POLITICA
Filippo Penati, l’alternativa lombarda a Formigoni
Al centro delle proposte di governo della Regione da parte del candidato presidente del centrosinistra
ci sono il welfare per i bambini, gli anziani, i disabili, il taglio delle tasse, l’impegno per il lavoro, la
riorganizzazione del trasporto pubblico, la cura dell’ambiente e il no al nucleare.
Elisa Vincenzi
ostegno alle famiglie e ai lavoratori, in“S
vestimenti per il sistema ferroviario
lombardo, tutela dell’ambiente e del territorio”. Il progetto di governo di Filippo Penati,
candidato alla presidenza della Regione
Lombardia, parte da qui.
“Il nostro impegno - continua Penati - si rivolge alle famiglie. Bisogna creare un sistema di
welfare che sostenga davvero le famiglie nella
cura dei figli, degli anziani, dei disabili.
Vogliamo avviare un intervento straordinario
per la creazione di nuovi nidi, riprendendo così l’iniziativa realizzata quando ero presidente
della Provincia di Milano, che aveva portato
alla creazione di 4000 nuovi posti. L’obiettivo è
raggiungere il 33 per cento dei posti nido stabilito da Lisbona, oggi fermo al 15 per cento.
Vogliamo creare percorsi di assistenza domiciliare per i non autosufficienti, creare un fondo
regionale stabile, a oggi inesistente.
Lei ha proposto una riduzione dell’addizionale Irpef regionale. Perché?
Si vogliamo ridurla da subito. Tagliarla a misura di famiglia. Modularla anche in ragione
del numero dei figli, degli anziani o dei disabili di cui si fa carico. È questo un modo per riconoscere il ruolo sociale che la famiglia svolge.
L’impegno per la famiglia si coniuga con
quello per il lavoro?
Vogliamo realizzare un progetto innovativo,
che si ispira a modelli già attuati in Paesi del
Nord Europa per loro natura simili alla
Lombardia. Qui non si può vivere con 700 eu-
ro al mese di cassa integrazione. È necessario
costruire un nuovo modello sperimentale per
cui chi perde il posto di lavoro abbia una retribuzione più vicina al salario e possa trovare
un’altra occupazione entro un anno. Il modello prevede un accordo tra le parti, risorse aggiuntive da parte delle imprese e investimenti da parte della Regione per la formazione e la
ricollocazione rapida dei lavoratori. Se toccherà a me governare chiederò alle parti sociali di
condividerlo.
Le proteste dei pendolari si fanno ogni
giorno più esasperate. Come risponde il
suo progetto a questo grido d’aiuto?
Per migliorare il trasporto pubblico sono necessarie risorse. Per questo la proposta è quella di aumentare gli attuali investimenti della
Regione Lombardia sul trasporto pubblico di
100 milioni di euro l’anno per cinque anni e,soprattutto, far uscire il Pirellone dalla gestione
del servizio ferroviario regionale. La qualità
del materiale rotabile è scadente. La sua vita
media è di 30 anni, ma ci sono convogli con più
di 50 anni che continuano a circolare. Facciamo come il Piemonte. Facciamo uscire la Regione dalla gestione. In questo senso è sbagliata la nuova società, a metà tra Trenitalia e
LeNord, che rischia di divenire un carrozzone.
Si mettano invece a gara le tratte, ci sia concorrenza. Altra priorità è attuare davvero il
“biglietto unico” e di organizzare “gli Stati generali della Mobilità”. Bisogna inoltre sottolineare un fatto. I soldi che lo Stato invia alla
Lombardia per le ferrovie sono 167 milioni di
euro l’anno, ovvero 7,62 al km, ma sono 16 a
km per la Puglia e 14 per la Campania. Peggio
di noi sta solo il Veneto con 6,25. Bisogna chiedere al governo un riequilibrio.
Ambiente è parola chiave del progetto?
Non possiamo pensare di attuare alcuna azione politica senza valutarne l’impatto ambientale. Le condizioni della Lombardia sono gravissime. Il consumo di suolo dagli anni ’70 ad
oggi è cresciuto vertiginosamente, a fronte di
una popolazione stabile.A questo bisogna porre un freno deciso. Il suolo va tutelato con una
pianificazione strategica regionale. Le condizioni dell’aria sono, se possibile, anche peggiori.Le emissioni di gas serra in 15 anni sono aumentate del 15 per cento, a fronte di una media nazionale del 10 per cento. Per ridurle non
ci sono che due strade: il risparmio e l’efficien-
za energetica e l’utilizzo delle fonti rinnovabili.
Lei ribadisce il suo no al nucleare?
Il nucleare non è la soluzione per la
Lombardia. Non paga in termini economici: i
costi degli investimenti sono alti, quelli dell’energia prodotta non sono convenienti. Ma
soprattutto non c’è alcuna certezza sullo stoccaggio delle scorie. Oggi non c’è alcun sito al
mondo in grado di stoccare in maniera definitiva le scorie nucleari. Se sarò eletto non ci sarà nessuna centrale nucleare in Lombardia.
Un progetto politico di ampio respiro...
Sì, che nulla concede ai tatticismi. Il minimo
comune denominatore della coalizione che ci
sostiene non può essere solo l’antiformigonismo, ma la condivisione di questo progetto.
Questo non si può fare con alleanze eterogenee
e indefinite. Ma solo con forze che credono in
questo progetto. A giocare con noi la partita
del voto lombardo, ci saranno Sinistra e liberta, l’Italia dei valori, i Verdi. È aperta un’ interlocuzione con altre forze riformiste, moderate
e civiche che dimostrino interesse per un lavoro comune. La coalizione è coerente con il nostro progetto.Non possiamo percorrere questo
tratto di strada con coloro che pongono al centro della loro azione solo l’organizzazione della
protesta sociale e non un progetto di Governo.
Sembrano esserci tutte le condizioni per
realizzare un vero cambiamento?
Sì. Il formigonismo ha perso la capacità di governare lo sviluppo della regione. È diventato
un sistema chiuso. Mentre è chiaro che questo
sistema per tornare a funzionare ha bisogno di
capacità espansiva e di inclusione. Il Pirellone
è un passo indietro rispetto alla Lombardia.
C’è stato un momento, agli inizi del primo
mandato di Formigoni, in cui il modello di governo lombardo, pur con luci e ombre, e per noi
che non l’abbiamo mai votato più ombre che
luci, è stato originale e autonomo. Da tempo
non è più così. Il formigonismo è al crepuscolo
e questo lo sa persino Formigoni che ha più
volte cercato di fuggire verso un incarico prestigioso a Roma. Ma è rimasto qui, legato mani e piedi, privo di autonomia. Vive ammanettato dalla Lega e avendo perso anche l’appoggio dell’Udc lo sarà sempre di più. La sua anima moderata è scomparsa ed è sempre più
prigioniero degli estremismi. Non può continuare ad essere così. Bisogna portare a compimento il cambiamento. E questo tocca a noi.
Tocca a noi dare ai lombardi l’alternativa a
Formigoni.
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E intanto arriva la posta del Presidente
L’opposizione di centrosinistra in Regione: “Fa campagna elettorale con i soldi pubblici”.
Giorgio Meliesi
a preparazione dell’opuscolo, che anche noi abbiamo ricevuto in
L
questi giorni nelle nostra caselle della posta, si è conclusa il 30
settembre scorso: lo si legge nello stesso depliant. Ma curiosamente
arriva nelle case di milioni di lombardi proprio in questi giorni di avvio della campagna elettorale per le elezioni regionali di fine marzo.
Il titolo è accattivante: La Regione in mano. Guida ai servizi della
Lombardia. Vale lo stesso per lo slogan: “Lombardia: costruiamola
insieme”. 81 pagine che raccontano il meglio di ciò che oggi può offrire la regione governata da Roberto Formigoni. Che a pagina tre, con
tanto di foto sorridente, spiega:“Attraverso le pagine che seguono, la
Regione si presenta e si mette a disposizione dei cittadini: non abbiamo soluzioni preconfezionate, ma ci sono uomini e donne impegnati a rendere la Lombardia più libera, più solidale e ancora prota-
gonista delle sfide che ci attendono”. Nessun riferimento esplicito alla campagna elettorale, ma quanto basta a scatenare la protesta del
centrosinistra, che ricorda che anche nel 2005 Formigoni scelse la
campagna elettorale per lanciare la carta regionale dei servizi. “È
qualcosa di assolutamente sgradevole utilizzare in questo modo la
comunicazione istituzionale - attacca il capogruppo del Pd in
Regione, Carlo Porcari - . La cosa più preoccupante è la faccia tosta
con cui Formigoni pubblicizza un servizio come la carta regionale costosissimo per i lombardi, che oltretutto sta dando dei risultati ben
al di sotto di quelli promessi”. Di parere opposto il capogruppo del
Pdl in Regione Paolo Valentini: “Non è vero che si tratti di pubblicità elettorale. È semplicemente il riassunto del lavoro fatto in questi
cinque anni. Quando lo si doveva fare se non adesso?”
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