Reg. Tribunale di Ivrea n. 209 del 23 gennaio 2001
ANNO III – N° 1 – Gennaio/Febbraio 2003
EDITORIALE
di Fiorenzo Grijuela, Sindaco della Città di Ivrea
L’azione a favore dello sviluppo locale durevole svolta dal Patto Territoriale del
Canavese a 6 anni dal suo avvio può presentare senza dubbio un bilancio di segno
positivo, non solo dal punto di vista delle risorse acquisite a favore di interventi
pubblici e privati, ma anche e soprattutto dal punto di vista della metodologia
adottata, caratterizzata dalla volontà, ma soprattutto dalla consapevolezza della
necessità, di enti locali e organizzazioni di rappresentanza di allearsi e fare sistema.
L’utilizzo integrato di molteplici risorse (fondi pubblici provinciali, regionali,
nazionali e comunitari), l’ingegno economico degli Enti Locali e contestualmente
l’incoraggiamento di investimenti privati hanno così sempre più caratterizzato il
territorio del Canavese come “distretto multivocazionale” ovvero teso alla
specializzazione e alla competitività in più settori.
Il 2003 sarà un anno impegnativo per la realizzazione dei molteplici interventi in cui
gli Enti Locali sono coinvolti e per le cui progettualità hanno ricevuto consistenti
risorse: il Progetto Integrato d’Area Pays-Sage, le Misure a Regia regionale del
Docup, il Programma Provinciale di Interventi Ambientali, la LR 4/00 sul Turismo,
per un totale di 90.147.784,86 € di investimenti complessivi che ricadranno sul
territorio del Patto. Ma allo stesso tempo il 2003 dovrà essere un anno dedicato anche
alla definizione di nuove strategie in base alle esigenze del territorio ed alla ricerca di
nuove opportunità: il passo da compiere è quello di andare a definire una sorta di
pianificazione strategica per l’intero Canavese.
Tutto ciò ha già da tempo condotto a riflettere sulle prospettive future degli interventi
di finanziamento finalizzati ad irrobustire ulteriormente la rete di infrastrutture
materiali ed immateriali, ed a mantenere viva la cooperazione tra gli enti locali e tra
questi ed il settore privato. E’ così emersa come criticità la crescente esiguità delle
risorse finanziarie assegnate al sistema degli enti locali che vedono, paradossalmente,
crescere la propria progettualità da un lato e diminuire le risorse disponibili per
attivare iniziative e cofinanziarle dall’altro. Questa è la condizione in cui si trova ad
operare la maggior parte degli enti locali che, seppure intravedono potenzialità di
sviluppo e di attrazione di nuove attività economiche, rischiano di non avere le
disponibilità economiche per realizzare le infrastrutture necessarie a rendere
concretamente attrattivo il proprio territorio.
Il documento cui questo numero della News Letter periodica è dedicato propone una
riflessione volta ad individuare percorsi innovativi di finanza di progetto e ad avviare
una nuova fase che veda una più stretta collaborazione tra capitali pubblici e privati
per concorrere alla realizzazione di opere che qualifichino sempre di più il territorio e
la sua attrattività per le persone e le imprese.
Il territorio del Patto Territoriale del Canavese è così chiamato ad attrezzarsi per
nuove sfide con strumenti di cooperazione finanziaria innovativi da sperimentare sul
territorio, in maniera coordinata con gli approfondimenti che la Provincia di Torino
sta svolgendo in tal senso.
L’obiettivo cui tendere come Patto è quello di definire gli elementi di Pianificazione
Strategica in grado di sostenere la capacità di promuovere lo sviluppo in un’ottica di
governance ovvero finalizzata a promuovere il lavoro, i servizi, il benessere e la
qualità della vita dei cittadini, uomini e donne, attraverso un’ampia partecipazione di
istituzioni, rappresentanze sociali e cittadini.
Una sfida appassionante, dunque, ma soprattutto necessaria per garantire la
competitività economica e il benessere di tutti.
Reg. Tribunale di Ivrea
N° 209 del 23 gennaio 2001
DIRETTORE RESPONSABILE
Paolo Casiraghi
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Giuseppe Reburdo
Gianna Rolle
Valeria Siliquini
REDAZIONE DEGLI ARTICOLI
Giuliana Anziano
Marco Camoletto
Federica Donna
Alberta Pasquero
SOMMARIO
- Editoriale
(a cura di
pag 1
- Continuare a sostenere lo
sviluppo del Canavese
Fiorenzo Grijuela)
(a cura di M. Camoletto e
A. Pasquero)
pag. 2
Convegni
pag. 13
Bandi
pag. 15
Pubblicazioni
pag. 23
News dalla Commissione
Europea
pag. 25
- Varie
pag. 34
-
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
PATTO TERRITORIALE DEL CANAVESE
Continuare a sostenere lo sviluppo del
Canavese:
considerazioni sulla finanza locale, la
finanza di progetto
e la responsabilità delle
amministrazioni comunali e provinciali
a cura di Marco Camoletto e Alberta
Pasquero
Premessa
A cinque anni dall’avvio del Patto
Territoriale del Canavese è possibile trarre
un bilancio delle attività svolte che senza
dubbio è di segno positivo: l’obiettivo di
creare una nuova fase di sviluppo
economico guardando soprattutto al ruolo
che le PMI avrebbero potuto svolgere per
rilanciare l’economia e l’occupazione in un
territorio colpito da una lunga fase di
declino industriale è stato in parte
raggiunto e ad esso ha contribuito
significativamente non solo sul piano
economico, ma soprattutto su quello della
“fiducia” l’azione del Patto Territoriale,
ovvero la volontà di enti locali e
partenariato sociale di allearsi a fare
sistema.
Si è così passati dal Patto generalista al
Patto agricoltura e pesca al 1° Progetto
integrato di area, al 2° Progetto integrato di
area attualmente in fase di valutazione
presso la Regione Piemonte, ai progetti di
intervento ambientale alle iniziative a
sostegno della formazione.
E’ stata in tal modo sperimentata un’azione
di sviluppo locale che, cercando di fare del
Canavese un “distretto multivocazionale”,
ovvero teso alla specializzazione e alla
competitività in più settori, ha promosso
una logica plurifondo, utilizzando in modo
combinato ed integrato fondi pubblici
regionali,
nazionali
e
comunitari
e
contestualmente
incoraggiando
gli
investimenti da parte delle imprese.
Proprio nella fase di elaborazione del PIA
Pays-sage in cui si è cercata una nuova
alleanza
territoriale
con
parte
della
Provincia di Biella, è emerso un elemento di
criticità che, come spesso accade, si è
rivelato assai utile per riflettere sulle
prospettive
future
di
interventi
di
finanziamento finalizzati ad irrobustire
ulteriormente la rete di infrastrutture
materiali ed immateriali, a mantenere viva
la cooperazione fra gli enti locali e fra questi
e il settore privato.
L’elemento di criticità è costituito dalla
crescente esiguità delle risorse finanziarie
assegnate al sistema degli enti locali che
vedono, paradossalmente, crescere la
propria progettualità da un lato, e diminuire
le risorse disponibili per attivare iniziative e
cofinanziarle, seppure in modo limitato,
dall’altro.
Ciò di cui si ha consapevolezza è che questa
situazione non caratterizza soltanto il
Canavese, ma è la condizione in cui si trova
ad operare la maggior parte degli enti locali
che seppure intravedono potenzialità di
sviluppo, di attrazione di nuove attività
economiche, rischiano di non avere le
disponibilità economiche per realizzare le
infrastrutture
necessarie
a
rendere
concretamente
attrattivo
il
proprio
territorio.
Tutto ciò in una fase storica in cui sta per
concludersi l’opportunità di cofinanziamento
attraverso i fondi strutturali che hanno
rappresentato un volano di investimenti per
lo svilippo di straordinaria rilevanza.
In sintesi, ciò su cui si vuole proporre di
avviare una riflessione che individui
percorsi innovativi di finanza di progetto, è
la presa d’atto della necessità di avviare
una nuova fase che veda una più stretta
collaborazione fra capitali pubblici e privati
finalizzata al concorso alla realizzazione di
opere che qualifichino sempre di più il
territorio e la sua attrattività per le persone
e per le imprese. Non si tratta soltanto di
fare una campagna, pur sempre utilissima,
di marketing territoriale, ma di attrezzarsi a
nuove sfide con strumenti di cooperazione
finanziaria innovativi, da sperimentare in
un’area di Patto Territoriale che ha già un
elevato grado di coesione e capacità
sistemica da cui può partire per realizzare
una nuova fase di sviluppo.
Sarà utile in tal senso conoscere gli esiti
degli approfondimenti che la Provincia di
Torino sta facendo in tal senso.
Emerge il tema della “responsabilità” intesa
come sfida culturale a cui chiamare non
solo le istituzioni economicamente più forti,
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Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
ma anche i singoli cittadini, con l’ambizione
di definire e sperimentare modelli innovativi
di intervento che, non escludendo il
contributo pubblico, sappiano costruire le
condizioni per attrarre anche quello privato.
A partire da queste considerazioni è stato
sviluppato il presente documento di lavoro
che viene proposto come insieme di primi
spunti di riflessione che potranno trovare
nella sede della concertazione locale il
primo luogo di verifica e di definizione delle
modalità di applicazione.
L’obiettivo è quello di arrivare alla
definizione
di
un
documento
di
pianificazione strategica del Patto del
Canavese che sostenga la capacità di
promuovere lo sviluppo in un’ottica di
governance
,
ovvero
finalizzata
a
promuovere il lavoro, i servizi, il benessere
e la qualità della vita dei cittadini, uomini e
donne,
attraverso
l’inclusione
della
prospettiva dal basso dei meccanismi
decisionali.
Il filo conduttore prescelto è incentrato sul
rapporto tra finanza pubblica e finanza
privata, rivolto sia in direzione della
copertura delle fasi di realizzazione degli
investimenti, sia come modalità praticabile
per affrontare i costi di gestione di quanto
realizzato.
I
primi
paragrafi
sono
dedicati
al
finanziamento della realizzazione delle
opere: il tradizionale sistema fondato
sull’indebitamento delle amministrazioni
locali con la Cassa Depositi e Prestiti e
successivo appalto dei lavori, pur sempre
possibile, non è più l’unico praticabile. Oltre
alla possibilità di emettere obbligazioni da
parte degli enti locali, le recenti innovazioni
legislative (riforme della Legge Merloni,
contenute nel …) estendono lo spazio per
realizzazioni tramite forme di concessione,
e nel futuro prossimo l’attivazione di
Infrastrutture S.p.A. dovrebbe favorire
ulteriormente la cooperazione tra pubblico e
privato.
Per altro verso, un ruolo simile a quello
ipotizzato per Infrastrutture S.p.A. potrebbe
essere svolto dalle fondazioni di origine
bancaria, poiché sia lo sviluppo del
territorio sia più precisamente il supporto
ad opere pubbliche ed infrastrutture
rientrano fra le attività di pertinenza (cd.
settori ammessi), e pertanto
ipotizzabile un coinvolgimento
imprenditoriale delle fondazioni
queste tematiche sono dedicati
successivi.
è perfino
di natura
stesse. A
i paragrafi
L’ampiezza e la profondità di questi temi
non è estranea ad una riflessione che
proviene in certo modo “dal basso”, come
istanza critica e propositiva proveniente da
uno specifico tentativo di definire una
politica locale di sostegno allo sviluppo con
le risorse a disposizione degli enti locali.
Tra l’altro tali novità non sono prive di
ostacoli e talvolta di controindicazioni,
mentre la loro applicazione nell’ambito della
amministrazioni locali di piccola dimensione
presenta numerosi aspetti critici.
Resta comunque opportuna una riflessione
senza pregiudizi su questo insieme di
strumenti innovativi.
La parte finale è dedicata ad offrire alcuni
iniziali spunti di riflessione sul tema
dell’evoluzione della spesa corrente.
Contestualmente alle nuove possibilità sul
versante per così dire del conto capitale,
emergono, infatti, consistenti problemi sulla
capacità di sostenere nel tempo i costi di
parte corrente relativi ad opere e
infrastrutture, in particolare quando le
nuove realizzazioni comportano flussi di
cassa per la loro gestione.
Se, come tutto lascia pensare, la gestione
diretta attraverso l’inserimento di tali
attività nell’ambito dell’amministrazione
pubblica locale non è più una prospettiva
realistica, diviene allora urgente predisporre
il governo locale all’utilizzo di sistemi
diversi, sostanzialmente incentrati sulla
maggiore esternalizzazione delle attività e
sulla maggiore capacità di autonomo
equilibrio economico delle medesime.
Poche risorse per le infrastrutture
strategiche: virtù e debolezze dei
meccanismi di Patto Territoriale in
Piemonte
Dalla metà degli Anni Ottanta, si è ricercata
sul piano nazionale una politica in cui le
decisioni private e pubbliche fossero più
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Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
strettamente associate e collegate a
progetti di sviluppo territoriale condivisi da
istituzioni locali e imprese.
Nella logica del “patto territoriale”, i
privati pongono in essere un piano di
investimenti
produttivi,
sostenuto
da
agevolazioni e aiuti pubblici (ovviamente
nel rispetto dei limiti indicati in sede
europea),
in
grado
di
incidere
significativamente sulle prospettive di
sviluppo e sull’occupazione nel territorio di
riferimento. A loro volta, gli investimenti dei
privati originano una disponibilità di risorse
pubbliche
da
dedicare
specificamente
all’infrastrutturazione del territorio, in
stretta relazione con la nuova capacità
produttiva insediata.
Questo nuovo assetto del rapporto tra
risorse pubbliche e private al servizio dello
sviluppo
territoriale
presenta
indubbi
vantaggi rispetto allo schema centralistico
precedente.
Le risorse per le infrastrutture territoriali
sono
strettamente
connesse
agli
investimenti produttivi delle imprese, in
modo da assicurare un adeguato potenziale
per affrontare la riorganizzazione dei
trasporti e delle comunicazioni, la riduzione
della congestione ed il riordino urbanistico
necessario in relazione alla nuova capacità
produttiva insediata.
L’esperienza ormai pluriennale di gestione
di progetti territoriali caratterizzati in
questa maniera ha
evidenziato tuttavia anche i numerosi
aspetti critici di quest’assetto.
Tralasciando i pur diffusi problemi di
efficienza gestionale e burocratica, il limite
più significativo, relativamente alla
riflessione da condurre in questa sede,
riguarda l’insufficiente capacità di
risolvere gli squilibri infrastrutturali
più gravi.
Il volume di risorse rese disponibili è,
infatti, per definizione una frazione degli
investimenti privati attivati, cosicché ciò
che è possibile attivare è un adattamento
alle nuove esigenze, o poco più. In non
poche occasioni, le risorse sono risultate
scarse anche a questo fine, a causa di
precedenti insufficienze.
In
sostanza,
il
modello
di
collaborazione tra pubblico e privato
individuato dai patti territoriali e dai
contratti
di
area
ha
ridotto
la
dispersione di interventi, contribuendo
a focalizzare la spesa in infrastrutture
a impatto locale, ma non ha potuto
contribuire
a
superare
i
limiti
infrastrutturali
allo
sviluppo
che
derivano dal sottodimensionamento
degli investimenti in infrastrutture a
grande impatto, accumulato negli anni.
L’esperienza del PIA così come concepito
nel DOCUP piemontese, a sua volta, tende
a riprodurre, seppure in piccola scala, alcuni
aspetti di questa problematica, in quanto da
un lato le disponibilità finanziaria non hanno
certo consentito di aggredire le carenze
infrastrutturali più significative, e dall’altro
è rimasto irrisolto il nesso tra intervento
pubblico ed investimento privato negli
interventi finanziabili.
Attraverso le più recenti disposizioni
legislative è in atto un’evoluzione del
rapporto tra risorse pubbliche e private per
lo sviluppo territoriale in Italia, in direzione
del superamento dei limiti complessivi
evidenziati dall’esperienza recente:
• Sblocco delle grandi opere di
collegamento e di miglioramento del
traffico su strada e su ferro, con
particolare riferimento ai grandi assi
internazionali ed alle opere di
decongestionamento dei maggiori
centri urbani, e revisione delle
disposizioni al fine di velocizzarne la
realizzazione;
• Coinvolgimento della finanza privata
nella
realizzazione
delle
infrastrutture
sia
di
carattere
nazionale sia di valenza locale
• Ampliamento
della
capacità
propositiva posta in capo ai privati,
sia in relazione alle identificazione
• delle opere realizzabili e delle
modalità
più
convenienti
di
realizzazione
(istituto
del
“promotore”) che in relazione alla
gestione
integrata
della
progettazione e della costruzione
(istituto del “general contractor”)
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Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
•
•
Introduzione
di
nuovi
soggetti
finanziatori (ruolo di Infrastrutture
S.p.A.)
Attivazione di risorse finanziarie
disponibili localmente, e derivanti
dai
processi
di
accumulazione
sviluppatesi
nel
tempo
per
finalizzarle al superamento degli
attuali vincoli infrastrutturali allo
sviluppo.
Sviluppo del territorio e investimenti
degli enti locali: la finanza locale nel
contesto che cambia
Nel
nuovo
quadro
che
si
delinea,
caratterizzato dal ritorno in primo piano
della
dotazione
infrastrutturale
quale
motore dello sviluppo, gli organi istituzionali
delle comunità locali si trovano già, e più
ancora si troveranno in futuro, nella
necessità di individuare i progetti da
promuovere e le modalità di realizzazione e
finanziamento più vantaggiose.
Essi tuttavia devono fare i conti con
l’evoluzione
intervenuta
nello
stesso
periodo nella finanza locale.
Le modifiche introdotte negli ultimi anni
hanno, infatti, profondamente modificato il
quadro della finanza locale in vigore fino ai
primi Anni Novanta.
Si sono ridotti i
trasferimenti correnti, più o meno vincolati,
dallo stato agli enti locali, è aumentato il
prelievo periferico attraverso le addizionali
e le imposte locali, è in qualche modo
migliorata la reattività delle tariffe dei
servizi
prestati
localmente
rispetto
all’andamento dei costi.
Nel contesto della evoluzione dello Stato e
della riallocazione dei poteri di spesa e di
acquisizione di risorse tra i vari livelli –
locali, regionali, centrali – e nei diversi
settori di intervento – dalla sanità, alla
assistenza, alle politiche industriali e del
lavoro – la dotazione finanziaria di cui
possono disporre oggi i diversi soggetti è
incerta, soprattutto in relazione al volume
di trasferimenti, una tantum o correnti sulla
base di criteri di riequilibrio.
E’ però certo il fatto che, al di là di queste
pur importanti ridefinizioni, gli enti locali
dovranno
in
futuro
provvedere
direttamente alla copertura di ampie
parti
del
proprio
fabbisogno,
in
particolare per quanto riguarda progetti e
programmi che rispondono a scelte di
natura discrezionali quali la predisposizione
di infrastrutture e servizi, la viabilità, lo
sviluppo locale, e che questo processo sarà
contestuale
ad
un
netto
calo
dei
trasferimenti da parte dello stato (e anche
delle regioni?) alle amministrazioni minori.
E’ altrettanto certo che, a parte gli
atteggiamenti
neocentralistici
che
si
ritrovano nella proposta di legge finanziaria
per il 2003, ragioni di opportunità politica e
di rispetto degli equilibri economici locali,
anche dal punto di vista di non penalizzare
fiscalmente un comune rispetto ai suoi
immediati vicini, non consentono di
immaginare un innalzamento senza freni
della fiscalità locale o delle tariffe dei
servizi.
Questo nuovo inquadramento della finanza
locale richiede capacità innovative per molti
versi opposte a quelle che, nel regime
precedente, caratterizzavano i gestori del
bilancio.
Si può dire, in
sostanza, che
si
affermeranno progressivamente le capacità
di costruire entrate ed uscite a misura di
ogni singolo progetto o iniziativa, mettendo
in opera un rigoroso controllo dei costi già
nella fase di progettazione o addirittura di
ideazione delle opere, ed allo stesso tempo
individuando per le singole iniziative le fonti
di finanziamento – tanto relative alla
realizzazione quanto alla gestione corrente
– più opportune ed accessibili.
A fronte dei richiamati orientamenti
restrittivi si situa, infatti, un ventaglio
di opportunità nuove, che i recenti
interventi correttivi nell’ambito delle
disposizioni
in
materia
di
lavori
pubblici e concessioni, nonché in
ambiti diversi quali la riforma delle
fondazioni bancarie, stanno facendo
emergere.
Il riferimento è al coinvolgimento di capitali
privati nel finanziare la realizzazione di
opere individuate dalle amministrazioni
locali – anche su invito di operatori privati
5
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
qualificati ed interessati alla realizzazione.
Lo strumento della concessione, presente
da tempo nel panorama della gestione dei
servizi territoriali di interesse locale, è
collocata nel nuovo panorama legislativo in
un quadro articolato: da una parte essa è
orientato
al
mercato,
attraverso
il
meccanismo delle gare e della trasparenza;
dall’altra, essa può intervenire in tutti quei
casi dove un gruppo di privati ritiene
percorribile
il
meccanismo
della
realizzazione
dell’opera
e
successivo
recupero dei fondi anticipati attraverso la
gestione economica della stessa.
Relativamente alla riforma delle fondazioni
bancarie, il collegamento più stretto con gli
enti locali, il rilievo attribuito al sostegno
del territorio quale linea guida del loro
operato, la revisione dei settori di
intervento con l’inclusione dei lavori pubblici
quale “settore ammesso” consentono di
identificare in queste istituzioni un prezioso
supporto, la cui funzione non può tuttavia
essere solo quella di affiancare in modo
indiscriminato la spesa pubblica locale.
Finanza di progetto e risorse per lo
sviluppo: un incontro ancora
problematico?
Quale potrà essere, nei prossimi anni, alla
luce di questi processi già in atto,
l’evoluzione della finanza locale?
In particolare, per quanto riguarda la
realizzazione di opere con la formula della
finanza di progetto, quale sarà il ruolo che
essa potrà effettivamente svolgere nel
prossimo futuro?
E ancora, è immaginabile che, oltre agli
stanziamenti in conto capitale, anche la
spesa corrente, in termini di costi di
gestione di progetti o strutture, possa in
qualche modo trovare sostegno nella
finanza privata, o comunque trovare negli
utenti o in altri interlocutori punti di
appoggio maggiori rispetto ad oggi?
Per rispondere a questi interrogativi, è
necessario un esame articolato di numerosi
aspetti che hanno un influenza in questo
campo.
Tra gli altri, sembra utile evidenziare i
seguenti:
•
Il fattore dimensionale ed i piccoli
comuni: la complessità gestionale e tecnica
del project – financing (abbr, PF) è
sicuramente maggiore di quanto richiede la
normale procedura basata su mutui e
appalti di lavori pubblici. In questo senso,
comuni di dimensioni anche non irrilevanti
potrebbero trovarsi in difficoltà ed in
svantaggio rispetto ai centri di maggiori
dimensioni. Affinché la finanza di progetto
riesca ad affermarsi in modo significativo
anche in questa fascia dimensionale è
probabilmente
necessario
un
deciso
supporto tecnico e la messa in comune
degli uffici amministrativi ed operativi di più
enti locali.
•
Accettabilità sociale e fattibilità
tecnologica nel pagamento di opere e
servizi da parte del cittadino utilizzatore
finale: il PF si è prevalentemente affermato
in quelle realizzazioni per le quali è l’utente
finale a pagare un prezzo al fine di usufruire
di
un
servizio.
Esempio
tipico
la
realizzazione di parcheggi, per i quali è
chiaramente possibile concepire che il
prezzo del biglietto consenta su orizzonti
temporali ragionevoli di recuperare i costi di
realizzazione. E’ risultato più difficoltoso
realizzare con il PF opere, quali strade
comunali
e
provinciali,
opere
di
urbanizzazione, scuole o altri edifici di
interesse pubblico. In questi casi, infatti, è
impossibile il pagamento diretto da parte
dei cittadini che usufruiscono dell’opera,
mentre
il
prezzo
dovrebbe
essere
corrisposto da parte dell’amministrazione,
attraverso forme di “shadow toll”. Questa
impostazione è oggi più plausibile di quanto
non fosse nel recente passato. Ad esempio
l’idea di pedaggiare l’ingresso nei centri
storici, anche utilizzando strumenti di
rilevazione elettronica, va in direzione di
una possibile estensione del PF in queste
aree (benché non appaia ragionevole
immaginare un estensivo pedaggiamento,
seppure elettronico, del traffico al di fuori
delle
autostrade
e
di
poche
altre
circostanze); per altro verso, l’abolizione
del vincolo di contribuzione pubblica non
superiore al 50%, vincolante per le
procedure ex art.37 bis della Merloni da
parte del “Collegato Infrastrutture” della
Legge Finanziaria e la distinzione tra
contributo pubblico rivolto a compensare la
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Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
“utilità sociale” e “prezzo” della prestazione,
seppure pagato da un ente locale –
recentemente proposta nei lavori dell’Unità
Tecnica per la Finanza di Progetto costituita
presso il Ministero del Tesoro–, sembrano
anch’essi aiutare il superamento dei limiti
attuali di intervento del PF. Va peraltro
segnalato che quest’ultima distinzione, che
apre le porte a sistemi fondati sul
pagamento da parte del committente
pubblico di “prezzi ombra” (“shadow toll”
nella terminologia del PF) presenta non
pochi esempi nei quali si sono verificati
grossi problemi, che hanno condotto a liti
giudiziarie,
arbitrati
e
dissensi
tra
amministrazioni e realizzatori. Gli aspetti
critici sono in sostanza:
o
La difficoltà di accertare in modo
indipendente e coerente nel tempo l’utilizzo
della struttura, cui sono in molti casi legati i
pagamenti dell’opera secondo parametri
concordati inizialmente:
o
La
tendenza
da
parte
dei
realizzatori a richiedere clausole contrattuali
che più o meno implicitamente tendono ad
obbligare le amministrazioni locali a
incentivare l’utilizzo dell’opera,
anche
attraverso
l’ostruzione
o
perfino
la
distruzione di alternative possibili. Il caso
tipico è rappresentato da un’opera stradale
realizzata con l’impegno del committente
pubblico a non compiere più manutenzione,
né ordinaria né straordinaria, su strade che
potrebbero rappresentare alternative a
quella in questione, o addirittura a rendere
più lento e difficoltoso il traffico su percorsi
diversi da quello individuato (non si tratta
di casi ipotetici, ma di fatti realmente
accaduti,
anche
in
Europa).
Queste
“promesse”, oltre ad essere nulle e talvolta
penalmente rilevanti, sono inconsistenti nel
tempo, nel senso che l’amministrazione
quasi invariabilmente è portata a rinnegare
tali impegni, aprendo contenziosi più o
meno gravi;
•
Impatto della finanza di progetto sul
bilancio degli enti locali: si tratta del tema
forse più importante nel determinare lo
spazio che occuperà la finanza di progetto,
nel contesto di minori trasferimenti,
maggiore fiscalità locale e complessiva
riduzione della disponibilità finanziaria degli
enti locali delineato nella introduzione. Con
il PF tipicamente si riduce la spesa per
investimenti
sostenuta
dalle
amministrazioni
prima
dell’entrata
in
funzione delle strutture realizzate, e di
conseguenza si riduce anche il relativo
fabbisogno finanziario. Se l’opera rientra tra
quelle interamente “pedaggiabili”, spese
correnti ed entrate correnti connesse a tale
realizzazione escono anch’esse dal bilancio:
in sostanza l’amministrazione ottiene il
risultato – ottimale – di dotare il territorio
di un opera di utilità sociale senza che
questo eserciti impatti sul suo bilancio. La
maggiore onerosità di finanziamento per gli
operatori privati rispetto a quello pubblico si
scarica, in questo caso, sugli utenti finali.
Qualora
invece
l’opera
richieda
un
contributo “una tantum” e/o pagamenti
protratti
nel
tempo
(es.affitti),
per
l’amministrazione interessata si pone il
problema di confrontare lungo l’intero “ciclo
di vita” dell’opera i ricavi netti ottenibili nel
caso di realizzazione in PF e quelli riferibili
invece al caso di realizzazione diretta. E’
prevedibile che la realizzazione diretta sia
meno onerosa sul piano finanziario, ma più
costosa sul piano della gestione: il grado di
efficienza gestionale dei privati, e la
proporzione
del
contributo
pubblico
richiesto
nel
PF
determineranno
la
convenienza dell’una o l’altra soluzione.
L’impianto generale del ragionamento deve
tenere però conto dei vincoli derivanti dalle
regole di bilancio degli enti pubblici e locali
–in particolare per quanto riguarda impegni
di carattere pluriennale dal lato delle spese;
dalle procedure del patto di stabilità che
impegna gli enti locali italiani; dal profilo
temporale che assumeranno i trasferimenti
di risorse in conto capitale verso il sistema
della finanza locale, probabilmente destinati
a mantenere un profilo erratico.
•
Fino ad oggi l’affidabilità degli enti
locali è stata criticata in particolare a
proposito degli atti e delle autorizzazioni
amministrative,
che
spesso
hanno
accumulato ritardi ed incertezze tali da
minare alle fondamenta la stabilità della
finanza di progetto.
Con l’autonomia finanziaria degli enti in via
di rapida affermazione, assume altrettanto
rilievo la questione della affidabilità nel
tempo degli equilibri finanziari dell’ente
locale,
specialmente
qualora
l’opera
richieda pagamenti protratti nel tempo. La
7
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
realizzazione dell’opera tramite la finanza di
progetto potrebbe infatti costituire un
sollievo immediato del conto capitale
dell’ente interessato, ma allo stesso tempo
creare le condizioni per un peggioramento
ed un irrigidimento protratto nel tempo
delle uscite correnti. La valutazione
finanziaria delle operazioni richiede dunque
una specifica attenzione a questo aspetto,
soprattutto nella sua implicazione di lungo
periodo, ed anche nelle sue implicazioni di
natura politica, collegate ai possibili
cambiamenti di maggioranza. Sarebbe
auspicabile, sotto questo profilo, una
stabilizzazione dell’assetto della finanza
locale, che consenta di affrontare con
certezza contratti pluriennali, ed anche di
chiarire i vincoli derivanti dalle procedure
del patto di stabilità che impegna gli enti
locali italiani, ed il profilo temporale che
assumeranno i trasferimenti di risorse verso
comuni e provincie.
Per completezza va menzionato anche
l’impatto che i comportamenti imprevedibili
della finanza pubblica può avere sui privati
potenziali finanziatori o realizzatori.
•
Finanza derivata e finanziamento di
infrastrutture: quando esiste un flusso
pluriennale di entrate ragionevolmente
attendibili collegato alla realizzazione di un
opera è possibile concepire cartolarizzazioni
in grado di anticipare i futuri flussi di
reddito al fine di finanziare l’opera stessa.
Questa operazione deve tuttavia essere
attentamente verificata in relazione ai tre
fattori indicati al punto precedente. Sul
piano sostanziale, l’impatto che essa ha
sulle entrate future è stato di recente
oggetto di osservazioni critiche da parte
della Corte dei Conti.
Spunti di riflessione
da PIA canavesano
Nell’ambito della definizione dei progetti
proponibili per il PIA canavesano, hanno
iniziato ed apparire alcuni degli aspetti
connessi all’insieme delle problematiche
descritte.
Il più evidente è costituito dalla disparità di
condizione tra grandi e piccoli centri. La
piccola dimensione non solo implica grandi
difficoltà a sviluppare processi decisionali e
procedure
di
affidamento/controllo
complesse, ma trascina con sé anche il
problema di una progettualità spesso legata
ad
una
fruizione
da
parte
dell’utente/consumatore troppo ristretta per
consentire una vera dimensione di mercato
interessante per la finanza di progetto.
Il fattore dimensionale non spiega però del
tutto l’assenza di considerazione per la
finanza di progetto ed il rapporto tra risorse
pubbliche e private. E’ utile richiamare a
questo proposito quanto si diceva più
sopra, circa la necessità di un salto
culturale nel governo degli enti locali se si
vuole almeno tentare di esplorare strade in
grado di distribuire diversamente una parte
dei
carichi
finanziari
connessi
ad
investimenti a favore dello sviluppo.
Probabilmente
il
PIA,
grazie
al
cofinanziamento assicurato dal DOCUP,
poteva costituire un’occasione valida di
sperimentare il funzionamento della finanza
di progetto e di alcune tipologie specifiche,
in primo luogo il pagamento delle opere
attraverso “prezzi ombra”, su infrastrutture
di aria vasta rilevanti per gli enti interessati
(si pensi in particolare all’Amministrazione
Provinciale di Torino).
Sostegno allo sviluppo del territorio e
spesa corrente degli enti locali:
prospettive ed ipotesi di lavoro
In
precedenza
sono
state
espresse
considerazioni
circa
le
modalità
di
realizzazione e di finanziamento di opere di
interesse
pubblico,
in
particolare
di
infrastrutture territoriali, attraverso la
collaborazione tra finanza pubblica e
apporto di capitali privati.
Si è evidenziato come, in determinate
circostanze,
potrebbe
verificarsi
un
appesantimento non trascurabile sulla
spesa corrente delle amministrazioni locali
interessate.
Ad accrescere la pressione sulla spesa non
è tuttavia solo questa modalità di
intervento.
In effetti anche la realizzazione diretta delle
opere,
secondo
modalità
tradizionali,
comporta invariabilmente il sorgere dei
costi
di
gestione
dell’opera
stessa,
soprattutto se si tratta di una struttura che
richiede
un
presidio
o
addirittura
8
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
un’animazione. E’ frequente il caso di
opere di tale genere il cui costo di
gestione risulta sottovalutato da parte
delle amministrazioni coinvolte.
La forte rigidità della spesa corrente, a
destinazione “obbligata” in misura spesso
superiore al 75-80%, e la mancata
attuazione della compartecipazione al
gettito fiscale sono fattori che incidono in
modo particolare sulle decisioni di spesa in
quest’area di intervento.
E’ possibile concepire misure utili a
contenere le uscite correnti legate a
progetti collegati allo sviluppo del territorio,
o quantomeno a ridurre lo squilibrio tra loro
e le entrate che proprio tali progetti
tendono a generare? È possibile concepire
anche in relazione a ciò forme di sostegno e
di integrazione da parte del privato?
Ecco di seguito alcuni spunti di riflessione
su un tema ancora da approfondire.
a)
Sembra
necessario,
preliminarmente, sgombrare il terreno
dall’idea che esistano soggetti diversi dalle
amministrazioni pubbliche, e locali in
particolare, ai quali attribuire in modo
sistematico o quasi la copertura di tali
spese in modo generalizzato. Il riferimento
è alle fondazioni bancarie, i cui recenti
sviluppi
legislativi
e
regolamentari
potrebbero generare la convinzione, presso
alcuni, che le risorse da esse erogabili siano
in definitiva una sorta di appendice dei
bilanci degli enti territoriali maggiori.
Non esistono i presupposti di fatto e di
principio per tale interpretazione. E’ invece
vero che le risorse di tali enti possono
contribuire, all’interno di un quadro più
ampio e con il concorso di altri
soggetti, a creare le risorse necessarie
a sostenere processi di sviluppo ben
definiti. Le modalità di tale intervento
possono essere varie: dal supporto nella
fase iniziale dei progetti, alla presa in carico
più o meno permanente di delimitate voci di
costo, alla costruzione di sistemi di
cofinanziamento affidati al mecenatismo di
privati cittadini ed imprese, secondo lo
schema della community foundation;
b)
Tanto gli interventi a carico della
finanza pubblica e locale in particolare,
quanto quelli rinvenienti da risorse esterne,
dovrebbero concentrarsi dove possibile
nelle fasi iniziali di funzionamento delle
risorse territoriali in oggetto. Fanno
ovviamente
eccezione
il
caso
delle
infrastrutture stradali o di trasporto non
pedaggiabili, e di strutture necessariamente
a carico dell’amministrazione pubblica. A
parte questi casi delimitati, per tutto il resto
il
contributo
pubblico
dovrebbe
concentrarsi a sostegno dello start up,
lasciando
progressivamente
spazio
all’autonomo
equilibrio
economico
dell’iniziativa,
ottenibile
attraverso
pagamenti diretti delle prestazioni o
attraverso altre forme da mettere a
punto di volta in volta. In qualche modo
l’autosostenibilità nel medio-lungo periodo
delle iniziative dovrebbe costituire un
indizio della loro efficacia, e viceversa.
c)
Valutare ex – ante i costi di
gestione dei progetti comporta quasi
necessariamente maggiore selettività
nel promuovere progetti, iniziative,
opere
da
realizzare.
Perdono
infatti
interesse le iniziative non in grado di
reggersi da sole, seppure dopo una fase di
rodaggio. In tal modo la stessa logica dello
sviluppo territoriale è di fatto sottoposta ad
un ripensamento: all’idea che tante
iniziative tutte poco sostenibili costituiscano
una politica plausibile tenderà a sostituirsi
una visione maggiormente concentrata su
quelle proposte effettivamente in grado di
attirare un volume adeguato di risorse nel
territorio.
d)
Una
fonte
spesso
non
opportunamente
considerata
di
copertura
delle
nuove
spese
è
costituita dagli incrementi di redditività
del patrimonio – immobiliare ma non
solo –, di proprietà degli enti locali e
delle
amministrazioni
pubbliche
presenti sul territorio. A fronte di
progetti e programmi che prevedono il
recupero di immobili e/o terreni da
destinare a finalità di sviluppo territoriale,
non può valere in forma pregiudiziale l’idea
che anche il resto del patrimonio attenda
destinazioni simili, o comunque di natura
sociale e senza scopo di lucro da parte
dell’ente proprietario. Al contrario dovrebbe
essere ben comprensibili che l’uso di parte
del patrimonio a fini di sviluppo territoriale
è perfettamente compatibile con l’idea che
il sostegno economico a tale destinazione
provenga
da
un’intensificazione
dei
rendimenti sulla quota rimanente del
9
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
patrimonio stesso. A questo proposito si
pone, per gli enti locali di piccola
dimensione, anche l’opportunità di una
gestione comune ed integrata dei propri
patrimoni,
spesso
poco
valorizzati.
L’esperienza del PIA canavesano, sotto
questo profilo, è ricca di spunti significativi:
sia per il gran numero di interventi proposti
su beni immobiliari di proprietà pubblica,
sia per l’evidente problema gestionale di tali
beni, prima e soprattutto dopo gli
investimenti proposti, sia infine per
l’assenza di ogni riflessione concernente
l’utilizzo
del
restante
patrimonio,
probabilmente non irrilevante dal punto di
vista dei valori economici.
Questi pochi cenni dimostrano quanto sia
importante analizzare la tematica del
controllo dei costi di gestione e della
copertura delle spese di gestione in
un’ottica intrecciata a quella del controllo
dei fabbisogni finanziari per la realizzazione
delle opere.
In conclusione un rapido tentativo di
“immaginare” la situazione incrociando
entrambi gli aspetti – quello del
finanziamento delle opere e quello
della copertura delle spese correnti di
gestione - è contenuta nei due grafici
conclusivi, riferiti ad un ipotetico prossimo
futuro, a titolo del tutto esemplificativo.
Nel primo è presentata la situazione
tradizionale – ma ancora largamente
attuale – di reperimento di risorse per
realizzare e gestire opere a supporto dello
sviluppo. In esso l’assoluta maggioranza
degli interventi si fonda sulla combinazione
tra debito diretto dell’amministrazione
locale o dell’ente promotore e ricorso al
bilancio corrente per la gestione. Poco
spazio rimane a disposizione per altre
iniziative (si tratta di un quadro coerente
con quello rilevato da più statistiche
nazionali, secondo le quali il PF è già
presente nelle politiche locali, ma occupa
spazi limitati, rivolti a iniziative di piccola
dimensione tariffabili agli utenti).
Nel secondo si immagina invece la
situazione tra qualche tempo, nell’ipotesi
che gli strumenti oggi individuati ma non
ancora funzionanti siano invece a regime (le
cifre sono puramente esemplificative).In
questo caso si assiste ad una molteplicità di
combinazioni possibili, tali da far pensare
ad una selezione più efficace della
strumentazione
finanziaria
rispetto
all’intervento da realizzare. Il PF “caldo” –
quello che ha come controparte del
finanziamento le tariffe pagate dagli utenti
– convive con il PF “freddo” –che ha come
controparte le tariffe ombra pagate
dall’amministrazione
pubblica
–
ma
entrambi non annullano il ruolo delle
formule tradizionali o di quelle ispirate al
capitale di rischio costruito insieme da
risorse pubbliche e private (STU, società
miste).
Le riflessioni proposte non riguardano
soltanto le iniziative già in corso, ma
costituiscono spunti di approfondimento per
delineare il quadro di sviluppi futuri degli
investimenti a beneficio di un determinato
territorio in cui sia già in atto un processo di
concertazione che consente di ragionare su
scala sovracomunale per delineare gli
strumenti comuni da mettere in atto in
un’ottica di pianificazione strategica che
veda il concorso, con modalità di finanza
innovativa dello sviluppo locale, del
pubblico e del privato.
10
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
GRAF.1
INVESTIMENTI IN OPERE, INFRASTRUTTURE E SERVIZI A SOSTEGNO DELLO
SVILUPPO - risorse e provenienza: da uno schema unico...
100
90
80
70
60
50
40
30
altro
20
recupero rendim. patr.eell e del terr.
10
sostegno temp. esterno-start up
pedaggi /tariffe a carico di utenti
stu e società miste (ispa,fond.)
entrate corr.a bilancio
project finance freddo
project finance caldo
debito con cdp,boc/bop,altri debiti
0
11
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
INVESTIMENTI IN OPERE, INFRASTRUTTURE E SERVIZI A SOSTEGNO DELLO SVILUPPO
- risorse e provenienza: …alla pluralità delle formule
40
35
30
25
20
15
10
altro
recupero rendim. patr.eell e del terr.
5
sostegno temp. esterno-start up
pedaggi /tariffe a carico di utenti
stu e società miste (ispa,fond.)
entrate corr.a bilancio
project finance freddo
project finance caldo
0
debito con cdp,boc/bop,altri debiti
GRAF.2
12
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
sostenibile.
Proiezione
dell’edizione 2002.
CONVEGNI
Incontro con la Convenzione: un
itinerario verso l'Europa di tutti
21 febbraio 2003, Torino
Si terrà a Torino, il 21 febbraio 2003 presso
la Fondazione Giovanni Agnelli, in via
Giacosa 38, il quarto incontro della serie dei
Seminari Europei, dedicato ai primi 12 mesi
di vita della Convenzione europea.
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla
Segreteria
organizzativa:
Dott.ssa
Alessandra Cosola: tel 011..650.23.55; fax
011.659.93.28
e-mail: [email protected]
Progetto
città
2003:
mostra
dell'architettura, dell'urbanistica, delle
tecnologie e dei servizi per lo sviluppo
del territorio
19-22 febbraio 2003, Milano
Per informazioni: www.progettocitta.com/
20-21 febbraio 2003, Milano
FORUM "MOBILITÀ E TERRITORIO
2003", nell'ambito della fiera "Progetto
Città". Il Forum verterà sui temi dell'energia
e dei trasporti ed è dedicato a tutti i
professionisti del settore che pone sul
tavolo del confronto le più importanti ed
attuali questioni che coinvolgono il mondo
della mobilità. Nel corso dell'evento
verranno assegnati i premi relativi al
concorso Nuove energie per la Mobilità.
Per informazioni:
www.progettocitta.com
Presentazione del bando di concorso
“Scena/ri di sostenibilità”
20 febbraio 2003, Torino
La Provincia di Torino seleziona candidature
per la partecipazione al corso di formazione
finalizzato alla realizzazione di 5 video
reportage
per
la
sensibilizzazione
e
l’informazione sui temi dello sviluppo
dei
video
Sede: Soundtown, via Berthollet 25 –
Torino, ore 18. Info: 335/69.31.235;
[email protected]
Il VI Programma Quadro Comunitario
per la Ricerca – LE OPPORTUNITA’ PER
LE PMI
Torino, 21 febbraio 2003 Centro
Congressi Torino Incontra Via Nino
Costa, 8
nel nuovo programma pluriennale 20022006 della Comunità Europea per attività di
ricerca,
sviluppo
tecnologico
e
dimostrazione (VI Programma Quadro)
attenzione particolare è rivolta Piccole e
Medie Imprese (imprese con numero di
dipendenti non superiore a 250 e con
fatturato non superiore a 40 milioni di euro
oppure con attivo di bilancio non superiore
ai 27 milioni di euro, indipendenti). Accanto
alla possibilità di inserirsi nelle varie
tipologie di progetti previsti dal Programma
Quadro per realizzare attività all’interno
delle aree tematiche prioritarie (soprattutto
progetti integrati e progetti mirati di ricerca
specifica), le PMI possono accedere ai
finanziamenti comunitari attraverso misure
specifiche dotate di appositi stanziamenti: i
progetti di ricerca cooperativa (CRAFT) e i
progetti
di
ricerca
collettiva.Questa
iniziativa, organizzata dallo Sportello Apre e
dall’Euro Info Centre presso la Camera di
commercio di Torino, in collaborazione con
Politecnico di Torino, Università degli Studi
di Torino, Università del Piemonte Orientale
“Amedeo
Avogadro”
e
Unioncamere
Piemonte, si propone di presentare in modo
dettagliato le opportunità offerte dalle
misure specifiche per PMI nel nuovo
programma quadro, ma anche di fornire
indicazioni più generali su come le PMI
possono
accedere
ai
finanziamenti
comunitari per la ricerca. La partecipazione
è gratuita, previa iscrizione entro il 19
febbraio 2003 presso la segreteria
organizzativa, via fax al numero 011
5716324
o
via
e-mail
all’indirizzo
[email protected] .
13
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
Salone Internazionale dell’Agricoltura
22 febbraio-2 marzo 2003, Parigi
Consueto appuntamento a Parigi per il SIA
(Salone Internazionale dell’Agricoltura).
L’evento giunto alla sua quarta edizione
rappresenta il principale incontro annuale
per chi opera nel settore agricolo.
Per ulteriori informazioni consultare il sito:
http://www.salonagriculture.com/fr/index.htm
Forum per la Finanza Sostenibile
26 febbraio, Milano
UniCredito Italiano ha recentemente avviato
un programma di ascolto e dialogo con gli
stakeholder sul tema della “responsabilità
sociale dell’impresa”. In questo quadro e
nell’intento di approfondire il ruolo della
Corporate Social Responsability (CSR) nelle
scelte d’investimento, UniCredit promuove
– in collaborazione con il Forum per la
Finanza Sostenibile – una tavola rotonda
con i principali protagonisti della comunità
finanziaria. Nel corso dell’incontro saranno
presentati i risultati di una ricerca
predisposta da Unicredit, e condotta dalla
società
Avanzi
SRI
Research,
sull’importanza della CSR nelle decisioni di
portafoglio degli investitori istituzionali
italiani.
La tavola rotonda si terrà mercoledì 26
febbraio a Milano presso l’aula Magna
UniCredit in via San Protaso 1 – 3 dalle ore
10.30 alle ore 12.30. Si prega di
confermare ai seguenti numeri:
02 8862 8640/ 8862 2055
World Sustainable Energy Day 2003
6-7 marzo 2003, Linz (Austria)
La
giornata
mondiale
per
l’energia
sostenibile 2003 mira a fornire l’opportunità
di acquisire una vasta conoscenza dei trend
più recenti in materia di
politiche
energetiche sia in campo tecnologico che
economico. L’obiettivo del forum consiste
infatti nel disegnare un quadro generale
circa il futuro dell’offerta energetica e della
società nel suo insieme.
Per maggiori informazioni potete consultare
la pagina web:
http://www.esv.or.at/aktuelles/WEST/progr
-overw_e.htm
O contattate:
O.Ö. Energiesparverband
Tel: 0043-732-7720-14380
Fax: 0043-732-7720-14383
Email: [email protected]
Urban Transport 2003
10 - 12 marzo 2003 Creta (Grecia)
Urban Transport 2003 é un evento annuale
di grande importanza all’interno del
calendario delle manifestazioni relative ad i
trasporti urbani, con riferimento sia al
funzionamento del sistema dei trasporti che
alle questioni ambientali ad esso correlate.
Il forum affronterà le seguenti tematiche: i
sistemi di trasporto urbani, il controllo del
traffico, la mobilità, gli strumenti di
finanziamento,
la
qualità
dell’aria,
l’inquinamento acustico, le questioni sociali
e la salute.
Per maggiori informazioni potete consultare
la pagina web:
http://www.wessex.ac.uk/conferences/200
3/urban03/ut03pp.pdf
O contattate:
Stacey
Tel:
44
(0)
238
029
Fax:
44
(0)
238
029
Email: [email protected]
Hobbs
3223
2853
Primavera dell’Europa. Iniziativa della
Commissione per gli studenti europei
21 marzo 2003
L’iniziativa mira a sensibilizzare le scuole
per l’organizzazione di un evento durante la
giornata del 21 marzo 2003, che avrà come
obiettivo l’aumento del coinvolgimento di
studenti e insegnanti nella definizione di
una nuove Europa. Possono partecipare
alle attività i ragazzi dai 14 ai 19 anni.
L’iniziativa
è
stata
sviluppata
in
collaborazione con i Ministeri dell’Istruzione
dei Paesi membri e viene supportata dal
Segretariato Generale della Commissione
europea, Unità dibattito pubblico sul futuro
dell’Europa della task-force sul futuro
dell’Unione.
Per ulteriori informazioni consultare il sito:
http://europa.eu.int/italia/
Praga: Conferenza sulla società
dell’informazione
14
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
23-25 marzo 2003, Praga
Si terranno a Praga e a Hradec Kràlové la
sesta conferenza LORIS sulla società
dell’informazione a livello locale e regionale,
e la conferenza nazionale ISSS sull’impiego
di Internet nell’amministrazione pubblica. I
due eventi sono stati organizzati dalla
regione di Vysocina in collaborazione con
l’Unione delle Città e dei Comuni della
Repubblica Ceca, il Comune di Praga e la
società Triada Ltd.
La conferenza è rivolta alle autorità locali e
regionali. Nel corso della manifestazione un
particolare accento sarà posto sulla
raccolta, divulgazione e trasferimento di
informazioni e migliori prassi relative ai
servizi della pubblica amministrazione a
favore dei cittadini, delle imprese e dei
turisti.
Per ulteriori informazioni consultare il sito
internet: http://www.isss.cz/loris/
Forum europeo sull’imprenditorialità
femminile
28 marzo 2003, Bruxelles
Il Forum europeo, organizzato dalla
Direzione Generale Imprese, è dedicato agli
ostacoli
che
le
donne
incontrano
sull’imprenditoria. Nel corso della giornata
verranno presentati i risultati di uno studio
recentemente
pubblicato
nell’ambito
dell’iniziativa “Best Project” che identifica le
misure
nazionali
per
la
promozione
dell’imprenditorialità femminile nell’UE e nei
paesi dell’Associazione europea di libero
scambio (EFTA) partecipanti allo Spazio
Economico Europeo (SEE) al fine di
affrontare
questioni
quali
i
divari
d’informazione, la mancanza di contatti e di
accesso alle reti, la discriminazione di
genere, gli stereotipi e le difficoltà nel
conciliare gli obblighi familiari e quelli
professionali Saranno inoltre presentati
alcuni casi di buone prassi nonché di azioni
comunitarie.
Per ottenere ulteriori informazioni e il
modulo di registrazione rivolgersi a:
Elena Nielson Garcia
Tel: +32 2 295 2423
Fax: +32 2 299 8110
E-mail: [email protected]
Leonidas Intzipeoglou
Tel: +32 2 295 1503
Fax: +32 2 299 8110
E-mail: [email protected]
Conferenza sulla gestione delle acque
nella regione mediterranea dell’Unione
Europea
14-16 aprile 2003, Nicosia (Cipro)
L’Istituto cipriota di ricerca agraria (ARI) ha
organizzato la seconda conferenza sulla
politica di gestione delle acque. La
manifestazione intende mettere in luce
un’iniziativa finanziata dalla Commissione
europea, che consiste nella realizzazione di
una rete per promuovere la gestione
efficace e sostenibile delle scarse risorse
idriche di cui dispongono gli Stati
mediterranei dell’Unione Europea.
Nel corso delle tre giornate saranno
esaminate le alternative per ottimizzare
l’impiego delle limitate risorse idriche nei
vari paesi. Sarà inoltre costituito un
Comitato per sviluppare un sistema di
gestione integrata delle politiche, allo scopo
di incentivare pratiche efficienti ed efficaci
nella gestione delle acque.
Per ulteriori informazioni potete consultare
la pagina web:
http://www.ari.gov.cy/announcement_links
/iwmpa.htm
BANDI
Bando
Regionale
INCENTIVAZIONE
IMPIANTI FOTOVOLTAICI. Consegna
tra il 20 gennaio 2003 e il 20 marzo
2003.
L’Assessorato all’Ambiente ed Energia della
Regione
Piemonte,
con
il
Ministero
dell’Ambiente stanzia risorse pari a €
3.107.552,54,
per
incentivare
la
realizzazione di impianti fotovoltaici di
potenza compresa tra 1 e 20 kilowatt
attraverso contributi in conto capitale nella
misura massima del 65% del costo
d’investimento ammesso.
15
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
http://www.regione.piemonte.it/boll_leggi/
bandi/energia/index.htm
Bando diretto alla concessione di
contributi in conto capitale per la
realizzazione di impianti alimentati a
biomassa
superiori
a
350
kw.
Scadenza: 10 aprile 2003
Con DGP n.273393/2002 del 3/12/2002 è
stato approvato un bando a beneficio dei
comuni della provincia di Torino finalizzato
a promuovere la realizzazione di impianti a
biomassa.
http://www.provincia.torino.it/ambiente/en
ergia/bandi
Bando per la concessione di contributi
per l'incentivazione al condizionamento
di pozzi ubicati in aree di pianura e di
fondovalle non conformi alla vigente
normativa. Scadenza: 24 luglio 2003
Ricondizionamento di pozzi in provincia di
Torino per i quali e' stata chiesta la
concessione preferenziale di derivazione
d'acqua (art. 1 l. 36/94 - dpgr 5/3/2001 n.
4/r) e intercettanti sia la falda superficiale
che le falde sottostanti in pressione, al fine
di impedire la comunicazione tra le stesse.
Per
ricondizionamento
si
intende
l'intervento sul pozzo per eliminare la
comunicazione tra le falde acquifere.
Bando e informazioni su:
http://www.provincia.torino.it/ambiente/ris
orse_idriche/news_02
Piano annuale Impiantistica Sportiva
2002 La presentazione dei progetti
dovrà avvenire fra il 13 gennaio 2003
ed il 15 marzo 2003 utilizzando il
modello di domanda scaricabile.
Il piano annuale per l'impiantistica sportiva
2002, in attuazione del Programma
Pluriennale
degli
interventi
per
l'impiantistica sportiva 2002/2005, prevede
il
finanziamento
di
progetti
di
ristrutturazione, ampliamento, messa a
norma e costruzione ex novo di impianti
sportivi e sportivo-naturalistici su tutto il
territorio piemontese.
I destinatari dei finanziamenti regionali
sono le Province, i Comuni, le Comunità
montane e loro consorzi, i Comitati Coni, le
Federazioni, le Associazioni, gli Enti di
promozione sportiva ed altri soggetti
privati, purchè senza fini di lucro.
LINEE
D'INTERVENTO
Il piano attua le linee di intervento del
programma pluriennale suddivise in tre
assi:
Asse 1) Messa a norma, completamento,
ampliamento
e
diversificazione
degli
impianti.
Asse 2) Nuova impiantistica sportiva in aree
carenti
o
a
particolare
vocazione.
Asse 3) Impiantistica per attività sportive di
livello nazionale ed internazionale.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
RIVOLGERSI A:
Direzione Turismo Sport Parchi - Settore
Sport
Via Magenta 12 - tel 011.432.2398 oppure
011.432.1506
Email:
[email protected]
http://www.regione.piemonte.it/turismo/evi
denza/sport2002.htm
Piano di attuazione interventi 2002 L.R: 24.1.2000 n. 4
Scadenza: 28 aprile 2003
La Regione, sulla base delle indicazioni ed
esperienze raccolte mediante la valutazione
dei "Programmi Integrati" presentati ai
sensi del "Piano triennale 2000 - 2002", con
deliberazione n. 141-697 del 5.8.2002 ha
approvato il piano annuale di attuazione
degli interventi 2002 con il quale intende
assumere quali strumenti di intervento i
"Progetti unitari" e concentrare la propria
azione incentivante solo su alcune tipologie
di opere.
Il "Piano annuale di attuazione 2002" è
stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della
Regione n. 41 del 10.10.2002
Secondo quanto stabilito dal suddetto piano
sono stati predisposti due Dossier di
Candidatura con la modulistica che dovrà
essere utilizzata per la presentazione sia
degli Studi di Fattibilità relativi ai Progetti di
intervento unitari sia dei Progetti stessi
entro il 28 aprile 2003 prorogato con DGR
n. 73-8315 del 27/1/2003 pubblicata sul
B.U. n. 7 del 13 febbraio 2003.
Tra le tipologie di intervento previste dal
Piano annuale di attuazione 2002 rientrano
impianti sportivi idonei allo svolgimento di
attività
agonistiche
aventi
rilevanza
nazionale, regionale o intercomunale.
16
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
Sono pertanto fornite, a titolo collaborativo,
le
indicazioni
per
la
stesura
delle
attestazioni e il modulo per la richiesta di
parere al C.O.N.I. ai sensi della Legge
2.4.2968 n. 526 e s.m.i.
Per ulteriori informazioni:
Direzione Turismo Sport Parchi - Settore
Offerta Turistica - Via Magenta 12
Tel.
0114321503
Email: [email protected]
http://www.regione.piemonte.it/turismo/evi
denza/piano_2002.htm
Bando contributi per impianti sportivi
nei Comuni con popolazione non
superiore ai 1000 abitanti
Scadenza: 28 febbraio 2003
Il bando della Provincia di Torino intende
intervenire a favore dei Comuni della
provincia con popolazione non superiore ai
1.000 abitanti per il miglioramento del
patrimonio impiantistico locale.
Sono considerate ammissibili ai fini del
presente bando le proposte progettuali
rivolte alla realizzazione, al completamento,
al
rifacimento
e
alla
straordinaria
manutenzione di impianti sportivi di base,
delle loro strutture accessorie e delle
relative attrezzature, quali ad es.: superfici
di gioco e/o di allenamento; recinzioni, aree
di accesso e di sosta, illuminazione aree di
gioco, di accesso e di sosta; servizi igienici;
magazzini e deposito attrezzi; impianti
tecnici e tecnologici. Gli interventi dovranno
essere
finalizzati
all’ottimizzazione
dell’utilizzo e della gestione dell’impianto.
http://www.provincia.torino.it/sport/dwd/b
ando_contrib.pdf
Azione I5 del Piano di Sviluppo Rurale
Scadenza: 9 marzo 2003
Con la Determinazione n. 983 del 27.11.02
(pubblicata sul BUR n° 4 del 23.01.2003)
sono state approvate le Norme Tecniche ed
Amministrative , ed è stata stabilita
l'apertura del bando per l'accoglimento
delle domande relative all'Azione I5 del
Piano di Sviluppo Rurale "Organizzazione e
sviluppo dell'associazionismo nel settore
forestale", limitatamente alla costituzione di
forma associativa a carattere regionale.
Per ogni eventuale ulteriore informazione si
può contattare il Dott. Gabriele Peterlin (tel
011 - 432 4258) del Settore Politiche
Forestali.
http://www.regione.piemonte.it/montagna/
montagna/rurale/az_i5.htm
Invito
a
presentare
proposte
Sostegno a favore di azioni di
informazione nel settore della politica
agricola comune. (2002/C 310/15)
SCADENZA: 20 febbraio 2003
CONTESTO e OBIETTIVO: Il 17 aprile
2000 il Consiglio ha adottato il regolamento
(CE) n. 814/2000 relativo alle azioni di
informazione riguardanti la politica agricola
comune1, che definisce il tipo e il contenuto
delle azioni finanziabili dalla Comunità. Nel
quadro di un nuovo approccio semplificato,
la Commissione ha definito le modalità
d'applicazione del regolamento (CE) n.
814/2000
nel
regolamento
(CE)
n.
2208/2002
della
Commissione2.
Conformemente
all'articolo
3
del
regolamento in questione, il presente invito
specifica i temi ed il tipo di azioni prioritari,
i termini di presentazione delle domande e
di avvio delle azioni pertinenti. Obiettivo del
presente invito è di incentivare la
presentazione di proposte di attività annuali
o di azioni specifiche in relazione agli
stanziamenti di bilancio per l'esercizio 2003.
AZIONI PRIORITARIE PER IL 2003:
Nell'ambito
del
presente
invito,
la
Commissione intende dare priorità alle
attività di comunicazione relative agli
aspetti della revisione intermedia della
politica agricola comune (PAC), inclusi quelli
connessi con l'allargamento dell'Unione e
con l'OMC. (Organizzazione mondiale del
Commercio).
I
candidati
dovranno
dimostrare quale canale o quali canali di
comunicazione ritengano più adatti in
1
GUCE L 100 del 20/04/2000,
http://europa.eu.int/eurlex/pri/it/oj/dat/2000/l_100/l_10020000420it0
0070009.pdf
2
GUCE L 337 del 13/12/2002,
http://europa.eu.int/eurlex/it/dat/2002/l_337/l_33720021213it002100
23.pdf
17
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
relazione a determinate tematiche e
destinatari e perché. I candidati sono
invitati a fornire un media plan per i loro
progetti che illustri le modalità di attuazione
degli stessi, di trasmissione del messaggio
e di misurazione della sua efficacia. sarà
attribuita particolare importanza al media
plan.
MESSAGGI
DA
DIFFONDERE:
Il
messaggio principale che la Commissione
intende diffondere riguarda il fatto che gli
agricoltori hanno l'opportunità di darsi un
profilo più imprenditoriale e possono
sfruttare le opportunità offerte dal mercato;
che la politica di sviluppo rurale sarà
potenziata e che presenterà notevoli
opportunità di sostegno alle attività di chi
vive e lavora in campagna; e che la qualità
acquisirà sempre maggiore importanza
nelle
scelte
degli
agricoltori
e
dei
consumatori. Il tutto in un quadro di
un'economia sana, un equilibrio sociale ed
una responsabilità ambientale. Tutte le
informazioni sulla revisione intermedia sono
disponibili
sul
seguente
sito
web:
htt//europa.eu.int/comm/agriculture/mtr/in
dex_en.htm
DESTINATARI:
—
il
mondo
agricolo
e
l'industria
agroalimentare europea dal produttore al
consumatore,
— l'opinione pubblica negli Stati membri.
CANALI DI COMUNICAZIONE
In particolare, la Commissione auspica che
siano utilizzati i seguenti canali di
comunicazione:
— audiovisivi
— Internet
— conferenze e seminari
— stampa
— Il media plan (punto 2 dell’allegato I
del presente invito); il media plan deve
indicare in che modo saranno conseguiti i
seguenti aspetti del progetto:
— attuazione del progetto
— trasmissione del messaggio
— misurazione dell'efficacia
AMMISSIBILITÀ I candidati sono invitati a
leggere attentamente il regolamento (CE)
n. 2208/2002 della Commissione, in
particolare i criteri di ammissibilità, i criteri
di esclusione di candidati e misure (articoli
4 e 5), i criteri di selezione (articolo 6). I
candidati sono inoltre invitati a leggere
attentamente i criteri di cui agli allegati I e
II del presente invito. Il media plan ed il
bilancio
costituiscono
gli
aspetti
fondamentali per decidere la concessione di
sovvenzioni. Il metodo di valutazione delle
domande è indicato nell'allegato IV del
presente invito. Sia i programmi di attività
annuali sia le azioni specifiche, incluse le
rispettive fasi di preparazione e di
sorveglianza, non dovranno iniziare prima
del 20 giugno 2003 e dovranno concludersi
al più tardi entro il 31 maggio 2004.
FINANZIAMENTO: La partecipazione della
Commissione è limitata al 50 % delle spese
totali ammissibili. In casi eccezionali, quali
definiti all'allegato II del presente invito,
tale percentuale può essere portata fino al
75 % alle condizioni fissate all'articolo 7,
paragrafo 2, del regolamento 2208/2002
della Commissione.
Le norme relative all'ammissibilità delle
spese sono fissate all'allegato III del
presente invito. In mancanza di altre
disposizioni, si applicano le «Condizioni
generali applicabili alle convenzioni di
sovvenzione delle Comunità europee»,
disponibili al seguente indirizzo Internet:
http://europa.eu.int/comm/agriculture/gran
ts/capinfo/index_it.htm
MODALITÀ
GENERALI
DI
PRESENTAZIONE
Le
domande
di
finanziamento, bilanci inclusi,
devono
essere presentate in una delle lingue
ufficiali della Comunità. È auspicabile la
presentazione di una sintesi in inglese o
francese mediante i formulari disponibili al
seguente
indirizzo
Internet:
http://europa.eu.int/comm/agriculture/gran
ts/capinfo/index_it.htm
I candidati sono invitati a leggere
attentamente i regolamenti (CE) n.
814/2000 e (CE) n. 2208/2002 della
Commissione prima di preparare la loro
domanda (i due regolamenti citati sono
inoltre
disponibili
all'indirizzo
elettronico sopraindicato; selezionare
nella parte superiore il link
relativo alla lingua scelta).
Fonte: GUCE C 310 del 13/12/2002
http://europa.eu.int/eurlex/it/dat/2002/c_310/c_31020021213it00
250036.pdf
18
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
Programma di cooperazione CE/USA in
materia
d'istruzione
superiore
e
d'istruzione e formazione professionali
(2001-2005) - Invito a presentare
proposte 2003 (2003/C 2/05)
SCADENZA: 28 marzo 2003
OBIETTIVO
DEL
PROGRAMMA:
Il
programma
intende
principalmente
promuovere la comprensione fra i popoli
della Comunità europea e degli Stati Uniti
d'America e migliorare la qualità del
rispettivo sviluppo delle risorse umane.
TIPI
DI
PROGETTI
INTERESSATI
DALL'INVITO
I progetti di costituzione di consorzi
sono progetti triennali che favoriscono la
creazione
di
partenariati
istituzionali
destinati agli studenti.
I progetti di preparazione di consorzi
sono
progetti
annuali
che
facilitano
l'accesso al programma da parte di
istituzioni con esperienza internazionale
minima o nulla.
Le attività complementari sono progetti
annuali o biennali intesi a sostenere
l'obiettivo generale dell'elaborazione di
piani di studio internazionali e a preparare
gli studenti ad inserirsi in un ambiente di
lavoro globale.
Le
borse
Fullbright/UE
forniscono
sostegno finanziario per un intero anno
accademico o per condurre attività di
ricerca o di insegnamento durante un
semestre su temi relativi all'Unione europea
o alle relazioni tra questa e gli USA, presso
un'istituzione accreditata negli USA o
nell'Unione europea. Tali attività non sono
oggetto del presente invito.
Per ulteriori informazioni, consultare la
pagina Internet
http://europa.eu.int/comm/education/ecusa/usa.html
SOGGETTI AMMISSIBILI
La maggior parte dei progetti realizzati
nell'ambito del programma CE/USA si basa
sullo sviluppo di un consorzio di istituti o
organizzazioni d'istruzione superiore e
d'istruzione e formazione professionali nei
quindici Stati membri della Comunità
europea
e
negli
Stati
Uniti.
La
partecipazione è aperta a istituti e
organizzazioni d'istruzione superiore e di
formazione professionale, ivi compresi
gruppi
imprenditoriali
e
commerciali,
organizzazioni
non
governative,
case
editrici, ministeri, camere di commercio e
istituti di ricerca, quali di seguito definiti.
IMPORTO DEI FINANZIAMENTI PER IL
2003
La Comunità europea finanzia le istituzioni
CE capofila e partner. Si prevede che
l'importo del finanziamento CE disponibile
per il programma nel 2003 sia pari a 1 650
000 EUR. Gli Stati Uniti d'America
finanziano le istituzioni capofila e partner
statunitensi. I progetti di costituzione di
consorzi saranno finanziati fino a un
massimo di 150 000 EUR per i partner
comunitari e 200 000 USD per i partner
statunitensi. Un numero limitato di progetti
di preparazione di consorzi sarà finanziato
fino a un massimo di 25 000 EUR per i
partner comunitari e 25 000 USD per i
partner statunitensi. I progetti relativi alle
attività complementari saranno finanziati
per uno o due anni nel modo seguente: per
i progetti annuali, fino ad un massimo di 35
000 EUR per i partner comunitari e 35 000
USD per i partner statunitensi; per i
progetti biennali, fino a un massimo di 75
000 EUR per i partner comunitari e 75 000
USD per i partner statunitensi. Per i tre tipi
di progetto, l'importo complessivo dei
finanziamenti accordati dalla Commissione
europea non può superare il 75 % del
bilancio approvato.
INDIRIZZI UTILI:
Nell'Unione
europea
gli
orientamenti
comuni e i moduli di candidatura sono
disponibili presso:
— server Europa:
http://europa.eu.int/comm/education/ecusa/usa.html
—
Commissione
europea,
direzione
generale dell'Istruzione e della cultura,
«Programma Tempus — Cooperazione con
USA e Canada», ufficio B7 8/20, B-1049
Bruxelles (indirizzo dell'ufficio),
—
Commissione
europea,
direzione
generale dell'Istruzione e della cultura,
«Programma Tempus — Cooperazione con
USA e Canada», ufficio B5 8/24, B-1049
Bruxelles
(indirizzo
dell'ufficio),
—
rappresentanti della Commissione presso gli
Stati membri.
L'istituzione capofila nella CE e l'istituzione
capofila negli USA devono presentare la
proposta comune rispettivamente alla DG
EAC e al FIPSE. Le istituzioni capofila CE
inviano alla Commissione le domande di
19
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
finanziamento a copertura delle spese
affrontate dalle istituzioni capofila e
associate.
Presentazione delle proposte in Europa
L'istituzione
capofila
nella
CE
deve
presentare l'originale e quattro copie del
modulo di candidatura europeo, che include
la proposta comune.
I candidati CE che desiderano ulteriori
informazioni possono rivolgersi a:
Nicole Versijp
Commissione europea
Direzione generale dell'Istruzione e della
cultura
Ufficio B7 6/06
B-1049 Bruxelles
Tel. (32-2) 296 66 64
Fax (32-2) 295 57 19
E-mail: [email protected]
I candidati USA che desiderano ulteriori
informazioni possono rivolgersi a:
Frank Frankfort, PhD Coordinator, EC/US
Programme
Fund for the Improvement of Postsecondary
Education (FIPSE)
1990 K Street 8th Floor
Washington, D.C. 20006-8544
Tel. (202) 502-75 13
Fax (202) 502-78 77
E-mail: [email protected]
Fonte: GUCE C 2 del 7 gennaio 2003
http://europa.eu.int/eurlex/it/dat/2003/c_002/c_00220030107it00
160018.pdf
Invito
a
presentare
proposte
nell'ambito
del
programma
di
cooperazione CE/Canada in materia
d'istruzione superiore e formazione
professionale (2003/C 2/06)
SCADENZA: 15 aprile 2003
OGGETTO DELL'INVITO
Il
programma
CE/Canada
intende
principalmente
promuovere
la
comprensione fra i popoli della Comunità
europea e del Canada e migliorare la
qualità del rispettivo sviluppo delle risorse
umane.
TIPI
DI
PROGETTI
INTERESSATI
DALL'INVITO
I progetti di costituzione di consorzi
sono progetti triennali che favoriscono la
creazione
di
partenariati
istituzionali
destinati agli studenti.
SOGGETTI AMMISSIBILI:
Il programma CE/Canada si basa sullo
sviluppo di un consorzio di istituti
d'istruzione superiore e di formazione
professionale nei quindici Stati membri
della Comunità europea e nel Canada. La
partecipazione è aperta a istituti e
organizzazioni d'istruzione superiore e di
formazione professionale, ivi compresi
gruppi
imprenditoriali
e
commerciali,
organizzazioni
non
governative,
case
editrici, ministeri, camere di commercio e
istituti di ricerca, quali di seguito definiti.
ATTIVITA’
attività
finanziate
nell'ambito dei progetti di costituzione
di consorzi
— elaborazione e diffusione di piani di
studio innovativi internazionali,
— mobilità degli studenti e sviluppo della
struttura organizzativa,
— numero di studenti in mobilità e durata
del periodo di studio,
— collocamenti in attività lavorativa e
periodi di tirocinio,
— strategie di assunzione di studenti,
— accordi sulle tasse d'iscrizione,
— sviluppo della preparazione linguistica e
culturale e relativa valutazione,
— riconoscimento di periodi di studio e di
formazione,
— fornitura di servizi agli studenti,
— elaborazione di un solido programma di
valutazione del progetto.
I progetti possono includere inoltre i
seguenti elementi:
— scambi strutturati e incarichi di
insegnamento
destinati
a
insegnanti,
formatori, amministratori e altri specialisti,
— elaborazione e divulgazione congiunta di
tecnologie Internet e informatiche.
Impegno istituzionale
Le istituzioni e le organizzazioni capofila e
associate di CE e Canada devono allegare
alla candidatura lettere di referenze di alti
funzionari o rappresentanti del corpo
accademico. Per i progetti di consorzi, le
referenze devono indicare l'impegno e la
volontà di firmare accordi con i partner
internazionali relativi al trasferimento o al
riconoscimento dei crediti o alla rinuncia
alle tasse d'iscrizione.
Le istituzioni devono comprovare il proprio
impegno
mediante
una
consistente
20
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
condivisione
dei
costi.
L'importo
complessivo
del
finanziamento
accordato
dalla
Commissione europea (DG EAC) non può
superare il 75 % degli stanziamenti
approvati.
Importo dei finanziamenti
La Comunità europea finanzia le istituzioni
CE capofila e associate. L'importo del
finanziamento
CE
disponibile
per
il
programma è pari a 700 000 EUR. Il
Canada finanzia le istituzioni capofila e
associate canadesi. L'importo complessivo
del finanziamento di un progetto triennale è
pari a 130 000 EUR, comprese le borse di
mobilità studentesca. Le borse sono
destinate a coprire i costi addizionali degli
studenti che si trasferiscono in Canada, i
quali sostengono spese ulteriori rispetto a
chi permane presso l'istituzione d'origine.
Per l'assegnazione delle borse, i consorzi
devono tenere conto delle necessità
individuali degli studenti.
Le istituzioni e le organizzazioni capofila e
associate di CE e Canada devono allegare
alla candidatura lettere di referenze di alti
funzionari o rappresentanti del corpo
accademico.
Le istituzioni devono comprovare il proprio
impegno
mediante
una
consistente
condivisione
dei
costi.
L'importo
complessivo del finanziamento accordato
dalla Commissione europea (DG EAC) non
può superare il 75 % degli stanziamenti
approvati.
INDIRIZZI UTILI
I candidati CE che desiderano ulteriori
informazioni possono rivolgersi a:
Nicole Versijp
Commissione europea
Direzione generale dell'Istruzione e della
cultura
Ufficio B7 6/06
B-1049 Bruxelles
Tel. (32-2) 296 66 64
Fax (32-2) 295 57 19
E-mail: [email protected]
I candidati canadesi che desiderano ulteriori
informazioni possono rivolgersi a Ginette
Carle, policy officer, al numero telefonico
(819) 997-33 62, fax (819) 953-81 47 o email:
[email protected]
Nell'Unione
europea
gli
orientamenti
comuni e i moduli di candidatura sono
disponibili presso:
— server Europa:
http://europa.eu.int/comm/education/cana
da/canada.html
—
Commissione
europea,
direzione
generale dell'Istruzione e della cultura,
«Programma Tempus — Cooperazione con
USA & Canada», Ufficio B7 8/20, B-1049
Bruxelles (indirizzo postale),
—
Commissione
europea,
direzione
generale dell'Istruzione e della cultura,
«Programma Tempus — Cooperazione con
USA & Canada», Ufficio B5 8/30, B-1049
Bruxelles (indirizzo dell'ufficio),
— rappresentanti della Commissione presso
gli Stati membri.
In Canada:
http://www.hrdcdrhc.gc.ca/learnlit/iam/index.shtml
Fonte: GUCE C 2 del 7 gennaio 2003
http://europa.eu.int/eurlex/it/dat/2003/c_002/c_00220030107it00
190021.pdf
Programma
sulla
cooperazione
di
polizia e giudiziaria in materia penale
(Programma
AGIS)
Programma
annuale di lavoro e invito a presentare
proposte per il 2003
SCADENZA: 7 marzo 2003
ISTITUZIONE: Commissione europea - DG
Giustizia e affari interni
OBIETTIVO del programma AGIS (20032007):
promuovere
la
cooperazione
giudiziaria e di polizia in materia penale e di
sostenere l’impegno degli operatori della
giustizia.
OBIETTIVI GENERALI:
elaborare, attuare e valutare politiche
europee nel settore della cooperazione
giudiziaria e di polizia in materia penale,
promuovere e consolidare la creazione
di reti, la cooperazione reciproca su
temi generali di interesse comune per
gli Stati membri, lo scambio e la
divulgazione delle informazioni, delle
esperienze e delle migliori pratiche, la
cooperazione locale e regionale, il
miglioramento e l’adeguamento della
formazione e della ricerca tecnica e
scientifica,
incoraggiare gli Stati membri ad avviare
21
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
una cooperazione con i paesi candidati,
con altri paesi terzi e con le
organizzazioni competenti a livello
regionale ed internazionale. Per quanto
riguarda
gli
obbiettivi
specifici,
consultare la GUCE del presente invito
(cfr.sopra indicato).
DESTINATARI:
gli operatori della giustizia, vale a dire i
giudici, i magistrati delle procure, gli
avvocati, gli agenti ed ufficiali di polizia
giudiziaria, gli ufficiali giudiziari, i periti
e gli interpreti giudiziari e coloro che
esercitano altre professioni associate
alla giustizia nel settore del diritto
penale,
funzionari
e
agenti
incaricati
dell’applicazione della legge (polizia,
polizia militare, dogane): gli organismi
pubblici competenti negli Stati membri,
in virtù del diritto nazionale, per la
prevenzione, l’individuazione e la lotta
contro la criminalità,
funzionari di altre autorità pubbliche,
specialmente quelli che partecipano a
progetti finalizzati alla prevenzione del
crimine,
rappresentanti
di
associazioni,
di
organizzazioni professionali, del mondo
della ricerca e dell’imprenditoria che
partecipano alla lotta e alla prevenzione
della criminalità, organizzata o di altra
natura; servizi per la riabilitazione dei
responsabili di reati,
rappresentanti dei servizi incaricati
dell’assistenza alle vittime, compresi i
servizi pubblici responsabili in materia
d’immigrazione e di servizi sociali.
ORGANISMI
AMMISSIBILI:
le
sovvenzioni possono essere concesse ad
amministrazioni,
istituzioni,
organismi
privati, associazioni, organizzazioni che
rappresentano le imprese, organizzazioni
senza scopo di lucro o istituti di ricerca
nazionali, regionali o locali, pubblici o
semipubblici, dotati di status giuridico e
stabiliti in uno degli Stati membri della UE,
nonché Eurojust e Europol.
AMMISSIBILITA’: Le domande devono
soddisfare i seguenti criteri; devono riferirsi
ad uno degli obiettivi specifici del
programma AGIS; devono prevedere la
partecipazione di almeno tre partner in tre
diversi Stati membri (oppure in due Stati
membri e in un paese candidato); devono
essere presentate utilizzando il modulo per
la domanda di sovvenzione fornito dalla
Commissione in formato elettronico; tutte
le sezioni del modulo devono essere
compilate tutti gli allegati richiesti devono
essere acclusi; le domande presentate dalle
società devono accludere i documenti
comprovanti lo status giuridico e una copia
del
bilancio
finanziario
dell’anno
precedente.
INDIRIZZI UTILI:
I richiedenti, per ulteriori informazioni, sono
invitati a consultare il sito internet
all’indirizzo:
http://europa.eu.int/comm/justice_home/ja
i/prog_en.htm
I moduli di domanda sono disponibili
all’indirizzo internet sopra indicato.
Fonte: GUCE C 05 del 10 gennaio 2003
EuropeAid/114911/C/G - INVITO A
PRESENTARE PROPOSTE per azioni nei
paesi in via di sviluppo (PVS) da
attuare mediante cofinanziamento con
le ONG europee operanti nel settore
dello
sviluppo,
pubblicato
dalla
Commissione europea (2003/C 1/08)
SCADENZA: 2 aprile 2003 alle ore
16:00 (ora di Bruxelles).
ATTIVITA’: Le azioni ammissibili a un
cofinanziamento nel quadro del presente
invito a presentare proposte devono
prefiggersi la riduzione della povertà
mediante la concessione alle popolazioni
svantaggiate dei PVS di un sostegno
destinato a rispondere alle loro esigenze
fondamentali, a migliorarne le condizioni di
vita e a rafforzarne le capacità endogene di
sviluppo.
Le
azioni
devono
rientrare
obbligatoriamente in uno dei seguenti
settori prioritari:
— il sostegno ai processi di sviluppo sociale,
umano ed economico sostenibili,
—
il
sostegno
istituzionale
e
il
potenziamento delle capacità delle strutture
di sviluppo locali, in particolare le
organizzazioni partner nei PVS.
DURATA DEI PROGETTI: La durata di una
donazione globale non può essere superiore
a 36 mesi.
CONDIZIONI FINANZIARIE
22
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
Importo totale indicativo disponibile
per il presente invito a presentare
proposte. 20 milioni di EUR.
Importo minimo e massimo degli aiuti
non rimborsabili Vi sono diverse categorie
di aiuti non rimborsabili, con importi
variabili
Numero massimo degli aiuti non
rimborsabili da assegnare: 35.
AMMISSIBILITÀ
I criteri di ammissibilità riguardano al
tempo stesso le organizzazioni che possono
chiedere un aiuto non rimborsabile, i loro
partner, le azioni che possono beneficiare di
un aiuto non rimborsabile e i tipi di costo
che possono essere coperti dall'aiuto
stesso.
INDIRIZZI UTILI
Informazioni dettagliate sul presente invito
a presentare proposte sono contenute nelle
«Linee guida per i candidati»; queste
ultime, come pure il presente avviso, sono
disponibili sul sito Internet di EuropeAid:
http://europa.eu.int/comm/europeaid/index
_it.htm
Tutti i quesiti in merito al presente invito a
presentare proposte vanno inviati per posta
elettronica (compresi i riferimenti di
pubblicazione
del
presente
invito
a
presentare proposte di cui al paragrafo 1) al
seguente indirizzo:
[email protected]
Fonte: GUCE C 1 del 4 gennaio 2003
http://europa.eu.int/eurlex/it/dat/2003/c_001/c_00120030104it00
140015.pdf
Informazione sulla politica regionale e
di coesione dell'Unione europea: bando
di gara d'appalto
La Commissione europea ha indetto un
bando di gara d'appalto relativo alla
realizzazione di azioni di informazione e
comunicazione della Direzione generale
Politica regionale.
Il bando di gara riguarda tre lotti:
promozione della comunicazione regionale e
sviluppo di strumenti di comunicazione;
organizzazione
di
manifestazioni;
realizzazione di esposizioni e stand.
Il capitolato d'oneri è consultabile sul sito
http://europa.eu.int/comm/regional_policy/
newsroom/index_it.htm
Fonte: Supplemento alla Gazzetta ufficiale
delle Comunità europee del 4/01/2003 - n.
3 - 2003/S 3-001385)
http://ted.eur-op.eu.int
PROROGA
Il bando di gara d'appalto relativo alla
realizzazione di azioni di informazione
e
comunicazione
della
Direzione
generale Politica regionale, pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale del 4 gennaio
2003, è stato modificato.
Il termine ultimo per il ricevimento delle
offerte, inizialmente fissato conformemente
al termine legale di 52 giorni, è stato
prorogato e fissato al 24 febbraio 2003.
Tutte le altre disposizioni pubblicate
rimangono
invariate.
(Riferimenti relativi alla pubblicazione della
rettifica: G.U. S12 del 17/01/2003)
PUBBLICAZIONI
Annuario statistico dell’Unione europea
- Edizione 2002
Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione
Europea, ha recentemente presentato
l’edizione 2002 dell’Annuario statistico delle
Regioni
europee.
Da
un
lato,
la
pubblicazione offre alcuni dati socioeconomici a carattere generale riguardanti
popolazione,
PIL,
forza
lavoro
e
disoccupazione; dall’altro, essa analizza la
vita quotidiana dei cittadini europei nelle
loro regioni di appartenenza, tramite
statistiche sulla salute, l’ambiente e
l’urbanizzazione. L’annuario rappresenta
pertanto una informazione vitale per
un’ampia gamma di utenti, quali le
istituzioni europee, gli enti di governo a
livello nazionale, regionale e locale, e gli
agenti del settore privato.
Regioni: Annuario statistico per il 2002
http://www.europa.eu.int/comm/euro
stat/Public/datashop/print-
23
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
product/EN?catalogue=Eurostat&prod
uct=1-22112002-EN-APEN&mode=download
“Verso
un’Europa
basata
sulla
conoscenza. L’Unione Europea e la
Società dell’Informazione“
La Direzione Generale per la Stampa e la
Comunicazione della Commissione Europea
ha recentemente pubblicato una brochure
intitolata “Verso un’Europa basata sulla
conoscenza. L’Unione Europea e la Società
dell’Informazione“. La pubblicazione prende
in esame la sfida europea relativa alla
volontà di abbracciare l’era digitale e
divenire un’economia realmente basata
sulla conoscenza. In quest’ottica, viene
presentato il progetto "eEurope", ovvero lo
schema della UE indirizzato a guidare tale
processo
di
cambiamento
ed
a
modernizzare i sistemi educativi e di
formazione professionale per assicurare un
adeguati standards di acculturamento
digitale nelle scuole e nei posti di lavoro.
http://europa.eu.int/comm/dg10/pub
lications/brochures/move/infoeduc/k
nowledge/en.pdf
Rassegna 2002 dell’Economia Europea
La DG per gli affari economici e finanziari
ha
presentato
la
“Rassegna
2002
dell’Economia Europea”. Tale documento é
parte integrante della strategia della
Commissione Europea tesa a sorvegliare le
politiche economiche adottate negli Stati
membri, nell’area dell’euro ed a livello
dell’UE. Oltre agli sviluppi macroeconomici
nell'economia europea, la Rassegna 2002
analizza in profondità: i risultati e i benefici
delle
riforme
strutturali;
il
ritmo
dell'integrazione dei mercati obbligazionari
e i benefici che ne derivano; le
conseguenze sul piano economico e
finanziario
dell'invecchiamento
della
popolazione; il processo di convergenza dei
paesi candidati all'adesione.
http://europa.eu.int/comm/economy_financ
e/publications/european_economy/2002/ee
75en.pdf
Fonte: Euro*idees 31, 20 dicembre 2002
L’Eurobarometro,
l’unità
di
analisi
dell’opinione pubblica della Commissione
Europea, ha recentemente presentato
un’indagine su “L’Allargamento dell’Unione
Europea”. L’indagine é stata condotta per
richiesta della DG Allargamento della
Commissione Europea nell’obiettivo di
prendere in esame l’attitudine dei cittadini
europei verso il processo di allargamento.
http://europa.eu.int/comm/public_opinion/f
lash/fl132_2_en.pdf
Fonte: Euro*idees 31, 20 dicembre 2002
La ricchezza in movimento
La DG Occupazione ed Affari Sociali della
Commissione Europea ha recentemente
presentato un rapporto intitolato “La
ricchezza in movimento. Distribuzione della
ricchezza, Povertà e Redistribuzione”. Lo
studio esplora il modo in cui i tassi di
distribuzione della ricchezza e della povertà
sono influenzati dal ruolo redistributivo
dello stato sociale. A tal fine, il rapporto
procede ad un’analisi delle differenze di
reddito
e
della
povertà,
basata
principalmente sui resoconti relativi al
periodo 1994 – 1997 del Pannello Europeo
sulle famiglie, ECHP (EUROSTAT - European
Community Household Panel).
http://europa.eu.int/comm/employment_so
cial/news/2002/dec/income_on_the_move_
en.pdf
Relazione intermedia in merito al piano
d’azione per le regioni frontaliere
La
relazione
espone
i
risultati
nell’attuazione del piano d’azione approvato
il 25 luglio 2001 dalla Commissione che,
indirizzato a 23 regioni situate in Austria,
Finlandia, Germania, Grecia e Italia,
proponeva una serie di misure per
rafforzare la competitività economica delle
regioni
di
frontiera
in
vista
dell’allargamento
dell’Unione.
Michel
Barnier, commissario responsabile per la
politica regionale, ha affermato che il
successo del piano d’azione è testimoniato
dal fatto che la relazione intermedia indica
chiaramente che le piccole e medie imprese
insediate nelle regioni di confine dell’UE
hanno messo a frutto il sostegno europeo e
si preparano ad affrontare le sfide
dell’allargamento.
L’Allargamento dell’Unione Europea
24
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
Il testo integrale della relazione intermedia
è reperibile sul sito:
http://europa.eu.int/comm/regional_policy
Una globalizzazione per tutti
La Commissione Europea ha recentemente
pubblicato un opuscolo intitolato “Making
globalisation work for everyone. The
European Union and world trade”. In
quest’opuscolo la Commissione esprime la
sua predilezione verso la creazione di
regole commerciali trasparenti e giuste, e
cerca di mostrare le differenti strategie con
le quali l’UE tenta di mitigare gli aspetti
negativi della globalizzazione, affinché
anche i paesi in via di sviluppo possano
beneficiare dal libero scambio.
Fonte:
http://europa.eu.int/comm/publications/bo
oklets/move/37/txt_en.pdf
Sistemi educativi e formativi per
l’imprenditorialità
É stato recentemente pubblicato il rapporto
finale sui “Sistemi educativi e formativi per
l’imprenditorialità”, redatto dal gruppo di
esperti sul progetto per l’identificazione
delle migliori procedure. Il progetto é stato
lanciato dalla DG Imprese nell’ambito del
Programma pluriennale per l’impresa e
l’imprenditorialità (2001-2005), al fine di
identificare e comparare le iniziative
europee tese a promuovere l’insegnamento
dell’imprenditorialità nei sistemi educativi.
Per informazioni:
http://europa.eu.int/comm/enterprise/entre
preneurship/support_measures/training_ed
ucation/education_final.pdf
Le politiche comunitarie per lo sviluppo
rurale
Il Rapporto ha lo scopo di approfondire
l'esame
della
programmazione
degli
interventi in Italia per il periodo 2000-2006
ed è stato elaborato dall'Osservatorio sulle
Politiche Strutturali. Nella prima parte del
volume vengono descritti, in linea generale,
i programmi italiani in materia di sviluppo
regionale e nazionale; la seconda e la terza
parte contengono un'analisi delle modalità
di attuazione dei programmi di intervento,
facendo particolare riferimento al rispetto,
da parte delle amministrazioni regionali, dei
vincoli previsti dalla normativa comunitaria
nella gestione degli interventi programmati.
In
appendice
alla
pubblicazione
è
disponibile una raccolta delle principali
norme comunitarie relative ai Fondi
strutturali e al tema dello sviluppo rurale.
Il rapporto è disponibile nelle pagine del
sito Internet dell'Istituto Nazionale di
Economia Agraria (INEA) www.inea.it
Enterprises in Europe - does size
matter?
Nella collana Statistics in focus Eurostat ha
pubblicato un documento che presenta
alcuni dati ottenuti da varie indagini relative
alle piccole e medie imprese europee.
Enterprises in Europe - does size matter?
esamina il contributo fornito all'economia
europea dalle PMI, che producono il 60%
del
valore
aggiunto
nell'Unione
ed
individua, tra gli ostacoli incontrati dalle
PMI nella produzione di servizi e prodotti
innovativi, la scarsità di risorse umane e la
difficoltà di avvalersi di nuove tecnologie.
Rapporto sulla Carta Europea per le
piccole imprese
Sul
sito
della
DG
Imprese
http://europa.eu.int/comm/enterprise_polic
y/charter/charter2003.htm sono disponibili i
rapporti nazionali relativi all'attuazione della
Carta europea per le piccole imprese
presentati dagli Stati membri e dalla
Norvegia. Sulla base di questi rapporti e dei
risultati degli incontri con le autorità
nazionali la Commissione adotterà, nel
gennaio 2003, il Rapporto sulla Carta
Europea per le piccole imprese.
NEWS DALLA COMMISSIONE EUROPEA
9
Agricoltura
La Commissione presenta una riforma
che
offre
agli
agricoltori
una
prospettiva a lungo termine per
un’agricoltura sostenibile
Bruxelles,
22
gennaio
2003.
La
Commissione europea ha adottato un
pacchetto di proposte di riforma della
25
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
politica agricola comune (PAC). La proposta
della Commissione offre agli agricoltori
europei una prospettiva chiara, che
accompagna il quadro finanziario per la
spesa agricola deciso fino al 2013 dai Capi
di Stato e di Governo al vertice di Bruxelles
nell’ottobre 20023. Gli obiettivi sono quello
di rendere l’agricoltura europea
più
competitiva e maggiormente orientata al
mercato,
di
portare
avanti
una
semplificazione sostanziale della PAC, di
facilitare il processo di allargamento e di
difendere meglio la politica agricola in
ambito OMC. Gli adattamenti proposti
lasciano
agli
agricoltori
la
massima
flessibilità circa le scelte di produzione da
compiere e garantisce loro la stabilità dei
redditi. L’attuazione della riforma della
Commissione permetterà di eliminare gli
attuali incentivi che hanno un impatto
ambientale
negativo
e
incoraggerà
maggiormente
pratiche
agricole
più
sostenibili.
Si
tratta
di
adattamenti
necessari
per
permettere
all’Unione
Europea di proporre un quadro strategico
sostenibile e prevedibile per il modello
agricolo europeo degli anni a venire. Le
nuove prospettive finanziarie rendono
ancora più urgenti queste modifiche, che
dovranno permettere all’Unione Europea di
garantire una distribuzione trasparente e
più equa del sostegno al reddito degli
agricoltori e di rispondere maggiormente
alle aspettative dei consumatori e dei
contribuenti europei. Le proposte odierne
fanno seguito alle misure contenute nella
revisione intermedia della politica agricola
presentata dalla Commissione nel luglio
2002.
Per ulteriori informazioni sulla proposta di
riforma della Commissione si invita a
consultare il sito Internet:
http://europa.eu.int/comm/agriculture/mtr/i
ndex_en.htm
InEurop@, n.366 23 gennaio 2003
3
L’accordo fissa un tetto massimo di spesa per gli aiuti diretti e
per le misure di mercato nell’ambito dell’Unione europea
allargata: la spesa crescerà ad un ritmo inferiore al tasso di
inflazione. Nell’accordo si rammenta anche l’importanza delle
regioni svantaggiate e si sottolinea il ruolo multifunzionale
dell’agricoltura, confermando l’importanza del "secondo
pilastro".
9
Allargamento
Area Economica Europea Allargata
Sono stati avviati a Bruxelles i negoziati per
l’entrata di Cipro, Repubblica Ceca, Estonia,
Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia,
Slovacchia e Slovenia, nell’Area Economica
Europea (AEE), che comprende gli Stati
membri dell’Unione Europea, l’Islanda, il
Liechtenstein e la Norvegia. La questione
principale riguarda l’aumento dei contributi
finanziari che i tre Stati non-UE dovrebbero
corrispondere per compartecipare agli sforzi
strutturali e di coesione richiesti da un
mercato interno allargato. In quest’ottica, il
Commissario per le relazioni esterne, Chris
Patten, ha dichiarato che “tutti coloro che
beneficiano dal mercato interno, incluse
Islanda,
Liechtenstein
e
Norvegia,
dovrebbero dividerne i costi".
http://europa.eu.int/comm/external_relatio
ns/eea/ip03_25.htm
Fonte: Euro*Idees News, n.32 18 gennaio
2003-01-23
La Commissione esamina la propria
politica
industriale
nel
contesto
dell’allargamento
La
Commissione
ha
pubblicato
una
comunicazione che analizza il ruolo e
l’efficacia della politica industriale europea,
auspicando che la relazione porti a un
riesame a livello europeo del quadro della
politica industriale. La comunicazione “La
politica industriale in un’Europa allargata”
offre una rassegna dello stato attuale
dell’industria e delle sfide che essa deve
affrontare,
esamina
le
implicazioni
dell’allargamento e delinea gli
obiettivi della Commissione in materia di
industria e i provvedimenti proposti per
conseguirli.
Il
futuro
ampliamento
dell’Unione europea è evidenziato nella
relazione come “una grande fonte di
opportunità per l’industria sia degli attuali
sia dei prossimi Stati membri”.
Il
documento avverte però che esistono
ancora fortissime differenze tra l’industria
manifatturiera dell’UE e quella dei Paesi
candidati, dove essa tende a essere meno
specializzata e più concentrata in settori a
bassa tecnologia.
26
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
La crescita dell’imprenditorialità e l’impatto
delle piccole e medie imprese sull’industria
sono stati inoltre meno significativi nei
Paesi
candidati
rispetto
all’UE;
la
comunicazione suggerisce di porre in atto
provvedimenti specifici al fine di aumentare
il sostegno in tali settori. Esaminando i
fattori che influenzano la competitività
industriale in Europa nell’insieme, la
relazione pone in risalto tre fattori decisivi:
la
conoscenza,
l’innovazione
e
l’imprenditorialità. Al fine di migliorare le
prestazioni dell’Europa in questi ambiti, e
quindi di aumentare la competitività
generale dell’industria, la comunicazione
esorta a una maggiore attenzione verso
l’istruzione e la ricerca, la specializzazione e
il perfezionamento di prodotti, servizi e
processi, nonché a stimolare maggiormente
l’assunzione di rischi nell’attività economica.
Poiché
le
prestazioni
dell’industria
dipendono
da questa ampia gamma di fattori, il
documento argomenta che molti degli
strumenti di cui avvalersi sono strumenti
propri di altri campi politici, quali la
concorrenza, ricerca e sviluppo, l’istruzione,
il commercio e lo sviluppo sostenibile. Esso
afferma quindi che i responsabili della
politica industriale in Europa devono inoltre
provvedere affinché le politiche svolte in
questi altri settori contribuiscano anch’esse
alla
competitività
dell’industria.
In
conclusione, la Commissione propone una
verifica in tre punti della politica industriale
in
Europa
per
dare
seguito
alla
comunicazione. In primo luogo, essa invita
le altre istituzioni dell’UE e i soggetti
interessati
a discutere e reagire alla strategia delineata
nella relazione; in secondo luogo, la
Commissione annuncia l’intento di verificare
l’efficacia delle proprie politiche industriali;
in terzo luogo, l’Esecutivo sollecita gli Stati
membri a riconsiderare i loro provvedimenti
a sostegno della competitività industriale.
Il 21 gennaio a Bruxelles, la Commissione
europea ha tenuto una conferenza sulla
politica industriale in un’Europa allargata.
Per ulteriori informazioni, consultare:
http://europa.eu.int/comm/enterprise/enter
prise_policy/industry/conference/index.htm
Per consultare la comunicazione, visitare
l’indirizzo Web:
http://europa.eu.int/comm/enterprise/enter
prise_policy/industry/policy.htm
Fonte: Cordis Focus, 13 gennaio 2003
Europa 2003, l’obiettivo è il rilancio
Per il Mediterraneo la politica della Ue non
può limitarsi al rafforzamento dei legami di
natura politica, economica, sociale e
culturale con i partner euromeditterannei. È
necessario affrontare le due sfide maggiori
dell’area, quella demografica e quella
democratica. Le economie del Mediterraneo
non possono sostenere i tassi di crescita
odierni
con
l’attuale
incremento
demografico: il rischio concreto per il futuro
è
un
aumento
insostenibile
dell’immigrazione in Europa. Quanto alla
sfida democratica, come ha dimostrato
l’ultimo rapporto dell’Onu sullo sviluppo
umano nel mondo arabo, non sono più
procrastinabili le riforme politiche liberali
dei paesi del Mediterraneo, se non a scapito
dello sviluppo di questi stessi paesi.
L’Europa non può più permettersi di avere
legami con regimi non democratici, per
quanto moderati, e deve quindi legare la
propria partnership con i paesi dell’area
mediterranea
a
profonde
riforme.
Strettamente
connessa
alla
sfida
democratica è anche un’altra delle priorità
di Grecia e Italia: la promozione dello
sviluppo sostenibile. La storia ci insegna il
legame stretto fra povertà, inquinamento e
non democrazia: è la dittatura e non il
capitalismo liberale che ha dato al mondo i
suoi più devastanti disastri ambientali,
dietro ai quali vi era la mano dell’uomo. Nel
Consiglio “Ambiente” di primavera, in cui si
decideranno misure concrete e calendari
per il follow-up di Johannesburg per l’Ue,
sarà necessario tenere conto che solo nelle
società aperte la crescita può produrre
benefici umani e ambientali.Così come
Grecia e Italia non potranno eludere
un’altra questione emersa a Johannesburg
e legata allo sviluppo sostenibile: la Politica
agricola comune. Nel 2003 il Consiglio
dovrà abbandonare vecchie e nuove
politiche protezionistiche, chiedere alla
Commissione di rivedere la sua recente
proposta per i negoziati Omc sull’agricoltura
affinché vi sia una drastica riduzione degli
aiuti agli agricoltori, un vero mercato aperto
27
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
e condizioni eque per i Paesi in via di
sviluppo, e infine dovrà avviare finalmente
una riflessione sulla sostenibilità della Pac
europea. Le altre linee d’azione indicate
come priorità dalle presidenze greca e
italiana non sono di minore importanza e
potranno avere importanti ripercussioni per
il nostro Paese. Il Consiglio si concentrerà
in particolare sul rinvigorimento della
coesione economica e sociale dell’Europa. Il
prossimo giugno saranno adottati gli
indirizzi di massima per le politiche
economiche, quella che è la strategia di
politica economica dell’Unione e degli Stati
membri
per
i
prossimi
tre
anni,
fondamentale per la ripresa dell’economia
europea e il rafforzamento della moneta
unica. Ma ancor più importante sarà in
primavera l’inizio della riflessione sulle
recenti proposte della Commissione in
materia di coordinamento della politica
economica. Le quattro proposte di Solbes
per combinare “flessibilità e rigore”, che
riequilibrano i criteri del Patto di stabilità e
crescita che rischiavano di avvantaggiare
eccessivamente i Paesi poco virtuosi,
permetteranno ai Paesi il cui debito è sotto
la soglia del 60% e con un deficit vicino al
pareggio di investire importanti risorse
pubbliche per riforme strutturali che
contribuiranno
alla
crescita
e
all’occupazione. Il Consiglio dovrebbe quindi
pensare a una rapida approvazione di
questo aggiornamento del Patto di stabilità
e crescita essenziale in questa congiuntura
economica.
In questo contesto però l’Italia rischia di
mostrare le sue debolezze e di rimanere
sola sul piano europeo. Con la sua fragilità,
il nostro Paese è suscettibile non solo di
una procedura per deficit eccessivo, ma,
con le nuove regole, anche di una
procedura
di
infrazione
per
debito
eccessivo. Tanto più che le previsioni sul
debito
del
Programma
di
stabilità
presentato dal Governo a novembre
sembrano essere poco realistiche. L’Italia
deve dunque prepararsi non solo ad avere
la responsabilità di far rispettare le vecchie
e nuove regole del Patto di stabilità e
crescita, ma anche ad essere d’esempio per
l’Europa. I prossimi sei mesi sono dunque
delicatissimi per il nostro paese e per il suo
ruolo geo-politico in Europa, tanto più che
al nostro Governo toccherà il difficile
compito di portare a buon fine la sfida della
grande riforma costituzionale dell’Unione.
Se non saremo capaci di essere da modello
e da spinta propulsiva per l’Europa
economica e sociale, difficilmente avremo la
forza di imporre, per la fine della presidenza
italiana, le riforme costituzionali tanto
necessarie alla sopravvivenza dell’Unione
politica.
Fonte: IlSole24ore, 28 dicembre 2002
9
Imprese
Proseguono le attività PAXIS per la
promozione di idee innovative per la
creazione di start-up
A dicembre è stata annunciata una nuova
iniziativa
PAXIS
(Azione
pilota
per
l’eccellenza delle start-up innovative), che
comprenderà cinque reti tematiche, sei
progetti e tre misure di accompagnamento,
il cui lancio è previsto per l’inizio del 2003.
L’iniziativa PAXIS è stata sviluppata dalla
Commissione europea e verrà gestita dalla
DG Imprese della Commissione nell’ambito
del programma “Ricerca e innovazione” del
Sesto programma quadro (6PQ). Nei primi
due anni di attività, PAXIS ha valutato e
promosso con successo idee innovative per
la creazione di società start-up, utilizzando
le reti tematiche e i progetti. Il principale
obiettivo di PAXIS è “[...] integrare le
conoscenze teoriche, pratiche e tacite al
fine di sostenere la creazione di nuove idee
e raccomandazioni politiche per un settore
privato europeo maggiormente basato sulla
conoscenza”. Una parte fondamentale della
nuova iniziativa è rappresentata dalle
cinque reti tematiche, nell’ambito delle
quali sono state selezionate 22 “regioni di
eccellenza” che, insieme, elaboreranno un
nuovo processo
di apprendimento, il quale potrà poi essere
trasferito ad altri settori economici europei.
I sei nuovi progetti saranno incentrati sulla
definizione di nuovi approcci e migliori
prassi. Inoltre, esamineranno le modalità di
trasferimento delle informazioni e delle
conoscenze, al fine di elaborare delle
raccomandazioni politiche. PAXIS prevede
inoltre
l’utilizzo
di
tre
misure
di
accompagnamento (AM): AM1, volta alla
definizione di un servizio di comunicazione
28
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
completo per i partecipanti all’iniziativa
PAXIS; AM2, che fungerà da canale per del
2003 si terrà un workshop a Torino, mentre
per la primavera del 2004 è previsto il
Quarto Forum europeo per le imprese
innovative.I risultati del primo biennio
PAXIS sono la dimostrazione del successo e
del
continuo
contributo
di
questo
programma all’innovazione in Europa: il
73,3% dei partecipanti alle attività di
apprendimento della rete ha dichiarato di
aver ampliato e consolidato con successo la
propria base di conoscenze e competenze,
mentre il 60% dei partecipanti regionali ha
applicato le linee guida PAXIS a livello
regionale e locale.
Per ulteriori informazioni, rivolgersi a:
Tomas Botella
E-mail: [email protected]
oppure a
Charlotte Avarello
E-mail: [email protected]
http://www.cordis.lu/paxis/src/
press_release_uk.htm
Fonte: Cordis Focus, 13 gennaio 2003
9
Istruzione e formazione
Educazione modello futuro: i cinque
obiettivi dell’Unione
È di grande interesse la proposta,
presentata
recentemente
dalla
Commissione europea al Consiglio dei
ministri dell'Unione, di adottare 5 obiettivi
per lo sviluppo dei sistemi educativi europei
per il 2010. L'interesse nasce dal fatto che
per la prima volta a livello europeo non
vengono proposti in materia di istruzione e
formazione solo obiettivi di carattere
generale (se non generico), come è
avvenuto finora, ma vengono fissati dei
traguardi concreti e misurabili, attraverso
degli indicatori rispetto ai quali tutti gli Stati
membri vengono misurati e valutati. Questi
gli obiettivi proposti per il 2010. 1) Tutti gli
Stati membri dovranno almeno dimezzare
l'incidenza dell'abbandono precoce della
scuola rispetto al 2000, così da raggiungere
una media europea non superiore al 9 per
cento. Attualmente il tasso europeo di
abbandono precoce raggiunge in Europa il
19%, valore che si innalza per l'Italia al 29
per cento. 2) Si dovrà almeno dimezzare lo
squilibrio di genere tra i laureati in
matematica, scienze e tecnologie, nonché
garantire un significativo incremento del
numero totale di questa categoria di
laureati rispetto all'anno 2000. Sotto
l'aspetto dell'equilibrio di genere, l'Italia
presenta una situazione più favorevole
rispetto agli altri Paesi europei. 3) Almeno
l'80% della popolazione di età compresa tra
i 25 e i 59 anni dovrà essere in possesso di
un diploma di scuola secondaria superiore.
Attualmente la media europea è del 66%,
mentre l'Italia presenta un valore del 46
per cento. 4) Andrà almeno dimezzata la
percentuale dei quindicenni in possesso di
ridotte
competenze
linguistiche,
matematiche
e
scientifiche.
L'ultima
indagine Ocse-Pisa segnalava che la
capacità di lettura dei quindicenni europei si
fermava a un punteggio medio di 498,
contro 504 negli Stati Uniti e 522 in
Giappone. Più alti della media europea sono
il Regno Unito, l'Irlanda e la Finlandia, con
un punteggio medio di 535. 5) Almeno il
10% della popolazione in età lavorativa
(25-64 anni) dovrà partecipare durante
l'anno a iniziative di istruzione e formazione
permanente, mentre la media europea
dovrà attestarsi sul 15 per cento.
Attualmente la media europea è dell'8,6%,
mentre i Paesi più avanzati (Regno Unito,
Danimarca e Finlandia) fanno registrare una
partecipazione del 19,6 per cento. Infine la
Commissione ricorda agli Stati membri
l'impegno preso nell'incontro di Lisbona di
aumentare ogni anno in modo sostanziale
l'investimento sulle risorse umane, sulla
base di criteri precisi da comunicare
ufficialmente. Attualmente la spesa media
per l'istruzione degli Stati europei rispetto
al Pil è del 5%, con una punta del 7,4% per
Svezia, Finlandia e Francia. Probabilmente
la proposta della Commissione Europea
necessiterà di qualche messa a punto. Ad
esempio l'indicatore relativo alle ridotte
competenze linguistiche, matematiche e
scientifiche andrebbe meglio precisato,
mentre l'obiettivo relativo al possesso di
diploma
secondario
dovrebbe
essere
contestualizzato, perché potrebbe dar luogo
a confronti impropri: infatti il diploma
secondario superiore si consegue in Italia a
19 anni, mentre nella maggioranza degli
altri Paesi si consegue a 18 o anche prima,
29
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
e questo ovviamente penalizza il nostro
Paese nel confronto europeo. In ogni caso,
fatti salvi gli opportuni aggiustamenti, la
proposta della Commissione europea è di
grande importanza e incisività, perché fissa
per tutti gli Stati membri dei traguardi
precisi, il cui rilievo è difficilmente
contestabile sia sotto l'aspetto quantitativo
che qualitativo. Resta il fatto che l'Italia si
presenta a questa sfida in una posizione di
grave ritardo. Rispetto a tutti gli obiettivi,
eccettuata la femminilizzazione dei laureati
tecnici e scientifici, gli attuali risultati ci
pongono agli ultimi posti della graduatoria
europea, con dei valori tali da far dubitare
sulla possibilità di raggiungere i traguardi
previsti per il 2010. Ma anche in passato,
una volta fissato un obiettivo preciso,
abbiamo dimostrato la nostra capacità di
recuperare situazioni di svantaggio e di
rimanere ancorati agli standard europei.
Fonte: IlSole24ore, 11 gennaio 2003
9
Occupazione
La Commissione definisce una strategia
europea per l’occupazione nuova e più
operativa
La Commissione europea ha adottato le
linee essenziali di una strategia europea
dell’occupazione
più
operativa
per
affrontare le nuove sfide quali i mutamenti
economici più rapidi, l’invecchiamento della
popolazione
e
l’allargamento.
La
Commissione ha proposto tre obiettivi
essenziali per la futura strategia, in linea
con l’agenda di Lisbona: piena occupazione,
promozione della qualità e della produttività
nel lavoro (occupazioni migliori), nonché il
favorimento della coesione e di un mercato
del lavoro che prenda in considerazione
l’integrazione. Si tratta di priorità specifiche
che vanno sostenute, ove possibile, da
obiettivi quantificati, che comprenderanno
fra l’altro: il rientro delle donne nell’attività
lavorativa, la permanenza in servizio attivo
dei lavoratori più anziani e la redditività del
lavoro. La Commissione inoltre propone un
miglior
controllo
della
strategia,
in
particolar modo con la partecipazione delle
parti sociali e della società civile e
l’adeguazione della strategia ad altri
processi di coordinamento delle politiche
dell’Unione Europea, quali le linee direttrici
generali di politica economica. Il presente
documento ha lo scopo di stimolare una
discussione sulla futura definizione della
strategia europea per l’occupazione, in
attesa del vertice di primavera che si terrà
il 21 marzo di quest’anno. La Commissione
presenterà
quindi
all’inizio
di
aprile
proposte formali per nuove linee direttrici e
raccomandazioni relative all’occupazione.
Al centro dell’impostazione proposta vi sono
tre obiettivi principali:
- piena occupazione, in linea con gli
obiettivi della strategia di Lisbona;
- qualità e produttività sul lavoro, per
rispondere all’esigenza di posti di lavoro
migliori in un’economia basata sulle
conoscenze
e
alla
necessità
di
promuovere la competitività dell’UE;
- coesione e mercato del lavoro integrato,
in modo da ridurre le disparità esistenti
per quanto riguarda l’accesso al mercato
del lavoro.
In risposta alla richiesta del vertice di
Barcellona di linee direttrici più semplici e
più efficaci, nonché in linea con l’esigenza di
snellire i vari processi di coordinamento delle
strategie dell’UE, la Commissione propone
linee direttrici più semplici definite fino a
tutto il 2010, che devono rimanere stabili
fino alla valutazione intermedia, che sarà
effettuata nel 2006. Sarà attribuita più
importanza ai risultati, con il monitoraggio
dell’attuazione delle linee direttrici da parte
degli Stati membri.
La comunicazione presenta una serie più
concentrata di priorità per le future linee
direttrici che seguono gli obiettivi definiti a
Lisbona: aiutare i disoccupati a trovare
un’occupazione e rendere il lavoro redditizio,
incoraggiare l’imprenditorialità per creare un
maggior numero di posti di lavoro migliori,
combattere
il
lavoro
non
dichiarato,
promuovere un invecchiamento attivo,
gestire
l’immigrazione,
promuovere
l’adattabilità del mercato del lavoro, gli
investimenti
nel
capitale
umano
e
nell’apprendimento lungo tutto l’arco della
vita, la parità tra i generi, il sostegno
dell’integrazione e la lotta contro la
discriminazione sul mercato di lavoro per
coloro che sono svantaggiati, nonchè
adoperarsi
per
risolvere
le
disparità
occupazionali a livello regionale.
30
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
La Commissione propone inoltre che la
gestione della strategia venga migliorata con
servizi
più
efficaci,
una
maggiore
partecipazione
delle
parti
sociali,
la
mobilitazione degli attori interessati e un
adeguato sostegno finanziario.
La presentazione di obiettivi e priorità
concreti costituirà la base di una discussione
aperta a tutte le parti interessate, in
particolare gli Stati membri, il Parlamento
europeo,
le
organizzazioni
che
rappresentano le parti sociali e la società
civile. In linea con la nuova impostazione per
il follow-up dell’agenda di Lisbona, nell’aprile
2003 la Commissione presenterà una
proposta ufficiale di linee direttrici e
raccomandazioni sull’occupazione, alla luce
delle discussioni e dell’orientamento politico
generale successivo al vertice dell’UE che si
terrà in primavera.
La presente comunicazione costituisce un
seguito della comunicazione del 17 luglio
2002 nella quale la Commissione ha fatto il
punto dell’esperienza quinquennale della
strategia europea per l’occupazione4. La
discussione avviata dalla comunicazione di
luglio ha ribadito l’esigenza di rinnovare la
strategia per allinearla più da vicino al
processo di Lisbona, affrontando nuove sfide
emergenti e preparandosi all’allargamento.
Le riforme del passato hanno favorito una
maggiore tolleranza dei mercati del lavoro
dell’Unione
Europea
in
vista
del
rallentamento
economico,
hanno
incrementato l’occupazione di oltre 10
milioni di posti di lavoro e ridotto la
disoccupazione di lunga durata dal 5,2% al
3,3% nell’arco della durata della strategia.
Tuttavia le riforme devono essere sostenute
e ampliate per creare altri 15 milioni di posti
di lavoro necessari per raggiungere gli
obiettivi definiti a Lisbona.
La comunicazione è disponibile on-line
all’indirizzo:
http://europa.eu.int/comm/employment_soc
ial/news/2003/jan/ees2003_en.html
Fonte: InEurop@, n.361 15 gennaio 2003
9
4
Ricerca & Sviluppo
Riparte “eContent” sulle tecnologie
digitali
Nuova tranche di fondi per il programma
“eContent” che, adottato dalla Commissione
europea a dicembre 2000, si sviluppa su tre
linee di azione; migliorare l’accesso alle
informazioni
del
settore
pubblico
e
svilupparne l’utilizzo; incrementare la
produzione dei contenuti in un contesto
multilinguistico e multiculturale; aumentare
il dinamismo del mercato dei contenuti
digitali. Per il biennio 2003-2004 la Ue ha
messo a disposizione di “eContent” 29
milioni di euro per finanziare progetti che
rientrano in una delle tre linee indicate.
Possono presentare progetti tutti i soggetti
in grado di dimostrare un’esperienza
pertinente e comprovata, come qualifiche
accademiche
o
sviluppo
di
progetti
precedenti, nel settore delle tecnologie
digitali. I proponenti devono fornire una
dichiarazione attestando di non trovarsi in
alcuna di queste situazioni: aver in corso
una procedura di fallimento, aver subito
una condanna definitiva per un reato
relativo alla condotta professionale, essersi
macchiati
da
una
grave
mancanza
professionale o aver dichiarato il falso nel
fornire le informazioni richieste dall’autorità
aggiudicatrice.
Tutte le informazioni pratiche sulle modalità
di elaborazione e presentazione delle
proposte sono reperibili nella guida al
proponente,
contenuta
nel
sito:
www.cordis.lu/econtent. Nello stesso sito è
inoltre disponibile anche il manuale di
valutazione, che fornisce dettagli precisi
sulle modalità di selezione delle proposte. Il
dossier di partecipazione a “eContent” deve
essere inviato alla Commissione tramite
lettera raccomandata entro il 21 marzo
2003 (scadenza fissa) oppure il 28 maggio
2003
(regime
permanente
di
presentazione). Per essere ammissibili le
proposte devono essere redatte su supporto
cartaceo,
firmate
dalle
organizzazioni
proponenti
ed
essere
spedite
alla
Commissione
al
seguente
indirizzo:
Commissione europea, Direzione generale
per la Società dell’Informazione-Programma
eContent-edificio Jean Monnet, Ufficio Eufo
1181, Lussemburgo.
L’Unione europea, che applica una politica
delle
pari
opportunità,
incoraggia
COM (2002) 416, 17.7.02
31
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
vivamente, nell’invito “eContent”, le donne
a presentare proposte o a partecipare alla
loro presentazione.
Fonte: IlSole24ore, 6 gennaio 2003
Un eurodeputato chiede di attribuire
maggiore importanza al ruolo delle
donne
e
del
CCR
nella
ricerca
comunitaria
Il 17 dicembre 2002 il Parlamento europeo
ha adottato due risoluzioni sulle attività di
ricerca e sviluppo tecnologico, nelle quali si
sollecita un’ulteriore partecipazione delle
donne ai programmi di ricerca dell’UE e si
auspica che il Centro comune di ricerca
(CCR) possa svolgere un ruolo significativo
nella realizzazione dello Spazio europeo
della ricerca (SER). Le risoluzioni si basano
su
due
relazioni
presentate
dall’europarlamentare
francese
Yves
Piétrasanta in risposta a due documenti
della Commissione: il rapporto annuale
2001 sulle attività di ricerca e sviluppo
dell’Unione europea e il rapporto annuale
del CCR per il 2001. Secondo il deputato, il
2001 è stato “particolarmente importante”,
perché ha coinciso con l’ultimo anno del
Quinto programma quadro (5PQ) e con
l’anno del varo del SER. Il relatore si
augura che l’obiettivo di partecipazione
delle
donne
nell’ambito
del
Sesto
programma quadro (6PQ) sia pari al 50% e
deplora nel contempo che l’auspicato tasso
di partecipazione del 40%, previsto per il
5PQ, non sia stato raggiunto. In base alla
relazione,
“l’estrema
esiguità
della
rappresentanza femminile nel campo della
ricerca mostra come l’UE non sia ancora in
grado di utilizzare adeguatamente le sue
risorse umane e quindi di impegnarsi
nell’attuazione dell’obiettivo che si è
prefissata e cioè di diventare ‘l’economia
basata sulla conoscenza più competitiva e
dinamica del mondo’, come stabilito nella
strategia di Lisbona.” Nel documento,
Piétrasanta insiste altresì affinché la
Commissione
imponga
e
sostenga
fortemente un aumento dei finanziamenti a
studi sulla parità tra uomini e donne e per
la creazione di un Istituto europeo sui
problemi di genere. Secondo la relazione
dell’europarlamentare, la realizzazione dello
Spazio europeo della ricerca si basa su sei
pilastri: la creazione di che faccia capo al
CCR. In effetti, il documento sostiene che
“quale organismo europeo dedicato alla
ricerca, il CCR partecipa alla creazione dello
Spazio europeo della ricerca nella misura in
cui può costituire una piattaforma che offre
un vero e proprio valore aggiunto
comunitario grazie al lavoro in rete e alla
collaborazione
scientifica.”
Inoltre
Piétrasanta sostiene il potenziamento della
funzione del Centro comune di ricerca: “Il
CCR dovrebbe poter svolgere un ruolo più
importante per i politici e per coloro che
gestiscono l’UE, tramite la sua missione di
sostegno scientifico e tecnico e tenendo
conto del fatto che si tratta di uno
strumento operativo in grado di compiere
ricerche fondamentali nei suoi laboratori.”
Per consultare la relazione di
Piétrasanta, visitare:
http://www2.europarl.eu.int/omk/
Yves
Fonte: Cordis Focus, 13 gennaio 2003
9
Società dell’Informazione
La Commissione adotta la proposta di
un nuovo programma di e-learning
La Commissione ha adottato la proposta di
un programma che promuove l’uso delle
nuove tecnologie dell’informazione e della
comunicazione (NTIC) per migliorare gli
strumenti di e-learning. Il programma
riceverà finanziamenti per E 36 milioni in
tre anni e costituisce una risposta agli
appelli, espressi nei consigli di Lisbona,
Stoccolma e Barcellona, a integrare più
approfonditamente le NTIC nell’istruzione e
nella formazione.
L’uso delle NTIC per agevolare la mobilità di
studenti e docenti universitari, aumentare
la qualità dell’insegnamento e promuovere
il riconoscimento reciproco dei percorsi di
studio sono le idee principali alla base della
creazione
dei
“campus
virtuali”.
Il
programma di e-learning contribuirà alla
creazione di campus universitari virtuali
comuni in almeno tre Stati membri tramite
lo sviluppo di corsi online, creando così una
combinazione di corsi di studio reali e
virtuali.
L’iniziativa
promuoverà
il
collegamento in rete delle università virtuali
32
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
in Europa e offrirà modelli per i partenariati
pubblico-privati nell’istruzione superiore.
L’elemento conclusivo del programma è il
gemellaggio di scuole attraverso Internet,
che permetterà ai giovani europei di
partecipare a progetti di cooperazione
internazionale
durante
le
attività
scolastiche. Sarà istituita una rete di
sostegno e consulenza per facilitare il
gemellaggio
virtuale,
basata
sulla
partecipazione di docenti che hanno già
esperienza in tale settore. Il programma
avvierà inoltre iniziative di relazioni
pubbliche quali gare, premi e pubblicazioni
per incoraggiare il gemellaggio virtuale
delle scuole. Gli obiettivi ultimi del
programma di elearning sono stimolare la
coesione sociale e contribuire al processo di
rendere l’Unione europea l’economia della
conoscenza più dinamica al mondo entro il
2010.
Per ulteriori informazioni sulle politiche
della Commissione in materia di e-learning,
consultare:
http://europa.eu.int/comm/education/elear
ning/index.html
Fonte: Cordis Focus, 13 gennaio 2003
‘La vostra voce in Europa’: il nuovo
portale della Commissione intende
assegnare ai cittadini una funzione più
importante nel processo decisionale
La Commissione europea ha inaugurato un
nuovo portale Web grazie al quale sarà più
agevole per i cittadini europei farsi sentire
nel quadro del processo decisionale
dell'Unione europea. Il nuovo portale ‘La
vostra
voce
in
Europa’
http://europa.eu.int/yourvoice sostituisce la
versione precedente del sito con uno
sportello unico nelle undici lingue dell'UE,
che permette ai cittadini, alle imprese e a
tutte le altre parti interessate di far
conoscere alla Commissione il proprio
pensiero sulle nuove iniziative politiche.
Non appena concluse le consultazioni i
risultati saranno disponibili sul portale,
cosicché gli utenti del sito, oltre a poter
esprimere le proprie opinioni, avranno la
possibilità di sapere quanto è stato detto
dagli altri e di verificare in seguito come la
Commissione avrà tenuto conto delle loro
riflessioni quando saranno pubblicate nuove
proposte. Tutto ciò contribuirà ad una
maggiore
trasparenza
e
responsabilizzazione
nel
quadro
del
processo decisionale dell'UE. Lo sviluppo di
un
punto
d'accesso
unico
per
le
consultazioni pubbliche rientra nell'ambito
dell'attuazione dei ‘Principi generali e
requisiti minimi per la consultazione’
(IP/02/1865) recentemente approvati dalla
Commissione.
Collegamenti utili
‘La
vostra
voce
in
Europa’:
http://europa.eu.int/yourvoice
Principi generali e requisiti minimi per la
consultazione:
http://europa.eu.int/eurlex/en/com/cnc/2002/com2002_0704en01.p
df
Politica interattiva:
http://europa.eu.int/comm/internal_market/
ipm.htm
Contatto: [email protected]
Fonte: InEurop@, 29 gennaio 2003
9
Sviluppo Regionale
Patti territoriali per l'occupazione:
nuova valutazione disponibile
Una nuova valutazione dei Patti territoriali
per l'occupazione conclude che i Patti
possono essere un metodo efficace per
creare valore aggiunto in termini d'impiego
e di sviluppo locale. Con l'obiettivo di
lottare contro la disoccupazione e di
promuovere
la
creazione
d'impieghi
attraverso partnership multisettoriali a
livello locale, tra il 1996 e il 2001,
nell'insieme dei territori dell'Unione, sono
stati finanziati 89 Patti con i Fondi
strutturali.
Per reperire la documentazione:
http://europa.eu.int/comm/regional_policy/
newsroom/index_it.htm
Fonte: Inforegio, 17 gennaio 2003
Il
ruolo
delle
autorità
locali
nell’integrazione europea
La Commissione per gli affari costituzionali
del Parlamento Europeo ha approvato una
33
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
relazione sul ruolo dei poteri regionali e
locali
nella
costruzione
europea.
La
relazione
include
una
serie
di
raccomandazioni
generali,
seguite
da
proposte concrete di emendamento per
alcuni articoli dei Trattati. Nel testo si
afferma che occorre abbandonare una
concezione gerarchica e piramidale del
sistema
istituzionale
comunitario
e
instaurare meccanismi per una maggiore
partecipazione delle collettività regionali e
locali al processo decisionale europeo. In
proposito, si chiede alla Commissione di
associare pienamente e costantemente alla
preparazione
degli
atti
legislativi
e
all’elaborazione delle politiche comunitarie
coloro che sono poi chiamati ad applicarle.
occasione del Forum sulla coesione. La
Commissione presenterà le sue proposte
globali per tutte le politiche, unitamente alle
prospettive finanziarie per il periodo dopo il
2006.
L'obiettivo è di garantire che il 2006 sia
dedicato ai negoziati con gli Stati membri e
le regioni sui nuovi programmi per il periodo
2007-13.
Più informazioni sul futuro dibattito in merito
alla politica di coesione sono disponibili sul
sito:
http://europa.eu.int/comm/regional_policy/
debate/forum_en.htm
Fonte: InEurop@, 30 gennaio 2003
Per informazioni
http://www2.europarl.eu.int/omk/sip
ade2?L=IT&OBJID=9859&LEVEL=3&M
ODE=SIP&NAV=X&LSTDOC=N
Fonte: Euro*Idees News, n.32 18 gennaio
2003
La Commissione adotta la seconda
relazione intermedia sulla coesione
economica e sociale
Michel Barnier, Commissario responsabile
per la politica regionale ha presentato oggi
un aggiornamento sulla situazione delle
regioni europee nel contesto della seconda
relazione
intermedia
sulla
coesione
economica e sociale. Tale relazione contiene
inoltre una sintesi del "grande dibattito" sul
futuro della politica regionale europea per il
periodo che inizia nel 2007 nel contesto di
un'Unione Europea allargata. Viene così
definito l'ordine del giorno per le proposte
della Commissione che saranno pubblicate
prima della fine del 2003 e che
riguarderanno
una
politica
regionale
caratterizzata da un nuovo approccio
nell'intento di venire incontro alle esigenze
che emergono non solo nei nuovi Stati
membri ma anche nei Quindici attuali.
Il terzo rapporto sulla coesione economica e
sociale sarà adottato alla fine del 2003. Nel
2003 avranno luogo ampie consultazioni,
incluso un incontro importante nel marzo
2003 che riguarderà la futura gestione dei
Fondi strutturali. Si prevede inoltre di
organizzare consultazioni sulle proposte
contenute nel terzo rapporto, nel 2004, in
VARIE
Internazionalizzazione dei distretti:
nuove opportunità di sviluppo per le
PMI
In che modo si possono innescare
dinamiche
virtuose
di
sviluppo
che
consentano
ai
distretti
italiani
di
trasformarsi
rinnovando
le
proprie
specificità? Come consentire ai paesi
dell'Est Europa di entrare a far parte delle
nuove reti di divisione del lavoro su scala
internazionale? In che misura i processi in
atto trasformano l'orizzonte competitivo
delle
imprese
e
la
loro
struttura
organizzativa e gestionale? A questi ed altri
interrogativi ceca di dare delle risposte la
ricerca promossa da Formez e TeDIS sulle
strategie utilizzate dalle
imprese dei cosiddetti "distretti" per
inserirsi nel nuovo scenario economico e
produttivo internazionale. Si tratta di
un'analisi delle misure adottate nei processi
di delocalizzazione delle imprese del NordEst e delle politiche pubbliche più adeguate
che i governi locali possono attuare per
monitorare
ed
intervenire
sulla
34
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
competitività dei territori coinvolti nella
delocalizzazione.
La
ricerca
è
stata
presentata il 30 novembre a Venezia,
nell'ambito di un convegno organizzato dal
Formez
(Progetto
Centro
Nord)
in
collaborazione con la Venice International
University e la Regione Veneto, dal titolo
"L'internazionalizzazione dei distretti: ruolo
e politiche della Pubblica Amministrazione".
I risultati dello studio fanno riferimento alle
cosiddette imprese leader di 20 importanti
distretti industriali italiani riconducibili ai
comparti tipici del made in Italy (moda,
casa-arredo, meccanica). All'indagine hanno
risposto 182 aziende appartenenti al sottouniverso delle 306 imprese leader dei
distretti stessi. Le aziende intervistate
appartengono per il 40,7% al Nord Est, il
28,0% alla Lombardia, il 18,7% all'Emilia
Romagna e per il 12,6% alla Toscana. Dalla
ricerca emerge che il 90% delle imprese
intervistate esternalizza almeno parte delle
attività
della
filiera.
L'apertura
internazionale della catena del valore a
monte delle imprese coinvolge infatti il 41%
dei casi intervistati, spesso la forma di un
allungamento delle catene di fornitura, sia
di tipo strategico che di lavorazione
(contoterzismo).
Alle
Pmi
però
non
piacciono molto gli investimenti diretti
all'estero
(IDE),
misura
attuata
generalmente dalle multinazionali: solo il
34,7% delle aziende ha stabilimenti
produttivi oltre confine. La modalità di
internazionalizzazione
più
frequente
consiste infatti in partnership con fornitori
strategici, attuate dal 61,3% delle imprese.
Le principali aree di riferimento per
l'internazionalizzazione
produttiva
sono
l'Europa occidentale, l'Europa orientale e il
Far East, con una progressiva apertura
anche al Sud America.
Fonte: Formez News, 1 dicembre 2002
Il
Knowledge
Management:
dalle
imprese alla pubblica amministrazione
Il Knowledge Management sbarca nella P.A.
L'insieme di metodologie per la gestione
sistematica delle informazioni e delle
conoscenze nelle organizzazioni, entrato a
pieno titolo nella pratica ordinaria delle
imprese, data la crescente centralità delle
risorse conoscitive per il buon esito dei
processi di modernizzazione in corso, si sta
facendo strada anche nel settore pubblico.
E' quanto è emerso nel corso del seminario
internazionale dal titolo "Il Knowledge
Management
per
le
organizzazioni
pubbliche",
organizzato
dal
Formez
nell'ambito
del
progetto
"Formazione
Condivisa",
un
percorso
formativo
internazionale per funzionari pubblici su
tematiche innovative, in collaborazione con
il CNFPT francese e l'EAPC della Catalogna,
svoltosi a Roma l'11 novembre scorso. Il
workshop coordinato da Salvatore Marras,
responsabile dell'area Servizi di Rete del
Formez e al quale hanno preso parte
funzionari,
provenienti
da
tutte
le
amministrazioni
italiane,
dal
livello
ministeriale a quello comunale, ha offerto
sull'argomento una panoramica a tutto
campo, a cominciare dalle tendenze di
scenario che hanno posto la conoscenza al
centro delle attività delle organizzazioni e
dai possibili benefici di una gestione
organica delle conoscenze per le PP.AA. La
relazione generale sull'argomento è stata
presentata da Augusto Vino, mentre gli
aspetti più operativi sono stati trattati da
Matteo Bonifacio. Jaume Urgell e François
Cavallier hanno presentato rispettivamente
casi
di
Knowledge
Management
in
Catalogna e in Francia. Durante il seminario
sono stati illustrati i principali concetti e
strumenti di Knowledge Management ed
approfonditi i due principali versanti su cui
si gioca la sua riuscita, ovvero la gestione
delle risorse umane e le tecnologie
dell'informazione e della comunicazione. Si
è spiegato, quindi, che per potenziare la
capacità delle organizzazioni di capitalizzare
le conoscenze rilevanti occorre coniugare
l'attenzione allo sviluppo delle competenze
e all'apprendimento organizzativo con
un'infrastruttura informatica progettata in
modo da supportare i processi sociali di
creazione e condivisione delle conoscenze.
Infine,
sono
state
illustrate
alcune
esperienze
significative
di
Knowledge
Management nelle PP.AA. I materiali del
seminario sono disponibili sul sito del
Formez. Il prossimo appuntamento italiano
del progetto "Formazione Condivisa" sar à il
seminario sui nuovi modelli organizzativi
per l'esternalizzazione dei servizi negli enti
locali, in programma a Roma il 27 gennaio
2003.
35
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
Fonte: Formez News, 1 dicembre 2002
I rapporti fra pubblica amministrazione
e
imprese:
presentazione
del
monitoraggio annuale
Quali sono stati i rapporti fra la pubblica
amministrazione e le imprese nell'anno
appena trascorso? La P.A. ha costituito un
ostacolo oppure uno stimolo e un alleato
per il mondo imprenditoriale italiano? Ce lo
svela un monitoraggio annuale di analisi e
valutazione delle diseconomie prodotte
dalla pubblica amministrazione sul sistema
delle
imprese
italiane,
realizzato
dall'Osservatorio
dei
rapporti
tra
amminisitrazioni
pubbliche
e
attività
economica promosso dal Dipartimento della
Funzione Pubblica e realizzato dal Formez in
collaborazione con la Fondazione Rosselli.
La presentazione della ricerca si è tenuta il
19 dicembre 2002 alle 10.30 presso il
Dipartimento della Funzione Pubblica. Erano
presenti il ministro della Funzione Pubblica
Luigi Mazzella, il presidente del Formez
Carlo
Flamment,
il
presidente
della
Fondazione Rosselli Riccardo Viale e Walter
Tortorella (responsabile della ricerca per la
Fondazione Rosselli).
Per maggiori informazioni rivolgersi a Marco
Iachetta
inviando
una
e-mail
a
[email protected]
o
a
[email protected]
Fonte: Formez News, 19 dicembre 2002
Consultazione pubblica
sull’apprendimento delle lingue
Nell’ottica di dare un nuovo impeto alla
promozione dell’insegnamento delle lingue
e della diversità linguistica, culminati
nell’Anno Europeo delle Lingue nel 2001, la
Commissione
Europea
ha
espresso
l’intenzione di pubblicare un piano d’azione
nell’estate del 2003. In questo quadro, essa
ha lanciato una consultazione pubblica in
merito alle modalità volte a migliorare
l’apprendimento delle lingue e promuovere
la diversità linguistica in Europa, rivolta a
insegnanti, studenti, istituzioni, e più in
generale a tutti coloro che sono attivi
all’interno del settore dell’insegnamento
linguistico. In particolare, sono richiesti
suggerimenti in relazione a tre aree
tematiche: miglioramento ed estensione
dell’apprendimento costante delle lingue,
miglioramento
dell’insegnamento
delle
lingue straniere, creazione di un ambiente
favorevole all’apprendimento delle lingue.
http://europa.eu.int/comm/education/langu
ages/consult_en.html
Fonte: Euro*Idees n.31, 20 dicembre 2002
Imprenditoria femminile: L. 215/92 al
via
E' stata pubblicata nel supplemento
ordinario della Gazzetta Ufficiale del 12
dicembre 2002 la circolare esplicativa
relativa al 5° bando della legge 215/92
"Azioni
positive
per
l'imprenditoria
femminile" emanata dal Ministro delle
attività produttive in data 22 novembre
2002. Le domande per l'accesso alle
agevolazioni possono essere presentate dal
13 dicembre 2002 al 12 marzo 2003.
Le risorse messe complessivamente a
disposizione
ammontano
a
euro
154.560.864.
Sia il decreto, sia la circolare, compresa la
modulistica per la compilazione delle
domande sono disponibili sul sito del
ministero delle attività produttive.
Fonte: http://www.minindustria.it
Luci e ombre dell'offerta agevolativa in
Italia
secondo
il
rapporto
di
Monitoraggio
dell'Osservatorio
per
l'imprenditoria femminile
L'Osservatorio
per
l’Imprenditorialità
Femminile ha presentato il 3 dicembre 2002
a Roma il Rapporto di Monitoraggio sugli
strumenti per la creazione d’impresa a
disposizione delle imprenditrici e degli
imprenditori italiani. Il rapporto rientra tra
gli strumenti previsti dall’Osservatorio per
l’Imprenditorialità Femminile, istituito nel
febbraio 1997 con un Decreto del Ministro
per le Pari Opportunità, e ha la funzione di
fornire al Governo elementi utili per
conoscere la reale consistenza - qualitativa
e quantitativa - del pacchetto di strumenti
per la creazione d’impresa. Gli aspetti
esaminati - la produzione di norme e di
interventi di sostegno e la progettualità, le
36
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
richieste di un pubblico, potenziale ed
effettivo, di fruitrici/fruitori - evidenziano,
infatti,
alcuni
elementi
dinamici,
di
cambiamento delle politiche di sostegno
all'imprenditorialità
ma
anche
alcune
problematicità in particolare per quanto
riguarda le donne.
L'indagine evidenzia il profilo delle donne e
degli uomini che vorrebbero far ricorso ai
dispositivi di sostegno alla creazione
d'impresa: soprattutto giovani alla ricerca
di un primo impiego, oppure semplicemente
alla ricerca di una nuova occupazione. Oltre
la
metà
della
cosiddetta
"domanda
potenziale" è costituita da quanti un lavoro
non ce l'hanno, oppure l'hanno perduto o,
ancora, navigano tra un "lavoretto" e
l'altro. In molti di questi casi il disagio
occupazionale è stato preceduto da un
percorso
formativo
troppo
breve
o
inadeguato.
Il risultato: una domanda rivolta a settori
produttivi maturi e proprio per questo di
arduo inserimento, con possibilità di
successo
meno
elevate
e
che
richiederebbero un progetto e un soggetto
imprenditoriale più solidi di quanto non si
rilevi
abitualmente.
L’offerta agevolativa va quindi articolata e
non può limitarsi agli aspetti finanziari:
deve investire anche nella fase progettuale
e in quella di avvio, e seguire i primi passi
dell'impresa
per
garantire
una
stabilizzazione e un consolidamento delle
attività, riducendo così il rischio di
mortalità.
Per quanti hanno già maturato esperienze
di lavoro e desiderano migliorare la propria
condizione o mettere alla prova un progetto
professionale,
invece,
si
auspica
la
sperimentazione di forme di sostegno meno
marcate, che assecondino e accompagnino
un disegno e un'idea di impresa già
delineate.
Interventi differenziati, quindi, che tengano
in maggior conto le esigenze e le
caratteristiche
dei
diversi
target
di
proponenti, in funzione del raggiungimento
di un successo imprenditoriale e non
soltanto di un obiettivo occupazionale.
Esigenza di specializzazione, quasi di
personalizzazione,
legata
anche
alle
specificità territoriali. Un conto è, infatti,
pensare alla creazione d'impresa in un
contesto caratterizzato da un ricco e diffuso
tessuto di aziende, con una vocazione
produttiva definita e una cultura e
tradizione di lavoro indipendente.
Specifiche,
infine,
le
esigenze
che
caratterizzano le donne che desiderano
"mettersi in proprio". L'indagine mette in
evidenza alcuni elementi di incoerenza nelle
risposte che vengono fornite dal Governo.
“Sostenere
l'imprenditorialità
femminile
significa, infatti, saper cogliere e valorizzare
- e non, necessariamente, piegare o forzare
- le idee che le donne mettono in campo,
saperle assecondare consentendo l'avvio di
iniziative
imprenditoriali
negli
ambiti
produttivi e nelle forme che le donne
ritengono
opportune.
Il terziario e i servizi di prossimità, in
particolare,
ricevono
ancora
scarse
attenzioni da parte di chi predispone le
norme di sostegno alla creazione d'impresa;
sono, invece, i progetti imprenditoriali
riguardanti il manifatturiero a essere
prevalentemente sostenuti. Le formule
cooperative, associative, il lavoro autonomo
e, in generale, le piccole e piccolissime
imprese
non
sono
adeguatamente
supportate. Questo significa che la maggior
parte dei progetti imprenditoriali delle donne
non
ricevono
adeguata
attenzione
e
sostegno.
Ma la complessità che caratterizza la vita
delle donne, l'interconnessione tra ambiti
familiari e professionali, il permanere di
tratti
culturali
sfavorevoli
alla
loro
affermazione professionale, soprattutto nel
lavoro indipendente, richiedono interventi di
più ampio respiro, a carattere integrato, che
non si risolvano e non si limitino, insomma,
alla sola sfera lavorativa. Una questione
centrale è rappresentata dall'esigenza di
rendere conciliabile il lavoro con altre attività
e impegni familiari. Tale questione assume
particolare rilievo proprio in relazione al
lavoro indipendente, per il quale ancora
scarseggiano
strumenti
specifici
di
supporto”.
Fonte: www.kila.it
Arrivano i fondi per l’e-government
Quasi 10 milioni al Nord-Ovest per i
programmi istituzionali di e-government. Il
ministero per l’Innovazione e le tecnologie
ha deciso di partecipare al finanziamento di
37
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
nove progetti presentati dagli enti locali di
Piemonte
e
Liguria
nell’ambito
del
programma nazionale di modernizzazione
delle
amministrazioni
pubbliche.
Complessivamente, è in arrivo un assegno
da 9,7 milioni: il 60% della somma si
concentrerà sul Piemonte (per cinque
progetti), il 27% verrà versato alla Regione
Liguria (sono due le iniziative in cantiere),
mentre oltre un milione sarà destinato a
due iniziative estese alle tre regioni. In
totale, l’appoggio ministeriale (che, in
media, copre il 30% delle spese previste)
dovrebbe attivare investimenti per oltre 30
milioni.
Tra i progetti cofinanziati nel Nord-Ovest
(sono 138 in tutta Italia, per uno
stanziamento complessivo di 120 milioni) ci
sono lo sviluppo di sportelli ondine per gli
enti locali, l’allestimento di portali telematici
ad hoc per imprese
e
formazione
professionale, lo studio e l’implementazione
della firma digitale. Una curiosità: il
programma Atob, a fianco del Piemonte,
vedrà coinvolta la provincia di Nuoro, forte
di una partnership consolidata con alcune
province piemontesi.
Di particolare interesse i due programmi
che riguardano l’intera area del NordOvest: oltre all’integrazione delle tre Rupar
regionali (le reti telematiche riservate alle
Pa), in cantiere c’è la realizzazione di un
portale interregionale per la prevenzione
del
rischio
ambientale.
Capofila
del
programma è l’amministrazione regionale
della Liguria.
Anche le Amministrazioni garantiscono
massimo sostegno ai programmi di egovernment. “Le riforme istituzionali in
corso-dice ad esempio Gilberto Picchetto,
assessore
regionale
all’Industria
del
Piemonte-stanno assegnando alle Regioni
un’importanza via via crescente”.
I tempi di attuazione si annunciano
piuttosto serrati. “Entro il mese di febbraioprecisa Renzo Rovaris, direttore del Csi, il
consorzio che ha coordinato i progetti
presentati dalle Pa piemontesi-dovremo
rendere noti al ministero tempi e modalità
di attuazione. In questo modo otterremo i
primi
acconti
e
potremo
avviare
l’elaborazione dei programmi”.
Fonte: Il Sole 24 Ore Nord Ovest, 23
dicembre 2002
Formazione per funzionari e dirigenti di
Stato, Regioni, Enti Locali e loro
Consorzi
impegnati
in
politiche
ambientali (Ob. 1, Ob. 2)
Il Formez promuove il Progetto I.S.A.
Programma di interventi, servizi e progetti
in materia di sostenibilità ambientale per la
diffusione dell'innovazione amministrativa.
Il Programma, incentrato sui principi dello
sviluppo durevole e della sostenibilità
ambientale, è finalizzato a sostenere la
crescita e la strutturazione dei processi di
governance ambientale nella P.A. La
partecipazione alle attività è gratuita. Al
termine delle attività il Formez rilascerà ai
partecipanti un attestato di partecipazione.
http://db.formez.it/ArchivioNews.nsf/
Innovare per essere competitivi
L’economia
è
tornata
a
occupare
tristemente le prime pagine dei quotidiani e
le aperture dei telegiornali. Questo perché,
purtroppo, la competitività delle imprese
italiane è sempre più a rischio sui mercati
globali. Le analisi condotte di recente sullo
stato dell’economia italiana non lasciano
dubbi: il nostro Paese sta perdendo quote
di mercato sul Pil mondiale più rapidamente
di qualsiasi altra nazione industriale
sviluppata. Nel 1980 l’economia italiana
pesava per il 4,32% sull’economia-mondo;
vent’anni più tardi questa percentuale è
scesa al 3,53 per cento.
La classifica redatta dal World Economic
Forum di Davos in Svizzera ha evidenziato
una perdita di competitività del sistemaPaese, principalmente in base a tre
direttive: la tecnologia (39° posto), le
istituzioni pubbliche (37esimo posto) e il
contesto macro-economico (27° posto).
Questi dati devono essere il punto di
partenza di una riflessione per chiunque – a
diverso titolo – abbia a cuore il futuro del
Paese.
La
progressiva
apertura
e
concorrenzialità del mercati legano sempre
più le potenzialità di crescita dei sistemi
territoriali alla loro capacità di attrarre
investimenti e persone. Per questo si
impone oggi un deciso rilancio dell’Italia su
scala globale.
Tempo fa, in una lucida analisi del sistema
americano, Michael Porter ha affermato che
38
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
l’aspetto centrale dello sviluppo economico
è da identificare nella creazione delle
condizioni per un rapido e sostenuto
miglioramento dell’economia nazionale. Il
basso tasso di crescita delle nostre imprese
sembra confermare l’assenza, quantomeno
parziale, di tali condizioni.
La grandezza media delle imprese è
diminuita in tutte le economie industriali,
per
mutamenti
strutturali
nell’organizzazione produttiva, ma in Italia
il fenomeno è stato pronunciato da divenire
un’anomalia. Le imprese con meno di dieci
addetti danno oggi impiego a una quota
dell’occupazione totale doppia della media
europea. (più del 45%). In circa vent’anni
l’occupazione delle imprese manifatturiere
con più di 500 addetti è scesa intorno al
15% del settore, dimezzando la propria
incidenza; è del 56% in Germania e del
43% in Francia. Le imprese medie, tra 100
e 400 addetti rappresentano solo il 10% del
totale, contro il 17,5 in Germania e il 16%
in Francia.
Il relativo declino dell’industria di grande e
media dimensione è nocivo alla crescita
della competitività, perché dimensione
aziendale,
innovazione
e
sviluppo
economico tendono a muoversi insieme. La
grande innovazione industriale nasce da un
tipo di ricerca che è prerogativa della
grande impresa: circa l’80% della ricerca
industriale italiana si fa in imprese con altre
500 addetti, mentre è quasi irrilevante
l’attività nelle aziende al di sotto dei 50
addetti.
Conseguenza
del
declino
dell’industria media e grande è un minor
contributo dei beni ad alta intensità
tecnologica e una minore propensione a
investire in ricerca e sviluppo (meno della
metà che in Francia e in Germania). Un
sistema produttivo povero d’imprese medie
e grandi, di ricerca e concentrato su
produzioni a bassa intensità tecnologica è
un sistema poco competitivo, e anche la
piccola industria, che pure ne costituisce
l’elemento di forza, rischia di vedere ridotti i
propri margini di profitto. Affinché si avvii
un graduale riequilibrio della struttura
industriale italiana occorre allora che, negli
anni a venire, cresca il numero delle
imprese che da medie diventano grandi,
cresca il numero delle piccole che diventano
medie.
Esistono tuttavia in Italia fattori che
limitano le capacità di sviluppo delle
imprese:
• innanzi tutto il diritto societario. Lo
sviluppo di idee imprenditoriali
innovative passa molto spesso anche
attraverso i tentativi, gli insuccessi.
Le regole attuali configurano una
situazione in cui nessuno osa
investire nei business in cui è alta la
possibilità di fallire;
• ci sono poi gli effetti dello stato della
finanza pubblica, che si esprimono in
una pressione fiscale ancora troppo
alta, a fronte di una spesa che dal
1998 ha ripreso a salire.
Una strada sicuramente da battere è quella
delle liberalizzazioni, dal mercato del lavoro
a quello dei prodotti e servizi. Fra i paesi
avanzati, il nostro è quello a più alta
regolamentazione: c’è stata una riduzione
fra il 1978 e il 1998, ma inferiore a quella
avvenuta negli altri Paesi.
Non dimentichiamo che il programma di
privatizzazioni intrapreso nel ’92 ha svolto
un ruolo molto importante nel processo di
rientro del debito. I proventi realizzati dalle
dimissioni sono stati impiegati nel riacquisto
di titoli del debito pubblico, contribuendo in
maniera rilevante al processo di riduzione
del debito in rapporto al Pil.
Esiste poi un ruolo di primaria importanza
che il sistema finanziario può svolgere – e
di fatto svolge – nel determinare la
competitività del Paese.
Uno
dei
principali
fattori
critici
di
competitività del sistema Italia è infatti
rappresentato
dal
peculiare
tessuto
economico costituito da aziende snelle, con
forti potenzialità di sviluppo. A tal
proposito, le forme più efficaci per favorire
l’afflusso di capitali di rischio alle piccole e
medie imprese si stanno affermando nella
forma di quelle definite dagli anglosassoni
come
pre-public;
si
tratta
della
sottoscrizione di titoli rappresentativi di
capitali di rischio da parte di merchant
bank, società di venture capital e fondi
chiusi. La peculiarità di questi investitori
istituzionali va identificata nel fatto che essi
non si limitano all’apporto di risorse
finanziarie, ma assistono l’azienda anche
nei suoi programmi di sviluppo e possono
spesso arrivare ad accompagnarla fino alla
quotazione,
fornendole
servizi
reali,
39
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
supporto, consulenza e soprattutto offrendo
un contributo culturale volto ad aiutare il
management e la proprietà a adattare la
propria mentalità alle esigenze di una più
ampia base societaria.
Tali forme di investimento sono essenziali
per la crescita delle piccole e medie
imprese, obbligate a raggiungere le
dimensioni richieste dai processi economici
in atto a livello mondiale per azione della
competitività del mercato. In questo senso
le attività legate alla gestione di servizi
finanziari diventano un fattore critico di
successo, tenuto conto di quell’insieme di
vincoli-opportunità
rappresentate
dal
processo di globalizzazione.
L’attività di investimento contribuisce, in
altre parole, allo sviluppo del sistema
industriale
e
dell’economia
nel
suo
complesso, selezionando imprese a rapido
tasso di crescita e fornendo loro il capitale
necessario a svilupparsi.
Una ricerca sul territorio europeo condotta
da Coopers e Lybrand ha dimostrato che le
imprese venture baked:
• sono ad alto tasso di sviluppo;
• creano nuovi posti di lavoro;
• effettuano
considerevoli
investimenti;
• perseguono strategie di sviluppo a
livello internazionale.
I dati della ricerca confermano l’influenza
decisiva degli investimenti nel capitale di
rischio sui fattori chiave che generano lo
sviluppo economico.
D’altra parte le attività degli investitori
istituzionali hanno una influenza diretta su
un altro elemento fondamentale della
competitività di un Paese: l’innovazione
tecnologica.
L’Italia è la prima in Europa per la nascita
delle nuove imprese: sono 200mila all’anno.
Ma una ricerca McKinsey ci dice che siamo
gli ultimi nella trasformazione delle aziende
da piccole a medio-grandi. Uno dei motivi è
che le nostre nuove imprese non nascono
da un forte contenuto di innovazione
tecnologica, mentre la crescita è sempre
favorita dalla tecnologia.
La
creazione
delle
condizioni
per
innovazioni tempestive a livello di mercato
è tuttavia subordinata all’esistenza di
soggetti che sostengano tale sviluppo
attraverso l’apporto di capitale e know how.
Le Pmi stanno dimostrando di non essere
una specie di estinzione che deve essere in
qualche modo tutelata, ma un insieme di
organismi capaci di grande flessibilità e
adattabilità alle condizioni di mercato, e
quindi in grado di contribuire alla crescita
se mese in condizione di operare in un
contesto ambientale favorevole.
Se tale modello trova nell’accesso al
mercato dei capitali in modo efficiente il
proprio punto critico, appare evidente come
la finanza possa fare molto creando i messi,
le forme e i nuovi strumenti per permettere
alla Pmi di attingere in modo sempre più
semplice e conveniente agli ingenti capitali
necessari per vincere la sfida della
globalizzazione.
L’essenza dell’impegno sta nel trovare
nuove vie. Le condizioni macroeconomiche
di mercato che si prospettano all’orizzonte
sono di estrema incertezza e rendono
difficile l’interpretazione di scenari futuri.
Tuttavia un atteggiamento ottimista può
generare flussi dinamici di possibilità,
dando vita a nuove soluzioni e creando
nuovi orizzonti.
Accompagnare le imprese nel loro percorso
verso la competitività internazionale è un
impegno. Creare un ambiente favorevole a
questo processo un dovere.
Fonte: IlSole24ore, 2 gennaio 2003
La formazione porta sviluppo
La scuola e la formazione sono oggi poste
in Italia di fronte a nuove sfide: obbligo
formativo,
alternanza,
istruzione
e
formazione tecnico superiore, formazione
continua. Per vincere queste sfide un ruolo
decisivo è quello giocato dalle categorie
industriali.
Le
categorie,
pur
esprimendo
differentemente la loro rappresentanza – da
quella più generale in tutte le materie di
natura economica e sindacale, alla gestione
di compiti più mirati, come gli studi ed
analisi industriali e di mercato, fino
all’organizzazione
di
fiere
e
alla
realizzazione di investimenti all’estero o in
altre aree del paese – hanno sempre offerto
un elevato livello di servizi ai loro associati
e un elevato grado di collaborazione alle
scuole e ai centri formativi. Basti pensare a
iniziative come “aziende aperte”, alla
40
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
diffusione degli stage, alla messa a
disposizione di docenti aziendali, agli studi
di settore.
In questo scenario molto variegato e
dinamico, coloro che vi operano hanno in
comune una grande conoscenza delle
aziende che rappresentano, dei loro
prodotti, dei loro sistemi di produzione e dei
loro modelli organizzativi. Un know-how che
viene loro riconosciuto non solo in Italia,
ma anche dai loro partners europei.
Gli addetti ai lavori sanno quanto sia
importante
per
un
“settore”
essere
rappresentato adeguatamente nel proprio
ed in altri paesi. E la capacità che hanno le
nostre strutture, i nostri uomini di
organizzazione, di offrire e presentare il
made in Italy nel mondo ci viene
riconosciuta ovunque. Non solo per quei
prodotti più “facili”, tipici della nostra
cultura
industriale
–
che
richiedono
comunque un continuo aggiornamento di
immagine e valorizzazione – ma anche per
un più vasto ambito di prodotti molto meno
noti, tecnologicamente più avanzati e di
maggiore concorrenza sul mercato.
Questa professionalità è la sintesi di grandi
competenze tecniche, nel senso più ampio
del termine, perché racchiude in sé una
approfondita
conoscenza
dell’intero
processo, dalla progettazione alla vendita,
compresi i rapporti con i fornitori ed i
servizi di assistenza al cliente. Questo
patrimonio di conoscenze può trovare un
suo importante utilizzo sia nella formazione
dei giovani, che nella formazione continua,
dove l’innovazione fornisce quotidiani input
per
il
cambiamento
tecnologico
ed
organizzativo.
Un nuovo e più rafforzato impegno in
questo campo significa anche promuovere
una più moderna interpretazione del ruolo
di
rappresentanza,
in
certi
casi
confermando un’antica tradizione di lavoro
bilaterale delle parti sociali, in altri
spostando l’attenzione delle aziende e dei
lavorati verso un maggiore investimento
nelle risorse umane. Non si tratta solo di
trovare adeguati spazi di intervento
nell’ambito dei nuovi Fondi bilaterali per la
formazione continua a livello nazionale ma
anche di cercarne di nuovi, attraverso
autonome proposte per nuove relazioni
industriali che abbiano alla base lo sviluppo
professionale
dei
lavoratori
e
degli
imprenditori.
Per questo obiettivo i rappresentanti delle
diverse categorie possono offrire un
contributo di qualità ed esperienze.
Abbiamo solo il dovere di agire rapidamente
per costruire quella che era stata definita in
un recente volume di Confindustria la
“Fabbrica dell’uomo”, la cui realizzazione
richiede un più concreto impegno nella
crescita delle risorse umane, principale
fattore di sviluppo del nostro paese.
Fonte: IlSole24ore, 3 gennaio 2003
Fondi Ue ‘94-99 spesi al 90%
Una media che si attesta attorno al 90 per
cento. È’ la percentuale di utilizzo, da parte
dell’Italia, delle risorse finanziarie messe a
disposizione dai fondi strutturali europei. I
dati, ancora in parte provvisori e che si
riferiscono
alla
chiusura
della
programmazione 1994-1999, sono stati
pubblicati dalla “Newsletter Qcs news”,
realizzata dal servizio per le opere politiche
dei fondi strutturali comunitari del ministero
dell’Economia e sono disponibili sul sito
www.tesoro.it.
Rilevato l’andamento generale, “si tratterà
ora – spiega la newsletter del ministero
dell’Economia – di valutare in che misura
ognuno dei fondi strutturali, nella sua
interezza e nell’ambito dei vari obiettivi, ha
concorso al raggiungimento del risultato
complessivo”. Da una prima analisi emerge
come “l’elemento caratterizzante” sia la
diversità
nel
“grado
di
attuazione
raggiunto”. Si va, infatti, dall’utilizzo quasi
totale per il Fesr (Fondo europeo di sviluppo
regionale) a un “grado di utilizzo intorno
all’80% della copertura” disponibile per altri
fondi, con “risorse non utilizzate che, in
questo caso, sfiorano un quarto della
dotazione finanziaria programmata”. E le
differenze crescono quando a essere
analizzato è il grado di “realizzazione
raggiunto dai fondi nell’ambito dei singoli
Obiettivi”. In questo caso allora l’attuazione
finanziaria degli interventi passa “da
situazioni in cui il grado di utilizzo è
superiore al 100% a quelle in cui si supera
appena la soglia del 50%”.
La newsletter del ministero dell’Economia
riserva una segnalazione particolare proprio
41
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
alla performance definita “notevole” del
Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr)
per le regioni dell’Obiettivo 1, che “è
prossimo al completo utilizzo delle risorse
programmate”. Un dato “non di poco conto
– si legge – dal momento che le risorse del
Fesr Obiettivo 1 rappresentano circa la
metà (47%) dei finanziamenti complessivi
dei Fondi strutturali destinati all’Italia”.
Un monitoraggio quello appena effettuato
che arriva in concomitanza degli interventi
finanziati dalla programmazione 2000-2006
che all’Italia ha assegnato risorse pari a
29.656 milioni di euro e che vede proprio
nell’Obiettivo 1 i l canale di maggiore
finanziamento (22.122 milioni di euro). E la
centralità dell’Obiettivo 1 viene confermata
anche dal fatto che sono state avviate, in
anticipo rispetto alla verifica di metà
percorso,
la
riformulazione
e
la
riprogrammazione dei programmi del Qcs
(Quadro economico di sostegno) “allo scopo
di adottare gli eventuali aggiustamenti
possibili
per
meglio
garantire
il
conseguimento
degli
obiettivi
programmati”. Così come peraltro aveva
indicato il comitato di sorveglianza del Qcs
dello scorso luglio.
Fonte: IlSole24ore, 4 gennaio 2003
I Docup delle Regioni sostengono i
piccoli negozi
Le Regioni del Nord-Ovest hanno inserito
nei programmi comunitari incentivi a favore
del commercio, orientati soprattutto a
sostenere l’attività dei piccoli negozi nelle
aree depresse. Due i modelli di intervento
messi in cantiere dai documenti unici di
programmazione (Docup); il Piemonte ha
predisposto una linea d’intervento specifica,
destinata anche alle Pmi del commercio
ubicate nei comuni collinari svantaggiati o
appartenenti a Comunità montane; Liguria
e Valle d’Aosta hanno, invece, puntato sulla
predisposizione di misure “trasversali”, di
sostegno allo sviluppo delle Pmi. Va
comunque sottolineato come nei Docup
siano previsti ulteriori finanziamenti agli
operatori commerciali all’interno degli “assi”
dedicati allo sviluppo imprenditoriale, anche
con riferimento ai progetti integrati
territoriali (Pit).
In Piemonte, la riforma del commercio ha
dato risultati soddisfacenti soprattutto per
quanto riguarda la crescita del settore degli
esercizi di vicinato (i tradizionali negozi al
dettaglio), il cui ingresso al mercato è stato
liberalizzato. Il trend positivo, esemplificato
dall’incremento di circa 1.500 unità rilevato
nel 2001, sembra destinato a crescere,
anche in considerazione del potenziamento
degli interventi previsti nell’ambito dei fondi
strutturali.
In particolare, una linea d’intervento è
orientata al miglioramento dell’efficienza
produttiva e allo sviluppo dell’occupazione
anche delle Pmi del commercio. Tra gli
interventi
messi
in
cantiere,
il
finanziamento di anticipi rimborsabili alle
imprese
per
l’acquisto
di
impianti,
macchinari e attrezzature innovativi, anche
per la realizzazione di nuovi prodotti e
nuovi processi produttivi.
In Liguria, a seguito della riforma del
mercato è stato introdotto un principio di
liberalizzazione al quale si accompagna una
sostanziale semplificazione amministrativa.
Sono stati introdotti anche meccanismi
amministrativi che rendono automatici
l’attivazione di una media struttura di
vendita o l’ampliamento di una media o di
una grande struttura realizzate a seguito di
concentrazione previo ritiro di autorizzazioni
preesistenti per la vendita di beni di largo e
generale consumo. Ciò anche allo scopo di
conferire un valore patrimoniale alle vecchie
autorizzazioni in caso di loro utilizzazione
par l’attivazione di unità di maggiori
dimensioni, specie se con reimpiego del
personale.
A partire dal 2001 sono stati, inoltre,
erogati incentivi destinati agli interventi di
riqualificazione di siti produttivi e per la
rivitalizzazione dei centri storici e delle
periferie urbane. A beneficiarne sono anche
consorzi di medie e piccole imprese (fino ad
un massimo di 50mila euro) che mettono in
cantiere
interventi
finalizzati
alla
costituzione di centri di stoccaggio delle
merci, alla sistemazione di aree scoperte da
adibire a operazione di carico e scarico
merci, alla realizzazione di reti informatiche
e all’acquisizione di impianti e attrezzature
di nuova fabbricazione.
A completare il quadro degli interventi
dedicati al sostegno del commercio, il
Docup
ha
previsto,
attraverso
una
42
Anno III – N° 1 – GENNAIO/FEBBRAIO 2003
“sottomisura” dedicata alla “Creazione
d’impresa”, la concessione di incentivi agli
investimenti iniziali anche delle imprese del
commercio, comprendenti l’acquisizione di
beni materiali e immateriali e di risorse
tecniche di tutoraggio nella fase di
attuazione del business-plan e di start-up
della nuova iniziativa.
Infine, la Regione “speciale” Valle d’Aosta
ha apportato modifiche alla normativa del
1969, con la delibera del consiglio regionale
n. 1088/2000, al fine di emanare indirizzi e
criteri per la programmazione delle medie e
grandi strutture di vendita. Per quanto
riguarda le Pmi del settore, il Docup
regionale ha messo in cantiere interventi
trasversali, destinati al finanziamento di
investimenti materiali e in capitale umano e
alla realizzazione di servizi comuni per le
imprese.
Fonte: IlSole24ore, 6 gennaio 2003
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