euro 20,00
ISBN 978-88-6927-010-9
G
ua
Spectacula
ra
ld
i
Pellegrino Prisciani
Pellegrino Prisciani
Spectacula
a cura di Elisa Bastianello
Guaraldi | Engramma
Elisa Bastianello, assegnista di ricerca presso l’Università Iuav di
Venezia, dove ha conseguito il dottorato in Storia dell’Architettura
con uno studio sulla trattatistica architettonica tra XV e XVI secolo.
Specializzata in Archivistica e Paleografia presso l’Archivio di Stato di Venezia, si occupa in particolare del rapporto tra architettura
e musica in età rinascimentale e barocca, e della ricostruzione
documentale delle vicende storiche e conservative dei monumenti
di area veneta. È redattore e coordinatore tecnico de “La Rivista
di Engramma”.
immagine di copertina:
Pellegrino Prisciani, Spectacula, disegno di teatro antico, Biblioteca Estense di Modena, Ms. Lat. 466 = alfa.X.1.6, c. 23[7]v.
Spectacula, secondo Leon Battista Alberti “edifici
per spettacoli”, è il trattato scritto da Pellegrino
Prisciani – il consulente culturale della corte di
Ferrara, che ispirò l’iconografia degli straordinari affreschi astrologici di Palazzo Schifanoia
– su invito del duca Ercole I, a cavallo tra XV
e XVI secolo. Sintetico studio sugli edifici antichi
volto alla progettazione di spazi teatrali moderni, Spectacula fu concepito per gli usi della
corte estense, all’avanguardia nella riscoperta
e nell’allestimento di spettacoli classici fin dagli
anni ’80 del Quattrocento. Sulla scorta di Vitruvio e di Alberti, Prisciani si pone, con Francesco
di Giorgio Martini, fra i pionieri nella trattazione
della teoria architettonica in lingua volgare, nel
duplice ruolo di profondo conoscitore dei testi
antichi e di esperto di architettura: i termini aulici della trattatistica sono resi attuali e accessibili
grazie a puntuali note etimologiche e riscontri
con il linguaggio comune, oltre che mediante i
primi esempi di illustrazione di teatri all’antica.
Un testo vivo, che sembra nato per far capire e
non per dare sfoggio di erudizione, frutto dell’impegno e dell’ingegno di uno dei più poliedrici
e versatili intellettuali del Rinascimento italiano.
Questa edizione di Spectacula presenta le riproduzioni integrali del manoscritto e il testo in una
nuova trascrizione critica, fondata sul riesame
del codice autografo conservato alla Biblioteca
Estense di Modena.
Guaraldi | Engramma
Pellegrino Prisciani
Spectacula
G
ua
ra
ld
i
Engramma | 3
i
ld
ua
ra
G
Comitato scientifico:
Benno Albrecht, Aldo Aymonino, Marco Biraghi, Francesco M. Cataluccio,
Monica Centanni, Maria Grazia Ciani, Alberto Ferlenga
Progetto grafico: Silvia Galasso e Jacopo Galli
Impaginazione: Silvia Galasso
Coordinamento redazionale: Alice Metulini
Copertina: Olivia Sara Carli
Con il contributo di Centro studi classicA | Università Iuav di Venezia
© 2015 by Guaraldi s.r.l.
Sede legale e redazione: via Novella 15, 47922 Rimini
Tel. 0541 742974/742497 - Fax 0541 742305
www.guaraldi.it - www.guaraldilab.com
[email protected] - [email protected]
ISBN carta 978-88-6927-010-9
ISBN pdf 978-88-6927-110-6
Tutti i diritti di riproduzione del Ms. Lat. 466 = alfa.X.1.6 sono di proprietà
della Biblioteca Universitaria Estense di Modena – Ministero dei Beni Culturali.
Glossario
ua
ra
a cura di Elisa Bastianello
ld
Spectacula
i
Pellegrino Prisciani
G
a cura di Olivia Sara Carli
Guaraldi | Engramma
i
ld
ua
ra
G
G
ua
ra
ld
i
Sommario
Una costellazione di fonti antiche e di disegni architettonici:
Pellegrino Prisciani sotto il segno di Vitruvio
7
Elisa Bastianello
Spectacula
27
Pellegrino Prisciani
Glossario
Olivia Sara Carli
123
i
ld
ua
ra
G
Si ringraziano per la disponibilità il direttore della Biblioteca Estense Universitaria di
Modena, Luca Bellingeri, e la dott.ssa Annalisa Battini. Un ringraziamento particolare
a Elena Corradini per la collaborazione in questa ricerca.

Una costellazione di fonti antiche e di disegni architettonici:
Pellegrino Prisciani sotto il segno di Vitruvio
Elisa Bastianello
G
ua
ra
ld
i
“Sovrintendente ducale alle arti” della corte di Ferrara, come lo definì Aby
Warburg1, Pellegrino Prisciani è una poliedrica figura da annoverare fra i grandi
intellettuali che hanno dato l’impronta alla scena culturale italiana a cavallo tra
XV e XVI secolo. A differenza di molti altri suoi contemporanei – come Alberti, Poliziano, Ficino, Leonardo – Prisciani rimane però pressoché sconosciuto:
come rilevano tutti gli studiosi che hanno avuto occasione di occuparsi di lui,
la causa dell’oscurità che avvolge il personaggio e appanna l’importanza del suo
ruolo alla corte estense è la mancanza di circolazione delle sue opere, che non
videro mai la stampa e rimangono appannaggio esclusivo dei pochi privilegiati
che possono consultare i manoscritti2. Altra concausa della scarsa fortuna del
nome e del ruolo di Prisciani è l’assenza di uno studio monografico che renda
conto di tutti gli aspetti delle sue svariate competenze e della sua formidabile
erudizione. Anche sotto il profilo strettamente biografico, l’unico contributo
dedicato a questa importante figura del Rinascimento italiano rimane ancora
oggi l’ampio saggio di Antonio Rotondò, datato al 1960, che però concentra la
sua analisi sulla perizia di Pellegrino Prisciani in campo astrologico3.
Il padre, Prisciano Prisciani (1413-1473)4, era stato fattore generale del duca
Borso d’Este dal 1458 al 14635, distinguendosi per le opere di bonifica dei
Warburg [1912], 1966, 264.
Questa l’opinione di Bertoni 1903, che mantiene, purtroppo, una sua attualità.
3
Rotondò 1960.
4
La data di nascita di Prisciano, padre di Pellegrino, si ricava dall’annotazione relativa alla sua morte, il
18 luglio 1473, presente nelle Croniche di Ferrara di Ugo Caleffini: “De l’anno 1473, indictione sexta, a dì
XVIII del mese de luglio in Ferrara morite messer Prisciano, cavalero richissimo di Prisciani de etade de anni
circa LX, del conseglio secreto del duca Hercole duca predicto. Et fu sepelito apresso li frati predicatori on
de San Dominico; et habitava aprovo S. Dominico dal canto de la Piaza. Lo quale soleva essere poverissimo
et era stato facto richo per el quondam illustrissimo duca Borso da Este, del quale epso Prisciano era stato
factore” (Bacchi, Galli, Ghinato 2006, 55; vd. Stemp 1999, 212 n. 35); le Croniche di Caleffini si fermano
al 1494: una prima edizione compendiata è in Pardi 1938-40; su Caleffini vd. Petrucci 1973.
5
Rotondò 1960, 70 n. 2; Folin 2001, 220.
1
2
|
7
Elisa Bastianello
territori del Polesine che gli avevano guadagnato, quale premium laboris, vasti
possedimenti terrieri ancora oggi denominati “le Prisciane”6. Di certo non
si trattava di un funzionario qualsiasi dato che faceva parte del Consiglio
Segreto del duca e che nel 1466, proprio in occasione del matrimonio del
figlio Pellegrino, aveva potuto chiedere a prestito a Borso alcuni arazzi della
collezione di corte7.
ua
ra
ld
i
La nascita di Pellegrino è fissata da Rotondò a Ferrara circa il 1435, sulla base
di un documento del 1455 in cui un Pellegrino Prisciani è menzionato come
“lettore di nodaria” presso quello Studium ferrarese che era stato rilanciato
pochi anni prima da Leonello d’Este8. Studi più recenti rilevano che nella
Ferrara della seconda metà del Quattrocento c’erano altri omonimi9. Degno
di nota è un atto del 1449 in cui un notaio Pellegrino Prisciani redige una
perizia per Abramo di Leo da Bologna10; considerato che, ponendo la nascita
nel 1435, nel 1449 il nostro Pellegrino avrebbe avuto soltanto 14 anni, è da
ipotizzare che il notaio (e quindi probabilmente anche il “lettore di nodaria”
attivo nel 1455) sia un omonimo, forse un parente con cui il nostro condivide gli stretti contatti con gli intellettuali ebrei di Ferrara. La data di nascita
del nostro Pellegrino non sarebbe pertanto da correlare al documento del
1455 ma, anche in considerazione della data di nascita del padre, può essere
spostata in avanti di qualche anno. D’altro canto, nessuno dei documenti in
nostro possesso ricorda una professione notarile di Pellegrino, mentre sono
continuamente ricordate le sue conoscenze nei campi della matematica, del
latino e del greco, dell’astronomia11.
G
La riscoperta dell’importanza della figura di Pellegrino si deve principalmente
al già citato Aby Warburg che – in un magistrale e a tutt’oggi insuperato saggio del 1912 – gli attribuì l’orchestrazione delle meravigliose decorazioni del
Salone dei Mesi nel palazzo di Schifanoia per Borso d’Este12. Il programma
decorativo, realizzato attorno al 1470-71 a opera di vari artisti di quella che
Roberto Longhi chiamò "officina ferrarese", si basa su un complesso di conoscenze astrologiche di cui Prisciani sarebbe stato il dotto ispiratore, capace
Donattini 2007, 201-202.
Campori 1876, 9.
8
Rotondò 1960, 70; Aguzzi Barbagli 1992, 10.
9
Molteni, Lollini 1999, 144 individuano un Pellegrino Prisciani lanaiolo che collabora con Cosmè Tura,
oltre al nostro che viene identificato come astronomo.
10
Busi 2007, 73; Katz 2008, 54.
11
Vedi per esempio Barotti 1793, 31; Ughi 1804, 118-119; Conti 1852, 556.
12
Warburg [1912] 1966; su palazzo di Schifanoia e gli affreschi del Salone dei Mesi si vedano, da ultimi,
Bertozzi, Pedersoli 2012; Bertozzi, Pedersoli 2013.
6
7
8
|
Pellegrino Prisciani sotto il segno di Vitruvio
di “trattare con tatto gli elementi profondamente armonici della cosmologia
greca”13. Dai documenti risulta che Pellegrino era “astrologiae in patria universitate [ovvero: presso lo Studium ferrarese] doctor”14, la stessa disciplina in
cui forse anche il padre si era distinto, se è vero quanto riportato da Marco
Antonio Guarini nella descrizione della tomba di Prisciano in cui venne poi
sepolto anche lo stesso Pellegrino, ora collocata a Palazzo Schifanoia ma originariamente visibile nella chiesa di San Domenico:
ld
i
Nella prima Capella, alla sinistra della Capella maggiore, entro di un nobilissimo sepolcro giace Prisciano de’ Prisciani, huomo scienziato molto, il quale
nella proffessione di Astrologia riuscì perfettissimo. Egli fù Fattor Generale
del Duca Borso, e dopo intimo Consigliero del Duca Hercole Primo, come
in parte qui sotto si legge sculto nel sepolcro di lui. PRISCIANO N. F. EQVITI, PROCVRATORI FISCI, DVCVM CONSILIARIO, PEREGRINVS PIVS
FILIVS POSVIT <EPMAIOC BACIΛΕΥCI ΑΓΑΠΗΤOC>. Presso di lui si
riposa Peregrino il figlio, anch’egli letterato di gran nome, il quale scrisse con
molta accuratezza, e verdadieramente, la Historia di Ferrara, ed altro. Fù Podesta della Massa de’ Lombardi, e della Badia15.
ua
ra
Per molti secoli, prima e dopo il Rinascimento, astronomia e astrologia furono considerate due specializzazioni della medesima ‘scienza degli astri’, di cui
Pellegrino Prisciani era considerato uno dei massimi esperti del tempo: le sue
conoscenze vengono spese nella stesura di un trattatello, l’Orthopasca16, datato
al 1508, in cui l’eruditissimo autore si occupa del calendario e della corretta
datazione della Pasqua rispetto alle fasi lunari.
G
È all’epoca di Ercole I (duca dal 1471 al 1505) che Pellegrino Prisciani assume un ruolo centrale nella corte estense. Dal 1475 lo troviamo a più riprese
Warburg [1912] 1966, 265.
Borsetti 1735, 124-125.
15
Guarini 1621, 98-99. L’epiteto greco EPMAIOC BACIΛΕΥCI ΑΓΑΠΗΤOC, con tutta probabilità
frutto dell’ingegno del figlio Pellegrino, con il richiamo a Hermes pare riferito alle due facies del dio a cui
Prisciano si vuole devoto: sia la dedizione all’erudizione sapienziale, sia la mercuriale attività di funzionario
politico presso la corte estense, qualità ribadita dalla locuzione “beniamino dei regnanti”. La tomba è
attribuita a Cosmè Tura, mentre Sperandio da Mantova realizzò per Prisciano Prisciani una medaglia, in
cui troviamo confermato sia il rapporto privilegiato con i potenti, sia il carattere mercuriale dell’effigiato. La
medaglia presenta nel verso il ritratto del padre di Pellegrino con l’iscrizione PRISCIANVS FERRARIENSIS
EQVESTR[I] DECORATVS AVRO DVCIBVS SVIS AC MERCVRIO GRATISSIMVS / SVPER[IS]
GRAT[VS] ET IMIS; sul verso, intorno alla figura di un Prometeo con lancia nella mano destra e fuoco
a sinistra, in piedi sopra una gigantesca aquila, corre la scritta SPERANDEVS MANTVANVS DEDIT
ANNO LEGIS GRATIAE MCCCCLXXIII INPERFECTO. Sulla tomba e sulla medaglia di Prisciano
Prisciani, e sulle possibili ragioni dell’assimilazione con Hermes / Mercurio, vd. Stemp 1999, 211-215.
16
Il manoscritto si trova legato insieme a quello di Spectacula nel codice Lat. 466 = alfa.X.1.6 della
Biblioteca Estense di Modena (vd. infra, pp. 20 ss.).
13
14
|
9
Elisa Bastianello
menzionato nei documenti come podestà di territori ducali17; dal 1481 è più
volte nominato ambasciatore degli Este presso la Serenissima; dal 1488 assume l’incarico di archivista e bibliotecario ducale, con funzione di consigliere
culturale di Ercole e di precettore dei suoi figli, in particolare di Isabella, che
anche dopo la sua partenza da Ferrara per Mantova, dove va sposa a Francesco
Gonzaga, intratterà rapporti epistolari con lui. A Prisciani sarà affidata altresì
l’orazione per le importanti nozze celebrate nel 1501 tra il fratello di Isabella
e futuro duca di Ferrara, Alfonso, e Lucrezia Borgia18. Come il padre, ottenne
il titolo di cavaliere, confermato dall’iscrizione presente nella sua medaglia19 e
da un documento finora inedito del 1514, conservato all’Archivio di Stato di
Venezia, relativo al figlio Prisciano Prisciani20.
ua
ra
ld
i
Ben nota al tempo era la sua capacità di studiare le stelle e misurarne il corso,
anche ai fini pratici dell’agrimensura21: tra il 1485 e il 1486, nel suo ufficio di
ambasciatore a Venezia, troviamo Pellegrino impegnato nella controversa questione della definizione dei confini tra il territorio del Ducato e quello della
Serenissima. Sappiamo che per dare maggiori garanzie di successo alla causa
degli Este, Prisciani aveva raccolto dagli archivi tutti i documenti a sostegno
delle ragioni del signore di Ferrara; di più, la sua presenza era preziosa in quanto Pellegrino era anche l’autore di una importante mappa del territorio ferrarese che fu posta come base della discussione politico-territoriale sui confini:
tale disegno, che doveva essere stato realizzato sul reticolo delle coordinate
astronomiche tolemaiche, purtroppo è andato perduto, sebbene in parte se ne
possano individuare tracce e riprese nelle illustrazioni dell’opera più cospicua
di Prisciani – le Historiae Ferrariae22, datate al 1495 circa.
G
Le Historiae, che ci sono pervenute soltanto in parte e sono quasi del tutto
inedite, sono il frutto di anni di ricerche negli archivi ducali, iniziate proprio
Rotondò 1960, 70; Donattini 2007, 188.
Pandolfi 2004.
19
Hill 1912, 132: l’iscrizione recita PEREGR[INO] PRISCIA[NO] FERRA[RIENSI] RO[MANO]
EQVI[TI] COM[ITI]Q[VE], che Hill interpreta come titolo di ‘conte palatino’, che sarebbe stato
attribuito a Pellegrino durante un suo soggiorno a Roma. La medaglia di Pellegrino Prisciani, di cui a oggi
non risulta si siano conservati originali del primo conio ma soltanto due esemplari rimaneggiati tardocinquecenteschi, è oggetto di un’indagine in corso.
20
ASVe, Dieci savi alle decime in Rialto, Deputazioni unite, Commisurazione delle imposte, Condizioni
di decima. Filze: Redecima 1514, b. 43, S. Marcuola 59: “Prisian di Prisiani da Ferara de misser Pelegrin,
el chavalier”.
21
Donattini 2007, 205.
22
Rotondò 1960, 73; Folin 2010, 99. Le Historiae Ferrariae sono citate in letteratura anche come Annales
Ferrarienses; l’opera risulta già mutila a metà del XVI secolo (cfr. Sardi 1556, 58). I libri che dell’opera si
sono conservati sono a oggi inediti, ad eccezione di alcuni estratti relativi alla storia di Modena pubblicati
alla fine XIX secolo (vd. Vischi, Sandonnini, Roselli 1888).
17
18
10
|
Pellegrino Prisciani sotto il segno di Vitruvio
per la causa con Venezia, e differiscono, rispetto alla prassi storiografica del
tempo, per l’uso e l’importanza attribuita da Pellegrino alle fonti ebraiche23:
sono altresì documentati stretti rapporti di Pellegrino con Avraham Farissol,
un letterato che si era stabilito a Ferrara attorno al 147224. Già nelle Historiae
l’autore dichiara esplicitamente di fare ricorso anche a fonti ebraiche (“hebreos
grecosque ac latinos redigere incepimus”), ma la sua familiarità con l’ebraico
trova conferma soprattutto nella stesura dell’Orthopasca: il primo, se non l’unico, lavoro in cui si fa ricorso a testi talmudici ad opera di un cristiano del
XV secolo. Questa famigliarità di Prisciani con la cultura e la lingua ebraica è
stata anche messa in relazione con la presenza dell’iscrizione in ebraico nella
Madonna Roverella di Cosmé Tura25.
Il trattato Spectacula
G
ua
ra
ld
i
Astronomo e astrologo fu dunque Pellegrino Prisciani, ma anche archivista
e bibliotecario, funzionario di corte, cartografo, ambasciatore, storico, e soprattutto, per quel che qui ci concerne, esperto di teatro e di pratica teatrale
“all’antica” nell’ambito di quella rinascenza – ripresa e rielaborazione – dei
testi drammatici classici che aveva avuto il suo inizio proprio a Ferrara, nel
1486, con la rappresentazione dei Menaechmi26. Proprio in relazione a questa prima messa in scena teatrale in età moderna del testo di Plauto, è stato
ipotizzato che il manoscritto Spectacula sia stato realizzato come guida per
l’allestimento degli spettacoli del 1486, o negli anni immediatamente seguenti, in preparazione o a seguito di quell’evento che segna l’avvio della nuova
moda del teatro all’antica che si propagherà rapidamente in tutte le corti rinascimentali. Il testo del trattato, in volgare, riporta in traduzione molti passi
tratti dal De architectura di Vitruvio e dal De re aedificatoria di Leon Battista
Alberti, in particolare quelli relativi agli edifici teatrali e agli ordini, organizzati
criticamente e commentati con il ricorso a molte altre fonti antiche e moderne. Da questo punto di vista Spectacula può essere considerato come una
delle primissime volgarizzazioni del testo vitruviano. La citazione puntuale
della numerazione dei capitoli di Vitruvio, introdotta soltanto nelle edizioni a
stampa del 1496 e 1497, lascia pochi dubbi sull’ipotesi che i brani vitruviani
riportati in traduzione derivino direttamente da una delle due edizioni, che
andranno dunque prese in considerazione per determinare la data post quem
Zanella 1992.
Busi 2007, 79.
25
Busi 2007, 76 e 86.
26
Sul primato di Ferrara come prima sede di rappresentazioni di teatro all’antica, in relazione al testo di
Prisciani, si vedano almeno Povoledo 1974 e, di recente, Torello Hill 2010; Santorio 2010.
23
24
|
11
Elisa Bastianello
di redazione del trattato di Prisciani. Importantissimo il rilievo del Colosseo,
tra i primi nella storia del disegno tecnico-architettonico dall’antico, commissionato, espressamente, dallo stesso autore che lo propone come modello
per gli anfiteatri “perché quello solo feci mensurare, ritrovandomi io la oltre,
et per homo lie molto laudato a tal opera, et tute le mensure ch’el mi dette
apuncto scriverò”27. La presenza del rilievo dell’Anfiteatro Flavio ha portato a
posticipare la stesura di Spectacula a una data successiva al soggiorno a Roma
di Pellegrino, datato al 150128. La dedica a Ercole I, morto nel 1505, si pone
invece come terminus ante quem, restringendo l’arco della datazione del manoscritto agli anni tra il 1501 e il 1505.
ld
i
La competenza e la versatilità di Prisciani nell’uso delle fonti antiche, e in particolare la sua capacità di incrociare il testo di Vitruvio con altre fonti, sono generalmente riconosciute grazie a varie attestazioni dirette, tra le quali una celebre
lettera del 1491 di Isabella d’Este29, dalla quale ricaviamo che la Marchesa si era
avvalsa del ‘consulente culturale’ di casa come perito agrimensore nella causa
legale su una chiusa, su questioni di ingegneria e di governo del territorio30.
ua
ra
Anche Cesare Cesariano, l’autore della prima volgarizzazione commentata del
De architectura che sarà pubblicata nel 1521, deve forse a Pellegrino Prisciani
molti degli spunti che arricchiscono le sue note al V libro di Vitruvio: questa
ipotesi è stata brillantemente avanzata da Manfredo Tafuri, il quale per altro
ha riconosciuto al dotto ferrarese “una volontà di esatta restituzione dell’antico, estranea alla cultura del Cesariano” e “un uso moderno della tecnica della
rappresentazione”31.
G
Ma, come si diceva, nonostante studiosi del calibro di Aby Warburg prima e
Manfredo Tafuri poi abbiano indicato chiaramente l’importanza e il ruolo della
figura di Pellegrino, il suo profilo di esperto di architettura non è ancora stato
adeguatamente approfondito: a tutt’oggi il ruolo di Prisciani come studioso e
pratico della materia è sottostimato e derubricato al livello di una superficiale e generica erudizione. Prisciani stesso invece, nella dedica dell’Orthopasca a
Papa Giulio II, esalta espressamente il proprio ruolo di architetto, istituendo
un parallelo tra la sua figura e quella di Dinocrate, architetto di corte di Alessandro Magno: l’autore parafrasa l’introduzione al II libro di Vitruvio, riprendendo il paragone proposto dall’architetto-ingegnere latino nei confronti del
29
30
31
27
28
12
|
Spectacula, c. 27[11]r (vd. infra p. 68).
Rotondò 1960, 70; Aguzzi Barbagli 1992, 13; Santorio 2010, 118.
Sulla famosa lettera di consulenza astronomico-astrologica di Isabella, vd. da ultimo Bonoldi 2014.
Luzio Renier 1900, 257.
Tafuri 1978, 431.
Pellegrino Prisciani sotto il segno di Vitruvio
suo committente, l’imperatore Augusto, e affermando di non poter competere
con Dinocrate, l’illustre predecessore ellenistico, per venustà e portamento, ma
di poter ottenere il favore della committenza grazie al proprio sapere. Con un
effetto di rimbalzo di prospettiva storica, Dinocrate e Vitruvio – gli architetti
per antonomasia dell’antichità – proiettano così entrambi la propria figura e
la propria auctoritas sul profilo di Prisciani, e, allo stesso tempo, l’autore offre
alle rivendicazioni politico-culturali del papato una formidabile legittimazione
mediante il precedente della cosmocrazia imperiale greco-romana.
ua
ra
ld
i
Per riscoprire e rivalutare le capacità e le competenze architettoniche di Prisciani è utile rivedere lo status quaestionis relativo a un altro manoscritto di
pugno del nostro autore, in cui compare il testo latino del De architectura
corredato di illustrazioni: il cosiddetto ‘Vitruvio ferrarese’. Nella letteratura
critica sull’importante codice, il ruolo di Pellegrino è, al più, relegato a quello
di copista o, più comunemente, viene del tutto dimenticato nonostante l’attribuzione calligrafica sia certa32. Per altro non è mai stata avanzata espressamente l’ipotesi che siano di mano di Prisciani alcune delle immagini, nelle quali
pure appare chiaramente la sua grafia e che si prestano a stretti confronti con
quelle degli altri suoi manoscritti autografi.
G
In contrasto con la communis opinio, condivisa per lo più tacitamente in letteratura critica, anche alla luce di quanto risulta dalle ricerche preparatorie di
questo lavoro, non è verosimile che Prisciani sia stato estraneo all’ideazione
del progetto di questa straordinaria prima edizione illustrata del De architectura contenuta nel ‘Vitruvio ferrarese’. Ipotesi, questa, che pare avvalorata
anche dalla quantità – sproporzionata rispetto agli altri libri – delle illustrazioni del libro V, relative ai teatri, e del libro IX, relative alla misura dei terreni
e all’astronomia: due ambiti nei quali, come abbiamo visto, Prisciani aveva
particolare competenza e specifici interessi. Come per Spectacula, anche nel
caso del ‘Vitruvio ferrarese’ il testo risulta copiato da uno degli incunabula di
Vitruvio, e precisamente dall’edizione veneziana del 149733: questo dato consente di ricostruire anche una possibile cronologia relativa dei due manoscritti. La prima impressione è che le illustrazioni a corredo del De architectura,
in particolare quelle che raffigurano piante e alzati di teatri e dell’anfiteatro,
siano molto più complesse e articolate delle corrispondenti immagini in Spectacula: anche supponendo che Prisciani nel trattato latino abbia solo ricopiato
32
Bonazza 2002, 110: “Scrittura corsiva autografa di Pellegrino Prisciani accertata sulla base di una
collazione con un documento autografo firmato e datato posseduto dalla Biblioteca Comunale Ariostea,
Raccolta Autografica Cittadella n. 2351”; per una valutazione più dubbiosa sull’attribuzione a Prisciani del
‘Vitruvio ferrarese’, cfr. Sgarbi 2004, 36; 40 n. 12; 48 n. 187.
33
Pizzigoni 2007, 55 e 65, nn. 16, 17, 18.
|
13
Elisa Bastianello
disegni realizzati da architetti più esperti, l’ipotesi a mio avviso più lineare è
che le illustrazioni presenti in Spectacula siano precedenti alla esperienza sul
‘Vitruvio ferrarese’, che andrebbe dunque datato post 1501 e comunque entro
il 1511, data di pubblicazione del testo di Fra Giocondo (che, come noto, presenta un testo del De architectura radicalmente emendato rispetto alle edizioni
precedenti). Non bisogna dimenticare, d’altro canto, che diversa è la funzione
e diversa la ratio che ispirano la stesura dei due manoscritti, i quali entrambi,
comunque, dimostrano il pieno coinvolgimento di Prisciani nella ‘restituzione’ rinascimentale dell’architettura antica.
ld
i
Dal punto di vista dei contenuti, Spectacula inizia sulla scorta del libro VIII del
De re aedificatoria di Alberti, riallacciandosi letteramente al testo albertiano e
precisamente al capoverso “Venio ad spectacula” (VIII, 7) da cui Pellegrino
Prisciani ricava il titolo stesso del suo opuscolo. In premessa troviamo alcune
considerazioni sulla valenza educativa degli spettacoli per la vita politica e civile dei cittadini, in cui, con una mossa inaspettata e originale, l’autore mette
a dialogo un passo dalla Politica di Aristotele34 con uno brano tratto da Roma
instaurata di Flavio Biondo.
G
ua
ra
In generale, rispetto al debito con il trattato albertiano, è certo che non si tratta – come parte la critica sostiene – di una mera volgarizzazione e riassunto dei
capitoli dedicati agli edifici teatrali. Il testo di Alberti (e dietro a esso quello di
Vitruvio), è certo lo spunto che dà l’avvio alla trattazione, ma l’articolazione
dello scritto di Prisciani è del tutto originale. Avvalendosi di un ampio apparato di citazioni, Prisciani compone un trattato in cui si cimenta nell’incrociare l’auctoritas delle fonti antiche e moderne con le sue proprie conoscenze,
affrontando in modo critico e propositivo la materia e proponendo riflessioni
originali – “senza auctoritate de scriptori”35 – qualora l’argomento sia di chiara
intelligenza. Prisciani sceglie di ricorrere anche alle immagini, quando servono
a illustrare al meglio alcuni passaggi del testo:
Perstringerò più brevemente il tuto a plena intelligentia de chi se delecta de
architectura et altramente non hano percorso li scriptori subiiciendo ali ochii
nel fine tute necessarie figuratione36.
Alla breve introduzione, in cui l’autore dà conto del quadro teorico e metodologico in cui iscrive il suo lavoro, segue una rapida carrellata sulla storia
degli edifici per gli spettacoli da cui si passa direttamente, nelle carte fino
alla 26[10]r, alla descrizione delle tipologie dei diversi spettacoli e dei diversi
Aguzzi Barbagli 1992, 35 n. 3.
Spectacula, c. 20[4]r.
36
Spectacula, c. 31[15]v: il passo introduce la sezione sulle proporzioni degli ordini.
34
35
14
|
Pellegrino Prisciani sotto il segno di Vitruvio
ld
i
edifici. L’autore inizia dalle tipologie dei teatri e, alla parafrasi di brani ricavati
da Alberti e da Biondo, aggiunge informazioni e citazioni ricavate dal V libro
di Vitruvio, comparando le note teoriche con i dati ricavati dalle misurazioni effettuate ad hoc sul Colosseo di Roma, inserendo schemi geometrici per
spiegare e illustrare le proporzioni indicate da Vitruvio e Alberti per tracciare
le piante degli edifici teatrali. Vengono presentate tutte le parti dell’edificio
teatrale, con la descrizione di ciascun elemento in distinti capitoli che, pur
con ordine diverso, ricalcano i titoli che, a quell’altezza cronologica, si ritrovano soltanto nelle edizioni di Vitruvio del 1496 e 1497. Sono altresì integrate
nozioni base di geometria, mutuate anche da altri libri dell’opera vitruviana,
come la costruzione del triangolo pitagorico, di cui Prisciani propone uno
schema più chiaro di quello contenuto negli incunabula del De architectura,
dove è inserito nel libro IX, capo 2. Tra gli schemi va segnalato ad esempio
quello realizzato alla carta 26[10]r per studiare la posizione dei cardini per il
mirabolante teatro doppio di Caio Curione descritto da Plinio37.
ua
ra
Dopo la descrizione delle strutture degli edifici per gli spettacoli, alle carte
26[10]v 31[15]r troviamo la descrizione dell’anfiteatro – sezione in cui compare l’importantissimo rilievo del Colosseo – e quindi il circo e la porticus;
manca la trattazione degli altri edifici pubblici, come la basilica e i complessi
termali, che Vitruvio tratta nel V libro della sua opera.
I capitoli seguenti sono relativi allo studio degli ordini architettonici, a partire
dalle colonne, ragionando sulle proporzioni dei fusti, e passando poi alle basi
e ai capitelli (dalla carta 31[15]v a 35[20]r). Segue la trattazione sulla trabeazione e le tipologie degli archi (cc. 35[20]v - 39[24]v).
G
L’ultima carta, la 40[26], inizia con la trattazione del foro, che nel De Archiectura apre l’elenco degli edifici pubblici analizzati nel V libro. Alla fine della
carta 40[26]v il discorso si interrompe bruscamente a metà di una frase: evidentemente il resto del testo è andato perduto.
Il manoscritto di Spectacula:
caratteristiche del testo e note di trascrizione
Il testo del trattato di Pellegrino Prisciani è conservato in un unico testimone:
un manoscritto autografo, conservato alla Biblioteca Estense di Modena, con
segnatura Ms. Lat. 466 = alfa.X.1.6. Le carte che contengono il testo presentano una doppia numerazione realizzata in tempi diversi; nella presente edizione
sono segnalate entrambe: convenzionalmente è stato adottato il numero della
37
Plinio, Nat. Hist. XXXVI, 116-120.
|
15
Elisa Bastianello
i
cartulazione moderna seguito dalla cartulazione antica tra parentesi quadre.
Quella più antica, in inchiostro di mano dello scriba, è collocata in alto a destra, e va da 2 a 26: saltano la 18, che avrebbe dovuto probabilmente contenere
un testo mai scritto, dato che la carta 33[17]v termina con un paragrafo abbozzato e interrotto a metà riga, e la 25 che probabilmente conteneva o avrebbe dovuto contenere i disegni promessi alla carta 39[24]v. Nel manoscritto
tutti i numeri sono corretti su una precedente numerazione che non teneva
conto del Proemio in latino, aggiunto in un secondo momento inserendo una
carta prima del quaderno di 8 fogli che contiene il testo dalle carte 18[2] a
33[17] e che non presenta numerazione al recto. La seconda numerazione è
moderna, a matita, in basso a destra: è evidentemente il frutto di una recente
cartulazione bibliotecaria e riporta una nuova numerazione dei fogli, conseguente alla cucitura in un unico volume del nostro manoscritto con il trattato
latino Orthopasca: Spectacula occupa le carte dalla 17[1]v alla 40[26]v.
ua
ra
ld
Dopo una prima trascrizione parziale di Eugenio Battisti38, la prima edizione
integrale del testo è l’editio princeps del 1992, a cura di Danilo Aguzzi Barbagli39.
La necessità della presente edizione di Spectacula è dettata dall’esigenza di poter
accedere al testo in una trascrizione critica puntuale e accurata, verificabile sulle
pagine del manoscritto riprodotte a fronte, in una forma fedele alle irregolarità
linguistiche e grafiche del testo, senza le normalizzazioni e le uniformazioni
(non sempre esplicitamente dichiarate) adottate nella precedente edizione di
Aguzzi Barbagli40. Oltre al rispetto dell’istanza filologica, in questa restituzione
si può apprezzare anche la vitalità linguistica del linguaggio ferrarese del tempo.
G
Il manoscritto presenta, per il vero, oggettive difficoltà di interpretazione, dato
che la forma grafica di alcune lettere le rende facilmente interscambiabili: le
r, le t a corpo basso, le e con occhiello aperto superiormente o inferiormente,
le c prive del tratto inferiore orizzontale e, come le i, spesso legate in alto alla
lettera successiva, sono praticamente indistinguibili tra loro e con m e n, come
si può osservare dagli esempi seguenti, illeggibili al di fuori del contesto, es.
circulare (a sinistra), fecero (a destra):
Battisti 1970.
Aguzzi Barbagli 1992.
40
Una prima edizione di Spectacula con il manoscritto a fronte è stata pubblicata da Bastianello 2010.
38
39
16
|
Pellegrino Prisciani sotto il segno di Vitruvio
In alcuni casi l’autore stesso, rileggendo, sembra incapace di riconoscere quanto aveva precedentemente scritto e riscrive sopra le lettere quasi per restituire
leggibilità al testo:
ua
ra
ld
i
Diventa perciò spesso arbitrario distinguere tra lezioni alternative dei verbi
al passato, essendo provonno e provoreno due plausibili interpretazioni del
medesimo grafema. La presenza di una maggiore estensione dell’attaccatura
superiore prima della n finale è il motivo per cui, anche nei casi più dubbi,
ho preferito la seconda lettura rispetto alla prima adottata invece da Aguzzi
Barbagli:
G
Non solo è incerta la grafia, ma anche l’ortografia spesso non è univoca: ad
esempio colonna compare almeno un paio di volte in alternativa al più usato
colomna (ma ricorre anche columna); lettera e letera sono presenti nelle stesse
righe indistintamente in alternativa alla forma abbreviata lr͡a per la quale lo
scioglimento in letera è comunque una scelta discrezionale, dettata da una più
frequente occorrenza nel testo di questa forma. La lettera j è stata sempre trascritta come i; in particolare nelle finali ij, a volte erroneamente interpretabili
come y, si è scelta sempre la lezione ii (Corynthij trascritto Corynthii):
Per quel che riguarda abbreviature e segni tachigrafici, nella trascrizione essi
sono stati sciolti senza alcuna segnalazione per consentire una lettura più
fluida del testo: perciò, nell’esempio già accennato, lr͡a diventa letera e non
l<ete>ra, come anche sono state sciolte le iniziali di nomi (L. in Lucio) e i
numerali con numero arabo (2da nel testo è secunda). Tra i segni tachigrafici
i. per idest, molto usato dall’autore per introdurre la corrispondenza tra un
termine moderno e un termine antico, compare a volte con il puntino legato,
es. corona idest cornice:
|
17
Elisa Bastianello
a volte è sostituito da una tilde ~ o da un trattino, a separare termini tra loro
alternativi, es. portico idest ambulatione:
ld
i
Si è scelto di restituire criticamente, ovvero in osservanza delle norme ortografiche in uso per l’italiano e per il latino, le maiuscole, gli accenti, la punteggiatura, tranne nel caso di titoli o parole che compaiono nel manoscritto
interamente in maiuscolo e che sono stati riprodotti in maiuscoletto.
ua
ra
Sono stati normalizzati secondo le regole della trascrizione interpretativa i
termini disgiunti (tuta via ricomposto in tutavia) e congiunti (depse diventa
d’epse, laltra diventa l’altra). Sono state omesse le parole biffate, per intenzione
dell'autore espungibili dal testo, che si presenta come si è detto pieno di revisioni autografe, effettuate sia durante la stesura (nel qual caso la parola corretta
appare nel manoscritto immediatamente a seguito della parola biffata), che in
un secondo momento (e in questo caso la parola corretta appare sovrascritta
o integrata a margine con la segnalazione del punto di inserimento nel testo):
tutte le correzioni d’autore sono state direttamente integrate nella trascrizione,
senza indicazione dei ripensamenti.
G
È proprio la presenza di queste correzioni in linea e di ripensamenti in fase
di scrittura, che permette di ipotizzare che Prisciani abbia sostanzialmente
redatto questo opuscolo di getto, in una prima stesura, salvo tornarci sopra in
più occasioni, con correzioni e integrazioni. Il manoscritto dà l’impressione,
insomma, della bozza preparatoria di un lavoro su cui l’autore torna a più
riprese, ma che resta un opus infectum.
Il manoscritto presenta un ampio margine esterno dove l’autore ha inserito molte annotazioni: tra le note a margine vanno distinte varie categorie.
Nel caso di integrazioni solitamente nel manoscritto compare un glifo che
rimanda al locus del testo in cui le integrazioni stesse vanno collocate: nella
trascrizione tutte le integrazioni d’autore sono state puntualmente ricollocate in corpo di testo senza darne evidenziazione grafica. In altri casi la
glossa marginale contiene titoletti tematici, apposti in un secondo momento
rispetto alla prima fase di scrittura; altri titoli di paragrafo, da distinguere
18
|
Pellegrino Prisciani sotto il segno di Vitruvio
rispetto ai titoli di capitolo, si trovano invece nella colonna principale del
testo. Fra i marginalia sono presenti anche delle vere e proprie glosse, annotazioni di tipo lessicale o etimologico per alcuni dei termini che Prisciani
ritiene di dover spiegare. In molti casi l’etimologia non ricorre alla forma
di una citazione diretta da fonti, ma è presentata come un’interpretazione
frutto dello studio dell’autore su altri testi, come per esempio la voce pluteo,
alla carta 36[20]r, che riporta sia il termine volgare che l’etimologia ricavata
dalla tradizione del lessico militare latino che sappiamo risalire a Cesare e a
Vegezio:
Pluteo propio è como nui dicemo un graizo de vimene cohoperto de corio
crudo, ma doppoi tute le tabule cum le quale questa cosa era serata atorno a
similitudine de sepe fureno dicte plutei.
ld
i
In questi casi si è preferito inserire la glossa in una nota a piè di pagina, in
modo da non interrompere la scorrevolezza del discorso e al contempo non
rischiare di perdere la ricchezza degli interventi.
ua
ra
Le parentesi tonde nel testo sono tutte di mano dell’autore. Tra parentesi quadre sono segnalate lacune dovute alle mutilazioni delle carte o casi in cui il
testo è illeggibile [non legitur]; quando possibile sono inserite nelle stesse parentesi quadre eventuali proposte di integrazione.
G
Le correzioni non biffate ma comunque emendate dall’autore (ovvero quando
a un termine è sovrascritto un termine alternativo che non cancella però il precedente) compaiono tra parentesi graffe, mentre l’indicazione [sic!] sottolinea
quelli che paiono meri errori di scrittura, ad esempio dittografie e parole greche dalla grafia non sorvegliata. Nel caso di refusi e scorrettezze nella scrittura
di termini greci, all’errata si appone la grafia corretta.
In generale è stata rispettata la paragrafatura, sono stati segnalati i fine pagina,
mentre si è ritenuto di non segnalare i fine riga e la presenza di inchiostri di
diverso colore.
Questa nuova edizione di Spectacula41 contiene infine le annotazioni contenute nelle immagini, indicate in corpo minore, ed è arricchita da un glossario
finale, curato da Olivia Sara Carli, che raccoglie e illustra i termini di più difficile e meno immediata comprensione usati da Pellegrino Prisciani nel testo
del trattato.
41
Una prima trascrizione di Spectacula con una nota paleografica è stata pubblicata in Bastianello 2010.
|
19
Elisa Bastianello
Scheda del codice Ms. Lat. 466 = alfa.X.1.6
della Biblioteca Estense di Modena
Il codice che contiene Spectacula sembra essere stato ricomposto e legato verso la fine del XVIII secolo, probabilmente nel corso dell’opera di restauro e
conservazione dei documenti della Biblioteca Estense di Modena compiuta
dall’allora direttore Girolamo Tiraboschi. Il manoscritto di Spectacula fu unito
al manoscritto che contiene il testo dell’Orthopasca, e il titolo di quest’ultima
operetta è l’unico segnalato sul dorso. Non è chiaro se sia stato allora, proprio
in occasione dell’assemblaggio dei due manoscritti, che alcune carte – come
la 34[19], tagliata nel margine superiore e la 36[21], ridotta in basso – siano
state rifilate.
ua
ra
ld
i
Il manoscritto è redatto su carta vergata, priva di filigrana, delle dimensioni
approssimative di 430x300 mm, per un totale di 48 carte, rilegate in fascicoli
cuciti a cui sono anteposte esternamente delle guardie cartacee. I primi due
fascicoli, di 8 carte ciascuno, contengono il testo dell’Orthopasca fino alla
carta 13r, con numerazione antica nell’angolo in alto a destra delle carte,
coincidente con la nuova numerazione. La fascicolazione di Spectacula invece
presenta alcuni problemi di interpretazione, dato che, a seguito dell'ultimo
restauro dei fogli avvenuto nel 2009, con rinforzo delle parti centrali deteriorate e la nuova rilegatura, la storia di questo documento risulta soltanto
parzialmente leggibile.
G
La stesura del testo venne probabilmente iniziata su un fascicolo di 16 carte,
che va dalla carta 18[2] alla carta 33[17], come testimonia l’aggiornamento
dei numeri antichi che sono o corretti sopra o biffati e riscritti sopra una precedente numerazione delle carte che va da 1 a 16. La nuova numerazione tiene
conto della carta del Proemio, inserita tra l’ultima carta del secondo fascicolo
dell’Orthopasca e la prima carta del primo fascicolo di Spectacula. In questo
fascicolo la carta 24[8] è stata lacerata in basso, mentre la 29[13] risulta lacerata verticalmente a pochi centimetri dal margine interno, probabilmente per
sottrarre i disegni che erano originariamente presenti nelle pagine. Il secondo
fascicolo sembra essere stato aggiunto in un secondo momento, e comunque
prima del Proemio: anche in questo caso, infatti, troviamo i numeri riscritti,
anche se le carte sono di formato minore rispetto agli altri fascicoli del testo, o
comunque su fogli dal formato più irregolare.
Considerato che ci troviamo di fronte a un numero di carte dispari, la numerazione antica ci consente di rilevare che manca un intero foglio, quello che
doveva contenere le carte [18] e [25] e quindi possiamo ipotizzare che il testo
20
|
Pellegrino Prisciani sotto il segno di Vitruvio
ua
ra
ld
i
dovesse continuare con un fascicolo di 8 carte che lascia fuori la carta 40[26].
Dato che la rifilatura superiore della carta 34 ha tagliato il relativo numero antico, si tratta, verosimilmente, della carta [19] in quanto non sembrano esserci
lacune tra il testo della carta 34v, che tratta dei capitelli ionici, e il contenuto
della carta 35[20]r che tratta dei capitelli corinzi. Va comunque notato come
l’ultimo periodo della carta 33[17]v è sospeso a metà riga (“Assai convenne ancora et assai giova”), per cui forse la carta seguente era stata lasciata in bianco
per inserire un testo mai completato, mentre l’altra metà conteneva forse delle
illustrazioni, dato che la carta 24[39]v fa riferimento a immagini che poi non
compaiono (“Ma bene le figuratione di queste premesse particule volontiero
apponerò”). La stessa carta finale, la 40[26]v, peraltro, presenta un testo che
si interrompe bruscamente nell’ultima riga, lasciando supporre che manchino
alcuni fogli, evidentemente perduti. Il codice è poi completato da un ultimo
fascicolo di otto carte bianche e dal foglio di guardia, per cui non è chiaro se
la carta 40[26] sia nello stesso foglio del Proemio, a guisa di faldone dei due
fascicoli, dato che non sono visibili altri fogli singoli rilegati oltre a quelli delle
guardie. Si tratta di un’ipotesi che non è stato possibile verificare in quanto
i dorsi dei fascicoli sono incollati alla rilegatura e non è visibile il centro del
fascicolo. Tra l’altro la scheda del manoscritto riporta erroneamente due fascicoli di 8 carte ciascuno per le carte da 34 a 48, cosa chiaramente impossibile
in quanto risultano esistenti soltanto 15 carte42.
G
Nello schema qui di seguito proposto i collegamenti dubbi tra le carte sono
stati segnalati da un tratteggio a tratti lunghi, diverso da quello a tratti corti
che indica gli elementi mancanti. I numeri nella prima riga, in tondo, sono
quelli della numerazione moderna e quelli della seconda, in corsivo, riportano
la numerazione antica, con indicati tra parentesi quelli mancanti.
Le carte presentano una rigatura a secco dei soli margini laterali: la scrittura
del testo, interamente di mano di Pellegrino Prisciani anche per le note e
42
Di Pietro 2010.
|
21
Elisa Bastianello
le didascalie dei disegni, copre lo specchio della pagina generalmente su un
numero di righe variabile, senza rigatura, con presenza di inchiostri diversi.
G
ua
ra
ld
i
La grafia è di tipo umanistico corsivo, fluida e abbastanza regolare, con uso
frequente di lettere capitali maiuscole, che spesso scendono anche nella parte
inferiore del rigo, all’inizio delle parole, in particolare per le C, I, S e T. La s si
presenta sia in forma tonda che in forma lunga quando iniziale, mentre è sempre lunga in corpo di parola, come la z che è sempre nella forma della gotica
corsiva. Alcune lettere, come la a, la d e la E si presentano anche nella variante
onciale, mentre caratteristica peculiare è la c con legatura superiore e il segno
della h tagliata per he. Il testo presenta le legature caratteristiche del tempo e
poche abbreviature, in genere per troncamento, di parole comuni. Sono presenti alcuni termini con caratteri greci corsivi. La punteggiatura consiste quasi
esclusivamente nel segno dei due punti. Questo stile di scrittura doveva essere
proprio dello scriptorium ferrarese, dato che presenta notevoli parallelismi con
gli autografi dell’Orlando furioso dell’Ariosto, che aveva studiato a Ferrara negli stessi anni43.
Pellegrino Prisciani al cospetto di Giulio II come l’architetto Dinocrate al cospetto di Alessandro il Grande,
Orthopasca, Ms. Lat. 466 = alfa.X.1.6, c.1r.
È in corso una ricognizione sulle caratteristiche grafiche e codicologiche degli autografi ariostei a
confronto con gli autografi di Pellegrino, a partire dall'indagine, ormai datata, di Cerlini 1942.
43
22
|

Riferimenti bibliografici
A
ld
i
* Aguzzi Barbagli 1992
D. Aguzzi Barbagli (a cura di), Pellegrino Prisciani. Spectacula, Modena 1992.
B
ua
ra
* Bacchi, Galli, Ghinato 2006
T. Bacchi, M. G. Galli, A. Ghinato (a cura di), Ugo Caleffini. Croniche 1471-1494,
“Deputazione Provinciale Ferrarese di Storia Patria. Serie Monumenti”, volume
monografico XVIII, 2006.
* Barotti 1793
L. Barotti, Memorie Istoriche di letterati ferraresi, vol. II, Ferrara 1793.
* Bastianello 2010
E. Bastianello (a cura di), Pellegrino Prisciani, Spectacula, revisione della trascrizione a
cura di O. S. Carli, “La Rivista di Engramma” 85 (novembre 2010), 12-105.
G
* Battisti 1970
E. Battisti, Il manoscritto sugli “Spettacoli” di Pellegrino Prisciani, “Necropoli” 8 (1970),
47-49.
* Bertoni 1903
G. Bertoni, La Biblioteca Estense e la coltura ferrarese ai tempi del duca Ercole I (14711505), Torino, 1903.
* Bertozzi, Pedersoli 2012
M. Bertozzi, A. Pedersoli (a cura di), Il cielo di Schifanoia, numero monografico de “La
Rivista di Engramma” 102 (dicembre 2012).
* Bertozzi, Pedersoli 2013
M. Bertozzi, A. Pedersoli (a cura di), Rinascite a Schifanoia, numero monografico de “La
Rivista di Engramma” 105 (aprile 2013).
* Bettini 2010
S. Bettini, Ricerche sulla luce in architettura. Vitruvio e Alberti, “Annali di architettura”
22 (2010), 21-44.
|
23
Elisa Bastianello
* Bonazza 2002
M. Bonazza (a cura di), ManuScripti: i codici della Biblioteca Comunale Ariostea, Ferrara
2002.
* Bonoldi 2014
L. Bonoldi, Isabella d’Este. La Signora del Rinascimento, Rimini 2014.
* Borsetti 1735
F. Borsetti, Historia Almi Ferrariae Gymnasii. Pars Secunda, Ferrara 1735.
* Busi 2007
G. Busi, L’enigma dell’ebraico nel Rinascimento, Torino 2007.
C
* Campori 1876
G. Campori, L’arazzeria estense. Cenni storici, Modena 1876.
ld
i
* Canali 1991
Ferruccio Canali: “Sequendo Baptista”, “Rimando a Vectruvio”. Pellegrino Prisciani e
la teoria albertiana degli ordini architettonici. in P. Castelli (a cura di), La rinascita del
sapere: libri e maestri dello Studio ferrarese, Venezia 1991, 79-88.
ua
ra
* Cerlini 1942
A. Cerlini, La scrittura dell’Ariosto: contributo allo studio delle corsive italiane nel
Cinquecento, “Studi e documenti. Regia Deputazione di storia patria per l’Emilia e la
Romagna. Sezione di Modena” n.s. 1, 1942, 56-97.
* Conti 1852
F. Conti, Illustrazioni delle più cospicue e nobili famiglie ferraresi tanto estinte quanto
viventi fino all’anno 1800, Ferrara, 1852.
D
G
* Di Pietro 2010
P. Di Pietro, Modena, Biblioteca Estense-Universitaria, Estense, Lat. 466 = alfa.X.1.6,
scheda del manoscritto CNMD\0000166402, in “Censimento dei manoscritti delle
biblioteche italiane”, Manus online, <manus.iccu.sbn.it>.
* Donattini 2007
M. Donattini, Confini contesi. Pellegrino Prisciani a Venezia (marzo 1485 - gennaio
1486), in M. Donattini (a cura di), L’Italia dell’Inquisitore. Storia e geografia dell’Italia del
Cinquecento nella Descrittione di Leandro Alberti, Atti del Convegno Internazionale di
Studi (Bologna, 27-29 maggio 2004), Bologna 2007, 187-217.
F
* Folin 2001
M. Folin, Rinascimento estense. Politica, cultura, istituzioni di un antico Stato italiano,
Bari, 2001.
* Folin 2010
M. Folin, La Proportionabilis et commensurata designatio urbis Ferrariae di Pellegrino
Prisciani (1494-1495), in M. Folin (a cura di), Rappresentare la città. Topografie urbane
nell’Italia di Antico Regime, Reggio Emilia 2010, 99-120.
24
|
Pellegrino Prisciani sotto il segno di Vitruvio
G
* Guarini 1621
M. A. Guarini, Compendio historico dell’origine, accrescimento, e prerogatiue delle Chiese, e
luoghi pij della città, e diocesi di Ferrara, presso gli heredi di Vittorio Baldini, Ferrara, 1621.
H
* Hill 1912
G. F. Hill, Notes on Italian Medals – XIII. Some Florentine Medals, “The Burlington
Magazine” no. 117 vol. 22 (Dec. 1912), 131-138.
K
* Katz 2008
D. E. Katz, The Jew in the Art of the Italian Renaissance, Philadelphia 2008.
L
ld
i
* Luzio, Renier 1900
A. Luzio, R. Renier, La coltura e le relazioni letterarie di Isabella d’Este Gonzaga,
“Giornale storico della letteratura italiana” XXXV (1900), 193-257.
M
* Molteni, Lollini 1999
M. Molteni, F. Lollini, Cosmè Tura, Milano 1999.
P
ua
ra
* Morolli 1991
G. Morolli, Ferrara e l’architettura, in P. Castelli (a cura di), La rinascita del sapere: libri e
maestri dello Studio ferrarese, Venezia 1991, 63-78.
* Pandolfi 2004
C. Pandolfi (a cura di), Pellegrino Prisciani. Orazione per le nozze di Alfonso d’Este e
Lucrezia Borgia, Ferrara 2004.
G
* Pardi 1938-40
G. Pardi (a cura di), Diario di Ugo Caleffini: 1471-1494, “Monumenti della R.
Deputazione di Storia Patria per l’Emilia Romagna. Sezione Ferrara” I-II, 1938-40.
* Petrucci 1973
C. Petrucci, Ugo Caleffini, s.v., in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 16, Roma
1973 (edizione on line www.treccani.it).
* Pizzigoni 2007
V. Pizzigoni, Un uomo, un’opera, uno scopo: un’ipotesi sul manoscritto di Ferrara, “Annali
di Architettura” 18-19 (2007), 53-70.
* Povoledo 1974
E. Povoledo, La sala teatrale a Ferrara: da Pellegrino Prisciani a Ludovico Ariosto,
“Bollettino del Centro Internazionale di Studi Andrea Palladio” XVI, 1974, 105-138.
R
* Rotondò 1960
A. Rotondò, Pellegrino Prisciani (1435 circa-1518), “Rinascimento” XI/1 (giugno 1960),
69-110.
|
25
Elisa Bastianello
S
* Santorio 2010
A. Santorio, Pellegrino Prisciani e la pratica teatrale alla corte d’Este di Ferrara, “La Rivista
di Engramma” 85 (novembre 2010), 110-121.
* Sardi 1556
G. Sardi, Historie ferraresi di Guasparo Sardi allo illustriss. et eccellentiss. s. il signore don
Hercole Secondo di Esti duca quarto di Ferrara, in Ferrara, appresso Francesco Rossi da
Valenza, Ferrara 1556.
* Sgarbi 2004
C. Sgarbi, Vitruvio ferrarese. De Architectura, Modena 2004.
* Stemp 1999
R. Stemp, Two Sculptures Designed by Cosmè Tura, “The Burlington Magazine”, no. 1153
vol. 141 (Apr. 1999), 208-215.
i
T
ld
* Tafuri 1978
M. Tafuri, Cesare Cesariano e gli studi vitruviani del Quattrocento, in A. Bruschi (a cura
di), Scritti rinascimentali di architettura, Milano 1978, 429-32.
U
ua
ra
* Torello-Hill 2010
G. Torello-Hill, Gli Spectacula di Pellegrini Prisciani e il revival del teatro classico a
Ferrara, “La Rivista di Engramma” 85 (novembre 2010), 4-11.
* Ughi 1804
L. Ughi, Dizionario storico degli uomini illustri ferraresi, Ferrara 1804.
V
W
G
* Vischi, Sandonnini, Roselli 1888
L. Vischi, T. Sandonnini, O. Roselli, Estratti dalla Storia Ferrarese Ms. di Pellegrino
Prisciano, “Monumenti di storia patria delle province modenesi. Serie delle cronache”
15/1 (1888), 351-376.
* Warburg [1912] 1966
A. Warburg, Arte italiana e astrologia internazionale nel palazzo Schifanoja di Ferrara,
(ed. or. 1912), in A. Warburg, La rinascita del paganesimo antico, a cura di G. Bing,
Firenze 1966, 247-272.
Z
* Zanella 1992
G. Zanella, Le Historie Ferrarienses di Pellegrino Prisciani, in G. Resta, R. Avesani (a
cura di), La storiografia umanistica, Atti del Convegno (Messina 1987), Messina 1992,
253-265.
26
|
i
ld
ua
ra
G
Spectacula
Pellegrino Prisciani
i
ld
ua
ra
G
17[1] verso
G
ua
ra
ld
i
Prohemium
Si qui multotiens secum repetentes sapientissimos philosophos admirari primo sunt
soliti dux illustrissime nec parum dubitaverunt quae causa illos tanta impulerit ut
cum in suis civitatibus et honoribus maximus et opibus abundarent, re publica et
negotiis contemptis in otium solitudinenemque con fugerint tamquam in tutissimum
et tranquilissimum vitae portum. Et diligentius deinde cogitantes quantum in suis
studiis laboribusque profuissent, magnam et partem multo maximam admirationis
expulerunt arbitrati illos non solum divina aliqua sapientia verum etiam praecipua
in posteros benivolentia quaddam fuisse commotos. Et illos dum sic sibi vixerunt
consilio prudentiaque non numquam in dubiis casibus et amicis et patriae profuisse et
coeteros quo prodesse possent suis doctrinis atque artibus instigasse ut Clazomenius
ille Anaxagoras Periclem Atheniensem, Syracusanum Dionem Plato, Pythagoricus
Lysias Theban um Epaminundam et alios quam plures alios qui omnes vel principes civitatum vel summi belli principes extitere. Nec vivos solum verum etiam post
mortem hoc idem suis scriptis et monumentis consecutis fuisse ut facilime appareat
illos non ob inertiam et desidiam se a laboribus ammovisse, sed suum omne studium
et laborem ad posterorum commodum utilitatemque contulisse et ob hoc illis plurimum se debere confessi fuere. Quis nunc veniet in admirationem dubitationemve
si excellentia tua et compatriotae hi mihi omnes vigilias laboresque hos meos iam
perspicientes de Peregrino benedicant et gratos beneficosque se {se} mihi reddent, maxime cum nec ab magistratus quem mihi celsitudo tua iniunxit totiusque rei publicae,
amicorum et rei familiaris cura et pondere unquam me subthraxerint, familiaribus
rebus ipsis aliquando etiam tumultuantibus audacter omnia sustinuimus, aggressum
opus numquam deservimus, die noctuque coeptum iter prosecuti sumus ut excellentiae tuae satisfaceremus et placeremus civesque nostros ferrariensium rerum suarum
instrueremus ut polliciti fueramus ut et quod ipsi cupibant ope nostra assequi possent
et coeteri ad paria studia excitarentum.
|
29
Scarica

- GuaraldiLAB