Cinquant’anni di
Storia Atletica
Veliterna
(1948 - 1998)
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
2
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
PREFAZIONE
Nessun avvenimento umano può prescindere dalla sua
memoria scritta, ancor meno può permetterselo lo sport che
vive di grandi e piccole storie personali e di risultati ad esse
collegati.
Noi dell’atletica abbiamo un grande rispetto per le nostre
memorie che intendiamo, non come sterili resoconti, ma
come solida base per costruire il futuro. Tanto più
importante è questo concetto quanto più esso è legato alla
storia di una società, quel complesso microcosmo sul quale
fonda le sue radici la nostra Federazione.
Franco Lazzari, che ci aveva già regalato un commosso
ricordo di quel grande e inespresso talento che è stato
Giovanni Scavo, si è rimesso con rinnovata lena alla tastiera
del suo computer ed ha raccontato gli ultimi cinquant’anni
del Movimento Atletico Veliterno.
Una storia che accompagna il crescere e il divenire di chi
ha creduto nel nostro sport, operando prima nella “ACLI
Velletri” e poi nella “Atletica Giovanni Scavo” e nel “Club
Atletico Velletri”.
Cinquant’anni di storie, di uomini, di amicizia, di
tensioni, di affermazioni, di delusioni. Mai di sconfitte,
perchè gli uomini che credono nello sport, ed in particolare
nell’atletica, non perdono mai.
Gianni Gola
3
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
INTRODUZIONE
Fare storia è una esigenza antica e ineludibile nell’uomo
il quale, una volta acquisita consapevolezza di sé, ambisce
focalizzare il ricordo delle sue origini, della sua vita e di
quella di quanti lo hanno preceduto, attraverso i progressi,
più o meno lenti, dei successi e delle sconfitte che hanno
tratteggiato l’esistenza sua e dei suoi predecessori.
Dando libero sfogo a questa esigenza, sono andato alla
ricerca delle vicissitudini del movimento atletico veliterno
degli ultimi cinquant’anni, gran parte delle quali
sovrapposte a quelle della società sportiva ‘Giovanni
Scavo’.
Il libro racconta di persone accomunate dalla stessa
passione che, seppur nel medesimo ambiente, per ognuna
di loro si traduce in un’esperienza unica e differente da
quella degli “altri”.
L’atletica veliterna in tutto questo periodo non è assurta,
se non attraverso qualche singolo elemento, ai vertici
nazionali, rappresentando però, sempre e comunque, lo
specchio della società civile.
Le pagine che seguono, non raccontano perciò di grandi
prestazioni cronometriche, ma di atleti di cuore
grandissimo che hanno fatto la storia sportiva veliterna e
alle cui figure, mi auguro, possano riferirsi le nuove
generazioni, come esempi, in parte da imitare e, in ogni
caso, da cui imparare.
Esse sono un percorso che partono dall’immediato
dopoguerra quando alcuni pionieri come Fabio Lunatici tra
gli atleti e Aldo Mammucari tra i dirigenti, danno il primo
impulso alla nascita del movimento atletico veliterno, e
seguono il trascorrere di quegli eventi che vedranno
4
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
assurgere alla carica di campione quel Giovanni Scavo, al
cui nome sarà esclusivamente legata l’attività agonistica
degli anni sessanta e settanta prima che una dolorosa
separazione vedrà nascere, da un costato della società
‘Giovanni Scavo’, una nuova società nata come ‘U.S.
Atletica Velletri’, oggi ‘Club Atletico Velletri’ che, negli anni
ottanta, quelli dell’eclissi della ‘Giovanni Scavo’ ha
continuato a tenere vivo l’interesse per l’atletica leggera
nell’ambiente cittadino.
Due società sportive che hanno camminato
parallelamente negli ultimi dieci anni, anche tra screzi e
dissapori che sarebbe (stato) opportuno mettere da parte
nell’interesse dell’atletica veliterna. Un’atletica che mi
piacerebbe vedere unita nel nome di Giovanni Scavo, un
patrimonio di tutta la Velletri sportiva, in un’attività di alto
livello nel panorama atletico italiano del nuovo millennio.
Riconoscimenti. Tra tutte le persone che mi hanno
accompagnato in questo mio viaggio, desidero ringraziare
in particolar modo Guido Di Vito per aver messo a
disposizione il suo archivio personale.
Franco Lazzari
Velletri, dicembre 1997
5
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Anni cinquanta. I pionieri
Un cumulo di macerie, questa l’immagine emblematica
che Velletri presenta dopo i devastanti bombardamenti
bellici: l’immagine di una città senza futuro.
La forte volontà dei ferrigni contadini velletrani riesce
invece, in breve tempo, a farla risorgere come novella
fenice.
Grande è il contributo dell’ambiente ecclesiastico in
questa fase di ricostruzione, dove le ACLI giocano un ruolo
primario, dando voce a quell’esigenza di correre lontano
dal recente triste passato, verso il sogno di un avvenire
migliore.
Il lavoro della sezione ACLI di Velletri è reso visibile
dall’apertura della sede di Via Guido Nati, acquistata grazie
ad un contributo personale dell’allora papa Pio XII; quegli
stessi locali che divennero poi la sede del Partito Comunista
Italiano prima e del Partito Democratico della Sinistra poi.
Nei circoli italiani delle ACLI, per volontà di mons.
Castellani, si vanno costituendo i gruppi sportivi; il circolo
di Velletri trova terreno fertile nell’opera di Aldo
Mammucari il quale si fa promotore di molte attività
sportive e ricreative.
Grazie all’interessamento di Ercole Tudoni, che a Roma
ha già costituito la sezione ACLI ATAC, anche Velletri ha la
sua squadra di atletica, un gruppo di persone ben
amalgamate che ben presto primeggia in tutte le dure gare
regionali su strada di quel periodo.
6
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
La gara di corsa su strada più blasonata che si svolge nel
territorio di Velletri, è organizzata dal locale dopolavoro
ferroviario, la cui prima edizione vede la luce nell’autunno
del 1951.
La gara prevedeva la distanza di 1500 metri riservata ai
ferrovieri e ai figli di ferrovieri, e una di 5000 metri aperta a
tutti dove s’impone, per tre anni consecutivi, Fabio
Lunatici.
È questi l’atleta carismatico intorno al quale si coagula il
gruppo di atleti. Fabio Lunatici era arrivato a Velletri nel
1945, quando aveva raggiunto la famiglia dalla provincia di
Lucca dove il padre lo aveva inviato per tenerlo lontano
dalla linea di guerra.
Proprio dal padre aveva ereditato la passione per la
corsa. Onesto Lunatici detto ‘veloce’ era stato fin dagli anni
venti un instancabile macinatore di chilometri quando,
come allenamento, da Pieve Posciana (Lucca) si recava di
corsa a Fornaci di Barca, distante venti chilometri e dove
lavorava come operaio metallurgico presso la SMI.
Prima della guerra, Onesto Lunatici si trasferisce a
Colleferro dove presta la sua opera presso la BPD e poi,
come abbiamo visto, finito il conflitto mondiale è a Velletri
dove lavora nel mulino di Via Fontana delle Fosse vicino
Porta Napoletana.
Il gruppo di atleti sotto la guida di Fabio Lunatici
partecipa compatto alle sedute bisettimanali di
allenamento, spesso incontrandosi con la mitica figura del
lanuvino Egilberto Martufi, olimpionico di maratona a
Helsinki nel 1952; così come è compatto quando partecipa a
tutte le gare domenicali: su strada, nel periodo estivo, e sui
prati romani, nelle campestri del periodo invernale.
In una di queste ultime, nel 1952, si mette in evidenza
Eligio Leoni che corre come ‘libero’ vale a dire non tesserato
FIDAL, tra le fila della ‘Lib. Giammei’ di Peppino Tartaglia,
vincendo nettamente già al suo esordio.
È un periodo che vede fiorire un’innumerevole serie di
corse su strada. A Velletri ogni contrada organizza la
7
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
propria, in occasione della festa locale: Colle Ottone, Acqua
Palomba, Casale...
Proprio quest’ultima vede l’inizio dell’avventura
podistica di Fiorenzo Bartolucci. È il mese di maggio del
1953. Fiorenzo vede arrivare, presso la dispensa Priori, tutto
il nugolo di corridori che allora si davano battaglia e si
dividevano i premi in palio. Ad accompagnarli la fama di
‘campione’ che tra loro si era già guadagnato Eligio Leoni.
Fiorenzo che aveva avuto modo di correre in precedenti
occasioni, mai misurandosi però con gli atleti che andavano
per la maggiore, chiede di partecipare alla gara anche se,
non essendo preparato a quell’evenienza, non aveva né gli
indumenti né le scarpe adatte. Dopo quello slancio iniziale,
quando era già scalzo, pronto alla partenza, è assalito dal
dubbio di non poter reggere il confronto. E’ incoraggiato a
partecipare da Italo Maggiori: «non preoccuparti; ti seguo con
la bicicletta, se rimani indietro esausto ti carico io».
La gara si svolge sul percorso che vede partenza e arrivo
alla dispensa Priori, passando per il casello di Catalini e
ponte Casale. Come tutte le favole a lieto fine che si
rispettino, Fiorenzo Bartolucci termina prima degli altri la
sua fatica, ricevendo così i complimenti di Eligio Leoni e
Aldo Mammucari i quali lo invitano a ‘provare’ l’atletica
nella neonata società dell’‘ACLI Velletri’, che vanta nel suo
organico già una decina di elementi.
Nei due anni che seguirono, fino all’ottobre del 1954,
quando parte militare, Fiorenzo partecipa insieme ai
compagni di squadra Adriano Costantini, Cirillo Priori,
Rino Rossi (il marchigiano) che provengono dalle terre di
Giuliano, Mario Taddei, Riziero Montagna e Masi da Colle
Ottone, oltre a Tartaglia, Candidi, Ruggero Roccasecca,
Magni, Cipriani, Manlio Zaccari, a tutte le gare su strada
della regione, da Alatri a Latina, da Anzio a Viterbo. Le
gare su strada, anche due ogni settimana, erano il loro
allenamento.
Questi infaticabili macinatori di chilometri non
disdegnano però neanche la pista. La presenza del nome
8
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
‘ACLI Velletri’ nelle graduatorie regionali FIDAL di quel
periodo, non è dunque un fatto occasionale dovuto
solamente alla grandezza dell’atleta Giovanni Scavo,
chiamato dai tecnici federali a scendere in pista al termine
di un raduno collegiale.
Nel 1953, l’‘ACLI Velletri’ è una delle 49 società di
atletica affiliate al comitato regionale del Lazio. Un comitato
regionale che allora era ripartito nelle provincie di Roma,
Latina, Terni, Viterbo, Civitavecchia e Frosinone.
Ovviamente provenendo dall’attività su strada gli atleti
emergono nelle gare del mezzofondo prolungato. Nelle
graduatorie di quell’anno troviamo presenti, nelle prime
trenta posizioni dei 5000 metri, Adriano Costantini e
Fiorenzo Bartolucci che, il 29 agosto allo stadio della
Farnesina, avevano corso rispettivamente in 16’41”9 e
16’48”2 oltre naturalmente a Fabio Lunatici che è terzo nei
10.000 metri con 33’55”2 nel 1952 e secondo con 32’41”4 nel
1953. Lunatici era uno di quegli atleti dotati da madre
natura per ottenere prestazioni eccezionali. Nelle gare su
strada teneva testa ai migliori specialisti. Purtroppo in pista
non riuscì mai a disciplinare il suo enorme potenziale.
Sempre nel 1953 Costantini dimostra la sua classe con il
sesto posto nella finale nazionale del Gran Premio
mezzofondo.
L’ACLI Velletri conclude però presto la sua autonoma
attività diventando una delle tante società satellite della
provincia che facevano capo alla ‘casa madre’ dell’ACLI
Atac Roma di Ercole Tudoni. Una delle società tra le più
forti d’Italia nella maratonina, come era definita allora la
corsa su strada in cui si laurea, con l’ossatura di atleti
veliterni, nel 1955, campione d’Italia di società.
Rimane comunque, ancora per diverso tempo, il
contributo degli atleti veliterni. Montagna e Taddei sono
infatti presenti nelle graduatorie regionali ancora nel 1958.
Taddei è ventinovesimo nei 5000 con 16’38”2, tempo
conseguito il sei di settembre, mentre Montagna è
9
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
ventottesimo nei 10.000 con il 38’40”3 ottenuto in una delle
prime gare di quella stagione.
Nel periodo estivo erano sempre le ACLI ad organizzare
delle giornate di sport denominate ‘le Olimpiadi delle
Parrocchie’ che comprendevano gare di atletica, calcio e
pallavolo. Per l’atletica venivano effettuate gare di salto in
alto e salto in lungo nel piazzale interno di San Clemente,
mentre le gare di corsa erano disputate nella territorialità
della parrocchia di San Salvatore.
È in una di queste occasioni, intorno all’anno 1950, che
inizia a correre il giovanissimo Manlio Zaccari, aveva allora
quindici anni, che così ricorda quell’episodio che avrebbe
segnato per sempre la sua vita di atleta.
“A quei tempi tra le parrocchie di Santa Maria e San Salvatore
c’era una grande rivalità. Io ero il capo carismatico di Santa
Maria, mentre Alessandro Gabrielli, soprannominato l’uomo di
gomma, lo era per San Salvatore. Dopo la disputa dei cento metri,
corsi sui sampietrini e da me vinti, ci si appresta alla gara dei
3000 metri che per noi ragazzi rappresentava la distanza che
avrebbe consacrato il ‘campione’. Subito in testa fin dai primi
metri, passo il primo dei tre giri previsti con venti metri di
vantaggio sugli altri. Al secondo giro, all’altezza della botte
dell’acqua, vengo afferrato dall’uomo di gomma che insieme ad
altri due ragazzi mi trattiene per qualche minuto. Quando mi
lasciano, tra le lacrime, sono ultimo ma voglio terminare
ugualmente la gara. È stato però proprio quell’episodio in
negativo, a darmi la spinta per continuare quella corsa da cui
ancora non mi sono fermato.”
Parallelamente a tutto questo, comincia ad organizzarsi
lo sport nella scuola. Nel 1951 viene disputata la prima
‘Coppa dell’Associazione degli Studenti’ di Velletri.
Un’attività che porterà questi giovani a mettersi in
mostra nella vetrina dell’atletica regionale studentesca: nei
prati romani di Tor di Quinto per le finali di corsa
10
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
campestre e l’agognato stadio Olimpico per le finali del
campionato studentesco in pista.
Leadership indiscussa tra gli istituti veliterni spetta di
diritto al ‘Cesare Battisti’, una scuola che sa farsi valere
anche tra le blasonate scuole metropolitane. Memorabile la
vittoria, un vero e proprio trionfo, nella campestre a
staffette del 1955 organizzata dalla ‘A. S. Roma’ nei pressi
dello stadio Olimpico. La scuola velletrana piazza due
squadre ai primi due posti ed al settimo la formazione
composta da Zaccari, Schifano e Pompili.
“Il ‘Battisti’ di Velletri ha colto un successo imprevedibile
piazzando due sue formazioni ai primi due posti della finale. La
formazione ‘A’ (Centofanti, Leoni, Scavo) partiva favorita, dal
momento che la sola presenza di Scavo la faceva ritenere pressoché
imbattibile... Chi invece ha offerto i maggiori motivi di sorpresa è
stato infine il terzetto minore del prof. Giallombardo formato da
Strini, Martiello e Andreozzi che conquistava in bellezza il
secondo posto.”1
Tra questi giovani, guidati dall’infaticabile Fabio
Lunatici, troviamo un volitivo quanto sconosciuto Giovanni
Scavo il quale, nel giro di pochi anni, assurgerà nell’olimpo
dell’atletica nazionale e internazionale.
E a Giovanni Scavo rimase legato il ricordo gioioso di
tante gesta sui prati e piste laziali. L’atletica veliterna tentò
così di trarre dal suo talento la speranza di sfondare la
barriera della mediocrità, alla quale talvolta molte
circostanze ambientali parrebbero condannarla.
1
Da un articolo del ‘Corriere dello Sport’ a firma di Sergio Gatti.
11
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Anni sessanta. I primi dieci anni di ‘Scavo’
È in questo spirito che i fondatori della società ‘Giovanni
Scavo’, don Eugenio Gabrielli, Pierluigi Starace, Manlio
Zaccari e Alberto Colazingari, coagularono intorno a loro,
nell’ottobre del 1960, in seno al locale comitato diocesano
CSI, un nucleo di ragazzetti di belle speranze e li iniziarono
ai misteri dello sport olimpico per eccellenza.
La prima stagione agonistica, dopo la preparazione
invernale degli atleti, inizia con una manifestazione locale,
denominata Campionato Veliterno di corsa campestre, che
si svolge in cinque prove tra il primo e il ventinove di
gennaio del 1961. Le cronache narrano di quel gennaio di
tanti anni fa, delle gare effettuate a San Giovanni vecchio,
che per il volgo era solo e semplicemente la ‘cacattera’.
Alla fine di queste fatiche, la vittoria arride a Quinto
Sellaroli, davanti a Giuseppe Usai e Gian Paolo Brencio.
Vecchie foto stanno a ricordare l'avvenimento: le braccia
alzate in segno di giubilo del vincitore, la stretta di mano
fraterna con i vinti sul podio improvvisato, per l'occasione il
piedistallo di una fontanella.
Si iniziò per gioco, con grande spirito di amicizia, con
intendimenti educativi ma, anche, con goliardica
spensieratezza. Il Pierluigi che sale alla montagna a cercarsi
il suo ‘vice’ Fausto Ercolani da colle Caldara, scelto da lui in
virtù di una presunta capacità organizzativa del soggetto
ma, in realtà, come lo stesso Fausto confiderà qualche anno
più tardi, scelto in virtù della disponibilità di avere già in
quegli anni l'entrata di uno stipendio fisso da cui poter
12
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
attingere per le necessità più impellenti; il ‘vecchio’ Manlio,
atleta che ha conosciuto mille battaglie che si accinge a dare,
con il suo esempio, la spinta entusiastica necessaria al
decollo; il grintoso Alberto che porta con sé gli atleti della
terra di Giuliano; don Eugenio il consigliere spirituale e,
spesso, il finanziatore.
La ‘U.S. CSI Giovanni Scavo’ muove i primi passi, inizia
la sua avventura nel mondo sportivo. Come sede sociale
viene eletta una stanza parrocchiale della chiesa di santa
Lucia, dove la società patì l’unico furto della sua storia a
carico dell’unica cosa che allora possedeva: una fotografia
di Giovanni Scavo che rendeva meno squallido quel luogo
pomposamente chiamato sede.
Quinto Sellaroli, Vittorio Cianfarani, Montellanico,
Pennacchi, Marcolini, Di Nuzzo da Castelgandolfo, Paolo
Tomasi da Albano e Gian Paolo Brencio, insieme a Pietro
Cipollari, Maurizio Iannucci, Pietro Falzoi, Giuseppe Usai
sono le punte di un nutrito gruppo di giovani, incitate e
sostenute dalla serietà e dall’impegno dei sempre presenti
Zaccari e Colazingari.
I migliori risultati di questo primo anno di attività
vengono raggiunti dallo junior Adalberto Giammarco, che
partecipa alla finale nazionale CSI di corsa campestre, da
Vittorio Cianfarani campione provinciale CSI nei 3000
metri, e dall’allievo Brencio decimo nella finale regionale
del Gran Premio mezzofondo. Su tutti rimane comunque il
poliedrico Manlio Zaccari che oltre a quelli su velocità,
ostacoli e mezzofondo, detiene i primati sociali anche nel
peso e nel giavellotto lasciando a Montellanico solo quello
del disco. Nei salti, data la mancanza di attrezzature, i
risultati sono lasciati alla estemporaneità degli atleti. Alvaro
Clementi improvvisa letteralmente ottime misure sia
nell’alto (1.60 in sforbiciata!) che nel lungo, dando una
nuova dimensione ai primati sociali in questo campo, anche
se il suo record del lungo viene superato, nelle ultimissime
giornate di gare da Colazingari.
13
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Il clima fraterno e spensierato, goliardico e educativo di
quel periodo trasuda in maniera palpabile nei ricordi di
Manlio Zaccari da lui stesso considerati come appunti di
vita.
“È l'inizio dell'anno 1961. Fa freddo e come spesso accade in
questo periodo, piove. Alle quattordici Alberto ed io abbiamo il
solito appuntamento per gli allenamenti con i nostri ragazzi; il
ritrovo è fissato come al solito a Camposanto Vecchio. Se qualcuno
volesse provare ad immaginarci in ‘mutande e canottiera’
ovviamente stile anni '60, dovrà prima fare mente locale
all'ambiente del posto di quegli anni. Un susseguirsi di campi
incolti interrotti soltanto da una serie di case popolari appena
costruite, all'altezza della caserma dei vigili del fuoco e di fronte
ad esse tre basse costruzioni tuttora esistenti. Ci spogliamo sotto
lo sguardo vigile di Pierluigi il cui compito oltre che di
cronometrista è quello di stare attento ai nostri ‘panni’. Si parte
per l'allenamento e subito si scendono le scale. L'obiettivo è come
sempre quello di stabilire il nuovo record sul giro della ‘cacattera’.
Si corre con l'incoscienza della gioventù e come sempre arriviamo
al traguardo stremati dalla fatica. Comunque al tempo non si
pensa più poiché all'altezza dove sono ora i vigili del fuoco c'è la
famiglia Pulicati che ha preparato il the. Passa qualche anno,
qualche ragazzo ha abbandonato, molti altri si sono avvicinati alla
società che aumenta di spessore giorno dopo giorno. Non
insegnavamo i segreti della corsa in quanto anche noi ne eravamo
all'oscuro! Ma le parole amicizia, lealtà e rispetto non erano
concetti astratti. Era il nostro modo di vivere e quando ancora
oggi incontro qualcuno che a stento riesco a rintracciare nella mia
memoria e si rivolge a me appellandomi ‘il Grande Manlio’, il
cuore ha un sussulto, mi riempie di gioia poiché ho la certezza più
assoluta che qualcosa di noi è rimasto con loro. Come testimoniato
dal guardarobiere Pierluigi, a quel tempo non avevamo né sede né
spogliatoio. Mi rivolgo così a mio cugino Arnaldo Bonifazi,
pugile professionista in forza alla Vjs Pugilato, per avere accesso
alla palestra di San Giovanni Vecchio. È stato un primo piccolo
ma significativo passo in avanti il poter usufruire di un locale
dove poter lasciare i nostri abiti e rivestirci senza il pericolo di
14
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
'beccarci' un malanno. Dalla palestra si partiva così per i prati e
le campagne di Velletri ed al ritorno stanchi nel fisico ma non
nello spirito infilavamo i guantoni incrociando i colpi sul ring.
Non eravamo certo atleti specialisti, facevamo tutto e di tutto,
specialmente in occasione dei campionati di società su pista, dove
coprivamo gare che andavano dai 110 ostacoli al triplo. Ma la
nostra prerogativa erano le campestri dato il naturale scenario dei
nostri allenamenti e durante la stagione estiva quella di andare a
"correre per i paesi" dove io, Alberto, Gian Paolo Brencio e
Quinto Sellaroli non tenendo conto del nostro ordine di arrivo,
dividevamo i premi vinti in parti uguali poiché ci sentivamo e
ancora oggi la sento una famiglia. Ricordo che in contrada Morice
era stata organizzata una gara per non tesserati con in palio ricchi
premi in natura. Avverto Gian Paolo e ci presentiamo alla
partenza. Per l'occasione indossai una canottiera di lana, piena di
buchi per non farmi riconoscere, ma nonostante ciò
l'organizzatore non appena mi vede mi dice che non potevo
partecipare in quanto ‘patentato’ che nel suo gergo stava ad
indicare che ero tesserato. Professo, spudoratamente, la mia
innocenza con il pensiero fisso ai premi in palio, e mi ritrovo con
gli altri sulla linea di partenza. Si parte con Gian Paolo che voleva
andare in testa a fare l'andatura. Lo fermo dicendogli di aspettare
per non far capire che eravamo atleti allenati e di dare anzi un po'
di vantaggio agli altri concorrenti. Però aspettammo troppo e
quando decidemmo di prendere l'iniziativa era troppo tardi.
Arrivammo al traguardo tra gli ultimi e fuggimmo sùbito
cercando di non farci notare tanta era la vergogna, mentre gli
atleti del posto festeggiavano orgogliosi. Le trasferte di quegli anni
erano un evento. Una volta andammo a correre ad Alatri e per
quei tempi era come andare a correre all'estero. Ci vollero sei ore
di autobus (di linea) e siccome era stracolmo il mio posto
l'alternavo con una cantante lirica che finì per sedersi sulle mie
ginocchia. All'arrivo della gara non sentii più le gambe e mi presi
anche il rimprovero di Ercole Tudoni (compianto e valido
allenatore dell’ACLI Atac) per la mia scialba prestazione.
Nonostante non si aveva a disposizione alcun impianto,
riuscimmo ad organizzare presso il campo sportivo, un
15
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
triangolare con la Libertas Latina e la Fiamma Latina con in
programma, ovviamente, solo le gare che potevano essere svolte su
un campo di calcio come la velocità, qualche lancio e qualche salto.
Il giorno prima della manifestazione Alberto, Pierluigi, Giampaolo
ed il sottoscritto, costruiamo dal nulla la buca per il salto in
lungo. La stanchezza è immensa ma è proporzionale alla gioia di
essere riusciti a portare l'atletica nel "tempio" del calcio.
L'indomani, domenica, c'è un folto pubblico in attesa. Arrivano
gli atleti ospiti; bellicosi e sicuri di sé, nelle loro divise. Noi
eravamo quattro gatti con in dosso i soliti indumenti consunti
tanto da suscitare tenerezza. Quando però alla fine della giornata
il risultato ci diede ragione, gli ospiti ci guardarono come dei
fenomeni. Il giorno dopo come risultato di questa immensa fatica
mi venne una forte tallonite con 38 di febbre. Venne il vecchio
dottor Argenti che dopo avermi visitato prese le forbici di casa e
mi asportò il pus...”
La manifestazione, di cui parla Manlio Zaccari in questi
suoi appunti, svoltasi presso il campo sportivo nel giugno
del 1961, era in realtà il secondo ‘Trofeo Giovanni Scavo’,
realizzato con il patrocinio del nuovo periodico veliterno
l’‘Araldo’ diretto da Elio Petrucci.
In questa occasione, Manlio vince i 100 metri in 11”8
davanti a Macicone e Porcelli della ‘Libertas Latina’; Quinto
Sellaroli è terzo negli 800 metri con 2’04”, in una gara vinta
da De Voni della ‘Lib. Latina’ in 2’01”3; ancora terzo è
Vittorio Cianfarani nei 3000 con 10”11”1. La ‘CSI Giovanni
Scavo’ è seconda nella staffetta 4x300, mentre vince la
3x1000 (Cipollari-Cianfarani-Giammarco) in 8’35”1 davanti
ad un’altra formazione veliterna (Brencio-SerapigliaAngelini).
In verità un triangolare di atletica aveva avuto luogo,
presso il campo sportivo comunale, esattamente un anno
prima, il 21 giugno del 1960, organizzato dal locale circolo
‘Giovanni Scavo’, e che aveva visto gareggiare giovani atleti
di Velletri, Colleferro e Monterotondo. I risultati di quel
triangolare, videro il secondo posto di Castrichella nei 100
16
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
metri, arrivato a spalla con il vincitore, tale Chiarulli di
Colleferro, e il quarto di Guiducci. Nei 400 metri, abbiamo
la vittoria di Alberto Colazingari e il terzo posto di Gian
Paolo Brencio. Manlio Zaccari si cimenta nel peso, dove
ottiene il primo posto, e nel giavellotto dove è secondo
davanti a Colazingari. Un Colazingari tuttofare che
troviamo anche nella classifica del disco (secondo) davanti a
Castrichella.
L’interesse della società ‘Giovanni Scavo’ di quel
periodo, è rivolto soprattutto verso la scuola. Una semplice
realtà che emerge visivamente scorrendo alcune classifiche
di tornei scolastici. In un triangolare tra le scuole ‘Cesare
Battisti’, ‘Enrico Fermi’ e ‘Antonio Mancinelli’, svoltosi
domenica 2 giugno 1963, ritroviamo Cipollari e Lupi nei 100
metri, Tomasi e Quattrocchi negli 800, Brencio, Pennacchi e
Silla nei 1500.
Arrivano anche i primi risultati di un certo valore, si
cerca spazio nell’ambiente sportivo veliterno, si gettano le
basi per uno sviluppo futuro più concreto e programmato.
Altri atleti emergono, la staffetta 4x4002 che partecipa ai
Campionati Italiani Juniores del 1963 a Firenze chiude
idealmente il primo ciclo della neonata società. Intanto
Zaccari, recitano le cronache di quegli anni, è costretto al
ritiro causa matrimonio, mentre Colazingari lascia per
motivi di lavoro. Altre figure emergono, come Fausto
Ercolani, Giuseppe Usai e Gian Paolo Brencio che con
generoso slancio si danno ad allenare gli aspiranti
campioni, sempre sotto la guida del prof. Starace.
“Sono nato con la corsa nelle vene. - dice rievocando quei
tempi Gian Paolo Brencio - La mattina prima di entrare a
scuola, ero il protagonista delle gare che si disputavano in via
Paolina. Si partiva dove attualmente c’è l’ufficio di collocamento,
si toccava una porta di piazza Trento e Trieste e si tornava alla
partenza. I miei amici, mi portavano ogni giorno nuovi sfidanti
2
Quattrocchi-Brencio-Sellaroli-Tomasi : 3’52”2.
17
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
per poi scommettere sulla mia vittoria fino a quando, nel maggio
del 1960, subii la mia prima sconfitta da un ragazzo, tale Salis
Sergio, dal quale venni a conoscenza di un gruppo di atleti, tra cui
lo stesso Salis, che si allenavano regolarmente sotto la guida di un
certo Manlio Zaccari.
Allora, per correre ai ripari, temendo altre sconfitte, cominciai
anch’io, per mio conto, ad allenarmi su un percorso tra i viali e il
vigneto della residenza dei miei nonni, l’attuale parco Muratori.
Nel dicembre di quell’anno, dopo aver letto un manifesto che
invitava ad una leva di atletica, mi ritrovai tra i vari Zaccari e
Colazingari, nella neonata società ‘Giovanni Scavo’. Tre mesi
dopo indossavo la mia prima tuta mentre per le scarpe chiodate si
faceva uso, a turno, di quelle di Clementi, scambiandocele ad ogni
fine gara.
Ricordo che la prima maglia sociale fu di lana bianca con una
striscia blu su petto. Con l’avvento di Fausto Ercolani si passò poi
al rosso bordato bianco, colori che richiamavano, a suo dire, quelli
del grande Torino.
Inutile dire che sono stati anni belli, legati com’erano alla
nostra giovinezza, anche se non mancarono mai le difficoltà,
anche quotidiane. Nelle vesti di segretario non erano poche le volte
che ero costretto a rivolgermi a don Eugenio per i soldi necessari
per le trasferte a Roma e, per risparmiare, si andava a piedi allo
stadio delle Terme, dopo essere scesi al capolinea degli autobus di
San Giovanni.
Una figura particolare è rimasta legata al ricordo del mio
periodo in società: Maria Chiara Starace. Preziosa per
l’inserimento del settore femminile, lei fu sorella e madre di tutte,
prodigandosi attivamente nel consiglio direttivo fino a quando
diede fine alla sua presenza in società dissolvendosi nel nulla, così
come dal nulla era apparsa la prima volta.
Il mio impegno verso la società andò poi scemando
progressivamente. Nel 1971 cominciai a lavorare e così il mio
tempo libero svanì. Rimasi in contatto per tutto ciò che poteva
servire, certamente al campo sportivo non mi videro più. La mia
ultima presenza risale al 1976 quando accompagnai lo squadrone
che la società aveva inviato a Catania in occasione dei campionati
18
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Nazionali Libertas, poi assistetti, impotente, all’ingloriosa fine
della società nonostante i vari tentativi che feci andando a visitare
i vari Sergio Scavo e Fausto Ercolani nei loro rispettivi posti di
lavoro per cercare di dare chiarezza ad una situazione che non
esiterei a definire vergognosa.”
Fausto Ercolani e Gian Paolo Brencio, per il ruolo da loro
rivestito, nell’ambito dell’atletica veliterna degli anni ‘60,
meritano, senza dubbio, un discorso più approfondito
entrambi definiti e modellati dalle parole di Pier Luigi
Starace.
Di Fausto dice. «Il Fausto Ercolani che ho conosciuto in
quegli anni, esattamente dal 1961, quando cominciò a dare una
mano nell’organizzazione delle gare, fino al 1967, quando era
divenuto il vero factotum della società, e quando io la lasciai per
sposarmi prima, e per stabilirmi in Calabria subito dopo, era un
uomo in cui sentivo la stoffa di Giulio Cesare, soprattutto per
quattro ragioni.
La prima è che, per entrambi questi personaggi, non sono
riuscito a darmi una risposta al dilemma: «volevano organizzare
perché volevano comandare, o volevano comandare perché
volevano organizzare?» Detto altrimenti, la molla più profonda
che ne faceva degli uomini d’azione era l’ambizione individuale o
la cura di realizzare un bene per l’interesse collettivo? Non
riuscivo a collocare nessuno dei due nella categoria degli ambiziosi
puri, come un Cesare Borgia o un Napoleone, e neppure in quella
dei puri idealisti come un Mazzini o un Lincoln.
La seconda è che erano entrambi, oltre che uomini d’azione,
uomini ‘di parole’. Cesare fu il primo capo militare romano a non
delegare a nessuno e a nulla, neanche alle sue gesta più clamorose,
il compito di parlare in sua vece; la narrazione dell’impresa,
giorno per giorno, di suo pugno, era per lui parte integrante di
essa.
Fausto, a parte la sua abitudine di registrare meticolosamente
risultati e spese, aveva un tale senso della parola che agiva
parlando e parlava agendo, non permettendo, nell’alveo della sua
personalità in movimento, che uno dei due elementi scorresse
senza l’altro. Taceva solo per qualche minuto quando correva con
19
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
gli atleti in allenamento, e parlava senza intento pratico solo in
qualche battuta su pullman, al ritorno da qualche trasferta
positiva.
Il terzo elemento comune era la capacità, rara nelle personalità
tutte prese da uno scopo, di porsi a margine per periodi più o
meno lunghi, per conoscere gli altri, per penetrare situazioni
nuove, per adattarsi agli ambienti. Cesare sapeva interessarsi del
suo geniere, del suo milite, del suo rivale politico, degli
ordinamenti religiosi, politici ed economici di tutti i popoli con cui
veniva in contatto. Fausto aveva la medesima qualità, sia pur
dimensionata all’ambiente della Velletri di allora.
Il quarto elemento era l’infaticabilità psicofisica, la formidabile
capacità di non essere schiavi dell’ora del pasto e del sonno, della
camminata da fare, Fausto non ha mai avuto alcun mezzo di
trasporto, della faticata improvvisa e fuori programma; insomma
le doti dei genuini latini antichi, sulle quali fu fondata la loro
superiorità mondiale e, sulla perdita delle quali, la loro decadenza.
Ma c’erano altri aspetti che segnavano una differenza tra il
dittatore romano e Fausto, e a favore di quest’ultimo, come
l’estraneità totale all’avidità sia di danaro che di potere; avrebbe
potuto esigere, quando me ne andai, e quando era diventato la
personalità assolutamente insostituibile della ‘Scavo’, di
istituzionalizzare questo stato di cose, con l’attribuzione della
presidenza. Fausto non la esigette, rimanendo nella carica di
direttore tecnico e continuando però a profondere energie in favore
dello sviluppo della società, trascinando tutti nel vortice del suo
entusiasmo.»
Gian Paolo è ricordato con orgoglio da Pier Luigi per le
sue doti di serietà, regolarità negli allenamenti e,
soprattutto, per la sua dedizione nei confronti della società.
“Un grosso rischio incombeva sulla neonata ‘Giovanni Scavo’
in epoca ancora pre e proto faustiana, cioè che il sottoscritto - è
ancora Pier Luigi Starace a richiamare le immagini di quei
primi anni sessanta - allora presidente per una felicissima
coincidenza tra il proprio desiderio di far rivivere Gianni Scavo
nello spirito agonistico dei giovani veliterni, e la candidatura a
20
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
quella carica da parte di don Eugenio Gabrielli, imprimesse alla
propria funzione un tratto che, allora specialmente, era
predominante nella mia personalità: il distacco, voluto o meno, da
molti aspetti della realtà concreta, conseguenza dell’immersione in
un mondo di ideali, di sentimenti, di interiorità.
Gian Paolo Brencio fu, allora, la persona più delicata ed
efficiente nel riportarmi con i piedi per terra, a farmi capire passo
passo, che anche lui condivideva il mio slancio ideale, ma che
occorreva anche pensare a comprare magliette, scarpe di gomma
(tute e scarpe da corsa vere e proprie erano al di sopra delle nostre
possibilità economiche), preventivare i costi di una trasferta,
ricordarsi di portare i cartellini.
Grazie a ciò, egli fu il segretario per eccellenza, insostituibile ed
inamovibile.
Gian Paolo era il tipo che, chiunque avesse avviato
un’iniziativa, avrebbe voluto trovarsi a fianco. Infaticabile, freddo
e lucido anche nei momenti più imbrogliati, con un senso della
responsabilità che lo faceva sempre serio, ma mai lagnoso o ruvido,
costantemente attento nei dettagli e all’insieme, ma mai invadente
o saccente. Non ho più avuto amici-collaboratori così nel resto
della mia vita.
Esprimeva il suo carattere anche con il suo stile di corsa,
leggero ed economico, e con la sua condotta di gara, tanto regolare
da richiamare quella del massimo fondista di quegli anni, Ronald
Clarke.
Gian Paolo, da allievo, junior e credo per qualche anno da
senior, è stato semplicemente un atleta di livello regionale, come
dicono i suoi tempi cronometrici. Se consideriamo però, questi
risultati nel quadro complesso delle sue attività, ci rendiamo conto
di trovarci davanti ad una personalità di un livello nettamente
superiore a quello in cui lo ha collocato il cronometro.
Nella ‘Scavo’ faceva l’atleta e il dirigente, non saltando un
allenamento o una gara, non dribblando mai un’incombenza da
svolgere, anzi andando a cercarla. Dovendo portare avanti con il
suo stile ‘o bene o per niente’ tutti questi impegni, l’architettura
dell’orario della sua giornata era un piccolo capolavoro per far
entrare tutto, senza sacrificare alcun altro compito da svolgere,
21
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
una prova del complesso musicale dove suonava la batteria, una
serata di esibizione. Il tutto senza mezzi di locomozione,
ovviamente.
Ebbene, durante i carnevali del 1960, 1961 e forse altri,
capitava che Gian Paolo si curvasse sulla linea di partenza di una
campestre, dopo aver fatto le ore piccole, il sabato sera,
scatenandosi, sempre freddamente, sulla batteria. E i suoi risultati
erano sempre soddisfacenti, come fosse andato a letto con le
galline.
In queste performance di resistenza allo stress, nella modestia
con la quale le affrontava, (non ne parlava nemmeno) io ho visto
un uomo collocato molto, molto più in alto di dove i suoi tempi e le
sue medaglie lo hanno posto.”
Delle parole dell’allora presidente Starace, ne è riprova il
diario gelosamente conservato da Gian Paolo, testimone
dell’attività della società di quel periodo. Un quaderno
Pigna “Bella Copia” di colore verde in cui proprio Pierluigi
Starace aveva annotato, da una parte i risultati delle gare e,
dall’altra i nomi con i relativi indirizzi e date di nascita
degli atleti tesserati. Non mancavano in alcuni casi i dati
relativi all’altezza, alla circonferenza toracica e a quella dei
fianchi. Erano rigorosamente schedati per anno di nascita
con tanto di numero di cartellino federale e cartellino CSI.
Categoria allievi si leggeva sulla prima pagina.
1950:
Manciocchi Luciano - Velletri 14/9/50 Viale Diaz 16
Calanca Danilo - Velletri 31/3/50 Via Furio 53 1.60-48-78
Zaccagnini Piero - Velletri Via A. Alfonsi 6
Maggiore Roberto (senza data di nascita) via del Sangue 17
Ercolani Stefano - Velletri 1/2/50 via delle Fosse 29 1.65-43-80
Malagigi Giuliano - (senza data di nascita) Piazza Cairoli 44
e poi aggiunto in un secondo tempo come testimoniato dal
diverso colore della penna, fino allora di un uniforme
corvino,
Potini Claudio - Velletri 15/7/50 via del Sangue 25 1.65-47-80
1949:
22
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Tata Rolando - Velletri 21/5/49 vicolo della Gatta 10 1.50-41-78
Rossi Carlo - Velletri (senza data di nascita) viale Oberdan 10
De Paolis Massimo - Roma 25/5/49 via Croce 27 1.58-50-83
Francese Mauro (senza data di nascita) via S. Crispino 10
Belli Sergio - Velletri 20/1/49 via Fontanaccio 9 1.70-65-87
Giachetti Alessio - Roma 30/9/49 via del Corso 15 1.65-51-85
Lungarini Sandro - Velletri 1/1/49 via Borgia 35 1.65-49-80
Maggiore Gianfranco - Velletri 24/10/49 vicolo Fiscari 1 1.70-55-78
Coculo Giovanni - Rocca di Papa 10/8/49 via Mancinelli 3 158-45-75
Ciafrei Valerio - Velletri 30/1/49 via Trinità 22 1.60-55-85
Cellucci Sergio - Velletri 28/3/49 via Antonelli 32 1.60-55-85
D’Urso Giuseppe (non seguono altri dati)
Pontecorvi Alberto - Velletri 5/2/49 Fontana della Rosa 32 1.53-49-80
Manciocchi Carlo - Velletri 13/9/49 via S. Pietro 24 1.70-64-85
1948:
D’Urso Marcello - Velletri 29/1/48 vicolo della Gatta 26 1.64-54-88
Abbatiello Enrico - Nettuno 10/10/48 via Stamperia 6 1.70-55-82
Favale Rossano (senza data di nascita)
via Zauli Sajani 6
Costantini Giulio - 28-8-48 via Menotti 35 Giulianello 1.71-57-85
Trenta Giuliano - Velletri 5/9/48 Piazza Umberto I 35 1.60-54-85
Pantanella Luciano - Corfelice 17/4/48 via Cardinali 23
Tittoni Livio - Ceva 25/11/48 via Cardinali 20 1.72-66-90
Antici Vincenzo - Velletri 6/7/48 via del Corso 25 1.58-49-75
Galli Antonio - Velletri 25/5/48 via del Corso 301 1.74-63-85
Spoletini Luciano - Roma 10/7/48 viale Roma 96 1.73-52-85
Cirino Maurizio (senza data di nascita)
Giulianello
1947:
Falovo Maurizio - Terracina 5/9/47 via Palestro 6 Terracina 1.77-63-82
De Rossi Giorgio - Terracina 7/7/47 via Palestro 6 Terracina 1.72-64-93
Mingarelli Giorgio - Velletri 28/11/47 via Borgia 32 1.76-75-90
Cedroni Diego - Lariano 14/10/47 via Fortuna 56
De Santis Livio - 17/6/47 casello Ferroviario 52 Giulianello 1.78-66-86
1946:
Gianfranco Truini (senza data di nascita) via Fontana delle Rose 32
Pietro Cipollari - Frosinone 24/4/46 Piazza Umberto I 33
Di Bona Paolo - Velletri 20/2/46 colle Caldara
Quattrocchi Fausto - Velletri 18/10/46 via di Cori 7 1.71-60-92
Raponi Silverio 27/3/46 via Ariana 2 Lariano 1.58-55-87
Pennacchi Franco - Velletri 25/7/46 Madonna degli Angeli
Falzoi Pietro - Ozieri 2/2/46 viale Regina Margherita 1.78-65-88
Silla Michele - Cuglieri 6/8/46 vicolo della Palma 1.60-50-82
Bianchi Bruno - Velletri 20/6-46 via Padella 18 1.70-65-92
Lupi Francesco - Velletri 11/8/46
23
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
e poi inserito successivamente da
probabilmente quella di Fausto Ercolani,
mano
diversa,
Volani Furio - Pola 3/12/46 viale Roma 79 1.67-60-84
1945:
Brencio Gian Paolo - Velletri 18/2/ viale Diaz 9 1.63-59-88
1944:
Sellaroli Quinto - Giulianello 5/12/44 via Anita Garibaldi Giulianello
1.75-70-85
Tomasi Paolo - Albano 16/9/44 corso Matteotti 85 Albano 1.73-65-83
seguono le date del 1943 e 1942 senza alcun nome registrato
ed infine sotto il 1941:
Colazingari Alberto - Giulianello 17/4/41
Quanti di questi 52 atleti tesserati per la ‘CSI Giovanni
Scavo’ in quel lontano 1962 abbiano effettivamente difeso i
colori della società non ci è dato sapere con certezza.
Il settore del diario riservato ai risultati dell’attività, era
contrassegnato da una ‘leggenda’ in terza pagina di
copertina che indicava:
R.P. = record personale stabilito per la prima volta
n.R.P. = record personale migliorato rispetto al o ai
precedenti
a.s. = risultato conseguito in serie diversa da quella
dell’atleta precedente o seguente
e a pie’ di pagina
* si intendono per records personali quelli conseguiti
militando nella società e non quelli precedentemente
stabiliti.
Veniva registrata ogni tipo di gara; si inizia con una
roboante riunione nazionale presso il campo sportivo
scolastico di Latina (maggio 1962) e a cui partecipano,
Costantini Luigi (100), Brencio (400), Di Lazzaro e Di Bona
(600), e ancora Brencio e Giammarco (3000); ma trovano
pari considerazione le prove eliminatorie del Gran Premio
mezzofondo presso il campo sportivo di Velletri (agosto
1962), la piccola olimpiade effettuata presso il campetto
oratorio a Lanuvio (settembre 1962) e a cui partecipano
24
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Occhiolini, Cipollari, Quattrocchi, Di Lazzaro, Di Bona,
Silla, Falzoi, Di Nuzzo e Brencio; una corsa a staffetta
3x10003 che si snoda sul percorso “Metabo-Umberto I-Porta
Napoli-Metabo” che vede la vittoria della squadra A della
Scavo (Quattrocchi-Brencio-Sellaroli), mentre la squadra B
(Cipollari-Di Lazzaro, Falzoi) è terza; una corsa campestre
disputata il giorno di capodanno del 1963; la I Targa “G.
Scavo” tra istituti di Velletri su 1500 metri (un giro di
cacattera completo); la I leva di atletica presso il campo
sportivo di Velletri in data 8 novembre 1963 e riservata ai
nati tra il 1946 e 1950 con gare di velocità e mezzofondo tra
le quali spicca una serie di 600 metri per i nati nel ‘48 e ‘49
in ‘abiti borghesi’. Per la cronaca la vittoria arrise ad Alessio
Giachetti che effettuò i due giri di campo in 2’07”; una corsa
su strada a Giulianello in occasione della festa di San
Giuliano con gare di 100 e 1500 metri; un 3000 (ottobre
1965) dove Volani Fulvio con 10’39”4 precede Volani Furio
(10’42”8) con la descrizione di tutti i tempi di passaggio
ogni 400 metri, da cui si nota la rimonta di Fulvio dopo che
ai mille era transitato con 7 secondi di svantaggio e con
ancora un ritardo di cinque ai duemila.
Le piste venivano calcate quasi esclusivamente in
occasione dei campionati. Gli stadi erano quello
dell’Acquacetosa, dove il 27 maggio del 1962, in occasione
della prima giornata dei campionati CSI, gareggiano
Occhiolini (1’01”5) e Sellaroli (58”3) nei 400, e Quattrocchi
prima negli 80 (11”0) e poi nei 1200 (3’38”); lo stadio della
3
Le staffette 3x1000 su strada erano allora molto in voga. La prima partecipazione di
atleti della ‘Scavo’ ad una di esse risale al 19 settembre 1961 in occasione di una gara
sportiva organizzata per la festa dell’uva, dal Centro Italiano Propaganda Sportiva e dalla
Fiamma di Roma alla presenza dell’assessore Dante Gasbarri. La staffetta si svolse sul
percorso piazza Mazzini, Corso Vittorio, Porta Napoletana, via delle Mura, piazza XX
Settembre, via Metabo, piazza Mazzini. Ogni corridore coprì questo percorso due volte.
Gli organizzatori di questa gara furono Sandro Giorgi, Giuseppe Carboni, Paolo Tiraboschi
e Bruno Muratori. Giudice arbitro fu Leone Benedetto, mentre i direttori di gara furono
Polletta Antonio e Ponzo Francesco. La gara vide trionfare gli atleti Giancristofori, Severini
e Picelli del MDA (Ministero Difesa Areonautico), davanti a quelli della Fiamma Roma. Gli
atleti veliterni, sotto l’esperta guida di Manlio Zaccari, conquistarono il terzo posto con la
staffetta B (Sellaroli, Colazingari, Zaccari) e il quarto con la staffetta A (Silla, Guiducci,
Campagnoli).
25
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Farnesina che il 31 maggio dello stesso anno vede l’ultima
gara di Manlio Zaccari il quale si cimenta nei 100 metri
piani classificandosi al terzo posto in 12”6 in una gara che
vede primo Iannucci in 12”4; lo stadio delle Terme come nel
luglio del 1962 dove Occhiolini è quinto nei 200 (27”8) e
Brencio è quarto negli 800 in occasione dei campionati
laziali assoluti; lo stadio delle Tre Fontane dove il 24 agosto
Giuseppe Occhiolini stabilisce il record sociale allievi e
assoluto del disco con 21.29 e Lupi Antonio quello allievi
del lungo (5.52); il Comunale di Latina che era un po’ il
campo di casa, dove viene organizzato, per qualche anno il
Trofeo Giovanni Scavo; qualcuno come Giulio Costantini e
Pietro Cipollari il 16 maggio del 1964, calca la scena dello
stadio Olimpico in occasione delle finali dei campionati
studenteschi allievi e Juniores.
Nel 1964 la Giovanni Scavo domina nel campionato
provinciale di corsa campestre CSI conquistando la vittoria
sia nella categoria allievi con Giulio Costantini, che in quella
juniores con una superba prova del ‘piccoletto’ Gian Paolo
Brencio che precede il giovane Pietro Falzoi al quale deve
cedere il primo posto della classifica generale non avendo
partecipato ad una precedente prova. La ‘Scavo’ è prima
anche nella classifica per società, davanti al ‘Bernini’ di
Roma, oltre che per merito dei su citati atleti, anche grazie
al quinto posto di Danilo Calanca, il settimo di Alessio
Giachetti, l’ottavo di Massimo De Paolis nella categoria
allievi, e grazie alle prestazioni di Michele Silla e Diego
Cedroni, rispettivamente quarto e decimo nella categoria
juniores.
Di quel periodo ha tracciato un quadro dai nitidi
contorni, Pietro Falzoi.
“Se mi chiedessero quando e dove ho cominciato ad amare
l’atletica farei una magra figura ma, se mi chiedessero il perché
saprei come rispondere e, forse, non ci sarebbe risposta più sincera
di quella di dire che un immenso desiderio mi pervase, in quel
lontano aprile del 1959 quando, tra il commiato triste e doloroso
26
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
di una immensa folla raccolta in Piazza Cairoli, passò il feretro del
tanto compianto Giovanni.
Io quel giorno ero lì, come tanti altri anche se, Giovanni, per
mia immensa sfortuna, non avevo avuto il piacere di conoscere.
Maturai, allora, l’idea di seguire, con molta modestia, le sue orme.
Fu così che subito dopo le Olimpiadi del 1960 presi contatto,
quasi per caso, con uno degli atleti più ‘vecchi’ di Velletri,
coetaneo di Gianni Scavo.
Il caro Manlio che, per esigenze di spogliatoio veniva a
cambiarsi nella sala giochi dei giovani dell’Azione Cattolica ‘San
Filippo Neri’, mi invitò esplicitamente a seguirlo in quanto
giudicava il mio, un buon fisico da mezzofondista. Non ci pensai
due volte e, con la mente rivolta a Giovanni, cominciai a
calpestare le ‘sterrate’ della ‘cacattera’ seguendo volta per volta,
allenamento dopo allenamento, i consigli e le esperienze dei
veterani.
Non sfoggiavo una bella divisa dovendo provvedere per mio
conto, come d’altronde tutti gli altri, al corredo sportivo.
Arrivarono così le prime gare; era il mese di gennaio del 1962,
la prima campestre presso lo stadio della Acqua Acetosa in Roma.
Ricordo, dopo un buon riscaldamento, una partenza tra i campi ai
bordi del fiume Aniene, con ai piedi un paio di scarpette chiodate,
utilizzate a turno un po’ da tutti, che spaccavano le croste di
ghiaccio formate da un gran freddo, che ti fendeva il corpo, coperto
soltanto da un paio di calzoncini ‘rimediati’ e una canottiera
bianca che fungeva da maglietta da gara.
Continuai così, per molto tempo, a macinare chilometri su
chilometri, tra allenamenti e gare con coloro che diventarono i più
cari amici ma, anche, i più sinceri contendenti.
Eravamo sempre lì, puntuali e agguerriti: Gian Paolo Brencio,
Michele Silla, Furio Volani, Fausto Quattrocchi, Franco
Pennacchi, Bianchi Bruno ed io. Eravamo temuti e rispettati.
Qualcuno a Montecompatri ci aveva denominato ‘i camosci di
Velletri’.
Sotto la spinta del solito Manlio e del sempre vigile Alberto, e
parlo di Colazingari, nel 1964 raggiunsi i risultati migliori
vincendo i campionati provinciali di corsa campestre e
27
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
guadagnando la semifinale dei campionati studenteschi sulla
distanza dei 1500 metri, che si svolsero allo stadio Olimpico.
La mia gara più sentita e sofferta fu una delle prove del
campionato di corsa campestre di quell’anno che si svolse nelle
adiacenze della Cecchignola. Non corse in quella circostanza Gian
Paolo Brencio ma, a parte lui, il nostro gruppo agguerrito si
presentò compatto alla partenza per coprire la distanza di
cinquemila metri.
Il via fu dato all’interno dello stadio e, dopo il primo giro,
uscimmo su un percorso tra i campi, ogni tanto ‘impiastrati’ da
materiale di riporto. Michele Silla ed io procedevamo con buon
ritmo, avendo capito che i nostri avversari erano in buona forma.
Lasciammo loro il compito di tirare fino ai duemila metri dopo di
ché decidemmo, complice la nebbia che stava scendendo, di tentare
uno strappo. I nostri più diretti inseguitori sparirono dietro di noi
tra la nebbia che li copriva, e noi ne approfittammo per
incrementare il vantaggio. Ai tremila, mentre ero in testa, ebbi la
sfortuna di agganciare un pezzo di tavola con i miei chiodi e, nel
tentativo di farla sganciare, ottenni l’infelice risultato di cadere.
Fu così che Michele, che mi seguiva da vicino, seguendo a testa
bassa l’andatura, mi cadde sopra a cavalcioni.
«Michè, scendi, scendi se no ce ripigliano»
gli gridai e, malauguratamente, scendendo dalle mie spalle, mi
trafisse il piede destro con i chiodi delle sue scarpette.
«T’ho fatto male, Piè?»
«Michè, non sento niente.»
Dissi una bugia, perché non volevo fargli capire quanto
effettivamente io soffrissi. Continuammo insieme di buona lena,
poi lo aspettai al traguardo dove lo precedetti, da vincitore, di un
centinaio di metri.
Solo al rientro a Velletri, presso il pronto soccorso
dell’ospedale, accompagnato da Fausto Ercolani e Gian Paolo
Brencio, da sveglio e con un fazzoletto stretto tra i denti, il caro
dottore di turno, Angelino Velotti, mi suturò la ferita con tre
punti. Dopo quindici giorni ero di nuovo lì, pronto a gareggiare
per raggiungere il mio campionato a largo Boccea.”
28
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
“Questi giovanissimi atleti - scrive nel 1965, Ugo Cascella,
decano dei giornalisti veliterni - si stanno facendo notare già
negli ambienti del CSI provinciale, anche se solo da una-due
stagioni appartengono alla ‘Giovanni Scavo’.
Questi ragazzi si preparano con quella pazienza e serietà, che
sono le caratteristiche precipue dell’atletica veliterna, e auguriamo
loro, di riuscire ad emergere, in un futuro non lontano, anche in
ambito nazionale.
Fra tutti costoro, un giovane spicca per le ottime qualità già
dimostrate in molte occasioni: Alessio Giachetti, allievo lanciato
verso limiti eccellenti sulle distanze del mezzofondo. Accanto a
Giachetti una serie di nomi di giovanissime speranze. Giulio
Costantini, dalle qualità fisiche eccellenti ma dal rendimento
incostante, autore comunque di una eccezionale finale nazionale
allievi della campestre CSI di Chianciano, Stefano Ercolani,
Luciano Spoletini, dallo sprint finale insidiosissimo, Antonio
Galli dall’azione decisa e disinvolta, Diego Cedroni e, per
concludere, due promesse del fondismo: Furio Volani e Livio De
Santis.”
Il 1965 è comunque un anno di grande crisi con
pochissimi atleti iscritti (Brencio, Giachetti, Costantini,
Stefano Ercolani, Luciano Spoletini, Antonio Galli, Cedroni,
Furio Volani, Livio De Santis) e poche gare disputate ma,
dopo la tempesta, l’arcobaleno che annuncia il sereno. Nel
1966 arriva un folto gruppo di giovanissimi. Felci
Francesco, Di Lazzaro Natale, Lupi Antonio, Sinibaldi
Antonio, Zuin Marcello insieme a Bevilacqua Giacomo e ai
‘vecchi’ Ercolani, Giachetti, Volani, sono i protagonisti della
rinascita. E, nel marzo di quell’anno, oltretutto, Fausto
Ercolani, superando ogni ostacolo, ha voluto e ottenuto la
sezione femminile.
È una data storica, poiché è la prima volta che, a Velletri,
le donne fanno sport. La presentazione avviene nella sala
parrocchiale di santa Lucia. A prendere per primo la parola
è don Eugenio che mette in evidenza il significato
pedagogico dello sport nelle sue componenti spirituali e
29
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
sociali. Dopo gli interventi del presidente Starace e del
direttore tecnico Ercolani, vengono presentate le atlete.
Categoria primavera: D’Andrea Daniela e Andreuzzi
Stefania; categoria allieve: Biasotti, Menta Simonetta,
Randazzo, Ronsini Irene, Giachetti Barbara, Pica Paola,
Cipollari Maria, Quattrocchi Graziella, Angeloni Paola,
Berti Paola, Daria e Nila Colasanti e Carla Bombetti.
In quei primi anni l’attività è concentrata soprattutto
nelle campestri dove la ‘Scavo’ domina nel campionato
provinciale CSI. Nel 1966 vince quattro titoli di società su
sei, e tre titoli individuali con Francesco Felci tra i ragazzi,
Stefano Ercolani tra gli allievi e Luciano Spoletini tra gli
juniores; nel 1967 vince la categoria juniores per società e
individuale con Giacomo Bevilacqua che rinnova, in questa
categoria, le vittorie di Silla nel 1963, di Falzoi nel 1964, di
Furio Volani nel 1965 e di Luciano Spoletini nel 1966.
Nell’attività in pista si mettono in luce Alessio Giachetti e
Lorenzo Rulli che allo stadio della Farnesina si laureano
campioni provinciali allievi CSI per il 1966 vincendo le gare
dei 2000 metri (6’27”2) e del lancio del disco (36.60), e
Antonio Sinibaldi che con la misura di 1.58 è quarto nella
gara dell’alto ai campionati regionali FIDAL nella categoria
primavera.
In quell’anno, arrivano le prime tute; addirittura di due
tipi. Uno di colore azzurro con la scritta ‘Scavo’ per le
sezioni ragazzi e ragazze, e l’altro di colore azzurro con
bande biancorosse, sempre con la scritta ‘Scavo’, per le
categorie allievi, juniores e seniores. La maglia sociale è di
colore rosso senza scritte.
Gli anni che seguono vedono la crescita e l’affermazione
della società. Il 1965 è ormai solo un brutto ricordo. “Il
movimento atletico veliterno - dice nella sua relazione tecnicomorale del 1967, il prof. Starace - è in continuo sviluppo e oggi
è possibile guardare al futuro nella certezza che il domani non
potrà essere migliore e prodigo di sempre più grandi soddisfazioni
... consideriamo infine, le difficoltà di raggiungere sul campo
eclatanti affermazioni, dato che il Lazio è la regione che vanta le
30
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
più forti società d’Italia, e potremo così valutare ciò che è stato
fatto e ciò che resta da fare.
Tornando agli atleti, una menzione
particolare spetta a Fulvio Volani che si è rivelato atleta completo
raggiungendo sia nei 400 metri piani (53”5) che negli 800
(2’00”0), tempi di tutto rilievo a testimonianza della bontà della
nostra scuola e della sua serietà atletica. [Tempi che l’anno
successivo porterà a 52”2 e 1’57”7]. Dietro di lui ecco gli
juniores Giacomo Bevilacqua (m. 800 in 2’02”8 e 1500 in 4’15”8)
e Francesco Alì (m. 3000 in 9’24”0) entrambi su posizioni
eccellenti. Gli allievi Francesco Felci (m. 1000 in 2’44”3 e m.
2000 in 6’05”4) e Marcello Zuin (lungo m. 5.71 e triplo m.
12.06) tra i migliori del Lazio e, infine, i ‘primavera’ Lupi (alto),
Trivelloni, Ciardi, Masci e Cremonini (mezzofondo)... Un record è
stato stabilito sia nel tesseramento degli atleti che nell’attività
agonistica: 48 tesserati nel settore maschile e 40 in quello
femminile; abbiamo partecipato a 66 riunioni maschili con un
totale di 323 presenze gara e a 16 riunioni femminili con un totale
di 174 presenze gara”.
Fulvio Volani, ricorda così il clima, per certi versi
esaltante e contemporaneamente difficile di quel periodo; si
sente parte di un gruppo di pionieri sempre alla ricerca di
un campo sportivo. “Mi avvicinai all'atletica leggera nel
lontano 1964. L'atletica allora era soprattutto la corsa su strada,
specialità che permetteva di essere praticata ovunque. La carenza
di strutture, per le discipline cosiddette minori, quale era l'atletica
nella Velletri di quegli anni, ci portava tutti alla conquista di un
‘pezzo di terra’ dove poter svolgere i nostri rudimentali e
sperimentali allenamenti. L'unica struttura esistente, il campo di
calcio che allora era situato dove è stata costruita ora la palestra
polivalente, era vietato a tutti coloro che non corressero dietro un
pallone. Ci sentivamo come dei cow-boys, tutti alla conquista del
nostro pezzo di terra, che combattevano contro tutto e tutti; contro
le avversità e contro i ‘cattivi’. Per diverso tempo fissammo così il
nostro quartier generale in quel di San Giovanni Vecchio, località
meglio conosciuta come la ‘cacattera’ facendo uso, di tanto in
tanto come spogliatoio, della ‘casermaccia’ dove la Vjs sezione
pugilato aveva installato una rudimentale palestra. Pian piano e
31
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
non senza grosse difficoltà, e dopo ripetute pressioni, ci venne
concesso il permesso di accesso al campo di calcio, indirizzati a
quello spogliatoio che sulla porta recava, ironia della sorte, la
scritta ‘ospiti’. Naturalmente potevamo fare uso dell'impianto
solo al termine degli allenamenti calcistici o nei giorni in cui non
si svolgevano partite. Questo permesso era spesso e facilmente
revocabile con la conseguenza che improvvisamente ci si ritrovava
di nuovo per strada. il burbero Arturo (guardiano del campo per
moltissimi anni) vigilava sul tutto. Comunque l'uso, anche
saltuario, del campo sportivo ci permetteva di avere un punto di
appoggio; un luogo dove poter lasciare gli indumenti, una
sistemazione logistica che ci dava modo di cambiare le magliette
bagnate e asciugarci il sudore. Frequentando il campo sportivo,
quindi, il teatro naturale per effettuare gli allenamenti divennero
le strade intorno al campo stesso. Classico il giro: campo sportivo,
S. Maria dell'Orto, circonvallazione Appia, campo sportivo,
testimone delle innumerevoli battaglie agonistiche che si
trasformavano spesso in vere e proprie gare. Quando ormai la
situazione si stava normalizzando arrivarono, tra capo e collo, i
lavori di ristrutturazione del campo sportivo. Eccoci di nuovo per
la strada! Era il 1968, il gruppo cresceva, le poche unità erano
diventate alcune decine. La necessità di trovare un luogo dove
poter svolgere gli allenamenti era sempre più pressante. In un
primo momento facemmo ‘base’ nell'abitazione di Fausto
Ercolani, diventato nel frattempo il factotum della ‘Giovanni
Scavo’, che trasformò il suo studio in spogliatoio e magazzino. La
sistemazione si rivelò naturalmente angusta e poco pratica, il ché
ci portò a continuare la nostra ricerca. Fu così che l'allora neonato
Comune di Lariano ci ospitò presso il campo che era stato da poco
costruito, e grazie alla vicinanza del bosco potemmo svolgere gli
allenamenti in un ambiente sereno e climaticamente ottimo. Fu
proprio in quel periodo, strana la vita, che giunsero i nostri primi
risultati di un certo rilievo. L'anno successivo, a seguito del
completamento dei lavori, tornammo a Velletri. Era il 1969 ed il
gruppo si completò con la creazione del settore pulcini. I tempi
erano ormai maturi e la ‘Giovanni Scavo’ poté così irrobustire le
32
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
sue radici presso l'impianto sportivo che andava lentamente
prendendo gli attuali connotati”.
Diversi episodi segnano il 1968. Il ‘Capo’ Pierluigi, a cui
l’atletica veliterna deve tanto, lascia; motivi di lavoro e di
famiglia gli impongono questa dolorosa decisione. Fausto
Ercolani lascia la vice-presidenza per dedicarsi
esclusivamente al settore tecnico. Mario Pieralice viene
eletto presidente mentre alla vice-presidenza è chiamata
Maria Chiara Starace.4 La società aderisce all’ente di
propaganda ‘Libertas’. Il 12 Febbraio del 1969, l’allora
segretario e atleta Gian Paolo Brencio sospende la sua
attività causa sevizio militare, destinazione Palermo.
E proprio i campionati Italiani Libertas su pista
diventano uno degli appuntamenti più sentiti dagli atleti
della ‘Scavo’, sia perché sono l’occasione di misurarsi con
atleti di valore in una manifestazione a carattere nazionale,
sia perché offrono l’occasione per una trasferta, il cui
ricordo rimarrà vivo negli anni a venire. La prima
partecipazione risale proprio al 1968. I campionati si
disputano in due distinte sedi, una maschile e una
femminile. Per i motivi più disparati, i primi due anni non
si riesce ad inviare una rappresentativa maschile. Tocca così
alle ragazze far esordire i colori della ‘Giovanni Scavo’.
Assente la stella nascente, Fabiola Pierimarchi colpita da
un attacco di appendicite nel corso dei campionati allievi,
partono per Reggio di Calabria, Patrizia Marinelli, Giuliana
Faina e Patrizia Casale accompagnate da Maria Chiara
Starace. Patrizia Casale si difende come può negli 800 metri
e termina al nono posto in 2’44”9. Al di sotto delle loro
possibilità rimangono invece sia l’altra Patrizia che Giuliana
nel lancio del disco.
4
Notevole, oltre le nude registrazioni di risultati tecnici, il contributo di Maria Chiara allo
sviluppo del settore femminile della società. Ha rappresentato infatti, sin dal primo
momento, la garanzia e la fiducia che la Giovanni Scavo poteva offrire ai genitori delle
atlete, non ancora liberati dal preconcetto che le donne, secondo il carattere e l’ambiente
provinciale di quel periodo, non erano adatte ad emulare i loro coetanei di sesso maschile.
33
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
La seconda partecipazione non nasce sotto una buona
stella. Ancora una volta Fabiola perde l’autobus per una
affermazione importante, a causa di un fastidioso dolore al
piede.
A Cava dei Tirreni vanno così tre giovanissime: Patrizia
Palombi, Angela Agostini e Anna Priori. Patrizia indovina
la gara più bella della sua breve stagione atletica vincendo
la serie delle seconde nei metri 600 davanti ad Anna che
completa così il successo di squadra. Angela nei 150 si batte
al limite delle sue possibilità e conquista un posto in finale.
Fabiola veniva da una stagione esaltante e avrebbe avuto le
carte in regola per aggiudicarsi il titolo italiano. A Marzo,
infatti, aveva prima vinto il campionato regionale di corsa
campestre e poi a Pistoia il campionato italiano Libertas.
Quest’ultima gara disputata sotto una pioggia gelida che
non dà pace. Nell’occasione, l’avvio di Fabiola è lento e
rischia di perdere prima ancora di aver tentato di vincere.
Poi finalmente attacca ed è subito prima. Anna Priori si
dimostra sua degna compagna e finisce quarta consentendo
così alla Scavo di aggiudicarsi anche la classifica di società.
La finale maschile di corsa campestre si svolge invece ad
Avezzano dove Fieni Natalino è trentacinquesimo nella
categoria allievi, mentre in quella juniores troviamo Alì
Francesco al sedicesimo e Felci Francesco al trentesimo. Ma,
più di questa gara rimane scolpita nella storia societaria la
finale provinciale di Subiaco, prova valida come
qualificazione di quei campionati nazionali e di cui
rimane una anonima ma fedele cronaca.
“Approdiamo a Subiaco dopo un viaggio quasi avventuroso;
per fortuna marzo ci regala una giornata di sole che ci fa
dimenticare il mal d’auto, la mancanza di spogliatoi e il percorso
che è stato ricavato a forza nei dintorni di un campo di calcio. Gli
organizzatori, comunque, si dimostrano bravi e capaci.
Iniziano i giovanissimi con Paolo Gatti in bella evidenza, alla
fine buon quarto; quinto è Gianni Fangucci, sfortunato in
partenza. Gli allievi ci riservano una graditissima sorpresa. I
nuovi Capitani e Fieni, cui nessuno concede chances né di vittoria
34
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
né di piazzamento, prendono l’iniziativa fin dall’inizio e
impongono un ritmo che opera una forte selezione. Poi Capitani
cede leggermente, ma al traguardo il bravo Fieni è secondo e
conquista il posto per la finale nazionale: è la sua prima corsa per i
colori della ‘Scavo’!
Ed ecco la gara più attesa, la più sofferta, quella che può
esaltarci o deluderci nella stessa misura. Partenza tumultuosa e
subito Di Rocco perde una scarpa ed è costretto a fermarsi. In
testa si alternano in pochi, poi si forma un terzetto di cui fanno
parte Felci e Alì. Dietro è Di Lazzaro. Francesco corre composto e
lucido come nei suoi giorni migliori e va in testa a tirare. Gli
risponde Ippoliti del San Saba mentre Alì si stacca. La corsa
assume una fisionomia precisa. In testa l’atleta di Roma e il nostro
si alternano al comando senza risparmio di energie. Poi c’è Alì che
difende il suo terzo posto, poi Di Lazzaro che guida il gruppo degli
inseguitori più immediati. Ultimo giro, Ippoliti tenta lo scatto
vincente ma, Francesco lo controlla e va a vincere con largo
margine. È la prima vittoria di Felci dopo una stagione di
digiuno. Ha ben ragione il ragazzo di esultare levando le braccia
al cielo.”
Nel 1969, a dieci anni dalla scomparsa, la figura di
Giovanni Scavo è ancora viva, anche a livello nazionale, e la
società lo ricorda con una cerimonia che si tiene presso la
sala Tersicore del Comune.
“Giovanni Scavo, l’asso dell’atletica deceduto dieci anni fa a
Palermo in seguito ad un incidente, è stato ricordato oggi a
Velletri nel corso della commovente cerimonia in Comune
organizzata dalla società ‘Scavo’ per onorare la memoria del
Campione che pur giovanissimo era già entrato di diritto nella
formazione azzurra in vista delle Olimpiadi romane. È giunto a
Velletri Gianfranco Baraldi che fu di Scavo l’avversario naturale.
L’assessore allo Sport Ludovico Ludovisi ha approfittato della
circostanza per annunciare che lo stadio di Velletri sarà presto
intitolato a Giovanni Scavo,5 mentre il sindaco ha detto che sarà
5
La proposta è rimasta ovviamente nel limbo delle buone intenzioni.
35
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
presto bandito un appalto per la costruzione di una palestra a
Velletri.
Erano presenti alla cerimonia, della quale è stato relatore il
nostro collega Sergio Neri, il sindaco dott. Cioci, il vice-sindaco
ing. Remiddi, l’assessore allo Sport, Ciarla, il consigliere Nello
Fabbei, l’olimpionico Martufi e l’asso del ciclocross Franco
Luciani.”6
6
Cfr. ‘Commemorato Giovanni Scavo’, Corriere dello Sport 9 aprile 1969, pag. 2.
36
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
37
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Anni settanta. Promesse, litigi e separazioni
Il 1970 è un anno di svolta. Si assiste ad una crescita
generalizzata sia sotto il profilo organizzativo che tecnico.
L’uso del campo sportivo, anche se la pista è ancora al di là
dal venire, non è più un problema. La ‘Giovanni Scavo’ e la
‘Vjs Velletri’ tentano anche di costituire una polisportiva di
cui rappresentano le sezioni calcio e atletica leggera
conservando, altresì, i loro nomi e i loro direttivi.
L’allora presidente della Vjs, dott. Giuseppe Piemonti,
assume così la presidenza della polisportiva e della ‘Atletica
Libertas Giovanni Scavo’. Mario Pieralice passa alla vicepresidenza, Fausto Ercolani rimane il responsabile tecnico,
Maria Chiara Starace diventa responsabile del settore
femminile e Gian Paolo Brencio il segretario. La nuova
formazione rimane sulla carta in quanto non arriverà mai
nella sua fase operativa, anche se erano già stati preparati i
documenti ufficiali e il dott. Piemonti aveva già avuto
modo di partecipare alla festa sociale di fine anno in qualità
di nuovo presidente; una riunione svolta presso la sala delle
Lapidi del palazzo Civico, alla presenza del sindaco dott.
Fernando Cioci, del vice-sindaco ing. Remiddi e
dell’assessore allo sport Ludovisi. La società, con questo
tentativo, pensa di aver assicurato l’avvenire, risolvendo
quei problemi di natura economica e tecnica tra il calcio e
l’atletica, che avevano procurato non lievi sacrifici.
I frutti di tale scelta non tardano ad arrivare. La ‘Scavo’
partecipa ai campionati Italiani Libertas di Catania, dove
per l’occasione sono stati aboliti i minimi di ammissione e
38
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
dove una unica sede accoglie sia quelli maschili che i
femminili, con quindici atleti nella categoria maschile e con
nove in quella femminile. Di essi ben diciassette si
classificano tra i primi dieci. Il piazzamento più prestigioso
è ovviamente quello di Elisa Evangelisti che si laurea
campionessa italiana Libertas correndo i mille in 3’15”2, un
tempo che la colloca al ventisettesimo posto nella
graduatoria nazionale della categoria allieve. Vive
finalmente il suo momento di gloria anche Fabiola
Pierimarchi che è quinta nei metri 1500 juniores con il
tempo di 5’18”. Un titolo tricolore viene anche dal settore
maschile dove Francesco Felci, a cui era stata data fiducia
all’ultimo momento, è campione italiano Libertas juniores
nei 5000 con 15’32”4, seguito da Natale Di Lazzaro con
15’48”0, tempi che li fanno annoverare tra i migliori
specialisti d’Italia.
La nuova pista del campo CONI di Catania, ad ogni
modo, porta fortuna a tutti i nostri ragazzi. Massimo
Maone stabilisce il nuovo record sociale nei 300 allievi
(39”2), Patrizia Marinelli al suo ultimo anno agonistico, è
finalista nel getto del peso, Sergio Pontecorvi si classifica
quinto nel giavellotto in una gara che si distingue per la sua
lunghezza: inizia alle 10 e termina alle 15. Marcello Zuin,
combattente irriducibile, strappa il sesto posto nella gara di
salto triplo ad atleti più titolati.
Al di là dei campionati Italiani Libertas il 1970 è una
stagione oltremodo positiva. Elisa Evangelisti aveva già
vinto in Gennaio, anche il campionato italiano di corsa
campestre a Sesto San Giovanni; la staffetta 3x1000 allieve
con Patrizia Palombi, Antonella Caporali e la stessa Elisa, è
campione regionale, vincendo a Roma nel tempo globale di
10’23”8.
Vengono migliorati diversi record sociali. Ben tre da
Furio Volani: 1500 (4’12”8), 3000 (9’11”6) e 3000 siepi
(9’58”2); due da Marcello Zuin, lungo (6.20) e triplo (13.06) e
due da Franco Montellanico, peso (10.97) e disco (27.30).
Cade il record del giavellotto per merito di Sergio
39
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Pontecorvi (39.50), mentre la staffetta 4x400 degli juniores
Antonio Lupi, Dino e Daniele Ognibene e Natale Di
Lazzaro sigla un ottimo 3’42”8. In campo femminile cadono
i record dei 100 (Angela Agostini, 13”5), dei 200 (Anna
Priori, 28”6) e della staffetta 4x100 (Priori, Covicchio,
Agostini e Pivari, 54”5).
Il 19 settembre di quell’anno, viene disputata, con
l’organizzazione della ‘Giovanni Scavo’, la terza e ultima
edizione del ‘Giro Podistico Città di Velletri’ , una gara su
strada a carattere interregionale che, due anni prima, era
stata tenuta a battesimo ed onorata dalle prestazioni di
atleti di livello nazionale quali Antonio Ambu, Ardizzone e
Valente.
La gara, con partenza e arrivo in piazza Cairoli, si snoda
sul percorso piazza Mazzini, via Borgia, via S. Pietro, via C.
Cardinali, piazza del Comune, via A. Velletrano, via Carlo
Rosselli, via S. Salvatore, via A. Alfonsi, da ripetersi sette
volte per un totale di dodici chilometri, e vede la vittoria del
romano Fortunato Tota davanti a Antonio Lombardi e
Angelo Ceccone. Tra gli juniores è primo Mario Cappello,
con Roberto Lotti e il nostro Natale Di Lazzaro ai posti
d’onore.
L’organizzazione di questa gara, fu poi lasciata cadere
per sopravvenute difficoltà economiche.
Nella stagione 1970-71, la ‘Scavo’ registra subito una
affermazione di pregio per merito di Franco Martini che, il
13 Dicembre 1970 a Bracciano, si impone nella categoria
allievi nella prima prova del trofeo Lazio di cross. Una gara
che aveva visto impegnati tutti i migliori specialisti, come
dimostrano le vittorie di Risi nel cross lungo e di Del Buono
nel cross corto della categoria seniores e la vittoria di
Franco Fava tra gli juniores.
Fervono intanto le iniziative per tenere vivo l’interesse
verso l’atletica: il primo maggio 1971, a Colleferro, si
organizza un incontro tra la ‘Giovanni Scavo’ e la locale
‘SNIA’, a programma quasi completo.
40
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Ancona ospita invece i campionati Italiani Libertas
maschili dei 1971. Partono Antonio Lupi, Massimo Vicario,
Claudio Cellucci, Massimo Maone, Roberto Ercolani,
Claudio Noce, Maurizio Cancelli, Antonino Rezza, Piero
Marinelli, Franco Martini, Natale Di Lazzaro, Dino
Ognibene, Daniele Ognibene, Marcello Zuin, Gianni
Fangucci, Paolo Gatti e Enzo Mariani. Ottime prove per
Franco Martini nei 3000 (9’13”0), Claudio Cellucci (6’24”2) e
Massimo Vicario (6’27”8) nei 2000, Claudio Noce nei 400
(54”5) e Marcello Zuin nel triplo (13.02).
Firenze, sede dei campionati femminili, vede arrivare un
nugolo di ragazzine che comunque si fanno onore e
mettono in vetrina la bella prova di Alessandra Leoni nei
1000 metri. Partecipano a questa edizione le ‘veterane’
Anna Priori e Angela Agostini che fanno da chioccia a Tani
Paola, D’Amico Antonietta, De Carolis Paola, Maone
Lorella, Santini Serenella, Santini Donatella, Pede
Simonetta, Farina M. Ausilia e Sica Gesualda. Manca
purtroppo Elisa Evangelisti che ad inizio stagione aveva
avuto modo di dare sfoggio delle sue qualità vincendo sia
la fase regionale che la fase interregionale del campionato
italiano di corsa campestre, campionato che la vedrà in quel
di Rassina, occupare la 17a posizione assoluta. Aveva
ripetuto inoltre il successo dell’anno precedente nel
campionato Italiano Libertas di corsa campestre, a Faenza.
Cominciano in questo periodo però, le prime avvisaglie
delle lacerazioni intestine, che caratterizzeranno,
negativamente, l’atletica veliterna negli anni a venire.
Franco Bettella, fuoriesce dalla ‘Scavo’ e fonda una
nuova società denominata ‘Nova Scavo Velletri’, contro la
quale darà battaglia il direttivo della società, a cui preme,
soprattutto, che Bettella non possa spendere il nome di
Scavo. Anche Sergio Scavo cercò di limitare l’iniziativa del
‘profeta senza legge’, pur essendo legato a lui dal ricordo
del fratello, che di Bettella era stato allievo durante il
periodo di Palermo.
41
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Di questi veleni, è testimone una lettera, datata 11
febbraio 1971, indirizzata a Luciano Barra, segretario della
FIDAL, dal presidente della ‘Giovanni Scavo’, Giuseppe
Piemonti.
“Gentilissimo dott. Barra, avendo ricevuto per conoscenza,
una lettera del Comitato Regionale Laziale, nella quale sono
riportate le conclusioni del Comitato stesso a riguardo la nota da
noi inviatavi a suo tempo, concernente la fondazione, in Velletri,
di una società del settore giovanile denominata ‘Nova Scavo
Velletri’, ci vediamo costretti a rinnovare le nostre richieste in
proposito, cercando, per quanto ci è possibile, di illustrare la realtà
attuale nella nostra città, realtà che è più complessa di quanto
possa apparire e che può sfuggire senz’altro a chi non la vive.
Diciamo ciò perché, al Comitato Regionale Laziale, le nostre
ragioni erano state ampiamente illustrate dal nostro Direttore
Tecnico sig. Fausto Ercolani ma, evidentemente, non è bastato. Ci
resta dunque la speranza che la Federazione voglia prendere in
esame il caso, da noi prospettato, e risolverlo nel migliore dei
modi.
Il regolamento organico precisa che, se in una stessa città
sorgono società il cui nome può ingenerare confusione, la
Federazione può non accettare l’affiliazione della società più
giovane.
Il sig. Bettella ha dichiarato, al sig. Tartaglia, presidente del
C.R. Laziale, che il nome della sua società (G.S. Nova Scavo
Velletri) e quello della nostra (A.L. Giovanni Scavo Velletri) sono
così diversi che non si può generare confusione. Questo da un
punto di vista strettamente giuridico può anche essere vero. Resta
però il fatto che la nostra società, dopo dieci anni di attività, è per
Velletri sinonimo di atletica leggera, come la ‘Vjs Velletri’ è
sinonimo di calcio.
Dieci anni fa, nonostante tra le nostre mura fosse vissuto un
campione come Scavo, l’atletica a Velletri era inesistente. Ci è
voluto il coraggio, la fermezza e il sacrificio dei nostri fondatori,
per inserire l’atletica leggera nel costume sportivo veliterno, ed è
stato grazie a noi che le donne in Velletri hanno potuto fare dello
sport attivo.
42
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Il discorso da noi portato avanti è stato così intenso e così
profondo che ad un certo momento noi siamo diventati per tutti
solo ed esclusivamente la ‘Scavo’. Quando la Società cambiò
denominazione, da ‘U.S. CSI G. Scavo’ ad ‘A.L. Giovanni Scavo’,
non se ne accorsero nemmeno gli atleti che pure avevano sempre
sotto gli occhi i nostri cartellini.
Il sig. Bettella, inoltre, ha giocato su un altro fattore di
equivoco, chiamando a collaborare alla sua iniziativa ex atleti
nostri,7 allontanatisi dalla società per ragioni personali, e che
hanno buon gioco nell’opera di propaganda grazie a questa loro
veste; il sig. Bettella, inoltre, non tralascia di predicare nella
scuola, nelle piazze, nelle famiglie, nei volantini, che la ‘Nova
Scavo’ ha ragione di esistere perché la ‘vecchia’ sta per scomparire
e, suonando le campane a morte per noi, cerca di convincere tutti
a correre sotto le sue ‘bandiere’.
Ora noi non crediamo che questa sia propaganda pulita.
D’altro canto il sig. Bettella se davanti alle persone competenti
assume l’aspetto del perseguitato, quando fa i suoi giri di
propaganda, prima parla di ‘Scavo’ e poi a copertura pronuncia
l’aggettivo ‘nuova’.
Ora sia ben chiaro che noi ci rivolgiamo alla Federazione solo per
un senso di alta correttezza, perché ci sentiamo e siamo
abbastanza forti per far fronte non a una, ma a dieci iniziative sul
tipo di quella del sig. Bettella. Solo che non possiamo assistere
passivamente agli attacchi di questo signore che non tralascia
occasione per gettare discredito su di noi e per dare giudizi
catastrofici su una società che veramente ha conquistato un paese
all’atletica.
E la forza del sig. Bettella è, paradossalmente, la Federazione,
perché egli sa che se dovrà rinunciare al nome, tutto il suo veleno
gli ricadrebbe addosso, perché non avrebbero più effetto le sue
parole, in Velletri, senza essere condite con nome ‘magico’ di
Scavo. D’altro canto la nostra società è oggi impegnata in uno
sforzo di potenziamento notevole che può essere disturbato, ma
7
Tra loro c’erano i fratelli Fulvio e Furio Volani. Quest’ultimo era rimasto contrariato dal
non essere stato portato a Catania in occasione dei campionati Nazionali Libertas del
1970.
43
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
non ostacolato, dalle iniziative del sig. Bettella. L’aver triplicato il
bilancio, l’aver perfezionato l’apparato tecnico e organizzativo a
proprie spese e senza usufruire di nessuno dei tecnici dei Centri
CONI, l’aver iniziato e portato avanti con successo un tipo nuovo
di discorso con la scuola, l’aver tra i propri soci e simpatizzanti
tutte le persone che in Velletri ‘contano’, l’aver conquistato
all’atletica anche i tifosi del calcio è, a parer nostro, segno che
l’‘A.L. Giovanni Scavo’ vive e pensa di vivere a lungo.
La gente si chiede però, perché si permette al primo arrivato di
parlare di ‘Nuova Scavo’ dando per scontata la fine dell’altra;
perché si permette un certo tipo di propaganda che, una volta
rivelatasi falsa, allontana dall’atletica famiglie intere che restano
disgustate dai metodi usati per avvicinarle.
Noi non abbiamo nulla in contrario a che il sig. Bettella
costituisca e porti avanti anche mille società: è nel rispetto delle
libertà; ma desideriamo che ognuno trovi il modo di esprimersi
avendo come fine il costruire qualcosa di nuovo, senza tentare
invece di distruggere, con ogni mezzo, la calunnia compresa, ciò
che già esiste, equivocando su di un nome e sulla tradizione ad
esso legata.”
Certo è che l’arrivo di un personaggio del calibro di
Bettella8 ‘il vecchio’, come poi sarebbe stato anche
identificato, a distinguerlo dal figlio Mauro, allora
emergente ed ottimo decatleta, non poteva lasciare che gli
avvenimenti della ‘Giovanni Scavo’ continuassero lenti e
monofasici, in quel tranquillo ambiente di provincia.
Polemico per natura e posizionato, per scelta, ai margini
di qualsiasi istituzione, insofferente verso regolamenti e
gerarchie, Bettella era stato dotato da madre natura di un
notevole riconosciuto carisma. Egli era stato, a Palermo, sul
finire degli anni cinquanta, l’ultimo allenatore di Gianni
Scavo e a lui fu legato come e forse più di un figlio.
Nel suo incessante peregrinare arrivò a Velletri, verso la
fine del 1969, con la sua numerosa famiglia a bordo di una
8
Francesco Bettella (Padova 1926 - Velletri 1997) due volte nazionale, è stato campione
italiano nei 400 ad ostacoli nel 1956 e primatista nazionale con la staffetta 4x400 (3’10”8)
sempre nel 1956 nell’incontro Italia-Francia a Firenze
44
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Fiat 1800, sulla cui fiancata aveva verniciato una scritta, a
quel tempo oramai sbiadita e in parte cancellata, ROMA
CAPO NORD, a ricordo di una delle sue innumerevoli
scorribande in terra finnica, trainando una roulotte che
posizionò in via Redina Ricci, sulla strada per Cori nella
campagna di Velletri.
E come un ciclone, quale egli effettivamente era, si
adoperò per portare la sua esperienza tecnica al servizio
della società ‘Giovanni Scavo’ nella maniera che gli era più
propria: diretta e poco diplomatica, suscitando così le
reazioni del gruppo preesistente.
In quell’ambiente, Franco Bettella, pur tra mille
contraddizioni, fu uno dei pochi a portare una notevole
carica di entusiasmo, trascinando anche, come ricorda
Patrizia Olivieri che quella esperienza ha vissuto in prima
persona, ragazzi ad allenarsi ai Pratoni del Vivaro alle
cinque di mattina prima di recarsi a scuola.
“Questa era la grande qualità di Bettella: saper scavare a fondo
nello spirito dei giovani, per poter poi lavorare i loro muscoli.
Magnifico incantatore, convinceva gli atleti che accostava alla
religione della fatica portandoli, con naturalezza, ad un regime di
vita che contrastava con i modelli, allora già vincenti del
consumismo. Perché Bettella, in verità predicava la rivoluzione
dei costumi e difatti, i suoi costumi privati apparivano
rivoluzionari, almeno secondo la morale corrente.”9
Il periodo a cavallo tra gli anni sessanta e settanta,
comunque, al di là delle opposte aspettative e delle palesi
contraddizioni, si contraddistingue soprattutto per lo
spirito di gruppo e la solidarietà, dentro e fuori i campi di
gara, tra gli atleti della ‘Giovanni Scavo’ di quel periodo.
Quegli stessi atleti che diedero vita al giornalino ‘Atletica
Veliterna’ povero ma verace organo di stampa della vita
societaria. Un periodico senza fissa scadenza che si
pubblicava quando e come si poteva, avvalendosi della
disponibilità di uno dei pochi ciclostili esistenti in quel
9
Cfr. Giorgio Reineri, Atletica n.6/7 giugno/luglio 1997, pag. 64.
45
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
periodo, quello della sempre, sentimentalmente vicina
parrocchia di Santa Lucia.
Attivissimo nel portare avanti l’iniziativa, nel primo
periodo, è Fulvio Volani che ne cura anche titoli, grafica e
disegni. Il giornale, pensato, principalmente, per un uso e
consumo interno, strizzava l’occhio anche a tutti coloro che
gravitavano nell’orbita della società nel tentativo di far
conoscere e amplificare l’atletica leggera nell’allora
piuttosto pigro ambiente veliterno.
Vi trovavano posto naturalmente i risultati ma, anche, le
notizie e i commenti su tutta l’attività della società come la
descrizione di una premiazione di una riuscita giornata
dello sport, organizzata dal Comune di Velletri, avvenuta
presso la sala delle Lapidi del Comune, nella primavera del
1972,
alla presenza dell’allora sindaco avv. Mario
Lungarini.
“Vengono premiati con medaglia d’oro Elisa Evangelisti per i
numerosi titoli vinti nella sua pur breve carriera, e Massimo
Vicario che corre da meno di due anni ed è già riuscito ad essere
finalista dei giochi della gioventù, in una specialità quale i 2000
metri, dove è difficilissimo farsi luce, per ben due volte
consecutive. Con medaglia d’argento Paola Falchi, da pochi mesi
atleta e già bravissima quattrocentista e Claudio Noce che fa della
serietà e dell’impegno le sue armi migliori. Con medaglia di
bronzo le nostre ‘gemelle’ mezzofondiste Alessandra Leoni e
Maria Ausilia Farina.”
Nel 1972 trova soluzione anche il problema della sede
grazie a Michele Silla che mette a disposizione per questo
proposito una stanza presso il suo ufficio. Una stanza,
piccola forse, ma ben arredata e funzionale che rappresenta
il coronamento di un piccolo sogno; quello di poter offrire
un punto fisso dove individuare la società, dopo le varie
peregrinazioni nei vari locali parrocchiali e la sequela di
incontri in casa di Fausto Ercolani.
Il 12 novembre, presso la sala delle lapidi, in occasione
della annuale cerimonia degli atleti maggiormente
46
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
distintisi, viene benedetta la bandiera donata alla società
dalla famiglia Rezza.
Non sono però poche le problematiche rimaste irrisolte,
legate soprattutto al mancato decollo della polisportiva di
cui si era fatto promotore Giuseppe Piemonti al quale, il 14
luglio 1972, Gian Paolo Brencio scrive.
“Dott. Piemonti, questa lettera è la conseguenza diretta della
manifestazione di propaganda sportiva indetta dal Comune e
svoltasi il 29 giugno c.a.
Quel giorno sono rimasto sorpreso dalla sua richiesta di
ritirare il premio spettante alla nostra società e tale mia meraviglia
era originata dal fatto che Lei, da più di un anno (giugno ‘71 per
la precisione) non aveva avuto più contatti con noi e che quindi si
davano per scontate, sia lo scioglimento della Polisportiva, che di
fatto non è mai esistita, sia la sua rinuncia alla presidenza della
‘Scavo’.
Comunque, il suo gesto ci ha fatto piacere perché significa che
Lei tiene ancora a cuore le sorti della nostra società; purtroppo è
mio dovere ricordarle che la situazione attuale, se non è peggiore,
non è certamente migliore di quando nel 1970 prendemmo i primi
contatti con Lei.
Questo perché, se le intenzioni erano buone, i fatti le hanno
decisamente smentite. Infatti, Lei mi darà atto che la costituzione
della polisportiva, garantendoci il lato economico, mediante il
conguaglio tra le nostre entrate effettive e quanto era necessario
spendere per una dignitosa attività, ci doveva dare la necessaria
serenità onde poter, in un tempo relativamente breve, riuscire a
raggiungere quei risultati di squadra che ora proprio le difficoltà
finanziarie ci impediscono non solo di realizzare, ma anche di
mettere in programma.
In realtà l’anno 1970-71, invece di rilanciarci verso traguardi
più ambiziosi, ha finito per metterci in situazioni veramente
difficili. Pensi agli impegni presi con il suo consenso e la sua
autorizzazione e poi lasciati cadere quando il passivo cominciava a
farsi pesante e Lei ci aveva già fatto ampiamente capire di non
essere disposto a versare somme ad alcun titolo; e buon per noi che
il medico, l’allenatore, l’addetta alla segreteria, il custode della
47
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
palestra, comprendendo la situazione, accettarono di buon grado
le nostre proposte senza pretendere il rispetto di quel contratto che
Lei ci aveva imposto di far firmare loro; comunque fu necessario
reperire ben 490.000 lire per tacitare tutti e ciò costò enormi
sacrifici.
C’è poi il lato grottesco della situazione perché, da quando apparve
sui giornali la notizia che Lei aveva assunto la presidenza della
nostra società, tutti hanno creduto che ormai i nostri problemi
finanziari erano risolti; così, mentre Lei si riprometteva chissà
quali aiuti dal Comune, non abbiamo più ricevuto nemmeno il
contributo annuale, e la stessa Azienda ha fatto orecchie da
mercante quando si trattò di organizzare il ‘Giro Podistico di
Velletri’ così che, dopo aver fatto tanto per portare la nostra
manifestazione a gara di rango nazionale, abbiamo addirittura
dovuto sospenderla (in quel periodo Lei era lontano da Velletri e,
non esistendo di fatto alcuna polisportiva, fu giocoforza arrenderci
all’evidenza dei fatti).
In ogni caso, dottor Piemonti, noi siamo ben lieti di continuare
ad averla come presidente, a patto però che si agisca con la
massima chiarezza: il nostro statuto prevede per il presidente
diritti e doveri in maniera precisa; la polisportiva può continuare
ad esistere ma, deve essere legale, accettata anche dalla Vjs e con
un statuto scritto concordato sulla base di precisi accordi. Vista
l’esperienza passata, noi non intendiamo proseguire nell’equivoco
e per una strada che può portare all’affossamento della società.
Siamo pronti ad ogni colloquio chiarificatore ma, ci riteniamo
sciolti da ogni vincolo fino a quando la polisportiva, alla quale
aderimmo, non sarà realizzata effettivamente.”
Sotto il profilo tecnico il 1972 vede comunque crescere
ancora il livello della società, soprattutto in considerazione
del non poter disporre di un impianto idoneo per allenarsi.
Ne sono riprova le ottime prestazioni di Gianni Fangucci
(35’25”2) e Paolo Gatti (35’31”2) nei 10.000; i risultati di
Claudio Noce che si incarica di rimuovere due primati
preistorici: quelli dei 110 e 400 con ostacoli. Durante una
gara di decathlon, porta il limite dei 110 a 18”9 (il
precedente record, 19”6, appartenente a Manlio Zaccari, era
48
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
datato 27 Agosto 1961) e quello dei 400 a 1’02”6 che
migliora l’1’04”2 di Alberto Colazingari datato 14 Aprile
1962; a Claudio Cellucci la soddisfazione di migliorare il
record dei 1000 corsi in 2’41”3, un record che era fermo al
2’44”3 stabilito da Francesco Felci il 29 Ottobre del 1967. In
campo femminile si registrano due record prestigiosi e di
notevole valore tecnico. Il merito è di Elisa Evangelisti che
corre i 1500 metri in 5’05”0 (precedente, 5’18”0 di Fabiola
Pierimarchi) e di Paola Falchi che alle sue prime esperienze
corre i 400 metri piani in 1’02”4 (precedente 1’04”2 di
Antonietta Palombi, 1969). Questi tempi valgono loro,
rispettivamente, il 14º posto nelle graduatorie italiane
juniores e il 43º posto in quelle allieve. Tra i record di
categoria vengono polverizzati quello dei 2000 ragazzi ad
opera di Massimo Vicario che corre la distanza in 6’13”4 e
quello dei 1000 ragazze per merito di Alessandra Leoni che
si migliora fino a 3’27”0.
Le sedi dei campionati Italiani Libertas su pista di
quell’anno, sono Terni per le donne e Udine per gli uomini.
In Umbria solo Paola Falchi conferma le speranze della
vigilia, conquistando la medaglia di bronzo nei 400 piani al
termine di un finale incandescente. Elisa Evangelisti invece,
non si presenta a questo appuntamento nella forma e nelle
condizioni che le avevano permesso di raggiungere tempi
di assoluto valore nella prima parte della stagione. Finisce
nona nei 1500 metri con il tempo di 5’33”9, precedendo di
un soffio Anna Santini, decima con 5’34”0. Sotto tono anche
Alessandra Leoni e Maria Ausilia Farina che pagano l’aver
dato battaglia, senza risparmio di energie, per tutta la gara.
Fanno il loro esordio in questa occasione, Roberta Di Cocco,
Patrizia Gatti, Gianna Ciardi e Marilena Fiocco.
Più lusinghieri i risultati della trasferta friulana, dove i
nostri quattro moschettieri si fanno onore oltre le più rosee
previsioni. Claudio Noce nel triplo raccoglie l’eredità di
Marcello Zuin, che in questa gara fu sesto a Catania e
quarto ad Ancona, vincendo la medaglia di bronzo con un
salto oltre i tredici metri. Claudio consolida così un
49
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
tradizione particolare, quella di emergere in una gara per la
quale, in quel periodo, era impossibile prepararsi a causa
della mancanza di una pedana. Quarto è invece Claudio
Cellucci che, nella categoria allievi, si conferma
quattrocentista di ottimo livello correndo in 52”6. Massimo
Vicario, a cui fa ancora difetto l’esperienza, è settimo nei
2000, mentre Piero Marinelli è ottavo nei 1000 metri allievi.
Claudio era, ovviamente, il nome più in voga in quel
momento alla Scavo, grazie alle imprese di Noce e Cellucci
tanto da meritarsi un panegirico.
“Claudio, nome solenne di romana memoria e origini illustri,
nome da ‘imperator’, da primo attore. Così i nostri due Claudio,
dopo aver iniziato l’anno in sordina, sono venuti pian piano alla
ribalta a suon di risultati: dai 4.763 punti del decathlon di
Claudio (Noce) e dal 54”4 nei 400 allievi di Claudio (Cellucci) si
è giunti alla lunga serie di primati sociali migliorati dal primo e
agli acuti qualificanti del secondo.
Differenti nello stile e nel carattere, li accomuna una passione
veramente grande per l’atletica, la costanza e la serietà negli
allenamenti, l’impegno sia in campo che fuori verso quei traguardi
sportivi e sociali che rendono valido e costruttivo lo sforzo
dell’atleta. Non è nostra intenzione incensare ed osannare due
ragazzi che, in fondo, compiono solo il loro dovere di atleti, ma ci
piace tracciare la loro scheda agonistica perché il loro esempio
possa essere seguito dagli altri, perché sono la dimostrazione che si
può praticare lo sport intensamente senza trascurare né la scuola
né gli altri interessi propri dei giovani, perché, infine, entrambi
sono arrivati ad essere dei bravi atleti con la costanza e il sacrificio
di tutti i giorni, dato che nessuno dei due aveva mostrato di
possedere (all’inizio della loro carriera agonistica) quelle doti
qualificanti che fanno intravedere il campione.
Primo record sociale in cui Claudio Noce mette lo zampino è il
3’40”2 della staffetta 4x400, tempo che porta il nostro quartetto
ad una rivalutazione in campo nazionale; poi il campionato
regionale di decathlon ... 4763 punti e soprattutto la certezza di
aver trovato la strada giusta, perché con la sua forza di volontà,
con la sua ricerca puntigliosa del meglio, con il suo eclettismo è il
50
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
tipo adatto ad una gara lunga e massacrante. Nell’occasione trova
anche il modo di ritoccare il primato sociale dei 110 ostacoli e
quello juniores del giavellotto.
Di Claudio Cellucci poco si può dire. Non ha gareggiato quasi
mai e sembra in letargo. Poi il trofeo Bravin, una classica gara
nazionale per allievi, ce lo restituisce vivo e pimpante. È il 18
giugno e corre in 54”4 i 400 metri (record sociale allievi) e ci fa
capire quali sono le sue prossime intenzioni. Infatti il 3 luglio
porta il limite sociale dei 1000 a 2’41”3, tempo di buon rilievo che
rivaluta il nostro mezzofondo giovanile.
Claudio Noce intanto dà una aggiustatina anche al primato
sociale dei 400 metri ad ostacoli, eguaglia quello juniores dei 200 e
migliora ancora quello dei 110, togliendo infine a Marcello Zuin
con m.6.30 il record del salto in lungo. Incrementa poi il limite
juniores del giavellotto e cancella definitivamente il nome
prestigioso di Zuin dall’albo dei primati sociali portando il record
del salto triplo a metri 13.13.
Claudio Cellucci prepara nel frattempo i suoi colpi di maggior
effetto. Affronta per la seconda volta i 400 metri e li corre in 52”5,
rivelandosi uno dei migliori specialisti nazionali della sua
categoria. Non contento trova il modo di correre i 200 in 24”3,
altra prestazione ottima per un allievo e un altro scampolo di
quanto il nostro (detto Forza Lazio) può fare. E l’altro Claudio?
Non può certo rimanere a guardare. Nell’attesa di regolare i conti
nella gara in cui la lotta è più avvincente (i 400 metri) toglie ad
Antonio Lupi il primato juniores correndo la distanza in 53”8 e
porta poi il limite del salto in lungo a 6.36. Per il momento sembra
che basti. Claudio (Cellucci) ormai pensa al 1973, mentre il suo
amico-rivale cerca negli ultimi scampoli di stagione l’acuto del
grande tenore.”
I due, la stagione successiva confermano, effettivamente,
quanto di buono fatto in precedenza. Entrambi alla loro
ultima stagione con la ‘Scavo’, trovano nel corso del 1973 la
definitiva consacrazione. Claudio Cellucci si laurea
campione regionale allievi sulla sua distanza preferita dei
400 metri piani, correndo 52”7; è il 3 di un giugno che lo
vedrà impegnato ancora in due riunioni nazionali. Prima il
51
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
24 a Cava dei Tirreni dove è secondo con 52”9 e poi il 29 a
Roma, in occasione del trofeo Bravin, dove è si ancora
secondo, ma dove porta il proprio personale ad un ottimo
52”1 che gli vale il 29º posto delle graduatorie nazionali.
Chiude la stagione con una meritata medaglia di bronzo ai
campionati Nazionali Libertas di Verona.
Nella città scaligera, lo imita l’altro Claudio (Noce), che si
appende al collo una medaglia fatta dello stesso metallo,
confermando così la posizione dell’anno precedente. Ma, se
la posizione non cambia, cambiano invece le prestazioni
tecniche. Noce vola infatti lontano, fino a sfiorare i 14 metri
(13.88) nel triplo, mentre nel lungo si avvicina
sensibilmente, con 6.79, a quei sette metri che segnano
l’eccellenza della specialità. Conferma altresì il suo
eclettismo, infrangendo nei 4 acca, una barriera ideale,
correndo in 59”6. I due sono le punte di una ancora viva
Giovanni Scavo. Nel corso della stagione si mettono infatti
in evidenza anche Franco Martini (34’27”6) e Paolo Gatti
(34’44”6) nei 10.000.
Il 1973 è l’ultima stagione che vede inserita nel
programma tecnico la staffetta 3x400 per la categoria allievi,
corsa più volte da Maurizio Cancelli, Piero Marinelli e
Claudio Cellucci con un miglior tempo di 2’43”6. In campo
femminile si assiste invece ad un ricambio generazionale.
Le atlete che fino a pochi mesi prima avevano calcato con
successo le piste di mezza Italia, hanno appeso, forse troppo
frettolosamente, le scarpette al chiodo. Si fa avanti un
gruppo di nuove leve.
Il 20 gennaio 1974 la prova regionale di cross alla
passeggiata archeologica fornisce interessanti indicazioni,
soprattutto nella prova riservata alle allieve. Anna Pacifico,
quarta dopo aver coperto i circa 2000 metri del percorso in
8’19”2, precede Rita Galante (10ª), Patrizia Olivieri (11ª),
Maria Ausilia Farina (13ª), Virginia Gotti (15ª) e Patrizia
Gatti (20ª). Nel proseguo della stagione, Anna Pacifico
riesce a fare nei 1000 metri, meglio di quanto non aveva
saputo fare Elisa Evangelisti tre anni prima e conquista così
52
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
il primato sociale delle allieve con 3’13”1, anche se poi in
settembre a Viareggio, in occasione dei campionati Libertas,
non va oltre un modesto 3’27”0. Campionati a cui
partecipano le giovanissime Gianna Ciardi, Marilena Fiocco
e Nani Regina nei 60 metri e Silvia Fabrizi, Simonetta Rosati
e Maria Ausilia Farina nei 1000 metri. La stagione che segue
è, consequenzialmente, un anno di involuzione sia sotto il
profilo dei risultati che degli iscritti. Tra le ragazze brilla
solamente Simonetta Rosati che è decima nella finale dei
giochi della gioventù nei 1000 metri terminati nell’ottimo
tempo di 3’14”. Non è migliore la situazione nel settore
maschile dove il solo Paolo Soprano (3000 in 9’13”2 e 2000
siepi in 6’40”4) riesce a concludere una sufficiente stagione.
Il 1974 vede comunque l’esordio di Vincenzo Auddino, un
atleta che molto darà alla società negli anni a venire.
Dieci anni dopo il 1965, la Giovanni Scavo si accinge a
vivere un altro anno di crisi quando alla presidenza è ormai
approdato Sergio Scavo. Fausto Ercolani continua a
qualificare l’attività della società, a mettere in pratica l’idea
stessa di fare sport. È insomma, la vera mente direttiva;
anima le varie attività e si assume costantemente la
responsabilità generale dell’organizzazione.
La sua presenza e il suo entusiasmo tengono desti i
sentimenti di fiducia dentro e fuori la società, fa di tutto per
mantenere alto il buon nome che la ‘Scavo’ si è conquistato
sui campi di gara. Nel fare ciò, non si accorge,
probabilmente in perfetta buona fede e con grande
entusiasmo, del pericolo che corre: l’essere la mente
direttiva, promotore e responsabile, può dare l’impressione
di una persona terribilmente accentratrice.
“In qualità di direttore tecnico, ricorda Fausto, avevo
programmato, verso la fine della primavera del ‘74,
la
partecipazione ai campionati Nazionali Libertas con l’intenzione
di premiare tutto il gruppo di atleti, ponendo la sola condizione di
doversi allenare nel periodo estivo. Applicai alla lettera quella
decisione, e per la trasferta di Ancona, rimasero fuori Maurizio
Cancelli e Claudio Ferraglioni i quali sentirono come un torto
53
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
personale quell’esclusione in quanto sostennero di non aver
potuto allenarsi al meglio a causa di infortuni. L’aspetto che allora
fu più difficile da superare rimase quello che scaturisce dalla
diversità di vedute. In una infuocata riunione societaria, alcuni
soci,10 da poco tempo entrati nell’organico della società come
sostenitori, mi chiesero il rendiconto di come fossero stati spesi i
loro soldi. Io, che sentivo essermi dato anima e corpo alla società
mi sentii ferito da quest’atteggiamento e, probabilmente l’età, non
ancora carica della necessaria esperienza, mi portò a reagire
duramente, accettando il muro contro muro. Il risultato fu la
fuoriuscita di alcune unità di atleti come Maurizio Cancelli, Piero
Marinelli e Gianni Fangucci che andarono a vestire i colori del
CUS Roma.”
La versione di coloro che fuoriuscirono dalla società è
ovviamente opposta a quella di Fausto, al quale
attribuivano la mancanza di dialogo e una gestione troppo
personalistica della società.
Nel momento in cui si cerca di superare le difficoltà e i
risentimenti, l’episodio che avrebbe segnato indelebilmente
la storia dell’atletica cittadina. È l’inizio del 1975; Alessio
Giachetti ha, con Gian Paolo Brencio che è ancora il
segretario della società, una telefonata chilometrica in cui
spiega o cerca di spiegare, le incomprensioni e la
divergenza di vedute, oramai insanabili che lo dividono
dalla direzione tecnica di Fausto Ercolani. Il giorno
successivo a quella telefonata, nasce l’u.s. Atletica Velletri.
È una spaccatura che lascerà una cicatrice profonda nel
movimento atletico veliterno.
Accusato il colpo, Fausto cercò di lenire la ferita,
riorganizzando al meglio la società. Buone nuove venivano
intanto dall’esterno. La nuova pista di atletica presso il
campo sportivo era finalmente una realtà anche se costruita
10
Nel 1974 risultano essere soci Fausto Ercolani con un contributo di lire centomila;
Michele Silla, Romano Fabrizi e Sergio Scavo con un contributo di sessantamila; Gian
Paolo Brencio, Domenico Costa, Bruno Cancelli, Pietro Ferraglioni, Rolando Vecchi, M.
Chiara Starace, Maurizio Bianchini, Augusto Cellucci, Ermelindo Leoni, Oreste Vecchi,
Giovanna Scavo, Italo Fede, Maurizio Agostinelli e Ennio Olivieri con un contributo di lire
ventimila; Marcello Zuin (diciottomila) e Franco Montellanico (dodicimila).
54
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
con materiale gommoso misto ad asfalto. Si poteva,
finalmente gareggiare anche a Velletri!
L’atletica leggera è comunque uno sport ancora poco
sentito. Infatti durante la Festa dello Sport del 1975 svoltasi
presso lo stadio comunale, i numerosi spettatori presenti,
dopo aver assistito al lancio dei paracadutisti, abbandonano
in massa le tribune quando inizia il saggio di atletica
leggera.
Comunque, per quella ‘Giovanni Scavo’ è una crisi di
breve durata. Si ricomincia dalla base con lo stesso
entusiasmo di sempre. All’inizio del 1976 il neo costituito
Centro Olimpia può contare subito su oltre centocinquanta
iscritti e, tra i grandi, se nel 1975 il mezzofondo maschile
poteva contare solo sul pur bravissimo junior Sergio Leoni
che riesce a correre gli 800 in 2’02”1, quell’anno, accanto a
lui troviamo un gruppo non solo numeroso ma, anche
tecnicamente valido: Sergio Graniero, Damiano Di Lazzaro,
Gianni Abruzzese, Desiderio Fabi e Amerigo Mandrelli che
corre gli 800 in 2’00”7 e i 1500 in 4’07”5.
A loro si unisce il senior Franco Angeletti proveniente
dai Vigili del Fuoco di Salerno che subito si inserisce
nell’ambiente della ‘Giovanni Scavo’ arricchendolo inoltre
del suo notevole bagaglio tecnico.
La squadra maschile conquista l’ottavo posto ai
campionati regionali di cross e, insieme a quella femminile
si aggiudica il trofeo Libertas di corsa campestre dopo
quattro combattutissime prove, precedendo seppur di un
solo punto la Libertas Valmontone.
Memorabile la partecipazione numerica a queste prove.
Per la gara di Aprilia in programma il primo di Febbraio
del 1976, sono ben novanta (!) gli atleti della ‘Scavo’ tra
uomini e donne, dai piccoli del centro olimpia ai senior, che
si radunano al mattino a Porta Napoletana, nonostante la
minaccia della pioggia e che rappresentano, di per sé, già
un successo di organizzazione e di entusiasmo.
55
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Determinante in questo periodo, il ruolo svolto dai
genitori che mai si erano mostrati così vicini e compatti nel
sostenere la società.
La finale del ‘Trofeo Libertas’, oltre alla vittoria di
squadra, vede primeggiare gli atleti della ‘Giovanni Scavo’
in quattro delle dodici categorie. Brunamonti Cinzia tra le
‘ragazze B’ e Tiziana Olivieri tra le ‘ragazze A’ in campo
femminile, Amerigo Mandrelli (juniores) e Franco Angeletti
(seniores) in quello maschile.
Migliore si presentava la situazione del settore femminile
nel 1975 che vive ancora degli acuti di Anna Pacifico (5’07”0
nei 1500 e 2’28”0 negli 800) e della staffetta 4x400 juniores
che con Marilena Fiocco, Rita Galante, Gianna Ciardi e
Patrizia Olivieri, conquista il secondo posto ai campionati
regionali, il sesto ai campionati Nazionali Libertas di
Ancona e sigla con il tempo di 4’23”0, anche la
venticinquesima prestazione nazionale di categoria di
quell’anno.
Patrizia Gatti è la veterana del gruppo: conclude il suo
quinto anno di attività. Un record di passione e di
attaccamento ai colori sociali. Rita Asero invece lascia
l’attività dopo quattro anni di buoni risultati, non prima di
aver ritoccato il record sociale dei 3000 con 12’35”0.
Un settore femminile sempre vivace rappresentato dai
risultati di Alba Leoni, Graziella Ciarla, Marina Di
Bernardo, Cinzia Brunamonti, Marisa Pallotti, Regina Nani,
Simonetta Ciarla, Vetulia Taddei, Loredana Lisi, Marina
Ricci, Tiziana Borghini, Lorella Ciarla, Elvira De Marchis e
Stefania Della Vecchia.
Nel 1976, come abbiamo avuto modo di constatare, la
società vive di nuovo una stagione feconda. Tra i
giovanissimi emerge Tonino Felici di cui si dice un gran
bene. “Classe 1963, ragazzo ben impostato fisicamente, dotato di
carattere e forte volontà, si è imposto con i risultati all’attenzione
dei tecnici ed è elemento di sicuro avvenire.”
Riprende la felice tradizione del mezzofondo femminile,
incalzano le nuove leve, protese ad emulare le imprese di
56
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Antonietta Palombi, Fabiola Pierimarchi, Elisa Evangelisti e
Anna Pacifico. Simonetta Rosati è la capofila della nuova
generazione e già capace di correre, l’anno precedente, i
1000 in 3’10”. Dietro di lei Tiziana Olivieri e Cristina
Marcucci. Sono loro le punte di un folto gruppo di ragazze,
tra le quali ritroviamo le giovanissime Sabrina Ciardi,
autrice di una splendida se pur breve stagione, Donatella
Ferraro, Anna Carbonelli, Sara Di Cicco, Claudia e Silvia
Schon, Eleonora Ricci, Marina Pucci, Cinzia Pallocca, Maria
Rita Vona, Assunta Falchi, Nunzia Calcari, Fabiana Rosati,
Rita Agostini e Carla Savo, che rinverdiscono la tradizione
del nostro, apparentemente, inesauribile vivaio.
“Prime gare in pista e già l’ambiente si scalda a suon di
risultati. Tanto aulica è la campestre, con i suoi prati, il suo fango,
i suoi sentieri bagnati di sudore e rugiada, così fredde e spietate
sono piste e pedane dove non basta vincere, ma bisogna
costringere alla resa un avversario insensibile che ha il volto di un
cronometro o d’una fettuccia metrica. L’atletica entra nella sua
dimensione e l’atleta attende dal responso delle lancette un
giudizio severo ma imparziale che può esaltarlo o punirlo ma mai
in ogni caso umiliarlo. [...]
Sulla pista dello stadio comunale di Velletri, i nostri giovani
mezzofondisti hanno vissuto una giornata meravigliosa: crollo a
ripetizione di primati personali e dimostrazione pratica che il
vivaio è non solo valido ma anche interessante sotto tutti i punti
vista. Mauro Marinelli lentamente ma decisamente porta avanti il
suo programma di avvicinamento ai vertici della categoria: ha
portato a 6’25”6 il suo primato personale sui m. 2000
migliorandosi di quattro secondi rispetto allo scorso anno. Vittorio
Polletti, che pecca ancora di inesperienza, si è presentato con un
brillante 6’33”4 che fa ben sperare. Massimo Giammatteo ha
compiuto un piccolo capolavoro migliorandosi di ben venti
secondi scendendo a 6’36”0. Oreste Frezza, ancora con i postumi
d’influenza, pur rendendo al di sotto delle sue notevoli possibilità,
si migliora di due secondi e corre in 6’43”4. Fabrizio Antonetti,
atleta estemporaneo e imprevedibile, corre il suo primo 2000 in
57
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
6’52”2 e anche il buon Tommasino D’Adamo lima quindici
secondi al suo personale correndo in 7’13”0.
Nel gruppo ‘B’ Tonino Felici si annuncia come il più forte
della sua categoria avendo corso in 7’05”6, miglior tempo dei tre
raggruppamenti in cui sono state divise le gare, impressionando
per la facilità con cui arriva al risultato anche quando non è
particolarmente impegnato. Per un ragazzino del 1963 è già tanto.
Giovanni Guttoriello riapre il discorso del salto in lungo con
una discreta gara. Tra le donne il posto d’onore spetta di diritto a
Simonetta Rosati, Tiziana Olivieri e Stefania Maggiore. La prima,
dopo una stagione a risultati alterni, presenta il suo biglietto da
visita con due validissimi tempi ottenuti, peraltro, correndo in
batterie non proprio tecnicamente elevate e quindi senza lo stimolo
del massimo impegno. Negli 800 metri ha ottenuto 2’28”1 e nei
1500 metri 5’12”2, se il buongiorno si vede dal mattino... Tiziana
Olivieri ha subito rotto gli indugi e scendendo sotto i 3’20” (ha
infatti corso in 3’19”6 migliorandosi di sei secondi) si è riproposta
come l’elemento più interessante in campo regionale della nuova
generazione. Stefania Maggiore merita la citazione per aver
raggiunto risultati di un certo livello quando sembrava ormai
destinata a fare solo la comprimaria. Ora il suo personale sui 1500
è di 5’24”8, ma può senz’altro scendere sotto 5’15”.
Cristina Marcucci farà parlare di sé ancora per molto. Affronta
la sua prima gara in pista con tanta ansia ma poi si scatena e,
sulla scia della sua compagna più giovane, fa fermare i cronometri
sul 3’21”2 che rappresenta la conferma di quanto valga questa
ragazzina che si diverte a fare i risultati e non accetta mezze
misure. Buone le prove di Elisabetta Pennacchini, Cinzia
Brunamonti, Fabiana Rosati, Angela Mandrelli che maturano
ogni giorno di più e buon rilancio delle velociste con Marina Ricci
su tutte e poi, in ordine di merito, Marina Corsini, Nicoletta
Calcari, Elvira De Marchis e Tiziana Borghini. Tra le
giovanissime note positive vengono da Rita Agostini, Teresa
Longo, Sabrina Ciardi e Donatella Ferraro.”11
11
Cfr. ‘L’ora della pista’, Pontin Sportivo n. 16, 5-11 maggio 1976, pag. 47.
58
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Oltretutto il 1976 è foriero di una splendida novità: la
sistemazione organica del settore lanci. Un gruppo che,
nell’economia di ogni società, svolge un ruolo di
fondamentale importanza. Fausto Ercolani, che ha sempre
avuto a cuore lo sviluppo di questo settore, chiama al suo
fianco un tecnico, ben preparato, ex giavellottista. Da
Marino arriva così Maurizio Mecozzi, con il quale si cerca
di realizzare il potenziamento tecnico della società. Dei
suoi allievi, il migliore si dimostra Vincenzo Auddino che
con 11.92 si classifica al terzo posto nel campionato
regionale di categoria. Buone speranze fanno alimentare
anche i risultati di Nico Mauro e Marco Trulli.
Due numerose rappresentative, benché giovani e ancora
inesperte, vengo inviate ai campionati Nazionali Libertas in
programma a Padova, per il settore maschile, e a Enna per
quello femminile. Si torna dunque a varcare lo stretto sei
anni dopo la positiva trasferta di Catania.
In Veneto arrivano, ai primi di ottobre, attesi da un
tempo
tipicamente
autunnale,
tredici
atleti
in
rappresentanza di tutte le categorie. In pista, il miglior
piazzamento è ottenuto da Antonio Petrilli, larianese
verace, che è quinto nei 2000 metri ragazzi, corsi in 6’07”0
ma, ottima impressione desta anche Massimo Giammatteo,
al suo primo anno nella categoria, che chiude in 6’17”4,
precedendo il più esperto Oreste Frezza (6’18”0) che, in
primavera, si era messo in evidenza vincendo la fase
regionale di corsa campestre del concorso esercito-scuola a
Cassino sul percorso del campionato italiano, in una gara
che aveva visto anche il quarto posto di Claudio Ferraglioni
e il sesto di Virgilio Maggiore. Petrilli, Giammatteo e
Frezza, saranno poi ancora quinti nella staffetta 3x1200 con
il tempo di 10’46”4. La vitalità del settore è evidenziata
ancora da Mauro Marinelli (6’26”0), Vittorio Polletti
(6’26”0) e Virgilio Maggiore (6’38”4). A questi si affiancano
gli allievi Marco Trulli, quindicesimo nel peso con la misura
di 10.13, Piero De Paolis che corre i 100 metri in 12”1,
Alberto Mammucari impegnato nei 400 (60”0) e i due
59
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
mezzofondisti Fulvio Polletti e Roberto Grossi che schierati
nei 1500 metri finiscono la propria fatica rispettivamente in
4’37”7 e 4’52”9. A fare da chioccia a questi giovani sono
chiamati Vincenzo Auddino che è decimo nel getto del peso
junior/senior con 10.91 e soprattutto Franco Angeletti che è
quindicesimo nei 10.000 con 32’54”0.
Numerosa anche la rappresentativa che aveva raggiunto la
Sicilia qualche giorno prima per una edizione dei
campionati Italiani Libertas nobilitata dalla presenza
dell’allora emergente Sara Simeoni. Campo base un albergo
con vista sul rosso cratere dell’infocato Etna. Sul campo i
risultati furono oltremodo positivi. Simonetta Rosati è
ottima terza nei 1500 allieve con 5’25”9, anche se ad inizio
stagione era stata capace di correre la distanza in 4’59”1,
primo meno cinque della ‘Giovanni Scavo’, un tempo che le
sarebbe valso la vittoria. Gianna Ciardi è quarta negli 800
con 2’43”0 e Stefania Maggiore è quinta nei 1500
junior/senior con 5’39”0. Tra le giovanissime troviamo
Doriana Di Vito, Liliana Moretti e Tiziana Olivieri che sono
quarte con la staffetta 3x800 ragazze “A”, Ricci Marina,
Calcari Nicoletta, Mandrelli Angela e Pennacchini
Elisabetta none nella 4x100 con il tempo di 59”5 e le sorelle
Frisardi Maria, che è quinta nel lancio del disco con 16.44, e
Frisardi Giuseppina, dodicesima nel lungo con 3.25.
Il 1976 lascia un segno profondo dato dalla possibilità di
poter gareggiare anche a Velletri sulla nuova pista del
Comunale, tra le altre cose omologata a spese della società.
Le manifestazioni organizzate dalla ‘Giovanni Scavo’
trovano una discreta affluenza di atleti provenienti da tutta
la regione, con buoni risultati tecnici, tra i quali ritroviamo
il 55”8 di Paolo Mariani nei 400 metri piani, Danilo
Piacentini che corre i 1500 metri in 4’32”6 e Roberto
Ercolani nel disco.
Alla fine di quell’anno sono centinaia i ragazzi, per lo più
giovanissimi, che si iscrivono alla società ‘Giovanni Scavo’ e
affidati da Fausto a quegli atleti più grandi e più affidabili
come Patrizia Olivieri, Rita Galante, Gianni Abruzzese,
60
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Vincenzo Auddino, all’ultimo dei quali viene naturalmente
affidato il gruppo dei lanciatori, promossi sul campo come
suoi collaboratori. Ad accoglierli degnamente la nuova
palestra del ‘fontanaccio’ ottenuta grazie ai buoni uffici del
presidente Sergio Scavo. Una struttura che, con la sua
vicinanza al campo sportivo permette un’attività proficua e
diversificata.
La società si appresta a vivere la fine degli anni settanta
come uno dei momenti più belli e significativi della sua
ormai quasi ventennale storia.
Due tristi episodi venarono di profonda tristezza, la vita
del campo sportivo a distanza di nemmeno un anno tra il
1975 e il 1976 e qui rievocati dalle parole di Gianni
Abruzzese. “Mimmina D’Adamo arrivò al campo sportivo da
sola, senza conoscere nessuno di quell’ambiente, ma si inserì
presto guadagnandosi la simpatia di tutti. Mimmina si divideva
tra scuola, lavoro (l’estate presso un distributore di benzina) e
sport: era una ragazza singolare, piena di vita, buona volontà e
generosità. Aveva 17 anni. Durante gli allenamenti aveva già
dato prova di possedere valide potenzialità, che lasciavano sperare
in buoni risultati non appena si fosse presentata l’occasione di
qualche gara su pista. L’ultima cosa che ricordo di lei è il suo viso
raggiante per la partenza, che sarebbe avvenuta il giorno
successivo, per il campeggio estivo che la società aveva
programmato a Fiumata, presso Filettino. Per lei si sarebbe
trattato della prima esperienza di quel tipo: era felicissima!
Il mattino seguente, quando mi presentai puntuale
all’appuntamento che avevo con Fausto Ercolani nei pressi di
Porta Napoletana, vidi il ‘Capo’ che si muoveva nervosamente, mi
guardò e, senza preamboli, mi disse:«Mimmina è morta, ieri
pomeriggio travolta da un camion sull’Appia mentre procedeva
con il suo motorino».
Mimmina la ricordo così, avvolta da un alone di tenerezza,
fragilità, timidezza che contrastavano, compensandosi, con la
forza, la sua caparbietà e fierezza. Non sapremo mai quanto
atleticamente avesse nelle gambe, ma sappiamo con certezza che
61
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
nella mente, nell’animo e nel cuore aveva la stoffa della
campionessa.
Roberto Di Silvio era invece, un lanciatore che aveva preso, da
un certo momento, ad incaparbirsi per il lancio del martello,
condividendo questa passione con Vincenzo Auddino e Roberto
Ercolani su un campetto adiacente la pista.
Roberto Di Silvio era, tra i lanciatori, quello più prodigo di
sorrisi e confidenze. Non riesco a ricordare un’espressione diversa
del suo viso. Era robusto ma non alto questo certo non lo favoriva
nei risultati. Ciò che gli piaceva dello sport era il poter indossare
scarpette, maglietta, pantaloncini e iniziare a sudare e anche se
incontrava difficoltà superiori ad altri nell’ottenimento dei
risultati, non aveva mai dato segni di cedimento psicologico,
anzi...
L’otto luglio del 1976 era una giornata nuvolosa e per Roberto
non era giorno di allenamenti. Al campo vi erano solo pochi atleti
e, tra questi, Roberto Ercolani che si esercitava a lanciare il disco
sullo spazio verde. Scaraventava l’attrezzo da una parte all’altra
del campo per andare poi a recuperarlo con passo lento e un po’
annoiato. Roberto Di Silvio, quel giorno, era uscito di casa per
recarsi alla ‘vigna’ per adempiere a non so quale incarico che gli
avevano commissionato i genitori. Transitando nei pressi del
campo sportivo, non resistette alla tentazione di affacciarsi a
vedere se qualcuno dei ‘suoi’ era lì ad esercitare la sua passione.
Vide Roberto e decise che la vigna poteva aspettare. Con scarpe di
cuoio, jeans e camicia, calpestò l’erba e si diresse verso il disco
appena lanciato dal suo compagno; lo prese e iniziò a rilanciarlo
verso di lui. D’un tratto ci fu un immenso bagliore,
immediatamente accompagnato da un cupo boato. Roberto Di
Silvio si accasciò a terra con il viso sul prato: era stato raggiunto
dalla terribile energia di un fulmine e aveva cessato di vivere. Non
ci consola pensare che se avesse potuto scegliere dove morire
quello sarebbe stato il luogo dove egli avrebbe voluto che
accadesse.”
Riprendendo la cronaca atletica di questo periodo,
possiamo tranquillamente affermare che, nel 1977, si ha la
definitiva consacrazione di Tiziana Olivieri, che è
62
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
campionessa regionale di corsa campestre, e di Cristina
Marcucci. Le due, il 20 Marzo di quell’anno a Gemona del
Friuli, l’anno successivo al terribile terremoto, in occasione
dei Campionati Italiani Libertas, sono rispettivamente
settima e decima nelle categorie ragazze e allieve. In campo
maschile Antonio Petrilli, al primo anno della categoria
allievi, è quinto suscitando numerosi consensi. Nel
proseguo della stagione, si assiste alla crescita di Massimo
Giammatteo che corre i 2000 metri in meno di sei minuti
(5’56”7) e di Tonino Felici che al suo primo anno di
categoria chiude la stagione con un ottimo 6’04”0, e che
sono le punte dei numerosi atleti avvicinatisi al nostro
sodalizio.
È questo l’ambiente, esaltante ed esuberante, che trovo,
in quella primavera del 1977 quando diventai uno dei tanti
atleti che si ritrovavano, quasi tutti i giorni, al campo
sportivo l’estate, e presso la palestra del ‘fontanaccio’
l’inverno.
L’incontro con l’atletica, e fu amore a prima vista, fu del
tutto casuale. Frequentavo allora la quarta classe del liceo
scientifico ‘Ascanio Landi’; una classe molto unita che
riusciva ad identificarsi al di là delle singole persone che la
componevano. Fu con questo spirito che si compattò per
sfidare le altre classi, ed in particolare gli alunni dell’ultimo
corso, nella fase di istituto dei campionati studenteschi.
Ad organizzare la nostra partecipazione fu Gianni
Abruzzese, il nostro esperto in materia, che assegnò ad
ognuno di noi le rispettive specialità in cui cimentarsi. A me
toccò gareggiare nel salto in lungo e nei 1500 metri.
Nella gara di mezzofondo mi ritrovai sulla linea di partenza
con Fernando Bottacchiari e Loris De Marchis, due veterani
delle piste già in forza all’‘U.S. Velletri’, che potevano
vantare sulla distanza tempi di 4’11” e 4’25”. Allo sparo i
due vanno ovviamente in testa ed io li seguo con molta
incoscienza ma anche con altrettanta facilità. Dopo
cinquecento metri De Marchis si stacca ed io, come se quello
che sto facendo mi sembra la cosa più naturale di questo
63
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
mondo, vado a ricucire l’elastico. Agli 800 metri penso che
la gara sia finita e, sentendo ancora di poter dare molto,
opero un allungo perentorio per coprire i 300 metri finali.
Gianni mi corre dietro, mi grida che debbo percorrere
ancora un giro! Le gambe improvvisamente diventano
pesanti, prima Bottacchiari e poi De Marchis mi superano di
slancio, ma trovo ancora la forza di reagire; alla fine sono
terzo in 4’33”. La mia prova non è passata comunque
inosservata e vengo subito reclutato da Fausto Ercolani.
Nemmeno una settimana dopo mi ritrovo nella mia
nuova tuta fiammante, alla stazione dei treni in compagnia
del ‘capo’ e di Amerigo Mandrelli. Destinazione lo ‘Stadio
dei Marmi’ per una gara regionale di 800 metri.
Il viaggio in treno Velletri-Roma-Velletri mi divenne
abituale quando con il trascorrere dei mesi ci ritrovammo a
seguire Fausto ai vari appuntamenti agonistici
programmati nella capitale. Un viaggio che era divenuto un
rituale. Innanzitutto l’essere legati agli orari dei treni
faceva si che, spesso, si avessero i minuti contati,
specialmente i velocisti che solitamente con le loro gare
aprivano la manifestazione. L’approssimarsi alla meta si
trasformava così in una corsa contro il tempo con Fausto
che, appena sceso dal treno, assumeva le sembianze di un
marciatore olimpico che trascinava il gruppo. Il ritorno era
ovviamente più rilassato. Si attendeva con calma la
partenza del treno che ci avrebbe riportato a casa, senza
rinunciare a quello che era diventato un vero e proprio
momento focale di quel rituale. La sosta alla pizzeria posta
di fronte alle ‘laziali’ dove il Capo faceva abbondante
rifornimento di birra. Anche se l’impatto con l’ambiente
della ‘Giovanni Scavo’ era stato oltremodo positivo, vedevo
i miei coetanei, Gianni Abruzzese, Sergio Graniero,
Amerigo Mandrelli, abbandonare l’attività per i più
disparati motivi.
Faccio appena in tempo a conoscere
visivamente le imprese di Franco Angeletti e mi ritrovo così
ad allenarmi con un numeroso stuolo di ragazzini tra i quali
ricordo Massimo Giammatteo, il ‘serio’ della compagnia
64
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
che durante l’estate affiancava agli allenamenti anche
giornate passate a raccogliere carote, Virgilio Maggiore,
Fabrizio Antonetti, Tommaso D’Adamo, Tonino Felici,
Fabrizio D’Andrea, Franco Graniero.
L’aver iniziato l’attività relativamente tardi, avevo allora
diciotto anni, mi ha fatto perdere sicuramente qualcosa, un
qualcosa che meglio di qualsiasi altra traspare nelle parole
di Gianni Abruzzese che così ricorda il suo rapporto con la
‘Giovanni Scavo’.
“Erano i primi anni settanta e il campo sportivo era un
rettangolo verde con due porte da calcio, con intorno un ovale
sterrato, erba incolta e qualche sasso qua e là. Così lo ricordo
quando partecipai la prima volta ai giochi della gioventù tra le fila
di scolari della scuola media.
Tra coloro che ci misero in riga ai nastri di partenza, attirò la
mia attenzione un uomo senza capelli, il cranio lucido che, da
come si comportava, dava ad intendere di essere un navigato in
quella disciplina. Me lo ritrovai di fronte a conclusione della gara
che mi invitava ad entrare a far parte di una società sportiva che
rispondeva al nome, a me sconosciuto, di Giovanni Scavo.
Ed eccomi su quel campo con un paio di scarpette blu sbiadito,
un paio di calzoncini e una maglia di cotone a maniche corte dello
stesso colore bianco. Questo fu l'abbigliamento sportivo che
indossai i primi mesi invernali; quando la mia famiglia riuscì a
reperire i soldi necessari, comprai poi la mia prima tuta, anch'essa
di un blu sbiadito di un modello che, credo al tempo fosse unico.
Crescevo e andavo assaporando sempre meglio quella
esperienza. Le prime gare, gli 80 metri su piano erboso, le ricordo
per quello strano morso che provavo allo stomaco prima della
partenza e per quel senso di vuoto nelle gambe accompagnato dal
tremolio che mi faceva sentire una medusa piuttosto che un
vertebrato. Sensazione dolorosa che ho sempre continuato a
provare eppure, proprio questo, in qualche modo era diventata una
ragione in più per andare avanti e che mi faceva provare un
indefinibile piacere a conclusione della gara. Mi ero messo alla
65
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
prova e questo mi faceva crescere come persona prima ancora che
come atleta.
Chi non potrà mai più dimenticare quel clima magico che si
creava tra compagni di squadra prima di una competizione; la
solidarietà faceva a gara con la generosità, con la lealtà, il rispetto.
Se durante la gara le viscere ti bruciavano e il fiato ti si rompeva
in gola, le gambe si irrigidivano come ciocchi di legno, c'era
sempre qualcuno che ti correva a fianco, sul bordo della pista o del
percorso, accompagnandoti per un tratto, pronto a incitarti e
sorreggerti con la forza del suo carattere; ti ricordava e ti
convinceva che comunque avresti potuto dare ancora qualcosa di
più. Questo bastava per scioglierti, per farti ritrovare, chissà dove,
un altro piccolo quantitativo di aria nei polmoni, per farti
avvertire un senso di refrigerio e una voce nella testa che ripeteva
a te stesso: «puoi dare ancora un poco di più, forza...»
Potevo essere anche ultimo, ma se ero consapevole di aver
superato quel limite, mi sentivo un campione ed ero appagato.
Avevo vinto sulla mia natura pigra, sulla mia capacità di
sopportazione della fatica, avevo vinto e gli sguardi, i complimenti
dei compagni stavano a segnalarlo sinceramente e semplicemente.
Il risultato della gara, spesso passava in secondo piano e ciò che
emergeva e si imponeva all'attenzione di tutti era lo spirito di
sacrificio, la dedizione, la serietà che alcuni tra noi dimostravano
negli allenamenti.
Certo che, allora, gli allenamenti erano un giusto mezzo tra
stacanovismo e spartanesimo. Nel periodo invernale si iniziava,
tanto per gradire, con cinquanta minuti di riscaldamento. Spesso
si correva per più di un'ora, quando ci si avventurava in percorsi
extraurbani piuttosto impegnativi e labirintici. Tante volte è
successo che il riscaldamento si tramutasse in una vera
maratonina. La meta preferita era Lanuvio, giro della piazza e
ritorno al campo. Ci si andava con la speranza di farsi vedere da
qualche graziosa atleta lanuvina con le quali avevamo socializzato
in occasione del rituale campeggio estivo. Rientrati al campo, non
si poteva dichiarare al Capo (alias Fausto Ercolani) la stanchezza
accumulata, ragione per cui si continuava a lavorare, senza
proferir verbo, sui gradoni degli spalti con skip e balzi rana per
66
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
una serie di volte che non ricordo, ma che bastavano a tagliarti le
gambe, e poi, dulcis in fundo, serie di prove in pista comprese tra i
trecento e i mille metri da ripetere tre o quattro volte.
Dopo la fatica, di corsa verso le docce che per lungo tempo
abbiamo diviso con gli allievi del calcio. Succedeva così che al
freddo si dovesse attendere il proprio turno che scattava dopo un
certo orario trovando, non di rado, l'acqua fredda. Qualcuno subì
anche una temporanea paresi facciale (!)
Però come dimenticare il clima amichevole e goliardico che si
generava tra le docce, asciugamani, ciabatte e bagnoschiuma;
ancora mi sembra di sentire il profumo del bagnoschiuma ‘pino
silvestre’ oppure, quando fu di moda, di quel ‘brut’ che non ho
mai più visto in commercio. Come dimenticare le scherzose
diatribe che si generavano tra corridori e lanciatori, dove i primi
contando sulla loro maggiore agilità e velocità nella corsa, si
lasciavano andare alla tentazione di irridere i secondi appellandoli
adeguatamente alla loro stazza. Ma, da quel giorno, avrebbero
sempre dovuto guardarsi le spalle e non distrarsi un attimo
perché, qualora si fosse giunti a tiro, si veniva subito agguantati,
sollevati da terra e trasportati sul prato per subire la giusta
punizione: rimanere schiacciati dalla mole di tutto il gruppo dei
lanciatori che facevano del malcapitato un morbido cuscino sotto i
loro glutei. A farli desistere dall'iniziativa di farne una polpetta
erano solo le scuse e le suppliche a cui si doveva ricorrere in atto
di sottomissione a quegli energumeni.
Ricordo poi con piacere le gare di staffetta 4x400 attraverso le
quali riuscii a togliermi la soddisfazione di realizzare un record
sociale. Record che fu il pretesto, ma ogni occasione era buona, per
festeggiare con una cena. Ovviamente, date le scarse possibilità
economiche di tutti, le cene venivano organizzate a casa di
qualcuno e la spesa si faceva come si poteva, anche ‘sottraendo’ a
casa, senza che nessuno se ne accorgesse, la materia prima.
Incancellabili dalla memoria le gare in trasferta, una specialità
della ‘Giovanni Scavo’, società povera ma dignitosa. Per
permettere la partecipazione più ampia possibile, la società
(Fausto) si ingegnava in ogni modo. Una tra queste mi è rimasta
nel cuore. Ricordo si dovevano tenere a Pescara i campionati
67
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Italiani Libertas (correva l'anno 1977) e io che al tempo facevo
funzioni di luogotenente, accompagnatore (quanti viaggi in vespa
a fare da autista a Fausto) e segretario, ricordai al ‘Capo’ che
avevo parenti in provincia di Pescara, a Penne mio paese natale,
che però dista dal capoluogo 35 chilometri di strada di montagna.
Il Capo non fece una piega e gli venne naturale concludere che a
Penne avremmo dovuto cercare un conveniente ricovero per la
truppa di atleti che aveva in mente di portare. Fu così che
partimmo in avanscoperta, alcuni giorni prima, alla volta di
Penne. Arrivammo alle sei del mattino e Fausto trovò naturale
trascorrere in chiesa il tempo necessario in attesa che la gente si
svegliasse. Ascoltammo la messa in compagnia di quattro
vecchiette e finalmente ci mettemmo all'opera; non fu difficile
trovare un appartamento vuoto da affittare per tre giorni ad un
prezzo che, si può immaginare, era irrisorio. Lì avrebbero
trascorso la loro permanenza i maschi; restava il problema di dove
sistemare le ragazze, perché il Capo su queste cose non scherzava:
separava sempre i maschi dalle femmine! Si ripiegò così su un
‘alberghetto’ al centro del paese.
Arrivammo a Penne in tutti i modi, chi in autobus, chi in
treno, chi con la macchina; e le auto non erano certo delle migliori
che si potessero veder circolare: un Opel Kadett verde pisello e una
Fiat 124 smarmittata sulla quale viaggiavano i ‘gemelloni’, così
chiamavamo Roberto Ercolani e Vincenzo Auddino, i due più
corpulenti lanciatori che per un misterioso caso della natura ci
apparivano rassomigliarsi in modo impressionante; stessa barba,
stesso faccione, stesse braccia, stessa corporatura. Come se non
bastasse avevano la stessa abitudine di viaggiare in auto tenendo
il finestrino abbassato e facendo penzolare fuori il braccio. A
guardarli da dietro sembrava che la macchina avesse le braccia,
tanto erano amalgamate alla sagoma della carrozzeria.
Per farla breve, dormimmo tre notti in quella casa, ovviamente
in sacchi a pelo e per terra, senza neppure un materassino. Solo il
Capo si era attrezzato con la solita brandina da campo, sulla quale
però molti di noi non sarebbero neppure entrati chi per la
lunghezza, chi per il peso. I pranzi e le cene furono approntati su
fornelletti ‘gaz camping’ con l'ausilio delle immancabili e
68
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
provvidenziali scatolette guarnite con qualche pomodoro fatto ad
insalata. Banchetti a cui parteciparono anche le ragazze che si
ritiravano in albergo solo per dormire. L'Opel Kadett e la 124 si
trasformarono in auto navetta e arrivarono a coprire i 70
chilometri del percorso, tra andata e ritorno, anche tre volte in un
giorno. Quegli stessi autisti, tra cui io, in qualche intermezzo
riuscirono anche a fare la loro gara.
Tornammo a casa con le ossa dolenti ma, l'essere stati insieme
a condividere tutto fuori e dentro il campo rimaneva per ognuno
un'esperienza incommensurabile. Tanto altro mi ha lasciato
dentro il periodo trascorso alla ‘Scavo’ e soprattutto una cosa mi
ha insegnato per la vita: se ti senti afflitto, demoralizzato, poco
capace, esausto, sfiduciato, non cedere, stringi i denti, tira avanti
... basta un attimo e superi la soglia della fatica, scopri che hai
ancora qualcosa da dare, hai altre energie dentro e se le tiri fuori
diventi più forte, ancora un poco di più”.
La stagione 1978, risulterà alla fine una delle migliori
della Giovanni Scavo. Il gruppo degli atleti cresce compatto.
È comunque una ‘Scavo’ ancorata sempre alla migliore
tradizione del mezzofondo veliterno. La stagione si apre
con la conquista della sesta piazza, sia in campo maschile
che femminile, categoria allievi, nel campionato regionale
di cross dopo la disputa delle prove di Aprilia, del Cross
del Liri, di Castel Fusano, di Latina e della finale di
Cerveteri del 19 Febbraio. Un piazzamento frutto delle
fatiche di un sempre più autoritario Tonino Felici, di un
sempre tenace e combattivo Massimo Giammatteo, di
Fabrizio Antonetti, di Virgilio Maggiore e di Tommaso
D’Adamo in campo maschile, e quelle di Annamaria
Altomare, Manuela Ferro, Liliana Moretti, Elisabetta
Pennacchini e Assunta Falchi in quello femminile.
In primavera subito un grande acuto. Tiziana Olivieri
corre gli 800 in 2’20”4, tempo che le vale il lasciapassare per
i campionati italiani allievi di Firenze. Campionati a cui
partecipa anche Massimo Giammatteo che il “minimo” lo
aveva mancato di due soli decimi. Una partecipazione
69
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
gratificante, al di là della conseguente squalifica che lo
tenne tre mesi lontano dalle gare.
“Nel 1978 partecipai - ricorda Massimo Giammatteo - a
Jesolo, agli annuali campionati Italiani Libertas. Ricordo che
partimmo in treno la sera dalla stazione di Velletri tra urla e
schiamazzi, che all’una di notte non si erano ancora placati, tanto
da costringere il ‘Capo’ a lasciare il suo scompartimento per il
nostro; entrò dicendo: «Silenzio, voglio dormire!»
Gli rispondemmo con risate, per un’altra mezzora.
Non ridevo più verso mezzogiorno quando, dopo 600 degli 800
metri che dovevo percorrere, mi accorsi che gli altri continuavano
a correre mentre io imboccavo una salita terribile che durò
un’eternità: avevo il secondo tempo di iscrizione fra gli iscritti,
arrivai nono!
Dico arrivai ma non è esatto poiché corsi sotto mentite spoglie,
in quanto ero stato squalificato per aver precedentemente
partecipato ai Campionati Italiani Allievi senza avere il ‘minimo’
necessario. Non che io fossi un pazzo megalomane, o Fausto un
delinquente immatricolato; Fausto lo fece (iscrivermi ai
Campionati Italiani) con uno scopo ben preciso: dare assistenza
morale a Tiziana Olivieri, forse il più grande talento della
‘Giovanni Scavo’. Tiziana era l’unica ad aver ottenuto il ‘minimo’
ed aveva non solo la possibilità di vincere una medaglia, ma anche
la paura folle di vincerla. Così l’accompagnai, anche se non riuscii
ad influire, positivamente, sulla sua prestazione.
Era grande il ‘Capo’, pronto anche a farsi prendere con le mani
nel sacco pur di dare una maggiore possibilità ad un suo atleta.”
Questi risultati sono il fiore all’occhiello di una ‘Giovanni
Scavo’ la cui vera forza è rappresentata dall’ambiente che la
società respira. Decine di ragazzi continuano, con il solito
entusiasmo, a calcare le piste di tutto il Lazio. Vincenzo
Auddino può contare su un nutrito gruppo di lanciatori:
Marco Trulli, Sandro Musilli, Danilo Marinelli, Giorgio
Cantalini, Bruno Nicosanti, Roberto Mammucari, Stefano
Cavola, Marco Di Mario.
Fausto Ercolani continua ottimamente ad indirizzare
l’attività, almeno fino al 1978, quando riesce a portare il
70
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
solito nutrito gruppo di ragazzi, ai campionati Nazionali
Libertas in programma a Jesolo.
Campionati a cui partecipa per il terzo anno consecutivo
anche, l’allora quindicenne, Nicoletta Calcari, che più delle
tensioni agonistiche, vive quei momenti come una sua
ineguagliabile, positiva esperienza di crescita.
“Si avvicinava il giorno della partenza. Fausto ci faceva
allenare di mattina. Ricordo che, anche il giorno prima di partire,
provammo dei cambi di staffetta. Quella sera eravamo tutti
euforici, la stazione dei treni di Velletri brulicava di gente, si
sentivano le ultime raccomandazioni dei nostri genitori e dopo
aver risposto sì all’ennesima, salimmo sul treno con destinazione
la stazione Termini.
Avevamo già deciso che sul treno che ci avrebbe portato a
Venezia, avremmo diviso lo stesso compartimento io, Rita
(Galante), Angela (Mandrelli), Liliana (Moretti), Tiziana
(Olivieri) e Assunta (Falchi). A questo proposito Fausto aveva
avuto qualcosa da ridire, forse ripensando a quello che avevamo
combinato l’anno prima, quando eravamo partiti per Pescara e,
per la verità, non aveva tutti i torti.
Appena partiti, specie nelle prime ore di viaggio quando la
stanchezza ancora non pesava, ci siamo sbellicate dalle risa,
facendo una confusione del diavolo. Nel compartimento regnava il
più vivo disordine; scarpe a destra e sinistra, cartacce e scatolette
di nutella (vuote) in ogni angolo. I panini andavano e venivano.
Mangiammo tanto anche perché, forse, non sapevamo come
ingannare il tempo. Infatti, dopo i continui starnazzamenti, era
arrivata la cavernosa voce di Fausto, il quale aveva minacciato di
dividerci e di mettere nel nostro comparto sua sorella Maria Pia.
Quale punizione poteva essere più dura e crudele? Cosi cercammo
di stare in silenzio tenendo occupate le mascelle.
Raggiungemmo Venezia molto più comodamente degli altri.
Considerato il peso piuma di Tiziana e Assunta, decidemmo di
togliere le valigie dal portabagagli, quella specie di corda a rete
posta sopra i sedili, e di metterci sopra due coperte, qualche
maglione che facesse da cuscino, per far si che diventassero due
71
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
giacigli per le nostre donnone (Tiziana e Assunta). Noi quattro
avemmo così più spazio per sdraiarci.
Arrivammo alla stazione di Venezia alle cinque e mezza.
Avevamo tutti delle paurose occhiaie. La temperatura era fresca,
complice anche la notevole umidità. Entrammo tutti nel bar della
stazione. Dopo aver fatto colazione, ci incamminammo verso
piazza S. Marco. Passeggiammo per gran parte della mattinata tra
le innumerevoli calli, ritrovandoci di tanto in tanto sul Canal
Grande, che ci appariva triste e vuoto già in quel periodo di
settembre. Quel velo di malinconia svanì subito con il sorgere del
sole, quando le acque del canale andavano assumendo un colore
più sereno. Arrivammo in piazza S. Marco verso le 7,30; la piazza
era ancora deserta tranne qualche turista solitario e qualche
vecchietta che si recava in chiesa. Ci sedemmo tutti sulle
gradinate poste sotto il campanile. Intanto si erano fatte le otto
quando avevamo raggiunto il Ponte dei Sospiri. Fausto, che aveva
comperato una di quelle guide a libretto che si vendono nelle città
d’arte, cercò di darci una lezione storico-culturale sul Ponte dei
Sospiri e sulla struttura della chiesa di S. Marco ma, ben presto, si
accorse che nessuno di noi stava ad ascoltarlo e così, bofonchiando
qualche frase di rammarico, vi aveva rinunciato.
Dopo aver acquistato il nostro bravo souvenir, che ci avrebbe
ricordato di quella trasferta, Fausto ci radunò tutti quanti con
l’intento di farci visitare, a sue spese, il campanile di fronte alla
chiesa. Entrati nell’ascensore qualcuno si sentì male. Fabiola
Taddei, Giorgio Cantalini e Angela Mandrelli accusarono
giramenti di testa, mentre qualcun altro (io) invece, fece la solita
figura andando a finire in braccio ad un timido turista straniero,
forse inglese, tra le risate più o meno trattenute di tutti e lo
sguardo minaccioso di Fausto.
Il panorama offerto dal campanile era veramente splendido. Da
una parte si vedevano le isole, mentre dall’altra gli uniformi tetti
rossi delle antiche costruzioni e poi acqua e porticcioli di varie
dimensioni.
Su ognuno dei quattro lati del campanile erano posti dei
cannocchiali, quelli che funzionano con le cinquanta o cento lire
(di allora) a seconda della durata della veduta panoramica. Un
72
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
signore, intento ad osservare attentamente in uno di questi,
notando la mia impazienza, si gira verso di me e mi dice «gliela
pago io la veduta, signorina» e infilando le 100 lire fa un sorriso e
se ne va.
Si erano fatte le dieci e mezza. Tornammo alla stazione dei
treni, chi in vaporetto chi a piedi, dove Fausto aveva deciso di
mangiare presso la mensa dei ferrovieri. La mensa era organizzata
come una ... mensa. Prendemmo vassoio e posate e ci mettemmo
in fila per scegliere le pietanze che avevamo deciso di mangiare.
Finito il pranzo, andammo a ritirare i nostri bagagli al deposito
della stazione e ci avviammo verso la corriera che ci avrebbe
portato a Jesolo. Il viaggio fu abbastanza piacevole nonostante la
stanchezza e l’affollamento. Attaccammo bottone con alcune
persone del luogo. Un simpatico signore, sulla cinquantina, ci
disse di avere una spiccata simpatia per i romani, diceva che erano
persone aperte, simpatiche e socievoli. Ricordo che rideva del
nostro accento; trovava inoltre molto simpatici i ragazzi che
praticavano sport poiché, diceva, vivevano in un ambiente sano e
avevano l’animo e i sentimenti più puliti.
Non ricordo bene quanto durò quel viaggio, di sicuro più di
un’ora, sta di fatto che finalmente arrivammo alla tanto sospirata
Jesolo. Scendemmo in massa dall’autobus e marciammo alla
ricerca dell’albergo. Fausto ci fece fare un giro lunghissimo prima
di arrivare a destinazione. Restammo di stucco quando ci
accorgemmo che l’albergo era distante solamente duecento metri
dalla stazione degli autobus. Il nostro stupore aumentò nel vedere
l’albergo. Era un piccolo albergo situato a pochi metri dalla
spiaggia. Ai nostri occhi sembrò bellissimo, forse perché
contemporaneamente le nostre menti fecero il confronto con le
condizioni vissute nella precedente trasferta di Pescara. Fausto ci
assegnò quindi le camere. Capitai insieme a Liliana e Angela. Il
primo ordine, categorico, di Fausto fu «disfate le valigie, doccia e
poi subito a riposare» poi, rivolgendo lo sguardo verso di noi
sentenziò «e silenzio, se no sono guai». Rispondemmo con
un’alzata di spalle a quelle insinuazioni e ci rintanammo nella
nostra camera. Una stanza accogliente, con il balcone che dava
73
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
sulla strada da cui, poco prima, eravamo arrivati stanchi e carichi
di bagagli.
Era primo pomeriggio, il mare era calmissimo e qualche
bagnante prendeva un sole ancora caldo. Restammo tutte e tre a
gustarci quel panorama così semplice eppure, per noi, così
suggestivo. Disfatte le valigie, dopo una ristorantissima doccia, ci
buttammo sul letto e cominciammo a fare quattro chiacchiere.
Ricordo che i buoni propositi di obbedire a Fausto c’erano tutti
ma, nessuna di noi, nonostante la stanchezza riusciva a dormire.
Cosa che riuscì per prima ad Angela entrata, improvvisamente,
nel mondo dei sogni. Un mondo da cui uscì, svegliata da una
energica cuscinata. Iniziò così una baraonda. Cuscini a destra e
sinistra, ciabatte e coperte che volavano, il letto matrimoniale si
era aperto. Fummo gelate dalla voce minacciosa di Fausto che ci
intimava di fare silenzio. Non ricordo i suoi avvertimenti ma
dovettero essere abbastanza convincenti, dato che cercammo di
stare in massimo silenzio. In seguito Fausto venne tre o quattro
volte a controllare che stessimo riposando e, ogni volta, riceveva
dalle nostre voci assonnate, recitavamo naturalmente, un
oltretombale «chi è?» mentre a stento riuscivamo a trattenere il
riso.
Il giorno seguente dovevano gareggiare alcuni di noi: Fabrizio
(D’Andrea) che doveva correre i 200 e il super gruppo dei
lanciatori, per cui ci recammo tutti al campo a fare il tifo. Si era
fatto quasi mezzogiorno e dovevano gareggiare ancora i ragazzi
della 3x1200 e le ragazze della 3x800, quando Fausto ci ordinò
categoricamente di tornare in albergo per il pranzo. Salita in
camera trovai Liliana e Angela che si stavano preparando per
scendere, quando entrarono nella nostra stanza Rita, Manuela
(Ferro), Tiziana e Assunta. A qualcuno venne l’idea di provare la
resistenza del letto. Il verdetto fu abbastanza positivo; aveva
resistito a capriole, salti e tuffi. Molto meglio di quello che ci era
capitato due anni prima ad Enna, che si era scisso alla seconda
capriola. Scendemmo quindi per il pranzo.
Nel frattempo era tornato anche Fausto con il resto della
compagnia. Le gare erano andate bene e così Fausto si era un po’
rasserenato. Venne poi anche il nostro turno di gare. Dopo aver
74
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
cenato, la nostra gara di staffetta era prevista alle undici e mezza,
ci siamo sedute in salotto. Sentivo le gambe molli. La fatica di quei
tre giorni si faceva decisamente sentire. Parlando della gara
facemmo delle previsioni poco incoraggianti. Previsioni che,
purtroppo, si rivelarono esatte anche se, nessuna tra noi aveva
pensato ad un peggioramento così categorico di quattro secondi.
L’indomani ci preparammo per tornare a casa. I risultati
tecnici erano già dimenticati, non così quei sereni giorni passati
insieme.”
L’inizio della stagione 1979 è incentrata sulla
preparazione di una serie di eventi commemorativi a
ricordare che sono oramai passati venti anni da quel tragico
9 aprile 1959 quando un terribile destino privò Gianni
Scavo alla famiglia dell’Atletica e ai suoi amici più cari. Don
Eugenio Gabrielli officia una messa in ricordo in una chiesa
gremita; ovviamente quella di S. Lucia.
Presso il campo sportivo, viene disputato il ‘Memorial
Giovanni Scavo’ nel cui programma non poteva mancare
una gara di 800 metri che vede la vittoria di Roberto Di
Luzio della ‘Atletica Civitavecchia’ (1’59”3) davanti al
promettente Massimo Giammatteo (1’59”9) alla sua prima
gara nella categoria juniores.
“Vent’anni fa moriva un grande atleta, Giovanni Scavo...
A lui vada il nostro pensiero, proprio in questi giorni
dell’anniversario della morte, perché è stato lui, insieme ad altri
atleti della sua epoca a creare uno spirito più giusto, più vicino a
quello che noi oggi abbiamo.”12
La fine degli anni settanta, mette a nudo l’evoluzione che
è ormai decisamente in atto nell’atletica regionale: le piccole
società rischiano di soccombere nei confronti di quelle più
ricche e blasonate.
Fausto Ercolani percepisce l’esigenza di unire le forze tra
le società Libertas della provincia a sud di Roma, e nasce
così la ‘Castelli Romani’ di cui si fa promotore, oltre allo
stesso Fausto, Vincenzo Di Pietro della ‘Libertas Lanuvio’;
12
Cfr. ‘In ricordo di Giovanni Scavo’ di Carlo Santi, aelle n.14 marzo/aprile 1979, pag. 10.
75
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
una società che raccoglie gli atleti juniores e seniores delle
società Libertas di Roma Sud.
Nelle intenzioni dei promotori, la nuova formazione
doveva portare anche ad un accrescimento e alla
valorizzazione delle risorse tecniche e umane nelle sue
varie componenti. Velletri doveva pertanto radunare i
mezzofondisti, e infatti da Lanuvio arriva Paolo Varesi, il
quale seguirà in parallelo la strada di Tonino Felici,
trasferendosi prima alla ‘Forestale’ e poi al gruppo sportivo
delle ‘Fiamme Oro’. A Genzano invece, sotto la guida di
Giancarlo Di Luzio, si ritrovano saltatori e velocisti, tra i
quali si allena per qualche tempo Nicoletta Calcari, presso il
campetto dell’Oratorio dei Frati Salesiani.
La ‘Giovanni Scavo’ vive comunque ancora di superbi
acuti grazie a Tonino Felici che è quarto ai Campionati
Italiani Allievi di Bologna del 1979 quando corre in 8’43”1
una gara di 3000 metri che vede la vittoria di Stefano Mei
con in nuovo record italiano di categoria di 8’20”6, e per
merito di Tiziana Olivieri che vince il titolo dei 400 metri
piani ai Campionati Regionali Juniores del 1980.
Ai Campionati Italiani Libertas del 1979, che si svolgono
a Torino, partecipano solamente due atleti, Massimo
Giammatteo e Tonino Felici, che si aggregano alla comitiva
della neonata società. Felici riesce però, nell’impresa di
vincere i 1500 metri battendo in volata Ranieri Carenza,
futuro primatista italiano juniores dei 5000 metri.
L’assenza di Fausto alla trasferta di Torino, segna l’inizio
del suo progressivo disimpegno nella gestione della
‘Giovanni Scavo’. Dopo quasi vent’anni di totale dedizione
e sacrifici, Fausto segue una via diversa da quella societaria.
Gli effetti si fanno subito sentire, anche per la mancanza
di sostituti; effetti che porteranno al rapido declino della
‘Giovanni Scavo’ negli anni ottanta.
“Un nucleo ‘duro’ di atleti juniores - ricorda ancora
Giammatteo - proseguì comunque l’attività, ricevendo valido
sostegno dalla società anche se, la minore presenza di Fausto al
campo sportivo, e l’esperienza acquisita, favorirono il fenomeno
76
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
dell’autoprogrammazione degli allenamenti, attraverso lo scambio
di idee con altri atleti, acquisto e scambio di riviste specializzate.
Fu così che, crescendo, scoprimmo i concetti di corsa lunga,
medio e corto veloce; il fartlek e le variazioni le scoprimmo
leggendo articoli che parlavano di queste tecniche usate dai
mezzofondisti belgi e polacchi.
Vi furono eclatanti risultati soprattutto da parte di Tonino
Felici e Franco Graniero. Il primo un fulmine con la testa e con le
gambe, cosciente dei propri mezzi e deciso a sfruttarli fino in
fondo, accettando tutti i sacrifici necessari, dal trasferimento a
Rieti, allo svolgimento di allenamenti durissimi, all’intervento
chirurgico ai tendini: un vero atleta.
Franco aveva invece meno ‘cattiveria’, oltre che una serie di
problemi personali. Tutto ciò gli ha impedito di essere il vero erede
di Gianni Scavo, raggiungere cioè la maglia azzurra negli 800
metri, traguardo che, con un pizzico di fortuna sarebbe stato
tranquillamente alla sua portata.”
Franco Graniero a 15 anni aveva già corso gli 800 metri
in 1’59”7, un tempo che lo colloca al ventinovesimo posto
della graduatoria nazionale allievi, mentre Tonino Felici, a
sedici anni, è quinto sia nei 1500 metri (4’02”5) che nei 3000
(8’43”1).
Nel 1981, a 17 anni, Franco, con la maglia della ‘Libertas
Castelli Romani’, sigla una delle migliori prestazioni
italiane della categoria juniores con il tempo di 1’54”5,
quando Tonino ha già scelto la strada, forse più difficile ma
certamente più stimolante, del trasferimento a Cittaducale
dove, correndo con i colori della ‘Forestale’, termina i suoi
studi di ragioneria. Una strada che lo porterà prima a
vestire la maglia delle ‘Fiamme Oro Padova’ e poi, per ben
sei volte, quella azzurra della nazionale italiana, andando a
siglare, l’11 giugno 1987, durante il ‘I Meeting Città di
Verona’, il tempo di 8’32”4 nei 3000 metri siepi, un ‘crono’
che lo colloca al decimo posto nella graduatoria dei siepisti
italiani di tutti i tempi.
77
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Anni ottanta. Il ‘Club Atletico Velletri’
E così la società ‘Giovanni Scavo’, nel 1983, dopo oltre
vent’anni di battaglie sportive e di piccole e grandi storie
personali scritte con fango e sudore, semplicemente non è
più.
Di chi è la colpa, se mai colpa si può addebitare a
qualcuno; d’altra parte non è certamente necessaria la
sopravvivenza di una piccola società di provincia
nell’economia sportiva regionale. Però nel momento in cui
il nome di Giovanni Scavo non calca più le piste rosse di
atletica abbiamo mancato a quella promessa ideale, di
portare il messaggio lasciatoci dal nostro campione alle
future, giovani generazioni sportive.
Allora riaffiora la domanda: perché la ‘Giovanni Scavo’
non è più? Non per trovare un colpevole, ma per capire
come mai è stato fatto cadere il testimone, perché in quel
momento nessuno lo ha raccolto.
La ragione principale di quello che è successo,
probabilmente, era insita nella logica delle cose. Solamente
una persona identificava la società. Fausto Ercolani era stato
per quasi un ventennio, il factotum della società, aveva
ricoperto su di sé tutte le necessità e le difficoltà
organizzative. La ‘Giovanni Scavo’ è stata per lunghissimo
tempo la sua stessa vita e forse nemmeno lui immaginava
che un giorno si sarebbe trovato di fronte il bivio delle
scelte. Scelte personali e professionali, certamente sofferte,
che lo portano a voltare le spalle a ciò che aveva
appassionatamente cresciuto. Certo lo fa in modo netto.
78
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Ogni legame è reciso. Non si preoccupa, o forse non riesce,
a traghettare la società in un porto sicuro.
È il 1983 e la ‘Giovanni Scavo’ e con essa il nome di
Giovanni Scavo esistono solamente nelle mille, ideali
pagine di ricordi. Tutto tace, nessuno si preoccupa
dell’abbandono di Fausto, nessuno si preoccupa della
cessazione dell’attività. Tanto meno Sergio Scavo e Gian
Paolo Brencio che allora risultavano essere, almeno sulla
carta, il presidente e il segretario della società.13 Allora è
inutile ricercare colpe. La ‘Giovanni Scavo’ ha
semplicemente seguito l’ordine delle cose. La ‘Giovanni
Scavo’ semplicemente non è più.
Nel frattempo il ‘Club Atletico Velletri’, sebbene con
dirigenti diversi da coloro che nel 1975 erano usciti dalla
‘Scavo’ continua a tenere vivo l’interesse per l’atleta leggera
a Velletri.
Come abbiamo visto, gli atleti che si distaccarono dalla
‘Giovanni Scavo’ manifestarono la loro contestazione nei
confronti della gestione di Fausto Ercolani, abbandonando
il sodalizio veliterno e tesserandosi così per il CUS Roma.
Nello stesso tempo, come riferimento per le nuove leve,
viene affiliata, solo per il settore giovanile, una nuova
società denominata ‘U.S. Atletica Velletri’. Come presidente
del sodalizio viene registrato Fulvio Volani anche se il suo
apporto può essere solamente nominale, risiedendo a
Torino per motivi di lavoro.
Ispiratore della ‘rivolta’ è Alessio Giachetti, già da
qualche tempo allenatore sotto la direzione tecnica di
Fausto. L’accusa principale che viene mossa al ‘Capo’, è
proprio la scarsa e inadeguata preparazione tecnica e
l’assoluta mancanza di dialogo nella programmazione di
gare e allenamenti.
13
Il consiglio direttivo di quel periodo, regolarmente eletto, vedeva presidente Sergio
Scavo, vice-presidente e direttore tecnico Fausto Ercolani, segretario Gian Paolo Brencio
e, responsabile del settore femminile, Maria Chiara Starace.
79
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
“Probabilmente - racconta Alessio - la mancata
partecipazione di alcuni, ai Campionati Nazionali Libertas, fu solo
la scintilla che diede fuoco a quello che, effettivamente, era la
distanza abissale tra le nostre vedute tecniche. Fino a quel
momento, la metodologia di allenamento era la stessa per tutte le
categorie; due o tre sedute settimanali di giro del fosso durante la
preparazione invernale.”
Alla fine di quell’anno la nuova società, non senza
difficoltà si è già ritagliata un suo piccolo spazio nel
panorama atletico cittadino, gettando solide basi per il
proseguo di un’attività a cui nessuno aveva dato grande
fiducia alla vigilia.
“Da alcuni mesi è sorta a Velletri una nuova società di atletica
leggera. Anche se si trova a gareggiare nella sua prima stagione di
vita, non sta a significare che il sodalizio sia destinato a pagare lo
scotto dell’inesperienza in quanto si avvale di dirigenti, tecnici ed
atleti ormai rodati da tempo come Alessio Giachetti, Giovanni
Fangucci, Piero Marinelli, Maurizio Cancelli, Massimo
Ferraglioni, che da anni calcano le piste rosse di tutto il Lazio.
La società sportiva ‘Atletica Velletri’, è nata appunto ad opera di
alcuni atleti della ormai nota società ‘Giovanni Scavo’ che otto
mesi or sono decisero di uscire dal sodalizio d’origine pur
rimanendo nel rispetto e nel ricordo di chi gli dava il nome. Ed
ora, ad otto mesi dalla nascita, l’‘U.S. Atletica Velletri’ raccoglie
già un numeroso gruppo di sostenitori che stanno dando
fattivamente il proprio contributo per la divulgazione dell’attività
dell’atletica leggera in Velletri. Il consuntivo tecnico delle attività
della nuova società fa già registrare ottime prestazioni ottenute
sulle piste di tutto il Lazio, in questo scorcio di stagione: si
raccolgono così i primi frutti.
Desideriamo fare una panoramica delle migliori gare fornite
iniziando dal settore ragazzi, dove si è riusciti, in breve tempo, ad
inserirsi nei primi posti delle graduatorie federali.
Una citazione d’onore spetta a Fernando Bottacchiari che con
6’09”4 ha vinto il campionato provinciale ragazzi, stabilendo il
nuovo record cittadino sui 2000 metri e raggiungendo i vertici
80
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
delle graduatorie regionali. Dietro a lui una nota di merito a
Ferraglioni Claudio che con 6’48”8 ha conquistato un quarto
posto nei campionati regionali ragazzi categoria ‘B’.
Vanno inoltre considerati Leoni Fabrizio e Di Fabio Massimo
che hanno ottenuto sulla stessa distanza dei 2000 metri, tempi di
tutto rilievo rivelando di possedere qualità non indifferenti nelle
varie specialità del mezzofondo.
Troviamo poi, sotto la guida del tecnico dell’‘U.S. Atletica
Velletri’, Alessio Giachetti, atleti di tutto rispetto come Massimo
Ferraglioni, atleta già rodato da tempo che, disponibilità
permettendo, si è sempre allenato con costanza ed impegno; i vari
Walter Saragoni, Mario Iacobelli, Luciano Di Fabio, Bruno
Bonanni, Giorgio Straffi, il piccolo Fede Pier Paolo, Mauro
Cenciarelli, il lanciatore Giorgio Corsetti.
Tutti atleti che sono di ottimo auspicio per il futuro della
giovane società veliterna. Una nota di merito spetta poi agli atleti
della sezione veliterna del CUS Roma che si allenano sempre sotto
la guida di Alessio Giachetti. Parliamo di Giovanni Fangucci che
si è dimostrato ottimo fondista vincendo il campionato provinciale
di maratonina UISP e riportando sulle distanze dei 5.000 e
10.000 metri rispettivamente 15’55”0 e 33’58”2 che sono tempi di
tutto riguardo. Il velocista Maurizio Cancelli che si è messo in
luce con i seguenti tempi: 52”8 nei 400 e 23”7 nei 200. Infine
Piero Marinelli, medaglia d’argento ai campionati regionali di
Formia, e che con 4’06”6 nei 1500 e 1’59”8 negli 800 metri, si
pone ai vertici delle graduatorie regionali.”14
Il 27 agosto, viene organizzata una gara su strada
denominata ‘Trofeo Madonna delle Grazie’.
La società si va dunque sempre più rafforzando sia
strutturalmente che numericamente. A tale proposito Bruno
Cancelli, membro del consiglio direttivo dice: «Credo che il
consuntivo tecnico di questo primo anno di attività, lasci noi
dirigenti soddisfatti ed incoraggiati per il proseguo della nostra
attività. Abbiamo lavorato duramente, superando enormi
14
Cfr. Maurizio Cancelli ‘U.S. Atletica Velletri: un futuro promettente’, Pontin Sportivo n.
34, 12-18 novembre 1975, pag. 24.
81
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
difficoltà, anche dal punto di vista finanziario, ma adesso che le
cose si mettono per il verso giusto, cominciamo a raccogliere i
primi frutti. Nelle nostre file abbiamo già qualche piccolo
campione che si segnala nelle competizioni a livello regionale, ben
promettendo per il futuro. Il vivaio di giovani si è ingrandito e
questi, con il tempo, certamente saranno avviati a molte altre
specialità dell’atletica. Il prossimo anno gareggerà per i nostri
colori anche un gruppo di ragazze. Tra di loro c’è chi, come Ebe
Leoni, Mirella Giannini, Marina Marinelli, ha le carte in regola
per fare qualcosa di buono.
Speriamo che i giovani veliterni si avvicinino sempre più a
questo sport; noi faremo di tutto per farlo conoscere. Ci
ripromettiamo di organizzare una serie di gare a livello giovanile
perché tutti finalmente possano provare l’emozionante sensazione
che si prova correndo».
L’elemento che più si mette in luce in questo periodo è
Fabrizio Leoni il quale aveva iniziato l’attività l’anno prima,
correndo per la sua scuola nel ‘Campionato Veliterno di
Corsa Campestre’ dove era stato notato da Alessio
Giachetti. Conquista, nel corso del 1976, il secondo posto
alla finale regionale del concorso ‘Esercito-Scuola’ che si
disputa a Cassino sul percorso del Campionato Italiano di
Cross, la vittoria ai Campionati Provinciali nei 2000 metri e,
sulla stessa distanza, il 19 di settembre, è terzo al traguardo
dei Campionati Regionali Individuali categoria Ragazzi che
si disputano allo Stadio dei Marmi, con un tempo di valore
(5’55”0) che risulta essere la decima prestazione italiana
della categoria, e che gli vale la convocazione ai Campionati
Italiani che si disputano a Fano il 10 ottobre 1976.
Sempre quell’anno viene organizzata una gara su strada
che si snoda su un percorso cittadino con partenza e arrivo
a piazza Cairoli e che rappresenta la prova generale di quel
‘Giro delle Vigne’ forse il fiore all’occhiello più importante
del sodalizio veliterno negli anni a venire. Una gara su
strada, il Giro delle Vigne, che richiama, fin dalla sua prima
edizione del 25 maggio 1980, centinaia di atleti provenienti
82
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
da tutta la regione fino ad elevarsi a rango di prova
nazionale, nobilitata da atleti anche stranieri di grande
valore tecnico.
Verso la fine del 1976, Gianni Fangucci, rientra in società
dopo un anno trascorso nelle fila del gruppo sportivo
dell’Esercito, dove fa parte della staffetta 24x1 ora che
stabilisce la migliore prestazione italiana. Sulla spinta
dell’intenso allenamento sostenuto, Fangucci si classifica al
secondo posto assoluto nella maratonina di S. Silvestro
coprendo i quasi ventidue chilometri del percorso in
1h19’20. Prima di appendere le scarpette al chiodo, trova il
modo di siglare tre grandi prestazioni. Il quattro di aprile
del 1977, nell’ora in pista, allo stadio dei Marmi, percorre 18
km 125 metri; a fargli degna compagnia l’allievo
Bottacchiari che nella mezz’ora percorre 9.070 metri. A
cavallo dei mesi di aprile e maggio, corre prima i 10.000
metri in 31’15”2, un tempo valido per l’ammissione ai
Campionati Italiani Universitari, e poi, a Catania presso il
Campo Scuola, i 5.000 metri in 15.09.4.
Nel 1977 la ‘U. S. Atletica Velletri’ può contare, sotto la
presidenza di Giuseppe Fangucci per il settore maschile e di
Ettore Barsi per quello femminile, su dieci atleti e sette
atlete15 tra le quali ultime si mette in evidenza Marina
Marinelli che diventerà la figura più familiare e la più
assidua frequentatrice del campo sportivo Comunale alla
fine degli anni settanta.
Il legame tra Ettore Barsi e la società si rafforza nei due
anni successivi, quando quest’ultima viene riaffiliata alla
Federazione, con il nome di ‘Club Atletico Barsi Sport
Velletri’.
Il 1977 fa registrare l’approdo, presso il campo sportivo,
di Mauro Bettella, già campione italiano di decathlon e
15
Atleti effettivamente in regola con il tesseramento presso il Comitato Regionale
Laziale.
83
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
azzurro della specialità, che fa dono alla società della sua
notevole esperienza, anche per il salto con l’asta. Una
struttura quest’ultima, inaugurata presso lo stadio
Comunale, il 23 settembre del 1978, in occasione del ‘I
Trofeo Barsi Sport’, un meeting regionale a cui partecipano
anche atleti di fuori regione.
“... La manifestazione è stata organizzata per inaugurare la
nuova pedana di salto con l’asta e la gara delle siepi, approntate
all’uso dagli organizzatori, allo scopo di propagandare non solo il
mezzofondo come purtroppo accade da molti anni a Velletri, ma
anche altre specialità dell’atletica leggera.
Ne è uscito fuori un simpatico incontro di altissimo livello
tecnico. Basti pensare ai 5 metri nel salto con l’asta raggiunti da
Franco Vannini delle ‘Fiamme Gialle’ che costituisce la terza
prestazione italiana stagionale e la nona di tutti i tempi; ai 17.75
metri nel getto del peso dell’altro atleta delle FF.GG., Luigi
Sintoni che, con questo nuovo record personale, si colloca
anch’egli al nono posto della graduatoria italiana di tutti i tempi.
Soddisfacenti anche le prestazioni degli atleti veliterni
impegnati nelle gare, fra le quali spiccano il secondo posto di
Marina Marinelli ottenuto nei 1500 metri (5’01”4), il terzo posto
di Claudio Noce nel salto in lungo (6.73), il quarto di Fabrizio
Leoni nei 3000 siepi il quale con 9’59”3 ha siglato un altro dei
tanti record cittadini che gli appartengono.” 16
Nel 1979 la società acquista una nuova dimensione.
Partecipa, con discreto successo, alla fase regionale dei
Campionati Italiani di Società dove occupa la tredicesima
posizione. La spinta decisiva verso questo successo è
ovviamente di Mauro Bettella, il quale si cimenta
personalmente nel lancio del disco (44.44) e nel lancio del
giavellotto (52.28); di Paolo Lupi che corre un buon 110 ad
ostacoli (16”6); di Claudio Noce capace ancora di un buon
6.71 nel lungo oltre ai vecchi Leoni, Rapali, Cancelli.
16
Cfr. Gianni Fangucci, ‘I Trofeo Barsi Sport’ aelle n.11, settembre/ottobre 1978 pag. 28.
84
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Altre soddisfazioni arrivano ancora da Mauro Rapali e
Fabrizio Leoni che partecipano ai Campionati Italiani
Juniores che si svolgono a Bologna, entrambi impegnati
nella gara dei 2000 metri siepi, dove si piazzano
rispettivamente al dodicesimo (6’00”) e al diciassettesimo
posto (6”11”).
Puntuale e ancora più ricco della precedente edizione,
viene organizzato il ‘II Trofeo Barsi Sport’ nobilitato dal
nuovo primato italiano juniores dell’atleta delle ‘Fiamme
Gialle’, Marco Martino, che lancia il disco a 57.56. Per il
‘C.A. Barsi Sport’ sono ancora Leoni (9’43”6) e Rapali
(9’50”8) a mettersi in vetrina nella gara dei 3000 metri siepi.
Marina Marinelli, già quarta l’anno precedente ai
Campionati Regionali Juniores di Corsa Campestre, corre
nel 1979 gli 800 in 2’26”9, i 1500 in 4’55”1 e i 3000 metri in
10’32”4.
Un episodio che si colloca ai confini delle vicende
atletiche che stiamo raccontando, e che vale la pena di
ricordare, è la preparazione invernale che Mauro Bettella
propone a Paolo Lupi, Daniele Ognibene, Massimo Di
Fabio, Walter Saragoni, presso i Pratoni del Vivaro. Una
preparazione finalizzata alla partecipazione al Campionato
Italiano di Bob a quattro in programma a Cervinia. La
vicenda che, a grandi linee ricorda il film sulla
partecipazione alle Olimpiadi invernali della squadra
jamaicana, porta alla ribalta la grande prova di spinta di
Paolo Lupi che andrà così a conquistare la maglia azzurra
in questa specialità.
Nel 1980, accanto a Mauro Rapali che migliora sia nei
5000 (15’06”) che nei 3000 siepi (9’17”) e a Fabrizio Leoni
(1500 metri in 4’02”3 e 5000 in 15’37”4), cresce la figura di
un altro ex atleta della ‘Scavo’, il larianese Antonio Petrilli
che è campione regionale juniores dei 5000 metri, quando
corre la distanza in un ottimo 15’22”4.
85
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
È questo un anno decisivo per le sorti della società.
Alessio Giachetti abbandona l’attività per motivi di lavoro,
termina la collaborazione con Ettore Barsi, e la società
prende così la sua definitiva denominazione di ‘Club
Atletico Velletri’; fa il suo ingresso in società Franco
Maione, che con Bruno e Maurizio Cancelli e Marcello
D’Urso, che ha assunto nel frattempo la carica di
presidente, varano il nuovo statuto societario e fissano la
sede presso la sezione del PSI in piazza Cairoli.
Si assiste ad un ricambio generazionale, presso il campo
sportivo troviamo i giovanissimi Angelo Marinosci, Luigi
Cimmino, Riccardo Trivelloni, Gianni Rea, Marco Petrilli,
guidati ora da Maurizio Cancelli mentre la società subisce
una involuzione tecnica, assecondando l’onda lunga degli
‘Amatori’ che in questo periodo cresce nelle innumerevoli
corse su strada.
“L’appuntamento per quelli del ‘Club Atletico Velletri, domenica
28 marzo era Castel S. Giorgio vicino Orvieto ... Il percorso,
durissimo ma veramente suggestivo. Sin dalla partenza si
formava un terzetto al comando che imponeva un ritmo
velocissimo alla corsa ... Dopo i primi tre, il discorso diventava
tutto veliterno con il seguente ordine:
4 Marinelli Piero
5 Mammucari Lucio
6 Spallotta Sandro
7 Militello Andrea
8 Tora Antonio
9 Noce Silvano
10 Ercoli Alessandro
Un successo senza precedenti per il Club: sette atleti nei primi
dieci. Da segnalare ancora la prestazione di Franco Spallotta,
Liberati Emilio, Rapali G.Franco, Savelloni Giuseppe, Melucci
Egidio, Cellucci Filiberto, Zaccari Manlio e Noce Enzo che
contribuivano a dare una grossissima immagine del forte gruppo
veliterno.”17
17
Cfr. ‘Il Club Atletico a Castel S.Giorgio’, La Torre 3 aprile 1982, pag. 15.
86
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
E ancora. “Il ‘Club Atletico Velletri’ è stato impegnato nel
mese di febbraio in alcune competizioni di corsa campestre a
carattere interregionale, regionale e nazionale.18 In queste
competizioni, utili per allenare il corpo alle fatiche della pista nei
mesti estivi, hanno partecipato i migliori atleti regionali e
nazionali e le varie squadre militari sportive come: ‘Fiamme
Gialle’, ‘Forestale’, ‘Aeronautica’, ‘Esercito’, etc. Gli atleti del
C.A.V. hanno cercato, dopo solo due settimane di allenamento,
avendo da poco finito la preparazione invernale in palestra, di
figurare nei migliori dei modi.”19
Scarne le apparizioni in pista di atleti delle categorie
giovanili. Tra di essi troviamo ancora Angelo Marinosci
che, al suo primo nella categoria juniores, corre i 100 metri
in 11”5, i 200 metri in 23”8 e salta in lungo 6.02. Accanto a
lui Marco Cioccari, Stefano Agostinelli, Roberto Caricchio,
Giorgio Bartoli, Massimo Capozzi, Roberto De Marchis.
“Il 1983 - a detta dello stesso Franco Maione - è stato un
anno seppur ancora amaro per le prestazioni raggiunte, dove si
sono gettate le basi per un futuro vicino; è stato un anno dove la
società ha perfezionato una organizzazione già valida e che quindi
non potrà non dare che buoni risultati.”20
Cresce intanto l’organizzazione del Giro delle Vigne e, se
nel 1982 sono 850 gli atleti che si presentano alla partenza,
l’anno successivo si radunano, presso la centrale piazza
Cairoli, in più di duemila persone, con una grande
partecipazione popolare che contribuisce a realizzare la
finalità ‘non competitiva’ voluta dagli organizzatori. Per la
cronaca, sia Mauro Rapali in campo maschile che Marina
Marinelli in quello femminile, centrano il tris di vittorie su
tre edizioni disputate.
E proprio questi ultimi due, insieme a Maurizio Cancelli,
formano lo staff tecnico societario in questo periodo.
18
19
20
Le varie fasi dei Campionati di Società di Corsa Campestre.
Cfr. La Torre, 26 febbraio 1983, pag. 14.
Cfr. La Torre, 17 dicembre 1983, pag.14.
87
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Mauro Rapali dopo il suo anno nell’Esercito, dove tra le
altre ottime cose, corre i 3000 metri siepi in 8’57” nel corso
dei Campionati Italiani di Società che si svolgono nella
gloriosa Arena di Milano, continua la sua attività di atleta
nelle fila dell’‘Atletica Frascati’.
Nel 1984, si ha una chiara inversione di tendenza.
Adesso sono un buon numero i giovani atleti impegnati
sulle piste laziali. Arrivano sei titoli provinciali ai
campionati individuali che si disputano il 14 e 15 aprile ad
Aprilia per merito di Felci Andrea (80 metri piani e salto in
lungo), di Barletta Andrea (80 ad ostacoli), di Montagna
Fabio nei 100 ad ostacoli, di Marco Cioccari nei 100 e 200
metri allievi. Dino Ciriaci negli 800 metri e Nesca Emiliano
nella marcia sono terzi, mentre Gian Franco Rapali (1500) e
Vecchi Umberto (quadruplo) sono quarti. A coronare il
successo di squadra, partecipano a questa manifestazione,
Sandrini Roberta, Guglielmi Sara, Muscedere Tiziana tra le
allieve; Pennacchi Miriam e Del Giudice Tiziana tra le
cadette; Montagna Mauro, De Marchis Paolo, Mammucari
Enzo, Marinelli Alessandro, Cioccari Stefano, Bonanni
Francesca e ancora, Marco Rosati, Pontecorvi Luca,
Pietrangeli Marco.
Il 1985 è l’anno d’oro di Dino Ciriaci, splendido
protagonista ai Campionati Italiani Allievi nella gara degli
800 metri. L’atleta di Mauro Rapali in questo anno si
migliora sulla distanza per ben sei volte guadagnandosi
così il diritto alla trasferta di Marina di Massa. Qui
conquista la finale dal settimo al dodicesimo posto con il
tempo di 1’57”88. Il giorno dopo non poté fare meglio,
ormai stanco o appagato, di una comunque onorevole
dodicesima piazza.
A fianco della buona affluenza presso il Centro di
Avviamento allo Sport che può contare su 62 elementi tra i
sei e i quattordici anni, e dei buoni risultati di Angelo
Marinosci che corre in 50”4 i 400 metri, prima di trasferirsi a
88
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Roma con il CUS e poi presso il Gruppo Sportivo dei
Carabinieri, quando partecipa, per tre anni consecutivi, ai
Campionati Italiani nella gara dei 400 metri, la società
continua a profondere energie nell’organizzazione di una
sempre migliore edizione del ‘Giro delle Vigne’ che vede,
nel 1986, la vittoria dell’atleta delle ‘Fiamme Oro’ Leandro
Croce. Una manifestazione che l’anno successivo avrà
purtroppo il suo temporaneo ‘canto del cigno’ seppure
nobilitata dalla presenza di Orlando Pizzolato reduce dalle
due vittorie alla maratona di New York e, in campo
femminile dal podio, Villani, Curatolo, Guida.
“Il presidente del ‘Club Atletico Velletri’, Giuseppe Savelloni,
ha annunciato davanti alle telecamere della TV locale, che
quest’anno non verrà organizzato il ‘Giro delle Vigne’... Il
presidente ha motivato la rinuncia all’organizzazione con le
difficoltà, soprattutto economiche divenute ormai insuperabili
senza una fattiva collaborazione di Amministrazione Comunale e
altri enti locali, a cominciare dall’Associazione Commercianti”21
Nel 1988 la società mette in mostra alcuni elementi
interessanti tra cui Cristina Mammucari, Fabiana Marinelli,
Felici Irene tra le ragazze e Stefano Mammucari, Paolo
Scannavini, Damiano Clementi, Emanuele Tamburrano tra i
ragazzi. Tra i più grandicelli, si segnalano Gian Luca Mosca,
Massimo Pontecorvi e Diego Vidili, il quale ultimo arriva a
lanciare il giavellotto sulla fettuccia dei 41 metri.
Il 1989 vede rifiorire risultati e speranze del ‘Club
Atletico’ forse grazie proprio alla presenza della rinata
‘Giovanni Scavo’. Lo stimolo di una sia ancor flebile
concorrenza spinge il direttore tecnico Maurizio Cancelli,
ormai unico allenatore del sodalizio, a portare alle gare un
sempre maggior numero di atleti, dei 116 iscritti, e non più,
come aveva fatto fino all’anno prima, di convocare alle gare
solamente coloro che erano ritenuti i più ‘competitivi’.
21
Cfr. M.M., La Torre 13 febbraio 1988 pag. 12.
89
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
I risultati di questo nuovo approccio non si fanno
attendere; le cadette delle staffetta 4x100, Felici Irene,
Fabiana Marinelli, Jessica Palma, Cristina Mammucari,
partecipano ai Campionati Italiani di Staffette che si
svolgono a Viareggio, dove ottengono il ventitreesimo
posto su quarantuno staffette partecipanti siglando anche il
nuovo record sociale di 55”14.
Si ottengono i primi successi di squadra a dimostrazione
che qualcosa si sta costruendo per un futuro tecnico più
solido. “Il C.A.V. era impegnato sabato 20 e domenica 21
maggio, a disputare i Campionati Regionali giovanili categoria
cadette. Nella splendida cornice dello Stadio dei Marmi sabato, e
in mezzo al verde dell’‘Acquacetosa’ domenica, le cadette si
facevano onore migliorandosi di ben 1.086 punti rispetto al
risultato ottenuto ai Campionati Provinciali, pur non riuscendo a
migliorare la posizione di classifica iniziale che rimaneva la 17ª su
diciotto società che avevano superato la fase provinciale.
Non ci piace autoelogiarci ne fare dell’inutile trionfalismo data
la giovanissima età delle atlete, ma possiamo senz’altro dire che
stiamo affrontando l’Atletica con serietà e sacrificio assistiti dai
genitori degli iscritti (sono ben 124!). l’Atletica veliterna non è
immobile come qualcuno va sostenendo, né lo è stata in passato.
Tutti gli operatori hanno sempre lavorato per farla diventare
grande, ma non è sempre facile trasformare in realtà i sogni di
ognuno di noi. Ci sono difficoltà strutturali ed una assoluta
mancanza di considerazione delle sue esigenze da parte
dell’Assessorato allo Sport. Ci sono difficoltà economiche perché la
grande Atletica si fa soprattutto con un grosso bilancio e non con
gli articoli trionfalistici scritti da persone che in passato non
hanno dato nulla di sé all’atletica e che, improvvisamente, si sono
scoperti intenditori e promotori di grossi progetti. Siamo felici per
loro e per la ‘Grande Atletica’!
Ci sono difficoltà ambientali che con il nostro lavoro umile,
stiamo rimuovendo, entrando nelle case, nella scuola, nelle
famiglie, offrendo la nostra esperienza, la nostra moralità e, perché
no, anche la nostra ideologia che è quella dell’impegno sociale ed è
quella di dare ai ragazzi e alle ragazze un’alternativa a scelte
90
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
pericolose, facendoli vivere nel gruppo nel segno del sacrificio,
dell’agonismo giusto, dell’amicizia e della tolleranza, qualità
sempre più difficili al giorno d’oggi. È per questo motivo che i
passi che facciamo sono lenti, ma se ci voltiamo indietro ci
rendiamo conto di aver fatto passi da gigante. Abbiamo agito con
la massima lealtà nei confronti di tutti e non tradendo mai le
aspettative di nessuno.
E ritornando alla cronaca del Campionato Regionale Cadette,
non vogliamo elogiare nessuna atleta in particolare, ma
intendiamo elogiarle in blocco per i risultati personali ottenuti
nelle due giornate di gare. Sono stati migliorati record nella
velocità e nel mezzofondo segno evidente che il ‘lavoro tecnico’ sta
ottenendo il risultato voluto. Seimila punti non sono nulla nei
confronti degli ottomila e oltre della CA.RI.RI., prima classificata,
ma non tanto nei confronti di quelli ottenuti dalle nostre atlete ai
Campionati Provinciali sette giorni prima.
Un bravo in blocco a Palma Jessica, Felici Irene, D’Angelo
Daniela, Marinelli Fabiana, Rotatori Monia, De Angelis Debora,
Andreoli Ornella, Casentini Emanuela, Mammucari Valentina,
Gigante Barbara.”22
Il bilancio alla fine di questa stagione è dunque positivo,
il migliore di sempre a livello sia di massa che di risultati.
“I risultati sono venuti, le fila del ‘Club’ si sono infoltite, le
soddisfazioni non sono mancate. Abbiamo vinto il ‘Trofeo AICS’
allo stadio Eucalipti in Roma, categoria cadette conquistando il
terzo posto nella classifica generale. Terzo posto nelle gare fra le
scuole giovanili di tutto il Lazio (Trofeo Robin Hood) allo stadio di
Caracalla, preceduti soltanto dalle scuole delle ‘Tre Fontane’ e
‘Marmi’ gestite direttamente dal Comitato Regionale della
FIDAL: quindi la scuola di Atletica Leggera del ‘Club Atletico
Velletri’ è risultata la prima nel Lazio fra quelle gestite da società
sportive.
Primo posto al ‘Trofeo Libertas’ categoria cadette e secondo
nella classifica generale; ammissione ai Campionati Regionali di
22
Cfr. Savelloni Giuseppe ‘Buoni progressi delle nostre giovani atlete’, La Torre 27
maggio 1989.
91
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
società Ragazzi e Cadette e nelle stesse categorie anche nelle prove
multiple. Il successo è completato dalla convocazione in
rappresentativa provinciale di sette cadetti. A Viterbo sabato 16
u.s., i suddetti atleti si sono fatti onore ottenendo risultati di
rilievo. Mammucari Cristina seconda negli 80 metri piani con il
tempo di 10”7 e Palma Jessica quarta con 10”9; Scozzafava Fabio
ci regalava un ennesimo record sociale con 30.51 nel lancio del
giavellotto; Felici Irene vinceva la batteria dei 300 ad ostacoli con
52”3 con primato sociale migliorato quest’anno per la quinta
volta; Tamburrano Emanuele non riusciva invece a migliorarsi e
chiudeva la gara dei 100 ad ostacoli in 18”3; Marinelli Fabiana,
colta da infortunio, non andava oltre i metri 3.91 nel salto in
lungo pur vantando un primato personale di 4.31.”23
La stagione si chiude con un titolo e un’altra ottima
prestazione di squadra. Ai Campionati Regionali Giovanili
individuali, presso lo stadio dei Marmi, Alessandro Ficcardi
è primo nel lancio della palla categoria ragazzi, con il nuovo
record sociale di 45.52 davanti al compagno di squadra
Paolo Scannavini (44.52). Altra grande prestazione la sigla
Manni Simona che conquista la medaglia d’argento nei 1000
metri con il tempo di 3’20”7, mentre Damiano Clementi è
quarto negli 80 metri ad ostacoli con 14”6. Nella categoria
cadette mancava forse il titolo più atteso: Mammucari
Cristina, che in questa stagione aveva vinto dieci gare su
undici, tradita forse dall’emozione e dalla responsabilità di
vincere a tutti i costi, è solamente terza negli 80 metri piani
con 11”, in una gara che vede al secondo posto Jessica
Palma con 10”9. Felici Irene sale sul podio, al quinto posto
della gara dei 300 ad ostacoli nella categoria allieve.
Accanto all’ottimo 5’06”4 di Monia Petrizzelli nei 1500
metri, troviamo un altro atleta che dimostra la sua ottima
salute a fine stagione: Mosca Gian Luca corre i 3000 metri in
9’18”5 e i 1500 metri in 4‘21”2.
23
Cfr. ‘Bilancio positivo per la scuola del C.A.V.’ La Torre 30 settembre 1989 pag. 19
92
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Il 1990 è ancora una buona stagione. Continuano ad
essere un gran numero gli atleti impegnati sulle piste laziali.
Dino Ciriaci torna, in questa stagione, a vestire la maglia del
‘Club Atletico’ dopo alcune stagioni passate a Frascati.
Subito in gennaio, la società si presenta alla ribalta
conquistando il titolo provinciale di corsa campestre per la
categoria cadetti. Il merito è di Carmine Sabatino, Damiano
Clementi, Mirko Marinelli e Giordano Mariani. La stagione
è intensa, i risultati sono positivi con molti titoli provinciali
individuali conquistati; Jessica Palma comincia a mettere in
mostra il suo indubbio talento centrando il minimo per i
Campionati Italiani Allievi.
“Il 17 luglio sarà ricordato da tutto il ‘Club Atletico Velletri’
come il giorno più bello da quando questo sodalizio sportivo esiste
e cioè dal 1975. A Poggio Mirteto, nella riunione in pista in
notturna, i diciassette atleti in gara hanno ottenuto risultati
eccezionali, migliorando 14 record sociali. Jessica Palma vinceva i
200 metri allieve in 25”7 conquistando il diritto a partecipare al
Campionato Italiano su pista che si disputerà il 29 e 30 settembre
a Rimini. Dino Ciriaci sempre all’altezza della sua fama,
migliorava il suo record personale negli 800 portandolo a 1’52”7.
... Simona Manni è ritornata su grandissimi livelli: terzo posto
nei 1200 metri cadette con 4’02”6 ... Monia Petrizzelli finalmente
sotto gli 11 minuti nei 3000 metri.”24
La seconda parte della stagione mette in evidenza, oltre a
Jessica che comunque arriva ai Campionati Italiani in non
perfette condizioni fisiche, anche il cadetto Paolo
Scannavini che, grazie alla misura raggiunta nel getto del
peso (12.98), partecipa al Criterium Nazionale dove si
piazza all’undicesimo posto.
Non mancano comunque i problemi. Oltre all’inagibilità
del campo sportivo, la società deve fare a meno della
palestra per il suo Centro di Avviamento allo Sport, con la
spiacevole conseguenza di ritrovarsi in strada per gli
allenamenti!
24
Cfr. Savelloni Giuseppe, ‘La Torre’ 28 luglio 1990 pag. 15.
93
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
La stagione invernale del 1991 comincia comunque bene
con l’affermazione nel Campionato Provinciale di Cross. Il
12 gennaio a Firenze, Dino Ciriaci, alla sua prima gara
indoor della stagione, sigla il nuovo record sociale dei 1500
metri correndo in 3’52”8, un tempo che gli consente la
partecipazione ai Campionati Italiani Assoluti. Sull’anello
del Palazzo dello Sport del capoluogo toscano, trovano
gloria anche Massimiliano Clementi, che vince la seconda
serie in 4’04”4, e Gianluca Mosca che in quarta serie
demoliva il suo personale portandolo a 4’12”4. Ai
Campionati Italiani di Genova, Dino Ciriaci ottiene un
prestigioso ottavo posto in 3’53”7 in una gara tattica che
vede la vittoria di Davide Tirelli. Una prestazione ben
augurante per l’imminente stagione all’aperto; e infatti il 18
maggio, l’atleta di Lariano porta il personale a 3’50”75 nel
corso del Meeting di San Giovanni Valdarno prima, e poi
confermandosi con 3’50”6 nel corso di una riunione
regionale alla ‘Farnesina’.
Alessia Del Marro, Cristina Mammucari e Fabiana
Marinelli centrano il minimo nella nuova specialità del
programma tecnico di questa stagione, del salto quadruplo.
Un minimo, ad onor del vero, che risulterà alla fine poco
impegnativo visto il gran numero di partecipanti che si
sarebbe dato appuntamento ai Campionati Italiani e che
procurò non poche difficoltà agli organizzatori.
Prosegue la buona annata anche per Massimiliano
Clementi e per Gianluca Mosca i quali negli 800 metri
corrono rispettivamente in 1’57”1 e 2’00”7, per l’allievo
Paolo Cellucci che corre i 100 metri in 11”3 e per Paolo
Scannavini che è sedicesimo al Criterium Nazionale
Cadetti.
Nel 1992, la società morde il freno, pensa di essere pronta
per un salto di qualità e così rafforza la propria struttura e
punta decisamente al settore assoluto. “Il presidente del ‘Club
Atletico Velletri’, Giuseppe Savelloni, ci traccia gli obiettivi che si
sono prefissati. «Io e gli altri dirigenti siamo molto orgogliosi di
questa scelta; certamente per far fronte a tali richieste abbiamo
94
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
creato dei presupposti giusti, anche se con costi rilevanti. Ma
siamo riusciti nell’impresa. È con noi Andrea Ceccarelli,
campione italiano dei 400 metri juniores con il tempo di 48”01,
proveniente dalla ‘Libertas Castelli Romani’. A lui si sono
aggiunti Andrea Pellini, Filippo Cancilleri e con il ritorno di
Claudio Noce. Sempre nella categoria assoluti possiamo contare
su Eugenio Coppola proveniente dalla ‘Libertas Napoli’. A loro si
aggiungono i campioni di casa, Dino Ciriaci, Gianluca Mosca,
Massimiliano Clementi, Paolo Cellucci e Diego Vidili». Nulla o
quasi è cambiato per quanto riguarda il settore tecnico. Oltre alla
riconferma di Maurizio Cancelli, si sono aggiunti tre nuovi
responsabili che sono: Claudio Noce per il settore lanci e salti,
Dino Ciriaci per il settore mezzofondo giovanile e Monia
Petrizzelli per la scuola giovanile di Atletica Leggera. Conclude il
presidente Savelloni: «L’obiettivo più importante da raggiungere è
quello di arrivare ad essere una società professionista, un’azienda
a livello manageriale per poter far fronte ai molti impegni che ci
vedono protagonisti».25
Nonostante
venga
centrato
l’obiettivo
della
partecipazione ai Campionati di Società, dove Claudio
Noce è ancora capace di saltare 3 metri e 80 di asta, la
stagione è chiaramente al di sotto delle aspettative della
vigilia. Andrea Ceccarelli, che è comunque terzo al
Criterium Nazionale Promesse di Torino negli 800 metri,
con il nuovo personale di 1’49”6, non ha quel rendimento
su cui si faceva affidamento. Sotto tono anche Dino Ciriaci
che non va oltre l’1’53”2 negli 800 metri e il 3’53”6 nei 1500
metri. Il settore giovanile paga evidentemente gli sforzi
profusi per il settore assoluto. Segno tangibile è che,
l’affermazione più prestigiosa è rappresentata dal titolo di
campione provinciale che Tiziano Petrella conquista nei 600
metri cadetti. La società comunque non dispera di
raggiungere i risultati prefissati e per questo completa il suo
staff tecnico affidando il settore mezzofondo e marcia a
25
Cfr. Lucia Leoni, ‘Arriveremo a essere una società professionistica’, ‘La Torre’ 28
dicembre 1991, pag. 22.
95
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Tonino Felici e acquista dal Frascati i fondisti Salvatore De
Lorenzis e Giuseppe Ozimo.
Nel 1993 si assiste al riscatto di Andrea Ceccarelli, il
quale ha un inizio di stagione folgorante. Tre vittorie su tre
gare disputate, l’ultima delle quali gli vale il titolo di
Campione Nazionale Promesse Indoor degli 800 metri con
l’ottimo tempo di 1’51”15. È la prima volta che un atleta del
‘Club Atletico’ veste la maglia di Campione d’Italia! Un
titolo che Andrea onorerà ancora con il sesto posto nella
finale degli Assoluti indoor e confermandosi poi Campione
Italiano anche al Criterium Promesse all’aperto, il 17 luglio
a Bressanone.
Il 1993 è però un anno colmo di contraddizioni. I
rapporti tra la società e lo stesso Andrea sono già incrinati,
tanto che la notizia della vittoria di Bressanone viene
passata sotto silenzio. Alla fine di questa stagione poi,
l’atleta esce definitivamente dalla scena societaria
trasferendosi poi al gruppo sportivo delle ‘Fiamme Gialle’.
Viene interrotto il rapporto di collaborazione con
Claudio Noce, dopo una accesa riunione presso la sede
societaria di vicolo dell’Arco, dove il tecnico era stato
convocato dal direttivo della società. Noce viene accusato di
scarso impegno e di mancanza dello spirito di squadra.
Paga in verità l’aver aggregato una ventina di elementi
selezionati presso la scuola dove insegna, rifiutando di
dividerli con gli altri tecnici e in particolar modo con
Maurizio Cancelli il quale naviga in evidenti difficoltà non
potendo contare su più di un pugno di elementi da allenare.
Viene inoltre interrotto il rapporto di collaborazione con
Monia Petrizzelli che indirettamente paga l’essere
sentimentalmente legata ad Andrea Ceccarelli.
Nel giro di poco più di un anno, si assiste quindi a una
piccola rivoluzione tecnica. Accanto a Maurizio Cancelli
troviamo ora Tonino Felici, Massimo Pontecorvi e Gianluca
Mosca al quale viene affidato il Centro di Avviamento allo
Sport. Oltre ad una evidente inversione dei programmi di
96
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
360 gradi: alla fine di questa stagione si ripudia la politica
del settore assoluto e si concentra sull’obiettivo di
ricominciare dai giovani, di formare dei campioni
prendendoli dal proprio vivaio. Tra questi giovani atleti si
segnalano Ilenia Boscolo, Elisa Cellucci, Marianna
Bartolazzi, Valentina Bagaglini, Marcello Tosti e Daniele
Previtali.
Dopo un 1994 interlocutorio, dove i migliori risultati
vengono da Francesca Ambrosetti, convocata con la
rappresentativa regionale, così come Fabiana Marinelli che
vola in Francia per l’incontro Lazio-Ile de France, e da
Loretta Cugini, la società si accinge a festeggiare, nel 1995, il
ventennale della sua fondazione con numerose iniziative
tra le quali spicca il convegno su ‘Nutrizione e attività
sportiva’ in collaborazione con il ‘Centro di Ricerca in
Nutrizione Umana’ dell’Università Cattolica di Roma.
La stagione agonistica si apre nello stile e nella tradizione
della società, con una ottima partenza nelle gare di cross.
Alla prima prova del ‘Trofeo Libertas’, a Campoleone, sono
46 i giovani che si portano sulla linea di partenza. Nella
categoria ragazzi vince Marcello Tosti su Luca Greco
mentre Carmine Sabatino è quarto e Damiano Ciarla
decimo. Un gruppo questo, che darà molte soddisfazioni
negli anni a venire e che, già il 22 gennaio di quell’anno,
vince il titolo provinciale di società, e piazzandosi al terzo
posto nel Campionato Regionale. Il buon inizio è
evidenziato anche dalla convocazione di cinque atleti per il
Criterium Nazionale di Cross: Ilenia Boscolo, Rossano
Petrella e Daniele Previtali tra i cadetti e Tiziano Petrella e
Andrea Di Giacomantonio nella categoria allievi.
La stagione su pista, in modo altrettanto puntuale, segna
il passo rispetto alle potenzialità palesate nell’attività
invernale, ma può contare ancora su Greco, Tosti e Lupi che
in giugno conquistano il titolo e record regionale nella
staffetta 3x800 ragazzi con l’ottimo tempo di 7’02” facendo
letteralmente il vuoto. Dietro di loro infatti, la formazione
delle ‘Fiamme Gialle’ non fa meglio di 7’29”. Bene si
97
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
comportano anche le juniores Loretta Cugini e Fabiana
Marinelli che sono rispettivamente quarta e dodicesima ai
Campionati Italiani di categoria che si svolgono a Nembro
(BG) il 10 e 11 giugno. Loretta nel getto del peso, con una
misura di 10.93 vicina al suo personale, mentre Fabiana,
impegnata nel salto triplo si ferma al di sotto degli undici
metri.
Tiziano Petrella, grazie alle sue prestazioni
cronometriche nei 1200 e 2000 metri, viene convocato con la
rappresentativa regionale.
Le maggiori energie organizzative, continuano
comunque ad essere profuse nell’organizzazione del ‘Giro
delle Vigne’ che nel 1995 celebra la sua quattordicesima
edizione sotto una pioggia incessante. Nonostante il
maltempo, sono oltre 1600 gli iscritti, 300 dei quali
impegnati nella competitiva che vede, in campo maschile,
un dominio keniano ad occupare i primi cinque posti del
podio; Leandro Croce, sesto, è il primo degli italiani. In
campo femminile si impone Orietta Mancia sulla Barsamai
ancora un’atleta del Kenya. Dietro alla regia di questa
manifestazione c’è sempre la mano di Franco Maione che
così descrive questo sforzo organizzativo. “A novembre di
ogni anno è tradizione, per i dirigenti del ‘Club Atletico’, fare una
prima riunione per “darsi coraggio”. Si inizia con il parlare
dell’edizione precedente e delle cose che non sono andate bene:
sempre troppe e sempre difficili da prevedere. Si fanno un po’ di
conti; si fanno un po’ di previsioni. Qualcuno come al solito
accenna alla possibilità di abbandonare tale manifestazione
divenuta forse troppo grande per una società così piccola.
Chiaramente questo qualcuno non viene preso troppo sul serio e,
dopo poco, anche lui finisce con l’essere d’accordo. A questo punto
il ‘Giro’ è nato. Tutti d’accordo e riunione aggiornata a dopo le
feste di Natale. Primo problema da risolvere la data della
manifestazione. Occorre infatti stare attenti alla concomitanza
con altre gare podistiche, nel Lazio e nelle regioni limitrofe. Si
stila una bozza di bilancio facendo riferimento al consuntivo
dell’edizione precedente. Ecco le dolenti note! Il bilancio non
quadra. Il buco appare troppo profondo, occorre muoversi in
98
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
fretta. La prima cosa da fare è come al solito l’opuscolo illustrativo
della manifestazione. Lo sappiamo è costoso ma, oltre ad un ottimo
biglietto da visita, è anche una discreta fonte di risorse...Ci siamo.
Arriva il giorno della gara. Si trova conferma che gli imprevisti
sono tanti, ci si accorge di aver dimenticato completamente alcune
citazioni necessarie. Ci accorgiamo ... non c’è più tempo, si
accende il microfono ed è subito festa.”
La seconda metà della stagione lascia quindi un segno
indelebile nella storia ventennale della società. Venti anni
che trovano il loro trait d’union in Maurizio Cancelli, unico
superstite della diaspora di atleti che lasciarono la ‘Scavo’ in
quel lontano 1975. Venti anni in cui Maurizio diventa
sempre più la persona con la quale identificare l’Atletica
Leggera presso il campo sportivo di Velletri, fino a quando
non diventa l’unico allenatore ad operare sul territorio,
favorito in ciò dalla politica societaria del ‘Club Atletico
Velletri’ dove egli presta la sua opera oramai a tempo
pieno. Desta stupore quindi l’interruzione, non certo
consensuale del loro rapporto. Cancelli è ‘costretto’ a dare
le dimissioni che vengono rese pubbliche con uno scarno
comunicato stampa. “Il ‘Club Atletico Velletri, comunica che il
Direttore Tecnico, sig. Maurizio Cancelli, lascia la società a
partire dal prossimo 1 ottobre p.v. Comunica altresì di aver
provveduto alla sua sostituzione con Tonino Felici che assume la
Direzione Tecnica della società a partire dalla data predetta. Si
ringrazia il sig. Cancelli per quanto ha saputo fare in questi anni,
augurandogli tanta fortuna nel suo nuovo lavoro.”
A fianco di Tonino Felici, arriva per la stagione 1996,
proveniente da Frascati, una vecchia conoscenza
dell’atletica laziale: Sandro Di Paola che porta con sé un
gruppo di giovani atleti tra i quali si segnala subito Luca
Bartoli il quale, tra le altre cose, trascina gli altri allievi,
Ayala-Sist Luis, Previtali Daniele, Cugini Roberto, alla
vittoria nei Campionati Regionali di Specialità settore
mezzofondo, prima di conquistare il titolo di Campione
Regionale Allievi in una gara di 1500 metri condotta in testa
dall’inizio alla fine, al passo di 4’08”1. Ai Campionati
99
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Italiani conquista la medaglia d’argento. Non sappiamo
dire se sia stato un buon secondo posto o un successo
mancato, essendo stato superato nel finale da Maurizio
Bozzato, quando tutti erano certi della sua affermazione. Il
veneto faceva suo il titolo nazionale per soli settanta
centesimi con il suo 3’59”8 contro il 4’00”63 del nostro.
Nel 1997 è ancora il quartetto Luca Greco, Marcello Tosti,
Damiano Ciarla e Francesco Lupi che regala l’ennesima
soddisfazione vincendo il Campionato Regionale Cadetti di
Corsa Campestre.
La stagione comunque scivola via sulla falsariga delle
precedenti facendo risaltare solamente alcune individualità,
non riuscendo la società, nel corso della stagione all’aperto,
a risaltare nelle sue prestazioni di squadra. Un segno
tangibile viene dai Campionati Provinciali di Società
Giovanili, dove il ‘Club Atletico’ non riesce a coprire, con il
necessario numero di atleti, nessuna delle categorie.
Seguendo comunque una sua propria strategia, la società
rifiuta, anche di prendere solo in considerazione, l’invito
della ‘Giovanni Scavo’ a unire le forze.
Il tempo ci dirà se sarà stata operata la scelta migliore.
100
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Anni novanta. La ‘nostra’ Atletica
101
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Intanto, la strada della vita mi aveva portato, nei primi
anni ottanta, lontano da quelle vicissitudini legate alla fine
della ‘Giovanni Scavo’ e che allora non soppesavo come
problematiche. La passione per l’atletica era comunque
rimasta intatta; continuavo a correre e gareggiare anche se
sotto altri colori. Anche le radici con Velletri erano rimaste
intatte e fu così naturale allacciare rapporti con il ‘Club
Atletico Velletri’. Era il 1988. Già in quell’anno Amintore
D’Annibale, a cui ero legato da una sincera amicizia, e
Nicoletta Calcari avevano gareggiato con la maglia
biancorossa. Mi apprestavo quindi a chiudere l’ultima
stagione con la ‘Campidoglio’, e sarei passato anch’io tra le
fila della società del presidente Giuseppe Savelloni.
Frequentando quell’ambiente però, ci rendevamo conto
che quella società non corrispondeva alla nostra idea di fare
sport. Una società che da una parte privilegiava il settore
amatoriale e dall’altra aveva un unico allenatore per il
settore giovanile. Sentivamo che questo modo di fare
atletica non era nostro, e ci eravamo ripromessi di
presentare delle nostre richieste al direttivo della società,
nell’allora oramai prossima riunione di fine anno. Si era
intanto creata una strana situazione. Noi rappresentavamo
la fronda, mentre dall’altra parte i dirigenti erano preparati
ad andare avanti senza ritenere di dover concedere
alcunché. I nostri rapporti, fino alla data della riunione, che
si svolse verso la fine di novembre, furono improntati nella
più cordiale formalità. Logico che tanto covare sotto le
ceneri portasse, inevitabilmente, ad uno scontro infuocato.
102
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Non sapevamo ancora esattamente cosa volevamo,
usammo quindi Angelo Marinosci come ariete,
proponendolo come allenatore all’interno della società. La
risposta negativa fu oltremodo scontata. Le ultime parole di
un tuonante Savelloni furono: «Se non vi sta bene il nostro
modo di fare, potete anche andarvene!»
Naturalmente uscimmo ma, per andare dove? Angelo
Marinosci suggerì di attendere, di lì a qualche giorno, il
ritorno di Daniele Ognibene. Ci sedemmo quindi ad
aspettare, non prima di aver affiliato una nuova società
amatoriale che denominammo ‘Running Club del Moro’.
Ai primi di gennaio del 1989 ci riunimmo quindi, come
convenuto, alla trattoria del ‘Corsaro’ a Lariano. Mettemmo
al corrente Daniele degli ultimi sviluppi e gli chiedemmo se
era disposto a darci una mano.
«Solo se c’è l’intenzione di fare atletica sul serio, - fu la sua
risposta - se c’è l’intenzione di creare una scuola di atletica
leggera».
Gli risposi che le sue aspettative erano le nostre; per
questo motivo avevamo pensato di riallacciare i rapporti
con Fausto Ercolani e di rimettere in piedi la ‘Giovanni
Scavo’.
La settimana successiva ci recammo tutti e cinque
(Daniele,
Nicoletta,
Amintore,
Angelo
ed
io)
all’appuntamento che avevamo programmato con Fausto
presso i locali dell’archivio diocesano. Spiegammo a Fausto
la situazione e lo mettemmo al corrente delle nostre
intenzioni. Fausto ascoltò tutto il tempo senza dire una
parola, tanto da sembrare indifferente che, mentre parlavo,
mi capitò di pensare come quest’uomo non avesse
conservato nulla della sua precedente esperienza. Seppi poi,
dalla moglie, che la notizia lo aveva letteralmente sconvolto
tanto da non dormire per una settimana.
Passata quindi la sorpresa, ci mettemmo al lavoro per
procedere alla fase operativa. La prima decisione che
prendemmo, dietro suggerimento di Fausto, fu di iscrivere
subito la società; cosa che feci personalmente consegnando i
103
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
moduli direttamente a Erik Maestri che allora lavorava
presso il comitato regionale della FIDAL.
Era la fine di febbraio del 1989 e la ‘Giovanni Scavo’ era
risorta a nuova vita, seppure senza atleti. Daniele Ognibene
assume la carica di presidente e Amintore quella di
segretario, mentre Nicoletta, nella sua qualità di insegnante
di educazione fisica, è il tecnico che avrebbe seguito i
ragazzi al campo.
A marzo la prima piccola svolta. Nicoletta ottiene una
supplenza di dieci giorni presso la scuola media del
‘fontanaccio’ dove recluta i primi atleti.
Arrivano così al campo Nicoletta De Rossi, Luigina Di
Cristofaro, Paolo Morelli, Patrizia Moschitti, Ritondi Enrica
e, indirizzati da Claudio Noce, Fabio Pacchiele e Mirko
Pilozzi a rinverdire l’anima larianese della ‘Scavo’. Insieme
a loro ricominciamo l’avventura, tornando a calcare le piste
della provincia.
Certo eravamo giovani, ingenui e inesperti, anche Fausto
era rimasto tagliato fuori a causa dei mutamenti avvenuti,
ma eravamo carichi di entusiasmo. Non avevamo
nemmeno gli spogliatoi da offrire ai nostri atleti che, per
lungo tempo si sono cambiati all’aperto. Non avevamo
nessun collegamento con il comitato provinciale di Roma
Sud, non avevamo il calendario tanto che, per conoscere le
gare in programma, aspettavamo di leggere gli articoli su
‘la Torre’ a firma del ‘Club Atletico’ che immancabilmente
finivano con: appuntamento per domani a...
Già in questa prima fase non manca il piccolo risultato di
prestigio con Mirko Pilozzi che è sesto ai campionati
regionali cadetti nei 300 metri con il tempo di 38”8. E subito
riprende la positiva tradizione dei campionati Nazionali
Libertas. A Senigallia arrivano così, accompagnati da
Daniele e Amintore, Nicoletta De Rossi (49”4) e Mirko
Pilozzi (40”3) che gareggiano nei 300, Paolo Morelli
impegnato negli 80 (10”1) e Moschitti Patrizia che corre i
1200 in 4’34”44.
104
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Alla fine di quell’anno i ragazzi al campo sono già alcune
decine tanto che si avverte il bisogno di affiancare un altro
tecnico a Nicoletta. È cosi che arriva Marina Marinelli con
alle spalle tutta una vita di atleta tra le fila del ‘Club
Atletico’, il che certo non le impedisce di lavorare
proficuamente al servizio della ‘Giovanni Scavo’.
Riapre il Centro Olimpia presso la palestra
dell’elettronica che viene affidato per i primi due anni a
Roberta Della Vecchia. Un centro che, diventato poi Centro
di Avviamento allo Sport, e guidato il terzo anno da Tiziana
Trivelloni, trova la sua definitiva dimensione sotto la guida
di Monia Petrizzelli.
“L’autunno nella nostra città è da sempre stagione di raccolto:
chi ha ben seminato e seguito nel migliore dei modi la propria
vigna, produrrà il vino migliore. Questo assioma, può essere
senz’altro riportato a quanto ha saputo mostrare in questa sua
prima stagione di attività la ‘Libertas Giovanni Scavo’...
Il riconoscimento più bello al nostro lavoro, oltre ai risultati
tecnici, è venuto dal grande numero di ragazzi che si è avvicinato
alla nostra società .... Abbiamo parlato un po’ del presente ma
guardando al futuro vediamo sfrecciare la sagoma di Mirko-pie’
veloce: sesto posto ai Campionati Nazionali Libertas di Senigallia
in 40”19, terzo posto al Criterium Interprovinciale di Viterbo in
39”6, sesto posto infine sabato scorso ai Campionati Regionali
Cadetti in 38”8. Questo il crescendo di Mirko Pilozzi sui 300
metri. Chi sa di atletica non avrà nessuna difficoltà ad intuire le
potenzialità di questi risultati soprattutto perché ottenuti da un
ragazzo che ha iniziato la sua carriera atletica solo pochi mesi
fa...”26
Nel 1990, al suo primo pieno anno di attività, il risultato
di quella scommessa fatta appena un anno prima è al di là
di ogni più rosea previsione. Non tanto per i risultati
tecnici, che pure cominciano a prendere corpo, ma per il
consenso e la simpatia che la società ‘Giovanni Scavo’
26
Cfr. ‘La Giovanni Scavo guarda al futuro’ La Torre 7 ottobre 1989 pag. 19.
105
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
incontra nell’ambiente cittadino. Segno che non era bastato
qualche anno di oblio per cancellare il ricordo di tante
piccole gesta e di tante piccole e grandi storie personali.
Il numero dei ragazzi cresce in fretta. Accanto alle poche
unità dell’anno precedente si forma un folto gruppo che
vede presenti i giovanissimi Stefano Campagnoli, Alessio
Bianchi, Riccardo Marinelli, Simone Marinelli, Crespi
Francesco e Michela Tartaglia, Alessandra Meoli,
Giuseppina Parolise, Dora Marraffa, Mafalda Belli, Laura
Olivieri.
Arrivano i primi titoli provinciali e le convocazioni con le
varie rappresentative. Si vuole intanto di dare una solida
base alla società, e si ricercano le vecchie colonne; rientrano
così Manlio Zaccari, Alberto Colazingari, Gian Paolo
Brencio e Francesco Felci. Si rinsalda il legame affettivo con
Sergio Scavo al quale viene conferita la presidenza onoraria.
Quando tutto sembra volgere al meglio arrivano i lavori
di ristrutturazione della pista, che se da una parte
permettono di dotare l’impianto di Velletri di una pista in
un degno materiale coerente, dall’altra ci costringono a
peregrinare per tutti i campi limitrofi: Lanuvio, Colleferro e
Ariccia. Non mancano le puntate allo stadio delle ‘Terme’.
Spostamenti che oltre ad un caricamento eccessivo delle
sempre precarie tasche societarie, fanno temere di perdere
per strada molti di quei ragazzi che si erano appena
avvicinati. Non è così, evidentemente l’ambiente che
abbiamo costruito regge anche a queste variabili non
preventivate. Nonostante la conseguente preparazione non
ottimale, non mancano i risultati come il 52”3 di Mirko
Pilozzi nei 400 metri. Ma il 1990 è la esaltante stagione di
Francesca De Rossi che dopo pochi allenamenti, conquista
la finale del concorso esercito-scuola che si svolge a S.
Vittore Olona sul percorso della ‘Cinque Mulini’, e il
settimo posto ai campionati Libertas dove corre gli 800
metri in un ottimo 2’25”71.
Intanto, nel 1991, il direttivo della società deve registrare
la perdita del presidente Ognibene che lascia per motivi
106
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
personali, quando cominciano ad arrivare i primi, tangibili
risultati. La squadra cadetti conquista il titolo di campione
provinciale di società, mentre Stefano Campagnoli si laurea
campione regionale sia negli 80 metri piani (9”6) che nel
salto in lungo (5.85) e partecipa così al criterium nazionale.
L’anno successivo arriva il primo ‘minimo’ per i
campionati italiani. Lo centra Mirko Pilozzi nei 400 metri
allievi. Campionati che si svolgono alla fine di settembre a
Grosseto dove Mirko è ottimo quinto con un significativo
50”49.
Nel 1993 due episodi segnano in positivo l’evoluzione di
una oramai matura ‘Giovanni Scavo’. La collaborazione con
la società ‘AGIP Petroli’, presso la quale vengono sistemati
gli atleti della categoria juniores essendo la società
consapevole di non poter sostenere le loro necessità
economiche, e soprattutto l’organizzazione del torneo
‘Atleticascuola-Trofeo Infotec’ riservato alle scuole medie di
Velletri e Lariano.
Nel frattempo, non conosce soluzione di continuità la
crescita tecnica della società. Ancora Mirko Pilozzi è quarto
ai campionati italiani juniores con 48”54 e manca per soli 17
centesimi la convocazione con la 4x400 per i campionati
europei di categoria. Jessica Palma, che da un anno corre
per i colori della ‘Giovanni Scavo’, è ottava sempre ai
campionati italiani juniores di Bressanone nei 200 metri.
Alessio Bianchi (400) e Stefano Campagnoli (100) ottengono
il minimo per i campionati italiani allievi dove è presente
anche la staffetta 4x400 che si avvale della presenza di
Riccardo Marinelli e Fabio Pacchiele. Jessica Palma aveva in
precedenza vinto il titolo regionale dei 200, così come la
staffetta 4x100 ragazzi composta da Francesco Carini,
Massimo Marraffa, Mirko Leoni e Daniele Macale. Una
staffetta che con Stefano Di Belardino al posto di Mirko
Leoni, stabilisce, con il tempo di 54”9, il primo di una lunga
serie di record regionali giovanili.
La ‘Giovanni Scavo’ torna a dominare nella provincia
vincendo diciotto titoli provinciali e iscrivendo il proprio
107
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
nome nell’albo dei record provinciali per merito di Alessia
Manciocchi nelle prove multiple cadette, con Macale
Daniele nei 60 e 200 con ostacoli e con Stefano di Belardino
nel getto del peso della categoria ragazzi.
Alla fine di questa oltremodo positiva annata, la ‘Scavo’
completa il suo organico tecnico accogliendo nel suo seno il
prof. Claudio Noce al quale viene affidato il folto gruppo
dei lanciatori in cui si metteranno in evidenza Saverio
Urdaneta, Andrea Andreoli e Stefano Di Belardino.
La stagione 1994 si apre con uno storico risultato. La
‘Giovanni Scavo’ conquista il primo titolo regionale di
società della sua storia. Il merito è di Virgilio Pigliucci,
Raffaello Doro, Mirko Leoni e Massimo Marraffa che si
impongono nel campionato di corsa campestre sul percorso
ricavato all’interno dell’ippodromo delle Capannelle. Le
squadre ragazzi, sia maschile che femminile, saranno poi
campioni provinciali per società. A livello individuale,
Riccardo Marinelli ottiene il minimo per i campionati
italiani allievi, dove la staffetta 4x400 con Stefano
Campagnoli, Simone Marinelli, Fabio Pacchiele e lo stesso
Riccardo si classifica al decimo posto. Daniele Macale (60 hs
e 200 hs) e Massimo Marraffa (alto) sono campioni regionali
nella categoria ragazzi. Jessica Palma è sesta sia ai
campionati italiani assoluti indoor che ai campionati italiani
juniores all’aperto. Partecipa, in virtù del suo 24”5, ai
campionati italiani assoluti a Napoli, anche se non va oltre
le eliminatorie. Comunque continua a crescere, sotto
l’esperta guida di Nicoletta Calcari. Una crescita che la
porterà, in seguito, a vincere tre titoli italiani di categoria e
che la porterà ad esordire con la nazionale assoluta nel
triangolare indoor Italia-Spagna-Russia nel febbraio 1996.
Il 1995 vede arrivare tra le fila della società, in virtù
dell’interscambio creatosi con l’AGIP, il romano Eugenio
Mattei che darà sfoggio, nel corso della stagione, di sprazzi
di classe genuina. E proprio a Eugenio toccherà conquistare
il primo titolo italiano Libertas del nuovo corso della
Giovanni Scavo. Lo fa nei 300 metri piani a Riccione nel
108
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
corso delle Libertiadi che celebrano il cinquantenario
dell’ente di promozione. Le cose migliori le aveva
comunque già fatte vedere in precedenza vincendo il titolo
regionale dei 300 e migliorando i record regionali degli 80
metri piani (9”20) e dei 300 (36”1) per atleti al limite dei 14
anni. A fargli degna compagnia Chiara Cafarotti,
campionessa regionale nel salto quadruplo dove stabilisce
anche il record con 13.76, Andrea Andreoli, anche lui
campione regionale (disco cadetti), così come Alessia
Antinogene e Michele Ciriaci che conquistano titolo e
record regionale rispettivamente nei 200 ostacoli ragazze e
nel getto del peso frontale ragazzi. La 4x100 cadetti con
Francesco Carini, Daniele Macale, Simone Gambuti, anche
lui proveniente da Roma, e Eugenio Mattei, stabilisce la
migliore prestazione italiana per cadetti 14enni con il tempo
di 45”6. La staffetta svedese con Virgilio Pigliucci, Raffaello
Doro, Daniele Macale e Francesco Carini stabilisce invece il
record regionale.
Come società la ‘Giovanni Scavo’, al termine di questa
splendida stagione, viene riconosciuta e premiata come
migliore società giovanile della provincia, in virtù delle
vittorie al campionato di società nelle categorie ragazzi,
ragazze e cadetti, e del terzo posto delle cadette. In ambito
regionale conquista il terzo posto nella classifica del grande
slam per il settore maschile e il settimo il quello femminile.
Nel 1996, grazie anche al nome che la ‘Scavo’ si è
meritatamente conquistato sul campo, arrivano a rinforzare
l’organico Alessandro Bianco e Gianni Innamorato da
Cisterna e Piero Comandini da Rocca di Papa. In questo
anno, la squadra cadetti corona un lungo inseguimento
vincendo il campionato regionale di società su pista,
avendo finalmente la meglio, dopo tre secondi posti, della
formazione delle Fiamme Gialle di Ostia.
“Dunque i nostri moschettieri ce l’hanno fatta, al terzo
tentativo dopo essere finiti negli ultimi due anni dietro la squadra
dei piccoli finanzieri. Stavolta però non ce n’era per nessuno! I
nostri ragazzi hanno sopperito con determinazione e tenacia
109
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
all’inferiorità numerica nei confronti della più titolata e temibile
avversaria. Non potevano, e non l’hanno fatto, di sbagliare alcuna
gara. Tutti hanno dato il meglio di sé, demolendo personali su
personali, per ottenere quei quattordici punteggi di alto livello per
poter avere ragione degli avversari. Lo hanno fatto talmente bene
che alla fine il distacco inflitto è risultato abissale: oltre 800
punti.”27
Intanto Rubina Mariani, Alessia Antinogene, Chiara
Cafarotti, Daniele Macale, Massimo Marraffa, Michele
Ciriaci, Stefano Di Belardino, Francesca Fabrizi, Gianni
Innamorato e Raffaello Doro formano l’ossatura della
rappresentativa regionale che il 20 giugno a Formia,
affronta quelle di Puglia e Campania. Unico assente
Eugenio Mattei impegnato a Verona per la finale nazionale
dei Giochi della Gioventù dove è terzo nei 100 metri con
l’ottimo tempo di 11”19.
La seconda parte della stagione è un continuo crescendo.
Massimo Marraffa, a Fano, il 6 di settembre, sotto un
autentico nubifragio, si laurea Campione Nazionale
Libertas nel salto in alto, con una misurata esultanza
davanti a pochi intimi, i giudici e qualche allenatore.
Eugenio Mattei non riesce invece a ripetere il risultato
dell’anno precedente e deve accontentarsi dell’argento negli
80 metri piani, sebbene con lo stesso tempo del vincitore. Al
bronzo arrivano poi Daniele Macale nei 300 ad ostacoli e
Francesca Fabrizi nel disco.
Quello che comunque differenzia la società in questo
periodo, non sono tanto i risultati individuali che
comunque sono copiosi e puntuali ma, soprattutto, i
successi di squadra che si susseguono con una continuità
disarmante: il 22 settembre a Ostia, il folto gruppo di atleti
della categoria cadetti, vince il titolo regionale di prove
multiple.
Una settimana più tardi, allo stadio della Farnesina, nel
corso dei Campionati Regionali Individuali, la ‘Giovanni
27
Cfr. ‘I Cadetti della ‘Scavo’ sul tetto del Lazio’, La Torre 15 giugno 1996, pag. 31.
110
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Scavo’ scrive una delle più belle pagine della sua storia,
vincendo otto titoli, siglando un record regionale e
ottenendo così nove convocazioni per il Criterium
Nazionale Cadetti.
“Il cronometraggio elettrico ha altresì valorizzato i sedici
record personali, i dieci record sociali, gli otto titoli regionali e le
nove convocazioni per il Criterium, che sono il bilancio, positivo
oltre le più ottimistiche previsioni, di una ‘Giovanni Scavo’ che ha
portato l’atletica veliterna a qualificarsi come una delle migliori
scuole giovanili in ambito regionale. Supremazia assoluta negli
ostacoli con tre vittorie su quattro gare: 80, 100, 300 maschili, con
Rita De Cesaris ottima quarta nei 300 femminili con il nuovo
record sociale primo anno di 50”16 in una gara dominata dalla
castellana Marta Oliva. Aveva iniziato alla grande Rubina
Mariani la quale, tecnicamente perfetta come nelle sue giornate
migliori, pressava da vicino la favorita Gioia M.Elena che, per
rintuzzare l’attacco, si disuniva finendo per prendere in pieno il
terzultimo ostacolo. La gara maschile era una lotta a due tra il
nostro Francesco Carini e Daniele De Renzi della ‘Atletica Sezze’.
L’uscita dai blocchi di Carini non era delle più esplosive,
trovandosi così subito ad inseguire. Lo faceva fino al quinto
ostacolo quando si portava in testa per andare a vincere, con il
nuovo record regionale stagionale sulla distanza di 14”19 contro
il 14”39 del sezzese. Nei 300 maschili del giorno successivo,
Daniele Macale lottava più contro le sue paure, per il
risentimento muscolare rimediato la settimana prima nel corso
delle prove multiple, che non contro i propri avversari. Era
comunque agevolmente primo con 41”18 davanti a De Renzi
(41”59), sempre questi velletrani davanti però, e il reatino
Cipolloni. La sorpresa doveva invece venire da un rigenerato
Virgilio Pigliucci, padrone assoluto della seconda serie che
chiudeva vicinissimo ai tempi dei migliori con un probante
41”90.” 28
Oltre ai su citati atleti, sono Campioni regionali Eugenio
Mattei due volte, negli 80 e nei 300 metri, Chiara Cafarotti
28
Cfr. ‘La ‘Scavo’ scrive una pagina di sport’, La Torre 5 ottobre 1996, pag. 27.
111
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
nel salto triplo, Francesca Fabrizi nel lancio del disco e
Massimo Marraffa nell’alto. D’argento brillano invece Elisa
Caponera nel giavellotto, Alessia Antinogene nei 300 metri
piani, Raffaello Doro nei 1000 metri, mentre Gianni
Innamorato e terzo nei 600 con un buon 1’28”87.
È comunque ancora un grandissimo Eugenio Mattei a far
rifulgere i colori della ‘Scavo’, arrivando a conquistare il
titolo italiano dei 300 metri piani al Criterium Nazionale
Cadetti, facendo segnare la migliore prestazione italiana
con cronometraggio elettrico con il tempo di 35”69
vicinissimo al record assoluto di Angelo Cipolloni di 35”3;
un tempo che l’atleta romano, allenato da Renato Bonello,
saprà uguagliare la settimana successiva in occasione del
‘Trofeo delle Province’ che si disputa presso il campo CONI
di Frosinone.
Il Criterium Nazionale di Caorle ci regala anche due
medaglie di bronzo con Francesco Carini capace di
scendere fino a 13”82 nei 100 ad ostacoli e con Daniele
Macale, in testa fino all’ultimo ostacolo nella gara dei 300,
prima di essere infilato sul filo di lana.
Dopo questa positiva stagione di gare, nel 1997 arrivano
a rinforzare l’organico della società, Daniele De Renzi e
Alba Triolo che contribuiscono alla nuova galoppata di
successi di questa stagione, nonostante la società dovrà fare
a meno della sua stella Mattei, vittima di un serio incidente
muscolare, dopo che era stato capace di correre i 60 metri
indoor in 7”09.
Si inizia con una buona stagione invernale che vede
Daniele Macale e Daniele De Renzi partecipare ai
Campionati Italiani Giovanili di Ancona e, ancora Macale e
Chiara Cafarotti presenti ai Campionati Italiani Indoor di
Prove Multiple Allievi, dove sono rispettivamente decimo e
quattordicesima. Nei cross la società vince il Campionato
Provinciale con la categoria Ragazze, con Emanuela
Cioccari, Ilaria Polletti, Flavia Sciotti, Tamara Orlandi, e con
la categoria Cadette, con Gegia Gualtieri, Sara Pontecorvi,
Marianna Berti e Alessia Antiogene.
112
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Alba Triolo, Raffaello Doro e Alessandro Bianco
guadagnano il diritto a partecipare ai Campionati Italiani
Allievi che si disputano a Firenze, mentre a Bergamo, per il
Criterium Cadetti, vanno Gualtieri, Pontecorvi e Gianni
Innamorato. La stagione su pista si presenta ancora
migliore delle precedenti. Ai Campionati Provinciali
Individuali, arrivano 25 titoli, 14 argenti e 10 medaglie di
bronzo. Sono 42 gli atleti presenti, nelle due giornate di
gare, di Valmontone e Pomezia, per 95 presenze gara. Ai
Campionati di Società, la ‘Giovanni Scavo’ vince tre titoli su
quattro (Cadetti, Cadette e Ragazze), mentre in ambito
regionale la società è terza con Cadetti e Cadette, quarta con
i Ragazzi e quinta con le Ragazze.
Giugno arriva con il terzo posto della squadra Allievi ai
Campionati Regionali e accede alla finale ‘B’ dei
Campionati Italiani di Società dove fallisce la promozione
per soli sei punti, e con la prestigiosa partecipazione ai
Campionati Nazionali Libertas dove arrivano cinque titoli,
tanti quanti quelli vinti in tutte le precedenti edizioni.
“Un’edizione che ha fatto registrare un grande successo di
partecipazione: 1300 iscritti appartenenti a società di tutte le
regioni italiane. La ‘Giovanni Scavo’ era rappresentata da 36
atleti delle categorie cadetti/e e allievi/e. La presenza della ‘Scavo’
a questo appuntamento annuale è ormai una tradizione quasi
trentennale che risale al 1969 quando la società aderì al Centro
Sportivo Libertas. Campionati che la ‘Scavo’ aveva, prima della
trasferta di quest’anno, nobilitato con cinque vittorie: due nel
1970 a Catania, con Elisa Evangelisti nei 1000 metri allieve e con
Francesco Felci nei 5000 metri juniores, una nel 1980 a Torino
con Tonino Felici nei 1500 metri allievi, e con due vittorie del
nuovo corso, con Eugenio Mattei nei 300 metri cadetti nel 1995 e
lo scorso anno con Massimo Marraffa nel salto in alto cadetti.
Tutto questo per dare la misura dell’impresa realizzata quest’anno
dai nostri ragazzi che sono riusciti a centrare lo stesso numero di
vittorie di quante ne erano state ottenute in tutte le precedenti
edizioni. Merito di Michele Ciriaci nel salto in lungo cadetti, di
Alessia Antinogene nei 150 metri cadette, delle staffette 4x100
113
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
cadette e cadetti, e della staffetta 4x400 allievi che nell’occasione
centrava abbondantemente il minimo richiesto per i Campionati
Italiani. Dopo i due titoli conquistati, da Michele con la misura di
5.97, e da Alessia con il tempo di 19”64, ci si avvicinava alla
conclusione di una giornata che aveva un po’ affievolito
l’entusiasmo della mattinata, quando le staffette 4x100 andavano
a confezionare due ciliegine da mettere sulla torta. Diciassette
formazioni suddivise in tre serie, andavano a contendersi la
vittoria tra le cadette. In prima serie le formazioni accreditate
sulla carta dei migliori tempi e dove la ‘Lib. Udine Banca del
Friuli’ riusciva di un soffio (52”61 contro 52”63) ad avere la
meglio della formazione della ‘Lib. Lupatotina’ di Verona. In
seconda serie la ‘Lib. Castelgandolfo’ riusciva ad inserirsi tra le
prime sei, grazie anche alla ottima ultima frazione di Marta
Oliva, con il tempo di 54”38 e, finalmente, in terza serie, poteva
dire la sua anche la nostra staffetta, schierata nell’ordine con Rita
De Cesaris, Sara Pontecorvi, Federica Pirozzolo e Alessia
Antinogene le quali, vincendo nettamente con il tempo di 52”47,
andavano a strozzare in gola il grido di gioia delle friulane che già
stavano pregustando la loro vittoria. Più accredita, sempre sulla
carta, era la nostra staffetta maschile schierata, con le altre
migliori formazioni, nella prima delle tre serie previste. Fabio
Noce, Fabrizio Di Meo, Michele Ciriaci e Piero Comandini
riuscivano avere la meglio delle altre contendenti con il tempo di
45”95 e, non arrivando questa volta sorprese dalle due successive
serie, si aggiudicavano così il titolo italiano 1997.
Espletate tutte le gare della categoria cadetta nella giornata di
sabato, il programma della mattina di domenica prevedeva le gare
riservate alla categoria allievi degli 800 metri, dei 3000 metri, del
giavellotto e, a concludere la manifestazione, le staffette 4x400. La
‘Scavo’ era presente sia in campo maschile che femminile. Rubina
Mariani, Alba Triolo, una generosa Annalisa Pignoloni e Chiara
Cafarotti erano quinte con il tempo di 4’28”91. Ed ecco infine la
4x400 allievi, una gara che può suggellare una partecipazione ai
Campionati Libertas senza precedenti. In prima frazione Massimo
Marraffa sostituisce nel migliore dei modi l’infortunato Francesco
Carini con una stupenda prestazione. La lotta è avvincente con le
114
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
formazioni della ‘Sanvitese Lenti’ (PN) e della ‘Lib. Benevento’.
Al termine della seconda frazione, Virgilio Pigliucci passa il
testimone a Daniele Macale in terza posizione con un ritardo di
una decina di metri dal battistrada. Daniele è autore di una
frazione entusiasmante che manda in visibilio pubblico e
compagni di squadra e che gli permette di consegnare il testimone
a Daniele De Renzi con dieci metri di vantaggio sui più diretti
inseguitori. Il finale era da cardiopalmo quando il rappresentante
della ‘Lib. Sanvitese’ raggiungeva il nostro ‘sezzese’. Ai duecento
Daniele operava però l’allungo decisivo riuscendo a conservare
due metri di vantaggio fin sul traguardo nonostante il disperato
tentativo di Fantin ultimo frazionista della squadra friulana.”29
Il 22 di quello stesso mese, Daniele Macale, con la maglia
della rappresentativa regionale, oltre alla vittoria ottiene,
con il tempo di 15”38 nei 110 ad ostacoli, anche il minimo
per i Campionati Italiani. Il 28, a Formia, per il consueto
triangolare Lazio-Campania-Puglia, riservato alla categoria
Cadetti, vengono convocati Piero Comandini, Gegia
Gualtieri, Sara Pontecorvi, Alessia Antinogene, Marianna
Berti, Michele Ciriaci, Daniele De Marchis e Gianni
Innamorato. Alla convocazione non può rispondere
Fabrizio Di Meo vittima di un incidente che lo terrà lontano
dai campi di gara per il resto della stagione.
Ai Campionati Italiani Allievi, che si svolgono a Formia per
la rinuncia di Napoli, sede designata, sono ben nove gli
atleti presenti. Macale è quarto nei 110 con 15”18 e Marraffa
è sesto nel lungo con 6.69. Ai piedi del podio troviamo
Andrea Andreoli e Chiara Cafarotti entrambi noni
rispettivamente nel lancio del disco e nel salto triplo,
mentre Rubina Mariani (100 hs) e Daniele De Renzi (400 hs)
sono dodicesimi. Delude le attese della vigilia la staffetta
4x400 che con Francesco Carini, Virgilio Pigliucci, Daniele
De Renzi e Daniele Macale si piazza solamente al
quattordicesimo posto.
29
Cfr. ‘Marina di Massa: una trasferta positiva’, Atleticanews, notiziario Atl. ‘Giovanni
Scavo’ dicembre 1997.
115
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Negli stessi giorni di questi campionati, Gegia Gualtieri,
presso lo stadio della ‘Farnesina’ si laurea campionessa
regionale dei 2000 metri cadette. Ad ottobre accanto ai soliti
Gualtieri, Pontecorvi e Innamorato che partecipano al
Criterium Nazionale, troviamo la grande impresa degli
ostacolisti Macale, Marraffa, Carini e De Renzi i quali
vincono il Campionato Italiano di specialità, il primo
Campionato Federale della quasi quarantennale storia della
società.
Ma questa oramai è cronaca e avremo modo di riparlarne.
116
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
INDICE
117
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5
Anni Cinquanta: I pionieri . . . . . . . . . . . . . . .
7
Anni Sessanta: I primi dieci anni di ‘Scavo’ . . . . .
13
Anni Settanta: Promesse, litigi e separazioni . . . . .
39
Anni Ottanta: Il ‘Club Atletico Velletri’ . . . . . .
79
Anni Novanta: La ‘nostra’ Atletica . . . . . . . . . .
103
Graduatorie ‘All Time’ . . . . . . . . . . . . . . . .
119
118
PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint
Scarica

Cinquant`anni di Storia Atletica Veliterna