COMUNITÀ MONTANA PELIGNA
ATS N 17 VALLE PELIGNA
PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013
AMBITO TERRITORIALE SOCIALE N 17
VALLE PELIGNA
Piano Sociale Regionale 2011-2013
Piano di zona 2011-2013
STESURE
Piano di Zona
Data sottoscrizione
accordo di
programma
01
02
03
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AMBITO TERRITORIALE SOCIALE
n. 17
VALLE PELIGNA
Ente di Ambito
Sociale:
COMUNITÁ MONTANA PELIGNA
Comuni
1
2
3
4
5
6
7
8
ANVERSA DEGLI ABRUZZI
BUGNARA
CAMPO DI GIOVE
CANSANO
COCULLO
CORFINIO
INTRODACQUA
PACENTRO
Provincia
Azienda USL
Distretto/i
Sanitario/i di Base
9
10
11
12
13
14
15
16
PETTORANO SUL GIZIO
PRATOLA PELIGNA
PREZZA
RAIANO
ROCCACASALE
SCANNO
VILLALAGO
VITTORITO
L’AQUILA
L’AQUILA-AVEZZANO-SULMONA
N3 PELIGNO
GRUPPO DI PIANO
(indicare nominativi e rappresentanze dei componenti del Gruppo di Piano)
Nominativo
Organismo rappresentato
Comune
di
Pratola
– Coord. Conferenza dei Sindaci
Antonio De Crescentis
Comunità Montana Peligna
Antonio Carrara
Comune di Cansano – Conferenza dei Sindaci
Mario Ciampaglione
Michele De Capite Mancini Comune di Pacentro – Conferenza dei Sindaci
Azienda USL
Salvatore La Civita
Comunità Montana Peligna
Marcello Soccorsi
Comunità Montana Peligna
Mario Di Piero
Comunità Montana Peligna
Carla Di Cesare
Coop. Horizon Service
Francesca Russo
Coop. Horizon Service
Simona Marino
A.I.A.S. - Sulmona
Domenico Susi
A.N.F.A.S.S. -Sulmona
Ivana Boccia
Dipartimento Giustizia Minorile – Servizio Sociale Minorenni
Cinzia Carlone
Provincia dell’Aquila
Anna Mastropietro
Provincia dell’Aquila
Lina Di Donato
C.I.P.A.
Domenico Boiocchi
Istituto Comprensivo Valle Sagittario
Loredana Antonelli
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Descrizione del processo di formazione del Piano di Zona (max 30 righe)
L’avvio del processo programmatorio per la predisposizione del Piano di zona 2011/2013 è stato
disposto dalla Conferenza dei Sindaci dell’Ente d’Ambito Sociale nel corso della riunione del 6
aprile 2011.
Al riguardo la Conferenza dei Sindaci ha preliminarmente preso atto dell’approvazione del Piano
Sociale Regionale 2011/2013 nel quale sono, tra l’altro, delineate le procedure per la costruzione del
Piano di zona, definendo le modalità istituzionali e operative per il funzionamento della Conferenza
medesima, contenute in un apposito Regolamento approvato nel corso della seduta in parola. Dopo
aver provveduto a confermare quale Coordinatore della Conferenza il Dr. Antonio De Crescentiis,
Sindaco del Comune di Pratola Peligna, ha programmato gli incontri con le organizzazioni sindacali
per la sottoscrizione dell’accordo formale di concertazione. Ha quindi proceduto a stabilire le
modalità di composizione del Gruppo di Piano, del quale avrebbero dovuto far parte, oltre al
Coordinatore della Conferenza, due rappresentanti dei Comuni dell’Ambito e rappresentanti
dell’Amministrazione Provinciale dell’Aquila, della AUSL Avezzano-Sulmona-L’Aquila, delle
Istituzioni Scolastiche, delle Cooperative Sociali e delle Associazioni di volontariato, oltre a
componenti dell’Ufficio di Piano dell’Ente.
Il 13 maggio 2011. nel corso della seduta d’insediamento, il Gruppo di Piano ha disposto per la
nomina di un proprio coordinatore, per la elaborazione del proprio regolamento di funzionamento e
per la predisposizione del calendario dei lavori per la realizzazione del Piano di zona.
Il 24 maggio 2011 il Gruppo di Piano, dopo aver proceduto alla valutazione della precedente
programmazione del Piano di zona 2007/2009, ha preso in esame la documentazione del profilo
sociale dell’Ambito 17 e definito gli obiettivi essenziali da proporre alla Conferenza dei Sindaci.
In data 24 maggio 2011 la Conferenza dei Sindaci ha approvato il profilo sociale dell’Ambito 17 e
definito priorità e risorse.
Il 31 maggio 2011 il Presidente dell’Ente d’Ambito e il Coordinatore della Conferenza dei Sindaci
hanno incontrato le organizzazioni sindacali CGIL, CISL. UIL e CONSAL per raccoglierne
suggerimenti propedeutici alla sottoscrizione dell’accordo formale di concertazione per il Piano di
zona.
Il 1 giugno 2011 il Presidente dell’Ente d’Ambito e il Coordinatore della Conferenza dei sindaci
hanno incontrato Enti Pubblici, Istituzioni Scolastiche, Associazioni di Volontariato e responsabili
di strutture per anziani, per una concertazione sul Piano di zona e per raccoglierne proposte.
All’incontro ha partecipato anche l’assessore alle politiche sociali della Provincia
dell’Amministrazione.
Il 16 giugno 2011 il Gruppo di Piano ha proposto l’approvazione del Piano di zona 2011/2013 alla
Conferenza dei Sindaci.
Il 17 giugno 2011 l’Ente d’Ambito ha sottoscritto l’accordo formale di concertazione per il Piano di
zona con le Organizzazione sindacali CGIL, CISL, UIL e CONFSAL.
Il 17 giugno 2011 la Conferenza dei Sindaci ha proceduto all’approvazione del Piano di zona dei
Servizi Sociali 2011/2013.
Il Piano di zona è stato, quindi, trasmesso ai Comuni affinché i rispettivi Consigli lo approvino
urgentemente unitamente allo schema di accordo di programma e di convenzione. Analoga
operazione è stata fatta nei confronti del Direttore Generale dell’Azienda USL affinché, con proprio
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provvedimento, approvi sia il Piano di zona che lo schema di accordo di programma. L’assemblea
generale della Comunità Montana è chiamata a licenziare tale adempimento nel corso della riunione
consiliare convocata per il 21 giugno 2011.
Si rammenta che i Comuni dell’Ambito 17, alla vigilia dell’avvio della programmazione del Piano di
zona 2007/2009, hanno provveduto a individuare la Comunità Montana quale Ente d’Ambito
Sociale. I provvedimenti consiliari di individuazione
sono già in possesso del Servizio
Programmazione Politiche Sociali della Giunta Regionale d’Abruzzo.
La sottoscrizione dell’accordo di programma approvativo del Piano di zona da parte degli attori che
vi hanno aderito, (Ente d’Ambito, Comuni e AUSL) avverrà entro il 28 giugno 2011.
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SEZIONE I - PROFILO SOCIALE LOCALE
1.1. Gli indicatori di impatto e di strategia contesto dell’Ambito territoriale (a cura ATS)
COD.
A.n.E
A.1.E
A.2.E
A.3.E
A.4.E
A.5.E
A.6.E
A.7.E
A.8.E
B.n.E
B.1.E
B.2.E
B.3.E
B.4.E
B.5.E
C.n.E
C.1.E
C.2.E
C.3.E
C.4.E
C.5.E
C.n.E
D.1.E
D.2.E
D.3.E
D.4.E
D.5.E
D.6.E
S
S.1
S.2
S.3
S.4
S.5
S.6
S.7
INDICATORE
Indicatori di impatto dei livelli
essenziali (Infanzia, giovani e famiglia)
Tasso copertura posti asili nido /servizi
integrativi per la prima infanzia per
popolazione della classe di età 0-2 anni
Tasso di partecipazione giovanile 15-25 anni ai
servizi attivati
Tasso di copertura su totale famiglie
Tasso copertura su totale famiglie con persone
diversamente abili
Numero affidi e adozioni
Numero bambini e famiglie seguite
Numero minori in comunità
Numero segnalazioni casi violenza ai minori
Indicatori di impatto dei livelli
essenziali (Inclusione sociale)
Tasso copertura servizi di inclusione per
gruppo target
Percentuale di progetti personalizzati con
reddito di inserimento su totale utenti
Tasso di accessi con ISEE su tot. Utenti
Percentuale progetti integrati su totale utenti
Numero contatti e interventi Pronto Intervento
Sociale
Indicatori di impatto dei livelli
essenziali (Anziani)
Tasso di copertura domiciliarità
Tassi copertura servizio domiciliare h/utente
Numero utenti assistiti a distanza
Tasso copertura anziani non autosufficienti
N. attività continue di auto-mutuo-aiuto per
anziani
Indicatori di impatto dei livelli
essenziali (Disabilità)
Tasso copertura servizio domiciliare disabili
Numero di persone diversamente abili fruitori
assistenza scolastica specialistica/media oraria
di assistenza
Percentuale di progetti personalizzati su tot.
popolazione disabile
Numero posti disponibili di comunità “dopo di
noi”
Tasso copertura servizi diurni su tot. pop.
disabile
Numero pers. con disagio mentale in carico
Indicatori di strategia
Percentuali di spesa per area Infanzia, giovani
e famiglia
Percentuali di spesa per area Inclusione sociale
Percentuali di spesa per area Anziani
Percentuali di spesa per area Disabilità
Percentuale di spesa dei livelli essenziali
Quote investite Azienda Usl e Ambito per
integrazione
Punti Unici di Accesso attivati nell'ambito
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INDICATORE AMBITO
CATEGORIA
INDICATORE
7,0
Impatto LIVEAS
6,8
Impatto LIVEAS
0,06
Impatto LIVEAS
Impatto LIVEAS
2
8
5
28
Impatto LIVEAS
Impatto LIVEAS
Impatto LIVEAS
Impatto LIVEAS
Impatto LIVEAS
0
Impatto LIVEAS
1,4
0
Impatto LIVEAS
Impatto LIVEAS
3
Impatto LIVEAS
0,83
0,66
25
0,64
Impatto LIVEAS
Impatto LIVEAS
Impatto LIVEAS
Impatto LIVEAS
Impatto LIVEAS
---
Impatto LIVEAS
0,30
Impatto LIVEAS
Impatto LIVEAS
0
Impatto LIVEAS
0
Impatto LIVEAS
8
Impatto LIVEAS
20,79%
Strategia
15,98%
11,42%
33,10%
77%
Strategia
Strategia
Strategia
Strategia
Strategia
Strategia
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S.8
S.9
S.10
Percentuale di finanziamento da parte ambito
Percentuale di compartecipazione utenza
Quota pro-capite investita utente per servizio
9,7%
3,4%
€ 46,5
Strategia
Strategia
Strategia
1.2 Elaborazione ed analisi del contesto sociale generale dell’Ambito
Territoriale (max 120 righe)
Il territorio di riferimento dell’Ambito Sociale 17 denominato “Valle Peligna” può essere descritto
nei suoi tratti essenziali rimandando ai seguenti profili:
GEO-MORFOLOGICO
il territorio è caratterizzato da una superficie prevalentemente montana e dalla presenza di aree
a forte valenza ambientale. La morfologia e l’orografia dell’area influiscono negativamente sulla
mobilità della popolazione residente contribuendo al fenomeno dell’isolamento socioambientale e della marginalizzazione territoriale.
DEMOGRAFICO
il progressivo invecchiamento della popolazione con l’accentuarsi dello squilibrio tra la fascia
degli anziani e quella dei giovani; il calo delle nascite, il trend di crescita continuo della
popolazione straniera; la trasformazione delle unità famiglia in nuclei sempre più ristretti
(media di 2,39 componenti) rappresentano i tratti caratteristici, e ormai consolidati, della
struttura della popolazione locale.
SOCIALE
la crisi occupazionale che la Valle Peligna vive da diversi anni sta determinando la crescita del
livello di disoccupazione anche tra i giovani. La precarietà lavorativa ed economica rappresenta,
purtroppo, la realtà di tante famiglie residenti e la minaccia incombente per tante altre. Detta
situazione di instabilità contribuisce alla comparsa, nella popolazione locale, di nuove forme di
fragilità e vulnerabilità sociale. All’interno della Comunità Locale crescono sentimenti di
sfiducia e demotivazione a causa delle poco incoraggianti prospettive di vita per il futuro.
ECONOMICO
il sistema produttivo, profondamente inserito nel sistema locale del lavoro di Sulmona, è
interessato, da diversi anni, da una fase congiunturale negativa con il progressivo indebolimento
della struttura economica locale a seguito della chiusura di tante imprese industriali che nel
passato hanno creato ricchezza e lavoro. Particolarmente critico rimane il mercato del lavoro che
non sembra evidenziare segnali positivi di ripresa con tutti i risvolti di natura sociale che questo
comporta.
L’Ambito Sociale 17 raggruppa 16 comuni dislocati su un territorio di 627,16 KMQ:
Anversa degli Abruzzi
Cocullo
Pettorano Sul Gizio
Roccacasale
Bugnara
Corfinio
Pratola Peligna
Scanno
Campo di Giove
Introdacqua
Prezza
Villalago
Cansano
Pacentro
Raiano
Vittorito
L’EAS 17 sotto il profilo amministrativo comprende una sola Provincia (L’Aquila), una sola
Comunità Montana, una sola Azienda Sanitaria (ASL n.1 L’aquila-Sulmona-Avezzano) con 1
Distretto Sanitario di Base di Sulmona e n.3 presidi distrettuali di Scanno – Pratola Peligna –
Castelvecchio Subequo.
L’Ambito Sociale 17 mostra una popolazione residente pari a n. 24.838 abitanti (dati Istat 2009).
I COMUNI
L’Ambito Sociale 17 coincide con il territorio della Comunità Montana Peligna, area interna della
regione Abruzzo.
La caratteristica del comprensorio è data dalla sua frammentazione in numerose unità di governo
(16) di dimensioni assai ridotte che di conseguenza porta alla “dispersione” delle piccole realtà
insediative. Questa “diffusività” del territorio trova un elemento di polarizzazione nel Comune di
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Sulmona, centro ove convergono i principali servizi amministrativi, sanitari, commerciali e
scolastici della zona.
Siffatta situazione determina difficoltà di accesso e di fruizione dei servizi per le fasce più deboli e
fragili della popolazione residenti nei comuni più piccoli e decentrati dell’area.
LA POPOLAZIONE
La crisi della Valle Peligna mostra il suo volto inequivocabile anche dal punto di vista demografico.
Da alcuni anni a questa parte, infatti, il saldo demografico naturale, ossia la differenza tra nascite e
morti, colloca la Valle Peligna, agli ultimi posti in Abruzzo.
L’attuale fase demografica dell’Ambito è caratterizzata da un lieve decremento della popolazione che
si pone in controtendenza rispetto sia al periodo precedente (2001-2005) sia rispetto all’andamento
di crescita costante registrato a livello regionale nello stesso periodo.
Infatti la popolazione residente nel periodo 2005-2009 è diminuita di 61 unità passando da 24.899
a 24.838 abitanti (di cui n. 12.183 maschi e n. 12.715 femmine)
La contrazione della popolazione è legata al saldo naturale fortemente negativo (- 181) che, a
differenza degli anni precedenti, non viene compensato dal saldo migratorio attivo.
Il saldo naturale negativo potrebbe essere il segnale di un processo di recessione demografica
endogena strettamente connessa al fenomeno della denatalità.
Denatalità e invecchiamento, considerati complessivamente, rischiano di destabilizzare ed
alterare gli equilibri economici e sociali del territorio.
In conclusione,
L’Ambito Sociale 17, area dell’entroterra abruzzese, vive una realtà di forte crisi che attanaglia,
ormai, ogni settore della vita del territorio dal quale emergono “i primi segnali” denotanti un
calo di vitalità demografica
LA POPOLAZIONE STRANIERA
La popolazione straniera nell’Ambito Territoriale 17 è in continua crescita in linea con i valori
regionali. Nell’ anno 2009 risultavano residenti sul territorio di riferimento n. 1.329 cittadini
stranieri contro i n. 1263 dell’anno 2008 con un aumento di 61 unità.
La popolazione straniera tra il 2008 ed il 2009 evidenzia una variazione percentuale positiva del +
4, 58 %.
Estendendo l’analisi su un periodo più lungo e considerando i dati di alcuni anni addietro il trend di
crescita positiva è ben evidente tanto che nel 2003 l’incidenza degli stranieri sul totale della
popolazione locale era pari al 2,74% nel 2005 raggiunge il 3,7% e quindi si assesta al 5,35% nel
2009.
Le comunità maggiormente rappresentate sono quella Albanese (25%), quella Rumena (23%) e
quella Macedone (19%), in linea con le tendenze registrate nel territorio provinciale, ad eccezione
della comunità Marocchina che ha una considerevole presenza nella Provincia ma scarsa
nell’Ambito.
Nel dettaglio, nell’area della Valle Peligna la popolazione immigrata proveniente dalle nazioni prima
citate rappresenta circa il 67,00% del totale della popolazione straniera.
Il 24% degli stranieri soggiornanti nell’ambito sociale sono minori (n.319).
Gli alunni stranieri che frequentano le scuole del distretto scolastico di Sulmona rappresentano
circa il 5% di tutti gli alunni.
Risulta, inoltre, che sull’intera area di interesse siano presenti:
n.646 famiglie con almeno un componente straniero
n. 477 famiglie il cui capofamiglia è uno straniero.
LA FAMIGLIA
Nell’Ambito Sociale 17 sono presenti N. 10.376 famiglie (anno 2009) con la seguente caratteristica:
si tratta di nuclei tendenzialmente più piccoli rispetto alla media regionale: 2,39 componenti medi
contro il 2,48 della Regione.
In generale, si può affermare che, sulla scia dei cambiamenti in atto a livello nazionale e
regionale, anche le famiglie residenti nell’Ambito 17 stanno attraversando un periodo di
trasformazione.
Per quanto riguarda le tipologie familiari prevalenti nell’Ambito sicuramente da sottolineare è il
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modello familiare che presenta un solo componente che rappresenta circa il 30% del totale.
Si tratta in gran parte di nuclei familiari composti da una donna sola rimasta vedova: nel territorio
della Comunità Montana Peligna ve ne sono più di 2000.
Nelle famiglie mono-genitoriali, in linea generale, prevale la presenza della madre sul padre.
La tendenza generale è quella che evidenzia, come già accennato, la crescita dei nuclei
composti da una persona sola (spesso di età pari e superiore ai 65 anni), l’aumento del numero
delle coppie senza figli; la diminuzione delle coppie con figli, inoltre, le famiglie con un anziano
sono più numerose rispetto a quelle con minori.
IL LAVORO
La situazione di crisi occupazionale della Valle Peligna sta provocando un netto ridimensionamento
del settore industriale con la chiusura di molte fabbriche a Sulmona che si ripercuote su tutto il
territorio.
L’indice di iscrizione nelle liste di collocamento del Centro per l’Impiego di Sulmona è uno dei più
alti d’Abruzzo.
Il tasso di disoccupazione di riferimento per l’ Ambito è del 9,2 % ( la Valle Peligna è inserita
nel Sistema Locale del Lavoro di Sulmona), si tratta di un valore tra i più alti in Abruzzo.
Si precisa, che il suddetto dato si riferisce a qualche anno fa; in un progredire negativo del
fenomeno, si può sicuramente affermare che, attualmente, la disoccupazione mostra valori
più alti e preoccupanti.
Ulteriori elaborazioni portano ad evidenziare che il tasso di disoccupazione in provincia
dell’Aquila ( 9,9%) è nettamente superiore ai valori regionali (8,1%) e nazionali (7,8%).
Va sottolineato che la disoccupazione giovanile pur presentando a livello regionale un valore
inferiore (24,0%) rispetto a quello nazionale (25,4%), mostra un notevole incremento dal 2008 al
2009, ciò significa che è aumentato il numero di giovani dai 15 ai 24 anni che è in cerca di un
occupazione.
In Abruzzo circa un giovane su tre è senza lavoro.
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I.3 Valutazione di impatto dei risultati della precedente programmazione
(max 60 righe)
Nell’ Area Infanzia, Giovani e Famiglia erano stati individuati i seguenti obiettivi:
1. sostenere la genitorialità;
2. contrastare l’allontanamento del minore dalla propria famiglia d’origine;
3. favorire la solidarietà tra famiglie e il mutuo-aiuto;
4. prevenire che situazioni di disagio diano vita a gravi forme di emarginazione;
5. sostenere la realizzazione dei giovani;
6. aumentare la fruizione dei servizi per libera iniziativa dell’utenza;
7. sostenere l’incontro tra domanda ed offerta;
8. ridurre la stigmatizzazione delle famiglie in difficoltà;
9. potenziare la capacità delle famiglie in genere;
10. promuovere e sostenere il lavoro delle donne;
11. favorire il diritto al gioco del minore.
Facendo riferimento agli indicatori di impatto previsti per la specifica area di intervento si
rileva quanto segue :
- la riduzione del numero dei minori ricoverati in struttura in funzione della maggiore
attivazione di interventi di carattere educativo domiciliare;
- la percentuale di prese in carico segnalate dall’Autorità Giudiziaria al fine di garantire la
tutela minorile è stato circa il 10%; tale valore pare costante nel corso degli anni;
- l’ampliamento sul territorio dell’offerta di servizi educativi per la prima infanzia
raggiungendo un tasso di copertura posti asili nido/servizi integrativi di circa 7,00
- l’ aumento di minori/famiglie in carico al servizio di assistenza domiciliare socio-educativa
pari a n. 8 (nell’anno 2010).
- la realizzazione di n.2 progetti di affido familiare;
- l’incremento del numero di giovani frequentanti i Centri di Aggregazione Giovanile pari a n.
140 (nell’anno 2009)
- potenziamento e differenziamento delle attività realizzate nella programmazione annuale dei
Centri Ricreativi Interculturali che ha prodotto un maggiore coinvolgimento dei bambini del
territorio pari a n. 2131 (per l’anno 2009)
Nell’ Area Integrazione ed inclusione Sociale era stato prefissato il seguente obiettivo:
1. contrastare ogni forma di emarginazione ed esclusione sociale legata a fattori economici,
culturali, sociali e personali.
I risultati raggiunti rispetto agli indicatori previsti evidenziano:
- crescita costante di interventi economici a favore delle persone e delle famiglie in condizione
di disagio economico;
- ampliamento della rete dei servizi coinvolti nelle azioni di inserimento lavorativo ed aumento
del numero di aziende disponibili ad impiegare i soggetti svantaggiati;
- mantenimento del numero di interventi di mediazione linguistica e culturale e limitato
potenziamento degli interventi di intercultura.
Gli obiettivi di salute previsti per l’Area Anziani erano:
1. contrastare la solitudine del soggetto anziano;
2. contrastare e prevenire l’istituzionalizzazione del soggetto anziano non autosufficiente;
3. tutelare l’anziano povero e solo.
I risultati rilevati sulla base degli indicatori prefissati sono stati:
- il numero di utenti anziani in condizione di povertà estrema seguiti dal servizio sociale
professionale è stato pari a n.12
- il numero di utenti anziani in condizione di non autosufficienza seguiti dal servizio sociale
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professionale è stato pari a n. 141
la riduzione del numero di anziani presi in carico dall’EAS 17 per l’inserimento in casa di
riposo;
- durata media accesso domiciliare pari a 1,10 ora per ciascun utente;
- nel servizio domiciliare sociale a favore degli anziani si sono avute in media due nuove prese in
carico al mese
- il numero degli utenti seguiti attraverso il Telesoccorso è stato pari a n. 26.
Gli obiettivi da perseguire per l’Area Disabili nel triennio erano:
1. sostenere la famiglia del disabile per prevenire situazioni di crisi e di istituzionalizzazione del
soggetto disabile;
2. sostenere, in genere, la capacità di azione del disabile e della sua famiglia;
3. garantire l’integrazione gestionale ed operativi degli interventi scolastici;
4. contrastare il pregiudizio che vede il disabile incapace di realizzazione.
Nello specifico si evidenzia un:
- maggior livello di autonomia dei disabili presi in carico attraverso la definizione di interventi
individualizzati in accordo con i servizi socio-sanitari territoriali coinvolti nella presa in carico;
- Sperimentazione di proposte laboratoriali e attività ricreative di carattere temporaneo
(periodo estivo) a favore dei disabili; maggior numero di utenti disabili in carico nel servizio di
integrazione scolastica specialistica pari a n. 24 utenti di cui il 35% frequentante la scuola
secondaria inferiore e/o superiore
- il numero medio di ore di assistenza erogate per ciascun alunno disabile per l’assistenza
scolastica specialistica è di 332.
Tutti gli utenti ammessi a beneficiare degli interventi socio-assistenziali ed educativi sono stati
presi in carico attraverso la predisposizione di progetti individuali personalizzati
scaturiti da una valutazione multidimensionale dei bisogni .
In tutte le aree di intervento sono stati garantiti i livelli essenziali di assistenza
-
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I.4. Analisi del sistema locale di offerta di servizi alla persona (max 60
righe)
Sul territorio di riferimento i servizi alla persona hanno conosciuto negli ultimi anni un
importante incremento in termini di offerta sia nel settore privato che nel settore pubblico.
La programmazione sanitaria e sociale ha spinto i soggetti istituzionali a organizzare gli
interventi territoriali in funzione del benessere del cittadini.
Questa pluralità di servizi rimane, ancora, caratterizzata da una certa frammentarietà e da una
scarsa integrazione delle risorse. Non sono presenti sul territorio servizi che prevedono
l’integrazione gestionale ed operativa degli interventi socio-sanitari.
Il mondo del Volontariato sta crescendo proponendosi nel territorio con azioni ed interventi
di sensibilizzazione e formazione/informazione sulle tematiche di interesse e sperimentandosi in
interventi coerenti alle finalità specifiche.
La Comunità Montana Peligna ha garantito l’istituzione e la gestione dei livelli essenziali di
assistenza previsti nel Piano di Zona 2007-2009. L’erogazione degli interventi è stata affidata ad
una Società Cooperativa di tipo A. Di seguito vengono elencati i servizi presenti e gli interventi
attivati:
1. servizi sociali gestiti dall’Ambito Sociale e relative fonti di finanziamento;
2. servizi ed interventi garantiti dalla Provincia di L’Aquila
3. servizi sanitari gestiti dall’Azienda Sanitaria Locale n.1 L’Aquila-Avezzano- Sulmona,
4. servizi sociali e sanitari gestiti dal Privato
5. interventi delle Associazioni di Volontariato
Servizi garantiti dall’Ente d’Ambito Sociale 17
1. Servizi generali
Servizio di segretariato sociale (PDZ)
Servizio sociale professionale (PDZ)
Borse lavoro (PDZ)
Contributi economici/Buoni Acquisto (PDZ)
Interventi volti alla promozione dell’affido familiare (PDZ)
Formazione adulti per potenziare le capacità di lettura del disagio (PDZ)
Trasporto (PDZ)
Animazione estiva per minori (L.285)
Centro di servizi e consulenza per la tutela degli immigrati (Piano territoriale a favore della
popolazione straniera)
2. Servizi domiciliari
Assistenza domiciliare sociale anziani (PDZ)
Assistenza domiciliare sociale handicap (PDZ –L.162)
Assistenza domiciliare sociale ai soggetti affetti da patologia psichiatrica (PDZ)
Assistenza domiciliare socio-educativa per minori (PDZ)
Assistenza domiciliare socio-educativa per disabili (L.R95/95)
Assistenza domiciliare per sogg. non autosufficienti (Piano Locale Non Autosufficienza
2008/2009)
Telecontrollo e telesoccorso
3. Servizi intermedi
Nido in famiglia/ Centro Gioco Raiano (L.R95/95)
Centro Ricreativi Interculturali per minori (L.285)
Assistenza scolastica per l’autonomia e la comunicazione (PDZ)
Centro diurno per disabili Ambito Sociale 17 – in fase di istituzione (L.162)
Interventi di interculturale nelle scuola
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ATS N 17 VALLE PELIGNA
PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013
Asilo Nido dei Pulcini (Comune di Pratola Peligna)
4. Servizi residenziali
Casa delle donne (L.95/95 proventi rette altri ambiti)
Integrazione retta per anziani non autosufficienti ricoverati in struttura (PDZ)
Servizi garantiti dalla Provincia di L’Aquila
1. Servizi generali
Pronto Intervento Sociale
Contributi economici straordinari a favore di italiani immigrati all’estero e definitivamente
rientrati in Italia
Contributi economici per acquisto e ristrutturazione abitazione a favore dei cittadini italiani
immigrati all’estero e definitivamente rientranti in Italia
2. Servizi domiciliari
Assistenza domiciliare per i non vedenti
Servizi gestiti dall’Azienda Sanitaria Locale
1. Servizi generali
Distretto Sanitario di Sulmona con n. 3 presidi distrettuali di:- Scanno - Pratola Peligna –
Castelvecchio Subequo.
Consultorio familiare di Pratola Peligna e Sulmona
Servizio di riabilitazione territoriale ASL“Via Gorizia”
Centro di Salute Mentale
Servizio per le Tossicodipendenza
Rimborsi spesa per il trasporto dei pazienti dializzati
Rimborsi spesa per i pazienti oncologici
Assistenza integrativa per soggetti affetti da celiachia
Interventi economici per nefropatici
Consegna ausili e presidi
Progetto Armonia
L’Altra Famiglia
2. Servizi domiciliari
Assistenza domiciliare infermieristica e riabilitativa (Azienda Sanitaria Locale)
3. Servizi intermedi
Centro Diurno G. Fapore
4. Servizi residenziali
Presidio Ospedaliero di Sulmona
Servizi gestiti da soggetti privati
1. Servizi generali
Gruppi di Aiuto Alcolisti
Servizio di riabilitazione privato Centro Bier
Pacchi viveri Croce Rossa
Punto di accoglienza Caritas
Banco Alimentare
2. Servizi intermedi
Centro Alzheimeir Casa Santa dell’Annunziata”
Centro diurno per disabili UNITALSI
Centro diurno San Francesco
Centro diurno G. Fapore
Asilo Nido Isola Felice
Asilo Nido Mary Poppins
Micro nido Il Mago di OZ
3. Servizi residenziali
Casa famiglia per minori “Il Girasole” - Raiano
RSA “San Domenico” – Villalago
Comunità “Il Castello” - Struttura riabilitativa residenziale per malati psichiatri – Anversa
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PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013
Casa di Riposo Villa Anni Sereni - Bugnara
Casa di Riposo Beato Mariano - Roccacasale
Casa di Riposo L. Cercone - Pacentro
Casa di riposo comunale di Corfinio
Casa di riposo – Cantone di Introdacqua
Casa di riposo S.Lucia - Sulmona
Casa di riposo Mons. Cercone - Sulmona
Residenza Sanitaria Assistita Papa Paolo VI - Raiano
Residenza per “Casa Santa dell’Annunziata” - Sulmona
Residenza Anziani Madonna del Borgo - Vittorito
Clinica di riabilitazione San Raffaele - Sulmona
I.5. Domanda ed offerta di servizi socio-assistenziali in ATS (max 60
righe)
TIPOLOGIA
SERVIZIO
Segretariato Sociale
Servizio Sociale
Professionale
Pronto Intervento Sociale
Assistenza Domiciliare
socio-educativa per minori
Centri ricreativi interculturali
Animazione estiva
Adozioni nazionali ed
internazionali
Affido familiare
Nido in famiglia
Casa delle donne
Centri di aggregazione
giovanile
Fondo di solidarietà per
minori allontanati dalla
famiglia
Reddito mimo di inserimento
Borse lavoro
Tirocini formativi
Interventi di intercultura
nella scuola
Contributi economici e buoni
acquisto
Assistenza domiciliare
sociale anziani
Telesoccorso e Telecontrollo
Integrazione rette per
Piano Sociale di zona 2011-2013
DOMANDA
2009
(valore in
unità)
OFFER
TA
2009
(valore in
unità)
SCOSTAMENT
O
(valore %)
881
276
881
276
Richieste soddisfatte 100%
Richieste soddisfatte 100%
1
2
1
2
Richieste soddisfatte 100%
Richieste soddisfatte 100%
2131
250
2
2131
250
2
Richieste soddisfatte 100%
Richieste soddisfatte 100%
Richieste s oddisfatte 100%
3
18
12
140
3
10
8
140
Richieste
Richieste
Richieste
Richieste
5
5
Richieste soddisfatte 100%
4
13
4
19
4
13
4
19
Richieste
Richieste
Richieste
Richieste
146
146
Richieste soddisfatte 100%
58
58
Richieste soddisfatte 100%
26
3
26
3
Richieste soddisfatte 100%
Richieste soddisfatte 100%
soddisfatte 100%
soddisfatte 55,5%
soddisfatte 66,6%
soddisfatte 100%
soddisfatte 100%
soddisfatte 100%
soddisfatte 100%
soddisfatte 100%
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ricovero in struttura
Assistenza domiciliare
sociale ai disabili
Assistenza domiciliare socioeducativa per disabili
Assistenza domiciliare
sociale per sogg. con
patologia psichiatrica
Assistenza scolastica per
l’autonomia e la
comunicazione
Trasporto disabili
28
28
Richieste soddisfatte 100%
12
12
Richieste soddisfatte 100%
8
8
Richieste soddisfatte 100%
24
24
Richieste soddisfatte 100%
12
12
Richieste soddisfatte 100%
SEZIONE II –OBIETTIVI DEL PIANO
Gli obiettivi del Piano di zona e gli indicatori

AREA A: MINORI-GIOVANI-FAMIGLIA
A.1.E.
A.2.E.
A.3.E.
A.5.E.
Obiettivo: Potenziare i servizi per la prima infanzia (modelli
proposti dalla L.R. 76/2000 o nuovi modelli sperimentali),
proponendo modelli flessibili ed innovativi per la cura dei bambini
nelle ore diurne.
Obiettivo: Sviluppare i servizi di socializzazione, in rete con le
istituzioni scolastiche e le associazioni locali, per la gestione
educativa del tempo libero dei bambini e dei ragazzi
Obiettivo: Potenziare i servizi di intervento domiciliare in favore
dei nuclei familiari con minori che vivono condizione di disagio,
marginalità, conflittualità
Obiettivo: Sostenere la genitorialità e il diritto del minore a
crescere nell’ambito di una famiglia
A.6.E.
Obiettivo: Potenziare i servizi di intervento domiciliare in favore
dei nuclei familiari con minori che vivono condizione di disagio,
marginalità, conflittualità
A.7.E.
Obiettivo : Favorire la crescita di minori con famiglie di origine
gravemente disfunzionali in contesti alternativi
A.8.E
Obiettivo: Incrementare le politiche di contrasto al fenomeno di
violenza, violenza domestica ai danni di donne e bambini
Obiettivo concorrente: garantire servizi di supporto agli istituti
scolastici per favorire l’integrazione di studenti stranieri con
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interventi di mediazione culturale
Obiettivo concorrente: garantire misure di sostegno alle
famiglie in condizione di disagio socio economico con riferimento ai
nuclei monogenitoriali ed alle ragazze madri
AREA B: INTERVENTI SPECIALI
D.6.E
D.1.E.
D.5.E.
Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la permanenza a
domicilio delle persone affette da disagio mentale potenziandone le
capacità di autonomia
Obiettivo: favorire la permanenza a domicilio delle persone
disabili realizzando interventi socio-educativi per promuoverne la
realizzazione personale.
Obiettivo: Favorire la promozione di strutture intermedie di
assistenza a ciclo semiresidenziale diurno (acquisizione maggiore
autonomia per disabili- alleggerimento del carico assistenziale delle
famiglie)
Obiettivo concorrente: Sperimentare l’ implementazione di sistemi
integrati ed attivi di inclusione sociale (formativa, occupazionale, di
cittadinanza)

AREA C: ANZIANI
C.1.E.
C.2.E.
C.3.E.
C.4.E.
Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la permanenza a
domicilio delle persone anziane
Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la permanenza a
domicilio delle persone anziane
Obiettivo: sostenere la fragilità degli anziani attraverso la tutela a
distanza e la sorveglianza attiva.
Obiettivo: Favorire le cure domiciliari per i soggetti non
autosufficienti
Obiettivo: Garantire la permanenza in struttura agli anziani che
necessitino di ricovero e assistenza continua e che non hanno la
capacità reddituale e patrimoniale sufficiente per far fronte al
pagamento.
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Obiettivo: Favorire azioni che promuovano la socializzazione degli
anziani in condizione di emarginazione e solitudine, anche a causa di
isolamento territoriale, attraverso la promozione e la facilitazione di
aggregazioni sociali spontanee.

AREA D: PERSONE DIVERSAMENTE ABILI
Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la permanenza a
domicilio delle persone diversamente abili
D.1.E.
D.2.E.
D.3.E.
D.4.E.
D.5.E.
D.6.E.
Obiettivo: Favorire le cure domiciliari per i soggetti non
autosufficienti
Obiettivo: Favorire la comunicazione e l’autonomia degli alunni
diversamente abili mediante interventi qualificati di tipo socio
educativo
Obiettivo: Migliorare la qualità dell’assistenza e dell’integrazione
sociale dei soggetti diversamente abili attraverso la predisposizione
del Piano Individualizzato di Assistenza
Obiettivo: Promuovere l’attivazione di strutture residenziali “Dopo di
noi” rivolti a disabili privi di reti parentali primarie.
Obiettivo: Favorire la promozione di strutture intermedie di
assistenza a ciclo semiresidenziale diurno (acquisizione maggiore
autonomia per disabili- alleggerimento del carico assistenziale delle
famiglie)
Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la permanenza a
domicilio delle persone affette da disagio mentale
Obiettivo concorrente: Favorire la mobilità sul territorio dei
soggetti diversamente abili
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AZIONI PROPOSTE
OBIETTIVO
AZIONE Piano di Zona
AREA MINORI GIOVANI E FAMIGLIA
A.1.E.
Asilo Nido “Il Nido dei Pulcini” -Pratola PelignaCentro Gioco “ La tana dei cuccioli” -Raiano-
A.2.E.
Centri Ricreativi Interculturali per minori
Centri di Aggregazione Giovanile- Animazione
Animazione estiva per minori
A.5.E
Servizio Affido Familiare e Servizio Adozioni
A.6.E
A.3.E
Assistenza Domiciliare Minori
A.7.E
Comunità di tipo residenziale per minori
Fondo Minori
A.8.E
La Casa delle Donne
Interventi di mediazione culturale nelle scuola
Contributi economici
AREA INTERVENTI SPECIALI
D.1.E.
Assistenza domiciliare socio -educativa per disabili
D.6.E.
Assistenza Domiciliare per soggetti con disagio
mentale
D.5.E.
Centro per Autismo-Centro diurno
Borse Lavoro
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AREA ANZIANI
C.1.E.
C.2.E
C.3.E.
C.4.E.
Assistenza Domiciliare Anziani
Telesoccorso e Telecontrollo
Assistenza Domiciliare Integrata- per anziani non
autosufficienti
Centri Diurni
Integrazione
rette per l’ospitalità di anziani non
autosufficienti in strutture residenziali
AREA PERSONE DIVERSAMENTE ABILI
D.1.E.
D.2.E.
D.3.E.
D.4.E.
Assistenza Domiciliare Disabili
Assistenza per l’autonomia e la comunicazione degli
studenti diversamente abili in condizioni di gravità
Assistenza Domiciliare Disabili
Assistenza
Domiciliare
Integrataper
persona
diversamente abile non autosufficiente
Assistenza per l’autonomia e la comunicazione degli
studenti diversamente abili in condizioni di gravità
Assistenza domiciliare socio -educativa per disabili
Assistenza Domiciliare per soggetti con disagio
mentale
Centro per Autismo-Centro diurno
Integrazione
rette per l’ospitalità di persone
diversamente abili – gravi- nelle strutture “Dopo di noi”
Servizio trasporto Disabili
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II.3. Valutazione di impatto sociale del Piano di Zona 2011-2013 (GLI
STANDARD MINIMI DI SISTEMA)
STANDARD
MINIMI
FOCUS
STANDARD
TEMPI DI
ATTUAZIONE
MODALITA’
SEGRETARIATO
SOCIALE
n.1 Assistente
Sociale ogni
20.000 residenti
erogazione
nell’ATS di
minimo n. 24 ore
settimanali.
2011 - 2013
Il servizio di Segretariato
Sociale sarà svolto da
personale esterno.
Vd. scheda del servizio
SERVIZIO SOCIALE
PROFESSIONALE
n.1 Assistente
Sociale ogni
12.000
residenti
Indice di
copertura
minimo:
mantenimento
monte orario per
singolo utente
A.S. 2009/2010
2011 - 2013
Il Servizio Sociale
Professionale sarà svolto
da personale esterno.
Vd. scheda del servizio
Il servizio verrà
erogatola personale
esterno.
vd scheda del servizio
SERVIZIO PER LA
COMUNICAZIONE
E L’AUTONOMIA
DEGLI ALUNNI
DISABILI
STANDARD
OPERATIVI
FOCUS
STANDARD
Istituzione
(anno 1999)
-
- Regolamentazione
del funzionamento
UFFICIO DI PIANO
2011 -2013
TEMPI DI
ATTUAZIONE
2011 -2013
MODALITA’
Mantenimento Sito
ATS per la
pubblicazione delle
seguenti informazioni:
- Generalità
organico ufficio
- Gare, bandi, avvisi,
selezioni
- Elenco soggetti
autorizzati da enti
territoriali
- Elenco soggetti
gestori
- Carta dei Servizi
- Statistiche customer
- Statistiche reclami
- Forum cittadinanza
Vd. Sezione V-Gestione
del Piano
V.1. Composizione ed
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organizzazione Ufficio di
Piano
SEZIONE III – SISTEMA LOCALE DEI SERVIZI
III.1. I livelli essenziali di assistenza del Piano di Zona 2011-2013
TIPOLOGIA
PER AREA
SERVIZI
GENERALI
SERVIZIO
1. SERVIZIO DI SEGRETARIATO SOCIALE
2. SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE
3. PRONTO INTERVENTO SOCIALE
4. PUNTO UNICO DI ACCESSO
5. CENTRO ANTIVIOLENZA & CHILD ABUSE
AREA
MINORI
GIOVANI
FAMIGLIA
1. ASILO NIDO –PRATOLA PELIGNA
2. ASSISTENZA DOMICILIARE MINORI
3. SERVIZIO AFFIDO FAMILIARE e SERVIZIO
ADOZIONI
4. SERVIZI INTEGRATIVI PER MINORI
a.
b.
c.
d.
Centro Gioco – Raiano
Centri Ricreativi Interculturali
Centri di Aggregazione Giovanile
Animazione Estiva
5. COMUNITA’ DI TIPO RESIDENZIALE PER MINORI
AREA
ANZIANI
1. ASSISTENZA DOMICILIARE ANZIANI
2. ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA
a. per anziani non autosufficienti
3. CENTRI DIURNI
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4. TELEASSISTENZA ED ALTRE FORME DI
ASSISTENZA TELEFONICA
5. INTEGRAZIONE RETTE PER L’OSPITALITÀ DI
ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI IN STRUTTURE
RESIDENZIALI
AREA PERSONE
DIVERSAMENTE
ABILI
1. ASSISTENZA DOMICILIARE DISABILI:
a) assistenza domiciliare socio-assistenziale per
disabili
b) assistenza domiciliare socio-educative per
disabili (vd. Area interventi speciali)
c) assistenza domiciliare socioassistenziale
per soggetti con disagio mentale
(vd. Area interventi speciali)
2. ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA- per
persone diversamente abili non autosufficienti
3. ASSISTENZA PER L’AUTONOMIA E LA
COMUNICAZIONE DEGLI STUDENTI
DIVERSAMENTE ABILI IN CONDIZIONI DI GRAVITÀ
4. CENTRI DIURNI (vd. Area interventi speciali)
5. INTEGRAZIONE RETTE PER L’OSPITALITÀ DI
PERSONE DIVERSAMENTE ABILI – GRAVI- NELLE
STRUTTURE “DOPO DI NOI
III.2 Strategie per il welfare globale (max 60 righe)
I processi di trasformazione sociale unitamente agli effetti primari e secondari della
globalizzazione (immigrazione, sviluppo tecnologico, organizzazione del lavoro, crisi
strutturali…) hanno significativamente interessato le comunità locali, con ripercussioni sulle
dinamiche della famiglia del lavoro della sicurezza sociale. Tali cambiamenti determinano un
aumento della domanda sociale proprio nella fase storica in cui le istituzioni assistono ad una
contrazione delle risorse finanziarie disponibili. La crescente complessità sociale si intreccia con
la scarsità di risorse, l’emersione di nuovi bisogni e la frammentazione delle responsabilità tra
diversi soggetti pubblici e privati imponendo un deciso ripensamento del tradizionale modello di
welfare.
Sia a livello nazionale che europeo appare definitivamente tramontata l’idea di politiche sociali
settoriali, burocratizzate, unilaterali, centralizzate.
Il consiglio europeo di Lisbona ha contribuito fattivamente all’affermazione del concetto di
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“global welfare”, inteso come un sistema di azioni coordinate ove politiche assistenziali,
sanitarie, previdenziali, occupazionali e formative si coniugano armonicamente nella logica
dell’integrità organica del concetto di benessere e di sicurezza sociale.
Nelle strategie europee in materia di politiche sociali il nuovo welfare si apre ad azioni di
conciliabilità tra obiettivi di sviluppo economico ed il rafforzamento dei diritti sociali dei
cittadini.
Il PSR 2011-2013 si allinea alle nuove scelte europee proponendo un modello sociale tipico di
una “società aperta” in cui il pluralismo sociale acquista maggiore competenza e valore rispetto
al precedente sistema centralistico con la concorrenza tra amministrazione centrale e quella
locale nello svolgimento sinergico di un ruolo di governo, coordinamento e programmazione.
In particolare l’ Ente locale ha la competenza della pianificazione e della regia del sistema
integrato territoriale.
Inoltre, a fronte di questa sussidiarietà verticale, opera quella orizzontale, poiché gli stakeholder
locali partecipano, nelle diverse forme e secondo le specifiche competenze, alla progettazione e
realizzazione dei servizi sociali.
In altri termini, si è verificato un deciso trasferimento di poteri, inizialmente affidati allo Stato
Centrale, in capo alle singole Regioni, agli enti Locali e agli attori sociali extraistituzionali.
Di conseguenza, il sistema dei servizi socio-assistenziali deve considerarsi come una rete
integrata di attori qualificati alla quale concorrono soggetti pubblici e privati in forma
organizzata, o in forma attiva di semplice cittadinanza sociale.
In tale contesto, un elemento decisamente importante diventa l’individuo che da soggetto
passivo di politiche prevalentemente assistenziali, diventa un soggetto attivo che contribuisce
all’intervento mobilitando tutte le risorse di cui dispone.
Nei processi di riforma del welfare la distinzione tra soggetto attivo e soggetto passivo è stata
superata dal principio di reciprocità responsabile.
In quest’ottica l’EAS 17, nel suo ruolo guida nel social network locale, si è fatto da tempo
promotore di cooperazione sul territorio, cercando di creare nuove connessioni e consolidando i
legami già esistenti tra le istituzioni, il settore del no-profit e la società civile in una prospettiva
di governance condivisa. La programmazione e gestione dei servizi sociali nel territorio
dell’ambito è diventata realtà negli ultimi 12 anni, attraverso i piani di zona che hanno dotato la
comunità locale di servizi sociali con un approccio professionale che non era mai esistito.
Abbiamo assistito ad un’ emersione dei bisogni sociali via via crescente ai quali si è risposto
aumentando progressivamente la qualità e quantità dei servizi offerti. L’esternalizzazione dei
servizi e le connessioni realizzate sul territorio con gli altri attori sociali hanno evitato la
burocratizzazione e la settorializzazione degli interventi. Un’approccio strategico che ha
consentito ottimi risultati e che oggi rischia di entrare in crisi per l’eccessiva riduzione delle
risorse economiche che mette in discussione gli stessi prerequisiti per praticare un welfare
globale necessario e in linea con la programmazione regionale.
Nella precedente programmazione l’ambito sociale ha destinato il 77% delle risorse ai livelli
essenziali di assistenza. Nell’attuale programmazione è rispettata l’indicazione del PSR di
indirizzare almeno l’80% delle risorse ai LIVEAS per ogni area prioritaria di assistenza e, inoltre,
avendo destinato tutte le risorse previste dall’area degli interventi speciali a garantire i LIVEAS
dell’area disabilità, la percentuale di risorse destinata ai servizi dei livelli essenziali di assistenza
raggiunge quasi il 100%.
III.3. Il sistema locale di accesso (max 60 righe)
Il Piano Sociale Regionale 2011-2013 nella logica della responsabilità sociale, prevede la
possibilità della partecipazione al costo dei servizi da parte di coloro che ne usufruiscono, in
relazione alle loro risorse e possibilità sociali ed economiche. A tal proposito, il PSR individua
l’insieme dei servizi universali da erogarsi a titolo gratuito ed i servizi sottoposti alla
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compartecipazione dell’utenza. Per i servizi in compartecipazione il Piano detta i criteri generali
attorno ai quali gli ambiti dovranno costruire le proprie regolamentazioni di accesso,
determinando l’entità di compartecipazione ai costi dei diversi servizi.
L’accesso ai servizi programmati ed organizzati dai comuni dell’ambito sociale 17 avviene in
modo uniforme su criteri di omogeneità e di parità di trattamento su tutto il territorio. Infatti dal
1999 (anno in cui è stato adottato il primo piano di zona) è stato adottato un unico regolamento
dei servizi sociali che descrive:
- le fasi procedimentali di ciascun servizio/intervento;
- i tempi e le modalità di accesso;
- i criteri di priorità per i soggetti deboli;
- le garanzie di esigibilità e di tutela del cittadino
In generale, il regolamento dei servizi prevede per l’accesso alla rete delle risposte sociali
domiciliari, intermedie e residenziali:
- la valutazione professionale del bisogno;
- la redazione di progetti personalizzati di intervento;
- la sottoscrizione di un patto di assistenza/contratto sociale fra la persona ed il servizio in cui le
parti si impegnano a realizzare le azioni previste dal progetto. Attraverso la negoziazione sulle
modalità per affrontare il problema, il servizio passa dal lavoro per e sulla persona ad un lavoro
con la persona.
La valutazione professionale del bisogno, la redazione di progetti personalizzati d’intervento, la
contrattazione delle risposte in termini di assistenza avviene nell’ambito del servizio sociale
professionale, in presenza di un bisogno semplice, e nell’unità multidisciplinare, in presenza di
un bisogno complesso.
La valutazione professionale del bisogno è cosa diversa dall’attività di controllo diretta ad
accertare l’esistenza dei requisiti richiesti per l’attivazione di un determinato intervento,
presentandosi , invece, come un’operazione complessa che deve essere effettuata attraverso
un’analisi globale ed integrata dei bisogni e delle problematiche che interessano le persone nel
loro sistema di relazioni familiari ed ambientali. Oltre alla rilevazione della condizione oggettiva
nei suoi aspetti materiali, l’accertamento è finalizzato all’individuazione della dimensione
immateriale del bisogno quale il disagio relazionale, socio ambientale o psichico al fine di
valutare i rischi insiti nella condizione vissuta dai soggetti e acquisire tutti gli elementi utili ad
individuare il percorso di aiuto più appropriato.
Alla definizione dello stato di bisogno concorre anche l’accertamento delle condizioni
economiche del soggetto che deve essere svolto secondo le disposizioni previste dal d.Lgs 109/98
e sue modifiche, ovvero mediante l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente.
Al fine di assicurare al sistema di protezione sociale uniformità ed equità dei trattamenti su scala
regionale, il PSR individua, nell’ambito dei servizi locali, i servizi gratuiti e i servizi a
compartecipazione:
SERVIZI GRATUITI
Servizio sociale professionale
Servizio di segretariato sociale
Pronto intervento sociale
Affido familiare
Assistenza scolastica disabili
Assistenza domiciliare minori
Comunità residenziali minori
Servizi di inclusione sociale
SERVIZI A COMPARTECIPAZIONE
Assistenza domiciliare anziani e disabili
Telesoccorso e teleassistenza
Centri diurni per minori, disabili e anziani
Residenze anziani
Residenze disabili
Servizi prima infanzia
Servizi di trasporto
L’Ente d’ambito ha adottato fin dal primo Piano di zona un regolamento che prevede la
partecipazione degli utenti alla spesa, successivamente si è provveduto a modificare il
regolamento al fine di valutare le condizioni economiche dei richiedenti sulla base della
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situazione economica certificata con l’ISEE. Tutti i servizi previsti dal PSR come gratuiti sono già
erogati gratuitamente, così come per quelli nei quali è prevista la compartecipazione sono già
erogati con un contributo a carico degli utenti, tranne che per il servizio di trasporto nel quale la
contribuzione è prevista solo per una particolare utenza.
L’EAS 17 procederà ad adeguare entro l’anno 2011 il proprio regolamento dei servizi sociali
recependo interamente le indicazioni che il PSR 2011-2013 stabilisce per definire la
partecipazione alla spesa dell’utenza.
Attraverso la Carta dei Servizi e la Carta della cittadinanza sociale si provvede ad informare i
cittadini e le famiglie circa i tempi e le modalità di accesso ai servizi.
SEZIONE IV – AREE PRIORITARIE DI BISOGNO E SERVIZI
IV.1 LIVELLI ESSENZIALI GENERALI
IV.1.1. Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi (max 30 righe)
I problemi di natura sociale scaturiscono da un disequilibrio tra i bisogni del soggetto, i compiti
che questi bisogni pongono al soggetto e al suo gruppo di appartenenza e le risorse materiali e
relazionali presenti in un determinato momento. Lo squilibrio può discendere:
- dalla non consapevolezza dei bisogni;
- dalla non conoscenza delle risorse utili alla soddisfazione del bisogno;
- dalla grave inadeguatezza o totale assenza delle risorse;
- dalla incapacità del soggetto e delle sua rete di organizzarle;
- da deficit quantitativi e qualitativi della rete.
Il disequilibrio dal quale si origina il problema di natura sociale non caratterizza esclusivamente
determinate persone o gruppi sociali ma caratterizza i normali percorsi di vita. Aderendo ad un
approccio universalistico dei problemi di natura sociale, un territorio interessato al benessere
dei cittadini non può non strutturare una rete di servizi capace di graduare e calibrare le
risposte allo specifico bisogno.
Pertanto, al fine di prevenire le situazioni di bisogno e di grave disagio è necessario organizzare
in modo universalistico sul territorio:
- l’informazione e l’orientamento del soggetto e della sua rete;
- la guida nella lettura del bisogno e nella formulazione della richiesta di aiuto;
- l’aiuto alle persone nell’organizzarsi per far fronte ai bisogni;
- l’ accesso unitario ai servizi socio-sanitari;
- il sostegno all’incontro tra il bisogno e l’offerta;
- il sostegno nel coordinare risposte adeguate rispetto a gravi situazioni di rischio e bisogno.
Queste azioni verranno organizzate attraverso i seguenti servizi: Segretariato Sociale, Servizio
Sociale Professionale, Punto Unico di Accesso e Pronto Intervento Sociale.
Inoltre, in tema di violenza sulle donne e sui bambini, sebbene si tratti ancora di un fenomeno
piuttosto sommerso e latente, l’EAS 17 sulla base di specifici “segnali” intercettati sul territorio,
già da diversi anni ha attivato dei servizi ad hoc che nel corso del tempo hanno acquisito
esperienza e competenza nel campo. In particolare ad uno di questi Servizi “Il Centro
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Antiviolenza” l’Ente d’Ambito affiderà l’incarico di promuovere campagne di sensibilizzazione e
informazione rivolte alla popolazione e gruppi target sul tema d’interesse quale il “child
abuse”.
IV.1.2. Servizi ed interventi
LIVELLI ESSENZIALI GENERALI
Scheda
SEGRETARIATO SOCIALE
LIVEAS
Num.
1
Obiettivo
TITOLO AZIONE
SEGRETARIATO SOCIALE
OBIETTIVI
Il servizio di segretariato sociale vuole garantire la soddisfazione del bisogno
di informazione e orientamento dei cittadini. Al fine di:
- aumentare la conoscenza sull’esistenza dei servizi e sulle loro finalità;
- ridurre le barriere culturali, fisiche, organizzative e burocratiche che
impediscono al cittadino la fruizione dei servizi;
- aumentare la fruizione dei servizi da parte del cittadino in presenza di
specifici bisogni;
- aumentare la conoscenza dei bisogni della comunità locale da parte
dell’ente locale;
- aumentare la partecipazione attiva dei cittadini all’interno dei servizi;
- aumentare l’allineamento tra i cittadini e gli operatori dei servizi.
Il segretariato sociale è un servizio universalistico rivolto a tutti i cittadini.
Ad esso potranno rivolgersi non soltanto i residenti nell’ambito sociale 17 ma
tutti i soggetti che per molteplici motivi si troveranno a soggiornare sul
territorio dell’ambito.
Attraverso le azioni di informazione e di orientamento verrà altresì
promossa l’esigibilità del diritti da parte dei cittadini.
STRATEGIA
Per garantire l’accesso ai servizi dei soggetti più deboli, le informazioni
verranno diffuse attraverso l’animazione di comunità promuovendo gli
incontri con persone chiave.
Le azioni che verranno svolte a supporto della qualità delle prestazioni
erogate scaturiranno dal bisogno di gestire eventuali disservizi, non
conformità e scostamenti dal modello di segretariato sociale adottato a
livello regionale.
Il servizio di segretariato sociale dovrà garantire:
- l’informazione;
- l’orientamento e l’accompagnamento;
- l’azione di filtro alle domande di servizi;
- il sistema informativo locale;
- la promozione e la comunicazione sociale.
Verrà promosso e sostenuto il lavoro di rete coinvolgendo i testimoni
privilegiati del territorio.
L’azione si pone in continuità con la precedente programmazione a
partire da luglio 2011.
ATTIVITA’
PREVISTE
TEMPISTICA
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STRUTTURE
ORGANIZZATI
VE ED
OPERATIVE
PREVISTE
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
L’ambito si propone di adeguare (entro tre mesi dall’approvazione del
PdZ) gli standard in uso con gli standard di sistema ed con gli standard
operativi individuati per il servizio in oggetto dal PSR 2011-2013 che
prevedono un assistente sociale ogni 20.000 abitanti ed un erogazione
minima nell’EAS di 24 ore settimanali di sportello.
In ogni sede di segretariato sociale l’erogazione delle prestazioni verrà
assicurata da un assistente sociale. Alle assistenti sociali impegnate nel
servizio dovrà essere garantito, dalla società che gestirà il servizio,
adeguato supporto amministrativo destinato alle funzioni organizzative e
strumentali. Dovrà, inoltre, essere garantita la presenza di un
coordinatore che avrà la funzione di organizzare le risorse impegnate
nell’erogazione e favorire l’integrazione verticale con l’ente gestore.
La sede deve essere visibile, identificata ed identificabile con il logo del
servizio, di facile accesso, libera da barriere architettoniche. L’ufficio
dove vengono erogate le prestazioni deve garantire la necessaria
riservatezza del colloquio e un buon livello di accoglienza. Le assistenti
sociali sono dotate di cellulare e pc computer (con accesso ad internet)
per l’aggiornamento continuo della banca dati sul sistema di offerta dei
servizi e delle risorse presenti sul territorio. Inoltre, cureranno la
raccolta dei dati di servizio utilizzando la scheda di segretariato sociale,
conforme al modello adottato dalla Regione Abruzzo.
Il servizio è presente su tutti i 16 comuni dell’EAS 17. Lo sportello di
Segretariato Sociale è attivo in ciascun Comune un giorno a settimana
per un minimo di n.1 ora ad un massimo di n.4 ore.
2011
€ 18.000
2012
€ 36.000
2013
€ 36.000
ANALISI DEI
COSTI
Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del
personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi
allegata).
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
La comunicazione interna tra gli operatori impegnati nell’azione verrà
garantita dal regolamento di servizio, dal sistema informativo.
Il servizio di segretariato sociale organizzato, al fine di raggiungere la
generalità dei cittadini, dovrà garantire forme di informazione attiva e
capillare con canali e linguaggio il più possibili accessibili alle persone
anziane, ai soggetti caratterizzati da un basso livello socio-culturale, alle
persone immigrate. Verranno adottati, inoltre, strumenti di
pubblicizzazione quali manifesti, opuscoli, stampa locale e notiziari
locali, così come attività di animazione di comunità (riunioni con
associazioni, incontri presso luoghi di socializzazione, ecc.).
L’esistenza del servizio di segretariato sociale, le modalità di
funzionamento, le procedure per comunicare eventuali disservizi e
reclami saranno diffuse attraverso il sito dell’ente sociale di ambito.
L’attendibilità delle informazioni condivise e utilizzate verrà garantita
attraverso l’aggiornamento continuo dei data base e la formazione
continua degli operatori.
Non sono previsti tempi di attesa. Il cittadino potrà direttamente alle
prestazioni rivolgendosi all’Assistente Sociale nei giorni e negli orari
stabiliti.
AZIONI
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SUSSIDIARIE
METODOLOGI
E DI
VALUTAZIONE
RISCHI E
CRITICITA’
La responsabilità del controllo esterno sull’azione è del Responsabile del
Servizio Sociale dell’Ambito supportato dall’Ufficio di Piano. La verifica
sulle azioni svolte avverrà a cadenza semestrale
Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo ed una di
risultato.
La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la
programmazione delle attività . Gli indicatori utilizzati saranno di tipo
quantitativo e misureranno:
 n° di ore erogate/n° ore previste;
 n° sedi attrezzate in modo conforme/n° sedi attivate;
 n° contatti avuti con testimoni privilegiati/numero contatti previsti
 n° ore di apertura al pubblico del servizio/n° ore previste.
La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la
capacità del sistema di dare risposta agli utenti. Gli indicatori utilizzati
sono qualitativi e quantitativi e misureranno:
 n° utenti afferenti al servizio;
 n° contatti realizzati tra utenti e servizi/risposta/numero utenti
afferenti al servizio.
E’prevista la somministrazione a campione di un questionario di
soddisfazione dell’utenza.
Difficoltà nel raggiungere l’utenza che non può recarsi
presso lo sportello
autonomamente
MODALITA’ DI
L’azione viene gestita in forma indiretta in regime di convenzione con
GESTIONE
una società cooperativa sociale di tipo A.
DELL’AZIONE
COSTO
ORARIO
DEL SERVIZIO (in vd. Tabella Costi allegata
caso
di
esternalizzazione)
LIVELLI ESSENZIALI GENERALI
Scheda
SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE
LIVEAS
Num.
2
Obiettivo
TITOLO AZIONE
SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE
OBIETTIVI
Il servizio sociale professionale vuole garantire la capacità di azione dei singoli
soggetti, delle reti e della comunità locale nella soddisfazione dei bisogni in
genere.
Gli obiettivi operativi perseguiti sono:
- la riduzione dell’emarginazione e della solitudine delle persone in genere;
- la consapevolezza nei soggetti e nelle reti sociali dei bisogni e dei compiti
da affrontare per ripristinare il benessere;
- una maggiore partecipazione e disponibilità delle persone all’aiuto;
- la riduzione degli accentramenti nelle reti sociali in termini di aiuto;
- la maggiore connessione dei nodi delle reti sociali;
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STRATEGIA
ATTIVITA’
PREVISTE
TEMPISTICA
- il potenziamento quantitativo delle reti sociali;
- la riduzione delle situazioni di rischio e assenza di tutela.
Potranno beneficiare del servizio sociale professionale tutti i cittadini residenti
sul territorio dell’ambito sociale 17 che volontariamente o su segnalazione di
Autorità Giudiziarie competenti si trovano ad affrontare un problema di natura
sociale. Ad esso potranno rivolgersi, altresì, tutti i soggetti che per molteplici
motivi si trovano a soggiornare sul territorio dell’ambito.
Il diritto all’assistenza e all’integrazione dei cittadini del territorio verrà
garantito potenziando la capacità di azione delle reti sociali e della comunità
locale in genere.
Si ritiene, strategicamente, che il focus dell’intervento del SSP si leghi al
concetto di empowerment, per abilitare i soggetti a sviluppare il proprio
potenziale offrendo condizioni e strumenti finalizzati all’emancipazione dagli
stati di bisogno.
L’azione si pone in soluzione di continuità con gli interventi di servizio sociale
organizzati ed erogati con la precedente programmazione. Dal maggio 2006 il
servizio sociale professionale è stato, infatti, garantito in tutti i Comuni
dell’ambito per la presa in carico dei problemi sociali della popolazione.
Le prestazioni erogate per ciascun caso verranno organizzate sulla scorta di piani
di intervento individualizzati.
Il processo di presa in carico vede lo svolgersi delle seguenti fasi:
1. valutazione bisogni
2. valutazione delle risorse
3. condivisione degli obiettivi con l’utenza
4. contrattazione sociale
5. erogazione interventi
6. verifica dei risultati raggiunti
Nell’ambito del servizio sociale professionale le prestazioni erogabili sono le
seguenti:
- consulenza psicosociale e socioassistenziale a persone, gruppi o famiglie;
- lavoro di rete e in rete;
- consulenza ad altri servizi o autorità;
- osservazione e vigilanza;
valutazione dei requisiti per l’accesso al sistema dei servizi/
risorse/opportunità territoriali
Le modalità operative adottate sono: il colloquio, il disbrigo pratiche,
l’allestimento di istruttorie, il lavoro di gruppo all’interno delle equipè
multiprofessionali istituite presso i Distretti Sanitari di Base per la valutazione
dei bisogni complessi (socio-sanitari) degli utenti, il lavoro di rete con i referenti
dei servizi coinvolti nella presa in carico dell’utente (Consultorio familiare,
istituzioni scolastiche, ecc.).
L’azione si pone in continuità con la precedente programmazione a partire
da luglio 2011.
L’ambito si propone di adeguare (entro tre mesi dall’approvazione del PdZ) gli
standard in uso con gli standard di sistema ed con gli standard operativi
individuati dal PSR 2011-2013 per il servizio in oggetto.
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE
ED OPERATIVE
PREVISTE
Il Responsabile del servizio dell’ente di ambito sociale sarà il referente per il
sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della regione.
L’erogazione degli interventi di servizio sociale professionale è affidata alla
figura professionale dell’ assistente sociale.
Un’assistente sociale, con funzioni di coordinatore del servizio, avrà il compito
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-
RISORSE
FINANZIARIE
– COSTO
AZIONE
ANALISI DEI
COSTI
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE
INFORMAZIONE
di garantire l’integrazione verticale tra l’ente di ambito sociale e il soggetto
erogatore dei servizi sociali del territorio.
Il coordinatore ha la responsabilità di:
- organizzare i piani di lavoro delle assistenti sociali che operano presso i comuni;
- favorire l’uniformità del servizio su tutto il territorio;
consentire l’integrazione gestionale e professionale con gli altri servizi del
territorio;
- relazionare periodicamente sull’andamento del servizio;
- assicurare la formazione e l’aggiornamento del personale.
L’ assistente sociale (presente sul territorio in numero sufficiente a garantire un
rapporto almeno pari a 1 assistente sociale ogni 12.000 abitanti) è la figura
chiave del servizio con la funzione di:
- accogliere gli utenti
- decodificare la domanda
- eseguire una diagnosi sociale
- predisporre il piano di intervento personalizzato
- attivare la rete dei servizi
Nel momento dell’attivazione del Punto Unico di Accesso l’assistente sociale sarà
impegnata nell’erogazione delle attività di front-office del PUA secondo quanto
stabilito nell’Accordo di programma sottoscritto tra ASL ed Ambito.
Quale componente dell’UVM, parteciperà alla valutazione multidimensionale
dei casi con bisogni complessi.
Al fine di garantire la tempestività delle risposte, le assistenti sociali potranno
procedere direttamente alla presa in carico delle situazioni di rischio ed
emarginazione segnalate dai comuni dell’ambito.
Per una migliore fruibilità delle prestazioni da parte dei cittadini, in ogni
comune è stata dislocata una sede operativa.
2011
€ 32.000
2012
€ 64.000
2013
€ 64.000
Il regolamento di funzionamento del servizio favorirà l’allineamento interno ed
esterno . Il passaggio delle informazioni verso l’esterno verrà garantito dalla
carta dei servizi sociali dell’ambito che indicherà le modalità di accesso al
servizio, le sue localizzazioni, gli orari e le procedure di reclamo in caso di
disservizi.
Il soggetto affidatario dovrà garantire la presenza di procedure omogenee di
presa in carico ed un sistema informativo condiviso e validato che permetta di
rilevare i risultati raggiunti in termini di salute e valutare il processo di presa in
carico e di gestione dei bisogni di ogni singolo utente.
Il soggetto affidatario dovrà, inoltre, garantire un piano di formazione in
ingresso e permanente delle assistenti sociali incaricate e azioni di
supervisione dell’operato delle stesse.
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE
DI
VALUTAZIONE
La responsabilità del controllo esterno sul servizio è a carico dell’Ufficio di
Piano.
La verifica sulle azioni svolte avverrà a cadenza semestrale . Il disegno di
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valutazione prevede una valutazione di processo e una valutazione di risultato.
La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la pianificazione e
la programmazione delle attività. Gli indicatori utilizzati saranno di tipo
quantitativo e misureranno:
- Presenza carta dei servizi;
N° famiglie raggiunte/N° famiglie residenti,
N° ore di servizio erogate/N° ore di servizio previste;
N° piani di assistenza personalizzati redatti/N° utenti presi in carico,
N° azioni di supervisione erogate/N° azioni di supervisione previste;
N° sedi conformi/N° sedi attivate;
Tempo medio per presa in carico.
La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del
sistema di dare risposte agli utenti. Gli indicatori utilizzati sono qualitativi e
quantitativi e misureranno:
N° utenti per i quali è stato svolto un lavoro di rete/ N° utenti seguiti;
N° lavoro di gruppo/N° totale interventi erogati,
Livello di soddisfazione degli utenti.
Annualmente verrà somministrato a un campione di utenti un questionario
di soddisfazione .
RISCHI E
CRITICITA’
Scarsa condivisione nei soggetti coinvolti nel lavoro di rete su valori,
metodologie e obiettivi della presa in carico
-
MODALITA’
DI GESTIONE
DELL’AZIONE
COSTO ORARIO
DEL
SERVIZIO
(in
caso
di
esternalizzazione
)
L’azione viene gestita in forma indiretta in regime di convenzione con una
società cooperativa di tipo A.
vd. Tabella Costi allegata
LIVELLI ESSENZIALI GENERALI
Scheda
PRONTO INTERVENTO SOCIALE
LIVEAS
Num.
3
Obiettivo
TITOLO AZIONE
OBIETTIVI
PRONTO INTERVENTO SOCIALE
Fronteggiare situazioni di emergenza riguardanti i bisogni di
sopravvivenza di persone in grave difficoltà attraverso:
- la riduzione dei tempi di presa in carico;
- il soddisfacimento dei bisogni di sicurezza e protezione dei
soggetti in difficoltà.
Questa azione si rivolge a tutte le categorie di persone
indistintamente dall’età a grave rischio di tutela sociale. L’azione
assicurando la soddisfazione dei bisogni primari delle persone
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portatrici di grave disagio ne garantisce il diritto all’ assistenza.
STRATEGIA
ATTIVITA’ PREVISTE
TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE ED
OPERATIVE PREVISTE
La sporadicità delle situazioni rappresentate da grave rischio casi
non motiverebbe l’ambito sociale all’attivazione di un’ azione
specifica. La programmazione e organizzazione di azioni di vasta
area a livello provinciale e regionale consente di gestire in
economicità importanti risposte in termini di tempestività,
flessibilità e specificità a bisogni emergenti e urgenti. La
tempestiva risposta in termini socio-assistenziali permette una
prima azione di protezione cui segue l’attivazione dei percorsi più
opportuni per il superamento dello stato di bisogno.
La soddisfazione dei bisogni di sicurezza viene garantita attraverso
l’inserimento dei soggetti in situazione di crisi in strutture specifiche
per tipologia di utenza e bisogno.
Il sistema di erogazione si basa su una rete di strutture
convenzionate chiamate per lo specifico bisogno. La presa in
carico nell’ambito del pronto intervento sociale non può superare
gli otto giorni. Sin dal momento della segnalazione dello stato di
bisogno la persona viene presa in carico dal servizio sociale
professionale per promuovere il superamento della crisi e favorire
il reinserimento del soggetto nel territorio di appartenenza.
Il pronto intervento sociale rappresenta una continuità rispetto a
quanto garantito nella precedente programmazione in convenzione
con la Provincia dell’Aquila. Verrà pertanto stipulato un apposito
protocollo di intesa con la Provincia di L’Aquila e verranno
individuate procedure omogenee di presa in carico.
Il Responsabile dell’attuazione dell’azione sarà il Responsabile di
Servizio dell’Ente Sociale di Ambito che adotterà i provvedimenti
necessari a gestire l’urgenza.
Il servizio sociale curerà tutti gli aspetti tecnici per la progettazione,
prima, della soluzione da adottare per risolvere l’emergenza e
successivamente per la gestione del caso dopo la dimissione dalla
struttura di accoglienza.
RISORSE FINANZIARIE
– COSTO AZIONE
2011
€ 500
2012
€ 500
2013
€ 500
ANALISI DEI COSTI
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
Comunicazione interna: Atti amministrativi specifici che regolano le
relazioni con la Provincia e le modalità di erogazione del servizio.
Comunicazione esterna: Carta della cittadinanza sociale- sito dell’EAS
e della Provincia.
E’ insita nella natura del servizio l’assenza di tempi di attesa.
Chiunque può favorire la presa in carico del bisogno contattando il
numero verde provinciale ed il call center regionale.
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE DI
VALUTAZIONE
La valutazione dell’azione è affidata all’Ufficio di Piano. Le
variabili da controllare, i tempi e gli indicatori verranno
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individuati di concerto con la Provincia di L’Aquila e
sostanzieranno il protocollo d’intesa che regolamenterà l’azione.
RISCHI E
CRITICITA’
-
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
carenza di informazione presso la comunità locale
insufficiente integrazione tra gli operatori addetti al pronto
intervento sociale e gli operatori territoriali
L’erogazione delle prestazioni verrà assicurata mediante la
corresponsione di somme ai soggetti privati che ospiteranno gli utenti
in regime di convenzione.
Le rette sono a totale carico della Provincia di L’Aquila
COSTO ORARIO DEL
SERVIZIO
(in caso di
esternalizzazione)
LIVELLI ESSENZIALI GENERALI
Scheda
PUNTO UNICO DI ACCESSO
LIVEAS
Num.
4
Obiettivo
TITOLO AZIONE
OBIETTIVI
STRATEGIA
PUNTO UNICO DI ACCESSO- PUA
Gli obiettivi generali del PUA sono:
- garantire ai cittadini ed agli operatori una porta unitaria di accesso ai
servizi socio-sanitari del territorio
- garantire una capillare azione informativa sui percorsi assistenziali,
sociali e socio-sanitari
- garantire l’invio all’UVM per la valutazione e la presa in carico del
bisogno complesso di tipo socio-sanitario
- garantire la continuità del percorso assistenziale
Il P.U.A si inserisce a pieno in quelli che si individuano come i nuovi
modelli organizzativi ed operativi frutto dell’ integrazione sociosanitaria rappresentando “una risorsa a disposizione del cittadino e
degli operatori, per individuare i percorsi più efficaci per affrontare i
bisogni di ordine sanitario, sociale e socio-sanitario in modo unitario
ed integrato”.
Le principali attività del PUA si riassumono in:
ATTIVITA’
PREVISTE
1. informazione, educazione, orientamento e gestione della
domanda
- fornisce informazioni attraverso contatto diretto o telefonico, o
attraverso indicazioni on line relative alle diverse opportunità, risorse,
prestazioni, agevolazioni, servizi del sistema territoriale;
- migliora le capacità di scelta individuale rendendo disponibili gli
elementi di conoscenza necessari all’utilizzo consapevole e responsabile
dei servizi socio-sanitari;
- assiste e supporta i singoli cittadini, gli operatori, i soggetti della rete
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formale ed informale nell’individuazione del livello assistenziale più
appropriato.
2. Accesso alla rete integrata
- riceve la segnalazione
- decodifica la domanda ed esegue una prima valutazione del bisogno
- registra l’accesso con la creazione di data-set minimo di informazioni
- individua i percorsi da proporre al cittadino secondo la tipologia di
bisogno
3. Attivazione della rete dei servizi
- Consente l’attivazione di prime risposte quando si tratti di bisogni
semplici
- Attiva i primi interventi ed invia ai servizi e operatori specialistici le
situazioni complesse e/o delicate
- Segnala il caso complesso (bisogno socio-sanitario) all’UVM per una
valutazione multidimensionale.
TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE
ED OPERATIVE
PREVISTE
RISORSE
FINANZIARE –
COSTO AZIONE
ANALISI
DEI COSTI
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
L’attivazione del PUA è vincolata ai tempi necessari alla Asl per
individuare ed allestire la sede nel presidio distrettuale.
Si prevede l’attivazione del PUA in forma sperimentale per circa sei mesi,
successivamente si arriverà all’operatività a pieno regime.
La sede del PUA ubicata in ambito distrettuale, facilmente raggiungibile
ed accessibile, con dotazione strutturale e strumentale adeguata
all’assolvimento di tutte le funzioni specifiche, prevede spazi per le
attività di front-office assicurate dall’assistente sociale dell’Ambito e
spazi per le attività di back-office a cura delle figure sanitarie (medico e
infermiere).
L’organizzazione ed il funzionamento del PUA rispetterà le disposizioni
previste nell’Accordo di Programma sottoscritto tra EAS 17 e ASL n.1 in
occasione della predisposizione del Piano Locale per la non
Autosufficienza 2010-2011 e la normativa di riferimento regionale.
Sarà necessario prevedere lo svolgimento di attività formative per il
personale operante nel PUA volte anche alla realizzazione di:
- modulistica integrata comune
- procedure e protocolli operativi condivisi
2011
€ 2.500
2012
€ 5.000
2013
€ 5.000
Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del
personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi
allegata).
Si garantirà una diffusa ed efficace informazione ai cittadini sul PUA,
avvalendosi di strumenti cartacei (depliant, opuscoli, locandine) ed
anche ricorrendo ai mass-media locali.
L’esistenza del PUA, le modalità di funzionamento, le procedure per
comunicare eventuali disservizi e reclami saranno diffuse attraverso i
rispettivi siti dell’Ente Sociale di Ambito e della ASL.
Il PUA nella sua collocazione strategica all’interno di un “sistema” che si
avvale di più risorse e di “reti” clinico-terapeutiche, psico-sociali,
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AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE
DI
VALUTAZIONE
RISCHI E
CRITICITA’
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
COSTO ORARIO
DEL SERVIZIO
(in caso di
esternalizzazione)
solidaristiche per rispondere ai bisogni multi-dimensionali degli utenti,
deve necessariamente approntare canali di comunicazione che
favoriscano con tempestività la circolazione e l’aggiornamento delle
informazioni.
La comunicazione esterna sarà altresì garantita dalla Carta dei Servizi
dell’Ambito e dal Regolamento del Servizio.
Il PUA è previsto come struttura centralizzata presso il presidio
distrettuale. Poiché esso deve garantire facile accesso e fruizione agli
utenti viene previsto un collegamento integrato e funzionale con gli
sportelli di Segretariato Sociale decentrati sul territorio che fungeranno
da sedi periferiche del PUA.
Le attività di controllo e valutazione, a cadenza semestrale,
coinvolgeranno il Responsabile dei Servizi Sociali dell’EAS e il Dirigente
/Responsabile del Distretto Sanitario con verifiche inerenti sia gli aspetti
quantitativi che qualitativi del servizio attraverso l’analisi di diversi
indicatori di out-come collegati agli obiettivi individuati.
La maggiore criticità viene ravvisata nelle difficoltà della ASL/Distretto
di allestire la sede e allocare il personale sanitario di pertinenza.
Modalità di gestione integrata EAS 17/ASL n.1
vd. Tabella Costi allegata
LIVELLI ESSENZIALI GENERALI
Scheda
SERVIZI DI CONTRASTO AL CHILD ABUSE
LIVEAS
Num.
5
Obiettivo
TITOLO AZIONE
OBIETTIVI
STRATEGIA
ATTIVITA’
PREVISTE
CENTRO ANTIVIOLENZA & CHILD ABUSE
Contrastare il fenomeno della violenza, intesa nelle sue diverse forme, ai
danni di donne e bambini
In considerazione del carattere prevalentemente latente e nascosto del
fenomeno si intende promuovere, attraverso azioni mirate di
prevenzione rivolte in generale alla popolazione ed in particolare alle
famiglie, una maggiore consapevolezza rispetto all’esistenza stessa del
problema proponendo percorsi di informazione più articolati volti
all’individuazione di strumenti e forme efficaci di tutela e protezione dei
bambini.
Progettazione ed organizzazione di campagne di
sensibilizzazione calibrate sulle specifiche caratteristiche di gruppi
target (alunni, bambini dei centri ricreativi, ragazzi dei centri di
aggregazione, insegnanti, famiglie….)
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selezionati
minorile.
TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE
ED OPERATIVE
PREVISTE
RISORSE
FINANZIARIE
– COSTO
AZIONE
ANALISI
DEI COSTI
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE
DI
VALUTAZIONE
RISCHI E
CRITICITA’
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
COSTO
ORARIO DEL
SERVIZIO
Realizzazione delle campagne informative
Realizzazione di percorsi di approfondimento per gruppi
Organizzazione di convegni e seminari tematici
Lavoro di rete con i servizi e le istituzioni deputati alla tutela
Si prevede di effettuare n. 2/3 eventi informativi all’anno scegliendo il
gruppo target sul quale lavorare in base alle “urgenze” riscontrate sul
territorio di riferimento
Il Centro Antiviolenza “La Libellula” ha una sede attrezzata in Sulmona;
l’equipe del centro è composta da un’assistente sociale, da una psicologa
e da un legale con competenze in tema di violenza sulle donne e sui
bambini e con esperienza in campo formativo avendo, già organizzato, in
passato, eventi di sensibilizzazione sull’argomento specifico.
Data la particolare delicatezza degli argomenti, si potrebbe pensare di
arricchire l’equipe con la figura di esperti per strutturare meglio i
contenuti dell’azione informativa e per veicolare meglio i messaggi al
pubblico.
2011
€ 500
2012
€ 500
2013
€ 500
Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del
personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi
allegata).
Ad ogni azione di sensibilizzazione promossa verrà data ampia
diffusione attraverso gli strumenti di comunicazione più opportuni
utilizzando altresì mass media locali.
Promozione di una rete di contrasto locale alla violenza sui minori con il
coinvolgimento, innanzitutto, dei servizi e delle istituzioni deputati alla
tutela minorile che possa, con continuità e stabilità, svolgere funzioni di
vigilanza e monitoraggio sul fenomeno
orientando le azioni di
sensibilizzazione sugli argomenti/aspetti prioritari e di maggiore
interesse per il territorio.
Somministrazione Questionari di gradimento
Registrazione dei livelli di partecipazione
Il principale rischio che si riscontra si lega al fatto che gli interventi
promossi rimangano azioni isolate.
L’azione sarà gestita in forma indiretta in regime di convenzione con una
società cooperativa sociale di tipo A.
vd. Tabella Costi allegata
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(in caso di
esternalizzazio
ne)
IV.2. AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA
IV.2.1 Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi (max 30 righe)
In generale, sono sempre più numerose le famiglie residenti sul territorio dell’EAS che vivono
situazioni di precarietà lavorativa e disagio economico.
Sembra utile analizzare i maggiori problemi e le principali criticità che interessano le famiglie
rispetto alla funzione educativa e quella assistenziale.
La famiglia nel ruolo educativo evidenzia:
- disorientamento educativo dei genitori
- mancanza di modelli educativi di riferimento
- difficoltà nell’ascoltare e comunicare con i figli
- scarsa collaborazione con la scuola
- mancanza di supporto alle responsabilità genitoriale
- disagio- emarginazione famiglia monoparentale
- conflittualità familiare
- mancanza di famiglie affidatarie
la famiglia nel ruolo di assistenza e cura mostra:
- difficoltà nel conciliare tempi di cura e tempi di lavoro
- eccessivi carichi assistenziali
- stanchezza, stress, ansia
- condizione di isolamento
- mancanza reti sociali di solidarietà e mutualità
Per quanto riguarda la condizione dei bambini emerge che :
scarsi e poco qualificati sono i servizi di accudimento di tipo socio-educativi di
socializzazione per la prima infanzia
assenza di strutture socio-educative e di aggregazione con attività pomeridiana
I preadolescenti/ adolescenti rappresentano sicuramente il target più delicato e difficile da
gestire. La fascia di età 12-17 anni è quella al cui interno si riscontrano le maggiori forme di
disagio e devianza con problemi relativi a
abuso di alcool e droghe,
bullismo; vandalismo
assenteismo/ dispersione scolastica
carenza di azioni e luoghi di aggregazione sociale e ricreativa
I giovani vivono in questi anni una situazione di estrema incertezza e precarietà evidenziando:
scarsa partecipazione alla vita amministrativa, sociale, culturale, politica della
comunità
demotivazione, mancanza di progettualità per il futuro
disoccupazione
scarsa formazione
L’analisi appena proposta sull’AREA Minori, Giovani e Famiglia mette in evidenza le variegate
problematiche che in essa confluiscono,di qui la necessità di implementare un sistema organico
e razionale di sostegno alla famiglia e di promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
L’EAS 17 intende garantire la continuità di tutte la azioni già attivate nella precedente
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programmazione riconoscendo l’importanza strategica di supportare la specifica Area in questo
delicato momento storico di trasformazione e cambiamento dei modello familiare tradizionale.
OBIETTIVI AREA MINORI GIOVANI FAMIGLIA
A.1.E.
Obiettivo: Potenziare i servizi per la prima infanzia (modelli proposti dalla L.R.
76/2000 o nuovi modelli sperimentali), proponendo modelli flessibili ed innovativi
per la cura dei bambini nelle ore diurne.
A.2.E.
Obiettivo: Sviluppare i servizi di socializzazione, in rete con le istituzioni
scolastiche e le associazioni locali, per la gestione educativa del tempo libero dei
bambini e dei ragazzi
A.3.E.
Obiettivo: Potenziare i servizi di intervento domiciliare in favore dei nuclei
familiari con minori che vivono condizione di disagio, marginalità, conflittualità
A.5.E.
Obiettivo: Sostenere la genitorialità e il diritto del minore a crescere nell’ambito
di una famiglia
A.6.E.
Obiettivo: Potenziare i servizi di intervento domiciliare in favore dei nuclei
familiari con minori che vivono condizione di disagio, marginalità, conflittualità
A.7.E.
Obiettivo : Favorire la crescita di minori con famiglie di origine gravemente
disfunzionali in contesti alternativi
A.8.E
Obiettivo: Incrementare le politiche di contrasto al fenomeno di violenza,
violenza domestica ai danni di donne e bambini
Obiettivo concorrente: garantire servizi di supporto agli istituti scolastici per
favorire l’integrazione di studenti stranieri con interventi di mediazione culturale
Obiettivo concorrente: garantire misure di sostegno alle famiglie in condizione
di disagio socio economico con riferimento ai nuclei monogenitoriali ed alle
ragazze madri
IV.2.2. Servizi ed interventi
AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA
Scheda
SERVIZI NIDO PER LA PRIMA INFANZIA
LIVEAS
Num.
1
Obiettivo
TITOLO AZIONE
ASILO NIDO “ Il nido dei Pulcini” – PRATOLA PELIGNA
OBIETTIVI
Il servizio ha lo scopo di favorire la formazione della personalità e lo
sviluppo cognitivo, sociale, affettivo–relazionale del bambino.
Le finalità del nido d’infanzia si concretizzano, quindi, nella realizzazione
di un contesto educativo e sociale strutturato come sistema complesso di
mediazioni (tra ambiente e realtà) che sia in grado di sostenere ed
orientare, in termini qualitativi e attraverso una progettualità coerente ed
intenzionale, lo sviluppo globale del bambino valorizzandone le sue
potenzialità di crescita. Pertanto gli obiettivi principali del servizio sono:
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- dare una risposta generale ai bisogni di cura di ciascun bambino e
favorire lo sviluppo motorio, cognitivo, linguistico, sociale ed
affettivo;
- garantire pari opportunità fra donne e uomini in relazione
all’inserimento nel mercato del lavoro, nonché alla condivisione delle
responsabilità genitoriali fra madri e padri;
- prevenire eventuali condizioni di svantaggio psicofisico e socioculturale;
- garantire una continuità educativa con l’ambiente familiare e la
scuola dell’infanzia.
STRATEGIA
Il nido d’infanzia è un servizio con una triplice valenza: sociale,
psicologica e pedagogica. Il nido inteso come servizio sociale si
propone obiettivi di prevenzione e non di recupero. In caso di
particolari situazioni di svantaggio sociale, di deprivazione culturale e
di carenze nelle cure familiari, si propone come autentico sostegno del
bambino; alla famiglia, inoltre, offre un supporto alla cura e
all’educazione per i bambini nei loro primo tre anni di vita.
Per quanto attiene alla valenza psicologica, si individua nella
socializzazione (intesa come capacità del bambino di instaurare
rapporti di scambio con adulti o con altri bambini) la condizione
irrinunciabile e prioritaria per una sana ed equilibrata crescita del
bambino. Inoltre, l’insieme delle proposte pedagogiche offerte dal
servizio contribuiscono a fornire al bambino un complesso di
stimolazioni utili a promuovere lo sviluppo e la maturazione in termini
fisici, psichici, affettivi e relazionali. Di conseguenza, il servizio offre
una programmazione sistematica delle opportunità formative.
I criteri di rilevanza che garantiscono la formatività delle esperienze
didattiche del nido sono:
- la ludicità: il processo di scoperta del piccolo è favorito dal clima di
relativa libertà consentito all’ambiente in cui si trova ad essere inserito
che sostiene la sua motivazione a manipolare, assemblare, costruire
- la continuità delle esperienze attraverso le abitudini o routines, cioè
momenti riconoscibili per la loro identità e ripetitività
- la significatività delle esperienze e delle attività infantili: nel curare
l’ideazione e la scelta delle proposte educative e didattiche occorre
valutare la significatività delle esperienze, ovvero presentare stimoli
adatti all’età dei bambini, alle loro preferenze, ai loro ritmi individuali.
ATTIVITA’
PREVISTE
Gli obiettivi che il servizio si propone di raggiungere possono essere
perseguiti attraverso l’erogazione delle seguenti attività:
1. la cura del bambino;
2. la programmazione delle attività educative e didattiche
3. le attività educative, ludico-ricreative e le routine
4. le attività di raccordo con la famiglia.
Per cura del bambino si intende l’insieme dei mezzi per garantire il
benessere fisico e psichico, prevenendo qualsiasi stato di disagio.
L’attenzione è verso la soddisfazione dei bisogni primari (alimentazione,
sonno, ecc.) ed emotivi/psicologici (accoglienza, comunicazione, ecc.).
La programmazione è lo strumento metodologico utile a stabilire l’ordine,
le modalità e gli strumenti più adatti per organizzare le attività educative e
didattiche che si intendono realizzare nell’anno in corso. Nello specifico
ciò regola quattro aspetti fondamentali:
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l’inserimento dei bambini nell’ambiente nido
la relazione tra il bambino e l’adulto/educatore
le relazioni socio-affettive con i coetanei
la dimensione rituale di alcune attività quotidianamente ripetute
Le attività (motorie, plastiche, grafico-motorie, espressive) sono il
momento in cui il bambino sperimenta concretamente il fare, il realizzare,
l’esplorazione per conoscere forme, dimensioni e consistenze. D’altro
canto, le routines (sequenze abituali di comportamento) sono organizzate
per fare in modo che il bambino trovi in questi momenti delle regolarità,
dei punti di riferimento in un mondo tutto da scoprire. Il bambino parte
da questi punti di riferimento a lui conosciuti (l’accoglienza e il congedo, il
cambio, il pasto, il riposo) per assimilare nuovi cognizioni.
E’ attraverso il gioco che si esercita l’intelligenza, si scoprono le proprietà
degli oggetti, si acquisiscono le prime forme logiche, di conseguenza il
nido cerca di valorizzare ed arricchire l’esperienza ludica, libera e/o
strutturata, in un clima rassicurante che consenta di sperimentare senza
timore di sbagliare.
Inoltre, si ritiene importante realizzare momenti ed attività finalizzati
all’osservazione del bambino, per far sì che l’intervento educativo si attui
come un graduale accompagnamento lungo i personali percorsi di crescita.
L’interconnessione con la famiglia si considera fondamentale per
rispondere in modo organico ai bisogni socio-educativi dei bambini. Nello
specifico, si organizzeranno attività che coinvolgano la famiglia per
renderla parte attiva e integrante del percorso educativo offerto dal nido,
nell’ottica del rispetto della centralità del bambino, dei suoi bisogni e della
sua integralità.
Le attività che il nido intende realizzare per andare incontro a questa
esigenza basilare sono:
i colloqui individuali con la famiglia
riunioni e assemblee, feste e gite, laboratori con i genitori
le osservazioni condotte sui bambini
la personalizzazione degli interventi.
L’azione si pone in soluzione di continuità a partire da luglio 2011
secondo le diposizioni del Comune di Pratola Peligna, titolare del
suddetto servizio.
-
TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE
ED OPERATIVE
PREVISTE
Il servizio, erogato nei locali messi a disposizione dal Comune di Pratola
Peligna, viene garantito da un’èquipe socio-educativa composta da diverse
figure professionali:
il coordinatore psico-pedagogico che cura 1) la
comunicazione con il Servizio Pubblica Istruzione
Comunale, 2) la gestione dei bisogni dell’utenza, 3)
l’elaborazione, attuazione e verifica del programma
educativo, 4) l’erogazione degli interventi educativi, 5) la
gestione della modulistica del servizio, 5) i rapporti con le
famiglie e i servizi territoriali
le educatrici d’infanzia che 1) svolgono colloqui con le
famiglie al fine di raccogliere e documentare le
caratteristiche dei bambini, 2) collaborano alla redazione
del programma educativo, 3) erogano gli interventi
educativi previsti, 4) effettuano il monitoraggio
sull’efficacia degli interventi educativi
gli addetti ai servizi generali che garantiscono il presidio
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RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
delle funzioni inerenti il servizio di refezione, il supporto
alle attività didattiche, la pulizia e il riordino
dell’ambiente durante e al termine dell’orario quotidiano
di apertura.
Il costo del servizio è totalmente a carico del Comune di Pratola
Peligna.
2011
€ 0,00
2012
€ 0,00
2013
€ 0,00
ANALISI DEI
COSTI
STRUMENTI DI
PARTECIPAZION
E ATTIVA,
COMUNICAZION
E,
INFORMAZIONE
Il primo strumento di comunicazione sia verso l’interno che verso
l’esterno è il regolamento di funzionamento del servizio.
Il passaggio delle informazioni verso l’esterno verrà garantito dalla Carta
dei servizi che indicherà le finalità del servizio, le modalità di accesso e le
procedure di reclamo di eventuali disservizi.
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE
DI VALUTAZIONE
RISCHI E
CRITICITA’
La Responsabilità del controllo esterno in ordine all’azione dell’ente di
ambito sociale sarà a carico dell’Ufficio di Piano.
Il disegno di valutazione prevede l’utilizzo di indicatori sia quantitativi che
qualitativi che misureranno:
- il numero degli utenti presi in carico;
- la presenza di un progetto educativo;
- il numero di ore svolte per il coordinamento;
- la qualifica e l’esperienza degli operatori impiegati;
- il numero di colloqui e assemblee realizzate con i genitori;
- il grado di soddisfazione della famiglia rispetto alla fase
dell’inserimento;
- il grado e la soddisfazione della famiglia rispetto
all’erogazione del servizio
Il rischio è nella difficoltà di garantire la continuità dell’esperienza
educativa tra nido e famiglia a causa della diversità degli stili educativi
adottati, per cui si ritiene utile incentivare le occasioni di scambio e
riflessione tra gli operatori ed i genitori.
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
COSTO
ORARIO
DEL SERVIZIO (in
caso
di
esternalizzazione)
AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA
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Num.
2
Obiettivo
Scheda
ASSISTENZA DOMICILIARE MINORI
LIVEAS
TITOLO AZIONE
ASSISTENZA DOMICILIARE SOCIO-EDUCATIVA PER MINORI
OBIETTIVI
Favorire il mantenimento nel proprio nucleo familiare e contesto
sociale di minori con disagio e a rischio di devianza ed emarginazione, a
prevenire e/o fronteggiare e superare situazioni di bisogno o
disagio/devianza, al fine di favorire lo sviluppo della personalità del
minore.
L’azione vuole sostenere i nuclei familiari nel recupero di adeguate
competenze educative e sociali attraverso:
- l’aumento della consapevolezza, nelle figure educative, dei
bisogni e delle capacità del minore;
- il potenziamento delle capacità sociali, relazionali e fisiche
del minore;
- il
riconoscimento e la conservazione delle capacità
esistenti;
- l’aumento della consapevolezza, nelle figure educative della
rete, del ruolo educativo;
- l’aumento delle connessioni tra i soggetti della rete formale
STRATEGIA
Nella maggior parte dei casi le famiglie ed i minori in difficoltà presi in
carico sono segnalati da operatori di altre istituzioni del territorio (servizi
socio-sanitari e scolastici, scuole, Tribunale per i Minorenni) che hanno la
possibilità di registrare la situazione di malessere e rischio del minore.
Limitate sono le situazioni in cui è la famiglia stessa a fare richiesta del
servizio. Ciò scaturisce dalla difficoltà nel riconoscere le problematicità
esistenti, dal senso di vergogna nel chiedere aiuto, dall’isolamento e dalla
paura della stigmatizzazione sociale.
L’ente di ambito sociale è, pertanto, chiamato a ridurre tali fattori
ostacolanti promuovendo azioni volte ad approfondire le problematiche
educative e ad accrescere le possibilità di supportare le famiglie e i minori
in difficoltà.
Al lavoro educativo si affiancherà il lavoro di rete in quanto le risorse
formali ed informali del territorio rappresentano punti di forza per
prevenire e contrastare il disagio. Inoltre, la connessione di tali risorse
risulta utile per evitare il disorientamento dell’utenza e la frammentazione
degli interventi. Il lavoro di rete si propone la finalità di creare un
allineamento sulla definizione dei bisogni e degli obiettivi da raggiungere,
al fine di organizzare risposte che siano il più possibile coordinate.
ATTIVITA’
PREVISTE
Le attività che contraddistinguono la presa in carico sono enucleabili nelle
seguenti fasi:
- segnalazione del bisogno educativo;
- analisi della domanda, valutazione delle risorse e delle
aspettative del nucleo familiare;
- verifica della fattibilità dell’intervento domiciliare;
- pianificazione dell’intervento;
- contrattazione dell’intervento con la famiglia: condivisione
degli obiettivi e delle modalità d’intervento, stipula
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TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE
ED OPERATIVE
PREVISTE
contratto di assistenza;
- programmazione in dettaglio delle attività;
- erogazione interventi e osservazione;
- monitoraggio e verifica;
- dimissione dell’utente.
Le prestazioni erogabili sono di tipo socio-educativo e sono rivolte sia al
minore che alla famiglia, nello specifico: azioni di sostegno allo studio e
alla crescita psicosociale del minore, azioni volte al miglioramento della
qualità della relazione genitore-figlio.
Trasversalmente verranno garantite attività di monitoraggio del servizio, di
gestione delle non conformità e di promozione delle formazione continua
degli operatori coinvolti nell’erogazione.
Non saranno presi in carico: minori in stato di abbandono, figli di persone
affetti da patologie psichiatriche gravi e privi di una valida rete di
supporto, minori con gravi deficit affettivi senza un valido supporto
neuropsichiatrico.
Inoltre si prevede la realizzazione di interventi di animazione sociale
(incontri formativi, gruppi di discussione) rivolti al territorio inerenti il
riconoscimento del disagio e la prevenzione del rischio in età evolutiva.
L’erogazione degli interventi avverrà in soluzione di continuità da luglio
2011, così come le azioni di comunicazione esterna.
Le azioni di sistema verranno programmate attraverso un progetto
esecutivo che ne garantirà il controllo sui tempi e l’immediata gestione
delle non conformità e dei ritardi di attuazione.
Il responsabile dell’azione, che sarà il referente per il sistema di controllo e
verifica dell’ente locale e della regione, è il responsabile del servizio
dell’ente di ambito sociale che per lo svolgimento delle sue funzioni si
avverrà dell’Ufficio di Piano.
Le figure professionali coinvolte dell’azione sono quelle dell’educatore,
dello psicologo e del coordinatore.
L’educatore opera nel contesto domiciliare e territoriale. Ha la
responsabilità della pianificazione e programmazione degli interventi e del
continuo all’allineamento dell’azioni con la rete. Pianifica e conduce
momenti di verifica in itinere della qualità degli interventi erogati.
Lo psicologo ha la responsabilità di supervisionare gli educatori negli
aspetti relazionali connessi al lavoro di assistenza, offrire una lettura della
situazione relazionale utile alla progettazione degli interventi secondo un’
ottica sistemica.
Il coordinatore dovrà assicurare le attività trasversali necessarie per la
risoluzione dei
disservizi e per la gestione delle non conformità
progettuali.
Garantirà, inoltre, in integrazione con l’ente di ambito sociale, la
progettazione delle azioni di sensibilizzazione e diffusione e la sua
attuazione.
In presenza di situazioni complesse caratterizzate dalla presenza di bisogni
socio-sanitari ed educativi, l’integrazione operativa verrà perseguita con il
coinvolgimento del servizio sociale e dei servizi sanitari di riferimento.
I gruppi multidisciplinari, che di volta in volta verranno formalizzati,
garantiranno la valutazione congiunta dei bisogni, la definizione degli
obiettivi, l’individuazione delle azioni necessarie e i tempi e le modalità di
verifica.
Per gli spostamenti sul territorio gli operatori si avvarranno di mezzi propri
o mezzi a disposizioni dalla società affidataria dell’erogazione degli
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interventi mentre le attività di programmazione, monitoraggio e
coordinamento delle attività saranno svolte presso la sede operativa della
stessa.
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
ANALISI DEI
COSTI
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE
DI VALUTAZIONE
2011
€ 10.000
2012
€ 20.000
2013
€ 20.000
Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese
del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella
Costi allegata).
Il primo strumento di comunicazione sia verso l’interno che verso l’esterno
è il regolamento di funzionamento del servizio.
Il passaggio delle informazioni verso l’esterno verrà garantito dalla Carta
dei servizi sociali dell’ambito che indicherà le finalità del servizio, le
modalità di accesso e le procedure di reclamo di eventuali disservizi.
La sede operativa del soggetto affidatario dovrà organizzare spazi
confortevoli e riservati atti all’accoglienza delle famiglie.
Le famiglie dovranno essere protagoniste nell’espressione dei propri
bisogni, nella scelta degli obiettivi da perseguire e dovranno essere
salvaguardati, nell’ambito del piano d’intervento, i tempi di crescita di
ognuno.
Gli operatori dovranno pertanto essere costantemente supervisionati da
personale di provata esperienza.
Il servizio dovrà caratterizzarsi per la presenza di:
- procedure omogenee di erogazione degli interventi;
- griglie di osservazione standardizzate.
Tra l’ente locale ed il soggetto affidatario degli interventi l’integrazione
verticale verrà promossa dalla presenza di un progetto esecutivo e dalla
valutazione e monitoraggio congiunto delle azioni di sistema.
La Responsabilità del controllo esterno in ordine all’azione dell’ente di
ambito sociale sarà a carico dell’Ufficio di Piano.
La verifica sulle azioni svolte avverrà a cadenza semestrale.
Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo ed una di
risultato.
La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la
programmazione delle attività. Gli indicatori utilizzati saranno di tipo
quantitativo e misureranno:
- il numero degli utenti presi in carico;
- la tipologia delle segnalazioni;
- il numero delle ore erogate in media per ciascun minore;
- il numero di ore svolte per il coordinamento;
- il rispetto dei tempi di attuazione;
- la qualifica e l’esperienza degli operatori impiegati;
- i tempi medi di presa in carico;
- il numero di piani di intervento personalizzati/totale degli
utenti presi in carico;
- il numero di riunioni interistituzionali;
- il numero di attività di formazione condotte.
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La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità
del sistema di dare risposta agli utenti. Gli indicatori utilizzati sono
qualitativi e misurano:
- grado di soddisfazione della famiglia e del minore;
- la percezione della qualità della vita da parte della famiglia;
- la qualità di vita del minore,
- il livello di integrazione sociale raggiunta dalla famiglia e
dal minore
RISCHI E
CRITICITA’
-
-
scarsa condivisione dei soggetti della rete coinvolti nella
presa in carico relativamente ai valori, metodologie e
obiettivi
stigmatizzazione sociale delle famiglie
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
L’Ente di ambito sociale attuerà in forma indiretta l’azione in convenzione
con una società cooperativa di tipo A.
COSTO
ORARIO
DEL SERVIZIO (in
caso
di
esternalizzazione)
vd. Tabella Costi allegata
AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA
Scheda
SERVIZIO AFFIDO FAMILIARE E
SERVIZIO ADOZIONI
LIVEAS
Num.
3
Obiettivo
TITOLO AZIONE
SERVIZIO DI AFFIDO FAMILIARE E SERVIZIO ADOZIONI
OBIETTIVI
L’obiettivo generale è di assicurare il diritto del minore a crescere ed
essere educato nell’ambito di una famiglia; tale obiettivo può essere
scomposto in diversi obiettivi specifici quali:
promuovere e potenziare nella comunità locale la
conoscenza dell’istituto dell’affido e dell’adozione;
promuovere il benessere e la crescita armonica del
minore
ridurre il ricorso alle comunità familiari e
allontanamento dei minori dal territorio;
ridurre il rischio di emarginazione dei minori
caratterizzati da gravi carenze familiari;
ridurre il rischio di fallimenti connessi alla realizzazione
dell’affido e dell’adozione;
favorire una maggiore integrazione tra gli organismi, i
servizi e le istituzioni coinvolte.
STRATEGIA
Per quanto riguarda l’affido familiare si ritiene utile diffondere la
conoscenza dell’istituto attraverso campagne di sensibilizzazione ed
informazione rivolte alla comunità locale.
Il potenziamento della solidarietà sociale e del sostegno reciproco
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ATTIVITA’
PREVISTE
permetterà di reperire risorse disponibili a praticare tale istituto, così da
consentire ai minori privi temporaneamente di un ambiente familiare
idoneo di vivere relazioni sane salvaguardandone il diritto alla propria
famiglia di origine.
equipe
Per quanto riguarda l’adozione, l’EAS ha provveduto a stipulare
un’apposita convenzione con il Comune di Sulmona per poter beneficiare
dell’intervento dell’equipe territoriale per le adozioni nazionali ed
internazionali istituita
Per entrambi gli istituti le attività necessarie sono sia di tipo
amministrativo che tecnico.
Rispetto all’affido familiare, l’ente di ambito sociale procederà a
regolamentare i rapporti con gli affidatari, determinando gli importi da
corrispondere loro, e curerà attraverso il servizio sociale professionale i
rapporti con l’attività giudiziaria.
Da un punto di vista tecnico si procederà:
1. a programmare e condurre le campagne di
sensibilizzazione verso l’affido della comunità
locale;
2. a programmare e condurre interventi di
formazione rivolte alle famiglie disponibili
all’affido;
3. a organizzare le dichiarazioni di disponibilità
all’affido;
4. a programmare e condurre le valutazioni e le
selezioni delle famiglie affidatarie;
5. a progettare e gestire una banca dati;
6. a organizzare ed erogare le consulenze sociali e
psicologiche alle famiglie di origine e agli affidatari
dei minori;
7. a organizzare ed erogare le consulenze all’autorità
minorile.
L’affidamento familiare sarà proposto dalle assistenti sociali del servizio
sociale di base e disposto dal giudice tutelare in presenza del consenso
della famiglia di origine e dal giudice minorile in assenza di consenso.
L’affidamento familiare cesserà con provvedimento della stessa autorità
che lo ha disposto, valutato l’interesse del minore, quando sia venuta
meno la difficoltà temporanea della famiglia di origine, ovvero nel caso in
cui la prosecuzione di esso rechi pregiudizio al minore stesso.
L’affidatario accoglierà presso di sé il minore e provvederà al suo
mantenimento e alla sua educazione ed istruzione tenendo conto delle
indicazioni dei genitori e osservando le prescrizioni eventualmente
proposte dal servizio sociale e stabilite dall’autorità affidante.
L’affidatario, supportato dal servizio affido, dovrà agevolare i rapporti tra
il minore ed i suoi genitori e favorire il reinserimento nella famiglia di
origine.
La vigilanza sull’andamento dell’affido è affidata al servizio sociale
professionale.
Per quanto riguarda l’adozione l’equipe territoriale integrata istituita
presso il Comune di Sulmona, in conformità al “protocollo operativo e
metodologico per gli interventi di servizio sociale e di psicologia
territoriale per gli adempimenti alle procedure di adozione internazionale
e nazionale” garantirà:
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ATS N 17 VALLE PELIGNA
PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013
TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE ED
OPERATIVE
PREVISTE
1. l’informazione alla coppia sull’adozione internazionale, sui
requisiti necessari, sulle relative procedure, sui tempi necessari;
2. la formazione e sensibilizzazione della coppia o della famiglia
all’accoglienza del minore;
3. la valutazione dell’idoneità della coppia all’adozione;
4. l’assistenza alla coppia all’incontro con il minore;
5. l’assistenza alla coppia durante l’affido preadottivo e
l’osservazione sull’andamento dell’inserimento.
L’equipe dovrà garantire la continuità degli operatori sul medesimo caso
per quanto riguarda l’idoneità all’adozione e l’affidamento preadottivo.
Le attività su indicate verranno espletate con:
corsi individuali e collettivi di informazione e
preparazione
colloqui individuali e di coppia
visite domiciliari
relazione
sostegno al minore e alla famiglia nella fase preadottiva
e postadottiva
attività di consulenza per l’Autorità Giudiziaria e gli enti
autorizzati.
Le assistenti sociali del servizio sociale professionale in collaborazione
con gli operatori dell’equipe territoriale programmeranno interventi
di animazione di comunità e di diffusione per favorire la conoscenza
sull’istituto dell’adozione.
L’erogazione degli interventi avverrà in soluzione di continuità da luglio
2011, così come le azioni di comunicazione esterna.
Il responsabilità dell’attuazione dell’azione è il responsabile del servizio
dell’ente di ambito sociale che sarà il referente per il sistema di controllo
e verifica dell’ente locale e della Regione.
Per quanto riguarda l’affido familiare si prevede l’impiego di un assistente
sociale e di uno psicologo.
La buona riuscita dell’esperienza dell’affido prevede l’attivazione di tutte
le risorse interessate a vario titolo al benessere del minore e quindi della
sua famiglia. Di conseguenza il lavoro di rete, che vedrà coinvolti il
servizio sociale professionale, l’èquipe affido e il Tribunale per i
Minorenni, appare come una risorsa utile e necessaria per armonizzare
gli interventi a favore del minore
Inoltre, in presenza di esigenze complesse della famiglia di origine sarà
necessario coinvolgere a livello distrettuale gli operatori sanitari
impegnati nel lavoro con i membri.
Il servizio sociale professionale ha la grossa responsabilità di
accompagnare la famiglia di origine a recuperare la capacità di azione
rispetto al benessere del minore.
Per quanto riguarda l’adozione gli operatori coinvolti sono l’assistente
sociale del Comune di Sulmona e lo psicologo messo a disposizione
dall’Azienda sanitaria locale 1 Avezzano Sulmona.
Gli enti preposti dovranno operare in attuazione del protocollo
metodologico adottato dalla Regione Abruzzo
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
Piano Sociale di zona 2011-2013
2011
2012
2013
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PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013
€ 1.500
€ 3.000
€ 3.000
ANALISI DEI COSTI
Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese
del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella
Costi allegata).
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE DI
VALUTAZIONE
Per l’affido familiare l’unitarietà delle azioni dei vari soggetti a vario titolo
interessati all’azione sarà garantita dal provvedimento di affidamento che
ne indicherà le motivazioni, i tempi, le modalità di esecuzione.
Una condizione necessaria alla riuscita dell’affido e al reinserimento del
minore nella sua famiglia è la presenza di un rapporto di fiducia tra
famiglia affidante, servizio sociale e famiglia affidataria. Al fine di favorire
la fiducia della famiglia di origine e prevenire sentimenti di abbandono e
emarginazione la famiglia affidataria e la famiglia naturale integreranno
la loro azione condividendo con il servizio un contratto sociale.
Per quanto riguarda l’adozione la comunicazione interna viene garantita
da:
il protocollo operativo e metodologico per gli interventi di servizio sociale
e di psicologia territoriale per gli adempimenti relativi alle procedure di
adozione internazionale e nazionale; le relazioni di servizio sociale; la
convenzioni tra enti locali (ente di ambito sociale e comune di Sulmona).
La comunicazione esterna viene garantita con: la carta dei servizi ed il
sito internet dell’ente di ambito sociale; la diffusione di opuscoli
informativi ed interventi di animazione di comunità
La responsabilità del controllo esterno sull’azione dell’ente di ambito
sociale sarà a carico dell’ufficio di piano:
Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo e una di
risultato.
La verifica di processo fornisce informazioni per orientare la
programmazione dell’attività. Gli indicatori saranno di tipo quantitativo e
misureranno:
il numero delle ore di lavoro svolte per ciascuna figura
professionale;
il numero di azioni di sensibilizzazione effettivamente
condotte;
il numero di verifiche condotte;
la formazione e la selezione;
il numero di segnalazioni di affido;
in numero di incontri tra famiglia affidataria e famiglia
affidante;
numero di coppie aspiranti all’adozione;
numero decreti attestanti idoneità o inidoneità della
coppia aspirante;
tempo di attesa della famiglia rispetto all’idoneità;
n° verifiche post adozione condotte;
n° di percorsi formativi attivati per le coppie;
n° campagne di diffusione organizzate
La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la
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PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013
capacità del sistema sociale di dare risposta agli utenti: Gli indicatori
utilizzati sono di tipo quantitativo e qualitativo e misurano.
il numero di affidi familiari praticati/minori allontanati
dalla famiglia di origine;
il numero di inserimenti nelle comunità familiari/minori
allontanati dalla famiglia di origine,
qualità della vita del minore,
qualità della vita della famiglia affidante;
livello di soddisfazione della famiglia in genere,
.il numero dei soggetti disponibili all’affido;
l’incremento di utenza nel triennio di attività;
il gradimento dei percorsi formativi da parte delle
coppie;
il gradimento in genere delle coppie rispetto al servizio
in genere.
RISCHI E
CRITICITA’
-
-
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
bacino
di
famiglie
affidatarie
stabilizzato
numericamente su livelli bassi rispetto alle esigenze di
affidi che hanno un trend crescente;
fallimento del progetto di affido e/o adozione
carenza di integrazione tra il servizio sociale di ambito e
l’equipe territoriale per l’adozione
Il servizio per l’affido verrà gestito in forma indiretta in regime di
convenzione con una società cooperativa di tipo A.
Il servizio adozione comprenderà una corresponsione al comune
sede dell’equipe territoriale di una somma per la prestazione
dell’assistente sociale da parte dei comuni convenzionati facenti
parte del bacino di utenza
COSTO
ORARIO
DEL SERVIZIO (in
caso
di
esternalizzazione)
vd. Tabella Costi allegata
AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA
Scheda
COMUNITÀ DI TIPO RESIDENZIALE PER MINORI
LIVEAS
Num.
4
Obiettivo
TITOLO
AZIONE
COMUNITÀ EDUCATIVA PER MINORI
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OBIETTIVI
L’obiettivo generale del servizio è quello di assistere
temporaneamente i minori qualora la famiglia di origine sia incapace
o impossibilitata ad assolvere
al proprio compito, favorendo
l’armonico sviluppo della personalità. La comunità deve riproporre
una clima "familiare", senza simulare la famiglia, ma riproponendo
esperienze di appartenenza e separazione, di autonomia ed unione in
grado di sostenere affettivamente e materialmente il percorso di
crescita dell'identità personale dei bambini.
La struttura della comunità per minori esiste dunque per rispondere,
in generale, ad un bisogno di tipo sociale, strettamente connesso ad
esigenze educative: accogliere dei bambini in difficoltà che non hanno
potuto trovare un contesto familiare equilibrato in grado di tutelare la
propria crescita..
Le esperienze vissute da un bambino nei suoi primi anni di vita
costituiscono una base affettiva/cognitiva/relazionale/espressiva che
condiziona inevitabilmente la costruzione della sua personalità.
La comunità si deve organizzare attorno all'obiettivo di attivare dei
profondi "cambiamenti", significativi per l'utente, sul piano delle
relazioni, delle abilità sociali, della personalità, dell'equilibrio affettivo
e della propria "autorappresentazione".
STRATEGIA
Il servizio deve tenere conto di alcuni punti di riferimento
fondamentali:
la qualità della relazione globale tra educatore e
bambino
la definizione di percorsi educativi personalizzati:
articolando interventi mirati alle specifiche esigenze dei bambini in
equilibrio con la realtà della vita comunitaria e la rete dei servizi
esistente.
offrire un quadro di normalità: che sopperisca alle
carenze di base (affettive, relazionali, cognitive) e prevenga l'emergere
di angosce e comportamenti negativi interiorizzati, proponendo forme
di relazione e di attività fondate sulla valorizzazione del maternage e
della ricerca di oggetti (e situazioni) di mediazione positiva, sulla
cooperazione, l'ascolto ed il rispetto.
affiancare la famiglia, la scuola e gli altri servizi in
un progetto di crescita del bambino ospitato.
Nel caso specifico della famiglia, è chiaro che il sostegno della
comunità deve essere necessariamente articolato ed in grado di
affrontare le differenti realtà situazionali.
Rispetto alla scuola occorre poter fornire un adeguato supporto sia sul
piano degli apprendimenti e delle motivazioni, come su quello delle
relazioni con l'istituzione stessa. Rispetto agli altri servizi del
territorio (realtà associative, opportunità di attività, ecc.) il ruolo che
la comunità dovrà assumersi è: verificare i livelli di accessibilità delle
risorse, la qualità del servizio offerto, favorire il coinvolgimento di
queste realtà in un progetto più specifico e significativo per l'utente,
ecc.
Le attività previste nell’erogazione del servizio sono individuabili nelle
seguenti aree:
1)
la cura della vita quotidiana. Il riposo, i pasti, l'alimentazione,
ATTIVITA’ PREVISTE
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STRUTTURE
ORGANIZZATIVE ED
OPERATIVE
PREVISTE
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
la toelette, la cura del corredo dei bambini rappresentano per i
bambini un punto di riferimento per acquisire nuove autonomie, per
sperimentare le proprie conoscenze, per migliorare o acquisire
capacità motorie e relazionali;
2)
la cura e l'organizzazione degli spazi di vita.
La
personalizzazione dell'ambiente di vita, il pensare razionalmente la
sua funzionalità sono elementi che favoriscono nel bambino il
controllo, attraverso l'appropriazione cosciente e serena dello stesso
spazio quotidiano, di fattori emotivi, spesso già messi a dura prova;
3)
proposte per lo sviluppo globale delle potenzialità espressive
dei bambini, attraverso una dinamica progettuale che tenga conto dei
loro desideri, delle loro possibilità reali, ma che propongano anche
nuove esperienze e scoperte;
4)
il collegamento con la scuola: sia per coinvolgere gli insegnanti
in un progetto educativo comune, sia per aiutare i minori nella loro
riuscita "sociale";
5)
favorire, mantenere e sollecitare, laddove possibile, un
collegamento con le famiglie d'origine o di destinazione dei bambini
ospitati;
6)
il lavoro di rete, sia con le altre istituzioni che lo sostengono e
che concorrono allo sviluppo dei minori, sia coi servizi sociali che si
occupano della tutela.
La struttura, prevalentemente a carattere residenziale, deve rispettare i
requisiti minimi strutturali e organizzativi per l’autorizzazione
all’esercizio in esecuzione del D.P.R. 308/2001. L’organizzazione dei
tempi e degli spazi deve tenere conto dei momenti principali che
costituiscono la giornata del minore: la scuola, il gioco, i pasti, il
confronto con l’adulto, lo studio, il relax, il sonno, le attività sportive e
ricreative, ecc.
L’èquipe educativa, costituita dal coordinatore, dagli educatori, e
dall’assistente sociale, si occupa della progettazione e realizzazione
l’intervento individualizzato per il minore.
Alle diverse figure professionali sono attribuite, inoltre, di una serie di
altre responsabili.
Il coordinatore si occupa di: organizzare il personale, garantire la
qualità del servizio e mantenere i rapporti con gli enti esterni,
controllare la stesura e l’ordine della documentazione di servizio,
promuovere progetti di formazione ed aggiornamento del personale
Gli educatori hanno il compito di: sostenere e prendersi cura del
minore, valutare i bisogni e le risorse dei minori, osservare i
comportamenti, mantenere i contatti con gli adulti e i servizi di
riferimento.
L’assistente sociale ha la funzione di attivare un lavoro di rete attorno alla
struttura individuando forme di raccordo con i servizi e le strutture socioricreative territoriali, di mantenere i contatti con i servizi sociali ed il
Tribunale per i Minorenni, di coinvolgere le famiglie d’origine qualora
possibile nel progetto educativo individualizzato del minore.
2011
€ 500
2012
€ 500
2013
€ 500
ANALISI DEI COSTI
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Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese
del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella
Costi allegata).
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
La comunicazione esterna verrà favorita attraverso.
la capillare diffusione di materiale informativo,
la presenza di un regolamento di servizio,
le relazioni del servizio,
le riunioni con gli operatori del servizio sociale a cui
afferisce il minore,
convegni e lavoro di rete.
La comunicazione interna sarà favorita da:
presenza di un progetto generale del servizio,
le azioni di formazione continua e supervisione,
le riunioni di equipe,
il regolamento interno,
il progetto educativo individualizzato,
la programmazione continua.
La personalizzazione degli interventi verrà garantita dai piani
individualizzati di intervento.
Sono previsti dei tempi di attesa legati alla disponibilità dei posti e alla
valutazione dei requisiti.
Il finanziamento della comunità educativa è garantito dalla
corresponsione delle rette dei minori ospitati da parte dei Comuni di
residenza degli stessi.
I fondi dell’ente di ambito sociale e della regione stanziati per le azioni
del Piano di zona saranno utilizzati solo nel caso in cui i ricavi
provenienti dalle rette dei minori ospitati dovessero risultare
insufficienti a coprire i costi di gestione delle donne residenti.
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE DI
VALUTAZIONE
La responsabilità della valutazione e del monitoraggio dell’azione è
affidata al responsabile del servizio dell’ambito che verrà affiancato
dall’Ufficio di Piano.
Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo ed una di
risultato.
La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la
programmazione delle attività. Gli indicatori sono di tipo
prevalentemente quantitativo e misurano:
le ore di effettiva presenza degli operatori in struttura,
le ore di programmazione e verifica,
le ore di formazione e supervisione,
la durata del tempo di permanenza,
il numero di riunioni formali con i servizi sociali
competenti,
le ore di coordinamento tra operatori,
il numero di utenti presi in carico attraverso la
progettazione individualizzata,
la copertura dei posti disponibili;
il n° delle valutazioni effettuate all’ingresso,
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il numero di segnalazioni accolte,
il numero delle azioni correttive programmate e attuate,
La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la
capacità del servizio di dare risposta agli utenti. Gli indicatori saranno di
tipo qualitativo e quantitativo e misureranno:
il livello di integrazione sociale dei minori;
la capacità di autonomia e autodeterminazione del
minore e della sua rete,
il livello di soddisfazione dei servizi invianti.
RISCHI E CRITICITA’
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
COSTO ORARIO DEL
SERVIZIO (in caso di
esternalizzazione)
Difficoltà di integrazione operativa con la rete territoriale dei servizi e
con la Comunità locale.
Il servizio per l’affido verrà gestito in forma indiretta in regime di
convenzione con una società cooperativa di tipo A.
vd Tabella Costi allegata
AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA
Scheda
SERVIZI INTEGRATIVI PER MINORI
LIVEAS
Num.
5
Obiettivo
TITOLO AZIONE
CENTRO GIOCO -RAIANO
OBIETTIVI
Il servizio ha lo scopo di favorire la formazione della personalità e lo
sviluppo cognitivo, sociale, affettivo–relazionale del bambino.
Le finalità del Centro Gioco si concretizzano, quindi, nella realizzazione di
un contesto educativo e sociale strutturato come sistema complesso di
mediazioni (tra ambiente e realtà) che sia in grado di sostenere ed
orientare, in termini qualitativi e attraverso una progettualità coerente ed
intenzionale, lo sviluppo globale del bambino valorizzandone le sue
potenzialità di crescita. Pertanto gli obiettivi principali del servizio sono:
dare una risposta generale ai bisogni di cura di ciascun bambino
e favorire lo sviluppo motorio, cognitivo, linguistico, sociale ed
affettivo;
garantire pari opportunità fra donne e uomini in relazione
all’inserimento nel mercato del lavoro, nonché alla condivisione
delle responsabilità genitoriali fra madri e padri;
prevenire eventuali condizioni di svantaggio psicofisico e socioculturale;
garantire una continuità educativa con l’ambiente familiare.
Il centro gioco è un servizio con una triplice valenza: sociale,
psicologica e pedagogica. Il centro inteso come servizio sociale si
propone obiettivi di prevenzione e non di recupero. In caso di
particolari situazioni di svantaggio sociale, di deprivazione culturale e
di carenze nelle cure familiari, si propone come autentico sostegno del
STRATEGIA
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ATTIVITA’ PREVISTE
bambino; alla famiglia, inoltre, offre un supporto alla cura e
all’educazione per i bambini nei loro primo tre anni di vita.
Per quanto attiene alla valenza psicologica, si individua nella
socializzazione (intesa come capacità del bambino di instaurare
rapporti di scambio con adulti o con altri bambini) la condizione
irrinunciabile e prioritaria per una sana ed equilibrata crescita del
bambino. Inoltre, l’insieme delle proposte pedagogiche offerte dal
servizio contribuiscono a fornire al bambino un complesso di
stimolazioni utili a promuovere lo sviluppo e la maturazione in
termini fisici, psichici, affettivi e relazionali. Di conseguenza, il
servizio offre una programmazione sistematica delle opportunità
formative.
I criteri di rilevanza che garantiscono la formatività delle esperienze
didattiche del servizio sono:
- la ludicità: il processo di scoperta del piccolo è favorito dal clima di
relativa libertà consentito all’ambiente in cui si trova ad essere
inserito che sostiene la sua motivazione a manipolare, assemblare,
costruire
- la continuità delle esperienze attraverso le abitudini o routines, cioè
momenti riconoscibili per la loro identità e ripetitività
- la significatività delle esperienze e delle attività infantili: nel curare
l’ideazione e la scelta delle proposte educative e didattiche occorre
valutare la significatività delle esperienze, ovvero presentare stimoli
adatti all’età dei bambini, alle loro preferenze, ai loro ritmi individuali
Gli obiettivi che il servizio si propone di raggiungere possono essere
perseguiti attraverso l’erogazione delle seguenti attività:
5. la cura del bambino;
6. la programmazione delle attività educative e didattiche
7. le attività educative, ludico-ricreative e le routine
8. le attività di raccordo con la famiglia.
Per cura del bambino si intende l’insieme dei mezzi per garantire il
benessere fisico e psichico, prevenendo qualsiasi stato di disagio.
L’attenzione è verso la soddisfazione dei bisogni primari (alimentazione,
sonno, ecc.) ed emotivi/psicologici (accoglienza, comunicazione, ecc.).
La programmazione è lo strumento metodologico utile a stabilire l’ordine,
le modalità e gli strumenti più adatti per organizzare le attività educative
e didattiche che s’intendono realizzare nell’anno in corso. Nello specifico
ciò regola quattro aspetti fondamentali:
l’inserimento dei bambini nell’ambiente nido
la relazione tra il bambino e l’adulto/educatore
le relazioni socio-affettive con i coetanei
la dimensione rituale di alcune attività quotidianamente
ripetute
Le attività (motorie, plastiche, grafico-motorie, espressive) sono il
momento in cui il bambino sperimenta concretamente il fare, il
realizzare, l’esplorazione per conoscere forme, dimensioni e consistenze.
D’altro canto, le routines (sequenze abituali di comportamento) sono
organizzate per fare in modo che il bambino trovi in questi momenti delle
regolarità, dei punti di riferimento in un mondo tutto da scoprire. Il
bambino parte da questi punti di riferimento a lui conosciuti
(l’accoglienza e il congedo, il cambio, il pasto, il riposo) per assimilare
nuovi cognizioni.
E’ attraverso il gioco che si esercita l’intelligenza, si scoprono le proprietà
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TEMPISTICA
degli oggetti, si acquisiscono le prime forme logiche, di conseguenza il
nido cerca di valorizzare ed arricchire l’esperienza ludica, libera e/o
strutturata, in un clima rassicurante che consenta di sperimentare senza
timore di sbagliare.
Inoltre, si ritiene importante realizzare momenti ed attività finalizzati
all’osservazione del bambino, per far sì che l’intervento educativo si attui
come un graduale accompagnamento lungo i personali percorsi di
crescita.
L’interconnessione con la famiglia si considera fondamentale per
rispondere in modo organico ai bisogni socio-educativi dei bambini. Nello
specifico, si organizzeranno attività che coinvolgano la famiglia per
renderla parte attiva e integrante del percorso educativo offerto dal
servizio, nell’ottica del rispetto della centralità del bambino, dei suoi
bisogni e della sua integralità.
Le attività che il centro gioco intende realizzare per andare incontro a
questa esigenza basilare sono:
i colloqui individuali con la famiglia
riunioni e assemblee, feste e gite, laboratori con i
genitori
le osservazioni condotte sui bambini
la personalizzazione degli interventi
L’azione si pone in continuità con la precedente programmazione a
partire da luglio 2011.
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE ED
OPERATIVE
PREVISTE
Il servizio, erogato in una struttura sita nel Comune di Raiano, viene
garantito da un’èquipe socio-educativa composta da diverse figure
professionali:
il coordinatore psico-pedagogico che cura 1) la gestione
dei bisogni dell’utenza, 3) l’elaborazione, attuazione e
verifica del programma educativo, 4) l’erogazione degli
interventi educativi, 5) la gestione della modulistica del
servizio, 5) i rapporti con le famiglie e i servizi territoriali
le educatrici d’infanzia che 1) svolgono colloqui con le
famiglie al fine di raccogliere e documentare le
caratteristiche dei bambini, 2) collaborano alla
redazione del programma educativo, 3) erogano gli
interventi educativi previsti, 4) effettuano il
monitoraggio sull’efficacia degli interventi educativi.
gli addetti ai servizi generali che garantiscono il presidio
delle funzioni inerenti il servizio di refezione, il supporto
alle attività didattiche, la pulizia e il riordino
dell’ambiente durante e al termine dell’orario quotidiano
di apertura.
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
L’azione verrà garantita attraverso i finanziamenti del
Piano Regionale Di Interventi In Favore Della Famiglia
L.R. 2.5.1995, n. 95
2011
2012
€ 0,00
€ 1.000
2013
€ 1.000
ANALISI DEI COSTI
Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese
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del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella
Costi allegata).
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE DI
VALUTAZIONE
Il primo strumento di comunicazione sia verso l’interno che verso
l’esterno è il regolamento di funzionamento del servizio.
Il passaggio delle informazioni verso l’esterno verrà garantito dalla Carta
dei servizi che indicherà le finalità del servizio, le modalità di accesso e le
procedure di reclamo di eventuali disservizi.
La Responsabilità del controllo esterno in ordine all’azione dell’ente di
ambito sociale sarà a carico dell’Ufficio di Piano.
Il disegno di valutazione prevede l’utilizzo di indicatori sia quantitativi
che qualitativi che misureranno:
- il numero degli utenti presi in carico;
- la presenza di un progetto educativo;
- il numero di ore svolte per il coordinamento;
- la qualifica e l’esperienza degli operatori impiegati;
- il numero di colloqui e assemblee realizzate con i genitori;
- il grado di soddisfazione della famiglia rispetto alla fase
dell’inserimento;
- il grado e la soddisfazione della famiglia rispetto
all’erogazione del servizio
RISCHI E CRITICITA’
Il rischio è nella difficoltà di garantire la continuità dell’esperienza
educativa tra nido e famiglia a causa della diversità degli stili educativi
adottati, per cui si ritiene utile incentivare le occasioni di scambio e
riflessione tra gli operatori ed i genitori.
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
Il servizio per l’affido verrà gestito in forma indiretta in regime di
convenzione con una società cooperativa di tipo A.
COSTO ORARIO DEL
SERVIZIO (in caso di
esternalizzazione)
vd. Tabella Costi allegata
AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA
Scheda
SERVIZI INTEGRATIVI PER MINORI
LIVEAS
Num.
6
Obiettivo
TITOLO AZIONE
CENTRO DI AGGREGAZIONE GIOVANILE
OBIETTIVI
Favorire il percorso di crescita dei giovani promuovendo:
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STRATEGIA
ATTIVITA’
PREVISTE
l’aumento delle occasioni d'incontro tra adolescenti per ridurre la
solitudine e l'isolamento, in un'ottica di prevenzione del disagio e di
promozione della scoperta di altre modalità di fruizione del proprio
tempo)
la crescita dei ragazzi nella capacità di autonomia e di
responsabilizzazione, accompagnandoli verso la capacità scegliere e
decidere individualmente in modo critico e non conformistico
la creazione di un tessuto sociale attraverso e intorno ai ragazzi per
aumentare la collaborazione con le realtà che operano nel territorio.
l’affermazione dell'identità sociale degli adolescenti all'interno della
comunità promuovendo il protagonismo attivo volto a contribuire
concretamente al benessere della collettività.
a beneficiare del centro di aggregazione giovanile saranno i giovani,
senza esclusione di coloro che portano problematiche di devianza e
disagio.
la garanzia dell’accoglienza, dell’accettazione, del confronto e del
protagonismo viene considerato aspetti fondamentali in un processo
di crescita capace di promuovere la capacità di azione del giovane e la
garanzia del diritto di cittadinanza.
Il CAG è un luogo di incontro e aggregazione, in cui fare esperienza di
convivenza con i pari e con gli adulti, immergersi nel gioco, beneficiare di
un ambiente che propone un modo alternativo di stare insieme, evitando
così il rischio dell’isolamento e della solitudine, offrendo la possibilità di
uscire da contesti con attività fortemente programmate e strutturate per
aprirsi invece ad altre libere e creative.
Il centro di aggregazione giovanile vuole essere uno spazio dove il
giovane:
a. costruisce la propria identità;
b. viene a colto per quello che è;
c. viene rispettato nei tempi e capacità;
d. in cui si decide e lavora insieme;
e. incontra una persona adulta diversa dal
genitore, dall’insegnante che può essergli
utile per orientarsi, scegliere e comunicare.
Le attività svolte all’interno dei centri dovranno svilupparsi sulla base di
quanto previsto da una specifica programmazione annuale (condivisa tra
l’ente di ambito sociale ed il soggetto affidatario della gestione del centro)
e nei progetti esecutivi che pianificheranno e programmeranno azioni
correttive utili al miglioramento della qualità degli interventi erogati.
Tra le attività che si realizzano nei centri di aggregazione distinguiamo
quelle pensate “per e verso” l’utenza giovanile e quelle rivolte agli adulti e
al territorio di appartenenza. Tra quelle “per e verso” i giovani citiamo:
1) le attività di programmazione partecipata: questa attività pone i
ragazzi nelle condizioni di esercitare (come in una palestra) la capacità di
organizzare il proprio tempo realizzando ciò che piace negoziandolo con i
pari e pianificando mentalmente le azioni che servono per farlo. La
filosofia che anima i centri di aggregazione, infatti, è proprio quella di
valorizzare l’autopromozione e la responsabilizzazione in un contesto
protetto dalla supervisione e dal sostegno di adulti. Le attività che si
realizzano nei centri di aggregazione, quindi, sono il prodotto di un
processo di negoziazione tra pari in cui l’adulto/educatore ha il ruolo di
salvaguardare le regole dei processi decisionali, di ricordare le
caratteristiche del contesto (facilitando l’analisi di realtà), di promuovere
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le dimensioni creative, espressive, comunicative, e di stimolare alla
partecipazione attiva;
2) l’attività di ascolto: il professionista che si occupa di questo tipo di
attività è lo psicologo. L’obiettivo dell’attività è di fornire uno spazio per il
dialogo, il confronto e la consulenza a favore dei giovani che mostrano un
bisogno di natura orientativa in merito a scelte da compiere per il proprio
futuro nel campo amicale, familiare, sentimentale, scolastico e
professionale. Questo tipo di sostegno non ha scopi terapeutici e perciò
deve concludersi all’interno di un numero predeterminato di colloqui che
si concorda con il ragazzo in relazione alla tipologia di problematica che
vuole presentare.
3) attività ludiche e ricreative: i ragazzi che partecipano al centro di
aggregazione hanno a disposizione una serie di offerte ludiche strutturate
cui possono accedere liberamente auto-organizzandosi in piccolo gruppi
(giochi da tavolo, carte da gioco, biliardino, ping-pong, etc). Inoltre è
possibile organizzare feste e gite, attività sportive. Negli spazi attrezzati è
possibile visionare film e ascoltare musica;
4) attività laboratoriali: l’organizzazione dei laboratori può essere
l’oggetto di un progetto poiché il laboratorio si caratterizza per il fatto di
prefiggersi uno o più obiettivi specifici (ad esempio apprendere o
sperimentare una abilità specifica, realizzare un prodotto, ecc), di
prevedere un inizio ed un termine, di impiegare risorse specifiche e di
coinvolgere un numero determinato di persone. Gli ambiti possibili sono i
più diversi e possono comportare il coinvolgimento di esperti di settore. Il
laboratorio deve comunque sempre avere: un calendario di attività
predeterminato, un numero di partecipanti predefinito che accedono al
laboratorio con iscrizione, possono richiedere una partecipazione
economica in caso richiedano l’utilizzo di strumentazioni particolare
(strumenti musicali, costumi di scena ecc),
5) attività culturali: possono essere rivolte sia ai frequentanti dei centri
che alla comunità di riferimento. Possono includere la realizzazione di
cineforum, dibattiti/seminari, organizzazione di eventi musicali e-o
teatrali, etc
6) attività di studio: in una “fascia oraria protetta”, i ragazzi che ne
sentano l’esigenza possono venire a studiare nel centro di aggregazione.
L’attività di studio non consiste nell’erogazione di lezioni private ma si
traduce nella strutturazione di uno spazio di tranquillità e di clima
positivo che può aiutare chi in casa non gode di questi vantaggi.
Le attività rivolte agli adulti e al territorio di appartenenza sono:
1) incontri di formazione ed informazione: rivolti a genitori ed altri
adulti coinvolti nell’educazione degli adolescenti, hanno lo scopo di
facilitare le relazioni educative aumentando conoscenze in merito alla
condizione giovanile e di favorire l’apprendimento di nuove competenze.
Non secondario è l’intento di costruire, nel tempo, una coerenza
nell’atteggiamento educativo espresso dagli educatori operanti nei diversi
settori presenti nella vita dei ragazzi (famiglia, scuola, servizi,
associazioni, ecc).
2) sostegno e/o co-progettazione di nuovi interventi rivolti ai ragazzi: il
centro di aggregazione per adolescenti vuole rivestire un ruolo di
riferimento competente in materia di politiche giovanili. Potrà quindi
prestare la propria esperienza a vantaggio di associazioni, gruppi, enti
che vorranno proporre idee progettuali finalizzate a promuovere il
benessere dei giovani. La consulenza progettuale può scaturire anche dai
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TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE E
OPERATIVE
PREVISTE
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
dati che quotidianamente afferiscono al servizio dai giovani stessi
(bisogni insoddisfatti e/o inespressi, nuove tendenze, etc).
Il funzionamento dei centri avverrà in soluzione di continuità da luglio
2011.
Il responsabile dell’azione, che sarà il referente per il sistema di controllo
e verifica dell’ente locale e della regione , è il responsabile del servizio
dell’ente di ambito sociale.
Le figure professionali impiegate nella gestione dei centri sono
l’educatore, lo psicologo, l’addetto ai servizi generali e il coordinatore.
L’educatore garantisce: 1) l’orientamento al singolo e al gruppo; 2) la
progettazione partecipata con i ragazzi; 3) la conduzione in genere del
gruppo; 4) la reticolazione; 5) la programmazione e la verifica dei risultati
conseguiti; 6) l’approvvigionamento del materiale necessario; 7) il lavoro
di rete.
Lo psicologo, nella sua specificità professionale, dispone momenti utili
all’ascolto dei giovani.
L’addetto ai servizi sociali garantisce la cura dei locali e la pulizia.
Il soggetto affidatario della gestione garantisce la presenza di un
coordinatore che ha la responsabilità:
f. di garantire l’allineamento verticale con l’ente
locale per l’individuazione delle azioni
necessarie a favorire il miglioramento
continuo della struttura,
g. di collaborare con l’ufficio di piano alla
verifica dei raggiunti,
h. gestire le risorse umane al fine di garantire la
continuità delle attività di erogazione
risolvere eventuali assenze.
Il coordinatore, sulla base dei bisogni che emergeranno nella gestione del
centro, promuoverà in collaborazione con l’ente locale le necessarie
sinergie con i soggetti titolari di specifiche competenze rispetto al
benessere della popolazione giovanile per favorire adeguati stili di vita.
I locali che ospitano il centro di aggregazione giovanile sono messi a
disposizione dalle amministrazioni comunali. Dovranno essere ad uso
esclusivo dei giovani.
Gli arredi minimi in dotazione per ciascun centro dovranno essere:
1 armadio;
1 bacheca;
2 tavoli;
2 scaffali;
20 sedie.
Dovranno essere presenti, inoltre: televisori, dvd, stereo, attrezzature
informatiche e collegamento internet, materiale ludico.
2011
€ 17.500
2012
€ 38.500
2013
€ 38.500
ANALISI DEI COSTI
Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese
del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella
Costi allegata).
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STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
I giovani, utenti del centro, verranno coinvolti nella programmazione di
azioni utili a raggiungere altri giovani della comunità locale.
Il buon funzionamento del centro e la convivenza al suo interno verranno
garantiti dalla presenza di un regolamento del servizio a cui i giovani
dovranno conformarsi.
Non sono previsti tempi di attesa nella fruizione delle attività del centro
ed i giovani potranno beneficiarne anche in modo discontinuo e saltuario.
Non è prevista la sottoscrizione di adesioni ma esclusivamente la
compilazione di un registro presenze.
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE DI
VALUTAZIONE
RISCHI E CRITICITA’
La verifica delle azioni svolte avverrà attraverso un disegno di valutazione
che prevede una verifica di processo ed una di risultato.
La VALUTAZIONE DI PROCESSO fornisce delle informazioni per
orientare l'attuazione/svolgimento del progetto.
gli indicatori individuati sono:
i. N° ragazzi iscritti/N° ragazzi residenti;
j. N° ragazzi frequentanti/N° ragazzi iscritti
k. N° progetti iniziati/N° progetti conclusi,
l. N° di richieste di collaborazione da parte dei
soggetti
esterni/N°
di
richieste
di
collaborazione da parte del centro verso i
soggetti esterni
La VALUTAZIONE DI RISULTATO fornisce indicazioni rispetto agli
obiettivi propri del servizio.
Gli indicatori individuati per valutare la QUALITÀ DELLA STRUTTURA
sono:
giorni di apertura settimanale previsti dal budget/giorni di
apertura effettiva;
presenza di un progetto educativo,
presenza di un documento di programmazione annuale,
presenza di un coordinatore di progetto,
numero e tipologia e di risorse umane adeguate alla qualità
e quantità degli interventi,
numero di riunioni d'equipe mensili previste/n. riunioni
realizzate
numero di controlli previsti/n. di controlli effettuati.
- assenza di protagonismo dei giovani;
- disomogeneità dei gruppi frequentanti
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
I centri di aggregazione giovanile verranno gestiti indirettamente
in regime di convenzione con una società cooperativa sociale di
tipo A.
COSTO ORARIO DEL
SERVIZIO (in caso di
esternalizzazione)
vd. Tabella Costi allegata
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AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA
Scheda
SERVIZI INTEGRATIVI PER MINORI
LIVEAS
Num.
7
Obiettivo
TITOLO AZIONE
CENTRI RICREATIVI INTERCULTURALI
OBIETTIVI
Promuovere la crescita armonica del bambino in genere:
- favorendo la costruzione dell’identità e dell’immagine
positiva di sé attraverso la valorizzazione del gioco inteso
come esperienza privilegiata di incontro tra bambino e
ambiente;
- promuovendo la socializzazione tra pari e tra bambino ed
adulto(sia esso educatore, genitore e insegnante)
riconoscendo il valore fortemente determinante delle
relazioni interpersonali nella costruzione dell’immagine;
- promuovendo la cultura dell’infanzia presso il mondo
adulto;
- attraverso l’educazione al rispetto delle diversità e alla
convivenza tra persone di differenti culture;
- il sostegno dell’identità etnica e culturale del bambino.
A beneficiare dell’azione saranno i bambini di età compresa tra 6 e 10
anni residenti nei comuni dell’ambito sociale 17.
L’azione vuole sostenere i minori nella realizzazione dei loro diritti ad
una crescita armoniosa attraverso la sperimentazione di esperienze
ludiche e di interazioni positive e di interazioni positive con i pari e
con gli adulti, al fine di favorire la costruzione di una buona
immagine di sé.
STRATEGIA
Il bambino dovrà essere protagonista nella vita dei centri e le strategie a
garanzia dovranno essere le seguenti:
- programmazione delle attività sulla base dei bisogni
specifici emergenti in ogni centro diurno;
- potenziamento della creatività e del protagonismo del
bambino sia in fase di programmazione delle attività che
durante lo svolgimento delle attività;
- coinvolgimento a vario titolo degli adulti significativi alle
attività di organizzazione ed erogazione delle attività.
ATTIVITA’
PREVISTE
Le attività che contraddistinguono l’azione sono orientate
all’organizzazione del servizio, alla predisposizione degli strumenti
operativi, alla diffusione del servizio, all’erogazione e alla valutazione
degli interventi.
Le attività educative e ricreative sono pianificate e programmate in modo
conforme ai principi generali contenuti nel progetto pedagogico e in un
piano di lavoro che, di volta in volta, indica:1) le finalità generali da
raggiungere; 2) il target; 3) le attività da svolgere ed i relativi tempi; 4) le
risorse da impiegare; 5) le modalità di integrazione con gli altri soggetti
del territorio; 6) gli indicatori di verifica ed i tempi.
In questo tipo di offerta il la metodologia educativa adottata
dall’educatore è fortemente orientato all’animazione proponendosi come
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PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013
un facilitatore dell’esperienza ludica e aggregativa.
La professionalità dell’educatore/animatore in questo tipo di attività
consiste nel riuscire ad entrare nel mondo di ogni bambino in maniera da
offrirgli delle situazioni ludiche confacenti alle sue esigenze e alla sua
personalità.
Le attività ludiche-laboratoriali sono il prodotto di una programmazione
specifica che vuole raggiungere obiettivi determinati. Tali attività, infatti,
sono programmate a seguito di una valutazione dei bisogni individuati o
a specifiche collaborazioni richieste da altri soggetti esterni con i quali i
centri hanno relazioni costanti (scuole, associazioni del territorio, ecc).
Normalmente le proposte sono un insieme di attività che si realizzano in
un arco di tempo predefinito in cui inizio e fine, elementi in ingresso e
risultati attesi, sono prefigurati. Esempi di attività ludiche-laboratoriali
sono: 1) laboratori teatrali; 2) laboratori artistici; 3) laboratori musicali;
4) laboratori di danza; 5) laboratori multidisciplinari, in cui si realizzano
contemporaneamente più attività legate da un tema comune (ad es. il
laboratorio del gioco tradizionale, il laboratorio di solidarietà, delle
tradizioni popolari, i giochi nel mondo, cucina etnica,ecc).
Le proposte rispettano un calendario di attività e possono essere rivolti
ad un numero predefinito di bambini e/o gruppo classe. Saranno
realizzate inoltre, attività che prevedano il coinvolgimento degli adulti di
riferimento dei bambini (genitori, familiari, insegnanti).
Le azioni di monitoraggio e verifica si pongono in modo trasversale lungo
tutto il processo di erogazione delle attività.
TEMPISTICA
La programmazione delle attività dei centri ha una cadenza annuale.
Il centri ricreativi interculturali svolgono la propria attività da settembre
a giugno di ogni anno.
La programmazione delle azioni di sistema utili a gestire eventuali
disservizi e promuovere il miglioramento del servizio avvengono a
cadenza semestrale e nell’ambito del progetto esecutivo condiviso dal
responsabile del servizio dell’ente locale di ambito ed il coordinatore
della società affidataria dell’erogazione degli interventi.
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE
ED OPERATIVE
PREVISTE
Il responsabile del servizio dell’ente di ambito sociale è il responsabile
dell’azione e sarà il referente per il sistema di controllo e verifica dell’ente
locale e della regione.
Le figure professionali che operano nei centri ricreativi interculturali
sono gli educatori che svolgono la propria attività mediante la
realizzazione del programma annuale. Hanno contatti diretti con i
bambini e facilitano la fruizione delle esperienze ludiche, organizzando
gli spazi ed i materiali mettendoli a disposizione dei bambini. Inoltre,
facilitano le relazioni tra bambini incoraggiando il confronto e lo
scambio, nonché il superamento dei conflitti. Sostengono la valutazione e
la verifica gestendo la documentazione e gli strumenti di lavoro.
E’ necessaria la presenza di un coordinatore delle azioni progettuali. Che
insieme agli operatori redige la programmazione. Svolge funzioni di
mediazione con gli altri servizi della rete al fine di elaborare modalità
comuni di lettura e di risposta ai bisogni degli utenti. Coordina il lavoro
degli educatori promuovendo lo svolgimento del lavoro d’èquipe. Effettua
le valutazioni in itinere e finale delle attività svolte di concerto con
l’ufficio di piano e il responsabile di servizio dell’ambito.
Le
collaborazioni già avviate con le scuole avranno una logica prosecuzione
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e saranno finalizzate ad arricchire le offerte formative proprie della
scuola offrendo un repertorio di esperienze ludiche in grado di
completare le attività didattiche, sia nel tempo scolastico che in quello
extrascolastico.
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
ANALISI DEI COSTI
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE DI
VALUTAZIONE
RISCHI E
CRITICITA’
2011
2012
2013
€ 12.000
€ 24.578,50 € 24.578,50
Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese
del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella
Costi allegata).
Verrà promossa una fruizione attiva e creativa da parte dei bambini
degli spazi e delle attività svolte, e pertanto saranno favorite le
iniziative volte alla rilevazione proposte da parte dei bambini, dei
genitori e delle scuole. In una fase successiva le preferenze raccolte
verranno strutturate in attività educative da proporre ai bambini
Infine i partecipanti saranno interessati nella valutazione del servizio
al termine di ciascun anno di attività.
La diffusione del servizio sarà indirizzata verso la scuola, la strada, i
servizi territoriali, i bambini stessi, che a loro volta veicoleranno
verso la comunità le iniziative attivate dal centro.
La responsabilità del controllo esterno sull’azione da parte dell’ente
sociale di ambito sarà a carico dell’Ufficio di Piano.
La verifica sulle azioni svolte avverrà a cadenza semestrale.
Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo e una di
risultato.
La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la
programmazione delle attività.
Gli indicatori utilizzati sono di tipo quantitativo e misureranno:
- n° attività ludiche-laboratoriali/totale n° attività svolte;
- n° di bambini partecipanti/n° bambini residenti;
- n° di attività che prevedano il coinvolgimento degli
adulti/totale attività svolte;
- n° di adulti che partecipano/n° bambini partecipanti;
- n° attività realizzate di concerto con la scuola/n° attività
realizzate in genere;
- n° di operatori coinvolti/n° operatori previsti;
- n° ore di effettiva erogazione/n° ore previste;
- presenza programmazione annuale.
- sessioni semestrali di verifica periodica.
La verifica di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità
del sistema di dare risposta agli utenti: gli indicatori utilizzati sono di
tipo qualitativo e misureranno:
- il livello di soddisfazione dell’utenza minorile,
- il livello di soddisfazione dell’utenza adulta.
E’ prevista, infatti, la somministrazione annuale di un questionario di
soddisfazione.
- discontinuità nella frequenza;
- mancato coinvolgimento degli adulti
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MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
COSTO
ORARIO
DEL SERVIZIO (in
caso
di
esternalizzazione)
L’attuazione dell’azione avviene in modo indiretto in regime di
convenzione con una società cooperativa di tipo A.
vd Tabella Costi allegata
AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA
Scheda
SERVIZI INTEGRATIVI PER MINORI
LIVEAS
Num.
8
Obiettivo
TITOLO AZIONE
ANIMAZIONE ESTIVA
OBIETTIVI
Si vuole valorizzare il tempo libero estivo dei bambini:
- per sostenere la creatività e l’iniziativa dei minori;
- per favorire la lettura da parte della comunità locale dei
bisogni del minore;
- per sostenere il minore nell’incontro con l’altro ed il
diverso;
- per sostenere il minore nell’incontro con la natura, nel
rispetto dell’ambiente.
I destinatari degli interventi sono i bambini e le bambine tra i 6 ed i 12
anni (anche se non sono esclusi bambini di età inferiore ai sei anni se
accompagnati da adulti e ragazzi di età superiore ai 12 anni) residenti nei
comuni facenti parte dell’ambito sociale 17.
L’intervento è stato realizzato per la prima volta nel 2005 in 11 comuni
dell’ambito sociale alla luce del successo riscosso dalle attività estive nei
comuni sede dei centri ricreativi. L’intervento è stato garantito
nell’ambito del programma per l’infanzia e l’adolescenza.
Si voleva sostenere il minore a vivere la propria comunità locale di
appartenenza e stimolare la comunità locale e l’amministrazione
comunale ad organizzarsi per accogliere le giovani generazioni.
L’animazione estiva, soprattutto nei comuni a forte rilevanza turistica,
hanno rappresentato e vogliono rappresentare occasione di accoglienza
per bambini provenienti da altre zone e contesti urbani.
Il paese diviene spazio protetto, guidato di incontri e relazioni.
Le attività di supporto interno sono orientate alla programmazione,
all'organizzazione, alla promozione, alla realizzazione e alla valutazione
degli interventi. Attività n.1- programmazione: consiste nell'individuare le
attività che verranno svolte, di concerto con le scuole, le associazioni
culturali il volontariato del territorio, le riserve naturali e i parchi
faunistici locali. Attività n.2 - organizzazione: consiste nel definire le
modalità operative utili allo svolgimento delle attività e gli strumenti di
lavoro e monitoraggio. Attività n.3 -promozione: si darà diffusione delle
attività organizzate presso le scuole, i luoghi di aggregazione naturali,
attività commerciali, mass-media. Attività n.4 -realizzazione: prevede lo
STRATEGIA
ATTIVITA’ PREVISTE
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PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013
TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE ED
OPERATIVE
PREVISTE
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
svolgimento delle attività programmate (giochi in strada, escursioni,
giornata in piscina, visite guidate in centri naturalistici, ospitalità di
bambini bisognosi di soggiorni per cure, azioni solidali, ecc.). Attività n.5
-valutazione: prevede un monitoraggio in itinere (a metà del periodo di
erogazione) per valutare la risposta dei bambini e degli altri soggetti
coinvolti in termini di partecipazione e di gradimento delle attività svolte
e da svolgere; una valutazione conclusiva volta a verificare il grado di
raggiungimento degli obiettivi dell'intervento e la soddisfazione degli
utenti . Gli strumenti di lavoro che verranno utilizzati sono: a) documenti
di programmazione, b) scheda di iscrizione, c) registri di presenza, d)
diari di bordo; e) questionari.
Le attività di animazione estiva vengono erogate secondo un calendario
predefinito e reso noto, nei Comuni di riferimento.
Le attività di animazione estiva vengono erogate ed organizzate nei
mesi di luglio e agosto per ciascun anno di attività.
Il responsabile dell’attuazione dell’azione, che sarà il referente per il
sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della regione, è il
responsabile del servizio dell’ambito.
Le figure professionali facenti parte dell'equipe educativa sono:
- il coordinatore, svolge funzioni di mediazione con gli altri
soggetti del territorio al fine di elaborare modalità di
collaborazione nella realizzazione degli interventi;
provvede all'organizzazione delle attività e delle risorse
umane. effettua la valutazione in itinere e conclusiva;
- l’animatore svolge la propria attività mediante la
realizzazione degli interventi. E' la figura professionale
che ha contatti diretti con i bambini e facilita la fruizione
delle esperienze, organizzando i momenti ricreativi ed
educativi. Facilita le relazioni tra i bambini incoraggiando
il confronto e lo scambio. Effettua il monitoraggio delle
attività gestendo la documentazione e gli strumenti di
lavoro.
Si prevede di coinvolgere gli istituti scolastici, le associazioni culturali e
di volontariato, le organizzazioni a vario titolo coinvolti nella protezione e
valorizzazione dell'ambiente. Nella fase di programmazione degli
interventi (maggio di ciascun anno) i soggetti citati saranno contattati al
fine di poter individuare gli obiettivi operativi da perseguire nell'anno e
individuare le attività più adatte a perseguirli. Durante l'erogazione degli
interventi gli insegnanti stessi potranno partecipare ad alcune attività
anche in qualità di "esperto". Le associazioni di volontariato e culturali
possono proporre lo svolgimento di attività che si integrano con specifici
programmi rivolti agli adulti.
ANALISI DEI COSTI
2011
2012
2013
€ 500
€ 500
€ 500
Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese
del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella
Costi allegata).
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
La diffusione del servizio sarà indirizzata verso la scuola, la strada, i
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PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
servizi territoriali, i bambini stessi, che a loro volta veicoleranno verso
la comunità le iniziative attivate dal centro. La diffusione presso i
servizi istituzionali avverrà attraverso dei colloqui illustrativi tenuti
dal coordinatore con gli operatori dei servizi, seguiti da diffusione di
materiale cartaceo anche presso luoghi di frequentazione dei cittadini.
Saranno diffusi dei comunicati stampa presso le principali testate
locali. La partecipazione attiva dei bambini sarà sollecitata dalle
modalità operative che si adotteranno durante lo svolgimento degli
interventi: lo stile di conduzione delle attività, infatti, sarà orientato a
favorire l'iniziativa e la creatività in modo che l'attività svolta prenda
forma in relazione alle esigenze del momento.
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE DI
VALUTAZIONE
RISCHI E CRITICITA’
La verifica delle azioni svolte avverrà attraverso un disegno di valutazione
che prevede una verifica di processo ed una di risultato.
La valutazione di processo fornisce delle informazioni per orientare
l'attuazione/svolgimento del progetto. Gli indicatori di performance
individuati sono:
- n° bambini contattati/n° bambini residenti
- n° collaborazioni in corso/n° di collaborazioni previste
- diversificazione delle attività proposte
- n° attività programmate finalizzate alla solidarietà/n°
attività complessive
La valutazione di risultato fornisce indicazioni rispetto agli obiettivi
propri del servizio. Gli indicatori individuati per valutare la qualità della
struttura sono: ore di attività mensili, presenza di una programmazione,
presenza di un coordinatore di progetto, numero di tipologia e di risorse
umane adeguate alla qualità e quantità degli interventi.
Deresponsabilizzazione dei genitori
Scarso inserimento della struttura nel contesto
territoriale di riferimento
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
L’animazione estiva verrà gestita in forma indiretta dall’ente di ambito
sociale in regime di convenzione con una cooperativa sociale di tipo A.
COSTO ORARIO DEL
SERVIZIO (in caso di
esternalizzazione)
vd Tabella Costi allegata
AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA
Scheda
CONTRIBUTI ECONOMICI
Num.
9
Obiettivo
TITOLO AZIONE
OBIETTIVI
LIVELLO CONCORRENTE
CONTRIBUTI ECONOMICI E BUONI ACQUISTO PER FAMIGLIE E
SOGGETTI IN DIFFICOLTÀ PRIVI DI REDDITO
Mettere le famiglie ed i soggetti nelle condizioni di rispondere ai propri
bisogni e prevenire che gli stati di momentanea indigenza creino le
condizioni per ulteriore emarginazione.
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PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013
STRATEGIA
ATTIVITA’
PREVISTE
Salvaguardare il diritto di assistenza dei soggetti deboli a rischio di
emarginazione garantendo loro la soddisfazione dei bisogni primari.
A beneficiare delle provvidenze economiche saranno:
famiglie o individui che versano in condizione di momentanea difficoltà
economica;
persone che versano in particolare stato di indigenza ma in attesa di
corresponsione di somme previdenziali e assistenziali o di altre entrate a
cui hanno diritto;
persone ricoverate per finalità assistenziali e riabilitative che non hanno
la possibilità di sostenere le piccole spese quotidiane indispensabili per
un minimo di vita di relazione.
Si vuole favorire la crescita di un sistema sociale che sappia, attraverso la
risoluzione di un singolo problema, guidare e sostenere la persona e le
famiglie nell’apprendimento di modalità adeguate alla soddisfazione dei
propri bisogni.
La mancanza di reddito, l’indigenza, spesso rappresentano un
elemento, un aspetto di situazioni più complesse che parlano di
inadeguatezze multiple dei soggetti e delle famiglie. Le persone e le
famiglie che chiedono aiuti economici hanno il più delle volte una
storia di difficoltà e di emarginazione e sono utenti di molti servizi
diversi. La riuscita dell’intervento nel tentativo di sostenere l’utente
nella strutturazione di modalità adeguate di risoluzione dei problemi
e di lotta all’emarginazione dipende spesso dalla congruenza degli
obiettivi perseguiti da operatori diversi. Pertanto è necessario che
l’assistente sociale del servizio sociale professionale attivi la
procedure di valutazione in raccordo con i servizi presenti sul
territorio.
L’erogazione dei contributi economici e dei buoni acquisto richiederà un
insieme di azioni amministrative e tecnico operative.
L’ente di ambito sociale è dotato di un regolamento che disciplina
l’erogazione dei contributi e salvaguarda l’uniformità delle procedure di
accesso e l’equità nell’erogazione di buoni e contributi. L’ente di ambito
sociale ha, inoltre, stipulato convenzioni con esercizi commerciali del
territorio per l’acquisto di prodotto tramite i buoni rilasciati dall’ente.
Sarà dunque necessario:
- predisporre i bandi per la concessione dei buoni acquisto
definendo i destinatari e i criteri di accesso tenendo conto,
così come per i buoni contributi, delle dichiarazioni ISEE
dei richiedenti;
- provvedere a darne massima diffusione presso le
amministrazioni comunali, gli operatori dei servizi, le
associazioni di volontariato, ecc.,
- provvedere all’adeguamento della modulistica atta alla
formulazione della richiesta;
- provvedere ad istruire la pratica volta all’esame della
domanda;
- predisporre eventuali graduatorie;
- adottare i provvedimenti sulla base delle documentazioni
fornite dal richiedente e del parere tecnico di opportunità
e necessità del servizio sociale di base.
Attraverso il servizio sociale di base si procederà per.
- valutare ed attestare l’effettivo stato di bisogno,
- ricercare, in via prioritaria, altre soluzioni specifiche,
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PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013
TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE ED
OPERATIVE
PREVISTE
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
ANALISI DEI COSTI
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
attuabili in applicazione di normative vigenti ponendo
particolare attenzione ai servizi esistenti sul territorio, atti
a favorirne l’autonomia dei singoli e dei rispettivi nuclei
familiari;
- stipulare “un contratto sociale” tra utente e servizio
sociale che li impegnerà a ricercare modalità di
risoluzione dei problemi;
supportare sulla scorta di piani di intervento personalizzati i soggetti e le
famiglie beneficiarie delle provvidenze per sostenerli nel superamento di
tutti quei fattori che impediscono la risoluzione autonoma dei bisogni e
per muovere intorno all’utente tutte le forme di solidarietà possibile
I contributi economici, rispetto ai quali esiste già una regolamentazione e
una procedura definita, possono essere erogati sulla base delle richieste e
delle valutazioni del servizio sociale.
Per quanto riguarda, nello specifico, i buoni acquisto, da luglio 2011
verranno definite le modalità di erogazione che verranno
tempestivamente comunicate alla cittadinanza e agli operatori afferenti al
servizio sociale professionale.
Il controllo circa l’attuazione di quanto progettato ed il rispetto dei tempi
sarà a carico del responsabile del servizio dell’ente sociale di ambito.
Le azioni necessarie all’erogazione del sussidio economico verranno
svolte dal personale amministrativo dell’ente e dalle assistenti sociali
afferenti al servizio sociale professionale.
Il responsabile del procedimento svolgerà tutte le mansioni burocratiche
e amministrative necessarie all’istruzione del procedimento di erogazione
delle somme e fungerà da segretario per il responsabile del servizio.
Le strumentazioni e attrezzature utilizzate saranno quelle informatizzate
dell’ente locale e del soggetto erogare del servizio sociale professionale.
Le attività di supporto amministrativo saranno ubicate presso l’ente
locale.
2011
2012
2013
€ 500
€ 500
€ 500
Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese
del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella
Costi allegata).
La comunicazione interna tra operatori sociali, personale amministrativo
verrà garantita dal regolamento di servizio approvato dall’organo politico
dell’ente di ambito sociale.
La salvaguardia dell’uniformità nelle prestazioni svolte dal servizio
sociale professionale verrà promossa dalla presenza di un sistema
informativo che definirà le dimensioni da considerare come rilevanti nella
valutazione dei casi e nella verifica dei risultati raggiunti. La
comunicazione interna sarà favorita dalle riunioni periodiche dell’ufficio
di piano.
La comunicazioni esterna sarà promossa mediante.
- la diffusione del regolamento di servizio;
- il bando per l’erogazione dei buoni acquisto;
- la carta dei servizi.
Le modalità di coinvolgimento per aumentare la fiducia e la capacità di
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risposta sono.
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE DI
VALUTAZIONE
RISCHI E
CRITICITA’
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
COSTO
ORARIO
DEL SERVIZIO (in
caso
di
esternalizzazione)
Il responsabile del servizio dell’ente locale di ambito nella verifica dei
risultati sarà supportato dall’Ufficio di Piano.
La verifica delle azioni avverrà a cadenza semestrale.
Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo ed una di
risultato.
La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la
programmazione delle attività. Gli indicatori utilizzati sono di tipo
quantitativo e misureranno:
- la corretta applicazione del regolamento adottato;
- la presenza di azioni uniformi di diffusione dell’iniziativa;
- n° di progetti personalizzati redatti/n° beneficiari
dell’azione;
- n° progetti personalizzati che prevedono il lavoro di
rete/n° progetti redatti.
La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la
capacità del sistema di dare risposta agli utenti. Gli indicatori utilizzati
sono qualitativi e quantitativi e misureranno:
- n° dei soggetti o famiglie beneficiarie dell’azione che
hanno acquisto modalità autonome di risoluzione del
problema/n° soggetti o famiglie che hanno beneficiato
dell’azione;
- n° dei soggetti soddisfatti/n° soggetti che hanno
beneficiato dell’azione.
- dipendenza dal servizio per quanto riguarda i contributi
economici;
- difficoltà a raggiungere i soggetti effettivamente bisognosi
per i buoni acquisto
L’ente di ambito sociale svolgerà direttamente le attività
amministrative necessarie all’adozione dei procedimenti di
erogazione delle prestazioni economiche e dei buoni acquisto e si
avvarrà per lo svolgimento delle azioni tecniche degli operatori del
servizio sociale professionale.
vd. Tabella Costi allegata
AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA
Scheda
INTERCULTURA NELLE SCUOLE
Num.
10
Obiettivo
TITOLO AZIONE
OBIETTIVI
1) la personalizzazione dell’aiuto,
2) i tempi di risposta.
LIVELLO CONCORRENTE
INTERCULTURA NELLE SCUOLE
Prevenire il disagio socio-educativo dei minori stranieri frequentanti le
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scuole dell’obbligo:
- ridurre l’abbandono scolastico;
- ridurre le tensioni presenti nell’ambiente scolastico;
- potenziare le capacità di azione delle reti sociali in cui il
minore e inserito;
- favorire l’integrazione sociale del minore e della sua
famiglia;
- prevenire o contenere il rischio di devianza e di
comportamenti disadattivi del minore;
- accrescere la cultura della diversità all’interno della
scuola.
I bisogni intorno ai quali si organizzeranno gli interventi e le singole
prestazioni riguardano i minori immigrati e autoctoni ed i soggetti che si
prendono cura di loro: gli insegnanti e genitori. La finalità che si intende
perseguire è quella di contenere le “paure” rispetto alla diversità del
personale scolastico, rendendo comprensibili parole, comportamenti e
stati d’animo del minore immigrato favorendo quella interazione positiva
utile alla soddisfazione dei bisogni di accettazione e alla garanzia del
diritto alla diversità del minore immigrato. Si prevede la presenza degli
interventi di intercultura in ogni plesso scolastico dell’ambito.
STRATEGIA
ATTIVITA’ PREVISTE
L’integrazione scolastica è sicuramente il risultato dell’interazione
funzionale delle azioni di tutti gli operatori che in genere, sia all’interno
che all’esterno della scuola, lavorano a favore del soggetto per garantirne
la soddisfazione dei bisogni fondamentali (sicurezza, autosufficienza,
integrazione sociale). Pertanto, partner degli operatori scolastici e degli
operatori sociali coinvolti ed incaricati nell’erogazione delle prestazioni
sociali di mediazione devono essere necessariamente considerati tutti i
soggetti già presenti nella rete sociale del minore e della sua famiglia e
potenzialmente attivabili: gli operatori di un eventuale centro diurno
frequentato dal minore durante il resto della giornata, l’assistente sociale
incaricata dal comune delle prestazioni di segretariato sociale, il datore di
lavoro del padre e della madre, i genitori dei compagni di scuola, il
volontario che può adoperare il suo tempo per vigilare sul minore nelle
ore in cui i genitori sono impegnati al lavoro, il vicino di casa, ecc.
Il mediatore culturale, pertanto, nella organizzazione del suo
intervento non può che ripercorrere a ritroso la storia ed i significati
delle relazioni del minore e della sua famiglia, leggere le relazioni
presenti per rinvenire possibili alleanze e sciogliere possibili
resistenze al fine di intessere nuove reti all’interno e all’esterno della
scuola per condividere la responsabilità della soddisfazione dei
bisogni dei minori.
Le prestazioni da erogare sono enucleabili in 3 aree distinte che si
differenziano tra loro per la specificità degli apporti e la particolarità delle
azioni:
1) la mediazione linguistica-culturale: la mediazione linguistica e
culturale facilita l’accoglienza e il primo inserimento nella scuola del
bambino immigrato contribuendo a risolvere i problemi di
comunicazione e a superare ostacoli che si frappongono alla relazione e
all’incontro con coetanei e insegnanti, derivanti da differenti codici
linguistici, modalità comportamentali e sistemi valoriali legati alle varie
culture. La mediazione linguistica e culturale risponde quindi alla
difficoltà del minore, e in secondo luogo della famiglia e della scuola, a
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farsi comprendere e a comunicare efficacemente. Essa permette di: a)
risolvere le difficoltà comunicative durante la fase di inserimento
scolastico dell’alunno neo arrivato e della sua famiglia; b) rendere
esplicite le regole della scuola e del servizio educativo; c) tradurre
informazioni e comunicazioni della scuola nelle diverse lingue; d)
sostenere l’apprendimento dell’italiano come seconda lingua; e) fornire
informazioni sulla storia del bambino; f) presentare i modelli educativi e
scolastici del paese d’origine (organizzazione, metodologie, didattica,
aspetti relativi alla disciplina, contenuti). Moduli bilingue o traduzioni di
avvisi, messaggi, documenti orali e scritti possono essere di aiuto per
l’iscrizione dell’alunno e le comunicazioni scuola-famiglia.
2) la mediazione interculturale: favorisce la conoscenza di altre culture e
l’istaurarsi nei loro confronti di atteggiamenti di disponibilità, di apertura
e di dialogo. La mediazione interculturale sostiene la scoperta delle
differenze e delle analogie tra individui e gruppi e il riconoscimento di
punti di vista diversi attraverso il confronto. Essa favorisce: a) la
promozione della tolleranza, del rispetto e della comprensione reciproca;
b) l’apertura verso individui e gruppi provenienti da un contesto diverso
quanto a cultura, etnia, nazione, religione; c) l’educazione alla pace e al
rispetto dei diritti umani; d) la prevenzione del razzismo e della
xenofobia. La didattica costituisce un luogo di mediazione interculturale
delle straordinarie potenzialità, si pensi allo spazio offerto alla
mediazione da campi come lingua e la letteratura, la storia, la geografia,
l’arte, la musica, la religione, i saperi matematici e medici, i prestiti
linguistici. Lo svolgimento di interventi integrativi nelle attività
curriculari di tipo culturale e laboratoriale, mostre, rassegne
cinematografiche, feste, teatro, riviste, incontri di sensibilizzazione,
possono infatti costituire tutte occasioni di promozione dell’educazione
interculturale per i minori e gli adulti, genitori e insegnanti;
3) il lavoro di rete: favorisce la capacità di azione delle reti sociali rispetto
la risoluzione di un problema specifico mobilitando tutte le risorse in un
determinato sistema sociale. Il lavoro di rete, infatti, agisce sull’incapacità
di azione dei sistemi socio-relazionali di fronteggiare i problemi di cui
sono portatori i singoli soggetti.
TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE ED
OPERATIVE
PREVISTE
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
ANALISI DEI COSTI
Il funzionamento dei centri avverrà in soluzione di continuità da luglio
2011.
Il responsabile del servizio sociale dell’ente di ambito sociale è
responsabile dell’attuazione dell’azione e sarà il referente per il sistema di
controllo e verifica dell’ente locale e della regione. Per l’erogazione delle
prestazioni previste nell’azione dovranno essere impiegati 1/2 mediatori
culturali. Le attività di servizio sociale verranno svolte in rete con il
servizio sociale professionale del comune di residenza dell’alunno.
Nell’ambito della scuola si favorirà l’adozione di un unico strumento di
programmazione e verifica delle azioni volte all’integrazione del minore
immigrato. Le risorse tecniche utilizzate per le attività scuola scolastiche
saranno messe a disposizione dalla scuola.
2011
2012
2013
€ 500
€ 500
€ 500
Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese
del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella
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Costi allegata).
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE DI
VALUTAZIONE
La comunicazione tra l’ente sociale di ambito e le istituzioni scolastiche è
garantita da un protocollo d’intesa.
La comunicazione tra gli operatori dovrà essere garantita dall’adozione di
protocolli operativi.
I genitori del minore devono essere informati sugli interventi realizzati al
fine dell’integrazione, condividerne le finalità e autorizzare l’intervento.
Non sono previsti tempi di attesa. E’ il dirigente scolastico o suo delegato
che comunica il bisogno e segnala la necessità dell’intervento.
Valutazione sul livello di raggiungimento degli obiettivi stabiliti nel
Progetto di Intervento Personalizzato.
RISCHI E CRITICITA’
-
stigmatizzazione del bambino immigrato;
disorientamento del minore.
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
Gli interventi scolastici previsti nell’azione verranno erogati in regime di
convenzione da una società cooperativa di tipo A iscritta presso il registro
delle imprese che possono operare a favore dei soggetti stranieri così
come previsto dalla normativa di settore.
COSTO ORARIO DEL
SERVIZIO (in caso di
esternalizzazione)
vd Tabella Costi allegata
AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA
Scheda
FONDO PER I MINORI
allontanati dalla famiglia e
per i minori stranieri non accompagnati
LIVELLO CONCORRENTE
Num.
11
Obiettivo
TITOLO AZIONE
FONDO MINORI
OBIETTIVI
Protezione, tutela e presa in carico dei minori allontanati dalla famiglia
con provvedimento del Tribunale e/o dei minori stranieri non
accompagnati presenti nell’Ambito.
Promuovere nell’ambito delle Amministrazioni locali una risposta
solidale al problema dei minori in situazioni pregiudizievoli a causa di
gravi disagi familiari o non adeguatamente protetti (minori stranieri non
accompagnati) che necessitano di essere inseriti in strutture a carattere
residenziale.
Una soluzione a siffatta criticità è stata individuata nell’istituzione di un
Fondo volto alla presa in carico comune delle situazioni di bisogno non
solo in termini di spesa ma anche in una prospettiva di miglioramento
della condizione di benessere dei minori e delle famiglie in difficoltà.
STRATEGIA
Piano Sociale di zona 2011-2013
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ATTIVITA’
PREVISTE
TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE ED
OPERATIVE
PREVISTE
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
Le attività finalizzate all’attuazione dell’azione, nel rispetto dell’atto di
indirizzo applicativo per l’istituzione del Fondo emanato dalla regione
Abruzzo, sono state prevalentemente di tipo amministrativo e politico
hanno riguardato:
- l’istituzione del Fondo
- la redazione di un regolamento di servizio in conformità
dell’Atto di Indirizzo già citato regolarmente
La gestione del Fondo da parte dell’Ente d’Ambito prevede di:
- procedere annualmente alla distribuzione delle somme in
modo proporzionale alla spesa sostenuta dai comuni;
- procedere semestralmente alla rilevazione del numero dei
minori ricoverati in struttura e monitorare la spesa
sostenuta dai comuni;
- favorire
azioni
volte
all’informazione
delle
amministrazioni locali.
L’azione sarà garantita in continuità con la precedente
programmazione.
Il responsabile del servizio amministrativo dell’Ente d’Ambito è
responsabile dell’attuazione dell’azione e dovrà garantire :
- le azioni necessarie alla ripartizione del fondo di
solidarietà;
- informare semestralmente le amministrazioni locali
sull’andamento della spesa in merito alla infanzia
allontanata.
Il responsabile del servizio verrà affiancato dal personale amministrativo
dell’ente dell’ambito sociale e dall’ufficio di piano
Il fondo viene alimentato da:
1.
contributi Regionali
2.
risorse proprie dei comuni facenti parte dell’Ambito
Territoriale Sociale nella misura minima del 20% del contributo
Regionale assegnato.
3.
eventuali risorse aggiuntive. Rispetto a questo punto i 16
comuni dell’EAS 17 hanno deciso di integrare il Fondo con una
somma pari a circa € 25.000,00 derivante dall’impegno di ogni
Comune di versare 1 euro per ciascun cittadino residente.
2011
€ 20.406
ANALISI DEI
COSTI
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE DI
VALUTAZIONE
RISCHI E
CRITICITA’
MODALITA’ DI
GESTIONE
2012
€ 40.818
2013
€ 40.818
Regolamento di gestione del Fondo
Rendicontazione dei contributi assegnati secondo le modalità previste
dalla Regione.
Fondi insufficienti a gestire i casi di bisogno
L’EAS gestirà l’azione in modo diretto attraverso la corresponsione di
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DELL’AZIONE
somme a soggetti privati che ospiteranno gli utenti in regime di
convenzione
COSTO
ORARIO
DEL SERVIZIO (in
caso
di
esternalizzazione)
AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA
Scheda
LA CASA DELLE DONNE
Num.
12
Obiettivo
LIVELLO CONCORRENTE
TITOLO AZIONE
LA CASA DELLE DONNE
OBIETTIVI
Proteggere le donne da qualsiasi forma di violenza e contrastarne gli esiti:
aumentare la consapevolezza e potenziare la capacità di
riconoscimento della violenza e dei suoi esiti;
aumentare nella donna la consapevolezza delle
opportunità di aiuto esistenti;
aumentare la capacità di azione delle donne e delle reti
sociali;
aumentare la capacità di riconoscimento dei bisogni delle
donne accogliere le donne prive di reti sociali o
caratterizzate da reti esigue.
A beneficiare dell’azione sono donne maggiorenni con o senza figli,
residenti in Italia, che hanno subito violenza psichica, fisica, sessuale,
economica e sociale, senza esclusione di religione o nazionalità. Non è
prevista l’accoglienza di donne affette da problematiche psichiatriche e da
dipendenze.
La struttura garantendo la soddisfazione dei bisogni di protezione fisica, di
autonomia, di accettazione incondizionata ed di realizzazione personale
delle donne ne promuove la capacità di azione e di integrazione sociale
salvaguardando il diritto alla vita e alla affermazione di se.
Il servizio non garantisce l’accoglienza in emergenza e può accogliere
complessivamente n.6 persone.
Il servizio è stato istituito nel 2005 e finanziato nell’ambito del Piano
Regionale in favore della famiglia. La sperimentazione ha consentito
l’attivazione di una rete che si estende oltre l’ambito sociale 17 tanto
che a fruire del servizio sono state anche donne residenti in comuni
lontani dal territorio di riferimento. La corresponsione delle rette da
parte dei comuni di residenza delle donne ha permesso all’ente di
ambito sociale di abbattere i costi legati alla gestione e farsi carico dei
bisogni delle donne locali ad un costo inferiore rendendo fattibile
l’azione in termini economici.
Si prevede il potenziamento della struttura in termini di:
comunicazione esterna con la comunità locale;
standard in termini di funzionamento;
STRATEGIA
ATTIVITA’
PREVISTE
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PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013
costruzione di una rete funzionale al miglioramento della
capacità di azione delle donne;
collaborazione con il volontariato e le associazioni
femminili;
collaborazione con la rete nazionale dei centri
antiviolenza.
Pertanto l’azione si caratterizza per la presenza di intense azioni di
sistema.
La donna può essere accolta solo previa presa in carico del servizio sociale
competente e della valutazione della reale fattibilità dell’intervento.
Durante il periodo di permanenza, all’incirca sei mesi, viene garantito
vitto e alloggio agli ospiti.
Il funzionamento del servizio è caratterizzato da un’azione di
programmazione generale ma l’intervento educativo e assistenziale su
ciascuna donna viene programmato in équipe in maniera personalizzata
considerando le risorse ed i bisogni di ciascuna utente. Tale progetto viene
poi condiviso con la donna al fine di renderla protagonista nel processo di
aiuto. Le prestazioni erogate dalle operatrici sono di tipo educativo,
assistenziale, psicologico e sociale (osservazioni, colloqui, sostegno,
accompagnamento, ecc.). Particolare attenzione è rivolta ai minori
presenti in struttura a cui viene garantita la fruizione dei servizi educativi
e ricreativi presenti sul territorio.
Il processo di presa in carico si articola nelle seguenti fasi:
accettazione delle regole di funzionamento interne della
struttura;
progettazione partecipata degli interventi;
accompagnamento nel percorso di autonomia e
reinserimento;
lavoro di rete ed integrazione con il servizio sociale;
verifica e monitoraggio;
dimissione.
L’erogazione degli interventi avverrà in continuità con la precedente
programmazione.
Nella struttura operano:
a) una coordinatrice che 1) predispone l’attività degli operatori della
struttura; 2) promuove il lavoro di équipe con una riunione
settimanale per la formulazione, la verifica e l’aggiornamento del
progetto di ospitalità individuale; 3) provvede alla verifica di tutti
gli adempimenti inerenti alla tutela giuridica, psico-fisica degli
ospiti della struttura; 4) svolge i colloqui di valutazione finalizzati
all’ammissione nella casa-rifugio; 5) promuove i progetti di
formazione e aggiornamento del personale; 6) controlla il rispetto
delle procedure e che siano tenuti aggiornati, a cura degli
operatori, i moduli per il registro delle presenze e tutti i documenti
contenuti nella cartella personale; 7) controlla e coordina la
gestione della struttura nelle sue diverse attività e cura il buon
andamento della vita comunitaria;
b) una psicologa che 1) svolge un colloquio quindicinale per sostenere
la motivazione, accrescere la consapevolezza, mettere la donna
nella condizione di elaborare i vissuti e l’esperienza legata alla
violenza e di fare delle scelte per il proprio futuro; 2) partecipa alla
definizione e realizzazione del progetto educativo individualizzato;
c) un’educatrice professionale che: 1) individua il piano d’intervento
-
TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE E
OPERATIVE
PREVISTE
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ATS N 17 VALLE PELIGNA
PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013
educativo nei confronti della donna in riferimento ai bisogni di
sicurezza, di relazione, di protagonismo e realizzazione personale,
di cura dei figli, ecc…; 2) realizza interventi educativi nei confronti
dei minori presenti nella casa;
d) un’assistente sociale che 1) nella fase dell’accoglienza stabilisce i
contatti con l’ente che ha curato l’invio e svolge l’indagine sociofamiliare per l’attivazione delle risorse della rete; 2) durante la
permanenza promuove i contatti della donna con i servizi
territoriali sulla base dei bisogni emergenti; 3) nella fase del
reinserimento promuove i collegamenti con il mondo del lavoro, le
agenzie per l’impiego e i servizi in grado di soddisfare tale
necessità;
e) due operatrici sociali d’accoglienza che 1) svolgono attività di
sostegno e accompagnamento della donna in riferimento ai
seguenti obiettivi; 2) provvedono all’aggiornamento della cartella
personale; 3) provvedono alla gestione della casa (igiene degli
ambienti, acquisto derrate alimentali, organizzazione dei pasti,
manutenzione, ecc…); 4) si occupano della soluzione di problemi e
disbrigo questioni burocratiche legate all’amministrazione; 5)
forniscono un sostegno alla genitorialità; 6) accompagnano la
donna presso i servizi e gli enti del territorio.
Gli operatori impegnati nella casa sono supervisionati da una psicologopsicoterapeuta esterno all’organizzazione..
La casa delle donne è ubicata in un appartamento di civile abitazione
situato in centro, di un centro abitato della Valle Peligna, in un domicilio
protetto e riservato. La struttura è stata autorizzata al funzionamento dal
comune ospitante.
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
ANALISI DEI COSTI
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
2011
2012
2013
€ 500
€ 500
€ 500
Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese
del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella
Costi allegata).
La comunicazione esterna verrà favorita attraverso.
la capillare diffusione di materiale informativo,
la presenza di un regolamento di servizio,
le relazioni di servizio sociale,
le riunioni con gli operatori del servizio sociale a cui la
donna afferisce,
convegni e lavoro di rete.
La comunicazione interna sarà favorita da:
presenza di un progetto generale del servizio,
le azioni di formazione continua e supervisione,
le riunioni di equipe,
il regolamento interno,
il contratto sociale con la donna,
le riunioni con le donne,
la programmazione continua.
La
Piano Sociale di zona 2011-2013
personalizzazione
degli
interventi
verrà
garantita
dai
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piani
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individualizzati di intervento.
Sono previsti dei tempi di attesa legati alla disponibilità dei posti e alla
valutazione dei requisiti.
Il finanziamento della casa delle donne è garantito dalla corresponsione
delle rette delle donne ospitate e residenti in ambiti sociali diversi. Al fine
di potenziare la struttura verranno impiegati specifici fondi regionali e
nazionali stanziati per la problematica specifica.
La donna portatrice di risorse economiche e patrimoniali è tenuta a
contribuire al costo del servizio.
I fondi dell’ente di ambito sociale e della regione stanziati per le azioni
del Piano di zona saranno utilizzati solo nel caso in cui i ricavi
provenienti dalle rette delle donne ospitate dovessero risultare
insufficienti a coprire i costi di gestione delle donne residenti
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE DI
VALUTAZIONE
La responsabilità della valutazione e del monitoraggio dell’azione è
affidata al responsabile del servizio dell’ambito che verrà affiancato dalla
coordinatrice del servizio e dall’Ufficio di Piano.
Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo ed una di
risultato.
La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la
programmazione delle attività. Gli indicatori sono di tipo prevalentemente
quantitativo e misurano:
ore di effettiva presenza degli operatori in struttura,
ore di programmazione e verifica,
ore di formazione e supervisione,
la durata del tempo di permanenza,
n° di riunioni formali con i servizi sociali competenti,
ore di coordinamento tra operatori,
n° di utenti presi in carico attraverso la progettazione
individualizzata,
copertura dei posti disponibili;
n° delle valutazioni effettuate all’ingresso,
n° di segnalazioni accolte,
n° delle azioni correttive programmate e attuate,
n° degli incontri avvenuti all’interno della rete nazionale
contro la violenza
La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità
del servizio di dare risposta agli utenti. Gli indicatori saranno di tipo
qualitativo e quantitativo e misureranno:
la percezione della qualità della vita da parte delle donne,
il livello di soddisfazione delle donne;
il livello di integrazione della donna;
la capacità di azione della donna e della sua rete,
il livello di soddisfazione dei servizi invianti.
RISCHI E
CRITICITA’
- sicurezza delle donne e delle operatrici;
- presa in carico di donne portatrici di gravi inadeguatezze genitoriali;
atteggiamento assistenziale delle donne;
- non motivazione della donna rispetto al percorso di svincolo dalla
violenza.
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MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
La struttura è gestita in forma indiretta da una società cooperativa sociale
di tipo A in regime di convenzione.
COSTO
ORARIO
DEL SERVIZIO (in
caso
di
esternalizzazione)
vd Tabella Costi allegata
IV.3. INTERVENTI SPECIALI
IV.3.1 Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi (max 30 righe)
L’Ambito Sociale 17, particolarmente attento e sensibile alle problematiche emergenti dal
territorio, ha sempre mostrato intraprendenza e sollecitudine nell’affrontare le
“urgenze/emergenze” provenienti dalla Comunità Locale. La presenza capillare del Segretariato
Sociale e del Servizio Sociale Professionale rende possibile rilevare bisogni ed esigenze
particolari della popolazione o gruppi/categorie di essa. La “vicinanza” alla popolazione, la
“conoscenza” delle esigenze locali e il monitoraggio dell’ “evoluzione” dei bisogni hanno
permesso di intercettare problematiche specifiche di particolari target di utenza rispetto ai
quali, anche attraverso servizi sperimentali ed innovativi, si è cercato di offrire delle risposte.
Particolarmente considerata è stata l’area dei disabili, che accanto al tradizionale servizio di
assistenza domiciliare ha visto sviluppare una serie di “azioni/interventi speciali” a favore di
target mirati. In quest’ottica è stato attivato sul territorio di riferimento il servizio di
assistenza domiciliare socio-educativa per disabili che attraverso interventi
prevalentemente educativi cerca di soddisfare i bisogni di auto-realizzazione del soggetto
favorendone una migliore integrazione nella comunità.
Altra iniziativa è stata quella di realizzare un servizio domiciliare dedicato ai soggetti
affetti da disagio mentale per offrire un supporto nelle attività di vita quotidiana
promuovendo un migliore adattamento nel contesto di vita.
Le borse lavoro per malati psichiatrici hanno rappresentato un’opportunità importante per
questi ultimi consentendo loro di “sperimentare” nuove situazioni lavorative, relazionali, sociali.
Tutte le iniziative descritte hanno avuto riscontri positivi sul territorio, pertanto, si ritiene
importante garantirne la continuità.
Ulteriore attività innovativa sarà rappresentata dal Centro Diurno per l’Autismo – Pratola
Peligna (struttura socio-sanitaria) che si prefigge l’obiettivo di diventare un punto di riferimento
importante e qualificato a favore del target di riferimento.
OBIETTIVI AREA INTERVENTI SPECIALI
D.6.E
Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la
permanenza a domicilio delle persone affette da
disagio mentale potenziandone le capacità di
autonomia
D.1.E.
Obiettivo: favorire la permanenza a domicilio
delle persone disabili realizzando interventi
socio-educativi per promuoverne la realizzazione
personale.
D.5.E.
Piano Sociale di zona 2011-2013
Obiettivo: Favorire la promozione di strutture
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intermedie di assistenza a ciclo semiresidenziale
diurno (acquisizione maggiore autonomia per disabilialleggerimento del carico assistenziale delle famiglie)
Obiettivo concorrente: Sperimentare l’
implementazione di sistemi integrati ed attivi di
inclusione sociale (formativa, occupazionale, di
cittadinanza)
IV.3.2. Servizi ed interventi
AREA INTERVENTI SPECIALI
Scheda
ASSISTENZA DOMICILIARE SOCIO EDUCATIVA
PER DISABILI
LIVEAS
Num.
1
Obiettivo
TITOLO AZIONE
SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE SOCIOEDUCATIVA DISABILI
OBIETTIVI
Sostenere il disabile nella propria realizzazione attraverso:
- il potenziamento della sua autonomia personale e
relazionale;
- l’accrescimento nella sua rete sociale della conoscenza
delle sue reali possibilità;
- l’accrescimento nella sua rete sociale della conoscenza dei
suoi reali bisogni;
- l’accrescimento nella sua famiglia delle competenze
educative e supportive;
- la maggior e miglior fruizione delle risorse formali ed
informali presenti nel territorio.
A beneficiare degli interventi di assistenza domiciliare socio-educativa ai
disabili saranno soggetti affetti da grave disabilità e certificati dall’azienda
sanitaria locale ai sensi della L.104/92. Si presume che
complessivamente, per ciascuna annualità, verranno presi in carico 15
utenti.
Il diritto di cittadinanza del disabile verrà garantito attraverso la
soddisfazione dei bisogni di realizzazione dello stesso perseguendo
l’obiettivo della miglior autonomia possibile nelle attività della vita
quotidiana e nella vita di relazione.
Al fine di promuovere l’inclusione e la partecipazione sociale del disabile
l’attività educativa rappresenterà un catalizzatore di interazioni positive
tra l’ambiente fisico e le normali relazioni che naturalmente si strutturano
nei reali contesti di vita. Si eviterà la programmazione e l’ erogazione di
interventi dove l’educatore rappresenta l’unico polo relazionale del
disabile.
La presenza del disabile nei normali contesti di vita permetterà nel
tempo di promuovere quel cambiamento culturale che nel tempo ne
garantisce la reale integrazione e inclusione.
La presa in carico dell’utente disabile è conseguente ad una esplicita
richiesta dello stesso e/o della sua famiglia ed è consequenziale ad una
valutazione condotta dall’assistente sociale del servizio sociale
professionale e da un educatore professionale.
STRATEGIA
ATTIVITA’
PREVISTE
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PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013
TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE ED
OPERATIVE
PREVISTE
Le prestazioni erogate a favore di ciascun utente vengono codificate in un
piano personalizzato di intervento condiviso con il soggetto e la sua
famiglia.
Il processo di erogazione si articola secondo le seguenti fasi.
- definizione del bisogni:
- definizione delle domanda e verifica conformità
aspettative della famiglia;
- individuazione delle risorse personali e sociali,
- definizione degli obiettivi e condivisione patto di
assistenza,
- erogazione,
- verifica/monitoraggio,
- riprogrammazione interventi;
- dimissione.
Il monitoraggio continuo dei bisogni e delle competenze del soggetto,
della strutturazione della rete sociale rappresenta un attività continua che
si pone lungo tutto il processo di presa in carico.
Di norma l’attività domiciliare è preceduta e accompagnata da un attività
consulenziale educativa volta a favorire l’allineamento con la famiglia.
La presenza di risorse familiari, l’assenza di pesanti accentramenti,
un’adeguata soddisfazione dei bisogni primari dei soggetti e la presenza
di un’adeguata rete supportiva sono fattori necessari alla presa in carico.
Le prestazioni erogate.
- lavoro di rete,
- consulenza educativa;
- interventi di facilitazione della comunicazione;
- percorsi di abilitazione per l’autonomia personale e
sociale.
Il buon funzionamento del servizio verrà garantito da azioni
quadrimestrali di monitoraggio. Le risultanze e gli scostamenti verranno
gestiti attraverso l’attuazione di un piano di miglioramento.
Gli interventi di assistenza domiciliare socio-educativa verranno garantiti
per l’intera durata del piano di zona.
Il progetto esecutivo garantirà il rispetto dei tempi di attuazione delle
azioni previste nel piano di miglioramento.
Dal momento della segnalazione del bisogno educativo dello specifico
utente da parte del servizio sociale professionale entro 15 dovrà essere
assicurata la prima consulenza educativa
Il responsabile del servizio dell’ente sociale di ambito è il referente per il
sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della regione
Per l’erogazione delle prestazioni educative dovranno essere impiegati in
via preferenziale educatori con esperienza specifica nell’abilitazione
sociale dei soggetti disabili.
Il coordinatore del servizio oltre a gestire le risorse umane e favorire la
continuità nell’erogazione degli interventi, l’immediata gestione delle non
conformità, dovrà garantire la valutazione al momento della presa in
carico, la valutazione del personale ed il monitoraggio costante sulla
qualità degli interventi erogati e proporre azioni migliorative sull’azione
in genere.
Gli operatori sociali impiegati nell’azione si adopereranno nei gruppi di
lavoro interistituzionali che verranno di volta in volta costituiti presso il
distretto sanitario e l’istituzione scolastica al fine di programmare,
organizzare e verificare azioni integrate di intervento.
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PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013
Le attività domiciliari verranno svolte nel normale contesto di vita del
soggetto e non richiedono alcuna strumentazione aggiuntiva. In alcuni
casi l’educatore, quando necessario, sosterrà la famiglia nel dotarsi di
ausili e presidi utili a migliorare il compito dell’autosufficienza nel
disabile.
Le attività di organizzazione e consulenza verranno svolte presso la sede
operativa della società affidataria dell’erogazione degli interventi.
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
ANALISI DEI COSTI
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
2011
2012
2013
€ 23.500
€ 48.000
€ 48.000
Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese
del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella
Costi allegata)
L’allineamento esterno verrà promosso attraverso:
- la diffusione del regolamento di servizio;
- la progettazione partecipata degli interventi a favore di
ogni singolo e la conseguente sottoscrizione del patto di
assistenza;
- la
progettazione
degli
interventi
in
ambito
interistituzionale (scuola/asl) e la valutazione congiunta
dei risultati raggiunti.
L’allineamento interno verrà favorito attraverso:
- il monitoraggio continuo dei risultati raggiunti e sua
condivisione all’interno dei gruppi di lavoro;
- la presenza di procedure omogenee di gestione di ogni
singolo caso;
- la formazione congiunta degli operatori;
- il sistema informativo e le griglie di osservazione
standardizzate..
Al servizio si accede attraverso la formulazione della domanda e la
conseguente verifica dell’esistenza del bisogno e delle reali possibilità di
successo.
Sono previsti 15 giorni di attesa rispetto alla prima attività di consulenza
educativa. La reale disponibilità è legata alle risorse economiche
preventivate.
L’ effettiva presa in carico è legata ai tempi di valutazione e contrattazione
dell’intervento.
AZIONI SUSSIDIARIE
METODOLOGIE DI
VALUTAZIONE
La responsabilità del controllo esterno sul servizio è a carico dell’Ufficio
di Piano.
La verifica sulle azioni svolte avverrà a cadenza quadrimestrale.
Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo ed una risultato.
La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la
programmazione delle attività. Gli indicatori utilizzati saranno
soprattutto di tipo quantitativo e misureranno.
- N° ore di assistenza erogate/N° ore di assistenza previste;
- N° progetti personalizzati redatti/n° persone prese in
carico,
- N° patti di assistenza sottoscritti/n° persone prese in
carico,
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N° persone prese in carico con valutazione
multidimensionale/n° persone prese in carico;
- Tempo di attesa medio per presa in carico;
La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la
capacità del sistema di dare risposte agli utenti. Gli indicatori utilizzati
sono di tipo quantitativo e misureranno :
- N° reti sociali attivate/N° utenti presi in carico;
- N° esiti positivi/totale esiti,
- Livello soddisfazione utente e famiglia.
E’ prevista la somministrazione annuale di un questionario di
soddisfazione degli utenti
Rischi:
- l’accentramento della relazione educativa con conseguente
emarginazione del disabile;
- la dipendenza della famiglia rispetto al servizio;
- il non allineamento delle modalità educative adottate dalla
famiglia e dal servizio;
- la disconferma degli obiettivi educativi da parte della rete
sociale del disabile.
-
RISCHI E CRITICITA’
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
COSTO ORARIO DEL
SERVIZIO (in caso di
esternalizzazione)
L’azione viene gestita in forma indiretta da una società cooperativa
sociale di tipo A in regime di convenzionamento con l’EAS.
vd Tabella Costi allegata
2
AREA INTERVENTI SPECIALI
Scheda
ASSISTENZA DOMICILIARE PER SOGGETTI CON
DISAGIO MENTALE
Obiettivo
LIVEAS
Num.
TITOLO AZIONE
SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE SOCIALE PER
SOGGETTI CON DISTURBI PSICHIATRICI
OBIETTIVI
Sostenere il disabile nella propria realizzazione attraverso:
- il potenziamento della sua autonomia personale e
relazionale;
- l’accrescimento nella sua rete sociale della conoscenza
delle sue reali possibilità;
- l’accrescimento nella sua rete sociale della conoscenza dei
suoi reali bisogni;
- l’accrescimento nella sua famiglia delle competenze
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educative e supportive;
la maggior e miglior fruizione delle risorse formali ed
informali presenti nel territorio.
A beneficiare degli interventi di assistenza domiciliare socio-educativa ai
disabili saranno soggetti affetti da grave disabilità e certificati dall’azienda
sanitaria locale ai sensi della L.104/92. Si presume che
complessivamente, per ciascuna annualità, verranno presi in carico 15
utenti.
Il diritto di cittadinanza del disabile verrà garantito attraverso la
soddisfazione dei bisogni di realizzazione dello stesso perseguendo
l’obiettivo della miglior autonomia possibile nelle attività della vita
quotidiana e nella vita di relazione.
Al fine di promuovere l’inclusione e la partecipazione sociale del disabile
l’attività educativa rappresenterà un catalizzatore di interazioni positive
tra l’ambiente fisico e le normali relazioni che naturalmente si strutturano
nei reali contesti di vita. Si eviterà la programmazione e l’ erogazione di
interventi dove l’educatore rappresenta l’unico polo relazionale del
disabile.
La presenza del disabile nei normali contesti di vita permetterà nel
tempo di promuovere quel cambiamento culturale che nel tempo ne
garantisce la reale integrazione e inclusione.
La presa in carico dell’utente disabile è conseguente ad una esplicita
richiesta dello stesso e/o della sua famiglia ed è consequenziale ad una
valutazione condotta dall’assistente sociale del servizio sociale
professionale e da un educatore professionale.
Le prestazioni erogate a favore di ciascun utente vengono codificate in un
piano personalizzato di intervento condiviso con il soggetto e la sua
famiglia.
Il processo di erogazione si articola secondo le seguenti fasi.
- definizione del bisogni:
- definizione delle domanda e verifica conformità
aspettative della famiglia;
- individuazione delle risorse personali e sociali,
- definizione degli obiettivi e condivisione patto di
assistenza,
- erogazione,
- verifica/monitoraggio,
- riprogrammazione interventi;
- dimissione.
Il monitoraggio continuo dei bisogni e delle competenze del soggetto,
della strutturazione della rete sociale rappresenta un attività continua che
si pone lungo tutto il processo di presa in carico.
Di norma l’attività domiciliare è preceduta e accompagnata da un attività
consulenziale educativa volta a favorire l’allineamento con la famiglia.
La presenza di risorse familiari, l’assenza di pesanti accentramenti,
un’adeguata soddisfazione dei bisogni primari dei soggetti e la presenza
di un’adeguata rete supportiva sono fattori necessari alla presa in carico.
Le prestazioni erogate.
- lavoro di rete,
- consulenza educativa;
- interventi di facilitazione della comunicazione;
- percorsi di abilitazione per l’autonomia personale e
sociale.
-
STRATEGIA
ATTIVITA’
PREVISTE
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TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE ED
OPERATIVE
PREVISTE
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
Il buon funzionamento del servizio verrà garantito da azioni
quadrimestrali di monitoraggio. Le risultanze e gli scostamenti verranno
gestiti attraverso l’attuazione di un piano di miglioramento.
Gli interventi di assistenza domiciliare socio-educativa verranno garantiti
per l’intera durata del piano di zona.
Il progetto esecutivo garantirà il rispetto dei tempi di attuazione delle
azioni previste nel piano di miglioramento.
Dal momento della segnalazione del bisogno educativo dello specifico
utente da parte del servizio sociale professionale entro 15 dovrà essere
assicurata la prima consulenza educativa
Il responsabile del servizio dell’ente sociale di ambito è il referente per il
sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della regione
Per l’erogazione delle prestazioni educative dovranno essere impiegati in
via preferenziale educatori con esperienza specifica nell’abilitazione
sociale dei soggetti disabili.
Il coordinatore del servizio oltre a gestire le risorse umane e favorire la
continuità nell’erogazione degli interventi, l’immediata gestione delle non
conformità, dovrà garantire la valutazione al momento della presa in
carico, la valutazione del personale ed il monitoraggio costante sulla
qualità degli interventi erogati e proporre azioni migliorative sull’azione
in genere.
Gli operatori sociali impiegati nell’azione si adopereranno nei gruppi di
lavoro interistituzionali che verranno di volta in volta costituiti presso il
distretto sanitario e l’istituzione scolastica al fine di programmare,
organizzare e verificare azioni integrate di intervento.
Le attività domiciliari verranno svolte nel normale contesto di vita del
soggetto e non richiedono alcuna strumentazione aggiuntiva. In alcuni
casi l’educatore, quando necessario, sosterrà la famiglia nel dotarsi di
ausili e presidi utili a migliorare il compito dell’autosufficienza nel
disabile.
Le attività di organizzazione e consulenza verranno svolte presso la sede
operativa della società affidataria dell’erogazione degli interventi.
2011
€ 2.500
2012
€ 5.000
2013
€ 5.000
ANALISI DEI COSTI
Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese
del personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella
Costi allegata)
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
L’allineamento esterno verrà promosso attraverso:
- la diffusione del regolamento di servizio;
- la progettazione partecipata degli interventi a favore di
ogni singolo e la conseguente sottoscrizione del patto di
assistenza;
- la
progettazione
degli
interventi
in
ambito
interistituzionale (scuola/asl) e la valutazione congiunta
dei risultati raggiunti.
L’allineamento interno verrà favorito attraverso:
- il monitoraggio continuo dei risultati raggiunti e sua
condivisione all’interno dei gruppi di lavoro;
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la presenza di procedure omogenee di gestione di ogni
singolo caso;
- la formazione congiunta degli operatori;
- il sistema informativo e le griglie di osservazione
standardizzate..
Al servizio si accede attraverso la formulazione della domanda e la
conseguente verifica dell’esistenza del bisogno e delle reali possibilità di
successo.
Sono previsti 15 giorni di attesa rispetto alla prima attività di consulenza
educativa. La reale disponibilità è legata alle risorse economiche
preventivate.
L’ effettiva presa in carico è legata ai tempi di valutazione e contrattazione
dell’intervento.
-
AZIONI SUSSIDIARIE
METODOLOGIE DI
VALUTAZIONE
RISCHI E CRITICITA’
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
COSTO ORARIO DEL
SERVIZIO (in caso di
La responsabilità del controllo esterno sul servizio è a carico dell’Ufficio
di Piano.
La verifica sulle azioni svolte avverrà a cadenza quadrimestrale.
Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo ed una risultato.
La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la
programmazione delle attività. Gli indicatori utilizzati saranno
soprattutto di tipo quantitativo e misureranno.
- N° ore di assistenza erogate/N° ore di assistenza previste;
- N° progetti personalizzati redatti/n° persone prese in
carico,
- N° patti di assistenza sottoscritti/n° persone prese in
carico,
- N° persone prese in carico con valutazione
multidimensionale/n° persone prese in carico;
- Tempo di attesa medio per presa in carico;
La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la
capacità del sistema di dare risposte agli utenti. Gli indicatori utilizzati
sono di tipo quantitativo e misureranno :
- N° reti sociali attivate/N° utenti presi in carico;
- N° esiti positivi/totale esiti,
- Livello soddisfazione utente e famiglia.
E’ prevista la somministrazione annuale di un questionario di
soddisfazione degli utenti
Rischi:
- l’accentramento della relazione educativa con conseguente
emarginazione del disabile;
- la dipendenza della famiglia rispetto al servizio;
- il non allineamento delle modalità educative adottate dalla
famiglia e dal servizio;
- la disconferma degli obiettivi educativi da parte della rete
sociale del disabile.
L’azione viene gestita in forma indiretta da una società cooperativa
sociale di tipo A in regime di convenzionamento con l’EAS.
vd Tabella Costi allegata
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esternalizzazione)
AREA PERSONE DIVERSAMENTE ABILI
Scheda
CENTRO DIURNO PER L’AUTISMO
LIVEAS
Num.
3
Obiettivo
TITOLO AZIONE
CENTRO DIURNO PER L’AUTISMO
OBIETTIVI
Il centro diurno per l’autismo vuole garantire la soddisfazione dei bisogni di
autonomia e realizzazione dei soggetti disabili e supportare le famiglie nelle
attività della vita quotidiana attraverso:
- la riduzione dell’emarginazione del soggetto disabile e della
sua famiglia;
- una maggiore consapevolezza delle risorse, delle abilità
residuali e delle potenzialità dei disabili all’interno della
famiglia;
- ridurre il carico assistenziale e lo stress familiare legato ai
compiti di cura;
- favorire una maggiore funzionalità della relazione educativa
genitore-figlio;
- ridurre le barriere presenti nei normali contesti di vita che ne
riducono l’integrazione e la funzionalità;
- acquisizione di competenze funzionali allo svolgimento delle
attività della vita quotidiana e alla vita di relazione,
Saranno utenti del centro diurno soggetti affetti da autismo residenti nel
comprensorio della Comunità Montana Peligna. (I requisiti di accesso
saranno meglio definiti nello specifico Regolamento di Servizio che verrà
approntato in concomitanza con l’attivazione dell’azione)
Il diritto di cittadinanza verrà garantito sia al soggetto disabile che ai membri
della sua famiglia consentendo al primo di trovare le migliori soluzioni
possibili alla funzionalità quotidiana e alla vita di relazione e ai secondi di
poter essere protagonisti della propria vita trovando il necessario supporto
nelle attività di assistenza e di cura.
L’esclusività del rapporto in termini di assistenza, il permanere nel tempo
della condizione di aiuto, determinano infatti delle situazioni di forte
limitazione rispetto alle occasioni di partecipazione alla vita sociale dei
membri e genera una situazione di grave emarginazione che inficia fortemente
la capacità di azione dello stesso nucleo in termini di assistenza.
STRATEGIA
Il Centro Diurno per l’autismo dovrà rappresentare una comunità di vita nella
quale ognuno trova i sostegni materiali, relazionali ed affettivi per una vita
autonoma secondo le proprie personali potenzialità, una struttura aperta in
grado di favorire una costante e continuativa interazione con il territorio.
Gli educatori, nel rispetto delle caratteristiche e delle abilità personali del
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soggetto organizzeranno percorsi individualizzati volte al potenziamento
dell’autonomia personale nel quale il soggetto è autore consapevole delle
proprie azioni.
Le attività saranno strutturate in considerazione della disabilità del soggetto,
della sua età anagrafica facendo primariamente leva sulla reale motivazione
del soggetto a partecipare alle attività della vita quotidiana.
Non si cercheranno “altre attività” ma i normali compiti che le famiglie
devono assolvere per far fronte alle esigenze dei loro membri sanno occasione
di scambio, apprendimento e richiesta di aiuto nonché occasione di apertura
alla comunità locale e territorio, per il superamento degli stereotipi che
sostanziano spesso la loro emarginazione.
L’ente locale perseguirà l’integrazione istituzionale ed operativa con l’azienda
sanitaria locale per portare gli interventi sanitari necessari al disabile
all’interno dello spazio proposto.
ATTIVITA’
PREVISTE
Le prestazioni socio-educative ed assistenziali verranno erogate sulla base di
piani di intervento individualizzati.
L’azione educativa coinvolgerà anche il nucleo familiare del soggetto .
I piani personalizzati di intervento organizzeranno le seguenti attività per
ciascun utente:
- attività educative rivolte all’autonomia personale;
- attività
educative
con
significato
prevalentemente
psicomotorio,
- attività educative di socializzazione;
- attività
educative
con
significato
prevalentemente
occupazionale,
- attività educative finalizzate al mantenimento del livello
culturale raggiunto;
- attività di coinvolgimento della famiglia;
- attività assistenziali necessarie per l’autonomia del soggetto.
Trasversalmente all’attività di erogazione si porrà un azione di sistema
volta a verificare il buon funzionamento del servizio, la conformità rispetto
agli standard definiti, a progettare e attuare utili azioni correttive atte al
miglioramento continuo. Fondamentale sarà l’attività d’integrazione
verticale tra l’ente di ambito sociale e soggetto affidatario della gestione
della struttura.
TEMPISTICA
Si prevede di attivare l’azione entro l’anno 2011.
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE
ED OPERATIVE
PREVISTE
Il responsabile dell’ente di ambito sociale è il responsabile dell’azione e sarà il
referente per il sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della regione.
Il centro, dovrà prevedere il rientro serale in famiglia, deve garantire ai suoi
utenti un minimo di 7 ore giornaliere per 5 giorni alla settimana. Verrà
garantito il vitto.
Nel centro diurno saranno impiegate le seguenti figure professionali:
- educatore professionale
- operatore socio/assistenziale
- addetto ai servizi generali
L’educatore/ coordinatore del servizio dovrà rispondere alla programmazione
delle attività, alla loro organizzazione interno, all’ inserimento di ogni singolo
soggetto, alle attività trasversali utili al buon funzionamento del servizio,
all’integrazione verticale con l’ente di ambito sociale, alla verifica dei risultati
raggiunti in termini di salute.
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Gli educatori sono gli operatori che parteciperanno all’elaborazione dei
progetti educativi e vi daranno concreta attuazione.
Gli operatori assistenziali garantiranno l’assistenza diretta e l’aiuto materiale
alla persona partecipando in tal modo, in collaborazione con gli educatori, alla
realizzazione del progetto educativo.
L’addetto ai servizi generali si occuperà del mantenimento di un livello
igienico adeguato della struttura e dell’ambiente.
Il lavoro educativo verrà svolto in collaborazione con l’assistente sociale del
servizio sociale professionale del comune di residenza dell’utente.
In presenza di bisogni complessi socio-sanitari la valutazione dei bisogni del
soggetto e delle sue competenze, la definizione degli obiettivi e delle azioni, la
verifica dei risultati raggiunti avverrà a livello distrettuale all’interno delle
unità di valutazione multidimensionali.
Dovrà essere garantita la formazione continua degli operatori attraverso
azioni di supervisione tecnica degli interventi.
E’ auspicabile l’erogazione in loco delle prestazioni sanitarie riabilitative.
Le persone significative per i soggetti ospitati verranno coinvolti nel percorso
abilitativi ed educativo degli stessi.
La struttura che ospiterà il centro preferibilmente ubicata in una zona
centrale, priva di barriere architettoniche e arredata con attrezzature
ergonomiche atte a favorire la funzionalità del disabile, dovrà essere
dotata delle suppellettili necessarie allo svolgimento delle attività della
vita quotidiana.
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
ANALISI DEI
COSTI
2011
€ 5.000
2012
€ 10.000
2013
€ 10.000
Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del
personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi
allegata).
STRUMENTI DI
All’interno, tra gli operatori la comunicazione interna verrà garantita:
PARTECIPAZIONE
- dalla presenza di un progetto esecutivo;
ATTIVA,
- la presenza di un progetto generale del servizio;
COMUNICAZIONE
- la presenza di procedure omogenee di presa in carico;
INFORMAZIONE
la presenza di un sistema informativo unico;
la presenza di un regolamento interno di servizio a cui
dovranno aderire gli utenti, gli operatori ed i familiari;
- la formazione continua,
- la presenza di un progetto educativo formalizzato;
- la presenza di azioni di monitoraggio condivise;
- la presenza di standard condivisi di servizio tra l’ente locale e
la società affidataria della gestione.
All’esterno dovrà:
- essere pubblicizzata una procedura chiara per la segnalazione
dei reclami;
- essere pubblicizzati gli standard di struttura e di processo;
- essere garantito il coinvolgimento della famiglia e delle
-
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ATS N 17 VALLE PELIGNA
PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013
persone significative di riferimento.
Sono previsti tempi di attesa legati ai posti disponibili nella struttura.
L’utente potrà accedere al servizio attraverso il servizio sociale
professionale o il servizio di segretariato sociale.
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE DI La responsabilità del controllo esterno sull’azione da parte dell’ente locale di
VALUTAZIONE
ambito sociale di ambito sarà a carico dell’Ufficio di piano.
Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo ed una di struttura.
La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la
programmazione delle attività e della struttura in genere: Gli indicatori
saranno soprattutto di tipo quantitativo e misureranno.
- i giorni e le ore di attività del servizio;
- la frequenza degli utenti al servizio;
- il turnover presente nella struttura;
- il numero di piani di intervento redatti;
- le azioni di monitoraggio condotte;
- le azioni di supervisione effettivamente realizzate;
- il numero di consulenze erogate a vantaggio della famiglia;
- il numero di valutazioni condotte nei gruppi distrettuali in
caso di bisogni complessi socio-sanitari;
- il numero di persone significative coinvolte,
- il numero di visite domiciliari condotte dagli operatori.
La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del
servizio di dare risposta agli utenti.
Gli indicatori saranno di tipo qualitativo e quantitativo:
o riduzione dello stress del caregiver;
o la percezione della qualità della vita dei familiari;
o la riduzione del ricorso all’istituzionalizzazione;
o il numero di partecipazione dei soggetti alla vita comunitaria;
o il livello di competenze acquisite dai soggetti;
o il livello di soddisfazione delle famiglie e degli utenti
o il livello di apprendimento in termini di competenze educative
della famiglia.
E’ prevista la somministrazione di un questionario di soddisfazione ai
cittadini utenti e familiari.
RISCHI E
CRITICITA’
I rischi:
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
La gestione delle attività educative, assistenziali e generali verrà affidata ad
una cooperativa sociale di tipo A.
o
o
o
dipendenza della famiglia dalla struttura;
incoerenza educativa;
emarginazione del soggetto disabile.
COSTO
ORARIO
DEL SERVIZIO (in vd Tabella Costi allegata
caso
di
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esternalizzazione)
AREA INTERVENTI SPECIALI
Scheda
BORSE LAVORO
Num.
4
Obiettivo
LIVELLO CONCORRENTE
TITOLO AZIONE
BORSE LAVORO
OBIETTIVI
Promuovere l’integrazione sociale del soggetto con disturbi attraverso:
- l’acquisizione di abilità sociali;
- il recupero di un ruolo e stima di sé;
- il sostegno al reddito di tipo non assistenzialistico
Beneficeranno dell’azione soggetti utenti del Centro di salute mentale.
STRATEGIA
Il dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda Usl Avezzano-Sulmona,
serve una popolazione complessiva di 150.000 adulti; il comprensorio di
competenza territoriale del Centro di Salute Mentale di Sulmona
abbraccia una popolazione di circa 47.580 adulti con un numero di utenti
in carico pari a 1000 l’anno (circa).
La collaborazione con l’Ente di Ambito Sociale è iniziata nel febbraio
2001, data di avvio del progetto di riabilitazione psicosociale e
reinserimento lavorativo di soggetti affetti da malattia mentale,
denominato “Armonia”, avente come finalità: 1) la valorizzazione delle
risorse e competenze dei soggetti deboli (a rischio di esclusione sociale); 2)
la promozione ed il rafforzamento delle reti sociali, sia naturali che
formali; 3) la lotta al pregiudizio e alla stigmatizzazione delle persone con
disturbi psichici. L’esperienza di inserimento presso la sede operativa
della Comunità Montana di un soggetto affetto da malattia mentale, si è
rilevata talmente positiva al punto che, all’approssimarsi del termine
presunto del Progetto triennale, ne ha favorito la prosecuzione attraverso
l’istituzione del servizio borse-lavoro all’interno del piano di zona 20032005 e 2007-2009 con la conseguente erogazione (con costi a proprio
carico di 5 borse lavoro, L.R. 18 maggio 2000, n. 94 recante “Istituzione di
borse lavoro a favore dell’utenza psichiatrica”, di durata annuale,
rinnovabili, dietro stipula di Protocollo d’intesa con il Dipartimento di
Salute Mentale, sottoscritto in data 26 agosto 2003. Ulteriore esperienza
condivisa è stata quella relativa all’iniziativa comunitaria Equal – Progetto
Utopia “Un Territorio Ospitale Progetta l’Inclusione Assistita” volto al
superamento delle barriere che ostacolano l’accesso al mondo del lavoro
dei soggetti svantaggiati e a rischio di esclusione; i partner responsabili (il
cui Ente Gestore era la Comunità Montana Peligna), hanno scelto di
realizzare tale progetto con gli utenti del Centro di Salute Mentale di
Sulmona, proprio in virtù dell’esperienza precedentemente rivelatasi
positiva.
I risultati che il Centro di Salute Mentale di Sulmona ha ottenuto
attraverso gli insediamenti socio-lavorativi realizzati sono stati
soddisfacenti a tre livelli: a livello individuale si rileva nei soggetti inseriti
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ATTIVITA’
PREVISTE
TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE
ED OPERATIVE
PREVISTE
un generale miglioramento della loro qualità della vita, attraverso
l’acquisizione di competenze ed abilità sociali oltre ad una riduzione della
sintomatologia psichiatrica e al miglioramento della condizione clinica
globale che hanno consentito un importante calo del numero dei ricoveri.
Tali interventi, inoltre hanno avuto un esito estremamente positivo anche
in relazione agli obiettivi di inserimento socio-lavorativo, di lotta allo
stigma, di riacquisizione dei diritti di cittadinanza e di creazione di reti
sociali. Oltre a quelli che hanno comunque espresso la propria
disponibilità ad una eventuale accoglienza futura. La collaborazione tra
l’ente di ambito sociale e il Dipartimento di Salute mentale ha consentito
di rafforzare un progetto riabilitativo, in un ottica di integrazione dei
servizi, garantendo la possibilità di ampliare il numero degli utenti e
consentendo la possibilità di fare un percorso graduale verso un
inserimento lavorativo più stabile. Pertanto l’intervento si propone di dare
continuità alle borse lavoro previste nella precedente programmazione.
L’intervento risponde al meglio ad un’azione tesa ad evitare nuove povertà
in soggetti che spesso risultano socialmente esclusi per la patologia di cui
soffrono e che in molti casi ( malati soli, malati rifiutati dalla famiglia e
dal contesto sociale) si somma alla difficoltà di avere forme di sostegno al
reddito.
Le borse lavoro hanno normalmente una durata di 12 mesi rinnovabili.
Nel caso specifico l’impegno è previsto per 6 mesi. L’impegno orario
richiesto ai soggetti è di 40 ore mensili. Tali ore verranno spese dai
borsisti all’interno delle organizzazioni pubbliche e private che hanno dato
la disponibilità ad ospitare i soggetti. Le borse lavoro non costituiscono la
premessa per l’inserimento automatico nell’organico a conclusione delle
stesse, qualunque ne sia la durata.
Riconferma con il Dipartimento di Salute Mentale del Protocollo d’Intesa
già sottoscritto.
Definizione delle assicurazioni previste per gli utenti individuati dal
Dipartimento di Salute Mentale.
Predisposizione degli atti amministrativi per procedere al pagamento delle
borse lavoro.
Verifica mensile dei registri di presenza e definizione dei pagamenti.
Verifiche periodiche con gli operatori professionali del Dipartimento di
Salute Mentale
Riconferma del protocollo d’intesa con il Dipartimento di salute Mentale e
predisposizione degli attivi amministrativi per l’erogazione delle borse
lavoro in continuità con la precedente programmazione.
La struttura organizzativa prevista è costituita dal responsabile del
servizio sociale d’ambito e dal personale amministrativo dell’ente che
curerà gli aspetti legati al rinnovo del protocollo d’intesa con il CSM e tutti
gli atti amministrativi necessari allo svolgimento della borsa lavoro e alle
relative erogazioni.
Il Dipartimento di Salute mentale, attraverso il proprio responsabile e gli
operatori professionali previsti, sulla base del protocollo sottoscritto,
raccoglierà le domande degli utenti, e spesso ne sosterrà la motivazione
alla richiesta, assicurerà la individuazione degli stessi, l’abbinamento con
gli enti ospitanti, la definizione di un piano individualizzato e del relativo
monitoraggio e la comunicazione mensile delle presenze. Semestralmente
rimette all’ente sociale di ambito una relazione con particolare riferimento
agli obiettivi raggiunti.
RISORSE
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FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
ANALISI DEI COSTI
2011
2012
2013
€ 500
€ 500
€ 500
Non è prevista alcuna partecipazione economica da parte dell’utenza.
Le spese per le attività di valutazione dell’utenza, riabilitazione e
monitoraggio sono a carico dell’azienda sanitaria.
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
AZIONI
SUSSIDIARIE
La comunicazione interna è garantita dal protocollo d’intesa stipulato con
il Dipartimento di Salute Mentale e dalle riunioni dell’Ufficio di Piano che
in alcuni casi sarà allargato al Dipartimento di Salute Mentale. Quella
esterna è mediata dal Centro di Salute Mentale
METODOLOGIE DI
VALUTAZIONE
Il controllo e la valutazione saranno effettuati, sul piano
amministrativo, dagli Uffici dell’ente, e sui singoli casi attraverso il
monitoraggio e le relazioni semestrali realizzate dal Centro di salute
Mentale.
I rischi sono legati al reale coinvolgimento dell’utenza nelle attività, ragion
per cui il Centro di Salute Mentale dovrà garantire una costante azione di
affiancamento dei soggetti responsabili dell’inserimento in azienda.
RISCHI E
CRITICITA’
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
La gestione amministrativa sarà garantita dagli uffici dell’ente di
ambito sociale mentre la parte tecnico professionale sarà garantita dal
Dipartimento di salute Menatale con il proprio personale già
impegnato nel progetto armonia.
COSTO
ORARIO
DEL SERVIZIO (in
caso
di
esternalizzazione)
IV.4. AREA PERSONE ANZIANE
IV.4.1. Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi (max 30 righe)
Il pesante invecchiamento della popolazione sul territorio dell’Ambito Sociale 17 si coniuga allo
spopolamento, alla difficoltà di accesso ai servizi, al basso reddito.
La funzionalità dell’ anziano che spesso “è un soggetto solo” diventa ancora più limitata in presenza
di importanti barriere sia all’interno che all’esterno dell’abitazione. Nei mesi invernali, i nostri
anziani vivono in zone spopolate dove è difficile che qualcuno, per assenza e non indisponibilità,
possa prestar loro aiuto e sostegno nello svolgimento delle attività della vita quotidiana.
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Difficile è per gli operatori dei servizi “comunicare” ed integrarsi con i familiari spesso residenti in
località lontane. Sempre più diffuso è l’impiego delle badanti con le quali non poche sono le
difficoltà incontrate dagli operatori dei servizi.
Ad occuparsi dell’anziano non autosufficiente è prevalentemente il coniuge, anch’esso spesso
anziano e parzialmente non autosufficiente, che interamente si affida agli operatori dei servizi.
La rete sociale degli anziani presi in carico nel servizio di assistenza domiciliare, spesso risulta
insufficiente e mal organizzata; pesanti sono gli accentramenti sul caregiver che frequentemente è
una persona stanca e stressata a rischio di cedimento.
Il telecontrollo spesso, rappresenta, soprattutto nei mesi invernali, l’unico modo per l’anziano, di
evadere dal silenzio e dalla solitudine che lo circonda.
Lavorare nell’interesse dell’anziano significa necessariamente accompagnare le famiglie ad acquisire
consapevolezza sulle reali esigenze di quest’ultimo e sulla gravosa evoluzione dei compiti di
assistenza legati alla progressione della condizione di non autosufficienza.
La conoscenza delle risorse/servizi socio-sanitari dedicati agli anziani è condizione indispensabile
all’attivazione delle forme di assistenza più adeguate e rispondenti ai “bisogni di cura” dell’anziano.
Sul territorio, verranno attivate tutte le azioni utili a garantire la costruzione di una rete di servizi
“qualificati ed integrati” in grado di offrire una pluralità di risposte ai diversi livelli di assistenza
del soggetto anziano.
OBIETTIVI AREA ANZIANI
C.1.E.
Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la
permanenza a domicilio delle persone anziane
C.2.E.
Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la
permanenza a domicilio delle persone anziane
C.3.E.
Obiettivo: sostenere la fragilità degli anziani attraverso
la tutela a distanza e la sorveglianza attiva.
C.4.E.
Obiettivo: Favorire le cure domiciliari per i soggetti non
autosufficienti
Obiettivo: Garantire la permanenza in struttura agli
anziani che necessitino di ricovero e assistenza continua e
che non hanno la capacità reddituale e patrimoniale
sufficiente per far fronte al pagamento.
Obiettivo: Favorire azioni che promuovano la
socializzazione degli anziani in condizione di
emarginazione e solitudine, anche a causa di isolamento
territoriale, attraverso la promozione e la facilitazione di
aggregazioni sociali spontanee.
IV.4.2
AREA ANZIANI
Scheda
ASSISTENZA DOMICILIARE ANZIANI
LIVEAS
Num.
1
Obiettivo
TITOLO AZIONE
ASSISTENZA DOMICILIARE ANZIANI
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OBIETTIVI
L’obiettivo generale del servizio è quello di consentire agli anziani con
limitate capacità di autonomia la permanenza nell’abituale contesto di vita
quotidiana sostenendoli nella riduzione dei disagi legati alla condizione di non
autosufficienza, di isolamento ed emarginazione.
Contribuiscono al perseguimento dell’obiettivo generale una serie di
obiettivi specifici di seguito elencati:
- garantire i bisogni primari (bisogni fisiologici, cura della persona,
igiene degli ambienti domestici), di sicurezza, di socializzazione;
- ridurre i rischi di istituzionalizzazioni;
- supportare la famiglia nei compiti di cura.
Target
Destinatari del servizio sono i soggetti ultrasessantacinquenni non
autosufficienti residenti nei comuni incidenti sull’Ambito Sociale 17 inseriti in
nuclei familiari non in grado di assicurare una compiuta assistenza.
STRATEGIA
L’azione proposta vuole prevenire l’istituzionalizzazione del soggetto
anziano potenziando la sua rete in termini qualitativi ( promuovendo la
comunicazione e la consapevolezza dei bisogni dell’anziano) e in termini
quantitativi (inserendo competenze in termini di assistenza).
Le attività che costituiscono l’azione sono:
- accoglimento della domanda : raccolta della richiesta di servizio
dell’utente e della valutazione effettuata dal SSP e dagli Uffici del
servizio sociale dell’EAS;
- analisi della richiesta: valutazione dei bisogni, delle aspettative e
della risorse della famiglia a cura del SSP;
- Verifica di fattibilità del servizio;
- Progettazione individualizzata dell’intervento: formulazione degli
obiettivi operativi, definizione delle prestazioni da effettuare, dei
monitoraggi e delle verifiche di efficacia del servizio.
- stipula del “contratto sociale”quale strumento di condivisione
degli obiettivi dell’intervento e di partecipazione alla realizzazione
dello stesso;
- attivazione del servizio ed erogazione degli interventi domiciliari;
- gestione del caso: monitoraggio e verifica in itinere dei risultati
raggiunti e dell’evoluzione dei bisogni che potrebbe portare ad una
rimodulazione/riprogettazione dell’intervento;
- lavoro di rete con altre risorse presenti/attivate;
- valutazione finale/dimissione: al venir meno della situazione di
bisogno o in caso sopraggiungessero condizioni tali da non
rendere più possibile la permanenza a domicilio dell’anziano, il
SSP effettua la valutazione finale del caso proponendone la
dimissione.
Per ogni utente le attività vengono organizzate in modo conforme ad un piano
di lavoro.
Il piano di lavoro descrive la tipologia di prestazione da erogare, i tempi di
erogazione, le variabili da misurare per la verifica e la frequenza del
monitoraggio.
Le prestazioni erogabili sono di tipo socio-assistenziale e possono includere:
- igiene alla persona;
- aiuto domestico;
ATTIVITA’
PREVISTE
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-
preparazione e somministrazione pasti;
disbrigo commissioni esterne;
accompagnamento;
vigilanza.
TEMPISTICA
L’azione continuerà ad essere garantita in soluzione di continuità con il
precedente PdZ. Il servizio sarà attivo per l’intero triennio di programmazione
2011-2013 trattandosi di un Liveas.
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE
ED OPERATIVE
PREVISTE
La figura responsabile dell’azione e che sarà il referente per il sistema di
controllo e verifica dell’ente locale e della Regione è il Responsabile del
Servizio Sociale dell’Ambito.
Lo staff professionale necessario per la realizzazione dell’azione è composto
da:
- un coordinatore di servizio responsabile di:
- curare l’ammissione dei casi al servizio
- garantire la progettazione individualizzata dell’intervento
- gestire il caso (monitoraggi periodici –rimodulazione obiettivi)
- garantire l’integrazione del servizio con la comunità e con le
sue risorse istituzionali e non;
- coordinare gli operatori domiciliari;
- rispettare il regolamento, le procedure di erogazione ed il
sistema qualità individuato dall’EAS;
- garantire l’efficienza del sistema informativo;
- relazionare periodicamente sull’andamento del servizio
- assicurare il lavoro di staff;
- assicurare l’aggiornamento del personale.
-dagli operatori sociali che erogano nel contesto domiciliare
le
prestazioni previste nel Piano di Lavoro redatto per ciascun utente,
collaborando con il coordinatore nel monitoraggio e nella verifica dei risultati.
Le risorse materiali utili sono rappresentate da:
- un locale per il coordinamento ed il lavoro di staff dotato di arredi
e attrezzature quali telefono, fax, fotocopiatrice, PC, collegamento
ad internet etc.
Le risorse materiali utili a domicilio coincidono con i dispositivi di sicurezza
individuale necessari per la protezione del personale domiciliare ai sensi della
normativa vigente in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.
RISORSE
FINANZIARIE
– COSTO
AZIONE
ANALISI DEI
COSTI
2011
2012
2013
€ 49.000
€ 98.000
€ 98.000
Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del
personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi
allegata).
E’ prevista la compartecipazione dell’utenza al costo del servizio.
STRUMENTI DI
La comunicazione interna verrà garantita da:
PARTECIPAZIONE
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ATTIVA,
COMUNICAZIONE
INFORMAZIONE
-
procedure di erogazione del servizio;
progetto esecutivo;
regolamento di servizio;
il servizio informativo;
La comunicazione esterna sarà promossa mediante:
- il regolamento di servizio;
- la carta della cittadinanza sociale;
- il sito web;
- la procedura dei reclami/segnalazioni.
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE
DI
VALUTAZIONE
La responsabilità del controllo esterno sull’azione da parte dell’ente locale di
ambito sarà a carico dell’Ufficio di Piano.
La verifica sulle azioni svolte avverrà a cadenza semestrale per la valutazione
del processo e a cadenza annuale per la valutazione di risultato.
La valutazione di processo prevede eventuali disservizi e fornisce informazioni
per orientare la programmazione delle attività. Gli indicatori sono di tipo
quantitativo e misurano:
N° giorni di attesa per la presa in carico medi;
N° ore di attività del servizio;
il numero di ore mediamente erogate per ciascun utente;
N° piani di lavoro redatti per ciascun utente;
N° operatori impiegati;
i giorni e ore di attività del servizio;
il numero di verifiche medie effettuate per ciascun utente;
il numero di momenti formativi realizzati.
La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del
servizio di dare risposte all’utente . Gli indicatori misurano:
- il numero di istituzionalizzazioni in struttura/totale utenti;
- la percezione della qualità della vita dell’utente/famiglia;
- lo stress del caregiver;
- la capacità di azione della rete;
- il livello d’integrazione sociale dell’anziano.
RISCHI E
CRITICITA’
Rischi
-
MODALITA’
DI GESTIONE
DELL’AZIONE
dipendenza dal servizio;
non sufficiente tutela dell’anziano gravemente non
autosufficiente;
mancato coordinamento tra le azioni svolte dai diversi servizi
La gestione del servizio sarà indiretta.
Le attività di erogazione verranno affidate ad una cooperativa sociale di tipo A
individuata mediante una procedura di evidenza pubblica.
COSTO
vd Tabella Costi allegata
ORARIO DEL
SERVIZIO
(in
caso
di
esternalizzazione)
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AREA ANZIANI
Scheda
ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA
per anziani non autosufficienti
LIVEAS
Num.
2
Obiettivo
TITOLO AZIONE
ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA
OBIETTIVI
Il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata è costituito dall’insieme delle
prestazioni infermieristiche, riabilitative, medico-generiche, specialistiche e
socio-assistenziali erogate a domicilio di anziani non autosufficienti al fine di
evitare i ricoveri impropri e ridurre la durata della degenza in ospedale o
presso altre strutture sanitarie.
Gli obiettivi dell’ADI sono in sintesi:
- Favorire le cure domiciliari per i soggetti non autosufficienti
- Evitare ricoveri e istituzionalizzazioni impropri
- Consentire alle persone non autosufficienti di permanere nel
proprio contesto di vita e di relazione
- Alleviare i carichi assistenziali della famiglia e/o del caregiver
STRATEGIA
Privilegiare un sistema di interventi che consenta di far fronte ai casi a più
elevata intensità assistenziale in relazione alla necessità di apporti
professionali multidisciplinari, che richiedono pertanto, una maggiore
integrazione tra interventi sociali e interventi sanitari in risposta ai bisogni
complessi dell’utente valutati dall’UVM secondo un approccio
multidimensionale.
ATTIVITA’
PREVISTE
Le attività di erogazione proprie/tipiche dell’ADI vengono precedute da una
fase di assessment con la raccolta della richiesta e la successiva valutazione
dell’utente a cura dell’UVM secondo un percorso che segue la seguente
articolazione:
A) Presa in carico
1. Raccolta della richiesta di ammissione al servizio da parte del PUA
2. Valutazione dell’ammissione e dei bisogni da parte dell’UVM
3. Stesura del PAI (Progetto Assistenziale Individualizzato) contenente gli
interventi domiciliari previsti: obiettivi, tipologia dell’intervento, durata e
frequenza degli accessi e dell’assistenza, risorse professionali da
impiegare, tempi di verifica;
B) Erogazione del servizio
1. Attivazione del servizio ed erogazione delle prestazioni domiciliari sociali
e sanitarie;
2. Verifica intermedia al fine di un adeguamento in itinere del piano di
lavoro o della modifica della tipologia assistenziale;
c) Dimissione
3. Verifica finale per la valutazione dell’intervento erogato
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4. Dimissione: termine dell’erogazione del servizio
Le attività di erogazione in regime ADI si sostanziano nella seguenti
prestazioni:
1. prestazioni di servizio sociale
2. assistenza di medicina generale
3. consulenza medico-specialistica
4. assistenza infermieristica
5. assistenza riabilitativa e di recupero funzionale
6. fornitura di ausili e presidi sanitari necessari
7. assistenza sociale domiciliare per lo svolgimento delle attività
quotidiane:
- igiene della persona
- aiuto domestico
- preparazione e somministrazione pasti
- disbrigo commissioni esterne
- accompagnamento
- socializzazione
TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE
ED OPERATIVE
PREVISTE
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
Il servizio ADI, già attivo, continuerà ad essere erogato nell’ambito del Piano
Locale per la Non Autosufficienza a partire da luglio 2011.
L’UVM è composta dal personale medico, infermieristico e dall’Assistente
Sociale messi a disposizione rispettivamente dal Distretto Sanitario e
dall’Ambito. Tale unità, nella “fase della presa in carico” ai fini della
definizione del piano di lavoro assistenziale personalizzato, può essere
integrata da varie figure specialistiche in base alla rispondenza con il
problema rilevato nell’utente.
La trasmissione del PAI alle organizzazioni deputate all’erogazione delle
prestazioni, attiva la “fase di assistenza”; in detto momento l’attività di
erogazione delle prestazioni socio-assistenziali, effettuate da operatori
domiciliari, viene coordinata da un coordinatore tecnico che rappresenta
l’interfaccia con il Distretto Sanitario nei momenti di raccordo operativo (es.
gestione modulistica integrata) e con l’Ente Gestore nei momenti di
comunicazione, verifica e controllo del sevizio.
Le risorse materiali utili sono rappresentate da:
- un locale per il coordinamento ed il lavoro di staff;
- arredi e attrezzature quali telefono, fax, fotocopiatrice, PC,
collegamento ad internet etc.
Le risorse materiali utili a domicilio coincidono con i dispositivi di sicurezza
individuale necessari per la protezione del personale domiciliare ai sensi della
normativa vigente in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Il servizio ADI continuerà ad essere finanziato attraverso i fondi del Piano
Locale per la non Autosufficienza
2011
€ 0,00
2012
2013
€ 0,00
€ 0,00
ANALISI DEI
COSTI
STRUMENTI DI
E’ opportuno che la famiglia sia coinvolta nella fase di formulazione del
PARTECIPAZIONE PAI così da promuoverne un ruolo attivo e partecipativo.
ATTIVA,
La comunicazione interna seguirà le linee indicate nell’Accordo di
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COMUNICAZIONE Programma
stipulato tra ASL e
INFORMAZIONE
documenti/protocolli che lo correderanno.
EAS
e
dagli
eventuali
La comunicazione esterna si baserà prevalentemente sui siti istituzionali
dell’Ente Sociale di Ambito e della ASL attraverso i quali si potranno
reperire informazioni circa le modalità di funzionamento del servizio, la
localizzazione, gli orari e le procedure per comunicare eventuali disservizi
e reclami.
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE
DI
VALUTAZIONE
Data la caratteristica di alta integrazione del servizio appare utile
prevedere e condurre azioni di verifica congiunta ASL –Ente d’Ambito
secondo le modalità definite nel già citato Accordo di Programma.
RISCHI E
CRITICITA’
difficoltà di comunicazione tra l’area sanitaria e l’area sociale
per mancanza di un linguaggio comune condiviso.
Mancata/incompleta attuazione dei contenuti definiti
nell’Accordo di Programma
MODALITA’
DI GESTIONE
DELL’AZIONE
La gestione del servizio sarà indiretta.
Gli interventi socio-assistenziali e di servizio sociale verranno garantiti in
regime di convenzionamento da una cooperativa sociale di tipo a.
COSTO
ORARIO DEL
SERVIZIO (in
caso
di
esternalizzazi
one)
Num.
3
Obiettivo
TITOLO AZIONE
AREA ANZIANI
Scheda
TELEASSISTENZA E ALTRE FORME DI ASSISTENZA
TELEFONICA (area vasta)
LIVEAS
TELESOCCORSO E TELEASSISTENZA
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OBIETTIVI
L’azione vuole porre l’anziano in condizione si sicurezza attraverso:
- la riduzione dei tempi di attivazione delle risorse deputate a
tutelare la salute dell’anziano;
- il contenimento del sentimento di solitudine;
- il contrasto del rischio di isolamento dell’anziano
- la tutela a distanza dell’anziano
- il rafforzamento del sistema relazionale dell’anziano
Gli utenti sono soggetti di età non inferiore ai 65 anni che vivono soli.
STRATEGIA
Prevedere modalità quanto più semplici e rapide per di l’attivazione dell’aiuto
necessario a fronteggiare situazioni di emergenza ed urgenza garantendo la
soddisfazione del bisogni di sicurezza dell’anziano ed il diritto alla necessaria
e tempestiva assistenza.
ATTIVITA’
PREVISTE
L’azione garantisce la continuità degli interventi di telesoccorso e
telecontrollo attivati con la precedente programmazione.
Il telesoccorso è un servizio che assicura una facile ed immediata
interconnessione tra l’utente e la struttura preposta alla gestione delle
emergenze sanitarie ed all’assistenza nel senso più generale del termine. Per
365 l’anno ed a qualunque ora del giorno e della notte presso la centrale di
ascolto è presente un operatore in grado di ricevere la richiesta di aiuto
dell’utente. Il servizio consente, inoltre, agli utenti, in particolari momenti di
solitudine, sconforto o ansia, di avere un contatto telefonico con gli operatori
della centrale di ascolto.
Il telecontrollo o telecompagnia è una forma di sostegno complementare
al telesoccorso. L’operatore della centrale di ascolto periodicamente contatta
l’utente per verificarne le condizioni di salute, per informarsi su eventuali
necessità e controllare la possibilità di variazioni da apportare alla scheda
utenti contenuta in una banca dati. Allo stesso tempo offre una possibilità di
conversazione che ha funzione di stimolo alla socializzazione e che spesso si
rileva per l’utente l’unica occasione di evasione dalla solitudine. Con la tele
compagnia si instaura un rapporto significativo e di fiducia tra l’operatore e
l’utente.
A garanzia del buon funzionamento del servizio è necessaria un’attività di
manutenzione dei terminali e delle apparecchiature domiciliari.
Per un’ottimale realizzazione del servizio è di fondamentale importanza
attuare una capillare opera di informazione in grado di raggiungere i possibili
fruitori del bacino di utenza dell’Ambito.
Annualmente l’ente locale attraverso un bando pubblico procede alla selezione
e all’ammissione degli utenti.
Il bando viene pubblicato attraverso:
- inserzioni su stampa a diffusione locale;
- manifesti informativi da esporre in luoghi frequentati da
potenziali utenti;
- il sito internet della Comunità Montana Peligna.
L’EAS mediante il servizio sociale di base :
- individua l’utenza selezionando tra i soggetti che ne faranno
richiesta quelli più deboli e a rischio;
- controlla l’erogazione del servizio svolto.
Le attività svolte per la presa in carico e gestione degli utenti sono:
- istallazione presso l’abitazione dell’utente della unità
domiciliare;
- raccolta e aggiornamento dei dati riferiti agli utenti;
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- presidio continuo delle attività di ascolto;
- attivazione della procedura d’intervento;
- contatto periodico con l’utente:
- accertamento delle apparecchiature.
La gestione dei disservizi avverrà d’intesa tra il responsabile del servizio
dell’ente d’ambito e il responsabile della società affidataria dell’erogazione
degli interventi.
TEMPISTICA
Gli interventi continueranno ad essere garantiti in continuità con la
precedente programmazione a partire da luglio 2011.
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE
ED OPERATIVE
PREVISTE
La figura responsabile dell’attuazione e del monitoraggio delle azioni svolte
sarà il Responsabile dell’Ente Sociale di Ambito.
Per la realizzazione dell’azione sono operativamente coinvolti:
- l’Ente di Ambito Sociale con funzioni di selezione dell’utenza,
programmazione e controllo del servizio
- ed una Centrale per l’erogazione degli interventi.
Il personale impiegato in centrale di ascolto è costituito da 6 unità selezionate
in base a criteri che tengano conto del percorso formativo e professionale e di
spiccate attitudini comunicative e decisionali. Prima dell’impiego l’operatore
viene opportunamente preparato con corsi di formazione, interni all’azienda,
tenuti da esperti nel settore socio-assistenziale. L’attività degli operatori è
organizzata in turni, in modo da assicurare continuità e funzionalità nell’arco
delle 24 ore. Particolare attenzione e posta al passaggio delle consegne tra
operatori, ad evitare discordanze o inefficienze del servizio. Inoltre, riunioni
settimanali contribuiscono a creare nello staff degli operatori un clima di
collaborazione e partecipazione alle problematiche nate nell’ambito della
centrale di ascolto.
A livello operativo gli operatori sono gestiti da una direzione operativa che si
occupa di:
- organizzare il personale, stilare e revisionare i protocolli
operativi;
- valutare internamente il servizio ed il livello di soddisfazione
dell’utenza;
- organizzare dei momenti informativi del personale.
La direzione generale verrà affiancata da un responsabile tecnico che curerà:
il controllo degli standard qualitativi ed operativi delle
attrezzature utilizzate nella CENTRALE DI ASCOLTO;
controllo standard qualitativi ed operativi delle unità
domiciliari installate presso le abitazioni degli utenti;
sviluppo e manutenzione software di gestione della banca
dati della centrale di ascolto;
coordinamento attività di manutenzione delle unità
domiciliari.
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
2011
€ 4.500
2012
€ 9.000
2013
€ 9.000
ANALISI DEI
COSTI
E’ prevista la compartecipazione dell’utenza al costo del servizio.
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STRUMENTI DI
Comunicazione esterna:
PARTECIPAZIONE
- Bando
ATTIVA,
- Regolamento di Servizio;
COMUNICAZIONE
INFORMAZIONE
Comunicazione interna:
- la scheda utente
- formazione continua
- procedure omogenee di gestione
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE
DI
VALUTAZIONE
Il Responsabile del Servizio nello svolgimento della funzione di controllo
verrà supportato dall’Ufficio di Piano.
La verifica sulle azioni svolte avverrà semestralmente sul processo e
annualmente sul risultato.
La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la
programmazione delle attività. Gli indicatori utilizzati saranno di tipo
quantitativo e misureranno:
- n° utenti presi in carico;
- n° chiamate centrale di ascolto;
- n° chiamate medie utente per il telecontrollo;
- N° strumenti e apparecchiature utilizzate/previste;
- N° controlli unità domiciliare realizzati/controlli previsti;
- N° attivazioni effettuate/attivazioni previste;
- N° interventi di formazione realizzate/previsto.
La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del
sistema di dare risposta agli utenti. Gli indicatori utilizzati sono qualitativi e
quantitativi e misurano:
- il livello di stress dei caregiver;
- la qualità di vita percepita dagli utenti;
- nell’Ambito la soddisfazione dell’utenza.
RISCHI E
CRITICITA’
Rischi
eccessiva delega da parte dell’utenza e della famiglia al servizio circa la
risoluzione dei problemi
presenza di liste di attesa
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
Modalità di gestione indiretta:
l’erogazione degli interventi di telesoccorso è affidata ad una società esterna
COSTO ORARIO
DEL SERVIZIO
(in
caso
di
esternalizzazione)
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AREA ANZIANI
Scheda
CENTRO DIURNO per anziani
LIVEAS
Num.
4
Obiettivo
TITOLO AZIONE
CENTRO DIURNO
OBIETTIVI
L’obiettivo generale del servizio è quello di prevenire il rischio di
istituzionalizzazione dell’anziano; tale obiettivo può essere scomposto in
diversi obiettivi specifici quali:
ridurre il rischio di emarginazione ed isolamento dell’anziano e
della sua famiglia;
preservare le autonomie residue dell’anziano;
potenziare la rete formale del soggetto anziano;
ridurre il carico assistenziale delle famiglie impegnate in compiti
di cura di soggetti che richiedono una vigilanza continua;
A beneficiare dell’azione saranno i soggetti residenti nell’Ambito Sociale 17,
ultrasessantacinquenni parzialmente o totalmente non autosufficienti che
hanno bisogno di assistenza e vigilanza continua.
Saranno presi in carico, in via prioritaria, gli anziani portatori di gravi
difficoltà economiche e a forte rischio di esclusione.
STRATEGIA
I comuni dell’Ambito Sociale 17 concordano sull’esigenza di sperimentare
una rete di servizi territoriali in grado di accompagnare l’anziano e la sua
famiglia nel percorso di progressione della non autosufficienza. La rete dei
servizi pubblici in presenza di pesanti carichi assistenziali, precarietà
economica e sociale rappresenta l’unica possibilità in grado di garantire la
necessaria protezione e tutela del soggetto non autosufficiente. La presa in
carico diurna dell’anziano, soprattutto nei momenti di maggior stanchezza
della famiglia rappresenta una forma assistenziale intermedia tra l’assistenza
domiciliare e il ricovero in struttura.
Il centro diurno socio-assistenziale è una struttura semi-residenziale, che di
norma non prevede il pernottamento, che assiste anziani con livelli di
autonomia ridotti. Eroga prestazioni socio assistenziali e frequentemente è
inserito in centri e strutture polifunzionali (es. RSA…). Sul territorio di
riferimento, il centro diurno è presente nella sua forma più
semplice di struttura socio-ricreativa nella maggior parte dei casi
gestita da associazioni di anziani.
Si intende, pertanto, sperimentare la funzione assistenziale del Centro
Diurno in economia attraverso convenzioni con i gestori di case di riposo e
RSA già esistenti sul territorio di riferimento.
ATTIVITA’
PREVISTE
Il Responsabile dei Servizi Sociali dell’EAS curerà l’organizzazione e il
coordinamento delle attività amministrative e tecniche necessarie per
l’attuazione dell’azione.
Le attività amministrative verranno svolte direttamente dal personale
dell’Ente e saranno volte a:
individuare le strutture idonee all’ospitalità diurna dell’anziano;
regolamentare il servizio;
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curare l’istruttoria per la presa in carico;
curare i rapporti con gli enti gestori (convenzionamento e
pagamento rette)
verifica della situazione economica dell’anziano e della sua
famiglia
Le attività tecniche saranno svolte in forma indiretta in regime di
convenzione con una cooperativa di tipo A e con le strutture del territorio e
saranno tese a:
accogliere le richieste;
valutare i bisogni dell’anziano e della sua famiglia;
valutare la tenuta della rete rispetto ai compiti legati alla
condizione di non autosufficienza;
programmare l’intervento e valutarne la sua efficacia in termini
di salute e benessere;
sostenere l’anziano nelle attività delle vita quotidiana e nelle
attività strumentali.
Nell’ambito del centro Diurno dovranno essere assicurate le prestazioni di
igiene personale, sorveglianza, preparazione e somministrazione dei pasti,
somministrazione dei farmaci.
Per ogni anziano preso in carico verrà redatto un Piano individualizzato di
intervento che in caso di presenza di bisogni sanitari dovrà includere
interventi terapeutici e riabilitativi.
TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE
ED OPERATIVE
PREVISTE
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
ANALISI DEI
COSTI
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
Entro l’anno 2011 avranno luogo le attività amministrative necessarie alla
regolamentazione dell’azione e ad convenzionamento con le strutture. A
partire dall’anno 2012 si prevede la possibilità di procedere con le prese in
carico.
Il Responsabile del Servizio si avvarrà:
per lo svolgimento delle attività amministrative della
collaborazione di un responsabile del procedimento,
per lo svolgimento delle attività tecniche del personale delle
strutture convenzionate.
La fase di assessment legata alla presa in carico sarà seguita dagli assistenti
sociali nell’ambito del Servizio Sociale Professionale.
Nella selezione delle strutture semiresidenziali verranno rispettati i criteri
adottati nella normativa di settore per le autorizzazioni e gli accreditamenti.
2011
€ 500
2012
€ 1.000
2013
€ 1.000
E’ prevista una compartecipazione dell’utente al costo del servizio
L’intervento verrà diffuso presso la popolazione attraverso la Carta della
Cittadinanza Sociale ed il sito istituzionale dell’EAS.
L’istruttoria funzionale alla presa in carico dovrà essere svolta in un tempo
massimo di due mesi con il coinvolgimento costante della famiglia.
L’equità nell’accesso al servizio sarà garantita dalla presenza di un
regolamento di servizio.
AZIONI
SUSSIDIARIE
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METODOLOGIE DI La responsabilità del controllo dell’azione è a carico del Responsabile del
VALUTAZIONE
Servizio dell’EAS. Sarà necessaria una verifica di processo ed una verifica di
risultato.
Per quanto riguarda il processo dovranno essere tenute sotto controllo
dimensioni quali i tempi di presa in carico, le risorse realmente impiegate
nell’ambito del servizio sociale professionale e nell’ambito delle strutture sia
in termini numerici che in termini di competenze, il numero e la
collocazione delle risorse disponibili.
Per quanto riguarda il risultato sarà necessario monitorare la tenuta del
sistema famiglia ed il benessere sociale e generale dell’anziano.
RISCHI E
CRITICITA’
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
Rischio:
Delega della famiglia
L’azione verrà gestita in forma indiretta dall’Ente Sociale di Ambito in
regime di convenzione con strutture presenti sul territorio.
COSTO
vd Tabella Costi allegata
ORARIO DEL
SERVIZIO
(in
caso
di
esternalizzazione)
AREA ANZIANI
Scheda
INTEGRAZIONE RETTE
Num.
5
PER L’OSPITALITÀ DI ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI IN STRUTTURE
RESIDENZIALI
Obiettivo
LIVEAS
TITOLO AZIONE
INTEGRAZIONE RETTE
per l’ospitalità di anziani non autosufficienti in strutture
residenziali
OBIETTIVI
Tutelare gli anziani gravemente non autosufficienti soli che vivono privi della
necessaria tutela attraverso il soddisfacimento dei bisogni di sicurezza degli
stessi. Gli utenti del servizio sono soggetti non autosufficienti
ultrasessantacinquenni privi di adeguato supporto familiare e per i quali
l’assistenza domiciliare non garantirebbe le necessarie condizioni di sicurezza.
Si vogliono garantire adeguati livelli di assistenza agli anziani indigenti per
tutelare il diritto alla cura e all’assistenza.
La prestazione erogata al fine di tutelare l’anziano è di tipo economico e si
concretizza nel pagamento o integrazione della retta alla struttura che ospita
l’anziano.
Per la realizzazione sono necessarie azioni amministrative e azioni tecniche per:
- la stipula di convenzioni con strutture private per poter
garantire adeguati livelli di assistenza;
- il calcolo delle somme da corrispondere;
- l’accertamento in termini di presenza di parenti tenuti agli
alimenti;
- la valutazione del bisogno da parte del servizio sociale
STRATEGIA
ATTIVITA’
PREVISTE
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professionale;
il lavoro di rete;
l’adozione del provvedimento che ne dispone l’ammissione al
beneficio.
Il servizio sociale professionale prende in carico il caso per promuovere,
quando possibile, il superamento dello stato di bisogno
-
TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE
ED OPERATIVE
PREVISTE
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
Entro l’anno 2011 avranno luogo le attività amministrative necessarie alla
regolamentazione dell’azione e ad convenzionamento con le strutture. A
partire dall’anno 2012 si prevede la possibilità di procedere con le prese in
carico.
Il responsabile dell’attuazione dell’azione è il responsabile dell’Ente di Ambito
Sociale che provvederà ad adottare i provvedimenti amministrativi necessari al
convenzionamento con i soggetti privati e alla corresponsione della retta. e
all’ammissione al beneficio dell’utente.
L’assistente sociale del servizio sociale professionale attuerà le necessarie
valutazioni preliminari per l’accertamento delle condizioni che determinano il
ricovero e formulerà un piano d’intervento, di concerto con il personale della
struttura, in cui verranno organizzati gli interventi in funzione del superamento
del bisogno e della dimissione dell’utente quando ciò è possibile.
Il lavoro di rete e fondamentale rispetto a quest’ultimo obiettivo.
2011
2012
2013
€ 2.500
€ 5.000
€ 5.000
ANALISI DEI
COSTI
STRUMENTI DI
PARTECIPAZION
E ATTIVA,
COMUNICAZION
E
INFORMAZIONE
Per rispondere con tempestività alle esigenze di ricovero dell’utente è
necessario garantire la presenza di procedure chiare di accesso che di
comunicazione con il servizio sociale professionale.
Nella fase di assessment a cura del Servizio Sociale Professionale, ove presente,
la famiglia giocherà un ruolo attivo nell’iter di ammissione al beneficio e
continuerà a garantire la sua presenza secondo quanto stabilito nel “contratto
sociale” sottoscritto con lo stesso servizio.
Gli standard strutturali che dovranno presentare le strutture di accoglienza
verranno definite in maniera concertata e partecipata con la cittadinanza e
dovranno essere pubblicizzate attraverso la carta dei servizi.
Davanti all’urgenza i bisogni dell’anziano verranno salvaguardati
nell’ambito del Pronto Intervento Sociale.
La Carta dei Servizi ne diffonde l’esistenza e le modalità di fruizione.
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE
DI
VALUTAZIONE
La responsabilità del controllo sull’attuazione dell’azione è del Responsabile del
Servizio dell’Ente di Ambito supportato dall’Ufficio di Piano.
La valutazione deve considerare i processi attivati ed i risultati in termini di
salute prodotti.
La valutazione sul processo fornisce informazioni per orientare la
programmazione delle attività.
Gli indicatori utilizzati sono di tipo quantitativo e devono sicuramente
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misurare:
-
i tempi medi di risposta;
il numero di utenti per i quali è stato svolto un lavoro con la
rete/utenti totali,
verifiche condotte sulle strutture ospitanti.
La valutazione sul risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del
sistema di dare risposte in termini di salute.
- la percezione della qualità della vita dell’utente,
- la riduzione delle situazioni di abbandono.
RISCHI E
CRITICITA’
La deresponsabilizzazione dei familiari è un rischi reale dell’azione. Pertanto,
congiuntamente alla presa in carico risulta necessaria la stesura di un contratto
sociale che coinvolgerà oltre all’utente interessato anche i suoi familiari.
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
L’erogazione della prestazione verrà assicurata direttamente dall’EAS
mediante la corresponsione di somme ai soggetti/strutture privati che
ospiteranno l’anziano in regime di convenzione.
COSTO ORARIO
DEL SERVIZIO
(in
caso
di
esternalizzazione
)
IV.5. AREA PERSONE DIVERSAMENTE ABILI
IV.5.1. Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi (max 30 righe)
A partire dal primo Piano di Zona 1999-2002 fino alla programmazione 2007-2009 la
progettazione e l’attuazione delle azioni previste nell’area disabilità hanno profondamente
modificato il rapporto tra il soggetto diversamente abile, la sua famiglia ed il territorio.
La famiglia sul territorio di riferimento ha sempre gestito da sola i problemi legati alla disabilità.
Inizialmente, l’unico aiuto offerto era di tipo monetario, aiuto che di certo non riusciva a garantire
l’integrazione né il contenimento del rischio di isolamento ed emarginazione.
Nel corso degli anni è stata costruita e implementata una rete di servizi che man mano si è posta
obiettivi più alti; oggi, infatti, non vengono soddisfatti solamente i bisogni di assistenza del disabile
ma, vengono sostenuti anche i suoi bisogni di auto- realizzazione con il riconoscimento dei bisogni
educativi, formativi, lavorativi, socio-relazionali. Tali esigenze vengono soddisfatte attraverso
servizi dedicati che hanno ampliato la gamma delle possibili risposte ai molteplici e variegati
bisogni della persona disabile.
Attenzione è stata posta inoltre sulle famiglie impegnate nella cura del disabile; la caratteristica che
accomuna questi nuclei è spesso il pesante carico assistenziale (che determina momenti di
stanchezza, stress,ansia); il grado elevato di dipendenza del familiare non autosufficiente, la
condizione di isolamento sociale. Nel cercare di fornire aiuto anche alle famiglie sono stati
considerati i bisogni di etero- realizzazione della stesse supportandole nel ricerca delle soluzioni più
adeguate non solo alla cura ma, ove possibile, anche all’attivazione di percorsi volti all’acquisizione
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di maggiori capacità di autonomia ed indipendenza del familiare disabile. Parallelamente nella
Comunità Locale, grazie anche ad azioni di sensibilizzazione promosse sul territorio, si stanno
riscontrando atteggiamenti di maggiore apertura, disponibilità, avvicinamento alle persone
diversamente abili ed alle loro, purtroppo, ancora difficili condizioni di vita.
L’emarginazione del disabile ( e della sua famiglia) rimane sempre un rischio reale in
considerazione di diversi fattori :
- la famiglia si è adattata a chiedere esclusivamente aiuto per l’assistenza all’ente
pubblico e poco chiede alla rete dei parenti, del vicinato, e più in generale della
solidarietà;
- nella scuola la presenza dell’alunno disabile è gestita ancora con difficoltà;
- l’opportunità di accedere al mercato del lavoro rimane ancora una possibilità
lontana per molti.
Difficilmente nella rete sociale del disabile sono presenti parenti, vicini e amici e le difficoltà
vengono vissute dentro alle mura domestiche in solitudine e senza speranza.
Uno dei compiti a cui il servizio sociale dell’ambito potrà dedicarsi sarà quello di supportare le
famiglie nell’aprirsi verso l’esterno favorendo esperienze legate al mondo dell’associazionismo e
della mutualità che consentano ai nuclei la possibilità di comunicazione , confronto e scambio
reciproco.
OBIETTIVI AREA DISABILITA’
Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la permanenza a
domicilio delle persone diversamente abili
D.1.E.
D.2.E.
D.3.E.
D.4.E.
D.5.E.
D.6.E.
Obiettivo: Favorire le cure domiciliari per i soggetti non autosufficienti
Obiettivo: Favorire la comunicazione e l’autonomia degli alunni
diversamente abili mediante interventi qualificati di tipo socio educativo
Obiettivo: Migliorare la qualità dell’assistenza e dell’integrazione
sociale dei soggetti diversamente abili attraverso la predisposizione
del Piano Individualizzato di Assistenza
Obiettivo: Promuovere l’attivazione di strutture residenziali “Dopo di
noi” rivolti a disabili privi di reti parentali primarie.
Obiettivo: Favorire la promozione di strutture intermedie di assistenza
a ciclo semiresidenziale diurno (acquisizione maggiore autonomia per
disabili- alleggerimento del carico assistenziale delle famiglie)
Obiettivo: Favorire la de-istituzionalizzazione e la permanenza a
domicilio delle persone affette da disagio mentale
Obiettivo concorrente: Favorire la mobilità sul territorio dei soggetti
diversamente abili
IV.5.2.
AREA PERSONE DIVERSAMENTE ABILI
Scheda
ASSISTENZA DOMICILIARE DISABILI
LIVEAS
Num.
1
Obiettivo
TITOLO AZIONE
ASSISTENZA DOMICILIARE DISABILI
OBIETTIVI
Favorire il mantenimento nel proprio nucleo familiare e contesto sociale del
soggetto disabile attraverso:
- la riduzione degli accentramenti in termini di assistenza nella
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rete sociale del soggetto,
l’acquisizione da parte dei prestatori di cura di comportamenti
adeguati in termini di assistenza,
- il potenziamento della rete sociale del disabile in termini
qualitativi e quantitativi,
- la riduzione dello stress del caregiver.
A beneficiare dell’azione saranno i soggetti disabili certificati gravi dalla
competente azienda sanitaria ai sensi della L.104/92.
Il diritto all’assistenza dei soggetti disabili sarà garantito potenziando le
capacità del sistema sociale di fornire sostegno alla sua famiglia e alla sua
rete sociale in genere.
-
STRATEGIA
Il servizio domiciliare sociale prenderà in carico non solo il disabile ma tutta
la sua famiglia e rete sociale per prevenire che situazioni di crisi e rottura
determino fenomeno di esclusione ed emarginazione dello stesso.
Gli operatori saranno chiamati a monitorare costantemente non solo la
mera attività di assistenza ma lo strutturarsi ed il riadattarsi della rete
davanti al compito assistenziale che la disabilità pone.
ATTIVITA’
PREVISTE
L’azione si pone in continuità con quanto erogato nella precedente
programmazione.
La presa in carico di ogni singolo utente è caratterizzata da un piano di
intervento individualizzato proposto dal servizio sociale professionale.
Gli operatori impegnati nel servizio al momento nei primi momenti di presa
in carico controllano l’effettiva presenza e corrispondenza del compito di
assistenza e programmano in dettaglio l’intervento domiciliare concertando
con la famiglia i momenti di erogazione e le necessarie collaborazione.
Trasversalmente all’erogazione si pone un’attività costante di monitoraggio
degli standard garantiti in termini di assistenza a livello di servizio e dei
risultati raggiunti in termini di salute su ciascun utente preso in carico.
Le prestazioni erogate sono di tipo socio-assistenziale e fanno capo
all’operatore domiciliare:
- interventi di igiene personale,
- interventi di igiene domestica,
- preparazione e somministrazione pasti;
- disbrigo commissioni esterne e spesa;
- accompagnamento.
TEMPISTICA
L’erogazione delle prestazioni dovrà avvenire entro 48 ore dal momento
dell’avvenuta presa in carico al soggetto affidatario dell’erogazione degli
interventi.
L’attuazione delle azioni correttive utili al miglioramento della qualità delle
prestazioni verrà garantito dalla presenza di un progetto esecutivo. Il progetto
esecutivo promuoverà l’integrazione tra le azioni dell’ente di ambito sociale e
la cooperativa sociale affidataria degli interventi.
L’attuazione dell’azione coprirà l’intero periodo di programmazione.
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE
ED OPERATIVE
PREVISTE
Il responsabile dell’azione che sarà il referente per il sistema di controllo e
verifica dell’ente locale e della regione è il responsabile del servizio dell’ente di
ambito sociale.
Nell’attuazione dell’azione sono coinvolti gli operatori domiciliari e un
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assistente sociale.
Gli operatori domiciliari hanno la responsabilità di erogare le prestazioni
domiciliari, favorire le necessarie osservazioni utili alla personalizzazione
dell’intervento e alla sua modifica nel tempo. L’assistente sociale ha la
responsabilità di favorire nella famiglia la necessaria consapevolezza circa i
bisogni del soggetto disabile in termini di assistenza e accompagnare la sua
rete in genere a ricercare nuovi equilibri in presenza di pesanti accentramenti
o in assenza del necessario apporto.
Al fine di garantire la continuità in termini di assistenza, la verifica dei
risultati raggiunti, la conformità alle procedure di erogazione del servizio è
necessaria la presenza di un coordinatore.
In presenza di importanti bisogni socio-assistenziali il piano di intervento
personalizzato dovrà essere redatto nei gruppi di lavoro multidimensionali
istituiti a livello distrettuale.
Il gruppo di lavoro multidimensionale sarà responsabile anche della verifica
dei risultati raggiunti per i soggetti portatori di bisogni complessi.
L’erogazione delle prestazioni domiciliari non richiede l’utilizzo di particolari
attrezzature. La necessità di particolari ausili e presidi utili allo svolgimento
delle attività della vita quotidiana dell’utenti verrà soddisfatta direttamente
dalla famiglia.
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
ANALISI DEI
COSTI
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE
DI
VALUTAZIONE
2011
€ 24.000
2012
€ 48.000
2013
€ 48.000
Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del
personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi
allegata).
Il regolamento di servizio, l’individuazione di procedure chiare di reclamo e la
loro diffusione attraverso la carta di servizio consentiranno al cittadino di
svolgere un ruolo attivo nel controllo del servizio.
La presa in carico di ogni singolo utente attraverso un progetto personalizzato
consentirà la necessaria flessibilità all’azione.
Gli operatori domiciliari dovranno eseguire le prestazioni nel rispetto di
protocolli operativi uniformi ed il loro operato dovrà essere costantemente
monitorato dal coordinatore del servizio competente in tecniche di assistenza.
Sono previsti dei tempi di attesa alla presa in carico legati al tempo necessario
alla valutazione del bisogno e alla contrattazione con la famiglia.
Il vincolo alla presa in carico è dato dalle risorse stanziate per la specifica
azione.
La responsabilità del controllo esterno sull’azione da parte dell’ente sociale di
ambito sarà a carico dell’ufficio di piano.
La verifica sulle azioni svolte avverrà a cadenza semestrale.
Il disegno di valutazione prevede una verifica di processo ed una di risultato.
La valutazione di processo prevede una verifica di processo ed una di
risultato.
La valutazione di processo fornisce informazioni per orientare la
programmazione delle attività. Gli indicatori sono di tipo quantitativo e
misureranno:
- i tempi medi di presa in carico;
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il numero dei soggetti presi in carico con piano di intervento
personalizzato/numero totale utenti presi in carico,
- il numero di ore effettivamente erogate/il numero di ore
effettivamente previste;
- le ore di attività del servizio effettive/ore di attività previste;
- numero monitoraggi effettivamente svolti/monitoraggi
previsti;
- n° ore di servizio personale di supporto/n° ore previste.
La valutazione di risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità del
servizio di dare risposta agli utenti:
Gli indicatori saranno:
- il numero di disabili presi in carico/totale disabili residenti sul
territorio;
- il numero dei disabili istituzionalizzati/totale disabili residenti
sul territorio,
- il livello di stress dei prestatori di cura,
- il livello di integrazione dei disabili presi in carico;
- la percezione della qualità della vita del disabile,
- la percezione della qualità della vita dei prestatori di cura.
Annualmente ad campione di utenti sarà somministrato un questionario di
soddisfazione.
Sulla base di piani di monitoraggio specifici per ciascun utente dovranno
essere verificati i risultati in termini di salute.
-
RISCHI E
CRITICITA’
Rischi:
-
la confusione delle famiglie seguite da strutture e servizi
diversi;
la dipendenza dal servizio da parte dell’utente e della famiglia;
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
L’azione verrà gestita in modo indiretto, in convenzione con una società
cooperativa di tipo A da parte dell’EAS.
COSTO ORARIO
DEL
SERVIZIO
(in
caso
di
esternalizzazione
)
vd Tabella Costi allegata
AREA PERSONE DIVERSAMENTE ABILI
Scheda
Num.
2
ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA
per persone diversamente abili non autosufficienti
Obiettivo
LIVEAS
TITOLO AZIONE
ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA
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OBIETTIVI
Il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata è costituito dall’insieme delle
prestazioni infermieristiche, riabilitative, medico-generiche, specialistiche e
socio-assistenziali erogate a domicilio di soggetti disabili non autosufficienti
al fine di evitare i ricoveri impropri e ridurre la durata della degenza in
ospedale o presso altre strutture sanitarie.
Gli obiettivi dell’ADI sono in sintesi:
- Favorire le cure domiciliari per i soggetti non autosufficienti
- Evitare ricoveri e istituzionalizzazioni impropri
- Consentire alle persone non autosufficienti di permanere nel
proprio contesto di vita e di relazione
- Alleviare i carichi assistenziali della famiglia e/o del caregiver
STRATEGIA
Privilegiare un sistema di interventi che consenta di far fronte ai casi a più
elevata intensità assistenziale con la necessità di apporti professionali
multidisciplinari, che richiedono pertanto, una maggiore integrazione tra
interventi sociali e interventi sanitari in risposta ai bisogni complessi
dell’utente valutati dall’UVM secondo un approccio multidimensionale.
ATTIVITA’
PREVISTE
Le attività di erogazione proprie/tipiche dell’ADI vengono precedute da una
fase di assessment con la raccolta della richiesta e la successiva valutazione
dell’utente a cura dell’UVM secondo un percorso che segue la seguente
articolazione:
A) Presa in carico
4. Raccolta della richiesta di ammissione al servizio da parte del PUA
5. Valutazione dell’ammissione e dei bisogni da parte dell’UVM
6. Stesura del PAI (Progetto Assistenziale Individualizzato) contenente gli
interventi domiciliari previsti: obiettivi, tipologia dell’intervento, durata e
frequenza degli accessi e dell’assistenza, risorse professionali da
impiegare, tempi di verifica;
B) Erogazione del servizio
5. Attivazione del servizio ed erogazione delle prestazioni domiciliari sociali
e sanitarie;
6. Verifica intermedia al fine di un adeguamento in itinere del piano di
lavoro o della modifica della tipologia assistenziale;
c) Dimissione
7. Verifica finale per la valutazione dell’intervento erogato
8. Dimissione: termine dell’erogazione del servizio
Le attività di erogazione in regime ADI si sostanziano nella seguenti
prestazioni:
8. prestazioni di servizio sociale
9. assistenza di medicina generale
10. consulenza medico-specialistica
11. assistenza infermieristica
12. assistenza riabilitativa e di recupero funzionale
13. fornitura di ausili e presidi sanitari necessari
14. assistenza sociale domiciliare per lo svolgimento delle attività
quotidiane:
- igiene della persona
- aiuto domestico
- preparazione e somministrazione pasti
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- disbrigo commissioni esterne
- accompagnamento
- socializzazione
TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE
E OPERATIVE
PREVISTE
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
Il servizio ADI, già attivo, continuerà ad essere garantito nell’ambito del
PLNA per l’annualità 2011.
L’UVM è composta dal personale medico, infermieristico e dall’Assistente
Sociale messi a disposizione rispettivamente dal Distretto Sanitario e
dall’Ambito. Tale unità, nella “fase della presa in carico” ai fini della
definizione del piano di lavoro assistenziale personalizzato, può essere
integrata da varie figure specialistiche in base alla rispondenza con il
problema rilevato nell’utente.
La trasmissione del PAI alle organizzazioni deputate all’erogazione delle
prestazioni, attiva la “fase di assistenza”; in detto momento l’attività di
erogazione delle prestazioni socio-assistenziali, effettuate da operatori
domiciliari, viene coordinata da un coordinatore tecnico che rappresenta
l’interfaccia con il Distretto Sanitario nei momenti di raccordo operativo (es.
gestione modulistica integrata) e con l’Ente Gestore nei momenti di
comunicazione, verifica e controllo del sevizio.
Le risorse materiali utili sono rappresentate da:
- un locale per il coordinamento ed il lavoro di staff;
- arredi e attrezzature quali telefono, fax, fotocopiatrice, PC,
collegamento ad internet etc.
Le risorse materiali utili a domicilio coincidono con i dispositivi di sicurezza
individuale necessari per la protezione del personale domiciliare ai sensi della
normativa vigente in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Il servizio ADI continuerà ad essere finanziato attraverso i fondi del Piano
Locale per la non Autosufficienza
2011
€ 0,00
2012
2013
€ 0,00
€ 0,00
ANALISI DEI
COSTI
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE
INFORMAZIONE
La famiglia è opportuno che sia coinvolta nella fase di formulazione del
PAI così da promuoverne un ruolo attivo e partecipativo.
La comunicazione interna seguirà le linee indicate nell’Accordo di
Programma stipulato tra ASL e EAS e dagli eventuali
documenti/protocolli che lo correderanno.
La comunicazione esterna si baserà prevalentemente sui siti istituzionali
dell’Ente Sociale di Ambito e della ASL attraverso i quali si potranno
reperire informazioni circa le modalità di funzionamento del servizio, la
localizzazione, gli orari e le procedure per comunicare eventuali disservizi
e reclami.
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE
DI
VALUTAZIONE
Data la caratteristica di alta integrazione del servizio appare utile
prevedere e condurre azioni di verifica congiunta ASL –Ente d’Ambito
secondo le modalità definite nel già citato Accordo di Programma.
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RISCHI E
CRITICITA’
difficoltà di comunicazione tra l’area sanitaria e l’area sociale
per mancanza di un linguaggio comune condiviso.
Mancata/incompleta attuazione dei contenuti definiti
nell’Accordo di Programma
MODALITA’
DI GESTIONE
DELL’AZIONE
La gestione del servizio sarà indiretta.
Gli interventi socio-assistenziali e di servizio sociale verranno garantiti in
regime di convenzionamento da una cooperativa sociale di tipo a.
COSTO ORARIO
DEL
SERVIZIO
(in
caso
di
esternalizzazione
)
Num.
3
AREA PERSONE DIVERSAMENTE ABILI
Scheda
ASSISTENZA PER L’AUTONOMIA E LA COMUNICAZIONE
DEGLI STUDENTI DIVERSAMENTE ABILI IN
CONDIZIONI DI GRAVITÀ
Obiettivo
LIVEAS
TITOLO AZIONE
INTEGRAZIONE SCOLASTICA SPECIALISTICA
OBIETTIVI
Favorire la partecipazione attiva del soggetto disabile alle attività scolastica
attraverso:
- il potenziamento dell’autonomia personale e relazionale;
- migliorare l’abilità di comunicazione;
- aumentare le connessioni nel contesto scolastico,
- ridurre il pregiudizio;
- migliorare la fruizione della didattica.
Fruiranno della specifica azione gli alunni, disabili gravi ai sensi della
L.104/92, residenti sul territorio dell’ambito iscritti alle scuola dell’infanzia,
primaria e media inferiore. Verranno presi in carico gli alunni disabili delle
scuola superiori solo in caso di convenzionamento della Provincia di l’Aquila
con l’Ente di Ambito Sociale.
Il diritto all’istruzione dei soggetti disabili verrà garantito attraverso la
soddisfazione dei loro bisogni di accettazione e partecipazione permettendo
loro di esprimersi nelle forme più opportune rispetto ai diversi stadi di
sviluppo e abilità residuali.
L’operatore, affiancando l’alunno disabile nelle attività della vita scolastica,
consentirà all’ambiente sociale di “comprendere” i significati comunicati nella
diversità e al disabile di esprimersi in forme adeguate rispetto al contesto di
riferimento.
Questo reale processo di integrazione consentirà nel tempo la riduzione
STRATEGIA
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degli stereotipi e delle resistenze rispetto alla diversa abilità.
ATTIVITA’
PREVISTE
L’azione si pone in soluzione di continuità con quanto già erogato nella
precedente programmazione associata dell’ambito.
La presenza del soggetto disabile nell’ambito dell’istituzione scolastica viene
segnalata dal Dirigente scolastico, dietro richiesta dei genitori e nell’ambito
della predisposizione del PEI il gruppo multidisciplinare individua gli obiettivi
educativi da perseguire, le metodologie di intervento, i tempi ed i luoghi delle
singole attività.
La presa in carico dell’alunno da parte dell’ente locale è condizionata dalla
presenza di un piano di intervento multidisciplinare condiviso così come
previsto dalla normativa di settore.
Il gruppo multidisciplinare ha la responsabilità di verificare l’andamento del
processo di presa in carico e riprogettare azioni correttive utili
all’apprendimento e alla socializzazione dell’alunno disabile.
Le prestazioni scolastiche ricomprese nella cosìdetta assistenza scolastica
specialistica sono le seguenti:
- facilitazione comunicazione;
- abilitazione sociale nella sfera dell’autonomia;
- consulenza educativa.
TEMPISTICA
L’erogazione delle prestazioni ha luogo negli istituti scolastici per l’intero
anno scolastico e avverrà nei tempi concordati con l’istituzione scolastica.
La presa in carico è tempestiva in presenza della reale condizione di bisogno.
Di concerto con le istituzioni scolastiche verranno progettate ed
organizzate azioni specifiche utili alla rimozione di non conformità
rispetto agli standard e alle procedure definite dall’Accordo di Programma
per l’integrazione scolastica approvato a livello provinciale.
L’azione si pone in continuità con la precedente programmazione.
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE
ED OPERATIVE
PREVISTE
Il responsabile del servizio dell’Ente di Ambito Sociale è il referente per il
sistema di controllo e verifica dell’ente locale e della regione.
Per l’attuazione dell’azione verranno impiegati in via preferenziale educatori
con esperienza specifica nell’abilitazione dei soggetti disabili nell’autonomia e
comunicazione. Comunque la società cooperativa sociale che erogherà le
prestazioni dovrà garantire il rispetto dei criteri individuati nella Direttiva
Provvisoria N° 700 del 9/8/2004 dalla Giunta Regionale.
Ci si aspetta di impiegare nell’erogazione delle prestazione degli educatori che
dovranno essere organizzati da un coordinatore, educatore professionale con
tre anni di esperienza nell’abilitazione ai disabili.
Dovrà, essere, inoltre garantita un’attività di supervisione continua da parte di
una struttura esterna con documentata esperienza nella ricerca e abilitazione
sociale ai disabili o da uno psicologo/psicoterapeuta ad indirizzo sistemicorelazionale.
Il responsabile del servizio, oltre a gestire le risorse umane e favorire la
continuità nell’erogazione degli interventi, dovrà garantire la valutazione al
momento della presa in carico, la valutazione del personale ed il monitoraggio
costante sulla qualità degli interventi erogati e proporre azioni migliorative
sull’azione in genere.
Gli educatori che verranno impiegati nell’erogazione delle prestazioni si
adopereranno nei gruppi H operativi che verranno di volta in volta costituiti
nell’istituzione scolastica al fine di programmare, organizzare e verificare
azioni integrate di intervento.
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Il processo di integrazione scolastica essendo legato alla compartecipazione di
operatori afferenti ad istituzioni diverse si fonda necessariamente
sull’attivazione sinergica delle risorse. Pertanto la collaborazione è un fattore
necessario e determinante per la presa in carico dell’alunno regolato da
accordi formali già esistenti.
Le risorse logistiche e strumentali sono quelle messe a disposizione dalla
scuola.
In caso sia presente la necessità di ausili e presidi specifici la famiglia
dovrà provvedere a formulare apposita richiesta all’azienda sanitaria
locale in assenza di procedure integrate di intervento.
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
ANALISI DEI
COSTI
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE
INFORMAZIONE
2011
2012
2013
€ 85.000
€ 169.000
€ 169.000
Il costo degli interventi è rappresentato prevalentemente dalle spese del
personale e in parte residuale dalle spese di gestione (vd. Tabella Costi
allegata).
L’allineamento interno ed esterno verrà promosso dal PEI che descriverà gli
obiettivi, le attività afferenti ai diversi soggetti istituzionali.
Internamente la presa in carico di ogni singolo utente dovrà essere
“fotografata” dal sistema informativo e l’operato di ogni singolo operatore, nel
rispetto delle esigenze di ogni singolo utente, dovrà ispirarsi a procedure
omogenee di servizio.
La formazione e supervisione degli operatori permetterà di garantire la
professionalità degli operatori.
Non sono previsti tempi di attesa in presenza dell’effettiva condizione di
bisogno.
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE DI L’integrazione scolastica è un processo che coinvolge più attori e che influenza
VALUTAZIONE
direttamente il processo di apprendimento. Pertanto la valutazione dei
risultati può essere utile soltanto se coinvolge tutti i soggetti interessati.
Pertanto ci si attende di individuare delle modalità integrate di verifica presso
le istituzioni scolastica titolari del processo di integrazione.
Il responsabile del servizio dell’Ente di ambito sociale nella valutazione
congiunta sarà sostenuto dall’Ufficio di Piano.
RISCHI E
CRITICITA’
Il rischio dell’azione è legato alla assenza di visioni comuni sulla reale
possibilità dell’integrazione scolastica del disabile e metodologie di intervento.
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
L’azione verrà gestita indirettamente dall’Ente di Ambito Sociale in
convenzione con una cooperativa sociale di tipo A.
COSTO
ORARIO
DEL SERVIZIO (in
caso
di
esternalizzazione)
vd Tabella Costi allegata
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AREA PERSONE DIVERSAMENTE ABILI
Scheda
INTEGRAZIONE RETTE
Num.
4
PER L’OSPITALITÀ DI PERSONE DIVERSAMENTE ABILI GRAVI IN
STRUTTURE DEL “DOPO DI NOI”
Obiettivo
LIVEAS
TITOLO AZIONE
INTEGRAZIONE RETTE
per l’ospitalità di persone diversamente abili gravi in
strutture del “Dopo di noi”
OBIETTIVI
Tutelare i disabili gravemente non autosufficienti soli che vivono privi della
necessaria tutela attraverso il soddisfacimento dei bisogni di sicurezza degli
stessi. Gli utenti del servizio sono soggetti non autosufficienti privi di
adeguato supporto familiare e per i quali l’assistenza domiciliare non
garantirebbe le necessarie condizioni di sicurezza.
Si vogliono garantire adeguati livelli di assistenza ai disabili indigenti per
tutelare il diritto alla cura e all’assistenza.
La prestazione erogata al fine di tutelare il disabile è di tipo economico e si
concretizza nel pagamento o nell’ integrazione della retta alla struttura che
ospita la persona disabile.
Per la realizzazione sono necessarie azioni amministrative e azioni tecniche
per:
- la stipula di convenzioni con strutture private per poter
garantire adeguati livelli di assistenza;
- il calcolo delle somme da corrispondere;
- l’accertamento in termini di presenza di parenti tenuti agli
alimenti;
- la valutazione del bisogno da parte del servizio sociale
professionale;
- il lavoro di rete;
- l’adozione del provvedimento che ne dispone l’ammissione al
beneficio.
Il servizio sociale professionale prende in carico il caso per promuovere,
quando possibile, il superamento dello stato di bisogno
STRATEGIA
ATTIVITA’
PREVISTE
Entro l’anno 2011 avranno luogo le attività amministrative necessarie alla
regolamentazione dell’azione e al convenzionamento con le strutture
adeguate.
TEMPISTICA
A partire dall’anno 2012 si prevede la possibilità di procedere con le prese
in carico
Si evidenzia che attualmente non sono presenti sul territorio dell’ EAS
strutture specifiche del “dopo di noi”
Il responsabile dell’attuazione dell’azione è il responsabile dell’Ente di Ambito
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE Sociale che provvederà ad adottare i provvedimenti amministrativi necessari
ED OPERATIVE al convenzionamento con i soggetti privati e alla corresponsione della retta. e
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PREVISTE
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
all’ammissione al beneficio dell’utente.
L’assistente sociale del servizio sociale professionale attuerà le necessarie
valutazioni preliminari per l’accertamento delle condizioni che determinano il
ricovero e formulerà un piano d’intervento, di concerto con il personale della
struttura, in cui verranno organizzati gli interventi in funzione del
superamento del bisogno e della dimissione dell’utente quando ciò è possibile.
Il lavoro di rete e fondamentale rispetto a quest’ultimo obiettivo.
2011
€ 500
2012
€ 1.000
2013
€ 1.000
ANALISI DEI
COSTI
Per rispondere con tempestività alle esigenze di ricovero dell’utente è
necessario garantire la presenza di procedure chiare di accesso che di
comunicazione con il servizio sociale professionale.
Nella fase di assessment a cura del Servizio Sociale Professionale, ove
presente, la famiglia giocherà un ruolo attivo nell’iter di ammissione al
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE beneficio e continuerà a garantire la sua presenza secondo quanto stabilito nel
ATTIVA,
“contratto sociale” sottoscritto con lo stesso servizio.
COMUNICAZIONE Gli standard strutturali che dovranno presentare le strutture di accoglienza
INFORMAZIONE verranno definite in maniera concertata e partecipata con la cittadinanza e
dovranno essere pubblicizzate attraverso la carta dei servizi.
Davanti all’urgenza i bisogni dell’anziano verranno salvaguardati
nell’ambito del Pronto Intervento Sociale.
La Carta dei Servizi ne diffonde l’esistenza e le modalità di fruizione.
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE
DI
VALUTAZIONE
La responsabilità del controllo sull’attuazione dell’azione è del Responsabile
del Servizio dell’Ente di Ambito supportato dall’Ufficio di Piano.
La valutazione deve considerare i processi attivati ed i risultati in termini di
salute prodotti.
La valutazione sul processo fornisce informazioni per orientare la
programmazione delle attività.
Gli indicatori utilizzati sono di tipo quantitativo e devono sicuramente
misurare:
- i tempi medi di risposta;
- il numero di utenti per i quali è stato svolto un lavoro con la
rete/utenti totali,
- verifiche condotte sulle strutture ospitanti.
La valutazione sul risultato fornisce informazioni per migliorare la capacità
del sistema di dare risposte in termini di salute.
- la percezione della qualità della vita dell’utente,
- la riduzione delle situazioni di abbandono.
RISCHI E
CRITICITA’
MODALITA’ DI
La deresponsabilizzazione dei familiari è un rischi reale dell’azione. Pertanto,
congiuntamente alla presa in carico risulta necessaria la stesura di un
contratto sociale che coinvolgerà oltre all’utente interessato anche i suoi
familiari.
L’erogazione della prestazione verrà assicurata direttamente dall’EAS
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GESTIONE
DELL’AZIONE
mediante la corresponsione di somme ai soggetti/strutture privati che
ospiteranno l’anziano in regime di convenzione.
COSTO ORARIO
DEL SERVIZIO
(in caso di
esternalizzazione)
AREA PERSONE DIVERSAMENTE ABILI
Scheda
SERVIZIO DI TRASPORTO DISABILI
LIVELLO CONCORRENTE
Num.
5
Obiettivo
TITOLO AZIONE
IL SERVIZIO DI TRASPORTO
OBIETTIVI
Consentire al disabile la fruizione delle risorse presenti sul territorio:
- aumentare nel disabile l’autonomia nella mobilità;
- ridurre gli ostacoli del disabile nella fruizione dei servizi;
- ridurre il compito assistenziale delle famiglia.
A beneficiare degli interventi saranno i disabili gravi, certificati dall’azienda
sanitaria, utenti dei servizi socio-sanitari ed educativi. Si prevede di prendere
in carico 10 soggetti disabili.
La soddisfazione del bisogno di autosufficienza nelle attività della vita
quotidiana del disabile sosterrà la necessaria integrazione del soggetto tanto
da garantirne il diritto alla cura, all’assistenza e allo studio.
STRATEGIA
Gravi deficit funzionali del soggetto nelle attività della vita quotidiana
diventano ancora più gravi e fonte di svantaggio su di un territorio montano,
caratterizzato da distanze importanti dai servizi e attività commerciali. L’ente
di ambito sociale è pertanto chiamato a potenziare la capacità del sistema
sociale a sostenere il disabile nel compito della autosufficienza e nella
mobilità. Questa capacità di azione non può trascendere dall’attivazione di
ogni risorsa, umana e strumentale, al fine di garantire l’economicità e la
fattibilità della risposta.
Il servizio sociale dell’ambito, subito dopo l’approvazione del Piano di Zona,
in collaborazione con i comuni dell’ambito, con il volontariato organizzerà
una rete di trasporto che vedrà il coinvolgimento dei mezzi e delle risorse
umane degli stessi comuni.
Esistono, infatti, sul territorio, mezzi comunali e del privato sociale
parzialmente utilizzati che possono essere impiegati per le specifiche
finalità.
L’ente di ambito sociale intende fornire una risposta più capillare e flessibile
ai bisogni di trasporto dei diversamente abili che salvaguardi il diritto
all’assistenza e all’integrazione sociale. Pertanto si impegna a:
1.
mappare tutte le risorse umane e strumentali presenti sul
territorio e atte all’uso specifico;
2. mappare sul territorio i soggetti che presentano gravi
limitazioni nella mobilità per assenza di risorse;
3. definire una rete funzionale (quando, quante volte, con quali
mezzi) allo spostamento dei disabili su tutto il territorio
ATTIVITA’
PREVISTE
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dell’ambito;
4. definire gli standard di servizio.
5. stipulare delle convenzioni con i soggetti pubblici e privati da
coinvolgere;
6. definire un regolamento del servizio;.
Le prestazioni previste sono l’accompagnamento del disabile sui mezzi
pubblici ed il trasporto.
TEMPISTICA
STRUTTURE
ORGANIZZATIVE
E
OPERATIVE
PREVISTE
Il responsabile dell’attuazione dell’azione è il responsabile di servizio dell’ente
di ambito sociale che sarà il referente per il sistema di controllo e verifica
dell’ente locale e della regione.
Nelle attività di progettazione e organizzazione dell’azione il responsabile del
servizio verrà supportato dall’ufficio di piano, mentre per le attività
amministrative (regolamento, convenzionamento e presa in carico) si avvarrà
del personale amministrativo dell’ente.
L’erogazione delle prestazioni discenderà dall’organizzazione delle risorse del
privato sociale e del pubblico.
RISORSE
FINANZIARIE –
COSTO AZIONE
Il costo del servizio di Trasporto viene coperto attraverso i finanziamenti
del PLNA.
2011
€ 0,00
2012
€ 0,00
2013
€ 0,00
ANALISI DEI
COSTI
STRUMENTI DI
PARTECIPAZIONE
ATTIVA,
COMUNICAZIONE,
INFORMAZIONE
La diffusione del servizio verrà garantita nell’ambito del servizio di
segretariato sociale. Gli standard, le modalità di accesso verranno diffusi
attraverso la carta della cittadinanza sociale ed i bandi pubblici.
Sono previsti tempi di attesa per la fruizione del servizio ed il cittadino potrà
fruirne dietro specifica richiesta.
AZIONI
SUSSIDIARIE
METODOLOGIE
DI
VALUTAZIONE
RISCHI E
CRITICITA’
MODALITA’ DI
GESTIONE
DELL’AZIONE
Per la verifica dell’azione verranno condotte delle valutazioni di processo e di
risultato. La responsabilità del controllo esterno sull’azione da parte dell’ente
locale è affidata al responsabile del servizio dell’ente di ambito sociale che si
avvarrà dell’apporto tecnico dell’Ufficio di Piano.
I rischio è legato alla non economicità dell’azione.
L’ente di ambito sociale gestirà direttamente l’azione organizzando le
risorse presenti sul territorio e si avvarrà della collaborazione di
organismi del privato sociale a cui corrisponderà delle somme a titolo di
rimborso spesa.
COSTO ORARIO
DEL SERVIZIO
(in caso di
esternalizzazione)
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SEZIONE V – GESTIONE DEL PIANO
V.1. Composizione ed organizzazione Ufficio di Piano (max 30 righe)
L’Ufficio di Piano è lo strumento esecutivo tramite il quale l’EAS provvede all’attuazione del
Piano stesso con la traduzione dei contenuti del documento in azioni concrete sul territorio.
L’Ufficio di Piano è composto dal personale amministrativo della Comunità Montana Peligna, in
numero minimo di 3 componenti : Il Responsabile Amministrativo dell’Ente, n. 2 Responsabili del
Procedimento dei Servizi Sociali
Le funzioni attribuite all’Ufficio di Piano consistono principalmente in:
- coordinamento delle attività e dei rapporti con i comuni e con gli altri soggetti coinvolti
nell’attuazione del Piano;
- promozione dell’integrazione gestionale ed operativa, con particolare riguardo
all’integrazione socio-sanitaria e a interventi in materia di istruzione, formazione
professionale e lavoro;
- gestione dei servizi;
- gestione unitaria delle risorse finanziarie conferite dai diversi soggetti interessati al piano;
- gestione del processo di costruzione del sistema qualità sociale;
- gestione del processo di costruzione della carta dei servizi;
- gestione del sistema informativo locale e dei processi di documentazione e valutazione
degli interventi;
- integrazione del sistema informativo locale con quello regionale;
- integrazione verticale con il soggetto erogatore degli interventi;
- predisposizione degli atti per l’organizzazione e attuazione dei servizi per l’affidamento a
terzi e loro regolamentazione;
- elaborazione di progetti al fine di ottenere risorse economiche che norme comunitarie,
statali o regionali riservino agli ambiti per la realizzazione di servizi e interventi
sociali ;
- predisposizione degli atti necessari alla rendicontazione delle spese.
- Monitoraggio e valutazione del Piano di Zona
Il contributo assegnato dalla regione Abruzzo con il Fondo “Incentivi per la gestione associata dei
servizi sociali” è pari a 21412 euro per ciascuna annualità e a 10706 euro per il secondo semestre
2011.
Il costo del personale dipendente della Comunità Montana Peligna che lavora per l’Ente d’ambito
sociale, rimane a carico della Comunità Montana Peligna ed è evidenziato nel quadro delle spese, tra
quelle sostenute da altri enti.
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V.2. Informazione, comunicazione, partecipazione della cittadinanza e
degli attori sociali sussidiari (max 30 righe)
Il diritto di cittadinanza sociale, il diritto all’informazione e di comunicazione
sociale rappresentano i principi cardine del sistema di welfare locale; Il concetto di
partecipazione è strettamente collegato a quello di cittadinanza che non è solo appartenenza ad
una comunità e diritto alle prestazioni ma, sottende un’attiva co-responsabilizzazione nella
presa di decisioni sociali nel territorio e richiede la promozione della partecipazione attiva dei
cittadini, considerati non più e non solo utenti, ma anche come protagonisti attivi nella
programmazione e nella verifica dei servizi. La promozione della cittadinanza sociale viene
fortemente ribadita dal PSR 2011-2013 che si propone tra l’altro come strumento di “
trasparenza e funzionalità programmatica al fine di favorire la reale e concreta
partecipazione della cittadinanza e degli stekolders”- “I sistemi devono aprirsi al territorio, ai
portatori di interesse e di competenze”. In questo senso l’EAS 17 avverte la necessità di garantire
ai cittadini l’agevole e diretta conoscenza dei servizi territoriali attivi, delle informazioni
necessarie all’attivazione di un intervento, le modalità di rappresentare istanze o orientamenti di
bisogno, nonché gli strumenti attraverso i quali esprimere la propria valutazione in merito ai
servizi socio-assistenziali locali. Una risposta efficace al diritto di informazione dei cittadini è la
Carta di Cittadinanza Sociale strumento informativo di cui sé è dotato l’Ente d’Ambito a
partire dal 2004 revisionato nel corso degli anni al fine di aggiornarne i contenuti. Un’ulteriore
sfida per l’ambito sociale potrebbe essere quella di dare un valore aggiunto alla Carta favorendo
la trasformazione del senso da semplice strumento divulgativo a vero e proprio Patto con la
cittadinanza, in cui all’esposizione dei servizi, si uniscono metodologie di feedback e quindi , di
reale tutela e sorveglianza da parte della comunità locale.
Il principio di sussidiarietà, riconosciuto dalla Costituzione, si esplica concretamente, a livello
locale, attraverso la partecipazione dei cittadini e dei partenariati sociali ai processi di
elaborazione e di svolgimento di attività di utilità sociale.
Per quanto concerne gli ambiti sociali, l’attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale,
impone loro il ruolo di soggetto promotore di cittadinanza attiva con la responsabilità di
riconoscere e valorizzare le organizzazioni del terzo settore (dal volontariato alle imprese
sociali) così da accrescere la capacità di mobilitazione di nuove risorse formali ed informali
presenti sul territorio. Pertanto, in riferimento all’art. 6 della Legge Quadro 328/2000, l’EAS 17
si impegnerà a predisporre una serie di iniziative informative e formative aperte a tutti gli attori
del sistema finalizzate alla condivisione dei riferimenti culturali ed organizzativi caratterizzanti
le fasi di costruzione e realizzazione del Piano di Zona.
La spesa complessiva che L’EAS destinerà alle azioni per favorire il diritto di informazione,
comunicazione e partecipazione sociale sarà di € 6000 per ogni annualità
V.3. La formazione professionale degli operatori (max 30 righe)
Il piano sociale regionale 2011-2013 individua una priorità strategica nella “qualificazione” dei
servizi e delle prestazioni che conduce necessariamente al tema della formazione delle professioni
sociali rimarcando che “la variabile risorse umane è universalmente riconosciuta come la più
importante tra quelle che definiscono la qualità del lavoro in ambito sociale”.
A livello europeo la Strategia di Lisbona ribadita dal Consiglio Europeo di Barcellona 2002, ha
fissato come obiettivo strategico quello di rendere i sistemi di istruzione e formazione dei paesi
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dell’Unione un punto di riferimento qualitativo a livello mondiale.
In tale ottica, emerge la rilevanza del tema della formazione, iniziale e continua, degli operatori che
devono necessariamente essere dotati di professionalità basate su un bagaglio di saperi, competenze
specifiche e attitudini rapportati alla nuova domanda di welfare.
La formazione degli operatori è la strategia fondamentale e principale nella prevenzione dei
disservizi e della dequalità degli interventi.
A tal fine, l’Ente Sociale di Ambito 17 nel rapporto contrattuale con il soggetto affidatario prevede
deve essere caratterizzato non solo da una
oltre alla puntuale definizione dei requisiti
professionali minimi richiesti per l’erogazione di determinate prestazioni anche la regolamentazione
la pianificazione e l’organizzazione di azioni di formazione continua e permanente. Azioni di
formazione continua garantite direttamente dalla Società e/o dalla partecipazione ad iniziative
organizzate dalla Regione e dalla Provincia.
La formazione in ingresso e permanente deve caratterizzare le politiche di gestione del personale del
soggetto affidatario dell’erogazione degli interventi. Annualmente il responsabile del servizio
dell’ente locale condividerà con il soggetto erogatore l’analisi del fabbisogno formativo degli
operatori e valuterà i possibili obiettivi da perseguire con relative azioni, tempistica di erogazione e
verifica.
La formazione continua dovrà riguardare non solo gli operatori ma anche il livello direttivo.
Di contro l’Ente Locale di Ambito si impegna a promuovere azioni di formazione dei propri
dipendenti al fine di favorire l’adozione e l’utilizzo di metodologie, strumenti e sistemi informativi
adottati dalla Regione utili all’attuazione del piano e all’innovazione del sistema.
I costi della formazione degli operatori sono a totale carico della società affidataria
dell’erogazione degli interventi.
VI. GLI ATTI ALLEGATI
1. Verbale di approvazione della Conferenza dei Sindaci del Profilo Sociale
dell’EAS 17
2. Accordo di Programma ASL
3. Accordo formale di concertazione Sindacale
4. Elenco degli estremi delle deliberazioni di approvazione del Piano di
Zona di tutti i Consigli Comunali dei Comuni dell’Ambito 17
5.
Tabella Costi
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INDICE
AMBITO TERRITORIALE SOCIALE
GRUPPO DI PIANO
Descrizione del processo di formazione del Piano di Zona
SEZIONE I – PROFILO SOCIALE
I.1. Gli indicatori di impatto e di strategia contesto dell’Ambito territoriale
I.2. Elaborazione ed analisi del contesto sociale generale dell’Ambito Territoriale
I.3. Valutazione di impatto dei risultati della precedente programmazione
I.4. Analisi del sistema locale di offerta di servizi alla persona
I.5. Domanda ed offerta di servizi socio-assistenziali in ATS
SEZIONE II – OBIETTIVI DEL PIANO
II.1. Gli obiettivi del Piano di zona e gli indicatori
II.2. Azioni proposte
II.3. Valutazione di impatto sociale del Piano di Zona 2011-2013 (gli standard di
sistema)
SEZIONE III – SISTEMA LOCALE DEI SERVIZI
III.1. I livelli essenziali di assistenza del Piano di Zona 2011-2013
III.2. Strategie per il welfare globale
III.3. Il sistema locale di accesso
SEZIONE IV – AREE PRIORITARIE DI BISOGNO E SERVIZI
IV.1. LIVELLI ESSENZIALI GENERALI
IV.1.1. Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi
IV.1.2. Servizi ed interventi
1. Segretariato sociale
2. Servizio sociale professionale
3. Pronto intervento sociale
4. Punto unico di accesso
5. Servizi di contrasto al child abuse
IV.2. AREA MINORI, GIOVANI, FAMIGLIA
IV.2.1. Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi
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IV.2.2. Servizi ed interventi
1. Servizio Nido per la prima infanzia
2. Assistenza domiciliare minori
3. Servizio di affido familiare e servizio adozioni
4. Comunità educativa per minori
5. Centro Gioco
6. Centri di aggregazione giovanile
7. Centri ricreativi interculturali
8. Animazione estiva
9. Contributi economici
10. Mediazione culturale nelle scuole
11. Fondo Minori
12. La casa delle donne
IV.3. INTERVENTI SPECIALI
IV.3.1. Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi
IV.3.2. Servizi ed interventi
1. Assistenza domiciliare socio-educativa per disabili
2. Assistenza domiciliare sociale per soggetti con disturbi psichiatrici
3. Centro diurno per l’autismo
4. Borse lavoro
IV.4. AREA PERSONE ANZIANE
IV.4.1. Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi
IV.4.2. Servizi ed interventi
1. Assistenza domiciliare anziani
2. Assistenza domiciliare integrata per anziani non autosufficienti
3. Telesoccorso e teleassistenza
4. Centro diurno
5. Integrazione rette
IV.5. AREA PERSONE DIVERSAMENTE ABILI
IV.5.1. Analisi dei problemi e definizione degli obiettivi
IV.5.2. Servizi ed interventi
1. Assistenza domiciliare disabili
2. Assistenza domiciliare integrata disabili
3. Assistenza per l’autonomia e la comunicazione degli studenti disabili in
condizione di gravità
4. Integrazione rette per l’ospitalità in strutture del “dopo di noi”
5. Servizio Trasporto
SEZIONE V – GESTIONE DEL PIANO
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V.1. Composizione ed organizzazione Ufficio di Piano
V.2 . Informazione, comunicazione, partecipazione della cittadinanza e degli attori
sociali sussidiari
V.3. La formazione professionale degli operatori
SEZIONE VI. GLI ATTI ALLEGATI
6. Verbale di approvazione della Conferenza dei Sindaci
del Profilo Sociale dell’EAS 17
7. Accordo di Programma ASL
8. Accordo formale di concertazione Sindacale
9. Elenco degli estremi delle deliberazioni di approvazione del Piano
di Zona di tutti i Consigli Comunali dei Comuni dell’Ambito 17
10.
Tabella Costi
PIANO FINANZIARIO
Quadro delle entrate 2011
Quadro delle spese 2011
Quadro delle entrate 2012
Quadro delle spese 2012
Quadro delle entrate 2013
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