Giornata della Letteratura 2013 66 “Lavorare con gli altri” 1 Giornata della Letteratura 2013 2 “Lavorare con gli altri” 65 Giornata della Letteratura 2013 lefonavano per verificare le mie condizioni" Ora che ha riconquistato la lucidità necessaria, comprende che la famiglia ha agito così per difendersi, ma quelle brucianti umiliazioni hanno lasciato un segno e adesso, quasi volesse affermare quel se stesso che ha ritrovato, può diventa intransigente, attento al minimo errore degli altri, impietoso, severo nei giudizi. "ma cercherò di modificarmi e, con il mio recupero spirituale, non penserò più ..non ne lascio più passare una..”. Esistono poi situazioni in cui la famiglia è presente solamente in parte. E' vero che ci sono figli, fratelli, sorelle verso i quali si nutre un grande affetto e che si incontra volentieri ogni tanto, ma manca il contatto costante con una persona in un rapporto di condivisione della vita di ogni giorno. Questa presenza quotidiana, si pensa erroneamente che sia molto importante nella fase di recupero ,anche se si comportasse da semplice spettatore che si limita ad osservare il nostro impegno. In assenza di questa figura vicina, i momenti di solitudine ci sembrano più difficili "nessuno si accorge che non bevo". Occorre essere consapevoli di questo e preparare attentamente le difese: IO LO DEVO FARE PER ME STESSO e più che mai la tenuta passa attraverso L’AIUTO DEL PROGRAMMA, DEL GRUPPO e DELLO SPONSOR, aiuto che va cercato senza pudori, con insistenza, da parte dell'interessato. Accade anche che in certi momenti qualcuno frequenti più Gruppi durante la settimana per attingere più energia ed evitare momenti di pericolosa solitudine. Rivalta, 19 febbraio 2014 64 “Lavorare con gli altri” Indice 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Lombardia Lazio Trentino Alto Adige Veneto Umbria Abruzzo Molise Friuli Veneza Giulia Piemonte 4 7 23 27 40 47 51 55 3 Giornata della Letteratura 2013 Area Lombardia - Giornata nazionale della Letteratura 29 marzo 2014 - Milano Via Stratico Anche quest’anno, su proposta del Comitato per la Letteratura dei Servizi Generali, l’Area Lombardia, in occasione della “Giornata della Letteratura” indetta a livello nazionale, ha organizzato un Seminario sul tema proposto dagli stessi Servizi Generali relativo al nono capitolo del Grande libro ed intitolato “I successivi rapporti familiari”. L’incontro ha registrato 42 presenze, con 19 interventi e si è svolto sabato 29 marzo 2014 con inizio alle 14,30 e fine alle 16,30 esatte presso i consueti locali di via Stratico. Dall’intensità e dall’emozione con cui è stato trattato durante l’intera riunione, se ne deduce che questo argomento riguarda profondamente tutti gli alcolisti, anche coloro che vivendo da soli non possono o non hanno potuto condividere con i propri familiari l’esperienza di una nuova vita in comune dopo i disastri causati dal bere. Questo a dimostrazione che ancora una volta il Grande Libro si conferma un preziosissimo strumento per ciascuno di noi, senza alcuna eccezione. Risulta difficile fare un quadro ordinato e analitico ricavato da tutte le testimonianze che si sono succedute in queste poche ore, perchè, pur partendo da situazioni familiari simili, ciascuno di noi ha avuto (o ha ancora) esperienze personali diverse per ciò che riguarda i rapporti con i propri cari. Le righe seguenti riportano il resoconto dell’incontro. Dopo la lettura dell’apertura viene illustrata la lettera dei Servizi Generali che spiega la necessità di questo incontro. Successivamente viene letta la scheda, preparata dal Comitato per Letteratura dei Servizi Generali, che descrive per sommi capi il Grande libro. Vengono poi letti dai quattro coordinatori della riunione alcuni brani ritenuti significativi tratti dal nono capitolo e poi data la parola per gli interventi. Come detto in precedenza sono state tutte testimonianze molto sentite che dimostrano come sia difficile nella maggior parte dei 4 “Lavorare con gli altri” fidare i nipotini. "soltanto adesso i figli hanno ricominciato a chiedermi aiuto in tante cose, a dimostrarmi il loro amore rinato" Ci sono poi casi nei quali l'abuso di alcol ha favorito comportamenti fortemente deviati che hanno gravemente offeso l'intera famiglia o il proprio coniuge. Non si può pensare che usciti dalla dipendenza tutto si rimetta a posto, il male venga dimenticato, il rapporto con la famiglia riprenda miracolosamente i toni sereni ed affettuosi di un tempo. Chi ha commesso guai deve essere pronto ad riconoscere la colpa per quanto ha combinato, e “dare tempo al tempo”, anche per quello. Certe ferite provocate al cuore delle persone rimangono ancora aperte ed occorre attendere a lungo per la loro guarigione senza dimenticare che comunque le cicatrici rimarranno per sempre e ciò può comportare gravi tensioni che possono sorgere anche dopo molto tempo. Chi è nella fase di recupero deve fare i conti con questi contrasti che, quando riesplodono, sembrano rendere inutili, privi di scopo i suoi sforzi. "sono arrivato molto vicino a gettare via tutto". Queste tensioni non spariranno rapidamente ma poco alla volta, diminuendo in frequenza ed intensità e quindi occorre essere pronti ad accettare questi momenti di rinnovata crisi senza ridurre mai l' impegno nel recupero, il sostegno del Gruppo e dello Sponsor è sempre molto importante. In altri casi la conquistata sobrietà e la rinnovata fiducia in se stessi consentono un pieno rientro nel proprio ruolo con grande gioia di tutta la famiglia, riuscendo anche a parlare apertamente del problema ormai superato. "ho parlato coi miei figli della mia esperienza e dei gravi pericoli che qualsiasi forma di dipendenza può generare". Talvolta può accadere che nasca un atteggiamento di rivalsa nei confronti dei famigliari da parte della persona che è ormai rinata. Nel periodo della dipendenza il suo ruolo in casa è stato marginale, è stato a lungo messo in disparte, ci si è vergognati del suo comportamento. " i figli, prima di portare a casa i loro amici, te- 63 Giornata della Letteratura 2013 A.A. Gruppo di Rivalta Incontro sul tema: "I successivi rapporti famigliari Cap IX Grande libro" Compiuto miracolosamente il primo passo iniziano le difficoltà nella successiva fase di mantenimento, quando non si possiede ancora una forza di volontà adeguata all’impegno. E’ il momento nel quale si ha maggiormente bisogno di grande sostegno. L'alcolista sente che potrebbe finalmente riuscire in un’impresa più volte tentata con insuccesso, sente che questa è la volta buona e cerca partecipazione nella sua famiglia, vorrebbe che si accorgessero del suo sforzo ed apprezzassero il suo impegno già dai primi giorni di astinenza, vorrebbe sentire la ammirazione dei suoi per quello che sta facendo. Ma, progredendo nel programma, capisce che ciò che sta facendo, deve farlo per se stesso. Comprende che anche la sua famiglia è stata logorata da anni di sofferenza, che è stanca, e, forse, ha già vissuto altri tentativi che sono falliti, ha perso la speranza e non riesce più a trovare le energie che sarebbero necessarie per un nuovo investimento in fiducia, se non facendosi aiutare a sua volta. Questo atteggiamento della famiglia, "nessuno si complimentava con me", può essere vissuto molto male dal soggetto se non viene aiutato a capire che la sua richiesta di ammirazione è assolutamente non dovuta. Ha appena ottenuto i primissimi successi in un percorso di riabilitazione e deve dare alla famiglia il tempo per prenderne coscienza ed entrare in una situazione nuova, in un nuovo rapporto con lui. Un aiuto del Gruppo può trasformare la momentanea delusione in un motivo di riflessione e di crescita. "ho visto il cambiamento negli altri quando sono cambiato io" In alcuni casi si tratta di tempi veramente lunghi, che non dipendono solamente dalla buona volontà di chi si sta riscattando e dalla buona volontà della famiglia. Talvolta sono stati necessari anni di sobrietà per riattivare una comunicazione profonda con i figli troppo a lungo trascurati e riacquistare la loro piena fiducia, occorrono anni prima di vedersi riaf62 “Lavorare con gli altri” casi recuperare la piena fiducia delle persone che ci stanno accanto e di conseguenza ritrovare la perduta serenità familiare. Alcuni di noi lamentano il fatto che in casa non si sentono ancora liberi di fare ciò che vogliono e di avere l’impressione di essere ancora controllati come quando bevevano. Capita di sentir dire, addirittura, che finiscono matrimoni o convivenze proprio dopo che l’alcolista ha smesso di bere. La piena fiducia è difficile da riottenere e ci vuole molto tempo prima che ciò accada; bisogna però non disperare e confidare nel fatto che prima o poi questo avverrà. C’è sempre diffidenza da parte di chi ci ha visto per moltissimo tempo ubriachi e ci ha sentito fare promesse di tutti i tipi, anche per coloro che ci vedono impegnati in un percorso di recupero attraverso il nostro Programma. In tutti gli alcolisti è insita la paura di perdere i propri figli, che a volte ricordano loro il fatto di averli trascurati durante il periodo attivo, anche se molti di questi adesso sono fieri del proprio genitore recuperato. Qualcuno di loro ha imparato a comprendere di più la situazione dell’alcolista assistendo a riunioni di Informazione Pubblica a scuola. Se vogliamo ritrovare la piena fiducia dei nostri cari dobbiamo mettere in pratica alcuni nostri principi come l’uso della tolleranza, il pieno rispetto verso gli altri, l’onestà e la sincerità, uniti ad una grossa base di amore e capacità di ascoltare gli altri. L’aiuto di uno sponsor in questi casi è di estrema utilità. Ci sono però anche casi in cui le cose si rimettono a posto ed in famiglia il problema dell’alcolismo non è più tabù e se ne parla con tutta la sincerità necessaria. Non dimentichiamoci che molte famiglie, pur avendo solide basi e bellissimi rapporti tra i familiari si sono sciolte a cusa dell’alcool. Alla base di molte testimonianze emerge la consapevolezza che ciascuno di noi per superare gli ostacoli che ancora non ci fanno vivere una completa armonia familiare deve abolire il proprio egocentrismo, che per anni è stato alla base dei nostri disastri personali. A volte, però, in famiglia l’argomento alcolismo non è mai stato 5 Giornata della Letteratura 2013 preso in considerazione o addirittura consapevolmente ignorato. In queste circostanze l’alcolista non può pretendere di cambiare le cose che gli altri non sono disposti a cambiare e quindi potrebbe smettere di aspettarsi dei risultati. Capita che il proprio coniuge o compagno non accetti la nuova situazione o faccia fatica a riconoscere che ora ha al fianco una persona diversa. E’ per lui una situazione nuova cui non è abituato e questo lo destabilizza e lo costringe a cedere il controllo completo della famiglia, da lui gestita sino a qualche tempo prima, anche per cause di forza maggiore. A volte anche con i genitori si fatica a recuperare i bei rapporti che esistevano prima dell’arrivo dell’alcolismo. Forse in questi casi nell’alcolista il senso di colpa è particolarmente accentuato rispetto alle altre situazioni. Spesso siamo propensi a credere che appena smettiamo di bere e ci recuperiamo, anche la famiglia stia bene. Sicuramente la nostra sobrietà fa star bene noi e chi vive con noi, ma non è tutto. La fiducia non si recupera così velocemente. Il nostro progresso spirituale viene prima di tutto, e questo il nono capitolo del Grande Libro lo descrive bene, perchè la famiglia può anche essere disposta a perdonare, ma noi dobbiamo anche avere la mente aperta per cambiare. E’ difficile anche cercare di fare ammenda verso i propri cari, se questi non capiscono il significato di tale gesto, infatti per molti una volta che l’alcolista si è recuperato tutto è sistemato e non occorre ritornare sul problema. Per concludere, fare ammenda verso i propri cari è da considerarsi una cosa fondamentale se vogliamo veramente il pieno recupero della loro fiducia. La Settima, di Euro 83,81, verrà inviata ai Servizi Generali per la Giornata della Letteratura. “Lavorare con gli altri” Quanto è difficile anche per chi ci vive insieme fare il I° Passo, ammettere la propria impotenza, capire che l'alcolista che agisce in modo sconsiderato non lo fa per cattiveria, egoismo, indifferenza o quant'altro, ma solo perché è una persona emotivamente disturbata che ha trovato nell'alcol una stampella alle proprie carenza ( o ai propri eccessi) caratteriali, capire che la bottiglia è solo il sintomo del disagio, capire che entrambi si è “malati” e che entrambi si ha bisogno del proprio Programma ( il proprio, evitando nella maniera più assoluta la sponsorizzazione reciproca!!!) per ritrovare la serenità. Noi, che siamo giunti in A.A., abbiamo trovato uno strumento meraviglioso, il nostro Programma, abbiamo imparato che solo attraverso la condivisione, attraverso la comunicazione, attraverso la trasmissione del messaggio possiamo vivere una vita serena e responsabile, e rammendare tutti i rapporti ( in primis quelli familiari) rovinati dal nostro io malato, e camminare così con passo più sicuro lungo la strada della ritrovata sobrietà. Serene 24 ore. Gruppo “La Fenice”- La Loggia Buona Letteratura a tutti!! Area Lombardia 6 61 Giornata della Letteratura 2013 nel Programma è stato l'aspettarsi una qualche gratificazione da parte dei familiari per ciò che si stava facendo, credere che tutto o quasi sarebbe tornato come prima in breve tempo, come fosse possibile mettere una pietra sopra a anni e anni di devastazione alcolica e voltare pagina in un amen. Sappiamo per esperienza, e ce lo ricorda il Programma, che non possiamo dimenticare il passato come se nulla fosse; prima o poi dovremo trovare il coraggio di affrontarlo serenamente per continuare il nostro percorso ( “...non ci affliggeremo per il passato, ma ci impegneremo a non dimenticarlo mai...”). Potrà passare del tempo, anche anni, prima che si riesca a fare le doverose ammende con i familiari, dovremo lavorare molto su noi stessi, sui Passi, dovremo imparare a renderci responsabili per i danni che abbiamo fatto senza però autocommiserarci. Sappiamo che non è facile fare questo, sopratutto con i figli (che, per piccoli che possano essere stati nei nostri anni “ruggenti”, sono stati quelli più traumatizzati, quelli che non avevano nemmeno la possibilità di scegliere se stare con noi o abbandonarci, che sono arrivati anche ad odiare l'altro genitore che ai loro occhi non faceva abbastanza per aiutarci) e sicuramente è molto di aiuto se anche loro frequentano i Gruppi, se fanno Programma. Avere l'occasione di fare un percorso “in parallelo” aiuta sicuramente a ricomporre i rapporti, a rimediare a quei danni emotivi che l'alcolismo ha prodotto in tutta la famiglia. 60 “Lavorare con gli altri” ALCOLISTI ANONIMI ITALIA - AREA LAZIO Giornata della Letteratura - 2 marzo 2014 Tema: "I successivi rapporti familiari" (IX Cap. Grande Libro) Sottotema: "Il recupero del rapporto tra coniugi" La mia presunzione era che, smesso di bere, tutto si sarebbe sistemato in casa, ma così non è stato. Quello che noto nei miei familiari è che hanno quasi paura di parlarne: ora sono loro in fuga. Forse perché non conoscono il percorso che si fa in Alcolisti Anonimi e non conoscono la scelta e la via spirituale che avviene attraverso il confronto e la frequenza. Lo stesso progresso che fa l’AA dovrebbero farlo anche i familiari, ma non è detto che succeda. Spesso i familiari, a fronte del recupero, pretendono troppo. Ci dovrebbe essere un rapporto di maggiore tolleranza. Ma io devo fare il programma per me stessa anzitutto, e poi anche per gli altri intorno a me. Qualcuno pensa che è fortunato ad avere un Al-Anon; nella mia esperienza non è necessariamente vero. Ci vuole anche la fortuna di avere una famiglia che sia in grado di dare sostegno. Mia moglie sta trovando difficoltà. In fondo io ero diventato un caprio espiatorio per lei. Si è trovata spiazzata. Forse aveva nascosto dietro al mio bere le sue problematiche. Per i familiari, quando l’alcolista smette di bere, è come se anche la loro vita ricominciasse. Ci vuole una infinita pazienza e molta perseveranza e comprensione. E anche fortuna. Dipende molto anche dai caratteri. Quando inizia la vera sobrietà, spesso il familiare si trova spaesato e tutto il rapporto va cambiato, ricostruito. Ci vuole molto tempo, grande pazienza e tanto lavoro sul recupero personale. Il gruppo in questo è prezioso 7 Giornata della Letteratura 2013 Certe volte i cambiamenti nella famiglia sono impossibili, specialmente con il coniuge. Bisogna prendere atto, anche se amaramente. Mia moglie continuava a controllarmi ossessivamente, anche quando ho smesso di bere. Il primo passo è smettere di bere e poi si comincia a lavorare per ricostruire rapporti familiari e di lavoro. Questo impegna l’alcolista che cerca di riacquistare credibilità all’esterno. La frequenza al gruppo è essenziale sia per l’alcolista sia per i famigliari, visto che la malattia investe purtroppo l’intero nucleo della famiglia. La rabbia e il risentimento non si cancellano in un attimo. Le aspettative a volte sono motivo di disillusione e si tende a volte a pretendere subito la fiducia dei famigliari, anche dopo molti anni di malattia e di sregolatezze. Serve l’equilibrio che solo il programma può dare. Una fase che sto vivendo viene dopo che il famigliare accetta il cambiamento dell'alcolista. Se il famigliare cambia, anche l'alcolista deve accettare il cambiamento del famigliare. L'alcolista, se è in recupero capisce che il cambiamento del famigliare non è un abbandono, ma una libertà dal controllo. Quindi la nuova vita è una libertà dal reciproco controllo. Una volta snebbiato dall'alcol, nei rapporti con la mia famiglia si è creata una serie di aspettative molto alte con attriti, discussioni e forti disagi emotivi. Ma con il tempo le cose sono cambiate e ho capito che quelle aspettative erano le mie. E allora stavo male, avevo risentimenti verso me stesso perché parlava lo specchio della mia coscienza. Ci volle quindi una profonda accettazione di me stesso, di quello che sono oggi. Questo mi ha permesso di cambiare e di migliorare i miei rapporti con il mondo intero. I meccanismi mentali deformati da anni di alcolismo fanno sempre 8 “Lavorare con gli altri” I successivi rapporti familiari I rapporti all'interno del nucleo familiare costituiscono sicuramente i danni relazionali più profondi causati dall'alcolismo, e non potrebbe essere altrimenti: come può un alcolista nel pieno del problema essere un buon marito (o una buona moglie), un buon genitore, un buon figlio? Nel periodo, lungo o breve che sia stato, in cui abbiamo vissuto l'alcolismo attivo in tutta la sua devastante forza, abbiamo sicuramente leso profondamente i nostri familiari, li abbiamo trascinati con noi in una folle discesa che pareva non potesse avere fine. Abbiamo trascurato gli affetti, abbiamo trascurato le necessità più elementari della famiglia, abbiamo cercato di dominare i nostri congiunti, o abbiamo cercato la loro commiserazione. Spesso siamo diventati dei veri “maestri” nel provocare, nel cercare lo scontro verbale, la litigata feroce, col solo scopo di crearci la scusa giusta per bere. Poi, ad un certo punto, siamo giunti in A.A. (o ci siamo stati trascinati quasi a forza...)abbiamo, ognuno con i propri tempi, “messo il tappo”, ci siamo avviati sulla strada del recupero e abbiamo cominciato a cercare di riportare ordine nelle nostre vite e nelle nostre famiglie. E' l'inizio di un percorso lungo, a volte molto faticoso, durante il quale ognuno di noi trova i propri ostacoli e, con un po' di fortuna e tanto lavoro, le proprie risposte. Sicuramente uno degli errori nel quale sono incappati molti di noi all'inizio del cammino 59 Giornata della Letteratura 2013 parte nostra e da parte loro , reso a volte più facile dalla sintonia di linguaggio e dal percorso in Al-Anon. L’incontro si chiude alle ore 17 con la preghiera della Serenità. “Lavorare con gli altri” resistenza e cercano di riemergere nei rapporti affettivi. Tali meccanismi vengono tenuti sotto controllo con il programma e con la frequenza. Anche nei rapporti con la famiglia si dovrebbe applicare il principio “è dando che si riceve”. Vedo quanto ho da imparare dai bambini. Dovrei imparare ad essere puro e pulito nei miei pensieri, per cambiare il mio stile di vita. Perché la cura del mio male sta nel saper correggere i miei pensieri distorti. L'alcolismo ha fatto ammalare la "pianta" della famiglia. Quando io ho iniziato il mio recupero, la mia parte di pianta ha cominciato a guarire, mentre quella della famiglia è rimasta ammalata. Oggi trovo difficile la profonda accettazione della vita. Quando tutto va bene è facile, ma quando tutto va male è molto più difficile accettare. GRUPPO DI LAVORO Il giorno 25 gennaio 2014 presso i locali del Gruppo San Gabriele si è tenuto il gruppo di lavoro della Zona Serenità. Tema: “I successivi rapporti familiari. Il rapporto con i figli.” Preso dal capitolo IX del Grande Libro, pag 123. “Dalle testimonianze emerge principalmente che l’alcolismo è una malattia della famiglia, in quanto i meccanismi che lo caratterizzano contaminano e coinvolgono l’intero nucleo familiare, sconvolgendolo. Nella gran parte dei casi si assiste ad una inversione dei ruoli. I figli degli alcolisti, infatti, spesso perdono il ruolo di figlio ed assumono quello di genitore, nell’estremo tentativo (illusorio) di gestire un contesto disfunzionale, caratterizzato dall’irresponsabilità 58 9 Giornata della Letteratura 2013 del genitore alcolista e dalla coodipendenza dell’altro genitore, pervenendo, in alcuni casi, all’estrema conseguenza di divenire anch’esso un alcolista. In alcuni casi la presenza di un genitore alcolista può determinare anche un contesto di violenza che può essere fisica, ma in ogni caso psicologica ed emotiva, incidendo profondamente nella crescita dei figli. Altro elemento ricorrente nelle testimonianze degli amici riguarda la difficoltà propria nella fase del recupero di costruire o ripristinare i rapporti familiari fortemente intaccati, in quanto nella fase attiva vi era un totale disinteresse per le problematiche familiari. Nella prima fase del recupero, la tendenza è quella di recuperare velocemente e strenuamente i rapporti logorati per via dei sensi di colpa, alimentando l’egocentrismo e limitando il ruolo dei familiari, che si vedono privati, a volte, della loro importanza. Spesso inoltre si creano dei forti contrasti che possono sfociare in gelosie tra il familiare dell’alcolista in recupero ed AA. In altre parole, nel cambiamento sussiste un’estrema difficoltà nel trovare un equilibrio nelle relazioni familiari, che può essere raggiunto tramite accettazione onesta dei propri limiti. In particolare con i figli l’alcolista in recupero combatte con i propri sensi di colpa e con l’incapacità di intraprendere con loro strade diverse da quelle conosciute nella fase attiva, infatti si riattivano in alcune circostanze, il comportamento del passato, caratterizzato dalla rabbia e dal nervosismo, in altri casi la tendenza è quella di rapportarsi con i figli in maniera diametralmente opposta rispetto al periodo dell’uso. Durante il recupero poi, si manifesta la tendenza a pretendere che chi ci sta intorno cambi insieme a noi e si adegui al nostro cambiamento. Spesso questo non avviene, generando nell’alcolista in recupero, forte frustrazione, che viene superata solo giungendo alla consapevolezza che il cambiamento è personale, mettendo nei rapporti l’amore e la tolleranza, senza aspettative, come nel programma di AA.” 10 “Lavorare con gli altri” Il giorno 13 aprile 2014 a Strambino alle ore 15 si è tenuta la Giornata della letteratura avente come tema I successivi rapporti famigliari ( dal capitolo 9 del Grande Libro) L’Incontro è stato introdotto da Nanni responsabile per l’Area Piemonte della Letteratura e da Sergio responsabile di Insieme in AA che ci hanno ricordato l’importanza della Letteratura nel nostro percorso e nella nostra crescita e nel contempo l’importanza della Letteratura per l’indipendenza economica di AA. Insieme in AA rappresenta praticamente un prosequio scritto delle riunioni di Gruppo fondamentali nel nostro cammino. In passato amici AA si sono salvati ed hanno potuto a loro volta trasmettere il messaggio grazie al Grande libro dunque è fondamentale che i Gruppi continuino a sponsorizzare sostenere incoraggiare la letteratura e che i Responsabili della Letteratura siano amici che ne hanno una buona conoscenza e sappiano incoraggiare a leggere con buona conoscenza della stessa . Sono seguite le testimonianze degli amici presenti e le testiminianze scritte spesso riferite e in sintonia di linguaggio con le parole del grande Libro : Prima le cose importanti Vivi e lascia vivere Tempo al tempo Si è parlato delle difficoltà dei nostri rapporti familiari, delle aspettative reciprocamente deluse, dai familiari abbiamo avuto collaborazione sostegno ed aiuto, vivere con un alcolista è difficile se non se ne sono andati significa che ci hanno voluto veramente bene ,ma abbiamo meritato anche condanne e rimproveri, siamo stati cause di sofferenza e logorio nelle nostre famiglie. Quasi nessuno di noi viene elogiato come si attende quando smette di bere ma il Programma ci ci insegna a non pretendere ma offrire a vedere le persone e le situazioni con la mente aperta ci dà gli strumenti per ricucire e recuperare pian piano i rapporti familiari compromessi da false promesse dalle nostre egocentriche pretese. E’ un percorso lungo e faticoso che richiede tempo e pazienza da 57 Giornata della Letteratura 2013 CI SI SCONTRA, SIN DA SUBITO, CON SEGNALI DI DIVIETI DI TRANSITO DISSEMINATI TRA GLI SGUARDI DELLE PERSONE AMATE, PER LUNGO TEMPO DATE PER SCONTATE, CHE REAGISCONO CON LA VOCE DEL SILENZIO, DEL SOSPETTO E DELLA MANCANZA DI FIDUCIA. D’ALTRO CANTO TROPPE VOLTE HANNO ASSISTITO ALLA NOSTRA DISTRUZIONE CREDENDO A PROMESSE “ASSOLUTE” SUBITO SCAGLIATESI CONTRO UN MURO, OGNI VOLTA RACCOGLIENDONE I COCCI AL POSTO NOSTRO. I FIGLI NUTRONO SPESSO RISENTIMENTI, A VOLTE MASCHERANDOLI CON LA NEGAZIONE DEL PROBLEMA, A VOLTE VOMITANDO SENTENZE RABBIOSE PER L’AVER ASSISTITO IMPOTENTI ED IMPAURITI ALLA DISFATTA DI UN GENITORE CHE INCONSAPEVOLMENTE NE HA RUBATO UNA PORZIONE DELL’INFANZIA. E SONO QUESTE STESSE MADRI O PADRI CHE NEL PRESENTE TROVANO IL CORAGGIO DI NARRARE,NON SENZA IMBARAZZO , AI PROPRI FIGLI O NIPOTI I RISCHI E LA TRAPPOLA DELL’ALCOOL,SUBDOLO CARNEFICE CHE FAGOCITA ANIMA E CORPO. CONTRIBUTO ESSENZIALE PER IL NOSTRO RECUPERO,UNITO AL LAVORO VISCERALE SU SE STESSI, E’ LA PARTECIPAZIONE DEI FAMILIARI AL PERCORSO PARALLELO ALL’A-ANON CHE, INSIEME AGLI AMICI DI AA, AIUTA A DELINEARE LA PROPRIA IDNIVIDUALITA’ E RESPONSABILITA’ ALL’INTERNO DI UNA RELAZIONE DAI CONTORNI SEMPRE PIU’ CARATTERIZZATI DA CONDIVISIONE E PARTECIPAZIONE. “Lavorare con gli altri” Tema: "I successivi rapporti familiari" (IX Cap. Grande Libro) Sottotema: "Il recupero del rapporto tra coniugi" La mia presunzione era che, smesso di bere, tutto si sarebbe sistemato in casa, ma così non è stato. Quello che noto nei miei familiari è che hanno quasi paura di parlarne: ora sono loro in fuga. Forse perché non conoscono il percorso che si fa in Alcolisti Anonimi e non conoscono la scelta e la via spirituale che avviene attraverso il confronto e la frequenza. Lo stesso progresso che fa l’AA dovrebbero farlo anche i familiari, ma non è detto che succeda. Spesso i familiari, a fronte del recupero, pretendono troppo. Ci dovrebbe essere un rapporto di maggiore tolleranza. Ma io devo fare il programma per me stessa anzitutto, e poi anche per gli altri intorno a me. Qualcuno pensa che è fortunato ad avere un Al-Anon; nella mia esperienza non è necessariamente vero. Ci vuole anche la fortuna di avere una famiglia che sia in grado di dare sostegno. Mia moglie sta trovando difficoltà. In fondo io ero diventato un caprio espiatorio per lei. Si è trovata spiazzata. Forse aveva nascosto dietro al mio bere le sue problematiche. Per i familiari, quando l’alcolista smette di bere, è come se anche la loro vita ricominciasse. Ci vuole una infinita pazienza e molta perseveranza e comprensione. E anche fortuna. Dipende molto anche dai caratteri. GRUPPO FONTANESI - TORINO Quando inizia la vera sobrietà, spesso il familiare si trova spaesato e tutto il rapporto va cambiato, ricostruito. Ci vuole molto tempo, grande pazienza e tanto lavoro sul recupero personale. Il gruppo in 56 11 Giornata della Letteratura 2013 “Lavorare con gli altri” questo è prezioso Certe volte i cambiamenti nella famiglia sono impossibili, specialmente con il coniuge. Bisogna prendere atto, anche se amaramente. Mia moglie continuava a controllarmi ossessivamente, anche quando ho smesso di bere. Il primo passo è smettere di bere e poi si comincia a lavorare per ricostruire rapporti familiari e di lavoro. Questo impegna l’alcolista che cerca di riacquistare credibilità all’esterno. La frequenza al gruppo è essenziale sia per l’alcolista sia per i famigliari, visto che la malattia investe purtroppo l’intero nucleo della famiglia. La rabbia e il risentimento non si cancellano in un attimo. Le aspettative a volte sono motivo di disillusione e si tende a volte a pretendere subito la fiducia dei famigliari, anche dopo molti anni di malattia e di sregolatezze. Serve l’equilibrio che solo il programma può dare. Una fase che sto vivendo viene dopo che il famigliare accetta il cambiamento dell'alcolista. Se il famigliare cambia, anche l'alcolista deve accettare il cambiamento del famigliare. L'alcolista, se è in recupero capisce che il cambiamento del famigliare non è un abbandono, ma una libertà dal controllo. Quindi la nuova vita è una libertà dal reciproco controllo. Una volta snebbiato dall'alcol, nei rapporti con la mia famiglia si è creata una serie di aspettative molto alte con attriti, discussioni e forti disagi emotivi. Ma con il tempo le cose sono cambiate e ho capito che quelle aspettative erano le mie. E allora stavo male, avevo risentimenti verso me stesso perché parlava lo specchio della mia coscienza. Ci volle quindi una profonda accettazione di me stesso, di quello che sono oggi. Questo mi ha permesso di cambiare e di migliorare i miei rapporti con il mondo intero. 12 I SUCCESSIVI RAPPORTI FAMILIARI ALBUM DI ISTANTANEE RIDOTTE AD UN CAMPIONARIO DI UMILIAZIONI PROFONDE, EMOZIONI IBERNATE IN UNA DIMENSIONE INSONDABILE, IMPRIGIONATE NELL’INTERREGNO DI UN CORPO CHE PER UN TEMPO INCALCOLABILE HA ASSOMIGLIATO SEMPRE PIU’ AD UN PRODOTTO FARMACEUTICO IMBEVUTO DI ALCOOL. SATURI DI DOMANDE INEVASE CI SI RITROVA SU DI UN PALCOSCENICO SOVRAPPOPOLATO DA BRANDELLI DI VERGOGNA, DISGUSTO E SENSI DI COLPA. MA, PER GUARIRE LA SOLITUDINE, NON BASTA FUGGIRE O CAMBIARE OSPEDALE. NON BASTA NEANCHE SOLTANTO DEVIARE PERCORSI ABITUDINARI NEL TENTATIVO DI EVITARE I TESTIMONI DELLA PROPRIA DECADENZA. SONO NECESSARIE AZIONI CONCRETE, PER SCIVOLARE SULLA SUPERFICIE DELLA REALTA’ E RISVEGLIARE I SOGNI CHE ABITANO NEL CORPO. STRASCICHI DELL’ALCOLISMO RIEMERGONO CON PREPOTENZA ALL’INTERNO DELLE RELAZIONI FAMILIARI; MA IL PERCORSO VERSO UNA SOBRIETA’ CONSAPEVOLE RICHIEDE TEMPO E PAZIENZA CHE SPESSO NELLA FRENESIA CHE CI CARATTERIZZA, NON SIAMO DISPOSTI A CONCEDERE E CONCEDERCI. CON ARROGANZA SI PRETENDONO COMPRENSIONE E ASSOLUZIONE IMMEDIATE, ED INVECE, ANCHE CON GLI AFFETTI, E’ COME AVERE UN CONTO INSOLUTO AL BAR PER TUTTA L’ESISTENZA. CI SI SENTE ARRABBIATI, DELUSI, ASSAGGIATI E SPUTATI COME UN CIBO DAL SAPORE NON CONDIVISO. 55 Giornata della Letteratura 2013 sono degli scatti lui puntualmente chiede scusa. Bisogna imparare ad essere sereni nei rapporti con gli altri ed evitare le bugie che c'erano nel periodo attivo “Lavorare con gli altri” I meccanismi mentali deformati da anni di alcolismo fanno sempre resistenza e cercano di riemergere nei rapporti affettivi. Tali meccanismi vengono tenuti sotto controllo con il programma e con la frequenza. Anche nei rapporti con la famiglia si dovrebbe applicare il principio “è dando che si riceve”. Vedo quanto ho da imparare dai bambini. Dovrei imparare ad essere puro e pulito nei miei pensieri, per cambiare il mio stile di vita. Perché la cura del mio male sta nel saper correggere i miei pensieri distorti. L'alcolismo ha fatto ammalare la "pianta" della famiglia. Quando io ho iniziato il mio recupero, la mia parte di pianta ha cominciato a guarire, mentre quella della famiglia è rimasta ammalata. Oggi trovo difficile la profonda accettazione della vita. Quando tutto va bene è facile, ma quando tutto va male è molto più difficile accettare. AREA LAZIO Relazione sulle testimonianze e i contributi ascoltati durante la giornata della letteratura del 2/3/2014. Tema: “La comunicazione: i successivi rapporti familiari”. Esperienza suggestiva quella di poter ascoltare assieme gli amici alcolisti, i loro familiari e i non alcolisti che s’interessano attivamente all’argomento. Soprattutto in occasione di una giornata in cui si affronta un tema così fondamentale nel percorso di recupero come i rapporti familiari. Entrando in AA ed iniziando il recupero ci si accorge che a volte i familiari non si conoscono. La malattia porta ad un graduale isolamento, sia dal mondo esterno che dalle persone in casa. Non sono pochi coloro che si ritengono fortunati di aver incontrato AA per il grado di consapevolezza acquisito dal programma sulle conseguenze che l’alcolismo porta indistintamente ad amici e familiari. Ci si rende conto dell’influenza su figli anche molto piccoli, ma anche dell’importanza di occuparsi anzitutto della propria 54 13 Giornata della Letteratura 2013 persona, maggiormente quando si è appena entrati nella prospettiva dei dodici passi. Il percorso quindi non è facile, sia per i sensi di colpa, sia per i ricordi spiacevoli che con la pulizia riaffiorano. Il risveglio della coscienza a volte fa male e bisogna tenere duro. Preservare le energie soprattutto all’inizio per un proprio cambiamento e non aspettare quello degli altri. I familiari inizieranno a godere dei benefici di una vita più serena se il cambiamento inizia da sé stessi tenendo ben in mente che l’elaborazione dei traumi che la malattia ha portato richiede molto tempo. Il perdono da ambedue le parti potrebbe essere la chiave di volta ma a volte è difficilissimo. Spesso c’è stato bisogno di sacrificare i propri rapporti affettivi, salvo poi recuperarli talvolta trasformati in qualcos’altro, magari sentendosi ringraziare. Ringraziamenti per la presa di coscienza conseguita dall’aver incrociato AA sul proprio percorso di vita, capendo di avere proprie problematiche da risolvere. Il metodo delle 24h aiuta molto a superare il passato e soprattutto ad accettare la propria situazione. C’è chi ha impiegato 10 anni per ritrovare il rapporto con i figli, e chi ha felicemente intrapreso percorsi paralleli grazie ad associazioni “sorelle” come AL ANON e ALATEEN . Cambiano i tempi certo ,ma tanto gli alcolisti quanto i loro familiari affermano che tra le cose più grandi che stanno imparando c’è la pazienza. L’alcolista in recupero quindi, che tante tragedie ha causato in primis a se stesso e poi agli altri, può innescare un positivo effetto domino che porta serenità e armonia sia in casa che all’esterno. Dovrebbe fermare i sensi di colpa nei confronti di figli, moglie, familiari e vedere ciò che oggi può dar loro, cercandodi migliorarsi un giorno alla volta. Anche chi non ha la fortuna di avere familiari in altre associazioni, ha comunque gli strumenti del programma per non fallire, come ad esempio non crearsi aspettative e non curarsi troppo delle reazioni di chi ci circonda. Altri strumenti del recupero sono la sponsorizzazione, la letteratura o la nostra rivista che, come ha sottolineato il responsabile di “Insieme”, è la nostra riunione in forma scritta. 14 “Lavorare con gli altri” no a capofitto nel lavoro per risollevare la situazione economica trascurando i rapporti familiari; alla fine la famiglia si sente delusa e si lamenta con il risultato che l'alcolista oltre che stanco si sente non capito. Siccome l'alcolista è dotato di poco equilibrio troviamo invece chi si concentra quasi esclusivamente nella spiritualità e trascura i doveri familiari; anche questo comportamento crea non poche difficoltà. Il mio bere mi aveva resa incapace di assumermi qualunque tipo di responsabilità in famiglia e quindi mio marito aveva dovuto prendere le redini della casa; una volta smesso di bere ho ritenuto opportuno riprendere in mano la gestione familiare con il risultato che mio marito si è sentito improvvisamente " disoccupato" perchè non era più costretto a controllare il mio bere e aveva perso la gestione della casa; si sono create quindi delle difficoltà perchè non ho cercato di stabilire un accordo su come dividerci i compiti. Un anziano del gruppo dopo aver smesso di bere ha capito che poteva cambiare solo se stesso. I figli grazie ad Alateen hanno incominciato ad apprezzare il cambiamento del padre. E' importante capire che ognuno deve fare la propria vita pur rispettando gli altri. La moglie in Alanon ha capito che il marito era ammalato e non vizioso; il marito è rimasto sempre un po' impulsivo ma cerca di dar ragione alla moglie onde evitare risentimenti e screzi. I momenti di subbuglio ci sono ma è normale; l'alcolista ha capito che è lui a doversi adattare agli altri e non viceversa. Se ci 53 Giornata della Letteratura 2013 Il gruppo di Tarcento ha dedicato una riunione aperta alle testimonianze su questo argomento. E' emerso che nelle famiglie dove l'alcolista frequenta il gruppo da solo i rapporti non sono granchè migliorati, anche se l'alcolista si sente cambiato, è più sereno, non cerca liti ed è ben disposto all'apertura e al dialogo dall'altra parte non c'è alcun riscontro positivo. Nelle famiglie dove entra l'alcolismo tutti i membri si ammalano e quindi tutti avrebbero bisogno del programma di recupero di A.A. Abbiamo un esempio dove l'alcolista e il familiare frequentano il gruppo ma con un buon dislivello di crescita in questo caso i rapporti sono leggermente migliorati, c’è un po' più di rispetto reciproco ma di fatto la coppia cammina su due binari paralleli che raramente s'incrociano. Quando “Lavorare con gli altri” Un operatore sanitario sta studiando la nostra letteratura insieme alla sua per creare un programma diversificato poiché vede in AA anche un ottimo catalizzatore sociale. Significative, toccanti e sempre molto interessanti i tanti interventi degli amici AL ANON. Molti si sono autodefiniti contemporaneamente vittime e carnefici, ma con il programma si sono rimessi in discussione rendendosi protagonisti di crescite e progressi prima impensabili. Quando c’è recupero nell’alcolista e nell’AL ANON viene trasmesso anche ai figli. A sintetizzare il senso e la spiritualità di questa giornata, le parole di un amico alcolista : “entrato in AA perché lasciato da mia moglie, mi fu detto che in quel momento la cosa più importante ero io. Penso che un domani il programma sarà d’aiuto anche ai miei figli, non per l’alcool in se stesso ma in quanto il nostro stile di vita è bellissimo e lo meriterebbe ogni essere umano. Ognuno dovrebbe godere dei principi e del modo di vivere AA. Il continuo rapportarmi con gli altri mi stà dando una grande serenità”. SERENE 24H l'alcolista smette di bere si trova sovrastato da un cumulo di macerie effetto della distruzione causata dall'alcol e c'è bisogno di un grande lavoro da parte di tutta la famiglia per ricostruire pian piano quanto era stato distrutto. Un amico ci racconta che da quando frequenta A.A. è riuscito a cambiare in positivo il rapporto con il fratello schizofrenico e di conseguenza anche il fratello è più sereno. Abbiamo varie testimonianze di famiglie dove entrambe frequentano con costanza e impegno e i risultati positivi sono evidenti; tutti sono più sereni compreso i figli che hanno ritrovato il papà o la mamma persi durante il periodo attivo. Alcuni alcolisti hanno sperperato molto denaro quando bevevano e una volta smesso si butta- 52 AREA LAZIO - ZONA SERENITA’ SEMINARIO MACROREGIONE CENTRO - SACROFANO 10/11 MAGGIO 2014 “Superbia, perfezionismo, paura ed in generale i nostri difetti di carattere ci condizionano nella comunicazione con gli altri” La ricerca del perfezionismo e la superbia che si manifestano nel continuo tentativo di primeggiare sugli altri nascondono la paura di vivere, di sentirsi perennemente inadeguati. Il sentirsi diversi nella 15 Giornata della Letteratura 2013 fase attiva dell’alcolismo ci spingeva ad impiegare tutte le energie nel cercare di dimostrare di essere e di esistere giungendo a creare un mondo parallelo immaginario caratterizzato dalle mille maschere che ciascuno di noi si è messo per imporsi, perdendo ogni dignità ed ogni contatto con la realtà. Questa estenuante corsa alla ricerca di conferme, gratificazioni, ci esaltava, non potevamo essere “ solo un componente della famiglia, un amico tra gli amici, un lavoratore tra i lavoratori…”, in un’altalenanza che ci dava la percezione o di essere al di sopra degli altri, o di essere l’ultimo sulla terra, ci siamo trovati ad alimentare l’egocentrismo e l’autocommiserazione, potenti alibi che ci spingevano a bere, in quanto ci impedivano qualsiasi rapporto relazionale sano ed autentico. La vita e le giornate erano concepite come una continua sfida esaltando sogni di gloria o cadendo nello sconforto più totale, per finire poi nel tunnel infinito della dipendenza, dove ogni azione e scelta era guidata dalla malattia che piano piano ci logorava al punto da annullarci come persona e come essere sociale. Gli altri erano soggetti o da sopraffare o dai quali essere sopraffatti, in una logica di manipolazione dove gli unici ruoli immaginabili da attribuire e da attribuirsi erano quelli di vittima-carnefice, tutto questo ci ha condotto all’isolamento, l’unica comunicazione possibile era con la bottiglia. Nella prima fase attiva dell’alcolismo l’alcol ci permetteva di nascondere quella paura che è radicata nell’anima dell’alcolista, ci permetteva di essere dei grandi oratori sempre al centro dell’attenzione, sfrontati ed arroganti, nella progressione la tendenza era quella di scappare sempre di più da un mondo che sembrava non comprenderci era come urlare senza voce, erano gli altri ad essere colpevoli, responsabili dell’inadeguatezza sempre presente, di qui la chiusura di tutte le porte, l’erigere muri sempre più alti per arrivare all’interruzione di ogni comunicazione in un continuo ossessivo ripetersi “ io, io, io, io”, l’altro non esisteva più. Entrati in A.A, la maggior parte di noi era sola, sconfitta e svuotata, se la morte fisica non era sopraggiunta quella civile si, i nostri 16 “Lavorare con gli altri” I successivi rapporti familiari Il primo passo per uscire da una situazione familiare tesa e anormale è smettere di bere, ma il percorso vero verso la guarigione per un alcolista inizia proprio da quel momento: la partenza per una nuova vita assieme ai suoi familiari e la riconquista lenta della fiducia dipende molto dai suoi familiari. Il suo recupero, con tanta comprensione, ci porta a credere che se un alcolista che cerca di cambiare il suo stile di vita non ha vicino chi lo incoraggia sarà per lui estremamente difficile raggiungere la sua meta un giorno alla volta. A.A. Gruppo “Il ceppo” di Manzano I SUCCESSIVI RAPPORTI FAMILIARI Dopo aver smesso di bere, i rapporti con i familiari e amici migliorano, il periodo varia da alcuni mesi ad un anno. I familiari cominciano piano piano ad avere fiducia ad interessarsi all’alcolista e quindi riceve più attenzioni, il comportamento migliora, si instaura un rapporto più gentile, amorevole, sereno, diminuiscono i conflitti verbali e ritorna la tranquillità. Il non bere ci ha aiutato a vedere la vita in una prospettiva di chiarezza, prima esisteva solamente una grande confusione e disordine. Non esisteva un reciproco rispetto in tutti i campi della vita, in definitiva tutti si accorgono del nostro miglioramento sia fisico che mentale, gli amici si riavvicinano anche coloro che ci hanno abbandonati da tempo a causa del nostro comportamento distruttivo e soprattutto due principi spirituali incominciano a crescere: il rispetto e la fiducia. Serene 24 e Amore” Gruppo “Luce Gorizia 51 Giornata della Letteratura 2013 che non chiede niente in cambio”. Tutti comunque concordiamo che c'è bisogno di preghiera, affidamento, tolleranza e soprattutto di molto, molto tempo. Dovremmo rispettare le esigenze dei nostri cari e dar loro il tempo di imparare a guardarci con certezza e fiducia. Ciò diventa possibile quando sono proprio loro a “sentire sulla pelle” il nostro cambiamento. E' dunque opportuno per noi far tesoro dei preziosi “motti” che Bill non a caso ha posto al termine del IX capitolo del Grande Libro: Prima le cose più importanti… Vivere e lasciar vivere... Dai tempo al tempo… Alla fine, giacché il Programma arriva a pervadere tutta la nostra vita, il quotidiano, la qualità del nostro rapporto con i familiari può diventare per noi il vero “termometro” del nostro recupero. “Lavorare con gli altri” istinti deviati si erano ribellati e quelli che credevamo essere i nostri pregi erano diventati le armi per l’autodistruzione, solo l’umiltà di chiedere aiuto ci poteva salvare, per la prima volta non dovevamo dimostrare nulla, dovevamo solo ascoltare ed essere ascoltati, per la prima volta quella comunicazione che avevamo congelato, come del resto ogni sentimento sano, cominciava a fluire in una forma diversa, ci potevamo aprire e sentivamo di parlare la stessa lingua dei nostri compagni di viaggio e lentamente ci sentivamo un essere umano tra altri esseri umani, una sensazione unica quella di sentirci facenti parte di una fratellanza, “ essere solo un alcolista anonimo”, finalmente libero. Con il passare del tempo, con il recupero abbiamo cercato di usare il programma di farlo diventare il nostro stile di vita. Sentivamo di diventare più leggeri, il quarto passo, duro, doloroso, è stata una liberazione, davanti a noi si presentavano tutti quei difetti che ci avevano spinto all’uso ed all’isolamento, comprendevamo di aver vissuto una vita che non c’era e nel conoscere la nostra essenza e chi siamo, ci siamo trovati ad accettare tutto, pregi e difetti; abbassando l’ego non dovevamo più dimostrare niente a nessuno, dovevamo solo essere, e lentamente abbiamo imparato prima nei gruppi e poi fuori a riaprire un dialogo, in una continua prova ed errore. Continuiamo spesso a sbagliare i modi ed i tempi nel dialogo, ma la paura è meno soffocante ora che abbiamo scoperto che non siamo perfetti e mai lo saremo. Siamo persone tra le persone, siamo fallibili, che bella scoperta sapere di poter sbagliare e che non succede niente! Dialogare per superare l'isolamento e la paura della diversità" " GRUPPO AURELIO A molti è comune il ricordo dell'isolamento che conduce all'alcolismo. Molti degli strumenti che gli amici riconoscono importanti per uscire dall'isolamento sono: la fede ritrovata; l'impor- 50 17 Giornata della Letteratura 2013 tanza del dialogo e dell'imparare ad ascoltare; l'importanza di entrare in AA e che quando si entra in AA inizia la fine dell'isolamento; il lavoro sul IV e V Passo del programma e della importanza che questi Passi hanno nel far ridimensionare il male fatto a noi stessi e quello fatto agli altri, attraverso il confronto con un altro essere umano; l'imparare a perdonarsi e a perdonare; il non aver paura nello stare solo con se stesso, ma vedere la solitudine come qualcosa di positivo che porta alla libertà dalla dipendenza dagli altri. Ho tante cose nascoste dentro di me, tanti segreti, e questo mi fa sentire l'isolamento. Inizio a pensare di condividere queste cose con qualcuno, cosa che non avrei mai creduto di poter fare. Sento che parlare di me e sentire un amico che parla di sé è la strada giusta per la fine dell'isolamento. Il giorno che riuscirò a fare il V Passo e a elaborare quello che mi fa schifo di me sicuramente ci sarà una sofferenza, ma sarà per me un momento di rinascita e non c'è rinascita senza sofferenza. Prima o poi affronterò il IV e il V Passo. Ora ho troppi alti e bassi. Queste stanze mi hanno aiutato ad avere un contatto con i miei figli. Sono stupito perché ora riesco ad essere franco. GRUPPO LA GIUSTINIANA Il V Passo e la III Tradizione mi legano alla franchezza e alla sincerità. Trovo importante la condivisione in gruppo più che il dialogo perché non ho lo sponsor. Vivo da solo quando mi sento troppo sicuro di me stesso, ma ho bisogno del gruppo per non essere più solo. Se non frequento e non condivido, la ricaduta è dietro l'angolo. Oggi ho superato la paura grazie al programma e cerco di essere più responsabile e quindi di crescere. Mi sono allontanato dal gruppo per un certo periodo, ma ho fatto male. Ho peccato e oggi confesso il mio peccato. Se sono sinceramente convinto di essere un alcolista e che la mia malattia è l'alcolismo, devo anche ammettere che non ce la 18 “Lavorare con gli altri” tendere di fare ancora una volta tutto da soli e per fortuna abbiamo imparato sulla nostra pelle a chiedere aiuto. Oggi possediamo 'strumenti' efficaci per il recupero della serenità e dell'equilibrio. La nostra Letteratura, la condivisione nel gruppo e soprattutto con lo sponsor ci possono aiutare a trovare la via migliore da percorrere per ciascuno di noi. Alcuni hanno provato con successo la via dell'affidamento ad un Potere Superiore. Lasciando a Lui stabilire modi e tempi, occasioni favorevoli che noi possiamo cogliere, la XII Promessa può divenire una magnifica realtà: 'Dio farà per noi ciò che non possiamo fare da soli'. Come per incanto le tensioni familiari possono lentamente allentarsi, i malintesi ed il “non detto” possono chiarirsi e può nascere un nuovo rapporto di stima reciproca e di fiducia. Alcuni hanno approfittato di particolari circostanze per intavolare un sereno ed onesto dialogo, scrivere lettere o semplicemente compiere gesti che sottintendono una profonda intesa. Se la 'famiglia' si è ammalata, poi, ...tutta la famiglia si potrebbe curare ed Al-Anon offre in questo senso un validissimo supporto. Così come la partecipazione dei familiari alle Riunioni Aperte sarebbe auspicabile, poiché è lavorando insieme che si può diventare veri “compagni di viaggio”. Ma i nostri familiari hanno il diritto di scegliere liberamente per sé stessi e per la loro serenità. In particolare con i figli abbiamo sperimentato che è meglio evitare forzature ed offrire loro piuttosto semplicemente “quell'amore 49 Giornata della Letteratura 2013 dando una svolta positiva alla nostra vita con il recupero, vorremmo essere compresi, trattati con amore e poter riassumere il nostro ruolo in famiglia. Desideriamo poi leggere, condividere i progressi, frequentare i gruppi, ecc. I nostri familiari d'altro canto si aspettano tutta la nostra comprensione e attenzione ora che siamo sobri, per riparare i danni da noi arrecati, che spesso e volentieri ci vengono rinfacciati. Si possono allora generare risentimenti reciproci ed è necessario quindi cercare un equilibrio. Non dovremmo più dipendere fisicamente ed affettivamente dai nostri familiari, come spesso abbiamo fatto, né pretendere di essere indipendenti e completamente autosufficienti, ma imparare pian piano a 'fare liberamente scelte responsabili'. Nel tempo però: una moglie, che per anni si è dovuta assumere molte responsabilità, ha difficoltà a concedere al marito quella fiducia che nel tempo si è deteriorata. Lo stesso vale per un genitore o un fratello. Così come un figlio, che suo malgrado aveva imparato a poter contare solo sul padre o sui nonni quando la mamma beveva, non può improvvisamente guardare a lei come ad un 'pilastro' della sua vita. Ci può capitare di sentirci offesi e umiliati. Ci occorrono allora pazienza, tolleranza, buon senso... Soprattutto l'onestà con noi stessi e con gli altri può essere la linfa vitale del nostro recupero. Non è facile abituarsi ad essere onesti per noi che per molto tempo abbiamo vissuto in un mondo di bugie, alibi e disonestà. Chiaramente non possiamo pre- 48 “Lavorare con gli altri” faccio a vivere da solo. Per me vivere da solo non è possibile: ho bisogno del gruppo. Quando ascolto la testimonianza dell'altro, la sento mia e così condivido la sua esperienza. Al gruppo mi specchio e sono costretto a mettermi in discussione. Sono sempre in conflitto con questo argomento spirituale, perché già sono un tipo solitario, poi l'alcol mi ha ancora di più isolato. Ho paura dell'isolamento, perché quando ero solo bevevo di più. Da bevitore mi sentivo solo in mezzo alla folla. Oggi so di essere un alcolista. Per me la parola "dialogo" è importantissima. Quando bevevo il mio era più un monologo che un dialogo. Dialogare è stabilire un'empatia, aprire il cuore. Nel gruppo comincio a togliere gli strati, però non sempre il parlare mi aiuta a dire quello che sento, ma piuttosto ad aumentare la mia distanza dall'altro. Ho bisogno di tenere la testa impegnata e relazionarmi con altre persone. Di recente una mia esperienza mi ha messo in contatto con persone di un altro continente e di un'altra fede religiosa. Rinnegare il passato è assurdo: quel che è stato è stato. Una volta, in certe occasioni pensavo di dialogare e invece litigavo e accusavo gli altri di non dialogare. Mi rendo conto della mia impotenza quando cerco di usare solo la ragione nel dialogo e non il cuore. I Passi mi servono per migliorare il dialogo con me stesso e con gli altri. E soprattutto ad ascoltare. Se qualcuno mi chiede una mano, mi sento responsabile, ma mi rendo conto che devo stare attento, perché se dall'altra parte non c'è consapevolezza della menzogna verso se stesso, non c'è dialogo. E' con la sofferenza che sono cresciuto. All'inizio ho avuto bisogno di superare i miei limiti, il mio Ego. Di qui l'importanza di conoscermi attraverso il confronto con gli altri per superare l'isolamento. Oggi mi rendo conto che non riuscivo a coordinare cuore e ragione. I Passi sono fondamentali per migliorarmi, specie quando riesco ad ascoltare ciò che mi disturba. Per me è importante essere in contatto con la mia realtà interiore. Pretendevo che gli altri mi accettassero, ma oggi so che sono io che devo accettare la diversità negli altri. Ancora ricordo un amico che mi disse: "Se ti ubriachi e sei 19 Giornata della Letteratura 2013 da solo, hai un grosso problema". Passavo giornate intere con alcol e droga e il problema diventava sempre più grande. Per me dialogo e condivisione sono la base del mio recupero in AA. Il più grande dono che ho ricevuto da AA è stato riuscire a parlare di me stesso con onestà. E' stato importante per me entrare in AA con umiltà e con i piedi per terra. Non mi è facile parlare, ma so che solo così riesco a recuperarmi e a rimanere lontano dall'alcol. Sto facendo una bella esperienza con il dialogo, che è quello che mi consente di andare avanti. Con la ragione risolvo tutto, ma quando mi trovo di fronte a certe situazioni non le so gestire. La difficoltà più grande è l'accettazione di me stesso, con le mie paure. Non mi sono mai piaciuto, ed è difficile accettarmi. Una emozione troppo forte mi mette in difficoltà e ho bisogno di fare una telefonata, perché non ho mai saputo gestire le emozioni. Mi chiedo mille perché, e il lavoro che sto facendo su di me è pesante ma proficuo. Mi rendo conto di quanto sia importante tenere fuori il mio giudizio dalle opinioni degli altri. Sono convinto che ascoltare solo le testimonianze che sono in accordo con quello che penso non mi fa bene. Tendo ad agire d'istinto e sono poco riflessivo. Mi rendo conto che il gruppo mi aiuta tanto a comunicare, a conoscermi e a capire certe sfaccettature del mio carattere. GRUPPO MONTEROTONDO Mi trovo in AA per miracolo, non saprei spiegarmelo altrimenti, ora sento che la mia solitudine sta svanendo, mi sento libera di dire quello che provo perchè mi sento compresa. Per me all'inizio AA è stata un'ancora di salvezza, la famosa nuvola rosa mi è arrivata dopo qualche mese. Penso che non esista nessuno che mi capisce come gli amici di AA. Sono convinta che la mia spiccata sensibilità sia un handicap al di fuori dell'associazione. Conosco la solitudine ed ero disposto a fare qualsiasi cosa per non sentirmi solo, ma ero incapace di vivere le relazioni in modo sano. Adesso sento il senso di appartenenza e comincio a sentire anche la fratellanza con gli amici di recupero, ma la relazione 20 “Lavorare con gli altri” AREA ABRUZZO – MOLISE LA GIORNATA DELLA LETTERAURA 2014 RELAZIONE FINALE SUL NONO CAPITOLO DI ALCOLISTI ANONI "I successivi rapporti familiari" Questo è di certo un tema molto forte, che sta a cuore a tutti noi. Dalla condivisione è emersa infatti la consapevolezza che, durante il periodo attivo del nostro alcolismo, abbiamo perlopiù adottato una mentalità e dei comportamenti tipici di un fanciullo egocentrico, caparbio e capriccioso e questo ha costretto uno o più dei nostri familiari a 'prendere le redini' della situazione. Ci siamo accorti, chi più chi meno, di aver privato i nostri cari di tempo ed attenzioni. Anche quando stavamo con loro eravamo spesso mentalmente assenti. Con la sobrietà si riscoprono i valori della vita, della famiglia, dell'amicizia e persino la bellezza delle cose più semplici. La ritrovata 'sanità mentale', un seppur parziale equilibrio emotivo, una prima presa di coscienza delle proprie peculiarità caratteriali nonché dei danni arrecati ad altri con il nostro comportamento, hanno condotto tutti noi a desiderare di costruire nuovi rapporti con i familiari ed in particolare con i figli. La spiritualità del nostro Programma ci porta a far nostro uno stile di vita nel quale la responsabilità e l'amore verso la famiglia hanno un posto di rilievo. Fare ammenda del passato ed instaurare sani rapporti diventa quindi per noi una necessità. Non è sicuramente facile. Noi, che stiamo 47 Giornata della Letteratura 2013 Oggi lei ed io siamo il binario percorso dalla magica locomotiva. Come i binari, non ci incontriamo mai. Sembra crudele come pensiero ma, per me, non è così, perché, come un binario, l’uno ha bisogno dell’altro, per sempre, affinché la locomotiva continui il suo viaggio attraverso l’amore, il rispetto, la fede e la comprensione. Non esiste un’anima uguale ad un’altra ma possono esistere due anime che si completano semplicemente come un binario: uno indispensabile all’altro. Solo così il nuovo viaggio può continuare. Infinita gratitudine e un immenso amore permette alla locomotiva di fare tanta strada in un viaggio infinito, perpetuo su questi binari sempre più forti ed efficienti, consapevoli ormai che a questo mondo tutti hanno bisogno del proprio compagno di viaggio. Spero che tutto ciò sia luce e speranza. Un’ultima cosa, forse la più importante. Sul dodicesimo vagone del magico treno c’è scritto a caratteri cubitali “PASS IT ON”. Non devo mai dimenticarlo. Con amore, Massimo 46 “Lavorare con gli altri” per me resta ancora un problema. Prima andavo alle riunioni puntuale e scappavo appena finivano, ma ora comincio a venire ai gruppi sia prima che dopo e questo mi permette di condividere con gli amici anche al di fuori delle stanze, e per me questo è uscire dall'isolamento. Ricordo che durante la mia ultima ricaduta chiamavo sempre un amico che voleva aiutarmi, ma lo chiamavo sempre dopo aver bevuto, perchè in fondo volevo solo farmi consolare da lui, e per fargli pena mi autocommiseravo. Sto imparando a vivere il momento senza aspettarmi nulla, e ringrazio il gruppo che mi sta insegnando ad essere onesto con me stesso e con gli altri. Rifletto su una cosa: la mia vita è tutta un ossessione, e credo che questa sia la mia vera malattia. Da ubriaco mi sento di affrontare l'oceano con una zattera, ma da astinente non riesco nemmeno a bagnarmi i piedi in riva al mare. Sono davvero testardo perchè, nonostante sia dal 1998 che conosco le stanze, continuo a ricadere. Non riesco a fare pulizia totale in me perchè so che dovrei riuscire a dire tutto con lo sponsor attraverso il V Passo. Riesco a scrivere tutto con il IV passo, ma poi condivido con lo sponsor solo quello di cui non mi vergogno. Continuo a non fare a meno di quel primo bicchiere, e non capisco perchè, visto che in famiglia sono capita e accettata. Credo che il mio problema sia il fatto che mi sento inadeguata. Sono abituata a cambiare modi di vivere, avrei molti motivi per tornare a bere, ma non mi dò più alibi in questo senso. Sento la solitudine e l'incapacità di aprirmi agli altri, ma mi sto dando da fare per uscire dall'isolamento. All'interno dei gruppi ho instaurato dei rapporti di autentica fratellanza con persone altrettanto autentiche. Avverto in me innumerevoli sbalzi d'umore, e mi rendo conto che il mio squilibrio emotivo non mi permette ancora di avere una relazione. Ho ancora difficoltà a lasciarmi andare ed esternare le mie emozioni più nascoste, sento il bisogno di uno sponsor perchè ho paura di chiudermi di nuovo in me stessa. Soffro per un'amica che è ricaduta e si è allontanata da me, ma sto imparando ad accettare le cose che non posso cambiare perchè non dipendono da me. Mi sento sdoppiato tra serenità e ossessioni. Io ho sempre 21 Giornata della Letteratura 2013 avuto il terrore di essere diverso, e cosi ho sempre inventato qualcosa per sentirmi accettato. Non do la colpa a Dio, perchè lui mi sta aiutando tanto, ma io cerco ancora l'autenticità e la perfezione, tant'è vero che ancora mi faccio l'elenco mentale prima di parlare. Non riesco a capire le dinamiche della vita all'esterno di AA. Ho frequentato molti psicologi e psichiatri ma ho capito che la soluzione alla mia malattia la trovo solo all'interno delle stanze e nel grande libro. Se potessi scegliere di tornare indietro però, vorrei non essere alcolista e fare un altra vita. GRUPPO S. MONICA Dialogo è entrare in empatia con l'alcolista che giunge nelle stanze. E non è facile a volte farlo con persone che ancora non hanno toccato il fondo e far capire che la malattia ha il suo corso uguale per tutti. Nel gruppo si è avuta l'esperienza di un amico che all'inizio non parlava la nostra lingua, ma che grazie al "linguaggio del cuore" della stanza ha festeggiato il secondo anno di pulizia. E' bello ritrovarsi a comunicare anche nella società al di fuori di AA. Iniziando dal gruppo si comincia a relazionarsi anche con il mondo esterno in modo diverso. Dialogare e ascoltare aiuta a conoscere se stesso. A volte lo scetticismo iniziale e l'autoinganno giocano dei brutti scherzi e non sempre, purtroppo, viene recepito il fatto che, se sono alcolista, lo sono per sempre. Ciò che colpisce quando si entra in AA è il riconoscersi nelle storie degli altri. Evitare di parlare il "programmese" ed evitare di usare termini troppo religiosi potrebbe fare una migliore attrazione. Per alcuni la difficoltà nel comunicare rallenta il recupero, anche se sono aiutati dagli altri. Qualcuno ricorda l'accoglienza in maniera positiva, soprattutto la sorpresa di trovarsi davanti persone ch parlano col cuore. Entrando in AA ci si rende conto dell'isolamento in cui si è caduti e che però si può imparare di nuovo a stare con gli altri. Quasi tutti si sentono protetti dalla XII Tradizione, quell'anonimato che ci ricorda di mettere sempre i princìpi al di sopra delle personalità e dal fatto di non essere giudicati. 22 “Lavorare con gli altri” Il viaggio infinito La mia metamorfosi, nei successivi rapporti familiari, è semplicemente paragonata ad una vecchia stazione ferroviaria. Malandata, pericolante, circondata da un’infinità di binari morti, binari in disuso, abbandonati nella più acuta ed estrema solitudine, coperti da erbacce ed ortiche, resa priva di colore, spenta ed inaridita da sensi di colpa, autocommiserazione, frustrazione, indifferenza, egoismo e da un accecante senso di onnipotenza. Sono Massimo, un alcolista e un dipendente. Da quel giorno che sono riuscito a pronunciarlo e, quindi, ad ammetterlo, è iniziata la mia metamorfosi. Si è proprio così. Oggi la mia stazione, giorno dopo giorno, riprende colore e, soprattutto, vita. I vecchi binari in disuso sono ormai funzionanti per il mio recupero, per il mio cambiamento, per la guarigione della mia anima, da tempo dannata. Oggi la mia stazione è consapevole, responsabilmente, di poter usare questi binari avvalendosi dell’aiuto di un imponente locomotiva AA, alla quale sono agganciati a rimorchio dodici vagoni, detti passi. Attraverso la buona volontà, l’onestà e il risveglio spirituale posso, gratuitamente, fare tesoro della ricchezza dei suggerimenti che mi vengono offerti da questo inestimabile treno. Tutto ciò fa sì che, attraverso una sincera e profonda umiltà, mi vengano indicati la direzione, il sentiero, la strada verso un’integrità morale ricca di speranza, illuminata da una perfezione assoluta, irraggiungibile che, nel tempo, riempie di luce il mio cammino verso qualcuno o qualcosa certamente più grande di me. Questa è la mia rinascita, questa è la mia stazione, questo è il mio nuovo viaggio nella mia famiglia. Sono ormai orfano, non sono padre, ma ho una moglie stupenda, la mia Al-Anon preferita. 45 Giornata della Letteratura 2013 amore, c’è tanta paura, c’è il desiderio di poter dare tutto ciò che la paura ha impedito, frustrazioni, pentimenti, rimorsi e rimpianti, ci sono comportamenti che cambiano, perché la crescita, la conoscenza di sé comporta cambiamenti, ci sono debolezze come in tutti gli esseri umani, come sua madre. Oggi penso che il “fallo per te” sia sempre fondamentale, questo significa non dovere più inventare strategie per paura di perdere o per avere attenzione, o prevaricare egoisticamente nell’illusione di dirigere e far andare le cose a proprio piacimento. Ho capito finalmente di non essere Dio e ho imparato che l’onestà con me, mi porta alla mia vera identità e non solo, essere onesti per me significa anche essere coerente con quello che sento, e agire di conseguenza, e allora non ci sarà più la necessità di far credere cose per altre perché non ci sarà più paura di perdere. Ho scoperto poi che quei bisogni che caratterizzavano la famiglia, chi di proteggere e chi di essere protetto, erano fondati su basi di sabbia, divenuti traballanti nel recupero e crollando definitivamente con la costruzione e la crescita della nuova personalità. L’autoconsapevolezza è il regalo più grande che mi fa AA, perché è proprio grazie al fatto che imparo a conoscermi che le paure si allentano e non governano più la mia vita e oggi le scelte che faccio sono le mie, e se continuo ad essere onesta e coerente, forse, oggi si che posso essere un buon esempio per chi mi sta vicino. 44 “Lavorare con gli altri” RIFLESSIONI E CONSIDERAZIONI EMERSE DOPO LA LETTURA DEL IX CAPITOLO DEL GRANDE LIBRO :I SUCCESSIVI RAPPORTI FAMILIARI: GRUPPO EUROPA Quando l’alcolista inizia il suo primo periodo di sobrietà e riprende in mano la sua vita, passa un periodo speciale. In A.A. questo periodo viene definito “la nuvola rosa”. Tutto sembra semplicemente fantastico, anche le piccole cose, come un fiore che sboccia, acquisiscono un altro valore e significato. L’alcolista si sente pieno d’energia e a volte ha la sensazione che il cuore scoppi dal tanto amore che prova. Ma passato questo periodo, l’alcolista si trova di fronte ad una serie di problematiche causate dal suo alcolismo. Molti amici ,durante il periodo alcolico hanno delegato alla moglie o marito qualsiasi responsabilità familiare. Essa o essi si sono trovati a dover sostituire il marito/o moglie, investendosi anche del loro ruolo. Per un certo periodo sono stati l’unico punto di riferimento, di sicurezza ,di coerenza e amore per quel nucleo familiare. Contemporaneamente l’alcolista si è trovato a perdere completamente la sua dignità umana, risultando incoerente, egoista e inaffidabile. Alcuni amici alcolisti, invece, non si sono trovati a delegare il proprio ruolo familiare ma ad assecondare e ad accettare continuamente richieste e incombenze da parte di familiari, amici e colleghi di lavoro. I sensi di colpa, l’insicurezza personale, il bisogno di gratificazione, impedivano all’alcolista di mettere dei paletti. Nel momento stesso in cui l’alcolista ritorna ad esistere come persona e riprende in mano la sua vita, si scontra con la diffidenza dei familiari. Riconquistare la fiducia dei cari, dopo tante promesse mai mantenute ,non è semplice e nemmeno immediato. Quello sguardo indagatore e di disprezzo, che spesso ci siamo sentiti sulle spalle ,quei silenzi pieni di tensione non ci abbandonano 23 Giornata della Letteratura 2013 smettendo di bere. Spesso i familiari non vogliono più investirci di responsabilità, non si fidano, non vogliono cedere il potere acquisito. L’alcolismo ha creato un muro di incomprensioni, di pensieri e dolori mai espressi . Spesso ci si sente come un pesce fuor d’acqua e incompresi. All’inizio comunicare e parlare serenamente è quasi impossibile. Si vive in famiglia ma ci si sente come degli estranei Sembra quasi di parlare due lingue diverse e la distanza tra i membri sembra aumentare invece che accorciarsi. Riuscire a perdonare l’alcolista senza provare rancore e odio ,cercando di non rinfacciargli il periodo alcolico richiede sicuramente tempo, umiltà, tolleranza e pazienza. Qualcuno ha trovato beneficio, aiuto e sostegno nel momento stesso in cui il proprio compagno ha iniziato a frequentare il gruppo Al -Anon, qualcuno è riuscito a perdonare senza rancori e senza l’aiuto dei gruppi ma è necessario cercare di ricostruire il rapporto insieme. Con il rispetto e la fiducia ,comunicare diventa più semplice. Si impara anche a litigare e a discutere e le barriere lentamente si assottigliano. Di grande aiuto nella ricostruzione del rapporto è poter parlare del’ alcolismo in casa. Non è facile affrontare l’argomento, spesso bisogna mandare giù dei rospi, e rivangare il passato fa male. Sentire la rabbia e il dolore dei familiari per il male arrecato, ci mette a dura prova ma questo passaggio aiuta a far pace, perdonando così se stessi e ricevendo così il perdono dei familiari. Ma non tutti sono disposti a parlare di alcolismo. Ci sono famiglie in cui c’è il bisogno di” metterci una pietra sopra”. Si percepisce la paura, la vergogna, la sensazione di inadeguatezza, la voglia di chiudersi il passato alle spalle e ricominciare. Il gruppo in questo, con il suo programma ci offre un grandissimo aiuto. 24 “Lavorare con gli altri” No, non come fare per smettere di bere, ma come fare per vivere serena, perché l’alcol per me è stato come per tanti solo uno strumento per non sentire quel male sottile, sempre presente ovunque andassi. Sapevo bene che togliendo l’alcol sarebbe stato peggio, senza quella stampella come avrei potuto vivere? Ecco allora che si è reso necessario per fortuna l’ascolto, la condivisione, la sete di sapere come avevano fatto gli altri a migliorare se stessi, insomma usare tutti quegli strumenti che AA mi ha messo fin dall’inizio a disposizione. Una vita caratterizzata da bisogni di protezione, da continue richieste per soddisfare i propri desideri, da bugie per nascondere se stessi, da egoismo , da avarizia sentimentale, da irresponsabilità, dal continuo bisogno di giustificare ogni propria azione anche se sbagliata, insomma tutte queste “disfunzioni caratteriali” hanno quasi sicuramente trovato terreno fertile nella convivenza con una persona che abbia avuto bisogno di motivare la propria presenza con il tentativo di salvare in qualche modo la situazione. Si tratta ovviamente di un rapporto malato che trova spazio fintanto che ognuno dei due gioca la propria parte. Entrando in AA la mia parte è cambiata in ambito familiare, ho cominciato ad essere autonoma, ho cominciato a prendermi cura di me e non più a richiedere cura e protezione da chi mi stava vicino, ho cominciato a volere bene a me stessa e ad essere sempre meno dipendente da chi mi voleva bene, creando così gelosie e destabilizzazione perché “l’equilibrio” su cui si fondava prima la famiglia ora era traballante. Anche come madre spesso, con i miei alti e bassi ho creato destabilizzazione, perché mia figlia, avendo vissuto quasi tutta la sua infanzia con una madre che non sapeva nemmeno chi era, ma che cercava comunque di svolgere il proprio compito come aveva visto fare a sua volta, durante il recupero, ha visto molti cambiamenti, e questo ha dato origine a dubbi, ansie, e incapacità di capire fino in fondo. Ho dovuto spiegare a mia figlia che dietro a una madre alcolista c’è anche un essere umano, e che dietro alla malattia che grazie a Dio ha fermato qualche anno fa, ci sono emozioni, sentimenti, incapacità di esprimere, di ascoltare, ci sono fragilità, sensibilità, c’è 43 Giornata della Letteratura 2013 che non mi competono, anche se qualche volta cerco di svicolare. Questo è il mio compito, è un buon lavoro su me stesso ma ripaga ampiamente gli sforzi fatti sempre un giorno alla volta. 4)Vivere con l’alcol ha significato per me evitare la fatica di vivere, scappando innanzitutto da me stessa e da tutto ciò che rappresentava difficoltà. Scappare da se stessi comporta scegliere per paura, per convenienza, per solitudine. Bill scrive a proposito della sobrietà emotiva che il suo più grande difetto scopre essere la dipendenza quasi assoluta dalle persone e dalle circostanze che gli avrebbero dato prestigio, sicurezza ecc.. Come persona tendente alla dipendenza non posso far altro che riconoscermi nello scritto di Bill. In un passaggio del IV passo si parla poi della nostra impossibilità di stabilire un rapporto autentico con un altro essere umano. E anche qui non posso far altro che essere d’accordo. Le mie richieste di sicurezza emotiva, insieme alla mia paura di assumermi responsabilità per progetti futuri, hanno di gran lunga e prepotentemente annullato la possibilità e il desiderio di rendermi consapevole. Vivere in famiglia quando c’è l’alcol significa ingannare, nascondere, manipolare, tuttavia non è l’alcol il responsabile dei miei malsani comportamenti, ma quello che riguarda i miei “malfunzionamenti”. Non è quindi levando l’alcol che automaticamente e miracolosamente si ricompone una famiglia, perlomeno non è scontato, perché recuperare se stessi non significa necessariamente recuperare un rapporto familiare, significa però smettere di vivere pur se molto spesso inconsapevolmente nell’inganno, perché il programma mi chiede onestà. Recuperare la mia vita, significa non scappare più, soprattutto da dolorose verità, e oggi onestà per me significa essere disposta a tutto, così come quando entrando in AA ho sentito che qualunque cosa mi avessero detto io l’avrei fatta, pur di scoprire come fare per non vivere più in quella gabbia. 42 “Lavorare con gli altri” Piano piano, riusciamo a portare in famiglia la tolleranza e la pazienza che troviamo nel gruppo stesso. Ci rendiamo conto che sia il familiare che l’alcolista hanno la loro dignità e il loro tempo per capire e cercare di trovare reciprocamente la comprensione. In sintesi si potrebbe considerare il IX capitolo il capitolo delle “aspettative” per i familiari e nel contempo quello del “cambiamento” per l’alcolista. Nella nostra Letteratura sta scritto:” La famiglia può decidere se avviarsi a vivere su una base spirituale o no, l’alcolista DEVE farlo se vuole ristabilirsi”. Questo significa che la strada del recupero dell’alcolista è stata indicata. Si tratta ora di percorrerla. Purtroppo la famiglia all’inizio del recupero dell’alcolista, dà tutto per scontato, come se il recupero dall’alcol fosse visto come dovuto. Col procedere la situazione familiare giunge ai limiti della sopportabilità. I conflitti interiori dell’alcolista sono stati degli incitamenti terribili che ,solo una mente malata ha potuto accettare e che ha portato l’alcolista a toccare il fondo. Il problema dell’alcolismo ha coinvolto tutta la famiglia ,specialmente i figli , determinando in loro insicurezza ,la quale si è diradata piano piano solo in conformità al nostro recupero.! Recupero che è avvenuto solo dopo aver messo in pratica il programma dei 12 Passi. L’esperienza del Dott. Bob mette in risalto il cambiamento che avviene nell’animo dell’alcolista, il quale dimostra :entusiasmo, dedizione e volontà di Trasmettere il Messaggio ma ,perché questo accada, deve ammettere la sua impotenza, indispensabile per raggiungere un minimo di Sobrietà. Sobrietà che ci porta ad un ‘onestà ritrovata con se stessi e con gli altri. L’alcolista ha dovuto aprire la sua anima al IV Passo e solo con la sincerità d’ animo, ha potuto progredire verso un recupero stabile. 25 Giornata della Letteratura 2013 Il Passo ci porta a capire il grande dolore dell’anima, quando si è nel problema e di come la resa sia importante. I vecchi meccanismi mentali fanno sempre resistenza e cercano di riemergere nei rapporti affettivi. Tali meccanismi sono tenuti sotto controllo con il Programma e con la frequenza. Il rapporto con la famiglia è passato attraverso la solitudine e la sofferenza finché non siamo entrati in AA. Col passare dei giorni ,in famiglia si noterà il cambiamento, lento ma continuo, equivalente ad un benessere emotivo e spirituale che gli permetterà di ricostruire e recuperare quei valori sinceri ,per molto tempo dimenticati. Quei valori, che l’hanno aiutato a superare tutte le problematiche che l’alcol inevitabilmente aveva provocato ,intaccando la serenità familiare. Oggi la famiglia la viviamo meglio, anche se ogni tanto i familiari rievocano cose fatte in passato. Quante volte la nostra ostinazione durante il periodo alcolico, ci é stata da ostacolo al cambiamento ma, oggi essa, é diventata un punto di forza per non ricadere nella tentazione di annegare nel fondo di un bicchiere. Queste riflessioni ci riportano alle cose importanti da non dimenare e continuare a metterle in pratica e ,nel frattempo, possono essere d’aiuto. ai nuovi venuti. Al termine del IX capitolo del Grande Libro ci sono scritti i seguenti slogan: “PRIMA LE COSE IMPORTANTI -VIVERE E LASCIAR VIVERE-DAI TEMPO AL TEMPO”. Sono pillole di saggezza impareggiabili che, se messe in pratica possono dare un valore alla “Vita ritrovata”. (Grande Libro pag.136) Henry Ford un giorno ha detto che:” l’esperienza è la cosa che ha maggior valore nella vita. Questo é vero se si è disposti a far buon uso del Passato”. (Grande Libro pag.125) 26 “Lavorare con gli altri” genitori che non frequentano, vivo molte più difficoltà perché loro non capiscono tanti miei atteggiamenti, le mie priorità verso il gruppo e l’associazione, i miei no, il mio pensare prima a me; sicuramente è li che devo lavorare maggiormente per mantenere il mio equilibrio emotivo, pensando che il mio alcolismo ha colpito anche loro e che sono pienamente dalla parte della ragione su tutto, allora io li posso ottenere qualche cosa solo abbassando il mio io, però allo stesso tempo non subire le loro pressioni e quindi accettare i loro ricatti che fanno leva sui sensi di colpa più profondi e nascosti che sono in me (dovuti da una mia scarsa accettazione e di un incompiuto IV Passo). In conclusione, solo con una completa accettazione di me e delle mie decisioni, applicando il programma, senza fuggire da tutto come facevo prima, posso riallacciare dove possibile o creare un nuovo rapporto con tutti. Dipende solo da me. 3)Dopo che per tanti anni i rapporti familiari sono stati basati sulla menzogna, sulla manipolazione, sul controllo ecc, cominciando il recupero in AA, mi sono trovato di fronte ad una scelta ben precisa: non mentire più, o perlomeno provare a cambiare. Non è stato facile e non è facile, soprattutto quando non voglio scocciature. Non mi piace condividere quello che faccio, non amo essere ripreso e soprattutto non amo riconoscere i miei errori. E’ assolutamente necessario provare ad essere onesti, non controllare, essere comprensivo, tollerante, ma nello stesso tempo fermo e deciso. Non ho più sensi di colpa e perciò, quando devo dire un NO, lo dico senza esitazione. I nuovi rapporti, se basati sulla reciproca stima e fiducia, che va costruita giorno per giorno, sono e saranno sempre proficui. La condivisione su quello che è necessario fare per il bon andamento familiare, nei rapporti con il figlio e con la nuora, devono essere sempre sinceri. Non ho più bisogno di nascondere nulla. Non mi serve mistificare e ingannare. Mostrare anche la mia debolezza è per me un segno di forza. Le decisioni importanti si prendono insieme, per un buon andamento in tutti i campi della nostra vita. Ognuno ha le sue responsabilità ben definite. Non vi sono più capri espiatori. Non mi prendo più delle responsabilità 41 Giornata della Letteratura 2013 LA GIORNATA DELLA LETTERATURA I SUCCESSIVI RAPPORTI FAMILIARI 1) Sinceramente credo che sia di fondamentale importanza intraprendere il recupero insieme ai propri familiari, sia per avere un sostegno psicologico che per ricreare gradualmente, con il nostro impegno e successo, la fiducia che negli anni si era disintegrata. Personalmente sto uscendo da una grave ricaduta; questa esperienza di quasi morte mi ha lasciato sconcertato e psicologicamente a terra, se non fosse stato per la costante presenza di mia madre e della mia fidanzata credo che il mio recupero mentale avrebbe avuto molte più difficoltà. I miei familiari mi hanno sempre seguito nel mio recupero e soprattutto conoscevano la strada che stavo percorrendo in AA e credo che per questo siano riusciti con più coraggio a metabolizzare la mia ricaduta e di conseguenza ad aiutarmi con prontezza e forza. Voglio continuare a vivere un giorno alla volta, lontano da alcol e sostanze, voglio continuare a condividere momenti felici con i miei familiari e con la mia ragazza. Auspico per il futuro di potere avere e donare gioia e serenità. 2)I rapporti familiari per me sono in continua evoluzione come il mio recupero, devo distinguere tra mia moglie che frequenta AlAnon ed i miei genitori che non frequentano. Sicuramente dipende molto da me, da come mi pongo e da come riesco ad essere emotivamente sobrio in quel momento. Penso che io e mia moglie siamo cresciuti insieme con diverse difficoltà ed incomprensioni, ma la mente aperta ed il confronto ci ha dato maggiori punti in comune; dipende sempre da quello che metto per primo e se mi ricordo che sono solo io che posso cambiare e non pretendere che siano gli altri. Il crescere e prendere consapevolezza e saper dire dei no o far valere le mie ragioni mi porta anche a delle discussioni, ma solo io posso abbattere quei muri che facilmente erigo tra noi, perché la famiglia è il luogo dove facilmente viene fuori il peggio di me e riemergono facilmente tutti i miei difetti di carattere. Con i miei 40 “Lavorare con gli altri” Cavallino 2014 Seminario A.A. sulla letteratura dal tema: “Come gli strumenti di recupero (condivisione in Gruppo, Passi, Sponsor e Letteratura) mi aiutano ad instaurare rapporti familiari autentici, in particolare quello con i figli” (tratto dal 9° Capitolo del Grande Libro) Anzitutto vorrei fare una premessa soffermandomi sul primo aspetto del tema: “Come gli Strumenti di Recupero (condivisione in Gruppi, Passi, Sponsor e Letteratura) mi aiutano...” Ho avuto bisogno di aiuto e l'ho trovato in Alcolisti Anonimi. Il primissimo impatto, attraverso il recupero con i Passi, ha creato in me un fortissimo senso di smarrimento e solo successivamente è stato di gradita sorpresa. Ho scoperto quanto dovevo lavorare su me stessa! E quanto vere sono le parole, le frasi intere e i paragrafi presentati nello snocciolarsi dei 12 Passi. Era emersa imperiosa la necessità di imparare quali erano i difetti di carattere da modificare per tornare a vivere! Ho potuto finalmente scoprire il valore della spiritualità che fino ad allora era rimasto un concetto nascosto e insignificante per me. Avrei potuto possedere tanto di materiale, sentirmi la padrona del mondo, eppure ero infelice. Ho dovuto fare i conti con l'ira, con la rabbia ed il risentimento. Ritenevo “colpevoli” le persone a me più vicine e più care, ossia la mia famiglia, ma per causa loro io ero un'alcolista e vivevo questa condizione con un disagio enorme. Ben presto ho potuto capire che la realtà era ben diversa. Non potevo chiedere ad altri di gestire la mia vita, non avrei permesso loro di condizionare il mio malessere. Questa decisione la potevo assumere soltanto io ma, almeno c'erano delle spalle sulle quali posare il capo per piangere e sfogare tutta l'amarezza accumulata prima di raggiungere il primo gradino dell'accettazione. Lo Sponsor conosceva “quasi” tutto di me, almeno quello che ritenevo opportuno sapesse, ma fin troppo presto 27 Giornata della Letteratura 2013 quel “quasi” doveva svanire e scomparire nel nostro rapporto di interazione. Inutile dire quanto avrei voluto cambiare la terminologia usata nei libri della nostra letteratura ufficiale e attraverso testimonianze scritte, lette e rilette negli “Insieme in A.A.”. Avrei scritto volentieri la mia esperienza a mio piacimento seguendo i canoni che mi sarei assegnata: quell' “io”, dunque, avrebbe recato di nuovo danni a me stessa ed in particolare a coloro che mi erano vicini...cioè alla mia famiglia. Fantastica era l'emozione quando andavo in Gruppo e con intima eccitazione mi ritrovavo assieme ai miei simili dai quali potevo essere capita, aiutata e persino spronata quando serviva. Quella sì che era una famiglia! “Lavorare con gli altri” ogni individuo che voglia avere dei sani rapporti interpersonali e un miglioramento della propria vita sociale. Lorena “...ad instaurare rapporti familiari autentici, in particolare quello con i figli.” è il prosieguo del tema odierno. Esisteva un'altra famiglia e stava uscendo da un periodo difficile a causa mia. L'alcolismo mi aveva fatto allontanare dai beni più preziosi che avevo su questa terra. Si erano spezzati tutti i rapporti e i miei figli ne portavano le cicatrici nel cuore; io non capivo ancora come avrei potuto riavvicinarmi a loro. Quanto mi pesava quel silenzio frequente che esisteva tra noi! Se la sofferenza iniziale, lavorando sulla mia persona, mi aveva frastornato e resa confusa, ora dovevo compiere quel gesto anzitutto per trovare e, poi dare, consolazione alla famiglia, in particolare ai miei figli che, loro malgrado, avevano assistito a momenti difficili da descrivere e colmi di sofferenza. Sarei stata capace di “sgonfiare” il mio io? Se fino al Sesto Passo tutto ruotava intorno alla mia volontà di progredire e riconoscere me stessa con l'accettazione della malattia, protesa alla ricerca della mia serenità, dal Settimo Passo in poi dovevo necessariamente pensare agli altri. C'era bisogno di trovare la chiave di svolta per dimostrare se, in effetti, sarei stata pronta a ricucire i rapporti con coloro che dicevo di amare. Ancora oggi ricordare e parlare dei momenti più bui della vita, quella in cui l'alcol si era impadronito della mia persona fisicamente, psicologicamente e spiritualmente, è come ammettere quella 28 39 Giornata della Letteratura 2013 GLI IMPERATIVI ASSOLUTI L'espressione relazione interpersonale, o relazione sociale, si riferisce al rapporto che intercorre tra due o più individui. Queste relazioni si possono basare su sentimenti, come amore, simpatia, amicizia o anche in base a passioni condivise, come sport, teatro, cinema oppure a impegni sociali e/o professionali. Si può quindi affermare che le relazioni sociali hanno luogo in ogni contesto umano: dai rapporti di amicizia, alla famiglia a qualsiasi forma di aggregazione. Parlando di relazioni di coppia ci si riferisce spesso a un rapporto sentimentale e/o intimo tra due persone, come ad esempio nella coppia genitoriale, oppure nelle coppie di amanti o nel rapporto genitore-figlio. Questa premessa per dimostrare quanto i rapporti interpersonali siano presenti e importanti nella nostra vita. Ricordiamoci sempre che l'Uomo è un animale sociale e fa fatica a vivere da solo. Quindi, quando si riscontrano delle difficoltà nei rapporti interpersonali, tutta la nostra esistenza ne risente in maniera negativa. Nel passato ho avuto notevoli difficoltà, dovute al mio carattere, alla timidezza, alla paura... all'alcol. Spesso mi sono trovata di fronte a situazioni che non riuscivo a sostenere e la via più semplice per uscirne, era sempre la fuga, fosse questa fisica o mentale. Quante volte sono 'scappata' per non sostenere un confronto con mio marito, oppure ho cambiato discorso dopo una domanda imbarazzante di mio figlio! Attualmente riesco (quasi sempre) a sostenere discorsi o sguardi, di qualunque natura: se non ho la conoscenza adeguata, ammetto la mia ignoranza in materia; chiedo ulteriori spiegazioni, se non ho capito bene una domanda; mi documento ulteriormente, se viene comunque richiesto il mio intervento. La fuga non è più la mia risposta principale. E tutto questo lo devo alla frequenza, al programma ma anche alla mia buona volontà. Un vecchio proverbio dice: "Non posso pretendere che il sole entri nella mia casa, se io chiudo tutti i balconi". Apertura mentale, accettazione e umiltà devono essere gli imperativi assoluti di 38 “Lavorare con gli altri” sconfitta che mi avrebbe portato alla auto-liberazione da una ossessione che bloccava qualsiasi contatto con gli altri. Il nono capitolo del “Grande Libro” è intitolato “I Successivi Rapporti Familiari”, e suggerisce i comportamenti più corretti per poter ristabilire un contatto corretto con la famiglia. “Tutti i familiari dovrebbero incontrarsi su di un terreno comune fatto di tolleranza, di comprensione e di amore.” Sulla scacchiera della mia realtà familiare spettava a me quella prima mossa nel chiedere scusa a tutti e iniziare ad avere un'attenzione più concreta nell'avvicinarmi ai figli. Ricordo con quanta fatica ho iniziato a riabbracciare i figli senza che loro mi respingessero. Ancora più difficile era instaurare un dialogo aperto senza costringerli a fare e a dire quello che avrei voluto sentirli dire. La condivisione del Programma di Alcolisti Anonimi nel Gruppo è stata la medicina che più mi ha aiutato. Si trova scritto nel capitolo 9 del “Grande Libro” “Il cessare di bere non è che il primo passo per uscire da una situazione assai tesa e anormale.” Quanto sono vere queste parole! Certo che ci è voluto parecchio tempo ed anche una dose massiccia di impegno costante per ricominciare ad instaurare i rapporti “giusti” con la famiglia. Ho imparato ad accettare che mi venisse dato quello che erano in grado di darmi, senza chiedere nulla di più. Alcolisti Anonimi mi sta insegnando l'umiltà: è un atteggiamento spirituale di cui avrò sempre bisogno. E la sincerità diventa necessaria per intrecciare un rapporto autentico, anche se momenti difficili non mancheranno di certo! I valori spirituali sono la base per instaurare i rapporti con i familiari, quelli veri ed autentici. Ho imparato anche quanto bisogno avessero di gratificazione, di affetto e di amore i miei familiari. Cerco giorno dopo giorno di consolidare questi rapporti, al resto ci penserà il nostro Potere Superiore! 29 Giornata della Letteratura 2013 VENIAMO TUTTI DAL PRIMO BICCHIERE Leggendo il Tema mi sono un po’ spaventato in quanto mi sembrava molto impegnativo. Poi, però, ho chiesto aiuto e ho chiesto aiuto al mio sponsor particolare che si chiama Letteratura. Sono andato a rileggermi proprio il 9° capitolo e mi sono fatto l’idea di quello che avrei potuto condividere con voi. Sul Grande Libro è scritto che l’alcolista, solo per il fatto che ha smesso di bere, non deve essere avvolto nella bambagia e messo su un piedestallo dai famigliari, ma lui, l’alcolista, dovrebbe prendere atto di tutti i suggerimenti che stanno scritti e farseli suoi, cioè metterli in pratica e rendersi conto che lo smettere di bere non è altro che il primo passo per uscire da una situazione tesa e anormale. L’intera famiglia è in una certa misura ammalata, e quindi essa aspira al ritorno della felicità e della sicurezza. La fiducia verso il padre cresce notevolmente e si pretende da lui che faccia tornare i tempi felici all’istante. Lui sa di essere in colpa e che dovrà lavorare sodo e magari per un lungo periodo per mettersi a posto economicamente e spiritualmente, l’alcolista però pretende che nessuno gli muova rimproveri. Sarà compito dell’alcolista stesso mettersi d’accordo con i famigliali e, con buona volontà da parte di tutti, guardare in faccia gli errori e cercare di correggerli trasformandoli in attivo. Sarà così che il doloroso passato può essere d’immenso valore e aiuto per tutta la nostra famiglia e per altre famiglie ancora alle prese con lo stesso problema. “L 'oscuro passato è la chiave della vita e della felicità degli altri". In questa frase sta tutto il Programma di A. A. “Dare, piuttosto che ricevere, diventerà il principio di vita di tutta la nostra famiglia”. Siamo veramente convinti che un modo spirituale di vivere contribuisca moltissimo a rimettere a posto la famiglia, la salute e gli affari? Siamo veramente convinti che anche i problemi strettamente collegati ai rapporti sessuali e a quelli interpersonali, in famiglia, dovrebbero essere curati affinché siano ristabilite le migliori condizioni possibili attraverso il nostro Programma? Nella mia famiglia 30 “Lavorare con gli altri” bracciate tra la vita e la morte: il cuore a mille, il battito come un tamburo, occhi aperti cercando aiuto, promettendomi di tutto fino al mattino, finché il respiro di mia figlia è diventato quasi regolare. Le riunioni con i famigliari mi fanno tornare indietro con il pensiero, perché in passato ho dovuto pensare sempre agli altri tralasciando me stesso. Oggi cerco di trasmettere le cose positive, dandomi da fare nel Servizio e nell'applicazione dei nostri Passi. Ho cercato sempre di mettere i figli davanti agli errori, lasciando però a loro la possibilità di sbagliare, alleviando il più possibile tutti i miei errori. Li ho messi in condizione di chiedere, dando a loro la mia disponibilità senza giudizi, e lasciare così la libertà di agire. Vivo bene perché vivo per me senza paure. E' grazie alla condivisione e al confronto in gruppo che riesco a vivere meglio anche fuori. Grazie alla sponsorizzazione ho iniziato ad approfondire la nostra letteratura. Alcune scelte in famiglia nel periodo attivo sono state condivise, altre no. Ho comunque lasciato la libertà di decidere la scuola più adatta ai figli, facendo prevalere il loro bene a questa loro decisione anziché il mio punto di vista (considerata la mia professione), altrimenti li avrei coinvolti contro la loro volontà. Con la sobrietà acquisita, nel tempo ho cominciato a eliminare i miei pregiudizi rispetto ai famigliali, cioè sapere già quello che loro pensavano, lasciando perdere, e tutto è migliorato. Con il rientro del proprio posto in famiglia non è facile riprendersi i propri spazi e non è detto che ognuno trovi il suo posto. Non ricordo un abbraccio, una carezza, una parola gentile e poi... e poi alla fine é successo a me di diventare alcolista. Oggi mi ripeto: prima le cose più importanti. Perché la mia ricaduta è avvenuta proprio perché sono stata attratta dalle cose materiali: lavoravo moltissimo e trascuravo la mia persona e i miei famigliari. Ora mi dedico del tempo e cerco di dialogare in casa e fuori, approfondendo l’aspetto spirituale della mia vita. Zona Palladio Tema: ”Superamento delle difficoltà passate e presenti nei rapporti interpersonali”. 37 Giornata della Letteratura 2013 vuole tempo. E chiedo perdono per tutto il male che ho fatto a me stesso, a mia moglie e ai miei figli. I miei rapporti familiari sono cambiati: il mio modo di relazionarmi con i figli ora è completamente diverso. E vivo veramente: gioco e scherzo con loro. Dopo la frequenza in gruppo c’è stato un riavvicinamento con il famigliare, anche se per sua scelta non ha mai frequentato il gruppo Al-Anon. Ancora oggi, a distanza di anni, in momenti particolari mi viene rinfacciato il mio alcolismo. Ma vado avanti per la mia strada, cercando di far stare bene i miei figli e accettando quello che non posso cambiare. Ansia, angoscia e insicurezza fino a poco tempo fa erano il mio vivere. Parlavo di tutto e di niente, facevo discorsi vaghi e insignificanti. Adesso, grazie alla frequenza e alla condivisione del nostro Programma, ho iniziato a parlare di cose che hanno un senso. In gruppo imparo a cambiare atteggiamento nei miei comportamenti malati. I miei figli sono già grandi e vivono con le loro famiglie. Non gli ho fatto mai mancare nien-te, ma certamente tra noi c'è stata poca intimità e complicità. Spesso, dopo aver dato loro da man-giare, mi addormentavo sul divano. Se anche non ho fatto danni materiali, li ho commessi con il mio comportamento. Ma per fortuna, ora che ho conosciuto AA, mi sono vicini e mi incoraggiano a frequentare. Hanno visto subito il mio cambiamento. La fiducia riconquistata in famiglia mi sta dando delle grandi soddisfazioni. Riescono anche ad affidarmi i nipotini. Nel tempo in cui ero attivo li ho fatto sempre tribolare, soffrire, ora per ora, giorno dopo giorno, mese dopo mese e anno dopo anno. Finalmente la luce! Grazie alla frequenza, alle testimonianze in gruppo e a quel po’ di letteratura che condivido in gruppo ho acquisito una nuova felicità e importanza, in questo mondo in cui ora tutto ha un senso, perché non sono più so-lo. Dopo una ennesima minaccia del mio familiare, ho avuto la forza di iniziare il cammino ver-so la sobrietà, grazie a qualcuno che oggi chiamo Dio e all’episodio di malattia della mia figliolet-ta che era febbricitante. Quella intera notte abbiamo convissuto ab36 “Lavorare con gli altri” che cosa è successo? Che cosa posso fare affinché ciò possa avverarsi? Io penso che per poter soddisfare le domande che mi sono fatto mi basterebbe cercare di impegnarmi a mettere in pratica il Programma di A.A. cercando di capire che cosa mi chiede il Programma stesso. Mi dice, per esempio, che il 12° Passo mi suggerisce per prima cosa "avendo avuto un risveglio spirituale" e poi "abbiamo cercato di trasmettere questo messaggio agli alcolisti". Agli alcolisti e non solo a coloro che bevono ancora, ma anche all’amico che è seduto di fianco a me in Gruppo, anche se è più tempo di me che frequenta, perché se io non pratico il Programma in tutti e tre i suoi Legati (Recupero, Unità e Servizio), ne avrò letto solo una o due parti del Programma e non l’avrò messo in pratica tutto. Per chiudere: leggiamo e mettiamo in pratica il Messaggio che ci hanno lasciato Bill ed il dr. Bob attraverso la nostra Letteratura e smettiamola di fare i saputelli, anche perché veniamo tutti dallo stesso posto: dal primo bicchiere. Serene 24 ore. Ottorino HO UNA GRANDE FAMIGLIA Posso dire di avere una grande famiglia perché, durante il periodo di alcolismo attivo e dopo aver sconvolto le Loro vite, non mi hanno mai abbandonato. Oltre a Loro anche le persone che vivevano a contatto con me piano piano si sono allontanate, non potendo sopportare il mio stato di alterazione, ma soprattutto il mio comportamento irresponsabile e litigioso. In famiglia non ero presente e mia moglie, persona meravigliosa, oltre che a soffrire del mio stato, si accollava anche i compiti che da marito dovevo svolgere, perché io nel mio mondo sapevo soltanto trovare scuse e bugie in modo da essere lasciato in pace e poter uscire di casa per andare a bere o a dormire. miei figli, quando io ho fatto ammenda, mi hanno detto che non sono stato un cattivo papà; ma io so che la Loro risposta era dettata dal fatto che avevano la speranza che continuassi nel cammino che 31 Giornata della Letteratura 2013 avevo intrapreso e ritrovare quindi il Loro papà. Durante la malattia, credevo di poter risolvere tutte le cose comprando la loro fiducia, assecondandoli nelle loro richieste, però ero un padre assente e mia moglie ha dovuto sostituire anche la mia figura nella loro educazione. Io, cosciente del mio stato, cercavo in tutti i modi di poter smettere di bere, ma da solo non ci riuscivo. Poi, in un giorno di rara lucidità, la loro sopportazione e pazienza ha dato i frutti, perché lentamente mi hanno fatto capire che, se volevo, potevo essere aiutato. E nel momento che ammisi la mia situazione di impotenza, liberato dalla vergogna e dalla paura, iniziai il percorso in Alcolisti Anonimi. Dal giorno che io entrai, tra vergogna, timori e paure, nella prima riunione di un gruppo A.A. e iniziai le mie prime 24 ore; molte cose sono cambiate nella mia vita e mi sembra di avere iniziato percorso per una nuova vita migliore. All’inizio del mio cammino nel programma vedevo che le cose lentamente cambiavano, ma in loro rimaneva sempre la paura (ora penso molto minore), di un mia ricaduta nell’alcolismo che avrebbe riportato la situazione ancora nel buio e quindi nel dolore. Ora, dopo diverse 24 ore di sobrietà, di frequenza al gruppo e soprattutto di programma, mi sento come una persona rinata sia affettivamente che spiritualmente, dopo il mio affidamento al Potere Superiore, che io in passato inutilmente pregavo di farmi uscire dal problema. Che bello avere tutta la famiglia riunita, con le adorate nipotine che ti corrono incontro! Diversamente, nel passato, anche i miei figli fuggivano e non riuscivo a capire perché anche i loro amici frequentavano raramente la mia casa. Ora tutto mi è più chiaro: si vergognavano, a ragione, del mio stato. Con la mia adorata moglie-amica sembra che il tempo abbia ripreso a scorrere dal punto in cui si era interrotto qualche anno fa. Ora possiamo guardarci negli occhi e viaggiare su un unico binario fatto di Amore, comprensione e aiuto; e di serenità, anche interiore. Ho la sensazione di aver riconquistato la fiducia e il rispetto delle 32 “Lavorare con gli altri” quella in cui l'alcol si era impadronito della mia persona fisicamente, psicologicamente e spiritualmente, è come ammettere quella sconfitta che mi avrebbe portato alla auto-liberazione da una ossessione che bloccava qualsiasi contatto con gli altri. Il nono capitolo del Grande Libro è intitolato “I Successivi Rapporti Familiari”, e suggerisce i comportamenti più corretti per poter ristabilire un contatto corretto con la famiglia. “Tutti i famigliari dovrebbero incontrarsi su di un terreno comune fatto di tolleranza, di comprensione e di amore”. Sulla scacchiera della mia realtà familiare spettava a me quella prima mossa nel chiedere scusa a tutti e iniziare ad avere un'attenzione più concreta nell'avvicinarmi ai figli. Ricordo con quanta fatica ho iniziato a riabbracciare i figli senza che loro mi respingessero. Ancora più difficile era instaurare un dialogo aperto senza costringerli a fare e a dire quello che avrei voluto sentirgli dire. La condivisione del Programma di Alcolisti Anonimi nel Gruppo è stata la medicina che più mi ha aiutato. Si trova scritto nel capitolo 9 del Grande Libro: “Il cessare di bere non è che il primo passo per uscire da una situazione assai tesa e anormale”. Quanto sono vere queste parole! Certo che ci è voluto parecchio tempo e anche una dose massiccia di impegno costante per ricominciare ad instaurare i rapporti giusti con la famiglia. Ho imparato ad accettare che mi venisse dato quello che erano in grado di darmi, senza chiedere nulla di più. Alcolisti Anonimi mi sta insegnando l'umiltà: è un atteggiamento spirituale di cui avrò sempre bisogno. E la sincerità diventa necessaria per intrecciare un rapporto autentico, anche se momenti difficili non mancheranno di certo! I valori spirituali sono la base per instaurare i rapporti con i familiari, quelli veri ed autentici. Ho imparato anche quanto bisogno avessero di gratificazione, di affetto e di amore i miei famigliar! Cerco giorno dopo giorno di consolidare questi rapporti, al resto ci penserà il nostro Potere Superiore! Rita M. LA FIDUCIA RICONQUISTATAPer riconquistare la fiducia, ci 35 Giornata della Letteratura 2013 Lo Sponsor conosceva quasi tutto di me, almeno quello che ritenevo opportuno sapesse, ma fin troppo presto quel quasi doveva svanire e scomparire nel nostro rapporto di interazione. Inutile dire quanto avrei voluto cambiare la terminologia usata nei libri della nostra Letteratura ufficiale e attraverso testimonianze scritte, lette e rilette negli Insieme in A.A. Avrei scritto volentieri la mia esperienza a mio piacimento seguendo i canoni che mi sarei assegnata: quell'io, dunque, avrebbe recato di nuovo danni a me stessa e in particolare a coloro che mi erano vicini... cioè alla mia famiglia. Fantastica era l'emozione quando andavo in Gruppo e con intima eccitazione mi ritrovavo assieme ai miei simili, dai quali potevo essere capita, aiutata e persino spronata quando serviva. Quella sì che era una famiglia! “...ad instaurare rapporti familiari autentici, in particolare quello con i figli” è il prosieguo del tema odierno. Esisteva un'altra famiglia e stava uscendo da un periodo difficile a causa mia. L'alcolismo mi aveva fatto allontanare dai beni più preziosi che avevo su questa terra. Si erano spezzati tutti i rapporti e i miei figli ne portavano le cicatrici nel cuore; io non capivo ancora come avrei potuto riavvicinarmi a loro. Quanto mi pesava quel silenzio frequente che esisteva tra noi! Se la sofferenza iniziale, lavorando sulla mia persona, mi aveva frastornato e resa confusa, ora dovevo compiere quel gesto anzitutto per trovare, e poi dare consolazione alla famiglia, in particolare ai miei figli che, loro malgrado, avevano assistito a momenti difficili da descrivere e colmi di sofferenza. Sarei stata capace di sgonfiare il mio io? Se fino al Sesto Passo tutto ruotava intorno alla mia volontà di progredire e riconoscere me stessa con l'accettazione della malattia, protesa alla ricerca della mia serenità, dal Settimo Passo in poi dovevo necessariamente pensare agli altri. C'era bisogno di trovare la chiave di volta per dimostrare se, in effetti, sarei stata pronta a ricucire i rapporti con coloro che dicevo di amare. Ancora oggi ricordare e parlare dei momenti più bui della vita, 34 “Lavorare con gli altri” persone amiche che si erano allontanate, ma soprattutto ora posso dialogare con tutti, avendo imparato ad ascoltare, ma soprattutto non avere più la pretesa di voler cambiare il carattere e il pensiero degli altri, anche se da me non condivisibile. Queste poche righe per ringraziare la mia famiglia che mi è sempre stata vicina, tutti gli amici A.A. che mi hanno aiutato a capire il programma al fine di essere la persona che ora sono, nella consapevolezza che ho ancora molta strada da fare verso la sobrietà e la serenità, ma senza fretta un giorno alla volta. Pierino P. LA CHIAVE DI VOLTA Anzitutto vorrei fare una premessa, soffermandomi sul primo aspetto del tema: “ Come gli Strumenti di Recupero (condivisione in Gruppo, Passi, Sponsor e Letteratura) mi aiutano...” Ho avuto bisogno di aiuto e l'ho trovato in Alcolisti Anonimi. Il primissimo impatto, attraverso il recupero con i Passi, ha creato in me un fortissimo senso di smarrimento e solo successivamente è stato di gradita sorpresa. Ho scoperto quanto dovevo lavorare su me stessa! E quanto vere sono le parole, le frasi intere e i paragrafi presentati nello snocciolarsi dei 12 Passi. Era emersa imperiosa la necessità di imparare quali erano i difetti di carattere da modificare per tornare a vivere! Ho potuto finalmente scoprire il valore della spiritualità che fino ad allora era rimasto un concetto nascosto e insignificante per me. Avrei potuto possedere tanto di materiale, sentirmi la padrona del mondo, eppure ero infelice. Ho dovuto fare i conti con l'ira, con la rabbia e il risentimento. Ritenevo colpevoli le persone a me più vicine e più care, ossia la mia famiglia, ma per causa loro io ero un'alcolista e vivevo questa condizione con un disagio enorme. Ben presto ho potuto capire che la realtà era ben diversa. Non potevo chiedere ad altri di gestire la mia vita, non avrei permesso loro di condizionare il mio malessere. Questa decisione la potevo assumere soltanto io, ma almeno c'erano delle spalle sulle quali posare il capo per piangere e sfogare tutta l'amarezza accumulata prima di raggiungere il primo gradino dell'accettazione. 33