Gruppo Aziendale UILCOM-UIL
Rai – Rai Way Milano
http://www.gauraimilano.it/
http://www.facebook.com/GAURAIMILANO
Info Rai – TV N°206 del 26 gennaio 2013
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UN ANNO DI RAI, UN ANNO DI SUCCESSI
Canone Rai? No, canone per la Tv (Mediaset compresa)
Interferenze Lte-Tv: falsa partenza per lo sportello Help
Canone televisivo
Pensioni baby, ancora 531mila nel 2011. Costano il doppio di tutta la Casta
Meno Tv, più tablet e computer
Agcom, sanzioni in arrivo a Tg4, Studio Aperto e TgLa7 per mancato
equilibrio
8. Cdr del TgLa7: ''Inspiegabile l'accelerazione di Telecom per la cessione
della tv''
9. Rai, tutti ai blocchi di partenza
10.Costo della vita in Germania: Italiano adesso parli ancora? Video su
Youtube
11."Internet è un diritto, perderne l'uso è come perdere l'uso della propria
auto"
12.Tassa rifiuti, come risparmiare
UN ANNO DI RAI, UN ANNO DI SUCCESSI
http://www.ufficiostampa.rai.it/comunicati_aziendali/20130123/un_anno_di
_rai__un_anno_di_successi.html
Un anno di Rai, l’opuscolo realizzato dalla Direzione Marketing, propone uno spaccato e
una sintesi dell’offerta radiotelevisiva del servizio pubblico. Un’offerta sempre più ampia
e variegata che spazia dall’informazione alla fiction, dai programmi per bambini e
ragazzi allo sport, dai grandi film all’intrattenimento, dai programmi di servizio e
religiosi alle trasmissioni culturali e scientifiche, fino alla programmazione di carattere
istituzionale e sociale.
Un impegno che la Rai onora con i propri abbonati attraverso i 14 canali televisivi in
chiaro, televideo, il portale web e le reti radiofoniche.
Ma la Rai è anche proiettata verso le nuove forme di offerta multimediale, con grande
successo, come testimoniano le cifre sulle app scaricate, i milioni di podcast radiofonici
e il grande seguito sui social network.
Senza dimenticare l’attività di Rai Cinema, volta a rafforzare l’industria cinematografica
italiana, e la sua divisione (01 Distribution) dedicata alla distribuzione, che nel corso del
2012 ha distribuito 24 film di cui 11 produzioni italiane.
Altro grande patrimonio del servizio pubblico è la direzione Rai Teche che ha in catalogo
quasi 1 milione 300 mila ore di programmi televisivi, circa 1 milione 500 mila
radiofonici, 45 mila foto.
Un anno, dunque, di successi che vedono Rai sempre in testa nelle scelte del pubblico.
http://www.ufficiostampa.rai.it/allegati/2012%20UN%20ANNO%20DI%20RAI.PDF
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Canone Rai? No, canone per la Tv (Mediaset compresa)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/20/canone-rai-no-canone-per-tvmediaset-compresa/475121/
di Beppe Lopez
La Rai non dimentica ogni giorno, più volte al giorno, di ricordarci di pagare
l’abbonamento Rai entro il 31 gennaio. 113,50 euro per 14 canali in chiaro, 24 ore su
24, “la maggior offerta gratuita d’Europa”. In effetti, 0,31 centesimi al giorno. Eppure,
la “tassa più odiata dagli italiani”. Una ragione ci sarà, anzi forse più di una, anche in
contrasto fra di esse, ma prevale quella che induce o comunque consente al 41% delle
famiglie italiane di negare ‘alla Rai’ quei 31 centesimi al giorno. Una percentuale di
evasione – l’86% in Campania, Calabria e Sicilia, e, per quello che riguarda le imprese,
il 97% – che si concretizza nel mancato pagamento e per la Rai in un mancato introito
di ben 550 milioni di euro l’anno.
Questa diffusa renitenza è consentita dalla mancanza di un automatismo che preveda
controlli e sanzioni immediate per gli evasori. E’ giustificata spesso dalla mancanza di
disponibilità economica. E’ dovuta perlopiù a una inveterata e difatti diffusissima
attrazione per l’evasione fiscale. Probabilmente soddisfa anche, confusamente, un
esteso risentimento nei confronti della politica e/o dello Stato. Per tutte queste cose
messe insieme, il fenomeno appare comprensibile e, per alcuni, persino giustificabile.
Ma se ci si negasse all’esborso di 31 centesimi al giorno per ‘punire’ la Rai, questo
atteggiamento risulterebbe immotivato e sostanzialmente improduttivo, se non dannoso
per gli stessi evasori.
Primo, perché – fermi restando gli attuali e spesso deprecati livelli di
efficienza/inefficienza del
servizio pubblico –
il mancato introito riduce
proporzionalmente qualità e quantità dei programmi.
Secondo, perché comunque si tratta di mancato introito per un pezzo di ‘pubblico’ che
collettivamente è sostenuto.
Terzo, perché si determina un’odiosa ingiustizia fra chi paga e chi non paga.
Quarto, perché in realtà quello che la stessa Rai chiama impropriamente e
autolesionisticamente ‘canone Rai’ è – come più correttamente si legge nella lettera
inviata in questi giorni dall’Agenzia delle Entrate alla gran parte delle famiglie italiane –
‘abbonamento alla televisione’ o ‘abbonamento TV’. E quei 31 centesimi al giorno non
garantiscono solo il legittimo godimento dei 14 canali Rai: vanno infatti pagati da “tutti
che loro che detengano un apparecchio atto o adattabile alla ricezione delle trasmissioni
radiotelevisive”. E in particolare di tutte le trasmissioni televisive ‘in chiaro’, comprese
quelle di Mediaset e La7.
Proprio così. E non si tratta solo di un escamotage verbale per togliere pretesti
all’evasore o per addolcire la pillola della ‘tassa Rai’. Il ricavato del canone va sì, in
effetti, alla Rai ma solo in base a una ripartizione del monte-risorse complessive del
settore – determinata dalle normative ad personam, a cominciare dalla Gasparri – che
consente a Mediaset di incassare tutta la pubblicità che vuole e può, e alla Rai appunto
di incassare il canone e, con un tetto, la pubblicità. In sostanza, il canone va così al
‘sistema’ e, indirettamente, anche agli altri soggetti del sistema, a cominciare da
Mediaset, che non a caso ha sempre registrato ricavi (con la pubblicità)
complessivamente equivalenti quando più alti di quelli complessivi della Rai (canone più
pubblicità). Anche nel 2012 Mediaset si è così accaparrato il 63% dell’intero mercato
pubblicitario televisivo, vale a dire miliardi 2,048 e la Rai solo il 21%, vale a dire 680
milioni. Situazione che prevede, appunto, che ad essa vada in compenso il miliardo e
mezzo annuale del canone.
Con tutto questo non si vuol dire che il canone sia bello e giusto. O che la Rai sia il
migliore dei servizi pubblici radiotelevisivi. Ma più semplicemente, perché si sappia e si
tenga presente, che con quel canone non paghiamo solo per la ricezione dei programmi
Rai ma ci abboniamo ‘alla televisione’ nel suo complesso, e che di esso ha beneficiato in
tutti questi anni e continua a beneficiare di fatto la Tv di Berlusconi.
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Interferenze Lte-Tv: falsa partenza per lo sportello Help
http://www.corrierecomunicazioni.it/tlc/19215_interferenze-lte-tv-falsapartenza-per-lo-sportello-help.htm
di Paolo Anastasio
Falsa partenza sul nodo interferenze. Giocando vistosamente d'anticipo il ministero
dello Sviluppo economico e la Fondazione Bordoni attivano lo sportello online Help
Interferenze (www.helpinterferenze.it): ma al netto di qualunque regola o decisione
concreta in vista del caos che rischia di abbattersi sulle Tv degli italiani. Con la
prossima accensione delle reti mobili superveloci 4G sulle frequenze degli 800Mhz
(appena rilasciate dalle Tv locali) si prevede infatti una "sovrapposizione" di segnali
fra gli smartphone e il digitale terrestre con consueguente accecamento delle
trasmissioni tv: rischio ampiamente pianificato e risolto in altre parti d'Europa, ma in
Italia lontano dalla soluzione. Ancora nessun sostanziale accordo fra gli operatori di
Tlc è infatti stato raggiunto. E nessun regolamento è stato scritto. Secondo il decreto
Crescita 2.0, che contiene la norma che riguarda la costituzione di un fondo delle
telco, approvato il 13 dicembre, il regolamento dovrà essere emenato entro metà
febbraio.
Peccato però che il sito Help Interferferenze, che il Mise ha affidato alla Fub, abbia
messo già online le regole dettagliate che i cittadini dovranno seguire per segnalare i
disturbi al segnale tv. “In caso di disturbi, nella ricezione di uno o più canali o di
oscuramento totale della tv - si legge nella home page - l'utente privato o
l’amministratore del condominio può registrarsi al sito attraverso l’apposito web form
e inviare una segnalazione con la richiesta d’intervento. In presenza dei requisiti
tecnici e amministrativi richiesti per l’accesso al servizio, sarà inviato senza alcun
costo per il cittadino un antennista che effettuerà l’intervento di ripristino della
corretta ricezione dei segnali televisivi presso l’indirizzo segnalato dal richiedente”. E
ancora inattivo, del resto, è il call center che sarà gestito dalla Fub.
Secondo quanto previsto dal Decreto Crescita 2.0, l’installazione dei filtri anti
interferenza sarà finanziato dagli operatori tramite un apposito fondo. Il contributo di
ciascun operatore sarà proporzionale al disturbo arrecato. Il rischio di interferenze è
concreto, come confermano le stime della Fondazione Ugo Bordoni (Fub), braccio
operativo del Mise in tema di spettro radio, che stima in 700mila le abitazioni a rischio
interferenza sul territorio. L’accensione dei ripetitori Lte a 800 Mhz da parte degli
operatori è prevista in maniera graduale entro giugno.
Sulle interferenze oggi si registra il caso canone Rai. Il sito Help Interferenze prevede
che l'installazione gratuita dei filtri anti-interferenze sia riservata ai cittadini in regola
con il canone Rai. Ma l’Adiconsum ha chiesto al ministero dello Sviluppo economico di
cambiare questa posizione, giudicata "illegittima e iniqua": l'associazione chiede una
pronta modifica dei termini di intervento anti-interferenze.
"Se le indicazioni fornite dalla Fondazione Bordoni saranno accolte - dice Pietro
Giordano, segretario generale Adiconsum – si commetterebbe un grave errore ed
un'iniquità. Il canone Rai, infatti, ha natura tributaria e non ha nulla a che vedere con
la fornitura del servizio pubblico essenziale come è la televisione".
"Non è possibile mischiare il diritto dei consumatori di accedere ad un servizio
pubblico essenziale (vedi art.1 L. 103/75) – continua Giordano - con il dovere di
pagare la tassa di possesso della tv (c.d. canone Rai). Il diritto va garantito e, ove si
rilevi che il canone non è stato pagato, lo Stato ha gli strumenti per richiedere il
pagamento dello stesso". "La problematica delle interferenze, in fin dei conti –
prosegue Giordano - riguarda un danno subito da un privato, per l’attività posta in
essere da un altro privato (cioè colui che utilizza la tecnologia Lte). Nulla esclude
dunque che il privato consumatore possa azionare delle cause civili volte ad ottenere
un risarcimento del danno subito".
"Adiconsum – conclude Giordano – chiede al Ministero dello Sviluppo Economico, che
coordina il tavolo tecnico sulla Lte, di intervenire immediatamente garantendo
l'applicazione gratuita dei filtri a tutti i cittadini che segnaleranno le interferenze,
indipendentemente dal canone televisivo".
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Canone televisivo
http://it.wikipedia.org/wiki/Canone_televisivo
Il canone televisivo è un tributo richiesto per finanziare la radiodiffusione pubblica nei
vari paesi, permettendo così la trasmissione di programmi con poca o nessuna
pubblicità.
Tra i Paesi che hanno abolito il canone/imposta ci sono Olanda, Ungheria, Bulgaria,
Spagna, Belgio fiammingo, Lussemburgo, Portogallo, Lituania, Lettonia, Polonia,
Estonia, Bielorussia, Ucraina, Moldavia, Russia e Turchia. Si paga invece il canone, ma
non c'è pubblicità commerciale, in Francia, Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia.
Albania €5,81
Austria €335,14
Belgio €172,39
Bosnia ed Erzegovina €36,00
Croazia €137,00
Repubblica Ceca €65,94
Danimarca €303,35
Finlandia €253,80
Francia €121,00
Germania €204,36
Grecia €51,60
Islanda €213,50
Irlanda €160,00
Italia €113,50
Repubblica di Macedonia €25,99
Malta €34,40
Montenegro €42,00
Norvegia
€315,57
Polonia €52,57
Romania €11,27
Slovacchia €42,00
Slovenia €132,00
Serbia €56,50
Svezia €232,47
Svizzera €360,65
Regno Unito €185.11
Pensioni baby, ancora 531mila nel 2011. Costano il doppio di tutta la Casta
http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/alessandro-camilliopinioni/pensioni-baby-casta-1457568/
ROMA – Paura sempre più diffusa di non andarci prima dei 70 anni, problema esodati
che Bersani rinfaccia a Monti. E’ questa la carne viva del tema pensioni. Però c’è una
storia dimenticata ma viva: è la storia delle baby pensioni. Quei 531mila trattamenti
pensionistici pagati, ancora nel 2011, a chi con una legge del 1973, ha potuto lasciare
il lavoro con appena 19 anni e mezzo di contributi o anche meno se erano “donne con
prole”. Mezzo milione e passa di baby pensionati che costano la bellezza di 9,5
miliardi di euro l’anno, esattamente il doppio di quanto costa agli italiani, tutta
insieme, la tanto vituperata casta. Già, perché i 180mila politici grandi, medi, piccoli e
piccolissimi si mangiano 4/5 miliardi di euro per esistere, stipendi, palazzi, vitalizi,
benefit, autisti e tutto il resto compresi, compresi anche i Batman.
La questione delle baby pensioni, su cui torna il direttore de La Stampa Mario
Calabresi rispondendo ai lettori del suo quotidiano, è un problema antico, vecchio di
ben 40 anni. Correva infatti l’anno 1973 quando, il 29 dicembre, entrò in vigore il
decreto che prevedeva la possibilità per i dipendenti del settore pubblico di andare in
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pensione con 14 anni sei mesi e un giorno per le donne con prole, 19 anni sei mesi e
un giorno per gli uomini, e 24 anni sei mesi e un giorno per i dipendenti degli enti
locali. Decreto voluto e licenziato dall’allora governo composto da Dc, Psi, Psdi, Pri.
Voluto fondamentalmente per conquistare un bacino di voti, i destinatari delle baby
pensioni appunto e le loro famiglie, e varata con una mentalità a dir poco
scarsamente lungimirante.
Decreto che a quasi mezzo secolo dall’introduzione ha fatto pagare allo Stato, al
primo gennaio del 2011, poco più di 531mila pensioni a persone ritiratesi dal lavoro
prima dei 50 anni di età, spesso molto prima. Baby e fortunati pensionati residenti
principalmente al Nord che costano complessivamente 9 miliardi e mezzo l’anno. Due
i miliardi che sborsa l’Inps per le sue 107.000 baby pensioni e 7 e mezzo i miliardi
pagati invece dall’Inpdap, l’istituto previdenziale dei dipendenti pubblici, per le sue
425.000.
Decreto che concesse ai fortunati destinatari circa 16 anni in più di pensione rispetto
ai pensionati medi, dato che tradotto in valori del 2010 significa un costo in più per le
casse pubbliche di 148,6 miliardi di euro rispetto a quanto si sarebbe versato se ci
fossero stati solo ‘normali’ trattamenti pensionistici da saldare. Un mare di denaro
pubblico speso per mantenere, in media, i baby pensionati per 41 anni dopo la fine
della loro esperienza lavorativa.
La Stampa cita una tabella elaborata dall’ufficio studi di Confartigianato che mostra
come quasi 17.000 di queste baby pensioni riguardino persone che hanno lasciato il
lavoro a soli 35 anni di età. E considerando poi che l’età media di vita stimata è salita
a 85,1 anni, si tratta di persone che resteranno per oltre 50 anni in pensione. Cioè
cittadini che hanno riscosso e riscuoteranno in assegni pensionistici il triplo di quanto
hanno versato in contributi. Un sistema in maniera autoevidente assolutamente
insostenibile.
Tutto questo, come detto, per un costo di nove miliardi e mezzo l’anno, una cifra pari
al 4/5% del totale della spesa pensionistica, e una cifra che è all’incirca il doppio di
quanto ogni anno la casta tutta, dal primo onorevole all’ultimo consigliere
circoscrizionale, ci costa.
Non rappresentano è vero i baby pensionati l’unico problema del nostro sistema
pensionistico, e comunque non sono loro i responsabili di quella follia che divenne
decreto. I baby pensionati sono i fortunati che hanno potuto beneficare di una scelta
sconsiderata della politica. Una scelta fatta per guadagnar consenso ma fatta sulla
pelle delle generazioni future. Il costo di queste pensioni è infatti a carico dei
lavoratori che le devono mantenere, con i loro contributi. Quei lavoratori di oggi che
per andare in pensione dovranno attendere di essere senior.
Meno Tv, più tablet e computer
http://bigben.corriere.it/2013/01/24/meno-tv-piu-tablet-e-computer/
Dopo la carta stampata toccherà alla Tv?
Una indagine svolta dalla società ”Broadband choiches” ci regala numeri e tendenze
interessanti. Un cittadino britannico su tre ha abbandonato il piccolo schermo a
favore o del tablet o dello smart-phone o dell’e-reader o del computer per guardare
un programma televisivo. E un altro 30 per cento è pronto a farlo.
La ricerca segnala che già un quarto della popolazione (specie i giovani) ha rottamato
il telecomando per spostarsi su tecnologie diverse.
Scelta confermata da un
sondaggio della Ofcom (l’autorità di controllo sulle comunicazioni) secondo cui negli
ultimi anni il tempo dedicato alla visione di programmi in tv, specie nella fascia d’età
fra i 25 e i 34 anni, è sensibilmente calato. La passività in poltrona piace sempre
meno. Attraggono la possibilità di interagire e la possibilità di partecipare, di
commentare subito e in prima persona.
Le previsioni degli esperti dicono che nel 2016 ci sarà il sorpasso: meno televisioni,
più tablet e più computer. Forse scontato ma i tempi della rivoluzione (di costumi e di
comunicazione) accelerano.
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Agcom, sanzioni in arrivo a Tg4, Studio Aperto e TgLa7 per mancato
equilibrio
http://www.digital-sat.it/ds-news.php?id=32341
Inserito da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: Ansa
Dopo i richiami, arrivano le prime sanzioni dell'Agcom per violazione della par condicio
in campagna elettorale. Il Consiglio dell'Autorità ha deciso di sanzionare il Tg4, Studio
Aperto e TgLa7 per il mancato riequilibrio delle presenze delle forze politiche, dopo gli
ordini inviati la scorsa settimana.
A favore il presidente Marcello Cardani e i commissari Maurizio Decina e Francesco
Posteraro, contrari i commissari Antonio Preto e Antonio Martusciello.
«Non condividiamo i provvedimenti sanzionatori, fondati sul criterio delle sole edizioni
principali dei telegiornali - hanno spiegato i due membri indicati dal Pdl -. Un
eccessivo irrigidimento dei criteri di valutazione comporta il rischio di una limitazione
dell'autonomia editoriale delle testate».
Il consiglio ha comminato una sanzione di 60 mila euro nei confronti del Tg4 e di 40
mila euro nei confronti di Studio Aperto.
La scorsa settimana l'Autorità aveva rilevato nelle edizioni principali dei due tg
l'eccessiva presenza del Pdl rispetto a tutti gli altri soggetti politici. Sanzione di 100
mila euro per i Tg di Ti Media, nei confronti dei quali è stata evidenziata una
sovraesposizione di Mario Monti, Movimento 5 Stelle, Rivoluzione civile ed una scarsa
presenza di Pdl e Pd. Emanati, inoltre, nuovi ordini di riequilibrio che, in caso di
mancata ottemperanza, potrebbero portare la prossima settimana a nuove sanzioni.
Riguardano ancora una volta i Tg di TI Media, compreso il TgLa7, per il poco spazio
concesso ai piccoli partiti e all'Udc in particolare, il Tg3, per la scarsa presenza del
Pdl, e SkyTg24 per una sovraesposizione del Movimento 5 Stelle e una
sottorappresentazione di Idv, Fli e Udc.
«Il nostro tg è stato sanzionato dall'Agcom per aver dato troppo spazio a Grillo, a
Rivoluzione Civile di Ingroia, a Monti e troppo poco a Pd e Pdl. Felix culpa. Come
farmacisti siamo scarsi - ha commentato il direttore del TgLa7, Enrico Mentana -.
Pensiamo di non dover prendere lezione nè dai partiti politici, nè dall'Agcom, con tutto
il rispetto, su come trattare le notizie. Se un politico si butta dalla finestra non
possiamo far buttare tutti gli altri dalla finestra per par condicio».
«Attendo di leggere le motivazioni dell'Agcom, ma avendo davanti i numeri dei tg ho
la coscienza a posto. Lo escludo nel modo più assoluto, abbiamo cercato di
ottemperare a quanto richiesto. Da quanto è arrivato l'ordine, tutte le edizioni
principali del Tg4 vedono una predominanza del Pd sul Pdl, con una punta nelle
edizioni delle 14 che vedono il Pd al 42,7% contro il 26,9% del Pdl. Per quanto
riguarda Studio Aperto, dal momento in cui l'Autorità ha inviato l'ordine, nell'edizione
delle 12.25 il Pd è al 32% contro il 34% del Pdl, ma alle 18.30 il Pd sfiora il 50%
contro il Pdl che non arriva al 10%. Tutti gli altri soggetti politici sono stati
ampiamente rappresentatiCredo che i nostri numeri siano in perfetta regola - afferma
il direttore di Tg4 e Studio Aperto, Giovanni Toti -. Sono convinto che questa
autorithy, data anche la situazione generale del panorama informativo, molto più
equilibrato e polifonico rispetto al passato, stia interpretando la legge su par condicio
in modo francamente molto discutibile. Emana ingiunzioni e ordinanze talmente
puntigliose e stringenti da risultare quasi ottuse e da ledere anche la libertà delle
redazioni di fare scelte editoriali. Si applica la par condicio in modo tanto rigido da
rendere la legge quasi incostituzionale, perchè viola l'articolo 21 della Carta».
«Respingiamo le sanzioni ingiustificate dell'Agcom a Mediaset in tema di par condicio
e annunciamo immediato ricorso». Lo dice Gina Nieri, consigliere d'amministrazione di
Mediaset. «i dati su cui si basano le sanzioni dell'Autorità dimostrano, al contrario, il
rispetto dell'equilibrio nell'informazione politica dettato dalle norme di riferimento».
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«Ancora nel 2010, in occasione delle elezioni regionali - ricorda Nieri - il giudice
amministrativo aveva confermato la pronuncia della Corte costituzionale che ribadiva
la correttezza della distinzione normativa tra 'comunicazione politica' ovvero gli spazi
cronometrati riservati ai partiti e l0informazione politica', esercitata nei tg e nei
programmi di approfondimento. In quest'ultimo caso - spiega ancora il consigliere non è concepibile distinguere tra singole edizioni dei telegiornali, ha molto più valore
l'equilibrio informativo complessivo. Entrare nel merito di ogni singola edizione è
indebito, non è previsto da alcuna norma e lede la libertà editoriale delle redazioni»
Cdr del TgLa7: ''Inspiegabile l'accelerazione di Telecom per la cessione della
tv''
http://www.digital-sat.it/ds-news.php?id=32350
Inserito da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: Ansa
«A La7 va in onda un film già visto: come è già accaduto in passato, proprio quando,
a suon di ascolti, dimostra di poter essere un'alternativa al duopolio l'emittente rischia
il ridimensionamento». Lo scrive il Comitato di redazione de La7 in una nota.
«A poche settimane dal voto politico Telecom accelera sulla cessione della sua tv,
separata tra l'altro dalle frequenze concesse dallo Stato proprio per l'attività televisiva
e che invece - continua la rappresentanza sindacale - rimarrebbero al gruppo
telefonico. Tempistica e modalità della cessione appaiono difficilmente spiegabili con
logiche industriali e finanziarie e mettono a rischio, con il futuro stesso dell'emittente,
anche il già debole pluralismo dell'informazione televisiva.
Dopo la stagione delle spese folli per i programmi acquistati esternamente senza
adeguati ritorni di ascolto l'unica certezza per La7 sono i risultati, in termini di
audience, credibilità e raccolta pubblicitaria dell'informazione prodotta dai giornalisti
della tv, a cui il direttore Enrico Mentana - conclude il Cdr - ha annunciato nuovi spazi
in palinsesto».
Rai, tutti ai blocchi di partenza
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/rai-tutti-ai-blocchi-dipartenza/2199020/8
di Denise Pardo
Grandi posizionamenti, riposizionamenti e ambizioni dei giornalisti di Stato in vista
delle elezioni. E quasi tutti si scoprono fan dell'area Pd-Udc-Agenda Monti(25 gennaio
2013)La sede RaiAnche il sistema Rai si assesta e si prepara al grande (forse)
cambiamento post elettorale, magari sarà invece solo un rimescolamento o per chi è
montiano un rassemblement (la erre va arrotata il più possibile, se no desistere).
Zoom sul Tg1, allora, detto l'ammiraglia dell'informazione Rai, un tempo lo fu,
soprattutto per gli ascolti, ora a volte sì a volte proprio no.
Laboratorio Tg1
Il bravo quirinalista Andrea Montanari ha lasciato la postazione dell'ermo Colle causa
promozione a vice direttore della testata diretta da poco più di un mese da Mario
Orfeo. Montanari, piuttosto ben visto dai maggiorenti Pd, favoriti nella vittoria
elettorale, adesso lavora vis a vis con Orfeo, stimato direttore gradito a tutti, anche
all'Udc. Prima prova tecnica della collaborazione Pd-Udc-Agenda Monti nella Rai che
come al solito precorre tempi e scenari della politica. Da monitorare.
Colle vacante
Ora il seggio del quirinalista è vacante. E a rotazione tocca ai valenti colleghi della
redazione politica coprire le notizie che arrivano dal Quirinale. Al momento non si
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prevede la nomina del successore di Montanari anche se in Rai tutto può succedere.
Ma ?è molto probabile che si aspetterà che si risolva l'arcano del toto-capo dello
Stato. ?I Rai watchers escludono la designazione senza che il nuovo inquilino si sia
insediato al Colle. Infatti non si contano quelli che si scoprono amici di Prodi, ma
anche di Amato, ma anche di Casini e di tutti i papabili.
Agenda Gubitosi
Al settimo piano di viale Mazzini raccontano come ogni volta che il direttore generale
Luigi Gubitosi propone di sanare qualche stramberia Rai con circolari o delibere venga
avvertito che la regola esiste già. E' successo pure quando ha deciso di vietare i doppi
incarichi rendendo obbligatoria la scelta tra ruolo di responsabilità e conduzione.
Nessun problema, gli è stato detto, il veto esiste già. Ovvio, in Italia c'è un'unica
legge inviolabile: le leggi esistono, ma guai ad applicarle.
Video o non video?
Così il vice direttore Susanna Petruni insignita, ma secondo lei è una vera maldicenza,
della medaglia del cavalierato della Farfallina (non nel senso del marchio Rai, ma del
lepidottero più amato da Berlusconi generoso nel regalarla a forma di monile),
avrebbe deciso di lasciare la conduzione e dedicarsi alle edizioni del mattino di cui è
responsabile. Francesco Giorgino invece non molla mica la sculturea postazione da
mezzobusto ben più incantevole dell'oscuro ruolo di capo redattore del politico.
Lista aperta
Sono stati confermati i vice direttori Gennaro Sangiuliano (ex An lato Fini, ora Pdl lato
Maurizio Gasparri), Fabrizio Ferragni (ex Pdl, ex Margherita, ex Pdl, ora filo Andrea
Riccardi) e reintegrato il vice direttore Raffaele Genah, giro sinistra, vincitore di un
processo per essere stato esautorato dall'allora direttore Augusto Minzolini. C'è
subbuglio per l'agenda Orfeo ?in via di definizione. Si capirà, la lista ?è ancora aperta.
Riserva Rai
Si diceva Minzolini. L'ex direttore di quel Tg1 secondo il quale Berlusconi era stato
assolto e non prescritto si candida per il Pdl al Senato. Perfino imputato di peculato
per l'uso della carta di credito Rai, il direttorissimo - innalzato al superlativo dal
Cavaliere, ?si pensa, per il super lavoro svolto per la causa (anche nel senso dei
processi) - non è proprio un'autorità morale del paese. Dopo "Porta a Porta" definita
la "Terza camera", ora ecco il Tg1 riserva della Repubblica (quella di Silvio, però).
Costo della vita in Germania: Italiano adesso parli ancora? Video su Youtube
http://urbanpost.it/costo-della-vita-in-germania-italiano-adesso-parliancora-il-video-su-youtube
Quanto costa la vita in Germania? E’ vero che gli stipendi sono più alti dell’Italia
perché anche i prezzi sono più alti? Ecco il video contro tutti i luoghi comuni che sta
spopolando su Youtube
Ecco, nel video che segue, come un italiano illustra nel dettaglio i prezzi medi di un
supermercato in Germania. Smentendo clamorosamente tutti i luoghi comuni
sull’argomento.
Video amatoriale, realizzato evidentemente da un nostro connazionale in vacanza in
terra tedesco, con il chiaro intento di smontare quanto ci viene continuamente detto
in televisione per giustificare il divario dei salari tra i due Paesi.
L’autore del video, che si lascia andare anche a qualche parolaccia, ce l’ha
chiaramente con chi, ormai puntualmente da anni, continua con la tesi secondo cui il
costo della vita è molto più in alto che in Italia.
Ecco, nel video che segue, perché si tratta di una leggenda metropolitana…:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=K67msgbqjv0
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"Internet è un diritto, perderne l'uso è come perdere l'uso della propria
auto"
http://www.lastampa.it/2013/01/25/blogs/web-notes/internet-e-undiritto-perderne-l-uso-e-come-perdere-l-uso-della-propria-autoylwGPiAeLSnPsFXnujKSsN/pagina.html
Anche la Germania ha decretato che i consumatori hanno il diritto a essere risarciti
quando la loro connessione Internet viene interrotta.
Un giudice della corte di giustizia federale tedesca di Karlsruhe ha sentenziato ieri che
Internet è una parte essenziale della vita.
La sentenza è arrivata in risposta a un cittadino che ha fatto causa al suo fornitore
Internet perchè la sua connessione è stata interrotta per due mesi tra la fine del 2008
e l'inizio del 2009.
Secondo il giudice, il valore di Internet è come quello di un'auto: "Internet ha un ruolo
molto importante oggi e influisce sulla vita privata di un individuo in maniera decisiva,
perderne l'uso è paragonabile alla perdita dell'uso della propria auto".
Verdetti simili sono già state emesse da tribunali in Francia (nel 2009 l'accesso a
Internet è stato decretato "un diritto umano", bocciando la controversa legge antipirateria "Hadopi" che toglieva la connessione a chi scaricava contenuti protetti da
copyright) e in Finlandia (subito dopo, quando il ministero dei trasporti e delle
telecomunicazioni ha annunciato il piano di fornire a tutti i cittadini 100Mb di
connessione a banda larga entro il 2015, perchè "un diritto legale"): adesso ci è
arrivata la Germania.
A quando l'Italia?
Tassa rifiuti, come risparmiare
http://news.supermoney.eu/economia/2013/01/tassa-rifiuti-comerisparmiare-007811.html/
24-01-2013 • Fabio Gallo
Ci sono delle normative chiare e semplici per poter risparmiare sulla tassa dei rifiuti.
Eccole elencate.
Vi elenchiamo di seguito le normative standard a cui i comuni, solitamente, fanno
riferimento per le disposizioni di pagamento della tassa dei rifiuti:
Non sono soggetti alla tassa:
I locali ed aree ove, per natura o per il particolare uso cui sono stabilmente destinati,
non possono prodursi rifiuti. A titolo esemplificativo si riportano le seguenti esclusioni:
atri, scale, cortili, portici, balconi e terrazze scoperte di pertinenza delle abitazioni;
centrali termiche, cabine elettriche, ascensori, celle frigorifere, silos e simili, ove non
si abbia di regola, presenza umana; impianti sportivi, limitatamente ai locali ed aree
destinati ad attività sportiva; locali destinati al culto religioso; aree scoperte non
operative delle utenze non domestiche, ad esempio, gli spazi delle aree di parcheggio
e dei distributori di carburanti.
I locali ed aree che risultano in condizioni di non utilizzabilità. Rientrano in tale
esclusione: le unità immobiliari prive di mobili e suppellettili e di utenze (acqua-luce-
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gas); gli immobili danneggiati, non agibili, o in fase di restauro, risanamento
conservativo o ristrutturazione edilizia;
Per alcune categorie di attività si applica all'intera superficie una riduzione in
percentuale: tipografie 40%; falegnamerie 20%; autocarrozzerie 60%; autofficine per
riparazione veicoli 50%; autofficine di elettrauto 30%; distributori di carburante 30%;
lavanderie e tintorie 40%; verniciatura-galvano-tecnici-fonderie 50%; officine di
carpenteria metallica 40%; ambulatori medici e dentistici 40%; caseifici 60%;
pasticcerie 20%; rosticcerie, friggitorie, pizzerie, ristorazione 10%
Gli occupanti o detentori degli insediamenti, situati fuori dell'area di raccolta, sono
tenuti a conferire i rifiuti urbani interni ed assimilati nei contenitori viciniori.
In tale ipotesi la tassa è dovuta:
in misura pari al 40% della tariffa, se la distanza dal più vicino contenitore rientrante
nella zona perimetrale o di fatto servita, non supera 800 mt.;
in misura pari al 30% della tariffa, se la suddetta distanza supera mt.800 e fino a mt.
1.000;
in misura pari al 20% della tariffa per distanze superiori a mt. 1.000;
Nel caso in cui il servizio, sebbene istituito ed attivato, non venga svolto o venga
svolto in grave violazione di quanto stabilito nel Regolamento del Servizio di Nettezza
Urbana (in merito alla distanza, capacità dei contenitori ed alla frequenza della
raccolta), la tassa è dovuta nella misura pari al 40% della tariffa.
La tariffa unitaria inoltre è ridotta nella misura indicata nel caso di:
Abitazioni occupate da un unico soggetto.
Abitazioni tenute a disposizione per uso stagionale od altro uso limitato e discontinuo.
Locali, diversi dalle abitazioni, ed aree scoperte, adibiti ad uso stagionale o ad uso non
continuativo ma ricorrente.
Utenti che abbiano a disposizione abitazioni per uso stagionale od altro uso limitato e
discontinuo.
Agricoltori occupanti la parte abitativa di costruzione rurale,
Alle categorie sottoelencate è concesso, nell'ambito degli interventi assistenziali, un
contributo per il pagamento della tassa:
Contribuenti che occupano abitazioni di tipo ultra popolare;
Per le abitazioni occupate da contribuenti titolari di pensione minima di vecchiaia o di
altra pensione (secondo limitazioni di legge);
Contribuenti nel cui nucleo familiare sia compreso e convivente (non ricoverato) un
cieco assoluto, un sordomuto, un invalido civile o del lavoro al 100% con
accompagnamento, un invalido di guerra titolare di pensione di 1-2-3 categoria;
Occupanti, che siano produttori e lavoratori agricoli, fabbricati rurali, adibiti ad
abitazione, siti in zone agricole 100%.
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1 Info Rai – TV N°206 del 26 gennaio 2013