KLIO 90 2008 1 124––161 Maurizio Colombo (Rom) Constantinus rerum nouator: dal comitatus dioclezianeo ai palatini di Valentiniano I 1. Comites e comitatenses Il panegirista galloromano del 313 d.C., narrando la preparazione e lo svolgimento del bellum Maxentianum, menziona esplicitamente tre gradi degli ufficiali superiori nell’esercito di Costantino, prima comites e duces, poi comites e tribuni.1 I tribuni ovviamente rappresentano tutti gli ufficiali che comandavano i singoli reggimenti del comitatus e degli eserciti provinciali, cioè tribuni della cavalleria scelta, praefecti e praepositi delle legioni, praefecti della cavalleria alare, tribuni della fanteria ausiliaria;2 i duces possono essere soltanto i sei duces limitum a disposizione di Costantino.3 Giovanni Lido attribuisce l’istituzione dei duces allo stesso Costantino,4 ma pare molto più probabile che il governatorato militare delle province confinarie sia stato progressivamente separato dall’amministrazione civile per volontà di Diocleziano dopo il 293 d.C., avviando un processo di riforma portato a termine durante la seconda Tetrarchia (305–– 311);5 il primo dux limitis precisamente datato risale al 303 d.C.,6 e altri tre duces limitum possono essere genericamente datati appunto al periodo 293 –– 305 d.C..7 Costantino dunque trovò i duces già al comando degli eserciti provinciali nel suo territorio: ma nella spedizione italica del 312 d.C. ci erano i comites, e quali truppe erano sottoposte alla loro autorità? La risposta alla prima domanda è logica e facile, se soltanto si ammette di identificare i comites del 312 con i comites rei militaris, datando la loro creazione appunto al primo quinquennio di Costantino.8 Egli sembra avere coniato autonomamente tale grado, e può averlo applicato alla gerarchia del suo esercito già nel 307 d.C., dopo che ebbe assunto in forma ufficiale il titolo e i diritti di Augustus per mano dell’ex-imperatore e suocero 1 2 3 4 5 6 7 8 Paneg. 12.2.4 omnibus fere tuis comitibus et ducibus non solum tacite mussantibus sed etiam aperte timentibus (la preparazione del bellum Maxentianum) e 10.3 An non ipsi te, caesis hostibus interfectoque etiam ipso eorum duce, comites et tribuni corripuere lacrimantes (la battaglia notturna presso Verona). Le mie citazioni dei Panegyrici Latini seguono sempre l’edizione OCT di R. A. B. Mynors, Oxford 1964. Jones (1974) II, 878. Sulla base della molto più tarda Notitia Dignitatum Occidentis, al principio del IV secolo d.C. mi sembra certa l’esistenza di cinque duces limitum (Britanniae, litus Saxonicum, Germania II, Germania I, Sequania), e molto probabile quella di un sesto (tractus Armoricanus et Neruicanus). Lyd. mag. 2.11. AE 1934, 7––8 (306/309); CIL III, 5565 = ILS 664 (310); AE 1937, 232 = FIR I2, 93, rr. 21 e 24 (311 d.C.). CIL III, 10981. CIL III, 764 = ILS 4103 (Scythia); AE 1973, 549 (Arabia); CIL XIII, 3672 (Germania I o meno probabilmente Sequania ovvero Germania II ). La terza epigrafe, una dedica onoraria a Costanzo I Caesar, è stata rinvenuta a Treueri (Trier) in Belgica I; ma è altamente inverosimile che in età tetrarchica o anche dopo la Belgica I potesse essere considerata un limes. Quindi il dux dell’iscrizione doveva comandare uno degli eserciti renani, e per ragioni geografiche la Germania I risulta essere la localizzazione più soddisfacente. Ma cfr. O. Seeck, s. v. Comites, in: RE IV.1, 1900, 629––630. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 125 KLIO 90 (2008) 1 novello Massimiano Erculio; l’istituzione del magister equitum e del magister peditum forse ebbe luogo dopo il 320 d.C., ma certamente fu posteriore al bellum Maxentianum, in cui il praefectus praetorio di Costantino ancora occupa il vertice della gerarchia militare.9 Nella Gratiarum actio pronunciata il 1 Gennaio 362 d.C., quando i comitatenses sono certamente attestati da quasi quattro decenni, Claudio Mamertino distingue appunto in comites e tribuni gli ufficiali che comandavano le truppe di Giuliano.10 Nel mezzo secolo che separa il bellum Maxentianum dal regno di Giuliano, la struttura gerarchica e l’ordinamento strategico delle armate imperiali sembrano immutati; durante il lungo regno di Costantino in realtà ci sono stati profondi cambiamenti nella gerarchia e nell’organizzazione stessa dell’esercito, e l’anonimo panegirista del 313 d.C. ritrae, per cosı̀ dire, i primi passi delle riforme costantiniane verso la nascita dei comitatenses come categoria superiore e distinta di truppe scelte. Già sotto il regno dello stesso Costantino i comites civili erano divisi in tre ordines;11 la medesima struttura può essere ipotizzata per i comites rei militaris, visto che durante la reggenza di Stilicone risultano genericamente attestati i comites rei militaris ordinis secundi.12 Vegezio paragona il rango dell’antico praefectus legionis direttamente alla dignitas di un comes ordinis primi; i due gradi sembrano accomunati dalla consistenza numerica del comando esercitato, cioè seimila soldati, che devono rappresentare il numero minimo per la comitiua ordinis primi.13 Le testimonianze sull’articolazione interna della comitiua rei militaris sono posteriori di parecchi decenni alla battaglia di ponte Milvio, ma sono valide anche per i tempi di Costantino, visto che in quel periodo il principio strategico degli agmina bina è rimasto sempre valido e operante.14 Un comes ordinis primi ovviamente poteva comandare anche più di seimila soldati; nei primi decenni del V secolo d.C. ne spettavano appunto più di diecimila al comes Illyrici e al comes Hispaniarum.15 Ma già nel 370 d.C. il comes Terentius, incaricato da Valente di restaurare Sauromaces sul trono della Hiberia caucasica, avanzò fino al fiume Cyrus cum duodecim legionibus;16 l’esercito di Terentius poteva comporsi di otto auxilia palatina e quattro legiones comitatenses,17 cioè ottomila fanti, ovvero quattro auxilia palatina e otto legiones comitatenses,18 cioè diecimila fanti. 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 Paneg. 12.11.4. Cfr. i gradi citati secondo un ordine ascendente nell’inscriptio di Cod. Theod. 7.20.2,1 Marzo 320 d.C.: praefecti (legionum), tribuni (uexillationum), viri eminentissimi. Se la subscriptio tramanda fedelmente la data della legge, allora nel 320 d.C. Costantino n o n aveva ancora privato il praefectus praetorio delle mansioni e competenze militari. Sull’istituzione dei magistri militum a opera di Costantino v. anche n. 38. Paneg. 3.24.6 Nego quemquam ab uno amico plus dilectum quam tu, imperator, non modo a comitibus heti tribunis tuis sed a legionibus cunctis, equitibus ac peditibus, gregariis etiam militibus diligaris. Eus. vita Const. 4.1 = PG XX, 1152. Cod. Theod. 4.14.2,21 Dicembre 397 d.C. Veg. mil. 2.9.2, cfr. 2.3 e 6.9. Per quanto riguarda la seconda metà del IV secolo d.C., tra il 359 e il 373 d.C. Ammiano Marcellino nomina esplicitamente otto agmina bina di legiones comitatenses, comprese dieci poi promosse a palatinae: Thebaeae legiones (14.11.15: cfr. Not. dign. or. 7.45; 8.36––37; Not. Dign. occ. 5.154), Tricensimani e Decimani Fortenses (18.9.3), due legiones Constantiacae (21.11.2), Lanciarii e Mattiarii (21.13.16 e 31.13.8; Zos. 3.22.2), Iouiani e Herculiani (22.3.2 e 25.6.2; Zos. 2.42.2), Diuitenses iun. e Tungricani iun. (26.6.12), Divitenses sen. e Tungricani sen. (27.1.2), I Flauia Pacis e II Flauia Salutis (29.5.18: cfr. CIL VIII.23181 = ILS 9206; Not. dign. occ. 5.249-250 = 7.146––147), Pannoniciani sen. e Moesiaci sen. (29.6.13). Not. dign. occ. 7.41––57 e 119––134. Per la forza numerica di uexillationes, legiones e auxilia v. nn. 129––130. Amm. 27.12.16. Secondo la proporzione legionari : fanti ausiliari = 1 : 1 di Amm. 18.9.3. Secondo la proporzione legionari : fanti ausiliari = 2 : 1 in sei distaccamenti dei ripenses danubiani: Not. dign. or. 39.21 e 30,23 e 29,25 e 32––33; 40,23 e 34,26 e 33; 42.26 e 33. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 126 M. Colombo, Constantinus rerum nouator Mi sembra probabile che un comes rei militaris ordinis tertii comandasse la minima aggregazione di truppe scelte, due legioni19 o due auxilia,20 e un comes ordinis secundi avesse ai suoi ordini un piccolo esercito, che doveva oscillare tra un minimo di duemila o tremila uomini (quattro auxilia o tre legioni) e un massimo di cinquemila. Nell’estate 359 d.C. il comes Aelianus accorse in difesa di Amida alla testa di sex legiones, insieme al grosso di una uexillatio comitatensis;21 Ammiano spesso usa in maniera libera la parola legio, che è riferita indiscriminatamente a tutti i reggimenti di fanteria,22 e le sex legiones in realtà erano due legiones comitatenses, Tricensimani e Decimani Fortenses, e quattro auxilia dei comitatenses, Magnentiaci e Decentiaci, Superuentores e Praeuentores, cioè quattromila fanti e trecento o quattrocento cavalieri. Nel 410 d.C. un piccolo esercito di sei saŁclasa e di quattromila uomini fu inviato dalla pars Orientis a Ravenna, per difendere la causa di Onorio;23 mi sembra molto probabile che i sei reggimenti fossero quattro auxilia palatina e due legiones comitatenses come ad Amida.24 Il legame palmare tra il comitatus militare dell’imperatore e il grado di comes rei militaris suggerisce di identificare le truppe dei comites costantiniani attestati nel 312 d.C. appunto con i comitatenses, cioè ,i soldati del comitatus imperiale‘. Ma quando furono effettivamente creati i comitatenses, e soprattutto da chi? Come gli altri Tetrarchi, Costanzo I aveva sicuramente un comitatus di tipo dioclezianeo, cioè un piccolo esercito altamente mobile, che lo seguı̀ anche in Britannia per la vittoriosa spedizione contro i Picti degli anni 305 –– 306 d.C.; quando egli morı̀ il 25 Luglio 306 d.C. ad Eburacum (York), Costantino insieme al potere ereditò il comitatus paterno. Ma soltanto nel Giugno 325 d.C., dopo la seconda e decisiva guerra civile contro Licinio, Costantino concesse condizioni privilegiate di servizio ai comitatenses; la legge che sancisce i diritti distinti dei comitatenses rispetto al resto dell’esercito, è anche la prima menzione di questa categoria in una fonte documentaria a carattere ufficiale,25 fatta eccezione per un precedente isolato. Un’epigrafe del 310 d.C. registra un reggimento di equites Dalmatae Aquesiani comit(atenses) sotto il comando del dux Norici Ripariensis;26 tra la conferenza imperiale del 308 d.C. a Carnuntum e la guerra civile con Costantino nel 316 d.C., Licinio governò prima la dioecesis Pannoniarum, poi l’intero Illyricum con la dioecesis Thraciarum: quindi la uexillatio equitum militava certamente nell’esercito di Licinio. Arnold Hugh Martin Jones spiega l’anomala presenza di una uexillatio equitum comit(atensis) agli ordini di un dux limitis con un’ipotesi diversa, „potrebbe anche darsi che Diocleziano sia andato piuttosto contro corrente nella sua politica militare, diminuendo il comitatus che aveva ereditato col distaccare unità alle frontiere [. . .] Sembrerebbe in questo caso che uno squadrone di cavalleria dalmata, che 19 20 21 22 23 24 25 26 Amm. 27.1.2; Zos. 2.42.2. Amm. 21.3.2. Nella narrazione ammianea incontriamo anche altre coppie di auxilia, ma il loro comes non viene menzionato: 15.5.30; 16.12.43; 18.9.3; 20.1.3; 20.4.2; 20.4.21; 20.5.9; 22.12.6; 25.6.3; 26.7.13; 27.1.6 e 8.7; 31.10.4 (Celtae e Petulantes come in 21.3.2). Amm. 18.9.3––4. Sulla base del testo ammianeo (Aderat Comitum quoque sagittariorum pars maior), la uexillatio comitatensis può essere identificata con i Comites sagittarii sen. (cfr. CIL V.8758), o i Comites sagittarii iun. (Not. dign. or. 5.30), ovvero i Comites sagittarii Armenii (Not. dign. or. 6.31). V. n. 130. Zos. 6.8.2. Contra Jones (1974) II, 924. Cod. Theod. 7.20.4.17, Giugno 325 d.C. CIL III.5565 = ILS 764. Cfr. inoltre CIL III.405 = ILS 2792, che attesta la uexillatio equitum Dalmatarum comit(atensium) Ancialitana a Thyatira in Lidia, e può essere approssimativamente datata sotto la prima Tetrarchia, Galerio o Licinio dopo il 313 d.C. (il defunto si chiama Valerius Iuuentinus). Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 127 KLIO 90 (2008) 1 aveva servito nel comitatus, era stato più tardi distaccato da [sic! nel testo originale ,at‘] Aquae sotto il comando di un dux locale“.27 Ma gli equites Dalmatae Aquesiani in realtà appartenevano al comitatus di Licinio, e furono distaccati a temporaneo rinforzo del confine occidentale tra l’Illyricum e l’Italia settentrionale, che allora era dominio di Massenzio e territorio nemico; l’iscrizione comunque attesta l’uso ordinario e colloquiale dell’agg. comitatensis verso il 311 d.C., per definire i reggimenti che facevano parte di un comitatus imperiale. La novità della riforma costantiniana non investe il nudo nome, che Costantino trova già pronto nel sermo castrensis e nel latino quotidiano della corte imperiale, ma piuttosto la sostanza stessa dell’esercito dioclezianeo; la distinzione ufficiale tra due classi di reggimenti, distinte per condizioni di servizio e ruolo strategico, fu sancita soltanto alla fine delle guerre civili, e rappresenta l’approdo naturale di un processo evolutivo, che mosse i primi passi già durante le campagne germaniche dell’imperatore lungo il Reno, e fu definitivamente collaudato nel bellum Maxentianum. Prima dei comitatenses viene il comitatus di Costantino, cioè un’evoluzione diretta del comitatus dioclezianeo; la versione costantiniana del comitatus imperiale rappresenta il primo gradino verso l’istituzione ufficiale dei comitatenses, che furono formati sotto gli influssi convergenti di due fattori distinti: da un lato le necessità strategiche delle guerre esterne su Reno e Danubio (troppo spesso dimenticate o sottovalutate), dall’altro il carattere decisivo e le grandi proporzioni della seconda guerra civile con Licinio. Nel 318 d.C. Crispo Caesar fu inviato a fare esperienza pratica in Gallia, e uno o due anni dopo inflisse una severa disfatta ai Franchi renani, rinnovando gli allori germanici del padre Costantino;28 mi sembra molto probabile che il primo nucleo dei comitatenses gallici sia stato creato proprio nel 318 d.C. a beneficio del Caesar. Durante la successiva permanenza di Crispo in Gallia, nel biennio 322–– 323 d.C. lo stesso Costantino fu occupato a combattere e vincere i barbari danubiani, prima i Sarmati Argaragantes (Arcaragantes) in Valeria, Pannonia II e Moesia I,29 poi i Tervingi (Goti) danubiani in Tracia e oltre il basso Danubio;30 quindi tra il 318 e il 323 d.C. già esistevano due eserciti distinti di comitatenses occidentali, per cosı̀ dire, un exercitus praesentalis e un exercitus Gallicanus. La scarna ricostruzione della campagna gotica prova indirettamente la presenza del comitatus al seguito di Costantino, che allora risiedeva a Thessalonica, e di là mosse le insegne direttamente contro l’orda saccheggiatrice dei Goti; i guerrieri gotici agli ordini di Rausimodus avevano invaso Moesia e Thracia, che possono essere sicuramente identificate con Moesia II e Thracia in senso proprio, mentre il coinvolgimento della Tracia sudoccidentale o Rhodope appare soltanto possibile.31 Prima che l’imperatore li intercettasse, i Goti ebbero il tempo di agere praedas; massacrata grande parte degli invasori e recuperati tutti i captiui, Costantino inseguı̀ Rausimodus e i Goti superstiti oltre il basso Danubio, varcandolo forse presso i castra di Transmarisca, davanti ai quali poi sarebbe sorta la fortezza transdanubiana di Constantiniana Daphne.32 27 28 29 30 31 32 Jones (1974) I, 84––85. Nazario, Paneg. 4.3.5; 17.2; 36.3; 37.1––2; Opt(atianus) Porf(yrius) carm(en) 5.30––32 e 10.24––29. Opt. Porf. carm. 6.14––28 (cfr. 7.31––32); Zos. 2.21.1––2. Anon. Val(esianus) 21; Zos. 2.21.1 e 3. Anon. Val. 18 usa in senso lato il nome geografico Thracia per tutte le quattro province traciche, cioè Thracia, Haemimontus, Rhodope, Europa. RIC VII.574-575 nrr. 29––38, verso CONSTANTINIANA DAFNE; Procop. aed. 4.7.7. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 128 M. Colombo, Constantinus rerum nouator Proprio nelle terre sudoccidentali dei Tervingi ebbe luogo l’atto finale del dramma bellico; mentre i Goti marciavano verso il sicuro rifugio di una collina boscosa, l’imperatore li sorprese in campo aperto, ne uccise molti, compreso lo stesso Rausimodus, e catturò parecchi prigionieri, cui si aggiunse la resa incondizionata degli altri guerrieri. Il fulmineo contrattacco di Costantino in Gothia o Gutthiuda prova ulteriormente la partecipazione del suo comitatus a questa campagna; infatti egli comandava un esercito sufficiente a liquidare in barbarico un nemico già sbaragliato su suolo romano. Poi la seconda guerra civile con Licinio favorı̀ l’allargamento dei comitatenses fino ad una tale consistenza, da imporre il riconoscimento giuridico del loro status e la concessione di speciali privilegi. Se la grande maggioranza dei cunei equitum erano i reggimenti di cavalleria scelta, che erano stati temporaneamente distaccati dagli eserciti provinciali, e avevano militato con Costantino o Licinio tra il 316 e il 324 d.C.,33 un indizio sulle proporzioni approssimative della mobilitazione bellica può essere ricavato dalle liste della Notitia Dignitatum, che ne elenca ben quarantuno databili prima della seconda guerra civile tra Costantino e Licinio.34 Zosimo accredita a Costantino duecento navi da guerra con trenta rematori, duemila navi onerarie, centoventimila fanti e diecimila tra cavalieri e marinai, ma a Licinio addirittura duecentocinquanta ,triremi‘, centocinquantamila fanti e quindicimila cavalieri;35 tali cifre appaiono enormi, ma un’altra fonte, più attendibile di Zosimo, registra venticinquemila morti tra i soldati di Licinio nella battaglia finale di Chrysopolis,36 dopo che l’Augustus d’Oriente ne aveva già persi forse trentaquattromila presso Adrianopoli.37 Se dividiamo per due il numero dei soli fanti, otteniamo numeri realistici per entrambi gli eserciti, sessantamila fanti e cavalieri per Costantino, settantacinquemila per Licinio. Costantino menziona per la prima volta i comitatenses nel Giugno 325 d.C., stabilendo i privilegi fiscali dei suoi veterani, ma i diritti sanciti valgono implicitamente anche per gli ex-soldati di Licinio, e ciò significa che i due eserciti erano organizzati in maniera molto simile, come suggerisce anche l’epigrafe citata sopra; infatti tra le legiones palatinae, benché esse siano molto più tarde di parecchi decenni, troviamo almeno dieci reggimenti (Lanciarii iun., Mattiarii iun., Iouiani iun., Herculiani iun., Fortenses, Scythae, Primani, Vndecimani ), che potrebbero avere fatto parte dei comitatenses liciniani in senso stretto, cioè militanti nello stesso comitatus di Licinio. Tutti i veterani in buona salute, comitatenses, ripenses, alares, cohortales, dovevano attendere ventiquattro anni per l’emerita ovvero la honesta missio; quindi nessuno dei veterani che avrebbero dovuto congedarsi nel 325/326 d.C., poteva essersi arruolato prima del 301/302 d.C. in un reggimento che già allora appartenesse al comitatus, o fosse stato trasferito ai comitatenses nel seguente quarto di secolo. Mi sembrano evidenti la logicità e la coerenza del processo evolutivo, che porta l’esercito dioclezianeo ad una trasformazione radicale, ma presente già in nuce nella struttura strategica della Tetrarchia: i quattro comitatus imperiali nel 293 –– 305 d.C. prefigurano gli 33 34 35 36 37 In senso analogo già Carrié (1993) 131; cfr. anche Scharf (2001) 185––193. Not. dign. or. 31.23––24; 39.12––17; 40.11––17; 41.13––19; 42.13––21; Not. dign.occ. 32.22––23; 25; 27; 33.24––25 e 27––28; 34.14––15. Il cuneus equitum Constantinianorum di Not. dign. or. 42.21, in origine equites Constantiniani, sembra abbinato sul piano onomastico agli equites Crispiani di Not. dign. occ. 40.20; Costantino formò le due uexillationes sicuramente dopo la nomina simultanea di Crispo e di Costantino II a Caesares il 1 Marzo 317 d.C. (v. n. 251), ma prima della seconda e definitiva guerra civile con Licinio. Zos. 2.22.1––2. Anon. Val. 27. Zos.2.22.7. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 129 KLIO 90 (2008) 1 altrettanti eserciti di comitatenses sotto Costantino e i suoi figli negli anni 333 –– 337 d.C., come anche i quattro principali eserciti di comitatenses a disposizione di Costanzo II, uno praesentalis alle dirette dipendenze dell’imperatore, e tre diocesani per Orientem, per Illyricum e per Gallias. Il giudizio degli studiosi moderni sull’utilità effettiva dei comitatenses talvolta è pesantemente influenzato dai disastri militari, che colpirono gli eserciti romani a partire dalla terribile disfatta di Adrianopoli; soprattutto gli eventi bellici del V secolo d.C. in Occidente, e la decrescente efficienza delle truppe orientali (giunta al fondo sotto Zenone e Anastasio I) nel lungo arco dei centoventitre anni tra la morte di Teodosio I e l’ascesa di Giustino I al trono, possono indurre a valutazioni superficiali e frettolose, che involontariamente echeggiano l’opinione faziosa e ostile di Zosimo e della sua fonte, Eunapio di Sardi, sugli atti e le innovazioni di Costantino quale imperatore cristiano. Zosimo data tendenziosamente la conversione di Costantino al Cristianesimo soltanto dopo la tragica morte di Crispo Caesar nel 326 d.C., e pone le riforme militari dell’imperatore addirittura dopo l’inaugurazione ufficiale di Costantinopoli nel 330 d.C., menzionando esplicitamente l’istituzione dei magistri militum e dei comitatenses;38 le critiche durissime di Zosimo esprimono l’ottica profondamente ostile della propaganda pagana, che era disposta a manipolazioni enormi, per imputare al Cristianesimo un’influenza corruttrice, e accusare di sqtugŁ il primo imperatore cristiano.39 Eunapio di Sardi è la fonte di Zosimo anche per i regni degli imperatori cristiani dopo Costantino, cioè i suoi figli, Valentiniano e Valente, e soprattutto Teodosio I; Zosimo accusa di corruzione e di inefficienza anche gli eserciti di Costanzo II, Valentiniano e Valente,40 ma le sue affermazioni sono topiche, e rappresentano fittizie retroproiezioni della situazione effettivamente esistente ai tempi di Teodosio I, quando abbiamo la prima attestazione di un reale e forte rilassamento della disciplina nell’esercito orientale.41 Oggi possiamo dare un giudizio molto positivo dell’esercito imperiale anche nella fase finale dell’Antichità propriamente detta (dall’acclamazione imperatoria di Settimio Severo alla morte di Caro, 193 ––283 d.C.); ma un tempo i pregiudizi e le idiosincrasie degli storici moderni bollavano l’apparato militare della dinastia severiana e degli imperatori illirici con il marchio infamante della decadenza tecnica e della corruzione morale, alle quali si 38 39 40 41 Zos. 2.32.3––34.2. Ma cfr. le critiche più ragionevoli e meglio fondate di Lyd. mag. 2.10 (= 3.40) e 3.31. Aur. Vict. 40.11––12 salta dall’esecuzione di Crispo Caesar alla rivolta locale di Calocerus, e poi riassume con tre gerundivi finali le attività interne di Costantino in quel periodo, compresa la riforma dell’ordinamento militare (nouando militiae ordine); quindi lo storiografo africano sembra collocare l’istituzione dei magistri militum tra il 326 e il 333/334 d.C., che mi sembra una datazione sicuramente preferibile alla versione velenosa di Zosimo. Zos. 2.32.1 e 38.1. Sull’analoga sqtugŁ di Teodosio I, cfr. Eun. frg. 46.1 Blockley; Zos. 4.28.1––2; 33.3––4; 44; 50. Cosı̀ anche l’ariano Philostorg(ius) Ecc(lesiastica) hist(orica) 11.2 = PG LXVII.595. Zos. 3.3.1––2; 4.16.5 e 20.2. Cfr. il giudizio estremamente negativo di Amm. 22.4.6––7 sull’exercitus praesentalis di Costanzo II; ma erano gli stessi soldati che nell’arco di un quinquennio avevano riportato grandi vittorie su Alamanni Lentienses e Iuthungi, Sarmati Liberi e Limigantes, Quadi, sterminando i guerrieri dei Limigantes e deportandone tutta la popolazione civile su suolo romano (15.4.1 e 7––13; 16.12.15––16; 17.6.1––2 e 12.4––13.23; 19.11.1––16). Cod. Theod. 7.1.12, 384 d.C., corrobora in maniera decisiva le asserzioni generiche di Zos. 4.31.1. Inoltre abbiamo un riscontro puntuale in C(ore) h(istorical) L(iterature of) A(griculture) XLV.1328 = CPL 199a = SP XX.285 = SB XX.14765; il 18 Marzo 399 d.C. i viveri di due giorni (carne e vino) per la legio (V) Macedonica, allora posta agli ordini del tribunus Gaiolus, comprendevano ottocentotrentacinque razioni: sottratte le razioni supplementari che spettavano a centuriones e sottufficiali, gli assenteisti e i disertori raggiungevano almeno il 20% della forza piena. Cfr. anche Zuckerman (1988) 279––287, soprattutto 285––287. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 130 M. Colombo, Constantinus rerum nouator aggiungeva spesso l’accusa opzionale di barbarizzazione. Leggendo i giudizi ancora diffusi su scarsa efficienza e forte barbarizzazione dell’esercito costantiniano, provo una fortissima impressione di déjà vu, e ho il sospetto che le opinioni scientifiche siano soggette a ritorni ciclici. La grande difficoltà di un giudizio obiettivo sull’utilità dei comitatenses consiste nelle deviazioni sostanziali che la grande riforma di Costantino ha subito per gli eventi politici e militari dell’età teodosiana; l’esercito costantiniano aveva bisogno di un Augustus che fosse soprattutto un imperator in senso letterale, e lo stato costantiniano era concepito, per cosı̀ dire, a misura di comitatus. L’imperatore sempre chiuso nel sacrum palatium, spesso un princeps puer sul trono, il comitatus stabilmente inchiodato a Mediolanum (poi a Ravenna) e a Costantinopoli, demolivano tre fondamenta del potere imperiale nella forma costantiniana: partecipazione assidua alle operazioni militari, rapporto diretto con le truppe, frequente mobilità attraverso buona parte dell’impero (Costantino, Costanzo II e Costante, Giuliano), ovvero presenza stabile in un settore caldo dei confini romani (Valentiniano I e Valente, poi Graziano fino al 380 d.C.). I comitatenses diocesani, come anche i palatini, non potevano conservare la medesima efficienza dell’età costantiniana (circa 306 –– 383 d.C. in Occidente, fino al 378 d.C. nell’impero romano d’Oriente), se mancava un Augustus che avesse cura costante dei suoi soldati, e li guidasse personalmente nelle guerre contro i barbari o i Persiani, constatando in prima persona il morale e l’addestramento dei suoi eserciti. La disciplina, la preparazione tecnica e la combattività dell’esercito imperiale erano destinate ad un progressivo declino dalla perpetua delega in absentia di tutte le responsabilità belliche ai magistri militum; Teodosio I gettò i semi dei mali futuri, e subito dopo la sua morte il ruolo militare dell’imperatore si ridusse alla sola effigie armata delle monete e delle immagini ufficiali, cosı̀ come la sua parte nell’amministrazione civile e giudiziaria arrivò a consistere soltanto nella docile subscriptio delle leggi e dei documenti. Un giudizio oggettivo sulle riforme militari di Costantino può essere dato soltanto valutando l’efficienza bellica dei comitatenses e dei ripenses p r i m a d i Te o d o s i o I, più precisamente nei cinquantatre anni che intercorrono tra la prima menzione degli stessi nella legge citata sopra e il grande disastro di Adrianopoli. Ancora nell’estate 374 d.C., mentre le uastatoriae manus dei Quadi e dei Sarmati travolgevano la guarnigione provinciale della Pannonia II e sbaragliavano due legiones palatinae in campo aperto, i soli ripenses della Moesia I furono capaci di intercettare, battere e respingere le bande dei Sarmati Liberi;42 i reggimenti palatini e i comitatenses gallici di Graziano massacrarono ben trentamila Alamanni Lentienses nella trionfale battaglia di Argentaria (Horbourg),43 circa un mese e mezzo prima di Adrianopoli. 2. Vexillationes equitum e auxilia Nel IV secolo d.C. la grande maggioranza degli equites romani (circa il 70%) si divideva in due categorie, cavalleria pesante e leggera, che adottavano armi distinte; per ragioni di 42 43 Amm. 29.6.6––16; Zos. 4.16.3––6. Le due legioni erano Pannoniciani sen. e Moesiaci sen. (Not. dign. occ. 5.149––150), e subirono la sanguinosa disfatta unicamente per l’assenza totale di coordinazione tattica (Amm. 29.6.13––14); prima che i palatini fossero ufficialmente istituiti, gli Alamanni Brisigavi avevano battuto e travolto in combattimenti campali sia Celtae sen. e Petulantes sen. (21.3.2––3), sia Diuitenses sen. e Tungricani sen. con Bataui sen. e Heruli sen. (27.1.2––6). Amm. 31.10.5––10; Hier. Chron. 289 Olymp., Val(entiniani et Valentis) 13.1,248 Helm; Hier. epist. 47.2. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 131 KLIO 90 (2008) 1 sintesi ometto di trattare gli equites Cataphractarii o Clibanarii e gli equites Sagittarii, poiché entrambe le specialità richiederebbero un approfondimento eccessivo e superfluo per uno studio generale. Mi limito a osservare che i due reggimenti di equites Sagittarii in ognuna di cinque province danubiane (Noricum Ripense, Pannonia I, Valeria, Pannonia II e Moesia I ),44 uno schieramento omogeneo e sistematico, rispecchiano il crescente ruolo dell’arco anche nelle guerre con i barbari danubiani; l’importanza strategica dell’arco in Medio Oriente è confermata dai ben venticinque reggimenti di equites sagittarii Indigenae in sette ducatus delle province orientali.45 Pochi reparti di Comites, gli equites Promoti, già equites legionarii, e gli equites Scutarii componevano la cavalleria pesante; essi avevano hasta (lancea in latino colloquiale), spatha equestre, lunga cotta di maglia,46 elmo con paragnatidi, paranuca, nasale e calotta composita, prima conica (in età dioclezianea Spangenhelm: modello Deir el-Medineh), poi rotonda (in età costantiniana Scheitelbandhelm o Kammhelm o ridge helmet pesante), fatta di più elementi (modelli Berkasovo I, Deurne, Conceşti, Burgh Castle), ovvero bipartita (modelli Berkasovo II, Budapest).47 Lo scudo leggero a doppio ovale equipaggiava Comites e Promoti; ma i Promoti indossavano anche gli schinieri.48 Il nome stesso degli Scutarii implica una differenza sostanziale tra il loro scutum e quello degli altri cavalieri; essi molto probabilmente usavano il grande scudo a doppio ovale dei legionari.49 Ricostruisco l’armamento di Comites, equites Promoti e Scutarii attraverso il cosiddetto arco di Galerio a Salonicco; là vediamo ritratte con dovizia di dettagli le scholae palatinae di Galerio nel 297 –– 298 d.C.: Spangenhelm molto simile al modello Deir el-Medineh, corazza di squame metalliche lunga fino ai gomiti e alle ginocchia, hasta/lancea e un grande scutum a doppio ovale.50 In un rilievo dioclezianeo dei Musei Vaticani due soldati romani esibiscono un singolare Spangenhelm, due tipi diversi di corazza (l’uno ha una lorica hamata, l’altro una lorica squamata), entrambi lunghi fino ai polsi (la parte inferiore del rilievo è andata perduta), hasta/lancea e grande scudo di forma rotonda;51 benché la scultura ometta dettagli fondamentali dell’elmo (i segmenti della calotta e il nasale), e conferisca una lunghezza improbabile alle maniche della seconda corazza (la lorica squamata n o n poteva raggiungere i polsi per evidenti ragioni di scarsa flessibilità), troviamo comunque una conferma generica dell’armamento riprodotto sul cosiddetto arco di Galerio. 44 45 46 47 48 49 50 51 Not. dign. or. 41.14 e 17; occ. 32.32 e 35; 33.38 e 44; 34.17, 21, 32––33. Not. dign. or. 32.24––26 e 29; 33.18 e 20––22; 34.25––29; 35.20––23; 36.25––28; 37.20 e 23; 38.11––12. Esauriente trattazione delle armature tardoantiche in Coulston (1990) 139––160; molto utile anche Alfs (1941) 73-82 („Kettenpanzer“) e 86––105 („Schuppenpanzer“). Sugli elmi romani della Tarda Antichità nozioni generali in Feugère (1994) 141––152. Studi specifici sull’argomento: Thomas (1971) 17––25 e tavv. 10––25, 27, 29––32; Klumbach (1973), passim; James (1986) 107––117 e 128––134, figg. 1––6 e 20––21. Osservazioni insoddisfacenti in Elton (1996) 115. Cfr. la testimonianza implicita di Veg. mil. 2.1.3 Est et aliud genus equitum, qui legionarii uocantur propterea quod conexi sunt legioni; ad quorum exemplum ocreati sunt equites instituti. Sugli scudi romani della Tarda Antichità cfr. Elton (1996) 115 e n. 77; la medesima deduzione circa gli Scutarii in Nicasie (1998) 47 e n. 21, che lascia aperta la possibilità di classificarli come „light cavalry“. Kinch (1890) tavv. 4 e 8; cfr. Alfs (1941) 92––93 e n. 158, fig. 22. I tipi pesanti di elmo composito Berkasovo I––II (Klumbach [1973] 16––24 e tavv. 1––9), Budapest (ibid., 42––50 e tavv. 12––15), Deurne (v. n. 56), Conceşti (ibid., 92––94 e tavv. 32––37), rappresentano la semplificazione del modello Deir el-Medineh, ma esibiscono varianti più o meno sostanziali, che implicano un buon margine di autonomia creativa per le competenze tecniche delle singole fabricae armorum. Cfr. anche Johnson (1980) 303––312 (Burgh Castle). Köppel (1986) 89––90 e fig. 54 (cat. 48). Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 132 M. Colombo, Constantinus rerum nouator Prima di Costantino la cavalleria leggera era ripartita in equites Dalmatae, o meno spesso equites Stablesiani (cavalleria leggera d’urto),52 ed equites Mauri (specialisti del combattimento a distanza), che erano privi di armatura e lanciatori di giavellotto;53 al tempo di Gallieno e dei Soldatenkaiser gli equites Dalmatae e Stablesiani probabilmente riprendevano l’equipaggiamento delle alae. In età costantiniana esso consisteva di hasta/lancea, spatha equestre, elmo leggero romano-sasanide con paragnatidi, paranuca e calotta bipartita (Scheitelbandhelm o Kammhelm o ridge helmet leggero: i modelli normali Intercisa I –– II per i cavalieri semplici, l’Intercisa III con bassa cresta metallica per i sottufficiali, l’Intercisa IV con alta cresta metallica per gli ufficiali inferiori),54 corta cotta di maglia, scudo leggero a doppio ovale. Durante l’età costantiniana gli equites Stablesiani si differenziavano parzialmente dai Dalmatae nell’armamento difensivo, indossando un elmo leggero romano-sasanide c o n n a s a l e, come suggeriscono i ritrovamenti archeologici di Augsburg-Pfersee in Germania; infatti ad Augsburg è attestata una guarnigione di equites Stablesiani.55 Lo „Scheitelbandhelm“ pesante e dorato di Deurne nei Paesi Bassi (regione orientale del Noord Brabant) apparteneva sicuramente all’ufficiale comandante degli equites VI Stablesiani;56 però gli elmi leggeri con nasale di Augsburg-Pfersee, uno con bassa cresta metallica e l’altro normale, equipaggiavano certamente un sottufficiale e un gregarius eques.57 Le liste delle uexillationes comitatenses nella Notitia Dignitatum conservano cinque reggimenti di equites Dalmatae, che hanno una numerazione progressiva da III a IX, e possono essere i superstiti dei dieci equites Dalmatae, che appartenevano al comitatus di Gallieno, Claudio II e Aureliano;58 i cinque reparti mancanti nella numerazione progressiva, cioè equites *I –– *II, *IV, *VII, *X Dalmatae, possono essere identificati con gli altrettanti equites Dalmatae Illyriciani dislocati nelle province orientali. 59 La gerarchia dell’esercito sotto Diocleziano prevedeva pari condizioni di servizio per i legionarii e gli equites, superiori ad alae e cohortes, ma le leggi imperiali nominavano le legiones sempre al primo posto;60 invece la Notitia Dignitatum pone sempre le uexillationes equitum in testa alle liste dei reggimenti palatini e comitatenses, e i cunei equitum aprono gli elenchi dei limitanei.61 Più precisamente, le uexillationes comitatenses hanno la precedenza anche sulle 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 Una differente ricostruzione dei ruoli tattici in Elton (1996) 106––107, che considera Scutarii, Promoti e Stablesiani „shock cavalry“, riservando le mansioni di „light cavalry“ ai soli equites Dalmatae. Aureliano nella battaglia decisiva di Emesa contro i Palmireni schierò appunto g' Daklasx“m i ppo| e g' LatqotriŁ a i ppo| (Zos. 1.52.3––4). Cfr. anche Zos. 1.20.2 e 2.10.1 (equites Mauri); 1.40.2 e 43.2 (equites Dalmatae). I modelli Intercisa I––IV (Klumbach [1973] 105––109 e tavv. 45––56) sono suffragati quali elmi della cavalleria leggera da Not. dign. occ. 33.25 e 38, che colloca presso la fortezza pannonica il cuneus equitum Dalmatarum e gli equites Sagittarii. Not. dign. occ. 35.14 equites Stablesiani sen., Augustanis. Klumbach (1973) 56––61 e tavv. 19––21; il reparto equestre è registrato da un’iscrizione sullo stesso elmo (ibid., 60), che alcune monete datano sicuramente al 319/320 d.C. (ibid., 70––72 e tavv. 23––25). Ibid., 95––101 e tavv. 38––44 (gli elmi sono decorati „mit vergoldetem Silberblechüberzug“); le creste metalliche dell’elmo Augsburg-Pfersee conservato nel museo di Norimberga e del modello Intercisa III hanno un’altezza quasi uguale (2, 2 cm 2 cm). Not. dign. or. 5.36––37 (equites V e IX Dalmatae); 6.37 (equites VI Dalmatae); 7.27 (equites III Dalmatae); Not. dign. occ. 6.56 (equites VIII Dalmatae). Cfr. anche CIL III 88 = ILS 773 e AE 1996.1612; CIL V 8777 e XIII 3458. Not. dign. or. 32.21; 33.25; 34.18; 35.15; 37.16. Ma cfr. Scharf (2001) 185––193. Iust. 10.55.3, 286/293 d.C.; 7.64.9, 293/305; FIR I2 93.311. Soltanto due cunei equitum figurano tra i comitatenses, ed entrambi occupano l’ultima posizione nei rispettivi elenchi delle vexillationes comitatenses (Not. dign. or. 7.34; Not. dign. occ. 6.85). Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 133 KLIO 90 (2008) 1 legiones palatinae e sugli auxilia palatina negli exercitus praesentales e nelle armate diocesane, mentre tra i limitanei gli equites o i cunei equitum sono sempre superiori alla fanteria;62 in tutti gli eserciti provinciali i cunei equitum sono superiori ai semplici equites,63 e gli equites Illyriciani precedono gli equites Indigenae tra i limitanei dell’Oriente romano.64 Il primato gerarchico delle uexillationes equitum nell’ambito dell’intero esercito, come anche la creazione dei cunei equitum quale categoria superiore di cavalleria scelta tra i ripenses, devono risalire proprio a Costantino, che fu ufficiale di cavalleria nel comitatus di Diocleziano e in quello di Galerio circa per un decennio; divenuto imperatore, egli comandò sempre personalmente le cariche decisive dei propri cavalieri nel corso delle guerre civili, dal bellum Maxentianum fino alla grande battaglia di Adrianopoli nella seconda guerra civile con Licinio.65 Grazie al genio militare di Costantino la cavalleria romana, dopo la rigogliosa fioritura a opera di Gallieno,66 compı̀ ulteriori progressi in fatto di efficienza tattica e di ruolo strategico; giudico dunque sorprendente il giudizio di Jean-Michel Carrié sulla cavalleria romana della Tarda Antichità: „Nonostante questi sforzi, sembra però che il genio militare romano non si sia m a i sentito a proprio agio ,in sella‘“ (la spaziatura è mia).67 I cataphractarii gallici e la cavalleria leggera d’urto furono respinti e dispersi dagli Alamanni ad Argentoratum; l’arte narrativa di Ammiano rende molto suggestivo questo insuccesso, che fu dovuto ad un semplice e micidiale stratagemma dei condottieri alamanni.68 Però la cavalleria romana, comprese le scholae palatinae, sapeva essere molto efficace in combattimento contro i selvaggi Isauri e i barbari europei;69 la disastrosa sconfitta dell’esercito orientale ad Adrianopoli riassume difetti e virtù dei Romani ,in sella‘. Dopo che l’assalto spontaneo di una schola Scutariorum e degli Scutarii sagittarii era terminato con un iners discessus, il dextrum cornu equitum di Valente fu letteralmente travolto dalla devastante carica dei Greuthungi e degli Alani; ma il sinistrum cornu combatté molto bene con i Goti dell’ala destra, e avanzò addirittura fino alla carrago, finché la superiorità numerica dei cavalieri barbari non lo schiacciò frantumandone le file.70 Gli arcieri a cavallo e i clibanarii dei Persiani era un nemico molto temibile, la migliore cavalleria nota ai Romani prima degli Unni;71 perciò la durissima campagna persiana di Giuliano nel 363 d.C. offre riscontri precisi e concreti.72 Lo stesso imperatore al coman62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 Le sole eccezioni sono Not. dign. or. 28.16––17; Not. dign. occ. 28.16––17 e 40.19––21 (frutto di trasferimenti ovvero riorganizzazioni recenti). Not. dign. or. 31.23––24. Not. dign. occ. 32.22––27; 33.24––28; 34.14––15. Not. dign. or. 32.18––21; 33.16––17 e 25––26; 34.18––22; 35.15––17; 36.19––22; 37.14––17. Costantino combatté in prima linea con la cavalleria a Verona (Paneg. 12.9.3––6; Nazario, Paneg. 4.26.1––3), Ponte Milvio (Nazario, Paneg. 4.29.3––6), Cibalae (Zos. 2.18.3––4) e Adrianopoli (Anon. Val. 24; Zos. 2.22.5––6); inoltre egli stesso guidò il micidiale assalto della seconda linea contro i clibanarii dei Massenziani nella battaglia di Augusta Taurinorum (Torino) (Paneg. 12.6.4 e 4.23.3––24.3). Sugli equites di Gallieno cfr. Ritterling (1903) 345––349; Simon (1980) 435––452. Carrié (1993) 147––148. Amm. 16.12.21––22; 12.36––39; 12.42. Amm. 14.2.12; 15.4.9––11; 16.2.6––7 e 11.4––6; 17.1.7 e 6.3, 13.9; 28.5.6––7. Amm. 31.12.16––13.2. Ad esempio, cfr. Amm. 23.6.80 e 83; 25.1.12––13; 29.1.1; 31.2.20. Cfr. anche Amm. 18.8.2––3 e 19.8.9––10. Nel primo caso lo storiografo accusa di vigliaccheria e di indisciplina due distaccamenti di equites circiter septingenti ad subsidium Mesopotamiae recens ex Illyrico missi; nel secondo un Romanum agmen cum equestribus signis è travolto e inseguito da una multitudo Persarum, che lo sorprende impetu repentino presso la riva sinistra dell’Eufrate. Ma il suo giudizio sugli equites recens ex Illyrico missi è abbondantemente influenzato dall’agguato persiano in cui egli cadde con Ursicinus (18.8.4––5 e 7––10), e la disfat- Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 134 M. Colombo, Constantinus rerum nouator do delle scholae palatinae respinse brillantemente un repentino attacco dei Persiani a tre uexillationes comitatenses, che esploravano i dintorni di Pirisabora;73 poi l’insieme delle uexillationes comitatenses almeno tre volte operò con pieno successo.74 Dieci cavalieri furono estratti a sorte e giustiziati per vigliaccheria tra i fuggitivi delle tre uexillationes, che i Persiani avevano sorpreso nei pressi di Pirisabora, uccidendo un tribunus e catturando uno dei tre uexilla;75 la medesima accusa provocò la punizione collettiva di un’intera uexillatio.76 Ma per la stessa colpa ben sette tribuni equitum furono destituiti e congedati con disonore, compresi i due superstiti dell’agguato persiano;77 in cinque casi appare implicito che la vexillatio n o n condivideva le colpe del suo comandante.78 Le uexillationes equitum, feconda eredità del III secolo d.C., sono risultate determinanti in tutte le vittorie di Costantino; perciò il primato gerarchico della cavalleria romana rifletteva fedelmente la visione strategica e le abitudini tattiche dell’imperatore. Nell’ambito dell’ordinamento costantiniano i cunei equitum costituivano la soluzione pratica di un problema contingente, la smobilitazione definitiva dei grandi eserciti radunati per le guerre civili; ma Costantino scelse significativamente di rinforzare la cavalleria degli eserciti ducali sul piano q u a l i t a t i v o, istituendo in modo permanente una classe superiore di cavalleria scelta. Durante i decenni seguenti i cunei equitum conservarono tale caratteristica almeno sulla ripa Sarmatica; infatti Costante ne arruolò uno nel 338/339,79 e Costanzo II altri tre nel biennio 358 –– 359 d.C.,80 per rinforzare i ripenses dislocati in Valeria, Pannonia II e Moesia I. Costantino ha lasciato un’altra impronta sostanziale nella cavalleria romana; egli ha potenziato la cavalleria leggera d’urto, formando gli equites Brachiati, Cornuti e Bataui, cioè reggimenti equestri armati come gli equites Dalmatae, ma reclutati in origine tra Galli e Germani cisrenani.81 Durante l’età altoimperiale Bataui e Canninefates, Neruii, Tungri, Treuiri e soprattutto i Galli in senso stretto, cioè le tribù celtiche della Gallia Lugdunensis, avevano dato un contributo fondamentale alla cavalleria alare;82 l’armamento congetturato sembra molto verosimile, poiché anche le armi difensive degli omonimi auxilia erano costituite da elmo leggero romano-sasanide (Scheitelbandhelm o Kammhelm o ridge helmet leggero: modelli Worms e Augst),83 corta cotta di maglia e scudo leggero a doppio ovale. Per gli equites Cornuti sen. già verso il 330 d.C. la base romana del reclutamento comprendeva anche le province danubiane; infatti Flauius Aemilianus, ducenarius degli eq(uites) Corn(uti) 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 ta di una sola uexillatio appare poco significativa sia per le condizioni specifiche dell’evento bellico (un attacco a sorpresa da parte di nemici molto più numerosi), sia per lo svolgimento generale dell’offensiva persiana nel 359 d.C.; in quell’occasione l’esercito persiano catturò o distrusse quasi tutte le guarnigioni romane che incontrò in Mesopotamia marciando verso l’Eufrate superiore. Amm. 24.3.2. Amm. 24.4.9; 25.1.5 e 6.9. Amm. 24.3.2. Amm. 25.1.7––8. Amm. 24.3.2; 25.1.8––9. Amm. 25.1.8––9. Not. dign. occ. 32.26 cuneus equitum Constantium. Not. dign. or. 41.12 cuneus equitum Constantiacorum; Not. dign. occ. 32.24 e cuneus equitum Constantianorum; 33.26 cuneus equitum Constantianorum. Contra Hoffmann (1969) 137. Strab. 4.4.2; Cass. Dio 55.24.7. Cfr. anche Cheesman (1914) 171 e 173––174; Gayet (2006) 64––105 (soprattutto 76––83). Klumbach (1973) 112––114 (Worms) e 116––117 (Augst), tavv. 58––60 (Worms) e 61––64 (Augst). Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 135 KLIO 90 (2008) 1 sen(iores), nato a Singidunum (Belgrad) in Moesia I (la sua epigrafe dice concisamente in Dacia = in dioecesi Daciae), morı̀ a quarantasette anni nel 356 d.C. dopo ventisette stipendia, ovviamente secondo il calcolo inclusivo dei Romani, cioè era nato nel 310 d.C. e si era arruolato appunto nel 330.84 Gli equites Brachiati, Cornuti e Bataui soddisfacevano in primo luogo le condizioni tattiche dei limites renani, dove i barbari erano fanti in grande maggioranza (molti totalmente privi di armatura o dotati del solo elmo), e possedevano soltanto la cavalleria leggera. Ma anche la cavalleria pesante dei Sarmati allora doveva essere un nemico superabile per la cavalleria leggera dell’esercito romano, visto che gli equites Dalmatae e gli equites Sagittarii, insieme a pochi equites Stablesiani e Mauri, sono la grande maggioranza dei reggimenti equestri in Valeria, Pannonia II e Moesia I; in tutte e tre le province della ripa Sarmatica troviamo sempre una piccola forza di cavalleria pesante: un cuneus equitum Scutariorum e due equites Promoti in Valeria, un cuneus equitum Scutariorum, un cuneus equitum Promotorum e due equites Promoti in Pannonia II, soltanto due cunei equitum Promotorum in Moesia I. Classificando i cunei equitum denominati secondo l’appellativo di una legione (fatta eccezione per i cunei equitum Dalmatarum Diuitensium e il cuneus equitum Dalmatarum Fortensium),85 i cunei equitum e gli equites con un nome dinastico,86 infine gli equites Armigeri, Gallicani e Germaniciani,87 si può restare incerti tra cavalleria d’urto leggera o pesante; però la suggestiva coincidenza tra il cuneus equitum Constantianorum di Intercisa e gli elmi denominati Intercisa I –– IV fa pendere la bilancia decisamente a favore della cavalleria leggera per cunei equitum e equites denominati secondo un membro della dinastia costantiniana. Tra il 306 e il 337 Costantino, o Licinio tra il 308 e il 324 d.C., ha creato gli equites Armigeri, presenti sia nei comitatenses occidentali, sia nei ripenses del basso Danubio; ma gli equites Armigeri sen. Gallicani e gli equites Armigeri sen. Orientales,88 che suggeriscono l’esistenza e l’abbinamento dei perduti *iun., furono formati sicuramente nei tredici anni di Costantino quale unico Augustus (324 –– 337 d.C.), come le due analoghe coppie di auxilia *comitatensia: Sagittarii sen. Gallicani e Sagittari sen. Orientales, Sagittarii iun. Gallicani e Sagittarii iun. Orientales.89 Infine gli equites Gallicani e Germaniciani possono essere stati istituiti da Costantino stesso o da Costante, meno probabilmente da Costantino II; essi portano un nome reggimentale che si adatta perfettamente tanto agli anni 306 –– 316 o 317 –– 324, quanto al pe84 85 86 87 88 89 AE 1977, 806. Prima edizione in Drew-Bear (1977) 257––274, che scioglie l’abbreviazione IO in IO(VII) o IO(VIANI) CORN(VTI) SEN(IORES), e identifica l’unità con l’auxilium *comitatense (ibid., 272 e n. 64: „it seems preferable to explain the text as it stands“). La dubbia lettura Iouii, fondata sullo scioglimento aleatorio e soggettivo di un’abbreviazione m a i attestata per nessuno dei due agg., rappresenta oggi il testo vulgato; ma io preferisco vedere in IO o piuttosto IQ (ibid., 258: „o, not distinguished in this inscription from q“) un banale errore del lapicida per EQ(VITES), dato che l’agg. Iouius è normalmente abbreviato in IOV (AE 1989, 641 = 1990, 866) o IOVI (AE 1976, 636g––l). Cfr. anche CIL III 10232 EX N(VMERO) IOV(IANORVM); AE 2002, 538 IOVIAN(ORVM). Not. dign. or. 39.13 cuneus equitum Solensium; 40.12 cuneus equitum Solensium; Not. dign. occ. 32.27 cuneus equitum Secundorum Italicianorum [Italicianorum Secundarum mss.]; 33.28 cuneus equitum Fortensium. Not. dign. or. 41.12 cuneus equitum Constantiacorum; 42.21 cuneus equitum Constantinianorum; Not. dign. occ. 32.24 e 26 cuneus equitum Constantianorum e cuneus equitum Constantium; 33.26 e 45 cuneus equitum Constantianorum e equites Flauianenses; 40.20 equites Crispiani. Not. dign. or. 9.20 equites Germaniciani sen.; 39.17 cuneus equitum Armigerorum; 40.14––15 cuneus equitum Armigerorum e cuneus equitum secundorum Armigerorum; Not. dign. occ. 6.54 equites Armigeri, 55 equites I Gallicani, 66 equites Armigeri sen., 80 equites Armigeri iun.. Not. dign. or. 5.35 equites Armigeri sen. Gallicani; 7.26 equites Armigeri sen. Orientales. Not. dign. or. 5.54 e 6.54; 5.55 e 6.55. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 136 M. Colombo, Constantinus rerum nouator riodo 337 –– 350 d.C. Nonostante le difficoltà di classificazione e di datazione, un dato emerge chiaro; le vicende militari del 312 –– 324 d.C. hanno portato le province galliche e gli eserciti renani ad affiancare l’Illyricum nella fornitura di singole reclute e di interi reggimenti per la cavalleria leggera d’urto. La seconda novità dell’esercito costantiniano riguardava la fanteria, ma esprimeva le medesime tendenze verso la valorizzazione dei soldati gallici e il potenziamento qualitativo degli eserciti provinciali; Costantino ha ricavato una parte dei suoi auxilia direttamente dalle cohortes che già militavano nel comitatus di Costanzo I, ma ha accresciuto il numero complessivo degli auxiliares nel suo comitatus, e ha significativamente marcato l’innovazione sul piano lessicale, conferendo una nuova accezione a un termine tradizionale.90 Poi gli auxilia hanno sostituito la grande maggioranza delle cohortes nella prima linea dei limites europei, costituendo una categoria scelta e superiore di fanteria leggera nell’ambito delle truppe ducali. Cinquantasei cohortes occidentali esistevano ancora ai tempi di Onorio;91 nel medesimo periodo le province orientali erano presidiate da sessantatre cohortes (cinquantotto in Medio Oriente),92 di cui due vennero reclutate da Valente e altrettante da Teodosio I.93 In prima linea le province occidentali presentano poche eccezioni, che appaiono facilmente giustificabili sul piano strategico; in Tingitania risultano concentrate sei cohortes, litus Saxonicum e tractus Armoricanus et Neruicanus hanno una sola cohors ciascuno, tre cohortes sorvegliano il tratto norico dell’alto Danubio,94 ben sette presidiano il ducatus Raetiae I et II, ma addirittura sedici sono schierate in Britannia per lineam ualli. Non abbiamo notizie sulla fanteria leggera degli eserciti renani durante il regno di Costantino; ma essi e le guarnigioni britanniche certamente comprendevano molti auxilia (quarantacinque?), che erano denominati in modo uguale o simile.95 Possiamo datare approssimativamente gli auxilia di Valeria, Pannonia II, Moesia I e Dacia Ripensis dopo la prima guerra civile con Licinio (316 d.C.) e l’annessione costantiniana di tutto l’Illyricum nel 317 d.C.; gli omologhi reggimenti di Moesia II e Scythia devono essere posteriori al 324 d.C. e alla definitiva disfatta di Licinio.96 90 91 92 93 94 95 96 La tesi oggi dominante sostiene che gli auxilia siano stati una creazione di Massimiano Erculio e Costanzo I Caesar (Hoffmann [1969] 131––132 e 156––158: ad esempio, cosı̀ anche Speidel [1996] passim); secondo l’opinione alternativa di Zuckerman (1993) 17––18, tali unità potevano esistere già prima di Diocleziano, forse addirittura dai tempi di Gallieno. Not. dign. occ. 26.14––16 e 18––20; 28.18; 32.53 e 57––59; 33.59––64; 34.29––30 e 44––46; 35.24––25, e 27––30, 34; 37.14; 40.33––34, 36, 39––44, 48––53, 56; 42.17, 19, 27––30, 32. Not. Dign. Or. 28. 35––36 e 40––46; 31. 58––67; 32. 40––44; 33. 32––35; 34. 38––48; 35. 32––33; 36. 35––36; 37. 31––35; 37. 27––30 e 33––38; 40. 46 e 48––49; 42. 40––41. Not. dign. or. 31.64 cohors I Felix Theodosiana; 34.42 cohors II Gratiana; 38.33 e 37 cohors I Theodosiana e cohors II Valentiana. Not. dign. occ. 34.44––46. Al principio del V secolo d.C. il piccolo esercito del comes litoris Saxonici ancora comprendeva cinque auxilia (Not. dign. occ. 28.13––15 e 20––21); il dux Britanniarum allora ne comandava dieci (occ. 40.22––31), come i duces continentali di Valeria, Pannonia II e Moesia II. Gli stessi nomi degli auxilia britannici suggeriscono una diffusione uniforme delle nuove unità: occ. 28.13 e 21 numerus Fortensium (cfr. occ. 33.49) e numerus Exploratorum (cfr. or. 41.34––35 e 37; 42.29); 40.24 numerus Vigilum (cfr. occ. 33.48), 27 numerus Defensorum (cfr. occ. 41.24), 29 numerus Pacensium (cfr. occ. 41.15), 30 numerus Longouicanorum (cfr. or. 40.27 milites Cimbriani; 41.28 auxilium Aureomontanum), 31 numerus superuenientium Petueriensium (cfr. or. 39.21 milites Superuentores e occ. 37.18 milites Superuentores). Contra Hoffmann (1969) 349––352, che ricostruisce un massiccio trasferimento di truppe (v. n. 192) dal continente europeo in Britannia sotto Valentiniano I (anche occ. 28.14––15 milites Tungricani e numerus Tornacensium; 40.23 e 28 numerus Neruiorum Dictensium e numerus Solensium); ma le liste dei limitanei britannici riflettono piuttosto la riorganizzazione delle difese locali durante la reggenza di Stilicone. Not. dign. or. 39.20––25; 40.19––25 e *II Constantiani; 41.21––25 e 27––28; 42.23––28; occ. 32.39––43; 33.46––50. Io attribuisco a Costanzo II il successivo arruolamento di *III, IV (or. 40.26), V (or. 39.26) e Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 137 KLIO 90 (2008) 1 I nomi di parecchi auxilia conservano un’eco distinta della derivazione diretta da una cohors preesistente; Tacito menziona molte volte i reparti ausiliari dei Bataui e ricorda in modo generico l’analogo contributo dei Mattiaci all’esercito altoimperiale,97 ma anche Sagittarii Neruii e Sagittarii Tungri trovano puntuali riscontri nelle tradizionali cohortes,98 mentre Iouii (sen.) e Victores (sen.) sono evidentemente connessi alle omonime cohortes della Tetrarchia dioclezianea.99 La connessione delle cohortes Victorum e dei Victores con il tradizionale teonimo H e r c u l e s V i c t o r mi sembra palmare;100 la coppia cohors Iouia/Iouii e cohors Victorum/Victores riproduce coerentemente l’abbinamento tra I Iouia e II Herculia, V Iouia e VI Herculia, Iouiani e Herculiani.101 La sola innovazione di Costantino fu il reclutamento eccezionale di arcieri gallici in Belgica II e Germania II; ciò permette di datare la formazione di entrambi gli auxilia sicuramente p r i m a delle due guerre civili con Licinio, quando le Gallie ancora rappresentavano il nerbo e il serbatoio dell’esercito costantiniano.102 La presenza di Iouii e Victores nel comitatus di Costantino suggerisce che essi abbiano ricevuto tali nomi prima del 310 d.C.; nella primavera-estate di quell’anno la fallita ribellione e il presunto suicidio del suocero Massimiano Erculio produssero la rottura totale e definitiva di Costantino con la teologia politica del sistema tetrarchico,103 inducendolo a scegliersi repentinamente Claudio II come antenato fittizio.104 Nell’ambito del comitatus costantiniano gli Heruli (sen.) sembrano rappresentare un’eccezione isolata;105 ma anche essi trovano un contesto adatto nell’onomastica barbarica di quindici alae e cohortes, tutte formate con i prigionieri delle numerose vittorie, che Aureliano, Probo e i Tetrarchi avevano conseguito sui barbari europei.106 *VI Constantiani, e lo collego alle scorrerie dei Tervingi/Goti danubiani nel 348/349 d.C. (Lib. or. 59.89––93). 97 Batavi: Tac. Agr. 36.1; Germ. 29.1; hist. 1.59.1 e 64.2; 2.17.2, 27.2, 28.1, 43.2, 66.1––3, 69.1; 4.12.3, 16.1, 18.1, 32.3; ann. 2.8.2 e 11.1––3. Mattiaci: Germ. 29.2. Anche dopo l’insediamento dei Franchi Salii in Batauia (cfr. Zos. 3.6.2), avvenuto a opera di Costante nel 342 d.C., le reclute batave erano fornite dai laeti Bataui, che sono sicuramente attestati ancora nel V secolo d.C. (Not. dign. occ. 42.34 e 40––41); perciò l’identificazione frequente dei Bataui costantiniani con i Franchi Salii (ad esempio, cosı̀ Hoffmann [1969] 157 e Speidel [1996] 167) ha carattere arbitrario e infondato: cfr. Zuckerman (1993) 18. In modo analogo i laeti Teutoniciani (occ. 42.33) possono essere i profughi romani dei decumates agri e l’originario bacino di arruolamento per i Mattiaci. 98 Cheesman (1914) 171––173 (cohortes Batauorum, Mattiacorum, Neruiorum, Tungrorum) e 181––182 (cohortes sagittariorum, che risultano arruolati nelle sole province dell’Oriente romano). L’uso militare dell’arco era familiare anche ai Galli: Caes. Gall. 7.31.4 e civ. 1.51.1; Strab. 4.4.3. 99 Not. dign. or. 33.35 cohors I Victorum; occ. 32.58 cohors I Iouia. 100 In tale senso già Hoffmann (1969) 156. 101 Ciò sfugge a Speidel (1996) 168 e n. 17, e inficia la sua interpretazione di Aur. Vict. 39.18 (un analogo errore in Hoffmann [1969] 215 e 217); qui giova ricordare che lo storiografo nordafricano fa un uso molto libero dei termini militari: cohortes e legiones sono sinonimi equipollenti e letterari del banale termine numeri (Aur. Vict. 8.3; 20.25; 33.14 e 17; 35.11; 37.3 e 6; 39.42; 40.18; 42.16), ma troviamo anche le singolari espressioni turmae praetoriae e praetoriae legiones (Aur. Vict. 40.5 e 25). 102 Contra Hoffmann (1969) 149 e 160. 103 Paneg. 6.14.1––20.4; Lact. mort. pers. 29.3––30.6; Aur. Vict. 40.22; Eutr. X, 3, 2. 104 Paneg. 6.2.1––4 (prima menzione dell’immaginaria parentela tra Costantino e Claudio II); 5.2.5 e 4.2. Cfr. anche Opt. Porf. carm. 8.11––14 e 27––28; 10.29––31; Anon. Val. 1; Eutr. 9.22.1. 105 Not. dign. occ. 5.162; cfr. Amm. 20.1.3 e 4.2; 25.10.9; 27.1.6 e 8.7. 106 Not. dign. or. 28.25––26 ala VIII Vandilorum e ala VII Sarmatarum, 43 cohors IV Iuthungorum; 31.51 ala I Francorum, 56 ala I Quadorum, 61 cohors XI Chamauorum, 63 cohors IX Alamannorum, 67 cohors VII Francorum; 32.35––37 e 41 ala I Francorum, ala I Alamannorum, ala I Saxonum e cohors V pacata Alamannorum; 33.31––32 ala I Iuthungorum e cohors I Gotthorum; 36.33 ala VIII Flauia Francorum. Un paio di cohortes Herulorum può essere stato arruolato da Gallieno o Claudio II nel 268/270 d.C. (Zuckerman [1993] 19: per la duplice Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 138 M. Colombo, Constantinus rerum nouator Un auxilium che certamente militava nel comitatus di Costantino già nel 312 d.C., i Celtae (sen.),107 sembra alludere ad un arruolamento su base etnica in ambito provinciale; esso ,traduce‘ in forma colta il nome originale di una cohors, che aveva militato nel comitatus di Costanzo I. Nell’onomastica reggimentale di tale auxilium dobbiamo riconoscere i classici Celtae = „Galli abitanti le regioni centrali della Gallia“, che risultavano rari già nel latino tardorepubblicano e altoimperiale, ma sono menzionati ancora un paio di volte nel corso del IV secolo d.C.;108 durante l’Alto Impero esistevano molte cohortes Gallorum,109 di cui due sopravvissero fino al V secolo d.C. 110 Nomi strani insignivano Cornuti (sen.) e Brachiati (sen.),111 che Andreas Alföldi, concentrando quasi tutta la propria attenzione sui primi, ha ingegnosamente identificato con reggimenti reclutati su base etnica tra i Germani transrenani;112 i due auxilia in realtà potevano essere due cohortes ausiliarie di Galli e Germani cisrenani, già appartenute al comitatus di Costanzo I, e rinominate da Costantino a suo piacimento.113 Rileviamo un analogo e totale oscuramento del nome originario anche tra le legiones comitatenses di Costantino e della sua dinastia: ad esempio, Armigeri Defensores, Armigeri Propugnatores, Ballistarii, Cimbriani, Constantini, Menapii, Neruii, Propugnatores, Regii, Solenses, Tungricani. Ancora alla metà del I secolo a.C. corna metalliche fregiavano gli elmi dei capi e dei nobili gallici;114 Costantino dunque rese visibile il primato gerarchico dei Cornuti tra tutti gli auxilia, riesumando in modo appropriato un ornamento caratteristico e significativo della cultura celtica per un reparto di Galli e di Germani cisrenani. Giovanni Lido dà una duplice glossa di Bqavia“soi, definendoli a¤qlikkiŁ ceqoi e wekiouoŁqoi;115 liquidando sommariamente i Brachiati a mo’ di corollario per i Cornuti, Alföldi instaura arbitrariamente una connessione privilegiata tra le armillae e il mondo germanico.116 Ma le armillae erano sia un ornamento peculiare dei guerrieri gallici,117 sia una decorazione tipica dell’esercito roma- 107 108 109 110 111 112 disfatta degli Eruli in quegli anni rinvio a Kotula [1991] 237––243), o meno probabilmente da Massimiano Erculio nel 286 d.C. (Hoffmann [1969] 156: Paneg. 10.5.1––2 e 4; 11.7.2). Not. dign. occ. 5.161. Caes. Gall. 1.1.1; Liv. 5.34.1; Mel. 3.20; Plin. nat. 4.105 ab eo [scil. flumine Sequana] ad Garumnam Celtica eademque Lugdunensis; Paneg. 5.3.4; Amm. 15.11.1––2. Contra Hoffmann (1969) 134––135 e 150––151. Cheesman (1914) 174; Gayet (2006) 83––90. Not. dign. or. 40.46; occ. 40.41. Cfr. anche occ. 42.28 e 32 cohors I e II Gallica. Not. dign. occ. 5.158––159. Alföldi (1959) 169––179; Hoffmann (1969) 132––135. Secondo il mio punto di vista Zos. 2.15.1 jaiØ rtmacacxØm dtmaŁlei| ej se x‹m estvem evxm doqijsgŁsxm baqbaŁqxm jaiØ Ceqlamx“m jaiØ sx“m a kkxm Jeksijx“m e¤Jmx“m jaiØ sotØ| a¤poØ sg“| BqessamiŁ a| rtmeikecleŁmot| rappresenta il goffo travisamento di una notizia genuina: il 113 114 115 116 117 corpo di spedizione per l’Italia comprendeva anche barbari presi prigionieri, ma si componeva soprattutto di s o l d a t i r o m a n i, che provenivano dalle tre province renane (CeqlamoiŁ = Germaniciani ), dal resto delle Gallie (saØ akka JeksijaØ eJmg = Gallicani) e dalla Britannia (oi' a¤poØ sg“| BqessamiŁ a| rtmeikecleŁmoi = Britanniciani). Lib. or. 30.6 o' Cakasx“m e¤p’ atsoØm a¤cacxØm rsqasoŁpedom indicherebbe che Costantino vinse il bellum Maxentianum guidando „an army of German warriors“, secondo la curiosa interpretazione di Speidel (1996), 170; però anche durante il IV secolo d.C. l’etnonimo CakaŁsai ha sempre e soltanto un unico e preciso significato nel greco letterario, cioè Galli! Ma cfr. Drew-Bear (1977) e Speidel (1996). Diod. 5.30.2. Amy (1962), tavv. 19 (tropaeum) e 43 figg. 2 a––e (spolia); Sutherland (1974) 73––74 figg. 110 e 112 (tropaea); Duval (1977) 204 fig. 211 (elmo bronzeo „a corna di bue“, rinvenuto nel Tamigi a Londra, e datato al I secolo a.C.). Lyd. mag. 1.46. Alföldi (1959) 175; cosı̀ anche Hoffmann (1969) 134. Ragionando con pari arbitrarietà, si potrebbe istituire una connessione tra i Brachiati e l’usanza persiana di portare armillae: cfr. Amm. 23.6.84. Polyb. 2.29.8; Claudio Quadrigario frg. 30 Peter in Gell. 9.13.7; Liv. 24.42.8; Strab. 4.4.5. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 139 KLIO 90 (2008) 1 no,118 e avevano un significato perspicuo in entrambi i codici visuali: fatta eccezione per i soli Cornuti, i Brachiati possedevano un rango superiore rispetto a tutti gli altri auxilia.119 Se i nostri dati sono completi, Costantino e i suoi figli conoscevano ufficialmente tre sole categorie di truppe,120 in ordine ascendente i cohortales (la fascia più bassa del servizio militare) e gli alares, poi i ripenses, infine i comitatenses; troviamo lo stesso tipo di reggimenti in ripenses e comitatenses, cioè uexillationes equitum, legiones e auxilia, ma i ripenses comprendevano anche i cunei equitum, che erano superiori alle uexillationes equitum. Giuliano è il primo a riunire le due classi inferiori di truppe sotto il nome comune di limitanei.121 Quale rapporto esisteva in realtà tra legiones e auxilia di entrambe le categorie nella gerarchia dell’esercito costantiniano? Se prestiamo fede ai due exercitus praesentales dell’Oriente, e ammettiamo che i numeri palatini rispecchiassero l’ordinamento gerarchico dei comitatenses e dei ripenses costantiniani, in ordine discendente abbiamo appunto uexillationes comitatenses e ripenses, legiones comitatenses e ripenses, auxilia *comitatensia e *ripensia;122 se invece facciamo riferimento alle liste dei ripenses danubiani, gli auxilia erano superiori alle legiones già ai tempi dello stesso Costantino.123 Al principio del Giugno 375 d.C. una legge di Valente, regolando i diritti dei ripenses dislocati in Moesia II e Scythia, riconosceva implicitamente il primo posto nella fanteria agli auxilia;124 in quell’anno la gerarchia dell’esercito romano già era conforme ai criteri della Notitia Dignitatum. Questa innovazione può essere sicuramente datata al regno di Valentiniano I, poiché mi sembra il logico corollario per un’altra novità del medesimo imperatore, l’istituzione dei palatini nella primavera 365 d.C.;125 le condizioni privilegiate dell’exercitus praesentalis rispetto ai comitatenses diocesani allora furono sancite sul piano giuridico e rese esplicite a livello lessicale. La conseguenza pratica fu che gli auxiliares degli eserciti ducali potevano essere promossi subito ad auxilia palatina, mentre le legiones riparienses attraverso una promozione diretta accedevano soltanto ai comitatenses. Valentiniano ebbe una speciale cura proprio per il reclutamento degli auxilia palatina; egli ne aveva almeno cinquantatre,126 di cui diciotto erano certamente sue creazioni:127 in termini percentuali, grazie a lui il numero degli auxilia palatina in Occidente ebbe un incremento netto del 51,4%. 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 Liv. 10.44.3 e 5; Plin. nat. 7.102 = Gell. 2.11.2; 33.37; CIL II 4461; III 2718 e 5334; V 4365 e 7495; CIL VI 37045; VIII 1026 e 5209; X 1202 e 3733; XI 390 e 395; AE 1930, 92 e 1939, 81a. Le armillae o weŁkkia sono decorazioni attestate anche nell’esercito tardoromano del VI secolo d.C.: Procop. BG 3.1.8 e 4.31.9. La torquis già era l’ornamento tipico dei draconarii e dei tribuni (Amm. 20.4.18 = 31.10.21; 29.5.20); le phalerae avrebbero suscitato un problema ancora maggiore di perspicuità simbolica e lessicale, poiché l’agg. phaleratus era abitualmente associato ai cavalli (ad esempio, cfr. Liv. 30.17.13; 43.5.8; 44.14.2; Suet. Claud. 17.3; Amm. 26.3.5). Cod. Theod. 7.20.4, 325 d.C., e 12.1.38, 346 d.C. Cod Theod. 12.1.56, 363 d.C. Not. dign. or. 5.42––47; 6.42––47; 9.22; occ. 7.3––8. Gli agg. neutri pl. *comitatensia e *ripensia trovano sostegno linguistico in occ. 32.39––41 e 33.46––47 e 49: cfr. Hoffmann (1969) 173. Not. dign. or. 39.20––27; 40.19––28; 41.21––28; 42.23––29. occ. 32.39––43 e 33.46––50. Cod. Theod. 7.13.7,2 Giugno 375 d.C. Cod. Theod. 8.1.10, emanata il 25 Maggio 365 d.C.; validi argomenti a favore della paternità valentinianea già in Hoffmann (1969) 396––397. Not. dign. occ. 5.158––196, 205, 208; 7.17; or. 5.57––59; 6.57––59; 9.26––29 e i perduti *Valentinianenses sen.; la presenza di auxilia palatina, che appartenevano agli eserciti orientali negli ultimi anni di Teodosio I e sotto la dinastia teodosiana, è giustificata nella n. 227. Quattordici secondo la ricostruzione di Hoffmann (1969) 165––168; io nutro opinioni differenti anche su identificazione e natura dei reggimenti valentinianei. Ritengo sicuramente creati da Valentiniano I Defensores Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 140 M. Colombo, Constantinus rerum nouator Perciò possiamo accettare sicuri l’ordine uexillationes, legiones, auxilia per i comitatenses e i ripenses al servizio di Costantino e della sua dinastia; ma ciò significa che la valorizzazione strategica degli auxilia e dei Germani transrenani, normalmente assegnata a Costantino,128 in realtà deve essere datata al regno di Valentiniano I, cioè più di mezzo secolo dopo la battaglia di Ponte Milvio: l’ultimo parte del mio studio fornirà la dimostrazione puntuale di tale tesi. 3. Le dimensioni originarie e la composizione dei comitatenses Per quanto riguarda la forza piena delle singole uexillationes e di ciascun auxilium, seguo molto volentieri Arnold Hugh Martin Jones, che ha proposto la cifra approssimativa di cinquecento uomini;129 egli ha stimato in modo molto attendibile anche la consistenza numerica delle legiones palatinae e comitatenses, cioè mille uomini.130 Il manuale compilatorio e molto più tardo di Vegezio menziona due modelli di esercito romano, uno di dodicimila uomini (diecimila fanti e duemila cavalieri), l’altro di ventiquattromila (ventimila fanti e quattromila cavalieri);131 il modello maggiore può e deve essere preso come punto di partenza per la storia del comitatus imperiale. Gallieno combatté e vinse gli Alamanni presso Mediolanum schierando soltanto diecimila soldati;132 ma essi erano soltanto una parte minoritaria del suo comitatus, che verso il 259/260 d.C. comprendeva sicuramente metà degli equites singulares e dei pretoriani (l’altra metà era al seguito di Valeriano nelle province orientali), insieme a diciassette uexillationes legionarie,133 cioè almeno ventitremila uomini. L’esercito maggiore di Vegezio aveva le dimensioni di un’armata spettante ad un comes maior,134 che nel IV secolo d.C. era chiamato magister equitum o magister peditum o magister equitum et peditum o magister utriusque militiae. Vegezio descrive una proporzione cavalieri : fanti 128 129 130 131 132 133 134 e Vindices (Not. dign. or. 5.57 e 6.57), Raetovarii (or. 5.58) e Bucinobantes (or. 6.58 = Amm. 29.4.7), Angriuarii [angleuarii mss.] e Falchouarii (or. 5.59 e 6.59 = Amm. 28.5.4), Atecotti (or. 9.29), Gratianenses sen., Bructeri, Ampsiuarii, Gratianenses iun., Valentinianenses iun., che implicano la distruzione dei *Valentinianenses sen., Raeti e Sequani, Latini e Sabini, Felices Valentinianenses (occ. 5.181, 187––192, 194––195, 208). Ad esempio, Hoffmann (1969) 141––155, 160, 163, 170. Jones (1974) II, 923––924, che tra le testimonianze letterarie omette Amm. 25.7.3 quingenti uiri (v. n. 174), e 24.1.6 cum expeditis mille impositis nauibus Lucillianus comes imperatu principis mittitur Anathan munimentum expugnaturus, dove l’agg. sostantivato expediti è sinonimo letterario di auxiliares; quindi il contingente speciale d’assalto si componeva di due auxilia. Jones (1974) II, 922. Ma lo studioso inglese erra a considerare tutte le sex legiones di Amm. 18.9.3 quali „legioni dell’esercito campale“ in senso stretto (ibid., 923); Ammiano là chiama legiones quattro reparti, che in realtà erano auxilia, e anche altrove denomina cosı̀ due auxilia, gli Iouii e i Victores (25.6.3 e 26.7.15). L’uso libero e generico di legio, quale sinonimo colto e poetico del termine tecnico numeri, è bene attestato nella prosa tardoantica: cfr. Aur. Vict. 33.14 e 17; 35.11; 37.3 e 6; 39.42; 42.16; Claudio Mamertino, Paneg 3.11.2 e 24.6; Symm. or. 2.6 e 3.5; Auson. Gratiarum actio 77; Ambr. epist. 24.6; Amm. 17.10.7 e 13.28; 22.3.9; 29.5.9; 31.7.2; Pacato, Paneg. 2.23.4, 30.5, 31.2, 35.3. Sulla forza effettiva di uexillationes, legiones e auxilia, cfr. anche Coello (1996), passim; Elton (1996), 89––90 e n. 3 (confuso ed erroneo); Nicasie (1998) 67––74 (esaustivo); Tomlin (2000) 169––173 (ciecamente pedissequo nella scia molto dubbia di DuncanJones [1978] 541––560: ma cfr. le obiezioni di Coello [1996] 37––42 e 61). Veg. mil. 3.1.9––10 e 12. Zon. 12.24. Le monete di Gallieno elencano diligentemente le diciassette legioni che fornirono distaccamenti al suo comitatus: XXX Vlpia, I Mineruia, XXII Primigenia, VIII Augusta, II Italica, III Italica, II Parthica, X Gemina, XIV Gemina, I Adiutrix, II Adiutrix, IV Flauia, VII Claudia, I Italica, XI Claudia, V Macedonica, XIII Gemina (RIC V 1.92––97 nrr. 314––369; Christol [1979] 250––254). Veg. mil. 3.1.10: cfr. 2.9.1. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 141 KLIO 90 (2008) 1 = 1 : 5; in termini percentuali i cavalieri costituiscono il 16,6% della forza totale. Ma nella Notitia Dignitatum la proporzione cavalieri : fanti varia da quasi 1 : 1 (46,3%) del comes Africae (novemilacinquecento cavalieri e undicimilacinquecento fanti)135 e da 1 : 2 (33,3%) del magister militum per Orientem (cinquemila cavalieri e diecimila fanti)136 a quasi 1 : 7 (12,7%) dell’exercitus praesentalis in Italia verso il 420 d.C. (tremilacinquecento cavalieri e ventiquattromila fanti);137 in mezzo ai due estremi della scala abbiamo varie combinazioni, più precisamente 2 : 5 (28,5%) dei due magistri militum praesentales orientali (l’uno seimila cavalieri e quindicimila fanti, l’altro seimila cavalieri e quattordicimilacinquecento fanti),138 1 : 3 (25%) del magister equitum per Gallias (seimila cavalieri e diciottomila fanti),139 infine poco meno di 1 : 6 (17,5%) del magister militum per Thracias (tremilacinquecento cavalieri e ventimila fanti).140 Le diciannove uexillationes comitatenses a disposizione del comes Africae, e le dieci sotto il comando del magister militum per Orientem, corrispondevano a due situazioni molto particolari sul piano strategico, rispettivamente la condotta bellica dei Mauri e le tradizioni militari dei popoli orientali (soprattutto Persiani, Armeni e Arabi Sceniti); ma le dodici uexillationes palatinae e comitatenses dei due magistri militum praesentales in Oriente e le altrettante del magister equitum per Gallias rispecchiavano direttamente l’evoluzione decisiva degli equilibri strategici sotto Teodosio I e nei primi anni del V secolo d.C., quando la proporzione tradizionale cavalieri: fanti fu sensibilmente alterata a favore dei primi. All’altra estremità della scala la cavalleria degli eserciti tracio e italico corrobora per difetto il dato di Vegezio; infatti entrambi gli eserciti disponevano di tremilacinquecento cavalieri, appena cinquecento soldati in meno rispetto a Vegezio. Mi sembra legittimo sostenere che Vegezio tramandi due modelli di esercito romano effettivamente validi e variamente applicati nei lunghi decenni da Costantino a Graziano; l’epitomatore prescrive un tipo anacronistico di esercito in confronto alla realtà contemporanea, ma il suo anacronismo proviene dal passato recente, cioè dall’età costantiniana. Le cifre tonde di Vegezio, anche se esprimono una consistenza teorica e piena, sembrano essere ben fondate nella realtà storica; infatti il modello maggiore trova numerosi riscontri. Nella dura ma trionfale guerra di Galerio Caesar contro i Persiani (297 –– 298 d.C.), l’esercito romano in Armenia maior si componeva di reggimenti danubiani, ed era forte di venticinquemila fanti e cavalieri,141 anche se ignoriamo quale fosse la proporzione tra le due armi; nella prima guerra civile con Licinio l’esercito di Costantino contava ventimila pedites et equites, cioè raggiungeva una consistenza di 5/6 rispetto all’esercito-modello di Vegezio.142 135 136 137 138 139 140 141 142 Not. dign. occ. 7.141––151 e 180––198: diciannove uexillationes comitatenses, tre legiones palatinae, un auxilium palatinum, otto legiones comitatenses. Not. dign. or. 7.25––34. 36––37. 39––47: dieci uexillationes comitatenses per due auxilia palatina e nove legiones comitatenses. Ho creduto opportuno escludere sempre dal computo tutti i reggimenti di pseudocomitatenses, che erano truppe scelte di presidio permanente aggregate ai comitatenses, e avevano il solo compito di garantire la difesa stabile delle città. Not. dign. occ. 7.3––33. 35––38. 159––165: sei uexillationes palatinae e una uexillatio comitatensis per otto legiones palatinae, ventuno o ventidue auxilia palatina e cinque legiones comitatenses. Not. dign. or. 5.28––32, 34––40, 42––47, 49––66; 6.28––33, 35––40, 42––47, 49––64 e 67: ognuno dodici uexillationes palatinae e comitatenses per sei legiones palatinae e diciotto l’uno, l’altro diciassette auxilia palatina. Not. dign. occ. 7.64––88 e 167––178: quattro uexillationes palatinae e otto comitatenses per una legio palatina, quindici o sedici auxilia palatina e nove legiones comitatenses. Not. dign. or. 8.25––27, 29––32, 34––53: tre uexillationes palatinae e quattro comitatenses per venti legiones comitatenses. Eutr. 9.25.1; Ruf(ius) Fest(us) Breviarum 25.2. Anon. Val. 16. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 142 M. Colombo, Constantinus rerum nouator Nella campagna estiva del 357 d.C. il magister peditum praesentalis Barbatio comandava venticinquemila armati, cioè l’intero exercitus praesentalis di Costanzo II;143 poi nella primavera 361 d.C. Giuliano, che allora aveva a sua disposizione un solo esercito diocesano di comitatenses, cioè l’exercitus Gallicanus, muovendo dalla Gallia contro Costanzo II guidava ventitremila soldati,144 che devono essere la forza totale dell’exercitus Gallicanus anche nelle campagne germaniche degli anni 356 –– 360 d.C. Infine negli ultimi anni del IV secolo d.C. il magister militum per Thracias, per tutelare un fronte ,caldo‘ quanto le Gallie negli anni Cinquanta, disponeva di tre uexillationes palatinae, quattro uexillationes comitatenses e venti legiones comitatenses, cioè tremilacinquecento cavalieri e ventimila legionari.145 Almeno la fanteria del modello minore, stabilita in diecimila soldati, trova riscontro concreto ancora in due eserciti diocesani del V secolo d.C., quando il comes Illyrici comandava dodici auxilia palatina e cinque legiones comitatenses,146 e al comes Hispaniarum spettavano undici auxilia palatina e cinque legiones comitatenses,147 cioè rispettivamente undicimila e diecimilacinquecento fanti. La locuzione generica di Vegezio minores duces trova una perfetta corrispondenza in due leggi della dinastia teodosiana, dove le espressioni comites minores e inferiores designano appunto i generali investiti di comandi autonomi, ma subordinati ai magistri militum.148 L’esercito di comitatenses vittorioso ad Argentoratum era una parte cospicua dell’exercitus Gallicanus, forse più della metà, e sembra essere appunto l’adattamento pratico del modello minore: tredicimila soldati,149 poco più di duemila cavalieri e circa undicimila fanti, cioè i trecentosessanta Scutarii e i Gentiles distaccati da Costanzo II al servizio di Giuliano Caesar,150 due uexillationes di specialisti (cataphractarii e sagittarii),151 due appartenenti alla cavalleria leggera d’urto,152 e una quindicina di legioni e auxilia. Il bellum Maxentianum fu vinto da un’armata costantiniana che equivaleva a un quarto di tutto l’exercitus (più precisamente, un quarto delle truppe dislocate in Sequania, Germania I e II, Britanniae, litus Saxonicum, e forse anche nel tractus Armoricanus et Neruicanus), e non raggiungeva i quarantamila uomini;153 durante il IV secolo d.C. abbiamo due esempi concreti di minores copiae in rapporto a quadraginta milia. Nella guerra civile del 316 d.C. a Cibalae Licinio schierò trentacinquemila cavalieri e fanti, Costantino soli ventimila;154 nel 351 d.C. l’usurpatore Magnenzio disponeva di trentaseimila soldati per la battaglia di Mursa contro gli ottantamila del legittimo imperatore Costanzo II, e i due contendenti ne avrebbero perduti rispettivamente ventiquattromila e addirittura trentamila.155 L’usurpato143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 Amm. 16.11.2. Zos. 3.10.2. Not. dign. or. 8.25––27, 29––32 e 34––53. Not. dign. occ. 7.41––57. Not. dign. occ. 7.119––134. Veg. mil. 3.1.9; Cod. Theod. 7.11.1––2, 406 e 417 d.C. Amm. 16.12.2. Iul. epist. 277 D. Amm. 16.12.7. Amm. 16.11.5 missis cuneis tribus equitum expeditorum et fortium; uno dei cunei equitum deve essere identificato con il distaccamento di trecentosessanta Scutarii e Gentiles. Gli altri due reggimenti di cavalleria scelta devono essere i Cornuti iun. e i Brachiati iun.; infatti l’epigrafe funeraria di Flauius Aemilianus attesta la presenza temporanea degli equites Cornuti sen. nella provincia microasiatica di Phrygia (v. n. 84). Paneg. 12.3.3 e 5.1––2. V. n. 142. Zon. 13.8. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 143 KLIO 90 (2008) 1 re governava anche Italia e Africa, ma la grande maggioranza delle sue truppe, comitatenses e ripenses, proveniva appunto da Britannia e Gallie,156 benché egli avesse dovuto affidare a Decentius Caesar almeno una piccola parte dei comitatenses gallici;157 quindi possiamo legittimamente dedurre che già lo stesso Costantino avesse radunato circa trentaseimila soldati contro l’esercito di Massenzio.158 Le forze e le perdite di Costanzo II a Mursa mi sembrano cifre palesemente gonfiate, che molto probabilmente devono essere divise per due; quarantamila soldati e quindicimila morti sono perfettamente compatibili sia con la durezza estrema della battaglia,159 sia con il commento amaro di Eutropio, che farebbe riferimento a ben trentanovemila caduti in una sola battaglia: Non multo post Magnentius apud Mursam profligatus acie est ac paene captus. Ingentes Romani imperii uires ea dimicatione consumptae sunt, ad quaelibet bella externa idoneae, quae multum triumphorum possent securitatisque conferre.160 Prendendo ancora il modello maggiore di Vegezio come termine di riferimento numerico, i trentacinquemila soldati di Licinio a Cibalae, cosı̀ come i trentaseimila di Magnenzio a Mursa, e forse anche l’armata di Costantino in Italia, equivalevano a 3/2, i sessantamila di Costantino e i settantacinquemila di Licinio nella seconda guerra civile rispettivamente a 5/2 e a poco più del triplo, i quarantamila di Costanzo II a 5/3. Ancora nel 351 d.C. i ripenses renani e britannici diedero un contributo sostanzioso e temporaneo all’armata di Magnenzio; si può legittimamente sospettare che i ripenses danubiani di Costanzo II abbiano fatto lo stesso su scala minore.161 Il grande e composito esercito che nella primavera 363 d.C. Giuliano radunò per il bellum Persicum, raggiungeva i sessantacinquemila cavalieri e fanti,162 che sono quasi 11/4 in confronto al modello teorico di Vegezio; questo numero è indirettamente confermato da Ammiano Marcellino, che attribuisce una forza numerica di trentamila lecti milites all’armata di riserva,163 e la definisce haud multo minor exercitus in confronto alle truppe romane con Giuliano nella Mesopotamia meridionale,164 ricostruendo fittiziamente le meditazioni ansiose di Shapur II sulle sorti presenti e future della guerra contro i Romani.165 Giuliano 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 Iul. or. 1.35 A: JaiØ poŁki| pa“ra jaiØ uqotŁqiom pqoŁroijom ' QgŁm{ sx“m e¤moijotŁmsxm utkaŁ jxm e¤neqglxJeŁmsa pqodeŁdoso leØm a¤utŁkajsa paŁmsa soi“ | baqbaŁqoi|, e¤u’ g'la“| deØ e¤nepeŁlpeso paqerjetarleŁmom kalpqx“| soØ rsqaŁsetla. Un auxilium dei limitanei britannici, gli Abulci, combatté a Mursa per Magnenzio (Zos. 2.51.4), ma sotto la reggenza di Stilicone ancora presidiava il litus Saxonicum, e soltanto verso il 420 d.C. fu promosso tra gli pseudocomitatenses e trasferito definitivamente in Gallia (Not. dign. occ. 28.20 numerus Abulcorum = 7.109 Abulci ). Ma cfr. Hoffmann (1969) 185––186. Cfr. la testimonianza implicita di Amm. 16.12.5. Se gli eserciti dei tre limites renani e delle Britanniae, cosı̀ come il comitatus, contavano ciascuno ventiquattromila fanti e cavalieri, e dodicimila ognuno presidiavano litus Saxonicum e tractus Armoricanus et Neruicanus, allora Costantino complessivamente disponeva di centoquarantaquattromila fanti e cavalieri. Un esercito campale di trentaseimila uomini equivale appunto al 25% di tale cifra; perciò l’affermazione apparentemente sospetta dell’anonimo panegirista, Vix enim quarta parte exercitus [. . .] Alpes transgressus es (Paneg. 12.3.3), potrebbe tramandare la pura e semplice verità! Zos. 2.50.4––53, 1. Eutr. 10.12.1; cfr. Epit(ome) de Caes(aribus) 42.4 In quo bello paene nusquam amplius Romanae consumptae sunt uires totiusque imperii fortuna pessumdata. Se osserviamo gli auxiliares registrati in Moesia II e Scythia (Not. dign. or. 39.20––27; 40.19––28), è evidente l’assenza dei milites *II, *III e *VI Constantiani. Zos. 3.13.1. Amm. 23.3.5. Cfr. anche Ioh. Mal. 329 Dindorf: sedicimila o'pki“ sai amdqe| con Procopio e Sebastiano a Nisibis, altri diecimila a Circesium, cioè ventiseimila uomini. Amm. 25.7.2. Amm. 25.7.1––3. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 144 M. Colombo, Constantinus rerum nouator disponeva di trentacinquemila cavalieri e fanti, ma aveva con sé anche il dux Osdroenae Secundinus, che comandava un distaccamento scelto dei suoi limitanei;166 ciò significa che l’esercito di Giuliano probabilmente comprendeva trentamila comitatenses e cinquemila limitanei. L’abortito richiamo di truppe dalla Gallia a opera di Costanzo II fornisce un termine approssimativo di paragone per le proporzioni numeriche (quattro auxilia e lecti ex numeris aliis trecenteni, circa undicimilacinquecento uomini);167 ma possiamo arrivare ad una valutazione più precisa, se incrociamo i dati numerici di Zosimo e la narrazione ammianea.168 Giuliano divise i ventitremila comitatenses a sua disposizione in tre colonne, un’avanguardia celere di tremila uomini e due divisioni di diecimila ciascuna; egli guidò l’avanguardia attraverso le Marcianae siluae e le uiae iunctae Histri fluminis ripis (= parte settentrionale della Raetia I tra i confini orientali della Maxima Sequanorum e la foce del fiume Iller, poi tratto danubiano della Raetia II ), mentre il magister equitum Iouinus avanzava per itinera Italiae nota (= Alpes Cottiae, Liguria et Aemilia, Venetia et Histria), e il magister equitum praesentalis Neuitta attraversava i mediterranea Raetiarum. Raggiunto il punto adatto all’imbarco fluviale delle truppe galliche (Lauriacum?), Giuliano si ricongiunse a Neuitta, cui poi affidò il compito cruciale di difendere le Succorum angustiae; la colonna di Iouinus, dopo avere attraversato l’Italia settentrionale, avanzava per Alpes (= Alpes Iuliae), ed era già entrata nel Noricum Mediterraneum, quando fu costretta a ritornare in Italia per la rivolta legittimista di Aquileia. Annunciata la morte repentina di Costanzo II, Giuliano fu seguito da cuncti quos duxerat, cioè la sua avanguardia e la divisione di Neuitta, prima a Costantinopoli, poi ad Antiochia; quindi egli aveva con sé una forza totale di tredicimila comitatenses distaccati dall’exercitus Gallicanus. Tale cifra sembra trovare una conferma indiretta; dopo avere ricoperto il magisterium equitum per Illyricum per pochi mesi,169 Iouinus fu nominato magister equitum et peditum per Gallias (molto probabilmente nell’inverno 362 d.C.), e disponeva di tredicimila uomini, cioè i diecimila soldati della sua colonna e tremila auxiliares restati in Gallia o arruolati proprio allora.170 166 167 168 169 170 Amm. 24.1.2. Secundinus guidava sicuramente i legionari del suo ducatus, cioè la IV Parthica di Circesium (Not. dign. or. 35.24), dove Giuliano aveva fatto l’ultima tappa su suolo romano prima di invadere il territorio persiano (Amm. 23.5.1––2 e 4; Zos. 3.12.3 e 13.1); forse il dux Osdroenae comandava anche due o tre dei cinque distaccamenti legionari, che in età teodosiana erano pseudocomitatenses, ma potevano ancora essere limitanei nel 363 d.C.: I e II Armeniaca, I Italica, IV Italica, VI Parthica (or. 7.49––50 e 53––55). La partecipazione della I Armeniaca alla campagna persiana è sicuramente attestata grazie al suo uicarius Eutychianus (Ioh. Mal. 332 Dindorf); i limitanei costituivano certamente una parte della fanteria, ciò risulta implicito in Amm. 24.6.9 Hinc imperator cateruis peditum i n f i r m i s medium inter acies spatium secundum Homericam dispositionem praestituit. Amm. 20.4.2. Trecento uomini rappresentavano il 60% di una uexillatio e di un auxilium, ma soltanto il 30% di una legione; applicando una percentuale media del 45% a ventunomila cavalieri e fanti, abbiamo circa novemilacinquecento uomini, più i duemila fanti dei quattro auxilia interi. Zos. 3.10.2; Amm. 21.8.2––3, 9.2, 10.2, 12.2; 22.2.2 e 9.2. Amm. 21.12.2 e 22.3.1. L’exercitus Gallicanus nel 354 d.C., durante le campagne alamanniche del magister peditum praesentalis Silvano, possedeva almeno ottomila auxiliares (Amm. 16.2.4), cioè sedici auxilia *comitatensia; Giuliano ne arruolò certamente altri sei (Not. dign. occ. 5.178––180 e 182––183; or. 9.28). Grati e Augustei possono essere stati creati da Giuliano Caesar tra il 357 e il 359 d.C. (v. n. 274), mentre Felices sen. e iun. con Inuicti sen. e iun. potrebbero risalire al tardo inverno 360––primavera 361 d.C. (preparazione della guerra civile), ovvero al breve regno di Giuliano quale unico Augustus, più precisamente al lungo allestimento del bellum Persicum nell’inverno 362-inverno 363 d.C. Ma cfr. Hoffmann (1969) 159. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 145 KLIO 90 (2008) 1 Le cifre divergenti di Libanio e di Zosimo = Eunapio sull’armata di riserva, ventimila uomini,171 ovvero diciottomila,172 possono equivalere in realtà alla sola consistenza dei comitatenses orientali affidati a Procopio e Sebastiano; nel 359 d.C. la pars maior di una uexillatio comitatensis, due legiones comitatenses e quattro auxilia *comitatensia erano stati annientati nell’assedio di Amida, ma nel biennio 360 –– 361 d.C. Costanzo II effettuò grandi arruolamenti di truppe, soprattutto di legiones, ma anche di turmae equestres.173 Rispetto ai trentamila lecti milites di Ammiano, i ventimila soldati di Libanio e i diciottomila di Zosimo sono giustificazioni implicite e preventive della fallimentare strategia che Giuliano applicò temerariamente nella guerra persiana, lasciando totalmente inattiva quasi metà dei comitatenses mobilitati. Ammiano nel corso dei preparativi per la grande spedizione, nei combattimenti fino all’offerta persiana di pace e durante la marcia di Gioviano su suolo romano, menziona esplicitamente soltanto nove reparti, più precisamente quattro dell’exercitus praesentalis (due legioni e due auxilia, Iouiani e Herculiani, Iouii e Victores), tre dell’exercitus Gallicanus (tre auxilia, Celtae e Petulantes, Heruli) e due che allora potevano appartenere ai comitatenses orientali (una uexillatio comitatensis e una legione, equites Tertiodalmatae o III Dalmatae e Tzanni );174 inoltre lo storiografo attesta la presenza anonima di altre otto uexillationes.175 Mi sembra legittimo dedurre dall’insieme dei dati raccolti che Giuliano ebbe con sé in Mesopotamia meridionale dodicimila uomini dell’exercitus praesentalis (comprese tutte le scholae palatinae), tredicimila comitatenses delle Gallie e cinquemila orientali; diciottomila comitatenses diocesani dell’Oriente romano e dodicimila uomini dell’exercitus praesentalis restarono agli ordini di Sebastiano e di Procopio nella Mesopotamia settentrionale. Attraverso la lettura scrupolosa della Notitia Dignitatum possiamo ricostruire il comitatus di Costantino nella guerra civile del 316 d.C.: due scholae palatinae (schola I e II Scutariorum), sei uexillationes comitatenses (Comites, equites Promoti, equites Brachiati, equites Cornuti, equites Bataui, un reggimento di equites Dalmatae), dieci legiones comitatenses (Lanciarii e Mattiarii, Iouiani e Herculiani, Diuitenses e Tungricani, Neruii e Menapii, Armigeri Propugnatores e Armigeri Defensores) e quattordici auxilia *comitatensia (Cornuti, Brachiati, Petulantes, Celtae, Heruli, Bataui, Mattiaci, Ascarii, Iouii, Victores, Sagittarii Neruii, Leones, Exculcatores, Sagittarii Tungri ),176 cioè ventunomila cavalieri e fanti, che corrispondono approssimativamente ai ventimila pedites et equites di Costantino a Cibalae contro i trentacinquemila uomini di Licinio. La nascita delle scholae palatinae rappresenta un problema spinoso e controverso;177 da un lato Diocleziano p u ò avere creato entrambe le scholae Scutariorum, dall’altro sotto il suo regno gli Scutarii sembrano estranei ai comitatus dei due Augusti. L’abituale presenza degli 171 172 173 174 175 176 177 Lib. or. 18.214. Zos. 3.12.5. Amm. 18.9.3––4; 20.8.1 e 21.6.6. Amm. 22.12.6; 24.4.23; 25.1.7 (= Not. dign. or. 7.27), 1.19 (= Or. 8.49), 6.3, 10.9 (cfr. 23.5.25 numeri Gallicani e 25.4.13 militem Gallicanum). Zos. 3.22.2 aggiunge Lanciarii e Mattiarii (nominati anche in Ioh. Mal. 330 Dindorf); inoltre gli Ascarii sen. e iun. molto probabilmente sono menzionati per via di allusione in Amm. 25.6.13––14, 7.3, 8.1: mixti cum Germanis arctois Galli, quingenti uiri, Germani (quingenti uiri = un auxilium intero o una metà ciascuno di due auxilia). Amm. 24.3.1; 25.1.8––9. Not. dign. or. 5.28, 42, 46, 49, 53; 6.28 e 42; 7.41 e 44; occ. 5.145––148, 158––164, 166, 168, 170––171, 173––174, 224, 228; 6.43––45 e 47––48; 7.17. Ad esempio, Jones (1974) I, 83––84, attribuisce a Diocleziano la creazione e l’uso personale non soltanto di una schola Scutariorum, ma anche della schola Gentilium; Hoffmann (1969) 281––285, riconduce tutte le scholae palatinae a Costantino (cosı̀ anche Frank [1969] 47––49). Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 146 M. Colombo, Constantinus rerum nouator Scutarii nel comitatus di Galerio Caesar trova riscontro diretto nei bassorilievi di Salonicco, e indiretto in Lattanzio, che descrive con tono polemico e tendenzioso la brillante militia di Massimino Daia, appunto nipote di Galerio, prima di essere nominato nuovo Caesar dell’Oriente: Daia uero sublatus nuper a pecoribus et silvis, statim Scutarius, continuo protector, mox tribunus.178 Mi sembra molto probabile che le scholae palatinae siano nate per opera di Diocleziano come Guardia Imperiale dei soli Caesares, il cui comitatus comprendeva anche I e II schola Scutariorum. Oggi prevale l’identificazione di Comites ed equites Promoti rispettivamente con gli equites singulares Augusti e gli equites praetoriani;179 la derivazione dei Comites dagli equites singulares Augusti mi pare plausibile, ma io credo ugualmente probabile che gli equites Promoti dello stesso Diocleziano o di Massimiano Erculio fossero in origine il distaccamento equestre della II Parthica.180 Gli equites Dalmatae al seguito di Costantino potrebbero essere identificati con uno dei reparti denominati equites Dalmatae Diuitenses (l’altro agli ordini di Crispo Caesar in Gallia dal 318 d.C.?), poi trasformati in cunei equitum e dislocati in Dacia Ripensis;181 anche altre unità di equites portano nomi legionari: abbiamo due cunei equitum Solensium,182 poi il cuneus equitum Dalmatarum Fortensium,183 il cuneus equitum Secundorum Italicianorum,184 il cuneus equitum Fortensium.185 Gli appellativi Diuitenses, Solenses, Secundani Italiciani e Fortenses possono indicare l’associazione tattica delle uexillationes con le omonime legioni, o avere un significato semplicemente onorifico, comparando i reggimenti equestri a famose legioni del comitatus o dei comitatenses; ciò accade talvolta agli auxilia, tra i quali troviamo i Fortenses auxiliarii,186 l’auxilium Martensium,187 il numerus Fortensium e i milites Tungricani,188 gli auxilia Fortensia,189 un numerus Solensium,190 due reparti di Pacenses,191 due milites Martenses.192 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 Lact. mort. pers. 19.6. Speidel (1987) 375––379. Per quanto riguarda gli equites Promoti, in tale senso già Ritterling (1903) 348 n. 1; dubitanter Hoffmann (1969) 246, che inoltre ha una differente opinione sull’origine dei Comites (ibid., 244––245: „aus freien Barbaren rekrutiert [. . .] aus freigeborenen Barbaren gebildet“. Nel 286 d.C. un distaccamento della II Parthica apparteneva sicuramente al comitatus di Massimiano Erculio, visto che poi esso figura agli ordini dell’usurpatore Carausio (RIC V 2.468 nrr. 60––65 e 487 nrr. 269––271: in tale senso già Ritterling [1925] 1362); non sappiamo quando il grosso della II Parthica sia stato trasferito nella guarnigione provinciale della Mesopotamia (Not. dign. or. 36.30), ma gli equites Promoti della II Parthica risultano assenti nell’esercito mesopotamico (or. 36.23––24 equites Promoti indigenae è appunto un’integrazione congetturale di Seeck). CIL V 7000––7001 e 7012 = Not. dign. or. 42.14 e 16. Not. dign. or. 39.13; 40.12. Not. dign. or. 42.13; cfr. CIL V 5823 equites Dalmatae Fortenses. Not. dign. occ. 32.27 [Italicianorum Secundarum mss.]. Not. dign. occ. 33.28. Ma cfr. Hoffmann (1969) 176––177 e 234––235. Not. dign. or. 7.51 (un’unità di pseudocomitatenses proveniente dai limitanei): ma cfr. Hoffmann (1969) 234. Not. dign. or. 42.26 [Mariensium mss.]. Not. dign. occ. 28.13––14 Not. dign. occ. 33.49: v. n. 186. Not. dign. occ. 40.28. Not. dign. occ. 40.29; 41.15. Not. dign. occ. 5.265 (pseudocomitatenses promossi dai limitanei) = 37.19; 41.19. Ma cfr. Hoffmann (1969) 333––358: questi reparti sarebbero „Abspaltungen“ di numeri comitatenses trasformate in „Grenzformationen“ dei limitanei! Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 147 KLIO 90 (2008) 1 Sotto il regno di Diocleziano le cohortes praetoriae seguivano sicuramente i due Augusti,193 e forse anche i due Caesares, benché sia impossibile stabilire come esse fossero effettivamente ripartite tra i due imperatori, ovvero tra tutti e quattro i Tetrarchi; poi nella tarda estate 306 d.C. Galerio, diventato Augustus senior dopo la morte di Costanzo I, ordinò lo scioglimento dei pretoriani dislocati a Roma, provocandone la rivolta, che portò all’acclamazione imperatoria di Massenzio.194 Se le cohortes praetoriae militavano anche nei comitatus dei Caesares Costanzo I e Galerio, allora gli Armigeri Propugnatores sen. e gli Armigeri Defensores sen.,195 che esibiscono un’onomastica singolare nell’ambito delle legiones palatinae e comitatenses, potrebbero essere identificati appunto con i fanti pretoriani già al servizio di Costanzo I (due cohortes praetoriae intere ovvero un contingente pari a due cohortes, ma tratto da tutte le dieci cohortes praetoriae), e poi ereditati da Costantino con il resto del comitatus paterno; nel 312 d.C. Costantino, disciolte le cohortes praetoriae,196 li riorganizzò pragmaticamente come legioni leggere, che ricevettero un nome allusivo alle precedenti mansioni degli ex-pretoriani (Armigeri ).197 Lanciarii e Mattiarii in origine dovevano essere due reparti speciali, che riunivano i migliori legionari del comitatus, ed erano inferiori unicamente alle cohortes praetoriae;198 entrambi meritano un breve approfondimento. Il nome stesso dei Lanciarii dichiara in modo palmare l’armamento offensivo che li caratterizzava rispetto agli altri legionari del comitatus; già nel I secolo d.C. la lancea o koŁcvg, sinonimo della parola classica hasta o d oŁ q t, equipaggiava i pedites singulares dei generali romani.199 Nell’ambito delle legioni i lanciarii sono attestati su base epigrafica a partire dalla dinastia severiana; 200 ma secondo le fonti 193 194 195 196 197 198 199 200 Lact. mort. pers. 12.5. Questa testimonianza trova riscontro puntuale in CIL VIII 21021: Aurelius Vincentius, miles cohortis III praetoriae e ciuis Thrax, morı̀ in Africa settentrionale al seguito di Massimiano Erculio (cfr. CIL V 893: un soldato della XI Claudia morto nel corso della medesima spedizione). Il defunto aveva prestato servizio nella XI Claudia, che deve essere identificata con un distaccamento legionario del comitatus (in tale senso già Ritterling [1925] 1700): cfr. le analoghe carriere di Martino (CIL VI 32943: I Mineruia, XI Claudia, Lanciarii, praetorium), Valerius Tertius (CIL VI 2759: legio Moesiaca = I Italica o IV Flavia o VII Claudia, Lanciarii, cohors X praetoria) e Valerius Ursianus (CIL VI 37207: X Gemina, cohors IIII praetoria). Lact. mort. pers. 26.3. Aur. Vict. 39.47 è confutato in maniera decisiva dal diploma di un veterano italico; esso prova che il 7 Gennaio 306 d.C. ancora esistevano tutte le dieci cohortes praetoriae: AE 1961, 240 = RMD I 78 in coh(ortibus) pr(aetoriis) Augg(ustorum) et Caess(arum) dec(em) I II III IIII V VI VII VIII VIIII X (cfr. anche CIL XVI 156: 7 Gennaio 298). Not. dign. occ. 5.151 e 227. Aur. Vict. 40.25. Cfr. il cenno cursorio di Speidel (1987) 378 e tav. IX, fig. 1. V. n. 193; cfr. inoltre la carriera di Valerius Thiumpus (CIL III.6194: XI Claudia, Lanciarii, protector, praefectus II Herculiae). I legionari scelti, che avevano il compito di scortare Vespasiano e Tito, erano equipaggiati con koŁcvai, e sono chiamati appunto kocvouoŁqoi (Ios. bell. Iud. 3.95 e 120; 5.47; 6.262); inoltre la koŁcvg è l’arma abituale degli alares equites in Arr. takt. 4.7 e 9. La traduzione vulgata di lancea con „Wurfspeer“ o „javelin“ rappresenta un goffo fraintendimento, poiché tale arma, come dichiara esplicitamente Arriano, poteva essere adoperata ei¤ | a¤luoŁseqa [. . .] jaiØ a¤ jomsiŁ rai lajqoŁJem, o'poŁse sotŁsot deŁoi, jaiØ e¤cctØJem e¤j veiqoØ| a¤polaŁverJai; il secondo uso è attestato più volte nelle fonti letterarie: ad esempio, Aulus Hirtius, Commentarium de bello Gallico 8.48:5; Liv. 22.6.4; Tac. Germ. 6.1. Cfr. anche AE 1998, 839a = Tomlin (1998) 55 e n. 84, 60––62. Balty (1987) 221––224 e (1988), 99 e 101 (si tratta della II Parthica). Il bassorilievo funerario di un lanciarius (Balty [1988] 101 e tav. 14.2; Balty/Van Rengen [1993] 26 e tav. 5 = AE 1993, 1575) in realtà potrebbe riprodurre non „five javelins“ (quattro sul cippo di un altro lanciarius: Balty/Van Rengen [1993] 25 e tav. 4 = AE 1993, 1574), ma piuttosto altrettanti martiobarbuli, detti anche plumbatae (Veg. mil. 1.17.1 e 3.14.10); infatti essi sono rappresentati anche sul monumento funebre di un semplice miles, che niente autorizza a identificare automaticamente con un lanciarius, come fanno Balty/Van Rengen (1993) 24 e tav. 3 = AE 1993, 1573. Forse già nel II secolo d.C. ogni legionario portava appunto cinque martiobarbuli (Veg. mil. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 148 M. Colombo, Constantinus rerum nouator letterarie essi esistevano già ai tempi di Adriano e degli Antonini.201 Soltanto nove legiones palatinae, comitatenses e pseudocomitatenses di Lanciarii, compresi i Lanciarii dioclezianei, risultano registrate nella Notitia Dignitatum;202 le sole legioni di Settimio Severo avrebbero dovuto generare trentatre distaccamenti di Lanciarii, e l’enorme disparità tra le due cifre prova indirettamente la natura scelta dei lanciarii. Per quanto riguarda i Mattiarii, la prima attestazione del *mattium o *mattia (> ital. mazza), la versione tardoantica della mazza ferrata, risale alla decisiva battaglia di Emesa tra Aureliano e i Palmireni, quando la cavalleria corazzata dell’esercito palmireno fu travolta anche grazie all’insolito armamento dei legionari palestinesi, joqtŁmai jaiØ q'oŁpaka;203 narrando la vittoria costantiniana di Augusta Taurinorum, il retore gallico Nazario descrive sommariamento l’aspetto e gli effetti della nuova arma, ma la chiama con il nome letterario di claua.204 Il panegirista purtroppo non specifica la natura pedestre o equestre dell’episodio tattico (l’annientamento dei clibanarii massenziani); quindi non possiamo stabilire con assoluta certezza se in quell’occasione Costantino guidasse i Mattiarii (come io credo probabile), o avesse eccezionalmente armato i suoi cavalieri con il *mattium o *mattia. Al principio del V secolo d.C. I Iouia e II Herculia, cosı̀ come V Iouia e VI Herculia, conservavano un numero di distaccamenti perfettamente compatibile con la presenza simultanea e stabile di Iouiani e di Herculiani nel comitatus di ogni Tetrarca;205 le legioni di Scythia generarono due coppie di Ioviani e Herculiani per Diocleziano e Massimiano,206 e la guarnigione legionaria della Pannonia II fece lo stesso per Costanzo I e Galerio. Il primato gerarchico di Iouiani sen. e Herculiani sen. rispetto a Diuitenses sen. e Tungricani sen., che già nel 312 d.C. facevano parte del comitatus costantiniano,207 prova con assoluta sicurezza la loro presenza già al seguito di Costanzo I; la medesima deduzione ovviamente vale anche per Lanciarii sen. e Mattiarii sen., che erano superiori a Iouiani sen. e Herculiani sen. 201 202 203 204 205 206 207 1.17.3 e 2.15.4), e nell’ambito della legione proprio i lanciarii, in quanto equipaggiati con un’arma da urto al posto del tradizionale pilum, dovevano avere speciale familiarità con le plumbatae. Ritengo dunque la corrente classificazione dei lanciarii come „light infantry“ (Speidel [1992] 14––20: ad esempio, cosı̀ anche Nicasie [1998] 190––191) un errore madornale, ma molto istruttivo sull’eccessiva disinvoltura di molti studiosi, che avanzano o recepiscono congetture fragilissime trascurando dettagli fondamentali (v. anche n. 84). Arr. Ekt(axis kata Alanoon) 16 e 18; Lukian. Alexander siue Pseudopropheta 55 (entrambi gli autori fanno riferimento ai legionari di Cappadocia). In questi passi i jomsouoŁqoi sono i lanciarii; pertanto i kocvouoŁqoi devono essere i legionari armati con il tradizionale pilum (cfr. Bosworth [1977] 238––245). Giova ricordare che il greco letterario n o n conosce una traduzione costante e precisa di pilum; ad esempio, Polibio e Plutarco usano t'rroŁ|, Flavio Giuseppe preferisce ntrsoŁm, Cassio Dione adopera doŁqt e a¤joŁmsiom, Giulio Africano impiega a¤joŁmsiom. Il fatto che koŁcvg e kocvouoŁqoi, cosı̀ come jomsoŁ| e jomsouoŁqoi, assumano differenti accezioni negli opuscoli militari di Arriano, dipende unicamente dall’elasticità linguistica, con cui gli autori greci traducono i nomi tecnici delle armi romane; Giulio Africano addirittura dà due traduzioni di lancea, cioè doŁqt e jomsoŁ|. Not. dign. or. 5.42; 6.47; 8.44; 9.36 e 38; occ. 5.152, 239, 259––260. Cfr. anche P. Panop. B. 2, rr. 259––260 e 285––286 (kacviaŁqioi della II Traiana), 301 (kacviaŁqioi della III Diocletiana). Zos. 1.52.4 e 53.2. Nazario, Paneg. 4.24.3. Ma cfr. Hoffmann (1969) 218: Mattiarii < matara o mataris. Not. dign. or. 39.29––35; occ. 32.44––48. Per gli Iouiani = I Iouia al seguito di Diocleziano abbiamo una prova diretta nell’epigrafe di Aurelius Gaius (Drew-Bear [1981] 93––141 = AE 1981, 777 = SEG XXXI.1981.1116); un distaccamento della II Herculia apparteneva sicuramente al comitatus di Massimiano Erculio durante le sue campagne in Africa settentrionale (CIL VIII 8440; cfr. anche VI 37102). In tale senso già Ritterling (1925) 1352––1353, 1358, 1407, 1467––1468. Contra Hoffmann (1969) 215––218; Tomlin (2000), 161. Per la sicura partecipazione dei Divitenses (sen.) al bellum Maxentianum, v. n. 213. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 149 KLIO 90 (2008) 1 Cosı̀ come l’insieme dell’esercito che combatté il bellum Maxentianum, il grosso dei distaccamenti legionari nel comitatus costantiniano, e il nucleo originario delle legiones comitatenses, proveniva soprattutto dalle legioni danubiane e renane, ma anche dalle province galliche e forse dagli eserciti provinciali della Britannia; ma il contributo dei reggimenti britannici è molto meno perspicuo. Le legioni danubiane ebbero un’importanza strategica e ricoprirono un ruolo determinante da Settimio Severo a Costantino; quattro o cinque anni prima che Costantino nascesse, più precisamente nel 271 d.C., Aureliano aveva sbaragliato i Palmyreni presso Emesa, e il nerbo del suo esercito, oltre agli equites Dalmatae, erano appunto i legionari mesici, pannonici, norici e retici.208 Su novantaquattro legiones palatinae e comitatenses esistenti nel V secolo d.C.,209 ben ventidue, cioè poco più del 23%, erano le unità sicuramente derivate dalle legioni delle province danubiane. Il nome reggimentale di quattordici legiones palatinae e comitatenses esibisce, per cosı̀ dire, la ,discendenza diretta‘ da tredici legioni, che sotto il regno di Diocleziano presidiavano Raetia, Noricum Ripariense, Pannonia superior, Valeria, Pannonia inferior, Moesia superior, Dacia e Moesia inferior;210 l’appellativo di altre otto rinvia genericamente a una provincia, ovvero a una città o una fortezza dell’Illyricum e del basso Danubio.211 Ma riscontriamo anche la robusta presenza di diciannove legiones palatinae e comitatenses, cioè leggermente più del 21%, dotate di un nome che evocava puntualmente una delle legioni stanziate sul Reno o in Gallia ovvero una specifica ciuitas (tribù gallica), o in modo generico le Gallie ovvero una provincia renana.212 La provenienza geografica ovvero il semplice nome di un reggimento legionario non sempre aiuta a identificare la legione-madre. Ad esempio, i Diuitenses sen. e i Diuitenses Gallicani in tempi diversi presidiarono la fortezza di Diuitia (Deutz), posta davanti a Colonia Agrippina (Köln) sulla riva destra del Reno inferiore; ma gli uni in origine erano un distaccamento della II Italica dal Noricum Ripense,213 la legione-madre degli altri potrebbe essere stata la XXII Primigenia della Germania I, o un’altra legione renana, se i Diuitenses iun. furono formati proprio con il reparto transrenano della XXII Primigenia.214 I Solenses sen., che compaiono tra le legiones comitatenses della Tracia,215 potevano essere un singolo distaccamento della III Gallica o della I Illyricorum, ovvero un distaccamento misto di entrambe; l’una già nel 69 d.C. aveva un legame speciale con il dio Sole, e in età severiana 208 209 210 211 212 213 214 215 Zos. 1.52.3. Il comitatus di Diocleziano comprendeva distaccamenti delle legioni mesiche: P. Oxy. 1.43 R, col. 2.22 (XI Claudia); col. 5.13 (IV Flauia), 23 e 26––27 (VII Claudia); AE 1987, 964 (XI Claudia, VII Claudia, I Italica, IV Flauia). Inoltre v. nn. 193 e 198. In un caso è attestata la presenza della V Macedonica: P. Oxy. 41.2950. Cfr. anche Ritterling (1925) 1359––1360. Not. dign. or. 5.42––47; 6.42––47; 7.39––47; 8.34––53; 9.22 e 31––38; Occ. 5.145––156 e 224––255. Not. dign. or. 5.43––44 Iouiani iun. e Herculiani iun.; 6.45––46 Primani e Vndecimani; 7.39 e 42 V Macedonica e X Gemina; 8.38––39 Tertiodecimani e Quartodecimani; 9.35 Secundani; occ. 5.145––146 Iouiani sen. e Herculiani sen.; 234––235 e 237 Vndecimani, Secundani Italiciani e Tertia Italica. Not. dign. or. 6.43––44 Daci e Scythae; 8.45––46 e 48 Constantini Dafnenses e Balistarii Dafnenses (= Constantiniana Daphne, fortezza sita in barbarico, ma pertinente all’esercito provinciale della Moesia II ), Pannoniciani iuniores; occ. 5.149––150 e 152 Pannoniciani seniores, Moesiaci seniores e Lanciarii Sauarienses (= Sauaria, una delle principali città in Pannonia I ). Not. dign. or. 5.46 Neruii; 7.44 I Flauia Constantia; 8.35 Menapii hiun.i, 43 Diuitenses Gallicani, 50 Solenses Gallicani; 9.34 e 37 Germaniciani sen. e Mineruii; occ. 5.148 Tungricani sen., 153 Octauani, 224 Menapii sen., 231 Vesontes, 236 Germaniciani iun., 239 Lanciarii Gallicani Honoriani, 245––247 Cortoriacenses, Geminiacenses e Honoriani Felices Gallicani, 249––251 I Flauia Pacis, II Flauia Virtutis e III Flauia Salutis. CIL VI 3637 e XI.4787; AE 1982, 258. CIL XIII 8502. Not. dign. or. 8.34 e 32.30––31. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 150 M. Colombo, Constantinus rerum nouator presidiava Emesa (Homs), rinomata sede di un culto solare,216 l’altra era stanziata a Palmyra, città ugualmente famosa per l’adorazione del Sole.217 Ma l’origine orientale dei Solenses sen., che prima di Teodosio I molto probabilmente appartenevano ai comitatenses diocesani dell’Oriente, ed erano abbinati ai Martenses sen.,218 non impedı̀ l’omonimia con una legio comitatensis proveniente dagli eserciti renani o dalle province galliche, i Solenses Gallicani,219 né la nascita di auxilium omonimo, il numerus Solensium, dislocato tra i limitanei britannici.220 Un altro esempio è offerto da una legio palatina dell’esercito orientale, i Fortenses;221 prima di essere inglobati nei comitatenses costantiniani, essi originariamente erano un distaccamento scelto della II Traiana Fortis al seguito di Diocleziano e Galerio, e poi nel comitatus di Licinio. Però conosciamo almeno due legiones comitatenses che portavano ,abusivamente‘ il medesimo nome, una dislocata in Africa settentrionale, anche loro Fortenses,222 l’altra distrutta ad Amida e probabilmente derivata dalla X Gemina, i Decimani Fortenses;223 la X Gemina, nel V secolo d.C. ancora a disposizione del dux Pannoniae I et Norici Ripensis, deve avere fornito parecchi distaccamenti ai comitatenses, visto che la sua presenza nell’esercito ducale è circoscritta al distaccamento centrale di Vindobona e a uno misto di liburnarii con la XIV Gemina ad Arrabona.224 4. L’evoluzione ulteriore dell’esercito costantiniano La stratificazione uniforme e apparentemente uguale delle varie fasi, che i comitatenses di Costantino attraversarono sotto i suoi discendenti e la dinastia valentinianea, rende difficile la ricostruzione scientifica della res militaris durante l’età costantiniana in senso lato. L’ecatombe civile di Mursa e il lungo salasso della guerra persiana, la terribile disfatta di Adrianopoli, i rinforzi occidentali di Graziano per Teodosio I, le due principali sconfitte dell’exercitus Illyricianus nella guerra gotica, ma anche la sanguinosissima disfatta dello stesso Teodosio per mano di Fritigernus e dei Goti nell’angolo nordorientale della Macedonia (primavera 380 d.C.), cosı̀ come le pesantissime perdite delle truppe occidentali nelle guerre civili dello stesso Teodosio (388 e 394 d.C.), hanno mutato sensibilmente gli elenchi dei palatini e dei comitatenses, rimescolando molte carte e facendone sparire alcune. L’esempio concreto e specifico dell’exercitus Illyricianus è utile ad evidenziare l’insieme dei problemi in un colpo solo. Tre epigrafi ufficiali, due incise nel 371 e una nel 372 d.C., attribuiscono la legione I Martiorum alle truppe diocesane del magister utriusque militiae Equitius, che comandava l’exercitus Illyricianus di Valentiniano I;225 ma poi questo reggimento ricompare nella Notitia Dignitatum Orientis, più precisamente tra le legiones comitatenses del magister militum per Illyricum,226 che a partire dal 387/388 d.C. esercitò la sua autorità sulle due dioeceses orientali dell’Illyricum annesse alla giurisdizione di Costantinopoli, cioè Dacia e Macedonia. Su un 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 Tac. hist. 3.24.1; Herodian. 5.3.9. AE 1987, 964 attesta che un distaccamento della I Illyricorum militava nel comitatus di Diocleziano. Not. dign. or. 7.40 e 37.22 legio IV Martia. Ma cfr. Hoffmann (1969) 173––176; Tomlin (2000) 161. Not. dign. or. 8.50. V. n. 190. Not. dign. or. 5.45. Not. dign. occ. 5.255 = 7.152. Amm. 18.9.3 Tricensimani Decimanique Fortenses; la congettura di Lindenbrog Fretenses è molto ingegnosa, ma mi pare superflua (contra Hoffmann [1969] 232––233). Not. dign. occ. 34.25 e 27. CIL III 3653 = ILS 775 e AE 2000, 1223 (371); RIU III 804 (372). Not. dign. or. 9.32. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 151 KLIO 90 (2008) 1 totale di diciassette reggimenti palatini e comitatenses, che verso la fine del IV secolo d.C. figurano sub dispositione uiri illustris magistri militum per Illyricum nell’ambito dell’esercito teodosiano, i nomi di quindici sono perfettamente compatibili con il recentissimo trasferimento di reggimenti occidentali nell’esercito orientale a opera di Teodosio nell’estate 391 d.C.,227 e sei legiones comitatenses possono avere fatto parte dell’exercitus Illyricianus sotto il comando di Equitius;228 io individuo almeno una coppia di auxilia palatina e una di legiones comitatenses separate appunto nel 391 d.C..229 Per giungere ai comitatenses costantiniani, dobbiamo riconoscere la paternità dei singoli strati, che si sovrappongono nelle tre specialità dei palatini e nelle due dei comitatenses; i sedimenti valentinianei affiorano subito sotto la superficie dell’età onoriana, e rappresentano il gruppo più consistente di reggimenti dopo quelli costantiniani. Se la mia ricostruzione sulla base della Notitia Dignitatum è corretta, sotto Valentiniano I e Valente gli exercitus praesentales dell’Oriente e dell’Occidente avevano la stessa struttura: circa una quarantina di reggimenti palatini, cioè otto uexillationes,230 una decina di legioni231 e una ventina di auxilia, corrispondenti appunto ai quattromila cavalieri e ventimila fanti di Vegezio. Gli auxilia palatina di Valente erano concentrati nell’exercitus praesentalis;232 in Occidente exercitus praesentalis ed exercitus Gallicanus comprendevano il grosso degli auxilia, e i venti seguenti sono molto verosimili come reggimenti dell’exercitus praesentalis ai tempi di Valentiniano I: Cornuti sen. e Brachiati sen., Petulantes sen. e Celtae sen., Heruli sen. e Bataui sen., Mattiaci sen. e Ascarii sen., Iouii sen. e Victores sen., Sagittarii Neruii e Leones sen., Exculcatores sen. e Sagittarii Tungri (ovvero Sagittarii lecti e Sagittarii uenatores), Tubantes e Salii (ovvero Bructeri e Ampsiuarii), Felices sen. e Invicti sen. (o meno probabilmente Grati e Augustei), Gratianenses sen. e i perduti *Valentinianenses sen..233 Ma sorge un serio problema in relazione alle legiones palatinae dell’Occidente. Pannoniciani sen. e Moesiaci sen., che già al principio del V secolo d.C. facevano parte delle legiones palatinae anteriori a Stilicone,234 ancora nell’estate 374 d.C. sembrano essere state legiones comitatenses agli ordini del magister utriusque militiae per Illyricum Equitius;235 i Pannoniciani iun. dell’esercito tracico sono soltanto una legio comitatensis,236 ma riscontriamo la medesima disparità nel caso dei Fortenses e degli Vndecimani, gli orientali promossi a legiones palatinae,237 gli occidentali rimasti legiones comitatenses,238 e tra le due coppie Lanciarii iun. –– 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 Zos. 4.47.2; cfr. Hoffmann (1969) 476––487, di cui condivido la sostanza, benché io identifichi diversamente buona parte dei reggimenti occidentali che nel 391 d.C. Teodosio I trasferı̀ nell’impero romano d’Oriente. Nel testo mi riferisco a Not. dign. or. 9.19––20, 22, 26––29, 31––38. Not. dign. or. 9.31––33, 35––36, 38. Not. dign. or. 9.26 Petulantes iun. e occ. 5.205 Celtae iun.; or. 9.38 Lanciarii iun. e occ. 5.232 Mattiarii iun. Valentiniano: Not. dign. occ. 6.43––49 e 51.Valente: or. 5.28––30 e 6.28––32. Valentiniano: Not. dign. or. 5.42 e 46; 6.42––43; occ. 5.145––150. Valente: Not. dign. or. 5.43––45 e 47; 6.44––47 e i Diuitenses iun. e i Tungricani iun. di Amm. 26.6.12 distrutti ad Adrianopoli. Not. dign. or. 5.49––56; 6.49––56; 9.24––25 e I e II Sagittarii Valentis e gli Iovii (iun.) e i Victores (iun.) di Amm. 26.7.13 (tutti e quattro reggimenti distrutti ad Adrianopoli). Not. dign. occ. 7.9––17 e 5.166 e 5.170––171 e 5.173––174 (ovvero or. 9.27 e occ. 5.193) e 5.176––177 (ovvero 187––188) e 5.179 (ovvero 178) e 5.182 (ovvero 183) e 5.181: ovviamente è un’ipotesi aleatoria e aperta a ricostruzioni differenti. Not. dign. occ. 5.149––150 = 7.7––8. Amm. 29.6.13. Ma cfr. Hoffmann (1969) 401, secondo il quale nel 374 d.C. le due legioni ancora facevano parte dei comitatenses, e diventarono legiones palatinae „al più presto sotto Graziano“. Not. dign. or. 8.48; i perduti *Moesiaci iun. potrebbero essere stati distrutti a Mursa o ad Adrianopoli. Not. dign. or. 5.45 e 6.46. Not. dign. occ. 5.225 e 234. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 152 M. Colombo, Constantinus rerum nouator Mattiarii iun., gli orientali legiones palatinae,239 gli occidentali ancora legiones comitatenses.240 La presenza singolare di due legiones palatinae tra i comitatenses illirici trova una spiegazione logica e soddisfacente nell’amore patrio di Valentiniano per i suoi lares in senso generale, cioè la Pannonia II;241 l’imperatore manifestò la sua predilezione nei confronti della terra natale, dislocando là a titolo onorifico due reggimenti che avrebbero dovuto militare nell’exercitus praesentalis. La bipartizione reggimentale seniores-iuniores suscita un secondo problema, che influenza e determina ogni tentativo di datare approssimativamente i numeri ancora registrati negli eserciti orientali e occidentali del V secolo d.C.; l’opinione degli studiosi ha conosciuto tesi clamorose e decisive smentite. Dietrich Hoffmann voleva attribuire l’origine del nome secondario alla Heeresteilung di Valentiniano I nel 364 d.C.;242 Roger S. O. Tomlin avanzò la stessa ipotesi contemporaneamente e in maniera autonoma:243 i reggimenti furono divisi da Valentiniano I „into two cadres, not necessarily equal in numbers, age, or experience, which were then filled out with recruits who would mature more quickly side by side with old soldiers than if drafted into new regiments“. Thomas Drew-Bear ha pubblicato un’epigrafe anatolica, che attesta l’esistenza dei Cornuti s e n i o r e s, un auxilium *comitatense o più probabilmente una uexillatio comitatensis, già nel 3 5 6 d. C.,244 e in virtù del nuovo dato ha riaperto completamente il dibattito sulla datazione degli appellativi secondari seniores-iuniores.245 Per quanto riguarda Valentiniano, egli si limitò a operare una seconda e definitiva Heeresteilung, parzialmente analoga per modalità alla prima, che potrebbe risalire alla morte di Costantino II nel 340 d.C., come crede Drew-Bear, ovvero essere posteriore alla cruentissima battaglia di Mursa. 246 Valentiniano I e Valente si divisero a m e t à una consistente minoranza dei reggimenti comitatenses (Tomlin ha colto bene le circostanze pratiche della partitio minore), ma la grande maggioranza fu ripartita a p i e n i r a n g h i tra i due imperatori; nel 364 d.C. l’Augustus senior Valentiniano I prese per sé quasi tutti i reggimenti seniores, più parecchi iuniores a metà o interi, e l’Augustus iunior Valente ricevé quasi tutti gli iuniores, più alcuni seniores a metà o interi. Più precisamente, la divisione dei numeri a metà coinvolse tre scholae palatinae (I e II Scutariorum, Gentiles sen.), e almeno ventuno reparti dei comitatenses, cioè sei uexillationes, cinque legioni e dieci auxilia: equites Promoti sen. e iun., Comites sen., equites Brachiati iun., equites Bataui iun., Comites iun., Lanciari iun. e Mattiarii iun., Fortenses e Vndecimani, VII Gemina, Bataui sen., Brachiati iun., Mattiaci sen., Cornuti hiun.i, Tubantes, Mattiaci iun., Ascarii sen. e iun., Iouii iun. e Victores iun. (Comites iun., Iovii iun. e Victores iun. dell’esercito orientale furono molto probabilmente annientati ad Adrianopoli).247 Scholares e comitatenses suddivisi 239 240 241 242 243 244 245 246 247 Not. dign. or. 5.47 e 6.47. Not. dign. or. 9.38 e occ. 5.232 (v. nn. 227––228). Valentiniano e suo fratello Valente erano nati a Cibalae (Vinkovci) in Pannonia II: Lib. or. 19.15 e 20.25; Zos. 3.36.2; Hier. chron. 285 Olymp., Iouiani 1,244 Helm; Sokr. 4.1 = PG LXVII.464; Philostorg. Ecc. hist. 8.16 = PG LXV 568. Hoffmann (1969) 122––130 e 387––396. Tomlin (1972) 253––278, soprattutto 264––266. V. n. 84. Drew-Bear (1977) 267––273. Scharf (1991) 265––272. Not. dign. or. 11.4––6 = occ. 9.4––5 e 7; or. 5.28 e 39 = occ. 6.44 e 76; or. 6.28––30 = occ. 6.43, 46, 51 e occ. 6.75; or. 5.47 e 6.47 = or. 9.38 e occ. 5.232; or. 5.45 e 6.46 = occ. 5.225 e 234; or. 7.41 = occ. 5.228; Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 153 KLIO 90 (2008) 1 in quell’occasione raggiungevano una forza totale di quattordicimilacinquecento uomini, cioè settemiladuecentocinquanta per ciascuno dei due imperatori. La bipartizione originaria seniores –– iuniores può risalire al 325 d.C., quando Costantino assorbı̀ i comitatenses di Licinio nel proprio esercito (tale origine mi sembra certa per Comites iun. e equites Promoti iun., Lanciari iun. e Mattiarii iun., Iouiani iun. e Herculiani iun.); ma le dieci coppie omonime di auxilia pannonici suggeriscono che la suddivisione in seniores e iuniores fosse abituale già tra il 317 e il 323 d.C.,248 quando Costantino e Crispo Caesar comandavano due eserciti distinti di comitatenses, uno in Illyricum, l’altro sul Reno.249 Il numero degli iuniores aumentò ulteriormente negli anni successivi, quando la politica dinastica di Costantino portò all’incremento progressivo dei comitatenses. L’evoluzione delle scholae palatinae, anche se presenta alcuni punti oscuri, sembra seguire in misura proporzionale la crescita dei comitatenses. Costantino può avere istituito la schola Armaturarum e la schola Gentilium già negli anni 317 –– 324 d.C., i primi con una schola Scutariorum per Crispo Caesar, i secondi insieme agli altri Scutarii per se stesso; poi egli aggiunse sia gli iuniores di entrambi i reggimenti per Costantino II, Costanzo II o Costante, sia gli Scutarii sagittarii e gli Scutarii clibanarii a proprio beneficio. Un fatto certo è la precedenza degli Armaturae sen. e iun. sui Gentiles sen. e iun., e la minore anzianità di Armaturae iun. e Gentiles iun. rispetto a Scutarii sagittarii e Scutarii clibanarii, che risultano più recenti dei Gentiles sen.; gli Scutarii clibanarii sono attestati sotto il regno di Costantino dopo il 330 d.C. Perciò alla morte di Costantino esistevano otto scholae palatinae, di cui almeno due (una schola Scutariorum e gli Scutarii clibanarii ) erano alle dipendenze dirette dell’imperatore, mentre le restanti sei (l’altra schola Scutariorum, Armaturae sen., Gentiles sen., Scutarii sagittarii, Armaturae iun. e Gentiles iun.) erano equamente divise tra i tre Caesares.250 Dopo la repentina esecuzione di Crispo Caesar nel 326 d.C., Costantino per sette anni fu nominalmente affiancato da due soli Caesares, Costantino II e Costanzo II, poi ritornò a tre Caesares nel 333 d.C., conferendo la porpora anche al terzogenito Costante,251 infine nominò il nipote Dalmatius quarto Caesar nel 335 d.C.;252 poco prima del 337 d.C. i comitatenses erano suddivisi in quattro grandi eserciti (le poche migliaia di comitatenses in Africa settentrionale e nella dioecesis Thraciarum possono essere omessi), uno a disposizione dello stesso Costantino, gli altri tre agli ordini dei suoi figli e Caesares:253 quale consistenza aveva ciascuno esercito? 248 249 250 251 252 253 or. 5.49––51 e 53 = occ. 5.163, 196, 164; or. 6.50––51 e 53 = occ. 5.169, 176, 165; or. 9.24––25 = occ. 5.166––167; Amm. 26.7.13 = occ. 5.184––185. Una differente ricostruzione in Scharf (1991). Not. dign. occ. 32.39––43; 33.46––50. V. nn. 28––30. Cfr. anche Nicasie (1998) 24––35 e 41. Armaturae e Gentiles: Not. dign. or. 11.9––10 e occ. 9.6––7. Scutarii sagittarii e Scutarii clibanarii: or. 11.7––8; Cod. Theod. 14.17.9, 389 d.C., annonas ciuicas in urbe Constantinopolitana scholae Scutariorum et Scutariorum clibanariorum diui Constantini adseruntur liberalitate meruisse. Per la suddivisione delle scholae palatinae tra Costantino e i tre Caesares v. n. 253. Cfr. anche Barlow and Brennan (2001) 237––254. Aur. Vict. 41.13; Cons. Const. ad a. 333 = Chron. min. 1.234 Mommsen. Costantino II era diventato Caesar insieme a Crispo e Licinianus nel 317 d.C. (Anon. Val. 19; Aur. Vict. 41.6; Epit. de Caes. 41.4; Zos. 2.20.2; Cons. Const. ad a. 317 = Chron. min. 1.232 Mommsen); Costanzo II era stato nominato Caesar nel 324 d.C. (Aur. Vict. 41.10; Eutr. 10.15.2; Amm. 14.5.1; Epit. de Caes. 42.17; Cons. Const. ad a. 324.3 = Chron. min. 1, ibid.). Aur. Vict. 41.15; Cons. Const. ad a. 335.2 = Chron. min. 1.235 Mommsen. Eus. Vita Constini 4.51 = PG XX 1201 BarikijgØ d¤ e'jaŁrs{ sx“m paiŁ dxm jejkgŁqxso paqarjetgŁ, o'pkiŁ sai, doqtuoŁqoi, rxlasoutŁkaje|, rsqasetlaŁsxm se saŁclasa pamsoi“ a. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 154 M. Colombo, Constantinus rerum nouator Certamente essi non potevano essere tutti fondati sulla proporzione legionarii : auxiliares = 1 : 1; infatti già allora avrebbero dovuto esistere trentadue uexillationes comitatenses e quaranta legiones comitatenses, entrambe cifre ragionevolissime, ma addirittura ottanta auxilia *comitatensia, che rappresentano un’enorme assurdità. Conosciamo soltanto quarantotto auxilia *comitatensia certamente databili all’intero arco dell’età costantiniana; trentadue furono formati da Costantino, cinque da Costanzo II e due dall’usurpatore Magnenzio, infine nove da Giuliano.254 Un totale ipotetico di sessanta auxilia già sotto il regno di Costantino basterebbe a formare appena tre eserciti pienamente conformi alla suddetta proporzione; ma dovremmo ammettere che nei decenni seguenti un numero altissimo di auxilia, cioè ventotto, sia stato distrutto senza lasciare la minima traccia: addirittura il 46,6% del totale ipotetico! La sparizione totale di ventotto auxilia lascerebbe un vuoto inspiegabile tra i più recenti dei reggimenti costantiniani e i nove reparti di Giuliano, arruolati o promossi soltanto negli anni 357 –– 361 ovvero 357 –– 363 d.C.; la battaglia di Mursa fu uno spaventoso mattatoio, ma è impossibile che una singola battaglia, o anche i tre logoranti anni di bellum Magnentiacum, abbiano sistematicamente annientato i soli auxilia che erano stati formati da Costante, Costanzo II e Magnenzio. Tra gli auxilia di Costantino i soli *Heruli iun. risultano scomparsi, cioè un solo reggimento su trentadue, equivalente a poco più del 3%; Costanzo II lamentò certamente la perdita di Superuentores e Praeuentores con Magnentiaci e Decentiaci, ma nei dieci anni che separano l’inverno 354 dalla stessa stagione del 364 d.C., furono distrutti soltanto quattro auxilia su quarantasette, pari ad un modesto 8,5%, che porta la percentuale media dei reparti scomparsi nei ventisette anni tra 337 e 364 d.C. appena al 6,3%! Un esempio molto più tardo risulta determinante; nei quindici o venticinque anni che dividono la redazione di Not. dign. occ. 5 dall’aggiornamento di occ. 7 nell’ultimo quinquennio di Onorio o subito dopo l’incoronazione di Valentiniano III ad Augustus d’Occidente (400/405 –– 420/425 d.C.), furono distrutti o sciolti soltanto q u a t t r o auxilia palatina su sessantacinque (in termini percentuali, il 6,1% di perdite),255 benché l’impero romano d’Occidente proprio in quel periodo avesse affrontato una lunga serie di gravi emergenze e di crisi devastanti: i Goti di Alarico per due volte in Italia, l’orda gotica di Radagaisus attraverso l’Illyricum occidentale e l’Italia fino a Faesulae (Fiesole), la grande invasione delle Gallie e delle province ispaniche a opera di Vandali Silingi e Asdingi, Alani e Suebi (= Quadi), le due fasi di scontro armato tra il tyrannus britannico Costantino III e le forze 254 255 Costantino: Not. dign. or. 5.52 e 54––55; 6.52, 54––55; 9.26; occ. 5.158––175, 184––186, 196, 205 e 7.17 e gli *Heruli iun. distrutti prima del 364 d.C. (sono assenti in entrambe le partes imperii). Costanzo II e Magnenzio: or. 6.49 Regii; or. 9.27 Sagittarii lecti e occ. 5.193 Sagittarii uenatores (cfr. Aur. Vict. 42.23; Amm. 21.16.7; Epit. de Caes. 42.18: contra Hoffmann [1969] 161––163) e Superuentores e Praeuentores (anni Quaranta del IV secolo d.C.) e Magnentiaci e Decentiaci (350/351 d.C.), tutti distrutti ad Amida (Amm. 18.9.3). Giuliano: or. 5.51; 9.28; occ. 5.176––180 e 182––183. Speidel (1996) 165––167, tenta di provare l’origine alamanna e la datazione costantiniana dei Regii, che sarebbero i guerrieri del re alamanno Crocus (Epit. de Caes. 41.3 cunctis qui aderant annitentibus, sed praecipue Croco, Alamannorum rege, auxilii gratia Constantium comitato, imperium capit). Ma questa tesi è confutata dalla semplice esistenza di un’omonima legio comitatensis, che doveva vantare un’anzianità pari o addirittura superiore, visto che ancora nei primi anni del V secolo d.C. occupava il sesto posto del proprio elenco (occ. 5.229); i nomi di entrambi i reparti sono semplicemente il calco semantico del termine ellenistico oi' barikijoiŁ = „i soldati del re“: quindi Regii = „i fanti (legionari o ausiliari) dell’imperatore“. La precedenza dell’auxilium denominato Regii rispetto ai Cornuti hiun.i (Not. dign. or. 6.49––50) si spiega con la probabile retrocessione dei secondi dopo la disfatta a Dibaltum nel tardo autunno 377 d.C. (Amm. 31.8.9––10). Not. dign. occ. 5.183 Augustei, 198 o 199 Honoriani Marcomanni sen. o iun., 207 Exculcatores iun. Britanniciani, 217 Felices iun. Gallicani. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 155 KLIO 90 (2008) 1 lealiste, la rivolta ispanica di Gerontius e Massimo, la ribellione africana di Heraclianus, il confronto militare del patricius Costanzo con i Goti di Ataulfo in Gallia meridionale, la temporanea secessione dell’Aremorica e la rinascita dei Bagaudae in quella regione. Le uexillationes equitum orientali e occidentali, che sono quasi certamente anteriori a Teodosio I in Oriente e a Onorio in Occidente, ammontano complessivamente a cinquantadue nella Notitia Dignitatum,256 più otto reggimenti distrutti (Comites sagittarii sen., *equites Armigeri iun. Gallicani e *Orientales, *equites III clibanarii Parthi, *Comites catafractarii Bucellarii sen., *equites Sagittarii iun., *equites Germaniciani iun., *Comites iun. dell’Oriente); quindi resta uno spesso margine di ventotto reggimenti per gli ulteriori accrescimenti delle uexillationes comitatenses. Le ottantacinque legiones palatinae e comitatenses esistenti prima di Teodosio I e Onorio, e ancora attestate nella Notitia Dignitatum (su novantaquattro registrate, una risale a Teodosio, otto a Onorio), devono essere sommate alle due legiones palatinae (Diuitenses iun. e Tungricani iun.) e dieci legiones comitatenses (Tricensimani, Decimani Fortenses, Gratianenses, *Solenses iun., *Martenses iun., *I Felix Valentis Thebaeorum, *Constantini iun., *Britones iun., *Moesiaci iun., *Armigeri Defensores iun.), che furono totalmente distrutte in battaglia prima della Notitia Dignitatum; ben novantasette legioni furono formate dallo stesso Costantino e dai suoi successori fino a Valente nella parte orientale e all’imperatore-fantoccio Eugenio nella metà occidentale. Dobbiamo considerare un’alternativa intermedia. Il grosso dei comitatenses costantiniani comprendeva trentadue uexillationes, sessantaquattro legioni e trentadue auxilia, ripartiti in quattro eserciti di ventiquattromila cavalieri e fanti ciascuno; l’exercitus praesentalis di Costantino fu diviso molto probabilmente in tre parti uguali dopo la sua morte. Perciò ognuno dei suoi tre figli, ora Augusti, disponeva di trentaduemila cavalieri e fanti dei comitatenses, cui Costanzo II poteva aggiungere poche migliaia di comitatenses traci, e Costante il piccolo esercito diocesano dell’Africa settentrionale (complessivamente forse otto legiones comitatenses); mi sembra una necessità cogente e un’ipotesi persuasiva che quasi tutti gli iuniores della Notitia Dignitatum già esistessero in quell’anno. La cifra delle legioni è alta, ma lascia un margine abbondante tanto per i comitatenses africani e traci, quanto per la creazione di venticinque legioni prima di Teodosio I e di Onorio, e risulta pienamente compatibile con il numero totale delle legioni provinciali sotto Costantino, cioè cinquantanove (trentadue legioni di Settimio Severo e IV Italica, I Noricorum, I Pontica e I Illyricorum e almeno tredici legioni di Diocleziano e dieci tetrarchiche o costantiniane); anche se adottiamo una media bassa di due distaccamenti ciascuna per trentadue legioni e uno solo ognuna per altre diciassette, già lo stesso Costantino in teoria avrebbe potuto disporre di ottantuno legiones comitatenses. Gli appellativi secondari dei Lanciarii Augustenses e dei Mattiarii Constantes,257 due legiones comitatenses dislocate nell’Illyricum, corroborano questa ricostruzione; essi alludono evidentemente alla creazione dei due reggimenti a opera di Costantino, che molto probabilmente li promosse dai ripenses danubiani. L’interpretazione dell’agg. Augustensis come sinonimo di Constantinianus trova riscontro diretto negli auxilia Augustensia dello stesso Costantino;258 egli aveva onorato in modo analogo prima Crispo, Costantino II e se stesso con gli 256 257 258 Not. dign. or. 5.28––31 e 34––40; 6.28––32 e 35––40; 7.25––34; 8.29––31; 9.19––20. occ. 6.43––51, 54––57, 75––76. Not. dign. or. 9.31 e 38. Not. dign. occ. 32.41 (contra Hoffmann [1969] 226 e 239); cfr. anche 33.45 equites Flauianenses. La riorganizzazione degli eserciti provinciali può avere preceduto l’invasione sarmatica di Valeria, Pannonia II e Moesia I nel 322 d.C., ovvero esserne la conseguenza diretta (v. n. 29). Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 156 M. Colombo, Constantinus rerum nouator equites Crispiani e gli equites Constantiniani, poi se stesso, Costantino II e Costanzo II con due auxilia *comitatensia denominati Constantiniani e Constantiani.259 I nomi delle due legioni suggeriscono che nel 333 Lanciarii iun. e Mattiarii iun. già esistessero, e poi nel 337 d.C. Costantino II abbia preso per sé Lanciarii sen. e Mattiarii sen., mentre Costanzo II ottenne gli iuniores (la medesima ripartizione vale anche per i seniores e gli iuniores di Iouiani e Herculiani, Diuitenses e Tungricani); perciò il legame dei reggimenti seniores con l’impero romano d’Occidente può risalire già al 337 d.C., subito dopo la morte di Costantino. Studiando le liste militari della Notitia Dignitatum, viene spontaneo interrogarsi sulla barbarizzazione dell’esercito romano; ma proprio questo argomento rappresenta una terza uexata quaestio negli studi moderni sulla Tarda Antichità. Sotto il regno congiunto di Arcadio e Onorio (395 –– 408 d.C.) le alae orientali erano settantadue,260 ma sicuramente due furono formate da Costanzo II, tre da Valente e addirittura sette da Teodosio I;261 la cavalleria alare dell’Occidente era ridotta a soli dieci reparti,262 più il numerus Maurorum Aurelianorum e il cuneus Sarmatarum Bremetennacensium.263 L’impero romano d’Oriente possedeva cinquantanove cohortes certamente anteriori a Valente;264 cinquantasei cohortes ancora facevano parte dell’esercito occidentale.265 Quindici alae e cohortes furono formate con i prigionieri delle numerose vittorie, che Aureliano, Probo e i Tetrarchi avevano conseguito sui barbari europei;266 inoltre tra le unità precostantiniane cinque alae e due cohortes portano etnonimi orientali.267 Molte unità mancano di una datazione sicura o attendibile, ma anche materiale cosı̀ frammentario e dubbio può offrire qualcosa di utile, in questo caso un’indicazione approssimativa; settanta alae e due numeri equitum, più centoquindici cohortes, danno un totale di centottantasette auxilia (in senso altoimperiale) databili prima di Costantino, dei quali appena ventiquattro, cioè il 12,8%, avevano un’origine esterna al territorio romano, ed erano barbari europei o popoli orientali. Tra i trentanove auxilia *comitatensia anteriori a Giuliano, quattordici furono reclutati su base etnica; ma due soli, gli Heruli sen. con i perduti *Heruli iun., esibiscono un etnonimo esterno ai confini imperiali: in termini percentuali, il 5,1%.268 Quattro reggimenti si compongono di Germani profondamente romanizzati e già organizzati in cohortes addirittura dall’Alto Impero (Bataui sen. e iun., Mattiaci sen. e iun.), otto sono evidentemente Galli (Celtae sen. e iun., Sagittarii Neruii, Sagittarii Tungri, Sagittarii sen. Gallicani, Sagittarii iun. Gallicani, Magnentiaci e Decentiaci 269), otto in origine erano cohortes o auxiliares degli eserciti provinciali (Iouii sen. e iun., Victores sen. e iun., Constantiniani e Constantiani,270 Superventores e 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 Contra Hoffmann (1969) 170. Not. dign. or. 28.24––34 e 38––39; 31.43––57; 32.33––39; 33.30––31; 34.32––37; 35.27––31 e 34; 34.32––34; 37.25––30; 38.17––19, 21––26, 31––32. Not. dign. or. 28.20––22; 34.34––35; 37.27 e 29––30; 38.17––19 e 32. Not. dign. occ. 26.13; 32.54; 35.23, 26, 33; 40.35, 37––38, 45, 55. Not. dign. occ. 40.47 e 54 (cfr. CIL VII 218 numerus equitum Sarmatarum Bremetennacensium). V. nn. 92––93. V. n. 91. V. n. 106. Not. dign. or. 28.33 ala II Assyriorum; 31.41 = 55 ala I Abasgorum, 46 ala I Hiberorum, 62 cohors IX Tzanorum; 35.30 ala I Parthorum; 36.34 e 36 ala XV Flauia Carduenorum e cohors XIV Valeria Zabdenorum. V. n. 254. Sulla composizione etnica degli auxilia, cfr. anche Nicasie (1998) 53––56. La composizione etnica di Magnentiaci e Decentiaci è esplicitamente menzionata in Amm. 19.5.2, 6.3––4, 6.7, 6.9, 6.11. La testimonianza specifica dello storiografo coincide con l’affermazione generica di Iul. or. 1.34 C––D, che identifica i soldati regolari di Magnenzio appunto con JeksoiØ jaiØ CakaŁsai. V. n. 289. Contra Hoffmann (1969) 163 e 170. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 157 KLIO 90 (2008) 1 Praeuentores 271), e due hanno radici addirittura nell’Oriente romano (Sagittarii sen. e iun. Orientales).272 Se tali osservazioni colgono la reale natura dei reparti, Costantino certamente non cominciò né favorı̀ la barbarizzazione massiccia delle truppe regolari; l’analisi minuziosa degli altri auxilia può indicare una soluzione meglio fondata. Giuliano offre il blocco successivo di reggimenti; egli con i prigionieri di guerra germanici formò integralmente tre auxilia a base etnica, Tubantes, Salii sen. e iun.,273 ma ne ne reclutò sei tra i provinciali gallici e i Germani cisrenani, Grati, Felices sen. e iun., Inuicti sen. e iun., Augustei:274 le unità barbariche equivalevano al 33,3%. L’esistenza dei Salii iun. può essere provata grazie ai più tardi Salii iun. Gallicani, che risalgono alla reggenza di Stilicone;275 infatti altri sei auxilia palatina esibiscono la presenza simultanea di un agg. anagrafico e di uno geografico, iun. Britanniciani o soprattutto Gallicani, quando ciascuno è il terzo reggimento a ricevere lo stesso nome principale.276 I tre auxilia etnici hanno un’importanza enormemente superiore al loro numero, poiché furono i primi interamente composti di soldati germanici, e chiamati con i nomi di tribù germaniche, l’uno anacronistico, l’altro contemporaneo; essi introdussero una nuova consuetudine, e stabilirono un precedente gravido di futuri sviluppi. Nel 359 d.C. esistevano molto probabilmente quarantatre auxilia *comitatensia, diciotto con Giuliano in Gallia,277 quattordici o sedici al seguito di Costanzo II e undici o nove in Oriente;278 quattro anni dopo il totale era invariato, poiché i quattro reggimenti distrutti ad Amida furono compensati dalle altrettante aggiunte di Giuliano. Valentiniano compı̀ grandi arruolamenti di provinciali romani e di Germani;279 sotto il suo regno undici auxilia palatina furono sicuramente reclutati interi su base etnica: uno tra i pirati ibernici (Atecotti), sei tra i Germani transrenani (Raetouarii = Alamanni stanziati a nord della Raetia I e a ovest della Raetia II, Bucinobantes = Alamanni settentrionali contra Mogontiacum, Angrivarii e Falchovarii = Sassoni, Bructeri e Ampsiuarii = Franchi renani), e quattro tra i provinciali romani (Raeti, Sequani, Latini, Sabini), compresi gli Italici.280 L’origine effettiva di Latini e Sabini costituisce un’altra divergenza tra me e Dietrich Hoff271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 Not. dign. or. 39.21 e 40.19. La presunta esistenza di un reggimento etnico denominato Regii hIudaei Emesenii si fonda unicamente su un grossolano abbaglio di Theodor Mommsen (ancora ripreso, ad esempio, da Hoffmann [1969] 68 e Zuckerman [1993] 19): cfr. Speidel (1996) 163––164. Not. dign. or. 5.51 Salii hiun.i e VI, 51 Tubantes; occ. 5.176––177 Tubantes e Salii; 7.67 Salii sen. (cfr. Zos. 3.8.1). Not. dign. occ. 5.178––180 e 182––183; or. 9.28. Grati e Augustei furono probabilmente formati con gli exsoldati magnenziani, che si erano dati al brigantaggio, ma furono richiamati e¤u’ opka da Giuliano in cambio dell’impunità (Lib. or. 18.104); il nome reggimentale Grati sembra alludere a queste circostanze, mentre Augustei appare sancire la riabilitazione degli ex-disertori. Not. dign. occ. 5.210 Salii Gallicani = 7.129 Salii iun. Gallicani. Not. dign. occ. 5.206––207 Inuicti iun. Britanniciani (cfr. or. 9.28 Inuicti iun.: ai tempi di Stilicone un reparto orientale come i Salii hiun.i!) e Exculcatores iun. Britanniciani (cfr. 175 Exculcatores iun.), 209 Mattiaci iun. Gallicani (cfr. 165 Mattiaci iun.), 212 Iouii iun. Gallicani (cfr. 184 Iouii iun.), 217 Felices iun. Gallicani (cfr. 180 Felices iun.), 218 = 7.78 Atecotti iun. Gallicani (cfr. 200 Honoriani Atecotti iun.). V. n. 170. Il magister peditum praesentalis Ursicinus e il magister equitum per Orientem Sabinianus, oltre ai quattro reparti inviati in rinforzo ad Amida e là assediati, avevano altri auxilia *comitatensia, ma non molti, visto che il piano inattuato di Ursicinus prevedeva di praticare la guerriglia: assalti notturni alle excubiae dei Persiani, e lacessitiones crebrae durante i combattimenti ossidionali, cioè attacchi diversivi d’alleggerimento (Amm. 19.3.1). Amm. 30.7.6 e Zos. 4.12.1; cfr. Hoffmann (1969) 148 e 186. V. n. 127. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 158 M. Colombo, Constantinus rerum nouator mann, che preferisce credere al mascheramento onomastico di arruolamenti massicci tra i Germani transrenani.281 L’arruolamento di Latini e Sabini può essere solidamente localizzato in Italia sulla base di due leggi, che sono indirizzate da Valentiniano ad Magnum uicarium urbis Romae,282 e attestano il perdurante reclutamento di truppe anche nelle province italiche sotto l’autorità del medesimo uicarius, cioè Tuscia et Vmbria, Picenum Suburbicarium, Valeria, Campania, Samnium, Apulia et Calabria, Bruttii et Lucania, Sicilia, Sardinia et Corsica. Se l’arcaismo anacronistico ed erudito, manifestato dagli etnonimi germanici di tre auxilia palatina a base etnica (Angriuarii, Bructeri e Ampsivarii ), ha determinato in modo analogo l’onomastica reggimentale di due auxilia arruolati nella dioecesis Italiciana, allora gli insoliti ed enigmatici Latini e Sabini diventano una semplice e concreta attestazione dell’ampiezza geografica che il delectus regolare aveva ancora verso il 367 d.C. L’esistenza di soldati italici nella seconda metà del IV secolo d.C. può apparire un’ipotesi azzardata, ma il confronto tra la seconda legge ad Magnum e Ammiano Marcellino è determinante, poiché conferma la tendenza degli Italici a mutilarsi del pollice, per eludere il munus Martium = militia armata;283 quindi ai tempi di Ammiano, più precisamente negli anni Cinquanta e Sessanta del IV secolo d.C., il delectus ancora si teneva regolarmente nella dioecesis Italiciana, comprese le suburbicariae prouinciae. Come prova una legge dello stesso Valentiniano indirizzata proprio al praefectus praetorio Galliarum Viuentius, l’espediente dell’automutilazione era consueto anche nella marziale Gallia, benché l’excursus ammianeo sulle Gallie sostenga esplicitamente il contrario, esponendo i mores degli abitanti.284 Un’osservazione generale di Vegezio chiarisce le ragioni pratiche, che già sotto il regno di Valentiniano I portarono all’arruolamento integrale di due auxilia palatina tra gli Italici: Est et alia causa, cur attenuatae sint legiones: magnus in illis labor est militandi, grauiora arma, plura munera, seuerior disciplina. Quod uitantes plerique in auxiliis festinant militiae sacramenta percipere, ubi et minor sudor et maturiora sunt praemia.285 Poi giova ricordare che il 27 Aprile 367 d.C. proprio la prima legge ad Magnum stabilı̀ una riduzione cospicua dell’altezza necessaria per l’idoneità fisica al servizio militare;286 fino a quel tempo i tirones dovevano possedere una statura minima di cinque pedes e dieci unciae,287 ma Valentiniano ordinò che in quinque pedibus et septem unciis usualibus delectus habeatur, cioè in termini metrici si passò da 172,6 cm a 165,2 cm: una misura pienamente congrua all’altezza media degli Italici negli anni 360. 281 282 283 284 285 286 287 Hoffmann (1969) 168. Cod. Theod. 7.13.3––4, 367 d.C. Cod. Theod. 7.13.4; Amm. 15.12.3. Cod. Theod. 8.13.5, 368 d.C. Veg. mil. 2.3.4––5. Cod. Theod. 7.13.3. Veg. mil. 1.5.1 Proceritatem tironum ad incomam scio semper exactam, ita ut VI pedum uel certe V et X unciarum inter alares equites uel in primis legionum cohortibus probarentur; Suet. Ner. 19.2 Parabat et ad Caspias portas expeditionem conscripta ex Italicis senum pedum tironibus noua legione, quam Magni Alexandri phalanga appellabat (cfr. Cass. Dio 55.24.2) ci permette di correggere Vegezio: la statura minima dei tirones doveva essere VI pedes per la sola cohors I di ogni legione e gli equites alares, ma V pedes et X unciae sia per le nove cohortes II––X sia per il resto dell’esercito. Ciò risulta evidente in Acta Maximiliani 1.4––5, 244 Musurillo = Acta martyrum 300 Ruinart Dion proconsul dixit: incumetur. Cumque incumatus fuisset, ex officio recitatum est: habet pedes quinque, uncias decem. Dion dixit ad officium: signetur. Il robur e la statura rimasero i requisiti fondamentali per l’arruolamento nella comitatensis militia anche dopo la riforma valentinianea (Cod. Theod. 7.22.8, 372 d.C.). Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 159 KLIO 90 (2008) 1 Infine abbiamo sette auxilia palatina, Defensores, Vindices, *Valentinianenses sen., Gratianenses sen., Valentinianenses iun., Gratianenses iun. e Felices Valentinianenses, che potrebbero essere stati auxiliares dei ripenses renani e danubiani;288 i cinque reggimenti dotati di nomi dinastici forse li portavano già prima della prestigiosa promozione, come suggeriscono l’analoga omonimia di Constantiani e Constantiniani con i milites auxiliares di Moesia II e Scythia, e i due reggimenti di auxiliares Gratianenses in Scythia e Moesia I.289 Su diciotto auxilia palatina che sono databili al regno di Valentiniano I, sette risultano integralmente reclutati a base etnica tra i barbari, ma undici sono stati formati con gli abitanti romani o romanizzati delle province occidentali e i soldati regolari dei ripenses. Rispetto ai nuovi auxilia di Giuliano, i reggimenti barbarici e denominati con un etnonimo sono pari al 233,3%, mentre le unità indigene rappresentano il 183,3%; nell’ambito dei reparti valentinianei gli auxiliares barbari sono il 38,8%, e hanno beneficiato di una leggera crescita in confronto ai tempi di Giuliano (circa il 5,5%). Anche l’onomastica reggimentale attesta tale cambiamento, e ne riflette fedelmente la sostanza; infatti tre auxilia su sette hanno ricevuto nomi anacronistici (Bructeri, Ampsiuarii, Angriuarii ), ma quattro portano etnonimi contemporanei (Raetouarii, Bucinobantes, Falchouarii, Atecotti ), come da un lato i Tubantes, dall’altro i Salii sen. e iun. di Giuliano. Alla morte di Giuliano i reparti interi e manifesti di barbari costituivano il 6,9% degli auxilia (tre su quarantatre); già verso il 370 d.C., o almeno entro il 375 d.C., Valentiniano I li portò al 16,9% (nove su cinquantatre). I dati e i calcoli confermano quanto era stato già anticipato sopra; gli auxilia palatina diventano l’arma scelta dell’Occidente soltanto negli anni Sessanta del IV secolo d.C. per scelta strategica di Valentiniano I, che sviluppa e corona le tendenze militari di Giuliano. La fanteria legionaria restò il cardine della strategia e delle tattiche nell’esercito romano; ma la fanteria leggera d’assalto accrebbe la propria importanza tanto sul campo di battaglia quanto nella gerarchia militare, e i soldati barbari, benché rimanessero una minoranza, acquisirono una visibilità molto superiore nell’ambito specifico degli auxilia occidentali.290 Sommario Il mio articolo affronta principalmente quattro questioni, che riguardano l’evoluzione dell’esercito romano nel corso del IV secolo d.C.: 1) la relazione tra l’istituzione dei comites rei militaris e la creazione ufficiale dei comitatenses, entrambe innovazioni di Costantino; 2) l’ascesa della cavalleria scelta e la creazione degli auxilia sotto il regno di Costantino; 3) le dimensioni e la composizione dei comitatenses; 4) l’evoluzione ulteriore dell’esercito romano sotto i successori di Costantino. Questo studio esamina anche altri punti, ma mira soprattutto a confutare le tesi vulgate sull’esercito romano del IV secolo d.C.; alla fine del mio articolo risulterà chiaro che soltanto gli anni Sessanta di quel secolo videro gli auxilia palatina raggiungere una posizione di rilievo nell’esercito romano della Tarda Antichità. 288 289 290 Defensores e Vindices trovano riscontri puntuali tra gli auxilia degli eserciti provinciali ancora sotto il regno di Onorio: Not. dign. occ. 40.27 numerus Defensorum; 41.18 e 24 milites Vindices e milites Defensores. Cfr. invece Hoffmann (1969) 14 e 163, che li considera „germanische Truppen“. Not. dign. or. 5.52 e 6.52 Constantiani e Constantiniani = 39.23 e 25––27 milites II Constantini, milites I Constantiani, milites V Constantiani, milites I Gratianenses; 40.20 e 26 milites hI i Constantini e milites IV Constantiani; 41.26 auxilium Gratianense. Sulla barbarizzazione dell’esercito romano nella Tarda Antichità, cfr. Elton (1996) 136––152 e Nicasie (1998) 97––116, che attraverso vie differenti raggiungono conclusioni analoghe alle mie. Unauthenticated Download Date | 4/19/16 12:04 PM 160 M. Colombo, Constantinus rerum nouator Abstract My paper mainly deals with four issues, which concern the evolution of the Roman army during the Fourth Century AD; they are: 1) the relationship between the establishment of comites rei militaris and the formal foundation of comitatenses, both innovations by Constantine; 2) the rise of picked cavalry and the birth of auxilia under Constantine; 3) the sizes and composition of the comitatenses armies; 4) the further evolution of the Roman army under Constantine’s successors. This study closely looks at other issues too (ethnic origin of the Constantinian auxilia, date of the seniores –– iuniores units, etc.), but its primary aim is to refute the usual views on the Roman army in the Fourth Century AD; it will show eventually that the 360s are the actual turning point that starts the rise of auxilia palatina in the Late Roman army. Bibliographie Alföldi (1959): A. Alföldi, Cornuti: a Teutonic Contingent in the Service of Constantine the Great and its Decisive Role in the Battle at the Milvian Bridge, DOP 13, 1959, 169––179. Alfs (1941): J. Alfs, Der bewegliche Metallpanzer im römischen Heer. Die Geschichte seiner Herkunft und Entwicklung, Zeitschrift für historische Waffen- und Kostümkunde N. F. 7, 1941, 69––126. Amy (1962): R. Amy (avec le concours de J. Bruchet), L’arc d’Orange (Gallia Suppl. 15.2), 1962. Balty (1987): J. Ch. Balty, Apamée (1986). 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