ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE DI VILLASIMIUS SCUOLA ELEMENTARE ANNO SCOLASTICO 2002-2003 L’ insegnante: Elisabetta Vadilonga Le classi: 5^A e 5^B INTRODUZIONE Questo quaderno di ricerca storico-archeologica è nato dalla nostra esigenza, in qualità di insegnanti di storia delle classi del secondo ciclo, di consentire ai nostri alunni di raggiungere i diversi obiettivi, elencati in un progetto presentato all’inizio dell’anno scolastico, alla Preside dell’istituto Annalisa Flaviani e da lei successivamente approvato. E’ tuttavia importante sottolineare che i nostri alunni appartengono ad un contesto culturale ed economico sempre più incentrato sul turismo, che vede come elemento attrattivo dominante, il Parco Marino di recente istituzione. In tutte le attività scolastiche è dunque sempre presente e oseremo dire, quasi inevitabile, un continuo richiamo al Parco e a tutto ciò che esso rappresenta per gli abitanti del paese, anche in prospettiva di un lavoro presente e futuro. Inoltre le letture inerenti la storia della Sardegna che sono state proposte in classe hanno sempre avuto come elemento comune la presenza di un personaggio guida che “raccontava i fatti” in modo semplice e chiaro, e che i bambini hanno trovato molto divertente e coinvolgente Data la nostra decisione di guidarli in un lavoro di ricerca storicoarcheologica, attraverso la rielaborazione della storia della nostra isola che si concretizzasse anche in un elaborato finale, è nata spontanea la loro richiesta di inventare un personaggio guida che raccontasse i fatti ad un pubblico di lettori bambini. La loro scelta è ricaduta sul cavalluccio marino, personaggio da sempre molto amato dai bambini e che stuzzicava la loro fantasia. In seguito, da alcuni è stata fatta la proposta, subito accettata da tutti, di ambientare anche i disegni sott’acqua, rappresentando gli esseri umani come stelle marine. Trovando simpatica l’iniziativa e perfettamente in sintonia con il loro contesto “ambientale”, abbiamo ritenuto opportuno rispettare la loro volontà, seguendoli e guidandoli in questa loro “impresa” di scrivere e disegnare “il loro libro di storia”. Abbiamo inoltre cercato di salvaguardare al massimo la spontaneità della forma e del contenuto dei loro elaborati, limitandoci, per quanto possibile, ad un semplice assemblaggio finale dei lavori prodotti dai vari gruppi. Vogliamo sottolineare che l’impegno dei bambini è stato grande e che tutti i gruppi di lavoro, all’interno delle classi, hanno lavorato con tanto entusiasmo, sforzandosi di ottenere sempre il massimo risultato. Pertanto ci complimentiamo con tutti gli “scrittori” e i “disegnatori” che hanno reso possibile con il loro impegno la realizzazione di questo simpatico libro-quaderno. Le insegnanti. RINGRAZIAMENTI Si ringrazia la Preside dell’Istituto Annalisa Flaviani che ha reso possibile la realizzazione di questo lavoro mettendo a disposizione delle insegnanti e dei bambini tutte le risorse della scuola. L’ultima parte del viaggio Ciao ragazzi, sono sempre io Lucio il Cavalluccio. Eccoci arrivati all’ultima tappa del nostro viaggio e sono sicuro che stavate aspettando questo momento perché la VOSTRA CURIOSITA’ E’ TANTA!!! Sono qui, pronto a raccontare quanto ho scoperto, raccolto e studiato nel mio lungo viaggio per l’affascinante Storia della Sardegna: il periodo storico che vi sto per presentare va dal “Dominio Spagnolo alla Sardegna di oggi”, passando per le vicende di Casa Savoia e le due Guerre Mondiali. Tutti in marcia quindi, grande silenzio, orecchie bene aperte e mente ben salda per immergerci in questo periodo storico. Se rivediamo velocemente gli avvenimenti di cui, nel corso della sua storia, la Sardegna è stata testimone, sia come protagonista che come spettatrice, ci vengono incontro una lunga serie di nomi: Fenici, Cartaginesi, Romani, Vandali, Bizantini, Ostrogoti, Aragonesi, Spagnoli, Arabi, Turchi. L’11 settembre 1720 segna per la Sardegna la fine di tutte le invasioni e di tutte le dominazioni straniere che per venticinque secoli (pensate 2500 anni fa) le avevano arrecato molte guerre e rovine. Da questo momento l’Isola fa parte nuovamente dell’Italia e quindi dell’Europa. DAL DOMINIO SPAGNOLO AL DOMINIO DI CASA SAVOIA In questo periodo l’incertezza politica, il territorio dell’Isola rimase senza controllo dando via libera al banditismo e alla criminalità rurale. I disordini e l’insicurezza nelle campagne, già notevoli nei secoli precedenti, divennero sempre più gravi. La popolazione della Sardegna viveva in uno stato di miseria diffusa e i problemi aumentarono, tanto che il governo sabaudo pensò di cedere l’Isola in cambio di una parte del Nord Italia. LA QUESTIONE DEL BANDITISMO La questione del banditismo fu la prima ad essere affrontata con decisione attraverso l’uso di militari impegnati contro i malviventi soprattutto nelle montagne del Logudoro e della Gallura. Questi interventi colpirono anche le popolazioni dei villaggi, che furono perquisiti ed arrestati in massa ma il banditismo, continuò ad esistere. La miseria delle popolazioni era la causa principale del banditismo: i banditi erano visti come paladini del popolo in miseria e le loro gesta erano cantate nelle poesie popolari poiché erano interpretate come l’unica forma di difesa e ribellione alle prepotenze delle classi più potenti dello stato. Nei primi tempi quindi l’attenzione dei Savoia fu diretta a tenere sotto controllo l’Isola e a garantire l’ordine interno. Gli ordinamenti tradizionali del periodo Spagnolo furono conservati,anche se il sovrano piemontese evitò di convocare il Parlamento, impedendo così alla nobiltà, al clero e alla borghesia di far sentire le loro richieste. Nella seconda metà del XVIII sec. l’atteggiamento politico dei Savoia cambiò e le condizioni generali della popolazione migliorarono lievemente grazie alla sistemazione di alcune strade, porti ed alla fondazione di alcune cittadine come Carloforte in cui fu fondato un villaggio con il trasferimento di una parte degli abitanti di origine ligure, la Maddalena e Santa Teresa di Gallura. Fu affrontato poi il problema dell’istruzione pubblica assieme alla necessità di diffondere nell’Isola l’uso della lingua italiana: fu una lunga lotta con la classe politica che parlava lo spagnolo e voleva conservare l’uso della lingua. Nel 1764 fu riaperta l’Università di Cagliari e l’anno dopo quella di Sassari. Tutti questi interventi per modernizzare la vita economica sociale e culturale dell’Isola non furono sufficienti: l’arretratezza era dovuta sia alla gestione comunitaria della terra sia alla presenza della feudalità. Il governo Sabaudo non mostrava una volontà decisa di riformare la società isolana. Nel 1789 numerosi villaggi insorsero . In questa situazione di povertà e malcontento, nell’Isola ci fu un movimento di rivolta: per la prima volta dopo secoli, la società rurale decise di ribellarsi per conquistare condizioni di vita migliori. Rifiutandosi di pagare i tributi feudali (ERA ORA!!!) e costringendo le autorità ad intervenire con la forza. In concomitanza scoppiò la Rivoluzione Francese, la Sardegna sembrava fuori dal grande movimento, ma scoppiata la guerra tra Francia e Savoia, fu progettata l’invasione della Sardegna. I Sardi, con il loro coraggio respinsero i nemici via mare e, orgogliosi di aver difeso la loro terra di da quello che ritenevano un pericolo, attesero fiduciosi, la riconoscenza del Re che non tardò ad arrivare. - Ma quanto dato ai Sardi non bastò e aumentò la tensione e la volontà di rivolta. La tensione giunse al culmine il 28 Aprile1794: i Cagliaritani insorsero e il 7 Maggio i Piemontesi furono costretti ad abbandonare l’isola. Questa rivoluzione Sarda era chiusa e, come conseguenza si ritornò alle carestie. La situazione di crisi economica continuò, dovuta soprattutto all’arretratezza dell’agricoltura sarda. L’epoca del feudalesimo in Sardegna terminò nel 1839, riscattando l’isola da cinque secoli di oppressioni, portando però ai suoi abitanti un mare di tasse. Nel 1861, con l’unificazione del regno, la Sardegna divenne “italiana” ma non migliorò la situazione. Tutto ciò riaccese il malessere popolare e provocò una nuova esplosione del banditismo e un aumento dell’emigrazione.Un settore di sviluppo si rivelò quello turistico, seppur limitato alle coste e in molti casi responsabile del degrado progressivo di alcuni tratti dell’ambiente costiero isolano. Altri elementi importanti furono: l’espansione della pastorizia (anche se condotta con metodi tradizionali), il sorgere di cantine sociali, caseifici ed oleifici. La produzione artigianale di tappeti e di tessuti al telaio, la lavorazione dell’oro, della ceramica, del legno, del ferro battuto è tutt’oggi in aumento. L’Isola si trovava in forte ritardo (TANTO PER CAMBIARE!) rispetto alle altre regioni italiane, in più il mare creava grosse difficoltà: i trasporti marittimi erano insufficienti e costosi. Si crearono ulteriori malumori. In questa situazione di crisi economica e sociale, il settore più sviluppato dell’economia sarda fu quello minerario che conobbe un grande sviluppo favorito dalla ricchezza dei giacimenti (Iglesias). Il lavoro nelle miniere era un modo per sfuggire alla fame nonostante le condizioni terribili in cui erano costretti a lavorare i minatori e i salari molto bassi. Questi venivano sfruttati, ma dopo un certo periodo di sottomissione, iniziarono a ribellarsi, creando i primi scioperi, i moti popolari dove furono distrutte cantine sociali, stazioni ferroviarie e provocarono morti e feriti. LA GUERRA DEL 1915/18: LA BRIGATA SASSARI E IL FASCISMO Nel 1915 l’Italia entrò in guerra ed i Sardi parteciparono con la Brigata Sassari (DIMONIUS), distinguendosi per valore nei combattimenti. La guerra non fece altro che peggiorare una situazione economica già abbastanza provata. L’orgoglio dei Sardi e i reduci combattenti formarono un’organizzazione che riuscì a diffondere i propri obiettivi di lotta raggiungendo un notevole successo. Durante l’avvento del fascismo, che durò un ventennio, i problemi dell’isola rimasero quelli soliti, nonostante le bonifiche ad Arborea e lo sfruttamento delle miniere di carbone a Carbonia. LA II GUERRA MONDIALE Il 1940 fu per l’Italia l’inizio della Seconda Guerra Mondiale e dal 1943 anche la Sardegna conobbe gli orrori della guerra e Cagliari, destinata ad essere la base aerea per le operazioni del Mediterraneo, fu quasi completamente distrutta dai bombardamenti alleati. IL DOPOGUERRA E LA SARDEGNA DI OGGI In Sardegna per la mancanza del fenomeno della Resistenza non ci fu un cambiamento radicale della vita sociale e politica dopo la caduta del fascismo, ma si ebbero grazie alle vicende degli anni immediatamente successivi. Nel 1947 la Sardegna fu riconosciuta dalla Costituzione, insieme alla Sicilia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Valle D’Aosta, come regione a “Statuto Speciale”. Nel 1948 ebbe inizio la vita della Regione Autonoma della Sardegna. Nel 1962 fu varato il “piano di rinascita” con grossi finanziamenti per l’economia, puntando molto sull’industria. Queste attese furono eccessive portando risultati negativi e il fenomeno della disoccupazione è sempre presente, con il passare del tempo viene trascurato sempre più lo sviluppo delle zone interne ed economiche agro-pastorale. Tutto ciò riacutizzo il malessere popolare e provocò una nuova esplosione del banditismo e un aumento dell’emigrazione.Un settore di sviluppo si rivelò quello turistico, seppur limitato alle coste e in molti casi responsabile del degrado progressivo di alcuni tratti dell’ambiente costiero isolano. Altri elementi importanti furono: l’espansione della pastorizia (anche se condotta con criteri tradizionali), il sorgere di cantine sociali, caseifici ed oleifici. La produzione artigianale di tappeti e di tessuti al telaio, la lavorazione dell’oro, della ceramica, del legno, del ferro battuto è tutt’oggi in aumento. Le bellezze naturali, il mare e le coste, i paesaggi ancora selvaggi, fanno dell’Isola un’oasi ricercata per le vacanze ed ogni anno attirano un numero sempre maggiori di turisti. La Sardegna è oggi una delle 20 regioni d’Italia con abitanti divisi nelle quattro province (non si esclude, nell’imminente futuro, la possibilità di portare ad otto il loro numero), di Cagliari, Sassari, Nuoro ed Oristano, le quali ricalcano pressappoco i territori dei 4 antichi gloriosi stati giudicali. CONCLUSIONE Bene ragazzi, siamo arrivati alla conclusione: ne abbiamo fatto di strada assieme! Abbiamo percorso ben 2000 anni di Storia, abbiamo conosciuto popoli, invasioni, sbarchi, civiltà, regni, guerre, decadenze, rinascite. Com’è facile intuire, i progressi che si sono avuti in questi ultimi decenni non si devono solo alla conquista dell’autonomia regionale, ma sono soprattutto un aspetto dello sviluppo economico e sociale che ha caratterizzato l’intero Paese. Da non dimenticare l’importanza della diffusione dei mass-media, il diffondersi dell’istruzione in tutti i suoi gradi, il miglioramento e l’intensificarsi del commercio e delle vie di comunicazione. E’ giunta l’ora di salutarvi…cercate di non dimenticarmi,e, se vi capita di incontrarmi nei vostri splendidi fondali marini o impigliato tra le reti dei pescatori, non portatemi via, lasciatemi nel mio ambiente…la storia è in continua evoluzione ed io o tanto lavoro da fare Per la 5^A Per la 5^B Agus Roberto Cadelano Ivan Cireddu Andrea Cuccu Manuel Dessì Laila Floris Andrea Floris Maurizio Longoni Gianpietro Marini Chiara Podda Mattia Portas Martina Serra Daniele Serra Silvia Smajlovici Silvia Boi Alex Cogoni Alessandra Corona Francesca Erdas Antonio A. Farci Nadia Floris Alessandro Garau Giancarlo Podda Matteo Portas Stefano Ricci Paolo Saddi Angelica Vargiolu Alessia Vargiolu Andrea Pitzalis Michele