OFFICINA DELL’IMMAGINE
fotografie di vita quotidiana del xx secolo
Circolo ARCI Casa del Popolo“Tom Benetollo” Piazza Fantozzi 2 Marti
Aldo Filippi alla ricerca di un nuovo umanesimo
OFFICINA
DELL’IMMAGINE
Aldo Filippi
installazioni fotografiche per le vie del paese di Marti
fotografie di vita quotidiana del xx secolo
Circolo ARCI Casa del Poloplo “Tom Benetollo”
Piazza Fantozzi 2 Marti
Presentazione e testo critico di:
Ilario Luperini
Con il Patrocinio di:
Comune di Montopoli in Val d’Arno
Comune di Pontedera
Provincia di Pisa
Rete Museale del Valdarno Inferiore
Museo Piaggio
Con il contributo di:
Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato
Banca di Pisa e Fornacette
Società GEOFOR
ACQUE s.p.a. Servizi Idrici
CARPEDIEM Stampa Digitale e Grafica
Progettazione grafica: Aldo Filippi
Elaborazione digitale delle fotografie: Aldo Filippi
Impaginazione del catalogo: Carlo Nacci Comunicazione
Traduzioni: Francesco Di Muro
Collaborazione progetto allestimento: Perla Fiaschi
Un ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito
a fornire il materiale fotografico.
Un ringraziamento particolare a tutti coloro che hanno concesso
gli spazi per le installazioni fotografiche.
Personalizza il tuo volume,
applica qui la tua foto-ricordo
Aldo Filippi alla ricerca di un nuovo umanesimo
Aldo Filippi’s search for a new humanism
di
Ilario Luperini
by
Ilario Luperini
Certo, la fotografia ne ha fatta di strada!
Si legge in un manualetto pratico dell’Editrice Sanzogno nel
1897: “La fotografia, che significa scrittura per mezzo della luce,
è quella fra le arti belle che insegna a servirsi della luce per ottenere stabilmente delle immagini di oggetti da essa illuminati.
In tali riproduzioni, la matita solare subentra a quella di grafite
del disegnatore, e con maggiore rapidità esattezza e verità”.
A distanza di un secolo Andreas Feininger, sempre con intenzioni divulgative e didascaliche, ha affermato, invece, che “la
fotografia è parola attraverso immagini, forma recente della
più antica comunicazione per figure”.
Da serva delle arti, come sosteneva Baudelaire, a una delle arti belle, attraverso Henry Peach Robinson, Alfred Stieglitz,
Man Ray, Robert Capa, Anton Giulio Bragaglia, Henri Cartier
Bresson e tanti, tanti altri.
Dalle polveri-lampo, la luce al magnesio, l’acetilene, alle sfocature volute, alla solarizzazione, all’esaltazione granulimetrica, le sovrimpressioni, la successione cinematografica delle
singole immagini, la fotografia digitale.
Una lunghissima e intensa strada, tracciata attraverso opuscoli,
libri, guide, manuali che hanno contribuito al rapido moltiplicarsi di dilettanti e appassionati, circoli e club, associazioni di categoria, safari fotografici in cui il babbo ha trascinato e continua
a trascinare la famiglia, caricati sull’auto moglie, figlioli, panini
e, naturalmente, l’immancabile, sofisticatissima attrezzatura.
Difficile, dunque, parlare oggi di fotografia: si rischia di cadere
nella banalità, in affermazioni scontate e ripetitive.
Non è questo il caso di Aldo Filippi. Dotato di raffinata sensibilità per tutti gli aspetti del linguaggio attraverso immagini, in virtù di una formazione specifica che gli ha fatto sempre apprezzare quanto importante sia l’ampiezza delle conoscenze per
una creatività ricca e articolata, Filippi ha coltivato da sempre
un interesse specifico per l’uso creativo della macchina fotografica; non tanto per la rappresentazione del vero, quanto
per la sua trasfigurazione in una dimensione immaginifica in
cui la fantasia e la genialità trovano la loro naturale sede. La
scelta dei soggetti, le particolari inquadrature, lo studio dei
rapporti cromatici, gli equilibri compositivi lo hanno caratterizzato da sempre nel suo lungo e complesso lavoro. Col passare
del tempo Aldo Filippi ha raffinato le sue capacità di cogliere
la realtà nel profondo, alla scoperta dell’essere piuttosto che
dell’apparire. Le sue foto sono, infatti, sempre frammenti di realtà trasfigurata e immaginata, operazione evidente soprattutto quando elabora le immagini con interventi di gestuale
grafia su foto digitali, come nelle ultime originali sue opere, di
recente presentate al Museo Piaggio.
Photography has certainly come a long way!
In a practical handbook published in 1897 by Sonzogno, we
can read: “Photography, which means writing with the light, is
that fine art that teaches how to use the light to obtain stable
images of the object it illuminates. In such reproductions, the
sun crayon replaces the drawer’s graphite, with much quicker,
exact and truthful results”.
A century later, with similar popular and didactic aims, Andreas Feininger instead affirmed that “photography is words
through images, the modern form of communication with images”.
From servant of the arts, as sustained by Baudelaire, to one of
the fine arts, thanks to Henry Peach Robinson, Alfred Stieglitz,
Man Ray, Robert Capa, Anton Giulio Bragaglia, Henri Cartier
Bresson and lots of others.
From flash powder, magnesium light, acetylene, to deliberate
blurriness, solarisation, granulometry, double exposure, motion
sequence of single images, digital photography.
An extremely long and intense road, traced by books and
booklets, guides and manuals that have greatly contributed
to the rapid multiplication of dilettantes and amateurs, circles and clubs, specialised associations, safari photographers
where dad drags along his wife and kids, loading up his car
with all sorts of foodstuffs and, of course, the essential, sophisticated photo equipment.
It’s therefore quite hard to talk about photography: there’s a
high risk of platitudes and clichés.
This is however not Aldo Filippi’s case. Endowed with refined
sensitivity for all aspects of the language of images and thanks
to his specialised studies that have enabled him to appreciate the importance of broad knowledge and learn a wide
range of creative skills, Filippi has constantly developed a specific interest in the use of the camera; not so much for the
representation of reality as its transfiguration in a richly imaginative dimension in which fantasy and ingeniousness are naturally brought together. The choice of subjects, the particular shooting, the careful colour matching, the compositional
balance have always been features of his long and complex
work. In the course of time, Aldo Filippi has refined his ability to
grasp reality in depth, in search of the essence rather than the
form. In fact, his photos are always fragments of transfigured
and imagined reality and this is evident especially when he
develops images from digital photos graphically touched up
manually, as in his recent original works exhibited at the Piaggio Museum in Pontedera.
In questa occasione entra in campo un’altra dimensione del
suo lavoro: la memoria.
La memoria intesa come insieme di vite vissute, la memoria
come giacimento culturale e stimolo alla creatività. Non ripiegamento nostalgico per il bel tempo che fu; la memoria
come ponte tra passato e futuro.
Eccolo allora alla ricerca di immagini, non tanto per celebrare il passato con malinconiche reminiscenze, ma per costruire
– o, meglio – ricostruire l’identità di un paese, di una comunità, per trarne insegnamento in un’epoca, come la nostra, di
sconvolgenti innovazioni tecnologiche che rischiano di travolgere tutti i valori della tradizione. E la sua paziente ricostruzione non ha niente di folcloristico, ma è stimolata da una decisa
volontà di coinvolgere per aiutare a uscire dall’indifferenza,
dall’abulia, dagli egoismi; alla riscoperta della solidarietà.
Allora che cosa di meglio che inserire gigantografie di immagini del passato nei luoghi più significativi del paese in cui vive?
Stimolare ricordi, riconoscere personaggi, luoghi, situazioni,
ricorrenze; chiamare a riconoscersi, a riflettere, a pensare, a
scoprire che cosa può ancora legare un passato - neppure,
del resto, così lontano - alla complessità del vivere oggi. Tutte
foto rigorosamente in bianco e nero identificative di un’epoca: dagli anni Venti - Trenta agli inizi degli anni Settanta.
Con questo suo lavoro, Filippi ripercorre con freschezza e nuova lena esperienze condotte nel nostro paese già da tempo:
investire i muri, gli anfratti, le edicole, le viuzze, i luoghi di incontro, di immagini tratte dal vivere quotidiano. Ma l’intento di
Aldo Filippi – e in ciò consiste la sua indubbia originalità – è di
creare un virtuoso circuito di fraternità. La scelta delle foto, la
studiata collocazione, la calibrata distribuzione nel paese, determinano un percorso figurale di progressivo coinvolgimento
intorno a valori auspicabilmente condivisi. Immagini che fanno riflettere, più e meglio dei numerosi fiumi di parole spesi su
questo delicato argomento.
Il suo paziente, continuativo, sottile, delicato lavoro, in conclusione, non si mantiene in superficie, ma ha la modestia e, insieme, la giusta ambizione di scavare nel profondo, alla ricerca
di un nuovo umanesimo che salvi dall’incombente rischio di
imbarbarimento dei rapporti tra le persone.
In this exhibition, he has added another dimension to his work:
memory.
Memory taken as an array of real lives, memory as a cultural
resource and stimulus to creativity. Not a nostalgic withdrawal
into the good old days; memory as a bridge between past
and future.
So he goes hunting for images, not to celebrate the past with
melancholic reminiscences, but to build – or, better still – rebuild the identity of a town, of a community, to learn from it
in an age, like ours, of technological upheavals that risk to
sweep away all traditional values. And there is no folklore in his
patient reconstruction, which is instead stimulated by the firm
will to involve people in order to help them cast aside indifference, apathy, egotism and rediscover the meaningfulness of
solidarity.
Could there possibly be anything better than placing blowups of images of the past in significant places of the town he
lives in? To stimulate memories and thought, recognize people, places, situations, events; to encourage the inhabitants
to rediscover their identity and what still ties today’s complicated life to their not too distant past. Strictly in black and
white, all the photos are the identity of a period: from the
twenties and thirties to the beginning of the seventies of last
century.
With this new work, Filippi follows with renewed freshness and
energy experiments already undertaken in Italy: populate
walls, nooks, crannies, lanes, meeting places with images of
everyday life. However, Aldo Filippi’s intent is to create a virtuous circuit of fraternity and this is his undeniable originality.
The choice of the photos, the pondered settings throughout
the town create an increasingly involving figurative trail that
meanders along shared values. Images that encourage you
to think, more and better than streams of words.
In other words, his patient, constant, subtly delicate work does
not remain on the surface, but it humbly and justly ambitiously
endeavours to delve in depth to find a new form of humanism
against the incumbent risk of decay of relationships among
people.
Cenni storici sul paese di Marti
Historical information about Marti
Marti è un piccolo centro rurale sulle colline toscane. Il primo
riferimento documentario attesta la presenza del toponimo
Marti nel 1017; in seguito divenne importante Castello. A differenza del Castello di Montopoli passò sotto il controllo di Pisa.
Numerose furono le dispute territoriali: nel 1322 i montopolesi,
sotto il dominio fiorentino, riuscirono ad assediarlo, ma venne
poi liberato dalle truppe pisane. Conquistato dai fiorentini nel
1406, il castello venne totalmente distrutto nel 1432 in segno di
totale assoggettamento. Il paese si trova a 140 metri sul livello
del mare, a cavallo tra le aree pisane e fiorentine. L’economia,
agricola fino ai primi anni del 1900, si è trasformata in economia
mista con l’evolversi delle industrializzazioni dei paesi limitrofi.
Con l’avvento della civiltà industriale, i cittadini di Marti nel tempo si sono spostati offrendo la loro forza lavoro, in primo luogo,
nell’area pontederese come utile supporto alla manodopera
dell’industria Piaggio. Proprio nel territorio di Montopoli Val d’Arno ha avuto la residenza l’imprenditore della fabbrica delle due
ruote Enrico Piaggio e, poi, anche il suo successore alla guida
dell’azienda, Giovanni Alberto Agnelli. Un altro grande flusso di
manodopera si è spostato verso la zona del cuoio, formando un
consistente bacino di maestranze qualificate nel settore del pellame e della sua lavorazione. Altra manodopera qualificata si è
spostata verso il territorio empolese. Le immagini proposte – che
verranno incastonate in spazi ricavati nelle strutture urbane del
paese – rappresenteranno, appunto, scene di vita quotidiana,
legate al costume, agli usi, alle lavorazioni che si svilupparono
in questa caratteristica frazione del Comune di Montopoli in Val
d’Arno. Oggi il paese di Marti è diventato un centro suburbano,
che gravita ancora intorno alle aree descritte, ma che ha assunto il valore di residenza di qualità legata a un ambiente ancora integro, dove si respira aria buona, con ampi spazi collinari
ancora verdi e tipici della macchia mediterranea.
Molte sono le attività rivolte all’accoglienza turistica: Bed
and Breakfast, Case Vacanze, Agriturismi che rappresentano
un’eccellenza nell’ambito dell’offerta toscana per il turismo
di qualità. Ovviamente si sono perduti molti di quei connotati
rurali ed agresti di un tempo; nel secolo scorso le campagne
erano ancor più popolate del centro del paese, ma questa trasformazione è omogenea all’evoluzione della società
contemporanea. Nonostante ciò, Marti rappresenta un buon
compromesso in confronto con la gran parte di quei territori
che hanno dovuto adeguarsi ai tempi e alle esigenze della
modernità. Notevoli sono anche le presenze storico artistiche
di questo paese. Numerosi sono i reperti di origine Etrusca e
Romana, trovandosi Marti sulla direttrice stradale che da Volterra portava al fiume Arno. Di grande interesse, poi, i resti del
Castello e la Pieve di Santa Maria Novella, un bellissimo esempio di architettura ad unica navata del 1332 completamente
edificata in laterizio, con al suo interno importanti opere settecentesche di Anton Domenico Bamberini, due pale d’altare
di Matteo Rosselli del 1558 e una bellissima resurrezione di Taddeo Naldini del XVI secolo.
Marti is a little town on the hills of Tuscany. The first documented mention of Marti dates back to the year 1017 and in the
following years it became an important Castle. Unlike the
Castle of Montopoli, it came under the control of Pisa. There
were numerous feuds over its territory: in 1322, the inhabitants
of Montopoli, dominated by Florence, laid a siege but Marti
was subsequently liberated by troops from Pisa. The castle was
conquered by Florence in 1406 and was razed to the ground
in 1432 in sign of total submission.
The town is 140 metres above sea level, on the border between the territories of Pisa and Florence.
Till the early 1900s, Marti’s economy was based mainly on
agriculture, then it started to change into a mixed economy
thanks to the development of industries in nearby towns.
With the arrival of industries, the inhabitants of Marti gradually
left the town, looking for jobs mainly in Pontedera as factory
workers in the Piaggio plant. The founder of the scooter factory, the businessman Enrico Piaggio, took up residence in the
municipality of Montopoli Val d’Arno, as did his successor at
the head of the plant, Giovanni Alberto Agnelli.
While many also moved to the tanning district, becoming
skilled craftsmen of high quality leather goods, others went towards Empoli.
The pictures on display – set in spaces throughout the town –
represent scenes of everyday life and relate to habits and traditions, ways of making and doing things, typical of this picturesque hamlet of the Municipality of Montopoli Val d’Arno.
Today, Marti is a suburban centre and though it is still drawn
towards these districts, it has become a fine residential area
thanks to its intact environment, wholesome air, wide hill countryside with its typical Mediterranean vegetation.
Marti offers a great variety of excellent tourist accommodation: B&Bs, holiday homes, farm holidays, according to the
best Tuscan tradition.
Obviously a lot of the rural features of by-gone days no longer exist; last century, the population of the countryside was
far greater than town’s but this has been a general trend of
contemporary society. Nonetheless, compared to other areas
that have had to adapt to the rhythms and demands of modernity, Marti has fared rather well.
History and art also offer some quite interesting things. Marti is
on the main route from Volterra to the River Arno and hence
there are numerous Etruscan and Roman vestiges. Worthy of
mention are the remnants of the Castle and the Pieve di Santa
Maria Novella, a fine example of single nave brick architecture of 1332 with significant 18th century works of art by Anton
Domenico Bamberini, two 1558 altar-pieces by Matteo Rosselli
and a beautiful resurrection of the 16th century by Taddeo
Naldini.
Anche a MartiPiero
arrivaGremigni,
la vespa il cerchiaio
Ritratto di Licia, metà anni 40, cm 134×90
Massimiliano e Achille Majnoni
primi 900, cm 193×112
Al Bar da Tirillino - metà anni 50, cm 250×160
Amici alla partita di calcio - prima metà anni 70, cm 130×260
Anche a Marti arriva la Vespa - anni 50/60, cm 110×380
Amiche - seconda metà anni 60, cm 112×90
Gruppo di amici - anni 40, cm 160×188
Gruppo di amici al Circolo
seconda metà anni 70, cm 240×120
Piero e Licia - prima metà anni 40, cm 217×120
Lida e Ginetta - anni 60, cm 85×85
Il ballo - seconda metà anni 30, cm 178×90
I cerchiai di Marti - 1910/1920, cm 160×230
Donne alla fonte- prima metà anni 50, cm 150×250
I fidanzati Flora e Loreno - metà anni 40, cm 188×98
I cerchiai di Marti - 1910/1920, cm 160×230
Alvise e Livio “anniversario” - 1995 , cm 74×74
Le sorelle Marina e Liliana - prima metà anni 40, cm 60×57
“Vittorino” - fine anni 30, cm 265×120
I fratelli Luciano e Franco Pancanti - prima metà anni 50, cm 155×125
Aldo Filippi
Aldo Filippi, è nato a Pontedera il 5 maggio 1952, dal 1978 risiede a Marti in provincia di Pisa, nel Comune di Montopoli in Val
d’Arno.
Dopo aver intrapreso gli studi presso l’Istituto d’Arte di Cascina, nel 1974 va in America dove vi soggiorna per alcuni mesi
(Providence, Boston e sull’Isola di Block Island - Rode Island),
raccogliendo importanti esperienze.
Già da giovanissimo oltre al disegno, manifesta grande interesse per la fotografia, disciplina che lo affiancherà in tutte le
esperienze artistiche e professionali.
Nel 1975 si diploma presso l’Istituto Statale d’Arte di Cascina e
consegue il diploma di maturità di Arte applicata indirizzo del
legno, successivamente si iscrive alla facoltà di architettura,
ma dopo qualche anno e dopo aver sostenuto una serie di
esami lascia gli studi per dedicarsi alla propria attività di ceramista nella sua bottega dove progetta, realizza e vende gli
oggetti da lui prodotti, si specializza nell’arte della ceramica e
si perfeziona nella foggiatura di manufatti a tornio.
Nel 1981 ottiene il primo incarico scolastico presso l’Istituto
Statale d’Arte “Petrocchi” di Pistoia fino al 1984 dove insegna
intaglio ed ebanisteria e contemporaneamente mantiene attivo il laboratorio di ceramica insieme alla moglie.
Nel 1986 ottiene l’immissione in ruolo sulla cattedra di discipline pittoriche presso l’Istituto Statale d’Arte “F. Russoli” di Pisa.
Insegna per anni nei vari indirizzi della scuola, sia nell’indirizzo
di Pittura e decorazione pittorica, sia nell’indirizzo di grafica,
dove tutt’ora mantiene il suo servizio.
Le materie di cui assolve la funzione di insegnante, legate alla
disciplina di abilitazione sono: Pittura e decorazione pittorica,
progettazione grafica, laboratorio di grafica, laboratorio di fotografia, educazione visiva.
Nei primi anni 80 svolge l’attività di fotografo come collaboratore free lance per il giornale Il Tirreno redazione di Pontedera,
dove collabora per la cronaca e lo sport locale.
Parallelamente, insieme all’attività di insegnante, Aldo Filippi
porta avanti uno studio di progettazione grafica e fotografia.
Dalla metà degli anni 80 realizza una serie di cataloghi per
vari artisti del bacino pisano, fra i quali Paolo Ciampini, Paolo
Grigò, Marcantonio Bibbiani, Dolfo, Egidio Innocenti e altri. In
questo periodo instaura una collaborazione con l’ufficio stampa del Teatro Verdi di Pisa, realizzando una serie di manifesti
per le rassegne di Danza e di Prosa, nel 2002 realizza i manifesti
di “Città Lirica” per i tre Teatri di Pisa, Lucca e Livorno.
Nel 2004, sempre per il Teatro Verdi di Pisa ha realizzato i materiali fotografici per l’ufficio stampa del teatro e le riprese fotografiche dello spettacolo di Sandro Luporini e Mario Spallino
“Il Dottor Céline”, per la prima nazionale al Teatro Rossi di Pisa.
Realizza video, libri e cataloghi per enti privati e pubblici.
Svolge collaborazioni fotografiche con l’associazione Teatrodanza Movimentoinactor.
Realizza la registrazione e il montaggio del video dedicato
alla mostra dell’artista Francesco Tomassi, presso il Museo di
San Matteo a Pisa.
Realizza la registrazione e il montaggio del video dell’artista
Aulo Grandoli di Volterra.
Ha svolto collaborazioni con case editrici: Sansoni Editore, Tipografia Bandecchi e Vivaldi, Felici Editore, Edizioni ETS.
Ha realizzato anche una serie di loghi per aziende e istituzioni
del territorio, fra questi il marchio-logo per il Campionato Italiano di Ciclismo professionisti del 2004 svoltosi nella provincia di
Pisa; il marchio per gli “Amici del Teatro di Pisa”; il marchio logo
dell’Associazione Martinfiera nel Comune di Montopoli in Val
d’Arno, i manifesti e il marchio per la rassegna di Teatro danza
del Comune di Montopoli in Val d’Arno denominato “Medarte”, Il marchio dell’olio dei comuni del Valdarno.
Dal 1990 come fotografo free lance segue il giro d’Italia nelle
tappe di montagna fotografando i molti campioni degli ultimi
due decenni.
Ha realizzato le foto del libro di Ilario Luperini dal titolo “Corridori” che ha partecipato al concorso letterario “Bancarella
Sport”.
A svolto alcune mostre sia personali che collettive di fotografia e foto Digital Art, ultime quelle esposte al Mseo Piaggio di
Pontedera, con una esposizione di opere sulla “Vespa” dal 20
al 27 ottobre 2012, dal 5 al 14 luglio ha esposto alla mostra internazionale d’Arte Contemporanea “Vanity UNf air” a Marina
di Pisa.
Attualmente continua la sua attività di insegnante, parallelamente a quella di artista, impegnato negli incarichi scolastici
presso il Liceo Artistico F. Russoli sede di Pisa come responsabile della funzione strumentale “Eventi e Mostre” e come collaboratore del preside.
Finito di stampare
nel mese di luglio 2014
dalla Tipografia Bandecchi & Vivaldi
di Pontedera
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