CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO
Sesta Commissione Consiliare
Nona Legislatura
Progetto di legge n. 350
relativo a: “NUOVE NORME PER UNA POLITICA IN
MATERIA DI CULTURA, SPETTACOLO ED INDUSTRIA
CULTURALE DELLA REGIONE DEL VENETO”
Disegno di legge n. 364
relativo a: “TESTO UNICO DELLE NORME REGIONALI IN
MATERIA DI BENI, ISTITUTI, ATTIVITÀ CULTURALI E
SPETTACOLO NEL VENETO”
RACCOLTA DELLE OSSERVAZIONI
PERVENUTE
IN SUPPORTO DOCUMENTALE
Curata dalla Segreteria della Sesta Commissione
INDICE
OSSERVAZIONI
DATA ARRIVO
PAG.
AGIS Triveneto
30.07.2013
1-2
ANAI
30.07.2013
3-15
Associazione Dimore storiche
26.07.2013
16-16
Biblioteca Abano Terme
26.08.2013
17-19
Centro Studi Ettore Luccini
26.07.2013
20-22
Centro Studi Jacques Maritain
26.08.2013
23-25
CGIL Veneto
02.08.2013
26-30
Comune di Padova - Settore Musei e Biblioteche
30.07.2013
31-35
Confindustria Veneto
30.07.2013
36-39
Congregazione Armena Mechitarista
3.09.2013
40-44
Consulta giovani amministratori ANCI Veneto
30.07.2013
45-46
FAAV Federazione Associazione Archeologia
30.07.2013
47-58
FITA Veneto
30.07.2013
59-61
Fondazione AIDA
2.08.2013
62-66
I.R.V.V.
26.07.2013
67-68
ICOM Veneto
30.07.2013
69-108
Istituto Veneto Scienze Lettere ed Arti
26.07.2013
109-111
Marcianum
26.07.2013
112-114
Ministero beni attività culturali e turismo
26.08.2013
115-119
Società amici della musica di Verona
23.08.2013
120-122
Teatro dei Vaganti
23.08.2013
123-126
Curata dalla Segreteria della Sesta Commissione
Teatro stabile di Verona
30.07.2013
127-129
UNPLI Veneto
26.08.2013
130-131
Curata dalla Segreteria della Sesta Commissione
Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 30/07/2013 - 0014169
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Associazione Generale Italiana dello Spettac
DELEGAZIONE INTERREGIONALE DELLE TRE VENEZIE
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Consiglio Regionale del Veneto
I del 30/07/2013
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Prot: 0014169
CRV
Titolarlo 2.6
spc-UPA
Audizione VI Commissione Cultura Regione Veneto - Osservazioni
Venezia, 26 luglio 2013
PDL N.
364
Apprendiamo con soddisfazione l'iniziativa della Giunta Regionale che presenta il PdL
364, un progetto organico che raccoglie molti dei "desiderata" espressi dal mondo dello
spettacolo rappresentato dall'Agis.
Trattasi, quindi, di un provvedimento che pone le basi per una efficace azione di governo
del settore permettendo allo stesso di "alzare la testa" e guardare lontano.
In particolare, dobbiamo sottolineare alcuni aspetti che necessitano comunque di maggiori
specificazioni per migliorare l'azione normativa.
In particolare quindi:
1. viene ribadito nelle premesse la necessità di uno stretto collegamento fra il disegno
generale del MiBAC e gli annunciati piani triennali regionali dello spettacolo e ciò va
positivamente sottolineato;
2. risulta determinante per l'armonica attuazione del punto precedente, la previsione
del "sistema regionale dello spettacolo" che noi riteniamo debba essere integrato ed
interconnesso con lo spettacolo riprodotto;
3. la definizione del sistema non professionale dello spettacolo dal vivo rende
chiarezza e definisce precisamente ciò che distingue i due ambiti, professionale e
non, armonizzandoli;
4. la previsione del riconoscimento di nuovi soggetti professionali da inserire nella
programmazione regionale risponde positivamente non solo alle richieste dell'Agis
ma anche alla notevole forza creativa che proviene dal territorio e che è
espressione di un "DNA" culturale forte ed irripetibile;
5. rileviamo con soddisfazione l'istituzione dell'Osservatorio dello Spettacolo dal Vivo
che dovrà occuparsi anche di spettacolo riprodotto, ma questo sarà una richiesta
formale che il settore cinema, aderente all'Agis, formulerà in sede di audizione
lunedì prossimo.
Riteniamo che con l'istituzione dell'Osservatorio possa attuarsi la precondizione
basilare per una corretta e consapevole stesura dei programmi triennali e dei piani
annuali di settore.
Affinché ciò possa avvenire vi è bisogno di un ulteriore strumento che analizzi i dati
prodotti dall'Osservatorio e li traduca in proposte per il Governo regionale.
35319 Padova - Piazza Insurrezione n. 10 - Telefono 049.8750851-8753141 Fax 049.8751440 E-mail [email protected]
1
A.G.I.S.
Associazione Generale Italiana dello Spettacolo
DELEGAZIONE INTERREGIONALE DELLE TRE VENEZIE
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Riteniamo perciò indispensabile prevedere un Comitato Scientifico formato da
personalità di alto profilo ed integrato dalla rappresentanza dell'Agis regionale;
6. registriamo con grande soddisfazione l'istituzione del Fondo Regionale per lo
Spettacolo del Veneto (FRD-VE) chiesto a gran voce dall'Agis da molti anni. Anche
in questo caso la ripartizione delle risorse di competenza dalla Giunta dovrà essere
effettuato prevedendo una consultazione del Comitato Scientifico dell'Osservatorio
dello Spettacolo;
7. esprimiamo il pieno favore nei confronti dell'istituzione del Fondo di Rotazione e del
Fondo di Garanzia, strumenti fortemente innovativi ed essenziali per lo sviluppo del
settore. Ci pare pleonastico sottolineare che anche in questo caso, come per il
FSR-VE, un'adeguata dotazione finanziaria sarà determinante;
8. l'art. 21 prevede l'impiego dei fondi di provenienza europea mediante l'inserimento
di linee di inten/ento nei POR riferendosi, tuttavia, al settore del patrimonio
culturale. Chiediamo che tale norma sia estesa anche alle attività dello spettacolo
dal vivo e riprodotto;
9. chiediamo, infine, che il Tavolo Permanente di Analisi e Pattuizione sulle politiche
dello spettacolo, istituito e già operante tra Regione Veneto ed Agis, venga
istituzionalizzato con un articolo "ad hoc".
*********************************************************************************************
PDL N. 350
Infine, riteniamo che le seguenti norme del PdL 350 possano essere utilmente inserite nel
PdL 364:
a) art. 9 - Iniziative regionale per l'attuazione degli indirizzi comunitari nei settori
culturali e creativi;
b) art. 18 - Disciplina per le agevolazioni nel settore della cultura.
*********************************************************************************************
Franco Oss Noser
Presidente AGIS Delegazione Tre Venezie
35139-Padova
35319 Padova - Piazza Insurrezione n. 10 - Telefono 049.8750851-8753141 Fax 049.8751440 E-mail [email protected]
2
Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 30/07/2013 - 0014167
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PROPOSTE DI LEGGE
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N. 350 "NUOVE NORME PER UNA POLITICA IN MATERIA DI CULTURA, SPETTACOLO ED
INDUSTRU CULTURALE DELLA REGIONE DEL VENETO"
N. 364 «TESTO UNICO DELLE NORME REGIONALI IN MATERIA DI BENI, ISTITUTI, ATTIVITÀ
CULTURALI E SPETTACOLO NEL VENETO"
^
AUDIZIONE in Commissione VI Cultura dei 29.7.2013
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Consiglio Regionale del Veneto
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Prot.: ooi4i67 ritoiario 2.6
CRV
spc-UPA
L'Associazione Nazionale Archivistica Italiana (ANAI) promuove da oltre 60 anni, in base
al proprio Statuto, attività e studi intesi a sostenere la funzione culturale degli archivisti, a
sviluppare e a tutelare la loro professionalità, a incrementare le relazioni fra esperti e cultori degli
archivi e a preservare e a valorizzare il patrimonio archivistico.
La percezione dell'archivista, geloso custode di 'segreti' e di un sapere documentario da
svelare soltanto a pochi privilegiati, è ormai un'immagine appartenente a un lontano passato, dal
quale ci separa il limgo e significativo sviluppo di ima professionalità volta a facilitare l'accesso alle
fonti della memoria e della storia. Divenuto oramai mediatorefraricercae archivi e di promotore di
conoscenza documentaria, Farchìvista si è via via affermato come operatore di cultura, consigliere
e collaboratore del ricercatore. Ha sviluppato, grazie ai servizi di assistenza presso istituti che
conservano archivi storici, un'attitudine all'apertura nei confronti dell'esigenza del pubblico di
accedere ai documenti e una crescente capacità di svolgere quindi un prezioso e delicato servizio
sociale.
Superando tentazioni corporative e recependo spinte verso le pressanti esigenze della società
dell'informazione, anche la professione degli archivisti deve oggi far attenzione a misurarsi con i
problemi e con gli scenari imposti dall'informatica, con gli schemi ed i linguaggi che offre la
tecnologia moderna, affinché si possa lavorare alla corretta conservazione degli archivi e delle
relative risorse digitali, alla loro valorizzazione e alla loro fruizione in sinergia con le altre
associazioni professionali e gli altri operatori di settore.
L'ANAI dedica costante attenzione alle tematiche professionali e interviene, sia sul piano
tecnico che su quello propositivo, nelle diverse sedi istituzionali per la tutela della professionalità
degli archivisti e per il suoriconoscimentogiuridico. L'ANAI è entrata da tempo a far parte della
Consulta delle Associazioni professionali non regolamentate istituita presso il CNEL.
L'ANAI ha modificato nel 2009 il proprio statuto, trasformando alcuni articoli riguardanti
principalmente le qualifiche dei soci, introducendo il tema dell'attività di certificazione della
professione e dotandosi di un proprio codice deontologico. In tal modo si è provveduto a soddisfare
le condizioni obbligatorie per stare al passo con la normativa europea e nazionale sulle associazioni
delle professioni non regolamentate. Per far fronte a questi obiettivi, l'associazione si fa promotrice
di incontri e di dibattiti, elabora programmi di formazione e di aggiornamento, segue una
strategia di diffusione di buone pratiche e di standard qualitativi e si pone come fattore di
sensibilizzazione e di stimolo anche nei confronti della Pubblica Amministrazione e dell'ampio
mondo delle istituzioni che conservano archivi e che operano sugli archivi.
L'ANAI pubblica con periodicità semestrale larivista"Archivi" che contiene saggi, articoli,
dibattiti, presenta discussioni di casi, recensioni e segnalazioni bibliografiche che affrontano le
problematiche connesse alla formazione, conservazione, trasmissione e valorizzazione dei
documenti archivistici. L'ANAI pubblica inoltte un Quadrimestrale di informazione e dibattito, "Il
Mondo degli Archivi" notiziario on line che nasce nel 2006 in collaborazione con la Direzione
Generale per gli Archivi.
3
La Sezione Veneto dell'ANAI pubblica inoltre dal 2010 il notiziario on line "Archivinforma"
per offrire a tutti i soci un periodico e puntuale quadro delle attività svolte dalla Sezione, specie in
campo formativo e spesso in collaborazione con la Regione del Veneto, con cui è stato siglato nel
2007 un accordo di programma, e al tempo stesso informazioni utili sulle maggiori novità del
settore in ambito venet^ e nazionale. Inoltre da gennaio 2012 ANAI Veneto cura la gestione di
"Archivi23", importante e oramai storica lista di discussione archivistica ereditata dall'Università di
Padova.
Entrando nel merito dell'audizione odierna l'ANAI Veneto apprezza vivamente la rinnovata
attenzione del Consiglio Regionale e della Giunta Regionale verso unripensamentopolitico
significativo e innovativo neiriguardidei beni - materiali e immateriali - e degli istituti culttarali, e
auspica una rapida approvazione di un testo di legge di ampio respiro ed ampiamente condiviso.
Nello specifico in merito alla proposta di legge 350 il Consiglio Direttivo dell'ANAI si
esprime favorevolmente sull'impostazione generale per i contenuti innovativi in chiave "politica" e
concettuale, rilevando i punti di forza nelle puntuali indicazioni, anche statistiche, e nelle
motivazioni riferite nella relazione inttoduttiva, specie per quel che concerne la visione dei beni
culturali e del loro indotto come "industria culturale", purché ciò non sia una mera dichiarazione di
intenti e non si traduca in una mercificazione del nostro patrimonio culturale, strumentale alla
crescita del turismo,risorsasicuramente straordinaria per il nostro paese, ma che non deve e non
può divenire leva per asservire la gestione del bene culturale a logiche puramente economiche.
L'ANAI sottolinea inoltre l'importanza della definizione di standard quantitativi e
qualitativi dei servizi, di cui al capo II, art. 8, comma 3 della PdL 350, marilevache non vi si fa
cenno adeguato, se non al capo II, art.8, comma 1 lettera a, punto 11, all'esigenza di estendere la
fruizione dei beni e dei servizi a tutte le categorie di utenti, mediante incentivi all'abbattimento di
barriere architettoniche e alla creazione di percorsi tattili, olfattivi, acustici adeguati alle diverse
abilità.
La PdL 350 in sostanza appare interessante e di impostazione innovativa, ma piuttosto
generica e poco concreta, in quanto poco strutturata, a differenza della PdL 364, e con scarsa
attenzione al pregresso, ossia a quanto di buono ha prodotto la vigente normativa in materia di beni
culturali - in termini di strutture,finanziamentie iniziative - e alle soluzioni pratiche da adottare
perrilanciarele politiche culturali della Regione, con la conseguenza, fra l'altro, che si potrebbero
favorire particolarismi lobbistici e iniziative imprenditoriali non sufficientemente monitorate.
Trova inoltre insoddisfacente l'attenzione agli archivi tanto nella relazione inttoduttiva
quanto nel testo, in cui compaiono solo marginalmente, pur costituendo il cardine del corretto
funzionamento di tutte le pubbliche amministtazioni e della loro memoria storica. Ritiene inoltte
inadeguata l'attenzione verso la creazione di servizi archivistici condivisi, che andrebbero
incentivati in un'ottica di spending-review e di razionalizzazione e ottimizzazione dei servizi.
Senza necessariamente seguire l'onda del momento, è necessario però proporre azioni più concrete e
già formulate espressamente in articolato.
Valuta alttesi positivamente tanto nella relazione introduttiva quanto nel testo alcuni punti
fermi del disegno di legge (PdL 364) di iniziativa della Giunta per quanto concerne il recepimento
delle azioni positive attuate dalla Regione in base alla vigente normativa regionale (50/84), in
particolare per quantoriguardai sistemi informativi regionali (artt. 16-18),fiottodi lunghi confronti
teorici e di sperimentazioni qualificate, e il sistema delle banche dati informative e dei monitoraggi
(art. 9). Trova tuttavia sia necessario migliorare l'impostazione del Disegno di legge, meno incisivo
dell'attuale normativa e che non consente una visione d'insieme del patrimonio culturale regionale
e delle politiche ad esse destinate, così come deve prestare più attenzione alla valenza economica
dell'"industria culturale" e alle sue potenzialità sinergiche con il mondo produttivo, senza esservi
tuttavia asservita.
4
7
L'ANAI apprezza l'attenzione del disegno di legge verso i profili professionali, la
formazione e la qualificazione degli operatori del settore culturale, in particolare dei giovani, ma
ritiene si debbano identificare meglio le modalità di accreditamento dei professionisti. Ribadisce
inoltre la proposta, già resa nota in altra audizione, di organizzare urgentemente corsi di formazione
con il Dipartimento della Protezione Civile per la prevenzione e la gestione delle emergenze in
materia di beni e istituzioni culturali in caso di calamità naturali.
Ritiene apprezzabili gli intenti di sostegno e incentivazione delle azioni sui beni e sugli
istituti culturali, di cui all'art. 18 del PdL 350 e di grande interesse ilriconoscimentodi crediti di
imposta IRAP per interventi nel settore. Ritiene inoltre indispensabile, in sintonia con lo sviluppo
normativo previsto a livello nazionale con l'art. 1 del PdL 362 "Modifiche al Codice dei Beni
Cultiu-ali e del Paesaggio, di cui al Decreto legislativo 22 gennaio 2004 n.42, in materia di
professioni dei beni culturali", istituire anche a livello regionale, se giuridicamente possibile,
registri dei professionisti dei beni culturali, dotati di requisiti professionali e formativi da definire
con apposito regolamento.
L'ANAI ritiene inoltre che vi sia squilibrio in enttambe le proposte tra le risorse da
destinare alla creazione di un portale (Tit. Ill, art. 14 della PdL 350), eventualmente integrato ad
^g^^^wiso della Associazione con alcune delle azioni di confrollo e monitoraggio indicate nella PdL
-^0^4 /Tit. I, capo II, art. 9, di nuove entità e di nuovi spazi culturali - privilegiatirispettoa quelli
. ^ A g i B esistenti - per cui si paventa ilrischiodi spostamento delle già magrerisorseeconomiche da
Jmestì ultimi, destinati così alla sparizione, ai primi. Dispiace che tra le nuove istituzioni non si
-^^^^^ccìa cenno alla istituzione -richiestada tutte le Associazioni di categoria aderenti al MAB (Musei
Archivi Biblioteche) - di un deposito della memoria digitale dei beni culturali prodotti nella nostra
regione, esigenza fortemente sentita afrontedi una crescita esponenziale di banche dati digitali di
musei, archivi e biblioteche, nonché di tutta la documentazione nativa digitale.
La Regione infine pofrebbe, a parere dell'Associazione, farsi promotrice sul piano nazionale
di nuove forme di cespiti in grado di alimentare le limitaterisorsedisponibili per i beni culturali.
Allo stesso modo la Regione pofrebbe farsi promotrice sul piano nazionale di un abbattimento
dell'IVA per interventi su beni e istituti culturali, che consentirebbe una significativaripresadelle
attività di settore, depresse dalla mancanza di commesse e dai carichi tributari. Alla stessa stregua la
Regione dovrebbe farsi promottice di unarivisitazionedel TUIR in materia di sponsorizzazioni e
erogazioni liberali, mediante semplificazione normativa e maggiore incentivazione delle stesse,
comerisultadal documento congiunto MAB presentato in occasione degli Stati Generali dei Beni
Culturali tenuti a Milano nel dicembre 2012.
Pertanto l'ANAI Veneto, dopo attenta valutazione, presenta nello specifico delle due
proposte di legge a codesta Commissione le seguenti osservazioni:
PdL 350
Art. 2: inopportuno e pericoloso indicare al comma g) istituzioni specifiche, creando
una scaletta di valori che possono non essere condivisi e che escludono la gran parte
delle istituzioni esistenti, cosa inadatta a un testo normativo. Non c'è alcun cenno agli
archivi, e poco anche alle biblioteche, il che induce a temere uno spostamento
dell'attenzione "politica" verso istituzioni di maggior richiamo mediatico a danno
dell'attenzione verso la miriade di istituzioni esistenti, pur validissime, ma di scarso
interesse mediatico. Al comma 1, punto d): la parola "trasferibilità" induce ad una
concezione troppo mercantilistica del bene culturale.
Art. 3: andrebbe meglio articolato
5
Art. 4: troppo generica e rischiosa la dizione "appositi organismi", che potrebbe
indurre nuovi clientelismi tramite la creazione di società collegate o di emanazione
regionale.
Art. 8, comma 1, lettera a, punto 4: aggiungere eventualmente alla fine, se
giuridicamente possibile, la creazione di registri regionali degli operatori della cultura
(archivisti, bibliotecari, restauratori etc.). Non vi è cenno inoltre al fatto che esistono
associazioni, come quelle qui invitate in audizione oggi, con le quali attuare azioni
condivise sulla materia.
Art. 8 comma 1 lettera a, punto 9: eliminare il passaggio "anche di rilievo economico",
essendo già espresso successivamente dalla frase "per la rilevanza economica".
Art. 8, comma 1, lettera a, punto 10: alla terza riga dopo la parola "reti" aggiungere:
"e servizi culturali condivisi".
Art. 8, comma 1, lettera a: Inserire dopo il punto 13 un ulteriore punto:
14) le azioni di sostegno alla conservazione, fruizione e valorizzazione di archivi di enti
locali, enti pubblici e privati riconosciuti di interesse locale mediante significativi
contributi regionali per le strutture (depositi archivistici, sale di studio) e il
condizionamento dei beni, nonché per ilriordino,l'inventariazione e il censimento dei
beni archivistici.
Aggiungere qui o in un eventuale punto 15 gli artt. 16-18 della PdL 364 in materia di
sistemi informativi.
Art. 8 comma 4: gli archivi hanno dignità autonoma e non possono restare dentro la
tutela dei beni librari, per cui è necessario aggiungere "beni archivistici"; ci si
dimentica inoltre che, ai sensi del Codice di tutela, devono essere coinvolte nella
definizione delle metodologie anche le Università.
Art. 9, comma 1, lettera i): aggiungere alla fine del periodo le parole "sulla base di una
attenta valutazione del rapporto costi-benefici e delle priorità operative".
Art.lO, comma 2: è il caso di parlare espressamente di cooperative sociali? Si suggerisce
la soppressione del comma.
Art. 12. Si veda quanto scritto in premessa. Si rileva l'assenza di un'analisi dei costi e
di una più puntuale indicazione delle risorse cui attingere.
Art. 14: Si veda quanto scritto in premessa: inoltre la creazione di una nuova
"fondazione di partecipazione senza scopo di lucro" comporterà ulteriori costi.
Art. 16: la cultura non deve essere solo funzionale al turismo! Si rischia di puntare i
riflettori solo su "poli di attrazione"!
Art. 17: non sono indicati i parametri in base ai quali si determina "la rilevanza delle
istituzioni" e mancano le norme vere e proprie; occorre trasformare normativamente
la "filosofia" della politica culturale in azione culturale con norme e parametri ben
6
determinati. Si rischia, in attesa di norme specifiche ed esecutive, un pericoloso vuoto
normativo.
Art.l8: Gli sgravi previsti dovrebbero essere estesi anche aifinanziamentia favore di
istituti privati detentori di beni culturali, in particolare archivistici.
dL364
Art. 7, comma 2, punto c) la natura innovatrice non necessariamente porta a un
progetto di qualità!
Art. 9, comma 4: occorre una rapida definizione.
Art. 11, comma 1: l'elencazione dei beni è di fatto superata (1939): si veda il Decreto
legislativo 42/2004.
Art.ll, comma 2 presta attenzione ai supporti e alle forme e non ai contenuti e ai
contesti; archivi o biblioteche: urge invece una posizione teorica forte per cui si
suggerisce di limitarsi a parlare semplicemente di "complessi bibliografici e complessi
archivistici". Inoltre l'elenco potrebbe essere o diventare in breve non esaustivo a
causa della rapida evoluzione tecnologica.
Art.ll, comma 3: "documenti" è equivoco, meglio sostituirlo con "documenti
bibliografici" o più semplicemente "beni librari".
Art. 12, comma 3: per i corsi di formazione occorre prevedere obbligatoriamente il
raccordo urgente con il sistema universitario
Art. 16, comma 1, punto e): squalificanti e superate le espressioni "collezioni e raccolte
ordinate di beni culturali"; "rarità e pregio" sono qualità soggettive per cui è meglio
eliminarle nel testo di legge.
Art.l8, comma 3, punto a): estendere gli interventi anche al sostegno delle spese di
funzionamento ordinario degli istituti.
Art. 18, comma 4, punto a): aggiungere "in collaborazione con l'Assessorato agli enti
locali".
Art.21, comma 2: la Regione dovrebbe fungere da coordinamento per la gestione dei
fondi europei, che necessitano per la loro complessità di uffici competenti e "dedicati",
di sostegno anche alle realtà locali e alle varie istituzioni che intendano accedere a tali
finanziamenti, ma non dispongono di personale formato e di strutture adeguate.
Art. 26, comma 2, punto c): "capacità di autofinanziamento" è requisito soggettivo e di
significato ambiguo: eliminare!
7
GIORNATA REGIONALE PER MUSEI, ARCHIVI E BIBLIOTECHE DEL VENETO
"Ricomincio da tre! Costruire la rete dei servizi culturali"
Fondazione Scientifica Querini Stampalia Onlus, Venezia
Lunedì 15 aprile 2013
Sessione pomeridiana
Politica e politiche culturali per la condivisione dei servizi: incontro con la sesta Commissione del
Consiglio Regionale del Veneto
Seduta pubblica della Sesta Commissione Cultura
CHI E' L'ANAI:
L'ANAI promuove in base al proprio Statuto attività e studi intesi a sostenere la
funzione culturale degli archivisti, a sviluppare e a tutelare la loro
professionalità, a incrementare le relazioni fra esperti e cultori degli archivi e a
preservare e a valorizzare il patrimonio archivistico.
La percezione dell'archivista, geloso custode di 'segreti* e di un sapere
documentario da svelare soltanto a pochi privilegiati, è ormai un'immagine
appartenente a un lontano passato, dal quale ci separa il lungo e significativo
sviluppo di una professionalità volta a facilitare l'accesso alle fonti della
memoria e della storia. Divenuto oramai mediatore fra ricerca e archivi e di
promotore di conoscenza documentaria, l'archivista si è via via affermato come
operatore dì cultura, consigliere e collaboratore del ricercatore. Ha sviluppato,
grazie ai servìzi di assistenza presso istituti che conservano archivi storici,
un'attitudine all'apertura nei confronti dell'esigenza del pubblico di accedere ai
documenti e una crescente capacità di svolgere quindi un prezioso e delicato
servizio sociale.
Costretti spesso nel limitato spazio compreso fra doveri burocratici e studio di
contesti storici e di pratiche conservative, gli archivisti, impiegati statali,
pubblici, privati o liberi professionisti che siano, affrontano oggi le nuove sfide
poste dal progresso tecnologico, che sta trasformando non soltanto gli strumenti
e i risultati del loro lavoro, ma la stessa natura degli archivi. Una grande
capacità di adattamento, insieme al senso di appartenenza ad una stessa
condizione professionale, è richiesta oggi a una professionalità che per lungo
tempo ha operato tra le discipline "ausiliari della storia", quali la paleografia e
la diplomatica, costruita su una dottrina archivistica fondata sui principi classici
elaborati fra l'Unità d'Italia e i primi decenni del secolo XX.
Superando tentazioni corporative e recependo spinte verso le pressanti esigenze
della società dell'informazione, anche la professione degli archivisti deve oggi far
attenzione a misurarsi con ì problemi e con gli scenari imposti dall'informatica,
con gli schemi ed i linguaggi che offre la tecnologia moderna, affinché si possa
lavorare alla corretta conservazione degli archivi e delle relative risorse digitali,
8
alla loro valorizzazione e alla loro fruizione in sinergia con le altre associazioni
professionali e gli altri operatori di settore.
L'ANAI dedica costante attenzione alle tematiche professionali e interviene, sia
sul piano tecnico che su quello propositivo, nelle diverse sedi istituzionali per la
tutela della professionalità degli archivisti e per il suo riconoscimento giurìdico.
L'ANAI è entrata da tempo a far parte della Consulta delle Associazioni
professionali non regolamentate istituita presso il CNEL.
L'ANAI ha modificato nel 2009 il proprio statuto, trasformando alcuni articoli
riguardanti principalmente le qualìfiche dei soci, introducendo il tema
dell'attività dì certificazione della professione e dotandosi di un proprio codice
deontologico. In tal modo sì è provveduto a soddisfare le condizioni obbligatorie
per stare al passo con la normativa europea e nazionale sulle associazioni delle
professioni non regolamentate. Anche in considerazione della rapidità e della
profondità delle innovazioni tecnologiche, la stessa professionalità degli
archivisti ha bisogno di delineare nuovi equilibri per governare e guidare i
cambiamenti in corso e per affermare il proprio ruolo sociale.
Per far fronte a questi obiettivi, l'associazione si fa promotrice di incontri e di
dibattiti, elabora programmi di formazione e di aggiornamento, segue una
strategia di diffusione di buone pratiche e di standard qualitativi e si pone come
fattore di sensibilizzazione e di stimolo anche nei confronti della Pubblica
Amministrazione e dell'ampio mondo delle istituzioni che conservano archivi e
che operano sugli archivi.
Dopo la cessazione dì «Archivi per la storia» l'ANAI pubblica con periodicità
semestrale la rivista Archivi" che contiene saggi, articoli, dibattiti, presenta
discussioni dì casi, recensioni e segnalazioni bibliografiche che affrontano le
problematiche connesse alla formazione, conservazione, trasmissione e
valorizzazione dei documenti archivistici. L'ANAI pubblica inoltre un
Quadrimestrale di informazione e dibattito, '^11 Mondo degli Archivi" notiziario
on line che nasce nel 2006 in collaborazione con la Direzione Generale per gli
Archivi. Attualmenté, sul periodico, che prevede degli aggiornamenti tra un
numero e l'altro, sono ospitati dibattiti sulle problematiche relative agli archivi e
alla professione archivistica, scalettate in rubriche che toccano temi relativi
all'attualità, alla normativa, alla politica e professione, alla tutela e
valorizzazione, nonché alla formazione, alle metodologie di riordino, agli
standard, agli eventi di valorizzazione, ai progetti in corso o futuri, alle scoperte
di fondi e documenti. Un notevole spazio è riservato anche alle notizie
dall'estero, alle nuove pubblicazioni e ai percorsi turistici, agli archivi privati e
non, nonché ai "nuovi archivi".
La Sezione Veneto dell'ANAI pubblica inoltre dal 2010 il notiziario on line
^^Archivinforma" per offrire a tutti i soci un periodico e puntuale quadro delle
attività svolte dalla Sezione, specie in campo formativo e spesso in
collaborazione con la Regione del Veneto e al tempo stesso informazioni utili
9
sulle maggiori novità del settore in ambito veneto e non solo. Inoltre da gennaio
2012 ANAI Veneto cura la gestione di "Archìvi23", importante e oramai storica
lista dì discussione archivìstica ereditata dall'Università di Padova.
MEMORANDUM PER LA COMMISSIONE:
- La Costituzione della Repubbblica italiana all' Art. 9 recita:
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientìfica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
- L'art. 1 del Codice dei Beni Culturali (D.Leg.vo 42/2004) sancisce che La
tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare la
memoria della comunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo
sviluppo della cultura. Lo Stato, le regioni, le città metropolitane, le province
e i comuni assicurano e sostengono la conservazione del patrimonio culturale
e ne favoriscono la pubblica fruizione e la valorizzazione.
- Ai sensi dell'art. 10 del Codice . sono beni culturali:
a) le raccolte di musei, pinacoteche, gallerie e altri luoghi espositivi dello
Stato, delle regióni, degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro
ente ed istituto pubblico;
b) gli archivi e i singoli documenti dello Stato, delle regioni, degli altri enti
pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico;
c) le raccolte librarie delle biblioteche dello Stato, delle regioni, degli altri
enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente e istituto pubblico, ad
eccezione delle raccolte che assolvono alle funzioni delle biblioteche indicate
all'articolo 47, comma 2, del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616,
- Ai sensi dell'art.? del Codice le regioni esercitano la propria potestà
legislativa ì materia di valorizzazione dei beni culturali.
^
Per la prima volta in Italia il Codice riconosce che gli archivi pubblici son
beni culturalifindalla nascita!
- A sua volta il Testo Unico in materia dì documentazione amministrativa
(445) e quello sull'àmministrazìone digitale riconoscono nel servizio
archivistico il perno del funzionamento dì ogni PA.
Per tali motivi crediamo che il Consìglio regionale del Veneto, da sempre
sensibilissimo alla conservazione e valorizzazione del proprio archìvio, tanto da
investire ingenti risorse riordino, conservazione, inventariazione^
digitalizzazione del proprio archìvio, e da arrivare, unico esempio in Italia
credo, a pubblicarne la Guida, dovrebbe avere a cuore le sorti - spesso a forte
rischio - dell'ingente patrimonio archivistico degli enti territoriali, delle aziende
ULSS e di quegli enti - consorzi, IPAB, Scuole etc. - che insìstono sul nostro
10
territorio.
Le azioni principali dì cui la nostra comunità chiede al Consiglio per il tramite
della Commissione VI dì farsi carico sono le seguenti:
-
Emanazione urgente di una nuova legge in materia di beni culturali per la
quale si chiede di essere ascoltati in audizione
-
Creazione di un deposito digitale regionale assolutamente indispensabile a
fronte dell'imponente massa di documentazione nativa digitale delle pubbliche
amministrazioni e del crescente numero di riproduzioni digitali del grande
patrimonio archivistico storico pubblico e privato conservato sul territorio.
-
Promozione dell'unione dì "Servizi archivistici" tra enti locali affidati ad
archivisti professionisti {condicio sine qua non per ilfinanziamentodi lavori
diriordino/inventariazione/scartoe per lavori strutturali) per la gestione degli
archivi comunali in tutte le loro fasi di vita, dall'archivio in formazione
all'archivio di deposito all'archivio storico
-
All'interno di tali Unioni di servizi archivistici promozione e cofinananziamento di depositi archivìstici condivìsi tra gli enti interessati
(magari a livello provinciale) che possono produrre una notevole economia di
scala
(tramite
la
condivisione
di
spese
di
acquisto/locazione/manutenzione/gestione) e consentire la messa a norma dei
locali comunali spesso oberati da carichi di incendio eccessivi e da rischi
connessi con la sicurezza nei luoghi di lavoro e la prevenzione incendi (vie di
fiiga, scaffalature prive dei requisiti minimi di sicurezza, utilizzo di scale non
idonee, utilizzo di vernici e intonaci non ignifughi etc.)
-
Formazione con la Protezione civile in materia di prevenzione e gestione
delle emergenze a salvaguardia del patrimonio archivistico (in ambito MAB) e
in collaborazione con le Soprintendenze competenti. Perché le nostre
Associazioni professionali (ANAI, ICOM, AIB, AICRAB (Ass. Ital. dei
Conservatori e Restauratori degli archivi e delle Biblioteche etc.) possano
entrare a far parte delle Organizzazioni ammesse nell'Elenco nazionale di cui
all'art. 1 del DPR 194/2001 (comprensivo degli elenchi, dei registri e d egli albi
territoriali) in modo tale da essere accreditate presso la Protezione Civile,
occorre una continua formazione che solo la Protezione Civile può fornire in
sintonia e collaborazione con le nostre Associazioni. Solo in tal modo
archivisti, bibliotecari, operatori museali, restauratori potranno coadiuvare i
tecnici della Protezione civile nelle emergenze sismiche, alluvionali etc. Solo
se formati potremo contribuire sotto forma di volontariato alla salvaguardia
dell'immenso patrimonio culturale dei nostri siti archeologici, storici, dei nostri
archivi pubblici e privati, delle nostre biblioteche e musei. Diversamente
11
potremo solo stare a guardare impotenti, assistendo a distanza a interventi
sommari compiuti da persone piene di buona volontà ma prive di adeguata
formazione e competenza professionale. La Regione dovrebbe farsi carico,
essendo oltretutto dotata di una struttura apposita ed essendo destinataria di
specifiche competenze delegate dallo Stato in materia di piani formativi e di
pianificazione territoriale dell'emergenza a tutti i livelli (nel Veneto solo r80%
dei comuni al 31 dicembre era dotato, ai sensi della legge 100 del 12 luglio
2012, di im piano di emergenza) di promuovere tale formazione preventiva che
deve prevedere, a compimento del ciclo formativo, simulazioni di interventi di
emergenza. (Un utile manuale operativo sui principali compiti e sulle attività
del volontariato è stato presentato il 7 dicembre a Rovigo)
Occorre investire, in collaborazione con gli enti preposti alla tutela, per
garantire la salvaguardia, conservazione e valorizzazione del grande
patrimonio storico documentario di ULSS e Aziende sanitarie, spesso in
grave stato di degrado. Prima azione in tal senso potrebbe essere il censimento
dei diversi locali che ogni Azienda utilizza (spesso senza neppure saperlo) per
lo "stoccaggio" degli archivi, specie di stabilimenti sanitari cessati e di vecchi
ospedali civili. Spesso infatti i locali di deposito, siano essi stabilimenti
ospedalieri dismessi (si pensi al caso eclatante dell'ex O.P.P. di Rovigo),
vecchi sanatori, vecchie e obsolete strutture amministrative, ex dispensari etc.,
non offrono alctma garanzia per la sicurezza nei luoghi di lavoro, per la
prevenzione incendi e per la corretta conservazione degli archivi stessi.
Occorre poi promuoverne il recupero, la collocazione in locali idonei, il
riordino/inventariazione (previa operazioni di selezione della documentazione
da scartare) in sintonia con la competente Soprintendenza Archivistica, e la
valorizzazione, consentendone la consultazione sia per fini sanitari che storici
Occorre investire allo stesso modo anche nel censimento e nella promozione
mirata alla valorizzazione dei tanti archivi scolastici del territorio regionale,
spesso in stato di grave abbandono anche in conseguenza di continui deleteri
accorpamenti e scorpori dei plessi
Incremento dellerisorseeconomiche - sempre più limitate - a disposizione per
la formazione permanente in materia archivistica
Ripristino urgente deifinanziamentiregionali per il funzionamento
ordinario di istituzioni non statali preposte alla conservazione e
valorizzazione di beni culturali (archivi, musei, biblioteche)
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Risorse per la cultura:fiscalità',fund raising, parternariato pubblico-privato
documento finale
a cura di Vittorio Ponzani (AIB - Osservatorio sulle biblioteche italiane), Luigi Contegiacomo
(ANAI - Archivio di Stato di Rovigo), Marco Panni (ICOM Italia)
A seguito della sessione parallela, dedicata a "Risorse per la cultura: fiscalità, fimd raising,
partenariato pubblico-privato" nell'ambito degli Stati generali dei professionisti del patrimonio
culturale "Archivi, biblioteche e musei: agenda per un futuro sostenibile" (Milano, 22-23 novembre
2012), i coordinatori della sessione, a partire dalle relazioni presentate e tenuto conto degli
interventi successivi, hanno elaborato una sintetica esposizione dei punti chiave e delle criticità
emersi, alfinedi fame il pimto di partenza per un successivo confi-onto interassociativo in ambito
MAB, nel quale confrontare il contesto in cui biblioteche, archivi e musei si trovano ad operare,
analizzarne lerispettiveesigenze e proporre nuove strategie operative comuni per il futuro.
L'art.118 della Costituzione della Repubblica Italiana stabilisce che «Stato, Regioni, Città
mettopolitane. Province e Comimi favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e
associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di
sussidiarietà». Tale principio fondamentale si riflette positivamente sulla conservazione e
valorizzazione dei beni culturali, nonché sulla creazione di forme d'arte e di beni culturali, ma
purtroppo non è più principio sufficiente a garantirne la tutela e la disponibilità quotidiana al
pubblico godimento.
La grave situazione economica in cui versano gli archivi, le biblioteche e i musei, vittime di
una serie continua di tagli ai bilanci gravi e indiscriminati, che stanno mettendo in discussione la
possibilità di erogare servizi di qualità e a volte la loro stessa sopravvivenza, può tuttavia costituire
l'occasione perripensarele modalità e le forme del loro finanziamento.
In particolare, occorre identificare nuovi paradigmi per un fund raising che superi alcune
modalità diventate ormai obsolete e possa favorire la convergenza tra le istituzioni culturali
pubbliche e il mondo profit e no profit, quanto mai eterogeneo e diversificato quanto afinalitàe a
obiettivi.
Gli archivi, le biblioteche e i musei, al di là delle differenze legate al tipo di patrimonio
conservato, ai servizi erogati e di conseguenza al livello di visibilità e quindi di "appetibilità" per gli
investitori, hanno però in comune alcune criticità relative alla complessità - a volte ai limiti, se non
oltre i limiti, della farraginosità - della normativa relativa alle erogazioni liberali (artt. 15, 100 e
108, e.2, ex art. 74, e.2 del TUIR - Testo Unico delle Imposte sui Redditi n. 917/1986 e successive
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modificazioni e regolamenti applicativi, circolari MiBAC, D. L. 9.2.2012, n. 5), alle difficoltà
relative alle procedure burocratiche ormai obsolete per l'apertura di capitoli di contabilità speciale
per inttoitare eventuali erogazioni liberali, ai limitatissimi benefici fiscali, alla scarsa competitività
del settore culturale rispetto ad altri ambiti (ad esempio quello sociale e sanitario) nell'attrarre
risorse da enti profit, alla scarsa attenzione alle più moderne modalità di comunicazione, ad esempio
atttaverso un uso consapevole ed efficace dei social network, per una maggiore e più tempestiva
diffusione degli eventi e dei prodotti oggetto delle erogazioni liberali e delle sponsorizzazioni.
Gli istituti culturali devono quindi pimtare da una parte a risolvere queste difficoltà e
dall'altta parte a mettere in atto una vera e propria sttategia di fund raising, fortemente integrata
nella propria attività istituzionale, al fine di reperire risorse non esclusivamentefinanziariema
anche umane, organizzative e relazionali, valorizzando la propria identità ed elaborando la propria
"buona causa" da proporre ai possibili sostenitori, che possono ttovare negli archivi, nelle
biblioteche e nei musei una legittimazione in termini di responsabilità sociale e prestigio culturale,
ma anche un tornaconto in termini di immagine, tali da spingerli a stringere con i partner cultiu-ali
virtuose alleanze.
Per quanto attiene il partenariato pubblico-privato dovremo preliminarmente riferirci alla
grave situazionefinanziarianella quale versano gli enti locali. I Comuni titolari di musei, archivi e
spazi espositivi gestiscono sempre con maggior difficoltà le attività culturali e il proprio patrimonio
culturale, sttetti come sono tra il patto di Stabilità, la spending review, la difficoltà di accesso al
credito bancario, lariduzionedeittasferimentidal Govemo e il decremento deiflussitributari locali
per il diffìcile rapporto con Equitalia o con altri enti esattori, le spartizioni a pioggia dei sempre più
ridotti contributi regionali e l'impoverimento generale dei soggetti tenuti ai pagamenti.
I processi di esternalizzazione e i processi in outsourcing consentono una gestione e un
impegno finanziario condiviso, ma che va pianificato e monitorato. Unricorsopiù avveduto e
organico a soggetti previsti dal Testo Unico degli Enti Locali, una maggiore progettualità in capo al
soggetto pubblico che privilegi le vere priorità ed eviti gli enormi sprechi legati spesso a progetti di
pura immagine ma di scarsa consistenza scientifica, la costituzione di Fondazioni nelle quali a
fianco dei Comuni operino Fondazioni Bancarie, Camere di Commercio, Istituti bancari e anche
aziende private, consentirebbero una operatività e uno sviluppo di sinergie diversamente
impossibile, consentendo che i nostri istituti diventino anche incubatori di iniziative e fonte di
occupazione. Questi enti, in rete od in altto sistema territoriale e/o tematico, pottebbero realmente
sopperire alle odierne difficoltà economico-organizzative.
14
Il tema della governance risulterà poi fondamentale. La leadership dovrebbe rimanere
all'ente pubblico, titolare dei beni oggetto di musealizzazione e portatore di interessi collettivi.
Questo obiettivo pofrà essere raggiunto con previsioni statutarie che puntino a maggioranze
qualificate, a voti ponderali, a controlli obbligatori di qualità. L'ente pubblico dovrà insomma
disporre di una sorta di golden share. L'istituto della gestione indiretta è previsto dall'articolo 115
del Codice dei Beni Culturali, ma è necessario che il Govemo decida ima sttategia di sostegno.
Questi i punti chiave da proporre agli organi decisionali (Govemo e Parlamento) per uscire
dall'impasse attuale e da una crisi cherischiasempre più di divenire irreversibile:
1) Necessità di adottare nuovi modelli di fimd raising,finalizzatinon più alla esclusivaricercadi
risorse economiche ma anche di quelle umane, relazionali e organizzative.
2) Esigenza di una maggiore formazione in questo ambito, destinata sia agli operatori culturali che a
quelli delle aziende, al fine di predisporre progetti di qualità a limgo termine, di mettere in campo
una efficace attività di marketing, di garantire una competenza in ambito normativo e fiscale.
3) Necessità della creazione di un'agenzia di intermediazione sul modello della britannica Arts &
Business, una rete che mette in relazione il mondo dell'imprenditoria e quello dell'arte e della
cultura.
4) Urgenza di operare una semplificazione del regime fiscale, in particolare per quanto riguarda
l'eliminazione dell'IVA sulle sponsorizzazioni, la revisione delle aliquote degli oneri deducibili e
delle dettazioni fiscali, la semplificazione delle procedure e dei criteri per poter inttoitare le
sponsorizzazioni.
5) Ipotesi di modifica dell'art. 120 del Codice dei beni culturali e del paesaggio in modo che
preveda l'estensione dell'oggetto dei contributi anche per l'ordinaria gestione dei beni.
6) Per quanto attiene il partenariato pubblico-privato, occorre favorire la costituzione di Fondazioni
nelle quali a fianco dei Comuni, operino Fondazioni Bancarie, Camere di Commercio, Banche
operative e anche aziende private, consentendo una operatività e uno sviluppo di sinergie
diversamente impossibili.
15
Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 26/07/2013 - 0013943
Consiglio Regionale del Veneto
^ >;*7^^ ^
Sesta Commissione Consiliare
^ Consiglio Regionale del Veneto
Consultazione sui progetti di legge n.350 e n. 364
i dei 26/07/2013
CRV
Prot.: 0013943 Titolano 2.6
CRV
spc-UPA
Venezia 25 luglio 2013
Considerando che nella Regione dei Veneto è notevolissima ia presenza di strutture urbane monumentali,
ricche oltremodo di valore storico-artistico e socio-culturale, che sono state sedi di istituzioni pubbliche sia
delle formazioni politiche feudali, comunali e delle Signorie, sia della Serenissima Repubblica di Venezia, e
residenze delle famiglie che hanno in ogni epoca fornito il personale istituzionale, amministrativo, polìtico,
diplomatico, economico, religioso e culturale che ha retto le sorti del territorio nelle sue varie fasi storiche,
l'Associazione delle Dimore Storiche Italiane, Consiglio sezionale della Regione Veneto,
propone
i seguenti emendamenti:
Per il Progetto di legge n. 364 "Nuove norme per una politica in materia di cultura, spettacolo ed
industria culturale delia Regine del Veneto"
Al Capo I, Art. 13, Comma 4: dopo "ville venete", aggiungere " ai palazzi pubblici e privati in contesto
urbano ed extraurbano,"
Per il Progetto di legge n. 350 "Testo unico delle norme regionali in materia di beni, istituti, attività
culturali e spettacolo nel Veneto"
Al Titolo II, Capo Ili, Art. 8, Comma 1, sub a), 12: sostituire "e i centri storici" con ", quali i centri storici";
Ibidem: dopo "politiche e culturali", aggiungere: " e, in tali contesti, i palazzi e gli edifici monumentali in
passato sedi di istituzioni pubbliche e private e residenze delle principali famiglie che segnarono la storia
istituzionale, economica e culturale del territorio"
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16
Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 26/08/2013 - 0015174
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MEMO FEDERICA
^
Da:
SSCOMS.Struttura
Inviato:
A:
Oggetto:
Allegati:
lunedi 26 agosto 2013 11:36
j f i d e i 26/08/2013 ' Prot : 0015174 Titolano 2.6
MEMO FEDERICA
CRV
CRV
spc-uPA
I: Progetti di legge in materia di cultura
Raccolta di documentazione locale.doc
^
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^
Consiglio Reiiionale ili'/yeitelo
Altra osservazione da protocollare.
Ap
Da: Ronzoni Daniele fmailto:biblioteca(a)abanoterme.netì
Inviato: sabato 3 agosto 2013 11:32
A: SSC0M6.Struttura; '[email protected]'
Ce: '[email protected]'
Oggetto: Progetti di legge in materia di cultura
Buongiorno, accogliendo l'invito espresso dalla Sesta Commissione Consiliare Permanente del Consiglio
Regionale del Veneto nel corso dell'audizione (29.07.2013) riferita ai Progetti di legge in materia di cultura
nn. 350 e 364, invio in allegato un breve contributo sulla raccolta di documentazione locale quale compito
fondamentale della biblioteca pubblica.
Distinti saluti.
Daniele Ronzoni
Direttore della Biblioteca Civica di Abano Terme
Via Matteotti, 70
35031 Abano Terme
Tel. 049 8617975
Fax 049 8617972
e-mail biblioteca(S),abanoterme.net
Questo messaggio potrebbe contenere opinioni personali le quali non costituiscono impegni o posizioni
ufficiali dell'Ente, salvo sia diversamente indicato. Le informazioni contenute in questo messaggio
(comprensivo di eventuali allegati) sono riservate e confidenziali e sono a esclusivo utilizzo del destinatario
indicato in indirizzo. Qualora non foste il destinatario del presente messaggio, Vi preghiamo di non
leggerlo, di cancellarlo dal Vostro sistema assieme ad ogni documento ad esso allegato e di volerci avvertire
immediatamente tramite posta elettronica o telefono. Dato il mezzo di trasmissione utilizzato, sono vietate
la duplicazione e/o l'utilizzo del presente messaggio e di ogni documento allegato, così come la relativa
divulgazione, senza l'espressa autorizzazione del mittente. Ogni utilizzo improprio è contrario ai principi
del D.Lgs. 196/03 e alla legislazione europea.
17
LA RACCOLTA DI DOCUMENTAZIONE LOCALE
Per definire l'identità della biblioteca pubblica, occorre attribuire la giusta importanza anche al
compito che essa ha di organizzare una raccolta di documentazione locale relativa alla propria
comunità di riferimento. Questa raccolta non esplica solo un'attività di conservazione di documenti,
bensì preserva e promuove l'identità di una comunità, costruisce ponti tra le generazioni,
riattribuisce senso a elementi naturali e antropici del paesaggio.
Le linee guida IFLA Unesco dicono che: "La biblioteca pubblica [...] opera anche come memoria
del passato raccogliendo, conservando e mettendo a disposizione il materiale che riguarda la storia
della comunità e degli individui" (// servizio bibliotecario pubblico: linee guida IFLA/Unesco per
lo sviluppo, Associazione italiana biblioteche, 2002, p. 21-22). Raramente, però, vi è la necessaria
consapevolezza dell'importanza di tale impegno per la biblioteca pubblica, ne fa fede anche il fatto
che la produzione della letteratura professionale italiana in questo ambito è nettamente inferiore
rispetto a quasi tutti gli altri argomenti biblioteconomici, in primis la catalogazione.
L'unico esempio che ho trovato di forte consapevolezza riguardo a questa missione è rappresentato
dall'opuscolo Dal libro alle collezioni (Provincia di Milano, 2002, p. 17): lì addirittura al primo
posto degli ambiti di intervento che definiscono il ruolo della biblioteca pubblica viene messa
proprio la raccolta di documentazione locale.
Per esemplificare alcuni aspetti connessi alla Raccolta di documentazione locale, citerò l'esperienza
della Biblioteca Civica di Abano Terme non per immodestia, ma per dimostrare che anche la
biblioteca di una città medio-piccola, pur non esprimendo singole punte di straordinaria eccellenza,
può vantare la realizzazione fedele e quasi completa dell'ampia proposta presente nel testo di Rino
Pensato {La raccolta locale. Principi e gestione, Editrice bibliografica, 2000).
Per lo più nelle nostre biblioteche la classica sezione locale comprende testi anche sulla provincia di
appartenenza e sul Veneto, e spesso il restante materiale non è né ordinato né catalogato. Così era
anche per Abano prima del 2003, quando è cominciato il progetto di raccolta di documentazione
locale. Il punto di partenza del progetto è stato il citato libro di Pensato e soprattutto il suo
messaggio più importante che afferma che la raccolta di documentazione locale non è innanzitutto
una raccolta di documenti, bensì appunto un progetto, perché risponde a una precisa intenzione.
Non è principalmente conservazione, ma soprattutto proposta, diffusione di sapere che genera altro
sapere.
Lo stato della situazione è il seguente: la raccolta è composta da monografìe (suddivise nel fondo di
argomento locale, nel fondo delle persone legate ad Abano, nel fondo editori, nel fondo eventi cioè
atti di conferenze, cataloghi di mostre, ecc. e nel fondo libri antichi), opuscoli, articoli, documenti
multimediali, fotografie, siti, riviste.
Infine, ci sono numerosi documenti raccolti in faldoni organizzati a livello archivistico. Si tratta di
materiale molto importante che si accresce nel momento in cui la biblioteca diviene punto di
riferimento per studiosi e studenti che fanno ricerche sul territorio. Più la biblioteca è in grado di
offrire materiale per le ricerche, più viene in possesso di nuovo materiale raccolto appunto nel corso
delle nuove investigazioni.
E' importante avviare un'opera di conservazione del web, infatti abbiamo incominciato a salvare
siti di e su Abano. Certo non è possibile salvare tutto, ma è evidente che la volatilità dei siti è tale
che se non si cominciano a salvare i siti più importanti, nulla rimarrà di un rilevante aspetto della
vita delle nostre comunità.
Le raccolte di fotografie e cartoline sono importantissime. Abano ha il sito www.albumdiabano.it
grazie al quale è possibile documentare con oltre 1.000 immagini l'evoluzione del territorio e dei
suoi abitanti.
La raccolta di documentazione locale, lungi dall'essere una sezione di mera conservazione, è un
punto di partenza per un intenso lavoro di promozione culturale le cosiddette attività di estensione:
18
abbiamo fatto pubblicazioni come bibliografie, saggi, cataloghi, atti di convegni. Abbiamo
organizzato concorsi per tesi, pubblicità attraverso conferenze, numerosi incontri con autori locali e
abbiamo allestito mostre. Abbiamo creato anche degli itinerari per riscoprire il territorio, in ciò
saldandoci anche alla vocazione turistica del paese.
In conclusione, è importante che la nuova legge regionale sulla cultura nel definire l'identità della
biblioteca pubblica sottolinei l'importanza della raccolta di documentazione locale, la cui
organizzazione potrà essere oggetto di successive disposizioni regolamentari.
19
Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 26/07/2013 - 0013922
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Tel 049.8755698
Fax 049.663561
[email protected]
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c.f. 92024740281
Part. Iva 04034910283
- CENTRO
STUDI
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beato p e l l e g r i n o , 16-35137 P A D O V A
LUCCINI
ONLUS
^ Consiglio Regionale del Veneto
I del 26/07/2013
Prot: 0013922 Titolario 2.6
CRV
CRV
spc-UPA
Audizione VI Commissione Regione Veneto:
Progetto di legge n.350; Progetto di legge n.364
Osservazioni
Premessa
Il Centro Studi E. Luccini è un'associazione Onlus, con personalità giuridica. L'associazione si
propone di reperire documentazione, nonché di promuovere ed organizzare attività di ricerca,
studio, formazione, pubblicazione e divulgazione attinenti sia alla storia moderna e contemporanea,
sia alla storia del movimento operaio e popolare del Veneto nelle sue varie espressioni sociali,
culturali e politiche. Conserviamo più di un centinaio di archivi privati riconosciuti di notevole
interesse storico dalla Soprintendenza archivistica del Veneto e di "interesse locale" dalla Regione
Veneto, così come la nostra biblioteca che vanta un patrimonio di oltre 40.000 volumi. Ci
apprestiamo a festeggiare, nel 2015, trent'anni armi di vita associativa e di intensa attività culturale.
I nostri archivi, (cartacei, fotografici, di manifesti e volantini, audiovisivi e testimonianze orali)
assieme alla biblioteca specialistica, all'emeroteca e alla raccolta di letteratura grigia compongono
un grande centro di documentazione della storia politico, sociale e sindacale del '900. Si tratta,
oramai, di una complessa infrastruttura culturale che ospita ricerche e progetti di culturali di alto
livello.
Inoltre, siamo i coordinatori della rete degli archivi storici della CGIL del Veneto e nel Comitato
scientifico della Rete nazionale dei centri di documentazione della CGIL rappresentiamo le strutture
del nord Italia.
20
Osservazioni al progetto di lg. 350
Esprimiamo la nostra soddisfazione per l'impianto generale della legge che, finalmente, mette in
evidenza il legame cultura-risorsa economica (art. 2 lett. e). Ottimo anche il proposito di
individuare e supportare istituzioni culturali di eccellenza (art. 2 lett. h).
Tuttaviarilevieimoche:
- E' poco evidente il legame cultura-archivi-biblioteche mentre molto spazio viene dato alla
valorizzazione dei beni museali, della lirica, dello spettacolo e delle risorse audiovisive.
- Ancora una volta non si parla con nettezza di Istituti cultuali privati nell'ambito della
conservazione dei beni archivistici e bibliografici. Così, un esempio per tutti, nell'or/. 8 comm. 5 e
comm. 10 si parla genericamente di "istituzioni culturali". In una situazione di oggettiva mancanza
di fondi come la presente si rischia di concentrare il sostegno sulle istituzioni pubbliche destinando
le strutture come il Luccini o come la Fondazione Pellicani o gli Istituti per la Storia dell'Età
Contemporanea e della Resistenza (l'elenco potrebbe durare a lungo) a ruoli marginali e al
ridimensionamento della loro attività (se non alla chiusura) all'interno della vita culturale veneta.
- All'art. 18 si punta all'aumento delfinanziamentoprivato nel settore culturale. La nostrarichiestaè
che questi sgravi siano allargati anche aifinanziamentiagli Istituti privati per metterci in grado di
poter pianificare efficaci politiche di fund raising così diffuse, ormai, su tutto il territorio europeo
- All'art. 10 si punta il focus sull'imprenditoria giovanile nel settore della cultura. In generale, ci
sentiamo di affermare che se il sistema deifinanziamentirimarrà basato sul sostegno a progetti che
non possono contemplare spese di gestione ordinaria difficilmente \'art. IO vedrà una sua effettiva
efficacia nel tessuto produttivo veneto
Osservazioni al progetto di lg. 364
Esprimiamo la nostra soddisfazione per l'accento che la legge mette, in più punti, sulla necessita di
creare cooperazione (art. 12 e art. 18 comm. 2) che lavorano nel campo dei beni e dei servizi
culturali. Riteniamo che solo la condivisione di pratiche, energie, idee e buone pratiche sia
21
- All'art. 17 non troviamo accenni alle biblioteche gestite da istituti privati e aperte al pubblico.
Queste biblioteche sono numerose sul territorio regionale e molte di esse, come il Centro Luccini,
operano già all'interno del Sistema Bibliotecario Nazionale. L'importanza di queste biblioteche
risiede nella specializzazione del materiale conservato e nel radicamento nel proprio territorio di
rifermento che garantiscono la raccolta di volumi conservati in unica copia sul territorio regionale e
nazionale.
- All'art. 18 vogliamorichiamarele osservazioni precedentemente esposte all'art. 8 del progetto di
legge 350 e che qui sintetizziamo: affermare che "la Regione: promuove e sostiene forme
associative permanenti tra i soggetti proprietari o detentori degli archivi di carattere sia territoriale
che tematico, al fine di assicurare un'ottimale gestione, fruibilità e valorizzazione del patrimonio
documentale, anche tramite l'utilizzo di personale qualificato comune" presuppone politiche di
finanziamento della gestione ordinaria che possano comprendere anche le spese del personale
assunto
a
tempo
indeterminato
e
le
spese
di
gestione
corrente
delle
sedi
di
conservazione/consultazione. Solo una politica di finanziamento così strutturata può fornire
garanzie per la costruzione di professionalità e di programmazione culturale. Altrimenti, riteniamo,
gli interventi sararmo episodici e legati all'utilizzo di personale precario.
- All'art. 21 si citano ifinanziamentieuropei. Riteniamo che ci sia molto spazio per il finanziamento
europeo nell'ambito degli Istituti culturali privati se la Regione mettesse in campo politiche di
coordinamento e di messa in comunicazione con analoghe strutture europee. Relazioni che le nostre
strutture non sono in grado né di tessere né di mantenere attive ma che sicuramente la Regione
Veneto potrebbe facilitare creando canali di comunicazione che gioverebbero anche agli altri settori
produttivi regionali. Un esempio per tutti: la fornitura di servizi e materiali di restauro del libro e del
documento da parte delle aziende venete a Istituti culturali europei,
Padova, 25 luglio 2013
faceiite funzioni
22
Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 26/08/2013 - 0015166
^ Consiglio Regionale del Veneto
I del 26/08/2013
Prot.: 0015166 Titolarlo 2.6
CRV
CRV
spc-UPA
MEMO FEDERICA
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
Allegati:
SSC0M6.Struttura
lunedì 26 agosto 2013 11:30
MEMO FEDERICA
I: Audizioni Progetti di legge n. 350 e 364
Osservazioni per Regione Veneto.pdf
Priorità:
Alta
Osservazione ulteriore da mandare a protocollo generale.
AP.
Da: Centro Studi Maritain rmailto:[email protected]
Inviato: domenica 18 agosto 2013 21:37
A: SSC0M6.Struttura
Oggetto: Re: Audizioni Progetti di legge n. 350 e 364
Priorità: Alta
Con la presente inviamo, in allegato, alcune osservazioni che il Presidente del Centro Studi
Jacques Maritain, prof. Luca Grion, desidera sottoporre all'attenzione dei membri della Sesta
Commissione Consiliare in riferimento ai Progetti di legge n. 350 e 364.
Cordiali saluti,
La segreteria
Centro Studi Jacques Maritain
Palazzo Vescovile
Via dei Seminario,
19
30026 - Portogruaro (VE)
tel.
+39.0421.760323
fax.
+39.0421.74653
sito:
www.centrostudimaritain.ora
23
Centro Stu.di
Jacques Maritain
Presidente
Portogruaro, 19 agosto 2013
Prot. 28/2013
Alla c. a. del membri della Sesta Commissione Consiliare
REGIONE DEL VENETO
Facendo seguito all'audizione presso la Sesta Commissione Consiliare dello scorso
25 luglio (audizione dedicata all'analisi dei Progetti di legge numero 350 e 364), con
la presente vorrei richiamare i punti essenziali esposti durante il mio intervento.
Innanzi tutto desidero rinnovare il mio apprezzamento per la volontà di istituire una
progettazione pluriennale che possa garantire una più efficace e incisiva azione da
parte degli enti culturali.
Ugualmente positivo è il mio giudizio relativamente alla valorizzazione del settore
culturale inteso, anche, come attore economico strategico sul quale investire.
Opportuna, infine, la volontà di valorizzare quei soggetti che sono in grado di attrarre risorse sul territorio, garantendo significative quote di cofinanziamento rispetto ai
progetti sottoposti all'attenzione regionale.
A fronte di questi elementi positivi, di seguito mi permetto di segnalare alcune criticità che sottopongo all'attenzione della Commissione.
1) Tra le priorità che la Regione si pone nel momento in cui immagina un riordino
delle politiche culturali, accanto alle opportune forme di tutela della grande tradizione artistica veneta (musica, teatri, musei, ecc.), credo sarebbe auspicabile inserire
anche un riferimento esplicito all'importanza di favorire una efficace divulgazione
dei risultati della ricerca scientifica, sociale e umanistica.
Il territorio veneto ospita alcuni tra i più prestigiosi atenei italiani (basti guardare le
recenti statistiche sulla qualità della ricerca prodotte dall'ANVUR), confermandosi
via Seminario, .19 - Portogruaro (VE) - 1-30026 Italia
tel. +39 0421 76 03 23 - fax +39 0421 74 653 - R Iva 0371730027.5
mailto: [email protected] - www.ceruTosLudi-tnaritain.eu - www.inaritain.eu
24
Centro Studi
Jacques Maritain
come culla della ricerca sia in ambito scientifico che umanistico. Ciò di cui si avverte
l'esigenza è, a mio avviso, un'intelligente opera di "trasferimento" delle conoscenze
dal mondo accademico alla società. A tal fine andrebbero valorizzate e incentivate
quelle agenzie culturali che, programmaticamente, si propongono come un "ponte"
tra ricerca accademica e diffusione culturale; la loro azione consente infatti di rendere l'eccellenza universitaria una risorsa effettiva di crescita culturale per l'intero
territorio regionale.
A tal fine vorrei proporre un emendamento che, in riferimento alle azioni sostenute
e promosse in via prioritaria dalla Regione del Veneto, valorizzi esplicitamente la divulgazione dei risultati della ricerca scientifica, sociale e umanistica.
2) Un secondo aspetto critico riguarda, a mio avvio, uno dei requisiti previsti all'art.
26 della Proposta di Legge n. 364, laddove tra i criteri indicati come essenziali al fine
di riconoscere lo status di "Istituzione culturale di rilevanza regionale" vi è «l'attività
di studio e ricerca della storia e della cultura veneta». A mio avviso tale specificazione, qualora abbia carattere esclusivo, rischia di indirizzare le politiche culturali della
Regione verso una concezione tendenzialmente localistica, prospettando una cultura del territorio ripiegata su se stessa anziché capace di aprirsi al mondo; al contrario
la forza della cultura riposa nella sua universalità. Proporrei quindi di affiancare alla
valorizzazione della cultura veneta l'attività di quelle istituzioni del territorio che,
proprio occupandosi di questioni non necessariamente localizzabili sul territorio, sono capaci di attrarre interesse da tutto il Paese.
3) Un ultimo aspetto che credo andrebbe valorizzato è il sostegno a quegli attori culturali che sono in grado di "educare alla cultura", ovvero che contribuiscono a far
maturare la sensibilità culturale del territorio. Nella misura in cui si investe, anche
economicamente, sul settore cultura risulta prezioso accompagnare tali politiche
con azioni capaci di incrementare la capacità di fruizione culturale da parte del territorio.
Grato per l'opportunità concessa, saluto con viva cordialità.
/Auca
^c^rì ^
via Seminario, 19 - Portogruaro (VE) - I.-30026 Italia
tel. +39 0421 76 03 23 - fax +39 0421 74 653 - E Iva 03717300275
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Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 02/08/2013 - 0014402
CGIL
3 Consiglio Regionale del Veneto
I del 02/08/2013
Prot.: 0014402 Titolarìo 2.6
CRV
CRV
spc-UPA
^VENirO
il Segretario Generale
30 luglio 2013
prot. 167.2013/VA
Al Presidente della Sesta Commissione Consiliare
Al Segretario della Sesta Commissione Consiliare
Consiglio Regionale del Veneto
Oggetto: PdL n. 350 "Nuove norme per una politica in materia di cultura, spettacolo
ed industria culturale nella regione Veneto"; PdL 364 "Testo unico delle
norme regionali in materia di beni, istituti, attività culturali e spettacolo nel
Veneto"
In merito alle proposte di legge in materia culturale non essendoci stato
possibile, per impegni improcrastinabili, partecipare all'audizione del 29 luglio, la
CGIL del Veneto trasmette alla Commissione le valutazioni sotto riportate.
Distinti saluti
il Segretario generale CGIL Veneto
Emilio Viafora
CGIL V e n e t o - V i a Peschiera, 5 - 30174 Mestre
tel. 041.5497825 fax 041.5497929 - e - m a i l segreteria.generate'gveneto.cgil.it
26
CGIL
vmÉTd
OSSERVAZIONI DELU CGIL VENETO Al PROGETTI DI LEGGE:
PdL n. 3 5 0 "Nuove norme per una politica in materia di cultura, spettacolo ed
industria culturale nella regione Veneto";
PdL 3 6 4 "Testo unico delle norme regionali in materia di beni, istituti, attività culturali
e spettacolo nel Veneto"
Il progetto di legge 350, Nuove norme per una politica in materia di cultura, spettacolo ed
industria culturale della regione del Veneto, si caratterizza come tentativo di inaugurare un
nuovo corso per la politica culturale della Regione Veneto, laddove il progetto 364, Testo
unico delle norme regionali in materia di beni, istituti, attività culturali e spettacolo nel
Veneto, si propone, in continuità con quanto predisposto dalle precedenti Legislature, un
riordino della normativa, in particolare delle leggi regionali 50, 51, 52 del 1984, già in parte
modificate e abrogate.
Complessivamente, anche per l'esplicito riferimento a condivisibili principi di ispirazione (art.
2), la proposta 350 presenta un assetto piij organico e volto a rendere piij dinamico il
tessuto culturale della regione. Va notato che, pur nel perseguire il "riconoscimento delle
specificità del patrimoni culturale veneto" (art. 2, f), nella 350, non si fa mai riferimento a
una "identità veneta", mentre nella 364 il richiamo a tale concetto serpeggia lungo tutto il
testo.
Questo elemento ci pare fortemente caratterizzante e dirimente rispetto all'idea di
evoluzione della società regionale sempre più interessata ad un significativo e positivo
fenomeno di apertura multiculturale e multireiigiosa che arricchiscono il già ricco
patrimonio di produzione culturale della regione.
Del resto, poiché risulta difficile individuare quale sia l'identità culturale veneta, unica ed
esclusiva, una politica culturale degna di tale nome dovrebbe esplicitare, fra le sue finalità,
la promozione e il sostegno delle diverse civiltà e culture presenti in una regione tanto piij
ricca e complessa quanto piij luogo di incontro di tradizioni, stili di vita, credenze, valori. Una
politica per la cultura non può che essere multiculturale. Accogliente e inclusiva.
Altrettanto prioritario risulta perciò ribadire il nesso immediato fra culture (ai plurale) e
cittadinanza, che rappresenta non solo la condizione di una fattiva inclusione sociale e di
una riqualificazione territoriale che sottragga al degrado aree e gruppi sociali, ma anche
l'opportunità di spazi di espressione per tutti i potenziali talenti. Il legame tra gli stimoli
provenienti dalle molteplici elaborazioni del sapere e delle culture e le occasioni di crescita
sociale, sia per i singoli che per la società tutta, è evidente e va favorito, attraverso una
politica per le culture e per i saperi. Per la cittadinanza.
CGIL Veneto - Via Pesctiiera, 5 - 301 74 Mestre
tel. 041.5497825 fax 041.5497929 - e-mail segreteria.generaleSveneto.cgil.it
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Rispetto al Veneto appare necessario e urgente un salto di qualità del modello culturale - e
quindi anche sociale e industriale - attraverso un concreto investimento nella risorsa delle
culture, quale occasione per valorizzare sia il patrimonio naturalistico e ambientale nella
direzione del turismo e dei beni culturali, sia per contribuire allo sviluppo del cosiddetto
"capitale umano", attraverso la sinergia di attività culturali e percorsi formativi,
dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
Da questo punto di vista, seguendo lo spirito dell'art. 9 della Costituzione, sembra opportuno
osservare che cultura (noi diremmo "culture") e ricerca scientifica devono essere in ugual
misura promosse e salvaguardate, in quanto capisaldi che procedono congiuntamente e
insieme costituiscono un motore dello sviluppo non solo economico, ma anche umano e
sociale.
Perciò è auspicabile una chiara definizione di tutti i soggetti che producono cultura/e,
conoscenza, ricerca e che, a vario titolo, concorrono a una nuova qualità dei processi e dei
prodotti culturali scientifici e tecnologici, quali destinatari di una politica culturale, ovvero di
una politica per le culture e per i saperi, di ampio respiro in prospettiva di medio-lungo
termine.
Cultura e ricerca, in quanto rappresentano un sicuro volano dello sviluppo, non devono
essere assistite, ma sostenute e promosse. Affrontarne l'evoluzione attraverso strumenti
quali la programmazione può rivelarsi strategico, soprattutto se le linee di intervento e gli
obiettivi da perseguire sono decìsi con l'apporto di tutti i soggetti coinvolti nell'industria
culturale e scientifica - enti, associazioni, istituti, organizzazioni, parti sociali, ecc. - al fine di
individuare le azioni che possono favorire il pluralismo delle espressioni delle culture e dei
saperi.
La partecipazione alla programmazione va intesa nella forma piij ampia sia per quanto
riguarda la destinazione delle risorse, sia per la valutazione della qualità del loro impiego che
contribuisca al miglioramento continuo. Deve rispondere alle logiche di sviluppo e di
salvaguardia degli asset locali, consentendo il coinvolgimento di tutti i soggetti politicamente
e socialmente attivi sul territorio, in un'ottica di coordinamento e di promozione di progetti di
qualità. Si tratta di attivare una politica trasparente ed efficiente in materia di finanziamento
delle iniziative che contribuiscano alla salvaguardia, all'innovazione alla diffusione e allo
scambio di produzioni materiali e immateriali.
In questo ambito si tratta da una parte di assicurare finanziamenti agli Istituti che producono
studi, progetti e ricerche scientificamente riconosciuti non solo in ambito regionale, e
dall'altra prevedere veri e propri concorsi di idee progettuali che andrebbero valutati da
apposita commissione costituita da altissime figure intellettuali regionali e nazionali.
In uno scenario economico e istituzionale sempre più condizionato dalle politiche europee,
come quello attuale, risulta assolutamente prioritario rafforzare il legami con i Paesi europei
ed esteri per favorire il network culturale e scientifico e la circolazione di beni comuni quali
appunto cultura e ricerca. Restando alla Comunità europea, si impone un utilizzo efficiente
ed efficace delle risorse cui la Regione Veneto può, e deve, attingere ai fondi dell'Unione
Europea anche allo scopo di intensificare i rapporti e la collaborazione con culture e saperi di
ogni provenienza in una logica di accrescimento del valore delle nostre produzioni culturali e
scientifiche.
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Il nodo del finanziamento di progetti e interventi ad alto valore aggiunto sul piano culturale
e/o innovativi sul piano della ricerca costituisce un aspetto dirimente e richiede una
regolamentazione snella che garantisca l'oggettività dei criteri di approvazione di proposte di
qualità, che ne permetta rapidamente l'attivazione per innescare utilizzazioni e fruizioni
virtuose che contribuiscano alla ripresa dello sviluppo e dell'occupazione. L'abbandono di
qualsiasi forma di arbitrarietà nelle valutazioni progettuali e l'applicazione di metodi di
misurazione oggettivi e condivisi, costituiscono la premessa a una programmazione pubblica
attenta ai tempi e alle entità degli inten/enti, che non può che valorizzare lavoro, impegno,
progettualità, visione futura e interessare strategicamente il bilancio delle città e della
Regione.
L'evoluzione delle professioni e della qualità del lavoro trovano nelle produzioni culturali e
nella crescita dei saperi rappresentano un potenziale altissimo che va maggiormente
valorizzato guardando al Veneto del futuro oltre l'attuale crisi.
Le opportunità di sviluppo sono strettamente connesse all'evoluzione del "capitale umano".
Basti pensare che il patrimonio artistico, il know how culturale, l'innovazione moltiplicano il
loro valore e si autoalimentano attraverso la messa in circolo, la creazioni di reti e di
alleanze, lo scambio e così via, dando luogo a un indotto di proporzioni difficilmente
quantificabili, un'esternalità assolutamente positiva, che va governata e regolamentata.
Da questo punto di vista, il rafforzamento delle sinergie fra istruzione, ricerca, formazione,
turismo, ambiente, manifestazioni culturali, artistiche costituisce un percorso indispensabile
e urgente anche per una trasformazione ed evoluzione del manifatturiero veneto e del
sistema delle Imprese che hanno bisogno di una valorizzazione delle professioni, le piij
disparate, che gravitano nella galassia delle produzioni artistiche, culturali, scientifiche e
tecnologiche. Perciò una politica per le culture e per i saperi dovrà pensare anche a profili
professionali nuovi e affrontare in maniera sistematica le diverse esigenze di chi è occupato
in settori in continua evoluzione. Va da sé che un approccio al lavoro e alla formazione
professionale di lavoratori delle culture e della ricerca dovrà prevedere un coinvolgimento
diretto delle partì sociali oltre che delle istituzioni dedicate, per un equilibrato riordino delle
attività e delle regole contrattuali.
Si rende necessario ed improcrastinabile uscire dalla vecchia logica che confina la cultura
come "settore" a una politica per le culture e per i saperi come beni comuni, come azione di
sistema. Occorre cioè una concertazione delle politiche culturali su vasta scala, per
sviluppare strategìe e sinergie fra le diverse realtà in grado dì proporre, elaborare e valutare
progetti di qualità. In questo modo potrà essere allargato il raggio di ricaduta delle risorse
economiche disponibili e realizzata una governance delle culture e dei saperi che coinvolga
nei processi decisionali ì soggetti polìtici e sociali pìij rilevanti del territorio.
Luglio 2013
CGIL Veneto - Via Peschiera, 5 - 30174 Mestre
tel. 041.5497825 fax 041.5497929 - e-mail segreteria.generaleS veneto.cgil.it
29
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Per conto di: [email protected] <[email protected]>
mercoledì 31 luglio 2013 12:03
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POSTA CERTIFICATA: Osservazioni PdL n 35 e Pdl n 364
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Alta
-Questo è un Messaggio di Posta Certificata-II giorno 31/07/2013 alle ore 12:03:18 (+0200) il messaggio con Oggetto
"Osservazioni PdL n 35 e Pdl n 364" è stato inviato dal mittente "cgilveneto(5)pec.ìt"
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Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 30/07/2013 - 0014161
Comune di Padova
Settore Musei e Biblioteche
Direzione
I^
(^^(SUfpìT^ P
K9t/b
T1--^ ''^J^^
Oggetto: Consultazione del 29 luglio 2013. Osservazioni
^ Consiglio Regionale del Veneto
I del 30/07/2013
Prot: 0014161 Titolano 2.6
CRV
CRV
spc-UPA
L
Nel valutare positivamente la volontà di semplificazione sottesa alle due proposte di le^gge, si
fa presente che più volte e in varie sedi si è sottolineata la necessità di un adeguamento
nonnativo che, purtroppo, da nessuno dei due progetti è preso in considerazione, nel momento
in cui si va ad abrogare quasi del tutto l'apparato legislativo preesistente.
Volentieri si presentano le osservazioni alle quali si è stati invitati nella convocazione.
Progetto di legge n. 364
Testo unico delle norme regionali in materia di Beni, Istutit, Attività Culturali e
Spettacolo nel Veneto.
Osservazioni
Neil'apprezzare l'intento della Giunta Regionale del Veneto nel proporre un Testo Unico per
le leggi summenzionate, ci si permette di avanzare osservazioni volte alla necessità di
normare temi legati alla formazione, all'accreditamento, alla classificazione.
Per quanto riguarda le motivazioni della riforma, si condivide l'osservazione che le precedenti
leggi regionali hanno permesso un'efficace azione, in particolare per quanto riguarda
Biblioteche, Archivi, Musei. Tali leggi erano infatti concepite anche con l'intento di offrire
un sostegno strutturale alle Istituzioni, le quali hanno potuto indirizzare positivamente il
rapporto sviluppatosi con la Regione. In particolare in dette leggi sono contenuti elementi
normativi che permettono le azioni di riconoscimento, classificazione, strutturazione degli
istituti di cultura.
Nel presente progetto è apprezzabile l'intento di favorire le capacità di elaborazione di
progetti culturali e di indirizzare ifinanziamentisu azioni di valorizzazione costruite sulla
base di una progettualità ampia e condivisa.
Tale impostazione va però integrata salvaguardando la funzione legislativa della Regione.
L'attuazione di programmi di lungo respiro sarà senz'altro favorita dall'esistenza di direttive e
norme che armonizzino la strutturazione delle diverse istituzioni e ne definiscano le
competenze al loro intemo.
Nel Titolo II, ai capi I, II, III appare indispensabile salvaguardare, con eventuali
aggiornamenti, una serie di elementi pesenti nella legislazione precedente. Tali elementi, a suo
tempo introdotti anche grazie a deleghe dello Stato risalenti agli anni settanta, contemplano le
competenze della Regione nel definire le modalità di classificazione degli Istituti, delineare la
loro fisionomia in rapporto agli organici tecnici, individuare i servizi da erogare.
Le procedure di accreditamento, previste anche in relazione alle forme di recepimento
regionale degli standard approvati a livello nazionale, necessitano infatti di comuni elementi
di riferimento per definire la struttura operativa. In tale senso si tenga presente che i
documenti relativi agli standard sono costruiti con una componente di prescrizione ma
soprattutto con componenti di indirizzo, le quali non si rivelano sufficienti a stabilire quei
punti fermi normativi dei quali gli istituti necessitano per la loro gestione e il loro sviluppo.
35121 Padova - Italia
Via Porciglia, 35
tel. 049 8204513 - fax 049 8204566
e-mail: [email protected]
31
Le indicazioni contenute nel documento di approvazione degli standard sono state concepite a
"maglie larghe" per poter favorire l'accreditamento del maggior numero possibile di realtà.
Nello stesso tempo il coordinamento di un sistema ampio come quello della Regione del
Veneto, si ritiene debba poggiare su punti fermi, stabiliti con provvedimento legislativo.
Anche ai fini del sostegno regionale agli interventi di conservazione, si rivela opportuno,
prima di abrogare tout court la legislazione sinora vigente, concludere il percorso di
classificazione degli Istituti accreditati.
Si fa presente che l'ultima classificazione è stata data dallo Stato nel 1965 e poi non vi si è più
messo mano. L'erogazione dei contributi per la conservazione non può essere esclusivamente
collegata all'attuazione di progettualità, ma si deve basare su di una attenta mappatura della
fisionomia e necessità degli Istituti. In tal senso si fa presente che fra i compiti delegati dallo
Stato, ribaditi negli standard di sviluppo per i Musei approvati con decreto ministeriale del 27
luglio 2001, recepiti dalla Regione Veneto, che nella Legge 11/2001 alla lettera C precisa che
è compito della Regione stabilire gli organici dei Musei in accordo con gli standard elaborati a
livello nazionale ed europeo; quanto espresso all'art. 3 lettera e, non sembra sufficiente ad
assolvere a questa funzione. In particolare all'art. 2 lettera h, andrebbe esplicitata la tipologia
di servizi passibili di diffusione e sostegno grazie alla Regione.
Art. 4 sarebbe bene allegare la definizione dei criteri per le modalità adottate alfinedi
individuare le principali istituzioni culturali.
L'individuazione su base di programmazione triennale sembra essere concepita per favorire
esclusivamente iniziative selezionate su aspetti progettuali, senza tenere conto della
strutturazione degli Istituti. Se l'articolo così concepito sembra rafforzare l'operatività, in
realtà non offre adeguato supporto strutturale proprio a quei soggetti che dovrebbe mettere in
grado di produrre al meglio, anche in collaborazione con la Regione.
Art. 5 e 6 si conferma che la programmazione triennale e annuale possono rivelarsi strumento
efficace, ma in particolare per specifiche progettualità. Non si comprendono le modalità
attraverso le quali la Regione intenda sostenere il suo sistema, implementando l'azione degli
enti proprietari che, naturalmente, devono provvedere alla parte basilare del sostegno
dell'attività degli Istituti.
Art. 7 si prevede il ricorso ad atti di indirizzo per l'attuazione dei contenuti dei piani annuali.
Se lo strumento si può rivelare positivo per l'attuazione di programmi specifici e in particolare
di collaborazione, l'atto di indirizzo sembra insufficiente per perpetuare il sostegno strutturale
sinora offerto dalla Regione alle diverse Istituzioni, in termini di conservazione, ordinamento,
catalogazione e valorizzazione del patrimonio. Si tenga conto che la legislazione vigente, con
la concessione di un contributo etreamamente contenuto, vincola comunque i percettori
all'effettuazione degli interventi approvati.
Inoltre, pur individuandosi nell'articolo le priorità, non si stabiliscono criteri obiettivi di
valutazione, né le modalità per individuarli.
Art. 13 risulta troppo selettivo porre in una posizione di rilievo i siti UNESCO. La procedura
per ottenere questo riconoscimento è assai complessa e non tutti i soggetti sono in grado di
sostenerla e con le attuali ristrettezze alcuni soggetti potrebbero non essere più in grado di
garantire l'inegrità dei piani di gestione a suo tempo approvati per il riconoscimento. Inoltre
UNESCO tendenzialmente evita la concessione del riconoscimento a più realtà diverse
all'interno della stessa area urbana, seguendo l'indirizzo dell'accreditamento di situazioni di
valenza territoriale, contemplando anche la compresenza di diversi soggetti proprietari. Ciò
32
vuol dire che situazioni di sicura eccellenza, meta abituale di centinaia di migliaia di visitatori,
ma non in possesso del suddetto riconoscimento, potrebbero essere escluse dalla posizione di
rilievo individuata dalla Regione.
Art. 15 si rivelerebbe opportuna una declaratoria che definisse quali servizi culturali e quali
standard minimi debbano essere offerti per le diverse situazioni in rapporto all'accreditamento
e alla classificazione.
Art. 16 per la costituzione del sistema museale regionale si rivela fondamentale, anche ai fini
dell'individuazione degli obiettivi da perseguire, il processo di classificazione, individuando
modalità e temi per il suo espletamento. Si rivelerebbe utilissima l'eplicitazione dei requisiti
minimi. Mancano i criteri per la messa a punto di una mappatura volta a definire
l'articolazione del sistema. Manca l'individuazione degli organi attuativi, che non può essere
demandata a soi atti di indirizzo.
Art. 17: la formulazione di questo articolo, così come anche del successivo, si regge su
un'ambiguità lessicale. Non si afferra chiaramente la portata del termine 'sistema' (co. 1
'sistemi di servizi informativi e documentari'; co. 2 'articolazione in sistemi di servizi
interconnessi'; co. 3 'sistemi di servizi organizzati in biblioteche singole e da più biblioteche
insieme'), per cui non si afferra se sia da intendere in accezione tecnica (organizzazione
funzionale di più uffici con gestione unitaria, come il Sistema bibliotecario del Comune di
Padova) o in senso molto generico (equivalente a 'modalità'), dato che vi si fa riferimento
anche relativamente a una singola biblioteca.
NB: a questo proposito, vale la pena di ricordare che il progetto regionale di Misurazione e
Valutazione (PMV) ha da alcuni anni adottato il termine 'sistema' in accezione tecnica,
co. 7 e 8: si prevede che gli atti di indirizzo di competenza della Giunta riguardino anche (co.
7 punto b) l'articolazione dei sistemi di servizi bibliotecari, compresa la loro organizzazione, i
requisiti minimi (co. 8 punto a) e le procedure di gestione delle raccolte (punto g). Pare che in
tale modo un organo politico si attribuisca competenze di carattere strettamente gestionale.
Art. 19 il sostegno previsto per la conservazione è espresso in termini che non consentono di
comprendere il percorso per adire all'individuato sostegno. II demandarlo a specifici progetti
cela il rischio di instaurare procedure episodiche, al di fuori della ricognizione indispensabile
al fine di indiividuare priorità ed eccellenze.
33
Progetto di legge n. 350
Nuove norme per una politica in material di Cultura, Spettacolo ed Industria Cultuale
della Regione del Veneto.
Osservazioni
Si considera come fortemente positivo l'intento di perseguire un'integrazione sempre più
fattiva fra tutti i soggetti che esprimono cultura, considerandola elemento centrale del nostro
sistema.
Art. 3 l'introduzione del tema della concertazione andrebbe definita secondo le modalità e
l'individuazionde dei campi di intervento.
Art. 5 la programmazione non può essere la sola forma di intervento. Si rivela utile per
perseguire specifiche finalità, non per la gestione della complessità di un patrimonio che si
configura come vero e proprio sistema, sul quale solo la Regione può offrire, dal punto di
vista istituzionale, un apporto di coordinamento e indirizzo tra tante realtà dotate di spiccata
individualità, rispondenti e enti e soggetti proprietari diversi.
All'interno di questo sistema, per archivi, biblioteche e musei, si rivelerebbe utile una
trattazione particolare, in quanto sono questi i soggetti detentori della parte di maggiore
rilevanza del patrimonio stabile (soggetto a complessità di gestione) e dell'identità più
profonda.
Art. 6 si dovrebbe prevedere la presenza di un allegato che definisca le grandi istituzioni e i
criteri per il loro riconoscimento. II numero dei soggetti individuati in prima battuta potrebbe
essere significativamente integrato
Al co. 1 : i termini di approvazione dei piani esecutivi annuali (30 novembre), a valere per
l'anno solare successivo, non appaiono congrui con le esigenze di programmazione e di
formulazione delle proposte di bilancio per le amministrazioni locali
Art. 8/4 si saluta favorevolmente il riferimento dell'attualità di leggi sinora operanti e si
raccomanda di ribadire nelle nuove stesure gli elementi validi in esse contenuti.
Art. 12 si raccomanda, con gli Enti e i soggetti a vario titolo titolari del patrimonio una
adeguata concertazione al fine di individuare congiuntamente azioni volte alla costruzione di
strutture comuni, che vedano il concorso di tutti i soggetti che svolgono attività di
conservazione, ricerca, studio, valorizzazione.
Art. 20 l'abrogazione della LR 50/84 con la sola esclusione dellart. 8 lascia un vuoto
normativo che non viene colmato da alcuna altra norma contenuta nella proposta di legge.
Specifiche competenze della Regione e attribuzioni ricevute dallo Stato vengono così lasciate
nel vuoto.
L'intero comparto necessita di adeguamento normativo in termini importanti. No si tratta di
procedere a omologazione delle strutture, ma di cercare di far raggiungere a tutte le istituzioni
fisionomie gestionali compatibili ad azioni di rete in forma sempre più integrata.
Art. 22 la creazione di un Fondo unico, così come espresso, indebolisce le realtà di minore
entità per la congenita difficoltà di adire afinanziamentiche richiedano un percorso di
particolare complessità. Varmo studiate specifiche norme per il sostegno di tutti quegli
elementi che, pur di minore visibilità, fanno parte del panorama culturale veneto.
34
Art. 50: A proposito delle mediateche, ricompare un concetto di "rete", da chiarire come più
sopra il "sistema" delle biblioteche.
Al co. 1 punto a), elencando i destinatari, sono messe al primo posto le istituzioni scolastiche
e universitarie: in contrasto, ci pare, con il concetto di struttura pubblica che privilegia al
primo posto il cittadino (ora in accezione nazionale e comunitario) in quanto tale.
Il Direttore
MUSEI E BiBUOTECHE
Dr. Dfividé^nzato
35
Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 30/07/2013 - 0014200
^ Consiglio Regionale del Veneto
Idei 30/07/2013
Prot: 0014200 Titolarlo 2.6
CRV
CRV
spc-UPA
SSCOM6.Segreteria
Allegati:
[email protected] per conto di
[email protected]
lunedì 29 luglio 2013 17:42
SSC0M6.Segreteria; CENCI VITTORINO
Progetto di legge n.350. Proposta di legge di iniziativa dei Consiglieri Nereo
Laroni, Vittorino Cenci, Roberto Fasoli, Gustavo Franchetto, Pietrangelo Pettenò e
Cario Alberto Tesserin relativa a: "NUOVE NORME PER UNA POLITICA IN
MATERIA DI CULTURA, SP...
CENCI_AUDIZ-290713_PEDRON 290713.pdf
Priorità:
Alta
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AI1./1
Segreterìa di Direzione
CONFINDUSTRIA VENETO
Via Torino, 151/C
30172 Mestre-VENEZIA
Tel 041 2517511
Fax 041 2517571
E-mail direzione@confìndustria.veneto.it
36
CONFINDUSTRIA
Veneto
// Dirciiuiv Cicncrah'
Preg.mo
dr. Vittorino CENCI
Presidente
Sesta Commissione Consiliare
Consiglio Regionale del Veneto
Palazzo Ferro Fini
San Marco 2322
30124 Venezia
Mestre, 29 luglio 2013
Oggetto: Progetto di legge n.350
Proposta di legge di iniziativa dei Consiglieri Nereo Laroni, Vittorino
Cenci, Roberto Fasoli, Gustavo Franchetto, Pietrangelo Pettenò e Carlo
Alberto Tesserin relativa a: "NUOVE NORME PER UNA POLITICA
IN MATERIA DI CULTURA, SPETTACOLO ED INDUSTRIA
CULTURALE DELLA REGIONE DEL VENETO".
In merito al Progetto di legge indicato in oggetto e come anticipato nel corso della
audizione odierna da parte della nostra Anna Bordignon, trasmettiamo di seguito le
riflessioni di Confindustria Veneto.
Sottolineature positive
> ci pare assolutamente corretta e condivisibile l'affermazione, chericorrein
più parti dell'elaborato, secondo cui "i giacimenti di cui il Veneto dispone
sono ed anzi si chiamano giacimenti culturali": di conseguenza, la cultura va
considerata quale valore/fattore attraverso il quale perseguire uno sviluppo
qualitativamente più elevato nell'economia complessivamente considerata;
> ci pare altrettanto condivisibile il ritenere la cultura quale fattore
valorizzante dello stesso territorio e dunque dell'attrazione turistica riferita
alla nostra Regione. E questo non certo dimenticando i positivi riflessi che
questa valorizzazione ha e può avere sotto il profilo occupazionale; in tal
senso, condividiamo l'esplicitoriferimentoalla tutela delle grandi istituzioni
culturali cosi come l'impegno a favorire il rafforzamento del tessuto
culturale minore;
30172 Mestre Via Torino. 151/C
Telefono 041 2517511 - FAX: 041 2517571
wuw aiiilìntliisiria \t*in;ii>.it direzionearconfindustria.veneto.il
37
CONFINDUSTRIA
Veneto
// Oirclloiv Geiienilc
> corretto appare anche ilriconoscerecome la regione possa promuovere ed
incentivare forme di collaborazione pubblico-privato per conseguire una
maggiore efficienza ed un incremento della qualità nei servizi culturali
offerti ai cittadini (anche se questo importante concetto andrebbe più
coraggiosamente esplicitato);
> condivisibile, infine, appare la proposta di istituire un Fondo Unico per il
finanziamento del sistema cultura e spettacolo.
Sottolineature negative
> il progetto di legge, così concepito, ci sembra più una norma quadro o
comunque di indirizzo generale che un articolato dispositivo; tanto che, la
condivisibile impostazione che attribuisce importanza ai "giacimenti
culturali" poi non viene declinata con la medesima chiarezza ed efficacia,
ma piuttostorinviataa contesti normativi già esistenti;
> gli stessi strumenti attraverso i quali si vuole imprimere una svolta nelle
modalità di fruizione del nostro patrimonio culturale (nuovo portale on line
- centro di produzione multimediale - centro del restauro - nuove strutture
espositive) ci paiono francamente parziali ed addirittura modesti rispetto
alla funzione attribuitagli;
> poco e non chiaro ci pare sia lo spazio ed il riferimento alla cultura
d'impresa o, più in generale, ai prodotti culturali generati dal settore privato
e produttivo; e questo ci pare un limite per davvero "pesante": anche alla
luce e del Protocollo d'intesa da tempo operativo su questo fronte tra
Regione e Confindustria Veneto e delle tante iniziative (primafi-atutte il
premio letterario Campiello) avviate e gestite da privati o comunque
riconducibili al fenomeno del mecenatismo culturale;
30172 Mestre Via Torino, 151/C
Telefono 041 2517511 - F A X : 041 2517571
\\ ww vonlìiidiistn;!.vcjK-fu.it direzione»* confindustria.veneto.it
38
CONFINDUSTRIA
Veneto
// Dìiviiuìv Gi'iicfdÌL'
> pochissimi 0 addirittura assenti ci paiono, infine, i richiami ai legami tra
questa materia ed il settore turismo (che ha di recente una nuova legge
quadro) ed al marketing territoriale, inteso come attrazione di
presenze/investimenti stranieri generati o generabili da attività culturali.
Nel restare a disposizione per gli approfondimenti che riterrete eventualmente
necessari, porgiamo i migliori saluti.
Giampj olo Pedron
30172 Mestre Via Torino, 151/C
Telefono 041 2517511 - FAX: 041 2517571
nvi\i.ci"ifindii>iri;i.vt;nt'io.it direzione;" confindustria.veneto.it
39
Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 03/09/2013 - 0015518
Dott. Prof. Alberto Peratoner
Congregazione Annena Nfechitarìsta
Isola di San Lazzaro degli Armeni
30126-Venezia
_
oeratoner^libero il
peralonerCgiUDero.lt
» Consiglio Regionale del Veneto
i del 03/09/2013
Prot: 0015518 Titolarlo 2.6
CRV
CRV
spc-UPA
Venezia, 8 agosto 2013
Al Presidente della Sesta Commissione Consiliare
CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO
San Marco 2322 - 30124 Venezia
OGGETTO: Progetti di Legge im.
350 e 364 - Osservazioni
Preg.°° Presidente,
in relazione al Progetto di Legge n. 350 - Nuove norme per una politica in materia di
cultura, spettacolo ed industria culturale della Regione del Veneto e al Progetto / Diseffw di
Legge n. 364 - Testo unico delle norme regionali in materia di beni, istituti, attività culturali e
spettacolo nel Veneto,
richiamandomi alla Consultazione tenutasi presso la Sede del Consiglio Regionale del
Veneto, in data 25.7.2013, ore 10.30, e a quanto ivi verbalmente anticipato, provvedo a
comunicare con la presente le seguenti considerazioni in ordine all'auspicato perfezionamento
del documento finale nel quale dovrebt)ero confluire i due progetti di legge:
Considerate le idealità espresse nel PdL 350, laddove si auspicano «strategie di fruizione che
valorizzino l'insieme e la complessità del nostroretaggiostorico» {Relazione, p. 4) e, in vista di
mirati «interventi di gestione del bene culturale come risorsa anche dirilievoeconomico», si
prospetta di «assicurare l'equilibrio nei servizi culturali offerti fra i diversi ambiti territoriali,
costituendo reti ed attivando circuiti di organizzazione e distribuzione di attività e servizi
culturali, anche per siq)erare marginalità» (Art. 8, comma 1, lett. a, punto 10 (corsivi nostri),
ripreso letteralmente neUa Relazione introduttiva, p. 6);
considerato quanto prospettato tra i Principi e finalità, all'art. 2, comma 1, soprattutto alle
lett. b), i) e m), circa l'interrelazione dei «diversi livelli di governo territoriale» (b) e
l'opportunità dì agire, per la valorizzazione del patrimonio culturale, «di intesa con enti e
40
istituzioni regionali e nazionali interessate e secondo le norme di cooperazione intemazionale»
(i), nonché la «promozione della sinergia trarisorsepubbliche [...] e risorse private destinate alla
cultura» (m);
considerato il previsto istituto dei piani esecutivi annuali che la Giunta regionale
approverebt)e di anno in anno definendo, oltre che la destinazione dellerisorse,«i criteri di
valutazione delle iniziative proposte in materia di cultura, spettacolo e industria culturale» (art.
6) 0, in alternativa, la possibilità di ima programmazione triennale specificata da piani annuali
(PdL 364, artt 5-6);
considerato quanto specificato tra le Iniziative regionali per l'attuazione degli indirizzi
comunitari (PdL 350, art. 9, comma 1), dove ci si esprime in termini di integrazione dei settori
culturali nel contesto di strategie di specializzazione (lett. a), di cooperazione tra settori
culturali e TLC, turismo, innovazione, sviluppo urbano e pianificazione territoriale (b), nonché
di promozione di piattaforme, reti e cluster tra le parti interessate, pubbliche e private (c), e
ancora di collaborazioni strutturate tra i settori culturali, le parti sociali e gli operatori
dell'istruzione e della formazione (d);
considerato, in sintesi, che il citato Progetto di Legge sembra orientato ad un'azione più
profondamente organica e integrata di tutte lerisorsee forze in campo nel territorio di
competenza della Regione del Veneto;
Considerato, inoltre, che lo stesso Progetto / Disegno di Legge a 364 si muove
esplicitamente nella medesima direzione, orientandosi per un «metodo dì lavoro» qualificato
come «l'operare sulla base di programmi dì lungorespiro»capaci di coinvolgere «tutti gli attori
del sistema culturale veneto», con l'obiettivo dì «andare verso una consapevole progettualità
comime deUe azioni» (Relazione, p. 4),
tra gli strumenti di intervento contemplati al Titolo III del PdL 350 (Art. 12 e seguenti)
propongo di considerare l'istituzione dì un Centro o Organo dì coordinamento delle attività
cuUuraU per la realizzazione delle strategie di rete e di integrazione dì ambiti, territoriali e
tematici, e livelli diversi così diffusamente prospettate in entrambi ì documenti.
Dei quattro strumenti individuati e descrìtti, infatti, uno soltanto - il Portale del patrimonio
culturale del Veneto - ha carattere generale, e comimque sì caratterizza per una natura
prettamente contenutistica: sì tratterebbe dì un ottimo strumento di mappatura e conoscenza del
patrimonio culturale diffuso sul territorio, dì grande utilità per individuare, ad esempio,
addensamenti territoriali dì beni tipologicamente rilevanti sui quali intraprendere iniziative
tematiche mirate, ma rimarrebbe aperta la questione di chi e come dovrebbe - a monte e a valle
dellaricognizionedei dati che andrebbe a dar corpo al portale - coordinare queste iniziative e,
ancor prima, individuare gli insiemi o le unità territoriali e tematico-tipologiche su cui
concentrare l'azione e sviluppare ì progetti.
41
Q Centro di coordinamento delle attività culturali della Regione Veneto, avvalendosi di
competenze multidisciplinari e di una capacità dì supervisione dì sìntesi ad ampio raggio,
dovrebbe, perciò:
1) Individuare innanzitutto gli insiemi o le unità territoriali e tematico-tipologiche capaci di
fare sistema e perciò suscettibili di progetti di ampio respiro. Esempì di unità ambientaliterritoriali sono il comprensorio lagunare, l'area montana bellunese o microregìonì storiche
quali il Cadore, o ancora la Riviera del Brenta, l'area dei Colli Euganei, la fascia pedemontana,
l'Altipiano dì Asiago, ecc.; le unità tematico-tipologiche si intersecano con queste in nq>porto a
classi particolari di beai culturali, quali ad esempio le Ville venete, le Isole della Laguna veneta,
ì siti archeologici (a loro volta suscettibili di varia tipizzazione, es. paleovenetì, romani,
paleocristiani, ecc.), le chiese, i musei o i dipinti conservati in ima data unità territoriale, le
antiche biblioteche o i libri a stampa deU'antica tradizione tipografica veneziana e veneta, il
materiale archivìstico e documentario di un determinato ambito, ma anche i biotopi dì interesse
botanico e faunistico, le unità geologiche (es. le Dolomiti), i siti erepertipaleontologici, le
culture gastronomiche, le tradizioni celebrative, ecc., sino a categorie anche molto particolari dì
oggetti. Un insieme o unità territoriale capace di fare sistema è un areale dotato di una certa
unità storicamente consolidata, dove tutte queste dimensioni e stratificazioni possono essere
portate ad una lettura coerente in unaretedìreciprocirimandi.
2) Cogliere, considerando tutti ì soggetti operativi nei diversi settori - pubblici e privati - e
all'occorrenza suscitandone di nuovi e acquisendo l'esperienza di quanto può esser stato sinora
realizzato, le opportunità dì interazione tra i diversi ambiti in una prospettiva d'insieme e
tradurli in termini di effettiva progettualità generale.
3) Definire precise strategie a rete nelle quali assimilare e integrare quanto più possibile
esperienze e proposte sorgenti dal territorio e dalle istanze espresse dalle comunità locali e, in
generale, da tutti gli operatori attivi nei più diversi ambiti culturali. Tali strategie potrebbero
avvalersi dì un modello operativo flessìbile, che a partire da una struttura elementare "fissa"
quanto ai fondamentali (una sorta di protocollo regolare polivalente di interazione
multidisciplinare) sì modelli dì volta in volta in riporto alle specifiche esigenze dell'ambito o
realtà interessata.
La costituzione, nell'ambito della Regione del Veneto, dì un Cenù-o di coordinamento delle
attività culturali avente le caratteristiche e lefìmzìonìdescritte, permetterebbe di
a) ottimizzare le risorse in campo, evitandoridondanzenel sistema;
b) creare, attraverso l'interazione culturale dì diversi ambiti e livelli, nuove importunità di
conoscenza e di ricerca;
c) diffondere più capillarmente nel territorio la fruizione turistica, con il benefìcio di una
distribuzione più diffusa ed equilibrata deiflussituristici e perciò meno concentrata e meno
impattante sui pochi siti, monumentali e museali, nei quali è solita quasi esclusivamente
concentrarsi;
42
d) permetterebbe inoltre - cosa non di pocarilevanza- dì non perdere in filigrana eventuali
progetti che potrebberorimanerepenalizzati per il fatto dì apparire di primo acchito confinati
nella singolarità o rispondenti ad iniziative isolate e puntiformi: il Centro di coordinamento, con
la visione d'insieme dì cui disporrebbe, sarebbe in grado dì valutarne la possibile integrazione
nelle "reti" attive o allo studio e, perciò, eventualmente di valorizzarli;
e) questo permetterebbe a sua volta di non disperdere laricchezzadì tanti progetti avviati
con il sostegno della Regione e che rischìerebbero dì trovarsi tagliati fuori nel cambio di
prospettiva, da quello dei cosiddetti "finanziamenti a pioggia", che il PdL 364 prospetta
esplicitamente di "superare" (Relazione, p. 2), a quello dì una progettualità a rete e polivalente,
quale pare essere l'auspicato indirizzo di entrambi i documenti. Permetterebbe, in altre parole,
pur nel cambio di regime di finanziamento e concreto sostegno alle attività culturali, dì garantire
quel ilio di continuità tale almeno da evitare la dispersione deUerisorseimpegnate sino ad ora e
dei frutti che ne sono proficuamente conseguiti.
Con gratitudine per la considerazione con la quale la Congregazione Mechitarista è stata resa
partecipe dell'interessante iniziativa dì revisione del quadro legislativoriguardantei Beni e le
attività culturali della Regione del Veneto,
porgo a Lei e a tutti ì Membri della Commissione i più cordiali saluti e auguri di buon lavoro
miei e dell'Abate Generale, S.P. Rev. Elia v. Kilaghbìan.
In fede
Prof Alberto Peratoner
Delegato dell'Abate Generale
Congregazione Armena Mechitarista
43
SSC0M6.Segreteria
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
Allegati:
Alberto Peratoner <[email protected]>
giovedì 8 agosto 2013 12:12
SSC0M6.Segreteria
Pdl nn. 350 e 364 - Osservazioni
Congregazione Mecliitarista - Osservazioni ai Progetti di Legge nn 350 e 364.doc;
Congregazione Mechitarista - Osservazioni ai Progetti di Legge nn 350 e 364.pdf
Spett.le Segreteria della Sesta Commissione,
provvedo a trasmettervi, in allegato, in duplice formato (.doc e .pdf), ìe-oJservazioni ai Progetti di Legge nn.
350 e 364, anticipate a voce nella seduta della Consultazione tenutasi in data 25.7.2013.
Ringraziandovi per l'attenzione.
Vi porgo i miei più cordiali saluti.
Alberto Peratoner
Delegato
Congregazione Armena Mechitarista
44
Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 30/07/2013 - 0014170
£COKQ
NIERO MARIA LETIZIA
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
SSC0M6.Struttura
lunedì 29 luglio 2013 09:34
NIERO MARIA LETIZIA
I: Audizione Pdl regionali n.350 e n.364_Contributo Andrea Recaldin
Osservaziuoni per il protocollo
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•
mei 30/07/2013
CRV
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Prot.: 0014170
CRV
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Titolano 2.6
spc-UPA
i
Da: Andrea Recaldin [mailto:[email protected]
Inviato: sabato 27 luglio 2013 19:56
A: SSC0M6.Struttura
Oggetto: Audizione Pdl regionali n.350 e n.364_Contributo Andrea Recaldin
Egregia Segreteria,
come da accordi, di seguito la mia nota personale in relazione all'odierna audizione presso la VI° Commissione Cultura
relativamente all'oggetto di cui al titolo.
In relazione ai due progetti di legge regionale, si reputa auspicabile anzitutto convogliare i due testi in una unica
norma che armonizzi entrambi le proposte legislative, così da giungere ad un testo unico in materia di cultura e dello
spettacolo della Regione Veneto.
Relativamente ai singoli progetti di Legge, si rivela invece quanto segue
Progetto dì Legge n. 350
Là norma è nel suo impianto generale condivisibile, attinente alle tematiche attuali introducendo altresì concetti quali
l'impresa, l'industria culturale e l'imprenditoria culturale giovanile.
Si propongo tuttavia interventi di cui all'articolo 28, "Interventi nel settore editoriale", al fine di promuovere il settore
medesimo anche in collaborazione con gli enti locali e gli istituti scolastici, sia primari che secondari.
Si reputa infatti imprescindibile infatti sostenere la produzione letteraria della cultura veneta nel suo complesso, senza
promuovere la stessa all'interno degli istituti scolastici.
Inserire pertanto dopo il comma 3, il seguente:
3bis. Alfine di promuovere l'attività editoriale Regionale tra il mondo scolastico, la diffusione delle pubblicazioni di cui
ai commi 1 e2 avviene altresì in collaborazione con i Comuni del territorio regionale e con gli Istituti scolastici
Progetto di Legge n. 364
In relazione al presente progetto di Legge, si propongono i seguenti interventi normativi:
All'articolo 33, comma 1, sostituire la lettera d) con la seguente:
d) la promozione del Teatro in lingua Veneta, alla luce della importanza e della diffusione di questa tipologia di attività
teatrale, sia a livello nazionale che internazionale, valorizzando le peculiarità delle diverse parlate venete.
45
All'articolo 35, dopo la lettera e) del comma 4, è infine aggiunta:
f) la sostenibilità del progetto, anche in considerazione delle potenziali ricadute sul territorio ove esso si svolge, sia in
termini qualitativi, ovvero sociali e culturali, che quantitativi legati ai potenziali flussi turistici da esso attivabili
All'articolo 52 (Fondo unico regionale per lo spettacolo) dopo il comma 2, è aggiunto il seguente:
2_bis. All'interno del Fondo di cui al comma 1, viene istituto un apposito fondo denominato "Fondo regionale per i
giovani imprenditori dello spettacolo". Lo stanziamento delle risorse e i criteri di riparto vengono stabili dalla Giunta
Regionale, la quale considera altresì tra I criteri anche le potenziali ricadute delle iniziative in un'arco temporale di
medio e lungo periodo.
Conseguentemente, al successivo comma 3, sostituire le parole "Il riparto della quota del FRS-VE" con le parole "Il
riparto della quota del FRS-VE e del Fondo regionale per igiovani imprenditoiri dello spettacolo"
Dott. Andrea Recaldin
Funzionario gruppo parlamentare Lega Nord-Liga Veneta V° e VI° Commissione Bilancio e Finanze Senato della
Repubblica
Presidente Consulta Giovani Amministratori Anci Veneto
e-mail: andrea.recaldinisasenato.it
46
Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 30/07/2013 - 0014164
SCOH(?
PROVINCIA DI VENEZIA
COMUNE DI CAMPOLONGO MAGGIORE
PROVINCIA DI PADOVA
coilujf DI PIOVE DI SACCO
COI\)UJNE
PROGETTO PRELIMINARE
PARCO NATURALISTICO -ARCHEOLOGIGd
ENETOI PARK
^ Consiglio Regionale del Veneto
I del 30/07/2013
Prot. 0014164 Titolano 2.6
CRV
CRV
spc-UPA
OGGETTO
EMS
RELAZIONE TECNICA
DATA
1
m a g g i o 2007
COLLABORAZIONE E CONSULENZA
GRUPPO ARCHEOLOGICO
MINO MEDUACO
WWF
LEGA AMBIENTE
dott. PAOLO REGGIANI
WWF
LEGAMBJENTE
STUDIO DI ARCHITETTURA
rch. FRANCESCO COCCATO
viaVilla118/bB0J0N(Ve)
049-9725241 [email protected]
CTiKOS
47
arch. Coccato Francesco
RELAZIONE TECNICA
PREMESSE:
Enetri Park-,
Il Progetto di Parco Naturalistico- Archeologico "
si propone il
doppio obiettivo di concoirere a salvaguardare i caratteri ambientali e naturalistici del
territorio, e di offrire nel contempo una occasione di promozione di attività didattico - culturale
da far sviluppare intorno alla ricostruzione e gestione di un insediamento paleoveneto.
Il parco sorgerà in un'area ricadente nei Comuni di Campolongo Maggiore, in Provincia di
Venezia e di Piove di Sacco, in Provincia di Padova.
Nel settore d'intervento situato nel territorio della Provincia di Venezia, di circa 21.000 mq, è
previsto un intervento di conservazione ed espansione di un'area boschiva e la
realizzazione di un insediamento paleoveneto a vocazione didattica.
Nel settore di intervento situato nel territorio della Provincia di Padova, anch'esso di arca
30.000 mq, è previsto un intervento di salvaguardia di una estesa area umida risultante
dalle remote attività di escavazione funzionale alla realizzazione degli argini del Fiume
Brenta, e di cui questa costituisce una delle ultime testimonianze, nonché di esecuzione
delle infrastrutture ricettive e dei parcheggi.
INTRODUZIONE:
(dallo STUDIO DI FA TTIBILITA ', del "Enetoi Park", a cura della Provincia di Venezia, 2007)
La realizzazione del Parco Naturalistico - Archeologico situato nella parte meridionale
del Comune di Campolongo Maggiore, al confine con la Provincia di Padova ed il Comune
di Piove di Sacco, si colloca nel più ampio progetto di Rete Ecologica della Provincia di
Venezia, che si propone di disegnare uno scenario di equilibrio dell'ecosistema e di tutelare
le unità naturali esistenti mediante la realizzazione di corridoi ecologici tra le stesse, allo
scopo di tutelare le biodiversità, di migliorare l'assetto idrogeologico del territorio e di ridurre
gli impatti antropici.
A questo scopo la provincia di Venezia ha intrapreso un progetto che può definirsi
polivalente, in cu le azioni di conservazione e ricostruzione degli elementi naturali si
abbinano alle esigenze dell'uomo perridurre,per quanto possibile, le pressioni prodotte e
disporre di un ambiente di vita di elevata qualità. Questo può, però, avvenire solo se si
imposta il progetto in chiave di governo del territorio, vale a dire quale strumento di
influenza sulle politiche ambientali, economiche e sociali secondo uno schema proprio dello
sviluppo sostenibile: perseguendo interventi di qualità attraverso adeguate politiche, piani,
programmi, progetti, modi gestionali.
In ambito locale e per quanto attiene specificatamente il nostro territorio, l'attuazione della
Rete Ecologica Provinciale coinvolge l'area interessata dal passaggio del Fiume Brenta, che
per le potenzialità e le emergenze del territorio si offre alla realizzazione di un sistema di
valorizzazione organizzato ed articolato lungo il fiume, in grado di assicurare, da un lato la
permanenza e la tutela dei caratteri ambientali e paesaggistici, e dall'altro lo sviluppo di
attività legate al turismo ricreativo o didattico culturale.
Tra le più interessanti attività da sviluppare lungo il corso del Fiume Brenta, dorsale
locale della Rete Ecologica Provinciale, figura senza dubbio il Parco Naturalistico Archeologico, la cui realizzazione si propone il raggiungimento dei seguenti obiettivi:
Tutela delle unità naturali esistenti
Riqualificazione ambientale ed espansione di un'area che conserva persistenze di
superficie a bosco e significative aree umide
Valorizzazione delle connettività ecologica lungo l'asta del Fiume Brenta, dorsale
48
arch. Coccato Francesco
della Rete Ecologica della Provincia di Venezia
Ricostruzione fedele di un insediamento paleoveneto ispirato ai molti ritrovamenti
archeologici documentati in quest'area
Connessione con il Parco dei Casoni in territorio di Piove di Sacco.
UBICAZIONE E CONSISTENZA:
PROVINCIA DI VENEZIA
I terreni di proprietà dei sig. Trolese Ivona e Borina Patrizio-Vittorino, ubicati nel
Comune di Campolongo Maggiore (VE), e censiti al fg 24 del comune medesimo ai
mapp. 44-45(parziale)-46-47, risultano ubicati ai margini del Fiume Brenta, e sul confine del
Comune di Piove di Sacco (PD). Essi sono stati caratterizzati nei secoli scorsi dall'attività di
cava per la creazione degli argini del fiume, e quindi gran parte dell'area è caratterizzata dalla
presenza di una zona umida e boschiva, rimasta inutilizzata per molto tempo.
II Comune di Campolongo Maggiore nel P.R.G. vigente ha vincolato l'area a zona
umida ambientale, soggetta ad attività di cava.
In particolare i terreni esistenti, oggetto della presente relazione, sono censiti presso
il Comune di Campolongo Maggiore:
fg 24 mapp.
fg 24 mapp.
fg 24 mapp.
fg 24 mapp.
44
45
46
47
per un totale di
Proprietà:
mq 6.250
mq 11.1 AOparziale
mq
630
mq
3.460
Trolese Ivona
Trolese Ivona
Trolese Ivona
Borina Patrizio-Vittorino
mq 21.480
PROVINCIA DI PADOVA
I terreni di proprietà del sig. Malupini Massimo e Borina Patrizio-Vittorino, ubicati nel
Comune di Piove di Sacco (PD), e censiti al fg 8 del comune medesimo ai mapp. 313-30277-314-317-99-316-34-278(parziale)-103, risultano ubicati ai margini del Fiume Brenta, e
sul confine del Comune di Campolongo Maggiore (VE). Anche questi sono stati
caratterizzati nei secoli scorsi dall'attività di cava per la creazione degli argini del fiume, e in
questo caso una porzione parte dell'area è caratterizzata dalla presenza di una zona umida,
rimasta inutilizzata per molto tempo, e in parte parzialmente interrata; un'altra porzione è
tuttora utilizzata per la la produzione agricola, compatibile con le caratteristiche dei terreni.
II Comune di Piove di Sacco nel P.R.G. vigente ha vincolato l'area a zona umida
ambientale, soggetta ad attività di cava,.
In particolare i terreni esistenti, oggetto della presente relazione, sono censiti presso
il Comune di Piove di Sacco:
fg 8 mapp. 313
fg 8 mapp. 30
fg 8 mapp. 277
fg 8 mapp. 314
fg 8 mapp. 317
fg 8 mapp. 99
fg 8 mapp. 316
fg 8 mapp. 34
fg 8 mapp. 278
fg 8 mapp. 103
per un totale di
mq
1.100
Proprietà:
Malupini Massimo
mq 12.670
Malupini Massimo
mq
25
Malupini Massimo
mq
2.290
Malupini Massimo
mq
320
Malupini Massimo
mq
8200
Borina Patrizio-Vittorino
Borina Patrizio-Vittorino
mq
200
Borina Patrizio-Vittorino
mq
4826
Borina Patrizio-Vittorino
mq
340 parziale
mq
744
Borina Patrizio-Vittorino
mq 30.715
49
arch. Coccato Francesco
CONTESTO IDROGRAFICO:
(dal testo PIOVE DI SACCO, QUESTIONI DI FORMA: LETTURA E RAPPRESENTAZIONE di
Coccato F. e Giacomello G., 1989)
Il corso attuale dei fiumi e canali che in gran numero attraversano il territorio della
Saccisica, si presenta alquanto modificato rispetto all'antica situazione idrografica. Ci è parso
utile quindi analizzare, sulla base dei numerosi studi eseguiti, le principali trasformazioni che
si sono susseguite nel territorio a seguito dei vari interventi umani e degli eventi naturali.
Dopo gli studi del secolo scorso fino ai più attuali, coadiuvati da rilevamenti e fotointerpretazioni aeree, d sì può fare un quadro abbastanza completo della situazione fin
dall'epoca romana.
Il fiume principale era il Medoacus che dopo aver attraversato Padova, sorta su una
sua ansa, si divideva come attesta Plinio, in 2 rami, il Maior ed il Minor.
Il M. Maior con un corso appena sotto l'attuale Piovego,ricalcavain linea di massima
l'attuale Naviglio fino a Sambruson (Maio Medoaco nella tabula Peuntigeriana) per
continuare fino in Laguna (a Malamocco) attraverso Porto Menai e S. Ilario come si vede
dalle foto aeree (v. Marchiori). A Sambruson inoltre si divideva un altro ramo coincidente
con lo scolo Brentasecca, e si può ritenere con certezza che anche l'attuale ramo del
Naviglio ne costituisse un'altra diramazione. Anche il M. Minor, che si staccava presso
Noventa Padovana si divideva a sua volta a Villatora in 2 grossi rami che occupavano, uno
l'attuale corso del Cornio fino a Lova, l'altro scendeva per Saonara, Legnare, Brugine,
Campagnola, Arzergrande, Vallonga fino a Rosara, e andavano entrambi a sfociare a
Portosecco. Parallelo a quest'ultimo doveva scorrere per un tratto anche l'Edrone o
Retrone, cioè l'antico Bacchigliene che passando a Sud di Padova proseguiva per
Polverara, Arzerini e si collegava a Campagnola con il Minor (Bosio, Rosada, Pesavento).
Numerose Fossae furono anche realizzate durante il periodo romano per la
sistemazione idrogeologica del territorio soprattutto a Sud della Saccisica e probabilmente
l'attuale canale di Pontelongo è da identificarsi nella citata Fossa Clodia dell'età Augustea.
Questa era la situazione delle principali vie d'acqua, con i relativi porti sulla fascia
costiera, che doveva presentarsi fino al 589 quando avvenimenti tellurici e disastrose
alluvioni, sconvolsero il corso deifiumie l'assetto territoriale.
Dopo questa data infatti i rami meridionali del M. Minor e dell'Edrone praticamente si
estinsero, cosicché anche il Porto di Vallonga (Evrone) perse la sua funzione. L'Edrone
confluì più a Sud nell'attuale Canale di Pontelongo, mentre il M. Minor si limitò all'attuale
corso del Cornio e per quasi tutto il Medioevo costituì la via d'acqua principale di Padova
fino al porto di Lova. Anche i rami meridionali del M. Maior probabilmente ridussero la loro
portata e si estinsero tanto che Porto Menai e Sambruson non si svilupparono più.
Fu da quest'epoca, come sostiene la Pesavento, che assunse notevole importanza
come via d'acqua per Piove di Sacco, anche il Fiumicello, che da semplice canale di scolo
ingrandì la sua portata tanto da diventare navigabilefinoa Venezia.
Il Medioevo vide inoltre interventi di carattere idrografico, da parte di Padova e
Venezia che per motivazioni militari, economiche o di riassetto temtoriale portarono alla
deviazione del Bacchigliene all'interno di Padova all'apertijra del Piovego nel 1209, del
canale di Battaglia e ad altre svariate opere.
Ma è sotto il dominio Veneziano che s'incrementa l'attenzione in questo settore con
l'istituzione del Magistrato alle Acque e le varie discussioni sul modo di allontanare l'acqua
dolce dalla laguna.
Nel 1488 si iniziò lo scavo della Brenta Nova da Sambruson a Conche che
raccogliendo le acque del Padovano doveva portare lontano da Venezia le acque del
fiume. L'opera conclusa nel 1507, fu invece nefasta per la Saccisica in quanto impediva lo
scolo delle acque in Laguna, causando l'impaludamento della zona. Nel 1586 venne anche
costiuita a Corte la botte a sifone del Fiumicello che i questo modo vide ridotta
notevolmente la sua capacità di trasporto, il collegamento con Venezia venne trasferito allo
scalo di Corte. Tra il 1604 e il 1610 inoltre venne scavato il Taglio Novissimo della Brenta
parallelo alla linea di terra della Laguna per favorire anche lo scolo delle acque, funzione che
non esercitò, ma anzi ostacolò per la sua altezzarispettoal piano di campagna.
50
arch. Coccato Francesco
Al Cornio e al Fiumicello vennero così sottratte definitivamente le possibilità di
comunicazione con la laguna. Il territorio fu gravemente danneggiato da questi tagli e si
risollevò solo con gli interventi idraulici ottocenteschi e soprattutto con il Taglio della Cunetta,
che ipotizzato anche da Fra' Giocondo nel '500 venne iniziato nei primi decenni del secolo e
terminato nel 1858.
Quest'opera, che partiva da Strà, si collegava a Corte con la Brenta Nova, permise
insieme ad altì'e opere complementari ilrisanamentodel territorio con la sistemazione del
deflusso acqueo, mentre la funzione di via di comunicazione, sempre mantenuta dal Brenta,
è scomparsa definitivamente.
CONTESTO PAESAGGISTICO:
(dal testo NATURA E AMBIENTE, in Saccisica e Dintorni, a cura di Zatta P., 2005)
Data l'inscindibile connessione tra lo scorrere del tempo e la progressiva
modificazione dei luoghi, abbiamo esaminato l'evoluzione storica nel corso degli anni. D'altra
parte gli specifici caratteri geografici e geologici, hanno generato un impatto paesaggistico
omogeneo e originale, che Camillo Semenzato ha così descritto: Ai margini il territorio
scivola lentamente verso il mare. Qui i fiumi si fanno più dritti e lenti e i canali ctie si
moltiplicano rivelano la fatica di far defluire le acque. E' il confine indistinto con il
mondo delle lagune, di qui la campagna che cerca di organizzarsi negli ultimi lembi,
di là lo specctìio trionfante e penetrante delle acque. Di qui i contadini, di là i
pescatori. Ecco il tema fondamentale del nostro territorio: il tempo che scandisce iritìniè il
tempo delle acque, del rapporto tra i corsi d'acqua e l'ambiente, che gli abitanti hanno
costruito, per organizzare al meglio la loro vita economica e sociale.
E il territorio, come già emerso in precedenza, è frutto di consistenti interventi antropici,
in particolare di bonifica e d'uso agricolo.
Ogni processo di trasformazione territoriale e paesaggistica non è ovviamente lineare,
dipendendo anche dalle tecnologie disponibili. Se fino all'Ottocento non vi furono grossi
interventi distruttivi, se non gli innumerevoli interventi veneziani, l'ambiente è rimasto
assestato e in equilibrio, tra il valore naturale e il valore della terra. La rete dei corsi d'acqua è
delineata nelle sue direttrici principali, pur se ancora aperta a integrazioni e rettìfiche; appare
ben definita la rete viaria, basata su antiche orditure; si consolidano i principali aggregati
abitativi e l'utilizzo dei grandi fondi agrìcoli, allargati dalle operazioni di bonifica.
Fino all'ottocento, non si erano ancora affacciate all'orizzonte le spinte demografiche e
le innovazioni produttive, che porteranno a cambiare la fruizione e la percezione del nostro
ambiente. L'Ottocento è infatti il periodo delle grandi trasformazioni, attuate poi nel
novecento, che porteranno all'indiscriminato consumo del territorio, proprio degli ultimi 50
anni.
Da un analisi della documentazione cartografica perciò, troviamo un paesaggio che si
è andato costruendo un pò alla volta, con segni di degrado sempre più evidenti. I piccoli
agglomerati di case in corrispondenza degli incroci o dei ponti; le edificazioni sparse in
campagna, che si inseriscono in partizioni particellari, più o meno ampie; le case e i casoni,
rivolti a sud in un fondamentale e millenario rapporto tra i manufatti e le infrastrutture (strade e
corsi d'acqua); le emergenze architettoniche di pregio, isolate nel territorio; le grandi e le
piccole opere idrauliche che contrassegnano la contìnua lotta delle nostre genti, per
difendersi dalle acque e guadagnare terreno alle paludi; l'antico paesaggio agrario,
caratterizzato per secoli dalle alberate, ha lasciato oggi il posto ad una pianura definibile
come steppa a cereali. Con la scomparsa delle piantagioni a olmi e viti, viene a mancare
dagli anni sessanta il compromesso ecologico, che aveva garantito un certo equilibrio
ambientale, anche se il paesaggio, pur manifestando la secolare attività umana, può
svelare ad uno sguardo attento, piccole e preziose presenze che rendono attraente anche
l'attuale paesaggio rurale.
51
arch. Coccato Francesco
CONTESTO AMBIENTALE:
(dal testo del dott. Paolo Reggiani)
Analizzando in particolare le caratteristiche precipue dell'area boschiva, essa riveste
una considerevole importanza per la notevole varietà specifica vegetale e per la presenza
di animali poco comuni o rari. Il biotopo rappresenta il relitto di una estesa zona paludosa
formatasi dopo l'ultima deviazione del Brenta terminata nel 1858 (vedi tesi di laurea di M.
Siviere, 1984). Oggi la palude di Brenta Secca è stata quasi totalmente bonificata per la
messa a coltura del terreno. La Nimptiaea alba (Ninfea bianca), che probabilmente
formava estese popolazioni palustri, si èrifugiatanei fessi poderali di questa località.
Il bosco e l'area umidarientranenella classe vegetazienale nota come Alnetea
glutinosae (bosco igrofilo con Salici ed Ontani),tìpicadei suoli paludosi padani. L'ontano
nero è abbondantemente rappresentato da esemplari di medie dimensioni. Le
popolazioni di ontano e frassino della bassa Pianura Padana sono oggi in forte declino,
tanto che queste piante sono ormai localizzate in poche e limitate zone. Altre piante
interessanti perché tipiche della foresta planiziale sono: Ulmus campestris (Olmo
campestre), Populus alba (Pioppo bianco) e Acer campestre (Acero campestre). Nelle
pozze d'acqua che si trovano nel bosco sono presenti Typha latifolia (Mazzasorda) e Iris
pseudacorus (Giglio giallo).
Di notevole importanza è l'erpetofauna presente all'interno del bosco e nelle aree
adiacenti, costituita principalmente da: Emys orbicularis (Testuggine palustre). Piana
dalmatina, Hyla arborea (Raganella) (P. Reggiani, Anfibi e Rettili della Saccisica, 1993).
PROGETTO AREA UMIDA E ARCHEOLOGIA SPERIMENTALE:
Punto di partenza fondamentale, per lo sviluppo del progetto, è la descrizione che fa
la Dott.ssa CAPUIS sui Veneti Antichi, contenuta nella sua famosa opera scritta.
"Per buona parte del 1° millennio a.C, nel Veneto, in particolar modo in pianura, le
abitazioni furono realizzate in materiale deperibile (legno, frasche, paglia, argilla) per
cui quanto si può oggi riconoscere si riduce alla tracce dei piani di calpestio, alle
canaletto perimetrali, alle buche dei pali che sostenevano l'alzato, ai resti di intonaci
che proteggevano le pareti. Le case-capanne dovevano essere per lo più di tipo
quadrangolare e con un unico locale, il pavimento era costituito da un battuto d'argilla
o laddove era reperibile, come ad Este, da scaglie di marmo, talvolta individuabili
sono un'area focolare ed altri piani di lavoro, realizzati in argilla. Unico elemento
dell'arredo sono gli alari di varie tipologie, compresi quelli a terminazione
zoomorfa (testa di ariete e di cavallo tipici della 11^ metà del ferro.
Solo più tardi si sono individuati ambienti di dimensioni minori adibiti a magazzini
così come sono evidenti infrastrutture esterne come tettoie e fosse di scarico.
Nessun dato certo abbiamo sul sistema costruttivo dell'alzata del quale restano al
massimo frammenti d'intonaco in argilla con tracce di graticci di canne e rami; il tetto
doveva essere di paglia e frasche. Evidenti sono periodici episodi di distruzione per
incendio e, specie in pianura, per alluvioni, dopo i quali le capanne erano riedificate
sopra le precedenti.
Un quadro del tutto particolare presentano gli abitati di area collinare dove dal V°
secolo a.C. è attestano un tipo di abitazione seminterrato. Si tratta di abitazioni a
pianta rettangolare costruite scavando il terreno in pendio ed innalzando ai lati dei
muretti di pietra spesso legati da terriccio limoso, le restanti parti dell'elevato ed
il tetto sono realizzati in legno rivestito da intonaco in impasto.
Una notevole documentazione viene dalle fosse di scarico annesse alle abitazioni,
veri e propri immondezzai, dove i resti di stoviglie offrono un'efficace campionatura
tipo cronologica; gli utensili, purtroppo sempre molto scarsi, i resti di pasto, ossa
animali e semi vegetali possono inoltre permettere di ricostruire l'economia di
sussistenza, le attività domestiche primarie, il regime alimentare. Prima constatazione
52
arch. Coccato Francesco
è Che tutti gli abitati risultano ubicati in posizioni strategiche di controllo degli assi di
comunicazione e soprattutto fluviali".
Recentemente negli ultimi anni parte dei ten-eni sono stati caratterizzati da un
progetto didattico dì archeologia sperimentale. Questa attività si espleta quasi
esclusivamente con le scolaresche, che vengono condotte in loco, per la ricerca di superficie
di materiale archeologico
La "missione" del gruppo Archeologico Mino Meduaco, presente da nni nel
territorio è di far conoscere il più possibile la storia dei nostri territori, è con questo intento
che ha creato il progetto di archeologìa sperimentale.
Oltre all'attività didattica, che oramai da cinque anni contìnua con successo
presso le scuole, Mino Meduaco, si apre in maniera significativa alla salvaguardia e
mantenimento dei siti ambientali, e in particolare di questo ambito a cavallo dei 2 Comuni
citati.
PROGETTO AMBIENTALE:
La piccola zona umida oggirimastaa "Brenta Secca" deve rimanere un ecosistema il
più possibile natìjrale, riserva e fonte di biodiversìtà, all'interno della quale le attività
antropiche devono essere ridotte al minimo. D'altra parte è importante considerare il
contomo di questo ecosistema, intervenendo con una gestione attiva, quindi con una serie
dì azioni coordinate volte a valorizzare al massimo le qualità naturalistico-archeologiche del
sito.
Gli interventi dì seguito proposti sonofinalizzatial miglioramento ecologico degli
habitat, con l'obiettivo di assicurare la presenza, la riproduzione e l'incremento di specie
animali protette o in precario stato di conservazione, in particolare di anfibi, mammìferi, uccelli
ed insetti.
Le misure tese al miglioramento dellaftjnzionalìtàdell'ecosistema comprendono
diversetipologiedi ìnten/entì diriqualificazioneambientale:
1)
Creazione di nuovi habitat eripristinodi aree degradate.
2)
Azioni di controllo ed indirizzo della vegetazione e della fauna.
Le misure per la fruizione culturale-didattica comprendono interventi di cauta
infrastruttijrazione, come ad esempio i percorsi nahjralistìci,finalizzatia cercare di rendere
compatìbili la fruizione pubblica del biotopo con le esigenze dì tutela. Lo scopo principale è
quello di promuovere la conoscenza e l'interesse della gente verso il biotopo,
avvicinandola al significato della loro protezione.
Realizzazione di uno stagno
Tipologia e finalità dell'intervento
Creazione di uno stagno impaludato lungo un canale di bonifica al fine di
incrementare la diversità ambientale, per favorire la conservazione delle idrofìte e delle
specie animali legate a questo ambiente.
Descrizione dell'intervento
Una parte dei bordi dello stagno dovranno presentare una lieve pendenza in
maniera tale da creare una zona paludosa dove l'acqua è quasi ferma e la vegetazione
idrofila trova spazio,ricreandoquindi dei microhabitat in grado di venire colonizzati anche da
particolari specie faunistiche (anuri, urodeli, Emys orbicularis). Anche il fondale dovrà
essere caratterizzato da una dolce pendenza e da una profondità massima di arca un
metro. Sullerive,in alcuni punti, saranno piantate alcune essenze palustri quali alcune specie
dì Carex, Euphorbia, Potamogeton, Juncus, Ranunculus, Polygonum presenti nell'area
umida adiacente, mentre il resto della vegetazione erbacea si svilupperà spontaneamente.
Sarà piantato inoltre l'ontano nero (Alnus glutinosa) e il salice cenerino {Salix cinerea).
53
arch. Coccato Francesco
Mantenimento di aree idonee alla riproduzione ed allo sviluppo di particolari specie di
anfibi
Le pozze d'acqua isolate, presenti nell'area boschiva esìstente, dovranno essere
mantenute come sono per agevolare lariproduzionee lo sviluppo di Rana dalmatina ed
altii anfibi. Gli stadi ìarvaW di questo anuro e di altri anfibi vengono infatti predati da ittiofauna
ed è quindi necessario cercare di mantenere le pozze isolate, non collegandole a corsi
d'acqua.
Mantenimento di un'area a prato
Tipologia e finalità dell'intervento
Sfalcio del prato per impedirne l'invasione da parte della vegetazione arboreoarbustiva. Lefinalitàdi questo intervento sono la conservazione dì unatipologiaambientale
dì grande valore ecologico per la presenza di animali (vertebrati ed invertebrati) e piante
erbacee.
Descrizione dell'intervento
Lo sfalcio può venire effettuato manualmente una volta all'anno, nel periodo autunnoinvernale. Questo periodo dì esecuzione dei lavori è fondamentale oltre che per evitare
danni alle piante in fase vegetativa, anche per non disturbare lariproduzionee lo sviluppo
dì particolari animali.
ACCESSIBILITÀ' VIABILISTICA
Per quantoriguardal'accessibilità all'area del Parco, si prevede di utilizzare gli accessi
esistenti, posto sull'argine sinistro delfiumeBrenta. Dal Comune dì Campolongo Maggiore
in località Bojon, la strada bianca posta sulla sua sommità, poco prima del Parco scende in
quota e consente dì accedere all'area dì inten/ento, dove sarà prevista un'ampia rotatoria
per veicoli anche dì ampie dimensioni (come gli autobus), Le opere necessarie per la
fattibilità dell'accesso comportano la schiarifica dell'ultimo tratto stradale con sistemazione del
fondo in materiale stabilizzato, mentre per l'area della rotatoria sarà necessario lo
sbancamento del terreno vegetale e la creazione preventiva dì un sottofondo idoneo.
Analogamente dal Comune dì Piove dì Sacco in località Corte, la strada bianca
posta sulla sua sommità, poco prima del Parco scende in quota e sarà necessario solo un
pìccolo intervento di sbancamento e creazione del sottofondo idoneo, per accedere
all'area di inten/ento. Qui sarà prevista un'ampia area a parcheggio per veicoli piccoli e
grandi, accessibile sìa dalla rotatoria posta in provincia di Venezia, sia dalla stradina
medesima, posta nella provincia di Padova.
Il ritorno in entrambi ì casi potrà essere attuato per la stessa viabilità.
54
arch. Coccato Francesco
IPOTESI DI SPESA
PROVINCIA DI VENEZIA
Voce
spesa prevista
SPESE GENERALI
Quota Spese tecniche
Progetto architettonico, Direzione dei lavori,
P.S.C, ai sensi del D.L 494/98, Progetti impianti ,
€
25.000
Quota Allacciamenti, Varie
Enti erogatori servizi: Telefono, acquedotto, enei
e spese varie
€
3.000
Oneri Fiscali (Tasse, Iva, ecc.)
Imprevisti
€
€
40.000
5.650
mq 21.480
€ /mq 6,50
€
139.620
Sistemazione percorsi esistenti
con rifacimento fondo in saronno
mq 2.400
€ /mq 3,40
€
8.160
Sbancamento nuovi percorsi
e fondo in riciclato e stabilizzato
me 1.720
€/mei 5,00
€
25.800
Finitura nuovi percorsi in saronno
mq 4.300
€ /mq 3,40
€
14.620
Recinzioni
mi
€/ml
20
€
9.200
Riordino e sfalcio area boschiva
mq 5.100
€ /mq 1,00
€
5.100
Spianamento e livellamento terreno
mq 4.500
€ /mq 2,00
€
9.000
Scavo area lacustri e fossati
me
€ Ime 5,00
€
3.850
Piantumazione nuove alberature
n°
€
6.000
Costruzione 1 capanna grande
Costruzione 5 capanne piccole
Costruzione 1 ponticello in legno
€
€
€
80.000
120.000
5.000
TOTALE
€
500.000
Acquisizione aree
REALIZZAZIONE OPERA
460
770
60
€
100,00
55
arch. Coccato Francesco
IPOTESI DI SPESA
PROVINCIA DI PADOVA
Voce
spesa prevista
SPESE GENERALI
Spese tecniche
Progetto architettonico. Direzione dei lavori,
P.S.C, ai sensi del D.L. 494/98, Progetti impianti ,
€
25.000
Quota Allacciamenti, Varie
Enti erogatori servizi: Telefono, acquedotto, enei
e spese varie
€
3.000
Oneri Fiscali (Tasse, Iva, ecc.)
Imprevisti
€
€
40.000
5.603
Acquisizione aree
mq 30.715
€ /mq 6,50
€
199.647
Sbancamento nuovi percorsi
e fondo in riciclato e stabilizzato
me 2.600
€/mei 5,00
€
39.000
Finitura nuovi percorsi in saronno
mq 6.500
€ /mq 3,40
€
22.100
Recinzioni
mi
€/ml
20
€
10.800
Riordino e sfalcio area boschiva
mq 9.950
€ /mq 1,00
€
9.950
Spianamento e livellamento terreno
mq 12.800
€ /mq 2,00 €
Piantumazione nuove alberature
n°
€
Realizzazione percorsi in legno
mq
REALIZZAZIONE OPERA
540
63
100,00
25.600
€
6.300
€
42.000
Costruzione 1 capanna grande
con servizi e sala accoglienza
€
195.000
Costruzione 2 ponticelli in legno
Costruzione 2 postazioni bird-wachting
€
€
10.000
16.000
TOTALE
€
650.000
420
€/mq 100
56
57
58
Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 30/07/2013 - 0014168
F E D E R A Z I O N E ITALIANA T E A T R O A M A T O R I
REGIONE VENETO
FE)£RAZIOIE|
ITAUANAI
36100 Vicenza - stradella barche, 7 - tel. 0444.324907 - [email protected]
Cod.fise. 81002990273 - p.iva 02852000245
TESTO I
AMATORI [
t^^R \ì\ aP ì>tL %. i9o(S
^ Consiglio Regionale del Veneto
I del 30/07/2013
Prot.: 0014168 Titolarlo 2.6
CRV
CRV
spc-UPA
Alla Presidenza della
6^ Commissione Consiliare
Consiglio Regionale del Veneto
S. Marco 2322
30100 VENEZIA
Vicenza, 26 Luglio 2013
Prot. AZ/mp/106/13
OGGETTO:
- Progetto di legge n° 350 - proposta di legge dei consiglieri Laroni,
Cenci, Fasoli, Franchetto, Pettenò e Tessarin
- Progetto di legge n° 364 - disegno di legge di iniziativa della Giunta
regionale
Osservazioni :
In merito alla consultazione promossa da codesta Commissione relativamente ai
Progetti di Legge in oggetto, la scrivente F.I.T.A. - Federazione Italiana Teatro
Amatori del Veneto apprezza l'impegno della Giunta Regionale e dei Consiglieri
Regionalifirmataridei rispettivi documenti, volti a modernizzare e snellire la vigente
legislazione in materia, e si augura che la nuova normativa possa pienamente
valorizzare le reali potenzialità e progettualità esistenti e operanti nel territorio.
A tale proposito, ci permettiamo di sottolineare larilevantee concreta azione svolta
quotidianamente dal teatro amatoriale - e nello specifico da quello attivo in ambito
Fita - che riteniamo importante venga debitamente riconosciuta e sostenuta, anche in
considerazione di quanto sta maturando in sede nazionale in vista della nuova "Legge
Quadro sullo spettacolo dal vivo". Alriguardo,il "Nuovo Testo Unificato elaborato
dal Comitato Ristretto, adottato come Testo Base" e inviato in Commissione Bilancio
della Camera dei Deputati, all'articolo 21, comma 2 cita espressamente gli
"amatoriali" come organismo da tutelare e valorizzare dandone prioritaria
competenza agli enti locaH. L'articolo recita infatti: «La Repubblica tutela e
valorizza, nei lìmiti delle risorse di cui alla presente legge, le attività teatrali
professionali e amatoriali, per queste ultime con la prioritaria competenza degli
enti locali, e ne promuove lo sviluppo, senza distinzione dì generi, con riferimento
59
alle forme di produzione, dì distribuzione, di promozione e di ricerca che, con
carattere dì continuità, promuovono (...)».
Premesso ciò, analizzando nello specifico le due proposte,rileviamonel Progetto di
legge n, 364 - e in particolare nell'art. 36, che invita a sostenere anche i «soggetti
operanti nel settore dello spettacolo dal vivo a carattere non professionale,
organizzati in associazioni nazionali o loro articolazioni regionali» - una maggiore
attenzione al movimento amatoriale e una più concreta rispondenza a quanto si sta
approntando a livello nazionale. Riteniamo peraltro essenziale, per poter offiire degli
indirizzi operativi, oggettivi e rispondenti alle realtà esistenti, che un rappresentante
del teatro amatoriale entri a far parte del previsto Osservatorio dello Spettacolo
dal vivo, di cui all'art. 38.
Relativamente al Progetto di legge n. 350,rileviamoinvece una più labile definizione
dei soggetti, senza richiami specifici al mondo amatoriale, che per i motivi sopra
esposti dovrebbero invece essere espressamente richiamati. Riteniamo quindi
fondamentale una più dettagliata identificazione e un più esplicito riferimento al
"teatro amatoriale", in modo da definire ericonoscerecon chiarezza l'esistenza di
questo movimento e il relativo sostegno della Regione.
A semplice promemoria, riteniamo utile ribadire che l'aspetto qualitativo e
quantitativo dell'attività del teatro amatoriale è notevole, come pure lo è la sua
incidenza sociale e culturale. Occorre infattiricordareche l'attività dell'amatore
rappresenta un servizio importante per la collettività, che si manifesta in diverse
forme:
- nel ruolo fondamentale svolto per la difesa della lingua veneta, delle tradizioni
locali e della drammaturgia anche "minore", che altrimenti rischierebbe l'oblio,
nonché nello sviluppo di nuova drammaturgia, sia di tradizione che
d'avanguardia. Un dato, riferito al 2012, è esplicativo: le sole compagnie Fita
Veneto hanno in repertorio più di 1.000 autori, 440 dei quali veneti e molti di essi
contemporanei.
- nel rappresentare un volano essenziale per il "decentramento" della cultura, grazie
alla sua capacità di essere presente capillarmente nel territorio regionale, anche in
località che non sono toccate dai circuiti teatrali professionistici.
- in una presenza altrettanto capillare anche a livello sociale, dal momento che il
teatro amatoriale sa coinvolgere, sia come spettatori che come operatori attivi, i
rappresentati delle più diverse fasce sociali: in particolare, vale la penaricordareil
molo essenziale rivestito dalle compagnie amatoriali e da Fita in particolare nei
confronti dei giovani e della scuola, sia con interventi diretti nelle realtà
scolastiche, sia con manifestazioni e progetti appositamente pensati e realizzati
per avvicinare alla cultura teatrale gli studenti di tutti i gradi d'istruzione e gli
60
insegnanti. Proprio in considerazione della sua lunga e provata esperienza in
questo delicato ambito, Fita può tra l'altro vantare uno specifico accordo con
Agiscuola e un protocollo d'intesa con il MIUR, relativo a progetti di formazione.
- nella formazione in senso lato, che è uno degli obiettivi prioritari dell'attività Fita,
rivolta sia al proprio intemo (addetti ai lavori) sia al pubbHco in generale.
Non ultima, va sottolineata la significativa resafinanziariadel teatro amatoriale. A
fronte di una richiesta economica molto contenuta (gli amatoriali si mantengono da
soli) ma nel contempo agendo come "soggetti economici" a tutti gli effetti (sono
ottimi contribuenti per lo Stato), le compagnie amatoriali rappresentano anche il
motore di un indotto particolarmente consistente, muovendo un vasto sistema
produttivo e di servizi, composto da tutte quelle professionalità che gravitano attomo
alla realizzazione di un allestimento: falegnami, attrezzisti, costumisti, services audio
e luci, grafici e quant'altro. Inoltre, sono un "valore aggiunto" per il turismo e
l'offerta del territorio, animandone la vita sociale, culturale ed economica. Non a
caso, Fita è affiliata, dal 1998, all'Agis, a dimostrazione che anche il mondo
dell'imprenditoria nel settore spettacolo nutre spiccato interesse per il teatro
amatoriale.
In questo scenario, il teatro amatoriale veneto si colloca senza dubbio ai livelli più
alti in sede nazionale, forte di una presenza di oltre 350 compagnie che coinvolgono
più di 6.000 operatori; il che si traduce in più di 150 rassegne organizzate direttamente
dal movimento e in numerose altre iniziative promosse da terzi, superando
nell'insieme le 5.000 rappresentazioni annue erichiamandooltre 1.500.000 spettatori.
Si tratta di attività, non dimentichiamolo, che portano nelle casse della Siae qualche
milione di euro (una ricerca di alcuni anni fa dichiarava che il 61% degli mcassi
riferiti al teatro proveniva dalfronteamatoriale).
Tutto ciò premesso, e in considerazione anche del fatto che da anni esiste una
specifica convenzione che lega Fita Veneto e Regione del Veneto, la nostra
Federazione auspica e suggerisce che in sede di dibattito sia tenuta in considerazione
una realtà quale il teatro amatoriale, un patrimonio ideale e artistico che si pone al
servizio della comunità per un'opera culturale e sociale essenziale per il nostro
territorio.
Ringraziando per l'attenzione, rimaniamo a disposizione per ogni ulteriore
chiarimento.
Buon lavoro
61
Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 02/08/2013 - 0014401
J k k ' ' ^
Me. 02/08/2013
CRV
^"^'J^'**^
^^^^^
CONSULTAZIONE SESTA COMMMISSIONE CONSILIARE 26 luglio 2013
Analisi dei progetti di legge n. 350 "Nuove norme per ita politica in materia di cultura, spettacolo ed industria
culturale nella Regione Veneto" e n. 364 "Testo Unico delle nonne regionali in materia di beni, istituti, attività
culturali e spettacolo nel Veneto "
Le proposte di legge in analisi riportano entrambe premesse ampiamente condivisibili
relativamente alla, certo non felice, attuale situazione del mondo della cultura in Italia e in Veneto,
caratterizzata, ormai da anni, da una costante contrazione delle risorse disponibili, sia a livello di
tutela sul piano nazionale, sia a livello di valorizzazione in ambito locale, nonostante la più volte
richiamata necessità di investimento nel settore culturale, considerato, troppo spesso solo sulla
carta, motore propulsore per lo sviluppo, anche economico, del nostro Paese.
Pertanto non ci dilungheremo in questa sede nel riprendere gli autorevoli e scoraggianti dati
già diffusamente riportati, preferendo soffermarci sugli aspetti che più direttamente riguardano il
mondo dei Teatri Stabili di Innovazione per ragazzi, del quale Fondazione Aida è parte.
Di entrambe le proposte riteniamo apprezzabile il riconoscimento dello spettacolo quale parte
integrante del patrimonio culturale, tuttavia appare assente il riferimento ai Teatri Stabili di
Innovazione per ragazzi di cui sopra, che, benché poco valorizzati a livello di media e di Istituzioni,
costituiscono un settore vitale e significativo anche sul piano dell'occupazione, oltre che della
produzione culturale (ETI, "Il teatro dei ragazzi, oggi in Italia", 2006).
Il teatro è infatti da più parti riconosciuto quale potente strumento didattico ed educativo, in
»,
grado di adattarsi efficacemente a diverse situazioni, come hanno testimoniato anche i risultati del
progetto europeo DICE (Drama Improves Lisbon Key Competences in Education), primo progetto
di ricerca nel campo del dramma del teatro, condotto in 12 paesi con il coinvolgimento di quasi
5000 bambini con l'obiettivo di indagare gli effetti di un progetto teatrale sulle competenze dei
bambini. E stato intavolato un confronto tra gli studenti che non avevano partecipato al teatro
formativo e ai programmi di dramma, e quelli che invece vi avevano preso parte. I primi sono stati
valutati dai loro insegnanti migliori sotto ogni aspetto, si sentono più sicuri nel leggere e nel capire i
vari compiti, nella comunicazione, si sentono più facilmente creativi, amano andare a scuola,
riescono a godere al meglio delle attività didattiche, sono più bravi a risolvere i problemi, a
sopportare lo stress, sono molto più tolleranti verso minoranze e stranieri, sono cittadini più attivi,
mostrano più interesse nel votare a ogni livello e a partecipare a situazioni e casi pubblici, sono più
empatici, sono più in grado di cambiare la loro prospettiva, sono più innovativi ed intraprendenti,
mostrano più dedizione al loro futuro e hanno più piani. Essi hanno più voglia di prendere parte a
qualsiasi genere di forma d'arte e di cultura, hanno abitudini diverse, spendono più tempo per le
attività scolastiche, per leggere, e per aiutare in casa. Questi soggetti, inoltre, guardano meno la tv e
giocano meno con giochi elettronici, fanno di più per le loro famiglie, si occupano di più dei fratelli
62
minori, hanno un miglior senso dell'umorismo, stanno meglio a casa e probabilmente diventeranno
il personaggio di punta della classe.
Questi dati sono riferiti ad un database di ben 5 milioni dirisultatiunici.
In generale laricercaaffenna che "Crescere cittadini con grande qualità di teatro e dramma
formativo nel curriculum ha un risultato indiretto in questi casi: riduce il numero di ragazzi che
lasciano la scuola presto; alza la qualità di tutti i livelli di formazione e training; fornisce cittadini
più innovativi, creativi e competitivi; alza la percentuale di assunzioni; dà una maggior sinergia tra
cultura e formazione; crea cittadini più attivi e più aperti verso le diversità culturali e ad un dialogo
interculturale" (Adam Cziboly, intervento al convegno, "'11 teatro ragazzi al servizio del Welfare
Culturale", Vezzano, 19 ottobre 2012).
Ricordiamo, infine, che dei 18 teatri stabili di innovazione per ragazzi, riconosciuti dal
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali ai sensi dell'articolo 2, del D.M. 12 novembre
2007, secondo i criteri dell'art. 11, ben tre sono organizzazioni del Veneto quindi
necessiterebbero di una considerazione particolare da parte dell'Amministrazione Regionale,
a nostro modo di vedere.
Stante quanto sopra, di seguito siamo a riportare, per ciascuna, proposta di legge in esame, le
nostre osservazioni:
•
Come già anticipato, si apprezza il valore che entrambi i dispositivi attribuiscono allo
spettacolo dal vivo, nonché l'attribuzione di un molo economico prioritario all'industria
culturale. In particolare nella proposta di legge n. 364 un intero titolo è dedicato al settore.
•
Riteniamo che sia fondamentale che anche a livello regionale venga specificamente
riconosciuto il ruolo dei teatri stabili di innovazione per ragazzi, quale patrimonio
rilevante sia sul piano culturale ed educativo, nonché eccellenza della produzione culturale
regionale.
Più in generale, sarebbe opportuno che la norma dedicasse una particolare attenzione,
oltre che alla "grandi istituzioni dello spettacolo dal vivo", anche al mondo dei teatri
stabili, sia
pubblici sia privati, che, seppure alcuni di questi meno noti, costituiscono
l'humus del fermento culturale
diffuso che rende la nostra Regione punta di
eccellenza nel panorama teatrale internazionale.
•
Con riferimento alla formazione degli operatori del settore dello spettacolo dal vivo appare
opportuno evidenziare che la promozione della formazione del personale artistico e
tecnico non può essere demandata esclusivamente alla collaborazione con il sistema
universitario e dell'alta formazione artistica (art. 8 comma 1 lett. b) punto 5) proposta n.
350), bensi debba essere appositamente definita a livello regionale, sulla scorta dei
63
repertori dellefigureprofessionali già da tempo adottate da altre Regioni e delle figure
definite dall'ISFOL, pertanto la legge dovrebbe opportunamente individuare tale necessità,
rimandando all'adozione di un repertorio continuamente aggiornato a cura della Direzione
Formazione. Questo in quanto:
diverse professioni connesse al mondo dello spettacolo hanno una connotazione
squisitamente artigianale e tecnica (fonici, tecnici, ecc) che poco si rispecchia nel livello
universitario e/o dell'alta formazione;
molti tra gli Enti che sono in grado di erogare la formazione specifica per questi ruoli sono
gli stessi teatri stabili, spesso anche organismi di formazione accreditati dalla Regione
per le loro competenze specifiche, nel settore, pertanto appare più opportuno che sia il
sistema regionale della formazione il principale interlocutore per l'impostazione di adeguate
strategie formative;
si rileva comunque una necessità di rendere uniformi i livelli di competenze in uscita dai
percorsi formativi, cosi come avviene in altre Regioni, per poter garantire un migliore
inserimento lavorativo. A tal proposito si ricorda un interessante progetto (A.R.G.O.Accreditare le Risorse umane a Garanzia dell'Occupabilità) promosso dalla Fondazione
Giacomo Rumor, al quale la nostra Fondazione ha preso parte, rivolto alla definizione di
competenze specifiche per i profili professionali richiesti dai diversi settori coinvolti
nell'indagine.
Ben venga l'istituzione di nuovi soggetti per la promozione di attività culturali (art. art.
8 comma 3 proposta n. 350), essendo il territorio particolarmente ricco di organizzazioni sia
pubbliche sia private a tal scopo preposte. Appare piuttosto utile ripensare le modalità di
valorizzazione, anche finanziaria, di quanto già esistente e radicato nei territori di
riferimento, al fine di non disperdere il capitale sociale che le realtà già operanti
rappresentano.
Appare opportuna l'istituzione di un fondo unico regionale (art. 22 proposta n. 350, art.
52 proposta n. 364), tuttavia sarebbe utile determinare fin dall'impostazione normativa i
criteri generali di assegnazione delle eventuali disponibilità finanziarie. In particolare
sarebbe interessante se vi fosse una prima definizione delle categorie di realtà che possono
accedere a tale fondo, eventualmente raccordate a parametri già definiti a livello ministeriale
(per esempio, nel caso dello spettacolo, per l'accesso al FUS).
Non appare ufile, in un'ottica di razionalizzazione delle risorse disponibili, l'affidamento
della gestione del Fondo ad un soggetto terzo, seppure selezionato con procedura ad
evidenza pubblica.
Inriferimentoall'istituzione di un sistema dell'accreditamento regionale dei servizi culturali.
64
(art. 15 proposta n. 364), segnaliamo la necessità di adottare il provvedimento in un'ottica di
semplificazione amministrativa, affinché le procedure di accreditamento non divengano un
ulteriore fardello burocratico a carico delle organizzazioni culturali come già avviene per
altre tipologie di accreditamento.
Fondazione Aida
Teatro Stabile di Innovazione
Meri Malaguti, Direttore Organizzativo
Viale Stazione Porta Vescovo, 4 - 37133 Verona - Italy
Tel. +39 045.800.14.71/045.59.52.84 - Fax +39 045.800.98.50
E-mail: malaguti@,f-aida.it
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SSCOMG.Struttura
Fondazione Aida - Direzione <[email protected]>
lunedì 29 luglio 2013 15:25
SSC0M6.Struttura
C.a. Presidente Sesta Commissione Dr. Vittorino Cenci
Meri Malaguti
proposta_legge_v2.pdf
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
Relazione Fondazione Aida
Allegati:
Gentile Dr. Cenci,
Nel ringraziarla per averci convocato in occasione lo scorso venerdì 26 per esprimere le nostre osservazioni in merito ai progetti di
legge in materia di cultura e spettacolo, invio la mia relazione che ho avuto modo di presentare in tale occasione.
L'occasione è gradita per porgere i miei più cordiali saluti
Meri Malaguti
Direttore Organizzativo
FONDAZIONE AIDA - Direzione
Viale Stazione Porta Vescovo, 4 - 37133 Verona - Italy
Tel. +39 045.800.14.71/045.59.52.84 - Fax +39 045.800.98.50
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Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 26/07/2013 - 0013916
Istituto
Regionale
ViUe
Venete
Mira, li 25 Luglio 2013
Istituto Regionale Ville Venete
Prot. nr. 0002495
del 25/07/2013
Titolario #
/.3^V b
g!a Consiglio Regionale del Veneto
I del 26/07/2013
Prot.: 0013916 Titolarlo 2.6
CRV
CRV
spc-UPA
Protocollo n.
REGIONE D E L V E N E T O
Allegati n.
2495
Pregiatissimo Dottor
Vittorino Cenci
Presidente Sesta Commissione
Consiglio regionale del Veneto
Palazzo Ferro Fini
30124 VENEZIA
OGGETTO: Progetti di Legge n. 350 e n. 364 - Osservazioni e proposte
Gentile Presidente,
La ringrazio per aver invitato l'Istituto che rappresento alla consultazione in merito ai
progetti di legge n. 350 e 364.
Entrambe le iniziative si propongono di disciplinare in modo organico la materia dei beni e
delle attività culturali, dopo lariformadel titolo V della parte seconda della Costituzione, alfinedi
armonizzare il quadro normativo della nostra Regione al Decreto legislativo n. 42 del 2004, e alle
sue successive modificazioni.
Lefinalitàdei progetti di legge sono assolutamente condivisibili stante il rilievo economico
che assume il settore culturale, e il ruolo indispensabile che dovrà essere assunto da strumenti di
integrazione e di intesa - innovativi e il più possibile dinamici - tra i diversi operatori pubblici
e privati, così da promuovere lo sviluppo della cultura in modo compatibile con il sistema delle
infi"astrutture, con i settori produttivi collegati, dal turismo alla agricoltura.
Mi siano consentite alcune osservazioni cheriguardanoentrambe le proposte:
1. Andrebbericonosciuta,per quanto possibile, in modo esplicito (come peraltro sottolineato
dall'art. 8, comma 1 del testo n. 350, e dalla variante al PTRC recentemente adottata dalla
Gitinta) la specificità del sistema di valori costituito dalle ville venete, da valorizzare
indipendentemente dalle tutele stabilite dalla legge dello Stato, in quanto patrimonio
identitarie di interesse regionale, proprio della civiltà veneta, distintivo di una "cultura" che
si fa territorio e che qualifica la nostra regione. (Stante la norma in vigore, confermata da
entrambe le ipotesi in discussione, delle 4238 villericonosciutecome tali, la Regione
Qp^érativa: Villa Venier Contarini, Via Capitello Albrizzi 3 - 30034 MIRA (VE) - telefono 0415235606, telefax 0415225219
Sede Legale: Fondamenta Santa Lucia - Cannaregio 23 - 30121 Venezia
e mail segreteria@,irvv.net - c.f. 80017460272
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tramite l'Istituto può sostenere solo le 1708 ville "vincolate" e non l'intero sistema che
invece merita uno specifico riconoscimento);
2. Dovrebbe essere affi-ontato il problema della cultura "accessibile", a partire dalla
qualificazione degli operatori, tenendo conto del fatto che l'offerta culturale deve andare
incontro alle esigenze di tutti, nelrispettodelle più recenti regolamentazioni e direttive
comunitarie.
3. Si potrebbe ipotizzare di dare valenza legislativa ad un "osservatorio" del patrimonio
culturale, con particolareriferimentoalla ville venete , al fine di superare la logica della
catalogazione , talorafi-ammentariae non sufficientemente coordinata tra tutti i soggetti
coinvolti;
4. Potrebbe essere presa in considerazione, nell'ambito delle proposte già contenute nei due
testi di legga, la possibilità di coordinare tra loro le diverse misure di sostegno agli
interventi di conservazione, restauro e valorizzazione, con particolareriferimentoalle ville
venete, tenendo conto del ruolo del nostro Istituto.
Con i migliori saluti
ILPRESIDENTE
CA/rf
Sede Operativa: Villa Venier Contarini, Via Capitello Albrizzi 3 - 30034 MIRA (VE) - telefono 0415235606, telefax 0415225219
Sede Legale: Fondamenta Santa Lucia - Cannaregio 23 - 30121 Venezia
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Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 30/07/2013 - 0014166
HAI lA
Consiglio Regionale del Veneto
I del 30/07/2013
Prot.: 0014166 Titolarlo 2.6
CRV
CRV
spc-UPA
OSSERVAZIONI DI ICOM VENETO A l PDL N. 350 E 364 IN MATERIA DI CULTURA
Premessa
In occasione del Convegno regionale del 15 aprile 2013. tenutosi presso la l'ondazione Querini
Stampalia di Venezia, il coordinamento regionale del Veneto delPInternational Council of
Museums, rappresentato in quella sede dalla dott.ssa Giuliana Bricani, direttore del Museo Civico di
Bassano del Grappa, aveva posto all'attenzione dei rappresentati della VI Commissione Consiliare
alcune questioni ritenute strategiche per il settore museale veneto. Nello specifico si erano avanzate
le seguenti richieste:
1. di provvedere quanto prima ad un aggiornamento dell'apparato nonnativo del settore,
oramai obsoleto;
2. di fare in modo che tale revisione prevedesse un processo di riaccreditamento dei musei
regionali sulla base di precisi standard di qualità del servizio
3. di ridefinire i criteri di assegnazione dei contributi a favore dei musei, riequilibrando il
rapporto tra contributi agli istituti della cultura e quelli alle attività culturali, oggi troppo
sbilanciato a favore di queste ultime
4. di operare per favorire processi di formazione continua del personale dei musei, anche
utilizzando i consistenti fondi per la formazione professionale, come premes-sa ad una buona
gestione
5. di studiare provvedimenti in grado di favorire l'incontro tra musei e scuola, ovvero di
superare le difficoltà introdotte dalla riforma Gelmini
6. di creare tavoli di concertazione e attività condivise in grado di incrociare l'attività dei
musei con la promozione turistica dei territori, riconoscendo ai musei del Veneto la valenza
anche di importanti fattori attrattivi del turismo.
Considerazioni generali sui due progetti di legge
Si prende atto che gli estensori dei due Progetti di Legge mirano ad una semplificazione normativa,
proponendo di fatto delle leggi quadro, inevitabilmente di carattere generale. Si fa rilevare quindi
che determinanti risulteranno le norme attuative di tali leggi quadro, che dovranno essere precise e
rigorose nell'identificazione di quei parametri volti a raggiungere gli obiettivi generali enunciati dai
due Progetti di Legge.
Al riguardo si esprime una certa preoccupazione, poiché la mancanza di precisi vincoli di legge (in
parte presenti nella vecchia normativa che si va ad abrogare) nella gestione dei musei, rischia di
lasciare troppo spazio a politiche poco rigorose, vanificando di fatto lo sforzo in positivo che
traspare dall'articolato dei due Progetti di Legge.
Il PDL 350
Considerazioni generali
In relazione al PDL 350. si rileva anzitutto come molto positivo il tentativo di mirare fin
dall'enunciazione dei principi e delle finalità della legge, ad una concreta integrazione tra
produzione culturale, a tutti i livelli, e società, intesa anche nella sua valenza economica, l alc
sforzo va salutato positivamente, in quando mira a rompere con una tradizione che negli anni ha
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prodotto la progressiva marginalizzazione della cultura, nella assurda convinzione che essa fosse
"altro" rispetto ai meccanismi ordinari di funzionamento della società e disconoscendo l'impatto
economico rilevantissimo che la cultura ha anche nel Veneto, come si desume, da ultimo, anche dal
rapporto della Fondazione Symbola e di Unioncamere relativo all'anno 2012. dove il Pil regionale
prodotto direttamente da settore si attesta al 6,3% del totale, e l'occupazione al 7.1%. Dato, quello
del PIL che. se allargato al turismo culturale nelle città d'arte, sale al 15.3%.
Art. 2
Ci sembra quindi del tutto positiva la sottolineatura del rilievo economico delle attività culturali e
l'indicazione come chiaro obiettivo da cogliere di un effettivo raccordo con l'istruzione, la
formazione, il turismo. Pambiente e il territorio.
L'articolato, inoltre, in più passaggi fa riferimento al riconoscimento degli istituti culturali.
All'art 2, lettere "g" e "h" si identificano tre istituzioni di rilevanza internazionale nella Biennale di
Venezia e delle due Fondazioni liriche, e si fa poi riferimento generico al riconoscimento di
istituzioni culturali e di spettacolo di eccellenza. Al riguardo lascia perplessi l'identificazione
puntuale delle tre realtà sopra citate come uniche depositarie di un rilevo "internazionale" e il fatto
che tale rilievo non venga per esempio riconosciuto ai grandi musei del Veneto, che sommano
annualmente milioni di visitatori da tutto il mondo e sono depositari di un patrimonio culturale di
assoluta eccellenza a livello mondiale.
Resta peraltro del tutto fumoso il meccanismo di riconoscimento dell'eccellenza, che sembra un po'
troppo discrezionale, specie se legato all'azione di "soggetti attuatori'' (art. 4) di cui non viene
definita la composizione.
Art. 3
Ottimo anche il riferimento alle necessarie sinergie tra pubblico e privato, anche se lascia molto
perplessi all'art. 18 la limitazione di eventuali benefit fiscali esclusivamente alle pensone giuridiche.
Si ricorda, infatti, che nei paesi con radicate tradizioni di coinvolgimento del privato nella gestione
dei BBCC, il contributo maggiore proviene dalle elargizioni di singoli cittadini, non dalle persone
giuridiche (che peraltro già oggi hanno altri strumenti per defiscalizzare anche integralmente i loro
contributi). Per dare effettiva efficacia al provvedimento si suggerisce quindi di agire
sull'addizionale regionale dell'IRPEF. almeno entro limiti non irrisori.
Art. 5
In merito agli strumenti di programmazione sembra molto positivo il poter contare su un
programma quinquennale e su piani esecutivi annuali, in grado di orientare strategicamente le azioni
di sistema. Determinante sarà la definizione dei criteri di valutazione dei progetti, rispetto ai quali,
ancora una volta, sembra importante chiarire le composizioni dei cosiddetti "soggetti attuatori" e
garantire la loro piena e totale autonomia di giudizio. Al riguardo sarebbe decisamente importante
che il parere di eventuali commissioni tecniche - a differenza di quanto previsto attualmente dalla
L.R. 50/84 - non fosse di natura consultiva, ma cogente.
Lascia invece perplessi il fatto che la programmazione sia. l'unica forma di intervento prevista, dal
momento che una caratteristica positiva della L.R. 50/84 era il prevedere forme di cofinanziamento
alla gestione del patrimonio (per esempio cofinanziamento dei restauri). Prevedere di comprimere
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tutto entro le linee guida della programmazione, rischia di sbilanciare ulteriormente il sistema sulle
attività ad effetto, trascurando la necessaria "manutenzione'' del patrimonio. Si ricorda al riguardo
che, spesso, proprio i modesti contributi parziali regionali hanno svolto l'attività di stimolo per gli
enti proprietari ad effettuare investimenti sul loro patrimonio.
Art. 8
La defmizione degli standard dì gestione
Si tratta di una materia a noi particolarmente cara e rilevante. All'art. 8 punfi "3" e "4" si fa
riferimento alla disciplina statale e di derivazione comunitaria. Occorre tuttavia rilevare che nulla al
riguardo è oggi disponibile, dal momento che l'art 114 del Codice (definizione dei livelli minimi
della valorizzazione) è al momento inapplicato. Tant'è che le Regioni che hanno adeguato la loro
normativa in materia di musei dopo il DM 10 maggio 2001. hanno definito nell'aiticolato i loro
standard. La Regione del Veneto ha prodotto nel 2003 la DGR n. 2863 che potrebbe
tranquillamente costituire un ottimo punto di partenza per non lasciare nel vago o ai tempi indefiniti
di altri livelli amministrativi, un problema assolutamente centrale.
La promozione dei profdi professionali
Se da un canto è senz'altro apprezzabile il riferimento a precisi profili professionali per la gestione
del patrimonio culturale (art. 8 punto 4) e alla necessità di una formazione continua, rischia di
essere fuorviante la generica indicazione a standard nazionali ed europei, che di fatto non esistono.
Anche in questo caso potrebbe essere utile andare a definire almeno i profili professionali
fondamentali di ogni settore, utilizzando documenti di indirizzo come la Carta Nazionale delle
professioni museali, approvata nel 2006 dalla Conferenza permanente delle associazioni museali
italiane, disponibile al seguente indirizzo web:
http://www.icom-italia.org/imaaes/documenti/cartanazionaleprolessioni2008.pdf
Art. 9
Assolutamente positivo il riferimento ad una necessaria integrazione con le politiche
comunitarie, correttamente enunciate.
Art 12
Si identificano alcuni strumenti di intervento. Nello specifico la legge prevedrebbe l'istituzione di
quattro strutture regionali: il portale del patrimoni culturale del Veneto; il Centro Servizi alla
produzione cinematografica e televisiva; le strutture espositive del patrimonio culturale; e infine il
centro per i restauro del patrimonio culturale del Veneto.
Esprimiamo le nostre perplessità su due di queste realtà.
1. L'idea di istituire un portale del patrimonio culturale del Veneto là parte di una stagione superata;
vorremmo dire che è un progetto in chiave web 1.1. Da decenni l'ICCD (e anche la Regione del
Veneto) tenta di creare banche dati monstre, con investimenti enormi, sempre incomplete, subito
obsolete in primis perché superate dalla rapidità del progresso tecnologico. L'idea un po' orwelliana
di poter governare tutto lo scibile umano da un ideale centro è oramai una visione legata al passato e
smentita dalla storia. Ciò che serve agli istituti culturali è semplicemente un "luogo sicuro e gratuito
dove archiviare le loro informazioni relative al patrimonio" ovvero quella che in gergo, oggi, si
chiama "nuvola".
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C M
Occorre invece dare spazio alle forme di implementazione del sapere in modello wikipedia.
2. Le strutture espositive del patrimonio sono per definizione i musei e i monumenti, che nella
nostra regione sono capillarmente distribuiti. Non c'è alcun bùsogno di costruirne di nuove, basta
semplicemente potenziare e valorizzare l'esistente. Anche perché nuove sedi significano non solo
spese d'investimento iniziali, ma soprattutto spese di gestione future.
Art. 22
La creazione di un fondo unico per ilfinanziamentodel sistema culturale, se appare razionale in
linea di principio, comporta il rischio di penalizzare fortemente le realtà minori, che costituiscono
l'intelaiatura del sistema dei beni culturali regionale.
Sarebbe quindi auspicabile inserire nell'articolato qualche criterio di classificazione degli istituti
(come quelli previsti dalla LR 50/84). assicurando ad ogni categoria un approccio al finanziamento
parametrato sulle sue effettive esigenze e sulle sue dotazioni.
IL PDL 364
Considerazioni generali
11 PDL 364 nel suo complesso presenta un approccio più tradizionale al tema della gestione
complessiva della cultura e dei beni culturali regionali.
Manca lo slancio ideale volto all'integrazione cultura-società, molto marcalo nel PDL 350. così
come il riferimento alla formazione continua e all'accreditamento dei professionisti della cultura.
Per contro è molto più preciso in alcuni ambiti cruciali, come quello dell'accreditamento degli
istituti della cultura, stabilendo già nell'articolato alcuni principi fondamentali che limitano le
possibilità di stravolgimenti in fase attuativa.
Nello specifico il PDL 364 pare anche molto più attento alle problematiche del patrimonio,
riservando un'attenzione specifica al finanziamento delle attività di manutenzione e restauro, in
continuità con la LR 50/84.
Art 8
Se si apprezza la volontà di creare dei luoghi di dibattito in cui favorire il confronto tra decisori e
tecnici, sembra molto improbabile tuttavia che forme assembleari come quelle previste siano
effettivamente in grado di produrre in termini progettuali. Sarebbe opportuno probabilmnente
prevedere delle commissioni rappresentative ma selettive in grado di supportare le scelte tecniche
dell'amministrazione. Meglio se elette direttamente dagli operatori.
Art. 9
Come già accennato in relazione a quanto previsto dal precedente PDL. si nutre una seria diffidenza
verso sistemi informativi centralizzati. Tutti gli esperimenti fin qui fatti in ambito nuuseale non
hanno portato ai risultati attesi. C'è bisogno più di un collettore dei contributi delle singole realtà,
che di un sistema centralizzato, di fatto ingestibile.
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IC
M
Art. 13
Molto bene la previsione di sistemi, reti e altre forme di collaborazione, così come la possibilità che
la Regione fornisca competenze tecniche e strumentali, specie ai musei più piccoli (occorrerebbe
immaginare delle vere e proprie task force regionali composte da professionisti già presenti e atUvi
sul territorio).
Il riferimento alla lettera "e" ai livelli minimi della valorizzazione così come previsti dall'art. 114
del Codice rischia di diventare un boomerang, perché tale articolo del Codice risulta ad oggi
disatteso, e le tensioni col Ministerorischianodi produrre un risultato molto al ribasso.
Molto bene il punto 4. in cui correttamente si ritiene di finanziare non solo progetfi. ma anche
iniziative di conservazione e manutenzione del patrimonio
Art. 16
Se si apprezza nel complesso l'articolato relativo al sistema museale regionale, nel momento in cui
lo si definisce "strumento di attuazione" della legge in materia di musei; non appare tuttavia chiaro
quali ne siano gli organi. Manca il riferimento per esempio ad una commissione tecnica, in grado di
vagliare le domande di ammissione e di supportare i tecnici regionali nella progettazione. Fare
unico riferimento alla prevista "Conferenza" appare operativamente poco efficace. Si potrebbe
considerare che la conferenza nomini al suo interno dei delegati che costituiscono la commissione
tecnica del sistema museale regionale (o il comitato scientifico) con funzioni più operative.
Ca.slelfranco V.lo, 29/07/2013
Il coordina'tore regionale
Dott. l i e d Baldi/n
Allegato: Carta nazionale delle professioni museali
ICOM ITALIA - COORDINAMENTO REGIONALE DEL VENETO
c/o Museo Casa Giorgione, Piazza San Liberale, 31033 Castelfranco V.to (TV)
Tel 0422 735626 - Mail: [email protected]
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iC M
Carta nazionale delle professioni museali
Questo è il testo definitivo della Carta nazionale delle Professioni museali, approvato con alcune integrazioni
dalla II Conferenza dei musei italiani, svoltasi il 2 ottobre 2005 a Roma, nella sala dello Stenditoio dei
complesso monumentale del San Michele - Ministero per i Beni e le attività culturali.
La prima versione del documento è stata redatta dal gruppo di lavoro interassociativo deciso nel corso
dell'Assemblea generale di ICOM Italia, svoltasi a Pesaro il 18 marzo 2005, con la partecipazione di tutte le
associazioni museali italiane.
Il gruppo di lavoro, coordinato da Alberto Garlandini era originariamente cosi composto: Alberto Garlandini
(coordinatore), Alessandra Aspes, Gianluigi Daccò, Luigi Di Corato, Sandra Ferracuti, Paola Giovetti, Viviana
Lanzarini, Michele Lanzinger, Silvia Mascheroni, Cristiana Morigi Covi, Andrea Mante, Margherita Sani,
Salvatore Sutera, Cristian Valsecchi, Caterina Cataro (Segreteria).
Sono stati in seguito coinvolti nel lavoro molti altri colleghi, fra cui: Francesco Barocelli, Giovanna Brambilla
Ranise, Angelo Brugnoli, Maria Vittoria Marini Clarelli, Emanuela Daffra, Maria Antonella Fusco, Aurora Di
Mauro, Giuliana Ericani, Valentina Galloni, Claudio Gamba, Claudia Garzon, Rita Gigante, Adele Maresca
Compagna, Cecilia Mazzi, Enzo Minervini, Maria Cristina Nasoni, Marta Paraventi, Alessandra Pinna, Laura
Ronzon, Carla Salvetti, Patrizia Tamassia, Anna Maria Visser, Antonia Zanferrari.
Non è qui possibile citare tutti quelli che hanno contribuito; a loro va il nostro più sentito ringraziamento.
Carta nazionale delle professioni musealt_2008
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Sommario
1. Carta nazionale delle professioni museali
a cura dei Presidenti della Conferenza permanente delle Associazioni museali italiane
2. Introduzione A\ Alberto Garlandini
3. La Mappa delle principali professionalità
4. I profili professionali
4.1. Premessa
4.2. Direttore
4.3. Ambito: ricerca, cura e gestione delle collezioni
4.3.1. Conservatore
4.3.2. Catalogatore
4.3.3. Registrar: responsabile del servizio prestiti e della movimentazione delle opere
4.3.4. Restauratore
4.3.5. Assistente addetto alle collezioni
4.4. Ambito: servizi e rapporti con il pubblico
4.4.1. Responsabile dei servizi educativi
4.4.2. Educatore museale
4.4.3. Coordinatore dei servizi di accoglienza e custodia
4.4.4. Operatore dei servizi di accoglienza e custodia
4.4.5. Responsabile dei servizi di documentazione
4.4.6. Responsabile della biblioteca
4.5. Ambito: amministrativo, finanziario, gestionale e delle relazioni pubbliche
4.5.1. Responsabile amministrativo e finanziario
4.5.2. Responsabile della segreteria
4.5.3. Responsabile dell'ufficio stampa e delle relazioni pubbliche
4.5.4. Responsabile per lo sviluppo: fund raising, promozione e marketing
4.5.5. Responsabile del sito w/eb
4.6. Ambito: strutture e sicurezza
4.6.1. Responsabile delle strutture e dell'impiantistica
4.6.2. Responsabile della rete informatica
4.6.3. Responsabile della sicurezza
4.6.4. Progettista degli allestimenti degli spazi museali e delle mostre temporanee
Carta nazionale delle professioni musealj_2008
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1. CARTA NAZIONALE DELLE PROFESSIONI MUSEALI
Per i musei italiani gli ultimi anni hanno apportato novità sostanziali: dal loro riconoscimento in quanto
istituto all'individuazione dei requisiti minimi essenziali ad assicurarne l'esistenza; dall'importanza assegnata
alla definizione della loro missione alla rielaborazione delle dichiarazioni di missione; dalla formalizzazione
degli standard necessari a garantirne il funzionamento all'elaborazione di modelli di qualità per loro gestione;
dalla sperimentazione di nuove forme di gestione alla creazione di reti e sistemi museali; da un progressivo
orientamento al pubblico allo sviluppo di forme innovative di partecipazione; dalla ricerca di un nuovo ruolo
nella tutela e valorizzazione del patrimonio culturale alla pratica di rapporti più organici con il territorio.
Questo insieme di novità sta trovando la sua concretizzazione, a cura delle amministrazioni responsabili e
grazie all'iniziativa dei molti operatori impegnati a tradurle in pratica: nella definizione di un sistema di regole
interne ed esterne all'istituto museo, individuando in esso la condizione di base per un loro adeguato
funzionamento, ma ancor più l'espressione formale del sistema delle relazioni che ne guida l'agire; nella
centralità assegnata al personale che opera nei e per i musei, dalla cui professionalità, competenza e
capacità dipendono in ultima istanza la coerente traduzione della missione in programmi e azioni
conseguenti ad essa, la definizione e l'applicazione di qualunque sistema di regole, l'efficacia e l'efficienza di
qualunque istituto. In altri termini, il presente e il futuro dei musei.
Sulla base di questi presupposti le Associazioni museali italiane - riunite in Conferenza permanente dal 19
novembre 2004 - hanno stabilito di elaborare una Catta nazionale delle professioni museali con l'obiettivo di
ribadire la centralità del ruolo dei professionisti museali in seno ai musei e di sanare la storica assenza di
definizione delle professionalità presenti nei musei e su cui i musei debbono poter contare per assolvere la
loro missione e svolgere le funzioni loro proprie.
Alla decisione, presa il 16 marzo 2005 in occasione dell'Assemblea generale dell' ICOM di Pesaro, di redigere
questa Carta sono seguite la formazione di un gruppo di lavoro con la partecipazione di soci di tutte le
Associazioni e di numerosi altri professionisti e operatori museali, la stesura di una prima bozza di Carta,
presentata on line nel mese di luglio, che ha aperto il confronto con tutti gli interessati, l'elaborazione di una
seconda bozza di Carta, discussa nuovamente a Pesaro il 24 settembre dai Consigli direttivi delle Associazioni
della Conferenza permanente, e modificata e completata sulla base delle loro osservazioni. La bozza
definitiva della Carta nazionale delle professioni museali y\ene ora sottoposta alla Conferenza nazionale dei
musei italiani, indetta per il 24 ottobre a Milano e aperta ai rappresentanti delle Amministrazioni responsabili,
dei musei italiani e di tutti gli operatori interessati, per una sua discussione finale e in vista della sua
definitiva approvazione.
I Consigli direttivi delle Associazioni museali della Conferenza permanente
- sottolineano il valore del processo aperto e condiviso che ha caratterizzato l'elaborazione della Carta,
l'importanza di un'iniziativa assunta in prima persona dai professionisti museali nella definizione delle
professionalità, delle responsabilità e attività che le caratterizzano e dei requisiti per l'accesso alle professioni
stesse;
- sottopongono la Carta nazionale delle professioni museali all'approvazione della Conferenza nazionale dei
musei;
- raccomandano a tutte le Amministrazioni responsabili, ciascuna secondo le modalità previste dal proprio
ordinamento, di prendere a riferimento, adottare, recepire, adeguare le proprie norme alla Calta nazionale
delle professioni museali, tenendo conto delle Raccomandazioni che la accompagnano e tenendo conto del
fatto che le caratteristiche di altri profili professionali prioritari, ma di interesse specifico per determinare
categorie museali, saranno precisate in documenti elaborati successivamente dalle singole Associazioni;
- si impegnano a
• verificarne l'applicabilità e l'applicazione indicendo nei prossimi mesi Conferenze regionali e interregionali
dei professionisti museali e promuovendo sulla base delle indicazioni emerse entro il prossimo anno una
seconda Conferenza nazionale con l'obiettivo di apportare le modifiche necessarie alla Carta;
Carta nazionale delle professioni museali_2008
76
• aprire un confronto con gli altri professionisti del patrimonio culturale nella direzione di giungere a una
Carta nazionale delle professioni del patrimonio culturale;
• stabilire un confronto con le organizzazioni dei lavoratori, delle imprese e delle amministrazioni
responsabili, finalizzato a stabilire le corrispondenze fra i profili individuati e l'inquadramento contrattuale
dei professionisti e degli operatori;
• esaminare con le Università, le Regioni e le altre Istituzioni formative la coerenza fra le previsioni della
Carta e i corsi di studio esistenti con l'obiettivo di conciliarne le sue previsioni con l'offerta formativa
presente e futura;
• costituire, in collaborazione con le Amministrazioni responsabili disponibili, un osservatorio sul personale
dei musei con l'obiettivo di rilevarne il numero, l'inquadramento, le carenze e di individuare le modalità e
i tempi per superarle.
Pesaro, 24 settembre 2005
Gabriella Belli
Presidente dell'Associazione Musei d'arte contemporanea italiani (AMACI)
Associazione Musei ecclesiastici italiani (AMEI)
Anna Maria Visser
Presidente dell'Associazione nazionale dei Musei locali e istituzionali italiani (ANMLI)
Giacomo Giacobini
Presidente dell'Associazione nazionale Musei scientifici (ANMS)
Daniele Jalla
Presidente del Comitato nazionale italiano dell'International Council of Museums (ICOM Italia)
Pietro Clemente
Presidente della Società italiana per la museografia e i beni demoetnoantropologica (SIMBDEA)
Carta nazionale delle professioni museali_2008
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2. INTRODUZIONE
Alberto Garlandini
Coordinatore del gruppo di lavoro
J. Premessa
L'Assemblea nazionale di ICOM Italia, svoltasi a Pesaro il 19 marzo 2005, ha discusso il tema della
valorizzazione, della formazione e del riconoscimento delle professioni museali. Il dibattito si è svolto in due
tavole rotonde, la prima con la partecipazione di rappresentanti di ICOM internazionale, la seconda con la
presenza dei presidenti di tutte le Associazioni museali italiane, che nel novembre 2004 si sono costituite in
Conferenza permanente.^ Al termine dei lavori, è stata unanimemente approvata la proposta di tenere a
Milano il 24 ottobre 2005 la Conferenza nazionale, cui sottoporre per la definitiva approvazione la Carta delle
professioni museali.
I partecipanti hanno condiviso i documenti preparatori pubblicati sul numero speciale de La Rivista dei
Musei e hanno incaricato Alberto Garlandini di ICOM di costituire un gruppo di lavoro allo scopo di studiare i
principali profili di competen;:e professionali che dovranno essere previsti dalla Catta.
II gruppo di lavoro interassociativo si è riunito due volte, a Torino il 18 aprile 2005 e a Bologna il 30 maggio
2005; per approfondire i temi e coinvolgere quanti più colleghi possibile, il lavoro è proseguito anche on line
e sono stati costituiti quattro sottogruppi, che si sono riuniti più volte.^ Il 24 settembre 2005 i direttivi delle
Associazioni museali si sono riuniti nuovamente a Pesaro, hanno esaminato e integrato il documento
proposto dal Gruppo di lavoro, unitamente ad alcune Raccomandazioni che lo accompagnano.
2. Il riconoscimento normativo del museo
Nel primo lustro del xxi secolo, il museo ha ottenuto anche in Italia lo status formale di istituto culturale
permanente e di servizio pubblico. Il Decreto Ministeriale sui criteri tecnico-scientifici e gli standard di
funzionamento e di sviluppo dei musef ha introdotto standard di qualità, adattando alle peculiarità dei musei
italiani i minimum standards/normes minimales/pmcip] base per il governo di un museo che il Codice
deontologico di ICOM ha individuato nel 1986. In seguito, l'articolo 101 "Istituti e luoghi della cultura" del
Codice dei beni culturali e delpaesaggià ha fornito una definizione di museo che riprende nella sostanza la
definizione internazionale di ICOM, ^ pur tralasciando le funzioni di ricerca e le finalità di diletto che ICOM
riconosce come connaturate ai musei e che ha richiesto di inserire nel Coc//ce stesso.
3. Il riconoscimento delle professionalità museali
L'Ambito IV del Decreto Ministeriale sugli standard museali e dedicato al personale necessario per adempiere
alle funzioni strutturali del museo. Secondo quanto previsto dalla riforma costituzionale del 2001 e dal
Codice, spetta anzitutto alle Regioni dare attuazione al Decreto. In forme e modalità diverse, varie Regioni
fra cui Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana, Marche, Lazio, Sardegna, hanno già
individuato nella presenza di personale qualificato un requisito determinante per l'accreditamento dei musei
0 per la loro certificazione di qualità. In particolare, la Regione Lombardia ha sancito, come requisito per il
riconoscimento regionale, la presenza di cinque professionalità prioritarie: direttore, conservatore,
responsabile dei servizi educativi, responsabile della sicurezza, addetto alla custodia, di cui ha individuato i
relativi profili di competenze.^
Malgrado tali iniziative nazionali e regionali, siamo ancora lontani da un riconoscimento sostanziale e formale
delle professionalità e dei professionisti dei musei. Con la Carta nazionale delle professioni museali le
Associazioni museali italiane intendono contribuire al pubblico riconoscimento del ruolo essenziale del
personale dei musei e dei loro professionalità.
4.1 compiti delle Associazioni dei professionisti museali
Alle Associazioni dei professionisti museali competono tre compiti inderogabili:
- indicare i profili professionali del personale che opera nei e per i musei, quali che siano tipologia,
dimensione e titolarità di questi;
- segnalare a tutti i soggetti pubblici e privati che hanno responsabilità istituzionali e amministrative (ma
Carta nazionale delle professioni museali_2008
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anche formative) le professionalità indispensabili al buon funzionamento dei musei e vigilare che tali
competenze siano effettivamente disponibili nei musei;
- promuovere una cultura della qualità e della professionalità e assumere tutte le iniziative necessarie
affinché tali valori siano garantiti negli statuti/regolamenti dei musei e osservati nella loro vita quotidiana.
5. L'urgenza del riconoscimento pubblico delle professioni museali
Le professioni museali devono ottenere un pubblico riconoscimento il più presto possibile per almeno cinque
motivi:
1. I professionisti museali hanno la necessità di identificarsi in un documento strategico che ne evidenzi le
peculiarità professionali e, al contempo, esalti la complessità delle funzioni museali. Le carenze delle
statistiche culturali non ci dicono con sicurezza quanti operano nei e per i musei italiani; sulla base dei
dati disponibili, possiamo comunque stimare che in Italia gli interlocutori delle Associazioni museali siano
un numero molto consistente, sia pure frammentati per ruolo, tipo di incarico, continuità di lavoro,
responsabilità esercitate, competenze professionali. Le associazioni di categoria sono numerose e
diversificate, eppure gli iscritti nel loro complesso sono ancora pochi.
2.
Alcune professioni del comparto culturale o contigue a esso hanno ottenuto o stanno per ottenere un
riconoscimento pubblico. Purtroppo, il fatto che manchi un riconoscimento delle specificità museali può
determinare fraintendimenfi sulla funzione e sul ruolo di altri professionisti, come è accaduto per le
guide turistiche, che in taluni casi hanno impropriamente richiesto di poter svolgere attività prettamente
museali come quelle degli operatori dei servizi didattici ed educativi dei musei. ^
3.
Per governare i processi di esternalizzazione dei servizi museali, è indispensabile l'identificazione di profili
di competenze, che permettono di evidenziare le professionalità che devono rimanere incardinate nei
musei e le caratteristiche professionali che i prestatori dei servizi esternalizzati devono garantire. A tali
profili devono fare riferimento anche i processi di accreditamento e di certificazione che le Regioni
stanno attuando.
4.
Il forte cambiamento in atto nelle università e nelle altre agenzie della formazione e dell'aggiornamento
ha prodotto una proliferazione di corsi in materia di beni, servizi e attività culturali non correlate alle reali
esigenze del mondo del lavoro. Tale situazione richiede una presa di posizione da parte dei professionisti
museali con l'obiettivo di contribuire ad accrescere la rispondenza dei curricula formativi alle competenze
effettivamente richieste dal mondo del lavoro.
5.
In Parlamento sono in discussione proposte di riforma delle professioni intellettuali. Al di là dell'opinabile
sorte di tali tentativi, al dibattito non può mancare il contributo dei professionisti museali, in
coordinamento con l'Associazione italiana bibliotecari, l'Associazione nazionale archivistica italiana e gli
altri professionisti della cultura, con cui le Associazioni dei professionisti museali intendono stabilire un
confronto e dar vita a un'azione comune.
6. /Curricula Guidelines for Museum Professional Development di ICOM
Nella Mappa delle principali professionalità musealf sono individuati venti profili, che si basano
sull'esperienza italiana, ma anche sul lavoro svolto da ICOM, specie attraverso i suoi comitati internazionali
IcTOP'° e IcoFOM." Alla luce delle profonde trasformazioni vissute dal museo nel corso del xx secolo, ICTOP ha
studiato le nuove professionalità museali e ha rielaborato il Basic Syllabus for Professional Museum Training
degli anni Settanta a favore di Curricula Guidelines for Museum Professional Development, approvate dal
Consiglio esecutivo di ICOM nel 2000. Si è cosi passati da un documento che costituiva nella sostanza.il
programma di un corso di laurea in museologia - il Basic Syllabus - a un insieme di linee guida formative - i
Curricula Guidelines - che delineano le complesse e variegate conoscenze, competenze e abilità necessarie
per lavorare nei musei contemporanei in una logica di formazione professionale permanente e a più livelli.
7.
Mappa delle principali professionalità museali
La Mappa delle principali professionalità musealf si prefìgge di individuare le principali professionalità e di
descriverne le responsabilità, gli ambiti di lavoro, i compiti, i requisiti per l'accesso e le modalità di incarico. Il
museo contemporaneo richiede sia una professionalizzazione e una specializzazione degli addetti sia la
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•CM
massima interdisciplinarità, trasversalità, capacità di lavorare in gruppo da parte di tutti gli operatori. Per
questo motivo, la Mappa suddivide i principali profili di competenze in aree funzionali, fra loro interconnesse
e interagenti.
La Mappa guarda al futuro più che al passato e descrive le professionalità, nuove e tradizionali, alla luce
delle complesse funzioni del museo contemporaneo. È rivolta a tutti i musei, siano essi pubblici o privati,
indipendentemente dalle loro dimensioni, origini, titolarità, collocazione, tipologia.
La Mappa non è l'organigramma ideale di un museo né individua gerarchie o piante organiche. Tutte le
figure professionali esercitano i compiti e le responsabilità loro assegnate sulla base degli indirizzi espressi secondo le diverse competenze- dalla direzione del museo e dall'amministrazione responsabile. Ogni museo
ha una propria, specifica organizzazione, frutto della storia, della natura istituzionale, delle risorse che ha a
disposizione, della missione che gli è affidata dalla proprietà. In molti musei italiani pochi, o pochissimi,
professionisti si trovano a gestire da soli l'insieme delle funzioni museali. In altre realtà a uno stesso
professionista sono affidati, in logica di rete e di sistema, responsabilità su più istituti. Inoltre, in molti istituti
ai tradizionali modelli gerarchici e piramidali si vanno sostituendo nuovi modelli organizzativi, orizzontali e a
matrice, basati su gruppi di lavoro e task force. Di fronte a una situazione così complessa ed eterogenea,
sarebbe fuorviante che le Associazioni dei professionisti museali proponessero specifici modelli organizzativi,
mentre è essenziale che individuino le professionalità necessarie all'espletamento della missione e delle
funzioni dei musei.
8. Il direttore come leader e responsabile ultimo del museo
Al centro della Mappa delie professionalità museali è collocato il direttore, la figura centrale e inderogabile
del museo. Il direttore è il garante dell'attività del museo nei confronti dell'amministrazione responsabile,
della comunità scientifica e dei cittadini. A lui afferisce la piena responsabilità dell'attuazione della missione e
delle politiche del museo, della sua gestione, della conservazione, valorizzazione, promozione e godimento
pubblico delle collezioni, nonché della ricerca scientifica svolta dal museo. É il responsabile diretto e indiretto
delle risorse umane e finanziarie, dell'attuazione delle funzioni del museo e dell'insieme delle sue relazioni
interne ed esterne.
9. Funzioni del museo e competenze professionali
La Mappa individua quattro macroaree di attività museale - afferenti alla responsabilità del direttore - che
corrispondono alle funzioni museali individuate dal Codice deontologico di ICOM. Tenendo conto degli otto
ambiti in cui sono ripartiti gli standard museali nel Decreto Ministeriale, le tre aree funzionali ricorrenti nella
letteratura museologica - collezioni, amministrazione, servizi al pubblico - sono state riorganizzate in quattro
ambiti che meglio rispondono alle specificità della realtà contemporanea dei musei italiani:
- ricerca, cura e gestione delle collezioni,
- amministrazione, finanze, gestione delle risorse umane e delle relazioni pubbliche,
- servizi e rapporti con il pubblico,
- strutture, allestimenti e sicurezza.
10. Le principali professionalità museali
La Mappa individua le professionalità con le denominazioni correntemente ufilizzate in italiano e le suddivide
nei quattro ambiti funzionali, senza alcuna gerarchia tra i medesimi. Alcune professionalità hanno genesi e
profili prettamente museali - direttore, conservatore, responsabile dei servizi educativi -, altre hanno origine
in istituti culturali non museali - il responsabile della biblioteca, il responsabile dei servizi di documentazione,
registrar -, altre provengono da ambiti economico/manageriali - responsabile dello sviluppo, responsabile
amministrativo e finanziario -, altre ancora sono trasversali - responsabile della comunicazione e dell'ufficio
stampa, responsabile del sito web e del sistema informativo, responsabile della sicurezza.
Indipendentemente dalla disciplina d'origine, tutte le professionalità operanti nel museo devono avere anche
una formazione museologia, acquisita nell'ambito del proprio corso di studi o attraverso corsi di
specializzazione riconosciuti. I profili di competenze individuati nella Carta terranno conto, quando esistenti,
di statuti professionali già consolidati o riconosciufi.
Carta nazionale delle professioni museali_2008
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Se in molti musei italiani le stesse persone devono assolvere le funzioni e i compitì di molte delle
professionalità individuate nella Mappa, in altri musei accade l'opposto. In altre parole, in alcuni musei al
singolo profilo di competenze presente nella Mappa corrispondono più persone, che ricoprono ruoli diversi.
Vista la rilevanza quantitativa e qualitativa, per quanto riguarda i servizi educativi e i servizi di accoglienza e
custodia è stato individuato, accanto al profilo del responsabile anche quello dell'operatore.
Per evitare un'eccessiva frammentazione dei profili, sono state studiate le professionalità museali con forti
valenze trasversali. Di conseguenza, non sono state evidenziate figure con competenze molto specialistiche
che svolgono funzioni importanti in singole tipologie di musei e che in tali musei devono essere disponibili.
Per esempio il disegnatore, che nei musei archeologici si occupa del rilievo grafico dei manufatti a fini di
studio e didattici; il giardiniere che negli orti botanici e nei giardini storici si occupa del mantenimento delle
collezioni botaniche viventi e degli allestimenti; Il tecnico addetto alle collezioni che nei musei naturalistici si
occupa della conservazione e gestione delle collezioni. Questo non significa che tali profili non possano
essere oggetto di successiva individuazione con le stesse modalità di quelli individuati in prima istanza dalla
Carta.
11. Il Codice e le professioni culturali
Il Coo'/ce affronta direttamente e indirettamente il tema delle professioni culturali. L'art. 29 "Conservazione"
sancisce che i profili di competenza dei restauratori e degli altri operatori che svolgono attività
complementari al restauro o altre attività di conservazione dei beni culturali mobili e delle superficie decorate
sono definiti dal Ministero d'intesa con la Conferenza Stato-Regioni (comma 7). Prevede che i criteri e i livelli
di qualità cui si adegua l'insegnamento del restauro siano adottati con decreto del Ministero di concerto con
il MiUR, previo parere della Conferenza Stato-Regioni (comma 8). L'insegnamento del restauro è impartito
dalle scuole di alta formazione e di studio, nonché da centri, anche interregionali, istituiti mediante accordi o
intese tra il Ministero e le Regioni, e da altri soggetti pubblici e privati accreditati dallo Stato, con modalità
decretate dal Ministero di concerto con il MiUR e previo parere della Conferenza Stato-Regioni (comma 9). La
formazione delle figure professionali che svolgono attività complementari al restauro o altre attività di
conservazione è assicurata da soggetti pubblici e privati ai sensi della normativa regionale (comma 10).
Il tema delle professionalità museali è citato nell'art. 115 "Forme di gestione", ove si sancisce che "la
gestione in forma diretta è svolta per mezzo di strutture organizzative interne [...] provviste di idoneo
personale tecnico" (comma 2).
12. Il ruolo delle Regioni e il carattere nazionale delie professionalità museali
La riforma del Titolo v della Parte seconda della Costituzione ha modificato l'assetto delle competenze in
materia di tutela, di valorizzazione e gestione dei musei. Le potestà legislative e le funzioni amministrative in
materia di musei e biblioteche di enti locali e di interesse locale, trasferite alle Regioni a statuto ordinario nel
1972, sono ora inquadrate nelle nuove competenze legislative concorrenti delle Regioni in materia di
valorizzazione dei luoghi e istituti della cultura non statali. I princìpi generali cui devono fare riferimento le
normative regionali sono contenute nel Codice dei beni culturali e del paesaggio. L'art. 7 "Funzioni e compiti
in materia di valorizzazione del patrimonio culturale" conferma la potestà legislativa regionale, nel rispetto
dei principi fondamentali fissati dal Codice stesso. L'art. 102.2 "Fruizione degli istituti e dei luoghi della
cultura di appartenenza pubblica" e l'art. 112.2 "Valorizzazione dei beni culturali di appartenenza pubblica"
sanciscono che la legislazione regionale disciplina la fruizione e la valorizzazione dei beni presenti nei musei
non appartenenti allo Stato o dei quali lo Stato abbia trasferito la disponibilità. Inoltre, l'art. 112.4 prevede
che Ministero, Regioni e altri enti pubblici territoriali stipulino accordi su base regionale per definire obiettivi,
tempi e modalità per coordinare, armonizzare e integrare le attività di valorizzazione.
Spetta alle Regioni sostenere la crescita dei musei e promuovere l'accreditamento e la certificazione:
standard prioritario deve essere la disponibilità di adeguate professionalità. La Carila nazionale delle
professioni museali'proposta delle Associazioni museali ha carattere nazionale e come tale verrà discussa con
le Regioni e con il coordinamento nazionale delle Regioni. Le strategie di sviluppo dei diversi sistemi museali
regionali rispondono a necessità e specificità locali, ma i profili professionali museali hanno valenza
nazionale. L'obiettivo è promuovere un corpo tecnico della tutela e della valorizzazione unitario, che
condivida metodologie, competenze e obiettivi. In tal modo, i professionisti dei musei potranno finalmente
avere effettive prospettive di carriera e mobilità interistituzionale.
Al tempo stesso, la Caria si rivolge all'insieme delle Amministrazioni che hanno responsabilità diretta o
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indiretta sui musei, dal Ministero per i beni e le attività culturali che mantiene la proprietà e le competenze in
materia di valorizzazione e gestione su un insieme vasto e particolarmente significativo di musei, agli Enti
locali, cui afferisce la maggioranza dei musei pubblici, alle Università degli Studi, alla Chiesa cattolica e alle
altre confessioni, per quanto riguarda i musei ecclesiastici, alle Fondazioni e associazioni proprietarie o
comunque con responsabilità sui musei loro affidati in gestione.
Il Codice offre un quadro di riferimento per un riconoscimento unitario dei profili professionali museali
attraverso atti regionali, interregionali e nazionali (decreti ministeriali, previa intesa in Conferenza StatoRegioni e in Conferenza unificata), da costruirsi con accordi tra Ministero, Regioni e altri enti pubblici
territoriali, anche in concorso con le università. L'art. 114 "Livelli di qualità della valorizzazione" prevede che
Ministero, Regioni e altri enti pubblici territoriali, anche in concorso con le università, fissino livelli uniformi di
qualità della valorizzazione, da adottarsi con decreto del Ministero previa intesa in Conferenza unificata.
13. La museologia e i museoiogi
Nelle elaborazioni di ICOFOM, la museologia è una disciplina che si occupa della scienza e della storia del
museo - principalmente, ma non solo, in ambito universitario - e ha confini molto ampi, che travalicano la
vita stessa dei musei. A partire dalle singole specializzazioni e professionalità, il personale del museo è
comunque costituito nel suo insieme da museoiogi. In primo luogo, gli operatori del museo devono avere
una formazione in museologia, nella misura e con le modalità richieste dalle specifiche professioni. In
secondo luogo, ogni professionista museale si occupa di museologia sia nella concretezza del quotidiano
lavoro sia ogniqualvolta che contribuisce, in termini teorici e pratici, allo studio, alla ricerca e alla formazione
in ambito museale.
È importante che anche in Italia, come accade sul piano internazionale, la museologia trovi il giusto
riconoscimento a livello universitario. Nella formazione e nell'aggiornamento delle professioni museali devono
avere un ruolo sempre più importante i professionisti museali, che possono fornire il loro contributo in
questo campo, e l'esperienza diretta nei musei, in modo da sviluppare curricula caratterizzati da un giusto
equilibrio tra le materie teorico-metodologiche e le attività pratiche e sul campo.
È stato giustamente osservato che i termini bibliotecario e archivista/documentalista individuano
sinteticamente i professionisti che lavorano nelle biblioteche e negli archivi, mentre non è possibile trovare
per i musei un termine altrettanto sintetico. La denominazione che meglio riassume la complessità e
l'articolazione delle nostre professioni è quella di professionista dei musei. In effetti, questa denominazione è
utilizzata anche in altre lingue: museum professional in inglese, professionnel des musées in francese,
profesional de ios museos in spagnolo.
14. Le figure professionali prioritarie
Tutte le professionalità della Mappa sono indispensabili al buon funzionamento di un museo. Peraltro, come
risulta dalle analisi di Regione Lombardia e come è stato notato nel dibattito interassociativo di Pesaro,
alcune professionalità sono maggiormente presenti nella catena del valore del museo e interagiscono più di
altre con i processi e le attività fondamentali, in primis il direttore e il conservatore in quanto responsabile
della gestione e cura delle collezioni che del museo costituiscono il fondamento e la ragion d'essere.
Pur non individuando gerarchie di importanza, la Mappa è uno strumento utile a valutare, sulla base delle
specificità degli istituti, le priorità di riconoscimento e di acquisizione delle figure professionali necessarie
all'espletamento della sua specifica missione e delle funzioni che lo caratterizzano singolarmente. In primo
luogo, essa indica che ogni museo deve dotarsi di un direttore/conservatore come condizione indispensabile
affinché possa esserne garantito il funzionamento. In secondo luogo, le quattro aree di funzioni museali
indicano la necessità che ogni museo si doti di personale che abbia una professionalità rispondente alle
esigenze funzionali di ognuna di esse.
15. L'acquisizione delle professionalità
E compito dei responsabili istituzionali e amministrativi dei musei individuare percorsi realistici - ma certi di acquisizione e di valorizzazione delle professionalità. Quando non è possibile acquisirie a tempo
indeterminato, è comunque necessario che esse siano incaricate formalmente e per un periodo
sufficientemente lungo, tale da assicurare una continuità di gestione e da consentire la realizzazione di una
programmazione pluriennale. Utile è l'acquisizione condivisa di professionalità al servizio di più istituti; a ciò
Carta nazionale delle professioni museali_200S
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IC M
dovranno dedicare attenzione i sistemi e le reti museali in costituzione.
Di norma, le competenze richieste alle diverse figure professionali corrispondono al possesso di titoli di
studio certificati (diplomi, lauree, master, ecc.). Tuttavia esistono musei che per tipo e/o missione richiedono
competenze acquisibili solo attraverso esperienze di vita e di lavoro. In questi casi sono possibili deroghe
motivate da parte delle amministrazioni responsabili, relativamente alla richiesta di titoli di studio specifici. Il
personale che già lavora nei musei e che ha maturato nel corso dell'esperienza lavorativa conoscenze e
competenze adeguate potrà utilmente frequentare corsi di formazione in modo da aggiornare la propria
preparazione secondo quanto indicato nei profili.
16. I rapporti contrattuali
A seconda del tipo di rapporto contrattuale in essere, alle professionalità della Mappa corrispondono figure,
livelli/categorie/aree funzionali e declaratorie diverse. L'ampliamento delle tipologie dei rapporti di lavoro
previste dalle recenti normative e il superamento della tradizionale gestione in economia da parte delle
amministrazioni pubbliche accentuano la diversificazione della contrattualistica vigente nei musei. Oltre ai
contratti dei Ministeri e delle Regioni-autonomie locali, sono presenti quelli di Federculture, del Turismo, del
Commercio, della Ricerca e altri ancora. È interesse dei professionisti museali che i contratti dei professionisti
dei musei, settore per settore, facciano diretto riferimento ai profili di competenze previsti dalla Carta
nazionale delle professioni museali e che si giunga a individuare contratti di riferimento comuni e coerenti
con i ruoli svolti dal personale che opera nei e per i musei. A tal fine, le Associazioni museali si sono
impegnate ad aprire un confronto con le associazioni delle imprese di servizi museali e con i sindacati di
settore.
17. Due urgenze: formazione e aggiornamento
Il confronto avvenuto a Pesaro con i dirigenti europei di ICOM e di ICTOP conferma l'urgenza che anche nel
nostro paese si ripensi in modo approfondito alla formazione e all'aggiornamento dei professionisti dei
musei. Come noto, il sistema dell'istruzione e della formazione sta attraversando una fase di profondo e
turbolento rinnovamento e non esistono percorsi formativi mirati per quanti lavorano nei musei. Gli studi e le
elaborazioni di ICOM indicano alcuni punti fissi che sono una importante base di partenza per un confronto
tra le associazioni professionali e le agenzie della formazione e dell'istruzione, al fine di realizzare iniziative
formative rispondenti alle esigenze dei servizi culturali.
Il primo riferimento è costituito dai Curricula Guidelines che descrivono le conoscenze e le abilità necessarie
ai professionisti dei musei, suddivise in cinque ampie aree di competenze. Nel modello ad albero elaborato
da Icrop le radici e il tronco individuano le competenze generali e le competenze museologiche che devono
essere condivise da tutti quanti lavorano in un museo. I rami e il fogliame illustrano le competenze funzionali
necessarie per svolgere attività specifiche: competenze di servizio pubblico, competenze manageriali,
competenze relative alla informazione-comunicazione e alla cura e gestione delle collezioni.
Un secondo riferimento è costituito dalle ricerche svolte da ICTOP sulle esperienze internazionali di
formazione. Tale excursus indica anzitutto che la formazione dei professionisti museali è organizzata a livello
specialistico o di secondo grado e si deve innestare su una base già esistente di formazione specialistica e
disciplinare ottenuta a livello di corso di laurea. In secondo luogo, si evidenzia che tali programmi formativi
devono prevedere, oltre alla museologia, la compresenza equilibrata di tre aree formative: conservazione
delle collezioni, gestione manageriale e marketing, gestione dei servizi al pubblico.
La stesura della Carta nazionale delle professioni museali è anche l'occasione per analizzare le principali
esperienze formative in atto nel paese e per aprire un confronto fattivo con le università e le altre agenzie
della formazione e dell'istruzione.
18. I professionisti dei musei e il volontariato
Solo la presenza di professionisti qualificati - e responsabili della gestione continuativa del museo permette la piena valorizzazione del contributo dei volontari. Il museo funziona bene se si avvale di queste
due diverse colonne portanti, senza confusioni o sovrapposizioni di ruolo. Affinché il ruolo dei volontari sia
più efficace, è opportuno che essi si organizzino in associazioni e siano utilizzati nei musei in base alle
specifiche professionalità e competenze, attraverso incarichi e/o atti convenzionali che specifichino le loro
funzioni e responsabilità. Anche per il personale volontario devono essere sviluppate iniziative di formazione
Carta nazionale delle professioni museali_2008
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e aggiornamento mirate e puntuali.
19. Il riconoscimento pubblico delie professioni museali
Anche se noi non chiediamo che le professioni museali vengano riconosciute in un ordine o albo
professionale, per motivi pratici e teorici, va ricordato che in Pariamento sono in discussione da circa dieci
anni proposte di riforma delle professioni intellettuali. Al di là della sorte che avranno le proposte
attualmente in discussione, il confronto con l'Associazione italiana biblioteche ha suggerito di collocare il
riconoscimento pubblico delle professioni museali all'interno del più generale riconoscimento delle professioni
dei beni, dei servizi e delle attività culturali. L'AIB partecipa da tempo al COLAP, il Coordinamento delle libere
Associazioni professionali, proprio per far sentire la voce delle associazioni culturali all'interno del dibattito in
corso sui processi di riconoscimento pubblico delle "nuove professioni".
L'innovazione delle forme di gestione dei musei comporta sia l'esternalizzazione di servizi tradizionalmente
gestiti in economia sia la costituzione di nuovi soggetti gestionali privati e misti; questo si somma alla storica
presenza di musei, di fondazioni, associazioni, enti ecclesiastici. Di conseguenza, le professioni museali sono
oggi esercitate si da dipendenti pubblici e figure assimilabili, ma anche da un numero sempre maggiore di
dipendenti privati, liberi professionisti, consulenti e titolari di contratti atipici. Questa complessa realtà
professionale sarà valorizzata dalla Caria delie professioni museali e potrà trovare forme di riconoscimento
pubblico attraverso una molteplicità di azioni, anche utilizzando le modalità permesse dalla normativa, non
solo di settore. Il riconoscimento potrebbe già avvenire attraverso atti regionali o interregionali e attraverso
decreti del Ministero Beni e attività culturali di intesa con la Conferenza Stato-Regioni o la Conferenza
unificata; se e quando ciò sarà reso possibile dalla normativa, anche attraverso la partecipazione ai processi
di riconoscimento da parte del Ministero della Giustizia delle associazioni rappresentative delle nuove
professioni.
Carta nazionale delle professioni museali_2008
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Note
1. II 19 novembre 2004, su proposta di IcoM Italia, è stata costituita a Torino la Conferenza permanente
delle Associazioni museali italiane, di cui fanno parte tutte le Associazioni museali italiane: AMACI Associazione Musei d'arte contemporanea italiani; AMEI - Associazione Musei ecclesiastici italiani; ANMLI Associazione nazionale Musei locali e istituzionali; ANMS - Associazione nazionale Musei scientifici; ICOM Italia
- Comitato nazionale italiano dell'International Council of Museums; SIMBDEA - Società italiana per la
museografia e i beni demoetnoantropologici; Commissione musei della CRUI Conferenza dei rettori delle
università italiane.
2. La Rivista del musei. Organo ufficiale on line di ICOM Italia, Speciale professionalità: marzo 2005,
ww/w/.com-italia.org
3. I sottogruppi erano cosi composti: ambito, gestione e cura delle collezioni: Alberto Garlandini (coord.),
Viviana Lanzarini, Cristiana Morigi Covi, Paola Giovetti; ambito servizi e rapporti con il pubblico e il territorio:
Silvia Mascheroni (coord.). Margherita Sani, Gianluigi Daccò, Sandra Ferracuti, Alessandro Nante; ambito
amministrativo, finanziario, gestionale, relazioni pubbliche: Luigi Di Corato (coord.), Cristian Valsecchi,
Alessandra Aspes; ambito strutture, allestimenti e sicurezza: Salvatore Sutera (coord.). Michele Lanzinger.
4. Ministero per i Beni e le attività culturali. Decreto del 10 maggio 2001, Atto di indirizzo sui criteri tecnicoscientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei, (art. 150, comma 6, D.lgs. n. 112/1998),
pubblicato in Gazzetta Ufficiale, 244, 19 ottobre 2001.
5. Decreto Legislativo del 22 gennaio 2004, n. 42, Codice dei beni culturali e dei paesaggio, ai sensi dell'ari.
10 delia Legge 6 luglio 2002, n. 137, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, 28/L, 24 febbraio 2004.
6. La definizione, così come è stata aggiornata nella xxi Assemblea generale di ICOM tenutasi a Seul, è la
seguente: "Il museo è un'istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo
sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali
dell'umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le espone a fini di
studio, educazione e diletto".
7. Deliberazione Giunta della Regione Lombardia 20 dicembre 2002, n. 11643, Criteri e linee guida per il
riconoscimento dei musei e delle raccolte museali in Lombardia, nonché linee guida sui profili professionali
degli operatori dei musei e delle raccolte museali in Lombardia, ai sensi della L.r. 5 gennaio 2000, n. 1,
commi 130-131.
8. ICOM Italia ha approvato una Raccomandazione in merito alla distinzione tra le guide turistiche e gli
operatori dei servizi didattici ed educativi dei musei, pubblicata nel sito w/ww/.icom-italia.org
9. Base di partenza è stata la proposta di A. GARLANDINI, 'Musei: mappa delle principali professionalità", in La
Rivista dei musei. Organo ufficiale on line di ICOM Italia, Speciale professionalità: marzo 2005.
10. ICTOP Comitato internazionale di ICOM sulla formazione del personale.
11. ICOFOM Comitato internazionale di ICOM sulla museologia.
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4.1 profili professionali
4.1 Premessa
L'articolazione dei profili
Ogni profilo si articola in tre parti:
-
responsabilità, ambiti e compiti,
-
requisiti per l'accesso all'incarico,
modalità d'incarico.
L'elaborazione dei profili ha comportato anche l'individuazione delle competenze che alimentano i compiti e
le responsabilità individuate. Poiché la formalizzazione di tali competenze richiede un ulteriore
approfondimento, si è deciso di rimandarne la definizione a una fase successiva alla condivisione dei profili
inseriti nella Carta nazionale. Inoltre, la descrizione dettagliata e puntuale delle competenze e delle mansioni
è piuttosto compito delle amministrazioni nel momento in cui individuano gli organici o mettono a concorso
una posizione.
A titolo indicativo, vengono qui elencate alcune competenze che si ritengono essere indispensabili
all'esercizio di ogni professione museale qualificata e che corrispondono al saper:
leggere l'organizzazione di appartenenza in termini di storia, caratteristiche, finalità,
-
connettere l'attività del museo con le risorse e le esigenze di sviluppo del territorio,
-
promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita culturale del museo,
-
incrementare la cultura e la conoscenza diffusa, raccogliendo e rappresentando le esigenze culturali della
comunità,
-
analizzare il contesto in cui si opera, individuando risorse e vincoli,
-
intraprendere attività di .studio, di ricerca e di aggiornamento riguardo al proprio specifico professionale,
-
attivare e gestire relazioni efficaci, all'interno e all'esterno del proprio istituto di riferimento,
-
rilevare i bisogni formativi,
-
valorizzare le capacità e le competenze,
-
lavorare in gruppo con professionalità diverse,
-
predisporre la documentazione, il monitoraggio, la verifica e la valutazione delle azioni intraprese,
-
operare in un contesto multiculturale,
-
svolgere attività di reperimento fonà\l fund raising,
-
rilevare e rendicontare le attività in termini di obiettivi raggiunti e di risorse impiegate.
Profili ed esperienza lavorativa
Di norma, le competenze richieste alle diverse figure professionali corrispondono al possesso di titoli di
studio certificati (diplomi, lauree, master, ecc.). Tuttavia esistono musei che, per tipo e/o missione,
richiedono competenze acquisibili solo attraverso esperienze di vita e di lavoro. In questi casi, le
amministrazioni responsabili possono prevedere deroghe motivate per quanto riguarda la richiesta di titoli di
studio specifici.
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Il personale che già lavora nei musei e che ha maturato nel corso dell'esperienza lavorativa conoscenze e
competenze adeguate potrà utilmente frequentare corsi di formazione in modo da aggiornare la propria
preparazione secondo quanto indicato nei profili.
/ profili prioritari
In questa fase sono stati individuati i profili professionali prioritari per il corretto funzionamento dei musei. Si
è comunque consapevoli che a tali profili afferiscono collaboratori, assistenti e figure junior che svolgono
funzioni significative; per esempio i responsabili delle strutture e dell'impiantisfica si avvalgono di norma
della collaborazione di assistenti e tecnici specializzati.
Un caso di particolare rilevanza per i musei naturalistici è rappresentato, per esempio, dal Tecnico addetto
alle collezioni, figura che ha nel tempo sostituito quella del Preparatore e che sempre più frequentemente ha
una formazione universitaria. Il suo profilo evidenzia aspetti di ampia professionalità: è infatti un esperto
delle modalità di conservazione e di intervento sulle collezioni, collabora alle attività di ricerca e di
catalogazione, gestisce i prestiti e, in mancanza di conservatore, è consegnatario delle collezioni.
Dopo la condivisione della Carta nazionale sarà possibile approfondire anche tali profili.
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4.2 Direttore
Responsabilità, ambiti e compiti
Il direttore è il custode e l'interprete dell'identità e della missione del museo, nel rispetto degli indirizzi
dell'amministrazione responsabile. È responsabile della gestione del museo nel suo complesso, nonché
dell'attuazione e dello sviluppo del suo progetto culturale e scientifico.
È il responsabile ultimo dell'insieme dei processi gestionali. È garante dell'attività del museo nei confronti
dell'amministrazione della comunità scientifica e dei cittadini.
In particolare
è responsabile delle risorse assegnate, della programmazione economica e dell'attuazione del progetto
istituzionale, dei programmi annuali e pluriennali di sviluppo, della loro gestione, monitoraggio,
valutazione con riferimento:
• alla gestione e cura delle collezioni,
• alla ricerca e valorizzazione del patrimonio culturale, procedendo, laddove occorra, ad accordi con
istituzioni pubbliche e private,
• all'ordinamento e alla presentazione del patrimonio del museo, nonché dei relativi criteri espositivi,
• ai rapporti del museo con il pubblico e ai relativi servizi,
• all'organizzazione e gestione delle risorse umane, tecniche e strumentali, della formazione e
dell'aggiornamento del personale,
• alle strutture, alla loro manutenzione ordinaria e straordinaria,
• alla sicurezza delle persone e del patrimonio del museo,
-
è consegnatario delle collezioni del museo, ne ha la responsabilità nei confronti dell'ente proprietario e/o
depositario, ne risponde agli organi di controllo e di tutela competenti,
-
partecipa, in collegamento con gli organi competenti, alla salvaguardia e alla valorizzazione del
patrimonio culturale del territorio di riferimento,
-
rappresenta l'istituto verso l'esterno e ne promuove l'immagine pubblica,
-
contribuisce alla definizione della missione del museo, all'elaborazione dello statuto, dei regolamenti e
del progetto istituzionale, alla definizione degli obiettivi e degli indirizzi programmatici, all'elaborazione
dei programmi pluriennali e annuali, valutandone la fattibilità economica,
-
sviluppa il servizio in sintonia con le esigenze del pubblico e con gli obietfivi dell'amministrazione.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
-
Competenza specialistica in museologia e nelle discipline attinenti alla specificità del museo,
-
laurea specialistica o laurea del vecchio ordinamento nelle discipline attinenti alla specificità del museo,
-
esperienza pluriennale in ambito museale pubblico o privato o in istituti affini
-
conoscenza almeno della lingua inglese.
Modalità d'incarico
La figura del direttore costituisce un requisito obbligatorio. Il suo incarico, con competenze dirigenziali o
apicali, deve essere oggetto di provvedimenti aventi valore formale.
Si raccomanda:
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di prevedere, in relazione alle risorse disponibili e alle modalità di organizzazione dell'ente, posizioni
organizzative e livelli retributivi adeguati alle responsabilità e alla complessità del ruolo,
che l'incarico sia a tempo indeterminato o che sia comunque garantita una durata dell'incarico tale da
permettere il compimento dei programmi pluriennali stabiliti.
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4.3 AMBITO: RICERCA, CURA E GESTIONE DELLE COLLEZIONI
4.3.1 Conservatore
Responsabilità, ambiti e compiti
Il conservatore è responsabile della conservazione, della sicurezza, della gestione e della valorizzazione delle
collezioni a lui affidate. È responsabile, in concorso con il direttore, dell'identità e della missione del museo.
In particolare
programma e coordina le attività di inventariazione e catalogazione delle collezioni secondo gli standard
nazionali e regionali e ne garantisce la pubblica fruizione,
-
predispone i piani di manutenzione ordinaria, di conservazione e di restauro,
partecipa ai programmi per l'incremento delle collezioni,
-
contribuisce a elaborare i criteri e i progetti di esposizione delle raccolte,
-
conduce e coordina attività di ricerca scientifica,
-
collabora alla valorizzazione delle collezioni attraverso le attività culturali, educative e di divulgazione
scientifica,
-
progetta e coordina attività relative alle esposizioni temporanee e di editoria del museo.
In assenza del direttore, il conservatore è anche il consegnatario delle collezioni e ne è responsabile nei
confronti dell'ente proprietario.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
-
Laurea specialistica o diploma di laurea del vecchio ordinamento in discipline attinenti alle specificità del
museo,
-
corsi e scuole di specializzazione e/o master nelle discipline attinenti al museo e negli ambiti sopra
descritti,
-
conoscenza almeno della lingua inglese.
Modalità d'incarico
Per ciascun museo deve essere previsto almeno un conservatore, anche condiviso da più musei in gestione
associata.
L'incarico deve essere formalizzato con atto che specifichi funzioni e responsabilità. Si raccomanda che
l'incarico sia a tempo indeterminato o che comunque sia garantita la continuità d'incarico al fine di
permettere il completamenco dei progetti inseriti nei programmi pluriennali dell'amministrazione e del
direttore.
Conservatore - curatore
Nel caso in cui l'attività del museo sia prevalentemente basata sulla produzione di mostre temporanee, è
prevista la figura del curatore - con i medesimi requisiti per l'accesso all'incarico e modalità d'incarico del
conservatore - il quale
-
svolge attività di ricerca scientifica, di studio, consulenza ed elaborazione,
-
cura la progettazione scientifica nonché la realizzazione di mostre temporanee,
-
verifica e controlla i progetti d'allestimento delle mostre temporanee.
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IC M
-
cura i cataloghi e le pubblicazioni relatìvi alle esposizioni da lui progettate e contribuisce alle
pubblicazioni correlate alla comunicazione, promozione e pubblicizzazione dell'evento di cui è
responsabile,
-
collabora alla progettazione delle attività didattiche e educative e degli eventi collaterali connessi alle
esposizioni,
-
contribuisce all'attivazione di network per la coproduzione degli eventi espositìvi,
-
partecipa alle strategie di valorizzazione dell'istituzione.
Conservatore territoriale
Nei musei la cui missione prevede un ruolo attivo nei confronti del patrimonio culturale del territorio di
riferimento e/o ricopre il ruolo di presidio territoriale, il conservatore può assumere anche la funzione di
responsabile dei rapporti con il territorio. A tale figura spettano le seguenti responsabilità, ambiti e compiti
specificatamente riferiti al territorio:
-
coordina i rapporti tra l'istituto di appartenenza, gli organi preposti alla tutela dei beni culturali e
ambientali del territorio, gli uffici regionali e le associazioni di settore, anche per la realizzazione di
attività di monitoraggio,
-
svolge un'azione di vigilanza e segnalazione sui beni culturali del territorio che rientrano nelle
responsabilità assegnate nei confronti degli uffici tecnici territoriali e dei competenti uffici pubblici,
-
è riferimento territoriale per l'attività di inventariazione e catalogazione di beni culturali,
-
svolge attività di ricerca scientifica, di studio, consulenza,
-
cura l'eventuale gestione dei beni e dei luoghi della cultura di cui è responsabile,
-
progetta attività culturali e di valorizzazione,
-
progetta e coordina attività di divulgazione e di editoria relative ai beni culturali.
È figura che può essere condivisa tra più musei in gestione associata.
4.3.2 Catalogatore
Responsabilità, ambiti e compiti
Il catalogatore svolge attività d'inventariazione e catalogazione del patrimonio
coordinamento e la responsabilità scientifica del conservatore.
museale, sotto il
In particolare
-
partecipa alla programmazione e pianificazione delle attività di catalogazione,
-
realizza le schede di inventario e di catalogo, secondo quanto previsto dalle normative nazionali e
regionali, e ne esegue l'aggiornamento,
-
contribuisce all'aggiornamento della metodologia, degli standard e degli strumenti di catalogazione
adottati dal museo attraverso l'utilizzo di tecnologie informatiche e telematiche,
-
sostiene le attività di studio per lo sviluppo del sistema conoscitivo e informativo,
-
collabora alla definizione degli strumenti tecnici per le attività di catalogazione, di gestione e di accesso
al catalogo.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
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-
Laurea triennale o diploma di laurea secondo il vecchio ordinamento in discipline attinenti alle specificità
del museo,
-
corsi di formazione e di aggiornamento e/o master negli ambiti sopra descritti,
-
esperienze pregresse di catalogazione
-
conoscenza almeno della lingua inglese.
Modalità d'incarico
L'incarico deve essere formalizzato con atto che specifichi funzioni e responsabilità.
È figura che può essere condivisa tra più musei in gestione associata.
4.3.3 Registrar: responsabile del servizio prestiti e della movimentazione delle opere
Responsabilità, ambiti e compiti
Il registrar assicura dal punto di vista organizzativo la movimentazione delle opere, la relativa
documentazione e le procedure che la regolano, soprattutto in connessione ai prestiti.
In particolare
-
redige, documenta e organizza gli atti relativi all'acquisizione, al prestito, all'assicurazione, alla
spedizione e alla sicurezza delle opere,
segue l'iter inerente al trasferimento delle opere, all'esterno e all'interno del museo,
-
è responsabile delle procedure di prestito in entrata, nel caso di mostre organizzate dal museo,
collabora con il responsabile della sicurezza e della conservazione nello svolgimento dei propri compitì.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
-
Laurea triennale o diploma di laurea secondo il vecchio ordinamento,
-
corsi di formazione attinenti agli ambiti sopra descritti,
-
esperienze pregresse nell'ambito di attività,
-
conoscenza almeno della lingua inglese.
Modalità d'incarico
L'incarico deve essere formalizzato con atto che specifichi funzioni e responsabilità.
La figura professionale del registrar può essere condivisa da più musei in gestione associata.
4.3.4 Restauratore
Responsabilità, ambiti e compiti
Secondo quanto previsto dal D.lgs. n. 42/04 Codice dei beni culturali e del paesaggio, il restauratore è un
professionista in grado di mettere in atto un complesso di azioni dirette e indirette per limitare i processi di
degradazione dei materiali costìtutìvi dei beni culturali e assicurarne la conservazione.
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In particolare
-
analizza e interpreta i datì relativi ai materiali costitutivi, alla tecnica di esecuzione e allo stato di
conservazione dei beni,
-
elabora con il conservatore del museo il piano di conservazione delle collezioni e ne verifica l'attuazione,
-
definisce i programmi di manutenzione delle opere e ne verifica l'attuazione, in ordine anche alle
condizioni ambientali e microclimatìche,
-
attua il monitoraggio delle condizioni ambientali e climatiche delle sale espositìve e dei depositi,
individuando le eventuali misure da attuare per la miglior conservazione delle collezioni,
-
progetta gli interventi di restauro,
-
esegue direttamente i trattamenti conservativi e di restauro, dei quali ha la direzione tecnica,
-
raccoglie e cura, in collaborazione con il registrar, la documentazione degli interventi di restauro,
-
esegue o assiste all'esecuzione di analisi diagnostìche a fini di ricerca o di pianificazione della
conservazione e del restauro.
Nel caso in cui il restauratore sia dipendente del museo:
-
è responsabile delle strumentazioni del laboratorio di restauro e di diagnosi e misura delle condizioni
ambientali e microclimatiche,
-
partecipa ai programmi di ricerca,
-
partecipa alle attività didattiche e di comunicazione riguardanti l'attività di restauro,
-
collabora con il registrar durante la movimentazione delle opere,
-
valuta in collaborazione con II conservatore i restauri affidati a soggetti esterni.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
Sono in via di definizione da parte del Ministero per i Beni e le attività culturali, dintesa con Conferenza
Stato-Regioni, ai sensi dell'art. 17, comma 3, della L. 23 agosto 1988, n. 400.
Modalità di incarico
L'incarico deve essere formalizzato con atto che specifichi funzioni e responsabilità.
È figura che può essere condivisa da più musei in gestione associata.
4.3.5 Assistente tecnico addetto alle collezioni
L' assistente tecnico addetto alle collezioni svolge le attività connesse alla conservazione e alla gestione del
patrimonio museale, sotto il coordinamento e la responsabilità scientifica del conservatore.
In particolare
-
è il responsabile tecnico della conservazione delle collezioni (non viventi e viventi) a lui affidate e della
relativa strumentazione tecnico-scientifica,
-
collabora con il registrar alla movimentazione delle collezioni all'interno dei musei e dei depositi,
seguendone anche le campagna fotografiche e di documentazione,
-
può realizzare ricostruzioni e modelli finalizzati sia alla esposizione che alla integrazione delle collezioni e,
con particolare riferimento alle collezioni naturalistiche, preparazioni tassidermiche.
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M
-
fornisce pareri tecnici per la gestione, la manutenzione, la conservazione, l'immagazzinamento, l'accesso
e la valorizzazione delle collezioni e per la programmazione delle nuove acquisizioni,
-
tiene i contatti tecnici con laboratori esterni di preparazione e restauro di reperti e opere; coadiuva il
conservatore nella predisposizione di perizie, gare, affidamenti di incarichi di preparazione,
manutenzione, restauro,
-
collabora con il conservatore nelle attività di ricerca fornendo il supporto tecnico e logistico e con il
responsabile delle strutture e dell'impiantistica nella gestione degli impianti in relazione alla
conservazione delle collezioni.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
-
Laurea triennale in discipline attinenti alle specificità del museo o diploma di scuola media superiore
integrato da corsi di formazione e di aggiornamento nelle discipline attinenti e negli ambiti sopra
descritti,
-
esperienze pregresse nell'ambito di attività,
-
conoscenze informatiche di base,
-
conoscenza almeno della lingua inglese.
Modalità di incarico
L'incarico deve essere formalizzato con atto che specifichi funzioni e responsabilità.
Si raccomanda che l'incarico preveda una continuità tale da permettere il completamento dei progetti inseriti
nella programmazione del museo.
È figura adatta ad essere condivisa da più musei in gestione associata.
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4.4
M
AMBITO: SERVIZI E RAPPORTI CON IL PUBBLICO
4.4.1 Responsabile del servizi educativi
Responsabilità, ambiti e compiti
Il responsabile dei servizi educativi elabora i progetti educativi e ne coordina la realizzazione, individuando le
modalità comunicative e di mediazione, utilizzando strumenti adeguati e funzionali per i diversi destinatari
dell'azione educativa. Cura i rapporti con il mondo della scuola e i soggetti che usufruiscono di servizi e di
attività educative, con l'università e gli istituti di ricerca preposti all'aggiornamento e alla formazione negli
ambiti disciplinari di competenza.
In particolare
-
collabora alla definizione dell'identità e della missione del museo, del progetto istituzionale e della
programmazione generale,
-
partecipa alla definizione dei programmi e dei progetti di ricerca scientifica, e di presentazione delle
collezioni per valorizzarne la componente educativa,
-
analizza, in collaborazione con il responsabile dello sviluppo, le caratteristiche, i bisogni e le aspettative
dell'utenza reale e potenziale del museo per mezzo di ricerche mirate e indagini statistiche,
-
promuove l'accessibilità fisica, sensoriale, economica e culturale del museo da parte dei diversi pubblici
effettivi e potenziali,
-
coordina e sviluppa i servizi educativi, predisponendo attività che promuovano l'educazione permanente
e ricorrente, l'integrazione sociale e il dialogo con le altre culture,
-
progetta e coordina gli interventi educativi, anche in occasione di esposizioni temporanee, e le iniziative
mirate in partenariato con la scuola e con altre istituzioni,
-
progetta e garantisce le attività di formazione e di aggiornamento per gli operatori impegnati nelle
attività educative e per gli insegnanti,
-
coordina e supervisiona le attività degli operatori e di altre figure impegnate nel servizio educativo,
-
coordina e supervisiona la produzione dei materiali funzionali agli interventi educativi.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
Laurea specialistica o diploma di laurea secondo il vecchio ordinamento in discipline attinenti alle
specificità del museo che preveda percorsi formativi inerenti la pedagogia, la comunicazione e la
formazione,
-
corsi di specializzazione e/o master in discipline attinenti il museo e/o l'educazione al patrimonio
culturale,
-
conoscenza almeno della lingua inglese,
-
due anni di esperienza in musei, in istituti culturali ed educativi.
Modalità d'incarico
L'incarico deve essere formalizzato con atto che specifichi funzioni e responsabilità. Si raccomanda che
l'incarico sia a tempo indeterminato o che preveda una continuità tale da permettere il completamento dei
progetti, inseriti nei programmi pluriennali, dell'amministrazione e del direttore.
La figura professionale del responsabile dei servizi educativi può essere condivisa da più musei in gestione
associata.
Carta nazionale delle professioni museali_2008
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95
•C M
4.4.2 Educatore museale
Responsabilità, ambiti e compiti
L'educatore museale realizza gli interventi educativi programmati dal museo adeguandoli alle caratteristiche
e alle esigenze dei diversi destinatari.
In particolare
-
conduce attività e percorsi e predispone laboratori in relazione alle collezioni permanenti e alle
esposizioni temporanee,
-
partecipa a gruppi di ricerca per la realizzazione di attività educative,
-
collabora alla progettazione delle iniziative educative e di progetti innovativi,
-
collabora alla realizzazione di testi e materiali specifici per l'ambito di competenza,
-
concorre allo sviluppo dei servizi educativi, segnalando esigenze e problematiche, e proponendo nuove
iniziative,
-
predispone gli spazi e la strumentazione assegnata, nell'ambito di sua competenza, di cui è responsabile,
-
collabora alla definizione di modalità e alla predisposizione di strumenti per la documentazione,
l'accertamento del gradimento, la verifica e la valutazione delle attività educative realizzate.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
-
Laurea triennale secondo l'ordinamento attuale o diploma di laurea secondo il vecchio ordinamento in
discipline attinenti il museo,
-
corsi di formazione e/o master relativi alla pedagogia del patrimonio culturale,
-
conoscenza almeno della lingua inglese.
Modalità di incarico
L'incarico deve essere formalizzato con atto che specifichi funzioni e responsabilità.
Si raccomanda che l'incarico preveda una continuità tale da permettere il completamento dei progetti inseriti
nella programmazione del museo.
È figura che può essere condivisa da più musei in gestione associata.
4.4.3 Coordinatore dei servizi di custodia e accoglienza del museo
Responsabilità, ambiti e compiti
Il coordinatore dei servizi di custodia e accoglienza garantisce la vigilanza del patrimonio museale all'interno
dei locali espositivi e nelle aree di pertinenza del museo. Coordina i servizi di accoglienza e prima
informazione al pubblico e le operazioni di accesso e di vendita dei materiali promozionali del museo.
In particolare
-
assicura l'apertura e la chiusura del museo nel rispetto delle norme,
-
coordina le attività di accoglienza e di prima informazione al pubblico,
-
verifica il corretto funzionamento dei dispositivi di sicurezza, antintrusione e antincendio e degli impianti
Carta nazionale delle professioni museali_2008
23
96
iC M
previsti per il monitoraggio microclimatico ambientale,
-
verifica il corretto posizionamento dei materiali e delle strutture informative e di protezione delle opere
all'interno delle sale espositive,
-
assicura l'applicazione del regolamento di accesso al museo e delle disposizioni di sicurezza,
-
assicura, in caso di emergenza, i primi interventi e avvisa il personale di riferimento e le autorità
competenti,
-
cura la corretta esposizione e presentazione al pubblico dei materiali promozionali e informativi del
museo,
-
comunica al personale competente esigenze e difficoltà dei visitatori,
-
coordina la vendita dei biglietti e dei materiali informativi e promozionali del museo, garantendone
l'adeguato rifornimento,
-
collabora con la direzione al controllo e al monitoraggio della qualità dei servizi esternalizzati.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
Diploma di scuola media superiore,
-
corsi di formazione negli ambiti sopra descritti,
-
conoscenza almeno della lingua inglese,
due anni di esperienza nell'ambito di competenza.
Modalità d'incarico
L'incarico deve essere formalizzato con atto che specifichi funzioni e responsabilità e deve prevedere una
continuità tale da permettere il completamento dei progetti inseriti nei programmi del museo.
La figura professionale del coordinatore può essere condivisa da più musei in gestione associata.
4.4.4 Operatore dei servizi di custodia e accoglienza al pubblico
Responsabilità, ambiti e compiti
L'operatore dei servizi di custodia e accoglienza al pubblico è preposto alla vigilanza del patrimonio museale,
all'interno dei locali espostivi e nelle aree di pertinenza del museo; accoglie il pubblico, fornisce la prima
informazione, svolge le funzioni connesse all'accesso del pubblico, la distribuzione e l'eventuale vendita dei
materiali informativi e promozionali del museo.
In particolare
-
garantisce la sorveglianza degli ambienti e del patrimonio museale,
-
segnala eventuali cambiamenti ambientali e dello stato di conservazione delle opere,
-
interpreta e segnala informazioni relative a malfunzionamenti della strumentazione,
-
collabora a garantire il corretto funzionamento delle strutture informative e di protezione delle opere,
-
allerta il coordinatore dei servizi di custodia e accoglienza in caso di emergenza,
-
assicura il rispetto del regolamento del museo e delle disposizioni di sicurezza.
Carta nazionale delle professioni museali_2008
24
97
IC M
-
accoglie i visitatori, regolandone l'accesso alle sale per garantire la migliore fruizione del patrimonio
museale,
-
interpreta le esigenze di informazione delle diverse fasce di utenza,
-
fornisce informazioni essenziali su percorsi, opere, servizi e attività del museo,
-
fa da tramite tra il pubblico e i responsabili del museo per informazioni più specifiche,
-
osserva e segnala al responsabile dei servizi di custodia e accoglienza esigenze e difficoltà dei visitatori,
^
svolge le operazioni di vendita dei biglietti e dei materiali informativi e promozionali, segnalando la
necessità di rifornimento degli stessi.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
-
Diploma di scuola media superiore,
-
corsi di formazione negli ambiti sopra descritti,
-
conoscenza almeno della lingua inglese.
Modalità d'incarico
L'incarico deve essere formalizzato con atto che specifichi funzioni e responsabilità.
È figura che può essere condivisa da più musei in gestione associata.
4.4.5 Responsabile dei servizi di documentazione
Responsabilità, ambiti e compiti
Il responsabile dei servizi di documentazione è un archivista/documentalista preposto all'ordinamento, alla
conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio storico-documentale di proprietà o in deposito
presso il museo. Gestisce il servizio di informazione e di consulenza al personale interno del museo e al
pubblico esterno. Gestisce l'archivio e la fototeca, anche in raccordo con la biblioteca del museo.
In particolare
-
formalizza e riordina gli archivi e la fototeca,
-
ricerca, acquisisce e organizza il materiale documentario sulla storia del museo e sulle collezioni, nonché
sull'attività passata e presente dei servizi del museo,
propone le procedure e il regolamento per l'accesso alla documentazione,
-
organizza il servizio di consulenza e/o assistenza per la consultazione diretta dei documenti da parte del
personale interno del museo e del pubblico esterno,
-
coordina i progetti di ricerca in collaborazione con altri enti/istituzioni inerenti l'ambito di competenza
degli archivi del museo, in linea con le strategie della direzione.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
-
Laurea triennale o laurea secondo il vecchio ordinamento nell'ambito sopra descritto,
-
conoscenza almeno della lingua inglese.
Modalità d'incarico
Carta nazionale delle professioni musealì_2008
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IC M
L'incarico deve essere formalizzato con atto che specifichi funzioni e responsabilità e deve prevedere una
continuità tale da permettere il completamento dei progetti inseriti nei programmi del museo.
Il responsabile può essere condiviso da più musei in gestione associata.
4.4.6 Responsabile della biblioteca del museo
Responsabilità, ambiti e compiti
Il responsabile della biblioteca cura lo svolgimento di tutte le funzioni di base della biblioteca, con particolare
riguardo agli interventi di acquisizione, catalogazione, gestione e valorizzazione delle raccolte librarie,
considerando la specificità dell'istituzione in cui opera, e alla luce di una costante verifica dei bisogni sia del
personale scientifico del museo sia del pubblico esterno. È responsabile dell'informazione e dell'orientamento
per gli utenti, dell'assistenza all'uso della biblioteca; garantisce il raccordo con il sistema bibliotecario di
riferimento e con i servizi di documentazione del museo.
In particolare
-
collabora alla definizione delle strategie e delle politiche, alla programmazione pluriennale delle attività,
al piano annuale esecutivo di gestione della biblioteca,
-
acquisisce e ordina il materiale librario secondo le normative e gli standard vigenti,
-
predispone le procedure e il regolamento per il funzionamento della biblioteca, approvati dalla direzione
del museo,
-
garantisce la circolazione dei documenti librari e il prestito interbibliotecario,
-
gestisce il servizio di consultazione e di consulenza per il personale interno del museo e per il pubblico
esterno,
-
collabora all'organizzazione e allo svolgimento di attività ed eventi rivolti a specifiche fasce di utenza,
-
applica le tecniche di primo intervento di conservazione,
-
gestisce la rilevazione analitica e quantitativa e l'analisi dei dati d'uso della biblioteca.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
Laurea triennale o diploma di laurea secondo il vecchio ordinamento nell'ambito sopra descritto,
-
conoscenza almeno della lingua inglese.
Modalità di incarico
L'incarico deve essere formalizzato con atto che specifichi funzioni e responsabilità e deve prevedere una
continuità tale da permettere il completamento dei progetti inseriti nei programmi del museo.
La figura professionale del responsabile della biblioteca può essere condivisa da più musei in gestione
associata.
Carta nazionale delle professioni museali_2008
26
99
•C M
4.5 AMBITO: AMMINISTRAZIONE, FINANZE, GESTIONE E RELAZIONI PUBBLICHE
4.5.1 Responsabile amministrativo e finanziario
Responsabilità, ambiti e compiti
È responsabile della gestione amministrativa del museo, della gestione delle risorse finanziarie e umane,
delle procedure legali e del funzionamento ordinario. Garantisce il controllo di gestione in ambito
amministrativo e finanziario del museo, nonché della gestione del personale.
In particolare
-
supporta il direttore e il respon-sabile dello sviluppo
• nella redazione del bilancio di missione e del rapporto annuale,
• nella progettazione delle strategie di crescita economica del museo e dei suoi piani di finanziamento,
• nella realizzazione del business pian,
• nella verifica della fattibilità economica di programmi e progetti,
• nella valutazione del personale e nella progettazione di piani di valorizzazione e aggiornamento delle
risorse umane.
• tiene la contabilità e verifica costantemente lo stato della spesa, delle entrate e della cassa,
• verifica che la gestione del museo e dei servizi sia impostata in base a criteri di economicità, efficacia,
efficienza e di trasparenza,
• assicura la predisposizione e la gestione dei contratti,
• accerta la sussistenza di diritti economici in relazione alle proprietà materiali e immateriali,
• è responsabile della gestione del personale,
• assicura e verifica il rispetto delle normativa vigente, ivi compresa quella di settore.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
Laurea specialistica o diploma di laurea secondo il vecchio ordinamento in ambito gestionale,
amministrativo e finanziario,
-
conoscenza almeno della lingua inglese,
-
due anni di esperienza in ambito gestionale, amministrativo, finanziario e organizzativo nel settore
museale o in settori affini.
Modalità d'incarico
Per ciascun museo deve essere previsto un responsabile amministrativo e finanziario, incaricato con atto
formale.
Si raccomanda che l'incarico sia a tempo indeterminato o che comunque sia garantita la continuità d'incarico
al fine di permettere il completamento dei progetti inseriti nei programmi pluriennali redatt:i con
l'amministrazione.
Il responsabile amministrativo e finanziario è figura professionale che può essere condivisa da più musei in
gestione associata.
Carta nazionale delle professiotii museali_2008
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100
IC
M
4.5.2 Responsabile di segreteria
Responsabilità, ambiti e compiti
Cura l'attività di segreteria del direttore e dei responsabili da esso individuati, garantendo un supporto
all'attività direzionale, un adeguato coordinamento delle attività degli uffici e una efficace comunicazione
interna.
In particolare
predispone il calendario delle riunioni e ne cura la convocazione,
raccoglie e predispone la documentazione necessaria alla discussione degli ordini del giorno stabiliti,
redige i verbali delle riunioni e li distribuisce agli interessati
gestisce l'agenda del direttore e dei responsabili da esso individuati,
cura la corrispondenza, il protocollo e le comunicazione all'esterno,
aggiorna, implementa e ottimizza l'indirizzario generale,
-
aggiorna la banca dati dei membri e sostenitori del museo,
-
cura la comunicazione interna degli uffici in ordine ad esigenze di carattere generale.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
-
Laurea triennale o diploma di laurea secondo il vecchio ordinamento,
-
conoscenza almeno della lingua inglese,
-
due anni di esperienza in attività di segreteria.
Modalità di incarico
Il responsabile della segreteria deve essere incaricato con atto formale che ne specifichi funzioni e
responsabilità.
Si raccomanda che l'incarico preveda una continuità tale da permettere il completamento di progetti inseriti
in programmi pluriennali sia dell'amministrazione che del direttore.
4.5.3 Responsabile dell'ufficio stampa e delle relazioni pubbliche
Responsabilità, ambiti e compiti
Il responsabile dell'ufficio stampa garantisce le relazioni pubbliche del museo e la corretta e adeguata
diffusione della missione, del patrimonio e delle attività del museo tramite opportune modalità di
comunicazione e appositi materiali informativi.
In particolare
-
gestisce i rapporti con i media, gli uffici e le agenzie di stampa e comunicazione,
-
informa costantemente i media e le agenzie di stampa e comunicazione relativamente alle attività
promosse dal museo e ai risultati conseguiti,
-
tiene i rapporti con gli uffici stampa esterni al museo chiamati a supporto della struttura interna in
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101
IC m
occasione di eventi speciali,
-
mantiene i rapporti con i responsabili della comunicazione e informazione dell'ente proprietario del
museo, di altre realtà museali, dei sostenitori e degli sponsor del museo,
-
realizza le rassegne stampa,
-
produce i materiali informativi di supporto alle attività di comunicazione e informazione e contribuisce
alla progettazione della loro diffusione,
-
aggiorna, implementa, ottimizza e gestisce l'indirizzario dedicato a media, uffici e agenzie di stampa e
comunicazione, l'area dedicata all'ufficio stampa nel sito web del museo,
-
informa la direzione sui rapporti con i media,
-
supporta il direttore nella gestione dei rapporti con i media e delle pubbliche relazioni,
-
contribuisce alla predisposizione e alla redazione dei materiali di comunicazione, informazione e
promozione cura le attività di editing dei materiali a stampa pubblicati dal museo o per conto di esso.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
Nei musei pubblici vale quanto previsto dalla L. 150/00 e dai relativi regolamenti attuativi. Per quanto
riguarda gli altri musei, in analogia per quanto previsto per i musei delle amministrazioni pubbliche, sono
richiesti:
-
laurea specialistica o diploma di laurea quadriennale del vecchio ordinamento in scienze della
comunicazione, relazioni pubbliche e altre lauree con indirizzi assimilabili,
-
conoscenza certificata almeno della lingua inglese e, se necessario, di una delle lingue ufficiali in uso
nella comunità professionale internazionale,
-
due anni di esperienza nel settore della comunicazione e informazione, preferibilmente in musei o istituti
culturali.
Modalità di incarico
Il responsabile dell'ufficio stampa deve essere incaricato con atto formale che ne specifichi funzioni e
responsabilità.
Si raccomanda che l'incarico preveda una continuità tale da permettere il completamento di progetti, inseriti
in programmi pluriennali, sia dell'amministrazione sia del direttore.
È figura che può essere condivisa tra più musei in gestione associata.
4.5.4 Responsabile per lo sviluppo: fund raising, promozione e marketing
Responsabilità, ambiti e comipiti
Gestisce, con diretto riferimento del direttore, le attività di marketing, promozione e fund raising dei museo,
le strategie di sviluppo dei sistemi di finanziamento in rapporto con le strutture produttive del territorio,
nonché lo sviluppo e la promozione del volontariato.
In particolare
-
supporta il direttore
•
nella progettazione e realizzazione di accordi con altri soggetti pubblici e/o privati.
Carta nazionale delle professioni museali_2008
29
102
IC M
•
nella gestione del cambiamento, nella riorganizzazione del museo in ottemperanza agli standard
museali,
•
nella redazione del bilancio di missione e del rapporto annuale,
•
nella progettazione delle strategie di crescita economica del museo attraverso il fund raising
{membership, partnership, politiche corporate),
cura la costituzione e la crescita dei fondi di dotazione,
cura la gestione, la valorizzazione e la promozione del volontariato,
verifica il posizionamento della struttura e dei servizi da essa offerti, nel mercato di riferimento,
progetta e realizza
le strategie e le attività di fund raising,
i piani di marketing e di promozione,
i sistemi di monitoraggio e valutazione dell'utenza effettiva e potenziale, delle attività svolte e dei
servizi erogati,
i piani promozionali e pubblicitari e gli strumenti di promozione dell'istituto,
eventi promozionali e di fund raising,
-
collabora alla progettazione dell'immagine grafica del museo e alla predisposizione dei materiali di
comunicazione e promozione.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
Laurea specialistica o diploma di laurea secondo il vecchio ordinamento nell'area economia, management
e marketing della cultura,
corsi di formazione attinenti all'ambito di azione del museo,
corsi di specializzazione e/o master in discipline attinenti al museo, agli eventi culturali, al fund raising,
all'organizzazione, gestione, amministrazione di istituzioni no profit, alla business administration, alla
comunicazione, al marketing, alle pubbliche relazioni,
due anni di esperienza in istituti culturali pubblici o privati,
conoscenza almeno della lingua inglese.
Modalità di incarico
Il responsabile dello sviluppo deve essere incaricato con atto formale che ne specifichi funzioni e
responsabilità. Si raccomanda che l'incarico preveda una continuità tale da permettere il completamento di
progetti, inseriti in programmi pluriennali, sia dell'amministrazione sia del direttore.
// responsabile dello sviluppo è figura professionale che può essere condivisa da più musei in gestione
associata.
Carta nazionale delle professioni museali_2008
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103
IC M
4.5.5 Responsabile del sito web
Responsabilità, ambiti e compiti
Il responsabile del sito web progetta e gestisce il sito web del museo e ne garantisce l'aggiornamento,
mantiene i rapporti con i fornitori dei servizi web {provider, web designer e sviluppatori web).
In particolare
-
progetta e realizza il sito web,
-
ne aggiorna i contenuti,
ne monitora gli accessi,
ne verifica il posizionamento nell'ambito dei motori di ricerca,
-
propone i servizi per il pubblico accessibili via web,
-
individua e propone le strategie di sviluppo del sito web.
Requisiti per l'accesso all'Incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
-
almeno due anni di esperienza documentata in ambito gestione e sviluppo di siti web,
-
conoscenza almeno della lingua inglese.
Modalità d'incarico
L'incarico deve essere formalizzato con atto che specifichi funzioni e responsabilità.
È figura che può essere condivisa tra più musei in gestione associata.
Carta nazionale delle professioni museali_2008
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104
•C M
4.6 AMBITO: STRUTTURE, ALLESTIMENTI E SICUREZZA
4.6.1 Responsabile delle strutture e dell'impiantistica
Sovrintende e assicura la gestione delle strutture e degli impianti del museo.
In particolare
-
garantisce la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture e degli impianti elettrici, idraulici e
termici e speciali,
-
elabora il piano di manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti tecnici e ne cura le verifiche
periodiche,
predispone le strutture e gli impianti necessari agli allestimenti negli spazi del museo o al suo esterno,
-
sovrintende la realizzazione da parte di terzi delle strutture e degli impianti necessari agli allestimenti
negli spazi dell'area museale o al suo esterno,
-
segnala urgenze od opportunità relativamente alla manutenzione ordinaria e straordinaria di strutture e
impianti,
-
sostiene l'amministrazione nella predisposizione di gare o procedimenti concorrenziali per la fornitura di
beni e servizi relativi alle attività del settore di sua competenza,
-
garantisce il servizio di reperibilità festiva e notturna per quanto attiene agli interventi di riparazione e
gestione straordinaria delle strutture del museo e dell'impiantistica,
-
collabora con il responsabile del sistema informatico.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
-
Laurea specialistica o diploma di laurea secondo il vecchio ordinamento negli ambiti sopra descritti,
-
costituisce titolo preferenziale l'aver conseguito l'abilitazione all'esercizio della professione,
-
conoscenza almeno della lingua inglese.
Modalità d'incarico
L'incarico deve essere formalizzato con atto che specifichi funzioni e responsabilità.
È figura adatta ad che può essere condivisa tra più musei in gestione associata.
4.6.2 Responsabile del si.'ìtema informatico
Responsabilità, ambiti e competenze
Progetta, sovrintende e gestisce la rete e il sistema informatico del museo. Garantisce lo sviluppo della rete
informatica per la gestione interna dei dati e per la comunicazione esterna.
In particolare
-
cura la progettazione l'installazione, la configurazione, la gestione e la sicurezza della rete informatica,
delle unità centrali e periferiche e del software,
-
elabora il piano di manutenzione ordinaria del sistema informatico e ne cura la periodica verifica,
-
cura il funzionamento delle basi dati museali, la loro messa in rete nonché il loro dialogo.
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IC M
-
cura la realizzazione degli impianti informatici necessari agli allestimenti negli spazi del museo o al suo
esterno,
-
sovrintende alla realizzazione da parte di terzi degli impianti informatici,
-
si avvale e coordina i tecnici specialisti incaricati dell'attuazione delle funzioni di realizzazione,
manutenzione e pronto intervento del sistema informatico,
-
progetta e gestisce le strategie di sicurezza e di duplicazione dei dati,
-
offre un servizio interno di consulenza per l'individuazione di soluzioni tecnologiche hardware e software,
-
sostiene l'amministrazione nella predisposizione di gare o di procedimenti per la fornitura di beni e servizi
relativi alle attività del settore,
-
garantisce il servizio di reperibilità festiva e notturna per quanto attiene agli interventi di riparazione e
gestione straordinaria del sistema informatico,
-
collabora con il responsabile delle strutture e dell'impiantistica.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
-
Laurea specialistica o diploma di laurea secondo il vecchio ordinamento negli ambiti sopra descritti,
-
corsi di specializzazione e/o master negli ambiti sopra descritti,
-
conoscenza almeno della lingua inglese.
Modalità d'incarico
L'incarico deve essere formalizzato con atto che specifichi le funzioni.
È figura che può essere condivisa tra più musei in gestione associata.
4.6.3 Responsabile addetto alla sicurezza
Responsabilità, ambiti e compiti
Ha la responsabilità delle attività volte a garantire la sicurezza delle persone e del patrimonio museale mobile
e immobile anche in ottemperanza a quanto previsto dal D.M. 20 maggio 1992, n. 569 e D.lgs 19 settembre
1994, n. 626.
In particolare
-
cura il corretto funzionamento degli impianti, ne garantisce lo stato di efficienza e ne assicura la
manutenzione con particolare riferimento ai mezzi antincendio, agli impianti elettrici e di
condizionamento, al sistema di sicurezza,
-
predispone i piani di evacuazione e di emergenza e delle istruzioni di sicurezza per il personale interno e
per il pubblico, raccordandosi con le istituzioni in materia,
-
conserva e aggiorna il fascicolo con gli schemi degli impianti esistenti nell'edificio e ne mantiene il
registro dei controlli,
-
garantisce il controllo delle condizioni termoigrometriche e ambientali del museo e predispone strumenti
di misurazione,
-
è il referente del datore di lavoro e della direzione del museo con riferimento:
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• all'analisi, alla valutazione e alla gestione dei rischi rispetto a persone, beni mobili e immobili,
• all'elaborazione dei programmi di prevenzione e protezione, nonché alla redazione delle relative
procedure e sistemi di controllo,
• all'elaborazione di programmi di formazione, informazione e aggiornamento del personale in materia di
sicurezza,
• alle attività di informazione rivolte al personale e all'utenza sui rischi e sulle procedure di prevenzione e
protezione,
• alla gestione situazioni di emergenza.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
-
Laurea triennale o diploma di laurea secondo il vecchio ordinamento ad indirizzo tecnico (uniformare con
gli altri profili),
-
corsi di specializzazione e/o master negli ambiti sopra descritti.
Modalità d'incarico
L'incarico deve essere formalizzato con atto che specifichi funzioni e responsabilità.
È figura che può essere condivisa tra più musei in gestione associata.
4.6.4 Progettista degli allestimenti degli spazi museali e delle mostre temporanee
Responsabilità, ambiti e compiti
Cura gli allestimenti permanenti e temporanei del museo, predisponendo gli spazi e assicurando le modalità
ottimali presentazione e conservazione delle opere.
In particolare
-
progetta gli allestimenti e gli apparati di comunicazione nel museo, nei laboratori e nelle mostre
temporanee e manifestazioni dell'ente,
-
coordina e gestisce l'attività dei fornitori e prestatori d'opera esterni e del personale interno nella
realizzazione di interventi riguardanti gli allestimenti,
-
garantisce il rapporto tra la direzione del museo e i progettisti/realizzatori degli allestimenti e degli
apparati espositìvi,
-
supporta l'amministrazione nella predisposizione di gare per l'acquisizione di beni e servizi relatìvi alle
attività di allestimento,
-
collabora alla definizione e alla realizzazione dell'immagine coordinata del museo.
Requisiti per l'accesso all'incarico
(Tenendo conto delle deroghe previste al punto 4.1, par. "Profili ed esperienze lavorative")
-
Laurea specialistica o diploma di laurea secondo il vecchio ordinamento negli ambiti sopra descrittì,
-
corsi di formazione e/o master negli ambiti sopra descritti,
-
almeno due anni di esperienze nell'ambito specifico.
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iC
-
M
conoscenza almeno della lingua inglese.
Costituisce titolo preferenziale l'aver conseguito l'abilitazione all'esercizio della professione.
Modalità d'incarico
L'incarico deve essere formalizzato con atto che specifichi funzioni e responsabilità.
È figura che può essere condivisa tra più musei in gestione associata.
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Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 26/07/2013 - 0013944
IL CANCELLIERE
3
4^
Prot. n. 476/SP
Venezia, 25 luglio 2013
m Consiglio Regionale del Veneto
,|r26/07/2013
prot . 0013944 Trtolano 2^6
CRV
spc-UPA
CRV
Al Presidente della Sesta Commissione Consiliare
Dott. VITTORINO CENCI
Consiglio Regionale del Veneto
Palazzo Ferro Fini
San Marco 2322
30124 Venezia
Anche a nome del Presidente, prof. Gian Antonio Danieli, mi pregio
allegare alcune osservazioni relative ai progetti di legge n. 350 e n. 364.
Ringraziando della cortese attenzione, invio molti distinti saluti.
30124 Venezia - Campo S. Stefano, 2945 - Tel. 041 2407711 - Fax 041 5210598 - [email protected] -
wtvw.istitutoveneto.it
109
ISTITUTO VENETO DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI
30124 VENEZIA - Campo S. Stefano, 2945 - Tel. 041 2407711 - Fax 041 5210598 - [email protected] - www.islilutoveneto.it
Note al progetto di legge n. 350 relativo a "Nuove norme per una politica in
materia di cultura, spettacolo ed industria culturale della Regione del Veneto"
La relazione introduttiva si caratterizza per l'ampio respiro della prospettiva storica e
per la consapevolezza, espressa con larghezza di orizzonti, che il grande patrimonio
culturale che anima le comunità del nostro territorio è ilrisultatodi una convergenza di
valori e di contributi provenienti da ogni parte del mondo e qui originalmente
rielaborato, così da rappresentare una componente essenziale della storia della civiltà e
della cultura del nostro tempo.
Nell'affrontare più specificamente i temi relativi agli obiettivi che il progetto di legge
regionale si ripropone di conseguire, la relazione introduttiva richiama la generale
riduzione delle risorse attribuite dallo Stato, dai privati e dalle Regioni al sostegno della
cultura, fenomeno questo che ha messo in gravi difficoltà numerosi centri che svolgono
la loro azione specifica proprio nella promozione e tutela di quei valori e di quel
patrimonio che caratterizzano e rendono efficace, originale, produttiva, ogni nostra
azione, come la stessa relazione mette in risalto ricordando in numerosi passi
l'importanza della cultura per la crescita della nostra società sia civile che economica.
Tanto più nel Veneto, dove così importante e nota al mondo è l'eredità artistica e
culturale lasciataci dal passato e al tempo stesso dove cosi rilevanti e apprezzati a livello
intemazionale sono i centri di ricerca e di produzione di alta cultura e di formazione.
Università, Istituti di interesse pubblico, fondazioni private.
Particolarmente significativo è quindi il richiamo ad assumere la cultura come risorsa e
come valore nei processi di modernizzazione e del sistema economico, di integrazione e
sviluppo sociale e civile.
In questa ottica il progetto di legge regionale attribuisce un rilievo specifico alle
istituzioni culturali che operano nella Regione e, in particolare, a quelle di alta cultura
che direttamente nella loro azione si rivolgono alla tutela e alla promozione del
patrimonio culturale veneto visto quale componente essenziale della cultura nazionale
ed europea, capaci cioè di porsi in relazione con le istituzioni culturali e scientifiche più
accreditate nel panorama intemazionale. Istituzioni che, come è il caso dell'Istituto
Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, in alcuni casi rappresentano uno specifico proprio
del Veneto e che, per prestigio scientifico intemazionale, per continuità storica, e anche
110
ISTITUTO VENETO DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI
30124 VENEZIA - Campo S. Stefano, 2945 - Tel. 041 2407711 - Fax 041 5210598 - [email protected] - www.islilutoveneto.it
grazie al fatto di avere sede in una città come Venezia, sanno come poche situarsi in una
posizione di rilievo mondiale.
Il ruolo che queste istituzioni svolgono, come la ratio del progetto di legge sottende
chiaramente, è di duplice rilevanza: da un lato esse presentano e promuovono il
patrimonio culturale della nostra Regione quale componente essenziale e tra le più alte
della civiltà europea; dall'altro mettono in relazione stabile, non occasionale, attraverso
rapporti istituzionalizzati mediante appositi accordi, i nostri ricercatori, i nostri centri di
studio, i giovani delle nostre università, con le istituzioni omologhe di tutto il mondo.
Per questo appare importante che nel progetto in esame venga richiamato ancora più
esplicitamente il riconoscimento del molo svolto oltre che dalle Fondazioni liriche e
dalla Biennale, e dalle istituzioni culturali e di spettacolo, dalle istituzioni accademiche
e scientifiche di rilievo internazionale che operano nella Regione (art. 2, comma 1,
lettera g/ e lettera hf).
Per quanto riguarda il progetto di legge n. 364, che appare fortemente indirizzato alla
promozione della attività culturali relative allo spettacolo e alla produzione musicale,
teatrale e cinematografica, si richiamano le osservazioni sovraesposte relative al ruolo
fondamentale svolto dalle istituzioni culturali di alto profilo con indirizzo scientifico,
storico e letterario.
Audizione Sesta Commissione Consiliare - Venezia, 25 luglio 2013
111
Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 26/07/2013 - 0013913
Prot. FSGM 510.1/2013.15
Venezia, 24 luglio 2011"-^
^
Consiglio
consiglio Regionale
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I d e l 26/07/2013
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idei
CRV
CRV
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Prot: 0013913
CRV
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Titolario 2.6
spc-UPA
^
Fondazione Studìum Generale Marcìanum
^
per la promozione di studi e ricercite
<v^/9M^»
C ^ ^ ^
OGGETTO:
Parere sui progetti legislativi per i quali si convoca una audizione delle parti interessate: Progetto di
legge n. 350 (di iniziativa dei consiglieri Nereo Laroni, Vittorino Cenci, Roberto Fasoli, Gustavo
c
Franchetto, Petrangelo Pettenò e Carlo Alberto Tesserin ''Nuove norme per una politica in materia
di cultura, spettacolo e industria culturale della regione del Veneto "); Progetto di legge n.364
(Disegno di legge relativo a: ''Testo unico delle norme regionali in materia di beni, istituti, attività
culturali e spettacolo in Veneto").
I due progetti di legge che si portano all'attenzione dai soggetti pubblici e privati operanti
nell'ambito della cultura, del turismo e dello spettacolo sul territorio della regione del Veneto si
fondano su alcune considerazioni strategiche sul ruolo della cultura - come motore sociale ed
economico per il territorio - che la Fondazione Studium Generale Marcianum condivide e pone al
centro delle proprie attività formative, diricercae culturali.
1. Il carattere strategico della valorizzazione del settore culturale per indurre un modello
di sviluppo economico e produttivo alternativo. La valorizzazione della creatività e
dell'identità di beni e luoghi del territorio Veneto possono contribuire uno sviluppo umano
integrale, all'aumento di un benessere sostenibile.
2. L'importanza di politiche di sostegno alla cultura che evitino che solo pochi luoghi
vengano inghiottiti da un turismo mordi e fuggi spersonalizzante e livellante e la necessità
di adottare strategie di fruizione che valorizzino la complessità del retaggio storico e
culturale di Venezia e del Veneto, nel rispetto della libertà di pensiero e di espressione e
del pluralismo.
3. La necessità di creare sistemi di formazione, di fruizione e di promozione complessi che
possano operare grazie a risorse regionali, statali e comunitarie ma anche attraverso una
stretta integrazione con il sostegno proveniente dal settore privato.
112
^
Prot. FSGM 510.1/2013.15
Venezia, 24 luglio 2013
4. La centralità della formazione e della trasmissione delle competenze legate all'industria
culturale e della creatività applicata all'industria, con le relative ricadute sociali e culturali.
La Fondazione Studium Generale Marcianum, in quanto Fondazione civile operante
nell'ambito della cultura, della formazione a partire da una matrice culturale cristiano-cattolica,
condividendo gli obiettivi di fondo alla base del ridisegno legislativo in questione, ritiene utile
offrire in fase di audizione le seguenti precisazioni rispetto ad alcune linee di indirizzo o strumenti
offerti nelle proposta di legge in questione.
Individuazione punti di riferimento polìtica regionale in materia di cultura
Per quanto riguarda il sostegno alle grandi istituzioni culturali (l'Arena, La Fenice, La Biennale) e
l'individuazione di ulteriori istituzioni culturali e di spettacolo ritenute di eccellenza da riconoscere
quali punti di riferimento per la politica regionale in materia di cultura, si ritiene utile precisare che
oltre all'individuazione di istituzioni di eccellenza rimanga centrale - nel contesto Veneto come in
quello italiano - una valorizzazione sinergica delle numerose realtà che operano - per settori di
competenza - con standard elevati sul territorio. La definizione di linee progettuali regionali
nell'ambito della cultura e dello sviluppo dell'industria culturale e della creatività dovrebbe quindi
emergere ad esempio dalla compartecipazione di più soggetti, anche eterogenei per natura - ma
attivi in un medesimo settore culturale, operanti secondo degli obiettivi e degli orientamenti
prefissati dal coordinatore del progetto di sviluppo, in questo caso la Regione.
Pluralità dei soggetti formatori
Lo stesso principio sussidiario che dovrebbe essere applicato nell'individuazione di soggetti capaci
di contribuire alla definizione di una politica regionale in ambito culturale andrebbe considerata poi
neiridentificare il pool di formatori. Le proposte di legge valorizzano l'importanza dell'ambito
formativo rispetto ai vari settori dell'industria culturale così come l'importanza di una serie di
politiche formative attive che portino al coinvolgimento dei giovani e dei giovani imprenditori.
Rimane tuttavia non strutturato e quindi marginale il coinvolgimento - seppur parziale e mirato - di
soggetti formatori diversi da quello degli Atenei presenti sul territorio. La creatività necessaria ad
avviare un sistema complesso di valorizzazione dei beni culturali nell'ottica di uno sviluppo
integrale della società passa anche attraverso la capacità di valorizzare le capacità formative
presenti nella società.
113
Prot. FSGM 510.1/2013.15
Venezia, 24 luglio 2013
// portale del patrimonio culturale del Veneto:
Infine, per quanto riguarda gli strumenti attraverso i quali imprimere una svolta nelle modalità dì
fruizione del patrimonio e, con speciale riferimento ai beni culturali di interesse religioso e alla
formazione relativa alla loro valorizzazione e fruizione, alle possibilità di sinergie creative con
politiche di sviluppo turistico locale, si sottolinea l'importanza di una sempre più stretta
collaborazione tra autorità civili, istituti ed enti privati civili, autorità ecclesiastiche ed enti culturali
di ispirazione religiosa, alfinedi condividere risorse e banche dati nello spirito del raggiungimento
del comune obiettivo dello sviluppo integrale dell'uomo attraverso l'arte e la cultura.
114
Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 26/08/2013 - 0015113
^ Consìglio Regionale del Veneto
I del 26/08/2013
Prot.: 0015113 Titolarlo 2.6
CRV
CRV
spc-UPA
Scoiti
[email protected]
Ministero dei beni e delle attività culturali
e del (lirismo
Direzione regionale per i beni culturali
e paesaggistici del Veneto
Archìvio dì Stato dì Venezia
Prot. n.
fase.
Venezia,
Regione del Veneto
Consiglio regionale
Sesta commissione consiliare
risposta al foglio del
allegati
OGGETTO :
' 9 A60. 2013
n.
Progetti di legge n. 350 e 364. Trasmissione audizione
In riferimento alla consultazione in ordine ai progetti di legge sopra indicati, tenutasi il 29
luglio 2013 presso la sede del Consiglio regionale del Veneto, si trasmettono osservazioni e
proposte.
IL DIRETTORE
{doti. Raffaéle Santoro)
San Polo 30O2 (campo dei Frarl) - 30125 Venezia te). 041 5222281 fax 041 5229220 - c.f. 8001240027.? wwv.arehiviod«fafnve^^7i« i>
as-v(ya>heniciirfiirflli it mbac-as-ve<a!niailcen.beniculturali.it
115
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
Direzione regiotiale per i beni culturali e paesaggistici del Veneto
Archivio di Stato di Venezia
Audizione in merito a:
1) Progetto di legge 0.35° _ "Nuove norme per una politica in materia di cultura, spettacolo
ed industria culturale nella Regione del Veneto"
2) Progetto di legge n. 364 _ "Testo unico delle norme regionali in materia di beni, attività
culturali e spettacolo nel Veneto"
Ritengo di importanterilievol'accento posto dalle proposte di legge in merito alla
programmazione comune delle risorse fra i più importanti soggetti che lavorano nel settore dei
beni culturali del Veneto.
In effetti l'esperienza del passato ha dimostrato che anche la disponibilità di risorse può
trasformarsi in uno svantaggio in mancanza di una riflessione motivata sulle strade da
intraprendere per gestire e valorizzare i beni culturali da parte del soggetti attuatori.
Se un tasso fisiologico di spreco è presente in qualsiasi iniziativa esso diviene patologico, e
controproducente, se non supportato da riflessioni meditate che nascano da esperienze
consolidate.
La creazione di un tavolo di discussione in merito alle iniziative dafinanziare,Io stabilimento di
intese con soggetti pubblici, ivi compresi i grandi Istituti culturali della città di Venezia, con lo
scopo di voler impegnare nel settore culturale risorse provenienti da finanziamenti europei, è un
passo a mio parere decisivo per la modernizzazione del servizio offerto ai cittadini.
E' del tutto condivisibile quanto si afferma nella relazione alla proposta di legge n.354 in relazione
alla volontà di favorire " la diffusione del servizi e delle attività culturali e di spettacolo, nonché
ogni forma di comunicazione, informazione e accessibilità".
Tutti sappiamo che anche all'interno delle pratiche di programmazione possono nascondersi
insidie, legate al prevalere ad indirizzi troppo spesso conservatori, ed al sorgere di squadre
tecnicistiche che tendono a ridurre il tasso di innovazione. Per questi motivi la presenza di grandi
Istituti, che confrontano giornalmente i loro progetti con la propria utenza, costituisce importante
presupposto di una programmazione regionale.
La tutela, come sappiamo, è conferita dalla Costituzione allo Stato, comeribaditoanche nella
riforma titolo V. La valorizzazione è compito anche regionale.
San Polo 3002 (campo dei Frari) - 30125 Venezia «el. 041 5222281 fax 041 5229220 - ojF. 80012400273 www.ardiiviodistatoveneziait
as-ve(^.benic<illiira|i.it nibac-as-vagtinailceit.bcniculHiT^i.il
116
Eppure tra i due corni dell'intervento si pone il fondamentale momento della gestione, trascurato
dal legislatore, ma nel quale risiedono molti ed importanti momenti dell'azione scientifica e
culturale.
Ed in questo quadro mi trova pienamente concorde quanto si dice all'art. 18 della stessa proposta
n. 364 in merito al sistema archivistico regionale.
Il sistema archivistico regionale-dto- "si fonda sul concetto di qualità nell'erogazione del servizio
pubblico, di conseguenza gli archivi che vi partecipano s'impegnano a conformare la propria
attività a precisi obiettivi di servizio, da raggiungere anche gradualmente e tramite forme di
cooperazione".
L'Archivio di Stato di Venezia in questi anni ha inteso porsi sulla strada di un'attuazione di forme
di servizio ai suoi utenti, presenti in ogni parte del mondo, che fossero nel segno dell'innovazione
e dello scambio reciproco.
In primo luogo già dal 2009 abbiamo pubblicato il nostro sistema informativo, comprensivo di tutti
i fondi archivistici presenti a Venezia, e degli inventari ad esso relativi.
Teniamo conto che a Venezia, vi sono oltre 850 fondi, pilli che qualsiasi altro archivio italiano ed a
livello dell'Archivio Segreto Vaticano.
Oltre alla descrizione dei fondi, e delle loro inteme partizioni, a Venezia abbiamo inserito nel
sistema un servizio non previsto nel SAN e lo abbiamo fatto per primi, ossia la pubblicazione in
rete in PDF di tutti gli Inventari presenti nella nostra sala di studio, in modo che uno studioso
americano, giapponese, o di qualsiasi altra provenienza possa compiere la sua ricerca inventariale
dalla sua Università e poi giungere preparato in archivio, o fare via on-line domande più precise.
Abbiamo inoltre creato un software, che abbiamo chiamato Divenire, per la diretta pubblicazione
in rete di intere serie documentarie, a cominciare dalla deliberazioni dei organi costituzionali della
Serenissima Repubblica, il Maggior Consiglio, il Senato, il Consiglio dei dieci.
Il divenire è stato poi adottato da tutti i grandi archivi del Nord- Milano Torino Genova, Trieste,
Modena, In riuso, senza alcun costo per gli utilizzatori.
Negli ultimi anni è stato messo in opera un software di cui andiamo veramente fieri, il Develer,
come lo chiamiamo dalla ditta che lo ha creato, che ci ha consentito di informatizzare tutta la
procedura di richiesta e movimentazione della documentazione archivistica da parte degli studiosi.
In questo siamo i primi tra gli Archivi di Stato.
Finalmente, dall'anno scorso non è più necessario venire in archivio per fare richiesta, aspettare
un'ora e più un pezzo, e magari sentirsi dire che è in consultazione ad un altro studioso.
Si fa richiesta vi web direttamente da casa, ed il sistema informa immediatamente sulla
disponibilità o meno del pezzo e dell'ora in cui sarà reso disponibile, senza inutili attese.
All'interno dei sistema è stata inserita, dagli archivisti dell'Archivio di Stato di Venezia, una banca
dati di tutti i fondi e le serie presenti in Archivio, dì modo che lo studioso non debba scrivere nulla,
facendo moltissimi errori come accadeva con il cartaceo, ma solo catturare le informazioni che Io
interessano.
L'Amministrazione inoltre dispone di statistiche molto raffinate sull'accesso degli studiosi, le
richieste effettuate, gli argomenti più presenti ed i loro archi cronologici.
Ultimamente è stata testata una modifica al sistema che consente di gestire da un'unica banca
dati tre sedi diverse, perché l'Archivio di Stato di Venezia aprirà a breve le sedi della Giudecca e di
Mestre. Si tratta di un'innovazione di grande momento, ancora una volta (a prima in Italia, perché
abbatterà ogni tempo burocratico, in qualsiasi sede lo studioso si trovi, e pur in ristrettezza di
personale.
L'ultimo arrivato è un software che permette il pagamento dei diritti di riproduzione, o di qualsiasi
San Polo 3002 (campo dei Frari) - 30125 Venezia tel. 041 5227.281 fax 041 5229220 - c.f. 80OI24O0273 www.archiviodistatovcnezia.il
ag-veiabenicultnralr.i( [email protected]|lofali.it
117
altro diritto previsto dalla legge, attraverso un sistema di e-commerce, collegati con una banca.
Anche qui l'enorme risparmio di tempo e burocrazia per gli studiosi è palmare.
Tutto questo lo abbiamo fatto con scarsi finanziamenti, programmando in modo certosino le
spese, ed attingendo a finanziamenti passati non spesi. Non c=è stato ia reale possibilità di
collegarsi a particolari programmazioni nazionali
Sappiamo bene che possiamo ancora migliorare, né intendiamo imporre le nostre soluzioni a
nessuno.
Appare però fondamentale quanto si dice nella proposta di legge n. 364 in merito
all'individuazione di standard condivisi. Tali standard non devono limitarsi ad essere dei libri dei
sogni, ma ne va verificata l'attuazione, e le difficoltà che vi si frappongono, con un'ottica di
concreta capacità realizzativa che troppo spesso è mancata in iniziative di questo tipo.
Tutti gli operatori culturali devono potersi adeguare agli standard condivisi, anche gli archivi
statali, ed un loro disinteresse dovrebbe avere conseguenze reali In materia di finanziamenti su
fondi europei.
Analoghe considerazioni valgono per la valorizzazione.
Analoghe considerazioni valgono ancora per il settore della formazione, dove l'Archivio di Stato di
Venezia vanta una scuola biennale di Archivistica, Paleografia e Diplomatica universalmente
apprezzata, che si è negli ultimi anni aperta, con contributi di docenza di altissimo livello, al settore
dell'archivistica informatica.
Il parere dell'Archivio di Stato di Venezia, che io dirigo, è pertanto del tutto favorevole a questa
proposta di legge, nel senso di una cooperazione fra Stato e Regione per giungere alla
realizzazione di obiettivi.
IL DIRETTORE DELL'ARCHIVIO DI STATO DI VENEZIA
{dott. /RaffaJ[le Sanilo)
San Polo 3002 (campo dei Frari) - 30125 Venezia tel. 041 5222281 tàx 041 5229220 - c.f. 80012400273 www.archiviodistatovene2ia.it
as-ve(aib<!niqt(tnrali.it nibac-as-vtftftniailceri.beiriculturalr.lt
118
SSCO M 6.Seg reteria
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
Allegati:
Contr. completamento:
Stato contrassegno:
AS-VE - ARCHIVIO DI STATO DI VENEZIA <[email protected]>
venerdì 9 agosto 2013 12:00
SSCOMG.Segreteria
progetti di legge n. 350 e n. 364
ASVe_prot5349.pdf
Completare
Contrassegnato
Si trasmette
119
Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 23/08/2013 - 0015063
^ Consiglio Regionale del Veneto
I del 23/08/2013
Prot.: 0015063 Titolarlo 2.6
CRV
CRV
spc-UPA
www.amicidellamusicaverona.it
Vicolo Pomo d'Oro, 13
37121 Verona
[email protected]
Spett.le
Sesta Commissione Consiliare Permanente
Consiglio Regionale del Veneto
Palazzo Ferro Fini San Marco 2322
30124 Venezia
Verona, 20 agosto 2013
OGGETTO: Progetti di legge in materia di cultura nn. 350 e 364
Eg. Sig. Presidente,
io sono l'attuale presidente della Società Amici della Musica di Verona. Colgo l'occasione
per ringraziarLa di avermi invitato a Venezia, alla riunione del 26 luglio u.s. dove è stata presentata
agli intervenuti una proposta di legge ( 350 e 360 ), che si prefigge di far piazza pulita di un
ingombrante guazzabuglio legislativo, nel tentativo,molto apprezzato da tutti, di far chiarezza nei
rapporti tra le Istituzioni Regionali, Cultura Veneta e i suoi operatori presenti nel territorio.
"Di questi" facciamo parte anche noi e da moltissimi anni, 104 (centoquattro) precisamente,
assieme alla Società del Quartetto di Vicenza ed agli Amici della Musica di Padova, dopo qualche
decennio dalla nascita della famosissima Società del Quartetto di Milano (tuttora operante) sorta per
l'intervento di due grandi musicisti veneti: Arrigo Boito (padovano di nascita) e Franco Faccio
(veronese), operanti a Milano, la capitale musicale d'Italia.
La nostra Associazione ha portato a Verona numerosissimi concertisti italiani e stranieri con
proposte di grande rilievo e di alto livello artistico, in prevalenza di musica da camera (solisti, trii,
quartetti, piccoli gruppi musicali). La musica lirica e sinfonica nella nostra città è appannaggio della
Fondazione Arena, anch'essa centenaria in questo 2013.
Nell'incontro del 26 luglio le osservazioni che volevamo proporre sono state illustrate da un
collega responsabile dell'analoga associazione padovana (prof Filippo Juvarra). Non sono
intervenuto di persona per non rubare tempo ad altri interventi. M i permetto comunque di illustrare
in breve alcune proposte emerse dall'incontro di Palazzo Ferro-Fini del luglio scorso.
Segreteria: Tel. e Fax 045 913108 - Codicefiscale80016840235 - Partita IVA 0137301 023 8
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Vicolo Porno d'Oro, 13
37121 Verona
[email protected]
A mio avviso la Regione dovrebbe:
1) censire le realtà musicali operanti nel territorio
2) valutare la qualità culturale dei loro programmi e delle varie proposte
A valutazione del punto 2 faccio mia la frase (riportata nel vostro testo ) di Nietzsche che
identificava / 'uomo del futuro quello delle radici più profonde . Ed è certo che il più potente
motore della profondità culturale e psicologica dell'uomo è la Musica, appunto, con la M
maiuscola.
Nel suo insegnamento la scuola italiana non brilla certamente in questo; lascia qualche
traccia ,a dir poco banale, nei ragazzi delle medie inferiori. Nei nostri Conservatori di Musica
programmi ed insegnamenti sono orientati a coltivare soltanto i giovani "migliori" per fame
concertisti o buoni professionisti, come è giusto, lasciando però molti altri allievi al loro "destino"
cioè quello di non diventare professionisti ma nemmeno sensibili cultori, in grado di trarre dalla
musica un grande arricchimento spirituale. Se la scuola non è in grado di fornire elementi culturali
validi, altre fonti sono a dir poco desertifìcanti. Lo "stupidario musicale" fornito dalle televisioni
pubbliche e private, da grandi e costossissimi eventi proposti negli stadi e nei palazzi dello sport
conduce ad un appiattimento emotivo, soprattutto nei giovani, il cui effetto è visibile ai nostri occhi
quotidianamente. La Musica, sempre quella con la " M maiuscola", è certamente un ottimo antidoto
contro questo triste "fenomeno".
La nostra Associazione si onora di aver fatto a Verona, per più di cento anni, cultura
musicale vera. Auspichiamo che la Regione possa tenere in considerazione il nostro operato che ha
fatto conoscere, certamente assieme all'Arena, (fatte le debite proporzioni) Verona al mondo; i
nostri concertisti si sono sempre espressi in modo molto lusinghiero sul ricordo della loro presenza
nella nostra città. L'unico nostro difetto è forse di far riferimento ad un pubblico elitario, anche se
voglio far notare che in alcuni dei nostri concerti sono spesso presenti giovani e addirittura
bambini con i loro genitori.
E purtroppo, come spesso accade, ciò che è di alto livello culturale è di conseguenza
economicamente in condizioni precarie. Questo nostro valore, semprericonosciutodalla Regione, si
è lentamente disintegrato con il passaggio delle competenze di assegnazione e liquidazione alle
Provincie: da 10 milioni di lire annui siamo arrivati a 1500 euro ad anni alterni.
La cosa si commenta da sola.
Cordiali saluti e grazie
' ' ' ^ ' ^ "^"""ÓrostQ Ghidini
Presidente Società Amici della Musica di Verona
Segreteria: Tel. e Fax 045 913108 - Codicefiscale80016840235 - Partita IVA 0137301 023 8
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Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 30/07/2013 - 0014199
SSCOMe^egreteria^
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
Allegati:
§ g Consiglio Regionale del Veneto
I del 30/07/2013
Prot.: 0014199 Titolarlo 2.6
CRV
CRV
SDC-UPA
giovarmi signori <[email protected]>
lunedi 29 luglio 2013 14:33
SSC0M6.Segreteria
relazione-intervento audizione del 26/07/2013
intervento_audizioneLr350-36.pdft PastedGraphic-6.tiff
Come promesso invio il mio intervento-proposte in occasione dell'audizione sui progetti di Legge N.350 e N.365
Giovanni Signori
//////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////
TEATRO DEI VAGANTI
via Bach 25
37029 San Pietro in Cariano
VERONA
tei: 0456838112
cel: 3496987473
Skype: teatrovaganti
mail: teatrodeivaganti(@libero.it
web: www.teatrodeivaganti.it
http://www.facebook.com/profile.php?id^ 10000216704283 l&sk^wall
123
T E A T R O DEI VAGANTI
Signori Consiglieri
Sesta Commissione Consigliare,
voglio innanzitutto ringraziarvi per essere stato convocato ad esprimere un parere sui Progetti di
Legge N.350 e N.364 norme che coinvolgono l'intero settore della cultura penso, sono una
occasione importante per la nostra Regione, per il Veneto.
Tenterò oggi, di esprimere il parere delle realtà che rappresento: Il Teatro dei Vaganti, e
l'Associazione DimTeatroAperto. Due realtà che da anni operano nel settore delle Performing
Art, cioè dello spettacolo dal vivo. L'una crea e produce spettacoli per il giovane pubblico, la
seconda ha in gestione il DIM Teatro Comunale di Castelnuovo del Garda che programma una
interessante stagione teatrale il cui denominatore comune è la fusione delle diverse forme
espressive. Come altri sono soggetti spesso "invisibili" alle istituzioni Regionali o Nazionale
applicano buone-pratìche sia dal pimto di vista amministrativo sia dal punto di vista della
programmazione e del progetto artistico. Sopravvivono con enormi difficoltà.
L'oggetto dell'audizione sono i Progetti di Legge N. 350 e N . 364 non so se sia intenzione della
Commissione Regionale arrivare ad un unico Progetto, credo comunque che sia nostro dovere
dichiarare in questa sede un parere, una preferenza.
Sinteticamente, direi che il pensiero che ispira il Progetto di Legge N.364 di iniziativa della Giunta
regionale è sostanzialmente conservativo. Fotografa l'esistente e lo norma.
Il Progetto di Legge N. 350 proposto dai Consiglieri: Laroni, Cenci, Fasoli, Franchetto, Pettenò e
Tesserin mi sembra, al contrario, ispirato dalla volontà di innovare diriscriverele regole abrogando
molte di quelle precedenti,ripartiresenza per questo cancellare l'esistente, semmai con il desiderio
diriformarlo.Ci sono nei due progetti molte norme simili.
Credo sia auspicabile arrivare ad un testo unico.
Entrambi presuppongono delle regole attuative e dei regolamenti che ancora non si vedono.
L'uno e l'altro progetto, a mio avviso, debbono essere profondamente rielaborati, ma credo sia
meglio partire dal Progetto di Legge N364 che contiene nei suoi principi ispirativi elementi di
riforma e di attenzione ad altre leggi regionali ed Europee.
Un progetto legislativo moderno, a mio parere, dovrebbe essere in grado di volgere il proprio
sguardo oltre l'esistente e se possibile indicare una via per il futuro. Ascoltare coloro che pur di
conservare, piccole o grandi rendite di posizione, si aggrappano all'esistente, non ascoltare la
società che nel frattempo è diventata più dinamica, più fluida e soprattutto costantemente in "cm/"
sarebbe un errore imperdonabile.
È compito del legislatore moderno, disegnare un quadro, indicare una prospettiva, costruire ponti
legislativi verso il futuro scrivendo leggi e normative "semplici" e quindi moderne, che sappiano
^''andare avantt perché "restare fermf sarebbe una mancanza di coraggio e di prospettiva molto
grave.
Mi auguro una legge "coraggiosa" che sappia dipingere un chiaro perimetro in cui l'esistente abbia
modo diripensarsi,diriformarsie ciò che ancora non vediamo, possa svilupparsi, una Legge che
dia voce anche a quei soggetti che operano nel settore dello spettacolo e nonostante le loro virtuosa
attività, dal punto di vista della qualità, delle proposte artistiche e nella buona pratica
amministrativa,risxiltano"invisibili". Sono piccole e dinamiche compagnie teatrali o gestori di
piccoli teatri che con unrischiodi impresa altissimo e spesso confinanziamentiminimi, svolgono
una attività di programmazione innovativa che si preoccupa di coniugare la qualità delle proposte e
di andare incontro ad un nuovo pubblico di spettatori consapevoli che i soldi dei loro biglietti e dei
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124
TEATRO DEI VAGAHTI
loro abbonamenti aggiunti ad un indispensabile e spesso unico contributo, comunale, permettono lo
svolgimento della stagione teatrale.
Auspico un quadro Legislativo regionale che tolga queste dinamiche realtà dalla condizione di
invisibilità e permetta loro di sviliq)parsi. I loro progetti artistici ed amministrativi possono
diventare un esempio, anche per le grandi ed indispensabili strutture culturali e dello spettacolo che
abitano la nostra regione.
Signori Legislatori, vi esorterei arischiare,ariformarecoraggiosamente per nonritrovarciin un
sistema di regole già vecchio, già superato. Questo sarebbe un gravissimo danno alla cultura della
nostra Regione. Per questo mi auguro si possa arrivare ad un Progetto di Legge unico condiviso
dalla Giunta Regionale e dalla Commissione, un progetto a cui possano lavorare e contribuire in
maniera ''partecipata" sia i soggetti "visibili" sia quelli che ho chiamato "invisìbili". A tal proposito
mi permetto di contribuire con alcune proposte normative.
Proposte:
Costruzione di tm Osservatorio Regionale sullo spettacolo dal vivo.
II punto di partenza potrebbe essere il monitoraggio degli spazi e delle imprese dello spettacolo
commissionato ad Arteven dalla Regione Veneto.
L'Osservatorio permetterebbe di conoscere e approfondire i dati dell'intero sistema dello spettacolo
in Veneto.
Conoscere il numero delle imprese, verificare la loro diffusione sul territorio, conoscere il numero
degli addetti.
Lo spettacolo e l'industria creativa in genere non dobbiamo mai dimenticare che è un lavoro, un
lavoro importantissimo per l'intera Regione.
La Regione Veneto dovrebbe indicare quali sono le azioni prioritarie per le attività di spettacolo che
intende sostenere a tal proposito mi permetto di suggerirne solo alcune:
Possibili azioni prioritarie:
a) le attività di produzione e distribuzione di ^ettacoli di elevata qualità artistica e culturale, che
valorizzino le peculiarità di ciascuna forma di spettacolo, garantendo il pluralismo culturale;
b) l'organizzazione di rassegne e festival in ogni ambito dello spettacolo, identificabili per
originalità e valore artistico delle proposte e per capacità organizzativa e per la razionalizzazione
complessiva delle risorse;
c) le iniziative intraprese per la formazione e ampliamento del pubblico, che prevedano un
coinvolgimento, in modo coordinato, tra più enti e soggetti, e progetti mirati, anche per fasce di età;
d) la promozione delle differenti forme di espressione artistica contemporanea e dell'attività
creativa dei nuovi autori, tramite progetti di interesse regionale o interregionale volti anche alla
valorizzazione dei giovani artisti;
e) le iniziative che, integrando risorse e competenze di più soggetti, consentano l'operatività, nei
centri medi e piccoli, di teatri, cinema-teatri, auditorium e sale da concerto,riconoscendoneil ruolo
fondamentale per la crescita culturale e sociale della comunità;
Le attività teatrali
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TEATRO DEI VAGANTI
L'evoluzione dello spettacolo dal vivo tende sempre di più ad attività interdisciplinari,fixittosia
dello sviluppo artistico dei soggetti produttori, sia di esigenze espresse dal pubblico.
Un moderno Progetto di Legge dovrebbe dotarsi di strumenti per incentivare e sostenere questa
naturale evoliizione.
Tendono a sfijmarsi i confini fra. musica, danza, teatro, circo, arti visive, ecc., sia all'interno dei
singoli spettacoli, sia nella programmazione di teatri e festival. Per questo una moderna legge sullo
spettacolo dovrebbe da un lato dotarsi di strumenti per tutelare e conservare, ma anche strumenti
normativi che accolgano l'evoluzione e il superamento delle tradizionali suddivisioni di spettacolo.
Strumenti di negoziazione
Introdurre nel progetto uno strumento di negoziazione, come potrebbero essere delle Convenzioni
in cui la Regione attiva un r^q)orto diretto con i soggetti proponenti.
La Regione stipula delle Convenzioni con soggetti che operino all'interno delle azioni prioritarie
previste dalla legge. I soggetti che possono accedere alfinanziamentorelativo alle convenzioni
sono suddivisi in due o più categorie e per ogni categoria si individuano dei semplici ma reali
requisiti.
Questo permetterebbe anche a soggetti che in questa audizione ho chiamato "invisibili" di uscire
autonomamente dall'invisibilità.
A tal proposito propongo una categoria di requisiti che potrebbero facilitare l'emersione.
Proposta di requisiti per stipulare una convenzione con la Regione:
a) avere sede nel territorio regionale;
b) presentare un progetto di attività triennale;
c) avere svolto attività nel settore dello spettacolo per almeno 3 anni
d) essere dotati di una struttura organizzativa e finanziaria adeguata alle attività
programmate
e) presentare un bilanciofinanziariodi attività che preveda un totale di costi annui non
inferiore a... (50.000,00 - 60.000,00 Euro)
Si potrebbero inoltre suddividere tutti i contributi in due quote: una quota base (cioè una
percentuale sull'importo complessivo)che garantirebbe unriconoscimentoe una continuità delle
attività culturali e una quota variabile che permetterebbe un più attento controllo dei soggetti
convenzionati al fine di verificarne la coerenza della loro attività ed incentivare i comportamenti
virtuosi e le "buone pratiche". La verifica si baserebbe su degli indicatori di attività che andrebbero
previsti dalla Legge.
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Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 30/07/2013 - 0014163
SSC0M6.Segreteria
Da:
Inviato:
A:
Ce:
Oggetto:
Allegati:
Ivaldo Vernelli | Verona <[email protected]>
giovedì 25 luglio 2013 13:02
SSC0M6.Segreteria; CENCI VITTORINO
BERLATO SELLA GIUSEPPE; LARONI NEREO; BAGGIO LUCA; FASOU ROBERTO;
MARCHESE GIAMPIETRO; SINIGAGLIA CLAUDIO; TESSERIN CARLO ALBERTO;
BENDINELLI DAVIDE; FRANCHEHO GUSTAVO; POSSAMAI GIANPIERO; TESO
MORENO; SVPV.Struttura; Paolo Valerio; [email protected];
Zorzato Marino - Contatto Esterno
Consultazione 26 luglio 2013 | intervento del Teatro Stabile di Verona
Intervento Teatro Stabile di Verona 130726.pdf
^ Consiglio Regionale del Veneto
I del 30/07/2013
Prot.: 0014163 Titolano 2.6
CRV
CRV
spc-UPA
Preg.mo Presidente
dott. Vittorino Cenci,
nel ringraziare per l'invito alla consultazione della Sesta Commissione Consiliare del 26 luglio 2013 trasmetto
l'intervento del dott. Paolo Valerio, Presidente della Fondazione Atlantide Teatro Stabile di Verona.
Con i migliori saluti,
Ivaldo Vernelli
Ivaldo Vernelli
Direttore organizzativo
TEATRO STABILE DI VERONA
piazza Viviani 10
37121 Verona
045 596251
tel.
cell.
348 2634564
fax
045 8030815
skype ivaldov
http://www.teatrostabileverona.it
127
FONDAZIONE
ATLANTIDE
T E A T R O
S T A B I LE
VERONA
Intevento per la consultazione
presso la Sesta Commissione Consiliare della Regione Veneto
Venerdì 26 luglio 2013
I molti punti in comune tra la proposta di legge 350 e il disegno di legge 364 fanno
presumere che si potrà conseguire presto il riordino e la semplificazione della
normativa regionale per i beni, le attività culturali e lo spettacolo. Nel corso dei quasi
trent'anni trascorsi dal primo intervento organico nel settore con le leggi 50, 51 e 52
del 1984 le trasformazioni economiche e sociali sono state dirompenti.
Giustamente oggi si parla di "industria culturale" in un'accezione che lascia
immediatamente intendere come i "giacimenti culturali" abbiano urgente bisogno di
trasformazione e valorizzazione, non solo di sapiente conservazione: il lavoro nei molti
settori della cultura e dello spettacolo è oggi ambito da giovani generazioni altamente
qualificate, non solo per il declino dei mestieri tradizionali, ma anche e proprio per il
successo di una strategia decennale che ha puntato sulla formazione universitaria
diffusa e sul consolidamento di una rete di istituzioni di grande prestigio. Non è
secondario nemmeno l'influsso sempre più prezioso che il turismo di massa e di
qualità esercita sulla vitalità dei capoluoghi e di tanti centri di attrazione della
provincia veneta.
Le due proposte di legge ne tengono conto esplicitamente con obiettivi evidentemente
condivisi, a partire dallo "stimolo all'innovazione allaricerca,all'apertura alle novità,
al rapporto con il territorio, all'approntamento di forme più moderne ed aggiornate di
gestione".
Se il progetto di legge 350 insiste di più con la formulazione di una vera e propria
"industria culturale", il disegno di legge 364 si sofferma attentamente sulla nuova
articolazione che si dovrà fornire ad un tessuto complesso di interrelazioni tra gli Enti
locali e le grandi istituzioni dirilevanzaregionale e nazionale, e alcune di queste conosciute in tutto il mondo - già pronte a fare da volano per un indispensabile
progetto di internazionalizzazione.
Per inciso segnalo qui il refuso che ciriguarda,per cui il Teatro stabile di Verona è
chiaramente indicato tra le istituzioni di maggiore rilevanza e partecipate dalla
Regione nella premessa del disegno di legge della Giunta (pagina 2, nel paragrafo
"Motivazioni della riforma"), ma sfugge poi nell'elenco puntuale dell'art 37. Mi
auguro che l'omissione possa essere prontamente emendata.
Entrambe le proposte di riforma colgono l'esigenza della semplificazione, segnalano
l'urgenza di strumenti di valutazione dell'efficacia a medio termine con una scansione
almeno triennale della programmazione degli interventi, presuppongono una attenta
valutazione dei progetti per evitare la dispersione e l'irrigidimento dei finanziamenti.
Comune è anche l'interesse per l'occupazione delle nuove generazioni e
l'imprenditoria giovanile; forse maggiore insistenza andrebbe assegnata ad incentivi
fiscali moltorichiestidalle imprese, in particolare lariduzionedell'incidenza dell'Irap
a fronte di parametri oggettivi che dovrebbero essere meglio leggibili nel "sistema delle
attività culturali".
FONDAZIONE ATLANTIDE TEATRO STABILE DI VERONA - GAT
Piazza Viviani 10 - 37121 VERONA Tel 045/596251-8006100 Fax 045/8030815 [email protected]
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FONDAZIONE
ATLANTIDE
T E A T R O
S T A B I LE
VERONA
Per quantoriguardalo spettacolo con i parametri ministeriali delle giornate lavorative,
del numero di recite e di nuove produzioni, dell'incidenza percentuale delle risorse
proprie rispetto alla contribuzione pubblica, dell'occupazione stabile del nucleo
artistico e della comprovata capacità amministrativa si può facilmentericostruireima
"carta di identità" dei poli del sistema, perfino con un diagramma deiflussiannuali e
stagionali che sarà molto utile per la valutazione dei criteri premiantì.
Un Osservatorio dei beni culturali e dello spettacolo è ormai sentito come
indispensabile e il rapporto con gli altri ambiti della progranunazione regionale per
l'istruzione, il turismo, la valorizzazione ambientale e la protezione sociale oggi
giustificano ampiamente questo obiettivo.
L'innovazione tecnologica e industriale richiedono oggi più cultura, non solo nel
design o nel marketing, ma nel cuore stesso dello sviluppo economico: l'iimovazione
di prodotto, senza la quale la crescita diviene un più intensivo sfruttamentoesaurimento delle risorse.
Complimentandomi nuovamente per l'importante lavoro sin qui svolto, auguro al
Consiglio regionale di giimgere presto ad un testo condiviso che sia approvato con
l'unanime volontà di rafforzare l'eccellenza culturale del Veneto.
Il Presidente
Paolo Valerio
FOHDAZiOm MLANTIDE
" • • Se Piazza ViviénUe^37121 Verara
./PartitaI.V.A.: 03231850235
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Consiglio Regionale del Veneto - UPA - 26/08/2013 - 0015168
^ Consiglio Regionale del Veneto
-
I del 26/08/2013
MEMO FEDERICA
Prot : 0015168
^
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
^'^^
^
Titolano 2.6
^PC-UPA
/
I
SSC0M6.Struttura
lunedì 26 agosto 2013 11:34
MEMO FEDERICA
I: Audizioni Progetti di legge n. 350 e 364
Altra osservazione da inviare a protocollo generale.
AP
Da: Unpii Veneto rmailto:segreteriag&unpliveneto.it1
Inviato: mercoledì 7 agosto 2013 11:28
A: SSC0M6.Struttura
Oggetto: Audizioni Progetti di legge n. 350 e 364
Segreteria IJNPL,I Veneto
P.za Squillace 4-310,50 COMB.Al di IVIiane (TVÌ
tel. 0438893385 - 0438893584
fax 0438899768
segreteiia@iUìpliveneto.it
http : vv w. il np I ì V e n eto. i t/
Gentile Presidente
Sesta Commissione Consiliare
Cenci Vittorio
Gentile Presidente
a seguito dell'audizione del 25 luglio avente per oggetti i progetti di legge n. 350 e 364
siamo ad evidenziare alcune proposte/osservazioni
-
Riconoscimento del ruolo delle Pro Loco nel panorama culturale veneto, in quanto custodi
dell'identità e delle tradizioni locali, e del lavoro svolto dalle stesse nella valorizzazione e
promozione del patrimonio culturale, artistico e storico della nostra regione.
-
Valorizzazione delle iniziative e delle manifestazioni organizzate dalle Pro Loco, nonché degli
interventi di recupero del patrimonio culturale locale materiale e immateriale posti in essere dalle
nostre associazioni.
-
Coinvolgimento delle Pro Loco in un sistema di rete e sinergia tra i diversi attori e soggetti del
territorio nella valorizzazione del patrimonio culturale locale.
130
A cfisposizione, cordiali saluti
Follador Giovanni
Presidente UnpIi Treviso
131
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raccolta delle osservazioni pervenute in supporto documentale