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Bu
e
est
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POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L.
353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1
COMMA 1, DCB TRENTO RIVISTA PER AMMINISTRATORI
E DIPENDENTI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA www.cooperazionetrentina.it
carta ecologica
n°
11
-
dicembre
2014
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Coperazione Trentina
InchiestA sul sentiment
Le cooperative tengono.
Soffrono i consumi
casse r u rali
La riorganizzazione
del credito
> 12
c ’ è d el n u o v o
L’incubatore d’impresa
per il welfare 10
31
34
GIANFRANCO FABI
ROMANO GABBI
ANSELMO MARTINI
La ragione invita
ad avere fiducia
Credete nella
Cooperazione
L’enologo di
Cavit, il migliore
del 2014
Crisi Valutaria
Crisi Energetica
Crisi Attuale
ITALIA:LIVELLO DEL PIL REALE (MDL EURO 2005)
PIL
50
> 37
58
66
74
82
90
98
06
14
CON TE, DAL 1821.
gruppoitas.it
n °
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d icembre
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28
EDITORIALE
03 L'ocupazione tiene. Ora lavoriamo sul
clima.
Risparmio, amico virtuoso di grandi
e piccoli
29 La strategia di Roma sull’economia sociale
IN PRIMO PIANO
4-11 Inchiesta: il sentiment dei
­­­­Periodico della Federazione
Trentina della Cooperazione
Trento, Via Segantini, 10 - Tel. 0461.898111
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Direttore responsabile
Walter Liber
Coordinatrice
Dirce Pradella
Comitato di Redazione
Corrado Corradini, Franco de Battaglia, Carlo
Dellasega, Silvia De Vogli, Michele Dorigatti, Cesare
Dossi, Egidio Formilan, Cristina Galassi, Walter
Liber, Diego Nart, Sara Perugini, Dirce Pradella,
Bernardino Santoni, Paolo Tonelli, Vincenzo Visetti.
Hanno collaborato
Silvia De Vogli, Elisa Dossi, Umberto Folena, Paola
Pedergnana, Paolo Tonelli.
Progettazione grafica
Cooperativa ARCHIMEDE - www.archimede.nu
Stampa tipografica
Cooperativa Nuove Arti Grafiche
Abbonamenti
Costo singola copia: € 3
Abbonamento annuale (11 numeri): € 30
Abbonamento semestrale (5 numeri): € 15
CULTURA COOPERATIVA
Coopperatori Trentini. Fatturato e margini
soffrono. Depositi e risparmi crescono.
Raddoppiano i pessimisti, ma migliorano
investimenti e liquidità. La paura
per il futuro diventa più irrazionale e
condizionata dall’emotività. E Gianfranco
Fabi dice nell’intervista: “La ragione invita
ad avere fiducia”.
Racconti
12-13 La riorganizzazione del credito. Il
37
38
sistema delle Casse Rurali “tiene” anche
in questa fase di recessione. I dati nei
primi otto mesi dell’anno sono confortanti,
ma per il futuro occorre cambiare. La
Federazione ha presentato un piano di
riassetto che rilancia la competitività e la
relazione con i soci. Dalle 43 Casse attuali
si potrebbe passare a 22.
NEWSCOOP
15
16
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19
20
21
23
24
25
27
FamCoop, la sfida della funzione sociale
Nadia Martinelli, nuova presidente Associazione Donne
Piccola filosofia dell’amore
La famiglia tra bisogni e identità
Rurale di Pergine tra speranza e fiducia
Rurale Alto Garda: punto di riferimento
da dieci anni
La diversità del credito cooperativo,
un valore per il territorio
Master Impresa sociale, al via la
19° edizione
Coop elettriche, sempre più efficient
La Sfera, vent'anni e una sede nuova
16
23
31
Romano Gabbi: credete nella Cooperazione
L'evento
34
Cavit, un bilancio di cui essere orgogliosi
C'è del nuovo
Un serbatoio di idee, iniziative e servizi
Gli Stati Generali del turismo: più web e internazionalizzazione
39 Il Faggio: educati all’accoglienza
Buone prassi
41
Cooperative di comunità
la terza via per i servizi pubblici
42 Non profit, il dibattito continua
43 La chiave del successo in tempo di crisi
Finestra sul mondo
44
45
125 anni nel nome di Raiffeisen
Delegazioni in visita
Libri
46
Patrizio Bosetti e La lega dei contadini
OPINIONI
Orizzonti
47
Bang! La parola può uccidere
La porta aperta
48
Un milione di nuovi cooperatori?
Non basta “fare numeri”
29
34
Promozione 2014
Paga i primi 10 abbonamenti a prezzo pieno
(30 euro, fermo da molti anni) e i restanti solo
la metà.
Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Trento
n. 26 Registro stampa di data 09.10.1950
Ecco la nuova
presidente
Associazione
Donne
Le
biodiversità
del credito
cooperativo
La strategia
di Roma
sull’economia
sociale
Cavit, un
bilancio di
cui essere
orgogliosi
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EDITORIALE
L’occupazione tiene.
Ora lavoriamo
sul clima
Giunge anche la fine del 2014. Anno orribilis
avevamo con poca arguzia pronosticato e così è stato.
Registriamo la continuazione di quella che ormai
si può definire una vera e propria “rivoluzione del
capitalismo internazionale contro la maggioranza del
popolo e dei popoli” e i conseguenti riassetti geopolitici
che a loro volta non lasciano intravvedere alcunché di
buono. E registriamo parallelamente e a tutti i livelli,
un fortissimo aumento del tasso di odio che obnubila
le menti e fornisce il brodo dentro cui nuotano felici
la postdemocrazia e l’autoritarismo furbastro. è così
“dalle Alpi alle Piramidi e dal Manzanarre al Reno”.
Per le imprese e in particolare per quelle
cooperative, la situazione si complica:
l’imperativo è far fronte alla difficile
situazione, quindi ragionare intorno
alle necessarie ristrutturazioni, al
contenimento ulteriore dei costi,
alla innovazione, alla ricerca di
nuove vie di sviluppo e così via
e insieme mantenere ferma la
barra anzi “cazzare” un po’ di
più la randa per andare quasi
controvento. Il nostro pensiero
mutualistico e comunitario,
solidale e responsabile è
decisamente antitetico al tifone
che soffia da un po’. Basta
pensare al problema del lavoro
bussola fondamentale del
cooperativismo.
I nuovi poveri sono i
giovani disoccupati, ci è stato
recentemente ricordato, e la
cooperazione deve guardare la realtà
attraverso l’occhio dei più poveri in
modo da non lasciare fuori nessuno,
almeno nella cognizione di causa. E il compito se
non altro di “tenere” sui livelli occupazionali, fino a
ora, le cooperative lo hanno assolto. Anche nel 2014
qualche posto di lavoro in più, complessivamente.
Come vedrete dall’inchiesta che viene riportata in
questo numero della rivista, sono di più le cooperative
che hanno diminuito l’occupazione (soprattutto nel
consumo in particolare rinunciando a parte degli
stagionali) rispetto a quelle che l’hanno aumentata.
Ma quest’ultime compensano e il differenziale è
positivo.
Nonostante questo dato fondamentale, va detto che
stiamo soffrendo pesantemente sia per ragioni interne
ma anche a causa di atteggiamenti “esterni”. Abbiamo
la netta impressione che quel clima cui accennavamo
sopra abbia contagiato. L’invidia si trasforma in astio,
davanti alle difficoltà di settori che hanno “servito” il
territorio per anni, si impugna la clava del risanamento
a costi pesantissimi e in parte inutilmente crudeli. Si
diffonde la voce che ostacolo alla leggiadra gara della
necessaria (secondo taluni) turbocompetizione sia la
cooperazione.
Già oggi i fatturati e soprattutto i margini sono
risicatissimi, quando ci sono, e le cooperative
prevedono che si ridurranno ulteriormente nel
prossimo anno. è fuori di dubbio che abbiamo il
dovere di intervenire rapidamente e lo stiamo facendo.
Ma dobbiamo contemporaneamente chiederci
perennemente se gli strumenti, anche concettuali,
di cui disponiamo sono atti allo scopo. La lettura
degli scenari che facciamo è effettivamente quella
giusta? Questa è la domanda costante e la risposta sta
quantomeno nella coltivazione del dubbio che non è
paralizzante. Se il dubbio spinge, come dovrebbe, al
continuo studio curioso e alla ricerca di nuove piste
nel deserto, allora è creativo.
2’50’’
[email protected]
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IN PRIMO PIANO
Le cooperative tengono.
Soffrono i consumi
Fatturato e margini calano. Depositi e risparmi crescono. La paura per il futuro diventa più
irrazionale e condizionata dall’emotività. Il pessimismo paralizza i consumi e gli investimenti
molto più del calo del reddito.
di Dirce Pradella
La crisi che stiamo vivendo è incomparabile con le
precedenti, per durata e dimensioni. Guardando
al grafico del Pil al netto dell’inflazione, la crisi
petrolifera appare come una piccola sbavatura
rispetto alla crescita generale, mentre la recessione
partita nel 2007 si nota con decisa evidenza. E anche
i cooperatori trentini la sentono, in particolare sul
fatturato che cala. Ma la paura e la mancanza di fiducia
nel futuro ha raggiunto una dimensione per certi versi
‘irrazionale’, nel senso che è molto maggiore rispetto
ai dati oggettivi. Le emozioni istintive, insomma,
hanno preso il sopravvento sui dati oggettivi. Questa
è l’impressione che si ha analizzando i risultati
dell’inchiesta sul ‘sentiment’ che anche quest’anno la
rivista ha portato avanti, per tentare di comprendere
le dinamiche delle cooperative trentine per il 2014 e
le aspettative per il 2015. Nessun valore scientifico, lo
premettiamo, ma un semplice e rapido questionario
per tastare il terreno sull’umore delle associate.
L’indagine è stata distribuita alle cooperative di tutti
i settori, ad eccezione di quelle di abitazione per la
particolarità della loro funzione. Le risposte arrivate
sono state 158, oltre un terzo dei questionari spediti,
30 in più rispetto all’anno scorso.
I dati oggettivi
Per il 53% delle cooperative il 2014 è stato solo in
parte un anno di crisi. Il 12% non ha risentito in
alcun modo della congiuntura avversa, mentre il
35% ha dichiarato di aver percepito con chiarezza
la presenza di un contesto difficile. Il primo segnale
importante è arrivato dal fatturato, calato per il 60%
delle cooperative (in particolare per le Famiglie
Cooperative: per 44 sulle 50 che hanno risposto). Per
il 22% è invece aumentato e per il 18% è stabile. Questa
contrazione del giro d’affari non ha avuto effetti
di pari entità sull’occupazione: le cooperative che
segnalano un calo dei dipendenti (non sostituzione
dei pensionamenti e delle maternità, per la maggior
parte dei casi, ma non solo) sono il 22%. Per il 63%
il personale è stabile e per il 15% in aumento. Ancora
una volta sono stati i margini di guadagno ad assorbire
il colpo, come segnala una cooperativa su due.
Circa l’80% delle cooperative dichiara investimenti
stabili o in aumento e una situazione della liquidità
buona (45%) o mediocre (45%). Alla domanda ‘Pensa
di dover far fronte al patrimonio per resistere alla
crisi?’ hanno risposto di no il 65% delle cooperative.
Il 27% non sa ancora e l’8% sostiene che dovrà fare
questo sacrificio.
Le aspettative sul futuro
Per il 61% delle cooperative la situazione nel 2015
resterà stabile o migliorerà. Le paure maggiori sono
indirizzate ai margini di guadagno, che caleranno
secondo una associata su due. Per il 19% ci saranno
invece più che altro problemi a tenere salda
l’occupazione. Quando però si chiede se prevale
l’ottimismo o il pessimismo la situazione è netta: per
il 55% delle cooperative la congiuntura negativa non
è ancora finita; il 19% sostiene che le cose andranno
meglio, mentre il 26% non sa cosa pensare.
Per il 71% delle Casse Rurali che hanno risposto al
questionario il volume dei risparmi è aumentato.
Ciò significa che i soci e clienti di 7 Casse su 10
hanno aumentato considerevolmente i depositi. Le
prime risorse generate in questa lunga coda della
crisi, insomma, sembrano servite per ricostituire i
patrimoni erosi più che per riequilibrare i consumi.
E questo dato, forse ancora più di tutti gli altri, dà il
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IN PRIMO PIANO | inchiesta sul sentiment
1600
personale sarà l’estrema ratio”), riorganizzando i turni,
tagliando le collaborazioni esterne.
Ma anche attivando partnership con altre cooperative
per far fronte a servizi comuni, cercando sponsor
privati, ponendo maggiore attenzione agli sprechi,
progettando servizi innovativi.
MILIARDI
1400
1200
1000
Crisi Attuale
Grande crisi
800
L’anno nero del consumo
Discorso a parte merita il settore del commercio
alimentare, dove le difficoltà sono maggiori, per la
contestuale presenza di tre eventi: anzitutto il calo
generale dei consumi, che ha coinvolto tutta Italia, poi
il maltempo (a luglio ha piovuto 22 giorni su 31, un
record, per non parlare di agosto), ed infine l’azione
della concorrenza, che ha aperto punti vendita in
alcuni punti strategici per il Trentino. Le Famiglie
Cooperative hanno risposto intensificando gli sconti,
anche ulteriormente rispetto a quelli confezionati
dal sistema. Ne hanno risentito i margini (“perdiamo
meno fatturato, ma alla fine c’è meno guadagno”)
ma l’effetto non è stato risolutivo. L’azione è stata
forte contro gli sprechi, per la riduzione dei consumi
energetici e per il rinsaldamento del legame sociale.
“Abbiamo intensificato gli sforzi – scrive un direttore
– per fare in modo che i nostri soci e i nostri clienti si
ritengano soddisfatti nel fare la spesa in cooperativa
per la qualità, la disponibilità, l’ordine, la freschezza e
la modernità”.
Il particolare momento di crisi economica non rende
agevole questo impegno, come segnala un altro
direttore: “Purtroppo la mancanza di risorse incide sul
personale: i collaboratori devono seguire più reparti
e quindi non possono dedicare un tempo adeguato
al rapporto con la clientela”. Tra le contromosse
c’è quella della consegna a domicilio della spesa,
“servizio che fa percepire la differenza della Famiglia
Cooperativa rispetto agli altri negozi”. Le Famiglie
Cooperative sono quelle che, in base alle risposte
fornite, sono maggiormente dovute intervenire
sulla riorganizzazione del personale, talvolta non
rinnovando contratti a termine o riducendo gli
stagionali, altre purtroppo licenziando.
600
400
Crisi Energetica
PIL
ANNI
ITALIA:LIVELLO DEL PIL REALE (MDL EURO 2005)
50
54
58
62
66
70
74
78
82
84
86
90
94
98
02
06
10
14
L’andamento del Pil reale italiano dal 1950 ai giorni nostri.
senso della paura: crescono i soldi che si riescono a risparmiare (segno
che non sono tutti necessari per la sopravvivenza) ma si lasciano fermi in
banca, come se il peggio dovesse ancora arrivare.
Le azioni messe in campo
Come hanno reagito, nella concretezza, le cooperative alla crisi?
Mettendo in atto numerose azioni. Tra le agricole, colpite dal blocco delle
forniture al mercato russo, si sono ricercati nuovi mercati e si è tentato
di comunicare con i soci e i clienti in modo più incisivo “perché questa
crisi – scrive un direttore di cooperativa agricola – non è solo economica
ma anche di identità”. E quindi va comunicata con maggiore forza la
differenza tra un prodotto frutto di un processo cooperativo e un altro
che proviene da un singolo.
E nel credito quali strategie sono state attivate? Alcune Casse Rurali
segnalano l’esigenza di un generale ripensamento del credito cooperativo,
facendo perno sulle fusioni, che molti evidenziano come progetto su cui
è già impegnata la banca per far fronte alla crisi. “Per il 2015 – scrive un
direttore – vorremmo sviluppare maggiormente le attività di consulenza
sulla finanza, la previdenza e le assicurazioni, e creare un’area di consulenza
specifica rivolta alle imprese (analisi bilancio, analisi di business plan…).
Ma la nostra attuale dimensione aziendale è insufficiente”. Molte Rurali
segnalano un’attenzione rafforzata e una maggiore selettività verso
la concessione di prestiti, con analisi mirate, monitoraggio continuo,
ricorso maggiore alle garanzie dei Confidi.
Le Casse annunciano anche una valutazione degli sportelli, “privilegiando
l’aspetto qualitativo della relazione con il cliente piuttosto che l’apertura
tou cour, oggigiorno difficilmente conciliabile e sostenibile”. Ecco quindi
che alcune Rurali hanno scelto di alleggerire l’orario in alcuni sportelli, o
di organizzare diversamente la turnistica del personale per coprire tempi
maggiori senza aumentare i costi.
Le cooperative di lavoro, sociali e di servizi hanno risposto alla crisi
tentando di mantenere l’occupazione attraverso la diminuzione degli
orari di lavoro (“lavoriamo meno ma lavoriamo tutti”, “la riduzione del
7’20’’
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IN PRIMO PIANO
1 Pensando
DOMANDE
S U L L A
C R I S I
Casse Rurali cr
Famiglie Cooperative fc
Cooperative agricole ag
Cooperative di lavoro, lss
sociali e servizio
4 Nel 2014
alla sua cooperativa
il 2014 è stato
un anno di crisi?
No
(3%) 1
(2%) 1
(17%) 4
(25%) 13
12%
fc
ag
lss
9
33
3
10
cr
(29%)
(66%)
(13%)
(19%)
35%
53%
(68%) 21
(32%) 16
(70%) 16
(56%) 29
ag
In aumento
cr
cr
fc
fc
ag
ag
lss
lss
(88%) 44
(39%) 9
(44%) 23
È aumentato
ag
lss
18%
(2%) 1
(35%) 8
(25%) 13
(26%)
(32%)
(9%)
(17%)
È aumentato
lss
fc
ag
lss
Cattiva
(18%) 9
(9%) 2
(4%) 2
10%
fc
ag
lss
Buona
cr
cr
fc
fc
ag
ag
lss
lss
È diminuito
15%
ag
(48%) 11
(50%) 26
cr
cr
fc
ag
lss
Mediocre
19 (38%)
10 (45,5%)
28 (53%)
45%
45% (44%) 22
-
cr
(45,5%) 10
(43%) 23
ag
fc
lss
avete presentato richiesta
di nuovi finanziamenti?
22%
fc
ag
lss
6 Nel 2014
il personale dipendente
della cooperativa,
rispetto al 2013
1 (3%)
2 (4%)
4 (17%)
16 (31%)
50% (52%) 26
cr
3 Nel 2014
cr
-
29%
di liquidità rispetto
alle esigenze
operative è
È stabile
22%
fc
Stazionari
13 (26%)
8 (35%)
15 (29%)
È diminuito
60%
5 (10%)
6 (26%)
16 (31%)
cr
5 La situazione
il volume di affari
della sua cooperativa,
rispetto al 2013
fc
(22%) 11
(17%) 4
(21%) 11
lss
2 Quest’anno
cr
In diminuzione
21%
fc
In parte, solo
per alcuni aspetti
Assolutamente sì
cr
gli investimenti effettuati
dalla cooperativa
rispetto al 2013 sono
8
16
2
9
Sì e li abbiamo ottenuti
cr
cr
fc
fc
ag
ag
lss
lss
63%
22
32
17
27
25%
63%
Sì ma abbiamo ottenuto
un ammontare inferiore
È stabile
(71%)
(64%)
(74%)
(52%)
12 (24%)
8 (35%)
11 (21%)
No
cr
cr
fc
fc
ag
ag
lss
lss
1 (2%)
2 (9%)
8 (15%)
9%
3%
6
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cr
fc
ag
lss
Sì ma non li
abbiamo ottenuti
FONTE: Ufficio stampa e comunicazione Federazione Trentina della Cooperazione
C O O P E R A Z I O N E
(66%) 33
(56%) 13
(64%) 34
2 0 1 4
(8%) 4
-
cr
fc
ag
lss
IN PRIMO PIANO | inchiesta sul sentiment
Il questionario
Il questionario è stato inviato a tutte
le cooperative (escluse abitazione). Hanno
risposto 158, circa un terzo del totale.
Ha risposto il..
ag
lss
13
23
9
16
(43%)
(47%)
(39%)
(30%)
(3%) 1
(4%) 2
(7%) 4
ag
lss
(54%) 16
39%
56% (49%) 24
(61%) 14
(63%) 34
ag
cr
fc
fc
ag
ag
lss
lss
cr
fc
ag
lss
40
17
29
52%
cr
fc
ag
lss
Contrazione
occupazionale
14
3
12
19
1
11
19%
cr
fc
ag
lss
che dovrà/potrà ricorrere al patrimonio
(immobiliare, mezzi propri o altro)
per resistere alla crisi?
8%
Sì
(6%)
(8%)
(4%)
(9%)
2
4
1
5
No
fc
ag
lss
cr
fc
ag
lss
Forse
22
26
20
34
(71%)
(53%)
(87%)
(63%)
fc
ag
lss
3 (10%)
8 (16%)
2 (9%)
17 (32%)
(64%) 20
19%
55% (59%) 29
(56%) 13
(46%) 25
cr
fc
ag
lss
Casse Rurali
Adamello Brenta, Alta Vallagarina, Alto Garda, Anaunia, Bassa Anaunia, Bassa
Vallagarina, Brentonico, Caldonazzo, Centro Fiemme Cavalese, Fassa e Agordino,
Fiemme, Giovo, Giudicarie Valsabbia Paganella, Isera, Lavis Valle di Cembra,
Ledro, Mezzocorona, Mezzolombardo, Mori Val di Gresta, Pergine, Pinzolo,
Rabbi e Caldes, Roncegno, Roverè della Luna, Spiazzo Iavrè, Strembo Bocenago
Caderzone, Tassullo Nanno, Trento, Tuenno Val di Non, Valle dei Laghi, Valsugana.
Famiglie Cooperative
Coop Consumatori, 7 Larici, Albiano, Aldeno Mattarello, Alta Valsugana,
Altopiano Pinè, Bassa Valsugana, Besenello, Brentonico, Bronzolo, Caderzone,
Canazei, Caoria, Carisolo, Castello Tesino, Cembra, Cogolo, Flavon, Giovo,
Isera, Lagorai, Lona, Malè, Mezzacorona, Mezzano, Moena, Pedersano,
Pelugo, Povo, Pressano, Primiero, Rabbi, Ranzo, Roverè della Luna,
San Vito di Cadore, Tennese, Terlago, Trambileno, Val di Fassa, Val di Fiemme,
Val di Non, Valda, Vallarsa, Valle Adige, Valle del Chiese, Vanoi, Varena, Vattaro,
Vigo Rendena, Zortea.
Coop di lavoro, servizio e sociali
9 Pensa
cr
cr
Pessimista: la
congiuntura negativa
non è ancora finita
Ottimista, le cose
andranno meglio
cr
Contrazione margini
guadagno
17%
26%
(26%) 8
(25%) 12
(35%) 8
(22%) 12
Grazie alle cooperative che hanno risposto
12%
Contrazione
produttiva
Non so
lss
Resterà invariata
Nessuna
in particolare
2
4
14
54 Coop. di lavoro
fc
la crisi nel 2015 per la sua cooperativa?
fc
23 Coop. agricole
cr
8 *Quali conseguenze pensa potrà avere
cr
50 Famiglie Coop.
21%
si ritiene
Peggiorerà, perché
a crisi non è finita
fc
31 Casse Rurali
266%
2
Migliorerà, perché si vede
che è cominciata la ripresa
5%
cr
64%
10 Per il 2015
7 Ritiene
che per la sua cooperativa
nel 2015 la situazione
72%
65%
(23%) 7
27% (39%) 19
(9%) 2
(28%) 15
cr
fc
ag
lss
Alpi, Amalia Guardini, Anffas, Antropos, Apt San Martino di Castrozza,
Apt Val di Non, Arcobaleno 98, Artomnia, B Timber, Bellesini, CaeB, Canale,
Cedis, Città Futura, CogiSer, Consorzio elettrico di Pozza, Cooperativa 90,
Cooperativa Autotrasportatori, Dart Traverl, Diapason, Ecoopera, Etli, Factory
Mind, Grazie alla vita, Gruppo 78, Gsh, Handicrea, Iter, La Ruota, La Sfera,
Lagorai, Lavoro e Occupazione, Liprovit, Mandacarù, Mobilificio artigiani
associati, Multiservizi, Nuove arti grafiche, Officine Zeb, Posatori Porfido,
Promovanoi, Pulibenaco, Punto Approdo, Quater, Radio Anaunia, Relè, Risto 3,
Sad, Smeraldo, Stella Montis, Strenna Trentina, Tagesmutter, Trentino social
tank, Villaggio sos.
Cooperative agricole
Agraria di Riva, Agri 90, Agrianaunia, Cantina Ala, Cantina di Mori, Cantina
Isera, Cantina Nomi, Cantina Roverè della Luna, Caseificio Cavalese, Caseificio
Coredo, Caseificio di Primiero, Caseificio Presenella, Caseificio Romeno,
Caseificio Sabbionara, Cercen, Cfc, Coba, Concorzio produttori agricoli,
Consorzio Val di Gresta, Federazione Allevatori, Latte Trento, Latteria sociale
Cavareno, Melinda.
*Risposte multiple
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IN PRIMO PIANO
Raddoppiano i pessimisti,
ma migliorano investimenti
e liquidità
Dal confronto tra le risposte date nel 2013 e quelle del 2014 emerge una situazione ‘mista’,
con elementi di fiducia e di criticità.
Il 2013 e il 2014 sono due anni in cui la crisi ha
colpito duro. Quali sono le principali differenze nella
percezione dei cooperatori rispetto agli effetti di
questa economia in difficoltà? Dal confronto delle
risposte fornite al questionario sul ‘sentiment’ dei
cooperatori dodici mesi fa e quest’anno sono emerse
buone e cattive notizie.
Buone basi per il futuro
Partiamo dalle buone. Le cooperative hanno ripreso
ad investire: le imprese del sistema che hanno fatto
investimenti nel 2014 sono state il 29%, il 10% in
Pensando alla sua cooperativa
direbbe che questo è un anno di crisi?
Assolutamente sì
In parte
2013
2013
2014
33% 35%
2014
63% 53%
No
2013
2014
È aumentato
È stabile
2013
2013
È stabile
2013
2013
23% 22%
2014
8% 15%
2013
72% 63%
46% 45%
2013
39% 18%
2013
2014
41% 45%
2014
13% 10%
Avete presentato richiesta
di nuovi finanziamenti?
Quest'anno gli investimenti
effettuati dalla cooperativa rispetto
al precedente sono
2014
2014
Cattiva
2014
In aumento
Stazionari
Sì e li abbiamo
ottenuti
Sì ma abbiamo ottenuto
un ammontare inferiore
2013
2013
2013
2013
2014
19% 29%
In diminuzione
2013
2013
38% 60%
2014
Mediocre
2013
È diminuito
2014
Buona
È diminuito
Quest’anno il volume di affari
della sua cooperativa, rispetto
all'anno precedente
È cresciuto
La situazione di liquidità rispetto
alle esigenze operative è
Il personale dipendente della cooperativa,
rispetto all'anno precedente
20% 22%
4% 12%
2014
più rispetto al 2013. Quando una società decide di investire e quindi di
esporsi dal punto di vista finanziario, significa che ha fiducia che il nuovo
progetto porterà benefici per il futuro e che reputa il contesto generale
in cui si colloca pronto per accoglierlo. Un altro aspetto positivo emerso
dal questionario: calano le cooperative che hanno stretto la cinghia
e diminuito il livello degli impieghi. La metà giusta delle società del
movimento dichiara invece investimenti pari all’anno precedente. E
anche questa, comunque, è da considerare una buona notizia.
L’innovazione non ha avuto effetti negativi sulla liquidità, anzi: il 90%
delle cooperative la definisce ‘buona’ o ‘mediocre’, ovvero appropriata
rispetto alle proprie esigenze operative. La percentuale di quelle che
invece la reputa ‘cattiva’ è scesa nell’ultimo anno dal 13 al 10%.
Tra i dati in miglioramento anche il calo delle cooperative che temono
2014
58% 50%
2014
23% 21%
2014
28% 25%
11% 9%
Sì ma non li abbiamo
ottenuti
2013 2014
No
4%
3%
Fonte: Ufficio stampa e comunicazione Federazione Trentina della Cooperazione
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2014
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2013
2014
57% 63%
IN PRIMO PIANO | inchiesta sul sentiment
di dover utilizzare il patrimonio per resistere alla crisi
(dal 12 all’8%), così come aumentano quelle che non
lo faranno (dal 62 al 65%). Sostanzialmente stabili
al 27% coloro che non sanno ancora se dovranno
ricorrere a beni immobili o a mezzi propri per riuscire
a far fronte alla congiuntura.
In questo quadro, dunque, non stupisce che siano
triplicate le cooperative trentine che non ritengono
che sia stato, per la loro impresa, un anno segnato dalla
crisi: nel 2013 solo il 4% delle cooperative sosteneva
di non sentire sul bilancio alcuna conseguenza della
congiuntura negativa. Le cooperative ‘immuni
alla crisi’ sono diventate il 12% nel 2014. Cala chi
sostiene che, per la propria cooperativa, questo sia
stato solo in parte un anno critico, soltanto per alcuni
aspetti: nel 2013 erano il 63%, quest’anno il 53%.
Sostanzialmente stabile (33 e 35%) chi ritiene il 2014
indiscutibilmente un anno di crisi all’interno della
propria cooperativa.
Gli elementi di criticità
Le criticità emergono nel fatturato, che nel 2014 cala
più vistosamente. Nel 2013 le cooperative con giro
d’affari in diminuzione rispetto all’anno precedente
erano il 38%, oggi sono il 60%. Pesa molto il calo dei
Ritiene che per la sua cooperativa
l'anno prossimo la situazione
Peggiorerà
2013
2014
35% 39%
Rimarrà
invariata
2013 2014
54% 56%
Migliorerà
2013 2014
11% 5%
Quali conseguenze pensa
potrà avere la crisi nel 2015
per la sua cooperativa?
Nessuna
in particolare
2013 2014
Contrazione
produttiva
2013 2014
14% 12%
13% 17%
Contrazione
occupazionale
2013 2014
Contrazione
margini guadagno
2013 2014
26% 19%
47% 52%
consumi e, conseguentemente, il dimagrimento dei bilanci delle Famiglie
Cooperative. Le aspettative future sono in peggioramento: più che
raddoppiano i pessimisti (dal 25 al 55%), cioè chi ritiene che la crisi, in
generale, non sia ancora conclusa. Si dimezzano gli ottimisti (dal 37 al
19%) e calano gli indecisi (dal 38 al 26%).
Queste percentuali si ammorbidiscono se la domanda chiama in causa
il futuro della cooperativa e non il futuro in generale: in questo caso i
pessimisti si fermano al 39% (al 35% nel 2013), mentre gli ottimisti calano
dall’11 al 5%. Le preoccupazioni sono meno indirizzate al mantenimento
dell’occupazione (criticità del 26% delle cooperative nel 2013 e del 19%
nel 2014), mentre è maggiore motivo di angoscia la tenuta dei margini di
guadagno (dal 47 al 52%).
Il capitolo lavoro
L’andamento della forza lavoro riassume buone e cattive notizie.
Raddoppiano le cooperative che hanno assunto nuovi dipendenti
nel corso dell’anno (dall’8% nel 2013 al 15% nel 2014), ma crescono
quelle che hanno dovuto ridimensionare il personale (dal 20 al 22%).
L’aumento percentuale così significativo delle cooperative che assumono
(probabilmente va letto in parallelo agli investimenti che crescono) fa
ben sperare per il futuro, anche in considerazione del fatto che il timore
rispetto ad una possibile contrazione della forza lavoro nel 2015 è sentito
in maniera minore dalle cooperative: nel 2013 era una criticità per una
cooperativa su 4, oggi per una cooperativa su 5 (d.p.).
3'50"
Pensa che dovrà/potrà ricorrere
al patrimonio (immobiliare, mezzi propri
o altro) per resistere alla crisi?
Quali conseguenze pensa potrà avere
la crisi per la sua Cassa Rurale?
Nessuna in particolare
Contrazione risparmio
No
2013
2013
2013
1
2014
1
2014
4
Contrazione
occupazionale
2013
2014
2013
2014
14
16
4
4
2014
62% 65%
6
Contrazione
prestiti
Forse
2013
2014
26% 27%
Sì
2013
2014
12% 8%
Per il futuro si ritiene
Contrazione margini
guadagno
2013 2014
20
27
3
Maggiori sofferenze
2013 2014
27
18
Razionalizzazione
filiali
2013 2014
5
Pessimista
2013
2013
2014
37% 19%
Non so
Perdite
2013 2014
6
Ottimista
2013
2014
38% 26%
4
*Possibili risposte multiple
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2014
25% 55%
IN PRIMO PIANO
La ragione invita
Il giornalista economico Gianfranco Fabi analizza con lucidità il contesto nazionale e spiega
in punti forti della nostra Italia. Tra questi la presenza delle cooperative, delle imprese sociali,
delle casse rurali e delle banche popolari, tutte realtà dove la partecipazione è un fatto concreto
e dove non si guardano (solo) i risultati a medio termine, ma si privilegia una strategia di
consolidamento e di attenzione alle persone e alle comunità locali.
di Umberto Folena
Ottimista, perché? Non perché ingenuo, ma al contrario perché attento
osservatore di tutti i fenomeni economici e capace di guardare al passato
e pure al futuro. Gianfranco Fabi, tra i più lucidi ed esperti giornalisti
economici italiani, sembra volerci dire: la ragione invita ad avere fiducia.
Gianfranco Fabi, 66 anni, è laureato in scienze politiche,
indirizzo economico-internazionale, all'Università degli
studi di Milano. Giornalista professionista dal 1974,
ha iniziato nel 1972 l'attività al “Giornale del popolo" di
Lugano e dal '79 è passato al “Sole 24 Ore” prima alla
redazione finanza, poi alla cultura, all'economia italiana,
nella redazione centrale. Dall'87 al '90 è vice-direttore
del settimanale “Mondo Economico” e dal '91 al luglio
2009 vice-direttore (dal 2004 vice-direttore vicario) del
“Sole 24 Ore”. Dall'ottobre 2008 al luglio 2010 direttore
responsabile di “Radio 24”. Ha insegnato giornalismo
economico all’Università cattolica di Milano. Oggi, da
giornalista indipendente, è editorialista al “Sole 24 Ore” e
collabora a quotidiani e siti web in Italia e Svizzera. Vive
tra Varese e Milano. Segue in particolare i temi legati alla
storia dell’economia, agli scenari politici-sociali e alle
strategie d’impresa. Tra le passioni la montagna, la moto,
la bicicletta. Coniugato, due figli e (grazie a loro) otto nipoti.
I dati economici non sembrano confortanti. Anche il 2014 si chiuderà
con un calo del Pil e con una disoccupazione ai massimi livelli. L’Italia
sembra condannata alla stagnazione. È davvero così?
Le statistiche sono importanti, ma non dicono tutto. È sempre utile da
una parte allargare l’orizzonte e dall’altra non fermarsi alle fotografie
di un momento, ma cercare di vedere le cause e soprattutto la possibile
dinamica. Allargare l’orizzonte vuol dire tener conto del fatto che quella
italiana non è un’economia isolata, ma strettamente collegata con le
economie innanzitutto del resto d’Europa, e anche in senso globale.
Allora possiamo vedere che l’Italia è più o meno in linea con gli altri
paesi europei, compresa la Germania che ha fatto segnare un vistoso
rallentamento congiunturale negli ultimi mesi. Non fermarsi alle
fotografie vuol dire ricordarsi che l’Italia deve correre con uno zaino
tre volte più pesante degli altri paesi: per il debito pubblico accumulato
negli anni della politica della spesa facile, per la crescita demografica più
bassa d’Europa, per la pressione fiscale e le complessità burocratiche che
schiacciano la competitività delle imprese.
Nonostante questi pesi l’Italia si difende, magari non cresce in termini
quantitativi, ma almeno tiene le posizioni.
Siamo troppo abituati a mettere in luce i dati negativi più che quelli
positivi. Come dice un proverbio cinese: fa più rumore un albero che cade
di una foresta che cresce. E così si parla molto, e giustamente, delle crisi
aziendali, della perdita di posti di lavoro, dei dati negativi sul fronte della
disoccupazione giovanile, ma si dà minore rilievo ai successi del made
in Italy all’estero, alle riforme attuate che hanno, per esempio, messo in
sicurezza il sistema pensionistico, alla capacità di innovazione dei talenti
italiani anche se spesso prendono la strada dell’estero.
In effetti una ricercatrice italiana, Fabiola Giannotti, è stata nominata alla
guida del Cern di Ginevra, il laboratorio di ricerca nel campo della fisica
più importante del mondo. Ma sul fronte interno la ricerca più diffusa è
ancora quella del posto di lavoro…
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IN PRIMO PIANO | inchiesta sul sentiment
a ad avere fiducia
Ha ragione, ma anche su questo fronte i dati non sono del tutto
negativi. Guardiamo agli ultimi dati. A settembre gli occupati erano
22,45 milioni, in crescita di 82mila unità rispetto al mese precedente
e di 130mila rispetto allo stesso mese del 2013. Nello stesso mese sono
tuttavia aumentati anche i disoccupati che hanno raggiunto quota 3,2
milioni e cioè 48 mila in più rispetto ad agosto (+1,5%) e 58 mila in
più (pari a un incremento dell’1,8%) rispetto a un anno prima. Cifre in
apparenza contraddittorie: come fanno a salire insieme l’occupazione e la
disoccupazione? La spiegazione sta in un elemento che ha alcuni aspetti
positivi: proprio il fatto che le aziende abbiano ricominciato ad assumere
ha spinto molti potenziali lavoratori, che prima erano scoraggiati e non
cercavano nemmeno un posto, a farsi avanti e a rimettersi in pista. E
questo è in fondo un segno di fiducia.
ogni intervento che modifica le regole dell’economia
non può avere effetti immediati o immediatamente
rilevabili. Le riforme più significative hanno bisogno
di lunghi tempi di attuazione, anche per le complessità
burocratiche tipiche dell’Italia. Gli interventi a
favore delle imprese sono andati comunque nella
direzione giusta con le facilitazioni fiscali previste
per le assunzioni e per gli investimenti. La legge di
stabilità per il 2015, togliendo il fattore lavoro dal
calcolo dell’Irap, rimedia anche a una delle maggiore
aberrazioni fiscali, quella che penalizzava le imprese
che aumentavano i posti di lavoro.
La struttura produttiva italiana, concentrata sulle
piccole e medie imprese, non è più debole di quella
degli altri paesi?
Le piccole e medie imprese non sono di per sé un
fattore negativo. Certo, bisognerebbe dare a queste
imprese la possibilità di diventare più grandi senza
che crescere voglia dire vedersi aumentare gli oneri e
i vincoli. Ma la struttura produttiva italiana ha molti
punti di forza: il carattere familiare della maggior
parte delle imprese, con una responsabilità diretta
e concreta dei lavoratori; la forza dei distretti, di
queste aggregazioni spontanee sul territorio che
hanno elevato la specializzazione produttiva; la
presenza delle cooperative, delle imprese sociali,
delle casse rurali e delle banche popolari, tutte realtà
dove la partecipazione è un fatto concreto e dove
non si guardano (solo) i risultati a medio termine,
ma si privilegia una strategia di consolidamento e di
attenzione alle persone e alle comunità locali.
Sul fronte della crescita si possono vedere, magari in lontananza, segnali
positivi?
Certamente. Il sistema economico italiano è in difficoltà soprattutto
sul fronte della domanda interna, frenata dalle politiche di austerità,
dal calo demografico a cui si collega un progressivo invecchiamento
della popolazione, dalla riduzione dei redditi per la perdita di posti
di lavoro, dalle incertezze che spingono a limitare i consumi e, se
possibile, risparmiare. Sul fronte delle esportazioni, l’Italia continua ad
avere buoni risultati con significativi aumenti delle vendite sui mercati
emergenti in particolare in Asia e in America latina. Nell’alimentare
come nell’arredamento, nelle costruzioni di elicotteri e yacht come nella
cosmetica, ci sono moltissimi settori in cui le industrie italiane, anche
se piccole e medie, sono leader mondiali. Si possono fare centinaia di
esempi: alle porte di Milano c’è un’azienda che conoscono solo gli addetti
ai lavori, ma che è leader mondiale nella produzione degli impianti per la
verniciature delle automobili e fornisce le principali case automobilistiche
con una forte crescita in mercati come il Brasile e l’India. L’Italia ha,
grazie a mille imprese di questo tipo, un forte surplus manifatturiero e
tra i paesi europei ha la migliore bilancia commerciale con la Cina. Non
siamo così male come ogni tanto ci dipingiamo.
Si può quindi essere ottimisti sul futuro dell’Italia?
Certamente e non solo quell’ottimismo della volontà
che, come scriveva Gramsci sulla scia di Rousseau, si
contrappone al pessimismo dell’intelligenza. Anche la
ragione ci dice che possiamo essere ottimisti. Perché
l’Italia ha tutte le carte in regola per mantenere
posizioni di punta in un’economia mondiale che
non chiede solo l’iperevoluzione tecnologica, ma
anche le cose belle, ben fatte, utili, adatte ai bisogni
delle persone. E ha un grande patrimonio non solo di
bellezze naturali e artistiche, ma anche e soprattutto di
umanità in tutti i suoi aspetti.
Ma la moneta unica non ci penalizza?
Con il debito pubblico che abbiamo (che peraltro, non dimentichiamolo,
è in gran parte un credito privato che è parte del patrimonio delle
famiglie) è di importanza vitale poter contare su bassi tassi di interesse.
Un ritorno alla lira, oltre che tecnicamente impossibile, porterebbe
a un impoverimento complessivo del paese. Sarebbe una scelta che
rispetterebbe perfettamente quel detto attributo a Mao: alzare un sasso
per lasciarselo cadere sui piedi.
Come giudica le misure adottate negli ultimi anni per rilanciare
l’economia?
Innanzitutto bisogna dire che nessuno ha la bacchetta magica. E peraltro
7’20’’
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IN PRIMO PIANO
Casse Rurali, il riassetto
che aumenta competitività
e legame con le comunità
Il sistema delle Casse Rurali trentine “tiene” anche in questa fase di recessione economica. I dati
di bilancio nei primi otto mesi dell’anno sono confortanti, ma per il futuro occorre cambiare.
La Federazione ha presentato alle Casse Rurali un piano di riassetto territoriale che rilancia la
competitività e la relazione con i soci. Dalle 43 Casse attuali si potrebbe passare a 22.
Ma saranno i singoli istituti a decidere. Per continuare ad essere il principale riferimento dei
territori e delle comunità locali.
di Walter Liber
Le Casse Rurali trentine alle prese con il cambiamento,
per continuare ad essere “banche di comunità”. Se ne
è parlato all’assemblea di settore, dove, accanto alle
principali grandezze economiche del presente, è stato
presentato un progetto che ridisegna la presenza delle
Rurali sul territorio.
“Vogliamo garantire anche per il futuro la stessa
vicinanza al territorio e ai soci che le Casse hanno
sempre garantito, mantenendo lo stesso modello
cooperativo. Ma occorre evolvere”, ha affermato il
presidente della Federazione Diego Schelfi.
Un piano che poggia su analisi molto approfondite,
sviluppate dalla Federazione con la collaborazione
di Cassa Centrale Banca, e che vuole interpretare
l’esigenza di maggiore competitività e ulteriori servizi
che le banche – anche le “rurali” – sono chiamate ad
esprimere nel prossimo futuro.
Revò
Malè
Tassullo
Lavis
Bleggio
Tione
1 1
Transacqua
Verla di Giovo
Baselga di Pinè
Pinzolo
Strembo
Spiazzo
Trento
Pergine
Roncegno
Padergnone
Caldonazzo
Aldeno
Saone
Arco
Isera
Bezzecca
Volano
Rovereto
Lizzana
Brentonico
Levico
Strigno
Borgo
Folgaria
Mori
Darzo
Ala
I paesi sedi di Cassa Rurale in Trentino
si progetta, quindi non si investe. Record negativo
anche per le chiusure e fallimenti: 97 solo nel 2013
in Trentino”.
Le banche non sono impermeabili a questa situazione.
Se è vero che lo scorso anno le Casse Rurali trentine
hanno realizzato 8,4 milioni di euro di utili e il totale
delle banche italiane hanno perso 22,2 miliardi, è
anche vero che le sofferenze si fanno sentire: nelle
Casse Rurali trentine sono all’8,15% dei crediti
(contro il 9,5% a livello di sistema bancario nazionale).
Di queste, il 13,3% è causato dalle imprese di capitale,
il 3,9% dalle famiglie.
12
n °
Cavalese
Mezzocorona
Mezzolombardo
Lo scenario è quello di una economia ancora in crisi.
“La ricchezza prodotta in Trentino è ferma ai livelli
del 2008 – ha affermato il direttore della Federazione
Carlo Dellasega – e i consumi alimentari, come i beni
durevoli, sono tornati ai livelli precedenti agli Anni
Ottanta del Novecento. Nel frattempo, dal 1995 al
2012 sono molto cresciute le attività immobiliari,
mentre calavano industria, alberghi e commercio.
Dall’inizio della crisi i progetti di nuove abitazioni
sono passati da circa 4500 a poco più di mille. Non
T R E N T I N A
Predazzo
Taio
Roverè della Luna
Denno
Il contesto
C O O P E R A Z I O N E
Moena
Tuenno
Mezzana
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IN PRIMO PIANO | la riorganizzazione del credito
Come affrontare il futuro? “Serve personale più formato e specializzato,
puntare ad una cultura aziendale specifica, proposte non omologate al
resto del sistema bancario. Rafforzare il dialogo con soci e clienti”, ha
auspicato Dellasega.
CEDUTI 25 MILIONI
DI CREDITI IN
SOFFERENZA
Il presente delle Casse Rurali
Intanto la situazione attuale. “Ad agosto – ha affermato il responsabile di
settore Ruggero Carli – la raccolta complessiva delle Casse Rurali trentine
aveva sfiorato i 17 miliardi di euro, con un incremento del 3% rispetto
a dodici mesi prima. Non altrettanto bene ha fatto l’andamento dei
prestiti, che si sono fermati a 11,6 miliardi di euro, meno 2%, per effetto
della contrazione della domanda di finanziamenti. Crescono ancora le
sofferenze lorde, arrivate a 948 milioni, il 13,5% in più rispetto all’inizio
dell’anno. Il rapporto tra sofferenze e crediti è nell’ordine dell’8,15%. Il
sistema bancario nazionale è al 9,2%”.
Se questa è la situazione patrimoniale, il conto economico “regge” rispetto
alla crisi che riduce in generale la capacità di consumo e di investimenti
da parte delle famiglie e imprese. Il margine di intermediazione, che
misura la capacità di fare reddito, a giugno di quest’anno aveva raggiunto
i 300 milioni, con un incremento in dodici mesi del 22,3%. Stabili i
tassi di interesse alla clientela: in media quello passivo a giugno 2014
era dell’1,59%, quello attivo del 3,55%, con uno “spread” dell’1,96% (un
anno prima era dell’1,92%).
Il Gruppo Cassa Centrale Banca ha
perfezionato la cessione di crediti in
sofferenza (ovvero rate non pagate) di 27
banche di credito cooperativo in tutta Italia, tra
cui 4 Casse Rurali, per un valore nominale
complessivo di 250 milioni di euro, alcuni dei
quali garantiti da ipoteche su immobili.
La quota che riguarda le Rurali trentine è di
circa il 10%. Si tratta della seconda operazione
nell’ambito del programma che coinvolge
una pluralità di Bcc e Rurali con l’obiettivo
di migliorare il costo del credito. La prima
operazione era stata realizzata lo scorso
mese di dicembre 2013 con il coinvolgimento
di 22 banche che avevano già ceduto 150
milioni di sofferenze.
Centrale Credit & Real Estate Solutions
(CCRES), la società del Gruppo Cassa Centrale
Banca, ha operato come advisor, coordinando
le banche coinvolte nel processo di vendita
dei rispettivi crediti deteriorati. CCRES è
stata affiancata da Banca IMI (la banca di
investimenti del Gruppo Intesa Sanpaolo)
che ha strutturato l’operazione, con il ruolo di
financial advisor.
Le previsioni future
I prestiti alla clientela, dopo un calo medio dell’1,5% quest’anno, sono
previsti stabili nel 2015 e in leggera salita l’anno successivo (+1%). La
raccolta aumenterà dell’1,5% nel triennio. Spread sui tassi stabile per le
banche, attorno al 2%.
Peseranno ancora sui conti delle Rurali le svalutazioni per rettifiche
di valore sui crediti in sofferenza. Alla fine del decennio 2007-2016 le
Casse trentine avranno svalutato circa un miliardo di euro di crediti, ma
avranno garantito anche coperture del 55% per le sofferenze e del 20%
per gli incagli.
La proposta di un piano di riassetto
A fronte di una situazione presente soddisfacente, sicuramente migliore
rispetto al resto del sistema bancario, il mondo del credito cooperativo
trentino si interroga sul futuro. Da qui nasce il piano di riassetto, che
si propone di rende più efficiente il sistema, razionalizzare il presidio
del territorio, sviluppando maggiori sinergie, e rivedere il modello
commerciale, rendendo più efficienti e più qualificate le tecniche di
approccio al mercato e alla vendita. La proposta ai presidenti e direttori
di un progetto di fusioni impegnativo, che ora passerà al vaglio dei singoli
istituti e alla eventuale approvazione dei soci nei rispettivi contesti,
prevede una significativa riduzione del numero delle Casse Rurali, che
dalle attuali 43 potrebbero passare a 22.
4'30"
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concept Filrouge Studio
Gustati
le feste...
Tanti auguri!
NEWSCOOP
FamCoop, la sfida della funzione sociale
Per ridefinire il concetto di socialità o, meglio, di funzione sociale
della cooperativa, la Federazione ha incaricato Euricse di condurre
una ricerca nell’ambito delle Famiglie Cooperative. I risultati dello
studio, raccolti in un report dal titolo “Sfaccettature di partecipazione
e di socialità”, sono stati al centro del convegno autunnale della
cooperazione di consumo. “La socialità è un aspetto originale delle
nostre cooperative di consumo - ha detto Carlo Dellasega, direttore
generale della Federazione -. Solo nelle cooperative gli utenti non
sono solo clienti, ma anche soci. I negozi concorrenti possono
parlare di prezzo o di qualità, ma solo le cooperative possono fare
riferimento al rapporto con la base sociale”.
Da sx Carlo Borzaga, Carlo Dellasega e Luigino Bruni. Nell’altra foto i presidenti e direttori di
Famiglia Cooperativa che hanno partecipato al convegno.
I risultati dell’indagine
della cooperativa da parte dell’intera collettività, in modo che dalla stessa arrivino
nuove risorse e nuovo coinvolgimento.
Un maggior impatto sociale della cooperativa e un concomitante aumento delle
proprie economie può essere prodotto dall’attivazione di nuovi servizi di cui la
comunità ha bisogno. Ne sono stati esempi in passato l’esperimento di fornire
attraverso la cooperativa il servizio postale o quello di farmacia. Ne è un esempio
recente l’apertura di punti informativi sui servizi sociali territoriali e per la fornitura
della modulistica per accedere ad agevolazioni pubbliche. Il 46% delle cooperative
che hanno partecipato alla ricerca manifestano l’intenzione in futuro di offrire nuovi
servizi, anche in forma associata. In Trentino, ha ipotizzato il professor Borzaga, le
cooperative di consumo potrebbero occuparsi anche dell'assistenza domiciliare
o della commercializzazione di energia. “Non è una evoluzione né scontata né
semplice, ma l'unica possibile, anche perché l'offerta di servizi pubblici sarà
sempre più bassa in futuro”.
In tempo di crisi
economista - sono gestite meglio dalle realtà legate al territorio. Le cooperative
hanno maggiori capacità di adattarsi, la loro dimensione di partecipazione e
condivisione rafforzata in tempi “normali” diventa un investimento. Senza valori
non c'è valore. In uno scambio economico, occorre convincere i clienti che sono
loro ad avere un vantaggio.
Il prezzo è uno dei vantaggi, ma non solo. Il socio deve trovare qualcosa che non
trova negli altri negozi. La cooperativa deve riuscire a far capire che c’è differenza
tra una fidelity card e una tessera socio, altrimenti chiude”.
Al questionario hanno risposto 58 cooperative di consumo.
I dati sono stati presentati da Carlo Borzaga, presidente di
Euricse, e Sara Depedri, coordinatrice della ricerca. La crisi
ha modificato radicalmente lo scenario: è cambiato il modello
di consumo, c’è meno domanda di beni e più bisogno di
servizi. L'idea che si stia bene consumando molto, non
tornerà più. Aumenta di pari passo la domanda di relazioni e
la disponibilità ad affrontare insieme la crisi.
Sta emergendo una tendenza a cooperare di più. Si parla di
“economia del noi”. Nonostante il peso della crisi economicofinanziaria, le cooperative investono in modo crescente
sulla propria funzione sociale, muovendosi per aumentare
la partecipazione dei soci e la conoscenza del ruolo sociale
Riferendosi alla funzione sociale delle cooperative, il
presidente del Sait Renato Dalpalù ha affermato: “Non
vendiamo solo cibo, ma lavoriamo per una idea di comunità,
solidale e sana. Soprattutto nei momenti di crisi, manteniamo
ferma la nostra presenza nelle realtà periferiche e
marginali”. “Le crisi - ha rilanciato Luigino Bruni,
La relazione di Luigino Bruni si può ascoltare integralmente su www.cooperazione.tv. Si intitola: Famiglie Cooperative, la sfida sociale.
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“Come raggiungere un traguardo?
Senza fretta, ma senza sosta”.
Goethe
Donne in cooperazione
Nadia Martinelli eletta
presidente
Se vuoi vedere il servizio
sull’assemblea
delle Donne in
Cooperazione vai su
www.cooperazione.tv.
Da sinistra Barbara Grassi e Nadia Martinelli. Un momento delle votazioni e in alto il nuovo logo dell’associazione
ha spiegato la regista – abbiamo cercato di dare una rappresentazione
dei diversi settori della cooperazione con una particolare attenzione,
nella scelta dei personaggi, all’aspetto dell’intergenerazionalità e con
un momento dedicato all’associazione”. “L’obiettivo – ha aggiunto
Grassi – era avere un prodotto che ci consentisse di andare sui territori
stimolando riflessione e discussione e, al contempo, presentando la
nostra realtà associazionistica”. Tra gli interventi delle rappresentanti di
associazioni e realtà locali, l’assessora provinciale alle pari opportunità
Sara Ferrari, che ha mostrato particolare interesse per le attività
presentate e per i dati delle donne nel movimento cooperativo.
è Nadia Martinelli, dipendente e socia della Cassa Rurale di
Caldonazzo, la nuova presidente dell’associazione Donne in
cooperazione, eletta dalle socie e dai soci riuniti in assemblea. Martinelli
succede a Barbara Grassi, socia lavoratrice della cooperativa sociale
Samuele, che dopo due mandati ha scelto di non ricandidare. “Questi sei
anni – ha commentato Grassi – sono stati un’avventura emozionante,
durante i quali ho avuto l’opportunità di approfondire insieme alle nostre
socie tematiche fondamentali per il raggiungimento di una reale parità
di genere all’interno delle organizzazioni, e non solo”.
L’assemblea è stata occasione per presentare alla base sociale le ultime
novità che hanno interessato l’attività dell’associazione, a cominciare
dal nuovo logo e la nuova brochure di presentazione, realizzata
coinvolgendo i ragazzi e le ragazze dell’Istituto Pavoniano Artigianelli di
Trento, che con un formato agevole e una grafica accattivante descrive
gli obiettivi e il contesto in cui opera l’associazione.
Nel corso della serata è stato inoltre proiettato, in anteprima assoluta,
il documentario “Passaggi” della regista Ania Tonelli, che attraverso
le storie di cooperatrici e cooperatori offre spunti di riflessione sul ruolo
delle donne in ambito cooperativo. “Come nello scorso documentario –
Le attività nel 2014
Un percorso che ha visto l’associazione impegnata in diversi progetti,
come ha spiegato la coordinatrice Simonetta Fedrizzi. “Ultimo in
ordine di tempo – ha detto – è il progetto ‘Generi di comunicazione’, un
pacchetto di azioni positive, sviluppate in collaborazione con il gruppo
di Trento della Società Italiana delle Letterate e con la Cooperazione
Trentina, che fanno perno sull’utilizzo del linguaggio e delle immagini
per promuovere una comunicazione più inclusiva e paritaria”. A questo
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Presenza delle donne
nella governance della
Cooperazione (2014)
29,5% settore lssa
28,8% settore consumo
14,6% settore credito
3,5% settore agricole
si aggiunge il progetto ‘Storie di genere. L’altra metà della cooperazione’, realizzato in partnership con il Centro sulla storia
dell’economia (Fondazione Museo Storico del Trentino), per promuovere sul territorio i risultati emersi dalla i ricerca effettuata
l’anno precedente sull’evoluzione del ruolo della donna nella storia della cooperazione trentina, e il progetto ‘Pari opportunità
e cooperazione’, una serie di interventi formativi per sviluppare strumenti di lettura critica dell’asimmetria di genere
strutturale nelle organizzazioni. Nel 2014, inoltre, l’associazione ha realizzato la pubblicazione ‘Valutare le pari opportunità a
Trento: alcune esperienze nella cooperazione trentina’, edito da Confcooperative Bolzano, e ha proseguito il proprio impegno
di promozione, insieme alla Federazione Trentina della Cooperazione e alle Casse Rurali Trentine, della campagna di
sensibilizzazione ‘La violenza non è un destino’. Infine, l’associazione ha attivato uno sportello informativo di consulenza per
l’individuazione e progettazione delle misure di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e di altri strumenti innovativi per la
valorizzazione delle differenze nelle cooperative, si è impegnata in attività di promozione e sensibilizzazione sulle tematiche
di genere e ha sviluppato una rete di relazioni con altre associazioni e realtà, locali e nazionali. Dalla collaborazione con altre
realtà sono nate, ad esempio, le collaborazioni a progetti quali ‘Democrazia paritaria’, promosso dalla Commissione Pari
Opportunità della Provincia per riequilibrare la presenza delle donne nei luoghi istituzionali, all’iniziativa ‘Io voto donna e
tu?’, per promuovere un’equa rappresentanza femminile nelle istituzioni, e allo studio ‘Conciliazione possibile per un lavoro
sostenibile’, promosso da Confcooperative Bolzano, per la messa a punto, in collaborazione anche con la Federazione Trentina
della Cooperazione, di modelli pilota per la definizione di strumenti organizzativi innovativi orientati a un equilibrio tra i tempi di
vita privata e lavoro.
Il nuovo consiglio direttivo
L’assemblea dell’associazione, riunita ieri, ha votato come rappresentanti nel consiglio direttivo: Mara Bazzoli (Famiglia
Cooperativa di Bondo e Roncone), Fiorella Corradini (Pulicoop Trento), Tiziana Gatto (Tagesmutter), Nicoletta Molinari
(CS4), Marina Pancheri (Federazione Trentina della Cooperazione), Alessandra Piccoli (The Hub), Sara Villotti (Risto3) e
Carla Zanella (Cassa Rurale di Pergine).
Crescita lenta ma costante
La buona notizia è che le donne che presiedono cooperative o concorrono ad amministrarle sono in continua crescita.
La cattiva è che il ritmo di progressione è ancora molto lento, appena l’1,1% annuo. Proseguendo di questo passo la
parità si raggiungerebbe nel 2040 (il condizionale è obbligatorio…).
Dalla nascita dell’Associazione Donne in Cooperazione e dal rafforzamento delle azioni culturali e formative
attivate dalla Federazione e da alcuni consorzi nella direzione della parità di genere, insomma, dei progressi sono
stati indubbiamente fatti. E l’Osservatorio della Cooperazione Trentina li ha quantificati e presentati in occasione
dell’assemblea dell’Associazione. Nell’ultimo triennio le presidenti donne di cooperative trentine sono passate dall11,6%
al 16%. Ancora più chiara la tendenza nell’ambito della governance, ovvero contando sia le cariche presidenziali che
quelle amministrative e dirigenziali: nel 2007 le donne si fermavano al 13.2% del totale, per salire al 15,4% nel 2009
(+2,2%), al 17,8% nel 2011 (+2,4% nel biennio) e al 20,9% nel 2014 (+3,1% nel triennio). Come si può notare, dunque, le
donne impegnate ed elette alla guida di cooperative sono aumentate del 7,7% sui 7 anni presi in esame, il che significa
mediamente l’1,1% all’anno.
Il settore che maggiormente ha dato impulso a questa crescita è stato quello del consumo, dove negli ultimi 6 anni le
donne con incarichi amministrativi sono passate dal 15,5 al 28,8%, con un balzo complessivo del 12,3%. Si ferma al 6,6%
il trend di progressione delle donne nel settore delle cooperative di lavoro, servizio, sociali e abitazione, passando nello
stesso intervallo temporale dal 22,9 al 29,5%. Circa un terzo degli amministratori del settore delle ‘varie’, insomma, è
fatto di donne. Meno netto l’avanzamento femminile nel settore del credito, dove l’aumento si è fermato al 4,8% in sei
anni (0.8 punti percentuali il progressivo annuo) e decisamente arenato sull’1,6% l’incremento delle donne nei consigli di
amministrazione delle cooperative agricole: +1,6%, ovvero lo 0.25% in incremento annuo.
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L’amore è quell’eterno sentimento che lega le persone e
spesso le divide. Il segreto? Fa convivere attrazione del
corpo, della mente e dello spirito.
Vito Mancuso
Piccola filosofia dell’amore
“Quando nominiamo l’amore non ci riferiamo a un
sentimento. Nominiamo una forza cosmica, quella grazie
a cui il mondo esiste. In fisica lo chiameremmo anche
attrazione: è la stessa forza che aggrega gli elementi:
l’acqua, l’aria, la terra”. A parlare di amore è il filosofo Vito
Mancuso che all’istituto Martino Martini di Mezzolombardo
ha presentato il proprio libro: “Io amo: piccola filosofia
dell’amore”. Amore che, ha detto, è un’attrazione
irresistibile: “Riunisce tre elementi: corpo, psiche e spirito.
Dalla loro combinazione nascono l’amore erotico, l’amore
sentimentale, l’amore romantico. Se tutte e tre le componenti
sono soddisfatte, si ha l’amore maturo”. Che la ricetta
dell’amore non sia facile da cucinare lo dicono i numeri
di separazioni e divorzi. E quando il direttore della Cassa
Rurale di Mezzolombardo San Michele all’Adige Paolo
Segnana e il pubblico lo hanno incalzato, Mancuso non si
è sottratto al tema: “Oggi – ha spiegato – è venuto meno il
senso del dovere che un tempo faceva
stare insieme le persone anche senza
passione. Ma la chiesa cattolica sbaglia
a non considerare che il matrimonio
possa finire: quasi tutte le religioni lo
contemplano”. Mancuso ha parlato
anche di omosessualità: “Fa parte –
ha detto – dei diritti civili garantiti nel
occidentale, come il diritto di parola, di
coscienza, di opinione. Se la cosiddetta
famiglia tradizionale ha le forze in
sé, non si deve sentire attaccata”.
Infine un pensiero sulla cooperazione:
“Cooperare significa fare le cose con
amore, mettersi in relazione con gli
altri”.
Da sinistra il filosofo Vito Mancuso e il
direttore delle Rurale Paolo Segnana.
Campagna ad alta quota
Insieme all’inverno torna puntuale
anche quest’anno il progetto “Alta
quota” delle Casse Rurali Trentine.
Si tratta di una particolare iniziativa
pubblicitaria che coinvolge le principali
località sciistiche trentine, rendendole
un palcoscenico speciale da cui
lanciare le pubblicità dei prodotti e delle
iniziative di sistema.
Sciando sulle montagne trentine,
insomma, sportivi e turisti potranno
essere stimolati sull’utilità e
convenienza dei prodotti finanziari e
assicurativi, nonché sulle novità relative
agli strumenti di pagamento e anche
sulla campagna istituzionale che vuole
rappresentare la vicinanza delle Rurali
alle proprie comunità di appartenenza.
Il numero di passaggi che vantano
le nostre località sciistiche permette
di intercettare e raggiungere un
notevole numero di persone. I format
pubblicitari sono posizionati sui tornelli,
su pannelli alla partenza o arrivo degli
impianti oppure a fianco degli orologi
all’ingresso delle seggiovie e funivie.
Si tratta di posizioni pianificate in base
al transito degli sciatori, con l’obiettivo
di dare continuità ad una serie di
messaggi ripresi nei luoghi di maggior
traffico.
In un ambiente rilassato, a contatto con
la natura e senza impegni lavorativi, le
persone sono più stimolate ad essere
attratte ed incuriosite da messaggi di
questo tipo, come altri grandi investitori
pubblicitari insegnano.
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“La famiglia è una sola! è un’istituzione che ha rilievo pubblico
e non solo una comunità d'affetto. Rappresenta il luogo
dell’intergenerazionalità”.
Mariapia Garavaglia, e presidente Croce Rossa Italiana
La famiglia tra bisogni e identità
Ritmi lavorativi, tempi familiari, ma anche variazioni di
reddito: gli attuali stili di vita incidono sulla struttura delle
famiglie di oggi, condizionandole e, talvolta, influenzando
anche le relazioni interpersonali.
Per approfondire questo tema, individuare i rischi a cui
prestare attenzione e riflettere sulle possibili soluzioni, la
Cassa Rurale Valle dei Laghi ha dedicato la sesta edizione
della Settimana della Cooperazione a “La famiglia tra bisogni
e identità. Quale ruolo nella società moderna?”.
Il percorso ha preso il via dall’analisi della nuova dimensione
del welfare, insieme a Mariapia Garavaglia, ex Ministra
alla Sanità e presidente generale della Croce Rossa
Italiana, e Lucia Fronza Crepaz, pediatra e formatrice,
guidate da Alberto Faustini, direttore dei quotidiani “Il
Trentino” e “Alto Adige”.Ma quali sono le necessità delle
famiglie del territorio? E quali sono le reti di relazioni, i
servizi proposti dalle istituzioni pubbliche o private locali a
supporto di questi bisogni? Le risposte sono state ricercate
da alcuni giovani, finanziati con borsa di studio dalla Cassa
Rurale, che per conto dell’Osservatorio sui bisogni hanno
condotto un’indagine in Valle dei Laghi, coordinati da
Alberto Zanutto, docente dell’Università degli Studi di
Trento. I risultati del loro lavoro sono stati utili spunti per il
dibattito che, nella seconda serata in programma, ha visto
intervenire Sara Ferrari, assessora provinciale alle pari
Da sinistra, Mariapia Gravaglia, Lucia Fronza Crepaz, Alberto Faustini e il presidente della Cassa
Rurale Valle dei Laghi Elio Pisoni
opportunità, e Luciano Malfer, dirigente provinciale dell’Agenzia per la famiglia,
che hanno presentato il progetto innovativo del “Distretto Famiglia”. L’incontro è
stato moderato dal giornalista Walter Nicoletti. Ospite della terza e ultima serata
in programma, Don Antonio Mazzi, il prorompente sacerdote, presidente della
Fondazione Exodus, spesso ospite di programmi televisivi, che non ha potuto
intervenire per problemi di salute, ma ha dato disponibilità a partecipare a una
delle prossime iniziative proposte dalla Cassa Rurale.
Itas allarga i suoi orizzonti
Itas ha firmato l’accordo per l’acquisizione di Sio, Sun
Insurance Office, e Rsai, Royal & Sun Alliance Insurance,
le due branch con sede a Genova appartenenti al colosso
britannico RSA. La Mutua trentina conferma così la propria
volontà di guardare oltre i confini nazionali per dare risposte
di eccellenza alla rete italiana.
L’accordo permette ad Itas di acquisire competenze
importanti in settori non ancora esplorati, come l’engineering
e il ramo trasporti merci. Le branch italiane Sio e Rsai
contano circa 300 dipendenti, oltre 250 agenzie e 200 broker
nazionali e internazionali.
Grazie a questa importante e strategica acquisizione, Itas
si rafforza sul territorio italiano ed estende la sua presenza
soprattutto nel Nord-ovest e in Centro Italia. Inoltre, entrerà
a far parte del network globale Rsa che consentirà di offrire,
in 150 paesi del mondo, un servizio di alta qualità agli
imprenditori che operano con strutture
e attività all’estero.
Il processo di internazionalizzazione
è stato avviato agli inizi degli anni
Novanta mediante la joint venture
con HR-Hannover Re, la Mutua
assicuratrice tedesca, terzo attore del
mercato europeo. Nel 2010, Itas si è
arricchita dell’esperienza e del knowhow tecnico derivante dall’accordo
con VHV-Vereinigte Hannoversche
Versicherung, la mutua tedesca leader
per i rischi tecnologici e le coperture
dedicate ai costruttori.
Da sinistra Ermanno Grassi e Giovanni Di
Benedetto, direttore e presidente di Itas.
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Cassa Rurale di Pergine
700 mila euro per la comunità
74 borse di studio
Rurale di Pergine
tra speranza e fiducia
10 milioni di euro in 10 anni: è quanto la Cassa Rurale di Pergine ha distribuito al
territorio, mostrando così il proprio attaccamento ai soci. Il rendiconto dei progetti
a sfondo sociale è stato presentato a fine ottobre, in una apposita assemblea
organizzata per offrire ai soci un’occasione di dialogo e confronto ulteriore rispetto
al tradizionale appuntamento primaverile, con l’aggiunta di un concerto e di un
talk-show al nuovo teatro. “Il 2013 è stato un anno importante per il sociale – ha
esordito il presidente Franco Senesi – siamo riusciti a impegnare oltre 700 mila
euro per la comunità”. Cifre che non erano affatto scontate, così come quelle
del bilancio economico della Cassa: “Cresce la raccolta: si risparmia, si tende a
spendere meno” ha spiegato il direttore Mauro de Manincor. Raccolta che, tra
diretta e indiretta, al 30 giugno ammontava a 792 milioni di euro, segnando un
+1,16% rispetto al dicembre 2013. Calano invece gli impieghi, che con un 1,92%
in meno sono di 497 milioni di euro. Permangono significativi, come nel recente
passato, i crediti non performing (sofferenze e incagli), che ci obbligano – ha
commentato de Manincor - a fare coperture, stanziamenti e svalutazioni per
mettere in sicurezza le varie posizioni”. “Ma anche se soffre della contrazione
dell'economia locale la Rurale di Pergine è solida” ha aggiunto il direttore generale
di Cassa Centrale Banca, Mario Sartori. In serata sono
stati premiati con borse di studio 74 studenti meritevoli,
dalla licenza media al dottorato. Di futuro ha parlato Senesi:
“dobbiamo rimanere insieme, anche se le Casse Rurali con
la crisi non sono sempre in grado di garantire le condizioni
più vantaggiose, si impegnano a lavorare per soci, clienti,
territorio. Da qui il nostro slogan: sempre insieme con
fiducia”. Un motto che rimanda ancora al bilancio sociale e ad
una peculiarità tutta perginese, l’associazione “CooperAzione
Reciproca”, che dal 2007 si occupa di formazione e lingue
straniere, doposcuola, salute e anziani, previdenza
complementare.
La campagna istituzionale delle Casse Rurali Trentine “Ti
seguiamo e allo stesso tempo ti facciamo strada” è oggi
completa. Lanciata l’anno scorso nella sua versione solo
testuale sulle piste da sci e in una serie di adattamenti
specifici, nei mesi successivi si è arricchita di un
immaginario fotografico caratterizzato dalle persone che
vivono nel territorio.
E ora, dopo aver espresso i concetti tipici del mondo del
credito cooperativo, come “Socio”, “Sport”, “Cultura”, si è
ampliato con alcuni nuovi soggetti: “Impresa”, “Giovani” e
altre immagini dedicate allo sport. In particolare, il soggetto
“Impresa” rappresenta una tipica azienda trentina che, anche
grazie al supporto e alla vicinanza delle Casse Rurali, riesce
a sostenere la propria attività. Il soggetto “Giovani” raffigura
una coppia in fase di trasloco che guarda fiduciosa al futuro,
sottolineando con delicatezza il ruolo delle Casse di sostegno
ai giovani nel percorso di crescita e di realizzazione dei propri
progetti.
Nel campo dello sport, dopo il calcio ora è la volta della bici
e dell’hockey, per ampliare la gamma di attività che sono
sostenute da tutte le Rurali presenti sul territorio. Le varie
Marketing CCB - 4711 10/2014
Ti seguiamo e ti facciamo strada
immagini seguono l’evolversi delle stagioni, per comunicare con ancora più forza
il senso di “vicinanza” e accompagnamento delle Casse. “La persona è al centro
– spiega Giuseppe Armani responsabile marketing di Cassa Centrale Banca –
l’aspetto di appartenenza al territorio gioca un ruolo strategico ed importante per il
posizionamento delle Casse Rurali Trentine e vuole trasmettere reciproca fiducia e
impegno per sostenere le molteplici attività nelle nostre comunità”.
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Cassa Rurale Alto Garda
4.998 soci
35.507 clienti
128 miliardi di euro di patrimonio
Rurale Alto Garda: punto di riferimento da dieci anni
Il consiglio di amministrazione della Rurale Alto Garda
con Gianni Marcabruni. Nella seconda immagine
insieme al presidente Zampiccoli, al direttore Polichetti
e al dirigente della Federazione Carli.
Quelle spente a inizio novembre sono state dieci candeline
di un compleanno particolare. Un anniversario sinonimo di
cooperazione, mettersi insieme per il bene di una comunità.
Anzi di più comunità. Perché Cassa Rurale Alto Garda è il
frutto dell’unione tra Cassa Rurale Arco Garda Trentino e
Credito Cooperativo dell’Alto Garda.
“Il 7 novembre del 2004 era una domenica – ha ricordato
Enzo Zampiccoli, presidente della Rurale –. Le due Casse
Rurali convocarono i soci in assemblea straordinaria per
approvare il progetto di fusione. Entrambe le assemblee
espressero parere positivo e, oggi, festeggiamo la buona
riuscita della fusione, buona sotto tutti i punti di vista.
Doveroso era poterlo fare con chi ha contribuito alla sua
concretizzazione. Insomma, quella di dieci anni fa è stata una
scelta vincente”.
Scelta che ha rappresentato un “avvenimento
importantissimo – ha aggiunto Gianni Marcabruni, ex
presidente del Credito Cooperativo dell'Alto Garda –. Due
realtà che hanno unito le forze per servire al meglio il
proprio territorio”. I soci sono quasi cinquemila. Il 24% ha
una età inferiore ai 45 anni. Il patrimonio da 66 milioni è
passato a 128 milioni di euro. Gli impieghi da 537 milioni a
773. La raccolta diretta da 597 a 940
milioni di euro. I clienti da 26.350 a
35.507. Mediamente è stato erogato
un milione di euro all’anno a sostegno
del ricco panorama associazionistico.
Un risultato frutto anche dell’impegno
dello staff di collaboratori guidato dal
direttore Nicola Polichetti.
Un pensiero e un ricordo particolare
sono andati a Marco Modena,
presidente della Rurale Arco Garda
Trentino. “Quando ho ricevuto l’invito
per il vostro decennale – ha ammesso
Ruggero Carli, responsabile del
settore Casse Rurali della Federazione
– la prima reazione è stata di sorpresa:
già dieci anni sono passati.
Questo dimostra il senso di una felice
intuizione.
L’augurio è che questa Cassa possa
davvero diventare un riferimento per
altre iniziative simili”.
Social housing,
primi alloggi a
Rovereto
Saranno prossimamente assegnati i primi alloggi a
canone moderato realizzati a Rovereto dalla Comunità
della Vallagarina, in sinergia con la Provincia di Trento e il
Fondo Housing Sociale Trentino. Il social housing consiste
nell’offerta di alloggi e servizi abitativi a prezzi contenuti
destinati ai cittadini con reddito medio basso che non
riescono a soddisfare il loro bisogno abitativo sul mercato
e allo stesso tempo non hanno i requisiti per accedere
all’edilizia agevolata. Il canone moderato offre un risparmio
di circa il 30% rispetto alle tariffe di mercato.
Gli alloggi realizzati a Rovereto, nel quartiere delle Fucine,
sono 16: 12 di media metratura con 2 stanze, i rimanenti
4 di grandi metrature con tre stanze, ideali per famiglie
L’immagine degli alloggi social housing che saranno presto consegnati a Rovereto.
numerose. Gli alloggi compongono un immobile nuovo, classificato in categoria
energetica “classe B”, realizzato secondo i migliori standard costruttivi del
momento. Almeno il 40% degli alloggi sarà assegnato a giovani coppie, conviventi
o nubendi. La consegna è prevista nel mese di gennaio. Tutti i successivi aspetti
gestionali saranno curati da CoopCasa, società del movimento cooperativo trentino,
che ha ricevuto l’incarico di occuparsi di tutti gli alloggi che entreranno a fare parte
del Fondo Housing Sociale Trentino. Il Fondo è impegnato ad individuare nuove
iniziative con obiettivo di acquisire complessivamente 500 alloggi da destinare ad
housing sociale nella provincia di Trento.
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“Le banche cooperative sono ad un punto di svolta. Abbisognano di un
processo di innovazione al loro interno, e nello stesso tempo occorre
trovare un contesto internazionale che non le penalizzi”.
Silvio Goglio
La diversità del credito cooperativo,
un valore per il territorio
Se una legge obbligasse a montare
i freni delle Ferrari su ogni Panda,
non otterremmo utilitarie più sicure,
ma solo inutilmente più pesanti e
costose. E nessuno le comprerebbe.
L’esempio fatto dal prof Silvio Goglio
dell’Università di Trento rende bene
l’idea su cosa stia succedendo a livello
europeo con la creazione dell’Unione
bancaria: regole uguali per tutti senza
distinzione. Ma di eccesso di regole
si può anche morire. Negli ultimi due
anni in media 2 leggi e mezzo alla
settimana hanno riguardato le banche,
con aggravi burocratici enormi. Se ne
è parlato alla tavola rotonda dal titolo:
“Biodiversità nel settore bancario
e regolamentazione: la tradizione
delle banche etiche e cooperative”,
organizzata dalla Cooperazione
Trentina nell’ambito della riunione
annuale della Società degli Economisti.
Per il prof. Gregory F. Udell
dell’Indiana University, le banche
cooperative sono diverse da quelle
tradizionali, perché garantiscono
maggiore credito anche in momenti di
difficoltà non dovendo massimizzare
l’utile per gli azionisti. Con positive
ricadute sulla comunità. Una generale
deregulation renderebbe più vulnerabili
queste banche, come è già accaduto
negli Usa e in Spagna. Occorre agire
con prudenza e lavorare sull’autonomia
del governo e sui livelli di rischio.
Ma una “biodiversità” delle banche è
oltremodo salutare, ha avvertito il prof.
Leonardo Becchetti dell’Università
Tor Vergata di Roma. “Il sistema
resisterebbe meno alle crisi con un
modello unico di banche”.
“Le banche cooperative sono ad un
punto di svolta – ha affermato Goglio
–. Abbisognano di un processo di
innovazione al loro interno, e nello
stesso tempo occorre trovare un
contesto internazionale che non le
penalizzi”.
Molte delle cosiddette innovazioni
introdotte negli ultimi vent’anni in
realtà hanno impedito l’innovazione
nel credito cooperativo. Con la
standardizzazione delle procedure, è
aumentata la distanza tra banca e aree
periferiche dell’economia. Parte delle
ragioni della crisi stanno proprio in
queste “innovazioni”.
“Occorre modernizzarsi, occorrono
manager preparati non solo dal
punto di vista finanziario ma anche
cooperativo: se il manager porta avanti
la sua banca cooperativa come un’altra
banca, il socio inizia a percepirla come
una normale banca”, ha proseguito
Goglio.
“Il vero problema – ha affermato il
presidente di Federcasse Alessandro
Azzi – è che se viviamo in un acquario
in cui il clima non è regolato da noi,
dobbiamo stare attenti a sopravvivere.
Per questo abbiamo la necessità che
la nuova cornice europea garantisca
proporzionalità e gradazione
nell’applicazione delle regole.
Diciamo no ad un modello di banca
omologato, sì al pluralismo. Ma
abbiamo un problema di visibilità,
occorre far sapere ai lontani
regolatori europei chi siamo e cosa
rappresentiamo”.
Per Giorgio Gobbi, direttore del
servizio stabilità finanziaria della Banca
Foto 1: Da sinistra Goglio, Azzi, Becchetti, Udell e Gobbi.
Foto 2: Da sinistra Azzi e Becchetti.
Per ascoltare gli interventi integrali dei relatori
inquadra questo codice con smatrphone abilitato, o vai
su www.cooperazione.tv.
d’Italia, in realtà non serve meno regolamentazione, ma
una regolazione diversa, dinamica, che tenga conto della
specificità del credito cooperativo: “Le banche territoriali
hanno molti vantaggi dalla peculiare conoscenza dei propri
clienti, ma questo può rivelarsi anche un rischio ulteriore
sulla sostenibilità del credito. Alla fine il vero nocciolo per
le banche locali è trovare protezione dai rischi specifici, e
trovare la capacità di proteggersi da questi rischi”.
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I partecipanti al
Master Impresa sociale
hanno trovato lavoro
32,4% in una cooperativa sociale
25,5% in una impresa sociale
22,5% in un consorzio
Master impresa sociale, al via
la 19° edizione
Quest’anno sono 44 gli iscritti al Master in Gestione di
Imprese Sociali, uno dei primi e dei più longevi in questo
settore in Italia, quasi il doppio rispetto alle scorse edizioni.
Segno che quella dell’Università trentina, insieme ad Euricse,
è un’iniziativa che attrae sempre più i giovani.
Un'avanguardia locale che negli anni si è guadagnata
considerazione e seguito in Italia e in Europa. La nuova
edizione è stata inaugurata con una reunion delle 18
classi che dal 1996 ad oggi hanno partecipato. Un'intera
generazione di nuovi “manager del sociale” si è incontrata
ad inizio autunno a Trento, forte di un sondaggio tra gli ex
iscritti che rivela un'altissima percentuale di job placement,
in gran parte proprio nel Terzo settore. Circa 300 i partecipanti
che hanno accolto l’invito. Un'occasione per creare
sinergie, avviare nuove collaborazioni, imparare e crescere
professionalmente e per fare il punto sulle trasformazioni e i
progressi che questo settore sta affrontando negli ultimi anni.
Questo corso rappresenta una meta importante per gli
studenti interessati al settore non profit, che ha conosciuto
in questi anni una notevole crescita: +39,4% dei dipendenti,
+28% delle organizzazioni tra il 2001 e 2011 secondo i recenti
risultati del Censimento Istat sulle
Istituzioni non profit. Il Master GIS,
coniugando la formazione teorica con
5 mesi di stage, permette di acquisire
gli adeguati strumenti manageriali
per comprendere le modalità
operative delle imprese sociali e delle
organizzazioni non profit.
Finora più di 100 organizzazioni del
settore hanno ospitato i corsisti durante
gli stage. “In questi 18 anni – spiega
Paolo Fontana, referente dell'area
formazione di Euricse – sono state
più di 50 le cooperative locali che
si sono avvalse di risorse umane
formate e specializzate dal Master
Gis. Tra queste la maggioranza sono
cooperative sociali, ma ci sono anche
consorzi, cooperative di credito, agricole
e cooperative nate per la tutela e la
promozione dell’ambiente trentino.”
L’88% degli ex-corsisti trova un lavoro
coerente con il profilo formativo entro
12 mesi dal termine del Master. “Non
solo i cervelli non fuggono – conclude
Fontana – ma possono anche trovare
lavoro”.
BORSE DI STUDIO
Cembra
Anaunia
L’assemblea autunnale della Cassa Rurale d’Anaunia ha presentato i
tanti interventi di sostegno garantiti alle comunità locali dalla banca della
comunità. Inoltre è servita a premiare i cinquantotto studenti, dalla licenza
media alla laurea specialistica. La serata è stata arricchita dall’intervento
di Sebastiano Zanolli, manager e consulente di direzione del Gruppo
Otb – Diesel. Ha parlato ai giovani de “La motivazione, la progettualità,
l’energia e la vivacità personali nella relazione di consulenza e di vendita
al cliente”.
è la Borsa di Studio Valle di Cembra riservata agli studenti di terza
media delle scuole di Albiano, Cembra, Segonzano e Verla di Giovo.
Quest’anno i giovani saranno chiamati a interpretare, in forma
scritta o grafico pittorica, il tema “dell’Europa nelle diversità e nelle
somiglianze”. Sottotitolo: “La caduta delle frontiere nell’Europa unita
e le migrazioni hanno fatto incontrare popoli diversi. Quali “frontiere”
ci dividono ancora? Quali vantaggi e quali difficoltà porta con sé lo
scambio tra i popoli?”.
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3 trentine
3 altotesine
2 valdostne
4 lombarde
2 friuliane
14 cooperative
elettriche
nel nord Italia
Coop elettriche,
sempre più efficienti
“Energia dal territorio per il territorio”.
Tema della due giorni organizzata a
Larido da Ceis – Consorzio Elettrico
di Stenico. “Appuntamento itinerante
riservato alle cooperative elettriche
storiche dell’arco alpino – spiega il
presidente Roberto Gusmerotti –.
Sono quattordici e contano almeno
cento anni di storia. Tre sono trentine,
due valdostane, quattro lombarde, due
altoatesine, due friulane. A queste si
aggiungono un consorzio altoatesino
formato da altre piccole realtà e una
cooperativa di Ivrea distributrice di gas
e, da un po’ di tempo, anche di energia
elettrica”.
I soci di Ceis sono oltre tremila, seimila
le utenze sugli ottomila residenti
dei Comuni serviti: Comano Terme,
Stenico, Bleggio Superiore, Fiavè,
Dorsino e San Lorenzo in Banale.
“L’efficientamento delle aziende in
generale e delle nostre cooperative
ha rappresentato uno dei temi forti
della due giorni – ha osservato
Ferdinando Di Centa, coordinatore
delle cooperative elettriche italiane
storiche –. La sfida di oggi, infatti, è
riuscire a essere efficienti senza tradire
la missione. Il mercato è sempre più
ampio. Noi dobbiamo trovare la nostra
dimensione in un settore che, rispetto
alle origini, si è molto evoluto”.
Ai lavori ha partecipato anche Diego
Schelfi, presidente della Cooperazione
Trentina. “La cooperazione in Trentino
fa parte del Dna delle persone – ha
detto –. La cooperazione ha dato una
Made in Italy.
Eccellenze in
digitale
Dao si espande in
Veneto e assume
Il titolo di questo articolo è il nome scelto
per il progetto promosso da Google in
collaborazione con Unioncamere per
migliorare l’interazione con il web delle
imprese operanti in settori di eccellenza.
Tradotto: diffondere la cultura
dell’innovazione digitale e accrescere la
consapevolezza dei vantaggi che derivano
da un utilizzo più avanzato della rete delle
reti per il Made in Italy.
Tra questi, naturalmente, il mondo della
vite e del vino.
Da sinistra Roberto
Gusmerotti presidente
del Ceis e Diego
Schelfi, presidente
della Cooperazione
Trentina.
risposta concreta ai bisogni, alle difficoltà, partendo proprio
dalle zone che ospitano questo convegno. Chi ha voglia di
fare per il proprio paese trova posto nella Cooperazione.
Abbiamo bisogno di costruire un sistema dove le diversità
hanno un valore. In due parole: fare rete”.
La cooperativa Dao, Dettaglianti Alimentari Organizzati,
presente in Trentino Alto Adige con le insegne “Conad”,
“Conad City” e “Margherita”, ha oltrepassato i confini regionali
ed è sbarcata in esclusiva per il marchio Conad nelle
provincie di Verona e Vicenza.
Il piano di sviluppo è significativo: 3 punti vendita in provincia
di Verona e 7 nel vicentino. Un potenziamento della rete che
garantirà il lavoro a 215 nuovi dipendenti e un incremento di
fatturato di oltre 50 milioni di euro.
Dao potrà quindi oltrepassare il prossimo anno l’ambito
traguardo dei 200 milioni di fatturato (ceduto ai negozi),
sviluppando nuove province oltre al Trentino Alto Adige. A
queste aperture si aggiungeranno anche le nuove di Merano
e Prato allo Stelvio entro fine 2014. Infine, entro il 2015, è
atteso il Superstore di Rovereto, di circa 1.850 mq ed una
cinquantina di dipendenti. Per far fronte a questa espansione
la società trentina si sta strutturando anche al proprio interno,
potenziando l’organico dei reparti vendite e logistico.
Ivan Odorizzi è presidente della cooperativa Dao.
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Durante la settimana dell’evento Marcialonga le valli di Fiemme e Fassa ospitano
6500 partecipanti non residenti in Trentino Alto Adige cui vanno aggiunti 2080
“tifosi” al seguito degli iscritti per un totale di 8.580 arrivi.
Moltiplicati per il numero medio di notti di pernottamento, raggiungono quota
33.805 presenze complessive. Il 17,5% degli arrivi e l’11,3% delle presenze del
mese di gennaio e l’8,8% e il 6% di arrivi e presenze dell’intera stagione invernale.
Marcialonga, patrimonio di comunità
Una ricerca diventata tesi di laurea. Un
lavoro complesso, dedicato all’impatto
di Marcialonga sul turismo valligiano.
Autrice: Alice Varesco, neodottoressa
in economia e management. Ha
quantificato l’apporto economico
della gran fondo per il territorio.
La classicissima genera un indotto
complessivo di otto milioni di euro.
La presentazione dei risultati (coinvolte
anche le “sorelle estive” Marcialonga
cycling e Marcialonga running), è stata
ospitata nel foyer della sala don Guetti
di Cassa Centrale Banca a conferma
dello stretto legame tra Marcialonga
e mondo della Cooperazione Trentina
con alcuni marchi storici (Casse
Rurali, Cavit, Melinda, Trentingrana ma
anche Coop e Sait) ad affiancarla da
parecchie edizioni. “Abbiamo lavorato
molto su questo progetto – ha ricordato
Angelo Corradini, il presidente di
Marcialonga –. Era nostro desiderio
quantificare il valore economico della
manifestazione. L’elaborato di Alice è
stato fondamentale per quest’analisi,
concretizzata grazie anche al contributo
della direttrice Gloria Trettel e
dell’intero staff di segreteria. Un vero e
Da sinistra Gloria Trettel, Alice Varesco e Angelo Corradini.
dimostrazione del legame tra Marcialonga e marcialonghista.
Il questionario è stato sottoposto ai partecipanti delle edizioni
dal 2010 al 2013 residenti fuori regione”.
Giorgio Fracalossi, presidente di Cassa Centrale Banca,
si è detto “felice della sinergia con Marcialonga, un evento
importante che copre l’intero arco dell’anno con le sue tre
gare e crea grandi benefici al territorio”.
proprio lavoro di squadra, nello spirito
della Marcialonga”.
Alice Varesco ha poi presentato la sua
tesi: “Voglio sottolineare l’importanza
dell’elevato tasso di risposta –
ha spiegato –. Per questi lavori
solitamente si attesta attorno al 10%.
In questo caso ha raggiunto il 31%, a
Senza ostacoli con le cooperative sociali
Coniugare sport e disabilità si può. Come dimostra il
workshop “Senza ostacoli”, dedicato a questo tema dalla
cooperativa Archè in collaborazione con l'associazione
Nuoverotte, con il patrocinio della Provincia. Una giornata
di approfondimento e confronto, con il contributo di
docenti, terapisti, atleti ed esperti, tra cui Nunzia Mazzini,
primario Ospedale Villa Rosa di Pergine, Francesca Vitali,
docente dell’Università di Verona, e Valeria Marconi,
ricercatrice dell’Università di Verona. Importante anche la
presenza cooperativa, grazie alla collaborazione di Mauro Svaldi, psicologo e
presidente della cooperativa CS4, e Graziella Anesi, presidente di Handicrea.
L’evento, organizzato nel nuovo centro universitario polifuzionale Sanbàpolis
a Trento sud, è stato anche occasione per fare un po’ di pratica, assistendo e
sperimentando le diverse discipline sportive rivolte a persone con disabilità,
grazie alla collaborazione di associazioni che già operano sul territorio e ad
altre che provengono da contesti extra-provinciali. Un'iniziativa che ha riscosso
molto interesse avendo ricadute positive, come la possibilità di avviare l'attività
sperimentale di arrampicata indoor per persone con disabilità.
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La Sfera
220 occupati (19 nazionalità)
settori di attività: pulizie, custodia, verde, Intervento 19
nuova sede a Spini di Gardolo: 600 mq, 1 milione di euro
La Sfera, vent'anni e una sede nuova
Un immobile funzionale ad alto contenuto ecologico per
la Sfera, cooperativa sociale di inserimento lavorativo
che ha festeggiato i vent'anni di attività inaugurando in
via Kufstein, a Spini di Gardolo, la propria sede. Impianto
geotermico, certificazione Leed, l'edificio rappresenta solo
la prima parte di un progetto che prevede, il prossimo anno,
anche l'acquisizione di un magazzino poco distante dove
depositare attrezzi e materiali, compreso la serra per i lavori
nel verde. In questa prima fase la cooperativa ha investito
un milione di euro. La presidente Bruna Penasa non ha
nascosto l'orgoglio per una sfida che di questi tempi può
apparire temeraria: "Un passo importante, ma coerente
con un percorso di sviluppo che finora siamo riusciti a
mantenere". Anche il presidente della Cooperazione Trentina
Diego Schelfi ha parlato di "rischio e coraggio", e di una
cooperazione anticiclica che "cresce proprio nei momenti
di difficoltà. Una cooperazione che aiuta a diminuire le
differenze tra le persone". Un forte incoraggiamento è venuto
anche dal sindaco Alessandro Andreatta.La cooperativa
occupa circa 220 persone, la metà ad inserimento lavorativo,
Gli amministratori della cooperativa La Sfera
l'80% con contratti a tempo indeterminato. Una realtà multiculturale con persone
di 19 nazionalità. Per molti di loro la cooperativa ha rappresentato un'ancora di
salvezza a cui si sono aggrappati per riprendere il filo dell'esistenza che rischiava
di perdersi, la dignità di un lavoro, il valore della persona, il reinserimento in un
contesto di relazione e di produzione.
Sostegno ai progetti del futuro
Il 20 dicembre saranno premiati i progetti innovativi presentati alla Fondazione Cassa Rurale di Trento.
Iniziativa indirizzata a soggetti giuridici come enti, associazioni, organizzazioni nel campo dell’istruzione, formazione e promozione culturale,
solidarietà sociale e assistenza. I progetti meritevoli di essere sostenuti “devono essere innovativi e – viene precisato – diversi dall’attività ordinaria
o che, se inseriti in essa, posseggano una componente marcata di novità”. Nel dettaglio: ogni soggetto ha avuto la possibilità di presentare solo un
progetto; la priorità è stata data a soggetti che, nei due anni precedenti, non avevano già ricevuto finanziamenti; non hanno potuto essere accolti
progetti di soggetti nel cui consiglio di amministrazione siano presenti amministratori della Fondazione Cassa Rurale di Trento; eventuali altri
partner del progetto dovevano essere diversi da banche o Fondazioni bancarie. Infine, la Fondazione della Rurale di Trento, aveva facoltà di decidere
se finanziare il progetto nel suo complesso o coprire solo una parte della cifra richiesta.
Rosso d’Autunno
Nomine
Nel cuore dell’autunno sono state stappate le bottiglie
di Novello, il primo vino della vendemmia 2014. Un
appuntamento diventato tradizione per la Cantina Rotaliana
di Mezzolombardo. Tradizione simile all’impegno dei
viticoltori soci che hanno raccolto i grappoli in vigna e li
hanno conferiti perché diventassero pregiato nettare di
bacco. Quest’anno “Rosso d’Autunno” ha arricchito l’offerta.
Non solo vino e caldarroste ma molto di più con orzotto,
smacafam e mortandela.
Due volti noti della cooperazione di
consumo per altrettanti nuovi incarichi
dirigenziali. Interessano Luigi Angheben
e Andrea Dallapè. Il primo è il nuovo
direttore della Famiglia Cooperativa
Perginese. Il secondo della Famiglia
Cooperativa Mezzocorona e San Michele
all’Adige.
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Da sinistra: Andrea
Dallapè e Luigi Agheben
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Tra il 2007 e il 2012 c'è stato un calo del tasso di risparmio di quattro punti
percentuali. Tuttavia, le famiglie italiane sono tra le meno indebitate in Europa e
possono fare affidamento su un sistema bancario solido.
Pier Carlo Padoan
Risparmio, amico virtuoso di grandi e piccoli
L’ultimo giorno di ottobre si è celebrata la 90° Giornata del Risparmio.
Anche in Trentino alcune Casse Rurali hanno deciso di festeggiare quest’occasione,
proponendo iniziative diverse per avvicinare i più giovani a questo atteggiamento
virtuoso.
Tione
Una bici magica che, Leggera, utilizza
per andare in fuga da un mondo saturo
di consumo e di cattive abitudini.
Leggera, con la sua bici, attraversa
una serie di luoghi estremi nell’uno e
nell’altro senso, in virtù e viceversa.
Giunta al traguardo di questa pedalata
ritrova i suoi amici, racconta quanto ha
visto dalla sua due ruote e da lì inizia
l’impegno a costruire un mondo nuovo
dove allo spreco prevalga il risparmio .
All’invito della Cassa Rurale Adamello
Brenta hanno risposto quattrocento
bambini (e insegnanti). Giornata del
Risparmio vissuta sul ritmo di una
bicicletta. La bici è la “compagna
inseparabile” del “Viaggio di Leggera”
messo in scena da Licia Simoni,
originaria di Montagne, bolognese da
qualche anno ma sempre legata alle
sue zone di origine. Leggera è una
bambina che viaggia in sella alla sua
bici, il mezzo ecologico per eccellenza.
Rovereto
conservare il territorio per il futuro,
quello solidale è il bene comune che è
il bene di tutti”.
Il giornalista Mauro Neri ha poi
letto, ai piccoli amici di Gellindo
Ghiandedoro, uno dei racconti di cui
è stato protagonista lo scoiattolo di
Risparmiolandia. Un racconto che ha
polarizzato l’attenzione dei ragazzi, poi
entusiasti nell’accogliere l’arrivo in sala
di Gellindo.
All’aula Magna dell’ex Scuola media
Paolo Orsi erano oltre duecento gli
alunni della quinta classe elementare.
Luca Bisoffi, responsabile di filiale
della Cassa Rurale di Rovereto,
ha ricordato che “il vero risparmio
è declinabile in tre aree: quello
economico si traduce nell’avere un
piccolo gruzzolo da parte che permette
di vivere con serenità ed essere liberi,
quello ecologico è legato al risparmio
delle risorse naturali che significa
Valsugana e Tesino
Alcune immagini delle Feste del risparmio
organizzate dalle Casse Rurali.
della Federazione per i vari gradi e livelli
scolastici.
Insomma, un investimento in educazione
economica e cultura del risparmio inteso
come risparmio economico e come
risparmio a più largo raggio, legato anche
alle risorse naturali.
La Cassa Rurale Valsugana e Tesino
ha pianificato, in collaborazione con
dirigenti e insegnanti, una serie di
progetti formativi sull'economia
cooperativa e il risparmio.
Saranno realizzati senza alcun costo
per le scuole. Progettazione affidata
all'Ufficio Educazione Cooperativa
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“A scuola mi capita, a volte, di sentirmi fuori dal
mondo, esclusa. Quando vengo qui siamo in un
gruppo, impariamo tante cose, sono contenta”.
Una ragazza che ha partecipato al Campus Irifor
La strategia di Roma sull’economia sociale
Individuare un referente politico per il dossier ‘economia
sociale’ all’interno della Commissione Europea, inserire
nel pacchetto investimenti a disposizione dell’Europa (300
miliardi di euro) non solo infrastrutture fisiche ma anche
investimenti sociali, favorire i processi di sperimentazione e
innovazione in questo campo. Quelli elencati sono soltanto
tre dei punti salienti emersi durante l’incontro internazionale
“Liberare il potenziale dell'economia sociale per la crescita
in Europa”, che si è svolto 17-18 novembre a Roma con
la collaborazione scientifica del centro di ricerca trentino
Euricse.
Circa 200 relatori provenienti da 25 Paesi hanno partecipato
a questo evento, organizzato dal Ministero del lavoro e delle
Politiche Sociali in collaborazione con la Commissione
Europea, riuniti per definire e proporre all’Europa quella
è che stata ribattezzata ‘la strategia di Roma’ per il settore
dell’economia sociale. Un pacchetto di proposte ambiziose
– ponderate e condivise dagli attori sociali coinvolti anche
attraverso una consultazione web – che l’Italia potrà
presentare all’Europa come priorità nel semestre che la
vede alla guida dell'Europa.
Molto interesse ha destato la lectio magistralis di JeanPaul Fitoussi, dell’Istituto di Studi Politici di Parigi, dal titolo
“L’economia sociale diventa globale” e la chiusura dei lavori
affidata al Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.
Nella ‘strategia di Roma’ si propone anzitutto una univocità
di interlocutori con le istituzioni europee, in quanto oggi non
è chiaro quale commissario o quali commissari abbiano la
responsabilità politica della gestione del dossier ‘economia
sociale’. Oltre all’individuazione, dunque, di un referente
nella Commissione, serve che il parlamento europeo
ricostituisca l’intergruppo dedicato e che il Consiglio
convochi regolari incontri dei ministri sui temi dell’economia
sociale.
Rispetto agli obiettivi di medio termine, da Roma è arrivata
la richiesta di una specifica attenzione all’economia sociale
nelle revisione della strategia Eu2020, che la valorizzi per
il raggiungimento dell’obiettivo di una crescita intelligente,
sostenibile e inclusiva. Nell’ambito degli appalti è stata
proposta la definizione di linee guida per le autorità nazionali
e regionali, nonché l’ampliamento dei parternariati tra
settore pubblico e organizzazioni dell’economia sociale.
Tra gli interventi finanziari proposti, oltre al citato
Gli interventi di Carlo Borzaga, presidente di Euricse, del Ministro del Lavoro
Giuliano Poletti.
inserimento dell’economia sociale nel pacchetto investimenti
da 300 miliardi della Commissione Europea, è stato
sollecitato il miglioramento dell’accesso al credito attraverso
vari strumenti, come la creazione fondi garanzia, di strumenti
di finanza dedicati o di fondi mutualistici. Infine il documento
pone attenzione al meta della misurazione dell’impatto
sociale, invitando la Commissione ad impostare un proprio
approccio attraverso il dialogo con gli attori dell’economia
sociale. Il percorso e l’esito di questa conferenza
internazionale sono dunque non solo un grande passo avanti
per l’individuazione partecipata e condivisa delle priorità, ma
anche per il riconoscimento del ruolo dell’economia sociale
per la crescita dell’economia e della società in Italia e in
Europa. E il Trentino, ancora una volta grazie a Euricse, è in
prima fila.
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CULTURA COOPERATIVA | racconti
Ho insegnato
alla Cooperazione
ad avere fiducia
in se stessa
Romano Gabbi: “Ho diretto la Cooperazione senza far parte di una cooperativa.
Perché sapevo trovare le strade che poi altri seguivano”.
di Romano Gabbi
Ho passato una vita nella Cooperazione, e qualcosa
credo di aver fatto, molti mi dicono anche qualcosa
di buono. Forse ho insegnato alla Cooperazione ad
avere fiducia in se stessa, a valorizzare le forze dirigenti
dall’interno. Ho sempre accettato di malavoglia le
promozioni, fino all’incarico di direttore generale,
per sei anni dal 1988 al 1993. Mi consideravo
“provvisorio”, fin tanto che non si fosse trovato
un sostituto più adeguato. Sembravano ritrosie e
derivavano, invece, dalla consapevolezza che ognuno
deve fare il proprio lavoro e farlo bene: e un’azienda
si promuove solo se le ore faticose che si affrontano si
prendono con leggerezza. Se piace il lavoro insomma.
E non è detto che a un “revisore” dei conti e dei bilanci
di una cassa rurale, poniamo – che è un modo anche
per aiutare e consigliare – si attagli poi l’incarico di
“direttore”, che allontana dai contatti umani, impone
un certo distacco, costringe a fare i conti con le grandi
realtà…
Non so come vengono ricordati i miei 36 anni passati
in via Segantini, da quando sono stato assunto nel
1957 (ma allora la sede era ancora in via Manci
e presidente era il “mitico” senatore Carbonari) a
quando sono andato in pensione, il 31 dicembre
1993, a quando poi me ne sono andato del tutto,
chiudendo la partita Iva di consulente nel 2000. So
che nella Cooperazione sono entrato quasi per caso
e so che non sono mai stato un “cooperatore”, perché
le mie origini erano diverse. So che non avrei potuto
diventare un buon “presidente”, ma so che ho risolto
casi e difficoltà per molti presidenti, che mi sono
appassionato al lavoro, che nella Cooperazione ho
passato gli anni più belli, e poi anche più difficili, della
mia vita. Forse il fatto di non essere cooperatore, ma
di conoscere dall’interno i meccanismi cooperativi
come solo un revisore attento può conoscerli mi ha
consentito di giudicare meglio certe situazioni.
Non sono nato in un ambiente cooperativo. I Gabbi
vengono da Piacenza e Parma, e il nome viene da “la
gabba” che è la pianta del salice. Sì, quella dell’“albero
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CULTURA COOPERATIVA
degli zoccoli”, è quella la realtà della mia famiglia,
mezzadri e braccianti nelle grandi proprietà fondiarie
della pianura. Mio padre era nato nel 1898, la “classe”
dei ragazzi che a 18 anni combatterono sul Piave e
fermarono i tedeschi dopo Caporetto. Mio padre
venne richiamato e fu ferito. Con la pace, dopo
alcuni anni, fu assunto per meriti di guerra nella
polizia ferroviaria. Prestò prima servizio vicino a
casa (e conobbe mia madre che era figlia di un
casellante) poi venne trasferito, fin tanto che nel 1933
arrivò a Trento, impiegato in un piccolo ufficio della
Questura. Sapeva leggere e scrivere, mio padre, ma
non aveva cultura. Arrivò a Trento con moglie, tre
figli, suo padre e quattro galline. Negli anni successivi
avrebbe avuto altri sette figli ed io fui il primo a
nascere a Trento, nel 1935. Oggi siamo vivi ancora in
quattro dei dieci fratelli.
Per me fu importante la scuola. La nostra era una
famiglia molto povera, non c’erano i soldi per
studiare, ma qualcuno deve aver detto a mia madre
che “meritavo”, perché venni mandato alle Medie e
poi a Ragioneria, una grande scuola… c’erano i figli
dei Lunelli, dei Sosi… Devo tutto a tre professori che
mi hanno seguito, ma soprattutto indicato orizzonti
da raggiungere. Sono stati il professor Zane, poi
presenza fondamentale nel mondo bancario trentino,
Paolo Videsott, uno dei pionieri della protezione della
natura in Italia, rigorosissimo negli studi di ragioneria
ed economia, ma capace di trasmettere passione
civile e la professoressa Ghesla di Caldonazzo che mi
introdusse alla lettura. Ricordo ancora il primo libro
che mi fece leggere “Tre uomini in barca” di Jerome.
Un mondo mi si apriva.
Poi le attese, le insicurezze nella ricerca di un lavoro, fin
tanto che un mio compagno, un certo Peterlongo, mi
disse che alla Federazione dei Consorzi Cooperativi
dovevano sostituire un revisore. Io, della cooperazione
non sapevo nulla. Direttore ne era Filippi, ma non fu
lui a farmi il colloquio, lungo più di un’ora, bensì
monsignor Martinelli, decano di Pergine, che era
nel consiglio. Io non aderivo ad alcun partito, non
facevo politica. Pensavo che se i politici fanno i
politici non occorreva che io stessi a preoccuparmene.
Avevo però un’ammirazione immensa per Degasperi,
perché aveva salvato l’Italia ed era un uomo concreto.
Venni assunto, iniziai con le cooperative di lavoro
(era quasi tutto del porfido allora) per passare alle
agricole. Mi resi conto che per chi vi lavorava la
Cooperazione era una specie di movimento sociale,
un po’ come le Acli, che consentiva di avere la
Cassa Malati, allora indispensabile, e serviva a parti
politiche come movimento di consenso. Ma nessuno,
o pochi, conoscevano la Cooperazione per quello
che è: non un’associazione di beneficenza per settori
svantaggiati, ma un sistema di imprese, una “terza via”
senza fini di lucro, ma con un solido fine operativo.
Cooperare per valorizzare le risorse locali, perché
non dominino i grossi potentati, perché la gente fosse
incentivata ad aggregarsi e non dovesse emigrare. Più
andavo avanti più capivo lo scopo delle cooperative e
le responsabilità che avevo come revisore: non solo di
controllare, ma indirizzare anche, aiutare. Era un bel
lavoro.
Poi sono passato alla casse rurali. Volevano farmi
direttore di una Cassa a un certo punto, nel Primiero,
ad Arco, ma ho sempre detto di no. Davo una mano
come traghettatore, ero a disposizione se c’erano
problemi, ma un direttore di Rurale deve conoscere
l’ambiente in cui opera, le persone, le situazioni.
Deve esserci, viverci. Con Mario Parisi, ad Arco,
abbiamo fatto insieme un buon lavoro. Eravamo
complementari. A volte ci riunivamo per un caffè
informale con il presidente Monti, il sabato mattina.
Facevamo qualche “giro d’orizzonte”. Quando ad Arco
si ammalò Camillo Lutteri, ottimo direttore ed anche
vicepresidente della Federazione, che teneva la però
la cassa rurale, per così dire “frenata”, feci la mia parte
per convincere Parisi a puntare sui giovani e bravi
collaboratori emergenti che aveva in casa. Parisi aveva
il fiuto degli affari, una mentalità imprenditoriale. Io
non sarei mai stato capace di fare quello che lui faceva,
ma sapevo le strade per raggiungere gli obiettivi. Ci
hanno premiati insieme poco tempo fa, ma lui era il
cooperatore, lui meritava il premio, io ero il tecnico:
era una collaborazione fra chi aveva idee (Parisi) e chi
aiutava a realizzarle (Gabbi). Non voglio premi, solo
che ciò che ho fatto venga riconosciuto con simpatia.
Avevo però un difetto: non sapevo “dire no”. Con
Sartori mi intendevo bene, era un bravo presidente,
viene ricordato forse poco. Insomma per risolvere
alcuni problemi interni dopo che Nicolussi – il
direttore che aveva fatto la sede di via Segantini – se
n’era andato, ho accettato mio malgrado di diventare
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CULTURA COOPERATIVA | racconti
per Trento e Bolzano, presso le
Federazioni, invece che essere
centralizzato, e la mia proposta
passò. Così è nata Promocoop,
il polmone d’ossigeno delle
cooperative. Quel funzionario
fece poi una brillante carriera ed
io venni molto lodato per questo
successo, ma a ben guardare non
ho tanti meriti: ho solo ricordato
al ministero del Tesoro ciò che
nessun altro aveva ricordato.
Che dire? Gli anni passavano.
Con Angeli avevo già maturato
la pensione… Rimasi consulente,
fui anche consigliere di Cassa
Centrale, ma il mio ruolo era
cambiato. Quello di consulente
è sempre un compito difficile, a
volte il tuo lavoro viene utilizzato
a volte viene messo nel cassetto.
Nel 2000 chiusi la mia partita Iva.
Se qualcuno mi rivolge domande
sulla Cooperazione oggi, ricordo
che il Trentino non sarebbe
ciò che è senza cooperative, ma
il mio dubbio è che vengano a
mancare i cooperatori. Quando
sento certe lamentele su “quelli
di Trento” e poi vedo assemblee
poco partecipate, bilanci che non
vengono neppure letti perché
ci si lascia incantare da qualche
centesimo in più sui conferimenti,
quando si “munge” la cooperativa
invece che costruirla, qualche
dubbio mi viene. Ma ho passato
magnifici anni in Cooperazione,
ora ne accompagno le sfide con
le altre mie passioni, la montagna
(sono socio Sat dal 1957, l’anno in
cui venni assunto), la famiglia, la
musica con i concerti, la natura.
direttore generale, mantenendo però una supervisione sulle casse rurali.
Doveva essere un incarico provvisorio, e in questi termini ne scrissero in
giornali, ma quelli che dovevano essere sei mesi diventarono sei anni. Per
me fu un periodo personalmente difficile: non potevo più avere rapporti
diretti con la base e dovevo dirigere una struttura diventata complessa.
Peraltro la mia direzione è coincisa col periodo in cui a Roma veniva rivista
e riformata la legislazione bancaria. Facevo parte di una commissione in
Federcasse. Non sempre ero d’accordo con le proposte di Federcasse, ma
il presidente Sartori mi sosteneva. Anche l’allora sottosegretario Luciano
Azzolini seguiva la cosa e fu lui a chiedermi di incontrare un funzionario
del ministero del Tesoro per discutere la ripartizione di un fondo
promozionale che si era deciso di stabilire presso Federcasse. Sostenni che
la nostra autonomia consentiva che il fondo venisse costituito e gestito,
6’40’’
Scritto da Franco de Battaglia
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CULTURA COOPERATIVA | buone prassi
Cavit, un bilancio
di cui essere
orgogliosi
Indebitamento azzerato, fatturato in crescita, solidità finanziaria e miglioramento
dell’utile. Una soddisfazione in un’annata poco generosa con la viticoltura settentrionale.
di Diego Nart
Un raggio di sole. Per Cavit e per i viticoltori soci.
Così il presidente Adriano Orsi nel presentare il
bilancio approvato dall’assemblea di fine ottobre.
“Tra i risultati di cui essere maggiormente orgogliosi
c’è l’indebitamento azzerato – è stato aggiunto –,
che testimonia la capacità dei nostri collaboratori, dal
primo all’ultimo. Dai dirigenti agli agricoltori. Alla
bravura del viticoltore di curare l’uva, delle cantine di
preparare il vino e di Cavit di riuscire a venderlo sui
mercati. Direi che, utilizzando un aggettivo chiaro a
tutti, l’anno che abbiamo archiviato è stato bello”.
I numeri
Declinati in tre voci: crescita del fatturato,
miglioramento del risultato netto e solida posizione
finanziaria. è una conferma ulteriore della strategia di
sviluppo intrapresa da Cavit nell’ultimo quinquennio
che, oltre a soddisfazione per i soci, ha portato una
serie continua di bilanci positivi.
Fatturato di 158 milioni e mezzo di euro (+3,7%).
Risultato ottimo in uno scenario complicato
e sostenuto da una crescita dell’export (+4,7%) e
del mercato interno (+1,1%). La composizione del
fatturato resta fortemente orientata all’export (79%),
pur mantenendo nel mercato cosiddetto domestico
una buona quota sui prodotti a marchio. “Il fatturato
è un indicatore ma non è il solo – ha precisato il
direttore Enrico Zanoni –. La nostra intenzione è
dare la giusta soddisfazione ai nostri soci e garantire
un servizio sempre migliore alle associate e ai singoli
viticoltori”.
Migliora il risultato netto: 5,6 milioni di euro. Durante
“l’esercizio sono stati confermati gli investimenti in
marketing e comunicazione negli Stati Uniti, con
nuovo focus sul Canada a completamento della
copertura del mercato nord americano. Sono stati
avviati – è stato aggiunto – significativi investimenti
in Cina, Russia e Giappone. è stato rafforzato il
management commerciale e riorganizzata la rete
vendita in Italia”.
La posizione finanziaria netta è positiva. Consente
ottime relazioni con le banche ed è elemento
strategico per programmare investimenti ed eventuali
operazioni straordinarie in futuro.
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CULTURA COOPERATIVA | buone prassi
Kessler, risultato spumeggiante
è stata perfezionata l’acquisizione della storica casa
spumantistica tedesca Kessler.
L’operazione, condotta in netta controtendenza
rispetto al mercato che ha visto diversi brand storici
italiani passare in mani straniere, ha comportato
rilevanti vantaggi per la valorizzazione delle uve
Chardonnay prodotte dalle cantine socie e sta
portando, nei primi undici mesi, risultati soddisfacenti
nel mercato di riferimento.
L’impegno di Cavit nello sviluppo del settore
spumantistico di qualità trova dimostrazione nella
costante crescita, pari al 12%, degli spumanti charmat
e metodo classico.
Pica: il progetto diventa app
Nonostante la vendemmia 2014, in gran parte
dell’Italia settentrionale, sia stata poco generosa,
grazie all’esperienza dei viticoltori di Cavit, alla
metodologia della vendemmia rigorosamente manuale
e alle puntuali indicazione messe a disposizione dei
viticoltori dalla Piattaforma Previsionale Pica, si è
riusciti a valorizzare il raccolto e ammortizzare gli
effetti negativi del clima.
Anselmo Martini:
enologo
dell’anno 2014
Con l’obiettivo di studiare e tutelare l’ambiente e supportare le attività
di filiera creando valore per il viticoltore, Cavit continua ad investire
nello sviluppo del progetto Pica. Oggi è la più avanzata piattaforma
tecnologica in Italia per l’implementazione di una viticoltura sostenibile
e di precisione.
Recentemente è stata sviluppata l’app Pica: l’agronomo può consultare i
dati in tempo reale e ricevere le informazioni necessarie per una gestione
efficiente della vigna. “Nel futuro a noi più vicino – è stato detto permetterà il monitoraggio della diffusione delle malattie delle piante,
l’incrocio delle rilevazioni climatiche con i dati legati alle caratteristiche
del suolo, aumentando ulteriormente le informazioni a disposizione
dell’agronomo”.
Cavit certificata
In sigla è la certificazione OHSAS 18001:2007 per il sistema di gestione
della sicurezza nei luoghi di lavoro. Testimonia l’attenzione e sensibilità
costante nei confronti del mantenimento di alti standard di sicurezza a
tutela di tutti i collaboratori.
La certificazione si aggiunge alle molte altre degli anni scorsi che
consentono un “Sistema di Gestione Integrato Qualità-Ambiente” nel
rispetto dei più elevati standard ambientali del complesso produttivo e
l’adesione ai due standard Internazionali per le industrie alimentari Brc
(British Retail Consortium) e Ifs (International Food Standard).
3’50’’
Non ama la luce dei riflettori. Anche
per questo avrebbe preferito che il
riconoscimento che gli è stato assegnato
non venisse salutato con il suono della
grancassa. Invano. Perché il titolo
di “Enologo dell’anno” della “Guida
essenziale ai Vini d’Italia” diretta da
Daniele Cernilli è uno dei più ambiti e tra
i più prestigiosi per chi opera nel mondo
della vite e del vino.
Lui è Anselmo Martini, enologo di Cavit.
“La prima curiosità appartiene al giorno
di assegnazione – confida –. All’inizio
di ottobre ho raggiuto i quarant’anni di
servizio alla Cavit e, lo stesso giorno,
mi è giunta la comunicazione di essere
stato scelto quale enologo dell’anno
2014. Davvero una grande emozione,
perché è stato un premio inaspettato e
perché rappresenta un risultato ambito
da ogni enologo”. Una passione, la sua,
coltivata fin dalla giovanissima età.
Nato a Serso, frazione del comune di
Pergine Valsugana, ha frequentato il
triennio della Scuola professionale di
San Michele all’Adige a indirizzo viticolo
enologico che gli è valso la qualifica di
esperto cantiniere. Assunto da Cavit
come assistente di laboratorio, ha
lavorato per cinque anni a fianco e sotto
la guida di Nereo Cavazzani e Carlo
Reich. Completato il servizio militare
e smessa la casacca grigioverde, ha
ripreso i libri in mano. Da privatista
ha ottenuto a Verona il diploma di
agrotecnico e (sempre da privatista)
quello di enotecnico ad Ascoli Piceno.
Il “riconoscimento di Enologo dell’anno
premia non solo la singola persona ma
la squadra – precisa Martini –. E per
squadra intendo lo staff di collaboratori,
l’azienda, la base sociale. Senza di loro
sarebbe impensabile ottenere risultati
simili. Non bisogna mai scordarlo e, anzi,
è opportuno evidenziarlo. Professionalità,
amore per il proprio lavoro, senso
di appartenenza all’azienda e alla
cooperazione riflessi anche nei risultati
ottenuti da Cavit nelle principali rassegne
enologiche nazionali e internazionali”.
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CULTURA COOPERATIVA | c'è del nuovo
Un serbatoio di idee,
iniziative e servizi
Nasce a Trento Trentino Social Tank, il primo incubatore di impresa specialistico
nell’ambito del welfare-benessere. è la start up vincitrice del bando Seed Money
promosso da Trentino Sviluppo spa.
Un disegno di progettazione dinamica degli spazi
interni della sede di Trentino Social Tank.
Uno spazio coworking, un “tank” di idee, iniziative e
servizi, un luogo dove le idee nascono, si contaminano
e si realizzano: tutto questo è Trentino Social Tank, il
primo incubatore di impresa specialistico nell'ambito
welfare - benessere della Provincia di Trento, start up
vincitrice del bando Seed Money promosso da Trentino
Sviluppo spa. Nato come naturale prosecuzione
dell’esperienza maturata nell’ambito di Consolida,
consorzio della cooperazione sociale trentina e
Centro Servizi Volontariato di Trento, dei quattro
soci fondatori: Elisa Poletti, Claudio Tagliabue,
Soma Visintainer e Annemie Hendrickx; Trentino
Social Tank valorizza e sviluppa nuove idee nel settore
del welfare, dei servizi alla persona e dell'economia
sociale. Ma cos’è un incubatore d’impresa? Secondo
la definizione data dalla Commissione Europea, è
“un’organizzazione che accelera e rende sistematico il
processo di creazione di nuove imprese fornendo loro
una vasta gamma di servizi di supporto integrati che
includono gli spazi fisici dell’incubatore, i servizi di
supporto allo sviluppo del business e le opportunità
di integrazione e networking.” Trentino Social Tank si definisce come
una bottega rinascimentale in chiave moderna, un ambiente attivo e
dinamico dove è possibile mettere alla prova la propria idea. Mira a
promuovere lo sviluppo economico e la creazione di lavoro integrando
talenti, know-how e tecnologie, all’interno di una rete che favorisce
la crescita della nuova impresa. Un trampolino di lancio per giovani
di talento o per pionieri dell’innovazione, ma anche un’interessante
opportunità per investitori che sanno cogliere il valore di un nuovo
progetto o per imprenditori già affermati che vogliono innovare i propri
servizi. TST infatti favorisce la crescita di idee imprenditoriali in grado di
intrecciare sviluppo e innovazione, occupazione e sostenibilità. Utilizza
strumenti di creazione d’impresa a favore di nuove idee che possano
essere fattore di sviluppo locale e motrici di politiche di welfare. Come le
botteghe artigianali di un tempo anche a Trentino Social Tank è possibile
lavorare con la propria “cassetta degli attrezzi”, creata su misura per
rispondere alle esigenze dei diversi clienti. I servizi, infatti, sono modulari
e componibili: dalla definizione del modello di impresa e valutazione
delle capacità imprenditoriali alla costruzione del bussinnes plan. Dal
disbrigo delle pratiche burocratiche e amministrative alla stesura della
carta dei servizi, perché i bisogni sono diversi e le risposte non possono
mai essere le stesse. Beginner, intermediate e master, diversi i pacchetti
di servizi acquistabili a seconda delle esigenze costruiti con il cliente
secondo un approccio personalizzato per dare sostegno e forma ad ogni
progetto, quotidianamente.
Una nuova realtà che risponde concretamente ai bisogni di orientamento,
formazione e accompagnamento allo sviluppo di impresa di chi è ai
primi passi ma, contemporaneamente sa valorizzare la condivisione e
la contaminazione di idee dei potenziali imprenditori grazie all’area
coworking. La nuova sede, che si trova in via Passirio a Trento e che è
stata inaugurata lo scorso 14 novembre, dispone di uno spazio di lavoro
modulare in grado di valorizzare la condivisione e la contaminazione
di idee e pratiche. É un luogo dedicato e dotato di tutto ciò che serve
per realizzare le attività dei clienti: ogni postazione è comprensiva di:
scrivania, sedie, scaffali, armadi, collegamenti pc e comunità virtuale,
wi-fi e stampante centralizzata. L’area coworking è utilizzabile a seconda
delle diverse esigenze per periodi più o meno lunghi e prevede la
possibilità di acquistare anche dei pacchetti aggiuntivi come il servizio di
segreteria base, il disbrigo di pratiche burocratiche o l’organizzazione di
incontri con interlocutori privilegiati (p.p.)
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CULTURA COOPERATIVA | c'è del nuovo
Gli “Stati Generali” del turismo
in Primiero: più web
e internazionalizzazione
Al turismo trentino e del Primiero manca un progetto
di sviluppo condiviso e a lungo termine. A dirlo,
all’auditorium di Fiera di Primiero, la presidente
dell’Azienda per il Turismo San Martino di Castrozza,
Passo Rolle, Primiero e Vanoi Paola Toffol, che
per affrontare l’argomento ha scelto insieme alla
Cooperazione Trentina e alla Comunità di Valle di
convocare gli Stati Generali del Turismo.
Una convention indetta per parlare di Primiero e
Trentino guardando oltre l’orizzonte strettamente
territoriale: “non ha più senso, oggi, parlare di
destagionalizzazione: in tutta la provincia fatichiamo
a riempire le strutture anche in alta stagione – ha
spiegato Toffol. Oggi dobbiamo riuscire ad attrarre
anche turisti extra-europei. La regia dell’operazione
deve essere di Trentino Marketing, che ha tutti gli
strumenti per esplorare nuovi mercati”.
“Occorre sogno e visione, attorno alle quali chiediamo
a tutti di mettersi in gioco - ha affermato Diego
Schelfi, presidente della Cooperazione Trentina. Serve condivisione da parte dell’intera comunità.
Lavoriamo per l’unità, che non vuol dire rendere tutto
omogeneo, perché anche le diversità sono ricchezza. La
cooperazione è uno strumento innovativo e moderno
per lo sviluppo, cogliamolo come opportunità. Il
nostro obiettivo è quello di partecipare, in ogni
singolo territorio del Trentino, a formare sotto aspetti
diversi e originali, imprese sociali di comunità”.
La proposta di Paolo Manfrini, amministratore
di Trentino Marketing, è quella di coordinarsi
maggiormente sul web, da dove i turisti ormai
scelgono le proprie mete: “Si è parlato spesso di
fusione delle Apt: non è questo che ci serve oggi.
Servono progetti comuni – ha detto – una serie di
team dedicati al web marketing che creino prodotti
turistici vendibili on-line”.
Oggi, proprio grazie al web, raggiungere il mercato
globale è più facile, secondo Mariangela Franch,
docente di Marketing dell’Università di Trento. Il
problema è quello di darsi un’identità: “Il prodotto
sci è arrivato allo stato di maturità, dobbiamo fare
delle scelte per evitare che i nostri prodotti-vacanza
L’intervento di Paolo Manfrini
finiscano per essere svenduti on-line. Il 20% dei turisti oggi cerca il green
e la sicurezza, per la propria vacanza. Ed è disposto a spendere di più se
in cambio ha la garanzia di salubrità e serenità”. D’accordo Sergio Remi,
ricercatore al Consorzio A.A.S.TER di Milano: “Essere globali non
significa porre fine allo sviluppo locale. Il Trentino ha i propri punti di
forza nelle esperienze, prima che nei posti letto: prodotti sani, edilizia
sostenibile, manutenzione, ecologia. Questo va comunicato anche su
web”.
L’offerta turistica, ha aggiunto Manfrini, potrebbe essere creata da club
di mercato specifici, che sappiano creare prodotti, anche di nicchia, per
intercettare il maggior numero di richieste. “Ad esempio, si potrebbe
creare un club dedicato al green e alla sostenibilità ambientale – ha
detto – e l’Apt San Martino di Castrozza, Passo Rolle, Primiero e Vanoi
potrebbe essere capofila, mettendo in campo l’esperienza del proprio
territorio in questo settore”.
Di spirito di collaborazione ha parlato anche Ugo Rossi, presidente della
Provincia autonoma di Trento. “La Provincia – ha detto – è pronta a
fare la sua parte, ma il territorio deve crederci fino in fondo e accettare
una sfida che richiede partecipazione e fiducia da parte di tutti gli attori
locali”.
Il meeting è stato anche l’occasione per fare il punto sul mercato turistico
in Trentino: un mercato dove comunque, a quanto pare, i turisti cercano
la qualità. Secondo una ricerca realizzata dall’Apt, da Cassa Centrale
Banca e dalla Cassa Rurale Valli di Primiero e Vanoi con Scouting spa,
è in crescita soprattutto l’offerta sugli alberghi 3 e 4 stelle. In particolare
emerge un calo delle presenze italiane, che sono passate dal 65,2% al
62,3% tra il 2010 e il 2012, compensato da un aumento dei turisti
stranieri, che nel 2012 hanno raggiunto quota 37,7%.
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CULTURA COOPERATIVA | c'è del nuovo
Il Faggio: educati all’accoglienza
Nel 2015 la cooperativa avrà pronti 200 posti alloggio di proprietà
in 56 camere per gli studenti a Trento in via Solteri.
Cinque piani fuori terra e uno interrato, 200 posti alloggio di proprietà,
88 camere singole, 56 camere doppie, cucina e mensa per 250 posti,
numerosi altri spazi di utilizzo comune. è il nuovo grande progetto che
la cooperativa Il Faggio ha in cantiere presso il nuovo studentato in via
Solteri. Sarà attivo da settembre 2015.
“Il Faggio” con sede a Gardolo ha una storia ultratrentennale. L’idea
venne concretizzata nel 1981 da una dozzina di studenti universitari. Per
far fronte ai costi elevati ( ieri come oggi) per garantirsi un alloggio in
città o nelle immediate vicinanze, pensarono di unire le forze nel pieno
spirito cooperativo e iniziare la gestione di un convitto presso Villa
O’Santissima di Villazzano. All’interno del parco a dominare lo sguardo
e l’ambiente era una gigantesca pianta di faggio. Di qui l’idea di chiamare
la cooperativa Il Faggio.
Il presidente è Luca Maurina. Il direttore di fresca nomina (lo scorso 1°
settembre) è Luca Nicolli, trentino di origine, bolognese di adozione
per aver trascorso nel capoluogo emiliano vent’anni (tra studio e lavoro)
dedicandosi alla gestione di collegi o residenze universitarie come l’Alma
Mater, realtà di eccellenza.
Direttore, quella de “Il Faggio” è un’idea che ha messo radici in fretta…
“La cooperativa è cresciuta rapidamente, in linea con l’accresciuta
popolazione universitaria che sceglieva Trento per proseguire gli studi
ma anche a causa del considerevole incremento dei costi per garantirsi un
tetto sotto il quale poter studiare e vivere”.
Il via da San Bernardino a Trento…
“Dopo varie ricerche, Il Faggio trova una sede più stabile alla Scuola
apostolica Bertoni degli Stimmatini in via San Bernardino a Trento”.
Il Faggio, oggi…
“Gestisce sette strutture universitarie a Trento e sobborghi: nel capoluogo
in via San Bernardino e cinque residenze universitarie ospitanti dai sette
ai diciassette posti letto. Nel dettaglio: via Zara, via Giusti, Passaggio
Zippel, via della Prepositura, via della Saluga presso l’istituto Sacra
Famiglia. A Gardolo lo studentato Foyer. Inoltre Il Faggio gestisce ostelli,
foresterie, alberghi e centri di accoglienza dedicati al
turismo giovanile, sociale e accessibili alle tasche di
chiunque”.
Il Faggio, domani…
“Sarà caratterizzato da identico dinamismo e desiderio
di incrementare l’attività sia sul versante dell’ospitalità
e sia su quello della proposta educativo/formativa
verso gli studenti. Perché quanto gestito da Il Faggio
non è un dormitorio. è molto di più. è e vorrà essere
proposta di una vita universitaria sia all’interno delle
proprie strutture e sia in città, spingendo i ragazzi
in un dialogo quotidiano tra loro e vivendo fino in
fondo il percorso universitario. Inoltre, a guardare
da subito al mondo del lavoro come loro futuro e
sbocco naturale del proprio cammino formativo e
sfruttare, nel senso migliore del termine, Trento con
le sue ricchezze, le sue offerte come opportunità di
esperienza in anni decisivi della vita”.
Tra gli obiettivi, una relazione sempre maggiore con
gli attori del territorio…
“è un aspetto a cui teniamo molto. Un dialogo il
più stretto possibile con l’Università, con le realtà
culturali della città, e con il mondo del lavoro
del territorio. La possibilità, per ogni studente,
di incontrare i protagonisti del mondo del lavoro
della provincia e della regione. Inoltre, creare per
un numero selezionato di studenti, un percorso di
eccellenza sempre in sintonia con l’ateneo da un lato
e con i maggiori interlocutori del mondo del lavoro”
(d.n.).
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CULTURA COOPERATIVA | buone prassi
Cooperative
di comunitàla terza via
per i servizi pubblici
I limiti alla sua diffusione sono di ordine giuridico, legale e culturale,
perché dove si privatizza, lo si fa avendo in mente sempre un’impresa di tipo
lucrativo, e non di tipo cooperativo.
Sulla web tv Pier
Angelo Mori e Flaviano
Zandonai spiegano
limiti e potenzialità
delle cooperative di
utenza
Un esempio:
l’esperienza della
cooperativa di comunità
costituita nel Comune
di Melpignano (Lecce)
presentata in una
puntata della scorsa
edizione di “L’erba del
vicino”, rubrica di Rtt
la radio dedicata alla
cooperazione
Energia, acqua, mobilità e assistenza agli anziani sono
solo alcuni dei servizi pubblici locali finora offerti
dall’ente pubblico o, in caso di esternalizzazione,
da imprese for profit. Ma c’è una terza via, come è
emerso nel corso di un convegno sul tema organizzato
da Euricse, quella delle cooperative di utenza. “Oggi –
ha detto Flaviano Zandonai di Euricse – la risposta alla
richiesta di servizi pubblici è Stato o mercato, gestione
diretta da parte della pubblica amministrazione o
esternalizzazione a società for profit. C’è una terza
via, invece, che è la via della cooperazione tra utenti,
tra beneficiari delle attività, che deve essere perseguita
in modo ancora più evidente e più efficace rispetto a
quanto è stato fatto nel passato”. Conosciute anche
come cooperative di comunità o di cittadini, sono
costituite da utenti di un servizio, che si fanno carico
della gestione e del finanziamento di un servizio.
Finora si sono sviluppate prevalentemente nel settore
della gestione di fonti energetiche e, talvolta, dei
servizi idrici, ma possono essere utilizzate anche per
rispondere a esigenze di altro tipo. “Questo – ha
spiegato Pier Angelo Mori, docente dell’Università di
Firenze – è un momento particolarmente favorevole
per lo sviluppo di questo settore, che è sempre rimasto
marginale nel panorama cooperativo. I motivi sono
vari, ma forse il più importante è la crisi del settore
pubblico: molti dei servizi di cui parliamo sono
tradizionalmente offerti, prodotti, finanziati dal
settore pubblico e tutto questo modello è entrato
in crisi negli ultimi dieci anni, essenzialmente per
motivi di carattere finanziario. Quindi laddove il
settore pubblico non è più in grado di fare fronte alle
esigenze dei cittadini, una possibile soluzione è che i
cittadini stessi si mettano insieme e provvedano a dare
le soluzioni, le risposte alle loro esigenze”.
I limiti alla diffusione di questo strumento sono
Da sinistra Carlo Borzaga e Pier Angelo Mori
di ordine giuridico legale e di tipo culturale. “Il
contesto giuridico italiano – continua Mori - non
è assolutamente favorevole allo sviluppo di questa
forma. Laddove si privatizza, lo si fa avendo in mente
sempre un’impresa di tipo lucrativo, mai di tipo
cooperativo”. Ma c’è anche chi mette in dubbio la
fattibilità di questo tipo di impresa, in particolare
nel caso di investimenti importanti, sebbene ci siano
già diversi esempi in tutta Italia che dimostrano
come sia possibile trovare delle soluzioni. È il caso
della cooperativa dedicata al fotovoltaico collettivo
costituita a Melpignano, nel Salento, esempio virtuoso
di cooperativa che porta vantaggi a tutti, all'ambiente,
al portafoglio dei soci, alle imprese del territorio e,
più in generale, a tutti i cittadini, visto che i ricavi del
conto energia vengono impiegati per il bene comune.
“È un fatto culturale, – conclude Mori – bisogna che i
cittadini capiscano, come alla fine dell’Ottocento, che
se non prendono in mano loro alcuni servizi è difficile
che se ne prenda cura bene qualcun altro” (s.p.).
2'40"
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CULTURA COOPERATIVA | buone prassi
Non profit,
il dibattito continua
Ha provocato una ampia discussione l’evento di inaugurazione dell’Autunno
culturale delle cooperative sociali organizzato da Consolida.
Molti plausi, ma anche qualche critica ha ottenuto
"Contro il non profit", l'ultimo libro del sociologo
Giovanni Moro presentato a Trento in occasione
dell'Autunno Culturale delle cooperative sociali
organizzato dal consorzio Consolida. In realtà l'autore
- come si legge anche nell'intervista pubblicata nel
numero di novembre di questa rivista - non critica
indistintamente tutto il Terzo Settore, ma prende di
mira la classificazione "non profit" perché nella sua
genericità consentirebbe ad organizzazioni che non
perseguono l'interesse generale della comunità di
godere di benefici - fiscali e di immagine - immeritati.
Per Moro è necessario cambiare il sistema guardando
non tanto alle forme organizzative, quanto alle attività
che hanno valenza sociale da identificare coinvolgendo
i cittadini. E la volontà di aprire un dibattito pubblico
è proprio l'intento che ha animato gli organizzatori
dell'evento; "la presenza numerosa e attenta alla
presentazione del libro - secondo Giorgio Casagranda
presidente del CSV - dimostra che la società civile
ha voglia di partecipare". Il fatto che la presentazione
del libro sia stata promossa da Consolida con la
collaborazione del CSV, dimostra secondo Ileana
Olivo, dirigente del Dipartimento Politiche sociali
della Provincia, l'impegno della cooperazione sociale
e del volontariato non solo nell'azione ma anche
nella produzione di pensiero. "Spero - ha affermato
Olivo - tutto questo avvenga in partnership con l'ente
pubblico e si apra poi una fase in cui anche il mondo
for profit possa concorrere, sia pur in modo mediato,
allo sviluppo del welfare". Tra il pubblico in sala
anche Violetta Plotegher, vice presidente della Giunta
ed assessora regionale che, dopo aver sottolineato
l'importanza delle organizzazioni del privato sociale,
in particolare di quelle che operano nel welfare, per il
benessere delle persone e delle comunità, ha richiamato
il fondamentale ruolo di regia e di controllo della
politica in questo ambito: "Ancora oggi la valutazione
sociale sulle ricadute del settore non profit nel tempo
Un’immagine del pubblico attento che ha seguito la presentazione del libro di
Giovanni Moro ‘Contro il non profit’.
non è una prassi consolidata e per questo occorre una forte attenzione al
loro operato e alla coerenza con la mission dichiarata. Fondamentale per
la qualità dei servizi sociali è poi il coinvolgimento dei destinatari”.
Critiche al libro di Moro vengono invece dal professore Carlo Borzaga,
presidente di Euricse: "è un testo che ignora la letteratura di riferimento
e si basa prevalentemente su articoli di giornale, finendo così per
privilegiare i pochi casi che fanno scandalo. Si concentra poi sugli aspetti
fiscali, criticando i benefici concessi alle organizzazioni non profit senza
però misurarne l'impatto sui bilanci delle organizzazioni non profit;
impatto che i dati dimostrano essere limitato. Credo che al fondo del
libro ci sia il fatto che Moro non accetta l’evoluzione del Terzo Settore in
senso produttivo e la sua crescente importanza".
Soddisfatto della partecipazione, MarianoFailoni, presidente di Consolida,
ha garantito che la coop sociale continuerà ad impegnarsi perché il
dibattito prosegua: "c'è bisogno di fare chiarezza per poter valorizzare,
distinguendole dalle altre, le organizzazioni che operano realmente per
l'interesse generale della collettività. Oggi in molti, se vogliono, sono in
grado di produrre servizi di qualità a prezzi ragionevoli. Il plus valore
delle imprese non profit è quello di essere mosse da un interesse che va
oltre se stesse. E noi pensiamo che il fine faccia la differenza" (s.d.v.).
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CULTURA COOPERATIVA | c'è del nuovo
La chiave del successo
in tempo di crisi
Le cooperative hanno maggiori possibilità di resistere nei periodi difficili.
Il percorso formativo organizzato dall’associazione Giovani Cooperatori.
Intraprendenza, impegno e capacità di mettere da parte
i propri interessi personali per una crescita comune.
Sembrano essere questi gli elementi che consentono
alle imprese di crescere e avere successo anche in
contesti poco favorevoli secondo quanto è emerso
dalla nuova edizione dei Seminari inMovimento
organizzati dall’associazione Giovani Cooperatori.
“Un’iniziativa – spiega la presidente Elena Cetto
– pensata per offrire alle giovani e ai giovani un
momento formativo che affronti il tema della crisi
economica in prospettiva futura, stimolando una
riflessione critica sulle ragioni che l’hanno generata e
sugli strumenti per superarla”.
La conferma dei dati
Le probabilità di avere gli ingredienti necessari ad
avere successo sembrano maggiori nel caso di imprese
cooperative, secondo i dati della ricerca condotta da
Euricse sulla funzione anticiclica delle cooperative,
presentati da Eddi Fontanari, Ph.D. in Economia
della Produzione e dello Sviluppo, nel corso del
primo incontro. Dal 2006 al 2012 il valore aggiunto
prodotto dalle cooperative italiane è cresciuto del
28,8%, contro il 10,5% delle srl e il 5,2% delle
spa. “La funzione anticiclica delle cooperative – ha
commentato Carlo Borzaga, docente dell’Università
degli Studi di Trento – rappresenta un’esternalità
positiva a vantaggio dell’intero sistema economico”.
Alla serata, moderata dal direttore del “Trentino”
Alberto Faustini, è intervenuto anche Aldo Bonomi,
direttore del Consorzio A.A.Ster., che ha esortato i
giovani a cercare essere protagonisti di “una nuova
forma di rappresentanza e costruttori della comunità
che viene”.
Dalla teoria alla pratica
Esempio di intraprendenza e attenzione agli obiettivi
comuni è sicuramente la cooperativa Greslab di
Scandiano (Reggio Emilia), una delle buone prassi
presentate nel corso del secondo appuntamento.
Come ha raccontato il presidente Antonio Caselli,
Da sinistra:
Eddi Fontanari, Alberto Faustini e Aldo Bonomi.
Foto di gruppo dei partecipanti del viaggio di studio a Bologna.
la Greslab nasce da un’azienda in crisi, acquistata da un gruppo di
dipendenti. I soci hanno scelto di ridursi il salario per dare lavoro a
quante più persone possibile e oggi, nonostante le difficoltà, la loro
cooperativa sta crescendo.
Da una situazione di crisi è nato anche Gogol’ Ostello&Caffè letterario
di Milano, dall’impegno di una giovane di origini eritree, Asli Haddas,
che, grazie al sostegno del microcredito, ha dato vita a una realtà a
metà strada tra una struttura ricettiva e un luogo di incontro, cultura e
formazione aperto a tutta la comunità.
Intraprendenza e impegno emergono anche dalle parole del terzo ospite,
Riccardo Felicetti, titolare dell’omonimo pastificio della Val di Fiemme,
che ha messo in evidenza l’importanza di fare impresa valorizzando, e
traendo forza, dalle qualità del proprio territorio.
Esempi di governance cooperativa
Il percorso formativo si è concluso con la visita di due cooperative di
lavoro emiliane: la Sacmi, leader mondiale nei settori delle macchine
per ceramiche e realizzazione di imballaggi, presentata alla delegazione
trentina dall’ex presidente Domenico Olivieri, attuale presidente di
Legacoop Imola; e la Cefla, realtà multibusiness operante a livello
mondiale nei settori dell’arredo industriale, della verniciatura del legno,
della realizzazione di sedie odontoiatriche e di impianti, dove i Giovani
cooperatori sono stati accolti dal presidente Gianmaria Balducci. Ad
accomunare le due realtà, oltre le grandi dimensioni e lo sguardo rivolto
al mercato internazionale, l’impegno della base sociale nella vita della
cooperativa. Ogni anno, infatti, le due cooperative organizzano una
decina di assemblee, alle quali i soci partecipano attivamente, complici
anche le elevate quote associative (s.p.).
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CULTURA COOPERATIVA | finestra sul mondo
125 anni nel nome di Raiffeisen
Oltre 200 esponenti del mondo ecclesiastico, della politica e dell’economia, e
rappresentanti dell’universo Raiffeisen provenienti da Alto Adige, Tirolo, Italia,
Austria e Baviera, si sono incontrati alla Raiffeisenhaus bolzanina per partecipare
al convegno intitolato “I 125 anni delle Casse Raiffeisen in Alto Adige. Un modello
di successo con tradizione e futuro”. Un’occasione per sottolineare il significato
e l’attualità del modello cooperativo all’interno di un sistema bancario.
ripercorrendo brevemente i 125 anni di storia delle
Casse, ha sottolineato come non sia mai mancata
loro la fiducia dei clienti, consentendo così a molte
persone di gettare le basi per un futuro migliore.
Konrad Palla, ex direttore della Federazione
Cooperative, ha fatto luce sullo sviluppo storico delle
Casse Raiffeisen, affermando il significato esistenziale
della collaborazione all’interno del Sistema Raiffeisen,
senza la quale oggi non ci sarebbe futuro “in un
universo bancario dominato dal capitale”.
Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, ha
definito le forti tendenze europee e globali, che
spingono verso una maggiore regolamentazione e
omologazione, come la principale sfida per le società
cooperative e le banche del settore. “Il Paese – ha
affermato – deve riscoprire, passando attraverso le
riforme e un cambiamento autentico, due concetti:
sussidiarietà e cambiamento dei cittadini”.
La ricorrenza celebrata con il convegno – lo scorso 24 ottobre – è la
costituzione della prima associazione di casse di risparmio e prestiti
avvenuta esattamente 125 anni, nel 1889 a Rina in Val Badia, che ha dato
il via allo sviluppo delle Casse Raiffeisen altoatesine. Oggi queste realtà
sono cresciute a 47 unità, con una rete di 196 sportelli e una quota di
mercato del 47% per mezzi e raccolta, che le colloca ai vertici del sistema
bancario locale. Il volume lordo dei prestiti erogati, inclusa la Cassa
Centrale, ammonta a 9.617 milioni di euro, mentre i depositi diretti
della clientela ammontano a 9.971 milioni, la massima amministrata
complessiva è pari a 21.611 milioni e il capitale proprio iscritto a bilancio
a 2.123 milioni, a fronte di 59.000 soci.
Heiner Nicolussi-Leck, presidente della Federazione Cooperative,
ha affermato nel suo intervento che il modello commerciale delle
Casse Raiffeisen è destinato a imporsi in misura ancora più massiccia
all’interno dell’universo bancario, poiché coinvolge le persone nei
processi decisionali e tiene conto delle esigenze dei cicli economici locali.
Il vescovo Ivo Muser si è, invece, concentrato sui due capisaldi della
filosofia Raiffeisen, ovvero la solidarietà e la sussidiarietà, tracciando un
parallelo con la società odierna. A tale proposito ha citato la famiglia
quale luogo in cui devono essere trasmessi tali valori, ma al contempo
ha ricordato la grande responsabilità dei mezzi di comunicazione di
massa, che “possono educare ma anche diseducare, costruire ma anche
distruggere”.
Il presidente della Giunta provinciale Arno Kompatscher ha riconosciuto
alle Raiffeisen il merito di aver sempre perseguito una politica commerciale
all’insegna della prudenza e della responsabilità, a tutto vantaggio della
nostra terra. “Le istituzioni che godono della fiducia delle persone hanno
un enorme vantaggio”, ha affermato.
Paul Gasser, direttore generale della Federazione Cooperative,
In una tavola rotonda, cui hanno preso parte tra gli
altri Alessandro Azzi (presidente di Federcasse), Diego
Schelfi (presidente della Cooperazione Trentina),
Andreas Pangl (segretario generale della Federazione
Raiffeisen austriaca) e Alexander Büchel (membro del
direttivo della Federazione Cooperative Raiffeisen
bavaresi), sono state infine discusse opportunità
e sfide future delle Casse Raiffeisen quali banche
cooperative, in un settore in fase di concentrazione e
in vista dell’imminente unione bancaria europea.
“Evitiamo una fiducia irrazionale – ha detto Azzi – in
questo contesto alle banche cooperative sono richiesti
impegni e sacrifici in più. I dati economici sono
tutti negativi, e la normativa dell’Unione bancaria
non fa sconti”. “Importante è saperci differenziare
– ha affermato Schelfi – rispetto alle altre banche.
Efficienti, con un’etica di fondo, ma diversi, non
omologati”(w.l.).
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CULTURA COOPERATIVA | finestra sul mondo
La curiosità del mondo
bussa alle porte del Trentino
Molte delegazioni hanno fatto tappa nella nostra provincia, per conoscere
o approfondire il modello cooperativo, le regole e i valori che lo rendono così
funzionale all’economia.
Alcune immagini degli ospiti da Corea del Sud e Mozambico.
Una cosa è certa. Non c’è Continente che non sia
interessato a conoscere la Cooperazione Trentina: la
sua storia ultracentenaria, la sua struttura, il suo essere
a servizio delle piccole come delle grandi località
attraverso quell’attenzione costante ai bisogni delle
comunità. Anche questo mese, infatti, sono state
numerose le delegazioni che hanno fatto tappa alla sede
della Cooperazione Trentina e alle sue cooperative.
Corea del Sud
I rapporti di conoscenza e stima reciproca che da
qualche anno si stanno costruendo tra Trentino
Cooperativo e Corea del Sud ha avuto una ulteriore
occasione per consolidarsi. Dopo l’importante
delegazione nazionale del settore agricolo ospitata il
14 e 15 ottobre, diretta dal Ministro dell’agricoltura,
alimentazione e sviluppo rurale Lee, Jae Wook e
che aveva incontrato i vertici della Cooperazione
agricola trentina in una due giorni di intenso
confronto con incontri istituzionali in Federazione,
accolti dal direttore generale Carlo Dellasega e dal
responsabile del settore Cooperative agricole, Michele
Girardi, visita alla Fondazione Mach, alle Cantine di
Mezzacorona e a Mondo Melinda, il 14 novembre è
stata la volta di una delegazione coreana composta da
15 rappresentanti sempre del settore rurale, capitanati
dal Research Institute of Agribusiness Strategy arrivata
a Trento per conoscere in modo specifico le attività
di educazione cooperativa scolastica promosse dalla
Federazione e illustrate dal responsabile dell’Ufficio
educazione cooperativa, Egidio Formilan.
Mozambico
Tra Trentino e Mozambico esistono rapporti pluriennali solidali, in
logica di cooperazione comunitaria. Per fare il punto sulle opportunità
di sviluppo di questi rapporti verso logiche di partenariato economico,
la Federazione, in collaborazione con la Provincia di Trento e il CAM
Consorzio Associazioni con il Mozambico, ha ospitato una delegazione
composta da rappresentanti del Governo nazionale, della Provincia
di Sofala e del Distretto di Caia. Il 12 novembre, giornata riservata
alla Cooperazione, si è fatto il punto su uno degli interessi principali
manifestati, quello della filiera lattiero casearia con una visita presso il
Caseificio di Lavarone e il Concast Trentingrana. Con una successiva
visita ad Aldeno “paese cooperativo”, i partner mozambicani hanno
preso inoltre atto dell'esperienza e delle buone pratiche di auto-governo
e di sviluppo territoriale legate al sistema cooperativo trentino, in una
prospettiva di auspicabile trasmissione delle conoscenze e di capacity
building. "Il nostro è un Paese in via di rapido sviluppo – ha osservato
la Ministra dell’amministrazione statale, Carmelita Namashulua – e
contiamo molto sullo scambio di buone prassi e sulla possibilità di
attivare forme di partenariato economico tra i nostri territori".
Cile
Partiamo dall’obiettivo: creare in Cile una struttura di ricerca sulla
cooperazione simile a Euricse. Per farlo una delegazione formata
da Eduardo Letelier, direttore di Confecoop, Beatriz Cid, docente
dell’Università di Concepción e Orieta Jara, dirigente di una cooperativa,
ha fatto visita a Euricse e alla sede della Cooperazione Trentina. Due
incontri per altrettanti focus utili a fornire agli ospiti indicazioni
concrete su cosa fare e quale iter avviare per trasformare la loro bella idea
in realtà. Ricordiamo che Confecoop è la Confederazione nazionale delle
cooperative cilene. Fondata nel 1968, la sede è nella città di Santiago.
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CULTURA COOPERATIVA | libri
Patrizio Bosetti e
La lega dei contadini
Utilizzare lo strumento cooperativo per far fronte al
senso di giustizia offeso, per riscattare la popolazione
schiacciata dallo sfruttamento, dall’ignoranza, dalla
miseria e dalla fatica. Cooperare per aiutare la classe
contadina ‘divisa, derisa e avvilita’. Questo era lo spirito
che animò l’impegno di Patrizio Bosetti (18831959), una spinta motivazionale che lo accomunò al
fondatore del movimento cooperativo trentino don
Lorenzo Guetti, che di lui fu convalligiano. Il nuovo
libro del prof Graziano Riccadonna, presentato
il mese scorso presso la sede della Cooperazione
Trentina, ci consente di riscoprire l’importante figura
di Bosetti, la cui vita di instancabile cooperatore
è ricca di contributi pratici e teorici: nel 1910
promuove la fondazione della Lega dei contadini, in
opposizione al partito popolare dei cattolici, dirige la
rivista ‘il Contadino’, il settimanale organo di stampa
del sindacato laico, scrive opuscoli e articoli, fonda
cooperative di primo e di secondo grado.
Bosetti riteneva che la cooperazione fosse un efficace mezzo per elevare
materialmente e spiritualmente le popolazioni contadine, suddite,
fino alla fine della prima guerra mondiale dell’Impero autro-ungarico
indifferente o distratto verso le sorti del Trentino, inserito in una fase
economica di profonda recessione.
“Bosetti e don Guetti – scrive nella prefazione il presidente del
movimento cooperativo trentino Diego Schelfi –, pur da posizioni
politiche radicalmente divergenti, partiranno dalle urgenze dei più
bisognosi, per innescare un processo di straordinaria emancipazione,
che ancora oggi, a distanza di 120 anni dalla fondazione della prima
cassa rurale a Quadra, ha posto le basi nella nostra provincia di un vero
e proprio distretto cooperativo, autonomo dalla politica ed estraneo alle
logiche del paternalismo e dell’assistenzialismo pubblico”.
Stampato dalla cooperativa Nuove Arti Grafiche su incarico della casa
editrice Edizioni Uomo Città Territorio, il libro è stato promosso dal
Comune di San Lorenzo in Banale insieme alla Federazione Trentina
della Cooperazione con il contributo della Regione. L’opera è in vendita
a 20 euro.
Pio, andata e ritorno
Da pochi giorni è uscito “Pio,
Andata e Ritorno”, ultima fatica
editoriale di Andrea Castelli. Il
libro in abbinamento editoriale
con il DVD è stato prodotto dalla
cooperativa Sirio Film e distribuito
dalle Edizioni Sirio.
Monologo fantastico di due amici
(Alcide e Pio) dispersi nel presepe
del professor Severini. Metafora
della vita, della sua difficoltà, delle
incomprensioni e delle paure.
L'avventura di Pio e di Alcide
(raccontata da Pio), l'incontro
con gli animali che parlano e
il viaggio periglioso pieno di insidie che
devono compiere con il Male sempre in
agguato dietro l'angolo. Allo storico
spettacolo registrato nel 1994 presso il
teatro di Aldeno, nel dvd si aggiungono
i contenuti extra: Come nasce Pio, Il
Presepe, Castelli disegna, Conversazione
con Giacomo Anderle, Rassegna Stampa
e l’immancabile ricetta da gustare per
Natale.
Lo spettacolo è stato registrato nel teatro
comunale di Aldeno sotto la direzione
di scena di Nicoletta Girardi. Costo del
cofanetto: 14 euro e 90 centesimi.
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OPINIONI
Bang! La parola
può uccidere
ORIZZONTI
di Umberto Folena
«È molto comune essere oggi,
nel nostro Paese, oggetto
di discriminazione. Basta
essere immigrati, o anziani, o
donne. Se poi si è di religione
musulmana, oppure obesi, o
di etnia rom, ancor di più. La
cronaca è purtroppo piena
di episodi che sembravano
scherzi, ma sono tragedie».
Don Antonio Sciortino,
direttore di “Famiglia
cristiana”.
«Non c’è un modo soltanto
per fare migliore il mondo, ma
imparare a usare le parole con
l’intelligenza e il rispetto che
le persone (e le stesse parole)
meritano è un modo davvero
alla portata di tutti».
Marco Tarquinio, direttore di
“Avvenire”.
di Umberto Folena
Lo chiamavano “ciccione”. O
in napoletano “polpettone”,
”panzone”, “chiattone”. Lui subiva
e soffriva in silenzio. Che cosa puoi
fare quando sei solo contro il bullo
nerboruto, con il suo codazzo di
gregari? Solo contro il branco?
Vincenzo, giovane di Pianura,
ha subito uno scherzo tragico e
criminale, seviziato con l’aria
compressa.
Un caso limite. Ma le parole fanno
male e, indirettamente, possono
uccidere il corpo. Lo spirito lo
uccidono di continuo, compresi
reputazione e onore. Accade di
continuo sui mass media: gettare
fango addosso a persone innocenti
al solo scopo di eliminarle.
Negli Usa, questa ignobile
esecuzione si chiama character
assassination, ossia uccisione della
personalità.
Sì, le parole uccidono. Non solo su
giornali, tv e web, ma ogni giorno,
in ufficio e a scuola, per la strada e in famiglia. Le
parole fomentano l’odio e generano violenza. Ad
esempio negli stadi, con epiteti lanciati al calciatore
avversario per via, di solito, del colore della sua pelle.
Ma accade di continuo.
Quattro di questi epiteti (“ciccione”, “ladra” solo
perché nomade, “negro” e “terrorista” solo perché
arabo) sono i soggetti della campagna sociale realizzata
dall’agenzia Armando Testa e lanciata da “Famiglia
cristiana”, “Avvenire” e i 190 settimanali diocesani
della Fisc, la loro federazione. «Anche le parole
possono uccidere. No alla discriminazione, l’altro è
come me» è una campagna a cui chiunque lo desideri
può aderire, perché libera e gratuita.
Le parole sono usate come proiettili, questo ci mostrano
le immagini. Sparati a volte con voluta cattiveria, altre
volte con noncuranza. Pesanti o apparentemente più
lievi, parole che fanno male e feriscono. Ciccione, ma
anche piccoletto. Femminuccia. Terrone.
Oltre alla vasta gamma di epiteti volgari per definire un
omosessuale. Parole che inquinano l’aria e avvelenano
la vita sociale. Parole che rendono tutti più cattivi.
Parole da evitare; e, per farlo, occorre cominciare a
rifletterci, per poter stare più attenti.
La campagna ha quindi valore per chiunque.
Per killer e vittime, per chi sente e non reagisce perché
preso da un senso di impotenza o, assai peggio, perché
condivide. Ha valore perché le nostre parole non
sono mai neutre ma ci definiscono senza scampo. Noi
siamo le nostre parole perché le parole sono frutto di
un pensiero, di una cultura, di un sistema di valori o
disvalori che abitano dentro di noi.
Chi “parla male”, purtroppo, quel “male” l’ha dentro
di sé. Quando le parole diventano proiettili, la pistola
è nelle labbra che le pronunciano, nei pensieri che le
formulano. Nel cuore.
Nessuna esagerazione: le parole sono importanti, e le
parole cattive ci rendono tutti peggiori.
Tutti, nessuno escluso.
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OPINIONI
LA PORTA APERTA
Un milione di nuovi
cooperatori?
Sì, ma non basta
“fare numeri”
di Franco de Battaglia
“Un paese arrabbiato e spaventato “nasconde” Ma qui sorge una domanda: “Davvero un milione”?
1 milione di nuovi possibili cooperatori”. è il Non c’è il rischio che siano come i “milioni di
risultato cui giunge un sondaggio SWG realizzato baionette” di antica memoria? Perché cooperare è
per Legacoop, in preparazione del 39° Congresso. facile a dirsi, ma difficile a farsi.
Un milione di potenziali cooperatori è un dato Non basta associarsi ad una cooperativa. Cooperare
importante, che acquista ancora più valore in quanto richiede coerenza, e se il milione possibile svela le
“controfaccia” della sfiducia che caratterizza il clima grandi aspettative che il movimento cooperativo
generale del Paese. Le cose non vanno bene. Solo il 17 suscita, impensierisce al tempo stesso per le difficoltà
per cento del campione interpellato sarebbe disposto, che prospetta nel preparare e motivare una massa così
imponente. Prudenza, quindi.
oggi, ad aprire un’impresa.
Ma di questo la metà, il 7 per cento, se dovesse La Cooperazione è una pianta che richiede
un terreno dissodato, non
farlo,
sceglierebbe
una
attecchisce ovunque, ha bisogno
forma cooperativa. Perché?
Solo
il
17%
delle
persone
di una cultura umana, prima
Sicuramente per la credibilità
che economica alle spalle.
che le cooperative sono riuscite
oggi aprirebbe un’impresa.
Presuppone che condividere sia
ad assicurarsi, ma forse anche
La
metà
di
loro
sceglierebbe
meglio che prendersi tutto.
perché c’è la percezione che solo
è l’opposto della massima che
la forma cooperativa.
una forma associata e solidale
oggi regge la competizione
può rimettere in movimento i
economica e il “grande gioco”
fondamentali
dell’economia,
può ricostruire una realtà di lavoro sulle macerie degli globale: “Winner takes all”.
No, invece, il vincitore non può prendere tutta la
automatismi di mercato.
Occorre, allora, forse tornare alla “persona”, occorre, posta in gioco, avere una classe media che paga le tasse
pur difendendo un mondo interconnesso, valorizzare è meglio che avere pochi ricchi che fanno filantropia.
le risorse locali, come fa la Cooperazione che è su questa linea che la Cooperazione deve operare.
non vende (o svende) i “gioielli di famiglia”, non Non farsi lusingare dai numeri, ma preparare il terreno,
privatizza le risorse comuni (come l’acqua) preludio dissodarlo. Anche perché ci sono altri “numeri” che
di prossimi impoverimenti, non esporta nei paradisi devono impensierire. Nelle “Notizie Cooperative”
fiscali i profitti… Forse c’è la sensazione, per tutte del 28 ottobre si legge un grido d’allarme: “La falsa
queste ragioni, che la Cooperazione non è solo un cooperazione mette a rischio 200 mila posti di lavoro”.
ammortizzatore delle crisi, ma lo strumento concreto Già. Quante sono le false cooperative che vengono a
per rivendicare il primato dell’economia reale su vincere gli appalti raccogliendo personale destinato a
quella virtuale, del lavoro sulla rendita. Occorre rimanere precario, a non radicarsi, a non costruire? E
cambiare strada, insomma, e un milione di lavoratori quanti sono i dirigenti che usano le cooperative per
disegni megalomani, o personali? Sono questi, oltre i
sono pronti a percorrerla.
numeri, i temi da affrontare.
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