2008 N°32 L’Ambiente per gli Europei NE ED I Z IOA LE SPEC I A R E SU L M Periodico della direzione Proteggere e sfruttare i mari COMMISSIONE EUROPEA generale Ambiente editoriale Periodico della direzione generale Ambiente La direttiva quadro dell’UE sulla strategia marina, adottata di recente, è intesa ad affrontare tutte queste problematiche. Il suo obiettivo principale consiste nel conseguire un «buono stato ecologico» dell’ambiente marino in Europa entro il 2020, garantendo acque salubri, produttive, contraddistinte da una varietà ecologica, nonché l’uso sostenibile di beni e servizi marittimi. Gli Stati membri dovranno ora adottare un approccio integrato basato su solide conoscenze scientifiche, iniziando dai problemi più gravi. Questo numero analizza inoltre i piani dell’UE volti ad ampliare Natura 2000 con la creazione di una rete marina per le aree protette. Vi sono inoltre articoli che riguardano l’Artico, che sta diventando un terreno di scontro per le risorse e un luogo in cui i ghiacci che si sciolgono mettono in risalto gli effetti del riscaldamento globale, e la proposta della Commissione di vietare il commercio dei prodotti di foca in ambito comunitario. Nella rubrica «Approfondimento» che consta di due pagine, si passa in rassegna la sperimentazione sugli animali, un argomento controverso che spesso suscita reazioni emotive. Mentre la Commissione si accinge ad aggiornare una direttiva di vent'anni fa sulla protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici, i rappresentanti dei gruppi a favore del benessere degli animali e l’industria farmaceutica esprimono le loro opinioni su quello che, in futuro, l’Europa dovrebbe fare in materia di sperimentazione. L’EUROPA AMBIENTALE ONLINE Desiderate sapere cosa fa l’Europa per tutelare l’ambiente, cosa si intende per prodotto della politica integrata e come avere i requisiti per ottenere il marchio comunitario di qualità ecologica Ecolabel? Per saperne di più consultate il sito web della DG ambiente: ec.europa.eu/environment/index_it.htm AVVISO LEGALE Né la Commissione europea, né le persone che agiscono in suo nome sono responsabili per l’uso che può essere fatto delle informazioni contenute nella presente pubblicazione e per gli eventuali errori che sussistessero nonostante l’impegno dedicato alla stesura e alla verifica della pubblicazione. Stampato su carta riciclata che ha ricevuto il marchio comunitario di qualità ecologica Ecolabel per la carta grafica (ec.europa.eu/environment/ecolabel) Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee 2008 ISSN 1563-4191 © Comunità europee, 2008 E’ consentita la riproduzione del testo purché sia indicata la fonte. E’ vietata la riproduzione delle fotografie, e se del caso, delle illustrazioni e dei grafici. Stampato in Belgio L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI 20 08 N °32 INFORMAZIONI EDITORIALI L’Ambiente per gli Europei è pubblicato dall’unità Comunicazione della direzione generale dell’Ambiente. È disponibile in inglese, francese, tedesco, italiano, spagnolo, polacco e greco. Abbonamento gratuito. È possibile abbonarsi compilando il modulo all’interno della rivista o on-line all’indirizzo: ec.europa.eu/environment/mailingregistration/main/mailing_reg.cfm Caporedattore: Nicholas Hanley Coordinatore: Jonathan Murphy Per maggiori informazioni rivolgersi all’unità Comunicazione: Fax: +32 (0)2 29-86327 Informazioni e documenti: ec.europa.eu/environment/env-informa/ Sito L’Ambiente per gli Europei: ec.europa.eu/environment/news/efe/index_it.htm 2008 N°32 Le risorse dei nostri preziosi mari sono minacciate dalle attività umane a livelli senza precedenti. La pesca commerciale si sta esaurendo a un ritmo allarmante, l’inquinamento rimane una costante e molte specie marine stanno lottando per la sopravvivenza. Anche il cambiamento climatico ha un impatto negativo sugli oceani in tutto il mondo e si ripercuote sul livello dell’acqua, sulle correnti e sulla biodiversità in modo molto più rapido di quanto si immaginasse. www.ec.europa.eu/environment/news/efe/index_it.htm L’Ambiente per gli Europei EDIZIONE SPECI ALEE SUL MAR Proteggere e sfruttare i mari © Copertina: Samot/Shutterstock SOMMARIO n° 32 03 04 06 07 08 Caccia alle foche Priorità al benessere degli animali Direttiva quadro sulla strategia marina Proteggere e sfruttare i mari Gestione delle zone costiere Si profila all’orizzonte un approccio più integrato Artico Verso una politica internazionale APPROFONDIMENTO Sperimentazione sugli animali 10 Biodiversità 11 Natura 2000 12 LIFE 13 Strato di ozono 14 Trattamento dei rifiuti 15 16 Stabilire nuovi traguardi e una piattaforma politica Creare una rete marina Natura 2000 estende la ricerca alle popolazioni degli oceani Ozono: far fronte alle altre sfide Poniamo fine alla società dell'usa e getta Agenda // Nuove pubblicazioni Notizie in breve • Agenda 2008 per la settimana mondiale dell’acqua: priorità per la salute • Restrizioni sul pescato di tonno rosso • Nuotare tranquilli Caccia alle foche 03 Priorità al benessere degli animali Ogni anno nel mondo si cacciano legalmente 900 000 foche. Sotto la spinta delle preoccupazioni relative al benessere degli animali nell’ambito della caccia alle foche, la Commissione europea ha proposto il divieto di commercializzazione dei prodotti di foca che entrano, attraversano o sono esportati dall’Unione europea. Soltanto i paesi che sono in grado di dimostrare che i loro prodotti rispettano certe condizioni, cioè il modo in cui le foche sono uccise e scuoiate, saranno autorizzati al commercio. Preoccupazioni in fatto di benessere In generale si ritiene che le popolazioni di foche cacciate a fini commerciali non siano minacciate. Tuttavia, negli ultimi anni, diverse istituzioni dell’UE e l'opinione pubblica hanno espresso profonda preoccupazione sugli aspetti legati al benessere degli animali nella caccia alle foche. © DG ENV > per la sicurezza alimentare (EFSA). L’indagine ha indicato che il modo di gestire la caccia alle foche varia considerevolmente ma tutti i sistemi sono suscettibili di miglioramenti. Alcuni dei paesi presi in esame hanno adottato e applicato sistemi di gestione esaustivi per minimizzare il conflitto tra produzione e benessere degli animali; altri si preoccupano meno del benessere degli animali e hanno sistemi di gestione meno evoluti. La maggior parte della caccia commerciale alle foche viene praticata solo in otto paesi, di cui il 60 % del totale in Canada, Groenlandia e Namibia. Nell’UE, le foche sono uccise in Finlandia, Svezia e Regno Unito (Scozia). Tuttavia, la maggioranza dei prodotti di foca nell’UE provengono dai paesi terzi. Si calcola che un terzo del commercio mondiale dei prodotti di foca passi o finisca nell’UE. Negli anni ‘80, i timori sulla diminuzione del numero di alcune popolazioni di foche (in particolare la foca della Groenlandia e la foca crestata) in seguito alla caccia non tradizionale, ha indotto a disciplinare il settore per proteggerle. Nel 1983, l’UE ha adottato una direttiva che vieta l’importazione commerciale di pelli di cuccioli di foca della Groenlandia e foca crestata e dei relativi prodotti nei paesi dell’UE, dove tutte le specie di foche sono protette dalla direttiva Habitat adottata nel 1992. L’obiettivo principale della direttiva era mantenere o ripristinare condizioni di conservazione favorevoli alla specie delle foche, tenendo conto della dimensione della popolazione, bandendo inoltre certi metodi di cattura e di uccisione. Nel settembre del 2006, il Consiglio d'Europa raccomandava un divieto per tutti i metodi di caccia crudeli e lo stordimento delle foche con certi strumenti. Il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione di redigere un regolamento per vietare l’importazione, l’esportazione e la vendita di tutti i prodotti derivati dalle foche della Groenlandia e dalle foche crestate, evitando qualsiasi impatto sulla caccia tradizionalmente praticata dagli Inuit. Il parere scientifico dell’EFSA indica che le foche possono essere uccise rapidamente in modo efficace con vari metodi che non causano dolore inutile, angoscia e sofferenza. È provato, comunque, che ciò non sempre accade nella pratica e che alcuni animali sono uccisi e scuoiati in modi che causano dolore, angoscia e sofferenze che potrebbero essere evitati. Il divieto proposto dalla Commissione sul commercio dei prodotti di foca armonizzerebbe il mercato interno, che attualmente ha vari livelli di divieti o di attuazione dei divieti in alcuni paesi dell’UE. Se la proposta verrà adottata dal Parlamento e dal Consiglio, il commercio dei prodotti di foca sarebbe autorizzato solo se le nazioni dedite alla caccia alle foche possono garantire che applicano ed impongono alti livelli di benessere degli animali durante la caccia e che limitano le sofferenze inutili cagionate agli animali. Pratiche di caccia La Commissione ha eseguito un’indagine obiettiva e approfondita sul benessere degli animali nella caccia alle foche, con un’attenzione particolare a Canada, Finlandia, Groenlandia, Namibia, Norvegia, Russia, Svezia e Regno Unito (Scozia). Lo studio ha preso in esame i regolamenti e le pratiche di gestione per la caccia alle foche, individuando le migliori pratiche sulla base del parere scientifico dell’Autorità europea PER ULTERIORI INFORMAZIONI DG Ambiente – homepage sulle foche ec.europa.eu/environment/biodiversity/animal_welfare/seals/ seal_hunting.htm Parere dell’EFSA sulla caccia alle foche www.efsa.europa.eu/EFSA/efsa_locale-1178620753820_ 1178671319178.htm L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI 20 08 N °32 04 Direttiva quadro sulla strategia marina Proteggere e sfruttare i mari © Commissione europea Si sta definendo una nuova strategia ambiziosa per far fronte alla sfida della protezione dei mari. In base alla nuova direttiva quadro sulla strategia marina, gli Stati membri devono mettere a punto strategie marine ambiziose rivolte ai problemi quali la distruzione degli habitat, lo sfruttamento eccessivo della pesca, l’uso sostenibile dei beni e dei servizi marittimi, al fine di conseguire un buono stato ambientale entro il 2020. La strategia richiede un approccio basato sulla gestione che riconosca l’interdipendenza tra le varie problematiche, fondato su un adeguato monitoraggio e analisi scientifiche. La priorità di azione spetta ai problemi più urgenti. > Poche risorse naturali sono preziose come i mari. Essi regolano il clima, raccolgono e distribuiscono l’energia solare e assorbono l'anidride carbonica. Essi ospitano l’impressionante percentuale del 90 % degli organismi viventi del pianeta e contribuiscono in larga misura al nostro benessere economico e sociale, offrendoci attività quali la pesca, i trasporti e le riserve di energia. Tuttavia da decenni l’ambiente marino è andato deteriorandosi. I bacini marini intorno a noi sono colpiti dalla perdita di biodiversità, dall’inquinamento e dall’eutrofizzazione e il patrimonio ittico oggetto di commercializzazione non è mai stato più basso. La causa principale è naturalmente l’attività umana, tra cui l’agricoltura, l’industria, il turismo, la pesca e i trasporti marittimi. Gli esperti temono che il cambiamento climatico aggraverà tali effetti sconvolgendo la stabilità dei livelli dell’acqua e della sua acidità, delle correnti oceaniche e degli ecosistemi. Nonostante molteplici convenzioni internazionali, l’attuale gestione della qualità delle risorse marine è decisamente inadeguata, sia in Europa che nel resto del mondo. L’Europa partecipa a molti accordi, ivi inclusa la Convenzione sulla protezione dell’ambiente marino nel mar Baltico (HELCOM), la Convenzione L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI 20 08 N °32 sulla protezione dell’ambiente marino nell’Atlantico nord-orientale (OSPAR) e la Convenzione sulla protezione dell’ambiente marino e la regione costiera del Mediterraneo (Convenzione di Barcellona). Ma sebbene tali accordi favoriscano la protezione marina mobilitando risorse, raccogliendo dati e facilitando metodi di misurazione e di valutazione congiunti, la Commissione ha da tempo riconosciuto l’esigenza di implementare e applicare la normativa in modo più integrato. Politica marittima dell’UE Nel 2002, la protezione marina è diventata una delle sette strategie tematiche della Commissione che rientrano nel 6° piano d’azione per l’ambiente e a sei anni di distanza, nel giugno 2008, dopo ampie consultazioni con tutti gli Stati membri dell’UE e i soggetti interessati, l’UE ha infine adottato la sua ambiziosa direttiva quadro sulla strategia marina che deve diventare il pilastro ambientale della politica marittima integrata della Comunità. La nuova direttiva è volta a proteggere i mari e gli oceani in tutta l’Europa e a garantire che le attività umane siano svolte in modo sostenibile. Essa non prevede alcun provvedimento di protezione specifico, ma fa appello agli Stati membri affinché elaborino strategie marine per migliorare lo stato ambientale dei mari. L’obiettivo è quello di assicurare che l’acqua del mare sia pulita, salubre, produttiva e diversa sotto il profilo ecologico entro il 2020, garantendo la possibilità di sfruttamento sostenibile da parte delle generazioni future. Agli Stati membri si richiederà di mettere a punto le strategie marine in diverse fasi. Le problematiche devono essere analizzate nel loro contesto locale e le convenzioni regionali sui mari devono essere rispettate. Il processo inizia con una fase preparatoria da terminare entro il 15 luglio del 2012, che sfocerà in una valutazione iniziale volta a definire cosa si intende per «buono stato ambientale» in una determinata regione marittima, stabilendo obiettivi e indicatori ambientali che misurino, ad esempio, le pressioni esercitate da un settore specifico su un dato sistema marino. Strategie nazionali Entro il luglio del 2016, gli Stati membri devono disporre di concreti provvedimenti atti ad implementare le loro strategie marine. La Commissione convalida e riesamina tali provvedimenti, verificando che siano sufficientemente incisivi per raggiungere gli obiettivi prefissati per il buono stato ambientale. Il riesame degli elementi della strategia sarà inoltre completato ogni sei anni. Molti dei problemi insiti nell’ambiente marino sono di vecchia data e spesso intercorre un certo intervallo di tempo prima che i sistemi marini rispondano alle mutevoli pressioni a cui sono sottoposti. In alcuni casi, i danni inferti agli ecosistemi marini possono impiegare più di 12 anni prima di essere corretti. La direttiva consente eccezioni in tal caso. L’obiettivo è quello di basarsi sulle convenzioni regionali esistenti sul mare utilizzandole come piattaforma di implementazione per i provvedimenti nelle varie regioni. In tal senso, la normativa si allontana da n primo piano I Direttiva quadro sulla strategia marina 05 LE TAPPE PRINCIPALI DELLA DIRETTIVA SULLA STRATEGIA MARINA Luglio 2008: entrata in vigore Luglio 2012: • descrizione/valutazione dell'attuale stato ambientale • determinazione del buono stato ambientale • definizione degli obiettivi ambientali © Commissione europea © Guillaume Dubé/iStockphoto Luglio 2014: programma di monitoraggio Entro il luglio del 2015: programma di misure volte a conseguire un buono stato ambientale Entro il 2016: entrata in vigore del programma di misure Entro il 2020: conseguimento di un buono stato ambientale ➜ un approccio che analizza i problemi marini singolarmente passando invece a un orientamento integrato e proattivo rivolto all’ambiente marino nel suo complesso. Approccio ecosistemico «L’obiettivo è quello di assicurare che l’acqua del mare sia pulita, salubre, produttiva e diversa sotto il profilo ecologico entro il 2020 » La direttiva quadro sulla strategia marina segue un approccio innovativo basato sugli ecosistemi, in base al quale i paesi devono esaminare tutte le pressioni e gli impatti su un ecosistema, nonché le migliori conoscenze scientifiche al riguardo, prima di stabilire priorità e obiettivi. Gli Stati membri devono pertanto prendere in esame l’intero ecosistema, affrontando innanzitutto i problemi principali e più gravi. Devono anche collaborare per decidere cosa si intende per buono stato ambientale. Anche la pesca In linea con la recente conferma da parte della Commissione in merito a un approccio multisettoriale sugli ecosistemi nella gestione dei mari, la direttiva dovrebbe accelerare l’integrazione dei problemi ambientali nella politica della pesca. Adesso si auspica che i responsabili del settore rispondano alle esigenze ambientali e, a loro volta, i responsabili ambientali dovranno tener conto delle pressioni ambientali e dell’impatto sul settore ittico. Gli Stati membri devono individuare meccanismi per assicurarne la sinergia, un processo che deve essere supervisionato dalla Commissione. Tutti gli obiettivi ambientali saranno stabiliti in base a ciò che gli esperti definiscono «buono stato ambientale». Secondo il nuovo approccio multidisciplinare per gli ecosistemi sarà necessario tener conto del valore dei beni e dei servizi marini. Una recente comunicazione della Commissione su una strategia europea per la ricerca marina e marittima illustra in che modo il potenziamento della ricerca contribuisce alle sfide marine e marittime future. Gli input vitali giungeranno dai progetti di ricerca europei più rappresentativi e dalle reti quali HERMES, che esamina gli ecosistemi sensibili al confine con i mari europei, il progetto sulla biodiversità marina MarBEF e vari progetti marini LIFE. I responsabili politici avranno in tal modo un quadro completo dell’ambiente, come base per un migliore processo decisionale. La direttiva fa appello inoltre a provvedimenti di protezione speciali per creare reti ben strutturate e rappresentative delle aree marine protette. Gli Stati membri devono armonizzare la loro risposta a specifici ecosistemi, adottando provvedimenti specifici in una regione, incentrandosi sui punti sensibili degli habitat e delle specie, stabiliti dalle direttive Habitat e Uccelli per la rete Natura 2000 e andando aldilà degli stessi. PER ULTERIORI INFORMAZIONI Strategia marina ec.europa.eu/environment/water/marine/ index_en.htm Politica marittima ec.europa.eu/maritimeaffairs/ LIFE ec.europa.eu/environment/life/index.htm Vita sulla costa, mari e settore ittico ec.europa.eu/environment/life/themes/seas/index.htm ec.europa.eu/environment/life/publications/ lifepublications/lifefocus/documents/marine_lr.pdf Progetto HERMES (Hotspot Ecosystems Research on the Margins of European Seas) www.eu-hermes-.net Rete MarBEF (Marine Biodiversity and Ecosystem Functioning) www.marbef.org Prevista già da anni, la direttiva quadro sulla strategia marina sarà finalmente operativa. Si tratta adesso di creare piattaforme per lo scambio di informazioni e di redigere ulteriori guide sul buono stato ambientale da conseguire entro il 2010. L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI 20 08 N °32 06 Gestione delle zone costiere Si profila all’orizzonte un approccio più integrato > «L’iniziativa è L’UE ha 100 000 chilometri di coste che si estendono dal ghiaccio baltico della Finlandia alle spiagge soleggiate di Cipro. Queste coste offrono un’ampia gamma di habitat: terreni paludosi, foreste, spiagge sabbiose e rocce calcaree, contribuendo alla ricchezza della biodiversità e svolgendo un ruolo vitale nei settori economici comunitari e del tempo libero. Tuttavia le fragili spiagge d’Europa stanno diminuendo da anni. Circa un quinto del litorale è gravemente colpito dall’erosione provocata dall’innalzamento del livello del mare e dalle tempeste sempre più frequenti, problemi che sembrano destinati a peggiorare man mano che il cambiamento climatico si acuisce. Altre minacce riguardano le maree nere, la proliferazione delle alghe e le alluvioni, fenomeni spesso legati alle attività umane lungo le coste, quali l’agricoltura intensiva e lo sviluppo industriale. © Jan Kranendonk/Shutterstock Nel 2009 la Commissione lancerà un nuovo sito e un database interattivo in cui si potranno reperire informazioni inerenti a decenni di ricerca europea, conoscenze tecniche e susseguenti politiche sulla gestione delle zone costiere. L’iniziativa è intesa a creare un quadro globale delle attività e delle pressioni in atto su questa interfaccia sottile compresa tra la terra e il mare. Il database aiuterà i 22 Stati membri, che hanno una fascia costiera, ad elaborare strategie nazionali per gestire le loro coste. Tale supporto arriverà presto sotto forma di nuovi finanziamenti dal Parlamento europeo per la gestione della zona costiera. Essa si fonderà sulla raccolta già consistente di ricerche europee effettuate sulle coste, che pur essendo incentrate sulla zona del Baltico, saranno usate per diffondere le migliori pratiche ed esperienze in tutta la Comunità. intesa a creare un quadro Strategie GIZC Piattaforma di gestione globale delle La crescente consapevolezza di un amattività e delle biente costiero che si sta deteriorando integrata pressioni ha indotto l’UE a presentare un pro- I nuovi fondi stanziati dal Parlamento gramma dimostrativo sulla gestione saranno usati altresì per finanziare in atto su delle zone costiere (GIZC) tra un sito web e dei database della DG questa sottile integrata il 1996 e il 1999. Sulla scia del program- Ambiente, come parte di un contratto interfaccia ma, gli Stati membri sono stati invitati da un milione di euro a sostegno degli di esperienze e delle migliori compresa tra a redigere strategie nazionali per far sì scambi che non vi siano incongruenze nelle pratiche nella gestione delle coste. Il la terra e il loro politiche sulle zone costiere. Tali sito web dovrà includere alla fine circa politiche devono includere delle solu- 350 studi di casi inerenti alle coste nonmare » zioni sia per i processi naturali che investono le coste che per l’impatto delle attività umane. La comunicazione della Commissione sulla valutazione GIZC in Europa, del giugno 2007, ha rilevato l’utilità dell’approccio integrato. Ma si considera che le autorità competenti per la pianificazione, la gestione e lo sfruttamento delle zone costiere europee abbiano ancora bisogno di supporto nell’attuazione delle loro politiche. L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI 20 08 N °32 soluzione è la più adatta alla loro situazione, in quanto sarà specificamente concepita per tener conto della varietà di sfide da affrontare sulle coste europee. Il sito e i database saranno classificati per temi, che inizialmente includeranno il cambiamento climatico e l’adattamento ai rischi, ai meccanismi di coordinamento istituzionali, all’informazione e alla comunicazione, nonché alla pianificazione e agli strumenti di gestione territoriale. Prendere atto dell’esigenza di inserire una maggiore integrazione nella gestione delle zone costiere coincide con la nuova politica marittima integrata dell'UE, che si focalizza pure sulla sostenibilità, lo scambio pubblico di informazioni e una solida base di conoscenze per la pianificazione e la gestione. Sono stati stanziati, inoltre, nuovi fondi consistenti per altre azioni destinate alle regioni marittime nel quadro della nuova politica di coesione 2007-2013. ché delle sintesi sulle politiche, le leggi e le pratiche più diverse sull’argomento trovate in tutta l’UE. Il sito web indicherà quali strumenti e politiche sono più efficaci, data una serie di circostanze. PER ULTERIORI INFORMAZIONI I decisori e i responSito della Commissione sulla politica delle zone costiere sabili politici a tutti ec.europa.eu/environment/iczm/home.htm#zone2 i livelli saranno in Gestione integrata delle zone costiere (GIZC) grado di usare queec.europa.eu/environment/iczm/ sti strumenti quanNuovo progetto di gestione costiera della Commissione do decideranno quale ted.europa.eu/Exec?DataFlow=N_one_doc_access.dfl&Template=TED/N_one_result_detail_curr. htm&docnumber=146912-2008&docId=1469122008&StatLang=IT 07 Verso una politica internazionale L’ambiente unico eppure fragile dell’Artico si trova sempre più al centro dell’attenzione internazionale e non solo a causa delle sue ricche risorse. È minacciato dall’inquinamento, dallo sviluppo non sostenibile e soprattutto dal cambiamento climatico, come dimostra l’arretramento dei ghiacci marini e del manto nevoso. Una recente relazione UE analizza gli interessi comunitari nella regione e definisce i primi elementi di una politica dell’UE nell’Artico. FUSIONE ARTICA Le statistiche sono allarmanti. Il livello di ghiaccio nel mar Artico è sceso della metà dagli anni '50 e quest’anno si è avvicinato di molto al minimo storico del 2007 di 4,28 milioni di chilometri quadrati. Negli ultimi trent’anni il manto nevoso della regione del polo nord è diminuito di circa il 10 % ogni dieci anni e la zona di permafrost potrebbe ridursi di oltre un terzo entro il 2050. Queste cifre, oltre a dimostrare che la massa di ghiaccio in Groenlandia si riduce di anno in anno, sono segni lampanti del riscaldamento globale nella regione. Alcuni vantaggi, molti svantaggi Il ghiaccio che arretra nel mare sta creando un nuovo passaggio a nordovest, già osservato nell’estate del 2007, che potrebbe servire un giorno per il trasporto di merci tra l’Asia e l’Europa. Questa tendenza potrebbe anche favorire il turismo locale e facilitare la vita ai pescherecci e alle compagnie che sfruttano il petrolio e il gas. Tuttavia si nutrono crescenti preoccupazioni sull’insostenibilità di queste attività nell’Artico e soprattutto sulle conseguenze ambientali derivanti dall’assalto alle risorse. Si avvertono già gli effetti negativi del cambiamento climatico che infrangono gli schemi di caccia, di spostamento e di commercio delle popolazione indigene, disturbando centinaia di specie di flora e fauna locali, tra cui l’orso polare. Le specie che migrano dall’Europa (uccelli, balene e pesci pregiati) rischiano inoltre di perdere la loro fonte tradizionale di nutrimento estivo e gli ecosistemi riproduttivi in zone dell’Artico. © XXXX © Kerry Banazek/Shutterstock Artico ➜ Il ghiaccio e il manto nevoso dell’Artico si stanno assottigliando rapidamente, in seguito a un innalzamento record della temperatura e delle correnti marine ➜ Le minacce a livello regionale includono il cambiamento climatico, l’inquinamento e la perdita di biodiversità ➜ L’UE nutre un interesse profondo per la regione dell’Artico, della quale fa parte, e intende svolgere un ruolo maggiore in quest’area È tempo di riflettere Una recente relazione di valutazione della Commissione europea sui problemi strategici dell’Artico, che sarà pubblicata in novembre, rivela che gli effetti del cambiamento climatico nella regione sono un primo segnale di allarme sul potenziale impatto globale. La relazione individua l’esigenza di ulteriori indagini e monitoraggi per comprendere i fenomeni cruciali quali il feedback climatico nell’Artico (adesso invece del ghiaccio che riflette i raggi solari sono le acque scure ad assorbire il calore del sole, accelerando quindi il riscaldamento climatico), l’esposizione di ampie distese di vegetazione e terreni brulli, correnti dell’oceano che cambiano e maggiori livelli di gas serra CO2 e di metano emessi dallo scioglimento del permafrost. Si auspica che la relazione faccia appello a misure di salvaguardia per garantire uno sviluppo economico sostenibile nella regione e che gli organismi di governance, come ad esempio il Consiglio artico, vengano rafforzati e ascoltati. Il documento sosterrà inoltre una gestione adeguata dell’ecosistema e altri audaci provvedimenti per la protezione ambientale. In linea con la politica marittima emergente della Comunità, inclusa la nuova direttiva sulla strategia marina, la relazione rappresenta una piattaforma di dibattito per la futura strategia UE sull’Artico. Il suo lancio coincide con l’anno polare internazionale 2007-2008 e terrà conto dei risultati di due recenti riunioni: la conferenza in Groenlandia «Preoccupazioni comuni per l’Artico» e la conferenza a livello ministeriale tenutasi a Monaco sotto la Presidenza francese dell’UE, incentrata su un migliore coordinamento tra gli enti nazionali e internazionali preposti al monitoraggio dell’Artico e delle reti di osservazione. PER ULTERIORI INFORMAZIONI Homepage della Commissione sul cambiamento climatico ec.europa.eu/environment/climat/home_en.htm Ricerca dell’UE sul cambiamento climatico nella regione dell’Artico ec.europa.eu/research/environment/newsanddoc/article_2993_en.htm Conferenza sulle preoccupazioni comuni per l’Artico: www.norden.org/Conference.Arctic2008/ L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI 20 08 N °32 08 APPROFONDIMENTO SPERIMENTAZIONE SUGLI ANIMALI APPROFONDIMENTO Cercare alternative, laddove Lo sfruttamento degli animali per la ricerca scientifica è molto controverso, eppure molti farmaci salvavita non esisterebbero se non fossero stati prima testati sugli animali. Mentre la Commissione si accinge a rendere più rigorosa la normativa del settore, i gruppi a favore del benessere degli animali chiedono una completa conversione a metodi alternativi; mentre l’industria propugna la continuazione di un lavoro controllato sugli animali finché non si trovano alternative adeguate. Circa 12 milioni di animali sono usati per gli esperimenti in tutta l’UE ogni anno, tra cui insetti, pesci, uccelli, rettili e mammiferi. Più di tre quarti sono roditori e conigli. Gli animali a sangue freddo (quali rettili e anfibi) e gli uccelli costituiscono il secondo e terzo gruppo più grande, rispettivamente con il 15 e il 5 %. IL PUNTO DI VISTA DELL’INDUSTRIA «Si deve ancora trovare un trattamento efficace per circa i due terzi di tutte le malattie conosciute. Ogni anno nel mondo insorgono nuove patologie, nonostante il successo e il ritmo sempre crescente della ricerca medica moderna. Contrariamente a quello che molti pensano, lo sviluppo di un nuovo farmaco o terapia non inizia con la ricerca sugli animali (che rappresenta solo circa il 10 % del processo di R&S) a cui si ricorre solo quando è necessario, per studiare un problema scientifico specifico che non si può risolvere con altri mezzi. Gli approcci innovativi mediante modelizzazione a computer, le colture di cellule o di tessuti possono rimpiazzare alcuni studi sugli animali. L’uso di animali si riduce anche mediante metodi non invasivi come la risonanza magnetica, la tomografia a emissione di positroni (PET) e lo screening al computer ad alta velocità. I progressi scientifici e tecnologici stanno generando uno spettro sempre più ampio di metodi per ridurre, perfezionare e rimpiazzare l’uso degli animali. Adesso è relativamente facile calcolare l’azione di un nuovo composto all’interno di una cellula, ma quando va in circolo in tutto l’organismo le cose cambiano radicalmente. Quando i sistemi corporei lavorano contemporaneamente, si vengono a creare nuove condizioni che non esistono nella coltura di cellule e non si possono replicare interamente su un computer. Gli effetti (desiderati e indesiderati) di un farmaco, in fin dei conti, dipendono da ciò che accade quando un farmaco interagisce con tutti i sistemi corporei. Per questo motivo è essenziale testarlo su un organismo vivente complesso, prima di passare alla sperimentazione sull’uomo, ed è per questo che attualmente non vi sono prospettive di porre fine allo sfruttamento degli animali nella ricerca biomedica. Ci sono ancora lacune enormi nelle nostre conoscenze biologiche, e ciò limita l’utilità di metodi alternativi. Nessun computer attuale è in grado di simulare tutti i processi del cervello, per non parlare della sua interazione con il cuore, il fegato e i reni. Tutti coloro che sono coinvolti nella ricerca medica aspettano con ansia il giorno in cui tale scoperta ci consentirà di fare a meno della ricerca sugli animali. Fino ad allora, se la società desidera produrre terapie e cure per le malattie nuove e quelle esistenti, sarà ancora necessario ricorrere a una modesta percentuale di test controllati sugli animali. L’industria farmaceutica auspica che l’imminente revisione della direttiva 86/609/CEE rifletterà questa realtà, mantenendo il giusto equilibrio tra benessere e salute animale e le esigenze della ricerca. È inoltre importante evitare inutili pratiche burocratiche che non siano dettate da considerazioni sul benessere. » L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI 20 08 N °32 Brian Ager Direttore generale della Federazione europea delle associazioni farmaceutiche (EFPIA) Gli esperimenti sugli animali vengono eseguiti per una serie di motivi scientifici tra cui lo sviluppo di nuove medicine e terapie nonché la sperimentazione per accertare l’innocuità e l’efficacia di vaccini e farmaci per condizioni patologiche che vanno dalle malattie letali ai disturbi nervosi. Gli esperimenti sugli animali sono inoltre effettuati per testare i prodotti chimici, gli additivi alimentari, i pesticidi e altre sostanze nocive per la salute umana e l’ambiente. La Commissione europea punta a rafforzare la normativa vigente in materia di sperimentazione animale nell’UE, mediante una consultazione ad ampio raggio intesa ad aggiornare la normativa principale in questo ambito (direttiva 86/609/CEE) che protegge gli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici. Il pubblico e gli esperti sono stati chiamati a esprimersi sulle varie opzioni relative alla revisione della presente direttiva e in fase di redazione della proposta si è tenuto conto delle varie opinioni. La Commissione ritiene che la revisione migliorerà significativamente il trattamento di milioni di animali utilizzati a fini sperimentali in tutta l’UE, promuovendo la ricerca europea e gli attuali alti livelli di protezione della salute e dell’ambiente offerti ai cittadini europei. Trattamento umano Mentre la Commissione prende atto dell’obiettivo di abolire tutti gli esperimenti sugli animali nel quadro dei test d’innocuità e della ricerca biomedica, riconosce che al momento questo non è fattibile. Molti scienziati sostengono c'è ancora molto da imparare, ad esempio sulla tossicità per l’uomo e per gli animali. Uno degli obiettivi chiave della revisione è quella di assicurare cure adeguate e trattamento umano agli animali ancora sfruttati per tali procedimenti. Ciò include requisiti minimi per il ricovero e le cure appropriate, nonché la valutazione etica dei progetti che usano gli animali. L’UE si impegna a ridurre per quanto possibile il dolore, la sofferenza, l’angoscia o il danno permanente che potrebbero derivare dagli esperimenti sugli animali. Tale principio è sancito nel Piano di azione della Commissione del 2006 sulla protezione e il benessere degli animali, nonché nella dichiarazione congiunta del 2006 sul benessere degli animali in Europa, siglata dall’UE, dal Consiglio d’Europa e dall’Organizzazione mondiale per la salute animale. APPROFONDIMENTO 09 possibile BENESSERE DEGLI ANIMALI: IL PUNTO DI VISTA DELLE ONG La Commissione mira inoltre a promuovere la ricerca e la competitività nel settore. Ciò contribuirà a incanalare le risorse verso i programmi di ricerca e gli enti che sviluppano alternative alla sperimentazione animale. Esistono già varie alternative alla ricerca e ai test per accertare l’innocuità. Queste includono metodi in vitro (senza animali) e tecnologie informatiche e di trattamento delle immagini. I ricercatori delle istituzioni europee quali il Centro europeo per la convalida dei metodi alternativi (ECVAM) hanno fatto passi da gigante «Lo sviluppo di alternative alla sperimentazione sugli Sonja Van Tichelen Direttore, Eurogruppo per gli animali «Mentre la Commissione prende atto dell’obiettivo di abolire tutti gli esperimenti sugli animali nel quadro dei test d’innocuità e della ricerca biomedica, riconosce che al momento questo non è fattibile » nello sviluppo e nella convalida di metodi alternativi, ma non esiste ancora un quadro completo. La sperimentazione sugli animali deve quindi continuare nel futuro immediato. Nel frattempo i principi di sostituzione (metodi alternativi senza animali, laddove possibile), riduzione (meno test su animali) e perfezionamento (metodi meno nocivi), denominati in inglese le tre «R», stanno esattamente al centro della nuova proposta. PER ULTERIORI INFORMAZIONI DG Ambiente ec.europa.eu/environment/chemicals/lab_animals/home_en.htm Partnership europea per gli approcci alternativi alla sperimentazione sugli animali (EPAA) ec.europa.eu/enterprise/epaa/index_en.htm Centro europeo per la convalida dei metodi alternativi (ECVAM) ecvam.jrc.it/index.htm Federazione europea delle associazioni farmaceutiche (EFPIA) www.efpia.org Eurogruppo per gli animali www.eurogroupforanimals.org animali è diventato più importante che mai, in quanto si prevede che il numero di animali sfruttati per la ricerca nell’UE sia in crescita. Altri 10 milioni di animali potrebbero essere usati a tal fine nei prossimi anni, dato l’impatto di REACH, la nuova normativa UE sui prodotti chimici. In base a quest’ultima, circa 30 000 sostanze chimiche prodotte o importate nell’UE dovranno essere registrate, un processo che comporta anche la sperimentazione sugli animali. Per via di questo incremento l’UE sta promuovendo l’uso e lo sviluppo di alternative in ambito REACH. Il buon senso può fare molto per limitare l’uso dei test sugli animali. I ricercatori possono scambiarsi i dati per contenere la sperimentazione. La sperimentazione intelligente (in cui un semplice test chimico viene usato per determinare se una sostanza è nociva per l’uomo) dovrebbe essere usata prima che le compagnie procedano ai test sugli animali. La revisione imminente della direttiva 86/609/CEE sulla sperimentazione animale è un’opportunità per rafforzare la normativa, minimizzando le sofferenze degli animali. Nuovi regolamenti sull’uso degli animali nella ricerca sono necessari con urgenza, poiché l’attuale normativa non è più stata modificata dal 1986. Da quel momento gli sviluppi scientifici hanno ridotto la necessità dei test sugli animali, mentre la ricerca ha dimostrato che un maggior numero di animali di quanto si pensasse in precedenza percepiscono il dolore. Noi ci auguriamo che la direttiva rivista includa un maggior numero di animali, quali gli invertebrati, promuova la sostituzione, la riduzione e il perfezionamento dei test sugli animali e preveda standard più elevati per quanto concerne i ripari e le cure. Sebbene le compagnie abbiano già l’obbligo di usare alternative laddove possibile, è difficile rispettarlo. Bisogna porre rimedio a questa situazione. L’obiettivo a lungo termine dovrebbe rimanere la sostituzione di tutti i test sugli animali. Dato che gli animali sono esseri senzienti, capaci di provare dolore e affetto, abbiamo l’obbligo morale di continuare a cercare alternative. Se vi è una possibilità di un’alternativa scientificamente valida alla sperimentazione animale, dovremmo svilupparla e applicarla. Il Centro europeo per la convalida di metodi alternativi (ECVAM) ne ha già convalidati molti, mentre la scienza offre la prospettiva di produrne molti altri. I metodi quali le simulazioni al computer e la coltura di cellule stanno già dando risultati promettenti. È ora che l’UE dimostri delle ambizioni, assumendo la leadership nella sostituzione dei test sugli animali e incoraggiando lo sviluppo di alternative.» L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI 20 08 N °32 Biodiversità Stabilire nuovi traguardi e una piattaforma politica © Antonio Rivas/Iberian Lynx Ex-situ Conservation Programme 10 Man mano che si avvicina la scadenza per raggiungere l’obiettivo stabilito a livello internazionale per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010, si sta già pensando al traguardo successivo. Le iniziative prioritarie consisteranno nel partire dai successi del lavoro attuale, cercando di accelerare il processo, quando l’entità del problema si manifesta in modo più chiaro. Sono in atto anche dei preparativi per creare una piattaforma internazionale dedicata alla biodiversità, ispirata dal gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico. > Deve ancora essere determinato il valore economico reale dei servizi dell’ecosistema per la ricchezza e il benessere dell’uomo (cibo, fibre, acqua limpida, un suolo salubre, la cattura dell'anidride carbonica e molti altri). Ma la relazione intermedia «L’economia della biodiversità e degli ecosistemi (TEEB)», uno studio globale lanciato lo scorso anno, dipinge un quadro agghiacciante. Se non interveniamo per proteggere il mondo naturale esistente, fino al 60 % delle barriere coralline potrebbero scomparire entro il 2030 e circa l’11 % della biodiversità terrestre potrebbe svanire entro il 2050. Se prendiamo in considerazione solo quest’ultima, essa equivale a un calo globale annuale del PIL pari al 5 %. «Mentre c’è consenso sul fatto che le specie stanno scomparendo, non si è ancora concordi sui motivi delle nostre preoccupazioni o sulle politiche da adottare in merito » La prima fase dello studio TEEB ha insegnato molto sui servizi della biodiversità e degli ecosistemi. La seconda fase, adesso in corso, durerà fino al 2010 e fornirà una relazione più consolidata oltre a strumenti per aiutare i responsabili politici a valutare i costi e i benefici dei servizi della biodiversità e degli ecosistemi. I risultati finali saranno presentati alla riunione della Convenzione sulla diversità biologica (CDB - COP10) nel 2010. L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI 20 08 N °32 Nuova piattaforma Nel novembre 2008 si svolgerà una riunione internazionale a Kuala Lumpur per sensibilizzare il pubblico sulla biodiversità nell’intento di definire una nuova piattaforma equivalente al gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC). Il titolo operativo per quella piattaforma è «Piattaforma internazionale di politica scientifica per la biodiversità e gli ecosistemi (IPBES)». La TEEB contribuirà a questo processo; la sua relazione definitiva sarà pubblicata non appena sarà definita la piattaforma. La nuova piattaforma si propone obiettivi comuni simili all’IPCC, che è stata creata prima dell’approvazione della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. L’IPPC ha svolto un ruolo importante nel sensibilizzare il pubblico e il mondo politico sull’entità dei danni che le attività umane arrecano al clima. La biodiversità presenta una sfida diversa: mentre c’è consenso sul fatto che le specie stanno scomparendo, non si è ancora concordi sui motivi delle nostre preoccupazioni o sulle politiche da adottare in merito. Una volta create, le IPBES dovrebbero incentrarsi non tanto sulle scienze naturali ma piuttosto sull’aspetto socioeconomico della perdita di biodiversità, nell’intento di dimostrare perché un fallimento nel proteggere le specie di piante e animali minacciate sarebbe dannoso, individuando i costi e benefici nel proteggere la biodiversità, consentendo altresì ai responsabili politici di prendere decisioni calibrate in questo settore. Nuovi criteri La riunione COP9 di Bonn dello scorso maggio ha definito nuove aree per la biodiversità, quali la biodiversità marina, la biodiversità e il cambiamento climatico, specie aliene invasive e organismi geneticamente modificati, ma non ha stabilito nuovi traguardi per la biodiversità. Mentre l’Europa si appresta al conseguimento del traguardo del 2010 per arrestare la perdita di biodiversità, progredendo in tal senso, i responsabili politici devono prepararsi a fissare un nuovo traguardo dopo quella data. Tale traguardo deve essere ispiratore, credibile e diverso nella sostanza da quello del 2010. Soltanto allora potremo essere sicuri che il dibattito sulla biodiversità segni dei progressi. PER ULTERIORI INFORMAZIONI Informazioni della Commissione sulla biodiversità ec.europa.eu/environment/nature_ biodiversity/index_en.htm Convenzione sulla biodiversità www.cbd.int/cop9/ Relazione intermedia della TEEB ec.europa.eu/environment/nature/ biodiversity/economics/pdf/teeb_ report.pdf Natura 2000 11 Creare una rete marina © Stephan Kerkhofs/Shutterstock La rete marina Natura 2000 è uno strumento vitale nella lotta per arginare la perdita di biodiversità nell’UE entro il 2010 e per assicurare la sopravvivenza nel lungo periodo alle specie e agli habitat più minacciati d’Europa. Una volta ultimata la parte terrestre della rete, l’attenzione si sposta ora verso la creazione di zone per la conservazione marina. Gli Stati membri hanno tempo fino alla fine del 2008 per presentare proposte per altri siti marini. Natura 2000, la vasta rete europea delle aree di conservazione della natura, è il cardine della politica sulla natura e la biodiversità dell'UE. Essa poggia su due strumenti della normativa UE, la direttiva Uccelli e la direttiva Habitat. La rete comprende circa un quinto delle aree del territorio europeo e delle sue acque continentali, ma soltanto una piccola percentuale dei 25 000 siti di Natura 2000 sono parzialmente marini. La maggior parte di queste zone marine sono nelle acque costiere e soltanto 40 siti circa sono ubicati in acque che si trovano a 12 miglia nautiche al largo. «L’attenzione si sposta ora verso la creazione di zone per la conservazione marina» Questa bassa percentuale si spiega con un’incertezza giuridica riguardo alle aree territoriali marine, che soltanto ora è stata risolta, nel senso che l’obbligo di designare le zone di protezione coinvolge nella loro interezza le zone economiche esclusive degli Stati membri. L’elevato costo della ricerca nelle zone marine, che si è tradotto in una carenza di conoscenze scientifiche circa le quantità e la distribuzione dei tipi di specie e habitat, ha anche ostacolato il processo di designazione. Designazione dei siti Rete coerente La politica UE per la biodiversità marina, incluse le zone protette, si è sviluppata nell’ambito degli impegni a livello regionale, europeo e globale. I capi di stato e di governo dell’UE si sono impegnati ad arginare la perdita di biodiversità nell’UE entro il 2010. I siti marini designati come siti Natura 2000 devono rappresentare un numero sufficiente di habitat e specie mirate e dovrebbero anche formare una rete coerente intorno ai mari d’Europa. Tuttavia le zone marine possono essere geograficamente complesse, per la presenza delle isole e per le caratteristiche molteplici dell’ambiente subacqueo come i banchi di sabbia. La designazione è anche complicata dal fatto che le specie sono mobili e non rispettano i confini artificiali. In risposta all’evidenza che la perdita di biodiversità è ancora in atto e addirittura in fase di accelerazione, l’UE ha messo a punto un piano d’azione sulla biodiversità che invita a moltiplicare gli sforzi per rispettare questi impegni. La Commissione chiede ora agli Stati membri ulteriori iniziative per designare i siti marini entro la fine dell’anno. I siti designati dovrebbero includere gli habitat e le specie marine previste dalle direttive Uccelli e Habitat, tra cui banchi di sabbia e scogliere d'acqua fredda, 20 specie di tartarughe e di cetacei marini (balene, delfini e foche), diverse specie di pesci migratori, nonché numerosi uccelli marini. Altri elementi di cui tener conto sono: la gestione del sito e l’uso sostenibile delle risorse marine, specialmente per la pesca, i trasporti, lo sfruttamento dei minerali, e l’energia ricavata dal vento e dalle maree. Gli Stati membri sono esortati a sfruttare le conoscenze scientifiche esistenti sulle specie e sugli habitat marini dei loro paesi. Dovrebbero fare ricorso anche alle competenze acquisite dal 1992 sulla conservazione e sulla gestione dell'ambiente marino nell’ambito dei progetti LIFE, finanziati dall’UE, nonché alla ricerca pertinente, incluso il programma HERMES (ricerca sugli ecosistemi fragili ai margini dei mari europei). Si auspica che delle proposte valide per i siti marini siano presentate entro la fine del 2008. Tutte le proposte saranno valutate dalla Commissione con la collaborazione dell’Agenzia europea dell’ambiente e discusse su una base scientifica con gli Stati membri e i soggetti interessati. I piani a più lungo termine richiedono la creazione di zone marine protette al di fuori delle acque territoriali degli Stati membri, disciplinate dalla Convenzione dell’ONU sulla diversità biologica. PER ULTERIORI INFORMAZIONI Homepage della Commissione su Natura 2000 ec.europa.eu/environment/nature/ natura2000/index_en.htm ec.europa.eu/environment/nature/ natura2000/marine/index_en.htm Homepage della Commissione sul programma LIFE ec.europa.eu/environment/life/ L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI 20 08 N °32 12 LIFE Natura 2000 estende la ricerca alle popolazioni degli oceani Le conoscenze sull’ambiente marino in tutta Europa sono state favorite dagli studi e dalle indagini scientifiche svolte nell’ambito del programma LIFE dell’UE. Negli ultimi quindici anni, più di 50 progetti hanno fornito dati cruciali per individuare i siti da includere nella rete Natura 2000. Per la prima volta, diversi progetti hanno prodotto dati ambientali per ampie porzioni dei mari d’Europa, apportando benefici a cetacei e uccelli marini. © Pedro Geraldes altresì che, nonostante i cambiamenti nella distribuzione, la popolazione è rimasta relativamente stabile tra il 1995 e il 2004. > Un altro risultato riguardava lo sviluppo di uno strumento informatico per determinare i limiti sicuri del «bycatch», il numero di creature catturate involontariamente dai pescatori. Per la focena, il limite per la cattura accessoria si attestava allo 0 % e all’1,5 %. Lo strumento può essere adattato anche per altre specie. I dati sulla distribuzione e l’abbondanza dei cetacei, la famiglia delle balene e dei delfini, sono stati raccolti in un’area di oltre un milione di km2 per due generazioni del progetto LIFENature SCANS. SCANS I si è svolto nel mar del Nord dal 1992 al 1995, mentre il seguito (SCANS II) si è incentrato sull’Atlantico europeo dal 2004 al 2006. L’Unità di ricerca sui mammiferi marini dell'Università britannica di St Andrews, ha coordinato la ricerca con i partner di 12 paesi dell’UE. « Più di 50 progetti hanno fornito dati cruciali per individuare siti da includere nella rete Natura 2000 » Stime della popolazione Il progetto ha creato le prime stime su vasta scala della dimensione delle popolazioni di focene, delfini con la pelle bianca, delfini comuni, delfini bianchi e balenottere rostrate nelle aree oggetto di indagine. I risultati hanno dimostrato che la focena era la specie più diffusa con una popolazione stimata intorno a 386 000 animali in tutta la zona presa in esame. Indicava L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI 20 08 N °32 Diverse organizzazioni internazionali attualmente sfruttano questi risultati per accertare l’impatto del bycatch e per attuare le misure di conservazione sui piccoli cetacei. I risultati aiutano inoltre gli Stati membri a definire e accertare lo stato di conservazione dei cetacei, in conformità alla direttiva Habitat. Inoltre, i dati relativi al progetto sono stati adottati come standard per realizzare la rete Natura 2000 nelle acque europee. Aree importanti per gli uccelli L’implementazione della direttiva Uccelli nell’ambiente marino è cruciale per la conservazione di tutti gli uccelli marini; essa prevede che gli Stati membri non si limitino unicamente a tracciare zone di protezione speciali (ZPS) su qualche sito di riproduzione sulla costa. I progetti LIFE-Nature gestiti da SEO e SPEA (partner di BirdLife in Spagna e Portogallo) mirano a individuare zone importanti per la conservazione degli uccelli (ZICO) nelle zone economiche esclusive della Spagna e del Portogallo (ZEE), tra cui quelle delle Canarie, di Madeira e delle Azzorre. Questi due progetti sono rivolti alle undici specie di uccelli marini inclusi nell’allegato I della direttiva Uccelli. Il lavoro in corso prevede un censimento aereo e marino degli uccelli marini (alcuni censimenti sono stati realizzati mediante SCANS II) il sistema di controllo via radio e via satellite degli uccelli, tra cui circa 130 berte grigie e oltre 20 gabbiani corsi. I ricercatori hanno definito inoltre l’ambiente marino, tenendo conto di parametri quali salinità, temperature e correnti e analizzando l’attività della pesca e i mammiferi marini. I dati derivanti da questi studi saranno sfruttati per determinare la potenziale distribuzione degli uccelli marini sulla costa e al largo. Tramite mappe che evidenziano i punti di correlazioni con le attività umane e correlazioni con i dati ecologici e oceanografici, dovrebbe essere possibile individuare le aree più idonee a essere qualificate come zone ZICO e ZPS. I ricercatori descriveranno dettagliatamente le zone preselezionate, individuando eventuali minacce e formulando raccomandazioni sulla loro conservazione. PER ULTERIORI INFORMAZIONI LIFE e l’ambiente marino ec.europa.eu/environment/life/ publications/lifepublications/lifefocus/ documents/marine_lr.pdf Progetto SCANS biology.st-andrews.ac.uk/scans2/ Progetto IBA in Portogallo programamarinho.spea.pt/index. php?op=projibas Progetto IBA in Spagna www.seo.org/programa_ficha. cfm?idPrograma=32 Strato di ozono 13 Ozono: far fronte alle altre sfide La normativa UE sulla produzione, il commercio e l’uso di sostanze che riducono l’ozono, aggredendo il sottile strato di ozono stratosferico della Terra deve essere semplificata e ristrutturata. La proposta di revisione potrebbe entrare in vigore entro il 2010 e mira a migliorare l’applicazione di queste norme. Lo strato di ozono fornisce una protezione cruciale al pianeta, bloccando il 90 % dei raggi ultravioletti nocivi. © Gregor Inkret/iStockphoto Continuare a progredire > Quando l’assottigliamento dello strato di ozono fu scoperto negli anni '70, il premio Nobel per la chimica, Paul Crutzen lo descrisse come «la peggiore catastrofe che abbia colpito l’ambiente globale.» Trent’anni dopo, il processo messo in atto per arrestare la distruzione (Protocollo di Montreal) viene ampiamente ritenuto come un accordo modello sull’ambiente e si stanno facendo progressi in materia di protezione. Secondo le stime più recenti, questo strato vitale recupererà i livelli precedenti agli anni ‘80 tra il 2050 e il 2075 circa. Mentre il Protocollo è un successo, la sua implementazione talvolta è più problematica. Le piccole imprese, in particolare, hanno difficoltà ad addentrarsi nei complessi meandri delle norme; ovviamente una semplificazione sarebbe vantaggiosa. La Commissione propone pertanto una revisione per snellire le pratiche amministrative a carico delle imprese e degli Stati membri, facilitando la comprensione e il rispetto della normativa per le imprese. In questo modo risulterà più facile seguire il sistema delle quote e delle licenze concesse per importare ed esportare le sostanze che allargano il buco dell’ozono. Un altro vantaggio della revisione deriva dal fatto che offre un’opportunità rapida per mettere alla pari l’UE con i recenti miglioramenti conseguiti grazie al Protocollo di Montreal, anticipando ad esempio l’eliminazione graduale della produzione di idroclorofluorocarburi (HCFC) in Europa dal 2025 al 2020. Gli HCFC erano usati generalmente negli impianti di refrigerazione e di aria condizionata, ma contengono cloro e pertanto impoveriscono l’ozono stratosferico. La revisione consolida inoltre l’applicazione delle leggi contro il commercio illegale e l’uso delle sostanze che allargano il buco dell’ozono nell’UE, che altrimenti potrebbero aumentare mentre si procede all’eliminazione graduale degli HCFC. Lo scambio di informazioni sulle suddette sostanze con i partner commerciali deve rafforzarsi e una migliore etichettatura spianerebbe la strada a controlli più efficienti da parte delle autorità doganali. per lo strato di ozono che sono pari a più di 100 milioni di tonnellate di monossido di carbonio all’anno. Si propone inoltre di aggiungere alcune nuove sostanze all’elenco attualmente previsto dal regolamento UE sulla protezione dall’ozono. La produzione e l’importazione dovrebbero essere riferite alle autorità competenti, in modo da poter monitorare e garantire l’assenza di rischi che compromettono i progressi registrati finora. Le modifiche del regolamento bandirebbero infine l’uso di metilbromuro, una sostanza nociva per l’ozono che viene tuttora sfruttata per la fumigazione di merci e di container nei porti per evitare che le infestazioni si diffondano tramite il commercio internazionale. Alternative sono disponibili e la pratica dovrebbe terminare entro il 2015. Banche ODS e altre sfide Alcune sostanze che riducono lo strato di ozono (ODS) sono tuttora presenti nei frigoriferi e nei sistemi di schiume isolanti ad uso edile e la loro graduale fuga potrebbe continuare a danneggiare lo strato di ozono contribuendo al cambiamento climatico. Le modifiche proposte inasprirebbero le norme per il recupero e la distruzione di tali sostanze nei prodotti e nelle attrezzature; le cosiddette sostanze «depositate». La Commissione ritiene che i provvedimenti proposti potrebbero aiutare l’Europa ad evitare le emissioni nocive PER ULTERIORI INFORMAZIONI Proteggere lo strato di ozono, SUl sito della DG Ambiente ec.europa.eu/environment/ozone/ index.htm Revisione della normativa della Commissione e riesame completo ec.europa.eu/environment/ozone/ review.htm Il Protocollo di Montreal all’ONU ozone.unep.org/ L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI 20 08 N °32 14 Trattamento dei rifiuti Poniamo fine alla società dell'usa e getta © Terry Brisco La prevenzione e il riciclaggio sono i fili conduttori per gestire i due miliardi di tonnellate di rifiuti prodotti annualmente nell’UE. In seguito alla prima revisione significativa della direttiva quadro sui rifiuti, gli Stati membri devono raggiungere nuovi traguardi ambiziosi per il riciclaggio entro il 2020, elaborando programmi di prevenzione sui rifiuti, che prevedano una gerarchia a cinque categorie nella gestione dei rifiuti, nonché definizioni più chiare dei vari metodi di trattamento dei rifiuti; ciò sarà vantaggioso per tutti. Direttiva modificata > Di recente il Parlamento europeo ha approvato la revisione della direttiva quadro sui rifiuti che entrerà in vigore quest’anno. La modifica è intesa ad aggiornare il modo in cui l’Europa tratta i rifiuti, facendo sì che i paesi riciclino molto di più di quanto succede attualmente. La prevenzione dei rifiuti, sottolinea, è la soluzione migliore. La direttiva quadro sui rifiuti, uno degli strumenti legislativi di più antica data della normativa, è in vigore sin dal 1975. Essa fornisce orientamenti agli Stati membri per il coordinamento della gestione dei rifiuti, per aiutarli a limitare la produzione di rifiuti, ottimizzando l’organizzazione del trattamento e dello smaltimento. «L’enfasi posta sulla prevenzione dei rifiuti fa parte dell’iniziativa per spezzare il legame tra crescita economica e conseguenze ambientali della produzione di rifiuti » Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, ogni cittadino europeo produce in media 3,5 tonnellate di rifiuti ogni anno. La cifra è salita negli ultimi decenni e le stime dell’OCSE indicano un incremento di quasi il 45 % entro il 2020 rispetto al 1995. Circa i due terzi di questi rifiuti finiscono nelle discariche o vengono bruciati negli inceneritori. Il risultato è uno scialacquo di preziose risorse e danni ambientali e sanitari dovuti all’inquinamento e all’emissione di gas a effetto serra quali il monossido di carbonio e il metano. L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI 20 08 N °32 La direttiva rivista si prefigge nuovi traguardi di riciclaggio a livello di UE. Entro il 2020 gli Stati membri devono garantire che la metà di tutta la carta, il metallo, la plastica e il vetro provenienti dal consumo delle famiglie e rifiuti simili, nonché il 70 % dei rifiuti prodotti dalle attività di costruzione e demolizione, venga riciclato. In base alle disposizioni inasprite sulla prevenzione dei rifiuti, gli Stati membri dovranno inoltre stilare programmi nazionali di prevenzione dei rifiuti indicativamente entro il 2013 (cioè a distanza di cinque anni dall’entrata in vigore della direttiva rivista). Tali programmi dovranno anche essere pubblicati, in modo da rendere palesi a tutti i progressi registrati. La Commissione europea potrebbe decidere di fissare degli indicatori per rendere più efficace il monitoraggio. Priorità alla prevenzione Mettere l’accento sulla prevenzione fa parte dell’iniziativa per spezzare il legame tra crescita economica e conseguenze ambientali della produzione di rifiuti. La Germania e i Paesi Bassi hanno già dimostrato che ciò è possibile, riducendo la produzione dei loro rifiuti urbani nell’ultimo decennio pur GERARCHIA A CINQUE CATEGORIE NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI Prevenzione, riutilizzo, riciclaggio, recupero, smaltimento continuando a godere di una crescita economica. La Commissione riconosce che la revisione è solo un punto di partenza per ulteriori azioni sulla prevenzione della produzione dei rifiuti e che si avverte anche l’esigenza di sfruttare gli strumenti esistenti quali le politiche, le campagne d’informazione e le migliori tecniche disponibili. La nuova gerarchia a cinque categorie si basa sulle tre «R», riutilizzo, riciclaggio e recupero (di energia), privilegiando la prevenzione e optando per lo smaltimento sicuro come ultima soluzione. Tuttavia, la normativa consentirà di riciclare invece di riutilizzare certi rifiuti, se l’analisi del ciclo di vita dimostra che è meglio per l’ambiente. La direttiva modificata si fonda sui principi sanciti nelle strategie tematiche sui rifiuti e sull’uso sostenibile delle risorse. Essa integrerà la normativa UE sui rifiuti sostituendo tre direttive esistenti: la direttiva quadro sui rifiuti, la direttiva sui rifiuti pericolosi e quella sugli oli usati. PER ULTERIORI INFORMAZIONI Homepage della Commissione sulla politica in materia rifiuti ec.europa.eu/environment/waste/index. htm 15 agenda NOVEMBRE//DICEMBRE//MARZO//APRILE 6 novembre 2008 5-7 marzo 2009 Giornata internazionale per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente in guerra e nei conflitti armati. Oltre Kyoto: Concentrarsi sulle sfide del cambiamento climatico – La scienza incontra il mondo dell’industria, della politica e il pubblico, ad Aarhus, Danimarca. Conferenza per promuovere l’uso avanzato della conoscenza come base dei quadri normativi, dell’innovazione e dello sviluppo di nuove tecnologie per lo sviluppo sostenibile e l’ecoefficienza. www.un.org/depts/dhl/ environment_war/index.html 1-12 dicembre 2008 14a Conferenza delle parti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCCC), 4a sessione dell'incontro delle parti del Protocollo di Kyoto, Poznan, Polonia. Nel corso delle riunioni continua la preparazione del periodo post-Kyoto e la trattativa per un accordo quadro internazionale sul cambiamento climatico. www.cop14.gov.pl/index. php?lang=EN e decisioni», a Copenhagen, Danimarca. Si prefigge di fornire una sintesi delle conoscenze scientifiche sul cambiamento climatico. climatecongress.ku.dk/ 6-8 aprile 2009 5° Congresso internazionale e mostra sull’efficienza energetica e le fonti di energia rinnovabili, a Sofia, Bulgaria. Presenta le nuove tecnologie, attrezzature e servizi nel settore delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico. www.klima.au.dk/dk/ forside/konferencebeyondkyotoconferen/ viaexpo.com/congress-ee-vei/ eng/congress.php 10-12 marzo 2009 Congresso internazionale scientifico sul cambiamento climatico – «Cambiamento climatico: rischi globali, sfide 23-24 aprile 2009 EMAN 2009: Contabilità ambientale e indicatori per lo sviluppo sostenibile, Praga, Repubblica ceca. Si incentra sulla contabilità ambientale e sugli indicatori per lo sviluppo sostenibile a livelli micro e macro. ea-sdi.ujep.cz/en/ conference-2009.html PER ULTERIORI INFORMAZIONI SULLE RECENTI PROPOSTE LEGISLATIVE VISITARE IL SITO: eur-lex.europa.eu/it/ index.htm NUOVE PUBBLICAZIONI DELLA DIREZIONE GENERALE DELL’AMBIENTE natura 2000 • Natura 2000 est le réseau européen de zones de conservation de la nature, mis sur pied pour garantir la survie des espèces et des habitats européens les plus précieux. Il ne se limite pas aux réserves naturelles, mais repose sur un principe bien plus vaste de conservation et d’utilisation durable, où l’homme et la nature peuvent coexister en harmonie. • D’ici à la fin de 2008, le réseau sera constitué de plus de 25 000 sites, couvrant environ 20 % du territoire total de l’Union européenne — soit environ 800 000 km — ainsi que 100 000 km d’environnement marin. • Natura 2000 s’inscrit au cœur de la politique de conservation de la nature de l’Union européenne et constitue une remarquable démonstration de la volonté européenne d’agir pour préserver la richesse de sa biodiversité locale pour les générations futures. • La faune, la flore et les écosystèmes européens sont menacés. L’Union européenne s’est engagée à enrayer l’érosion de la biodiversité pour 2010 et a signé un accord international visant à réduire de façon significative la perte de biodiversité d’ici à cette date. Natura 2000 joue un rôle primordial dans la réalisation de cet objectif. • Le réseau repose sur deux instruments novateurs de la législation communautaire: la directive «Oiseaux» de 1979 et la directive «Habitats» de 1992. • Natura 2000 est encore en train de se développer, couvrant une faune et une flore européennes toujours plus riches. Il offre déjà une protection à plus de 1 000 espèces animales et végétales rares et menacées et à 200 types d’habitat dans les vingt-sept États membres. NATURA 2000 Numero di catalogo: KH-81-08-188-EN-C Scheda di sintesi, disponibile in inglese, francese, tedesco e spagnolo Un’introduzione alla rete UE delle zone di conservazione della natura. Entro la fine del 2008, comprenderà più di 25 000 siti, che coprono circa un quinto dell’area terrestre totale dell’UE e 100 000 km2 del suo ambiente marino. Azione dell’UE contro il cambiamento climatico: adattarsi al cambiamento climatico Adapting to ISBN 978-92-79-06308-4 climate change Numero di catalogo: KH-78-07-197-IT-C Opuscolo, disponibile in inglese, francese, tedesco, italiano, polacco e spagnolo Una sintesi sulla minaccia che incombe sul nostro pianeta derivante dal cambiamento climatico e l’urgenza di farvi fronte. Contiene un sommario sull’adattamento, sugli ecosistemi sani, sull’impatto del riscaldamento globale, sui settori di intervento dell’UE e sulle azioni che potrebbero essere intraprese dalle autorità. KH 81 08 184 IT C Commission européenne Fiche d’information environnementale Un regalo per Bilulu EU action against climate change L’azione dell’UE contro il cambiamento climatico Alla guida dell’azione globale in vista del 2020 e oltre 8 200 Edizione Un presente per Timmy ISBN 978-92-79-08122-4 Numero di catalogo: KH-81-08-184-IT-C Opuscolo, disponibile in inglese e altre 19 lingue Una storia per bambini sull’importanza di scegliere doni che non sono nocivi per l’ambiente, come i giocattoli fatti in casa e quelli in materiali naturali. Azione dell’UE contro il cambiamento climatico: guidare l’azione globale verso il 2020 e oltre ISBN 978-92-79-09336-4 Numero di catalogo: KH-30-08-331-IT-C Opuscolo, disponibile in inglese, francese, tedesco, italiano, polacco e spagnolo Questa pubblicazione aggiornata contiene una sintesi del gennaio 2008 sul pacchetto clima e energia. Salvo ove diversamente indicato, tutte le pubblicazioni sono disponibili gratuitamente presso la Libreria dell'UE collegandosi al sito bookshop.europa.eu oppure presso il Centro informazioni (BU-9 0/11), DG Ambiente, Commissione europea, B-1049 Bruxelles, Belgio. L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI 20 08 N °32 ■ AGENDA 2008 PER LA SETTIMANA MONDIALE DELL’ACQUA: PRIORITÀ PER LA SALUTE Le questioni inerenti all’acqua sono state al centro dei dibattiti della settimana mondiale dell’acqua di quest’anno, che si è svolta dal 17 al 23 agosto a Stoccolma. Circa 2 600 persone del mondo imprenditoriale, della politica e della società civile erano presenti all’evento. Si sono tenute oltre 100 sessioni plenarie, seminari, workshop ed eventi collaterali sul tema «Progresso e prospettive per l’acqua: per un mondo pulito e salubre con un’attenzione particolare all’accesso ai servizi igienici». Circa due miliardi e seicento milioni di persone nel mondo non hanno ancora accesso a servizi igienici adeguati. Ciò causa notevoli problemi sociali e ambientali, aumentando l’instabilità in regioni già fragili. Uno degli obiettivi della settimana mondiale dell’acqua consiste nel sensibilizzare il pubblico e nel promuovere l’azione nelle fasi iniziali per trovare una soluzione ai molteplici problemi relativi ad acqua e politica di sviluppo, pianificazione e gestione, nell’intento di prevenire i problemi sanitari. Altre aree principali di discussione includevano il cambiamento climatico, i finanziamenti e la corruzione, la gestione delle risorse idriche, l’ambiente, gli ecosistemi e le acque transfrontaliere. La settimana ha offerto inoltre l’occasione per congratularsi con i vincitori del 2008 di diversi premi, tra cui il premio dell’acqua di Stoccolma, che è stato assegnato al professor John Anthony Allan, l’ideatore del rivoluzionario concetto «acqua virtuale». Questa piattaforma annuale aperta è iniziata nel 1991 con il simposio sull’acqua di Stoccolma, sostituita, dal 2005, dalla settimana mondiale dell’acqua. PER ULTERIORI INFORMAZIONI Settimana mondiale dell’acqua www.worldwaterweek.org RESTRIZIONI SUL PESCATO DI TONNO ROSSO In giugno la Commissione europea ha deciso di chiudere le tonniere con reti a circuizione per la pesca del tonno rosso nel Mediterraneo e nell’Atlantico orientale, in base alle informazioni aggiornate sull’attività della flotta europea. Questa misura di emergenza era volta a preservare gli stock di tonni rossi da un'ulteriore impoverimento consentendo tuttavia ai pescatori tradizionali su piccola scala di mantenere la propria attività. Oltre al Mediterraneo e all’Atlantico orientale, le restrizioni includono le tonniere con reti a circuizione (i pescatori utilizzano reti solide per i pesci che stanno vicino alla superficie) battenti bandiera di Cipro, Francia, Grecia, Italia e Malta dal 16 giugno, e bandiera spagnola dal 23 giugno. La Commissione ha dichiarato che le flotte di tonniere con reti a circuizione avevano già esaurito la quota consentita per il 2008, dal momento che alcuni pescherecci non hanno dichiarato il loro quantitativo di cattura o lo hanno superato. Era quindi necessario chiudere prima del solito per evitare di ripetere il superamento dei limiti di pesca, mettendo a repentaglio gli stock già indeboliti dei tonni rossi. È consentita la pratica della pesca non industriale, poiché ha un impatto di gran lunga inferiore sugli stock rispetto ai metodi applicati dalle tonniere con reti a circuizione. PER ULTERIORI INFORMAZIONI Misure per la conservazione dei pesci ec.europa.eu/fisheries/cfp/ management_resources/ conservation_measures_en.htm NUOTARE TRANQUILLI Nel giugno del 2008, la Commissione europea ha pubblicato l’ultima relazione annuale concernente la qualità delle acque di balneazione nell’UE. I campioni prelevati durante la stagione balneare precedente hanno rivelato che la maggioranza delle acque di balneazione costiere e interne in KH-AD-08-032-IT-C ■ © Commissione europea ■ © Commissione europea notizie in breve Europa sono conformi alle norme UE, rispettivamente intorno al 95 % e all’89 %. Tuttavia, la Commissione sostiene che gli Stati membri devono fare ulteriori progressi per arginare l’inquinamento. È stato fatto un accertamento su oltre 21 000 località balneari nei 27 Stati membri durante la stagione balneare 2007 che generalmente va da aprilemaggio fino a ottobre-novembre. Più del 68 % di queste località erano costiere; le altre includevano i fiumi e i laghi. La relazione ha registrato una lieve diminuzione nel numero di località che rispettano i limiti UE rispetto all’anno scorso. Il processo di valutazione tiene conto dei parametri fisici, chimici e microbiologici. Come si era osservato negli anni precedenti, l’inquinamento microbiologico è il principale fattore limitante per la qualità delle acque di balneazione, derivante dalle acque reflue o dalle acque di dilavamento di origine agricola. Nel 2006, l’UE ha adottato una nuova direttiva che estende la portata della normativa precedente, che risale al 1975. In particolare la nuova direttiva è volta a garantire la coerenza con la direttiva quadro sulle acque, per aggiornare i parametri e monitorare i provvedimenti, promuovendo la diffusione delle informazioni sulla qualità delle acque di balneazione. Gli Stati membri hanno tempo fino al 2015 per applicare integralmente la nuova normativa. E’ possibile avere accesso ad altre informazioni sulle acque di balneazione sul sito «Eye on Earth» lanciato dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) e da Microsoft lo scorso luglio. Il sito propone una mappa di località balneari classificate che si basa sulla valutazione dell’AEA e sull’esperienza degli utenti. Sono disponibili inoltre mappe interattive e dati sul sito WISE, gestito dalla Commissione e dall’AEA. Queste informazioni sono sufficienti per rassicurarvi quando andate a fare una nuotata e non dovete preoccuparvi se inghiottite un po' d’acqua! PER ULTERIORI INFORMAZIONI Relazione della Commissione sulle acque di balneazione ec.europa.eu/environment/water/ water-bathing/report_2008.html