,^S
S
S^.
v-u
"
ISOVEIXE
DI
M.
ORTENSIO
CON
DILIGBNCA
LANDÒ
RISTAMPATI
PKBCBDDTB
DALLA
IN
PRESSO
B
8DA
COHITTK
VITA
LUCCA
GIOVANNI
1851
BACCELLI
DI
QUESTO
LIBRO
SONO
QUINDICI
ESEMPLARI,
GRAVE,
UNO
inPBESSI
STATI
CARTA
IN
SOLI
DEI
QUALI
COLORATA,
IN
E
PERGAMENE
ROMA.
DI
55.
ESEMPLARE
DI
N.
DUE
TANTA
SET-
CARTA
IN
NISSIME
FI-
ÀI
el
LETTORI
LandOf
fu
marne
un
N\
$ulo
tMstro
volume
M.
di
Novelle
le
ristampare
Ortensio
pensiero
di
for^
unirsi
alla
se^
da
'
rie
che
dì
amano
grafica,
divisammo
numero
degli
interesse
comune
de*
le
ambo
Pietro
primo
Alanagi,
e
quale,
comecché
i'uolsi
tuttavia
Landò
il
parte
in
detto
Novelle
ne'
ai
riguardo
il
libro
la
per
di
rarità.
questi
grado
egli
suo
e
tra
di
che
cugino,
il Landò
che
e
pidissima
le-
lettera
a
153
raccolte
sia
0
altra
carte
nel
in
1553
del
l'
dal-
1561.
d" incerto
dica
notato
loro.
a
Venezia
Poggiali
dal
queste
facete
in
si
nel
forma
sta
Lettere
ivi
A
in
che
impresse
menti
componieseguite
Giolito
del
a.^sai
Vari!
edizioni
due
stampe
delle
Brachi
che
avuto
il
settanta
altresì
avrebbe
Brachi
avendo
;
soli
blicazione
pubbibliO'
curiosità
a
avuto
aggiungemmo
ne
volume
limitare
nelle
Landò,
con
Gio.
che
queste
del
un
di
dalla
leggitori.
Trovansi
1555,
di
coloro
per
perché fino
soggetto
esemplari;
minore
nel
E
farne raccolta.
divenisse
Venezia
italiani
novellatori
de'
La
autore,
fattura
l' autore
avendosi
fossero appunto
vi
del
ma
chia-
d'altra
affini
IV
Sei
la
condurre
fedelmente
attenuti
edizioni,
riscontro
a
alla
daWuso.
tografici
e
credemmo
ci
ispezie
in
stampe
talvolta
del
Lasciando
grazia
esservi
che
dello
Landò
ragguaglino
si
altra
mani
rari
e
curiosi,
presente
Lucca
é
raccolte
delle
de*
libro
ottobre
e
al
e
più
più
che
delle
degli
quali
pei
ristampa
i
secolo,
giovinetti
de'
nelle
entrare
del
altre
questo
parte
le
per
colle
cui
1851.
si
costume,
dirsi
soltanto
mammo
sti-
di
ancora
Quanto
anzi
noi
novellatori,
il
che
e
di
mostra
stile,
esemplari.
scrittore;
a
piti
dello
fu vizio
ciò
sono
non
che
an-
merito
che
buona
e
rispettato
sempre
ricordare
d'
invenzione,
migliori
del
nostri
degli altri
leggiadria
dai
antiche
scapito
dire
a
fare assai
la
la
e
libertà,
nelle
a
giudichi
limiteremo
ci
collezione
per
solutamente
as-
aisegnior-
maggior
errata,
altri
che
dovessero
nella
oggi
sono
loro
chi
po-
senso.
Novelle,
queste
che
una
manifestamente
era
quei
quanto
collocazione
la
ove
Però
lecita
citate
sopra-
gli errori
una
permettemmo
ortografia
nell'
voluti
V
con
ci
due
costantemente
tenemmo
solo
e
cambiamenti
delle
emendare
dì
affine
siamo
ci
ristampa
lezione
quali
le
nell'altra;
corsi
presente
mecché
co-
le
la
per
scostino
quanto
al-
al
poi
già
liare
pecu-
novelle
del
licenziose,
famigerati.
voglia
zittelle;
amatori
di
divisammo
favore la veniamo
non
sol
vorremo
non
se
ove
Né
atidar
ma
da
libri
la
comandando,
rac-
NOTIZIE
SULLA
ViTA
DI
MESSi:iV
OKTEINSIO
LANDÒ
é
LLA
che
singolare
assai
cosa
di Ortensio
(inule ristampiamo
Novelle,
nulla
tori
scrit-
parlassero gli
contemporanei
Il
princìpal
sua
vita
ò
nelle
tali
Onde
lasciato
da
dileguare
a
noi,
adoperato,
aggiungere
sparse
a
notizie
ben
ciò
hanno
biografi.
Fra
oscurità
poco
che
di
memorie
sé
le
e
scritto
quali,
prò
del
di
Landò
vuoisi
;
vi
biamo
abdi
queste
i
il
dod
tezze.
incer-
fatto
verrà
ne
facendo
i
quali
diligenze
quante
per
della
nelle
lui,
di
le
fama.
oggi rimanga
scritture
ha
sparsamente
però
che
nionumento
le
e
dovessero
qualche
levar
pur
co*
;
libri,
i suoi
stravaganze
sue
le
oggi
pressoché
o
poco
mecche
del
Landò,
derni
mo-
primo
Vi
vita
sulla
nouzie
luogo *ar proposto Poggiali, cheineìii
Storia
di
(2).Il
origine,
di
Milano
della
anno
schi
vanno
(he
sia
congetturando
da
lettere
di
cattedra
più
ove
aggiugner
di
talvolta
anche
comecché
il
voi.
(3)
Bibliot.
(3)
A
(4)
Frai
I
mediol.
script,
maestri
(4),portossi
in
e* si
dicina.
me-
piacque
accennando
1* officio
modo
a
di
del
parlato
voi.
il.
e.
è
ignoto
(5);
gio
spre-
Landò,
i.
p.
pag.
7St.
Bernardino
insegnasse
se
in
uonalo
Milano.
V.
taloghi
Ca-
4.so.
componimenti
((")ttermoai
anche
novera
Tra
(") Ragionamrnto
Varii
di
171.
e.
tuoi
però
a
che
300.
e.
qnalc
a
Minuziano,
nome,
hanno
quanti
(6). Tra
Negri,
parli quasi
ne
prime
delle
medico
suo
del
primi
i
fra
esercitato
averne
altrove
(I)
al
sovente
fondamento
fu addottorato
di
qualità
Questa
di
lardi
è
il Tirabo-
e
Milano
in
come
Bernardino
Alessandro
tenevano
Bologna,
sotto
in
(3).Incerto
assai
con
bile
no-
nacque
alli studi
opera
e
della
Zeno
tardi
più
retorica
Rodigino
quei
a
Data
della
e
al
porre
lo
ma
tino
piacen-
milanese,
Cataloghi
nascita;
sua
cinquecento.
Celio
ne* suoi
fu
ma
Castelletti
a
to
attribui-
Domenico
nn
di Piacenza;
Caterina
una
la
per
aveva
Ortensio
che
figliodi
e
assicura
l'gline
è
vero
de'Landi
casata
J'
l'Argelati lo
città, laddove
Milano
a
Memorie
(1),rivendicandolo
di Piacenza
letteraria
questa
nelle
diligente
assai
articolo
un
diisteso
funebri
cavaliere
un
vonez.
—
—
venet.
is"i.
e
solitario
nn
a
C.
tft4S
•
f-i.
e.
3".
nói
DI
ba
niuno
della
lo
cui
lermo
se
non
negli
gran
fallo
natura
che
neir
più
età
(1)
tario
«
Mai
gonfaloni,
•
•
«
"
capitano del
gente
del
marchese
del
zata
queste
motivo
dover
a
(i)
Viirii
(2)
Nel
rerego
prese
«
mio
»
scionc
che
del
chiama
sotto
di
l'ozzo
a
il conte
Gaiazzu
da
rio,
solita-
del
liere:
cava-
sé, che
e.
tuo
uè
arme
ca-
souo
:
lancia
ser-
spez-
v' ii.-"
non
sembra
ne
no.
capitano
di Gaiazzn.
si diceva
l'erego
molti
•.
bugiarde,
sospettar
serTiva
del
giovine
(2),e
di
paradosso
capitano
M.
delle
eie.
Conte
dell'
Marignano
coiupooimeoti
XIII
vuoto.
sotto
Guido;
conte
di
parole
soli-
formidabili
più
i
di Gaiazzo
conte
del
un
quel
persona
il mestiero
avesse
ed
militato
servito
stato
Da
»
che
pitani
ho
"
fermo
soldato?
ho
si, "
quieto
irre-
passo
interrogazione
mai
voi
Fosti
Solit.
alla
un
riempire
egli
;
tanto
terren
cavaliere
nella
olirò
sludi
che
non
a
per
per
degli
trovar
un
raOìgura
risponde
Ca».
"
fra
in
quattrocento,
spirito
I Se
soccorre
si
cosi
di
e
matura
ne
I^so che
sol
seppe
Ragionamento
suo
"
mobile,
cende
vi-
1534,
che
credere,
da
al
tenuto
del
anni
ultimi
alle
principio del secolo,
sul
appena
fino
Eppure
si occupasse
si
intorno
e
Lione.
egli nascesse
^renl' an^i
^i
in
pure
è
non
gioventù,
sua
troviamo
che
notizia
darci
saputo
TU
LAMIO
Jf.^ORT^NSIU
fra
fusse
i"ozio
«
nelle
molti
da
ino-
che
p«»tis"iUMi
il
ca-
mi
concludere
poter
anni
e
SULLA
NOTIZIE
di
eli' e* fosse
;;uerre
che
l' anni
del
secolo
dando
fuori
Cicero
retegatus;
quella
eh'
guenè
(1)
Milano
di
in
1533,
81
condusse
nell'anno
e
le
to
prima
a
dimorato
Cicero
anni
in
essi
ed
credere
Il
che
materia
di
stimasse
ciclo.
In
già
per
miglior
Lione
suo
(0
MOT.
(2)
«ma.
di
compagno
avventura
della
ttlor.
in
dal
Leu.
Lelier.
lUl.
di
in
studi
tom.
di
Piac.
a
Roma
%
e.
vul.
l
in
lestia
mo-
cambiar
ne,
Odo-
Bologna;
ed
favorevole.
poco
\
inclina
Angelo
Gio.
giudizio
sta
que-
ogni
evitare
consiglio
s* imbatto
del
fine
appostagli
taccia
ad
aver
avvertita
recarsi
dovuto
che
egli
sta*
Landò,
dal
alcuna
narrate
che
in
cono
di-
si
essere
accenna
egli avesse
do;
secon-
gravi negozi
Poggiali,(2)
religione, e
il
è
dopo
in
primo
quali
Certo
a
il Gin-
dialoghi
per
accennata
giustificarsi di
per
ivi
più di, com'egli
revocatus.
il
nei
1534
è
non
ma
seguente,
nel
Lione
particolarità
*
1534;
gli
cose
Roma,
noi
:
anteriore
pubblicasse
forse
a
intitolati
A
nel
Lione
quelli dell' impressione.
con
Iren-
scrittore,
come
edizione
che
scambiando
a
sé
revocatus.
conoscere
vuole
avvenute
di
Cicero
ei fece
il
primi
nei
spiritosi dialoghi
due
fatto
funeste
e
XVI.
far mostra
a
tante
l' Italia
desolaron
dell' armi,
mestiero
quelle
in
migliori
i
passasse
nel
soldato
Incominciò
venuto
egli
che
giovinezza
sua
VITA
3"6
a
e.
in
\*i.
nula.
ni
non
se
egli
che
r
in
di
data
e
"
libri
di
Cicerone;
Christus
-
l'Odone
ret.
Deus
di
«
Ipse
Italiam,
«
metuìt
danno
relegatus
vero
in
agnosci
assai
per
••
motivo
esiglio
scrittore,
è
certo
quando
asseverava
potuto
tornare
stesso
(i) Riportata
altrove.
che
1534,
e
memorie
da
non
del
P.
il
della
Niceron
l'
del-
veruno
il falso,
sarebbe
l'anno
nel-
invece
prima
trisse
nu-
il fatto
provato
mentre
sua,
contro
che
il Landò
cosi
;
i«
egli
non
egli spacciava
Italia;
in
autore
dell'Odone
malanimo
né
ai
patria
sospettare
che
nelle
in
lasciando
Io
revocatus
di
asserito,
è
non
dell*
non
nedum
alcun
che
accennato
quali parole
avventura
habe-
seco
sotto
giunge
sog-
mani-
eorde
Le
imperocché
Landò;
et
esty
tota^
qua
in
an
odio
in
in
nee
avea
più
E
Cicerone.
;
non
e
,•
•
dialoghi, aggiugne
•
ed
librit
tolu*
poi,
mentre
•
che
di Cristo
mihi
:
ac
dire
quelli
Christum
•
in
nec
icit
linguae
legant
alio»
placet
Tullius
habebat,
noti
Àlii
•
et
bus
familiari
fuor
(1)
1535
gli fa
e
•
apprezzava,
non
tosto
«
contemptorem
che
(Cousin)
pietati», graecae
•
V Italia
ottobre
29
nione
opi-
lettera
una
Cognato
de'
Strasburgo
disciplinarum
altri
In
Gilberto
a
il Landò
chiama
'
religione.
indirizza
Odone
nell'
abbandonar
dovuto
avesse
di
causa
per
indotto
fu
Poggiali
il
che
Landò,
del
questi dette
ingiurioso, che
anche
pur
IV
LAl^iDO
ORTENSIO
M.
lettera
lom.
\\l.
?'
?
NOTIZIE
X
dell
Odone,
egli
di
impedimento
r Odone
in
è
beli*
agio
abbia
disturl)ó
falsò
o
(tet-
il racconto
creder
a
reva
•percor-
ne
fàtiò^
smentito, dal
parte
questa
e
senza
Laonde
sorta.
si
non
pure
VITA
dinuovo,
era
a
J(|
If
SULLA
vi
contmde
le
se
''?Ìfi).l
•!
^et
anche
rimanente.
.
il Landò
Tornato
restituirsi
per
bel
di
rato
Napoli,
giunse
a
eianae
Quaestìones.
andata
per
che
V
citta,^^
della
Roma,
toccata
e
le For-
pubblicò
1535
di
ordine
(Questiviaggi ò
nell' XI
testimonianza
si
trovava
dell'Odone,
in
Lione
Cicerone
su
e
de'
il 1534,
; e
non
ì^àjpoli,
di
viaggio
imperocché
;
stesso
la
al
Lione
errore
Landò
j, dialoghi
principali
nel
ove
a
manifesto
del
dai
ma
Poggiali, il quale pospone Tà pri-
dal
sua
colto
(1) festévolmente''ac-
la Toscana,
traversata
invertito
dopo' 'avét'*'diinoi
(2) luogo ameQissimo'deI'suò
Porci
in
28
Milapo. Lasciath
a
Lucca
ospitatovi
contado,
con
nuovamente
in
a' Róma
si condusse
Lombardia,
la
giorni
18
ed
altri
poi
nuovo
dove
da
Milano,
a
poco
,
"silciìn
Italia^.
si"'féiin^
in
per
zione
asser-
e
paradòssi,
egli
dove
é
cèrto
ihipresso
certo' si
mcn
é
,
che.ei
fosse
in
riscontro
Napoli
(t) Thtodeviginti
(l) Coniumpiimui
la
die».
di«$
tléì.
ec.
di sé
nelle questiona
pubblicazipno
Forcianae
Farcii,
àuodetriginta
$u»,
ei scrive
quanto
fof^jpne (3),e
curo
pòrgendone 'si-
il 1535;
niii
Forc.
eh' ei
in
qnaestion.
falUt
me
quSMU
t';
•
princ.
memoriafl
a
cuL
',,
*/•»»-
ho
.,.
cdii.
I
.
(1) Op.
cH.
a
e.
6".
ne
DI
fece
«"'
colà
appunto
facesse
visitasse
la
delle
opere
sue
che
certo
quiete
in
e'
andando
il 1540,
Isvizzera^ comeché
U).
«
•
"
"
•
le
Ecco
dalli
non
netta
di
Svizzera, la
"
si
"
dove
«
dimora,
fatto
vestigi,molti
«
cercando:
?
d'
•
amabile;
"
scorsi
«
fui
una
colà
nel
trovai
ma
Varli
(2)
Parados.
guari
però
accecarne
compon.
\X1II.
"
In
•.
a
e.
16«
trovarmi
fra
me
che
soavissimo
dolce
tanto
rar.idosso
con
volai
stabilir
ciò
"
la
"
ne
"
vi
pirt
fusse
si
questo
—
al
"
molti
di
principio
ambitione
tanta
(1)
inditii
da
non
dunque,
me
piede,
in
stanza
Yalegiana,
egualità troppo
certa
per
il
Italia
alama
che
diritto
di
il divisamen-
cominciamento
buoni
sentii
spalle all'
pensai
la
"
fermare
pensando
dì
natione
trovar
Grisonna,
pensiero
sappiamo
accostumata,
macchia,
questa
«
•
bene
potersi
stesso
in
italiani, di
costumi
luoghi
stato
Desiderando
•
sai
as-
tempo
più
vano
dall' ambitione,
aliena
tutto
di
migliore
gliriuscisse
patria libera,
una
di
parole (2):
sue
fastidito
le
in traccia
1540,
insofferente
e
nuovo
che
però
essere
solo
nuove,
cose
in
di
Questo
di bel
volgeva
È
spazio
ricorda
etc.
di
al
1535
dappoiché
(1)
vago
dal
questo
Sicilia;
Catania
Messina,
Quel
di rinvenirlo.
fatto
che
\l
suddetto.
anno
dimorasse
venuto
probabile
LANDÒ
ncll'
dove
e
c'è
non
ORTENSIO
M.
:
mia
grati
andavo
odore
troppo
stetti
che
vi
fumo
eh*
io
viaggio
suo
wiv.
di
fece
la Svizzera
per
Basilea
di
sotto
color
Quindi
passò
in
di
più luoghi
alla
corte
15*3
a
Di
si
non
che
di
incostante
libero:
«
•
dice
partenza,
gnato,
disse,
?
civìtatenif
•
•
in
to
di
uno
bene
tetigero
cum
in
libera
città, ivi mi
puoserò
suoi
viaggi
questi
qualche
gran
allora
i
più
quelli
che
(0
In
rhil«lflthi
signore
ni
(1)
farad.
(9)
varii
o
irtopia
RrnHTTii
Baiileao.
fc.
a
e.
senza
amatori
disse-
quando
liberam
ginn
ben
vero
che
talvolta
come
usavano
eccettuarne
di
libertà.
rnniii, (iialn((u8Icpidissimiii
XX.
compon.
prelato,
di-
accostumala
accompagnava
si vantavano
n««i(lprii
è
mia
come
bene
Egli
scrittori,
degli
più
».
et
sue
paese
avea
Tullio
cioè
e
delle
feci
moratam
trove
al-
umore
un
(3),
M.
lontani
nell'
e
essi
un
causa
trovare
illaconquiescam;
alcuna
in
sarò
in
la
patria
già dissegnò
come
•
di
dalla
in
luoghi
vari
in
Piacenza.
a
natura,
smania
Quando
«
e
rinvenire
In
quanto
indietro
peregrinazioni
lui.
della
parla
opere
Romagne
libro
egli, a
già tempo
bizzarra
nel
i Parados^;
che
e
saprebbe
nella
anche
pur
(2),ricomparve
rumore,
continue
visitato
aver
ammesso
pubblicò
le
contro
l'elogio (1).
dopo
Francesco
per
libello
un
e
reame,
scritto
stampatore
uno
tessuto
Francia,
molto
queste
paesi,
ad
averne
dove
Lione,
viaggio
suo
di
re
aveva
narra,
la burla
quel
del
menò
VITA
fargli imprimere
Erasmo
che
SULLA
NOTIZIK
Xn
i««.
tao.
-
DI
Racconta
gliano
Francia
altro
in
allora
Avevano
di
tenere
di
e
non
si farebbe
egli
pure
che
il
altresì
grande
che
della
fortuna,
le lettere
Conrutaz.
(2)
Nella
dedicai,
del
i.
(3)
Nella
dedicai,
del
2.
(4)
confutaz.
si
e
ciò,
Agostino
sapere
né
cataloghi
»
de*
spezzò
e
diletto
crediamo
se
Landò
adulare
99,
dice
nobile
una
».
libro
a
né
che
né
amicitia
""
che
state
ei
Paradossi.
de'
Paradossi.
oraz.
14
mentire
beni
essere
•
de'
i.
fosse
in
una
che
però
sembra
Non
tempo
nissuno
presso
si ponesse
quello
carte
p«r
E
veramente
a
de'
disagio
".
lungo
che
favore;
o
1.
libro
per
alcun
fosse mendicando
(4)
Paradossi,
né
formasse,
con-
fosse
con
aiuto
non
oraz.
mai
trattenesse
:
conte
»
Parados,
questi protettori,
soldo
«
uscio
per
(0
che
di
uscio
il pane
che
nuove,
egli
ito
Onde
peregrinarp,
cose
patir
che
meno
al-
queste,
si
suo
di
confessando
cagione
lettere,
costumanza
trarne
dovette
più
potenti
e
accomodarsi
onde
potente
tanto
•
di
di
(3).
supponendo
del
vaghezza
bisogno
o
Landò,
ragione
la naturai
vescovo
di
uomo
(2);
professione.
quella general
a
gna
Roma-
borsa
ricchi
progressi
al
torto
e
oltre
alcun
col
della
i
facevano
ne
in
Piti-
di Trento
liberale
i
di
;
•
trovandosi
se
non
che
coloro
•
di
se
(1)
costume
per
presso
aiutare,
che
quando
conte
vescovo
gli fu
costui
Catania,
di
dice
luogo
che
col
trattenitore
il Madruccio
seguiva
XIII
il Landò
viaggiava
suo
per
'
LANDÒ
esempio
per
in
andò
ORTENSIO
M.
Ta
che
degli
gli
dire
oracoli
spergiurare
sola
al
«
».
parolina
recava
di
loro
sé
al
non
per
Altrove,
ruppe
onore,
utile
e
NOTIZIE
X|y
VITA
SUL^A
..
ha
stato, sì
basso
del
persona
solitario,
caduto
fosse
principi,
hanno
fatto
cadere,
^.
co,
(1)
misfatto
»,
di
verità
per
vere
fortuna,
o
quali parole
nel
conoscere
delle
cause
cagione
homicidio,
dalle
:
»
la fronte
alta
chè
per-
ge;
soggiun-
gola, lusf )ji|;;ia,
jgiuQ-
non
alchimia,
d'
opera
miei
malvagità di te^mpimi
e
"
sono
avoli
gli
della
bassa
si
de'
Ira
•
in
la
al cavaliere,
più
è
interrogato
; e
•
furono
e
in
sotto
Piacentino
«
alti,quanto
me
il piede
Vjche
-
di
più
•; tanto
quale, egli
risponde
cosi
;della famiglia Landa,
•;
ragionamento
interrogando;
andava
lo
che
solitaria, nel
vita
della
lode
dal
altresì
alcun
altro
dato
è
non
particolarele
loro
disgrazie.
sue
,
Pubblicati
i
oltre
niù
tenne
viaggiatore
Frisinga fu
A
di
i
più
io.
di
Fuggeri
ed
io
A^yier^a (2j.
dinale
Caramq^r^,(ìl""r
.^gu8ta|fu
che
di
ricevuto
quei tempi
!HMà
pejl ^5Ì4 caidde,.ip ip,8(i|(^
còrsa
Brescia, che lo svaligiarono; ma
vRliHooO
'*
ii) viriicotopon,
?^.0)naRionam. di
(3)
et
hri
al
erano
Tornato
n|ercatantidcl^monjdo{3j.
ricchi
i^Iia
vicin
dai
e
in qne-
In^hiìtcrrà.
in
e
molto
con
troviamo
«.Forse
Londra
accolto
Augusta;
festa
con
Olapda
in
lo
trai'
SI
jQ^n
infatti
e
Alemagna
vedesse
che
è
vero
Lione:
andò
st' occasione
8«
in
nell' alta
•
il Landò.
paradossi,
,,
Cosfiitaz.
Fucrhero
di veni"z.
de'
in
una
Giolito
'
ragion,
di
un
car.
'
un
car.
Parados,
deUc
cil.
«op.
oraz.
di)«
ediz.
^l" •'' t«)
»|«i)«bni;!
'V. d vdilaÀf ik 'tfè^tde'
;
ift4p.
*
(»")
Sermoni
Fnne....
IM. 0HTIi'«(S10
I"l
\èl'\6à'é t^é i\ mala
di'
iinniò
)
Ilo
lo
di
accolse
quella
di
presso
cittd
•
vide
lo
e
al solito
dallo
Pier
signore
dì
cavaliere.
Il cbe
"545, chefu
Farnese
bocca
sua
Piacenza.
Landò,
Il
ogni
aperti a
da
che
oltre
in
sicura
di
questo
da
essendo
come
vender
Trento,
(t) Confutaz.
Landò
riana,
(
Lett.
a
colla
sua
non
pure
e
può
senza
di
193)
e.
alcun
alcun
ed
;
che
una
dubbio
imperiali,
gelosie ed ì
ebbe
tempo
abbiamo
il
pessimo
da
già
raccolti
erano
hif,
da,
Gar-
vediamo
delle
i
per
davano
man-
padri
i.
Lucrezia
come
che
pesce
(?)
Gonzaga
che
troppo
su»*
propendesse
scritta
la
;
essendoché
alla parte
Ce$a-
gran
imperiale;
celie
al
niolteggiava
esso
protettrice chiamandola
riprendendola
essere
le
secondo
usavanoque'pescatori
oraz.
lettera
una
et
paesello sul lago di
ove
Farad
Da
sovente
fuggivano
riputazione
con
a
(2)
i confini
le frodi che
vedesse
Luigi
pn)tettori, parteggiava
dentro
dominii
del
altri ri-
Po
Torbole
a
e
un
Parma
(2),riparò
in que'
stanza
tT
Pier
signoria
principe. Per
nuovo
che
Cesare
che
la
•
sappiamo
per
tutti coloro
sospettidel
vi
tosto
non
nell' estate
tempo
della
Papa
manco
credere
nella
Ragionamento
8contri,e dalla qualità de'suoi
senza
de' danni
come
essere
il
appunto
dal
veneziani,
tornare
ma
•;
nel
dovette
fii investito
Amù-'
ecclesiastico, e fattone
stato
Luigi
dalla
li
(
ripartisse,dappoiché
ne
alienata
Mula
ristorò
allora
ad
toccata
per
originaria. Piacenza;
giunse, bisognò
-
da
città
se,
XV
fosse
Antonio
(1).Determinò
sofferti
sua
fortuna
lettere,M.
rettore
L4tD("
ma
ciò
egli
imperiai».
NOTIZIE
XVI
del
dal
V orazione
udire
del
grazie
Concilio,
famoso
suo
di
potè
ove
concittadino,
nelle
tuttora
Madruccio
vescovo
(1). Anzi
ei si trovò
1545
(2); essendo
Musso
vescovo
Concilio
in
stesso
anno
all'apertura
persona
il
dell'
scorcio
sullo
VITA
congregarsi
dovevan
che
SULLA
ne
buo-
il
presso
quale
alloggiò.
tanto
Dopo
vagare
ebbe
dov*
Venezia
di
interrotta
nelle
ville
Gonzaga,
luoghi
viaggio
le
per
diverse
cui
in
Sicilia
narra
di
queir
isola
lo
Tersata
conobbe
stretto,
quella
principessa
(l) Ragion
d'
il
Preso
fu
provincia
nn
lor
rar.
(S)
romm^ntario
delle
D.
(])
Commontario
te.
a
e.
dalla
1535);
visitare
a
cato
var-
e
tra-
e
Napoli
ove
Cardinos,
marchesa
di
Pa-
ri(.
nutah.
il.
fino al
Messina
Leonardo
la
sop.
cote
in
in
fatto
Calabria;
di
di
e
avea
il
Napoli
a
tarlo.
aiu-
lungo
più anni,
giunse
Salerno,
di
ed
Incomincia
mare
bella
Isa-
riunendo
giorni
Reggio
a
Galeotto,
Mario
in
da
75
speso
ed
suo
quelli che già
passò
avere
(3).
e
il libro.
forse
(dove
famiglia
Italia
un
annodando
provincie
stampò
d'
descrive
quale
l' Italia,
per
sue
1548,
la
nel
ec.
corsa
il Commentario
pubblicò
mostruose
e
più probabilmente,
uno,
e
notabili
cose
vi
Venezia,
in
della
proteggerlo
a
solo
qualche
Lucrezia
presso
tolto
avevano
delle
piacere
in
stanza
dimora,
da
tanto
di
luoghi
Posato
altri
in
spezialmente
e
che
abituale
dipoi
tanto
o
finalmente
prese
odiz.
tS4f(
a
e.
32.
NOTIZIS
A.VIU
;poi
di
le
Sardegna,
composto
il
fatto
qual
avvenuto
me
accolto
fu
dai
(al
qualità
•
reame
le
Perego.
Indi
menta
pravità
?
:
ec.
di
ediz.
di
Lucca
(2)
Ibid.
a
e.
2".
(})
ibid.
a
e.
29.
o.
una
a".
di
no,
Mila-
a
più
1762.
If^.Uiì
^
volle
altre
Né
Valtellina
Gio.
lo
\}e{,e
fratelli
GuiccÌ9r,do,
M.
della
di
erctj^c^
Tiranp
come
due
Paolo
Aon.
ran|-
men
dai
cavalier
delle
passò
singolare
(3)
Muratori
Pozzo
Marignano,
funebri)^ da
i
donila
-
Lugapp»)
( al quale
Dormo
Sermoni
Comroent.
941.
dal
pure
intitola
amico
dei
(i)
come
Piacenza
a
capitano
inquisitore
"
da
genero
e.
Quadrio,
Marcantonio
M.
grande
•
Nicolo
da
Grotti,
dal
amici
nella
incontrò
venne
andò
umanità
con
cari
suoi
come
sicco
il
reina^ s")Iq,
esser
fu
Pestalozza, che
i
;
.
il marchese
dove
Stronzi
Sforza
Como,
per
ed
;
tuto,
bat-
disaccordo
lo
Piacenza
Da
•
Brianza^e
vide
accoglienze
suo
(2)
Francia
Cremona
A
ad
che
di
battevano
com-
Muratori,
Trecchi
e
che
pel
dal
(1).
ritorco
Lombardia,
e
sig. Isabella
manca
la
ricevettero
•
1544
ornata,
Chiavenna,
e
il
traversò
Pievi, dove
a
narrato
dalla
«
da
è
la
e
Italiani, fu
Mirandola
sigg. Stanga
albergato
d'
disciplina, e
della
conte
di
quello
più parte
di
manco
per
fra
la
per
di
tosto
Francese
e
dove
Seravalle,
a
il
Imperiale
gli eserciti
trovò
fu
volta
lo
presa
l^iCocsica
pec
vedute,
quali
Indi
Genova.
a
VITi,
s' imbarcò
Genova
a
8UiM
a
prime
e
S]io
zioni
edi-
Malacria,
d'iialia
vul.
x
k'. OAtÉNSfG
lA
"JiccoìflMagnano,
dall'
e
\l\
LANDU
astuto
-
e
Frf-
sagace
(1)'.;'-^''
??
gero
'èaifhmino
Segilttaiidò''ir
càntibnicà,fti
Brescia
a
della
catiìtaiio
lo
seco
e
il Afàdrticcio
(3). La
del
I' orazione
^uivìdittiorafo
l^antòva
lozza
Padova,
a
del
perdita
la
colpito
dalla
VetiWià'
j^gneHo
'lasciando
'riàte per
per
da
entro
r
della
(2)
Ibid.
(3)
Ibid.
a
r.
33.
Ò)
Ibid.
a
e.
3ti.
a
31.
m
e
30.
a
da
Rodigino,
giunse
a
Benedetto
M.
e
ger
pian-
conobbe
quivi
stupende.
in
e
non
che
dissemi-
pazzie
molte
Egitto
e.
Ferrara,
a
Finalmeutc
cose
le
Pesta-
Celio
di Mantova,
credersi
Commenlario
lio
Vigi-
cielo;
ebbe
ove
maestro
fantasia,
(i)
e.
Kovigo,
il libro,
non
a
a
parte
sua
S.
a
fu
alloggiato
Africa, in
in
loda
Mantova,
dice
cui
se'
accol-
Bartolommeo
M.
(i).
àYnbascJator
di
di
suo
fti
in Trento,
di, riprese il viaggio per
moria
dovè'
r Aretino
certo
poi
dute
ve-
giorno
lo
udì
che
alcun
giurisperito. Da
dì'qui
e
l'antivigilia, vi
Lucia
S.
Musso
compagnia
ih
il
cortesemente
di
mattina
poi
come
giuntovi
che
Mula
casa,
il Concilio
aperto
diresse;
si
colà
trÒyò
si sarebbe
sua
(2).Di
sentendo
Bergarho'e Crema,
di S, Lucia
in
mesi
quattro
per
da
M.Antonio
ove
Val-
di
parte
il ricevette
éitlà
volle
dalla
ispezie
in
il
suo
Oriente,
potrebbe
molto
debba
gio
viaglavoro
nevolmente
ragioesser-
di
in
vero
e
dette
cose
istorici
de'
qualità
nel
quanto
de'
novero
de'
danno
al
oratore
fu
ì
in
e
città, grande
Italia
della
die' fuori
Nulla
all'
(i)
oalln
d*Ada
etc.
il restante
è
fatto
nnl
però
all'ARnello
IMiblilicava queat'
venuto
morte,
sua
dell'Agnello
i.s^h,
dalla
nel
sembra
opuscolo
delia
che
il Landò
ove
babilmente
pro-
sua
vita.
intorno
le
ostante
Facchcro
gli Oracoli
Sferzn,
nel
abilaise
sola
godere
rinvenire
al
la
quel-
la
e
cui
come
in
dato
della
non
l.sso
di
abitò,
libri, ed
di
dedicò
dedicatoria
Htesio,
nllimo
e
Agnello
lettere, che
condusse
caie
riinobri
alle
personaggi
(1). Fu
fosse
cui
de' suoi
della
anno
in
poi quietamente,
letterati,
più parte
la
però
quale
di
emporio
necessaria
libertà
bio,
dub-
Mantova,
lettere
sue
in
da
di
del
avventura
per
dicazioni
de-
le
verità.
Benedetto
M.
duca
casa
varie
da
apparisce
in
pel
indi
voluto
fu
la
alterasse
o
ben
e
quali
senato
familiare,
spezialmente
protettori,
il Landò
visse
fra
conto,
nare:
nomi-
ragionevolmente
dicesse
protetto
di
le
con
di
occorre
pone
e
lasciano
non
Venezia
In
e
libri, e le particolaritàdi che
non
ei
che
amici
suoi
suoi
conto,
che
quelle
a
fatti
circostanze
descrivere,
gli
di
con
coi
;
le
con
che
persone
uomini
particolari
libri
suoi
accade
ad
pienamente
accenna;
gli
delle
e
altri
negli
che
luoghi
i
concordano
quali
ai
intorno
dappoiché
sua;
narrazione
questa
VITA
dice
ei
quanto
dell'età
cose
le
SULLA
NOTIZIE
X!L
più
i sermoni
ad
che
momento
altroTe.
ARoslo
retta
i" di-
ch«
DI
M.
ricerche
minute
qui
E
venisse
ogni
per
e
alle
nel
silenzio
boschi,
in
luce
cui
cessarono
nuovi
libri
novella
medesimo
tempo
il termine
viver
dalla
qualche
procurata,
la
ultima
lettera
una
libro
parte;
(i)lQ
e
Une
che
in
che
le
ai
le
cui
ristampa
lui
stampate
quest'
questi
ristampe
ci
medesimo
al
di
rendemmo
dal
anno
opere
59
o
in questo
de' 20
avesse
di
ra
avventu-
fino
vita
Gonzaga
dopo
Cataloghi.
ingannali
poiché
cose
Lucrezia
a
(1) ;
1552
fra
e
quel
stato
seguiteremo
non
opinione;
costoro
certi, che
Noi
secolo.
del
la
protrasser
ne
udì
a
per
videro, reputandola da
non
al 60
eglino
che
in
ne
esser
alla
apposta
libro,
suo
se
Senonchè
suo.
data
venire
più
dover
Tira-
il tempo
notato
intorno
vivo,
uomo
degli
dal
di
né
stimarono
del
costoro
è
d'
come
Landò,
del
man-
remo
appiglie-
Zeno,
tratto
un
a
il desiderio
pertanto
ci
pure
Poggiali, i quali,
dal
e
forza
da
ogni
assoluta
dallo
quella seguitata
a
che
Neil'
noi
congetture,
cogna
Ci-
egli,
via
scrittori contemporanei, essendo
ricorrere
fessarci
pro-
comecché
appagato,
notizie,
sicure
di
canza
dal
che
con
indarno.
riuscisse
diligenza
que' regìt"tri
mortuari.
sig. Kmmanuele
cortesia
procurò
pregatone,
XXI
rimanerci
chiarissimo
mt"Ita
nostro
in
possiamo
non
della
LANDÒ
praticate
grati al
noi
ORTENSIO
Landò
bre
dicem-
non
la
sue
parve
com-
menoma
venute
il
dopo
fuori
1553
viventi,
sua
certo
senza
d' alto
di
novità
la
e
che
è
ci
anche
de'
il
Regni
di
è
fatto
venuto
se
Il Tiraboschi
il
confutare
vecchio
tempo
Agostino,
dal
frate
fosse
e
che
chiostro,
vuoisi
errore
Ortensio
(l) Neil'
e
dello
avviso
Poggiali
che
più
tardi
dalla
ma
ai
fede
altri due
InUori
nepiibbliclie
—
nel
i
nostro
(1).
a
anche
allo
Landò
un
di
s.
disertasse,
non
pur
cattolica.
Del
((uale
dall'
della
libro
Vene/.
do
mo-
primi
eremitano
ripeter l'origine
con
morto
furono
dell' ordine
ed
Goiferno
del
un
comune
il
;
a
chiaramente
di
o
errore,
diligentissimo,
Zeno
del
lascia
non
vivo
il
e
ro
ve-
pena
ap-
caso
discorrendo
1561,
parli d'un
il
quando
a
libro
suo
Landò,
del
scriver
intender
KUi
il
dello
Ma
da
leggere
scrittovi
nel
Sansovino,
stampato
di
temporanei
con-
consultammo,
che
come
nome,
suo
vita.
sua
libri
molti
nei
il
quando
della
vicende
rono
mena-
ricordo
facesse
almen
per
frai
alcuno
avesse
con
che
opinioni
delle
non
un
di molto
letterati
con
singolarissimi
stranezza
che
principali
e
libri
rumore,
gran
che
nostra,
corrispondenza
affare
è
Non
appresso.
maraviglia
i
tra
il termine
porre
poco
o
intratteneva
quale
autore
nome,
53
grande
personaggi
la
al
vita
il
uomo
di
più leggiero
tuttavia
fosse
autore
dubiteremo
non
della
V
il
presentano
non
che
indizio
VITA
SULLA
NOTIZIE
XXII
del
aver
casata
Governo
iri(;i.
4.
fuso
con-
Landò,
do'llc-
DI
M.
LAKDU
ORTK9I.SI0
XXIII
l'orsi*suuii'un!«aDguinei,GcrcniiaeBassiano,e
l'
dal-
essersi
Kti,
attribuito
fecero
come
Sisto
alcune
come
credesi, da
vedute
ni^
Landò
Geremia,
da
nissuno.
non
fu
apostata
vivente,
cbe
spetto. Nei
libri
dalla
penna,
sua
alle
mozzo
letti
paradossi
luojrhi
(1)
romana
?"
ascetiche,
cose
dei
fra
molti
vissuti
e
o
la
cavalleresche;
animo
certo
con
della
pretesa
nel
il
apostasia
dall'
1825
quale asserisce,
(i) Ragion,
di
un
del
inglese
senza
cavaliere,
e
ne,
preda-
lettere
vadere
in-
vollero
argomenti
se
vuoisi,
Landò
è
Tommaso
adduiue
ailrove.
ligiosi
re-
avea
ortodosso.
però
cati
edu-
che
leggende
e
che
men
di
scrisse
che
leggerezza
con
chiesa
alla
quell' età
poesie
novelle, scritto
o
delle
medesima
penna
dì-
suoi
ai
e
iu
seguir l'esempio
altrui, trattando
il campo
con
di
vezzo
anzi
che
;
volta
che
studio
nello
usciti
s' incontra
contemporanei,
i suoi
sO'
protestarsi in più
alcuna
fece
tolica,
cat-
il
neppure
riverente
e
se
non
moda
per
E
sio
Orten-
religione
eresia
di
lascia
».
cbe
opinioni
osservante
vero
•
è
passo
un
di
suo
lette
indubitamente
accusa
non
non
dalla
sono
strane
sue
forse
corse
non
giustiiìchiV
che
il
sotto
Certo
ne
u
teologia scritte,
ma
mai
GesnerOy
pone
di
latine
opere
lui
n"S
ultimo
quale
nome
del
prosecutori
i
il
senese,
lui, il fatto ed i libri di que-
a
rato
nar-
amorose
ma
Il
stato
non
fatta
tuto
ripe-
Uoscoe,
veruna
•
-
"
nativo
dottrina
di
il
il Landò
il dubbio
della
in
stanza
papali,
avrebbe
potuto
contrade,
da
e
e
avrebber
di
protezione
di
comune
né
la
voluto,
di
e
con
eretici
il Muzio
che
piccoli
avrebbe
non
degli
sentir
rettamente
leggersi
Muzio
2
TbomM
?
carte
che
in
(al
questi gli
(t)
come
altri
indirizza
che
Tiil.
su
in
al
aveva
RtMcoe,
393.
da
materia
Landò,
la
caccia
scritto
llaliau
che
guisa
voce
di
non
religione, ft
dandogli
—
lo
amico,
risposta
NuToUtl
agli
lettere,
da
il
che
lettera
una
in
nati.
domi-
lei
come
in
di
;
vesse
e' vi-
da
per
sé
fossero
nulla
eh'
eretico, nella
proposito
quali
i
d' intrattenere
luogo
rigettato
pur
faceva
faceva
corrispondenza
denunziatolo
ma
paesi
allora
dinali,
car-
credenza
dubbia
tollerato
ne'
grandi,
e
amichevole
seco
di
stati
e
aver
neppur
avrebbe
tranquillamente
E
ma
uomo
inquisizione
gli
essergli larghi
che
aiuto,
un
percorrerne
cattolicissimi,
non
tolica,
cat-
sicura
poi
vescovi
da
protetto
personaggi
non
nato
eccettuati
non
tre
men-
fede
in
Italia,né
carezzato
Se
dalla
apostasia
indi
le
tiamo,
ripe-
lo
solamente
pur
trovato
liberamente
la
in Germania,
avrebbe
non
martirio,
fondamento.
fosse
sua
paese
Quest'accusa,
».
menomo
viveva
suo
soprastante
ritirarsi
(1)
Lutero
ha
non
del
nel
abbracciò
il
abbandonò
«
la paura
per
che
e
il Landò
che
prova,
VITA
SULLA
NOTIZIE
XXIV
ad
altra
lode
London,
di
i"2"
in
materie
queste
facilità,
soverchia
di
Né
tuttociò
con
Landò,
del
talvolta
e
che
chiesa;
di
tempi
dei
condannarsi,
dell'indole
e
confessare
che
che
libri, va
in essi
da
e
però
confutarsi
o
primo
fu
dominato
continue
Odone,
una
strana
maniera
più
a
sempre
darà
che
delle
dalla
ebbe
6ontradizioni.
a
e
dire
contcmptn-
paradossali opinioni,
stesso
nel
in
bizzarrie
mania
mico
ne-
di studi;
lo
se
o
di molti
ilpii'i
gran
essere
disciplinarnm
ac
natura
Autore
che
accanitamente,
nel
questa
ogni
delle
Sostenitore
».
di
e
all'
linguae,
più
d'imaginare.
di
ragione
scrittore, convien
la
ebbe
vantandosi
dimostrò
graecae
delle
di
l'apostasia
facendo
dello
il Landò
lettere,
lascia
di
l'
del-
trascorsi
riprovarsi
scritture
caratlere
sia dato
delle
si
delle
del
d'uomo
rem
degli
licenza
a
inferirne
lecito
é
chie
mac-
parte
dai
da
comecché
qualità
Dalla
•
che
malvagità
a
postutto
di
persone
fede.
dalla
tale
al
non
le
attribuite
essere
che
e
maniera,
questa
anziché
quella età,
;
venerabili,
molta
a
vi si
non
cose
rispettate
s' incontri
non
che
;
di
comuni
vogliono
animo,
paradossi,
ne'
libri
nei
vogliamo avvertire,
siffatte, siccome
scrittori
che
dire
proposito
sieno
bensì
questo
rilassatezza.
irriverenza
vi
sempre
di
vorrem
con
riprendere
vorrà
o
libero
Tìraboschi,
il
anche
niuno
ispezie
in
e
qualche
parli
VITA
ragione argomentò
a
come
che
SULLA
WOTIZIE
XXTI
del
la facoltà
libro
luce:
del
simo,
medeche
suo
che
an-
vello
cer-
paradosso,
Scrittore
di molti
e
DI
M.
opuscoli quasi
che
la
sempre
discuoprire;
Spesso
di
di
cervello
l' epiteto di
di
parla
del
più
che
senza
di
mini.
brutto
diverso
altramente
è da
fa
nemico.
acerrimo
il
vero
n
comprendere
umoristi
libri,
sopra
guidati
dal
quasi
i
;
non
meta
Cosi
lo
quali,
cui
infatti
a
strada
poco
hanno
pinture
dibrobrio
ob-
d'un
penna
si arriverebbe
mi
coltissivoluto
avessero
a
fra
come
vero,
è
raro
di
fecero
libri
scopo,
solo
il Landò
; ma
anche
schiera
quella
senza
e
determinata
giungere,
brutte
personaggi
cervello
dir
uo"
ritraessero
cinquecento
somigli
nia
sma-
amico.
regola
senza
proprio
chi
hanno
a
nel
che
solita
esse
scrittore, egli appartiene
Come
lia
ed
Nel
maggiore
dalla
gentildonne
familiare
per
gnoso
sde-
più
degli
di
non
tanti
come
la
delle
se
la metà,
amabili
tante
certo
per
neppure
tenerlo
E
trove
al-
mai.
comune
uscire
potrebbero
non
fosse
credere
suo
incostante,
e
per
scelto
al
il
uomo
che
dal
lui
mentre
;
sé, tali, che
di
da
pazzo
esagerava,
comparire
Né
e
più
V aggettivo
talvolta
dell'
deforme
dubbio
sene
confessar-
nome
dà
o
posteriore.
costantissimo
come
e
cli'ei
di
sé
suo
con
presso
di
anche
e
collerico, del
e
al
fu
che
o
conoscere
scrittura
a|;gìugnere
accademico;
nome,
manca
qualche
nome
per
suo
doverlo
a
non
Tranquillo,
XXVH
medesimo
tempo
chiave
in
usa
nel
oppure
autore
il
senza
sempre
lascia
supposto,
uno
LANDÒ
ORTENSIO
da
questi
non
tastici
fan-
quelli
che
battere,
né
che
s' incontrino.
comune
fra
\onì
il
l' Aretino,
di
stile
suo
,'
dato
nella
«
suoi
forma
nelle
ma
nel
uomo
•
perciocché
-
secondo
la
«
mente
Ma
ci
toscano,
quello
che
in
fatto
venne
di
che
gravi
o
galvochò
vincendo
studi
a
è
parte
(i) ncdicazionn
(3)
tUfì
libro
stesso,
all'
umano
d' utile,
come
della
vasta
parlo
qui
dalla
non
addietro
scuno
cia-
propria
era
che
di
tale,
cario
si
i
gliono
vo-
vera
lità,
uti-
Pure
sic"
dirsi,
paradoitHÌ.
n
opere
consentirgli
suol
do'
bri.
li-
Ma
sapere.
I.
dizione
eru-
ni
cognizio-
memoria.
riescano
.
utilmente
posteri
da
•
che
i suoi
meditazioni
che
cose
citato
ai
(2)
altri
delle
Landò
lunghe
aggiungano
o
come
scriver
del
so
le
e
la
più
condotto
quella
e
severi
di
meno
natura;
gli
usare
il corredo
meritevoli
più
è
potuto
sola-
non
supera
fornito, lasciare
era
scrivendo
testimonianza
mercè
e
più
e
fanno
ac-
poco
prosatore
è
lo
lettere,
essere
paragonargli,
coi
parlare
pareva,
d'
ma
molte
solenne
un
certo
l'ingegno,
lui
il Landò
di
che
Avrebhe
di
ma
essersi
lìngua volgare
a
letta
al-
Sansovino
di
lingua,
sua
Il
».
vero
della
cose
curato;
•
(1)
amici
che
....
di
solito
era
manca
non
toscanamente
che
familiari
chiama
non
di
che
an-
Landò.
evidenza
certa
una
di scriver
«
ma
parte egli confessa
d' altra
cura
«
-
di
originalità,e
del
dire
purgato,
ciò
; ma
ec.
vuoisi
è
non
VITA
il Doni
Folengo,
più ragione
con
Il
SULLA
NOTIZIE
XXVIII
\\|l.
anche
DI
il
diletto,
da
dispregiare
alcune
al
cosi
delle
ORTENSIO
ne
pare
le
LANDÒ
che
varie
riuscire
parte
sott*
passiamo
un
catalogo
che
di
grata
ed
occhio,
a
il
dirne
più
lettura
m^
noi
tulio
Landò,
anche
possano
esaminatele
e
di
cevole
pia-
avuta
con
ftartitamente,
possibile
al
del
Avendone
'^'^1^^J^^?^~^'
V
siano
scritture
trattenimento.
più
XXIX
non
crediamo
quali
d'oggi
di
M.
esatto.
done
tessen-
la
ligenza,
di-
:uj,hi
lii.'i'ió
uim-liiìOM
I
*KHK(ArA:i
OPERE
DELLE
CATALOGO
DI
ORTENSIO
MESSER
LlICERO
UELEGATUS
phium.
*
Sono
tondo.
in
153i
80
1533,
elle
fatta
runa
dal
poi
e
seconda
una
finalmente
Berolini.
Il
1718.
Gio.
in
dedicò
Landò
del
Vorst
che
che
non
io
porta
stesso
in
in
8.
de
356
)
1534,
anno
Lipsia da
chele
Mi-
Seguitarono
1536
1539
Venezia
G.
A.
del
X.
stampatore,
di
—
Milano
8.
in
8.
tro
die-
Dornmeyer
Latinitate
in
selecta
ete,
8.
questo
trovare
la
suo
primo
leggendo
qualche
tormentava.
né
di
stente
Insussi-
Ginguenè.
Sessa,
cura
Trivulzio, acciocché
potesse
per
P altra
di
nome
ristampa
di
tenendo
), ambedue
eie.
per
in
dello
Venezia,
in
senza
quella
libro
al
(ìry-
carattere
slampalc
dal
ristampe
due
Sessa
Napoli
di
Taitra
Seb.
apiid
relegatus
noia
una
( Panzer
Biutim
(
Cicero
in
da
e
edizioitc
solo
citasi
susseguila
fu
numerale
prima
del
quella
Lugduni,
REVOCATUS.
8.
pagg.
Questa
CICERO
ET
festivissimi.
Dìalugi
LANDÒ
La
data
nò
opuscolo
breve
la
lettera
ponio
Pom-
facete
queste
sollievo
a
in
razioni,
nar-
una
di
sottoscrizione,
lattia
ma-
dedica,
ha
per
le
inleslalura
essendo
r opinione
cit
il libercolo
nel
scritti
)
è
di*
salutem
evidente
per
(Paradosso XXX).
spiritosamente
e
interlocutori,dopo
diversi
quali
Ma
interpetrare
amicus
elegantemente
del
primo
l'Aleandro.
fu
confessione
la sua
quali
attribuire
fecero
Landò
del
sia
dialoghi
due
Sono
(o
le
;
debbansi
che
anonymus
riscontri,oltre
mille
è
D.
S.
spiegate,
più probabile
che
: e
—
A.
scrittori, fral quali
Horlensius
—
H.
erroneamente
diversi
a
OPERE
lettere
quattro
state
il libro
per
DELLE
CATALOGO
XXXII
,
sentenziano
debba
che
poi,
crudele
sentenza
rientra
che
annunziò
tradittoric
tosto
si rivolse, forse
dialoghi
del
;
alle
fuor
di
proposito,
fatto
sulle
spalle
dato
quante
minacele
»
sol
scopersi
)•
na
M
sceleragini sue:
»
bravata
u
zollo,-
"•
tato
"•
tlrmi
»
furono
•
fllzando
"
ghi periodi
t"
torrei
»
di
che
mi
che
di
1 due
faceti
che
scrisse
gran
briga
per
anche
fatte
quando
latino
pardi
fa nell'epistola
la
)
il
mi
scornon
dottri-
poca
le
ma
molte
quattro
molte
per
e
beile
saettarmi
nuncupatoria
osservazioni
cinque
anni
clausole
;
benché
di
?
et
tessendo
poi
avessero
Nibra-
inghiotaltri
vi
in-
consumnrno
e
gran
Mario
egli minacciò
Tulliane
sue
quella
leggere
fc' si furiosamente
mia
per
curdovese;
le
con
già
in
Tulliane
contro
( Cicerone
mi
anchor
rumano
un
dialogo
che
,
havrebbe
non
Nizolio
al
con-
tato
atten-
irreligioso
Troppo
fussero
mi
qulstioni
le
quello
«
scioperato
questo
Landò,
essendomi
non
mio
col
del
Osservazioni
ecco
paradosso.
tamente
onora-
scherzo
un
fronte
e
Milano
questi
fra
e
qual
XXX
nel
Landò
parve
ingiusta
in
per
in
posta
lettera
smania
sua
la
Nel
trionfo
Questo
paradossi^
pei
e
la
ciceroniani,
ai
una
1534.
del
gennaio
in
esilio.
Cicerone
e
;
sue,
opere
in
fattene,
cancellala
è
dell'
e
mandato
difese
le
richiamato,
di
Cicerone
esser
sentite
secondo
il 1
di
i difetti
enumerati
aver
de'
lon-
pietà
dal
Poggiali
di
Lucae,
—
Francofurli
;
eseguila
di
dell'opere
dietro
compilati
B.
C.
) spende
»
rivendicare
Aonio
verità
in
noi
Il
Filalcte
)
nel
luogo
di
allora
d'
ogni
Landò
deve
ai
che
stampale
Questi
ron
banuaiiinu
molla
per
le
dal
attribuite
sia
che
stata
scitata,
su-
ca
fati-
molta
dialoghi
furono
t-i fallo
dove
Buonvisi,
titolo
$e
degli
Lucca
i
idioma
proprio
librello
dei
il
ed
buoni
;
gli frullò
Lucchesi
si
Italiani
assai;
imitare
sapesse
yuie
chesi,
luc-
e
di
piacevole
esile
del
dialogizzando
costumi
nei
nome
milanesi
vicinanze
ove
n' è
questo
nel
questo
trattenimento
delle
villa
nulle
lode
ebbe
personaggi
lettura
Parma
In
lu-
scritto
senza
e
piacevole
scrivere
che
aggiungere
di
signilìcano
avere
mai
forclanc
meglio
che
latini
di
controversia,
chi
i diversi
La
provincia.
sembra
.scrittori
duta
cre-
dominii
sua
quale
rimane
Porci
rivista
in
della
e
prefazione
sua
di
da
nitri
con
appartenente
passarono
nella
:
del
conto
(
I.ando
dal
Zeno,
iniziali
noi
detta
a
a
le
magnifici
merito
questioni
delle
libro
e
campo.
rendervisi
dal
il
sappiamo
del
assai
il
sotto
della
trionfalmente
padrone
catalogo
apostasia
secondo
brano
Paleario
non
egli
celato
che
Quaestiones
ad
volgo
chita
arric-
infondatamente
cives
Landò
al
Forcianae
«
(
L.
un
stampa
ri-
autore.
Montecatini
Battista
censis
D.
ed
un
aveva
dell'
tanto
editore,
M.
in 4.:
incompleti
ne
favola
nostro
moderno
M.
Jo.
«
del
carico
Questo
J.
detto
dagli agostiniani,
diserzione
a
la
pure
con
l'altro
che
1763
Justi,
Landò
e
quello
accetta
si
quale
T una
fu quella
poi
accuratezza,
del
vita
lui;
di
UlUraa
Jacobi
bastevole
con
breve
una
8
1616.
lypographia
ex
OPEItE
DELLE
CATALOGO
X\XIV
si
e
role
pa-
Cerali,
1783.
rifalli in
-
tratta
Le
de
pessima
due
lutti
giorunle
i
coglumi
poesia
del
liana
ita-
porla
che
in
le
città
In
8.
Italia
de
senz'
darlno,
che
ad
del
uso
8l mostrò
di
più
altro
loco
a
data
altra
onde
libro,
della
iea,
«
sona
""
città di
di
questo
Erasmo,
morto
Basilea,
stampatori
""
smo.
«
lalcthes
«
sione
«
Scopertasi
«
dialogo
fosse
un
•t
Eroldo
noto
per
pe,
se
H
Bassiano
«
re,
«
poi
la
•t
sita
«
dedicò
a
dell'ottavo
(I)
varie
medico
di
un'
BRASMi
Batavorum.
impetuosa
Basilea,
e
di
che
con
Roth.
no3
Padova;
etc.
e
diceria
de'
fu
dell'opere
Opera,
curante
Gio.
Basilio
alle
autor
di
in
stam-
più
nel
esso
pubblica
e
1541
univer-
a' quali
ristampata,
d'Erasmo
ope-
Bologna,
magistrati,
lo.
del
sopramentovato
conlra
nella
profes-
autore
date
greche
ultimamente
tomo
esso
lettere
invito
che
lui
col
anch'
di
Pht-
Martinengo.
Laudi,
da
d'Kra-
di
nome
medico
casa
equivoco
per
in
ii
essa
ugli
l'esequie
notizia
opere
in
1536
Fortunato
di
la per-
intendere
ad
sotto
Basi-
per
contro
libro
nel
avutasi
medico
prese
dar
celò
ed
medicina
recitò
lucem
in
luglio
12
ai conte
cosa
Laudi,
«
rarità.
funus,
1S40
dichiarandosi
l' opera
già professore
di
avere
piccola
dialogo
suo
con
si
Utopia,
la
come
può
non
anno
esso
li
ciò
e
che
L'autore
dedicò
del
primo
primum
celcbravansi
che
«
'(
in
stampare
ex
del
non
nuuc
il Landò
fece
«
per
15^0.
Basilcac
Passando
«
Landò
del
Kotherodami
dialogus lepidissimus
editus.
sua
ERASMI
UKSIDEKII
IN
(Ine
poesia
lingua latina;e
opuscolo
ii suo
quello
che
merito
si in
Ban-
di
libretto
della
il testo
II poeta
l'operetta
tradurre
1556.
iogliono.
Ma
altro
conoscitore
troncò
ne
carte.
qualche
nel
volgo,
ii
usar
33
di
XXXV
L4NDO
loco
a
;
publlcò
appena
secondo
ORTENSIO
M.
DI
in
(1);
clerico.
la
flne
chia-
Lugtluui
CATALOGO
XXXVI
«
mando
«
cioè
«
del
«
bello
«
è
in
del
falso
Infamatorio
Così
dal
Poggiali (
I. 189
già
detto
dal
fecero
che
il
ripetere
il
non
pure
Eroldo,
noi
pure
capitò
ci
mal
i
quali
articoli
dò,
Lan-
dizionario.
di Ortensio
deve
che
A
larità
partico-
nissune
satirico
e
sententie
fuori
di
essere
Gioanni
PuUon
comune
da
non
opra
due
in
"
del
luce,
in
venute
piacevole,
che
Lione,
in
celebre
che
fatto
ec.
agli
11 Bayle
occhio,
novellamente
dotta,
men
ha
Moreri
opuscolo
cioè,
PARADOSSI
parere
non
rarità.
comune
non
verità
per
non
aggiungere
sotl*
di li-
».
sno
questo
a
amante
aspetto
il che
FonlanìnI,
di
Philatethem
cioè
In
) il quale
nel
è dato
non
vero
copiare
Erasmo,
riguardo
che
calunnioso,
alieno
totalmente
dialogo
quel
e
già
non
Philopoerdem
ma
vero,
mettendo
e
OPERE
Landò
Bassiano
essa
amante
DELLE
parti
Trino.
parata.
se-
15*3
8.
•
edlz.
Prima
originalità e
la
col
da
registro
Questo
fu
lingua
italiana
di
quanti
forse
del
mondo,
comune
da
parere.
della
deformità
L' autore
tal
un
dedicò
fece
quale
Per
consiste
dice
esemplo
;
bellezza, la
il
trenta
strane
titolo,
della
della
dell'opera
dls-
non
e
gionamenti
ra-
solì-
matti
cose
del
fuori
migliore
prigionia
parte
rumore
in
alcuni
esser
l'ignoranza
la prima
maggior
libertà briosa
come
*
pubblicasse
artillzio, le più
certo
appunto
ricchezza,
della
che
con
le
sopra
quaderni.
il Landò
esso
cui
numerazione,
che
si sostengono
una
ed
quello
pregio
senza
tutti
O,
in
II
carte
scrisse:
ne
con
accompagnati
112
libro
e
dove
scritti
A
il primo
in
suii
di
rotondo,
carattere
danno
bellezza
si compone
ristan)pe:
ma
la
bel
in
eseguita
la
vertà
po-
dottrina,
la
libertà ctc.
al Madruc-
M.
ni
do
(Il Trento
vcsroto
di
vescovo
Lione,
ma
nne
In
che
t"n»iU9;
che
(letto
ed
in
ne
fa
In
a
con
due
il
ciolo
Caracdata
in
|«erò
SVISNKTROH
dicono
ludrbat
Jh"r-
Mascranico
M.
•
Tranquillo
v\oè
m
ai
tori
let-
L.
M.
O.
M.
cliiamavasi
come
di
si levue
suo
l'aulore
milanese,
o
lettere
Paulo
essere
sapere
Maria
parole
di
avviso
un
Cola
rovescio
a
XXXVII
Il nome
queste
prese
medico
Landò
l' altra
sopraimume
per
LAND»
sottoscritte.
libro
del
;
Catania,
non
TABKDVL,
"T
ORTK.'fSIO
Ori.
qualche
viilla.
paradossi
I
itH\
ed
colpito
che
crediamo,
(he
trovisi
della
anche
di
Il nome
del
torchi
scorrezioni
fatte
e
di
liberi,e
più
ciava
fu
di
di
abene,
la
Landò
accorgemmo
vanagloria
quella
Arriv
ci
la
che
Venezia
che
vi
il
aggiunse
Confutazione
quale
Cornino
carta
piene
di
tante
ma
dei
noteremo
Ventura
in
1563
Une
nei
cancellato
stampatore
altra
di
punti
un^
V
tac-i
ediz.i
tispizio
fron-
apposito
Per
no
so-
slampatore|
dallo
sotto.
si
Quarta
con
rl-
originale
terio, dove
paradotsi,
qui
pure
anche
esservi
nel
a
tissime
somiglian-
colla
integre
stra
mo-
Messe
patriziato veneziano.
fatta
dei
in
stento.
poi
ventesimo
paradosso
del
periodo
solo
trovammo
peratore
l' im-
bruttissima
carallere,
le
no
porta-
volta
essere
Confrontatele
Lione,
sono
si veggono
medesimo
diverse.
ediz.
stampa
col
a
ben-
fatte
sono
fanno
che
vi scorre
non
che
alcuna
e
quello
detto
servirono
logori^
dell' ai-
A»anio,
llbrelli
edlz.
no"
per
Bartolomeo
che
senta
stemma,
alcuni
due
caralleri
lo
Vinegia
insegna
Lodovico
di
si
Queste
dall'altra
l'una
sronlro
ad
abbreviature,
l'occhio
e
forse
con
ed
di
Farri,
volte
le
era
bottega
Gio.
primo.
trivialissima,
che
di
data
quella
con
In fronte
che
etc.
ma
fulmine,
dal
loro
colla
ambedue
8.
stampatore,
dello
me
in
1645
ivi
ristampati
furono
opera
dei
ultimo
remo
di-
Bergamo
ri-
e
nel
produsse
spurgandola
fine
la
né
l'Halm
ridotto
giacché
se
però
che
il
facesse,
dissero
paradossi
i trenta
volume,
e' venisse
li ridusse
K
latina
libro
nella
nel
anteriori,
le
Lyon,
de
Paradoxe
—
quali,
Jean
par
{allo,dA"^
colpa
n'ebbe
poco
appresso
parole
furono
se
a
in
Tournes,
cantre
in
due
fu
si
come
Verdier:
du
publicò
In
Parigi
di
traduzione
qu"'ill così
i
(Questo
leggo.,
scrisse
di
coi
propri
è fra
ed
non
In
comune
all' abate
questo
lti53
Carlo
torchi
imitaKione
una
paradossi
dei
alcune
(Etienne)
Stefano
del
Landò,
notale
ristampe
o
i
presso
francesi.
degnissimo
umore
nel
venticinque
hbro
piacere,
un
che
ridotti ebbero
cataloghisti
con
e
in
titolo
,
nel
il
che
col
8.
;
sioni
ver-
stampato
in
—
un
rimasero
bensì
1541$.
lettre»
le*
nella'
publicale,
francese
qy^u
«.
stampate
accennerebbero
tradotto
paradosso
terzo
scandalo
e
c^ts}
l'originalo ^q.'
bibliografi. Troviamo
al
ignote
dello
quali
1K45
innanzi
ancbe
stamparne
franzese
Le
».
publicato
allatto
di
Caracciolo
al
tradotti in J'ran'^r""
avea
maggior
la
lingua
li tradusse
a
paradossi,
parlando
die
racconta
n
Scey
deliberazione
in
Confutazione
quelli,
di
questi
di
dedica
sua
Maurizio
amico
alcuni
»
nella
il Landò
il suo
nella
stato
...,.,
Racconta
cese
j
come
sarebbe
numero
completalo.
che
zione
atten-
quando
il secondo
publicato
avesse
sembra
non
diciassette
a
ieggesi
posero
non
etc,
Poggiali
il
pandone
stam-
e
appunto
come
parola
allaqual
LandOj
del
modo,
suo
a
parte,
prima
il Ventura
avere
l'opera
quarto^
raffazzonandola
e
volume:
al
né
in
1594
solo
In
pelle"oi"ìè:rk
CATxutGo
\sxviu
quelli che
tanta
stranezza
ingegno.
d'essere
Alessandro
tuttora
possono
vicn
airratellato
GInvio
lavoro, benedicendo
fatto
Doni,
Il
una
i
leggersi
di
cito
col
era
un
Landò,
lettera
signori
gervi
scor-
in
de
lo-
veneziani
Di
clic
ne
d'altrui»
onorevoli
«
cnnfularc
paradossi
1
Landò
«lesso
(l). Ma
vomcnte
Senza
*
Se in
composta
Questa
in
data,
alcuna
è
slampa
stampatore,
frontlspiclo
lo
cielo
a
dei
Paradossi
dalla
rono
mo
di
che
per
medesima
in
citò
quando
e
questo
libro
la
si
però
che
lume,
volume.
quale
stampò
È
ristampa,
In
altro
un
Venezia
nel
1563.
il
Roscoe
Scrive
deviò
cadute
addosso
per
confutarsi
Doni.
Lettere,
Qual
tipi,
accennam*
come
Avanso,
due
le
0|"erette
la
data
è
vi
nezia
Ve-
nel
vo-
ogni
cogniiione
alcuna,
una
l'Arrivabene
che
ma
lui
da
Paradossi
di
secondo
fece
ne
preciso
notala
Vcneiia,e
nostra
ne
usi-i-
avente
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edii.
deve
stampali
in
*
(
Italian
l' impeto
Landò
col
dei
del
fu
a
senza
due
non
che
quella
volumetto
all'edizione
unirsi
(t)
cioè
mine
ful-
Lodovico
non
in
dal
Poggiali
conte
probabilitàIn quell'anno.
6ola
che
spesso
Il
nel
ili45.
e
di
porta
confutacione
di
quella
nota
nelle
1544
questa
vendette
1K45:
del
ma
eguaglianza
che
solo
un
distinta.
colpito
nel
stamperia,
avventura
riunite
Veneiia
forse
fu
sopra,
duo-
qualunque
vedesl
eguale
quelli
tanto
che
certi
fa
di
alla perfetta
aggiunto
Si'gno,
orationi
dell'alloro
in
lo
era
Paradossi
dell'anno:
e
che
fatte
dovca
8.
stemma
sereno,
che
seguente.
de
tre
mancante
città,dello
capricci
accanitamente,
libfo
del
CONFUTATIONE
de'
quello appunto
il volume
publicò
che
«cagliandosi
e
biasimatori
farlo
e
XXXÌ\
sUmpa,
degli aiocciii
)fl caterva
«
LANDÒ
la
permesso
avcatio
(oiltro
OltTBNilO
M.
causa
delle
critiche
delle
rabbiosamente
ediz.
NoveUst
1S4S.
sue
di
carta
I.
che
e.
)
CXVì,
il
sarebbongli
straneize,
per
che
se
e
stesso.
sto
que-
Ed
CATALOGO
XL
più
il
Intero
violenza
del
siile
Nello
dovette
si
si
mandarsele
dice
Ma
Sferza
frenetico
«
a
«
si ;
si
«
con
M
scritti
scrivere
slette
gli
poi
rabbia
del
( Milza
Ànrelio
stemma
e
modi
dar
legge
libretto
dello
Doni
a
M.
fu
che
che
«
le fosse
i Paradossi.
volume
ei
nella
spirito
uno
si
huniorc,
di
diede
parados-
confutargli
a
puose
a
ove
accetti
eloquenza
che
già
che
in
di
Fava
nella
stati,
governare
eie.
Vene-
forxe
preno
8.
stampalo
del
lellere
queir
l'editore
Eutopia,
senatori
a
forma
delle
(;ieroiilmo
di
reputiamo
della
da
nuovamente
statnpalorema
Ì5ÌS
ediz.
stampate
)
dell' isola
nuovi
nome
colla
Mirandola,
replolica
governo
pclla eguaglianza
Il
La
Pincio)
Raro
che
an-
»
popoli,
regger
fosse
accennalo
furono
canina
e
cosi
confessato
un
eh'
molto,
avesse.
si vede
quale
I"onl
passati
Tommaso.
ritrovata,
24
p,
prime.
uno
speranza
maninconico
anni
ntinore
non
MORO
'
da
gli
della
le
a
soscrizionc
chiaramente
(
ti,
avan-
le
che
senza
nella
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legge
tanto
è quasi
diretta
è più
mosso
né
prima
libro,
il
queslo
ove
«
alla
contessa
Confutazione
la
gradita
lia
Gonzaga
Ippolita
donna
é
che
dedica,
nella
sta
que-
assomigliano
si
questo
e
;
con
quanto
opere
conoscere
entrambe
di
r autore
due
le
poi,
strane
quasi
dossi,
para-
all'altro,arrivò
estremo
un
proposizioni
scrivere
che
da
nel
Anzi
andò
tanta
con
stampate
Landò
Il
vergli
scri-
osato
ove
l'autore.
ingiuria
confutare,
passando
che
questo,
a
le opinioni
ne
se
avrebbe
non
eguale
combattute
tanto
roga
libro
un
sono
e
nemico
accanilo
contro
OPERE
DELLE
di
carallcre
Seneca
tradotte
volume,
racconta
Plnclo
e
che
dello
dal
stesso.*
nell'anno
arlclice
questo
dal
e
dolo
dedican-
essendogli
glna
al
Venezia,
Il
del
Bari.
Cesano,
diresse,
Landò
mcniario
e
al
é
Terxa
senza
dedicazione.
tutte
1834,
QuinU
'^^^^^^
8.
in
iti
1^ aMra
Ivi.
Quarta,
sottoscriversi,il
però
ed
Rangone,
Lodovico
Co.
fatta
1833.
1869:
senza
seconda
iS80.
pózzo.
stampatore
fii ricopISita pa"
nella
riga,
per
Ivi, BarHelto,
ultima,
ed
) èti»
bi allea
segno
di
nome
senza
rfga
pagina,
per
Venezia,
di
qaali è
delle
(l'iillima
Ò^Kriu
DBLtE
CAtALOGd
%Un
il
co.
catalogo
a
*
che
dente
l' Asia
lia per
lavori
che
sta
Ulogo
che
sta
al
«
la
Il
catalogo
«
tensio
non
PI
luiomiiii
di
del
bizzarre
nato
e
detto
L.
presente
tera
let-
una
dice
apologia
di
M.
per
Uopo
Or-
Catalogo
»
finzioni.
rette
(di-
DONNE
quali chiaramente
oloquentia
inferiori.
In
tranquillo.»,
VALOROSE
MOLTE
) nollo
nù
esser
brieve
«
solite
suo
donne
il
Horlen-
autor
O.
M.
ca-
ROTVA
lo
di
al
(Ine
Morra
Cementarlo
l'autore
per
delle
LRITERE
a
la
leggesl
Landò
una
Nicolò
mansuetudine
naturale
sua
mo
credia-
poi
In
est
—
cervello
constantlssiino
dal
suona
di che
fine
In
allora
etc.
lo
e
l'Ita-
SVISNETROH,
rovescio
oltre
-»-:
•
io
al
cadutegli
ac-
ospitarono
fantasia.
SVDNAL,
e\l-
abbandona
viaggiatore
colla
soltanto
letto
gius Landus
il
1' AtTrica
per
scritto
che
cioè
però
k"
che
è
veramente
cose
suoi
viaggio
un
bizzarrie^
nioMe
racconta
amici
e
descrive
a
mezzo
se,
novera
Quando
aiutarono.
TSE
di
parla
e
comentario
ti»
Italia,dove,
l'
per
traduzioni.
conosciamo
ne
questo
tn
autore
L'
Non
Luzago.
Batl.
Gio.
n(^ di
Vioogia, Gabriel
appare
dottrina
Giolito.
olii
ìòìS
8.
*
lore
Sione.
Il libro
ò
diretto
Inglese
a
Venezia,
In
alcuni
a
esemplari
Sigismondo
con
Rovello
.iinhnioia-
senz.i
sotloscrl.
fine Tanno
1840.
lettera
vi è
in
*
,8lef"»e, di
te
—
studio
rcviste;
Cìiolito.
n^gia, (jabriel
*
Sono
161
Questa
ha
essendo
l'BjMO,
publicarne
Il
la
scritti
la
per
volume,
in
il litolodi
dell*
sul
è
però
'
né
con
raccoUo
aver
in
leggonsi
scritto
avviso
di
editore
nominato
dall' Aretino
Parabosco,
libko
fronlispizio
di
che
sm-
fece.
non
vedesi
sonetti
piccolo
un
della
pagine
perù
ca.
bian-
esser
copia
intrapresa
sua
dal
deve
precisa
ma
certi
in
Dolce,
Anzi
sovino.
dedica:
di
lettera
Vi-
succedono
quali
die
che
non
suiuhio
corrette.
disegno
lo
cun
8.
alle
stalo
Landò
del
dal
alle
secondo,
griiiidi lodi
ituesto
un"i
testa
forse
un
nonte
sotto
è
in
iu
1549
l' ultima
ristampa
rlfcrita, ed
luoghi
numerate,
carte
sette, contandovi
altre
molti
ìd
"
"
stampale
nuovo
dal
e
line
San-
Ialino, il gri-
in
.
di
raqtna.
ii
!!iifj,.ìius
che
da
é
penna,
sua
sentenza.
e
del
modi
'ed
n
confronto
da
quelle
.fallo del
?
tu
cui
loro
tante
da
il
cose
suasione
per-
Ter-
il
erano
quale
della
fattura
scrittori,
sostenere
l' opposta
di
del
opere
da
slese
scambio
in
lecilc, putelle
e
però
probabilmente
lollerassero
loro,
Landò,
lui
non
non
quest'uso
quel
e
stile
dello
fra
lettere
furono
:
cate
publi-
moderni
altre
colle
volentieri
:
di
essere
rassomiglianza
genlildonnc
nome
l'
parte
i
queste
tutte
elleno
a
eletto
olire
gran
tulli
medesime
tante
che
senza
in
fattone
le
die
dicono
ntoliu
e
publicate
vescovo
riuscirebbe
di
sudore
egli
lettere
queste
grandissima
La
letifere
queste
...v
accolla
dilllcile
troppo
mollo
averle
Siene
Ortensio
e
che
credere
far
assieme
Raverta
Qllayiano
L'opinione
vorrebl"e
mettere
aggiungendovisi
denaro,
ne
d'Italia,
paesi
diversi
dai
nel
spendesse
Landò
Jl
Pestalozza
Bartolomeo
glone
secolo,
sembrare
CATALOGO
XLIV
che
tura,
del
delie
libri ;
conversazione
La
tanza
e
ca
del
t suoi
fuori
che
quelle delle
e
allorquando
del
concepire
le
fa
I
figli, o
del
6
tempo,
degli antichi
runa
eguale
e
SERMONI
in
30
Sono
il
data
clu!
si
vi
sono
mollo
ricopiano
storia
Clara
in
edizione
delie
mi
ebbero
animali.
ctc.
parto^
etc.
ridondarao
tori
collet-
dai
registrammo,
varii
della
e
Si
difìlcilmenlc.
ulteriori
de
modi
letteratura
assai
i se-
(|onpe:co«
sul
ricercato
che
sono
ii soggetto
possa
della
poco
spesso
singo»
de'ftiobiii
non
lutti
curiose
Kiminaida
studio
gre"
profonde
dell'allattare
non
non
diversi
15i8
•
vita
Mamma
FUNEBRI
de
morte
intima
libri,e trovasi
l'altra
come
pregio
sieno
regole
utilità pello
di
poco
non
da
stuccato
abbastanza
fa che
epistolario, benché
notevole
dalla
impor»
spargere
sono
lette; e
parlare
sulle
altre
Questo
storia
però
delia
cose
e
lettere
queste
di esser
me
rire, od
in
quali l'autore
greti muliebri
e
suol
lettere
resterà
soleva
Alcune
proposito.
meritare
lari per
altri
mediocre
mitologia
ii Landò
che
di
che
di
esempi
scritti, ma
di
furono
da
i soggetti delle
studioso
incessanti
romana,
maggior
carteggi
rileviamo
riuscirà
libro
peir odierno
quelli
la
esse.
con
lettura
congel*
procedere
strano
che
questi
attinse
egli
certo
e
lo
protettrici^come
e
Questa
vedere
di
aatrici
fìnte
amiche
sue
dal
avvalora
si
libertà.
ragionevolmente
spiega
Landò,
parte
ammissibile
ed
geniale
una
OPEBK
DELLE
di
sono
ristampe.
authori
nella
Yinegia, Gabriel
lito.
Gio-
8.
carte
numerate
frontispizio
del
simili
runa
da
la
e
dedica.
m»ro
duo
nella
divisione
coli' altra
sol
un
edizioni
In
dello
ambedue
lato,
Sotto
presovi
com-
questa
diverse,
ben-
pagine
che
le
stampe,
dilfereuli
infl
è
la
esemplari di
che
libretto
Faceto
dello
nume
sia
la
non
nel
frontispizio )
animali
del
di
fatta
la
voglia
la
per
tt
)
(0
11 Landò
di
iteiiodctlo
glio
»
Rppubiira
famiglia
di
rIoche/za
scrittori
mercanti
ed
perchè
importantissimi
anco
della
che
nome
e
la
di
da
del
casa
questi
cristianità,
che
Oeuvres
lavoro
suo
qu'
dalla
Dura
une
ga
ca-
di
Man»
uè
avea
che
quel
da
Tiiioga,
gli invia
alleggerire
il trava*
dei
del
in
è
(edesco
otti-
della
Governo
alla celeberrima
banchi
principale
Rabelais,
stampò
da
tratfìci et
Fuggeri
che
An-
venne
e
cortesie
possa
avea
de
Thierry
Venezia
dil'atto costui
Appartenne
quel
da
reduce
essendo
il
;
cesco
Fran-
vertion
une
stato
stani»
Canler,
1S90
delle
era
Si
francesi
latino
ambasciatore
ove
libercolo
città d' Europa
ulta
appeler
degli
calaloglii.
in
nel
fiarezxi,
da
di
dal
Sermoni
anno
culragglunta
e
falso
rilevarsi
lingraxiato
Augusta,
»,
dai
l'altra
nome
meno
deir
traduzioni
al Fucchero
Agnello
accolto
delli
«
s'
scrive
faceto
il
(a
ediz.
Pontouv,
Leida
in
averlo
timainiuito
questo
due
senza
Consigli
ai
Francia
in
1
moins
doH
on
in
leggo
ti
varietà
olandese, Guglielmo
volta
prima
ricevalo
medesima
può
come
tradurre
di
dopo
della
(sotto
letterato
e
unirsi
di
Claudio
da
qu'
tova,
Bornio,
1SS9
Venezia
in
componimenti,
Thimophille
un
(1),
Genova
e
deve
volte
d' Amboise
ad
da
stampe
colla
1622
che
spesse
analoghi
una
nel
e
Firenzuola
pure
parono
che
Fucchero
a
1S58
nel
edizione
stessa
volumetto
un
le
ristampato
fu
stampatore
che
in
ambe
nelle
e
dedica
Alberti
delli
Nicolo
s.
di
Iacopo
Giovati
s.
tiloii
dei
*
"K49.
l'anno
Il
al
di alcuni
Une
al
inUirlzzata
XLV
la lettera
diversa
all'avere
nell'altra
e
LANDÒ
disposiiione
nella
iniziali,oltre
ili una
ORTENSIU
M.
DI
nelle
Augusta.
ricordata
li chiama
lii.pag.
prima
La
da
i più
4
ediz.
infl"
molti
ricchi
ii4i.
perveriion
«
di
col
ciò
per
celarsi
In
di M.
di
Anonimo
aggiunta
frontispizio
36
Sono
diretta
róodertti
e
allo
studio
del
segno
in
1550
dello
nome
senza
simo
medé-
dette
stampatóre
stefnnia
pozuo,
8.
dedicatoria
La
data
senza
del
ambasciatore
Agnello
Benedetto
S.
al
antichi
essorlatìone
numerate.
carte
;
è dal
col
)
non
il Landò
stato
quale
ma
Àrrivabene
deW
e
;
giacché
publico,
alla
Vinegia. (
lettere.
scrittore
dell'opera.
Vtopia
una
libro
bizzarria
essere
SCRITTORI
DE
aver
al
delio
al
) scrive
479
p.
l'autore
SFERZA
faccia
non
fine
semplice
per
in
veramente
persona
LA
*
solilo
al
di
in
difesa
in
nome
( Cataloghi
altrove
stampò
esso,
sue
d' autore
nome
fingendo
Landò,
nelks
Af onnaye
senza
sono
il
suo
secondo
ma
sul
Verdier.
con
comune
apologia
un'
du
del
anzi
fronllspizlo;
nulla
al La
Sermoni
undici
Quesll
sul
crediamo
biblioteca
alla
noie
se
«
OP^RE
D^LLE
CATALOGO
XLVI
e
duca
*
di
IManlova
Venezia.
a
Curioso
libretto
scienze,
accompagnandolo
principali
a
questo
della
di
»
io
Se
ecco
che
santo
moderni.
Però,
lode
delie
avviso
in
futazione
con-
Parlando
24
carta
loro
glasse
dere
succe-
Picco
ed
quella.
Sferza,
nella
tidoto
an-
come
fa
teltere
In
delje
e
Galeotto
a
suo
control
l' autore
scritto
avea
dice
cosa
qucslo
in
lettere
invettive
dedicato
discorso,
un
ciò
delle
spropositare,
suo
Mirandola,
di
e
il
sostiene
molle
con
anticbl
scrittoti
alla Sferza
conte
inutilità
della
paradosso
favorito
il Landò
quale
nel
del
tergo.
continuo
.
'»
M
/
M
agli
avanti
stia
d*
scritto
liBVrcbbc
occhi
-,
che
voi
.
...
Landò
Ortensio
tante
credete
fanfaluche?
rgli
vuole
havesse
mai
poetare
no
quella
alll
giorni
che
scrillc
alcuna
bc-
passati
non
le
(lata ) cerio
«Hr
»
però
V
luslreotR
oè
»
cordi
»
parole:
»
proprie,
»
chiare,
'"
crede
M
vera
»
il
che
legge,
rime
et
eloquenza
cervello
ndla
scendi
sua
Qiia oratore
di
suo
poesie
in
mai
Sferza
DI
bresciano
(del quale
nel
stampò
In
ìùiO
dodicesimo,
irifiìiii
gondovlsl
in
un
et de'
col
einterponemlovisi
quasi
(^one delle
stesse
cose
dai
DE
ORACOLI
come
MODERNI
di donne,
ne'
la
In
ne
troviamo
non
Raimondi
caccie),
sulle
Gervasio
:
»
Annisl
ove
aggi
un»
del
la scrittura
nuove,
periodi
stessi
principio
ambedue
I
si
quali, unita
si
che
e
coni»
d* hno-
si vede
tutta
scrittori
molti
Giolito.
1550
ili».
'
Alla
carta
B7
flniscono
gli oracoli
le
libri.
INGEGNI
fra
che
phìloftophiamorale,
gì leggeva. Yinetia, Gabriel
»pAi!sa
ette
Sferza detta
della
iatirici
tutta, colli
parole
che
«
né
nominarlo
libro
titolo
\di»corsl
tempo.
rislan)pe
presso
frasi, cominciando
medesime
mini
Venezia
venne
vedemmo
Eugenio
autore
noto
un
libretto
ierittori
tS riportata
Landi)
si ha
fu
lo chia-
non
del
senza
plagio,
il Cre"
»
ne
ebbe
non
della
dunque
d'Italia
raccolte
li
gli rissani
anche
neppure
chi
bibliografo,
nlun
e
tante
questo
ed
lo
pur
intieri
cognizione
rime
mancò
non
prò.
nobiltà
Landò
del
; ma
suo
da
notato
delle
nissune
traduzioni
di
el
parrebbe
poesia;
nostra
a
libro
nissun
in
le
sieno
che
Iddio
di
et
qual
qua!
1 fonti
con-
arie,
peregrine,
parole
della
Ma
d'
sa
né
che
o
losche,
non
aogno
serba
non
voci
bevuto
Hata
in
pur
prose,
et
quali
Corona
poeta.
e
Questa
facesse
Dalle
«
che
preghiamo
qualche
scrivesse
olire
:
d*aver
ma
:
».
mal
le
sordide,
pazzarello
il
vide
sentenze,
Iraslale
le
quai
di
sieno
le
quai
et
é
qua!
sa
non
UV|I
dUlenda
che
o
povero
;
non
d'Elicona,
pendici
numero,
»
egli
che
lo
sono
LAKDO
OUTIiKSIO
M.
e
ne
seguono
cioè
5 ;
ailre
I' anima
di
scialore
da
Bassano,
O.
M.
concetti
molle
delle
dalla
uscissero
nò
ristampe
66
Sono
quest'
nella
forma
sono
diretti
e
non
al
quello
In
cui
VITA
da
si
In
passaggi
Thendoro
155U
assai
in
del
riosi
cu-
ebbe
valse
si
I
(ratei li da
in
sonoeguali
ragionamenti
a
tenta
Viva,
*
tradotti.
lutti
di
nome
vari
Inleramente
di
di
persuadere
dissuadere,
e
liberi, specialmente
a
il nome
d' Acqua
scritti
vuol
segnu
legge
che
Matteo
essere
si
al
l'Arrivabene
storiale.
ne
autori,
8.
Landò,
Brigodo
farsi
a
vi
non
in
quello
frate.
ER.M01)OROALIì:SSANI)R!NO
Cipriano
volpar lingua
pozzo.
uno
Doroleo
BEATO
in
quali
si
discorsi
evidente
diversi
Zuamniaria
e
Andrea
susseguente
esorta
DEL
più
non
Vinegia,
ristampati
brevi
sia
il
dei
mancano
né
Landò.
cui
dei
Landò,
a
lungo
un
uno
de
Torse
Bev.
M.
ventisei
del
del
maiuscole
mai
autori,benché
fattura
Pietro
caratteri
nelle
e
furono
Sono
è
non
delie
(Ine
in alcunealtre
ed
opera
cbe
). 1550,
in
carte,
cui
dei
attribuite
(ine
in
legge
faceti.
che
stampatori
degli
Sabbio»
libro
del
risposte
penna
( Àrrwabene
pozzo
'
sta
Te-
autore
FAMILIARI
dotti
meno
del
un'altra
traduzioni.
RAGIONAMENTI
non
amba-
Bartolomeo
essere
sì
quali
opuscolo,
Questo
che
né
da
sentenziose
e
persone
catalogo.
lettore
manifesta
ne
Ed
1530.
giugno
d'Ada
dell'
casa
e
*
L.
Sono
20
studioso
allo
scritta
lettera
il
Mantova
registro,
Agosto
al S.
dalla
scritta
Veneila,
di
col
una
é dedicato
Il libro
bfònca.
lettera
con
d' indice^
carte
Ire
OPERE
DELLE
CATALOGO
XLVIII
tradotta.
K.
scritta,
"
Vinegia,
nella
al
nostra
Kcgno
•
del
LIBRI
QUATTRO
primo
lo
per
del
in
8.
-
3t'8
Sono
,.
11
registro
data.
la
e
'
.
.
on^
da
seguite
numerate,
pagg.
contenente
carta
Qi0li(oi
,
.
*
"
è amorosa,
terzo
religiosa.Vinegia, Gabriel
è
quarto
del
)
(b'enfchéf
mista
è
del
materia
La
secondo
morale
sia
più
Ì5ó2.
del
le soltllfoni
con
accommodate.
naturale,
è
DUBAI
DE
dubbio
ciascun
a
DBt.tE'OPtfUU''
CATALOGO
L
"VI
altra
tre
sono
'
dedicatorie,
lettere
è
che
ma
tolati
e
il Giolito
volume
ralti
di
frontispizio.
di
nitneiUi
*
a
di
Farii
che
dedicatoria
Glo.
Battista
cui
trovasi
i
seguente
in
Gavardo.
qualche
completa).Vinc
mancarvi
I suddetti
copiati dalla
prima
non
sono
però
omettendone
stampa
prima
quella
edieioné.
8.
Componimenti
In
Questa
col
CompO'
f^arii
nella
e
nel
stamparli
dei
1556.
quali vi
e
e
;
stesso
anno
libro
preferirsi, per
amorosi,
dei
edizione
riprodurll
»
indicato
negatagli
nel
Giolito.
da
Stampa
avanti
po'
"«
amorosi
nelP
potette
del
fine
aver
non
dubi
(secondaedizione
stessi
dnbbl
le
tardi
più
Gabriel
già,
però
amorosi
quesiti
e
-—Li
Giolito
Il
Soma;
di
In
libro, benché
terzo
permissione
la
ottenere
nome
il
manca
inti'
sono
duca
di
dei
licentia
la
impetrare
tato
lettori
la prt^
Cristoforo
a
Agnello.
i
avvisa
:
morali
Sanscverino
Benedetto
a
diretta
I dnbbl
;
lìcrnardino
religiosi
Boscrtzione
senza
libro, è
a!
augastano
Glo.
a
quelli
ir
fronte
In
nobile
Mtelicti
tutte
ma
Impressione,
nuova
coli*
esemplare
diretta
era
15tftf,é
anno
*
assai
rara.
Questa
Ortensio
certissimi
nuov!"
sul
per
compilazione
frontespizio,
attribuirne
ma
n
non
non
lui
ha
il
fatica,
di
riscontri
mancano
In
nome
i
dubbi
vi
sciolti da
Ogurano
si
(lei
quali
oziosi
sono
che
parie
della
deboli
e
logica, quanto
nella
Cozzando
scritto
duvemn)0
arguire
di
inteso
Cataloghi
lulioni
morali
notazioni
come
rale
mo-
Giovanni
di
;
Batachi.
1597
In
piacentino
veramente
1
pochissime
in
stampatore
nella
susseguente
Tanno
la
8.
lunga
di
ed
del
ci
titolo
avesse
roba
di
quel
Bartolomeo
cataloghi
EdiZ.
1692
alcuni
pag.
13.
che
(non
che
paolo
GiamIn
autore.
vero
falla
venisse
Irovansi
una
una
ai lettori,
che
sospettare
di cui
veronese
a
opera
al piacentino
libercoli
il Batachi
il Novelli
del
tiene
con-
del Landò
che
Ta pure
rispondente
cor-
il libro
morali
ed
questo libro; e ciò dubitiamo
Paschelti
gentile
un
dell'
menzione
an-
Piacenza,
panegirica
conto
i
altra
d' utiti
In
che
Soragna,
si dà
quale
nell'
e
aggiunge
lettera
antecedentemente
altri
due
potrà.
e
più piccola
somiglianza
in
varii
piacentino
Ora
—
naturali
variazioni;
marchese
Lupi
«o-
divita
conferma
ne
dubbi
una
dotte
noiflu
$i
non
con
rivitta
vedere
segno
che
in
naturali,
nuovo
essa
notalo
dubbj
Annibale
da
*
quetlo
trovasi
i
noi
1597,
libro
seguente
prma
slati
probabiltà
accomodate,
nella
contengono
nel
ogni
belHtùmi
di
arricchita
a
(0
la
do
(1) «ven-
erano
Piacenza
In
che
ma
dubbio
quuli
ii
nei
fllosofla
Landò
del
del
parlare
cia$run
a
delle
parli
La
per
per
Bre$eiana
secondo
cUe
Selva
—
Libreria
titolo
soli' occhio^
avevamo
non
sono
tanto
della
quella
dubbi
mutalo
con
con
non
argomenti,
nome
spessissimo
se
risposte
le
per
sua
questi
che
riprodotti
avea
verità
per
11
aoUo
naturale.
e
Il
e
:
LI
personaggi,
quesiti promossi,
I
cattivi
solilo
Tarii
classali
sono
LAKDO,
M.:OHTKailìlO
Dk
su"
fatto
la
da
ti
nota-
traduzione
CATALOGO
Mi
delle
tlaliaria
segaente
solutioni
le
di
l'opportuno
riscontro
ragione
non
amorosi
stampati
possiamo
1636
nel
il vecchio
comune
quali
r
l'aduUa
V altro
"
Lucrelìa
Donna
Giolito.
Gabriel
62
Sono
(i)
quest*
che
reputa
stessa
coHa
il
certamente
Erra
Aretino.
Kd
di
giunge
il Mazzucchelli
Pietro
t5r"r,.
re
quelle
dei
più
penna
il c.iolito
•imil
moderna
quelli
Dcl
del
nel
del
opera
da
th'jC,
I.ando,
vnliimo
fondcndo
1/
lui.
potuto
diventa
cosa
il (iioiilo
di
avrebbero
libello.
che
nni
porre
primo
publicandoli
coM
ed
che
il loro
nome
essere
dubbi
unitam"Mite
il Mazzucchelli
coli* iltra.
il
di
roba
sieno
nò
altri
nel
dall' autO'
che
allrihuita
di
vita
stampò
nome
dubbio
deve
ai;'
errore
della
il
é
sotto
vanno
il Giolito
vero
stampò
sopracilato,
V
li
esecro
possa
bresciana
senza
quella
non
44) quando
eonsìmilo
un
ebbero
benché
liaf^ionamenti;
S.
caria
una
Vida
amuroioi
che
asserisce
ottave
sozzo
del
cdiz.
alla
quest' ultimo, quando
do
seguile
nome
dubbi
quello
della
Vinegia,
Freitag;. (\nalecU.
quei
con
de
della
Gazuolo.
;
col
opera
(1).
Landu
8.
numerale
pagg.
quelli
composti,
da
in
155-2
( non
con
del
libro
zia
Vene-
Capodistrla )
commendatìone
Gonzaga
slessa
dubbi
della S. Marchesana
ih
ne
far-
in
somigliante
nel
Ma
—
Vida
di
nuovamente
in lode
è
uno
Girolamo
leggonsi
i:he
nome
di
di
o
ed
i621,
il giovine
ma
8.
cento
nel
nome
PANEGIRICI
DUE
una
di
nulla
slesso
*
col
cremonese,
abbiano
dello
i.
in
nova,
Ge-
la
per
il
bri
li-
due
possiamo
quel
se
Padova
fn
non
pure
sapere
In
1881.
come
;
in
accomodate.
occhio
soli'
é
i qnalf
fra
divisi
libro
slampatore,
il volume
avendo
)
naturali
e
ciascun
a
nome
OPKRK
Bonfadio
morali
Dubj
senza
non
del
slorle
—
con
DELLB
Vida, niV
sopra
un
mente
assoluta-
all' Aretino;
amorosi
ed
che
a;,'linitri dubbi
slia^^lióctni-
DI
data
colla
calo
scritto
flne
italiano) è
in
libro
del
di
I primi
Di
Landò.
libro
si
pag.
76
questo
graziati il Ruscelli, il
di
il)
loro
bellezze
di
tarono
bisogna
buon
Egli
altre
modi
enfatici
che
uomo
trattato
per
suo
VARI!
vamente
fatai
dei
parole
letta
ingiuriose
con
avesse
:
dolore
ed
in
11
di
e
I
questi
quale,
Lucrezia
lei,v'
da
è cliia'
santo
e
»
la qual
ferraresi,
sarà
cosa
donna
quella
tribolazioni
avuto
tante
di M.
Hort.
in
matrimonio.
COMPONIMENTI
venuti
in
luce,
Quesiti
;
pochissimi
carceri
da
della
appreso
ed
di
amico,
Gonzaga
avea
che
nelle
P»*
accet*
pregio
religioso
essa
r occasione
fa delle
loro
Randello
Il
defunto
benché
corti
che
di
marito
avventura
umanissima,
quel
con
nel
lodatore
dotto
men
infelicemente
giorni era
stala
indefesso
il Manfrone
solo
è
non
«
del
il precettore
stalo
era
*
elleno
spagnuolì,
prova.
che
se
partito cesareo,
chiara
altro
un
era
maio
vi
dà
ne
di
rin"
sono
della
lodi
dono
le
cortigiani
é notissimo,
come
e
dei
le
sono
praticare
famiglie
tante
panegirici
col
della
Gonxaga-,
eccedessero
non
Il
ove
Lncresia
e
il cortese
che
lodatore.
libri sfuggire
virtù, che
loro
cuore
dire
pur
modestia.
e
delle
e
il
marchesana
la
tante
opuscoletto
questo
Reynoso:
il Robortello.
suoi
t
Fr.
di
e
lettere
nelle
ed
nei
Cardona,
Maria
gran
seguenti,
Ntinnez
cielo
di
suo
parla
e
rado
al
portare
cioè
dulSa,
di
lasciò
Il Landò
spagnuola
Bonardi,
del
In
Ruscelli, alcuni
Nunnex
e
fl"
e
Michas.
canzona
Anichino
Lucreaia
di
del
una
d' Alfonso
marchesana
stessa
ed
castigliano
Gioan
a
si Ange
( ctie
In
lettera
latini,con
e
1' altra
lode
in
voltalo
diretto
nna
Maria
Gio.
Robortello,
tulio
è
vi
greci
epigrammi
poi
latino
in
è dedi'
panegirico
11 secondo
MicliaS) ed
prima
nalmente
LUI
il registro. Il primo
ed
Bernardo
a
LANUU
OltTEKSlO
M.
Landò
nno-
amorosi
colle
i
tra
diana
in
288
aggiunto
clie
pagg.
senza
a
Giberto
il
quale,
Pio
la
Gabriel
Giolito.
si avverta
ma
le
fra
che
nel
72-73,
pagg.
numerazione,
senza
dialogo
d'Ulisse
ed
ed
Isabella
Gonzaga
;
dei
numerazione
una
ed
che
an-
libro
terebbe
segui-
i
quesiti
*
edizione
Gabriel
senza
Giolito.
1554
55
o
8.
*
230
Sono
Si
é
Questo
più
delle
di
nula
dai
cara
accolte
ne
La
è
in
don.
Prowell.
•oi,
dei
notcTole
Landò,
per
clic
grazia
182»
la
Ed
te-
e
rono
fu-
eguale
—
ro
numee
slam-
NoveUH—tonò
a
:
no
rendo-
Italiano
ove
raciillÀ
sa
cau-
novelle
Roscoc
paragona
a
dimandata
//oWon
:
tori
raccogli-
che
Tommaso
dell'—
e
1
mo—Ifomlliere
da
ricercato
però,
qneste
3.
*
più
il
amorosi
di
quella
con
presso
volume
si
ora
ma.
stem-
medesima.
la
dell'altra
nel
inglese
volume
stile
ed
edizione
Quattro
1754.
palo nel seconde
Scptimius
Landò
meno
dal Zannettl
fu tradotto
del
quesiti
curiosi.
Pasquali.
è
seconda
dei
mole,
84
specialmente
prezzo,
mancanza
del
collo
carta
tina
stampa
volumi
novelle.
minor
Venezia,
I
data
la
ma
tra
alto
di
della
colla
ora
dopo:
ed
numerate
pagg.
trova
dell'anno
io
cotti-
al
( seconda
stessi
amorosi) Vinetia,
e
E,
interrotta.
non
in
segnato
l'antiporta
dedicatoria
Li
:
foglietto doppio
un
contiene
—
Alcuni
nella
occorrere
panierate
quaderno
del
fu
so-
8.
Sono
mezzo
favole.
lingua. Vinegia,
nostra
1552
*
sogliono
che
scroppoli,
huomo
un
Alcune
novelle.
Alcune
letario.
cavali iere, "
un
to
Ragionamen-
Vlisse.
intitolalo
risposte. Dialogo
occorso
OPERE
DELLE
CATALOGO
LIV
dello
quello
il qnal
essere
del
La-
confronto
non
tutti
Ito.
Vn
daranno
avventura
per
altro
inglese,
autore
Jlistory of Fiction.
—
LANDÒ
ORTEJfSlO
M.
DI
441
II.
trovare
M.
Diinlop,
nella
che
aggiunge
è bella
giu"
mollo
per
—
decimaterza
novella
lA'
sua
la brevissima
Intrinseco
per
gio
pre-
d'Invenzione.
presente
alla
tenuto
riprodurre
tucretla
ttà raccolte^
"
in
338
se
ed
scritto
a
scritti
con
vamente
nuo-
Scollo.
delle
di
queste
anonima
lettera
c(
governatore
«
arme
di
seguitano
testa
ma
parlò
volume
che
non
esservi
breve
una
si
Verona
le quali
donne
valorose
Gonzaga,
al
avea
il quale
quali composizioni
«
assai
forse
scriveva
ni
alcu-
uniti
Dolce^ dal Sansovino,dal
dai
L.
colta
rac-
con
quando
ed
non
duta
succe-
l'Affò
che
:
occhio
Rovello
la
questa
pose
ne
pagg.
altri
per
quello
a
le
benché
forse
carte
Ire
tutte
a
Poggiali
sott'
etc.
le
e
Landò,
Sigismondo
dall'Aretino
lettere
nelle
Il
avea
Pestalozza:
coi
seguito,
controverso
neppure
diretto
del
todo
me-
diligon
feminile
primo:
accennando
appena
Poggiali
rabosco,
il
S. Donna
gran
sesso
libro
del
opere
componimenti
con
In
questo
su
essere
con
In
bianco.
scritto
sta
le
negligenza,
il
foglio
dell'editore.
morte
fra
Sig. la
illustre
numerate,
publicassero
ne
ed
poste. Vinegia, Gualtiero
pagg.
un
lettere
delle
novelle
scopo
8.
Sono
d' Indice
lo
migliore.
gloria del
a
in luce
*
modo
Gazuolo
da
Gonzaga
dicemmo
queste
della molto
LETTERE
1552
nel
farlo
per
lettori In testa
ai
dirigemmo
edizione,
nuova
nel
noi
da
avuto
che
parole
poche
Nelle
sIg.
et
che
sono
Paulo
Pietro
capitano
lettera
Fa-
na
lati-
riscontrano
egli
biò
scam-
indirizzale
Manfronc
ad
d'huomini
*
Noi
».
registriamo
nella
Usta
delle
opere
del
Landò
CATALOGO
LVI
volarne
questo
ebbe
cataloghi
impostura.
più
Di
del
però
di
in
che
bravo
Che
biografo
Landò
il
di
dello
stile, che
nelr
niilissimo
veggono
(0
gnani.
in
1797
erudizione
o
il nostro
die
il ib'jl
in
di
Affò,
prima
dal
senza
soiloporlo
simlcr,
vi
e
di
mente
la
nione
opi-
da
quella
alla
tura
scrit-
diversa
volume.
Qua
citazioni
nella
poi dagli
leggi
Bibliotheca
altri
di
una
grande
spoiiyiosimo
clic
di
questi
quelle pochs
da
mono
nissun
buono
il
Sancta, copialo
posteriori:
severa
di
carmi'
con
appoggiata
il 7,eno,
pure
storia
famigliA
Panna,
dell' AITÒ
troTisi
come
della
scritto
una
là si
e
maniera
mentova
si
que«
si*
della
certa
una
agli eretici, è
Siena
alle
trovammo
libro
questo
di
lettura
Ippolita ).
e
non
chiarissimamente
priacipesse
criterio,
vite
da
no»
segretario
donne^
le
1' asserzione
passasse
l'
Risto
in
Ma
queste
Landò,
della
attenta
roani
celebri
Ano
con
quel
te
par-
parole
dice
altro
Lucrezia
—
Landò.
documento,
detto
4.
ed
(1), nel
grandissima
dopo
eguale
tre
( Giulia,
r.onzaga
dopo
-,
di
in
che
come
fatto
lo
ce
nelP
piene
a
Memorie
ma
valorose
e
mitologia
della
e
delle
uno
sparse
dai
pochissime
parte
avesse
altre
il primo
-, reputandole
interpetre
gran
pretta
parmigiano.
lettere,
delle
e
è
queste
l'identità
sle
in
sua
moltissima
scritte
ed
tori
scrit-
Gonzaghe
lettere
sfacciato,
non
fu
bene
seb-
molti
una
appoggiò
parte
raccoglieremo
nostra
tre
queste
a
donna
celebre
lei. Noi
sulle
Lucrezia,
falsario
come
quei
AITÒ,
padre
il
gran
di
opinione
ultima
lavoro
ed
quella
del
di
vita
publicazione:
loro
reputarono
libro
raro
suo
publicate
le
egli
dubbio
senza
giudizio
confutatore
e
la
tessere
che
questa
valente
bello
suo
nella
parte
r assoluto
rigetti
di
il
lettere, perchè
di
grandissima
si
OPERE
DELLE
mn
critica.
da
tulli
•lo
rosse
noi
dimanderemo
quale
amicizia
lei
interessi
viva
dopo
il libro
dedicare
strettissimo
Verona,
da
audacia,
tanta
dalla
olTesa
di fare
r
autore?
E
publicò
il
né
essa
di
reo
carteggio
alcuno
falso
più
In
suoi
del
mal
p«il)llratinel
più
libro
la
col
ipesto
•iiua
prnifliirico
data
"i«l 2n
E
del
A
illcembro
«Ini
tbn.
imis:
una
chiamassero
parecclti
mesi
sembra
fosse
a
in
fu, lo
r.nnrafta
i
di
amicizia
ciò accadde
conio
nò
che
la dedica
":aialo|{hi,
lotterà
verso
accettò
inrre/in
n
al-
il Landò
lo
monta,
tutto
se
essa
senza
familiare,
noi
Hcritta
lei,
Verona
Landò
conio
principio
di
corrisposta
suo
(1).
libro
DMMin
attribuitole;o
contemporanei
di
stasse
re-
procurasse
avvenne;
di
cosa
che
quel
e
che
tanto
questo
come
gentildonna
calda
(i)
;
di
non
non
K
avuta
Lucrezia
azione;
Il governatore
stampa
la
quella
del
;
fattagli
dopo
nulla
pure
ed
?
avesse
la benevolenza
menomata
venisse
personaggio
e
scoperto
falsamente
libro
un
osasse
si grossolana,
che
indegna
del
abuso
governatore
il Landò
pensare
sua
smentire
non
meno
vorremo
la col-
egli
avrebbe
che
momento
un
per
ammesso
lei
cari
più
che
che
celia
una
presto
tanto
che
sventure
di
di
nome
suoi
Manfrone
parente
buona
menar
non
inganno
un
Paulo
Pietro
col
credersi
potrebbe
a
trecento
si incredibile
commesso
aver
Lucrezia,
di
nome
sulle
tanto
polen"
circa
dei
il
della
caso
suoi
stampasse
parlandovi
sana,
e
dei
e
fede,
il Landò,
ctie
pianta
sana
le
trattenendosi
e
? E
pivano
tale
di
«sfacciatamente
e
tuttora
di
Lucrezia
parenti, fìngesse
lettere,
mai
grandissimo
fare
di
protezione
e
lissimi
dovette
dubbio
senza
si crederà
come
di
degno
carteggio
il
reputare
per
poco
orBKE
DELLE
CATALOGO
LVIII
(piali
ò lodala
furono
ii«"in|iro carii-
Uno
a
quelli
in
DI
d'amore
d'accordo
e
ma
come
confidente
ed
amico
di
ne
qualità
lettere
e
in
(t) Agli
che
si
divenute
occhi
nostri
in
Bevilacqua,
le
lettere
sue
di
^u"
vedere
le
piene
sono
alieno
dei
tari.
segre-
tradotte
(2).
comune
alcuna
diretta
ciò
allo
perchè
lo prega
come
patore
stam-
appunto
inde-
opera
modeste
dichiarazioni
allora
libri che
stampate,
ri-
neppure
poco
l"i queste
di
persone
furono
mai
don»
le
e
come
non
stampate,
centinaia
era
importanza
Lucrezia
luce.
la
come
delle
lettere
queste
come
servigi,
non
sé
libro
ha
sieno
non
di
lettere
non
grandi
essendosi
non
ove
che
Gonzaga
un
di
una
fatto
suoi
più
clic
molle
all' occorrenza
non
e
ai
|\
Jl volume
se
egli avrà
presso
sono
legge
(1), e
personaggi
Lucrezia
lingua,
nissuna
i
valessero
di
lettere
Le
che
tenessero
ne
se
essa
tanto
:
d'allora,
usi
publicó
letterato
impostore,
dagli
con
i
non
lui, questo
da
scritte
sono
il Landò
perchè
ripetiamo,
LAMDo
ORTEXSIU
M.
pulilica-
si
vano.
Lucrezia
(2) Questa
parziali,
molli,
fu
vi
(non
amante
ad
friulano
le
dal
Rime
in
lode
di
della
ili.ma
tal Dormi
Uiogr.
il
secondo
e
rati
Univ.
del
in
(non
vi hanno
tempo,
essere
modello
Sig.
Doni
slato
il Fantuzzi
poesie più
in
quarto
titolo
chesana
mar-
da
publicata
errore
si
il
sotto
legge
qual
Cornelio
di
ottanta
dei
al
ritratto
della
di
autori
Gonzaga
si celò
dal
scritta
col
apparisce
Gonzaga),
tù,
vir-
e
eccellentissimi
per
da
in \I
bellezza
15C5
Lucrezia
Donna
tore
precetdetto
libro
un
altri
poema
donna
nel
et
come
unitamente
fu
ogni
vedersi
da
ed
suo
un
Bella
della
raccolta
ed
d'
tissimi
mol-
tempi
il Landò
esaltarla
Bologna
all'articolo
Quadrio
dopo
nobilissimi
Questa
—,
un
poi
Rossi
diversi
Oltre
per
opera
Luigini. È
stampato
—
V
diresse
ledi.
come
vivente
un
ai suoi
scioccamente
publicò
qualche moderno)
altri
che
il uandello
suo
(.-aati.Come
inOnite
ed
ebbe
Gonzaga
migliori
nella
nomo
neo,
cana-
Ielle-
marchesana.
di
DIALOGO
mostrasi
"
al
Venetia,
rieri.
Àrri^fabene^
*
Sono
carte
seguita
ii
bianca
in
dialogo
in
di
volte
dlcato
alla
celebre
averne
mente
al
che
dell*
della
ma
giusto
un
lutti
i suoi
lustrata
uìHk
di
mediocre
Min
rendesse
una
e
(che
nascita
fortuna,
di
degna
hraviaslina
Trino
numeri
:
carta
una
solo
l'
in
anni
non
c"dle
e
ohe
bellissima
stessa
che
ci fece
poi
unila.
terza
una
alla
naaclta
tura
conget-
ohe
questo
era
di
fa
parole
corti
virtù,
e
gentildonna.
olio
donna
inlelico
attribuire
che
fosse
nuui
unani^
Tanta
visse
il"
avea
dei
convegno
una
diro
|"er
V
tanto
morto.
terzo
upusoolo
un
fi
|)a«tanti
potrehbosi
proprie
é
non
prinoi|H;sc8
ne
alla
Gonzaga,
Vi
do-
autore
quarantesimo
anno
trattandosi
adulnziono)
celarsi
ed
dalla
il Landò
manca
solito
è dall'
Luna,
della
si ha
non
Gun-
Arrivabene
libro,
parecchi
applausi
spirilo
da
Lucrezia
fu
lihro
di
l'opooa
volume,
sua
presso
gema
sono
publicarlo.
questo
in
da
la
ostante
supo«
cioè
con
nome
Il
raggiungeva
addietro,
lidi, perchè
qual
Landò.
per
meritii
in
il
di
stando
vita,
elo»
vera
8.
numm.
l' originale
avuto
Ano,
toa
etian-
leggerla»
Comin
in
dialogo
Beatrice
permesso
allora,
(
pozzo
lo stampatore
l' invio
sapere
pagane
di
fogli
qoesto
il
altre
ripelò
alle
principio
in
71
sotto
anche
ne
di
si
*
flne.
Filalete,
e
lettere
fine). 1552
quattro
Interlocutori
saga
del
torchi
coi
in
legge
si
come
sacre
segno
ma
nel
dottrina
varia
di
dee
gì
tener
le
essere
"
quenza,
V
che
dell* ordine»
dio
che
Trattasi
Scrittura,
gusla leggendo la Sacra
quale
utilità
"
consolatione,
della
ragiona
Bì
nel
Landò,
Hortensio
M.
ad
essa
un
non
t«d in
igneso
veramente
ne
ti
stessa
alla
Ifltcra
dovette
Landò
redarguire
questo
libro
essendo
in
il
il Fonlanini
che
che
suoi
in
icrlvere
materia
una
dovea
essere
modo
peccò
e
Non
Otho.
il
)(
go
i di
e
aerare
Landò
Sforza
per
la
e
dello
da
i
questa
aver
tranquillila
a
e
letto
scritto
tot*
raccolta
biztarra
Quando
umano.
( Leti.
dovette
lo
minato
no-
«
di
140.
p.
intitolato
forse
?.
*
Landò
dialogo
«
in
il volume
che
siin
ma
come
spirito
al
scriveva
il suo
una
nare
sa-
essendovi
ma
che
altro
i mali
dopo
luogo
15S2.
del
animo
sulla
ogni
per
Perchacino,
argomentare
gli alfetti delV
stracciò
in
; e
ignoranu
coniolasione
(ine
è
sanare
diversa
quale
roagnitico
di
fwta
dell'anno,
può
non
ricevuto
aver
opera
libro
Gontaga
Lucrezia
di
circa
stampato
ricette
si
nella
e
per
Al
GratioRo
tulla
dialogo
»
voluto
aver
MEDICINA
W
(Senza
data
la
passati
Questo
di
ò
vi
di
molli
altri
pratico
meno
dell* animo.
Appresso
l'adova.).
'
ad
come
piuttosto
PRATICA
David
gnor
vere
In-
malixia.
per
passioni
le
Noi
spissionatanienls
estranea,
e
avventura
per
BREVE
UNA
dolio
poco
che
{«ggercua
lui
a
un
luoghi
dannati.
può rimproverarsi
contemporanei,
da
dei
notato
avea
al Landò
che
giudicarne, troverebbe
racconta
trattato
volesse
alcuno
se
posto
italiana, ed
Ortensio,
manifestamente
sospelti, ma
crediamo
dei
vi
a
volendo
uvea
questo
esaminare
teologo, questi
solo
il Zeno
di
»
aiutato
et
Biblioteea
fede
al libre
miracoloso
•"
innocentemente
della
fallo
calce
Dio
Invece
"•.
della
fra li ascetici
dubbio
come
ispirato da
u
opra
competente
non
dichiara
che
santa
avendo
che
in
essere
cosi
scrivere
u
Beatrice, stampata
Ruscelli
gcrittii dal
t\i
LAK^O
OSTKNiilO
M.
DI
del
few*'
parlare
di
quella
che
scritto
dell' aniviOy che
)
una
il
d' Isabella
di
tanto
su-
egli
quella
si
prender
Sono
Grosso
diversi,
ad
Ordinariamente
falli
antichi,
moderni
nomi
lo
scandalo,
i
che
stesso, impedirono
in
Lucrezia
le
tutte
in
Gonzaga
del
non
20
decembre
aver
potuto
del
tempo
che
queste,
queste
ne
segue
ne
se
(1552),
in
e
le
che
serve
erudizione
L'autore
nel
bro,
di
e
il libro
della
secondo
speiso
ma
il solilo
si
parlò
svelò
di
se,
o
temendo
al
fine
il Landò
con
tata
libro, dadolente
degli
liste
cesse
fa-
si
dimostra
si
falli
adulteri,
ignoranll, ingrati
la
di
mancanza
stale
ed
le
parli
équelfo
grandissima
Landò.
non
in
di
moderni
della
del
memoria
riguar*
dice
sarebbero
testimone
persone.
che
singolarissimo
rimase
valido
più
rrontispizlo,
ove
non
cataloghi
in
rammarica
però
Malgrado
suo.
qualche
perchè
Esso
lettera
Come
un'altra
come
»,
publicare
posito
pro-
quantità
liste
dei
una
cui
Giolito.
delle
e
l'aggiunta
certamente
curiose,
meno
ogni
numerosa
traditori,ingiusti, perfidi, crudeli,
etc.
da
trovasene
sempre,
categorie.
derne
mo-
compreso.
casi
viniziani
signori
«
d'
cose
*
di
non
ma
:
tutto
dei
ognuna
nomi
e
e
di
di
8.
una
qualità
le
"
storici, classali
appunti
secondo
historia
turchina.
conlenente
di
e
anche
Giolilo,
dal
carta
in
volume
anedoti
in
numerate,
stampali
copia
ma
favellare
fine 1553)
pagg.
libri
rarissima
dano
l'opera
Vinegia, Gabriel
occorra.
in
567
altri
alla
di
materia
ci
{ma
molto
utile
pò
che
di
come
varie
a
antiche,
solo
non
opera
:
di
publicare
nel
CATHALOGHI
DE
LIBRI
appartenenti,
*
soggello^
slesso
donna.
SETTE
1552
confessò
ci
medesimo
sullo
il suo
bellezza
in
perava
UP£UE
0£LLB
CAIALOGO
LX.II
po.sc
parecchi
il
nome
passi
rcgislrossi
noi
suo
del
li*
calalo*
ili -é:
ghl degli {gnonnll,
bruiti
etc.
ci
è
gotto
sono
gli tcritll
che
delie
tutti
noD
tioni
nò
Ma
«
Farti
le
to
più
r
ad
né
noi
venne
quelle
non
se
vi
(t)
roba
Imbasetatore.
Lo
«
Piacenza
farò
Altobello
la prima
stampare
Libreria,
qu"^llo che
che
fra!
pagnandolo
accom-
lusinghiera, citò
in
quella
poi
Doni
del
nel
li
Cencio,
lo
nome
slato
in
del
lati
intito-
di
momento
al
ristampò
da"
scritti
mano-
dialoghi
cinque
vostro
^
Sottombro
1"45.
Lettere^
di
quali abbiamo
Domenl-
Specchio
Venezia
oel
nostro
iiicrilto
ediz.
ts46.
l"so
autore
oeir
Intlice
Tridentino,
(2) Il
suo
libreria
ed
scriveva
era
•.
rima-
ne
nella
Landò,
del
il
di
1582
Firenze,
cancellò
allora
nel
libri
stesso
per
Valicato
del
di lui
veder
Doni
assai
:
tempi
ignote
Il
nome
dei
parte
di
già
tradu-
a' nostri
fatto
taloghi.
ca-
dei
aver
alcune
stampate
lode
una
registrò come
da
vedute
nei
libro
di
con
o
fallo
aver
del
egualmente
il
pose
notizia
sopra
ed
f
li nome,
asserire
traduzioni.
maggior
(2)
(i)
come
a
fine
novelle
quali
nelU
attribuiti
sieno
in
più
altri
dei
porvi
sembrò
di
rammentate
partirò
chi
1848
non
con
la
gli
greci
degli stampati
suo
lavori
volume
traduzioni.
finto, può
nome
(e. 36)
componimenti
sero
del
spregevole
di-
e
procedere
senza
d'autori
novelle
altre
un
né
Landò
dì
il vizio
dall'anno
un
Ortensio
opere
suol
funebri
publicalo
«
sue
di
I
Fino
Sermoni
dltgraxialo
rlilampe
dJ
Ma
notizia.
maschera
la
né
non
publicazione
pel più
ebbi
libro
rimasta
iracondi,
gli uomini.
fra
Questi
Lini
Inrellci, d«gli
degli
dipingendosi
eie.
Questo
landò
oetensiu
cxnvj.
dei
«
ritarsi
quella
dubbio
di
quest'altro
in
Weiss
del
quale
del
metà
non
é
soggetto
di
francese
del
Landò
(i)
Traduzione,
(2)
Noi
Venezia.
~
Gio.
Venezia,
—
India
la
—
da
un
altro
in
l(Mlfl della
(itaroiutc
ioti'
data,
che
liltrctlo
che
ha
con
occhio
Haropatore.
is43
io
•.
col
quinto
tanto
dallo
radosso
pastile
in
1"43
8.
8.
8.
8.
piccolo
per
trattato
titolo—
di
Tre
itiinzo
«critli
sono
ediz.
una
somiglianza
8.
alcune
dei quali, clic
--
in
ed
8.
in
in
tseo
quckto
pazzia
in
tstr,
iscusa
XWI,
varastori
i.s47
alcuna,
paalinaca.
sapeni
Deve
Andrea
prosa
seguenti:
in
1541
vavassore.
data
Senza
—
data.
alcuna
Senza
—
le
della
dell'autor
sulla
voi.
veneta
in
asserzione
diceria
la pazzia
breve
scritta
che
evt-
stampe
una
si allontana
notate
alcuna
Senza
—
ediz.
esser
intitolato
é
che
slavata
anzi
:
troviamo
e
questa
quella
di
rito
inse-
lakdo
diverse
fondata
forse
do
mo-
fatto
venne
(1) assevera
d'autore,
follia. Ma
della
lode
del
(2),
indizio
ci
articolo
suo
attorno
cinquecento
Di
d'amore.
libricciuolo
lai
un
vanno
alcuno
senza
mo
lui
di
dentemente
stampò
diplomatico, quanto
Universale
Biografia
nella
za
sen-
Doni.
al
nota
una
me
co-
parola
elTettivamente
nuziale, nulla
del
la
mantenne
dialogo
parole
ma-
che
crediamo
Specchio
quel
del
Domenichi,
del
non
quale
materia
le
oltre
Il
fa
di
tanto
che,
)
lui
il rarissimo
Firenze
Hortensio
fgiacchè
del
Gottifredi,
pel
sapere
di
parlasse
di M.
l'opera
per
Landò
del
OPEKB
altro
un
tanto
Ma
».
per
in
et
Gotlofredj,
«
come
DELLE
CATALOOO
LXIV
è
bellissimi
araoroiiu
in terza
Venezia,
icnza
diverga
coia
capii oli
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rima,
nume
nuovo
altbiudi
'
'1
'%??"?
TAVOLA
NOVELLE
DELLE
I. In
NOVELLA
vedesi
:
quanto
i doni
possano
V
li. In
vendetta
leggiadra
ad
atte
sono
novella
da
abbellire
quelle
insolenti
3
VAQ.
ad
una
che
cose
le donne,
brutte
parere
;
d'una
figliastro
di
sieno
quanto
animi
gli
si tratta
un
far
belleize^
proverbio.
ancora
e
te
aman-
te
mogli
dotate
bene
leggiadra
III.
altrui,
NOVELLA
dannosa
signoreggiare
V ubbidire
a'
NOVELLA
si
et
:
dimostra
s' impara
e
sia
il
narra
ad
cerca
suo
«'
impara
giustamente
giovevole
sia
paterni
Nella
la
seguente
vanità
divinatrice
natura
»
novella
dell'astrologia,
degli
e
animali
alcune
mostruose
»
VI.
Nella
bugie,
seguente
e
quanto
novella
brutto
20
mente
chiara-
irragionevoli
NOVELLA
1 0
»
.
saper
quanto
appresso
chi
del
novella
non
una
moglie
che
gode
spesso
questa
precetti
si
giovane
una
altri
cosa
V.
della
trattasi
da
In
IV.
novella
questa
marito,
dell'
quanto
In
fatta
beffa
attempato
godere
10
»
NOVELLA
un
l' altrui
corrompere
fatta
imparasi
et
potia
questa
fuggire
per
importuno
anttco
d'un
tratta
da
per
Ragionasi
matrigna.
ii
dontM
d' uno
origine
NOVELLA
rea
quanto
ancora
mostrasi
e
bella
una
apparecchiatole
inganno
un
d'
avedimento
sottile
novella
questa
narransi
vixio
sia
37
TAVOLA
LWIIt
l'esser
bugiardo,
quelli
a
parlasi
si
quanto
fine
mostrano
ne
i
scimie
V amor
i
a
.
impa-
vecchi
Nella
bene
novella
presente
volta
alcuna
sia
fanciullesca:
si
/Inalmente
mala
sia
sia,
piccioli
nelle
.
il
vecchio
un
danno
Nella
Xt.
.
si
chiaramente
rimane
vede
pie
a
XII.
NOVELLA
ingannatore
deW
ingannato
Nella
seguente
V amore
vede
si
V
che
spesse
78
...»
novella
esser
samente
espres-
veramente
cosa
tragica
n
miracoloso
un
abominevol
sia
padri
i
verso
verso
con
gran
NOVELLA
tro
Brachi
la
et
novella
imparasi
crudeltà
quau'
i
de
figliuoli
»
Nella
una
ardore
cortesia
donna
amala
XV.
In
novella
seguente
la
da
e
quale
lui
lettera
al signor
01
ta
si trat-
usò
un
valiere
ca-
lungamente
seguitata
Hi
rasi
nar-
loro
memorabil
una
seguente
evadente
cosa
XIV.
NOVELLA
d'
Nella
XIII.
NOVELLA
to
IH
,
s* impara
novella
seguente
v
rechino
ci
.
NOVELLA
61
pigliar
amorose
cose
»
.
»* impara
novella
quanto
e
travagli
riposo
grato
ad
cosa
sHmpara
lunghi
seguente
giovine
che
gli occhi
63
spesialmente
amore,
dopo
a
Nella
X.
V
come
e
pervenga
NOVELLA
novella
seguente
d' affanni
pien
sia
volte
Nella
IX.
NOVELLA
moglie
n
cagion
.•
quanto
49
para
s'im-
.
.
.
età
*
.
quanto
quanto
43
»
novella
seguente
disdica
amore
e
se
delle
Nella
Vili.
di
nelV
vaghi
natura
VII.
NOVELLA
V
in
dispiacciono
.
NOVELLA
rasi
volte
della
ancora
ette
che
poi
alle
che
IIOVKLLK
DELLE
e
04
...»
Oio.
PU.
n
91
AIX'
ILLUSTRE
SIGNOR
IL
ROBERTO
ON
?
di
che
avendo
qualche
nobile
essemlo
S. avuto
voluto
parte
della
tempo
sempre
da
la
a
molti
venire
pubblicarle
acciò
lette
novel-
Padova
pregato
memoria
State
sano:
vi
essalti.
in
il
sotto
conosciate
cortese
vostra
creanza.
da
lasciar
volerle
vostro^
nome
tengo
portai
meco
a
luce, ho
V"
leggere quellepoche
P^inegia, et
amici
OBIZI
GLI
DE
/l/
^
S.
in
che
io
natura
che
e
Dio
'
nm
-„
'i
S5«w""|
ol;\BW^
'11/
"'\
14*
NOVELLE
DI
MESSER
LANDÒ
ORTENSIO
NOVELLA
In
d'
mento
betta
una
quanto
mno
i doni
f
origine
d'
per
importuno
V
possa
altrui
antico
uno
sottile
un
fuggire
un
amante
:
bellezze^
visi
che
di
la
si
più
potesse
della
congiunta
d'
abbracciamenti
benigna
fosse
ma
valorosi
per
bella
in
se
lor
la buona
stata.
e
sua
da
Molti
que* giorni
fu
tanta
bellezza,
ogni
giadria,
legte
para
solo
non
dei
ancora
per
donna
venivano
cavalieri,
fortuna
suoi
infinita
Europa
godere
ne'
fu
con
che
vederla,
po$-
de'Buon-
Lucca
la fama
per
ai»-
mostrati
e
ritruovare,
e
vedesi
Zenobia
tempi
nobili
inganno
proverbio.
ADONNA
squadre
avedi-
quanto
gli animi;
corrompere
per
d'
tratta
donna
da
appareccfiiatole
(ora
ti
novella
questa
I.
suoi
favorevole
amore
di
e
lei
4
XOVELLA
abbandonarono
no
la
di
abitatori
lasciò
Lucca.
stranieri
uomini
della
)
di maniera
d' altro, "
in
quasi
che
il
adescato
Pietro
fine
por
Burlamacchi
che
gli facesse,
dare;
e
cagione faceva,
un
grande
prestare
in
e
in
Firenze,
costui
per
fa
non
poro
la
si
maggior
parere
in
moglie
non
in
tutto
parto
a
altra
guadagno
Napoli,
"
rispetto, fecegliintendere
e
in
minevole
abo-
si
a' nostri
de' Lucchesi
scortese
lergliela
vo-
Agnolo
anche
come
rolamo.
Gighiera
pre-
per
egli essere
Pisa,
per
a
potè disporsi
ingordo
con
segno
dis-
fece
maravigliosamente
esscrcizio,
tempi
mai
saper
per
usuraio,
Odiava
Koma.
che
facendo
la
gionava.
ra-
venevolmente
con-
instante
niuna
resistenza
questa
e
si
avere
amori,
per
Toscana
non
d*
suo
ficenze;
magni-
sue
tutta
per
per
il
era
palese,
chiedere
Girolamo,
Ma
Buonvisi
delle
padre,
suoi
ai
cortesia,
come
Agnolo
pensandosi
Or
di
in
"
segreto
ma
la fa-
perchè
ma
dell' usata
grido
ceva,
fa-
cose
di Girolamo
il
tutto
per
vente
so-
volentieri
queste
Sparsesi ( si
di Zenobia.
desiderio
feste, poneva
istinto,
e
in
star
famiglia
gran
e
miglia
la fa-
a
venne
ne
quale
tutta
con
tutte
e
orecchi
gli
a
il
albergava
liberalità
sua
pervenisse
se
belle
;
naturale
di
non
padre
e
agli amici,
tavola
gli
invaghito
di molte
faceva
;
tino
fioren-
un
degli Aldemari,
ricchissimo
costui
dovenlar-
e
fu
quali
tra
Firenze,
Era
teneva
Lucca;
bellezza
nuova
patria,
propria
Agnolo
chiamato
della
PRIMA
di
che
;
ma
gli
portarper
an-
G
desiderava.
Et
nobia
di
e
onore
ella
desideri!,
fussi
tu
se
si
né
Trapesonda.
la
in
vedi
il
mezzo
suole
punto
nobia
non
Il
giucare
Il
piazza,
"
una
o
con
alquanto,
piacevolezza,
nella
prima
"
ivi
tin
mia
riluca
dove
ella
suole
che
ella
se
poi
ciò
ch'era
pensalo
la
ne
che
da
quale gìd
dal
vìnta
tu
ritrovò
Zo-
ti
cosi
l'
di
ora
sene
venir-
sue
fanti;
meco
di
vora
la-
che
qual-
sonno
de
si chiu-
Domani
dunque
verrai
et
a
ti starni,
che
aggradirà
"
casa
me,
venuta
piac(iue
alla
in
nascosto
venga;
più
non
ma
et
ne
dormire,
Tebnldina,
venne
lei
re.
astene-
solita
cicala
giorno
mire
dor-
venga
delle
ingegnoso,
nirnurorn
na,
il
e
tu
a
di
che
terrena.
camera
me
co-
come
modo
è
due
di
e
disinato, si puone
essa
poi
che
sin, farai
Agnolo,
e
venuto
tavole;
a
che
o
é
il disinare,
ha
o
non
ingannare,
alcun
per
che
tuoi
pensato
marito
trattiene, fin
si
me
può
scana:
To-
ai
incomincia
dopo
subito
gire alla
ella
giorno.
scacchi,
a
modo
a
che
ne
marito,
fatto
di
se
in
sia
stessa
Egli
Aprile,
dormire
amica
Costantinopoli,
me
modo.
Zc-'
braccia,
tue
agevolmente
noi
d'
fra
ho
questo
mese
di
a
io
Ma
potiamo
faremo
di
Imperadore
che
mai
nelle
porrebbe
disse
cosi
ne
acconsentirebbe
non
sarono
pas-
molto,
altra
virtù, quanto
ne
certo
savia
femina,
buona
è
)
durò
render
ti dei
Tu
•
che
molti
prattica
cotal
Agnolo.
ad
giorno ( fra
nn
mentre
d'
PRJMA
NOVELLA
il
».
molto
dine
l'or-
giorno
di
levata, rifatto
Ad
guente
se-
TebaUH-
il \eUó,
1)1
la
spaz/alu
E
lieto
con
viso,
che
secondo
d'attenersi
in
parole,
";ittarsi sul
letto:
Agnolo
dietro
che
la
subitamente
la
mai;
•
che
è
detto
mi
oggi;
ma
ad
che
altro
al
di
né
Pandaro
dar
di
ordine
alla
Chiara
traeva
le
E
mentre
scarpette,
d* entrare
disparte
•.
nel
si
per
letto, "
tragga,
che
ad
perchè
l'uovo
pimento
com-
pur
se
mai
ni
^
ebbi
re
uè
cqn
scoperto;
ma
fante
dica
addimandasse,
santa
che
alti
ac-
chiamare,
che
mia
ita
alle
sia
sciami
la-
egli
se
Suore
favellava
cosi
mostrarsi
Agnolo
da
lum
e
ora
facesse
mi
non
io
già
verresti
gallina. Darò
l' abbia
le
per
Tebaldina
d'avere
benché
teco,
luogo
:
giorno
monna
desiderio,
lungo
core:
pensava
ci
é
la
tempo
parole
con
mi
venuto
non
dimani
caro
ritruovarmi
ciiocché
mi
che
aveva
più
oggi
fussi*
saldo
e
e
ser
d'es-
viso
mondo
questo
perciocché
venissi,
al
voce
desiderato
ma
l'avesse;
in
ben
stì
ve-
sbigottirsi,
presa
che
le
per
mostrò
il
sii
tu
teco,
ci
tu
che
per
1* uscio,
chiuder
punto
ferma
con
ho
trastullarmi
che
nascosto,
femina
mio,
Agnolo
tempo
v'era
contenta
gli disse
entrò
per
colui
molto
senza
e
nalmente
fi-
ella
Venne
rivolta
senza
l' ora,
venisse
camera
riconosciutolo,
più
e
nella
ella
fusse
chi
guardò
e
et
prese;
che
costume,
suo
coricare.
a
apparire.
il
me
co-
acco);lienza ricevuto,
lin
dovesse
ornata,
avessero
grata
e
j
drappi
s*
stette
Zcnobia
LAMI.)
bei
spoeti vi
chetamente
ivi
di
camera,
novelli
se
()RTK"SI"t
M.
ben
dice
veruno
si
vaga
che
veduto
in
8
l'ordine
se
l'
di
pialtossi
n'
se
mi
scale
per
le
fatto;
la
cosi
la
vita
forze
dcntissimo
incominciò
rabbia,
Tebaldina
dibatte,
e
dall'
piange,
in
casa
n«"
assai
altro
canto
conoscendo
quale
favellarle;
più
l' ar-
usare
nalmente
fi-
uscito
capezzale,
sciocchezza
del
ricevuto
tela
cau-
destro
con
che
mancò
del
la
tal
al
sua
poco
il meschino
fanti
dovrebbe
sotto
desse
sando
pen-
scoperse
con
Aldemari,
la
non
si
potuto
di
che
egli
di Zenobia,
amoro
andar
avrebbe
venne
sciate
la-
aveva
delle
liberossi
e
e
sero
andas-
ne
una
esser
Agnolo
si dolse
amaramente
L'
donna
quale
cortina
furor
tal
che
dono
scen-
Tebaldina,
considerare
a
lamentossi
I'
che
ciò
fanti
altrimenti
stessa,
che
Udite
•
quali
monna
Né
il
amante.
dalla
le fanti
«.Le
le
della
veruna,
loro
valente
1' onore,
dalle
infinita
disse
di
camera
e
che
in
dirvi
ap-
Zenobia,
letto.
loro.
riposarsi alquanto.
serbò
"
di
"
disparte,
fretta
scarpette,
sue
compiacerla
del
disse
e
ella
"
rosa
deside-
uscita, chiamò
"
duta
ve-
gesto,
meno
per
in
mostrar
riportonnele.
e
e
cortina
scordata
le
fusse
;
e
affettuoso
si
tirossi
alla
usci;
ero
di
modo
era
n' andavano,
se
caro
egli
senza
nella
il
eh'
dentro
pi.in piano
andò,
non
me
co-
risaputo,
avesse
ella
favellare
costei
con
chiedeva,
quanto
che
dato
ciò
di
quel
camera
ode
scalzarsi
avea
che
pensò
già
che
Agnolo
sia.
non
di
PRIMA
NOVELLA
quanto
e
d'
mai
oltre
ri;
mu-
puoté
inganno.
si
per
ne'
capo
na
Mon-
rnmarica,
aver
più
ciò
:
si
perduto
volle
non
la
fece
DI
dell*
rncciare
dina
maledicendo
molti
giorni
Agnolo
quasi
la
di
usò
tempo
via:
dimani
che
proverbio
di
prontezza
si
dolce
e
gallina
la
si
importuno
"-m^^^'
è
levò
amante.
meglio
Sparsesi
fu
e
virtù
dalle
sto
cote-
molto
e
madonna,
gentil
inganno
per
oggi
•.
Italia,
donne
lungo
rincontrava
che
per
Anzi
dolore,
di
fratelli
né
contenti.
e
chiunque
tutta
Tebal-
monna
lieti,
quale,
pigione.
pagava
impazzito
a
del
disavventura,
veduti
savie
questa
ne
lor
la
per
dalle
con
dire
Imparate
•
l'uovo
che
abitava,
Agnolo
la
furon
ella
non
pezza
9
LA!VDO
ove
marito,
buona
Stettero
ORTENSIO
albergo
del
essere
per
M.
mani
mendata
com-
la
virii
poi
cb«
l'
del-
io
'
NOVELLAnII.
'Im
Ragionasi
gna.
abbellire
far parere
modo
di
"
e
da
me
a
vivcrei
il
in
"
Dio
cresciuto
mal
volentieri
alla
città,
e
".
di
te
coitie
lungamente
il
la
volato
(Caterina, deliberò
Or
ì fecciosi
al
di
era,
si
stesse
facevano»
non
do
poten-
disporre
potendo
costumi
tutto
dallo
uomo
riverenza
né
mi
amore
suoi
pari
me
fossi
per
vivesse.
sopportare
sere,
Mes-
«
chi
udire
ricco
avrebbe,
col
impaccio,
egli non
paterna
tamenti
trat-
te
pacificamen-
tolto
che
mali
volentieri
dove
che
sopra
doluto
d'
Ba-
tato
por-
disse.
gli
fossi
altri
non
per
era
giorno
padre
gli
come
de'
dote,
questi
se
soflcriva,
giovane
aver
noia,
vostra
Il
dotate.
per
moglie
come
casa
rasi
impa-
mente
pessima-
Andrea
contado,
pane,
cittadinescamente
Andrea
Di
cosi
tutto
senza
rimproveri
in
denaro
vostra
in
stare
et
bene
era
quale
continua
una
n' andrei
spedale,
la
toglier
per
la
pure
aite
Caterina
arrogante.
giorno
un
sono
fiorentino,
essendosene
spesso
do»;:e,
mogli
It
madonna
somma
superba
padre,
le
matri^
rea
che
molto,
matrigna;
sua
gran
brutte
insolenti
da
trattato
una
cose
avveduto
"
cuore
ad
quelle
Filippo de'Bardi
di
roncelli
di
sieno
quanto
d' alto
figliastro
un
leggiadra
d'una
tratta
ancora
e
xVndrea
si
da
fatta
ifendetta
ad
novella
questa
di
di
più
donna
ma-
vendicar-
M.
DI
Fassi
seno.
(lì sanlu
in
Giovanni
iiorentine
se
misture,
detta
"
Lucina,
farle
oltraggio
»
liscia
e
tutte
Eccoti
la
risplendere
fatta
di
è
Andrea
«
del
spazio
:
di
tosto,
fuor
camera
delle
gittò
bene
diss'
il
le
dicendo;
T
fa
una
del
di
è
sole
di
lume
che
essa,
poi
che,
ogni
Alla
•.
•.
acque
Andrea
che
per
te
le
renderò
se
per
la
risapesse, gitterebbe
chiusosi
dentro
vi
scida
vi-
quale
lasciamele
sta,
che
tempo
linestre
Partissi
raggi
I* altra
;
distende
Or
madonna
appresso
quali
i
si
saperlo,
recò
dell' uovo,
rosso
«
de
se.
dis-
quali
dissedi
delle
dua
ar-
dove
rinnovate.
par
per
togliere ogni succidume;la
dolcemente
disse
farai
al
e
mente
colle
gliene
rosta
per
fatta
pelle
poco
di
radice
buona
piuma,
terza
pelle
na,
madon-
cosi
avìsandolo
avere,
ampolluccie,
tre
la
Andrea
fante
incontanente
"
voglia.
qualunque
ampolle
La
».
letto
di-
carnai
ponessi
frescamente
erano
la fante,
-
bella
si fa
tu
le
riponga
gliele farebbe
cbc
che
che
Eni|"oli
il falcone,
grua
giorno
un
Lucina,
matrigna
mìa
e
vorrei
lo
da
odiava
avrebbe
tentato
costei
A
cosa.
la
odia
non
logorando.
veniva
gliene
rie
va-
guance,
quale prendeva
d' Andrea
amor
che
le
fante
una
che
volte
per
più
la
con
le
fante
La
d' Andrea
8Ì
rabbellire,
sa
abbellirsi
per
acque
casa
tutte
si
ciglia, «pelandosi
le
felice
quella più
altre
il di
le donne
tutte
ove
e
me((lio delle
ndilaiidosi
nella
vaoDO,
festa
solenne
una
Battista,
ne
che
repula,
Era
hivoùM
tV
LAPIDO
OltTEMSIO
•
:
ventura
malala
nella
erano,
casa
sua
nel
12
di
che
mei
di
a
madonna
Caterina
cominciò
a
una
stufTarc
il
che
si
che
quella
s' ebbe
ristuffarsì:
fra molte
fortissime
a
che
fernal
caligine.
tempo,
accostossi
che
più
accostava,
tasse.
Del
rimasta,
dare,
se
e
vide
corvo;
il gran
allo
più parevale
fortemente
incominciò
alcuno
poi
mai
nella
per
allo
che
intorno
camera
e
;
a
alla
"
volta
rav-
ciarono
comintinse
d'
tinto
levatasi
in-
per
racconciarsi
nera
sua
si
specchio
nera
sbigottita
d'ogni
fuoco
si
imagine
più
lavata
notte
Satanasso
quanto
con
letto. L'acque,
orribilmente
V
la
carne
seconda
a
la
e
lavare
del
mezza
incontanente
e
la
bagnandosi
specchio
fuoco
di
piuma:
alla
mattina
La
tanto
che
si
e
no
era-
il collo,
pentolino
nella
e
Giovanni,
s.
a
di
andossene
erano,
lavorare,
di
ricevesse
mano
fascie
acqua
prima
petto,
tuttavia
rassomigliava
il capo,
al
poi
puose
dove
fusse
ritornò
za
ter-
togli, disse,
«
incomìnciossi
credeva
largamente
terza,
che
"
;
;
pentolina
meglio
dell' acqua
la
dall' ariento,
vigilia
con
faccia, acciocché
virtù
la
poi
Venuta
».
d' acqua
riempi
fante
la
nera
maravigliosamente.
riponle,
e
doventar
l'oro
tinge
se
ficaia,
fortissima
quella
queste
ze
scor-
di
e
vitrìuolu;
di
parte
ampolle,
queste
si
si
richiamata
E
di
far
altra
galla, e
quale
ciascuna
V
spento:
riempiuta
la
con
fresca,
suol
di
stiUata
acqua
noce
cosa
di
salnitro,
fu
di
bianca
carbone
un
d'
una
granato,
ogni
come
1'
riempi
e
cesso,
di
SECONDA
NOVELLA
doven-
"
attonita
a
risguarposto
in
IV
fvisse,
ubriaca
nel
zuppa
ia
per
botte,
prima
guisa
di
nò
spiccare
quali
serrato
madonna
di
busse
vide
tosto
che
dal
e
cadeva
vi
pur
del
fu
demonio,
dalla
uscito
(brande
madonna
giorno.
rhc
pensossi
per
tanto
essendo
non
Filippo
buffava,
cho
di
fu
e
la
più
ella
fosse
me,
letaAlla
parvo
dere,
ve-
re,
seguita-
che
fece
la
chiarito
che
il
smaniava,
sgridava,
poteva,
allei
a
nuovamente
voleva
impazzita
letto, n* andò
be,
sareb-
pure
ben
(|uanto
core,
tostamente
rumore
costei
gura,
fi-
sozza
di
stava
udendo
cosi
non
nel
diedesi
ancora
dar
camera,
spirito
il
per
sciancata.
scostatasi
certo
per
mal
monte
infernale, la
conca
colle
di
morta
un
e
gatasi,
sbri-
adunque
timore
aperta
maligno
questo
lei
piena
vero
d*
che
stanghe
alquanto
fuggire; " alquanto
se
da
quella
il
sopra
come
la faccia
"
e
se
nel
e
rimase
fante,
giovane
di
verso
balcone;
non
giovane,
vecchia, la quale,
raddoppiatosele
gittó
se
a
venir
lei
entrata
era
il balcone
presso
alla
da
Entrata
porta.
a'
panni,
la
molte
sdegnata
n' andò
se
molte
veder
la
avea
Caterina
talento,
più
le
e
l'
che
vecchia,
i co(Tani
a'
voleva
si
paura
potè
debol
la
potè
levò
si
fine
vecchia
La
».
calci
la
-Visìlar^ »là'
appiccata
stava
per
era
])otto. Alla
non
le
né
tanta
:
coricaste
vi
mignatta
pugna
per
nel
che
rimbambita,
doveste
voi
la
lasciatemi
Dèh
•
farsi
a
uscio, vecchia
che
mia
avvezza
disse:
V
aprir
lede
."1
essere
per
trebbiano,
volete
non
se
SEC0N9A
NOVELLA
:
per
e
levatosi
intender
lai
di
ragione
tanto
frenelico
ira,
tanta
al
furiosa
di
"|uesle
mi
io
che
Dio,
fanti, che
fatto
gir gridando
scala
la
che
certa
di
usci
la
seguiva
avrebbe
no
la citte, et
(Wovanni:
emisfero
del
popolo
la fante.
pei'
a
pensare,
fosso
nera
fatto
(li
la
di
ne
fatica
ciò
divenuta:
lagrime.
e
slavasi
N(Mi
fu
seguir
ne
tutta
di
santo
il
moltitudine
stanca
rotta,
del
piena
veruno
stro
no-
ritornò,
pentita
da
andare
potesse
essere
però
duta,
ve-
non
potesse
tutta
pigliata
sca-
nali.
infer-
furie
ad
la
vesti,
Erin-
slata
chiesa
cosa
ora
illuminava
et
se
quale
le
all'
che
tanto
])er
come
aveva,
la
che
impediva,
casa
la
per
fusse
"
ira,
tutta
delle
verso
maniera
la sostenuta
e
«*
A
;
fante,
avesse
ella
levato,
era
;
?
tenendo
altra
inviarsi
il sole
mane
casa
commìnciavano
brigale già
Le
per
alcuna
o
la
madonna
1'
chi
giurato che
Megera,
o
questa
la
La
:
croce
moneta
fusse, alzatosi
correndo.
casa
alla
strabocchevole
all' oncontro,
demonio
un
credete
:
ma
lippo,
Fi-
de'Ba-
sono
mala
per
ritrovar
per
venire
vedutasela
di
tutta
nella
tuttavia
accendendosi
?
mai
Filippo,
io
me
che
più
-
"
pagherò
ne
puttane
han
scese
di
io sia fuor
che
forse
mitigarti
vergognare
pur
da
spinta
poter
donna
La
Bardi,
de'
siete
roncelli, vi dovereste
voi
di
rivolta, disse:
mirilo
voi
se
furore.
tanto
si
lusingarla, |ien-
a
piacevolezza
sua
e
fatto
avesse
»
veppendola
e,
;
iucomiució
"
amore;
colla
sando
rumore
ciò
|)eusò che
tiula,
15
LAMIX)
ORTENSI»
M.
DI
diedesi
e
che
romore
di
cosi
che
dolore
conosciuta
16
SECONDA
NOVELLA
tanto
la
era
r
aveva
ritruovala,
a
se
casa
in
mazze
fusse
roano
di
più
le
il
follia
qual
per
la
donna
lo
ritornò,
la
e
sul
letame
dia
aveva
in
donde
come
ma
che
noi
e
voi
se
io
e
non
vi
vostro
a
dipinta
1'
voi
usanza
del
la
modo
cuno,
al-
fra
a
di
origine
vi
cadde,
tutta
la
parte
udita,
di
sacra
Io
pose
imaginc,
sempre
lampada,
il
lo
fante
madon"
revolmente
amo-
dole
dicen-
sapendo
non
sostenuto:
vidi
modo
nel
sta
ierscra,
che
camera,
scia
podrea
An-
ginocchioni
che
nella
arde
sabbato
udii
si
lungo travaglio,
cosa
nella
ritratta
come-
alla
"
abbiamo
dirò.
ne
casa
occorso,
si
sapete, la
tanto,
letame
maravigliate
figliastro si
dove
spose
Ri-
camera
caso
insieme
la
foste
quella
e
in
e
adivenute.
dolente,
tutto
vi
brevemente
che
htra
voi
nasca
ne
gran
sua
come
alquanto rappacilicata,
ella è
Madonna
che
in
condogliti
:
della
fante
sul
sto
po-
aveva
per
La
in
Lucina
Vaitene
eh'
che
"
viso
s'
rassicuratasi,
Andrea
veduto,
•
ora
cose
saperlo
non
vecchia,
rimase.
dimostrava
nn,
di
giorno
venuto
disse;
cotali
poterselo imaginare.
né
per
fossero
via
che
dimandoUa,
voce
spiacere
di-
la porta
vergogna
per
se
stremo
chiusa
e
con
e
diavolo,
il
costei
umana
sassi,
perchè
suo;
grembo
con
e
;
animo
ritrovò
e
in
capo
Il
uscito.
neir
scale,
battere
titudine
mol-
gran
co'
star
per
casa
senti
sali
vide
guitata
se-
avendola
non
dove
ritornò:
ne
de' fanciulli
le
strada,
altra
per
che
quella. Filippo,
di
nerezza
che
vanti
da-
sala
per
è
vo-
(';;1iilissr:
M.
DI
veneranda
0
più
imagìne
che
niczze
ORTENSIO
io
io si
buon
posso,
che
tu
più
convenevole
che
r
ampoUuccia,
La
fante
Andrea
imposto
le
vicine
che
potrai
«.
dolevano.
creduto
dalle
Or
stimi.
r acqua
di
lambiccate,
atte
prima
giorni, che
"
d'
Ueina
del
e
Voi
vostri
madre
di
urina
Ccivallo
terza
acqua
diligenza
somma
ra:
tintu-
tenace
le
perchè
davanti
riponeue
poi
alla
molti
matrigna,
orazione
fatta
potendo
modi,
d' Iddio
vendetta
acqua
perdono, perciocché, pel
bene,
scortesi
fante.
chiesele
quanti oltraggim'
Non
la
rimise
passarono
venne
n'
cielo, ella
sapete
ragionato
disse
una
con
Non
Andrea
una
fu
nella
e
diede
le
6Ì
leggiermente
toglierne ogni
erano.
umilmente
mezzo
•
fante
alla
alcune
sciagura
che
nell'
d' agresto,
a
per
l'ampolle, gittata fuori
stillata;
e
di
presenti
nell'altra
piuma;
ste
que-
che
ciò
assai
parole
detta
ven-
destramente
fece
tutte
"
v* era,
dentro
di limoncelli
dove
da
ebbe
eh*
diligentemente
"
le
dette
E
amarissima
fu
quanlo
quella
più
e
dole
pen-
recherammi
e
fu, essendovi
sopra
che
lume
lei,
miracolosa,
avute
faccia
ne
disse
questo
donno
onorandola
quanto
questa
cosa
Andrea,
di
di
mia,
matrigna
me
per
le stra-
per
prej^o
figliuolo"
parole partirattida
nuovo
ti
la
usa
meco
17
LANDÒ
che
che
a
le
divenuta
era
diceva, quante
fatto
avete
io
adunque
supplicai
per
lei
imagine
alla
me
contra
più
nera.
ingiurie
ogni
gione.
ra-
sofferire
e
quella
credomi
3
i
la
devotamente
facesse
pareva:
si
della
sta
one-
per
18
che
certa
cosa
raodo
nel
questa
se
faceste
che
pregando
bianca
io
parole rispose ;
che
divengo,
Giovanni
nuta
adunque
il
come
la
lei
toccava
le
al
ligliastro portò,
miracolo,
lor
tutte
dava
che
esser
nella
lampada
Scppcsi
le
per
benigne
e
che
bian-
in
cia
cami-
come
far
Oltre
che
Firenze
matrigne
più
se
madonna
grande
grata.
lo,
cie-
che
un
la camicia
a
tendere
in-
ad
del
bianca
pretermise
né
secondo
diavolo
sempre
e
:
potesse
figliastri più
amorevoli.
rallegrò
anche
ancona.
e
si
Ve-
testola
veggendole
e
non
amore
cosa
runa
ve-
questo
a
ardeva
il
vanti
dagran
doventarono
del
di
candida
giorno,
vedutasi
e,
donna,
ma-
».
la
Reina
il
appena
obli-
vigilia
avorio, andossene
le
oglio
la
mai
bella
le
tanto
pregava
terso
tanto
all'
la
divenne
ne
le mani
armellino,
1'
e
e
Fate
•
apparecchiò
pregava
specchio
accrebbe
:
farvi
di
nosco
co-
sempre
Andrea
fra
guardò
le
sue
bianca
quando
notte,
Fattosi
un
che
alle
nemica
mezzo
ora
faceste
la
per
si
allo
all'
Andrea
portasse.
come
tuo
già divenni,
continuo
Caterina
fede
stata
sono
costume,
che
del
All'ora
stuffossi, lavossi, strisciossi
;
neve.
e
ti
per
Disse
vecchio
suo
reste
ritorne».
intiera
vanni,
Gio-
santo
eravate
credevate
santo
fuoco
se
già
come
del
; ma
•.
lavare
Figliuolo mio, apertamente
nera
ti sarò
gata
di
voi, che
per
prima
troppo
come
vigilia
dando
«
pur
doglio
ne
la
come
vi volessi
sera
stesso
Caterina
madonna
me
SECONDA
NOVELLA
consueto
ai
DI
ORTENSIO
M.
NOVELLA
Jn
da
fatta
rito,
tuo
ma
bella
alla
paragonato
ma
il
fosse
d'una
giovinetta
era,
alle
che
giovane
e
di
casa
della
Trecca
volte
che
indarno
questo
dolse
marito
con
s'
mollo
di
cato
pec-
diletto
denari,
posela
mercato
d*
un
questo
quale
fatto
Et
con
si
alla
disse
la
ne
e
lei,
Or
trasse
Giannina
una
esso
pure
la
ne,
Avven-
nuovo;
con
deva
cre-
tanto
e
con
a
leggiadra
una
che
la
che
core
marito.
1' aspettava.
che
biasmando.
tutto
tessaia;
una
la notte
madre,
non
di
ma
giacersi
giuoco,
assai
ne:
giovi-
gran
carnai
invaghì
e
al
stava
la
che
bugiardo
del
madre
tutta
molto
non
e
a
eccellente,
avveduta,
molto,
a
medico
con
co' suoi
andava
moglie
dissi,
figliuolad'
fece
sempliciotta
e
Fenice,
medico
tanto
altrui^
lìata la settimana.
parole
M
ma-
genliliio-
per
intendere
come
pensava
data
moglie,
r abbracciare
moglie più
non
fu
ad
le dava
quale
giovinetta
Coradello
Marsilio
dell'
Stella
lulonico
modo,
sopra
attempato
un
godere
cerca
esseudo
bresciano,
ad
beffa
suo.
iigliuola di
ENiCE,
maestro
ciò
del
gode
spesso
chi
leggiadm
una
nana
moglie
che
impara
in.
si
giovane
una
s'
e
altri
X
twvella
questa
19
LANDÒ
e
spesse
Fenice
tanto
dò
an-
giorno
i
se
parenti
querelò,
il
figliuola
ne
del
nero
ge-
disse
20
che
si
fare,
poteva
giorno
di
e
notte
e
tai
scaldare
dovea
gli
gli
bracchi
di
risaprebbe
alla
lei
ella
veduto
grata
ne
fece
venisse.
di
tal
amante:
dei
nella
la
a
di
per
che
giata,
vaghegrivelare
la
te
venissi
la
alcuno
che
non
Ciiannina
molti
servìgi
non
molto
per
za
sen-
si
Marsilio
il
;
tento
con-
Dolcissimo
•
a
letto
di-
suo
volte
delle
più
fos-
possìbil
se
panni suoi,
crodessono
male
già
ne
i
porta
troppo
Trecca
vorrei,
Io
d'avere
me
caso
e
nato,
or-
mastro
Giannina
notte.
casa
cosi
costumi
pur
disse.
cosi
della
opra
vestito,
dì
lei sotto
fanciulla, colla quale
i»e, facessi
Era
a
e
uomo
soleva
giovane,
sapere
casa
trastulla
e
che
vole
fa-
finestra,
richiesta, al quale Fenice,
rossore,
tu
una
dieot
dire
stava,
partiti.Fe-
alla
cui
volgendo
ri-
sue
lungo tempo
a
tal
con
con
Barbisene,
fante,
tosto
andò
e
d' amabili
e
il
Venne
qualche
si
dalla
E
nuovi
giorno
stata
era
pensiero,
suo
tiene
ricco
quale
gli
raccontò,
un
tanti
il fatto
come
Vitelliano
un
presenza,
dal
ogni
Fenice
passare
che
ma
fosse.
a
del
coda, che
alla
pensare
stullare
tra-
fuoco
partitasi, tanto
tutto
a
adunque
petto;
ritruovò
figliuola il
condussela
ccsi
il
di
e
forse
maggior
e
to
quan-
fatto,
doveva
innamorato
da
che
fosse
si
terrebbe
cui
deliberazione
"
femina,
favole
lecito
era
si
egli
et
;
tanto
ben
se
altra
con
suo
che
perciò
marito,
suo
sciocche
alle
credere
dovesse
non
di
TERZA
NOVELLA
e
di
li
quelmigliari
i fa-
acciocch*^
tu
fossi
il
me-
sospettassero
amica
dì
addietro
si
••
telliano,
Viave-
22
potessero
spesso
1'
nella
Giannina,
reo
di
solo
ma
sei
Qual
«
?
percuoti
figliuolo: aprimi
tuo
mala
sorte
poco
più
tere
freddo, temendo
sbirraglia,
data
onde
r
una
pinta
suoi
panni,
Il Traverso
truovare.
il medico
;
fuga.
gli
egli
ma
aveva
dalla
diro
gli toglieva vigore,
quella
dando
del
in
lato
"
il
ri-
scala,
per
si
pose
gli
lavava
rirlo
fein
il
percuoteva,
ad
«{ualche
capo.
i
ricerca
e
che
il freddo
in
esser
aitato,
ogni
violenza
con
il coltello
da
ora
aspettare»
la
il vento
ora
dalla
gi.i salito
ciutTetto,
urtando
dal
alcuno
vi
inciampava,
assidrnto
modo
trasse
paura
so
la molta
per
cerca
pioggia
La
pò
conosceva
in
sapeva
veggeiido,
per
un
il medico.
porta,
micidiale,
e
nò
fece
che
che
medico,
furioso
Aspetta
«
".
per
sopraggiunto
nella
dre.
ma-
sbirri
gli
pili lungamente
potè
la
il Traverso
molle
esser
non
non
Messer
aperse.
costui
"
di
niva,
ve-
l' uscio
Sono
questo
qu.isi
ch'era
ne
dissegli
«
tutto
era
giorno,
se
nascondere
eh*
oltre
pioggia,
casa
che
e
commodamente
il Traverso,
Ma
;
tosto
la madre;
disse
»,
a
pigliassono
mi
non
di
furiosamente
colui
Rispose
•
volte
che
tu
sbandito
città
picchiando
porta
travestito
sendo
nella
colai
notte
nina
Gian-
figliuolo della
un
molto,
comparire
alla
"
"
medico,
malvagio
e
di
osava
non
del
casa
della
Vitelliano
e
volta
una
casa
a
era
usanza,
sua
estrema
con
Avvenne
'l medico
altra, che
secondo
era
due.
tutti
fece
si
il che
;
di
contentezza
fra
TKK7.A
NOVELLA
Taccio
ogni
tratto
colonna
di
Se
dirvi
DI
(piaiile volte
denti
co'
fece
che
finestra
Qual
«
sei
picchiare?
dal
(iato
La
•
e
disse
tu, che
tutta
petto,
disse
fante
per
.
eh'
veduto
egli
Via
via
Dio, questa
è
non
andossene
sele.
alla
che
alla
mio
parere),
è
porta
sere
il mio
vuol
partire
che
'1 marito
die'
egli
che
bussare,
non
».
leggieri
a
Qual
turbarci,
Rispose
messer
lei
sei
e
non
tu,
ci
Come
•
lo
o
V
desti
ve-
Va
un
qti^ttro
poi
del
muova
tutta
pensò
Rivolta
che
lasci
lo medico.
a
letto,
impresa:
il marito
rimanendo
linestra,non
di
•.
si
non
guidare
«
capo
si
?
tre
ne
se
non
camera
recami
e
d'es
fante.
padrone;
nella
levo,
prega
disse:
cessi
di
tuo
scagliarli nel
lasci
alla
che
entrar
mi
Vitelliano, Io
itane
il
essere
mentre
da
alcuno
Fenice,
».
iersera
mattoni
modo
in
fosse, rispose alla
di
tu
afferma
nò
(al
ebro
"
ignudo
tutto
dis-
messere
pertinacemente
padrone;
che
ma
uno
cone
il bale
mio
a
sapere
;
ti faccia
madonna,
di
camera
dire
e
chiuso
E
•.
tanto
per
tristo
che
il
aveva
garrire
a
porta
fate
Madonna,
•
poco
la tua
e
di
re
messe-
balenare
ignudo,
ce.
vo-
trarre
il tuo
sono
ubriaco,
ribaldono,
fanti
resti
non
potendo
incominciò
K.
casa.
orgogliosa
spesso
tutto
tanto
delle
notte
Io
•
lo
era
più arditamente
•
:
a
una
con
egli appena
"
:
•
fin
alla
in-
batteva
pur
;
egli giunse
picchiare,
alla
fece
cicogna
s* aitò, eh'
molto
lordo:
tutto
una
V
fanj^o. Era
uel
fango
pareva
33
LANDÒ
cadesse
'1
pe
tanto
e
dopo
si
egli
medico
l'elice
ORTENSIO
M.
tutta
di
notte
punto
-
"
Io
mire?
dorsono
2i
NOVELLA
Marsilio
maestro
che
tutto
son
Fenice;
naccio
di
qualche
che
vicinanza,
a
una
giunto
Giannina
stioi.
E
Fra
n*
qual
i
andò.
la
per
fece
a
toga;
e
il
all' oncontro
panni
venir
e,
ri
sbir-
fu
sto
po-
trastullava
di
ora
versi
do-
Giannina.
figliuolo: e
la
pagata
al
i
alla
poi giorno
Fenice
la
del-
lietissimo
casa,
Fatto
ritornò.
casa
gli
panni,
1*
n' andò
se
mandato
aveva
suoi
ne
a
egli
casa
che
si
poi
si vide
dagli
preso
Venuta
che
che
a
Fenice
git-
E
mancò
medico,
esser
ancora
».
potesse,
fu
tanto
Vitelliano.
suo
partire,
la
l'
avesti
vi
la
tutta
medico
se
andava,
gli giovò
prigione.
col
riaver,
essere
contra
ritornò
asi-
d' Iddio,
croce
poco
lo
porto,
per
dei
tu
:
gaglioffone
Messer
mentre
né
:
ardimento
che
pietra,
mal
a
via
va
grossa
r uccidesse.
non
hai
alla
meglio
via,
va
tatogli
Dio,
marito
;
allora
faccia
parti ti susciterò
sarebbe
e
nascere;
mio
ti
Dio,
per
Disse
».
come
truffatore
ti
non
sei,
tu
sii
tu
isviato
se
dolente
che
che
aprimi
freddo
di
che
porco
dire
marito;
tuo
morto
Oh,
*
TERZA
stisi
ripo-
del
mandò
cesso,
suc-
il
dico
me-
condannagione,
del
sendovi
marito,
se
la
presente
famiglia, feccgli grata acroglicnzji. Quando
poi
furon
che
nella
lor
camera
maledetta
sia l*
giammai;
e
di
tutta
Oh
Padova
la
bella
notte
:
che
ora
maledetta
disse
nella
gravità
no
di
casa
la dottrina
apprendeste.
ve
la donna.
andato
dottore
E
che
«
vostra
che
Oh
venni
nello
dio
stu-
dire
che
vuol
putlaneggiando
! Oh
bella
conti-
?
DI
di
iH"nza
notte
noi
sapete)
e
la
non
fossero
ma
che
ribussando
:
e
lo
se
parole
aspre
di
occhi
molte
più
e
trassigli,
pietre
•.
imbambolati,
stavasi
pareva
chiedendole
la
santo
Ilarìone
fu
perdono,
però
a
messer
quanto
lo
avea
Marsilio
con
:
fatta
medico
si
grave
con
nulla,
rispondeva
terra
che
qual-
scacciai
da
Maestro
io
come
lo
Io
commossa
non
guatando
e
accaduta,
lieto?
non
che
aperto
fusse
trafare
con-
che
mancò,
poco
stato
ben
sono
avessi
ci
pioveva,
si
pochi
e
;
ignudo
briccone,
sapeva
che
sciagura
mai
e
che
io
ben
so
sciarmi
la-
stata
dirottamente
:
voce,
che
di
sono
come
un
si
ingannati
voi
sdegno,
gli
quando
gli aprissi
sareste
(
Venne
dico,
vostra
grande
con
?
voi
vergognate
pericolo,
venne,
nacque,
bussando
vi
tanto
passata
com'ei
ne
in
35
LAISDI)
OBTEMSIO
! Non
filosofo
sola
la
M.
umil
gMto,
mansuetamente
e
la
di
mancato
'^^;^^"'^-
tendo
promet-
pace;
rifar
per
lo
tamente
compiupassato.
26
NOVELLA
In
il
sia
cosa
et
novella
questa
non
s'
impara
signoreggiare
l* ubbidire
sia
giovevole
dannosa
quanto
giustamente
saper
quanto
appresso
IV.
a'
:
cetti
pre-
paterni.
M.
.ALFREDI
di
detto
esser
fu
vide
si
di
sangue
far
"
eh'
regno
furore
"
oltraggio
Or
amava.
di
erano
al
corsero
veggendosi
potere
maggiore
le
doloroso
vita.
E
come
da
lato
offesa, per
quella
i due
non
i
via
morte,
del
si
anni,
Severo
potè
però
capeglì,
danneggiasse
re
la
di
v'
non
"
se
fra
passata
duto
ve-
minore
era
tosi
tol-
e
piuto
com-
Altilia
ne
gli
alquanto
Il
si
a
avea
se
Re
non
potesse,
regina
Spagna,
faccia.
di
sua
appena
il mantello,
Il
fuggire:
pensò
fare, che
real
la
palagio
dalla
nato
gran
incominciò
scampare
figliuolo, che
suo
di
un
con
resistenza
maledire
e
cercando
che
un
detestare
a
e
ucciderlo.
far
a
soffrire
conoscendo
e
forze
sue
impeto,
stesso
partito
del
più quei
popolo,
per
Io
cuore
autorità,
il
di
era
di
più
potendo
non
tinte
diletto
chi
a
lieto
mai
mani
le
suo
palagio
mal
a
con
fiero
Ma
ogni
"
nevoli
abomi-
"
che
aveva
non
tirannia, sollevarono
tanta
se
egli
veramente
sconce
sue
crudeltà
tanta
umano,
villania
serviva
le
per
di
s'
indegno
Navarra,
re
opere,
non
di
re
fanciullo
gliuola
fi-
fuggi.
sero
ardesnon
si
dili-
DI
si diede
e
disagi
trovando
né
cosa
per
certa
che
fiamme
detto
Aldromandino
gran
benignità
in
collo
pericoli, e
tuttavia
stesso
a
della
della
gentiluomini
gli
con
di
occhi
la
iigliuol mio,
fatto
sai
tuo
nato,
prima
giovamento,
ti
lo
alla
"
al
dale
nell'ospedi
chiamò
morte,
io
altri
"
figliuolo rivolto,
che
ho
muoia,
affanni
Manfredi
rire
mo-
a
nuto.
soste-
re
chi
nobilmente
tu
di
Se
tanti
e
voglio sappi
sendo
essere
altri
vedi;
tu
amaramente
0
•
con
condotto
tanti
che
carità.
ingorgati, disse.
miseria
potrebbe
sono
capitò
suoi
pieno
e
se
delle
pentito
anni
hanno
m*
perciocché
padre:
forse
che
Dio;
per
congiunta
sostenere
disagi, quanti
é
crudeltà
nella
sbandito,
Or,
lagrime
difetti
abominevoli
hannomi
citta;
regno.
figliuolo
dell'ospedale
il maestro
Vitrio,
se
ricco
con
infiniti
fu raccolto
vicino
conoscendosi
Quivi
a
Scala, luogo
e
il
col
tardi
degli
essendo,
quale
scorrendo
riprendendo,
infermo
Siena,
il
;
limosina
fine
fratello
governò
paesi,
la
malvagità. Nella
sue
Re
denti
ar-
oltre
piò
suo
Manfredi
errando
chiedendo
Né
un
destrezza
e
dalle
e
fossero.
incogniti
per
mina
lor
noo
be
figliuolo,eb-
suo
dalla
per
dunque
Andossene
Vitrio
dissimi
gran-
adirato
popolo
elessero
ma
passo;
mendicando,
consumati
il ricercarono;
regno
sollecito
con
Il
né
senza
dal
adunque
sostenne.
il Re
rimase
drappi,
umilmente
paesi
vari
per
i
ne
camminare
a
37
LANDÒ
Allontanatosi
male.
suo,
URTE!"S10
avvolto
^onlemente
alcun
M.
non
di
picciolo
Navarra,
il
28
NOVELLA
ti
quale
Severo
di
rubello
Navarra.
vivi, habbi
dirò,
perchè
dico
vecchia
ti sia. Poi
la
non
vedi,
Finalmente
fiate
( si
Mentre
gran
tenerezza
"
sente;
vai,
solo
le
e
padre
"
e
con
mio
il
buon
abbandonato,
tre
il rimetti
chiesa
buoni
della
stiani
cri-
presente
cadevano
chiunque
•.
per
pre^
ora
figlinoloamaramente
lacrimosi
caro?
prima
se
de*
) passò
a
stare
acco-
la stimi.
la santa
costume
lagrime
via
prima
se
non
volte
con
la
congiunta
moglie
tre
dini
or-
ma
pri-
t'
non
parole formava,
udivasi
singhiozzare
è
timorosi
lai
vita.
ricordi
com'
d' Iddio
e
sto
que-
la
lasci
non
alcuno,
mai
ti
io
e
Per
nobiltà
tua
mentre
quali
matrimonio
cavi
non
utili
questi
e
cosi
ferir
non
conciliatosi
alla
vertà
po-
insolentemente
si
prender
non
il coltello
Finiti
di
pari
e
le
Appresso,
che
che
scordare:
mai
nuova.
femina
a
ne
la
per
crudel
fiamme.
che
muoio,
seguitato gli
sarei
popolari
dicoti
adunque
avessi
stato
dalle
le
te
io
se
mai
paterni,
circondato
mai
né
mente,
a
da
cose,
re
consunto:
pregoti
quattro
(per
per
mi
vecchiaia
solo
queste
fratello
lasciarti
dendo
cre-
e
hassi
miseramente
che
il popolo
palagio;
mio
dalla
Ma
oppresso.
non
che
gran
aveva
fossimo,
eletto
qui
figliuol mio
ho
né
io
Et
cordogli
dai
più
ridotti
cenere
poi riseppi )
quanto
real
mio
con
fatto
che
il mio
attorno
in
che
campai
ti
Io
Spagna.
figliuoladi
Altilia
reina
dall' incendio
pericolo
di
della
generai
re
QUARTA
accenti
e
dove
privo
dire.
mi
d'
ogni
"
Dove
lasci
tu
sussidiu
30
fece
dove
cona,
di
porto
salemme.
non
molto
Navigò
con
molta
vicino
Soria,
si
ove
forse
da' Soriani
vide
da
si
compagni
salvò
sapeva
cina.
si
£
cosi
del
mangiare
dell'
spuntar
forze
perdute
del
lito
schifezza
grande
bere.
a
Vitrio, per
lo
molto
lasso
dormire
in
cavalieri
dir
incominciarono
in
loro
tore,
erano,
vita
chiamati
con
posto
se
che
tendosi
sen-
alquanto
de
senza
mente
spezial-
selvaggi;
e
suoi
che
dormire,
nò
e
procacciar
cosi
luto
sa-
risvegliò in (|uelpunto,
Lambrone
que' pochi
pregogli
si
due
ora
e
lasciarlo
loro. Vitrio
a
a
strani
di
senza
vedere
lamentarsi
a
cotanto
divisarono
alla
e
paesi
che
del camminare
All'
arena.
fossa
dell' acqua
nò
poteva
le
tato
asse-
una
afllitto,si pose
"
1'
su
poi
fangosa,
travaglio
nulla, si fosse
lor
fra
si
non
cuni
al-
ad
ristorò
Sendo
ritruovò
e
nello
giorno
potè, fare
torbida
tanto
ma
il
senza
alquanto
ivi
"
mare,
sara-
e
Vitrio
vigore.
che
che
era
lungo
seguente
ove
prese
e
meglio
fece, al
dolce,
carobbe,
n'
arabesca
abbattessi
aurora,
di
alberi
Il
molti
camminando
giorno
bere.
senza
e
'1
tutto
mare,
rotta
camminare
a
presi
con
ve
uno
venne
come
egli potè,
lingua
posero
alla
furono
Vitrio,
quali
la
finché
essendo
galea, e
eh'
tra'
:
Gieru-
tempesta,
di loro.
venti
ottimamente
nel
la
galea, il meglio
la
lito
crudel
ruppe
da
prosperità,
dove
al
gire
per
lontano
Cipri:
a
colto
sprovveduta
galea
una
armare
Baruti,
egli giunse
in
QUARTA
NOVELLA
e
cavalieri
seguitar
Gelso
che
lo
suo
seco
spcndirimasti
volessero
in
DI
Ogni
loro,
fratelli.
di
luogo
caldamente
si
in
Non
eh'
fu
ci
ove
di
via
volersi
non
capo
aveva
lasciar
la
d'
cavalieri
che
voleva
entrar
inviluppato
Lambrone,
strada.
ad
dal
una
la
Non
popolata
il Gelso
lingua,
giorno
villa
molli
che
fece
seguente
nuova:
cristiani
al
di
da
Zaffo.
e
con
arrivò
lontana
abitare.
sopra
desinare,
I
spose
ri-
l' altra
poco
sogliono
(come
non
Gelso
con
Rama,
a
non
Vitrio
giunsero
due
I
Vitrio
sole, che
apparecchiare
cosi
e
per
sapeva
Or
di
morir
se
spine.
detta
pole
lap-
paterno
n' andarono
il
tramontò
di
e
incominciarono
camminando
i cavalieri
"
Zaffo, dove
Quivi
le
era
uno
spinosa.
tornasse,
fra
nulla,tuttavia
la
una
spazioso.
la
per
videro,
dietro
a
spine
precetto
per
questo
che
sgridare
del
berazione
deli-
ad
1'
:
molto
e
vecchia
via
pensiero
di
coperto
nuovo
bere, pensò
giunsero
sentieri
due
ricordossi
Vitrio
fece
era
che
stette
da
né
sciarlo.
la-
il lito,
lungo
dopo questa
Né
terra.
disusato,
altro
r
;
qui
si
e
mangiare
fra
por
molto
il cui
vecchio
da
né
trovava
non
di
accordati
erano
di camminare
Vitrio
Stanco
s'
che
cavalieri
i|ue'due
da
sopragiunto
mezzogiorno
a
re,
cammina-
diligentemente
si
però
seppe
de' suoi.
do:
camminan-
tuttavia
Vitrio
parlò
modo
Ili colai
ch'egli
alcuni
da
chè
per-
si
l'aver-
era
dormiva,
l'arena
su
averebbe
cagione
che
gli pregasse,
mai
esso
gli
la
tacque
6c abbandonato
ingannato
era
cb'
sempre
ma
Né
ne
mentre
sognato
31
LANDÒ
soggiungendo
fortuna;
sua
abbandonerebbe
in
0KTEN8I0
M.
due
dissi)
"
cava-
il
32
lieri
i
con
caso
in
cammino,
Se al
me.
d' indi
in
trapassò
Gelso,
e
eh'
dolore
vejif]fendo che
potevano,
se
diede
ne
belle
cune
e
di
banco
lungo
di
libera
se
non
come
messi
di
una
"
sovvenendogli
congiungersi
con
al tutto
peslilenziosa
n'
dò
an-
Troilo
re
tutti
tura,
na-
i baroni
gentil damigella
che
core,
gli fosse, ricusò
cosa
d'
sul
piacevole
sua
una
più
aveva;
parte
del
quasi
intendere
del
Vitrio
non
e
ai-
guadagno
corte
signore
Vitrio,
donazione
stessa.
padre
Teodoro
do
quan-
recate
con
e
cati
man-
vendere
a
in
colla
che
Avvenne
Regno.
fidati
nella
e
trasse
ne
Spagna
benevoglienti
figliuola di
per
stette,
tempo
fecesi
del
Quivi
si
non
essendogli
Or
lor
ma
ricoverare
Siotto,
Maseo
messer
della
dimandarne:
lasciò
parte
Nicosia.
in
di
che
d'un
Lambrone
da
diede
si
ruppe,
gioie
denari,
i
de
si
galea
fermò
in-
ìspazio
Vitrio
fuori
che
marina;
Se
pace.
que' pochi denari,
la
alla
per
lagrime
per
sì posero
Gierusalem-
amalaronsi
è
non
era
stranamente
giacque
egli fu,
cetto
ec-
tutto
giorni
in
ove
morirono.
ne
senti
morte
Cipri,
letto
nel
Risanato
anno.
molti
n' andarono
e
morti,
e
Vitrio, che
Dopo
via
Zaffo, raccontò
sodisfatto, tornossi
voto
"
al
la
per
presi
che
dolse.
si
eran
capitando
di
:
assai
iti
ladroni
quale
occorso
umano,
e
dai
il
uno,
che
marinai,
furono
nuova,
il
QUARTA
NOVELLA
la
di
Arzuffo,
fiata
fatto
amnvalo
il
gli
gli
più
che
d'andarvi;
fece
aveva
precetto
donna,
namorò
in-
s'
che
del
glie
mo-
zi
an-
fuggiva. Veggen-
DI
dusi
la
anzi
che
capitare. E
serviva
fece.
Non
dando
querelò
il
due
alle
le
che
sentenza,
per
aveva
procuratori
lo
di
nuovo
raglia
era
un
amore,
non
presta
moglie
di
la
andasse
a
pagare
travaglio che
di
nella
chi
mila
le
con
a
con-
e
Benle
mani
vinetta
gio-
una
l'
del-
pietà
pochi giorni
della
bisanti,
sentiva
masta
ri-
accesa
sbi-
perciocché
potrebbe
sua
si che
:
donare
cavalier
al
i due
mente
cortigiani
patrimonio)
più olire;
toglieva. Or
giudici
in
a
mossa
grosso
disse
si orribii
da
forche, quando
passare,
sero
Jl mi-
remissione.
e
(essendo
aillitlo garzone
erede
gii occhi
alle
lo vide
che
alcuna
morte,
signore
che
più
nato
condan-
nell' isola
aveva
del
presso
senza
prigione
bisanti.
in donare
"
avvocali
menarono
che
ciò
ri-
e
alla
difTendere
nocente;
in-
era
giudice
mila
ne
se
preso
usanza
due
per
darongli adunque
gale
fu dal
potersi
morire
padre
condannalo
fosse
speso
corrotta,
1* infelice
vecchia
Era
il meschino
venivagli
fu
subitamente
favorito
esserne
aveva
non
"
col
alcune
Vitrio, chen'
a
che
miva.
egli dor-
denari
che
molto
colpa
liberare
Vilrio
da'
alla line
chi
lolle
dove
letto
gioie. Slette
forche.
si potesse
per
la
anni;
Cipri
nel
mal
vecchia
una
di Vitrìo, che
poi
quale
truovarongli
circa
ad
sdegno,
modo
fa.rIo in ogni
subitamente
stelle
fiero
in
commise
albergo
Il che
sdegnugetla
natura
amore
le nascondesse
gioie
sue
1'
di
cosi
nell'
di
era
rivolse
no,
determinando
seco
di
eh*
giovine,
33
LAItDO
URTKNSIO
M.
se
essa
per
pensare
il misero
3
il
34
giovane?
Mirabile
che
vita:
che
ancora
grave
parimente
tanta
viltà, che
pigliasse
nell'animo
di
non
la
vedeva
si
di
disse
pertanto
di
nobile
se
li levò
la
com'
benda
Pallioloro
Irio
che
rivolto;
è
nobile
•
molto
la
mercatante
Fatemi
di
il
mercantessa,
quantunque
dimostri.
forse
lei
io
provvederà
».
egli
ir
Ma
Il
cavalier
menava
più
Corte.
ondo
La
e
rifiutato
anzi
capo
Iddio
a
scacciato
per
Vitrio
narrare
aiuterà
di Navarra,
He
la
alquanto
di
dal regno
lo
se
qual
moglie
cui
si
ella
"
me,
a
sono
non
volle
non
significarlo
a
lo
una
Vitrio, il qual
esser
mandò
per
che
che
di
cuore
marito
re
messcr
torsi
Allora
d'alto
intese
egli
imperocché
sul
dimandollo
di
cavaliere
in
miglior
che
al
sofferire
guastare,
a
oltre;
davanti
come
di
Vi-
all'ora
che
che
dere,
ve-
figliuola
morire,
vada
Navarra
bella
disse
bendare
tosto
male
men
corona
fusse,
non
cavaliere
fecegliela
la
:
dere,
inten-
"
Udendo
».
non
fusse
non
Il
e
Eccoti
«
padre
prima
se
fusse.
occhi
dagli
tre
Menbatte,
com-
dal
vedere
esso,
soggiungendo;
di
dato
volerla
strar
mo-
egli
mogli.
nobiltà
simigliante
il
la morte
donna,
con
della
maniere
ricordo
congiugnere
e
fatte
si
del
sovvennegli
salute
decreti, due
di
suo
fuggire
per
matri-
sarebbe
gli
stato
ogni
la
seguisse
i santi
conlra
rifiutare
a
ne
mo
dell'ani-
grandezza
la
era
gli persuadeva
inunìo,
e
QUARTA
NOVELLA
venir
foce
ragione
avesse
figliuoladi
rassicurato,
fosse
di Navarra
alla
lioloro.
Palcominciò
in-
ligliuolo,
lungamenle
e
posseduto,
nella
linilo
nobile
fatti; il naufragio
Soria;
finalmente
e
Prendi
-
corona
che
tal
dalla
della
dove,
Spagna;
chi
umanamente
a
camminare
fra
rammemorando
strani
accidenti,
ricordi.
del
avviò
verso
nella
camera
della
capellina
per
in
il
alcuno
il
dormiva
ne
e
vedeva
terni
pa-
terra
si
sonno
entrò
che
moglie
figliuolo
con
una
dosi
pensan-
e,
adultero,
alcuno
ricordandosi
spada
contenne.
punto
real
la
da
de'
scale,
le
gli diede,
la
sempre
fosse
primo
vide
pur
padre
volte
tre
se
non
ambedue:
posesi
e
"Ii vaio:
figliuolo fosse
che
se
foderata
capo
ucciderli
avviso
e
suo
un
aveva
salite
e
Reina,
teneva
fu, ringraziò
nella
sul
notte
per-
spiagge
l' ubbidienza
finalmente
palazzo,
alle
scampato
per
la
e
il
abbracciato
che
solo
a
dell' avolo,
regno
Il
non
di
ferir
non
traeva
padre
che
fu
l'
del-
e
garzoncello,
il
Ke
pochi giorni
ei
V
come
Entrò
Severo;
re
lo
il
lei
e
a
eh'
ve
ce
giudi-
la verità
portasse
condotto
per
se
indi
giunto
sono
Mandò
tanto,
lo
difese
facilmente
U'
che
galea
una
tissima
poten-
avuto
-.
per
ptitiiaprigione condannò.
diedogli
giunse.
sog-
ritruoverai
e
ho
non
quale
Vitrio
Liberò
riseppe.
voce
me,
mie
Le
dell'accusatore
donna,
la
per
accusatrice:
perciocché
maggiore
di
pietà
merito.
non
indarno,
state
della
investiga diligentemente il caso
la falsa
morte
alta
suoi
i voti
spiagge
"
chiara
con
adunque
;
mio;e8samina
nelle
sostenuto
giorni
Narrogli
Siena.
antica
i
padre
il
avesse
"
35
LANDÒ
ORTENSIO
M.
1)1
metteva,
ri-
che
s'ap-
36
di
parecchiava
alla
disse
e
al
pensandosi
dormi,
lasciò,
mi
che
udito
la
risposta
che
è
similmente
che
di
letto
scolpito
suo
caro
nel
l'
il
Vitrio
appresentossi
amorevolmente
fece
si
vari
e
ritorno
suo
si
ciò
per
e
il
che
prima
ei
vita, succedette
poi
che
molti
a
fu
quello
il
suocero
fece, apparve.
del
zio, fu
Re
"
Venuto
sta
fe-
stre
giodel
Portogallo,
triumfi
mente
lunga-
dalla
Navarra,
ubbidienti.
sente
pre-
dell' avolo;
finalmente,
dì
del
Gran
Vitrio
regno
e
per
cospetto
gloriosi
e
nel
savi
di
trapass"i88e
coronato
figlinolitutti
re
Visse
suocero;
e
letizia
minor
feste
molte
del
bandironsi
;
né
;
dimostrò
dalle
come
che
torneamenti
nel
ricevuto.
'1 regno
cho
voce
pianse.
fu
ne
tutto
per
la
e
il riconobbe
dirottamente
"
togli
essor-
moglie,
imagine
amore
Re,
ba-
Vitrio,
La
soverchio
giorno,
tro
l'al-
or
dolcemente
e
incontanente
sposo,
nedisse
be-
la spada
l'uno
or
e
fatta,
posta
e,
esser
core
madre
stata
sbigottirsi punto.
non
aveva
l'era
manifestandosi
e
mai
Vi trio
».
chiamar
gittò,
mi
Dor-
•
gravida
te
camera
abbracciando
teneramente
a
si
di
e
padre,
suo
:
perciochè
questa
garzone
va
ave-
veggendo
non
parti,
il
sul
in terra,
si
in
entrato
volte
figliuolo sognasse
Vi trio
anima
cose
che
uomo
che
figliuol mio,
aveva
r
sciando,
'1
disse,
poi
uomo,
tal
marito,
che
un
donna,
La
sbigottito
tutto
vedeva
egli
che
ammazzare.
spalle
le
ferire,
volerlo
madre
voleva
la
QUARTA
NOVELLA
morto
"
ebbe
;J8
vicino
molto
d*
delle
una
bene
Ugo
visitarlo
per
che
vi
cadere
abbia
il viso
ogni
il cielo
nuvoli, "
soffiare
nel
attentamente
il sole
in
"
del
mezzo
cielo,
linea
che
al
gno;
Dio
la
ma
Molte
ciò
ebbero
Ugo
pur
predetto.
dalla
che
niava
"
a
cosi
sapere
In
lo
ma
pareva
quale
non
e
re,
cadeisdc-
con
far
potrebbe
di
questo
re;
piovefare
si
non
avesse
punto
muoveva
pertinacemente
predetto
come
ripeteva
vedere
solo
che
».
fn(to, "
qual ragione
per
avverrebbe
Ugo
messer
cielo
ira
con
non
ritta
di-
modo
verun
potrebbono
Il villano
perch»'*già gli
pioggia.
dal
insieme
opinione,
sua
dovesse
sola
natura
nel
stessegli per
in
la natura
e
fosse
segno
slesso
potendo
rivolto, disse
parole
voleva
Nò
comminció
e
cosa
segno
pioggia
villano
«
qual
e
opposto.
conoscere
che
grado,
qual
stro
l'au-
che
qual
in
essere
il monte
s'accorse
considerare
a
s' avide
dolcissimo;
era
zato
al-
"
temente
diligen-
e
temperato,
appresso
glia
vo-
segno
nuvoletta,
ogni intorno;
bello, il sole
ora,
'i villano
che
contemplando,
cosa
tutto
da'
netto
d'
guatava
un'
qual
per
alcuna
nell' aria
fatelo
pioggia
gran
pensandosi
compreso,
veduto
avesse
per
gli domanda
Ugo
».
ciò
'1 cielo
di
disse:
grano,
passerà
non
tinuo
con-
casa
gli
cotesto
perciocché
che
parrà
del
alla
venne
caro
essere
per
subitamente
e
avete
se
riporre,
tosto
asino,
quale
cavalcava
ganil"e storpiato,
Messere,
-
il
adagiato,
bellissimo
un
M,
QUINTA
NOVELLA
afl'erva:
ave-
k' aCTrellasMS
la sopravegnenle
avrebbe
fallo
dau-
alla
no
messe,
e
mancò
poco
di
il
quadrante
famiglio
con
il libro
cielo,
air
i liumi
"
levarsi
nuvolelto,
un
dentissimi
rienle
sole.
del
faccia
lampi,
riceveva
ponente
de' contrari
nel
che
repentinamente,
piena
cosa
r udir
la
tanti
in
bicaronsi
tremò
orrore
tuoni.
Flegra
al
il ciclo
d'
i fieri
metà
da
padre
molle
tutta
cadesse
farsi
Giove.
ar-
le
cielo
tanti
la riviera
dell'
quali
per
Fu
quasi
baleni,
si
rono
pensa-
doventar
tumaci
con-
torri, sbarbellissimi
Adige
la
e
vedessero
ne
essi
e
o-
pioggia:
Uovinarono
tutta
dall'
il vedere,
rubelli
caddero
che
venivano
soffiamenti.
credo
querele,
e
ra
chia-
del
giganti, quando
di
vide
la
acque,
il vedere
non
per
impetuoso
strabocchevol
Certo
"
to;
commia-
tratto
un
mezzo
si
quelh»
cortile, che
lagrimosa
troppo
vero
cun
al-
piani
tolse
spaventevoli
e
del
in
in
subitamente
nel
di
e
Il villano,
abbondantissime
vennero
recasse
piovere.
che
ad
no
pie-
e
tempra
dovesse
quale
tutto
e
gli
adirò
mai
settentrione
Da
cosa
fu
il
;
divenuti
suo
sospinto, ingombrò
vento
ei
tenzoni,
nel
giunse
appena
ceffata
seppe
fossero.
ne
si
la
creduto
fatte
in si
più
istar
iti
erta
forte
giudici!;
i
fossero
i monti
giorno
stesso
opra
eh*
fino
case
che
de
né
egli piuttosto
Avrebbe
disse
zone;
comprendere
modo
non
le
tutte
con
una
essaminare
ad
cominciò
nuovo
il
al
sdegno,
le
più
ora
desse
gli
non
svelte
e
all'
Ugo
gli alberi,
atterrato
armenti
fondamenti.
dai
39
LANDÒ
averebbe
ma
gli
ammazzato
OnTEXSfO
M.
DI
;
machina
parve
lagi,
pache
mon-
40
NOVELLA
fosse
(lana
di
avere
di si mala
vide
v'
pur
non
Gittonne
un'
se,
il grano
in
rassettasse,
per
ciò
tempo
andossene
gli fosse
chi
cui
buon
Ugo, che
V
m'
tempeste
il
ha
insegnato
col
*" il compasso
cielo;
il
di
mia
vita.
il tempo
i
peli
Si in
spazio
fra
fatto
li
le
ve
o
cielo,
e
con
tiene
tutti
di
mina,
quattro
po
tembiar
cam-
gambe;
alcun
breve
la
bnttesi
alquanto
la
nel
temperatamente
balenare,
che
isquadro
fra le
per
dee
(|iiando
ma
piena
e
la
sto
que-
gli rjz/ano
se
reo,
la coda
piover
Se
tuonare
coscie;
in
e
dee
si
volta
ponsi
fianchi, doppo
impetuosa
al
e
modo
tempo.
punto
fen7.a
por
di
dosso
mai
io
n' ebbi
buono
"
valcare,
ca-
future
serenità;
Qualunque
di
lo
per
cosi
altro
alcun
né
oggi
le
io misuro
quale
A
messer
vedeste
sopravegnenti
le
e
un
astrologia.
conoscere
a
il
gli volesse
Sappiate
mi
cielo
dopo
e
dir
•
quale
di
nutamente
mi-
finalmente
in
rispose:
asino
più
casa,
maestro
si
tempo
serenità
che
pregoUo
'1
contadino
tanta
di
presso
che
anno
costui
alla
si
si
V astrolabio
e
Rassettatosi
contadino
il
un
in
compreso.
saluto,
che
contadino.
avere
dal
mai
avesse
milmente
si-
e
guasto,
savio
rilruovò
sapere
come
al
quadrante
parendogli
ora
benigno
il
si
l' aia
su
creduto
libri
vide,
si
copia, grandemente
gran
tanto
per
quanti
con
uccellato
aver
ora
astrologia, poiché
appreso
maniera
in
avea
dì
dolse
all'
disciogliersi.Pentitosi
per
Ugo
messer
QUINTA
1' ha
pioggia
rizza
i
esser
coda
tenuta
dee
gli orecchi
piedi
percuote
DI
In
in
(erra
traffitto.
viene
non
vi dovete
del
gallo
egli
avesse
vi
di
E
quale
il
tutto
nel
che
Ugo,
».
speculazioni, rivolge
dìvinatrice
soffiando
amaramente
di
Carabotto
(che
in
s'era
cotai
che
non
largamente
a
ciò
che
si
l'asino
dicevano:
che
l'asino
«
da
sanJa
E
Sofia
Va,
•
tu
».
di
ne
che
rabotto
Ca-
santa
tu
molte
«.E
sai
di
Risapendo
il buon
go
luorisa
logia
d'astro-
più
:
e
che
nella
sai
tese
at-
si sparse
Sofia
Carabotto
meno
fu,
ogni
proverbio,
che
la
presenti
per
onde
pertinace
troppo
era
lui
a
saputo
da
fatto
si
che
prega
la Lombardia
aveva
Ugo
messer
lui
Il contadino
altri
La
di Carabotto
di
e
il fatto
tutta
fra' contadini
alcuno
gli
ma
per
1' asino
il contadino)
quanto
per
ritruovarono.
e
alla
però
che
sminuisca.
publicarono
nacquero,
che
e
promessa;
furono,
dove
ne
promise,
alle
celata, acciocché
cosa
gli
se
detto
tuttavia
invecchiato;
la
tenga
riputazione
alla
studi
p«ia
l'animo
astrologia
più
saputo
avesse
v'ho
chiamavasi
cosi
vi
non
dolendosi
e
cato
inar-
avvezzo
subitamente
dell'asino:
natura
non
col dosso
tutto
era
se
strano
favolosa, quanto
cosa
asino
come
ore
marinai,
ai
mio,
vi facciate
se
e
dimostrino
tempesta
medesimamente
l'
veg-
taffani
messer
che
capo;
gli
da
e
questo,
predice
vi
i delfini
vicina
mio
mosche
più maravigliare,
che
la
del
da
l'orinolo
paro
che
quella guisa appunto
fare, quando
ginmo
41
LANDÒ
0BTE?(S10
M.
sesi
predo
quan-
nione,
opi-
sua
più
logia,
astro-
l'altro
messer
uomo
spondeva:
ri-
Ugo
es-
42
ser
NOVELLA
fatto
cotesto
fu
Lombardia,
farci
senza
per
da
bei
ruppe
instrumenti
più
odio
non
cotale
astrologare
per
tanto
più
a
si
sono
recò
odiate
per
collera
tanta
più
scudi
molti
divolgato
ornai
sopra
mila
due
QUINTA
di
libri
in
sfere
appartenenti.
arte
il
mirò
le
astrologia
molte
quadranti,
gli
assalito,
che,
deliberazione^
matura
cielo
oltra
:
asini
cornacchie
"
i
contadini,
dalle
la
tutta
arse
scritti;
"
altri
Né
mai
che
a
che
civette.
DI
VL
NOVELLA
Nella
buqie,
novella
quanto
brutto
e
che
poi
seguente
volte
vaghi
M.
dal
i;1ìanni
suoi,
eh*
fu
amici
;
che
un
non
di
di
di
dirne
stupenda
meno
messer
per
essendo
mattina,
una
Leandro
della
cavoli,
divengon
vedergli,
né
si
la
cotal
sempre
un'
al
sue
co.
nemi-
a* suoi
si pose
del
bugie
altra
non
grata. Adunque
V arcivescovo
che
"
nazione
natura,
le
che
che
posto
era
ne
i"ec-
avesse
fiero
confermare
fargli cosa
verità,
di
che
della
è
città,
l'
del-
nell' orto
l' ortolano
l'arcivescovo;
credo
di lui.
queste
loro
s'
di
grandi,
della
bisogno
servidore
veggcndosi
disse
di
era
di
terminò
nemico
egli
se
il fiorentino
"
arcivescovato,
a
alle
canonico
lìata
nuovo
solo
ma
"
suo
servigi, maravigliatosi
padrone,
che
ancora
finché
diveniva
fiorentino, il qual
core
quelli
confermassero
altrimenti
Avvenne
in
a
più bugiardo
uom
come
servidori
menzogne,
bugiardo,
capital
alcuna
ispirito santo
e
esser
nacque
il sole
maninconoso,
in
cato
ei
diceva
caso
si
stava
/'
Traversar!
sempre
verità, né videmai
per
mottruote
parlasi
:
de*
di
Ravenna,
Se
(ine
in
alcune
scimie.
Leandro
.ESSER
sia
vizio
mostrano
ne
se
delle
natura
narrami
dispiacciono
elle
43
LANDÒ
ORTENSIO
M.
?
una
mondo
tava
pian-
Cotesti
voli
ca-
maraviglia
ritruovar
si
i4
NOVELLA
i
potessero
e
Se
•
di
quelli
come
belli
più
Leandro;
grandi?
disse
»
Leandro;
cavalieri
Allora
soggiunse
;
dove
que' paesi
caldaie
che
cento
si
lavorano
1'
lai
bastare
uno
de'
si
che
al
si
calderoni
con
disse
rivolto,
questa,
!
umana
ne
han
".
che
questo,
udite
certo
punto,
uomini
(
si
come
e
vi
;
••
rassomiglia
)
che
al po-
a
narla
dodro
Lean-
bestia
strana
ella
alla
come
Non
le
"
é
figura
dissimili
•
e
orto
per
messer
sieno
chiaro
ncll'
spalle
il canonico;
di ciò
riporvi
de' cavoli
avessero,
poco
intelletto
senza
chiare
picuomo
per
le
che
sarebbon
do
quan-
disse, doverebbe
quale
Oh
le
ci,
capa-
il buon
uno
su
intelletto
se
Rispose
prego
Il
ben
sentono
Mentre
in
in
farsi
apprestare
favella, eccoti
all' arcivescovo.
veduto
calderoni
Cairo.
sto
to-
vigliarsene
mara-
capono
si
né
potrebbe
scimia
una
vi
certo,
per
questo
da
si
e
Stupiva
cotesti
di
dimora
che
viene
e
cose;
di
tro
l'al-
un
bugiardo
ampie
si
?.
bra
l'om-
nascono,
dentro
l'altro
sotto
l'
ho
cavoli
messer
venti
monsignore,
co' martelli,
salsa
la
pol
maestri
un
udendo
tutta
fatti
si
esser
cbe
aver
perciocché
cuocergli
per
stanno
il fiorentino
punto,
grandi
rispose
mostrò
è,
belli
e
possono
toccarsi
senza
Non
•
vi
ser
Ries-
che
grandezza
bardati
maraviglia
l'arcivescovo.
come
tal
agiatamente
Gran
».
di
sono
co' cavalli
molto
direi
l'arcivescovo;
Essi
»
«E
—
ora
grandi
si
ben
Cocagna,
•
all'
rispose
:
»
vengono
divenissero
belli
SESTA
non
dagli
dite
scìmie,
espresso
già
"
in-
46
NOVELLA
alle
di
una
passata
Ferrara
a
contado
in
Ferrara
a
"
d' albana
di
io
Presi
vi
un
sandalo,
un
il
sandalo,
scuoteva
verrettoni.
il
porco
smaltire;
le
per
la
allora
temendo
del corpo,
di
donde
però
barile,
tosto
la
turarsi
il
e
fare
per
che
che, signore,
«cimio
queste
a
prese
la
casa,
le
piena
le budella
in
buona
hanno
risa
parte
padrone
fior
il reverendo
turavasi
e
molto
stette
di
non
dice
vedimento,
av-
sero
gli usciseh'
barile
del
era
corpo
rimanendo
potei
non
ne
il
chiudere
a
uscisse.
*.
disse
si
Si
che
il vero,
d* ÌMtcllelto
canonico
a
sottile
non
non
attesi
Io
naso.
era,
porco
(juellaparte
smoderate
il mio
del
smaltitura,
tanti
comminciò
scosse
spina
si
tutto
putisse,
si
locemente
ve-
spinta
parevano
Non
scimia,
che
n' usciva
di
le
acqua,
una
il
tendeva
in-
roffiano.
in
presso
molte
posegliela
e
gorgo,
che
dassi
an-
rile
ba-
un
grasso,
che
correggie
più poteva.
quanto
il
che
era
n'
quale
suo
dava
io
io
il
de' remi
"
vostra,
scimia,
un
di
padrone
che
porco,
ad
fieramente
che
naso
la
scimia,
La
mostrava
traessi
che
porco
tirava
e
impose
scagioni
pe-
valle
della
m'
Come
mato
chiadi
mio
questo
dati
e
navigava.
al
dilettava
nella
grasso
ora
gentiluomo
si
donare
voler
ora
la vendemmia
era
andava
ne
e
Io
maggiore
essendo,
dirò
ne
ve
un
Aveva
alquanto
scimia
veggio pigliar piacere
molto
lìate
spesse
Apollinare.
una
con
che
Libanoro,
santo
vi
maraviglia.
minor
e
io
maravigliose,
cose
non
che
poi
Ma
raccontato.
SESTA
nato
Ritor-
al
siu-
1)1
vitore;
Io
•
sapesse
non
bugiardi
de'
ini
pensava
dir
bugie
fin
ho
quanto
ORTENSIO
31.
or
che
ho
delle
mi
diate
farei
si
disse
il
padrone,
alcuna
la
che
riiTiutato.
"
le
bugie
che
di
suoni
questo
a
dire
il
faccia
avesser
il
convenne
le
se
dette
verosimiglianza,
il dono
gliene
mattina
rotte
a
Ietto
di
piene
e
"
la
le
gaze
gli
aggiungendo-
che
a' canonici
si maritano
tuirgli
resti-
a
molti
state
erano
il canonico
sendo
voglia
di
di
paio
un
ornate
Già
s'
bugie
trassesi
udì
di verità:
tenuto
dire
una
nella
e
rentino
fio-
al
bugia.
chiesa
fanno
nuta
Ve-
il padrone
nell'
come
la
brache
douoUe
e
confermasse
mattina,
raccontava
Pastinaca
molte
•.
patto però
ricevuto.
succidume
perchè gli
poi
fosse
avendo
bugia,
una
egli
dopo molto,
Non
gire
e
dono
fossero
non
esser
'I desinare,
con
canonico,
bugie
dire
d*
sembianza
avesse
fatti
aveva
confermate.
per
che
e
di
ti farò
grazioso
fiorentino,
ciamo.
fac-
voglio
degno
appresso
ti farò
terza
Orsù,
avanti
sera
reputerai
vorrò
contentossi
questo
che
la
Se
che
avanti
lo
non
la
glio
vo-
non
•
voglia
verrà
bugia,
dite,
•—
?
io
che
altramente
ti dirò,
mi
ve
barcaruoli,
che
bugie
re
versato
con-
volete
pur
come
Non
?
co'
e
essercizio
cosi
il
pari
mi
provisione,
mattina
notabile
dono
Di
buona
per
lungamente
se
le
abominevole
Se
tal
conformar
in
perseveri
Ma,
menzogne.
mondo
ma
me,
fiorentino;
il
sarti, co' mugnai
co'
padri
di
tu
compreso,
maravigliate, perciocché
ne
al
uomo
meglio
Rispose
».
47
LANDÒ
V
isola
uova.
48
e,
le
gaze
piccoli
si
hanno
le
che
covate
niuoion
di
e
che
assai
onesta
si
fatte
Padrone,
gli
con
uova
grande
si
misero
scorno
rimasouo.
"^^M^"^
^m^
gliardi
ga-
sona
per-
contare
rac-
alta
voce;
si
non
sono
pos-
brache
vostre
».
a
del
era
udendo
bugie
le
ma
ad
gridò
toglietevi
astanti
mini
uo-
eh'
dormiva)
queste
mese,
nascono
fiorentino,
menzogne,
padrone,
un
formiche,
paiono
(quando
confermare:
Tutti
quelle
Il
di
ispazìo
per
maraviglia.
a
•
SESTA
NOVELLA
ridere
canonico,
;
e
le
in
che,
bra-
terra
ORTENSIO
n.
DI
NOVELLA
Nella
sdica
l'
amor
31Larinu
anni
viniziano
sendu
che
([iiauto altra
la
ve
suol
da
vecchio
un
gli occhi
suoi
Sire
s'infiammava,
tuttavia
la potesse
dove
casa
Pomarina
de' suoi
Fulvia.
lui
sopra
amata.
modo
con
La
Pomarina,
vaga
di
ella
l'altre
fare
detta
vecchio
la
eh'
molto
riferiva
ne
che
volte
lei si dolse
vedere
potesse
stessa
communicava
seco
il buon
meno
al-
come
femmina
tanto
fra
esso
re
nell'amo-
Sire, da cui
quanto
il
Ora
quella
in
una
del
amori,
giorno
molto
rado
e
più
Abitava
Fulvia,
Avvenne
un
marina,
innamorato.
pensando
dimestica
traeva,
ne
Sire
di
la
stava
assai
solazzo
alla
vedere.
ischerno
per
cotal nascondimento
per
conio
più poteva,
anzi
il Sire
nome
mente
focosa-
fuggiva
lo
quanto
:
(quasi
si
essere
e
si celava
lei
di
il ciembalo»
d'
e
mente
assidua-
laonde
amor
amata
sessanta
Fulvia, bella
suonava
e
fuggire falcone,
gru
detto
si
per
danzava
avevagli posto
il
e
giovine si vergognava
da
ài-
namorò
lussurioso, t»'in-
fosse;
uè
seguitava,
rimbambito)
La
di
giovinetta chiamata
una
ti
qua$Uo
all' eU
giunto
giovine molto
stato
d'
imparati
vecchi.
i
a
VII.
novella
segitente
49
L.4MDO
perchè
donna
era
altrui
con
gionando
ra-
Potanto
da
tanto
faceta
tutta
e
qual-
sempre
4
50
SETTIMA
NOVELLA
leggiadra beffa, gli disse
che
io
s' ha
ella
importuno
Ma
vederla,
di
il modo
cui
A
•
se
molto
modo
del
che
volete
vostro
gni
v' inse-
io
farò
questo
in
sere,
mes-
ché
percioc-
in alcun
le hraccia
con
certo,
mai,
che
core,
vergognasi
amore.
volentieri
in
e
Per
«
la vedrete
n©n
posto
veggiate,
la
non
che
tengo
;
mollo
io
croce
:
Te
•
.
ne
prego
marina
;
ella
notte
ci
Fulvia
la
dee
cuocere
alla
che
adunque
de
veli
suoi
in
capo
spruzzatevi
venitene
e
modo
la
potrete
Al
*.
dalla
la
della
persuase
disse
a
vostro
andò
fare
voleva
«
che
ambasciata,
"
s.
la
me
a
per
lo
suoni
pane,
mollo
questi roflìanosimi
alle
vangelo
di
santo
un
poco
di
rina,
fa-
cotesto
a
"
con
bone,
La
a
Sire
me
a
io
venendo
acciò
non
Fulvia
Zacaria.,
questa
in
mano,
s'avvezzi
adirata
lo
cessi
ti fanevole?
conve-
poco
bastone
casa
fornaia
la
che
del
che
un
untale
"
ncll' animo
era
tu
parte
te
tosi
parti-
e
tornatasi
sai
Non
".
nire,
ve-
Boccadoro,
Giovanni
Pomarina
a
che
consìglio
gli
Priegoti adunque
notte
di
alla fornaia,
di
per
con
l' ora
pane;
tal
quanto
Fulvia;
dere
ra-
giare
grande agio vagheg-
piacque
csseguìre.
alla
nostra
torre
facciate
sarà
con
il
a
grassa
a
volere
di
faccia
la
Pomarina
mano
la
Sire
quando
;
glio
Vo-
pane.
fornaia
della
drappi
i
questa
il
fare
a
ci
infornata,
prima
diligenzia vi
con
vi vestiate
e
i
nostra
Po-
che
amica:
molto
V aiuta
fornaia
la
è
sempre
la
soggiunse
che
sapere
il pane
cuoce
e
Dovete
•
allora
Cui
disse.
;
•
faria
giurò
di
tal
DI
fosse
loia
lo
il Sire
"^ij«tosi il
alla
air
la Fulvia,
var
scala
della
fosse;
terrà,
via
e
dargliene potò,
quante
;
ti faccia
disoneste
Pomarina
Sire
:
•
e
andatevene,
;
della
e
io
iidate; perciochè
jiassata ella
(?re
le
ò
stata
a
abbia
io fossi
meritano
»
ben
sodo
la fornaia
La
e
e
che
ne
"
sera
più di due
che
che
"
aprimi
diede
a
che
molto
più
se
menti
porta-
fare
che
)
vi
questa
pur
adirato
le diede
Al
non
i suoi
glielo
la
se
penso
come
il bastone
noderoso,
tante
più
e
disse
( gli
Veramente
Lascia
Pomarina
fatte
mani.
ragionamento
•
—
rispose egli, dammi
-.
dalle
Dio
dire
voi, la tratterei
sta
tri-
l'avrebbe,
fornaia
il tutto.
raccontato
in
l'uscio
so
tutta
mal
indubitatamente
la Fulvia, "
con
vi
tante
io di favorire
cose
per
trista
gittollo
dicendole
morto
Tosto
«
an-
altri
diede
le
glielo toglieva
rivolta
che
capo
insegnerò
certo
per
capo
scelerata, che
e
nelle
pazzo
non
poi
t'
ben
Dio,
vecchio
questo
ribalda
roiliana
Ahi
«
in
pieté,
alcuna
senza
al
già
Sire, credendo
del
il ba-"
più lieta,
mai
non
ritruo-
tosto
di
è
Poma*
a
Prendi
•
pian
e
dalla
n'andò
rovesciatigli i drappi
e
busse
Fulvia
volta
alia
dossene
;
accoi»-
Fulvia,
fulle
fornaia
la
La
».
di
se
le disse
si
perciochò
stone
a
e
ratto
\yer
a^iiimigiiartii
per
picchiando,
uscio
"
forno,
porta
iiiu^
d' andar
ora
al
polè
alla
venne
aperto, la quale
rina
1'
n' andò
che
k)i che
per
venula
se
meglio
fornaia,
piano
Cosi
nata.
pane,
sarebbe
muglio
che
innnicra,
51*
LANDÒ
("RTIi"i!»K"
M.
me,
tosto
era
prese
non
pò-
52
fra
stessa,
se
fomaia
col
dosso
da
levò
bastone,
mostrandosi
è
caso
credo
altrimente
fornaia
sospirava
Il Sire
Pomarina.
la
in
alcun
«
io
quella che
voglia
nò
e
davanti
alle
da
Piacque
va
di
a
Fulvia
ella
della
non
ha
gran
Signore.
con
( come
gli infermi
ella
eccetto
chierica,
prete,
incontanente
consiglio
la
campanella
Hncstre;
Se
la
nostro
far
comunicar
sue
deverò
il
la
suoni
si
«ia
vestilo
che
via,
vespero,
faceste
vi
camice
quando
a
il corpo
tanto
che
nò
messa
Poi
alcuna
rispose;
altra
veggo
dirò.
vi
ora
a
ci
non
a
scongiu-
via
se
Pomarina
La
se
D'indi
e
dirgli
a
che
pensava
Pomarina
Santi
per
di vedere
per
stola
e
la
potuto
egli voleva,
rivedere.
potesse
alla
dolente,
aver
non
tuttavia
Pur
rivederla.
per
Messere
ir
busse.
la
eh'
modo
ritruovò
Dio
per
fusse
può
nel
modo
giorni
rolla
ci
Fulvia
».
rispose
tutto
casa
del
sentendo
ricevute
molli
in
nirci,
ve-
ture
batti-
ricevute
altro
né
a
avrebbe
vi
le
per
stavasi
affanno
maggiore
le
e
strano
spirò Dio
morta
si scontorceva,
tutta
per
che
Buono
«
che
Deh,
mi
ben
della
Pomarina
La
disse;
ci venni.
tempo
questo?
stato
veder
fuori.
il
potè glielo
che
meglio
era
trovò
le costole
piena d'ammirazione,
a
quali
giunta,
dove
spinselo
e
fu, che
Dio
per
il
"
Pomarina
nelle
ricercando
andava
che
Sire
buon
la
tavole
forno;
al
avviossi
il pane,
le
prese
e
Rideva
braccia.
le
sostener
leva
La
SETTIMA
NOVELLA
rei
Vore
con
chetto
il chierisi suole
) passaste
crederA
che
nlTnccierassi
Pomarina
al
Siro
ciò
..
e
54
«firriMA
PfovELLA
^
vi dovesse
non
sotto
lire per
di cento
la pena
qualunque volta egli
andar
contrada, che
finato il Sire fuor della
al
contravenuto
avesse
sentiva dall' essere
travaglio
ferito
risbandeggiato
; perciochègli era
decreto. Il Sire gran
stato
che
giorno ella
sollazzevolmente
e
là dove
d'andarvi.
Avvenne
postosia
Pomarina
e
meglio la
il Sire
a
«
la
allora
Dissegli
mentate
voi vi la-
messere,
intendete:
perciochèora
Rizzò gliorecchi
potete vedere
cotai parole,e pr""golla
glivolesse
non
ve
ne
».
dire il modo
marina;
Perdonatemi,
de la Trinrl.1,
lei lamentossi
esso
disarentura.
sua
"
;
chiesa
una
ardire
aveva
giornoeh' egliH-
ragionarcon
delia
molto
in
lo vicinato,
per
non
un
pure
alla finestra
stava
andava
ne
eglisbandito
Pomarina
trnovò
e
'1
tutto
che
Ella
se
finestra lavorando
avesse
sta
ne
e
a
tenere.
tutto
'1
chiunquevi
la Po-
Disse
giornoalla
passa la può
rommodamente
una
vedere; ponetevi adunque in
perta,
bigonciadove si porta il vino, che sia cofate che
e
ella sia si
grande
che
un
disagiovi possa capere. Compera
fola per mio
fatevi far dentro «n
e
consiglio,
facendovi
pertugiosi grande che fuori veder possiate
portar da due facchini,li quali sopra
uomo
senza
-
vi
giiiochino
ogni sospetto e
per toglierne
minsi col pertugioverso
la finestra della
In
questa maniera
bencbft si
non
risapesse,
pena, Kendovi
da
altrui
In
forvia.
Ful-
potrete vedere;
perciòradereste
portato o
non
e
nella
sponla-
DI
noamfìntc
gli
faceva
vecchio
che
da
si
cortese
che
in
Mentre
lo
stese
il Sire,
perchè
ciò
vi
richiesta
volesse
Voi
vi
vedere
Pomarina
pensate^
tutte
r
v' ho
fatti
ore
e
alla
un
abbia
voto
•
scorre,
di-
seco
portare
gran
a
!
rivedrà
la
e
di
panno
finestra.
fattosi
Vide
sto
que-
vi
andò,
tanto
arditamente
che
per
servigi,
i vostri
né
mai
da
zuolo
il len-
porre
proibito
donna
fuori
essendo
"
col
a
dola
pregan-
favellare
a
avesse
la
riportare
Pomarina
venire
messere,
servire
tanti
fa
si
qual cagione
finestra
sulla
la
amata,
;
quale
La
Fo
é
cordoglio maravigliavasi
avesse
per
potuto
della
messo
contrada.
avesse
«
fatto
gli
in
di
m'
la
le
mai
non
turbatetta
preso
pieno
e
un
che
lui
che
i ferri
su
mandò
della
modo
fatto
mio
tutte
donato
non
la
sto
Que-
•
per
sua
cintolini.
più
subitamente
Pomarina
casa
di
vi
Or
disse;
e
due
volta,
importuno,
che
viso
av-
da
e
per
1' amata
mezzo
il Sire
ecco
lino
vede
paio
cosi
bigoncia,
stessa
se
discreto
mio
per
savio
partitosi,senza
gliene viene,
e
un
lei
il
questo,
del
soldi
"
desiderio
comprare
Dìo
fra
sazievole
consiglio
e
Udito
nella
ogni giorno portare.
giorno
un
la
dieci
che
siete
mentre
Pomarina
da
che
occorresse
".
e
loro
quasi
Pomarina
stato
alcuno
comprò
dando
facchini,
volte
uscite,
aveva;
indugiare
caso
per
ne
55
LANDÒ
ringrazi(\la
dato
che
favore
se
modo
per
molto
mollo
e
foste, non
contrada,
si
ORTENSIO
venuto;
scoperto
Sire
M.
che
da
non
lui
gli rispose.
io
vi
debba
bei
occhi.
ho
avuto
a
Io
da
56
NOVELLA
da
voi
comprarmi
volentieri
vi
nulla?
parlar dolce;
fin
t' ho
non
ti
non
mano
che
mai
andò
a
il Sire
che
contrada
voi
ne
se
volete
lo
verrò
scoprire,
gli birri
sai
che
lo
vi
"
fu
lo
il
il
Disse
?•.
avvisato
da
che
al
romorc
decreto.
corse
al
tutta
tribimale
difese
rajrionevolnu'nte
la
causa
esser
i
se
sia
ne
io
nerete
me-
re
li-
cento
Ben
«
la
quando
il Sire
goncia
bi-
apparve
lo
portava,
non
furono
grandi
Cinque,
fu
che
e
mandandogli
co-
fatto
contra-
aver
:
e
egli perlina-
Et
condannato
ne
gli oflìciali
chi
fuori.
sua,
certo
subitamente
la vicinanza
de
le
con
grida
Le
vi
voi
e
tu
resisteva, affermando
cemenle
un
nella
Pomarina;
venne
uscisse
di
so
egli
Rialto
di
mo
estre-
bigoncia,
una
Pomarina
malgrado
scoprirono
ciascuno
Sire, disse
io
seguente
lei, e
alla
il bando
pur
Il di
posele
e
che
il
se
gli promise
fede,
quando
della
della
padrone
la
ti
vigi,
ser-
il lenzuolo
in
farò; avvisami
".
;
Pomarina
contra
in
messere
tuoi
»
faretegli pagare
e
sarà
che
Messere,
•
portare
chiamarvi
a
Marino,
tanti
beffare
viene
ne
fassi
e
;
il Sire
non
Pomarina
La
nel
padrone
suo
la
e
datagli
suoi.
sentiva
piacere
di
porrebbe
non
questo
li fatti
per
giorno
più
di
E
tuo
portano
sorella,
l' avvenire
per
fior in d' oro,
un
finestra.
col
vi
allora
cara
rimunerata
ti rimunererò
in
Deh,
«
che
Rispose
».
turbare
or
scarpette. Vorrei
i facchini
se
per
adirare,
paio di
un
sapere
servono
con
SETTIMA
])ortato
quivi
non
;
nù
al
"
si
vanti
datamente
fat-
pot»^
perciochè
v'
non
la
piaron
{icndo
la
r infelice
nelle
si
al
fuoco.
vecchio
la
strugge
Fra
i
tanto
anch'essi
disonore
accidenti, la posero
posta
di
lei. Era
bella
due
miglia,
dove
stette
fu
non
che
più
cosa
Pomarina,
"
in
picciola difficultà
la
se
per
nella
ridusse
le
beffare
rimedio
ci
morire
fama
né
sentiva
questo
d'una
casa
che
e
venendo
da
è
Pera
se
che
un
dT
:
ve"
alla
non
giorno
un
eh'
vostri,
questo
duta
ve-
niuna
favellare
altrui, gli disse; «Messere,
amando,
Sire
vicina, "
sua
i fatti
che
eziandio
Pomarina,
La
a
Palude,
poterla
fece, che
tanto
; pur
città
in
in
di
men
dalla
dal
che
già
non
sosteneva,
similmente
veggo
simili
dalla
quanto
pensando
dalle
dove
lontano
pena
raccomandò.
savano
pen-
sopravenisse
spazio di tempo,
tanto
Desiderava
dere.
Fulvia
sorella
sua
lacomo
santo
fiso
vicina
troppo
monistero,
altra
incredibil
esso
altra
né
amore,
schivare
per
e
un
lungo
per
deva
ar-
il zolfo
per
non
il monistero
detto
giar
vagheg-
maniera
della
acciò
:
in
un*
rivol-
toglier si potessero
come
loro
stata
sia
ri-
casa
avere
pareva
parenti
bestiaccia,
era
t
suo
fatta
che
spalle questa
qualche
"
il meschino
cera
raddop-
V avvenire
si
che
Struggevasi
vene.
come
di
e
;
ancora
; e
nell' animo
egli per
Fulvia
sua
il Sire
tuttavia
nuovo
potesse
volare
potesse
potesse
come
vi
non
Liberato
pena.
andava
lornato,
che
vi
né
portato,
portato. Di
stato
era
bando,
il
strinsero
esser
v'
ito, ma
era
57
LANDÒ
ORTENSIO
il.
DI
assai
nata
era
un
solo
non
lete
vo-
voi
giate
spar-
cavalier
58
zìa, sia
'1
pe
fidato
rio
amico
farsi
alla
faretevi
capitolo, e,
vi
tutte
slro,
forestiero.
debita
di
gentiluomini
Irarrebbono,
invitarono
genovese,
loro
lasciato
per
di santo
di
fargli
fatte. Fu
più
dato
onorate
l'ordine
e
essoquie
per
la
lo
"
lenne
so-
del
morte
che
della
egli avesse
nel
grande
senza
ne
discreto
sepolto
donne
siero.
pen-
si fa
odore
insieme,
Tannarono
le
buone
invitò
zia,
Vene-
che
si sparge,
non
la
piacer
un
d'esser
l' invenzione:
suo
avesse
Donato,
lato
ogni
Le
che
davere
ca-
barchette
lor
buono
lacomo,
monache.
si
lo
testamento
per
delle
le
significando
che, per
e
ogni
mandarono
monache,
;
molto
che
santo
Murano,
a
alle
di
il
dopo
ordinò
loro
musici
migliori
giorno
festa
s.mtit^
rivelò
stra
vo-
vedere
tutto
apprestarono
i
il
messo
grazie,
e
Fulvia
commiato
preso
clau-
dispiacque
non
qtiali conoscendo
Li
Si
Sire
lui
relazion
molti
Al
porteranno
la
per
e
ispo-
per
vi
e
vi
che
porte del primo
verrà
ne
se
vedrete
e
d' attorno
saran
da
le
voi
posticcia
monache
usanza;
chiuse
similmente
e
loro
vostro
ordinato,
Voi
le
verranno
£
intendere
"
barba
con
Palude.
alcun
caso
cataletto.
di
è
come
il
questo
; e,
nv\
esequie,
gliaryi
badessa
G"ili-
ordinato
della
monistero
genovese
porre
r
fatte
da
abbia
"
alla
di
lacomo
morto
notificarle
e
ha
cbe
vestirete
n«"l
nel
mandiate
poi voglio
santo
a
viaggio
sepoltura
sua
SETTIMA
andare
per
genovese
la
KfOVELLA
?•'
intesa
nistero
mo-
tà
utili-
T ambasciata
determinarono
che
seguente
fossero
mai
giorno;
e
DI
Spazzati
furono
ricevere
i forestieri.
negia,
che
s'aveva
grate
vivande
quali
era
drappi,
"
contrafaceva
li
v'era
entro
sul
in
"
Gli
acciocbò
al
tingendolo poi
liori
di
a
lontani,
star
Vi
beffa.
li
quali
vi
mancava
e
la
badessa
religiose dalla
incontro
il cadavero
in
s' incominciò
VENITE,
tostamente
venute
riva
del
compiuta,
molte
nobili
mortorio;
le
duolo,
lor
dal
per
lato
cosa
uiìcio;
nò
si
monistero,
altre
se
persone
sagrato:
la chiesa.
vedere
delle
fecero
gli
grande,
si chiuse
quali
della
e
cantando
messa
donne
della
lagrìmoso
al
"
chiesa
la
ma
aposte-
avessero
dire
invitate,
badessa
sulla
in
di
monache
le
con
ne
taletto
ca-
che
per-
facilmente
finalmente
Giunsero
dimostrasse.
di
vestito
d'
consapevoli
sembiante
chi
il
morto
e
:
paresse
erbette,
putisse
molti
poi
facevano
che
appresso
accorgersi
nò
erano
acciò
fosse
egli
lierameote
perciò
e
ce.
cro-
cuulrafatla
d' odorifere
eh'
pensasse
bellissima
coprendo
e
e
leggiero riconosciuto
di
:
fianco
sco,
cavallere-
barba
una
prexio"i
al
spada
una
zafferano,
dovero
da
si
volto
di
di
ottimamente
il costume
aveva
fosse
non
morto
secondo
petto
posero
la
eoo
de*
che
di
delle
roeizo
ornata
il Sire
il morto
sproni dorati,
il modo
Vinegia più
vini, nel
grande
barca
una
da
Vi-
a
compagni
a
iìnissimi
e
a
gentiluomini, piene
di
barchette
quaranta
"
Partìronsi
tenere.
a
avevano
l'ambasciatore
Kitornò
al Sire
si
dove
gli alberghi
raccontò
e
Ò9
LANDÒ
ORTENSIO
M.
tatone
por-
il
e
slb-
quella
Eranvi
si
rato
ono-
monache
60
anch'
facevano
stando,
ruminando
morto,
la
del
cataletto;
baldanzosa
questo
soffia
ch'egli
al
mano
basciarla;
mani
ad
Se alzato
dal
quelli
gran
del
che
diedero
paura
fatto
più
«
Oh
cara
del
core
occhi
miei
! Deh
fedele
amante
gli
alla
il riconobbe
gli
dicesse
scoperse
fuor
ad
disse
la
alcun
la
non
a
favella,
maggior
uomo.
nascosto
dell' agnato.
Molti
Fra
spada
e
tutti
si
Fulvia
più ella
la
mio,
;
giva,
fug-
tava,
segui-
colonna
fermati
me
da
luce
gire
fug-
non
mente
giovinetta final-
La
»
le
erano
la
mio,
non
distese
petto,
fia, ben
chiunque
e
di
il Sire
1
pose
contenersi
quanto
volgiti
la
s' avvide
fuggi
corpo
)
pensava,
dal
ardentemente
fermati
il tuo
usci
Ma
le
fortemente
abbracciarla,
cosi
e
;
drete
ve-
e
prego
tempo
croce
Per
•
rivolta
ti
consapevoli
sorpresa.
dicendo;
hi
la
chi
oc-
il Sire
Come
per
e
fuggire
a
tanto
mìa,
lato
(
non
medesimo
capo
gli
cura
egli
potè
no,
che
disse;
voce
poni
altro
non
un
il
girava
come
Sire.
mano,
"
gli cadde
de
del
naso
morbida
della
che
vane
gio-
che
anzi
Fulvia
a
sentirai
e
giovane,
al
mano
"
»:
capo
una
poneteci
:
Fulvia,
cara
naso,
-.La
spira
la
Deh
«
vivo
è
corpo
alta
con
e
al
s' avvide
alquanto
"
le frondi,
sotto
disse;
guardando,
respirava
il morto
queste
vicina
ardita
"
tra
lei stava
a
il
sopra
E
molto
era
sottilmente
quale
croce
orazioni.
dirimpetto
e
monaca,
certo
"
la
esse
molte
Fulvia
bella
era
la
SETTIMA
NOVELLA
"
al(|uanto
villania
tanto
s'
era
biasimarono
che
la
per
sicurata
ras-
mai
cosa
si
paura,
il fatto
62
"
NOVELLA
Vili.*
J
i
Nella
sia
volta
alcuna
liicoLÒ
di
cavaliere
era
a
calzolaio
fattezze,
tanto
ma
sapeva,
r
faccende
che
madre
-
era
Madonna,
piacere
gran
questo
è
che
vicino,
vi
perché
nel
io
mi
voi
come
sa
per
Lucina
sìa
conoscessi
mai.
é
del
Non
far
cosa
più
il
vedere
a
al'
per
la
ritruovata
il
mi
di
L'o
facciale;
me
;
Vi-
ritorno.
calzolaio
mancate
disse
le
parto
miglior
le
un
né
tanto
quanto
la
d'
cagione
mi
voglio
moglie
ella
a
giorno
fia
raccoman"lata
vero
oro
femmina,
quando
tanto
per
finestre
sapete
venne
Av-
bellissime
amore
un
spesse
ottimamente
ciò
Fiandra,
valente
una
Iddio
6c
uegia
in
andare
di
anco
bisognandoli
Or
ore.
e
indurre
dalle
mase
ri-
padre,
moglie
né
forse
era
fare
Fiandra.
era
costei
commodamcnte
potersi
cune
n'
e
del
che
potuta
del
che
pareva
s' accendesse,
tutte
quale
fosse. Nicolò, che
disdicevol
che
fece
si
della
onesta
si sarebbe
ariento
gli
di
viaggio
perchè
e
ricchissimo
la
vicino,
suo
tempo
mori,
morte
s' innamorò
costui
che
per
la
col
venne
molto
né
d' oro,
il
fare
di
usava
bene
quanto
albanese,
fra' mercatanti
Nicolò
«-«
-"Hf
di
padre
spron
e"
aìnore.
Vinegia;
sepoltura. Dopo
orrevole
fiate
l'
'I vecchio
che
lutr?
impara
nazione
in
abitare
stette,
$'
cagion
Lione
ad
padre
vi
twtfella
presente
i"ifj
»Mj
e
nostro
stesso;
giovane
in
clic
cosa
DI
che
veruna
vi
faccio
amare,
io
Ire
se
fuori,
};ovi che
lire
nel
nostro
(che cosi
la
il
benedizione
di
la
modi
uno
marito
offerte
fattegli da
di
guente
se-
se
lissimi
bel-
con
l'
che
anno
le attraversò
se
V
ignorante
le gra"
ramentandosi
Marzia,
M.
Ella
cuore
e
sapendo
né
;
soccorrerla,
come
zìose
gola
avutone
buon
passò
marito,
suo
di fare
figliuolo,il
di
e
"
vergognosamente
con
nella
Marzia
viaggio.
suo
ringraziò. Non
Lucina
osso
il
giovane
essa
sepe*
madre) promise
al
pre-
farciate
-.Miidonna
compiacere
offerse; "
cenando
la
vela
meo-
morisse,
pompa
la
io
cosa,
che
figliuolorichiesto;
la
to);
pun-
può donna
si
infermando
fece
ritruovò
le
occorresse
monumento
aveva
desiderosa
sorte
ella
amate
alcuna
quanto
chiamata
era
le
quanto
celato
solenne
con
(i»e mi
l'amo
mala
per
sto
si possa
che
ti'.ì
LAKIH)
tenervi
non
sapere
e
OKTENSIO
vui
per
per
e
M.
lei ricor*
a
,
quale amorevolmente
se.
La
lei
menò
due
sapendo
il
loro
rimedio,
altro
"
ne
che
eh'
egli
non
la
r
dovesse
cotal
che
ritruovar
in
Il calzolaio
dolersi
in
con
il figliuolo
M.
zia
Mar-
dolevasi
ora,
viva
e
come
pregata.
ora
dente,
acci-
soccorso
Marzia:
sepelire, si
d'
rar
nar-
opportuno
che
M.
nou
pasta,
fosse
fare
eoo
e
ma
;
alcuno
caldamente
Nicolò
medici
giudicarono.
porgere
fecero
venne,
altresì
piangeva
aveva
aspettava
non
la
sapeva
amaramente
onore
si
essi
morta
per
ne
di grossa
era
né
veggendovi
non
grande
eh'
seppero
e
esperti
cagionato
come
porgerle
"
marito,
non
vano,
savi
se
e
sana
la
64
NOVELLA
Lucina
cara
sua
OTTAVA
sprovedutamenle
dimandò
il
che
pelita,
giungere;
della
nell'ora
si sapeva
né
la
nell'
allora
di terza
tutto
non
tanto
la
fosse
n' andò
servidori,
trattala
al
sepolta. E
stata
era
alcuni
con
sera,
ver
cadere,
Lucina
percosse
ne
r
gradi
la
chiamata
fatto
sanitd
la
fosse
Allora
minriando
fatte
ne
le
come
venne
fuor
tempo
fu udita
collo, "
in
qual
il lutto
amorevoli
qua
le
di
marito
e
sanguinato;
in-
vo
nuo-
o
dolcemente
giorni
or
a
fu
da
fetta
perin
se
Id, dimandò
parte
in
o
la «piale,
capitata.
incom-
raccontò,
che
che
mente
chiara-
raccomandazioni
prima
petto
portolla;
Lucina
or
nel
gola
il caso;
pochi
Come
"
di
casa
fuoco
di
guatando
dal
a
del
Nicolò
tutto
buon
un
Nicolò
aveva
e
un
e
ivi
di modo
ponte,
narrolle
venuta
dalle
gisse,
le
ridusse.
Marzia
M.
braccia,
detto
ispazio
ritornata,
d' onde
di
in
accendere
stropicciar, in
stessa
delle
sospirare. Levossi
la madre,
tandola
por-
e
e
ad
e
collo,
cadde;
tutto
Lucina
sua
in
piedi, supino
via
gemere
servidori,
i
"
questa
e
Lucina
ponte
gli usci
i
per
osso
i
per
un
casa,
sdrucciolandogli
via
ad
giunse
venuta
dove
levò
la
del
morta
E
munistero
se
te,
mor-
più famigliari
mandatine
dall' avello,
se-
avvenuta.
che
de' suoi
risposto
sua
era
trangosciata.
ma
ciato
abbrac-
stata
era
della
1'
colo
ec-
nente
incontafu
cui
Nicolò
a
quale
A
ragione
animo
duole,
madre,
perciochè repentinamente
Corse
si
il
Lucina.
sua
avanti
giorno
ciò
l' amorevol
egli ebbe
cbe
di
mentre
e
:
Fiandra
tutto
«lie
su
il vi-
Ul
rinato
Mentre
game.
ella
era
ardimento
1' onesU
di
lei. Nicolò
fusse
piena
alla
madre,
far
Et
egli
quanto
ottimo
un
sarto
"
alla
amici,
loro
breve
in
Se
gliuoli si
belli
agnoletti
di
zia
che
Marco
la
e
compiacque,
andò
dov'
bellissima
fama
si
se
la
della
in
sulla
piazza
stette
la
donna,
insieme
bellezza
che
poi guari
prima
volta
parvero
parve
alla
la
un'
altra
più
seconda
di
sciasse
la-
santo
molto,
nuova
cera
suo-
la
incontanente
vide
gran
Vinegia,
tutta
per
gra-
la
chiunque
e
due
l' amava
con
volle:
ella
ti-
singoiar
vìniziana
"
due
lungo tempo
alla
riputò. Sparsesi
sua
lei
vestila
che
e
parenti
parevano
per
Nicolò
lissime
bel-
dra;
di Fian-
da
che
dimandò
Rialto-
per
ebbe
Lucina
due
avesse
vezzosi, che
gire alquanto
mandò
sposò, dando
la
1'
menala
paradiso.
Nicolò,
a
si
e
Lucina.
molti
poi
quali
tempo
rinchiusa,
stata
era
che
intendere
ad
de'
presenza
di
chiaperone
con
Invitò
addobbature.
altre
con
affrettasse
tagliare
francese
alla
vesti
vuta,
ria-
consiglio,
feccia
e
mera,
ca-
dandola.
raccoman-
far
di
altro
pigliarne
senza
di
compiutamente
dissegnato
avea
tanta
usci
ligliuulo che
il
:
quanto
sapeva
più potè,
fu
colò
Ni-
Lucina
cara
sua
rispetto,
quanto
madre
la
pregò
le-
sopraggiunse
che
ogni
Lucina
Come
di
d'
era
di risalutarlo,
ebbe
ella
per
la
salutò
che
e
matrimoniai
ogni
ragionavano
cosi
non
morta
per
da
caso
dolcemente
e
ma
colai
per
63
LAMOU
OUTbNSiO
pianla
siala
era
sciolta
M.
fiata
bella
fiala
d'
usci
né
;
e
ogni altra
le
sue
bel-
66
r
ebbe
-.al
il
che
venissero
in
sendo
che
spesa
revagli
rdito
ragioni
Nicolò
conceduta
che
eh'
di
1' ecclesiastico
determinò
Nicolò,
fusse,
di
"
al
poter
calzolaio
sposare
"^'^^J'.»'.^
W^^
il
moglie,
fusse
morta,
restituita.
esser
diceva,
il
con
da
Legato.
confessava
morte
poi
ragionevolmente
ebbe
nacque
amendue
calzolaio
della
rivocata
pericolo
e
il
che
avendola
matrimoni,
la
figliuo-
sua
sua
Nicolò,
potestà
mando
affer-
donde
gli
risuscitata,
quello
tutto
che
calzolaio
suoi
suocero,
monsignore
a
gesti
alcuni
esser
industria,
morte
vita, pa-
a
dovesse
esser
tribunale
che
libera
ma
disciogliere
sua
altra
era
tala
guai
commandare
fece
rispondendo
che
vero
i
poi
e
quella
davanti
il
Dimandava
Al
gli
calzolaio
che
al
v'
mollo
ad
mostrò
accordarono;
si
molti
che
sepolta
la
molti
e
considerati
certa,
cosa
per
che
poi
ispezialmente
"
molti
alquanto,
ottimamente
"
amici,
cari
quale
maniere,
usate
fra
Or
riposava
il
marito,
mìsero
le
si
ella
dov'
raunati
e
celestiali.
che
più
lezze
il
OTTAVA
NOVELLA
la
sua.
le
donna
facoltà
donna.
vive
di
fu
DI
ORTENSIO
V.
NOVELLA
Sella
pien
d'
affanni
si
pervenga
Xjii'pa
crescendo
si
pli
potevano
la
per
prendesse
che
erano
franchi
porrebbe
si M.
se
sospetto
ancora
amendue
nelle
Onofrio
ella
si
e
1' amante
Il
che
perchè
nobile
andarsene
infermò
far
era
però
nel
per
minore.
d'
monistero.
amor
che
legame
Né
voto
a
Kisanos-
voleva,
per
Lippa
a
que
quantuntrafitta
vivere
e
con
congiunta.
al
amorosamente
isposo
Lan-
risanasse, egli la
desiderava
rispondeva
uomo
de'
fece
Lippa
monaca.
di matrimoniai
suo
e
lor
sima
mede-
una
'1 giorno dimandava
tutto
altro
d'
e
male,
Onofrio
M.
si
di
pensasse
dell'ordine
fusse,
né
chi
quasi
infermità
l'ore
tutte
favellare;
si
e
Ave-
amore.
era
o
Lippa,
suore
voleva
fanciulla
stimolata,
dì
non
lei;
amò
a
insieme
che
avvenne
della
se
V
anche
"
alcun
padre
Dioiche
vedere
bellissimo
Lodovico
e
fao-
sviscera»
(ìambacurti,
giovanezza
Ora
età.
ciullesca:
fan-
finalmente
molto
età
fatti si vicini, che
e
molto
travagli
verde
crebbe
anni
»«•//' età
Pisa, nobilissima
{garzone;
la fortuna
vagli
da
Lodovico
discretissimo
sia
quanto
riposo.
più
sua
amò
tinnente
e
lunghi
dopo
de' Lanfranchi
«iiilla, nella
impara
spezialmente
grato
a
s'
l' amorCf
come
e
l\.
nuvella
seguente
67
LA"D"t
padre,
anzi
questo
che
rimase
68
il
sollecitarla, anzi
di
padre
la
volesse
fanciulla
dolente
forza
disse;
di
di
mai
dell'
il bascio
disse
tuo
più
di
dalla
tua
memoria
di
;
m*
me
del
di
si
notte
pensare
Huo
ne
se
travaglio;
tutta
venne
"
appena
guardi !
fu
il
».
"
di
potò
la
glia
la fami-
a
la
deri
po-
si
Iddio
raccolse
pose
in
Lippa
suol
dine,
or-
seguente
reggere
come
•
i
a
cotesto
Quivi
questo
dirgli;
questo
s* accordarono
che
Arno.
in
ecco
per
ivi di matrimonio
"
egli
sero
mi-
cadere
andarsene
"
per
tu
e
quando
primo
avesse
tremante,
Lodovico
fine
case
ad
che
lascierai
legarsi. Dato
rìtruovassc
corno
alla
Lodovico,
indissolubilmente
Lodovico
grata,
mi
core,
questo
Lungamente
fosse,
padre
da
me
entrare
quella
poco
tosto
"
gia-
del
centro
sarò
mal
(
parti
sentito
nel
Io
paterne
addormentata
il modo
disperato
per
aveva
si
».
dalle
vanile
gio-
nostra
ti sforzerà
partenza
ha
ragionarono,
partirsi
«
bella
altra
insieme
si
dolorosa
che
mondo
la
nell' estreme
fin
voce
farò
amore
certo
che
le
basciatola,
egli
se
ma,
le
puose
insegnasseci
"
la
Lodovico
legittimamente
amante
flebil
con
pianse.
che
andrò
n*
«.Lippa,
mondo
del
che
o
suo
intenerito, le
del
monaca,
morrò,
ne
padre)!
tuo
farti
a
assai
insieme
congiungerci
grado
Lodovico
consigliasse
ci
età
col
Iddio
volesse
Deh,
•
che
dolcemente
e
per
costringere. Del
"
pietà
collo
al
braccia
che
pareva
sopramodo
carnai
di
tutto
ciò
a
lamentò
si
giorno
un
NONA
NOVELLA
far
da
la
a
tanto
qual
chi
ge;
fug-
mal
graziosamente
ti
70
duole,
sopragiungere
eccoti
qual
avendo
dissegli;
?
disaventura
e
di
per
sorte
Or
sto
que-
za
tenerez-
per
io far
debbo
mia
tanta
chi
ma
; e
tutta
di
ne
disperazio-
forse
?
sa
cidere,
uc-
braccia,
Lippa.
Che
?
fanciullino, in
dolce
o
nelle
Arno
guatando,
diligentemente
commossa,
in
braccia
belle
nelle
gittoUo
volle
lo
insperata gittar
la voleva
che
fanciullino
un
la
giovinetta
una
marito
del
l' ira
fuggiva
"
te,
NONA
X(»VELLA
mi
tu
re,
cherai
buono
amante
augurio
E
?.
fra
orto
"
le
al
venisse
ritruovato
veduto
mal
avesse
insieme
molto
vatolo,
poi
per
per
amor
il
:
ninna
-
rendesse;
ci
cosa
grata
il voto
che
di
a
mi
a
per
serbar
;
acciochA
vostra
la
Lippa
un
se
egli
io
in
regola
di
santa
per
naca
mo-
giorno
cosi
che
nò
per
a
me
per
tutto
faceste,
fosse
perchè
nondimeno
salute
truo-
Mandato
astringere
vano
ghiere,
pre-
; e
mio,
padre
monaca,
figliuola
rimaneva
Lippa
potete
acconsento
"
cui
"
;
che
tante
eh'
Non
sapere,
farmi
da
ordine
sollecitar
dovete
Voi
ragione
non
di
la
maravigliarono.
allevato.
padre
né
sa
ne
Dio
che
v' andò
moglie
balia, diedesì
di
si
disse
se
una
questo
la
con
fiori
fanciullo
astretto
pure
l'
Del-
pose
risvegliò, pregandolo
padre pensò
;
lo
vezzoso
un
Il
aveva.
lo
lo
se
odoriferi
altri
padre
veder
a
il fanciullo
tempo
per
"
rose
correndo
indi
poi
caro
nascostamente
casa
a
mattina
La
portò.
detto, rivolse
questo
grembiale,
nei
il mio
ricoverare
per
non
sono
Chiara
per
ritarmi
ma-
stes*
farvi
sia
lenta
con-
nelle
DI
vostre
case
ro
la
il
saltò
mangiato
eh*
bere,dove
molte
era
di
della
e
la
molte
lasciava
ad
core
aveva
dolci
modi
si
da
non
in
V
posto
invitare
profondo
pace
in
A
centra
Lodovico
cortesemente
giovinetto
era
ma
di
nella
chi
casa
V
udendosi
s'
•
in
'I
con
si
quasi
Oh
lui
e
potuto
cara
disparte
ciata.
abbrac-
ella, che
poco
fesa
fa di-
Andossene
dal
padre
maravigliandosi
avesse
tutto
lui amata,
da
dal
alquanto
che
rispose
Lisbona
non
dò
gli man-
molesto.
era
costei,
che
strettamente
di
ricevuto,
essendo
di
che
ritratta
Lisbona,
ad
risaputosi
Lodovico
adunque
per
sovenendogU
lei medesima
la fanciulla
Iddio,
dava
difesa
da
panna
ca-
dell' acqua
noia
parendogli
e
si
pozzo
svegliato, disse;
Lodovico
non
d*
sazievole
Lippa,
moso,
ani-
umil
un
il che
;
alla donna
sonno
se
alla
quel
a
fosse, l' avrebbe
si
Lippa
; e
*
ad
ivi
terra
amor
molta
pose
albergo.
rassomigliasse
Lippa !
si
fanciulla, per
offerire
V
Lodovico
diede
stare
della
padre
che
"
"
una
attignevano
Allora
Lippa,
busse
ad
la
tana
tramon-
infra
accostossi
briccone
fra
destro
per
fanciulle
quelle.
bella
pane
tanto
Sardegna
cosi
avendo
"
ebbe
un
di
e
Fra
soave
Lodovico
rena,
Il padre
entrare.
una
con
nella
muniste-
Lodovico
aveva
Ma
del
in
ma
chiese.
quanto
legno.
chiesto
una
di
all' isola
caminare;
a
71
di volere
mai
Gorgona,
trasportò
ruppe
ivi
abito;
menato
la
e
lo
"
V islesso
io
che
Capraia
pose
LANDÒ
compiacque
fortuna
la
si
con
intendo
non
ORTE?ISIO
M.
come
fu
si
si»ttoporre
73
si
gagliardo fante;
Piralda,
nome
disse;
e
dal
se
non
sembianti
suoi
può
non
Stette
cinque
amato
onorato
che
quel
paese,
di
Giovanni
tutta
trastullarsi:
cui
alla
sproveduta
uomini
di
e
Lisbona,
la
al
disse
che
ne
se
uomini
capitano
;
si
valenti,
preselo.
seguitò
Lisbona
potò
Lodovico,
preso
del
di
il
corpo
suo,
si
gire
anch'
essa
Marco
il valore
armargli
nbona
senza
una
villa, fu
chi
per
s' è
egli oggi
di
alcun
seco
lui
grossa
contrasto
veggendo
più
il
che
cor
poterlo servire,
prigioniera.
e
dieci
vale
ma
amava
Lodovico,
giovane
d'aver
fuggire;
de
vi-
lor
molto
per
di
mente
animosa-
esso
dopo
e
contentò
galea
rina
ma-
di corsali
quel
valore
con
quale
di
ricever
la
fanciulla
toltane
lo
compagnia,
alla
la trasse
desideroso
Marco
festa
la
prender
forza
certo
stupendo
con
-.
Per
«
che
cacciossi
verso
quella
mena
adoperato!
uomini
;
di
che
vìva
a
usanza
moltitudine
gran
spada
menandola
e
mano,
"
nel
Scarlatta, sopragiunse
Lodovico
tratta
sbona,
Li-
ricevuto
galea
una
tutti
da
vada
gioventù
prese
donne.
da
era
dura,
Marco
e
tra' corsali
di
Ora
quando
capitano
era
pare,
apnato.
casa,
l'aveva
la
dai
ne
spezialmente
ancor
tutta
tiamolo
trat-
quanto
per
costui
ardeva.
forse
e
s'aveva
nobilmente
essere
servito,
ne
che
gentilesco aspetto
fattamente
si
core
a
moglie,
Facciangli vezzi,
•
nella
anni
e
che
s.
alla
"
figliuolo,perciochè
da
di
NONA
NOVELLA
Considerando
gli fece
rendergli
disonore,
ofTorla
la
sua
se
di
Li-
voleva
DI
di
tutto
fa(to
M.
capitano
anni
de' viniziani
fu
l'animoso
cioch^
in
sortollo
di
dodici
passati
cui
sorta
lontano
di
che
di
vettovaglie
da
Pisa,
nelle
erano
miglia,
trenta
che
Lodovico
udì
nominar
il
core
quella
barchetta
vatoci
un
solo
e
fece
stupì grandemente.
garzone
arditamente
il
da
M.
suo
salisse
Lodovico
Lippa
gli
Come
la
intenerì
galea
e
contanente
inverso
ritruo-
della
di
galea:
non
egli
de' Lanfranchi
Gambacorti.
porto
ca,
bar-
il comito
la
rispose
lea
garinai
ma-
al
aveaoo:
su
glia
mi-
meno.
volger
viaggio, imperochè
madonna
volere
vicini
Commandò
in
chetta
bar-
una
governatore
garzone
che
se
scorto
bidire
ub-
a' suoi
poco
Pisa,
che
garzone
o
per
fugli risposto
e
Pisa
più
poco
giA
fu dalla
dimandò
di
che
trenta
scoperto
quale
acque
fu
gnore:
si-
suo
senra
né
:
quai paesi fossero;
in
in
; es-
'1 fatto
braccia,
pose
per-
il
tutto
comise
si
il
narrò
si
lei allevato
dato
Il fanciullo
anni.
ventura
Lodovico,
le fu
nelle
doveva,
tanto
alla
Se
alcuna
gli
fu
le
da
cercando
di andar
gittato
corseggiare.
Scambio,
nome
Lodovico
primieramente
che
erano
di
golfo
to
sbigotti-
il fanciullo
posto
giorno
di
seUe
nel
questo
ristette
cresciuto
avea
corseggiato
per
e
ci.
nemi-
e
capitando
né
:
iscambio
un
e
dal
fine
alla
Lodovico
cui
a
;
Scarlatta
preso
Lippa veggendo
amici
rubando
Marco
felicemente,
Lodovico;
Acconsenti
andava
avendo
73
LANDÒ
servirlo.
core
Ora
ORTENSIO
Come
a
al
cui
voler
il
dare
tar-
era
dato
man-
a
car
cer-
Lodovico
74
udì
il
mentovare
io
ventura,
venisse
dolcezza
marinai,
i
anche
nel
Giunti
Lisbona
con
gliossi
incontanente
mandò
per
ad
medesimo
un
della
e
i lor
travagli,
di
in
rubando
a' marinai;
per
di
che
suoi
lor
ei
si
parte
la
donò
Lisbona
tigliuolo
alcuno,
i
al
galea
lo
:
garzone
e,
non
lasciarono
^-^^m"^
loro
padri
co
Lodovi-
guadagnato
aver
a
tutta
per
insieme.
diede
tutti
s' ebbero
de
Lisbona
comito,
parte
patto
con
riconducesse
onoratamente
Il
paesi.
fece
insieme
ritruovò
e
limitare
sul
in
si
spo-
quasi
e
consentimento
mare,
e
ciò
contrassero
eh'
ciò
di
raccontati
matrimonio
grato
ne'
che
poscia
Pisa,
però
festa
avendo
Chiara,
santa
furono
tempo
Gran
casa.
di
Lodovico:
di
zone
gar-
amante,
caro
1* abito
padre
lo
il
quale
la
Lippa,
del
novella
s' inviarono.
Pisa
Lodovico
mandò
M-
a
dolce
la
udito
porto,
non
piangevano
di
volta
;
»
ei
eh'
mancò
Lisbona,
alla
"
della
cercando
vai
tu
poco
piangeva
meno:
nomo,
figliuolo
0
•
che
colui
amato
tanto
e
disse;
sono
soverchia
per
dolce
fanciullo
al
rivolto
e
NONA
NOVELLA
amendue
ritennero
al
avendone
erede
de
fino
i lor
neralo
ge-
beni.
DI
OKTKMiilO
M.
NOVELLA
Nella
mala
novella
ad
vecchio
sia,
giovine
un
moglie
di
costei, forse
che
che
un
il
cotal
al
altro
che
se
pruovare
che
se
non
faceva
di
non
alquanto
"
e
adirare.
a
cotai
più ardita,
Stava
volte
costui
lo
pose
sciuto
cre-
la
glie
mo-
cosamente
fo-
si
1' amò,
tempo
Il
di
lui,
giovane
amore
o
noia.
di
e
volte
faceva
anche
lavorare
non
che
ceva
fa-
che
la
mente
final-
Fatta
incominciò
cotai
a
:
e
e
avvedersene,
stuccicarlo;
anni
migliori giaciture
suo
incomportabil
sentiva
dipignere,
godere
il marito.
sembiante
un
un
i venti
poco
farle
questo
donna
del
che
di
e
casa
addosso,
di
avvedeva
ne
in
costui
A
sapesse
rosso;
spensierato
1' occhio
egli
per
d' altrui, n' ebbe
tutto
desiderava
toUe
pel
l'arte
progresso
non
di
pintore
di-
Fighino,
grave,
maestro
senno.
maestro
in
oceki
gli
eccellente
compiuto
ancora
avanti
rechino
donna
detto
pollastrone
del
ehe
ornai
apprendeva
aveva
non
moglie
un
1' aiuto
con
figliuolo.Aveva
garzone
pigliar
Ambruogio
d* anni
gagliarda
una
aia
ci
maestro
essendo
quale
quanto
città di Melano
chiamato
il
il
impara
amorose.
cose
già nella
u
$'
danno
quanto
e
piccioli nelle
.L
X.
seguente
com
75
LANDÒ
tarlo
ten-
a
lo faceva
fortemente
in
una
carne-
dere
ri-
76
XUVELLA
dove
terrena,
ra
che
buona
ci
dipingeva
ciava
farle
a
femina
che
femina
una
le coscie.
dirgli;
far
di
tenti
tu
elle si sieno
come
tu?
chi
?
ignuda
?.
diede
V innamorata
( che
cosi
parlo ). Or
lo
Certo
il
stare
volte
scagno
e
le disse
potesse
E
pe'l
tirò
Htra, io
vorrò
fare!
e
che
•;
aveva
modo
e
di
farai?
pur
vedere
lasciato
por
il segno
stosso
mi
tempo,
da
da
disse
la
il
quella
se
di
mera
ca-
rebbe.
pentila
mae-
saprai
figliuoletto
salto
un
e
passò
tra-
In quello
prolisso.
il garzone
le diede
ne
mi
suo
non
più ardilo, giltolla sopra
vivanda
tornasse.
ri-
accostarsegli
all'ora
prese
Giannotto
fatto
piere
com-
di Dio
croce
quel che
canto
le mani,
che
della
mezzo
la
che
vi
alquanto turbato
trapassasse per
tal giuoco che
punto, le farebbe
«
io
il maestro
linea, giurando per
ella
cui
questo la donna
per
dallo
se
Giannotto
di
che
avanti
Giannotto
che
mina
fe-
la maggior
data
acciò
pace,
laonde
una
mai
mai
tu
al buon
molestarlo;
scese
sai
non
alcuno, di quella che
più e più
ristette
Non
fu mai
non
poi
vedesti
ne
il garzone
lavoro
suo
e
vedesti
donna
in
ciò
incomin-
sei pazzo,
dove
e
uomo
costui
lasciasse
:
mostrate?
chiamossi
la buona
di femine
coscie
seccaggine ad
incommin-
di
Prese
per
ritruovò
e
già
pendo
sa-
né
casa
;
vedi, come
fatte
le ha
te
di
e
entrò,
qui
motteggiarlo "
di
Vedi
•
di
ritornare
a
aveva
donna
uscito
era
argomento
a
giorno la
un
'1 marito
pezza
che
DECIMA
che
d*
essa
so
una
a
che
panca
giva
cor-
I
??A
78
NOVELLA
Nella
si
che
dell'
pie
l'
isola
sia
il
( se
)
d'
fra
che
fanciulla
fra loro
andò
la
al
vide,
che
instrumento
a
buon
poi
che
otta.
La
nondimeno
tornartene
a
casa,
che
a
starsi
sarebbe
fanciulla
troppo
acconsenti
il di
bella
con
essa
iti
la
alle
che
so
notte
cinare,
masua
con
spedita
volentieri
tardi
e
po
tem-
poteva
seguente
mal
;
sembiante
non
si
e
erano
di
tanto
non
una
mulino
un
servire, fece
quale
l'
dal-
uno
che
si fusse
casali,
o
che
prima
ancora
;
mente
estrema-
V
erano
coricarsi
gli
il
quali
mugnaio
quei
rotto
essortandola
moglie,
li
pace
d'amore.
villaggi
ad
di
la
che
macinare
potuta
senza
finalmente
Avvenne
rimanendogli
il rubaldo
corno
Fu
gran
Il
ebbe
avrebbe
r
grandissime
miglia.
far
Nico-
ammazzavano
lontano
né
pensò
egli
mulino,
che
a
cipria-
de*
in
chiamare,
avversaria.
eh'
servito
due
per
storie
più d' odio
di quattro
parte
si
di
Calogero, fatta
gli altri
più
fresca
rimane
città
arrabbiati.
santo
un
s' odiavano;
della
volte
contado
cani
gli vogliamo
altro
le
gravi litigie
rimase
pur
'1
tutto
e
opra
Eranvi
chiaramente
e
la
presso
affermano
fussero
stati
ma
impara
spesse
Cipri
di
già
era
I)er
ingannatore
vero
controversie
se
s'
ingannato.
N.Iell'
ni
noifella
seguente
vede
XL
maneva;
vi ri-
parendole
lusinghe
por
del
DI
tristarello.
naruno
di
M.
eh'
volersene
letticciuolo
un
più
brutta
la
aveva
fra
sul
ottimamente
coricar
s'
Perchè
si coricò
nel
una
alcuni
vato
io vi
il
voglio
io
V orticello
forse
che
non
la
j'viaronoverso
il
'
patto
che
guaio, sospinto
[con
a*
essa
fu
compagni,
da
stato
il
esser
le
casa.
fra
tre
giurando
della
lor
di
vinetta
gio-
che
Voglio
di
cresca
di
I
*-
;
pagni,
com-
dodici,
notte,
sposero
ri-
cosi,
; e
si
av"
adunque
fecero, primo
desiderio.
non
telli
Fra-
"
bella
ragionevole
ispazio
casa.
ritruo-
e
primo
meno
ore
ni
an-
Cipri, figliuola
Entrossene
estremo
per
sette
perchè meglio
molto
furono
di
avversari.
erano
cosa
era
che
suonate
voler
di
intendo
che
maggiori
ciulla
la fan-
loro;
più
la?
elella
casa,
vicinato
della
godere
fece
in
sei
parte
il territorio
abbia
le innafllamo
ma
far
di
disse
compagni,
de* nostri
uno
nel
gui-
volevasi
coricare
alta
più
mugnaio
suoi
che
d'
nella
adunque
fece
e
cispa,
tre
che
e
quel
figliuoladi
sua
di
:
maliziosa, che
fanciulla:
letticciuolo
l' isola
il marito
perdesse
la
mugnaio
pieni
tanto
che
la
si
dormiva
Andò
però
con
non
con
che
Fu
ciulla
la fan-
piIo":a,
con
magra,
fare
ella
tutta
occhi
gli
accorse
la notte
in
che
so
per
del
moglie
ce*
moglie
non
facesse
fosse
storta,
naso.
alla
terrena
che
scrignuta alquanto,
dereschì
disse
tanto
la
Era
bocca
insieme
per
camera
femìna
cena
vicinato
nella
forestiera.
della
egli ebbe,
che
e
79
LANDÒ
ora
nel
gir
bisogne,
sue
V
Venuta
cenato
:
OBTENSIU
d'
aver
un
E
ora,
mai
il
poi
condo
se-
mu-
che
venne
assag-
80
più saporita
la
giato
r altro
entrarono,
non
al
credenza
d*
colla
ferma
colla
fanciulla;
lo
fusse
che
in
intervenuto
alcuno
Et
errore.
de
i
{svenne
del
fallo
de*
nel
la
il
alla
passata,
rea
pallida
s'era
di
ora
kì
dell'inganno
fare
;
e
coricata
coricasse
]M)ftciache
mugnaio
parte.
che
".
ebbi
Or
La
buona
bene
te
non
le
con
indugiò
Non
fra
preso
le
se
dis-
viso
questa
notte
tutta
avveduta
come
appnrecchìav»
che
(soggiunse
preso
e
femina
ricever
egli voleva
di
tu
raccontò
non
per
e
no
alcu-
d'esser
turbato
con
ch'egli
dove
•
casa
dormisti
puttana?
con
fu
vi
Né
s'accorgesse
a
tremante,
e
io dormito
certo
del
«Dove
La
«
colore, già fatto
querciuolo,
moglie;
Dove,
•
tutto
non
moglie
senzia
pre-
il mugnaio,
d' andarsene
buon
un
ho
dell' avversaria
mugnaio
alla
pure
passata?
caduto.
era
non
strattagemma
(
udì
era
che
mugnaio
notte
ciò
che
la
eh'
piangeva;,
e
suo
sopra
di
quale
con
fanciulla
roani
Di
Come
?.
compagni
giaciuto
•
notte
la motteggiavano
inavertcntemente;
cambiossi
e
al
questa
rispose;
la
fanciulla
La
lei rivolto
a
tu
ligliuola
vostra
rispetto
adiravasi
compagni)
disse, dormisti
fanciulla
stati
questo
i passati
v' andarono
essere
sospetto
nacque
de
e
senza
arrossiva,
onestissima,
esperimentato
mulino
sollecitavano.
la
e
cosi
e
dopo
rono
afferma-
voce
ricordevoli
poi,
andarono
piaceri,
una
al lor vivente
mattina
La
ad
tutti
l'un
compagni
I
cosa.
e
mai
aver
meglio.
per
UNDECIMA
NOVELLA
quel
ella
torto,
In
il
si
fanciulla
marito),
diletto
car-
DI
naie
che
mi
M.
Jo
me
loro
tu
vennero?
volontà
da
marito
.
sapendosi
non
"
insieme
vi
pose
beffo
e
gli
se
riseppe
dove
scherni
n'
il
che
andò
fuori
egli
andasse.
bastone:
se
gli
dell'
^'^^Vjffi'^^'-?^
che
moglie;
di
fusse
dolore
gran
fare,
che
la
ciò
•
vagia
mal-
altri
gli
a
pensando
Il
cagione,
Rispose
».
acconsentii
-
qiial
per
acconsentisti
ne
81
LANDÒ
piacque,
femina,
dopo
ORTENSIO
e
l'
ira
le
temendo
tamente,
meri-
farebbono
isola,
punto
com-
giù
pose
stra
vo-
né
mai
si
82
NOVELLA
Nella
V
X
esser
d'
nobile
si malamente
con
sua
bando
si
a
M.
fa
come
in
starsene
Aquilio,
quando
di
Aquilio
per
detta
lei
danaio
di
o
aranzi
Piero.
di
e
Con
de'
Rodi;
costui
favellare;
e
possa.
in
passava
ebbe
ma
lo
che
era
Era
sulla
davanti
pit'ivolte
non
ardiva,
datosi
scor-
non
se
M.
Aveva
che
aveva
il migliore
conosceva
ladro
ma
vendere
limoni,
chi
di,
Ro-
sima
bellis-
pace
vedeva.
giardini
essersi
quanto
a
da
tenuto
da
fortemente
si
candiotto
un
dino
giar-
costei,
trovava
lei
detto
una
di
Or
amore,
pensava
giardiniero
di
portare
Gioliva.
non
andato
bellissimo
diletto
suo
ad
tini.
fioren-
pisano
piccole miglia
mai
coltivatore
neirigola
de'
parte
un
primo
che
Milione,
nonui
due
per
il
innamorò,
aveva
cominciò
in-
ivi
"
prestare
cavalier
un
teneva
Piero
sene
di andar-
Rodi
a
I
ch'egli
sforzato
a
patria,
sua
pochi giorni prima
forse
si
morato
inna-
amore
suo
maggior
quale
giovanotta
8*
la
Rodi
il
lontano
dove
il
potersi sostentare,
similmente
Era
della
andonne
"
:
per
usura,
fanciulla
contentezza
poca
in
ferventemente
guidare
seppe
vede
tragica.
essendosi
una
si
espressamente
veramente
cosa
Corsini
lERO
fu
novella
seguente
amore
XIL
giamai
e
del
vago
costui
usato
cedri,
piazza
al
fosse
hani
Piero
temendo
o
di
rio
desideche
DI
senza
suo
amori
:
recar
mi
caro
come
parola
che
lieto
al
si
umanissimamente,
pe
'1
giardino
toccando,
che
e
folta
parte
del
quale quanto
melodia,
a
se
due
che
o
pure
egli
quella
Corsini
suona
è
•
e
Deh
un
dolcezza
cittadino
?•.
solo
che
voi
essergli
Milione
lo
andando
Piero
a
cantare
le
tutte
per
la
lesti
ce-
più
pian piano
Gioliva
ebbe
la
vicinandosi
av-
lo
Milione,
celeste
fc-
chiamò
chi
dolcemente?
Rispose Milione;
suona
udite;
e
e
canta
chiamasi
uscito
di
la
:
quale ricamava,
si
fiorentino,
cui
il liuto
mano
dimmi.
che
colse
rac-
da
quello
cielo
al
datolo
e
Milione
canta
solo?
un
col
zi
vez-
giardino.
madama
veduto
e
gli disse;
e
colui
1' ago
finestra
andò.
udito
tosto
lasciato
alla
cesi
più
fargli
suo
liuto
andava
di
stanze
una
ad
caminando
cosi
d*
e
:
•
si
nica
invito, la dome-
dal
scese
giardino,
alle
denari,
dolcemente
si
e
;
molto
maestrevol
con
fossero
gerarchie
e
Ora
profitto.
incominciò
pareva
il
come
molto
trarre
sperava
mai,
dispose
suo
n'
se
frutti
con
tale
un
giardino
e
miei
tanto
di
toltosi
piazza
dai
ne
vedere
a
sopramodo
seguente,
famiglio,
altri
il
veggio.
ti
Io
?
vedessi
co*
egli
invitollo
"
;
sulla
entrando,
che
ferire
sof-
ardevano
gli
disse
averne
ad
segreti
suoi
più lungamente
io mi
1'
altra
lusingò,
Piero
in
denari
in
amico
sovente
sarebbe
per
lo
gli
belli
più
i
che
cosi
giorno
un
(lori
rivelasse
fiamme
amorose
83
LAItlDO
potendo
non
pur,
Milione,
e
oaXEXSIO
profiUo egli
r
cuore,
M.
è
sono
•
dama,
Macon
Piero
Firenze
84
soperchio
per
mio
amico,
vedessi
con
nulla
che
di
gentil
patria
fanciulla,
ch'ha
che
d'
meritato
beata
vedere
quanto
egli
!
desidera
udir
mai
eh*
ella
tuo.
A
che
me
con
essa
non
sciagura
l'avete
pensasse
mi
voi
io
dimoro,
sopravenendo
Kproveduta,
sua
ci
la
per
fare
nel
per
•
:
vi
Piero
Milione,
diflìcile
amor
per
tu, fra
e
giardino
Aquilio
messere
pensala
fosse,
?
"" cosa,
».
vi
-
volentieri,
accadesse
re
veni-
quale
è.
rimanti
per
dino
giar-
camera
di
lerlo
vo-
nel
non
Tanta
male
di
lo facesse
Gioliva
•
de' suoi
impose
Milione
ricusassi
n' andrò
ne;
giova-
molesto
se
non
io
fatto
degna
ne
nella
cantare
fosse, che
lei
acciochè
che
madama
a
cosi
Milione
a
più lieto, disse;
che
lk;n
M.Piero,
cortesia
tua
tanto
•
veniste
ne
"
colei
determinò
se
Andossene
camera.
disse;
vorrei
vicino
sospiro,
beata
fatta
fra
E
».
una
0
•
da
l' ha
ad
amoroso
amata
le portava,
sua
e
non
da
amore
nella
•
s'
della
portato
un
per
uscito
d' invidia;
esser
bastava
era
amore
core
piena
abbracciamenti
cari
la
dal
maner
ri-
guasti
non
canape
egli
soperchio
per
trattone
più
eh'
udì
liuto,
Gioliva, ch'era
».
poco
il
solo, facendo
se
io
ebbe,
ha
gli
giardino
che
eh'
destinato
portato
una
molto
è
giovane
che
da
ad
egli
:
famiglio perchè
nel
com'
quasi
e
che
core
allacciarla,
disse
subito
il
sia
città
discreto
più
Venne,
fuori
di
egli portava
sua
trastullando
vassene
sua
il
è
famiglio
suo
si
della
"
mai.
eh'
amore
fanciulla
nobil
e
DUODECIMA
NOVELLA
bene
e
alla
che
qual-
Rispose Milione;
o
come
uomo
di
86
dardi,
d' acutissimi
di
non
e
una
determinando
fosse, conoscendo
consapevole
lui
egli
agevol
reputavano
era
fosse, che
nò
v'
denari
per
pericolo
era
pur
profitto.E
che
sperato
cosi
di
sene
ringrazinllo
chiamò
(|uc8to
qualimi|u("
f«ir di
air
(incontro
rai
di
me,
tuo
che
ti
suona
mi
tal
scale, andosfante
suo
alla
mano
moneta,
ze
accogliendonna
ne,
Milio-
certo.
balla
meglio
mai;
fiate
pentirai
I' aventuroso
buona
conoscessi
demo
mente
stretta-
e
la
Per
e
spesse
alcun
Piero, la
«
io
che
d' avermi
muto,
te-
avesse
trarne
amorevoli
Partito
amico
ti farò
nA
delle
di
ella
avesse;
col
posta
e
dissegli;
io
le
favellava
quale
piccicata
e
altro
modo
Piero
gli aveva.
Milione
che
egli
di
sto
que-
danaio,
non
dipartissi
ebbe
una
del
basciatisi
nuovo
assai
fatte
eh'
e
Milione
diiBcile
avesse
giardino,
dicdegli
che
a
il
del
porta
borsa,
e
Milione
a
alla
eh'
Scese
molto
grande
si
do
tenen-
esser
intrapresa
abbracciatisi,
amante.
Per
per
che
giardino;
amico
alcuna,
cosa
Milione
veruna,
del
cosa.
)
dissi
sopra
me
co-
sollazzare:
tutto
cosa
chiavi
le
zarono,
sollaz-
ottimamente
far
potevano
sempre
di
del
razione)
nar-
ordine
insieme
che
appresso,
senza
discreto
volte
altre
dell'
mia
insieme
loro
fra
l'
dal-
amorose
della
amorosamente
diedero
si ritenne
la conchiusione
spedirmi
tosto
che
potessero
v'
parole
s'usarono,
parte
fatica
gran
l'altra
e
non
con
Molte
fu
( come
e
abbracciarlo.
quai (per
delle
mal
DUODECIIQA
NOVELLA
pregoti
l'oda,
ti
di
"
contcntt^-
fatto
cosa
io
DI
grata
Piero
-.
delle
costume
fu
che
mai
quale
il
davanti
scaglioni
alla
ti antico
"
alcuno,
se
approvatogli
T
sia
la
"»
che
sepolto,
gola
stato
coltivato,
e
di
questa
sticone,
da
che
che
cui
vicina
sorella, credo
dello
tu
potergli
per
V omicidio
impiccato
da
lui
lenti
do-
assai
ventura
amanti.
preso
morto
lungamente
si
l' innamorata
Temeva
Aquilio
si
non
favellare,
la
gola.
alcune
mie
gioie perchè
fiorentino
Io
stato
diedi
le
avendo
già
quale
é
gli
per
pensando
disse;
il
grati
«
vigi
ser-
Carissima
i di
fidassi
passati,
(come
è
impegnasse
bisogno
ru-
tulta
io mi
( non
gliesse
to-
chiamò
Piero,
sappi quanto
Milione,
io
e
con
le
cosi
i
avere
potesse
impeso
prestatore
è
impeso
fu
Milione
Blilione;
e
sfortunato
senza
dendosi
ucci-
che'l
dove
parte
potesse
non
favellar
sua
ucciso
venga
e
so,
pre-
che
paese
avanti
messer
faceva
le
come
ucciselo,
"
l' ha
strana
i fedeli
giardino,
subitamente
micidiale
giardino
cino
vi-
suo
istesso
quel
istessa
un
giardiniero qualche dispiacevole
per
una
'1
con
fu
che
al
donna
si
i due
capo
si che
rimasero
amanti
omicidio,
commesso:
dirimpetto
via
di
colui
quella
in
cui
podestà
costume
qual lungo
il
nel
del
famiglia
dalla
noa
Milione
dell'
mattone
un
uomo
il
briga
porta
ó
come
dico, che
per
facendo
congiungevano,
che
alcuno
avvenne
Milione
(si
avvenne
piacere
mezzano
di
mezzo
mondane,
avesse
era
col
Ora
cose
durasse),
tempo
87
LANDÒ
adunque
visitava.
la
sovente
ORTENSIO
M.
di
sai)
guari )
a
quel
denari
88
alcune
per
a
lui
e
se
di
fatto
buio
giorno,
che
fece
gli
eh'
egli
indugio.
senza
convenevole,
potesse
molti
se
mai
(
ti
la
udendo
tai
Milione
questi
parole
rispose nulla,
il
che
e
cominciò
che
ad
sempre
più
che
della
tra'
la
strada
quali
ti
erano
e
veglia sopra
0
-
un
Piero
il
Piero
».
non
estremo
città.
si
tanto
da
corso.
femmine
Moiso
i
Piero,
la
compagnia
certo
la
che
dietro
chiamandolo,
voce
d'
cosi
spiccami
per
cosi
e
ruppe,
molto
e
perdoni
verso
dimenarsi
grossa
era
Milione
fuggir
corse.
vi
alzando
muoversi,
alta
una
:
ti fosse,
sopragiunto raddoppiava
mezzo
erano
veggendolo
si
pardo,
non
legni
a
il canape
de
d'on-
abominevoli
a
dino,
giar-
entrar
se
rispose;
grata
diedesi
pelo,
Ma
arricciatosegli
ma
il
le forche
Iddio
morto,
parve
verso
subitamente
cui
era
cosa
da
prego)
Piero,
A
-.
lui
forche,
le
e
Milione,
0
«
giorni
feci
timore
porta
verrebbe
a
porta fitte
dino
giar-
ire,
più ol-
diligenza,
Milione.
la
sarà
del
ne
che
sotto
:
riportò che,
e
s' inviò
con
sotto
disse;
di
allora
passar
tanto
tosto
pensar
banco,
soletto
pur
peccati!
tuoi
il
l' infelice
tra
faccia,
imposto;
cosi,
senza
pendeva
essendo
fu
tutto
cercando
rimedio,
senza
me
potesse
non
più
vicina
avesse
E
egli
aperto l' uscio
sarà
le
quanto
a
venga
quando
venga
buona
La
-.
chiuso
faccende
che
tanto
per
che
pregandolo
molte
le
per
Vorrei
necessità.
mie
n' andassi
venir
vi
DtUDECliUA
NOVELLA
menò
dia
loce
ve-
more
ti-
nuovo
Era
nel
de'
dei,
giu-
che
il
vano
face-
quale
DI
nemici,
s'
né
giunla
notte.
quando
si chiuse
con
forte
esser
perchè
se
n' andasse
mentre
contrastavano,
ritruovatolo
nella
sinagoga
lievati
"
1' uscio
che
similmente
si
in
l'
collo
le
portosselo
che
Milione
lo
quale
che
ella
1' uscio,
ebbe
Piero
teneva
morto
stordita
tutta
con
della
a
rimase.
croce
e
Piero
"
dentro
la
era
E
disse;
a
soglia
dal
me
«
!
levatosi
cuore
0
'i
magno
e
subito
e
dalla
testo,
co-
temente
for-
donna
Aperto
Milione
'1 braccio
lione
Mi-
fu
giardino,
gli
e
Piero
Piero
riconobbe
di
si ristrinsero
all' altro.
aperto
levati
oppose,
morto,
1' aspettava.
sotto
compunzione
gran
fu
gli
s'
giudee, poi
di
al
portò
deo
giu-
legato,
pallide
e
desiderio
gran
con
vi
aprire
Une
Il
?.
cadde
donne
Bluise,
0
?
era
delle
via. Il
picchiando
la
Piero
che
subitamente
tutte
morto
fra
cacciò
chi
alcune
uno
;
quali
di
drapello.
un
viddero
le
con
Or
il morto
stava,
femmine
Le
aperse.
caddero
cataletto
e
all'uscio;
Milione
sono
malgrado
e
in
io
fascie
le
levossi
ritto
Milione
giunse
vano
sape-
remore.
gran
chiuso, chiamò
nel
morto
stracciatesi
fecero
che
che
vi
sgridarono
giaceva, dicendogli
aprimi
che
lo
gran
dentro
giudee,
cristiano,
ben
una
entrato
Lo
stanga.
costui
e
fra loro
suoi
la sopra-
per
giudee
queste
Piero
da'
stessa
sera
sepellire
Parevano
lumiera,
la
potuto
era
89
LANDU
tagliato a pezzi
stato
era
OBTlìNSlO
M.
che
del
;
che
occhi
al
cielo,
fecesi
il
segno
Iddio,
na
perdocadde
morta
della
porta. Milione,
maligno
spirito, veduto
che
tato
por-
fare
il
90
della
seno
iu
sulla
di
che
quando
si
strada:
vi
e
ciò
andava
fu
fece
per
di
Guardati
;
l'isola
notte
da
t'
Milione
affoghi.
vv^cf
'-j
rf^:-
vr#
nacque
di
per
kr"yy^Ar
il
maraviglia
allora
"
esso
venuto
la
—
non
anch'
finché
Grande
si
proverbio
dire
cadde
stettero
tutto
per
alcuno
soleva
donna,
sepelliti.
fatto
si
dalla
croce
furono
"»iorno
un
DUODECIMA
NOVELLA
Rodi,
li
che
giardini
eh'
egli
M.
UI
OBTENSIO
NOVELLA
Nella
accidente
la
iinparan
et
crudeltà
de
XliCABDO
nella
che
figliuoli,
ì
la
quale
divenne
ne
di
fosse
pe'
in
disordini
molte
fatti
fatiche
infermò
che
egli
non
avaro
che
disse
;
troppo
«
il
tutti
ho
fareste
dove
servito
udì
si
se
vi
qui
•
ci
nostro
proposta,
;
della
Perchè,
siete
tutto
maniera
alla
sa,
ca-
ti,
Vincen-
sentiva
incom-
sofferire
gli
cosi
che
pensato
danno
il disagio
dato
avete
••
giore
peg-
che
di
contentaste
non
le
per
giorno
un
tanto
per
senza
che
crudel
disse
più
padre gli dava,
spesa;
pur
ne
fosse
o
Di
Di
spesa.
ornai
mai
alcuna
gli uomini,
mio,
altri
possa.
utilità
potendo
né
;
Padre
spedale,
e
e
diveune
si
più
noia
(osto
noia
portabil
soflerir
tanto
vago
o
uu
lunghi viaggi, gravemente
idropico
"
sopra
i
gli
costui
Riccardo,
gioventù
ne
recava
più
ma
nella
che
tanto
che
sostenute
spezie
Aveva
quanto
Avvenne
cantile,
mer-
favorevole
si
Vincenti»
Firenze.
diedesi
all' essercizio
fortuna
guadagnare
cosa
toro.
padri
florcntiiio
ricchissimo.
figliuolo chiamato
bramoso
abotninevol
i
verso
nobile
miracoloso
un
sia
giovinezza
prima
sua
narrasi
quanto
Capponi
nel
fu
Xlll.
novella
seguente
91
LAKDO
isvenne
figlino! mio,
mamente
otti-
gire
sareste
Come
pur
il
e
lo
alglio
me-
padre
rando
sospi-
vuomitù
92
duro
si
avendoti
che
reputazione
perchè
d'altrui?
quel
Firenze
e
riprendere
un
sentendosi
sei
tosto
anni,
camiscie
spedale
era
portato
se
il fanciullo
Cui
•
il
da
sola, padre,
Una
padre
il fanciullo
la
serbato
divina
dunque
mandare
dò
diman-
all' avolo.
spirato, disse;
E
Rispose
».
perchè
ti dissi?
voi, padre
vi
mio,
avrò
non
lora
Al-
».
volto, disse;
saldo
a
•
io
come
con
l'altra
;
desinare.
gli
portalo
viso
duo,
e
quanto
a
camiscie
n'ho
ve
Il fanciullo
».
se
lo
al-
vattene
poi
virtù
possiategodere quando
(come
il
due
turbato
con
gliene portaste
ho
le
avea
piuto
com-
farebbe
figliuoloa
il
se
Piglia queste
tempo
ei
ciò
a
ancor
padre
che
il
cuna
al-
chiamò
•
imposto. Ritornato
richiamò
che
tenerezza
aveva
per
mio
a
disse
stato
Vincenti
non
di
biasimare,
per
gli disse;
daralle
e
nute,
soste-
Seppesi
ogn' uno
non
domattina
e
possibile
bisogno
aver
vergogna,
per
si
e
riverentemente
gli
da
maledire,
e
È
'1 mandò.
ve
bia
ab-
ne
potè egli dire,
che
figliuoletto
suo
due
Assai
doti
lascian-
e
fatiche
tante
ad
mandi,
quanta
Firenze?
avessi
non
».
più
ma
di
delle
figliuolo pur
crudel
per
tu
facultà
sia
tu
mi
spedai
nutrito,
e
cittadino
ti sovenga
non
possibile che
caramente
generato,
miglior
il
RZA
allo
che
cuore
tanta
È
spedale?
allo
mandare
di
DECIMATE
NOVELLA
?
No
acciò
io
ancora
allo spedalo
«Me
) mandato
(rispose il padre) fai tu pensiero di
spero
allo
•
spedale?
figliuolo;chi
la fa
•"
—
-
Perchè
l'aspetta.Voi
—
no?
disso
v'avete
1^
94
XIV.
NOVELLA
Nella
rabil
cortesia
donna
una
da
e
D"'oN
Artado
fu
sangue
un
quale
lui
lungamente
liberal
quando
non
se
orfani
molti
Ora
memo-
verso
ardore
gran
d'una
la
quale
dì
che
però
era
più poteva
quanto
nahnente
madre
che
egli
fece
sembiante
della
fanciulla,
d'
degna
d'esser
amata
da
dell'
dentemenle
lui
da
nelle
animo
né
si
6c
don
ch'egli
d* altra
lo
ricevere,
case
altra
donna
gli calesse.
fi-
Come
clusione,
con-
con
amore
spetti
ri-
molti
il
:
facilmente
potA
Accesesi
di
dava
an-
riverita
e
instantissìmamente
sue
1'
per
nobile
amore
bella;
che
alcima
fare
amata
vagheggiata.
e
ad
ccmoscendo,
stessa
se
gna,
Catalo-
Veggendo
donna
"
essere
don
cavaliere,
rattonuto.
di
sua
giovane,
pudica
veniva
non
la
di
bellissima
men
molti
:
il detto
reame
il discreto
accorgendosi
credere
nel
e
ritruovò
si
egli con
che
sendo
mai
né
amico
soccorse
gentilissima
non
virtù,
alcun
del
nobiltà
la
egli
avvenne
s' innamorò
amassct
con
di
esscmpio
raro
mano.
Artado
con
una
cavaliere
oltre
Gardena
di
un
e
in
d'
e
acquistato, giovando,
cavalieri
che
usò
la
contento
avere
la
tratta
seguitata.
amata
videsi
si
novella
seguente
onorato
liere
cava-
la donna
ar"
Artado,
"
pregala
a
lerlo
vo-
ricevette;
o
che
don
lei
sendo
es-
non
Artado
DI
s' avidde
ardire
non
e
come
servire
cavaliere,
fa
si
Ah
ama?
bil
di
essi
sii
del
tu
di
verso
che
benigno
tutto
mente
gli disse;
doventare.
amore
sì
e
andasse
nella
amor
suo
giovane,
di
piena
stridere
disse
;
E
fattamente
«
gli
quanto
ch'era
1'
era
Artado
pudicissima,
e
fatta
di
sdegnò
corsesi
con
le
Adunque
mi
volete
mani
voi
e
getta,
sog-
che
facesse
piacere.
udì
lei
cque:
gli pia-
quanto
in
la
in
tanto
aveva
far
don
si
nettare
figliuola, pregolla
di
camera
che
potè
di
molle,
e
fare, paceficoUa;
più
se
acconsenti
maraviglia
e
dolce
la
pazientemen-
dolce
di
usa
finalmente
ritruovata
e
per
s*
essendo,
eh' ella
la
amanti
ramaricata
fece
r
gli
Artado,
Don
ingiuriosamente
parlar
con
te
dislealmen-
.
adirata
donna
poi
e
fra
come
e
la
quanto
mai,
legitimo
si
sopportò
era,
io
che
•
se
dore
splen-
tanto
a
Cardona,
?
no-
giardi,
si bu-
e
? Crederò
sono
oprando
me
perfidi
si
pervenuti
di
sangue
del
traditore,
persuadere
mai
potrammisi
sincerila
con
dimmi
Ma
di
schernita?
indegno
stati
pervenuti
quanto
e
!
fussero
sarebbono
e
di
e
bugiardo
tu
disleale
e
disse
donna
La
m'hai
modo
Gardena
antenati
le
Dunque,
«
siero
pen-
amasse
cordialmente
perfido,
sangue
i tuoi
chi
a
;
cesa,
ac-
suo
rossore,
cercasse.
ore
questo
a
ogni
figliuola sua
gli disse
turbata,
questo
Cosi
V
modo
sopra
scoprirle
la
ma
tutte
a
lui
qualche
senza
lei
non
di
di
95
LANDÒ
la donna
esser
prese
;
ORTKN!«IO
N.
Come
tal
cosa,
incominciò
ne'
far
capegli,
perdere
a
e
la
9G
pudicizia
A
tutte
e
sendo
al
;
mia
prego
vi
no
e
la
stima
),
mi
morte
Artado
Don
poi
la
gentil
della
mila
sua
ducati
ritruovò,
diate
il
oltre
più
del
folle
che
pensò
molti
giorni
figliuola,
fatto
pudicissima
d'
oro,
commendolla
ch'egli
avesse
in
d'
don
le
onore
»•
ne,
giova-
rono
passamaritare
ricordevole
donò
quattro
egli
dovunque
tutte
u-
pietà
Non
Artado
conosciuto
ma
;
desiderio;
dovendosi
sopra
voi
della
onesto
sempre
^'"^Mit^'^
1'
onorarla.
che
gli
della
prenda
tormi
mente,
e
vi
costanza
amore
così
e
a
le
con
(comeogn'
mio
la
e
an-
voluntà
onore
che
darsi
amante,
venire
caso
anzi
veggendo
tramutò
né
che
madre;
di
rigate;
d'
cavalier
siete
miei?
rabhuffati
fanno
mi
ser
es-
».
era
1' ostinata
e
occhi
giovane
1'
lagrime
madre
se
la
voi
caro
dalla
risposto
capelli
minacele
Le
«
iniqua
io
calde
da
guancie
i
con
che
onore,
degli
che
cavaliere
lui
a
fu
sforzata
tutto
al
dossene
pupilla
parole
queste
volete
perché
1'
altrui
la
che
più
preda
disse
dare
a
dee
mi
madre,
crudel
Ah
?
astringermi
in
DECIMAQUARTA
NOVELLA
le
donne
giamaì.
si
lorose
va-
DI
M.
ORTENSIO
NOVELLA
IH
LETTEItA
G.
molto
de
la
talora
alcun
dolente,
e
le
cercava
del
nire, dopo
la
la
n' andò.
se
che
continua
pregò
suoi
che
da
dea
riceveva
che
vita
lunga
querimonia
con
de
de' suoi
la
ciò
Ma
de
alcuno
l' avedi pensieri,
e
perciò
in-
aiuto
parte
a
"
parte
i tormenti
e
sosteneva,
la
alcun
attenzione
molta
role
pa-
eccellentissima
a
via
mento
risenti-
rimedio
dare
tivella
cat-
aspramente
solamente
piacesse porgerle
avendo
ogni
castigando.
contatogli
Giove
Circe
compassione
Circe
petito
ap-
modo
disconce
e
rado
non
poter
E
mala
le
e
oltre
per
tivamente
fur-
tamente
tor-
la
che
lunghi ravolgimenti
e
doverle
cuntatrice
i torli
di
non
passato
molti
s' avisò
lei
e
che
viveva
acerbe
con
cinedi
e
Di
ceri
pia-
quella
con
concupiscibile
giovandole, perciochè
era
a
or
sforzavasi
e
ripigliando
concubine
poco
dal
accorgendosi,
ritrarnelo; spesso
luì
e
pastorello, secondo
dirittamente
Giunone
di
ninfa
questa
un
non
ogni giorno
tirato, si sollazzava.
era
che
tanto
legittimiabbracciamenti
con
con
BRACHI
sapete, fu
come
moglie Giunone,
sua
o
PIETRO
lascivo;
e
de*
or
e
GIÙ.
cubino,
amoroso
contentandosi
XV.
SIGNOR
onorando
lOVE,
Dìo
AL
1)7
LAMX»
soccorso.
ascoltata
gelosa dea,
mossa
mali, le promise
e
7
la
a
giurò
98
NOVELLA
che
farebbe
da
rommodo
lavorando
incanti,
avendo
Et
tal
cuffia
t' ho
io
(lata
ogni
ad
se
egli uomo
altra
donna;
che
e
sicura
all'esperienza
tutto
quello
vero:
e
più gelosia
in
dolcA!
e
e
de
che
la
Circe
d*
o
suspello
tranquilla
pace.
è
posta,
d'ogni
in
e
di
vione
oblio
lei
co-
questo
suo
con
Avvenne
la
savia
tempo
cuffia,
detto
il
la
poco
la
essa
avere,
capo
colui
a
de
quinci godendosi
quale
in
molto
indi
virtù
dò
an-
lietamente
parole
venuta
la
si
:
accettò
in
"
n'
manderà
capo
co-
dea, che
che
in
sua
subito
fuor
spio.
Ca-
mar
se
cui
a
con
e
posta
essendo,
Giunone
ringraziò:
maga
capo
posta
atti
del
cuffia
sarà
uomo,
avrà
».
in
"
donna
altro
gliela
cuffia,
in
pentacoli
essa
una
alcuno
ciò
comin-
quella
sarà, si dimenticherà
ogni
vivi
da
destro
e
santissima
è
ri-
notte
lito
con
Ecco,
•
altro, quegli
un
di
tempo
poco
Questa
che
pasta
alcuni
del
Giunone
a
disse.
servita.
in
con
arena
in
finita,
le
si
e
d'
none
Giu-
prima
solamente
coronata
lei;
attenendole
come
mani
cuffia
una
in
a
speranza
desiderava
le
o
adunque
buona
sodisfarla,
lavorare
segni;
di
e
mise
cosi
uomo
eleggere tempo
Partitasi
molto
di
venne
a
e
che
ad
voglie
rivolgerebbe
mestiere
era
pre
sem-
le
tutte
a
dietro
amore
consolata
promessa
le
presto
opportuno.
Circe
piena.
suo
sarebbe
Giove
andar
fare
"
tutta
la
il
ciò
a
che
avanti
più
tutto
che
ma
in
senza
donna,
tale
opera
indi
e
sue,
DECLVAQUINTA
trovò
aveva,
Giove
lui
si
ser
es-
senza
viveva
che
Ve-
Dr
non
nere
so
fatto,
d'aver
del
desiderando
e
quale
gliela
portava,
portò
cruccio;
volto
dinegata;
r ira
come
e
da
trasportò,
il
portato
la
intendere
intendendo
ciò
che
ebbe
che
cosi
poi lungo
sdegno
la
divinità
avesse
consiglio
fatto
sua
che
deliberarono
che
cielo, acciò
libera
ma
da
e
che
ove
si
d'
la
nel
monte
Ida
in
in
e
la fatata
la
beffata.
pari
si
fu
appunto
Gli
in
tenesse
o
fosse
schernita,
mortali
a
era
Gittarono
nel
grande
di
avevano
a
Idit
dia
concor-
potenza
quale
che
Giunone
contra
ella
terra:
di
;
tra' viventi
essecuzione.
Et
contese.
impedita
terra
non
vollero
Venere
divina
deliberato
come
ad
cuffia
loro
fama
per
non
cervello
un
mandarono
più
uscito
traendo
cuflfia,di
malìa
gittasse
cosi
e
uopo;
la
niuna
più
per
tal
sopra
di
gri-
1' orecchie
a
caso
da
prestare
da'
che
gravi
si
forte
con
la
se
avvenuto
era
cnflia, la si fecero
Giove
di
cagione
qual
rampogne
sarebbe
Dei, gli quali colà
altri
gii
ne
alle minacce
ne
di tal
romor
la
Venere
gioco,
strano
un
se
grandissimo
bisogna
E
la
che
De
vennero
1' on"ese.
a
aventura
avesse
de
le
la
gelosa,
la
agre
fu da
andò
si
e
le minacce
per
le
Ma
Marte,
a
via
prese
con
possa
Giove
curasse.
ne
Venere,
trovata
e
ridimandò.
gliela
se
si
era
e
capo,
risapendola,
Giunone
cosa
egli
di questo
in testa
padre
di
trasse
che
senza
più
col
giorno
un
quanto
diventata
stranamente
scherzando
notizia
metterla
cuffia per
questa
ebbe
via
qual
por
99
LANDÒ
ORTENSIO
M.
caso
tempo
sente
pre-
que
aduncadde
che
100
DECIMAQUINTA
NOVELLA
che
Alessandro,
Priamo
fatto
nutrito
cresceva.
di
amante
Enone
esposto
madre
dalla
idei
alcuna
per
esser
Paris
non
prima
che
senti
la
operatrice
fino
al
bella
più
di
le
lei
che
che
prima
lume
a'
bono
i loro
di
dì
altra
contento
vivuto.
Ma
solo
tra
Venere
;
ragioni
cui
Paris
delle
tre
sentenziare,
d' Enone:
le
i fiumi
darebbono
selve
vedreb-
stagione
ninfa
cuflioncsca
dandosi,
ricor-
virtù, fuor
dandosi
quale
forse
sempre
buon
sarebbe
discordia
del
Pallade,
Giunone
fu
per
pomo
e
al
commessa
dizio
giu-
famosissimo
d'
ronlenlo
volle
cioè
Enone
amata
quel tempo
parti
sulmon-
simiglianticose*.
dee,
sentenza
non
dal
do
dicen-
altre
quella
in
(piale
e
tar
can-
fredda
la
con
te
tut-
più
prima
viveva
(|uelle
la
"
dulia
avvenne
d'oro
Il
lui
Enonc,
sua
tempo
di
frondi
da
mercé
della
nella
alberi
contanente
in-
a
quella,
stelle
pianeti,
nò.
do-
testa
a
cominciò
persona
le
in
stesso,
se
abbandonasse
luminosi
di verdi
niuna
in
la
divenuto
verso
all' erta,
più
ma
gli penetrò
che
suo
egli
rivestirsi
mcoto
che
vertù
che
amor
andcrebbono
"'he
credesse
cuffia
la
maniera
descritte
da
quale ella, non
impossibilità leggiadramente
Ovidio
tino
ebbe
stori
pa-
ritrovata
quella
antiponendola,
dell'
e
fu
leggiadra molto,
e
d' Enone
ninfe
altre
spaventevole
partorirlo, tra'
E
in
solo
In
lo
per
nel
che
virtù
cervello.
Paris, figliuolodi
Paris, al
esso
per
r
detto
poi
di Troia,
re
sogno
fu
aver
poter
separatamente
store.
pa-
udito
le
più giustntutte
e
tre
102
r
essa
tale
avrebbe
favorito
impresa.
naviglio
molto
senza
contrasto
infelice
dell'
Troia
della
sdegnati
r
in
piana
alla
in
In
modo
che
in
ma
goti fecero
centra
V
colui
d*
;
"
amata,
in
mano
altra
un
Il che
ciochA
pensato
fine
alla
"
io
essendo
di
e
non
lui
quegli
per
reputo
voi
di
natura
farvi
a
ben
ad
sua
fu
più
la
;
o
rimase
tro
al-
un
rata
innamo-
d'una
ventura;
tutto
ììò.
dire,
pervenuta
gran
il
ravignana
accidenti
è
esser
guerre
goto,
una
diversi
mi
in
romano
giovine
ad
tandola
por-
delle
imperio
passando,
poter
io
poi la diede
ella
la mandò
tempo,
soldato
un
a-
ricordandosi.
tempo
bellissijna
tma
amante,
8U0
d*
poter
1'
proci, solo
lunghissimo
nel
mani
mia.
di
tutto,
continuo
saprei
Italia
in
nelle
vi
non
essendo
perseverò
di
in
venuta
da
poi
portata
i
solo
che
disfecero
e
del
anni
anni
assedio,
involarla
la
Troia,
e
per
greci
dissima
gran-
dieci
sparsa
ruina
i
di
gli importuni
e
processo
cuffia
che
de
1'
quale
venti
amando
Ulisse
suo
di
e
con
distrussero
d'
la
;
capo,
malgrado
casta,
fine
modo
Penelope
sua
la
fatta,
capo
cuffia
ebbe
Ulisse
stuto
lui
durante
della
la promessa
a' danni
in
Ora
terra.
virtù
la
già
"
durò, alla
assedio
da
andarono
assediarono,
quale
Grecia,
patria. Perciochè
sua
rapina
armata
in
insieme
essa
bel
con
re,
passò
ottenne
con
e
che
stette
tempo
compagnia
Elena,
desiderata
di
in
potere
suo
figliuolo del
per
nobile
e
tutto
a
guari
Né
riconosciuto
Paris,
e
DECIMAQUINTA
NOVELLA
amoroso,
onorato^
alla
perIto
n(N
DI
|)iù
(lej^no,
soddisfare
io
La
r
vi
tengo.
di
sacrata
le
genti
delle
ricco
cosi
se
bel
e
involassero
lavoro,
glie
o
adunque
che
E
vivete
siderii
più
ve
posso
col
Kt
usatela
forza.
per
vostri
ottimamente
voi
raccomando.
fim:
di
lo
glie
detela
Pren-
gni,
biso-
servito.
di
buon
è
vedere
o
ne'
compimento
a
che
per
avventura
per
togliessero
"
dubitato
tutte
troverete
felice
mi
lo
voi
ne
vostri.
e
guisa
a
l'apportatore
traessero
passare,
che
veramente
e
ho
onde
per
più
obligbi
eterni
che
non
caro
possa
tabernacolo
un
città,
io
adunque
mando
in
cosa,
dover
per
vi
più
né
quale
gli
a
mandata
avrei
col
né
questo,
pienamente
103
LAND!»
convenevole,
più
nt^
di
presente
OITBNSIO
cuore
tutti
i
de-
quanto
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