MENU’ DELLA SERATA
“Conosco i sentimenti di mio figlio?”
Scoprire cosa
sente e pensa un figlio
nelle varie fasi evolutive
orienta il genitore
nell’ esperienza educativa
•Prendere consapevolezza dei
sentimenti e dei pensieri di un
figlio nelle diverse età evolutive
•Orientarsi sulle strategie efficaci
da adottare per affrontare con
serenità il compito educativo
1° STADIO DELL’ESISTERE (0-6 mesi)
Il bambino si sente AMATO
se soddisfa i bisogni primari fisiologici e psicologici.
Accarezzare, toccare, ricevere CAREZZE serve a
fare sentire il bambino meritevole di esistere cos’ì com’è.
Quando il bambino inizia a sorridere, utilizza uno
strumento per invitare e trattenere le persone in
particolar modo la madre sulla quale si concentra con
un ATTACCAMENTO ESCLUSIVO.
Il piccolo si distacca con più sicurezza quando
riceve stimoli fisici e psicologici
(tono di voce, permessi che gli segnalano che è pronto ad
andare nel mondo essendo ormai
in grado di proteggersi da solo)
2° STADIO DELL’ESPLORAZIONE (18-24 mesi)
Si rafforza il sentimento di
FIDUCIA e di VICINANZA
Il bambino ha bisogno di conoscere liberamente
il suo CORPO e l’ AMBIENTE
LA MADRE È IL SUO PUNTO DI RIFERIMENTO
al quale può tornare nei momenti di difficoltà per
ricevere conferme rispetto alle scoperte che fa.
E’ importante individuare un EQUILIBRIO tra
BISOGNO DI PROTEZIONE e quello di
ESPLORAZIONE
2° STADIO DELL’ESPLORAZIONE (18-24 mesi)
Il genitore fornisce protezione
- rendendo
l’ AMBIENTE SICURO,
- fornendo ALTERNATIVE in situazioni pericolose ,
- mettendo a disposizione OGGETTI E GIOCATTOLI
SEMPLICI.
- proteggendolo dalle persone che lo vogliono sempre seduto,
garbato, pulito …
Il genitore soddisfa il bisogno di esplorazione
- ricercando un nuovo equilibrio tra
CAREZZE CONDIZIONATE (sul fare) e
INCONDIZIONATE sull’essere)
- giocando con lui quando lo chiede, permettendogli di
sperimentare un ampio repertorio di SENTIMENTI: gioia,
contentezza, eccitamento, rabbia, paura, frustrazione …
3° STADIO DELLA PRIMA SEPARAZIONE (18 m- 3 anni)
Comincia ad usare il pensiero
per ottenere ciò che vuole e ciò di cui ha bisogno.
L’attenzione del bambino ora è rivolta alle persone.
Per separarsi dal rapporto simbiotico con la madre si
comporta in modo oppositivo (“I terribili 2 anni”)
per apprendere i suoi limiti.
E’ importante reagire all’opposizione cercando di pensare e
risolvere i problemi dal punto di vista di un bambino di 2 anni.
Pensare che il sapere dire di “no” al momento giusto è
essenziale per la costruzione dell’autostima
e gli sarà utile per il futuro.
3° STADIO DELLA PRIMA SEPARAZIONE (18 m- 3 anni)
Il bambino comincia a riconoscere le emozioni
Identifica verbalmente le emozioni ed ha bisogno di sviluppare il
proprio modo di pensare e sentire le proprie emozioni.
E’ assalito da dubbi e perplessità legati alla PAURA di perdere
l’affetto della persona amata.
Bisogno di RASSICURAZIONE circa i SENTIMENTI della
madre nei suoi confronti per potersi distaccare da lei
Si mettono le basi per la FIDUCIA nell’essere accolti e protetti
Dai 24 ai 36 mesi si ha la fase dell’EMPATIA
Si fonda il senso di APPARTENENZA alla propria famiglia
4° STADIO DELLA SOCIALIZZAZIONE, DELL’IDENTITA’
E DELL’IMMAGINAZIONE (3-6 anni)
A 4 anni distingue
i pensieri dai sentimenti e dalle
azioni. Identifica e parla dei sentimenti propri e di quelli degli altri
E’pronto a imparare a esprimere i sentimenti in maniera adeguata
Prova DOLORE quando non ottiene ciò che vuole e utilizza
questo sentimento per creare soluzioni alternative.
Spesso esprimono GELOSIA per le affettuosità che si
scambiano i genitori e chiedono loro di smettere perché possono
nutrire sentimenti sessuali nei loro confronti
(vogliono sposare la mamma /il papà)
E’bene definire il ruolo di coppia della mamma e del papà
4° STADIO DELLA SOCIALIZZAZIONE, DELL’IDENTITA’ E DELL’IMMAGINAZIONE (3-6 anni)
Nel gioco con un altro bambino, comincia ad
essere consapevole che ha che fare con una
persona separata da lui e non con una cosa.
Molti bambini hanno amici immaginari
(indice dello sviluppo dell’immaginazione)
E’ la fase del pensiero magico
(pensa che se pensa una cosa si può
realizzare)
per aiutarlo a capire il suo.
5° STADIO DELL’ATTIVITA’ CREATIVA,
DELLA COSTRUZIONE E DELLA COMPETENZA (6-12 anni)
Con l’inizio della scuola elementare
il bambino capisce cosa c’è al di là della struttura familiare
Valuta le proprie forze e debolezze e nota
le differenze con i coetanei
(aspetto fisico, chi è più o meno simpatico …)
Nel gruppo sperimenta sentimenti naturali:
competizione, frustrazione, gioia, disappunto e ha
l’opportunità di capire come affrontare le emozioni legate
alla vittoria e alla sconfitta.
I bambini e le bambine tendono a formare gruppi separati
per permettere di identificarsi meglio nel proprio sesso
5° STADIO DELL’ATTIVITA’ CREATIVA,
DELLA COSTRUZIONE E DELLA COMPETENZA (6-12 anni)
I genitori si trovano dinanzi alla scelta dello
stile educativo ed è opportuno
essere il più possibili flessibili
ed insegnare ai figli la differenza tra fatti e
parole, credenze e sentimenti
Nei conflitti con i compagni è bene dare gli
strumenti utili per poter trovare da soli la
soluzione invece di tentare
di risolvere i loro problemi.
Si possono stimolare i bambini ad accordarsi
tra loro, incoraggiandoli a usare una struttura
cooperativa piuttosto che una struttura
competitiva.
6° STADIO DELL’ADOLESCENZA E DELLA SEPARAZIONE
(13-19 anni)
Spesso gli adolescenti sono di cattivo umore, si isolano
e fanno sempre più conoscenza con i loro sentimenti
Il punto di riferimento del ragazzo diviene
il gruppo dei coetanei, non più la famiglia
(segue la moda per essere come i suoi pari …)
Paragona i propri cambiamenti fisici
con quelli dei coetanei
Chiarisce la sua identità e la sua sessualità.
Cominciano a fare i conti con i comportamenti sessuali.
Nonostante gli adolescenti siano molto curiosi rispetto
al sesso, molto spesso non fanno domande al riguardo:
vogliono essere indipendenti
vogliono mantenere la loro intimità
COSA FARE?
- Osservare i comportamenti, ascoltare i loro bisogni, aiutarli a
esternare le loro emozioni e insegnare ad attribuire ad esse il
giusto nome per aumentare il loro vocabolario emozionale.
- Partecipare con discrezione ai rapporti tra figli e coetanei
(solo se qualcosa non và)
- Andare a conoscere gli insegnanti dei figli e collaborare con i
genitori dei compagni per conoscersi e mantenere un rapporto di
fiducia.
- In caso di difficoltà relazionali del figlio con compagni, non
giudicate, ma chiedere al figlio cosa pensa, come vede lui la cosa,
cosa sente e come vive la relazione.
- Insegnare a non giudicare gli altri ma a vedere le differenze
- Insegnare ad esprimere e distinguere le emozioni che sentono
come strumenti per risolvere conflitti.
- Non giudicare i figli davanti agli amici, non giudicate gli amici
davanti ai figli e…….
CONDIRE CON CAREZZE POSITIVE!!!
LE “CAREZZE” SVILUPPANO L’AUTOSTIMA
Nell’infanzia l’individuo prova ogni tipo di comportamento
per scoprire quello che può soddisfare il proprio
BISOGNO di CAREZZE
“CAREZZE”
Si riferisce la bisogno infantile di ogni essere umano di essere
toccato. Da adulti, desideriamo ancora il contatto fisico, tuttavia
impariamo anche a sostituirlo con altre forme di riconoscimento:
un sorriso, un complimento o al limite un’occhiata storta che ci
mostrano che la nostra esistenza è stata riconosciuta.
Il bisogno di carezze diventa così
BISOGNO DI RICONOSCIMENTO
QUALSIASI CAREZZA E’ MEGLIO DI NESSUNA CAREZZA
Se non si ricevono abbastanza carezze positive
se ne cercano di negative;
queste ultime hanno la stessa efficacia di quelle positive e
spingono ugualmente a ripetere gli schemi di comportamento
che le hanno prodotte
La ricerca di carezze può assumere molte forme
e varia da persona a persona,
in relazione alle esperienze fatte.
TIPI DI CAREZZE
Verbali e non verbali,
positive e negative,
condizionate (su ciò che fa) e non
condizionate (per quello che è)
LE CAREZZE
Si possono dare agli altri
Si possono ricevere dagli altri
Si possono chiedere agli altri
Si possono dare a se stessi
QUOZIENTE DI CAREZZE
Ogni individuo ha un proprio “QUOZIENTE DI CAREZZE”
Esempio
Per sopravvivere un bambino alla nascita ha bisogno di circa 100
carezze giornaliere: cure, cibo, calore, ecc.
Se l’ambiente dove vive gli offre in maniera costante 70 carezze al
giorno, egli cercherà un modo per ottenere le rimanenti
(es. piangendo).
Così facendo riceverà le altre 30 che gli mancano,
positive o negative che siano.
Nel caso che siano negative, anche se verrà percepita la differenza
di qualità, esse verranno accettate ugualmente dal bambino,
perché ritenute indispensabili .
Per dare un senso a questa economia di carezze il bambino deciderà
che il mondo ha da offrirgli 70 carezze positive e 30 negative.
Questo risponde al suo quoziente di carezze specifico.
Se ad esempio nella scuola materna gli insegnanti gli offriranno 100
carezze positive è probabile che egli ne accetti solo 70,
disconfermerà le rimanenti e tornando a casa,
cercherà di procurarsi le altre 30 negative.
e….l’adulto?
Allo stesso modo un adulto che riceve una carezza che non è in sintonia
con il proprio quoziente di carezze è probabile che lo ignori o lo
sminuisca per mantenere l’idea che ha di sé.
Ogni individuo quando si sente deprivato ha bisogno di ricaricare il
proprio quantitativo di carezze per poter vivere
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i sentimenti di un figlio nelle età evolutive