• Se è possibile che esistano altre motivazioni ad
agire, come questo incide sull’approccio standard
alla scienza economica?
(Zamagni 2006)
• In altre parole, la domanda chiave cui l’economia
neoclassica (ossia l’economia che “esclude” altre
ragioni ad agire che non siano la max del proprio
benessere) deve rispondere è:
questa interpretazione dà una visione accettabile
del comportamento delle persone, per lo meno in
ambito economico?
Ossia che esistano anche altre motivazioni ad agire
sembra palese, e dunque si sa che si sta spiegando
una limitata parte della storia
il punto è di capire cosa accade se non le si prende in
considerazione anche in relazione a quella parte.
Significa solo “trascurare” una parte di realtà (che ad
esempio può essere approfondita da altre discipline
come sociologia, filosofia ecc.) o significa dare una
interpretazione distorta anche del ristretto campo
economico?
“Il corpo concreto comprende il corpo chimico, il
corpo meccanico, il corpo geometrico ecc.; l’uomo
reale comprende l’homo oeconomicus, l’homo
ethicus, l’homo religiosus ecc. Insomma considerare
questi differenti corpi, questi differenti uomini,
equivale a considerare le differenti proprietà del
corpo reale, di quest’uomo reale e non mira ad
altro che a ritagliare in porzione la materia da
studiare (Pareto 1968, p.18, citazione da Zamagni
2006)
Per capire se questo approccio sia
“corretto” occorre domandarsi:
• L’homo oeconomicus è “vincolato” in modo determinante
dall’homo ethicus ecc.?
• Noi sappiamo che l’homo oeconomicus è quello che agisce in
modo individualista (decide solo sulla base di ciò che ha
valore per sé) e strumentale (l’azione che pone in essere non
ha alcun valore intrinseco, ma mira solo a massimizzare un
risultato (materiale) esterno all’azione stessa)
Ma è possibile che tali azioni siano del tutto indifferenti al
fatto che esiste anche un homo ethicus, religiosus ecc.?
Oppure la presenza di queste altre “proprietà” incide anche
sul comportamento dell’homo oeconomicus?
Se così fosse:
• Studiare l’homo oeconomicus separatamente
dalle altre accezioni non potrebbe essere
giustificata come scelta di metodo, perché ha
un vizio nelle sue premesse
DUE
sono le difficoltà della teoria economica standard nel
poter giustificare la sua scelta di metodo
1. La prima ha a che fare direttamente con le diverse
motivazioni che spingono le persone ad agire
2. La seconda ha a che fare con la distinzione tra
motivazioni estrinseche ed intrinseche
Prima difficoltà per la teoria dell’homo
oeconomicus
•
Supponiamo che esistano ragioni per agire
che producono tre “tipi” di soggetti:
1. Soggetti asociali
2. Soggetti anti sociali
3. Soggetti pro-sociali
Soggetti asociali
Non desiderano né recare danno né vantaggio
ad altri; semplicemente interessati alla loro
situazione
Soggetti anti-sociali
Ad es. il malevolo che gode delle disgrazie
altrui o l’invidioso che pur di arrecare danno
danni ad altri è disposto a sostenere un costo
specifico
Soggetti pro-sociali
l’atto pro-sociale è quello compiuto in vista
dell’interesse pubblico
La teoria neoclassica e l’approccio ingegneristico che la
contraddistingue ha nei suoi scopi principali quello di
indicare i mezzi migliori, le strategie migliori per
raggiungere fini dati.
Naturalmente ciò che è interessante è capire quali
sono le strategie migliori a seconda dei vincoli che
caratterizzano i soggetti.
Affinché la teoria economica sia “scientifica” è
necessario che tali vincoli siano oggettivi, in modo che
le indicazioni valgano a prescindere dal singolo
soggetto cui si riferisce
Cosa accade se esistono
ragioni diverse per agire:
pro sociali, anti sociali o a sociali?
• Accade che i vincoli cessano di essere oggettivi
Infatti, la stessa indicazione assume valore diverso a
seconda della natura del soggetto cui si riferisce.
• Es. il governo annuncia una restrizione severa nella
concessione dei permessi di soggiorno. Per l’imprenditore
che non avesse nessuna controindicazione “morale” nello
scendere a patti con i trafficanti per accaparrarsi mano
d’opera a basso costo, questo non sarebbe davvero un
vincolo stringente. Per altri imprenditori potrebbe esserlo.
Ecco che il “vincolo” non ha natura oggettiva, ma soggettiva
• (altri esempi riconducibili alla gestione dell’impresa:
contratti co. co. co.)
Che una situazione rappresenti o meno un
vincolo dipende dalla costituzione morale del
soggetto
Per questa ragione, la teoria della scelta razionale
perde molto del suo potere esplicativo e trova
un’altra seria complicazione alla base
Seconda difficoltà per la teoria dell’homo oeconomicus:
Motivazioni estrinseche
vs motivazioni intrinseche
• Una azione è guidata da motivazioni estrinseche (o
strumentali) quando l’azione è motivata da elementi esterni
all’azione stessa. E’ un mezzo per certi fini, ad esempio
aumentare la mia ricchezza monetaria
• Si parla di motivazioni intrinseche quando esiste una
ricompensa che corrisponde all’utilità che l’attore ottiene
dal compiere l’azione stessa, prima e indipendentemente
dal suo risultato
Motivazioni intrinseche
Un soggetto ottiene una ricompensa intrinseca
da un comportamento quando non gli è
possibile, logicamente e fattualmente,
distinguere l’attività che svolge dallo scopo per
cui la sta svolgendo
• Esempi possibili:
Donazioni di sangue
Volontariato
Ora, se le motivazioni intrinseche
semplicemente si “sommassero” a quelle
estrinseche, allora la teoria dell’homo
oeconomicus (che non le considera), per
quanto limitata, potrebbe non essere minata
alla base.
“Semplicemente” trascurerebbe un pezzo di
realtà
Che rapporto c’è tra motivazioni
intrinseche ed estrinseche?
• Si verificano effetti di spiazzamento (crowding
out) motivazionale:
Si è dimostrato che dare incentivi monetari
(strumentali) spiazza (riduce) le motivazioni
intrinseche con effetti deleteri sui risultati
A quando risale questa idea
• Nel 1970 Richard Titmuss (sociologo inglese) introdusse
l’idea che pagare per il sangue donato potesse ridurre il
valore sociale connesso a quell’azione e ridurre quindi la
volontà di farlo (sono state fornite evidenze empiriche
sulla veridicità di questa idea)
• In seguito, un gruppo di psicologi sociali ha ripreso l’idea
sottolineando come l’introduzione di premi o punizioni
monetarie possa ridurre le motivazioni intrinseche
connesse a determinate azioni
La teoria del crowding out
• Secondo la teoria del crowding out
motivazionale, gli incentivi monetari anziché
aumentare, potrebbero, in presenza di
motivazioni intrinseche ad agire, ridurre
l’offerta, lo sforzo ecc.
• Se così fosse, applicando il meccanismo dei
prezzi si otterrebbero effetti distorti e contrari
a quelli desiderati. Occorrerebbe quindi
ricorrere ad altri tipi di incentivi
Graficamente
Perchè può verificarsi
1. Cambiamento delle preferenze del soggetto
2. Cambiamento nella percezione del
compito/attività da svolgere
1. Deterioramento dell’autostima: quando una persona
riceve denaro per comportarsi in un modo, può percepire
che quell’azione non sia per nulla considerata come di
valore in sé dalle persone che stanno dando l’incentivo, e
dunque anche lui è meno motivato.
2. Se un individuo decide di fare autonomamente una
azione (perché gli dà valore) ma per quell’azione vengono
introdotti incentivi esterni, allora mantenere la propria
automotivazione può sembrare inutile, e l’individuo si
appoggia solo sugli incentivi esterni.
• Bruno Frey (2005); Non solo per denaro, le
motivazioni disinteressate dell’agire
economico, B. Mondadori
Evidenze sul campo
• Gneezy e Rustichini (2000)
• Frey and Oberholzer-Gee (1997)
(da 50.8% a 24.6%)
Prossimi passi
1. Evidenze sul fatto che i soggetti non sono solo
auto-interessati.
Diamo un po’ di evidenze alla teoria
In questo senso si va nella direzione di dire che
effettivamente esistono altre motivazioni e quindi
possono sorgere problemi
Evidenze sul fatto che i soggetti non sono
solo auto-interessati
Il gioco della fiducia
-1, 3
»
abuso
fiducia
B
»
A
no abuso
No fiducia
2,2
0,0
L’unico equilibrio è 0,0
26
A livello sperimentale
• Berg Dickhaut e MacCabe (1995)
Invece:
• 32 coppie di soggetti
• Solo 2 soggetti A mandano 0
• 11 soggetti B restituiscono più di quanto
hanno ricevuto
Come spiegare questi comportamenti?
• Il soggetto A può essere motivato da:
altruismo puro
piacere di dare (altruismo “impuro”)
avversione alla disuguaglianza
“altruismo strategico” - fiducia
fairness (“corretezza”) qui nel senso di “obbedire” a
una norma sociale che mi dice che è giusto fare così,
Come spiegare questi comportamenti?
• Il soggetto B può essere motivato da:
altruismo puro
avversione alla disuguaglianza
norme: nel senso di “obbedire” a una norma sociale
che mi dice che è giusto fare così,
reciprocità (in più rispetto a prima): desiderio di
remunerare o punire gli altri per le loro azioni verso di
noi anche a proprie spese (sostenendo costi)
Avversione alla disuguaglianza
U i ( x )  xi   i max x j  xi ,0    i max xi  x j ,0
ij β≤α 0≤β<1
Altre evidenze
Il Dictator Game
• Quello che emerge è che in media viene
inviato tra il 10 e il 25% della somma a
disposizione
• Il dictator game coglie il fatto che le persone
possono essere:
altruiste
norma morale
Avversione alla disuguaglianza
L’Ultimatum Game
• La paura che l’offerta venga respinta
contribuisce a spiegare almeno parte del
comportamento del proposer (infatti in media
si manda molto di più che non nel dictator
game) ma non può essere tutto, dato che
anche nel dictator game ci sono offerte
positive
• Interessante il comportamento del receiver:
perché rifiutare?
Perché il receiver dovrebbe rifiutare nell’Ultimatum
game?
• Sicuramente conta la reciprocità
(nel senso dell’attenzione all’intenzione con cui hanno agito gli altri)
• INFATTI:
Mini ultimatum game:
2 alternative di divisione per il soggetto A: 50:50 e 80:20 nel primo caso;
80:20 e 20:80 nel secondo caso
tutte le teorie che guardano solo alla distribuzione finale del risultato (es
avversione alla disuguaglianza) dicono che la soluzione 80:20 dovrebbe essere
accettata con uguale probabilità nei due casi.
Ma così non è; nel secondo caso viene rifiutata da un significativo numero minore
di soggetti:
LE INTENZIONI CONTANO
• Blount (1995)
tre trattamenti:
Il primo è un classico Ultimatum Game
Nel secondo una terza persona (che non conosce gli altri due,
propone una divisione che deve prima essere accettata dal soggetto
A e quindi viene proposta a B)
Nel terzo è un pc che fa random la divisione e anche questa viene
prima accettata da A e poi da B
B accetta divisioni molto più inique se derivano dal Computer (in
media l’offerta minima che si è disposti ad accettare è di $1.20)
nel caso della terza parte che sceglie, l’offerta minima che si è
disposti ad accettare è di $2.08
e nel primo caso è di $2.91 (su un totale di 10 dollari)
Evidenze sperimentali di “tipo strettamente
economico”
Fehr e Gachter 2001
TRATTAMENTO BASE (Trust treatment)
Guadagno del datore di lavoro
v=100 fisso;
il datore di lavoro sceglie il salario w che deve essere un numero compreso tra 0 e 100; lo sforzo e
va da 0.1 a 1
Guadagno del lavoratore
Quello che predice la teoria standard è che il datore di lavoro non sceglie un w maggiore di 1
(perchè sa che in ogni caso il lavoratore sceglierà sempre uno sforzo minimo e dovrebbe comunque
accettare qualsiasi livello positivo di “salario”
Una volta che tocca al lavoratore decidere, lui sceglierà comunque e = emin
Cosa accade se altre motivazioni ad agire?
• Fondamentale, cosa accade allo sforzo del lavoratore
(in questo contesto stilizzato e in generale) se esiste:
• reciprocità?
• il desiderio di lavorare per soggetti che condividono
norme che anche io condivido?
• In questo caso sia il profitto dell’imprenditore sia il
salario finale del lavoratore possono essere maggiori:
• Infatti se il datore di lavoro offre un salario più alto e
il lavoratore uno sforzo più alto (data la funzione di
costo dello sforzo) quello che accade è che entrambi
stanno meglio
• Oltre alla situazione puramente economica, si
aggiunge naturalmente un diverso “clima” aziendale
• La letteratura su questo tipo di esperimenti
(questo incluso) mostra come esista un
numero significativo di soggetti che scelgano
di “fidarsi” dalla controparte scegliendo salari
>1 e un numero significativo di soggetti che
reciproca:
• Esiste una correlazione positiva fra salario
offerto e sforzo erogato
TRATTAMENTO CON INCENTIVO (incentive treatment)
Guadagno Datore di lavoro
Guadagno lavoratore
F: multa da pagare al datore di lavoro in caso sia scoperto uno sforzo più basso di e va tra 0 e 13
S probabilità che lo sforzo effettivo dichiarato dal lavoratore sia verificato=1/3
• Quello che è maggiormente rilevante ai nostri
fini di questo esperimento è che l’introduzione
della multa (ossia la possibilità di “punire” che
viene introdotta instaurando il meccanismo
della multa) riduce la possibilità che la
cooperazione volontaria (ossia salari offerti più
alti del minimo e sforzo effettivamente erogato
maggiore del minimo) si concretizzi
• La reciprocità del “lavoratore” si riduce.
• A cosa può essere dovuto??
Crowding out
• E’ come se l’introduzione della
multa/punizione rendesse impossibile alla
fiducia (che il datore di lavoro mostrerebbe
offrendo un salario più alto del minimo) di
essere effettiva
• Infatti l’interpretazione che può essere data
dal lavoratore al comportamento del datore di
lavoro è: io cerco la tua reciprocità, tuttavia se
non reciprochi sappi che sarai multato
Quindi:
• L’approccio economico non vuole spiegare parte dalla
realtà, non ne è interessato, ma questo non basta per
giustificarlo,
perché anche una serie di fenomeni tipicamente
“economici” possono essere spiegati solo introducendo
considerazioni che vanno oltre l’idea della massimizzazione
del proprio interesse personale, perché sono importanti le
motivazioni intrinseche e motivazioni non autointeressate
ad agire
Inoltre non considerare queste motivazioni porta effetti
deleteri anche e proprio nel puro ambito economico (come
nel caso della massimizzazione del profitto legata al
rapporto datore di lavoro – lavoratore)
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LEZIONE 02 26 gennaio