SERVIZI ALLA PERSONA E ACCOGLIENZA: QUALI RISPOSTE PER LA CITTÀ DI ROMA Rapporto finale Roma, luglio 2002 La ricerca è stata realizzata da un gruppo di lavoro della Fondazione Censis, diretto da Maria Pia Camusi e composto da Micaela Melis, Daniele De Rita, Giuseppe Lubrano. Gli strumenti di rilevazione sono stati somministrati dalla società Elabora S.c.a.r.l.. INDICE 1. Premessa 2. Verso un modello di gestione sociale 2.1. Il sociale: dal disagio al benessere 2.2. L’emersione del welfare community 2.3. La configurazione pentagonale dei servizi sociali 2.4. Responsabilità e compiti delle organizzazioni del terzo settore 3. Il caso romano 3.1. Dalla città assistenziale alla città imprenditoriale 3.2. Dinamiche di crescita e percorsi di sviluppo del Welfare romano 3.3. Luci e ombre della cooperazione sociale romana 3.4. Modello organizzativo dei servizi sociali nel Comune di Roma 3.5. Tipologia di servizi sociali nella città di Roma 3.6. Analisi quantitativa del privato sociale a Roma 4. I servizi di welfare: un valore aggiunto per la cultura di impresa e la qualità sociale 4.1. I produttori di welfare 4.1.1. L’analisi degli enti 4.1.2. La struttura organizzativa 4.1.3. I servizi offerti 4.1.4. La domanda di finanza 4.1.5. I rapporti con il tessuto economico ed istituzionale 4.2. I fruitori di welfare 4.2.1. I servizi utilizzati 4.2.1. Le modalità di accesso ai servizi 4.1.3. La qualità rilevata 4.2.4. Il rapporto con gli operatori e con i soggetti di sviluppo 4.2.5. I dati strutturali Pag. “ “ “ “ 1 2 2 4 5 “ “ “ 8 11 11 “ “ 12 13 “ “ “ 15 16 30 “ “ “ “ “ “ 33 37 37 39 41 44 “ “ “ “ “ 46 88 88 91 92 “ “ 95 99 12179_01 1. Rapporto finale PREMESSA Questo volume raccoglie i risultati dell’indagine sui “Servizi alla persona e accoglienza: quali risposte per la città di Roma”, commissionata alla Fondazione Censis dalla società Elabora S.c.a.r.l. Nel testo vengono presentati in dettaglio: - una prima ricognizione sui mutamenti in atto nella gestione dei servizi sociali; - un analisi delle dinamiche di crescita e dei percorsi di sviluppo del welfare romano; - i risultati dell’indagine condotta su di un campione rappresentativo di popolazione residente nel Comune di Roma tesa a mettere a fuoco la domanda emergente di servizi sociali; - i risultati dell’indagine condotta su di un panel di organizzazioni produttrici di servizi sociali mirata ad analizzare l’attuale offerta di welfare nel contesto urbano della Capitale. 1 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 2. Rapporto finale VERSO UN MODELLO DI GESTIONE SOCIALE 2.1. Il sociale: dal disagio al benessere Nel tracciare la mappa dei servizi sociali nell’area corrispondente al Comune di Roma appare necessario definire e concettualizzare il significato stesso di “bisogno sociale” che, di fatto, è sotteso all’erogazione del servizio. Una precisazione non scontata - soprattutto ai fini della presente ricerca - ma doverosa, giacché assume una valenza non solo semantica, ma anche e soprattutto di ordine metodologico. Nel linguaggio comune, il concetto di bisogno sociale ha assunto una connotazione assai negativa, essendo spesso riferito al complesso di problematiche afferenti al “disagio” in senso stretto. Per questo motivo, il bisogno sociale è stato frequentemente associato ai servizi socio assistenziali, ossia a quel complesso di servizi destinati a soggetti che versano in condizioni socioeconomiche disagiate. Le dinamiche che investono – oggi più che mai - il tessuto sociale impongono, tuttavia, il superamento di questa restrittiva connotazione del bisogno sociale e rendono, quindi, opportuno svolgere alcune considerazioni che ne giustificano l’ampliamento dei confini concettuali: - in primo luogo, la necessità di estendere il significato del concetto di bisogno sociale è evidente dalla scarsa capacità strumentale degli stessi servizi socio assistenziali di operare una reale prevenzione delle situazioni di esclusione ed emarginazione. Data la limitatezza degli strumenti, infatti, la prevenzione del bisogno non può essere funzione primaria dei servizi di assistenza sociale, ma deve essere competenza di diversi ambiti settoriali (lavoro, formazione professionale, pensioni, sanità, ecc.). È evidente – secondo questa logica – come al concetto di bisogno connesso al disagio debba necessariamente subentrare una categoria concettuale più ampia che si riferisca espressamente al benessere della persona nel suo complesso. - in secondo luogo, in seno al contesto sociale, è evidente l’emersione di un nuovo insieme di bisogni che mal si adeguano ad una rigida e puntuale classificazione. L’emersione di nuovi bisogni mette in luce una 2 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale sostanziale modificazione delle caratteristiche strutturali dell’universo dei soggetti destinatari dei servizi. Si registrano, infatti, da un lato, una complessificazione della scala dei bisogni dei fruitori; dall’altro lato, un processo di diversificazione della domanda e, conseguentemente, un sostanziale ampliamento della consistenza numerica e della tipologia degli utenti; - in terzo luogo, la “vecchia” concezione di bisogno sociale appare del tutto inadeguata alla nuova logica di sussidiarietà orizzontale che accompagna il progressivo decentramento verticale attuato negli ultimi anni dalle istituzioni. È innegabile che le società attuali siano imperniate su logiche prettamente orizzontali, lo dimostra, infatti, la progressiva e crescente moltiplicazione dei soggetti e dei poteri di riferimento; - infine, a sostegno della validazione dell’ipotesi di ampliamento della categoria concettuale del bisogno sociale concorre anche la sostanziale modificazione del rapporto esistente fra il settore pubblico e quello privato. In particolare, il trend prevalente mostra un mondo del privatosociale più dinamico – seppur non in modo totalmente consapevole – e caratterizzato da una forte maturazione culturale e progettuale. In riferimento a quest’ultimo punto, se, da un lato, c’è chi sostiene con forza la necessità di una presenza pubblica nel campo delle politiche sociali e si esprime in favore del mantenimento di un elevato livello di politiche di welfare, d'altro lato, si è pienamente consapevoli del fatto che il consolidato modello di rapporti pubblico-privato è da considerarsi ormai superato. Dalle espressioni organizzate della società civile emerge, quindi, una nuova via di sviluppo del welfare: quella di un welfare «partecipato», in grado di coniugare una struttura amministrativa più efficace e flessibile con la creazione di una rete diffusa di servizi promozionali e preventivi sul territorio cogestita e coprogrammata in accordo con il complesso di strutture e organizzazioni, che sono espressione diretta della comunità locale. Si è ormai configurato un nuovo modello di gestione del bisogno sociale: il welfare community. 3 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale 2.2. L’emersione del welfare community Realizzatosi negli ultimi anni, il passaggio da un modello di welfare state ad uno di welfare community ha comportato la definitiva affermazione di un sistema di gestione del bisogno sociale fondato sul principio della centralità del cittadino e della comunità sociale nel suo complesso che – di fatto acquisiscono un ruolo attivo nell’organizzazione e nella gestione dei servizi. L’idea sottesa a questo modello di gestione del benessere è, dunque, quella di una comunità che si auto organizza per soddisfare i propri bisogni attraverso la realizzazione di una complessa rete di servizi, di cui, formalmente, il soggetto pubblico si fa garante. Diretto corollario dell’attivazione del nuovo modello di gestione del bisogno sociale, è la revisione dell’impostazione attuale sia del servizio sociale sia del rapporto tra pubblico e privato sia, infine, del rapporto tra la struttura erogatrice del servizio e l’utente finale. Tale complesso processo di trasformazione appare dominato: - da un lato, da una progressiva responsabilizzazione della comunità locale nella cura dei propri appartenenti e dalla definizione di un sistema di protezione dei cittadini espressione della loro autonomia; - dall’altro lato, dallo smorzamento del rapporto antitetico esistente tra il sistema pubblico e quello privato. Lo spostamento del baricentro verso forme di soddisfacimento dei bisogni sociali più flessibili implica, inoltre, la definizione di un nuovo ruolo sociale dell’amministrazione pubblica, la quale deve garantire la creazione di un “sistema integrato di servizi” attraverso l’ausilio di un ”modello a rete” di offerta di servizi. Un progetto sicuramente ambizioso e difficile da concretizzare, ma che, in definitiva, dovrebbe: - semplificare notevolmente l’accesso ai servizi da parte dell’utente; - garantire un sostanziale riequilibrio della gamma tipologica dei servizi; - consentire di visualizzare e razionalizzare le unità di offerta in ambito territoriale; 4 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale - condurre ad una proficua definizione degli ambiti di applicazione degli istituti di validazione (autorizzazione al funzionamento ed accreditamento). Cambia, dunque, in maniera rilevante e radicale la natura dell’intervento sociale che, d’altra parte, sposta definitivamente il suo baricentro da un sistema socio assistenziale basato su azioni standardizzate ad uno che mira alla costruzione di un complesso di servizi integrati rivolti all’intera collettività. Mentre l’intervento di carattere assistenziale era basato sulla logica della differenziazione ed era, quindi, destinato ad un numero limitato di soggetti disagiati, la “rete dei servizi” risulta invece centrata sulla logica della normalità essendo destinata all’intera collettività e, quindi, ad una rosa di potenziali fruitori sicuramente più ampia. 2.3. La configurazione pentagonale dei servizi sociali Le dinamiche di cambiamento in atto in seno al settore sociale sono state recepite e formalizzate sul versante legislativo dalla recente legge 328/2000 sui servizi sociali che, di fatto, rappresenta nell’attuale panorama legislativo una pietra miliare. Secondo la nuova impostazione, i servizi sociali si configurano come uno dei molteplici “servizi alla persona e alla comunità” che caratterizzano le politiche sociali attuate a livello locale (tutela della salute, istruzione scolastica, formazione professionale, beni ed attività culturali, spettacolo e sport). Congiuntamente all’esplicito riconoscimento del carattere universalistico dei servizi alla persona (art. 3, comma 2) e della necessità di coordinamento dei diversi settori della sfera sociale, la legge introduce ed identifica cinque assi di intervento (rappresentati nella fig.1). 5 FONDAZIONE CENSIS Fig. 1 – Gli assi di intervento del nuovo modello di gestione del sociale Tutela del diritto di assistenza Promozione ed accompagnamento Gestione Assi di intervento Connessione Fonte: Censis, 2002 Concertazione 12179_01 Rapporto finale 1) La tutela del diritto all'assistenza. Tale forma di tutela è garantita assicurando “alle persone e alle famiglie” l'accesso al sistema integrato di interventi e servizi sociali nel rispetto dell'obbligo di consentire l'accesso prioritario ai soggetti rientranti nelle condizioni previste dall'art.2, comma 3, della legge quadro. 2) La promozione e l’accompagnamento. Tali attività rappresentano uno strumento importante per il miglioramento della qualità della vita e per l’eliminazione delle discriminazioni nell'ambito della comunità locale. L’asse trova concretizzazione nella definizione di programmi intersettoriali ed integrati, organizzati in modo da rispondere al meglio alle esigenze delle fasce più deboli della popolazione. 3) La concertazione. L'attività di promozione - che con la nuova legge assume una dimensione strategica anche a causa della controversa questione dell'effettivo grado di esigibilità di livelli adeguati di prestazioni e servizi - è connessa allo sviluppo della concertazione in ambito locale, in modo tale da favorire il riordino ed il potenziamento del sistema integrato di interventi e servizi sociali. Espressione diretta di tale principio sono i cosiddetti Piani di zona, di norma adottati attraverso accordi di programma tra i comuni, le ASL, le ONLUS, gli organismi locali della cooperazione, delle associazioni, degli enti di promozione sociale, ecc.. Tali Piani rappresentano il principale strumento per la realizzazione di programmi coordinati e per la gestione integrata degli interventi sociali e sanitari anche con il concorso delle risorse locali di solidarietà e di self-help. 4) La connessione. Presupposto indispensabile dell’attività di concertazione in sede di programmazione è l’esistenza di un sistema integrato di connessioni sia a livello verticale, tra Regione, Provincia e Comune, sia a livello orizzontale, nell’ambito della stessa comunità locale. Tali connessioni, rappresentano uno strumento rilevante per garantire un reale coordinamento delle azioni e degli interventi di tutti i soggetti che operano nel sistema delle politiche sociali. 5) La gestione. L’attività gestionale – che può essere diretta o indiretta – si riferisce sostanzialmente a quel complesso di attività che sino all’approvazione della legge 328/2000 venivano definite socio assistenziali. 7 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale A fronte di una legge che si pone l'obiettivo generale di promuovere politiche di aiuto alla normalità della vita delle persone va, comunque, sottolineata la specificità dei servizi di assistenza sociale che, come si è detto, occupano un campo d'azione ben definito nell'ambito del sistema locale dei “servizi alla persona e alla comunità”. 2.4. Responsabilità e compiti delle organizzazioni del terzo settore La nuova configurazione dei servizi sociali rappresenta solo dei tanti risultati dell’estrema vivacità del quadro legislativo nell’ultimo decennio, la cui produzione ha infatti investito una molteplicità di ambiti (si pensi, a titolo di esempio, alla crescente importanza attribuita alle cooperative sociali, al volontariato, alle ONLUS). L’evidente fibrillazione del quadro legislativo segnala, dunque, in maniera chiara ed inequivocabile il passaggio dal welfare state al welfare community, passaggio d’altra parte contrassegnato dall’esplicito riconoscimento dell’esistenza di una stretta correlazione tra risorse e servizi erogati. In particolare, la sostanziale scarsità delle risorse disponibili impone l’applicazione di modelli di gestione efficienti ed efficaci e, conseguentemente, richiede un maggior coinvolgimento e impegno della comunità locale e di tutti i soggetti che la compongono nella gestione della community care. Assume importanza strategica, in tal senso, la programmazione svolta a livello locale tra i diversi soggetti territoriali. È sulla base di questa nuova logica strategica che è stato introdotto il “Piano di zona”, ossia un documento per il governo locale dei servizi finalizzato a programmare la rete di interventi che devono dare risposta alle problematiche espresse dalle comunità locali. Compiti primari del Piano sono la rilevazione dei bisogni prioritari delle persone, la definizione delle strategie operative per poterli soddisfare, l’individuazione dei soggetti coinvolti nell’azione, il riconoscimento delle diverse responsabilità di governo ed, infine, la determinazione delle forme di controllo. Sempre nell’ottica dell’instaurazione di una “rete di gestione del sociale”, la legge 328/2000 ha introdotto la possibilità di stipulare “accordi di 8 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale programma” con gli organismi non lucrativi di utilità sociale, con gli organismi della cooperazione, delle associazioni e degli enti di promozione sociale, delle fondazioni e degli enti di patronato, delle organizzazioni di volontariato, degli enti riconosciuti delle confessioni religiose (che abbiano stipulato accordi con lo Stato) ed, infine, con le IPAB. Si tratta di una novità importante perché esplicitamente si riconosce la rilevanza che i diversi soggetti assumono nel sistema complessivo dei servizi, non solo nella gestione, ma anche e soprattutto nella programmazione e nell’organizzazione di un sistema integrato che ha, tra le altre finalità, l’effettiva promozione della solidarietà sociale. La nuova legge apre indubbiamente una nuova stagione all’insegna di un rinnovato protagonismo, anche politico - non solo nazionale e regionale, ma anche locale - del complesso delle organizzazioni che operano nel sociale. Un’impostazione innovativa che definisce e delinea un quadro in cui i diversi attori sociali – ispirati da un principio di democraticità diffusa – dovranno costantemente interagire promovendo tavoli di concertazione per un’assunzione condivisa delle decisioni. La definitiva attuazione del nuovo modello di gestione dei bisogni sociali – così come è definito nelle sue linee essenziali nella recente legge – richiede, tuttavia, una rivoluzione culturale di notevole spessore affinché i destinatari dei servizi acquistino realmente una posizione centrale nell’ambito del sistema, affinché i servizi non siano più standardizzati ma personalizzati ed, infine, affinché sia la dimensione territoriale a caratterizzare le politiche sociali e non gli astratti principi oggetto delle tradizionali politiche di settore. Nell’ambito di questo auspicato ed auspicabile cambiamento, il ruolo della Pubblica Amministrazione non è certo irrilevante. In particolare, l’azione amministrativa dovrebbe essere orientata a coagulare la molteplicità di risorse umane, progettuali e finanziarie esistenti, in modo tale da definire e creare una rete sinergica in grado di stimolare e favorire l’azione coordinata della pluralità di attori. La creazione di un sistema strutturato e reticolare a livello territoriale non è, tuttavia, una garanzia per l’attuazione di uno sviluppo reale basato su un principio di coesione sociale. Perché questo sia possibile è necessario che gli Enti territoriali, in particolare i Comuni, adottino – con intenzionalità politica – una metodologia di concertazione a livello locale, in modo da intensificare legami e relazioni che promuovano processi di identificazione e di appartenenza al territorio. 9 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale Al Comune, in quanto governo locale, spetta dunque il compito di produrre politiche che promuovano inclusione. Ciò significa, sul piano della programmazione territoriale, la capacità di considerare il territorio non come semplice area geografica, ma come ambito di sviluppo delle relazioni individuali e di gruppo. In tal senso, l’esplicito riconoscimento del ruolo che le organizzazioni di rappresentanza possono ricoprire nella definizione delle politiche della comunità costituisce un enorme passo in avanti, ma presuppone, nello stesso tempo, una corretta determinazione delle responsabilità che ovviamente conseguono dal decentramento attuato. Lo sviluppo di un’etica della responsabilità deve essere non solo espressione di esigenze di compatibilità finanziaria – ossia di un più efficace controllo da parte dei cittadini sulle modalità e finalità della spesa sociale –, ma deve pure intrecciarsi saldamente con la necessità di concretizzare nuovi strumenti di approccio alla socialità ed alla sicurezza sociale nella città. La nuova logica della “comunità plurale”, con poteri e responsabilità condivise, richiede dunque l’esistenza di un’identità territoriale forte e radicata in modo che tutti i cittadini concorrano a produrre le risorse necessarie ad assicurare, a livello locale, la giustizia sociale. Tale “sistema di governo allargato” necessita, congiuntamente alla promozione ed alla regolazione pubblica, la co-progettazione da parte di tutti i soggetti del privato sociale con un esercizio di responsabilità comuni. 10 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 3. Rapporto finale IL CASO ROMANO 3.1. Dalla città assistenziale alla città imprenditoriale Luogo emblematico del cambiamento, la città e, in particolare, l’ambito metropolitano romano, manifesta con veemenza - ora più che mai - le sue energie, forse in maniera antinomica e, spesso, non controllata e controllabile, ma sicuramente con una vitalità senza precedenti. Un flusso di energie che, idealmente, si coagula in un complesso di bisogni sociali emergenti e che, invece, materialmente, si scompone in quell’universo poliedrico di strutture che differentemente cercano di dare risposte. Una forza dotata di due direzioni, una centripeta, che trova espressione nell’accorpamento e nella progressiva definizione di nuove necessità in seno al tessuto sociale – in parte determinate da fattori demografici -, l’altra, centrifuga, causa primaria, invece, della progressiva polverizzazione dei soggetti, imprenditoriali e non, che operano nell’ambito del territorio metropolitano. Un’immagine ambigua, sostanzialmente determinata dalla ricerca di un nuovo equilibrio tra queste due componenti, generata dalla crisi che ha investito le tradizionali forme di sicurezza sociale e di tutela collettiva. Tale crisi ha investito il concetto stesso di città solidale, ossia, di quella realtà che ha fondato la propria coesione sociale sulle iniziative mutualistiche e solidaristiche messe in campo dalle comunità locali con il supporto iniziale delle strutture religiose. Una destrutturazione valoriale che ha reso meno incisiva l’azione del volontariato di impianto tradizionale, che pure continua ad esistere, e che, tuttavia, è stata autrice di un importante mutamento: il passaggio dalla città assistenziale alla città imprenditoriale. Se, in passato, nella città era pensabile ed attuabile un modello assistenziale basato su una redistribuzione delle risorse verso gli emarginati ed i disagiati, oggi, tale sistema di inclusione sociale non è più proponibile né tantomeno accettabile. Nella nuova città imprenditoriale, di fatto, alla logica assistenziale si è sostituita quella economica, generata dalla diffusione e promozione di una “microimprenditorialità sociale” diffusa che, seppur non ha come obiettivo finale la massimizzazione del profitto, non ignora 11 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale l’esistenza delle regole della competizione e quindi del mercato. Elemento cardine di questa “nuova imprenditorialità”, la cooperazione sociale – malgrado le evidenti difficoltà, operative e culturali, all’acquisizione di questa dimensione di mercato – rappresenta uno strumento fondamentale per realizzare questo efficace connubio tra principi imprenditoriali e intervento sociale. 3.2. Dinamiche di crescita e percorsi di sviluppo del Welfare romano Un futuro sicuramente problematico, ma anche denso di significative potenzialità, è questa l’immagine delineabile del “sociale romano”. Problematico, nel senso che operare e “fare impresa” in ambito sociale è sicuramente difficile, anche se il settore offre – in chiave prospettica – ampie opportunità di sviluppo. Una crescita futura che, se da un lato, sarà sicuramente amplificata dalle dinamiche demografiche (si pensi, ad esempio, al progressivo invecchiamento della popolazione), dall’altro lato, risulterà determinata e indotta dal rinnovato – seppur ancora incompleto – impianto legislativo e dal progressivo cambiamento del modello culturale di gestione del sociale. L’oggettiva difficoltà nella pianificazione e programmazione dell’azione sociale può, tuttavia, essere superata tramite la valorizzazione della pluralità di soggetti e di realtà associative operanti sul territorio. La scelta di coinvolgimento sistematico - nella progettazione e nella gestione dei servizi e prestazioni a livello circoscrizionale - delle associazioni, dei gruppi di volontariato e dell’imprenditorialità sociale rappresentano, di fatto, delle azioni dirette ad assicurare e promuovere reali spinte inclusive e sono basate sull’esplicito riconoscimento delle peculiarità del territorio. I processi di ridefinizione che caratterizzano il sistema delle politiche sociali nell’area metropolitana sono dominati, dunque, da una duplice logica di decentramento: orizzontale, nei suoi interventi, nelle sue funzioni e nelle sue responsabilità, e funzionale, nello sviluppo delle sfere di autonomia e di autogestione. Il progressivo empowerment della società civile ha segnato, quindi, lo sviluppo di una logica policentrica nel campo delle politiche sociali a cui 12 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale però deve essere associata una parallela diffusione della cultura sociale nel mondo bancario e finanziario. Questo perché tutte le problematiche connesse con il sociale e le politiche di intervento dell’amministrazione comunale non possono prescindere dalle dinamiche relative al finanziamento della spesa. In tal senso, assume particolare rilevanza l’attività di sensibilizzazione del mondo bancario e finanziario sulla necessità di investire sul e nel sociale. Un diverso rapporto tra i soggetti economici e le problematiche sociali deve, dunque, ridefinirsi alla luce della più complessiva e necessaria riarticolazione del sistema di protezione sociale, una riarticolazione che preveda e strutturi il coinvolgimento di soggetti pubblici, locali e nazionali, profit e non profit, dando vita da un diverso equilibrio tra copertura pubblica dei bisogni sociali e responsabilizzazione individuale. 3.3. Luci e ombre della cooperazione sociale romana La cooperativa sociale per la sua specifica mission rappresenta indubbiamente una forma di impresa, dove la proprietà comune, la democraticità dei processi decisionali si intersecano in maniera proficua con una notevole apertura alla partecipazione. Tale forma di impresa soprattutto nell’ultimo decennio – ha registrato tassi di crescita notevoli divenendo simbolo e strumento del progressivo empowerment della comunità locale. È proprio la comunità locale il centro di azione della cooperativa sociale, non per imposizione normativa e neanche per strane e antiche pratiche volontaristiche e pionieristiche, ma solo perché nella comunità locale è la “persona” a ricoprire un ruolo centrale. Come tutti i grandi centri urbani, pure la città Roma, ha registrato negli ultimi anni una crescita rilevante della cooperazione sociale. La progressiva affermazione di questa forma imprenditoriale del sociale in ambito metropolitano è da imputarsi ad una pluralità di fattori concomitanti: - la propensione degli Enti Locali – ormai consolidata – ad esternalizzare i servizi a forte impatto sociale. Questa tendenza è stata indubbiamente favorita da una legislazione che intendeva incrementare la presenza dello strumento cooperativo, a vantaggio della collettività e con l’obiettivo di ridurre il costo della gestione ed erogazione di alcuni servizi pubblici, 13 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale aumentandone l’efficienza e fornendo un contributo all’aumento di un’occupazione stabile e non assistita; - lo sviluppo del volontariato e la presenza di una fitta rete associativa hanno creato le precondizioni motivazionali ed organizzative per la crescita della cooperazione sociale e per la sostanziale riqualificazione del sistema dei servizi alla persona; - le trasformazioni avvenute nel modello di welfare hanno portato alla valorizzazione della funzione della cooperazione sociale e della sua capacità di adeguare i servizi offerti alle specificità del territorio e di particolari fasce d’utenza. Tale processo di crescita non ha ancora esaurito, tuttavia, il suo ciclo; infatti, parallelamente ad una cooperazione “geneticamente modificata” che risente fortemente dell’esternalizzazione dei servizi pubblici, va definendosi, infatti, il ruolo di una cooperazione di mercato, costituita da imprese sociali e solidali, interlocutrici ideali nell’ambito del territorio. Purtroppo, in ambito romano, questa versione della cooperazione sociale come “attività imprenditoriale e di mercato” è rappresentata ancora da pochi – seppur significativi – casi di eccellenza. La maggior parte delle imprese – dimensionalmente piccole – è sovente incapace di agire nel mercato autonomamente e di svincolarsi definitivamente dal legame con il settore pubblico. Questo fatto, ovviamente, sottopone le imprese a forti sollecitazioni da parte della pubblica amministrazione, tra cui la forte dipendenza dai finanziamenti, il difficile confronto con standard di qualità e produzione sempre più elevati e la sostanziale difficoltà a gestire una maggiore gamma di servizi. Anche la natura del rapporto che si instaura tra il mondo cooperativo e la pubblica amministrazione romana - raramente basata sulla partnership – rappresenta un limite, giacché si riduce ad una semplice attività di fornitura per conto dell’Ente locale, in un’ottica meramente strumentale dell’attività che l’impresa sociale può svolgere in favore dell’Ente stesso. Appare chiaro, dunque, come il sistema attuale sia ben lontano dal garantire una piena integrazione del cooperativismo sociale all’interno del sistema di servizi cittadini. 14 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale 3.4. Modello organizzativo dei servizi sociali nel Comune di Roma Allo stato attuale, il modello organizzativo dei servizi sociali del Comune di Roma appare caratterizzato da una bipartizione dei compiti, potendosi distinguere tra le mansioni di competenza del V Dipartimento ed i compiti attribuiti alle singole Circoscrizioni. Tale ripartizione attiene non solo le funzioni connesse alla predisposizione e pianificazione dei servizi sociali dell’area metropolitana, ma anche alla gestione degli stessi. In riferimento a quest’ultimo punto è bene notare – tuttavia – come le competenze gestionali del V Dipartimento stiano progressivamente scemando a causa del processo di forte decentramento in atto. Il Nuovo Regolamento del decentramento amministrativo, recependo le prescrizioni contenute nella Legge 142/90 sull'Ordinamento delle Autonomie Locali (ora aggiornata dalla Legge 267/00), sancisce i processi di cambiamento organizzativi e di gestione configurando gli Uffici circoscrizionali come strutture di governo reale e di gestione decentrata delle risorse e dei servizi alla persona. La diramazione periferica nell’offerta dei servizi ha trovato concreta attuazione nella creazione – all’interno delle singole Circoscrizioni – di specifiche Unità Organizzative a cui sono demandate tutte le funzioni che non sono prerogativa esclusiva dell’Amministrazione Centrale. Tali Unità assolvono sostanzialmente una duplice funzione: da un lato, sono in grado di identificare in maniera puntuale i bisogni dell’utenza, dall’altro lato, di rilevarne in maniera diretta il livello di soddisfazione. A livello Centrale, invece, gli Uffici di Servizio Sociale del Comune di Roma, collocati all'interno del V Dipartimento, sono suddivisi nelle seguenti Aree: - Area della Solidarietà - Area della Terza Età - Area Case di Riposo - Ufficio Speciale Immigrazione e nomadi - Progetti di Autopromozione sociale 15 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale - Area Promozione della Salute - Area Promozione dell'Inclusione Sociale - Area Invalidi Civili L'Amministrazione Centrale, malgrado il forte decentramento attuato sul territorio, si occupa del coordinamento e della programmazione generale, della valutazione di tutti i servizi attivati, del controllo e della vigilanza ed, infine, dell’accreditamento. In particolare, quest’ultima funzione rappresenta una pietra miliare nell’ambito del più ampio progetto di riorganizzazione dei servizi alla persona. La procedura di accreditamento ha previsto, infatti, la costituzione di due albi, uno a livello cittadino, distinto per aree di intervento (disabili, anziani, minori), e uno a livello circoscrizionale. Tra le novità introdotte con l’accreditamento è annoverare pure la costituzione di specifiche commissioni tecniche permanenti, una per ogni registro, composte da figure tecniche, rappresentanti degli utenti e da personalità politiche in modo da garantire la partecipazione di tutti i portatori di interesse. 3.5. Tipologia di servizi sociali nella città di Roma Nell'ambito delle Unità Organizzative presenti in seno alle singole Circoscrizioni si distingue nettamente l'Unità Organizzativa Socio Educativa Culturale Sportiva (UOSECS) dove sono stati collocati i principali Servizi Sociali circoscrizionali (attività di cura, di sostegno, di socializzazione, di tutela, di informazione, di prevenzione, di inserimento presso servizi residenziali, di assistenza economica, di osservazione e di rilevazione del disagio sociale). La figura 2 e le tabelle seguenti illustrano in dettaglio l’articolazione dei servizi alla persona nella città di Roma. 16 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale Fig. 2 – Tabb. 1-11 17 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale 3.6. Analisi quantitativa del privato sociale a Roma Ad oggi, purtroppo, non sono disponibili rilevazioni statistiche complessive sul c.d. “privato sociale” romano, cioè su tutti quei soggetti che senza scopo di lucro producono beni e/o servizi d’utilità sociale, costituendo un corpo intermedio tra i fruitori dei servizi sociali e la pubblica amministrazione comunale. Infatti, il recente censimento dell’Istat sulle istituzioni non profit aggrega insieme strutture del tutto eterogenee tra di loro, che vanno dai partiti politici, ai sindacati, ai patronati alle casse mutue, alle società di mutuo soccorso, ai comitati, agli enti ecclesiastici alle, confraternite, agli enti ospedalieri di diritto privato, alle scuole private, alle università private, agli istituti di studio e ricerca di diritto privato, ai centri di formazione professionale, alle IPAB, fini fino alle case di cura e ai ricoveri, rendendo i dati censuari inservibili per un’analisi quantitativa del c.d. privato sociale o terzo settore romano. Tuttavia, è possibile ricostruire, almeno approssimativamente, una mappatura quantitativa sui soggetti privati “laici” maggiormente attivi nell’erogazione dei servizi sociali nella Capitale, in base a dati raccolti in diverse e differenti fonti ufficiali. Le organizzazioni di volontariato: nella Regione Lazio il volontariato è disciplinato dalla legge regionale 29/93 che ha recepito la legge quadro 266/91, istitutiva delle organizzazioni di volontariato. I dati, raccolti presso il registro regionale del volontariato, indicano che nel Lazio il numero delle organizzazioni è cresciuto ad un ritmo del 43% annuo tra il 1993 e il 2000. Alla fine dell’anno 2000 le organizzazioni di volontarito iscritte al registro regionale erano 551, di queste 294 risultano nel Comune di Roma (tab.12). Le organizzazioni non governative: secondo i dati forniti dal Ministero degli Affari esteri le associazioni non governative con sede a Roma sono 48. In un’altissima percentuale di casi le organizzazioni non governative assumono la veste giuridica di associazioni. Si tratta tuttavia di associazioni disciplinate da una legislazione speciale rispetto a quella ordinaria dettata dal codice civile. 30 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale Tab. 12 - Il privato sociale a Roma, anno 2000 (v.a. e val%) Tipologia v.a. val.% Associazioni Forum del Terzo Settore Organizzazioni non governative Organizzazioni di volontariato Cooperative sociali (A+B) Consorzi di cooperative sociali Centri sociali Associazioni di promozione sociale 62 48 294 187 8 34 40 9,2 7,1 43,6 27,7 1,1 5,0 5,9 Totale 673 100,0 Fonte: elaborazione Censis su dati Lunaria Le associazioni iscritte nel registro regionale: la legge regionale 22/99, intitolata “ La promozione e lo sviluppo dell’associazionismo nella regione Lazio”, istituisce il registro regionale delle associazioni e l’osservatorio regionale sull’associazionismo. Alla fine dell’anno 2000 risultano iscritte al registro regionale 78 associazioni di cui 40 appartengono territorialmente al Comune di Roma. Le associazioni aderenti al forum permanente del terzo settore: il forum permanente del terzo settore è l’organismo di rappresentanza di alcune tra le principali associazioni nazionali. Tra i suoi aderenti alla fine del 2000 risultano 62 le organizzazioni presenti nella città di Roma. Le cooperative sociali: la legge 381/91 e la legge regionale 24/96 sono le fonti normative che regolano la cooperazione sociale a Roma e nel Lazio. In base ai dati raccolti nel registro regionale delle cooperative sociali, nell’area romana le cooperative sociali di tipo “A” sono 104 mentre quelle di tipo “B” sono 83, per un totale di 187. Nel corso degli ultimi anni il fenomeno della cooperazione sociale ha registrato un considerevole incremento. Tra il 1997 e il 2000, l’indice di crescita ha segnato, infatti, una variazione incrementale del 113% nell’arco di un solo triennio, con una crescita annuale media del 29%. I consorzi di cooperative sociali: nel 2000 la capitale contava la presenza di 8 consorzi di cooperative sociali iscritti nel registro regionale delle cooperative sociali. Agli otto consorzi non aderiscono tutte le cooperative 31 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale sociali romane e, alcuni di essi rappresentano cooperative o altri consorzi di altre regioni del Paese. D’altra parte, alcune cooperative sociali romane aderiscono a consorzi che non hanno sede nel Lazio. I centri sociali: alla fine del 2000 i centri sociali presenti nella Capitale erano 34, con una distribuzione sostanzialmente omogenea sul territorio comunale. Le zone a più alta densità sono la quarta e la quinta circoscrizione, in cui si contano ben nove centri sociali, pari al 27% di quelli presenti a Roma. Secondo i risultati di una recente ricerca il 66% dei centri sociali ha adottato una forma giuridica associativa, mentre, al contrario, il restante 34% rimangono aggregazioni del tutto informali. 32 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 4. Rapporto finale I SERVIZI DI WELFARE: UN VALORE AGGIUNTO PER LA CULTURA DI IMPRESA E LA QUALITÀ SOCIALE Il sistema dei servizi sociali romano attraversa una fase di transizione e di trasformazione evidente da una cultura e una impostazione tutta fondata su un modello di tutela pubblica, verso l’apertura a logiche sempre più esplicite di mercato. All’interno di questa tendenza di tipo generale, si sta formando un sistema nuovo che propone una sua visione dei rapporti di scambio e di approssimazione a soglie di qualità collettiva sempre più elevate e che può essere presentato nei seguenti termini: - gli enti che offrono servizi sociali stanno sviluppando una grande attenzione per tutti gli strumenti “da impresa” che possono consentire loro di migliorare la propria offerta e di elevarne la competitività; - al tempo stesso, sta cambiando la domanda di supporto da parte dei soggetti pubblici: non si vuole più trovare in questi soggetti tutela e protezione, ma una funzione di tutoraggio, che fornisca agli enti più informazione, più controllo e una sede alta di coordinamento; - dall’interazione di questi due elementi ne scaturisce un modello di governo misto dei servizi sociali, in cui gli enti dovrebbero essere i gestori e i responsabili della qualità dei servizi e i soggetti pubblici la sponda di certificazione e di legittimazione in ruolo di partnership, piuttosto che si semplice sovvenzionatore. In questo contesto che muta con evidente chiarezza, si riscontra anche la coincidenza fra molti tratti della domanda di servizi sociali e alcune caratteristiche dell’offerta. Per ciò che riguarda i soggetti di offerta di servizi sociali, bisogna intanto sottolineare due aspetti trasversali di estrema rilevanza ai fini dell’impostazione di un modello di sussidiarietà come quello cui tendono: - si tratta di soggetti economici inseriti quasi sempre all’interno di un processo articolato di erogazione di servizi, di cui essi rappresentano la parte finale. In quanto ciò avviene, non hanno sviluppato un orientamento verso la monospecializzazione, ma ciascuno fornisce in 33 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale media almeno due tipologie di servizi. Questo li presenta in grado di fronteggiare una richiesta ampia e di dominare forme di organizzazione piuttosto complesse; - in realtà, e questa costituisce il secondo aspetto, i soggetti di offerta utilizzano molti degli strumenti tipici delle imprese profit, fra cui si possono ricordare i seguenti : * nella maggior parte dei casi gli enti hanno all’interno una organizzazione definita, al cui interno sono presenti funzioni di gestione del personale, di marketing e di comunicazione; * molti degli enti considerati hanno svolto a loro spese corsi di formazione per il personale interno , mostrando di aver capito che la formazione per chi punta ad offrire prodotti di qualità è una risorsa non solo strumentale, ma strategica; * ritengono che l’instaurazione di legami di rete con altri soggetti del settore si importante per accrescere la loro competitività; * esprimono un forte fabbisogno di essere certificati e accettano l’idea di partecipare ad un Albo locale , come un valore aggiunto della loro stessa attività. Queste scelte di tipo aziendalistico non stanno attutendo lo spirito di apertura ai principi della solidarietà sociale cui molti degli enti si ispirano. Basti pensare all’attenzione dedicata ai percorsi di partecipazione interna e allo stesso orientamento che gli enti hanno nei confronti della rappresentanza dei loro interessi. Il riconoscimento della funzione di attribuzione di identità svolta da questi soggetti è molto radicato, segnando , tra l’altro, una significativa soluzione di continuità nelle analisi sul sistema di mediazione degli interessi considerato in crisi da tempo proprio per il distacco fra gli iscritti e le loro organizzazioni. Come dire che dal mondo romano degli enti che offrono servizi sociali proviene, oltrechè un’immagine di consolidamento economico, anche un messaggio incoraggiante per lo sviluppo della rappresentanza degli interessi. Così come sul versante dei soggetti di offerta, anche la domanda sociale di servizi presente nella realtà romana mostra alcuni segni di evoluzione. 34 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale - I romani non ricorrono ai servizi sociali solo per fronteggiare problemi di salute o di assistenza, ma anche per soddisfare bisogni culturali, di informazione e legati al tempo libero; - il ruolo dei soggetti pubblici che forniscono servizi tramite terzi è considerato ancora centrale, ma anche sotto questo profilo sta cambiando qualcosa, se è vero che nel 25,7% dei casi le persone sarebbero disponibili a pagare il servizio in funzione della sua qualità accertata; - d’altra parte, il 51.7% del campione di popolazione intervistata si ritiene soddisfatto dei servizi utilizzati. Gli altri denunciano gli stessi problemi sia sul versante dell’accesso, sia nella fase della fruizione, che sono soprattutto relativi ai tempi di attesa, alla cortesia e competenza del personale e alla disponibilità di informazione sui servizi attesi. Proprio la richiesta di informazione rappresenta la prima interfaccia fra domanda ed offerta: per la prima significa potersi orientare meglio nell’offerta disponibile; per i soggetti che costituiscono la seconda, è importante far conoscere il proprio portafoglio prodotti e poter ricevere da ciò input sui processi di innovazione da adottare e sui segmenti di mercato da esplorare o da consolidare. L’altro punto di contatto è rappresentato dalla prefigurazione di come dovrebbe essere il sistema di welfare locale : - intanto c’è una forte bisogno di personalizzazione del servizio, che da parte degli operatori significa sviluppare nuovi gradi di libertà dagli standard di attività erogabili che derivano loro dal posizionamento a valle di un processo che trova la sua testa nel soggetto pubblico. Soddisfare domande sempre più” private” significa, invece, spostare a valle la funzione di progettazione dell’intervento, per poter corrispondere di più alle esigenze del cittadino e poterlo anche coinvolgere direttamente in questa funzione. - Sia la popolazione, sia gli enti che offrono servizi sociali ritengono che si sta andando verso un sistema di erogazione misto, a responsabilità pubblica e privata, che possa portare ad una maggiore presenza e significatività dei privati, all’interno di parametri di efficacia stabiliti dai soggetti pubblici. 35 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale La qualità, il suo sviluppo, l’individuazione degli strumenti che possono assicurarla e certificarla è il vero obiettivo cui tende il “mercato” dei servizi sociali romano. Molto si sta facendo su entrambi i versanti interessati, ma molto ancora si potrà fare quanto la realtà di Roma potrà disporre: - di un apparato informativo adeguato alla domanda crescente e diversificata su servizi legati non solo alle patologie di salute o sociali; - di nuovi contesti di rete fra gli operatori di settore, spesso troppo frammentati , nonostante il loro stesso interesse a mettere in comune opportunità di crescita; - di una spinta al coinvolgimento diretto dei cittadini, al fine di attribuire valore aggiunto agli interventi e alle politiche adottate. 36 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale 4.1. I produttori di welfare Nel presente capitolo vengono presentati in dettaglio i risultati dell’indagine condotta presso un panel “qualificato” di enti produttori di servizi di welfare, tutti operanti nel contesto urbano del Comune Roma. L’indagine risulta particolarmente significativa, poiché le organizzazioni intervistate si configurano, in parte, come paradigma di un possibile modello evoluto di fare impresa sociale e, in parte, come laboratorio dove si vanno sperimentando molti degli strumenti tipici delle imprese profit. Sotto l’aspetto metodologico le interviste sono state condotte sulla base di domande di tipo standardizzato somministrato direttamente attraverso un questionario che prevedeva una serie di risposte alternative precodificate, lasciando così agli intervistati la sola facoltà di scegliere, a seconda dei casi, una o più risposte tra quelle indicate. 4.1.1. L’analisi degli enti Il panel degli enti intervistatati si compone di quarantuno organizzazioni produttrici di servizi sociali, in larga maggioranza rappresentate da cooperative sociali e in quota minoritaria da associazioni di volontariato, da Onlus, e da strutture appositamente create dal Comune di Roma con i fondi strutturali erogati dall’Unione Europea Si tratta di strutture relativamente recenti: i tre quarti delle organizzazioni risultano infatti costituite dopo il 1986 e di queste, un quarto tra il 1986 e il 1995, un quarto tra il 1996 e il 1998 e il restante quarto tra il 1999 e il 2002. In larga misura le strutture risultano plurispecializzate in grado di offrire almeno più di un servizio di welfare. Tra i servizi prevalentemente offerti le organizzazioni indicano al primo posto l’assistenza sociale. In particolare, si tratta di servizi reali alla collettività o a determinate categorie di persone. In secondo luogo, vengono segnalate le attività di formazione – ricreazione, che comprendono attività sportive, culturali e in generale di socializzazione. Fanno, quindi, seguito le attività mirate allo sviluppo economico o alla coesione sociale, in cui sono comprese le iniziative di avviamento professionale e inserimento lavorativo. Raramente offerti risultano invece i servizi di cura e tutela dell’ambiente, di 37 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale promozione del volontariato sociale, di cooperazione e solidarietà internazionale. Sotto l’aspetto economico, gli enti intervistati non sembrano mostrare segnali di particolare fragilità finanziaria. In riferimento all’anno 2001, l’ampia maggioranza delle organizzazioni ascoltate ha dichiarato un fatturato di oltre un miliardo di vecchie lire. L’andamento positivo del fatturato si è andato consolidando nel corso dell’ultimo triennio, periodo in cui la stragrande maggioranza degli enti ha registrato un aumento del fatturato. Relativamente all’andamento finanziario del breve futuro i responsabili degli enti si mostrano piuttosto fiduciosi. Quasi nessuno infatti prevede una diminuzione del proprio fatturato, mentre quasi tutti fanno una previsione di stabilità o in misura ancora maggiore di crescita del fatturato. Un ulteriore indice significativo della solidità economica e finanziaria delle organizzazioni produttrici di welfare su cui è stata condotta la presente indagine, è rappresentato dalla patrimonializzazione del capitale sociale che molti enti sono riusciti a realizzare acquistando la sede o i locali dove l’organizzazione svolge le proprie attività. I tre quarti degli enti, poi, operano sul territorio comunale in cui, quasi tutti, realizzano oltre alla metà del fatturato. Un quarto d’organizzazioni dichiara di operare anche a livello provinciale, mentre poco meno della metà degli enti opera anche a livello regionale dove realizzano le quote minoritarie di fatturato. Quasi nulla invece risulta l’operatività delle organizzazioni su scala nazionale, solo un’organizzazione, infatti, ha segnalato di fare riferimento al mercato nazionale. Sovente, infine, gli enti che offrono servizi sociali rappresentano un anello dell’articolata catena d’erogazione dei servizi. In oltre la metà dei casi, infatti, le organizzazioni lavorano principalmente od esclusivamente per conto terzi, come fossero segmenti d’indotto. Per quanto attiene invece più propriamente all’aspetto organizzativo, risulta che all’incirca il 60% delle organizzazioni si avvalgono di personale assunto a tempo indeterminato, su questo dato indubbiamente pesano molto i c.d. soci lavoratori. Meno della metà degli enti fa invece ricorso a personale a tempo determinato, mentre poco più di un quarto utilizza volontari laici e meno di un quarto ricorre ad obiettori di coscienza. Per quanto si riferisce in particolare ai volontari è stato chiesto, ai responsabili delle organizzazioni, se questi svolgessero attività all’interno 38 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale dell’ente in modo sistematico o saltuario. Dalle informazioni raccolte risulta che circa i tre quarti dei volontari prestano la propria attività con regolarità programmata su base settimanale o mensile, mentre un terzo dei volontari partecipa alle attività sociali solo saltuariamente. Se ne deduce che laddove sono presenti, i volontari laici rappresentano un supporto di personale, spesso essenziale, alle attività dell’organizzazione. Infine, sotto l’aspetto strutturale molti degli enti su cui è stata condotta l’indagine opera sulla base di un’organizzazione progredita e definita, al cui interno sono presenti molte delle funzioni tipiche dell’impresa profit. In oltre i tre quarti degli enti analizzati, infatti, è presente la funzione di direzione, in oltre la metà sono presenti anche la funzione del personale e quella di controllo, nella metà degli enti è stata attivata la funzione per la comunicazione, in poco meno della metà delle organizzazioni si riscontra la presenza della funzione per il marketing e per la finanza. 4.1.2. La struttura organizzativa Nel corso delle interviste condotte presso i responsabili delle organizzazioni produttrici di servizi sociali, una batteria di domande è stata dedicata all’approfondimento delle caratteristiche che contraddistinguono l’assetto organizzativo delle strutture, il ruolo e il valore attribuiti alle risorse umane interne, le politiche di formazione del personale, i fabbisogni professionali emergenti e, infine, i livelli di democraticità interna alle strutture. Complessivamente, emerge un profilo organizzativo sostanzialmente evoluto, ben strutturato, con ruoli e funzioni definite, ma, al tempo stesso, contraddistinto da un alto livello di democraticità interna e da un diffuso coinvolgimento nelle attività sociali di tutti i componenti della struttura. Un’organizzazione dunque con regole certe, ma che generalmente non si sviluppa secondo dinamiche gerarchiche, bensì in una logica di crescita orizzontale, dove il valore e il ruolo delle risorse umane risultano assolutamente centrali nel perseguimento delle finalità sociali. Analizzando in dettaglio le informazioni raccolte si rileva che, a larga maggioranza, 62,5%, i produttori di servizi di welfare svolgono la loro attività attraverso strutture improntate a regole formali, dove i ruoli e le funzioni interne risultano codificate. A questo stesso modello organizzativo sembrerebbe mirare anche una significativa minoranza di organizzazioni, 39 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale 22,5%, che riferiscono di avere una struttura organizzativa in via di definizione, in quanto regole e funzioni non risultano ancora del tutto codificate. Scarsa, pari al 15%, invece risulta l’incidenza di chi ha adottato definitivamente un assetto organizzativo flessibile, dove ruoli e funzioni vengono continuamente ridefiniti in ragione delle diverse necessità interne all’organizzazione. (tab. 13) Relativamente agli elementi che maggiormente caratterizzano la struttura organizzativa, si è chiesto agli intervistati d’indicare quali sono i fattori che maggiormente contraddistinguono la loro organizzazione. Le risposte si sono polarizzate in particolare su due items: democraticità dei processi decisionali, 56,1%, e coinvolgimento diffuso di tutti i componenti all’attività dell’organizzazione, 43,9%. (tab. 14) Alla presenza di una regolamentazione interna formalizzata si affianca, dunque, una politica organizzativa aperta alla partecipazione di tutti i soggetti coinvolti nell’attività della struttura, non devono sorprendere allora il valore primario e il ruolo privilegiato riconosciuti alle risorse umane dagli intervistati. Per chi, infatti, ha il compito di produrre servizi di welfare le risorse umane rappresentano un prezioso patrimonio sociale immateriale da valorizzare. Non a caso nella percezione degli intervistati le risorse umane rappresentano, in primo luogo, una ricchezza di capacità personali e professionali, 61,0%, in secondo luogo un indispensabile raccordo tra l’organizzazione e l’utente/cliente, 41,5%, e, quindi, elementi organizzativi da valorizzare mediante interventi motivazionali.(tab. 15). La valorizzazione del capitale umano passa soprattutto attraverso la promozione d’interventi di formazione del personale. Oltre l’82% delle organizzazioni ascoltate ha, infatti, dichiarato di aver promosso, nel corso degli ultimi due anni, interventi di formazione per il personale, di queste una quota particolarmente significativa ha finanziato interamente gli interventi formativi, mentre altre organizzazioni hanno fatto ricorso parziale o totale ad altre fonti di finanziamento. Per l’anno venturo l’85% delle organizzazioni già progetta di promuovere iniziative formative, anche se con meno propensione ad autofinanziare interamente questo tipo di attività rispetto al biennio pregresso.(tab. 16). Parimenti, anche la presenza di progetti di formazione continua risulta largamente diffusa nelle strutture contattate. Oltre al 64% delle organizzazioni, infatti, ha attivato un sistema di formazione continua al proprio interno (tab. 17). 40 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale Regole e ruoli formalizzati, democraticità interna, riconoscimento del valore delle risorse umane, massicci interventi formativi profilano un modello organizzativo evoluto, che ha avuto bisogno e, in parte ha ancora necessità di specifiche professionalità e di appositi interventi consulenziali per poter meglio coprire alcune delle attività organizzative. In particolare, per quanto si riferisce al passato le organizzazioni hanno avvertito l’esigenza di soddisfare un fabbisogno professionale soprattutto nell’ambito della consulenza del lavoro, 50%, della consulenza legale, 21,9%, e della certificazione di qualità, 21,9%. Relativamente, invece, ai fabbisogni professionali emergenti, gli intervistati segnalano principalmente il campo della formazione professionale, 34,2%, e ancora quello della consulenza del lavoro, 31,6%. (tab. 18). Da ultimo, si è chiesto agli intervistati di esprimere la loro percezione sull’andamento complessivo del settore d’attività in cui opera la loro organizzazione, sia rispetto al triennio passato sia, in prospettiva, rispetto al triennio prossimo venturo. In quest’ambito si riscontra che il settore dei servizi di welfare, a prescindere dalle specifiche attività svolte, ha registrato nella percezione degli operatori una progressiva crescita nel recente passato e, il trend positivo del settore non sembra destinato ad arrestarsi. Più in particolare, dalle risposte fornite emerge un bilancio sull’andamento passato ampiamente positivo, quasi i tre quarti degli intervistati, infatti, ritiene che il settore sia cresciuto negli ultimi tre anni. Per quanto, invece, si riferisce alle previsioni sull’andamento futuro del settore gli intervistati sono stati più prudenti. Ad ogni modo i due terzi degli intervistati hanno pronosticato la crescita del settore nel prossimo triennio, mentre il restante terzo intravede un futuro sostanzialmente stabile (tab. 19). 4.1.3. I servizi offerti Una parte significativa delle interviste è stata dedicata all’approfondimento del servizio di welfare offerto dalle organizzazioni contattate. In particolare si è cercato di far emergere quali sono i criteri prevalenti sottesi alla produzione del servizio, quali sono gli strumenti per migliorare e potenziare la produzione dei servizi e quali quelli per veicolare all’utenza l’offerta di servizi, quali sono i fattori che determinano la qualità del servizio, quali 41 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale sono le concrete difficoltà all’implementazione di un sistema di qualità e come viene gestito l’eventuale disservizio. Dalle informazioni raccolte attraverso le interviste risulta che il servizio viene offerto il più delle volte sulla base di standard predefiniti, spesso da soggetti terzi; pertanto l’organizzazione non è in grado di corrispondere alla crescente domanda dell’utenza di personalizzazione del servizio, non di meno, però, cerca di garantire a parità di costo la migliore qualità delle prestazioni. Tra gli interventi necessari a migliorare il servizio non a caso, infatti, i responsabili delle organizzazioni indicano come prioritaria la diversificazione del servizio in base alle particolari esigenze espresse dall’utenza. Non solo, ma chiamati a definire il concetto di qualità di un servizio sociale, indicano a larghissima maggioranza come prestazione di qualità quella che meglio corrisponde all’effettivo bisogno del cliente. Secondo quanto riferito dagli intervistati, le organizzazioni produttrici di servizi di welfare nella quasi totalità dei casi, 93,5%, si adopererebbero per assicurare all’utenza la maggior qualità a parità di costo piuttosto che garantire il minimo costo indipendentemente dalla qualità del servizio. Tuttavia nei tre quarti dei casi il servizio viene prestato sulla base di standard definiti da altri soggetti siano essi ente pubblico o capofila di progetto e non secondo parametri stabiliti dalla stessa organizzazione. Relativamente invece alla personalizzazione del servizio di welfare in base alle esigenze dell’utenza emerge che nella maggioranza dei casi, il 61,1%, il servizio viene reso sulla base di tipologie già predefinite senza nessun reale margine per poter confezionare un servizio diversificato secondo i particolari bisogni dell’utente (tab. 20). Per quanto attiene all’onerosità del servizio di welfare prestato dalle organizzazioni contattate, si rileva che esattamente nella metà dei casi il servizio viene offerto ad esclusivo titolo oneroso, mentre nell’altra metà dei casi il servizio è prestato o completamente gratuitamente o in parte a pagamento e in parte gratuitamente (tab. 21). E’ interessante osservare che tra i possibili strumenti ritenuti idonei a migliorare le prestazioni dei servizi quasi la metà degli intervistati indica come priorità la diversificazione dell’offerta dei servizi e, quindi, un più efficace coinvolgimento degli operatori dell’organizzazione. Queste indicazione mostrano come sia evidente nella percezione degli operatori del 42 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale settore, che il futuro dei servizi sociali si giocherà molto nella loro capacità di arricchire in funzione delle particolari esigenze dei fruitori il ventaglio di servizi offerti e nel coinvolgimento strategico del personale (tab. 22). Per dare maggiore visibilità esterna al portafoglio di servizi offerti, gli operatori del settore hanno in passato fatto ricorso soprattutto alla rete garantita dall’associazione di appartenenza, ai canali informatici (in particolare attraverso il proprio sito internet), ai mass media; mentre, non sembrano riporre grande fiducia nel “passaparola” e nel canale assicurato dagli uffici pubblici a cui sono collegati (tab. 23). Nella percezione della stragrande maggioranza degli operatori del settore contattati la qualità del servizio è percepita innanzitutto come un indicatore dell’effettiva corrispondenza tra il servizio erogato e il bisogno espresso dall’utenza e, in secondo luogo, come un investimento sociale. Più raramente al concetto di qualità dei servizi offerti viene associata l’idea che si tratti di una leva di vantaggio competitivo o che discenda dal rispetto di specifiche norme o, ancora, che sia un dovere da garantire all’utenza (tab. 24). Sempre in ordine alla qualità dei servizi, si è domandato agli intervistati d’indicare quali sono a loro giudizio i principali ostacoli all’implementazione di un efficace sistema di qualità all’interno della organizzazione di cui sono responsabili. L’eccessivo costo degli interventi e il tempo che richiedono l’applicazione concreta di un sistema efficiente di qualità vengono indicati come i principali impedimenti. Seguono, quindi, l’esigenza di introdurre nell’organizzazione nuove figure professionali e le troppo ridotte dimensioni aziendali (tab. 25). Infine, si è domandato agli intervistati se la loro organizzazione ha subito negli ultimi sei mesi un qualche tipo di reclamo in ordine al servizio offerto e, in caso di risposta affermativa quale è stato il motivo che ha indotto l’utente a reclamare, e se l’organizzazione è comunque in grado di gestire il disservizio. Dalle informazioni raccolte emerge che oltre all’83% delle organizzazioni contattate non hanno ricevuto alcun reclamo negli ultimi sei mesi a fronte del 16,2% che ha invece ammesso di avervi fatto fronte (tab. 26). La scarsità di reclami ricevuti sembra tuttavia da doversi attribuire più che all’efficienza dei servizi offerti alla scarsa propensione dell’utenza italiana, e in particolare di quella romana, a qualsiasi forma di reclamo. Ad ogni 43 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale modo tra le strutture che hanno ammesso di aver ricevuto reclami, le ragioni più frequentemente addotte dagli utenti sono la difficoltà ad accedere al servizio, 37,5%, la scortesia degli operatori, 25%, la scorretta informazione sulle modalità di erogazione del servizio, 25% (tab. 27). La gestione del disservizio in linea teorica sembra essere prevista dalla stragrande maggioranza delle organizzazioni, anche se poi molte ammettono di far fronte al disservizio in maniera non strutturata. La gestione dei disservizi avviene molto raramente attraverso l’attivazione di un numero verde o mediante il sito internet (2,6%), più di frequente invece le organizzazioni adibiscono un ufficio ovvero incaricano un addetto alla gestione di eventuali disservizi, ma generalmente la gestione del disservizio viene affrontata solo a fronte dell’inoltro di un reclamo senza l’attivazione di particolari procedure ad hoc, 53,8% (tab. 28). 4.1.4. La domanda di finanza Secondo i dati raccolti attraverso le interviste ai responsabili delle organizzazioni di produzione di servizi di welfare, nel corso dell’ultimo anno, circa il 40% degli enti si è trovato ad affrontare una condizione di fabbisogno di nuova liquidità finanziaria (tab. 29). La domanda di finanza è determinata, in larga misura, dall’esigenza degli enti di migliorare la propria organizzazione interna, di valorizzare le risorse umane e accrescere gli standard qualitativi delle prestazioni. Tra i fattori che hanno concorso in misura maggiore ad accrescere il deficit interno, il 52,6% degli intervistati indica, infatti, gli investimenti strutturali ed il 47,4% i finanziamenti alla gestione. Quest’ultimo dato evidenzia una certa difficoltà degli enti a sostenersi con le sole entrate provenienti dal pagamento delle prestazioni da parte degli utenti. Per un altro 47,4% il fabbisogno finanziario è stato invece determinato dagli investimenti in formazione professionale degli operatori (tab. 30). Per quanto concerne invece la domanda di finanza attesa nel breve futuro, il 71,8% degli enti contattati prevede di dover far fronte in qualche modo a nuovi bisogni finanziari. Le organizzazioni che offrono servizi di welfare saranno, infatti, chiamate a sostenere investimenti a 360° per migliorare ovvero mantenere un adeguato livello di offerta di servizi. Dai dati raccolti emerge che, secondo gli intervistati, le ragioni che produrranno l’esigenza di 44 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale un intervento finanziario risultano molto più diversificate rispetto al passato. Questo orientamento diffuso è indotto, in parte, dalla naturale prudenza dei gestori di servizi sociali di fronte ad un futuro incerto, e, in parte, dalla consapevolezza della crescita del livello di competitività del settore e dalla necessità di soddisfare un pubblico sempre più esigente. In particolare, il 48,5% ritiene che gli investimenti strutturali produrranno l’esigenza di un intervento finanziario, il 45,5% indica invece gli investimenti per la formazione del personale. Significativa è anche la percentuale di coloro che sottolineano in prospettiva il peso sul bilancio dei finanziamenti alla gestione, pari 36,4%, e cresce rispetto al passato quella che punta invece l’attenzione sugli investimenti commerciali, 30,3%. Nel complesso il settore si avvale di numerosi strumenti per soddisfare i fabbisogni di cassa. I diversi canali di finanziamento non assumono, tuttavia, la stessa rilevanza, sia in termini di ammontare di capitale che di diffusione tra gli enti. Nel corso del precedente anno, infatti, il 54,2% degli enti interpellati si è rivolto ad istituti di credito; il 37,5% ha beneficiato di contributi ed agevolazioni pubbliche; il 29,2% ha ricevuto delle donazioni volontarie; il 16,7% si è avvalso del supporto di soci sovventori; il 12,5% ha provveduto ad innalzare il capitale sociale; l’8,3%, infine, ha utilizzato il prestito sociale (tab. 31). Nel prossimo anno, secondo le previsioni degli intervistati, le modalità di finanziamento tradizionali continueranno a svolgere un ruolo cruciale, ma al tempo stesso emerge la tendenza degli enti a sperimentare anche nuovi canali finanziari. Considerando i dati raccolti, si osserva che nel breve periodo il 58,8% delle organizzazioni intende fare ricorso ad istituti di credito per coprire il proprio fabbisogno di cassa. Rispetto al passato, le previsioni segnalano anche una consistente crescita delle richieste di contributi ed agevolazioni pubbliche, su cui conta di far affidamento il 55,9% degli enti. Rimane consistente la percentuale di enti che prevede di beneficiare di donazioni volontarie (26,5%), e rispetto al recente passato mostrano una tendenza alla crescita strumenti quali il ricorso a soci sovventori (20,6%), l’innalzamento del capitale sociale (14,7%), nonché l’emissione di azioni di partecipazione cooperativa (2,9%), mentre più contenuta sembrerebbe essere a breve la diffusione del prestito sociale (2,9%). 45 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale Infine, durante il 2001, poco meno del 15% degli enti intervistati ha registrato nel bilancio entrate inferiori ai 300 milioni di vecchie lire, di questi il 7,7% dichiara entrate inferiori ai 50 milioni di lire, il 5,1% tra i 50 ed i 99 milioni di lire, il 2,6% tra 100 e 299 milioni di lire. Per il 12,8% le entrate sono comprese tra i 300 ed i 599 milioni di lire, il 10,3% tra i 600 ed i 999 milioni di lire. Infine, per il 35,9% le entrate sono state di un ordine compreso l’1 ed i 3 miliardi di lire, per il 25,6% superiori ai 3 miliardi di lire (tab. 32). 4.1.5. I rapporti con il tessuto economico ed istituzionale Le informazioni raccolte attraverso le interviste evidenziano un alto livello di raccordo delle unità operative dei servizi sociali non solo con le strutture associative del settore, ma anche con i soggetti istituzionali, in particolare con le circoscrizioni, il Comune e la Regione. Al settore pubblico le organizzazioni che producono servizi di welfare, oltre a chiedere maggiori risorse finanziarie, chiedono sostanzialmente un maggiore coordinamento del sistema del welfare, che ipotizzano impostato su base territoriale con un maggiore coinvolgimento di tutte le parti sociali interessate, secondo la logica di una sussidiarietà orizzontale. Per quanto attiene ai rapporti delle organizzazioni romane con le realtà associative del settore risulta che, oltre a tre quarti delle strutture esaminate appartengono ad un gruppo organizzativo più ampio con obiettivi e finalità sociali analoghi. Considerato il peso numerico delle cooperative sociali all’interno del panel indagato, la stragrande maggioranza degli enti aderisce ad una struttura di tipo consortile di natura cooperativa, mentre negli altri casi si tratta di strutture di tipo associativo di varia matrice (tabb. 33-34). All’interno della realtà associativa a cui aderiscono circa la metà degli enti si posiziona come struttura intermedia tra una struttura di base e una struttura di vertice del gruppo organizzato, mentre circa il 10% risulta capofila della realtà associativa e la restante quota percentuale è invece una struttura di base (tab. 35). A motivare le organizzazioni che producono servizi di welfare verso l’adesione ad una qualche forma di associazionismo è stata soprattutto l’idea di poter usufruire dei vantaggi di un network (61,3%), seguita dall’aspirazione a conseguire un miglior posizionamento di mercato 46 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale (41,9%), e, quindi, dalla possibilità di ricevere un solido supporto per meglio organizzare l’erogazione dei servizi (25,8%) ( tab. 36). Tra gli enti che hanno invece dichiarato di non aderire ad alcun gruppo organizzato, si registra una spiccata propensione a collegarsi ad una qualche forma di rete associativa, il 77,8% dichiara, infatti, che in futuro intende attivare legami di rete con altri soggetti del settore, adducendo, poi, la medesima scala di motivazioni espressa dagli enti di già inseriti in una rete associativa (tabb. 37-38). Dalle informazioni raccolte emerge che, i rapporti tra le organizzazioni produttrici di servizi di welfare con i diversi soggetti istituzionali locali, si caratterizzano in funzione dei diversi soggetti istituzionali con cui le organizzazioni si raccordano. Legami diffusi a carattere continuativo e duraturo vengono instaurati in particolare con le circoscrizioni comunali, con gli uffici comunali e con quelli regionali, e, considerata la numerosità delle cooperative sociali all’interno del panel, anche con le centrali cooperative. Meno significativi invece risultano i rapporti con gli uffici regionali, con il Forum del Terzo settore e con la Camera di Commercio dove il rapporto è definito più di sovente come occasionale ovvero come del tutto inesistente (tab. 39). Ai responsabili degli enti intervistati si è chiesto di esprimere la loro opinione sull’operato del settore pubblico nel contesto urbano del Comune di Roma. Relativamente alla competenza e alla professionalità degli operatori, all’efficacia ed all’efficienza dell’azione, alla programmazione delle politiche, alla capacità d’informazione viene espresso un giudizio generalmente positivo, mentre sulla snellezza delle procedure, sulla tempestività e rapidità dell’azione amministrativa e sull’equità nella ripartizione delle risorse pubbliche il giudizio è prevalentemente insufficiente (tab. 40). Si è, inoltre, domandato agli intervistati di esprimere una loro valutazione sul sistema dell’accreditamento come criterio innovativo d’assegnazione dei servizi. La stragrande maggioranza si dichiara favorevole al sistema dell’accreditamento, o perché reputa che la creazione di un albo pubblico garantisca che le organizzazioni abbiano i requisiti minimi per operare sul mercato, o perché ritiene che attraverso gli albi comunali o circoscrizionali le organizzazioni abbiano l’opportunità di farsi conoscere dagli utenti. Tra coloro che invece guardano con sfavore il sistema dell’accreditamento è 47 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale diffusa l’opinione che l’accreditamento non rappresenti altro che un’ennesima burocratizzazione del sistema (tab. 41). Tra le possibili azioni strategiche necessarie per sostenere il futuro del settore dei servizi sociali romani, gli operatori intervistati individuano in primo luogo, l’ampliamento della gamma di servizi offerti all’utenza, in secondo luogo, l’incremento dei livelli qualitativi delle prestazioni di welfare, quindi, il coinvolgimento di tutti glia attori sociali, sia pubblici che privati, nella predisposizione di una rete strutturata di controlli. Seguono poi azioni mirate al consolidamento dell’offerta di prestazioni da parte dei privati e alla promozione di un sistema di contribuzione mista (tab. 42). Per il comune di Roma e per i diversi municipi presenti sul territorio urbano il potenziamento e lo sviluppo dei servizi sociali, secondo l’opinione raccolta presso gli operatori del settore, dovrebbero rappresentare innanzitutto un dovere istituzionale, quindi un obiettivo prioritario dell’azione amministrativa e un impegno di risorse pubbliche, piuttosto che un investimento o un’urgenza sociale (tab. 43). In quest’ordine d’idee, è interessante segnalare come stia mutando la domanda di supporto che le organizzazioni del welfare romano chiedono al settore pubblico. Nella percezione degli operatori, infatti, gli enti pubblici dovranno avere un ruolo sempre più di coordinamento del sistema dei servizi di welfare, di controllo alto sull’offerta dei servizi, d’informazione e di sensibilizzazione dell’utenza (tab. 44). Ad oggi, la principale difficoltà ad operare nel settore dei servizi sociali è rappresentata, secondo quanto riferito dal 51,2% degli operatori ascoltati, dalla carenza delle attuali risorse finanziarie. Conseguentemente non desta meraviglia che oltre al 58% degli operatori chieda un intervento pubblico che assegni al settore sociale maggiori risorse finanziarie (tabb. 45-46). Per ampliare la conoscenza e la diffusione dei servizi sociali erogati, circa il 64% degli operatori intervistati suggerisce, in prima istanza, di inviare alla cittadinanza materiale informativo che descriva in dettaglio il portafoglio di servizi erogati e che faccia conoscere all’utenza i gestori dei servizi di welfare e, in seconda battuta, il 51,2% chiede di organizzare incontri di carattere divulgativo sui servizi di welfare (tab. 47). Tra i fattori esterni all’organizzazione ritenuti invece necessari per una maggiore diffusione sul territorio di una moderna cultura di welfare, oltre il 56% degli intervistati indica la semplificazione del quadro normativo dei 48 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale servizi sociali, mentre un altro 24,4% suggerisce l’incremento dell’offerta di consulenza qualificata e il restante 17,1% invoca la razionalizzazione dei meccanismi di vigilanza e controllo sull’erogazione dei servizi (tab. 48). Secondo il parere espresso dalla stragrande maggioranza degli operatori interpellati (80,5%), l’articolazione ideale delle responsabilità in un moderno sistema di welfare dovrebbe essere impostata su base territoriale e prevedere il più ampio coinvolgimento di tutte le parti sociali: cittadini/utenti, aziende private/pubbliche, soggetti istituzionali, secondo la logica di una sussidiarietà da sviluppare in senso orizzontale (tab. 49). A conclusione dell’intervista, si è chiesto agli intervistati di esprimersi su quelli che a loro giudizio saranno i fattori caratterizzanti il welfare del futuro. Secondo il parere espresso, quasi all’unanimità, dai responsabili delle organizzazioni i servizi sociali del futuro saranno orientati da una maggiore articolazione territoriale del sistema di welfare, da una crescente offerta privata e dal progressivo consolidamento della contribuzione mista pubblica-privata; inoltre, per i tre quarti degli intervistati i servizi di welfare andranno sempre più a personalizzarsi in conformità con le particolari esigenze dell’utenza (tab. 50). 49 FONDAZIONE CENSIS Tab. 13 –Definizione della struttura organizzativa (val%) % In via di definizione, in quanto non ha assunto un assetto definitivo Flessibile, in quanto non esistono ruoli precisi, tutti possono fare tutto Rigida, in quanto esistono dei ruoli e delle funzioni ben definite Totale Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 22,5 15,0 62,5 100,0 Tab. 14 - Elementi caratterizzanti la struttura organizzativa (val.%) % Democraticità dei processi decisionali Netta separazione tra direzione dei compiti ed esecuzione Responsabilità individuali Rapporti amicali Relazioni formali Apprezzamento dell'autonomia di ciascuno Coinvolgimento diffuso di tutti componenti dell'organizzazione Il totale non è uguale a100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 56,1 9,8 36,6 14,6 4,9 12,2 43,9 Tab. 15 - Ruolo delle risorse umane nell’ambito delle organizzazioni (val.%) % Soggetti erogatori di prestazione Una costo Elementi organizzativi da valorizzare mediante interventi motivazionali Elementi organizzativi da formare continuamente Una ricchezza di capacità personali e professionali Un indispensabile raccordo tra l'organizzazione ed il cliente Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 2,4 12,2 39,0 19,5 61,0 41,5 Tab. 16 - Promozione da parte delle organizzazioni di corsi di formazione del personale nel corso degli ultimi due anni e per il prossimo anno (val.%) Nel corso Nel prossimo degli ultimi anno due anni Si, usufruendo totalmente di un finanziamento pubblico Si, anche a spese sostenute interamente dall'organizzazione Si, usufruendo solo parzialmente dell'intervento pubblico Si, attraverso un sistema di finanziamento misto No, non ci sono risorse finanziarie sufficienti Totale Fonte: indagine Censis- Elabora, 2002 11,4 42,9 17,1 11,4 17,1 100,0 22,5 32,5 5,0 30,0 10,0 100,0 Tab. 17 - Presenza di progetti di formazione continua nell’ambito dell’organizzazione (val%) % Si No Totale Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002. 64,1 35,9 100,0 Tab. 18 - Aree di competenza in cui è stato o sarà maggiormente avvertito il bisogno di nuove figure professionali (val%) Impiantistica e manutenzione Formazione Consulenza del lavoro Gestione personale Controllo di gestione Contabilità e assistenza finanziaria Consulenza legale Marketing Ufficio stampa e comunicazione Certificazione di qualità Innovazione tecnologica Altro Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 In passato In futuro 6,3 12,5 50,0 6,3 3,1 15,6 21,9 6,3 3,1 21,9 12,5 3,1 7,9 34,2 31,6 2,6 13,2 15,8 15,8 13,2 18,4 15,8 2,6 Tab. 19 - Andamento del settore di attività delle organizzazioni nel corso degli ultimi tre anni e previsioni per i prossimi tre anni (val %) Negli ultimi 3 Nei prossimi anni 3 anni In aumento Stabile In diminuzione Totale Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 71,8 12,8 15,4 100,0 67,5 27,5 5,0 100,0 Tab. 20 - Criteri di produzione dei servizi sociali adottati dalle organizzazioni (val.%) % Per tipologie di servizio definite In base alle esigenze del singolo cliente Totale 61,1 38,9 100,0 Secondo la logica del minimo costo indipendentemente dal livello della qualità erogata Secondo la logica della max qualità a parità di costo Totale 93,5 100,0 Secondo standard definiti da altri Secondo standard aziendali Totale 75,0 25,0 100,0 Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002. 6,5 Tab. 21 - Titolo in base al quale viene prevalentemente erogato il servizio sociale (val. %) % Esclusivamente a titolo gratuito Esclusivamente a titolo oneroso Prevalentemente a titolo gratuito Prevalentemente a titolo oneroso Nella stessa proporzione a titolo gratuito ed oneroso Totale Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 20,0 50,0 7,5 20,0 2,5 100,0 Tab. 22 - Strumenti per potenziare organizzazioni (val. %) e sviluppare il servizio erogato dalle % Mediante un più efficace coinvolgimento delle persone che operano nell’organizzazione Agendo in base ai feedback del cliente-fruitore Usufruendo di consulenze specialistiche ad hoc Mediante l'integrazione con altre imprese Attraverso il sostegno del settore pubblico Attraverso il sostegno dei privati Diversificando l'offerta del servizio Migliorando gli standard qualitativi Il totale non fa 100 perché erano possibili 2 risposte Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 40,0 25,0 10,0 20,0 10,0 2,5 47,5 25,0 Tab. 23 - Canali attraverso cui le organizzazioni hanno ritenuto in passato e ritengono in futuro di far acquisire visibilità esterna ai loro servizi (val. %) Mass media (giornali, radio, tv) Volantinaggio, affissioni Sito internet Appartenenza ad un gruppo-associazione Partecipazione attiva a convegni e manifestazioni Mediante il –passaparolaAttraverso gli uffici pubblici Attraverso l'accreditamento Altro Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 Già utilizzati in passato Si pensa di utilizzare in futuro 31,6 15,8 36,8 36,8 23,7 5,3 5,3 18,4 2,6 30,0 25,0 30,0 32,5 25,0 5,0 5,0 22,5 5,0 Tab. 24 - Il concetto di qualità del servizio secondo le organizzazioni di produzione dei servizi sociali (val. %) % Il rispetto di norme specifiche Un dovere Un investimento sociale Un modo di elevare la soddisfazione del cliente Una leva del vantaggio competitivo Il risultato finale di processi aziendali Un indicatore dell'effettiva corrispondenza del servizio erogato Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 20,0 22,5 40,0 20,0 10,0 7,5 70,0 Tab. 25 - Principali ostacoli all'implementazione di un sistema di qualità efficiente ed integrato alla struttura organizzativa (val. %) % Costo eccessivo degli interventi Il controllo sull'applicazione La ridotta dimensione aziendale Il tempo da dedicare all'applicazione L'inesistenza di professionalità interne all'azienda in grado di gestire un progetto di qualità L'incremento delle responsabilità individuali La necessità di innescare processi di riqualificazione del personale L'esigenza di introdurre nella struttura nuove figure professionali Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 33,3 10,3 20,5 25,6 15,4 20,5 10,3 20,5 Tab. 26 - Eventuali reclami effettuati dai fruitori dei servizi nel corso degli ultimi 6 mesi (val. %) % Si No Totale Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 16,2 83,8 100,0 Tab. 27 - Principali motivazioni sottese ai reclami dei fruitori di servizi sociali (val. %) % Qualità del servizio non ottimale Costo del servizio ritenuto eccessivo Tempi di erogazione del servizio troppo lunghi Scortesia degli operatori Difficoltà nell'accesso al servizio da parte del cliente e/o fruitore Scorretta informazione sulle modalità di erogazione del servizio Mancata corrispondenza tra il servizio richiesto e quello effettivamente prodotto Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 12,5 12,5 12,5 25,0 37,5 25,0 12,5 Tab. 28 - Gestione dell’eventuale disservizio da parte delle organizzazioni produttrici di servizi sociali (val. %) % Si, mediante il numero verde Si, mediante un sito internet Si, mediante un ufficio appositamente adibito Si, ma non in maniera strutturata No, perché non è avvertita la necessità Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 2,6 2,6 30,8 53,8 17,9 Tab. 29 - Fabbisogno finanziario da soddisfare nel corso dell’ultimo anno e/o da reperire per il prossimo anno (val. %) Ultimo anno Si No Totale Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 38,9 61,1 100,0 Prossimo anno 71,8 28,2 100,0 Tab. 30 - Fattori che hanno prodotto nell’ultimo anno o produrranno nel prossimo anno l’esigenza di soddisfare nuovo fabbisogno finanziario (val. %) Investimenti in formazione Investimenti strutturali Investimenti commerciali Finanziamenti alla gestione Problemi di gestione Altro Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 Ultimo anno Prossimo anno 47,4 52,6 5,3 47,4 10,5 5,3 45,5 48,5 30,3 36,4 12,1 3,0 Tab. 31 - Strumenti adottati e/o che si prevede di adottare per soddisfare il fabbisogno finanziario nel corso dell’ultimo anno (val. %) Ultimo anno Innalzamento del capitale sociale Emissione di azioni di partecipazione cooperativa Ricorso a soci sovventori Ricorso ad istituti di credito Donazioni volontarie Emissione di obbligazioni Prestito sociale Contributi e agevolazioni pubbliche Altro Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 12,5 _ 16,7 54,2 29,2 _ 8,3 37,5 8,3 Prossimo anno 14,7 2,9 20,6 58,8 26,5 _ 2,9 55,9 2,9 Tab. 32 - Ammontare delle entrate e delle uscite registrate a bilancio o in altra forma di rendicontazione per il 2001, per classi di entrate (val. %) Fino a 50 milioni di lire Da 50 a 99 milioni di lire Da 100 a 299 milioni di lire Da 300 a 599 milioni di lire Da 600 milioni a 999 milioni di lire Da 1 a 3 miliardi di lire Oltre i 3 miliardi di lire Totale Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 Entrate Uscite 7,7 5,1 2,6 12,8 10,3 35,9 25,6 100,0 5,3 7,9 2,6 13,2 13,2 34,2 23,7 100,0 Tab. 33 - Adesione dell’organizzazione sociale ad un struttura associativa con analoghe attività ed obiettivi (val. %) % Si No Totale Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 77,5 22,5 100,0 Tab. 34 - Tipologia di struttura associazionistica alla organizzazioni produttrici di servizi sociali (val. %) quale aderiscono le % Consorzio Associazione Altro Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 74,2 29,0 12,9 Tab. 35 - La posizione dell’organizzazione produttrice di servizi sociali all’interno del sistema associativo (val. %) % Capofila Intermedia Struttura di base Totale Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 9,7 48,4 41,9 100,0 Tab. 36 - Motivazioni che hanno spinto l’organizzazione ad aderire ad un sistema associativo (val. %) % Usufruire dei vantaggi del network Ottenere un migliore posizionamento di mercato Superare alcuni vincoli normativi Organizzare in modo più efficace l'erogazione del servizio Essere parte attiva di un contesto territoriale orientato alla partecipazione economica/finanziaria Soddisfare una necessità di natura finanziaria Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 61,3 41,9 9,7 25,8 16,1 16,1 Tab. 37 - Disponibilità delle organizzazioni non aderenti ad alcun sistema associativo ad attivare in futuro “legami a rete” con altri soggetti (val. %) Percentuale valida Si No Totale Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 77,8 22,2 100,0 Tab. 38 - Motivazioni che indurrebbero le organizzazioni non aderenti ad alcun sistema associativo ad aderire a un sistema associativo (val. %) % Usufruire dei vantaggi del network Ottenere un migliore posizionamento di mercato Superare alcuni vincoli normativi Ottenere agevolazioni-contributi finanziari Organizzare in modo più efficace l'erogazione del servizio Razionalizzare i rapporti con la base sociale Essere parte attiva di un contesto territoriale orientato al mercato Soddisfare una necessità di natura finanziaria Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 55,0 35,0 10,0 10,0 25,0 15,0 15,0 10,0 Tab. 39 - Tipologia di rapporti che l’organizzazione ha sviluppato con i soggetti istituzionali esistenti sul territorio (val. %) Circoscrizioni Rapporti Natura dei rapporti Comune Provincia Regione Camera di Commercio Centrali Forum del Cooperative terzo settore Continuativi e duraturi Occasionali a breve termine Assenti Totale 55,6 27,8 16,7 100,0 56,8 27,0 16,2 100,0 24,1 48,3 27,6 100,0 43,8 40,6 15,6 100,0 14,3 39,3 46,4 100,0 71,4 21,4 7,1 100,0 23,1 26,9 50,0 100,0 Imprenditoriale fiduciaria Imprenditoriale e fiduciaria Totale 35,0 10,0 55,0 100,0 36,4 22,7 40,9 100,0 58,3 8,3 33,3 100,0 61,1 27,8 11,1 100,0 58,3 25,0 16,7 100,0 22,2 77,8 100,0 45,5 54,5 100,0 Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 Tab. 40 - Giudizio delle organizzazioni che producono servizi sociali sull'operato del settore pubblico nell'ambito del "sociale romano" (val. %) % Efficacia ed efficienza dell’azione Insufficiente Sufficiente Buono Totale 34,2 55,3 10,5 100,0 Tempestività e rapidità dell’azione Insufficiente Sufficiente Totale 60,0 40,0 100,0 Insufficiente 32,5 Competenza operatori e professionalità degli Sufficiente Buono Totale Capacità di informazione comunicazione dei servizi esistenti e Insufficiente Sufficiente Buono Totale Criteri di trasparenza nell’assegnazione di convenzioni e-o appalti Insufficiente 50,0 17,5 100,0 34,1 43,9 22,0 100,0 51,3 Sufficiente Buono Totale 33,3 15,4 100,0 Snellezza delle procedure Insufficiente Sufficiente Totale 70,7 29,3 100,0 Programmazione delle politiche Insufficiente Sufficiente Buono Totale 36,6 51,2 12,2 100,0 Equità nella ripartizione delle risorse Insufficiente Sufficiente Buono Totale 52,5 40,0 7,5 100,0 Totale Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Tab. 41 - Propensione a condividere il sistema dell’accreditamento (val. %) % Si, perché con la creazione degli Albi comunali e circoscrizionali le organizzazioni si possono far conoscere dagli utenti Si, perché la creazione di un Albo pubblico garantisce che le organizzazioni abbiano i requisiti minimi per operare sul mercato No, perché la creazione degli Albi rappresenta l'ennesima burocratizzazione di una procedura Non so cosa sia l'accreditamento Altro Totale Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 28,2 43,6 20,5 5,1 2,6 100,0 Tab. 42 - Strategie da attivare per il potenziamento e allo sviluppo dei servizi sociali dell’area romana (val. %) % Sviluppare ed ampliare la gamma di servizi a disposizione del cittadino Segmentare la domanda in funzione delle diverse esigenze dell’utente Potenziare i servizi già esistenti in termini di risorse umane e/o finanziarie Ampliare il ruolo del settore privato sicuramente più efficiente del pubblico Impostare un sistema di contribuzione mista (pubblica-privata) Incrementare i livelli qualitativi dei servizi offerti Coinvolgere tutti gli attori sociali (pubblici e privati) creando una rete strutturata di controlli Aumentare le risorse destinate alla ricerca sul sociale Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 53,7 14,6 19,5 22,0 22,0 26,8 24,4 9,8 Tab. 43 - Cosa deve rappresentare il welfare per Il Comune e Municipi romani secondo l’opinione de produttori di servizi sociali (val.%) % Un impegno di risorse Un obiettivo Un dovere Un investimento Una necessità impellente Totale Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 19,5 22,0 31,7 17,1 9,8 100,0 Tab. 44 - Il ruolo che dovranno svolgere gli enti pubblici nel welfare del futuro secondo i produttori di servizi sociali (val. %) % Informazione-sensibilizzazione Formazione Consulenza Controllo Coordinamento Certificazione Gestore-erogatore di risorse Altro Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 41,5 12,2 7,3 43,9 46,3 12,2 17,1 4,9 Tab. 45 - Le principali difficoltà ad operare nel settore dei servizi sociali incontrate dalle organizzazioni produttrici di welfare che operano a Roma (val. %) % Assenza di una rete informativa Inesistenza di una struttura reticolare tra le imprese Insensibilità diffusa rispetto alle problematiche sociali Carenza di risorse finanziarie Mancanza di risorse umane competenti e qualificate scarsa Attrattiva che questo settore riveste nei confronti d Mancanza di un sostegno continuo da parte delle strutture pubbliche Assenza di un terziario di supporto allo sviluppo dell'impresa Altro Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 19,5 22,0 19,5 51,2 19,5 2,4 31,7 7,3 2,4 Tab. 46 - Necessari interventi pubblici per una migliore gestione e definizione delle politiche sociali (val. %) % Assegnare al sociale maggiori risorse finanziarie Avviare una lunga ed efficace campagna informativa Effettuare delle ricerche in modo da appurare i reali bisogni dei cittadini Essere svincolato da qualsiasi condizionamento politico e clientelare Migliorare la qualità della formazione degli operatori Costruire una rete informatica per facilitare l'accesso al servizio Essere più accorto nell'attribuzione degli appalti e-o convenzioni Controllare costantemente gli standard qualitativi dei servizi Altro Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 58,5 14,6 46,3 22,0 17,1 2,4 9,8 22,0 2,4 Tab. 47 – Strumenti necessari per ampliare la diffusione la conoscenza dei servizi sociali erogati dal settore pubblico (val. %) % Aumentare la pubblicità (affissioni, ecc.) Inviare ai cittadini materiale informativo (opuscoli, Programmare incontri nelle scuole o con i responsabili Costruire un sito internet Avvalersi della stampa, radio o TV locali Altro Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 17,1 63,4 51,2 7,3 24,4 2,4 Tab. 48 - Fattori esterni all’organizzazione produttrice di servizi ritenuti più efficaci per diffondere sul territorio una cultura del welfare % La semplificazione del quadro normativo di riferimento La razionalizzazione dei meccanismi di vigilanza e di contro L'incremento dell'offerta di consulenza qualificata Altro Totale Fonte: indagine Censis - Elabora, 2002 56,1 17,1 24,4 2,4 100,0 Tab. 49 - L’articolazione ideale delle responsabilità in un moderno sistema di welfare secondo i produttori di servizi sociali (val. %) % Centrale (Stato) Categoriale (associazioni di categoria) Territoriale (cittadini, aziende private, soggetti istituzionali) Individuale (cittadini e aziende private) Non so Totale Fonte: indagine Censis- Elabora, 2002 4,9 4,9 80,5 2,4 7,3 100,0 Tab. 50 - Le caratteristiche del welfare del futuro secondo i produttori di servizi sociali (val. %) % Una maggiore presenza del settore privato Da un ruolo più attivo del settore pubblico Totale 97,3 2,7 100,0 Da un sistema caratterizzato da una contribuzione mista (pubblico/privato) Da un sistema di contribuzione pubblica Totale 97,3 2,7 100,0 Da un sistema fortemente articolato sul territorio e più vicino all’utente Da un sistema centralizzato Totale 97,3 2,7 100,0 Da una progressiva standardizzazione del servizio Da una progressiva personalizzazione del servizio Totale 25,6 74,4 100,0 Fonte: indagine Censis- Elabora, 2002 12179_01 Rapporto finale 4.2. I fruitori di welfare 4.2.1. I servizi utilizzati Secondo i dati rilevati nell’indagine campionaria, nel corso dell’ultimo anno, una parte consistente della popolazione romana, pari circa al 60%, ha beneficiato di prestazioni presso i servizi welfare, sia nelle veste di utente diretto sia indirettamente, quando la prestazione ha interessato dei famigliari. In prima battuta, l’analisi dei bisogni sociali conferma alcune delle ipotesi da cui ha preso le mosse la presente ricerca. La domanda è in larga misura composta da utenti interessati alle tradizionali prestazioni del welfare, quali sanità ed assistenza sociale. Al contempo, però, si osservano i segnali di un mutamento in atto, in forza del quale il terzo settore è interpretato in maniera estensiva come soggetto chiamato a svolgere nuovi compiti, in risposta a bisogni di informazione e consulenza, di impiego del tempo libero, di rapido reinserimento nel mondo del lavoro, in un quadro quindi di crescente complessità. Tra i fattori cruciali di tale sviluppo, l’informazione assume un ruolo decisivo. Se per certi versi rimane imprenscindibile l’attività di orientamento svolta dalle amministrazioni preposte, quali le ASL ed in misura minore gli uffici “URP”, nella ricerca del servizio prevale ancora il tradizionale “passaparola” tra parenti ed amici, canale informale che sconta notevoli deficienze in quanto ad efficacia. In prospettiva è necessario quindi potenziare l’impatto, la diffusione e la qualità degli altri canali di informazione, segnatamente i mass media ed internet. Questo intervento, come si avrà modo di argomentare nella successiva analisi dei dati, è in grado infatti di orientare meglio il cittadino in ragione delle sue necessità e delle caratteristiche di ciascun servizio, di stabilire un rapporto di collaborazione tra utente ed operatore, di svolgere effetti positivi sul versante organizzativo. Nel complesso a Roma il settore pubblico mantiene un ruolo predominante nell’erogazione dei servizi sociali. I due terzi degli utenti intervistati si sono rivolti, infatti, a soggetti a totale copertura pubblica. Tuttavia, si osservano i primi effetti dell’ingresso di altri soggetti e della nuova 88 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale legislazione in materia, elementi che spingono verso una modificazione del rapporto tra pubblico e privato ed alla definizione di forme di welfare comunity. In questo senso i dati mostrano una quota consistente di persone che hanno optato per servizi a copertura mista pubblica e privata. L’imprenditorialità del privato sociale a Roma è invece ancora debole, con una quota di utenti, secondo i dati a disposizione, stimata di poco superiore al 4,0%. Il privato risulta penalizzato dagli stessi orientamenti della cittadinanza, che interpreta l’assistenza come un diritto, da non sottoporre tout court alle regole del mercato, ovvero come un servizio a cui sarebbe troppo oneroso fare fronte da soli. La disponibilità a pagare i servizi sociali è presente in una quota minoritaria degli intervistati, e in ogni caso essa è subordinata all’ipotesi in cui le possibilità economiche dell’utente lo consentano. Analizzati in dettaglio, i risultati dell’indagine mostrano che il 59,6% del campione di cittadini romani dichiara di aver fatto ricorso, in prima persona ovvero attraverso un loro famigliare, ai servizi sociali nel corso dell’ultimo anno (tab. 51). Considerando la condizione professionale, la domanda di servizi appare consistente per categorie quali disoccupati (77,4%), casalinghe (73,5%), e pensionati (59,3%), mentre dal punto di vista del genere essa è maggiore tra le donne, 62,2% contro il 53,8% degli uomini (tab. 52). Il 93,5% degli utenti ha utilizzato servizi che ricadono a vario titolo nella categoria della sanità, mentre l’80,5% si è rivolto all’assistenza sociale (tab. 53). In questo ambito di welfare tradizionale vanno certamente collocati anche l’assistenza economica e i servizi di accoglienza, tipologie utilizzate da percentuali pari rispettivamente al 56,5% ed al 38,2%. La domanda di servizi mostra nondimeno una certa diversificazione, orientata al soddisfacimento di bisogni non strettamente di natura assistenziale, almeno nell’accezione classica del termine. Si fa riferimento in particolare a tipologie quali informazione e consulenza, che hanno interessato il 74,5% degli utenti, a quelli connessi alla cultura, allo sport ed alla ricreazione (73,9%), ed ancora alle prestazioni in ambiti quali addestramento, avviamento professionale (46,5%). Il 43,6% degli utenti intervistati si è rivolto direttamente alle ASL per ottenere informazioni sulle prestazioni (tab. 54). L’altro strumento utilizzato dalla cittadinanza romana è quello “informale”, rappresentato dalle notizie raccolte sulla base delle esperienze ed indicazioni di amici, 89 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale colleghi, parenti (40,9%). I mass media quali giornali, radio e televisioni svolgono anch’essi un significativo ruolo (21,3%), modalità che assume una maggiore consistenza se si considerano in particolare gli utenti di strutture a totale copertura privata (31,3%) ed a copertura mista pubblica e privata (26,6%). Quote più contenute di cittadini romani hanno trovato un ausilio adeguato presso gli uffici “URP” (9,7%) e nel materiale informativo ricevuto presso il domicilio ed il luogo di lavoro (9,2%), strumento informativo quest’ultimo relativamente diffuso in particolare tra coloro che hanno fatto ricorso a servizi forniti da enti a totale copertura privata (31,3%). Il 6,0% infine ha trovato notizie navigando in internet, percentuale che tocca il 13,8% per gli utenti di servizi a copertura mista pubblica e privata. Altre indicazioni possono essere tratte analizzando gli strumenti informativi in base alla tipologia di servizio goduto (tab. 55). Per le prestazioni della sanità, le ASL rimangono il riferimento principale (53,3%), e tale soggetto mostra di svolgere in tal senso un ruolo essenziale anche nel campo dell’assistenza sociale (61,3%) e dell’accoglienza (52,0%). Gli amici, colleghi e parente rappresentano un tramite più diffuso per accedere ai servizi di informazione e consulenza (51,3%), di sport, cultura e ricreazione (49,0%), e di addestramento, avviamento professionale e (re)inserimento lavorativo (45,9%), e per l’assistenza economica (42,3%). I giornali, le radio e le televisioni hanno assunto una certa importanza per coloro che hanno usufruito di servizi di accoglienza (36,0%) e della assistenza economica (entrambi 32,7%), tipologia per la quale è inoltre significativa la funzione informativa assolta dagli uffici URP (23,1%). Internet appare invece un canale relativamente più utilizzato ai fini della ricerca di informazioni su addestramento, avviamento professionale e reinserimento lavorativo (13,5%) e sui servizi di informazione e consulenza (10,3%), ambito in cui è da segnalare peraltro anche l’attività degli uffici URP (17,9%). Relativamente all’onerosità dei servizi risulta che il 66,2% degli intervistati che hanno utilizzato servizi sociali nell’ultimo anno si è rivolto ad enti a totale copertura pubblica, il 29,5% a soggetti a copertura pubblica e privata, il 4,3% a totale copertura privata (tab. 56). Considerando i suddetti dati in rapporto alle tipologie di prestazione, il 73,1% di utenti dell’assistenza sociale e ed il 72,9% di quella economica hanno utilizzato 90 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale enti pubblici Per ciò che concerne gli altri servizi, rispetto al dato complessivo la situazione fotografata dall’indagine appare più equilibrata, con una relativa consistenza di utenti di strutture a copertura mista pubblica e privata nel campo dei servizi di accoglienza e di informazione e consulenza, entrambi con percentuali pari al 34,6%, e della cultura, sport e ricreazione (33,3%). In larga maggioranza gli utenti romani intervistati interpretano l’assistenza sociale secondo l’impostazione tradizionale del welfare state, vale a dire come un insieme di prestazioni per le quali deve essere garantito a tutti indistintamente. Il 49,5% di utenza che ha utilizzato senza costi i servizi ovvero li ha pagati solo in parte dichiara infatti di non essere disposta a pagarli interamente a parità di qualità, in quanto ritiene che sia un diritto averli gratuitamente (tab. 57). A questi va aggiunto il 16,8% il quale ritiene che non potrebbe pagarli perché comunque troppo costosi. Di diverso orientamento è invece il 25,7% del campione, che si dichiara favorevole a pagare interamente il servizio in ragione però delle proprie disponibilità economiche. Solo il 3,5% si dichiara disponibile a pagare le prestazioni richieste, mentre il 3,0 non esprime parere in proposito. 4.2.1. Le modalità di accesso ai servizi La definizione di strumenti che consentano di usufruire effettivamente ed in modo soddisfacente delle prestazioni è senza dubbio una delle maggiori sfide su cui si misurerà lo sviluppo di un sistema integrato dei servizi sociali. Lasciando per un momento sullo sfondo la qualità dell’erogazione, trattata diffusamente nelle pagine seguenti, si osserva che quasi la metà degli intervistati ha rilevato carenze proprio nella fase preliminare di accesso al servizio. Gli ostacoli sono determinati in larga parte dalla stessa organizzazione dei servizi, non sempre in grado di operare in maniera tempestiva, con lunghe attese degli utenti nell’erogazione e nei rapporti di sportello. Ancora, l’utenza denuncia un certo malessere e disorientamento anche sul piano della diffusione delle informazioni, fattore che ricorre spesso nelle osservazioni manifestate dai romani e da cui non può prescindere un moderno sistema di servizi sociali. Analogamente agli altri comparti economici, lo sviluppo di un terzo settore innovativo necessita di investimenti e risorse nella gestione dei canali informativi, che sappiano 91 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale veicolare notizie non solo su contenuti e natura degli interventi, ma anche sul dove e come accedervi. I dati mostrano in sostanza che una adeguata e crescente attenzione dovrà essere posta nell’attività del front office, per la quale l’utenza richiede una maggiore professionalità. Il 48,3% degli utenti dei servizi sociali dichiara di avere incontrato delle difficoltà nell’accesso alle prestazioni (tab. 58). Considerando la natura dell’ente erogatore, è dato osservare nel complesso che i maggiori problemi in tal senso sono stati affrontati dagli utenti degli enti a copertura mista pubblica e privata e in quelli a totale copertura privata (rispettivamente il 54,5% ed il 60,0%). In merito al tipo di servizio, le problematiche di accesso più marcata si rilevano tra gli utenti dell’assistenza economica (67,3%) e dei servizi di accoglienza (57,7%) (tab. 59). Le critiche più evidenti e diffuse espresse dai romani hanno per oggetto principale l’organizzazione delle strutture che forniscono i servizi sociali. Secondo il 66,7% la disfunzione principale nell’utilizzo dei servizi è costituita dai tempi di erogazione troppo lunghi (tab. 60). Sempre sotto il profilo organizzativo, il 15,8% degli utenti romani ha trovato disagi per l’attuale configurazione degli orari di apertura degli sportelli. Come si è avuto modo di osservare in precedenza, la diffusione delle informazioni alla cittadinanza costituisce l’altro nodo problematico nella gestione dei servizi sociali. Il 25,1% ritiene infatti che il principale ostacolo sia la carenza di informazioni utili per il soddisfacimento dei propri bisogni. Ancora, il 21,9% degli utenti denuncia la mancanza di professionalità degli operatori di sportello. Gli altri problemi segnalati riguardano infine la lontananza dei centri di erogazione dal proprio domicilio e la difficoltà a raggiungerlo con i mezzi di trasporto, aspetti questi ricorrenti entrambi per il 15,3% degli intervistati, mentre il 7,1% ritiene che il principale ostacolo sia il costo della prestazione. 4.1.3. La qualità rilevata Per ciò che concerne nel complesso la qualità dei servizi sociali, il parere della cittadinanza propone alcune importanti indicazioni. Ben oltre i 2/3 degli utenti si ritiene sostanzialmente soddisfatto dell'assistenza ricevuta. Per la restante quota di insoddisfatti, i motivi di maggiore malcontento 92 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale sono dovuti a disfunzioni nelle modalità di erogazione, segnatamente nella eccessiva lunghezza dei tempi ed ancora nelle difficoltà di accesso al servizio. Per alcuni, la stessa qualità della prestazione non è all'altezza delle attese e dei bisogni, come pure emerge un certo malessere nei confronti degli operatori, giudicati non altezza nelle relazioni col pubblico. In genere, queste insoddisfazioni rimangono inespresse. Solo una esigua minoranza degli utenti che si dichiarano insoddisfatti, inferiore al 20,0%, ha presentato reclamo per i disservizi patiti. Appare quindi diffuso un approccio ancora troppo passivo nei confronti di tali problematiche, forse dettato dallo scarso riconoscimento dell'efficacia di azioni dirette a sensibilizzare gli enti erogatori ovvero dalle stesse difficoltà di comunicazione con tali soggetti. Tale opinione diffusa è in qualche misura smentita dai risultati della ricerca: si osserva infatti che tra la piccola minoranza di utenti attivi nel denunciare manchevolezze del servizio, quasi il 70,0% si dichiara soddisfatto dei rimedi e delle spiegazioni prestati dagli enti erogatori. Il dato che oltre a dimostrare la possibilità dell'utenza di difendere le proprie ragioni, evidenzia la stessa capacità degli enti a comunicare con i propri assistiti ed ad intervenire nel correggere disfunzioni quando segnalate. Questo fattore deve essere tenuto senza dubbio in estrema considerazione nella prospettiva di una evoluzione verso il welfare comunity, caratterizzato dalla condivisione di responsabilità ed dall’avvicinamento degli attori del terzo settore. Coerentemente a questa nuova impostazione si scorgono alcuni segnali di cambiamento nella stessa utenza, che oggi richiede modifiche importanti nella gestione dei servizi sociali. Per gli intervistati, le misure correttive nel campo dei servizi sociali riguardano in primo luogo la stessa natura della prestazione, intesa come attività flessibile in grado di dare risposte puntuali ed efficaci rispetto alle specifiche tipologie di bisogni, secondo una logica che tende a far evolvere la stessa figura dei destinatari da soggetti assistiti ad utenti/clienti. Emerge inoltre la domanda di una organizzazione che sappia integrare le innovazioni tecnologiche, ed in particolare le potenzialità di internet, strumento che potrebbe ridurre i tempi di attesa dell'intervento ed eliminare molti dei disagi tipici della fase di accesso, quali lunghe code e difficoltà di prenotazione. Nel complesso, circa il 70,0% degli utenti si dichiara soddisfatto del servizio offerto (tab. 61). In termini percentuali, gli utenti dei servizi a totale copertura privata mostrano un apprezzamento maggiore, il 68,8% è 93 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale abbastanza soddisfatto, il 18,8% molto soddisfatto, e positivi appaiono i giudizi espressi nei confronti del pubblico, il 59,5% è abbastanza soddisfatto, il 12,8% molto soddisfatto. I servizi a copertura mista hanno invece riscontrato maggiori problemi nel rapporto con l’utenza, con il 32,7% poco soddisfatta e il 6,5% per niente soddisfatta. L’analisi per tipologia di servizio del grado di soddisfazione evidenzia un giudizio positivo dell’utenza per servizi della cultura, sport e ricreazione (il 62,1% si dichiara abbastanza soddisfatto, il 20,0% molto soddisfatto), dell’addestramento, avviamento professionale e (re)inserimento lavorativo (rispettivamente il 62,2% abbastanza soddisfatto ed il 16,2% molto soddisfatto), e di quelli dell’assistenza sociale (rispettivamente il 66,7% abbastanza soddisfatto ed il 7,7% molto soddisfatto) (tab. 62). Il 4,0% degli utenti romani intervistati si dichiara molto insoddisfatto, il 26,6% abbastanza insoddisfatto. Tra questi, i motivi scontento vanno rinvenuti in una molteplicità di aspetti. Sul versante organizzativo, il 51,8% ritiene che i tempi di erogazione siano troppo lunghi, il 12,2% pone l’accento sulle difficoltà di accesso, il 9,4% sulla scorretta informazione (tab. 63). Il 45,3% giudica invece scadente la qualità del servizio, mentre l’8,6% ritiene che il bisogno di base non sia stato risolto. Per ciò che concerne invece gli operatori, il 19,4% degli utenti romani insoddisfatti ne lamenta la scortesia, il 12,2% la scarsa professionalità. Il 10,8% infine sottolinea il costo eccessivo del servizio. Solo una ristretta minoranza degli utenti insoddisfatti, pari al 16,9%, ha però presentato un reclamo (tab. 64). Sotto questo aspetto, coloro che si sono affidati a strutture a copertura mista pubblica e privata sembrano relativamente più attivi nel segnalare i disservizi (23,5%). Il 49,0% ha fatto presente le carenze all’ente responsabile per telefono, il 27,5% si è rivolto agli uffici ed alle autorità competenti, il 13,7% ha fatto ricorso all’intervento di amici, conoscenti, parenti. Altre tipologie di strumenti risultano ad oggi del tutto marginali (tab. 65). Secondo i dati, nella maggioranza dei casi un atteggiamento attivo da parte dell’utenza ha sortito degli effetti positivi, inducendo l’organizzazione responsabile a gestire in modo efficace il cattivo funzionamento del servizio o comunque a porre un qualche tipo di rimedio (tab. 66). Nel dettaglio, il 37,3% ha ottenuto spiegazioni esaustive sui motivi del disservizio, il 17,6% ha ottenuto una soluzione ai problemi sollevati, il 7,9% è stato risarcito, il 5,9% ha avuto delle scuse. Al contrario, il 21,6% 94 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale non è stato soddisfatto, ricevendo una risposta scortese alle proprie rimostranze. Secondo il 44,5% del campione di romani la funzione di assistenza potrebbe migliorare qualora si provvedesse a personalizzare i servizi secondo le diverse fasce di utenza, esigenza questa espressa dal 50,6% di coloro che si sono rivolti al pubblico (tab. 67). Il 10,7% ritiene che sia necessario un maggior orientamento al cliente/utente. Sul versante organizzativo, il 27,5% è del parere che importanti miglioramenti possano derivare dall'adozione su scala di tecnologie avanzate, quali ad esempio strumenti interattivi e posta elettronica, accrescere l’efficienza e rendere più spedita l’attività delle strutture, profili questi evidenziati in dettaglio dal 35,5% degli utenti di servizi a copertura mista. Il 16,1% sottolinea invece che gli interventi più urgenti debbano avere per oggetto il personale che opera nei servizi, dal quale si pretende una maggiore competenza e disponibilità. 4.2.4. Il rapporto con gli operatori e con i soggetti di sviluppo Il rapporto dei cittadini romani con i servizi sociali propone diversi aspetti di complessità, con la presenza di elementi positivi a cui se ne accostano altri che meritano attenta valutazione ed azioni efficaci. La maggioranza degli utenti si dichiara soddisfatta degli operatori con cui è entrata in contatto, non solo per la professionalità dimostrata e per la qualità della prestazione, ma anche e soprattutto per la capacità di comprendere i bisogni e di proporsi con disponibilità verso le richieste degli assistiti. Anche se in misura minore, altrettanto può essere affermato riguardo il giudizio degli enti che operano nel terzo settore, pur evidenziandosi alcune carenze strutturali. Sotto questo profilo, la ricerca ha confermato la permanenza dei mali cronici dei servizi sociali, quali in particolare la mancanza di un livello adeguato di tempestività e di sollecitudine nell’attività di enti ed operatori di base. Il problema essenziale dei servizi di welfare a Roma sembra essere la prolungata attesa dell’intervento, il “mal di coda”, più che la qualità dello stesso, e ciò si rileva in misura accentuata tra i servizi a copertura mista pubblica e privata, mentre i settori totalmente pubblici e privati offrono standard qualitativamente migliori. Questi fattori ricorrono in particolare in servizi quali la sanità, l’assistenza sociale e l’assistenza 95 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale economica, ambiti per i quali i cittadini romani chiedono un tempestivo potenziamento e sviluppo. Gli intervistati accordano ad oggi un ruolo irrinunciabile al settore pubblico, l’unico a detta di molti in grado di farsi carico della collettività e di consentire l’accesso alle prestazioni anche ai non benestanti. Questo orientamento è fortemente radicato e maggioritario in tutti i segmenti della popolazione analizzata nel corso dell’indagine. Parimenti, accanto a questa posizione di principio, i cittadini romani sono consapevoli che nel prossimo futuro si assisterà ad una evoluzione dell’offerta, con una crescente presenza del privato in un sistema misto di compartecipazione pubblico e privato. Secondo i dati a disposizione, la sfida attuale è data dalla implementazione di misure tese a migliorare la qualità di questo nuovo modello, ad oggi, secondo i giudizi degli intervistati, non ancora all’altezza dei compiti, per una definizione di servizi sempre più personalizzati ed orientati alle esigenze dell’utenza. I dati mostrano come il giudizio sul rapporto con gli operatori sociali è sostanzialmente positivo (tab. 68). Percentuali di intervistati molto significative esprimono il loro gradimento per aspetti quali la capacità di comprensione delle richieste (75,6%), la competenza e la professionalità (75,4%), la cortesia e la disponibilità (73,0%). Posizioni simili si osservano in merito alla capacità mostrata dagli operatori nel gestire la situazione di disagio (68,9%), alla capacità di mettere a proprio agio l'utente (62,9%), alla capacità di trovare una soluzione ai problemi (60,8%). Le critiche emergono invece al riguardo di aspetti di natura più squisitamente organizzativa, quali la puntualità e sollecitudine da un lato, e la tempestività e la rapidità dall'altro, ritenuti rispettivamente soddisfacenti solo dal 46,4% e dal 38,6%. Considerando sinteticamente i dati rispetto alla natura dell'ente, si evince che i giudizi nei confronti degli addetti che operano nel privato risultano più lusinghieri, come del resto al di sopra della media appare la prestazione del pubblico. Altrettanto non si può dire dei servizi a copertura mista, specie per la puntualità e sollecitudine, ritenuti adeguati solo dal 25,3%, e la tempestività e la rapidità, adeguati per il 28,1%. Considerando invece la tipologia di servizio, gli operatori sociali dell'assistenza economica e dei servizi di accoglienza raccolgono mediamente giudizi più critici (tab. 69). 96 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale L'analisi sull'operato dell'ente gestore ripropone alcuni dei nodi critici del sistema dei servizi di welfare a Roma. Il 69,2% degli intervistati valuta positivamente la cortesia e la disponibilità degli addetti, il 67,2% il rapporto qualità prezzo (tab. 70). A seguire, il 56,3% ritiene che l'ente è stato in grado di metterlo a proprio agio, il 54,2% che ha saputo trovare una soluzione ai propri problemi. E’ evidente invece un certo malessere relativamente all'efficienza degli enti, ed in particolare su aspetti quali la puntualità e la sollecitudine, ritenute adeguate dal 41,7%, e la tempestività e rapidità dell'azione (35,3%). Nel complesso, i dati mostrano che questi aspetti sono gestiti meglio dagli enti privati e da quelli pubblici, mentre meno incoraggiante appare il quadro offerto dai servizi a copertura mista. Considerando la tipologia di servizio, la situazione appare un po' più complessa, anche per il diverso peso che di fatto assumono gli indici utilizzati nella misura delle performance in ragione delle diverse caratteristiche e finalità dei servizi medesimi (tab. 71). In estrema sintesi, secondo i dati a disposizione, gli enti dei servizi della sanità, dell'assistenza economica, dei servizi di accoglienza presentano per alcuni parametri un rendimento inferiore rispetto alle altre tipologie. Oltre i 2/3 degli intervistati ritiene che il settore pubblico debba assumere un ruolo più attivo nella gestione dei servizi sociali: il 56,3% pensa infatti che solo il settore pubblico sia in grado di farsi carico dei bisogni espressi dalla collettività, mentre per l'11,5% questo appare la soluzione che consente di accedere gratuitamente ai servizi (tab. 72). Queste due posizioni sono fortemente radicate proprio tra gli utenti del pubblico, rispettivamente il 72,0% ed il 12,1%, nonché tra i disoccupati, rispettivamente il 68,8% ed il 15,6%, i pensionati, 61,8% e 15,8, e le casalinghe, 64,9% e 13,4%. Il 19,1% ritiene che tale ruolo debba essere invece ridimensionato, in quanto il privato è in grado di svolgere le funzioni richieste con una maggiore efficacia; il 5,4% è del parere che il pubblico abbia sempre evidenziato notevoli lacune nella gestione delle prestazioni. Tali convincimenti sono relativamente più diffusi tra gli occupati 29,3% e 5,4% rispettivamente, e tra gli studenti 21,4% e 7,1%, ed ovviamente tra coloro che si sono rivolti al privato (entrambi pari al 21,4%) ed, in misura minore, agli enti a copertura pubblica e privata (20,0% e 9,1%) (tab. 73). 97 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale I medesimi dati analizzati per sesso propongono alcune importanti indicazioni. Il 61,7% delle donne richiede una maggiore presenza del pubblico in quanto unico garante dei bisogni collettivi ed il 10,7% perché esso consente di non pagare il servizio (tab. 74); sul primo orientamento si registra una minore convergenza tra gli uomini, 51,4%, mentre al contrario la percentuale sale leggermente per il secondo, 12,0%. Il 24,6% degli uomini auspica un maggiore spazio per il privato in ragione della sua maggiore efficacia, lettura condivisa invece solo dal 15,3% delle donne. Infine, il 6,5% delle donne non desidera un ruolo centrale del pubblico in quanto spesso presenta lacune nel servizio, contro il 5,0% degli uomini. La quasi totalità degli intervistati è del parere che i servizi sociali basilari quali la sanità e l’assistenza sociale debbano essere potenziati e sviluppati in misura più marcata rispetto alla situazione attuale (tab. 75). L’81,3% degli intervistati auspica una maggiore attenzione verso i servizi di informazione e consulenza, percentuale che arriva all’88,7% tra i pensionati; il 79,3% verso l’assistenza economica, il 77,2% verso l’addestramento, l’avviamento professionale ed l’inserimento lavorativo, esigenza questa condivisa dal 90,9% degli studenti (tab. 76). Il 72,7% ritiene che debbano essere potenziati i servizi di accoglienza, dato che tocca l’84,4% tra le casalinghe; il 65,4% infine indica i servizi relativi alla cultura, sport, ricreazione, posizione questa espressa dal 70,4% dei disoccupati. A differenza di quanto osservato in precedenza, su tali tematiche non sussistono differenziazioni di nota esaminando i dati in base al genere (tab. 77). Il 65,7% prevede che nel prossimo futuro il sistema di offerta integrato pubblico/privato rappresenterà il modello di riferimento (tab. 78). Questa opinione è ancora più diffusa tra gli studenti (87,5%), i disoccupati (82,6%) ed in misura leggermente maggiore tra gli uomini 67,3% (tab. 79). Il 22,9% del campione è del parere che solo il settore pubblico rimarrà l’unico soggetto significativo nell’offerta di servizi, idea presente nel 39,7% delle casalinghe e nel 37,8% dei pensionati; l’11,4% al contrario prevede che il privato tenderà ad imporsi come modello egemonico. In merito ai servizi, il 62,8% dei romani intervistati pensa che essi saranno sempre più personalizzati in base ai bisogni specifici ed alle caratteristiche del singolo utente. Questa evoluzione è espressa dall’87,5% degli studenti e dal 77,1% degli occupati, nonché dal 70,1% delle donne. Il restante 31,8% del campione è indotto invece a pensare che l’insieme dei servizi 98 FONDAZIONE CENSIS 12179_01 Rapporto finale rimarrà nel complesso uguale per tutti, posizione fatta propria dalla maggioranza dei disoccupati (56,3%) e dei pensionati (56,0%) e da una percentuale relativamente più consistente di uomini (33,8%). 4.2.5. I dati strutturali L’indagine degli utenti dei servizi sociali del Comune di Roma è stata condotta su di un campione di 653 persone, stratificato proporzionalmente a due stadi, numero di residenti per circoscrizione o municipio romani ed età anagrafica, considerata secondo le classi: fino a 30 anni, 31 – 40 anni, 41 – 50 anni, 51 – 60 anni, 61 – 70 anni, oltre 70 anni. Considerando i dati strutturali del campione nel dettaglio, il 50,3% degli intervistati è di sesso maschile, il 49,7% femminile (tab. 80). Il 12,3% ha una età anagrafica inferiore o uguale ai 30 anni, il 19,9% compresa tra i 31 ed i 40 anni, il 18,6% tra i 41 ed i 50 anni, il 16,5% tra i 51 ed i 60 anni, il 18,9% tra i 61 ed i 70 anni, il 13,9% oltre i 70 anni. In merito allo stato civile, il 25,0% è celibe o nubile, il 52,6% coniugato/a ovvero convivente stabile, l’8,2% separato/a ovvero divorziato/a, il 14,2% vedovo/a. Il 33,0% ha un figlio, il 45,4% due figli ed il 21,5% più di due figli. Il 96,3% degli intervistati è di cittadinanza italiana, il restante 3,7% straniera. Riguardo il livello di istruzione, il 15,6% del campione non possiede nessun titolo ovvero ha conseguito la licenza elementare, il 22,7% ha un diploma di media inferiore, il 40,8% è in possesso di un diploma superiore, il 20,8% è laureato. Il 2,2% degli intervistati è studente, il 16,4% casalinga, il 48,3% occupato/a, il 5,1% disoccupato/a, il 26,8% pensionato/a, l’1,1% si dichiara in altra condizione professionale. Tra gli occupati/e, il 32,6% svolge un lavoro autonomo, il 67,4% è invece dipendente. Infine, l’11,8% degli intervistati dichiara di avere un reddito nullo, il 24,8% inferiore ai 15 milioni delle vecchie lire, il 49,4% compreso tra 15 e 50 milioni, il 9,0% tra i 51 e gli 80 milioni di lire, il 5,0% superiore ad 80 milioni di lire. 99 FONDAZIONE CENSIS Tab. 51 – Utilizzo nell’ultimo anno dei servizi sociali, direttamente o indirettamente, in base alla condizione professionale (val. %) Studente Si No Totale Casalinga Condizione professionale Occupato Disoccupato Pensionato/a Altro Totale 50,0 50,0 73,5 26,5 53,4 46,6 77,4 22,6 59,3 40,7 57,1 42,9 59,6 40,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Tab. 52 - Utilizzo nell’ultimo anno dei servizi sociali, direttamente o indirettamente, in base al sesso (val. %) Si No Totale Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Sesso Maschio Femmina Totale 53,8 46,3 66,2 33,8 59,6 40,4 100,0 100,0 100,0 Tab. 53 – Tipologia di servizio sociale utilizzato (val. %) % Cultura, sport, ricreazione Sanità Assistenza sociale Assistenza economica Informazione e consulenza Addestramento, avviamento professionale e (re)inserimento lavorativo Servizi di accoglienza Altro 73,9 93,5 80,5 56,5 74,5 46,5 38,2 26,3 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Tab. 54 - Strumento informativo utilizzato in base alla natura dell’ente erogatore del servizio sociale (val. %) totale copertura pubblica Giornali/radio/tv Forze dell'ordine Internet Ufficio URP ASL Materiale informativo ricevuto presso il domicilio/luogo di lavoro Tramite amici/colleghi/parenti Altro Servizi utilizzati a copertura totale pubblica e copertura privata privata 18,3 2,0 2,4 7,7 46,3 8,1 26,6 1,8 13,8 11,9 46,8 5,5 31,3 42,3 8,9 39,4 4,6 43,8 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 6,3 31,3 Totale 21,3 1,8 6,0 9,7 43,6 9,2 40,9 7,3 Tab. 55 – Strumento informativo utilizzato in base alla tipologia di servizio sociale (val. %) Giornali/radio/tv Forze dell'ordine Internet Ufficio URP ASL Materiale informativo ricevuto presso il domicilio/luogo di lavoro Tramite amici/colleghi/parenti Altro Tipologia di servizio sociale Assistenza Informazione e Addestramento, economica consulenza avviamento professionale e (re)inserimento lavorativo Cultura, sport, ricreazione Sanità Assistenza sociale 25,5 1,0 8,2 9,2 28,6 15,3 21,4 2,3 5,1 10,7 55,8 7,4 11,8 3,4 1,7 10,1 61,3 5,9 32,7 7,7 1,9 23,1 36,5 9,6 21,8 3,8 10,3 17,9 48,7 10,3 49,0 39,5 37,8 42,3 4,1 8,4 7,6 7,7 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Servizi di accoglienza Altro Totale 24,3 2,7 13,5 10,8 35,1 13,5 36,0 16,0 4,0 8,0 52,0 8,0 20,0 10,0 30,0 21,3 1,8 6,0 9,7 43,6 9,2 51,3 45,9 40,0 60,0 40,9 3,8 10,8 12,0 7,3 Tab. 56 – Natura dell’ente erogatore in base alla tipologia di servizio sociale (val. %) totale copertura pubblica copertura pubblica e privata totale copertura privata Totale Tipologia di servizio sociale Assistenza Informazione e Addestramento, economica consulenza avviamento professionale e (re)inserimento lavorativo Cultura, sport, ricreazione Sanità Assistenza sociale 63,5 65,3 73,1 72,9 62,8 33,3 32,9 26,1 27,1 3,1 1,9 0,8 100,0 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 100,0 Servizi di accoglienza Altro Totale 64,1 65,4 44,4 66,2 34,6 30,8 34,6 2,6 5,1 100,0 100,0 100,0 29,5 55,6 4,3 100,0 100,0 Tab. 57 - Disponibilità degli utenti a pagare interamente a parità di qualità del servizio sociale (val. %) % no, perché è un diritto averli gratis no, perché troppo costoso si, in ragione delle proprie possibilità economiche si, interamente non so Altro Totale Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 49,5 16,8 25,7 3,5 3,0 1,6 100,0 Tab. 58 - Difficoltà di accesso ai servizi in base alla natura dell'ente erogatore (val. %) Servizi prevalentemente a totale Copertura totale copertura pubblica e copertura pubblica privata privata Si No Totale Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Totale 44,0 56,0 54,5 45,5 60,0 40,0 48,3 51,7 100,0 100,0 100,0 100,0 Tab. 59 - Difficoltà di accesso ai servizi in base alla tipologia di servizio (val. %) Si No Totale Tipologia di servizio Assistenza Informazione e Addestramento, economica consulenza avviamento professionale e (re)inserimento lavorativo Cultura, sport, ricreazione Sanità Assistenza sociale 39,8 60,2 47,9 52,1 45,4 54,6 67,3 32,7 40,5 59,5 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Servizi di accoglienza Altro Totale 33,3 66,7 57,7 42,3 50,0 50,0 48,3 51,7 100,0 100,0 100,0 100,0 Tab. 60 - Principali ostacoli nell'utilizzo dei servizi sociali in base alla tipologia di servizio (val.%) % i tempi di erogazione molto lunghi gli orari di apertura degli sportelli la lontananza dal luogo di domicilio la difficoltà a raggiungerlo con i mezzi di trasporto la mancanza di professionalità degli operatori la carenza di informazioni il costo Altro 66,7 15,8 15,3 15,3 21,9 25,1 7,1 2,2 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Tab. 61 - Grado di soddisfazione in base alla natura dell'ente erogatore (val.%) Servizi prevalentemente a totale copertura totale copertura pubblica e copertura pubblica privata privata per niente soddisfacente poco soddisfacente abbastanza soddisfacente molto soddisfacente Totale Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Totale 2,9 24,8 59,5 12,8 6,5 32,7 56,1 4,7 6,3 6,3 68,8 18,8 4,0 26,6 58,6 10,8 100,0 100,0 100,0 100,0 Tab. 62 - Grado di soddisfazione in base alla tipologia di servizio (val. %) per niente soddisfacente poco soddisfacente abbastanza soddisfacente molto soddisfacente Totale Tipologia di servizio Assistenza Informazione e Addestramento, economica consulenza avviamento professionale e (re)inserimento lavorativo Cultura, sport, ricreazione Sanità Assistenza sociale 4,2 4,3 4,3 6,1 2,7 2,7 12,5 13,7 62,1 28,6 60,0 21,4 66,7 42,9 42,9 28,4 62,2 18,9 62,2 29,2 50,0 11,1 44,4 26,6 58,6 20,0 7,1 7,7 8,2 6,8 16,2 8,3 44,4 10,8 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Servizi di accoglienza Altro Totale 4,0 Tab. 63 – Motivi di insoddisfazione del servizio (val. %) % qualità del servizio costo eccessivo tempi di erogazione troppo lunghi scortesia degli operatori difficoltà nell'accesso del servizio scorretta informazione scarsa professionalità del personale incapacità di risolvere il bisogno di base Altro 45,3 10,8 51,8 19,4 12,2 9,4 12,2 8,6 0,7 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Tab. 64 – Reclami presentati in caso di insoddisfazione del servizio in base alla natura dell'ente erogatore (val.%) Servizi prevalentemente a totale copertura totale copertura pubblica e copertura pubblica privata privata Si No Totale Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Totale 16,9 83,1 23,5 76,5 16,7 83,3 16,9 83,1 100,0 100,0 100,0 100,0 Tab. 65 – Strumenti utilizzati per denunciare il disservizio (val.%) % aiuto di amici-conoscenti-parenti Telefono Internet ufficio-autorità competente mass media locali Altro Totale Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 13,7 49,0 3,9 27,5 2,0 3,9 100,0 Tab. 66 – Efficacia nella gestione dell’organizzazione (val.%) del disservizio da % si, perché è stato risolto il problema si, perché sono state fornite spiegazioni esaustive si, le sono state fatte delle scuse si, perché è stato risarcito no, perché sono stati molto scortesi Altro Totale Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 17,6 37,3 5,9 7,8 21,6 9,8 100,0 parte Tab. 67 - Interventi e modifiche prioritarie nel settore sociale in base alla natura dell'ente erogatore (val.%) Servizi prevalentemente a totale copertura totale copertura pubblica e copertura pubblica privata privata servizi personalizzati per particolari fasce di utenti maggiore disponibilità di tecnologie avanzate personale fosse più preparato e disponibile un maggior orientamento al cliente/utente Altro Totale Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Totale 50,6 34,5 46,7 44,5 23,4 35,5 20,0 27,5 13,2 16,4 9,8 12,7 3,0 0,9 100,0 100,0 16,1 33,3 10,7 1,3 100,0 100,0 Tab. 68 - Giudizio degli utenti sul rapporto con gli operatori in base alla natura dell'ente erogatore (val.%) Aspetti giudicati in modo positivo Cortesia e disponibilità Tempestività e rapidità Competenza e professionalità Puntualità e sollecitudine Capacità di comprensione delle richieste Capacità di mettere a proprio agio l’utente Capacità di gestire la situazione Capacità di trovare soluzione ai problemi Servizi prevalentemente a totale copertura totale copertura pubblica e copertura pubblica privata privata Totale 76,3 42,3 75,8 64,3 28,1 72,2 76,9 66,7 83,3 73,0 38,6 75,4 52,9 81,7 25,3 69,4 83,3 92,3 46,4 75,6 70,9 46,9 84,6 62,6 75,8 50,0 92,3 68,9 65,0 45,2 91,7 60,8 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Tab. 69 - Giudizio degli utenti sul rapporto con gli operatori in base alla tipologia di servizio (val.%) Aspetti giudicati in modo positivo Cortesia e disponibilità Tempestività e rapidità Competenza e professionalità Puntualità e sollecitudine Capacità di comprensione delle richieste Capacità di mettere a proprio agio l’utente Capacità di gestire la situazione Capacità di trovare soluzione ai problemi Cultura, sport, ricreazione Sanità Assistenza sociale Tipologia di servizio Assistenza Informazione e Addestramento, economica consulenza avviamento professionale e (re)inserimento lavorativo Servizi di accoglienza Altro Totale 80,2 66,8 77,7 59,0 72,9 80,6 54,2 88,9 73,0 36,3 35,3 51,5 26,2 43,5 52,8 26,1 66,7 38,6 75,9 74,5 79,2 67,6 75,7 81,1 65,2 77,8 75,4 42,9 35,5 49,0 34,4 39,1 58,3 19,0 100,0 46,4 84,5 77,8 79,8 71,9 81,4 77,8 56,5 62,5 75,6 65,8 60,9 71,0 56,3 66,7 60,5 45,5 100,0 62,6 61,5 67,2 70,1 65,6 68,1 72,2 56,5 77,8 68,9 57,7 57,1 63,3 48,6 62,9 63,9 37,5 88,9 60,8 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Tab. 70 - Giudizio degli utenti sull'operato dell'ente in base alla natura dell'ente erogatore (val.%) Aspetti giudicati in modo positivo Rapporto qualità/prezzo Cortesia e disponibilità degli operatori Tempestività e rapidità dell’azione Puntualità e sollecitudine Capacità di mettere a proprio agio l’utente Capacità di trovare soluzione ai problemi Servizi prevalentemente a totale copertura totale copertura pubblica e copertura pubblica privata privata Totale 71,3 73,6 60,0 59,4 81,8 83,3 67,2 69,2 39,7 23,2 70,0 35,3 46,6 59,6 28,0 46,5 90,0 75,0 41,7 56,3 58,1 42,7 80,0 54,2 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Tab. 71 - Giudizio degli utenti sull'operato dell'ente in base alla tipologia di servizio (val.%) Tipologia di servizio Assistenza Informazione e Addestramento, economica consulenza avviamento professionale e (re)inserimento lavorativo Aspetti giudicati in modo positivo Cultura, sport, ricreazione Sanità Assistenza sociale Servizi di accoglienza Altro Totale Rapporto qualitàprezzo Cortesia e disponibilità degli operatori Tempestività e rapidità dell’azione Puntualità e sollecitudine Capacità di mettere a proprio agio l’utente Capacità di trovare soluzione ai problemi 74,4 65,7 65,5 41,9 72,3 62,9 50,0 80,0 67,2 74,1 68,4 73,9 59,0 68,6 64,9 62,5 100,0 69,2 32,1 31,7 43,0 27,3 36,4 50,0 20,0 85,7 35,3 36,4 37,1 46,2 29,4 37,3 54,3 40,9 100,0 41,7 67,4 50,5 66,7 50,0 49,3 42,9 54,2 88,9 56,3 50,6 53,5 57,0 50,0 53,6 58,3 26,1 55,6 54,2 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Tab. 72 - Giudizio sull'ipotesi di un ruolo più attivo del settore pubblico nella gestione dei servizi sociali, in base alla natura dell'ente erogatore (val.%) Servizi prevalentemente a totale copertura totale copertura pubblica e copertura pubblica privata privata si, perché solo il settore pubblico può farsi carico dei bisogni espressi dalla collettività si, perché è l'unico modo per non pagare il servizio no, dovrebbe lasciare più spazio al settore privato che è più efficace no, perché ha sempre evidenziato notevoli lacune nella gestione del servizio non so Altro Totale Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Totale 72,0 60,0 42,9 56,3 12,1 6,4 7,1 11,5 6,7 20,0 21,4 19,9 3,3 9,1 21,4 5,4 4,6 1,3 2,7 1,8 7,1 4,9 1,9 100,0 100,0 100,0 100,0 Tab. 73 - Giudizio sull'ipotesi di un ruolo più attivo del settore pubblico nella gestione dei servizi sociali, in base alla condizione professionale (val.%) si, perché solo il settore pubblico può farsi carico dei bisogni espressi dalla collettività si, perché è l'unico modo per non pagare il servizio no, dovrebbe lasciare più spazio al settore privato che è più efficace no, perché ha sempre evidenziato notevoli lacune nella gestione del servizio non so Altro Totale Condizione professionale Occupato Disoccupato Pensionato/a Studente Casalinga Altro Totale 50,0 64,9 47,6 68,8 61,8 57,1 56,3 14,3 13,4 7,8 15,6 15,8 28,6 11,5 21,4 8,2 29,3 6,3 15,2 14,3 19,9 7,1 10,3 5,4 6,3 1,8 5,4 7,1 3,1 5,8 4,1 3,1 5,5 4,9 1,9 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Tab. 74 - Giudizio sull'ipotesi di un ruolo più attivo del settore pubblico nella gestione dei servizi sociali, in base al sesso (val.%) maschio si, perché solo il settore pubblico può farsi carico dei bisogni espressi dalla collettività si, perché è l'unico modo per non pagare il servizio no, dovrebbe lasciare più spazio al settore privato che è più efficace no, perché ha sempre evidenziato notevoli lacune nella gestione del servizio non so Altro Totale Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Sesso femmina Totale 51,4 61,7 56,3 12,0 10,7 11,5 24,6 15,3 19,9 4,1 6,5 5,4 5,0 2,8 4,9 1,0 4,9 1,9 100,0 100,0 100,0 Tab. 75 - Servizi sociali che andrebbero sviluppati (val.%) % Cultura, sport, ricreazione Sanità Assistenza sociale Assistenza economica Informazione e consulenza Addestramento, avviamento (re)inserimento lavorativo Servizi di accoglienza Altro professionale e 65,4 95,6 90,4 79,3 81,3 77,2 72,7 21,1 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Tab. 76 - Servizi sociali che andrebbero sviluppati in base alla condizione professionale (val.%) Cultura, sport, ricreazione Sanità Assistenza sociale Assistenza economica Informazione e consulenza Addestramento, avviamento professionale e (re)inserimento lavorativo Servizi di accoglienza Altro Casalinga 54,5 84,6 75,0 72,7 66,7 90,9 65,6 97,6 91,8 81,7 76,2 73,0 66,2 96,3 90,7 77,1 79,9 78,7 50,0 84,8 33,3 66,4 20,8 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Condizione professionale Occupato Disoccupato Studente Pensionato/a Altro Totale 70,4 86,7 92,0 80,8 76,2 77,3 61,9 95,9 89,4 81,4 88,7 71,8 42,9 75,0 100,0 75,0 50,0 100,0 65,4 95,6 90,4 79,3 81,3 77,2 80,0 79,6 24,0 25,0 72,7 21,1 Tab. 77 - Servizi sociali che andrebbero sviluppati in base al sesso (val.%) maschio Cultura, sport, ricreazione Sanità Assistenza sociale Assistenza economica Informazione e consulenza Addestramento, avviamento professionale e (re)inserimento lavorativo Servizi di accoglienza Altro Sesso femmina 62,2 94,5 90,7 78,0 81,7 75,9 68,4 96,8 90,0 80,4 80,9 78,4 65,4 95,6 90,4 79,2 81,3 77,2 70,8 17,1 74,4 24,7 72,7 21,1 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Totale Tab. 78 - Previsioni sulle modalità di gestione ed erogazione dei servizi sociali nel prossimo futuro, in base alla condizione professionale (val.%) Un sistema di offerta Casalinga 87,5 76,1 10,1 13,9 82,6 8,7 8,7 52,0 37,8 10,2 100,0 12,5 53,8 39,7 6,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 sociali uguale per tutti 12,5 32,4 22,9 56,3 56,0 20,0 31,8 personalizzato 87,5 67,6 77,1 43,8 44,0 80,0 68,2 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 pubblica/privata solo pubblica solo privata Totale Un insieme sempre più di servizi Condizione professionale Occupato Disoccupato Pensionato/a Studente Totale Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Altro Totale 65,7 22,9 11,4 100 Tab. 79 - Previsioni sulle modalità di gestione ed erogazione dei servizi sociali nel prossimo futuro, in base al sesso (val.%) maschio Un sistema si offerta pubblica/privata solo pubblica solo privata Totale Un insieme di servizi sociali sempre più uguale per tutti personalizzato Totale Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 Sesso femmina Totale 67,3 22,4 10,2 64,3 23,5 12,2 65,7 22,9 11,4 100,0 100,0 100,0 33,8 66,2 29,9 70,1 31,8 68,2 100,0 100,0 100,0 Tab. 80 - Dati strutturali (val. %) Sesso Maschio Femmina 50,3 49,7 Età fino a 30 anni da 31 a 40 anni da 41 a 50 anni da 51 a 60 anni da 61 a 70 anni oltre 70 anni 12,3 19,9 18,6 16,5 18,9 13,9 Stato civile celibe o nubile coniugato/a o convivente stabile Separato/a o divorziato/a vedovo/a 25,0 52,6 8,2 14,2 Numero di figli 1 2 Più di 2 33,0 45,5 21,5 Totale 100,0 Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 (segue) Cittadinanza Italiana Altro 96,3 3,7 Livello di istruzione Nessun titolo-Elementare Medio inferiore Diploma di scuola superiore Laurea 15,6 22,7 40,8 20,8 Condizione professionale Studente Casalinga Occupato Disoccupato Pensionato/a Altro 2,2 16,4 48,3 5,1 26,8 1,1 Occupati per specifica dell'occupazione autonomo dipendente 32,6 67,4 Livello di reddito Nullo Inferiore a 15 milioni di lire tra 15 e 50 milioni di lire tra 51 e 80 milioni di lire oltre 80 milioni di lire Totale Fonte: indagine Censis – Elabora, 2002 11,8 24,8 49,4 9,0 5,0 100,0