COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 AMBITO TERRITORIALE SOCIALE N 17 VALLE PELIGNA Piano Sociale Regionale 2011-2013 Piano di zona 2011-2013 STESURE Piano di Zona Data sottoscrizione accordo di programma 01 02 03 Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 1 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 AMBITO TERRITORIALE SOCIALE n. 17 VALLE PELIGNA Ente di Ambito Sociale: COMUNITÁ MONTANA PELIGNA Comuni 1 2 3 4 5 6 7 8 ANVERSA DEGLI ABRUZZI BUGNARA CAMPO DI GIOVE CANSANO COCULLO CORFINIO INTRODACQUA PACENTRO Provincia Azienda USL Distretto/i Sanitario/i di Base 9 10 11 12 13 14 15 16 PETTORANO SUL GIZIO PRATOLA PELIGNA PREZZA RAIANO ROCCACASALE SCANNO VILLALAGO VITTORITO L’AQUILA L’AQUILA-AVEZZANO-SULMONA N3 PELIGNO GRUPPO DI PIANO (indicare nominativi e rappresentanze dei componenti del Gruppo di Piano) Nominativo Organismo rappresentato Comune di Pratola – Coord. Conferenza dei Sindaci Antonio De Crescentis Comunità Montana Peligna Antonio Carrara Comune di Cansano – Conferenza dei Sindaci Mario Ciampaglione Michele De Capite Mancini Comune di Pacentro – Conferenza dei Sindaci Azienda USL Salvatore La Civita Comunità Montana Peligna Marcello Soccorsi Comunità Montana Peligna Mario Di Piero Comunità Montana Peligna Carla Di Cesare Coop. Horizon Service Francesca Russo Coop. Horizon Service Simona Marino A.I.A.S. - Sulmona Domenico Susi A.N.F.A.S.S. -Sulmona Ivana Boccia Dipartimento Giustizia Minorile – Servizio Sociale Minorenni Cinzia Carlone Provincia dell’Aquila Anna Mastropietro Provincia dell’Aquila Lina Di Donato C.I.P.A. Domenico Boiocchi Istituto Comprensivo Valle Sagittario Loredana Antonelli Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 2 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 Descrizione del processo di formazione del Piano di Zona (max 30 righe) L’avvio del processo programmatorio per la predisposizione del Piano di zona 2011/2013 è stato disposto dalla Conferenza dei Sindaci dell’Ente d’Ambito Sociale nel corso della riunione del 6 aprile 2011. Al riguardo la Conferenza dei Sindaci ha preliminarmente preso atto dell’approvazione del Piano Sociale Regionale 2011/2013 nel quale sono, tra l’altro, delineate le procedure per la costruzione del Piano di zona, definendo le modalità istituzionali e operative per il funzionamento della Conferenza medesima, contenute in un apposito Regolamento approvato nel corso della seduta in parola. Dopo aver provveduto a confermare quale Coordinatore della Conferenza il Dr. Antonio De Crescentiis, Sindaco del Comune di Pratola Peligna, ha programmato gli incontri con le organizzazioni sindacali per la sottoscrizione dell’accordo formale di concertazione. Ha quindi proceduto a stabilire le modalità di composizione del Gruppo di Piano, del quale avrebbero dovuto far parte, oltre al Coordinatore della Conferenza, due rappresentanti dei Comuni dell’Ambito e rappresentanti dell’Amministrazione Provinciale dell’Aquila, della AUSL Avezzano-Sulmona-L’Aquila, delle Istituzioni Scolastiche, delle Cooperative Sociali e delle Associazioni di volontariato, oltre a componenti dell’Ufficio di Piano dell’Ente. Il 13 maggio 2011. nel corso della seduta d’insediamento, il Gruppo di Piano ha disposto per la nomina di un proprio coordinatore, per la elaborazione del proprio regolamento di funzionamento e per la predisposizione del calendario dei lavori per la realizzazione del Piano di zona. Il 24 maggio 2011 il Gruppo di Piano, dopo aver proceduto alla valutazione della precedente programmazione del Piano di zona 2007/2009, ha preso in esame la documentazione del profilo sociale dell’Ambito 17 e definito gli obiettivi essenziali da proporre alla Conferenza dei Sindaci. In data 24 maggio 2011 la Conferenza dei Sindaci ha approvato il profilo sociale dell’Ambito 17 e definito priorità e risorse. Il 31 maggio 2011 il Presidente dell’Ente d’Ambito e il Coordinatore della Conferenza dei Sindaci hanno incontrato le organizzazioni sindacali CGIL, CISL. UIL e CONSAL per raccoglierne suggerimenti propedeutici alla sottoscrizione dell’accordo formale di concertazione per il Piano di zona. Il 1 giugno 2011 il Presidente dell’Ente d’Ambito e il Coordinatore della Conferenza dei sindaci hanno incontrato Enti Pubblici, Istituzioni Scolastiche, Associazioni di Volontariato e responsabili di strutture per anziani, per una concertazione sul Piano di zona e per raccoglierne proposte. All’incontro ha partecipato anche l’assessore alle politiche sociali della Provincia dell’Amministrazione. Il 16 giugno 2011 il Gruppo di Piano ha proposto l’approvazione del Piano di zona 2011/2013 alla Conferenza dei Sindaci. Il 17 giugno 2011 l’Ente d’Ambito ha sottoscritto l’accordo formale di concertazione per il Piano di zona con le Organizzazione sindacali CGIL, CISL, UIL e CONFSAL. Il 17 giugno 2011 la Conferenza dei Sindaci ha proceduto all’approvazione del Piano di zona dei Servizi Sociali 2011/2013. Il Piano di zona è stato, quindi, trasmesso ai Comuni affinché i rispettivi Consigli lo approvino urgentemente unitamente allo schema di accordo di programma e di convenzione. Analoga operazione è stata fatta nei confronti del Direttore Generale dell’Azienda USL affinché, con proprio Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 3 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 provvedimento, approvi sia il Piano di zona che lo schema di accordo di programma. L’assemblea generale della Comunità Montana è chiamata a licenziare tale adempimento nel corso della riunione consiliare convocata per il 21 giugno 2011. Si rammenta che i Comuni dell’Ambito 17, alla vigilia dell’avvio della programmazione del Piano di zona 2007/2009, hanno provveduto a individuare la Comunità Montana quale Ente d’Ambito Sociale. I provvedimenti consiliari di individuazione sono già in possesso del Servizio Programmazione Politiche Sociali della Giunta Regionale d’Abruzzo. La sottoscrizione dell’accordo di programma approvativo del Piano di zona da parte degli attori che vi hanno aderito, (Ente d’Ambito, Comuni e AUSL) avverrà entro il 28 giugno 2011. Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 4 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 SEZIONE I - PROFILO SOCIALE LOCALE 1.1. Gli indicatori di impatto e di strategia contesto dell’Ambito territoriale (a cura ATS) COD. A.n.E A.1.E A.2.E A.3.E A.4.E A.5.E A.6.E A.7.E A.8.E B.n.E B.1.E B.2.E B.3.E B.4.E B.5.E C.n.E C.1.E C.2.E C.3.E C.4.E C.5.E C.n.E D.1.E D.2.E D.3.E D.4.E D.5.E D.6.E S S.1 S.2 S.3 S.4 S.5 S.6 S.7 INDICATORE Indicatori di impatto dei livelli essenziali (Infanzia, giovani e famiglia) Tasso copertura posti asili nido /servizi integrativi per la prima infanzia per popolazione della classe di età 0-2 anni Tasso di partecipazione giovanile 15-25 anni ai servizi attivati Tasso di copertura su totale famiglie Tasso copertura su totale famiglie con persone diversamente abili Numero affidi e adozioni Numero bambini e famiglie seguite Numero minori in comunità Numero segnalazioni casi violenza ai minori Indicatori di impatto dei livelli essenziali (Inclusione sociale) Tasso copertura servizi di inclusione per gruppo target Percentuale di progetti personalizzati con reddito di inserimento su totale utenti Tasso di accessi con ISEE su tot. Utenti Percentuale progetti integrati su totale utenti Numero contatti e interventi Pronto Intervento Sociale Indicatori di impatto dei livelli essenziali (Anziani) Tasso di copertura domiciliarità Tassi copertura servizio domiciliare h/utente Numero utenti assistiti a distanza Tasso copertura anziani non autosufficienti N. attività continue di auto-mutuo-aiuto per anziani Indicatori di impatto dei livelli essenziali (Disabilità) Tasso copertura servizio domiciliare disabili Numero di persone diversamente abili fruitori assistenza scolastica specialistica/media oraria di assistenza Percentuale di progetti personalizzati su tot. popolazione disabile Numero posti disponibili di comunità “dopo di noi” Tasso copertura servizi diurni su tot. pop. disabile Numero pers. con disagio mentale in carico Indicatori di strategia Percentuali di spesa per area Infanzia, giovani e famiglia Percentuali di spesa per area Inclusione sociale Percentuali di spesa per area Anziani Percentuali di spesa per area Disabilità Percentuale di spesa dei livelli essenziali Quote investite Azienda Usl e Ambito per integrazione Punti Unici di Accesso attivati nell'ambito Piano Sociale di zona 2011-2013 INDICATORE AMBITO CATEGORIA INDICATORE 7,0 Impatto LIVEAS 6,8 Impatto LIVEAS 0,06 Impatto LIVEAS Impatto LIVEAS 2 8 5 28 Impatto LIVEAS Impatto LIVEAS Impatto LIVEAS Impatto LIVEAS Impatto LIVEAS 0 Impatto LIVEAS 1,4 0 Impatto LIVEAS Impatto LIVEAS 3 Impatto LIVEAS 0,83 0,66 25 0,64 Impatto LIVEAS Impatto LIVEAS Impatto LIVEAS Impatto LIVEAS Impatto LIVEAS --- Impatto LIVEAS 0,30 Impatto LIVEAS Impatto LIVEAS 0 Impatto LIVEAS 0 Impatto LIVEAS 8 Impatto LIVEAS 20,79% Strategia 15,98% 11,42% 33,10% 77% Strategia Strategia Strategia Strategia Strategia Strategia Pagina 5 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 S.8 S.9 S.10 Percentuale di finanziamento da parte ambito Percentuale di compartecipazione utenza Quota pro-capite investita utente per servizio 9,7% 3,4% € 46,5 Strategia Strategia Strategia 1.2 Elaborazione ed analisi del contesto sociale generale dell’Ambito Territoriale (max 120 righe) Il territorio di riferimento dell’Ambito Sociale 17 denominato “Valle Peligna” può essere descritto nei suoi tratti essenziali rimandando ai seguenti profili: GEO-MORFOLOGICO il territorio è caratterizzato da una superficie prevalentemente montana e dalla presenza di aree a forte valenza ambientale. La morfologia e l’orografia dell’area influiscono negativamente sulla mobilità della popolazione residente contribuendo al fenomeno dell’isolamento socioambientale e della marginalizzazione territoriale. DEMOGRAFICO il progressivo invecchiamento della popolazione con l’accentuarsi dello squilibrio tra la fascia degli anziani e quella dei giovani; il calo delle nascite, il trend di crescita continuo della popolazione straniera; la trasformazione delle unità famiglia in nuclei sempre più ristretti (media di 2,39 componenti) rappresentano i tratti caratteristici, e ormai consolidati, della struttura della popolazione locale. SOCIALE la crisi occupazionale che la Valle Peligna vive da diversi anni sta determinando la crescita del livello di disoccupazione anche tra i giovani. La precarietà lavorativa ed economica rappresenta, purtroppo, la realtà di tante famiglie residenti e la minaccia incombente per tante altre. Detta situazione di instabilità contribuisce alla comparsa, nella popolazione locale, di nuove forme di fragilità e vulnerabilità sociale. All’interno della Comunità Locale crescono sentimenti di sfiducia e demotivazione a causa delle poco incoraggianti prospettive di vita per il futuro. ECONOMICO il sistema produttivo, profondamente inserito nel sistema locale del lavoro di Sulmona, è interessato, da diversi anni, da una fase congiunturale negativa con il progressivo indebolimento della struttura economica locale a seguito della chiusura di tante imprese industriali che nel passato hanno creato ricchezza e lavoro. Particolarmente critico rimane il mercato del lavoro che non sembra evidenziare segnali positivi di ripresa con tutti i risvolti di natura sociale che questo comporta. L’Ambito Sociale 17 raggruppa 16 comuni dislocati su un territorio di 627,16 KMQ: Anversa degli Abruzzi Cocullo Pettorano Sul Gizio Roccacasale Bugnara Corfinio Pratola Peligna Scanno Campo di Giove Introdacqua Prezza Villalago Cansano Pacentro Raiano Vittorito L’EAS 17 sotto il profilo amministrativo comprende una sola Provincia (L’Aquila), una sola Comunità Montana, una sola Azienda Sanitaria (ASL n.1 L’aquila-Sulmona-Avezzano) con 1 Distretto Sanitario di Base di Sulmona e n.3 presidi distrettuali di Scanno – Pratola Peligna – Castelvecchio Subequo. L’Ambito Sociale 17 mostra una popolazione residente pari a n. 24.838 abitanti (dati Istat 2009). I COMUNI L’Ambito Sociale 17 coincide con il territorio della Comunità Montana Peligna, area interna della regione Abruzzo. La caratteristica del comprensorio è data dalla sua frammentazione in numerose unità di governo (16) di dimensioni assai ridotte che di conseguenza porta alla “dispersione” delle piccole realtà insediative. Questa “diffusività” del territorio trova un elemento di polarizzazione nel Comune di Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 6 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 Sulmona, centro ove convergono i principali servizi amministrativi, sanitari, commerciali e scolastici della zona. Siffatta situazione determina difficoltà di accesso e di fruizione dei servizi per le fasce più deboli e fragili della popolazione residenti nei comuni più piccoli e decentrati dell’area. LA POPOLAZIONE La crisi della Valle Peligna mostra il suo volto inequivocabile anche dal punto di vista demografico. Da alcuni anni a questa parte, infatti, il saldo demografico naturale, ossia la differenza tra nascite e morti, colloca la Valle Peligna, agli ultimi posti in Abruzzo. L’attuale fase demografica dell’Ambito è caratterizzata da un lieve decremento della popolazione che si pone in controtendenza rispetto sia al periodo precedente (2001-2005) sia rispetto all’andamento di crescita costante registrato a livello regionale nello stesso periodo. Infatti la popolazione residente nel periodo 2005-2009 è diminuita di 61 unità passando da 24.899 a 24.838 abitanti (di cui n. 12.183 maschi e n. 12.715 femmine) La contrazione della popolazione è legata al saldo naturale fortemente negativo (- 181) che, a differenza degli anni precedenti, non viene compensato dal saldo migratorio attivo. Il saldo naturale negativo potrebbe essere il segnale di un processo di recessione demografica endogena strettamente connessa al fenomeno della denatalità. Denatalità e invecchiamento, considerati complessivamente, rischiano di destabilizzare ed alterare gli equilibri economici e sociali del territorio. In conclusione, L’Ambito Sociale 17, area dell’entroterra abruzzese, vive una realtà di forte crisi che attanaglia, ormai, ogni settore della vita del territorio dal quale emergono “i primi segnali” denotanti un calo di vitalità demografica LA POPOLAZIONE STRANIERA La popolazione straniera nell’Ambito Territoriale 17 è in continua crescita in linea con i valori regionali. Nell’ anno 2009 risultavano residenti sul territorio di riferimento n. 1.329 cittadini stranieri contro i n. 1263 dell’anno 2008 con un aumento di 61 unità. La popolazione straniera tra il 2008 ed il 2009 evidenzia una variazione percentuale positiva del + 4, 58 %. Estendendo l’analisi su un periodo più lungo e considerando i dati di alcuni anni addietro il trend di crescita positiva è ben evidente tanto che nel 2003 l’incidenza degli stranieri sul totale della popolazione locale era pari al 2,74% nel 2005 raggiunge il 3,7% e quindi si assesta al 5,35% nel 2009. Le comunità maggiormente rappresentate sono quella Albanese (25%), quella Rumena (23%) e quella Macedone (19%), in linea con le tendenze registrate nel territorio provinciale, ad eccezione della comunità Marocchina che ha una considerevole presenza nella Provincia ma scarsa nell’Ambito. Nel dettaglio, nell’area della Valle Peligna la popolazione immigrata proveniente dalle nazioni prima citate rappresenta circa il 67,00% del totale della popolazione straniera. Il 24% degli stranieri soggiornanti nell’ambito sociale sono minori (n.319). Gli alunni stranieri che frequentano le scuole del distretto scolastico di Sulmona rappresentano circa il 5% di tutti gli alunni. Risulta, inoltre, che sull’intera area di interesse siano presenti: n.646 famiglie con almeno un componente straniero n. 477 famiglie il cui capofamiglia è uno straniero. LA FAMIGLIA Nell’Ambito Sociale 17 sono presenti N. 10.376 famiglie (anno 2009) con la seguente caratteristica: si tratta di nuclei tendenzialmente più piccoli rispetto alla media regionale: 2,39 componenti medi contro il 2,48 della Regione. In generale, si può affermare che, sulla scia dei cambiamenti in atto a livello nazionale e regionale, anche le famiglie residenti nell’Ambito 17 stanno attraversando un periodo di trasformazione. Per quanto riguarda le tipologie familiari prevalenti nell’Ambito sicuramente da sottolineare è il Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 7 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 modello familiare che presenta un solo componente che rappresenta circa il 30% del totale. Si tratta in gran parte di nuclei familiari composti da una donna sola rimasta vedova: nel territorio della Comunità Montana Peligna ve ne sono più di 2000. Nelle famiglie mono-genitoriali, in linea generale, prevale la presenza della madre sul padre. La tendenza generale è quella che evidenzia, come già accennato, la crescita dei nuclei composti da una persona sola (spesso di età pari e superiore ai 65 anni), l’aumento del numero delle coppie senza figli; la diminuzione delle coppie con figli, inoltre, le famiglie con un anziano sono più numerose rispetto a quelle con minori. IL LAVORO La situazione di crisi occupazionale della Valle Peligna sta provocando un netto ridimensionamento del settore industriale con la chiusura di molte fabbriche a Sulmona che si ripercuote su tutto il territorio. L’indice di iscrizione nelle liste di collocamento del Centro per l’Impiego di Sulmona è uno dei più alti d’Abruzzo. Il tasso di disoccupazione di riferimento per l’ Ambito è del 9,2 % ( la Valle Peligna è inserita nel Sistema Locale del Lavoro di Sulmona), si tratta di un valore tra i più alti in Abruzzo. Si precisa, che il suddetto dato si riferisce a qualche anno fa; in un progredire negativo del fenomeno, si può sicuramente affermare che, attualmente, la disoccupazione mostra valori più alti e preoccupanti. Ulteriori elaborazioni portano ad evidenziare che il tasso di disoccupazione in provincia dell’Aquila ( 9,9%) è nettamente superiore ai valori regionali (8,1%) e nazionali (7,8%). Va sottolineato che la disoccupazione giovanile pur presentando a livello regionale un valore inferiore (24,0%) rispetto a quello nazionale (25,4%), mostra un notevole incremento dal 2008 al 2009, ciò significa che è aumentato il numero di giovani dai 15 ai 24 anni che è in cerca di un occupazione. In Abruzzo circa un giovane su tre è senza lavoro. Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 8 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 I.3 Valutazione di impatto dei risultati della precedente programmazione (max 60 righe) Nell’ Area Infanzia, Giovani e Famiglia erano stati individuati i seguenti obiettivi: 1. sostenere la genitorialità; 2. contrastare l’allontanamento del minore dalla propria famiglia d’origine; 3. favorire la solidarietà tra famiglie e il mutuo-aiuto; 4. prevenire che situazioni di disagio diano vita a gravi forme di emarginazione; 5. sostenere la realizzazione dei giovani; 6. aumentare la fruizione dei servizi per libera iniziativa dell’utenza; 7. sostenere l’incontro tra domanda ed offerta; 8. ridurre la stigmatizzazione delle famiglie in difficoltà; 9. potenziare la capacità delle famiglie in genere; 10. promuovere e sostenere il lavoro delle donne; 11. favorire il diritto al gioco del minore. Facendo riferimento agli indicatori di impatto previsti per la specifica area di intervento si rileva quanto segue : - la riduzione del numero dei minori ricoverati in struttura in funzione della maggiore attivazione di interventi di carattere educativo domiciliare; - la percentuale di prese in carico segnalate dall’Autorità Giudiziaria al fine di garantire la tutela minorile è stato circa il 10%; tale valore pare costante nel corso degli anni; - l’ampliamento sul territorio dell’offerta di servizi educativi per la prima infanzia raggiungendo un tasso di copertura posti asili nido/servizi integrativi di circa 7,00 - l’ aumento di minori/famiglie in carico al servizio di assistenza domiciliare socio-educativa pari a n. 8 (nell’anno 2010). - la realizzazione di n.2 progetti di affido familiare; - l’incremento del numero di giovani frequentanti i Centri di Aggregazione Giovanile pari a n. 140 (nell’anno 2009) - potenziamento e differenziamento delle attività realizzate nella programmazione annuale dei Centri Ricreativi Interculturali che ha prodotto un maggiore coinvolgimento dei bambini del territorio pari a n. 2131 (per l’anno 2009) Nell’ Area Integrazione ed inclusione Sociale era stato prefissato il seguente obiettivo: 1. contrastare ogni forma di emarginazione ed esclusione sociale legata a fattori economici, culturali, sociali e personali. I risultati raggiunti rispetto agli indicatori previsti evidenziano: - crescita costante di interventi economici a favore delle persone e delle famiglie in condizione di disagio economico; - ampliamento della rete dei servizi coinvolti nelle azioni di inserimento lavorativo ed aumento del numero di aziende disponibili ad impiegare i soggetti svantaggiati; - mantenimento del numero di interventi di mediazione linguistica e culturale e limitato potenziamento degli interventi di intercultura. Gli obiettivi di salute previsti per l’Area Anziani erano: 1. contrastare la solitudine del soggetto anziano; 2. contrastare e prevenire l’istituzionalizzazione del soggetto anziano non autosufficiente; 3. tutelare l’anziano povero e solo. I risultati rilevati sulla base degli indicatori prefissati sono stati: - il numero di utenti anziani in condizione di povertà estrema seguiti dal servizio sociale professionale è stato pari a n.12 - il numero di utenti anziani in condizione di non autosufficienza seguiti dal servizio sociale Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 9 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 professionale è stato pari a n. 141 la riduzione del numero di anziani presi in carico dall’EAS 17 per l’inserimento in casa di riposo; - durata media accesso domiciliare pari a 1,10 ora per ciascun utente; - nel servizio domiciliare sociale a favore degli anziani si sono avute in media due nuove prese in carico al mese - il numero degli utenti seguiti attraverso il Telesoccorso è stato pari a n. 26. Gli obiettivi da perseguire per l’Area Disabili nel triennio erano: 1. sostenere la famiglia del disabile per prevenire situazioni di crisi e di istituzionalizzazione del soggetto disabile; 2. sostenere, in genere, la capacità di azione del disabile e della sua famiglia; 3. garantire l’integrazione gestionale ed operativi degli interventi scolastici; 4. contrastare il pregiudizio che vede il disabile incapace di realizzazione. Nello specifico si evidenzia un: - maggior livello di autonomia dei disabili presi in carico attraverso la definizione di interventi individualizzati in accordo con i servizi socio-sanitari territoriali coinvolti nella presa in carico; - Sperimentazione di proposte laboratoriali e attività ricreative di carattere temporaneo (periodo estivo) a favore dei disabili; maggior numero di utenti disabili in carico nel servizio di integrazione scolastica specialistica pari a n. 24 utenti di cui il 35% frequentante la scuola secondaria inferiore e/o superiore - il numero medio di ore di assistenza erogate per ciascun alunno disabile per l’assistenza scolastica specialistica è di 332. Tutti gli utenti ammessi a beneficiare degli interventi socio-assistenziali ed educativi sono stati presi in carico attraverso la predisposizione di progetti individuali personalizzati scaturiti da una valutazione multidimensionale dei bisogni . In tutte le aree di intervento sono stati garantiti i livelli essenziali di assistenza - Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 10 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 I.4. Analisi del sistema locale di offerta di servizi alla persona (max 60 righe) Sul territorio di riferimento i servizi alla persona hanno conosciuto negli ultimi anni un importante incremento in termini di offerta sia nel settore privato che nel settore pubblico. La programmazione sanitaria e sociale ha spinto i soggetti istituzionali a organizzare gli interventi territoriali in funzione del benessere del cittadini. Questa pluralità di servizi rimane, ancora, caratterizzata da una certa frammentarietà e da una scarsa integrazione delle risorse. Non sono presenti sul territorio servizi che prevedono l’integrazione gestionale ed operativa degli interventi socio-sanitari. Il mondo del Volontariato sta crescendo proponendosi nel territorio con azioni ed interventi di sensibilizzazione e formazione/informazione sulle tematiche di interesse e sperimentandosi in interventi coerenti alle finalità specifiche. La Comunità Montana Peligna ha garantito l’istituzione e la gestione dei livelli essenziali di assistenza previsti nel Piano di Zona 2007-2009. L’erogazione degli interventi è stata affidata ad una Società Cooperativa di tipo A. Di seguito vengono elencati i servizi presenti e gli interventi attivati: 1. servizi sociali gestiti dall’Ambito Sociale e relative fonti di finanziamento; 2. servizi ed interventi garantiti dalla Provincia di L’Aquila 3. servizi sanitari gestiti dall’Azienda Sanitaria Locale n.1 L’Aquila-Avezzano- Sulmona, 4. servizi sociali e sanitari gestiti dal Privato 5. interventi delle Associazioni di Volontariato Servizi garantiti dall’Ente d’Ambito Sociale 17 1. Servizi generali Servizio di segretariato sociale (PDZ) Servizio sociale professionale (PDZ) Borse lavoro (PDZ) Contributi economici/Buoni Acquisto (PDZ) Interventi volti alla promozione dell’affido familiare (PDZ) Formazione adulti per potenziare le capacità di lettura del disagio (PDZ) Trasporto (PDZ) Animazione estiva per minori (L.285) Centro di servizi e consulenza per la tutela degli immigrati (Piano territoriale a favore della popolazione straniera) 2. Servizi domiciliari Assistenza domiciliare sociale anziani (PDZ) Assistenza domiciliare sociale handicap (PDZ –L.162) Assistenza domiciliare sociale ai soggetti affetti da patologia psichiatrica (PDZ) Assistenza domiciliare socio-educativa per minori (PDZ) Assistenza domiciliare socio-educativa per disabili (L.R95/95) Assistenza domiciliare per sogg. non autosufficienti (Piano Locale Non Autosufficienza 2008/2009) Telecontrollo e telesoccorso 3. Servizi intermedi Nido in famiglia/ Centro Gioco Raiano (L.R95/95) Centro Ricreativi Interculturali per minori (L.285) Assistenza scolastica per l’autonomia e la comunicazione (PDZ) Centro diurno per disabili Ambito Sociale 17 – in fase di istituzione (L.162) Interventi di interculturale nelle scuola Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 11 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 Asilo Nido dei Pulcini (Comune di Pratola Peligna) 4. Servizi residenziali Casa delle donne (L.95/95 proventi rette altri ambiti) Integrazione retta per anziani non autosufficienti ricoverati in struttura (PDZ) Servizi garantiti dalla Provincia di L’Aquila 1. Servizi generali Pronto Intervento Sociale Contributi economici straordinari a favore di italiani immigrati all’estero e definitivamente rientrati in Italia Contributi economici per acquisto e ristrutturazione abitazione a favore dei cittadini italiani immigrati all’estero e definitivamente rientranti in Italia 2. Servizi domiciliari Assistenza domiciliare per i non vedenti Servizi gestiti dall’Azienda Sanitaria Locale 1. Servizi generali Distretto Sanitario di Sulmona con n. 3 presidi distrettuali di:- Scanno - Pratola Peligna – Castelvecchio Subequo. Consultorio familiare di Pratola Peligna e Sulmona Servizio di riabilitazione territoriale ASL“Via Gorizia” Centro di Salute Mentale Servizio per le Tossicodipendenza Rimborsi spesa per il trasporto dei pazienti dializzati Rimborsi spesa per i pazienti oncologici Assistenza integrativa per soggetti affetti da celiachia Interventi economici per nefropatici Consegna ausili e presidi Progetto Armonia L’Altra Famiglia 2. Servizi domiciliari Assistenza domiciliare infermieristica e riabilitativa (Azienda Sanitaria Locale) 3. Servizi intermedi Centro Diurno G. Fapore 4. Servizi residenziali Presidio Ospedaliero di Sulmona Servizi gestiti da soggetti privati 1. Servizi generali Gruppi di Aiuto Alcolisti Servizio di riabilitazione privato Centro Bier Pacchi viveri Croce Rossa Punto di accoglienza Caritas Banco Alimentare 2. Servizi intermedi Centro Alzheimeir Casa Santa dell’Annunziata” Centro diurno per disabili UNITALSI Centro diurno San Francesco Centro diurno G. Fapore Asilo Nido Isola Felice Asilo Nido Mary Poppins Micro nido Il Mago di OZ 3. Servizi residenziali Casa famiglia per minori “Il Girasole” - Raiano RSA “San Domenico” – Villalago Comunità “Il Castello” - Struttura riabilitativa residenziale per malati psichiatri – Anversa Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 12 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 Casa di Riposo Villa Anni Sereni - Bugnara Casa di Riposo Beato Mariano - Roccacasale Casa di Riposo L. Cercone - Pacentro Casa di riposo comunale di Corfinio Casa di riposo – Cantone di Introdacqua Casa di riposo S.Lucia - Sulmona Casa di riposo Mons. Cercone - Sulmona Residenza Sanitaria Assistita Papa Paolo VI - Raiano Residenza per “Casa Santa dell’Annunziata” - Sulmona Residenza Anziani Madonna del Borgo - Vittorito Clinica di riabilitazione San Raffaele - Sulmona I.5. Domanda ed offerta di servizi socio-assistenziali in ATS (max 60 righe) TIPOLOGIA SERVIZIO Segretariato Sociale Servizio Sociale Professionale Pronto Intervento Sociale Assistenza Domiciliare socio-educativa per minori Centri ricreativi interculturali Animazione estiva Adozioni nazionali ed internazionali Affido familiare Nido in famiglia Casa delle donne Centri di aggregazione giovanile Fondo di solidarietà per minori allontanati dalla famiglia Reddito mimo di inserimento Borse lavoro Tirocini formativi Interventi di intercultura nella scuola Contributi economici e buoni acquisto Assistenza domiciliare sociale anziani Telesoccorso e Telecontrollo Integrazione rette per Piano Sociale di zona 2011-2013 DOMANDA 2009 (valore in unità) OFFER TA 2009 (valore in unità) SCOSTAMENT O (valore %) 881 276 881 276 Richieste soddisfatte 100% Richieste soddisfatte 100% 1 2 1 2 Richieste soddisfatte 100% Richieste soddisfatte 100% 2131 250 2 2131 250 2 Richieste soddisfatte 100% Richieste soddisfatte 100% Richieste s oddisfatte 100% 3 18 12 140 3 10 8 140 Richieste Richieste Richieste Richieste 5 5 Richieste soddisfatte 100% 4 13 4 19 4 13 4 19 Richieste Richieste Richieste Richieste 146 146 Richieste soddisfatte 100% 58 58 Richieste soddisfatte 100% 26 3 26 3 Richieste soddisfatte 100% Richieste soddisfatte 100% soddisfatte 100% soddisfatte 55,5% soddisfatte 66,6% soddisfatte 100% soddisfatte 100% soddisfatte 100% soddisfatte 100% soddisfatte 100% Pagina 13 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 ricovero in struttura Assistenza domiciliare sociale ai disabili Assistenza domiciliare socioeducativa per disabili Assistenza domiciliare sociale per sogg. con patologia psichiatrica Assistenza scolastica per l’autonomia e la comunicazione Trasporto disabili 28 28 Richieste soddisfatte 100% 12 12 Richieste soddisfatte 100% 8 8 Richieste soddisfatte 100% 24 24 Richieste soddisfatte 100% 12 12 Richieste soddisfatte 100% SEZIONE II –OBIETTIVI DEL PIANO Gli obiettivi del Piano di zona e gli indicatori AREA A: MINORI-GIOVANI-FAMIGLIA A.1.E. A.2.E. A.3.E. A.5.E. Obiettivo: Potenziare i servizi per la prima infanzia (modelli proposti dalla L.R. 76/2000 o nuovi modelli sperimentali), proponendo modelli flessibili ed innovativi per la cura dei bambini nelle ore diurne. Obiettivo: Sviluppare i servizi di socializzazione, in rete con le istituzioni scolastiche e le associazioni locali, per la gestione educativa del tempo libero dei bambini e dei ragazzi Obiettivo: Potenziare i servizi di intervento domiciliare in favore dei nuclei familiari con minori che vivono condizione di disagio, marginalità, conflittualità Obiettivo: Sostenere la genitorialità e il diritto del minore a crescere nell’ambito di una famiglia A.6.E. Obiettivo: Potenziare i servizi di intervento domiciliare in favore dei nuclei familiari con minori che vivono condizione di disagio, marginalità, conflittualità A.7.E. Obiettivo : Favorire la crescita di minori con famiglie di origine gravemente disfunzionali in contesti alternativi A.8.E Obiettivo: Incrementare le politiche di contrasto al fenomeno di violenza, violenza domestica ai danni di donne e bambini Obiettivo concorrente: garantire servizi di supporto agli istituti scolastici per favorire l’integrazione di studenti stranieri con Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 14 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 interventi di mediazione culturale Obiettivo concorrente: garantire misure di sostegno alle famiglie in condizione di disagio socio economico con riferimento ai nuclei monogenitoriali ed alle ragazze madri AREA B: INTERVENTI SPECIALI D.6.E D.1.E. D.5.E. Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la permanenza a domicilio delle persone affette da disagio mentale potenziandone le capacità di autonomia Obiettivo: favorire la permanenza a domicilio delle persone disabili realizzando interventi socio-educativi per promuoverne la realizzazione personale. Obiettivo: Favorire la promozione di strutture intermedie di assistenza a ciclo semiresidenziale diurno (acquisizione maggiore autonomia per disabili- alleggerimento del carico assistenziale delle famiglie) Obiettivo concorrente: Sperimentare l’ implementazione di sistemi integrati ed attivi di inclusione sociale (formativa, occupazionale, di cittadinanza) AREA C: ANZIANI C.1.E. C.2.E. C.3.E. C.4.E. Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la permanenza a domicilio delle persone anziane Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la permanenza a domicilio delle persone anziane Obiettivo: sostenere la fragilità degli anziani attraverso la tutela a distanza e la sorveglianza attiva. Obiettivo: Favorire le cure domiciliari per i soggetti non autosufficienti Obiettivo: Garantire la permanenza in struttura agli anziani che necessitino di ricovero e assistenza continua e che non hanno la capacità reddituale e patrimoniale sufficiente per far fronte al pagamento. Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 15 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 Obiettivo: Favorire azioni che promuovano la socializzazione degli anziani in condizione di emarginazione e solitudine, anche a causa di isolamento territoriale, attraverso la promozione e la facilitazione di aggregazioni sociali spontanee. AREA D: PERSONE DIVERSAMENTE ABILI Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la permanenza a domicilio delle persone diversamente abili D.1.E. D.2.E. D.3.E. D.4.E. D.5.E. D.6.E. Obiettivo: Favorire le cure domiciliari per i soggetti non autosufficienti Obiettivo: Favorire la comunicazione e l’autonomia degli alunni diversamente abili mediante interventi qualificati di tipo socio educativo Obiettivo: Migliorare la qualità dell’assistenza e dell’integrazione sociale dei soggetti diversamente abili attraverso la predisposizione del Piano Individualizzato di Assistenza Obiettivo: Promuovere l’attivazione di strutture residenziali “Dopo di noi” rivolti a disabili privi di reti parentali primarie. Obiettivo: Favorire la promozione di strutture intermedie di assistenza a ciclo semiresidenziale diurno (acquisizione maggiore autonomia per disabili- alleggerimento del carico assistenziale delle famiglie) Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la permanenza a domicilio delle persone affette da disagio mentale Obiettivo concorrente: Favorire la mobilità sul territorio dei soggetti diversamente abili Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 16 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 AZIONI PROPOSTE OBIETTIVO AZIONE Piano di Zona AREA MINORI GIOVANI E FAMIGLIA A.1.E. Asilo Nido “Il Nido dei Pulcini” -Pratola PelignaCentro Gioco “ La tana dei cuccioli” -Raiano- A.2.E. Centri Ricreativi Interculturali per minori Centri di Aggregazione Giovanile- Animazione Animazione estiva per minori A.5.E Servizio Affido Familiare e Servizio Adozioni A.6.E A.3.E Assistenza Domiciliare Minori A.7.E Comunità di tipo residenziale per minori Fondo Minori A.8.E La Casa delle Donne Interventi di mediazione culturale nelle scuola Contributi economici AREA INTERVENTI SPECIALI D.1.E. Assistenza domiciliare socio -educativa per disabili D.6.E. Assistenza Domiciliare per soggetti con disagio mentale D.5.E. Centro per Autismo-Centro diurno Borse Lavoro Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 17 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 AREA ANZIANI C.1.E. C.2.E C.3.E. C.4.E. Assistenza Domiciliare Anziani Telesoccorso e Telecontrollo Assistenza Domiciliare Integrata- per anziani non autosufficienti Centri Diurni Integrazione rette per l’ospitalità di anziani non autosufficienti in strutture residenziali AREA PERSONE DIVERSAMENTE ABILI D.1.E. D.2.E. D.3.E. D.4.E. Assistenza Domiciliare Disabili Assistenza per l’autonomia e la comunicazione degli studenti diversamente abili in condizioni di gravità Assistenza Domiciliare Disabili Assistenza Domiciliare Integrataper persona diversamente abile non autosufficiente Assistenza per l’autonomia e la comunicazione degli studenti diversamente abili in condizioni di gravità Assistenza domiciliare socio -educativa per disabili Assistenza Domiciliare per soggetti con disagio mentale Centro per Autismo-Centro diurno Integrazione rette per l’ospitalità di persone diversamente abili – gravi- nelle strutture “Dopo di noi” Servizio trasporto Disabili Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 18 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 II.3. Valutazione di impatto sociale del Piano di Zona 2011-2013 (GLI STANDARD MINIMI DI SISTEMA) STANDARD MINIMI FOCUS STANDARD TEMPI DI ATTUAZIONE MODALITA’ SEGRETARIATO SOCIALE n.1 Assistente Sociale ogni 20.000 residenti erogazione nell’ATS di minimo n. 24 ore settimanali. 2011 - 2013 Il servizio di Segretariato Sociale sarà svolto da personale esterno. Vd. scheda del servizio SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE n.1 Assistente Sociale ogni 12.000 residenti Indice di copertura minimo: mantenimento monte orario per singolo utente A.S. 2009/2010 2011 - 2013 Il Servizio Sociale Professionale sarà svolto da personale esterno. Vd. scheda del servizio Il servizio verrà erogatola personale esterno. vd scheda del servizio SERVIZIO PER LA COMUNICAZIONE E L’AUTONOMIA DEGLI ALUNNI DISABILI STANDARD OPERATIVI FOCUS STANDARD Istituzione (anno 1999) - - Regolamentazione del funzionamento UFFICIO DI PIANO 2011 -2013 TEMPI DI ATTUAZIONE 2011 -2013 MODALITA’ Mantenimento Sito ATS per la pubblicazione delle seguenti informazioni: - Generalità organico ufficio - Gare, bandi, avvisi, selezioni - Elenco soggetti autorizzati da enti territoriali - Elenco soggetti gestori - Carta dei Servizi - Statistiche customer - Statistiche reclami - Forum cittadinanza Vd. Sezione V-Gestione del Piano V.1. Composizione ed Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 19 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 organizzazione Ufficio di Piano SEZIONE III – SISTEMA LOCALE DEI SERVIZI III.1. I livelli essenziali di assistenza del Piano di Zona 2011-2013 TIPOLOGIA PER AREA SERVIZI GENERALI SERVIZIO 1. SERVIZIO DI SEGRETARIATO SOCIALE 2. SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE 3. PRONTO INTERVENTO SOCIALE 4. PUNTO UNICO DI ACCESSO 5. CENTRO ANTIVIOLENZA & CHILD ABUSE AREA MINORI GIOVANI FAMIGLIA 1. ASILO NIDO –PRATOLA PELIGNA 2. ASSISTENZA DOMICILIARE MINORI 3. SERVIZIO AFFIDO FAMILIARE e SERVIZIO ADOZIONI 4. SERVIZI INTEGRATIVI PER MINORI a. b. c. d. Centro Gioco – Raiano Centri Ricreativi Interculturali Centri di Aggregazione Giovanile Animazione Estiva 5. COMUNITA’ DI TIPO RESIDENZIALE PER MINORI AREA ANZIANI 1. ASSISTENZA DOMICILIARE ANZIANI 2. ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA a. per anziani non autosufficienti 3. CENTRI DIURNI Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 20 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 4. TELEASSISTENZA ED ALTRE FORME DI ASSISTENZA TELEFONICA 5. INTEGRAZIONE RETTE PER L’OSPITALITÀ DI ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI IN STRUTTURE RESIDENZIALI AREA PERSONE DIVERSAMENTE ABILI 1. ASSISTENZA DOMICILIARE DISABILI: a) assistenza domiciliare socio-assistenziale per disabili b) assistenza domiciliare socio-educative per disabili (vd. Area interventi speciali) c) assistenza domiciliare socioassistenziale per soggetti con disagio mentale (vd. Area interventi speciali) 2. ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA- per persone diversamente abili non autosufficienti 3. ASSISTENZA PER L’AUTONOMIA E LA COMUNICAZIONE DEGLI STUDENTI DIVERSAMENTE ABILI IN CONDIZIONI DI GRAVITÀ 4. CENTRI DIURNI (vd. Area interventi speciali) 5. INTEGRAZIONE RETTE PER L’OSPITALITÀ DI PERSONE DIVERSAMENTE ABILI – GRAVI- NELLE STRUTTURE “DOPO DI NOI III.2 Strategie per il welfare globale (max 60 righe) I processi di trasformazione sociale unitamente agli effetti primari e secondari della globalizzazione (immigrazione, sviluppo tecnologico, organizzazione del lavoro, crisi strutturali…) hanno significativamente interessato le comunità locali, con ripercussioni sulle dinamiche della famiglia del lavoro della sicurezza sociale. Tali cambiamenti determinano un aumento della domanda sociale proprio nella fase storica in cui le istituzioni assistono ad una contrazione delle risorse finanziarie disponibili. La crescente complessità sociale si intreccia con la scarsità di risorse, l’emersione di nuovi bisogni e la frammentazione delle responsabilità tra diversi soggetti pubblici e privati imponendo un deciso ripensamento del tradizionale modello di welfare. Sia a livello nazionale che europeo appare definitivamente tramontata l’idea di politiche sociali settoriali, burocratizzate, unilaterali, centralizzate. Il consiglio europeo di Lisbona ha contribuito fattivamente all’affermazione del concetto di Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 21 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 “global welfare”, inteso come un sistema di azioni coordinate ove politiche assistenziali, sanitarie, previdenziali, occupazionali e formative si coniugano armonicamente nella logica dell’integrità organica del concetto di benessere e di sicurezza sociale. Nelle strategie europee in materia di politiche sociali il nuovo welfare si apre ad azioni di conciliabilità tra obiettivi di sviluppo economico ed il rafforzamento dei diritti sociali dei cittadini. Il PSR 2011-2013 si allinea alle nuove scelte europee proponendo un modello sociale tipico di una “società aperta” in cui il pluralismo sociale acquista maggiore competenza e valore rispetto al precedente sistema centralistico con la concorrenza tra amministrazione centrale e quella locale nello svolgimento sinergico di un ruolo di governo, coordinamento e programmazione. In particolare l’ Ente locale ha la competenza della pianificazione e della regia del sistema integrato territoriale. Inoltre, a fronte di questa sussidiarietà verticale, opera quella orizzontale, poiché gli stakeholder locali partecipano, nelle diverse forme e secondo le specifiche competenze, alla progettazione e realizzazione dei servizi sociali. In altri termini, si è verificato un deciso trasferimento di poteri, inizialmente affidati allo Stato Centrale, in capo alle singole Regioni, agli enti Locali e agli attori sociali extraistituzionali. Di conseguenza, il sistema dei servizi socio-assistenziali deve considerarsi come una rete integrata di attori qualificati alla quale concorrono soggetti pubblici e privati in forma organizzata, o in forma attiva di semplice cittadinanza sociale. In tale contesto, un elemento decisamente importante diventa l’individuo che da soggetto passivo di politiche prevalentemente assistenziali, diventa un soggetto attivo che contribuisce all’intervento mobilitando tutte le risorse di cui dispone. Nei processi di riforma del welfare la distinzione tra soggetto attivo e soggetto passivo è stata superata dal principio di reciprocità responsabile. In quest’ottica l’EAS 17, nel suo ruolo guida nel social network locale, si è fatto da tempo promotore di cooperazione sul territorio, cercando di creare nuove connessioni e consolidando i legami già esistenti tra le istituzioni, il settore del no-profit e la società civile in una prospettiva di governance condivisa. La programmazione e gestione dei servizi sociali nel territorio dell’ambito è diventata realtà negli ultimi 12 anni, attraverso i piani di zona che hanno dotato la comunità locale di servizi sociali con un approccio professionale che non era mai esistito. Abbiamo assistito ad un’ emersione dei bisogni sociali via via crescente ai quali si è risposto aumentando progressivamente la qualità e quantità dei servizi offerti. L’esternalizzazione dei servizi e le connessioni realizzate sul territorio con gli altri attori sociali hanno evitato la burocratizzazione e la settorializzazione degli interventi. Un’approccio strategico che ha consentito ottimi risultati e che oggi rischia di entrare in crisi per l’eccessiva riduzione delle risorse economiche che mette in discussione gli stessi prerequisiti per praticare un welfare globale necessario e in linea con la programmazione regionale. Nella precedente programmazione l’ambito sociale ha destinato il 77% delle risorse ai livelli essenziali di assistenza. Nell’attuale programmazione è rispettata l’indicazione del PSR di indirizzare almeno l’80% delle risorse ai LIVEAS per ogni area prioritaria di assistenza e, inoltre, avendo destinato tutte le risorse previste dall’area degli interventi speciali a garantire i LIVEAS dell’area disabilità, la percentuale di risorse destinata ai servizi dei livelli essenziali di assistenza raggiunge quasi il 100%. III.3. Il sistema locale di accesso (max 60 righe) Il Piano Sociale Regionale 2011-2013 nella logica della responsabilità sociale, prevede la possibilità della partecipazione al costo dei servizi da parte di coloro che ne usufruiscono, in relazione alle loro risorse e possibilità sociali ed economiche. A tal proposito, il PSR individua l’insieme dei servizi universali da erogarsi a titolo gratuito ed i servizi sottoposti alla Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 22 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 compartecipazione dell’utenza. Per i servizi in compartecipazione il Piano detta i criteri generali attorno ai quali gli ambiti dovranno costruire le proprie regolamentazioni di accesso, determinando l’entità di compartecipazione ai costi dei diversi servizi. L’accesso ai servizi programmati ed organizzati dai comuni dell’ambito sociale 17 avviene in modo uniforme su criteri di omogeneità e di parità di trattamento su tutto il territorio. Infatti dal 1999 (anno in cui è stato adottato il primo piano di zona) è stato adottato un unico regolamento dei servizi sociali che descrive: - le fasi procedimentali di ciascun servizio/intervento; - i tempi e le modalità di accesso; - i criteri di priorità per i soggetti deboli; - le garanzie di esigibilità e di tutela del cittadino In generale, il regolamento dei servizi prevede per l’accesso alla rete delle risposte sociali domiciliari, intermedie e residenziali: - la valutazione professionale del bisogno; - la redazione di progetti personalizzati di intervento; - la sottoscrizione di un patto di assistenza/contratto sociale fra la persona ed il servizio in cui le parti si impegnano a realizzare le azioni previste dal progetto. Attraverso la negoziazione sulle modalità per affrontare il problema, il servizio passa dal lavoro per e sulla persona ad un lavoro con la persona. La valutazione professionale del bisogno, la redazione di progetti personalizzati d’intervento, la contrattazione delle risposte in termini di assistenza avviene nell’ambito del servizio sociale professionale, in presenza di un bisogno semplice, e nell’unità multidisciplinare, in presenza di un bisogno complesso. La valutazione professionale del bisogno è cosa diversa dall’attività di controllo diretta ad accertare l’esistenza dei requisiti richiesti per l’attivazione di un determinato intervento, presentandosi , invece, come un’operazione complessa che deve essere effettuata attraverso un’analisi globale ed integrata dei bisogni e delle problematiche che interessano le persone nel loro sistema di relazioni familiari ed ambientali. Oltre alla rilevazione della condizione oggettiva nei suoi aspetti materiali, l’accertamento è finalizzato all’individuazione della dimensione immateriale del bisogno quale il disagio relazionale, socio ambientale o psichico al fine di valutare i rischi insiti nella condizione vissuta dai soggetti e acquisire tutti gli elementi utili ad individuare il percorso di aiuto più appropriato. Alla definizione dello stato di bisogno concorre anche l’accertamento delle condizioni economiche del soggetto che deve essere svolto secondo le disposizioni previste dal d.Lgs 109/98 e sue modifiche, ovvero mediante l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente. Al fine di assicurare al sistema di protezione sociale uniformità ed equità dei trattamenti su scala regionale, il PSR individua, nell’ambito dei servizi locali, i servizi gratuiti e i servizi a compartecipazione: SERVIZI GRATUITI Servizio sociale professionale Servizio di segretariato sociale Pronto intervento sociale Affido familiare Assistenza scolastica disabili Assistenza domiciliare minori Comunità residenziali minori Servizi di inclusione sociale SERVIZI A COMPARTECIPAZIONE Assistenza domiciliare anziani e disabili Telesoccorso e teleassistenza Centri diurni per minori, disabili e anziani Residenze anziani Residenze disabili Servizi prima infanzia Servizi di trasporto L’Ente d’ambito ha adottato fin dal primo Piano di zona un regolamento che prevede la partecipazione degli utenti alla spesa, successivamente si è provveduto a modificare il regolamento al fine di valutare le condizioni economiche dei richiedenti sulla base della Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 23 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 situazione economica certificata con l’ISEE. Tutti i servizi previsti dal PSR come gratuiti sono già erogati gratuitamente, così come per quelli nei quali è prevista la compartecipazione sono già erogati con un contributo a carico degli utenti, tranne che per il servizio di trasporto nel quale la contribuzione è prevista solo per una particolare utenza. L’EAS 17 procederà ad adeguare entro l’anno 2011 il proprio regolamento dei servizi sociali recependo interamente le indicazioni che il PSR 2011-2013 stabilisce per definire la partecipazione alla spesa dell’utenza. Attraverso la Carta dei Servizi e la Carta della cittadinanza sociale si provvede ad informare i cittadini e le famiglie circa i tempi e le modalità di accesso ai servizi. SEZIONE IV – AREE PRIORITARIE DI BISOGNO E SERVIZI IV.1 LIVELLI ESSENZIALI GENERALI IV.1.1. Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi (max 30 righe) I problemi di natura sociale scaturiscono da un disequilibrio tra i bisogni del soggetto, i compiti che questi bisogni pongono al soggetto e al suo gruppo di appartenenza e le risorse materiali e relazionali presenti in un determinato momento. Lo squilibrio può discendere: - dalla non consapevolezza dei bisogni; - dalla non conoscenza delle risorse utili alla soddisfazione del bisogno; - dalla grave inadeguatezza o totale assenza delle risorse; - dalla incapacità del soggetto e delle sua rete di organizzarle; - da deficit quantitativi e qualitativi della rete. Il disequilibrio dal quale si origina il problema di natura sociale non caratterizza esclusivamente determinate persone o gruppi sociali ma caratterizza i normali percorsi di vita. Aderendo ad un approccio universalistico dei problemi di natura sociale, un territorio interessato al benessere dei cittadini non può non strutturare una rete di servizi capace di graduare e calibrare le risposte allo specifico bisogno. Pertanto, al fine di prevenire le situazioni di bisogno e di grave disagio è necessario organizzare in modo universalistico sul territorio: - l’informazione e l’orientamento del soggetto e della sua rete; - la guida nella lettura del bisogno e nella formulazione della richiesta di aiuto; - l’aiuto alle persone nell’organizzarsi per far fronte ai bisogni; - l’ accesso unitario ai servizi socio-sanitari; - il sostegno all’incontro tra il bisogno e l’offerta; - il sostegno nel coordinare risposte adeguate rispetto a gravi situazioni di rischio e bisogno. Queste azioni verranno organizzate attraverso i seguenti servizi: Segretariato Sociale, Servizio Sociale Professionale, Punto Unico di Accesso e Pronto Intervento Sociale. Inoltre, in tema di violenza sulle donne e sui bambini, sebbene si tratti ancora di un fenomeno piuttosto sommerso e latente, l’EAS 17 sulla base di specifici “segnali” intercettati sul territorio, già da diversi anni ha attivato dei servizi ad hoc che nel corso del tempo hanno acquisito esperienza e competenza nel campo. In particolare ad uno di questi Servizi “Il Centro Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 24 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 Antiviolenza” l’Ente d’Ambito affiderà l’incarico di promuovere campagne di sensibilizzazione e informazione rivolte alla popolazione e gruppi target sul tema d’interesse quale il “child abuse”. IV.1.2. Servizi ed interventi LIVELLI ESSENZIALI GENERALI Scheda SEGRETARIATO SOCIALE LIVEAS Num. 1 Obiettivo TITOLO AZIONE SEGRETARIATO SOCIALE OBIETTIVI Il servizio di segretariato sociale vuole garantire la soddisfazione del bisogno di informazione e orientamento dei cittadini. Al fine di: - aumentare la conoscenza sull’esistenza dei servizi e sulle loro finalità; - ridurre le barriere culturali, fisiche, organizzative e burocratiche che impediscono al cittadino la fruizione dei servizi; - aumentare la fruizione dei servizi da parte del cittadino in presenza di specifici bisogni; - aumentare la conoscenza dei bisogni della comunità locale da parte dell’ente locale; - aumentare la partecipazione attiva dei cittadini all’interno dei servizi; - aumentare l’allineamento tra i cittadini e gli operatori dei servizi. Il segretariato sociale è un servizio universalistico rivolto a tutti i cittadini. Ad esso potranno rivolgersi non soltanto i residenti nell’ambito sociale 17 ma tutti i soggetti che per molteplici motivi si troveranno a soggiornare sul territorio dell’ambito. Attraverso le azioni di informazione e di orientamento verrà altresì promossa l’esigibilità del diritti da parte dei cittadini. STRATEGIA Per garantire l’accesso ai servizi dei soggetti più deboli, le informazioni verranno diffuse attraverso l’animazione di comunità promuovendo gli incontri con persone chiave. Le azioni che verranno svolte a supporto della qualità delle prestazioni erogate scaturiranno dal bisogno di gestire eventuali disservizi, non conformità e scostamenti dal modello di segretariato sociale adottato a livello regionale. Il servizio di segretariato sociale dovrà garantire: - l’informazione; - l’orientamento e l’accompagnamento; - l’azione di filtro alle domande di servizi; - il sistema informativo locale; - la promozione e la comunicazione sociale. Verrà promosso e sostenuto il lavoro di rete coinvolgendo i testimoni privilegiati del territorio. L’azione si pone in continuità con la precedente programmazione a partire da luglio 2011. ATTIVITA’ PREVISTE TEMPISTICA Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 25 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 STRUTTURE ORGANIZZATI VE ED OPERATIVE PREVISTE RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE L’ambito si propone di adeguare (entro tre mesi dall’approvazione del PdZ) gli standard in uso con gli standard di sistema ed con gli standard operativi individuati per il servizio in oggetto dal PSR 2011-2013 che prevedono un assistente sociale ogni 20.000 abitanti ed un erogazione minima nell’EAS di 24 ore settimanali di sportello. In ogni sede di segretariato sociale l’erogazione delle prestazioni verrà assicurata da un assistente sociale. Alle assistenti sociali impegnate nel servizio dovrà essere garantito, dalla società che gestirà il servizio, adeguato supporto amministrativo destinato alle funzioni organizzative e strumentali. Dovrà, inoltre, essere garantita la presenza di un coordinatore che avrà la funzione di organizzare le risorse impegnate nell’erogazione e favorire l’integrazione verticale con l’ente gestore. La sede deve essere visibile, identificata ed identificabile con il logo del servizio, di facile accesso, libera da barriere architettoniche. L’ufficio dove vengono erogate le prestazioni deve garantire la necessaria riservatezza del colloquio e un buon livello di accoglienza. Le assistenti sociali sono dotate di cellulare e pc computer (con accesso ad internet) per l’aggiornamento continuo della banca dati sul sistema di offerta dei servizi e delle risorse presenti sul territorio. Inoltre, cureranno la raccolta dei dati di servizio utilizzando la scheda di segretariato sociale, conforme al modello adottato dalla Regione Abruzzo. Il servizio è presente su tutti i 16 comuni dell’EAS 17. Lo sportello di Segretariato Sociale è attivo in ciascun Comune un giorno a settimana per un minimo di n.1 ora ad un massimo di n.4 ore. 2011 € 18.000 2012 € 36.000 2013 € 36.000 ANALISI DEI COSTI Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi allegata). STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE La comunicazione interna tra gli operatori impegnati nell’azione verrà garantita dal regolamento di servizio, dal sistema informativo. Il servizio di segretariato sociale organizzato, al fine di raggiungere la generalità dei cittadini, dovrà garantire forme di informazione attiva e capillare con canali e linguaggio il più possibili accessibili alle persone anziane, ai soggetti caratterizzati da un basso livello socio-culturale, alle persone immigrate. Verranno adottati, inoltre, strumenti di pubblicizzazione quali manifesti, opuscoli, stampa locale e notiziari locali, così come attività di animazione di comunità (riunioni con associazioni, incontri presso luoghi di socializzazione, ecc.). L’esistenza del servizio di segretariato sociale, le modalità di funzionamento, le procedure per comunicare eventuali disservizi e reclami saranno diffuse attraverso il sito dell’ente sociale di ambito. L’attendibilità delle informazioni condivise e utilizzate verrà garantita attraverso l’aggiornamento continuo dei data base e la formazione continua degli operatori. Non sono previsti tempi di attesa. Il cittadino potrà direttamente alle prestazioni rivolgendosi all’Assistente Sociale nei giorni e negli orari stabiliti. AZIONI Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 26 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 SUSSIDIARIE METODOLOGI E DI VALUTAZIONE RISCHI E CRITICITA’ La responsabilità del controllo esterno sull’azione è del Responsabile del Servizio Sociale dell’Ambito supportato dall’Ufficio di Piano. La verifica sulle azioni svolte avverrà a cadenza semestrale Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo ed una di risultato. La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la programmazione delle attività . Gli indicatori utilizzati saranno di tipo quantitativo e misureranno: n° di ore erogate/n° ore previste; n° sedi attrezzate in modo conforme/n° sedi attivate; n° contatti avuti con testimoni privilegiati/numero contatti previsti n° ore di apertura al pubblico del servizio/n° ore previste. La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del sistema di dare risposta agli utenti. Gli indicatori utilizzati sono qualitativi e quantitativi e misureranno: n° utenti afferenti al servizio; n° contatti realizzati tra utenti e servizi/risposta/numero utenti afferenti al servizio. E’prevista la somministrazione a campione di un questionario di soddisfazione dell’utenza. Difficoltà nel raggiungere l’utenza che non può recarsi presso lo sportello autonomamente MODALITA’ DI L’azione viene gestita in forma indiretta in regime di convenzione con GESTIONE una società cooperativa sociale di tipo A. DELL’AZIONE COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in vd. Tabella Costi allegata caso di esternalizzazione) LIVELLI ESSENZIALI GENERALI Scheda SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE LIVEAS Num. 2 Obiettivo TITOLO AZIONE SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE OBIETTIVI Il servizio sociale professionale vuole garantire la capacità di azione dei singoli soggetti, delle reti e della comunità locale nella soddisfazione dei bisogni in genere. Gli obiettivi operativi perseguiti sono: - la riduzione dell’emarginazione e della solitudine delle persone in genere; - la consapevolezza nei soggetti e nelle reti sociali dei bisogni e dei compiti da affrontare per ripristinare il benessere; - una maggiore partecipazione e disponibilità delle persone all’aiuto; - la riduzione degli accentramenti nelle reti sociali in termini di aiuto; - la maggiore connessione dei nodi delle reti sociali; Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 27 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 STRATEGIA ATTIVITA’ PREVISTE TEMPISTICA - il potenziamento quantitativo delle reti sociali; - la riduzione delle situazioni di rischio e assenza di tutela. Potranno beneficiare del servizio sociale professionale tutti i cittadini residenti sul territorio dell’ambito sociale 17 che volontariamente o su segnalazione di Autorità Giudiziarie competenti si trovano ad affrontare un problema di natura sociale. Ad esso potranno rivolgersi, altresì, tutti i soggetti che per molteplici motivi si trovano a soggiornare sul territorio dell’ambito. Il diritto all’assistenza e all’integrazione dei cittadini del territorio verrà garantito potenziando la capacità di azione delle reti sociali e della comunità locale in genere. Si ritiene, strategicamente, che il focus dell’intervento del SSP si leghi al concetto di empowerment, per abilitare i soggetti a sviluppare il proprio potenziale offrendo condizioni e strumenti finalizzati all’emancipazione dagli stati di bisogno. L’azione si pone in soluzione di continuità con gli interventi di servizio sociale organizzati ed erogati con la precedente programmazione. Dal maggio 2006 il servizio sociale professionale è stato, infatti, garantito in tutti i Comuni dell’ambito per la presa in carico dei problemi sociali della popolazione. Le prestazioni erogate per ciascun caso verranno organizzate sulla scorta di piani di intervento individualizzati. Il processo di presa in carico vede lo svolgersi delle seguenti fasi: 1. valutazione bisogni 2. valutazione delle risorse 3. condivisione degli obiettivi con l’utenza 4. contrattazione sociale 5. erogazione interventi 6. verifica dei risultati raggiunti Nell’ambito del servizio sociale professionale le prestazioni erogabili sono le seguenti: - consulenza psicosociale e socioassistenziale a persone, gruppi o famiglie; - lavoro di rete e in rete; - consulenza ad altri servizi o autorità; - osservazione e vigilanza; valutazione dei requisiti per l’accesso al sistema dei servizi/ risorse/opportunità territoriali Le modalità operative adottate sono: il colloquio, il disbrigo pratiche, l’allestimento di istruttorie, il lavoro di gruppo all’interno delle equipè multiprofessionali istituite presso i Distretti Sanitari di Base per la valutazione dei bisogni complessi (socio-sanitari) degli utenti, il lavoro di rete con i referenti dei servizi coinvolti nella presa in carico dell’utente (Consultorio familiare, istituzioni scolastiche, ecc.). L’azione si pone in continuità con la precedente programmazione a partire da luglio 2011. L’ambito si propone di adeguare (entro tre mesi dall’approvazione del PdZ) gli standard in uso con gli standard di sistema ed con gli standard operativi individuati dal PSR 2011-2013 per il servizio in oggetto. STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE Il Responsabile del servizio dell’ente di ambito sociale sarà il referente per il sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della regione. L’erogazione degli interventi di servizio sociale professionale è affidata alla figura professionale dell’ assistente sociale. Un’assistente sociale, con funzioni di coordinatore del servizio, avrà il compito Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 28 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 - RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE ANALISI DEI COSTI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE INFORMAZIONE di garantire l’integrazione verticale tra l’ente di ambito sociale e il soggetto erogatore dei servizi sociali del territorio. Il coordinatore ha la responsabilità di: - organizzare i piani di lavoro delle assistenti sociali che operano presso i comuni; - favorire l’uniformità del servizio su tutto il territorio; consentire l’integrazione gestionale e professionale con gli altri servizi del territorio; - relazionare periodicamente sull’andamento del servizio; - assicurare la formazione e l’aggiornamento del personale. L’ assistente sociale (presente sul territorio in numero sufficiente a garantire un rapporto almeno pari a 1 assistente sociale ogni 12.000 abitanti) è la figura chiave del servizio con la funzione di: - accogliere gli utenti - decodificare la domanda - eseguire una diagnosi sociale - predisporre il piano di intervento personalizzato - attivare la rete dei servizi Nel momento dell’attivazione del Punto Unico di Accesso l’assistente sociale sarà impegnata nell’erogazione delle attività di front-office del PUA secondo quanto stabilito nell’Accordo di programma sottoscritto tra ASL ed Ambito. Quale componente dell’UVM, parteciperà alla valutazione multidimensionale dei casi con bisogni complessi. Al fine di garantire la tempestività delle risposte, le assistenti sociali potranno procedere direttamente alla presa in carico delle situazioni di rischio ed emarginazione segnalate dai comuni dell’ambito. Per una migliore fruibilità delle prestazioni da parte dei cittadini, in ogni comune è stata dislocata una sede operativa. 2011 € 32.000 2012 € 64.000 2013 € 64.000 Il regolamento di funzionamento del servizio favorirà l’allineamento interno ed esterno . Il passaggio delle informazioni verso l’esterno verrà garantito dalla carta dei servizi sociali dell’ambito che indicherà le modalità di accesso al servizio, le sue localizzazioni, gli orari e le procedure di reclamo in caso di disservizi. Il soggetto affidatario dovrà garantire la presenza di procedure omogenee di presa in carico ed un sistema informativo condiviso e validato che permetta di rilevare i risultati raggiunti in termini di salute e valutare il processo di presa in carico e di gestione dei bisogni di ogni singolo utente. Il soggetto affidatario dovrà, inoltre, garantire un piano di formazione in ingresso e permanente delle assistenti sociali incaricate e azioni di supervisione dell’operato delle stesse. AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE La responsabilità del controllo esterno sul servizio è a carico dell’Ufficio di Piano. La verifica sulle azioni svolte avverrà a cadenza semestrale . Il disegno di Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 29 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 valutazione prevede una valutazione di processo e una valutazione di risultato. La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la pianificazione e la programmazione delle attività. Gli indicatori utilizzati saranno di tipo quantitativo e misureranno: - Presenza carta dei servizi; N° famiglie raggiunte/N° famiglie residenti, N° ore di servizio erogate/N° ore di servizio previste; N° piani di assistenza personalizzati redatti/N° utenti presi in carico, N° azioni di supervisione erogate/N° azioni di supervisione previste; N° sedi conformi/N° sedi attivate; Tempo medio per presa in carico. La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del sistema di dare risposte agli utenti. Gli indicatori utilizzati sono qualitativi e quantitativi e misureranno: N° utenti per i quali è stato svolto un lavoro di rete/ N° utenti seguiti; N° lavoro di gruppo/N° totale interventi erogati, Livello di soddisfazione degli utenti. Annualmente verrà somministrato a un campione di utenti un questionario di soddisfazione . RISCHI E CRITICITA’ Scarsa condivisione nei soggetti coinvolti nel lavoro di rete su valori, metodologie e obiettivi della presa in carico - MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione ) L’azione viene gestita in forma indiretta in regime di convenzione con una società cooperativa di tipo A. vd. Tabella Costi allegata LIVELLI ESSENZIALI GENERALI Scheda PRONTO INTERVENTO SOCIALE LIVEAS Num. 3 Obiettivo TITOLO AZIONE OBIETTIVI PRONTO INTERVENTO SOCIALE Fronteggiare situazioni di emergenza riguardanti i bisogni di sopravvivenza di persone in grave difficoltà attraverso: - la riduzione dei tempi di presa in carico; - il soddisfacimento dei bisogni di sicurezza e protezione dei soggetti in difficoltà. Questa azione si rivolge a tutte le categorie di persone indistintamente dall’età a grave rischio di tutela sociale. L’azione assicurando la soddisfazione dei bisogni primari delle persone Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 30 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 portatrici di grave disagio ne garantisce il diritto all’ assistenza. STRATEGIA ATTIVITA’ PREVISTE TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE La sporadicità delle situazioni rappresentate da grave rischio casi non motiverebbe l’ambito sociale all’attivazione di un’ azione specifica. La programmazione e organizzazione di azioni di vasta area a livello provinciale e regionale consente di gestire in economicità importanti risposte in termini di tempestività, flessibilità e specificità a bisogni emergenti e urgenti. La tempestiva risposta in termini socio-assistenziali permette una prima azione di protezione cui segue l’attivazione dei percorsi più opportuni per il superamento dello stato di bisogno. La soddisfazione dei bisogni di sicurezza viene garantita attraverso l’inserimento dei soggetti in situazione di crisi in strutture specifiche per tipologia di utenza e bisogno. Il sistema di erogazione si basa su una rete di strutture convenzionate chiamate per lo specifico bisogno. La presa in carico nell’ambito del pronto intervento sociale non può superare gli otto giorni. Sin dal momento della segnalazione dello stato di bisogno la persona viene presa in carico dal servizio sociale professionale per promuovere il superamento della crisi e favorire il reinserimento del soggetto nel territorio di appartenenza. Il pronto intervento sociale rappresenta una continuità rispetto a quanto garantito nella precedente programmazione in convenzione con la Provincia dell’Aquila. Verrà pertanto stipulato un apposito protocollo di intesa con la Provincia di L’Aquila e verranno individuate procedure omogenee di presa in carico. Il Responsabile dell’attuazione dell’azione sarà il Responsabile di Servizio dell’Ente Sociale di Ambito che adotterà i provvedimenti necessari a gestire l’urgenza. Il servizio sociale curerà tutti gli aspetti tecnici per la progettazione, prima, della soluzione da adottare per risolvere l’emergenza e successivamente per la gestione del caso dopo la dimissione dalla struttura di accoglienza. RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE 2011 € 500 2012 € 500 2013 € 500 ANALISI DEI COSTI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE Comunicazione interna: Atti amministrativi specifici che regolano le relazioni con la Provincia e le modalità di erogazione del servizio. Comunicazione esterna: Carta della cittadinanza sociale- sito dell’EAS e della Provincia. E’ insita nella natura del servizio l’assenza di tempi di attesa. Chiunque può favorire la presa in carico del bisogno contattando il numero verde provinciale ed il call center regionale. AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE La valutazione dell’azione è affidata all’Ufficio di Piano. Le variabili da controllare, i tempi e gli indicatori verranno Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 31 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 individuati di concerto con la Provincia di L’Aquila e sostanzieranno il protocollo d’intesa che regolamenterà l’azione. RISCHI E CRITICITA’ - MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE carenza di informazione presso la comunità locale insufficiente integrazione tra gli operatori addetti al pronto intervento sociale e gli operatori territoriali L’erogazione delle prestazioni verrà assicurata mediante la corresponsione di somme ai soggetti privati che ospiteranno gli utenti in regime di convenzione. Le rette sono a totale carico della Provincia di L’Aquila COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) LIVELLI ESSENZIALI GENERALI Scheda PUNTO UNICO DI ACCESSO LIVEAS Num. 4 Obiettivo TITOLO AZIONE OBIETTIVI STRATEGIA PUNTO UNICO DI ACCESSO- PUA Gli obiettivi generali del PUA sono: - garantire ai cittadini ed agli operatori una porta unitaria di accesso ai servizi socio-sanitari del territorio - garantire una capillare azione informativa sui percorsi assistenziali, sociali e socio-sanitari - garantire l’invio all’UVM per la valutazione e la presa in carico del bisogno complesso di tipo socio-sanitario - garantire la continuità del percorso assistenziale Il P.U.A si inserisce a pieno in quelli che si individuano come i nuovi modelli organizzativi ed operativi frutto dell’ integrazione sociosanitaria rappresentando “una risorsa a disposizione del cittadino e degli operatori, per individuare i percorsi più efficaci per affrontare i bisogni di ordine sanitario, sociale e socio-sanitario in modo unitario ed integrato”. Le principali attività del PUA si riassumono in: ATTIVITA’ PREVISTE 1. informazione, educazione, orientamento e gestione della domanda - fornisce informazioni attraverso contatto diretto o telefonico, o attraverso indicazioni on line relative alle diverse opportunità, risorse, prestazioni, agevolazioni, servizi del sistema territoriale; - migliora le capacità di scelta individuale rendendo disponibili gli elementi di conoscenza necessari all’utilizzo consapevole e responsabile dei servizi socio-sanitari; - assiste e supporta i singoli cittadini, gli operatori, i soggetti della rete Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 32 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 formale ed informale nell’individuazione del livello assistenziale più appropriato. 2. Accesso alla rete integrata - riceve la segnalazione - decodifica la domanda ed esegue una prima valutazione del bisogno - registra l’accesso con la creazione di data-set minimo di informazioni - individua i percorsi da proporre al cittadino secondo la tipologia di bisogno 3. Attivazione della rete dei servizi - Consente l’attivazione di prime risposte quando si tratti di bisogni semplici - Attiva i primi interventi ed invia ai servizi e operatori specialistici le situazioni complesse e/o delicate - Segnala il caso complesso (bisogno socio-sanitario) all’UVM per una valutazione multidimensionale. TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE RISORSE FINANZIARE – COSTO AZIONE ANALISI DEI COSTI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE L’attivazione del PUA è vincolata ai tempi necessari alla Asl per individuare ed allestire la sede nel presidio distrettuale. Si prevede l’attivazione del PUA in forma sperimentale per circa sei mesi, successivamente si arriverà all’operatività a pieno regime. La sede del PUA ubicata in ambito distrettuale, facilmente raggiungibile ed accessibile, con dotazione strutturale e strumentale adeguata all’assolvimento di tutte le funzioni specifiche, prevede spazi per le attività di front-office assicurate dall’assistente sociale dell’Ambito e spazi per le attività di back-office a cura delle figure sanitarie (medico e infermiere). L’organizzazione ed il funzionamento del PUA rispetterà le disposizioni previste nell’Accordo di Programma sottoscritto tra EAS 17 e ASL n.1 in occasione della predisposizione del Piano Locale per la non Autosufficienza 2010-2011 e la normativa di riferimento regionale. Sarà necessario prevedere lo svolgimento di attività formative per il personale operante nel PUA volte anche alla realizzazione di: - modulistica integrata comune - procedure e protocolli operativi condivisi 2011 € 2.500 2012 € 5.000 2013 € 5.000 Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi allegata). Si garantirà una diffusa ed efficace informazione ai cittadini sul PUA, avvalendosi di strumenti cartacei (depliant, opuscoli, locandine) ed anche ricorrendo ai mass-media locali. L’esistenza del PUA, le modalità di funzionamento, le procedure per comunicare eventuali disservizi e reclami saranno diffuse attraverso i rispettivi siti dell’Ente Sociale di Ambito e della ASL. Il PUA nella sua collocazione strategica all’interno di un “sistema” che si avvale di più risorse e di “reti” clinico-terapeutiche, psico-sociali, Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 33 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE RISCHI E CRITICITA’ MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) solidaristiche per rispondere ai bisogni multi-dimensionali degli utenti, deve necessariamente approntare canali di comunicazione che favoriscano con tempestività la circolazione e l’aggiornamento delle informazioni. La comunicazione esterna sarà altresì garantita dalla Carta dei Servizi dell’Ambito e dal Regolamento del Servizio. Il PUA è previsto come struttura centralizzata presso il presidio distrettuale. Poiché esso deve garantire facile accesso e fruizione agli utenti viene previsto un collegamento integrato e funzionale con gli sportelli di Segretariato Sociale decentrati sul territorio che fungeranno da sedi periferiche del PUA. Le attività di controllo e valutazione, a cadenza semestrale, coinvolgeranno il Responsabile dei Servizi Sociali dell’EAS e il Dirigente /Responsabile del Distretto Sanitario con verifiche inerenti sia gli aspetti quantitativi che qualitativi del servizio attraverso l’analisi di diversi indicatori di out-come collegati agli obiettivi individuati. La maggiore criticità viene ravvisata nelle difficoltà della ASL/Distretto di allestire la sede e allocare il personale sanitario di pertinenza. Modalità di gestione integrata EAS 17/ASL n.1 vd. Tabella Costi allegata LIVELLI ESSENZIALI GENERALI Scheda SERVIZI DI CONTRASTO AL CHILD ABUSE LIVEAS Num. 5 Obiettivo TITOLO AZIONE OBIETTIVI STRATEGIA ATTIVITA’ PREVISTE CENTRO ANTIVIOLENZA & CHILD ABUSE Contrastare il fenomeno della violenza, intesa nelle sue diverse forme, ai danni di donne e bambini In considerazione del carattere prevalentemente latente e nascosto del fenomeno si intende promuovere, attraverso azioni mirate di prevenzione rivolte in generale alla popolazione ed in particolare alle famiglie, una maggiore consapevolezza rispetto all’esistenza stessa del problema proponendo percorsi di informazione più articolati volti all’individuazione di strumenti e forme efficaci di tutela e protezione dei bambini. Progettazione ed organizzazione di campagne di sensibilizzazione calibrate sulle specifiche caratteristiche di gruppi target (alunni, bambini dei centri ricreativi, ragazzi dei centri di aggregazione, insegnanti, famiglie….) Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 34 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 selezionati minorile. TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE ANALISI DEI COSTI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE RISCHI E CRITICITA’ MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE COSTO ORARIO DEL SERVIZIO Realizzazione delle campagne informative Realizzazione di percorsi di approfondimento per gruppi Organizzazione di convegni e seminari tematici Lavoro di rete con i servizi e le istituzioni deputati alla tutela Si prevede di effettuare n. 2/3 eventi informativi all’anno scegliendo il gruppo target sul quale lavorare in base alle “urgenze” riscontrate sul territorio di riferimento Il Centro Antiviolenza “La Libellula” ha una sede attrezzata in Sulmona; l’equipe del centro è composta da un’assistente sociale, da una psicologa e da un legale con competenze in tema di violenza sulle donne e sui bambini e con esperienza in campo formativo avendo, già organizzato, in passato, eventi di sensibilizzazione sull’argomento specifico. Data la particolare delicatezza degli argomenti, si potrebbe pensare di arricchire l’equipe con la figura di esperti per strutturare meglio i contenuti dell’azione informativa e per veicolare meglio i messaggi al pubblico. 2011 € 500 2012 € 500 2013 € 500 Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi allegata). Ad ogni azione di sensibilizzazione promossa verrà data ampia diffusione attraverso gli strumenti di comunicazione più opportuni utilizzando altresì mass media locali. Promozione di una rete di contrasto locale alla violenza sui minori con il coinvolgimento, innanzitutto, dei servizi e delle istituzioni deputati alla tutela minorile che possa, con continuità e stabilità, svolgere funzioni di vigilanza e monitoraggio sul fenomeno orientando le azioni di sensibilizzazione sugli argomenti/aspetti prioritari e di maggiore interesse per il territorio. Somministrazione Questionari di gradimento Registrazione dei livelli di partecipazione Il principale rischio che si riscontra si lega al fatto che gli interventi promossi rimangano azioni isolate. L’azione sarà gestita in forma indiretta in regime di convenzione con una società cooperativa sociale di tipo A. vd. Tabella Costi allegata Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 35 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 (in caso di esternalizzazio ne) IV.2. AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA IV.2.1 Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi (max 30 righe) In generale, sono sempre più numerose le famiglie residenti sul territorio dell’EAS che vivono situazioni di precarietà lavorativa e disagio economico. Sembra utile analizzare i maggiori problemi e le principali criticità che interessano le famiglie rispetto alla funzione educativa e quella assistenziale. La famiglia nel ruolo educativo evidenzia: - disorientamento educativo dei genitori - mancanza di modelli educativi di riferimento - difficoltà nell’ascoltare e comunicare con i figli - scarsa collaborazione con la scuola - mancanza di supporto alle responsabilità genitoriale - disagio- emarginazione famiglia monoparentale - conflittualità familiare - mancanza di famiglie affidatarie la famiglia nel ruolo di assistenza e cura mostra: - difficoltà nel conciliare tempi di cura e tempi di lavoro - eccessivi carichi assistenziali - stanchezza, stress, ansia - condizione di isolamento - mancanza reti sociali di solidarietà e mutualità Per quanto riguarda la condizione dei bambini emerge che : scarsi e poco qualificati sono i servizi di accudimento di tipo socio-educativi di socializzazione per la prima infanzia assenza di strutture socio-educative e di aggregazione con attività pomeridiana I preadolescenti/ adolescenti rappresentano sicuramente il target più delicato e difficile da gestire. La fascia di età 12-17 anni è quella al cui interno si riscontrano le maggiori forme di disagio e devianza con problemi relativi a abuso di alcool e droghe, bullismo; vandalismo assenteismo/ dispersione scolastica carenza di azioni e luoghi di aggregazione sociale e ricreativa I giovani vivono in questi anni una situazione di estrema incertezza e precarietà evidenziando: scarsa partecipazione alla vita amministrativa, sociale, culturale, politica della comunità demotivazione, mancanza di progettualità per il futuro disoccupazione scarsa formazione L’analisi appena proposta sull’AREA Minori, Giovani e Famiglia mette in evidenza le variegate problematiche che in essa confluiscono,di qui la necessità di implementare un sistema organico e razionale di sostegno alla famiglia e di promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. L’EAS 17 intende garantire la continuità di tutte la azioni già attivate nella precedente Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 36 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 programmazione riconoscendo l’importanza strategica di supportare la specifica Area in questo delicato momento storico di trasformazione e cambiamento dei modello familiare tradizionale. OBIETTIVI AREA MINORI GIOVANI FAMIGLIA A.1.E. Obiettivo: Potenziare i servizi per la prima infanzia (modelli proposti dalla L.R. 76/2000 o nuovi modelli sperimentali), proponendo modelli flessibili ed innovativi per la cura dei bambini nelle ore diurne. A.2.E. Obiettivo: Sviluppare i servizi di socializzazione, in rete con le istituzioni scolastiche e le associazioni locali, per la gestione educativa del tempo libero dei bambini e dei ragazzi A.3.E. Obiettivo: Potenziare i servizi di intervento domiciliare in favore dei nuclei familiari con minori che vivono condizione di disagio, marginalità, conflittualità A.5.E. Obiettivo: Sostenere la genitorialità e il diritto del minore a crescere nell’ambito di una famiglia A.6.E. Obiettivo: Potenziare i servizi di intervento domiciliare in favore dei nuclei familiari con minori che vivono condizione di disagio, marginalità, conflittualità A.7.E. Obiettivo : Favorire la crescita di minori con famiglie di origine gravemente disfunzionali in contesti alternativi A.8.E Obiettivo: Incrementare le politiche di contrasto al fenomeno di violenza, violenza domestica ai danni di donne e bambini Obiettivo concorrente: garantire servizi di supporto agli istituti scolastici per favorire l’integrazione di studenti stranieri con interventi di mediazione culturale Obiettivo concorrente: garantire misure di sostegno alle famiglie in condizione di disagio socio economico con riferimento ai nuclei monogenitoriali ed alle ragazze madri IV.2.2. Servizi ed interventi AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA Scheda SERVIZI NIDO PER LA PRIMA INFANZIA LIVEAS Num. 1 Obiettivo TITOLO AZIONE ASILO NIDO “ Il nido dei Pulcini” – PRATOLA PELIGNA OBIETTIVI Il servizio ha lo scopo di favorire la formazione della personalità e lo sviluppo cognitivo, sociale, affettivo–relazionale del bambino. Le finalità del nido d’infanzia si concretizzano, quindi, nella realizzazione di un contesto educativo e sociale strutturato come sistema complesso di mediazioni (tra ambiente e realtà) che sia in grado di sostenere ed orientare, in termini qualitativi e attraverso una progettualità coerente ed intenzionale, lo sviluppo globale del bambino valorizzandone le sue potenzialità di crescita. Pertanto gli obiettivi principali del servizio sono: Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 37 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 - dare una risposta generale ai bisogni di cura di ciascun bambino e favorire lo sviluppo motorio, cognitivo, linguistico, sociale ed affettivo; - garantire pari opportunità fra donne e uomini in relazione all’inserimento nel mercato del lavoro, nonché alla condivisione delle responsabilità genitoriali fra madri e padri; - prevenire eventuali condizioni di svantaggio psicofisico e socioculturale; - garantire una continuità educativa con l’ambiente familiare e la scuola dell’infanzia. STRATEGIA Il nido d’infanzia è un servizio con una triplice valenza: sociale, psicologica e pedagogica. Il nido inteso come servizio sociale si propone obiettivi di prevenzione e non di recupero. In caso di particolari situazioni di svantaggio sociale, di deprivazione culturale e di carenze nelle cure familiari, si propone come autentico sostegno del bambino; alla famiglia, inoltre, offre un supporto alla cura e all’educazione per i bambini nei loro primo tre anni di vita. Per quanto attiene alla valenza psicologica, si individua nella socializzazione (intesa come capacità del bambino di instaurare rapporti di scambio con adulti o con altri bambini) la condizione irrinunciabile e prioritaria per una sana ed equilibrata crescita del bambino. Inoltre, l’insieme delle proposte pedagogiche offerte dal servizio contribuiscono a fornire al bambino un complesso di stimolazioni utili a promuovere lo sviluppo e la maturazione in termini fisici, psichici, affettivi e relazionali. Di conseguenza, il servizio offre una programmazione sistematica delle opportunità formative. I criteri di rilevanza che garantiscono la formatività delle esperienze didattiche del nido sono: - la ludicità: il processo di scoperta del piccolo è favorito dal clima di relativa libertà consentito all’ambiente in cui si trova ad essere inserito che sostiene la sua motivazione a manipolare, assemblare, costruire - la continuità delle esperienze attraverso le abitudini o routines, cioè momenti riconoscibili per la loro identità e ripetitività - la significatività delle esperienze e delle attività infantili: nel curare l’ideazione e la scelta delle proposte educative e didattiche occorre valutare la significatività delle esperienze, ovvero presentare stimoli adatti all’età dei bambini, alle loro preferenze, ai loro ritmi individuali. ATTIVITA’ PREVISTE Gli obiettivi che il servizio si propone di raggiungere possono essere perseguiti attraverso l’erogazione delle seguenti attività: 1. la cura del bambino; 2. la programmazione delle attività educative e didattiche 3. le attività educative, ludico-ricreative e le routine 4. le attività di raccordo con la famiglia. Per cura del bambino si intende l’insieme dei mezzi per garantire il benessere fisico e psichico, prevenendo qualsiasi stato di disagio. L’attenzione è verso la soddisfazione dei bisogni primari (alimentazione, sonno, ecc.) ed emotivi/psicologici (accoglienza, comunicazione, ecc.). La programmazione è lo strumento metodologico utile a stabilire l’ordine, le modalità e gli strumenti più adatti per organizzare le attività educative e didattiche che si intendono realizzare nell’anno in corso. Nello specifico ciò regola quattro aspetti fondamentali: Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 38 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 l’inserimento dei bambini nell’ambiente nido la relazione tra il bambino e l’adulto/educatore le relazioni socio-affettive con i coetanei la dimensione rituale di alcune attività quotidianamente ripetute Le attività (motorie, plastiche, grafico-motorie, espressive) sono il momento in cui il bambino sperimenta concretamente il fare, il realizzare, l’esplorazione per conoscere forme, dimensioni e consistenze. D’altro canto, le routines (sequenze abituali di comportamento) sono organizzate per fare in modo che il bambino trovi in questi momenti delle regolarità, dei punti di riferimento in un mondo tutto da scoprire. Il bambino parte da questi punti di riferimento a lui conosciuti (l’accoglienza e il congedo, il cambio, il pasto, il riposo) per assimilare nuovi cognizioni. E’ attraverso il gioco che si esercita l’intelligenza, si scoprono le proprietà degli oggetti, si acquisiscono le prime forme logiche, di conseguenza il nido cerca di valorizzare ed arricchire l’esperienza ludica, libera e/o strutturata, in un clima rassicurante che consenta di sperimentare senza timore di sbagliare. Inoltre, si ritiene importante realizzare momenti ed attività finalizzati all’osservazione del bambino, per far sì che l’intervento educativo si attui come un graduale accompagnamento lungo i personali percorsi di crescita. L’interconnessione con la famiglia si considera fondamentale per rispondere in modo organico ai bisogni socio-educativi dei bambini. Nello specifico, si organizzeranno attività che coinvolgano la famiglia per renderla parte attiva e integrante del percorso educativo offerto dal nido, nell’ottica del rispetto della centralità del bambino, dei suoi bisogni e della sua integralità. Le attività che il nido intende realizzare per andare incontro a questa esigenza basilare sono: i colloqui individuali con la famiglia riunioni e assemblee, feste e gite, laboratori con i genitori le osservazioni condotte sui bambini la personalizzazione degli interventi. L’azione si pone in soluzione di continuità a partire da luglio 2011 secondo le diposizioni del Comune di Pratola Peligna, titolare del suddetto servizio. - TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE Il servizio, erogato nei locali messi a disposizione dal Comune di Pratola Peligna, viene garantito da un’èquipe socio-educativa composta da diverse figure professionali: il coordinatore psico-pedagogico che cura 1) la comunicazione con il Servizio Pubblica Istruzione Comunale, 2) la gestione dei bisogni dell’utenza, 3) l’elaborazione, attuazione e verifica del programma educativo, 4) l’erogazione degli interventi educativi, 5) la gestione della modulistica del servizio, 5) i rapporti con le famiglie e i servizi territoriali le educatrici d’infanzia che 1) svolgono colloqui con le famiglie al fine di raccogliere e documentare le caratteristiche dei bambini, 2) collaborano alla redazione del programma educativo, 3) erogano gli interventi educativi previsti, 4) effettuano il monitoraggio sull’efficacia degli interventi educativi gli addetti ai servizi generali che garantiscono il presidio Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 39 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE delle funzioni inerenti il servizio di refezione, il supporto alle attività didattiche, la pulizia e il riordino dell’ambiente durante e al termine dell’orario quotidiano di apertura. Il costo del servizio è totalmente a carico del Comune di Pratola Peligna. 2011 € 0,00 2012 € 0,00 2013 € 0,00 ANALISI DEI COSTI STRUMENTI DI PARTECIPAZION E ATTIVA, COMUNICAZION E, INFORMAZIONE Il primo strumento di comunicazione sia verso l’interno che verso l’esterno è il regolamento di funzionamento del servizio. Il passaggio delle informazioni verso l’esterno verrà garantito dalla Carta dei servizi che indicherà le finalità del servizio, le modalità di accesso e le procedure di reclamo di eventuali disservizi. AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE RISCHI E CRITICITA’ La Responsabilità del controllo esterno in ordine all’azione dell’ente di ambito sociale sarà a carico dell’Ufficio di Piano. Il disegno di valutazione prevede l’utilizzo di indicatori sia quantitativi che qualitativi che misureranno: - il numero degli utenti presi in carico; - la presenza di un progetto educativo; - il numero di ore svolte per il coordinamento; - la qualifica e l’esperienza degli operatori impiegati; - il numero di colloqui e assemblee realizzate con i genitori; - il grado di soddisfazione della famiglia rispetto alla fase dell’inserimento; - il grado e la soddisfazione della famiglia rispetto all’erogazione del servizio Il rischio è nella difficoltà di garantire la continuità dell’esperienza educativa tra nido e famiglia a causa della diversità degli stili educativi adottati, per cui si ritiene utile incentivare le occasioni di scambio e riflessione tra gli operatori ed i genitori. MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 40 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 Num. 2 Obiettivo Scheda ASSISTENZA DOMICILIARE MINORI LIVEAS TITOLO AZIONE ASSISTENZA DOMICILIARE SOCIO-EDUCATIVA PER MINORI OBIETTIVI Favorire il mantenimento nel proprio nucleo familiare e contesto sociale di minori con disagio e a rischio di devianza ed emarginazione, a prevenire e/o fronteggiare e superare situazioni di bisogno o disagio/devianza, al fine di favorire lo sviluppo della personalità del minore. L’azione vuole sostenere i nuclei familiari nel recupero di adeguate competenze educative e sociali attraverso: - l’aumento della consapevolezza, nelle figure educative, dei bisogni e delle capacità del minore; - il potenziamento delle capacità sociali, relazionali e fisiche del minore; - il riconoscimento e la conservazione delle capacità esistenti; - l’aumento della consapevolezza, nelle figure educative della rete, del ruolo educativo; - l’aumento delle connessioni tra i soggetti della rete formale STRATEGIA Nella maggior parte dei casi le famiglie ed i minori in difficoltà presi in carico sono segnalati da operatori di altre istituzioni del territorio (servizi socio-sanitari e scolastici, scuole, Tribunale per i Minorenni) che hanno la possibilità di registrare la situazione di malessere e rischio del minore. Limitate sono le situazioni in cui è la famiglia stessa a fare richiesta del servizio. Ciò scaturisce dalla difficoltà nel riconoscere le problematicità esistenti, dal senso di vergogna nel chiedere aiuto, dall’isolamento e dalla paura della stigmatizzazione sociale. L’ente di ambito sociale è, pertanto, chiamato a ridurre tali fattori ostacolanti promuovendo azioni volte ad approfondire le problematiche educative e ad accrescere le possibilità di supportare le famiglie e i minori in difficoltà. Al lavoro educativo si affiancherà il lavoro di rete in quanto le risorse formali ed informali del territorio rappresentano punti di forza per prevenire e contrastare il disagio. Inoltre, la connessione di tali risorse risulta utile per evitare il disorientamento dell’utenza e la frammentazione degli interventi. Il lavoro di rete si propone la finalità di creare un allineamento sulla definizione dei bisogni e degli obiettivi da raggiungere, al fine di organizzare risposte che siano il più possibile coordinate. ATTIVITA’ PREVISTE Le attività che contraddistinguono la presa in carico sono enucleabili nelle seguenti fasi: - segnalazione del bisogno educativo; - analisi della domanda, valutazione delle risorse e delle aspettative del nucleo familiare; - verifica della fattibilità dell’intervento domiciliare; - pianificazione dell’intervento; - contrattazione dell’intervento con la famiglia: condivisione degli obiettivi e delle modalità d’intervento, stipula Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 41 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE contratto di assistenza; - programmazione in dettaglio delle attività; - erogazione interventi e osservazione; - monitoraggio e verifica; - dimissione dell’utente. Le prestazioni erogabili sono di tipo socio-educativo e sono rivolte sia al minore che alla famiglia, nello specifico: azioni di sostegno allo studio e alla crescita psicosociale del minore, azioni volte al miglioramento della qualità della relazione genitore-figlio. Trasversalmente verranno garantite attività di monitoraggio del servizio, di gestione delle non conformità e di promozione delle formazione continua degli operatori coinvolti nell’erogazione. Non saranno presi in carico: minori in stato di abbandono, figli di persone affetti da patologie psichiatriche gravi e privi di una valida rete di supporto, minori con gravi deficit affettivi senza un valido supporto neuropsichiatrico. Inoltre si prevede la realizzazione di interventi di animazione sociale (incontri formativi, gruppi di discussione) rivolti al territorio inerenti il riconoscimento del disagio e la prevenzione del rischio in età evolutiva. L’erogazione degli interventi avverrà in soluzione di continuità da luglio 2011, così come le azioni di comunicazione esterna. Le azioni di sistema verranno programmate attraverso un progetto esecutivo che ne garantirà il controllo sui tempi e l’immediata gestione delle non conformità e dei ritardi di attuazione. Il responsabile dell’azione, che sarà il referente per il sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della regione, è il responsabile del servizio dell’ente di ambito sociale che per lo svolgimento delle sue funzioni si avverrà dell’Ufficio di Piano. Le figure professionali coinvolte dell’azione sono quelle dell’educatore, dello psicologo e del coordinatore. L’educatore opera nel contesto domiciliare e territoriale. Ha la responsabilità della pianificazione e programmazione degli interventi e del continuo all’allineamento dell’azioni con la rete. Pianifica e conduce momenti di verifica in itinere della qualità degli interventi erogati. Lo psicologo ha la responsabilità di supervisionare gli educatori negli aspetti relazionali connessi al lavoro di assistenza, offrire una lettura della situazione relazionale utile alla progettazione degli interventi secondo un’ ottica sistemica. Il coordinatore dovrà assicurare le attività trasversali necessarie per la risoluzione dei disservizi e per la gestione delle non conformità progettuali. Garantirà, inoltre, in integrazione con l’ente di ambito sociale, la progettazione delle azioni di sensibilizzazione e diffusione e la sua attuazione. In presenza di situazioni complesse caratterizzate dalla presenza di bisogni socio-sanitari ed educativi, l’integrazione operativa verrà perseguita con il coinvolgimento del servizio sociale e dei servizi sanitari di riferimento. I gruppi multidisciplinari, che di volta in volta verranno formalizzati, garantiranno la valutazione congiunta dei bisogni, la definizione degli obiettivi, l’individuazione delle azioni necessarie e i tempi e le modalità di verifica. Per gli spostamenti sul territorio gli operatori si avvarranno di mezzi propri o mezzi a disposizioni dalla società affidataria dell’erogazione degli Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 42 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 interventi mentre le attività di programmazione, monitoraggio e coordinamento delle attività saranno svolte presso la sede operativa della stessa. RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE ANALISI DEI COSTI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE 2011 € 10.000 2012 € 20.000 2013 € 20.000 Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi allegata). Il primo strumento di comunicazione sia verso l’interno che verso l’esterno è il regolamento di funzionamento del servizio. Il passaggio delle informazioni verso l’esterno verrà garantito dalla Carta dei servizi sociali dell’ambito che indicherà le finalità del servizio, le modalità di accesso e le procedure di reclamo di eventuali disservizi. La sede operativa del soggetto affidatario dovrà organizzare spazi confortevoli e riservati atti all’accoglienza delle famiglie. Le famiglie dovranno essere protagoniste nell’espressione dei propri bisogni, nella scelta degli obiettivi da perseguire e dovranno essere salvaguardati, nell’ambito del piano d’intervento, i tempi di crescita di ognuno. Gli operatori dovranno pertanto essere costantemente supervisionati da personale di provata esperienza. Il servizio dovrà caratterizzarsi per la presenza di: - procedure omogenee di erogazione degli interventi; - griglie di osservazione standardizzate. Tra l’ente locale ed il soggetto affidatario degli interventi l’integrazione verticale verrà promossa dalla presenza di un progetto esecutivo e dalla valutazione e monitoraggio congiunto delle azioni di sistema. La Responsabilità del controllo esterno in ordine all’azione dell’ente di ambito sociale sarà a carico dell’Ufficio di Piano. La verifica sulle azioni svolte avverrà a cadenza semestrale. Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo ed una di risultato. La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la programmazione delle attività. Gli indicatori utilizzati saranno di tipo quantitativo e misureranno: - il numero degli utenti presi in carico; - la tipologia delle segnalazioni; - il numero delle ore erogate in media per ciascun minore; - il numero di ore svolte per il coordinamento; - il rispetto dei tempi di attuazione; - la qualifica e l’esperienza degli operatori impiegati; - i tempi medi di presa in carico; - il numero di piani di intervento personalizzati/totale degli utenti presi in carico; - il numero di riunioni interistituzionali; - il numero di attività di formazione condotte. Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 43 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del sistema di dare risposta agli utenti. Gli indicatori utilizzati sono qualitativi e misurano: - grado di soddisfazione della famiglia e del minore; - la percezione della qualità della vita da parte della famiglia; - la qualità di vita del minore, - il livello di integrazione sociale raggiunta dalla famiglia e dal minore RISCHI E CRITICITA’ - - scarsa condivisione dei soggetti della rete coinvolti nella presa in carico relativamente ai valori, metodologie e obiettivi stigmatizzazione sociale delle famiglie MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE L’Ente di ambito sociale attuerà in forma indiretta l’azione in convenzione con una società cooperativa di tipo A. COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) vd. Tabella Costi allegata AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA Scheda SERVIZIO AFFIDO FAMILIARE E SERVIZIO ADOZIONI LIVEAS Num. 3 Obiettivo TITOLO AZIONE SERVIZIO DI AFFIDO FAMILIARE E SERVIZIO ADOZIONI OBIETTIVI L’obiettivo generale è di assicurare il diritto del minore a crescere ed essere educato nell’ambito di una famiglia; tale obiettivo può essere scomposto in diversi obiettivi specifici quali: promuovere e potenziare nella comunità locale la conoscenza dell’istituto dell’affido e dell’adozione; promuovere il benessere e la crescita armonica del minore ridurre il ricorso alle comunità familiari e allontanamento dei minori dal territorio; ridurre il rischio di emarginazione dei minori caratterizzati da gravi carenze familiari; ridurre il rischio di fallimenti connessi alla realizzazione dell’affido e dell’adozione; favorire una maggiore integrazione tra gli organismi, i servizi e le istituzioni coinvolte. STRATEGIA Per quanto riguarda l’affido familiare si ritiene utile diffondere la conoscenza dell’istituto attraverso campagne di sensibilizzazione ed informazione rivolte alla comunità locale. Il potenziamento della solidarietà sociale e del sostegno reciproco Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 44 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 ATTIVITA’ PREVISTE permetterà di reperire risorse disponibili a praticare tale istituto, così da consentire ai minori privi temporaneamente di un ambiente familiare idoneo di vivere relazioni sane salvaguardandone il diritto alla propria famiglia di origine. equipe Per quanto riguarda l’adozione, l’EAS ha provveduto a stipulare un’apposita convenzione con il Comune di Sulmona per poter beneficiare dell’intervento dell’equipe territoriale per le adozioni nazionali ed internazionali istituita Per entrambi gli istituti le attività necessarie sono sia di tipo amministrativo che tecnico. Rispetto all’affido familiare, l’ente di ambito sociale procederà a regolamentare i rapporti con gli affidatari, determinando gli importi da corrispondere loro, e curerà attraverso il servizio sociale professionale i rapporti con l’attività giudiziaria. Da un punto di vista tecnico si procederà: 1. a programmare e condurre le campagne di sensibilizzazione verso l’affido della comunità locale; 2. a programmare e condurre interventi di formazione rivolte alle famiglie disponibili all’affido; 3. a organizzare le dichiarazioni di disponibilità all’affido; 4. a programmare e condurre le valutazioni e le selezioni delle famiglie affidatarie; 5. a progettare e gestire una banca dati; 6. a organizzare ed erogare le consulenze sociali e psicologiche alle famiglie di origine e agli affidatari dei minori; 7. a organizzare ed erogare le consulenze all’autorità minorile. L’affidamento familiare sarà proposto dalle assistenti sociali del servizio sociale di base e disposto dal giudice tutelare in presenza del consenso della famiglia di origine e dal giudice minorile in assenza di consenso. L’affidamento familiare cesserà con provvedimento della stessa autorità che lo ha disposto, valutato l’interesse del minore, quando sia venuta meno la difficoltà temporanea della famiglia di origine, ovvero nel caso in cui la prosecuzione di esso rechi pregiudizio al minore stesso. L’affidatario accoglierà presso di sé il minore e provvederà al suo mantenimento e alla sua educazione ed istruzione tenendo conto delle indicazioni dei genitori e osservando le prescrizioni eventualmente proposte dal servizio sociale e stabilite dall’autorità affidante. L’affidatario, supportato dal servizio affido, dovrà agevolare i rapporti tra il minore ed i suoi genitori e favorire il reinserimento nella famiglia di origine. La vigilanza sull’andamento dell’affido è affidata al servizio sociale professionale. Per quanto riguarda l’adozione l’equipe territoriale integrata istituita presso il Comune di Sulmona, in conformità al “protocollo operativo e metodologico per gli interventi di servizio sociale e di psicologia territoriale per gli adempimenti alle procedure di adozione internazionale e nazionale” garantirà: Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 45 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE 1. l’informazione alla coppia sull’adozione internazionale, sui requisiti necessari, sulle relative procedure, sui tempi necessari; 2. la formazione e sensibilizzazione della coppia o della famiglia all’accoglienza del minore; 3. la valutazione dell’idoneità della coppia all’adozione; 4. l’assistenza alla coppia all’incontro con il minore; 5. l’assistenza alla coppia durante l’affido preadottivo e l’osservazione sull’andamento dell’inserimento. L’equipe dovrà garantire la continuità degli operatori sul medesimo caso per quanto riguarda l’idoneità all’adozione e l’affidamento preadottivo. Le attività su indicate verranno espletate con: corsi individuali e collettivi di informazione e preparazione colloqui individuali e di coppia visite domiciliari relazione sostegno al minore e alla famiglia nella fase preadottiva e postadottiva attività di consulenza per l’Autorità Giudiziaria e gli enti autorizzati. Le assistenti sociali del servizio sociale professionale in collaborazione con gli operatori dell’equipe territoriale programmeranno interventi di animazione di comunità e di diffusione per favorire la conoscenza sull’istituto dell’adozione. L’erogazione degli interventi avverrà in soluzione di continuità da luglio 2011, così come le azioni di comunicazione esterna. Il responsabilità dell’attuazione dell’azione è il responsabile del servizio dell’ente di ambito sociale che sarà il referente per il sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della Regione. Per quanto riguarda l’affido familiare si prevede l’impiego di un assistente sociale e di uno psicologo. La buona riuscita dell’esperienza dell’affido prevede l’attivazione di tutte le risorse interessate a vario titolo al benessere del minore e quindi della sua famiglia. Di conseguenza il lavoro di rete, che vedrà coinvolti il servizio sociale professionale, l’èquipe affido e il Tribunale per i Minorenni, appare come una risorsa utile e necessaria per armonizzare gli interventi a favore del minore Inoltre, in presenza di esigenze complesse della famiglia di origine sarà necessario coinvolgere a livello distrettuale gli operatori sanitari impegnati nel lavoro con i membri. Il servizio sociale professionale ha la grossa responsabilità di accompagnare la famiglia di origine a recuperare la capacità di azione rispetto al benessere del minore. Per quanto riguarda l’adozione gli operatori coinvolti sono l’assistente sociale del Comune di Sulmona e lo psicologo messo a disposizione dall’Azienda sanitaria locale 1 Avezzano Sulmona. Gli enti preposti dovranno operare in attuazione del protocollo metodologico adottato dalla Regione Abruzzo RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE Piano Sociale di zona 2011-2013 2011 2012 2013 Pagina 46 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 € 1.500 € 3.000 € 3.000 ANALISI DEI COSTI Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi allegata). STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE Per l’affido familiare l’unitarietà delle azioni dei vari soggetti a vario titolo interessati all’azione sarà garantita dal provvedimento di affidamento che ne indicherà le motivazioni, i tempi, le modalità di esecuzione. Una condizione necessaria alla riuscita dell’affido e al reinserimento del minore nella sua famiglia è la presenza di un rapporto di fiducia tra famiglia affidante, servizio sociale e famiglia affidataria. Al fine di favorire la fiducia della famiglia di origine e prevenire sentimenti di abbandono e emarginazione la famiglia affidataria e la famiglia naturale integreranno la loro azione condividendo con il servizio un contratto sociale. Per quanto riguarda l’adozione la comunicazione interna viene garantita da: il protocollo operativo e metodologico per gli interventi di servizio sociale e di psicologia territoriale per gli adempimenti relativi alle procedure di adozione internazionale e nazionale; le relazioni di servizio sociale; la convenzioni tra enti locali (ente di ambito sociale e comune di Sulmona). La comunicazione esterna viene garantita con: la carta dei servizi ed il sito internet dell’ente di ambito sociale; la diffusione di opuscoli informativi ed interventi di animazione di comunità La responsabilità del controllo esterno sull’azione dell’ente di ambito sociale sarà a carico dell’ufficio di piano: Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo e una di risultato. La verifica di processo fornisce informazioni per orientare la programmazione dell’attività. Gli indicatori saranno di tipo quantitativo e misureranno: il numero delle ore di lavoro svolte per ciascuna figura professionale; il numero di azioni di sensibilizzazione effettivamente condotte; il numero di verifiche condotte; la formazione e la selezione; il numero di segnalazioni di affido; in numero di incontri tra famiglia affidataria e famiglia affidante; numero di coppie aspiranti all’adozione; numero decreti attestanti idoneità o inidoneità della coppia aspirante; tempo di attesa della famiglia rispetto all’idoneità; n° verifiche post adozione condotte; n° di percorsi formativi attivati per le coppie; n° campagne di diffusione organizzate La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 47 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 capacità del sistema sociale di dare risposta agli utenti: Gli indicatori utilizzati sono di tipo quantitativo e qualitativo e misurano. il numero di affidi familiari praticati/minori allontanati dalla famiglia di origine; il numero di inserimenti nelle comunità familiari/minori allontanati dalla famiglia di origine, qualità della vita del minore, qualità della vita della famiglia affidante; livello di soddisfazione della famiglia in genere, .il numero dei soggetti disponibili all’affido; l’incremento di utenza nel triennio di attività; il gradimento dei percorsi formativi da parte delle coppie; il gradimento in genere delle coppie rispetto al servizio in genere. RISCHI E CRITICITA’ - - MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE bacino di famiglie affidatarie stabilizzato numericamente su livelli bassi rispetto alle esigenze di affidi che hanno un trend crescente; fallimento del progetto di affido e/o adozione carenza di integrazione tra il servizio sociale di ambito e l’equipe territoriale per l’adozione Il servizio per l’affido verrà gestito in forma indiretta in regime di convenzione con una società cooperativa di tipo A. Il servizio adozione comprenderà una corresponsione al comune sede dell’equipe territoriale di una somma per la prestazione dell’assistente sociale da parte dei comuni convenzionati facenti parte del bacino di utenza COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) vd. Tabella Costi allegata AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA Scheda COMUNITÀ DI TIPO RESIDENZIALE PER MINORI LIVEAS Num. 4 Obiettivo TITOLO AZIONE COMUNITÀ EDUCATIVA PER MINORI Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 48 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 OBIETTIVI L’obiettivo generale del servizio è quello di assistere temporaneamente i minori qualora la famiglia di origine sia incapace o impossibilitata ad assolvere al proprio compito, favorendo l’armonico sviluppo della personalità. La comunità deve riproporre una clima "familiare", senza simulare la famiglia, ma riproponendo esperienze di appartenenza e separazione, di autonomia ed unione in grado di sostenere affettivamente e materialmente il percorso di crescita dell'identità personale dei bambini. La struttura della comunità per minori esiste dunque per rispondere, in generale, ad un bisogno di tipo sociale, strettamente connesso ad esigenze educative: accogliere dei bambini in difficoltà che non hanno potuto trovare un contesto familiare equilibrato in grado di tutelare la propria crescita.. Le esperienze vissute da un bambino nei suoi primi anni di vita costituiscono una base affettiva/cognitiva/relazionale/espressiva che condiziona inevitabilmente la costruzione della sua personalità. La comunità si deve organizzare attorno all'obiettivo di attivare dei profondi "cambiamenti", significativi per l'utente, sul piano delle relazioni, delle abilità sociali, della personalità, dell'equilibrio affettivo e della propria "autorappresentazione". STRATEGIA Il servizio deve tenere conto di alcuni punti di riferimento fondamentali: la qualità della relazione globale tra educatore e bambino la definizione di percorsi educativi personalizzati: articolando interventi mirati alle specifiche esigenze dei bambini in equilibrio con la realtà della vita comunitaria e la rete dei servizi esistente. offrire un quadro di normalità: che sopperisca alle carenze di base (affettive, relazionali, cognitive) e prevenga l'emergere di angosce e comportamenti negativi interiorizzati, proponendo forme di relazione e di attività fondate sulla valorizzazione del maternage e della ricerca di oggetti (e situazioni) di mediazione positiva, sulla cooperazione, l'ascolto ed il rispetto. affiancare la famiglia, la scuola e gli altri servizi in un progetto di crescita del bambino ospitato. Nel caso specifico della famiglia, è chiaro che il sostegno della comunità deve essere necessariamente articolato ed in grado di affrontare le differenti realtà situazionali. Rispetto alla scuola occorre poter fornire un adeguato supporto sia sul piano degli apprendimenti e delle motivazioni, come su quello delle relazioni con l'istituzione stessa. Rispetto agli altri servizi del territorio (realtà associative, opportunità di attività, ecc.) il ruolo che la comunità dovrà assumersi è: verificare i livelli di accessibilità delle risorse, la qualità del servizio offerto, favorire il coinvolgimento di queste realtà in un progetto più specifico e significativo per l'utente, ecc. Le attività previste nell’erogazione del servizio sono individuabili nelle seguenti aree: 1) la cura della vita quotidiana. Il riposo, i pasti, l'alimentazione, ATTIVITA’ PREVISTE Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 49 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE la toelette, la cura del corredo dei bambini rappresentano per i bambini un punto di riferimento per acquisire nuove autonomie, per sperimentare le proprie conoscenze, per migliorare o acquisire capacità motorie e relazionali; 2) la cura e l'organizzazione degli spazi di vita. La personalizzazione dell'ambiente di vita, il pensare razionalmente la sua funzionalità sono elementi che favoriscono nel bambino il controllo, attraverso l'appropriazione cosciente e serena dello stesso spazio quotidiano, di fattori emotivi, spesso già messi a dura prova; 3) proposte per lo sviluppo globale delle potenzialità espressive dei bambini, attraverso una dinamica progettuale che tenga conto dei loro desideri, delle loro possibilità reali, ma che propongano anche nuove esperienze e scoperte; 4) il collegamento con la scuola: sia per coinvolgere gli insegnanti in un progetto educativo comune, sia per aiutare i minori nella loro riuscita "sociale"; 5) favorire, mantenere e sollecitare, laddove possibile, un collegamento con le famiglie d'origine o di destinazione dei bambini ospitati; 6) il lavoro di rete, sia con le altre istituzioni che lo sostengono e che concorrono allo sviluppo dei minori, sia coi servizi sociali che si occupano della tutela. La struttura, prevalentemente a carattere residenziale, deve rispettare i requisiti minimi strutturali e organizzativi per l’autorizzazione all’esercizio in esecuzione del D.P.R. 308/2001. L’organizzazione dei tempi e degli spazi deve tenere conto dei momenti principali che costituiscono la giornata del minore: la scuola, il gioco, i pasti, il confronto con l’adulto, lo studio, il relax, il sonno, le attività sportive e ricreative, ecc. L’èquipe educativa, costituita dal coordinatore, dagli educatori, e dall’assistente sociale, si occupa della progettazione e realizzazione l’intervento individualizzato per il minore. Alle diverse figure professionali sono attribuite, inoltre, di una serie di altre responsabili. Il coordinatore si occupa di: organizzare il personale, garantire la qualità del servizio e mantenere i rapporti con gli enti esterni, controllare la stesura e l’ordine della documentazione di servizio, promuovere progetti di formazione ed aggiornamento del personale Gli educatori hanno il compito di: sostenere e prendersi cura del minore, valutare i bisogni e le risorse dei minori, osservare i comportamenti, mantenere i contatti con gli adulti e i servizi di riferimento. L’assistente sociale ha la funzione di attivare un lavoro di rete attorno alla struttura individuando forme di raccordo con i servizi e le strutture socioricreative territoriali, di mantenere i contatti con i servizi sociali ed il Tribunale per i Minorenni, di coinvolgere le famiglie d’origine qualora possibile nel progetto educativo individualizzato del minore. 2011 € 500 2012 € 500 2013 € 500 ANALISI DEI COSTI Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 50 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi allegata). STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE La comunicazione esterna verrà favorita attraverso. la capillare diffusione di materiale informativo, la presenza di un regolamento di servizio, le relazioni del servizio, le riunioni con gli operatori del servizio sociale a cui afferisce il minore, convegni e lavoro di rete. La comunicazione interna sarà favorita da: presenza di un progetto generale del servizio, le azioni di formazione continua e supervisione, le riunioni di equipe, il regolamento interno, il progetto educativo individualizzato, la programmazione continua. La personalizzazione degli interventi verrà garantita dai piani individualizzati di intervento. Sono previsti dei tempi di attesa legati alla disponibilità dei posti e alla valutazione dei requisiti. Il finanziamento della comunità educativa è garantito dalla corresponsione delle rette dei minori ospitati da parte dei Comuni di residenza degli stessi. I fondi dell’ente di ambito sociale e della regione stanziati per le azioni del Piano di zona saranno utilizzati solo nel caso in cui i ricavi provenienti dalle rette dei minori ospitati dovessero risultare insufficienti a coprire i costi di gestione delle donne residenti. AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE La responsabilità della valutazione e del monitoraggio dell’azione è affidata al responsabile del servizio dell’ambito che verrà affiancato dall’Ufficio di Piano. Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo ed una di risultato. La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la programmazione delle attività. Gli indicatori sono di tipo prevalentemente quantitativo e misurano: le ore di effettiva presenza degli operatori in struttura, le ore di programmazione e verifica, le ore di formazione e supervisione, la durata del tempo di permanenza, il numero di riunioni formali con i servizi sociali competenti, le ore di coordinamento tra operatori, il numero di utenti presi in carico attraverso la progettazione individualizzata, la copertura dei posti disponibili; il n° delle valutazioni effettuate all’ingresso, Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 51 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 il numero di segnalazioni accolte, il numero delle azioni correttive programmate e attuate, La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del servizio di dare risposta agli utenti. Gli indicatori saranno di tipo qualitativo e quantitativo e misureranno: il livello di integrazione sociale dei minori; la capacità di autonomia e autodeterminazione del minore e della sua rete, il livello di soddisfazione dei servizi invianti. RISCHI E CRITICITA’ MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) Difficoltà di integrazione operativa con la rete territoriale dei servizi e con la Comunità locale. Il servizio per l’affido verrà gestito in forma indiretta in regime di convenzione con una società cooperativa di tipo A. vd Tabella Costi allegata AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA Scheda SERVIZI INTEGRATIVI PER MINORI LIVEAS Num. 5 Obiettivo TITOLO AZIONE CENTRO GIOCO -RAIANO OBIETTIVI Il servizio ha lo scopo di favorire la formazione della personalità e lo sviluppo cognitivo, sociale, affettivo–relazionale del bambino. Le finalità del Centro Gioco si concretizzano, quindi, nella realizzazione di un contesto educativo e sociale strutturato come sistema complesso di mediazioni (tra ambiente e realtà) che sia in grado di sostenere ed orientare, in termini qualitativi e attraverso una progettualità coerente ed intenzionale, lo sviluppo globale del bambino valorizzandone le sue potenzialità di crescita. Pertanto gli obiettivi principali del servizio sono: dare una risposta generale ai bisogni di cura di ciascun bambino e favorire lo sviluppo motorio, cognitivo, linguistico, sociale ed affettivo; garantire pari opportunità fra donne e uomini in relazione all’inserimento nel mercato del lavoro, nonché alla condivisione delle responsabilità genitoriali fra madri e padri; prevenire eventuali condizioni di svantaggio psicofisico e socioculturale; garantire una continuità educativa con l’ambiente familiare. Il centro gioco è un servizio con una triplice valenza: sociale, psicologica e pedagogica. Il centro inteso come servizio sociale si propone obiettivi di prevenzione e non di recupero. In caso di particolari situazioni di svantaggio sociale, di deprivazione culturale e di carenze nelle cure familiari, si propone come autentico sostegno del STRATEGIA Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 52 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 ATTIVITA’ PREVISTE bambino; alla famiglia, inoltre, offre un supporto alla cura e all’educazione per i bambini nei loro primo tre anni di vita. Per quanto attiene alla valenza psicologica, si individua nella socializzazione (intesa come capacità del bambino di instaurare rapporti di scambio con adulti o con altri bambini) la condizione irrinunciabile e prioritaria per una sana ed equilibrata crescita del bambino. Inoltre, l’insieme delle proposte pedagogiche offerte dal servizio contribuiscono a fornire al bambino un complesso di stimolazioni utili a promuovere lo sviluppo e la maturazione in termini fisici, psichici, affettivi e relazionali. Di conseguenza, il servizio offre una programmazione sistematica delle opportunità formative. I criteri di rilevanza che garantiscono la formatività delle esperienze didattiche del servizio sono: - la ludicità: il processo di scoperta del piccolo è favorito dal clima di relativa libertà consentito all’ambiente in cui si trova ad essere inserito che sostiene la sua motivazione a manipolare, assemblare, costruire - la continuità delle esperienze attraverso le abitudini o routines, cioè momenti riconoscibili per la loro identità e ripetitività - la significatività delle esperienze e delle attività infantili: nel curare l’ideazione e la scelta delle proposte educative e didattiche occorre valutare la significatività delle esperienze, ovvero presentare stimoli adatti all’età dei bambini, alle loro preferenze, ai loro ritmi individuali Gli obiettivi che il servizio si propone di raggiungere possono essere perseguiti attraverso l’erogazione delle seguenti attività: 5. la cura del bambino; 6. la programmazione delle attività educative e didattiche 7. le attività educative, ludico-ricreative e le routine 8. le attività di raccordo con la famiglia. Per cura del bambino si intende l’insieme dei mezzi per garantire il benessere fisico e psichico, prevenendo qualsiasi stato di disagio. L’attenzione è verso la soddisfazione dei bisogni primari (alimentazione, sonno, ecc.) ed emotivi/psicologici (accoglienza, comunicazione, ecc.). La programmazione è lo strumento metodologico utile a stabilire l’ordine, le modalità e gli strumenti più adatti per organizzare le attività educative e didattiche che s’intendono realizzare nell’anno in corso. Nello specifico ciò regola quattro aspetti fondamentali: l’inserimento dei bambini nell’ambiente nido la relazione tra il bambino e l’adulto/educatore le relazioni socio-affettive con i coetanei la dimensione rituale di alcune attività quotidianamente ripetute Le attività (motorie, plastiche, grafico-motorie, espressive) sono il momento in cui il bambino sperimenta concretamente il fare, il realizzare, l’esplorazione per conoscere forme, dimensioni e consistenze. D’altro canto, le routines (sequenze abituali di comportamento) sono organizzate per fare in modo che il bambino trovi in questi momenti delle regolarità, dei punti di riferimento in un mondo tutto da scoprire. Il bambino parte da questi punti di riferimento a lui conosciuti (l’accoglienza e il congedo, il cambio, il pasto, il riposo) per assimilare nuovi cognizioni. E’ attraverso il gioco che si esercita l’intelligenza, si scoprono le proprietà Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 53 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 TEMPISTICA degli oggetti, si acquisiscono le prime forme logiche, di conseguenza il nido cerca di valorizzare ed arricchire l’esperienza ludica, libera e/o strutturata, in un clima rassicurante che consenta di sperimentare senza timore di sbagliare. Inoltre, si ritiene importante realizzare momenti ed attività finalizzati all’osservazione del bambino, per far sì che l’intervento educativo si attui come un graduale accompagnamento lungo i personali percorsi di crescita. L’interconnessione con la famiglia si considera fondamentale per rispondere in modo organico ai bisogni socio-educativi dei bambini. Nello specifico, si organizzeranno attività che coinvolgano la famiglia per renderla parte attiva e integrante del percorso educativo offerto dal servizio, nell’ottica del rispetto della centralità del bambino, dei suoi bisogni e della sua integralità. Le attività che il centro gioco intende realizzare per andare incontro a questa esigenza basilare sono: i colloqui individuali con la famiglia riunioni e assemblee, feste e gite, laboratori con i genitori le osservazioni condotte sui bambini la personalizzazione degli interventi L’azione si pone in continuità con la precedente programmazione a partire da luglio 2011. STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE Il servizio, erogato in una struttura sita nel Comune di Raiano, viene garantito da un’èquipe socio-educativa composta da diverse figure professionali: il coordinatore psico-pedagogico che cura 1) la gestione dei bisogni dell’utenza, 3) l’elaborazione, attuazione e verifica del programma educativo, 4) l’erogazione degli interventi educativi, 5) la gestione della modulistica del servizio, 5) i rapporti con le famiglie e i servizi territoriali le educatrici d’infanzia che 1) svolgono colloqui con le famiglie al fine di raccogliere e documentare le caratteristiche dei bambini, 2) collaborano alla redazione del programma educativo, 3) erogano gli interventi educativi previsti, 4) effettuano il monitoraggio sull’efficacia degli interventi educativi. gli addetti ai servizi generali che garantiscono il presidio delle funzioni inerenti il servizio di refezione, il supporto alle attività didattiche, la pulizia e il riordino dell’ambiente durante e al termine dell’orario quotidiano di apertura. RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE L’azione verrà garantita attraverso i finanziamenti del Piano Regionale Di Interventi In Favore Della Famiglia L.R. 2.5.1995, n. 95 2011 2012 € 0,00 € 1.000 2013 € 1.000 ANALISI DEI COSTI Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 54 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi allegata). STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE Il primo strumento di comunicazione sia verso l’interno che verso l’esterno è il regolamento di funzionamento del servizio. Il passaggio delle informazioni verso l’esterno verrà garantito dalla Carta dei servizi che indicherà le finalità del servizio, le modalità di accesso e le procedure di reclamo di eventuali disservizi. La Responsabilità del controllo esterno in ordine all’azione dell’ente di ambito sociale sarà a carico dell’Ufficio di Piano. Il disegno di valutazione prevede l’utilizzo di indicatori sia quantitativi che qualitativi che misureranno: - il numero degli utenti presi in carico; - la presenza di un progetto educativo; - il numero di ore svolte per il coordinamento; - la qualifica e l’esperienza degli operatori impiegati; - il numero di colloqui e assemblee realizzate con i genitori; - il grado di soddisfazione della famiglia rispetto alla fase dell’inserimento; - il grado e la soddisfazione della famiglia rispetto all’erogazione del servizio RISCHI E CRITICITA’ Il rischio è nella difficoltà di garantire la continuità dell’esperienza educativa tra nido e famiglia a causa della diversità degli stili educativi adottati, per cui si ritiene utile incentivare le occasioni di scambio e riflessione tra gli operatori ed i genitori. MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE Il servizio per l’affido verrà gestito in forma indiretta in regime di convenzione con una società cooperativa di tipo A. COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) vd. Tabella Costi allegata AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA Scheda SERVIZI INTEGRATIVI PER MINORI LIVEAS Num. 6 Obiettivo TITOLO AZIONE CENTRO DI AGGREGAZIONE GIOVANILE OBIETTIVI Favorire il percorso di crescita dei giovani promuovendo: Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 55 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 STRATEGIA ATTIVITA’ PREVISTE l’aumento delle occasioni d'incontro tra adolescenti per ridurre la solitudine e l'isolamento, in un'ottica di prevenzione del disagio e di promozione della scoperta di altre modalità di fruizione del proprio tempo) la crescita dei ragazzi nella capacità di autonomia e di responsabilizzazione, accompagnandoli verso la capacità scegliere e decidere individualmente in modo critico e non conformistico la creazione di un tessuto sociale attraverso e intorno ai ragazzi per aumentare la collaborazione con le realtà che operano nel territorio. l’affermazione dell'identità sociale degli adolescenti all'interno della comunità promuovendo il protagonismo attivo volto a contribuire concretamente al benessere della collettività. a beneficiare del centro di aggregazione giovanile saranno i giovani, senza esclusione di coloro che portano problematiche di devianza e disagio. la garanzia dell’accoglienza, dell’accettazione, del confronto e del protagonismo viene considerato aspetti fondamentali in un processo di crescita capace di promuovere la capacità di azione del giovane e la garanzia del diritto di cittadinanza. Il CAG è un luogo di incontro e aggregazione, in cui fare esperienza di convivenza con i pari e con gli adulti, immergersi nel gioco, beneficiare di un ambiente che propone un modo alternativo di stare insieme, evitando così il rischio dell’isolamento e della solitudine, offrendo la possibilità di uscire da contesti con attività fortemente programmate e strutturate per aprirsi invece ad altre libere e creative. Il centro di aggregazione giovanile vuole essere uno spazio dove il giovane: a. costruisce la propria identità; b. viene a colto per quello che è; c. viene rispettato nei tempi e capacità; d. in cui si decide e lavora insieme; e. incontra una persona adulta diversa dal genitore, dall’insegnante che può essergli utile per orientarsi, scegliere e comunicare. Le attività svolte all’interno dei centri dovranno svilupparsi sulla base di quanto previsto da una specifica programmazione annuale (condivisa tra l’ente di ambito sociale ed il soggetto affidatario della gestione del centro) e nei progetti esecutivi che pianificheranno e programmeranno azioni correttive utili al miglioramento della qualità degli interventi erogati. Tra le attività che si realizzano nei centri di aggregazione distinguiamo quelle pensate “per e verso” l’utenza giovanile e quelle rivolte agli adulti e al territorio di appartenenza. Tra quelle “per e verso” i giovani citiamo: 1) le attività di programmazione partecipata: questa attività pone i ragazzi nelle condizioni di esercitare (come in una palestra) la capacità di organizzare il proprio tempo realizzando ciò che piace negoziandolo con i pari e pianificando mentalmente le azioni che servono per farlo. La filosofia che anima i centri di aggregazione, infatti, è proprio quella di valorizzare l’autopromozione e la responsabilizzazione in un contesto protetto dalla supervisione e dal sostegno di adulti. Le attività che si realizzano nei centri di aggregazione, quindi, sono il prodotto di un processo di negoziazione tra pari in cui l’adulto/educatore ha il ruolo di salvaguardare le regole dei processi decisionali, di ricordare le caratteristiche del contesto (facilitando l’analisi di realtà), di promuovere Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 56 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 le dimensioni creative, espressive, comunicative, e di stimolare alla partecipazione attiva; 2) l’attività di ascolto: il professionista che si occupa di questo tipo di attività è lo psicologo. L’obiettivo dell’attività è di fornire uno spazio per il dialogo, il confronto e la consulenza a favore dei giovani che mostrano un bisogno di natura orientativa in merito a scelte da compiere per il proprio futuro nel campo amicale, familiare, sentimentale, scolastico e professionale. Questo tipo di sostegno non ha scopi terapeutici e perciò deve concludersi all’interno di un numero predeterminato di colloqui che si concorda con il ragazzo in relazione alla tipologia di problematica che vuole presentare. 3) attività ludiche e ricreative: i ragazzi che partecipano al centro di aggregazione hanno a disposizione una serie di offerte ludiche strutturate cui possono accedere liberamente auto-organizzandosi in piccolo gruppi (giochi da tavolo, carte da gioco, biliardino, ping-pong, etc). Inoltre è possibile organizzare feste e gite, attività sportive. Negli spazi attrezzati è possibile visionare film e ascoltare musica; 4) attività laboratoriali: l’organizzazione dei laboratori può essere l’oggetto di un progetto poiché il laboratorio si caratterizza per il fatto di prefiggersi uno o più obiettivi specifici (ad esempio apprendere o sperimentare una abilità specifica, realizzare un prodotto, ecc), di prevedere un inizio ed un termine, di impiegare risorse specifiche e di coinvolgere un numero determinato di persone. Gli ambiti possibili sono i più diversi e possono comportare il coinvolgimento di esperti di settore. Il laboratorio deve comunque sempre avere: un calendario di attività predeterminato, un numero di partecipanti predefinito che accedono al laboratorio con iscrizione, possono richiedere una partecipazione economica in caso richiedano l’utilizzo di strumentazioni particolare (strumenti musicali, costumi di scena ecc), 5) attività culturali: possono essere rivolte sia ai frequentanti dei centri che alla comunità di riferimento. Possono includere la realizzazione di cineforum, dibattiti/seminari, organizzazione di eventi musicali e-o teatrali, etc 6) attività di studio: in una “fascia oraria protetta”, i ragazzi che ne sentano l’esigenza possono venire a studiare nel centro di aggregazione. L’attività di studio non consiste nell’erogazione di lezioni private ma si traduce nella strutturazione di uno spazio di tranquillità e di clima positivo che può aiutare chi in casa non gode di questi vantaggi. Le attività rivolte agli adulti e al territorio di appartenenza sono: 1) incontri di formazione ed informazione: rivolti a genitori ed altri adulti coinvolti nell’educazione degli adolescenti, hanno lo scopo di facilitare le relazioni educative aumentando conoscenze in merito alla condizione giovanile e di favorire l’apprendimento di nuove competenze. Non secondario è l’intento di costruire, nel tempo, una coerenza nell’atteggiamento educativo espresso dagli educatori operanti nei diversi settori presenti nella vita dei ragazzi (famiglia, scuola, servizi, associazioni, ecc). 2) sostegno e/o co-progettazione di nuovi interventi rivolti ai ragazzi: il centro di aggregazione per adolescenti vuole rivestire un ruolo di riferimento competente in materia di politiche giovanili. Potrà quindi prestare la propria esperienza a vantaggio di associazioni, gruppi, enti che vorranno proporre idee progettuali finalizzate a promuovere il benessere dei giovani. La consulenza progettuale può scaturire anche dai Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 57 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE E OPERATIVE PREVISTE RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE dati che quotidianamente afferiscono al servizio dai giovani stessi (bisogni insoddisfatti e/o inespressi, nuove tendenze, etc). Il funzionamento dei centri avverrà in soluzione di continuità da luglio 2011. Il responsabile dell’azione, che sarà il referente per il sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della regione , è il responsabile del servizio dell’ente di ambito sociale. Le figure professionali impiegate nella gestione dei centri sono l’educatore, lo psicologo, l’addetto ai servizi generali e il coordinatore. L’educatore garantisce: 1) l’orientamento al singolo e al gruppo; 2) la progettazione partecipata con i ragazzi; 3) la conduzione in genere del gruppo; 4) la reticolazione; 5) la programmazione e la verifica dei risultati conseguiti; 6) l’approvvigionamento del materiale necessario; 7) il lavoro di rete. Lo psicologo, nella sua specificità professionale, dispone momenti utili all’ascolto dei giovani. L’addetto ai servizi sociali garantisce la cura dei locali e la pulizia. Il soggetto affidatario della gestione garantisce la presenza di un coordinatore che ha la responsabilità: f. di garantire l’allineamento verticale con l’ente locale per l’individuazione delle azioni necessarie a favorire il miglioramento continuo della struttura, g. di collaborare con l’ufficio di piano alla verifica dei raggiunti, h. gestire le risorse umane al fine di garantire la continuità delle attività di erogazione risolvere eventuali assenze. Il coordinatore, sulla base dei bisogni che emergeranno nella gestione del centro, promuoverà in collaborazione con l’ente locale le necessarie sinergie con i soggetti titolari di specifiche competenze rispetto al benessere della popolazione giovanile per favorire adeguati stili di vita. I locali che ospitano il centro di aggregazione giovanile sono messi a disposizione dalle amministrazioni comunali. Dovranno essere ad uso esclusivo dei giovani. Gli arredi minimi in dotazione per ciascun centro dovranno essere: 1 armadio; 1 bacheca; 2 tavoli; 2 scaffali; 20 sedie. Dovranno essere presenti, inoltre: televisori, dvd, stereo, attrezzature informatiche e collegamento internet, materiale ludico. 2011 € 17.500 2012 € 38.500 2013 € 38.500 ANALISI DEI COSTI Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi allegata). Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 58 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE I giovani, utenti del centro, verranno coinvolti nella programmazione di azioni utili a raggiungere altri giovani della comunità locale. Il buon funzionamento del centro e la convivenza al suo interno verranno garantiti dalla presenza di un regolamento del servizio a cui i giovani dovranno conformarsi. Non sono previsti tempi di attesa nella fruizione delle attività del centro ed i giovani potranno beneficiarne anche in modo discontinuo e saltuario. Non è prevista la sottoscrizione di adesioni ma esclusivamente la compilazione di un registro presenze. AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE RISCHI E CRITICITA’ La verifica delle azioni svolte avverrà attraverso un disegno di valutazione che prevede una verifica di processo ed una di risultato. La VALUTAZIONE DI PROCESSO fornisce delle informazioni per orientare l'attuazione/svolgimento del progetto. gli indicatori individuati sono: i. N° ragazzi iscritti/N° ragazzi residenti; j. N° ragazzi frequentanti/N° ragazzi iscritti k. N° progetti iniziati/N° progetti conclusi, l. N° di richieste di collaborazione da parte dei soggetti esterni/N° di richieste di collaborazione da parte del centro verso i soggetti esterni La VALUTAZIONE DI RISULTATO fornisce indicazioni rispetto agli obiettivi propri del servizio. Gli indicatori individuati per valutare la QUALITÀ DELLA STRUTTURA sono: giorni di apertura settimanale previsti dal budget/giorni di apertura effettiva; presenza di un progetto educativo, presenza di un documento di programmazione annuale, presenza di un coordinatore di progetto, numero e tipologia e di risorse umane adeguate alla qualità e quantità degli interventi, numero di riunioni d'equipe mensili previste/n. riunioni realizzate numero di controlli previsti/n. di controlli effettuati. - assenza di protagonismo dei giovani; - disomogeneità dei gruppi frequentanti MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE I centri di aggregazione giovanile verranno gestiti indirettamente in regime di convenzione con una società cooperativa sociale di tipo A. COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) vd. Tabella Costi allegata Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 59 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA Scheda SERVIZI INTEGRATIVI PER MINORI LIVEAS Num. 7 Obiettivo TITOLO AZIONE CENTRI RICREATIVI INTERCULTURALI OBIETTIVI Promuovere la crescita armonica del bambino in genere: - favorendo la costruzione dell’identità e dell’immagine positiva di sé attraverso la valorizzazione del gioco inteso come esperienza privilegiata di incontro tra bambino e ambiente; - promuovendo la socializzazione tra pari e tra bambino ed adulto(sia esso educatore, genitore e insegnante) riconoscendo il valore fortemente determinante delle relazioni interpersonali nella costruzione dell’immagine; - promuovendo la cultura dell’infanzia presso il mondo adulto; - attraverso l’educazione al rispetto delle diversità e alla convivenza tra persone di differenti culture; - il sostegno dell’identità etnica e culturale del bambino. A beneficiare dell’azione saranno i bambini di età compresa tra 6 e 10 anni residenti nei comuni dell’ambito sociale 17. L’azione vuole sostenere i minori nella realizzazione dei loro diritti ad una crescita armoniosa attraverso la sperimentazione di esperienze ludiche e di interazioni positive e di interazioni positive con i pari e con gli adulti, al fine di favorire la costruzione di una buona immagine di sé. STRATEGIA Il bambino dovrà essere protagonista nella vita dei centri e le strategie a garanzia dovranno essere le seguenti: - programmazione delle attività sulla base dei bisogni specifici emergenti in ogni centro diurno; - potenziamento della creatività e del protagonismo del bambino sia in fase di programmazione delle attività che durante lo svolgimento delle attività; - coinvolgimento a vario titolo degli adulti significativi alle attività di organizzazione ed erogazione delle attività. ATTIVITA’ PREVISTE Le attività che contraddistinguono l’azione sono orientate all’organizzazione del servizio, alla predisposizione degli strumenti operativi, alla diffusione del servizio, all’erogazione e alla valutazione degli interventi. Le attività educative e ricreative sono pianificate e programmate in modo conforme ai principi generali contenuti nel progetto pedagogico e in un piano di lavoro che, di volta in volta, indica:1) le finalità generali da raggiungere; 2) il target; 3) le attività da svolgere ed i relativi tempi; 4) le risorse da impiegare; 5) le modalità di integrazione con gli altri soggetti del territorio; 6) gli indicatori di verifica ed i tempi. In questo tipo di offerta il la metodologia educativa adottata dall’educatore è fortemente orientato all’animazione proponendosi come Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 60 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 un facilitatore dell’esperienza ludica e aggregativa. La professionalità dell’educatore/animatore in questo tipo di attività consiste nel riuscire ad entrare nel mondo di ogni bambino in maniera da offrirgli delle situazioni ludiche confacenti alle sue esigenze e alla sua personalità. Le attività ludiche-laboratoriali sono il prodotto di una programmazione specifica che vuole raggiungere obiettivi determinati. Tali attività, infatti, sono programmate a seguito di una valutazione dei bisogni individuati o a specifiche collaborazioni richieste da altri soggetti esterni con i quali i centri hanno relazioni costanti (scuole, associazioni del territorio, ecc). Normalmente le proposte sono un insieme di attività che si realizzano in un arco di tempo predefinito in cui inizio e fine, elementi in ingresso e risultati attesi, sono prefigurati. Esempi di attività ludiche-laboratoriali sono: 1) laboratori teatrali; 2) laboratori artistici; 3) laboratori musicali; 4) laboratori di danza; 5) laboratori multidisciplinari, in cui si realizzano contemporaneamente più attività legate da un tema comune (ad es. il laboratorio del gioco tradizionale, il laboratorio di solidarietà, delle tradizioni popolari, i giochi nel mondo, cucina etnica,ecc). Le proposte rispettano un calendario di attività e possono essere rivolti ad un numero predefinito di bambini e/o gruppo classe. Saranno realizzate inoltre, attività che prevedano il coinvolgimento degli adulti di riferimento dei bambini (genitori, familiari, insegnanti). Le azioni di monitoraggio e verifica si pongono in modo trasversale lungo tutto il processo di erogazione delle attività. TEMPISTICA La programmazione delle attività dei centri ha una cadenza annuale. Il centri ricreativi interculturali svolgono la propria attività da settembre a giugno di ogni anno. La programmazione delle azioni di sistema utili a gestire eventuali disservizi e promuovere il miglioramento del servizio avvengono a cadenza semestrale e nell’ambito del progetto esecutivo condiviso dal responsabile del servizio dell’ente locale di ambito ed il coordinatore della società affidataria dell’erogazione degli interventi. STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE Il responsabile del servizio dell’ente di ambito sociale è il responsabile dell’azione e sarà il referente per il sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della regione. Le figure professionali che operano nei centri ricreativi interculturali sono gli educatori che svolgono la propria attività mediante la realizzazione del programma annuale. Hanno contatti diretti con i bambini e facilitano la fruizione delle esperienze ludiche, organizzando gli spazi ed i materiali mettendoli a disposizione dei bambini. Inoltre, facilitano le relazioni tra bambini incoraggiando il confronto e lo scambio, nonché il superamento dei conflitti. Sostengono la valutazione e la verifica gestendo la documentazione e gli strumenti di lavoro. E’ necessaria la presenza di un coordinatore delle azioni progettuali. Che insieme agli operatori redige la programmazione. Svolge funzioni di mediazione con gli altri servizi della rete al fine di elaborare modalità comuni di lettura e di risposta ai bisogni degli utenti. Coordina il lavoro degli educatori promuovendo lo svolgimento del lavoro d’èquipe. Effettua le valutazioni in itinere e finale delle attività svolte di concerto con l’ufficio di piano e il responsabile di servizio dell’ambito. Le collaborazioni già avviate con le scuole avranno una logica prosecuzione Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 61 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 e saranno finalizzate ad arricchire le offerte formative proprie della scuola offrendo un repertorio di esperienze ludiche in grado di completare le attività didattiche, sia nel tempo scolastico che in quello extrascolastico. RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE ANALISI DEI COSTI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE RISCHI E CRITICITA’ 2011 2012 2013 € 12.000 € 24.578,50 € 24.578,50 Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi allegata). Verrà promossa una fruizione attiva e creativa da parte dei bambini degli spazi e delle attività svolte, e pertanto saranno favorite le iniziative volte alla rilevazione proposte da parte dei bambini, dei genitori e delle scuole. In una fase successiva le preferenze raccolte verranno strutturate in attività educative da proporre ai bambini Infine i partecipanti saranno interessati nella valutazione del servizio al termine di ciascun anno di attività. La diffusione del servizio sarà indirizzata verso la scuola, la strada, i servizi territoriali, i bambini stessi, che a loro volta veicoleranno verso la comunità le iniziative attivate dal centro. La responsabilità del controllo esterno sull’azione da parte dell’ente sociale di ambito sarà a carico dell’Ufficio di Piano. La verifica sulle azioni svolte avverrà a cadenza semestrale. Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo e una di risultato. La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la programmazione delle attività. Gli indicatori utilizzati sono di tipo quantitativo e misureranno: - n° attività ludiche-laboratoriali/totale n° attività svolte; - n° di bambini partecipanti/n° bambini residenti; - n° di attività che prevedano il coinvolgimento degli adulti/totale attività svolte; - n° di adulti che partecipano/n° bambini partecipanti; - n° attività realizzate di concerto con la scuola/n° attività realizzate in genere; - n° di operatori coinvolti/n° operatori previsti; - n° ore di effettiva erogazione/n° ore previste; - presenza programmazione annuale. - sessioni semestrali di verifica periodica. La verifica di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del sistema di dare risposta agli utenti: gli indicatori utilizzati sono di tipo qualitativo e misureranno: - il livello di soddisfazione dell’utenza minorile, - il livello di soddisfazione dell’utenza adulta. E’ prevista, infatti, la somministrazione annuale di un questionario di soddisfazione. - discontinuità nella frequenza; - mancato coinvolgimento degli adulti Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 62 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) L’attuazione dell’azione avviene in modo indiretto in regime di convenzione con una società cooperativa di tipo A. vd Tabella Costi allegata AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA Scheda SERVIZI INTEGRATIVI PER MINORI LIVEAS Num. 8 Obiettivo TITOLO AZIONE ANIMAZIONE ESTIVA OBIETTIVI Si vuole valorizzare il tempo libero estivo dei bambini: - per sostenere la creatività e l’iniziativa dei minori; - per favorire la lettura da parte della comunità locale dei bisogni del minore; - per sostenere il minore nell’incontro con l’altro ed il diverso; - per sostenere il minore nell’incontro con la natura, nel rispetto dell’ambiente. I destinatari degli interventi sono i bambini e le bambine tra i 6 ed i 12 anni (anche se non sono esclusi bambini di età inferiore ai sei anni se accompagnati da adulti e ragazzi di età superiore ai 12 anni) residenti nei comuni facenti parte dell’ambito sociale 17. L’intervento è stato realizzato per la prima volta nel 2005 in 11 comuni dell’ambito sociale alla luce del successo riscosso dalle attività estive nei comuni sede dei centri ricreativi. L’intervento è stato garantito nell’ambito del programma per l’infanzia e l’adolescenza. Si voleva sostenere il minore a vivere la propria comunità locale di appartenenza e stimolare la comunità locale e l’amministrazione comunale ad organizzarsi per accogliere le giovani generazioni. L’animazione estiva, soprattutto nei comuni a forte rilevanza turistica, hanno rappresentato e vogliono rappresentare occasione di accoglienza per bambini provenienti da altre zone e contesti urbani. Il paese diviene spazio protetto, guidato di incontri e relazioni. Le attività di supporto interno sono orientate alla programmazione, all'organizzazione, alla promozione, alla realizzazione e alla valutazione degli interventi. Attività n.1- programmazione: consiste nell'individuare le attività che verranno svolte, di concerto con le scuole, le associazioni culturali il volontariato del territorio, le riserve naturali e i parchi faunistici locali. Attività n.2 - organizzazione: consiste nel definire le modalità operative utili allo svolgimento delle attività e gli strumenti di lavoro e monitoraggio. Attività n.3 -promozione: si darà diffusione delle attività organizzate presso le scuole, i luoghi di aggregazione naturali, attività commerciali, mass-media. Attività n.4 -realizzazione: prevede lo STRATEGIA ATTIVITA’ PREVISTE Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 63 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE svolgimento delle attività programmate (giochi in strada, escursioni, giornata in piscina, visite guidate in centri naturalistici, ospitalità di bambini bisognosi di soggiorni per cure, azioni solidali, ecc.). Attività n.5 -valutazione: prevede un monitoraggio in itinere (a metà del periodo di erogazione) per valutare la risposta dei bambini e degli altri soggetti coinvolti in termini di partecipazione e di gradimento delle attività svolte e da svolgere; una valutazione conclusiva volta a verificare il grado di raggiungimento degli obiettivi dell'intervento e la soddisfazione degli utenti . Gli strumenti di lavoro che verranno utilizzati sono: a) documenti di programmazione, b) scheda di iscrizione, c) registri di presenza, d) diari di bordo; e) questionari. Le attività di animazione estiva vengono erogate secondo un calendario predefinito e reso noto, nei Comuni di riferimento. Le attività di animazione estiva vengono erogate ed organizzate nei mesi di luglio e agosto per ciascun anno di attività. Il responsabile dell’attuazione dell’azione, che sarà il referente per il sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della regione, è il responsabile del servizio dell’ambito. Le figure professionali facenti parte dell'equipe educativa sono: - il coordinatore, svolge funzioni di mediazione con gli altri soggetti del territorio al fine di elaborare modalità di collaborazione nella realizzazione degli interventi; provvede all'organizzazione delle attività e delle risorse umane. effettua la valutazione in itinere e conclusiva; - l’animatore svolge la propria attività mediante la realizzazione degli interventi. E' la figura professionale che ha contatti diretti con i bambini e facilita la fruizione delle esperienze, organizzando i momenti ricreativi ed educativi. Facilita le relazioni tra i bambini incoraggiando il confronto e lo scambio. Effettua il monitoraggio delle attività gestendo la documentazione e gli strumenti di lavoro. Si prevede di coinvolgere gli istituti scolastici, le associazioni culturali e di volontariato, le organizzazioni a vario titolo coinvolti nella protezione e valorizzazione dell'ambiente. Nella fase di programmazione degli interventi (maggio di ciascun anno) i soggetti citati saranno contattati al fine di poter individuare gli obiettivi operativi da perseguire nell'anno e individuare le attività più adatte a perseguirli. Durante l'erogazione degli interventi gli insegnanti stessi potranno partecipare ad alcune attività anche in qualità di "esperto". Le associazioni di volontariato e culturali possono proporre lo svolgimento di attività che si integrano con specifici programmi rivolti agli adulti. ANALISI DEI COSTI 2011 2012 2013 € 500 € 500 € 500 Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi allegata). STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE La diffusione del servizio sarà indirizzata verso la scuola, la strada, i Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 64 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE servizi territoriali, i bambini stessi, che a loro volta veicoleranno verso la comunità le iniziative attivate dal centro. La diffusione presso i servizi istituzionali avverrà attraverso dei colloqui illustrativi tenuti dal coordinatore con gli operatori dei servizi, seguiti da diffusione di materiale cartaceo anche presso luoghi di frequentazione dei cittadini. Saranno diffusi dei comunicati stampa presso le principali testate locali. La partecipazione attiva dei bambini sarà sollecitata dalle modalità operative che si adotteranno durante lo svolgimento degli interventi: lo stile di conduzione delle attività, infatti, sarà orientato a favorire l'iniziativa e la creatività in modo che l'attività svolta prenda forma in relazione alle esigenze del momento. AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE RISCHI E CRITICITA’ La verifica delle azioni svolte avverrà attraverso un disegno di valutazione che prevede una verifica di processo ed una di risultato. La valutazione di processo fornisce delle informazioni per orientare l'attuazione/svolgimento del progetto. Gli indicatori di performance individuati sono: - n° bambini contattati/n° bambini residenti - n° collaborazioni in corso/n° di collaborazioni previste - diversificazione delle attività proposte - n° attività programmate finalizzate alla solidarietà/n° attività complessive La valutazione di risultato fornisce indicazioni rispetto agli obiettivi propri del servizio. Gli indicatori individuati per valutare la qualità della struttura sono: ore di attività mensili, presenza di una programmazione, presenza di un coordinatore di progetto, numero di tipologia e di risorse umane adeguate alla qualità e quantità degli interventi. Deresponsabilizzazione dei genitori Scarso inserimento della struttura nel contesto territoriale di riferimento MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE L’animazione estiva verrà gestita in forma indiretta dall’ente di ambito sociale in regime di convenzione con una cooperativa sociale di tipo A. COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) vd Tabella Costi allegata AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA Scheda CONTRIBUTI ECONOMICI Num. 9 Obiettivo TITOLO AZIONE OBIETTIVI LIVELLO CONCORRENTE CONTRIBUTI ECONOMICI E BUONI ACQUISTO PER FAMIGLIE E SOGGETTI IN DIFFICOLTÀ PRIVI DI REDDITO Mettere le famiglie ed i soggetti nelle condizioni di rispondere ai propri bisogni e prevenire che gli stati di momentanea indigenza creino le condizioni per ulteriore emarginazione. Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 65 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 STRATEGIA ATTIVITA’ PREVISTE Salvaguardare il diritto di assistenza dei soggetti deboli a rischio di emarginazione garantendo loro la soddisfazione dei bisogni primari. A beneficiare delle provvidenze economiche saranno: famiglie o individui che versano in condizione di momentanea difficoltà economica; persone che versano in particolare stato di indigenza ma in attesa di corresponsione di somme previdenziali e assistenziali o di altre entrate a cui hanno diritto; persone ricoverate per finalità assistenziali e riabilitative che non hanno la possibilità di sostenere le piccole spese quotidiane indispensabili per un minimo di vita di relazione. Si vuole favorire la crescita di un sistema sociale che sappia, attraverso la risoluzione di un singolo problema, guidare e sostenere la persona e le famiglie nell’apprendimento di modalità adeguate alla soddisfazione dei propri bisogni. La mancanza di reddito, l’indigenza, spesso rappresentano un elemento, un aspetto di situazioni più complesse che parlano di inadeguatezze multiple dei soggetti e delle famiglie. Le persone e le famiglie che chiedono aiuti economici hanno il più delle volte una storia di difficoltà e di emarginazione e sono utenti di molti servizi diversi. La riuscita dell’intervento nel tentativo di sostenere l’utente nella strutturazione di modalità adeguate di risoluzione dei problemi e di lotta all’emarginazione dipende spesso dalla congruenza degli obiettivi perseguiti da operatori diversi. Pertanto è necessario che l’assistente sociale del servizio sociale professionale attivi la procedure di valutazione in raccordo con i servizi presenti sul territorio. L’erogazione dei contributi economici e dei buoni acquisto richiederà un insieme di azioni amministrative e tecnico operative. L’ente di ambito sociale è dotato di un regolamento che disciplina l’erogazione dei contributi e salvaguarda l’uniformità delle procedure di accesso e l’equità nell’erogazione di buoni e contributi. L’ente di ambito sociale ha, inoltre, stipulato convenzioni con esercizi commerciali del territorio per l’acquisto di prodotto tramite i buoni rilasciati dall’ente. Sarà dunque necessario: - predisporre i bandi per la concessione dei buoni acquisto definendo i destinatari e i criteri di accesso tenendo conto, così come per i buoni contributi, delle dichiarazioni ISEE dei richiedenti; - provvedere a darne massima diffusione presso le amministrazioni comunali, gli operatori dei servizi, le associazioni di volontariato, ecc., - provvedere all’adeguamento della modulistica atta alla formulazione della richiesta; - provvedere ad istruire la pratica volta all’esame della domanda; - predisporre eventuali graduatorie; - adottare i provvedimenti sulla base delle documentazioni fornite dal richiedente e del parere tecnico di opportunità e necessità del servizio sociale di base. Attraverso il servizio sociale di base si procederà per. - valutare ed attestare l’effettivo stato di bisogno, - ricercare, in via prioritaria, altre soluzioni specifiche, Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 66 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE ANALISI DEI COSTI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE attuabili in applicazione di normative vigenti ponendo particolare attenzione ai servizi esistenti sul territorio, atti a favorirne l’autonomia dei singoli e dei rispettivi nuclei familiari; - stipulare “un contratto sociale” tra utente e servizio sociale che li impegnerà a ricercare modalità di risoluzione dei problemi; supportare sulla scorta di piani di intervento personalizzati i soggetti e le famiglie beneficiarie delle provvidenze per sostenerli nel superamento di tutti quei fattori che impediscono la risoluzione autonoma dei bisogni e per muovere intorno all’utente tutte le forme di solidarietà possibile I contributi economici, rispetto ai quali esiste già una regolamentazione e una procedura definita, possono essere erogati sulla base delle richieste e delle valutazioni del servizio sociale. Per quanto riguarda, nello specifico, i buoni acquisto, da luglio 2011 verranno definite le modalità di erogazione che verranno tempestivamente comunicate alla cittadinanza e agli operatori afferenti al servizio sociale professionale. Il controllo circa l’attuazione di quanto progettato ed il rispetto dei tempi sarà a carico del responsabile del servizio dell’ente sociale di ambito. Le azioni necessarie all’erogazione del sussidio economico verranno svolte dal personale amministrativo dell’ente e dalle assistenti sociali afferenti al servizio sociale professionale. Il responsabile del procedimento svolgerà tutte le mansioni burocratiche e amministrative necessarie all’istruzione del procedimento di erogazione delle somme e fungerà da segretario per il responsabile del servizio. Le strumentazioni e attrezzature utilizzate saranno quelle informatizzate dell’ente locale e del soggetto erogare del servizio sociale professionale. Le attività di supporto amministrativo saranno ubicate presso l’ente locale. 2011 2012 2013 € 500 € 500 € 500 Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi allegata). La comunicazione interna tra operatori sociali, personale amministrativo verrà garantita dal regolamento di servizio approvato dall’organo politico dell’ente di ambito sociale. La salvaguardia dell’uniformità nelle prestazioni svolte dal servizio sociale professionale verrà promossa dalla presenza di un sistema informativo che definirà le dimensioni da considerare come rilevanti nella valutazione dei casi e nella verifica dei risultati raggiunti. La comunicazione interna sarà favorita dalle riunioni periodiche dell’ufficio di piano. La comunicazioni esterna sarà promossa mediante. - la diffusione del regolamento di servizio; - il bando per l’erogazione dei buoni acquisto; - la carta dei servizi. Le modalità di coinvolgimento per aumentare la fiducia e la capacità di Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 67 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 risposta sono. AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE RISCHI E CRITICITA’ MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) Il responsabile del servizio dell’ente locale di ambito nella verifica dei risultati sarà supportato dall’Ufficio di Piano. La verifica delle azioni avverrà a cadenza semestrale. Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo ed una di risultato. La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la programmazione delle attività. Gli indicatori utilizzati sono di tipo quantitativo e misureranno: - la corretta applicazione del regolamento adottato; - la presenza di azioni uniformi di diffusione dell’iniziativa; - n° di progetti personalizzati redatti/n° beneficiari dell’azione; - n° progetti personalizzati che prevedono il lavoro di rete/n° progetti redatti. La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del sistema di dare risposta agli utenti. Gli indicatori utilizzati sono qualitativi e quantitativi e misureranno: - n° dei soggetti o famiglie beneficiarie dell’azione che hanno acquisto modalità autonome di risoluzione del problema/n° soggetti o famiglie che hanno beneficiato dell’azione; - n° dei soggetti soddisfatti/n° soggetti che hanno beneficiato dell’azione. - dipendenza dal servizio per quanto riguarda i contributi economici; - difficoltà a raggiungere i soggetti effettivamente bisognosi per i buoni acquisto L’ente di ambito sociale svolgerà direttamente le attività amministrative necessarie all’adozione dei procedimenti di erogazione delle prestazioni economiche e dei buoni acquisto e si avvarrà per lo svolgimento delle azioni tecniche degli operatori del servizio sociale professionale. vd. Tabella Costi allegata AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA Scheda INTERCULTURA NELLE SCUOLE Num. 10 Obiettivo TITOLO AZIONE OBIETTIVI 1) la personalizzazione dell’aiuto, 2) i tempi di risposta. LIVELLO CONCORRENTE INTERCULTURA NELLE SCUOLE Prevenire il disagio socio-educativo dei minori stranieri frequentanti le Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 68 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 scuole dell’obbligo: - ridurre l’abbandono scolastico; - ridurre le tensioni presenti nell’ambiente scolastico; - potenziare le capacità di azione delle reti sociali in cui il minore e inserito; - favorire l’integrazione sociale del minore e della sua famiglia; - prevenire o contenere il rischio di devianza e di comportamenti disadattivi del minore; - accrescere la cultura della diversità all’interno della scuola. I bisogni intorno ai quali si organizzeranno gli interventi e le singole prestazioni riguardano i minori immigrati e autoctoni ed i soggetti che si prendono cura di loro: gli insegnanti e genitori. La finalità che si intende perseguire è quella di contenere le “paure” rispetto alla diversità del personale scolastico, rendendo comprensibili parole, comportamenti e stati d’animo del minore immigrato favorendo quella interazione positiva utile alla soddisfazione dei bisogni di accettazione e alla garanzia del diritto alla diversità del minore immigrato. Si prevede la presenza degli interventi di intercultura in ogni plesso scolastico dell’ambito. STRATEGIA ATTIVITA’ PREVISTE L’integrazione scolastica è sicuramente il risultato dell’interazione funzionale delle azioni di tutti gli operatori che in genere, sia all’interno che all’esterno della scuola, lavorano a favore del soggetto per garantirne la soddisfazione dei bisogni fondamentali (sicurezza, autosufficienza, integrazione sociale). Pertanto, partner degli operatori scolastici e degli operatori sociali coinvolti ed incaricati nell’erogazione delle prestazioni sociali di mediazione devono essere necessariamente considerati tutti i soggetti già presenti nella rete sociale del minore e della sua famiglia e potenzialmente attivabili: gli operatori di un eventuale centro diurno frequentato dal minore durante il resto della giornata, l’assistente sociale incaricata dal comune delle prestazioni di segretariato sociale, il datore di lavoro del padre e della madre, i genitori dei compagni di scuola, il volontario che può adoperare il suo tempo per vigilare sul minore nelle ore in cui i genitori sono impegnati al lavoro, il vicino di casa, ecc. Il mediatore culturale, pertanto, nella organizzazione del suo intervento non può che ripercorrere a ritroso la storia ed i significati delle relazioni del minore e della sua famiglia, leggere le relazioni presenti per rinvenire possibili alleanze e sciogliere possibili resistenze al fine di intessere nuove reti all’interno e all’esterno della scuola per condividere la responsabilità della soddisfazione dei bisogni dei minori. Le prestazioni da erogare sono enucleabili in 3 aree distinte che si differenziano tra loro per la specificità degli apporti e la particolarità delle azioni: 1) la mediazione linguistica-culturale: la mediazione linguistica e culturale facilita l’accoglienza e il primo inserimento nella scuola del bambino immigrato contribuendo a risolvere i problemi di comunicazione e a superare ostacoli che si frappongono alla relazione e all’incontro con coetanei e insegnanti, derivanti da differenti codici linguistici, modalità comportamentali e sistemi valoriali legati alle varie culture. La mediazione linguistica e culturale risponde quindi alla difficoltà del minore, e in secondo luogo della famiglia e della scuola, a Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 69 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 farsi comprendere e a comunicare efficacemente. Essa permette di: a) risolvere le difficoltà comunicative durante la fase di inserimento scolastico dell’alunno neo arrivato e della sua famiglia; b) rendere esplicite le regole della scuola e del servizio educativo; c) tradurre informazioni e comunicazioni della scuola nelle diverse lingue; d) sostenere l’apprendimento dell’italiano come seconda lingua; e) fornire informazioni sulla storia del bambino; f) presentare i modelli educativi e scolastici del paese d’origine (organizzazione, metodologie, didattica, aspetti relativi alla disciplina, contenuti). Moduli bilingue o traduzioni di avvisi, messaggi, documenti orali e scritti possono essere di aiuto per l’iscrizione dell’alunno e le comunicazioni scuola-famiglia. 2) la mediazione interculturale: favorisce la conoscenza di altre culture e l’istaurarsi nei loro confronti di atteggiamenti di disponibilità, di apertura e di dialogo. La mediazione interculturale sostiene la scoperta delle differenze e delle analogie tra individui e gruppi e il riconoscimento di punti di vista diversi attraverso il confronto. Essa favorisce: a) la promozione della tolleranza, del rispetto e della comprensione reciproca; b) l’apertura verso individui e gruppi provenienti da un contesto diverso quanto a cultura, etnia, nazione, religione; c) l’educazione alla pace e al rispetto dei diritti umani; d) la prevenzione del razzismo e della xenofobia. La didattica costituisce un luogo di mediazione interculturale delle straordinarie potenzialità, si pensi allo spazio offerto alla mediazione da campi come lingua e la letteratura, la storia, la geografia, l’arte, la musica, la religione, i saperi matematici e medici, i prestiti linguistici. Lo svolgimento di interventi integrativi nelle attività curriculari di tipo culturale e laboratoriale, mostre, rassegne cinematografiche, feste, teatro, riviste, incontri di sensibilizzazione, possono infatti costituire tutte occasioni di promozione dell’educazione interculturale per i minori e gli adulti, genitori e insegnanti; 3) il lavoro di rete: favorisce la capacità di azione delle reti sociali rispetto la risoluzione di un problema specifico mobilitando tutte le risorse in un determinato sistema sociale. Il lavoro di rete, infatti, agisce sull’incapacità di azione dei sistemi socio-relazionali di fronteggiare i problemi di cui sono portatori i singoli soggetti. TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE ANALISI DEI COSTI Il funzionamento dei centri avverrà in soluzione di continuità da luglio 2011. Il responsabile del servizio sociale dell’ente di ambito sociale è responsabile dell’attuazione dell’azione e sarà il referente per il sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della regione. Per l’erogazione delle prestazioni previste nell’azione dovranno essere impiegati 1/2 mediatori culturali. Le attività di servizio sociale verranno svolte in rete con il servizio sociale professionale del comune di residenza dell’alunno. Nell’ambito della scuola si favorirà l’adozione di un unico strumento di programmazione e verifica delle azioni volte all’integrazione del minore immigrato. Le risorse tecniche utilizzate per le attività scuola scolastiche saranno messe a disposizione dalla scuola. 2011 2012 2013 € 500 € 500 € 500 Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 70 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 Costi allegata). STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE La comunicazione tra l’ente sociale di ambito e le istituzioni scolastiche è garantita da un protocollo d’intesa. La comunicazione tra gli operatori dovrà essere garantita dall’adozione di protocolli operativi. I genitori del minore devono essere informati sugli interventi realizzati al fine dell’integrazione, condividerne le finalità e autorizzare l’intervento. Non sono previsti tempi di attesa. E’ il dirigente scolastico o suo delegato che comunica il bisogno e segnala la necessità dell’intervento. Valutazione sul livello di raggiungimento degli obiettivi stabiliti nel Progetto di Intervento Personalizzato. RISCHI E CRITICITA’ - stigmatizzazione del bambino immigrato; disorientamento del minore. MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE Gli interventi scolastici previsti nell’azione verranno erogati in regime di convenzione da una società cooperativa di tipo A iscritta presso il registro delle imprese che possono operare a favore dei soggetti stranieri così come previsto dalla normativa di settore. COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) vd Tabella Costi allegata AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA Scheda FONDO PER I MINORI allontanati dalla famiglia e per i minori stranieri non accompagnati LIVELLO CONCORRENTE Num. 11 Obiettivo TITOLO AZIONE FONDO MINORI OBIETTIVI Protezione, tutela e presa in carico dei minori allontanati dalla famiglia con provvedimento del Tribunale e/o dei minori stranieri non accompagnati presenti nell’Ambito. Promuovere nell’ambito delle Amministrazioni locali una risposta solidale al problema dei minori in situazioni pregiudizievoli a causa di gravi disagi familiari o non adeguatamente protetti (minori stranieri non accompagnati) che necessitano di essere inseriti in strutture a carattere residenziale. Una soluzione a siffatta criticità è stata individuata nell’istituzione di un Fondo volto alla presa in carico comune delle situazioni di bisogno non solo in termini di spesa ma anche in una prospettiva di miglioramento della condizione di benessere dei minori e delle famiglie in difficoltà. STRATEGIA Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 71 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 ATTIVITA’ PREVISTE TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE Le attività finalizzate all’attuazione dell’azione, nel rispetto dell’atto di indirizzo applicativo per l’istituzione del Fondo emanato dalla regione Abruzzo, sono state prevalentemente di tipo amministrativo e politico hanno riguardato: - l’istituzione del Fondo - la redazione di un regolamento di servizio in conformità dell’Atto di Indirizzo già citato regolarmente La gestione del Fondo da parte dell’Ente d’Ambito prevede di: - procedere annualmente alla distribuzione delle somme in modo proporzionale alla spesa sostenuta dai comuni; - procedere semestralmente alla rilevazione del numero dei minori ricoverati in struttura e monitorare la spesa sostenuta dai comuni; - favorire azioni volte all’informazione delle amministrazioni locali. L’azione sarà garantita in continuità con la precedente programmazione. Il responsabile del servizio amministrativo dell’Ente d’Ambito è responsabile dell’attuazione dell’azione e dovrà garantire : - le azioni necessarie alla ripartizione del fondo di solidarietà; - informare semestralmente le amministrazioni locali sull’andamento della spesa in merito alla infanzia allontanata. Il responsabile del servizio verrà affiancato dal personale amministrativo dell’ente dell’ambito sociale e dall’ufficio di piano Il fondo viene alimentato da: 1. contributi Regionali 2. risorse proprie dei comuni facenti parte dell’Ambito Territoriale Sociale nella misura minima del 20% del contributo Regionale assegnato. 3. eventuali risorse aggiuntive. Rispetto a questo punto i 16 comuni dell’EAS 17 hanno deciso di integrare il Fondo con una somma pari a circa € 25.000,00 derivante dall’impegno di ogni Comune di versare 1 euro per ciascun cittadino residente. 2011 € 20.406 ANALISI DEI COSTI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE RISCHI E CRITICITA’ MODALITA’ DI GESTIONE 2012 € 40.818 2013 € 40.818 Regolamento di gestione del Fondo Rendicontazione dei contributi assegnati secondo le modalità previste dalla Regione. Fondi insufficienti a gestire i casi di bisogno L’EAS gestirà l’azione in modo diretto attraverso la corresponsione di Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 72 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 DELL’AZIONE somme a soggetti privati che ospiteranno gli utenti in regime di convenzione COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA Scheda LA CASA DELLE DONNE Num. 12 Obiettivo LIVELLO CONCORRENTE TITOLO AZIONE LA CASA DELLE DONNE OBIETTIVI Proteggere le donne da qualsiasi forma di violenza e contrastarne gli esiti: aumentare la consapevolezza e potenziare la capacità di riconoscimento della violenza e dei suoi esiti; aumentare nella donna la consapevolezza delle opportunità di aiuto esistenti; aumentare la capacità di azione delle donne e delle reti sociali; aumentare la capacità di riconoscimento dei bisogni delle donne accogliere le donne prive di reti sociali o caratterizzate da reti esigue. A beneficiare dell’azione sono donne maggiorenni con o senza figli, residenti in Italia, che hanno subito violenza psichica, fisica, sessuale, economica e sociale, senza esclusione di religione o nazionalità. Non è prevista l’accoglienza di donne affette da problematiche psichiatriche e da dipendenze. La struttura garantendo la soddisfazione dei bisogni di protezione fisica, di autonomia, di accettazione incondizionata ed di realizzazione personale delle donne ne promuove la capacità di azione e di integrazione sociale salvaguardando il diritto alla vita e alla affermazione di se. Il servizio non garantisce l’accoglienza in emergenza e può accogliere complessivamente n.6 persone. Il servizio è stato istituito nel 2005 e finanziato nell’ambito del Piano Regionale in favore della famiglia. La sperimentazione ha consentito l’attivazione di una rete che si estende oltre l’ambito sociale 17 tanto che a fruire del servizio sono state anche donne residenti in comuni lontani dal territorio di riferimento. La corresponsione delle rette da parte dei comuni di residenza delle donne ha permesso all’ente di ambito sociale di abbattere i costi legati alla gestione e farsi carico dei bisogni delle donne locali ad un costo inferiore rendendo fattibile l’azione in termini economici. Si prevede il potenziamento della struttura in termini di: comunicazione esterna con la comunità locale; standard in termini di funzionamento; STRATEGIA ATTIVITA’ PREVISTE Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 73 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 costruzione di una rete funzionale al miglioramento della capacità di azione delle donne; collaborazione con il volontariato e le associazioni femminili; collaborazione con la rete nazionale dei centri antiviolenza. Pertanto l’azione si caratterizza per la presenza di intense azioni di sistema. La donna può essere accolta solo previa presa in carico del servizio sociale competente e della valutazione della reale fattibilità dell’intervento. Durante il periodo di permanenza, all’incirca sei mesi, viene garantito vitto e alloggio agli ospiti. Il funzionamento del servizio è caratterizzato da un’azione di programmazione generale ma l’intervento educativo e assistenziale su ciascuna donna viene programmato in équipe in maniera personalizzata considerando le risorse ed i bisogni di ciascuna utente. Tale progetto viene poi condiviso con la donna al fine di renderla protagonista nel processo di aiuto. Le prestazioni erogate dalle operatrici sono di tipo educativo, assistenziale, psicologico e sociale (osservazioni, colloqui, sostegno, accompagnamento, ecc.). Particolare attenzione è rivolta ai minori presenti in struttura a cui viene garantita la fruizione dei servizi educativi e ricreativi presenti sul territorio. Il processo di presa in carico si articola nelle seguenti fasi: accettazione delle regole di funzionamento interne della struttura; progettazione partecipata degli interventi; accompagnamento nel percorso di autonomia e reinserimento; lavoro di rete ed integrazione con il servizio sociale; verifica e monitoraggio; dimissione. L’erogazione degli interventi avverrà in continuità con la precedente programmazione. Nella struttura operano: a) una coordinatrice che 1) predispone l’attività degli operatori della struttura; 2) promuove il lavoro di équipe con una riunione settimanale per la formulazione, la verifica e l’aggiornamento del progetto di ospitalità individuale; 3) provvede alla verifica di tutti gli adempimenti inerenti alla tutela giuridica, psico-fisica degli ospiti della struttura; 4) svolge i colloqui di valutazione finalizzati all’ammissione nella casa-rifugio; 5) promuove i progetti di formazione e aggiornamento del personale; 6) controlla il rispetto delle procedure e che siano tenuti aggiornati, a cura degli operatori, i moduli per il registro delle presenze e tutti i documenti contenuti nella cartella personale; 7) controlla e coordina la gestione della struttura nelle sue diverse attività e cura il buon andamento della vita comunitaria; b) una psicologa che 1) svolge un colloquio quindicinale per sostenere la motivazione, accrescere la consapevolezza, mettere la donna nella condizione di elaborare i vissuti e l’esperienza legata alla violenza e di fare delle scelte per il proprio futuro; 2) partecipa alla definizione e realizzazione del progetto educativo individualizzato; c) un’educatrice professionale che: 1) individua il piano d’intervento - TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE E OPERATIVE PREVISTE Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 74 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 educativo nei confronti della donna in riferimento ai bisogni di sicurezza, di relazione, di protagonismo e realizzazione personale, di cura dei figli, ecc…; 2) realizza interventi educativi nei confronti dei minori presenti nella casa; d) un’assistente sociale che 1) nella fase dell’accoglienza stabilisce i contatti con l’ente che ha curato l’invio e svolge l’indagine sociofamiliare per l’attivazione delle risorse della rete; 2) durante la permanenza promuove i contatti della donna con i servizi territoriali sulla base dei bisogni emergenti; 3) nella fase del reinserimento promuove i collegamenti con il mondo del lavoro, le agenzie per l’impiego e i servizi in grado di soddisfare tale necessità; e) due operatrici sociali d’accoglienza che 1) svolgono attività di sostegno e accompagnamento della donna in riferimento ai seguenti obiettivi; 2) provvedono all’aggiornamento della cartella personale; 3) provvedono alla gestione della casa (igiene degli ambienti, acquisto derrate alimentali, organizzazione dei pasti, manutenzione, ecc…); 4) si occupano della soluzione di problemi e disbrigo questioni burocratiche legate all’amministrazione; 5) forniscono un sostegno alla genitorialità; 6) accompagnano la donna presso i servizi e gli enti del territorio. Gli operatori impegnati nella casa sono supervisionati da una psicologopsicoterapeuta esterno all’organizzazione.. La casa delle donne è ubicata in un appartamento di civile abitazione situato in centro, di un centro abitato della Valle Peligna, in un domicilio protetto e riservato. La struttura è stata autorizzata al funzionamento dal comune ospitante. RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE ANALISI DEI COSTI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE 2011 2012 2013 € 500 € 500 € 500 Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi allegata). La comunicazione esterna verrà favorita attraverso. la capillare diffusione di materiale informativo, la presenza di un regolamento di servizio, le relazioni di servizio sociale, le riunioni con gli operatori del servizio sociale a cui la donna afferisce, convegni e lavoro di rete. La comunicazione interna sarà favorita da: presenza di un progetto generale del servizio, le azioni di formazione continua e supervisione, le riunioni di equipe, il regolamento interno, il contratto sociale con la donna, le riunioni con le donne, la programmazione continua. La Piano Sociale di zona 2011-2013 personalizzazione degli interventi verrà garantita dai Pagina 75 di 125 piani COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 individualizzati di intervento. Sono previsti dei tempi di attesa legati alla disponibilità dei posti e alla valutazione dei requisiti. Il finanziamento della casa delle donne è garantito dalla corresponsione delle rette delle donne ospitate e residenti in ambiti sociali diversi. Al fine di potenziare la struttura verranno impiegati specifici fondi regionali e nazionali stanziati per la problematica specifica. La donna portatrice di risorse economiche e patrimoniali è tenuta a contribuire al costo del servizio. I fondi dell’ente di ambito sociale e della regione stanziati per le azioni del Piano di zona saranno utilizzati solo nel caso in cui i ricavi provenienti dalle rette delle donne ospitate dovessero risultare insufficienti a coprire i costi di gestione delle donne residenti AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE La responsabilità della valutazione e del monitoraggio dell’azione è affidata al responsabile del servizio dell’ambito che verrà affiancato dalla coordinatrice del servizio e dall’Ufficio di Piano. Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo ed una di risultato. La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la programmazione delle attività. Gli indicatori sono di tipo prevalentemente quantitativo e misurano: ore di effettiva presenza degli operatori in struttura, ore di programmazione e verifica, ore di formazione e supervisione, la durata del tempo di permanenza, n° di riunioni formali con i servizi sociali competenti, ore di coordinamento tra operatori, n° di utenti presi in carico attraverso la progettazione individualizzata, copertura dei posti disponibili; n° delle valutazioni effettuate all’ingresso, n° di segnalazioni accolte, n° delle azioni correttive programmate e attuate, n° degli incontri avvenuti all’interno della rete nazionale contro la violenza La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del servizio di dare risposta agli utenti. Gli indicatori saranno di tipo qualitativo e quantitativo e misureranno: la percezione della qualità della vita da parte delle donne, il livello di soddisfazione delle donne; il livello di integrazione della donna; la capacità di azione della donna e della sua rete, il livello di soddisfazione dei servizi invianti. RISCHI E CRITICITA’ - sicurezza delle donne e delle operatrici; - presa in carico di donne portatrici di gravi inadeguatezze genitoriali; atteggiamento assistenziale delle donne; - non motivazione della donna rispetto al percorso di svincolo dalla violenza. Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 76 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE La struttura è gestita in forma indiretta da una società cooperativa sociale di tipo A in regime di convenzione. COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) vd Tabella Costi allegata IV.3. INTERVENTI SPECIALI IV.3.1 Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi (max 30 righe) L’Ambito Sociale 17, particolarmente attento e sensibile alle problematiche emergenti dal territorio, ha sempre mostrato intraprendenza e sollecitudine nell’affrontare le “urgenze/emergenze” provenienti dalla Comunità Locale. La presenza capillare del Segretariato Sociale e del Servizio Sociale Professionale rende possibile rilevare bisogni ed esigenze particolari della popolazione o gruppi/categorie di essa. La “vicinanza” alla popolazione, la “conoscenza” delle esigenze locali e il monitoraggio dell’ “evoluzione” dei bisogni hanno permesso di intercettare problematiche specifiche di particolari target di utenza rispetto ai quali, anche attraverso servizi sperimentali ed innovativi, si è cercato di offrire delle risposte. Particolarmente considerata è stata l’area dei disabili, che accanto al tradizionale servizio di assistenza domiciliare ha visto sviluppare una serie di “azioni/interventi speciali” a favore di target mirati. In quest’ottica è stato attivato sul territorio di riferimento il servizio di assistenza domiciliare socio-educativa per disabili che attraverso interventi prevalentemente educativi cerca di soddisfare i bisogni di auto-realizzazione del soggetto favorendone una migliore integrazione nella comunità. Altra iniziativa è stata quella di realizzare un servizio domiciliare dedicato ai soggetti affetti da disagio mentale per offrire un supporto nelle attività di vita quotidiana promuovendo un migliore adattamento nel contesto di vita. Le borse lavoro per malati psichiatrici hanno rappresentato un’opportunità importante per questi ultimi consentendo loro di “sperimentare” nuove situazioni lavorative, relazionali, sociali. Tutte le iniziative descritte hanno avuto riscontri positivi sul territorio, pertanto, si ritiene importante garantirne la continuità. Ulteriore attività innovativa sarà rappresentata dal Centro Diurno per l’Autismo – Pratola Peligna (struttura socio-sanitaria) che si prefigge l’obiettivo di diventare un punto di riferimento importante e qualificato a favore del target di riferimento. OBIETTIVI AREA INTERVENTI SPECIALI D.6.E Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la permanenza a domicilio delle persone affette da disagio mentale potenziandone le capacità di autonomia D.1.E. Obiettivo: favorire la permanenza a domicilio delle persone disabili realizzando interventi socio-educativi per promuoverne la realizzazione personale. D.5.E. Piano Sociale di zona 2011-2013 Obiettivo: Favorire la promozione di strutture Pagina 77 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 intermedie di assistenza a ciclo semiresidenziale diurno (acquisizione maggiore autonomia per disabilialleggerimento del carico assistenziale delle famiglie) Obiettivo concorrente: Sperimentare l’ implementazione di sistemi integrati ed attivi di inclusione sociale (formativa, occupazionale, di cittadinanza) IV.3.2. Servizi ed interventi AREA INTERVENTI SPECIALI Scheda ASSISTENZA DOMICILIARE SOCIO EDUCATIVA PER DISABILI LIVEAS Num. 1 Obiettivo TITOLO AZIONE SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE SOCIOEDUCATIVA DISABILI OBIETTIVI Sostenere il disabile nella propria realizzazione attraverso: - il potenziamento della sua autonomia personale e relazionale; - l’accrescimento nella sua rete sociale della conoscenza delle sue reali possibilità; - l’accrescimento nella sua rete sociale della conoscenza dei suoi reali bisogni; - l’accrescimento nella sua famiglia delle competenze educative e supportive; - la maggior e miglior fruizione delle risorse formali ed informali presenti nel territorio. A beneficiare degli interventi di assistenza domiciliare socio-educativa ai disabili saranno soggetti affetti da grave disabilità e certificati dall’azienda sanitaria locale ai sensi della L.104/92. Si presume che complessivamente, per ciascuna annualità, verranno presi in carico 15 utenti. Il diritto di cittadinanza del disabile verrà garantito attraverso la soddisfazione dei bisogni di realizzazione dello stesso perseguendo l’obiettivo della miglior autonomia possibile nelle attività della vita quotidiana e nella vita di relazione. Al fine di promuovere l’inclusione e la partecipazione sociale del disabile l’attività educativa rappresenterà un catalizzatore di interazioni positive tra l’ambiente fisico e le normali relazioni che naturalmente si strutturano nei reali contesti di vita. Si eviterà la programmazione e l’ erogazione di interventi dove l’educatore rappresenta l’unico polo relazionale del disabile. La presenza del disabile nei normali contesti di vita permetterà nel tempo di promuovere quel cambiamento culturale che nel tempo ne garantisce la reale integrazione e inclusione. La presa in carico dell’utente disabile è conseguente ad una esplicita richiesta dello stesso e/o della sua famiglia ed è consequenziale ad una valutazione condotta dall’assistente sociale del servizio sociale professionale e da un educatore professionale. STRATEGIA ATTIVITA’ PREVISTE Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 78 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE Le prestazioni erogate a favore di ciascun utente vengono codificate in un piano personalizzato di intervento condiviso con il soggetto e la sua famiglia. Il processo di erogazione si articola secondo le seguenti fasi. - definizione del bisogni: - definizione delle domanda e verifica conformità aspettative della famiglia; - individuazione delle risorse personali e sociali, - definizione degli obiettivi e condivisione patto di assistenza, - erogazione, - verifica/monitoraggio, - riprogrammazione interventi; - dimissione. Il monitoraggio continuo dei bisogni e delle competenze del soggetto, della strutturazione della rete sociale rappresenta un attività continua che si pone lungo tutto il processo di presa in carico. Di norma l’attività domiciliare è preceduta e accompagnata da un attività consulenziale educativa volta a favorire l’allineamento con la famiglia. La presenza di risorse familiari, l’assenza di pesanti accentramenti, un’adeguata soddisfazione dei bisogni primari dei soggetti e la presenza di un’adeguata rete supportiva sono fattori necessari alla presa in carico. Le prestazioni erogate. - lavoro di rete, - consulenza educativa; - interventi di facilitazione della comunicazione; - percorsi di abilitazione per l’autonomia personale e sociale. Il buon funzionamento del servizio verrà garantito da azioni quadrimestrali di monitoraggio. Le risultanze e gli scostamenti verranno gestiti attraverso l’attuazione di un piano di miglioramento. Gli interventi di assistenza domiciliare socio-educativa verranno garantiti per l’intera durata del piano di zona. Il progetto esecutivo garantirà il rispetto dei tempi di attuazione delle azioni previste nel piano di miglioramento. Dal momento della segnalazione del bisogno educativo dello specifico utente da parte del servizio sociale professionale entro 15 dovrà essere assicurata la prima consulenza educativa Il responsabile del servizio dell’ente sociale di ambito è il referente per il sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della regione Per l’erogazione delle prestazioni educative dovranno essere impiegati in via preferenziale educatori con esperienza specifica nell’abilitazione sociale dei soggetti disabili. Il coordinatore del servizio oltre a gestire le risorse umane e favorire la continuità nell’erogazione degli interventi, l’immediata gestione delle non conformità, dovrà garantire la valutazione al momento della presa in carico, la valutazione del personale ed il monitoraggio costante sulla qualità degli interventi erogati e proporre azioni migliorative sull’azione in genere. Gli operatori sociali impiegati nell’azione si adopereranno nei gruppi di lavoro interistituzionali che verranno di volta in volta costituiti presso il distretto sanitario e l’istituzione scolastica al fine di programmare, organizzare e verificare azioni integrate di intervento. Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 79 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 Le attività domiciliari verranno svolte nel normale contesto di vita del soggetto e non richiedono alcuna strumentazione aggiuntiva. In alcuni casi l’educatore, quando necessario, sosterrà la famiglia nel dotarsi di ausili e presidi utili a migliorare il compito dell’autosufficienza nel disabile. Le attività di organizzazione e consulenza verranno svolte presso la sede operativa della società affidataria dell’erogazione degli interventi. RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE ANALISI DEI COSTI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE 2011 2012 2013 € 23.500 € 48.000 € 48.000 Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi allegata) L’allineamento esterno verrà promosso attraverso: - la diffusione del regolamento di servizio; - la progettazione partecipata degli interventi a favore di ogni singolo e la conseguente sottoscrizione del patto di assistenza; - la progettazione degli interventi in ambito interistituzionale (scuola/asl) e la valutazione congiunta dei risultati raggiunti. L’allineamento interno verrà favorito attraverso: - il monitoraggio continuo dei risultati raggiunti e sua condivisione all’interno dei gruppi di lavoro; - la presenza di procedure omogenee di gestione di ogni singolo caso; - la formazione congiunta degli operatori; - il sistema informativo e le griglie di osservazione standardizzate.. Al servizio si accede attraverso la formulazione della domanda e la conseguente verifica dell’esistenza del bisogno e delle reali possibilità di successo. Sono previsti 15 giorni di attesa rispetto alla prima attività di consulenza educativa. La reale disponibilità è legata alle risorse economiche preventivate. L’ effettiva presa in carico è legata ai tempi di valutazione e contrattazione dell’intervento. AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE La responsabilità del controllo esterno sul servizio è a carico dell’Ufficio di Piano. La verifica sulle azioni svolte avverrà a cadenza quadrimestrale. Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo ed una risultato. La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la programmazione delle attività. Gli indicatori utilizzati saranno soprattutto di tipo quantitativo e misureranno. - N° ore di assistenza erogate/N° ore di assistenza previste; - N° progetti personalizzati redatti/n° persone prese in carico, - N° patti di assistenza sottoscritti/n° persone prese in carico, Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 80 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 N° persone prese in carico con valutazione multidimensionale/n° persone prese in carico; - Tempo di attesa medio per presa in carico; La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del sistema di dare risposte agli utenti. Gli indicatori utilizzati sono di tipo quantitativo e misureranno : - N° reti sociali attivate/N° utenti presi in carico; - N° esiti positivi/totale esiti, - Livello soddisfazione utente e famiglia. E’ prevista la somministrazione annuale di un questionario di soddisfazione degli utenti Rischi: - l’accentramento della relazione educativa con conseguente emarginazione del disabile; - la dipendenza della famiglia rispetto al servizio; - il non allineamento delle modalità educative adottate dalla famiglia e dal servizio; - la disconferma degli obiettivi educativi da parte della rete sociale del disabile. - RISCHI E CRITICITA’ MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) L’azione viene gestita in forma indiretta da una società cooperativa sociale di tipo A in regime di convenzionamento con l’EAS. vd Tabella Costi allegata 2 AREA INTERVENTI SPECIALI Scheda ASSISTENZA DOMICILIARE PER SOGGETTI CON DISAGIO MENTALE Obiettivo LIVEAS Num. TITOLO AZIONE SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE SOCIALE PER SOGGETTI CON DISTURBI PSICHIATRICI OBIETTIVI Sostenere il disabile nella propria realizzazione attraverso: - il potenziamento della sua autonomia personale e relazionale; - l’accrescimento nella sua rete sociale della conoscenza delle sue reali possibilità; - l’accrescimento nella sua rete sociale della conoscenza dei suoi reali bisogni; - l’accrescimento nella sua famiglia delle competenze Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 81 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 educative e supportive; la maggior e miglior fruizione delle risorse formali ed informali presenti nel territorio. A beneficiare degli interventi di assistenza domiciliare socio-educativa ai disabili saranno soggetti affetti da grave disabilità e certificati dall’azienda sanitaria locale ai sensi della L.104/92. Si presume che complessivamente, per ciascuna annualità, verranno presi in carico 15 utenti. Il diritto di cittadinanza del disabile verrà garantito attraverso la soddisfazione dei bisogni di realizzazione dello stesso perseguendo l’obiettivo della miglior autonomia possibile nelle attività della vita quotidiana e nella vita di relazione. Al fine di promuovere l’inclusione e la partecipazione sociale del disabile l’attività educativa rappresenterà un catalizzatore di interazioni positive tra l’ambiente fisico e le normali relazioni che naturalmente si strutturano nei reali contesti di vita. Si eviterà la programmazione e l’ erogazione di interventi dove l’educatore rappresenta l’unico polo relazionale del disabile. La presenza del disabile nei normali contesti di vita permetterà nel tempo di promuovere quel cambiamento culturale che nel tempo ne garantisce la reale integrazione e inclusione. La presa in carico dell’utente disabile è conseguente ad una esplicita richiesta dello stesso e/o della sua famiglia ed è consequenziale ad una valutazione condotta dall’assistente sociale del servizio sociale professionale e da un educatore professionale. Le prestazioni erogate a favore di ciascun utente vengono codificate in un piano personalizzato di intervento condiviso con il soggetto e la sua famiglia. Il processo di erogazione si articola secondo le seguenti fasi. - definizione del bisogni: - definizione delle domanda e verifica conformità aspettative della famiglia; - individuazione delle risorse personali e sociali, - definizione degli obiettivi e condivisione patto di assistenza, - erogazione, - verifica/monitoraggio, - riprogrammazione interventi; - dimissione. Il monitoraggio continuo dei bisogni e delle competenze del soggetto, della strutturazione della rete sociale rappresenta un attività continua che si pone lungo tutto il processo di presa in carico. Di norma l’attività domiciliare è preceduta e accompagnata da un attività consulenziale educativa volta a favorire l’allineamento con la famiglia. La presenza di risorse familiari, l’assenza di pesanti accentramenti, un’adeguata soddisfazione dei bisogni primari dei soggetti e la presenza di un’adeguata rete supportiva sono fattori necessari alla presa in carico. Le prestazioni erogate. - lavoro di rete, - consulenza educativa; - interventi di facilitazione della comunicazione; - percorsi di abilitazione per l’autonomia personale e sociale. - STRATEGIA ATTIVITA’ PREVISTE Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 82 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE Il buon funzionamento del servizio verrà garantito da azioni quadrimestrali di monitoraggio. Le risultanze e gli scostamenti verranno gestiti attraverso l’attuazione di un piano di miglioramento. Gli interventi di assistenza domiciliare socio-educativa verranno garantiti per l’intera durata del piano di zona. Il progetto esecutivo garantirà il rispetto dei tempi di attuazione delle azioni previste nel piano di miglioramento. Dal momento della segnalazione del bisogno educativo dello specifico utente da parte del servizio sociale professionale entro 15 dovrà essere assicurata la prima consulenza educativa Il responsabile del servizio dell’ente sociale di ambito è il referente per il sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della regione Per l’erogazione delle prestazioni educative dovranno essere impiegati in via preferenziale educatori con esperienza specifica nell’abilitazione sociale dei soggetti disabili. Il coordinatore del servizio oltre a gestire le risorse umane e favorire la continuità nell’erogazione degli interventi, l’immediata gestione delle non conformità, dovrà garantire la valutazione al momento della presa in carico, la valutazione del personale ed il monitoraggio costante sulla qualità degli interventi erogati e proporre azioni migliorative sull’azione in genere. Gli operatori sociali impiegati nell’azione si adopereranno nei gruppi di lavoro interistituzionali che verranno di volta in volta costituiti presso il distretto sanitario e l’istituzione scolastica al fine di programmare, organizzare e verificare azioni integrate di intervento. Le attività domiciliari verranno svolte nel normale contesto di vita del soggetto e non richiedono alcuna strumentazione aggiuntiva. In alcuni casi l’educatore, quando necessario, sosterrà la famiglia nel dotarsi di ausili e presidi utili a migliorare il compito dell’autosufficienza nel disabile. Le attività di organizzazione e consulenza verranno svolte presso la sede operativa della società affidataria dell’erogazione degli interventi. 2011 € 2.500 2012 € 5.000 2013 € 5.000 ANALISI DEI COSTI Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi allegata) STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE L’allineamento esterno verrà promosso attraverso: - la diffusione del regolamento di servizio; - la progettazione partecipata degli interventi a favore di ogni singolo e la conseguente sottoscrizione del patto di assistenza; - la progettazione degli interventi in ambito interistituzionale (scuola/asl) e la valutazione congiunta dei risultati raggiunti. L’allineamento interno verrà favorito attraverso: - il monitoraggio continuo dei risultati raggiunti e sua condivisione all’interno dei gruppi di lavoro; Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 83 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 la presenza di procedure omogenee di gestione di ogni singolo caso; - la formazione congiunta degli operatori; - il sistema informativo e le griglie di osservazione standardizzate.. Al servizio si accede attraverso la formulazione della domanda e la conseguente verifica dell’esistenza del bisogno e delle reali possibilità di successo. Sono previsti 15 giorni di attesa rispetto alla prima attività di consulenza educativa. La reale disponibilità è legata alle risorse economiche preventivate. L’ effettiva presa in carico è legata ai tempi di valutazione e contrattazione dell’intervento. - AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE RISCHI E CRITICITA’ MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di La responsabilità del controllo esterno sul servizio è a carico dell’Ufficio di Piano. La verifica sulle azioni svolte avverrà a cadenza quadrimestrale. Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo ed una risultato. La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la programmazione delle attività. Gli indicatori utilizzati saranno soprattutto di tipo quantitativo e misureranno. - N° ore di assistenza erogate/N° ore di assistenza previste; - N° progetti personalizzati redatti/n° persone prese in carico, - N° patti di assistenza sottoscritti/n° persone prese in carico, - N° persone prese in carico con valutazione multidimensionale/n° persone prese in carico; - Tempo di attesa medio per presa in carico; La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del sistema di dare risposte agli utenti. Gli indicatori utilizzati sono di tipo quantitativo e misureranno : - N° reti sociali attivate/N° utenti presi in carico; - N° esiti positivi/totale esiti, - Livello soddisfazione utente e famiglia. E’ prevista la somministrazione annuale di un questionario di soddisfazione degli utenti Rischi: - l’accentramento della relazione educativa con conseguente emarginazione del disabile; - la dipendenza della famiglia rispetto al servizio; - il non allineamento delle modalità educative adottate dalla famiglia e dal servizio; - la disconferma degli obiettivi educativi da parte della rete sociale del disabile. L’azione viene gestita in forma indiretta da una società cooperativa sociale di tipo A in regime di convenzionamento con l’EAS. vd Tabella Costi allegata Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 84 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 esternalizzazione) AREA PERSONE DIVERSAMENTE ABILI Scheda CENTRO DIURNO PER L’AUTISMO LIVEAS Num. 3 Obiettivo TITOLO AZIONE CENTRO DIURNO PER L’AUTISMO OBIETTIVI Il centro diurno per l’autismo vuole garantire la soddisfazione dei bisogni di autonomia e realizzazione dei soggetti disabili e supportare le famiglie nelle attività della vita quotidiana attraverso: - la riduzione dell’emarginazione del soggetto disabile e della sua famiglia; - una maggiore consapevolezza delle risorse, delle abilità residuali e delle potenzialità dei disabili all’interno della famiglia; - ridurre il carico assistenziale e lo stress familiare legato ai compiti di cura; - favorire una maggiore funzionalità della relazione educativa genitore-figlio; - ridurre le barriere presenti nei normali contesti di vita che ne riducono l’integrazione e la funzionalità; - acquisizione di competenze funzionali allo svolgimento delle attività della vita quotidiana e alla vita di relazione, Saranno utenti del centro diurno soggetti affetti da autismo residenti nel comprensorio della Comunità Montana Peligna. (I requisiti di accesso saranno meglio definiti nello specifico Regolamento di Servizio che verrà approntato in concomitanza con l’attivazione dell’azione) Il diritto di cittadinanza verrà garantito sia al soggetto disabile che ai membri della sua famiglia consentendo al primo di trovare le migliori soluzioni possibili alla funzionalità quotidiana e alla vita di relazione e ai secondi di poter essere protagonisti della propria vita trovando il necessario supporto nelle attività di assistenza e di cura. L’esclusività del rapporto in termini di assistenza, il permanere nel tempo della condizione di aiuto, determinano infatti delle situazioni di forte limitazione rispetto alle occasioni di partecipazione alla vita sociale dei membri e genera una situazione di grave emarginazione che inficia fortemente la capacità di azione dello stesso nucleo in termini di assistenza. STRATEGIA Il Centro Diurno per l’autismo dovrà rappresentare una comunità di vita nella quale ognuno trova i sostegni materiali, relazionali ed affettivi per una vita autonoma secondo le proprie personali potenzialità, una struttura aperta in grado di favorire una costante e continuativa interazione con il territorio. Gli educatori, nel rispetto delle caratteristiche e delle abilità personali del Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 85 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 soggetto organizzeranno percorsi individualizzati volte al potenziamento dell’autonomia personale nel quale il soggetto è autore consapevole delle proprie azioni. Le attività saranno strutturate in considerazione della disabilità del soggetto, della sua età anagrafica facendo primariamente leva sulla reale motivazione del soggetto a partecipare alle attività della vita quotidiana. Non si cercheranno “altre attività” ma i normali compiti che le famiglie devono assolvere per far fronte alle esigenze dei loro membri sanno occasione di scambio, apprendimento e richiesta di aiuto nonché occasione di apertura alla comunità locale e territorio, per il superamento degli stereotipi che sostanziano spesso la loro emarginazione. L’ente locale perseguirà l’integrazione istituzionale ed operativa con l’azienda sanitaria locale per portare gli interventi sanitari necessari al disabile all’interno dello spazio proposto. ATTIVITA’ PREVISTE Le prestazioni socio-educative ed assistenziali verranno erogate sulla base di piani di intervento individualizzati. L’azione educativa coinvolgerà anche il nucleo familiare del soggetto . I piani personalizzati di intervento organizzeranno le seguenti attività per ciascun utente: - attività educative rivolte all’autonomia personale; - attività educative con significato prevalentemente psicomotorio, - attività educative di socializzazione; - attività educative con significato prevalentemente occupazionale, - attività educative finalizzate al mantenimento del livello culturale raggiunto; - attività di coinvolgimento della famiglia; - attività assistenziali necessarie per l’autonomia del soggetto. Trasversalmente all’attività di erogazione si porrà un azione di sistema volta a verificare il buon funzionamento del servizio, la conformità rispetto agli standard definiti, a progettare e attuare utili azioni correttive atte al miglioramento continuo. Fondamentale sarà l’attività d’integrazione verticale tra l’ente di ambito sociale e soggetto affidatario della gestione della struttura. TEMPISTICA Si prevede di attivare l’azione entro l’anno 2011. STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE Il responsabile dell’ente di ambito sociale è il responsabile dell’azione e sarà il referente per il sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della regione. Il centro, dovrà prevedere il rientro serale in famiglia, deve garantire ai suoi utenti un minimo di 7 ore giornaliere per 5 giorni alla settimana. Verrà garantito il vitto. Nel centro diurno saranno impiegate le seguenti figure professionali: - educatore professionale - operatore socio/assistenziale - addetto ai servizi generali L’educatore/ coordinatore del servizio dovrà rispondere alla programmazione delle attività, alla loro organizzazione interno, all’ inserimento di ogni singolo soggetto, alle attività trasversali utili al buon funzionamento del servizio, all’integrazione verticale con l’ente di ambito sociale, alla verifica dei risultati raggiunti in termini di salute. Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 86 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 Gli educatori sono gli operatori che parteciperanno all’elaborazione dei progetti educativi e vi daranno concreta attuazione. Gli operatori assistenziali garantiranno l’assistenza diretta e l’aiuto materiale alla persona partecipando in tal modo, in collaborazione con gli educatori, alla realizzazione del progetto educativo. L’addetto ai servizi generali si occuperà del mantenimento di un livello igienico adeguato della struttura e dell’ambiente. Il lavoro educativo verrà svolto in collaborazione con l’assistente sociale del servizio sociale professionale del comune di residenza dell’utente. In presenza di bisogni complessi socio-sanitari la valutazione dei bisogni del soggetto e delle sue competenze, la definizione degli obiettivi e delle azioni, la verifica dei risultati raggiunti avverrà a livello distrettuale all’interno delle unità di valutazione multidimensionali. Dovrà essere garantita la formazione continua degli operatori attraverso azioni di supervisione tecnica degli interventi. E’ auspicabile l’erogazione in loco delle prestazioni sanitarie riabilitative. Le persone significative per i soggetti ospitati verranno coinvolti nel percorso abilitativi ed educativo degli stessi. La struttura che ospiterà il centro preferibilmente ubicata in una zona centrale, priva di barriere architettoniche e arredata con attrezzature ergonomiche atte a favorire la funzionalità del disabile, dovrà essere dotata delle suppellettili necessarie allo svolgimento delle attività della vita quotidiana. RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE ANALISI DEI COSTI 2011 € 5.000 2012 € 10.000 2013 € 10.000 Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi allegata). STRUMENTI DI All’interno, tra gli operatori la comunicazione interna verrà garantita: PARTECIPAZIONE - dalla presenza di un progetto esecutivo; ATTIVA, - la presenza di un progetto generale del servizio; COMUNICAZIONE - la presenza di procedure omogenee di presa in carico; INFORMAZIONE la presenza di un sistema informativo unico; la presenza di un regolamento interno di servizio a cui dovranno aderire gli utenti, gli operatori ed i familiari; - la formazione continua, - la presenza di un progetto educativo formalizzato; - la presenza di azioni di monitoraggio condivise; - la presenza di standard condivisi di servizio tra l’ente locale e la società affidataria della gestione. All’esterno dovrà: - essere pubblicizzata una procedura chiara per la segnalazione dei reclami; - essere pubblicizzati gli standard di struttura e di processo; - essere garantito il coinvolgimento della famiglia e delle - Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 87 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 persone significative di riferimento. Sono previsti tempi di attesa legati ai posti disponibili nella struttura. L’utente potrà accedere al servizio attraverso il servizio sociale professionale o il servizio di segretariato sociale. AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI La responsabilità del controllo esterno sull’azione da parte dell’ente locale di VALUTAZIONE ambito sociale di ambito sarà a carico dell’Ufficio di piano. Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo ed una di struttura. La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la programmazione delle attività e della struttura in genere: Gli indicatori saranno soprattutto di tipo quantitativo e misureranno. - i giorni e le ore di attività del servizio; - la frequenza degli utenti al servizio; - il turnover presente nella struttura; - il numero di piani di intervento redatti; - le azioni di monitoraggio condotte; - le azioni di supervisione effettivamente realizzate; - il numero di consulenze erogate a vantaggio della famiglia; - il numero di valutazioni condotte nei gruppi distrettuali in caso di bisogni complessi socio-sanitari; - il numero di persone significative coinvolte, - il numero di visite domiciliari condotte dagli operatori. La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del servizio di dare risposta agli utenti. Gli indicatori saranno di tipo qualitativo e quantitativo: o riduzione dello stress del caregiver; o la percezione della qualità della vita dei familiari; o la riduzione del ricorso all’istituzionalizzazione; o il numero di partecipazione dei soggetti alla vita comunitaria; o il livello di competenze acquisite dai soggetti; o il livello di soddisfazione delle famiglie e degli utenti o il livello di apprendimento in termini di competenze educative della famiglia. E’ prevista la somministrazione di un questionario di soddisfazione ai cittadini utenti e familiari. RISCHI E CRITICITA’ I rischi: MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE La gestione delle attività educative, assistenziali e generali verrà affidata ad una cooperativa sociale di tipo A. o o o dipendenza della famiglia dalla struttura; incoerenza educativa; emarginazione del soggetto disabile. COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in vd Tabella Costi allegata caso di Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 88 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 esternalizzazione) AREA INTERVENTI SPECIALI Scheda BORSE LAVORO Num. 4 Obiettivo LIVELLO CONCORRENTE TITOLO AZIONE BORSE LAVORO OBIETTIVI Promuovere l’integrazione sociale del soggetto con disturbi attraverso: - l’acquisizione di abilità sociali; - il recupero di un ruolo e stima di sé; - il sostegno al reddito di tipo non assistenzialistico Beneficeranno dell’azione soggetti utenti del Centro di salute mentale. STRATEGIA Il dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda Usl Avezzano-Sulmona, serve una popolazione complessiva di 150.000 adulti; il comprensorio di competenza territoriale del Centro di Salute Mentale di Sulmona abbraccia una popolazione di circa 47.580 adulti con un numero di utenti in carico pari a 1000 l’anno (circa). La collaborazione con l’Ente di Ambito Sociale è iniziata nel febbraio 2001, data di avvio del progetto di riabilitazione psicosociale e reinserimento lavorativo di soggetti affetti da malattia mentale, denominato “Armonia”, avente come finalità: 1) la valorizzazione delle risorse e competenze dei soggetti deboli (a rischio di esclusione sociale); 2) la promozione ed il rafforzamento delle reti sociali, sia naturali che formali; 3) la lotta al pregiudizio e alla stigmatizzazione delle persone con disturbi psichici. L’esperienza di inserimento presso la sede operativa della Comunità Montana di un soggetto affetto da malattia mentale, si è rilevata talmente positiva al punto che, all’approssimarsi del termine presunto del Progetto triennale, ne ha favorito la prosecuzione attraverso l’istituzione del servizio borse-lavoro all’interno del piano di zona 20032005 e 2007-2009 con la conseguente erogazione (con costi a proprio carico di 5 borse lavoro, L.R. 18 maggio 2000, n. 94 recante “Istituzione di borse lavoro a favore dell’utenza psichiatrica”, di durata annuale, rinnovabili, dietro stipula di Protocollo d’intesa con il Dipartimento di Salute Mentale, sottoscritto in data 26 agosto 2003. Ulteriore esperienza condivisa è stata quella relativa all’iniziativa comunitaria Equal – Progetto Utopia “Un Territorio Ospitale Progetta l’Inclusione Assistita” volto al superamento delle barriere che ostacolano l’accesso al mondo del lavoro dei soggetti svantaggiati e a rischio di esclusione; i partner responsabili (il cui Ente Gestore era la Comunità Montana Peligna), hanno scelto di realizzare tale progetto con gli utenti del Centro di Salute Mentale di Sulmona, proprio in virtù dell’esperienza precedentemente rivelatasi positiva. I risultati che il Centro di Salute Mentale di Sulmona ha ottenuto attraverso gli insediamenti socio-lavorativi realizzati sono stati soddisfacenti a tre livelli: a livello individuale si rileva nei soggetti inseriti Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 89 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 ATTIVITA’ PREVISTE TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE un generale miglioramento della loro qualità della vita, attraverso l’acquisizione di competenze ed abilità sociali oltre ad una riduzione della sintomatologia psichiatrica e al miglioramento della condizione clinica globale che hanno consentito un importante calo del numero dei ricoveri. Tali interventi, inoltre hanno avuto un esito estremamente positivo anche in relazione agli obiettivi di inserimento socio-lavorativo, di lotta allo stigma, di riacquisizione dei diritti di cittadinanza e di creazione di reti sociali. Oltre a quelli che hanno comunque espresso la propria disponibilità ad una eventuale accoglienza futura. La collaborazione tra l’ente di ambito sociale e il Dipartimento di Salute mentale ha consentito di rafforzare un progetto riabilitativo, in un ottica di integrazione dei servizi, garantendo la possibilità di ampliare il numero degli utenti e consentendo la possibilità di fare un percorso graduale verso un inserimento lavorativo più stabile. Pertanto l’intervento si propone di dare continuità alle borse lavoro previste nella precedente programmazione. L’intervento risponde al meglio ad un’azione tesa ad evitare nuove povertà in soggetti che spesso risultano socialmente esclusi per la patologia di cui soffrono e che in molti casi ( malati soli, malati rifiutati dalla famiglia e dal contesto sociale) si somma alla difficoltà di avere forme di sostegno al reddito. Le borse lavoro hanno normalmente una durata di 12 mesi rinnovabili. Nel caso specifico l’impegno è previsto per 6 mesi. L’impegno orario richiesto ai soggetti è di 40 ore mensili. Tali ore verranno spese dai borsisti all’interno delle organizzazioni pubbliche e private che hanno dato la disponibilità ad ospitare i soggetti. Le borse lavoro non costituiscono la premessa per l’inserimento automatico nell’organico a conclusione delle stesse, qualunque ne sia la durata. Riconferma con il Dipartimento di Salute Mentale del Protocollo d’Intesa già sottoscritto. Definizione delle assicurazioni previste per gli utenti individuati dal Dipartimento di Salute Mentale. Predisposizione degli atti amministrativi per procedere al pagamento delle borse lavoro. Verifica mensile dei registri di presenza e definizione dei pagamenti. Verifiche periodiche con gli operatori professionali del Dipartimento di Salute Mentale Riconferma del protocollo d’intesa con il Dipartimento di salute Mentale e predisposizione degli attivi amministrativi per l’erogazione delle borse lavoro in continuità con la precedente programmazione. La struttura organizzativa prevista è costituita dal responsabile del servizio sociale d’ambito e dal personale amministrativo dell’ente che curerà gli aspetti legati al rinnovo del protocollo d’intesa con il CSM e tutti gli atti amministrativi necessari allo svolgimento della borsa lavoro e alle relative erogazioni. Il Dipartimento di Salute mentale, attraverso il proprio responsabile e gli operatori professionali previsti, sulla base del protocollo sottoscritto, raccoglierà le domande degli utenti, e spesso ne sosterrà la motivazione alla richiesta, assicurerà la individuazione degli stessi, l’abbinamento con gli enti ospitanti, la definizione di un piano individualizzato e del relativo monitoraggio e la comunicazione mensile delle presenze. Semestralmente rimette all’ente sociale di ambito una relazione con particolare riferimento agli obiettivi raggiunti. RISORSE Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 90 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 FINANZIARIE – COSTO AZIONE ANALISI DEI COSTI 2011 2012 2013 € 500 € 500 € 500 Non è prevista alcuna partecipazione economica da parte dell’utenza. Le spese per le attività di valutazione dell’utenza, riabilitazione e monitoraggio sono a carico dell’azienda sanitaria. STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE AZIONI SUSSIDIARIE La comunicazione interna è garantita dal protocollo d’intesa stipulato con il Dipartimento di Salute Mentale e dalle riunioni dell’Ufficio di Piano che in alcuni casi sarà allargato al Dipartimento di Salute Mentale. Quella esterna è mediata dal Centro di Salute Mentale METODOLOGIE DI VALUTAZIONE Il controllo e la valutazione saranno effettuati, sul piano amministrativo, dagli Uffici dell’ente, e sui singoli casi attraverso il monitoraggio e le relazioni semestrali realizzate dal Centro di salute Mentale. I rischi sono legati al reale coinvolgimento dell’utenza nelle attività, ragion per cui il Centro di Salute Mentale dovrà garantire una costante azione di affiancamento dei soggetti responsabili dell’inserimento in azienda. RISCHI E CRITICITA’ MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE La gestione amministrativa sarà garantita dagli uffici dell’ente di ambito sociale mentre la parte tecnico professionale sarà garantita dal Dipartimento di salute Menatale con il proprio personale già impegnato nel progetto armonia. COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) IV.4. AREA PERSONE ANZIANE IV.4.1. Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi (max 30 righe) Il pesante invecchiamento della popolazione sul territorio dell’Ambito Sociale 17 si coniuga allo spopolamento, alla difficoltà di accesso ai servizi, al basso reddito. La funzionalità dell’ anziano che spesso “è un soggetto solo” diventa ancora più limitata in presenza di importanti barriere sia all’interno che all’esterno dell’abitazione. Nei mesi invernali, i nostri anziani vivono in zone spopolate dove è difficile che qualcuno, per assenza e non indisponibilità, possa prestar loro aiuto e sostegno nello svolgimento delle attività della vita quotidiana. Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 91 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 Difficile è per gli operatori dei servizi “comunicare” ed integrarsi con i familiari spesso residenti in località lontane. Sempre più diffuso è l’impiego delle badanti con le quali non poche sono le difficoltà incontrate dagli operatori dei servizi. Ad occuparsi dell’anziano non autosufficiente è prevalentemente il coniuge, anch’esso spesso anziano e parzialmente non autosufficiente, che interamente si affida agli operatori dei servizi. La rete sociale degli anziani presi in carico nel servizio di assistenza domiciliare, spesso risulta insufficiente e mal organizzata; pesanti sono gli accentramenti sul caregiver che frequentemente è una persona stanca e stressata a rischio di cedimento. Il telecontrollo spesso, rappresenta, soprattutto nei mesi invernali, l’unico modo per l’anziano, di evadere dal silenzio e dalla solitudine che lo circonda. Lavorare nell’interesse dell’anziano significa necessariamente accompagnare le famiglie ad acquisire consapevolezza sulle reali esigenze di quest’ultimo e sulla gravosa evoluzione dei compiti di assistenza legati alla progressione della condizione di non autosufficienza. La conoscenza delle risorse/servizi socio-sanitari dedicati agli anziani è condizione indispensabile all’attivazione delle forme di assistenza più adeguate e rispondenti ai “bisogni di cura” dell’anziano. Sul territorio, verranno attivate tutte le azioni utili a garantire la costruzione di una rete di servizi “qualificati ed integrati” in grado di offrire una pluralità di risposte ai diversi livelli di assistenza del soggetto anziano. OBIETTIVI AREA ANZIANI C.1.E. Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la permanenza a domicilio delle persone anziane C.2.E. Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la permanenza a domicilio delle persone anziane C.3.E. Obiettivo: sostenere la fragilità degli anziani attraverso la tutela a distanza e la sorveglianza attiva. C.4.E. Obiettivo: Favorire le cure domiciliari per i soggetti non autosufficienti Obiettivo: Garantire la permanenza in struttura agli anziani che necessitino di ricovero e assistenza continua e che non hanno la capacità reddituale e patrimoniale sufficiente per far fronte al pagamento. Obiettivo: Favorire azioni che promuovano la socializzazione degli anziani in condizione di emarginazione e solitudine, anche a causa di isolamento territoriale, attraverso la promozione e la facilitazione di aggregazioni sociali spontanee. IV.4.2 AREA ANZIANI Scheda ASSISTENZA DOMICILIARE ANZIANI LIVEAS Num. 1 Obiettivo TITOLO AZIONE ASSISTENZA DOMICILIARE ANZIANI Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 92 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 OBIETTIVI L’obiettivo generale del servizio è quello di consentire agli anziani con limitate capacità di autonomia la permanenza nell’abituale contesto di vita quotidiana sostenendoli nella riduzione dei disagi legati alla condizione di non autosufficienza, di isolamento ed emarginazione. Contribuiscono al perseguimento dell’obiettivo generale una serie di obiettivi specifici di seguito elencati: - garantire i bisogni primari (bisogni fisiologici, cura della persona, igiene degli ambienti domestici), di sicurezza, di socializzazione; - ridurre i rischi di istituzionalizzazioni; - supportare la famiglia nei compiti di cura. Target Destinatari del servizio sono i soggetti ultrasessantacinquenni non autosufficienti residenti nei comuni incidenti sull’Ambito Sociale 17 inseriti in nuclei familiari non in grado di assicurare una compiuta assistenza. STRATEGIA L’azione proposta vuole prevenire l’istituzionalizzazione del soggetto anziano potenziando la sua rete in termini qualitativi ( promuovendo la comunicazione e la consapevolezza dei bisogni dell’anziano) e in termini quantitativi (inserendo competenze in termini di assistenza). Le attività che costituiscono l’azione sono: - accoglimento della domanda : raccolta della richiesta di servizio dell’utente e della valutazione effettuata dal SSP e dagli Uffici del servizio sociale dell’EAS; - analisi della richiesta: valutazione dei bisogni, delle aspettative e della risorse della famiglia a cura del SSP; - Verifica di fattibilità del servizio; - Progettazione individualizzata dell’intervento: formulazione degli obiettivi operativi, definizione delle prestazioni da effettuare, dei monitoraggi e delle verifiche di efficacia del servizio. - stipula del “contratto sociale”quale strumento di condivisione degli obiettivi dell’intervento e di partecipazione alla realizzazione dello stesso; - attivazione del servizio ed erogazione degli interventi domiciliari; - gestione del caso: monitoraggio e verifica in itinere dei risultati raggiunti e dell’evoluzione dei bisogni che potrebbe portare ad una rimodulazione/riprogettazione dell’intervento; - lavoro di rete con altre risorse presenti/attivate; - valutazione finale/dimissione: al venir meno della situazione di bisogno o in caso sopraggiungessero condizioni tali da non rendere più possibile la permanenza a domicilio dell’anziano, il SSP effettua la valutazione finale del caso proponendone la dimissione. Per ogni utente le attività vengono organizzate in modo conforme ad un piano di lavoro. Il piano di lavoro descrive la tipologia di prestazione da erogare, i tempi di erogazione, le variabili da misurare per la verifica e la frequenza del monitoraggio. Le prestazioni erogabili sono di tipo socio-assistenziale e possono includere: - igiene alla persona; - aiuto domestico; ATTIVITA’ PREVISTE Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 93 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 - preparazione e somministrazione pasti; disbrigo commissioni esterne; accompagnamento; vigilanza. TEMPISTICA L’azione continuerà ad essere garantita in soluzione di continuità con il precedente PdZ. Il servizio sarà attivo per l’intero triennio di programmazione 2011-2013 trattandosi di un Liveas. STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE La figura responsabile dell’azione e che sarà il referente per il sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della Regione è il Responsabile del Servizio Sociale dell’Ambito. Lo staff professionale necessario per la realizzazione dell’azione è composto da: - un coordinatore di servizio responsabile di: - curare l’ammissione dei casi al servizio - garantire la progettazione individualizzata dell’intervento - gestire il caso (monitoraggi periodici –rimodulazione obiettivi) - garantire l’integrazione del servizio con la comunità e con le sue risorse istituzionali e non; - coordinare gli operatori domiciliari; - rispettare il regolamento, le procedure di erogazione ed il sistema qualità individuato dall’EAS; - garantire l’efficienza del sistema informativo; - relazionare periodicamente sull’andamento del servizio - assicurare il lavoro di staff; - assicurare l’aggiornamento del personale. -dagli operatori sociali che erogano nel contesto domiciliare le prestazioni previste nel Piano di Lavoro redatto per ciascun utente, collaborando con il coordinatore nel monitoraggio e nella verifica dei risultati. Le risorse materiali utili sono rappresentate da: - un locale per il coordinamento ed il lavoro di staff dotato di arredi e attrezzature quali telefono, fax, fotocopiatrice, PC, collegamento ad internet etc. Le risorse materiali utili a domicilio coincidono con i dispositivi di sicurezza individuale necessari per la protezione del personale domiciliare ai sensi della normativa vigente in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE ANALISI DEI COSTI 2011 2012 2013 € 49.000 € 98.000 € 98.000 Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi allegata). E’ prevista la compartecipazione dell’utenza al costo del servizio. STRUMENTI DI La comunicazione interna verrà garantita da: PARTECIPAZIONE Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 94 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 ATTIVA, COMUNICAZIONE INFORMAZIONE - procedure di erogazione del servizio; progetto esecutivo; regolamento di servizio; il servizio informativo; La comunicazione esterna sarà promossa mediante: - il regolamento di servizio; - la carta della cittadinanza sociale; - il sito web; - la procedura dei reclami/segnalazioni. AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE La responsabilità del controllo esterno sull’azione da parte dell’ente locale di ambito sarà a carico dell’Ufficio di Piano. La verifica sulle azioni svolte avverrà a cadenza semestrale per la valutazione del processo e a cadenza annuale per la valutazione di risultato. La valutazione di processo prevede eventuali disservizi e fornisce informazioni per orientare la programmazione delle attività. Gli indicatori sono di tipo quantitativo e misurano: N° giorni di attesa per la presa in carico medi; N° ore di attività del servizio; il numero di ore mediamente erogate per ciascun utente; N° piani di lavoro redatti per ciascun utente; N° operatori impiegati; i giorni e ore di attività del servizio; il numero di verifiche medie effettuate per ciascun utente; il numero di momenti formativi realizzati. La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del servizio di dare risposte all’utente . Gli indicatori misurano: - il numero di istituzionalizzazioni in struttura/totale utenti; - la percezione della qualità della vita dell’utente/famiglia; - lo stress del caregiver; - la capacità di azione della rete; - il livello d’integrazione sociale dell’anziano. RISCHI E CRITICITA’ Rischi - MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE dipendenza dal servizio; non sufficiente tutela dell’anziano gravemente non autosufficiente; mancato coordinamento tra le azioni svolte dai diversi servizi La gestione del servizio sarà indiretta. Le attività di erogazione verranno affidate ad una cooperativa sociale di tipo A individuata mediante una procedura di evidenza pubblica. COSTO vd Tabella Costi allegata ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 95 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 AREA ANZIANI Scheda ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA per anziani non autosufficienti LIVEAS Num. 2 Obiettivo TITOLO AZIONE ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA OBIETTIVI Il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata è costituito dall’insieme delle prestazioni infermieristiche, riabilitative, medico-generiche, specialistiche e socio-assistenziali erogate a domicilio di anziani non autosufficienti al fine di evitare i ricoveri impropri e ridurre la durata della degenza in ospedale o presso altre strutture sanitarie. Gli obiettivi dell’ADI sono in sintesi: - Favorire le cure domiciliari per i soggetti non autosufficienti - Evitare ricoveri e istituzionalizzazioni impropri - Consentire alle persone non autosufficienti di permanere nel proprio contesto di vita e di relazione - Alleviare i carichi assistenziali della famiglia e/o del caregiver STRATEGIA Privilegiare un sistema di interventi che consenta di far fronte ai casi a più elevata intensità assistenziale in relazione alla necessità di apporti professionali multidisciplinari, che richiedono pertanto, una maggiore integrazione tra interventi sociali e interventi sanitari in risposta ai bisogni complessi dell’utente valutati dall’UVM secondo un approccio multidimensionale. ATTIVITA’ PREVISTE Le attività di erogazione proprie/tipiche dell’ADI vengono precedute da una fase di assessment con la raccolta della richiesta e la successiva valutazione dell’utente a cura dell’UVM secondo un percorso che segue la seguente articolazione: A) Presa in carico 1. Raccolta della richiesta di ammissione al servizio da parte del PUA 2. Valutazione dell’ammissione e dei bisogni da parte dell’UVM 3. Stesura del PAI (Progetto Assistenziale Individualizzato) contenente gli interventi domiciliari previsti: obiettivi, tipologia dell’intervento, durata e frequenza degli accessi e dell’assistenza, risorse professionali da impiegare, tempi di verifica; B) Erogazione del servizio 1. Attivazione del servizio ed erogazione delle prestazioni domiciliari sociali e sanitarie; 2. Verifica intermedia al fine di un adeguamento in itinere del piano di lavoro o della modifica della tipologia assistenziale; c) Dimissione 3. Verifica finale per la valutazione dell’intervento erogato Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 96 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 4. Dimissione: termine dell’erogazione del servizio Le attività di erogazione in regime ADI si sostanziano nella seguenti prestazioni: 1. prestazioni di servizio sociale 2. assistenza di medicina generale 3. consulenza medico-specialistica 4. assistenza infermieristica 5. assistenza riabilitativa e di recupero funzionale 6. fornitura di ausili e presidi sanitari necessari 7. assistenza sociale domiciliare per lo svolgimento delle attività quotidiane: - igiene della persona - aiuto domestico - preparazione e somministrazione pasti - disbrigo commissioni esterne - accompagnamento - socializzazione TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE Il servizio ADI, già attivo, continuerà ad essere erogato nell’ambito del Piano Locale per la Non Autosufficienza a partire da luglio 2011. L’UVM è composta dal personale medico, infermieristico e dall’Assistente Sociale messi a disposizione rispettivamente dal Distretto Sanitario e dall’Ambito. Tale unità, nella “fase della presa in carico” ai fini della definizione del piano di lavoro assistenziale personalizzato, può essere integrata da varie figure specialistiche in base alla rispondenza con il problema rilevato nell’utente. La trasmissione del PAI alle organizzazioni deputate all’erogazione delle prestazioni, attiva la “fase di assistenza”; in detto momento l’attività di erogazione delle prestazioni socio-assistenziali, effettuate da operatori domiciliari, viene coordinata da un coordinatore tecnico che rappresenta l’interfaccia con il Distretto Sanitario nei momenti di raccordo operativo (es. gestione modulistica integrata) e con l’Ente Gestore nei momenti di comunicazione, verifica e controllo del sevizio. Le risorse materiali utili sono rappresentate da: - un locale per il coordinamento ed il lavoro di staff; - arredi e attrezzature quali telefono, fax, fotocopiatrice, PC, collegamento ad internet etc. Le risorse materiali utili a domicilio coincidono con i dispositivi di sicurezza individuale necessari per la protezione del personale domiciliare ai sensi della normativa vigente in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Il servizio ADI continuerà ad essere finanziato attraverso i fondi del Piano Locale per la non Autosufficienza 2011 € 0,00 2012 2013 € 0,00 € 0,00 ANALISI DEI COSTI STRUMENTI DI E’ opportuno che la famiglia sia coinvolta nella fase di formulazione del PARTECIPAZIONE PAI così da promuoverne un ruolo attivo e partecipativo. ATTIVA, La comunicazione interna seguirà le linee indicate nell’Accordo di Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 97 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 COMUNICAZIONE Programma stipulato tra ASL e INFORMAZIONE documenti/protocolli che lo correderanno. EAS e dagli eventuali La comunicazione esterna si baserà prevalentemente sui siti istituzionali dell’Ente Sociale di Ambito e della ASL attraverso i quali si potranno reperire informazioni circa le modalità di funzionamento del servizio, la localizzazione, gli orari e le procedure per comunicare eventuali disservizi e reclami. AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE Data la caratteristica di alta integrazione del servizio appare utile prevedere e condurre azioni di verifica congiunta ASL –Ente d’Ambito secondo le modalità definite nel già citato Accordo di Programma. RISCHI E CRITICITA’ difficoltà di comunicazione tra l’area sanitaria e l’area sociale per mancanza di un linguaggio comune condiviso. Mancata/incompleta attuazione dei contenuti definiti nell’Accordo di Programma MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE La gestione del servizio sarà indiretta. Gli interventi socio-assistenziali e di servizio sociale verranno garantiti in regime di convenzionamento da una cooperativa sociale di tipo a. COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazi one) Num. 3 Obiettivo TITOLO AZIONE AREA ANZIANI Scheda TELEASSISTENZA E ALTRE FORME DI ASSISTENZA TELEFONICA (area vasta) LIVEAS TELESOCCORSO E TELEASSISTENZA Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 98 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 OBIETTIVI L’azione vuole porre l’anziano in condizione si sicurezza attraverso: - la riduzione dei tempi di attivazione delle risorse deputate a tutelare la salute dell’anziano; - il contenimento del sentimento di solitudine; - il contrasto del rischio di isolamento dell’anziano - la tutela a distanza dell’anziano - il rafforzamento del sistema relazionale dell’anziano Gli utenti sono soggetti di età non inferiore ai 65 anni che vivono soli. STRATEGIA Prevedere modalità quanto più semplici e rapide per di l’attivazione dell’aiuto necessario a fronteggiare situazioni di emergenza ed urgenza garantendo la soddisfazione del bisogni di sicurezza dell’anziano ed il diritto alla necessaria e tempestiva assistenza. ATTIVITA’ PREVISTE L’azione garantisce la continuità degli interventi di telesoccorso e telecontrollo attivati con la precedente programmazione. Il telesoccorso è un servizio che assicura una facile ed immediata interconnessione tra l’utente e la struttura preposta alla gestione delle emergenze sanitarie ed all’assistenza nel senso più generale del termine. Per 365 l’anno ed a qualunque ora del giorno e della notte presso la centrale di ascolto è presente un operatore in grado di ricevere la richiesta di aiuto dell’utente. Il servizio consente, inoltre, agli utenti, in particolari momenti di solitudine, sconforto o ansia, di avere un contatto telefonico con gli operatori della centrale di ascolto. Il telecontrollo o telecompagnia è una forma di sostegno complementare al telesoccorso. L’operatore della centrale di ascolto periodicamente contatta l’utente per verificarne le condizioni di salute, per informarsi su eventuali necessità e controllare la possibilità di variazioni da apportare alla scheda utenti contenuta in una banca dati. Allo stesso tempo offre una possibilità di conversazione che ha funzione di stimolo alla socializzazione e che spesso si rileva per l’utente l’unica occasione di evasione dalla solitudine. Con la tele compagnia si instaura un rapporto significativo e di fiducia tra l’operatore e l’utente. A garanzia del buon funzionamento del servizio è necessaria un’attività di manutenzione dei terminali e delle apparecchiature domiciliari. Per un’ottimale realizzazione del servizio è di fondamentale importanza attuare una capillare opera di informazione in grado di raggiungere i possibili fruitori del bacino di utenza dell’Ambito. Annualmente l’ente locale attraverso un bando pubblico procede alla selezione e all’ammissione degli utenti. Il bando viene pubblicato attraverso: - inserzioni su stampa a diffusione locale; - manifesti informativi da esporre in luoghi frequentati da potenziali utenti; - il sito internet della Comunità Montana Peligna. L’EAS mediante il servizio sociale di base : - individua l’utenza selezionando tra i soggetti che ne faranno richiesta quelli più deboli e a rischio; - controlla l’erogazione del servizio svolto. Le attività svolte per la presa in carico e gestione degli utenti sono: - istallazione presso l’abitazione dell’utente della unità domiciliare; - raccolta e aggiornamento dei dati riferiti agli utenti; Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 99 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 - presidio continuo delle attività di ascolto; - attivazione della procedura d’intervento; - contatto periodico con l’utente: - accertamento delle apparecchiature. La gestione dei disservizi avverrà d’intesa tra il responsabile del servizio dell’ente d’ambito e il responsabile della società affidataria dell’erogazione degli interventi. TEMPISTICA Gli interventi continueranno ad essere garantiti in continuità con la precedente programmazione a partire da luglio 2011. STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE La figura responsabile dell’attuazione e del monitoraggio delle azioni svolte sarà il Responsabile dell’Ente Sociale di Ambito. Per la realizzazione dell’azione sono operativamente coinvolti: - l’Ente di Ambito Sociale con funzioni di selezione dell’utenza, programmazione e controllo del servizio - ed una Centrale per l’erogazione degli interventi. Il personale impiegato in centrale di ascolto è costituito da 6 unità selezionate in base a criteri che tengano conto del percorso formativo e professionale e di spiccate attitudini comunicative e decisionali. Prima dell’impiego l’operatore viene opportunamente preparato con corsi di formazione, interni all’azienda, tenuti da esperti nel settore socio-assistenziale. L’attività degli operatori è organizzata in turni, in modo da assicurare continuità e funzionalità nell’arco delle 24 ore. Particolare attenzione e posta al passaggio delle consegne tra operatori, ad evitare discordanze o inefficienze del servizio. Inoltre, riunioni settimanali contribuiscono a creare nello staff degli operatori un clima di collaborazione e partecipazione alle problematiche nate nell’ambito della centrale di ascolto. A livello operativo gli operatori sono gestiti da una direzione operativa che si occupa di: - organizzare il personale, stilare e revisionare i protocolli operativi; - valutare internamente il servizio ed il livello di soddisfazione dell’utenza; - organizzare dei momenti informativi del personale. La direzione generale verrà affiancata da un responsabile tecnico che curerà: il controllo degli standard qualitativi ed operativi delle attrezzature utilizzate nella CENTRALE DI ASCOLTO; controllo standard qualitativi ed operativi delle unità domiciliari installate presso le abitazioni degli utenti; sviluppo e manutenzione software di gestione della banca dati della centrale di ascolto; coordinamento attività di manutenzione delle unità domiciliari. RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE 2011 € 4.500 2012 € 9.000 2013 € 9.000 ANALISI DEI COSTI E’ prevista la compartecipazione dell’utenza al costo del servizio. Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 100 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 STRUMENTI DI Comunicazione esterna: PARTECIPAZIONE - Bando ATTIVA, - Regolamento di Servizio; COMUNICAZIONE INFORMAZIONE Comunicazione interna: - la scheda utente - formazione continua - procedure omogenee di gestione AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE Il Responsabile del Servizio nello svolgimento della funzione di controllo verrà supportato dall’Ufficio di Piano. La verifica sulle azioni svolte avverrà semestralmente sul processo e annualmente sul risultato. La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la programmazione delle attività. Gli indicatori utilizzati saranno di tipo quantitativo e misureranno: - n° utenti presi in carico; - n° chiamate centrale di ascolto; - n° chiamate medie utente per il telecontrollo; - N° strumenti e apparecchiature utilizzate/previste; - N° controlli unità domiciliare realizzati/controlli previsti; - N° attivazioni effettuate/attivazioni previste; - N° interventi di formazione realizzate/previsto. La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del sistema di dare risposta agli utenti. Gli indicatori utilizzati sono qualitativi e quantitativi e misurano: - il livello di stress dei caregiver; - la qualità di vita percepita dagli utenti; - nell’Ambito la soddisfazione dell’utenza. RISCHI E CRITICITA’ Rischi eccessiva delega da parte dell’utenza e della famiglia al servizio circa la risoluzione dei problemi presenza di liste di attesa MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE Modalità di gestione indiretta: l’erogazione degli interventi di telesoccorso è affidata ad una società esterna COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 101 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 AREA ANZIANI Scheda CENTRO DIURNO per anziani LIVEAS Num. 4 Obiettivo TITOLO AZIONE CENTRO DIURNO OBIETTIVI L’obiettivo generale del servizio è quello di prevenire il rischio di istituzionalizzazione dell’anziano; tale obiettivo può essere scomposto in diversi obiettivi specifici quali: ridurre il rischio di emarginazione ed isolamento dell’anziano e della sua famiglia; preservare le autonomie residue dell’anziano; potenziare la rete formale del soggetto anziano; ridurre il carico assistenziale delle famiglie impegnate in compiti di cura di soggetti che richiedono una vigilanza continua; A beneficiare dell’azione saranno i soggetti residenti nell’Ambito Sociale 17, ultrasessantacinquenni parzialmente o totalmente non autosufficienti che hanno bisogno di assistenza e vigilanza continua. Saranno presi in carico, in via prioritaria, gli anziani portatori di gravi difficoltà economiche e a forte rischio di esclusione. STRATEGIA I comuni dell’Ambito Sociale 17 concordano sull’esigenza di sperimentare una rete di servizi territoriali in grado di accompagnare l’anziano e la sua famiglia nel percorso di progressione della non autosufficienza. La rete dei servizi pubblici in presenza di pesanti carichi assistenziali, precarietà economica e sociale rappresenta l’unica possibilità in grado di garantire la necessaria protezione e tutela del soggetto non autosufficiente. La presa in carico diurna dell’anziano, soprattutto nei momenti di maggior stanchezza della famiglia rappresenta una forma assistenziale intermedia tra l’assistenza domiciliare e il ricovero in struttura. Il centro diurno socio-assistenziale è una struttura semi-residenziale, che di norma non prevede il pernottamento, che assiste anziani con livelli di autonomia ridotti. Eroga prestazioni socio assistenziali e frequentemente è inserito in centri e strutture polifunzionali (es. RSA…). Sul territorio di riferimento, il centro diurno è presente nella sua forma più semplice di struttura socio-ricreativa nella maggior parte dei casi gestita da associazioni di anziani. Si intende, pertanto, sperimentare la funzione assistenziale del Centro Diurno in economia attraverso convenzioni con i gestori di case di riposo e RSA già esistenti sul territorio di riferimento. ATTIVITA’ PREVISTE Il Responsabile dei Servizi Sociali dell’EAS curerà l’organizzazione e il coordinamento delle attività amministrative e tecniche necessarie per l’attuazione dell’azione. Le attività amministrative verranno svolte direttamente dal personale dell’Ente e saranno volte a: individuare le strutture idonee all’ospitalità diurna dell’anziano; regolamentare il servizio; Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 102 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 curare l’istruttoria per la presa in carico; curare i rapporti con gli enti gestori (convenzionamento e pagamento rette) verifica della situazione economica dell’anziano e della sua famiglia Le attività tecniche saranno svolte in forma indiretta in regime di convenzione con una cooperativa di tipo A e con le strutture del territorio e saranno tese a: accogliere le richieste; valutare i bisogni dell’anziano e della sua famiglia; valutare la tenuta della rete rispetto ai compiti legati alla condizione di non autosufficienza; programmare l’intervento e valutarne la sua efficacia in termini di salute e benessere; sostenere l’anziano nelle attività delle vita quotidiana e nelle attività strumentali. Nell’ambito del centro Diurno dovranno essere assicurate le prestazioni di igiene personale, sorveglianza, preparazione e somministrazione dei pasti, somministrazione dei farmaci. Per ogni anziano preso in carico verrà redatto un Piano individualizzato di intervento che in caso di presenza di bisogni sanitari dovrà includere interventi terapeutici e riabilitativi. TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE ANALISI DEI COSTI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE Entro l’anno 2011 avranno luogo le attività amministrative necessarie alla regolamentazione dell’azione e ad convenzionamento con le strutture. A partire dall’anno 2012 si prevede la possibilità di procedere con le prese in carico. Il Responsabile del Servizio si avvarrà: per lo svolgimento delle attività amministrative della collaborazione di un responsabile del procedimento, per lo svolgimento delle attività tecniche del personale delle strutture convenzionate. La fase di assessment legata alla presa in carico sarà seguita dagli assistenti sociali nell’ambito del Servizio Sociale Professionale. Nella selezione delle strutture semiresidenziali verranno rispettati i criteri adottati nella normativa di settore per le autorizzazioni e gli accreditamenti. 2011 € 500 2012 € 1.000 2013 € 1.000 E’ prevista una compartecipazione dell’utente al costo del servizio L’intervento verrà diffuso presso la popolazione attraverso la Carta della Cittadinanza Sociale ed il sito istituzionale dell’EAS. L’istruttoria funzionale alla presa in carico dovrà essere svolta in un tempo massimo di due mesi con il coinvolgimento costante della famiglia. L’equità nell’accesso al servizio sarà garantita dalla presenza di un regolamento di servizio. AZIONI SUSSIDIARIE Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 103 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 METODOLOGIE DI La responsabilità del controllo dell’azione è a carico del Responsabile del VALUTAZIONE Servizio dell’EAS. Sarà necessaria una verifica di processo ed una verifica di risultato. Per quanto riguarda il processo dovranno essere tenute sotto controllo dimensioni quali i tempi di presa in carico, le risorse realmente impiegate nell’ambito del servizio sociale professionale e nell’ambito delle strutture sia in termini numerici che in termini di competenze, il numero e la collocazione delle risorse disponibili. Per quanto riguarda il risultato sarà necessario monitorare la tenuta del sistema famiglia ed il benessere sociale e generale dell’anziano. RISCHI E CRITICITA’ MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE Rischio: Delega della famiglia L’azione verrà gestita in forma indiretta dall’Ente Sociale di Ambito in regime di convenzione con strutture presenti sul territorio. COSTO vd Tabella Costi allegata ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) AREA ANZIANI Scheda INTEGRAZIONE RETTE Num. 5 PER L’OSPITALITÀ DI ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI IN STRUTTURE RESIDENZIALI Obiettivo LIVEAS TITOLO AZIONE INTEGRAZIONE RETTE per l’ospitalità di anziani non autosufficienti in strutture residenziali OBIETTIVI Tutelare gli anziani gravemente non autosufficienti soli che vivono privi della necessaria tutela attraverso il soddisfacimento dei bisogni di sicurezza degli stessi. Gli utenti del servizio sono soggetti non autosufficienti ultrasessantacinquenni privi di adeguato supporto familiare e per i quali l’assistenza domiciliare non garantirebbe le necessarie condizioni di sicurezza. Si vogliono garantire adeguati livelli di assistenza agli anziani indigenti per tutelare il diritto alla cura e all’assistenza. La prestazione erogata al fine di tutelare l’anziano è di tipo economico e si concretizza nel pagamento o integrazione della retta alla struttura che ospita l’anziano. Per la realizzazione sono necessarie azioni amministrative e azioni tecniche per: - la stipula di convenzioni con strutture private per poter garantire adeguati livelli di assistenza; - il calcolo delle somme da corrispondere; - l’accertamento in termini di presenza di parenti tenuti agli alimenti; - la valutazione del bisogno da parte del servizio sociale STRATEGIA ATTIVITA’ PREVISTE Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 104 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 professionale; il lavoro di rete; l’adozione del provvedimento che ne dispone l’ammissione al beneficio. Il servizio sociale professionale prende in carico il caso per promuovere, quando possibile, il superamento dello stato di bisogno - TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE Entro l’anno 2011 avranno luogo le attività amministrative necessarie alla regolamentazione dell’azione e ad convenzionamento con le strutture. A partire dall’anno 2012 si prevede la possibilità di procedere con le prese in carico. Il responsabile dell’attuazione dell’azione è il responsabile dell’Ente di Ambito Sociale che provvederà ad adottare i provvedimenti amministrativi necessari al convenzionamento con i soggetti privati e alla corresponsione della retta. e all’ammissione al beneficio dell’utente. L’assistente sociale del servizio sociale professionale attuerà le necessarie valutazioni preliminari per l’accertamento delle condizioni che determinano il ricovero e formulerà un piano d’intervento, di concerto con il personale della struttura, in cui verranno organizzati gli interventi in funzione del superamento del bisogno e della dimissione dell’utente quando ciò è possibile. Il lavoro di rete e fondamentale rispetto a quest’ultimo obiettivo. 2011 2012 2013 € 2.500 € 5.000 € 5.000 ANALISI DEI COSTI STRUMENTI DI PARTECIPAZION E ATTIVA, COMUNICAZION E INFORMAZIONE Per rispondere con tempestività alle esigenze di ricovero dell’utente è necessario garantire la presenza di procedure chiare di accesso che di comunicazione con il servizio sociale professionale. Nella fase di assessment a cura del Servizio Sociale Professionale, ove presente, la famiglia giocherà un ruolo attivo nell’iter di ammissione al beneficio e continuerà a garantire la sua presenza secondo quanto stabilito nel “contratto sociale” sottoscritto con lo stesso servizio. Gli standard strutturali che dovranno presentare le strutture di accoglienza verranno definite in maniera concertata e partecipata con la cittadinanza e dovranno essere pubblicizzate attraverso la carta dei servizi. Davanti all’urgenza i bisogni dell’anziano verranno salvaguardati nell’ambito del Pronto Intervento Sociale. La Carta dei Servizi ne diffonde l’esistenza e le modalità di fruizione. AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE La responsabilità del controllo sull’attuazione dell’azione è del Responsabile del Servizio dell’Ente di Ambito supportato dall’Ufficio di Piano. La valutazione deve considerare i processi attivati ed i risultati in termini di salute prodotti. La valutazione sul processo fornisce informazioni per orientare la programmazione delle attività. Gli indicatori utilizzati sono di tipo quantitativo e devono sicuramente Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 105 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 misurare: - i tempi medi di risposta; il numero di utenti per i quali è stato svolto un lavoro con la rete/utenti totali, verifiche condotte sulle strutture ospitanti. La valutazione sul risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del sistema di dare risposte in termini di salute. - la percezione della qualità della vita dell’utente, - la riduzione delle situazioni di abbandono. RISCHI E CRITICITA’ La deresponsabilizzazione dei familiari è un rischi reale dell’azione. Pertanto, congiuntamente alla presa in carico risulta necessaria la stesura di un contratto sociale che coinvolgerà oltre all’utente interessato anche i suoi familiari. MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE L’erogazione della prestazione verrà assicurata direttamente dall’EAS mediante la corresponsione di somme ai soggetti/strutture privati che ospiteranno l’anziano in regime di convenzione. COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione ) IV.5. AREA PERSONE DIVERSAMENTE ABILI IV.5.1. Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi (max 30 righe) A partire dal primo Piano di Zona 1999-2002 fino alla programmazione 2007-2009 la progettazione e l’attuazione delle azioni previste nell’area disabilità hanno profondamente modificato il rapporto tra il soggetto diversamente abile, la sua famiglia ed il territorio. La famiglia sul territorio di riferimento ha sempre gestito da sola i problemi legati alla disabilità. Inizialmente, l’unico aiuto offerto era di tipo monetario, aiuto che di certo non riusciva a garantire l’integrazione né il contenimento del rischio di isolamento ed emarginazione. Nel corso degli anni è stata costruita e implementata una rete di servizi che man mano si è posta obiettivi più alti; oggi, infatti, non vengono soddisfatti solamente i bisogni di assistenza del disabile ma, vengono sostenuti anche i suoi bisogni di auto- realizzazione con il riconoscimento dei bisogni educativi, formativi, lavorativi, socio-relazionali. Tali esigenze vengono soddisfatte attraverso servizi dedicati che hanno ampliato la gamma delle possibili risposte ai molteplici e variegati bisogni della persona disabile. Attenzione è stata posta inoltre sulle famiglie impegnate nella cura del disabile; la caratteristica che accomuna questi nuclei è spesso il pesante carico assistenziale (che determina momenti di stanchezza, stress,ansia); il grado elevato di dipendenza del familiare non autosufficiente, la condizione di isolamento sociale. Nel cercare di fornire aiuto anche alle famiglie sono stati considerati i bisogni di etero- realizzazione della stesse supportandole nel ricerca delle soluzioni più adeguate non solo alla cura ma, ove possibile, anche all’attivazione di percorsi volti all’acquisizione Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 106 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 di maggiori capacità di autonomia ed indipendenza del familiare disabile. Parallelamente nella Comunità Locale, grazie anche ad azioni di sensibilizzazione promosse sul territorio, si stanno riscontrando atteggiamenti di maggiore apertura, disponibilità, avvicinamento alle persone diversamente abili ed alle loro, purtroppo, ancora difficili condizioni di vita. L’emarginazione del disabile ( e della sua famiglia) rimane sempre un rischio reale in considerazione di diversi fattori : - la famiglia si è adattata a chiedere esclusivamente aiuto per l’assistenza all’ente pubblico e poco chiede alla rete dei parenti, del vicinato, e più in generale della solidarietà; - nella scuola la presenza dell’alunno disabile è gestita ancora con difficoltà; - l’opportunità di accedere al mercato del lavoro rimane ancora una possibilità lontana per molti. Difficilmente nella rete sociale del disabile sono presenti parenti, vicini e amici e le difficoltà vengono vissute dentro alle mura domestiche in solitudine e senza speranza. Uno dei compiti a cui il servizio sociale dell’ambito potrà dedicarsi sarà quello di supportare le famiglie nell’aprirsi verso l’esterno favorendo esperienze legate al mondo dell’associazionismo e della mutualità che consentano ai nuclei la possibilità di comunicazione , confronto e scambio reciproco. OBIETTIVI AREA DISABILITA’ Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la permanenza a domicilio delle persone diversamente abili D.1.E. D.2.E. D.3.E. D.4.E. D.5.E. D.6.E. Obiettivo: Favorire le cure domiciliari per i soggetti non autosufficienti Obiettivo: Favorire la comunicazione e l’autonomia degli alunni diversamente abili mediante interventi qualificati di tipo socio educativo Obiettivo: Migliorare la qualità dell’assistenza e dell’integrazione sociale dei soggetti diversamente abili attraverso la predisposizione del Piano Individualizzato di Assistenza Obiettivo: Promuovere l’attivazione di strutture residenziali “Dopo di noi” rivolti a disabili privi di reti parentali primarie. Obiettivo: Favorire la promozione di strutture intermedie di assistenza a ciclo semiresidenziale diurno (acquisizione maggiore autonomia per disabili- alleggerimento del carico assistenziale delle famiglie) Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la permanenza a domicilio delle persone affette da disagio mentale Obiettivo concorrente: Favorire la mobilità sul territorio dei soggetti diversamente abili IV.5.2. AREA PERSONE DIVERSAMENTE ABILI Scheda ASSISTENZA DOMICILIARE DISABILI LIVEAS Num. 1 Obiettivo TITOLO AZIONE ASSISTENZA DOMICILIARE DISABILI OBIETTIVI Favorire il mantenimento nel proprio nucleo familiare e contesto sociale del soggetto disabile attraverso: - la riduzione degli accentramenti in termini di assistenza nella Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 107 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 rete sociale del soggetto, l’acquisizione da parte dei prestatori di cura di comportamenti adeguati in termini di assistenza, - il potenziamento della rete sociale del disabile in termini qualitativi e quantitativi, - la riduzione dello stress del caregiver. A beneficiare dell’azione saranno i soggetti disabili certificati gravi dalla competente azienda sanitaria ai sensi della L.104/92. Il diritto all’assistenza dei soggetti disabili sarà garantito potenziando le capacità del sistema sociale di fornire sostegno alla sua famiglia e alla sua rete sociale in genere. - STRATEGIA Il servizio domiciliare sociale prenderà in carico non solo il disabile ma tutta la sua famiglia e rete sociale per prevenire che situazioni di crisi e rottura determino fenomeno di esclusione ed emarginazione dello stesso. Gli operatori saranno chiamati a monitorare costantemente non solo la mera attività di assistenza ma lo strutturarsi ed il riadattarsi della rete davanti al compito assistenziale che la disabilità pone. ATTIVITA’ PREVISTE L’azione si pone in continuità con quanto erogato nella precedente programmazione. La presa in carico di ogni singolo utente è caratterizzata da un piano di intervento individualizzato proposto dal servizio sociale professionale. Gli operatori impegnati nel servizio al momento nei primi momenti di presa in carico controllano l’effettiva presenza e corrispondenza del compito di assistenza e programmano in dettaglio l’intervento domiciliare concertando con la famiglia i momenti di erogazione e le necessarie collaborazione. Trasversalmente all’erogazione si pone un’attività costante di monitoraggio degli standard garantiti in termini di assistenza a livello di servizio e dei risultati raggiunti in termini di salute su ciascun utente preso in carico. Le prestazioni erogate sono di tipo socio-assistenziale e fanno capo all’operatore domiciliare: - interventi di igiene personale, - interventi di igiene domestica, - preparazione e somministrazione pasti; - disbrigo commissioni esterne e spesa; - accompagnamento. TEMPISTICA L’erogazione delle prestazioni dovrà avvenire entro 48 ore dal momento dell’avvenuta presa in carico al soggetto affidatario dell’erogazione degli interventi. L’attuazione delle azioni correttive utili al miglioramento della qualità delle prestazioni verrà garantito dalla presenza di un progetto esecutivo. Il progetto esecutivo promuoverà l’integrazione tra le azioni dell’ente di ambito sociale e la cooperativa sociale affidataria degli interventi. L’attuazione dell’azione coprirà l’intero periodo di programmazione. STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE Il responsabile dell’azione che sarà il referente per il sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della regione è il responsabile del servizio dell’ente di ambito sociale. Nell’attuazione dell’azione sono coinvolti gli operatori domiciliari e un Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 108 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 assistente sociale. Gli operatori domiciliari hanno la responsabilità di erogare le prestazioni domiciliari, favorire le necessarie osservazioni utili alla personalizzazione dell’intervento e alla sua modifica nel tempo. L’assistente sociale ha la responsabilità di favorire nella famiglia la necessaria consapevolezza circa i bisogni del soggetto disabile in termini di assistenza e accompagnare la sua rete in genere a ricercare nuovi equilibri in presenza di pesanti accentramenti o in assenza del necessario apporto. Al fine di garantire la continuità in termini di assistenza, la verifica dei risultati raggiunti, la conformità alle procedure di erogazione del servizio è necessaria la presenza di un coordinatore. In presenza di importanti bisogni socio-assistenziali il piano di intervento personalizzato dovrà essere redatto nei gruppi di lavoro multidimensionali istituiti a livello distrettuale. Il gruppo di lavoro multidimensionale sarà responsabile anche della verifica dei risultati raggiunti per i soggetti portatori di bisogni complessi. L’erogazione delle prestazioni domiciliari non richiede l’utilizzo di particolari attrezzature. La necessità di particolari ausili e presidi utili allo svolgimento delle attività della vita quotidiana dell’utenti verrà soddisfatta direttamente dalla famiglia. RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE ANALISI DEI COSTI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE 2011 € 24.000 2012 € 48.000 2013 € 48.000 Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi allegata). Il regolamento di servizio, l’individuazione di procedure chiare di reclamo e la loro diffusione attraverso la carta di servizio consentiranno al cittadino di svolgere un ruolo attivo nel controllo del servizio. La presa in carico di ogni singolo utente attraverso un progetto personalizzato consentirà la necessaria flessibilità all’azione. Gli operatori domiciliari dovranno eseguire le prestazioni nel rispetto di protocolli operativi uniformi ed il loro operato dovrà essere costantemente monitorato dal coordinatore del servizio competente in tecniche di assistenza. Sono previsti dei tempi di attesa alla presa in carico legati al tempo necessario alla valutazione del bisogno e alla contrattazione con la famiglia. Il vincolo alla presa in carico è dato dalle risorse stanziate per la specifica azione. La responsabilità del controllo esterno sull’azione da parte dell’ente sociale di ambito sarà a carico dell’ufficio di piano. La verifica sulle azioni svolte avverrà a cadenza semestrale. Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo ed una di risultato. La valutazione di processo prevede una verifica di processo ed una di risultato. La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la programmazione delle attività. Gli indicatori sono di tipo quantitativo e misureranno: - i tempi medi di presa in carico; Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 109 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 il numero dei soggetti presi in carico con piano di intervento personalizzato/numero totale utenti presi in carico, - il numero di ore effettivamente erogate/il numero di ore effettivamente previste; - le ore di attività del servizio effettive/ore di attività previste; - numero monitoraggi effettivamente svolti/monitoraggi previsti; - n° ore di servizio personale di supporto/n° ore previste. La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del servizio di dare risposta agli utenti: Gli indicatori saranno: - il numero di disabili presi in carico/totale disabili residenti sul territorio; - il numero dei disabili istituzionalizzati/totale disabili residenti sul territorio, - il livello di stress dei prestatori di cura, - il livello di integrazione dei disabili presi in carico; - la percezione della qualità della vita del disabile, - la percezione della qualità della vita dei prestatori di cura. Annualmente ad campione di utenti sarà somministrato un questionario di soddisfazione. Sulla base di piani di monitoraggio specifici per ciascun utente dovranno essere verificati i risultati in termini di salute. - RISCHI E CRITICITA’ Rischi: - la confusione delle famiglie seguite da strutture e servizi diversi; la dipendenza dal servizio da parte dell’utente e della famiglia; MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE L’azione verrà gestita in modo indiretto, in convenzione con una società cooperativa di tipo A da parte dell’EAS. COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione ) vd Tabella Costi allegata AREA PERSONE DIVERSAMENTE ABILI Scheda Num. 2 ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA per persone diversamente abili non autosufficienti Obiettivo LIVEAS TITOLO AZIONE ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 110 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 OBIETTIVI Il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata è costituito dall’insieme delle prestazioni infermieristiche, riabilitative, medico-generiche, specialistiche e socio-assistenziali erogate a domicilio di soggetti disabili non autosufficienti al fine di evitare i ricoveri impropri e ridurre la durata della degenza in ospedale o presso altre strutture sanitarie. Gli obiettivi dell’ADI sono in sintesi: - Favorire le cure domiciliari per i soggetti non autosufficienti - Evitare ricoveri e istituzionalizzazioni impropri - Consentire alle persone non autosufficienti di permanere nel proprio contesto di vita e di relazione - Alleviare i carichi assistenziali della famiglia e/o del caregiver STRATEGIA Privilegiare un sistema di interventi che consenta di far fronte ai casi a più elevata intensità assistenziale con la necessità di apporti professionali multidisciplinari, che richiedono pertanto, una maggiore integrazione tra interventi sociali e interventi sanitari in risposta ai bisogni complessi dell’utente valutati dall’UVM secondo un approccio multidimensionale. ATTIVITA’ PREVISTE Le attività di erogazione proprie/tipiche dell’ADI vengono precedute da una fase di assessment con la raccolta della richiesta e la successiva valutazione dell’utente a cura dell’UVM secondo un percorso che segue la seguente articolazione: A) Presa in carico 4. Raccolta della richiesta di ammissione al servizio da parte del PUA 5. Valutazione dell’ammissione e dei bisogni da parte dell’UVM 6. Stesura del PAI (Progetto Assistenziale Individualizzato) contenente gli interventi domiciliari previsti: obiettivi, tipologia dell’intervento, durata e frequenza degli accessi e dell’assistenza, risorse professionali da impiegare, tempi di verifica; B) Erogazione del servizio 5. Attivazione del servizio ed erogazione delle prestazioni domiciliari sociali e sanitarie; 6. Verifica intermedia al fine di un adeguamento in itinere del piano di lavoro o della modifica della tipologia assistenziale; c) Dimissione 7. Verifica finale per la valutazione dell’intervento erogato 8. Dimissione: termine dell’erogazione del servizio Le attività di erogazione in regime ADI si sostanziano nella seguenti prestazioni: 8. prestazioni di servizio sociale 9. assistenza di medicina generale 10. consulenza medico-specialistica 11. assistenza infermieristica 12. assistenza riabilitativa e di recupero funzionale 13. fornitura di ausili e presidi sanitari necessari 14. assistenza sociale domiciliare per lo svolgimento delle attività quotidiane: - igiene della persona - aiuto domestico - preparazione e somministrazione pasti Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 111 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 - disbrigo commissioni esterne - accompagnamento - socializzazione TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE E OPERATIVE PREVISTE RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE Il servizio ADI, già attivo, continuerà ad essere garantito nell’ambito del PLNA per l’annualità 2011. L’UVM è composta dal personale medico, infermieristico e dall’Assistente Sociale messi a disposizione rispettivamente dal Distretto Sanitario e dall’Ambito. Tale unità, nella “fase della presa in carico” ai fini della definizione del piano di lavoro assistenziale personalizzato, può essere integrata da varie figure specialistiche in base alla rispondenza con il problema rilevato nell’utente. La trasmissione del PAI alle organizzazioni deputate all’erogazione delle prestazioni, attiva la “fase di assistenza”; in detto momento l’attività di erogazione delle prestazioni socio-assistenziali, effettuate da operatori domiciliari, viene coordinata da un coordinatore tecnico che rappresenta l’interfaccia con il Distretto Sanitario nei momenti di raccordo operativo (es. gestione modulistica integrata) e con l’Ente Gestore nei momenti di comunicazione, verifica e controllo del sevizio. Le risorse materiali utili sono rappresentate da: - un locale per il coordinamento ed il lavoro di staff; - arredi e attrezzature quali telefono, fax, fotocopiatrice, PC, collegamento ad internet etc. Le risorse materiali utili a domicilio coincidono con i dispositivi di sicurezza individuale necessari per la protezione del personale domiciliare ai sensi della normativa vigente in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Il servizio ADI continuerà ad essere finanziato attraverso i fondi del Piano Locale per la non Autosufficienza 2011 € 0,00 2012 2013 € 0,00 € 0,00 ANALISI DEI COSTI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE INFORMAZIONE La famiglia è opportuno che sia coinvolta nella fase di formulazione del PAI così da promuoverne un ruolo attivo e partecipativo. La comunicazione interna seguirà le linee indicate nell’Accordo di Programma stipulato tra ASL e EAS e dagli eventuali documenti/protocolli che lo correderanno. La comunicazione esterna si baserà prevalentemente sui siti istituzionali dell’Ente Sociale di Ambito e della ASL attraverso i quali si potranno reperire informazioni circa le modalità di funzionamento del servizio, la localizzazione, gli orari e le procedure per comunicare eventuali disservizi e reclami. AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE Data la caratteristica di alta integrazione del servizio appare utile prevedere e condurre azioni di verifica congiunta ASL –Ente d’Ambito secondo le modalità definite nel già citato Accordo di Programma. Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 112 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 RISCHI E CRITICITA’ difficoltà di comunicazione tra l’area sanitaria e l’area sociale per mancanza di un linguaggio comune condiviso. Mancata/incompleta attuazione dei contenuti definiti nell’Accordo di Programma MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE La gestione del servizio sarà indiretta. Gli interventi socio-assistenziali e di servizio sociale verranno garantiti in regime di convenzionamento da una cooperativa sociale di tipo a. COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione ) Num. 3 AREA PERSONE DIVERSAMENTE ABILI Scheda ASSISTENZA PER L’AUTONOMIA E LA COMUNICAZIONE DEGLI STUDENTI DIVERSAMENTE ABILI IN CONDIZIONI DI GRAVITÀ Obiettivo LIVEAS TITOLO AZIONE INTEGRAZIONE SCOLASTICA SPECIALISTICA OBIETTIVI Favorire la partecipazione attiva del soggetto disabile alle attività scolastica attraverso: - il potenziamento dell’autonomia personale e relazionale; - migliorare l’abilità di comunicazione; - aumentare le connessioni nel contesto scolastico, - ridurre il pregiudizio; - migliorare la fruizione della didattica. Fruiranno della specifica azione gli alunni, disabili gravi ai sensi della L.104/92, residenti sul territorio dell’ambito iscritti alle scuola dell’infanzia, primaria e media inferiore. Verranno presi in carico gli alunni disabili delle scuola superiori solo in caso di convenzionamento della Provincia di l’Aquila con l’Ente di Ambito Sociale. Il diritto all’istruzione dei soggetti disabili verrà garantito attraverso la soddisfazione dei loro bisogni di accettazione e partecipazione permettendo loro di esprimersi nelle forme più opportune rispetto ai diversi stadi di sviluppo e abilità residuali. L’operatore, affiancando l’alunno disabile nelle attività della vita scolastica, consentirà all’ambiente sociale di “comprendere” i significati comunicati nella diversità e al disabile di esprimersi in forme adeguate rispetto al contesto di riferimento. Questo reale processo di integrazione consentirà nel tempo la riduzione STRATEGIA Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 113 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 degli stereotipi e delle resistenze rispetto alla diversa abilità. ATTIVITA’ PREVISTE L’azione si pone in soluzione di continuità con quanto già erogato nella precedente programmazione associata dell’ambito. La presenza del soggetto disabile nell’ambito dell’istituzione scolastica viene segnalata dal Dirigente scolastico, dietro richiesta dei genitori e nell’ambito della predisposizione del PEI il gruppo multidisciplinare individua gli obiettivi educativi da perseguire, le metodologie di intervento, i tempi ed i luoghi delle singole attività. La presa in carico dell’alunno da parte dell’ente locale è condizionata dalla presenza di un piano di intervento multidisciplinare condiviso così come previsto dalla normativa di settore. Il gruppo multidisciplinare ha la responsabilità di verificare l’andamento del processo di presa in carico e riprogettare azioni correttive utili all’apprendimento e alla socializzazione dell’alunno disabile. Le prestazioni scolastiche ricomprese nella cosìdetta assistenza scolastica specialistica sono le seguenti: - facilitazione comunicazione; - abilitazione sociale nella sfera dell’autonomia; - consulenza educativa. TEMPISTICA L’erogazione delle prestazioni ha luogo negli istituti scolastici per l’intero anno scolastico e avverrà nei tempi concordati con l’istituzione scolastica. La presa in carico è tempestiva in presenza della reale condizione di bisogno. Di concerto con le istituzioni scolastiche verranno progettate ed organizzate azioni specifiche utili alla rimozione di non conformità rispetto agli standard e alle procedure definite dall’Accordo di Programma per l’integrazione scolastica approvato a livello provinciale. L’azione si pone in continuità con la precedente programmazione. STRUTTURE ORGANIZZATIVE ED OPERATIVE PREVISTE Il responsabile del servizio dell’Ente di Ambito Sociale è il referente per il sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della regione. Per l’attuazione dell’azione verranno impiegati in via preferenziale educatori con esperienza specifica nell’abilitazione dei soggetti disabili nell’autonomia e comunicazione. Comunque la società cooperativa sociale che erogherà le prestazioni dovrà garantire il rispetto dei criteri individuati nella Direttiva Provvisoria N° 700 del 9/8/2004 dalla Giunta Regionale. Ci si aspetta di impiegare nell’erogazione delle prestazione degli educatori che dovranno essere organizzati da un coordinatore, educatore professionale con tre anni di esperienza nell’abilitazione ai disabili. Dovrà, essere, inoltre garantita un’attività di supervisione continua da parte di una struttura esterna con documentata esperienza nella ricerca e abilitazione sociale ai disabili o da uno psicologo/psicoterapeuta ad indirizzo sistemicorelazionale. Il responsabile del servizio, oltre a gestire le risorse umane e favorire la continuità nell’erogazione degli interventi, dovrà garantire la valutazione al momento della presa in carico, la valutazione del personale ed il monitoraggio costante sulla qualità degli interventi erogati e proporre azioni migliorative sull’azione in genere. Gli educatori che verranno impiegati nell’erogazione delle prestazioni si adopereranno nei gruppi H operativi che verranno di volta in volta costituiti nell’istituzione scolastica al fine di programmare, organizzare e verificare azioni integrate di intervento. Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 114 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 Il processo di integrazione scolastica essendo legato alla compartecipazione di operatori afferenti ad istituzioni diverse si fonda necessariamente sull’attivazione sinergica delle risorse. Pertanto la collaborazione è un fattore necessario e determinante per la presa in carico dell’alunno regolato da accordi formali già esistenti. Le risorse logistiche e strumentali sono quelle messe a disposizione dalla scuola. In caso sia presente la necessità di ausili e presidi specifici la famiglia dovrà provvedere a formulare apposita richiesta all’azienda sanitaria locale in assenza di procedure integrate di intervento. RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE ANALISI DEI COSTI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE INFORMAZIONE 2011 2012 2013 € 85.000 € 169.000 € 169.000 Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi allegata). L’allineamento interno ed esterno verrà promosso dal PEI che descriverà gli obiettivi, le attività afferenti ai diversi soggetti istituzionali. Internamente la presa in carico di ogni singolo utente dovrà essere “fotografata” dal sistema informativo e l’operato di ogni singolo operatore, nel rispetto delle esigenze di ogni singolo utente, dovrà ispirarsi a procedure omogenee di servizio. La formazione e supervisione degli operatori permetterà di garantire la professionalità degli operatori. Non sono previsti tempi di attesa in presenza dell’effettiva condizione di bisogno. AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI L’integrazione scolastica è un processo che coinvolge più attori e che influenza VALUTAZIONE direttamente il processo di apprendimento. Pertanto la valutazione dei risultati può essere utile soltanto se coinvolge tutti i soggetti interessati. Pertanto ci si attende di individuare delle modalità integrate di verifica presso le istituzioni scolastica titolari del processo di integrazione. Il responsabile del servizio dell’Ente di ambito sociale nella valutazione congiunta sarà sostenuto dall’Ufficio di Piano. RISCHI E CRITICITA’ Il rischio dell’azione è legato alla assenza di visioni comuni sulla reale possibilità dell’integrazione scolastica del disabile e metodologie di intervento. MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE L’azione verrà gestita indirettamente dall’Ente di Ambito Sociale in convenzione con una cooperativa sociale di tipo A. COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) vd Tabella Costi allegata Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 115 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 AREA PERSONE DIVERSAMENTE ABILI Scheda INTEGRAZIONE RETTE Num. 4 PER L’OSPITALITÀ DI PERSONE DIVERSAMENTE ABILI GRAVI IN STRUTTURE DEL “DOPO DI NOI” Obiettivo LIVEAS TITOLO AZIONE INTEGRAZIONE RETTE per l’ospitalità di persone diversamente abili gravi in strutture del “Dopo di noi” OBIETTIVI Tutelare i disabili gravemente non autosufficienti soli che vivono privi della necessaria tutela attraverso il soddisfacimento dei bisogni di sicurezza degli stessi. Gli utenti del servizio sono soggetti non autosufficienti privi di adeguato supporto familiare e per i quali l’assistenza domiciliare non garantirebbe le necessarie condizioni di sicurezza. Si vogliono garantire adeguati livelli di assistenza ai disabili indigenti per tutelare il diritto alla cura e all’assistenza. La prestazione erogata al fine di tutelare il disabile è di tipo economico e si concretizza nel pagamento o nell’ integrazione della retta alla struttura che ospita la persona disabile. Per la realizzazione sono necessarie azioni amministrative e azioni tecniche per: - la stipula di convenzioni con strutture private per poter garantire adeguati livelli di assistenza; - il calcolo delle somme da corrispondere; - l’accertamento in termini di presenza di parenti tenuti agli alimenti; - la valutazione del bisogno da parte del servizio sociale professionale; - il lavoro di rete; - l’adozione del provvedimento che ne dispone l’ammissione al beneficio. Il servizio sociale professionale prende in carico il caso per promuovere, quando possibile, il superamento dello stato di bisogno STRATEGIA ATTIVITA’ PREVISTE Entro l’anno 2011 avranno luogo le attività amministrative necessarie alla regolamentazione dell’azione e al convenzionamento con le strutture adeguate. TEMPISTICA A partire dall’anno 2012 si prevede la possibilità di procedere con le prese in carico Si evidenzia che attualmente non sono presenti sul territorio dell’ EAS strutture specifiche del “dopo di noi” Il responsabile dell’attuazione dell’azione è il responsabile dell’Ente di Ambito STRUTTURE ORGANIZZATIVE Sociale che provvederà ad adottare i provvedimenti amministrativi necessari ED OPERATIVE al convenzionamento con i soggetti privati e alla corresponsione della retta. e Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 116 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 PREVISTE RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE all’ammissione al beneficio dell’utente. L’assistente sociale del servizio sociale professionale attuerà le necessarie valutazioni preliminari per l’accertamento delle condizioni che determinano il ricovero e formulerà un piano d’intervento, di concerto con il personale della struttura, in cui verranno organizzati gli interventi in funzione del superamento del bisogno e della dimissione dell’utente quando ciò è possibile. Il lavoro di rete e fondamentale rispetto a quest’ultimo obiettivo. 2011 € 500 2012 € 1.000 2013 € 1.000 ANALISI DEI COSTI Per rispondere con tempestività alle esigenze di ricovero dell’utente è necessario garantire la presenza di procedure chiare di accesso che di comunicazione con il servizio sociale professionale. Nella fase di assessment a cura del Servizio Sociale Professionale, ove presente, la famiglia giocherà un ruolo attivo nell’iter di ammissione al STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE beneficio e continuerà a garantire la sua presenza secondo quanto stabilito nel ATTIVA, “contratto sociale” sottoscritto con lo stesso servizio. COMUNICAZIONE Gli standard strutturali che dovranno presentare le strutture di accoglienza INFORMAZIONE verranno definite in maniera concertata e partecipata con la cittadinanza e dovranno essere pubblicizzate attraverso la carta dei servizi. Davanti all’urgenza i bisogni dell’anziano verranno salvaguardati nell’ambito del Pronto Intervento Sociale. La Carta dei Servizi ne diffonde l’esistenza e le modalità di fruizione. AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE La responsabilità del controllo sull’attuazione dell’azione è del Responsabile del Servizio dell’Ente di Ambito supportato dall’Ufficio di Piano. La valutazione deve considerare i processi attivati ed i risultati in termini di salute prodotti. La valutazione sul processo fornisce informazioni per orientare la programmazione delle attività. Gli indicatori utilizzati sono di tipo quantitativo e devono sicuramente misurare: - i tempi medi di risposta; - il numero di utenti per i quali è stato svolto un lavoro con la rete/utenti totali, - verifiche condotte sulle strutture ospitanti. La valutazione sul risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del sistema di dare risposte in termini di salute. - la percezione della qualità della vita dell’utente, - la riduzione delle situazioni di abbandono. RISCHI E CRITICITA’ MODALITA’ DI La deresponsabilizzazione dei familiari è un rischi reale dell’azione. Pertanto, congiuntamente alla presa in carico risulta necessaria la stesura di un contratto sociale che coinvolgerà oltre all’utente interessato anche i suoi familiari. L’erogazione della prestazione verrà assicurata direttamente dall’EAS Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 117 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 GESTIONE DELL’AZIONE mediante la corresponsione di somme ai soggetti/strutture privati che ospiteranno l’anziano in regime di convenzione. COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) AREA PERSONE DIVERSAMENTE ABILI Scheda SERVIZIO DI TRASPORTO DISABILI LIVELLO CONCORRENTE Num. 5 Obiettivo TITOLO AZIONE IL SERVIZIO DI TRASPORTO OBIETTIVI Consentire al disabile la fruizione delle risorse presenti sul territorio: - aumentare nel disabile l’autonomia nella mobilità; - ridurre gli ostacoli del disabile nella fruizione dei servizi; - ridurre il compito assistenziale delle famiglia. A beneficiare degli interventi saranno i disabili gravi, certificati dall’azienda sanitaria, utenti dei servizi socio-sanitari ed educativi. Si prevede di prendere in carico 10 soggetti disabili. La soddisfazione del bisogno di autosufficienza nelle attività della vita quotidiana del disabile sosterrà la necessaria integrazione del soggetto tanto da garantirne il diritto alla cura, all’assistenza e allo studio. STRATEGIA Gravi deficit funzionali del soggetto nelle attività della vita quotidiana diventano ancora più gravi e fonte di svantaggio su di un territorio montano, caratterizzato da distanze importanti dai servizi e attività commerciali. L’ente di ambito sociale è pertanto chiamato a potenziare la capacità del sistema sociale a sostenere il disabile nel compito della autosufficienza e nella mobilità. Questa capacità di azione non può trascendere dall’attivazione di ogni risorsa, umana e strumentale, al fine di garantire l’economicità e la fattibilità della risposta. Il servizio sociale dell’ambito, subito dopo l’approvazione del Piano di Zona, in collaborazione con i comuni dell’ambito, con il volontariato organizzerà una rete di trasporto che vedrà il coinvolgimento dei mezzi e delle risorse umane degli stessi comuni. Esistono, infatti, sul territorio, mezzi comunali e del privato sociale parzialmente utilizzati che possono essere impiegati per le specifiche finalità. L’ente di ambito sociale intende fornire una risposta più capillare e flessibile ai bisogni di trasporto dei diversamente abili che salvaguardi il diritto all’assistenza e all’integrazione sociale. Pertanto si impegna a: 1. mappare tutte le risorse umane e strumentali presenti sul territorio e atte all’uso specifico; 2. mappare sul territorio i soggetti che presentano gravi limitazioni nella mobilità per assenza di risorse; 3. definire una rete funzionale (quando, quante volte, con quali mezzi) allo spostamento dei disabili su tutto il territorio ATTIVITA’ PREVISTE Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 118 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 dell’ambito; 4. definire gli standard di servizio. 5. stipulare delle convenzioni con i soggetti pubblici e privati da coinvolgere; 6. definire un regolamento del servizio;. Le prestazioni previste sono l’accompagnamento del disabile sui mezzi pubblici ed il trasporto. TEMPISTICA STRUTTURE ORGANIZZATIVE E OPERATIVE PREVISTE Il responsabile dell’attuazione dell’azione è il responsabile di servizio dell’ente di ambito sociale che sarà il referente per il sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della regione. Nelle attività di progettazione e organizzazione dell’azione il responsabile del servizio verrà supportato dall’ufficio di piano, mentre per le attività amministrative (regolamento, convenzionamento e presa in carico) si avvarrà del personale amministrativo dell’ente. L’erogazione delle prestazioni discenderà dall’organizzazione delle risorse del privato sociale e del pubblico. RISORSE FINANZIARIE – COSTO AZIONE Il costo del servizio di Trasporto viene coperto attraverso i finanziamenti del PLNA. 2011 € 0,00 2012 € 0,00 2013 € 0,00 ANALISI DEI COSTI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ATTIVA, COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE La diffusione del servizio verrà garantita nell’ambito del servizio di segretariato sociale. Gli standard, le modalità di accesso verranno diffusi attraverso la carta della cittadinanza sociale ed i bandi pubblici. Sono previsti tempi di attesa per la fruizione del servizio ed il cittadino potrà fruirne dietro specifica richiesta. AZIONI SUSSIDIARIE METODOLOGIE DI VALUTAZIONE RISCHI E CRITICITA’ MODALITA’ DI GESTIONE DELL’AZIONE Per la verifica dell’azione verranno condotte delle valutazioni di processo e di risultato. La responsabilità del controllo esterno sull’azione da parte dell’ente locale è affidata al responsabile del servizio dell’ente di ambito sociale che si avvarrà dell’apporto tecnico dell’Ufficio di Piano. I rischio è legato alla non economicità dell’azione. L’ente di ambito sociale gestirà direttamente l’azione organizzando le risorse presenti sul territorio e si avvarrà della collaborazione di organismi del privato sociale a cui corrisponderà delle somme a titolo di rimborso spesa. COSTO ORARIO DEL SERVIZIO (in caso di esternalizzazione) Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 119 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 SEZIONE V – GESTIONE DEL PIANO V.1. Composizione ed organizzazione Ufficio di Piano (max 30 righe) L’Ufficio di Piano è lo strumento esecutivo tramite il quale l’EAS provvede all’attuazione del Piano stesso con la traduzione dei contenuti del documento in azioni concrete sul territorio. L’Ufficio di Piano è composto dal personale amministrativo della Comunità Montana Peligna, in numero minimo di 3 componenti : Il Responsabile Amministrativo dell’Ente, n. 2 Responsabili del Procedimento dei Servizi Sociali Le funzioni attribuite all’Ufficio di Piano consistono principalmente in: - coordinamento delle attività e dei rapporti con i comuni e con gli altri soggetti coinvolti nell’attuazione del Piano; - promozione dell’integrazione gestionale ed operativa, con particolare riguardo all’integrazione socio-sanitaria e a interventi in materia di istruzione, formazione professionale e lavoro; - gestione dei servizi; - gestione unitaria delle risorse finanziarie conferite dai diversi soggetti interessati al piano; - gestione del processo di costruzione del sistema qualità sociale; - gestione del processo di costruzione della carta dei servizi; - gestione del sistema informativo locale e dei processi di documentazione e valutazione degli interventi; - integrazione del sistema informativo locale con quello regionale; - integrazione verticale con il soggetto erogatore degli interventi; - predisposizione degli atti per l’organizzazione e attuazione dei servizi per l’affidamento a terzi e loro regolamentazione; - elaborazione di progetti al fine di ottenere risorse economiche che norme comunitarie, statali o regionali riservino agli ambiti per la realizzazione di servizi e interventi sociali ; - predisposizione degli atti necessari alla rendicontazione delle spese. - Monitoraggio e valutazione del Piano di Zona Il contributo assegnato dalla regione Abruzzo con il Fondo “Incentivi per la gestione associata dei servizi sociali” è pari a 21412 euro per ciascuna annualità e a 10706 euro per il secondo semestre 2011. Il costo del personale dipendente della Comunità Montana Peligna che lavora per l’Ente d’ambito sociale, rimane a carico della Comunità Montana Peligna ed è evidenziato nel quadro delle spese, tra quelle sostenute da altri enti. Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 120 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 V.2. Informazione, comunicazione, partecipazione della cittadinanza e degli attori sociali sussidiari (max 30 righe) Il diritto di cittadinanza sociale, il diritto all’informazione e di comunicazione sociale rappresentano i principi cardine del sistema di welfare locale; Il concetto di partecipazione è strettamente collegato a quello di cittadinanza che non è solo appartenenza ad una comunità e diritto alle prestazioni ma, sottende un’attiva co-responsabilizzazione nella presa di decisioni sociali nel territorio e richiede la promozione della partecipazione attiva dei cittadini, considerati non più e non solo utenti, ma anche come protagonisti attivi nella programmazione e nella verifica dei servizi. La promozione della cittadinanza sociale viene fortemente ribadita dal PSR 2011-2013 che si propone tra l’altro come strumento di “ trasparenza e funzionalità programmatica al fine di favorire la reale e concreta partecipazione della cittadinanza e degli stekolders”- “I sistemi devono aprirsi al territorio, ai portatori di interesse e di competenze”. In questo senso l’EAS 17 avverte la necessità di garantire ai cittadini l’agevole e diretta conoscenza dei servizi territoriali attivi, delle informazioni necessarie all’attivazione di un intervento, le modalità di rappresentare istanze o orientamenti di bisogno, nonché gli strumenti attraverso i quali esprimere la propria valutazione in merito ai servizi socio-assistenziali locali. Una risposta efficace al diritto di informazione dei cittadini è la Carta di Cittadinanza Sociale strumento informativo di cui sé è dotato l’Ente d’Ambito a partire dal 2004 revisionato nel corso degli anni al fine di aggiornarne i contenuti. Un’ulteriore sfida per l’ambito sociale potrebbe essere quella di dare un valore aggiunto alla Carta favorendo la trasformazione del senso da semplice strumento divulgativo a vero e proprio Patto con la cittadinanza, in cui all’esposizione dei servizi, si uniscono metodologie di feedback e quindi , di reale tutela e sorveglianza da parte della comunità locale. Il principio di sussidiarietà, riconosciuto dalla Costituzione, si esplica concretamente, a livello locale, attraverso la partecipazione dei cittadini e dei partenariati sociali ai processi di elaborazione e di svolgimento di attività di utilità sociale. Per quanto concerne gli ambiti sociali, l’attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale, impone loro il ruolo di soggetto promotore di cittadinanza attiva con la responsabilità di riconoscere e valorizzare le organizzazioni del terzo settore (dal volontariato alle imprese sociali) così da accrescere la capacità di mobilitazione di nuove risorse formali ed informali presenti sul territorio. Pertanto, in riferimento all’art. 6 della Legge Quadro 328/2000, l’EAS 17 si impegnerà a predisporre una serie di iniziative informative e formative aperte a tutti gli attori del sistema finalizzate alla condivisione dei riferimenti culturali ed organizzativi caratterizzanti le fasi di costruzione e realizzazione del Piano di Zona. La spesa complessiva che L’EAS destinerà alle azioni per favorire il diritto di informazione, comunicazione e partecipazione sociale sarà di € 6000 per ogni annualità V.3. La formazione professionale degli operatori (max 30 righe) Il piano sociale regionale 2011-2013 individua una priorità strategica nella “qualificazione” dei servizi e delle prestazioni che conduce necessariamente al tema della formazione delle professioni sociali rimarcando che “la variabile risorse umane è universalmente riconosciuta come la più importante tra quelle che definiscono la qualità del lavoro in ambito sociale”. A livello europeo la Strategia di Lisbona ribadita dal Consiglio Europeo di Barcellona 2002, ha fissato come obiettivo strategico quello di rendere i sistemi di istruzione e formazione dei paesi Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 121 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 dell’Unione un punto di riferimento qualitativo a livello mondiale. In tale ottica, emerge la rilevanza del tema della formazione, iniziale e continua, degli operatori che devono necessariamente essere dotati di professionalità basate su un bagaglio di saperi, competenze specifiche e attitudini rapportati alla nuova domanda di welfare. La formazione degli operatori è la strategia fondamentale e principale nella prevenzione dei disservizi e della dequalità degli interventi. A tal fine, l’Ente Sociale di Ambito 17 nel rapporto contrattuale con il soggetto affidatario prevede deve essere caratterizzato non solo da una oltre alla puntuale definizione dei requisiti professionali minimi richiesti per l’erogazione di determinate prestazioni anche la regolamentazione la pianificazione e l’organizzazione di azioni di formazione continua e permanente. Azioni di formazione continua garantite direttamente dalla Società e/o dalla partecipazione ad iniziative organizzate dalla Regione e dalla Provincia. La formazione in ingresso e permanente deve caratterizzare le politiche di gestione del personale del soggetto affidatario dell’erogazione degli interventi. Annualmente il responsabile del servizio dell’ente locale condividerà con il soggetto erogatore l’analisi del fabbisogno formativo degli operatori e valuterà i possibili obiettivi da perseguire con relative azioni, tempistica di erogazione e verifica. La formazione continua dovrà riguardare non solo gli operatori ma anche il livello direttivo. Di contro l’Ente Locale di Ambito si impegna a promuovere azioni di formazione dei propri dipendenti al fine di favorire l’adozione e l’utilizzo di metodologie, strumenti e sistemi informativi adottati dalla Regione utili all’attuazione del piano e all’innovazione del sistema. I costi della formazione degli operatori sono a totale carico della società affidataria dell’erogazione degli interventi. VI. GLI ATTI ALLEGATI 1. Verbale di approvazione della Conferenza dei Sindaci del Profilo Sociale dell’EAS 17 2. Accordo di Programma ASL 3. Accordo formale di concertazione Sindacale 4. Elenco degli estremi delle deliberazioni di approvazione del Piano di Zona di tutti i Consigli Comunali dei Comuni dell’Ambito 17 5. Tabella Costi Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 122 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 INDICE AMBITO TERRITORIALE SOCIALE GRUPPO DI PIANO Descrizione del processo di formazione del Piano di Zona SEZIONE I – PROFILO SOCIALE I.1. Gli indicatori di impatto e di strategia contesto dell’Ambito territoriale I.2. Elaborazione ed analisi del contesto sociale generale dell’Ambito Territoriale I.3. Valutazione di impatto dei risultati della precedente programmazione I.4. Analisi del sistema locale di offerta di servizi alla persona I.5. Domanda ed offerta di servizi socio-assistenziali in ATS SEZIONE II – OBIETTIVI DEL PIANO II.1. Gli obiettivi del Piano di zona e gli indicatori II.2. Azioni proposte II.3. Valutazione di impatto sociale del Piano di Zona 2011-2013 (gli standard di sistema) SEZIONE III – SISTEMA LOCALE DEI SERVIZI III.1. I livelli essenziali di assistenza del Piano di Zona 2011-2013 III.2. Strategie per il welfare globale III.3. Il sistema locale di accesso SEZIONE IV – AREE PRIORITARIE DI BISOGNO E SERVIZI IV.1. LIVELLI ESSENZIALI GENERALI IV.1.1. Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi IV.1.2. Servizi ed interventi 1. Segretariato sociale 2. Servizio sociale professionale 3. Pronto intervento sociale 4. Punto unico di accesso 5. Servizi di contrasto al child abuse IV.2. AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA IV.2.1. Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 123 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 IV.2.2. Servizi ed interventi 1. Servizio Nido per la prima infanzia 2. Assistenza domiciliare minori 3. Servizio di affido familiare e servizio adozioni 4. Comunità educativa per minori 5. Centro Gioco 6. Centri di aggregazione giovanile 7. Centri ricreativi interculturali 8. Animazione estiva 9. Contributi economici 10. Mediazione culturale nelle scuole 11. Fondo Minori 12. La casa delle donne IV.3. INTERVENTI SPECIALI IV.3.1. Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi IV.3.2. Servizi ed interventi 1. Assistenza domiciliare socio-educativa per disabili 2. Assistenza domiciliare sociale per soggetti con disturbi psichiatrici 3. Centro diurno per l’autismo 4. Borse lavoro IV.4. AREA PERSONE ANZIANE IV.4.1. Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi IV.4.2. Servizi ed interventi 1. Assistenza domiciliare anziani 2. Assistenza domiciliare integrata per anziani non autosufficienti 3. Telesoccorso e teleassistenza 4. Centro diurno 5. Integrazione rette IV.5. AREA PERSONE DIVERSAMENTE ABILI IV.5.1. Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi IV.5.2. Servizi ed interventi 1. Assistenza domiciliare disabili 2. Assistenza domiciliare integrata disabili 3. Assistenza per l’autonomia e la comunicazione degli studenti disabili in condizione di gravità 4. Integrazione rette per l’ospitalità in strutture del “dopo di noi” 5. Servizio Trasporto SEZIONE V – GESTIONE DEL PIANO Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 124 di 125 COMUNITÀ MONTANA PELIGNA ATS N 17 VALLE PELIGNA PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013 V.1. Composizione ed organizzazione Ufficio di Piano V.2 . Informazione, comunicazione, partecipazione della cittadinanza e degli attori sociali sussidiari V.3. La formazione professionale degli operatori SEZIONE VI. GLI ATTI ALLEGATI 6. Verbale di approvazione della Conferenza dei Sindaci del Profilo Sociale dell’EAS 17 7. Accordo di Programma ASL 8. Accordo formale di concertazione Sindacale 9. Elenco degli estremi delle deliberazioni di approvazione del Piano di Zona di tutti i Consigli Comunali dei Comuni dell’Ambito 17 10. Tabella Costi PIANO FINANZIARIO Quadro delle entrate 2011 Quadro delle spese 2011 Quadro delle entrate 2012 Quadro delle spese 2012 Quadro delle entrate 2013 Piano Sociale di zona 2011-2013 Pagina 125 di 125