IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 1 A cento anni dalla nascita di Salvador Allende Un protagonista delle battaglie per la democrazia e il progresso CNEL,AULA DELLA BIBLIOTECA • ROMA • 28 LUGLIO 2008 CGIL NAZIONALE • FONDAZIONE GIUSEPPE DI VITTORIO IN COLLABORAZIONE CON L’AMBASCIATA DEL CILE IN ITALIA SOTTO L’ALTO PATRONATO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 2 INDICE PRESENTAZIONE Uno spartiacque nella storia del Cile e del mondo Nicoletta Rocchi IL SALUTO Così è maturato il seme della democrazia Francesca Santoro INTRODUZIONE Una biografia complessa e straordinariamente ricca Carlo Ghezzi 3 5 7 INTERVENTI Salvador Allende. Un modello per i giovani di ieri, di oggi e di domani Isabel Allende Bussi, Marco Calamai, Luis Fuentealba Reyes, Giuliano Vassalli 11 CONCLUSIONI Dalla parte di chi aveva la ragione e non la forza Guglielmo Epifani a cura di Nana Corossacz 2 29 IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 3 PRESENTAZIONE Uno spartiacque nella storia del Cile e del mondo Nicoletta Rocchi, segretaria confederale Cgil R icordo come fosse ieri il momento in cui, nel lontano 11 settembre 1973, appresi la notizia dell’uccisione di Salvador Allende, presidente socialista del Cile, avvenuta nel Palazzo della Moneda a Santiago, messo sotto assedio dai militari capeggiati dal generale Pinochet. Giovane e freschissima di studi, quell’11 settembre ero all’Università a Roma quando, come un fulmine, si sparse la tragica notizia. Da giorni seguivamo con il fiato sospeso le notizie che arrivavano da Santiago, dove era in corso il colpo di stato, appoggiato dall’Amministrazione Nixon, contro il legittimo governo del presidente Allende, socialista eletto democraticamente, che si era asserragliato nel suo ufficio difendendolo, con le armi in pugno, in una battaglia estrema e disperata. Ancora adesso, dopo tanti anni, se ci ripenso, continuo ad avvertire lo stesso brivido di dolore e di sdegno, la penosa percezione di grave perdita, di irreparabile ingiustizia, che provai allora. Ognuno di noi ha le sua figure di riferimento, i suoi miti. Nel mio pantheon, Salvador Allende occupa un posto importantissimo, centrale, e credo che ciò valga per tantissimi altri soprattutto della mia generazione. L’uomo che, con gli strumenti della de- mocrazia, aveva guadagnato al suo paese la possibilità di diventare migliore, e al suo popolo l’opportunità di conquistare uguaglianza e giustizia sociale, è e resta un eroe universale. Un eroe straordinario e romantico, coraggioso e lucido nel suo proposito di non rinnegare a nessun costo la sua fede, e consapevole di rappresentare un esempio di coerenza portata fino all’estremo sacrificio. La lontananza di spazio già allora, e di tempo ora, sono cancellate. Salvador Allende, gentile presidente del Cile, che fronteggia stoicamente la morte per non rinunciare alla libertà e alla dignità diventa da quel momento un simbolo per tutti coloro che credono nei suoi stessi ideali, in qualunque parte del mondo essi vivano. Con determinazione egli non rinuncia al sogno, fervidamente perseguito in tutta una vita dedicata alla causa dell’emancipazione degli umili, poveri e diseredati che, nel Cile, erano la stragrande maggioranza della popolazione. E così facendo iscrive il suo nome tra quelli di coloro che hanno portato avanti la storia degli uomini. Un socialista al potere in quella parte delle Americhe, ancorché legittimato da un voto popolare e deciso a governare nell’ambito dei dettami costituzionali, era troppo per i ferrei equilibri che regolavano le vicende politiche del mondo. 3 IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 4 E quel tragico 11 settembre del 1973 ha segnato uno spartiacque nella storia non solo cilena. Sono felice che, insieme a numerosi altri paesi, l’Italia non abbia mai riconosciuto il regime di Pinochet. Sono orgogliosa che la Cgil abbia onorato il centenario della nascita di Salvador Allende con l’iniziativa di cui proponiamo, in questo opuscolo, gli atti. Ci inchiniamo e rendiamo omaggio a un grande uomo, un capo di Stato e di popolo che scelse la via democratica al socialismo e la percorse fino all’ultimo respiro. 4 Presentazione IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 5 IL SALUTO Così è maturato il seme della democrazia Francesca Santoro, Cnel È prassi che un rappresentante del Cnel rivolga un saluto in alcune delle iniziative che vengono ospitate. Naturalmente rivolgo a tutti un caloroso saluto, ma oggi è, per l’istituzione che rappresento, un onore ospitare questa iniziativa promossa dalla Cgil e dalla Fondazione Di Vittorio, con la collaborazione dell’Ambasciata del Cile, e sotto l’alto patronato della Presidenza della Repubblica. Ed è un onore per me essere qui con voi. Trovo particolarmente simbolico che la celebrazione del centenario della nascita di Salvador Allende si svolga qui al Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, che è sede della rappresentanza delle parti sociali, ed è un luogo preposto dalla nostra Costituzione a favorire e incrementare il dialogo e la coesione sociale. La coesione sociale, intesa come capacità di formulare politiche effettive per ridurre le disuguaglianze sociali e favorire l’inclusione, ha certamente caratterizzato l’esperimento di profonda trasformazione sociale voluto da Allende, e portato avanti durante il governo di Unità popolare, sempre all’insegna della legalità. L’aspetto dell’apertura e del dialogo sociale va sempre sottolineato. Solo la forza brutale delle armi è riuscita a interrompere questa ricerca di consenso fra le parti sociali e politiche. La biografia politica e umana di Salvador Allende, il suo pensiero, il suo operare politico e istituzionale ai più alti livelli, saranno offerti alla nostra riflessione dall’introduzione del presidente della Fondazione Di Vittorio, Carlo Ghezzi, dagli importanti e prestigiosi interventi in programma e dalle conclusioni del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. Io voglio solo svolgere alcune brevi considerazioni. Credo si possa affermare che la democrazia di cui gode oggi il Cile, il rispetto dei diritti umani, lo sforzo per il consolidamento dei diritti sociali, si nutrono anche di quella esperienza, che resta per tutti noi, insieme alla figura di Allende, un esempio indimenticabile. Ha scritto Garcia Marquez: “Il dramma accadde in Cile per disgrazia dei cileni. Però passerà alla storia come qualcosa che irrimediabilmente coinvolse tutti gli uomini del tempo, destinato a rimanere per sempre nelle nostre vite”. Salvador Allende, eroe senza retorica e vocazione al martirio, come ha ribadito nel lucido e appassionato messaggio al popolo cileno, è stato protagonista di A cento anni dalla nascita di Salvador Allende 5 IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 6 primo piano nella storia non solo del Cile ma del mondo intero, per l’affermazione della democrazia e dei suoi valori fondanti, la dignità dell’uomo, la sua libertà e liberazione dal bisogno, lo stato di diritto. Per questi valori Allende sacrificò la vita, rifiutando il salvacondotto offertogli dai militari golpisti. Un sacrificio compiuto come difesa estrema del mandato popolare ricevuto con libere elezioni. Anche nella drammaticità della situazione in cui si trovava, nel pieno dell’assedio della Moneda, nell’ultimo messaggio al popolo, scelse parole che sappiano parlare al futuro: “La storia non si ferma né con la repressione né con il crimine. È possibile che ci schiaccino, però il domani sarà del popolo. L’umanità avanza per la conquista di una vita migliore”. Oggi credo si debba cogliere se c’è – e io ritengo ci sia – una relazione tra la drammatica vicenda cilena e i cambiamenti intervenuti nel mondo, per valutare se l’esempio di Salvador Allende è in grado di parlare al nuovo mondo che si è manifestato dopo la sua morte. Naturalmente mi riferisco alla svolta epocale della globalizzazione dell’economia e dei mercati, indotta dall’innovazione tecnologica, che ha certamente comportato opportunità inedite e ha fatto entrare nuovi paesi negli scenari mondiali ma che, in assenza di un governo politico mondiale, con il prevalere delle ragioni della finanza e del mercato, ha accentuato asimmetrie, ha accentuato povertà, precarietà, incertezze del futuro, non solo incertezze materiali. Ricordare, tenere in vita, trasmettere alla nuove generazioni la memoria di figure co- 6 Il saluto me quella di Salvador Allende, e di esperienze drammatiche ed esaltanti quale è stata quella cilena, è importante oggi come ieri, perché si segnino delle certezze, degli esempi che devono essere e rimanere nella memoria individuale e collettiva, perché si abbia coscienza che non è dato alcun progresso umano senza un impegno deciso e coerente per l’affermazione della democrazia. Dunque, democrazia come traguardo umano che, anche quando si realizza, non è data per sempre ma va permanentemente rafforzata, rinnovata, difesa. IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 7 INTRODUZIONE Una biografia complessa e straordinariamente ricca Carlo Ghezzi, presidente Fondazione Di Vittorio S alvador Allende Gossens è nato a Valparaíso il 26 giugno1908. Sono dunque trascorsi da quell’evento cento anni. Di Allende tutti ricordano la drammatica morte nel Palazzo della Moneda a Santiago del Cile il giorno 11 settembre 1973. Era il presidente del suo paese dal 3 novembre 1970 fino alla sua destituzione violenta avvenuta a seguito di un colpo di stato militare messo in atto nel giorno della sua tragica scomparsa. L’emozione che ancora dopo tanto tempo scuote ogni democratico nel ricordo della sua tragica fine tocca ancora oggi tutti noi. La sua fine è rimasta impressa nell’immaginario collettivo e continua a suscitare nei confronti della sua figura sentimenti di ammirazione di risonanza mondiale. Ma, pur tuttavia, non può mettere in ombra la complessa e straordinariamente ricca biografia di Salvador Allende, una biografia non sempre adeguatamente conosciuta. Allende è stato l’uomo politico cileno che ha incarnato più di altri la lunga tradizione di lotte della sinistra di quel paese per l’emancipazione del suo popolo, dei lavoratori, dei settori più diseredati e più umili del paese per liberarli dalla miseria, dall’ignoranza, dallo sfruttamento proponendo loro al tempo stesso il sogno della costruzione di una società di uguali. Allende è stato dunque un dirigente che ha speso la propria vita per la causa del socialismo e della democrazia, che ha caratterizzato il proprio operare con un’integrità morale, una coerenza e un’onestà specchiata e universalmente riconosciuta. Era nato in un’importante famiglia di Valparaiso, una famiglia espressione delle professioni liberali che aveva visto molti suoi esponenti impegnati nel corso di una lunga fase storica nello schieramento di orientamento democratico-radicale del Cile e che avevano ricoperto incarichi istituzionali di prestigio nella sua città e nel paese. Da ragazzo Salvador Allende aveva appreso i primi rudimenti sulla questione sociale e sui problemi delle classi subalterne da un ciabattino anarchico, un italiano emigrato in Cile di nome Giovanni Demarchi, che lo aveva introdotto alla lettura di testi anarchici, comunisti e socialisti. Il giovane Allende, brillante studente universitario, approda rapidamente al marxismo e diviene ben presto, siamo nel 1928, un leader studentesco prestigioso. In quel periodo si avvicina alla Massoneria nella quale sarà successivamente accolto con solennità, e A cento anni dalla nascita di Salvador Allende 7 IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 8 nella quale militerà con costante impegno per tutta la vita, difendendo questa sua appartenenza con passione e con orgoglio. Allende conosce presto anche il carcere perché arrestato e condannato nel corso di manifestazioni indette per contrastare il dittatore cileno Ibanez del Campo. Divenuto medico nel 1933 è tra i fondatori del Partito Socialista del Cile, è eletto segretario provinciale del partito a Valparaiso e nel 1937 segretario regionale. Oratore raffinato, affascinante e arguto, sa costruire attorno a sé un ampio consenso di massa al quale non sempre corrisponde un equivalente rapporto di forza nella struttura interna del suo partito. Collocato costantemente tra i favorevoli all’unità con i comunisti e con i radicali, sempre nel 1937, viene eletto per la prima volta deputato. Nell’ottobre del 1938 il Fronte Popolare guidato da Aguirre Cerda vince le elezioni con il 50,5 per cento dei voti. Salvador Allende diviene Ministro alla Salute e dedica tutte le sue energie a promuovere una legislazione avanzata attenta ai problemi della salute che riguardano in particolare i lavoratori, le donne e i bambini. In quegli anni si sposa con Hortensia Bussi. Nel 1943 diviene segretario generale del Partito Socialista Cileno, nel 1945 è eletto senatore e nel 1951 è nominato Vice Presidente del Senato. La sua militanza è sempre stata fortemente caratterizzata dall’impegno a difendere ed estendere la democrazia e nel dibattito della sinistra, in contrapposizione ai comunisti cileni che pro- 8 Introduzione pongono una politica di unità nazionale, è impegnato a sostenere la proposta dell’“unità popolare” quale prospettiva da proporre al paese. In tale contesto nella battaglia politica quotidiana i socialisti cileni si collocano frequentemente più a sinistra rispetto ai comunisti. Questi ultimi tuttavia, in ragione della loro collocazione internazionale e dei tratti di settarismo che contraddistinguevano la loro prassi politica, continueranno a essere considerati dalle forze conservatrici come il principale avversario oltre che una forza estranea agli interessi del Cile, mentre i socialisti, anche quando appaiono più rivoluzionari ed estremisti di loro, sono diffusamente percepiti come appartenenti alla storia del paese. Allende, da sempre contrario alla dittatura del proletariato e all’esperienza di regimi a partito unico, affermerà sempre che il socialismo deve marciare parallelamente con la libertà e che solo insieme garantiscono essi il pieno esercizio dei diritti e una compiuta democrazia. Che una vera democrazia e un’effettiva libertà si hanno innanzitutto nella realizzazione della democrazia economica, dove la base economico-sociale sia tale da garantire a tutti gli esseri umani la possibilità di un integrale sviluppo della persona. Su questo terreno si viene a identificare un regime di eguaglianza sociale con il socialismo. Allende auspica dunque un sistema sociale che, attraverso riforme radicali e con il metodo democratico, trasformi lo Stato e le istituzioni sino ad arrivare a realizzare una società nella quale il potere sia effettivamente nelle mani dei lavoratori. IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 9 Nei travagli che contraddistinsero la democrazia cilena e la dialettica, spesso assai aspra nella sinistra e nello stesso schieramento socialista che a più riprese si divide e si ricompone, Allende si candida alle elezioni presidenziali del 1952 a capo di una piccola coalizione di sinistra, il Fronte del Popolo, formata dai comunisti (in quella fase collocati fuori legge dal governo in carica) e da una parte dei socialisti. Per la prima volta viene così candidato a Presidente della Repubblica un esponente dichiaratamente marxista. Allende, con il 5,4 per cento dei voti, perde in quel frangente una battaglia impossibile, non certo la guerra. Sempre più popolare tra i lavoratori, viene regolarmente rieletto al Senato e si ripresenta alle elezioni presidenziali del 1958 a capo del Fronte di Azione Popolare, che aveva riunificato al proprio interno tutte le forze della sinistra cilena. Giunge secondo con il 28,8 per cento dei voti contro il 31,6 del candidato della destra Jorge Alessandri, un Presidente che non riuscirà a risolvere nessuno dei problemi del Cile. Nel 1964 viene eletto presidente della Repubblica del Cile il democristiano Eduardo Frei con il 56 per cento dei voti. Allende è secondo con il 39 per cento e registra il consenso più alto mai conseguito da una lista di sinistra in tutta la storia dell’America Latina. Anche la presidenza Frei, avviatasi con un programma di innovative riforme sociali, genera attese ma incontra ostacoli, solleva contrasti, scontri, delusioni. Allende si candida per la quarta volta nel 1970, a capo di Unidad Popular, una coalizione composta oltre che dai socialisti e dai comunisti anche dal Partito Radicale e dal Mapu, un partito nato da una scissione a sinistra della Democrazia Cristiana cilena, e con l’appoggio esterno del Mir, un piccolo movimento di orientamento castrista. Salvador Allende con il 36,3 per cento dei voti contro il 35 di Alessandri, il candidato della Destra, e il 27,8 di Rodomiro Tomic, il candidato della Democrazia Cristiana, è eletto Presidente del Cile. Si insedia nella massima carica il 3 novembre di quell’anno riaffermando l’impegno assunto con il suo popolo per condurre un’azione di governo che gli assegni il potere politico ed economico. È la via cilena al socialismo che prevede in primo luogo radicali misure quali la riforma agraria, l’aumento dei salari, la nazionalizzazione del rame, la riforma del sistema sanitario e del sistema scolastico. Non mi voglio soffermare su quest’ultima fase, quella più conosciuta della vita di Allende, di uno dei pochi presidenti che, eletti democraticamente, abbiano tentato la costruzione di una società socialista nel rispetto della Costituzione, una fase chiusasi l’11 settembre del 1973 quando le forze armate cilene, guidate dal Generale Augusto Pinochet, misero in atto il golpe che rappresentò uno spartiacque per la storia non soltanto cilena. Ricordo solo che in seguito al colpo di stato in Cile, appoggiato dall’Amministrazione Usa guidata da Richard Nixon e da Henry Kissinger, così come in numerosi paesi del mondo anche in Italia si sviluppò un forte movimento di solidarietà e furono proclamati scioperi in solidarietà con Allen- A cento anni dalla nascita di Salvador Allende 9 IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 10 de e con il popolo cileno. Ricordo che l’Italia non riconobbe mai il regime di Pinochet. Ricordo anche l’appassionata discussione che da noi seguì la riuscita del golpe militare e le riflessioni che ne scaturirono, riflessioni che segnarono il dibattito tra le forze politiche e che incisero notevolmente nello sviluppo della stessa vita politica del nostro paese. Andando a concludere questa mia breve introduzione ai lavori alla giornata di celebrazione e di studio che ha avuto l’onore dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, Onorevole Giorgio Napolitano, che ringraziamo esprimendogli la nostra stima di sempre e che abbiamo voluto organizzare in una sede prestigiosa quale quella del Cnel che ci ha calorosamente accolti e che vogliamo anch’esso ringraziare vivamente, vorrei sottolineare che Salvador Allende è stato non solo un grande uomo politico del suo paese e delle sue battaglie democratiche, ma è stato un uomo che ha saputo parlare molto al di là dei confini nazionali cileni, un tenace sostenitore delle idealità socialiste e della causa dell’emancipazione del lavoro, della sua dignità e della sua centralità in una società moderna. Salvador Allende è un martire caduto per la causa del socialismo, abbattuto da sanguinari nemici della libertà e della democrazia dai quali il Cile si è poi faticosamente liberato per tornare finalmente a una libera convivenza civile che lo vede intensamente impegnato ad affrontare le nuove sfide dell’oggi. Per questo la Cgil e la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, con il prestigio- 10 Introduzione so contributo dell’Ambasciata del Cile in Italia, hanno voluto oggi ricordare Salvador Allende nel centesimo anniversario della sua nascita. IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 11 INTERVENTI Salvador Allende. Un modello per i giovani di ieri, di oggi e di domani ISABEL ALLENDE BUSSI Deputato del Parlamento cileno C on profonda emozione e gratitudine verso la Confederazione generale italiana del lavoro sono oggi a Roma, a condividere la stima che le organizzazioni del lavoro italiane nutrono per la figura di Salvador Allende e per i principi di libertà, uguaglianza e giustizia sociale da lui impersonati. Quest’omaggio, organizzato congiuntamente dalla Cgil – e voglio segnalare in particolare la partecipazione del suo segretario generale Guglielmo Epifani –, in rappresentanza di oltre 6 milioni di lavoratori affiliati, dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio e con la collaborazione dell’Ambasciata del Cile in Italia, ha per titolo “A cent’anni dalla nascita di Salvador Allende: un protagonista della battaglia per la democrazia e il progresso”, e dà conto di come Salvador Allende è ancora qui con noi nel XXI secolo, non solo per la memoria che di lui conserviamo, ma anche per le sue aspettative nei confronti del futuro e per la sua piena attualità. Questi sono stati giorni di forti coinvolgimenti emotivi. Vediamo con orgoglio come il lascito di mio padre rimanga e di come rappresenti ancora un esempio per milioni di abitanti del pianeta, nei luoghi più lontani, dove si ricorda con affetto e ammirazione il suo impegno di coerente lottatore per la giustizia sociale. Cent’anni fa nasceva nel suo caro Cile Salvador Allende Gossens, chiamato a realizzare un profondo cambiamento storico e a dimostrare che l’essere umano può portare i suoi principi e i suoi desideri di giustizia fino alle estreme conseguenze, sacrificando per essi la propria vita se necessario. Da giovane sviluppò presto un inquieto interesse verso le problematiche sociali, nel suo ruolo di presidente del Centro Alunni del Liceo Eduardo de la Barra. Da universitario partecipò attivamente ai movimenti studenteschi, fu presidente del Centro di Alunni di Medicina e vicepresidente della Federazione degli Studenti dell’Università del Cile. In due occasioni venne arrestato, e una volta confinato per essersi opposto alla dittatura del generale Ibáñez. Da detenuto gli fu permesso di assistere al funerale di suo padre, in occasione del quale, al momento dell’estremo saluto, s’impegnò a dedicare la vita al servizio della gente, sempre accanto al suo popolo, al quale voleva un gran bene. Quando aveva 25 anni A cento anni dalla nascita di Salvador Allende 11 IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 12 partecipò a Valparaiso alla fondazione del Partito socialista, di cui riuscì a diventare segretario generale. Sempre a Valparaiso iniziò la sua carriera al Congresso dei Deputati, e venne eletto parlamentare nel 1937. Due anni dopo sarebbe stato il ministro più giovane del governo del presidente Pedro Aguirre Cerda, nel cosiddetto “Frente Popular”. Fra il 1945 e il 1970 fu senatore, rappresentando diverse regioni e ricoprendo per diversi anni il ruolo di vicepresidente e presidente del Senato, fino a quando fu eletto presidente della Repubblica nel 1970. Le sue quattro campagne presidenziali ci hanno lasciato una testimonianza di quanto fosse importante per Allende il dialogo, la vicinanza con il popolo, e di quanto bene conoscesse la realtà nazionale. È stato un uomo con una profonda vocazione pubblica. Ha dedicato la vita al servizio del paese, cercando e sognando un mondo più giusto, e tentando di costruire ciò a cui più credeva: una società socialista nella democrazia, nel pluralismo e nella libertà. Il programma di governo sviluppato dal Unidad Popular, coalizione composta da socialisti, comunisti e altre forze di sinistra, liberò speranze ed ebbe all’inizio l’appoggio di vasti strati sociali. Questo programma fu applicato con grande coerenza, raggiungendo importanti risultati nel campo della salute, della casa, dell’istruzione, sul versante della redistribuzione del reddito, della riforma agraria e del recupero delle risorse minerarie attraverso la loro nazionalizzazione. Nell’ambito internazionale il governo sostenne la dottrina del “pluralismo 12 Interventi ideologico”, che fu accolta in particolare dai paesi latinoamericani, con cui il Cile mantenne eccellenti rapporti. Il governo aderì al movimento dei paesi non allineati e appoggiò l’indipendenza di tutti i paesi del Terzo Mondo in lotta per la loro liberazione. Nonostante tutto, per aver intaccato i forti interessi della borghesia industriale, finanziaria e agraria cilena, assieme agli interessi delle imprese transnazionali e al governo degli Usa, tutte queste forze tramarono per porre fine al governo del presidente Allende. Questo, sommato ai nostri errori, portò il paese a quel fatidico 11 settembre. Allende si scontrò con poteri forti, i quali, anche se misero delle barriere insormontabili alla realizzazione del suo sogno per trasformarlo nella lunga notte nera della dittatura, non riuscirono però a eclissare il suo pensiero e la sua lezione storica. Salvador Allende rappresenta una parte della nostra identità culturale di nazione. Ha addirittura acquisito una dimensione universale per gli ideali di giustizia da lui incarnati, per i principi che hanno orientato la sua vita e per la profonda coerenza che lo ha caratterizzato. Hanno tentato di seppellire il suo ricordo, hanno tentato di diffamarlo, di cancellarlo, di farlo cadere nell’oblio. Non ci sono riusciti. Abbiamo vissuto un periodo nero nella storia del Cile, e la solidarietà internazionale è stata imprescindibile. Una solidarietà di cui l’Italia costituisce un esempio importante. Non posso non ricordare che questo paese aprì la sua Ambasciata in Cile per ricevere centinaia di miei compatrioti perseguitati dalla dittatura militare, e che riprese i IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 13 rapporti a livello diplomatico solo quando recuperammo la democrazia. Testimonianza della solidarietà italiana sono gli innumerevoli attestati del suo popolo e delle sue organizzazioni a favore della nostra lotta. Non posso dimenticare che a Hortensia Bussi, mia madre, è stato attribuito il titolo di cittadina onoraria da diverse città italiane. Le sofferenze di molti cileni nell’esilio furono alleviate in parte dalla generosa ospitalità che ci fu offerta in tutto il mondo. Salvador Allende ci ha aperto le porte ovunque. La sua immagine simbolica si è trasformata in un legame con il paese perduto, con la memoria, con la necessità di recuperare la verità e la democrazia. Salvador Allende è stato un uomo coerente, dotato di un profondo senso etico della politica e, quando le circostanze lo hanno richiesto, anche di senso eroico. È stato un difensore della democrazia, che egli intendeva come un bene superiore, accettando le sue imperfezioni, consapevole del fatto che, attraverso le sue istituzioni e le sue norme, sarebbe stato possibile migliorarla, in presenza di un alto grado di coscienza sociale. Sosteneva che la società dev’essere plurale e che ogni essere umano dev’essere libero e detentore di dignità e diritti. La sua pratica politica ha dimostrato un totale distacco dalle ortodossie. In tutta la sua traiettoria, Salvador Allende è stato un pedagogo sociale. Con la sua oratoria eloquente ha contribuito a far conoscere la dura realtà cilena e al formarsi di una coscienza critica capace di spingere per il suo cambiamento. Senza settarismo, è stato un tenace costruttore dell’unità di vasti settori della sinistra e progressisti, che aspiravano a profonde trasformazioni per una società più giusta. Come uomo di lotta sociale e conoscitore delle profonde ingiustizie che predominavano nel nostro paese, è stato sempre accanto ai lavoratori ed è stato sempre un ferreo difensore dei loro diritti. Addirittura li ha ricordati nelle sue ultime parole dalla Moneda, quell’11 settembre: “Trabajadores de mi patria. Tengo fe en Chile y su destino…” (“Lavoratori della mia patria. Ho fede nel Cile e nel suo destino…”). Lo sguardo visionario di Salvador Allende verso la difesa della sovranità nazionale e il ricupero delle ricchezze basilari del nostro paese, lo portarono – nel quadro di una riforma costituzionale – a promulgare la legge che nazionalizzò il rame, principale risorsa del Cile. L’11 luglio 1971, data della nazionalizzazione del rame, rivolgendosi ai lavoratori affermò: “Qualcuno ha detto e con ragione, scrivendo sui muri di Parigi, e io l’ho ripetuto perché è importante non dimenticarlo: ´La rivoluzione comincia nelle persone prima ancora che nelle cose´. Questo è ciò di cui dovete avere coscienza voi, lavoratori del rame, coscienza che bisogna difendere il rame, una ricchezza che viene data ai cileni, lavorando di più, producendo di più; coscienza che nazionalizzare il rame farà nascere nei confronti del Cile delle resistenze che dobbiamo vincere, con lo sforzo e con il sacrificio”. La nostra principale azienda pubblica del rame, pur attestandosi appena al 35 per cento del totale prodotto nel A cento anni dalla nascita di Salvador Allende 13 IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 14 paese, fra il 1971 e il 2007 ha ottenuto entrate superiori ai 50 mila milioni di dollari che, in questi 18 anni di governi della concertazione, hanno consentito di finanziare politiche sociali pensate per i settori più vulnerabili del paese. Tra queste c’è da evidenziare la recente riforma previdenziale, un impegno preso durante la campagna elettorale dalla presidentessa Michelle Bachelet, che oggi consente di garantire in modo graduale una pensione a donne e uomini con più di 65 anni, appartenenti al 60 per cento più povero del paese. Non meno importante è stata la creazione dei Tribunali del Lavoro, che sono gradualmente in funzione dal 2007 e che hanno ridotto in misura sostanziale i tempi delle sentenze, favorendo i lavoratori attraverso una giustizia più specializzata, moderna e con procedimenti orali. Oggi, nel momento in cui l’Organizzazione internazionale del lavoro e la Confederazione sindacale internazionale parlano di lavoro dignitoso come dell’aspirazione di ogni persona ad accedere a un impiego produttivo, degno, sicuro e con protezione sociale, vediamo da un lato la disoccupazione mondiale aumentata a livelli senza precedenti e, dall’altro, la precarizzazione e lo sfruttamento subito da milioni di immigranti costretti ad abbandonare i loro paesi in cerca di un’opportunità di lavoro. In questo contesto non posso non ricordare le parole di Salvador Allende all’atto di assumere la presidenza della Repubblica, il 5 novembre 1970, rivolgendosi al popolo cileno nello stadio nazionale: “Quella che abbiamo eredita- 14 Interventi to è una società sacrificata dalla disoccupazione, un flagello che porta al sussidio forzoso e alla marginalità strati crescenti della popolazione; che non è il frutto del sovraffollamento, come dicono alcuni, bensì è un fenomeno che riguarda grandi masse di persone, che testimoniano, con il loro tragico destino, l’incapacità di garantire a tutti il diritto fondamentale al lavoro”. Ma non solo. Il presidente Allende fece di tutto per sostenere la Central Unitaria de Trabajadores-Cut nella sua aspirazione a svolgere un ruolo da protagonista nel processo di cambiamento che cominciava a prendere piede, e furono tante le volte in cui accompagnò i suoi rappresentanti nelle commemorazioni del Primo Maggio. Allende ha sempre sostenuto la necessità di un sindacato unito e forte, e per questo oggi duole assistere, in piena democrazia, al progressivo indebolimento del movimento sindacale. È per tutti questi motivi che, di fronte alle sfide del mondo globalizzato, è necessario, oggi più che mai, mettere il lavoro dignitoso al centro delle politiche economiche e sociali. Oggi quasi la metà della popolazione del mondo vive con meno di 2 dollari al giorno. In troppi paesi il fatto di avere un impiego non rappresenta alcuna garanzia di poter uscire della povertà. Le disuguaglianze, che persistono in Cile, ci obbligano a ripensare alle politiche pubbliche che stiamo realizzando, per essere più efficaci nell’inclusione e nell’uguaglianza delle opportunità. Anche se in questi 18 anni di governi democratici si sono registrati importanti progressi e risultati nel campo della salute, della casa e dell’istruzio- IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 15 ne, il Cile continua a essere uno dei paesi con più disuguaglianze al mondo. Il nostro mercato del lavoro femminile è il più arretrato dell’America Latina, e i nostri giovani raggiungono livelli di disoccupazione superiori al 20 per cento. Nel nostro paese la disoccupazione sfiora l’8 per cento e, in considerazione dell’alta rotazione e della proliferazione di contratti precari, il sussidio di cui disponiamo risulta insufficiente; è un modello che andrebbe perfezionato e ampliato, come parte della sfida lanciata dalla nostra presidentessa Bachelet per la creazione di una rete di protezione sociale rivolta agli strati più poveri. Sul versante sindacale, solo il 12,8 per cento della nostra forza lavoro è iscritta a un’organizzazione, e solo il 10,3 può contare su meccanismi di contrattazione collettiva. Purtroppo, come dicevamo, c’è da registrare un sempre maggiore indebolimento e una progressiva atomizzazione dell’attore sindacale, con la conseguente marginalità nella negoziazione collettiva intesa quale strumento di regolazione dei rapporti di lavoro e quale pilastro fondamentale della cultura del dialogo sociale, capace di promuovere la partecipazione democratica e il raggiungimento di accordi fra le parti sociali. Una delle grandi sfide che abbiamo di fronte nella nostra ritrovata democrazia è costituita dalla persistente disuguaglianza in campo salariale e dalle carenze nell’ambito della previdenza sociale e dalla precarietà del lavoro che ancora sussistono. Solo un terzo dei lavori merita la qualifica di dignitoso, mentre la durata media dei contratti – secondo stime relative all’utilizzo del sussidio di disoccupazione, nell’arco di tempo che va dal 2002 al 2006 – non supera i 4 mesi, il che sta a significare una grande instabilità e una forte mobilità da un lavoro all’altro. Per questo, riprendendo quanto detto dal presidente Allende, è necessario avere una forza sindacale più organizzata e più efficace, estendere la contrattazione collettiva e qualificare i dirigenti sindacali affinché si possa costituire un sindacalismo più moderno, in grado di affrontare le complessità e i cambiamenti del mercato del lavoro. Dobbiamo impegnarci per una nuova strategia di sviluppo sociale inclusiva, che possa conciliare crescita economica sostenibile e giustizia sociale. Il 26 giugno 2008, giorno della sua nascita, è stato reso a Salvador Allende un giusto omaggio nella Plaza de la Constitución di Santiago del Cile, dove si trova oggi il suo monumento, di fronte alla Moneda. Il pomeriggio di quel giorno, nel Centro Cultural del Palacio La Moneda, la presidentessa della Repubblica Michelle Bachelet ha inaugurato una grande esposizione delle opere del Museo della Solidarietà “Homenaje y Memoria” (“Omaggio e Memoria”), espressione della solidarietà e della vicinanza degli artisti del mondo agli ideali del presidente Allende. Celebrando questo centenario, facciamo in modo di celebrare i semi piantati da Allende e che sono germogliati. Il suo lascito, ancora attuale, ha a che fare con il sogno di tutti quelli che desiderano un Cile senza povertà e senza esclusioni. Un paese senza dis- A cento anni dalla nascita di Salvador Allende 15 IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 16 criminazioni, né abusi. Un paese con opportunità per tutti, con protezione e dignità per i lavoratori, dove ci sia uguaglianza fra uomini e donne. Voglio finire citando le parole di José Saramago, Premio Nobel della letteratura e membro del Comitato internazionale Centenario della nascita del presidente Allende: “Salvador Allende rappresenta ciò che di meglio ha espresso il XX secolo. I suoi valori, che oggi vogliamo ricordare, continuano a essere imprescindibili: solo gli stupidi possono pensare di ignorarli. O quelli molto cattivi, quelli che ritengono che gli enunciati etici servano soltanto a generare problemi e che è meglio vivere ignorando i principi, attenti solo ai propri interessi personali e alle proprie piccole ambizioni. Salvador Allende era un uomo con dei principi. Per questo, a cent’anni dalla sua nascita, lo ricordiamo come si ricordano i momenti migliori e le emozioni più profonde“. Ringrazio voi, i lavoratori italiani rappresentati dalla Confederazione generale italiana del lavoro, per averlo ricordato oggi e per aver reso un meritato omaggio al presidente Allende. Grazie per mantenere vivo il suo nome in Italia, in pieno XXI secolo. MARCO CALAMAI giornalista R icordare Salvador Allende nel centenario della sua nascita significa riflettere su una esperienza straordinaria di impegno umano e politico che ha profondamente segnato una generazione, quella di molti di noi qui presenti, che negli anni 16 Interventi settanta, in Italia e altrove, si è impegnata in prima persona nella lotta per gli ideali della democrazia e della giustizia sociale. Io stesso partecipai, prima nel 1976 e poi ancora nel 1980, a due delicate missioni, la prima per conto del Pci (si trattava di aiutare i comunisti cileni clandestini dell’interno al partito che operava dall’esilio), la seconda per conto della Cgil (insieme a una delegazione sindacale e politica unitaria portammo il nostro saluto alla prima manifestazione pubblica del sindacato cileno del 1° maggio). Ricordo oggi con emozione, di fronte a Isabel Allende, figlia del leader socialista, quei momenti di solidarietà internazionale e di partecipazione alla lotta dei compagni cileni e sottolineo le due parole prima citate, democrazia e giustizia sociale, poiché si tratta di due elementi entrambi fortemente coniugati nell’opera del leader socialista cileno che oggi ricordiamo. Salvador Allende è stato, lo sappiamo bene, un personaggio chiave della storia cilena del secolo scorso. E certo non soltanto per la sua fine tragica, vittima di una destra autoritaria che in Cile come altrove (penso in particolare alla esperienza spagnola, il golpe del generale Franco, un dittatore con tanti punti in comune con il generale Pinochet) ha interrotto con la violenza delle armi un processo democratico che si poneva come obiettivo di fondo il superamento di profonde e antiche disuguaglianze sociali. Salvador Allende era profondamente legato alla tradizione laica, socialista e democratica cilena, un paese per molti aspetti unico nel panorama politico latino americano, fin da quando, durante le seconda metà dell’ottocento, si affermarono leggi di orientamento liberale di IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 17 grande importanza come la proibizione della rielezione presidenziale; la rappresentanza parlamentare di tipo proporzionale che ha permesso l’espressione crescente del pluralismo culturale e politico della società civile; il voto a tutti gli uomini già nel 1885 (che sarà concesso anche alle donne nel 1949); la piena libertà di culto; l’abolizione dei tribunali ecclesiastici. Fu nella seconda metà dell’800 che emersero le prime organizzazioni di orientamento socialista. Come, negli anni cinquanta, la Sociedad de la Igualdad, circa tre deceni dopo, un embrione di movimento operaio di ispirazione socialista e anarchica che fu certamente influenzato dalla Prima Internazionale di Marx e Bakunin. Una storia ricca di eventi che per molti aspetti appare particolarmente simile a quella europea dello stesso periodo. Ricordo, a questo proposito, la strage, compiuta dai militari, dei lavoratori del salnitro a Santa Maria del Iquique nel 1907 e, pochi anni dopo, la nascita del Partito Operaio Socialista che diventerà successivamente il partito comunista cileno. Un percorso travagliato che continuerà a svilupparsi nel novecento. Negli anni trenta, in particolare, con l’esperienza singolare dei cento giorni della Repubblica socialista cilena nel 1932 e la successiva vittoria del Fronte Popolare (radicali, socialisti e comunisti insieme) nel 1938 (in piena guerra civile spagnola). Gli anni trenta, così come i successivi anni quaranta, sono segnati in particolare da grandi lotte popolari e da periodiche reazioni autoritarie da parte di una destra civile e militare che, come in Spagna, ha co- stantemente espresso una ideologia, la “chilenidad”, molto vicina al “nacionalcatolicisimo” della destra spagnola. Ideologia profondamente contraria ai valori laici, repubblicani e socialisti così presenti nella sinistra cilena come in quella spagnola. Tra gli eventi più significativi di questo periodo ricordo ancora la costituzione della Ctc (Confederazione dei lavoratori cileni), il movimento sindacale che anni più tardi darà vita alla Cut, nonché la nascita, nel 1933, del partito socialista cileno, risultato della fusione di diverse tendenze e organizzazioni prima divise di fronte al giudizio della esperienza sovietica e attraversate da un dibattito aspro, tra socialisti e comunisti ma anche all’interno del partito socialista, che ancora una volta esprime profonde analogie con quello del movimento operaio europeo tra le due guerre mondiali. Allende, il cui impegno politico inizia alla fine degli anni trenta, ha svolto un ruolo di primo piano nel partito socialista e nella vicenda politica cilena negli anni cinquanta e sessanta. Ricordiamo due avvenimenti cruciali per comprendere la natura e la dinamica dei convulsi avvenimenti successivi: le elezioni presidenziali del 1958, vinte dal leader della destra Jorge Alessandri e perse da Allende, candidato della sinistra per la seconda volta; le elezioni presidenziali del 1964, vinte dal democristiano Frei con l’appoggio della destra, alle quali il leader socialista partecipa come candidato del Frap (Fronte Rivoluzionario di Azione Popolare), alleanza tra socialisti, comunisti e radicali progressisti. Il 1964 porta alla ribalta un dato di A cento anni dalla nascita di Salvador Allende 17 IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 18 grande rilievo: l’esistenza in Cile di tre blocchi politici e sociali, la sinistra, la destra e il centro democristiano che svolge un ruolo di cerniera tra i duopoli opposti, decisivo per lo sviluppo politico del paese. Qui le somiglianze con il mondo politico europeo riguardano in modo particolare la struttura dei partiti nell’Italia del dopo guerra, con una sinistra forte ma mai maggioritaria formata da socialisti e un forte partito comunista e una Dc che gioca un ruolo centrale, internamente divisa tra tendenze progressiste e componenti conservatrici. Nel 1964 la Dc di Frei, fortemente sostenuta dall’amministrazione Usa che teme in America latina nuove convulsioni contagiate dalla rivoluzione cubana, dà vita a una coalizione di centrodestra che ottiene nelle elezioni dello stesso anno il 56 per cento dei suffragi. La sinistra di Allende avanza ma si ferma al 36 per cento dei voti. Frei, favorito dalla politica Usa dell’Alleanza per il progresso, avvia un programma riformatore che si propone il controllo delle risorse economiche fondamentali, in particolare le miniere di rame, e di realizzare una significativa anche se limitata riforma agraria. Frei è guidato dalla speranza di fermare, con le riforme, la crescente protesta popolare. Così, nella seconda metà degli anni sessanta, il quadro politico cileno appare sempre più legato alla dinamica dei rapporti interni alla Democrazia cristiana, forza cerniera e quindi determinante della dialettica politica. Il che spiega, certamente in parte, il grande interesse che risveglia nell’Italia l’evoluzione della vicenda cilena. 18 Interventi Ma lo schema bipolare, come è noto, non regge e la Dc si allontana dalla destra conservatrice che aveva garantito la vittoria di Frei nelle presidenziali del 1964. Nelle elezioni presidenziali del 1970 Salvador Allende, il candidato della sinistra unita (l’Unione popolare formata da socialisti, comunisti, radicali progressisti, i due Mapu e Izquierda cristiana ovvero le tre componenti che si sono staccate dalla Dc di Frei ), ottiene, come nel 1964, il 36,2 per cento dei voti mentre il conservatore Jorge Alessandri è secondo a poca distanza da Allende con il 35 per cento e Rodomiro Tomic, candidato della Dc ed esponente di punta dell’ala sinistra del partito, è terzo con il 27,8 per cento. Ed è grazie al voto determinante della Dc di Tomic in Parlamento che Salvador Allende diviene Presidente del Cile. Non è questa la sede per una riflessione approfondita della complessa e drammatica esperienza di Unidad Popular nei mille giorni che precedettero il golpe. Ma alcuni punti credo che vadano segnalati con forza. Il primo è che l’ipotesi di una nuova Cuba nel Cono Sud dell’America – paventata in modo ossessivo dagli americani decisi a bloccare con ogni mezzo una eventuale avanzata del comunismo in un continente il cui controllo spettava, in coerenza con il rigido schema bipolare delle guerra fredda, agli Stati Uniti – non fu mai un obiettivo perseguito da Allende, socialista radicale ma anche democratico convinto. Malgrado ciò il complotto golpista, perseguito con tenacia dalla destra reazionaria – espressione dei grandi interessi economici cileni e americani IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 19 (le miniere di rame, la Itt, le grandi banche, i latifondisti) – si mise in moto subito dopo l’elezione di Allende. L’altro punto era l’estrema fragilità di Unidad Popular che controllava l’esecutivo ma non il potere legislativo e neanche quello giudiziario. Da qui la gravità della mancata collaborazione tra Unidad Popular e la Democrazia Cristiana di fronte all’offensiva della destra e alla minaccia di un intervento militare contro il governo di Salvador Allende. Non dimentichiamo, d’altra parte, che nel 1970 e nel 1971, la Up e la Dc cilena avevano due programmi sostanzialmente simili. Di questo Allende fu consapevole, e quindi cercò in ogni modo di collaborare con la Dc malgrado le spinte contrarie, che pure erano ben presenti nella sua eterogenea coalizione e nello stesso partito socialista. Salvador Allende non prese mai in considerazione una scorciatoia di tipo cubano per la quale oltre tutto, mancavano le condizioni data la cultura dominante nelle Forze Armate, da tempo strettamente legate a quelle americane, come invece volevano alcuni gruppi ed esponenti della sinistra che identificavano il moderato Frei con tutta la Dc e non capirono o non vollero capire che le riforme che facevano parte del programma di Up si potevano imporre solo in un quadro pluralista e democratico e quindi con il consenso della stessa Dc, almeno di una parte di essa. L’esperienza cilena dei primi anni settanta dimostrò tante cose. Una in particolare. Che l’unica alternativa riformatrice al comunismo di stampo sovietico era possibile solo con il con- senso largo delle forze sociali e politiche non identificabili con la destra reazionaria e golpista. In altre parole: il programma di governo di Unidad Popular – che prevedeva non solo il controllo pubblico dei settori chiave dell’economia ma anche riforme istituzionali significative come la creazione di una unica Assemblea in alternativa al sistema bicamerale, il decentramento spinto dello Stato e nuove forme di partecipazione e di controllo dal basso – poteva essere perseguito o con il pieno accordo della Democrazia Crisitiana, o almeno di una parte sostanziale della stessa, oppure con una prova di forza che avrebbe rimesso in discussione il tradizionale pluralismo cileno. Salvador Allende tentò la prima strada fino all’ultimo. Ma si scontrò con il disegno golpista, con le fratture ideologiche all’interno del suo schieramento, sfruttate cinicamente dalla destra, e si scontrò con i profondi contrasti nella Democrazia Cristiana. La quale, malgrado la conferma di un largo sostegno popolare a Unidad Popular (circa il 44 per cento dei voti), nelle elezioni parlamentari del marzo 1973, confermò la svolta a destra del partito che si era già consumata nel 1972. La Dc, abbandonando il suo progetto di società che prevedeva un “socialismo comunitario, pluralista e democratico”, subì il golpe di Pinochet, considerato da un settore del partito come il male minore nella speranza che sarebbe stata una parentesi congiunturale. Il sacrificio finale di Allende segnò tragicamente la sconfitta di un progetto originale di socialismo nella libertà A cento anni dalla nascita di Salvador Allende 19 IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 20 che non aveva precedenti in America latina e che aveva suscitato, ovunque nel mondo, enormi aspettative. Nel Cile democratico la destra golpista è stata isolata e la traumatica rottura tra la sinistra tradizionale e la Dc è stata superata. Oggi socialisti, democristiani e radicali governano insieme con un primo ministro donna, Michelle Bachelet. Una donna socialista, figlia di un alto ufficiale torturato fino alla morte dal regime per le sue idee democratiche. Un risultato storico per la democrazia cilena, che è stato reso possibile anche grazie all’impegno unitario e al sacrificio personale di Salvador Allende. Ma la sfida contro la povertà e le ingiustizie non è stata ancora vinta. Il grande nodo, dopo il fallimento dell’utopia comunista, di come coniugare il pieno rispetto delle regole democratiche con il superamento della povertà e della emarginazione, è ancora lì, di fronte a tutti noi, sia in Cile che in altre vaste regioni del mondo. Anche per questo la riflessione su quanto cercò di fare Salvador Allende negli anni settanta del secolo scorso è più che mai attuale. E certo non solo per la sinistra cilena. LUIS FUENTEALBA REYES Cut Cile I l Programma di Unidad Popular contemplava la creazione di tre aree dell’economia: sociale, privata e mista. L’area sociale era costituita dalle imprese statali allora esistenti e prevedeva l’inserimento al suo interno di un gruppo ridotto di società esercitanti in regime di monopolio 20 Interventi nel mercato o che avevano un’importanza strategica per lo sviluppo del paese. In base alle sue prerogative legali, un organismo semiautonomo, la “Corporación de Fomento de la Producción” (Corporazione di Promozione della Produzione) stabilì l’acquisto di azioni delle banche, affinché lo Stato potesse ampliare la sua partecipazione nel settore finanziario, passando dal 50 per cento che già aveva nel 1970 al 90 per cento della proprietà di istituti di credito. All’inizio del governo Allende la disoccupazione riguardava il 9 per cento della popolazione attiva. Era, in parte, la conseguenza della crisi del sistema industriale e, per altra parte, il risultato della campagna di destabilizzazione economica ordita da Nixon e Kissinger per impedire l’ascesa del governo di Unidad Popular. Meno di tre anni dopo l’arrivo al governo di Allende, la disoccupazione era diminuita notevolmente, fino ad arrivare al 3 per cento, la quota più bassa mai registrata da allora alla fine del secolo. Un risultato che dimostrava come la disoccupazione di massa non fosse un fenomeno senza vie d’uscita e che la sua soluzione dipendeva innanzitutto dalle priorità che i governi decidevano di darsi. Il governo Allende favorì la ripresa economica, realizzò forti investimenti, estese il credito alla produzione, promosse l’aumento delle rendite di alcuni settori d’importanza secondaria, si oppose alla chiusura di molte imprese e non permise licenziamenti di massa. In poco tempo la produzione riprese quota, raggiungendo la sua massima capacità, e molte industrie dovettero assumere nuovo personale e fare ricor- IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 21 so a tre turni, per assecondare l’aumentata domanda. Si fece ricorso a una politica di adeguamento delle retribuzioni rispetto all’inflazione, al fine di difendere il loro potere d’acquisto e in alcuni casi di aumentarlo. Si decise di incrementare il salario minimo e gli assegni familiari. Le retribuzioni reali nel loro complesso aumentarono, anche se l’accelerazione dell’inflazione ridusse gli effetti degli incrementi. Ancora: fu garantita l’applicazione rigorosa dei diritti sindacali e fu inaugurato un meccanismo inedito di contrattazione collettiva tripartita nei diversi settori della produzione. Il miglioramento del potere d’acquisto dei lavoratori consentì loro di soddisfare bisogni anche non primari. Gli acquisti di elettrodomestici, come radio, televisori, fornelli e frigoriferi, aumentarono notevolmente. Le pensioni beneficiarono delle misure generali di adeguamento, che avevano l’obiettivo di proteggerle dall’erosione dell’inflazione. Venne accolta una richiesta, allora come oggi molto sentita, vale a dire l’aumento delle pensioni minime e la perequazione delle pensioni di reversibilità. Il programma per il superamento della denutrizione registrò risultati confortanti. Il consumo di calorie giornaliere arrivò a 2.070 nel 1971-72 e quello di proteine a 74 pro capite, secondo una pubblicazione della Banca Centrale del 1986, cifre mai raggiunte fino ad allora e che sono state superate solo nel pieno degli anni novanta. Allende mise in pratica il “Programma del Mezzo Litro di Latte Giornaliero”, che venne consegnato gratuitamente nei consultori medici e nelle scuole. Per la prima volta fu stabilito il servizio odontoiatrico gratuito nelle scuole, un’esperienza mai più replicata in seguito. Fu ampliata la presenza di presidi sanitari nelle zone agricole, mediante la costruzione di unità di pronto soccorso e di servizi mobili. Tra questi ultimi vale la pena ricordare il popolare “treno della salute”. Fu stabilita anche la gratuità delle cure nei policlinici e nei pronto soccorso. I Comitati dei Condomini e i Centri delle Madri furono invitati a partecipare alla direzione dei servizi pubblici per la salute, dove ebbero la possibilità di rendere esplicite le loro richieste. Molti consultori allungarono l’orario giornaliero fino alle ore 21. Furono organizzate campagne d’informazione di massa per la prevenzione gratuita, come nel caso del trattamento precoce delle malattie respiratorie, delle diarree estive e della vaccinazione contro la poliomielite, che ebbe un grande successo. Al fine di rendere possibili i progressi nel settore della sanità, lo stanziamento di bilancio fu aumentato significativamente, sia in volume di denaro, sia in riferimento al Prodotto interno lordo. I dati presi in esame dal Collegio degli Architetti relativamente alla costruzione di case, un tema allora cruciale per l’elevato deficit abitativo, hanno rivelato nel 1987 che gli indicatori medi annuali durante il governo Allende avevano superato di molto quanto realizzato dai due governi precedenti e ancora di più l’operato in materia della dittatura. Di fatto i programmi per la casa furono tanto intensi da assorbire quasi per intero la capacità pro- A cento anni dalla nascita di Salvador Allende 21 IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 22 duttiva del cemento, del legno e degli altri materiali da costruzione. Unidad Popular fissò al 20 per cento delle retribuzioni il tetto massimo dei pagamenti per il mutuo. Si cominciarono a costruire terme e alloggi estivi a basso costo. L’assegnazione di nuovi alloggi si svolse con la partecipazione dei comitati dei senza casa. Durante il governo di Salvador Allende le donne di sinistra portarono a compimento una campagna di ampio respiro nel campo dell’istruzione. Fu emanata in quegli anni la legge 17.301, che creò la prima rete pubblica e gratuita di asili nido e di scuole materne. Alla fine del 1973 frequentavano quegli istituti 80.000 bambini, cifra che si ridusse drasticamente nei due decenni successivi. Sempre sotto il governo di Unidad Popular fu realizzata una campagna di alfabetizzazione di massa. Nelle scuole elementari si registrò un forte aumento delle iscrizioni, mentre negli istituti pubblici furono distribuiti gratuitamente milioni di libri e furono potenziati i servizi per la distribuzione delle colazioni e dei pranzi nelle scuole. Non solo. Fu stabilita per la prima volta un’assicurazione contro gli infortuni negli istituti, mentre si registrarono incrementi delle frequenze, in misura minore, nelle scuole medie e, con risultati ancora più apprezzabili, nelle scuole tecnico-professionali e in quelle serali. Le iscrizioni nelle scuole superiori registrarono un aumento spettacolare, pari a oltre l’80 per cento. Per favorire l’ingresso dei lavoratori nelle università fu predisposto un programma, frutto di una convenzione Cut-Ute, che prevedeva borse di stu- 22 Interventi dio, corsi per adulti e iniziative di formazione nei posti di lavoro. E durante l’esperienza di Unidad Popular fu anche stabilita, nell’ambito della riforma universitaria, l’elezione dei rettori e delle altre autorità degli atenei, con la partecipazione degli accademici, degli studenti e dei funzionari. Con il sostegno del governo, si sviluppò un movimento di artisti, con presenze d’eccellenza, ma anche di massa e popolare. Fra le sue espressioni più importanti, sono da ricordare la musica sociale e popolare, con la partecipazione di autori e interpreti famosi nel mondo; l’originale arte dei murali, che ebbe la stimolante influenza di Roberto Matta; la pubblicazione in altissime tirature e a bassi prezzi di libri di letteratura nazionale e universale, a carico dell’Editoriale dello Stato Quimantú; il nuovo cinema cileno, favorito dall’impresa statale Chile Films, che promosse la produzione nazionale di opere cinematografiche e garantì la distribuzione commerciale. I diritti umani furono rispettati, le libertà pubbliche garantite. L’opposizione poté continuare a svolgere il suo ruolo, con i propri partiti politici e il controllo di importanti mezzi di comunicazione, nonostante fra questi, finanziati dalla Cia, ci fosse chi promuoveva il rovesciamento del governo. Si svolsero normalmente le elezioni per rinnovare gli enti locali e quelle per il Parlamento. In queste ultime, nel marzo del 1973, Unidad Popular ottenne il 43,4 per cento dei voti, confermandosi la prima forza politica del paese (l’unico caso di un partito nella storia cilena che, una volta giunto al governo, sia riuscito ad aumenta- IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 23 re i voti), tre anni dopo la prima vittoria elettorale. Allende rafforzò la sua politica volta ad ampliare la democrazia e i diritti umani, sociali ed economici. Fece varare l’emendamento che conferiva il diritto di voto agli analfabeti e ai diciottenni. I diritti dei lavoratori furono ampliati. Fu riconosciuto il diritto alla partecipazione dei lavoratori nella guida delle aziende del settore sociale e al controllo del buon funzionamento delle aziende del settore privato. La Centrale Unitaria dei Lavoratori (Cut) fu riconosciuta legalmente e fu consultata su tutte le scelte politiche più importanti del governo, mentre diversi suoi dirigenti furono nominati ministri. La Cut arrivò a contare oltre 900 mila affiliati, il 30 per cento di tutta la forza lavoro, numeri ancora non superati trent’anni dopo. La Centrale mise in atto l’elezione diretta della propria dirigenza, mediante il voto degli iscritti e con il coinvolgimento di tutte le sue componenti ideologiche. Gli operai rappresentarono un pilastro del governo. Gran parte di essi diede il suo voto ad Allende in occasione degli appuntamenti elettorali, si riversò più volte in strada per difendere l’esecutivo di Unidad Popular e spese ogni energia per aumentare la produzione, risparmiare le risorse e proteggere le industrie dal sabotaggio dei padroni. Salvador Allende promosse la prima legge che riconobbe i diritti al popolo mapuche. Il progetto originario fu messo a punto consultando le organizzazioni indigene, anche se alla fine la legge 17.717 risultò snaturata al momento di essere approvata dal Congresso. Il governo popolare, comunque, riuscì a consegnare 70 mila ettari di terra alle comunità indigene, contro i 1.400 ettari degli esecutivi precedenti. Oltre ai salariati agricoli, anche i contadini e le cooperative si organizzarono per essere coinvolti nei processi produttivi e nelle politiche del governo. I centri delle madri, i consigli di condomini, le federazioni studentesche giocarono un ruolo rilevante nella vita economica e politica del paese. Per prima volta si organizzò un movimento di massa dei consumatori, attraverso i Comitati di rifornimento e prezzi, che esercitavano il controllo dei prezzi e collaboravano nella distribuzione dei prodotti essenziali. I Collegi dei Professionisti furono molto attivi, anche se alcuni di essi si opposero fortemente al governo. Allo stesso tempo si sviluppò la partecipazione attiva delle associazioni dei commercianti ambulanti, degli artigiani e dei camionisti, anche se una gran parte dei ceti medi si lasciò influenzare dall’opposizione. In generale il governo di Allende lavorava per un ampliamento della democrazia, per una democrazia partecipativa, per l’indipendenza nazionale e per la solidarietà con i popoli in lotta. La politica internazionale del governo di Unidad Popular rappresentò una svolta profonda rispetto a tutti i governi precedenti. Per la prima volta gli Stati Uniti persero il potere di condizionare la politica di un governo cileno. E neppure il Fondo Monetario Internazionale poté dettare le sue ricette in materia economica. A cento anni dalla nascita di Salvador Allende 23 IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 24 GIULIANO VASSALLI presidente emerito della Corte Costituzionale S ono particolarmente grato alla Cgil, qui rappresentata dal suo segretario generale Epifani, e alla Fondazione Di Vittorio, presieduta da Carlo Ghezzi, per questo invito in occasione del centenario della nascita di Salvador Allende. L’appassionato discorso di Luis Fuentealba Reyes mi porta a ringraziare prima di tutto gli amici e i compagni cileni che sono voluti intervenire in questa cerimonia romana. Naturalmente, il primo saluto che mi viene spontaneo è all’onorevole Isabel Allende, che è qui presente fra noi, e che nella sua vita travagliata, e importante per il suo paese, ha dato prova della continuità rispetto al proprio padre, al suo sacrificio, al suo messaggio. Accanto a lei, vorrei fare un omaggio sincero alla madre Ortenzia Bussi. E ricordo anche la zia Laura Allende, sorella di Salvador Allende, la sorella minore Beatriz, vinte dal dolore lungamente sofferto. Le vicende della cerchia dei familiari, ma anche quelle dei compagni, dei seguaci, del compañero presidente, sono state sempre seguite con attenzione qui in Italia, e non solo dai socialisti o dagli ambienti di sinistra ma da tutti i democratici sinceri. Siamo grati di questa presenza di Isabel Allende. Suo padre è stato ricordato questa mattina, nella dimensione che riguarda la sua attività politica e il suo svolgimento fin dalla più giovane età, dalle relazioni di Carlo Ghezzi e di Marco Calamai. E non mi sentirei di aggiungere nulla che possa fornire un contributo migliore di quello da loro portato con grande consapevolezza e conoscenza della materia. Vorrei 24 Interventi soltanto ricordare che furono proprio le riforme sociali qui menzionate, quella sanitaria, quella agraria e altre ancora, a determinare la tragica caduta di Salvator Allende. Il suo sacrificio è strettamente legato a quelle vittorie, o a quei tentativi di successo, in una linea di progresso sociale, di giustizia e di libertà, di cui Salvator Allende rimane e resterà il simbolo non solo nel suo paese ma in tutto il mondo. A determinare la sua caduta furono, appunto, proprio le riforme sociali da lui tentate o da lui preannunciate, insieme naturalmente ai compagni delle formazioni che lo sostenevano e lo portarono all’elezione a presidente del Cile nel 1970. Purtroppo nella cerchia dei suoi avversari, come pure è stato bene ricordato dagli oratori che mi hanno preceduto, si è trovata in quel determinato momento la Democrazia Cristiana. Certamente l’esperienza di Unidad Popular, sotto quel profilo, non fu coronata da successo. Ma gli avversari erano tanti, e in tutto il mondo, e non si può dimenticare purtroppo il contributo alla caduta economica del regime di Allende dovuto alla crisi determinata dalla disponibilità del rame, ai sospetti, così bene illustrati dagli oratori precedenti, relativi alla considerazione del valore e del significato della sua opera politica, nonché all’avversione degli Stati Uniti. Nel 1998, venticinque anni dopo quei fatti, Magdalene Albright, capo del dipartimento di Stato, ricorda che fu un grande errore degli Stati Uniti avere avuto quei timori, e soprattutto non aver appoggiato ma avere contrastato l’ascesa e il consolidamento della posizione di Allende. Riconoscimento IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 25 molto tardivo, a dire il vero. Ma se si rivedono i documenti di quella storia, ci si accorge che il contributo negativo degli Stati Uniti, soprattutto da parte di Kissinger, fu molto grave. Nel 1970, all’annunciarsi della vittoria democratica di Allende e della sua ascesa alla presidenza della Repubblica, Kissinger tenne delle conferenze, in particolar modo una conferenza a Chicago nel 1970, nella quale – faceva capire – “non lasceremo passare questa esperienza, non la tollereremo oltre un certo limite”. Ci sono prove schiaccianti, e sono prove di una storia molto dolorosa, che però vanno onestamente ricordate. Fatto sta che la Democrazia Cristiana gli si pose contro, in quel momento supremo, e si arrivò addirittura a un compromesso fra il presidente Allende e i militari. Tra quei militari si stagliò la figura, possiamo dire la figura di un figuro veramente detestabile nella storia del secolo scorso: Augusto Pinochet, che era diventato comandante delle forze armate quando era vicino ad Allende. Tutti ricordiamo le fotografie che ritraggono il generale Pinochet accanto al presidente Allende, pochi giorni prima dell’infame tradimento compiuto. È una storia veramente drammatica, che non deve essere dimenticata. Fu un tradimento mostruoso, certamente. Ma fu soprattutto un piombare nella peggiore barbarie nel cuore del ventesimo secolo. Salvador Allende rimane una figura assolutamente caratteristica e meritevole di considerazione umana e politica. Quella sua raffigurazione nel palazzo della Moneda, con l’elmetto in testa e il fucile imbracciato, l’11 set- tembre del 1973, è un’immagine che ha colpito tutti, non solo i suoi sostenitori, i suoi amici, non solo coloro che guardavano a lui con tanta simpatia, anche fuori dal Cile, ma ha colpito il mondo intero, perché era il simbolo di un uomo che si sacrificava fino al momento supremo, senza altri compromessi. Si sacrificava per le proprie idee, guardando al destino del proprio paese, della sua classe lavoratrice, della democrazia. E poi le sue parole, pronunciate in discorsi che immediatamente precedono la sua scomparsa, sono la testimonianza di un uomo politico pienamente consapevole dei rischi che correva, perseverando tuttavia nella sua meta, volta alla libertà, alla giustizia. In uno di quei discorsi egli rappresentava addirittura la possibilità del proprio assassinio, quasi come una certezza. Quindi, ogni volta che uno pensa alla sua figura, è colto da un’emozione profonda, ed è quella che ha portato tanti a interessarsi successivamente di quelle vicende. Io ho conosciuto e frequentato molti compagni e amici cileni anche qui in Italia, qui a Roma, e ho adottato i cileni che passarono parte del proprio esilio a Roma. In modo particolare mi è caro ricordare qui il vicepresidente del Partito Radicale, Benjamin Peplinski, il quale fu detenuto per due anni e mezzo, e fu passato per tutti gli internamenti possibili e immaginabili del territorio del Cile. Eravamo molto amici. Poi lo rividi dopo il cambiamento di regime, alla fine degli anni novanta, e forse ancora nei primi di questo secolo. Era diventato ministro, e purtroppo è mancato prematuramente. Scusate questa mia A cento anni dalla nascita di Salvador Allende 25 IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 26 partecipazione alla sua memoria. Ecco, la storia e la vita di Salvator Allende seguono nella mia mente un duplice filone. Il primo è quello della sua vita fino all’esito mortale dell’11 settembre 1973. Il secondo è quello di una sua vita immortale, di una sua vita che si è proiettata, come un’ombra protettiva, attraverso le infinite sofferenze dei suoi seguaci, dei suoi compagni, dei suoi familiari, ed è stata sempre presente, anche dopo la morte corporale. È la storia degli anni successivi al 1973, diciassette anni, perché l’allontanamento di Pinochet dalle cariche governative, anche dopo che non era più presidente e che un plebiscito lo aveva condannato, è continuato fino al 1990. Il 1990, tra l’altro, fu l’anno della traslazione delle spoglie di Salvador Allende nella tomba familiare. Solo allora ci furono grandi riconoscimenti, anche di coloro che gli erano stati avversi, come il democristiano Patricio Alwyn, che si trovò a essere presidente del Cile in quel periodo. Ebbene, furono diciassette anni di sofferenze di gran parte del popolo cileno. Furono colpiti tutti i ceti, non soltanto i lavoratori, non soltanto i sospettati di essere persone di sinistra o aderenti a Unidad Popular, non soltanto i numerosissimi studenti, perché bisogna pure ricordare la profonda adesione del mondo giovanile alle idee di Salvador Allende e alla bandiera di Unidad Popular. I giovani si sacrificarono e furono sacrificati dalla persecuzione di Augusto Pinochet. Ebbene, uomini politici, intellettuali, contadini, operai naturalmente, furono ricercati e perseguitati. La famosa carovana della 26 Interventi morte andò a scovare i suoi avversari fino nel nord e nel sud estremo del Cile. In quella contingenza si contarono 76 vittime scelte una per una tra i dirigenti locali della provincia, sindacalisti naturalmente. Si tratta di una cifra irrisoria se si pensa ai dati rievocati dalle varie statistiche compiute dalle commissioni internazionali che si sono occupate, con ogni possibile diligenza, di questi problemi. Una di queste – mi consentirete questi piccoli squarci e ricordi successivi alla morte di Salvador Allende, ma legati strettissimamente alla sua figura – fu appunto la Commission internacional de investigacion de los crimines della giunta militare in Cile. “Crimines” perché la storia di quei 17 anni è un’autentica storia criminale, che si segna negli annali della vita internazionale con questo marchio. Intendiamoci, nessuno di noi è così ingenuo da non sapere, o da chiudere gli occhi sul fatto che dopo le rivoluzioni, dopo i colpi di stato, avviene – è sempre avvenuta nella storia – la persecuzione sistematica e terribile degli avversari politici, veri o presunti. Però noi siamo nel 1973 e negli anni seguenti. Siamo a duecento anni dalla rivoluzione francese, cinquant’anni dopo la rivoluzione russa. Un mondo profondamente cambiato. Nella coscienza universale erano penetrati a poco a poco i concetti di intollerabilità del crimine politico. Ricordo i giuristi che, subito dopo la Seconda guerra mondiale, elaborarono anche la categoria dell’oppressione politica come una categoria degna di stare a fianco dei delitti contro l’umanità. Così come si trovarono limiti al- IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 27 la guerra, attraverso l’incriminazione dei crimini di guerra, attraverso il ripudio e la non accettazione degli orrori di cui si profittava nello stato di guerra, così, parallelamente, anche nei colpi di Stato, anche nelle rivoluzioni, si venivano affermando principi che rendevano assolutamente intollerabile questo ritorno indietro rappresentato dalla situazione cilena di quei diciassette anni. Diciassette anni perché ci furono persecuzioni gravissime ancora negli anni 80. Ci fu una persecuzione particolare dei contadini nel 1984, soffocata nel sangue senza che questi si aspettassero una reazione così terribile. Non abbiamo il tempo per rievocare qui questa storia criminale, che però si riassume in alcune cifre attendibili: 8 mila morti in azioni; almeno 2 mila 400 uccisi o desaparecidos; 5 mila detenuti internati politici nel primo e nel secondo anno. Debbo ricordare con particolare simpatia la presa di posizione dei paesi nordici d’Europa, che furono particolarmente colpiti dalla considerazione di quelle vicende che in quell’epoca, dopo la seconda guerra mondiale, negli anni 70 del secolo, sembravano impossibili e inaccettabili. La Commission internacional de investigacion de los crimines della giunta militare in Cile, di cui anch’io ho fatto parte, era presieduta da un finlandese già ministro della Giustizia in Finlandia. Naturalmente c’era anche il rappresentante dell’Unione Sovietica, che era un valorosissimo giurista, membro dell’accademia delle scienze, che ha mantenuto una significativa posizione anche dopo il 1989. Queste commissioni dovevano operare, dovevano ac- quisire dati, dovevano incontrare gli esuli e i perseguitati, dovevano stabilire contatti di ogni specie. Per questo ci riunivamo periodicamente. Ricordo Copenhagen, Helsinki, e ricordo Città del Messico, dove nel febbraio 1975 si tenne la terza sessione della Commission internacional. Ci eravamo divisi i compiti e io feci una relazione sugli arresti arbitrari. Fece una breve relazione anche Guido Calvi, che era stato a Santiago l’anno precedente, nel 1974, e partecipava attivamente. Dovevamo difendere entrambi Clodomiro Almeida. Poi però Almeida fu oggetto di uno scambio e il processo non ebbe più luogo. Ciò che mi ha destato particolare emozione – scusate se ne parlo ma tutto è collegato alla figura del presidente Allende – è stato vedere che in questo volume su cui appare anche un mio scritto c’è una bellissima relazione, scritta da Osvaldo Letelier, che era stato ministro degli Esteri e collaboratore di Allende, sugli aspetti costituzionali, lo stato di guerra, il mutato stato di assedio nel 1974, nell’anniversario dell’11 settembre. Poi Osvaldo Letelier fu ucciso a Washington nel ’75, l’anno successivo a questo incontro, perché il governo di Pinochet perseguiva i propri avversari anche fuori dai confini del Cile. Non mancarono naturalmente gli attentati, come quello contro Carlos Altamirano, alcuni dei quali non andarono a segno. Ripercorrendo le pagine di questo volume destano particolare impressione il ricordo affettuoso e le testimonianze di molte vedove di vittime della dittatura di Pinochet, le quali erano state a loro volta, assieme alle figlie e ai fi- A cento anni dalla nascita di Salvador Allende 27 IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 28 gli, vittime di un internamento prolungato, ed erano passate attraverso tutte le sofferenze che comporta un internamento di anni, nelle condizioni in cui si svolgeva. In particolare c’è il ricordo del generale Alberto Bachelet, il quale morì dopo pochi mesi di detenzione. Era molto giovane, aveva 48 anni, ed era un validissimo generale. Ci sono qui i documenti e le narrazioni della moglie, Angela, e della figlia, Michelle Bachelet, alla quale va il nostro pensiero perché, com’è stato ricordato, anch’essa, nella continuità del padre, delle sue sofferenze e delle idee continuamente coltivate attraverso l’esilio, è divenuta presidente del Cile. Data anche la partecipazione dell’ambasciata cilena all’organizzazione di questa seduta, non possiamo non rivolgerle, da lontano, il nostro omaggio devoto e gli auguri per il suo grande paese. Grande paese perché il Cile – adesso non è il momento di parlarne, ma i giuristi lo sanno – ha una tradizione speciale nell’America Latina, che è una tradizione di libertà, di costituzionalità, di giustizia,. Una tradizione che poi fu così duramente interrotta. Non posso soffermarmi oltre sulle infinite cose che vorrei dire, ma la figura di Salvador Allende resta come un’ombra di protezione verso tutti coloro che hanno tanto sofferto, verso coloro che sono periti e coloro che, fortunatamente, sono sopravvissuti. È come un’ombra fraterna che si proietta. Aveva solo 65 anni quando perse la vita, e infatti celebriamo il centenario della sua nascita. È come un’ombra paterna, affettuosa, di chi crede nella libertà, nel progresso civi- 28 Interventi le e sociale, un’ombra che si proietta su tutti gli uomini di buona fede, su tutti gli uomini amanti della giustizia e della libertà. IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 29 CONCLUSIONI Dalla parte di chi aveva la ragione e non la forza Guglielmo Epifani, segretario generale Cgil R ingrazio i nostri amici, i compagni e gli ospiti che hanno accolto l’invito a questo momento di riflessione e di celebrazione della figura e dell’opera di Salvador Allende, a cent’anni dalla sua nascita. Un ringraziamento affettuoso va innanzitutto a Isabel Allende, alla figlia del presidente, che ha voluto portare, con la sua presenza, la testimonianza di un rapporto molto profondo che lei e la sua famiglia hanno avuto e hanno con il nostro paese, con la sinistra e con i democratici, con il movimento sindacale italiano. Ringrazio Giuliano Vassalli. Quando prima parlava delle torture di Pinochet non potevo non pensare che Giuliano è passato per il carcere di via Tasso. Nelle sue parole vibrava lo sdegno di un uomo che ha attraversato, qualche decennio prima, la stessa dolorosissima e disumana esperienza. Voglio ringraziare Giuliano Vassalli perché è una figura che, anche nel panorama politico italiano di questi tempi, si staglia con una sua forza, un rigore morale del quale gli dobbiamo essere tutti molto grati. E soprattutto gli devono essere grate la democrazia italiana e la nostra repubblica. Ringrazio Luis Fuentealba Reyes, e colgo l’occasione per confermare i nostri vecchi, tradizionali, ma anche i nuovi rapporti di amicizia e di solidarietà con la Cut cilena, della quale conosciamo bene non solo la straordinaria storia ma anche le attuali difficoltà. Quelle difficoltà che, come tutte le grandi centrali confederali, oggi siamo chiamati ad affrontare in tutto il mondo. Ringrazio Marco Calamai, che è stato il protagonista italiano di quelle vicende, la Fondazione Di Vittorio, e Carlo Ghezzi, per aver voluto organizzare questo ricordo. Per parte mia voglio fare solo tre considerazioni. È complicato aggiungere altro alle cose già dette, soprattutto se dette da persone che, di questa vicenda, sono state protagoniste dirette. Prima considerazione. Ancora oggi facciamo fatica a separare un’analisi storica un po’ distaccata da quelle vicende e dalla figura di Salvador Allende. Non ci riusciamo, c’è poco da fare: prevale la passione, prevale l’emozione, il ricordo di quegli anni che si è stagliato nelle nostre vite, nelle nostre generazioni, o almeno nella nostra generazione media, con una forza e una violenza che non ci fanno guardare a quei fatti con il distacco necessario. Mi ha molto colpito, ad esempio, una riflessione che ho ritrovato nell’unico libro dedicato a Salvador Allende che A cento anni dalla nascita di Salvador Allende 29 IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 30 sia mai stato edito in Italia, un libro dell’Ediesse, secondo la quale non riusciamo ad avere biografie su Salvador Allende e ricostruzioni storiche di quel periodo. Parlo per l’Italia ma, ahinoi, vale anche per il Cile e per il Sud America. La ragione è sempre la stessa: quando devi misurarti con una ricostruzione storica hai bisogno di quel distacco che ancora oggi, malgrado siano passati molti decenni, non siamo ancora in condizione di avere, tanto forte è stata l’immedesimazione, tanto forte è stato il simbolismo etico di quella vicenda, di quella storia. E forse è bene che sia così. Va aggiunto però un dato. Quando ricostruiamo quella vicenda con la passione che ci accompagna, andando anche a scandagliare nei nostri ricordi, dobbiamo pur dire che era una vicenda inserita in anni straordinariamente terribili e densi di novità nel panorama mondiale. Era la fine degli anni 60: si risvegliava un grande movimento operaio europeo, nasceva quello studentesco; si sviluppava un grande processo di liberazione, di giustizia e di uguaglianza nel rapporto tra uomo e donna; cresceva la libertà nelle nostre democrazie; la democrazia che entrava nei luoghi di lavoro e si riscopriva una dimensione collettiva, che superava qualsiasi ambito e dimensione individuale; si rompevano vecchi schemi, vecchie appartenenze. Però furono anche anni segnati da una reazione fortissima a questi processi di liberazione: il nostro autunno caldo e la strage di piazza Fontana, la morte di Salvador Allende e i militari che entrano in Grecia, il fascismo, che noi oggi vediamo come un fatto di cui te- 30 Conclusioni miamo sempre il risorgere ma come un fatto storicamente consumato, e che allora, invece, era presente in quasi tutti i paesi del Mediterraneo, ad eccezione dell’Italia; e ancora il Sud America dove, di fronte ai grandi processi di liberazione, alle grandi illusioni della rivoluzione – gli anni di Che Guevara, il castrismo che vince la sua battaglia –, si avranno i grandi processi di oppressione che porteranno, prima in Cile e poi in Brasile e in Paraguay, a quella eclisse della democrazia, a quell’affermarsi della dittatura che segnarono per un ventennio la storia di quei paesi e di quelle generazioni. Noi abbiamo attraversato quella storia, ne siamo stati testimoni, ciascuno a suo modo. Anch’io ricordo quel giorno all’Adriano, quando Pietro Nenni commemorò la figura di Allende. Io ero allora un giovane socialista e avevo poco più di 20 anni. E ricordo quando venne a Roma Carlos Altamirano. Mi è rimasta stagliata la figura di quest’uomo lungo, ammantato di leggenda, che solo chi ha vissuto quegli anni può capire, di quest’uomo della sinistra socialista che sembrava, ed era, rappresentante coerente di un filone storico e politico, che era stato sconfitto ma manteneva una sua straordinaria attualità. Lo dico perché anch’io devo mettere insieme il ricordo di quegli anni, le mie emozioni e poi la riflessione storica, quella che mi porta a dire che, in realtà, una parte di quelle vicende – e forse non poteva che andare così – fu anche segnata da qualche errore, da qualche contraddizione, da qualche straordinario problema irrisolto. Sarebbe cambiata la storia se, ad IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 31 esempio, i primi atti del governo Frei – quelli dal ’64 al ’66, quando Frei iniziò a misurarsi con la riforma agraria, con quella sanitaria, e con un primo processo di nazionalizzazione della proprietà delle miniere del rame attraverso un indennizzo da dare ai proprietari statunitensi – fossero stati più sostenuti, anche dalle sinistre? E si potevano sostenere, con le sinistre di allora, queste cautissime, prime aperture riformatrici? Il non averlo fatto, e la consunzione del governo di Frei alla fine degli anni sessanta, non contribuivano a lasciare un Cile difficilmente governabile, già allora, per le sue straordinarie contraddizioni sociali ed economiche interne? Quando Allende vinse con poco più di un terzo dei voti, trentamila voti di differenza tra lui e Alexandro, vi erano tre blocchi sociali e storici consolidati: quello di destra, legato in un rapporto stretto alle grandi multinazionali e all’aristocrazia fondiaria, quello di centro, democristiano, dove si agitavano già allora pulsioni e divisioni tra una maggioranza che guardava a destra e una minoranza che iniziava a guardare con grande interesse al programma che poi sarebbe stato quello di Unidad Popular, e la sinistra che aveva poco più di un terzo di voti e, per di più, al proprio interno aveva almeno 4-5 filoni culturali e politici che si ritrovavano nel programma ma non erano assolutamente omogenei: l’esperienza armata del Mir, l’esperienza dei comunisti cileni, più moderati dei socialisti ma di osservanza sovietica, e le correnti socialiste. E mi piace qui ricordare che Salvador Allende non fu mai in maggioranza, nel suo partito. Fu sempre in minoranza, a conferma di quanto complesso sia stato il processo storico e politico della sinistra cilena. La seconda considerazione che voglio fare è che, se si guarda alla biografia di Salvador Allende, si scoprono nella sua vita due fedeltà profonde. La prima, è stato ricordato, quella al suo paese. La storia politica del Cile è fatta anche dalla storia delle grandi famiglie che ritornano: tra i presidenti di prima e i presidenti di oggi voi ritroverete quasi sempre nomi che corrispondono, figli di..., parenti di..., perché così è fatta la storia del Cile, e questo risale all’ottocento, quando il Cile si liberò dalla secolare oppressione della Spagna. Allende appartiene a una famiglia importante, non di primissimo rango all’inizio, ma in cui il padre, il nonno e il bisnonno sono stati importanti. E appartiene a quel filone culturale che aveva combattuto contro la Spagna, e ciò che la presenza spagnola ha significato per il Cile. Una famiglia profondamente laica, “radicale”. Da qui il suo rapporto con la massoneria. Oggi noi in Italia abbiamo un’idea diversa della massoneria ma, in un paese come il Cile, la massoneria ha significato appartenenza a un movimento, a un’organizzazione che combatteva il privilegio del latifondo e l’interferenza della Chiesa in tutte le parti della vita civile del paese. Salvador Allende è figlio di questa storia. Lo è nelle sue coerenze, lo è nei momenti in cui la sua vita, anche politica, è fatta di contraddizioni. Allende è sempre stato visto, da amici e da avversari, come figlio e protagonista di questa storia. La seconda fedeltà è agli ideali. Sono A cento anni dalla nascita di Salvador Allende 31 IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 32 ideali di fraternità derivati da quelli della rivoluzione francese. È stato detto che Allende è anche una figura giacobina e in questo gioca anche un rapporto con alcuni forti valori della massoneria cilena. Allende giunge al marxismo dopo, non prima, e attraverso un incrocio con esperienze multiformi. Il movimento anarchico italiano ha un peso culturale anche nella vicenda politica del Cile. In quegli anni, forse, Enrico Malatesta era conosciuto in Cile più di quanto non lo fosse in Italia. Salvador Allende si forma in quella temperie politica. Naturalmente quei valori si riflettono nella sua vita. Allende non è un uomo di progetto, non è uno studioso di programmi, è sostanzialmente un grande uomo d’azione. Per questo si è parlato di giacobinismo a proposito di Salvador Allende, uomo straordinariamente capace di incarnare un rapporto con le persone, e soprattutto con i diseredati, con gli umili che incontrò da giovane (perché per alcuni anni la sua famiglia visse nel nord del Cile) accanto a una concentrazione di operai che lavoravano nelle miniere di salnitro, prima ancora che in quelle di rame. È qui che Allende si forma ed entra in rapporto con la questione sociale. Un rapporto che poi ritrova col peregrinare della famiglia nel sud e nel centro del Cile, a Valparaiso. A Santiago arriverà più tardi. Allende ha chiaro il rapporto che lega la difesa della democrazia e del pluralismo con quella dell’uguaglianza e del riscatto dei diseredati, degli ultimi. Ma voglio anche dire che, nella storia di Allende, non c’è linearità neppure 32 Conclusioni nell’idea e nel concetto di democrazia. Per quasi tutta la vita la sua idea è simile a quella della democrazia liberale, con un contenuto di democrazia sostanziale. Arriva però un momento in cui, nel partito socialista cileno, entra il messaggio dell’identità marxista leninista. La storia e lo sviluppo del movimento socialista e della sinistra cilena si sono nutriti anche di questa complessità e di questa contraddizione. A questa fedeltà corrisponde un rigore morale straordinario. Io vedo qui la caratteristica più forte di Salvador Allende. Questa sì che gli deriva dalla sua formazione, e ha fatto sì che la moralità dei comportamenti e la coerenza con gli obiettivi guadagnassero uno straordinario primato. Riflettendo sulla storia del socialismo italiano, userei un aggettivo che in parte si è affacciato anche nella nostra storia, con la corrente degli intransigenti. Allende era un intransigente, un uomo dallo straordinario rigore, duttile tatticamente, ma l’obiettivo e la fedeltà a quell’obiettivo restavano fondamentali. Con la sua coerenza di uomo politico, e soprattutto con la sua coerenza personale e umana, si spiega un tentativo che poche volte è riuscito nella storia. Il tentativo di un uomo quattro volte candidato alla presidenza, tre volte sconfitto, in minoranza nel suo partito ma capace di tenere assieme i partiti e i movimenti della coalizione. Lula è stato un altro personaggio politico che, dopo aver perso tante elezioni, ha avuto la forza e la coerenza di rinnovarsi e di ritrovare poi, con la sua vittoria, un compimento al suo ruolo e alla sua azione. Quando diventa presidente della Re- IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 33 pubblica Allende eredita una situazione molto difficile. Giustamente si è parlato di responsabilità esterne, di responsabilità americane, ma la difficoltà è soprattutto all’interno. L’azione di riforma fondiaria lascia aperti due problemi: da un lato i latifondisti, che accusano anche il governo Frei di avere fatto espropri senza indennizzi, dall’altro una massa di contadini poveri, alla ricerca di terra da lavorare. In quegli anni pesa l’eredità di una difficile situazione economica, mentre la principale risorsa del Cile è sostanzialmente in mano alle compagnie nordamericane. Nazionalizzare una compagnia, oggi lo sappiamo, può essere necessario ma non sufficiente. Questo è il caso, ad esempio, quando un governo espropria e tiene la proprietà di una compagnia ma non ha la rete commerciale, il controllo dei mercati, tutto ciò che poi ti consente di valorizzare la risorsa di cui entra in possesso. In Cile si aggiunge a questa situazione il fronte esterno, perché Stati Uniti, Fondo monetario e Banca mondiale fanno mancare al paese i crediti necessari per far funzionare l’estrazione del rame. Strangolato da dentro e da fuori il Cile non può sopravvivere in questa condizione. Questa fu un’analisi onesta di quegli anni e di quelle vicende. Allende ha pagato con la vita la coerenza al suo disegno, la difesa intransigente dei suoi valori, e ha pagato per il tradimento di molti, a cominciare da quello dei militari e delle persone di cui si fidava. Ed è un tradimento che i militari fecero anche verso se stessi, uccidendo, prima e dopo, i comandanti militari la cui fedeltà democratica si sapeva più forte delle ragioni che altri potevano imporre. Ho già detto che erano anni molto complessi. La divisione del mondo in due, il ruolo e la suggestione che esercitò su Salvador Allende Fidel Castro, forse l’uomo politico fuori dal Cile a cui si sentì più legato; e ancora gli anni del Vietnam, la deriva che prese il governo americano di allora, e che poi Magdalene Albright ha riconosciuto come un errore. Erano gli anni in cui si visse in quella temperie e si consumò l’esperienza di governo di Salvador Allende. La sua morte segna anche la nascita del mito. Non a caso il nostro libro parla di un uomo che la raffigurazione popolare ha mostrato ed espresso in tutti i modi. Un uomo con l’elmetto e col mitra, che non si arrende, alla Moneda. La cosa che più colpisce è vedere un uomo in quella condizione, consapevole che, col proprio sacrificio, getta un germe importante dalla parte di coloro che avevano la ragione e non la forza. Il suo ultimo discorso è un discorso di fiducia nei confronti del Cile del futuro. Qui sta davvero il lascito che Allende consegna al Cile democratico dopo il grande buio degli anni della dittatura. E credo che il Cile democratico di oggi lo sappia, lo riconosca. Tutto il Cile, anche quella parte che allora combatté Salvador Allende. Il Cile democratico di oggi non sarebbe così senza l’atto di coraggio e di coerenza che Allende consumò su se stesso. E guardate poi come – e questo è il buffo di una vicenda che noi spesso riconduciamo ai grandi processi collettivi – il sacrificio di una persona A cento anni dalla nascita di Salvador Allende 33 IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 34 abbia caricato su di sé uno straordinario valore per il recupero della democrazia e della libertà di tutti, passati gli anni bui della dittatura e del fascismo cileno. Il Cile è rinato. Con tutti i problemi che Isabel ha ricordato, è pur sempre un Cile democratico, è pur sempre un Cile che, quando affronta i problemi del precariato, della salute, lo fa come lo fanno tutti i paesi democratici al mondo, come lo facciamo noi, che non abbiamo problemi tanto diversi da quelli che affrontano i nostri amici e compagni della Cut cilena. Se la globalizzazione ha un vantaggio è che ci rende tutti partecipi agli stessi problemi: dove un po’ più dove un po’ meno, l’agenda e la natura dei problemi da risolvere sono esattamente le stesse. Infine Salvador Allende è stato un uomo che ha sempre investito nella funzione e nel ruolo del sindacato. La storia del Cile in tutto il novecento ha visto un allargamento degli spazi di democrazia alle condizioni di lavoro. Il sindacato cileno è nato all’inizio del novecento, come la Cgil. A fondarlo è stato un tipografo, come spesso avveniva negli anni in cui i tipografi erano un’aristocrazia operaia. Anche il fondatore del partito socialista spagnolo, Iglesias, era un tipografo. E noi, all’atto della nascita della Cgil nel 1906, avevamo un tipografo milanese nella commissione esecutiva. Anche questo ha accomunato le nostre storie. Allende ha sempre lavorato per il riconoscimento della democrazia sindacale. Ci furono anni in Cile nei quali era proibito organizzare sindacalmente i lavoratori delle campagne, e c’erano restrizioni fortissime alla sindacalizza- 34 Conclusioni zione che poi nel tempo furono superate. Allende fu un teorico dell’unità del sindacato. Non a caso l’esperienza della Centrale unica dei lavoratori cileni è sopravvissuta anche quando la divisione tra le correnti politiche che l’avevano alimentata era fortissima, terribile. È sopravvissuta perché una parte consistente – e in questo Allende fu decisivo – capì che un sindacato unitario era lo strumento migliore per difendere le ragioni dei lavoratori. E fu per questo che, quando arrivò la dittatura dopo la morte di Allende, tanti sindacalisti trovarono qui da noi, in Italia, un sostegno e una parola di incoraggiamento. I rapporti tra noi e i sindacalisti che operavano clandestinamente in Cile sono stati così stretti anche negli anni bui. E quando, con la democrazia, rinacque la Cut cilena, è stata, per noi della Cgil, della Cisl e della Uil, una giornata davvero indimenticabile, perché ricordavamo ciò che era avvenuto tanti anni prima, in Italia, con l’avvento del fascismo. La prima cosa che fece il regime di Mussolini fu la chiusura del sindacato, la distruzione delle nostri sedi, l’uccisione e la persecuzione dei nostri quadri. E, quando tornò la democrazia e fu scelta la repubblica, rinacque il sindacato libero e democratico. Noi, avendo avuto questa storia alle spalle, forse abbiamo potuto capire più di tanti altri compagni e colleghi dei sindacati europei ciò che hanno passato il mondo del lavoro e la democrazia cilena. Ed è per questo che, tra noi e i sindacati cileni, si è sviluppato naturalmente un rapporto che ancora oggi dura a distanza di tanti anni, e che ci fa sentire fratelli nel sen- IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 35 so più pieno della parola, partecipi di una storia che, lì in Cile e qui in Italia, è stata vissuta con la stessa emozione, con la stessa determinazione, la stessa sincera volontà di condizionarne e di superarne gli esiti. Ogni volta che andiamo in Cile, anche in questa stagione, ogni volta che ci capita di fare confronti sulla riforma delle pensioni, del diritto del lavoro, ritroviamo sempre il gusto di sentirci liberi nell’affrontare e risolvere i nostri problemi. Più deboli di una volta, perché oggi il sindacato è più debole per colpa di una globalizzazione senza diritti, ma è infinitamente libero come prima, libero e democratico, in grado di essere quello che esattamente rappresentiamo. E in grado soprattutto, ancora oggi, di essere un elemento e uno strumento fondamentale per qualsiasi democrazia, per qualsiasi processo di liberazione delle persone, e per qualsiasi prospettiva di dignità, di uguaglianza e di solidarietà tra le persone. A cento anni dalla nascita di Salvador Allende 35 IB 41-ALLENDE 30-10-2008 12:10 Pagina 48 Supplemento al n. 41/2008 di Rassegna Sindacale Direttore responsabile Paolo Serventi Longhi Chiuso in tipografia il 30 ottobre 2008 Stampa Grafica Romana, Roma 48 A cento anni dalla nascita di Salvador Allende