloro che qualcosa possono fare, la ringrazio per l’attenzione e la saluto. Lettera firmata Caro direttore, ti scrivo per sapere che cosa sta succedendo al progetto che prevede il quadruplicamento della Paullese, che era già stato finanziato dallo Stato. Ho infatti saputo da un amministratore di Pantigliate che i tempi si sono allungati e non si sa fino a quando occorre aspettare per l’inizio dei lavori, perché il progetto è stato modificato senza che nessuno sapesse nulla. Neppure il nostro Sindaco? Lettera firmata Cara F., il tuo interrogativo lo gireremo senz’altro al nostro primo cittadino, visto che è stato chiamato in causa. Sulle vicende che si sono susseguite per migliorare la viabilità della Paullese non ci vogliamo intrattenere a lungo, essendo stati spesi fiumi di parole e di chiacchiere. Il nostro desiderio, come puoi ben leggere nell’editoriale di questo numero, è che tutti i finanziamenti previsti per l’allargamento della strada siano dirottati per la costruzione di una linea metropolitana. Sopporteremmo molto più volentieri i tantissimi disagi che comportano interventi strutturali di tale natura, che inevitabilmente ci saranno, se la scelta fosse indirizzata nella realizzazione di un’opera, come la metropolitana. La sola, oggi, che possa rispondere appieno alle effettive esigenze di noi tutti. Con cordialità 7 ATTIVITÀ E INIZIATIVE Dal Caravaggio tante emozioni vita tormentosa che si proietta sino ai giorni nostri in Pasolini P rima della visita alla mostra sul “Caravaggio e l’Europa: il movimento caravaggesco internazionale”, allestita al Palazzo Reale di Milano, mi sono cimentato in una breve ricerca per documentarmi sulle caratteristiche dell’artista. Oramai, le nozioni sul Caravaggio apprese al liceo erano alquanto sbiadite. Devo dire che l’esito si è rivelato utile perché quei pochi flash ancora presenti nella memoria hanno assunto dei contorni molto meglio delineati. Mi ha, inoltre, consentito Decollazione di San Giovanni Battista di poter seguire agilmente, lungo tutto il percorso, l’illustrazione sulle peculiarità dell’arte pittorica del Caravaggio e le annotazioni sulla sua vita, avventurosa e scapestrata, che un’esperta guida ha fornito agli “Amici dell’Airone”, presenti in quel pomeriggio di domenica 22 gennaio a questa eccezionale rassegna pittorica. Apprendiamo che diversa fu la concezione del Caravaggio di fare pittura, che trae ispirazione dal vissuto quotidiano dell’uomo della strada. Ma che le sue opere non possono essere colte nel loro profondo significato se non inquadrate nelle sue vicende Il Volo dell’Airone Periodico dell’Associazione senza scopo di lucro “Amici dell’Airone” Sede: Piazza Comunale, 19 - Pantigliate (Milano) Sito WEB: www.associazioni.milano.it/amiciairone E-Mail: [email protected] Direttore Responsabile: Carmine Silvestre Direttore Editoriale: Galdino Cassavia Segretaria di Redazione: Antonella Galimberti Redattori: Salvatore Cassavia, Santina Coti Zelati, Roberta Rigolini, Antonino Scafa, Gianna Zeini. Collaboratori: Domenico Barboni, Renato Bucci, Ennia Manoni, Dario Paracchini, Andrea Scaravaggi. Composizione e stampa: Arti GraficheVaj - Via Marco d’Agrate, 21 - Milano Autorizzazione Tribunale di Milano n. 203 del 17/3/2000 Le notizie di questo numero sono aggiornate alla data del 3 febbraio 2006 Questa pubblicazione, a distribuzione gratuita, non fruisce di contributi pubblici. Manoscritti e fotografie anche se non pubblicate non vengono restituite. Tutte le collaborazioni sono rese gratuitamente. Riservatezza - Legge 196/2003 L’Editore garantisce la tutela dei dati personali. Il responsabile dei dati è il direttore editoriale Galdino Cassavia umane, che fecero della sua vita una tormentata esistenza, contrassegnata, per di più, dall’omicidio di un tal Tomassoni da Terni, che si narra fosse anche suo amico. Costretto, poi, a scappare da Roma, dove non vi fece più ritorno, riparò nel sud Italia. Morì solo e disperato su una spiaggia toscana. Questa è la motivazione del perché non è possibile separare la carica rivoluzionaria del suo percorso artistico dalla sua vicenda umana e psicologica, che incarna il mito moderno dell’artista, dall’animo profondamente inquieto, segnato dalla forza drammatica del suo realismo e dalla impareggiabile capacità di coniugare realtà e verità attraverso l’uso particolare della luce. La luce penetra gli ambienti avvolti da profonde zone d’ombra. Esalta l’ansia dei movimenti e rivela i sentimenti dei corpi, immersi in uno spazio non astratto. Luce che è reale e divina, che mostra nelle figure umane e nei volti un’umanità viva e tragica. Caravaggio appartiene a quegli artisti che creano solo in presenza di grosse tensioni e sofferenze spirituali, per i quali l’arte è figlia dei loro dolori, di cui costantemente si nutre. Proprio in virtù di questi connotati artistici, l’opera del Caravaggio ha inciso profondamente nella cultura italiana tanto da consentirgli di mantenere, a quattrocento anni dalla morte, quasi intatta la sua carica rivoluzionaria e di rinnovare la sua capacità di stupire. Di recente, alcuni critici interessati alla pittura di Pasolini, si sono cimentati nel voler vedere in questo personaggio lo stesso tormento e la stessa inquietudine del Caravaggio. Hanno inteso, perlomeno, intravedere uno strano ed intrigante nesso tra la morte dell’artista del ‘600 e quella del letterato e regista del ‘900. Ne hanno intravisto un tracciato che, superando quella distanza temporale che diversamente segna e scandisce la presenza di ciascun uomo sulla terra, li ha inverosimilmente resi APPUNTAMENTI QUESTA SERA ANDIAMO A .... Venerdì 24 febbraio 2006 Teatro Carcano: “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello Poltronissima: Euro 23,50 Venerdì 17 marzo 2006 Teatro Manzoni: “Margarita e il gallo” con Maria Amelia Monti Palco: Euro 21,50 Mercoledì 29 marzo 2006 Teatro Nuovo: “Romeo e Giulietta” Poltronissima: Euro 29,50 Mercoledì 10 maggio 2006 Teatro Nuovo: “The Moscow ballet on ice” corpo di ballo sul ghiaccio di Mosca novità in Italia Poltronissima: Euro 29,50 Venerdì 19 maggio 2006 Teatro della Luna: “Sweet Charity” Poltronissima: Euro 37,50 Venerdì 26 maggio 2006 Teatro San Babila: “El fradell de mè fradell, e so fradell” con Piero Mazzarella Poltronissima: Euro 22,00 Ricordiamo che la domenica mattina dalle 10.30 alle 12.00 siamo presenti presso la nostra sede di Pantigliate - Piazza Comunale, 19 - Telefono 02/90600384. Per ulteriori informazioni è possibile telefonare al referente del gruppo teatrale Signora Gianna Zeini ai numeri 339/8332905 oppure 02/90600830 (sera). simili nella tragica vicenda della fine della loro vita. Uniti da quella tragica e misteriosa morte consumata su due diversi litorali, davanti allo stesso mare, il Tirreno. Caravaggio muore nel 1610 sulla spiaggia Davide e Golia di Port’Ercole, in toscana, perseguitato e inseguito come un delinquente. Ha 39 anni. Pasolini muore nel 1975 vicino a Roma, sul lido di Ostia. Ha 53 anni. Entrambi, nella vita, figure smisurate rispetto al loro tempo. Entrambi artisti dal temperamento irruento e dissacrante. Ma al di là di ogni lecito o fantasioso accostamento, Michelangelo Merisi, vero nome del Caravaggio, precursore della pittura moderna, ha lasciato al mondo artistico un effluvio indelebile delle sue rappresentazioni. Basti solo osservare come l’artista si rapporti alla morte offrendole il suo volto decapitato nel dipinto Davide e Golia e nel quadro La decollazione del Battista. Qui, sullo sfondo di un cortile secentesco, si vedono persone che guardano in basso dove c’è il Battista decollato e il suo aguzzino che tiene ancora in mano un coltellino simile a quello usato dai macellai per tagliare l’ultimo lembo di pelle dopo la decapitazione di qualcuno. È in quel momento che il Battista, nonostante abbia le mani legate, riesce a scrivere il suo nome con il proprio sangue. Ebbene, si tratta di una scena agghiacciante che eguaglia quasi quelle rappresentate nei film attuali. Caravaggio, l’artista maledetto, eppure animo profondamente religioso, respira intensamente la spiritualità della controriforma ed è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e di diverso sino a volerlo scovare nell’intimo del suo essere. Risposte non ne trova, né si possono ritrovare nel divenire costante della vita. In questa tormentosa e inappagata ricerca si ritrova la modernità del Caravaggio: l’uomo che si pone pressanti interrogativi, diremmo oggi, esistenziali, ma che non è in grado di cogliere una sola risposta che plachi i suoi dubbi, le sue ansie, i suoi timori. Neppure l’arte aiuta il Caravaggio in questa impresa. Né può essere diversamente, perché l’arte non dà risposte. Ti costringe, però, a ragionare, a riflettere e ad emozionarti. Carmine Silvestre 8 PANTIGLIATE E DINTORNI - NOTIZIE AL VOLO Obiettivo Natale insieme Con l’incontro di lunedì 30 gennaio 2006 si è conclusa l’iniziativa “Natale insieme con solidarietà - Edizione 2005/06”. Le associazioni presenti sul territorio comunale hanno contribuito a questa raccolta fondi con diverse iniziative che si sono susseguite dal 10 dicembre 2005 alla fine del mese di gennaio 2006. La somma complessiva donata dai cittadini, e quella raccolta presso il Centro commerciale di Pantigliate è stata di circa 19.500 euro, destinati ai tre diversi progetti: - Progetto Lusumpuko: Euro 11.000. Saranno utilizzati per la seconda fase del progetto che prevede la costruzione di 3 aule scolastiche e 2 case destinate agli insegnanti. La costruzione degli edifici prevede l’impiego della manodopera locale divenendo in tal modo una buona occasione di lavoro per la gente del luogo. - A.I.A.S. di S. Donato M.se: Euro 5.500 - La somma verrà impiegata per l’adeguamento della nuova sede, utilizzata da oltre 350 persone, per la maggior parte bambini. - C.R.I. sezione femminile di Pantigliate: Euro 3.000 - L’importo contribuirà all’acquisto di una nuova lettiga. Anche l’Associazione Amici dell’Airone è ben lieta di aver contribuito con i propri soci alla buona riuscita della raccolta dei fondi. Un particolare ringraziamento alle gentili amiche che hanno preparato le ottime torte che hanno attirato molti offerenti. Cascina Riva E’ stata abbattuta la casa costruita negli anni Sessanta sull’aia della Cascina. Dopo anni e vari rimaneggiamenti al progetto iniziale si sta completando il recupero della zona occupata dalla vecchia cascina, ove, come i vecchi pantigliatesi ricorderanno, correva la roggia Molina per far ruotare le pale dell’antico mulino, in fase di restauro. Lo spazio libero della vecchia aia Cassinazza Nessuna nuova sulla Cassinazza. Nel silenzio siamo in attesa di vedere presto il progetto di ricostruzione. Le antiche stalle della cascina abbattuta Il Comune si fa società sportiva Il mercatino in Piazza Comunale Dal Consiglio comunale Il Consiglio comunale di Pantigliate dal dicembre dello scorso anno annovera tra le sue fila una rappresentanza femminile in più. Infatti, la Signora Gianna Zeini è subentrata al consigliere Andrea Scaravaggi, che, con spirito di abnegazione, ha lasciato l’incarico a malincuore, dovendo dedicare maggior tempo e risorse al suo lavoro professionale e alla famiglia. Nel ringraziare Andrea per tutto il lavoro svolto, auguriamo alla neo eletta un altrettanto proficuo buon lavoro. Crolla la copertura del bocciodromo Per il peso della neve è crollata la copertura del Bocciodromo del Centro anziani. Inaugurato il 2 giugno 2004 era evidentemente collaudato per sopportare solo i raggi del sole. Poiché è andata deserta la gara d’appalto per la concessione della gestione del centro calcistico comunale, che era stata bandita, con molta presunzione e, a nostro giudizio, molto pressappochismo, per rimediare a una “situazione conflittuale” strisciante tra gli utilizzatori di tali impianti, l’amministrazione comunale ha pensato di istituire un’associazione comunale alla quale affidare temporaneamente la gestione del centro sportivo calcistico. Lo schema di statuto presentato al Consiglio comunale nella seduta del 20 dicembre, aveva le caratteristiche di tutte le cose fatte di fretta e pasticciate, raccogliendo parecchie critiche da entrambi gli schieramenti.Alla fine la delibera è stata approvata a maggioranza, per garantire la funzionalità degli impianti, ma con l’impegno di rivederla dopo tre mesi per creare un organismo efficiente e rispettoso delle norme. Nel frat- tempo non sarebbe male venisse proposta una riflessione sugli errori programmatici e di metodo di chi presiede il settore delle attività sportive nel nostro Comune. Pantigliate sepolta nella neve Già la nevicata dello scorso mese di dicembre, aggravata dalla gelata dei giorni successivi, aveva portato non pochi disagi alla cittadinanza, specialmente agli anziani, per la mancata pulizia dei marciapiedi. La nevicata “quasi storica” del 26 e 27 gennaio ha messo in ginocchio tutta la popolazione e specialmente chi si è trovato per strada al ritorno dal lavoro, lunghe code percorse a passo di lumaca e sotto il costante pericolo di incidenti. Le strade comunali principali sono state parzialmente liberate nella giornata di sabato e domenica quando sono intervenute le ruspe e alcuni spalatori. Purtroppo ancora una volta l’emergenza ha colto di sorpresa gli amministratori di quasi tutti i paesi. Evidentemente la corsa al ribasso dell’offerta qualitativa dei servizi è diventata una costante non solo nel nostro piccolo paese. Molte persone hanno telefonato in Comune per richiedere aiuto e per segnalare la impossibilità a percorrere le propria via, qualcuno non poteva uscire di casa a causa degli alti cumuli di neve addossati dalle ruspe sui passi carrai: molti sono gli anziani che vivono nel paese e non tutti hanno l’età e la forza di smuovere grossi pesi. Curiosa la risposta di una impiegata che suggeriva di portare pazienza e attendere .......... la fusione del nostro comune con quello di Mediglia. Può darsi che fosse una battuta di spirito, ma non ha fatto ridere alcuno. Ruspe al lavoro Ringraziamento Ringraziamo i volontari della Protezione civile e tutti coloro che si sono resi disponibili per aver reso meno pesante il disagio provocato dall’abbondante nevicata. Il ringraziamento va esteso anche ai vigili urbani per la collaborazione resa ai cittadini. AVVISO PER TUTTI I SOCI L’Assemblea ordinaria dei Soci dell’Associazione Amici dell’Airone è convocata il giorno 23 febbraio 2006: prima convocazione alle ore 17:00 e, occorrendo, in seconda convocazione alle ore 21:30, presso la sede dell’Associazione, in Pantigliate Piazza Comunale 19, per discutere e deliberare sul seguente ORDINE DEL GIORNO 1 - Relazione del Consiglio Direttivo sull’andamento economico e morale dell’Associazione nel 2005 Bilancio 1 gennaio/31 dicembre 2005; 2 - Quota dei Soci ordinari per la campagna associativa 2006; 3 - Bilancio di Previsione 1 gennaio/31 dicembre 2006. La copertuta distrutta Si ricorda, come da avviso esposto in bacheca, presso la sede della nostra Associazione ed inviata ai soci, che all’Assemblea possono partecipare i soci in possesso della tessera associativa dell’anno 2005. Tutta la documentazione è disponibile presso la sede.