DOMENICA 26 SETTEMBRE 2010 In Europa va anche peggio DA PALERMO i tour operator europei? E Pochissimi specializzati nella responsabilità sociale, mentre la LE INCHIESTE DI AVVENIRE PIANETA ABUSI Scarsa anche la copertura informativa sulle pratiche delle imprese tuirstiche: al questionario proposto allarme pedopornografia appena il 10% dichiara di sensibilizzare le imprese fornitrici. Solo "Terre Voyages" (Francia) prevede l’inserimento del Codice di Condotta all’interno del contratto. Sono i francesi i più attivi sul fronte della lotta al turismo sessuale a danno dei minori, mentre in Germania nessuno degli intervistati dichiara di allegare il Codice di Condotta a materiali informativi o contratti rivolti a clienti e fornitori. E sono i pochi grandi operatori, in partnership con Ecpat, a mettere in campo iniziative concrete. La grande massa di piccole e medie imprese non si considera interessata al problema con motivazioni incredibili e anche banali: «Siamo un piccolo operatore», «Le nostre destinazioni non sono a rischio», «I nostri fornitori e clienti sono seri», «Ci occupiamo di fornire trasporto e alloggio, quello che succede alla destinazione non ci riguarda». Solo il 20% degli operatori si occupa del problema e prende precauzioni: sono la metà di quelli italiani stragrande maggioranza neppure la considerano. L’Osservatorio dell’Enbt ha scelto quest’anno di allargare il campione di indagine agli operatori di Francia, Germania e Regno Unito, con risultati sorprendenti. I questionari compilati sono stati appena 30, ovvero circa il 10 per cento di quelli somministrati. Nell’83% dei casi non si è ottenuta risposta, il 4% è risultato non idoneo, mentre il 3% (ossia 8 operatori) ha rifiutato l’intervista. «Probabilmente abbiamo individuato proprio quelli che promuovono il turismo sessuale», ipotizza il presidente dell’Ebnt, Gabriele Guglielmi. Si scopre che solo il 23% dei tour operator europei risulta attivo nella formazione e nell’aggiornamento del personale (la metà di quelli italiani), il 20% prevede l’informazione dei clienti (un quarto degli italiani) e 11 Nel dossier presentato a Palermo dall’Ente nazionale preposto al controllo del fenomeno emerge un quadro in chiaroscuro: il nostro Paese è al quinto posto nel mondo per numero di aguzzini, nonostante strumenti legislativi all’avanguardia Che, però, non vengono applicati. Ecco perché Alessandra Turrisi dall’Osservatorio che monitora l’applicazione delle norme hanno risposto solo in 4 su 10 Turismo sessuale? Buone leggi. E basta Italia “virtuosa” solo sulla carta: scarsa la vigilanza DI LUCIA BELLASPIGA a definizione internazionale è travelling offender: è il "turista sessuale", colui che si mette in viaggio a caccia di vittime innocenti, bambini o adolescenti da sfruttare sessualmente. Senza pietà e senza scrupoli. Una piaga mondiale che divide il pianeta Terra in due “emisferi”: i Paesi poveri che forniscono le vittime, e quelli ricchi che rappresentano la domanda. In pratica che esportano gli orchi. E l’Italia? È presente in entrambe le categorie, come dimostra la cronaca (21mila ogni anno gli abusi in Italia), ma soprattutto occupa il quinto posto mondiale nella classifica degli aguzzini: Usa, Germania, Francia e Australia ci precedono, ma poi arriviamo noi, con i "turisti sessuali" (età media 25/30 anni) che per partire si affidano ad agenzie turistiche classiche ma poi, giunti sul luogo, sanno bene come arrivare ai bambini usa e getta (220 milioni nel mondo, secondo l’Onu), sanno bene a chi rivolgersi, sanno quali sono gli hotel compiacenti, sanno anche che lì gli intermediari (operatori locali, taxisti non necessariamente abusivi, camerieri...) saranno a loro completa disposizione. Eccolo allora l’anello debole, quello dei fornitori locali ai quali le nostre agenzie turistiche si affidano per attivare i normali "pacchetti", senza sapere se sono seri e affidabili o invece al servizio della pedofilia internazionale. È uno dei dati più inquietanti che emerge dal dossier "Il turismo italiano ed europeo contro lo sfruttamento sessuale dei minori", presentato ieri a Palermo da Ebnt (Ente bilaterale nazionale Turismo) analizzando i dati del 2010: «Nonostante l’Italia sia assolutamente all’avanguardia nel mondo quanto alle normative che contrastano il fenomeno», rileva lo studio, poi all’atto pratico non tutto ciò che è teoria diventa pratica. Insomma, «con determinazione ammirevole e forza morale l’Italia ha saputo darsi strumenti legislativi efficaci», ma resta indietro quanto all’applicazione degli stessi. Due in particolare gli strumenti che ci pongono all’avanguardia: la legge 269 del 1998 e il Codice di Condotta che nel 2000 Ecpat Italia (End Child Prostitution Pornography and Trafficking), insieme alle associazioni e ai sindacati di categoria, ha elaborato per l’industria turistica italiana. La legge 269, rispetto alle norme precedenti, sancisce la punibilità dei reati di prostituzione e pornografia a danno di minori anche se perpetrati fuori dall’Italia. E stabilisce l’obbligo per gli operatori turistici di inserire in maniera evidente nei cataloghi e tra i documenti di viaggio consegnati ai clienti la seguente avvertenza: «La legge italiana punisce reati inerenti alla prostituzione e alla pornografia minorile, anche se gli stessi sono commessi all’estero». Il Codice di Condotta, invece (che è stato recepito nel Contratto nazionale del 2003 per i dipendenti del settore turistico) prescrive per le agenzie di viaggio «la formazione del personale sia in Italia che nei Paesi di L destinazione», una efficace «comunicazione ai clienti dell’impegno dell’azienda contro il turismo sessuale», e soprattutto «la stipulazione di clausole nei contratti che vincolano i fornitori locali di servizi ricettivi». Ma, come dicevamo, è proprio sui fruitori che la prevenzione fa acqua, e a dirlo sono i numeri rilevati dall’Osservatorio nazionale per l’applicazione della Legge 269 (attraverso un questionario inviato a 309 imprese turistiLe agenzie si che, ma al quale ha fidano dei risposto solo il 42% dei contatti, il che già tour operator la dice lunga): se ben all’estero, che il 78% delle agenzie turistiche ottempera in molti casi all’obbligo di inforavvallano il mazioni ai clienti (e questa è la notizia fenomeno positiva), solo il 47% Così siamo delle imprese è attivo nei confronti dei dimaglia nera pendenti, e solo il per i reati 23% si preoccupa dei fornitori di servizi turistici nei Paesi esteri. I tour operator, infatti, si accontentano di «avere fiducia nei fornitori storici», dunque non sentono l’esigenza di sviluppare specifiche azioni di controllo e formazione. Ma la fiducia non basta. Per fortuna ci sono imprese che si impegnano seriamente, che producono opuscoli ad hoc, collaborano con associazioni ed enti nei Paesi di destinazione, sovvenzionano persino orfanotrofi e azioni di contrasto al fenomeno: «Perché non attivare meccanismi internazionali di premio-punizione per i tour operator virtuosi – è allora la proposta che esce dal convegno di Palermo – , come ad esempio la segnalazione sui portali o le guide da viaggio?». Nel trasporto aereo le liste nere internazionali hanno funzionato, «allo stesso modo le liste bianche degli operatori turistici potrebbero creare un circuito positivo». E un premio di mercato: «Dimostreremmo che più dello sfruttamento paga il rispetto». I l’accusa «Sui siti internet troppe scappatoie» DA PALERMO ALESSANDRA TURRISI a legge per combattere il turismo sessuale all’estero in Italia c’è, ma chi controlla se viene rispettata? Chi applica le sanzioni?». È il duro atto d’accusa dei vertici dell’Ente bilaterale nazionale del turismo (composto dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori del settore) e rivolto allo Stato, in occasione della presentazione dei dati raccolti dall’Osservatorio nel 2010. «Noi abbiamo fornito uno strumento al ministero del Turismo, dimostrando che si tratta di un problema molto lontano dall’essere debellato – spiegano il presidente Gabriele Guglielmi e il vice Giuseppe Cassarà BUONI ESEMPI –. Ma loro cosa stanno facendo per fare rispettare TURISMO ETICO: IL BELPAESE SUL PODIO la legge? Non molto a giuLe buone pratiche? Sono mosche bianche. Ma ci sono. dicare dai dati». L’obiettiDue tour operator italiani, due francesi e uno tedesco vo è che Ecpat Italia (End sono quelli scelti dall’Osservatorio e presentati a Child Prostitution PornoPalermo. Nel nostro Paese c’è "Kel 12", che ha fatto del graphy and Trafficking) turismo etico un manifesto, raccogliendo nella «Carta convochi il tavolo di verietica del viaggio e del viaggiatore» i principi aziendali. Ma fica – composto da chi ha anche "Viaggiland", specializzato in safari in Africa, che sottoscritto il Codice di aderisce a una campagna keniota in difesa dei minori. In Condotta – prima del 15 Francia, invece, "Nouvelles Frontières" dedica alla lotta al ottobre, quando si terrà la turismo sessuale un link della homepage e una sezione Conferenza nazionale del all’interno dei cataloghi, promuovendo la sensibilizzazione turismo, per elaborare del personale con corsi di formazione e sostenendo nuove proposte. Progetti di sviluppo nelle destinazioni a rischio. Proprio Sono tanti ancora i buchi come "Fram Voyages", che sul web incoraggia a segnalare neri. I dati raccolti riguarepisodi e situazioni sospette di cui il turista può essere do ai siti internet dei tour testimone durante la vacanza. E, infine, "Studiosus", storico operator intervistati sono tour operator tedesco, che supporta il programma Child sconfortanti. La legge 269 Labor, realizzato da una ong keniota per recuperare i del ’98 prevede che l’avminori finiti nella rete del turismo sessuale. (Ale.Tu.) vertenza della punibilità dei reati inerenti alla pro- «L Le avvertenze della punibilità dei reati obbligatorie solo sui cataloghi, e non online. L’Ente bilaterale nazionale del turismo: «Il ministero intervenga. Un operatore su cinque è fuori legge anche nel controllo dei dipendenti» stituzione e alla pedopornografia minorile anche all’estero sia riportata nei materiali propagandistici, nei cataloghi e nei documenti di viaggio cartacei. Ma non c’è alcun obbligo relativo alla pubblicazione di queste informazioni nei siti internet. E, infatti, nelle home page dei tour operator la considerazione della lotta al turismo sessuale che sfrutta i minori figura solo nel 2,4% dei casi, appena nel 6% dei cataloghi online. Una goccia nell’oceano. «Il ministero risulta assente – denuncia Cassarà, che è anche presidente della Fiavet –. Non si può pensare a una gestione privatistica del problema: la legge non la applica nessuno e quindi ce ne dobbiamo occupare noi. Così non va. Ci vuole la vigilanza. Per esempio, emanando una norma che sanzioni chi non riporta la dicitura prevista per legge sulle brochure on line, che ormai sono ovunque. L’offerta turistica in Rete è dilagante, particolarmente accessibile al viaggiatore faida-te. È fondamentale intervenire in questo senso». L’indagine 2010 dimostra un miglioramento dell’impegno dei tour operator italiani nell’applicazione, almeno formale, della legge. «Ma non basta – sottolinea il presidente dell’Enbt Guglielmi –. Risulta, infatti, che uno su cinque è fuorilegge. L’impegno nella sensibilizzazione del personale, per esempio, è ancora molto basso. Vogliamo avanzare la proposta di istituire alcuni corsi, anche online, per i lavoratori del settore, che magari diano una certificazione di qualità al tour operator coinvolto. Bisogna insegnare al personale a come sensibilizzare il cliente senza offenderlo, con le modalità giuste». L’anno prossimo l’indagine sarà estesa agli aeroporti, alle compagnie aeree, alle catene alberghiere. «I tour operator sono solo un settore – aggiunge Guglielmi –, bisogna coinvolgere anche enti coinvolti dal problema. Per esempio, se si va all’aeroporto di Venezia, si vedono charter in partenza per la Thailandia o per il Brasile, con viaggiatori esclusivamente uomini e senza valigetta ventiquattrore. Chi sono e perché partono? Non certo per affari. Qualche dubbio può venire».