Numero 5 Anno 2 - Febbraio 2006 EDITORIALE di Waldes Fiorini Avrebbe meritato una platea ben più numerosa il convegno organizzato sabato 21 gennaio dai giovani del Partito sul tema :” Le nostre radici ed il nostro futuro”. Perché i nostri ragazzi in quell’occasione hanno dato una bella lezione di storia e di politica a tutti noi “grandi”. Peccato che proprio noi grandi fossimo troppo pochi a riceverla. Ci hanno ricordato, loro che sono ancora lontani dalle piccole beghe della politica di tutti i giorni, che il patrimonio della sinistra riformista sammarinese è un patrimonio che viene da lontano, è un patrimonio di lotte e di ideali che non merita di essere disperso e soprattutto mortificato. Un patrimonio che nasce da quel giuramento, ormai leggendario, pronunciato sotto la quercia di Cailungo nel lontanissimo autunno del 1892 da un gruppo di giovani ammalati di idealismo e di utopia. Un patrimonio che è cresciuto con le lotte fatte dal neonato movimento socialista negli anni a cavallo del secolo scorso per il progresso sociale e civile dei contadini, degli operai, degli artigiani, cioè delle parte più povera della popolazione sammarinese. Un patrimonio che si è affermato e consolidato con l’incredibile vittoria nella battaglia per l’Arengo del 1906 -di cui quest’anno ricorre il centenario- per il progresso civile, per le riforme e per il riconoscimento dei diritti di tutti i Sammarinesi di ogni ceto sociale. Avvincenti le osservazioni dei nostri giovani sulla storia e sulle prospettive del riformismo Quelli che... non vogliono la riforma elettorale di Mauro Chiaruzzi Quello che sarebbe successo se si fosse approvata la legge elettorale, non è stato ben compreso da molti consiglieri, mentre l’avevano capito i cittadini che attendevano una modifica ad un sistema che non dava più le garanzie necessarie. Quello che sarebbe successo con una nuova legge elettorale, avrebbe permesso di assicurare un più sammarinese; soprattutto perché quelle osservazioni provenivano da chi non ha certamente dentro di sé né le scorie dei fatti del ’57, né tantomeno quelle degli avvenimenti dell’86, e neppure quelle delle tante divisioni che hanno contraddistinto la sinistra sammarinese. Una sinistra di fatto maggioritaria nel paese, ma che in nome di una libertà di pensiero che mal sopporta le “aride regole” della democrazia interna, troppo spesso ha cercato nuove bandiere –certo, sempre rosse- da sventolare però in contrapposizione a quelle tradizionali della sinistra per sottolineare una volta di più le proprie diversità. Quei ragazzi invece, guardando avanti, ci hanno dato la dimostrazione della loro capacità di pensare in grande. Ci hanno prospettato un futuro nel quale in un grande movimento riformatore potranno convivere le diverse anime della sinistra e del riformismo sammarinese. Ci hanno dato insomma - loro a noi! una bella lezione di storia e di unità. Teniamocela a mente! compiuto stato di diritto. La proposta del PSD era caratterizzata da tre risposte fondamentali ad altrettanti quesiti irrisolti. Con la prima si determinava più peso al voto degli elettori, chiamati a scegliersi, oltre alla rappresentanza dei singoli partiti, anche le maggioranze dalle quali essere poi governati. Con la seconda risposta si assicurava maggiore stabilità, avendo previsto un segue a pag. 2 Il PSD ad Atene per il Consiglio dell’Internazionale Socialista Lunedì 30 e martedì 31 gennaio scorsi una delegazione del Partito dei Socialisti e dei Democratici composta dal sottoscritto, dal Presidente Giuseppe Maria Morganti, e dai consiglieri Maria Domenica Michelotti e Stefano Macina hanno preso parte alla riunione del Consiglio dell’Internazionale Socialista che si è svolta ad Atene dove si sono riuniti, per affrontare le questioni più rilevanti dello scenario internazionale e per eleggere il nuovo Presidente Riforme Istituzionali Un nuovo sistema San Marino Divide et impera di Patrizia Busignani di Emilio Della Balda a pag. 5 di Verter Casali a pag. 3 premio di governabilità da assegnare alla coalizione che pur avendo raggiunto la maggioranza, aveva bisogno di questo premio per evitare l’instabilità politica degli ultimi anni. La terza risposta andava a fissare a pag. 7 dell’Internazionale, i leader e i rappresentanti degli oltre 160 partiti membri dell’IS di cui il nostro partito si segue a pag. 2 Il PSD ad Atene segue da pag.1 onora di fare parte. George Papandreu, Leader del PASOK, il Movimento Socialista Panellenico, già Ministro degli Affari Esteri della Grecia, è così succeduto, grazie anche al voto espresso per il PSD da Maria Domenica Michelotti, al portoghese Antonio Guterres, nominato nella primavera scorsa Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati. I lavori del Consiglio, organizzato alla perfezione proprio dal Pasok, si sono articolati in quattro sessioni importanti, dedicate a “Pace, Democrazia, Solidarietà tra i popoli e attraverso le culture”, “Per una regione balcanica pacifica, stabile ed integrata, la visione socialdemocratica”, “Lavorare per la pace e la democrazia nel Medio oriente” e “Superare povertà e disuguaglianze: le priorità globali”. Di particolare rilevanza è stata la discussione sui nuovi scenari nel Medio Oriente, a seguito delle recenti elezioni palestinesi e alla vigilia di quelle israeliane, a cui parteciperanno le leadership del Partito laburista israeliano e di Al-Fatah. L’Internazionale Socialista, i cui partiti membri governano oggi 56 Paesi del mondo ed ovunque rappresentano i principale partiti progressisti, si è in questi anni concentrata nell’iniziativa politica per la costruzione e il rafforzamento della democrazia, per la pacifica risoluzione dei conflitti, per il rispetto e la promozione dei diritti umani, per i diritti delle donne, per promuovere uno sviluppo sostenibile, fondato sulla giustizia sociale e il rispetto dell’ambiente. Proprio per questi motivi così fondamentali, l’internazionale Socialista ha approvato due mozioni su tematiche scottanti e attuali come la situazione del medio oriente e dei Balcani incaricando tutti i partiti socialisti e riformisti a dare un forte contributo alla risoluzione delle tematiche grazie anche all’azione di governo che possono svolgere in seno ai tanti paesi della Terra governati dalla sinistra. A queste risoluzioni noi cercheremo di offrire il nostro contributo attivo grazie anche ad incontri e momenti di riflessione in Consiglio Grande e Generale e naturalmente all’interno del nostro partito, da sempre sensibile a tematiche così importanti e cruciali per il destino della nostra società. La riunione di Atene ci ha offerto 2 L’evoluzione del sistema sanitario di Danilo Micheloni La trasformazione che sta investendo i sistemi sanitari va affrontata con la consapevolezza che i parametri di riferimento necessari hanno subito notevoli modifiche nel corso del tempo. La popolazione è aumentata così come le aspettative di vita, la tecnologia è avanzata, l’ informazione è cambiata, le richieste sono molteplici e sempre più specifiche. Soprattutto nel campo dell’innovazione tecnologica i servizi ospedalieri hanno fatto passi in avanti notevoli e continuano a farli soprattutto nel campo della ricerca. E’ logico che a fronte di tutti questi fenomeni; demografici e tecnologici sono aumentati anche i costi. La paura è che per far fronte all’ aumento dei costi si debbano fare delle rinunce. Ma non deve essere così. Diventa quindi fondamentale introdurre il concetto di programmazione sanitaria che deve essere indirizzata alla razionalizzare della spesa da una parte, e dall’altra ad aumentare la tutela della salute. Un concetto da chiarire è quello che la Sanità deve essere sotto controllo pubblico. Si può ragionare valutando la possibilità di aprire la nostra struttura verso l’esterno per alcune tipologie di servizi anche in un ottica di scambi di servizi con le strutture limitrofe, interagendo in un ambito sanitario sempre più in evoluzione e consentendoci di non rimanere tagliati fuori. Altre strade non sono praticabili perché il filo conduttore è quello di dare continuità ai concetti di uguaglianza solidarietà ed equità e questi concetti, ricompresi nel piano socio-sanitario, difficilmente si sposano con settori diversi dal pubblico. Quando parliamo invece di qualità delle cure dobbiamo raffrontarle con i termini di efficacia, di appropriatezza e di risposte adeguate: termini questi riferiti all’uso delle tecnologie da una parte e alla rilevazione della qualità percepita dall’utente che si serve della nostra struttura dall’altra. Il riferimento è senz’altro rivolto ai livelli di eccellenza quindi si dovrà perseguire la valorizzazione e la responsabilità di tutte le risorse umane e professionali garantendo le cure più avanzate sia come prestazioni sia come rispetto per la persona. Crediamo fortemente che nel progetto politico, il tema della sanità, sia fondamentale per i cittadini che hanno esigenze nuove e che la politica deve recepire. I cittadini vogliono essere protetti, vivere in un ambiente sano e vogliono garanzie a tutela della loro salute. In questo senso la tutela della salute comporta anche l’attuazione di una efficace rete di prevenzione con l’obiettivo primario di posizionare il cittadino al centro come protagonista del sistema di Sicurezza Sociale, facendo in modo che siano i servizi sanitari che dovranno modellarsi attorno alle esigenze specifiche della persona stessa. E’ un dovere per lo Stato garantire ciò che si è sempre riusciti a garantire fino ad oggi e nel contempo migliorarsi. Quelli che... non vogliono la riforma elettorale segue da pag. 1 condizioni di pari opportunità, non limitandosi ad una semplice indicazione, ma fornendo gli elementi per garantire una partecipazione attiva ad entrambi i sessi, rispondendo in questo modo alle continue sollecitazioni pervenute dagli Organismi Internazionali, di assicurare maggiore presenza al sesso femminile. Queste erano le modifiche sostanziali che caratterizzavano la nostra proposta, risposte semplici che avevano tenuto conto di tutti i problemi evidenziati e che hanno visto il partito impegnarsi assiduamente per anche la possibilità di incontrare i responsabili dei maggiori partiti della sinistra Riformista italiana, come i DS e lo SDI, con cui continua un dialogo serrato e il confronto su vari argomenti di carattere anche prettamente sammarinese. Il nostro impegno per la costruzione di una sinistra riformista unita e pronta a governare il paese con le forze che condivideranno il nostro programma è stato valutato positivamente da entrambi i responsabili delle forze italiane in questione a suggellare anche l’apprezzamento espresso dal Segretario Generale dell’Internazionale Socialista Louis Ayala, durante la nostra recente visita a Londra. trovare una soluzione accettabile e comprensibile dal Paese. Innumerevoli sono stati gli incontri fra tutte le forze politiche, per individuare la soluzione migliore. Dopo tante mediazioni, ci è stato riconosciuto, dalle forze politiche che hanno partecipato al tavolo di confronto, il ruolo di estensori della riforma per la legge elettorale; puntualmente abbiamo rispettato l’impegno presentando, durante il consiglio di gennaio, il progetto in prima lettura, con la convinzione che nel consiglio di febbraio si potesse approvare la legge. È a questo punto che sono intervenuti fattori esterni che hanno condizionato il percorso, poiché dal confronto che avevamo mantenuto aperto, non sono pervenute risposte chiare che attendevamo. Le dichiarazioni verbali di quelle forze politiche che avevano assicurato l’appoggio, oltre che non essere tutte quante esplicite, hanno incominciato ad evidenziare troppe differenze, in alcuni casi anche sostanziali, che, se accettate, avrebbero snaturato lo spirito dell’intera legge. Di fronte a questo nuovo quadro, per non perdere l’opportunità di raggiungere comunque la riforma abbiamo compiuto l’ultimo tentativo, invitando alcune forze a sottoscrivere il progetto di legge, nella speranza che il coinvolgimento assicurasse il raggiungimento dell’obiettivo. Con spiacevole sorpresa abbiamo dovuto constatare il diniego ad assecondare l’idea di quelle forze che hanno partecipato ai confronti e che, rincorrendo fin dall’inizio indirizzi diversi, forse si sono prestati al giochetto, convinti che il PSD non avrebbe mai trovato il coraggio di andare fino in fondo. Puntualmente questi soggetti sono stati scoperti e smascherati in questo modo i veri obiettivi perseguiti. Il PSD è sempre stato consapevole della proposta, prova ne sia la sottoscrizione da parte di ogni singolo consigliere del progetto; respingendo l’accusa d’inaffidabilità che ci è stata rivolta, abbiamo sempre dichiarato che la riforma della legge elettorale, poiché riguarda tutti, deve essere ampiamente condivisa, e non siamo disposti ad accettare blitz dell’ultima ora per andare a modificare “la regola delle regole”per fini diversi. Quello che sarebbe successo, però è solo rimandato: il nostro progetto che avrebbe corso seri rischi con una votazione in Consiglio in questa fase, verrà ripresentato, dopo un largo coinvolgimento dei cittadini, che si faranno carico di questa proposta: essa diventerà una iniziativa di carattere popolare e verrà sottoposta quanto prima all’approvazione consiliare, nella prossima legislatura. Riforme Istituzionali Ciò che è stato fatto e ciò che resta da fare di Patrizia Busignani Socialisti e Democratici, come è noto, hanno condiviso nel 2002 all’atto della revisione della Legge 8 luglio 1974 n. 59 il percorso, allora indicato come triennale, per il completamento della riforma dell’ordinamento costituzionale dello Stato. Socialisti e Democratici hanno dato il loro contributo affinché fossero portati a compimento alcuni atti di riforma di grande rilevanza per il nostro sistema democratico: l’istituzione del Collegio Garante della Costituzionalità delle norme e la riforma dell’Ordinamento Giudiziario. Con la recente approvazione a maggioranza dei 2/3 da parte del Consiglio Grande e Generale delle leggi riguardanti la Reggenza ed il Congresso di Stato si è fatto un altro significativo passo in avanti sulla strada della modernizzazione del nostro ordinamento costituzionale lungo due direttrici fondamentali: la separazione dei poteri e l’autonomia dell’amministrazione pubblica dal potere politico. Con ciò non riteniamo esaurito il nostro impegno per le riforme in campo istituzionale. Tutt’altro. Siamo consapevoli che occorra affrontare la riforma del Consiglio Grande e Generale, organo legislativo, rivedendo anche le diverse leggi che vi fanno riferimento: il regolamento consiliare, la legge che disciplina l’Ufficio di Presidenza del Consiglio medesimo e la legge istitutiva delle Commissioni Consiliari permanenti. Va abolito il Consiglio dei XII che oggi esercita funzioni residuali di natura amministrativa che possono essere trasferite per legge in via definitiva all’amministrazione. Al termine della riforma costituzionale e quindi dell’impegno politico sulle scelte, la nostra idea è che si dovrebbe affidare ad una commissione di giuristi o all’istituto Giuridico di rileggere il complesso dei testi di legge approvati per farne un corpus unitario e coerente su cui ottenere il consenso dei cittadini tramite Referendum. Ma su questa idea c’è tutto il tempo per riflettere e discutere. Una necessità inderogabile è invece il progetto di riforma del Codice di Procedura Penale in discussione da 30 anni. Ci è dispiaciuto constatare come sia caduto nel vuoto il nostro appello in Consiglio Grande e Generale, rivolto a tutte le forze politiche, per una riflessione seria sulle ragioni che ne impediscono da anni il varo, nonostante la riconosciuta urgenza, e per un impegno solenne a considerarlo una priorità assoluta per la prossima legislatura. Va affrontata la questione del diritto nel settore civile con il duplice obiettivo di salvaguardare la certezza del diritto e preservare la tradizione giuridica sammarinese, rendendo anche il diritto civile conoscibile a tutti. C’è infine da rendere operativo il Collegio di Controllo della Finanza Pubblica, già istituito nel 2003 organo di garanzia democratica sui conti pubblici. Rimane sempre fermo inoltre l’impegno a perfezionare le leggi già approvate. In particolare Socialisti e Democratici, ma anche altre forze politiche si sono espresse in tal senso, hanno espresso l’opinione che, trascorsi ormai oltre due anni dall’approvazione del nuovo ordinamento giudiziario, sarebbe utile una ricognizione sulla sua applicazione per aggiornare la legge laddove l’esperienza lo suggerisca utile, necessario ed opportuno. Ma di tutto quel che resta da fare discuteremo nella prossima Legislatura. L’unico tema davvero ancora aperto è quello della legge elettorale su cui Socialisti e Democratici hanno presentato una propria proposta di legge con l’intenzione dichiarata di ricercare una larga convergenza di posizioni affinché si possa andare al voto la prossima primavera con regole nuove e più rispondenti alle aspettative dei cittadini. Le modifiche introdotte Capitani Reggenti Congresso di Stato E’ stato rafforzato il ruolo dei Capitani Reggenti come Capi di Stato e come supremi garanti dell’ordinamento costituzionale dello Stato sottolineando il loro ruolo di GARANZIA SUPER PARTES. E’ stata istituita la netta separazione tra il potere legislativo ed il potere esecutivo attuando la SOSPENSIONE DAL MANDATO CONSILIARE d e l Consigliere eletto Segretario di Stato che viene sostituito in Consiglio G. e G. per la durata dell’incarico. Possono essere eletti Segretari di Stato anche cittadini non Consiglieri. E’ stato attribuito all’Ecc.ma Reggenza il POTERE DI MESSAGGIO diretto agli organi istituzionali della Repubblica per garantire il corretto equilibrio tra i diversi organi costituzionali ed assicurare il rispetto dell’ordinamento. Sono state ribadite le RESPONSABILITA’ CIVILi, PENALI ED AMMINISTRATIVE per atti od omissioni collegiali od individuali che venissero posti in essere da un Segretario di Stato. I Capitani Reggenti possono sollevare CONFLITTI DI ATTRIBUZIONE con gli altri organi dello Stato avanti il Collegio Garante della Costituzionalità delle norme. Sono dotati del POTERE DI RINVIO di Leggi o Decreti, con messaggio motivato all’Organo che li ha emanati, qualora ravvisino una non conformità formale o sostanziale del provvedimento ai principi contenuti nella Dichiarazione dei Diritti. E ’ stata istituita la MOZIONE DI SFIDUCIA quale strumento attraverso il quale il Consiglio G. e G. a maggioranza assoluta può determinare automaticamente le dimissioni del singolo Segretario di Stato o dell’intero Governo. Si è realizzata la SEPARAZIONE FRA POLITICA E AMMINISTRAZIONE precis a n d o i l r u o l o d i g o v e r n o a t t r i b u i t o a l C o n g r e s s o d i S t a t o mentre gli aspetti amministrativi in materia di pubblico impiego sono stati demandati a funzionari della P.A. La composizione dei Dipartimenti della P.A. è stata definita per legge e le autorizzazioni di spesa e la gestione delle risorse finanziarie sono ora riservate ai Coordinatori o ai Dirigenti. l’ ORDINARIA E’ stata infine regolamentata AMMINISTRAZIONE d a p a r t e d e l C o n g r e s s o d i S t a t o precisando le caratteristiche dei poteri deliberativi del Governo quando questi è dimissionario ovvero nella fase preelettorale quando il Consiglio G. e G. è stato sciolto. 3 2 Un bel Paese da abitare L’importanza di scelte politiche ed economiche ponderate per un assetto del territorio che garantisca qualità e vivibilità di Enzo Santi “Occorrerà la distruzione del paesaggio, il massacro dell’eredità urbana, l’inquinamento del territorio a causa della realizzazione acritica e indiscriminata di edifici che pretendono simboleggiare la modernità e il progresso perché finalmente in Italia si arrivi a spaventarsi e a preoccuparsi della qualità dei luoghi in cui viviamo”. Questa riflessione di Dino Gavina, considerato il padre del design italiano, dice in maniera molto cruda e realistica quello che dobbiamo fare. Dobbiamo incominciare a preoccuparci già ora dei luoghi in cui viviamo e in cui vivremo in futuro. Le scelte politico-economiche del passato hanno modellato morfologicamente e strutturalmente il nostro territorio e lo faranno anche in avvenire, determinandone di conseguenza la vivibilità e la qualità della nostra vita. Se la politica ha il potere e la responsabilità delle scelte che si dovranno fare in campo economico e territoriale per il futuro del nostro Paese, l’economia può trasformare un luogo arido in un’oasi, ma può anche trasformare un giardino in un blocco di cemento e divenire quindi un cancro che si mangia tutto il territorio. Non possiamo sbagliare quindi, perché il processo e il risultato saranno irreversibili. Molte sono le variabili che entrano in gioco, ma fondamentalmente due sono le strade che si possono imboccare. Una, sbagliata, è quella di cadere nella trappola di far diventare l’economia uno strumento teso ad alimentare il mercato a tutti i costi e quindi fine a se stessa: ciò porterebbe ad uno sfruttamento del territorio a dir poco indiscriminato. L’altra, giusta, di usarla come mezzo 4 per realizzare quanto serve a mettere in atto una pianificazione urbanistica e territoriale adeguata e a misura d’uomo, migliorando così la qualità della vita di noi tutti. Per quanto riguarda il nostro territorio alcune scelte del passato hanno determinato il suo status attuale. Negli anni ’80 la crescita veloce delle attività artigianali e industriali, con la complicità di alcune decisioni politiche frettolose, ci ha portato, in alcuni casi, ad edificare schiere di capannoni a stretto contatto con zone residenziali, con una viabilità inadeguata, ma quel che è peggio difficilmente migliorabile. Successivamente con il Piano Regolatore del 1992, lo sviluppo urbanistico residenziale e la nascita di molte attività immobiliari, hanno alimentato il mercato edilizio in maniera esponenziale, portandolo paradossalmente ad una offerta che ormai è quasi superiore alla domanda. Il risultato di tutto questo è che adesso cominciamo a sentire i disagi della mancanza di infrastrutture, della viabilità, ma soprattutto ci stiamo accorgendo che abbiamo costruito in modo disomogeneo, disordinato, solamente in funzione del profitto e senza badare alle conseguenze. Il quadro della situazione non è certo roseo, ma se 20 anni fa non avevamo l’esperienza, forse neanche la capacità adeguata oggi non è più così. Oggi abbiamo l’esperienza maturata in tutti questi anni, la capacità intellettuale e le persone competenti per cambiare i fini e il metodo di lavoro. Occorre solo la volontà politica di farlo e chiederci subito che tipo di economia possiamo e vogliamo perseguire. Dobbiamo privilegiare quella industriale? Tale scelta richiede strade più grandi per il traffico pesante, infrastrutture molto importanti, individuazione delle aree adatte. Dobbiamo privilegiare quella turistica? In questo caso servono una viabilità snella, veloce, zone pedonali e infrastrutture più leggere. Dobbiamo privilegiare quella culturale e congressuale? Ci sarà bisogno allora di strutture molto curate e particolari. E ancora: vogliamo puntare prevalentemente sul terziario avanzato? sul sistema bancario? Entrambe vogliono strutture molto specialistiche. Questi sono gli interrogativi che dobbiamo porci per elaborare un vero e proprio progetto Paese, che ci consenta poi di pianificare in modo più ordinato ed adeguato quello che sarà il campo edilizio e infrastrutturale che andrà domani a rimodellare il nuovo assetto del territorio. Per far sì che questo si avveri è indispensabile che sia sempre la politica l’arbitro e la guida dell’economia senza farsi mai condizionare. Questa è la strada, solo così avremo un bel Paese da abitare. Progetto di legge sulle società Intervista al Segretario di Stato Claudio Felici “Il Progetto di Legge sulle Società” , approvato in Commissione Consiliare all’unanimità, è giunto in dirittura d’arrivo, potendo così conseguire l’approvazione definitiva nelle prossima seduta consiliare. Qual è la sua prima considerazione? Sono estremamente soddisfatto per avere finalmente raggiunto l’obbiettivo che ci eravamo posti nella politica per le imprese e nel processo di riforma del diritto societario, che, ricordo, era una delle priorità del programma del Governo Straordinario; il percorso è durato quasi due anni ed è avvenuto attraverso un continuo confronto e un’attiva collaborazione con gli Ordini Professionali e le Associazioni Economiche. Siamo riusciti a conciliare la conservazione degli istituti caratteristici della tradizione societaria sammarinese, con le innovazioni necessarie per dotare il Paese di uno strumento moderno che consentirà un positivo supporto allo sviluppo del nostro sistema economico. Quali sono le principali innovazioni del nuovo testo consolidato? Un aspetto rilevante è relativo al principio che viene dettato dalla nuova legge, riassumibile nel concetto “meno Stato più libera iniziativa”. Tradotto fattivamente nell’eliminazione generale del nulla osta. Il principio in questione sancisce che solo leggi speciali possono prevedere il nulla osta del Congresso di Stato, per cui, in via residuale, i restanti settori sono lasciati alla libera iniziativa, pur nel rispetto dei vincoli posti dalla Legge sulle Società in materia di oggetto sociale, sindaco unico, ecc. Lo Stato interviene con apposite discipline solo in quei settori che sono strategici per il paese, e pertanto racchiudono in sè la protezione dell’interesse collettivo. A titolo di esempio posso citare i settori: finanziario, delle telecomunicazioni, della sanità ed altri. Insomma, quei settori che devono avere specifici vincoli che vanno oltre il semplice nulla osta, e dove è bene che ci sia un controllo più pregnante da parte dello Stato, mentre non è bene che lo Stato intervenga come “regolatore” delle altre attività economiche che oramai non sono più racchiudibili in un contesto territoriale come quello di San Marino; per questo la Legge impone una maggiore trasparenza rispetto al passato, garantendo una tutela degli azionisti minori ed obbligando le società a redigere un bilancio che sia corrispondente alle norme europee in modo che si facilitino la lettura e la comprensione da parte dei fornitori, dei finanziatori e degli investitori stranieri. Quindi le società verranno costituite semplicemente con un atto notarile? Generalmente sì. La possibilità di costituire le società presso il notaio è uno strumento veloce che consente di rispondere ai tempi che oggi il sistema economico richiede, e nel contempo valorizza e responsabilizza la professionalità dei nostri avvocatinotai, sgravando di adempimenti il Tribunale Unico, non essendo più necessario l’intervento del Commissario della Legge. Ha citato, tra i vincoli posti dalla legge, la normativa riguardante il sindaco unico. Di cosa si tratta? E’stato uniformato il criterio che segue a pag. 5 Progetto di legge sulle società segue da pag. 4 sancisce l’obbligatorietà del sindaco unico, ovvero di un soggetto esterno che verifica la corretta gestione dell’attività nel rispetto delle norme, in modo che sussista un criterio oggettivo che preveda l’obbligatorietà del sindaco. Il metodo più opportuno è certamente l’ammontare dei ricavi e delle prestazioni, che rappresentano la reale dimensione di una società. Il limite individuato è pari a 2.000.000 di euro, che deve essere consecutivo per due esercizi, e obbliga, in base ai dati disponibili, solo il 15% delle società ad avere un sindaco unico o, in pochi casi il collegio sindacale, dato che per quest’ultimo il limite è di 7.300.000 euro. Si è cercato di coniugare la necessità dei vincoli per le imprese, che oggettivamente hanno volumi tali da rendere necessario, non solo il rispetto della norma in generale, ma anche un controllo amministrativo e contabile interno eseguito da un professionista indipendente quale è un sindaco unico, che ricordo, deve essere iscritto al Registro dei Revisori Contabili detenuto dalla Segreteria per l’Industria. In questo modo anche le piccole e medie imprese saranno esentate dal sindaco unico e, aggiungo, queste realtà potranno redigere il bilancio in forma semplificata; il tutto per non gravare eccessivamente sui costi di gestione o su obblighi amministrativi che vanno oltre la necessità di effettuare tali controlli societari. Dalla lettura della legge emerge l’attuazione di nuovi istituti. Quali sono i più rilevanti? Effettivamente sono presenti numerose e qualificanti novità sia pure di carattere prevalentemente tecnico, quali la regolamentazione delle operazioni straordinarie secondo le norme europee per facilitare le fusioni e le scissioni transfrontaliere, la redazione di una nuova disciplina concernente le società tra professionisti, la possibilità di fare società con un socio unico, la costituzione di nuovi tipi di obbligazioni, la creazione di una nuova disciplina del recesso, ad esclusione del socio. In conclusione, il lavoro fatto, oltre ad avere completato una situazione legislativa per certi aspetti lacunosa, ha reso il quadro giuridico più organico ed adeguato al contesto internazionale. Un nuovo sistema San Marino Proposte interne e ascolto esterno per la definizione del futuro sistema economico del Paese di Emilio Della Balda Con l’obiettivo di definire le proposte economiche per il futuro del Paese, il partito ha organizzato una Conferenza svoltasi in due distinte fasi: la proposta interna e l’ascolto esterno. Alla notevole elaborazione di politica economica prodotta dal Gruppo Economia, si sono aggiunti importanti contributi espressi dalle forze politiche, dai sindacati, dalle organizzazioni imprenditoriali, professionali e dal movimento cooperativo, nonché dalle associazioni dei consumatori. Le suggestioni che l’onorevole Enrico Morando ha rappresentato nel suo ottimo intervento col quale ha condiviso le nostre proposte inserite in un contesto europeo e mondiale, hanno qualificato ancor più la nostra Conferenza. Le antenne dei Socialisti e dei Democratici sono ben piantate nella società sammarinese che, dopo gli anni dell’irresponsabilità, dei ritardi, degli allegri indebitamenti, chiede una svolta decisiva per garantire a tutti i sammarinesi un futuro prospero nella sicurezza, nella certezza del diritto e nella solidarietà. Il PSD si ripropone alla guida del Paese dopo oltre due anni di governo, il quale ha fermato il declino, ha realizzato importanti riforme, ha avviato il riequilibrio della finanza pubblica, ha posto le basi di una fase nuova che necessita di una lucida gestione politica e di un concreto programma riformatore per non perdere la grande sfida della globalizzazione. Un nuovo sistema San Marino è possibile partendo dal convincimento che per ridistribuire la ricchezza è necessario prima produrla, creando un apparato economico efficiente, integrato e competitivo; adottando rigore, prestigio, legalità e trasparenza come nuovi capisaldi; assumendo la guida dei processi economici con la programmazione di bilancio; mirando ad una nuova società unita, aperta, moderna e solidale; riposizionando il Paese sul piano internazionale nel senso di avviare i negoziati con l’Unione Europea al fine di valutare la possibilità di adesione. E’ necessario passare dalla competitività di costo alla competitività di sistema attraverso una serie di provvedimenti coordinati che determinino un rilancio della attività commerciali e turistiche; un patto fiscale con i cittadini per una completa emersione dei redditi che consenta una fiscalità leggera ed equa; una attività di cooperazione internazionale tramite una valida promozione del sistema San Marino sulle piazze internazionali col sostegno della politica estera, della Banca Centrale, della Camera di Commercio, dei professionisti e delle associazioni imprenditoriali; l’adozione di una politica energetica incentrata sulle fonti rinnovabili; la programmazione degli interventi governativi mettendo al centro il metodo della concertazione, della partecipazione e del coinvolgimento; lo sviluppo del terzo settore da affiancare allo Stato e al privato. Un forte investimento in cultura, formazione, ricerca, garantisce uno sviluppo di qualità nei prodotti, nei processi produttivi, nei servizi, in grado di tenere insieme economia e diritti di cittadinanza, crescita economica e sostenibilità sociale e ambientale, attivando nuove sicurezze e nuove opportunità nel sistema e nella vita delle persone. Organizzare il sistema dei saperi e delle conoscenze investendo nella formazione per farla diventare uno dei motori dello sviluppo, rappresenta la sovranità sammarinese del terzo millennio. La trasformazione dell’apparato statale in una struttura di programma; il graduale sviluppo del centro finanziario; la realizzazione delle infrastrutture territoriali; le attività di ricerca nel campo scientifico e culturale; la diffusione della comunicazione elettronica, sono gli strumenti di sostegno e di incentivazione per una crescita qualitativa e quantitativa, nonché per una buona occupazione. Alla base di un nuovo sistema economico deve stare una finanza pubblica sana ed equilibrata con bilanci gestiti in modo rigoroso per contenere la spesa corrente di oltre un punto all’anno al fine di liberare le risorse per la politica economica; per ridimensionare drasticamente i residui rendendo veritiero e reale il bilancio; per abbassare gli oneri finanziari tramite la ristrutturazione del debito pubblico che va sostituito con titoli dello Stato a disposizione dei risparmiatori. Il nuovo sistema che il PSD propone va ancorato all’economia di mercato, alle regole e alle istituzioni europee, ricercando gli spazi possibili di differenziazione in rapporto alla ridotta dimensione sammarinese, per costruire un tessuto economico moderno, aperto, trasparente e solido, garantito dal diritto internazionale. 5 Ricordare Auschwitz: un dovere di Alba Montanari La storia è ricca di avvenimenti orribili, di guerre, di massacri, di distruzioni, di torture, di vendette assassine. Fatti – è noto, anche se con raccapriccio – che hanno trovato, se non sempre comunque spesso, anche chi è riuscito ad intravedere in essi pure una qualche giustificazione, come la più comune, “necessità dolorosa” o come la più abusata “ragion di Stato” o come la più recente “in difesa della democrazia. Ma Auschwitz non rientra in questa lista. Non può essere fatto entrare. Rispetto al legittimo diritto da parte di ogni vittima della storia di poter essere in qualche modo ricordata soprattutto per allontanare il rischio del ripetersi del dramma che l’ha tolta alla vita )mai più Cefalonia, mai più Hiroshima, mai più foibe, mai più 11 settembre, mai più Nassirya, per ricordarne alcune), le vittime dei campi di sterminio nazisti mantengono una assoluta specificità. Auschwitz infatti è unico, e non ha giustificazione alcuna. Auschwitz è il terrore istituito a sistema; è la rappresentazione di una tragedia umana che ancora non ha trovato una degna ed appropriata espressione nel linguaggio della cultura disponibile ed accessibile; è la Shoah, lo sterminio, appunto sistematico, di un popolo, di un intero popolo, la cui sola ed unica colpa era ed è stata quella di essere nato ebreo. Può l’appartenenza ad una comunità essere causa della eliminazione fisica, della distruzione totale di chi è fiero di farvene parte? Può essere propria del genere umano una simile efferatezza? Può l’odio assoluto insinuarsi nella mente dell’uomo e sostituirsi alla sua intelligenza? Eppure è stato. Dunque potrebbe ripetersi. Ecco perché Auschwitz può e deve essere ricordato. Ma deve essere ricordato come fatto a sé. Un fatto del resto talmente unico ed esclusivo che è stato capace di far inserire in tutti i dizionari della comunità mondiale una parola prima sconosciuta, inesistente: genocidio. Deve essere ricordato, conosciuto e capito per provare “la vergogna – come diceva Primo Levi – di appartenere alla stessa specie 6 degli assassini”. Solo così si riesce a prender le distanze, si riesce a capire se si va verso quel limite, si possono riconoscere quanti (non è mai un solo uomo) tentano di portare verso quel limite. E si può respingere, insieme, e con fermezza. In Mein Kampf, dunque prima di salire al potere, prima dell’inaugurazione (22 marzo 1933) del primo lager speciale di Dachau, prima, molti anni prima dello scoppio della guerra (1° settembre 1939), Hitler scriveva: “Raggiunsi la comprensione dell’importanza del terrore fisico nei riguardi dell’individuo e delle masse … (e in merito agli ebrei) … a poco a poco, cominciai ad odiarli. Quella fu per me l’epoca di maggiore elevazione spirituale che abbia mai vissuto…”. L’uomo Hitler, quando ancora era pressoché nessuno, aveva progettato, aveva pianificato, aveva progremmato tutto. Ma non sarebbe approdato a nulla da solo, anche se in compagnia del suo delirio di onnipotenza. Non avrebbe potuto muovere un solo dito, torcere un solo appello a chicchessia. Il Fuhrer Hitler, l’ex imbianchino di origini austriache, con propensioni a fare niente se non darsi alla politica, ha potuto mettere in atto il suo criminoso disegno solo perché ha avuto il sostegno di individui, abili manipolatori di cervelli, di forze economiche e sociali, che hanno dato vita al sistema nazista e lo hanno fatto funzionare. Tutti in cerca di gloria, di potere, di ricchezza. Quante ragioni per non dimenticare! Tante, che aumentano ancora quando a queste si aggiungono i mali della nostra modernità sia che si chiamino conformismo, minimalismo, revisionismo ed indifferenza, sia che abbiano il nome di tentativi di negazione dei fatti e dei crimini che offendono la memoria e la storia, e sia ancora quando assumono le sembianze di pungoli col pretesto di voler far credere che a furia di parlare di ebrei si possa riaccendere l’odio etnico e si possa far mancare, soprattutto ai giovani, la voglia di sapere. Nulla di vero in ciò. Ricordare Auschwitz, con obiettività, senza banalizzazioni e senza sacralità, è per tutti, soprattutto per i giovani, una attenta e partecipata lezione per l’avvenire. Significa aiutare a divenire capaci di opporsi ad ogni manifestazione, anche la più piccola, di discriminazione, di intolleranza e di violenza razzista. Ovunque questa si manifesti, compresi i luoghi di divertimento e di incontro. La scuola perciò può fare molto perché essa è l’agenzia educativa privilegiata per la propagazione attiva di valori morali, di filosofie, di comportamenti civili capaci di promuovere la cooperazione e di creare una società multiculturale in cui riconoscere il diritto di cittadinanza a tutti, a chi è uguale e a chi è disuguale. San Marino da quest’anno e per tutti gli anni a venire, ogni 27 gennaio – giorno della liberazione di Auschwitz – vivrà così il giorno della memoria. Molto certamente dipenderà da come sarà preparato e fatto vivere, ma da oggi ogni sammarinese non potrà più affermare di non sapere; rafforzerà sicuramente il convincimento che per costruire un futuro di pace e di giustizia occorre riscattarsi per sempre dalle insidie dell’odio, della xenofobia e della guerra; potrà – assieme agli altri cittadini delle altre nazioni – impedire all’Europa di perdere nuovamente le sue difese di civiltà. Magari, e perché no, estendendo questo impegno al resto del mondo. Per la pace e il rispetto della libertà La proposta del Gruppo Consiliare del PSD In occasione del dibattito svoltosi in Consiglio il giorno 25 Gennaio scorso sull’Ordine del Giorno proposto dalla Reggenza, in merito all’adozione della Giornata della memoria come previsto dalla risoluzione adottata dalle Nazioni Unite l’1 novembre 2005, il Gruppo Consigliare del PSD ha proposto di mobilitare le più alte istituzioni culturali del Paese (Università, Segreteria Esteri) per lo studio di un progetto tendente a fare di San Marino un osservatorio permanente di rispetto delle libertà e dei diritti civili e politici, nonché di promozione della pace. Su questa idea chiede alle altre forze politiche di esprimersi e di assumere un impegno preciso. Il PSD si fa pertanto promotore di iniziative apposite in questa direzione. CONCER TAZIONE: la buona politica CONCERT Metodo e valore del nostro essere riformisti, esercizio di consapevolezza e arricchimento delle politiche del governo, degli imprenditori, delle organizzazioni sindacali di Stefano Macina Le scelte che San Marino dovrà compiere nei prossimi anni a livello economico, finanziario, sociale e di collocazione internazionale necessitano dell’adozione di una programmazione negoziata, su cui si dovrà incentrare gran parte dell’azione del governo per lo sviluppo, obiettivi che richiedono sicuramente anche un’ assunzione di responsabilità crescente da parte delle forze sociali. Per fare ciò non bastano semplici appelli o confronti legati a singoli provvedimenti, ma un metodo e un sistema complessivi, attraverso il quale le parti sociali possano trovare un nuovo ruolo ed essere protagonisti del futuro del Paese, uscendo anche come Organizzazioni Sindacali dei Lavoratori, dai puri schematismi contrattuali e rivendicativi. L’esigenza di dar vita ad un progetto per San Marino, in una dimensione ancora più europea, rilancia pertanto l’obiettivo di un grande patto per il paese; in questa direzione la concertazione è dunque la “politica buona” grazie alla quale chi ha responsabilità di Governo si apre agli interlocutori sociali, su obiettivi qualificanti di sviluppo, di risanamento, di riqualificazione dello stato sociale e di un sistema contrattuale coerente agli obiettivi. Ecco perché sostengo che occorre una nuova politica della concertazione: - è una politica efficace per i lavoratori e per le imprese, in quanto produce equità nella distribuzione del reddito ed è ispirata a comportamenti di equilibrio e di responsabilità da parte dei diversi attori sociali; - impegna i Governi ad adottare politiche e provvedimenti ponderati e allo stesso tempo efficaci; - si basa sul ruolo sociale dei diversi interlocutori e ne valorizza l’apporto di contributi e l’assunzione di responsabilità; - individua nella crescita del Paese a livello imprenditoriale, lavorativo, dello Stato Sociale le condizioni per un rilancio del sistema paese nell’ambito di una programmazione negoziata. Quanto avvenuto, anche se con qualche limite ma senza accese VERSO LE ELEZIONI Con la consapevolezza di aver operato nel governo straordinario con impegno e positività di Waldes Fiorini Il programma del Governo straordinario approvato in Consiglio agli inizi del Dicembre 2003 era estremamente nutrito. Era un programma ambizioso, che riempiva un opuscolo di ben otto pagine, ognuna delle quali densa di impegni di rilevante portata. Un programma che è stato oggetto delle critiche e a volte anche della sciocca presa in giro da parte di quella opposizione che, composta di partitini e di fuoriusciti, ha trovato un collante solo nello scandalismo perché non è mai stata in grado di contrapporre alle proposte della maggioranza altre proposte altrettanto valide. Un programma che individuava la ragion d’essere di questa esperienza di governo nelle numerose emergenze che doveva affrontare il Paese. Un programma che concentrava nei settori delle istituzioni, della finanza pubblica, dell’economia , del lavoro, della sanità e della previdenza l’impegno delle forze politiche che l’hanno votato e, soprattutto da parte del PSD, lealmente sostenuto pagandone anche un caro prezzo. Con impegno e anche con coraggio abbiamo affrontati tutti questi temi, senza lasciarci intimorire né dalle contrapposizioni di origine sociale, spesso eccessive e strumentali, né dagli sterili ostruzionismi, anche trasversali alla maggioranza, che una opposizione priva di proposte tentava di mettere in campo. Con il sindacato siamo riusciti a mettere in piedi un rapporto franco e leale, instaurando relazioni che tengono conto dell’indispensabile ruolo contrattuale e di rappresentanza delle organizzazioni, ma che non deflettono dagli intenti riformatori che ci siamo prefissi. Abbiamo portato a termine una riforma del mercato del lavoro coraggiosa che ha lo scopo di garantire una buona occupazione a tutti quei giovani sammarinesi che, terminate le scuole, entreranno nel mondo del segue a pag. 8 conflittualità, in questa fine legislatura, nell’affrontare importanti provvedimenti come quelli delle Pensioni, delle Politiche del Lavoro e della Formazione, della legge di Bilancio, della Legge sul Commercio e sui Consumatori, della Riforma della Gestione segue a pag. 8 Divide et impera Un insegnamento che la sinistra non ha saputo trarre dal suo passato di Verter Casali Una cultura di sinistra a San Marino inizia a svilupparsi timidamente nella seconda metà dell’Ottocento. Il paese in quel momento è povero, rurale, prevalentemente analfabeta, anche se dagli anni ‘60 beneficia di entrate straordinarie e inattese legate al nuovo canone doganale, che percepisce dal Regno Italiano dal 1862, alla lucrosa vendita di titoli onorifici e ai nuovi introiti dovuti a francobolli e monete. Il Consiglio dell’epoca sceglie di investire tali proventi in strade ed infrastrutture, creando di fatto una più massiccia classe operaia formata da ex contadini stanchi della miseria a cui il lavoro dei campi in genere li condannava perpetuamente, e mettendo in circolazione una quantità maggiore di denaro rispetto al passato. Non a caso è il periodo in cui qualche giovane in più, non necessariamente figlio di famiglia notabile, può dedicarsi agli studi, è il periodo della fondazione della Società Mutuo Soccorso, della nascita del primo partito strettamente legato al mondo operaio, quello socialista. Questa graduale metamorfosi della società sammarinese stimola pure mutamenti di stampo politico che si concretizzano nell’arengo del 25 marzo 1906, travagliato compromesso tra la volontà di permanere come si era, sostenuta dal forte e tradizionalista ceto conservatore (che San Marino aveva e ha sempre avuto), e la volontà di progredire allontanandosi dalla tradizione per allinearsi ai tempi moderni, propugnata dai riformisti più o meno radicali (categoria, anche questa, di ieri e di oggi). Dopo l’arengo appare chiaro, tuttavia, che i suoi veri vincitori non sono coloro che avrebbero voluto riforme profonde e innovazioni al passo coi tempi, ma gli altri, i riformisti tiepidi o, se si vuole, i conservatori moderati. A partire dal 1907 gli strali dei socialisti sono rivolti contro i loro ex alleati, i cosiddetti Democratici, rei di essersi accontentati di una “riformina” come l’arengo, ma di aver subito dopo abbandonato la strada delle vere innovazioni (istituzionali, tributarie, culturali) che avrebbero trasformato sul serio il paese. I socialisti per qualche anno masticano amaro divisi al loro interno tra chi voleva politicamente combattere rimanendo in Consiglio, e chi era convinto che le battaglie più efficaci potessero svilupparsi invece solo uscendo dal Consiglio e standosene fuori in attesa di incrementare la propria forza. Nel 1912, crescendo nel frattempo il gruppo conservatore e rendendosi conto che, se non si riusciva a riconsolidare un’alleanza con i moderati, il paese sarebbe rimasto totalmente nelle mani degli avversari politici, i socialisti tornano a stemperare le loro velleità ultrariformiste per dare origine ad un’alleanza denominata “Blocco Democratico”, che sopravvive un paio di anni, attuando anche qualche riforma importante; poi naufraga sul desiderio socialista di discutere e possibilmente attuare una riforma tributaria basata sulla progressività dei redditi. Gli anni della prima guerra mondiale lasciano il paese in una situazione di stallo politico, mentre quelli successivi vedono il consolidarsi di un forte segue a pag. 8 7 Divide et impera segue da pag. 7 raggruppamento cattolico, ovvero il Partito Popolare Sammarinese, che nasce tra il ’19 e il ’20, e dell’Unione Democratica Sammarinese, composta da tradizionalisti avversi alla dimensione politica e sociale introdotta dall’arengo del 1906. I socialisti, invece, accentuano il loro livore antiborghese ed il loro utopismo riformista assumendo sempre più toni massimalisti, esaltati in questo dalla rivoluzione d’ottobre russa che stava mostrando la possibilità effettiva di assunzione totale e mantenimento del potere da parte del proletariato e di chi si richiamava alle ideologie di sinistra. Non a caso, dopo le elezioni politiche del 1920, che registrano 29 consiglieri eletti nelle file popolari, 18 in quelle socialiste, 13 in quelle dell’Unione, i socialisti decidono sciaguratamente di rimanere fuori dal Consiglio perché non avevano raggiunto la maggioranza da soli, e avrebbero dovuto condividere la gestione del paese con conservatori, borghesi e preti. L’idea ovviamente si dimostra fallimentare: con i socialisti non più in Consiglio, le riforme fatte con cultura di sinistra negli anni precedenti vengono regolarmente boicottate; conservatori e “uomini dell’ordine” diventano sempre più baldanzosi; nel ’22 nasce il Partito Fascista Sammarinese ed iniziano sistematiche violenze fisiche e morali contro i “rossi”; a fine anno di socialisti e neonati comunisti, sorti nel ’21 da una scissione all’interno del gruppo socialista, a San Marino non resta quasi più nulla. Bisognerà in seguito attendere più di vent’anni per rivedere la sinistra nei gangli della politica sammarinese e qualche riforma indotta dalla sua cultura. E’ logico ipotizzare che, pur con i socialisti in Consiglio, il fascismo avrebbe avuto ugualmente il suo corso anche a San Marino; tuttavia con sicurezza non lo sapremo mai. E’ certo, però, che un partito che vuole contare davvero e promuovere la sua visione della politica nella società deve stare compatto e all’interno degli organi istituzionali e direttivi dello Stato. Purtroppo, visto ancora quanto continua a succedere periodicamente al suo interno, è evidente che questo è un ammaestramento che la Sinistra non ha ancora saputo trarre dal suo passato. Verso le elezioni segue da pag. 7 lavoro e delle professioni. Stiamo radicalmente trasformando la sanità per fare sì che a tutti i cittadini il servizio pubblico -nel solco tracciato già dal 1955- possa continuare a garantire prestazioni di eccellenza in strutture, compresa quella sammarinese, professionali ed all’avanguardia. Abbiamo realizzato una riforma pensionistica seria, richiedendo anche sacrifici, ma con il fine di poter continuare a garantire a tutti i lavoratori sammarinesi pensioni certe ed adeguate alle loro aspettative. Non è stato facile tutto questo perché era un impegno gravoso che ricadeva soprattutto sulle spalle del nostro Partito. Che si è trovato a dover contrastare gli attacchi di una Concertazione: la buona politica segue da pag. 7 dell’ISS e dell’Autority sanitaria, solo per citarne alcuni, è una dimostrazione che è uno strumento che va migliorato e perseguito come metodo e come valore del nostro modo di essere riformisti. Vanno superate pertanto le ultime resistenze che considerano la concertazione una gabbia alla libera esercitazione del potere contrattuale o di governo; è al contrario un metodo di approccio e di soluzione dei problemi sociali, economici attraverso l’esame, il confronto e, se si conviene, di codecisioni fra governo, sindacati, imprenditori. Da questo esercizio, anche in caso di non accordo, le rispettive politiche usciranno in ogni caso arricchite e sicuramente più consapevoli. La politica e l’azione di un Governo Riformista, come quelle a cui noi pensiamo, possono, in questo senso, molto; ma per rendere possibile e coerente un disegno complessivo di avanzamento e di progresso e rendere al tempo stesso gli interventi stabili nel tempo, è necessario che questo sia frutto della concertazione dove ogni parte è chiamata a confrontarsi in termini di proposta e di assunzione di responsabilità. Non un patto sociale limitato a delle emergenze, ma un metodo, una politica, una arena di confronto e di dialogo, per fare diventare San Marino un paese “normale e migliore”. Per ragioni di spazio in questo numero non hanno trovato posto le rubriche “Voce del Partito” e “Voce del Consiglio” che saranno pubblicate nel prossimo numero. opposizione troppo spesso qualunquista e demagoga che al PSD non ha fatto sconti di sorta. Con il pacchetto delle riforme istituzionali recentemente approvate, grazie alla nostra volontà ed al nostro impegno, abbiamo valorizzato il ruolo ed i poteri della Eccellentissima Reggenza, abbiamo reso più indipendente il Consiglio G. e G. dal Governo e siamo intervenuti delimitando anche i compiti e le prerogative del Congresso di Stato. Abbiamo insomma dato il via, anche nel settore delle istituzioni, ad una serie di interventi che dovranno trovare il loro naturale completamento nel corso della prossima legislatura. A questo punto al quadro che vogliamo comporre manca solamente quella riforma della Legge elettorale, fortemente voluta dal nostro Partito e sulla quale ci siamo particolarmente impegnati raccogliendo ampi consensi fra le forze politiche e nel Paese. Ci rendiamo però onestamente conto che per cambiare le regole del gioco all’inizio della partita, cioè a ridosso delle elezioni, occorre che su queste stesse regole ci siano le più ampie condivisioni. Se queste condizioni ci saranno, allora la legge si potrà approvare e quindi finalmente questo paese potrebbe andare al voto scegliendo per la prima volta in modo vincolante la maggioranza dalla quale essere governato. Se invece queste condivisioni non ci fossero la nostra precisa richiesta agli elettori sarà quella di darci con il loro voto la forza politica e consiliare, affinché questa proposta di legge possa essere il primo atto che il PSD porterà a compimento nella prossima legislatura. RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO MA QUALE STORIA ? Guardando i manifesti del NPS intitolati “La storia siamo noi”, non volevo credere che la presunzione arrivasse a questi livelli. Ma poi ho chiuso gli occhi ed ho visto Augusto Casali, Maurizio Rattini e Tonino Volpinari, sotto la quercia di Cailungo, col fazzoletto rosso al collo, in una domenica di primavera del 1893 che , insieme ad altri compagni, fondavano il Partito Socialista e giuravano fedeltà all’ideale nella segreta speranza di ottenere qualche carica. Li ho visti fondare, nel 1903, l’Associazione Democratica che dava vita al primo numero del Titano del quale però non riuscivano a diventare direttori perché la scelta cadeva su Telemaco Martelli e poi su Gino Giacomini. Li ho visti un po’ defilati nel Comitato Pro-Arringo perché non c’era niente da prendere in quanto gli incarichi direttivi andavano a Gustavo Babboni (Presidente), Pietro Franciosi (Vice), Moro Morri (Segretario). Li ho visti, negli anni successivi, affannarsi per avere qualche carica direttiva nelle Leghe Operaie, nella Mutuo Soccorso, nell’Annona, nella Camera del Lavoro, ma nessuno li prendeva in considerazione nonostante fossero la storia del socialismo. Neppure agli effetti del Consiglio venivano riconosciuti i loro meriti storici. Infatti non riuscivano ad essere eletti. Quando tra il 1919 e il 1921 lo scontro tra riformisti e massimalisti si faceva duro, si schieravano per il minimalismo storico; quando il conflitto tra socialisti e cattolici si inaspriva, prendevano una storica posizione per l’alternanza socialista patteggiando sottobanco con i Popolari nella speranza di avere qualche poltrona. Durante i venti anni di fascismo segnati dalle bastonature di Pietro e Valdes Franciosi, dalle persecuzioni a Gino Giacomini, dall’attentato ad Alvaro Casali, dalle angherie degli squadristi, si caratterizzavano per il loro assordante e storico silenzio. Solo negli ultimi vent’anni arriva il riconoscimento che la storia sono loro, i tre grandi del socialismo sammarinese. Diventano Consiglieri, Deputati, Segretari di Stato, Presidenti di qualcosa, Reggenti, Segretari di partito, Membri di direzione, senza mai essere storicamente responsabili. Apro gli occhi, guardo nuovamente il manifesto NPS e lo associo al famoso ruggito del coniglio. E mi chiedo se c’è un solo provvedimento socialista che hanno fatto in questa loro lunga storia. Ai cittadini l’ardua sentenza. Un socialista vero 20 febbraio 2006