La provvista delle risorse finanziarie
Giuseppe Squeo
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La politica della raccolta
•
•
L’attività bancaria sia quella tradizionale della
intermediazione finanziaria sia quella monetaria, possono
essere attuate quasi esclusivamente in funzione della
capacità di raccolta delle banche. Per converso il
patrimonio viene investito nelle immobilizzazioni
necessarie a far funzionare la banca e solo in minima
parte, rispetto al volume di attività di una banca
commerciale, in attività “core business” della banca.
Da qui:
la notevole importanza della provvista bancaria e del suo
ruolo crescente, soprattutto in presenza di una continua
disintermediazione e di un mercato finanziario sempre più
difficile e concorrenziale;
la necessità di fissare obiettivi di raccolta.
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Gli obiettivi della provvista
Gli obiettivi fissati per la provvista bancaria sono di natura:
• quantitativa, volti a fissare in termini assoluti e relativi il
volume di provvista che si intende realizzare;
• qualitativa, volti a fissare la struttura della provvista per
segmenti di clientela, per territorio, per strumenti tecnici, per
mercati, per scadenze e condizioni applicate.
Tali obiettivi vengono fissati nell’ambito di un piano più
ampio che riguarda tutta l’attività aziendale, con orizzonti
temporali definiti (piano annuale e triennale), utilizzando i
dovuti strumenti di marketing mix e sulla base di periodiche
verifiche, circa il conseguimento dei risultati prefissati.
Non è una buona norma fissare obiettivi irragiungibili, da
un lato potrebbero scoraggiare il personale, dall’altro
potrebbe comportare azioni volte a promettere situazioni
insostenibili e perdere alla lunga il cliente.
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La fissazione degli obiettivi quantitativi
Gli obiettivi quantitativi devono tenere presente innanzitutto il valore
dimensionale assoluto da conseguire, per motivazioni:
• economiche, in quanto devono assicurare copertura agli impieghi
dell’azienda. Una loro riduzione comporterebbe seri problemi di
mantenimento degli impieghi e dei fidi in essere (credit crunch:
incapacità di sostenere il raggiunto livello di accordato per riduzione
dei fondi disponibili, con problemi di contingentamento del credito). In
tal senso un obiettivo ulteriore è quello, insieme alle altre banche ed
alle autorità monetarie, di “generare il mantenimento della fiducia
nella moneta bancaria”;
• tecniche, poiché devono garantire i volumi minimi di transazioni
monetarie per essere ammessi nell’ambito dei sistemi di pagamento in
essere.
Ancora più importante è il raggiungimento di livelli assoluti nella fase
di start up di una banca o di un suo sportello per raggiungere la
dimensione che assicura il punto di pareggio.
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Gli obiettivi in termini relativi
La fissazione degli obiettivi di provvista in termini relativi
implica, che la banca può fare riferimento:
• alla situazione di partenza (esercizio precedente) e fissare una
variazione percentuale, di solito in aumento, a meno che non si
stia attraversando una situazione di crisi di liquidità;
• alla quota di mercato detenuta, per cui un tasso di crescita
maggiore o minore di quello del sistema creditizio nel mercato di
riferimento può influire aumentando o riducendo tale quota;
• alla dinamica più ampia del risparmio nazionale ed a quello
dell’area di riferimento. In questo caso si fa riferimento alla
capacità della banca di confrontarsi non solo con il sistema delle
banche ma anche con tutti gli altri competitors operanti nell’area
di insediamento.
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Gli obiettivi qualitativi della provvista
Definita la quantità di fondi da raccogliere si passa a definire
alcune caratteristiche che deve avere la provvista, in particolare
il suo grado di:
 stabilità, capacità della raccolta di non oscillare in un certo
periodo di tempo;
 elasticità, capacità della raccolta di adeguarsi alle mutate
condizioni di mercato;
 economicità, capacità di contenere la raccolta in limiti
economici accettabili dalla redditività dell’azienda, in relazione
ai prezzi di mercato.
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La stabilità della provvista
E’ un obiettivo che è direttamente proporzionale alla
dimensione della banca; esso è collegato:
 in minima parte alla scadenza degli strumenti utilizzati, che
però rendono anelastica la raccolta;
 maggiormente alla possibilità di generare effetti compensativi, correlati alla capacità della banca di “saldare il circuito
finanziario”: fare in modo che una uscita monetaria si
trasformi in una entrata monetaria.
Quando un cliente preleva una somma di denaro (uscita
monetaria), l’ideale sarebbe che il destinatario fosse a sua
volta cliente della stessa banca (entrata monetaria della stessa
partita).
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La stabilità della provvista (2)
In termini analitici: l’obiettivo non è avere l’insieme dei
singoli depositi con la varianza più bassa (garantiscono
pochi ricavi non finanziari e sono poco elastici) ma
minimizzarne la varianza complessiva.
Questa affermazione di fatto correla positivamente la
dimensione della banca alla stabilità della sua raccolta, in
quanto la minimizzazione della varianza può essere ottenuta
in funzione del frazionamento della raccolta in termini:
territoriali,
settoriali,
dimensionali,
per forme tecniche.
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L’elasticità della provvista
L’elasticità della provvista è la capacità della raccolta di mutare la
sua struttura in funzione delle variazioni congiunturali e strutturali
del mercato, contribuendo a conferirne stabilità ed economicità
(diversificazione e facilità di conversione).
Ad esempio, quando nella seconda metà degli anni settanta a
causa dell’alta inflazione scesero i corsi dei titoli a reddito fisso e
lo Stato entrò sul mercato a breve con i bot, immediatamente le
banche adattarono il conto corrente da strumento di gestione
della tesoreria delle unità economiche a strumento di
investimento finanziario, conferendo un tasso di interesse
adeguato alla svalutazione e facilmente modificabile, in funzione
della variazione dei tassi. In questo modo le banche hanno
consentito ai risparmiatori di mantenere liquidi i propri fondi e di
adeguare i rendimenti all’inflazione.
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L’economicità della provvista
Il costo della provvista è funzione della scadenza dello
strumento, del suo grado di liquidabilità, del livello dei tassi
policy internazionali e nazionali, del livello organizzativo (rete,
promotori, banca virtuale).
Infatti il contenuto di un tasso di interesse è dettato:
• dal rendimento degli altri strumenti finanziari che il mercato
offre (essenzialmente i tassi policy regolano i prezzi degli
strumenti finanziari con rischio sostanzialmente nullo);
• dai costi organizzativi di raccolta, per cui quella derivata o
fatta tramite la banca virtuale avviene a costi molto più bassi di
quella fatta direttamente presso gli sportelli;
• dalla sua scadenza (impegno temporale).
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L’economicità della provvista (2)
Per determinare il costo della raccolta si possono usare tre metodi.
• il costo medio storico, rapportando gli interessi pagati per la forma
tecnica di raccolta all’ammontare medio della specifica passività in essere.
Tale metodo ha il vantaggio della semplicità e della confrontabilità con
altre banche, ma lo svantaggio di non considerare gli altri oneri di raccolta;
• il costo medio prospettico di tutti i fondi in essere ad una certa data futura
come stima del costo marginale. Metodo non significativo se finalizzato ad
avere una dimensione reale del costo della raccolta, considerando che per
essere marginale la raccolta dovrebbe essere sempre effettuata a costi
efficienti ( i minimi possibili). Tecnica usata per definire i break even
point di sportello o di funding;
• il costo marginale, stabilendo l’ammontare complessivo dei fondi
aggiuntivi e gli oneri collegati alle diverse forme di raccolta. Serve per
valutare le strategie di diversificazione delle forme di raccolta.
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La composizione della provvista
La provvista bancaria comprende l’insieme delle risorse ottenute
dalle banche a titolo di presitito, ed è composta:
 dalla raccolta diretta, in quanto acquisita direttamente dalla
clientela. Tale raccolta a sua volta è composta:
 dai depositi (conti correnti, assegni circolari, depositi a
risparmio, certificati di deposito e pronti contro termine
passivi per le banche);
 dalle obbligazioni emesse dalle banche;
 dalla raccolta derivata, composta dalla raccolta fatta
sull’interbancario nazionale ed internazionale. Derivata in quanto
si acquisisce raccolta effettuata da operatori terzi.
Si definisce raccolta indiretta l’insieme dei titoli e altri valori di
terzi non emessi dalla banca segnalante, ricevuti in deposito a
custodia, in amministrazione o in connessione con l’attività di
gestione di patrimoni mobiliari.
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La definizione degli obiettivi
Sostanzialmente la “pianificazione”, analizza lo scenario
esterno, valutando, in relazione alla situazione economicocongiunturale dell’area di riferimento, l’andamento del pil
nominale e di quello reale (utilizzando studi previsivi
ufficiali e di appositi istituzioni). Questo consente di fare
determinate valutazioni sulla propensione al risparmio
individuando il livello di tale aggregato. Quindi, in funzione
dell’andamento della concorrenza con gli altri operatori
finanziari, si può stimare la quantità di raccolta che affluirà
alle banche. In funzione della stima della raccolta bancaria si
potrà fissare il proprio obiettivo di crescita, che andrà poi
ripartito tra la varie strutture territoriali aziendali. Possono
essere utilizzate procedure top-down o down-top o di tipo
misto, per definire gli obiettivi di istituto e di filiale.
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Il territorio di riferimento
E’ evidente l’importanza della definizione della situazione
economica del territorio di riferimento in termini di:
 articolazione della sua popolazione in funzione del tasso di
anzianità, di ricchezza pro-capite, di presenza di strutture
industriali;
 prospettive di crescita o di declino;
 specializzazione bancaria, nel senso che ci si può trovare in
presenza di territori a basso o nullo tenore di industrializzazione
ma con popolazione a buon reddito pro-capite (città dormitorio),
aree ad alto tenore di industrializzazione ma a bassa densità
abitativa (aree industriali), aree equilibrate sostanzialmente
autosufficienti. Nel primo caso si avranno realtà bancarie
specializzate nella raccolta, nel secondo specializzate negli
impieghi e servizi alle imprese, nel terzo equilibrate nell’ottica
delle fonti/impiego.
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La dinamica italiana
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Il sistema finanziario italiano negli ultimi cinquant’anni ha
conosciuto:
una fase di iperintermediazione bancaria durata fino a quasi tutti
gli anni settanta;
una prima fase disintermediazione della raccolta dalle banche ai
titoli di Stato durata sostanzialmente fino ai primi anni novanta;
una fase di disintermediazione dai titoli di Stato al risparmio
gestito e agli impieghi verso l’estero;
attualmente vi è una forte fase di incertezza determinata sia dai
bassi tassi di interesse sul mercato monetario e su quello dei titoli
a lunga scadenza, sia dalla caduta dei corsi azionari e delle
quotazioni dei fondi.
Anche a seguito della caduta dei tassi si è ridotta negli ultimi
tempi la propensione al risparmio degli italiani.
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Il marketing della raccolta
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La forte disintermediazione che ha interessato la raccolta delle
banche italiane ha stimolato a partire dagli anni ottanta lo sviluppo
di forme di marketing sempre più evolute.
In tal senso gli strumenti adottati dal marketing bancario, sono,
ovviamente, gli stesso delle altre aree economiche:
il prodotto, facilmente imitabile nella struttura giuridica ma non
nella qualità, che ha avuto una significativa evoluzione;
il prezzo, rappresentato dal costo della raccolta dato sia dal costo
finanziario che da quello di struttura;
i punti di vendita, che hanno segnato soprattutto negli ultimi anni
una forte evoluzione;
la pubblicità che nelle banche da istituzionale è stata sempre più
rivolta ai prodotti ed alla qualità della banca.
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Gli strumenti della provvista
In particolare i vari strumenti di provvista della banca saranno
analizzati in seguito, ove saranno considerate le varie forme
tecniche, oltre che negli aspetti contabile-legale, anche nelle
caratteristiche di stabilità, elasticità ed economicità.
In generale le passività bancarie possono distinguersi in due
categorie:
• quelle con funzione di investimento, più o meno durevole del
risparmio;
• quelle con funzione di servizio, prevalentemente di natura
monetaria.
Le due categorie non costituiscono due insiemi separati, ma sono
miscelabili in alcuni strumenti finanziari.
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Le passività bancarie con funzione di
investimento
Si fa riferimento a quelle passività in grado di fornire al
risparmiatore-investitore un adeguata remunerazione, in relazione
al tempo, al rischio e alla liquidabilità del titolo.
L’obiettivo del risparmiatore è quello di garantirsi il migliore
rendimento possibile, tenendo presente che:
 mira a proteggere l’investimento dall’inflazione;
 ad assicurarsi un rendimento reale;
 liquidare l’investimento in un periodo più o meno predefinito.
Con riferimento alla redditività gli strumenti finanziari possono
essere composti di due componenti:
• i redditi da capitale,
• i redditi diversi (capital gain).
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Le passività bancarie con funzione di investimento: la
liquidabilità
La liquidabilità di uno strumento finanziario è la sua attitudine ad
essere trasformato in moneta con costi relativamente bassi.
Ogni strumento ha una sua liquidità (interna), data dalla
scadenza, che può essere a vista o nell’estremo costituire una
immobilizzazione finanziaria come un’azione.
La liquidabilità dello strumento finanziario (liquidità esterna),
invece, fa riferimento alla possibilità di smobilizzare il titolo
prima della scadenza naturale. E’ evidente che questa
caratteristica è legata dalla presenza di un mercato o un
intermediario disposto a fare da controparte. Lo smobilizzo
anticipato può fare incorrere il detentore in un rischio di mercato
(valuta e quotazione). E’ questa una caratteristica importante per i
risparmiatori.
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Le passività bancarie con funzione di
investimento: il rischio
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•
I rischi associabili a queste passività bancarie possono essere
ricondotti a quello di:
insolvenza della banca;
valutario, se la passività è in valuta diversa da quella
nazionale;
inflazione, soprattutto se il rendimento netto è negativo;
mercato, collegato all’andamento dei tassi policy e ai
rendimenti azionari.
Da evidenziare come, almeno in Italia, venga molto poco
percepito il rischio di insolvenza, mitigato sia dal FITD sia
dalla Vigilanza protettiva della Banca d’Italia.
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Le passività bancarie con funzione di
investimento: le politiche di raccolta
Le banche cercano di attrezzarsi per soddisfare le esigenze della
clientela che intendono acquisire strumenti finanziari volti
all’investimento.
In tal senso vengono ipotizzate azioni di marketing sia strategico
sia operativo (marketing mix).
Va evidenziata la facile imitabilità dei prodotti bancari, per cui
l’unico vero strumento di differenziazione è la qualità del
servizio o la capacità di miscelare rendimento, rischio e
liquidabilità.
In tal senso vi è una ampia gamma di passività finanziarie che la
banca può mettere a disposizione, misurando la combinazione di
tali strumenti in funzione delle esigenze della clientela. In tal
senso strategica è la sua segmentazione.
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Le politiche di prezzo
- Commissioni
(recupero spese)
Prezzo
raccolta
Costo prodotto
+ Costo finanziario
(interessi)
Grado concorrenza
difensiva
Strategia marketing
- Valute applicate
(minori interessi)
La tariffazione:
aggressiva
esplicita, quando i costi (interessi passivi) o i ricavi (commissioni, valute)
associati ai singoli elementi vengono perfettamente specificati e gli importi dovuti
sono proporzionati a tali elementi;
forfettaria, quando si determina un compenso onnicomprensivo. Ad esempio
remunerazione zero del deposito e non si pagano le commissioni;
mista, quando ad una parte forfettaria si aggiunge una commisurata alla frequenza
delle operazioni ed alla giacenza media del deposito.
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Le politiche di distribuzione
In merito vale evidenziare quanto detto sulla struttura
organizzativa.
Mentre nel passato sicuramente la vicinanza dello sportello al
risparmiatore era un importante punto di forza, ora la situazione
si è modificata in funzione della possibilità di adottare strategie
multicanale e di poter fare banca a distanza. Resta importante la
funzione dello sportello, come importante elemento di marketing
per aumentare e migliorare la raccolta ma si è attenuata la sua
importanza strategica in funzione della presenza di una rete di
promotori, di poter fare banca a distanza (phone banking, internet
banking e home banking).
Inoltre, in un ambiente oligopolistico, con una offerta
indifferenziata per prodotti e qualità di prodotti, lo sportello
assumeva una funzione decisiva, ora invece viene valutato dal
risparmiatore insieme ad altri elementi, tra cui la varietà e la
qualità dei prodotti e dei servizi offerti.
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Le politiche di pubblicità
Ultimamente, nello stimolare e rafforzare la raccolta ed il rapporto
di clientela, stanno sempre più avendo importanza le politiche
pubblicitarie e di promozione delle vendite.
Nell’ambito di questo fattore di marketing, si distinguono diverse
tipologie di pubblicità:
• la pubblicità di rafforzamento di immagine della banca, volta a
migliorane lo standing e realizzate in occasioni straordinarie come quelle
relative a operazioni di fusioni o privatizzazioni;
• la pubblicità per rafforzare il legame con il territorio, sponsorizzazione
di manifestazioni culturali e sportive locali, apertura di filiali;
• la pubblicità di prodotto, volta a far conoscere i nuovi prodotti
evidenziando non solo l’innovazione o l’allargamento della gamma di
offerta ma anche la qualità associata e la possibilità di soddisfare tutti i
bisogni della clientela.
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La segmentazione della clientela: un esempio.
Large
corporate
Small
business
Customer
Famiglie o privati
Corporate
Coporate
Private
Affluent
Mass
market
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Le passività bancarie con funzione di
investimento: le strategie
Le strategie di costo, molto utilizzate, hanno il grande limite della
facilità di imitazione. Ciò, ovviamente, nell’ambito della capacità
di assorbire nel conto economico gli aumenti di costo collegati a
questa leva di marketing.
L’esistenza di una correlazione tra costo complessivo della
raccolta e livello della stessa, comunque, dimostra l’efficacia in
tal senso del fattore prezzo.
Anche se il rendimento è l’obiettivo maggiore che la clientela
orientata all’investimento finanziario intende conseguire, può
essere utile combinare questo obiettivo con la liquidabilità su
scadenza protratta. Qui sarà importante la capacità della
banca di porre in essere strumenti facilmente smobilizzabili
da parte del cliente e facilmente girabili ad altra clientela.
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Le passività bancarie con funzione di
investimento: le strategie (2)
L’altro elemento importante che si può abbinare ai due
precedenti è il rischio, per cui, a clienti poco propensi al rischio,
si possono offrire strumenti immunizzati o consentire coperture
parziali o totali dal rischio, qualora il cliente faccia previsioni sul
futuro andamento dei tassi, dei cambi o dei corsi.
In tal senso le caratteristiche distintive di una banca rispetto
all’altra cominciano ad essere sensibili e chi riuscirà a soddisfare
con efficacia ed economicità tali richieste della clientela otterrà
notevoli vantaggi competitivi.
Ad esempio ad un cliente che contemporaneamente intende
raggiungere obiettivi di redditività “garantita” e di “gioco da
borsa”, gli si può proporre una composizione dell’investimento in
vari strumenti che contemplino entrambi i prodotti nella
proporzione indicata dal cliente.
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Le passività bancarie con funzione di servizio
Le esigenze finanziarie dei risparmiatori potrebbero contemplare
un impiego cogente dei loro risparmi ma in tempi indefinibili.
In tal caso il risparmiatore non dà al proprio investimento
finanziario la priorità al rendimento dello stesso, ma alla sua
capacità di essere strumento di pagamento a basso costo.
In tal senso assume priorità:
• l’efficienza del servizio in termini velocità di esecuzione;
• della possibilità di agire senza limiti di tempo e di spazio;
• del costo associato al servizio.
Anche in questo caso va evidenziata la facile imitabilità di questi
prodotti e della comunanza dei circuiti di cui godono le banche,
almeno per l’interno. Più differenziante è la fruibilità sull’estero.
Molto differenziante è il costo del servizio.
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Le passività bancarie con funzione di servizio (2)
Dal lato della banca l’emissione di tali passività è molto ambita,
in quanto garantiscono cospicue masse di deposito a basso o
nullo prezzo finanziario.
Infatti, riconoscendo la natura di servizio i risparmiatori, non
solo accettano le basse remunerazioni di tali disponibilità, ma
pagano anche le spese collegate all’uso delle operazioni
bancarie collegate.
La banca sotto il profilo economico ottiene un doppio vantaggio:
• un basso (c/c) o nullo (assegni circolari) costo finanziario;
• ricavi non finanziari che teoricamente dovrebbero coprire le
spese di servizio, ma che se ben gestiti, superando la massa
critica, si possono trasformare in ricavi netti e guadagni di valuta.
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Le politiche di raccolta: la raccolta derivata
Per stare sul mercato interbancario normalmente serve un minimo di
dimensione, per gli importi attivati, per le competenze e
l’organizzazione richiesta.
Normalmente a questo mercato si ricorre in via residuale, rispetto
alle esigenze finanziarie non esaurite con il solo ricorso alla raccolta
diretta o per cogliere occasioni di
business (arbitraggi o
speculazioni) su questo mercato.
Comunque gli aspetti da valutare sono :
• l’effettiva disponibilità dei fondi funzione dello spessore del
mercato e del rating o standing detenuto dalle banche;
• la volatilità dei fondi all’ingrosso, data la forte sensibilità ai tassi
di mercato e allo standing delle banche;
• il costo dei fondi all’ingrosso, costituiti sia dal costo del
finanziamento (più elevato della diretta) che da quelli operativi
(bassissimi).
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Le politiche di prodotto
Il marketing di prodotto mira ad offrire al risparmiatore il prodotto o la
combinazione di prodotti che gli risolvono i mix di esigenze di servizio di
incasso-pagamenti ed investimento.In tal senso l’offerta di prodotti bancari
appare oggi molto vasta, potendo distinguere:
Prodotti semplici:
– depositi-moneta, costituiti da quei prodotti di accumulo o di tesoreria come il
c/c o il deposito a risparmio ordinario. In questa categoria rientrano gli assegni
circolari;
– depositi-tempo, dati dalle forme di raccolta essenzialmente finalizzate alla
redditività e dotati di un basso grado di liquidità come i depositi vincolati, i
certificati di deposito e le obbligazioni emessi dalle banche.
Prodotti complessi:
– i “pacchetti”, c/c con l’offerta aggiuntiva di servizi come le carte di debito, di
credito, etc., normalmente mirati a singole categorie di risparmiatori;
– prodotti strutturati, che offrono più combinazioni rischio/rendimento
nell’ambito dello stesso prodotto finanziario (obbligazioni strutturate).
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Le passività bancarie
Deposito a
risparmio
ordinario
Conti
correnti
Carte credito
Servizi
I depositi-moneta
aggiuntivi
pacchetti
normali
strutturate
Carte debito
Obbligazioni
Pagamenti automatici
I depositi-tempo
Pronti
c/termine
Certificati
di deposito
Depositi a
risparmio
vincolato
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Possibile classificazione dei depositi
Depositi
semplici
Certificati
deposito
Liberi
Depositi
bancari
Depositi a
risparmio
Vincolati
Condizionati
c/c di corrispondenza passivi
Raccolta
diretta
impropria
Pronti contro termine
Assegni circolari
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I libretti di deposito a risparmio
•
•
•
•
I documenti rappresentativi dei depositi a risparmio sono “i libretti di
deposito a risparmio” che possono essere:
nominativi, qualora sul libretto sia indicato uno o più nomi, (specimen
firma) limitatamente ai quali è riservata la possibilità di prelevare
somme di denaro o di estinguere il deposito stesso;
portatore, libretto sul quale non vi è indicato alcun nome, o, anche se
pure indicato non ha conseguenze giuridiche, in quanto può essere
liberamente utilizzato in deposito e prelievo da qualunque persona.
I depositi nominativi possono essere cointestati a più persone, con firma
congiunta (nei prelievi presenza di tutti gli intestatari) o firma disgiunta
(ogni intestatario può prelevare da solo, senza l’obbligo della banca di
raccogliere l’adesione degli altri).
Possono essere:
ordinari, se si possono versare e prelevare fondi senza preavviso;
vincolati, se i fondi sono disponibili alla scadenza o se liquidati prima
sono assoggettati a particolari costi.
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Il conto corrente di corrispondenza passivo
Il conto corrente di corrispondenza è un contratto in base al quale la
banca si impegna a compiere tutti gli incarichi e le operazioni che, nei
limiti contrattuali e di uso, le saranno affidati dal cliente.
Sotto l’aspetto giuridico esso assume sia la natura di deposito bancario,
in virtù del quale la banca si obbliga a ricevere e il denaro che il cliente
versa, sia quella di mandato, in senso lato, per cui esegue le gli incarichi
che nell’ambito dei limiti contrattuali, gli vengono conferiti.
Il conto non è movimentato solo con movimenti per cassa, ma anche
con operazioni di natura scritturale. Il conto si alimenta con i
versamenti effettuati per cassa o provenienti da giroconti o disposizioni
di accredito; si riduce a seguito di emissione di assegni, di disposizioni
di pagamento e di giroconti passivi, etc.
Sulla giacenza del conto sono corrisposti interessi (normalmente i più bassi)
sono previste commissioni per operazione e tenuta conto. La liquidazione
almeno annuale può essere anche trimestrale o semestrale in funzione di quale
liquidazione è adottata per i c/c attivi.
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Estratto conto
L’estratto conto è il documento che la banca deve inviare al
correntista con la periodicità concordata (non meno di una
volta all’anno), solitamente entro trenta giorni dal periodo
cui si riferisce, nel quale sono riportati in ordine cronologico
tutte le operazioni registrate sul conto corrente nell’arco di
tempo considerato. Vale il silenzio assenso, cui è approvato
se entro 60 giorni non vi è opposizione.
Sono riportati i calcoli della liquidazione con evidenziazione
delle operazioni poste in ordine di valuta, calcolo dei numeri
computistici (ggXsaldo), interesse, spese tenuta conto, spese
di liquidazione e ritenuta fiscale.
Con accordo Abi sono stati predisposti schemi standardizzati,
per facilitare la loro comprensione.
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I certificati di deposito
“I certificati di deposito sono titoli di credito, rappresentativi di
un deposito semplice, trasferibili, nominativi a o al portatore,
vincolati per un determinato periodo di tempo.”
Questi titoli sono riservati alla circolazione per cui devono
indicare la denominazione della banca, il capitale sociale versato
della banca, il valore nominale e gli elementi necessari per la
determinazione della remunerazione del prestito, le modalità di
rimborso.
Con riferimento alla scadenza ed alla valuta si distinguono in:
• certificati a breve, con scadenza compresa nei 18 mesi;
• certificati a medio termine, se superiori ai 18 mesi con un
massimo di 5 anni;
• in valuta, se emessi in moneta diversa dall’euro, in questi casi il
rendimento comprende il rischio di cambio.
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I pronti contro termine
Le operazioni pronti contro termine (vendite con patto di riacquisto) sono le
operazioni con le quali un soggetto compra a pronti dalla banca una determinata
quantità di titoli e contemporaneamente si impegna a vendere, al termine
convenuto ed alla medesima banca, un pari quantitativo di titoli della stessa
specie ad un prezzo stabilito.
In questo modo le banche vendendo a pronti fanno provvista, incassando il
controvalore, che restituiranno alla scadenza quando ricompreranno i titoli. E’
evidente che la banca fa provvista per il periodo di durata dell’operazione.
Il prezzo è nel differenziale tra il prezzo iniziale e quello finale.
Sono operazioni a breve di durata normalmente non superiore ai sei mesi.
L’operazione prevede l’uso di titoli di mercato monetario con prevalenza dei
titoli di Stato.
Normalmente il rendimento corrisposto corrisponde a quelle vigenti in quel
momento sul mercato monetario.
Sono assoggettati alla ritenuta fiscale del 12,5%.
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Gli assegni circolari
L’assegno circolare è un titolo di credito all’ordine che contiene
la promessa incondizionata della banca emittente di pagare a
vista una somma di denaro.
Sono emessi dietro richiesta del cliente e con corresponsione
immediata dell’importo corrispondente.
L’assegno circolare è un mezzo di pagamento e quindi non
configura la fattispecie del deposito.
Ma al di là della sua natura giuridica, di fatto la continuità con
cui vengono emessi ed estinti, il periodo medio di tempo di vita,
ridotta negli ultimi tempi per la diffusione del conto corrente e
dei sistemi di pagamento elettronici, garantiscono una giacenza
media che corrisponde ad un vero e proprio deposito a costo zero,
relativamente agli interessi.
Il costo degli assegni circolari è legato al materiale utilizzato, alle
procedure di emissione ed estinzione.
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Le obbligazioni bancarie



Le obbligazioni sono sono titoli di debito che impegnano l’emittente al rimborso
del capitale oltre che degli interessi, di ammontare fisso o variabile nell’arco
della durata stabilita. Esse sono classificabili in:
Ordinarie, che si dividono a loro volta in obbligazioni:
 con cedola a tasso fisso e variabile (agganciato a parametri di mercato)
con periodicità normalmente semestrale;
 zero coupon, non danno un interesse periodico ma sono emesse con la
formula dello sconto.
Convertibili, sono simili a quelle ordinarie avendo in più una opzione che
consente, ad una data predeterminata la possibilità di optare per la loro
trasformazione in azioni con un rapporto di cambio predeterminato.Con
riferimento alla conversione essa può essere:
 diretta, se dello stesso emittente;
 indiretta, se di società diverse dall’emittente.
Il diritto di opzione viaggia insieme al titolo, nel senso che tali obbligazioni
o saranno rimborsate o trasformate in azioni.
Cum warrant, è un titolo simile al precedente si differenzia per il fatto che il
titolare del diritto in un certo periodo può acquistare o sottoscrivere azioni (o
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strumenti finanziari) ad un prezzo prefissato.
La funzione economica delle obbligazioni
•
•
•
•
•
•
•
Il ruolo assunto da questo strumento nel soddisfare contemporaneamente le esigenze
degli emittenti e quelli degli investitori, varia in relazione al tipo di strumento adottato.
per le banche costituisce una provvista di fondi a medio lungo per copertura di
operazioni simili;
per il risparmiatore un investimento finanziario a medio lungo con facilità di smobilizzo,
rischio mediamente contenuto e rendimento garantito con rischio di tasso ove non
indicizzato;
per i convertibili, inoltre, è uno strumento di mantenimento del rapporto di deposito, in
attesa che si realizzino o non le condizioni sospensive in attesa che venga esercitata
l’opzione;
ai clienti consente di guadagnare e osservare mantenendo una opzione di diventare
azionista;
alle imprese (o banche se diretti) di poter ottenere il finanziamento con interessi
deducibili, per poter realizzare i propri progetti;
per gli azionisti di comando (familiare) consente di mantenere per il periodo di
osservazione il controllo della società ed eventualmente, solo nel caso si ritiene
opportuno non investire ulteriormente nell’azienda poiché i risultati non sono quelli
sperati, si rinuncia all’opzione;
per l’impresa finanziata consente di ottenere i finanziamenti per realizzare gli
investimenti programmati, in favore fiscale (deducibilità degli interessi) e
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successivamente di ripatrimonializzarsi.
I titoli strutturati
Sono obbligazioni complesse, il cui rendimento è normalmente
strutturato in due parti:
• quella garantita, composta di solito dal rimborso del capitale
investito;
• quella variabile, agganciata ad un indicatore finanziario (indice
azionario, su valuta o su merci).
La parte variabile è commisurata, di solito, come multiplo delle
variazioni del valore di riferimento.
Sostanzialmente è una scommessa, la banca, garantisce il
rimborso del valore nominale del titolo; poi, ove l’indicatore
prescelto ha l’andamento sperato distribuisce l’utile in
proporzione all’intensità del fenomeno, altrimenti l’investitore
avrà subito una perdita in conto interessi (remunerazione zero o
inferiore a quella di mercato) ma non in conto capitale.
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frazionamento della raccolta - Facoltà di Scienze Economiche ed