on Bu e est eF POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB TRENTO RIVISTA PER AMMINISTRATORI E DIPENDENTI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA www.cooperazionetrentina.it carta ecologica n° 11 - dicembre 2014 Twitter Facebook @CooperTrentina Coperazione Trentina InchiestA sul sentiment Le cooperative tengono. Soffrono i consumi casse r u rali La riorganizzazione del credito > 12 c ’ è d el n u o v o L’incubatore d’impresa per il welfare 10 31 34 GIANFRANCO FABI ROMANO GABBI ANSELMO MARTINI La ragione invita ad avere fiducia Credete nella Cooperazione L’enologo di Cavit, il migliore del 2014 Crisi Valutaria Crisi Energetica Crisi Attuale ITALIA:LIVELLO DEL PIL REALE (MDL EURO 2005) PIL 50 > 37 58 66 74 82 90 98 06 14 CON TE, DAL 1821. gruppoitas.it n ° 1 1 - d icembre 2 0 1 4 28 EDITORIALE 03 L'ocupazione tiene. Ora lavoriamo sul clima. Risparmio, amico virtuoso di grandi e piccoli 29 La strategia di Roma sull’economia sociale IN PRIMO PIANO 4-11 Inchiesta: il sentiment dei Periodico della Federazione Trentina della Cooperazione Trento, Via Segantini, 10 - Tel. 0461.898111 www.cooperazionetrentina.it [email protected] Direttore responsabile Walter Liber Coordinatrice Dirce Pradella Comitato di Redazione Corrado Corradini, Franco de Battaglia, Carlo Dellasega, Silvia De Vogli, Michele Dorigatti, Cesare Dossi, Egidio Formilan, Cristina Galassi, Walter Liber, Diego Nart, Sara Perugini, Dirce Pradella, Bernardino Santoni, Paolo Tonelli, Vincenzo Visetti. Hanno collaborato Silvia De Vogli, Elisa Dossi, Umberto Folena, Paola Pedergnana, Paolo Tonelli. Progettazione grafica Cooperativa ARCHIMEDE - www.archimede.nu Stampa tipografica Cooperativa Nuove Arti Grafiche Abbonamenti Costo singola copia: € 3 Abbonamento annuale (11 numeri): € 30 Abbonamento semestrale (5 numeri): € 15 CULTURA COOPERATIVA Coopperatori Trentini. Fatturato e margini soffrono. Depositi e risparmi crescono. Raddoppiano i pessimisti, ma migliorano investimenti e liquidità. La paura per il futuro diventa più irrazionale e condizionata dall’emotività. E Gianfranco Fabi dice nell’intervista: “La ragione invita ad avere fiducia”. Racconti 12-13 La riorganizzazione del credito. Il 37 38 sistema delle Casse Rurali “tiene” anche in questa fase di recessione. I dati nei primi otto mesi dell’anno sono confortanti, ma per il futuro occorre cambiare. La Federazione ha presentato un piano di riassetto che rilancia la competitività e la relazione con i soci. Dalle 43 Casse attuali si potrebbe passare a 22. NEWSCOOP 15 16 18 19 20 21 23 24 25 27 FamCoop, la sfida della funzione sociale Nadia Martinelli, nuova presidente Associazione Donne Piccola filosofia dell’amore La famiglia tra bisogni e identità Rurale di Pergine tra speranza e fiducia Rurale Alto Garda: punto di riferimento da dieci anni La diversità del credito cooperativo, un valore per il territorio Master Impresa sociale, al via la 19° edizione Coop elettriche, sempre più efficient La Sfera, vent'anni e una sede nuova 16 23 31 Romano Gabbi: credete nella Cooperazione L'evento 34 Cavit, un bilancio di cui essere orgogliosi C'è del nuovo Un serbatoio di idee, iniziative e servizi Gli Stati Generali del turismo: più web e internazionalizzazione 39 Il Faggio: educati all’accoglienza Buone prassi 41 Cooperative di comunità la terza via per i servizi pubblici 42 Non profit, il dibattito continua 43 La chiave del successo in tempo di crisi Finestra sul mondo 44 45 125 anni nel nome di Raiffeisen Delegazioni in visita Libri 46 Patrizio Bosetti e La lega dei contadini OPINIONI Orizzonti 47 Bang! La parola può uccidere La porta aperta 48 Un milione di nuovi cooperatori? Non basta “fare numeri” 29 34 Promozione 2014 Paga i primi 10 abbonamenti a prezzo pieno (30 euro, fermo da molti anni) e i restanti solo la metà. Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Trento n. 26 Registro stampa di data 09.10.1950 Ecco la nuova presidente Associazione Donne Le biodiversità del credito cooperativo La strategia di Roma sull’economia sociale Cavit, un bilancio di cui essere orgogliosi 2 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 EDITORIALE L’occupazione tiene. Ora lavoriamo sul clima Giunge anche la fine del 2014. Anno orribilis avevamo con poca arguzia pronosticato e così è stato. Registriamo la continuazione di quella che ormai si può definire una vera e propria “rivoluzione del capitalismo internazionale contro la maggioranza del popolo e dei popoli” e i conseguenti riassetti geopolitici che a loro volta non lasciano intravvedere alcunché di buono. E registriamo parallelamente e a tutti i livelli, un fortissimo aumento del tasso di odio che obnubila le menti e fornisce il brodo dentro cui nuotano felici la postdemocrazia e l’autoritarismo furbastro. è così “dalle Alpi alle Piramidi e dal Manzanarre al Reno”. Per le imprese e in particolare per quelle cooperative, la situazione si complica: l’imperativo è far fronte alla difficile situazione, quindi ragionare intorno alle necessarie ristrutturazioni, al contenimento ulteriore dei costi, alla innovazione, alla ricerca di nuove vie di sviluppo e così via e insieme mantenere ferma la barra anzi “cazzare” un po’ di più la randa per andare quasi controvento. Il nostro pensiero mutualistico e comunitario, solidale e responsabile è decisamente antitetico al tifone che soffia da un po’. Basta pensare al problema del lavoro bussola fondamentale del cooperativismo. I nuovi poveri sono i giovani disoccupati, ci è stato recentemente ricordato, e la cooperazione deve guardare la realtà attraverso l’occhio dei più poveri in modo da non lasciare fuori nessuno, almeno nella cognizione di causa. E il compito se non altro di “tenere” sui livelli occupazionali, fino a ora, le cooperative lo hanno assolto. Anche nel 2014 qualche posto di lavoro in più, complessivamente. Come vedrete dall’inchiesta che viene riportata in questo numero della rivista, sono di più le cooperative che hanno diminuito l’occupazione (soprattutto nel consumo in particolare rinunciando a parte degli stagionali) rispetto a quelle che l’hanno aumentata. Ma quest’ultime compensano e il differenziale è positivo. Nonostante questo dato fondamentale, va detto che stiamo soffrendo pesantemente sia per ragioni interne ma anche a causa di atteggiamenti “esterni”. Abbiamo la netta impressione che quel clima cui accennavamo sopra abbia contagiato. L’invidia si trasforma in astio, davanti alle difficoltà di settori che hanno “servito” il territorio per anni, si impugna la clava del risanamento a costi pesantissimi e in parte inutilmente crudeli. Si diffonde la voce che ostacolo alla leggiadra gara della necessaria (secondo taluni) turbocompetizione sia la cooperazione. Già oggi i fatturati e soprattutto i margini sono risicatissimi, quando ci sono, e le cooperative prevedono che si ridurranno ulteriormente nel prossimo anno. è fuori di dubbio che abbiamo il dovere di intervenire rapidamente e lo stiamo facendo. Ma dobbiamo contemporaneamente chiederci perennemente se gli strumenti, anche concettuali, di cui disponiamo sono atti allo scopo. La lettura degli scenari che facciamo è effettivamente quella giusta? Questa è la domanda costante e la risposta sta quantomeno nella coltivazione del dubbio che non è paralizzante. Se il dubbio spinge, come dovrebbe, al continuo studio curioso e alla ricerca di nuove piste nel deserto, allora è creativo. 2’50’’ [email protected] 3 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 IN PRIMO PIANO Le cooperative tengono. Soffrono i consumi Fatturato e margini calano. Depositi e risparmi crescono. La paura per il futuro diventa più irrazionale e condizionata dall’emotività. Il pessimismo paralizza i consumi e gli investimenti molto più del calo del reddito. di Dirce Pradella La crisi che stiamo vivendo è incomparabile con le precedenti, per durata e dimensioni. Guardando al grafico del Pil al netto dell’inflazione, la crisi petrolifera appare come una piccola sbavatura rispetto alla crescita generale, mentre la recessione partita nel 2007 si nota con decisa evidenza. E anche i cooperatori trentini la sentono, in particolare sul fatturato che cala. Ma la paura e la mancanza di fiducia nel futuro ha raggiunto una dimensione per certi versi ‘irrazionale’, nel senso che è molto maggiore rispetto ai dati oggettivi. Le emozioni istintive, insomma, hanno preso il sopravvento sui dati oggettivi. Questa è l’impressione che si ha analizzando i risultati dell’inchiesta sul ‘sentiment’ che anche quest’anno la rivista ha portato avanti, per tentare di comprendere le dinamiche delle cooperative trentine per il 2014 e le aspettative per il 2015. Nessun valore scientifico, lo premettiamo, ma un semplice e rapido questionario per tastare il terreno sull’umore delle associate. L’indagine è stata distribuita alle cooperative di tutti i settori, ad eccezione di quelle di abitazione per la particolarità della loro funzione. Le risposte arrivate sono state 158, oltre un terzo dei questionari spediti, 30 in più rispetto all’anno scorso. I dati oggettivi Per il 53% delle cooperative il 2014 è stato solo in parte un anno di crisi. Il 12% non ha risentito in alcun modo della congiuntura avversa, mentre il 35% ha dichiarato di aver percepito con chiarezza la presenza di un contesto difficile. Il primo segnale importante è arrivato dal fatturato, calato per il 60% delle cooperative (in particolare per le Famiglie Cooperative: per 44 sulle 50 che hanno risposto). Per il 22% è invece aumentato e per il 18% è stabile. Questa contrazione del giro d’affari non ha avuto effetti di pari entità sull’occupazione: le cooperative che segnalano un calo dei dipendenti (non sostituzione dei pensionamenti e delle maternità, per la maggior parte dei casi, ma non solo) sono il 22%. Per il 63% il personale è stabile e per il 15% in aumento. Ancora una volta sono stati i margini di guadagno ad assorbire il colpo, come segnala una cooperativa su due. Circa l’80% delle cooperative dichiara investimenti stabili o in aumento e una situazione della liquidità buona (45%) o mediocre (45%). Alla domanda ‘Pensa di dover far fronte al patrimonio per resistere alla crisi?’ hanno risposto di no il 65% delle cooperative. Il 27% non sa ancora e l’8% sostiene che dovrà fare questo sacrificio. Le aspettative sul futuro Per il 61% delle cooperative la situazione nel 2015 resterà stabile o migliorerà. Le paure maggiori sono indirizzate ai margini di guadagno, che caleranno secondo una associata su due. Per il 19% ci saranno invece più che altro problemi a tenere salda l’occupazione. Quando però si chiede se prevale l’ottimismo o il pessimismo la situazione è netta: per il 55% delle cooperative la congiuntura negativa non è ancora finita; il 19% sostiene che le cose andranno meglio, mentre il 26% non sa cosa pensare. Per il 71% delle Casse Rurali che hanno risposto al questionario il volume dei risparmi è aumentato. Ciò significa che i soci e clienti di 7 Casse su 10 hanno aumentato considerevolmente i depositi. Le prime risorse generate in questa lunga coda della crisi, insomma, sembrano servite per ricostituire i patrimoni erosi più che per riequilibrare i consumi. E questo dato, forse ancora più di tutti gli altri, dà il 4 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 IN PRIMO PIANO | inchiesta sul sentiment 1600 personale sarà l’estrema ratio”), riorganizzando i turni, tagliando le collaborazioni esterne. Ma anche attivando partnership con altre cooperative per far fronte a servizi comuni, cercando sponsor privati, ponendo maggiore attenzione agli sprechi, progettando servizi innovativi. MILIARDI 1400 1200 1000 Crisi Attuale Grande crisi 800 L’anno nero del consumo Discorso a parte merita il settore del commercio alimentare, dove le difficoltà sono maggiori, per la contestuale presenza di tre eventi: anzitutto il calo generale dei consumi, che ha coinvolto tutta Italia, poi il maltempo (a luglio ha piovuto 22 giorni su 31, un record, per non parlare di agosto), ed infine l’azione della concorrenza, che ha aperto punti vendita in alcuni punti strategici per il Trentino. Le Famiglie Cooperative hanno risposto intensificando gli sconti, anche ulteriormente rispetto a quelli confezionati dal sistema. Ne hanno risentito i margini (“perdiamo meno fatturato, ma alla fine c’è meno guadagno”) ma l’effetto non è stato risolutivo. L’azione è stata forte contro gli sprechi, per la riduzione dei consumi energetici e per il rinsaldamento del legame sociale. “Abbiamo intensificato gli sforzi – scrive un direttore – per fare in modo che i nostri soci e i nostri clienti si ritengano soddisfatti nel fare la spesa in cooperativa per la qualità, la disponibilità, l’ordine, la freschezza e la modernità”. Il particolare momento di crisi economica non rende agevole questo impegno, come segnala un altro direttore: “Purtroppo la mancanza di risorse incide sul personale: i collaboratori devono seguire più reparti e quindi non possono dedicare un tempo adeguato al rapporto con la clientela”. Tra le contromosse c’è quella della consegna a domicilio della spesa, “servizio che fa percepire la differenza della Famiglia Cooperativa rispetto agli altri negozi”. Le Famiglie Cooperative sono quelle che, in base alle risposte fornite, sono maggiormente dovute intervenire sulla riorganizzazione del personale, talvolta non rinnovando contratti a termine o riducendo gli stagionali, altre purtroppo licenziando. 600 400 Crisi Energetica PIL ANNI ITALIA:LIVELLO DEL PIL REALE (MDL EURO 2005) 50 54 58 62 66 70 74 78 82 84 86 90 94 98 02 06 10 14 L’andamento del Pil reale italiano dal 1950 ai giorni nostri. senso della paura: crescono i soldi che si riescono a risparmiare (segno che non sono tutti necessari per la sopravvivenza) ma si lasciano fermi in banca, come se il peggio dovesse ancora arrivare. Le azioni messe in campo Come hanno reagito, nella concretezza, le cooperative alla crisi? Mettendo in atto numerose azioni. Tra le agricole, colpite dal blocco delle forniture al mercato russo, si sono ricercati nuovi mercati e si è tentato di comunicare con i soci e i clienti in modo più incisivo “perché questa crisi – scrive un direttore di cooperativa agricola – non è solo economica ma anche di identità”. E quindi va comunicata con maggiore forza la differenza tra un prodotto frutto di un processo cooperativo e un altro che proviene da un singolo. E nel credito quali strategie sono state attivate? Alcune Casse Rurali segnalano l’esigenza di un generale ripensamento del credito cooperativo, facendo perno sulle fusioni, che molti evidenziano come progetto su cui è già impegnata la banca per far fronte alla crisi. “Per il 2015 – scrive un direttore – vorremmo sviluppare maggiormente le attività di consulenza sulla finanza, la previdenza e le assicurazioni, e creare un’area di consulenza specifica rivolta alle imprese (analisi bilancio, analisi di business plan…). Ma la nostra attuale dimensione aziendale è insufficiente”. Molte Rurali segnalano un’attenzione rafforzata e una maggiore selettività verso la concessione di prestiti, con analisi mirate, monitoraggio continuo, ricorso maggiore alle garanzie dei Confidi. Le Casse annunciano anche una valutazione degli sportelli, “privilegiando l’aspetto qualitativo della relazione con il cliente piuttosto che l’apertura tou cour, oggigiorno difficilmente conciliabile e sostenibile”. Ecco quindi che alcune Rurali hanno scelto di alleggerire l’orario in alcuni sportelli, o di organizzare diversamente la turnistica del personale per coprire tempi maggiori senza aumentare i costi. Le cooperative di lavoro, sociali e di servizi hanno risposto alla crisi tentando di mantenere l’occupazione attraverso la diminuzione degli orari di lavoro (“lavoriamo meno ma lavoriamo tutti”, “la riduzione del 7’20’’ 5 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 IN PRIMO PIANO 1 Pensando DOMANDE S U L L A C R I S I Casse Rurali cr Famiglie Cooperative fc Cooperative agricole ag Cooperative di lavoro, lss sociali e servizio 4 Nel 2014 alla sua cooperativa il 2014 è stato un anno di crisi? No (3%) 1 (2%) 1 (17%) 4 (25%) 13 12% fc ag lss 9 33 3 10 cr (29%) (66%) (13%) (19%) 35% 53% (68%) 21 (32%) 16 (70%) 16 (56%) 29 ag In aumento cr cr fc fc ag ag lss lss (88%) 44 (39%) 9 (44%) 23 È aumentato ag lss 18% (2%) 1 (35%) 8 (25%) 13 (26%) (32%) (9%) (17%) È aumentato lss fc ag lss Cattiva (18%) 9 (9%) 2 (4%) 2 10% fc ag lss Buona cr cr fc fc ag ag lss lss È diminuito 15% ag (48%) 11 (50%) 26 cr cr fc ag lss Mediocre 19 (38%) 10 (45,5%) 28 (53%) 45% 45% (44%) 22 - cr (45,5%) 10 (43%) 23 ag fc lss avete presentato richiesta di nuovi finanziamenti? 22% fc ag lss 6 Nel 2014 il personale dipendente della cooperativa, rispetto al 2013 1 (3%) 2 (4%) 4 (17%) 16 (31%) 50% (52%) 26 cr 3 Nel 2014 cr - 29% di liquidità rispetto alle esigenze operative è È stabile 22% fc Stazionari 13 (26%) 8 (35%) 15 (29%) È diminuito 60% 5 (10%) 6 (26%) 16 (31%) cr 5 La situazione il volume di affari della sua cooperativa, rispetto al 2013 fc (22%) 11 (17%) 4 (21%) 11 lss 2 Quest’anno cr In diminuzione 21% fc In parte, solo per alcuni aspetti Assolutamente sì cr gli investimenti effettuati dalla cooperativa rispetto al 2013 sono 8 16 2 9 Sì e li abbiamo ottenuti cr cr fc fc ag ag lss lss 63% 22 32 17 27 25% 63% Sì ma abbiamo ottenuto un ammontare inferiore È stabile (71%) (64%) (74%) (52%) 12 (24%) 8 (35%) 11 (21%) No cr cr fc fc ag ag lss lss 1 (2%) 2 (9%) 8 (15%) 9% 3% 6 T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re cr fc ag lss Sì ma non li abbiamo ottenuti FONTE: Ufficio stampa e comunicazione Federazione Trentina della Cooperazione C O O P E R A Z I O N E (66%) 33 (56%) 13 (64%) 34 2 0 1 4 (8%) 4 - cr fc ag lss IN PRIMO PIANO | inchiesta sul sentiment Il questionario Il questionario è stato inviato a tutte le cooperative (escluse abitazione). Hanno risposto 158, circa un terzo del totale. Ha risposto il.. ag lss 13 23 9 16 (43%) (47%) (39%) (30%) (3%) 1 (4%) 2 (7%) 4 ag lss (54%) 16 39% 56% (49%) 24 (61%) 14 (63%) 34 ag cr fc fc ag ag lss lss cr fc ag lss 40 17 29 52% cr fc ag lss Contrazione occupazionale 14 3 12 19 1 11 19% cr fc ag lss che dovrà/potrà ricorrere al patrimonio (immobiliare, mezzi propri o altro) per resistere alla crisi? 8% Sì (6%) (8%) (4%) (9%) 2 4 1 5 No fc ag lss cr fc ag lss Forse 22 26 20 34 (71%) (53%) (87%) (63%) fc ag lss 3 (10%) 8 (16%) 2 (9%) 17 (32%) (64%) 20 19% 55% (59%) 29 (56%) 13 (46%) 25 cr fc ag lss Casse Rurali Adamello Brenta, Alta Vallagarina, Alto Garda, Anaunia, Bassa Anaunia, Bassa Vallagarina, Brentonico, Caldonazzo, Centro Fiemme Cavalese, Fassa e Agordino, Fiemme, Giovo, Giudicarie Valsabbia Paganella, Isera, Lavis Valle di Cembra, Ledro, Mezzocorona, Mezzolombardo, Mori Val di Gresta, Pergine, Pinzolo, Rabbi e Caldes, Roncegno, Roverè della Luna, Spiazzo Iavrè, Strembo Bocenago Caderzone, Tassullo Nanno, Trento, Tuenno Val di Non, Valle dei Laghi, Valsugana. Famiglie Cooperative Coop Consumatori, 7 Larici, Albiano, Aldeno Mattarello, Alta Valsugana, Altopiano Pinè, Bassa Valsugana, Besenello, Brentonico, Bronzolo, Caderzone, Canazei, Caoria, Carisolo, Castello Tesino, Cembra, Cogolo, Flavon, Giovo, Isera, Lagorai, Lona, Malè, Mezzacorona, Mezzano, Moena, Pedersano, Pelugo, Povo, Pressano, Primiero, Rabbi, Ranzo, Roverè della Luna, San Vito di Cadore, Tennese, Terlago, Trambileno, Val di Fassa, Val di Fiemme, Val di Non, Valda, Vallarsa, Valle Adige, Valle del Chiese, Vanoi, Varena, Vattaro, Vigo Rendena, Zortea. Coop di lavoro, servizio e sociali 9 Pensa cr cr Pessimista: la congiuntura negativa non è ancora finita Ottimista, le cose andranno meglio cr Contrazione margini guadagno 17% 26% (26%) 8 (25%) 12 (35%) 8 (22%) 12 Grazie alle cooperative che hanno risposto 12% Contrazione produttiva Non so lss Resterà invariata Nessuna in particolare 2 4 14 54 Coop. di lavoro fc la crisi nel 2015 per la sua cooperativa? fc 23 Coop. agricole cr 8 *Quali conseguenze pensa potrà avere cr 50 Famiglie Coop. 21% si ritiene Peggiorerà, perché a crisi non è finita fc 31 Casse Rurali 266% 2 Migliorerà, perché si vede che è cominciata la ripresa 5% cr 64% 10 Per il 2015 7 Ritiene che per la sua cooperativa nel 2015 la situazione 72% 65% (23%) 7 27% (39%) 19 (9%) 2 (28%) 15 cr fc ag lss Alpi, Amalia Guardini, Anffas, Antropos, Apt San Martino di Castrozza, Apt Val di Non, Arcobaleno 98, Artomnia, B Timber, Bellesini, CaeB, Canale, Cedis, Città Futura, CogiSer, Consorzio elettrico di Pozza, Cooperativa 90, Cooperativa Autotrasportatori, Dart Traverl, Diapason, Ecoopera, Etli, Factory Mind, Grazie alla vita, Gruppo 78, Gsh, Handicrea, Iter, La Ruota, La Sfera, Lagorai, Lavoro e Occupazione, Liprovit, Mandacarù, Mobilificio artigiani associati, Multiservizi, Nuove arti grafiche, Officine Zeb, Posatori Porfido, Promovanoi, Pulibenaco, Punto Approdo, Quater, Radio Anaunia, Relè, Risto 3, Sad, Smeraldo, Stella Montis, Strenna Trentina, Tagesmutter, Trentino social tank, Villaggio sos. Cooperative agricole Agraria di Riva, Agri 90, Agrianaunia, Cantina Ala, Cantina di Mori, Cantina Isera, Cantina Nomi, Cantina Roverè della Luna, Caseificio Cavalese, Caseificio Coredo, Caseificio di Primiero, Caseificio Presenella, Caseificio Romeno, Caseificio Sabbionara, Cercen, Cfc, Coba, Concorzio produttori agricoli, Consorzio Val di Gresta, Federazione Allevatori, Latte Trento, Latteria sociale Cavareno, Melinda. *Risposte multiple 7 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 IN PRIMO PIANO Raddoppiano i pessimisti, ma migliorano investimenti e liquidità Dal confronto tra le risposte date nel 2013 e quelle del 2014 emerge una situazione ‘mista’, con elementi di fiducia e di criticità. Il 2013 e il 2014 sono due anni in cui la crisi ha colpito duro. Quali sono le principali differenze nella percezione dei cooperatori rispetto agli effetti di questa economia in difficoltà? Dal confronto delle risposte fornite al questionario sul ‘sentiment’ dei cooperatori dodici mesi fa e quest’anno sono emerse buone e cattive notizie. Buone basi per il futuro Partiamo dalle buone. Le cooperative hanno ripreso ad investire: le imprese del sistema che hanno fatto investimenti nel 2014 sono state il 29%, il 10% in Pensando alla sua cooperativa direbbe che questo è un anno di crisi? Assolutamente sì In parte 2013 2013 2014 33% 35% 2014 63% 53% No 2013 2014 È aumentato È stabile 2013 2013 È stabile 2013 2013 23% 22% 2014 8% 15% 2013 72% 63% 46% 45% 2013 39% 18% 2013 2014 41% 45% 2014 13% 10% Avete presentato richiesta di nuovi finanziamenti? Quest'anno gli investimenti effettuati dalla cooperativa rispetto al precedente sono 2014 2014 Cattiva 2014 In aumento Stazionari Sì e li abbiamo ottenuti Sì ma abbiamo ottenuto un ammontare inferiore 2013 2013 2013 2013 2014 19% 29% In diminuzione 2013 2013 38% 60% 2014 Mediocre 2013 È diminuito 2014 Buona È diminuito Quest’anno il volume di affari della sua cooperativa, rispetto all'anno precedente È cresciuto La situazione di liquidità rispetto alle esigenze operative è Il personale dipendente della cooperativa, rispetto all'anno precedente 20% 22% 4% 12% 2014 più rispetto al 2013. Quando una società decide di investire e quindi di esporsi dal punto di vista finanziario, significa che ha fiducia che il nuovo progetto porterà benefici per il futuro e che reputa il contesto generale in cui si colloca pronto per accoglierlo. Un altro aspetto positivo emerso dal questionario: calano le cooperative che hanno stretto la cinghia e diminuito il livello degli impieghi. La metà giusta delle società del movimento dichiara invece investimenti pari all’anno precedente. E anche questa, comunque, è da considerare una buona notizia. L’innovazione non ha avuto effetti negativi sulla liquidità, anzi: il 90% delle cooperative la definisce ‘buona’ o ‘mediocre’, ovvero appropriata rispetto alle proprie esigenze operative. La percentuale di quelle che invece la reputa ‘cattiva’ è scesa nell’ultimo anno dal 13 al 10%. Tra i dati in miglioramento anche il calo delle cooperative che temono 2014 58% 50% 2014 23% 21% 2014 28% 25% 11% 9% Sì ma non li abbiamo ottenuti 2013 2014 No 4% 3% Fonte: Ufficio stampa e comunicazione Federazione Trentina della Cooperazione 8 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - 2014 d ice m b re 2 0 1 4 2013 2014 57% 63% IN PRIMO PIANO | inchiesta sul sentiment di dover utilizzare il patrimonio per resistere alla crisi (dal 12 all’8%), così come aumentano quelle che non lo faranno (dal 62 al 65%). Sostanzialmente stabili al 27% coloro che non sanno ancora se dovranno ricorrere a beni immobili o a mezzi propri per riuscire a far fronte alla congiuntura. In questo quadro, dunque, non stupisce che siano triplicate le cooperative trentine che non ritengono che sia stato, per la loro impresa, un anno segnato dalla crisi: nel 2013 solo il 4% delle cooperative sosteneva di non sentire sul bilancio alcuna conseguenza della congiuntura negativa. Le cooperative ‘immuni alla crisi’ sono diventate il 12% nel 2014. Cala chi sostiene che, per la propria cooperativa, questo sia stato solo in parte un anno critico, soltanto per alcuni aspetti: nel 2013 erano il 63%, quest’anno il 53%. Sostanzialmente stabile (33 e 35%) chi ritiene il 2014 indiscutibilmente un anno di crisi all’interno della propria cooperativa. Gli elementi di criticità Le criticità emergono nel fatturato, che nel 2014 cala più vistosamente. Nel 2013 le cooperative con giro d’affari in diminuzione rispetto all’anno precedente erano il 38%, oggi sono il 60%. Pesa molto il calo dei Ritiene che per la sua cooperativa l'anno prossimo la situazione Peggiorerà 2013 2014 35% 39% Rimarrà invariata 2013 2014 54% 56% Migliorerà 2013 2014 11% 5% Quali conseguenze pensa potrà avere la crisi nel 2015 per la sua cooperativa? Nessuna in particolare 2013 2014 Contrazione produttiva 2013 2014 14% 12% 13% 17% Contrazione occupazionale 2013 2014 Contrazione margini guadagno 2013 2014 26% 19% 47% 52% consumi e, conseguentemente, il dimagrimento dei bilanci delle Famiglie Cooperative. Le aspettative future sono in peggioramento: più che raddoppiano i pessimisti (dal 25 al 55%), cioè chi ritiene che la crisi, in generale, non sia ancora conclusa. Si dimezzano gli ottimisti (dal 37 al 19%) e calano gli indecisi (dal 38 al 26%). Queste percentuali si ammorbidiscono se la domanda chiama in causa il futuro della cooperativa e non il futuro in generale: in questo caso i pessimisti si fermano al 39% (al 35% nel 2013), mentre gli ottimisti calano dall’11 al 5%. Le preoccupazioni sono meno indirizzate al mantenimento dell’occupazione (criticità del 26% delle cooperative nel 2013 e del 19% nel 2014), mentre è maggiore motivo di angoscia la tenuta dei margini di guadagno (dal 47 al 52%). Il capitolo lavoro L’andamento della forza lavoro riassume buone e cattive notizie. Raddoppiano le cooperative che hanno assunto nuovi dipendenti nel corso dell’anno (dall’8% nel 2013 al 15% nel 2014), ma crescono quelle che hanno dovuto ridimensionare il personale (dal 20 al 22%). L’aumento percentuale così significativo delle cooperative che assumono (probabilmente va letto in parallelo agli investimenti che crescono) fa ben sperare per il futuro, anche in considerazione del fatto che il timore rispetto ad una possibile contrazione della forza lavoro nel 2015 è sentito in maniera minore dalle cooperative: nel 2013 era una criticità per una cooperativa su 4, oggi per una cooperativa su 5 (d.p.). 3'50" Pensa che dovrà/potrà ricorrere al patrimonio (immobiliare, mezzi propri o altro) per resistere alla crisi? Quali conseguenze pensa potrà avere la crisi per la sua Cassa Rurale? Nessuna in particolare Contrazione risparmio No 2013 2013 2013 1 2014 1 2014 4 Contrazione occupazionale 2013 2014 2013 2014 14 16 4 4 2014 62% 65% 6 Contrazione prestiti Forse 2013 2014 26% 27% Sì 2013 2014 12% 8% Per il futuro si ritiene Contrazione margini guadagno 2013 2014 20 27 3 Maggiori sofferenze 2013 2014 27 18 Razionalizzazione filiali 2013 2014 5 Pessimista 2013 2013 2014 37% 19% Non so Perdite 2013 2014 6 Ottimista 2013 2014 38% 26% 4 *Possibili risposte multiple 9 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 2014 25% 55% IN PRIMO PIANO La ragione invita Il giornalista economico Gianfranco Fabi analizza con lucidità il contesto nazionale e spiega in punti forti della nostra Italia. Tra questi la presenza delle cooperative, delle imprese sociali, delle casse rurali e delle banche popolari, tutte realtà dove la partecipazione è un fatto concreto e dove non si guardano (solo) i risultati a medio termine, ma si privilegia una strategia di consolidamento e di attenzione alle persone e alle comunità locali. di Umberto Folena Ottimista, perché? Non perché ingenuo, ma al contrario perché attento osservatore di tutti i fenomeni economici e capace di guardare al passato e pure al futuro. Gianfranco Fabi, tra i più lucidi ed esperti giornalisti economici italiani, sembra volerci dire: la ragione invita ad avere fiducia. Gianfranco Fabi, 66 anni, è laureato in scienze politiche, indirizzo economico-internazionale, all'Università degli studi di Milano. Giornalista professionista dal 1974, ha iniziato nel 1972 l'attività al “Giornale del popolo" di Lugano e dal '79 è passato al “Sole 24 Ore” prima alla redazione finanza, poi alla cultura, all'economia italiana, nella redazione centrale. Dall'87 al '90 è vice-direttore del settimanale “Mondo Economico” e dal '91 al luglio 2009 vice-direttore (dal 2004 vice-direttore vicario) del “Sole 24 Ore”. Dall'ottobre 2008 al luglio 2010 direttore responsabile di “Radio 24”. Ha insegnato giornalismo economico all’Università cattolica di Milano. Oggi, da giornalista indipendente, è editorialista al “Sole 24 Ore” e collabora a quotidiani e siti web in Italia e Svizzera. Vive tra Varese e Milano. Segue in particolare i temi legati alla storia dell’economia, agli scenari politici-sociali e alle strategie d’impresa. Tra le passioni la montagna, la moto, la bicicletta. Coniugato, due figli e (grazie a loro) otto nipoti. I dati economici non sembrano confortanti. Anche il 2014 si chiuderà con un calo del Pil e con una disoccupazione ai massimi livelli. L’Italia sembra condannata alla stagnazione. È davvero così? Le statistiche sono importanti, ma non dicono tutto. È sempre utile da una parte allargare l’orizzonte e dall’altra non fermarsi alle fotografie di un momento, ma cercare di vedere le cause e soprattutto la possibile dinamica. Allargare l’orizzonte vuol dire tener conto del fatto che quella italiana non è un’economia isolata, ma strettamente collegata con le economie innanzitutto del resto d’Europa, e anche in senso globale. Allora possiamo vedere che l’Italia è più o meno in linea con gli altri paesi europei, compresa la Germania che ha fatto segnare un vistoso rallentamento congiunturale negli ultimi mesi. Non fermarsi alle fotografie vuol dire ricordarsi che l’Italia deve correre con uno zaino tre volte più pesante degli altri paesi: per il debito pubblico accumulato negli anni della politica della spesa facile, per la crescita demografica più bassa d’Europa, per la pressione fiscale e le complessità burocratiche che schiacciano la competitività delle imprese. Nonostante questi pesi l’Italia si difende, magari non cresce in termini quantitativi, ma almeno tiene le posizioni. Siamo troppo abituati a mettere in luce i dati negativi più che quelli positivi. Come dice un proverbio cinese: fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. E così si parla molto, e giustamente, delle crisi aziendali, della perdita di posti di lavoro, dei dati negativi sul fronte della disoccupazione giovanile, ma si dà minore rilievo ai successi del made in Italy all’estero, alle riforme attuate che hanno, per esempio, messo in sicurezza il sistema pensionistico, alla capacità di innovazione dei talenti italiani anche se spesso prendono la strada dell’estero. In effetti una ricercatrice italiana, Fabiola Giannotti, è stata nominata alla guida del Cern di Ginevra, il laboratorio di ricerca nel campo della fisica più importante del mondo. Ma sul fronte interno la ricerca più diffusa è ancora quella del posto di lavoro… 10 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 IN PRIMO PIANO | inchiesta sul sentiment a ad avere fiducia Ha ragione, ma anche su questo fronte i dati non sono del tutto negativi. Guardiamo agli ultimi dati. A settembre gli occupati erano 22,45 milioni, in crescita di 82mila unità rispetto al mese precedente e di 130mila rispetto allo stesso mese del 2013. Nello stesso mese sono tuttavia aumentati anche i disoccupati che hanno raggiunto quota 3,2 milioni e cioè 48 mila in più rispetto ad agosto (+1,5%) e 58 mila in più (pari a un incremento dell’1,8%) rispetto a un anno prima. Cifre in apparenza contraddittorie: come fanno a salire insieme l’occupazione e la disoccupazione? La spiegazione sta in un elemento che ha alcuni aspetti positivi: proprio il fatto che le aziende abbiano ricominciato ad assumere ha spinto molti potenziali lavoratori, che prima erano scoraggiati e non cercavano nemmeno un posto, a farsi avanti e a rimettersi in pista. E questo è in fondo un segno di fiducia. ogni intervento che modifica le regole dell’economia non può avere effetti immediati o immediatamente rilevabili. Le riforme più significative hanno bisogno di lunghi tempi di attuazione, anche per le complessità burocratiche tipiche dell’Italia. Gli interventi a favore delle imprese sono andati comunque nella direzione giusta con le facilitazioni fiscali previste per le assunzioni e per gli investimenti. La legge di stabilità per il 2015, togliendo il fattore lavoro dal calcolo dell’Irap, rimedia anche a una delle maggiore aberrazioni fiscali, quella che penalizzava le imprese che aumentavano i posti di lavoro. La struttura produttiva italiana, concentrata sulle piccole e medie imprese, non è più debole di quella degli altri paesi? Le piccole e medie imprese non sono di per sé un fattore negativo. Certo, bisognerebbe dare a queste imprese la possibilità di diventare più grandi senza che crescere voglia dire vedersi aumentare gli oneri e i vincoli. Ma la struttura produttiva italiana ha molti punti di forza: il carattere familiare della maggior parte delle imprese, con una responsabilità diretta e concreta dei lavoratori; la forza dei distretti, di queste aggregazioni spontanee sul territorio che hanno elevato la specializzazione produttiva; la presenza delle cooperative, delle imprese sociali, delle casse rurali e delle banche popolari, tutte realtà dove la partecipazione è un fatto concreto e dove non si guardano (solo) i risultati a medio termine, ma si privilegia una strategia di consolidamento e di attenzione alle persone e alle comunità locali. Sul fronte della crescita si possono vedere, magari in lontananza, segnali positivi? Certamente. Il sistema economico italiano è in difficoltà soprattutto sul fronte della domanda interna, frenata dalle politiche di austerità, dal calo demografico a cui si collega un progressivo invecchiamento della popolazione, dalla riduzione dei redditi per la perdita di posti di lavoro, dalle incertezze che spingono a limitare i consumi e, se possibile, risparmiare. Sul fronte delle esportazioni, l’Italia continua ad avere buoni risultati con significativi aumenti delle vendite sui mercati emergenti in particolare in Asia e in America latina. Nell’alimentare come nell’arredamento, nelle costruzioni di elicotteri e yacht come nella cosmetica, ci sono moltissimi settori in cui le industrie italiane, anche se piccole e medie, sono leader mondiali. Si possono fare centinaia di esempi: alle porte di Milano c’è un’azienda che conoscono solo gli addetti ai lavori, ma che è leader mondiale nella produzione degli impianti per la verniciature delle automobili e fornisce le principali case automobilistiche con una forte crescita in mercati come il Brasile e l’India. L’Italia ha, grazie a mille imprese di questo tipo, un forte surplus manifatturiero e tra i paesi europei ha la migliore bilancia commerciale con la Cina. Non siamo così male come ogni tanto ci dipingiamo. Si può quindi essere ottimisti sul futuro dell’Italia? Certamente e non solo quell’ottimismo della volontà che, come scriveva Gramsci sulla scia di Rousseau, si contrappone al pessimismo dell’intelligenza. Anche la ragione ci dice che possiamo essere ottimisti. Perché l’Italia ha tutte le carte in regola per mantenere posizioni di punta in un’economia mondiale che non chiede solo l’iperevoluzione tecnologica, ma anche le cose belle, ben fatte, utili, adatte ai bisogni delle persone. E ha un grande patrimonio non solo di bellezze naturali e artistiche, ma anche e soprattutto di umanità in tutti i suoi aspetti. Ma la moneta unica non ci penalizza? Con il debito pubblico che abbiamo (che peraltro, non dimentichiamolo, è in gran parte un credito privato che è parte del patrimonio delle famiglie) è di importanza vitale poter contare su bassi tassi di interesse. Un ritorno alla lira, oltre che tecnicamente impossibile, porterebbe a un impoverimento complessivo del paese. Sarebbe una scelta che rispetterebbe perfettamente quel detto attributo a Mao: alzare un sasso per lasciarselo cadere sui piedi. Come giudica le misure adottate negli ultimi anni per rilanciare l’economia? Innanzitutto bisogna dire che nessuno ha la bacchetta magica. E peraltro 7’20’’ 11 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 IN PRIMO PIANO Casse Rurali, il riassetto che aumenta competitività e legame con le comunità Il sistema delle Casse Rurali trentine “tiene” anche in questa fase di recessione economica. I dati di bilancio nei primi otto mesi dell’anno sono confortanti, ma per il futuro occorre cambiare. La Federazione ha presentato alle Casse Rurali un piano di riassetto territoriale che rilancia la competitività e la relazione con i soci. Dalle 43 Casse attuali si potrebbe passare a 22. Ma saranno i singoli istituti a decidere. Per continuare ad essere il principale riferimento dei territori e delle comunità locali. di Walter Liber Le Casse Rurali trentine alle prese con il cambiamento, per continuare ad essere “banche di comunità”. Se ne è parlato all’assemblea di settore, dove, accanto alle principali grandezze economiche del presente, è stato presentato un progetto che ridisegna la presenza delle Rurali sul territorio. “Vogliamo garantire anche per il futuro la stessa vicinanza al territorio e ai soci che le Casse hanno sempre garantito, mantenendo lo stesso modello cooperativo. Ma occorre evolvere”, ha affermato il presidente della Federazione Diego Schelfi. Un piano che poggia su analisi molto approfondite, sviluppate dalla Federazione con la collaborazione di Cassa Centrale Banca, e che vuole interpretare l’esigenza di maggiore competitività e ulteriori servizi che le banche – anche le “rurali” – sono chiamate ad esprimere nel prossimo futuro. Revò Malè Tassullo Lavis Bleggio Tione 1 1 Transacqua Verla di Giovo Baselga di Pinè Pinzolo Strembo Spiazzo Trento Pergine Roncegno Padergnone Caldonazzo Aldeno Saone Arco Isera Bezzecca Volano Rovereto Lizzana Brentonico Levico Strigno Borgo Folgaria Mori Darzo Ala I paesi sedi di Cassa Rurale in Trentino si progetta, quindi non si investe. Record negativo anche per le chiusure e fallimenti: 97 solo nel 2013 in Trentino”. Le banche non sono impermeabili a questa situazione. Se è vero che lo scorso anno le Casse Rurali trentine hanno realizzato 8,4 milioni di euro di utili e il totale delle banche italiane hanno perso 22,2 miliardi, è anche vero che le sofferenze si fanno sentire: nelle Casse Rurali trentine sono all’8,15% dei crediti (contro il 9,5% a livello di sistema bancario nazionale). Di queste, il 13,3% è causato dalle imprese di capitale, il 3,9% dalle famiglie. 12 n ° Cavalese Mezzocorona Mezzolombardo Lo scenario è quello di una economia ancora in crisi. “La ricchezza prodotta in Trentino è ferma ai livelli del 2008 – ha affermato il direttore della Federazione Carlo Dellasega – e i consumi alimentari, come i beni durevoli, sono tornati ai livelli precedenti agli Anni Ottanta del Novecento. Nel frattempo, dal 1995 al 2012 sono molto cresciute le attività immobiliari, mentre calavano industria, alberghi e commercio. Dall’inizio della crisi i progetti di nuove abitazioni sono passati da circa 4500 a poco più di mille. Non T R E N T I N A Predazzo Taio Roverè della Luna Denno Il contesto C O O P E R A Z I O N E Moena Tuenno Mezzana - d ice m b re 2 0 1 4 IN PRIMO PIANO | la riorganizzazione del credito Come affrontare il futuro? “Serve personale più formato e specializzato, puntare ad una cultura aziendale specifica, proposte non omologate al resto del sistema bancario. Rafforzare il dialogo con soci e clienti”, ha auspicato Dellasega. CEDUTI 25 MILIONI DI CREDITI IN SOFFERENZA Il presente delle Casse Rurali Intanto la situazione attuale. “Ad agosto – ha affermato il responsabile di settore Ruggero Carli – la raccolta complessiva delle Casse Rurali trentine aveva sfiorato i 17 miliardi di euro, con un incremento del 3% rispetto a dodici mesi prima. Non altrettanto bene ha fatto l’andamento dei prestiti, che si sono fermati a 11,6 miliardi di euro, meno 2%, per effetto della contrazione della domanda di finanziamenti. Crescono ancora le sofferenze lorde, arrivate a 948 milioni, il 13,5% in più rispetto all’inizio dell’anno. Il rapporto tra sofferenze e crediti è nell’ordine dell’8,15%. Il sistema bancario nazionale è al 9,2%”. Se questa è la situazione patrimoniale, il conto economico “regge” rispetto alla crisi che riduce in generale la capacità di consumo e di investimenti da parte delle famiglie e imprese. Il margine di intermediazione, che misura la capacità di fare reddito, a giugno di quest’anno aveva raggiunto i 300 milioni, con un incremento in dodici mesi del 22,3%. Stabili i tassi di interesse alla clientela: in media quello passivo a giugno 2014 era dell’1,59%, quello attivo del 3,55%, con uno “spread” dell’1,96% (un anno prima era dell’1,92%). Il Gruppo Cassa Centrale Banca ha perfezionato la cessione di crediti in sofferenza (ovvero rate non pagate) di 27 banche di credito cooperativo in tutta Italia, tra cui 4 Casse Rurali, per un valore nominale complessivo di 250 milioni di euro, alcuni dei quali garantiti da ipoteche su immobili. La quota che riguarda le Rurali trentine è di circa il 10%. Si tratta della seconda operazione nell’ambito del programma che coinvolge una pluralità di Bcc e Rurali con l’obiettivo di migliorare il costo del credito. La prima operazione era stata realizzata lo scorso mese di dicembre 2013 con il coinvolgimento di 22 banche che avevano già ceduto 150 milioni di sofferenze. Centrale Credit & Real Estate Solutions (CCRES), la società del Gruppo Cassa Centrale Banca, ha operato come advisor, coordinando le banche coinvolte nel processo di vendita dei rispettivi crediti deteriorati. CCRES è stata affiancata da Banca IMI (la banca di investimenti del Gruppo Intesa Sanpaolo) che ha strutturato l’operazione, con il ruolo di financial advisor. Le previsioni future I prestiti alla clientela, dopo un calo medio dell’1,5% quest’anno, sono previsti stabili nel 2015 e in leggera salita l’anno successivo (+1%). La raccolta aumenterà dell’1,5% nel triennio. Spread sui tassi stabile per le banche, attorno al 2%. Peseranno ancora sui conti delle Rurali le svalutazioni per rettifiche di valore sui crediti in sofferenza. Alla fine del decennio 2007-2016 le Casse trentine avranno svalutato circa un miliardo di euro di crediti, ma avranno garantito anche coperture del 55% per le sofferenze e del 20% per gli incagli. La proposta di un piano di riassetto A fronte di una situazione presente soddisfacente, sicuramente migliore rispetto al resto del sistema bancario, il mondo del credito cooperativo trentino si interroga sul futuro. Da qui nasce il piano di riassetto, che si propone di rende più efficiente il sistema, razionalizzare il presidio del territorio, sviluppando maggiori sinergie, e rivedere il modello commerciale, rendendo più efficienti e più qualificate le tecniche di approccio al mercato e alla vendita. La proposta ai presidenti e direttori di un progetto di fusioni impegnativo, che ora passerà al vaglio dei singoli istituti e alla eventuale approvazione dei soci nei rispettivi contesti, prevede una significativa riduzione del numero delle Casse Rurali, che dalle attuali 43 potrebbero passare a 22. 4'30" 13 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 concept Filrouge Studio Gustati le feste... Tanti auguri! NEWSCOOP FamCoop, la sfida della funzione sociale Per ridefinire il concetto di socialità o, meglio, di funzione sociale della cooperativa, la Federazione ha incaricato Euricse di condurre una ricerca nell’ambito delle Famiglie Cooperative. I risultati dello studio, raccolti in un report dal titolo “Sfaccettature di partecipazione e di socialità”, sono stati al centro del convegno autunnale della cooperazione di consumo. “La socialità è un aspetto originale delle nostre cooperative di consumo - ha detto Carlo Dellasega, direttore generale della Federazione -. Solo nelle cooperative gli utenti non sono solo clienti, ma anche soci. I negozi concorrenti possono parlare di prezzo o di qualità, ma solo le cooperative possono fare riferimento al rapporto con la base sociale”. Da sx Carlo Borzaga, Carlo Dellasega e Luigino Bruni. Nell’altra foto i presidenti e direttori di Famiglia Cooperativa che hanno partecipato al convegno. I risultati dell’indagine della cooperativa da parte dell’intera collettività, in modo che dalla stessa arrivino nuove risorse e nuovo coinvolgimento. Un maggior impatto sociale della cooperativa e un concomitante aumento delle proprie economie può essere prodotto dall’attivazione di nuovi servizi di cui la comunità ha bisogno. Ne sono stati esempi in passato l’esperimento di fornire attraverso la cooperativa il servizio postale o quello di farmacia. Ne è un esempio recente l’apertura di punti informativi sui servizi sociali territoriali e per la fornitura della modulistica per accedere ad agevolazioni pubbliche. Il 46% delle cooperative che hanno partecipato alla ricerca manifestano l’intenzione in futuro di offrire nuovi servizi, anche in forma associata. In Trentino, ha ipotizzato il professor Borzaga, le cooperative di consumo potrebbero occuparsi anche dell'assistenza domiciliare o della commercializzazione di energia. “Non è una evoluzione né scontata né semplice, ma l'unica possibile, anche perché l'offerta di servizi pubblici sarà sempre più bassa in futuro”. In tempo di crisi economista - sono gestite meglio dalle realtà legate al territorio. Le cooperative hanno maggiori capacità di adattarsi, la loro dimensione di partecipazione e condivisione rafforzata in tempi “normali” diventa un investimento. Senza valori non c'è valore. In uno scambio economico, occorre convincere i clienti che sono loro ad avere un vantaggio. Il prezzo è uno dei vantaggi, ma non solo. Il socio deve trovare qualcosa che non trova negli altri negozi. La cooperativa deve riuscire a far capire che c’è differenza tra una fidelity card e una tessera socio, altrimenti chiude”. Al questionario hanno risposto 58 cooperative di consumo. I dati sono stati presentati da Carlo Borzaga, presidente di Euricse, e Sara Depedri, coordinatrice della ricerca. La crisi ha modificato radicalmente lo scenario: è cambiato il modello di consumo, c’è meno domanda di beni e più bisogno di servizi. L'idea che si stia bene consumando molto, non tornerà più. Aumenta di pari passo la domanda di relazioni e la disponibilità ad affrontare insieme la crisi. Sta emergendo una tendenza a cooperare di più. Si parla di “economia del noi”. Nonostante il peso della crisi economicofinanziaria, le cooperative investono in modo crescente sulla propria funzione sociale, muovendosi per aumentare la partecipazione dei soci e la conoscenza del ruolo sociale Riferendosi alla funzione sociale delle cooperative, il presidente del Sait Renato Dalpalù ha affermato: “Non vendiamo solo cibo, ma lavoriamo per una idea di comunità, solidale e sana. Soprattutto nei momenti di crisi, manteniamo ferma la nostra presenza nelle realtà periferiche e marginali”. “Le crisi - ha rilanciato Luigino Bruni, La relazione di Luigino Bruni si può ascoltare integralmente su www.cooperazione.tv. Si intitola: Famiglie Cooperative, la sfida sociale. 15 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 NEWSCOOP “Come raggiungere un traguardo? Senza fretta, ma senza sosta”. Goethe Donne in cooperazione Nadia Martinelli eletta presidente Se vuoi vedere il servizio sull’assemblea delle Donne in Cooperazione vai su www.cooperazione.tv. Da sinistra Barbara Grassi e Nadia Martinelli. Un momento delle votazioni e in alto il nuovo logo dell’associazione ha spiegato la regista – abbiamo cercato di dare una rappresentazione dei diversi settori della cooperazione con una particolare attenzione, nella scelta dei personaggi, all’aspetto dell’intergenerazionalità e con un momento dedicato all’associazione”. “L’obiettivo – ha aggiunto Grassi – era avere un prodotto che ci consentisse di andare sui territori stimolando riflessione e discussione e, al contempo, presentando la nostra realtà associazionistica”. Tra gli interventi delle rappresentanti di associazioni e realtà locali, l’assessora provinciale alle pari opportunità Sara Ferrari, che ha mostrato particolare interesse per le attività presentate e per i dati delle donne nel movimento cooperativo. è Nadia Martinelli, dipendente e socia della Cassa Rurale di Caldonazzo, la nuova presidente dell’associazione Donne in cooperazione, eletta dalle socie e dai soci riuniti in assemblea. Martinelli succede a Barbara Grassi, socia lavoratrice della cooperativa sociale Samuele, che dopo due mandati ha scelto di non ricandidare. “Questi sei anni – ha commentato Grassi – sono stati un’avventura emozionante, durante i quali ho avuto l’opportunità di approfondire insieme alle nostre socie tematiche fondamentali per il raggiungimento di una reale parità di genere all’interno delle organizzazioni, e non solo”. L’assemblea è stata occasione per presentare alla base sociale le ultime novità che hanno interessato l’attività dell’associazione, a cominciare dal nuovo logo e la nuova brochure di presentazione, realizzata coinvolgendo i ragazzi e le ragazze dell’Istituto Pavoniano Artigianelli di Trento, che con un formato agevole e una grafica accattivante descrive gli obiettivi e il contesto in cui opera l’associazione. Nel corso della serata è stato inoltre proiettato, in anteprima assoluta, il documentario “Passaggi” della regista Ania Tonelli, che attraverso le storie di cooperatrici e cooperatori offre spunti di riflessione sul ruolo delle donne in ambito cooperativo. “Come nello scorso documentario – Le attività nel 2014 Un percorso che ha visto l’associazione impegnata in diversi progetti, come ha spiegato la coordinatrice Simonetta Fedrizzi. “Ultimo in ordine di tempo – ha detto – è il progetto ‘Generi di comunicazione’, un pacchetto di azioni positive, sviluppate in collaborazione con il gruppo di Trento della Società Italiana delle Letterate e con la Cooperazione Trentina, che fanno perno sull’utilizzo del linguaggio e delle immagini per promuovere una comunicazione più inclusiva e paritaria”. A questo 16 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 NEWSCOOP Presenza delle donne nella governance della Cooperazione (2014) 29,5% settore lssa 28,8% settore consumo 14,6% settore credito 3,5% settore agricole si aggiunge il progetto ‘Storie di genere. L’altra metà della cooperazione’, realizzato in partnership con il Centro sulla storia dell’economia (Fondazione Museo Storico del Trentino), per promuovere sul territorio i risultati emersi dalla i ricerca effettuata l’anno precedente sull’evoluzione del ruolo della donna nella storia della cooperazione trentina, e il progetto ‘Pari opportunità e cooperazione’, una serie di interventi formativi per sviluppare strumenti di lettura critica dell’asimmetria di genere strutturale nelle organizzazioni. Nel 2014, inoltre, l’associazione ha realizzato la pubblicazione ‘Valutare le pari opportunità a Trento: alcune esperienze nella cooperazione trentina’, edito da Confcooperative Bolzano, e ha proseguito il proprio impegno di promozione, insieme alla Federazione Trentina della Cooperazione e alle Casse Rurali Trentine, della campagna di sensibilizzazione ‘La violenza non è un destino’. Infine, l’associazione ha attivato uno sportello informativo di consulenza per l’individuazione e progettazione delle misure di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e di altri strumenti innovativi per la valorizzazione delle differenze nelle cooperative, si è impegnata in attività di promozione e sensibilizzazione sulle tematiche di genere e ha sviluppato una rete di relazioni con altre associazioni e realtà, locali e nazionali. Dalla collaborazione con altre realtà sono nate, ad esempio, le collaborazioni a progetti quali ‘Democrazia paritaria’, promosso dalla Commissione Pari Opportunità della Provincia per riequilibrare la presenza delle donne nei luoghi istituzionali, all’iniziativa ‘Io voto donna e tu?’, per promuovere un’equa rappresentanza femminile nelle istituzioni, e allo studio ‘Conciliazione possibile per un lavoro sostenibile’, promosso da Confcooperative Bolzano, per la messa a punto, in collaborazione anche con la Federazione Trentina della Cooperazione, di modelli pilota per la definizione di strumenti organizzativi innovativi orientati a un equilibrio tra i tempi di vita privata e lavoro. Il nuovo consiglio direttivo L’assemblea dell’associazione, riunita ieri, ha votato come rappresentanti nel consiglio direttivo: Mara Bazzoli (Famiglia Cooperativa di Bondo e Roncone), Fiorella Corradini (Pulicoop Trento), Tiziana Gatto (Tagesmutter), Nicoletta Molinari (CS4), Marina Pancheri (Federazione Trentina della Cooperazione), Alessandra Piccoli (The Hub), Sara Villotti (Risto3) e Carla Zanella (Cassa Rurale di Pergine). Crescita lenta ma costante La buona notizia è che le donne che presiedono cooperative o concorrono ad amministrarle sono in continua crescita. La cattiva è che il ritmo di progressione è ancora molto lento, appena l’1,1% annuo. Proseguendo di questo passo la parità si raggiungerebbe nel 2040 (il condizionale è obbligatorio…). Dalla nascita dell’Associazione Donne in Cooperazione e dal rafforzamento delle azioni culturali e formative attivate dalla Federazione e da alcuni consorzi nella direzione della parità di genere, insomma, dei progressi sono stati indubbiamente fatti. E l’Osservatorio della Cooperazione Trentina li ha quantificati e presentati in occasione dell’assemblea dell’Associazione. Nell’ultimo triennio le presidenti donne di cooperative trentine sono passate dall11,6% al 16%. Ancora più chiara la tendenza nell’ambito della governance, ovvero contando sia le cariche presidenziali che quelle amministrative e dirigenziali: nel 2007 le donne si fermavano al 13.2% del totale, per salire al 15,4% nel 2009 (+2,2%), al 17,8% nel 2011 (+2,4% nel biennio) e al 20,9% nel 2014 (+3,1% nel triennio). Come si può notare, dunque, le donne impegnate ed elette alla guida di cooperative sono aumentate del 7,7% sui 7 anni presi in esame, il che significa mediamente l’1,1% all’anno. Il settore che maggiormente ha dato impulso a questa crescita è stato quello del consumo, dove negli ultimi 6 anni le donne con incarichi amministrativi sono passate dal 15,5 al 28,8%, con un balzo complessivo del 12,3%. Si ferma al 6,6% il trend di progressione delle donne nel settore delle cooperative di lavoro, servizio, sociali e abitazione, passando nello stesso intervallo temporale dal 22,9 al 29,5%. Circa un terzo degli amministratori del settore delle ‘varie’, insomma, è fatto di donne. Meno netto l’avanzamento femminile nel settore del credito, dove l’aumento si è fermato al 4,8% in sei anni (0.8 punti percentuali il progressivo annuo) e decisamente arenato sull’1,6% l’incremento delle donne nei consigli di amministrazione delle cooperative agricole: +1,6%, ovvero lo 0.25% in incremento annuo. 17 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 NEWSCOOP L’amore è quell’eterno sentimento che lega le persone e spesso le divide. Il segreto? Fa convivere attrazione del corpo, della mente e dello spirito. Vito Mancuso Piccola filosofia dell’amore “Quando nominiamo l’amore non ci riferiamo a un sentimento. Nominiamo una forza cosmica, quella grazie a cui il mondo esiste. In fisica lo chiameremmo anche attrazione: è la stessa forza che aggrega gli elementi: l’acqua, l’aria, la terra”. A parlare di amore è il filosofo Vito Mancuso che all’istituto Martino Martini di Mezzolombardo ha presentato il proprio libro: “Io amo: piccola filosofia dell’amore”. Amore che, ha detto, è un’attrazione irresistibile: “Riunisce tre elementi: corpo, psiche e spirito. Dalla loro combinazione nascono l’amore erotico, l’amore sentimentale, l’amore romantico. Se tutte e tre le componenti sono soddisfatte, si ha l’amore maturo”. Che la ricetta dell’amore non sia facile da cucinare lo dicono i numeri di separazioni e divorzi. E quando il direttore della Cassa Rurale di Mezzolombardo San Michele all’Adige Paolo Segnana e il pubblico lo hanno incalzato, Mancuso non si è sottratto al tema: “Oggi – ha spiegato – è venuto meno il senso del dovere che un tempo faceva stare insieme le persone anche senza passione. Ma la chiesa cattolica sbaglia a non considerare che il matrimonio possa finire: quasi tutte le religioni lo contemplano”. Mancuso ha parlato anche di omosessualità: “Fa parte – ha detto – dei diritti civili garantiti nel occidentale, come il diritto di parola, di coscienza, di opinione. Se la cosiddetta famiglia tradizionale ha le forze in sé, non si deve sentire attaccata”. Infine un pensiero sulla cooperazione: “Cooperare significa fare le cose con amore, mettersi in relazione con gli altri”. Da sinistra il filosofo Vito Mancuso e il direttore delle Rurale Paolo Segnana. Campagna ad alta quota Insieme all’inverno torna puntuale anche quest’anno il progetto “Alta quota” delle Casse Rurali Trentine. Si tratta di una particolare iniziativa pubblicitaria che coinvolge le principali località sciistiche trentine, rendendole un palcoscenico speciale da cui lanciare le pubblicità dei prodotti e delle iniziative di sistema. Sciando sulle montagne trentine, insomma, sportivi e turisti potranno essere stimolati sull’utilità e convenienza dei prodotti finanziari e assicurativi, nonché sulle novità relative agli strumenti di pagamento e anche sulla campagna istituzionale che vuole rappresentare la vicinanza delle Rurali alle proprie comunità di appartenenza. Il numero di passaggi che vantano le nostre località sciistiche permette di intercettare e raggiungere un notevole numero di persone. I format pubblicitari sono posizionati sui tornelli, su pannelli alla partenza o arrivo degli impianti oppure a fianco degli orologi all’ingresso delle seggiovie e funivie. Si tratta di posizioni pianificate in base al transito degli sciatori, con l’obiettivo di dare continuità ad una serie di messaggi ripresi nei luoghi di maggior traffico. In un ambiente rilassato, a contatto con la natura e senza impegni lavorativi, le persone sono più stimolate ad essere attratte ed incuriosite da messaggi di questo tipo, come altri grandi investitori pubblicitari insegnano. 18 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 NEWSCOOP “La famiglia è una sola! è un’istituzione che ha rilievo pubblico e non solo una comunità d'affetto. Rappresenta il luogo dell’intergenerazionalità”. Mariapia Garavaglia, e presidente Croce Rossa Italiana La famiglia tra bisogni e identità Ritmi lavorativi, tempi familiari, ma anche variazioni di reddito: gli attuali stili di vita incidono sulla struttura delle famiglie di oggi, condizionandole e, talvolta, influenzando anche le relazioni interpersonali. Per approfondire questo tema, individuare i rischi a cui prestare attenzione e riflettere sulle possibili soluzioni, la Cassa Rurale Valle dei Laghi ha dedicato la sesta edizione della Settimana della Cooperazione a “La famiglia tra bisogni e identità. Quale ruolo nella società moderna?”. Il percorso ha preso il via dall’analisi della nuova dimensione del welfare, insieme a Mariapia Garavaglia, ex Ministra alla Sanità e presidente generale della Croce Rossa Italiana, e Lucia Fronza Crepaz, pediatra e formatrice, guidate da Alberto Faustini, direttore dei quotidiani “Il Trentino” e “Alto Adige”.Ma quali sono le necessità delle famiglie del territorio? E quali sono le reti di relazioni, i servizi proposti dalle istituzioni pubbliche o private locali a supporto di questi bisogni? Le risposte sono state ricercate da alcuni giovani, finanziati con borsa di studio dalla Cassa Rurale, che per conto dell’Osservatorio sui bisogni hanno condotto un’indagine in Valle dei Laghi, coordinati da Alberto Zanutto, docente dell’Università degli Studi di Trento. I risultati del loro lavoro sono stati utili spunti per il dibattito che, nella seconda serata in programma, ha visto intervenire Sara Ferrari, assessora provinciale alle pari Da sinistra, Mariapia Gravaglia, Lucia Fronza Crepaz, Alberto Faustini e il presidente della Cassa Rurale Valle dei Laghi Elio Pisoni opportunità, e Luciano Malfer, dirigente provinciale dell’Agenzia per la famiglia, che hanno presentato il progetto innovativo del “Distretto Famiglia”. L’incontro è stato moderato dal giornalista Walter Nicoletti. Ospite della terza e ultima serata in programma, Don Antonio Mazzi, il prorompente sacerdote, presidente della Fondazione Exodus, spesso ospite di programmi televisivi, che non ha potuto intervenire per problemi di salute, ma ha dato disponibilità a partecipare a una delle prossime iniziative proposte dalla Cassa Rurale. Itas allarga i suoi orizzonti Itas ha firmato l’accordo per l’acquisizione di Sio, Sun Insurance Office, e Rsai, Royal & Sun Alliance Insurance, le due branch con sede a Genova appartenenti al colosso britannico RSA. La Mutua trentina conferma così la propria volontà di guardare oltre i confini nazionali per dare risposte di eccellenza alla rete italiana. L’accordo permette ad Itas di acquisire competenze importanti in settori non ancora esplorati, come l’engineering e il ramo trasporti merci. Le branch italiane Sio e Rsai contano circa 300 dipendenti, oltre 250 agenzie e 200 broker nazionali e internazionali. Grazie a questa importante e strategica acquisizione, Itas si rafforza sul territorio italiano ed estende la sua presenza soprattutto nel Nord-ovest e in Centro Italia. Inoltre, entrerà a far parte del network globale Rsa che consentirà di offrire, in 150 paesi del mondo, un servizio di alta qualità agli imprenditori che operano con strutture e attività all’estero. Il processo di internazionalizzazione è stato avviato agli inizi degli anni Novanta mediante la joint venture con HR-Hannover Re, la Mutua assicuratrice tedesca, terzo attore del mercato europeo. Nel 2010, Itas si è arricchita dell’esperienza e del knowhow tecnico derivante dall’accordo con VHV-Vereinigte Hannoversche Versicherung, la mutua tedesca leader per i rischi tecnologici e le coperture dedicate ai costruttori. Da sinistra Ermanno Grassi e Giovanni Di Benedetto, direttore e presidente di Itas. 19 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 NEWSCOOP Cassa Rurale di Pergine 700 mila euro per la comunità 74 borse di studio Rurale di Pergine tra speranza e fiducia 10 milioni di euro in 10 anni: è quanto la Cassa Rurale di Pergine ha distribuito al territorio, mostrando così il proprio attaccamento ai soci. Il rendiconto dei progetti a sfondo sociale è stato presentato a fine ottobre, in una apposita assemblea organizzata per offrire ai soci un’occasione di dialogo e confronto ulteriore rispetto al tradizionale appuntamento primaverile, con l’aggiunta di un concerto e di un talk-show al nuovo teatro. “Il 2013 è stato un anno importante per il sociale – ha esordito il presidente Franco Senesi – siamo riusciti a impegnare oltre 700 mila euro per la comunità”. Cifre che non erano affatto scontate, così come quelle del bilancio economico della Cassa: “Cresce la raccolta: si risparmia, si tende a spendere meno” ha spiegato il direttore Mauro de Manincor. Raccolta che, tra diretta e indiretta, al 30 giugno ammontava a 792 milioni di euro, segnando un +1,16% rispetto al dicembre 2013. Calano invece gli impieghi, che con un 1,92% in meno sono di 497 milioni di euro. Permangono significativi, come nel recente passato, i crediti non performing (sofferenze e incagli), che ci obbligano – ha commentato de Manincor - a fare coperture, stanziamenti e svalutazioni per mettere in sicurezza le varie posizioni”. “Ma anche se soffre della contrazione dell'economia locale la Rurale di Pergine è solida” ha aggiunto il direttore generale di Cassa Centrale Banca, Mario Sartori. In serata sono stati premiati con borse di studio 74 studenti meritevoli, dalla licenza media al dottorato. Di futuro ha parlato Senesi: “dobbiamo rimanere insieme, anche se le Casse Rurali con la crisi non sono sempre in grado di garantire le condizioni più vantaggiose, si impegnano a lavorare per soci, clienti, territorio. Da qui il nostro slogan: sempre insieme con fiducia”. Un motto che rimanda ancora al bilancio sociale e ad una peculiarità tutta perginese, l’associazione “CooperAzione Reciproca”, che dal 2007 si occupa di formazione e lingue straniere, doposcuola, salute e anziani, previdenza complementare. La campagna istituzionale delle Casse Rurali Trentine “Ti seguiamo e allo stesso tempo ti facciamo strada” è oggi completa. Lanciata l’anno scorso nella sua versione solo testuale sulle piste da sci e in una serie di adattamenti specifici, nei mesi successivi si è arricchita di un immaginario fotografico caratterizzato dalle persone che vivono nel territorio. E ora, dopo aver espresso i concetti tipici del mondo del credito cooperativo, come “Socio”, “Sport”, “Cultura”, si è ampliato con alcuni nuovi soggetti: “Impresa”, “Giovani” e altre immagini dedicate allo sport. In particolare, il soggetto “Impresa” rappresenta una tipica azienda trentina che, anche grazie al supporto e alla vicinanza delle Casse Rurali, riesce a sostenere la propria attività. Il soggetto “Giovani” raffigura una coppia in fase di trasloco che guarda fiduciosa al futuro, sottolineando con delicatezza il ruolo delle Casse di sostegno ai giovani nel percorso di crescita e di realizzazione dei propri progetti. Nel campo dello sport, dopo il calcio ora è la volta della bici e dell’hockey, per ampliare la gamma di attività che sono sostenute da tutte le Rurali presenti sul territorio. Le varie Marketing CCB - 4711 10/2014 Ti seguiamo e ti facciamo strada immagini seguono l’evolversi delle stagioni, per comunicare con ancora più forza il senso di “vicinanza” e accompagnamento delle Casse. “La persona è al centro – spiega Giuseppe Armani responsabile marketing di Cassa Centrale Banca – l’aspetto di appartenenza al territorio gioca un ruolo strategico ed importante per il posizionamento delle Casse Rurali Trentine e vuole trasmettere reciproca fiducia e impegno per sostenere le molteplici attività nelle nostre comunità”. 20 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 NEWSCOOP Cassa Rurale Alto Garda 4.998 soci 35.507 clienti 128 miliardi di euro di patrimonio Rurale Alto Garda: punto di riferimento da dieci anni Il consiglio di amministrazione della Rurale Alto Garda con Gianni Marcabruni. Nella seconda immagine insieme al presidente Zampiccoli, al direttore Polichetti e al dirigente della Federazione Carli. Quelle spente a inizio novembre sono state dieci candeline di un compleanno particolare. Un anniversario sinonimo di cooperazione, mettersi insieme per il bene di una comunità. Anzi di più comunità. Perché Cassa Rurale Alto Garda è il frutto dell’unione tra Cassa Rurale Arco Garda Trentino e Credito Cooperativo dell’Alto Garda. “Il 7 novembre del 2004 era una domenica – ha ricordato Enzo Zampiccoli, presidente della Rurale –. Le due Casse Rurali convocarono i soci in assemblea straordinaria per approvare il progetto di fusione. Entrambe le assemblee espressero parere positivo e, oggi, festeggiamo la buona riuscita della fusione, buona sotto tutti i punti di vista. Doveroso era poterlo fare con chi ha contribuito alla sua concretizzazione. Insomma, quella di dieci anni fa è stata una scelta vincente”. Scelta che ha rappresentato un “avvenimento importantissimo – ha aggiunto Gianni Marcabruni, ex presidente del Credito Cooperativo dell'Alto Garda –. Due realtà che hanno unito le forze per servire al meglio il proprio territorio”. I soci sono quasi cinquemila. Il 24% ha una età inferiore ai 45 anni. Il patrimonio da 66 milioni è passato a 128 milioni di euro. Gli impieghi da 537 milioni a 773. La raccolta diretta da 597 a 940 milioni di euro. I clienti da 26.350 a 35.507. Mediamente è stato erogato un milione di euro all’anno a sostegno del ricco panorama associazionistico. Un risultato frutto anche dell’impegno dello staff di collaboratori guidato dal direttore Nicola Polichetti. Un pensiero e un ricordo particolare sono andati a Marco Modena, presidente della Rurale Arco Garda Trentino. “Quando ho ricevuto l’invito per il vostro decennale – ha ammesso Ruggero Carli, responsabile del settore Casse Rurali della Federazione – la prima reazione è stata di sorpresa: già dieci anni sono passati. Questo dimostra il senso di una felice intuizione. L’augurio è che questa Cassa possa davvero diventare un riferimento per altre iniziative simili”. Social housing, primi alloggi a Rovereto Saranno prossimamente assegnati i primi alloggi a canone moderato realizzati a Rovereto dalla Comunità della Vallagarina, in sinergia con la Provincia di Trento e il Fondo Housing Sociale Trentino. Il social housing consiste nell’offerta di alloggi e servizi abitativi a prezzi contenuti destinati ai cittadini con reddito medio basso che non riescono a soddisfare il loro bisogno abitativo sul mercato e allo stesso tempo non hanno i requisiti per accedere all’edilizia agevolata. Il canone moderato offre un risparmio di circa il 30% rispetto alle tariffe di mercato. Gli alloggi realizzati a Rovereto, nel quartiere delle Fucine, sono 16: 12 di media metratura con 2 stanze, i rimanenti 4 di grandi metrature con tre stanze, ideali per famiglie L’immagine degli alloggi social housing che saranno presto consegnati a Rovereto. numerose. Gli alloggi compongono un immobile nuovo, classificato in categoria energetica “classe B”, realizzato secondo i migliori standard costruttivi del momento. Almeno il 40% degli alloggi sarà assegnato a giovani coppie, conviventi o nubendi. La consegna è prevista nel mese di gennaio. Tutti i successivi aspetti gestionali saranno curati da CoopCasa, società del movimento cooperativo trentino, che ha ricevuto l’incarico di occuparsi di tutti gli alloggi che entreranno a fare parte del Fondo Housing Sociale Trentino. Il Fondo è impegnato ad individuare nuove iniziative con obiettivo di acquisire complessivamente 500 alloggi da destinare ad housing sociale nella provincia di Trento. 21 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 NEWSCOOP “Le banche cooperative sono ad un punto di svolta. Abbisognano di un processo di innovazione al loro interno, e nello stesso tempo occorre trovare un contesto internazionale che non le penalizzi”. Silvio Goglio La diversità del credito cooperativo, un valore per il territorio Se una legge obbligasse a montare i freni delle Ferrari su ogni Panda, non otterremmo utilitarie più sicure, ma solo inutilmente più pesanti e costose. E nessuno le comprerebbe. L’esempio fatto dal prof Silvio Goglio dell’Università di Trento rende bene l’idea su cosa stia succedendo a livello europeo con la creazione dell’Unione bancaria: regole uguali per tutti senza distinzione. Ma di eccesso di regole si può anche morire. Negli ultimi due anni in media 2 leggi e mezzo alla settimana hanno riguardato le banche, con aggravi burocratici enormi. Se ne è parlato alla tavola rotonda dal titolo: “Biodiversità nel settore bancario e regolamentazione: la tradizione delle banche etiche e cooperative”, organizzata dalla Cooperazione Trentina nell’ambito della riunione annuale della Società degli Economisti. Per il prof. Gregory F. Udell dell’Indiana University, le banche cooperative sono diverse da quelle tradizionali, perché garantiscono maggiore credito anche in momenti di difficoltà non dovendo massimizzare l’utile per gli azionisti. Con positive ricadute sulla comunità. Una generale deregulation renderebbe più vulnerabili queste banche, come è già accaduto negli Usa e in Spagna. Occorre agire con prudenza e lavorare sull’autonomia del governo e sui livelli di rischio. Ma una “biodiversità” delle banche è oltremodo salutare, ha avvertito il prof. Leonardo Becchetti dell’Università Tor Vergata di Roma. “Il sistema resisterebbe meno alle crisi con un modello unico di banche”. “Le banche cooperative sono ad un punto di svolta – ha affermato Goglio –. Abbisognano di un processo di innovazione al loro interno, e nello stesso tempo occorre trovare un contesto internazionale che non le penalizzi”. Molte delle cosiddette innovazioni introdotte negli ultimi vent’anni in realtà hanno impedito l’innovazione nel credito cooperativo. Con la standardizzazione delle procedure, è aumentata la distanza tra banca e aree periferiche dell’economia. Parte delle ragioni della crisi stanno proprio in queste “innovazioni”. “Occorre modernizzarsi, occorrono manager preparati non solo dal punto di vista finanziario ma anche cooperativo: se il manager porta avanti la sua banca cooperativa come un’altra banca, il socio inizia a percepirla come una normale banca”, ha proseguito Goglio. “Il vero problema – ha affermato il presidente di Federcasse Alessandro Azzi – è che se viviamo in un acquario in cui il clima non è regolato da noi, dobbiamo stare attenti a sopravvivere. Per questo abbiamo la necessità che la nuova cornice europea garantisca proporzionalità e gradazione nell’applicazione delle regole. Diciamo no ad un modello di banca omologato, sì al pluralismo. Ma abbiamo un problema di visibilità, occorre far sapere ai lontani regolatori europei chi siamo e cosa rappresentiamo”. Per Giorgio Gobbi, direttore del servizio stabilità finanziaria della Banca Foto 1: Da sinistra Goglio, Azzi, Becchetti, Udell e Gobbi. Foto 2: Da sinistra Azzi e Becchetti. Per ascoltare gli interventi integrali dei relatori inquadra questo codice con smatrphone abilitato, o vai su www.cooperazione.tv. d’Italia, in realtà non serve meno regolamentazione, ma una regolazione diversa, dinamica, che tenga conto della specificità del credito cooperativo: “Le banche territoriali hanno molti vantaggi dalla peculiare conoscenza dei propri clienti, ma questo può rivelarsi anche un rischio ulteriore sulla sostenibilità del credito. Alla fine il vero nocciolo per le banche locali è trovare protezione dai rischi specifici, e trovare la capacità di proteggersi da questi rischi”. 23 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 NEWSCOOP I partecipanti al Master Impresa sociale hanno trovato lavoro 32,4% in una cooperativa sociale 25,5% in una impresa sociale 22,5% in un consorzio Master impresa sociale, al via la 19° edizione Quest’anno sono 44 gli iscritti al Master in Gestione di Imprese Sociali, uno dei primi e dei più longevi in questo settore in Italia, quasi il doppio rispetto alle scorse edizioni. Segno che quella dell’Università trentina, insieme ad Euricse, è un’iniziativa che attrae sempre più i giovani. Un'avanguardia locale che negli anni si è guadagnata considerazione e seguito in Italia e in Europa. La nuova edizione è stata inaugurata con una reunion delle 18 classi che dal 1996 ad oggi hanno partecipato. Un'intera generazione di nuovi “manager del sociale” si è incontrata ad inizio autunno a Trento, forte di un sondaggio tra gli ex iscritti che rivela un'altissima percentuale di job placement, in gran parte proprio nel Terzo settore. Circa 300 i partecipanti che hanno accolto l’invito. Un'occasione per creare sinergie, avviare nuove collaborazioni, imparare e crescere professionalmente e per fare il punto sulle trasformazioni e i progressi che questo settore sta affrontando negli ultimi anni. Questo corso rappresenta una meta importante per gli studenti interessati al settore non profit, che ha conosciuto in questi anni una notevole crescita: +39,4% dei dipendenti, +28% delle organizzazioni tra il 2001 e 2011 secondo i recenti risultati del Censimento Istat sulle Istituzioni non profit. Il Master GIS, coniugando la formazione teorica con 5 mesi di stage, permette di acquisire gli adeguati strumenti manageriali per comprendere le modalità operative delle imprese sociali e delle organizzazioni non profit. Finora più di 100 organizzazioni del settore hanno ospitato i corsisti durante gli stage. “In questi 18 anni – spiega Paolo Fontana, referente dell'area formazione di Euricse – sono state più di 50 le cooperative locali che si sono avvalse di risorse umane formate e specializzate dal Master Gis. Tra queste la maggioranza sono cooperative sociali, ma ci sono anche consorzi, cooperative di credito, agricole e cooperative nate per la tutela e la promozione dell’ambiente trentino.” L’88% degli ex-corsisti trova un lavoro coerente con il profilo formativo entro 12 mesi dal termine del Master. “Non solo i cervelli non fuggono – conclude Fontana – ma possono anche trovare lavoro”. BORSE DI STUDIO Cembra Anaunia L’assemblea autunnale della Cassa Rurale d’Anaunia ha presentato i tanti interventi di sostegno garantiti alle comunità locali dalla banca della comunità. Inoltre è servita a premiare i cinquantotto studenti, dalla licenza media alla laurea specialistica. La serata è stata arricchita dall’intervento di Sebastiano Zanolli, manager e consulente di direzione del Gruppo Otb – Diesel. Ha parlato ai giovani de “La motivazione, la progettualità, l’energia e la vivacità personali nella relazione di consulenza e di vendita al cliente”. è la Borsa di Studio Valle di Cembra riservata agli studenti di terza media delle scuole di Albiano, Cembra, Segonzano e Verla di Giovo. Quest’anno i giovani saranno chiamati a interpretare, in forma scritta o grafico pittorica, il tema “dell’Europa nelle diversità e nelle somiglianze”. Sottotitolo: “La caduta delle frontiere nell’Europa unita e le migrazioni hanno fatto incontrare popoli diversi. Quali “frontiere” ci dividono ancora? Quali vantaggi e quali difficoltà porta con sé lo scambio tra i popoli?”. 24 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 NEWSCOOP 3 trentine 3 altotesine 2 valdostne 4 lombarde 2 friuliane 14 cooperative elettriche nel nord Italia Coop elettriche, sempre più efficienti “Energia dal territorio per il territorio”. Tema della due giorni organizzata a Larido da Ceis – Consorzio Elettrico di Stenico. “Appuntamento itinerante riservato alle cooperative elettriche storiche dell’arco alpino – spiega il presidente Roberto Gusmerotti –. Sono quattordici e contano almeno cento anni di storia. Tre sono trentine, due valdostane, quattro lombarde, due altoatesine, due friulane. A queste si aggiungono un consorzio altoatesino formato da altre piccole realtà e una cooperativa di Ivrea distributrice di gas e, da un po’ di tempo, anche di energia elettrica”. I soci di Ceis sono oltre tremila, seimila le utenze sugli ottomila residenti dei Comuni serviti: Comano Terme, Stenico, Bleggio Superiore, Fiavè, Dorsino e San Lorenzo in Banale. “L’efficientamento delle aziende in generale e delle nostre cooperative ha rappresentato uno dei temi forti della due giorni – ha osservato Ferdinando Di Centa, coordinatore delle cooperative elettriche italiane storiche –. La sfida di oggi, infatti, è riuscire a essere efficienti senza tradire la missione. Il mercato è sempre più ampio. Noi dobbiamo trovare la nostra dimensione in un settore che, rispetto alle origini, si è molto evoluto”. Ai lavori ha partecipato anche Diego Schelfi, presidente della Cooperazione Trentina. “La cooperazione in Trentino fa parte del Dna delle persone – ha detto –. La cooperazione ha dato una Made in Italy. Eccellenze in digitale Dao si espande in Veneto e assume Il titolo di questo articolo è il nome scelto per il progetto promosso da Google in collaborazione con Unioncamere per migliorare l’interazione con il web delle imprese operanti in settori di eccellenza. Tradotto: diffondere la cultura dell’innovazione digitale e accrescere la consapevolezza dei vantaggi che derivano da un utilizzo più avanzato della rete delle reti per il Made in Italy. Tra questi, naturalmente, il mondo della vite e del vino. Da sinistra Roberto Gusmerotti presidente del Ceis e Diego Schelfi, presidente della Cooperazione Trentina. risposta concreta ai bisogni, alle difficoltà, partendo proprio dalle zone che ospitano questo convegno. Chi ha voglia di fare per il proprio paese trova posto nella Cooperazione. Abbiamo bisogno di costruire un sistema dove le diversità hanno un valore. In due parole: fare rete”. La cooperativa Dao, Dettaglianti Alimentari Organizzati, presente in Trentino Alto Adige con le insegne “Conad”, “Conad City” e “Margherita”, ha oltrepassato i confini regionali ed è sbarcata in esclusiva per il marchio Conad nelle provincie di Verona e Vicenza. Il piano di sviluppo è significativo: 3 punti vendita in provincia di Verona e 7 nel vicentino. Un potenziamento della rete che garantirà il lavoro a 215 nuovi dipendenti e un incremento di fatturato di oltre 50 milioni di euro. Dao potrà quindi oltrepassare il prossimo anno l’ambito traguardo dei 200 milioni di fatturato (ceduto ai negozi), sviluppando nuove province oltre al Trentino Alto Adige. A queste aperture si aggiungeranno anche le nuove di Merano e Prato allo Stelvio entro fine 2014. Infine, entro il 2015, è atteso il Superstore di Rovereto, di circa 1.850 mq ed una cinquantina di dipendenti. Per far fronte a questa espansione la società trentina si sta strutturando anche al proprio interno, potenziando l’organico dei reparti vendite e logistico. Ivan Odorizzi è presidente della cooperativa Dao. 25 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 NEWSCOOP Durante la settimana dell’evento Marcialonga le valli di Fiemme e Fassa ospitano 6500 partecipanti non residenti in Trentino Alto Adige cui vanno aggiunti 2080 “tifosi” al seguito degli iscritti per un totale di 8.580 arrivi. Moltiplicati per il numero medio di notti di pernottamento, raggiungono quota 33.805 presenze complessive. Il 17,5% degli arrivi e l’11,3% delle presenze del mese di gennaio e l’8,8% e il 6% di arrivi e presenze dell’intera stagione invernale. Marcialonga, patrimonio di comunità Una ricerca diventata tesi di laurea. Un lavoro complesso, dedicato all’impatto di Marcialonga sul turismo valligiano. Autrice: Alice Varesco, neodottoressa in economia e management. Ha quantificato l’apporto economico della gran fondo per il territorio. La classicissima genera un indotto complessivo di otto milioni di euro. La presentazione dei risultati (coinvolte anche le “sorelle estive” Marcialonga cycling e Marcialonga running), è stata ospitata nel foyer della sala don Guetti di Cassa Centrale Banca a conferma dello stretto legame tra Marcialonga e mondo della Cooperazione Trentina con alcuni marchi storici (Casse Rurali, Cavit, Melinda, Trentingrana ma anche Coop e Sait) ad affiancarla da parecchie edizioni. “Abbiamo lavorato molto su questo progetto – ha ricordato Angelo Corradini, il presidente di Marcialonga –. Era nostro desiderio quantificare il valore economico della manifestazione. L’elaborato di Alice è stato fondamentale per quest’analisi, concretizzata grazie anche al contributo della direttrice Gloria Trettel e dell’intero staff di segreteria. Un vero e Da sinistra Gloria Trettel, Alice Varesco e Angelo Corradini. dimostrazione del legame tra Marcialonga e marcialonghista. Il questionario è stato sottoposto ai partecipanti delle edizioni dal 2010 al 2013 residenti fuori regione”. Giorgio Fracalossi, presidente di Cassa Centrale Banca, si è detto “felice della sinergia con Marcialonga, un evento importante che copre l’intero arco dell’anno con le sue tre gare e crea grandi benefici al territorio”. proprio lavoro di squadra, nello spirito della Marcialonga”. Alice Varesco ha poi presentato la sua tesi: “Voglio sottolineare l’importanza dell’elevato tasso di risposta – ha spiegato –. Per questi lavori solitamente si attesta attorno al 10%. In questo caso ha raggiunto il 31%, a Senza ostacoli con le cooperative sociali Coniugare sport e disabilità si può. Come dimostra il workshop “Senza ostacoli”, dedicato a questo tema dalla cooperativa Archè in collaborazione con l'associazione Nuoverotte, con il patrocinio della Provincia. Una giornata di approfondimento e confronto, con il contributo di docenti, terapisti, atleti ed esperti, tra cui Nunzia Mazzini, primario Ospedale Villa Rosa di Pergine, Francesca Vitali, docente dell’Università di Verona, e Valeria Marconi, ricercatrice dell’Università di Verona. Importante anche la presenza cooperativa, grazie alla collaborazione di Mauro Svaldi, psicologo e presidente della cooperativa CS4, e Graziella Anesi, presidente di Handicrea. L’evento, organizzato nel nuovo centro universitario polifuzionale Sanbàpolis a Trento sud, è stato anche occasione per fare un po’ di pratica, assistendo e sperimentando le diverse discipline sportive rivolte a persone con disabilità, grazie alla collaborazione di associazioni che già operano sul territorio e ad altre che provengono da contesti extra-provinciali. Un'iniziativa che ha riscosso molto interesse avendo ricadute positive, come la possibilità di avviare l'attività sperimentale di arrampicata indoor per persone con disabilità. 26 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 NEWSCOOP La Sfera 220 occupati (19 nazionalità) settori di attività: pulizie, custodia, verde, Intervento 19 nuova sede a Spini di Gardolo: 600 mq, 1 milione di euro La Sfera, vent'anni e una sede nuova Un immobile funzionale ad alto contenuto ecologico per la Sfera, cooperativa sociale di inserimento lavorativo che ha festeggiato i vent'anni di attività inaugurando in via Kufstein, a Spini di Gardolo, la propria sede. Impianto geotermico, certificazione Leed, l'edificio rappresenta solo la prima parte di un progetto che prevede, il prossimo anno, anche l'acquisizione di un magazzino poco distante dove depositare attrezzi e materiali, compreso la serra per i lavori nel verde. In questa prima fase la cooperativa ha investito un milione di euro. La presidente Bruna Penasa non ha nascosto l'orgoglio per una sfida che di questi tempi può apparire temeraria: "Un passo importante, ma coerente con un percorso di sviluppo che finora siamo riusciti a mantenere". Anche il presidente della Cooperazione Trentina Diego Schelfi ha parlato di "rischio e coraggio", e di una cooperazione anticiclica che "cresce proprio nei momenti di difficoltà. Una cooperazione che aiuta a diminuire le differenze tra le persone". Un forte incoraggiamento è venuto anche dal sindaco Alessandro Andreatta.La cooperativa occupa circa 220 persone, la metà ad inserimento lavorativo, Gli amministratori della cooperativa La Sfera l'80% con contratti a tempo indeterminato. Una realtà multiculturale con persone di 19 nazionalità. Per molti di loro la cooperativa ha rappresentato un'ancora di salvezza a cui si sono aggrappati per riprendere il filo dell'esistenza che rischiava di perdersi, la dignità di un lavoro, il valore della persona, il reinserimento in un contesto di relazione e di produzione. Sostegno ai progetti del futuro Il 20 dicembre saranno premiati i progetti innovativi presentati alla Fondazione Cassa Rurale di Trento. Iniziativa indirizzata a soggetti giuridici come enti, associazioni, organizzazioni nel campo dell’istruzione, formazione e promozione culturale, solidarietà sociale e assistenza. I progetti meritevoli di essere sostenuti “devono essere innovativi e – viene precisato – diversi dall’attività ordinaria o che, se inseriti in essa, posseggano una componente marcata di novità”. Nel dettaglio: ogni soggetto ha avuto la possibilità di presentare solo un progetto; la priorità è stata data a soggetti che, nei due anni precedenti, non avevano già ricevuto finanziamenti; non hanno potuto essere accolti progetti di soggetti nel cui consiglio di amministrazione siano presenti amministratori della Fondazione Cassa Rurale di Trento; eventuali altri partner del progetto dovevano essere diversi da banche o Fondazioni bancarie. Infine, la Fondazione della Rurale di Trento, aveva facoltà di decidere se finanziare il progetto nel suo complesso o coprire solo una parte della cifra richiesta. Rosso d’Autunno Nomine Nel cuore dell’autunno sono state stappate le bottiglie di Novello, il primo vino della vendemmia 2014. Un appuntamento diventato tradizione per la Cantina Rotaliana di Mezzolombardo. Tradizione simile all’impegno dei viticoltori soci che hanno raccolto i grappoli in vigna e li hanno conferiti perché diventassero pregiato nettare di bacco. Quest’anno “Rosso d’Autunno” ha arricchito l’offerta. Non solo vino e caldarroste ma molto di più con orzotto, smacafam e mortandela. Due volti noti della cooperazione di consumo per altrettanti nuovi incarichi dirigenziali. Interessano Luigi Angheben e Andrea Dallapè. Il primo è il nuovo direttore della Famiglia Cooperativa Perginese. Il secondo della Famiglia Cooperativa Mezzocorona e San Michele all’Adige. 27 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 Da sinistra: Andrea Dallapè e Luigi Agheben NEWSCOOP Tra il 2007 e il 2012 c'è stato un calo del tasso di risparmio di quattro punti percentuali. Tuttavia, le famiglie italiane sono tra le meno indebitate in Europa e possono fare affidamento su un sistema bancario solido. Pier Carlo Padoan Risparmio, amico virtuoso di grandi e piccoli L’ultimo giorno di ottobre si è celebrata la 90° Giornata del Risparmio. Anche in Trentino alcune Casse Rurali hanno deciso di festeggiare quest’occasione, proponendo iniziative diverse per avvicinare i più giovani a questo atteggiamento virtuoso. Tione Una bici magica che, Leggera, utilizza per andare in fuga da un mondo saturo di consumo e di cattive abitudini. Leggera, con la sua bici, attraversa una serie di luoghi estremi nell’uno e nell’altro senso, in virtù e viceversa. Giunta al traguardo di questa pedalata ritrova i suoi amici, racconta quanto ha visto dalla sua due ruote e da lì inizia l’impegno a costruire un mondo nuovo dove allo spreco prevalga il risparmio . All’invito della Cassa Rurale Adamello Brenta hanno risposto quattrocento bambini (e insegnanti). Giornata del Risparmio vissuta sul ritmo di una bicicletta. La bici è la “compagna inseparabile” del “Viaggio di Leggera” messo in scena da Licia Simoni, originaria di Montagne, bolognese da qualche anno ma sempre legata alle sue zone di origine. Leggera è una bambina che viaggia in sella alla sua bici, il mezzo ecologico per eccellenza. Rovereto conservare il territorio per il futuro, quello solidale è il bene comune che è il bene di tutti”. Il giornalista Mauro Neri ha poi letto, ai piccoli amici di Gellindo Ghiandedoro, uno dei racconti di cui è stato protagonista lo scoiattolo di Risparmiolandia. Un racconto che ha polarizzato l’attenzione dei ragazzi, poi entusiasti nell’accogliere l’arrivo in sala di Gellindo. All’aula Magna dell’ex Scuola media Paolo Orsi erano oltre duecento gli alunni della quinta classe elementare. Luca Bisoffi, responsabile di filiale della Cassa Rurale di Rovereto, ha ricordato che “il vero risparmio è declinabile in tre aree: quello economico si traduce nell’avere un piccolo gruzzolo da parte che permette di vivere con serenità ed essere liberi, quello ecologico è legato al risparmio delle risorse naturali che significa Valsugana e Tesino Alcune immagini delle Feste del risparmio organizzate dalle Casse Rurali. della Federazione per i vari gradi e livelli scolastici. Insomma, un investimento in educazione economica e cultura del risparmio inteso come risparmio economico e come risparmio a più largo raggio, legato anche alle risorse naturali. La Cassa Rurale Valsugana e Tesino ha pianificato, in collaborazione con dirigenti e insegnanti, una serie di progetti formativi sull'economia cooperativa e il risparmio. Saranno realizzati senza alcun costo per le scuole. Progettazione affidata all'Ufficio Educazione Cooperativa 28 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 NEWSCOOP “A scuola mi capita, a volte, di sentirmi fuori dal mondo, esclusa. Quando vengo qui siamo in un gruppo, impariamo tante cose, sono contenta”. Una ragazza che ha partecipato al Campus Irifor La strategia di Roma sull’economia sociale Individuare un referente politico per il dossier ‘economia sociale’ all’interno della Commissione Europea, inserire nel pacchetto investimenti a disposizione dell’Europa (300 miliardi di euro) non solo infrastrutture fisiche ma anche investimenti sociali, favorire i processi di sperimentazione e innovazione in questo campo. Quelli elencati sono soltanto tre dei punti salienti emersi durante l’incontro internazionale “Liberare il potenziale dell'economia sociale per la crescita in Europa”, che si è svolto 17-18 novembre a Roma con la collaborazione scientifica del centro di ricerca trentino Euricse. Circa 200 relatori provenienti da 25 Paesi hanno partecipato a questo evento, organizzato dal Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali in collaborazione con la Commissione Europea, riuniti per definire e proporre all’Europa quella è che stata ribattezzata ‘la strategia di Roma’ per il settore dell’economia sociale. Un pacchetto di proposte ambiziose – ponderate e condivise dagli attori sociali coinvolti anche attraverso una consultazione web – che l’Italia potrà presentare all’Europa come priorità nel semestre che la vede alla guida dell'Europa. Molto interesse ha destato la lectio magistralis di JeanPaul Fitoussi, dell’Istituto di Studi Politici di Parigi, dal titolo “L’economia sociale diventa globale” e la chiusura dei lavori affidata al Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Nella ‘strategia di Roma’ si propone anzitutto una univocità di interlocutori con le istituzioni europee, in quanto oggi non è chiaro quale commissario o quali commissari abbiano la responsabilità politica della gestione del dossier ‘economia sociale’. Oltre all’individuazione, dunque, di un referente nella Commissione, serve che il parlamento europeo ricostituisca l’intergruppo dedicato e che il Consiglio convochi regolari incontri dei ministri sui temi dell’economia sociale. Rispetto agli obiettivi di medio termine, da Roma è arrivata la richiesta di una specifica attenzione all’economia sociale nelle revisione della strategia Eu2020, che la valorizzi per il raggiungimento dell’obiettivo di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Nell’ambito degli appalti è stata proposta la definizione di linee guida per le autorità nazionali e regionali, nonché l’ampliamento dei parternariati tra settore pubblico e organizzazioni dell’economia sociale. Tra gli interventi finanziari proposti, oltre al citato Gli interventi di Carlo Borzaga, presidente di Euricse, del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti. inserimento dell’economia sociale nel pacchetto investimenti da 300 miliardi della Commissione Europea, è stato sollecitato il miglioramento dell’accesso al credito attraverso vari strumenti, come la creazione fondi garanzia, di strumenti di finanza dedicati o di fondi mutualistici. Infine il documento pone attenzione al meta della misurazione dell’impatto sociale, invitando la Commissione ad impostare un proprio approccio attraverso il dialogo con gli attori dell’economia sociale. Il percorso e l’esito di questa conferenza internazionale sono dunque non solo un grande passo avanti per l’individuazione partecipata e condivisa delle priorità, ma anche per il riconoscimento del ruolo dell’economia sociale per la crescita dell’economia e della società in Italia e in Europa. E il Trentino, ancora una volta grazie a Euricse, è in prima fila. 29 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 CULTURA COOPERATIVA | racconti Ho insegnato alla Cooperazione ad avere fiducia in se stessa Romano Gabbi: “Ho diretto la Cooperazione senza far parte di una cooperativa. Perché sapevo trovare le strade che poi altri seguivano”. di Romano Gabbi Ho passato una vita nella Cooperazione, e qualcosa credo di aver fatto, molti mi dicono anche qualcosa di buono. Forse ho insegnato alla Cooperazione ad avere fiducia in se stessa, a valorizzare le forze dirigenti dall’interno. Ho sempre accettato di malavoglia le promozioni, fino all’incarico di direttore generale, per sei anni dal 1988 al 1993. Mi consideravo “provvisorio”, fin tanto che non si fosse trovato un sostituto più adeguato. Sembravano ritrosie e derivavano, invece, dalla consapevolezza che ognuno deve fare il proprio lavoro e farlo bene: e un’azienda si promuove solo se le ore faticose che si affrontano si prendono con leggerezza. Se piace il lavoro insomma. E non è detto che a un “revisore” dei conti e dei bilanci di una cassa rurale, poniamo – che è un modo anche per aiutare e consigliare – si attagli poi l’incarico di “direttore”, che allontana dai contatti umani, impone un certo distacco, costringe a fare i conti con le grandi realtà… Non so come vengono ricordati i miei 36 anni passati in via Segantini, da quando sono stato assunto nel 1957 (ma allora la sede era ancora in via Manci e presidente era il “mitico” senatore Carbonari) a quando sono andato in pensione, il 31 dicembre 1993, a quando poi me ne sono andato del tutto, chiudendo la partita Iva di consulente nel 2000. So che nella Cooperazione sono entrato quasi per caso e so che non sono mai stato un “cooperatore”, perché le mie origini erano diverse. So che non avrei potuto diventare un buon “presidente”, ma so che ho risolto casi e difficoltà per molti presidenti, che mi sono appassionato al lavoro, che nella Cooperazione ho passato gli anni più belli, e poi anche più difficili, della mia vita. Forse il fatto di non essere cooperatore, ma di conoscere dall’interno i meccanismi cooperativi come solo un revisore attento può conoscerli mi ha consentito di giudicare meglio certe situazioni. Non sono nato in un ambiente cooperativo. I Gabbi vengono da Piacenza e Parma, e il nome viene da “la gabba” che è la pianta del salice. Sì, quella dell’“albero 31 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 CULTURA COOPERATIVA degli zoccoli”, è quella la realtà della mia famiglia, mezzadri e braccianti nelle grandi proprietà fondiarie della pianura. Mio padre era nato nel 1898, la “classe” dei ragazzi che a 18 anni combatterono sul Piave e fermarono i tedeschi dopo Caporetto. Mio padre venne richiamato e fu ferito. Con la pace, dopo alcuni anni, fu assunto per meriti di guerra nella polizia ferroviaria. Prestò prima servizio vicino a casa (e conobbe mia madre che era figlia di un casellante) poi venne trasferito, fin tanto che nel 1933 arrivò a Trento, impiegato in un piccolo ufficio della Questura. Sapeva leggere e scrivere, mio padre, ma non aveva cultura. Arrivò a Trento con moglie, tre figli, suo padre e quattro galline. Negli anni successivi avrebbe avuto altri sette figli ed io fui il primo a nascere a Trento, nel 1935. Oggi siamo vivi ancora in quattro dei dieci fratelli. Per me fu importante la scuola. La nostra era una famiglia molto povera, non c’erano i soldi per studiare, ma qualcuno deve aver detto a mia madre che “meritavo”, perché venni mandato alle Medie e poi a Ragioneria, una grande scuola… c’erano i figli dei Lunelli, dei Sosi… Devo tutto a tre professori che mi hanno seguito, ma soprattutto indicato orizzonti da raggiungere. Sono stati il professor Zane, poi presenza fondamentale nel mondo bancario trentino, Paolo Videsott, uno dei pionieri della protezione della natura in Italia, rigorosissimo negli studi di ragioneria ed economia, ma capace di trasmettere passione civile e la professoressa Ghesla di Caldonazzo che mi introdusse alla lettura. Ricordo ancora il primo libro che mi fece leggere “Tre uomini in barca” di Jerome. Un mondo mi si apriva. Poi le attese, le insicurezze nella ricerca di un lavoro, fin tanto che un mio compagno, un certo Peterlongo, mi disse che alla Federazione dei Consorzi Cooperativi dovevano sostituire un revisore. Io, della cooperazione non sapevo nulla. Direttore ne era Filippi, ma non fu lui a farmi il colloquio, lungo più di un’ora, bensì monsignor Martinelli, decano di Pergine, che era nel consiglio. Io non aderivo ad alcun partito, non facevo politica. Pensavo che se i politici fanno i politici non occorreva che io stessi a preoccuparmene. Avevo però un’ammirazione immensa per Degasperi, perché aveva salvato l’Italia ed era un uomo concreto. Venni assunto, iniziai con le cooperative di lavoro (era quasi tutto del porfido allora) per passare alle agricole. Mi resi conto che per chi vi lavorava la Cooperazione era una specie di movimento sociale, un po’ come le Acli, che consentiva di avere la Cassa Malati, allora indispensabile, e serviva a parti politiche come movimento di consenso. Ma nessuno, o pochi, conoscevano la Cooperazione per quello che è: non un’associazione di beneficenza per settori svantaggiati, ma un sistema di imprese, una “terza via” senza fini di lucro, ma con un solido fine operativo. Cooperare per valorizzare le risorse locali, perché non dominino i grossi potentati, perché la gente fosse incentivata ad aggregarsi e non dovesse emigrare. Più andavo avanti più capivo lo scopo delle cooperative e le responsabilità che avevo come revisore: non solo di controllare, ma indirizzare anche, aiutare. Era un bel lavoro. Poi sono passato alla casse rurali. Volevano farmi direttore di una Cassa a un certo punto, nel Primiero, ad Arco, ma ho sempre detto di no. Davo una mano come traghettatore, ero a disposizione se c’erano problemi, ma un direttore di Rurale deve conoscere l’ambiente in cui opera, le persone, le situazioni. Deve esserci, viverci. Con Mario Parisi, ad Arco, abbiamo fatto insieme un buon lavoro. Eravamo complementari. A volte ci riunivamo per un caffè informale con il presidente Monti, il sabato mattina. Facevamo qualche “giro d’orizzonte”. Quando ad Arco si ammalò Camillo Lutteri, ottimo direttore ed anche vicepresidente della Federazione, che teneva la però la cassa rurale, per così dire “frenata”, feci la mia parte per convincere Parisi a puntare sui giovani e bravi collaboratori emergenti che aveva in casa. Parisi aveva il fiuto degli affari, una mentalità imprenditoriale. Io non sarei mai stato capace di fare quello che lui faceva, ma sapevo le strade per raggiungere gli obiettivi. Ci hanno premiati insieme poco tempo fa, ma lui era il cooperatore, lui meritava il premio, io ero il tecnico: era una collaborazione fra chi aveva idee (Parisi) e chi aiutava a realizzarle (Gabbi). Non voglio premi, solo che ciò che ho fatto venga riconosciuto con simpatia. Avevo però un difetto: non sapevo “dire no”. Con Sartori mi intendevo bene, era un bravo presidente, viene ricordato forse poco. Insomma per risolvere alcuni problemi interni dopo che Nicolussi – il direttore che aveva fatto la sede di via Segantini – se n’era andato, ho accettato mio malgrado di diventare 32 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 CULTURA COOPERATIVA | racconti per Trento e Bolzano, presso le Federazioni, invece che essere centralizzato, e la mia proposta passò. Così è nata Promocoop, il polmone d’ossigeno delle cooperative. Quel funzionario fece poi una brillante carriera ed io venni molto lodato per questo successo, ma a ben guardare non ho tanti meriti: ho solo ricordato al ministero del Tesoro ciò che nessun altro aveva ricordato. Che dire? Gli anni passavano. Con Angeli avevo già maturato la pensione… Rimasi consulente, fui anche consigliere di Cassa Centrale, ma il mio ruolo era cambiato. Quello di consulente è sempre un compito difficile, a volte il tuo lavoro viene utilizzato a volte viene messo nel cassetto. Nel 2000 chiusi la mia partita Iva. Se qualcuno mi rivolge domande sulla Cooperazione oggi, ricordo che il Trentino non sarebbe ciò che è senza cooperative, ma il mio dubbio è che vengano a mancare i cooperatori. Quando sento certe lamentele su “quelli di Trento” e poi vedo assemblee poco partecipate, bilanci che non vengono neppure letti perché ci si lascia incantare da qualche centesimo in più sui conferimenti, quando si “munge” la cooperativa invece che costruirla, qualche dubbio mi viene. Ma ho passato magnifici anni in Cooperazione, ora ne accompagno le sfide con le altre mie passioni, la montagna (sono socio Sat dal 1957, l’anno in cui venni assunto), la famiglia, la musica con i concerti, la natura. direttore generale, mantenendo però una supervisione sulle casse rurali. Doveva essere un incarico provvisorio, e in questi termini ne scrissero in giornali, ma quelli che dovevano essere sei mesi diventarono sei anni. Per me fu un periodo personalmente difficile: non potevo più avere rapporti diretti con la base e dovevo dirigere una struttura diventata complessa. Peraltro la mia direzione è coincisa col periodo in cui a Roma veniva rivista e riformata la legislazione bancaria. Facevo parte di una commissione in Federcasse. Non sempre ero d’accordo con le proposte di Federcasse, ma il presidente Sartori mi sosteneva. Anche l’allora sottosegretario Luciano Azzolini seguiva la cosa e fu lui a chiedermi di incontrare un funzionario del ministero del Tesoro per discutere la ripartizione di un fondo promozionale che si era deciso di stabilire presso Federcasse. Sostenni che la nostra autonomia consentiva che il fondo venisse costituito e gestito, 6’40’’ Scritto da Franco de Battaglia 33 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 CULTURA COOPERATIVA | buone prassi Cavit, un bilancio di cui essere orgogliosi Indebitamento azzerato, fatturato in crescita, solidità finanziaria e miglioramento dell’utile. Una soddisfazione in un’annata poco generosa con la viticoltura settentrionale. di Diego Nart Un raggio di sole. Per Cavit e per i viticoltori soci. Così il presidente Adriano Orsi nel presentare il bilancio approvato dall’assemblea di fine ottobre. “Tra i risultati di cui essere maggiormente orgogliosi c’è l’indebitamento azzerato – è stato aggiunto –, che testimonia la capacità dei nostri collaboratori, dal primo all’ultimo. Dai dirigenti agli agricoltori. Alla bravura del viticoltore di curare l’uva, delle cantine di preparare il vino e di Cavit di riuscire a venderlo sui mercati. Direi che, utilizzando un aggettivo chiaro a tutti, l’anno che abbiamo archiviato è stato bello”. I numeri Declinati in tre voci: crescita del fatturato, miglioramento del risultato netto e solida posizione finanziaria. è una conferma ulteriore della strategia di sviluppo intrapresa da Cavit nell’ultimo quinquennio che, oltre a soddisfazione per i soci, ha portato una serie continua di bilanci positivi. Fatturato di 158 milioni e mezzo di euro (+3,7%). Risultato ottimo in uno scenario complicato e sostenuto da una crescita dell’export (+4,7%) e del mercato interno (+1,1%). La composizione del fatturato resta fortemente orientata all’export (79%), pur mantenendo nel mercato cosiddetto domestico una buona quota sui prodotti a marchio. “Il fatturato è un indicatore ma non è il solo – ha precisato il direttore Enrico Zanoni –. La nostra intenzione è dare la giusta soddisfazione ai nostri soci e garantire un servizio sempre migliore alle associate e ai singoli viticoltori”. Migliora il risultato netto: 5,6 milioni di euro. Durante “l’esercizio sono stati confermati gli investimenti in marketing e comunicazione negli Stati Uniti, con nuovo focus sul Canada a completamento della copertura del mercato nord americano. Sono stati avviati – è stato aggiunto – significativi investimenti in Cina, Russia e Giappone. è stato rafforzato il management commerciale e riorganizzata la rete vendita in Italia”. La posizione finanziaria netta è positiva. Consente ottime relazioni con le banche ed è elemento strategico per programmare investimenti ed eventuali operazioni straordinarie in futuro. 34 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 CULTURA COOPERATIVA | buone prassi Kessler, risultato spumeggiante è stata perfezionata l’acquisizione della storica casa spumantistica tedesca Kessler. L’operazione, condotta in netta controtendenza rispetto al mercato che ha visto diversi brand storici italiani passare in mani straniere, ha comportato rilevanti vantaggi per la valorizzazione delle uve Chardonnay prodotte dalle cantine socie e sta portando, nei primi undici mesi, risultati soddisfacenti nel mercato di riferimento. L’impegno di Cavit nello sviluppo del settore spumantistico di qualità trova dimostrazione nella costante crescita, pari al 12%, degli spumanti charmat e metodo classico. Pica: il progetto diventa app Nonostante la vendemmia 2014, in gran parte dell’Italia settentrionale, sia stata poco generosa, grazie all’esperienza dei viticoltori di Cavit, alla metodologia della vendemmia rigorosamente manuale e alle puntuali indicazione messe a disposizione dei viticoltori dalla Piattaforma Previsionale Pica, si è riusciti a valorizzare il raccolto e ammortizzare gli effetti negativi del clima. Anselmo Martini: enologo dell’anno 2014 Con l’obiettivo di studiare e tutelare l’ambiente e supportare le attività di filiera creando valore per il viticoltore, Cavit continua ad investire nello sviluppo del progetto Pica. Oggi è la più avanzata piattaforma tecnologica in Italia per l’implementazione di una viticoltura sostenibile e di precisione. Recentemente è stata sviluppata l’app Pica: l’agronomo può consultare i dati in tempo reale e ricevere le informazioni necessarie per una gestione efficiente della vigna. “Nel futuro a noi più vicino – è stato detto permetterà il monitoraggio della diffusione delle malattie delle piante, l’incrocio delle rilevazioni climatiche con i dati legati alle caratteristiche del suolo, aumentando ulteriormente le informazioni a disposizione dell’agronomo”. Cavit certificata In sigla è la certificazione OHSAS 18001:2007 per il sistema di gestione della sicurezza nei luoghi di lavoro. Testimonia l’attenzione e sensibilità costante nei confronti del mantenimento di alti standard di sicurezza a tutela di tutti i collaboratori. La certificazione si aggiunge alle molte altre degli anni scorsi che consentono un “Sistema di Gestione Integrato Qualità-Ambiente” nel rispetto dei più elevati standard ambientali del complesso produttivo e l’adesione ai due standard Internazionali per le industrie alimentari Brc (British Retail Consortium) e Ifs (International Food Standard). 3’50’’ Non ama la luce dei riflettori. Anche per questo avrebbe preferito che il riconoscimento che gli è stato assegnato non venisse salutato con il suono della grancassa. Invano. Perché il titolo di “Enologo dell’anno” della “Guida essenziale ai Vini d’Italia” diretta da Daniele Cernilli è uno dei più ambiti e tra i più prestigiosi per chi opera nel mondo della vite e del vino. Lui è Anselmo Martini, enologo di Cavit. “La prima curiosità appartiene al giorno di assegnazione – confida –. All’inizio di ottobre ho raggiuto i quarant’anni di servizio alla Cavit e, lo stesso giorno, mi è giunta la comunicazione di essere stato scelto quale enologo dell’anno 2014. Davvero una grande emozione, perché è stato un premio inaspettato e perché rappresenta un risultato ambito da ogni enologo”. Una passione, la sua, coltivata fin dalla giovanissima età. Nato a Serso, frazione del comune di Pergine Valsugana, ha frequentato il triennio della Scuola professionale di San Michele all’Adige a indirizzo viticolo enologico che gli è valso la qualifica di esperto cantiniere. Assunto da Cavit come assistente di laboratorio, ha lavorato per cinque anni a fianco e sotto la guida di Nereo Cavazzani e Carlo Reich. Completato il servizio militare e smessa la casacca grigioverde, ha ripreso i libri in mano. Da privatista ha ottenuto a Verona il diploma di agrotecnico e (sempre da privatista) quello di enotecnico ad Ascoli Piceno. Il “riconoscimento di Enologo dell’anno premia non solo la singola persona ma la squadra – precisa Martini –. E per squadra intendo lo staff di collaboratori, l’azienda, la base sociale. Senza di loro sarebbe impensabile ottenere risultati simili. Non bisogna mai scordarlo e, anzi, è opportuno evidenziarlo. Professionalità, amore per il proprio lavoro, senso di appartenenza all’azienda e alla cooperazione riflessi anche nei risultati ottenuti da Cavit nelle principali rassegne enologiche nazionali e internazionali”. 35 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 CULTURA COOPERATIVA | c'è del nuovo Un serbatoio di idee, iniziative e servizi Nasce a Trento Trentino Social Tank, il primo incubatore di impresa specialistico nell’ambito del welfare-benessere. è la start up vincitrice del bando Seed Money promosso da Trentino Sviluppo spa. Un disegno di progettazione dinamica degli spazi interni della sede di Trentino Social Tank. Uno spazio coworking, un “tank” di idee, iniziative e servizi, un luogo dove le idee nascono, si contaminano e si realizzano: tutto questo è Trentino Social Tank, il primo incubatore di impresa specialistico nell'ambito welfare - benessere della Provincia di Trento, start up vincitrice del bando Seed Money promosso da Trentino Sviluppo spa. Nato come naturale prosecuzione dell’esperienza maturata nell’ambito di Consolida, consorzio della cooperazione sociale trentina e Centro Servizi Volontariato di Trento, dei quattro soci fondatori: Elisa Poletti, Claudio Tagliabue, Soma Visintainer e Annemie Hendrickx; Trentino Social Tank valorizza e sviluppa nuove idee nel settore del welfare, dei servizi alla persona e dell'economia sociale. Ma cos’è un incubatore d’impresa? Secondo la definizione data dalla Commissione Europea, è “un’organizzazione che accelera e rende sistematico il processo di creazione di nuove imprese fornendo loro una vasta gamma di servizi di supporto integrati che includono gli spazi fisici dell’incubatore, i servizi di supporto allo sviluppo del business e le opportunità di integrazione e networking.” Trentino Social Tank si definisce come una bottega rinascimentale in chiave moderna, un ambiente attivo e dinamico dove è possibile mettere alla prova la propria idea. Mira a promuovere lo sviluppo economico e la creazione di lavoro integrando talenti, know-how e tecnologie, all’interno di una rete che favorisce la crescita della nuova impresa. Un trampolino di lancio per giovani di talento o per pionieri dell’innovazione, ma anche un’interessante opportunità per investitori che sanno cogliere il valore di un nuovo progetto o per imprenditori già affermati che vogliono innovare i propri servizi. TST infatti favorisce la crescita di idee imprenditoriali in grado di intrecciare sviluppo e innovazione, occupazione e sostenibilità. Utilizza strumenti di creazione d’impresa a favore di nuove idee che possano essere fattore di sviluppo locale e motrici di politiche di welfare. Come le botteghe artigianali di un tempo anche a Trentino Social Tank è possibile lavorare con la propria “cassetta degli attrezzi”, creata su misura per rispondere alle esigenze dei diversi clienti. I servizi, infatti, sono modulari e componibili: dalla definizione del modello di impresa e valutazione delle capacità imprenditoriali alla costruzione del bussinnes plan. Dal disbrigo delle pratiche burocratiche e amministrative alla stesura della carta dei servizi, perché i bisogni sono diversi e le risposte non possono mai essere le stesse. Beginner, intermediate e master, diversi i pacchetti di servizi acquistabili a seconda delle esigenze costruiti con il cliente secondo un approccio personalizzato per dare sostegno e forma ad ogni progetto, quotidianamente. Una nuova realtà che risponde concretamente ai bisogni di orientamento, formazione e accompagnamento allo sviluppo di impresa di chi è ai primi passi ma, contemporaneamente sa valorizzare la condivisione e la contaminazione di idee dei potenziali imprenditori grazie all’area coworking. La nuova sede, che si trova in via Passirio a Trento e che è stata inaugurata lo scorso 14 novembre, dispone di uno spazio di lavoro modulare in grado di valorizzare la condivisione e la contaminazione di idee e pratiche. É un luogo dedicato e dotato di tutto ciò che serve per realizzare le attività dei clienti: ogni postazione è comprensiva di: scrivania, sedie, scaffali, armadi, collegamenti pc e comunità virtuale, wi-fi e stampante centralizzata. L’area coworking è utilizzabile a seconda delle diverse esigenze per periodi più o meno lunghi e prevede la possibilità di acquistare anche dei pacchetti aggiuntivi come il servizio di segreteria base, il disbrigo di pratiche burocratiche o l’organizzazione di incontri con interlocutori privilegiati (p.p.) 3’20" 37 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 CULTURA COOPERATIVA | c'è del nuovo Gli “Stati Generali” del turismo in Primiero: più web e internazionalizzazione Al turismo trentino e del Primiero manca un progetto di sviluppo condiviso e a lungo termine. A dirlo, all’auditorium di Fiera di Primiero, la presidente dell’Azienda per il Turismo San Martino di Castrozza, Passo Rolle, Primiero e Vanoi Paola Toffol, che per affrontare l’argomento ha scelto insieme alla Cooperazione Trentina e alla Comunità di Valle di convocare gli Stati Generali del Turismo. Una convention indetta per parlare di Primiero e Trentino guardando oltre l’orizzonte strettamente territoriale: “non ha più senso, oggi, parlare di destagionalizzazione: in tutta la provincia fatichiamo a riempire le strutture anche in alta stagione – ha spiegato Toffol. Oggi dobbiamo riuscire ad attrarre anche turisti extra-europei. La regia dell’operazione deve essere di Trentino Marketing, che ha tutti gli strumenti per esplorare nuovi mercati”. “Occorre sogno e visione, attorno alle quali chiediamo a tutti di mettersi in gioco - ha affermato Diego Schelfi, presidente della Cooperazione Trentina. Serve condivisione da parte dell’intera comunità. Lavoriamo per l’unità, che non vuol dire rendere tutto omogeneo, perché anche le diversità sono ricchezza. La cooperazione è uno strumento innovativo e moderno per lo sviluppo, cogliamolo come opportunità. Il nostro obiettivo è quello di partecipare, in ogni singolo territorio del Trentino, a formare sotto aspetti diversi e originali, imprese sociali di comunità”. La proposta di Paolo Manfrini, amministratore di Trentino Marketing, è quella di coordinarsi maggiormente sul web, da dove i turisti ormai scelgono le proprie mete: “Si è parlato spesso di fusione delle Apt: non è questo che ci serve oggi. Servono progetti comuni – ha detto – una serie di team dedicati al web marketing che creino prodotti turistici vendibili on-line”. Oggi, proprio grazie al web, raggiungere il mercato globale è più facile, secondo Mariangela Franch, docente di Marketing dell’Università di Trento. Il problema è quello di darsi un’identità: “Il prodotto sci è arrivato allo stato di maturità, dobbiamo fare delle scelte per evitare che i nostri prodotti-vacanza L’intervento di Paolo Manfrini finiscano per essere svenduti on-line. Il 20% dei turisti oggi cerca il green e la sicurezza, per la propria vacanza. Ed è disposto a spendere di più se in cambio ha la garanzia di salubrità e serenità”. D’accordo Sergio Remi, ricercatore al Consorzio A.A.S.TER di Milano: “Essere globali non significa porre fine allo sviluppo locale. Il Trentino ha i propri punti di forza nelle esperienze, prima che nei posti letto: prodotti sani, edilizia sostenibile, manutenzione, ecologia. Questo va comunicato anche su web”. L’offerta turistica, ha aggiunto Manfrini, potrebbe essere creata da club di mercato specifici, che sappiano creare prodotti, anche di nicchia, per intercettare il maggior numero di richieste. “Ad esempio, si potrebbe creare un club dedicato al green e alla sostenibilità ambientale – ha detto – e l’Apt San Martino di Castrozza, Passo Rolle, Primiero e Vanoi potrebbe essere capofila, mettendo in campo l’esperienza del proprio territorio in questo settore”. Di spirito di collaborazione ha parlato anche Ugo Rossi, presidente della Provincia autonoma di Trento. “La Provincia – ha detto – è pronta a fare la sua parte, ma il territorio deve crederci fino in fondo e accettare una sfida che richiede partecipazione e fiducia da parte di tutti gli attori locali”. Il meeting è stato anche l’occasione per fare il punto sul mercato turistico in Trentino: un mercato dove comunque, a quanto pare, i turisti cercano la qualità. Secondo una ricerca realizzata dall’Apt, da Cassa Centrale Banca e dalla Cassa Rurale Valli di Primiero e Vanoi con Scouting spa, è in crescita soprattutto l’offerta sugli alberghi 3 e 4 stelle. In particolare emerge un calo delle presenze italiane, che sono passate dal 65,2% al 62,3% tra il 2010 e il 2012, compensato da un aumento dei turisti stranieri, che nel 2012 hanno raggiunto quota 37,7%. 3'20" 38 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 CULTURA COOPERATIVA | c'è del nuovo Il Faggio: educati all’accoglienza Nel 2015 la cooperativa avrà pronti 200 posti alloggio di proprietà in 56 camere per gli studenti a Trento in via Solteri. Cinque piani fuori terra e uno interrato, 200 posti alloggio di proprietà, 88 camere singole, 56 camere doppie, cucina e mensa per 250 posti, numerosi altri spazi di utilizzo comune. è il nuovo grande progetto che la cooperativa Il Faggio ha in cantiere presso il nuovo studentato in via Solteri. Sarà attivo da settembre 2015. “Il Faggio” con sede a Gardolo ha una storia ultratrentennale. L’idea venne concretizzata nel 1981 da una dozzina di studenti universitari. Per far fronte ai costi elevati ( ieri come oggi) per garantirsi un alloggio in città o nelle immediate vicinanze, pensarono di unire le forze nel pieno spirito cooperativo e iniziare la gestione di un convitto presso Villa O’Santissima di Villazzano. All’interno del parco a dominare lo sguardo e l’ambiente era una gigantesca pianta di faggio. Di qui l’idea di chiamare la cooperativa Il Faggio. Il presidente è Luca Maurina. Il direttore di fresca nomina (lo scorso 1° settembre) è Luca Nicolli, trentino di origine, bolognese di adozione per aver trascorso nel capoluogo emiliano vent’anni (tra studio e lavoro) dedicandosi alla gestione di collegi o residenze universitarie come l’Alma Mater, realtà di eccellenza. Direttore, quella de “Il Faggio” è un’idea che ha messo radici in fretta… “La cooperativa è cresciuta rapidamente, in linea con l’accresciuta popolazione universitaria che sceglieva Trento per proseguire gli studi ma anche a causa del considerevole incremento dei costi per garantirsi un tetto sotto il quale poter studiare e vivere”. Il via da San Bernardino a Trento… “Dopo varie ricerche, Il Faggio trova una sede più stabile alla Scuola apostolica Bertoni degli Stimmatini in via San Bernardino a Trento”. Il Faggio, oggi… “Gestisce sette strutture universitarie a Trento e sobborghi: nel capoluogo in via San Bernardino e cinque residenze universitarie ospitanti dai sette ai diciassette posti letto. Nel dettaglio: via Zara, via Giusti, Passaggio Zippel, via della Prepositura, via della Saluga presso l’istituto Sacra Famiglia. A Gardolo lo studentato Foyer. Inoltre Il Faggio gestisce ostelli, foresterie, alberghi e centri di accoglienza dedicati al turismo giovanile, sociale e accessibili alle tasche di chiunque”. Il Faggio, domani… “Sarà caratterizzato da identico dinamismo e desiderio di incrementare l’attività sia sul versante dell’ospitalità e sia su quello della proposta educativo/formativa verso gli studenti. Perché quanto gestito da Il Faggio non è un dormitorio. è molto di più. è e vorrà essere proposta di una vita universitaria sia all’interno delle proprie strutture e sia in città, spingendo i ragazzi in un dialogo quotidiano tra loro e vivendo fino in fondo il percorso universitario. Inoltre, a guardare da subito al mondo del lavoro come loro futuro e sbocco naturale del proprio cammino formativo e sfruttare, nel senso migliore del termine, Trento con le sue ricchezze, le sue offerte come opportunità di esperienza in anni decisivi della vita”. Tra gli obiettivi, una relazione sempre maggiore con gli attori del territorio… “è un aspetto a cui teniamo molto. Un dialogo il più stretto possibile con l’Università, con le realtà culturali della città, e con il mondo del lavoro del territorio. La possibilità, per ogni studente, di incontrare i protagonisti del mondo del lavoro della provincia e della regione. Inoltre, creare per un numero selezionato di studenti, un percorso di eccellenza sempre in sintonia con l’ateneo da un lato e con i maggiori interlocutori del mondo del lavoro” (d.n.). 3'08" 39 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 SEI UNA COOPERATIVA? GODITI LO SCONTO La Federazione Trentina della Cooperazione ha stretto per te numerose convenzioni per ottenere sconti nell’acquisto di molti beni e servizi. TELEFONIA MOBILE E RETE UNICA Sconti medi del 30% per le telefonate da cellulare grazie alla convenzione con Vodafone Business. GESTIONE DEL PERSONALE Sconti tra il 30 e il 45% per l’acquisto di sistemi per migliorare e automatizzare la gestione del personale grazie all’accordo con Zucchetti e DeltaServizi. LUCE E GAS Sconti su luce e gas grazie all’accordo con Trenta al quale hanno già aderito oltre 230 associate. STAMPANTI E FOTOCOPIATRICI Sconti sull’acquisto o noleggio di sistemi multifunzione grazie all’accordo con Konica Minolta. TELEFONIA FISSA Sconti fino al 50% sulle telefonate dal fisso grazie all’accordo con ICN Italia. AUTONOLEGGIO Sconti sul noleggio di automobili e furgoni, estendibile anche a tutti i soci e i dipendenti della Cooperazione Trentina. BUONI PASTO Sconti mensili e ribasso sul valore della tessera Bluticket. AUTO Sconti dall’11 al 26% su Seat, Volkswagen, Audi, Skoda per Mercedes dal 10 al 15% Per Bmw oltre il 20%. AFFRANCATRICI E IMBUSTATRICI Sconti dal 10 al 30% per l’acquisto o noleggio di sistemi per affrancare e imbustare grazie all’accordo con Pitney Bowes. PER I DETTAGLI Tel: 0461/898702-288 Mail: [email protected] Web: www.cooperazionetrentina.it CULTURA COOPERATIVA | buone prassi Cooperative di comunitàla terza via per i servizi pubblici I limiti alla sua diffusione sono di ordine giuridico, legale e culturale, perché dove si privatizza, lo si fa avendo in mente sempre un’impresa di tipo lucrativo, e non di tipo cooperativo. Sulla web tv Pier Angelo Mori e Flaviano Zandonai spiegano limiti e potenzialità delle cooperative di utenza Un esempio: l’esperienza della cooperativa di comunità costituita nel Comune di Melpignano (Lecce) presentata in una puntata della scorsa edizione di “L’erba del vicino”, rubrica di Rtt la radio dedicata alla cooperazione Energia, acqua, mobilità e assistenza agli anziani sono solo alcuni dei servizi pubblici locali finora offerti dall’ente pubblico o, in caso di esternalizzazione, da imprese for profit. Ma c’è una terza via, come è emerso nel corso di un convegno sul tema organizzato da Euricse, quella delle cooperative di utenza. “Oggi – ha detto Flaviano Zandonai di Euricse – la risposta alla richiesta di servizi pubblici è Stato o mercato, gestione diretta da parte della pubblica amministrazione o esternalizzazione a società for profit. C’è una terza via, invece, che è la via della cooperazione tra utenti, tra beneficiari delle attività, che deve essere perseguita in modo ancora più evidente e più efficace rispetto a quanto è stato fatto nel passato”. Conosciute anche come cooperative di comunità o di cittadini, sono costituite da utenti di un servizio, che si fanno carico della gestione e del finanziamento di un servizio. Finora si sono sviluppate prevalentemente nel settore della gestione di fonti energetiche e, talvolta, dei servizi idrici, ma possono essere utilizzate anche per rispondere a esigenze di altro tipo. “Questo – ha spiegato Pier Angelo Mori, docente dell’Università di Firenze – è un momento particolarmente favorevole per lo sviluppo di questo settore, che è sempre rimasto marginale nel panorama cooperativo. I motivi sono vari, ma forse il più importante è la crisi del settore pubblico: molti dei servizi di cui parliamo sono tradizionalmente offerti, prodotti, finanziati dal settore pubblico e tutto questo modello è entrato in crisi negli ultimi dieci anni, essenzialmente per motivi di carattere finanziario. Quindi laddove il settore pubblico non è più in grado di fare fronte alle esigenze dei cittadini, una possibile soluzione è che i cittadini stessi si mettano insieme e provvedano a dare le soluzioni, le risposte alle loro esigenze”. I limiti alla diffusione di questo strumento sono Da sinistra Carlo Borzaga e Pier Angelo Mori di ordine giuridico legale e di tipo culturale. “Il contesto giuridico italiano – continua Mori - non è assolutamente favorevole allo sviluppo di questa forma. Laddove si privatizza, lo si fa avendo in mente sempre un’impresa di tipo lucrativo, mai di tipo cooperativo”. Ma c’è anche chi mette in dubbio la fattibilità di questo tipo di impresa, in particolare nel caso di investimenti importanti, sebbene ci siano già diversi esempi in tutta Italia che dimostrano come sia possibile trovare delle soluzioni. È il caso della cooperativa dedicata al fotovoltaico collettivo costituita a Melpignano, nel Salento, esempio virtuoso di cooperativa che porta vantaggi a tutti, all'ambiente, al portafoglio dei soci, alle imprese del territorio e, più in generale, a tutti i cittadini, visto che i ricavi del conto energia vengono impiegati per il bene comune. “È un fatto culturale, – conclude Mori – bisogna che i cittadini capiscano, come alla fine dell’Ottocento, che se non prendono in mano loro alcuni servizi è difficile che se ne prenda cura bene qualcun altro” (s.p.). 2'40" 41 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 CULTURA COOPERATIVA | buone prassi Non profit, il dibattito continua Ha provocato una ampia discussione l’evento di inaugurazione dell’Autunno culturale delle cooperative sociali organizzato da Consolida. Molti plausi, ma anche qualche critica ha ottenuto "Contro il non profit", l'ultimo libro del sociologo Giovanni Moro presentato a Trento in occasione dell'Autunno Culturale delle cooperative sociali organizzato dal consorzio Consolida. In realtà l'autore - come si legge anche nell'intervista pubblicata nel numero di novembre di questa rivista - non critica indistintamente tutto il Terzo Settore, ma prende di mira la classificazione "non profit" perché nella sua genericità consentirebbe ad organizzazioni che non perseguono l'interesse generale della comunità di godere di benefici - fiscali e di immagine - immeritati. Per Moro è necessario cambiare il sistema guardando non tanto alle forme organizzative, quanto alle attività che hanno valenza sociale da identificare coinvolgendo i cittadini. E la volontà di aprire un dibattito pubblico è proprio l'intento che ha animato gli organizzatori dell'evento; "la presenza numerosa e attenta alla presentazione del libro - secondo Giorgio Casagranda presidente del CSV - dimostra che la società civile ha voglia di partecipare". Il fatto che la presentazione del libro sia stata promossa da Consolida con la collaborazione del CSV, dimostra secondo Ileana Olivo, dirigente del Dipartimento Politiche sociali della Provincia, l'impegno della cooperazione sociale e del volontariato non solo nell'azione ma anche nella produzione di pensiero. "Spero - ha affermato Olivo - tutto questo avvenga in partnership con l'ente pubblico e si apra poi una fase in cui anche il mondo for profit possa concorrere, sia pur in modo mediato, allo sviluppo del welfare". Tra il pubblico in sala anche Violetta Plotegher, vice presidente della Giunta ed assessora regionale che, dopo aver sottolineato l'importanza delle organizzazioni del privato sociale, in particolare di quelle che operano nel welfare, per il benessere delle persone e delle comunità, ha richiamato il fondamentale ruolo di regia e di controllo della politica in questo ambito: "Ancora oggi la valutazione sociale sulle ricadute del settore non profit nel tempo Un’immagine del pubblico attento che ha seguito la presentazione del libro di Giovanni Moro ‘Contro il non profit’. non è una prassi consolidata e per questo occorre una forte attenzione al loro operato e alla coerenza con la mission dichiarata. Fondamentale per la qualità dei servizi sociali è poi il coinvolgimento dei destinatari”. Critiche al libro di Moro vengono invece dal professore Carlo Borzaga, presidente di Euricse: "è un testo che ignora la letteratura di riferimento e si basa prevalentemente su articoli di giornale, finendo così per privilegiare i pochi casi che fanno scandalo. Si concentra poi sugli aspetti fiscali, criticando i benefici concessi alle organizzazioni non profit senza però misurarne l'impatto sui bilanci delle organizzazioni non profit; impatto che i dati dimostrano essere limitato. Credo che al fondo del libro ci sia il fatto che Moro non accetta l’evoluzione del Terzo Settore in senso produttivo e la sua crescente importanza". Soddisfatto della partecipazione, MarianoFailoni, presidente di Consolida, ha garantito che la coop sociale continuerà ad impegnarsi perché il dibattito prosegua: "c'è bisogno di fare chiarezza per poter valorizzare, distinguendole dalle altre, le organizzazioni che operano realmente per l'interesse generale della collettività. Oggi in molti, se vogliono, sono in grado di produrre servizi di qualità a prezzi ragionevoli. Il plus valore delle imprese non profit è quello di essere mosse da un interesse che va oltre se stesse. E noi pensiamo che il fine faccia la differenza" (s.d.v.). 3’10’’ 42 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 CULTURA COOPERATIVA | c'è del nuovo La chiave del successo in tempo di crisi Le cooperative hanno maggiori possibilità di resistere nei periodi difficili. Il percorso formativo organizzato dall’associazione Giovani Cooperatori. Intraprendenza, impegno e capacità di mettere da parte i propri interessi personali per una crescita comune. Sembrano essere questi gli elementi che consentono alle imprese di crescere e avere successo anche in contesti poco favorevoli secondo quanto è emerso dalla nuova edizione dei Seminari inMovimento organizzati dall’associazione Giovani Cooperatori. “Un’iniziativa – spiega la presidente Elena Cetto – pensata per offrire alle giovani e ai giovani un momento formativo che affronti il tema della crisi economica in prospettiva futura, stimolando una riflessione critica sulle ragioni che l’hanno generata e sugli strumenti per superarla”. La conferma dei dati Le probabilità di avere gli ingredienti necessari ad avere successo sembrano maggiori nel caso di imprese cooperative, secondo i dati della ricerca condotta da Euricse sulla funzione anticiclica delle cooperative, presentati da Eddi Fontanari, Ph.D. in Economia della Produzione e dello Sviluppo, nel corso del primo incontro. Dal 2006 al 2012 il valore aggiunto prodotto dalle cooperative italiane è cresciuto del 28,8%, contro il 10,5% delle srl e il 5,2% delle spa. “La funzione anticiclica delle cooperative – ha commentato Carlo Borzaga, docente dell’Università degli Studi di Trento – rappresenta un’esternalità positiva a vantaggio dell’intero sistema economico”. Alla serata, moderata dal direttore del “Trentino” Alberto Faustini, è intervenuto anche Aldo Bonomi, direttore del Consorzio A.A.Ster., che ha esortato i giovani a cercare essere protagonisti di “una nuova forma di rappresentanza e costruttori della comunità che viene”. Dalla teoria alla pratica Esempio di intraprendenza e attenzione agli obiettivi comuni è sicuramente la cooperativa Greslab di Scandiano (Reggio Emilia), una delle buone prassi presentate nel corso del secondo appuntamento. Come ha raccontato il presidente Antonio Caselli, Da sinistra: Eddi Fontanari, Alberto Faustini e Aldo Bonomi. Foto di gruppo dei partecipanti del viaggio di studio a Bologna. la Greslab nasce da un’azienda in crisi, acquistata da un gruppo di dipendenti. I soci hanno scelto di ridursi il salario per dare lavoro a quante più persone possibile e oggi, nonostante le difficoltà, la loro cooperativa sta crescendo. Da una situazione di crisi è nato anche Gogol’ Ostello&Caffè letterario di Milano, dall’impegno di una giovane di origini eritree, Asli Haddas, che, grazie al sostegno del microcredito, ha dato vita a una realtà a metà strada tra una struttura ricettiva e un luogo di incontro, cultura e formazione aperto a tutta la comunità. Intraprendenza e impegno emergono anche dalle parole del terzo ospite, Riccardo Felicetti, titolare dell’omonimo pastificio della Val di Fiemme, che ha messo in evidenza l’importanza di fare impresa valorizzando, e traendo forza, dalle qualità del proprio territorio. Esempi di governance cooperativa Il percorso formativo si è concluso con la visita di due cooperative di lavoro emiliane: la Sacmi, leader mondiale nei settori delle macchine per ceramiche e realizzazione di imballaggi, presentata alla delegazione trentina dall’ex presidente Domenico Olivieri, attuale presidente di Legacoop Imola; e la Cefla, realtà multibusiness operante a livello mondiale nei settori dell’arredo industriale, della verniciatura del legno, della realizzazione di sedie odontoiatriche e di impianti, dove i Giovani cooperatori sono stati accolti dal presidente Gianmaria Balducci. Ad accomunare le due realtà, oltre le grandi dimensioni e lo sguardo rivolto al mercato internazionale, l’impegno della base sociale nella vita della cooperativa. Ogni anno, infatti, le due cooperative organizzano una decina di assemblee, alle quali i soci partecipano attivamente, complici anche le elevate quote associative (s.p.). 2’30’’ 43 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 CULTURA COOPERATIVA | finestra sul mondo 125 anni nel nome di Raiffeisen Oltre 200 esponenti del mondo ecclesiastico, della politica e dell’economia, e rappresentanti dell’universo Raiffeisen provenienti da Alto Adige, Tirolo, Italia, Austria e Baviera, si sono incontrati alla Raiffeisenhaus bolzanina per partecipare al convegno intitolato “I 125 anni delle Casse Raiffeisen in Alto Adige. Un modello di successo con tradizione e futuro”. Un’occasione per sottolineare il significato e l’attualità del modello cooperativo all’interno di un sistema bancario. ripercorrendo brevemente i 125 anni di storia delle Casse, ha sottolineato come non sia mai mancata loro la fiducia dei clienti, consentendo così a molte persone di gettare le basi per un futuro migliore. Konrad Palla, ex direttore della Federazione Cooperative, ha fatto luce sullo sviluppo storico delle Casse Raiffeisen, affermando il significato esistenziale della collaborazione all’interno del Sistema Raiffeisen, senza la quale oggi non ci sarebbe futuro “in un universo bancario dominato dal capitale”. Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, ha definito le forti tendenze europee e globali, che spingono verso una maggiore regolamentazione e omologazione, come la principale sfida per le società cooperative e le banche del settore. “Il Paese – ha affermato – deve riscoprire, passando attraverso le riforme e un cambiamento autentico, due concetti: sussidiarietà e cambiamento dei cittadini”. La ricorrenza celebrata con il convegno – lo scorso 24 ottobre – è la costituzione della prima associazione di casse di risparmio e prestiti avvenuta esattamente 125 anni, nel 1889 a Rina in Val Badia, che ha dato il via allo sviluppo delle Casse Raiffeisen altoatesine. Oggi queste realtà sono cresciute a 47 unità, con una rete di 196 sportelli e una quota di mercato del 47% per mezzi e raccolta, che le colloca ai vertici del sistema bancario locale. Il volume lordo dei prestiti erogati, inclusa la Cassa Centrale, ammonta a 9.617 milioni di euro, mentre i depositi diretti della clientela ammontano a 9.971 milioni, la massima amministrata complessiva è pari a 21.611 milioni e il capitale proprio iscritto a bilancio a 2.123 milioni, a fronte di 59.000 soci. Heiner Nicolussi-Leck, presidente della Federazione Cooperative, ha affermato nel suo intervento che il modello commerciale delle Casse Raiffeisen è destinato a imporsi in misura ancora più massiccia all’interno dell’universo bancario, poiché coinvolge le persone nei processi decisionali e tiene conto delle esigenze dei cicli economici locali. Il vescovo Ivo Muser si è, invece, concentrato sui due capisaldi della filosofia Raiffeisen, ovvero la solidarietà e la sussidiarietà, tracciando un parallelo con la società odierna. A tale proposito ha citato la famiglia quale luogo in cui devono essere trasmessi tali valori, ma al contempo ha ricordato la grande responsabilità dei mezzi di comunicazione di massa, che “possono educare ma anche diseducare, costruire ma anche distruggere”. Il presidente della Giunta provinciale Arno Kompatscher ha riconosciuto alle Raiffeisen il merito di aver sempre perseguito una politica commerciale all’insegna della prudenza e della responsabilità, a tutto vantaggio della nostra terra. “Le istituzioni che godono della fiducia delle persone hanno un enorme vantaggio”, ha affermato. Paul Gasser, direttore generale della Federazione Cooperative, In una tavola rotonda, cui hanno preso parte tra gli altri Alessandro Azzi (presidente di Federcasse), Diego Schelfi (presidente della Cooperazione Trentina), Andreas Pangl (segretario generale della Federazione Raiffeisen austriaca) e Alexander Büchel (membro del direttivo della Federazione Cooperative Raiffeisen bavaresi), sono state infine discusse opportunità e sfide future delle Casse Raiffeisen quali banche cooperative, in un settore in fase di concentrazione e in vista dell’imminente unione bancaria europea. “Evitiamo una fiducia irrazionale – ha detto Azzi – in questo contesto alle banche cooperative sono richiesti impegni e sacrifici in più. I dati economici sono tutti negativi, e la normativa dell’Unione bancaria non fa sconti”. “Importante è saperci differenziare – ha affermato Schelfi – rispetto alle altre banche. Efficienti, con un’etica di fondo, ma diversi, non omologati”(w.l.). 3’30’’ 44 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 CULTURA COOPERATIVA | finestra sul mondo La curiosità del mondo bussa alle porte del Trentino Molte delegazioni hanno fatto tappa nella nostra provincia, per conoscere o approfondire il modello cooperativo, le regole e i valori che lo rendono così funzionale all’economia. Alcune immagini degli ospiti da Corea del Sud e Mozambico. Una cosa è certa. Non c’è Continente che non sia interessato a conoscere la Cooperazione Trentina: la sua storia ultracentenaria, la sua struttura, il suo essere a servizio delle piccole come delle grandi località attraverso quell’attenzione costante ai bisogni delle comunità. Anche questo mese, infatti, sono state numerose le delegazioni che hanno fatto tappa alla sede della Cooperazione Trentina e alle sue cooperative. Corea del Sud I rapporti di conoscenza e stima reciproca che da qualche anno si stanno costruendo tra Trentino Cooperativo e Corea del Sud ha avuto una ulteriore occasione per consolidarsi. Dopo l’importante delegazione nazionale del settore agricolo ospitata il 14 e 15 ottobre, diretta dal Ministro dell’agricoltura, alimentazione e sviluppo rurale Lee, Jae Wook e che aveva incontrato i vertici della Cooperazione agricola trentina in una due giorni di intenso confronto con incontri istituzionali in Federazione, accolti dal direttore generale Carlo Dellasega e dal responsabile del settore Cooperative agricole, Michele Girardi, visita alla Fondazione Mach, alle Cantine di Mezzacorona e a Mondo Melinda, il 14 novembre è stata la volta di una delegazione coreana composta da 15 rappresentanti sempre del settore rurale, capitanati dal Research Institute of Agribusiness Strategy arrivata a Trento per conoscere in modo specifico le attività di educazione cooperativa scolastica promosse dalla Federazione e illustrate dal responsabile dell’Ufficio educazione cooperativa, Egidio Formilan. Mozambico Tra Trentino e Mozambico esistono rapporti pluriennali solidali, in logica di cooperazione comunitaria. Per fare il punto sulle opportunità di sviluppo di questi rapporti verso logiche di partenariato economico, la Federazione, in collaborazione con la Provincia di Trento e il CAM Consorzio Associazioni con il Mozambico, ha ospitato una delegazione composta da rappresentanti del Governo nazionale, della Provincia di Sofala e del Distretto di Caia. Il 12 novembre, giornata riservata alla Cooperazione, si è fatto il punto su uno degli interessi principali manifestati, quello della filiera lattiero casearia con una visita presso il Caseificio di Lavarone e il Concast Trentingrana. Con una successiva visita ad Aldeno “paese cooperativo”, i partner mozambicani hanno preso inoltre atto dell'esperienza e delle buone pratiche di auto-governo e di sviluppo territoriale legate al sistema cooperativo trentino, in una prospettiva di auspicabile trasmissione delle conoscenze e di capacity building. "Il nostro è un Paese in via di rapido sviluppo – ha osservato la Ministra dell’amministrazione statale, Carmelita Namashulua – e contiamo molto sullo scambio di buone prassi e sulla possibilità di attivare forme di partenariato economico tra i nostri territori". Cile Partiamo dall’obiettivo: creare in Cile una struttura di ricerca sulla cooperazione simile a Euricse. Per farlo una delegazione formata da Eduardo Letelier, direttore di Confecoop, Beatriz Cid, docente dell’Università di Concepción e Orieta Jara, dirigente di una cooperativa, ha fatto visita a Euricse e alla sede della Cooperazione Trentina. Due incontri per altrettanti focus utili a fornire agli ospiti indicazioni concrete su cosa fare e quale iter avviare per trasformare la loro bella idea in realtà. Ricordiamo che Confecoop è la Confederazione nazionale delle cooperative cilene. Fondata nel 1968, la sede è nella città di Santiago. 3’15’’ 45 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 CULTURA COOPERATIVA | libri Patrizio Bosetti e La lega dei contadini Utilizzare lo strumento cooperativo per far fronte al senso di giustizia offeso, per riscattare la popolazione schiacciata dallo sfruttamento, dall’ignoranza, dalla miseria e dalla fatica. Cooperare per aiutare la classe contadina ‘divisa, derisa e avvilita’. Questo era lo spirito che animò l’impegno di Patrizio Bosetti (18831959), una spinta motivazionale che lo accomunò al fondatore del movimento cooperativo trentino don Lorenzo Guetti, che di lui fu convalligiano. Il nuovo libro del prof Graziano Riccadonna, presentato il mese scorso presso la sede della Cooperazione Trentina, ci consente di riscoprire l’importante figura di Bosetti, la cui vita di instancabile cooperatore è ricca di contributi pratici e teorici: nel 1910 promuove la fondazione della Lega dei contadini, in opposizione al partito popolare dei cattolici, dirige la rivista ‘il Contadino’, il settimanale organo di stampa del sindacato laico, scrive opuscoli e articoli, fonda cooperative di primo e di secondo grado. Bosetti riteneva che la cooperazione fosse un efficace mezzo per elevare materialmente e spiritualmente le popolazioni contadine, suddite, fino alla fine della prima guerra mondiale dell’Impero autro-ungarico indifferente o distratto verso le sorti del Trentino, inserito in una fase economica di profonda recessione. “Bosetti e don Guetti – scrive nella prefazione il presidente del movimento cooperativo trentino Diego Schelfi –, pur da posizioni politiche radicalmente divergenti, partiranno dalle urgenze dei più bisognosi, per innescare un processo di straordinaria emancipazione, che ancora oggi, a distanza di 120 anni dalla fondazione della prima cassa rurale a Quadra, ha posto le basi nella nostra provincia di un vero e proprio distretto cooperativo, autonomo dalla politica ed estraneo alle logiche del paternalismo e dell’assistenzialismo pubblico”. Stampato dalla cooperativa Nuove Arti Grafiche su incarico della casa editrice Edizioni Uomo Città Territorio, il libro è stato promosso dal Comune di San Lorenzo in Banale insieme alla Federazione Trentina della Cooperazione con il contributo della Regione. L’opera è in vendita a 20 euro. Pio, andata e ritorno Da pochi giorni è uscito “Pio, Andata e Ritorno”, ultima fatica editoriale di Andrea Castelli. Il libro in abbinamento editoriale con il DVD è stato prodotto dalla cooperativa Sirio Film e distribuito dalle Edizioni Sirio. Monologo fantastico di due amici (Alcide e Pio) dispersi nel presepe del professor Severini. Metafora della vita, della sua difficoltà, delle incomprensioni e delle paure. L'avventura di Pio e di Alcide (raccontata da Pio), l'incontro con gli animali che parlano e il viaggio periglioso pieno di insidie che devono compiere con il Male sempre in agguato dietro l'angolo. Allo storico spettacolo registrato nel 1994 presso il teatro di Aldeno, nel dvd si aggiungono i contenuti extra: Come nasce Pio, Il Presepe, Castelli disegna, Conversazione con Giacomo Anderle, Rassegna Stampa e l’immancabile ricetta da gustare per Natale. Lo spettacolo è stato registrato nel teatro comunale di Aldeno sotto la direzione di scena di Nicoletta Girardi. Costo del cofanetto: 14 euro e 90 centesimi. 46 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 OPINIONI Bang! La parola può uccidere ORIZZONTI di Umberto Folena «È molto comune essere oggi, nel nostro Paese, oggetto di discriminazione. Basta essere immigrati, o anziani, o donne. Se poi si è di religione musulmana, oppure obesi, o di etnia rom, ancor di più. La cronaca è purtroppo piena di episodi che sembravano scherzi, ma sono tragedie». Don Antonio Sciortino, direttore di “Famiglia cristiana”. «Non c’è un modo soltanto per fare migliore il mondo, ma imparare a usare le parole con l’intelligenza e il rispetto che le persone (e le stesse parole) meritano è un modo davvero alla portata di tutti». Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”. di Umberto Folena Lo chiamavano “ciccione”. O in napoletano “polpettone”, ”panzone”, “chiattone”. Lui subiva e soffriva in silenzio. Che cosa puoi fare quando sei solo contro il bullo nerboruto, con il suo codazzo di gregari? Solo contro il branco? Vincenzo, giovane di Pianura, ha subito uno scherzo tragico e criminale, seviziato con l’aria compressa. Un caso limite. Ma le parole fanno male e, indirettamente, possono uccidere il corpo. Lo spirito lo uccidono di continuo, compresi reputazione e onore. Accade di continuo sui mass media: gettare fango addosso a persone innocenti al solo scopo di eliminarle. Negli Usa, questa ignobile esecuzione si chiama character assassination, ossia uccisione della personalità. Sì, le parole uccidono. Non solo su giornali, tv e web, ma ogni giorno, in ufficio e a scuola, per la strada e in famiglia. Le parole fomentano l’odio e generano violenza. Ad esempio negli stadi, con epiteti lanciati al calciatore avversario per via, di solito, del colore della sua pelle. Ma accade di continuo. Quattro di questi epiteti (“ciccione”, “ladra” solo perché nomade, “negro” e “terrorista” solo perché arabo) sono i soggetti della campagna sociale realizzata dall’agenzia Armando Testa e lanciata da “Famiglia cristiana”, “Avvenire” e i 190 settimanali diocesani della Fisc, la loro federazione. «Anche le parole possono uccidere. No alla discriminazione, l’altro è come me» è una campagna a cui chiunque lo desideri può aderire, perché libera e gratuita. Le parole sono usate come proiettili, questo ci mostrano le immagini. Sparati a volte con voluta cattiveria, altre volte con noncuranza. Pesanti o apparentemente più lievi, parole che fanno male e feriscono. Ciccione, ma anche piccoletto. Femminuccia. Terrone. Oltre alla vasta gamma di epiteti volgari per definire un omosessuale. Parole che inquinano l’aria e avvelenano la vita sociale. Parole che rendono tutti più cattivi. Parole da evitare; e, per farlo, occorre cominciare a rifletterci, per poter stare più attenti. La campagna ha quindi valore per chiunque. Per killer e vittime, per chi sente e non reagisce perché preso da un senso di impotenza o, assai peggio, perché condivide. Ha valore perché le nostre parole non sono mai neutre ma ci definiscono senza scampo. Noi siamo le nostre parole perché le parole sono frutto di un pensiero, di una cultura, di un sistema di valori o disvalori che abitano dentro di noi. Chi “parla male”, purtroppo, quel “male” l’ha dentro di sé. Quando le parole diventano proiettili, la pistola è nelle labbra che le pronunciano, nei pensieri che le formulano. Nel cuore. Nessuna esagerazione: le parole sono importanti, e le parole cattive ci rendono tutti peggiori. Tutti, nessuno escluso. 2’55’’ [email protected] 47 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 OPINIONI LA PORTA APERTA Un milione di nuovi cooperatori? Sì, ma non basta “fare numeri” di Franco de Battaglia “Un paese arrabbiato e spaventato “nasconde” Ma qui sorge una domanda: “Davvero un milione”? 1 milione di nuovi possibili cooperatori”. è il Non c’è il rischio che siano come i “milioni di risultato cui giunge un sondaggio SWG realizzato baionette” di antica memoria? Perché cooperare è per Legacoop, in preparazione del 39° Congresso. facile a dirsi, ma difficile a farsi. Un milione di potenziali cooperatori è un dato Non basta associarsi ad una cooperativa. Cooperare importante, che acquista ancora più valore in quanto richiede coerenza, e se il milione possibile svela le “controfaccia” della sfiducia che caratterizza il clima grandi aspettative che il movimento cooperativo generale del Paese. Le cose non vanno bene. Solo il 17 suscita, impensierisce al tempo stesso per le difficoltà per cento del campione interpellato sarebbe disposto, che prospetta nel preparare e motivare una massa così imponente. Prudenza, quindi. oggi, ad aprire un’impresa. Ma di questo la metà, il 7 per cento, se dovesse La Cooperazione è una pianta che richiede un terreno dissodato, non farlo, sceglierebbe una attecchisce ovunque, ha bisogno forma cooperativa. Perché? Solo il 17% delle persone di una cultura umana, prima Sicuramente per la credibilità che economica alle spalle. che le cooperative sono riuscite oggi aprirebbe un’impresa. Presuppone che condividere sia ad assicurarsi, ma forse anche La metà di loro sceglierebbe meglio che prendersi tutto. perché c’è la percezione che solo è l’opposto della massima che la forma cooperativa. una forma associata e solidale oggi regge la competizione può rimettere in movimento i economica e il “grande gioco” fondamentali dell’economia, può ricostruire una realtà di lavoro sulle macerie degli globale: “Winner takes all”. No, invece, il vincitore non può prendere tutta la automatismi di mercato. Occorre, allora, forse tornare alla “persona”, occorre, posta in gioco, avere una classe media che paga le tasse pur difendendo un mondo interconnesso, valorizzare è meglio che avere pochi ricchi che fanno filantropia. le risorse locali, come fa la Cooperazione che è su questa linea che la Cooperazione deve operare. non vende (o svende) i “gioielli di famiglia”, non Non farsi lusingare dai numeri, ma preparare il terreno, privatizza le risorse comuni (come l’acqua) preludio dissodarlo. Anche perché ci sono altri “numeri” che di prossimi impoverimenti, non esporta nei paradisi devono impensierire. Nelle “Notizie Cooperative” fiscali i profitti… Forse c’è la sensazione, per tutte del 28 ottobre si legge un grido d’allarme: “La falsa queste ragioni, che la Cooperazione non è solo un cooperazione mette a rischio 200 mila posti di lavoro”. ammortizzatore delle crisi, ma lo strumento concreto Già. Quante sono le false cooperative che vengono a per rivendicare il primato dell’economia reale su vincere gli appalti raccogliendo personale destinato a quella virtuale, del lavoro sulla rendita. Occorre rimanere precario, a non radicarsi, a non costruire? E cambiare strada, insomma, e un milione di lavoratori quanti sono i dirigenti che usano le cooperative per disegni megalomani, o personali? Sono questi, oltre i sono pronti a percorrerla. numeri, i temi da affrontare. 3’15’’ [email protected] 48 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A n ° 1 1 - d ice m b re 2 0 1 4 presenta: Cari Soci fate i buoni... MARKETING SAIT scuola! dal 15 settembre 2014 al 30 settembre 2015 Aiuta la tua Scuola! Raccogli i punti con la Carta In Cooperazione e richiedi i buoni da 500 punti. La tua scuola potrà ritirare gratuitamente utilissimi materiali didattici. Scopri come su www.incooperazioneperlascuola.it È un’iniziativa promossa da SAIT soc. coop. Consorzio delle Cooperative di Consumo Trentine con sede in Via Innsbruck, 2 a TRENTO, valida in tutti i supermercati che espongono il materiale promozionale. Regolamento disponibile nei negozi aderenti. In accordo con: PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO