Norvegia, Artico e Antartide diario di viaggio I viaggi più belli del mondo Immaginate: luoghi incontaminati, montagne altissime, fiordi profondi e stretti, innumerevoli isole grandi e piccole. Due estremi: il sole di mezzanotte e le notti artiche con aurore boreali mozzafiato. Tutto questo, ed altro ancora, in un solo paese: la Norvegia, eletta "Top World Destination" da National Geographic Traveler, grazie ai suoi paesaggi da sogno, illuminati da luci e colori di straordinaria intensità. E poi le isole Svalbard, l'arcipelago abitato più a nord del mondo dove l'orso polare regna incontrastato; la Groenlandia, con i ghiacciai più estesi dell'emisfero boreale e le tradizioni del popolo Inuit, i veri indigeni dell'Artico. Infine gli straordinari paesaggi dei fiordi cileni, la Patagonia, le isole Falkland, la Georgia del sud ed il mito della penisola Antartica. Benvenuti sulle navi Hurtigruten... benvenuti a bordo dei viaggi più belli del mondo! Questa pubblicazione è stata realizzata con il supporto editoriale di ITINERARI e Luoghi, il mensile tascabile di viaggi e avventura pubblicato da Fioratti Editore. compare la prima volta nelle edicole Un'idea per nel 1992. guardare il mondo con occhi diversi che, negli anni, ha visto consolidare i propri lettori. Sono proprio loro che hanno decretato il successo della formula itinerante. Ogni numero offre, infatti, ben sei itinerari distribuiti tra Italia, Europa e resto del Mondo. Si tratta di idee viaggio capaci di cogliere luoghi ed atmosfere ai più sconosciute. Percorsi testati sul campo dai nostri collaboratori e raccontati con minuzia di particolari. www.itinerarieluoghi.it L’Autore Rino Gomiero, giornalista e fotografo, vive dalla nascita a Mogliano Veneto (TV). Negli anni Settanta si dedica alla fotografia amatoriale dove riscuote varie segnalazioni e diversi premi in ambito nazionale. In seguito scopre il fascino del Grande Nord, partecipando a spedizioni alpinistiche sulle montagne norvegesi delle isole Lofoten e Vesterålen, seguite da una serie di viaggi fotografici nei paesi scandinavi. Sulla scia di questa passione, iniziano le collaborazioni con riviste nazionali in cui vengono pubblicati servizi di viaggi sull’Europa. E’ specialista nei paesi nordici, negli ambienti polari e nel cicloturismo. Norvegia, il Postale dei Fiordi da 4 a 17 Isole Svalbard, 80° parallelo nord da 18 a 30 Antartide, Patagonia e Fiordi Cileni da 32 a 45 Anteprima Groenlandia con la MS Fram 46 e 47 Vado verso Nord di Rino Gomiero da Bergen fino a Kirkenes a bordo dell’Hurtigruten, il “Postale dei Fiordi”, lungo una rotta disseminata di villaggi, arcipelaghi, stretti passaggi e montagne a picco sul mare. NORVEGIA IL POSTALE DEI FIORDI In viaggio PRENDI IL SOLE 24 ORE Le isole Vesterålen, prolungamento delle Lofoten, sono il posto ideale per ammirare il sole di mezzanotte. C ’è un mare verso Nord, fatto apposta per navigare. Fucina di marinai e Kirkenes guerrieri come solo i vichinghi sapevano fare, temprati alle insidie dell’oceano, capaci di costruire imbarcazioni esili e NORVEGIA veloci in grado di solcare l’Atlantico secoli prima dei grandi esploratori. Un mare Bergen profondo dal colore blu intenso, baciato Oslo dalla calda Corrente del Golfo, popolato da immensi banchi di pesci. Un mare a lambire tutta la Norvegia, terra fatta di fiordi, ponti, isole, villaggi di pescatori, officina di leggende in cui trovano spazio i misteriosi Troll e il periglioso vortice del Maelström. IL GRANDE NORD A Bergen, patria di Grieg, seguendo un Sopra, da Ålesund, consolidato rituale la gente arriva alla con l’orario estivo, spicciolata al porto e carica di bagagli sale l’Hurtigruten la scaletta dell’Hurtigruten, il “Postale nella rotta verso nord dei Fiordi”: gruppi di turisti appena scesi percorre una lunga deviazione per dal pullman o arrivati all’ultimo momenentrare to a bordo di un taxi, giovani mamme che nel Geirangerfjord. sollevano pargoli paffuti dai lucenti capelÈ uno dei tratti più li biondi, vivaci congressisti in viaggio di belli lavoro, qualche familiare venuto a salutadella crociera, con re i parenti imbarcati sulla nave. Dopo montagne innevate a picco sul mare tanta frenesia, tra carrelli ingombri di e spettacolari merce e un continuo viavai di persone il cascate, portellone si chiude, viene ritirata la scacome quella letta, l’incaricato a terra molla la gomena delle Sette Sorelle. dall’ormeggio e il postale si stacca bor- 6 bottando dalla banchina. Tutto questo accade numerose volte, di giorno e di notte, tutti i giorni dell’anno, in ogni porto toccato dalle undici navi del servizio Hurtigruten che navigano nei due sensi lungo la costa norvegese, da Bergen a Kirkenes e viceversa lungo 1250 miglia marine, oltre duemila chilometri di tragitto. Ogni viaggio è denso di emozioni uniche, a contatto con lo straordinario ambiente nordico che muta incredibilmente secondo le stagioni. Oltrepassato il Circolo Polare Artico il sole estivo illumina costantemente il cielo, mentre il buio dei mesi invernali regala la magia delle aurore boreali. L’avventurosa storia dell’Hurtigruten inizia il 2 luglio del 1893 da Trondheim, antica capitale della Norvegia, con la partenza di un piroscafo diretto ad Hammerfest; la nave apparteneva alla Vesteraalens Dampskibsselskab di Stokmarknes, la prima compagnia incaricata di gestire una linea settimanale lungo questa tratta. In quegli anni navigare d’inverno nei tempestosi mari del nord era considerata impresa impossibile a causa del buio, ma Richard With, un esperto capitano, aveva tracciato la “rotta veloce”, e così il Vesteraalen, carico di posta e merci, arrivò a destinazione in appena due giorni e diciannove ore, accompagnato da grandi festeggiamenti in ogni porto. Il nuovo collegamento segnava una tappa fondamentale per l’economia della costa, riducendo a pochi giorni i tempi di consegna che allora erano intorno alle tre settimane, e molto di più durante l’inverno, anche per recapitare una semplice lettera. In seguito il servizio di linea fu ampliato portando il capolinea meridionale a Bergen nel 1898, e nel 1914 quello settentrionale a Kirkenes. Anche i traghetti col passar del tempo hanno cambiato aspetto e i mezzi varati di recente hanno poco da invidiare alle grandi navi da crociera, nonostante i progettisti siano stati soggetti alle stesse limitazioni del passato dettate dai fondali bassi e dagli stretti passaggi tra le rocce. Chi cerca l’avventurosa esperienza del mare in burrasca è arrivato tardi, “con l’ausilio degli stabilizzatori si riesce a ridurre quasi del tutto il rollio” assicura il capitano della MS Finnmarken, una delle ultime nate, in navigazione dall’anno scorso. Ma è l’ambiente - sia quello naturale sia quello plasmato dalla mano dell’uomo - il vero protagonista della “crociera più bella del mondo”. Seduti in poltrona, nel salone di prua, come su un maxischermo scorrono a ripetizione immagini di villag- gi anticamente legati agli interessi della Lega Anseatica, piccole isole che basano da sempre la propria economia sulla pesca, grandi arcipelaghi come le Lofoten, città segnate da disastrosi incendi, come Ålesund, dalle caratteristiche architetture Jugendstil, o Trondheim con gli ampi viali d’impronta settecentesca. Mentre fiordi profondi, come ferite inferte da una lama divina per sposare le montagne al mare, rievocano saghe e leggende del Grande Nord.[logo Hurtigruten Group nasce all'inizio del 2006 dalla fusione tra le due storiche compagnie di navigazione OVDS e TFDS, che operano LIFTING PER IL POSTALE Il ponte di comando della MS Nordkapp: i traghetti dell’Hurtigruten hanno cambiato aspetto e i mezzi varati di recente hanno poco da invidiare alle grandi navi da crociera; in alto, gabbiani attorno a un peschereccio, attirati dagli scarti della lavorazione del pesce. 7 RELAX CON VISTA Dall’alto in basso e da sinistra a destra: ogni nave dispone di panoramici saloni; Capo Nord: nella grande struttura scavata nella roccia c’è la cappella ecumenica, utilizzata anche per celebrare matrimoni; verso Torvik nella luce dell’alba; Kirkenes, confine russo: la frontiera di Storskog; Bergen, città anseatica attorniata da sette monti, fu fondata nel 1070 dal re Olav Kyrre. Nella pagina a fianco: Svolvær, capitale delle Lofoten, è un importante centro artistico e culturale; la chiesa di Ålesund, costruita nel 1909 in stile normanno; un pulcinella di mare; un bel vassoio di scampi sull’Hurtigruten: la cucina di bordo è di buona qualità. 9 en Båtsfjord r d o r fj Vadsø ge Kjøllefjord a r a n V Honningsvåg Havøysund Kirkenes R U S S IA Capo Nor d isola Magerøya L’itinerario Vardø Berlevåg Mehamn Hammerfest La rotta completa verso nord, BergenKirkenes, prevede 34 scali in 7 giorni e 6 notti. Il percorso può ovviamente essere ridotto con partenza e/o arrivo in porti intermedi. Øksfjord Skjervøy FINLANDIA Tromsø isola Senja Finnsnes isole Vesterålen Risøyha mn Stokma Harstad rkn es Sortla nd n te r o Po l tic o Itinerario marittimo Ves tfjo rde n isole L o fo Ci Svolvær l co e ar Ar Punto di partenza Stamsund Punto tappa Bodø Ørnes Punto di arrivo Ghiacc. Svartisen Acquario Nordland Cascata Nesna Cattedrale, duomo Sandnessjøen Centro caratteristico Brønnøysund Faro Museo Panorama Rørvik Porto peschereccio Trøndelag S V E Z I A Trondheimsfjorden Trondheim Kristiansund Møre og Romsdal Molde isola Runde Torvik Måløy N Geirangerfjord Ålesund Geiranger Le Sette Sorelle Sogn-Fjo rdane Oslo Florø Hellesøy isole Øygarden Hordland Bergen 0 100 chilometri 10 200 Prima tappa Punto di partenza: Bergen Punto di arrivo: Ålesund Durata: 13 ore Sosta consigliata: un giorno intero ad Ålesund Il postale salpa da Bergen alle ore 20 (dal 15/9 al 14/4 alle 22.30), dal nuovo molo di Jetkeviken. Le operazioni d’imbarco possono essere effettuate 3 ore prima della partenza, dando la possibilità a chi arriva presto di posare i bagagli e visitare il centro storico e il quartiere di Bryggen, distante dal porto una ventina di minuti a piedi. Facendo rotta in direzione ovest si passa sotto il ponte Askøy Bro (1058 m), con l’arcata più lunga della Norvegia, prima di navigare verso nord riparati dalle isole Øygarden, collegate da una serie di ponti, fino a incontrare il faro di Hellesøy. Stiamo per lasciare la regione dell’Hordland ed entrare nel Sogn-Fjordane diretti a Florø, cittadina di 10mila abitanti sorta nel 1860 quando esplose la pesca delle aringhe. Durante la notte si fa sosta a Måløy, importante porto di pescherecci, e Torvik fronteggiata dall’isola di Runde, nella regione del Møre og Romsdal. La luce del mattino illumina Ålesund che appare come una città galleggiante. Consigliamo di visitare l’Atlantic Sea Park e il relativo acquario, a 3 km dal centro (nei mesi estivi è disponibile un servizio bus - Rute 18), riservando al pomeriggio la panoramica scalinata (418 gradini) che dalla fine di via Lihauggata sale al ristorante Fjellstua sul monte Aksla. Escursione consigliata L’orario invernale (15 set-14 apr) prevede 3 ore di sosta ad Ålesund, quello estivo appena 45 minuti, prima di ripartire alla volta del Geirangerfjord (4 ore) lungo uno dei tratti più belli della crociera, con montagne innevate a picco sul mare e spettacolari cascate come quella delle Sette Sorelle. Dal fiordo escursioni facoltative in autobus (Geiranger-Ålesund dal 16/4 all’ 31/5, 70 euro; Geiranger-Trollstigen-Molde dal 1/6 al 15/9, 108 euro). Seconda tappa Punto di partenza: Ålesund Punto di arrivo: Svolvær Durata: 50 ore circa (con l’orario invernale 54 ore) Sosta consigliata: un giorno intero a Svolvær Lasciato nel pomeriggio il porto di Ålesund la navigazione prosegue verso nordest con arrivo a Molde in tarda serata e in piena notte a Kristiansund. Poco dopo l’alba l’Hurtigruten giunge nella regione del Trøndelag, punta verso est ed entra nel profondo Trondheimsfjorden per fare scalo a Trondheim (arrivo alle 8.15 estivo, 6.00 invernale), terza città della Norvegia, capitale dall’872 al 1217 col nome di IL PONTE SUL FIUME NID Trondheim: il vecchio ponte sul fiume Nid; sotto, salendo la gradinata che dalla fine di via Lihauggata raggiunge il ristorante Fjellstua, in cima al monte Aksla, si apre un vasto panorama di Ålesund. Nella pagina a fianco, a Bergen, capolinea sud del postale dei fiordi, è possibile imbarcare il bagaglio tre ore prima della partenza, per concedersi una breve visita della città. 11 GHIACCIO IN ESPANSIONE Sotto, ad Ørnes si trasborda dal postale su un piccolo battello che solca l’Holandfjorden; scesi a terra, una passeggiata di circa un chilometro e mezzo conduce al laghetto che fronteggia il ghiacciaio Svartisen, secondo della Norvegia per dimensioni e in espansione di 48 metri all’anno. Nidaros e centro religioso del Paese dopo la conversione al Cristianesimo del re vichingo Olav, fatto santo e sepolto nel duomo. Durante la sosta c’è tempo per una visita individuale del centro storico oppure per un’escursione guidata della città con visita al Museo di Ringve che ospita una ricca raccolta di strumenti musicali (dal 17/4 al 2/10, 44 euro). Si parte alle 12 in punto e ripresa la via del nord si attraversa un lungo tratto di mare disseminato di isole pianeggianti, vecchi fari e rosse fattorie dai tetti neri. L’arrivo a Rørvik è previsto dopo le 21. Abbandonata in nottata la regione del Trøndelag e toccati i porti di Brønnøysund, Sandnessjøen e Nesna, nel territorio del Nordland, si oltrepassa il Circolo Polare Artico intorno alle 7 del mattino e s’inizia l’avvicinamento ad Ørnes, da dove viene organizzata un’escursione allo Svartisen, detto il “ghiacciaio nero” (4/4 - 3/10, 115 euro). Dopo Ørnes si arriva a Bodø, capoluogo regionale, dove si sosta dalle 12.30 alle 15 giusto il tempo per visitare la città, ricostruita completamente nel dopoguerra, e il Museo del Nordland. Si costeggia il Vestfjorden che separa la terraferma dalle isole Lofoten, note per la pesca al merluzzo e la leggendaria corrente del Moskenesstraum, o Maelström, citata nei racconti di Verne. Si giunge a Stamsund intorno alle 19 e dopo una breve sosta si riprende il mare alla volta di Svolvær (arrivo previsto per le 21). Per vedere le Lofoten non basterebbe una settimana ma durante la permanenza a Svolvær, centro più importante dell’arcipelago e capitale del merluzzo essiccato, oltre a una visita delle gallerie d’arte e dei musei merita un’escursione il villaggio di pescatori di Henningsvær, distante 23 km e raggiungibile facilmente in autobus o in macchina: si segue la E10 che porta a Leknes deviando a sinistra sulla 816, dopo aver superato un tunnel che immette sulla spiaggia antistante l’isola di Vestvågøy. Lungo il tragitto si può far sosta a Storvågan-Kabelvåg dove si trovano il Museo e l’Acquario delle Lofoten. Escursione consigliata Ad Ørnes si trasborda dalla nave su un piccolo battello che solca l’Holandfjorden; scesi a terra una breve passeggiata (1.5 km) conduce al laghetto che fronteggia il ghiacciaio Svartisen. Riattraversato il fiordo si sale su un autobus che segue la costa fino a Bodø (186 km). A Saltstraumen è prevista una sosta per vedere l’omonima corrente marina, la più forte al mondo. Terza tappa Punto di partenza: Svolvær Punto di arrivo: Kirkenes Durata: 60 ore circa Sosta consigliata: un giorno completo a Kirkenes Il Postale dei Fiordi parte da Svolvær alle 22 e dopo un’ora di navigazione si addentra nel Rafsundet (lungo 20 km), il passaggio più stretto dell’intero percorso, dove la capacità del capitano della nave e la precisione degli strumenti di bordo sono… fondamentali. Lungo il Rafsundet si trova il Trollfjorden dalle impressionanti pareti verticali, teatro di una storica battaglia tra pescatori nel 1881, ma la deviazione al mitico fiordo viene fatta nella rotta inversa o in piena estate, quando il sole al Circolo Polare Artico illumina per 24 ore l’affascinante paesaggio. Durante la notte si attracca a Stokmarknes, Sortland e Risøyhamn arrivando di buon mattino al porto di Harstad. Man mano che si procede lo scenario muta decisamente: alle alte e irte vette si susseguono più antiche montagne tondeggianti che testimoniano inequivocabilmente il logorio dei ghiacciai. Navigando tra le isole si arriva a Finnsnes, in terraferma; Senja, a occidente, è la seconda isola norvegese e custodisce uno spaccato di tutta la nazione. Dopo quasi 3 ore di navigazione si giunge a Tromsø, punto di partenza ideale per le spedizioni polari, dove si sosta 4 ore visitando il centro storico, il Polarmuseum e la gigantesca Cattedrale Artica (Tromsdalen). La rotta prosegue al riparo di grandi isole, mentre a est emergono le vette delle Alpi di Lyngen. A tarda sera si attracca a Skjervøy, poi abbandonato il Troms per la regione del Finnmark si toccano Øksfjord e Hammerfest, nelle ore notturne, seguita da Havøysund che dista poche miglia da Honningsvåg. Si arriva all’isola di Magerøya intorno a mezzogiorno, con una sosta che permette di effettuare l’escursione a Capo Nord in tutta tranquillità. Alle 15.30 si riparte verso il Kjøllefjord, preceduto da straordinarie formazione rocciose fino all’omonimo villaggio di pescatori. La rotta prosegue ora nella notte e in mare aperto per sostare nei porti di Mehamn, Berlevåg, Båtsfjord e Vardø, poi al mattino si attracca a Vadsø, località toccata da Nobile col suo dirigibile prima di puntare verso la calotta polare. Si attraversa il Varangerfjorden, visitato dall’uomo novemila anni fa come testimoniano numerosi reperti archeologici, per entrare nel Korsfjorden dove sorge Kirkenes, tappa conclusiva dell’itinerario. Escursioni consigliate Capo Nord: tutto l’anno (condizioni meteo permettendo), durata 3 ore e 15 minuti, 85 euro. In autobus da Honningsvåg si percorrono i 34 km che separano dal punto più settentrionale d’Europa. All’interno della Hall di Capo Nord, scavata nella roccia, si può assistere a una spettacolare multivisione (30 minuti). Confine russo: tutto l’anno, durata 1,5 ore, 33 euro. In autobus da Kirkenes dove il postale sosta dalle 10 alle 12.45 prima di ripartire per la rotta sud - si percorrono 15 km verso est per raggiungere Storskog, al confine con la Russia. IL FIORDO DEI TROLL Da Svolvær l’Hurtigruten si addentra nel Rafsundet, il passaggio più stretto dell’intero percorso, dove la capacità del capitano della nave e la precisione degli strumenti di bordo sono fondamentali. Lungo il Rafsundet si trova il Trollfjorden dalle impressionanti pareti verticali, teatro di una storica battaglia tra pescatori nel 1881. La deviazione al mitico fiordo viene fatta nella rotta inversa o in piena estate, quando il sole al Circolo Polare Artico illumina per 24 ore il paesaggio. 13 BLOCKNOTES Durata 7-11 giorni Quando tutto l’anno Come arrivare In aereo: da Milano, Roma, Bologna e Venezia a Bergen (via Oslo o Copenaghen) in meno di 5 ore con SAS Scandinavian Airlines. Un comodo servizio di bus navetta a Bergen e Kirkenes collega l’aeroporto con gli alberghi in città e il molo Hurtigruten. Periodo Ogni stagione ha il suo fascino e a seconda del periodo cambiano le escursioni a terra. Per le crociere dell’Hurtigruten c’è una tariffa di alta e bassa stagione. NORVEGIA IL POSTALE DEI FIORDI Cosa portare 14 Svolvær: Svinøya rorbuer; Anker Brygge rorbuer (sistemazione nelle caratteristiche case sull’acqua dei pescatori norvegesi); Kirkenes: Hotel Rica Arctic; Hotel Rica Kirkenes. Dove e cosa mangiare Sul Postale: nel ristorante di bordo la cucina è di buona qualità; per la colazione e il pranzo la scelta del tavolo è libera, per la cena serve la prenotazione. Il pranzo è sempre a buffet e propone ricche proposte della tipica cucina nordica, la cena può essere a buffet o con servizio ai tavoli; bevande non alcoliche e caffè sono compresi nel prezzo, per le bevande alcooliche i prezzi sono alti. A bordo è sempre disponibile una tavola calda con servizio bar. A Bergen: Enhjørningen Restaurants, Bryggen, noto ristorante di pesce: zuppa della casa (Enhjørningens fiskesuppe), tris di salmone, pesce lupo e rana pescatrice (fiske trio). Ad Ålesund: Sjøbua Restaurant, Brunholmgt. 1, tipico ristorante di pesce: zuppa d’aragosta, pesce lupo (steinbit). A Trondheim: Gjest Baardson (caffè della biblioteca pubblica), Giaccone, sciarpa, guanti e copricapo, in lana o pile, indispensabili d’inverno e utili anche nella stagione mite per le uscite sui ponti della nave. Documenti Carta d’identità valida per l’espatrio. Valuta La Corona norvegese, Krone (NOK) suddivisa in 100 øre; 1 NOK è pari a circa 0,13 euro. Lingua Il norvegese; l’inglese è diffuso ovunque. Fuso orario Lo stesso dell’Italia. Dove dormire Bergen: Hotel Neptun (albergo del gruppo Hurtigruten); Hotel Park (historical hotels of Norway); Hotel First Marin; Radisson SAS Bryggen. Ålesund: Radisson SAS Hotel Ålesund. feriali 10-18, sab 10-15, dom 12-15: brioches della casa. A Svolvær: Børsen Spiseri, Gunnars Bergs vei 2 (nel complesso di Svinøya rorbuer), in un antico edificio del 1828: Arctic Menu a base di pesce. A Henningsvær: Bryggehotell: Arctic Menu, baccalà in umido. Kirkenes: Vin&Vilt, Dr. Wesselsgate 5: Arctic Menu, polpa di granchio gigante (kanchatka crab), filetto di renna. Cosa comprare Maglioni norvegesi, oggetti in peltro e argenteria, gioielli d’argento, salmone affumicato (røkelaks) e salmone marinato (gravet laks), in contenitori termici per conservarlo, matriosche e artigianato russo al mercatino di Kirkenes (ultimo giovedì del mese). Bibliografia e cartografia Hurtigruten - La crociera più bella del mondo (NOK 75), guida in italiano ricca d’informazioni, e Veikart Norge 1:1.000.000 (NOK 85), con la mappa 1:20.000 delle principali località: entrambe in vendita nel negozio di bordo. Indirizzi utili Ente Norvegese per il Turismo, via Puccini 5 - Milano, www.visitnorway.com; Bergen Tourist Board, Slottsgaten 1, P.O. Box 4055 Dreggen, N-5835 Bergen, www.visitber gen.com; Ålesund Tourist Board, Rådhuset, www.visitalesund.com; Destinasjon Lofoten, P.O. Box 210, Svolvær, www.lofotentourist.no; Finnmark Reiseliv AS, Sorenskriverveien 13, N-9511 Alta. Norvegia 0039; Con chi BLOCKNOTES Prefissi Dall’Italia 0047; dalla Italydirect 80019939. Monza, via San Gottardo 74 - tel. 039 3900274 info@seiviaggi. it - www.seiviaggi.it NORVEGIA IL POSTALE DEI FIORDI Cosa vedere Bergen: il tradizionale mercato del pesce lungo il Torget; il quartiere di Bryggen coi vecchi magazzini; il Museo di Edvard Grieg (Troldhaugen), tel. 55922992, loc. Hop, 8 km a sud dal centro, bus turistico nei mesi estivi, bus di linea nelle vicinanze, 1/5-30/9 ore 9-18, 1/1030/11 ore 10-14 (sab-dom 12-16), 15/1-30/4, lun-ven 10-14 (aprile: sab-dom 12-16). Ålesund: il Parco Marino dell’Atlantico, con l’acquario (foto sopra), tel. 70107060, 15/6-15/8, lun-ven, dom 10-19, sab 10-16, 16/8-14/6, lun-sab 1116, dom 12-17, 1/10-1/5, lun chiuso; il museo all’aperto Sunnmøre, Borgundgavlen, tel. 70174000, 21/5-23/6, lun-ven 11-16, dom 1216, 24/6-31/8, lun-sab 11-17, dom 12-17, 1/920/5, lun, mar, ven 11-15, dom 12-16. Trondheim: il duomo (Nidaros), feriali 9-15 (918 dal 20/6 al 20/8), sab 9-14, dom 13-16 (15/930/4, feriali 12-14.30, sab 11.30-14, dom 13-15); la biblioteca pubblica, Peter Egges pl. 1, tel. 73547520, con le rovine e le tombe della chiesa di S. Olav, lun-gio 9-19, ven 9-16, sab 10-15, dom 12-16 (2/7-12/8, lun-ven 9-16, sab 10-15). Bodø: il Museo del Nordland, Prinsens gt. 116, tel. 75521640, mar-ven 9-15, sab-dom 12-15. Svolvær: la galleria di Gunnar Berg, Svinøya, tel. 76069930, 15/6-25/8 ore 10-18, 26/8-14/6 ore 11-15 (lun su richiesta). Tromsø: il Polarmuseum, Søndre Tollbudgt. 11, tel. 77684373, 16/9-15/5 ore 11-15, 16/5-15/6 e 16/8-15/9 ore 11-17, 16/6-15/8 ore 10-19; la chiesa di Tromsdalen, Hans Nilsensv. 41 (orari presso l’Ufficio Turistico, tel. 77610000). Honningsvåg: il Nordkappmuseet, Fiskeriveien 4, tel. 78472833. Kirkenes: il Grenselandmuseet, Førtevannslia, tel. 78994880, 10-15.30 (15/6-28/8 ore 10-18). 15 16 17 ISOLE SVALBARD 80° PARALLELO NORD Stregati dal pack di Rino Gomiero Avventura nel mondo artico a bordo di un rompighiaccio, navigando in mezzo al pack per ammirare fiordi incontaminati, impensabili microfioriture e tanti animali. Luoghi leggendari, da poco aperti al turismo, che hanno visto le fatiche dei minatori e le speranze dei primi esploratori del Polo Nord. sabato, a Longyearbyen, regna una Ilcalma assoluta. Il più importante inse- diamento delle isole Svalbard sonnecchia attorno alla strada principale, chiusa al transito dei veicoli, affiancata da laterali segnalate con numeri a tre cifre, come nelle gallerie di miniera. Il mio viaggio volge al termine. Sono appena sbarcato, assieme a un centinaio di compagni d’avventura, da una nave rompighiaccio che si è spinta fino all’estremo nord dell’arcipelago, quanto più possibile nella calotta artica. Una vera spedizione polare alla ricerca degli animali che abitano quest’ambiente suggestivo e inospitale, con la viva speranza d’incontrare l’indiscusso padrone dei ghiacci, l’orso bianco, impegnato nella caccia alle foche. Ma anche animati dal desiderio di toccare con mano il passato minerario e i luoghi sacri delle esplorazioni artiche, come il pilone di Ny Ålesund che venne utilizzato per ancorare il dirigibile Norge durante la spedizione del 1926, ideata da Roald Amundsen e capitanata da Umberto Nobile, e due anni più tardi il dirigibile Italia in occasione della tragica spedizione della “tenda rossa”. Alle Svalbard il freddo conserva più a lungo che altrove tutto ciò che appartiene al passato. A Virgohamn, sull’isola di Danskøya, un semplice monumento rievoca il viaggio di August Andrée - che nel 1897 con altri due compagni svedesi cercò di raggiungere l’estremo nord a bordo di un pallone aerostatico - e a distanza di un secolo si trovano ancora i resti dei materiali usati dalla spedizione. Prima che impazzasse la smania delle esplorazione polari si spingevano a queste latitudini solo le baleniere inglesi, olandesi, spagnole, e i russi del Pomor avevano costruito insediamenti stabili per cacciare trichechi, renne, foche, beluga, volpi artiche e orsi bianchi. L’estrazione del carbone inizia nel 1906, con l’apertura di una miniera a Ny Ålesund, e dopo il Trattato delle Svalbard del 1920 la sovranità sulle isole viene assegnata alla Norvegia. Con 63mila chilometri quadrati di superficie, il 60 per cento dei quali ricoperti dai ghiacci, le Svalbard si sono ben meritate il toponimo di “terra dalle coste fredde”, che compare in un testo islandese del 1194, ma per anni sono state chiamate Spitsbergen, nome attribuito dal navigatore William Barents nel 1596 durante l’ennesimo tentativo di scoprire il Passaggio a Nordest attraverso il mare artico. Dopo il Trattato sulle Svalbard, Spitsbergen divenne l’isola maggiore, l’unica collegata al continente da mezzi di trasporto nonché l’unica ad ospitare i pochi insediamenti. Longyearbyen per la vitalità che sprizzano gli abitanti appare tutt’altro che un solitario avamposto minerario, Barentsburg ha un sapore tipicamente sovietico, Ny Ålesund, estrema località abitata in corrispondenza del 79° parallelo, vive tranquillamente di ricerca, distesa attorno al suo pilone di ferro, nostalgico testimone della leggendaria epopea delle esplorazioni artiche. Da questo punto in poi la navigazione a bordo del rompighiaccio può diventare un... rompicapo, legato alle condizioni meteorologiche e naturalmente alla struttura del pack, i frammenti di banchisa polare che galleggiano sul mare sospinti dalle correnti e dal vento. Allora la crociera si trasforma in spedizione. E la spedizione in avventura. OVVIA DIFFIDENZA I trichechi, cacciati un tempo per l’avorio, sono molto diffidenti... Nella pagina a fianco, Nord Spitsbergen: in navigazione lungo il Liefdefjorden, il “fiordo dell’amore” all’estremo nord dell’isola, normalmente coperto dai ghiacci nella parte terminale in corrispondenza del maestoso ghiacciaio Monaco, che ha un fronte dalle altissime pareti. Il tratto di mare libero dai ghiacci sembra avere la densità dell’olio, talmente è vicino alla temperatura di solidificazione, e laddove la nave frantuma la crosta il tutto si ricompatta al finire della scia. 19 LA LEGGENDA DEL NORGE Dall’alto in basso: Ny Ålesund: il busto di Roald Amundsen a ricordo della spedizione del 1926 col dirigibile Norge; urie di Brünnich; fotografi e trichechi. Nella pagina a fianco, dall’alto in basso e da sinistra a destra: il fronte del ghiacciaio Monaco precipita nel Liefdefjorden; a Barentsburg è presente una comunità russa; Saxifraga oppositifolia; Ny Ålesund ospita una stazione italiana del CNR e l’ufficio postale più a nord del mondo, dove è possibile ottenere il caratteristico annullo; la sala da pranzo del rompighiaccio Polar Star; Longyearbyen: il monumento al minatore. Regole artiche Il turismo alle Svalbard risale a un passato recente: solo negli anni ’90 si è sviluppata la ricettività alberghiera e tutto l’indotto necessario ad accogliere e accompagnare l’afflusso turistico. Per preservare quanto più possibile il delicato ambiente dalle attività umane, il Governatore delle Isole, il Sysselmannen, ha emanato una serie di regole da rispettare attentamente. 1 - Non gettate rifiuti di alcun genere, secondo il principio per cui ogni turista è il benvenuto, a patto che non lasci tracce del proprio passaggio quando se ne va. 2 - Non disturbate gli animali per nessuna ragione, invito rivolto anche agli appassionati di fotografia affinché mantengano la distanza minima di alcuni metri. 3 - Rispettate le delicate pianticelle artiche, senza raccogliere nemmeno un fiore. 4 - Ogni traccia umana risalente a prima del 1946 è considerata “monumento storico”: non va rimossa e deve essere lasciata nel suo ambiente naturale. 5 - Qualsiasi tentativo di attirare l’orso bianco è proibito; l’animale, pur essendo realmente pericoloso, è nello stesso tempo molto vulnerabile. Può essere presente ovunque nel territorio, e quando si è al di fuori degli insediamenti le guide autorizzate hanno l’obbligo di portare con sé un fucile, nonché d’informare l’Ufficio del Governatore qualora le escursioni interessino aree protette. 21 SVALBARD 0 20 chilometri Svalbard NORVEGIA IA LAND FIN MAR GLACIALE ARTICO Lågøya rd en en dfjord Wo o Sorgfjo r H i n l o p Tre Kroner 1225 p i t s b e r g e n u 559 Skansbukta Bi n n r Longyearbyen n rde f jo øn Ad Pomor Museo Barentsburg Aeroporto fjo r n Longyearbyen Svalbard Lia Sverdrupbyen Haugen ee n Nybien ar br Museo ng ye Panorama Ufficio postale nt de Nordenskiöld Land Miniera abbandonata Resti ve Lo en n o f j I s Gr bre rla e t n d Fo Kapp Thordsen Adve ntf e jo d rde Kapp Staroskin Russekeila Centro ricerche rde M. Skansen St.Jons fjo r d e n Pr. Poolepynten fj o s rls d Ka n S lle Prins a n F o r l Ny Ålesund Capo Salpynten Primo itinerario Secondo itinerario Punto di partenza e arrivo i fj o Capo Fanshaw e Friesland d Land o ng s Andrée Ny t Ko den o Land 79ϒ fjor Gh . M on a c Alberti f de L ie Nordaustlandet t fj . r de n o r d e n d e f j Wil Danskøya Brei- Pr. Velkomstpynken bogen r e S t Smeere n bur g Virgohamn Ma gdalenefjo de n 80ϒ Lars S V E Z I A Arcipelago di Siuøyane 40 837 Trollsteinen e n Gli itinerari Primo itinerario: crociera alle Spitsbergen Punto di partenza e arrivo: Longyearbyen Durata: 8 giorni Primo giorno Da Longyearbyen, effettuate le operazioni d’imbarco salpiamo le ancore per iniziare la navigazione lungo l’Adventfjorden. Imboccato il grande Isfjorden facciamo rotta verso sudovest solcando le acque per alcune ore fino a far tappa a Barentsburg, sede di una numerosa comunità russa stabilitasi nel Grønfjorden da parecchi anni, per sfruttare i vasti giacimenti di carbon fossile. Durante il tragitto costeggiamo alte pareti di roccia scura scavate dall’incessante erosione dei ghiacci, un tema paesaggistico che diverrà familiare nel nostro viaggio alle Svalbard. La breve sosta a Barentsburg, cittadina dal sapore tipicamente sovietico nonostante il declino del vecchio regime, ci consentirà di visitare il Pomor Museo e l’ufficio postale, nella via principale. Ripresa la navigazione e usciti dal fiordo, puntiamo verso nord costeggiando in mare aperto la stretta e lunga isola di Prins Karls Forland. Secondo giorno Alle prime ore del mattino giungiamo al Kongsfjorden, noto storicamente come “baia del Re”, dove si trova l’insediamento di Ny Ålesund, poco più che quattro case sperdute all’altezza del 79° parallelo. Sorto all’inizio del ’900 come avamposto minerario, il villaggio ospita attualmente diverse basi internazionali di ricerca e dal 1977 è attiva una stazione italiana del CNR: la base Dirigibile Italia. Oltre a un piccolo museo, c’è il busto dedicato ad Amundsen, un negozio di souvenir e l’ufficio postale più a nord del mondo, dove è possibile ottenere il caratteristico annullo. Appena fuori dell’abitato e immerso nel “permafrost” - il suolo perennemente gelato in profondità - si staglia l’alto pilone di ferro che fu utilizzato da Nobile durante le due spedizioni al Polo, per ancorare i dirigibili Norge e Italia, mentre lo scenario verso est è completato dalle cime del Tre Kroner. Ripresa la navigazione e usciti dal Kongsfjorden puntiamo ancora verso nord, seguendo la costa della penisola Alberti Land per raggiungere il Magdalenefjorden: è il fiordo più famoso delle Svalbard, caratterizzato da due grandi ghiacciai che precipitano nel mare, e visitato da Barents nel 1596 nel tentativo di trovare il passaggio per le Indie. Usciti dal fiordo, più a nord scorgiamo l’isola di Danskøya, un altro lembo di terra legato alle spedizioni polari. Gettata l’ancora nei pressi della baia di Virgohamn sbarchiamo a riva coi gommoni per visitare i resti del campo della spedizione di Andrée, l’esploratore svedese che partì con un pallone aerostatico nel 1897 nel tentativo di raggiungere il Polo Nord con due compagni. Solo 33 anni dopo si tro- LEGNO PREZIOSO La chiesa e le abitazioni di Longyearbyen sono in legno; molte costruzioni poggiano su piattaforme e sono isolate dal terreno per evitare di affondare nel fango con il riscaldamento del “permafrost”, il suolo perennemente gelato in profondità. varono i corpi dei tre dispersi, presso l’isola di Kvitøya all’estremo nordest delle Svalbard, assieme ai diari e alle foto scattate durante i mesi di sopravvivenza. no tra i blocchi di pack e per ammirare la vastità dei ghiacciai che a queste latitudini ricoprono la quasi totalità della terra emersa. Terzo giorno Superato l’80° parallelo si può effettuare un’escursione a terra sull’isola di Lågøya, bassa e ciottolosa, che ha la particolarità di appartenere a un antico mare, risollevatosi lentamente in seguito alla deglaciazione. Poi con l’intento di raggiungere e superare l’arcipelago di Sjuøyane, che rappresenta la “terra estrema” del nostro viaggio, continuiamo la navigazione tra blocchi di ghiaccio galleggianti sempre più numerosi, finché decidiamo d’invertire la rotta. Da questo momento in poi la nostra attenzione sarà rivolta all’avvistamento dell’orso bianco, probabilità favorita dalla presenza di foche e ghiacci stabili. Quando il rompighiaccio frantuma la banchisa attorno alla nave, decine di urie e fulmari si alzano in volo attratti dalla presenza di piccoli merluzzi, rimasti a ridosso del ghiaccio rovesciato. In un’atmosfera di puro ambiente artico tenteremo di circumnavigare l’isola di Spitsbergen passando lungo lo stretto di Hinlopen e cercando di restare il più vicino possibile alla costa, per facilitare l’avvistamento degli orsi che si muovo- Quarto giorno Oltrepassare lo stretto di Hinlopen è la chiave per il prosieguo del viaggio. Trovandosi lontano dalla Corrente del Golfo e in posizione nord-sud, l’Hinlopen è soggetto maggiormente all’ammasso della banchisa che si stacca dalla calotta polare. Per una nave rompighiaccio aprirsi la strada non è un reale problema, ma è la velocità ridotta il vero inconveniente, che rischia d’impedire l’arrivo a destinazione secondo i tempi stabiliti. Il tratto iniziale dello stretto si presenta normalmente abbastanza libero dai ghiacci, e le montagne circostanti si aggirano intorno ai 400 metri d’altezza. In quest’area, chiamata Ny Friesland, troviamo le più alte vette delle Svalbard, con una vasta catena alpina che raggiunge quota 1713 metri. Dopo aver doppiato Capo Fanshawe scorgiamo la ripida parete rocciosa di Alkefjellet (a 79° 35’ N), popolata da una grandissima colonia di urie di Brünnich in continuo movimento tra i ghiacci galleggianti e le rocce. Proseguendo le foche si fanno più numerose, favorite dal ghiaccio che diviene più compatto e sempre più POSTA GHIACCIATA L’insegna dell’ufficio postale di Ny Ålesund; in alto, stretto di Hinlopen: sbarco sul pack col gommone. Nella pagina a fianco, dall’alto in basso e da sinistra a destra: un orso bianco; fioritura di ranuncoli; l’accesso al ponte di comando del Polar Star è consentito in ogni momento della crociera; navigazione sul Liefdefjorden. 25 spesso. L’eccessiva presenza di banchisa ci costringe a tornare indietro ripercorrendo la rotta dell’andata. Superato l’imbocco nord dell’Hinlopen e prima dell’80° parallelo, ecco sulla sinistra il Sorgfjorden con le grandi spiagge invase da tronchi d’albero portati dalla corrente. In questo luogo, popolato dai trichechi, si svolse una battaglia tra balenieri francesi e olandesi per il dominio della zona. POLO IN PALLONE Isola di Danskøya: a Virgohamn visitiamo i resti del campo della spedizione di August Andrée, l’esploratore svedese che nel 1897 partì da qui a bordo di un pallone aerostatico; sotto, stretto di Hinlopen: sosta su una spiaggia del Sorgfjorden. Quinto giorno Superato il Wildefjorden, stretto e lungo più di 100 km, la nave fa rotta a sud per entrare nel Woodfjorden, insenatura che penetra verso le montagne dell’Andrée Land dove si devia a ovest navigando sul Liefdefjorden, normalmente coperto dai ghiacci nella parte terminale in corrispondenza del maestoso ghiacciaio Monaco, che ha un fronte dalle altissime pareti. Il tratto di mare libero dai ghiacci sembra avere la densità dell’olio, talmente è vicino alla temperatura di solidificazione, e laddove la nave frantuma la crosta ghiacciata il tutto si ricompatta al finire della scia. Ripreso il mare aperto, e oltrepassato il promontorio di Velkomstpynken, sbarchiamo per visitare i resti delle vecchie baracche utilizzate dai cacciatori di pelli, poi ritrovata la rotta sud passiamo vicino al Smeerenburgfjorden, che ricorda l’e- poca in cui tremila olandesi popolavano queste latitudini per cacciare le balene e ricavarne l’olio, operazione che veniva effettuata a terra. Sesto giorno Coi motori a pieno regime per superare capo Salpynten, a sud della Prins Karl Forland, risaliamo ora verso nord lo stretto di Forlandsundet alla ricerca dei trichechi che frequentano normalmente le spiagge orientali. L’isola è piatta, poi all’altezza del promontorio Poolepynten ricompaiono cime elevate, ammantate da numerosi ghiacciai sul versante est. Nei pressi del Poolepynten scorgiamo alcune baracche, oltre a una vistosa piramide rossa che funge da riferimento geografico. La vicina spiaggia che degrada dolcemente verso il mare è popolata da una colonia di trichechi che trascorrono buona parte della giornata a dormire al riparo dal vento gelido. Dopo l’ennesimo sbarco proseguiamo ancora verso nord per virare lievemente ad est ed entrare nel St. Jonsfjorden, attorniato da montagne innevate e ricoperto di ghiaccio bucherellato dalle foche. Siamo nel regno dell’orso bianco, di cui puntualmente avvistiamo un grosso esemplare in piena caccia. Settimo giorno Usciti dal St. Jonsfjorden riprendiamo a navigare in direzione sud lo stretto di Forlandsundet per entrare nel lungo Isfjorden. Nei pressi di Kapp Staroskin, dove ha sede la stazione radio di Barentsburg, ci sono i resti del vecchio insediamento di Russekeila abitato a lungo dai Pomor, comunità russa in grado di sopravvivere a queste latitudini senza ammalarsi di scorbuto. Poco lontano, Festningen è una fortezza naturale all’estremità ovest del Grønfjorden, dove di recente sono state ritrovate le impronte di due dinosauri. Proseguendo sulle acque dell’Isfjorden verso nordest superiamo Kapp Thordsen e diamo fondo nella baia di Skansbukta, nel Billefjorden, dominata dalle ripide pareti del monte Skansen. Sbarcati, visitiamo la miniera di gesso abbandonata, aperta dagli svedesi nel 1911, tra basse fioriture che ingentiliscono con macchie colorate il suolo. Consumato l’ultimo pasto a bordo, a tarda notte riprendiamo la navigazione ed entriamo nell’Adventfjorden, giungendo a Longyearbyen alle prime ore del mattino. Secondo itinerario: escursione al Trollsteinen Punto di partenza e arrivo: Longyearbyen Durata: 5/6 ore Dislivello: 800 metri Difficoltà: facile, con alcune salite ripide Dopo un breve trasferimento in minibus, oltrepassato l’abitato di Nybien iniziamo la salita alla prima lingua di ghiaccio. Superato un torrente su un ponticello di legno raggiungiamo le strutture di una miniera abbandonata, poi proseguiamo fino al fronte morenico con la vasta pietraia ricca di foglie fossili. Saliamo più ripidamente per arrivare al fronte terminale del ghiacciaio Longyearbreen, che tagliando verso sinistra si attraversa senza problemi né pericolo di crepacci. Abbandonato il pendio saliamo un ripido versante terroso e superiamo una dorsale per raggiungere il ghiacciaio Larsbreen, molto più grande del precedente. Comincia infine la salita al ghiacciaio Trollsteinen (837 m), su un terreno molle che copre il “permafrost” o su un sottile manto nevoso, fino al crinale che conduce alla panoramica vetta. Si ridiscende fino al Larsbreen, che si attraversa lungo il versante sinistro del fronte morenico per tornare al punto di partenza. TREK SUL GHIACCIAIO Da Longyearbyen si può effettuare un’escursione in giornata per raggiungere la panoramica vetta del ghiacciaio Trollsteinen, a 837 metri di quota; in basso, il papavero delle Svalbard è un delicato endemismo che ingentilisce le pietraie apparentemente inospitali, che per un breve periodo rimangono sgombre dalla neve. 27 BLOCKNOTES Durata 10 giorni Quando da giugno ad agosto Come arrivare A parte qualche nave da crociera, l’aereo è l’unico mezzo che collega le Svalbard con la Norvegia. Dai principali aeroporti italiani si raggiunge la capitale norvegese con voli di linea SAS Scandinavian Airlines, per poi proseguire coi voli interni della consociata SAS Braathens direttamente fino a Longyearbyen. Dall’Italia alla Norvegia si fa scalo a Copenaghen; da Oslo a Longyearbyen possono essere necessari lo scalo o la sosta notturna a Tromsø. ISOLE SVALBARD 80° PARALLELO NORD Periodo Chi ama l’avventura tra i ghiacci e desidera vedere una nave rompighiaccio in azione dovrebbe partire a inizio estate, quando il pack copre ancora vaste aree di mare ed è presente in molti fiordi. Nella scelta del periodo si tenga conto che la presenza di acque ghiacciate facilita molto l’avvistamento di orsi, trichechi e foche, ma rende spesso difficile portare a termine i programmi di circumnavigazione previsti dalle crociere. 28 gommoni sono necessari: capi termici idrorepellenti e antivento, berretto di lana, calzature impermeabili a gambale alto. Da non dimenticare: binocolo, occhiali da sole, creme protettive e un paio di ciabatte, poiché è d’uso togliersi le scarpe nell’anticamera degli hotel e in altri luoghi pubblici (esclusi i negozi). Attrezzatura fotografica Un tele 300 mm per uccelli e animali selvatici, un macro 50 mm per le microfioriture. A Longyearbyen si trovano pellicole e batterie a prezzi accettabili; a bordo del rompighiaccio limitata disponibilità e costi esagerati. Documenti Carta d’identità valida per l’espatrio. Dove dormire Longyearbyen: Hotel Spitsbergen; Spitsbergen Guesthouse; Radisson SAS Polar Hotel Spitsbergen; Trappers Lodge. Valuta Corona norvegese, Krone (NOK), suddivisa in 100 øre; 1 NOK è pari a circa 0,13 euro. Nei listini i prezzi sono spesso indicati con la sigla kr che è l’equivalente del NOK. Sulla nave è possibile pagare in Euro. Dove mangiare Longyearbyen: Kroa, aperto dalle 11.30 alle 24, ven e sab fino alle 2; Spitsbergen Hotel, aperto dalle 17 alle 22, ven e sab 19-22.30; Nansen-Radisson SAS Polar Hotel Spitsbergen, aperto dalle 11 alle 23. Lingua Il norvegese; comunemente parlato l’inglese. Cosa mangiare Carne di renna, salmone, zuppe di pesce e di verdure. Molto buono l’ishausrøye, un pesce pescato sul posto. Fuso orario Lo stesso dell’Italia. Sole di mezzanotte A Longyearbyen: dal 19 aprile al 23 agosto. Cosa portare Durante la permanenza a terra e sui ponti della nave serve un abbigliamento invernale, ma senza esagerare: le temperature sono mediamente superiori allo zero e possono raggiungere gli 8-12 °C. Quando ci si trasferisce a terra coi Cosa comprare I tradizionali maglioni di lana, oggetti di cristallo. A Barentsburg ci si può imbattere in mercatini improvvisati con oggetti d’epoca sovietica. BLOCKNOTES Appuntamenti Polar Jazz, fine gennaio. A metà primavera si tiene un’importante gara con gli sci da fondo, seguita dalla Spitsbergen Marathon (nella prima metà di giugno). Cartografia e bibliografia Svalbard 1:1.000.000, Norsk Polarinstitutt (a Longyearbyen; anche mappe 1:100.000). W. Cross, Disastro al Polo, TEA Avventure ’03, la sfortunata storia del dirigibile “Italia”; EDT/Lonely Planet, Norvegia. Indirizzi utili Ente Norvegese per il Turismo, via Puccini 5 - Milano, www.visitnorway.com; Svalbard Tourism Board, P.O. Box 323, NO - 9171 Longyearbyen, Norway, tel. 00477902.5550,[email protected], www.svalbard.net. Internet www.circolopolare.com: sito con molti link e informazioni sulle spedizioni polari e sulle basi scientifiche del CNR. Prefissi Per l’Italia 0039; per la Norvegia 0047. Con chi Monza, via San Gottardo 74 - tel. 039 3900274 info@seiviaggi. it - www.seiviaggi.it ISOLE SVALBARD 80° PARALLELO NORD Musei Longyearbyen: Svalbard Museum, lun-ven 11-18, dom 13-18: dedicato all’ambiente artico e alle attività minerarie. ARGENTINA/CILE ANTARTIDE-TERRA DEL FUOCO-FIORDI Passaggi di Rino Gomiero estremi STORIE DI BALENE Giunti all’isola di Deception si entra nella Whaler’s Bay, dove si trova l’antico insediamento baleniero di Hector Whaling Station. Un’avventurosa crociera per appassionati di natura, tra l’Antartide, la Terra del Fuoco e l’interminabile costa patagonica da Capo Horn a Puerto Montt. Mari in burrasca, iceberg, immense colonie di pinguini, basi scientifiche, ghiacciai e villaggi adagiati lungo gli spettacolari fiordi cileni. L sempre forti emozioni. e partenze regalano Sarà il distacco da una certezza e l’avventurarsi verso l’incognito, o semplicemente la sensazione che si è più vivi perché inizia qualcosa di nuovo. Eppure questa partenza è stata ben preparata, con i dettagliati racconti di Sepúlveda, Chatwin e Coloane ad anticiparmi l’immenso mondo che gravita tra i fiordi del Cile e la Terra del Fuoco; senza contare l’emozionante avventura di Shackleton e del suo Endurance intrappolato tra i ghiacci del mare di Weddell, descritta con tale tragica bellezza da immedesimare il lettore nel fascino terribile che riserva l’ambiente antartico. È assieme a questi pensieri che, stringendo nelle mani la macchina fotografica, scatto le ultime immagini di Ushuaia immersa nelle luci della sera, senza saper resistere al consueto e commovente rito dei saluti di chi è rimasto a terra, mentre la nave si stacca velocemente dalla banchina, corrisposto dai pochi marinai, taxisti e militari che partecipano calorosamente all’addio generale. Finalmente si parte! Così, con la viva speranza che 34 accomuna gli uomini laddove la vita si presenta più difficile, mi affido fiducioso nelle mani del capitano, mentre la sirena emette tre lunghi segnali, conscio di partire verso un nuovo mondo dove la parola “grande” non rende giustizia alle distanze né alle reali dimensioni. Il Passaggio di Drake ne è il chiaro esempio: dall’estremo punto di Capo Horn alle prime terre verso il Polo Sud scorrono più di seicento miglia marine, che in chilometri sono quasi un migliaio. Interminabile distanza di un mare dalla brutale bellezza, da superare tra situazioni che definire “burrascose” a volte può essere un eufemismo. E se appare agitato a pelo d’acqua, non è certo più tranquillo sotto la superficie, con correnti che s’intrecciano in tutte le direzioni avvinghiandosi come piovre in amore. Il termine williwaw, che compare tantissime volte nei diari di bordo dei navigatori in Antartide e nei canali della Terra del Fuoco, si riferisce a turbini di vento che arrivano improvvisi e a velocità cicloniche dalle gole o dai pendii delle montagne. Dopo aver superato la cresta di una montagna il williwaw si abbatte con violenza sulle creste del mare, con tale devastante furia da spazzare via ogni cosa. Quanto sia difficile navigare al largo di Capo Horn, del Canale Beagle e dello Stretto di Magellano, o lungo il Canale Magdalena, è noto a tutti i marinai, ma a furia di sentirli nominare questi luoghi leggendari risultano perfino amichevoli. Estreme terre australi che da sempre hanno affascinato conquistatori, cacciatori, pirati, esploratori... L’Antartide Ci vogliono due lunghi giorni di navigazione in mare aperto per incontrare un lembo di terra antartico. Quello che sorprende di più non è la grande vastità del bianco continente, e neppure le enormi distese innevate, le alte pareti di ghiaccio o l’enormità degli iceberg erranti. Sorprende l’assenza di colori: sembra che il mondo da queste parti si sia fermato all’epoca dei film in bianco e nero. L’Antartide è una terra che non finisce mai; grande più dell’Europa intera. Un infinito manto bianco dominato da un mare ghiacciato, dove l’uomo non ha potuto lasciare le sue impronte né imporre tracce evidenti della sua sconquassata e delirante “civiltà”. Posta al centro del Polo Sud, l’inimmaginabile distesa è spessa fino a quattromila metri, a formare il 90 per cento della riserva d’acqua del nostro pianeta. Se un giorno si dovesse sciogliere, il livello del mare si alzerebbe di ottanta metri! La scoperta dell’Antartide risale all’Ottocento, ma già i Greci ipotizzavano l’esistenza di “una terra lontana verso sud”, secondo la teoria per cui dovesse esserci un corrispettivo meridionale delle terre nordiche, chiamate “Artico”. Già nel 150 a.C. il greco Ptolemy indicava in una mappa l’esistenza di una Terra Australis Incognita, ma per vedere confermata la sua teoria dovette aspettare quasi duemila anni. Nel mondo tutto bianco dove pulsa una vita diversa da ogni altro luogo, e dove il quotidiano si fa continuamente estremo, i momenti di avventura non mancano di certo. L’Antartide ha sempre attratto uomini avventurosi, ma i primi visitatori più che con animo da esploratore arrivarono armati di bastoni e fucili per cacciare le foche, poi nel Novecento a bordo di navi munite di arpioni e cannoncini per sterminare qualsiasi specie di balena. Perfino molte spedizioni scientifiche erano “mascherate”, alla ricerca di nuovi territori di caccia. Oggi, dopo il Trattato dell’Antartide firmato nel 1961 e riconosciuto attualmente da 44 Paesi, sono state sospese tutte quelle attività che non hanno scopi di ricerca, a parte qualche base scientifica attiva tutto l’anno e altre aperte solo nei mesi estivi (il nostro inverno), l’attività di maggior impatto umano è legata alle crociere lungo la Penisola Antartica per visitare le colonie di foche e pinguini, nel totale rispetto per l’ambiente e gli animali. Poi, da aprile fino a ottobre, neve e gelo rimodellano il paesaggio, col ritorno del buio e delle temperature rigidissime che impediscono qualsiasi attività, restituendo all’Antartide la sua vera anima. Un’anima fatta di silenzi e scenari impressionanti, dove la moltitudine dei ghiacciai e degli iceberg appena liberati dal legame terrestre rinsalda il suo gelido abbraccio, esaltando coi toni azzurri dei ghiacci compressi il tenue grigiore delle giornate australi. La Terra del Fuoco Seppur abitata da tempi antichi, per anni la parte meridionale dell’America latina è stata terra di nessuno, popolata da guanacos e piccole comunità di indigeni fuegini, presenti perlopiù tra le valli di montagna, che si contendevano le esigue risorse di sopravvivenza. A questa conclusione era giunto Charles Robert Darwin durante la sua esplorazione nel 1832 a bordo del veliero Beagle, capitanato da FizRoy, di passaggio lungo lo Stretto di Magellano e impegnato nella circumnavigazione del globo. La Terra del Fuoco era stata scoperta nel 1520 dal navigatore Ferdinando Magellano, partito l’anno prima con una flotta spagnola per scoprire un pasCETACEI AL SANTUARIO Ossa di balena sull’isola King George. Dal 1994 tutta l’area attorno all’oceano del Sud è stata dichiarata “santuario delle balene”. Nella pagina a fianco, colonia di pinguini sull’isola Half Moon. 35 saggio verso l’Asia. Di questa straordinaria avventura fu testimone il vicentino Antonio Pigafetta che, presente in Spagna quale membro dell’ambasciata pontificia, non esitò ad arruolarsi come uomo d’arme per prendere parte al viaggio. Dai numerosi segnali di fumo provenienti dai falò che gli indigeni allestivano sulle montagne, la nuova terra fu chiamata Terra del Fumo, nome cambiato successivamente in Terra del Fuoco dall’imperatore Carlo V, per darle forse un aspetto meno freddo di quanto appariva agli occhi di tutti. Gli indigeni furono descritti come uomini primitivi, sensazione che lo stesso Darwin ricavò secoli più tardi. Gli abitanti della Terra del Fuoco avevano dimensioni da giganti, seppure di indole buona, e furono battezzati da Magellano col nome di Patagoni, definitivo toponimo di questa vasta area australe. Il territorio di Punta Arenas e l’immenso golfo dove inizia lo Stretto di Magellano sono talmente bassi da rendere difficile distinguere la costa dal mare. Così come accadde nell’Ottocento a Porto Williams, in terra cilena sull’isola di Navarino, e a Ushuaia, sull’isola Grande in terra argentina, Punta Arenas ospitò inizialmente una nutrita colonia penale, poi il porto divenne un luogo strategico per le numerose navi di passaggio tra l’Europa e la California e successivamente per le baleniere che cacciavano nei mari australi. Dopo l’importazione di pecore dalle Falkland, dimostratasi molto redditizia, Punta Arenas si è trasformata in una grande città (121.000 abitanti) circondata da aree chiamate estancias e utilizzate per l’allevamento di bovini e ovini. I fiordi cileni Quel candore che accomuna il paesaggio antartico, fatto di rilievi innevati punteggiati dal nero affiorante degli irti speroni rocciosi che il ghiaccio non riesce a coprire, lo si ritrova anche lungo i fiordi cileni. Ma l’anima dell’estremità occidentale del Sudamerica è caratterizzata da un corollario di isole dai pendii talmente ripidi da allontanare qualsiasi velleità di fondare comunità umane. I fiordi del Cile, definiti seni nella toponomastica locale, assomigliano a quelli norvegesi, ma dai fratelli del Nordeuropa non hanno ereditato la benevolenza del dio Thor. Sono perlopiù luoghi disabitati dalla cruda e sconvolgente bellezza, modellati dai ghiacciai e dall’eterna sfida tra la catena andina e l’Oceano Pacifico. Un miscuglio d’acque e spuntoni di roccia trasformato in canali e labirinti punteggiati di isole, contorti come serpenti. Secondo Arnaldo Cipolla (1879-1938), giornalista e scrittore, il Cile termina a Puerto Montt. Nell’arcipelago di Chiloé, tanto amato e decantato da Francisco Coloane, le case sono costruite su palafitte, l’economia è basata sull’allevamento del salmone e sgangherati traghetti trasportano merci e persone. Chiloé possiede affascinanti chiese di legno, alcune delle quali sono monumento nazionale e Patrimonio mondiale dell’Umanità tutelato dell’Unesco. Un’isola dove sognare ancora ad occhi aperti, tra i sorrisi sinceri della sua calorosa popolazione. Prima di tornare nel mondo. VERSO IL PACIFICO Stretto di Magellano: il passaggio verso il Pacifico si snoda tra una lunga serie di canali interni. Santiago del Cile A O Gli itinerari C C do rc A T Aisén N C. M ore la da I o G . del C V. Corcovado N O Pto. Chacabuco I G Pto. Eden R Can. Messier 2736 Gh. Skua A L Torri del Paine Can. Smyth S Bahia Grande Pen. M.Gañero i M .d Pen.di Córdova ag Seno Otway C el la Ti e r r a no I E Viaggio in aereo Itinerario in nave Punta Arenas A T L A N T I C O E Golfo di Comodoro Rivadavia San Jorge tr Punto di partenza Punto tappa del Fuego Ushuaia Pto. Williams I. Navarino F I C O Capo Horn Passaggio .Le m Ca n ord ai re he ac er l I. Cuverville G . r StB . dv Isola Anvers Can.Neumayer Port Lockroy An (segue a pag. 42) G. de Penas P A Da Ushuaia, centro principale della Tierra del Fuego, nell’estremo sud dell’Argentina, si fa rotta verso sud-est uscendo dal Canale Beagle per superare Capo San Pio e affrontare la lunga traversata del “Passaggio di Drake”, spartiacque tra il Sudamerica e l’Antartide e linea immaginaria che divide l’Atlantico dal Pacifico. La navigazione in mare aperto fino al primo lembo di terra dura quasi due giorni e a seconda delle condizioni meteo può riservare situazioni di mare più o meno agitato. Durante la traversata, a bordo si svolgono alcune proiezioni a tema naturalistico, incontri informativi sul delicato ecosistema antartico e su tutto quanto riguarda il programma del giorno successivo. Tra i numerosi volatili al seguito del battello si scorgono l’albatro e il fulmaro, mentre i cetacei sono presenti soprattutto nel periodo estivo. La presenza di iceberg sempre più grossi segnala l’avvicinarsi all’arcipelago delle Shetland del Sud, poi doppiato Capo Metville, sull’isola King George, la nave vira a destra per entrare nello Stretto di Bransfield e in un paio d’ore si addentra nella Baia Admiralty. Condizioni meteo e del ghiaccio permettendo si scende a terra con i grandi gommoni per visitare le colonie di pinguini e le strutture dell’Arctowski Station, una base polacca di ricerca botanica e meteorologia, dove gli scienziati risiedono per un anno intero. La tappa successiva è sulla piccola isola Half Moon, a poca distanza dall’isola Livingston, dominata da alte vette imbiancate, con una base estiva della marina argentina, una popolosa colonia di pinguini e una scialuppa abbandonata da qualche baleniera. O C E A N O Primo tratto: Argentina-Antartide Punto di partenza: Ushuaia Punto di arrivo: Isole Shetland del Sud Durata: 2 giorni ova E Isola di Castro Chiloé Buenos Aires Petrohué N Puerto Montt Baia Baia Paradise 0 Flandres di Drake Neko Harbour 10 20 chilometri Ie. Shetland del Sud I. Livingston I. King George C. Metville I. Deception Cascata Chiesa field S t r. B r a n s “Estancia” (Azienda agricola) Museo A n t a r t i d e 0 200 N 400 chilometri 37 Asado e castori In partenza, all’arrivo e durante la crociera vengono proposte numerose escursioni, sempre facoltative. Ne segnaliamo due. Ushuaia: il Parco Nazionale di Ushuaia, al termine della Strada Nazionale n° 3, è un insieme di torbiere e stagni ricchi di vegetazione e frequentati da castori (inequivocabili i loro ammassi di legni), oche e conigli selvatici, il tutto contornato da alte vette ammantate di neve. Al porto si può visitare il Museo Marittimo nei locali delle vecchie prigioni. Punta Arenas: l’estancia Olga Teresa (75 km dal porto verso nord lungo una strada a veloce scorrimento) è una grande fattoria a gestione familiare, sperduta nella pianeggiante e deserta campagna cilena, dove si allevano pecore e vitelli. Si può assistere alla tosatura e ad un’esibizione dei mandriani a cavallo per governare il bestiame. La visita termina con un pranzo a base di agnello alla brace, il tradizionale asado che viene cotto lentamente per diverse ore. MAGICA CHILOÉ Dall’alto in basso e da sinistra a destra: arcipelago di Chiloé: la chiesa di Achao, sull’isola Quinchao; tango show all’Esquina di Buenos Aires; l’ornitologo canadese John W. Chardine con una procellaria ferita; Punta Arenas: gaucho all’estancia Olga Teresa. Nella pagina a fianco: Puerto Chacabuco: la Riserva Nazionale Rio Simpson; cantante cilena a Punta Arenas; nel P.N. Terra del Fuoco; il porto di Ushuaia. 39 SPAZZINI A BORDO Dall’alto in basso e da sinistra a destra: Lemaire Channel: un petrello delle nevi, vero e proprio “spazzino” di questi mari; Ileana, medico della Nordnorge; sull’isola King George; davanti a Capo Horn. Nella pagina a fianco: in vista del ghiacciaio Skua; elefante marino; le cascate di Petrohué nel P.N. Pérez Rosales; tra i ghiacci della Paradise Bay. 41 (segue da pag. 37) Secondo tratto: Penisola Antartica Punto di partenza: Isole Shetland del Sud Punto di arrivo: Penisola Antartica Durata: 3 giorni Proseguendo verso sud s’incontrano altre basi scientifiche di varie nazionalità e tante colonie di pinguini. L’ambiente è montagnoso con vette nerastre a picco sul mare e una grande quantità di isole e canali interni che riparano dai venti di Ponente. Ad inizio stagione (turisticamente parlando) il paesaggio è totalmente innevato, mentre nei mesi successivi la neve lungo la costa cede il posto ad un manto erboso e alle nude rocce. Entrati nello Stretto di Gerlache, l’isola di Cuverville è una delle soste programmate per ammirare da vicino la colonia di pinguini popolata abitualmente da migliaia di esemplari. Navigando poi lungo il Canale Errera si giunge alla Baia di Andvord e a Neko Harbour, una località attorniata dal vasto fronte dei ghiacciai Bagshaw e Rudolph che scivolano in mare con alte pareti, dove si trova una baracca di legno utilizzata come rifugio e luogo preferito da un’altra colonia di pinguini. Scesi a terra si può dire di aver messo piede in terra antartica: risalendo il pendio si ammira uno degli scorci più belli della penisola, col fronte del ghiacciaio che precipita nella baia. Proseguendo verso sud s’incontra la Baia Paradise (sosta notturna) e si oltrepassa la Baia Flandres prima di entrare nell’angusto e spettacolare Canale Lemaire, attorniato da alte vette, che termina con lo Stretto di Penola spesso ostruito dagli iceberg. Se le condizioni dei ghiacci lo permettono si può visitare la Base ucraina Vernadskiy, poi s’inverte la rotta e si risale fino a Port Lockroy dove si fa tappa per visitare il museo di Base A, storica base britannica utilizzata durante le esplorazioni antartiche. Ripresa la navigazione verso nord si segue il Canale Neumayer per puntare verso le Isole Shetland del Sud. Giunti all’isola di Deception si entra nello stretto passaggio di Neptune’s Bellows che immette nella Whaler’s Bay, dove si trova l’antico insediamento baleniero di Hector Whaling Station. La baia interna si è formata dopo l’esplosione del vulcano (ancora in attività) che distrusse una base spagnola e diverse baracche abbandonate dai balenieri. Sbarcati a terra, oltre ad osservare le varie specie di uccelli e la colonia di foche è possibile fare il bagno nel gelido mare antartico e subito dopo riscaldarsi con le acque termali che provengono dal sottosuolo, sorseggiando un bicchiere d’acquavite offerto dalle guide. Terzo tratto: Antartide-Cile Punto di partenza: Isole Shetland del Sud Punto di arrivo: Punta Arenas Durata: 3 giorni Dopo aver doppiato a nord le Isole Shetland del Sud si attraversa nuovamente il Passaggio di Drake - che riserva spesso situazioni di mare mosso o molto mosso - e si ritorna all’estremità del continente sudamericano. Il tratto iniziale è sempre caratterizzato da iceberg alla deriva, talvolta dalle dimensioni impressionanti: sono i cosiddetti iceberg “tabulari”, lunghi diversi chilometri e sporgenti dall’acqua per trenta e più metri. Dopo quasi due giorni di navigazione si arriva a Capo Horn, luogo leggendario e temuto dai navigatori. L’isola si presenta scura e brulla, ricoperta solo da cespi d’erba. Lo sbarco su Capo Horn dipende sempre dalle condizioni del mare e dei venti che arrivano improvvisi. Si scende a terra in una piccola baia a nord e con una scalinata si raggiungono le poche abitazioni, dove è possibile acquistare cartoline e souvenir. Si continua verso nord ed entrati nel Canale Beagle si giunge a Puerto Williams, sull’isola di Navarino in territorio cileno. Nella cittadina (2000 abitanti), sorta intorno alla base militare, si visita il Museo Martín Gusinde dedicato agli indio Yamana. Proseguendo lungo il Canale Beagle ci si addentra tra le isole del Parco Nazionale Alberto De Agostini: sulla destra si notano i grandi ghiacciai Lovisato e Schiapparelli. Dopo un tratto in mare aperto si naviga lungo il Canale Magdalena, che immette nello Stretto di Magellano, e si risale verso nord per giungere a Punta Arenas, città principale dell’estremo Sudamerica, sorta nel 1848 come presidio militare e colonia penale, e sviluppatasi in seguito al traffico marittimo tra l’Europa e la California. Da Punta Arenas vengono organizzate escursioni alla pingüinera di Seno Otway, che ospita una grande colonia di pinguini di Magellano, e alle aziende agricole chiamate estancias. Quarto tratto: fiordi cileni Punto di partenza: Punta Arenas Punto di arrivo: Puerto Montt Durata: 5 giorni Da Punta Arenas si riprende la navigazione lungo lo Stretto di Magellano, puntando inizialmente verso sud e andando poi a nord-ovest, in direzione dell’Oceano Pacifico. Superata la Penisola di Córdova si entra al mattino seguente nel Canale Smyth tenendo sulla destra la Penisola Munoz Gañero, dove svetta solitario il Monte Burney. A metà giornata, avanzando tra isole disabitate e attraversato il Passaggio di Shoal, dove emerge la poppa del mercantile Santa Eleonora naufragato nel 1950, si giunge al cospetto delle leggendarie Torri del Paine, alte vette che costituiscono l’omonimo Parco Nazionale. Superati poi nell’ordine i Canali Collingswood, Sarmiento, Concepción e Wide, che conducono ai fiordi Peel e Amalia, si raggiunge il Ghiacciaio Skua che si getta in mare tra verdi pendici. Al mattino successivo si visita Porto Eden, primo luogo abitato dall’inizio della navigazione tra i fiordi cileni. E’ un piccolo villaggio di pescatori su un isolotto nel Canale Messier, con le case su palafitte e un camminamento in legno che percorre l’intera isola, dove la gente del posto vende semplici prodotti lavorati a mano. Ripresa la navigazione si passa attraverso l’Angustura Inglesa, un tratto del canale molto stretto, navigabile a vista solo di giorno e con calma di marea. Continuando tra montagne ammantate di vegetazione sempre più fitta si arriva al Golfo di Penas, dove per una decina di ore si ritrova l’Oceano Pacifico. Attraversato il golfo si entra nei fiordi cileni del nord, lungo la Boca Wickhan, poi percorrendo il Canale Chacabuco ed Errazuriz si vira a destra navigando lungo il bel HIELO E FUEGO La Baia Lapataia, lungo il Canale Beagle e all’interno del Parco Nacional Tierra del Fuego. Nella pagina a fianco, Penisola Antartica, Neko Harbour: il ghiacciao Rudolph. fiordo di Aisén che termina a Puerto Chacabuco. Una volta sbarcati si può visitare l’interno col villaggio di pescatori di Aisén, allo sbocco del fiordo, e la valle del fiume Simpson, Riserva Nazionale con una vegetazione forestale tipica delle montagne andine. Ripercorso il fiordo di Aisén in senso contrario ed entrati nel Canale Morelada si naviga verso il Golfo di Cordovado diretti all’arcipelago di Chiloé, antico insediamento delle civiltà precolombiane. Sulla destra svettano alte cime, tra le quali il vulcano Corcovado incappucciato di bianco, mentre a sinistra si delinea all’orizzonte la lunga sagoma dell’isola Grande de Chiloé. Arrivati a Castro, centro principale dell’isola, un’escursione conduce ai piccoli villaggi su palafitte e alle tante chiese di legno, Monumento nazionale cileno e Patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco (imperdibile quella, settecentesca, di Achao sull’isola Quinchao). Ancora un breve tratto di mare e si giunge a Puerto Montt, nodo vitale di merci e persone tra il nord e il sud del Cile. La crociera è finita, non resta che salire sull’aereo per Santiago, non prima di aver compiuto un’escursione al Parco Nazionale Vicente Pérez Rosales, per vedere le belle cascate di Petrohué. 43 BLOCKNOTES ARGENTINA/CILE ANTARTIDE-TERRA DEL FUOCO-FIORDI Durata 18-20 giorni Quando da novembre a febbraio Come arrivare In aereo: partendo dai principali scali italiani si arriva in meno di 24 ore a Buenos Aires (o a Santiago del Cile), collegata giornalmente con voli di linea intercontinentali dalle compagnie Iberia, Aerolineas Argentinas, Lan Chile e Lufthansa. La distanza tra Buenos Aires e Ushuaia, porto d’inizio della crociera, si percorre in aereo con un volo “domestico”. La crociera parte da Ushuaia, nella Terra del Fuoco argentina, e dopo aver navigato nelle acque della Penisola Antartica termina a Puerto Montt, in territorio cileno, dove riparte lungo la rotta inversa. Periodo Nel mese di novembre, che corrisponde alla locale primavera australe, per vedere la Penisola Antartica completamente innevata. Ad inizio stagione, inoltre, i prezzi sono più convenienti e l’afflusso turistico è decisamente minore. Il tempo può mutare repentinamente, condizionando le escursioni a terra ma regalando un’immagine più veritiera del clima antartico. Documenti Passaporto con validità di almeno 6 mesi. Per guidare è necessaria la patente internazionale. Lingua Lo spagnolo, correntemente parlato in Sudamerica. Le informazioni di bordo sono in varie lingue, perlopiù tedesco, inglese e spagnolo. L’inglese è comunemente parlato nei luoghi turistici. Valuta A Buenos Aires, Santiago del Cile, nei centri turistici e aeroporti sono accettati Euro e Dollari USA. Altrove si usano le monete locali: il Peso argentino (ARS), è pari a 0,25 Euro circa e il Peso cileno (CLP) che equivale a circa 0,0014 Euro. A bordo della nave, per il servizio bar o bevande extra durante i pasti, acquisti nello shop ed escursioni facoltative i prezzi sono indicati in Corone norvegesi (NOK), pari a circa 0,13 Euro, ma per i pagamenti si usa una “cruise card”, con il conto da saldare a fine viaggio con la carta di credito o pagando in euro o dollari. Fuso orario Da novembre a marzo, rispetto all’ora italiana, ci sono 3 ore in meno in ArgentinaAntartide e 4 ore in meno in Cile, che diventano 5 quando da metà dicembre a fine marzo entra in vigore l’ora legale. Cosa portare A bordo l’abbigliamento è casual, eccetto per la serata di fine crociera con la cena del Comandante della nave, dove è gradito un tocco d’eleganza. Non dimenticate il costume da bagno, da utilizzare sulla nave (vasca Jacuzzi all’aperto) e nelle acque termali dell’Antartide. Cosa mangiare La cucina di bordo è basata su specialità tradizionali norvegesi. Durante tutta la navigazione il trattamento è a pensione completa: il ristorante offre piatti di ottima qualità con servizio a buffet a pranzo e servizio al tavolo a cena. Caffè e bevande calde sono sempre disponibili liberamente, come pure la buona offerta di pasticceria che è possibile trovare al pomeriggio. In Argentina e Cile conviene assaggiare l’asado, tipica grigliata di carne cucinata lentamente allo spiedo. In Cile eccellenti i frutti di mare (mariscos) e la pregiata centolla, un granchio gigantesco che viene pescato solo nei fiordi meridionali e nello Stretto di Magellano. Il curanto, stufato di pesce, molluschi, patate e vari tipi di carne, è il piatto tradizionale di Puerto Montt (andate al molo di Angelmó) e Chiloé, mentre ogni incontro si festeggia con un bicchiere di pisco sour, cocktail a base di acquavite e limonata. Cosa comprare In Cile i lapislazzuli, grezzi o lavorati, nei centri commerciali (più cari), negozietti e mercati- Monza, via San Gottardo 74 - tel. 039 3900274 info@seiviaggi. it - www.seiviaggi.it BLOCKNOTES Con chi Cartografia e bibliografia Argentina Cile, 1:4.000.000, Studio Fmb, Bologna, utile per una visione completa della vasta area interessata dalla crociera. La letteratura di viaggio è ricchissima: B. Chatwin, Che ci faccio qui? e In Patagonia, Adelphi; A. Lansing, L’incredibile viaggio di Shackleton al Polo Sud, Tea; L. Sepúlveda, Il Mondo alla fine del Mondo e Patagonia Express entrambi delle edizioni Guanda, che ha pubblicato anche tutti i romanzi dello scrittore cileno Francisco Coloane. Guide: Edt/Lonely Planet, Argentina e Cile e Isola di Pasqua; Lonely Planet, Antarctica (in inglese), reperibile su ordinazione presso le librerie Feltrinelli; Rough Guides, Patagonia e Terra del Fuoco, Vallardi Viaggi; Le Vie del Mondo, Terra del Fuoco, Tci. Indirizzi utili Argentina: Ufficio del Turismo Argentino, via V. Veneto 7, 00187 Roma, tel. 06.4873866; Ambasciata d’Italia, Calle Billinghurst 2577 (1425) Buenos Aires, tel. 11.48020071/2/3, [email protected]. Cile: Ufficio Commercio e Turismo, passaggio degli Osii 2, 20123 Milano, tel. 02.864093, fax 02.8692172, [email protected]; Consolato Italiano a Santiago, Roman Diaz 1270, Providencia, tel. 02.2259212. Comunicazioni telefoniche L’uso del cellulare richiede un apparecchio con la banda di 1900 Hz; la copertura è possibile solo in vicinanza dei centri maggiori ed è inesistente nell’area antartica. Prefissi: per l’Italia 0039, Italia-Argentina 0054, Italia-Cile 0056. Abbigliamento tecnico All’inizio della stagione turistica in Artartide si troverà abbondanza di neve anche lungo la costa. Il continuo e improvviso variare del tempo, abbinato alla presenza costante di vento forte, richiede un abbigliamento che ripari dall’aria e dalle precipitazioni (a volte nevose), consentendo in ogni modo una completa traspirabilità. Per il freddo vale sempre la regola di vestirsi “a cipolla”. Le temperature si aggirano intorno agli zero gradi ma sostando all’esterno dei vari ponti della nave, o durante i trasferimenti a terra coi gommoni, per effetto della maggiore dispersione di calore la protezione dal vento è quanto mai necessaria. Al momento dello sbarco sono necessarie delle calzature impermeabili a gambale lungo, che vengono normalmente fornite dall’organizzazione, e dei copripantaloni per sedersi tranquillamente sulla neve. Utile una sacca stagna dove riporre l’attrezzatura fotografica o la videocamera. L’autore del viaggio ha utilizzato alcuni capi The North Face, linea HyVent, traspiranti e dall’eccellente tenuta contro freddo, vento e acqua: calzamaglia in Polartec, giacca con pile abbinabile, copripantaloni regolabili, berretto, guanti tecnici con interno staccabile in pile. ARGENTINA/CILE ANTARTIDE-TERRA DEL FUOCO-FIORDI ni. Ovunque si trova un buon artigianato della lana, del cuoio e della terracotta. A Porto Eden i nativi vendono per pochi dollari oggetti di semplice fattura. Pratici, comodi e robusti i bombachas, tipici pantaloni dei gauchos argentini. 45 Hurtigruten Group nasce all'inizio del 2006 dalla fusione tra le due storiche compagnie di navigazione OVDS e TFDS, che operano da 120 anni lungo la costa norvegese sulla rotta del "Postale dei Fiordi". Per 365 giorni all'anno, 11 navi percorrono la "hurtig-ruten", la "rotta veloce" che tocca 34 porti in 6 giorni tra Bergen e Kirkenes, tracciata a fine '800 dall'ammiraglio Richard With. Oggi la flotta Hurtigruten è composta da 16 navi, impiegate in Norvegia, alle isole Svalbard, in Groenlandia e in Antartide, per offrire ai viaggiatori di tutto il mondo un'esclusiva selezione di crociere esplorative all'insegna del massimo comfort. Il sito ufficiale per il turismo in Norvegia, disponibile in italiano, raccoglie informazioni, curiosità, links utili e proposte di viaggio; offre inoltre la possibilità di ricevere gratuitamente cataloghi, opuscoli e materiale informativo. Arctic Team è il marchio che identifica la programmazione di Seiviaggi dedicata a Scandinavia, Artico e Baltico ed è sintesi di un'estesa rete di collaborazioni con i più qualificati operatori e guide artiche, le principali catene alberghiere, le compagnie aeree, marittime e ferroviarie, gli enti di promozione turistica di Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Islanda e Groenlandia. Arctic Team Seiviaggi è agente ufficiale Hurtigruten dal 1996. Ente di promozione turistica del Finnmark, la Lapponia Norvegese. Dal sito www.visitnorthcape.com è possibile scaricare gratuitamente la guida ufficiale in italiano oppure richiederne l'invio a domicilio. In inglese sono inoltre disponibili cartine ed informazioni dettagliate sulle località più interessanti del "tetto d'Europa". Immagini: Rino Gomiero, Hurtigruten Group, visitnorway.com, archivio Seiviaggi. Grafica, layout e cartine: Itinerari e Luoghi - Post-produzione: Contemporanea Monza. Stampato nel mese di marzo 2007 su carta riciclata. Photo: Bård Løken Lapponia + Norvegia = Finnmark L’Igloo Hotel viene costruito ogni anno ad Alta, in Lapponia Norvegese. E ogni anno, da gennaio ad aprile, ospita viaggiatori di tutto il mondo alla ricerca di emozioni esotiche ed affascinanti nelle terre dei Sami, gli indigeni dell’Artico. Da non perdere poi le escursioni in motoslitta su sconfinati altopiani innevati, uno sleddog safari con esperti musher e la navigazione con il Postale dei Fiordi per raggiungere Capo Nord, il tetto d’Europa. Finnmark, la Lapponia in Norvegia. Seiviaggi Monza telefono 039.3900274 www.seiviaggi.it 48 A APPUNTI DI VIAGGIO 49 AP APPUNTI DI VIAGGIO