,^S S S^. v-u " ISOVEIXE DI M. ORTENSIO CON DILIGBNCA LANDÒ RISTAMPATI PKBCBDDTB DALLA IN PRESSO B 8DA COHITTK VITA LUCCA GIOVANNI 1851 BACCELLI DI QUESTO LIBRO SONO QUINDICI ESEMPLARI, GRAVE, UNO inPBESSI STATI CARTA IN SOLI DEI QUALI COLORATA, IN E PERGAMENE ROMA. DI 55. ESEMPLARE DI N. DUE TANTA SET- CARTA IN NISSIME FI- ÀI el LETTORI LandOf fu marne un N\ $ulo tMstro volume M. di Novelle le ristampare Ortensio pensiero di for^ unirsi alla se^ da ' rie che dì amano grafica, divisammo numero degli interesse comune de* le ambo Pietro primo Alanagi, e quale, comecché i'uolsi tuttavia Landò il parte in detto Novelle ne' ai riguardo il libro la per di rarità. questi grado egli suo e tra di che cugino, il Landò che e pidissima le- lettera a 153 raccolte sia 0 altra carte nel in 1553 del l' dal- 1561. d" incerto dica notato loro. a Venezia Poggiali dal queste facete in si nel forma sta Lettere ivi A in che impresse menti componieseguite Giolito del a.^sai Vari! edizioni due stampe delle Brachi che avuto il settanta altresì avrebbe Brachi avendo ; soli blicazione pubbibliO' curiosità a avuto aggiungemmo ne volume limitare nelle Landò, con Gio. che queste del un di dalla leggitori. Trovansi 1555, di coloro per perché fino soggetto esemplari; minore nel E farne raccolta. divenisse Venezia italiani novellatori de' La autore, fattura l' autore avendosi fossero appunto vi del ma chia- d'altra affini IV Sei la condurre fedelmente attenuti edizioni, riscontro a alla daWuso. tografici e credemmo ci ispezie in stampe talvolta del Lasciando grazia esservi che dello Landò ragguaglino si altra mani rari e curiosi, presente Lucca é raccolte delle de* libro ottobre e al e più più che delle degli quali pei ristampa i secolo, giovinetti de' nelle entrare del altre questo parte le per colle cui 1851. si costume, dirsi soltanto mammo sti- di ancora Quanto anzi noi novellatori, il che e di mostra stile, esemplari. scrittore; a piti dello fu vizio ciò sono non che an- merito che buona e rispettato sempre ricordare d' invenzione, migliori del nostri degli altri leggiadria dai antiche scapito dire a fare assai la la e libertà, nelle a giudichi limiteremo ci collezione per solutamente as- aisegnior- maggior errata, altri che dovessero nella oggi sono loro chi po- senso. Novelle, queste che una manifestamente era quei quanto collocazione la ove Però lecita citate sopra- gli errori una permettemmo ortografia nell' voluti V con ci due costantemente tenemmo solo e cambiamenti delle emendare dì affine siamo ci ristampa lezione quali le nell'altra; corsi presente mecché co- le la per scostino quanto al- al poi già liare pecu- novelle del licenziose, famigerati. voglia zittelle; amatori di divisammo favore la veniamo non sol vorremo non se ove Né atidar ma da libri la comandando, rac- NOTIZIE SULLA ViTA DI MESSi:iV OKTEINSIO LANDÒ é LLA che singolare assai cosa di Ortensio (inule ristampiamo Novelle, nulla tori scrit- parlassero gli contemporanei Il princìpal sua vita ò nelle tali Onde lasciato da dileguare a noi, adoperato, aggiungere sparse a notizie ben ciò hanno biografi. Fra oscurità poco che di memorie sé le e scritto quali, prò del di Landò vuoisi ; vi biamo abdi queste i il dod tezze. incer- fatto verrà ne facendo i quali diligenze quante per della nelle lui, di le fama. oggi rimanga scritture ha sparsamente però che nionumento le e dovessero qualche levar pur co* ; libri, i suoi stravaganze sue le oggi pressoché o poco mecche del Landò, derni mo- primo Vi vita sulla nouzie luogo *ar proposto Poggiali, cheineìii Storia di (2).Il origine, di Milano della anno schi vanno (he sia congetturando da lettere di cattedra più ove aggiugner di talvolta anche comecché il voi. (3) Bibliot. (3) A (4) Frai I mediol. script, maestri (4),portossi in e* si dicina. me- piacque accennando 1* officio modo a di del parlato voi. il. e. è ignoto (5); gio spre- Landò, i. p. pag. 7St. Bernardino insegnasse se in uonalo Milano. V. taloghi Ca- 4.so. componimenti ((")ttermoai anche novera Tra (") Ragionamrnto Varii di 171. e. tuoi però a che 300. e. qnalc a Minuziano, nome, hanno quanti (6). Tra Negri, parli quasi ne prime delle medico suo del primi i fra esercitato averne altrove (I) al sovente fondamento fu addottorato di qualità Questa di lardi è il Tirabo- e Milano in come Bernardino Alessandro tenevano Bologna, sotto in (3).Incerto assai con bile no- nacque alli studi opera e della Zeno tardi più retorica Rodigino quei a Data della e al porre lo ma tino piacen- milanese, Cataloghi nascita; sua cinquecento. Celio ne* suoi fu ma Castelletti a to attribui- Domenico nn di Piacenza; Caterina una la per aveva Ortensio che figliodi e assicura l'gline è vero de'Landi casata J' l'Argelati lo città, laddove Milano a Memorie (1),rivendicandolo di Piacenza letteraria questa nelle diligente assai articolo un diisteso funebri cavaliere un vonez. — — venet. is"i. e solitario nn a C. tft4S • f-i. e. 3". nói DI ba niuno della lo cui lermo se non negli gran fallo natura che neir più età (1) tario « Mai gonfaloni, • • « " capitano del gente del marchese del zata queste motivo dover a (i) Viirii (2) Nel rerego prese « mio » scionc che del chiama sotto di l'ozzo a il conte Gaiazzu da rio, solita- del liere: cava- sé, che e. tuo uè arme ca- souo : lancia ser- spez- v' ii.-" non sembra ne no. capitano di Gaiazzn. si diceva l'erego molti •. bugiarde, sospettar serTiva del giovine (2),e di paradosso capitano M. delle eie. Conte dell' Marignano coiupooimeoti XIII vuoto. sotto Guido; conte di parole soli- formidabili più i di Gaiazzo conte del un quel persona il mestiero avesse ed militato servito stato Da » che pitani ho " fermo soldato? ho si, " quieto irre- passo interrogazione mai voi Fosti Solit. alla un riempire egli ; tanto terren cavaliere nella olirò sludi che non a per per degli trovar un raOìgura risponde Ca». " fra in quattrocento, spirito I Se soccorre si cosi di e matura ne I^so che sol seppe Ragionamento suo " mobile, cende vi- 1534, che credere, da al tenuto del anni ultimi alle principio del secolo, sul appena fino Eppure si occupasse si intorno e Lione. egli nascesse ^renl' an^i ^i in pure è non gioventù, sua troviamo che notizia darci saputo TU LAMIO Jf.^ORT^NSIU fra fusse i"ozio « nelle molti da ino- che p«»tis"iUMi il ca- mi concludere poter anni e SULLA NOTIZIE di eli' e* fosse ;;uerre che l' anni del secolo dando fuori Cicero retegatus; quella eh' guenè (1) Milano di in 1533, 81 condusse nell'anno e le to prima a dimorato Cicero anni in essi ed credere Il che materia di stimasse ciclo. In già per miglior Lione suo (0 MOT. (2) «ma. di compagno avventura della ttlor. in dal Leu. Lelier. lUl. di in studi tom. di Piac. a Roma % e. vul. l in lestia mo- cambiar ne, Odo- Bologna; ed favorevole. poco \ inclina Angelo Gio. giudizio sta que- ogni evitare consiglio s* imbatto del fine appostagli taccia ad aver avvertita recarsi dovuto che egli sta* Landò, dal alcuna narrate che in cono di- si essere accenna egli avesse do; secon- gravi negozi Poggiali,(2) religione, e il è dopo in primo quali Certo a il Gin- dialoghi per accennata giustificarsi di per ivi più di, com'egli revocatus. il nei 1534 è non ma seguente, nel Lione particolarità * 1534; gli cose Roma, noi : anteriore pubblicasse forse a intitolati A nel Lione quelli dell' impressione. con Iren- scrittore, come edizione che scambiando a sé revocatus. conoscere vuole avvenute di Cicero ei fece il primi nei spiritosi dialoghi due fatto funeste e XVI. far mostra a tante l' Italia desolaron dell' armi, mestiero quelle in migliori i passasse nel soldato Incominciò venuto egli che giovinezza sua VITA 3"6 a e. in \*i. nula. ni non se egli che r in di data e " libri di Cicerone; Christus - l'Odone ret. Deus di « Ipse Italiam, « metuìt danno relegatus vero in agnosci assai per •• motivo esiglio scrittore, è certo quando asseverava potuto tornare stesso (i) Riportata altrove. che 1534, e memorie da non del P. il della Niceron l' del- veruno il falso, sarebbe l'anno nel- invece prima trisse nu- il fatto provato mentre sua, contro che il Landò cosi ; i« egli non egli spacciava Italia; in autore dell'Odone malanimo né ai patria sospettare che nelle in lasciando Io revocatus di asserito, è non dell* non nedum alcun che accennato quali parole avventura habe- seco sotto giunge sog- mani- eorde Le imperocché Landò; et esty tota^ qua in an odio in in nee avea più E Cicerone. ; non e ,• • dialoghi, aggiugne • ed librit tolu* poi, mentre • che di Cristo mihi : ac dire quelli Christum • in nec icit linguae legant alio» placet Tullius habebat, noti Àlii • et bus familiari fuor (1) 1535 gli fa e • apprezzava, non tosto « contemptorem che (Cousin) pietati», graecae • V Italia ottobre 29 nione opi- lettera una Cognato de' Strasburgo disciplinarum altri In Gilberto a il Landò chiama ' religione. indirizza Odone nell' abbandonar dovuto avesse di causa per indotto fu Poggiali il che Landò, del questi dette ingiurioso, che anche pur IV LAl^iDO ORTENSIO M. lettera lom. \\l. ?' ? NOTIZIE X dell Odone, egli di impedimento r Odone in è beli* agio abbia disturl)ó falsò o (tet- il racconto creder a reva •percor- ne fàtiò^ smentito, dal parte questa e senza Laonde sorta. si non pure VITA dinuovo, era a J(| If SULLA vi contmde le se ''?Ìfi).l •! ^et anche rimanente. . il Landò Tornato restituirsi per bel di rato Napoli, giunse a eianae Quaestìones. andata per che V citta,^^ della Roma, toccata e le For- pubblicò 1535 di ordine (Questiviaggi ò nell' XI testimonianza si trovava dell'Odone, in Lione Cicerone su e de' il 1534, ; e non ì^àjpoli, di viaggio imperocché ; stesso la al Lione errore Landò j, dialoghi principali nel ove a manifesto del dai ma Poggiali, il quale pospone Tà pri- dal sua colto (1) festévolmente''ac- la Toscana, traversata invertito dopo' 'avét'*'diinoi (2) luogo ameQissimo'deI'suò Porci in 28 Milapo. Lasciath a Lucca ospitatovi contado, con nuovamente in a' Róma si condusse Lombardia, la giorni 18 ed altri poi nuovo dove da Milano, a poco , "silciìn Italia^. si"'féiin^ in per zione asser- e paradòssi, egli dove é cèrto ihipresso certo' si mcn é , che.ei fosse in riscontro Napoli (t) Thtodeviginti (l) Coniumpiimui la die». di«$ tléì. ec. di sé nelle questiona pubblicazipno Forcianae Farcii, àuodetriginta $u», ei scrive quanto fof^jpne (3),e curo pòrgendone 'si- il 1535; niii Forc. eh' ei in qnaestion. falUt me quSMU t'; • princ. memoriafl a cuL ',, */•»»- ho .,. cdii. I . (1) Op. cH. a e. 6". ne DI fece «"' colà appunto facesse visitasse la delle opere sue che certo quiete in e' andando il 1540, Isvizzera^ comeché U). « • " " • le Ecco dalli non netta di Svizzera, la " si " dove « dimora, fatto vestigi,molti « cercando: ? d' • amabile; " scorsi « fui una colà nel trovai ma Varli (2) Parados. guari però accecarne compon. \X1II. " In •. a e. 16« trovarmi fra me che soavissimo dolce tanto rar.idosso con volai stabilir ciò " la " ne " vi pirt fusse si questo — al " molti di principio ambitione tanta (1) inditii da non dunque, me piede, in stanza Yalegiana, egualità troppo certa per il Italia alama che diritto di il divisamen- cominciamento buoni sentii spalle all' pensai la " fermare pensando dì natione trovar Grisonna, pensiero sappiamo accostumata, macchia, questa « • bene potersi stesso in italiani, di costumi luoghi stato Desiderando • sai as- tempo più vano dall' ambitione, aliena tutto di migliore gliriuscisse patria libera, una di parole (2): sue fastidito le in traccia 1540, insofferente e nuovo che però essere solo nuove, cose in di Questo di bel volgeva È spazio ricorda etc. di al 1535 dappoiché (1) vago dal questo Sicilia; Catania Messina, Quel di rinvenirlo. fatto che \l suddetto. anno dimorasse venuto probabile LANDÒ ncll' dove e c'è non ORTENSIO M. : mia grati andavo odore troppo stetti che vi fumo eh* io viaggio suo wiv. di fece la Svizzera per Basilea di sotto color Quindi passò in di più luoghi alla corte 15*3 a Di si non che di incostante libero: « • dice partenza, gnato, disse, ? civìtatenif • • in to di uno bene tetigero cum in libera città, ivi mi puoserò suoi viaggi questi qualche gran allora i più quelli che (0 In rhil«lflthi signore ni (1) farad. (9) varii o irtopia RrnHTTii Baiileao. fc. a e. senza amatori disse- quando liberam ginn ben vero che talvolta come usavano eccettuarne di libertà. rnniii, (iialn((u8Icpidissimiii XX. compon. prelato, di- accostumala accompagnava si vantavano n««i(lprii è mia come bene Egli scrittori, degli più ». et sue paese avea Tullio cioè e delle feci moratam trove al- umore un (3), M. lontani nell' e essi un causa trovare illaconquiescam; alcuna in sarò in la patria già dissegnò come • di dalla in luoghi vari in Piacenza. a natura, smania Quando « e rinvenire In quanto indietro peregrinazioni lui. della parla opere Romagne libro egli, a già tempo bizzarra nel i Parados^; che e saprebbe nella anche pur (2),ricomparve rumore, continue visitato aver ammesso pubblicò le contro l'elogio (1). dopo Francesco per libello un e reame, scritto stampatore uno tessuto Francia, molto queste paesi, ad averne dove Lione, viaggio suo di re aveva narra, la burla quel del menò VITA fargli imprimere Erasmo che SULLA NOTIZIK Xn i««. tao. - DI Racconta gliano Francia altro in allora Avevano di tenere di e non si farebbe egli pure che il altresì grande che della fortuna, le lettere Conrutaz. (2) Nella dedicai, del i. (3) Nella dedicai, del 2. (4) confutaz. si e ciò, Agostino sapere né cataloghi » de* spezzò e diletto crediamo se Landò adulare 99, dice nobile una ». libro a né che né amicitia "" che state ei Paradossi. de' Paradossi. oraz. 14 mentire beni essere • de' i. fosse in una che però sembra Non tempo nissuno presso si ponesse quello carte p«r E veramente a de' disagio ". lungo che favore; o 1. libro per alcun fosse mendicando (4) Paradossi, né formasse, con- fosse con aiuto non oraz. mai trattenesse : conte » Parados, questi protettori, soldo « uscio per (0 che di uscio il pane che nuove, egli ito Onde peregrinarp, cose patir che meno al- queste, si suo di confessando cagione lettere, costumanza trarne dovette più potenti e accomodarsi onde potente tanto • di di (3). supponendo del vaghezza bisogno o Landò, ragione la naturai vescovo di uomo (2); professione. quella general a gna Roma- borsa ricchi progressi al torto e oltre alcun col della i facevano ne in Piti- di Trento liberale i di ; • trovandosi se non che coloro • di se (1) costume per presso aiutare, che quando conte vescovo gli fu costui Catania, di dice luogo che col trattenitore il Madruccio seguiva XIII il Landò viaggiava suo per ' LANDÒ esempio per in andò ORTENSIO M. Ta che degli gli dire oracoli spergiurare sola al « ». parolina recava di loro sé al non per Altrove, ruppe onore, utile e NOTIZIE X|y VITA SUL^A .. ha stato, sì basso del persona solitario, caduto fosse principi, hanno fatto cadere, ^. co, (1) misfatto », di verità per vere fortuna, o quali parole nel conoscere delle cause cagione homicidio, dalle : » la fronte alta chè per- ge; soggiun- gola, lusf )ji|;;ia, jgiuQ- non alchimia, d' opera miei malvagità di te^mpimi e " sono avoli gli della bassa si de' Ira • in la al cavaliere, più è interrogato ; e • furono e in sotto Piacentino « alti,quanto me il piede Vjche - di più •; tanto quale, egli risponde cosi ;della famiglia Landa, •; ragionamento interrogando; andava lo che solitaria, nel vita della lode dal altresì alcun altro dato è non particolarele loro disgrazie. sue , Pubblicati i oltre niù tenne viaggiatore Frisinga fu A di i più io. di Fuggeri ed io A^yier^a (2j. dinale Caramq^r^,(ìl""r .^gu8ta|fu che di ricevuto quei tempi !HMà pejl ^5Ì4 caidde,.ip ip,8(i|(^ còrsa Brescia, che lo svaligiarono; ma vRliHooO '* ii) viriicotopon, ?^.0)naRionam. di (3) et hri al erano Tornato n|ercatantidcl^monjdo{3j. ricchi i^Iia vicin dai e in qne- In^hiìtcrrà. in e molto con troviamo «.Forse Londra accolto Augusta; festa con Olapda in lo trai' SI jQ^n infatti e Alemagna vedesse che è vero Lione: andò st' occasione 8« in nell' alta • il Landò. paradossi, ,, Cosfiitaz. Fucrhero di veni"z. de' in una Giolito ' ragion, di un car. ' un car. Parados, deUc cil. «op. oraz. di)« ediz. ^l" •'' t«) »|«i)«bni;! 'V. d vdilaÀf ik 'tfè^tde' ; ift4p. * (»") Sermoni Fnne.... IM. 0HTIi'«(S10 I"l \èl'\6à'é t^é i\ mala di' iinniò ) Ilo lo di accolse quella di presso cittd • vide lo e al solito dallo Pier signore dì cavaliere. Il cbe "545, chefu Farnese bocca sua Piacenza. Landò, Il ogni aperti a da che oltre in sicura di questo da essendo come vender Trento, (t) Confutaz. Landò riana, ( Lett. a colla sua non pure e può senza di 193) e. alcun alcun ed ; che una dubbio imperiali, gelosie ed ì ebbe tempo abbiamo il pessimo da già raccolti erano hif, da, Gar- vediamo delle i per davano man- padri i. Lucrezia come che pesce (?) Gonzaga che troppo su»* propendesse scritta la ; essendoché alla parte Ce$a- gran imperiale; celie al niolteggiava esso protettrice chiamandola riprendendola essere le secondo usavanoque'pescatori oraz. lettera una et paesello sul lago di ove Farad Da sovente fuggivano riputazione con a (2) i confini le frodi che vedesse Luigi pn)tettori, parteggiava dentro dominii del altri ri- Po Torbole a e un Parma (2),riparò in que' stanza tT Pier signoria principe. Per nuovo che Cesare che la • sappiamo per tutti coloro sospettidel vi tosto non nell' estate tempo della Papa manco credere nella Ragionamento 8contri,e dalla qualità de'suoi senza de' danni come essere il appunto dal veneziani, tornare ma •; nel dovette fii investito Amù-' ecclesiastico, e fattone stato Luigi dalla li ( ripartisse,dappoiché ne alienata Mula ristorò allora ad toccata per originaria. Piacenza; giunse, bisognò - da città se, XV fosse Antonio (1).Determinò sofferti sua fortuna lettere,M. rettore L4tD(" ma ciò egli imperiai». NOTIZIE XVI del dal V orazione udire del grazie Concilio, famoso suo di potè ove concittadino, nelle tuttora Madruccio vescovo (1). Anzi ei si trovò 1545 (2); essendo Musso vescovo Concilio in stesso anno all'apertura persona il dell' scorcio sullo VITA congregarsi dovevan che SULLA ne buo- il presso quale alloggiò. tanto Dopo vagare ebbe dov* Venezia di interrotta nelle ville Gonzaga, luoghi viaggio le per diverse cui in Sicilia narra di queir isola lo Tersata conobbe stretto, quella principessa (l) Ragion d' il Preso fu provincia nn lor rar. (S) romm^ntario delle D. (]) Commontario te. a e. dalla 1535); visitare a cato var- e tra- e Napoli ove Cardinos, marchesa di Pa- ri(. nutah. il. fino al Messina Leonardo la sop. cote in in fatto Calabria; di di e avea il Napoli a tarlo. aiu- lungo più anni, giunse Salerno, di ed Incomincia mare bella Isa- riunendo giorni Reggio a Galeotto, Mario in da 75 speso ed suo quelli che già passò avere (3). e il libro. forse (dove famiglia Italia un annodando provincie stampò d' descrive quale l' Italia, per sue 1548, la nel ec. corsa il Commentario pubblicò mostruose e più probabilmente, uno, e notabili cose vi Venezia, in della proteggerlo a solo qualche Lucrezia presso tolto avevano delle piacere in stanza dimora, da tanto di luoghi Posato altri in spezialmente e che abituale dipoi tanto o finalmente prese odiz. tS4f( a e. 32. NOTIZIS A.VIU ;poi di le Sardegna, composto il fatto qual avvenuto me accolto fu dai (al qualità • reame le Perego. Indi menta pravità ? : ec. di ediz. di Lucca (2) Ibid. a e. 2". (}) ibid. a e. 29. o. una a". di no, Mila- a più 1762. If^.Uiì ^ volle altre Né Valtellina Gio. lo \}e{,e fratelli GuiccÌ9r,do, M. della di erctj^c^ Tiranp come due Paolo Aon. ran|- men dai cavalier delle passò singolare (3) Muratori Pozzo Marignano, funebri)^ da i donila - Lugapp») ( al quale Dormo Sermoni Comroent. 941. dal pure intitola amico dei (i) come Piacenza a capitano inquisitore " da genero e. Quadrio, Marcantonio M. grande • Nicolo da Grotti, dal amici nella incontrò venne andò umanità con cari suoi come sicco il reina^ s")Iq, esser fu Pestalozza, che i ; . il marchese dove Stronzi Sforza Como, per ed ; tuto, bat- disaccordo lo Piacenza Da • Brianza^e vide accoglienze suo (2) Francia Cremona A ad che di battevano com- Muratori, Trecchi e che pel dal (1). ritorco Lombardia, e sig. Isabella manca la ricevettero • 1544 ornata, Chiavenna, e il traversò Pievi, dove a narrato dalla « da è la e Italiani, fu Mirandola sigg. Stanga albergato d' disciplina, e della conte di quello più parte di manco per fra la per di tosto Francese e dove Seravalle, a il Imperiale gli eserciti trovò fu volta lo presa l^iCocsica pec vedute, quali Indi Genova. a VITi, s' imbarcò Genova a 8UiM a prime e S]io zioni edi- Malacria, d'iialia vul. x k'. OAtÉNSfG lA "JiccoìflMagnano, dall' e \l\ LANDU astuto - e Frf- sagace (1)'.;'-^'' ?? gero 'èaifhmino Segilttaiidò''ir càntibnicà,fti Brescia a della catiìtaiio lo seco e il Afàdrticcio (3). La del I' orazione ^uivìdittiorafo l^antòva lozza Padova, a del perdita la colpito dalla VetiWià' j^gneHo 'lasciando 'riàte per per da entro r della (2) Ibid. (3) Ibid. a r. 33. Ò) Ibid. a e. 3ti. a 31. m e 30. a da Rodigino, giunse a Benedetto M. e ger pian- conobbe quivi stupende. in e non che dissemi- pazzie molte Egitto e. Ferrara, a Finalmeutc cose le Pesta- Celio di Mantova, credersi Commenlario lio Vigi- cielo; ebbe ove maestro fantasia, (i) e. Kovigo, il libro, non a a parte sua S. a fu alloggiato Africa, in in loda Mantova, dice cui se' accol- Bartolommeo M. (i). àYnbascJator di di suo fti in Trento, di, riprese il viaggio per moria dovè' r Aretino certo poi dute ve- giorno lo udì che alcun giurisperito. Da dì'qui e l'antivigilia, vi Lucia S. Musso compagnia ih il cortesemente di mattina poi come giuntovi che Mula casa, il Concilio aperto diresse; si colà trÒyò si sarebbe sua (2).Di sentendo Bergarho'e Crema, di S, Lucia in mesi quattro per da M.Antonio ove Val- di parte il ricevette éitlà volle dalla ispezie in il suo Oriente, potrebbe molto debba gio viaglavoro nevolmente ragioesser- di in vero e dette cose istorici de' qualità nel quanto de' novero de' danno al oratore fu ì in e città, grande Italia della die' fuori Nulla all' (i) oalln d*Ada etc. il restante è fatto nnl però all'ARnello IMiblilicava queat' venuto morte, sua dell'Agnello i.s^h, dalla nel sembra opuscolo delia che il Landò ove babilmente pro- sua vita. intorno le ostante Facchcro gli Oracoli Sferzn, nel abilaise sola godere rinvenire al la quel- la e cui come in dato della non l.sso di abitò, libri, ed di dedicò dedicatoria Htesio, nllimo e Agnello lettere, che condusse caie riinobri alle personaggi (1). Fu fosse cui de' suoi della anno in poi quietamente, letterati, più parte la però quale di emporio necessaria libertà bio, dub- Mantova, lettere sue in da di del avventura per dicazioni de- le verità. Benedetto M. duca casa varie da apparisce in pel indi voluto fu la alterasse o ben e quali senato familiare, spezialmente protettori, il Landò visse fra conto, nare: nomi- ragionevolmente dicesse protetto di le con di occorre pone e lasciano non Venezia In e libri, e le particolaritàdi che non ei che amici suoi suoi conto, che quelle a fatti circostanze descrivere, gli di con coi ; le con che persone uomini particolari libri suoi accade ad pienamente accenna; gli delle e altri negli che luoghi i concordano quali ai intorno dappoiché sua; narrazione questa VITA dice ei quanto dell'età cose le SULLA NOTIZIE X!L più i sermoni ad che momento altroTe. ARoslo retta i" di- ch« DI M. ricerche minute qui E venisse ogni per e alle nel silenzio boschi, in luce cui cessarono nuovi libri novella medesimo tempo il termine viver dalla qualche procurata, la ultima lettera una libro parte; (i)lQ e Une che in che le ai le cui ristampa lui stampate quest' questi ristampe ci medesimo al di rendemmo dal anno opere 59 o in questo de' 20 avesse di ra avventu- fino vita Gonzaga dopo Cataloghi. ingannali poiché cose Lucrezia a (1) ; 1552 fra e quel stato seguiteremo non opinione; costoro certi, che Noi secolo. del la protrasser ne udì a per videro, reputandola da non al 60 eglino che in ne esser alla apposta libro, suo se Senonchè suo. data venire più dover Tira- il tempo notato intorno vivo, uomo degli dal di né stimarono del costoro è d' come Landò, del man- remo appiglie- Zeno, tratto un a il desiderio pertanto ci pure Poggiali, i quali, dal e forza da ogni assoluta dallo quella seguitata a che Neil' noi congetture, cogna Ci- egli, via scrittori contemporanei, essendo ricorrere fessarci pro- comecché appagato, notizie, sicure di canza dal che con indarno. riuscisse diligenza que' regìt"tri mortuari. sig. Kmmanuele cortesia procurò pregatone, XXI rimanerci chiarissimo mt"Ita nostro in possiamo non della LANDÒ praticate grati al noi ORTENSIO Landò bre dicem- non la sue parve com- menoma venute il dopo fuori 1553 viventi, sua certo senza d' alto di novità la e che è ci anche de' il Regni di è fatto venuto se Il Tiraboschi il confutare vecchio tempo Agostino, dal frate fosse e che chiostro, vuoisi errore Ortensio (l) Neil' e dello avviso Poggiali che più tardi dalla ma ai fede altri due InUori nepiibbliclie — nel i nostro (1). a anche allo Landò un di s. disertasse, non pur cattolica. Del ((uale dall' della libro Vene/. do mo- primi eremitano ripeter l'origine con morto furono dell' ordine ed Goiferno del un comune il ; a chiaramente di o errore, diligentissimo, Zeno del lascia non vivo il e ro ve- pena ap- caso discorrendo 1561, parli d'un il quando a libro suo Landò, del scriver intender KUi il dello Ma da leggere scrittovi nel Sansovino, stampato di temporanei con- consultammo, che come nome, suo vita. sua libri molti nei il quando della vicende rono mena- ricordo facesse almen per frai alcuno avesse con che opinioni delle non un di molto letterati con singolarissimi stranezza che principali e libri rumore, gran che nostra, corrispondenza affare è Non appresso. maraviglia i tra il termine porre poco o intratteneva quale autore nome, 53 grande personaggi la al vita il uomo di più leggiero tuttavia fosse autore dubiteremo non della V il presentano non che indizio VITA SULLA NOTIZIE XXII del aver casata Governo iri(;i. 4. fuso con- Landò, do'llc- DI M. LAKDU ORTK9I.SI0 XXIII l'orsi*suuii'un!«aDguinei,GcrcniiaeBassiano,e l' dal- essersi Kti, attribuito fecero come Sisto alcune come credesi, da vedute ni^ Landò Geremia, da nissuno. non fu apostata vivente, cbe spetto. Nei libri dalla penna, sua alle mozzo letti paradossi luojrhi (1) romana ?" ascetiche, cose dei fra molti vissuti e o la cavalleresche; animo certo con della pretesa nel il apostasia dall' 1825 quale asserisce, (i) Ragion, di un del inglese senza cavaliere, e ne, preda- lettere vadere in- vollero argomenti se vuoisi, Landò è Tommaso adduiue ailrove. ligiosi re- avea ortodosso. però cati edu- che leggende e che men di scrisse che leggerezza con chiesa alla quell' età poesie novelle, scritto o delle medesima penna dì- suoi ai e iu seguir l'esempio altrui, trattando il campo con di vezzo anzi che ; volta che studio nello usciti s' incontra contemporanei, i suoi sO' protestarsi in più alcuna fece tolica, cat- il neppure riverente e se non moda per E sio Orten- religione eresia di lascia ». cbe opinioni osservante vero • è passo un di suo lette indubitamente accusa non non dalla sono strane sue forse corse non giustiiìchiV che il sotto Certo ne u teologia scritte, ma mai GesnerOy pone di latine opere lui n"S ultimo quale nome del prosecutori i il senese, lui, il fatto ed i libri di que- a rato nar- amorose ma Il stato non fatta tuto ripe- Uoscoe, veruna • - " nativo dottrina di il il Landò il dubbio della in stanza papali, avrebbe potuto contrade, da e e avrebber di protezione di comune né la voluto, di e con eretici il Muzio che piccoli avrebbe non degli sentir rettamente leggersi Muzio 2 TbomM ? carte che in (al questi gli (t) come altri indirizza che Tiil. su in al aveva RtMcoe, 393. da materia Landò, la caccia scritto llaliau che guisa voce di non religione, ft dandogli — lo amico, risposta NuToUtl agli lettere, da il che lettera una in nati. domi- lei come in di ; vesse e' vi- da per sé fossero nulla eh' eretico, nella proposito quali i d' intrattenere luogo rigettato pur faceva faceva corrispondenza denunziatolo ma paesi allora dinali, car- credenza dubbia tollerato ne' grandi, e amichevole seco di stati e aver neppur avrebbe tranquillamente E ma uomo inquisizione gli essergli larghi che aiuto, un percorrerne cattolicissimi, non tolica, cat- sicura poi vescovi da protetto personaggi non nato eccettuati non tre men- fede in Italia,né carezzato Se dalla apostasia indi le tiamo, ripe- lo solamente pur trovato liberamente la in Germania, avrebbe non martirio, fondamento. fosse sua paese Quest'accusa, ». menomo viveva suo soprastante ritirarsi (1) Lutero ha non del nel abbracciò il abbandonò « la paura per che e il Landò che prova, VITA SULLA NOTIZIE XXIV ad altra lode London, di i"2" in materie queste facilità, soverchia di Né tuttociò con Landò, del talvolta e che chiesa; di tempi dei condannarsi, dell'indole e confessare che che libri, va in essi da e però confutarsi o primo fu dominato continue Odone, una strana maniera più a sempre darà che delle dalla ebbe 6ontradizioni. a e dire contcmptn- paradossali opinioni, stesso nel in bizzarrie mania mico ne- di studi; lo se o di molti ilpii'i gran essere disciplinarnm ac natura Autore che accanitamente, nel questa ogni delle Sostenitore ». di e all' linguae, più d'imaginare. di ragione scrittore, convien la ebbe vantandosi dimostrò graecae delle di l'apostasia facendo dello il Landò lettere, lascia di l' del- trascorsi riprovarsi scritture caratlere sia dato delle si delle del d'uomo rem degli licenza a inferirne lecito é chie mac- parte dai da comecché qualità Dalla • che malvagità a postutto di persone fede. dalla tale al non le attribuite essere che e maniera, questa anziché quella età, ; venerabili, molta a vi si non cose rispettate s' incontri non che ; di comuni vogliono animo, paradossi, ne' libri nei vogliamo avvertire, siffatte, siccome scrittori che dire proposito sieno bensì questo rilassatezza. irriverenza vi sempre di vorrem con riprendere vorrà o libero Tìraboschi, il anche niuno ispezie in e qualche parli VITA ragione argomentò a come che SULLA WOTIZIE XXTI del la facoltà libro luce: del simo, medeche suo che an- vello cer- paradosso, Scrittore di molti e DI M. opuscoli quasi che la sempre discuoprire; Spesso di di cervello l' epiteto di di parla del più che senza di mini. brutto diverso altramente è da fa nemico. acerrimo il vero n comprendere umoristi libri, sopra guidati dal quasi i ; non meta Cosi lo quali, cui infatti a strada poco hanno pinture dibrobrio ob- d'un penna si arriverebbe mi coltissivoluto avessero a fra come vero, è raro di fecero libri scopo, solo il Landò ; ma anche schiera quella senza e determinata giungere, brutte personaggi cervello dir uo" ritraessero cinquecento somigli nia sma- amico. regola senza proprio chi hanno a nel che solita esse scrittore, egli appartiene Come lia ed Nel maggiore dalla gentildonne familiare per gnoso sde- più degli di non tanti come la delle se la metà, amabili tante certo per neppure tenerlo E trove al- mai. comune uscire potrebbero non fosse credere suo incostante, e per scelto al il uomo che dal lui mentre ; sé, tali, che di da pazzo esagerava, comparire Né e più V aggettivo talvolta dell' deforme dubbio sene confessar- nome dà o posteriore. costantissimo come e cli'ei di sé suo con presso di anche e collerico, del e al fu che o conoscere scrittura a|;gìugnere accademico; nome, manca qualche nome per suo doverlo a non Tranquillo, XXVH medesimo tempo chiave in usa nel oppure autore il senza sempre lascia supposto, uno LANDÒ ORTENSIO da questi non tastici fan- quelli che battere, né che s' incontrino. comune fra \onì il l' Aretino, di stile suo ,' dato nella « suoi forma nelle ma nel uomo • perciocché - secondo la « mente Ma ci toscano, quello che in fatto venne di che gravi o galvochò vincendo studi a è parte (i) ncdicazionn (3) tUfì libro stesso, all' umano d' utile, come della vasta parlo qui dalla non addietro scuno cia- propria era che di tale, cario si i gliono vo- vera lità, uti- Pure sic" dirsi, paradoitHÌ. n opere consentirgli suol do' bri. li- Ma sapere. I. dizione eru- ni cognizio- memoria. riescano . utilmente posteri da • che i suoi meditazioni che cose citato ai (2) altri delle Landò lunghe aggiungano o come scriver del so le e la più condotto quella e severi di meno natura; gli usare il corredo meritevoli più è potuto sola- non supera fornito, lasciare era scrivendo testimonianza mercè e più e fanno ac- poco prosatore è lo lettere, essere paragonargli, coi parlare pareva, d' ma molte solenne un certo l'ingegno, lui il Landò di che Avrebhe di ma essersi lìngua volgare a letta al- Sansovino di lingua, sua Il ». vero della cose curato; • (1) amici che .... di solito era manca non toscanamente che familiari chiama non di che an- Landò. evidenza certa una di scriver « ma parte egli confessa d' altra cura « - di originalità,e del dire purgato, ciò ; ma ec. vuoisi è non VITA il Doni Folengo, più ragione con Il SULLA NOTIZIE XXVIII \\|l. anche DI il diletto, da dispregiare alcune al cosi delle ORTENSIO ne pare le LANDÒ che varie riuscire parte sott* passiamo un catalogo che di grata ed occhio, a il dirne più lettura m^ noi tulio Landò, anche possano esaminatele e di cevole pia- avuta con ftartitamente, possibile al del Avendone '^'^1^^J^^?^~^' V siano scritture trattenimento. più XXIX non crediamo quali d'oggi di M. esatto. done tessen- la ligenza, di- :uj,hi lii.'i'ió uim-liiìOM I *KHK(ArA:i OPERE DELLE CATALOGO DI ORTENSIO MESSER LlICERO UELEGATUS phium. * Sono tondo. in 153i 80 1533, elle fatta runa dal poi e seconda una finalmente Berolini. Il 1718. Gio. in dedicò Landò del Vorst che che non io porta stesso in in 8. de 356 ) 1534, anno Lipsia da chele Mi- Seguitarono 1536 1539 Venezia G. A. del X. stampatore, di — Milano 8. in 8. tro die- Dornmeyer Latinitate in selecta ete, 8. questo trovare la suo primo leggendo qualche tormentava. né di stente Insussi- Ginguenè. Sessa, cura Trivulzio, acciocché potesse per P altra di nome ristampa di tenendo ), ambedue eie. per in dello Venezia, in senza quella libro al (ìry- carattere slampalc dal ristampe due Sessa Napoli di Taitra Seb. apiid relegatus noia una ( Panzer Biutim ( Cicero in da e edizioitc solo citasi susseguila fu numerale prima del quella Lugduni, REVOCATUS. 8. pagg. Questa CICERO ET festivissimi. Dìalugi LANDÒ La data nò opuscolo breve la lettera ponio Pom- facete queste sollievo a in razioni, nar- una di sottoscrizione, lattia ma- dedica, ha per le inleslalura essendo r opinione cit il libercolo nel scritti ) è di* salutem evidente per (Paradosso XXX). spiritosamente e interlocutori,dopo diversi quali Ma interpetrare amicus elegantemente del primo l'Aleandro. fu confessione la sua quali attribuire fecero Landò del sia dialoghi due Sono (o le ; debbansi che anonymus riscontri,oltre mille è D. S. spiegate, più probabile che : e — A. scrittori, fral quali Horlensius — H. erroneamente diversi a OPERE lettere quattro state il libro per DELLE CATALOGO XXXII , sentenziano debba che poi, crudele sentenza rientra che annunziò tradittoric tosto si rivolse, forse dialoghi del ; alle fuor di proposito, fatto sulle spalle dato quante minacele » sol scopersi )• na M sceleragini sue: » bravata u zollo,- "• tato "• tlrmi » furono • fllzando " ghi periodi t" torrei » di che mi che di 1 due faceti che scrisse gran briga per anche fatte quando latino pardi fa nell'epistola la ) il mi scornon dottri- poca le ma molte quattro molte per e beile saettarmi nuncupatoria osservazioni cinque anni clausole ; benché di ? et tessendo poi avessero Nibra- inghiotaltri vi in- consumnrno e gran Mario egli minacciò Tulliane sue quella leggere fc' si furiosamente mia per curdovese; le con già in Tulliane contro ( Cicerone mi anchor rumano un dialogo che , havrebbe non Nizolio al con- tato atten- irreligioso Troppo fussero mi qulstioni le quello « scioperato questo Landò, essendomi non mio col del Osservazioni ecco paradosso. tamente onora- scherzo un fronte e Milano questi fra e qual XXX nel Landò parve ingiusta in per in posta lettera smania sua la Nel trionfo Questo paradossi^ pei e la ciceroniani, ai una 1534. del gennaio in esilio. Cicerone e ; sue, opere in fattene, cancellala è dell' e mandato difese le richiamato, di Cicerone esser sentite secondo il 1 di i difetti enumerati aver de' lon- pietà dal Poggiali di Lucae, — Francofurli ; eseguila di dell'opere dietro compilati B. C. ) spende » rivendicare Aonio verità in noi Il Filalcte ) nel luogo di allora d' ogni Landò deve ai che stampale Questi ron banuaiiinu molla per le dal attribuite sia che stata scitata, su- ca fati- molta dialoghi furono t-i fallo dove Buonvisi, titolo $e degli Lucca i idioma proprio librello dei il ed buoni ; gli frullò Lucchesi si Italiani assai; imitare sapesse yuie chesi, luc- e di piacevole esile del dialogizzando costumi nei nome milanesi vicinanze ove n' è questo nel questo trattenimento delle villa nulle lode ebbe personaggi lettura Parma In lu- scritto senza e piacevole scrivere che aggiungere di signilìcano avere mai forclanc meglio che latini di controversia, chi i diversi La provincia. sembra .scrittori duta cre- dominii sua quale rimane Porci rivista in della e prefazione sua di da nitri con appartenente passarono nella : del conto ( I.ando dal Zeno, iniziali noi detta a a le magnifici merito questioni delle libro e campo. rendervisi dal il sappiamo del assai il sotto della trionfalmente padrone catalogo apostasia secondo brano Paleario non egli celato che Quaestiones ad volgo chita arric- infondatamente cives Landò al Forcianae « ( L. un stampa ri- autore. Montecatini Battista censis D. ed un aveva dell' tanto editore, M. in 4.: incompleti ne favola nostro moderno M. Jo. « del carico Questo J. detto dagli agostiniani, diserzione a la pure con l'altro che 1763 Justi, Landò e quello accetta si quale T una fu quella poi accuratezza, del vita lui; di UlUraa Jacobi bastevole con breve una 8 1616. lypographia ex OPEItE DELLE CATALOGO X\XIV si e role pa- Cerali, 1783. rifalli in - tratta Le de pessima due lutti giorunle i coglumi poesia del liana ita- porla che in le città In 8. Italia de senz' darlno, che ad del uso 8l mostrò di più altro loco a data altra onde libro, della iea, « sona "" città di di questo Erasmo, morto Basilea, stampatori "" smo. « lalcthes « sione « Scopertasi « dialogo fosse un •t Eroldo noto per pe, se H Bassiano « re, « poi la •t sita « dedicò a dell'ottavo (I) varie medico di un' BRASMi Batavorum. impetuosa Basilea, e di che con Roth. no3 Padova; etc. e diceria de' fu dell'opere Opera, curante Gio. Basilio alle autor di in stam- più nel esso pubblica e 1541 univer- a' quali ristampata, d'Erasmo ope- Bologna, magistrati, lo. del sopramentovato conlra nella profes- autore date greche ultimamente tomo esso lettere invito che lui col anch' di Pht- Martinengo. Laudi, da d'Kra- di nome medico casa equivoco per in ii essa ugli l'esequie notizia opere in 1536 Fortunato di la per- intendere ad sotto Basi- per contro libro nel avutasi medico prese dar celò ed medicina recitò lucem in luglio 12 ai conte cosa Laudi, « rarità. funus, 1S40 dichiarandosi l' opera già professore di avere piccola dialogo suo con si Utopia, la come può non anno esso li ciò e che L'autore dedicò del primo primum celcbravansi che « '( in stampare ex del non nuuc il Landò fece « per 15^0. Basilcac Passando « Landò del Kotherodami dialogus lepidissimus editus. sua ERASMI UKSIDEKII IN (Ine poesia lingua latina;e opuscolo ii suo quello che merito si in Ban- di libretto della il testo II poeta l'operetta tradurre 1556. iogliono. Ma altro conoscitore troncò ne carte. qualche nel volgo, ii usar 33 di XXXV L4NDO loco a ; publlcò appena secondo ORTENSIO M. DI in (1); clerico. la flne chia- Lugtluui CATALOGO XXXVI « mando « cioè « del « bello « è in del falso Infamatorio Così dal Poggiali ( I. 189 già detto dal fecero che il ripetere il non pure Eroldo, noi pure capitò ci mal i quali articoli dò, Lan- dizionario. di Ortensio deve che A larità partico- nissune satirico e sententie fuori di essere Gioanni PuUon comune da non opra due in " del luce, in venute piacevole, che Lione, in celebre che fatto ec. agli 11 Bayle occhio, novellamente dotta, men ha Moreri opuscolo cioè, PARADOSSI parere non rarità. comune non verità per non aggiungere sotl* di li- ». sno questo a amante aspetto il che FonlanìnI, di Philatethem cioè In ) il quale nel è dato non vero copiare Erasmo, riguardo che calunnioso, alieno totalmente dialogo quel e già non Philopoerdem ma vero, mettendo e OPERE Landò Bassiano essa amante DELLE parti Trino. parata. se- 15*3 8. • edlz. Prima originalità e la col da registro Questo fu lingua italiana di quanti forse del mondo, comune da parere. della deformità L' autore tal un dedicò fece quale Per consiste dice esemplo ; bellezza, la il trenta strane titolo, della della dell'opera dls- non e gionamenti ra- solì- matti cose del fuori migliore prigionia parte rumore in alcuni esser l'ignoranza la prima maggior libertà briosa come * pubblicasse artillzio, le più certo appunto ricchezza, della che con le sopra quaderni. il Landò esso cui numerazione, che si sostengono una ed quello pregio senza tutti O, in II carte scrisse: ne con accompagnati 112 libro e dove scritti A il primo in suii di rotondo, carattere danno bellezza si compone ristan)pe: ma la bel in eseguita la vertà po- dottrina, la libertà ctc. al Madruc- M. ni do (Il Trento vcsroto di vescovo Lione, ma nne In che t"n»iU9; che (letto ed in ne fa In a con due il ciolo Caracdata in |«erò SVISNKTROH dicono ludrbat Jh"r- Mascranico M. • Tranquillo v\oè m ai tori let- L. M. O. M. cliiamavasi come di si levue suo l'aulore milanese, o lettere Paulo essere sapere Maria parole di avviso un Cola rovescio a XXXVII Il nome queste prese medico Landò l' altra sopraimume per LAND» sottoscritte. libro del ; Catania, non TABKDVL, "T ORTK.'fSIO Ori. qualche viilla. paradossi I itH\ ed colpito che crediamo, (he trovisi della anche di Il nome del torchi scorrezioni fatte e di liberi,e più ciava fu di di abene, la Landò accorgemmo vanagloria quella Arriv ci la che Venezia che vi il aggiunse Confutazione quale Cornino carta piene di tante ma dei noteremo Ventura in 1563 Une nei cancellato stampatore altra di punti un^ V tac-i ediz.i tispizio fron- apposito Per no so- slampatore| dallo sotto. si Quarta con rl- originale terio, dove paradotsi, qui pure anche esservi nel a tissime somiglian- colla integre stra mo- Messe patriziato veneziano. fatta dei in stento. poi ventesimo paradosso del periodo solo trovammo peratore l' im- bruttissima carallere, le no porta- volta essere Confrontatele Lione, sono si veggono medesimo diverse. ediz. stampa col a ben- fatte sono fanno che vi scorre non che alcuna e quello detto servirono logori^ dell' ai- A»anio, llbrelli edlz. no" per Bartolomeo che senta stemma, alcuni due caralleri lo Vinegia insegna Lodovico di si Queste dall'altra l'una sronlro ad abbreviature, l'occhio e forse con ed di Farri, volte le era bottega Gio. primo. trivialissima, che di data quella con In fronte che etc. ma fulmine, dal loro colla ambedue 8. stampatore, dello me in 1645 ivi ristampati furono opera dei ultimo remo di- Bergamo ri- e nel produsse spurgandola fine la né l'Halm ridotto giacché se però che il facesse, dissero paradossi i trenta volume, e' venisse li ridusse K latina libro nella nel anteriori, le Lyon, de Paradoxe — quali, Jean par {allo,dA"^ colpa n'ebbe poco appresso parole furono se a in Tournes, cantre in due fu si come Verdier: du publicò In Parigi di traduzione qu"'ill così i (Questo leggo., scrisse di coi propri è fra ed non In comune all' abate questo lti53 Carlo torchi imitaKione una paradossi dei alcune (Etienne) Stefano del Landò, notale ristampe o i presso francesi. degnissimo umore nel venticinque hbro piacere, un che ridotti ebbero cataloghisti con e in titolo , nel il che col 8. ; sioni ver- stampato in — un rimasero bensì 1541$. lettre» le* nella' publicale, francese qy^u «. stampate accennerebbero tradotto paradosso terzo scandalo e c^ts} l'originalo ^q.' bibliografi. Troviamo al ignote dello quali 1K45 innanzi ancbe stamparne franzese Le ». publicato allatto di Caracciolo al tradotti in J'ran'^r"" avea maggior la lingua li tradusse a paradossi, parlando die racconta n Scey deliberazione in Confutazione quelli, di questi di dedica sua Maurizio amico alcuni » nella il Landò il suo nella stato ...,., Racconta cese j come sarebbe numero completalo. che zione atten- quando il secondo publicato avesse sembra non diciassette a ieggesi posero non etc, Poggiali il pandone stam- e appunto come parola allaqual LandOj del modo, suo a parte, prima il Ventura avere l'opera quarto^ raffazzonandola e volume: al né in 1594 solo In pelle"oi"ìè:rk CATxutGo \sxviu quelli che tanta stranezza ingegno. d'essere Alessandro tuttora possono vicn airratellato GInvio lavoro, benedicendo fatto Doni, Il una i leggersi di cito col era un Landò, lettera signori gervi scor- in de lo- veneziani Di clic ne d'altrui» onorevoli « cnnfularc paradossi 1 Landò «lesso (l). Ma vomcnte Senza * Se in composta Questa in data, alcuna è slampa stampatore, frontlspiclo lo cielo a dei Paradossi dalla rono mo di che per medesima in citò quando e questo libro la si però che lume, volume. quale stampò È ristampa, In altro un Venezia nel 1563. il Roscoe Scrive deviò cadute addosso per confutarsi Doni. Lettere, Qual tipi, accennam* come Avanso, due le 0|"erette la data è vi nezia Ve- nel vo- ogni cogniiione alcuna, una l'Arrivabene che ma lui da Paradossi di secondo fece ne preciso notala Vcneiia,e nostra ne usi-i- avente nota edii. deve stampali in * ( Italian l' impeto Landò col dei del fu a senza due non che quella volumetto all'edizione unirsi (t) cioè mine ful- Lodovico non in dal Poggiali conte probabilitàIn quell'anno. 6ola che spesso Il nel ili45. e di porta confutacione di quella nota nelle 1544 questa vendette 1K45: del ma eguaglianza che solo un distinta. colpito nel stamperia, avventura riunite Veneiia forse fu sopra, duo- qualunque vedesl eguale quelli tanto che certi fa di alla perfetta aggiunto Si'gno, orationi dell'alloro in lo era Paradossi dell'anno: e che fatte dovca 8. stemma sereno, che seguente. de tre mancante città,dello capricci accanitamente, libfo del CONFUTATIONE de' quello appunto il volume publicò che «cagliandosi e biasimatori farlo e XXXÌ\ sUmpa, degli aiocciii )fl caterva « LANDÒ la permesso avcatio (oiltro OltTBNilO M. causa delle critiche delle rabbiosamente ediz. NoveUst 1S4S. sue di carta I. che e. ) CXVì, il sarebbongli straneize, per che se e stesso. sto que- Ed CATALOGO XL più il Intero violenza del siile Nello dovette si si mandarsele dice Ma Sferza frenetico « a « si ; si « con M scritti scrivere slette gli poi rabbia del ( Milza Ànrelio stemma e modi dar legge libretto dello Doni a M. fu che che « le fosse i Paradossi. volume ei nella spirito uno si huniorc, di diede parados- confutargli a puose a ove accetti eloquenza che già che in di Fava nella stati, governare eie. Vene- forxe preno 8. stampalo del lellere queir l'editore Eutopia, senatori a forma delle (;ieroiilmo di reputiamo della da nuovamente statnpalorema Ì5ÌS ediz. stampate ) dell' isola nuovi nome colla Mirandola, replolica governo pclla eguaglianza Il La Pincio) Raro che an- » popoli, regger fosse accennalo furono canina e cosi confessato un eh' molto, avesse. si vede quale I"onl passati Tommaso. ritrovata, 24 p, prime. uno speranza maninconico anni ntinore non MORO ' da gli della le a soscrizionc chiaramente ( ti, avan- le che senza nella quanto legge tanto è quasi diretta è più mosso né prima libro, il queslo ove « alla contessa Confutazione la gradita lia Gonzaga Ippolita donna é che dedica, nella sta que- assomigliano si questo e ; con quanto opere conoscere entrambe di r autore due le poi, strane quasi dossi, para- all'altro,arrivò estremo un proposizioni scrivere che da nel Anzi andò tanta con stampate Landò Il vergli scri- osato ove l'autore. ingiuria confutare, passando che questo, a le opinioni ne se avrebbe non eguale combattute tanto roga libro un sono e nemico accanilo contro OPERE DELLE di carallcre Seneca tradotte volume, racconta Plnclo e che dello dal stesso.* nell'anno arlclice questo dal e dolo dedican- essendogli glna al Venezia, Il del Bari. Cesano, diresse, Landò mcniario e al é Terxa senza dedicazione. tutte 1834, QuinU '^^^^^^ 8. in iti 1^ aMra Ivi. Quarta, sottoscriversi,il però ed Rangone, Lodovico Co. fatta 1833. 1869: senza seconda iS80. pózzo. stampatore fii ricopISita pa" nella riga, per Ivi, BarHelto, ultima, ed ) èti» bi allea segno di nome senza rfga pagina, per Venezia, di qaali è delle (l'iillima Ò^Kriu DBLtE CAtALOGd %Un il co. catalogo a * che dente l' Asia lia per lavori che sta Ulogo che sta al « la Il catalogo « tensio non PI luiomiiii di del bizzarre nato e detto L. presente tera let- una dice apologia di M. per Uopo Or- Catalogo » finzioni. rette (di- DONNE quali chiaramente oloquentia inferiori. In tranquillo.», VALOROSE MOLTE ) nollo nù esser brieve « solite suo donne il Horlen- autor O. M. ca- ROTVA lo di al (Ine Morra Cementarlo l'autore per delle LRITERE a la leggesl Landò una Nicolò mansuetudine naturale sua mo credia- poi In est — cervello constantlssiino dal suona di che fine In allora etc. lo e l'Ita- SVISNETROH, rovescio oltre -»-: • io al cadutegli ac- ospitarono fantasia. SVDNAL, e\l- abbandona viaggiatore colla soltanto letto gius Landus il 1' AtTrica per scritto che cioè però k" che è veramente cose suoi viaggio un bizzarrie^ nioMe racconta amici e descrive a mezzo se, novera Quando aiutarono. TSE di parla e comentario ti» Italia,dove, l' per traduzioni. conosciamo ne questo tn autore L' Non Luzago. Batl. Gio. n(^ di Vioogia, Gabriel appare dottrina Giolito. olii ìòìS 8. * lore Sione. Il libro ò diretto Inglese a Venezia, In alcuni a esemplari Sigismondo con Rovello .iinhnioia- senz.i sotloscrl. fine Tanno 1840. lettera vi è in * ,8lef"»e, di te — studio rcviste; Cìiolito. n^gia, (jabriel * Sono 161 Questa ha essendo l'BjMO, publicarne Il la scritti la per volume, in il litolodi dell* sul è però ' né con raccoUo aver in leggonsi scritto avviso di editore nominato dall' Aretino Parabosco, libko fronlispizio di che sm- fece. non vedesi sonetti piccolo un della pagine perù ca. bian- esser copia intrapresa sua dal deve precisa ma certi in Dolce, Anzi sovino. dedica: di lettera Vi- succedono quali die che non suiuhio corrette. disegno lo cun 8. alle stalo Landò del dal alle secondo, griiiidi lodi ituesto un"i testa forse un nonte sotto è in iu 1549 l' ultima ristampa rlfcrita, ed luoghi numerate, carte sette, contandovi altre molti ìd " " stampale nuovo dal e line San- Ialino, il gri- in . di raqtna. ii !!iifj,.ìius che da é penna, sua sentenza. e del modi 'ed n confronto da quelle .fallo del ? tu cui loro tante da il cose suasione per- Ter- il erano quale della fattura scrittori, sostenere l' opposta di del opere da slese scambio in lecilc, putelle e però probabilmente lollerassero loro, Landò, lui non non quest'uso quel e stile dello fra lettere furono : cate publi- moderni altre colle volentieri : di essere rassomiglianza genlildonnc nome l' parte i queste tutte elleno a eletto olire gran tulli medesime tante che senza in fattone le die dicono ntoliu e publicate vescovo riuscirebbe di sudore egli lettere queste grandissima La letifere queste ...v accolla dilllcile troppo mollo averle Siene Ortensio e che credere far assieme Raverta Qllayiano L'opinione vorrebl"e mettere aggiungendovisi denaro, ne d'Italia, paesi diversi dai nel spendesse Landò Jl Pestalozza Bartolomeo glone secolo, sembrare CATALOGO XLIV che tura, del delie libri ; conversazione La tanza e ca del t suoi fuori che quelle delle e allorquando del concepire le fa I figli, o del 6 tempo, degli antichi runa eguale e SERMONI in 30 Sono il data clu! si vi sono mollo ricopiano storia Clara in edizione delie mi ebbero animali. ctc. parto^ etc. ridondarao tori collet- dai registrammo, varii della e Si difìlcilmenlc. ulteriori de modi letteratura assai i se- (|onpe:co« sul ricercato che sono ii soggetto possa della poco spesso singo» de'ftiobiii non lutti curiose Kiminaida studio gre" profonde dell'allattare non non diversi 15i8 • vita Mamma FUNEBRI de morte intima libri,e trovasi l'altra come pregio sieno regole utilità pello di poco non da stuccato abbastanza fa che epistolario, benché notevole dalla impor» spargere sono lette; e parlare sulle altre Questo storia però delia cose e lettere queste di esser me rire, od in quali l'autore greti muliebri e suol lettere resterà soleva Alcune proposito. meritare lari per altri mediocre mitologia ii Landò che di che di esempi scritti, ma di furono da i soggetti delle studioso incessanti romana, maggior carteggi rileviamo riuscirà libro peir odierno quelli la esse. con lettura congel* procedere strano che questi attinse egli certo e lo protettrici^come e Questa vedere di aatrici fìnte amiche sue dal avvalora si libertà. ragionevolmente spiega Landò, parte ammissibile ed geniale una OPEBK DELLE di sono ristampe. authori nella Yinegia, Gabriel lito. Gio- 8. carte numerate frontispizio del simili runa da la e dedica. m»ro duo nella divisione coli' altra sol un edizioni In dello ambedue lato, Sotto presovi com- questa diverse, ben- pagine che le stampe, dilfereuli infl è la esemplari di che libretto Faceto dello nume sia la non nel frontispizio ) animali del di fatta la voglia la per tt ) (0 11 Landò di iteiiodctlo glio » Rppubiira famiglia di rIoche/za scrittori mercanti ed perchè importantissimi anco della che nome e la di da del casa questi cristianità, che Oeuvres lavoro suo qu' dalla Dura une ga ca- di Man» uè avea che quel da Tiiioga, gli invia alleggerire il trava* dei del in è (edesco otti- della Governo alla celeberrima banchi principale Rabelais, stampò da tratfìci et Fuggeri che An- venne e cortesie possa avea de Thierry Venezia dil'atto costui Appartenne quel da reduce essendo il ; cesco Fran- vertion une stato stani» Canler, 1S90 delle era Si francesi latino ambasciatore ove libercolo città d' Europa ulta appeler degli calaloglii. in nel fiarezxi, da di dal Sermoni anno culragglunta e falso rilevarsi lingraxiato Augusta, », dai l'altra nome meno deir traduzioni al Fucchero Agnello accolto delli « s' scrive faceto il (a ediz. Pontouv, Leida in averlo timainiuito questo due senza Consigli ai Francia in 1 moins doH on in leggo ti varietà olandese, Guglielmo volta prima ricevalo medesima può come tradurre di dopo della (sotto letterato e unirsi di Claudio da qu' tova, Bornio, 1SS9 Venezia in componimenti, Thimophille un (1), Genova e deve volte d' Amboise ad da stampe colla 1622 che spesse analoghi una nel e Firenzuola pure parono che Fucchero a 1S58 nel edizione stessa volumetto un le ristampato fu stampatore che in ambe nelle e dedica Alberti delli Nicolo s. di Iacopo Giovati s. tiloii dei * "K49. l'anno Il al di alcuni Une al inUirlzzata XLV la lettera diversa all'avere nell'altra e LANDÒ disposiiione nella iniziali,oltre ili una ORTENSIU M. DI nelle Augusta. ricordata li chiama lii.pag. prima La da i più 4 ediz. infl" molti ricchi ii4i. perveriion « di col ciò per celarsi In di M. di Anonimo aggiunta frontispizio 36 Sono diretta róodertti e allo studio del segno in 1550 dello nome senza simo medé- dette stampatóre stefnnia pozuo, 8. dedicatoria La data senza del ambasciatore Agnello Benedetto S. al antichi essorlatìone numerate. carte ; è dal col ) non il Landò stato quale ma Àrrivabene deW e ; giacché publico, alla Vinegia. ( lettere. scrittore dell'opera. Vtopia una libro bizzarria essere SCRITTORI DE aver al delio al ) scrive 479 p. l'autore SFERZA faccia non fine semplice per in veramente persona LA * solilo al di in difesa in nome ( Cataloghi altrove stampò esso, sue d' autore nome fingendo Landò, nelks Af onnaye senza sono il suo secondo ma sul Verdier. con comune apologia un' du del anzi fronllspizlo; nulla al La Sermoni undici Quesll sul crediamo biblioteca alla noie se « OP^RE D^LLE CATALOGO XLVI e duca * di IManlova Venezia. a Curioso libretto scienze, accompagnandolo principali a questo della di » io Se ecco che santo moderni. Però, lode delie avviso in futazione con- Parlando 24 carta loro glasse dere succe- Picco ed quella. Sferza, nella tidoto an- come fa teltere In delje e Galeotto a suo control l' autore scritto avea dice cosa qucslo in lettere invettive dedicato discorso, un ciò delle spropositare, suo Mirandola, di e il sostiene molle con anticbl scrittoti alla Sferza conte inutilità della paradosso favorito il Landò quale nel del tergo. continuo . '» M / M agli avanti stia d* scritto liBVrcbbc occhi -, che voi . ... Landò Ortensio tante credete fanfaluche? rgli vuole havesse mai poetare no quella alll giorni che scrillc alcuna bc- passati non le (lata ) cerio «Hr » però V luslreotR oè » cordi » parole: » proprie, » chiare, '" crede M vera » il che legge, rime et eloquenza cervello ndla scendi sua Qiia oratore di suo poesie in mai Sferza DI bresciano (del quale nel stampò In ìùiO dodicesimo, irifiìiii gondovlsl in un et de' col einterponemlovisi quasi (^one delle stesse cose dai DE ORACOLI come MODERNI di donne, ne' la In ne troviamo non Raimondi caccie), sulle Gervasio : » Annisl ove aggi un» del la scrittura nuove, periodi stessi principio ambedue I si quali, unita si che e coni» d* hno- si vede tutta scrittori molti Giolito. 1550 ili». ' Alla carta B7 flniscono gli oracoli le libri. INGEGNI fra che phìloftophiamorale, gì leggeva. Yinetia, Gabriel »pAi!sa ette Sferza detta della iatirici tutta, colli parole che « né nominarlo libro titolo \di»corsl tempo. rislan)pe presso frasi, cominciando medesime mini Venezia venne vedemmo Eugenio autore noto un libretto ierittori tS riportata Landi) si ha fu lo chia- non del senza plagio, il Cre" » ne ebbe non della dunque d'Italia raccolte li gli rissani anche neppure chi bibliografo, nlun e tante questo ed lo pur intieri cognizione rime mancò non prò. nobiltà Landò del ; ma suo da notato delle nissune traduzioni di el parrebbe poesia; nostra a libro nissun in le sieno che Iddio di et qual qua! 1 fonti con- arie, peregrine, parole della Ma d' sa né che o losche, non aogno serba non voci bevuto Hata in pur prose, et quali Corona poeta. e Questa facesse Dalle « che preghiamo qualche scrivesse olire : d*aver ma : ». mal le sordide, pazzarello il vide sentenze, Iraslale le quai di sieno le quai et é qua! sa non UV|I dUlenda che o povero ; non d'Elicona, pendici numero, » egli che lo sono LAKDO OUTIiKSIO M. e ne seguono cioè 5 ; ailre I' anima di scialore da Bassano, O. M. concetti molle delle dalla uscissero nò ristampe 66 Sono quest' nella forma sono diretti e non al quello In cui VITA da si In passaggi Thendoro 155U assai in del riosi cu- ebbe valse si I (ratei li da in sonoeguali ragionamenti a tenta Viva, * tradotti. lutti di nome vari Inleramente di di persuadere dissuadere, e liberi, specialmente a il nome d' Acqua scritti vuol segnu legge che Matteo essere si al l'Arrivabene storiale. ne autori, 8. Landò, Brigodo farsi a vi non in quello frate. ER.M01)OROALIì:SSANI)R!NO Cipriano volpar lingua pozzo. uno Doroleo BEATO in quali si discorsi evidente diversi Zuamniaria e Andrea susseguente esorta DEL più non Vinegia, ristampati brevi sia il dei mancano né Landò. cui dei Landò, a lungo un uno de Torse Bev. M. ventisei del del maiuscole mai autori,benché fattura Pietro caratteri nelle e furono Sono è non delie (Ine in alcunealtre ed opera cbe ). 1550, in carte, cui dei attribuite (ine in legge faceti. che stampatori degli Sabbio» libro del risposte penna ( Àrrwabene pozzo ' sta Te- autore FAMILIARI dotti meno del un'altra traduzioni. RAGIONAMENTI non amba- Bartolomeo essere sì quali opuscolo, Questo che né da sentenziose e persone catalogo. lettore manifesta ne Ed 1530. giugno d'Ada dell' casa e * L. Sono 20 studioso allo scritta lettera il Mantova registro, Agosto al S. dalla scritta Veneila, di col una é dedicato Il libro bfònca. lettera con d' indice^ carte Ire OPERE DELLE CATALOGO XLVIII tradotta. K. scritta, " Vinegia, nella al nostra Kcgno • del LIBRI QUATTRO primo lo per del in 8. - 3t'8 Sono ,. 11 registro data. la e ' . . on^ da seguite numerate, pagg. contenente carta Qi0li(oi , . * " è amorosa, terzo religiosa.Vinegia, Gabriel è quarto del ) (b'enfchéf mista è del materia La secondo morale sia più Ì5ó2. del le soltllfoni con accommodate. naturale, è DUBAI DE dubbio ciascun a DBt.tE'OPtfUU'' CATALOGO L "VI altra tre sono ' dedicatorie, lettere è che ma tolati e il Giolito volume ralti di frontispizio. di nitneiUi * a di Farii che dedicatoria Glo. Battista cui trovasi i seguente in Gavardo. qualche completa).Vinc mancarvi I suddetti copiati dalla prima non sono però omettendone stampa prima quella edieioné. 8. Componimenti In Questa col CompO' f^arii nella e nel stamparli dei 1556. quali vi e e ; stesso anno libro preferirsi, per amorosi, dei edizione riprodurll » indicato negatagli nel Giolito. da Stampa avanti po' "« amorosi nelP potette del fine aver non dubi (secondaedizione stessi dnbbl le tardi più Gabriel già, però amorosi quesiti e -—Li Giolito Il Soma; di In libro, benché terzo permissione la ottenere nome il manca inti' sono duca di dei licentia la impetrare tato lettori la prt^ Cristoforo a Agnello. i avvisa : morali Sanscverino Benedetto a diretta I dnbbl ; lìcrnardino religiosi Boscrtzione senza libro, è a! augastano Glo. a quelli ir fronte In nobile Mtelicti tutte ma Impressione, nuova coli* esemplare diretta era 15tftf,é anno * assai rara. Questa Ortensio certissimi nuov!" sul per compilazione frontespizio, attribuirne ma n non non lui ha il fatica, di riscontri mancano In nome i dubbi vi sciolti da Ogurano si (lei quali oziosi sono che parie della deboli e logica, quanto nella Cozzando scritto duvemn)0 arguire di inteso Cataloghi lulioni morali notazioni come rale mo- Giovanni di ; Batachi. 1597 In piacentino veramente 1 pochissime in stampatore nella susseguente Tanno la 8. lunga di ed del ci titolo avesse roba di quel Bartolomeo cataloghi EdiZ. 1692 alcuni pag. 13. che (non che paolo GiamIn autore. vero falla venisse Irovansi una una ai lettori, che sospettare di cui veronese a opera al piacentino libercoli il Batachi il Novelli del tiene con- del Landò che Ta pure rispondente cor- il libro morali ed questo libro; e ciò dubitiamo Paschelti gentile un dell' menzione an- Piacenza, panegirica conto i altra d' utiti In che Soragna, si dà quale nell' e aggiunge lettera antecedentemente altri due potrà. e più piccola somiglianza in varii piacentino Ora — naturali variazioni; marchese Lupi «o- divita conferma ne dubbi una dotte noiflu $i non con rivitta vedere segno che in naturali, nuovo essa notalo dubbj Annibale da * quetlo trovasi i noi 1597, libro seguente prma slati probabiltà accomodate, nella contengono nel ogni belHtùmi di arricchita a (0 la do (1) «ven- erano Piacenza In che ma dubbio quuli ii nei fllosofla Landò del del parlare cia$run a delle parli La per per Bre$eiana secondo cUe Selva — Libreria titolo soli' occhio^ avevamo non sono tanto della quella dubbi mutalo con con non argomenti, nome spessissimo se risposte le per sua questi che riprodotti avea verità per 11 aoUo naturale. e Il e : LI personaggi, quesiti promossi, I cattivi solilo Tarii classali sono LAKDO, M.:OHTKailìlO Dk su" fatto la da ti nota- traduzione CATALOGO Mi delle tlaliaria segaente solutioni le di l'opportuno riscontro ragione non amorosi stampati possiamo 1636 nel il vecchio comune quali r l'aduUa V altro " Lucrelìa Donna Giolito. Gabriel 62 Sono (i) quest* che reputa stessa coHa il certamente Erra Aretino. Kd di giunge il Mazzucchelli Pietro t5r"r,. re quelle dei più penna il c.iolito •imil moderna quelli Dcl del nel del opera da th'jC, I.ando, vnliimo fondcndo 1/ lui. potuto diventa cosa il (iioiilo di avrebbero libello. che nni porre primo publicandoli coM ed che il loro nome essere dubbi unitam"Mite il Mazzucchelli coli* iltra. il di roba sieno nò altri nel dall' autO' che allrihuita di vita stampò nome dubbio deve ai;' errore della il é sotto vanno il Giolito vero stampò sopracilato, V li esecro possa bresciana senza quella non 44) quando eonsìmilo un ebbero benché liaf^ionamenti; S. caria una Vida amuroioi che asserisce ottave sozzo del cdiz. alla quest' ultimo, quando do seguile nome dubbi quello della Vinegia, Freitag;. (\nalecU. quei con de della Gazuolo. ; col opera (1). Landu 8. numerale pagg. quelli composti, da in 155-2 ( non con del libro zia Vene- Capodistrla ) commendatìone Gonzaga slessa dubbi della S. Marchesana ih ne far- in somigliante nel Ma — Vida di nuovamente in lode è uno Girolamo leggonsi i:he nome di di o ed i621, il giovine ma 8. cento nel nome PANEGIRICI DUE una di nulla slesso * col cremonese, abbiano dello i. in nova, Ge- la per il bri li- due possiamo quel se Padova fn non pure sapere In 1881. come ; in accomodate. occhio soli' é i qnalf fra divisi libro slampatore, il volume avendo ) naturali e ciascun a nome OPKRK Bonfadio morali Dubj senza non del slorle — con DELLB Vida, niV sopra un mente assoluta- all' Aretino; amorosi ed che a;,'linitri dubbi slia^^lióctni- DI data colla calo scritto flne italiano) è in libro del di I primi Di Landò. libro si pag. 76 questo graziati il Ruscelli, il di il) loro bellezze di tarono bisogna buon Egli altre modi enfatici che uomo trattato per suo VARI! vamente fatai dei parole letta ingiuriose con avesse : dolore ed in 11 di e I questi quale, Lucrezia lei,v' da è cliia' santo e » la qual ferraresi, sarà cosa donna quella tribolazioni avuto tante di M. Hort. in matrimonio. COMPONIMENTI venuti in luce, Quesiti ; pochissimi carceri da della appreso ed di amico, Gonzaga avea che nelle P»* accet* pregio religioso essa r occasione fa delle loro Randello Il defunto benché corti che di marito avventura umanissima, quel con nel lodatore dotto men infelicemente giorni era stala indefesso il Manfrone solo è non « del il precettore stalo era * elleno spagnuolì, prova. che se partito cesareo, chiara altro un era maio vi dà ne di rin" sono della lodi dono le cortigiani é notissimo, come e dei le sono praticare famiglie tante panegirici col della Gonxaga-, eccedessero non Il ove Lncresia e il cortese che lodatore. libri sfuggire virtù, che loro cuore dire pur modestia. e delle e il marchesana la tante opuscoletto questo Reynoso: il Robortello. suoi t Fr. di e lettere nelle ed nei Cardona, Maria gran seguenti, Ntinnez cielo di suo parla e rado al portare cioè dulSa, di lasciò Il Landò spagnuola Bonardi, del In Ruscelli, alcuni Nunnex e fl" e Michas. canzona Anichino Lucreaia di del una d' Alfonso marchesana stessa ed castigliano Gioan a si Ange ( ctie In lettera latini,con e 1' altra lode in voltalo diretto nna Maria Gio. Robortello, tulio è vi greci epigrammi poi latino in è dedi' panegirico 11 secondo MicliaS) ed prima nalmente LUI il registro. Il primo ed Bernardo a LANUU OltTEKSlO M. Landò nno- amorosi colle i tra diana in 288 aggiunto clie pagg. senza a Giberto il quale, Pio la Gabriel Giolito. si avverta ma le fra che nel 72-73, pagg. numerazione, senza dialogo d'Ulisse ed ed Isabella Gonzaga ; dei numerazione una ed che an- libro terebbe segui- i quesiti * edizione Gabriel senza Giolito. 1554 55 o 8. * 230 Sono Si é Questo più delle di nula dai cara accolte ne La è in don. Prowell. •oi, dei notcTole Landò, per clic grazia 182» la Ed te- e rono fu- eguale — ro numee slam- NoveUH—tonò a : no rendo- Italiano ove raciillÀ sa cau- novelle Roscoc paragona a dimandata //oWon : tori raccogli- che Tommaso dell'— e 1 mo—Ifomlliere da ricercato però, qneste 3. * più il amorosi di quella con presso volume si ora ma. stem- medesima. la dell'altra nel inglese volume stile ed edizione Quattro 1754. palo nel seconde Scptimius Landò meno dal Zannettl fu tradotto del quesiti curiosi. Pasquali. è seconda dei mole, 84 specialmente prezzo, mancanza del collo carta tina stampa volumi novelle. minor Venezia, I data la ma tra alto di della colla ora dopo: ed numerate pagg. trova dell'anno io cotti- al ( seconda stessi amorosi) Vinetia, e E, interrotta. non in segnato l'antiporta dedicatoria Li : foglietto doppio un contiene — Alcuni nella occorrere panierate quaderno del fu so- 8. Sono mezzo favole. lingua. Vinegia, nostra 1552 * sogliono che scroppoli, huomo un Alcune novelle. Alcune letario. cavali iere, " un to Ragionamen- Vlisse. intitolalo risposte. Dialogo occorso OPERE DELLE CATALOGO LIV dello quello il qnal essere del La- confronto non tutti Ito. Vn daranno avventura per altro inglese, autore Jlistory of Fiction. — LANDÒ ORTEJfSlO M. DI 441 II. trovare M. Diinlop, nella che aggiunge è bella giu" mollo per — decimaterza novella lA' sua la brevissima Intrinseco per gio pre- d'Invenzione. presente alla tenuto riprodurre tucretla ttà raccolte^ " in 338 se ed scritto a scritti con vamente nuo- Scollo. delle di queste anonima lettera c( governatore « arme di seguitano testa ma parlò volume che non esservi breve una si Verona le quali donne valorose Gonzaga, al avea il quale quali composizioni « assai forse scriveva ni alcu- uniti Dolce^ dal Sansovino,dal dai L. colta rac- con quando ed non duta succe- l'Affò che : occhio Rovello la questa pose ne pagg. altri per quello a le benché forse carte Ire tutte a Poggiali sott' etc. le e Landò, Sigismondo dall'Aretino lettere nelle Il avea Pestalozza: coi seguito, controverso neppure diretto del todo me- diligon feminile primo: accennando appena Poggiali rabosco, il S. Donna gran sesso libro del opere componimenti con In questo su essere con In bianco. scritto sta le negligenza, il foglio dell'editore. morte fra Sig. la illustre numerate, publicassero ne ed poste. Vinegia, Gualtiero pagg. un lettere delle novelle scopo 8. Sono d' Indice lo migliore. gloria del a in luce * modo Gazuolo da Gonzaga dicemmo queste della molto LETTERE 1552 nel farlo per lettori In testa ai dirigemmo edizione, nuova nel noi da avuto che parole poche Nelle sIg. et che sono Paulo Pietro capitano lettera Fa- na lati- riscontrano egli biò scam- indirizzale Manfronc ad d'huomini * Noi ». registriamo nella Usta delle opere del Landò CATALOGO LVI volarne questo ebbe cataloghi impostura. più Di del però di in che bravo Che biografo Landò il di dello stile, che nelr niilissimo veggono (0 gnani. in 1797 erudizione o il nostro die il ib'jl in di Affò, prima dal senza soiloporlo simlcr, vi e di mente la nione opi- da quella alla tura scrit- diversa volume. Qua citazioni nella poi dagli leggi Bibliotheca altri di una grande spoiiyiosimo clic di questi quelle pochs da mono nissun buono il Sancta, copialo posteriori: severa di carmi' con appoggiata il 7,eno, pure storia famigliA Panna, dell' AITÒ troTisi come della scritto una là si e maniera mentova si que« si* della certa una agli eretici, è Siena alle trovammo libro questo di lettura Ippolita ). e non chiarissimamente priacipesse criterio, vite da no» segretario donne^ le 1' asserzione passasse l' Risto in Ma queste Landò, della attenta roani celebri Ano con quel te par- parole dice altro Lucrezia — Landò. documento, detto 4. ed (1), nel grandissima dopo eguale tre ( Giulia, r.onzaga dopo -, di in che come fatto lo ce nelP piene a Memorie ma valorose e mitologia della e delle uno sparse dai pochissime parte avesse altre il primo -, reputandole interpetre gran pretta parmigiano. lettere, delle e è queste l'identità sle in sua moltissima scritte ed tori scrit- Gonzaghe lettere sfacciato, non fu bene seb- molti una appoggiò parte raccoglieremo nostra tre queste a donna celebre lei. Noi sulle Lucrezia, falsario come quei AITÒ, padre il gran di opinione ultima lavoro ed quella del di vita publicazione: loro reputarono libro raro suo publicate le egli dubbio senza giudizio confutatore e la tessere che questa valente bello suo nella parte r assoluto rigetti di il lettere, perchè di grandissima si OPERE DELLE mn critica. da tulli •lo rosse noi dimanderemo quale amicizia lei interessi viva dopo il libro dedicare strettissimo Verona, da audacia, tanta dalla olTesa di fare r autore? E publicò il né essa di reo carteggio alcuno falso più In suoi del mal p«il)llratinel più libro la col ipesto •iiua prnifliirico data "i«l 2n E del A illcembro «Ini tbn. imis: una chiamassero parecclti mesi sembra fosse a in fu, lo r.nnrafta i di amicizia ciò accadde conio nò che la dedica ":aialo|{hi, lotterà verso accettò inrre/in n al- il Landò lo monta, tutto se essa senza familiare, noi Hcritta lei, Verona Landò conio principio di corrisposta suo (1). libro DMMin attribuitole;o contemporanei di stasse re- procurasse avvenne; di cosa che quel e che tanto questo come gentildonna calda (i) ; di non non K avuta Lucrezia azione; Il governatore stampa la quella del ; fattagli dopo nulla pure ed ? avesse la benevolenza menomata venisse personaggio e scoperto falsamente libro un osasse si grossolana, che indegna del abuso governatore il Landò pensare sua smentire non meno vorremo la col- egli avrebbe che momento un per ammesso lei cari più che che celia una presto tanto che sventure di di nome suoi Manfrone parente buona menar non inganno un Paulo Pietro col credersi potrebbe a trecento si incredibile commesso aver Lucrezia, di nome sulle tanto polen" circa dei il della caso suoi stampasse parlandovi sana, e dei e fede, il Landò, ctie pianta sana le trattenendosi e ? E pivano tale di «sfacciatamente e tuttora di Lucrezia parenti, fìngesse lettere, mai grandissimo fare di protezione e lissimi dovette dubbio senza si crederà come di degno carteggio il reputare per poco orBKE DELLE CATALOGO LVIII (piali ò lodala furono ii«"in|iro carii- Uno a quelli in DI d'amore d'accordo e ma come confidente ed amico di ne qualità lettere e in (t) Agli che si divenute occhi nostri in Bevilacqua, le lettere sue di ^u" vedere le piene sono alieno dei tari. segre- tradotte (2). comune alcuna diretta ciò allo perchè lo prega come patore stam- appunto inde- opera modeste dichiarazioni allora libri che stampate, ri- neppure poco l"i queste di persone furono mai don» le e come non stampate, centinaia era importanza Lucrezia luce. la come delle lettere queste come servigi, non sé libro ha sieno non di lettere non grandi essendosi non ove che Gonzaga un di una fatto suoi più clic molle all' occorrenza non e ai |\ Jl volume se egli avrà presso sono legge (1), e personaggi Lucrezia lingua, nissuna i valessero di lettere Le che tenessero ne se essa tanto : d'allora, usi publicó letterato impostore, dagli con i non lui, questo da scritte sono il Landò perchè ripetiamo, LAMDo ORTEXSIU M. pulilica- si vano. Lucrezia (2) Questa parziali, molli, fu vi (non amante ad friulano le dal Rime in lode di della ili.ma tal Dormi Uiogr. il secondo e rati Univ. del in (non vi hanno tempo, essere modello Sig. Doni slato il Fantuzzi poesie più in quarto titolo chesana mar- da publicata errore si il sotto legge qual Cornelio di ottanta dei al ritratto della di autori Gonzaga si celò dal scritta col apparisce Gonzaga), tù, vir- e eccellentissimi per da in \I bellezza 15C5 Lucrezia Donna tore precetdetto libro un altri poema donna nel et come unitamente fu ogni vedersi da ed suo un Bella della raccolta ed d' tissimi mol- tempi il Landò esaltarla Bologna all'articolo Quadrio dopo nobilissimi Questa —, un poi Rossi diversi Oltre per opera Luigini. È stampato — V diresse ledi. come vivente un ai suoi scioccamente publicò qualche moderno) altri che il uandello suo (.-aati.Come inOnite ed ebbe Gonzaga migliori nella nomo neo, cana- Ielle- marchesana. di DIALOGO mostrasi " al Venetia, rieri. Àrri^fabene^ * Sono carte seguita ii bianca in dialogo in di volte dlcato alla celebre averne mente al che dell* della ma giusto un lutti i suoi lustrata uìHk di mediocre Min rendesse una e (che nascita fortuna, di degna hraviaslina Trino numeri : carta una solo l' in anni non c"dle e ohe bellissima stessa che ci fece poi unila. terza una alla naaclta tura conget- ohe questo era di fa parole corti virtù, e gentildonna. olio donna inlelico attribuire che fosse nuui unani^ Tanta visse il" avea dei convegno una diro |"er V tanto morto. terzo upusoolo un fi |)a«tanti potrehbosi proprie é non prinoi|H;sc8 ne alla Gonzaga, Vi do- autore quarantesimo anno trattandosi adulnziono) celarsi ed dalla il Landò manca solito è dall' Luna, della si ha non Gun- Arrivabene libro, parecchi applausi spirilo da Lucrezia fu lihro di l'opooa volume, sua presso gema sono publicarlo. questo in da la ostante supo« cioè con nome Il raggiungeva addietro, lidi, perchè qual Landò. per meritii in il di stando vita, elo» vera 8. numm. l' originale avuto Ano, toa etian- leggerla» Comin in dialogo Beatrice permesso allora, ( pozzo lo stampatore l' invio sapere pagane di fogli qoesto il altre ripelò alle principio in 71 sotto anche ne di si * flne. Filalete, e lettere fine). 1552 quattro Interlocutori saga del torchi coi in legge si come sacre segno ma nel dottrina varia di dee gì tener le essere " quenza, V che dell* ordine» dio che Trattasi Scrittura, gusla leggendo la Sacra quale utilità " consolatione, della ragiona Bì nel Landò, Hortensio M. ad essa un non t«d in igneso veramente ne ti stessa alla Ifltcra dovette Landò redarguire questo libro essendo in il il Fonlanini che che suoi in icrlvere materia una dovea essere modo peccò e Non Otho. il )( go i di e aerare Landò Sforza per la e dello da i questa aver tranquillila a e letto scritto tot* raccolta biztarra Quando umano. ( Leti. dovette lo minato no- « di 140. p. intitolato forse ?. * Landò dialogo « in il volume che siin ma come spirito al scriveva il suo una nare sa- essendovi ma che altro i mali dopo luogo 15S2. del animo sulla ogni per Perchacino, argomentare gli alfetti delV stracciò in ; e ignoranu coniolasione (ine è sanare diversa quale roagnitico di fwta dell'anno, può non ricevuto aver opera libro Gontaga Lucrezia di circa stampato ricette si nella e per Al GratioRo tulla dialogo » voluto aver MEDICINA W (Senza data la passati Questo di ò vi di molli altri pratico meno dell* animo. Appresso l'adova.). ' ad come piuttosto PRATICA David gnor vere In- malixia. per passioni le Noi spissionatanienls estranea, e avventura per BREVE UNA dolio poco che {«ggercua lui a un luoghi dannati. può rimproverarsi contemporanei, da dei notato avea al Landò che giudicarne, troverebbe racconta trattato volesse alcuno se posto italiana, ed Ortensio, manifestamente sospelti, ma crediamo dei vi a volendo uvea questo esaminare teologo, questi solo il Zeno di » aiutato et Biblioteea fede al libre miracoloso •" innocentemente della fallo calce Dio Invece "•. della fra li ascetici dubbio come ispirato da u opra competente non dichiara che santa avendo che in essere cosi scrivere u Beatrice, stampata Ruscelli gcrittii dal t\i LAK^O OSTKNiilO M. DI del few*' parlare di quella che scritto dell' aniviOy che ) una il d' Isabella di tanto su- egli quella si prender Sono Grosso diversi, ad Ordinariamente falli antichi, moderni nomi lo scandalo, i che stesso, impedirono in Lucrezia le tutte in Gonzaga del non 20 decembre aver potuto del tempo che queste, queste ne segue ne se (1552), in e le che serve erudizione L'autore nel bro, di e il libro della secondo speiso ma il solilo si parlò svelò di se, o temendo al fine il Landò con tata libro, dadolente degli liste cesse fa- si dimostra si falli adulteri, ignoranll, ingrati la di mancanza stale ed le parli équelfo grandissima Landò. non in di moderni della del memoria riguar* dice sarebbero testimone persone. che singolarissimo rimase valido più rrontispizlo, ove non cataloghi in rammarica però Malgrado suo. qualche perchè Esso lettera Come un'altra come », publicare posito pro- quantità liste dei una cui Giolito. delle e l'aggiunta certamente curiose, meno ogni numerosa traditori,ingiusti, perfidi, crudeli, etc. da trovasene sempre, categorie. derne mo- compreso. casi viniziani signori « d' cose * di non ma : tutto dei ognuna nomi e e di di 8. una qualità le " storici, classali appunti secondo historia turchina. conlenente di e anche Giolilo, dal carta in volume anedoti in numerate, stampali copia ma favellare fine 1553) pagg. libri rarissima dano l'opera Vinegia, Gabriel occorra. in 567 altri alla di materia ci {ma molto utile pò che di come varie a antiche, solo non opera : di publicare nel CATHALOGHI DE LIBRI appartenenti, * soggello^ slesso donna. SETTE 1552 confessò ci medesimo sullo il suo bellezza in perava UP£UE 0£LLB CAIALOGO LX.II po.sc parecchi il nome passi rcgislrossi noi suo del li* calalo* ili -é: ghl degli {gnonnll, bruiti etc. ci è gotto sono gli tcritll che delie tutti noD tioni nò Ma « Farti le to più r ad né noi venne quelle non se vi (t) roba Imbasetatore. Lo « Piacenza farò Altobello la prima stampare Libreria, qu"^llo che che fra! pagnandolo accom- lusinghiera, citò in quella poi Doni del nel li Cencio, lo nome slato in del lati intito- di momento al ristampò da" scritti mano- dialoghi cinque vostro ^ Sottombro 1"45. Lettere^ di quali abbiamo Domenl- Specchio Venezia oel nostro iiicrilto ediz. ts46. l"so autore oeir Intlice Tridentino, (2) Il suo libreria ed scriveva era •. rima- ne nella Landò, del il di 1582 Firenze, cancellò allora nel libri stesso per Valicato del di lui veder Doni assai : tempi ignote Il nome dei parte di già tradu- a' nostri fatto taloghi. ca- dei aver alcune stampate lode una registrò come da vedute nei libro di con o fallo aver del egualmente il pose notizia sopra ed f li nome, asserire traduzioni. maggior (2) (i) come a fine novelle quali nelU attribuiti sieno in più altri dei porvi sembrò di rammentate partirò chi 1848 non con la gli greci degli stampati suo lavori volume traduzioni. finto, può nome (e. 36) componimenti sero del spregevole di- e procedere senza d'autori novelle altre un né Landò dì il vizio dall'anno un Ortensio opere suol funebri publicalo « sue di I Fino Sermoni dltgraxialo rlilampe dJ Ma notizia. maschera la né non publicazione pel più ebbi libro rimasta iracondi, gli uomini. fra Questi Lini Inrellci, d«gli degli dipingendosi eie. Questo landò oetensiu cxnvj. dei « ritarsi quella dubbio di quest'altro in Weiss del quale del metà non é soggetto di francese del Landò (i) Traduzione, (2) Noi Venezia. ~ Gio. Venezia, — India la — da un altro in l(Mlfl della (itaroiutc ioti' data, che liltrctlo che ha con occhio Haropatore. is43 io •. col quinto tanto dallo radosso pastile in 1"43 8. 8. 8. 8. piccolo per trattato titolo— di Tre itiinzo «critli sono ediz. una somiglianza 8. alcune dei quali, clic -- in ed 8. in in tseo quckto pazzia in tstr, iscusa XWI, varastori i.s47 alcuna, paalinaca. sapeni Deve Andrea prosa seguenti: in 1541 vavassore. data Senza — data. alcuna Senza — le della dell'autor sulla voi. veneta in asserzione diceria la pazzia breve scritta che evt- stampe una si allontana notate alcuna Senza — ediz. esser intitolato é che slavata anzi : troviamo e questa quella di rito inse- lakdo diverse fondata forse do mo- fatto venne (1) assevera d'autore, follia. Ma della lode del (2), indizio ci articolo suo attorno cinquecento Di d'amore. libricciuolo lai un vanno alcuno senza mo lui di dentemente stampò diplomatico, quanto Universale Biografia nella za sen- Doni. al nota una me co- parola elTettivamente nuziale, nulla del la mantenne dialogo parole ma- che crediamo Specchio quel del Domenichi, del non quale materia le oltre Il fa di tanto che, ) lui il rarissimo Firenze Hortensio fgiacchè del Gottifredi, pel sapere di parlasse di M. l'opera per Landò del OPEKB altro un tanto Ma ». per in et Gotlofredj, « come DELLE CATALOOO LXIV è bellissimi araoroiiu in terza Venezia, icnza diverga coia capii oli di rima, nume nuovo altbiudi ' '1 '%??"? TAVOLA NOVELLE DELLE I. In NOVELLA vedesi : quanto i doni possano V li. In vendetta leggiadra ad atte sono novella da abbellire quelle insolenti 3 VAQ. ad una che cose le donne, brutte parere ; d'una figliastro di sieno quanto animi gli si tratta un far belleize^ proverbio. ancora e te aman- te mogli dotate bene leggiadra III. altrui, NOVELLA dannosa signoreggiare V ubbidire a' NOVELLA si et : dimostra s' impara e sia il narra ad cerca suo «' impara giustamente giovevole sia paterni Nella la seguente vanità divinatrice natura » novella dell'astrologia, degli e animali alcune mostruose » VI. Nella bugie, seguente e quanto novella brutto 20 mente chiara- irragionevoli NOVELLA 1 0 » . saper quanto appresso chi del novella non una moglie che gode spesso questa precetti si giovane una altri cosa V. della trattasi da In IV. novella questa marito, dell' quanto In fatta beffa attempato godere 10 » NOVELLA un l' altrui corrompere fatta imparasi et potia questa fuggire per importuno anttco d'un tratta da per Ragionasi matrigna. ii dontM d' uno origine NOVELLA rea quanto ancora mostrasi e bella una apparecchiatole inganno un d' avedimento sottile novella questa narransi vixio sia 37 TAVOLA LWIIt l'esser bugiardo, quelli a parlasi si quanto fine mostrano ne i scimie V amor i a . impa- vecchi Nella bene novella presente volta alcuna sia fanciullesca: si /Inalmente mala sia sia, piccioli nelle . il vecchio un danno Nella Xt. . si chiaramente rimane vede pie a XII. NOVELLA ingannatore deW ingannato Nella seguente V amore vede si V che spesse 78 ...» novella esser samente espres- veramente cosa tragica n miracoloso un abominevol sia padri i verso verso con gran NOVELLA tro Brachi la et novella imparasi crudeltà quau' i de figliuoli » Nella una ardore cortesia donna amala XV. In novella seguente la da e quale lui lettera al signor 01 ta si trat- usò un valiere ca- lungamente seguitata Hi rasi nar- loro memorabil una seguente evadente cosa XIV. NOVELLA d' Nella XIII. NOVELLA to IH , s* impara novella seguente v rechino ci . NOVELLA 61 pigliar amorose cose » . »* impara novella quanto e travagli riposo grato ad cosa sHmpara lunghi seguente giovine che gli occhi 63 spesialmente amore, dopo a Nella X. V come e pervenga NOVELLA novella seguente d' affanni pien sia volte Nella IX. NOVELLA moglie n cagion .• quanto 49 para s'im- . . . età * . quanto quanto 43 » novella seguente disdica amore e se delle Nella Vili. di nelV vaghi natura VII. NOVELLA V in dispiacciono . NOVELLA rasi volte della ancora ette che poi alle che IIOVKLLK DELLE e 04 ...» Oio. PU. n 91 AIX' ILLUSTRE SIGNOR IL ROBERTO ON ? di che avendo qualche nobile essemlo S. avuto voluto parte della tempo sempre da la a molti venire pubblicarle acciò lette novel- Padova pregato memoria State sano: vi essalti. in il sotto conosciate cortese vostra creanza. da lasciar volerle vostro^ nome tengo portai meco a luce, ho V" leggere quellepoche P^inegia, et amici OBIZI GLI DE /l/ ^ S. in che io natura che e Dio ' nm -„ 'i S5«w""| ol;\BW^ '11/ "'\ 14* NOVELLE DI MESSER LANDÒ ORTENSIO NOVELLA In d' mento betta una quanto mno i doni f origine d' per importuno V possa altrui antico uno sottile un fuggire un amante : bellezze^ visi che di la si più potesse della congiunta d' abbracciamenti benigna fosse ma valorosi per bella in se lor la buona stata. e sua da Molti que* giorni fu tanta bellezza, ogni giadria, legte para solo non dei ancora per donna venivano cavalieri, fortuna suoi infinita Europa godere ne' fu con che vederla, po$- de'Buon- Lucca la fama per ai»- mostrati e ritruovare, e vedesi Zenobia tempi nobili inganno proverbio. ADONNA squadre avedi- quanto gli animi; corrompere per d' tratta donna da appareccfiiatole (ora ti novella questa I. suoi favorevole amore di e lei 4 XOVELLA abbandonarono no la di abitatori lasciò Lucca. stranieri uomini della ) di maniera d' altro, " in quasi che il adescato Pietro fine por Burlamacchi che gli facesse, dare; e cagione faceva, un grande prestare in e in Firenze, costui per fa non poro la si maggior parere in moglie non in tutto parto a altra guadagno Napoli, " rispetto, fecegliintendere e in minevole abo- si a' nostri de' Lucchesi scortese lergliela vo- Agnolo anche come rolamo. Gighiera pre- per egli essere Pisa, per a potè disporsi ingordo con segno dis- fece maravigliosamente esscrcizio, tempi mai saper per usuraio, Odiava Koma. che facendo la gionava. ra- venevolmente con- instante niuna resistenza questa e si avere amori, per Toscana non d* suo ficenze; magni- sue tutta per per il era palese, chiedere Girolamo, Ma Buonvisi delle padre, suoi ai cortesia, come Agnolo pensandosi Or di in " segreto ma la fa- perchè ma dell' usata grido ceva, fa- cose di Girolamo il tutto per vente so- volentieri queste Sparsesi ( si di Zenobia. desiderio feste, poneva istinto, e in star famiglia gran e miglia la fa- a venne ne quale tutta con tutte e orecchi gli a il albergava liberalità sua pervenisse se belle ; naturale di non padre e agli amici, tavola gli invaghito di molte faceva ; tino fioren- un degli Aldemari, ricchissimo costui dovenlar- e fu quali tra Firenze, Era teneva Lucca; bellezza nuova patria, propria Agnolo chiamato della PRIMA di che ; ma gli portarper an- G desiderava. Et nobia di e onore ella desideri!, fussi tu se si né Trapesonda. la in vedi il mezzo suole punto nobia non Il giucare Il piazza, " una o con alquanto, piacevolezza, nella prima " ivi tin mia riluca dove ella suole che ella se poi ciò ch'era pensalo la ne che da quale gìd dal vìnta tu ritrovò Zo- ti cosi l' di ora sene venir- sue fanti; meco di vora la- che qual- sonno de si chiu- Domani dunque verrai et a ti starni, che aggradirà " casa me, venuta piac(iue alla in nascosto venga; più non ma et ne dormire, Tebnldina, venne lei re. astene- solita cicala giorno mire dor- venga delle ingegnoso, nirnurorn na, il e tu a di che terrena. camera me co- come modo è due di e disinato, si puone essa poi che sin, farai Agnolo, e venuto tavole; a che o é il disinare, ha o non ingannare, alcun per che tuoi pensato marito trattiene, fin si me può scana: To- ai incomincia dopo subito gire alla ella giorno. scacchi, a modo a che ne marito, fatto di se in sia stessa Egli Aprile, dormire amica Costantinopoli, me modo. Zc-' braccia, tue agevolmente noi d' fra ho questo mese di a io Ma potiamo faremo di Imperadore che mai nelle porrebbe disse cosi ne acconsentirebbe non sarono pas- molto, altra virtù, quanto ne certo savia femina, buona è ) durò render ti dei Tu • che molti prattica cotal Agnolo. ad giorno ( fra nn mentre d' PRJMA NOVELLA il ». molto dine l'or- giorno di levata, rifatto Ad guente se- TebaUH- il \eUó, 1)1 la spaz/alu E lieto con viso, che secondo d'attenersi in parole, ";ittarsi sul letto: Agnolo dietro che la subitamente la mai; • che è detto mi oggi; ma ad che altro al di né Pandaro dar di ordine alla Chiara traeva le E mentre scarpette, d* entrare disparte •. nel si per letto, " tragga, che ad perchè l'uovo pimento com- pur se mai ni ^ ebbi re uè cqn scoperto; ma fante dica addimandasse, santa che alti ac- chiamare, che mia ita alle sia sciami la- egli se Suore favellava cosi mostrarsi Agnolo da lum e ora facesse mi non io già verresti gallina. Darò l' abbia le per Tebaldina d'avere benché teco, luogo : giorno monna desiderio, lungo core: pensava ci é la tempo parole con mi venuto non dimani caro ritruovarmi ciiocché mi che aveva più oggi fussi* saldo e e ser d'es- viso mondo questo perciocché venissi, al voce desiderato ma l'avesse; in ben stì ve- sbigottirsi, presa che le per mostrò il sii tu teco, ci tu che per 1* uscio, chiuder punto ferma con ho trastullarmi che nascosto, femina mio, Agnolo tempo v'era contenta gli disse entrò per colui molto senza e nalmente fi- ella Venne rivolta senza l' ora, venisse camera riconosciutolo, più e nella ella fusse chi guardò e et prese; che costume, suo coricare. a apparire. il me co- acco);lienza ricevuto, lin dovesse ornata, avessero grata e j drappi s* stette Zcnobia LAMI.) bei spoeti vi chetamente ivi di camera, novelli se ()RTK"SI"t M. ben dice veruno si vaga che veduto in 8 l'ordine se l' di pialtossi n' se mi scale per le fatto; la cosi la vita forze dcntissimo incominciò rabbia, Tebaldina dibatte, e dall' piange, in casa n«" assai altro canto conoscendo quale favellarle; più l' ar- usare nalmente fi- uscito capezzale, sciocchezza del ricevuto tela cau- destro con che mancò del la tal al sua poco il meschino fanti dovrebbe sotto desse sando pen- scoperse con Aldemari, la non si potuto di che egli di Zenobia, amoro andar avrebbe venne sciate la- aveva delle liberossi e e sero andas- ne una esser Agnolo si dolse amaramente L' donna quale cortina furor tal che dono scen- Tebaldina, considerare a lamentossi I' che ciò fanti altrimenti stessa, che Udite • quali monna Né il amante. dalla le fanti «.Le le della veruna, loro valente 1' onore, dalle infinita disse di camera e che in dirvi ap- Zenobia, letto. loro. riposarsi alquanto. serbò " di " disparte, fretta scarpette, sue compiacerla del disse e ella " rosa deside- uscita, chiamò " duta ve- gesto, meno per in mostrar riportonnele. e e cortina scordata le fusse ; e affettuoso si tirossi alla usci; ero di modo era n' andavano, se caro egli senza nella il eh' dentro pi.in piano andò, non me co- risaputo, avesse ella favellare costei con chiedeva, quanto che dato ciò di quel camera ode scalzarsi avea che pensò già che Agnolo sia. non di PRIMA NOVELLA quanto e d' mai oltre ri; mu- puoté inganno. si per ne' capo na Mon- rnmarica, aver più ciò : si perduto volle non la fece DI dell* rncciare dina maledicendo molti giorni Agnolo quasi la di usò tempo via: dimani che proverbio di prontezza si dolce e gallina la si importuno "-m^^^' è levò amante. meglio Sparsesi fu e virtù dalle sto cote- molto e madonna, gentil inganno per oggi •. Italia, donne lungo rincontrava che per Anzi dolore, di fratelli né contenti. e chiunque tutta Tebal- monna lieti, quale, pigione. pagava impazzito a del disavventura, veduti savie questa ne lor la per dalle con dire Imparate • l'uovo che abitava, Agnolo la furon ella non pezza 9 LA!VDO ove marito, buona Stettero ORTENSIO albergo del essere per M. mani mendata com- la virii poi cb« l' del- io ' NOVELLAnII. 'Im Ragionasi gna. abbellire far parere modo di " e da me a vivcrei il in " Dio cresciuto mal volentieri alla città, e ". di te coitie lungamente il la volato (Caterina, deliberò Or ì fecciosi al di era, si stesse facevano» non do poten- disporre potendo costumi tutto dallo uomo riverenza né mi amore suoi pari me fossi per vivesse. sopportare sere, Mes- « chi udire ricco avrebbe, col impaccio, egli non paterna tamenti trat- te pacificamen- tolto che mali volentieri dove che sopra doluto d' Ba- tato por- disse. gli fossi altri non per era giorno padre gli come de' dote, questi se soflcriva, giovane aver noia, vostra Il dotate. per moglie come casa rasi impa- mente pessima- Andrea contado, pane, cittadinescamente Andrea Di cosi tutto senza rimproveri in denaro vostra in stare et bene era quale continua una n' andrei spedale, la toglier per la pure aite Caterina arrogante. giorno un sono fiorentino, essendosene spesso do»;:e, mogli It madonna somma superba padre, le matri^ rea che molto, matrigna; sua gran brutte insolenti da trattato una cose avveduto " cuore ad quelle Filippo de'Bardi di roncelli di sieno quanto d' alto figliastro un leggiadra d'una tratta ancora e xVndrea si da fatta ifendetta ad novella questa di di più donna ma- vendicar- M. DI Fassi seno. (lì sanlu in Giovanni iiorentine se misture, detta " Lucina, farle oltraggio » liscia e tutte Eccoti la risplendere fatta di è Andrea « del spazio : di tosto, fuor camera delle gittò bene diss' il le dicendo; T fa una del di è sole di lume che essa, poi che, ogni Alla •. •. acque Andrea che per te le renderò se per la risapesse, gitterebbe chiusosi dentro vi scida vi- quale lasciamele sta, che tempo linestre Partissi raggi I* altra ; distende Or madonna appresso quali i si saperlo, recò dell' uovo, rosso « de se. dis- quali dissedi delle dua ar- dove rinnovate. par per togliere ogni succidume;la dolcemente disse farai al e mente colle gliene rosta per fatta pelle poco di radice buona piuma, terza pelle na, madon- cosi avìsandolo avere, ampolluccie, tre la Andrea fante incontanente " voglia. qualunque ampolle La ». letto di- carnai ponessi frescamente erano la fante, - bella si fa tu le riponga gliele farebbe cbc che che Eni|"oli il falcone, grua giorno un Lucina, matrigna mìa e vorrei lo da odiava avrebbe tentato costei A cosa. la odia non logorando. veniva gliene rie va- guance, quale prendeva d' Andrea amor che le fante una che volte per più la con le fante La d' Andrea 8Ì rabbellire, sa abbellirsi per acque casa tutte si ciglia, «pelandosi le felice quella più altre il di le donne tutte ove e me((lio delle ndilaiidosi nella vaoDO, festa solenne una Battista, ne che repula, Era hivoùM tV LAPIDO OltTEMSIO • : ventura malala nella erano, casa sua nel 12 di che mei di a madonna Caterina cominciò a una stufTarc il che si che quella s' ebbe ristuffarsì: fra molte fortissime a che fernal caligine. tempo, accostossi che più accostava, tasse. Del rimasta, dare, se e vide corvo; il gran allo più parevale fortemente incominciò alcuno poi mai nella per allo che intorno camera e ; a alla " volta rav- ciarono comintinse d' tinto levatasi in- per racconciarsi nera sua si specchio nera sbigottita d'ogni fuoco si imagine più lavata notte Satanasso quanto con letto. L'acque, orribilmente V la carne seconda a la e lavare del mezza incontanente e la bagnandosi specchio fuoco di piuma: alla mattina La tanto che si e no era- il collo, pentolino nella e Giovanni, s. a di andossene erano, lavorare, di ricevesse mano fascie acqua prima petto, tuttavia rassomigliava il capo, al poi puose dove fusse ritornò za ter- togli, disse, « incomìnciossi credeva largamente terza, che " ; ; pentolina meglio dell' acqua la dall' ariento, vigilia con faccia, acciocché virtù la poi Venuta ». d' acqua riempi fante la nera maravigliosamente. riponle, e doventar l'oro tinge se ficaia, fortissima quella queste ze scor- di e vitrìuolu; di parte ampolle, queste si si richiamata E di far altra galla, e quale ciascuna V spento: riempiuta la con fresca, suol di stiUata acqua noce cosa di salnitro, fu di bianca carbone un d' una granato, ogni come 1' riempi e cesso, di SECONDA NOVELLA doven- " attonita a risguarposto in IV fvisse, ubriaca nel zuppa ia per botte, prima guisa di nò spiccare quali serrato madonna di busse vide tosto che dal e cadeva vi pur del fu demonio, dalla uscito (brande madonna giorno. rhc pensossi per tanto essendo non Filippo buffava, cho di fu e la più ella fosse me, letaAlla parvo dere, ve- re, seguita- che fece la chiarito che il smaniava, sgridava, poteva, allei a nuovamente voleva impazzita letto, n* andò be, sareb- pure ben (|uanto core, tostamente rumore costei gura, fi- sozza di stava udendo cosi non nel diedesi ancora dar camera, spirito il per sciancata. scostatasi certo per mal monte infernale, la conca colle di morta un e gatasi, sbri- adunque timore aperta maligno questo lei piena vero d* che stanghe alquanto fuggire; " alquanto se da quella il sopra come la faccia " e se nel e rimase fante, giovane di verso balcone; non giovane, vecchia, la quale, raddoppiatosele gittó se a venir lei entrata era il balcone presso alla da Entrata porta. a' panni, la molte sdegnata n' andò se molte veder la avea Caterina talento, più le e l' che vecchia, i co(Tani a' voleva si paura potè debol la potè levò si fine vecchia La ». calci la -Visìlar^ »là' appiccata stava per era ])otto. Alla non le né tanta : coricaste vi mignatta pugna per nel che rimbambita, doveste voi la lasciatemi Dèh • farsi a uscio, vecchia che mia avvezza disse: V aprir lede ."1 essere per trebbiano, volete non se SEC0N9A NOVELLA : per e levatosi intender lai di ragione tanto frenelico ira, tanta al furiosa di "|uesle mi io che Dio, fanti, che fatto gir gridando scala la che certa di usci la seguiva avrebbe no la citte, et (Wovanni: emisfero del popolo la fante. pei' a pensare, fosso nera fatto (li la di ne fatica ciò divenuta: lagrime. e slavasi N(Mi fu seguir ne tutta di santo il moltitudine stanca rotta, del piena veruno stro no- ritornò, pentita da andare potesse essere però duta, ve- non potesse tutta pigliata sca- nali. infer- furie ad la vesti, Erin- slata chiesa cosa ora illuminava et se quale le all' che tanto ])er come aveva, la che impediva, casa la per fusse " ira, tutta delle verso maniera la sostenuta e «* A ; fante, avesse ella levato, era ; ? tenendo altra inviarsi il sole mane casa commìnciavano brigale già Le per alcuna o la madonna 1' chi giurato che Megera, o questa la La : croce moneta fusse, alzatosi correndo. casa alla strabocchevole all' oncontro, demonio un credete : ma lippo, Fi- de'Ba- sono mala per ritrovar per venire vedutasela di tutta nella tuttavia accendendosi ? mai Filippo, io me che più - " pagherò ne puttane han scese di io sia fuor che forse mitigarti vergognare pur da spinta poter donna La Bardi, de' siete roncelli, vi dovereste voi di rivolta, disse: mirilo voi se furore. tanto si lusingarla, |ien- a piacevolezza sua e fatto avesse » veppendola e, ; iucomiució " amore; colla sando rumore ciò |)eusò che tiula, 15 LAMIX) ORTENSI» M. DI diedesi e che romore di cosi che dolore conosciuta 16 SECONDA NOVELLA tanto la era r aveva ritruovala, a se casa in mazze fusse roano di più le il follia qual per la donna lo ritornò, la e sul letame dia aveva in donde come ma che noi e voi se io e non vi vostro a dipinta 1' voi usanza del la modo cuno, al- fra a di origine vi cadde, tutta la parte udita, di sacra Io pose imaginc, sempre lampada, il lo fante madon" revolmente amo- dole dicen- sapendo non sostenuto: vidi modo nel sta ierscra, che camera, scia podrea An- ginocchioni che nella arde sabbato udii si lungo travaglio, cosa nella ritratta come- alla " abbiamo dirò. ne casa occorso, si sapete, la tanto, letame maravigliate figliastro si dove spose Ri- camera caso insieme la foste quella e in e adivenute. dolente, tutto vi brevemente che htra voi nasca ne gran sua come alquanto rappacilicata, ella è Madonna che in condogliti : della fante sul sto po- aveva per La in Lucina Vaitene eh' che " viso s' rassicuratasi, Andrea veduto, • ora cose saperlo non vecchia, rimase. dimostrava nn, di giorno venuto disse; cotali poterselo imaginare. né per fossero via che dimandoUa, voce spiacere di- la porta vergogna per se stremo chiusa e con e diavolo, il costei umana sassi, perchè suo; grembo con e ; animo ritrovò e in capo Il uscito. neir scale, battere titudine mol- gran co' star per casa senti sali vide guitata se- avendola non dove ritornò: ne de' fanciulli le strada, altra per che quella. Filippo, di nerezza che vanti da- sala per è vo- (';;1iilissr: M. DI veneranda 0 più imagìne che niczze ORTENSIO io io si buon posso, che tu più convenevole che r ampoUuccia, La fante Andrea imposto le vicine che potrai «. dolevano. creduto dalle Or stimi. r acqua di lambiccate, atte prima giorni, che " d' Ueina del e Voi vostri madre di urina Ccivallo terza acqua diligenza somma ra: tintu- tenace le perchè davanti riponeue poi alla molti matrigna, orazione fatta potendo modi, d' Iddio vendetta acqua perdono, perciocché, pel bene, scortesi fante. chiesele quanti oltraggim' Non la rimise passarono venne n' cielo, ella sapete ragionato disse una con Non Andrea una fu nella e diede le 6Ì leggiermente toglierne ogni erano. umilmente mezzo • fante alla alcune sciagura che nell' d' agresto, a per l'ampolle, gittata fuori stillata; e di presenti nell'altra piuma; ste que- che ciò assai parole detta ven- destramente fece tutte " v* era, dentro di limoncelli dove da ebbe eh* diligentemente " le dette E amarissima fu quanlo quella più e dole pen- recherammi e fu, essendovi sopra che lume lei, miracolosa, avute faccia ne disse questo donno onorandola quanto questa cosa Andrea, di di mia, matrigna me per le stra- per prej^o figliuolo" parole partirattida nuovo ti la usa meco 17 LANDÒ che che a le divenuta era diceva, quante fatto avete io adunque supplicai per lei imagine alla me contra più nera. ingiurie ogni gione. ra- sofferire e quella credomi 3 i la devotamente facesse pareva: si della sta one- per 18 che certa cosa raodo nel questa se faceste che pregando bianca io parole rispose ; che divengo, Giovanni nuta adunque il come la lei toccava le al ligliastro portò, miracolo, lor tutte dava che esser nella lampada Scppcsi le per benigne e che bian- in cia cami- come far Oltre che Firenze matrigne più se madonna grande grata. lo, cie- che un la camicia a tendere in- ad del bianca pretermise né secondo diavolo sempre e : potesse figliastri più amorevoli. rallegrò anche ancona. e si Ve- testola veggendole e non amore cosa runa ve- questo a ardeva il vanti dagran doventarono del di candida giorno, vedutasi e, donna, ma- ». la Reina il appena obli- vigilia avorio, andossene le oglio la mai bella le tanto pregava terso tanto all' la divenne ne le mani armellino, 1' e e Fate • apparecchiò pregava specchio accrebbe : farvi di nosco co- sempre Andrea fra guardò le sue bianca quando notte, Fattosi un che alle nemica mezzo ora faceste la per si allo all' Andrea portasse. come tuo già divenni, continuo Caterina fede stata sono costume, che del All'ora stuffossi, lavossi, strisciossi ; neve. e ti per Disse vecchio suo reste ritorne». intiera vanni, Gio- santo eravate credevate santo fuoco se già come del ; ma •. lavare Figliuolo mio, apertamente nera ti sarò gata di voi, che per prima troppo come vigilia dando « pur doglio ne la come vi volessi sera stesso Caterina madonna me SECONDA NOVELLA consueto ai DI ORTENSIO M. NOVELLA Jn da fatta rito, tuo ma bella alla paragonato ma il fosse d'una giovinetta era, alle che giovane e di casa della Trecca volte che indarno questo dolse marito con s' mollo di cato pec- diletto denari, posela mercato d* un questo quale fatto Et con si alla disse la ne e lei, Or trasse Giannina una esso pure la ne, Avven- nuovo; con deva cre- tanto e con a leggiadra una che la che core marito. 1' aspettava. che biasmando. tutto tessaia; una la notte madre, non di ma giacersi giuoco, assai ne: giovi- gran carnai invaghì e al stava la che bugiardo del madre tutta molto non e a eccellente, avveduta, molto, a medico con co' suoi andava moglie dissi, figliuolad' fece sempliciotta e Fenice, medico tanto altrui^ lìata la settimana. parole M ma- genliliio- per intendere come pensava data moglie, r abbracciare moglie più non fu ad le dava quale giovinetta Coradello Marsilio dell' Stella lulonico modo, sopra attempato un godere cerca esseudo bresciano, ad beffa suo. iigliuola di ENiCE, maestro ciò del gode spesso chi leggiadm una nana moglie che impara in. si giovane una s' e altri X twvella questa 19 LANDÒ e spesse Fenice tanto dò an- giorno i se parenti querelò, il figliuola ne del nero ge- disse 20 che si fare, poteva giorno di e notte e tai scaldare dovea gli gli bracchi di risaprebbe alla lei ella veduto grata ne fece venisse. di tal amante: dei nella la a di per che giata, vaghegrivelare la te venissi la alcuno che non Ciiannina molti servìgi non molto per za sen- si Marsilio il ; tento con- Dolcissimo • a letto di- suo volte delle più fos- possìbil se panni suoi, crodessono male già ne i porta troppo Trecca vorrei, Io d'avere me caso e nato, or- mastro Giannina notte. casa cosi costumi pur disse. cosi della opra vestito, dì lei sotto fanciulla, colla quale i»e, facessi Era a e uomo soleva giovane, sapere casa trastulla e che vole fa- finestra, richiesta, al quale Fenice, rossore, tu una dieot dire stava, partiti.Fe- alla cui volgendo ri- sue lungo tempo a tal con con Barbisene, fante, tosto andò e d' amabili e il Venne qualche si dalla E nuovi giorno stata era pensiero, suo tiene ricco quale gli raccontò, un tanti il fatto come Vitelliano un presenza, dal ogni Fenice passare che ma fosse. a del coda, che alla pensare stullare tra- fuoco partitasi, tanto tutto a adunque petto; ritruovò figliuola il condussela ccsi il di e forse maggior e to quan- fatto, doveva innamorato da che fosse si terrebbe cui deliberazione " femina, favole lecito era si egli et ; tanto ben se altra con suo che perciò marito, suo sciocche alle credere dovesse non di TERZA NOVELLA e di li quelmigliari i fa- acciocch*^ tu fossi il me- sospettassero amica dì addietro si •• telliano, Viave- 22 potessero spesso 1' nella Giannina, reo di solo ma sei Qual « ? percuoti figliuolo: aprimi tuo mala sorte poco più tere freddo, temendo sbirraglia, data onde r una pinta suoi panni, Il Traverso truovare. il medico ; fuga. gli egli ma aveva dalla diro gli toglieva vigore, quella dando del in lato " il ri- scala, per si pose gli lavava rirlo fein il percuoteva, ad «{ualche capo. i ricerca e che il freddo in esser aitato, ogni violenza con il coltello da ora aspettare» la il vento ora dalla gi.i salito ciutTetto, urtando dal alcuno vi inciampava, assidrnto modo trasse paura so la molta per cerca pioggia La pò conosceva in sapeva veggeiido, per un il medico. porta, micidiale, e nò fece che che medico, furioso Aspetta « ". per sopraggiunto nella dre. ma- sbirri gli pili lungamente potè la il Traverso molle esser non non Messer aperse. costui " di niva, ve- l' uscio Sono questo qu.isi ch'era ne dissegli « tutto era giorno, se nascondere eh* oltre pioggia, casa che e commodamente il Traverso, Ma ; tosto la madre; disse », a pigliassono mi non di furiosamente colui Rispose • volte che tu sbandito città picchiando porta travestito sendo nella colai notte nina Gian- figliuolo della un molto, comparire alla " " medico, malvagio e di osava non del casa della Vitelliano e volta una casa a era usanza, sua estrema con Avvenne 'l medico altra, che secondo era due. tutti fece si il che ; di contentezza fra TKK7.A NOVELLA Taccio ogni tratto colonna di Se dirvi DI (piaiile volte denti co' fece che finestra Qual « sei picchiare? dal (iato La • e disse tu, che tutta petto, disse fante per . eh' veduto egli Via via Dio, questa è non andossene sele. alla che alla mio parere), è porta sere il mio vuol partire che '1 marito die' egli che bussare, non ». leggieri a Qual turbarci, Rispose messer lei sei e non tu, ci Come • lo o V desti ve- Va un qti^ttro poi del muova tutta pensò Rivolta che lasci lo medico. a letto, impresa: il marito rimanendo linestra,non di •. si non guidare « capo si ? tre ne se non camera recami e d'es fante. padrone; nella levo, prega disse: cessi di tuo scagliarli nel lasci alla che entrar mi Vitelliano, Io itane il essere mentre da alcuno Fenice, ». iersera mattoni modo in fosse, rispose alla di tu afferma nò (al ebro " ignudo tutto dis- messere pertinacemente padrone; che ma uno cone il bale mio a sapere ; ti faccia madonna, di camera dire e chiuso E •. tanto per tristo che il aveva garrire a porta fate Madonna, • poco la tua e di re messe- balenare ignudo, ce. vo- trarre il tuo sono ubriaco, ribaldono, fanti resti non potendo incominciò K. casa. orgogliosa spesso tutto tanto delle notte Io • lo era più arditamente • : a una con egli appena " : • fin alla in- batteva pur ; egli giunse picchiare, alla fece cicogna s* aitò, eh' molto lordo: tutto una V fanj^o. Era uel fango pareva 33 LANDÒ cadesse '1 pe tanto e dopo si egli medico l'elice ORTENSIO M. tutta di notte punto - " Io mire? dorsono 2i NOVELLA Marsilio maestro che tutto son Fenice; naccio di qualche che vicinanza, a una giunto Giannina stioi. E Fra n* qual i andò. la per fece a toga; e il all' oncontro panni venir e, ri sbir- fu sto po- trastullava di ora versi do- Giannina. figliuolo: e la pagata al i alla poi giorno Fenice la del- lietissimo casa, Fatto ritornò. casa gli panni, 1* n' andò se mandato aveva suoi ne a egli casa che si poi si vide dagli preso Venuta che che a Fenice git- E mancò medico, esser ancora ». potesse, fu tanto Vitelliano. suo partire, la l' avesti vi la tutta medico se andava, gli giovò prigione. col riaver, essere contra ritornò asi- d' Iddio, croce poco lo porto, per dei tu : gaglioffone Messer mentre né : ardimento che pietra, mal a via va grossa r uccidesse. non hai alla meglio via, va tatogli Dio, marito ; allora faccia parti ti susciterò sarebbe e nascere; mio ti Dio, per Disse ». come truffatore ti non sei, tu sii tu isviato se dolente che che aprimi freddo di che porco dire marito; tuo morto Oh, * TERZA stisi ripo- del mandò cesso, suc- il dico me- condannagione, del sendovi marito, se la presente famiglia, feccgli grata acroglicnzji. Quando poi furon che nella lor camera maledetta sia l* giammai; e di tutta Oh Padova la bella notte : che ora maledetta disse nella gravità no di casa la dottrina apprendeste. ve la donna. andato dottore E che « vostra che Oh venni nello dio stu- dire che vuol putlaneggiando ! Oh bella conti- ? DI di iH"nza notte noi sapete) e la non fossero ma che ribussando : e lo se parole aspre di occhi molte più e trassigli, pietre •. imbambolati, stavasi pareva chiedendole la santo Ilarìone fu perdono, però a messer quanto lo avea Marsilio con : fatta medico si grave con nulla, rispondeva terra che qual- scacciai da Maestro io come lo Io commossa non guatando e accaduta, lieto? non che aperto fusse trafare con- che mancò, poco stato ben sono avessi ci pioveva, si pochi e ; ignudo briccone, sapeva che sciagura mai e che io ben so sciarmi la- stata dirottamente : voce, che di sono come un si ingannati voi sdegno, gli quando gli aprissi sareste ( Venne dico, vostra grande con ? voi vergognate pericolo, venne, nacque, bussando vi tanto passata com'ei ne in 35 LAISDI) OBTEMSIO ! Non filosofo sola la M. umil gMto, mansuetamente e la di mancato '^^;^^"'^- tendo promet- pace; rifar per lo tamente compiupassato. 26 NOVELLA In il sia cosa et novella questa non s' impara signoreggiare l* ubbidire sia giovevole dannosa quanto giustamente saper quanto appresso IV. a' : cetti pre- paterni. M. .ALFREDI di detto esser fu vide si di sangue far " eh' regno furore " oltraggio Or amava. di erano al corsero veggendosi potere maggiore le doloroso vita. E come da lato offesa, per quella i due non i via morte, del si anni, Severo potè però capeglì, danneggiasse re la di v' non " se fra passata duto ve- minore era tosi tol- e piuto com- Altilia ne gli alquanto Il si a avea se Re non potesse, regina Spagna, faccia. di sua appena il mantello, Il fuggire: pensò fare, che real la palagio dalla nato gran incominciò scampare figliuolo, che suo di un con resistenza maledire e cercando che un detestare a e ucciderlo. far a soffrire conoscendo e forze sue impeto, stesso partito del più quei popolo, per Io cuore autorità, il di era di più potendo non tinte diletto chi a lieto mai mani le suo palagio mal a con fiero Ma ogni " nevoli abomi- " che aveva non tirannia, sollevarono tanta se egli veramente sconce sue crudeltà tanta umano, villania serviva le per di s' indegno Navarra, re opere, non di re fanciullo gliuola fi- fuggi. sero ardesnon si dili- DI si diede e disagi trovando né cosa per certa che fiamme detto Aldromandino gran benignità in collo pericoli, e tuttavia stesso a della della gentiluomini gli con di occhi la iigliuol mio, fatto sai tuo nato, prima giovamento, ti lo alla " al dale nell'ospedi chiamò morte, io altri " figliuolo rivolto, che ho muoia, affanni Manfredi rire mo- a nuto. soste- re chi nobilmente tu di Se tanti e voglio sappi sendo essere altri vedi; tu amaramente 0 • con condotto tanti che carità. ingorgati, disse. miseria potrebbe sono capitò suoi pieno e se delle pentito anni hanno m* perciocché padre: forse che Dio; per congiunta sostenere disagi, quanti é crudeltà nella sbandito, Or, lagrime difetti abominevoli hannomi citta; regno. figliuolo dell'ospedale il maestro Vitrio, se ricco con infiniti fu raccolto vicino conoscendosi Quivi a Scala, luogo e il col tardi degli essendo, quale scorrendo riprendendo, infermo Siena, il ; limosina fine fratello governò paesi, la malvagità. Nella sue Re denti ar- oltre piò suo Manfredi errando chiedendo Né un destrezza e dalle e fossero. incogniti per mina lor noo be figliuolo,eb- suo dalla per dunque Andossene Vitrio dissimi gran- adirato popolo elessero ma passo; mendicando, consumati il ricercarono; regno sollecito con Il né senza dal adunque sostenne. il Re rimase drappi, umilmente paesi vari per i ne camminare a 37 LANDÒ Allontanatosi male. suo, URTE!"S10 avvolto ^onlemente alcun M. non di picciolo Navarra, il 28 NOVELLA ti quale Severo di rubello Navarra. vivi, habbi dirò, perchè dico vecchia ti sia. Poi la non vedi, Finalmente fiate ( si Mentre gran tenerezza " sente; vai, solo le e padre " e con mio il buon abbandonato, tre il rimetti chiesa buoni della stiani cri- presente cadevano chiunque •. per pre^ ora figlinoloamaramente lacrimosi caro? prima se de* ) passò a stare acco- la stimi. la santa costume lagrime via prima se non volte con la congiunta moglie tre dini or- ma pri- t' non parole formava, udivasi singhiozzare è timorosi lai vita. ricordi com' d' Iddio e sto que- la lasci non alcuno, mai ti io e Per nobiltà tua mentre quali matrimonio cavi non utili questi e cosi ferir non conciliatosi alla vertà po- insolentemente si prender non il coltello Finiti di pari e le Appresso, che che scordare: mai nuova. femina a ne la per crudel fiamme. che muoio, seguitato gli sarei popolari dicoti adunque avessi stato dalle le te io se mai paterni, circondato mai né mente, a da cose, re consunto: pregoti quattro (per per mi vecchiaia solo queste fratello lasciarti dendo cre- e hassi miseramente che il popolo palagio; mio dalla Ma oppresso. non che gran aveva fossimo, eletto qui figliuol mio ho né io Et cordogli dai più ridotti cenere poi riseppi ) quanto real mio con fatto che il mio attorno in che campai ti Io Spagna. figliuoladi Altilia reina dall' incendio pericolo di della generai re QUARTA accenti e dove privo dire. mi d' ogni " Dove lasci tu sussidiu 30 fece dove cona, di porto salemme. non molto Navigò con molta vicino Soria, si ove forse da' Soriani vide da si compagni salvò sapeva cina. si £ cosi del mangiare dell' spuntar forze perdute del lito schifezza grande bere. a Vitrio, per lo molto lasso dormire in cavalieri dir incominciarono in loro tore, erano, vita chiamati con posto se che tendosi sen- alquanto de senza mente spezial- selvaggi; e suoi che dormire, nò e procacciar cosi luto sa- risvegliò in (|uelpunto, Lambrone que' pochi pregogli si due ora e lasciarlo loro. Vitrio a a strani di senza vedere lamentarsi a cotanto divisarono alla e paesi che del camminare All' arena. fossa dell' acqua nò poteva le tato asse- una afllitto,si pose " 1' su poi fangosa, travaglio nulla, si fosse lor fra si non cuni al- ad ristorò Sendo ritruovò e nello giorno potè, fare torbida tanto ma il senza alquanto ivi " mare, sara- e Vitrio vigore. che che era lungo seguente ove prese e meglio fece, al dolce, carobbe, n' arabesca abbattessi aurora, di alberi Il molti camminando giorno bere. senza e '1 tutto mare, rotta camminare a presi con ve uno venne come egli potè, lingua posero alla furono Vitrio, quali la finché essendo galea, e eh' tra' : Gieru- tempesta, di loro. venti ottimamente nel la galea, il meglio la lito crudel ruppe da prosperità, dove al gire per lontano Cipri: a colto sprovveduta galea una armare Baruti, egli giunse in QUARTA NOVELLA e cavalieri seguitar Gelso che lo suo seco spcndirimasti volessero in DI Ogni loro, fratelli. di luogo caldamente si in Non eh' fu ci ove di via volersi non capo aveva lasciar la d' cavalieri che voleva entrar inviluppato Lambrone, strada. ad dal una la Non popolata il Gelso lingua, giorno villa molli che fece seguente nuova: cristiani al di da Zaffo. e con arrivò lontana abitare. sopra desinare, I spose ri- l' altra poco sogliono (come non Gelso con Rama, a non Vitrio giunsero due I Vitrio sole, che apparecchiare cosi e per sapeva Or di morir se spine. detta pole lap- paterno n' andarono il tramontò di e incominciarono camminando i cavalieri " Zaffo, dove Quivi le era uno spinosa. tornasse, fra nulla,tuttavia la una spazioso. la per videro, dietro a spine precetto per questo che sgridare del berazione deli- ad 1' : molto e vecchia via pensiero di coperto nuovo bere, pensò giunsero sentieri due ricordossi Vitrio fece era che stette da né sciarlo. la- il lito, lungo dopo questa Né terra. disusato, altro r ; qui si e mangiare fra por molto il cui vecchio da né trovava non di accordati erano di camminare Vitrio Stanco s' che cavalieri i|ue'due da sopragiunto mezzogiorno a re, cammina- diligentemente si però seppe de' suoi. do: camminan- tuttavia Vitrio parlò modo Ili colai ch'egli alcuni da chè per- si l'aver- era dormiva, l'arena su averebbe cagione che gli pregasse, mai esso gli la tacque 6c abbandonato ingannato era cb' sempre ma Né ne mentre sognato 31 LANDÒ soggiungendo fortuna; sua abbandonerebbe in 0KTEN8I0 M. due dissi) " cava- il 32 lieri i con caso in cammino, Se al me. d' indi in trapassò Gelso, e eh' dolore vejif]fendo che potevano, se diede ne belle cune e di banco lungo di libera se non come messi di una " sovvenendogli congiungersi con al tutto peslilenziosa n' dò an- Troilo re tutti tura, na- i baroni gentil damigella che core, gli fosse, ricusò cosa d' sul piacevole sua una più aveva; parte del quasi intendere del Vitrio non e ai- guadagno corte signore Vitrio, donazione stessa. padre Teodoro do quan- recate con e cati man- vendere a in colla che Avvenne Regno. fidati nella e trasse ne Spagna benevoglienti figliuola di per stette, tempo fecesi del Quivi si non essendogli Or lor ma ricoverare Siotto, Maseo messer della dimandarne: lasciò parte Nicosia. in di che d'un Lambrone da diede si ruppe, gioie denari, i de si galea fermò in- ìspazio Vitrio fuori che marina; Se pace. que' pochi denari, la alla per lagrime per sì posero Gierusalem- amalaronsi è non era stranamente giacque egli fu, cetto ec- tutto giorni in ove morirono. ne senti morte Cipri, letto nel Risanato anno. molti n' andarono e morti, e Vitrio, che Dopo via Zaffo, raccontò sodisfatto, tornossi voto " al la per presi che dolse. si eran capitando di : assai iti ladroni quale occorso umano, e dai il uno, che marinai, furono nuova, il QUARTA NOVELLA la di Arzuffo, fiata fatto amnvalo il gli gli più che d'andarvi; fece aveva precetto donna, namorò in- s' che del glie mo- zi an- fuggiva. Veggen- DI dusi la anzi che capitare. E serviva fece. Non dando querelò il due alle le che sentenza, per aveva procuratori lo di nuovo raglia era un amore, non presta moglie di la andasse a pagare travaglio che di nella chi mila le con a con- e Benle mani vinetta gio- una l' del- pietà pochi giorni della bisanti, sentiva masta ri- accesa sbi- perciocché potrebbe sua si che : donare cavalier al i due mente cortigiani patrimonio) più olire; toglieva. Or giudici in a mossa grosso disse si orribii da forche, quando passare, sero Jl mi- remissione. e (essendo aillitlo garzone erede gii occhi alle lo vide che alcuna morte, signore che più nato condan- nell' isola aveva del presso senza prigione bisanti. in donare " avvocali menarono che ciò ri- e alla difTendere nocente; in- era giudice mila ne se preso usanza due per darongli adunque gale fu dal potersi morire padre condannalo fosse speso corrotta, 1* infelice vecchia Era il meschino venivagli fu subitamente favorito esserne aveva non " col alcune Vitrio, chen' a che miva. egli dor- denari che molto colpa liberare Vilrio da' alla line chi lolle dove letto gioie. Slette forche. si potesse per la anni; Cipri nel mal vecchia una di Vitrìo, che poi quale truovarongli circa ad sdegno, modo fa.rIo in ogni subitamente stelle fiero in commise albergo Il che sdegnugetla natura amore le nascondesse gioie sue 1' di cosi nell' di era rivolse no, determinando seco di eh* giovine, 33 LAItDO URTKNSIO M. se essa per pensare il misero 3 il 34 giovane? Mirabile che vita: che ancora grave parimente tanta viltà, che pigliasse nell'animo di non la vedeva si di disse pertanto di nobile se li levò la com' benda Pallioloro Irio che rivolto; è nobile • molto la mercatante Fatemi di il mercantessa, quantunque dimostri. forse lei io provvederà ». egli ir Ma Il cavalier menava più Corte. ondo La e rifiutato anzi capo Iddio a scacciato per Vitrio narrare aiuterà di Navarra, He la alquanto di dal regno lo se qual moglie cui si ella " me, a sono non volle non significarlo a lo una Vitrio, il qual esser mandò per che che di cuore marito re messcr torsi Allora d'alto intese egli imperocché sul dimandollo di cavaliere in miglior che al sofferire guastare, a oltre; davanti come di Vi- all'ora che che dere, ve- figliuola morire, vada Navarra bella disse bendare tosto male men corona fusse, non cavaliere fecegliela la : dere, inten- " Udendo ». non fusse non Il e Eccoti « padre prima se fusse. occhi dagli tre Menbatte, com- dal vedere esso, soggiungendo; di dato volerla strar mo- egli mogli. nobiltà simigliante il la morte donna, con della maniere ricordo congiugnere e fatte si del sovvennegli salute decreti, due di suo fuggire per matri- sarebbe gli stato ogni la seguisse i santi conlra rifiutare a ne mo dell'ani- grandezza la era gli persuadeva inunìo, e QUARTA NOVELLA venir foce ragione avesse figliuoladi rassicurato, fosse di Navarra alla lioloro. Palcominciò in- ligliuolo, lungamenle e posseduto, nella linilo nobile fatti; il naufragio Soria; finalmente e Prendi - corona che tal dalla della dove, Spagna; chi umanamente a camminare fra rammemorando strani accidenti, ricordi. del avviò verso nella camera della capellina per in il alcuno il dormiva ne e vedeva terni pa- terra si sonno entrò che moglie figliuolo con una dosi pensan- e, adultero, alcuno ricordandosi spada contenne. punto real la da de' scale, le gli diede, la sempre fosse primo vide pur padre volte tre se non ambedue: posesi e "Ii vaio: figliuolo fosse che se foderata capo ucciderli avviso e suo un aveva salite e Reina, teneva fu, ringraziò nella sul notte per- spiagge l' ubbidienza finalmente palazzo, alle scampato per la e il abbracciato che solo a dell' avolo, regno Il non di ferir non traeva padre che fu l' del- e garzoncello, il Ke pochi giorni ei V come Entrò Severo; re lo il lei e a eh' ve ce giudi- la verità portasse condotto per se indi giunto sono Mandò tanto, lo difese facilmente U' che galea una tissima poten- avuto -. per ptitiiaprigione condannò. diedogli giunse. sog- ritruoverai e ho non quale Vitrio Liberò riseppe. voce me, mie Le dell'accusatore donna, la per accusatrice: perciocché maggiore di pietà merito. non indarno, state della investiga diligentemente il caso la falsa morte alta suoi i voti spiagge " chiara con adunque ; mio;e8samina nelle sostenuto giorni Narrogli Siena. antica i padre il avesse " 35 LANDÒ ORTENSIO M. 1)1 metteva, ri- che s'ap- 36 di parecchiava alla disse e al pensandosi dormi, lasciò, mi che udito la risposta che è similmente che di letto scolpito suo caro nel l' il Vitrio appresentossi amorevolmente fece si vari e ritorno suo si ciò per e il che prima ei vita, succedette poi che molti a fu quello il suocero fece, apparve. del zio, fu Re " Venuto sta fe- stre giodel Portogallo, triumfi mente lunga- dalla Navarra, ubbidienti. sente pre- dell' avolo; finalmente, dì del Gran Vitrio regno e per cospetto gloriosi e nel savi di trapass"i88e coronato figlinolitutti re Visse suocero; e letizia minor feste molte del bandironsi ; né ; dimostrò dalle come che torneamenti nel ricevuto. '1 regno cho voce pianse. fu ne tutto per la e il riconobbe dirottamente " togli essor- moglie, imagine amore Re, ba- Vitrio, La soverchio giorno, tro l'al- or dolcemente e incontanente sposo, nedisse be- la spada l'uno or e fatta, posta e, esser core madre stata sbigottirsi punto. non aveva l'era manifestandosi e mai Vi trio ». chiamar gittò, mi Dor- • gravida te camera abbracciando teneramente a si di e padre, suo : perciochè questa garzone va ave- veggendo non parti, il sul in terra, si in entrato volte figliuolo sognasse Vi trio anima cose che uomo che figliuol mio, aveva r sciando, '1 disse, poi uomo, tal marito, che un donna, La sbigottito tutto vedeva egli che ammazzare. spalle le ferire, volerlo madre voleva la QUARTA NOVELLA morto " ebbe ;J8 vicino molto d* delle una bene Ugo visitarlo per che vi cadere abbia il viso ogni il cielo nuvoli, " soffiare nel attentamente il sole in " del mezzo cielo, linea che al gno; Dio la ma Molte ciò ebbero Ugo pur predetto. dalla che niava " a cosi sapere In lo ma pareva quale non e re, cadeisdc- con far potrebbe di questo re; piovefare si non avesse punto muoveva pertinacemente predetto come ripeteva vedere solo che ». fn(to, " qual ragione per avverrebbe Ugo messer cielo ira con non ritta di- modo verun potrebbono Il villano perch»'*già gli pioggia. dal insieme opinione, sua dovesse sola natura nel stessegli per in la natura e fosse segno slesso potendo rivolto, disse parole voleva Nò comminció e cosa segno pioggia villano « qual e opposto. conoscere che grado, qual stro l'au- che qual in essere il monte s'accorse considerare a s' avide dolcissimo; era zato al- " temente diligen- e temperato, appresso glia vo- segno nuvoletta, ogni intorno; bello, il sole ora, 'i villano che contemplando, cosa tutto da' netto d' guatava un' qual per alcuna nell' aria fatelo pioggia gran pensandosi compreso, veduto avesse per gli domanda Ugo ». ciò '1 cielo di disse: grano, passerà non tinuo con- casa gli cotesto perciocché che parrà del alla venne caro essere per subitamente e avete se riporre, tosto asino, quale cavalcava ganil"e storpiato, Messere, - il adagiato, bellissimo un M, QUINTA NOVELLA afl'erva: ave- k' aCTrellasMS la sopravegnenle avrebbe fallo dau- alla no messe, e mancò poco di il quadrante famiglio con il libro cielo, air i liumi " levarsi nuvolelto, un dentissimi rienle sole. del faccia lampi, riceveva ponente de' contrari nel che repentinamente, piena cosa r udir la tanti in bicaronsi tremò orrore tuoni. Flegra al il ciclo d' i fieri metà da padre molle tutta cadesse farsi Giove. ar- le cielo tanti la riviera dell' quali per Fu quasi baleni, si rono pensa- doventar tumaci con- torri, sbarbellissimi Adige la e vedessero ne essi e o- pioggia: Uovinarono tutta dall' il vedere, rubelli caddero che venivano soffiamenti. credo querele, e ra chia- del giganti, quando di vide la acque, il vedere non per impetuoso strabocchevol Certo " to; commia- tratto un mezzo si quelh» cortile, che lagrimosa troppo vero cun al- piani tolse spaventevoli e del in in subitamente nel di e Il villano, abbondantissime vennero recasse piovere. che ad no pie- e tempra dovesse quale tutto e gli adirò mai settentrione Da cosa fu il ; divenuti suo sospinto, ingombrò vento ei tenzoni, nel giunse appena ceffata seppe fossero. ne si la creduto fatte in si più istar iti erta forte giudici!; i fossero i monti giorno stesso opra eh* fino case che de né egli piuttosto Avrebbe disse zone; comprendere modo non le tutte con una essaminare ad cominciò nuovo il al sdegno, le più ora desse gli non svelte e all' Ugo gli alberi, atterrato armenti fondamenti. dai 39 LANDÒ averebbe ma gli ammazzato OnTEXSfO M. DI ; machina parve lagi, pache mon- 40 NOVELLA fosse (lana di avere di si mala vide v' pur non Gittonne un' se, il grano in rassettasse, per ciò tempo andossene gli fosse chi cui buon Ugo, che V m' tempeste il ha insegnato col *" il compasso cielo; il di mia vita. il tempo i peli Si in spazio fra fatto li le ve o cielo, e con tiene tutti di mina, quattro po tembiar cam- gambe; alcun breve la bnttesi alquanto la nel temperatamente balenare, che isquadro fra le per dee (|iiando ma piena e la sto que- gli rjz/ano se reo, la coda piover Se tuonare coscie; in e dee si volta ponsi fianchi, doppo impetuosa al e modo tempo. punto fen7.a por di dosso mai io n' ebbi buono " valcare, ca- future serenità; Qualunque di lo per cosi altro alcun né oggi le io misuro quale A messer vedeste sopravegnenti le e un astrologia. conoscere a il gli volesse Sappiate mi cielo dopo e dir • quale di nutamente mi- finalmente in rispose: asino più casa, maestro si tempo serenità che pregoUo '1 contadino tanta di presso che anno costui alla si si V astrolabio e Rassettatosi contadino il un in compreso. saluto, che contadino. avere dal mai avesse milmente si- e guasto, savio rilruovò sapere come al quadrante parendogli ora benigno il si l' aia su creduto libri vide, si copia, grandemente gran tanto per quanti con uccellato aver ora astrologia, poiché appreso maniera in avea dì dolse all' disciogliersi.Pentitosi per Ugo messer QUINTA 1' ha pioggia rizza i esser coda tenuta dee gli orecchi piedi percuote DI In in (erra traffitto. viene non vi dovete del gallo egli avesse vi di E quale il tutto nel che Ugo, ». speculazioni, rivolge dìvinatrice soffiando amaramente di Carabotto (che in s'era cotai che non largamente a ciò che si l'asino dicevano: che l'asino « da sanJa E Sofia Va, • tu ». di ne che rabotto Ca- santa tu molte «.E sai di Risapendo il buon go luorisa logia d'astro- più : e che nella sai tese at- si sparse Sofia Carabotto meno fu, ogni proverbio, che la presenti per onde pertinace troppo era lui a saputo da fatto si che prega la Lombardia aveva Ugo messer lui Il contadino altri La di Carabotto di e il fatto tutta fra' contadini alcuno gli ma per 1' asino il contadino) quanto per ritruovarono. e alla però che sminuisca. publicarono nacquero, che e promessa; furono, dove ne promise, alle celata, acciocché cosa gli se detto tuttavia invecchiato; la tenga riputazione alla studi p«ia l'animo astrologia più saputo avesse v'ho chiamavasi cosi vi non dolendosi e cato inar- avvezzo subitamente dell'asino: natura non col dosso tutto era se strano favolosa, quanto cosa asino come ore marinai, ai mio, vi facciate se e dimostrino tempesta medesimamente l' veg- taffani messer che capo; gli da e questo, predice vi i delfini vicina mio mosche più maravigliare, che la del da l'orinolo paro che quella guisa appunto fare, quando ginmo 41 LANDÒ 0BTE?(S10 M. sesi predo quan- nione, opi- sua più logia, astro- l'altro messer uomo spondeva: ri- Ugo es- 42 ser NOVELLA fatto cotesto fu Lombardia, farci senza per da bei ruppe instrumenti più odio non cotale astrologare per tanto più a si sono recò odiate per collera tanta più scudi molti divolgato ornai sopra mila due QUINTA di libri in sfere appartenenti. arte il mirò le astrologia molte quadranti, gli assalito, che, deliberazione^ matura cielo oltra : asini cornacchie " i contadini, dalle la tutta arse scritti; " altri Né mai che a che civette. DI VL NOVELLA Nella buqie, novella quanto brutto e che poi seguente volte vaghi M. dal i;1ìanni suoi, eh* fu amici ; che un non di di di dirne stupenda meno messer per essendo mattina, una Leandro della cavoli, divengon vedergli, né si la cotal sempre un' al sue co. nemi- a* suoi si pose del bugie altra non grata. Adunque V arcivescovo che " nazione natura, le che che posto era ne i"ec- avesse fiero confermare fargli cosa verità, di che della è città, l' del- nell' orto l' ortolano l'arcivescovo; credo di lui. queste loro s' di grandi, della bisogno servidore veggcndosi disse di era di terminò nemico egli se il fiorentino " arcivescovato, a alle canonico lìata nuovo solo ma " suo servigi, maravigliatosi padrone, che ancora finché diveniva fiorentino, il qual core quelli confermassero altrimenti Avvenne in a più bugiardo uom come servidori menzogne, bugiardo, capital alcuna ispirito santo e esser nacque il sole maninconoso, in cato ei diceva caso si stava /' Traversar! sempre verità, né videmai per mottruote parlasi : de* di Ravenna, Se (ine in alcune scimie. Leandro .ESSER sia vizio mostrano ne se delle natura narrami dispiacciono elle 43 LANDÒ ORTENSIO M. ? una mondo tava pian- Cotesti voli ca- maraviglia ritruovar si i4 NOVELLA i potessero e Se • di quelli come belli più Leandro; grandi? disse » Leandro; cavalieri Allora soggiunse ; dove que' paesi caldaie che cento si lavorano 1' lai bastare uno de' si che al si calderoni con disse rivolto, questa, ! umana ne han ". che questo, udite certo punto, uomini ( si come e vi ; •• rassomiglia ) che al po- a narla dodro Lean- bestia strana ella alla come Non le " é figura dissimili • e orto per messer sieno chiaro ncll' spalle il canonico; di ciò riporvi de' cavoli avessero, poco intelletto senza chiare picuomo per le che sarebbon do quan- disse, doverebbe quale Oh le ci, capa- il buon uno su intelletto se Rispose prego Il ben sentono Mentre in in farsi apprestare favella, eccoti all' arcivescovo. veduto calderoni Cairo. sto to- vigliarsene mara- capono si né potrebbe scimia una vi certo, per questo da si e Stupiva cotesti di dimora che viene e cose; di tro l'al- un bugiardo ampie si ?. bra l'om- nascono, dentro l'altro sotto l' ho cavoli messer venti monsignore, co' martelli, salsa la pol maestri un udendo tutta fatti si esser cbe aver perciocché cuocergli per stanno il fiorentino punto, grandi rispose mostrò è, belli e possono toccarsi senza Non • vi ser Ries- che grandezza bardati maraviglia l'arcivescovo. come tal agiatamente Gran ». di sono co' cavalli molto direi l'arcivescovo; Essi » «E — ora grandi si ben Cocagna, • all' rispose : » vengono divenissero belli SESTA non dagli dite scìmie, espresso già " in- 46 NOVELLA alle di una passata Ferrara a contado in Ferrara a " d' albana di io Presi vi un sandalo, un il sandalo, scuoteva verrettoni. il porco smaltire; le per la allora temendo del corpo, di donde però barile, tosto la turarsi il e fare per che che, signore, «cimio queste a prese la casa, le piena le budella in buona hanno risa parte padrone fior il reverendo turavasi e molto stette di non dice vedimento, av- sero gli usciseh' barile del era corpo rimanendo potei non ne il chiudere a uscisse. *. disse si Si che il vero, d* ÌMtcllelto canonico a sottile non non attesi Io naso. era, porco (juellaparte smoderate il mio del smaltitura, tanti comminciò scosse spina si tutto putisse, si locemente ve- spinta parevano Non scimia, che n' usciva di le acqua, una il tendeva in- roffiano. in presso molte posegliela e gorgo, che dassi an- rile ba- un grasso, che correggie più poteva. quanto il che era n' quale suo dava io io il de' remi " vostra, scimia, un di padrone che porco, ad fieramente che naso la scimia, La mostrava traessi che porco tirava e impose scagioni pe- valle della m' Come mato chiadi mio questo dati e navigava. al dilettava nella grasso ora gentiluomo si donare voler ora la vendemmia era andava ne e Io maggiore essendo, dirò ne ve un Aveva alquanto scimia veggio pigliar piacere molto lìate spesse Apollinare. una con che Libanoro, santo vi maraviglia. minor e io maravigliose, cose non che poi Ma raccontato. SESTA nato Ritor- al siu- 1)1 vitore; Io • sapesse non bugiardi de' ini pensava dir bugie fin ho quanto ORTENSIO 31. or che ho delle mi diate farei si disse il padrone, alcuna la che riiTiutato. " le bugie che di suoni questo a dire il faccia avesser il convenne le se dette verosimiglianza, il dono gliene mattina rotte a Ietto di piene e " la le gaze gli aggiungendo- che a' canonici si maritano tuirgli resti- a molti state erano il canonico sendo voglia di di paio un ornate Già s' bugie trassesi udì di verità: tenuto dire una nella e rentino fio- al bugia. chiesa fanno nuta Ve- il padrone nell' come la brache douoUe e confermasse mattina, raccontava Pastinaca molte •. patto però ricevuto. succidume perchè gli poi fosse avendo bugia, una egli dopo molto, Non gire e dono fossero non esser 'I desinare, con canonico, bugie dire d* sembianza avesse fatti aveva confermate. per che e di ti farò grazioso fiorentino, ciamo. fac- voglio degno appresso ti farò terza Orsù, avanti sera reputerai vorrò contentossi questo che la Se che avanti lo non la glio vo- non • voglia verrà bugia, dite, •— ? io che altramente ti dirò, mi ve barcaruoli, che bugie re versato con- volete pur come Non ? co' e essercizio cosi il pari mi provisione, mattina notabile dono Di buona per lungamente se le abominevole Se tal conformar in perseveri Ma, menzogne. mondo ma me, fiorentino; il sarti, co' mugnai co' padri di tu compreso, maravigliate, perciocché ne al uomo meglio Rispose ». 47 LANDÒ V isola uova. 48 e, le gaze piccoli si hanno le che covate niuoion di e che assai onesta si fatte Padrone, gli con uova grande si misero scorno rimasouo. "^^M^"^ ^m^ gliardi ga- sona per- contare rac- alta voce; si non sono pos- brache vostre ». a del era udendo bugie le ma ad gridò toglietevi astanti mini uo- eh' dormiva) queste mese, nascono fiorentino, menzogne, padrone, un formiche, paiono (quando confermare: Tutti quelle Il di ispazìo per maraviglia. a • SESTA NOVELLA ridere canonico, ; e le in che, bra- terra ORTENSIO n. DI NOVELLA Nella sdica l' amor 31Larinu anni viniziano sendu che ([iiauto altra la ve suol da vecchio un gli occhi suoi Sire s'infiammava, tuttavia la potesse dove casa Pomarina de' suoi Fulvia. lui sopra amata. modo con La Pomarina, vaga di ella l'altre fare detta vecchio la eh' molto riferiva ne che volte lei si dolse vedere potesse stessa communicava seco il buon meno al- come femmina tanto fra esso re nell'amo- Sire, da cui quanto il Ora quella in una del amori, giorno molto rado e più Abitava Fulvia, Avvenne un marina, innamorato. pensando dimestica traeva, ne Sire di la stava assai solazzo alla vedere. ischerno per cotal nascondimento per conio più poteva, anzi il Sire nome mente focosa- fuggiva lo quanto : (quasi si essere e si celava lei di il ciembalo» d' e mente assidua- laonde amor amata sessanta Fulvia, bella suonava e fuggire falcone, gru detto si per danzava avevagli posto il e giovine si vergognava da ài- namorò lussurioso, t»'in- fosse; uè seguitava, rimbambito) La di giovinetta chiamata una ti qua$Uo all' eU giunto giovine molto stato d' imparati vecchi. i a VII. novella segitente 49 L.4MDO perchè donna era altrui con gionando ra- Potanto da tanto faceta tutta e qual- sempre 4 50 SETTIMA NOVELLA leggiadra beffa, gli disse che io s' ha ella importuno Ma vederla, di il modo cui A • se molto modo del che volete vostro gni v' inse- io farò questo in sere, mes- ché percioc- in alcun le hraccia con certo, mai, che core, vergognasi amore. volentieri in e Per « la vedrete n©n posto veggiate, la non che tengo ; mollo io croce : Te • . ne prego marina ; ella notte ci Fulvia la dee cuocere alla che adunque de veli suoi in capo spruzzatevi venitene e modo la potrete Al *. dalla la della persuase disse a vostro andò fare voleva « che ambasciata, " s. la me a per lo suoni pane, mollo questi roflìanosimi alle vangelo di santo un poco di rina, fa- cotesto a " con bone, La a Sire me a io venendo acciò non Fulvia Zacaria., questa in mano, s'avvezzi adirata lo cessi ti fanevole? conve- poco bastone casa fornaia la che del che un untale " ncll' animo era tu parte te tosi parti- e tornatasi sai Non ". nire, ve- Boccadoro, Giovanni Pomarina a che consìglio gli Priegoti adunque notte di alla fornaia, di per con l' ora pane; tal quanto Fulvia; dere ra- giare grande agio vagheg- piacque csseguìre. alla nostra torre facciate sarà con il a grassa a volere di faccia la Pomarina mano la Sire quando ; glio Vo- pane. fornaia della drappi i questa il fare a ci infornata, prima diligenzia vi con vi vestiate e i nostra Po- che amica: molto V aiuta fornaia la è sempre la soggiunse che sapere il pane cuoce e Dovete • allora Cui disse. ; • faria giurò di tal DI fosse loia lo il Sire "^ij«tosi il alla air la Fulvia, var scala della fosse; terrà, via e dargliene potò, quante ; ti faccia disoneste Pomarina Sire : • e andatevene, ; della e io iidate; perciochè jiassata ella (?re le ò stata a abbia io fossi meritano » ben sodo la fornaia La e e che ne " sera più di due che che " aprimi diede a che molto più se menti porta- fare che ) vi questa pur adirato le diede Al non i suoi glielo la se penso come il bastone noderoso, tante più e disse ( gli Veramente Lascia Pomarina fatte mani. ragionamento • — rispose egli, dammi -. dalle Dio dire voi, la tratterei sta tri- l'avrebbe, fornaia il tutto. raccontato in l'uscio so tutta mal indubitatamente la Fulvia, " con vi tante io di favorire cose per trista gittollo dicendole morto Tosto « an- altri diede le glielo toglieva rivolta che capo insegnerò certo per capo scelerata, che e nelle pazzo non poi t' ben Dio, vecchio questo ribalda roiliana Ahi « in pieté, alcuna senza al già Sire, credendo del il ba-" più lieta, mai non ritruo- tosto di è Poma* a Prendi • pian e dalla n'andò rovesciatigli i drappi e busse Fulvia volta alia dossene ; accoi»- Fulvia, fulle fornaia la La ». di se le disse si perciochò stone a e ratto \yer a^iiimigiiartii per picchiando, uscio " forno, porta iiiu^ d' andar ora al polè alla venne aperto, la quale rina 1' n' andò che k)i che per venula se meglio fornaia, piano Cosi nata. pane, sarebbe muglio che innnicra, 51* LANDÒ ("RTIi"i!»K" M. me, tosto era prese non pò- 52 fra stessa, se fomaia col dosso da levò bastone, mostrandosi è caso credo altrimente fornaia sospirava Il Sire Pomarina. la in alcun « io quella che voglia nò e davanti alle da Piacque va di a Fulvia ella della non ha gran Signore. con ( come gli infermi ella eccetto chierica, prete, incontanente consiglio la campanella Hncstre; Se la nostro far comunicar sue deverò il la suoni si «ia vestilo che via, vespero, faceste vi camice quando a il corpo tanto che nò messa Poi alcuna rispose; altra veggo dirò. vi ora a ci non a scongiu- via se Pomarina La se D'indi e dirgli a che pensava Pomarina Santi per di vedere per stola e la potuto egli voleva, rivedere. potesse alla dolente, aver non tuttavia Pur rivederla. per Messere ir busse. la eh' modo ritruovò Dio per fusse può nel modo giorni rolla ci Fulvia ». rispose tutto casa del sentendo ricevute molli in nirci, ve- ture batti- ricevute altro né a avrebbe vi le per stavasi affanno maggiore le e strano spirò Dio morta si scontorceva, tutta per che Buono « che Deh, mi ben della Pomarina La disse; ci venni. tempo questo? stato veder fuori. il potè glielo che meglio era trovò le costole piena d'ammirazione, a quali giunta, dove spinselo e fu, che Dio per il " Pomarina nelle ricercando andava che Sire buon la tavole forno; al avviossi il pane, le prese e Rideva braccia. le sostener leva La SETTIMA NOVELLA rei Vore con chetto il chierisi suole ) passaste crederA che nlTnccierassi Pomarina al Siro ciò .. e 54 «firriMA PfovELLA ^ vi dovesse non sotto lire per di cento la pena qualunque volta egli andar contrada, che finato il Sire fuor della al contravenuto avesse sentiva dall' essere travaglio ferito risbandeggiato ; perciochègli era decreto. Il Sire gran stato che giorno ella sollazzevolmente e là dove d'andarvi. Avvenne postosia Pomarina e meglio la il Sire a « la allora Dissegli mentate voi vi la- messere, intendete: perciochèora Rizzò gliorecchi potete vedere cotai parole,e pr""golla glivolesse non ve ne ». dire il modo marina; Perdonatemi, de la Trinrl.1, lei lamentossi esso disarentura. sua " ; chiesa una ardire aveva giornoeh' egliH- ragionarcon delia molto in lo vicinato, per non un pure alla finestra stava andava ne eglisbandito Pomarina trnovò e '1 tutto che Ella se finestra lavorando avesse sta ne e a tenere. tutto '1 chiunquevi la Po- Disse giornoalla passa la può rommodamente una vedere; ponetevi adunque in perta, bigonciadove si porta il vino, che sia cofate che e ella sia si grande che un disagiovi possa capere. Compera fola per mio fatevi far dentro «n e consiglio, facendovi pertugiosi grande che fuori veder possiate portar da due facchini,li quali sopra uomo senza - vi giiiochino ogni sospetto e per toglierne minsi col pertugioverso la finestra della In questa maniera bencbft si non risapesse, pena, Kendovi da altrui In forvia. Ful- potrete vedere; perciòradereste portato o non e nella sponla- DI noamfìntc gli faceva vecchio che da si cortese che in Mentre lo stese il Sire, perchè ciò vi richiesta volesse Voi vi vedere Pomarina pensate^ tutte r v' ho fatti ore e alla un abbia voto • scorre, di- seco portare gran a ! rivedrà la e di panno finestra. fattosi Vide sto que- vi andò, tanto arditamente che per servigi, i vostri né mai da zuolo il len- porre proibito donna fuori essendo " col a dola pregan- favellare a avesse la riportare Pomarina venire messere, servire tanti fa si qual cagione finestra sulla la amata, ; quale La Fo é cordoglio maravigliavasi avesse per potuto della messo contrada. avesse « fatto gli in di m' la le mai non turbatetta preso pieno e un che lui che i ferri su mandò della modo fatto mio tutte donato non la sto Que- • per sua cintolini. più subitamente Pomarina casa di vi Or disse; e due volta, importuno, che viso av- da e per 1' amata mezzo il Sire ecco lino vede paio cosi bigoncia, stessa se discreto mio per savio partitosi,senza gliene viene, e un lei il questo, del soldi " desiderio comprare Dìo fra sazievole consiglio e Udito nella ogni giorno portare. giorno un la dieci che siete mentre Pomarina da che occorresse ". e loro quasi Pomarina stato alcuno comprò dando facchini, volte uscite, aveva; indugiare caso per ne 55 LANDÒ ringrazi(\la dato che favore se modo per molto mollo e foste, non contrada, si ORTENSIO venuto; scoperto Sire M. che da non lui gli rispose. io vi debba bei occhi. ho avuto a Io da 56 NOVELLA da voi comprarmi volentieri vi nulla? parlar dolce; fin t' ho non ti non mano che mai andò a il Sire che contrada voi ne se volete lo verrò scoprire, gli birri sai che lo vi " fu lo il il Disse ?•. avvisato da che al romorc decreto. corse al tutta tribimale difese rajrionevolnu'nte la causa esser i se sia ne io nerete me- re li- cento Ben « la quando il Sire goncia bi- apparve lo portava, non furono grandi Cinque, fu che e mandandogli co- fatto contra- aver : e egli perlina- Et condannato ne gli oflìciali chi fuori. sua, certo subitamente la vicinanza de le con grida Le vi voi e tu resisteva, affermando cemenle un nella Pomarina; venne uscisse di so egli Rialto di mo estre- bigoncia, una Pomarina malgrado scoprirono ciascuno Sire, disse io seguente lei, e alla il bando pur Il di posele e che il se gli promise fede, quando della della padrone la ti vigi, ser- il lenzuolo in farò; avvisami ". ; Pomarina contra in messere tuoi » faretegli pagare e sarà che Messere, • portare chiamarvi a Marino, tanti beffare viene ne fassi e ; il Sire non Pomarina La nel padrone suo la e datagli suoi. sentiva piacere di porrebbe non questo li fatti per giorno più di E tuo portano sorella, l' avvenire per fior in d' oro, un finestra. col vi allora cara rimunerata ti rimunererò in Deh, « che Rispose ». turbare or scarpette. Vorrei i facchini se per adirare, paio di un sapere servono con SETTIMA ])ortato quivi non ; nù al " si vanti datamente fat- pot»^ perciochè v' non la piaron {icndo la r infelice nelle si al fuoco. vecchio la strugge Fra i tanto anch'essi disonore accidenti, la posero posta di lei. Era bella due miglia, dove stette fu non che più cosa Pomarina, " in picciola difficultà la se per nella ridusse le beffare rimedio ci morire fama né sentiva questo d'una casa che e venendo da è Pera se che un dT : ve" alla non giorno un eh' vostri, questo duta ve- niuna favellare altrui, gli disse; «Messere, amando, Sire vicina, " sua i fatti che eziandio Pomarina, La a Palude, poterla fece, che tanto ; pur città in in di men dalla dal che già non sosteneva, similmente veggo simili dalla quanto pensando dalle dove lontano pena raccomandò. savano pen- sopravenisse spazio di tempo, tanto Desiderava dere. Fulvia sorella sua lacomo santo fiso vicina troppo monistero, altra incredibil esso altra né amore, schivare per e un lungo per deva ar- il zolfo per non il monistero detto giar vagheg- maniera della acciò : in un* rivol- toglier si potessero come loro stata sia ri- casa avere pareva parenti bestiaccia, era t suo fatta che spalle questa qualche " il meschino cera raddop- V avvenire si che Struggevasi vene. come di e ; ancora ; e nell' animo egli per Fulvia sua il Sire tuttavia nuovo potesse volare potesse potesse come vi non Liberato pena. andava lornato, che vi né portato, portato. Di stato era bando, il strinsero esser v' ito, ma era 57 LANDÒ ORTENSIO il. DI assai nata era un solo non lete vo- voi giate spar- cavalier 58 zìa, sia '1 pe fidato rio amico farsi alla faretevi capitolo, e, vi tutte slro, forestiero. debita di gentiluomini Irarrebbono, invitarono genovese, loro lasciato per di santo di fargli fatte. Fu più dato onorate l'ordine e essoquie per la lo " lenne so- del morte che della egli avesse nel grande senza ne discreto sepolto donne siero. pen- si fa odore insieme, Tannarono le buone invitò zia, Vene- che si sparge, non la piacer un d'esser l' invenzione: suo avesse Donato, lato ogni Le che davere ca- barchette lor buono lacomo, monache. si lo testamento per delle le significando che, per e ogni mandarono monache, ; molto che santo Murano, a alle di il dopo ordinò loro musici migliori giorno festa s.mtit^ rivelò stra vo- vedere tutto apprestarono i il messo grazie, e Fulvia commiato preso clau- dispiacque non qtiali conoscendo Li Si Sire lui relazion molti Al porteranno la per e ispo- per vi e vi che porte del primo verrà ne se vedrete e d' attorno saran da le voi posticcia monache usanza; chiuse similmente e loro vostro ordinato, Voi le verranno £ intendere " barba con Palude. alcun caso cataletto. di è come il questo ; e, nv\ esequie, gliaryi badessa G"ili- ordinato della monistero genovese porre r fatte da abbia " alla di lacomo morto notificarle e ha cbe vestirete n«"l nel mandiate poi voglio santo a viaggio sepoltura sua SETTIMA andare per genovese la KfOVELLA ?•' intesa nistero mo- tà utili- T ambasciata determinarono che seguente fossero mai giorno; e DI Spazzati furono ricevere i forestieri. negia, che s'aveva grate vivande quali era drappi, " contrafaceva li v'era entro sul in " Gli acciocbò al tingendolo poi liori di a lontani, star Vi beffa. li quali vi mancava e la badessa religiose dalla incontro il cadavero in s' incominciò VENITE, tostamente venute riva del compiuta, molte nobili mortorio; le duolo, lor dal per lato cosa uiìcio; nò si monistero, altre se persone sagrato: la chiesa. vedere delle fecero gli grande, si chiuse quali della e cantando messa donne della lagrìmoso al " chiesa la ma aposte- avessero dire invitate, badessa sulla in di monache le con ne taletto ca- che per- facilmente finalmente Giunsero dimostrasse. di vestito d' consapevoli sembiante chi il morto e : paresse erbette, putisse molti poi facevano che appresso accorgersi nò erano acciò fosse egli lierameote perciò e ce. cro- cuulrafatla d' odorifere eh' pensasse bellissima coprendo e e leggiero riconosciuto di : fianco sco, cavallere- barba una prexio"i al spada una zafferano, dovero da si volto di di ottimamente il costume aveva fosse non morto secondo petto posero la eoo de* che di delle roeizo ornata il Sire il morto sproni dorati, il modo Vinegia più vini, nel grande barca una da Vi- a compagni a iìnissimi e a gentiluomini, piene di barchette quaranta " Partìronsi tenere. a avevano l'ambasciatore Kitornò al Sire si dove gli alberghi raccontò e Ò9 LANDÒ ORTENSIO M. tatone por- il e slb- quella Eranvi si rato ono- monache 60 anch' facevano stando, ruminando morto, la del cataletto; baldanzosa questo soffia ch'egli al mano basciarla; mani ad Se alzato dal quelli gran del che diedero paura fatto più « Oh cara del core occhi miei ! Deh fedele amante gli alla il riconobbe gli dicesse scoperse fuor ad disse la alcun la non a favella, maggior uomo. nascosto dell' agnato. Molti Fra spada e tutti si Fulvia più ella la mio, ; giva, fug- tava, segui- colonna fermati me da luce gire fug- non mente giovinetta final- La » le erano la mio, non distese petto, fia, ben chiunque e di il Sire 1 pose contenersi quanto volgiti la s' avvide fuggi corpo ) pensava, dal ardentemente fermati il tuo usci Ma le fortemente abbracciarla, cosi e ; drete ve- e prego tempo croce Per • rivolta ti consapevoli sorpresa. dicendo; hi la chi oc- il Sire Come per e fuggire a tanto mìa, lato ( non medesimo capo gli cura egli potè no, che disse; voce poni altro non un il girava come Sire. mano, " gli cadde de del naso morbida della che vane gio- che anzi Fulvia a sentirai e giovane, al mano " »: capo una poneteci : Fulvia, cara naso, -.La spira la Deh « vivo è corpo alta con e al s' avvide alquanto " le frondi, sotto disse; guardando, respirava il morto queste vicina ardita " tra lei stava a il sopra E molto era sottilmente quale croce orazioni. dirimpetto e monaca, certo " la esse molte Fulvia bella era la SETTIMA NOVELLA " al(|uanto villania tanto s' era biasimarono che la per sicurata ras- mai cosa si paura, il fatto 62 " NOVELLA Vili.* J i Nella sia volta alcuna liicoLÒ di cavaliere era a calzolaio fattezze, tanto ma sapeva, r faccende che madre - era Madonna, piacere gran questo è che vicino, vi perché nel io mi voi come sa per Lucina sìa conoscessi mai. é del Non far cosa più il vedere a al' per la ritruovata il mi di L'o facciale; me ; Vi- ritorno. calzolaio mancate disse le parto miglior le un né tanto quanto la d' cagione mi voglio moglie ella a giorno fia raccoman"lata vero oro femmina, quando tanto per finestre sapete venne Av- bellissime amore un spesse ottimamente ciò Fiandra, valente una Iddio 6c uegia in andare di anco bisognandoli Or ore. e indurre dalle mase ri- padre, moglie né forse era fare Fiandra. era costei commodamcnte potersi cune n' e del che potuta del che pareva s' accendesse, tutte quale fosse. Nicolò, che disdicevol che fece si della onesta si sarebbe ariento gli di viaggio perchè e ricchissimo la vicino, suo tempo mori, morte s' innamorò costui che per la col venne molto né d' oro, il fare di usava bene quanto albanese, fra' mercatanti Nicolò «-« -"Hf di padre spron e" aìnore. Vinegia; sepoltura. Dopo orrevole fiate l' 'I vecchio che lutr? impara nazione in abitare stette, $' cagion Lione ad padre vi twtfella presente i"ifj »Mj e nostro stesso; giovane in clic cosa DI che veruna vi faccio amare, io Ire se fuori, };ovi che lire nel nostro (che cosi la il benedizione di la modi uno marito offerte fattegli da di guente se- se lissimi bel- con l' che anno le attraversò se V ignorante le gra" ramentandosi Marzia, M. Ella cuore e sapendo né ; soccorrerla, come zìose gola avutone buon passò marito, suo di fare figliuolo,il di e " vergognosamente con nella Marzia viaggio. suo ringraziò. Non Lucina osso il giovane essa sepe* madre) promise al pre- farciate -.Miidonna compiacere offerse; " cenando la vela meo- morisse, pompa la io cosa, che figliuolorichiesto; la to); pun- può donna si infermando fece ritruovò le occorresse monumento aveva desiderosa sorte ella amate alcuna quanto chiamata era le quanto celato solenne con (i»e mi l'amo mala per sto si possa che ti'.ì LAKIH) tenervi non sapere e OKTENSIO vui per per e M. lei ricor* a , quale amorevolmente se. La lei menò due sapendo il loro rimedio, altro " ne che eh' egli non la r dovesse cotal che ritruovar in Il calzolaio dolersi in con il figliuolo M. zia Mar- dolevasi ora, viva e come pregata. ora dente, acci- soccorso Marzia: sepelire, si d' rar nar- opportuno che M. nou pasta, fosse fare eoo e ma ; alcuno caldamente Nicolò medici giudicarono. porgere fecero venne, altresì piangeva aveva aspettava non la sapeva amaramente onore si essi morta per ne di grossa era né veggendovi non grande eh' seppero e esperti cagionato come porgerle " marito, non vano, savi se e sana la 64 NOVELLA Lucina cara sua OTTAVA sprovedutamenle dimandò il che pelita, giungere; della nell'ora si sapeva né la nell' allora di terza tutto non tanto la fosse n' andò servidori, trattala al sepolta. E stata era alcuni con sera, ver cadere, Lucina percosse ne r gradi la chiamata fatto sanitd la fosse Allora minriando fatte ne le come venne fuor tempo fu udita collo, " in qual il lutto amorevoli qua le di marito e sanguinato; in- vo nuo- o dolcemente giorni or a fu da fetta perin se Id, dimandò parte in o la «piale, capitata. incom- raccontò, che che mente chiara- raccomandazioni prima petto portolla; Lucina or nel gola il caso; pochi Come " di casa fuoco di guatando dal a del Nicolò tutto buon un Nicolò aveva e un e ivi di modo ponte, narrolle venuta dalle gisse, le ridusse. Marzia M. braccia, detto ispazio ritornata, d' onde di in accendere stropicciar, in stessa delle sospirare. Levossi la madre, tandola por- e e ad e collo, cadde; tutto Lucina sua in piedi, supino via gemere servidori, i " questa e Lucina ponte gli usci i per osso i per un casa, sdrucciolandogli via ad giunse venuta dove levò la del morta E munistero se te, mor- più famigliari mandatine dall' avello, se- avvenuta. che de' suoi risposto sua era trangosciata. ma ciato abbrac- stata era della 1' colo ec- nente incontafu cui Nicolò a quale A ragione animo duole, madre, perciochè repentinamente Corse si il Lucina. sua avanti giorno ciò l' amorevol egli ebbe cbe di mentre e : Fiandra tutto «lie su il vi- Ul rinato Mentre game. ella era ardimento 1' onesU di lei. Nicolò fusse piena alla madre, far Et egli quanto ottimo un sarto " alla amici, loro breve in Se gliuoli si belli agnoletti di zia che Marco la e compiacque, andò dov' bellissima fama si se la della in sulla piazza stette la donna, insieme bellezza che poi guari prima volta parvero parve alla la un' altra più seconda di sciasse la- santo molto, nuova cera suo- la incontanente vide gran Vinegia, tutta per gra- la chiunque e due l' amava con volle: ella ti- singoiar vìniziana " due lungo tempo alla riputò. Sparsesi sua lei vestila che e parenti parevano per Nicolò lissime bel- dra; di Fian- da che dimandò Rialto- per ebbe Lucina due avesse vezzosi, che gire alquanto mandò sposò, dando la 1' menala paradiso. Nicolò, a si e Lucina. molti poi quali tempo rinchiusa, stata era che intendere ad de' presenza di chiaperone con Invitò addobbature. altre con affrettasse tagliare francese alla vesti vuta, ria- consiglio, feccia e mera, ca- dandola. raccoman- far di altro pigliarne senza di compiutamente dissegnato avea tanta usci ligliuulo che il : quanto sapeva più potè, fu colò Ni- Lucina cara sua rispetto, quanto madre la pregò le- sopraggiunse che ogni Lucina Come di d' era di risalutarlo, ebbe ella per la salutò che e matrimoniai ogni ragionavano cosi non morta per da caso dolcemente e ma colai per 63 LAMOU OUTbNSiO pianla siala era sciolta M. fiata bella fiala d' usci né ; e ogni altra le sue bel- 66 r ebbe -.al il che venissero in sendo che spesa revagli rdito ragioni Nicolò conceduta che eh' di 1' ecclesiastico determinò Nicolò, fusse, di " al poter calzolaio sposare "^'^^J'.»'.^ W^^ il moglie, fusse morta, restituita. esser diceva, il con da Legato. confessava morte poi ragionevolmente ebbe nacque amendue calzolaio della rivocata pericolo e il che avendola matrimoni, la figliuo- sua sua Nicolò, potestà mando affer- donde gli risuscitata, quello tutto che calzolaio suoi suocero, monsignore a gesti alcuni esser industria, morte vita, pa- a dovesse esser tribunale che libera ma disciogliere sua altra era tala guai commandare fece rispondendo che vero i poi e quella davanti il Dimandava Al gli calzolaio che al v' mollo ad mostrò accordarono; si molti che sepolta la molti e considerati certa, cosa per che poi ispezialmente " molti alquanto, ottimamente " amici, cari quale maniere, usate fra Or riposava il marito, mìsero le si ella dov' raunati e celestiali. che più lezze il OTTAVA NOVELLA la sua. le donna facoltà donna. vive di fu DI ORTENSIO V. NOVELLA Sella pien d' affanni si pervenga Xjii'pa crescendo si pli potevano la per prendesse che erano franchi porrebbe si M. se sospetto ancora amendue nelle Onofrio ella si e 1' amante Il che perchè nobile andarsene infermò far era però nel per minore. d' monistero. amor che legame Né voto a Kisanos- voleva, per Lippa a que quantuntrafitta vivere e con congiunta. al amorosamente isposo Lan- risanasse, egli la desiderava rispondeva uomo de' fece Lippa monaca. di matrimoniai suo e lor sima mede- una '1 giorno dimandava tutto altro d' e male, Onofrio M. si di pensasse dell'ordine fusse, né chi quasi infermità l'ore tutte favellare; si e Ave- amore. era o Lippa, suore voleva fanciulla stimolata, dì non lei; amò a insieme che avvenne della se V anche " alcun padre Dioiche vedere bellissimo Lodovico e fao- sviscera» (ìambacurti, giovanezza Ora età. ciullesca: fan- finalmente molto età fatti si vicini, che e molto travagli verde crebbe anni »«•//' età Pisa, nobilissima {garzone; la fortuna vagli da Lodovico discretissimo sia quanto riposo. più sua amò tinnente e lunghi dopo de' Lanfranchi «iiilla, nella impara spezialmente grato a s' l' amorCf come e l\. nuvella seguente 67 LA"D"t padre, anzi questo che rimase 68 il sollecitarla, anzi di padre la volesse fanciulla dolente forza disse; di di mai dell' il bascio disse tuo più di dalla tua memoria di ; m* me del di si notte pensare Huo ne se travaglio; tutta venne " appena guardi ! fu il ». " di potò la glia la fami- a la deri po- si Iddio raccolse pose in Lippa suol dine, or- seguente reggere come • i a cotesto Quivi questo dirgli; questo s* accordarono che Arno. in ecco per ivi di matrimonio " egli sero mi- cadere andarsene " per tu e quando primo avesse tremante, Lodovico fine case ad che lascierai legarsi. Dato rìtruovassc corno alla Lodovico, indissolubilmente Lodovico grata, mi core, questo Lungamente fosse, padre da me entrare quella poco tosto " gia- del centro sarò mal ( parti sentito nel Io paterne addormentata il modo disperato per aveva si ». dalle vanile gio- nostra ti sforzerà partenza ha ragionarono, partirsi « bella altra insieme si dolorosa che mondo la nell' estreme fin voce farò amore certo che le basciatola, egli se ma, le puose insegnasseci " la Lodovico legittimamente amante flebil con pianse. che andrò n* «.Lippa, mondo del che o suo intenerito, le del monaca, morrò, ne padre)! tuo farti a assai insieme congiungerci grado Lodovico consigliasse ci età col Iddio volesse Deh, • che dolcemente e per costringere. Del " pietà collo al braccia che pareva sopramodo carnai di tutto ciò a lamentò si giorno un NONA NOVELLA far da la a tanto qual chi ge; fug- mal graziosamente ti 70 duole, sopragiungere eccoti qual avendo dissegli; ? disaventura e di per sorte Or sto que- za tenerez- per io far debbo mia tanta chi ma ; e tutta di ne disperazio- forse ? sa cidere, uc- braccia, Lippa. Che ? fanciullino, in dolce o nelle Arno guatando, diligentemente commossa, in braccia belle nelle gittoUo volle lo insperata gittar la voleva che fanciullino un la giovinetta una marito del l' ira fuggiva " te, NONA X(»VELLA mi tu re, cherai buono amante augurio E ?. fra orto " le al venisse ritruovato veduto mal avesse insieme molto vatolo, poi per per amor il : ninna - rendesse; ci cosa grata il voto che di a mi a per serbar ; acciochA vostra la Lippa un se egli io in regola di santa per naca mo- giorno cosi che nò per a me per tutto faceste, fosse perchè nondimeno salute truo- Mandato astringere vano ghiere, pre- ; e mio, padre monaca, figliuola rimaneva Lippa potete acconsento " cui " ; che tante eh' Non sapere, farmi da ordine sollecitar dovete Voi ragione non di la maravigliarono. allevato. padre né sa ne Dio che v' andò moglie balia, diedesì di si disse se una questo la con fiori fanciullo astretto pure l' Del- pose risvegliò, pregandolo padre pensò ; lo vezzoso un Il aveva. lo lo se odoriferi altri padre veder a il fanciullo tempo per " rose correndo indi poi caro nascostamente casa a mattina La portò. detto, rivolse questo grembiale, nei il mio ricoverare per non sono Chiara per ritarmi ma- stes* farvi sia lenta con- nelle DI vostre case ro la il saltò mangiato eh* bere,dove molte era di della e la molte lasciava ad core aveva dolci modi si da non in V posto invitare profondo pace in A centra Lodovico cortesemente giovinetto era ma di nella chi casa V udendosi s' • in 'I con si quasi Oh lui e potuto cara disparte ciata. abbrac- ella, che poco fesa fa di- Andossene dal padre maravigliandosi avesse tutto lui amata, da dal alquanto che rispose Lisbona non dò gli man- molesto. era costei, che strettamente di ricevuto, essendo di che ritratta Lisbona, ad risaputosi Lodovico adunque per sovenendogU lei medesima la fanciulla Iddio, dava difesa da panna ca- dell' acqua noia parendogli e si pozzo svegliato, disse; Lodovico non d* sazievole Lippa, moso, ani- umil un il che ; alla donna sonno se alla quel a fosse, l' avrebbe si Lippa ; e * ad ivi terra amor molta pose albergo. rassomigliasse Lippa ! si fanciulla, per offerire V Lodovico diede stare della padre che " " una attignevano Allora Lippa, busse ad la tana tramon- infra accostossi briccone fra destro per fanciulle quelle. bella pane tanto Sardegna cosi avendo " ebbe un di e Fra soave Lodovico rena, Il padre entrare. una con nella muniste- Lodovico aveva Ma del in ma chiese. quanto legno. chiesto una di all' isola caminare; a 71 di volere mai Gorgona, trasportò ruppe ivi abito; menato la e lo " V islesso io che Capraia pose LANDÒ compiacque fortuna la si con intendo non ORTE?ISIO M. come fu si si»ttoporre 73 si gagliardo fante; Piralda, nome disse; e dal se non sembianti suoi può non Stette cinque amato onorato che quel paese, di Giovanni tutta trastullarsi: cui alla sproveduta uomini di e Lisbona, la al disse che ne se uomini capitano ; si valenti, preselo. seguitò Lisbona potò Lodovico, preso del di il corpo suo, si gire anch' essa Marco il valore armargli nbona senza una villa, fu chi per s' è egli oggi di alcun seco lui grossa contrasto veggendo più il che cor poterlo servire, prigioniera. e dieci vale ma amava Lodovico, giovane d'aver fuggire; de vi- lor molto per di mente animosa- esso dopo e contentò galea rina ma- di corsali quel valore con quale di ricever la fanciulla toltane lo compagnia, alla la trasse desideroso Marco festa la prender forza certo stupendo con -. Per « che cacciossi verso quella mena adoperato! uomini ; di che vìva a usanza moltitudine gran spada menandola e mano, " nel Scarlatta, sopragiunse Lodovico tratta sbona, Li- ricevuto galea una tutti da vada gioventù prese donne. da era dura, Marco e tra' corsali di Ora quando capitano era pare, apnato. casa, l'aveva la dai ne spezialmente ancor tutta tiamolo trat- quanto per costui ardeva. forse e s'aveva nobilmente essere servito, ne che gentilesco aspetto fattamente si core a moglie, Facciangli vezzi, • nella anni e che s. alla " figliuolo,perciochè da di NONA NOVELLA Considerando gli fece rendergli disonore, ofTorla la sua se di Li- voleva DI di tutto fa(to M. capitano anni de' viniziani fu l'animoso cioch^ in sortollo di dodici passati cui sorta lontano di che di vettovaglie da Pisa, nelle erano miglia, trenta che Lodovico udì nominar il core quella barchetta vatoci un solo e fece stupì grandemente. garzone arditamente il da M. suo salisse Lodovico Lippa gli Come la intenerì galea e contanente inverso ritruo- della di galea: non egli de' Lanfranchi Gambacorti. porto ca, bar- il comito la rispose lea garinai ma- al aveaoo: su glia mi- meno. volger viaggio, imperochè madonna volere vicini Commandò in chetta bar- una governatore garzone che se scorto bidire ub- a' suoi poco Pisa, che garzone o per fugli risposto e Pisa più poco giA fu dalla dimandò di che trenta scoperto quale acque fu gnore: si- suo senra né : quai paesi fossero; in in ; es- '1 fatto braccia, pose per- il tutto comise si il narrò si lei allevato dato Il fanciullo anni. ventura Lodovico, le fu nelle doveva, tanto alla Se alcuna gli fu le da cercando di andar gittato corseggiare. Scambio, nome Lodovico primieramente che erano di golfo to sbigotti- il fanciullo posto giorno di seUe nel questo ristette cresciuto avea corseggiato per e ci. nemi- e capitando né : iscambio un e dal fine alla Lodovico cui a ; Scarlatta preso Lippa veggendo amici rubando Marco felicemente, Lodovico; Acconsenti andava avendo 73 LANDÒ servirlo. core Ora ORTENSIO Come a al cui voler il dare tar- era dato man- a car cer- Lodovico 74 udì il mentovare io ventura, venisse dolcezza marinai, i anche nel Giunti Lisbona con gliossi incontanente mandò per ad medesimo un della e i lor travagli, di in rubando a' marinai; per di che suoi lor ei si parte la donò Lisbona tigliuolo alcuno, i al galea lo : garzone e, non lasciarono ^-^^m"^ loro padri co Lodovi- guadagnato aver a tutta per insieme. diede tutti s' ebbero de Lisbona comito, parte patto con riconducesse onoratamente Il paesi. fece insieme ritruovò e limitare sul in si spo- quasi e consentimento mare, e ciò contrassero eh' ciò di raccontati matrimonio grato ne' che poscia Pisa, però festa avendo Chiara, santa furono tempo Gran casa. di Lodovico: di zone gar- amante, caro 1* abito padre lo il quale la Lippa, del novella s' inviarono. Pisa Lodovico mandò M- a dolce la udito porto, non piangevano di volta ; » ei eh' mancò Lisbona, alla " della cercando vai tu poco piangeva meno: nomo, figliuolo 0 • che colui amato tanto e disse; sono soverchia per dolce fanciullo al rivolto e NONA NOVELLA amendue ritennero al avendone erede de fino i lor neralo ge- beni. DI OKTKMiilO M. NOVELLA Nella mala novella ad vecchio sia, giovine un moglie di costei, forse che che un il cotal al altro che se pruovare che se non faceva di non alquanto " e adirare. a cotai più ardita, Stava volte costui lo pose sciuto cre- la glie mo- cosamente fo- si 1' amò, tempo Il di lui, giovane amore o noia. di e volte faceva anche lavorare non che ceva fa- che la mente final- Fatta incominciò cotai a : e e avvedersene, stuccicarlo; anni migliori giaciture suo incomportabil sentiva dipignere, godere il marito. sembiante un un i venti poco farle questo donna del che di e casa addosso, di avvedeva ne in costui A sapesse rosso; spensierato 1' occhio egli per d' altrui, n' ebbe tutto desiderava toUe pel l'arte progresso non di pintore di- Fighino, grave, maestro senno. maestro in oceki gli eccellente compiuto ancora avanti rechino donna detto pollastrone del ehe ornai apprendeva aveva non moglie un 1' aiuto con figliuolo.Aveva garzone pigliar Ambruogio d* anni gagliarda una aia ci maestro essendo quale quanto città di Melano chiamato il il impara amorose. cose già nella u $' danno quanto e piccioli nelle .L X. seguente com 75 LANDÒ tarlo ten- a lo faceva fortemente in una carne- dere ri- 76 XUVELLA dove terrena, ra che buona ci dipingeva ciava farle a femina che femina una le coscie. dirgli; far di tenti tu elle si sieno come tu? chi ? ignuda ?. diede V innamorata ( che cosi parlo ). Or lo Certo il stare volte scagno e le disse potesse E pe'l tirò Htra, io vorrò fare! e che •; aveva modo e di farai? pur vedere lasciato por il segno stosso mi tempo, da da disse la il quella se di mera ca- rebbe. pentila mae- saprai figliuoletto salto un e passò tra- In quello prolisso. il garzone le diede ne mi suo non più ardilo, giltolla sopra vivanda tornasse. ri- accostarsegli all'ora prese Giannotto fatto piere com- di Dio croce quel che canto le mani, che della mezzo la che vi alquanto turbato trapassasse per tal giuoco che punto, le farebbe « io il maestro linea, giurando per ella cui questo la donna per dallo se Giannotto di che avanti Giannotto che mina fe- la maggior data acciò pace, laonde una mai mai tu al buon molestarlo; scese sai non alcuno, di quella che più e più ristette Non fu mai non poi vedesti ne il garzone lavoro suo e vedesti donna in ciò incomin- sei pazzo, dove e uomo costui lasciasse : mostrate? chiamossi la buona di femine coscie seccaggine ad incommin- di Prese per ritruovò e già pendo sa- né casa ; vedi, come fatte le ha te di e entrò, qui motteggiarlo " di Vedi • di ritornare a aveva donna uscito era argomento a giorno la un '1 marito pezza che DECIMA che d* essa so una a che panca giva cor- I ??A 78 NOVELLA Nella si che dell' pie l' isola sia il ( se ) d' fra che fanciulla fra loro andò la al vide, che instrumento a buon poi che otta. La nondimeno tornartene a casa, che a starsi sarebbe fanciulla troppo acconsenti il di bella con essa iti la alle che so notte cinare, masua con spedita volentieri tardi e po tem- poteva seguente mal ; sembiante non si e erano di tanto non una mulino un servire, fece quale l' dal- uno che si fusse casali, o che prima ancora ; mente estrema- V erano coricarsi gli il quali mugnaio quei rotto essortandola moglie, li pace d'amore. villaggi ad di la che macinare potuta senza finalmente Avvenne rimanendogli il rubaldo corno Fu gran Il ebbe avrebbe r grandissime miglia. far Nico- ammazzavano lontano né pensò egli mulino, che a cipria- de* in chiamare, avversaria. eh' servito due per storie più d' odio di quattro parte si di Calogero, fatta gli altri più fresca rimane città arrabbiati. santo un s' odiavano; della volte contado cani gli vogliamo altro le gravi litigie rimase pur '1 tutto e opra Eranvi chiaramente e la presso affermano fussero stati ma impara spesse Cipri di già era I)er ingannatore vero controversie se s' ingannato. N.Iell' ni noifella seguente vede XL maneva; vi ri- parendole lusinghe por del DI tristarello. naruno di M. eh' volersene letticciuolo un più brutta la aveva fra sul ottimamente coricar s' Perchè si coricò nel una alcuni vato io vi il voglio io V orticello forse che non la j'viaronoverso il ' patto che guaio, sospinto [con a* essa fu compagni, da stato il esser le casa. fra tre giurando della lor di vinetta gio- che Voglio di cresca di I *- ; pagni, com- dodici, notte, sposero ri- cosi, ; e si av" adunque fecero, primo desiderio. non telli Fra- " bella ragionevole ispazio casa. ritruo- e primo meno ore ni an- Cipri, figliuola Entrossene estremo per sette perchè meglio molto furono di avversari. erano cosa era che suonate voler di intendo che maggiori ciulla la fan- loro; più la? elella casa, vicinato della godere fece in sei parte il territorio abbia le innafllamo ma far di disse compagni, de* nostri uno nel gui- volevasi coricare alta più mugnaio suoi che d' nella adunque fece e cispa, tre che e quel figliuoladi sua di : maliziosa, che fanciulla: letticciuolo l' isola il marito perdesse la mugnaio pieni tanto che la si dormiva Andò però con non con che Fu ciulla la fan- piIo":a, con magra, fare ella tutta occhi gli accorse la notte in che so per del moglie ce* moglie non facesse fosse storta, naso. alla terrena che scrignuta alquanto, dereschì disse tanto la Era bocca insieme per camera femìna cena vicinato nella forestiera. della egli ebbe, che e 79 LANDÒ ora nel gir bisogne, sue V Venuta cenato : OBTENSIU d' aver un E ora, mai il poi condo se- mu- che venne assag- 80 più saporita la giato r altro entrarono, non al credenza d* colla ferma colla fanciulla; lo fusse che in intervenuto alcuno Et errore. de i {svenne del fallo de* nel la il alla passata, rea pallida s'era di ora kì dell'inganno fare ; e coricata coricasse ]M)ftciache mugnaio parte. che ". ebbi Or La buona bene te non le con indugiò Non fra preso le se dis- viso questa notte tutta avveduta come appnrecchìav» che (soggiunse preso e femina ricever egli voleva di tu raccontò non per e no alcu- d'esser turbato con ch'egli dove • casa dormisti puttana? con fu vi Né s'accorgesse a tremante, e io dormito certo del «Dove La « colore, già fatto querciuolo, moglie; Dove, • tutto non moglie senzia pre- il mugnaio, d' andarsene buon un ho dell' avversaria mugnaio alla pure passata? caduto. era non strattagemma ( udì era che mugnaio notte ciò che la eh' piangeva;, e suo sopra di quale con fanciulla roani Di Come ?. compagni giaciuto • notte la motteggiavano inavertcntemente; cambiossi e al questa rispose; la fanciulla La lei rivolto a tu ligliuola vostra rispetto adiravasi compagni) disse, dormisti fanciulla stati questo i passati v' andarono essere sospetto nacque de e senza arrossiva, onestissima, esperimentato mulino sollecitavano. la e cosi e dopo rono afferma- voce ricordevoli poi, andarono piaceri, una al lor vivente mattina La ad tutti l'un compagni I cosa. e mai aver meglio. per UNDECIMA NOVELLA quel ella torto, In il si fanciulla marito), diletto car- DI naie che mi M. Jo me loro tu vennero? volontà da marito . sapendosi non " insieme vi pose beffo e gli se riseppe dove scherni n' il che andò fuori egli andasse. bastone: se gli dell' ^'^^Vjffi'^^'-?^ che moglie; di fusse dolore gran fare, che la ciò • vagia mal- altri gli a pensando Il cagione, Rispose ». acconsentii - qiial per acconsentisti ne 81 LANDÒ piacque, femina, dopo ORTENSIO e l' ira le temendo tamente, meri- farebbono isola, punto com- giù pose stra vo- né mai si 82 NOVELLA Nella V X esser d' nobile si malamente con sua bando si a M. fa come in starsene Aquilio, quando di Aquilio per detta lei danaio di o aranzi Piero. di e Con de' Rodi; costui favellare; e possa. in passava ebbe ma lo che era Era sulla davanti pit'ivolte non ardiva, datosi scor- non se M. Aveva che aveva il migliore conosceva ladro ma vendere limoni, chi di, Ro- sima bellis- pace vedeva. giardini essersi quanto a da tenuto da fortemente si candiotto un dino giar- costei, trovava lei detto una di Or amore, pensava giardiniero di portare Gioliva. non andato bellissimo diletto suo ad tini. fioren- pisano piccole miglia mai coltivatore neirigola de' parte un primo che Milione, nonui due per il innamorò, aveva cominciò in- ivi " prestare cavalier un teneva Piero sene di andar- Rodi a I ch'egli sforzato a patria, sua pochi giorni prima forse si morato inna- amore suo maggior quale giovanotta 8* la Rodi il lontano dove il potersi sostentare, similmente Era della andonne " : per usura, fanciulla contentezza poca in ferventemente guidare seppe vede tragica. essendosi una si espressamente veramente cosa Corsini lERO fu novella seguente amore XIL giamai e del vago costui usato cedri, piazza al fosse hani Piero temendo o di rio desideche DI senza suo amori : recar mi caro come parola che lieto al si umanissimamente, pe '1 giardino toccando, che e folta parte del quale quanto melodia, a se due che o pure egli quella Corsini suona è • e Deh un dolcezza cittadino ?•. solo che voi essergli Milione lo andando Piero a cantare le tutte per la lesti ce- più pian piano Gioliva ebbe la vicinandosi av- lo Milione, celeste fc- chiamò chi dolcemente? Rispose Milione; suona udite; e e canta chiamasi uscito di la : quale ricamava, si fiorentino, cui il liuto mano dimmi. che colse rac- da quello cielo al datolo e Milione canta solo? un col zi vez- giardino. madama veduto e gli disse; e colui 1' ago finestra andò. udito tosto lasciato alla cesi più fargli suo liuto andava di stanze una ad caminando cosi d* e : • si nica invito, la dome- dal scese giardino, alle denari, dolcemente si e ; molto maestrevol con fossero gerarchie e Ora profitto. incominciò pareva il come molto trarre sperava mai, dispose suo n' se frutti con tale un giardino e miei tanto di toltosi piazza dai ne vedere a sopramodo seguente, famiglio, altri il veggio. ti Io ? vedessi co* egli invitollo " ; sulla entrando, che ferire sof- ardevano gli disse averne ad segreti suoi più lungamente io mi 1' altra lusingò, Piero in denari in amico sovente sarebbe per lo gli belli più i che cosi giorno un (lori rivelasse fiamme amorose 83 LAItlDO potendo non pur, Milione, e oaXEXSIO profiUo egli r cuore, M. è sono • dama, Macon Piero Firenze 84 soperchio per mio amico, vedessi con nulla che di gentil patria fanciulla, ch'ha che d' meritato beata vedere quanto egli ! desidera udir mai eh* ella tuo. A che me con essa non sciagura l'avete pensasse mi voi io dimoro, sopravenendo Kproveduta, sua ci la per fare nel per • : vi Piero Milione, diflìcile amor per tu, fra e giardino Aquilio messere pensala fosse, ? "" cosa, ». vi - volentieri, accadesse re veni- quale è. rimanti per dino giar- camera di lerlo vo- nel non Tanta male di lo facesse Gioliva • de' suoi impose Milione ricusassi n' andrò ne; giova- molesto se non io fatto degna ne nella cantare fosse, che lei acciochè che madama a cosi Milione a più lieto, disse; che lk;n M.Piero, cortesia tua tanto • veniste ne " colei determinò se Andossene camera. disse; vorrei vicino sospiro, beata fatta fra E ». una 0 • da l' ha ad amoroso amata le portava, sua e non da amore nella • s' della portato un per uscito d' invidia; esser bastava era amore core piena abbracciamenti cari la dal maner ri- guasti non canape egli soperchio per trattone più eh' udì liuto, Gioliva, ch'era ». poco il solo, facendo se io ebbe, ha gli giardino che eh' destinato portato una molto è giovane che da ad egli : famiglio perchè nel com' quasi e che core allacciarla, disse subito il sia città discreto più Venne, fuori di egli portava sua trastullando vassene sua il è famiglio suo si della " mai. eh' amore fanciulla nobil e DUODECIMA NOVELLA bene e alla che qual- Rispose Milione; o come uomo di 86 dardi, d' acutissimi di non e una determinando fosse, conoscendo consapevole lui egli agevol reputavano era fosse, che nò v' denari per pericolo era pur profitto.E che sperato cosi di sene ringrazinllo chiamò (|uc8to qualimi|u(" f«ir di air (incontro rai di me, tuo che ti suona mi tal scale, andosfante suo alla mano moneta, ze accogliendonna ne, Milio- certo. balla meglio mai; fiate pentirai I' aventuroso buona conoscessi demo mente stretta- e la Per e spesse alcun Piero, la « io che d' avermi muto, te- avesse trarne amorevoli Partito amico ti farò nA delle di ella avesse; col posta e dissegli; io le favellava quale piccicata e altro modo Piero gli aveva. Milione che egli di sto que- danaio, non dipartissi ebbe una del basciatisi nuovo assai fatte eh' e Milione diiBcile avesse giardino, dicdegli che a il del porta borsa, e Milione a alla eh' Scese molto grande si do tenen- esser intrapresa abbracciatisi, amante. Per per che giardino; amico alcuna, cosa Milione veruna, del cosa. ) dissi sopra me co- sollazzare: tutto cosa chiavi le zarono, sollaz- ottimamente far potevano sempre di del razione) nar- ordine insieme che appresso, senza discreto volte altre dell' mia insieme loro fra l' dal- amorose della amorosamente diedero si ritenne la conchiusione spedirmi tosto che potessero v' parole s'usarono, parte fatica gran l'altra e non con Molte fu ( come e abbracciarlo. quai (per delle mal DUODECIIQA NOVELLA pregoti l'oda, ti di " contcntt^- fatto cosa io DI grata Piero -. delle costume fu che mai quale il davanti scaglioni alla ti antico " alcuno, se approvatogli T sia la "» che sepolto, gola stato coltivato, e di questa sticone, da che che cui vicina sorella, credo dello tu potergli per V omicidio impiccato da lui lenti do- assai ventura amanti. preso morto lungamente si l' innamorata Temeva Aquilio si non favellare, la gola. alcune mie gioie perchè fiorentino Io stato diedi le avendo già quale é gli per pensando disse; il grati « vigi ser- Carissima i di fidassi passati, (come è impegnasse bisogno ru- tulta io mi ( non gliesse to- chiamò Piero, sappi quanto Milione, io e con le cosi i avere potesse impeso prestatore è impeso fu Milione Blilione; e sfortunato senza dendosi ucci- che'l dove parte potesse non favellar sua ucciso venga e so, pre- che paese avanti messer faceva le come ucciselo, " l' ha strana i fedeli giardino, subitamente micidiale giardino cino vi- suo istesso quel istessa un giardiniero qualche dispiacevole per una '1 con fu che al donna si i due capo si che rimasero amanti omicidio, commesso: dirimpetto via di colui quella in cui podestà costume qual lungo il nel del famiglia dalla noa Milione dell' mattone un uomo il briga porta ó come dico, che per facendo congiungevano, che alcuno avvenne Milione (si avvenne piacere mezzano di mezzo mondane, avesse era col Ora cose durasse), tempo 87 LANDÒ adunque visitava. la sovente ORTENSIO M. di sai) guari ) a quel denari 88 alcune per a lui e se di fatto buio giorno, che fece gli eh' egli indugio. senza convenevole, potesse molti se mai ( ti la udendo tai Milione questi parole rispose nulla, il che e cominciò che ad sempre più che della tra' la strada quali ti erano e veglia sopra 0 - un Piero il Piero ». non estremo città. si tanto da corso. femmine Moiso i Piero, la compagnia certo la che dietro chiamandolo, voce d' cosi spiccami per cosi e ruppe, molto e perdoni verso dimenarsi grossa era Milione fuggir corse. vi alzando muoversi, alta una : ti fosse, sopragiunto raddoppiava mezzo erano veggendolo si pardo, non legni a il canape de d'on- abominevoli a dino, giar- entrar se rispose; grata diedesi pelo, Ma arricciatosegli ma il le forche Iddio morto, parve verso subitamente cui era cosa da prego) Piero, A -. lui forche, le e Milione, 0 « giorni feci timore porta verrebbe a porta fitte dino giar- ire, più ol- diligenza, Milione. la sarà del ne che sotto : riportò che, e s' inviò con sotto disse; di allora passar tanto tosto pensar banco, soletto pur peccati! tuoi il l' infelice tra faccia, imposto; cosi, senza pendeva essendo fu tutto cercando rimedio, senza me potesse non più vicina avesse E egli aperto l' uscio sarà le quanto a venga quando venga buona La -. chiuso faccende che tanto per che pregandolo molte le per Vorrei necessità. mie n' andassi venir vi DtUDECliUA NOVELLA menò dia loce ve- more ti- nuovo Era nel de' dei, giu- che il vano face- quale DI nemici, s' né giunla notte. quando si chiuse con forte esser perchè se n' andasse mentre contrastavano, ritruovatolo nella sinagoga lievati " 1' uscio che similmente si in l' collo le portosselo che Milione lo quale che ella 1' uscio, ebbe Piero teneva morto stordita tutta con della a rimase. croce e Piero " dentro la era E disse; a soglia dal me « ! levatosi cuore 0 'i magno e subito e dalla testo, co- temente for- donna Aperto Milione '1 braccio lione Mi- fu giardino, gli e Piero Piero riconobbe di si ristrinsero all' altro. aperto levati oppose, morto, 1' aspettava. sotto compunzione gran fu gli s' giudee, poi di al portò deo giu- legato, pallide e desiderio gran con vi aprire Une Il ?. cadde donne Bluise, 0 ? era delle via. Il picchiando la Piero che subitamente tutte morto fra cacciò chi alcune uno ; quali di drapello. un viddero le con Or il morto stava, femmine Le aperse. caddero cataletto e all'uscio; Milione sono malgrado e in io fascie le levossi ritto Milione giunse vano sape- remore. gran chiuso, chiamò nel morto stracciatesi fecero che che vi sgridarono giaceva, dicendogli aprimi che lo gran dentro giudee, cristiano, ben una entrato Lo stanga. costui e fra loro suoi la sopra- per giudee queste Piero da' stessa sera sepellire Parevano lumiera, la potuto era 89 LANDU tagliato a pezzi stato era OBTlìNSlO M. che del ; che occhi al cielo, fecesi il segno Iddio, na perdocadde morta della porta. Milione, maligno spirito, veduto che tato por- fare il 90 della seno iu sulla di che quando si strada: vi e ciò andava fu fece per di Guardati ; l'isola notte da t' Milione affoghi. vv^cf '-j rf^:- vr# nacque di per kr"yy^Ar il maraviglia allora " esso venuto la — non anch' finché Grande si proverbio dire cadde stettero tutto per alcuno soleva donna, sepelliti. fatto si dalla croce furono "»iorno un DUODECIMA NOVELLA Rodi, li che giardini eh' egli M. UI OBTENSIO NOVELLA Nella accidente la iinparan et crudeltà de XliCABDO nella che figliuoli, ì la quale divenne ne di fosse pe' in disordini molte fatti fatiche infermò che egli non avaro che disse ; troppo « il tutti ho fareste dove servito udì si se vi qui • ci nostro proposta, ; della Perchè, siete tutto maniera alla sa, ca- ti, Vincen- sentiva incom- sofferire gli cosi che pensato danno il disagio dato avete •• giore peg- che di contentaste non le per giorno un tanto per senza che crudel disse più padre gli dava, spesa; pur ne fosse o Di Di spesa. ornai mai alcuna gli uomini, mio, altri possa. utilità potendo né ; Padre spedale, e e diveune si più noia (osto noia portabil soflerir tanto vago o uu lunghi viaggi, gravemente idropico " sopra i gli costui Riccardo, gioventù ne recava più ma nella che tanto che sostenute spezie Aveva quanto Avvenne cantile, mer- favorevole si Vincenti» Firenze. diedesi all' essercizio fortuna guadagnare cosa toro. padri florcntiiio ricchissimo. figliuolo chiamato bramoso abotninevol i verso nobile miracoloso un sia giovinezza prima sua narrasi quanto Capponi nel fu Xlll. novella seguente 91 LAKDO isvenne figlino! mio, mamente otti- gire sareste Come pur il e lo alglio me- padre rando sospi- vuomitù 92 duro si avendoti che reputazione perchè d'altrui? quel Firenze e riprendere un sentendosi sei tosto anni, camiscie spedale era portato se il fanciullo Cui • il da sola, padre, Una padre il fanciullo la serbato divina dunque mandare dò diman- all' avolo. spirato, disse; E Rispose ». perchè ti dissi? voi, padre vi mio, avrò non lora Al- ». volto, disse; saldo a • io come con l'altra ; desinare. gli portalo viso duo, e quanto a camiscie n'ho ve Il fanciullo ». se lo al- vattene poi virtù possiategodere quando (come il due turbato con gliene portaste ho le avea piuto com- farebbe figliuoloa il se Piglia queste tempo ei ciò a ancor padre che il cuna al- chiamò • imposto. Ritornato richiamò che tenerezza aveva per mio a disse stato Vincenti non di biasimare, per gli disse; daralle e nute, soste- Seppesi ogn' uno non domattina e possibile bisogno aver vergogna, per si e riverentemente gli da maledire, e È '1 mandò. ve bia ab- ne potè egli dire, che figliuoletto suo due Assai doti lascian- e fatiche tante ad mandi, quanta Firenze? avessi non ». più ma di delle figliuolo pur crudel per tu facultà sia tu mi spedai nutrito, e cittadino ti sovenga non possibile che caramente generato, miglior il RZA allo che cuore tanta È spedale? allo mandare di DECIMATE NOVELLA ? No acciò io ancora allo spedalo «Me ) mandato (rispose il padre) fai tu pensiero di spero allo • spedale? figliuolo;chi la fa •" — - Perchè l'aspetta.Voi — no? disso v'avete 1^ 94 XIV. NOVELLA Nella rabil cortesia donna una da e D"'oN Artado fu sangue un quale lui lungamente liberal quando non se orfani molti Ora memo- verso ardore gran d'una la quale dì che però era più poteva quanto nahnente madre che egli fece sembiante della fanciulla, d' degna d'esser amata da dell' dentemenle lui da nelle animo né si 6c don ch'egli d* altra lo ricevere, case altra donna gli calesse. fi- Come clusione, con- con amore spetti ri- molti il : facilmente potA Accesesi di dava an- riverita e instantissìmamente sue 1' per nobile amore bella; che alcima fare amata vagheggiata. e ad ccmoscendo, stessa se gna, Catalo- Veggendo donna " essere don cavaliere, rattonuto. di sua giovane, pudica veniva non la di bellissima men molti : il detto reame il discreto accorgendosi credere nel e ritruovò si egli con che sendo mai né amico soccorse gentilissima non virtù, alcun del nobiltà la egli avvenne s' innamorò amassct con di esscmpio raro mano. Artado con una cavaliere oltre Gardena di un e in d' e acquistato, giovando, cavalieri che usò la contento avere la tratta seguitata. amata videsi si novella seguente onorato liere cava- la donna ar" Artado, " pregala a lerlo vo- ricevette; o che don lei sendo es- non Artado DI s' avidde ardire non e come servire cavaliere, fa si Ah ama? bil di essi sii del tu di verso che benigno tutto mente gli disse; doventare. amore sì e andasse nella amor suo giovane, di piena stridere disse ; E fattamente « gli quanto ch'era 1' era Artado pudicissima, e fatta di sdegnò corsesi con le Adunque mi volete mani voi e getta, sog- che facesse piacere. udì lei cque: gli pia- quanto in la in tanto aveva far don si nettare figliuola, pregolla di camera che potè di molle, e fare, paceficoUa; più se acconsenti maraviglia e dolce la pazientemen- dolce di usa finalmente ritruovata e per s* essendo, eh' ella la amanti ramaricata fece r gli Artado, Don ingiuriosamente parlar con te dislealmen- . adirata donna poi e fra come e la quanto mai, legitimo si sopportò era, io che • se dore splen- tanto a Cardona, ? no- giardi, si bu- e ? Crederò sono oprando me perfidi si pervenuti di sangue del traditore, persuadere mai potrammisi sincerila con dimmi Ma di schernita? indegno stati pervenuti quanto e ! fussero sarebbono e di e bugiardo tu disleale e disse donna La m'hai modo Gardena antenati le Dunque, « siero pen- amasse cordialmente perfido, sangue i tuoi chi a ; cesa, ac- suo rossore, cercasse. ore questo a ogni figliuola sua gli disse turbata, questo Cosi V modo sopra scoprirle la ma tutte a lui qualche senza lei non di di 95 LANDÒ la donna esser prese ; ORTKN!«IO N. Come tal cosa, incominciò ne' far capegli, perdere a e la 9G pudicizia A tutte e sendo al ; mia prego vi no e la stima ), mi morte Artado Don poi la gentil della mila sua ducati ritruovò, diate il oltre più del folle che pensò molti giorni figliuola, fatto pudicissima d' oro, commendolla ch'egli avesse in d' don le onore »• ne, giova- rono passamaritare ricordevole donò quattro egli dovunque tutte u- pietà Non Artado conosciuto ma ; desiderio; dovendosi sopra voi della onesto sempre ^'"^Mit^'^ 1' onorarla. che gli della prenda tormi mente, e vi costanza amore così e a le con (comeogn' mio la e an- voluntà onore che darsi amante, venire caso anzi veggendo tramutò né che madre; di rigate; d' cavalier siete miei? rabhuffati fanno mi ser es- ». era 1' ostinata e occhi giovane 1' lagrime madre se la voi caro dalla risposto capelli minacele Le « iniqua io calde da guancie i con che onore, degli che cavaliere lui a fu sforzata tutto al dossene pupilla parole queste volete perché 1' altrui la che più preda disse dare a dee mi madre, crudel Ah ? astringermi in DECIMAQUARTA NOVELLA le donne giamaì. si lorose va- DI M. ORTENSIO NOVELLA IH LETTEItA G. molto de la talora alcun dolente, e le cercava del nire, dopo la la n' andò. se che continua pregò suoi che da dea riceveva che vita lunga querimonia con de de' suoi la ciò Ma de alcuno l' avedi pensieri, e perciò in- aiuto parte a " parte i tormenti e sosteneva, la alcun attenzione molta role pa- eccellentissima a via mento risenti- rimedio dare tivella cat- aspramente solamente piacesse porgerle avendo ogni castigando. contatogli Giove Circe compassione Circe petito ap- modo disconce e rado non poter E mala le e oltre per tivamente fur- tamente tor- la che lunghi ravolgimenti e doverle cuntatrice i torli di non passato molti s' avisò lei e che viveva acerbe con cinedi e Di ceri pia- quella con concupiscibile giovandole, perciochè era a or sforzavasi e ripigliando concubine poco dal accorgendosi, ritrarnelo; spesso luì e pastorello, secondo dirittamente Giunone di ninfa questa un non ogni giorno tirato, si sollazzava. era che tanto legittimiabbracciamenti con con BRACHI sapete, fu come moglie Giunone, sua o PIETRO lascivo; e de* or e GIÙ. cubino, amoroso contentandosi XV. SIGNOR onorando lOVE, Dìo AL 1)7 LAMX» soccorso. ascoltata gelosa dea, mossa mali, le promise e 7 la a giurò 98 NOVELLA che farebbe da rommodo lavorando incanti, avendo Et tal cuffia t' ho io (lata ogni ad se egli uomo altra donna; che e sicura all'esperienza tutto quello vero: e più gelosia in dolcA! e e de che la Circe d* o suspello tranquilla pace. è posta, d'ogni in e di vione oblio lei co- questo suo con Avvenne la savia tempo cuffia, detto il la poco la essa avere, capo colui a de quinci godendosi quale in molto indi virtù dò an- lietamente parole venuta la si : accettò in " n' manderà capo co- dea, che che in sua subito fuor spio. Ca- mar se cui a con e posta essendo, Giunone ringraziò: maga capo posta atti del cuffia sarà uomo, avrà ». in " donna altro gliela cuffia, in pentacoli essa una alcuno ciò comin- quella sarà, si dimenticherà ogni vivi da destro e santissima è ri- notte lito con Ecco, • altro, quegli un di tempo poco Questa che pasta alcuni del Giunone a disse. servita. in con arena in finita, le si e d' none Giu- prima solamente coronata lei; attenendole come mani cuffia una in a speranza desiderava le o adunque buona sodisfarla, lavorare segni; di e mise cosi uomo eleggere tempo Partitasi molto di venne a e che ad voglie rivolgerebbe mestiere era pre sem- le tutte a dietro amore consolata promessa le presto opportuno. Circe piena. suo sarebbe Giove andar fare " tutta la il ciò a che avanti più tutto che ma in senza donna, tale opera indi e sue, DECLVAQUINTA trovò aveva, Giove lui si ser es- senza viveva che Ve- Dr non nere so fatto, d'aver del desiderando e quale gliela portava, portò cruccio; volto dinegata; r ira come e da trasportò, il portato la intendere intendendo ciò che ebbe che cosi poi lungo sdegno la divinità avesse consiglio fatto sua che deliberarono che cielo, acciò libera ma da e che ove si d' la nel monte Ida in in e la fatata la beffata. pari si fu appunto Gli in tenesse o fosse schernita, mortali a era Gittarono nel grande di avevano a Idit dia concor- potenza quale che Giunone contra ella terra: di ; tra' viventi essecuzione. Et contese. impedita terra non vollero Venere divina deliberato come ad cuffia loro fama per non cervello un mandarono più uscito traendo cuflfia,di malìa gittasse cosi e uopo; la niuna più per tal sopra di gri- 1' orecchie a caso da prestare da' che gravi si forte con la se avvenuto era cnflia, la si fecero Giove di cagione qual rampogne sarebbe Dei, gli quali colà altri gii ne alle minacce ne di tal romor la Venere gioco, strano un se grandissimo bisogna E la che De vennero 1' on"ese. a aventura avesse de le la gelosa, la agre fu da andò si e le minacce per le Ma Marte, a via prese con possa Giove curasse. ne Venere, trovata e ridimandò. gliela se si era e capo, risapendola, Giunone cosa egli di questo in testa padre di trasse che senza più col giorno un quanto diventata stranamente scherzando notizia metterla cuffia per questa ebbe via qual por 99 LANDÒ ORTENSIO M. caso tempo sente pre- que aduncadde che 100 DECIMAQUINTA NOVELLA che Alessandro, Priamo fatto nutrito cresceva. di amante Enone esposto madre dalla idei alcuna per esser Paris non prima che senti la operatrice fino al bella più di le lei che che prima lume a' bono i loro di dì altra contento vivuto. Ma solo tra Venere ; ragioni cui Paris delle tre sentenziare, d' Enone: le i fiumi darebbono selve vedreb- stagione ninfa cuflioncsca dandosi, ricor- virtù, fuor dandosi quale forse sempre buon sarebbe discordia del Pallade, Giunone fu per pomo e al commessa dizio giu- famosissimo d' ronlenlo volle cioè Enone amata quel tempo parti sulmon- simiglianticose*. dee, sentenza non dal do dicen- altre quella in (piale e tar can- fredda la con te tut- più prima viveva (|uelle la " dulia avvenne d'oro Il lui Enonc, sua tempo di frondi da mercé della nella alberi contanente in- a quella, stelle pianeti, nò. do- testa a cominciò persona le in stesso, se abbandonasse luminosi di verdi niuna in la divenuto verso all' erta, più ma gli penetrò che suo egli rivestirsi mcoto che vertù che amor andcrebbono "'he credesse cuffia la maniera descritte da quale ella, non impossibilità leggiadramente Ovidio tino ebbe stori pa- ritrovata quella antiponendola, dell' e fu leggiadra molto, e d' Enone ninfe altre spaventevole partorirlo, tra' E in solo In lo per nel che virtù cervello. Paris, figliuolodi Paris, al esso per r detto poi di Troia, re sogno fu aver poter separatamente store. pa- udito le più giustntutte e tre 102 r essa tale avrebbe favorito impresa. naviglio molto senza contrasto infelice dell' Troia della sdegnati r in piana alla in In modo che in ma goti fecero centra V colui d* ; " amata, in mano altra un Il che ciochA pensato fine alla " io essendo di e non lui quegli per reputo voi di natura farvi a ben ad sua fu più la ; o rimase tro al- un rata innamo- d'una ventura; tutto ììò. dire, pervenuta gran il ravignana accidenti è esser guerre goto, una diversi mi in romano giovine ad tandola por- delle imperio passando, poter io poi la diede ella la mandò tempo, soldato un a- ricordandosi. tempo bellissijna tma amante, 8U0 d* poter 1' proci, solo lunghissimo nel mani mia. di tutto, continuo saprei Italia in nelle vi non essendo perseverò di in venuta da poi portata i solo che disfecero e del anni anni assedio, involarla la Troia, e per greci dissima gran- dieci sparsa ruina i di gli importuni e processo cuffia che de 1' quale venti amando Ulisse suo di e con distrussero d' la ; capo, malgrado casta, fine modo Penelope sua la fatta, capo cuffia ebbe Ulisse stuto lui durante della la promessa a' danni in Ora terra. virtù la già " durò, alla assedio da andarono assediarono, quale Grecia, patria. Perciochè sua rapina armata in insieme essa bel con re, passò ottenne con e che stette tempo compagnia Elena, desiderata di in potere suo figliuolo del per nobile e tutto a guari Né riconosciuto Paris, e DECIMAQUINTA NOVELLA amoroso, onorato^ alla perIto n(N DI |)iù (lej^no, soddisfare io La r vi tengo. di sacrata le genti delle ricco cosi se bel e involassero lavoro, glie o adunque che E vivete siderii più ve posso col Kt usatela forza. per vostri ottimamente voi raccomando. fim: di lo glie detela Pren- gni, biso- servito. di buon è vedere o ne' compimento a che per avventura per togliessero " dubitato tutte troverete felice mi lo voi ne vostri. e guisa a l'apportatore traessero passare, che veramente e ho onde per più obligbi eterni che non caro possa tabernacolo un città, io adunque mando in cosa, dover per vi più né quale gli a mandata avrei col né questo, pienamente 103 LAND!» convenevole, più nt^ di presente OITBNSIO cuore tutti i de- quanto