Reg. Tribunale di Ivrea n. 209 del 23 gennaio 2001 ANNO III – N° 1 – Gennaio/Febbraio 2003 EDITORIALE di Fiorenzo Grijuela, Sindaco della Città di Ivrea L’azione a favore dello sviluppo locale durevole svolta dal Patto Territoriale del Canavese a 6 anni dal suo avvio può presentare senza dubbio un bilancio di segno positivo, non solo dal punto di vista delle risorse acquisite a favore di interventi pubblici e privati, ma anche e soprattutto dal punto di vista della metodologia adottata, caratterizzata dalla volontà, ma soprattutto dalla consapevolezza della necessità, di enti locali e organizzazioni di rappresentanza di allearsi e fare sistema. L’utilizzo integrato di molteplici risorse (fondi pubblici provinciali, regionali, nazionali e comunitari), l’ingegno economico degli Enti Locali e contestualmente l’incoraggiamento di investimenti privati hanno così sempre più caratterizzato il territorio del Canavese come “distretto multivocazionale” ovvero teso alla specializzazione e alla competitività in più settori. Il 2003 sarà un anno impegnativo per la realizzazione dei molteplici interventi in cui gli Enti Locali sono coinvolti e per le cui progettualità hanno ricevuto consistenti risorse: il Progetto Integrato d’Area Pays-Sage, le Misure a Regia regionale del Docup, il Programma Provinciale di Interventi Ambientali, la LR 4/00 sul Turismo, per un totale di 90.147.784,86 € di investimenti complessivi che ricadranno sul territorio del Patto. Ma allo stesso tempo il 2003 dovrà essere un anno dedicato anche alla definizione di nuove strategie in base alle esigenze del territorio ed alla ricerca di nuove opportunità: il passo da compiere è quello di andare a definire una sorta di pianificazione strategica per l’intero Canavese. Tutto ciò ha già da tempo condotto a riflettere sulle prospettive future degli interventi di finanziamento finalizzati ad irrobustire ulteriormente la rete di infrastrutture materiali ed immateriali, ed a mantenere viva la cooperazione tra gli enti locali e tra questi ed il settore privato. E’ così emersa come criticità la crescente esiguità delle risorse finanziarie assegnate al sistema degli enti locali che vedono, paradossalmente, crescere la propria progettualità da un lato e diminuire le risorse disponibili per attivare iniziative e cofinanziarle dall’altro. Questa è la condizione in cui si trova ad operare la maggior parte degli enti locali che, seppure intravedono potenzialità di sviluppo e di attrazione di nuove attività economiche, rischiano di non avere le disponibilità economiche per realizzare le infrastrutture necessarie a rendere concretamente attrattivo il proprio territorio. Il documento cui questo numero della News Letter periodica è dedicato propone una riflessione volta ad individuare percorsi innovativi di finanza di progetto e ad avviare una nuova fase che veda una più stretta collaborazione tra capitali pubblici e privati per concorrere alla realizzazione di opere che qualifichino sempre di più il territorio e la sua attrattività per le persone e le imprese. Il territorio del Patto Territoriale del Canavese è così chiamato ad attrezzarsi per nuove sfide con strumenti di cooperazione finanziaria innovativi da sperimentare sul territorio, in maniera coordinata con gli approfondimenti che la Provincia di Torino sta svolgendo in tal senso. L’obiettivo cui tendere come Patto è quello di definire gli elementi di Pianificazione Strategica in grado di sostenere la capacità di promuovere lo sviluppo in un’ottica di governance ovvero finalizzata a promuovere il lavoro, i servizi, il benessere e la qualità della vita dei cittadini, uomini e donne, attraverso un’ampia partecipazione di istituzioni, rappresentanze sociali e cittadini. Una sfida appassionante, dunque, ma soprattutto necessaria per garantire la competitività economica e il benessere di tutti. Reg. Tribunale di Ivrea N° 209 del 23 gennaio 2001 DIRETTORE RESPONSABILE Paolo Casiraghi SEGRETERIA DI REDAZIONE S&T s.c. a r.l. — Giuliana Anziano, Federica Donna Via Matteo Pescatore, 2 10124 Torino Tel.: 011.812.67.30 Fax: 011.817.81.23 E-mail: [email protected] COMITATO DI REDAZIONE Fortunato Asprea Antonio Buzzigoli Andrea Fluttero Gianfranco Franciscono Massimo Gibin Fiorenzo Grijuela Mario Lupo Loris Mauro Gianfranco Moia Alberta Pasquero Giuseppe Reburdo Gianna Rolle Valeria Siliquini REDAZIONE DEGLI ARTICOLI Giuliana Anziano Marco Camoletto Federica Donna Alberta Pasquero SOMMARIO - Editoriale (a cura di pag 1 - Continuare a sostenere lo sviluppo del Canavese Fiorenzo Grijuela) (a cura di M. Camoletto e A. Pasquero) pag. 2 Convegni pag. 13 Bandi pag. 15 Pubblicazioni pag. 23 News dalla Commissione Europea pag. 25 - Varie pag. 34 - Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 PATTO TERRITORIALE DEL CANAVESE Continuare a sostenere lo sviluppo del Canavese: considerazioni sulla finanza locale, la finanza di progetto e la responsabilità delle amministrazioni comunali e provinciali a cura di Marco Camoletto e Alberta Pasquero Premessa A cinque anni dall’avvio del Patto Territoriale del Canavese è possibile trarre un bilancio delle attività svolte che senza dubbio è di segno positivo: l’obiettivo di creare una nuova fase di sviluppo economico guardando soprattutto al ruolo che le PMI avrebbero potuto svolgere per rilanciare l’economia e l’occupazione in un territorio colpito da una lunga fase di declino industriale è stato in parte raggiunto e ad esso ha contribuito significativamente non solo sul piano economico, ma soprattutto su quello della “fiducia” l’azione del Patto Territoriale, ovvero la volontà di enti locali e partenariato sociale di allearsi a fare sistema. Si è così passati dal Patto generalista al Patto agricoltura e pesca al 1° Progetto integrato di area, al 2° Progetto integrato di area attualmente in fase di valutazione presso la Regione Piemonte, ai progetti di intervento ambientale alle iniziative a sostegno della formazione. E’ stata in tal modo sperimentata un’azione di sviluppo locale che, cercando di fare del Canavese un “distretto multivocazionale”, ovvero teso alla specializzazione e alla competitività in più settori, ha promosso una logica plurifondo, utilizzando in modo combinato ed integrato fondi pubblici regionali, nazionali e comunitari e contestualmente incoraggiando gli investimenti da parte delle imprese. Proprio nella fase di elaborazione del PIA Pays-sage in cui si è cercata una nuova alleanza territoriale con parte della Provincia di Biella, è emerso un elemento di criticità che, come spesso accade, si è rivelato assai utile per riflettere sulle prospettive future di interventi di finanziamento finalizzati ad irrobustire ulteriormente la rete di infrastrutture materiali ed immateriali, a mantenere viva la cooperazione fra gli enti locali e fra questi e il settore privato. L’elemento di criticità è costituito dalla crescente esiguità delle risorse finanziarie assegnate al sistema degli enti locali che vedono, paradossalmente, crescere la propria progettualità da un lato, e diminuire le risorse disponibili per attivare iniziative e cofinanziarle, seppure in modo limitato, dall’altro. Ciò di cui si ha consapevolezza è che questa situazione non caratterizza soltanto il Canavese, ma è la condizione in cui si trova ad operare la maggior parte degli enti locali che seppure intravedono potenzialità di sviluppo, di attrazione di nuove attività economiche, rischiano di non avere le disponibilità economiche per realizzare le infrastrutture necessarie a rendere concretamente attrattivo il proprio territorio. Tutto ciò in una fase storica in cui sta per concludersi l’opportunità di cofinanziamento attraverso i fondi strutturali che hanno rappresentato un volano di investimenti per lo svilippo di straordinaria rilevanza. In sintesi, ciò su cui si vuole proporre di avviare una riflessione che individui percorsi innovativi di finanza di progetto, è la presa d’atto della necessità di avviare una nuova fase che veda una più stretta collaborazione fra capitali pubblici e privati finalizzata al concorso alla realizzazione di opere che qualifichino sempre di più il territorio e la sua attrattività per le persone e per le imprese. Non si tratta soltanto di fare una campagna, pur sempre utilissima, di marketing territoriale, ma di attrezzarsi a nuove sfide con strumenti di cooperazione finanziaria innovativi, da sperimentare in un’area di Patto Territoriale che ha già un elevato grado di coesione e capacità sistemica da cui può partire per realizzare una nuova fase di sviluppo. Sarà utile in tal senso conoscere gli esiti degli approfondimenti che la Provincia di Torino sta facendo in tal senso. Emerge il tema della “responsabilità” intesa come sfida culturale a cui chiamare non solo le istituzioni economicamente più forti, 2 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 ma anche i singoli cittadini, con l’ambizione di definire e sperimentare modelli innovativi di intervento che, non escludendo il contributo pubblico, sappiano costruire le condizioni per attrarre anche quello privato. A partire da queste considerazioni è stato sviluppato il presente documento di lavoro che viene proposto come insieme di primi spunti di riflessione che potranno trovare nella sede della concertazione locale il primo luogo di verifica e di definizione delle modalità di applicazione. L’obiettivo è quello di arrivare alla definizione di un documento di pianificazione strategica del Patto del Canavese che sostenga la capacità di promuovere lo sviluppo in un’ottica di governance , ovvero finalizzata a promuovere il lavoro, i servizi, il benessere e la qualità della vita dei cittadini, uomini e donne, attraverso l’inclusione della prospettiva dal basso dei meccanismi decisionali. Il filo conduttore prescelto è incentrato sul rapporto tra finanza pubblica e finanza privata, rivolto sia in direzione della copertura delle fasi di realizzazione degli investimenti, sia come modalità praticabile per affrontare i costi di gestione di quanto realizzato. I primi paragrafi sono dedicati al finanziamento della realizzazione delle opere: il tradizionale sistema fondato sull’indebitamento delle amministrazioni locali con la Cassa Depositi e Prestiti e successivo appalto dei lavori, pur sempre possibile, non è più l’unico praticabile. Oltre alla possibilità di emettere obbligazioni da parte degli enti locali, le recenti innovazioni legislative (riforme della Legge Merloni, contenute nel …) estendono lo spazio per realizzazioni tramite forme di concessione, e nel futuro prossimo l’attivazione di Infrastrutture S.p.A. dovrebbe favorire ulteriormente la cooperazione tra pubblico e privato. Per altro verso, un ruolo simile a quello ipotizzato per Infrastrutture S.p.A. potrebbe essere svolto dalle fondazioni di origine bancaria, poiché sia lo sviluppo del territorio sia più precisamente il supporto ad opere pubbliche ed infrastrutture rientrano fra le attività di pertinenza (cd. settori ammessi), e pertanto ipotizzabile un coinvolgimento imprenditoriale delle fondazioni queste tematiche sono dedicati successivi. è perfino di natura stesse. A i paragrafi L’ampiezza e la profondità di questi temi non è estranea ad una riflessione che proviene in certo modo “dal basso”, come istanza critica e propositiva proveniente da uno specifico tentativo di definire una politica locale di sostegno allo sviluppo con le risorse a disposizione degli enti locali. Tra l’altro tali novità non sono prive di ostacoli e talvolta di controindicazioni, mentre la loro applicazione nell’ambito della amministrazioni locali di piccola dimensione presenta numerosi aspetti critici. Resta comunque opportuna una riflessione senza pregiudizi su questo insieme di strumenti innovativi. La parte finale è dedicata ad offrire alcuni iniziali spunti di riflessione sul tema dell’evoluzione della spesa corrente. Contestualmente alle nuove possibilità sul versante per così dire del conto capitale, emergono, infatti, consistenti problemi sulla capacità di sostenere nel tempo i costi di parte corrente relativi ad opere e infrastrutture, in particolare quando le nuove realizzazioni comportano flussi di cassa per la loro gestione. Se, come tutto lascia pensare, la gestione diretta attraverso l’inserimento di tali attività nell’ambito dell’amministrazione pubblica locale non è più una prospettiva realistica, diviene allora urgente predisporre il governo locale all’utilizzo di sistemi diversi, sostanzialmente incentrati sulla maggiore esternalizzazione delle attività e sulla maggiore capacità di autonomo equilibrio economico delle medesime. Poche risorse per le infrastrutture strategiche: virtù e debolezze dei meccanismi di Patto Territoriale in Piemonte Dalla metà degli Anni Ottanta, si è ricercata sul piano nazionale una politica in cui le decisioni private e pubbliche fossero più 3 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 strettamente associate e collegate a progetti di sviluppo territoriale condivisi da istituzioni locali e imprese. Nella logica del “patto territoriale”, i privati pongono in essere un piano di investimenti produttivi, sostenuto da agevolazioni e aiuti pubblici (ovviamente nel rispetto dei limiti indicati in sede europea), in grado di incidere significativamente sulle prospettive di sviluppo e sull’occupazione nel territorio di riferimento. A loro volta, gli investimenti dei privati originano una disponibilità di risorse pubbliche da dedicare specificamente all’infrastrutturazione del territorio, in stretta relazione con la nuova capacità produttiva insediata. Questo nuovo assetto del rapporto tra risorse pubbliche e private al servizio dello sviluppo territoriale presenta indubbi vantaggi rispetto allo schema centralistico precedente. Le risorse per le infrastrutture territoriali sono strettamente connesse agli investimenti produttivi delle imprese, in modo da assicurare un adeguato potenziale per affrontare la riorganizzazione dei trasporti e delle comunicazioni, la riduzione della congestione ed il riordino urbanistico necessario in relazione alla nuova capacità produttiva insediata. L’esperienza ormai pluriennale di gestione di progetti territoriali caratterizzati in questa maniera ha evidenziato tuttavia anche i numerosi aspetti critici di quest’assetto. Tralasciando i pur diffusi problemi di efficienza gestionale e burocratica, il limite più significativo, relativamente alla riflessione da condurre in questa sede, riguarda l’insufficiente capacità di risolvere gli squilibri infrastrutturali più gravi. Il volume di risorse rese disponibili è, infatti, per definizione una frazione degli investimenti privati attivati, cosicché ciò che è possibile attivare è un adattamento alle nuove esigenze, o poco più. In non poche occasioni, le risorse sono risultate scarse anche a questo fine, a causa di precedenti insufficienze. In sostanza, il modello di collaborazione tra pubblico e privato individuato dai patti territoriali e dai contratti di area ha ridotto la dispersione di interventi, contribuendo a focalizzare la spesa in infrastrutture a impatto locale, ma non ha potuto contribuire a superare i limiti infrastrutturali allo sviluppo che derivano dal sottodimensionamento degli investimenti in infrastrutture a grande impatto, accumulato negli anni. L’esperienza del PIA così come concepito nel DOCUP piemontese, a sua volta, tende a riprodurre, seppure in piccola scala, alcuni aspetti di questa problematica, in quanto da un lato le disponibilità finanziaria non hanno certo consentito di aggredire le carenze infrastrutturali più significative, e dall’altro è rimasto irrisolto il nesso tra intervento pubblico ed investimento privato negli interventi finanziabili. Attraverso le più recenti disposizioni legislative è in atto un’evoluzione del rapporto tra risorse pubbliche e private per lo sviluppo territoriale in Italia, in direzione del superamento dei limiti complessivi evidenziati dall’esperienza recente: • Sblocco delle grandi opere di collegamento e di miglioramento del traffico su strada e su ferro, con particolare riferimento ai grandi assi internazionali ed alle opere di decongestionamento dei maggiori centri urbani, e revisione delle disposizioni al fine di velocizzarne la realizzazione; • Coinvolgimento della finanza privata nella realizzazione delle infrastrutture sia di carattere nazionale sia di valenza locale • Ampliamento della capacità propositiva posta in capo ai privati, sia in relazione alle identificazione • delle opere realizzabili e delle modalità più convenienti di realizzazione (istituto del “promotore”) che in relazione alla gestione integrata della progettazione e della costruzione (istituto del “general contractor”) 4 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 • • Introduzione di nuovi soggetti finanziatori (ruolo di Infrastrutture S.p.A.) Attivazione di risorse finanziarie disponibili localmente, e derivanti dai processi di accumulazione sviluppatesi nel tempo per finalizzarle al superamento degli attuali vincoli infrastrutturali allo sviluppo. Sviluppo del territorio e investimenti degli enti locali: la finanza locale nel contesto che cambia Nel nuovo quadro che si delinea, caratterizzato dal ritorno in primo piano della dotazione infrastrutturale quale motore dello sviluppo, gli organi istituzionali delle comunità locali si trovano già, e più ancora si troveranno in futuro, nella necessità di individuare i progetti da promuovere e le modalità di realizzazione e finanziamento più vantaggiose. Essi tuttavia devono fare i conti con l’evoluzione intervenuta nello stesso periodo nella finanza locale. Le modifiche introdotte negli ultimi anni hanno, infatti, profondamente modificato il quadro della finanza locale in vigore fino ai primi Anni Novanta. Si sono ridotti i trasferimenti correnti, più o meno vincolati, dallo stato agli enti locali, è aumentato il prelievo periferico attraverso le addizionali e le imposte locali, è in qualche modo migliorata la reattività delle tariffe dei servizi prestati localmente rispetto all’andamento dei costi. Nel contesto della evoluzione dello Stato e della riallocazione dei poteri di spesa e di acquisizione di risorse tra i vari livelli – locali, regionali, centrali – e nei diversi settori di intervento – dalla sanità, alla assistenza, alle politiche industriali e del lavoro – la dotazione finanziaria di cui possono disporre oggi i diversi soggetti è incerta, soprattutto in relazione al volume di trasferimenti, una tantum o correnti sulla base di criteri di riequilibrio. E’ però certo il fatto che, al di là di queste pur importanti ridefinizioni, gli enti locali dovranno in futuro provvedere direttamente alla copertura di ampie parti del proprio fabbisogno, in particolare per quanto riguarda progetti e programmi che rispondono a scelte di natura discrezionali quali la predisposizione di infrastrutture e servizi, la viabilità, lo sviluppo locale, e che questo processo sarà contestuale ad un netto calo dei trasferimenti da parte dello stato (e anche delle regioni?) alle amministrazioni minori. E’ altrettanto certo che, a parte gli atteggiamenti neocentralistici che si ritrovano nella proposta di legge finanziaria per il 2003, ragioni di opportunità politica e di rispetto degli equilibri economici locali, anche dal punto di vista di non penalizzare fiscalmente un comune rispetto ai suoi immediati vicini, non consentono di immaginare un innalzamento senza freni della fiscalità locale o delle tariffe dei servizi. Questo nuovo inquadramento della finanza locale richiede capacità innovative per molti versi opposte a quelle che, nel regime precedente, caratterizzavano i gestori del bilancio. Si può dire, in sostanza, che si affermeranno progressivamente le capacità di costruire entrate ed uscite a misura di ogni singolo progetto o iniziativa, mettendo in opera un rigoroso controllo dei costi già nella fase di progettazione o addirittura di ideazione delle opere, ed allo stesso tempo individuando per le singole iniziative le fonti di finanziamento – tanto relative alla realizzazione quanto alla gestione corrente – più opportune ed accessibili. A fronte dei richiamati orientamenti restrittivi si situa, infatti, un ventaglio di opportunità nuove, che i recenti interventi correttivi nell’ambito delle disposizioni in materia di lavori pubblici e concessioni, nonché in ambiti diversi quali la riforma delle fondazioni bancarie, stanno facendo emergere. Il riferimento è al coinvolgimento di capitali privati nel finanziare la realizzazione di opere individuate dalle amministrazioni locali – anche su invito di operatori privati 5 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 qualificati ed interessati alla realizzazione. Lo strumento della concessione, presente da tempo nel panorama della gestione dei servizi territoriali di interesse locale, è collocata nel nuovo panorama legislativo in un quadro articolato: da una parte essa è orientato al mercato, attraverso il meccanismo delle gare e della trasparenza; dall’altra, essa può intervenire in tutti quei casi dove un gruppo di privati ritiene percorribile il meccanismo della realizzazione dell’opera e successivo recupero dei fondi anticipati attraverso la gestione economica della stessa. Relativamente alla riforma delle fondazioni bancarie, il collegamento più stretto con gli enti locali, il rilievo attribuito al sostegno del territorio quale linea guida del loro operato, la revisione dei settori di intervento con l’inclusione dei lavori pubblici quale “settore ammesso” consentono di identificare in queste istituzioni un prezioso supporto, la cui funzione non può tuttavia essere solo quella di affiancare in modo indiscriminato la spesa pubblica locale. Finanza di progetto e risorse per lo sviluppo: un incontro ancora problematico? Quale potrà essere, nei prossimi anni, alla luce di questi processi già in atto, l’evoluzione della finanza locale? In particolare, per quanto riguarda la realizzazione di opere con la formula della finanza di progetto, quale sarà il ruolo che essa potrà effettivamente svolgere nel prossimo futuro? E ancora, è immaginabile che, oltre agli stanziamenti in conto capitale, anche la spesa corrente, in termini di costi di gestione di progetti o strutture, possa in qualche modo trovare sostegno nella finanza privata, o comunque trovare negli utenti o in altri interlocutori punti di appoggio maggiori rispetto ad oggi? Per rispondere a questi interrogativi, è necessario un esame articolato di numerosi aspetti che hanno un influenza in questo campo. Tra gli altri, sembra utile evidenziare i seguenti: • Il fattore dimensionale ed i piccoli comuni: la complessità gestionale e tecnica del project – financing (abbr, PF) è sicuramente maggiore di quanto richiede la normale procedura basata su mutui e appalti di lavori pubblici. In questo senso, comuni di dimensioni anche non irrilevanti potrebbero trovarsi in difficoltà ed in svantaggio rispetto ai centri di maggiori dimensioni. Affinché la finanza di progetto riesca ad affermarsi in modo significativo anche in questa fascia dimensionale è probabilmente necessario un deciso supporto tecnico e la messa in comune degli uffici amministrativi ed operativi di più enti locali. • Accettabilità sociale e fattibilità tecnologica nel pagamento di opere e servizi da parte del cittadino utilizzatore finale: il PF si è prevalentemente affermato in quelle realizzazioni per le quali è l’utente finale a pagare un prezzo al fine di usufruire di un servizio. Esempio tipico la realizzazione di parcheggi, per i quali è chiaramente possibile concepire che il prezzo del biglietto consenta su orizzonti temporali ragionevoli di recuperare i costi di realizzazione. E’ risultato più difficoltoso realizzare con il PF opere, quali strade comunali e provinciali, opere di urbanizzazione, scuole o altri edifici di interesse pubblico. In questi casi, infatti, è impossibile il pagamento diretto da parte dei cittadini che usufruiscono dell’opera, mentre il prezzo dovrebbe essere corrisposto da parte dell’amministrazione, attraverso forme di “shadow toll”. Questa impostazione è oggi più plausibile di quanto non fosse nel recente passato. Ad esempio l’idea di pedaggiare l’ingresso nei centri storici, anche utilizzando strumenti di rilevazione elettronica, va in direzione di una possibile estensione del PF in queste aree (benché non appaia ragionevole immaginare un estensivo pedaggiamento, seppure elettronico, del traffico al di fuori delle autostrade e di poche altre circostanze); per altro verso, l’abolizione del vincolo di contribuzione pubblica non superiore al 50%, vincolante per le procedure ex art.37 bis della Merloni da parte del “Collegato Infrastrutture” della Legge Finanziaria e la distinzione tra contributo pubblico rivolto a compensare la 6 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 “utilità sociale” e “prezzo” della prestazione, seppure pagato da un ente locale – recentemente proposta nei lavori dell’Unità Tecnica per la Finanza di Progetto costituita presso il Ministero del Tesoro–, sembrano anch’essi aiutare il superamento dei limiti attuali di intervento del PF. Va peraltro segnalato che quest’ultima distinzione, che apre le porte a sistemi fondati sul pagamento da parte del committente pubblico di “prezzi ombra” (“shadow toll” nella terminologia del PF) presenta non pochi esempi nei quali si sono verificati grossi problemi, che hanno condotto a liti giudiziarie, arbitrati e dissensi tra amministrazioni e realizzatori. Gli aspetti critici sono in sostanza: o La difficoltà di accertare in modo indipendente e coerente nel tempo l’utilizzo della struttura, cui sono in molti casi legati i pagamenti dell’opera secondo parametri concordati inizialmente: o La tendenza da parte dei realizzatori a richiedere clausole contrattuali che più o meno implicitamente tendono ad obbligare le amministrazioni locali a incentivare l’utilizzo dell’opera, anche attraverso l’ostruzione o perfino la distruzione di alternative possibili. Il caso tipico è rappresentato da un’opera stradale realizzata con l’impegno del committente pubblico a non compiere più manutenzione, né ordinaria né straordinaria, su strade che potrebbero rappresentare alternative a quella in questione, o addirittura a rendere più lento e difficoltoso il traffico su percorsi diversi da quello individuato (non si tratta di casi ipotetici, ma di fatti realmente accaduti, anche in Europa). Queste “promesse”, oltre ad essere nulle e talvolta penalmente rilevanti, sono inconsistenti nel tempo, nel senso che l’amministrazione quasi invariabilmente è portata a rinnegare tali impegni, aprendo contenziosi più o meno gravi; • Impatto della finanza di progetto sul bilancio degli enti locali: si tratta del tema forse più importante nel determinare lo spazio che occuperà la finanza di progetto, nel contesto di minori trasferimenti, maggiore fiscalità locale e complessiva riduzione della disponibilità finanziaria degli enti locali delineato nella introduzione. Con il PF tipicamente si riduce la spesa per investimenti sostenuta dalle amministrazioni prima dell’entrata in funzione delle strutture realizzate, e di conseguenza si riduce anche il relativo fabbisogno finanziario. Se l’opera rientra tra quelle interamente “pedaggiabili”, spese correnti ed entrate correnti connesse a tale realizzazione escono anch’esse dal bilancio: in sostanza l’amministrazione ottiene il risultato – ottimale – di dotare il territorio di un opera di utilità sociale senza che questo eserciti impatti sul suo bilancio. La maggiore onerosità di finanziamento per gli operatori privati rispetto a quello pubblico si scarica, in questo caso, sugli utenti finali. Qualora invece l’opera richieda un contributo “una tantum” e/o pagamenti protratti nel tempo (es.affitti), per l’amministrazione interessata si pone il problema di confrontare lungo l’intero “ciclo di vita” dell’opera i ricavi netti ottenibili nel caso di realizzazione in PF e quelli riferibili invece al caso di realizzazione diretta. E’ prevedibile che la realizzazione diretta sia meno onerosa sul piano finanziario, ma più costosa sul piano della gestione: il grado di efficienza gestionale dei privati, e la proporzione del contributo pubblico richiesto nel PF determineranno la convenienza dell’una o l’altra soluzione. L’impianto generale del ragionamento deve tenere però conto dei vincoli derivanti dalle regole di bilancio degli enti pubblici e locali –in particolare per quanto riguarda impegni di carattere pluriennale dal lato delle spese; dalle procedure del patto di stabilità che impegna gli enti locali italiani; dal profilo temporale che assumeranno i trasferimenti di risorse in conto capitale verso il sistema della finanza locale, probabilmente destinati a mantenere un profilo erratico. • Fino ad oggi l’affidabilità degli enti locali è stata criticata in particolare a proposito degli atti e delle autorizzazioni amministrative, che spesso hanno accumulato ritardi ed incertezze tali da minare alle fondamenta la stabilità della finanza di progetto. Con l’autonomia finanziaria degli enti in via di rapida affermazione, assume altrettanto rilievo la questione della affidabilità nel tempo degli equilibri finanziari dell’ente locale, specialmente qualora l’opera richieda pagamenti protratti nel tempo. La 7 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 realizzazione dell’opera tramite la finanza di progetto potrebbe infatti costituire un sollievo immediato del conto capitale dell’ente interessato, ma allo stesso tempo creare le condizioni per un peggioramento ed un irrigidimento protratto nel tempo delle uscite correnti. La valutazione finanziaria delle operazioni richiede dunque una specifica attenzione a questo aspetto, soprattutto nella sua implicazione di lungo periodo, ed anche nelle sue implicazioni di natura politica, collegate ai possibili cambiamenti di maggioranza. Sarebbe auspicabile, sotto questo profilo, una stabilizzazione dell’assetto della finanza locale, che consenta di affrontare con certezza contratti pluriennali, ed anche di chiarire i vincoli derivanti dalle procedure del patto di stabilità che impegna gli enti locali italiani, ed il profilo temporale che assumeranno i trasferimenti di risorse verso comuni e provincie. Per completezza va menzionato anche l’impatto che i comportamenti imprevedibili della finanza pubblica può avere sui privati potenziali finanziatori o realizzatori. • Finanza derivata e finanziamento di infrastrutture: quando esiste un flusso pluriennale di entrate ragionevolmente attendibili collegato alla realizzazione di un opera è possibile concepire cartolarizzazioni in grado di anticipare i futuri flussi di reddito al fine di finanziare l’opera stessa. Questa operazione deve tuttavia essere attentamente verificata in relazione ai tre fattori indicati al punto precedente. Sul piano sostanziale, l’impatto che essa ha sulle entrate future è stato di recente oggetto di osservazioni critiche da parte della Corte dei Conti. Spunti di riflessione da PIA canavesano Nell’ambito della definizione dei progetti proponibili per il PIA canavesano, hanno iniziato ed apparire alcuni degli aspetti connessi all’insieme delle problematiche descritte. Il più evidente è costituito dalla disparità di condizione tra grandi e piccoli centri. La piccola dimensione non solo implica grandi difficoltà a sviluppare processi decisionali e procedure di affidamento/controllo complesse, ma trascina con sé anche il problema di una progettualità spesso legata ad una fruizione da parte dell’utente/consumatore troppo ristretta per consentire una vera dimensione di mercato interessante per la finanza di progetto. Il fattore dimensionale non spiega però del tutto l’assenza di considerazione per la finanza di progetto ed il rapporto tra risorse pubbliche e private. E’ utile richiamare a questo proposito quanto si diceva più sopra, circa la necessità di un salto culturale nel governo degli enti locali se si vuole almeno tentare di esplorare strade in grado di distribuire diversamente una parte dei carichi finanziari connessi ad investimenti a favore dello sviluppo. Probabilmente il PIA, grazie al cofinanziamento assicurato dal DOCUP, poteva costituire un’occasione valida di sperimentare il funzionamento della finanza di progetto e di alcune tipologie specifiche, in primo luogo il pagamento delle opere attraverso “prezzi ombra”, su infrastrutture di aria vasta rilevanti per gli enti interessati (si pensi in particolare all’Amministrazione Provinciale di Torino). Sostegno allo sviluppo del territorio e spesa corrente degli enti locali: prospettive ed ipotesi di lavoro In precedenza sono state espresse considerazioni circa le modalità di realizzazione e di finanziamento di opere di interesse pubblico, in particolare di infrastrutture territoriali, attraverso la collaborazione tra finanza pubblica e apporto di capitali privati. Si è evidenziato come, in determinate circostanze, potrebbe verificarsi un appesantimento non trascurabile sulla spesa corrente delle amministrazioni locali interessate. Ad accrescere la pressione sulla spesa non è tuttavia solo questa modalità di intervento. In effetti anche la realizzazione diretta delle opere, secondo modalità tradizionali, comporta invariabilmente il sorgere dei costi di gestione dell’opera stessa, soprattutto se si tratta di una struttura che richiede un presidio o addirittura 8 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 un’animazione. E’ frequente il caso di opere di tale genere il cui costo di gestione risulta sottovalutato da parte delle amministrazioni coinvolte. La forte rigidità della spesa corrente, a destinazione “obbligata” in misura spesso superiore al 75-80%, e la mancata attuazione della compartecipazione al gettito fiscale sono fattori che incidono in modo particolare sulle decisioni di spesa in quest’area di intervento. E’ possibile concepire misure utili a contenere le uscite correnti legate a progetti collegati allo sviluppo del territorio, o quantomeno a ridurre lo squilibrio tra loro e le entrate che proprio tali progetti tendono a generare? È possibile concepire anche in relazione a ciò forme di sostegno e di integrazione da parte del privato? Ecco di seguito alcuni spunti di riflessione su un tema ancora da approfondire. a) Sembra necessario, preliminarmente, sgombrare il terreno dall’idea che esistano soggetti diversi dalle amministrazioni pubbliche, e locali in particolare, ai quali attribuire in modo sistematico o quasi la copertura di tali spese in modo generalizzato. Il riferimento è alle fondazioni bancarie, i cui recenti sviluppi legislativi e regolamentari potrebbero generare la convinzione, presso alcuni, che le risorse da esse erogabili siano in definitiva una sorta di appendice dei bilanci degli enti territoriali maggiori. Non esistono i presupposti di fatto e di principio per tale interpretazione. E’ invece vero che le risorse di tali enti possono contribuire, all’interno di un quadro più ampio e con il concorso di altri soggetti, a creare le risorse necessarie a sostenere processi di sviluppo ben definiti. Le modalità di tale intervento possono essere varie: dal supporto nella fase iniziale dei progetti, alla presa in carico più o meno permanente di delimitate voci di costo, alla costruzione di sistemi di cofinanziamento affidati al mecenatismo di privati cittadini ed imprese, secondo lo schema della community foundation; b) Tanto gli interventi a carico della finanza pubblica e locale in particolare, quanto quelli rinvenienti da risorse esterne, dovrebbero concentrarsi dove possibile nelle fasi iniziali di funzionamento delle risorse territoriali in oggetto. Fanno ovviamente eccezione il caso delle infrastrutture stradali o di trasporto non pedaggiabili, e di strutture necessariamente a carico dell’amministrazione pubblica. A parte questi casi delimitati, per tutto il resto il contributo pubblico dovrebbe concentrarsi a sostegno dello start up, lasciando progressivamente spazio all’autonomo equilibrio economico dell’iniziativa, ottenibile attraverso pagamenti diretti delle prestazioni o attraverso altre forme da mettere a punto di volta in volta. In qualche modo l’autosostenibilità nel medio-lungo periodo delle iniziative dovrebbe costituire un indizio della loro efficacia, e viceversa. c) Valutare ex – ante i costi di gestione dei progetti comporta quasi necessariamente maggiore selettività nel promuovere progetti, iniziative, opere da realizzare. Perdono infatti interesse le iniziative non in grado di reggersi da sole, seppure dopo una fase di rodaggio. In tal modo la stessa logica dello sviluppo territoriale è di fatto sottoposta ad un ripensamento: all’idea che tante iniziative tutte poco sostenibili costituiscano una politica plausibile tenderà a sostituirsi una visione maggiormente concentrata su quelle proposte effettivamente in grado di attirare un volume adeguato di risorse nel territorio. d) Una fonte spesso non opportunamente considerata di copertura delle nuove spese è costituita dagli incrementi di redditività del patrimonio – immobiliare ma non solo –, di proprietà degli enti locali e delle amministrazioni pubbliche presenti sul territorio. A fronte di progetti e programmi che prevedono il recupero di immobili e/o terreni da destinare a finalità di sviluppo territoriale, non può valere in forma pregiudiziale l’idea che anche il resto del patrimonio attenda destinazioni simili, o comunque di natura sociale e senza scopo di lucro da parte dell’ente proprietario. Al contrario dovrebbe essere ben comprensibili che l’uso di parte del patrimonio a fini di sviluppo territoriale è perfettamente compatibile con l’idea che il sostegno economico a tale destinazione provenga da un’intensificazione dei rendimenti sulla quota rimanente del 9 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 patrimonio stesso. A questo proposito si pone, per gli enti locali di piccola dimensione, anche l’opportunità di una gestione comune ed integrata dei propri patrimoni, spesso poco valorizzati. L’esperienza del PIA canavesano, sotto questo profilo, è ricca di spunti significativi: sia per il gran numero di interventi proposti su beni immobiliari di proprietà pubblica, sia per l’evidente problema gestionale di tali beni, prima e soprattutto dopo gli investimenti proposti, sia infine per l’assenza di ogni riflessione concernente l’utilizzo del restante patrimonio, probabilmente non irrilevante dal punto di vista dei valori economici. Questi pochi cenni dimostrano quanto sia importante analizzare la tematica del controllo dei costi di gestione e della copertura delle spese di gestione in un’ottica intrecciata a quella del controllo dei fabbisogni finanziari per la realizzazione delle opere. In conclusione un rapido tentativo di “immaginare” la situazione incrociando entrambi gli aspetti – quello del finanziamento delle opere e quello della copertura delle spese correnti di gestione - è contenuta nei due grafici conclusivi, riferiti ad un ipotetico prossimo futuro, a titolo del tutto esemplificativo. Nel primo è presentata la situazione tradizionale – ma ancora largamente attuale – di reperimento di risorse per realizzare e gestire opere a supporto dello sviluppo. In esso l’assoluta maggioranza degli interventi si fonda sulla combinazione tra debito diretto dell’amministrazione locale o dell’ente promotore e ricorso al bilancio corrente per la gestione. Poco spazio rimane a disposizione per altre iniziative (si tratta di un quadro coerente con quello rilevato da più statistiche nazionali, secondo le quali il PF è già presente nelle politiche locali, ma occupa spazi limitati, rivolti a iniziative di piccola dimensione tariffabili agli utenti). Nel secondo si immagina invece la situazione tra qualche tempo, nell’ipotesi che gli strumenti oggi individuati ma non ancora funzionanti siano invece a regime (le cifre sono puramente esemplificative).In questo caso si assiste ad una molteplicità di combinazioni possibili, tali da far pensare ad una selezione più efficace della strumentazione finanziaria rispetto all’intervento da realizzare. Il PF “caldo” – quello che ha come controparte del finanziamento le tariffe pagate dagli utenti – convive con il PF “freddo” –che ha come controparte le tariffe ombra pagate dall’amministrazione pubblica – ma entrambi non annullano il ruolo delle formule tradizionali o di quelle ispirate al capitale di rischio costruito insieme da risorse pubbliche e private (STU, società miste). Le riflessioni proposte non riguardano soltanto le iniziative già in corso, ma costituiscono spunti di approfondimento per delineare il quadro di sviluppi futuri degli investimenti a beneficio di un determinato territorio in cui sia già in atto un processo di concertazione che consente di ragionare su scala sovracomunale per delineare gli strumenti comuni da mettere in atto in un’ottica di pianificazione strategica che veda il concorso, con modalità di finanza innovativa dello sviluppo locale, del pubblico e del privato. 10 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 GRAF.1 INVESTIMENTI IN OPERE, INFRASTRUTTURE E SERVIZI A SOSTEGNO DELLO SVILUPPO - risorse e provenienza: da uno schema unico... 100 90 80 70 60 50 40 30 altro 20 recupero rendim. patr.eell e del terr. 10 sostegno temp. esterno-start up pedaggi /tariffe a carico di utenti stu e società miste (ispa,fond.) entrate corr.a bilancio project finance freddo project finance caldo debito con cdp,boc/bop,altri debiti 0 11 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 INVESTIMENTI IN OPERE, INFRASTRUTTURE E SERVIZI A SOSTEGNO DELLO SVILUPPO - risorse e provenienza: …alla pluralità delle formule 40 35 30 25 20 15 10 altro recupero rendim. patr.eell e del terr. 5 sostegno temp. esterno-start up pedaggi /tariffe a carico di utenti stu e società miste (ispa,fond.) entrate corr.a bilancio project finance freddo project finance caldo 0 debito con cdp,boc/bop,altri debiti GRAF.2 12 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 sostenibile. Proiezione dell’edizione 2002. CONVEGNI Incontro con la Convenzione: un itinerario verso l'Europa di tutti 21 febbraio 2003, Torino Si terrà a Torino, il 21 febbraio 2003 presso la Fondazione Giovanni Agnelli, in via Giacosa 38, il quarto incontro della serie dei Seminari Europei, dedicato ai primi 12 mesi di vita della Convenzione europea. Per ulteriori informazioni rivolgersi alla Segreteria organizzativa: Dott.ssa Alessandra Cosola: tel 011..650.23.55; fax 011.659.93.28 e-mail: [email protected] Progetto città 2003: mostra dell'architettura, dell'urbanistica, delle tecnologie e dei servizi per lo sviluppo del territorio 19-22 febbraio 2003, Milano Per informazioni: www.progettocitta.com/ 20-21 febbraio 2003, Milano FORUM "MOBILITÀ E TERRITORIO 2003", nell'ambito della fiera "Progetto Città". Il Forum verterà sui temi dell'energia e dei trasporti ed è dedicato a tutti i professionisti del settore che pone sul tavolo del confronto le più importanti ed attuali questioni che coinvolgono il mondo della mobilità. Nel corso dell'evento verranno assegnati i premi relativi al concorso Nuove energie per la Mobilità. Per informazioni: www.progettocitta.com Presentazione del bando di concorso “Scena/ri di sostenibilità” 20 febbraio 2003, Torino La Provincia di Torino seleziona candidature per la partecipazione al corso di formazione finalizzato alla realizzazione di 5 video reportage per la sensibilizzazione e l’informazione sui temi dello sviluppo dei video Sede: Soundtown, via Berthollet 25 – Torino, ore 18. Info: 335/69.31.235; [email protected] Il VI Programma Quadro Comunitario per la Ricerca – LE OPPORTUNITA’ PER LE PMI Torino, 21 febbraio 2003 Centro Congressi Torino Incontra Via Nino Costa, 8 nel nuovo programma pluriennale 20022006 della Comunità Europea per attività di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (VI Programma Quadro) attenzione particolare è rivolta Piccole e Medie Imprese (imprese con numero di dipendenti non superiore a 250 e con fatturato non superiore a 40 milioni di euro oppure con attivo di bilancio non superiore ai 27 milioni di euro, indipendenti). Accanto alla possibilità di inserirsi nelle varie tipologie di progetti previsti dal Programma Quadro per realizzare attività all’interno delle aree tematiche prioritarie (soprattutto progetti integrati e progetti mirati di ricerca specifica), le PMI possono accedere ai finanziamenti comunitari attraverso misure specifiche dotate di appositi stanziamenti: i progetti di ricerca cooperativa (CRAFT) e i progetti di ricerca collettiva.Questa iniziativa, organizzata dallo Sportello Apre e dall’Euro Info Centre presso la Camera di commercio di Torino, in collaborazione con Politecnico di Torino, Università degli Studi di Torino, Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” e Unioncamere Piemonte, si propone di presentare in modo dettagliato le opportunità offerte dalle misure specifiche per PMI nel nuovo programma quadro, ma anche di fornire indicazioni più generali su come le PMI possono accedere ai finanziamenti comunitari per la ricerca. La partecipazione è gratuita, previa iscrizione entro il 19 febbraio 2003 presso la segreteria organizzativa, via fax al numero 011 5716324 o via e-mail all’indirizzo [email protected] . 13 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 Salone Internazionale dell’Agricoltura 22 febbraio-2 marzo 2003, Parigi Consueto appuntamento a Parigi per il SIA (Salone Internazionale dell’Agricoltura). L’evento giunto alla sua quarta edizione rappresenta il principale incontro annuale per chi opera nel settore agricolo. Per ulteriori informazioni consultare il sito: http://www.salonagriculture.com/fr/index.htm Forum per la Finanza Sostenibile 26 febbraio, Milano UniCredito Italiano ha recentemente avviato un programma di ascolto e dialogo con gli stakeholder sul tema della “responsabilità sociale dell’impresa”. In questo quadro e nell’intento di approfondire il ruolo della Corporate Social Responsability (CSR) nelle scelte d’investimento, UniCredit promuove – in collaborazione con il Forum per la Finanza Sostenibile – una tavola rotonda con i principali protagonisti della comunità finanziaria. Nel corso dell’incontro saranno presentati i risultati di una ricerca predisposta da Unicredit, e condotta dalla società Avanzi SRI Research, sull’importanza della CSR nelle decisioni di portafoglio degli investitori istituzionali italiani. La tavola rotonda si terrà mercoledì 26 febbraio a Milano presso l’aula Magna UniCredit in via San Protaso 1 – 3 dalle ore 10.30 alle ore 12.30. Si prega di confermare ai seguenti numeri: 02 8862 8640/ 8862 2055 World Sustainable Energy Day 2003 6-7 marzo 2003, Linz (Austria) La giornata mondiale per l’energia sostenibile 2003 mira a fornire l’opportunità di acquisire una vasta conoscenza dei trend più recenti in materia di politiche energetiche sia in campo tecnologico che economico. L’obiettivo del forum consiste infatti nel disegnare un quadro generale circa il futuro dell’offerta energetica e della società nel suo insieme. Per maggiori informazioni potete consultare la pagina web: http://www.esv.or.at/aktuelles/WEST/progr -overw_e.htm O contattate: O.Ö. Energiesparverband Tel: 0043-732-7720-14380 Fax: 0043-732-7720-14383 Email: [email protected] Urban Transport 2003 10 - 12 marzo 2003 Creta (Grecia) Urban Transport 2003 é un evento annuale di grande importanza all’interno del calendario delle manifestazioni relative ad i trasporti urbani, con riferimento sia al funzionamento del sistema dei trasporti che alle questioni ambientali ad esso correlate. Il forum affronterà le seguenti tematiche: i sistemi di trasporto urbani, il controllo del traffico, la mobilità, gli strumenti di finanziamento, la qualità dell’aria, l’inquinamento acustico, le questioni sociali e la salute. Per maggiori informazioni potete consultare la pagina web: http://www.wessex.ac.uk/conferences/200 3/urban03/ut03pp.pdf O contattate: Stacey Tel: 44 (0) 238 029 Fax: 44 (0) 238 029 Email: [email protected] Hobbs 3223 2853 Primavera dell’Europa. Iniziativa della Commissione per gli studenti europei 21 marzo 2003 L’iniziativa mira a sensibilizzare le scuole per l’organizzazione di un evento durante la giornata del 21 marzo 2003, che avrà come obiettivo l’aumento del coinvolgimento di studenti e insegnanti nella definizione di una nuove Europa. Possono partecipare alle attività i ragazzi dai 14 ai 19 anni. L’iniziativa è stata sviluppata in collaborazione con i Ministeri dell’Istruzione dei Paesi membri e viene supportata dal Segretariato Generale della Commissione europea, Unità dibattito pubblico sul futuro dell’Europa della task-force sul futuro dell’Unione. Per ulteriori informazioni consultare il sito: http://europa.eu.int/italia/ Praga: Conferenza sulla società dell’informazione 14 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 23-25 marzo 2003, Praga Si terranno a Praga e a Hradec Kràlové la sesta conferenza LORIS sulla società dell’informazione a livello locale e regionale, e la conferenza nazionale ISSS sull’impiego di Internet nell’amministrazione pubblica. I due eventi sono stati organizzati dalla regione di Vysocina in collaborazione con l’Unione delle Città e dei Comuni della Repubblica Ceca, il Comune di Praga e la società Triada Ltd. La conferenza è rivolta alle autorità locali e regionali. Nel corso della manifestazione un particolare accento sarà posto sulla raccolta, divulgazione e trasferimento di informazioni e migliori prassi relative ai servizi della pubblica amministrazione a favore dei cittadini, delle imprese e dei turisti. Per ulteriori informazioni consultare il sito internet: http://www.isss.cz/loris/ Forum europeo sull’imprenditorialità femminile 28 marzo 2003, Bruxelles Il Forum europeo, organizzato dalla Direzione Generale Imprese, è dedicato agli ostacoli che le donne incontrano sull’imprenditoria. Nel corso della giornata verranno presentati i risultati di uno studio recentemente pubblicato nell’ambito dell’iniziativa “Best Project” che identifica le misure nazionali per la promozione dell’imprenditorialità femminile nell’UE e nei paesi dell’Associazione europea di libero scambio (EFTA) partecipanti allo Spazio Economico Europeo (SEE) al fine di affrontare questioni quali i divari d’informazione, la mancanza di contatti e di accesso alle reti, la discriminazione di genere, gli stereotipi e le difficoltà nel conciliare gli obblighi familiari e quelli professionali Saranno inoltre presentati alcuni casi di buone prassi nonché di azioni comunitarie. Per ottenere ulteriori informazioni e il modulo di registrazione rivolgersi a: Elena Nielson Garcia Tel: +32 2 295 2423 Fax: +32 2 299 8110 E-mail: [email protected] Leonidas Intzipeoglou Tel: +32 2 295 1503 Fax: +32 2 299 8110 E-mail: [email protected] Conferenza sulla gestione delle acque nella regione mediterranea dell’Unione Europea 14-16 aprile 2003, Nicosia (Cipro) L’Istituto cipriota di ricerca agraria (ARI) ha organizzato la seconda conferenza sulla politica di gestione delle acque. La manifestazione intende mettere in luce un’iniziativa finanziata dalla Commissione europea, che consiste nella realizzazione di una rete per promuovere la gestione efficace e sostenibile delle scarse risorse idriche di cui dispongono gli Stati mediterranei dell’Unione Europea. Nel corso delle tre giornate saranno esaminate le alternative per ottimizzare l’impiego delle limitate risorse idriche nei vari paesi. Sarà inoltre costituito un Comitato per sviluppare un sistema di gestione integrata delle politiche, allo scopo di incentivare pratiche efficienti ed efficaci nella gestione delle acque. Per ulteriori informazioni potete consultare la pagina web: http://www.ari.gov.cy/announcement_links /iwmpa.htm BANDI Bando Regionale INCENTIVAZIONE IMPIANTI FOTOVOLTAICI. Consegna tra il 20 gennaio 2003 e il 20 marzo 2003. L’Assessorato all’Ambiente ed Energia della Regione Piemonte, con il Ministero dell’Ambiente stanzia risorse pari a € 3.107.552,54, per incentivare la realizzazione di impianti fotovoltaici di potenza compresa tra 1 e 20 kilowatt attraverso contributi in conto capitale nella misura massima del 65% del costo d’investimento ammesso. 15 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 http://www.regione.piemonte.it/boll_leggi/ bandi/energia/index.htm Bando diretto alla concessione di contributi in conto capitale per la realizzazione di impianti alimentati a biomassa superiori a 350 kw. Scadenza: 10 aprile 2003 Con DGP n.273393/2002 del 3/12/2002 è stato approvato un bando a beneficio dei comuni della provincia di Torino finalizzato a promuovere la realizzazione di impianti a biomassa. http://www.provincia.torino.it/ambiente/en ergia/bandi Bando per la concessione di contributi per l'incentivazione al condizionamento di pozzi ubicati in aree di pianura e di fondovalle non conformi alla vigente normativa. Scadenza: 24 luglio 2003 Ricondizionamento di pozzi in provincia di Torino per i quali e' stata chiesta la concessione preferenziale di derivazione d'acqua (art. 1 l. 36/94 - dpgr 5/3/2001 n. 4/r) e intercettanti sia la falda superficiale che le falde sottostanti in pressione, al fine di impedire la comunicazione tra le stesse. Per ricondizionamento si intende l'intervento sul pozzo per eliminare la comunicazione tra le falde acquifere. Bando e informazioni su: http://www.provincia.torino.it/ambiente/ris orse_idriche/news_02 Piano annuale Impiantistica Sportiva 2002 La presentazione dei progetti dovrà avvenire fra il 13 gennaio 2003 ed il 15 marzo 2003 utilizzando il modello di domanda scaricabile. Il piano annuale per l'impiantistica sportiva 2002, in attuazione del Programma Pluriennale degli interventi per l'impiantistica sportiva 2002/2005, prevede il finanziamento di progetti di ristrutturazione, ampliamento, messa a norma e costruzione ex novo di impianti sportivi e sportivo-naturalistici su tutto il territorio piemontese. I destinatari dei finanziamenti regionali sono le Province, i Comuni, le Comunità montane e loro consorzi, i Comitati Coni, le Federazioni, le Associazioni, gli Enti di promozione sportiva ed altri soggetti privati, purchè senza fini di lucro. LINEE D'INTERVENTO Il piano attua le linee di intervento del programma pluriennale suddivise in tre assi: Asse 1) Messa a norma, completamento, ampliamento e diversificazione degli impianti. Asse 2) Nuova impiantistica sportiva in aree carenti o a particolare vocazione. Asse 3) Impiantistica per attività sportive di livello nazionale ed internazionale. PER ULTERIORI INFORMAZIONI RIVOLGERSI A: Direzione Turismo Sport Parchi - Settore Sport Via Magenta 12 - tel 011.432.2398 oppure 011.432.1506 Email: [email protected] http://www.regione.piemonte.it/turismo/evi denza/sport2002.htm Piano di attuazione interventi 2002 L.R: 24.1.2000 n. 4 Scadenza: 28 aprile 2003 La Regione, sulla base delle indicazioni ed esperienze raccolte mediante la valutazione dei "Programmi Integrati" presentati ai sensi del "Piano triennale 2000 - 2002", con deliberazione n. 141-697 del 5.8.2002 ha approvato il piano annuale di attuazione degli interventi 2002 con il quale intende assumere quali strumenti di intervento i "Progetti unitari" e concentrare la propria azione incentivante solo su alcune tipologie di opere. Il "Piano annuale di attuazione 2002" è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione n. 41 del 10.10.2002 Secondo quanto stabilito dal suddetto piano sono stati predisposti due Dossier di Candidatura con la modulistica che dovrà essere utilizzata per la presentazione sia degli Studi di Fattibilità relativi ai Progetti di intervento unitari sia dei Progetti stessi entro il 28 aprile 2003 prorogato con DGR n. 73-8315 del 27/1/2003 pubblicata sul B.U. n. 7 del 13 febbraio 2003. Tra le tipologie di intervento previste dal Piano annuale di attuazione 2002 rientrano impianti sportivi idonei allo svolgimento di attività agonistiche aventi rilevanza nazionale, regionale o intercomunale. 16 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 Sono pertanto fornite, a titolo collaborativo, le indicazioni per la stesura delle attestazioni e il modulo per la richiesta di parere al C.O.N.I. ai sensi della Legge 2.4.2968 n. 526 e s.m.i. Per ulteriori informazioni: Direzione Turismo Sport Parchi - Settore Offerta Turistica - Via Magenta 12 Tel. 0114321503 Email: [email protected] http://www.regione.piemonte.it/turismo/evi denza/piano_2002.htm Bando contributi per impianti sportivi nei Comuni con popolazione non superiore ai 1000 abitanti Scadenza: 28 febbraio 2003 Il bando della Provincia di Torino intende intervenire a favore dei Comuni della provincia con popolazione non superiore ai 1.000 abitanti per il miglioramento del patrimonio impiantistico locale. Sono considerate ammissibili ai fini del presente bando le proposte progettuali rivolte alla realizzazione, al completamento, al rifacimento e alla straordinaria manutenzione di impianti sportivi di base, delle loro strutture accessorie e delle relative attrezzature, quali ad es.: superfici di gioco e/o di allenamento; recinzioni, aree di accesso e di sosta, illuminazione aree di gioco, di accesso e di sosta; servizi igienici; magazzini e deposito attrezzi; impianti tecnici e tecnologici. Gli interventi dovranno essere finalizzati all’ottimizzazione dell’utilizzo e della gestione dell’impianto. http://www.provincia.torino.it/sport/dwd/b ando_contrib.pdf Azione I5 del Piano di Sviluppo Rurale Scadenza: 9 marzo 2003 Con la Determinazione n. 983 del 27.11.02 (pubblicata sul BUR n° 4 del 23.01.2003) sono state approvate le Norme Tecniche ed Amministrative , ed è stata stabilita l'apertura del bando per l'accoglimento delle domande relative all'Azione I5 del Piano di Sviluppo Rurale "Organizzazione e sviluppo dell'associazionismo nel settore forestale", limitatamente alla costituzione di forma associativa a carattere regionale. Per ogni eventuale ulteriore informazione si può contattare il Dott. Gabriele Peterlin (tel 011 - 432 4258) del Settore Politiche Forestali. http://www.regione.piemonte.it/montagna/ montagna/rurale/az_i5.htm Invito a presentare proposte Sostegno a favore di azioni di informazione nel settore della politica agricola comune. (2002/C 310/15) SCADENZA: 20 febbraio 2003 CONTESTO e OBIETTIVO: Il 17 aprile 2000 il Consiglio ha adottato il regolamento (CE) n. 814/2000 relativo alle azioni di informazione riguardanti la politica agricola comune1, che definisce il tipo e il contenuto delle azioni finanziabili dalla Comunità. Nel quadro di un nuovo approccio semplificato, la Commissione ha definito le modalità d'applicazione del regolamento (CE) n. 814/2000 nel regolamento (CE) n. 2208/2002 della Commissione2. Conformemente all'articolo 3 del regolamento in questione, il presente invito specifica i temi ed il tipo di azioni prioritari, i termini di presentazione delle domande e di avvio delle azioni pertinenti. Obiettivo del presente invito è di incentivare la presentazione di proposte di attività annuali o di azioni specifiche in relazione agli stanziamenti di bilancio per l'esercizio 2003. AZIONI PRIORITARIE PER IL 2003: Nell'ambito del presente invito, la Commissione intende dare priorità alle attività di comunicazione relative agli aspetti della revisione intermedia della politica agricola comune (PAC), inclusi quelli connessi con l'allargamento dell'Unione e con l'OMC. (Organizzazione mondiale del Commercio). I candidati dovranno dimostrare quale canale o quali canali di comunicazione ritengano più adatti in 1 GUCE L 100 del 20/04/2000, http://europa.eu.int/eurlex/pri/it/oj/dat/2000/l_100/l_10020000420it0 0070009.pdf 2 GUCE L 337 del 13/12/2002, http://europa.eu.int/eurlex/it/dat/2002/l_337/l_33720021213it002100 23.pdf 17 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 relazione a determinate tematiche e destinatari e perché. I candidati sono invitati a fornire un media plan per i loro progetti che illustri le modalità di attuazione degli stessi, di trasmissione del messaggio e di misurazione della sua efficacia. sarà attribuita particolare importanza al media plan. MESSAGGI DA DIFFONDERE: Il messaggio principale che la Commissione intende diffondere riguarda il fatto che gli agricoltori hanno l'opportunità di darsi un profilo più imprenditoriale e possono sfruttare le opportunità offerte dal mercato; che la politica di sviluppo rurale sarà potenziata e che presenterà notevoli opportunità di sostegno alle attività di chi vive e lavora in campagna; e che la qualità acquisirà sempre maggiore importanza nelle scelte degli agricoltori e dei consumatori. Il tutto in un quadro di un'economia sana, un equilibrio sociale ed una responsabilità ambientale. Tutte le informazioni sulla revisione intermedia sono disponibili sul seguente sito web: htt//europa.eu.int/comm/agriculture/mtr/in dex_en.htm DESTINATARI: — il mondo agricolo e l'industria agroalimentare europea dal produttore al consumatore, — l'opinione pubblica negli Stati membri. CANALI DI COMUNICAZIONE In particolare, la Commissione auspica che siano utilizzati i seguenti canali di comunicazione: — audiovisivi — Internet — conferenze e seminari — stampa — Il media plan (punto 2 dell’allegato I del presente invito); il media plan deve indicare in che modo saranno conseguiti i seguenti aspetti del progetto: — attuazione del progetto — trasmissione del messaggio — misurazione dell'efficacia AMMISSIBILITÀ I candidati sono invitati a leggere attentamente il regolamento (CE) n. 2208/2002 della Commissione, in particolare i criteri di ammissibilità, i criteri di esclusione di candidati e misure (articoli 4 e 5), i criteri di selezione (articolo 6). I candidati sono inoltre invitati a leggere attentamente i criteri di cui agli allegati I e II del presente invito. Il media plan ed il bilancio costituiscono gli aspetti fondamentali per decidere la concessione di sovvenzioni. Il metodo di valutazione delle domande è indicato nell'allegato IV del presente invito. Sia i programmi di attività annuali sia le azioni specifiche, incluse le rispettive fasi di preparazione e di sorveglianza, non dovranno iniziare prima del 20 giugno 2003 e dovranno concludersi al più tardi entro il 31 maggio 2004. FINANZIAMENTO: La partecipazione della Commissione è limitata al 50 % delle spese totali ammissibili. In casi eccezionali, quali definiti all'allegato II del presente invito, tale percentuale può essere portata fino al 75 % alle condizioni fissate all'articolo 7, paragrafo 2, del regolamento 2208/2002 della Commissione. Le norme relative all'ammissibilità delle spese sono fissate all'allegato III del presente invito. In mancanza di altre disposizioni, si applicano le «Condizioni generali applicabili alle convenzioni di sovvenzione delle Comunità europee», disponibili al seguente indirizzo Internet: http://europa.eu.int/comm/agriculture/gran ts/capinfo/index_it.htm MODALITÀ GENERALI DI PRESENTAZIONE Le domande di finanziamento, bilanci inclusi, devono essere presentate in una delle lingue ufficiali della Comunità. È auspicabile la presentazione di una sintesi in inglese o francese mediante i formulari disponibili al seguente indirizzo Internet: http://europa.eu.int/comm/agriculture/gran ts/capinfo/index_it.htm I candidati sono invitati a leggere attentamente i regolamenti (CE) n. 814/2000 e (CE) n. 2208/2002 della Commissione prima di preparare la loro domanda (i due regolamenti citati sono inoltre disponibili all'indirizzo elettronico sopraindicato; selezionare nella parte superiore il link relativo alla lingua scelta). Fonte: GUCE C 310 del 13/12/2002 http://europa.eu.int/eurlex/it/dat/2002/c_310/c_31020021213it00 250036.pdf 18 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 Programma di cooperazione CE/USA in materia d'istruzione superiore e d'istruzione e formazione professionali (2001-2005) - Invito a presentare proposte 2003 (2003/C 2/05) SCADENZA: 28 marzo 2003 OBIETTIVO DEL PROGRAMMA: Il programma intende principalmente promuovere la comprensione fra i popoli della Comunità europea e degli Stati Uniti d'America e migliorare la qualità del rispettivo sviluppo delle risorse umane. TIPI DI PROGETTI INTERESSATI DALL'INVITO I progetti di costituzione di consorzi sono progetti triennali che favoriscono la creazione di partenariati istituzionali destinati agli studenti. I progetti di preparazione di consorzi sono progetti annuali che facilitano l'accesso al programma da parte di istituzioni con esperienza internazionale minima o nulla. Le attività complementari sono progetti annuali o biennali intesi a sostenere l'obiettivo generale dell'elaborazione di piani di studio internazionali e a preparare gli studenti ad inserirsi in un ambiente di lavoro globale. Le borse Fullbright/UE forniscono sostegno finanziario per un intero anno accademico o per condurre attività di ricerca o di insegnamento durante un semestre su temi relativi all'Unione europea o alle relazioni tra questa e gli USA, presso un'istituzione accreditata negli USA o nell'Unione europea. Tali attività non sono oggetto del presente invito. Per ulteriori informazioni, consultare la pagina Internet http://europa.eu.int/comm/education/ecusa/usa.html SOGGETTI AMMISSIBILI La maggior parte dei progetti realizzati nell'ambito del programma CE/USA si basa sullo sviluppo di un consorzio di istituti o organizzazioni d'istruzione superiore e d'istruzione e formazione professionali nei quindici Stati membri della Comunità europea e negli Stati Uniti. La partecipazione è aperta a istituti e organizzazioni d'istruzione superiore e di formazione professionale, ivi compresi gruppi imprenditoriali e commerciali, organizzazioni non governative, case editrici, ministeri, camere di commercio e istituti di ricerca, quali di seguito definiti. IMPORTO DEI FINANZIAMENTI PER IL 2003 La Comunità europea finanzia le istituzioni CE capofila e partner. Si prevede che l'importo del finanziamento CE disponibile per il programma nel 2003 sia pari a 1 650 000 EUR. Gli Stati Uniti d'America finanziano le istituzioni capofila e partner statunitensi. I progetti di costituzione di consorzi saranno finanziati fino a un massimo di 150 000 EUR per i partner comunitari e 200 000 USD per i partner statunitensi. Un numero limitato di progetti di preparazione di consorzi sarà finanziato fino a un massimo di 25 000 EUR per i partner comunitari e 25 000 USD per i partner statunitensi. I progetti relativi alle attività complementari saranno finanziati per uno o due anni nel modo seguente: per i progetti annuali, fino ad un massimo di 35 000 EUR per i partner comunitari e 35 000 USD per i partner statunitensi; per i progetti biennali, fino a un massimo di 75 000 EUR per i partner comunitari e 75 000 USD per i partner statunitensi. Per i tre tipi di progetto, l'importo complessivo dei finanziamenti accordati dalla Commissione europea non può superare il 75 % del bilancio approvato. INDIRIZZI UTILI: Nell'Unione europea gli orientamenti comuni e i moduli di candidatura sono disponibili presso: — server Europa: http://europa.eu.int/comm/education/ecusa/usa.html — Commissione europea, direzione generale dell'Istruzione e della cultura, «Programma Tempus — Cooperazione con USA e Canada», ufficio B7 8/20, B-1049 Bruxelles (indirizzo dell'ufficio), — Commissione europea, direzione generale dell'Istruzione e della cultura, «Programma Tempus — Cooperazione con USA e Canada», ufficio B5 8/24, B-1049 Bruxelles (indirizzo dell'ufficio), — rappresentanti della Commissione presso gli Stati membri. L'istituzione capofila nella CE e l'istituzione capofila negli USA devono presentare la proposta comune rispettivamente alla DG EAC e al FIPSE. Le istituzioni capofila CE inviano alla Commissione le domande di 19 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 finanziamento a copertura delle spese affrontate dalle istituzioni capofila e associate. Presentazione delle proposte in Europa L'istituzione capofila nella CE deve presentare l'originale e quattro copie del modulo di candidatura europeo, che include la proposta comune. I candidati CE che desiderano ulteriori informazioni possono rivolgersi a: Nicole Versijp Commissione europea Direzione generale dell'Istruzione e della cultura Ufficio B7 6/06 B-1049 Bruxelles Tel. (32-2) 296 66 64 Fax (32-2) 295 57 19 E-mail: [email protected] I candidati USA che desiderano ulteriori informazioni possono rivolgersi a: Frank Frankfort, PhD Coordinator, EC/US Programme Fund for the Improvement of Postsecondary Education (FIPSE) 1990 K Street 8th Floor Washington, D.C. 20006-8544 Tel. (202) 502-75 13 Fax (202) 502-78 77 E-mail: [email protected] Fonte: GUCE C 2 del 7 gennaio 2003 http://europa.eu.int/eurlex/it/dat/2003/c_002/c_00220030107it00 160018.pdf Invito a presentare proposte nell'ambito del programma di cooperazione CE/Canada in materia d'istruzione superiore e formazione professionale (2003/C 2/06) SCADENZA: 15 aprile 2003 OGGETTO DELL'INVITO Il programma CE/Canada intende principalmente promuovere la comprensione fra i popoli della Comunità europea e del Canada e migliorare la qualità del rispettivo sviluppo delle risorse umane. TIPI DI PROGETTI INTERESSATI DALL'INVITO I progetti di costituzione di consorzi sono progetti triennali che favoriscono la creazione di partenariati istituzionali destinati agli studenti. SOGGETTI AMMISSIBILI: Il programma CE/Canada si basa sullo sviluppo di un consorzio di istituti d'istruzione superiore e di formazione professionale nei quindici Stati membri della Comunità europea e nel Canada. La partecipazione è aperta a istituti e organizzazioni d'istruzione superiore e di formazione professionale, ivi compresi gruppi imprenditoriali e commerciali, organizzazioni non governative, case editrici, ministeri, camere di commercio e istituti di ricerca, quali di seguito definiti. ATTIVITA’ attività finanziate nell'ambito dei progetti di costituzione di consorzi — elaborazione e diffusione di piani di studio innovativi internazionali, — mobilità degli studenti e sviluppo della struttura organizzativa, — numero di studenti in mobilità e durata del periodo di studio, — collocamenti in attività lavorativa e periodi di tirocinio, — strategie di assunzione di studenti, — accordi sulle tasse d'iscrizione, — sviluppo della preparazione linguistica e culturale e relativa valutazione, — riconoscimento di periodi di studio e di formazione, — fornitura di servizi agli studenti, — elaborazione di un solido programma di valutazione del progetto. I progetti possono includere inoltre i seguenti elementi: — scambi strutturati e incarichi di insegnamento destinati a insegnanti, formatori, amministratori e altri specialisti, — elaborazione e divulgazione congiunta di tecnologie Internet e informatiche. Impegno istituzionale Le istituzioni e le organizzazioni capofila e associate di CE e Canada devono allegare alla candidatura lettere di referenze di alti funzionari o rappresentanti del corpo accademico. Per i progetti di consorzi, le referenze devono indicare l'impegno e la volontà di firmare accordi con i partner internazionali relativi al trasferimento o al riconoscimento dei crediti o alla rinuncia alle tasse d'iscrizione. Le istituzioni devono comprovare il proprio impegno mediante una consistente 20 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 condivisione dei costi. L'importo complessivo del finanziamento accordato dalla Commissione europea (DG EAC) non può superare il 75 % degli stanziamenti approvati. Importo dei finanziamenti La Comunità europea finanzia le istituzioni CE capofila e associate. L'importo del finanziamento CE disponibile per il programma è pari a 700 000 EUR. Il Canada finanzia le istituzioni capofila e associate canadesi. L'importo complessivo del finanziamento di un progetto triennale è pari a 130 000 EUR, comprese le borse di mobilità studentesca. Le borse sono destinate a coprire i costi addizionali degli studenti che si trasferiscono in Canada, i quali sostengono spese ulteriori rispetto a chi permane presso l'istituzione d'origine. Per l'assegnazione delle borse, i consorzi devono tenere conto delle necessità individuali degli studenti. Le istituzioni e le organizzazioni capofila e associate di CE e Canada devono allegare alla candidatura lettere di referenze di alti funzionari o rappresentanti del corpo accademico. Le istituzioni devono comprovare il proprio impegno mediante una consistente condivisione dei costi. L'importo complessivo del finanziamento accordato dalla Commissione europea (DG EAC) non può superare il 75 % degli stanziamenti approvati. INDIRIZZI UTILI I candidati CE che desiderano ulteriori informazioni possono rivolgersi a: Nicole Versijp Commissione europea Direzione generale dell'Istruzione e della cultura Ufficio B7 6/06 B-1049 Bruxelles Tel. (32-2) 296 66 64 Fax (32-2) 295 57 19 E-mail: [email protected] I candidati canadesi che desiderano ulteriori informazioni possono rivolgersi a Ginette Carle, policy officer, al numero telefonico (819) 997-33 62, fax (819) 953-81 47 o email: [email protected] Nell'Unione europea gli orientamenti comuni e i moduli di candidatura sono disponibili presso: — server Europa: http://europa.eu.int/comm/education/cana da/canada.html — Commissione europea, direzione generale dell'Istruzione e della cultura, «Programma Tempus — Cooperazione con USA & Canada», Ufficio B7 8/20, B-1049 Bruxelles (indirizzo postale), — Commissione europea, direzione generale dell'Istruzione e della cultura, «Programma Tempus — Cooperazione con USA & Canada», Ufficio B5 8/30, B-1049 Bruxelles (indirizzo dell'ufficio), — rappresentanti della Commissione presso gli Stati membri. In Canada: http://www.hrdcdrhc.gc.ca/learnlit/iam/index.shtml Fonte: GUCE C 2 del 7 gennaio 2003 http://europa.eu.int/eurlex/it/dat/2003/c_002/c_00220030107it00 190021.pdf Programma sulla cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale (Programma AGIS) Programma annuale di lavoro e invito a presentare proposte per il 2003 SCADENZA: 7 marzo 2003 ISTITUZIONE: Commissione europea - DG Giustizia e affari interni OBIETTIVO del programma AGIS (20032007): promuovere la cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale e di sostenere l’impegno degli operatori della giustizia. OBIETTIVI GENERALI: elaborare, attuare e valutare politiche europee nel settore della cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale, promuovere e consolidare la creazione di reti, la cooperazione reciproca su temi generali di interesse comune per gli Stati membri, lo scambio e la divulgazione delle informazioni, delle esperienze e delle migliori pratiche, la cooperazione locale e regionale, il miglioramento e l’adeguamento della formazione e della ricerca tecnica e scientifica, incoraggiare gli Stati membri ad avviare 21 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 una cooperazione con i paesi candidati, con altri paesi terzi e con le organizzazioni competenti a livello regionale ed internazionale. Per quanto riguarda gli obbiettivi specifici, consultare la GUCE del presente invito (cfr.sopra indicato). DESTINATARI: gli operatori della giustizia, vale a dire i giudici, i magistrati delle procure, gli avvocati, gli agenti ed ufficiali di polizia giudiziaria, gli ufficiali giudiziari, i periti e gli interpreti giudiziari e coloro che esercitano altre professioni associate alla giustizia nel settore del diritto penale, funzionari e agenti incaricati dell’applicazione della legge (polizia, polizia militare, dogane): gli organismi pubblici competenti negli Stati membri, in virtù del diritto nazionale, per la prevenzione, l’individuazione e la lotta contro la criminalità, funzionari di altre autorità pubbliche, specialmente quelli che partecipano a progetti finalizzati alla prevenzione del crimine, rappresentanti di associazioni, di organizzazioni professionali, del mondo della ricerca e dell’imprenditoria che partecipano alla lotta e alla prevenzione della criminalità, organizzata o di altra natura; servizi per la riabilitazione dei responsabili di reati, rappresentanti dei servizi incaricati dell’assistenza alle vittime, compresi i servizi pubblici responsabili in materia d’immigrazione e di servizi sociali. ORGANISMI AMMISSIBILI: le sovvenzioni possono essere concesse ad amministrazioni, istituzioni, organismi privati, associazioni, organizzazioni che rappresentano le imprese, organizzazioni senza scopo di lucro o istituti di ricerca nazionali, regionali o locali, pubblici o semipubblici, dotati di status giuridico e stabiliti in uno degli Stati membri della UE, nonché Eurojust e Europol. AMMISSIBILITA’: Le domande devono soddisfare i seguenti criteri; devono riferirsi ad uno degli obiettivi specifici del programma AGIS; devono prevedere la partecipazione di almeno tre partner in tre diversi Stati membri (oppure in due Stati membri e in un paese candidato); devono essere presentate utilizzando il modulo per la domanda di sovvenzione fornito dalla Commissione in formato elettronico; tutte le sezioni del modulo devono essere compilate tutti gli allegati richiesti devono essere acclusi; le domande presentate dalle società devono accludere i documenti comprovanti lo status giuridico e una copia del bilancio finanziario dell’anno precedente. INDIRIZZI UTILI: I richiedenti, per ulteriori informazioni, sono invitati a consultare il sito internet all’indirizzo: http://europa.eu.int/comm/justice_home/ja i/prog_en.htm I moduli di domanda sono disponibili all’indirizzo internet sopra indicato. Fonte: GUCE C 05 del 10 gennaio 2003 EuropeAid/114911/C/G - INVITO A PRESENTARE PROPOSTE per azioni nei paesi in via di sviluppo (PVS) da attuare mediante cofinanziamento con le ONG europee operanti nel settore dello sviluppo, pubblicato dalla Commissione europea (2003/C 1/08) SCADENZA: 2 aprile 2003 alle ore 16:00 (ora di Bruxelles). ATTIVITA’: Le azioni ammissibili a un cofinanziamento nel quadro del presente invito a presentare proposte devono prefiggersi la riduzione della povertà mediante la concessione alle popolazioni svantaggiate dei PVS di un sostegno destinato a rispondere alle loro esigenze fondamentali, a migliorarne le condizioni di vita e a rafforzarne le capacità endogene di sviluppo. Le azioni devono rientrare obbligatoriamente in uno dei seguenti settori prioritari: — il sostegno ai processi di sviluppo sociale, umano ed economico sostenibili, — il sostegno istituzionale e il potenziamento delle capacità delle strutture di sviluppo locali, in particolare le organizzazioni partner nei PVS. DURATA DEI PROGETTI: La durata di una donazione globale non può essere superiore a 36 mesi. CONDIZIONI FINANZIARIE 22 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 Importo totale indicativo disponibile per il presente invito a presentare proposte. 20 milioni di EUR. Importo minimo e massimo degli aiuti non rimborsabili Vi sono diverse categorie di aiuti non rimborsabili, con importi variabili Numero massimo degli aiuti non rimborsabili da assegnare: 35. AMMISSIBILITÀ I criteri di ammissibilità riguardano al tempo stesso le organizzazioni che possono chiedere un aiuto non rimborsabile, i loro partner, le azioni che possono beneficiare di un aiuto non rimborsabile e i tipi di costo che possono essere coperti dall'aiuto stesso. INDIRIZZI UTILI Informazioni dettagliate sul presente invito a presentare proposte sono contenute nelle «Linee guida per i candidati»; queste ultime, come pure il presente avviso, sono disponibili sul sito Internet di EuropeAid: http://europa.eu.int/comm/europeaid/index _it.htm Tutti i quesiti in merito al presente invito a presentare proposte vanno inviati per posta elettronica (compresi i riferimenti di pubblicazione del presente invito a presentare proposte di cui al paragrafo 1) al seguente indirizzo: [email protected] Fonte: GUCE C 1 del 4 gennaio 2003 http://europa.eu.int/eurlex/it/dat/2003/c_001/c_00120030104it00 140015.pdf Informazione sulla politica regionale e di coesione dell'Unione europea: bando di gara d'appalto La Commissione europea ha indetto un bando di gara d'appalto relativo alla realizzazione di azioni di informazione e comunicazione della Direzione generale Politica regionale. Il bando di gara riguarda tre lotti: promozione della comunicazione regionale e sviluppo di strumenti di comunicazione; organizzazione di manifestazioni; realizzazione di esposizioni e stand. Il capitolato d'oneri è consultabile sul sito http://europa.eu.int/comm/regional_policy/ newsroom/index_it.htm Fonte: Supplemento alla Gazzetta ufficiale delle Comunità europee del 4/01/2003 - n. 3 - 2003/S 3-001385) http://ted.eur-op.eu.int PROROGA Il bando di gara d'appalto relativo alla realizzazione di azioni di informazione e comunicazione della Direzione generale Politica regionale, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 4 gennaio 2003, è stato modificato. Il termine ultimo per il ricevimento delle offerte, inizialmente fissato conformemente al termine legale di 52 giorni, è stato prorogato e fissato al 24 febbraio 2003. Tutte le altre disposizioni pubblicate rimangono invariate. (Riferimenti relativi alla pubblicazione della rettifica: G.U. S12 del 17/01/2003) PUBBLICAZIONI Annuario statistico dell’Unione europea - Edizione 2002 Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione Europea, ha recentemente presentato l’edizione 2002 dell’Annuario statistico delle Regioni europee. Da un lato, la pubblicazione offre alcuni dati socioeconomici a carattere generale riguardanti popolazione, PIL, forza lavoro e disoccupazione; dall’altro, essa analizza la vita quotidiana dei cittadini europei nelle loro regioni di appartenenza, tramite statistiche sulla salute, l’ambiente e l’urbanizzazione. L’annuario rappresenta pertanto una informazione vitale per un’ampia gamma di utenti, quali le istituzioni europee, gli enti di governo a livello nazionale, regionale e locale, e gli agenti del settore privato. Regioni: Annuario statistico per il 2002 http://www.europa.eu.int/comm/euro stat/Public/datashop/print- 23 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 product/EN?catalogue=Eurostat&prod uct=1-22112002-EN-APEN&mode=download “Verso un’Europa basata sulla conoscenza. L’Unione Europea e la Società dell’Informazione“ La Direzione Generale per la Stampa e la Comunicazione della Commissione Europea ha recentemente pubblicato una brochure intitolata “Verso un’Europa basata sulla conoscenza. L’Unione Europea e la Società dell’Informazione“. La pubblicazione prende in esame la sfida europea relativa alla volontà di abbracciare l’era digitale e divenire un’economia realmente basata sulla conoscenza. In quest’ottica, viene presentato il progetto "eEurope", ovvero lo schema della UE indirizzato a guidare tale processo di cambiamento ed a modernizzare i sistemi educativi e di formazione professionale per assicurare un adeguati standards di acculturamento digitale nelle scuole e nei posti di lavoro. http://europa.eu.int/comm/dg10/pub lications/brochures/move/infoeduc/k nowledge/en.pdf Rassegna 2002 dell’Economia Europea La DG per gli affari economici e finanziari ha presentato la “Rassegna 2002 dell’Economia Europea”. Tale documento é parte integrante della strategia della Commissione Europea tesa a sorvegliare le politiche economiche adottate negli Stati membri, nell’area dell’euro ed a livello dell’UE. Oltre agli sviluppi macroeconomici nell'economia europea, la Rassegna 2002 analizza in profondità: i risultati e i benefici delle riforme strutturali; il ritmo dell'integrazione dei mercati obbligazionari e i benefici che ne derivano; le conseguenze sul piano economico e finanziario dell'invecchiamento della popolazione; il processo di convergenza dei paesi candidati all'adesione. http://europa.eu.int/comm/economy_financ e/publications/european_economy/2002/ee 75en.pdf Fonte: Euro*idees 31, 20 dicembre 2002 L’Eurobarometro, l’unità di analisi dell’opinione pubblica della Commissione Europea, ha recentemente presentato un’indagine su “L’Allargamento dell’Unione Europea”. L’indagine é stata condotta per richiesta della DG Allargamento della Commissione Europea nell’obiettivo di prendere in esame l’attitudine dei cittadini europei verso il processo di allargamento. http://europa.eu.int/comm/public_opinion/f lash/fl132_2_en.pdf Fonte: Euro*idees 31, 20 dicembre 2002 La ricchezza in movimento La DG Occupazione ed Affari Sociali della Commissione Europea ha recentemente presentato un rapporto intitolato “La ricchezza in movimento. Distribuzione della ricchezza, Povertà e Redistribuzione”. Lo studio esplora il modo in cui i tassi di distribuzione della ricchezza e della povertà sono influenzati dal ruolo redistributivo dello stato sociale. A tal fine, il rapporto procede ad un’analisi delle differenze di reddito e della povertà, basata principalmente sui resoconti relativi al periodo 1994 – 1997 del Pannello Europeo sulle famiglie, ECHP (EUROSTAT - European Community Household Panel). http://europa.eu.int/comm/employment_so cial/news/2002/dec/income_on_the_move_ en.pdf Relazione intermedia in merito al piano d’azione per le regioni frontaliere La relazione espone i risultati nell’attuazione del piano d’azione approvato il 25 luglio 2001 dalla Commissione che, indirizzato a 23 regioni situate in Austria, Finlandia, Germania, Grecia e Italia, proponeva una serie di misure per rafforzare la competitività economica delle regioni di frontiera in vista dell’allargamento dell’Unione. Michel Barnier, commissario responsabile per la politica regionale, ha affermato che il successo del piano d’azione è testimoniato dal fatto che la relazione intermedia indica chiaramente che le piccole e medie imprese insediate nelle regioni di confine dell’UE hanno messo a frutto il sostegno europeo e si preparano ad affrontare le sfide dell’allargamento. L’Allargamento dell’Unione Europea 24 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 Il testo integrale della relazione intermedia è reperibile sul sito: http://europa.eu.int/comm/regional_policy Una globalizzazione per tutti La Commissione Europea ha recentemente pubblicato un opuscolo intitolato “Making globalisation work for everyone. The European Union and world trade”. In quest’opuscolo la Commissione esprime la sua predilezione verso la creazione di regole commerciali trasparenti e giuste, e cerca di mostrare le differenti strategie con le quali l’UE tenta di mitigare gli aspetti negativi della globalizzazione, affinché anche i paesi in via di sviluppo possano beneficiare dal libero scambio. Fonte: http://europa.eu.int/comm/publications/bo oklets/move/37/txt_en.pdf Sistemi educativi e formativi per l’imprenditorialità É stato recentemente pubblicato il rapporto finale sui “Sistemi educativi e formativi per l’imprenditorialità”, redatto dal gruppo di esperti sul progetto per l’identificazione delle migliori procedure. Il progetto é stato lanciato dalla DG Imprese nell’ambito del Programma pluriennale per l’impresa e l’imprenditorialità (2001-2005), al fine di identificare e comparare le iniziative europee tese a promuovere l’insegnamento dell’imprenditorialità nei sistemi educativi. Per informazioni: http://europa.eu.int/comm/enterprise/entre preneurship/support_measures/training_ed ucation/education_final.pdf Le politiche comunitarie per lo sviluppo rurale Il Rapporto ha lo scopo di approfondire l'esame della programmazione degli interventi in Italia per il periodo 2000-2006 ed è stato elaborato dall'Osservatorio sulle Politiche Strutturali. Nella prima parte del volume vengono descritti, in linea generale, i programmi italiani in materia di sviluppo regionale e nazionale; la seconda e la terza parte contengono un'analisi delle modalità di attuazione dei programmi di intervento, facendo particolare riferimento al rispetto, da parte delle amministrazioni regionali, dei vincoli previsti dalla normativa comunitaria nella gestione degli interventi programmati. In appendice alla pubblicazione è disponibile una raccolta delle principali norme comunitarie relative ai Fondi strutturali e al tema dello sviluppo rurale. Il rapporto è disponibile nelle pagine del sito Internet dell'Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA) www.inea.it Enterprises in Europe - does size matter? Nella collana Statistics in focus Eurostat ha pubblicato un documento che presenta alcuni dati ottenuti da varie indagini relative alle piccole e medie imprese europee. Enterprises in Europe - does size matter? esamina il contributo fornito all'economia europea dalle PMI, che producono il 60% del valore aggiunto nell'Unione ed individua, tra gli ostacoli incontrati dalle PMI nella produzione di servizi e prodotti innovativi, la scarsità di risorse umane e la difficoltà di avvalersi di nuove tecnologie. Rapporto sulla Carta Europea per le piccole imprese Sul sito della DG Imprese http://europa.eu.int/comm/enterprise_polic y/charter/charter2003.htm sono disponibili i rapporti nazionali relativi all'attuazione della Carta europea per le piccole imprese presentati dagli Stati membri e dalla Norvegia. Sulla base di questi rapporti e dei risultati degli incontri con le autorità nazionali la Commissione adotterà, nel gennaio 2003, il Rapporto sulla Carta Europea per le piccole imprese. NEWS DALLA COMMISSIONE EUROPEA 9 Agricoltura La Commissione presenta una riforma che offre agli agricoltori una prospettiva a lungo termine per un’agricoltura sostenibile Bruxelles, 22 gennaio 2003. La Commissione europea ha adottato un pacchetto di proposte di riforma della 25 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 politica agricola comune (PAC). La proposta della Commissione offre agli agricoltori europei una prospettiva chiara, che accompagna il quadro finanziario per la spesa agricola deciso fino al 2013 dai Capi di Stato e di Governo al vertice di Bruxelles nell’ottobre 20023. Gli obiettivi sono quello di rendere l’agricoltura europea più competitiva e maggiormente orientata al mercato, di portare avanti una semplificazione sostanziale della PAC, di facilitare il processo di allargamento e di difendere meglio la politica agricola in ambito OMC. Gli adattamenti proposti lasciano agli agricoltori la massima flessibilità circa le scelte di produzione da compiere e garantisce loro la stabilità dei redditi. L’attuazione della riforma della Commissione permetterà di eliminare gli attuali incentivi che hanno un impatto ambientale negativo e incoraggerà maggiormente pratiche agricole più sostenibili. Si tratta di adattamenti necessari per permettere all’Unione Europea di proporre un quadro strategico sostenibile e prevedibile per il modello agricolo europeo degli anni a venire. Le nuove prospettive finanziarie rendono ancora più urgenti queste modifiche, che dovranno permettere all’Unione Europea di garantire una distribuzione trasparente e più equa del sostegno al reddito degli agricoltori e di rispondere maggiormente alle aspettative dei consumatori e dei contribuenti europei. Le proposte odierne fanno seguito alle misure contenute nella revisione intermedia della politica agricola presentata dalla Commissione nel luglio 2002. Per ulteriori informazioni sulla proposta di riforma della Commissione si invita a consultare il sito Internet: http://europa.eu.int/comm/agriculture/mtr/i ndex_en.htm InEurop@, n.366 23 gennaio 2003 3 L’accordo fissa un tetto massimo di spesa per gli aiuti diretti e per le misure di mercato nell’ambito dell’Unione europea allargata: la spesa crescerà ad un ritmo inferiore al tasso di inflazione. Nell’accordo si rammenta anche l’importanza delle regioni svantaggiate e si sottolinea il ruolo multifunzionale dell’agricoltura, confermando l’importanza del "secondo pilastro". 9 Allargamento Area Economica Europea Allargata Sono stati avviati a Bruxelles i negoziati per l’entrata di Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia, nell’Area Economica Europea (AEE), che comprende gli Stati membri dell’Unione Europea, l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. La questione principale riguarda l’aumento dei contributi finanziari che i tre Stati non-UE dovrebbero corrispondere per compartecipare agli sforzi strutturali e di coesione richiesti da un mercato interno allargato. In quest’ottica, il Commissario per le relazioni esterne, Chris Patten, ha dichiarato che “tutti coloro che beneficiano dal mercato interno, incluse Islanda, Liechtenstein e Norvegia, dovrebbero dividerne i costi". http://europa.eu.int/comm/external_relatio ns/eea/ip03_25.htm Fonte: Euro*Idees News, n.32 18 gennaio 2003-01-23 La Commissione esamina la propria politica industriale nel contesto dell’allargamento La Commissione ha pubblicato una comunicazione che analizza il ruolo e l’efficacia della politica industriale europea, auspicando che la relazione porti a un riesame a livello europeo del quadro della politica industriale. La comunicazione “La politica industriale in un’Europa allargata” offre una rassegna dello stato attuale dell’industria e delle sfide che essa deve affrontare, esamina le implicazioni dell’allargamento e delinea gli obiettivi della Commissione in materia di industria e i provvedimenti proposti per conseguirli. Il futuro ampliamento dell’Unione europea è evidenziato nella relazione come “una grande fonte di opportunità per l’industria sia degli attuali sia dei prossimi Stati membri”. Il documento avverte però che esistono ancora fortissime differenze tra l’industria manifatturiera dell’UE e quella dei Paesi candidati, dove essa tende a essere meno specializzata e più concentrata in settori a bassa tecnologia. 26 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 La crescita dell’imprenditorialità e l’impatto delle piccole e medie imprese sull’industria sono stati inoltre meno significativi nei Paesi candidati rispetto all’UE; la comunicazione suggerisce di porre in atto provvedimenti specifici al fine di aumentare il sostegno in tali settori. Esaminando i fattori che influenzano la competitività industriale in Europa nell’insieme, la relazione pone in risalto tre fattori decisivi: la conoscenza, l’innovazione e l’imprenditorialità. Al fine di migliorare le prestazioni dell’Europa in questi ambiti, e quindi di aumentare la competitività generale dell’industria, la comunicazione esorta a una maggiore attenzione verso l’istruzione e la ricerca, la specializzazione e il perfezionamento di prodotti, servizi e processi, nonché a stimolare maggiormente l’assunzione di rischi nell’attività economica. Poiché le prestazioni dell’industria dipendono da questa ampia gamma di fattori, il documento argomenta che molti degli strumenti di cui avvalersi sono strumenti propri di altri campi politici, quali la concorrenza, ricerca e sviluppo, l’istruzione, il commercio e lo sviluppo sostenibile. Esso afferma quindi che i responsabili della politica industriale in Europa devono inoltre provvedere affinché le politiche svolte in questi altri settori contribuiscano anch’esse alla competitività dell’industria. In conclusione, la Commissione propone una verifica in tre punti della politica industriale in Europa per dare seguito alla comunicazione. In primo luogo, essa invita le altre istituzioni dell’UE e i soggetti interessati a discutere e reagire alla strategia delineata nella relazione; in secondo luogo, la Commissione annuncia l’intento di verificare l’efficacia delle proprie politiche industriali; in terzo luogo, l’Esecutivo sollecita gli Stati membri a riconsiderare i loro provvedimenti a sostegno della competitività industriale. Il 21 gennaio a Bruxelles, la Commissione europea ha tenuto una conferenza sulla politica industriale in un’Europa allargata. Per ulteriori informazioni, consultare: http://europa.eu.int/comm/enterprise/enter prise_policy/industry/conference/index.htm Per consultare la comunicazione, visitare l’indirizzo Web: http://europa.eu.int/comm/enterprise/enter prise_policy/industry/policy.htm Fonte: Cordis Focus, 13 gennaio 2003 Europa 2003, l’obiettivo è il rilancio Per il Mediterraneo la politica della Ue non può limitarsi al rafforzamento dei legami di natura politica, economica, sociale e culturale con i partner euromeditterannei. È necessario affrontare le due sfide maggiori dell’area, quella demografica e quella democratica. Le economie del Mediterraneo non possono sostenere i tassi di crescita odierni con l’attuale incremento demografico: il rischio concreto per il futuro è un aumento insostenibile dell’immigrazione in Europa. Quanto alla sfida democratica, come ha dimostrato l’ultimo rapporto dell’Onu sullo sviluppo umano nel mondo arabo, non sono più procrastinabili le riforme politiche liberali dei paesi del Mediterraneo, se non a scapito dello sviluppo di questi stessi paesi. L’Europa non può più permettersi di avere legami con regimi non democratici, per quanto moderati, e deve quindi legare la propria partnership con i paesi dell’area mediterranea a profonde riforme. Strettamente connessa alla sfida democratica è anche un’altra delle priorità di Grecia e Italia: la promozione dello sviluppo sostenibile. La storia ci insegna il legame stretto fra povertà, inquinamento e non democrazia: è la dittatura e non il capitalismo liberale che ha dato al mondo i suoi più devastanti disastri ambientali, dietro ai quali vi era la mano dell’uomo. Nel Consiglio “Ambiente” di primavera, in cui si decideranno misure concrete e calendari per il follow-up di Johannesburg per l’Ue, sarà necessario tenere conto che solo nelle società aperte la crescita può produrre benefici umani e ambientali.Così come Grecia e Italia non potranno eludere un’altra questione emersa a Johannesburg e legata allo sviluppo sostenibile: la Politica agricola comune. Nel 2003 il Consiglio dovrà abbandonare vecchie e nuove politiche protezionistiche, chiedere alla Commissione di rivedere la sua recente proposta per i negoziati Omc sull’agricoltura affinché vi sia una drastica riduzione degli aiuti agli agricoltori, un vero mercato aperto 27 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 e condizioni eque per i Paesi in via di sviluppo, e infine dovrà avviare finalmente una riflessione sulla sostenibilità della Pac europea. Le altre linee d’azione indicate come priorità dalle presidenze greca e italiana non sono di minore importanza e potranno avere importanti ripercussioni per il nostro Paese. Il Consiglio si concentrerà in particolare sul rinvigorimento della coesione economica e sociale dell’Europa. Il prossimo giugno saranno adottati gli indirizzi di massima per le politiche economiche, quella che è la strategia di politica economica dell’Unione e degli Stati membri per i prossimi tre anni, fondamentale per la ripresa dell’economia europea e il rafforzamento della moneta unica. Ma ancor più importante sarà in primavera l’inizio della riflessione sulle recenti proposte della Commissione in materia di coordinamento della politica economica. Le quattro proposte di Solbes per combinare “flessibilità e rigore”, che riequilibrano i criteri del Patto di stabilità e crescita che rischiavano di avvantaggiare eccessivamente i Paesi poco virtuosi, permetteranno ai Paesi il cui debito è sotto la soglia del 60% e con un deficit vicino al pareggio di investire importanti risorse pubbliche per riforme strutturali che contribuiranno alla crescita e all’occupazione. Il Consiglio dovrebbe quindi pensare a una rapida approvazione di questo aggiornamento del Patto di stabilità e crescita essenziale in questa congiuntura economica. In questo contesto però l’Italia rischia di mostrare le sue debolezze e di rimanere sola sul piano europeo. Con la sua fragilità, il nostro Paese è suscettibile non solo di una procedura per deficit eccessivo, ma, con le nuove regole, anche di una procedura di infrazione per debito eccessivo. Tanto più che le previsioni sul debito del Programma di stabilità presentato dal Governo a novembre sembrano essere poco realistiche. L’Italia deve dunque prepararsi non solo ad avere la responsabilità di far rispettare le vecchie e nuove regole del Patto di stabilità e crescita, ma anche ad essere d’esempio per l’Europa. I prossimi sei mesi sono dunque delicatissimi per il nostro paese e per il suo ruolo geo-politico in Europa, tanto più che al nostro Governo toccherà il difficile compito di portare a buon fine la sfida della grande riforma costituzionale dell’Unione. Se non saremo capaci di essere da modello e da spinta propulsiva per l’Europa economica e sociale, difficilmente avremo la forza di imporre, per la fine della presidenza italiana, le riforme costituzionali tanto necessarie alla sopravvivenza dell’Unione politica. Fonte: IlSole24ore, 28 dicembre 2002 9 Imprese Proseguono le attività PAXIS per la promozione di idee innovative per la creazione di start-up A dicembre è stata annunciata una nuova iniziativa PAXIS (Azione pilota per l’eccellenza delle start-up innovative), che comprenderà cinque reti tematiche, sei progetti e tre misure di accompagnamento, il cui lancio è previsto per l’inizio del 2003. L’iniziativa PAXIS è stata sviluppata dalla Commissione europea e verrà gestita dalla DG Imprese della Commissione nell’ambito del programma “Ricerca e innovazione” del Sesto programma quadro (6PQ). Nei primi due anni di attività, PAXIS ha valutato e promosso con successo idee innovative per la creazione di società start-up, utilizzando le reti tematiche e i progetti. Il principale obiettivo di PAXIS è “[...] integrare le conoscenze teoriche, pratiche e tacite al fine di sostenere la creazione di nuove idee e raccomandazioni politiche per un settore privato europeo maggiormente basato sulla conoscenza”. Una parte fondamentale della nuova iniziativa è rappresentata dalle cinque reti tematiche, nell’ambito delle quali sono state selezionate 22 “regioni di eccellenza” che, insieme, elaboreranno un nuovo processo di apprendimento, il quale potrà poi essere trasferito ad altri settori economici europei. I sei nuovi progetti saranno incentrati sulla definizione di nuovi approcci e migliori prassi. Inoltre, esamineranno le modalità di trasferimento delle informazioni e delle conoscenze, al fine di elaborare delle raccomandazioni politiche. PAXIS prevede inoltre l’utilizzo di tre misure di accompagnamento (AM): AM1, volta alla definizione di un servizio di comunicazione 28 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 completo per i partecipanti all’iniziativa PAXIS; AM2, che fungerà da canale per del 2003 si terrà un workshop a Torino, mentre per la primavera del 2004 è previsto il Quarto Forum europeo per le imprese innovative.I risultati del primo biennio PAXIS sono la dimostrazione del successo e del continuo contributo di questo programma all’innovazione in Europa: il 73,3% dei partecipanti alle attività di apprendimento della rete ha dichiarato di aver ampliato e consolidato con successo la propria base di conoscenze e competenze, mentre il 60% dei partecipanti regionali ha applicato le linee guida PAXIS a livello regionale e locale. Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Tomas Botella E-mail: [email protected] oppure a Charlotte Avarello E-mail: [email protected] http://www.cordis.lu/paxis/src/ press_release_uk.htm Fonte: Cordis Focus, 13 gennaio 2003 9 Istruzione e formazione Educazione modello futuro: i cinque obiettivi dell’Unione È di grande interesse la proposta, presentata recentemente dalla Commissione europea al Consiglio dei ministri dell'Unione, di adottare 5 obiettivi per lo sviluppo dei sistemi educativi europei per il 2010. L'interesse nasce dal fatto che per la prima volta a livello europeo non vengono proposti in materia di istruzione e formazione solo obiettivi di carattere generale (se non generico), come è avvenuto finora, ma vengono fissati dei traguardi concreti e misurabili, attraverso degli indicatori rispetto ai quali tutti gli Stati membri vengono misurati e valutati. Questi gli obiettivi proposti per il 2010. 1) Tutti gli Stati membri dovranno almeno dimezzare l'incidenza dell'abbandono precoce della scuola rispetto al 2000, così da raggiungere una media europea non superiore al 9 per cento. Attualmente il tasso europeo di abbandono precoce raggiunge in Europa il 19%, valore che si innalza per l'Italia al 29 per cento. 2) Si dovrà almeno dimezzare lo squilibrio di genere tra i laureati in matematica, scienze e tecnologie, nonché garantire un significativo incremento del numero totale di questa categoria di laureati rispetto all'anno 2000. Sotto l'aspetto dell'equilibrio di genere, l'Italia presenta una situazione più favorevole rispetto agli altri Paesi europei. 3) Almeno l'80% della popolazione di età compresa tra i 25 e i 59 anni dovrà essere in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore. Attualmente la media europea è del 66%, mentre l'Italia presenta un valore del 46 per cento. 4) Andrà almeno dimezzata la percentuale dei quindicenni in possesso di ridotte competenze linguistiche, matematiche e scientifiche. L'ultima indagine Ocse-Pisa segnalava che la capacità di lettura dei quindicenni europei si fermava a un punteggio medio di 498, contro 504 negli Stati Uniti e 522 in Giappone. Più alti della media europea sono il Regno Unito, l'Irlanda e la Finlandia, con un punteggio medio di 535. 5) Almeno il 10% della popolazione in età lavorativa (25-64 anni) dovrà partecipare durante l'anno a iniziative di istruzione e formazione permanente, mentre la media europea dovrà attestarsi sul 15 per cento. Attualmente la media europea è dell'8,6%, mentre i Paesi più avanzati (Regno Unito, Danimarca e Finlandia) fanno registrare una partecipazione del 19,6 per cento. Infine la Commissione ricorda agli Stati membri l'impegno preso nell'incontro di Lisbona di aumentare ogni anno in modo sostanziale l'investimento sulle risorse umane, sulla base di criteri precisi da comunicare ufficialmente. Attualmente la spesa media per l'istruzione degli Stati europei rispetto al Pil è del 5%, con una punta del 7,4% per Svezia, Finlandia e Francia. Probabilmente la proposta della Commissione Europea necessiterà di qualche messa a punto. Ad esempio l'indicatore relativo alle ridotte competenze linguistiche, matematiche e scientifiche andrebbe meglio precisato, mentre l'obiettivo relativo al possesso di diploma secondario dovrebbe essere contestualizzato, perché potrebbe dar luogo a confronti impropri: infatti il diploma secondario superiore si consegue in Italia a 19 anni, mentre nella maggioranza degli altri Paesi si consegue a 18 o anche prima, 29 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 e questo ovviamente penalizza il nostro Paese nel confronto europeo. In ogni caso, fatti salvi gli opportuni aggiustamenti, la proposta della Commissione europea è di grande importanza e incisività, perché fissa per tutti gli Stati membri dei traguardi precisi, il cui rilievo è difficilmente contestabile sia sotto l'aspetto quantitativo che qualitativo. Resta il fatto che l'Italia si presenta a questa sfida in una posizione di grave ritardo. Rispetto a tutti gli obiettivi, eccettuata la femminilizzazione dei laureati tecnici e scientifici, gli attuali risultati ci pongono agli ultimi posti della graduatoria europea, con dei valori tali da far dubitare sulla possibilità di raggiungere i traguardi previsti per il 2010. Ma anche in passato, una volta fissato un obiettivo preciso, abbiamo dimostrato la nostra capacità di recuperare situazioni di svantaggio e di rimanere ancorati agli standard europei. Fonte: IlSole24ore, 11 gennaio 2003 9 Occupazione La Commissione definisce una strategia europea per l’occupazione nuova e più operativa La Commissione europea ha adottato le linee essenziali di una strategia europea dell’occupazione più operativa per affrontare le nuove sfide quali i mutamenti economici più rapidi, l’invecchiamento della popolazione e l’allargamento. La Commissione ha proposto tre obiettivi essenziali per la futura strategia, in linea con l’agenda di Lisbona: piena occupazione, promozione della qualità e della produttività nel lavoro (occupazioni migliori), nonché il favorimento della coesione e di un mercato del lavoro che prenda in considerazione l’integrazione. Si tratta di priorità specifiche che vanno sostenute, ove possibile, da obiettivi quantificati, che comprenderanno fra l’altro: il rientro delle donne nell’attività lavorativa, la permanenza in servizio attivo dei lavoratori più anziani e la redditività del lavoro. La Commissione inoltre propone un miglior controllo della strategia, in particolar modo con la partecipazione delle parti sociali e della società civile e l’adeguazione della strategia ad altri processi di coordinamento delle politiche dell’Unione Europea, quali le linee direttrici generali di politica economica. Il presente documento ha lo scopo di stimolare una discussione sulla futura definizione della strategia europea per l’occupazione, in attesa del vertice di primavera che si terrà il 21 marzo di quest’anno. La Commissione presenterà quindi all’inizio di aprile proposte formali per nuove linee direttrici e raccomandazioni relative all’occupazione. Al centro dell’impostazione proposta vi sono tre obiettivi principali: - piena occupazione, in linea con gli obiettivi della strategia di Lisbona; - qualità e produttività sul lavoro, per rispondere all’esigenza di posti di lavoro migliori in un’economia basata sulle conoscenze e alla necessità di promuovere la competitività dell’UE; - coesione e mercato del lavoro integrato, in modo da ridurre le disparità esistenti per quanto riguarda l’accesso al mercato del lavoro. In risposta alla richiesta del vertice di Barcellona di linee direttrici più semplici e più efficaci, nonché in linea con l’esigenza di snellire i vari processi di coordinamento delle strategie dell’UE, la Commissione propone linee direttrici più semplici definite fino a tutto il 2010, che devono rimanere stabili fino alla valutazione intermedia, che sarà effettuata nel 2006. Sarà attribuita più importanza ai risultati, con il monitoraggio dell’attuazione delle linee direttrici da parte degli Stati membri. La comunicazione presenta una serie più concentrata di priorità per le future linee direttrici che seguono gli obiettivi definiti a Lisbona: aiutare i disoccupati a trovare un’occupazione e rendere il lavoro redditizio, incoraggiare l’imprenditorialità per creare un maggior numero di posti di lavoro migliori, combattere il lavoro non dichiarato, promuovere un invecchiamento attivo, gestire l’immigrazione, promuovere l’adattabilità del mercato del lavoro, gli investimenti nel capitale umano e nell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, la parità tra i generi, il sostegno dell’integrazione e la lotta contro la discriminazione sul mercato di lavoro per coloro che sono svantaggiati, nonchè adoperarsi per risolvere le disparità occupazionali a livello regionale. 30 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 La Commissione propone inoltre che la gestione della strategia venga migliorata con servizi più efficaci, una maggiore partecipazione delle parti sociali, la mobilitazione degli attori interessati e un adeguato sostegno finanziario. La presentazione di obiettivi e priorità concreti costituirà la base di una discussione aperta a tutte le parti interessate, in particolare gli Stati membri, il Parlamento europeo, le organizzazioni che rappresentano le parti sociali e la società civile. In linea con la nuova impostazione per il follow-up dell’agenda di Lisbona, nell’aprile 2003 la Commissione presenterà una proposta ufficiale di linee direttrici e raccomandazioni sull’occupazione, alla luce delle discussioni e dell’orientamento politico generale successivo al vertice dell’UE che si terrà in primavera. La presente comunicazione costituisce un seguito della comunicazione del 17 luglio 2002 nella quale la Commissione ha fatto il punto dell’esperienza quinquennale della strategia europea per l’occupazione4. La discussione avviata dalla comunicazione di luglio ha ribadito l’esigenza di rinnovare la strategia per allinearla più da vicino al processo di Lisbona, affrontando nuove sfide emergenti e preparandosi all’allargamento. Le riforme del passato hanno favorito una maggiore tolleranza dei mercati del lavoro dell’Unione Europea in vista del rallentamento economico, hanno incrementato l’occupazione di oltre 10 milioni di posti di lavoro e ridotto la disoccupazione di lunga durata dal 5,2% al 3,3% nell’arco della durata della strategia. Tuttavia le riforme devono essere sostenute e ampliate per creare altri 15 milioni di posti di lavoro necessari per raggiungere gli obiettivi definiti a Lisbona. La comunicazione è disponibile on-line all’indirizzo: http://europa.eu.int/comm/employment_soc ial/news/2003/jan/ees2003_en.html Fonte: InEurop@, n.361 15 gennaio 2003 9 4 Ricerca & Sviluppo Riparte “eContent” sulle tecnologie digitali Nuova tranche di fondi per il programma “eContent” che, adottato dalla Commissione europea a dicembre 2000, si sviluppa su tre linee di azione; migliorare l’accesso alle informazioni del settore pubblico e svilupparne l’utilizzo; incrementare la produzione dei contenuti in un contesto multilinguistico e multiculturale; aumentare il dinamismo del mercato dei contenuti digitali. Per il biennio 2003-2004 la Ue ha messo a disposizione di “eContent” 29 milioni di euro per finanziare progetti che rientrano in una delle tre linee indicate. Possono presentare progetti tutti i soggetti in grado di dimostrare un’esperienza pertinente e comprovata, come qualifiche accademiche o sviluppo di progetti precedenti, nel settore delle tecnologie digitali. I proponenti devono fornire una dichiarazione attestando di non trovarsi in alcuna di queste situazioni: aver in corso una procedura di fallimento, aver subito una condanna definitiva per un reato relativo alla condotta professionale, essersi macchiati da una grave mancanza professionale o aver dichiarato il falso nel fornire le informazioni richieste dall’autorità aggiudicatrice. Tutte le informazioni pratiche sulle modalità di elaborazione e presentazione delle proposte sono reperibili nella guida al proponente, contenuta nel sito: www.cordis.lu/econtent. Nello stesso sito è inoltre disponibile anche il manuale di valutazione, che fornisce dettagli precisi sulle modalità di selezione delle proposte. Il dossier di partecipazione a “eContent” deve essere inviato alla Commissione tramite lettera raccomandata entro il 21 marzo 2003 (scadenza fissa) oppure il 28 maggio 2003 (regime permanente di presentazione). Per essere ammissibili le proposte devono essere redatte su supporto cartaceo, firmate dalle organizzazioni proponenti ed essere spedite alla Commissione al seguente indirizzo: Commissione europea, Direzione generale per la Società dell’Informazione-Programma eContent-edificio Jean Monnet, Ufficio Eufo 1181, Lussemburgo. L’Unione europea, che applica una politica delle pari opportunità, incoraggia COM (2002) 416, 17.7.02 31 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 vivamente, nell’invito “eContent”, le donne a presentare proposte o a partecipare alla loro presentazione. Fonte: IlSole24ore, 6 gennaio 2003 Un eurodeputato chiede di attribuire maggiore importanza al ruolo delle donne e del CCR nella ricerca comunitaria Il 17 dicembre 2002 il Parlamento europeo ha adottato due risoluzioni sulle attività di ricerca e sviluppo tecnologico, nelle quali si sollecita un’ulteriore partecipazione delle donne ai programmi di ricerca dell’UE e si auspica che il Centro comune di ricerca (CCR) possa svolgere un ruolo significativo nella realizzazione dello Spazio europeo della ricerca (SER). Le risoluzioni si basano su due relazioni presentate dall’europarlamentare francese Yves Piétrasanta in risposta a due documenti della Commissione: il rapporto annuale 2001 sulle attività di ricerca e sviluppo dell’Unione europea e il rapporto annuale del CCR per il 2001. Secondo il deputato, il 2001 è stato “particolarmente importante”, perché ha coinciso con l’ultimo anno del Quinto programma quadro (5PQ) e con l’anno del varo del SER. Il relatore si augura che l’obiettivo di partecipazione delle donne nell’ambito del Sesto programma quadro (6PQ) sia pari al 50% e deplora nel contempo che l’auspicato tasso di partecipazione del 40%, previsto per il 5PQ, non sia stato raggiunto. In base alla relazione, “l’estrema esiguità della rappresentanza femminile nel campo della ricerca mostra come l’UE non sia ancora in grado di utilizzare adeguatamente le sue risorse umane e quindi di impegnarsi nell’attuazione dell’obiettivo che si è prefissata e cioè di diventare ‘l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo’, come stabilito nella strategia di Lisbona.” Nel documento, Piétrasanta insiste altresì affinché la Commissione imponga e sostenga fortemente un aumento dei finanziamenti a studi sulla parità tra uomini e donne e per la creazione di un Istituto europeo sui problemi di genere. Secondo la relazione dell’europarlamentare, la realizzazione dello Spazio europeo della ricerca si basa su sei pilastri: la creazione di che faccia capo al CCR. In effetti, il documento sostiene che “quale organismo europeo dedicato alla ricerca, il CCR partecipa alla creazione dello Spazio europeo della ricerca nella misura in cui può costituire una piattaforma che offre un vero e proprio valore aggiunto comunitario grazie al lavoro in rete e alla collaborazione scientifica.” Inoltre Piétrasanta sostiene il potenziamento della funzione del Centro comune di ricerca: “Il CCR dovrebbe poter svolgere un ruolo più importante per i politici e per coloro che gestiscono l’UE, tramite la sua missione di sostegno scientifico e tecnico e tenendo conto del fatto che si tratta di uno strumento operativo in grado di compiere ricerche fondamentali nei suoi laboratori.” Per consultare la relazione di Piétrasanta, visitare: http://www2.europarl.eu.int/omk/ Yves Fonte: Cordis Focus, 13 gennaio 2003 9 Società dell’Informazione La Commissione adotta la proposta di un nuovo programma di e-learning La Commissione ha adottato la proposta di un programma che promuove l’uso delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (NTIC) per migliorare gli strumenti di e-learning. Il programma riceverà finanziamenti per E 36 milioni in tre anni e costituisce una risposta agli appelli, espressi nei consigli di Lisbona, Stoccolma e Barcellona, a integrare più approfonditamente le NTIC nell’istruzione e nella formazione. L’uso delle NTIC per agevolare la mobilità di studenti e docenti universitari, aumentare la qualità dell’insegnamento e promuovere il riconoscimento reciproco dei percorsi di studio sono le idee principali alla base della creazione dei “campus virtuali”. Il programma di e-learning contribuirà alla creazione di campus universitari virtuali comuni in almeno tre Stati membri tramite lo sviluppo di corsi online, creando così una combinazione di corsi di studio reali e virtuali. L’iniziativa promuoverà il collegamento in rete delle università virtuali 32 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 in Europa e offrirà modelli per i partenariati pubblico-privati nell’istruzione superiore. L’elemento conclusivo del programma è il gemellaggio di scuole attraverso Internet, che permetterà ai giovani europei di partecipare a progetti di cooperazione internazionale durante le attività scolastiche. Sarà istituita una rete di sostegno e consulenza per facilitare il gemellaggio virtuale, basata sulla partecipazione di docenti che hanno già esperienza in tale settore. Il programma avvierà inoltre iniziative di relazioni pubbliche quali gare, premi e pubblicazioni per incoraggiare il gemellaggio virtuale delle scuole. Gli obiettivi ultimi del programma di elearning sono stimolare la coesione sociale e contribuire al processo di rendere l’Unione europea l’economia della conoscenza più dinamica al mondo entro il 2010. Per ulteriori informazioni sulle politiche della Commissione in materia di e-learning, consultare: http://europa.eu.int/comm/education/elear ning/index.html Fonte: Cordis Focus, 13 gennaio 2003 ‘La vostra voce in Europa’: il nuovo portale della Commissione intende assegnare ai cittadini una funzione più importante nel processo decisionale La Commissione europea ha inaugurato un nuovo portale Web grazie al quale sarà più agevole per i cittadini europei farsi sentire nel quadro del processo decisionale dell'Unione europea. Il nuovo portale ‘La vostra voce in Europa’ http://europa.eu.int/yourvoice sostituisce la versione precedente del sito con uno sportello unico nelle undici lingue dell'UE, che permette ai cittadini, alle imprese e a tutte le altre parti interessate di far conoscere alla Commissione il proprio pensiero sulle nuove iniziative politiche. Non appena concluse le consultazioni i risultati saranno disponibili sul portale, cosicché gli utenti del sito, oltre a poter esprimere le proprie opinioni, avranno la possibilità di sapere quanto è stato detto dagli altri e di verificare in seguito come la Commissione avrà tenuto conto delle loro riflessioni quando saranno pubblicate nuove proposte. Tutto ciò contribuirà ad una maggiore trasparenza e responsabilizzazione nel quadro del processo decisionale dell'UE. Lo sviluppo di un punto d'accesso unico per le consultazioni pubbliche rientra nell'ambito dell'attuazione dei ‘Principi generali e requisiti minimi per la consultazione’ (IP/02/1865) recentemente approvati dalla Commissione. Collegamenti utili ‘La vostra voce in Europa’: http://europa.eu.int/yourvoice Principi generali e requisiti minimi per la consultazione: http://europa.eu.int/eurlex/en/com/cnc/2002/com2002_0704en01.p df Politica interattiva: http://europa.eu.int/comm/internal_market/ ipm.htm Contatto: [email protected] Fonte: InEurop@, 29 gennaio 2003 9 Sviluppo Regionale Patti territoriali per l'occupazione: nuova valutazione disponibile Una nuova valutazione dei Patti territoriali per l'occupazione conclude che i Patti possono essere un metodo efficace per creare valore aggiunto in termini d'impiego e di sviluppo locale. Con l'obiettivo di lottare contro la disoccupazione e di promuovere la creazione d'impieghi attraverso partnership multisettoriali a livello locale, tra il 1996 e il 2001, nell'insieme dei territori dell'Unione, sono stati finanziati 89 Patti con i Fondi strutturali. Per reperire la documentazione: http://europa.eu.int/comm/regional_policy/ newsroom/index_it.htm Fonte: Inforegio, 17 gennaio 2003 Il ruolo delle autorità locali nell’integrazione europea La Commissione per gli affari costituzionali del Parlamento Europeo ha approvato una 33 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 relazione sul ruolo dei poteri regionali e locali nella costruzione europea. La relazione include una serie di raccomandazioni generali, seguite da proposte concrete di emendamento per alcuni articoli dei Trattati. Nel testo si afferma che occorre abbandonare una concezione gerarchica e piramidale del sistema istituzionale comunitario e instaurare meccanismi per una maggiore partecipazione delle collettività regionali e locali al processo decisionale europeo. In proposito, si chiede alla Commissione di associare pienamente e costantemente alla preparazione degli atti legislativi e all’elaborazione delle politiche comunitarie coloro che sono poi chiamati ad applicarle. occasione del Forum sulla coesione. La Commissione presenterà le sue proposte globali per tutte le politiche, unitamente alle prospettive finanziarie per il periodo dopo il 2006. L'obiettivo è di garantire che il 2006 sia dedicato ai negoziati con gli Stati membri e le regioni sui nuovi programmi per il periodo 2007-13. Più informazioni sul futuro dibattito in merito alla politica di coesione sono disponibili sul sito: http://europa.eu.int/comm/regional_policy/ debate/forum_en.htm Fonte: InEurop@, 30 gennaio 2003 Per informazioni http://www2.europarl.eu.int/omk/sip ade2?L=IT&OBJID=9859&LEVEL=3&M ODE=SIP&NAV=X&LSTDOC=N Fonte: Euro*Idees News, n.32 18 gennaio 2003 La Commissione adotta la seconda relazione intermedia sulla coesione economica e sociale Michel Barnier, Commissario responsabile per la politica regionale ha presentato oggi un aggiornamento sulla situazione delle regioni europee nel contesto della seconda relazione intermedia sulla coesione economica e sociale. Tale relazione contiene inoltre una sintesi del "grande dibattito" sul futuro della politica regionale europea per il periodo che inizia nel 2007 nel contesto di un'Unione Europea allargata. Viene così definito l'ordine del giorno per le proposte della Commissione che saranno pubblicate prima della fine del 2003 e che riguarderanno una politica regionale caratterizzata da un nuovo approccio nell'intento di venire incontro alle esigenze che emergono non solo nei nuovi Stati membri ma anche nei Quindici attuali. Il terzo rapporto sulla coesione economica e sociale sarà adottato alla fine del 2003. Nel 2003 avranno luogo ampie consultazioni, incluso un incontro importante nel marzo 2003 che riguarderà la futura gestione dei Fondi strutturali. Si prevede inoltre di organizzare consultazioni sulle proposte contenute nel terzo rapporto, nel 2004, in VARIE Internazionalizzazione dei distretti: nuove opportunità di sviluppo per le PMI In che modo si possono innescare dinamiche virtuose di sviluppo che consentano ai distretti italiani di trasformarsi rinnovando le proprie specificità? Come consentire ai paesi dell'Est Europa di entrare a far parte delle nuove reti di divisione del lavoro su scala internazionale? In che misura i processi in atto trasformano l'orizzonte competitivo delle imprese e la loro struttura organizzativa e gestionale? A questi ed altri interrogativi ceca di dare delle risposte la ricerca promossa da Formez e TeDIS sulle strategie utilizzate dalle imprese dei cosiddetti "distretti" per inserirsi nel nuovo scenario economico e produttivo internazionale. Si tratta di un'analisi delle misure adottate nei processi di delocalizzazione delle imprese del NordEst e delle politiche pubbliche più adeguate che i governi locali possono attuare per monitorare ed intervenire sulla 34 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 competitività dei territori coinvolti nella delocalizzazione. La ricerca è stata presentata il 30 novembre a Venezia, nell'ambito di un convegno organizzato dal Formez (Progetto Centro Nord) in collaborazione con la Venice International University e la Regione Veneto, dal titolo "L'internazionalizzazione dei distretti: ruolo e politiche della Pubblica Amministrazione". I risultati dello studio fanno riferimento alle cosiddette imprese leader di 20 importanti distretti industriali italiani riconducibili ai comparti tipici del made in Italy (moda, casa-arredo, meccanica). All'indagine hanno risposto 182 aziende appartenenti al sottouniverso delle 306 imprese leader dei distretti stessi. Le aziende intervistate appartengono per il 40,7% al Nord Est, il 28,0% alla Lombardia, il 18,7% all'Emilia Romagna e per il 12,6% alla Toscana. Dalla ricerca emerge che il 90% delle imprese intervistate esternalizza almeno parte delle attività della filiera. L'apertura internazionale della catena del valore a monte delle imprese coinvolge infatti il 41% dei casi intervistati, spesso la forma di un allungamento delle catene di fornitura, sia di tipo strategico che di lavorazione (contoterzismo). Alle Pmi però non piacciono molto gli investimenti diretti all'estero (IDE), misura attuata generalmente dalle multinazionali: solo il 34,7% delle aziende ha stabilimenti produttivi oltre confine. La modalità di internazionalizzazione più frequente consiste infatti in partnership con fornitori strategici, attuate dal 61,3% delle imprese. Le principali aree di riferimento per l'internazionalizzazione produttiva sono l'Europa occidentale, l'Europa orientale e il Far East, con una progressiva apertura anche al Sud America. Fonte: Formez News, 1 dicembre 2002 Il Knowledge Management: dalle imprese alla pubblica amministrazione Il Knowledge Management sbarca nella P.A. L'insieme di metodologie per la gestione sistematica delle informazioni e delle conoscenze nelle organizzazioni, entrato a pieno titolo nella pratica ordinaria delle imprese, data la crescente centralità delle risorse conoscitive per il buon esito dei processi di modernizzazione in corso, si sta facendo strada anche nel settore pubblico. E' quanto è emerso nel corso del seminario internazionale dal titolo "Il Knowledge Management per le organizzazioni pubbliche", organizzato dal Formez nell'ambito del progetto "Formazione Condivisa", un percorso formativo internazionale per funzionari pubblici su tematiche innovative, in collaborazione con il CNFPT francese e l'EAPC della Catalogna, svoltosi a Roma l'11 novembre scorso. Il workshop coordinato da Salvatore Marras, responsabile dell'area Servizi di Rete del Formez e al quale hanno preso parte funzionari, provenienti da tutte le amministrazioni italiane, dal livello ministeriale a quello comunale, ha offerto sull'argomento una panoramica a tutto campo, a cominciare dalle tendenze di scenario che hanno posto la conoscenza al centro delle attività delle organizzazioni e dai possibili benefici di una gestione organica delle conoscenze per le PP.AA. La relazione generale sull'argomento è stata presentata da Augusto Vino, mentre gli aspetti più operativi sono stati trattati da Matteo Bonifacio. Jaume Urgell e François Cavallier hanno presentato rispettivamente casi di Knowledge Management in Catalogna e in Francia. Durante il seminario sono stati illustrati i principali concetti e strumenti di Knowledge Management ed approfonditi i due principali versanti su cui si gioca la sua riuscita, ovvero la gestione delle risorse umane e le tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Si è spiegato, quindi, che per potenziare la capacità delle organizzazioni di capitalizzare le conoscenze rilevanti occorre coniugare l'attenzione allo sviluppo delle competenze e all'apprendimento organizzativo con un'infrastruttura informatica progettata in modo da supportare i processi sociali di creazione e condivisione delle conoscenze. Infine, sono state illustrate alcune esperienze significative di Knowledge Management nelle PP.AA. I materiali del seminario sono disponibili sul sito del Formez. Il prossimo appuntamento italiano del progetto "Formazione Condivisa" sar à il seminario sui nuovi modelli organizzativi per l'esternalizzazione dei servizi negli enti locali, in programma a Roma il 27 gennaio 2003. 35 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 Fonte: Formez News, 1 dicembre 2002 I rapporti fra pubblica amministrazione e imprese: presentazione del monitoraggio annuale Quali sono stati i rapporti fra la pubblica amministrazione e le imprese nell'anno appena trascorso? La P.A. ha costituito un ostacolo oppure uno stimolo e un alleato per il mondo imprenditoriale italiano? Ce lo svela un monitoraggio annuale di analisi e valutazione delle diseconomie prodotte dalla pubblica amministrazione sul sistema delle imprese italiane, realizzato dall'Osservatorio dei rapporti tra amminisitrazioni pubbliche e attività economica promosso dal Dipartimento della Funzione Pubblica e realizzato dal Formez in collaborazione con la Fondazione Rosselli. La presentazione della ricerca si è tenuta il 19 dicembre 2002 alle 10.30 presso il Dipartimento della Funzione Pubblica. Erano presenti il ministro della Funzione Pubblica Luigi Mazzella, il presidente del Formez Carlo Flamment, il presidente della Fondazione Rosselli Riccardo Viale e Walter Tortorella (responsabile della ricerca per la Fondazione Rosselli). Per maggiori informazioni rivolgersi a Marco Iachetta inviando una e-mail a [email protected] o a [email protected] Fonte: Formez News, 19 dicembre 2002 Consultazione pubblica sull’apprendimento delle lingue Nell’ottica di dare un nuovo impeto alla promozione dell’insegnamento delle lingue e della diversità linguistica, culminati nell’Anno Europeo delle Lingue nel 2001, la Commissione Europea ha espresso l’intenzione di pubblicare un piano d’azione nell’estate del 2003. In questo quadro, essa ha lanciato una consultazione pubblica in merito alle modalità volte a migliorare l’apprendimento delle lingue e promuovere la diversità linguistica in Europa, rivolta a insegnanti, studenti, istituzioni, e più in generale a tutti coloro che sono attivi all’interno del settore dell’insegnamento linguistico. In particolare, sono richiesti suggerimenti in relazione a tre aree tematiche: miglioramento ed estensione dell’apprendimento costante delle lingue, miglioramento dell’insegnamento delle lingue straniere, creazione di un ambiente favorevole all’apprendimento delle lingue. http://europa.eu.int/comm/education/langu ages/consult_en.html Fonte: Euro*Idees n.31, 20 dicembre 2002 Imprenditoria femminile: L. 215/92 al via E' stata pubblicata nel supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale del 12 dicembre 2002 la circolare esplicativa relativa al 5° bando della legge 215/92 "Azioni positive per l'imprenditoria femminile" emanata dal Ministro delle attività produttive in data 22 novembre 2002. Le domande per l'accesso alle agevolazioni possono essere presentate dal 13 dicembre 2002 al 12 marzo 2003. Le risorse messe complessivamente a disposizione ammontano a euro 154.560.864. Sia il decreto, sia la circolare, compresa la modulistica per la compilazione delle domande sono disponibili sul sito del ministero delle attività produttive. Fonte: http://www.minindustria.it Luci e ombre dell'offerta agevolativa in Italia secondo il rapporto di Monitoraggio dell'Osservatorio per l'imprenditoria femminile L'Osservatorio per l’Imprenditorialità Femminile ha presentato il 3 dicembre 2002 a Roma il Rapporto di Monitoraggio sugli strumenti per la creazione d’impresa a disposizione delle imprenditrici e degli imprenditori italiani. Il rapporto rientra tra gli strumenti previsti dall’Osservatorio per l’Imprenditorialità Femminile, istituito nel febbraio 1997 con un Decreto del Ministro per le Pari Opportunità, e ha la funzione di fornire al Governo elementi utili per conoscere la reale consistenza - qualitativa e quantitativa - del pacchetto di strumenti per la creazione d’impresa. Gli aspetti esaminati - la produzione di norme e di interventi di sostegno e la progettualità, le 36 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 richieste di un pubblico, potenziale ed effettivo, di fruitrici/fruitori - evidenziano, infatti, alcuni elementi dinamici, di cambiamento delle politiche di sostegno all'imprenditorialità ma anche alcune problematicità in particolare per quanto riguarda le donne. L'indagine evidenzia il profilo delle donne e degli uomini che vorrebbero far ricorso ai dispositivi di sostegno alla creazione d'impresa: soprattutto giovani alla ricerca di un primo impiego, oppure semplicemente alla ricerca di una nuova occupazione. Oltre la metà della cosiddetta "domanda potenziale" è costituita da quanti un lavoro non ce l'hanno, oppure l'hanno perduto o, ancora, navigano tra un "lavoretto" e l'altro. In molti di questi casi il disagio occupazionale è stato preceduto da un percorso formativo troppo breve o inadeguato. Il risultato: una domanda rivolta a settori produttivi maturi e proprio per questo di arduo inserimento, con possibilità di successo meno elevate e che richiederebbero un progetto e un soggetto imprenditoriale più solidi di quanto non si rilevi abitualmente. L’offerta agevolativa va quindi articolata e non può limitarsi agli aspetti finanziari: deve investire anche nella fase progettuale e in quella di avvio, e seguire i primi passi dell'impresa per garantire una stabilizzazione e un consolidamento delle attività, riducendo così il rischio di mortalità. Per quanti hanno già maturato esperienze di lavoro e desiderano migliorare la propria condizione o mettere alla prova un progetto professionale, invece, si auspica la sperimentazione di forme di sostegno meno marcate, che assecondino e accompagnino un disegno e un'idea di impresa già delineate. Interventi differenziati, quindi, che tengano in maggior conto le esigenze e le caratteristiche dei diversi target di proponenti, in funzione del raggiungimento di un successo imprenditoriale e non soltanto di un obiettivo occupazionale. Esigenza di specializzazione, quasi di personalizzazione, legata anche alle specificità territoriali. Un conto è, infatti, pensare alla creazione d'impresa in un contesto caratterizzato da un ricco e diffuso tessuto di aziende, con una vocazione produttiva definita e una cultura e tradizione di lavoro indipendente. Specifiche, infine, le esigenze che caratterizzano le donne che desiderano "mettersi in proprio". L'indagine mette in evidenza alcuni elementi di incoerenza nelle risposte che vengono fornite dal Governo. “Sostenere l'imprenditorialità femminile significa, infatti, saper cogliere e valorizzare - e non, necessariamente, piegare o forzare - le idee che le donne mettono in campo, saperle assecondare consentendo l'avvio di iniziative imprenditoriali negli ambiti produttivi e nelle forme che le donne ritengono opportune. Il terziario e i servizi di prossimità, in particolare, ricevono ancora scarse attenzioni da parte di chi predispone le norme di sostegno alla creazione d'impresa; sono, invece, i progetti imprenditoriali riguardanti il manifatturiero a essere prevalentemente sostenuti. Le formule cooperative, associative, il lavoro autonomo e, in generale, le piccole e piccolissime imprese non sono adeguatamente supportate. Questo significa che la maggior parte dei progetti imprenditoriali delle donne non ricevono adeguata attenzione e sostegno. Ma la complessità che caratterizza la vita delle donne, l'interconnessione tra ambiti familiari e professionali, il permanere di tratti culturali sfavorevoli alla loro affermazione professionale, soprattutto nel lavoro indipendente, richiedono interventi di più ampio respiro, a carattere integrato, che non si risolvano e non si limitino, insomma, alla sola sfera lavorativa. Una questione centrale è rappresentata dall'esigenza di rendere conciliabile il lavoro con altre attività e impegni familiari. Tale questione assume particolare rilievo proprio in relazione al lavoro indipendente, per il quale ancora scarseggiano strumenti specifici di supporto”. Fonte: www.kila.it Arrivano i fondi per l’e-government Quasi 10 milioni al Nord-Ovest per i programmi istituzionali di e-government. Il ministero per l’Innovazione e le tecnologie ha deciso di partecipare al finanziamento di 37 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 nove progetti presentati dagli enti locali di Piemonte e Liguria nell’ambito del programma nazionale di modernizzazione delle amministrazioni pubbliche. Complessivamente, è in arrivo un assegno da 9,7 milioni: il 60% della somma si concentrerà sul Piemonte (per cinque progetti), il 27% verrà versato alla Regione Liguria (sono due le iniziative in cantiere), mentre oltre un milione sarà destinato a due iniziative estese alle tre regioni. In totale, l’appoggio ministeriale (che, in media, copre il 30% delle spese previste) dovrebbe attivare investimenti per oltre 30 milioni. Tra i progetti cofinanziati nel Nord-Ovest (sono 138 in tutta Italia, per uno stanziamento complessivo di 120 milioni) ci sono lo sviluppo di sportelli ondine per gli enti locali, l’allestimento di portali telematici ad hoc per imprese e formazione professionale, lo studio e l’implementazione della firma digitale. Una curiosità: il programma Atob, a fianco del Piemonte, vedrà coinvolta la provincia di Nuoro, forte di una partnership consolidata con alcune province piemontesi. Di particolare interesse i due programmi che riguardano l’intera area del NordOvest: oltre all’integrazione delle tre Rupar regionali (le reti telematiche riservate alle Pa), in cantiere c’è la realizzazione di un portale interregionale per la prevenzione del rischio ambientale. Capofila del programma è l’amministrazione regionale della Liguria. Anche le Amministrazioni garantiscono massimo sostegno ai programmi di egovernment. “Le riforme istituzionali in corso-dice ad esempio Gilberto Picchetto, assessore regionale all’Industria del Piemonte-stanno assegnando alle Regioni un’importanza via via crescente”. I tempi di attuazione si annunciano piuttosto serrati. “Entro il mese di febbraioprecisa Renzo Rovaris, direttore del Csi, il consorzio che ha coordinato i progetti presentati dalle Pa piemontesi-dovremo rendere noti al ministero tempi e modalità di attuazione. In questo modo otterremo i primi acconti e potremo avviare l’elaborazione dei programmi”. Fonte: Il Sole 24 Ore Nord Ovest, 23 dicembre 2002 Formazione per funzionari e dirigenti di Stato, Regioni, Enti Locali e loro Consorzi impegnati in politiche ambientali (Ob. 1, Ob. 2) Il Formez promuove il Progetto I.S.A. Programma di interventi, servizi e progetti in materia di sostenibilità ambientale per la diffusione dell'innovazione amministrativa. Il Programma, incentrato sui principi dello sviluppo durevole e della sostenibilità ambientale, è finalizzato a sostenere la crescita e la strutturazione dei processi di governance ambientale nella P.A. La partecipazione alle attività è gratuita. Al termine delle attività il Formez rilascerà ai partecipanti un attestato di partecipazione. http://db.formez.it/ArchivioNews.nsf/ Innovare per essere competitivi L’economia è tornata a occupare tristemente le prime pagine dei quotidiani e le aperture dei telegiornali. Questo perché, purtroppo, la competitività delle imprese italiane è sempre più a rischio sui mercati globali. Le analisi condotte di recente sullo stato dell’economia italiana non lasciano dubbi: il nostro Paese sta perdendo quote di mercato sul Pil mondiale più rapidamente di qualsiasi altra nazione industriale sviluppata. Nel 1980 l’economia italiana pesava per il 4,32% sull’economia-mondo; vent’anni più tardi questa percentuale è scesa al 3,53 per cento. La classifica redatta dal World Economic Forum di Davos in Svizzera ha evidenziato una perdita di competitività del sistemaPaese, principalmente in base a tre direttive: la tecnologia (39° posto), le istituzioni pubbliche (37esimo posto) e il contesto macro-economico (27° posto). Questi dati devono essere il punto di partenza di una riflessione per chiunque – a diverso titolo – abbia a cuore il futuro del Paese. La progressiva apertura e concorrenzialità del mercati legano sempre più le potenzialità di crescita dei sistemi territoriali alla loro capacità di attrarre investimenti e persone. Per questo si impone oggi un deciso rilancio dell’Italia su scala globale. Tempo fa, in una lucida analisi del sistema americano, Michael Porter ha affermato che 38 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 l’aspetto centrale dello sviluppo economico è da identificare nella creazione delle condizioni per un rapido e sostenuto miglioramento dell’economia nazionale. Il basso tasso di crescita delle nostre imprese sembra confermare l’assenza, quantomeno parziale, di tali condizioni. La grandezza media delle imprese è diminuita in tutte le economie industriali, per mutamenti strutturali nell’organizzazione produttiva, ma in Italia il fenomeno è stato pronunciato da divenire un’anomalia. Le imprese con meno di dieci addetti danno oggi impiego a una quota dell’occupazione totale doppia della media europea. (più del 45%). In circa vent’anni l’occupazione delle imprese manifatturiere con più di 500 addetti è scesa intorno al 15% del settore, dimezzando la propria incidenza; è del 56% in Germania e del 43% in Francia. Le imprese medie, tra 100 e 400 addetti rappresentano solo il 10% del totale, contro il 17,5 in Germania e il 16% in Francia. Il relativo declino dell’industria di grande e media dimensione è nocivo alla crescita della competitività, perché dimensione aziendale, innovazione e sviluppo economico tendono a muoversi insieme. La grande innovazione industriale nasce da un tipo di ricerca che è prerogativa della grande impresa: circa l’80% della ricerca industriale italiana si fa in imprese con altre 500 addetti, mentre è quasi irrilevante l’attività nelle aziende al di sotto dei 50 addetti. Conseguenza del declino dell’industria media e grande è un minor contributo dei beni ad alta intensità tecnologica e una minore propensione a investire in ricerca e sviluppo (meno della metà che in Francia e in Germania). Un sistema produttivo povero d’imprese medie e grandi, di ricerca e concentrato su produzioni a bassa intensità tecnologica è un sistema poco competitivo, e anche la piccola industria, che pure ne costituisce l’elemento di forza, rischia di vedere ridotti i propri margini di profitto. Affinché si avvii un graduale riequilibrio della struttura industriale italiana occorre allora che, negli anni a venire, cresca il numero delle imprese che da medie diventano grandi, cresca il numero delle piccole che diventano medie. Esistono tuttavia in Italia fattori che limitano le capacità di sviluppo delle imprese: • innanzi tutto il diritto societario. Lo sviluppo di idee imprenditoriali innovative passa molto spesso anche attraverso i tentativi, gli insuccessi. Le regole attuali configurano una situazione in cui nessuno osa investire nei business in cui è alta la possibilità di fallire; • ci sono poi gli effetti dello stato della finanza pubblica, che si esprimono in una pressione fiscale ancora troppo alta, a fronte di una spesa che dal 1998 ha ripreso a salire. Una strada sicuramente da battere è quella delle liberalizzazioni, dal mercato del lavoro a quello dei prodotti e servizi. Fra i paesi avanzati, il nostro è quello a più alta regolamentazione: c’è stata una riduzione fra il 1978 e il 1998, ma inferiore a quella avvenuta negli altri Paesi. Non dimentichiamo che il programma di privatizzazioni intrapreso nel ’92 ha svolto un ruolo molto importante nel processo di rientro del debito. I proventi realizzati dalle dimissioni sono stati impiegati nel riacquisto di titoli del debito pubblico, contribuendo in maniera rilevante al processo di riduzione del debito in rapporto al Pil. Esiste poi un ruolo di primaria importanza che il sistema finanziario può svolgere – e di fatto svolge – nel determinare la competitività del Paese. Uno dei principali fattori critici di competitività del sistema Italia è infatti rappresentato dal peculiare tessuto economico costituito da aziende snelle, con forti potenzialità di sviluppo. A tal proposito, le forme più efficaci per favorire l’afflusso di capitali di rischio alle piccole e medie imprese si stanno affermando nella forma di quelle definite dagli anglosassoni come pre-public; si tratta della sottoscrizione di titoli rappresentativi di capitali di rischio da parte di merchant bank, società di venture capital e fondi chiusi. La peculiarità di questi investitori istituzionali va identificata nel fatto che essi non si limitano all’apporto di risorse finanziarie, ma assistono l’azienda anche nei suoi programmi di sviluppo e possono spesso arrivare ad accompagnarla fino alla quotazione, fornendole servizi reali, 39 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 supporto, consulenza e soprattutto offrendo un contributo culturale volto ad aiutare il management e la proprietà a adattare la propria mentalità alle esigenze di una più ampia base societaria. Tali forme di investimento sono essenziali per la crescita delle piccole e medie imprese, obbligate a raggiungere le dimensioni richieste dai processi economici in atto a livello mondiale per azione della competitività del mercato. In questo senso le attività legate alla gestione di servizi finanziari diventano un fattore critico di successo, tenuto conto di quell’insieme di vincoli-opportunità rappresentate dal processo di globalizzazione. L’attività di investimento contribuisce, in altre parole, allo sviluppo del sistema industriale e dell’economia nel suo complesso, selezionando imprese a rapido tasso di crescita e fornendo loro il capitale necessario a svilupparsi. Una ricerca sul territorio europeo condotta da Coopers e Lybrand ha dimostrato che le imprese venture baked: • sono ad alto tasso di sviluppo; • creano nuovi posti di lavoro; • effettuano considerevoli investimenti; • perseguono strategie di sviluppo a livello internazionale. I dati della ricerca confermano l’influenza decisiva degli investimenti nel capitale di rischio sui fattori chiave che generano lo sviluppo economico. D’altra parte le attività degli investitori istituzionali hanno una influenza diretta su un altro elemento fondamentale della competitività di un Paese: l’innovazione tecnologica. L’Italia è la prima in Europa per la nascita delle nuove imprese: sono 200mila all’anno. Ma una ricerca McKinsey ci dice che siamo gli ultimi nella trasformazione delle aziende da piccole a medio-grandi. Uno dei motivi è che le nostre nuove imprese non nascono da un forte contenuto di innovazione tecnologica, mentre la crescita è sempre favorita dalla tecnologia. La creazione delle condizioni per innovazioni tempestive a livello di mercato è tuttavia subordinata all’esistenza di soggetti che sostengano tale sviluppo attraverso l’apporto di capitale e know how. Le Pmi stanno dimostrando di non essere una specie di estinzione che deve essere in qualche modo tutelata, ma un insieme di organismi capaci di grande flessibilità e adattabilità alle condizioni di mercato, e quindi in grado di contribuire alla crescita se mese in condizione di operare in un contesto ambientale favorevole. Se tale modello trova nell’accesso al mercato dei capitali in modo efficiente il proprio punto critico, appare evidente come la finanza possa fare molto creando i messi, le forme e i nuovi strumenti per permettere alla Pmi di attingere in modo sempre più semplice e conveniente agli ingenti capitali necessari per vincere la sfida della globalizzazione. L’essenza dell’impegno sta nel trovare nuove vie. Le condizioni macroeconomiche di mercato che si prospettano all’orizzonte sono di estrema incertezza e rendono difficile l’interpretazione di scenari futuri. Tuttavia un atteggiamento ottimista può generare flussi dinamici di possibilità, dando vita a nuove soluzioni e creando nuovi orizzonti. Accompagnare le imprese nel loro percorso verso la competitività internazionale è un impegno. Creare un ambiente favorevole a questo processo un dovere. Fonte: IlSole24ore, 2 gennaio 2003 La formazione porta sviluppo La scuola e la formazione sono oggi poste in Italia di fronte a nuove sfide: obbligo formativo, alternanza, istruzione e formazione tecnico superiore, formazione continua. Per vincere queste sfide un ruolo decisivo è quello giocato dalle categorie industriali. Le categorie, pur esprimendo differentemente la loro rappresentanza – da quella più generale in tutte le materie di natura economica e sindacale, alla gestione di compiti più mirati, come gli studi ed analisi industriali e di mercato, fino all’organizzazione di fiere e alla realizzazione di investimenti all’estero o in altre aree del paese – hanno sempre offerto un elevato livello di servizi ai loro associati e un elevato grado di collaborazione alle scuole e ai centri formativi. Basti pensare a iniziative come “aziende aperte”, alla 40 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 diffusione degli stage, alla messa a disposizione di docenti aziendali, agli studi di settore. In questo scenario molto variegato e dinamico, coloro che vi operano hanno in comune una grande conoscenza delle aziende che rappresentano, dei loro prodotti, dei loro sistemi di produzione e dei loro modelli organizzativi. Un know-how che viene loro riconosciuto non solo in Italia, ma anche dai loro partners europei. Gli addetti ai lavori sanno quanto sia importante per un “settore” essere rappresentato adeguatamente nel proprio ed in altri paesi. E la capacità che hanno le nostre strutture, i nostri uomini di organizzazione, di offrire e presentare il made in Italy nel mondo ci viene riconosciuta ovunque. Non solo per quei prodotti più “facili”, tipici della nostra cultura industriale – che richiedono comunque un continuo aggiornamento di immagine e valorizzazione – ma anche per un più vasto ambito di prodotti molto meno noti, tecnologicamente più avanzati e di maggiore concorrenza sul mercato. Questa professionalità è la sintesi di grandi competenze tecniche, nel senso più ampio del termine, perché racchiude in sé una approfondita conoscenza dell’intero processo, dalla progettazione alla vendita, compresi i rapporti con i fornitori ed i servizi di assistenza al cliente. Questo patrimonio di conoscenze può trovare un suo importante utilizzo sia nella formazione dei giovani, che nella formazione continua, dove l’innovazione fornisce quotidiani input per il cambiamento tecnologico ed organizzativo. Un nuovo e più rafforzato impegno in questo campo significa anche promuovere una più moderna interpretazione del ruolo di rappresentanza, in certi casi confermando un’antica tradizione di lavoro bilaterale delle parti sociali, in altri spostando l’attenzione delle aziende e dei lavorati verso un maggiore investimento nelle risorse umane. Non si tratta solo di trovare adeguati spazi di intervento nell’ambito dei nuovi Fondi bilaterali per la formazione continua a livello nazionale ma anche di cercarne di nuovi, attraverso autonome proposte per nuove relazioni industriali che abbiano alla base lo sviluppo professionale dei lavoratori e degli imprenditori. Per questo obiettivo i rappresentanti delle diverse categorie possono offrire un contributo di qualità ed esperienze. Abbiamo solo il dovere di agire rapidamente per costruire quella che era stata definita in un recente volume di Confindustria la “Fabbrica dell’uomo”, la cui realizzazione richiede un più concreto impegno nella crescita delle risorse umane, principale fattore di sviluppo del nostro paese. Fonte: IlSole24ore, 3 gennaio 2003 Fondi Ue ‘94-99 spesi al 90% Una media che si attesta attorno al 90 per cento. È’ la percentuale di utilizzo, da parte dell’Italia, delle risorse finanziarie messe a disposizione dai fondi strutturali europei. I dati, ancora in parte provvisori e che si riferiscono alla chiusura della programmazione 1994-1999, sono stati pubblicati dalla “Newsletter Qcs news”, realizzata dal servizio per le opere politiche dei fondi strutturali comunitari del ministero dell’Economia e sono disponibili sul sito www.tesoro.it. Rilevato l’andamento generale, “si tratterà ora – spiega la newsletter del ministero dell’Economia – di valutare in che misura ognuno dei fondi strutturali, nella sua interezza e nell’ambito dei vari obiettivi, ha concorso al raggiungimento del risultato complessivo”. Da una prima analisi emerge come “l’elemento caratterizzante” sia la diversità nel “grado di attuazione raggiunto”. Si va, infatti, dall’utilizzo quasi totale per il Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) a un “grado di utilizzo intorno all’80% della copertura” disponibile per altri fondi, con “risorse non utilizzate che, in questo caso, sfiorano un quarto della dotazione finanziaria programmata”. E le differenze crescono quando a essere analizzato è il grado di “realizzazione raggiunto dai fondi nell’ambito dei singoli Obiettivi”. In questo caso allora l’attuazione finanziaria degli interventi passa “da situazioni in cui il grado di utilizzo è superiore al 100% a quelle in cui si supera appena la soglia del 50%”. La newsletter del ministero dell’Economia riserva una segnalazione particolare proprio 41 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 alla performance definita “notevole” del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) per le regioni dell’Obiettivo 1, che “è prossimo al completo utilizzo delle risorse programmate”. Un dato “non di poco conto – si legge – dal momento che le risorse del Fesr Obiettivo 1 rappresentano circa la metà (47%) dei finanziamenti complessivi dei Fondi strutturali destinati all’Italia”. Un monitoraggio quello appena effettuato che arriva in concomitanza degli interventi finanziati dalla programmazione 2000-2006 che all’Italia ha assegnato risorse pari a 29.656 milioni di euro e che vede proprio nell’Obiettivo 1 i l canale di maggiore finanziamento (22.122 milioni di euro). E la centralità dell’Obiettivo 1 viene confermata anche dal fatto che sono state avviate, in anticipo rispetto alla verifica di metà percorso, la riformulazione e la riprogrammazione dei programmi del Qcs (Quadro economico di sostegno) “allo scopo di adottare gli eventuali aggiustamenti possibili per meglio garantire il conseguimento degli obiettivi programmati”. Così come peraltro aveva indicato il comitato di sorveglianza del Qcs dello scorso luglio. Fonte: IlSole24ore, 4 gennaio 2003 I Docup delle Regioni sostengono i piccoli negozi Le Regioni del Nord-Ovest hanno inserito nei programmi comunitari incentivi a favore del commercio, orientati soprattutto a sostenere l’attività dei piccoli negozi nelle aree depresse. Due i modelli di intervento messi in cantiere dai documenti unici di programmazione (Docup); il Piemonte ha predisposto una linea d’intervento specifica, destinata anche alle Pmi del commercio ubicate nei comuni collinari svantaggiati o appartenenti a Comunità montane; Liguria e Valle d’Aosta hanno, invece, puntato sulla predisposizione di misure “trasversali”, di sostegno allo sviluppo delle Pmi. Va comunque sottolineato come nei Docup siano previsti ulteriori finanziamenti agli operatori commerciali all’interno degli “assi” dedicati allo sviluppo imprenditoriale, anche con riferimento ai progetti integrati territoriali (Pit). In Piemonte, la riforma del commercio ha dato risultati soddisfacenti soprattutto per quanto riguarda la crescita del settore degli esercizi di vicinato (i tradizionali negozi al dettaglio), il cui ingresso al mercato è stato liberalizzato. Il trend positivo, esemplificato dall’incremento di circa 1.500 unità rilevato nel 2001, sembra destinato a crescere, anche in considerazione del potenziamento degli interventi previsti nell’ambito dei fondi strutturali. In particolare, una linea d’intervento è orientata al miglioramento dell’efficienza produttiva e allo sviluppo dell’occupazione anche delle Pmi del commercio. Tra gli interventi messi in cantiere, il finanziamento di anticipi rimborsabili alle imprese per l’acquisto di impianti, macchinari e attrezzature innovativi, anche per la realizzazione di nuovi prodotti e nuovi processi produttivi. In Liguria, a seguito della riforma del mercato è stato introdotto un principio di liberalizzazione al quale si accompagna una sostanziale semplificazione amministrativa. Sono stati introdotti anche meccanismi amministrativi che rendono automatici l’attivazione di una media struttura di vendita o l’ampliamento di una media o di una grande struttura realizzate a seguito di concentrazione previo ritiro di autorizzazioni preesistenti per la vendita di beni di largo e generale consumo. Ciò anche allo scopo di conferire un valore patrimoniale alle vecchie autorizzazioni in caso di loro utilizzazione par l’attivazione di unità di maggiori dimensioni, specie se con reimpiego del personale. A partire dal 2001 sono stati, inoltre, erogati incentivi destinati agli interventi di riqualificazione di siti produttivi e per la rivitalizzazione dei centri storici e delle periferie urbane. A beneficiarne sono anche consorzi di medie e piccole imprese (fino ad un massimo di 50mila euro) che mettono in cantiere interventi finalizzati alla costituzione di centri di stoccaggio delle merci, alla sistemazione di aree scoperte da adibire a operazione di carico e scarico merci, alla realizzazione di reti informatiche e all’acquisizione di impianti e attrezzature di nuova fabbricazione. A completare il quadro degli interventi dedicati al sostegno del commercio, il Docup ha previsto, attraverso una 42 Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003 “sottomisura” dedicata alla “Creazione d’impresa”, la concessione di incentivi agli investimenti iniziali anche delle imprese del commercio, comprendenti l’acquisizione di beni materiali e immateriali e di risorse tecniche di tutoraggio nella fase di attuazione del business-plan e di start-up della nuova iniziativa. Infine, la Regione “speciale” Valle d’Aosta ha apportato modifiche alla normativa del 1969, con la delibera del consiglio regionale n. 1088/2000, al fine di emanare indirizzi e criteri per la programmazione delle medie e grandi strutture di vendita. Per quanto riguarda le Pmi del settore, il Docup regionale ha messo in cantiere interventi trasversali, destinati al finanziamento di investimenti materiali e in capitale umano e alla realizzazione di servizi comuni per le imprese. Fonte: IlSole24ore, 6 gennaio 2003 43