2008 N°32
L’Ambiente per
gli Europei
NE
ED I Z IOA LE
SPEC I A R E
SU L M
Periodico della direzione
Proteggere
e sfruttare
i mari
COMMISSIONE EUROPEA
generale Ambiente
editoriale
Periodico della direzione generale Ambiente
La direttiva quadro dell’UE sulla strategia marina, adottata di recente, è
intesa ad affrontare tutte queste problematiche. Il suo obiettivo principale consiste nel conseguire un «buono stato ecologico» dell’ambiente
marino in Europa entro il 2020, garantendo acque salubri, produttive,
contraddistinte da una varietà ecologica, nonché l’uso sostenibile di
beni e servizi marittimi. Gli Stati membri dovranno ora adottare un approccio integrato basato su solide conoscenze scientifiche, iniziando dai
problemi più gravi.
Questo numero analizza inoltre i piani dell’UE volti ad ampliare Natura
2000 con la creazione di una rete marina per le aree protette. Vi sono
inoltre articoli che riguardano l’Artico, che sta diventando un terreno
di scontro per le risorse e un luogo in cui i ghiacci che si sciolgono mettono in risalto gli effetti del riscaldamento globale, e la proposta della Commissione di vietare il commercio dei prodotti di foca in ambito
comunitario.
Nella rubrica «Approfondimento» che consta di due pagine, si passa in
rassegna la sperimentazione sugli animali, un argomento controverso
che spesso suscita reazioni emotive. Mentre la Commissione si accinge
ad aggiornare una direttiva di vent'anni fa sulla protezione degli animali
utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici, i rappresentanti dei
gruppi a favore del benessere degli animali e l’industria farmaceutica
esprimono le loro opinioni su quello che, in futuro, l’Europa dovrebbe
fare in materia di sperimentazione.
L’EUROPA AMBIENTALE ONLINE
Desiderate sapere cosa fa l’Europa per tutelare l’ambiente,
cosa si intende per prodotto della politica integrata e come
avere i requisiti per ottenere il marchio comunitario di
qualità ecologica Ecolabel? Per saperne di più consultate
il sito web della DG ambiente:
ec.europa.eu/environment/index_it.htm
AVVISO LEGALE
Né la Commissione europea, né le persone che agiscono in
suo nome sono responsabili per l’uso che può essere fatto
delle informazioni contenute nella presente pubblicazione
e per gli eventuali errori che sussistessero nonostante
l’impegno dedicato alla stesura e alla verifica della
pubblicazione.
Stampato su carta riciclata che ha ricevuto il marchio
comunitario di qualità ecologica Ecolabel per la carta
grafica (ec.europa.eu/environment/ecolabel)
Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle
Comunità europee 2008
ISSN 1563-4191
© Comunità europee, 2008
E’ consentita la riproduzione del testo purché sia indicata la
fonte. E’ vietata la riproduzione delle fotografie, e se del caso,
delle illustrazioni e dei grafici.
Stampato in Belgio
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI  20 08 N °32 
INFORMAZIONI EDITORIALI
L’Ambiente per gli Europei è pubblicato dall’unità Comunicazione della direzione
generale dell’Ambiente. È disponibile in inglese, francese, tedesco, italiano, spagnolo,
polacco e greco. Abbonamento gratuito. È possibile abbonarsi compilando il modulo
all’interno della rivista o on-line all’indirizzo:
ec.europa.eu/environment/mailingregistration/main/mailing_reg.cfm
Caporedattore: Nicholas Hanley
Coordinatore: Jonathan Murphy
Per maggiori informazioni rivolgersi all’unità Comunicazione:
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Informazioni e documenti: ec.europa.eu/environment/env-informa/
Sito L’Ambiente per gli Europei:
ec.europa.eu/environment/news/efe/index_it.htm
2008 N°32
Le risorse dei nostri preziosi mari sono minacciate dalle attività umane a
livelli senza precedenti. La pesca commerciale si sta esaurendo a un ritmo
allarmante, l’inquinamento rimane una costante e molte specie marine
stanno lottando per la sopravvivenza. Anche il cambiamento climatico
ha un impatto negativo sugli oceani in tutto il mondo e si ripercuote sul
livello dell’acqua, sulle correnti e sulla biodiversità in modo molto più
rapido di quanto si immaginasse.
www.ec.europa.eu/environment/news/efe/index_it.htm
L’Ambiente per
gli Europei
EDIZIONE
SPECI ALEE
SUL MAR
Proteggere
e sfruttare
i mari
© Copertina: Samot/Shutterstock
SOMMARIO  n° 32 
03
04
06
07
08
Caccia alle foche
Priorità al benessere degli animali
Direttiva quadro sulla strategia marina
Proteggere e sfruttare i mari
Gestione delle zone costiere
Si profila all’orizzonte un approccio più
integrato
Artico
Verso una politica internazionale
APPROFONDIMENTO
Sperimentazione sugli animali
10
Biodiversità
11
Natura 2000
12
LIFE
13
Strato di ozono
14
Trattamento dei rifiuti
15
16
Stabilire nuovi traguardi e una piattaforma
politica
Creare una rete marina
Natura 2000 estende la ricerca alle
popolazioni degli oceani
Ozono: far fronte alle altre sfide
Poniamo fine alla società dell'usa e getta
Agenda // Nuove pubblicazioni
Notizie in breve
• Agenda 2008 per la settimana mondiale dell’acqua:
priorità per la salute
• Restrizioni sul pescato di tonno rosso
• Nuotare tranquilli
Caccia alle foche
03
Priorità al benessere degli animali
Ogni anno nel mondo si cacciano legalmente 900 000 foche. Sotto la spinta delle
preoccupazioni relative al benessere degli animali nell’ambito della caccia alle foche, la
Commissione europea ha proposto il divieto di commercializzazione dei prodotti di foca
che entrano, attraversano o sono esportati dall’Unione europea. Soltanto i paesi che sono
in grado di dimostrare che i loro prodotti rispettano certe condizioni, cioè il modo in cui le
foche sono uccise e scuoiate, saranno autorizzati al commercio.
Preoccupazioni in
fatto di benessere
In generale si ritiene che le popolazioni di foche cacciate a fini
commerciali non siano minacciate.
Tuttavia, negli ultimi anni, diverse istituzioni dell’UE e l'opinione
pubblica hanno espresso profonda preoccupazione sugli aspetti
legati al benessere degli animali
nella caccia alle foche.
© DG ENV
>
per la sicurezza alimentare (EFSA).
L’indagine ha indicato che il modo
di gestire la caccia alle foche varia considerevolmente ma tutti i
sistemi sono suscettibili di miglioramenti. Alcuni dei paesi presi in
esame hanno adottato e applicato
sistemi di gestione esaustivi per
minimizzare il conflitto tra produzione e benessere degli animali;
altri si preoccupano meno del
benessere degli animali e hanno
sistemi di gestione meno evoluti.
La maggior parte della caccia commerciale alle foche viene praticata solo in otto paesi, di cui il 60 %
del totale in Canada, Groenlandia
e Namibia. Nell’UE, le foche sono
uccise in Finlandia, Svezia e Regno
Unito (Scozia). Tuttavia, la maggioranza dei prodotti di foca nell’UE
provengono dai paesi terzi. Si calcola che un terzo del commercio
mondiale dei prodotti di foca passi o finisca nell’UE.
Negli anni ‘80, i timori sulla diminuzione del numero di alcune popolazioni di foche (in particolare
la foca della Groenlandia e la foca
crestata) in seguito alla caccia non
tradizionale, ha indotto a disciplinare il settore per proteggerle.
Nel 1983, l’UE ha adottato una
direttiva che vieta l’importazione
commerciale di pelli di cuccioli
di foca della Groenlandia e foca
crestata e dei relativi prodotti nei
paesi dell’UE, dove tutte le specie di foche sono protette dalla
direttiva Habitat adottata nel
1992. L’obiettivo principale della
direttiva era mantenere o ripristinare condizioni di conservazione
favorevoli alla specie delle foche,
tenendo conto della dimensione
della popolazione, bandendo
inoltre certi metodi di cattura e di
uccisione.
Nel settembre del 2006, il
Consiglio d'Europa raccomandava un divieto per tutti i metodi di
caccia crudeli e lo stordimento
delle foche con certi strumenti.
Il Parlamento europeo ha chiesto
alla Commissione di redigere un
regolamento per vietare l’importazione, l’esportazione e la vendita di tutti i prodotti derivati dalle
foche della Groenlandia e dalle
foche crestate, evitando qualsiasi
impatto sulla caccia tradizionalmente praticata dagli Inuit.
Il parere scientifico dell’EFSA indica che le foche possono essere uccise rapidamente in modo efficace
con vari metodi che non causano
dolore inutile, angoscia e sofferenza. È provato, comunque, che ciò
non sempre accade nella pratica
e che alcuni animali sono uccisi
e scuoiati in modi che causano
dolore, angoscia e sofferenze che
potrebbero essere evitati.
Il divieto proposto dalla
Commissione sul commercio dei
prodotti di foca armonizzerebbe
il mercato interno, che attualmente ha vari livelli di divieti o
di attuazione dei divieti in alcuni
paesi dell’UE. Se la proposta verrà adottata dal Parlamento e dal
Consiglio, il commercio dei prodotti di foca sarebbe autorizzato
solo se le nazioni dedite alla caccia alle foche possono garantire
che applicano ed impongono alti
livelli di benessere degli animali
durante la caccia e che limitano
le sofferenze inutili cagionate agli
animali. 
Pratiche di caccia
La Commissione ha eseguito
un’indagine obiettiva e approfondita sul benessere degli animali
nella caccia alle foche, con un’attenzione particolare a Canada,
Finlandia, Groenlandia, Namibia,
Norvegia, Russia, Svezia e Regno
Unito (Scozia). Lo studio ha preso
in esame i regolamenti e le pratiche di gestione per la caccia alle
foche, individuando le migliori
pratiche sulla base del parere
scientifico dell’Autorità europea
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
DG Ambiente – homepage sulle foche
ec.europa.eu/environment/biodiversity/animal_welfare/seals/
seal_hunting.htm
Parere dell’EFSA sulla caccia alle foche
www.efsa.europa.eu/EFSA/efsa_locale-1178620753820_
1178671319178.htm
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI  20 08 N °32 
04
Direttiva quadro sulla strategia marina
Proteggere e sfruttare i mari
© Commissione europea
Si sta definendo una nuova strategia ambiziosa per far fronte alla sfida della protezione dei mari. In base
alla nuova direttiva quadro sulla strategia marina, gli Stati membri devono mettere a punto strategie
marine ambiziose rivolte ai problemi quali la distruzione degli habitat, lo sfruttamento eccessivo della
pesca, l’uso sostenibile dei beni e dei servizi marittimi, al fine di conseguire un buono stato ambientale
entro il 2020. La strategia richiede un approccio basato sulla gestione che riconosca l’interdipendenza
tra le varie problematiche, fondato su un adeguato monitoraggio e analisi scientifiche. La priorità di
azione spetta ai problemi più urgenti.
>
Poche risorse naturali sono preziose
come i mari. Essi regolano il clima,
raccolgono e distribuiscono l’energia
solare e assorbono l'anidride carbonica. Essi ospitano l’impressionante
percentuale del 90 % degli organismi
viventi del pianeta e contribuiscono in
larga misura al nostro benessere economico e sociale, offrendoci attività
quali la pesca, i trasporti e le riserve
di energia.
Tuttavia da decenni l’ambiente marino
è andato deteriorandosi. I bacini marini intorno a noi sono colpiti dalla perdita di biodiversità, dall’inquinamento
e dall’eutrofizzazione e il patrimonio
ittico oggetto di commercializzazione
non è mai stato più basso.
La causa principale è naturalmente
l’attività umana, tra cui l’agricoltura,
l’industria, il turismo, la pesca e i trasporti marittimi. Gli esperti temono
che il cambiamento climatico aggraverà tali effetti sconvolgendo la
stabilità dei livelli dell’acqua e della
sua acidità, delle correnti oceaniche
e degli ecosistemi.
Nonostante molteplici convenzioni
internazionali, l’attuale gestione della qualità delle risorse marine è decisamente inadeguata, sia in Europa
che nel resto del mondo. L’Europa
partecipa a molti accordi, ivi inclusa la Convenzione sulla protezione dell’ambiente marino nel mar
Baltico (HELCOM), la Convenzione
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI  20 08 N °32 
sulla protezione dell’ambiente marino
nell’Atlantico nord-orientale (OSPAR)
e la Convenzione sulla protezione
dell’ambiente marino e la regione costiera del Mediterraneo (Convenzione
di Barcellona). Ma sebbene tali accordi favoriscano la protezione marina
mobilitando risorse, raccogliendo
dati e facilitando metodi di misurazione e di valutazione congiunti, la
Commissione ha da tempo riconosciuto l’esigenza di implementare e
applicare la normativa in modo più
integrato.
Politica marittima
dell’UE
Nel 2002, la protezione marina è
diventata una delle sette strategie
tematiche della Commissione che
rientrano nel 6° piano d’azione per
l’ambiente e a sei anni di distanza,
nel giugno 2008, dopo ampie consultazioni con tutti gli Stati membri
dell’UE e i soggetti interessati, l’UE ha
infine adottato la sua ambiziosa direttiva quadro sulla strategia marina che
deve diventare il pilastro ambientale
della politica marittima integrata della Comunità.
La nuova direttiva è volta a proteggere i mari e gli oceani in tutta l’Europa e
a garantire che le attività umane siano svolte in modo sostenibile. Essa
non prevede alcun provvedimento
di protezione specifico, ma fa appello agli Stati membri affinché elaborino strategie marine per migliorare lo
stato ambientale dei mari. L’obiettivo
è quello di assicurare che l’acqua del
mare sia pulita, salubre, produttiva e
diversa sotto il profilo ecologico entro il 2020, garantendo la possibilità
di sfruttamento sostenibile da parte
delle generazioni future.
Agli Stati membri si richiederà di mettere a punto le strategie marine in diverse fasi. Le problematiche devono
essere analizzate nel loro contesto
locale e le convenzioni regionali sui
mari devono essere rispettate. Il processo inizia con una fase preparatoria da terminare entro il 15 luglio del
2012, che sfocerà in una valutazione
iniziale volta a definire cosa si intende
per «buono stato ambientale» in una
determinata regione marittima, stabilendo obiettivi e indicatori ambientali
che misurino, ad esempio, le pressioni
esercitate da un settore specifico su
un dato sistema marino.
Strategie nazionali
Entro il luglio del 2016, gli Stati membri devono disporre di concreti provvedimenti atti ad implementare le
loro strategie marine. La Commissione
convalida e riesamina tali provvedimenti, verificando che siano sufficientemente incisivi per raggiungere gli
obiettivi prefissati per il buono stato
ambientale. Il riesame degli elementi
della strategia sarà inoltre completato
ogni sei anni.
Molti dei problemi insiti nell’ambiente
marino sono di vecchia data e spesso intercorre un certo intervallo di
tempo prima che i sistemi marini rispondano alle mutevoli pressioni a cui
sono sottoposti. In alcuni casi, i danni
inferti agli ecosistemi marini possono impiegare più di 12 anni prima di
essere corretti. La direttiva consente
eccezioni in tal caso.
L’obiettivo è quello di basarsi sulle
convenzioni regionali esistenti sul
mare utilizzandole come piattaforma di implementazione per i provvedimenti nelle varie regioni. In tal
senso, la normativa si allontana da
n
primo
piano
I
Direttiva quadro sulla strategia marina
05
LE TAPPE PRINCIPALI DELLA DIRETTIVA SULLA
STRATEGIA MARINA
Luglio 2008: entrata in vigore
Luglio 2012:
• descrizione/valutazione dell'attuale stato ambientale
• determinazione del buono stato ambientale
• definizione degli obiettivi ambientali
© Commissione europea
© Guillaume Dubé/iStockphoto
Luglio 2014: programma di monitoraggio
Entro il luglio del 2015: programma di misure
volte a conseguire un buono stato ambientale
Entro il 2016: entrata in vigore del programma
di misure
Entro il 2020: conseguimento di un buono stato
ambientale
➜
un approccio che analizza i problemi
marini singolarmente passando invece
a un orientamento integrato e proattivo rivolto all’ambiente marino nel suo
complesso.
Approccio ecosistemico
«L’obiettivo
è quello di
assicurare
che l’acqua
del mare
sia pulita,
salubre,
produttiva e
diversa sotto
il profilo
ecologico
entro il
2020
»
La direttiva quadro sulla strategia
marina segue un approccio innovativo basato sugli ecosistemi, in base al
quale i paesi devono esaminare tutte le
pressioni e gli impatti su un ecosistema,
nonché le migliori conoscenze scientifiche al riguardo, prima di stabilire priorità e obiettivi. Gli Stati membri devono
pertanto prendere in esame l’intero
ecosistema, affrontando innanzitutto i
problemi principali e più gravi. Devono
anche collaborare per decidere cosa si
intende per buono stato ambientale.
Anche la pesca
In linea con la recente conferma da parte della Commissione in merito a un approccio multisettoriale sugli ecosistemi
nella gestione dei mari, la direttiva dovrebbe accelerare l’integrazione dei
problemi ambientali nella politica della
pesca. Adesso si auspica che i responsabili del settore rispondano alle esigenze
ambientali e, a loro volta, i responsabili
ambientali dovranno tener conto delle
pressioni ambientali e dell’impatto sul
settore ittico. Gli Stati membri devono
individuare meccanismi per assicurarne
la sinergia, un processo che deve essere
supervisionato dalla Commissione.
Tutti gli obiettivi ambientali saranno
stabiliti in base a ciò che gli esperti definiscono «buono stato ambientale».
Secondo il nuovo approccio multidisciplinare per gli ecosistemi sarà necessario tener conto del valore dei beni e
dei servizi marini. Una recente comunicazione della Commissione su una
strategia europea per la ricerca marina
e marittima illustra in che modo il potenziamento della ricerca contribuisce
alle sfide marine e marittime future. Gli
input vitali giungeranno dai progetti
di ricerca europei più rappresentativi e
dalle reti quali HERMES, che esamina gli
ecosistemi sensibili al confine con i mari
europei, il progetto sulla biodiversità
marina MarBEF e vari progetti marini
LIFE. I responsabili politici avranno in
tal modo un quadro completo dell’ambiente, come base per un migliore processo decisionale.
La direttiva fa appello inoltre a provvedimenti di protezione speciali per
creare reti ben strutturate e rappresentative delle aree marine protette.
Gli Stati membri devono armonizzare
la loro risposta a specifici ecosistemi,
adottando provvedimenti specifici in
una regione, incentrandosi sui punti
sensibili degli habitat e delle specie,
stabiliti dalle direttive Habitat e Uccelli
per la rete Natura 2000 e andando aldilà degli stessi.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Strategia marina
ec.europa.eu/environment/water/marine/
index_en.htm
Politica marittima
ec.europa.eu/maritimeaffairs/
LIFE
ec.europa.eu/environment/life/index.htm
Vita sulla costa, mari e settore ittico
ec.europa.eu/environment/life/themes/seas/index.htm
ec.europa.eu/environment/life/publications/
lifepublications/lifefocus/documents/marine_lr.pdf
Progetto HERMES (Hotspot Ecosystems Research
on the Margins of European Seas)
www.eu-hermes-.net
Rete MarBEF (Marine Biodiversity and Ecosystem
Functioning)
www.marbef.org
Prevista già da anni, la direttiva quadro
sulla strategia marina sarà finalmente
operativa. Si tratta adesso di creare
piattaforme per lo scambio di informazioni e di redigere ulteriori guide sul
buono stato ambientale da conseguire
entro il 2010. 
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI  20 08 N °32 
06
Gestione delle zone costiere
Si profila all’orizzonte un approccio più integrato
>
«L’iniziativa è
L’UE ha 100 000 chilometri di coste che
si estendono dal ghiaccio baltico della Finlandia alle spiagge soleggiate di
Cipro. Queste coste offrono un’ampia
gamma di habitat: terreni paludosi,
foreste, spiagge sabbiose e rocce calcaree, contribuendo alla ricchezza della
biodiversità e svolgendo un ruolo vitale
nei settori economici comunitari e del
tempo libero.
Tuttavia le fragili spiagge d’Europa
stanno diminuendo da anni. Circa un
quinto del litorale è gravemente colpito dall’erosione provocata dall’innalzamento del livello del mare e dalle
tempeste sempre più frequenti, problemi che sembrano destinati a peggiorare
man mano che il cambiamento climatico si acuisce. Altre minacce riguardano
le maree nere, la proliferazione delle
alghe e le alluvioni, fenomeni spesso
legati alle attività umane lungo le coste,
quali l’agricoltura intensiva e lo sviluppo industriale.
© Jan Kranendonk/Shutterstock
Nel 2009 la Commissione lancerà un nuovo sito e un database interattivo in cui si potranno reperire informazioni inerenti a decenni di ricerca europea, conoscenze tecniche e susseguenti politiche sulla gestione delle
zone costiere. L’iniziativa è intesa a creare un quadro globale delle attività e delle pressioni in atto su questa
interfaccia sottile compresa tra la terra e il mare. Il database aiuterà i 22 Stati membri, che hanno una fascia
costiera, ad elaborare strategie nazionali per gestire le loro coste.
Tale supporto arriverà presto sotto forma di nuovi finanziamenti dal
Parlamento europeo per la gestione
della zona costiera. Essa si fonderà sulla raccolta già consistente di ricerche
europee effettuate sulle coste, che
pur essendo incentrate sulla zona del
Baltico, saranno usate per diffondere le
migliori pratiche ed esperienze in tutta
la Comunità.
intesa a creare
un quadro
Strategie GIZC
Piattaforma di gestione
globale delle
La crescente consapevolezza di un amattività e delle biente costiero che si sta deteriorando integrata
pressioni
ha indotto l’UE a presentare un pro- I nuovi fondi stanziati dal Parlamento
gramma dimostrativo sulla gestione saranno usati altresì per finanziare
in atto su
delle zone costiere (GIZC) tra un sito web e dei database della DG
questa sottile integrata
il 1996 e il 1999. Sulla scia del program- Ambiente, come parte di un contratto
interfaccia
ma, gli Stati membri sono stati invitati da un milione di euro a sostegno degli
di esperienze e delle migliori
compresa tra a redigere strategie nazionali per far sì scambi
che non vi siano incongruenze nelle pratiche nella gestione delle coste. Il
la terra e il
loro politiche sulle zone costiere. Tali sito web dovrà includere alla fine circa
politiche devono includere delle solu- 350 studi di casi inerenti alle coste nonmare
»
zioni sia per i processi naturali che investono le coste che per l’impatto delle
attività umane.
La comunicazione della Commissione
sulla valutazione GIZC in Europa, del
giugno 2007, ha rilevato l’utilità dell’approccio integrato. Ma si considera che
le autorità competenti per la pianificazione, la gestione e lo sfruttamento
delle zone costiere europee abbiano
ancora bisogno di supporto nell’attuazione delle loro politiche.
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI  20 08 N °32 
soluzione è la più adatta alla loro situazione, in quanto sarà specificamente
concepita per tener conto della varietà di sfide da affrontare sulle coste
europee. Il sito e i database saranno
classificati per temi, che inizialmente
includeranno il cambiamento climatico
e l’adattamento ai rischi, ai meccanismi
di coordinamento istituzionali, all’informazione e alla comunicazione, nonché
alla pianificazione e agli strumenti di
gestione territoriale.
Prendere atto dell’esigenza di inserire una maggiore integrazione nella
gestione delle zone costiere coincide
con la nuova politica marittima integrata dell'UE, che si focalizza pure
sulla sostenibilità, lo scambio pubblico di informazioni e una solida base di
conoscenze per la pianificazione e la
gestione. Sono stati stanziati, inoltre,
nuovi fondi consistenti per altre azioni destinate alle regioni marittime nel
quadro della nuova politica di coesione
2007-2013. 
ché delle sintesi sulle politiche, le leggi
e le pratiche più diverse sull’argomento
trovate in tutta l’UE. Il sito web indicherà quali strumenti e politiche sono più
efficaci, data una serie di circostanze.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
I decisori e i responSito della Commissione sulla politica delle zone costiere
sabili politici a tutti
ec.europa.eu/environment/iczm/home.htm#zone2
i livelli saranno in
Gestione integrata delle zone costiere (GIZC)
grado di usare queec.europa.eu/environment/iczm/
sti strumenti quanNuovo progetto di gestione costiera della Commissione
do decideranno quale
ted.europa.eu/Exec?DataFlow=N_one_doc_access.dfl&Template=TED/N_one_result_detail_curr.
htm&docnumber=146912-2008&docId=1469122008&StatLang=IT
07
Verso una politica internazionale
L’ambiente unico eppure fragile dell’Artico si trova sempre più al centro dell’attenzione internazionale e
non solo a causa delle sue ricche risorse. È minacciato dall’inquinamento, dallo sviluppo non sostenibile
e soprattutto dal cambiamento climatico, come dimostra l’arretramento dei ghiacci marini e del manto
nevoso. Una recente relazione UE analizza gli interessi comunitari nella regione e definisce i primi
elementi di una politica dell’UE nell’Artico.
FUSIONE ARTICA
Le statistiche sono allarmanti. Il livello
di ghiaccio nel mar Artico è sceso della
metà dagli anni '50 e quest’anno si è
avvicinato di molto al minimo storico
del 2007 di 4,28 milioni di chilometri
quadrati. Negli ultimi trent’anni il manto nevoso della regione del polo nord è
diminuito di circa il 10 % ogni dieci anni
e la zona di permafrost potrebbe ridursi di oltre un terzo entro il 2050. Queste
cifre, oltre a dimostrare che la massa
di ghiaccio in Groenlandia si riduce di
anno in anno, sono segni lampanti del
riscaldamento globale nella regione.
Alcuni vantaggi,
molti svantaggi
Il ghiaccio che arretra nel mare sta creando un nuovo passaggio a nordovest,
già osservato nell’estate del 2007, che
potrebbe servire un giorno per il trasporto di merci tra l’Asia e l’Europa.
Questa tendenza potrebbe anche favorire il turismo locale e facilitare la vita
ai pescherecci e alle compagnie che
sfruttano il petrolio e il gas. Tuttavia
si nutrono crescenti preoccupazioni
sull’insostenibilità di queste attività
nell’Artico e soprattutto sulle conseguenze ambientali derivanti dall’assalto alle risorse.
Si avvertono già gli effetti negativi del
cambiamento climatico che infrangono gli schemi di caccia, di spostamento e di commercio delle popolazione
indigene, disturbando centinaia di
specie di flora e fauna locali, tra cui
l’orso polare. Le specie che migrano
dall’Europa (uccelli, balene e pesci
pregiati) rischiano inoltre di perdere la
loro fonte tradizionale di nutrimento
estivo e gli ecosistemi riproduttivi in
zone dell’Artico.
© XXXX
© Kerry Banazek/Shutterstock
Artico
➜ Il ghiaccio e il manto nevoso dell’Artico si stanno assottigliando rapidamente, in
seguito a un innalzamento record della temperatura e delle correnti marine
➜ Le minacce a livello regionale includono il cambiamento climatico, l’inquinamento
e la perdita di biodiversità
➜ L’UE nutre un interesse profondo per la regione dell’Artico, della quale fa parte,
e intende svolgere un ruolo maggiore in quest’area
È tempo di riflettere
Una recente relazione di valutazione
della Commissione europea sui problemi strategici dell’Artico, che sarà
pubblicata in novembre, rivela che
gli effetti del cambiamento climatico
nella regione sono un primo segnale
di allarme sul potenziale impatto globale. La relazione individua l’esigenza
di ulteriori indagini e monitoraggi per
comprendere i fenomeni cruciali quali
il feedback climatico nell’Artico (adesso
invece del ghiaccio che riflette i raggi
solari sono le acque scure ad assorbire
il calore del sole, accelerando quindi il
riscaldamento climatico), l’esposizione
di ampie distese di vegetazione e terreni brulli, correnti dell’oceano che cambiano e maggiori livelli di gas serra CO2
e di metano emessi dallo scioglimento
del permafrost.
Si auspica che la relazione faccia appello a misure di salvaguardia per
garantire uno sviluppo economico
sostenibile nella regione e che gli organismi di governance, come ad esempio
il Consiglio artico, vengano rafforzati e
ascoltati. Il documento sosterrà inoltre
una gestione adeguata dell’ecosistema
e altri audaci provvedimenti per la protezione ambientale.
In linea con la politica marittima emergente della Comunità, inclusa la nuova
direttiva sulla strategia marina, la relazione rappresenta una piattaforma
di dibattito per la futura strategia UE
sull’Artico. Il suo lancio coincide con
l’anno polare internazionale 2007-2008
e terrà conto dei risultati di due recenti
riunioni: la conferenza in Groenlandia
«Preoccupazioni comuni per l’Artico»
e la conferenza a livello ministeriale
tenutasi a Monaco sotto la Presidenza
francese dell’UE, incentrata su un
migliore coordinamento tra gli enti
nazionali e internazionali preposti al
monitoraggio dell’Artico e delle reti di
osservazione. 
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Homepage della Commissione sul cambiamento climatico
ec.europa.eu/environment/climat/home_en.htm
Ricerca dell’UE sul cambiamento climatico nella regione dell’Artico
ec.europa.eu/research/environment/newsanddoc/article_2993_en.htm
Conferenza sulle preoccupazioni comuni per l’Artico:
www.norden.org/Conference.Arctic2008/
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI  20 08 N °32 
08
APPROFONDIMENTO
SPERIMENTAZIONE SUGLI ANIMALI
APPROFONDIMENTO
Cercare alternative, laddove
Lo sfruttamento degli animali per la ricerca scientifica è molto controverso, eppure molti
farmaci salvavita non esisterebbero se non fossero stati prima testati sugli animali. Mentre
la Commissione si accinge a rendere più rigorosa la normativa del settore, i gruppi a favore
del benessere degli animali chiedono una completa conversione a metodi alternativi; mentre
l’industria propugna la continuazione di un lavoro controllato sugli animali finché non si trovano
alternative adeguate.
Circa 12 milioni di animali sono usati per gli esperimenti in tutta
l’UE ogni anno, tra cui insetti, pesci, uccelli, rettili e mammiferi. Più
di tre quarti sono roditori e conigli. Gli animali a sangue freddo
(quali rettili e anfibi) e gli uccelli costituiscono il secondo e terzo
gruppo più grande, rispettivamente con il 15 e il 5 %.
IL PUNTO DI VISTA DELL’INDUSTRIA
«Si deve ancora trovare un trattamento efficace per circa i
due terzi di tutte le malattie conosciute. Ogni anno nel mondo insorgono nuove patologie, nonostante il successo e il
ritmo sempre crescente della ricerca medica moderna.
Contrariamente a quello che molti pensano, lo sviluppo di
un nuovo farmaco o terapia non inizia con la ricerca sugli
animali (che rappresenta solo circa il 10 % del processo di
R&S) a cui si ricorre solo quando è necessario, per studiare
un problema scientifico specifico che non si può risolvere
con altri mezzi.
Gli approcci innovativi mediante modelizzazione a computer,
le colture di cellule o di tessuti possono rimpiazzare alcuni studi sugli animali. L’uso di animali si riduce anche mediante metodi non invasivi come la risonanza magnetica, la
tomografia a emissione di positroni (PET) e lo screening al
computer ad alta velocità. I progressi scientifici e tecnologici
stanno generando uno spettro sempre più ampio di metodi
per ridurre, perfezionare e rimpiazzare l’uso degli animali.
Adesso è relativamente facile calcolare l’azione di un nuovo
composto all’interno di una cellula, ma quando va in circolo
in tutto l’organismo le cose cambiano radicalmente. Quando
i sistemi corporei lavorano contemporaneamente, si vengono
a creare nuove condizioni che non esistono nella coltura di
cellule e non si possono replicare interamente su un computer. Gli effetti (desiderati e indesiderati) di un farmaco, in fin
dei conti, dipendono da ciò che accade quando un farmaco
interagisce con tutti i sistemi corporei. Per questo motivo è
essenziale testarlo su un organismo vivente complesso, prima
di passare alla sperimentazione sull’uomo, ed è per questo
che attualmente non vi sono prospettive di porre fine allo
sfruttamento degli animali nella ricerca biomedica.
Ci sono ancora lacune enormi nelle nostre conoscenze biologiche, e ciò limita l’utilità di metodi alternativi. Nessun computer attuale è in grado di simulare tutti i processi del cervello,
per non parlare della sua interazione con il cuore, il fegato e
i reni. Tutti coloro che sono coinvolti nella ricerca medica
aspettano con ansia il giorno in cui tale scoperta ci consentirà
di fare a meno della ricerca sugli animali. Fino ad allora, se
la società desidera produrre terapie e cure per le malattie
nuove e quelle esistenti, sarà ancora necessario ricorrere a una
modesta percentuale di test controllati sugli animali.
L’industria farmaceutica auspica che l’imminente revisione
della direttiva 86/609/CEE rifletterà questa realtà, mantenendo il giusto equilibrio tra benessere e salute animale e
le esigenze della ricerca. È inoltre importante evitare inutili
pratiche burocratiche che non siano dettate da considerazioni sul benessere. »
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI  20 08 N °32 
Brian Ager
Direttore generale
della Federazione
europea delle
associazioni
farmaceutiche
(EFPIA)
Gli esperimenti sugli animali vengono eseguiti per una serie di
motivi scientifici tra cui lo sviluppo di nuove medicine e terapie
nonché la sperimentazione per accertare l’innocuità e l’efficacia
di vaccini e farmaci per condizioni patologiche che vanno dalle
malattie letali ai disturbi nervosi. Gli esperimenti sugli animali
sono inoltre effettuati per testare i prodotti chimici, gli additivi
alimentari, i pesticidi e altre sostanze nocive per la salute umana
e l’ambiente.
La Commissione europea punta a rafforzare la normativa vigente in materia di sperimentazione animale nell’UE, mediante una
consultazione ad ampio raggio intesa ad aggiornare la normativa
principale in questo ambito (direttiva 86/609/CEE) che protegge
gli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici.
Il pubblico e gli esperti sono stati chiamati a esprimersi sulle varie
opzioni relative alla revisione della presente direttiva e in fase di
redazione della proposta si è tenuto conto delle varie opinioni. La
Commissione ritiene che la revisione migliorerà significativamente
il trattamento di milioni di animali utilizzati a fini sperimentali
in tutta l’UE, promuovendo la ricerca europea e gli attuali alti livelli di protezione della salute e dell’ambiente offerti ai cittadini
europei.
Trattamento umano
Mentre la Commissione prende atto dell’obiettivo di abolire tutti
gli esperimenti sugli animali nel quadro dei test d’innocuità e della
ricerca biomedica, riconosce che al momento questo non è fattibile.
Molti scienziati sostengono c'è ancora molto da imparare, ad esempio sulla tossicità per l’uomo e per gli animali.
Uno degli obiettivi chiave della revisione è quella di assicurare cure
adeguate e trattamento umano agli animali ancora sfruttati per tali
procedimenti. Ciò include requisiti minimi per il ricovero e le cure
appropriate, nonché la valutazione etica dei progetti che usano gli
animali. L’UE si impegna a ridurre per quanto possibile il dolore, la
sofferenza, l’angoscia o il danno permanente che potrebbero derivare dagli esperimenti sugli animali. Tale principio è sancito nel Piano
di azione della Commissione del 2006 sulla protezione e il benessere degli animali, nonché nella dichiarazione congiunta del 2006
sul benessere degli animali in Europa, siglata dall’UE, dal Consiglio
d’Europa e dall’Organizzazione mondiale per la salute animale.
APPROFONDIMENTO
09
possibile
BENESSERE DEGLI ANIMALI:
IL PUNTO DI VISTA DELLE ONG
La Commissione mira inoltre a promuovere la ricerca e la competitività nel settore. Ciò contribuirà a incanalare le risorse verso
i programmi di ricerca e gli enti che sviluppano alternative alla
sperimentazione animale.
Esistono già varie alternative alla ricerca e ai test per accertare
l’innocuità. Queste includono metodi in vitro (senza animali) e
tecnologie informatiche e di trattamento delle immagini. I ricercatori delle istituzioni europee quali il Centro europeo per la convalida dei metodi alternativi (ECVAM) hanno fatto passi da gigante
«Lo sviluppo di alternative alla sperimentazione sugli
Sonja Van Tichelen
Direttore, Eurogruppo
per gli animali
«Mentre la Commissione prende atto dell’obiettivo
di abolire tutti gli esperimenti sugli animali nel
quadro dei test d’innocuità e della ricerca biomedica,
riconosce che al momento questo non è fattibile
»
nello sviluppo e nella convalida di metodi alternativi, ma non
esiste ancora un quadro completo. La sperimentazione sugli animali deve quindi continuare nel futuro immediato. Nel frattempo
i principi di sostituzione (metodi alternativi senza animali, laddove
possibile), riduzione (meno test su animali) e perfezionamento
(metodi meno nocivi), denominati in inglese le tre «R», stanno
esattamente al centro della nuova proposta. 
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
DG Ambiente
ec.europa.eu/environment/chemicals/lab_animals/home_en.htm
Partnership europea per gli approcci alternativi alla sperimentazione sugli
animali (EPAA)
ec.europa.eu/enterprise/epaa/index_en.htm
Centro europeo per la convalida dei metodi alternativi (ECVAM)
ecvam.jrc.it/index.htm
Federazione europea delle associazioni farmaceutiche (EFPIA)
www.efpia.org
Eurogruppo per gli animali
www.eurogroupforanimals.org
animali è diventato più importante che mai, in quanto
si prevede che il numero di animali sfruttati per la ricerca nell’UE sia in crescita. Altri 10 milioni di animali
potrebbero essere usati a tal fine nei prossimi anni, dato
l’impatto di REACH, la nuova normativa UE sui prodotti
chimici. In base a quest’ultima, circa 30 000 sostanze
chimiche prodotte o importate nell’UE dovranno essere
registrate, un processo che comporta anche la sperimentazione sugli animali. Per via di questo incremento
l’UE sta promuovendo l’uso e lo sviluppo di alternative
in ambito REACH.
Il buon senso può fare molto per limitare l’uso dei test
sugli animali. I ricercatori possono scambiarsi i dati per
contenere la sperimentazione. La sperimentazione intelligente (in cui un semplice test chimico viene usato
per determinare se una sostanza è nociva per l’uomo)
dovrebbe essere usata prima che le compagnie procedano ai test sugli animali.
La revisione imminente della direttiva 86/609/CEE
sulla sperimentazione animale è un’opportunità per
rafforzare la normativa, minimizzando le sofferenze
degli animali. Nuovi regolamenti sull’uso degli animali
nella ricerca sono necessari con urgenza, poiché l’attuale normativa non è più stata modificata dal 1986. Da
quel momento gli sviluppi scientifici hanno ridotto la
necessità dei test sugli animali, mentre la ricerca ha dimostrato che un maggior numero di animali di quanto
si pensasse in precedenza percepiscono il dolore. Noi
ci auguriamo che la direttiva rivista includa un maggior
numero di animali, quali gli invertebrati, promuova la
sostituzione, la riduzione e il perfezionamento dei test
sugli animali e preveda standard più elevati per quanto
concerne i ripari e le cure. Sebbene le compagnie abbiano già l’obbligo di usare alternative laddove possibile,
è difficile rispettarlo. Bisogna porre rimedio a questa
situazione.
L’obiettivo a lungo termine dovrebbe rimanere la
sostituzione di tutti i test sugli animali. Dato che gli
animali sono esseri senzienti, capaci di provare dolore
e affetto, abbiamo l’obbligo morale di continuare a cercare alternative. Se vi è una possibilità di un’alternativa
scientificamente valida alla sperimentazione animale,
dovremmo svilupparla e applicarla. Il Centro europeo
per la convalida di metodi alternativi (ECVAM) ne ha già
convalidati molti, mentre la scienza offre la prospettiva
di produrne molti altri. I metodi quali le simulazioni al
computer e la coltura di cellule stanno già dando risultati promettenti.
È ora che l’UE dimostri delle ambizioni, assumendo la
leadership nella sostituzione dei test sugli animali e
incoraggiando lo sviluppo di alternative.»
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI  20 08 N °32 
Biodiversità
Stabilire nuovi traguardi e una
piattaforma politica
© Antonio Rivas/Iberian Lynx Ex-situ Conservation Programme
10
Man mano che si avvicina la scadenza per raggiungere l’obiettivo
stabilito a livello internazionale per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010, si sta già pensando al traguardo successivo.
Le iniziative prioritarie consisteranno nel partire dai successi del
lavoro attuale, cercando di accelerare il processo, quando l’entità
del problema si manifesta in modo più chiaro. Sono in atto anche
dei preparativi per creare una piattaforma internazionale dedicata
alla biodiversità, ispirata dal gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico.
>
Deve ancora essere determinato il valore economico reale dei servizi dell’ecosistema per la ricchezza e il benessere
dell’uomo (cibo, fibre, acqua limpida,
un suolo salubre, la cattura dell'anidride carbonica e molti altri). Ma la relazione intermedia «L’economia della
biodiversità e degli ecosistemi (TEEB)»,
uno studio globale lanciato lo scorso
anno, dipinge un quadro agghiacciante. Se non interveniamo per proteggere il mondo naturale esistente, fino al
60 % delle barriere coralline potrebbero scomparire entro il 2030 e circa l’11 %
della biodiversità terrestre potrebbe
svanire entro il 2050. Se prendiamo in
considerazione solo quest’ultima, essa
equivale a un calo globale annuale del
PIL pari al 5 %.
«Mentre c’è consenso sul fatto
che le specie stanno scomparendo,
non si è ancora concordi sui motivi
delle nostre preoccupazioni o sulle
politiche da adottare in merito
»
La prima fase dello studio TEEB ha insegnato molto sui servizi della biodiversità e degli ecosistemi. La seconda
fase, adesso in corso, durerà fino al
2010 e fornirà una relazione più consolidata oltre a strumenti per aiutare
i responsabili politici a valutare i costi
e i benefici dei servizi della biodiversità e degli ecosistemi. I risultati finali
saranno presentati alla riunione della
Convenzione sulla diversità biologica
(CDB - COP10) nel 2010.
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI  20 08 N °32 
Nuova piattaforma
Nel novembre 2008 si svolgerà una riunione internazionale a Kuala Lumpur
per sensibilizzare il pubblico sulla
biodiversità nell’intento di definire
una nuova piattaforma equivalente
al gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC). Il titolo
operativo per quella piattaforma è
«Piattaforma internazionale di politica scientifica per la biodiversità e gli
ecosistemi (IPBES)». La TEEB contribuirà a questo processo; la sua relazione
definitiva sarà pubblicata non appena
sarà definita la piattaforma.
La nuova piattaforma si propone obiettivi comuni simili all’IPCC, che è stata
creata prima dell’approvazione della
Convenzione quadro delle Nazioni
Unite sul cambiamento climatico.
L’IPPC ha svolto un ruolo importante
nel sensibilizzare il pubblico e il mondo politico sull’entità dei danni che le
attività umane arrecano al clima. La
biodiversità presenta una sfida diversa: mentre c’è consenso sul fatto che
le specie stanno scomparendo, non si
è ancora concordi sui motivi delle nostre preoccupazioni o sulle politiche da
adottare in merito.
Una volta create, le IPBES dovrebbero incentrarsi non tanto sulle scienze
naturali ma piuttosto sull’aspetto
socioeconomico della perdita di biodiversità, nell’intento di dimostrare
perché un fallimento nel proteggere
le specie di piante e animali minacciate sarebbe dannoso, individuando
i costi e benefici nel proteggere la
biodiversità, consentendo altresì ai responsabili politici di prendere decisioni
calibrate in questo settore.
Nuovi criteri
La riunione COP9 di Bonn dello scorso
maggio ha definito nuove aree per la
biodiversità, quali la biodiversità marina, la biodiversità e il cambiamento
climatico, specie aliene invasive e organismi geneticamente modificati, ma
non ha stabilito nuovi traguardi per la
biodiversità.
Mentre l’Europa si appresta al conseguimento del traguardo del 2010 per
arrestare la perdita di biodiversità,
progredendo in tal senso, i responsabili politici devono prepararsi a fissare
un nuovo traguardo dopo quella data.
Tale traguardo deve essere ispiratore,
credibile e diverso nella sostanza da
quello del 2010. Soltanto allora potremo essere sicuri che il dibattito sulla
biodiversità segni dei progressi. 
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Informazioni della Commissione
sulla biodiversità
ec.europa.eu/environment/nature_
biodiversity/index_en.htm
Convenzione sulla biodiversità
www.cbd.int/cop9/
Relazione intermedia della TEEB
ec.europa.eu/environment/nature/
biodiversity/economics/pdf/teeb_
report.pdf
Natura 2000
11
Creare una rete marina
© Stephan Kerkhofs/Shutterstock
La rete marina Natura 2000 è uno strumento vitale nella lotta per arginare la perdita di biodiversità
nell’UE entro il 2010 e per assicurare la sopravvivenza nel lungo periodo alle specie e agli habitat
più minacciati d’Europa. Una volta ultimata la parte terrestre della rete, l’attenzione si sposta ora
verso la creazione di zone per la conservazione marina. Gli Stati membri hanno tempo fino alla
fine del 2008 per presentare proposte per altri siti marini.
Natura 2000,
la vasta rete
europea delle
aree di conservazione
della natura, è
il cardine della
politica sulla
natura e la biodiversità dell'UE. Essa
poggia su due strumenti della normativa
UE, la direttiva Uccelli
e la direttiva Habitat.
La rete comprende
circa un quinto delle
aree del territorio europeo e delle sue acque
continentali, ma soltanto
una piccola percentuale dei
25 000 siti di Natura 2000 sono parzialmente marini. La maggior parte
di queste zone marine sono nelle acque costiere e soltanto 40 siti circa
sono ubicati in acque che si trovano
a 12 miglia nautiche al largo.
«L’attenzione si sposta ora
verso la creazione di zone per la
conservazione marina»
Questa bassa percentuale si spiega
con un’incertezza giuridica riguardo alle aree territoriali marine, che
soltanto ora è stata risolta, nel senso
che l’obbligo di designare le zone di
protezione coinvolge nella loro interezza le zone economiche esclusive
degli Stati membri. L’elevato costo
della ricerca nelle zone marine, che
si è tradotto in una carenza di conoscenze scientifiche circa le quantità
e la distribuzione dei tipi di specie e
habitat, ha anche ostacolato il processo di designazione.
Designazione dei siti
Rete coerente
La politica UE per la biodiversità
marina, incluse le zone protette, si
è sviluppata nell’ambito degli impegni a livello regionale, europeo e
globale. I capi di stato e di governo
dell’UE si sono impegnati ad arginare la perdita di biodiversità nell’UE
entro il 2010.
I siti marini designati come siti Natura
2000 devono rappresentare un numero sufficiente di habitat e specie
mirate e dovrebbero anche formare
una rete coerente intorno ai mari
d’Europa. Tuttavia le zone marine
possono essere geograficamente
complesse, per la presenza delle
isole e per le caratteristiche molteplici dell’ambiente subacqueo come
i banchi di sabbia. La designazione
è anche complicata dal fatto che le
specie sono mobili e non rispettano
i confini artificiali.
In risposta all’evidenza che la perdita
di biodiversità è ancora in atto e addirittura in fase di accelerazione, l’UE
ha messo a punto un piano d’azione
sulla biodiversità che invita a moltiplicare gli sforzi per rispettare questi
impegni. La Commissione chiede ora
agli Stati membri ulteriori iniziative
per designare i siti marini entro la
fine dell’anno.
I siti designati dovrebbero includere
gli habitat e le specie marine previste dalle direttive Uccelli e Habitat,
tra cui banchi di sabbia e scogliere
d'acqua fredda, 20 specie di tartarughe e di cetacei marini (balene,
delfini e foche), diverse specie di
pesci migratori, nonché numerosi
uccelli marini. Altri elementi di cui
tener conto sono: la gestione del
sito e l’uso sostenibile delle risorse
marine, specialmente per la pesca, i
trasporti, lo sfruttamento dei minerali, e l’energia ricavata dal vento e
dalle maree.
Gli Stati membri sono esortati a
sfruttare le conoscenze scientifiche
esistenti sulle specie e sugli habitat
marini dei loro paesi. Dovrebbero
fare ricorso anche alle competenze
acquisite dal 1992 sulla conservazione e sulla gestione dell'ambiente
marino nell’ambito dei progetti LIFE,
finanziati dall’UE, nonché alla ricerca pertinente, incluso il programma
HERMES (ricerca sugli ecosistemi fragili ai margini dei mari europei).
Si auspica che delle proposte valide
per i siti marini siano presentate entro la fine del 2008. Tutte le proposte
saranno valutate dalla Commissione
con la collaborazione dell’Agenzia
europea dell’ambiente e discusse
su una base scientifica con gli Stati
membri e i soggetti interessati. I piani a più lungo termine richiedono la
creazione di zone marine protette
al di fuori delle acque territoriali degli Stati membri, disciplinate dalla
Convenzione dell’ONU sulla diversità
biologica. 
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Homepage della Commissione su
Natura 2000
ec.europa.eu/environment/nature/
natura2000/index_en.htm
ec.europa.eu/environment/nature/
natura2000/marine/index_en.htm
Homepage della Commissione sul
programma LIFE
ec.europa.eu/environment/life/
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI  20 08 N °32 
12
LIFE
Natura 2000 estende la ricerca alle
popolazioni degli oceani
Le conoscenze sull’ambiente marino in tutta Europa sono state favorite dagli studi e dalle indagini
scientifiche svolte nell’ambito del programma LIFE dell’UE. Negli ultimi quindici anni, più di 50
progetti hanno fornito dati cruciali per individuare i siti da includere nella rete Natura 2000. Per la
prima volta, diversi progetti hanno prodotto dati ambientali per ampie porzioni dei mari d’Europa,
apportando benefici a cetacei e uccelli marini.
© Pedro Geraldes
altresì che, nonostante i cambiamenti nella distribuzione, la popolazione
è rimasta relativamente stabile tra il
1995 e il 2004.
>
Un altro risultato riguardava lo sviluppo di uno strumento informatico per determinare i limiti sicuri del
«bycatch», il numero di creature
catturate involontariamente dai pescatori. Per la focena, il limite per la
cattura accessoria si attestava allo 0 %
e all’1,5 %. Lo strumento può essere
adattato anche per altre specie.
I dati sulla distribuzione e l’abbondanza dei cetacei, la famiglia delle balene e dei delfini, sono stati raccolti in
un’area di oltre un milione di km2 per
due generazioni del progetto LIFENature SCANS. SCANS I si è svolto nel
mar del Nord dal 1992 al 1995, mentre il seguito (SCANS II) si è incentrato sull’Atlantico europeo dal 2004 al
2006. L’Unità di ricerca sui mammiferi
marini dell'Università britannica di St
Andrews, ha coordinato la ricerca con
i partner di 12 paesi dell’UE.
«
Più di 50 progetti hanno fornito
dati cruciali per individuare siti da
includere nella rete Natura 2000
»
Stime della
popolazione
Il progetto ha creato le prime stime
su vasta scala della dimensione delle
popolazioni di focene, delfini con la
pelle bianca, delfini comuni, delfini
bianchi e balenottere rostrate nelle
aree oggetto di indagine. I risultati
hanno dimostrato che la focena era la
specie più diffusa con una popolazione stimata intorno a 386 000 animali in
tutta la zona presa in esame. Indicava
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI  20 08 N °32 
Diverse organizzazioni internazionali
attualmente sfruttano questi risultati
per accertare l’impatto del bycatch e
per attuare le misure di conservazione
sui piccoli cetacei. I risultati aiutano
inoltre gli Stati membri a definire e
accertare lo stato di conservazione
dei cetacei, in conformità alla direttiva Habitat. Inoltre, i dati relativi al
progetto sono stati adottati come
standard per realizzare la rete Natura
2000 nelle acque europee.
Aree importanti
per gli uccelli
L’implementazione della direttiva
Uccelli nell’ambiente marino è cruciale per la conservazione di tutti gli uccelli marini; essa prevede che gli Stati
membri non si limitino unicamente a
tracciare zone di protezione speciali
(ZPS) su qualche sito di riproduzione
sulla costa. I progetti LIFE-Nature gestiti da SEO e SPEA (partner di BirdLife
in Spagna e Portogallo) mirano a
individuare zone importanti per la
conservazione degli uccelli (ZICO)
nelle zone economiche esclusive della Spagna e del Portogallo (ZEE), tra
cui quelle delle Canarie, di Madeira e
delle Azzorre.
Questi due progetti sono rivolti alle
undici specie di uccelli marini inclusi
nell’allegato I della direttiva Uccelli. Il
lavoro in corso prevede un censimento aereo e marino degli uccelli marini
(alcuni censimenti sono stati realizzati mediante SCANS II) il sistema di
controllo via radio e via satellite degli
uccelli, tra cui circa 130 berte grigie
e oltre 20 gabbiani corsi. I ricercatori hanno definito inoltre l’ambiente
marino, tenendo conto di parametri
quali salinità, temperature e correnti
e analizzando l’attività della pesca e i
mammiferi marini.
I dati derivanti da questi studi saranno
sfruttati per determinare la potenziale
distribuzione degli uccelli marini sulla
costa e al largo. Tramite mappe che
evidenziano i punti di correlazioni
con le attività umane e correlazioni
con i dati ecologici e oceanografici,
dovrebbe essere possibile individuare
le aree più idonee a essere qualificate come zone ZICO e ZPS. I ricercatori
descriveranno dettagliatamente le
zone preselezionate, individuando
eventuali minacce e formulando
raccomandazioni sulla loro conservazione. 
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
LIFE e l’ambiente marino
ec.europa.eu/environment/life/
publications/lifepublications/lifefocus/
documents/marine_lr.pdf
Progetto SCANS
biology.st-andrews.ac.uk/scans2/
Progetto IBA in Portogallo
programamarinho.spea.pt/index.
php?op=projibas
Progetto IBA in Spagna
www.seo.org/programa_ficha.
cfm?idPrograma=32
Strato di ozono
13
Ozono: far fronte alle altre sfide
La normativa UE sulla produzione, il commercio e l’uso di sostanze che riducono l’ozono, aggredendo
il sottile strato di ozono stratosferico della Terra deve essere semplificata e ristrutturata. La proposta
di revisione potrebbe entrare in vigore entro il 2010 e mira a migliorare l’applicazione di queste
norme. Lo strato di ozono fornisce una protezione cruciale al pianeta, bloccando il 90 % dei raggi
ultravioletti nocivi.
© Gregor Inkret/iStockphoto
Continuare a progredire
>
Quando l’assottigliamento dello
strato di ozono fu scoperto negli
anni '70, il premio Nobel per la chimica, Paul Crutzen lo descrisse come
«la peggiore catastrofe che abbia colpito l’ambiente globale.» Trent’anni
dopo, il processo messo in atto per
arrestare la distruzione (Protocollo di
Montreal) viene ampiamente ritenuto come un accordo modello sull’ambiente e si stanno facendo progressi
in materia di protezione. Secondo le
stime più recenti, questo strato vitale recupererà i livelli precedenti agli
anni ‘80 tra il 2050 e il 2075 circa.
Mentre il Protocollo è un successo,
la sua implementazione talvolta è
più problematica. Le piccole imprese, in particolare, hanno difficoltà ad
addentrarsi nei complessi meandri
delle norme; ovviamente una semplificazione sarebbe vantaggiosa. La
Commissione propone pertanto una
revisione per snellire le pratiche amministrative a carico delle imprese e
degli Stati membri, facilitando la comprensione e il rispetto della normativa per le imprese. In questo modo
risulterà più facile seguire il sistema
delle quote e delle licenze concesse
per importare ed esportare le sostanze che allargano il buco dell’ozono.
Un altro vantaggio della revisione deriva dal fatto che offre un’opportunità
rapida per mettere alla pari l’UE con
i recenti miglioramenti conseguiti
grazie al Protocollo di Montreal, anticipando ad esempio l’eliminazione
graduale della produzione di idroclorofluorocarburi (HCFC) in Europa
dal 2025 al 2020. Gli HCFC erano usati
generalmente negli impianti di refrigerazione e di aria condizionata,
ma contengono cloro e pertanto
impoveriscono l’ozono stratosferico.
La revisione consolida inoltre l’applicazione delle leggi contro il commercio illegale e l’uso delle sostanze che
allargano il buco dell’ozono nell’UE,
che altrimenti potrebbero aumentare
mentre si procede all’eliminazione graduale degli HCFC. Lo scambio di informazioni sulle suddette sostanze con i
partner commerciali deve rafforzarsi
e una migliore etichettatura spianerebbe la strada a controlli più efficienti da parte delle autorità doganali.
per lo strato di ozono che sono pari a
più di 100 milioni di tonnellate di monossido di carbonio all’anno.
Si propone inoltre di aggiungere alcune nuove sostanze all’elenco attualmente previsto dal regolamento UE
sulla protezione dall’ozono. La produzione e l’importazione dovrebbero essere riferite alle autorità competenti, in
modo da poter monitorare e garantire
l’assenza di rischi che compromettono
i progressi registrati finora.
Le modifiche del regolamento bandirebbero infine l’uso di metilbromuro,
una sostanza nociva per l’ozono che
viene tuttora sfruttata per la fumigazione di merci e di container nei porti
per evitare che le infestazioni si diffondano tramite il commercio internazionale. Alternative sono disponibili e
la pratica dovrebbe terminare entro
il 2015. 
Banche ODS e altre
sfide
Alcune sostanze che riducono lo strato
di ozono (ODS) sono tuttora presenti
nei frigoriferi e nei sistemi di schiume
isolanti ad uso edile e la loro graduale
fuga potrebbe continuare a danneggiare lo strato di ozono contribuendo al
cambiamento climatico. Le modifiche
proposte inasprirebbero le norme per
il recupero e la distruzione di tali sostanze nei prodotti e nelle attrezzature; le cosiddette sostanze «depositate».
La Commissione ritiene che i provvedimenti proposti potrebbero aiutare
l’Europa ad evitare le emissioni nocive
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Proteggere lo strato di ozono,
SUl sito della DG Ambiente
ec.europa.eu/environment/ozone/
index.htm
Revisione della normativa della
Commissione e riesame completo
ec.europa.eu/environment/ozone/
review.htm
Il Protocollo di Montreal all’ONU
ozone.unep.org/
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI  20 08 N °32 
14
Trattamento dei rifiuti
Poniamo fine alla società
dell'usa e getta
© Terry Brisco
La prevenzione e il riciclaggio sono i fili conduttori per gestire i
due miliardi di tonnellate di rifiuti prodotti annualmente nell’UE. In
seguito alla prima revisione significativa della direttiva quadro sui
rifiuti, gli Stati membri devono raggiungere nuovi traguardi ambiziosi
per il riciclaggio entro il 2020, elaborando programmi di prevenzione
sui rifiuti, che prevedano una gerarchia a cinque categorie nella
gestione dei rifiuti, nonché definizioni più chiare dei vari metodi di
trattamento dei rifiuti; ciò sarà vantaggioso per tutti.
Direttiva modificata
>
Di recente il Parlamento europeo ha
approvato la revisione della direttiva
quadro sui rifiuti che entrerà in vigore
quest’anno. La modifica è intesa ad aggiornare il modo in cui l’Europa tratta
i rifiuti, facendo sì che i paesi riciclino
molto di più di quanto succede attualmente. La prevenzione dei rifiuti, sottolinea, è la soluzione migliore.
La direttiva quadro sui rifiuti, uno degli strumenti legislativi di più antica
data della normativa, è in vigore sin
dal 1975. Essa fornisce orientamenti
agli Stati membri per il coordinamento
della gestione dei rifiuti, per aiutarli a
limitare la produzione di rifiuti, ottimizzando l’organizzazione del trattamento
e dello smaltimento.
«L’enfasi posta sulla prevenzione
dei rifiuti fa parte dell’iniziativa
per spezzare il legame tra crescita
economica e conseguenze ambientali
della produzione di rifiuti
»
Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, ogni cittadino europeo produce in media 3,5 tonnellate di rifiuti
ogni anno. La cifra è salita negli ultimi
decenni e le stime dell’OCSE indicano
un incremento di quasi il 45 % entro il
2020 rispetto al 1995. Circa i due terzi di
questi rifiuti finiscono nelle discariche
o vengono bruciati negli inceneritori.
Il risultato è uno scialacquo di preziose
risorse e danni ambientali e sanitari dovuti all’inquinamento e all’emissione di
gas a effetto serra quali il monossido di
carbonio e il metano.
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI  20 08 N °32 
La direttiva rivista si prefigge nuovi traguardi di riciclaggio a livello di UE. Entro
il 2020 gli Stati membri devono garantire che la metà di tutta la carta, il metallo, la plastica e il vetro provenienti dal
consumo delle famiglie e rifiuti simili,
nonché il 70 % dei rifiuti prodotti dalle
attività di costruzione e demolizione,
venga riciclato.
In base alle disposizioni inasprite sulla
prevenzione dei rifiuti, gli Stati membri dovranno inoltre stilare programmi nazionali di prevenzione dei rifiuti
indicativamente entro il 2013 (cioè a
distanza di cinque anni dall’entrata in
vigore della direttiva rivista). Tali programmi dovranno anche essere pubblicati, in modo da rendere palesi a tutti
i progressi registrati. La Commissione
europea potrebbe decidere di fissare
degli indicatori per rendere più efficace
il monitoraggio.
Priorità alla
prevenzione
Mettere l’accento sulla prevenzione
fa parte dell’iniziativa per spezzare il
legame tra crescita economica e conseguenze ambientali della produzione
di rifiuti. La Germania e i Paesi Bassi
hanno già dimostrato che ciò è possibile, riducendo la produzione dei loro
rifiuti urbani nell’ultimo decennio pur
GERARCHIA A CINQUE
CATEGORIE NELLA
GESTIONE DEI RIFIUTI
Prevenzione, riutilizzo,
riciclaggio, recupero,
smaltimento
continuando a godere di una crescita
economica.
La Commissione riconosce che la revisione è solo un punto di partenza per
ulteriori azioni sulla prevenzione della
produzione dei rifiuti e che si avverte
anche l’esigenza di sfruttare gli strumenti esistenti quali le politiche, le
campagne d’informazione e le migliori
tecniche disponibili.
La nuova gerarchia a cinque categorie
si basa sulle tre «R», riutilizzo, riciclaggio
e recupero (di energia), privilegiando
la prevenzione e optando per lo smaltimento sicuro come ultima soluzione.
Tuttavia, la normativa consentirà di riciclare invece di riutilizzare certi rifiuti,
se l’analisi del ciclo di vita dimostra che
è meglio per l’ambiente.
La direttiva modificata si fonda sui
principi sanciti nelle strategie tematiche sui rifiuti e sull’uso sostenibile delle
risorse. Essa integrerà la normativa
UE sui rifiuti sostituendo tre direttive
esistenti: la direttiva quadro sui rifiuti, la
direttiva sui rifiuti pericolosi e quella sugli
oli usati. 
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Homepage della Commissione sulla
politica in materia rifiuti
ec.europa.eu/environment/waste/index.
htm
15
agenda
NOVEMBRE//DICEMBRE//MARZO//APRILE
6 novembre 2008
5-7 marzo 2009
Giornata internazionale per la
prevenzione dello sfruttamento
dell’ambiente in guerra e nei
conflitti armati.
Oltre Kyoto: Concentrarsi
sulle sfide del cambiamento
climatico – La scienza incontra
il mondo dell’industria, della
politica e il pubblico, ad
Aarhus, Danimarca. Conferenza
per promuovere l’uso avanzato
della conoscenza come
base dei quadri normativi,
dell’innovazione e dello
sviluppo di nuove tecnologie
per lo sviluppo sostenibile e
l’ecoefficienza.
www.un.org/depts/dhl/
environment_war/index.html
1-12 dicembre 2008
14a Conferenza delle parti alla
Convenzione quadro delle
Nazioni Unite sul cambiamento
climatico (UNFCCC), 4a sessione
dell'incontro delle parti del
Protocollo di Kyoto, Poznan,
Polonia. Nel corso delle riunioni
continua la preparazione
del periodo post-Kyoto e la
trattativa per un accordo quadro
internazionale sul cambiamento
climatico.
www.cop14.gov.pl/index.
php?lang=EN
e decisioni», a Copenhagen,
Danimarca. Si prefigge di fornire
una sintesi delle conoscenze
scientifiche sul cambiamento
climatico.
climatecongress.ku.dk/
6-8 aprile 2009
5° Congresso internazionale
e mostra sull’efficienza
energetica e le fonti di energia
rinnovabili, a Sofia, Bulgaria.
Presenta le nuove tecnologie,
attrezzature e servizi nel settore
delle fonti rinnovabili e del
risparmio energetico.
www.klima.au.dk/dk/
forside/konferencebeyondkyotoconferen/
viaexpo.com/congress-ee-vei/
eng/congress.php
10-12 marzo 2009
Congresso internazionale
scientifico sul cambiamento
climatico – «Cambiamento
climatico: rischi globali, sfide
23-24 aprile 2009
EMAN 2009: Contabilità
ambientale e indicatori per lo
sviluppo sostenibile, Praga,
Repubblica ceca. Si incentra
sulla contabilità ambientale e
sugli indicatori per lo sviluppo
sostenibile a livelli micro e
macro.
ea-sdi.ujep.cz/en/
conference-2009.html
PER ULTERIORI
INFORMAZIONI SULLE
RECENTI PROPOSTE
LEGISLATIVE VISITARE
IL SITO:
eur-lex.europa.eu/it/
index.htm
NUOVE PUBBLICAZIONI DELLA DIREZIONE GENERALE DELL’AMBIENTE
natura 2000
• Natura 2000 est le réseau européen de zones
de conservation de la nature, mis sur pied pour
garantir la survie des espèces et des habitats
européens les plus précieux. Il ne se limite
pas aux réserves naturelles, mais repose sur
un principe bien plus vaste de conservation et
d’utilisation durable, où l’homme et la nature
peuvent coexister en harmonie.
• D’ici à la fin de 2008, le réseau sera constitué de plus de 25 000 sites, couvrant environ
20 % du territoire total de l’Union européenne — soit environ 800 000 km — ainsi que
100 000 km d’environnement marin.
• Natura 2000 s’inscrit au cœur de la politique
de conservation de la nature de l’Union européenne et constitue une remarquable démonstration de la volonté européenne d’agir pour
préserver la richesse de sa biodiversité locale
pour les générations futures.
• La faune, la flore et les écosystèmes européens
sont menacés. L’Union européenne s’est engagée à enrayer l’érosion de la biodiversité pour
2010 et a signé un accord international visant
à réduire de façon significative la perte de biodiversité d’ici à cette date. Natura 2000 joue
un rôle primordial dans la réalisation de cet
objectif.
• Le réseau repose sur deux instruments novateurs de la législation communautaire: la directive «Oiseaux» de 1979 et la directive «Habitats» de 1992.
• Natura 2000 est encore en train de se développer, couvrant une faune et une flore européennes toujours plus riches. Il offre déjà une
protection à plus de 1 000 espèces animales
et végétales rares et menacées et à 200 types
d’habitat dans les vingt-sept États membres.
NATURA 2000
Numero di catalogo: KH-81-08-188-EN-C
Scheda di sintesi, disponibile in inglese, francese,
tedesco e spagnolo
Un’introduzione alla rete UE delle zone
di conservazione della natura. Entro la
fine del 2008, comprenderà più di 25 000
siti, che coprono circa un quinto dell’area
terrestre totale dell’UE e 100 000 km2 del
suo ambiente marino.
Azione dell’UE contro il cambiamento
climatico: adattarsi al cambiamento
climatico
Adapting to
ISBN 978-92-79-06308-4
climate change
Numero di catalogo: KH-78-07-197-IT-C
Opuscolo, disponibile in inglese, francese,
tedesco, italiano, polacco e spagnolo
Una sintesi sulla minaccia che incombe
sul nostro pianeta derivante dal cambiamento climatico
e l’urgenza di farvi fronte. Contiene un sommario
sull’adattamento, sugli ecosistemi sani, sull’impatto del
riscaldamento globale, sui settori di intervento dell’UE e
sulle azioni che potrebbero essere intraprese dalle autorità.
KH 81 08 184 IT C
Commission
européenne
Fiche d’information environnementale
Un regalo
per Bilulu
EU action against climate change
L’azione dell’UE
contro il cambiamento climatico
Alla guida dell’azione
globale in vista
del 2020 e oltre
8
200
Edizione
Un presente per Timmy
ISBN 978-92-79-08122-4
Numero di catalogo: KH-81-08-184-IT-C
Opuscolo, disponibile in inglese e altre
19 lingue
Una storia per bambini
sull’importanza di scegliere doni che
non sono nocivi per l’ambiente, come
i giocattoli fatti in casa e quelli in
materiali naturali.
Azione dell’UE contro il cambiamento
climatico: guidare l’azione globale
verso il 2020 e oltre
ISBN 978-92-79-09336-4
Numero di catalogo: KH-30-08-331-IT-C
Opuscolo, disponibile in inglese, francese,
tedesco, italiano, polacco e spagnolo
Questa pubblicazione aggiornata
contiene una sintesi del gennaio 2008
sul pacchetto clima e energia.
Salvo ove diversamente indicato, tutte le pubblicazioni sono
disponibili gratuitamente presso la Libreria dell'UE collegandosi
al sito bookshop.europa.eu oppure presso il Centro
informazioni (BU-9 0/11), DG Ambiente, Commissione europea,
B-1049 Bruxelles, Belgio.
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI  20 08 N °32 
■
AGENDA 2008 PER LA SETTIMANA
MONDIALE DELL’ACQUA: PRIORITÀ
PER LA SALUTE
Le questioni inerenti all’acqua sono state al
centro dei dibattiti della settimana mondiale
dell’acqua di quest’anno, che si è svolta dal
17 al 23 agosto a Stoccolma. Circa 2 600 persone del mondo imprenditoriale, della politica e
della società civile erano presenti all’evento. Si
sono tenute oltre 100 sessioni plenarie, seminari, workshop ed eventi collaterali sul tema
«Progresso e prospettive per l’acqua: per un
mondo pulito e salubre con un’attenzione particolare all’accesso ai servizi igienici».
Circa due miliardi e seicento milioni di persone
nel mondo non hanno ancora accesso a servizi
igienici adeguati. Ciò causa notevoli problemi
sociali e ambientali, aumentando l’instabilità in
regioni già fragili. Uno degli obiettivi della settimana mondiale dell’acqua consiste nel sensibilizzare il pubblico e nel promuovere l’azione
nelle fasi iniziali per trovare una soluzione ai
molteplici problemi relativi ad acqua e politica di
sviluppo, pianificazione e gestione, nell’intento
di prevenire i problemi sanitari.
Altre aree principali di discussione includevano
il cambiamento climatico, i finanziamenti e la
corruzione, la gestione delle risorse idriche, l’ambiente, gli ecosistemi e le acque transfrontaliere.
La settimana ha offerto inoltre l’occasione per
congratularsi con i vincitori del 2008 di diversi
premi, tra cui il premio dell’acqua di Stoccolma,
che è stato assegnato al professor John Anthony
Allan, l’ideatore del rivoluzionario concetto «acqua virtuale». Questa piattaforma annuale aperta è iniziata nel 1991 con il simposio sull’acqua di
Stoccolma, sostituita, dal 2005, dalla settimana
mondiale dell’acqua. 
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Settimana mondiale dell’acqua
www.worldwaterweek.org
RESTRIZIONI SUL PESCATO DI
TONNO ROSSO
In giugno la Commissione europea ha deciso di
chiudere le tonniere con reti a circuizione per
la pesca del tonno rosso nel Mediterraneo e
nell’Atlantico orientale, in base alle informazioni aggiornate sull’attività della flotta europea.
Questa misura di emergenza era volta a preservare gli stock di tonni rossi da un'ulteriore
impoverimento consentendo tuttavia ai pescatori tradizionali su piccola scala di mantenere la
propria attività.
Oltre al Mediterraneo e all’Atlantico orientale, le
restrizioni includono le tonniere con reti a circuizione (i pescatori utilizzano reti solide per i pesci
che stanno vicino alla superficie) battenti bandiera di Cipro, Francia, Grecia, Italia e Malta dal 16
giugno, e bandiera spagnola dal 23 giugno. La
Commissione ha dichiarato che le flotte di tonniere con reti a circuizione avevano già esaurito
la quota consentita per il 2008, dal momento che
alcuni pescherecci non hanno dichiarato il loro
quantitativo di cattura o lo hanno superato.
Era quindi necessario chiudere prima del solito
per evitare di ripetere il superamento dei limiti di
pesca, mettendo a repentaglio gli stock già indeboliti dei tonni rossi. È consentita la pratica della
pesca non industriale, poiché ha un impatto di
gran lunga inferiore sugli stock rispetto ai metodi
applicati dalle tonniere con reti a circuizione. 
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Misure per la conservazione dei pesci
ec.europa.eu/fisheries/cfp/
management_resources/
conservation_measures_en.htm
NUOTARE TRANQUILLI
Nel giugno del 2008, la Commissione europea ha
pubblicato l’ultima relazione annuale concernente la qualità delle acque di balneazione nell’UE. I
campioni prelevati durante la stagione balneare
precedente hanno rivelato che la maggioranza
delle acque di balneazione costiere e interne in
KH-AD-08-032-IT-C
■
© Commissione europea
■
© Commissione europea
notizie in breve
Europa sono conformi alle norme UE, rispettivamente intorno al 95 % e all’89 %. Tuttavia,
la Commissione sostiene che gli Stati membri
devono fare ulteriori progressi per arginare
l’inquinamento.
È stato fatto un accertamento su oltre 21 000 località balneari nei 27 Stati membri durante la stagione
balneare 2007 che generalmente va da aprilemaggio fino a ottobre-novembre. Più del 68 % di
queste località erano costiere; le altre includevano
i fiumi e i laghi. La relazione ha registrato una lieve
diminuzione nel numero di località che rispettano
i limiti UE rispetto all’anno scorso. Il processo di
valutazione tiene conto dei parametri fisici, chimici e microbiologici. Come si era osservato negli
anni precedenti, l’inquinamento microbiologico
è il principale fattore limitante per la qualità delle
acque di balneazione, derivante dalle acque reflue
o dalle acque di dilavamento di origine agricola.
Nel 2006, l’UE ha adottato una nuova direttiva che
estende la portata della normativa precedente, che
risale al 1975. In particolare la nuova direttiva è volta
a garantire la coerenza con la direttiva quadro sulle
acque, per aggiornare i parametri e monitorare i
provvedimenti, promuovendo la diffusione delle
informazioni sulla qualità delle acque di balneazione. Gli Stati membri hanno tempo fino al 2015 per
applicare integralmente la nuova normativa.
E’ possibile avere accesso ad altre informazioni
sulle acque di balneazione sul sito «Eye on Earth»
lanciato dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA)
e da Microsoft lo scorso luglio. Il sito propone una
mappa di località balneari classificate che si basa
sulla valutazione dell’AEA e sull’esperienza degli
utenti. Sono disponibili inoltre mappe interattive
e dati sul sito WISE, gestito dalla Commissione e
dall’AEA. Queste informazioni sono sufficienti per
rassicurarvi quando andate a fare una nuotata e
non dovete preoccuparvi se inghiottite un po'
d’acqua! 
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Relazione della Commissione sulle acque di
balneazione
ec.europa.eu/environment/water/
water-bathing/report_2008.html
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